L'inizio di una nuova vita

di The Edge
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lavorare nella periferia londinese ***
Capitolo 2: *** Spiacevoli sorprese ***
Capitolo 3: *** Gente che ritorna ***
Capitolo 4: *** La comparsa di 'Denti Neri' ***
Capitolo 5: *** La pioggia toglie e riporta ***
Capitolo 6: *** Una mamma per quattro ***
Capitolo 7: *** Incontri spiacevoli del II tipo ***
Capitolo 8: *** Tranquillità dopo la tempesta ***
Capitolo 9: *** L'amicizia è importante ***
Capitolo 10: *** Il famoso Jack ***
Capitolo 11: *** Notizie sconvolgenti ***
Capitolo 12: *** Notizie poco felici ***
Capitolo 13: *** L'arrivo a Dublino ***
Capitolo 14: *** Riprendere la vita nella capitale irlandese ***
Capitolo 15: *** Nel frattempo a Londra... ***
Capitolo 16: *** Chiarimenti, o forse no? ***
Capitolo 17: *** Litigi, litigi e ancora litigi ***
Capitolo 18: *** Un barlume di buon senso in un mare di follia. ***
Capitolo 19: *** Chiedere scusa ***
Capitolo 20: *** Normalità ***
Capitolo 21: *** L'inizio di una nuova vita: qualche anno dopo ***
Capitolo 22: *** Nuova vita in casa Taylor ***
Capitolo 23: *** Comparse -un po' di tempo dopo ***
Capitolo 24: *** Incontri. ***
Capitolo 25: *** Pomeriggi felici ***



Capitolo 1
*** Lavorare nella periferia londinese ***


Una ragazzina magrolina, con dei folti e lunghi ricci neri camminava velocemente con un secchio di vernice bianca in mano. Doveva raggiungere i suoi amici per dare una mano di intonaco all’osteria della signora Sally, la quale offriva sempre loro il pranzo e la cena.
“Zoeeeeeeeeee” La ragazzina si girò in direzione della voce che la chiamava, e  in fondo alla strada vide un ragazzino smilzo che si sbracciava per attirare la sua attenzione.

Zoe camminò più in fretta e raggiunse l’amico “Will, fino a prova contraria ci sento ancora.” “Maddai, io volevo solo chiamarti! Ah, brava! Hai portato la vernice, dato che io, Jo-jo e Bernie abbiamo finito di usare il vasetto che era già nell’osteria.” “Per la miseria, ma quanta tinta c’era?” “Ben poca, infatti, come puoi vedere, io sono ancora pulito e lindo. Non ho nemmeno un segno di pittura sulle guance.”
La ragazza si sistemò il cappello a tesa larga, e  sorrise “Vedo! Di solito riusciamo a colorarci nel giro di venti minuti..” “Ora andiamo. Dobbiamo riuscire a finire il lavoro prima di pranzo, altrimenti il Capitano si arrabbia” “Concordo, e sinceramente non ho molta voglia di farmi sgridare da quel lupo di mare.”

I due amici si diressero verso un’ampia strada ben illuminata, dove sorgeva modesta l’osteria di Sally Stone. Dalla porta uscirono due ragazzi: il primo era di costituzione robusta, ciocche di soffici capelli castani gli cadevano sugli occhi scuri, mentre l’altro ragazzo era più esile del primo, aveva i capelli rossicci, i quali erano arruffati talmente tanto che imitarli era impossibile. “Bernie, Jo-jo”
I due interpellati sorrisero e Bernie borbottò “Alla buon’ora! Di solito ci impieghi meno tempo ad arrivare Zoe. Quando vai a prendere i secchi di vernice, o di che altro, ci impieghi come massimo dieci minuti” “Lo so. È che oggi non c’era il signor James, ma c’era suo figlio, e ha impiegato venticinque minuti per capire che non mi serviva una scopa di saggina, ma della vernice.”
Will scosse la testa, e i suoi ricci biondi si ingrovigliarono ancor di più “Amen, ora la vernice è arrivata. Diamoci da fare, che altrimenti mi viene fame” Jo-jo volse al cielo gli occhi azzurro-grigio sospirando “William, possibile che pensi solo a mangiare?” “non è colpa mia se in orfanotrofio non ci davano da mangiare a sufficienza! E ora io ho perennemente fame”

Bernie, per evitare altri discorsi sull’orfanotrofio, dove tutti e quattro avevano dei ricordi davvero poco piacevoli, prese sottobraccio il biondino “Io e Will andiamo a sistemare i cardini della porta, dato che cigolano in modo spettrale, e sinceramente andare in bagno con dei cigolii del genere non è proprio uno spasso” “Ben detto fratello! Andiamo a dare un’occhiata a quella dannata porta. Appena finiamo veniamo a darvi una mano a verniciare la parete.” Zoe annui e si avviò insieme al rosso nell’osteria.

“John?” Jo-jo sentì i brividi lungo la schiena, come ogni volta che l’amica lo chiamava con il suo nome di battesimo “Dimmi” “Secondo te, dovrei fare qualcosa?” “prego? Scusami, ma non ho capito niente” “Scusa, è che non so da che parte incominciare il discorso..” “Vai con ordine. Parti dall’inizio” “okay… allora, mentre aspettavo che quel baldo giovine del figlio di James si decidesse a trovare questa dannata vernice che ora sta bellamente sgocciolando sul pavimento, ho sentito la vecchia Simith che borbottava che per una ragazza è vergognoso vestirsi come un maschio, avere i capelli lunghi e arruffati come i miei, e che lavori come un operaio.” “E come fai a sapere che parlava proprio di te?” “C’ero solo io” “Ah… capisco. Beh, non ti devi far problemi. Se ti vesti in questo modo ci sarà un motivo valido, no? Ti conosco così bene che so che i vestiti troppo femminili non ti piacciono, e poi fare un lavoro come il nostro, sarebbe assurdo portare la gonna. Ti  ci vedi arrampicata su una porta con un cacciavite in mano con un vestito addosso?” “no, in effetti no.  Mi darebbe troppo impiccio e non saprei come muovermi.. meglio camicia  e calzoni” “Ecco, ora si che ti riconosco. Lasciala stare quella vecchia bacucca, per m.. noi tu sei perfetta. Ci conosciamo da una vita, lavoriamo assieme per il Capitano e siamo una sorta di famiglia alternativa noi quattro.” Zoe sorrise riconoscente “Grazie Jo-jo, sei un amico.” Il rosso sorrise di rimando “Dopo questa bella chiacchierata, ti proporrei un appuntamento galante con la parete. Ti va?” “Molto volentieri! Meno male che rimane solo questa. Così almeno dopo siamo liberi dal lavoro per tutto il giorno”

I due si misero subito al lavoro, dipingendo la parete chiacchierando amabilmente e una volta finito il tutto, avvisarono la padrona che avevano terminato e che poteva entrare a vedere il lavoro svolto.
Sally Stone rimase piacevolmente colpita e si complimentò con i due amici “siete stati davvero bravi. Ma William e Bernie dove sono andati?” “Ci scusi signora, ma eravamo nei bagni a sistemare i cardini delle porte, cigolavano troppo dato che erano tutti arrugginiti” rispose un Bernie tutto impolverato.

Seduti uno accanto all’altro, i quattro ragazzi mangiavano affamati la zuppa di legumi offerta dalla signora Stone, la quale li guardava con uno sguardo misto di ammirazione e tenerezza.
Era un fatto risaputo in tutto il quartiere che Zoe, Bernie, Will e Jo-jo erano senza famiglia e che erano cresciuti nell’orfanotrofio. I tre ragazzi non avevano mai conosciuto i loro genitori, mentre Zoe li aveva conosciuti ed era stata affidata all’istituto perché dopo la morte prematura del padre, sua mamma non era riuscita a trovare un lavoro e mantenere lei e la piccola.
Nessuno dei quattro aveva avuto un’infanzia felice, avevano passato la maggior parte del tempo in punizione, dato che combinavano disastri sempre e comunque.
Un giorno vennero messi in castigo tutti insieme, e si conobbero per la prima volta. Da quel momento erano diventati amici e ognuno di loro considerava gli altri come la propria famiglia.
Un bel giorno il Capitano Crewest si era presentato all’orfanotrofio chiedendo se potevano venirgli affidati quatto bambini per farli diventare suoi apprendisti. Le suore, esasperate dalle continue marachelle dei piccoli orfani, avevano deciso che sarebbe andato il gruppo di William assieme al Capitano. Il quale si dimostrò entusiasta alla notizia che finalmente, dopo tanti anni di sofferenza, avrebbe avuto dei nuovi apprendisti.
Sally, che aveva un forte istinto materno, e per ironia della sorte, non poteva concepire figli, si occupava come poteva di quelle piccole anime. Andava spesso a trovare i ragazzi nella loro “casa” e si faceva raccontare cosa avevano fatto.

“Ragazzi?” quattro teste si alzarono dal piatto contemporaneamente, la signora Stone sorrise e continuò “Rimanete finché volete. Mangiate pure a sazietà. Soprattutto Zoe e John, siete davvero troppo magri, dovreste mettere su peso. Non che William e Bernie siano dei ciccioni, ma loro si sono.. riempiti di più.” Will arrossii e sorrise timidamente, e come per magia comparve una simpatica fossetta sul mento. La locandiera accarezzò il cespuglio biondo di capelli al ragazzo e gli disse con fare materno “Quando siete arrivati assieme al Capitano, eravate talmente magri che facevate paura. Ora siete sempre smilzi e leggeri, ma  si vede lontano un miglio che siete messi meglio di prima.”

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Capitolo 2
*** Spiacevoli sorprese ***


Il cielo era pieno di nuvole grigie, Bernie alzò gli occhi al cielo, intento ad osservare possibili cambiamenti, William era accovacciato sulla sedia, rimuginando sul passato,  Jo-jo disegnava col carboncino. “Ma tu guarda quante belle facce allegre!”

Il rosso alzò lo sguardo e vide il Capitano che sorrideva divertito “Ragazzi tutto bene?” Bernie annuì distrattamente, John alzò le spalle, mentre il biondino scosse la testa “No.. ho degli strani pensieri. Ho come la sensazione che accadrà qualcosa di brutto.” Lo sguardo di Crewest si fece serio e attento “Cosa te lo fa pensare ragazzo mio?” “Sinceramente non ne ho idea. Stavo pensando al nostro passato, a quegli anni terribili, e non so. Mi sento strano, ho paura che possa succedere qualcosa di veramente brutto a qualcuno di noi” “Sono a conoscenza del vostro triste passato, però non ti devi lasciare influenzare dai ricordi, non trovi?” “Si, perfettamente d’accordo.. Però ho questa impressione.” Lo sguardo dell’uomo si intenerì e disse con voce gentile “Se ti può far stare meglio, andate a cercare Zoe e andate a fare merenda da qualche parte. Dovete mangiare, siete in piena crescita” “Grazie Capitano” “Prego! Mentre voi andate a cercare la vostra amica, io vado a dare un’occhiata in giro, per vedere se qualcuno ha bisogno di aiuto a riparare qualcosa. A dopo”
William e John rimasero a guardare l’uomo che camminava verso il centro di Londra, quello stesso uomo che aveva deciso di dare loro un tetto dove stare e offrire la possibilità di lavorare per imparare a mantenersi già da ragazzi.
“Bernie vieni anche tu??” “Va bene! Se mi volete, arrivo anche io” “Andiamo a cercare quell’irlandese”.

 
Zoe correva velocissima, era talmente svelta che pareva che i suoi piedi toccassero a malapena il suolo.
Era inseguita da “Denti Neri”, l’uomo che aveva ucciso suo padre.
La ragazza sentiva il cuore battere furiosamente, il fiato iniziava a mancarle e riusciva a sentire i passi di “Denti Neri” sempre più vicini. La paura prese il sopravvento, e per errore si inoltrò in un vicolo cieco.
L’uomo la raggiunse e le mise una mano sulla bocca per impedirle di urlare “Ma bene! Tu guarda chi si vede! La graziosa figlia di quell’inetto di Lawrence McCloud. Ho sentito in giro  che lavori da quell’altro incapace di Henry Crewest. E la tua mamma? Quella donna a cui assomigli in un modo incredibile? Ho saputo che ti ha abbandonata davanti ad un orfanotrofio, che tristezza. Facendo così ora mi tocca girare mezza Inghilterra per uccidere te e lei. Si ragazzina, tua madre, colei che ti ha dato la vita, è viva e vegeta. O per lo meno, per ora, dato che conto di ammazzare pure lei.” ‘Denti Neri’ fece una risata maligna e riprese a parlare “Non sapevo che tu fossi ancora viva, ero convinto che tu fossi morta nell’incidente di dieci anni fa. Vabbè, poco importa, dato che ti ucciderò. Tranquilla, non lo farò subito, sarei davvero un uomo senza cuore per ucciderti così. No, ti lascerò vivere ancora per un po’ assieme ai tuoi amici. Ma un giorno ti verrò ad ammazzare. Così come ho fatto con tutta la tua dannata famiglia”
L’uomo le fece passare sotto al mento la lama di un coltello affilato, e la ragazzina rabbrividì al contatto. “ora ti lascio andare, ti ho spaventata abbastanza. Sappi che non vivrai abbastanza per sposarti, anche se dubito che qualcuno voglia prenderti in moglie, vista la tua situazione.”
Il malvagio ‘Denti Neri’ rise sguaiatamente e lasciò libera la presa, Zoe corse via, con ancora il terrore stampato negli occhi.

Mentre si allontanava in fretta da quel maledetto vicolo, incrociò per strada William, il quale le sorrise, ma il suo sorriso si spense quando lei si gettò tra le sue braccia scoppiando a piangere.
“E’ tornato Will, quel bastardo è tornato per uccidermi.” Mormorò tra i singhiozzi l’irlandese, il biondino comprese al volo di chi stesse parlando l’amica. “Ora sei al sicuro Zozo, ci sono qua io.” Lui le prese il viso tra le mani, e con un paio di carezze le asciugò le guance bagnate “Non ti lasceremo più da sola. Ora ti accompagno da Jo-jo e voi andate a casa, io andrò con Bern dal Capitano.”
John li vide da lontano e un groppo gli si formò in gola quando si rese conto che il biondino stringeva tra le braccia Zoe. Fece per allontanarsi, ma udì William che lo chiamava. “Jooooooohn, corri! Ti prego amico, vieni subito”
Jo-jo ubbidì e corse verso i due ragazzi. Lo sguardo blu di William era serio e preoccupato “Jo-jo portala a casa e non lasciarla da sola. ‘Denti Neri’ è tornato” il rosso udendo quelle parole sbiancò “come sarebbe a dire? E cosa vuole fare quello stronzo” “Da quello che mi ha detto, la vuole uccidere come ha fatto con la sua famiglia” “Merda… e ora cosa facciamo?” “Beh, tu ora portala a casa, è sotto shock. Sta piangendo come non lo ha mai fatto prima, e la mia maglia è ormai zuppa, ma amen. Io e Bernie andremo ad avvisare il Capitano” “okay. Ci penso io a lei” “So che posso fidarmi, affidandotela” “cosa vorresti dire?” “So che… vabbè, te lo dico dopo. Vai ora, non lasciarla da sola. Dobbiamo proteggerla in qualche modo”

 
Jo-jo prese in braccio l’amica, e camminò più in fretta che poté per arrivare a casa e una volta arrivato, poggiò sul letto Zoe, la quale continuava a versare lacrime di terrore.
il rosso si sedette accanto a lei, le scostò una ciocca di capelli dal viso e puntò gli occhi azzurri in quelli verdi della ragazza. Grossi lucciconi colavano giù dalle guance pallide e si perdevano nella camicia nera della bella irlandese. Con un sospiro, John la attirò a se e la strinse in un timido abbraccio, e con sua piacevole sorpresa sentì che Zoe, goffamente, ricambiava l’abbraccio.
“Shh non piangere. Ci sono qua io. Ti prego, smettila” “J..John.. ho paura.” “Lo so. Mi dispiace, ma come ha fatto a trovarti?” “io.. io non lo so. M..mi ha detto che vuole massacrarmi come ha fatto con la mia famiglia, e ora che lo siete voi, ho paura che quel pazzo possa far del male anche a voi.” “Non ti preoccupare per noi. Ora la nostra priorità è di non lasciarti in balìa di quel maniaco omicida.” “Ma io n..non voglio.. che” “Shh ora basta. Non ci pensare ora. Troveremo una soluzione, promesso”
Jo-jo aumentò leggermente la stretta e fece adagiare la testa della ragazza sulla sua spalla “Ora, se puoi, chiudi gli occhi” Zoe ubbidì e cercò di concentrarsi sul respiro calmo e regolare dell’amico e pian piano si addormentò.
Poco tempo dopo che si era addormentata, entrarono in casa Bernie e William, e videro la scena: Zoe profondamente addormentata addosso a John, il quale le accarezzava lentamente i riccioli neri.
“Come sta?” domandò preoccupato il biondino e Jo-jo lo guardò tristemente “Insomma, è sconvolta. Ha paura che ‘Denti Neri’ possa far del male anche a noi.” Bernie aggrottò le sopracciglia in una domanda muta e Will scosse la testa “Aspetta, perché teme questo?” “Lei mi ha detto che quel maniaco ha massacrato brutalmente suo padre, e il resto della parentela. Ora che siamo noi la sua famiglia, lei.. ha paura di perderci, credo.” “Ah, ora capisco.” “Ma cosa possiamo fare?” “Di certo non dobbiamo far si che ‘Denti Neri’ ce la ammazzi.” “pienamente d’accordo Jo!” 


Angolo dell'autrice:
Beh, questo è il secondo capitolo, spero vi piaccia :3
a presto!

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Capitolo 3
*** Gente che ritorna ***


La notte era buia e ventilata, una donna camminava furtiva per le strade.
Anche se le strade erano poco illuminate,  si poteva scorgere il suo abbigliamento, e si capiva che non facesse parte dell’alta società.
La donna arrivò in prossimità della locanda di Sally Stone, ed entrò.
“Oh mio dio! Sei davvero tu?” “Si, sono Elizabeth”

Poco lontano dalla locanda, precisamente in casa del Capitano, Zoe McCloud si svegliò di soprassalto. Bernie, che dormiva nel letto accanto al suo, si svegliò anche lui e si avvicinò all’amica e la vide sudata e spaventata “Zozo hai di nuovo gli incubi?” “s..si.” “Che cosa hai sognato?” “ Ho.. sognato che tu, Jo-jo  e Will venivate ammazzati davanti a me, come è successo con… mio papà”
Il ragazzo sbadigliò e scompigliò i capelli alla ragazza in un gesto affettivo “Era solo un sogno. Io sono vivo e sono sano come un pesce, e come me, penso che lo siano anche gli altri.” “Scusami se ti ho svegliato…” “Ma no, stai tranquilla. Capita a tutti di fare brutti sogni. Ora però torniamo a dormire”
“V.. va bene”

La mattina seguente il cielo era limpido e privo di nuvole, un fatto abbastanza raro.
L’irlandese, ancora in pigiama, si sporse dalla finestra, alzò il viso verso l’alto e sorrise “Sembra quasi il cielo di Dublino, solamente che quello è molto più bello” William le rispose con un sonoro sbadiglio “Ti manca la tua terra Zozo?” “Un pochino, mi piacerebbe ritornarci un giorno. Però Londra non è poi così male, mi trovo bene.” “Bell’idea, mi piacerebbe andarci. Però vedo che hai gli occhi rossi e hai le occhiaie. Di nuovo gli incubi?” “Si…” “Sei riuscita a riaddormentarti?” “No. Non dopo quello che ho sognato” il biondino si alzò dal letto e si avvicinò alla finestra anche lui “E cosa avresti sognato?” “Come ho detto stanotte a Bernie, ho.. sognato che… voi venivate uccisi davanti a me, come è successo dodici anni fa con mio papà” “Merda, mi dispiace. Mi devi promettere che non devi più fare sogni del genere. Non ti devi preoccupare per noi” “Non posso. Siete la mia famiglia”

Quando scesero in strada per andare al lavoro, Zoe si diresse verso la parte opposta, a dispetto dei suoi amici che volevano tenerla calma, la ragazza camminava tranquilla sovrappensiero.
Mentre camminava per le strade della periferia londinese, pensava a quello che le diceva suo padre quando aveva dei brutti pensieri “Se hai troppi pensieri nella testa, fai fuori e cammina per le strade, concentrati sui suoni e cerca di distrarti” e lei stava facendo proprio quello.
Era talmente concentrata a fantasticare che non si accorse di andare addosso ad un’altra ragazzina e l’impatto le fece cadere entrambe. Zoe si rialzò e aiutò la ragazza a rialzarsi e quando si guardarono in faccia rimasero a bocca aperta.  Gli occhi grigi della biondina si illuminarono “Z..Zoe sei davvero tu?” “Si Julie, sono io!” “che bello rivederti! Come stai??” “Io sto abbastanza bene, a parte che… ‘Denti Neri’ è tornato e vuole uccidermi” “cosa? Non è possibile!” “Si, purtroppo è così. Ma dimmi, cosa ci fai a Londra? Io ti credevo ancora a Dublino!” “Beh… la mia famiglia si è trasferita qui.. e io ora sono apprendista della sarta. Tu??” “Wow, sarta eh? Brava! Io lavoro assieme ai miei amici con il Capitano Crewest.” “Caspita! Beh dai, non me li presenti??” “Sei sempre la solita.” “essì. Dopotutto devo conoscere la gente che frequenta l’unica amica che mi rimane, no??”
Le due irlandesi si diressero verso la bottega del Capitano e appena entrarono sentirono un urlo.

“PER TUTTE LE BISTECCHE! BERNIE O’SHINEY VIENI SUBITO A DARMI UNA MANO!” William, con tutti i ricci scompigliati, urlava all’amico di aiutarlo ad aggiustare il tavolo da lavoro.
L’interpellato scese le scale e con un sorrisetto gli rispose “una mano eh? Non preferiresti un piede?”
il biondino lo fissò come se fosse impazzito “Ma Bern! Ti pare il momento di scherzare? Dobbiamo aggiustare questo dannato coso altrimenti il Capitano si arrabbia” “oh bella, io cerco di metterla sul ridere. Tra il fatto che un pazzo maniaco omicida vuole farci secca una nostra amica, e te che sbraiti come una gallina strozzata.. Qua non si ride più” John, che era appeso a pulire la finestra, scoppiò a ridere di gusto e Will lo guardò male “Cosa diamine ridi Jo??”
Julie guardò di sottecchi l’amica e le chiese “Quindi.. tu lavori con gente del genere?” Zoe rise e rispose “Sì, lavoro con loro, e ci vivo anche.”
Grazie al rapido scambio di battute delle due ragazze, William , John e Bernie si girarono verso di loro.
il primo a riprendersi fu Bernie “ciao Zozo! Sei tornata! Chi è la tua amica?” Julie si presentò ai ragazzi, e i quali si dimostrarono entusiasti nel fare nuove conoscenze.


Quando la biondina se ne andò al lavoro, i quattro ripresero quello che stavano facendo prima.
Zoe si arrampicò a pulire il grosso lampadario e proprio mentre stava per sporgersi per afferrare la lampada, William ruppe il silenzio “Zo non ci avevi detto che avevi un’amica qui a Londra” “Non mi chiamare “Zo” lo sai che non mi piace, già il mio nome è corto, se poi lo abbrevi ancora.. Comunque nemmeno io sapevo che Julie fosse qui. L’ultima volta che ci siamo viste è stato circa dieci anni fa a Dublino” “Ma.. dieci anni fa non c’è mica stato quel famoso incidente?” “Si.. hanno bruciato la mia casa e la sua, solo perché la sua famiglia e la mia erano molto legate” “Oh mi spiace.” “Malgrado tutto quello che è successo, lei è stata più fortunata di me. Lei ha ancora una famiglia, io no.” “Tu hai noi” “è vero. Ma.. a volte mi manca la vita che avevo prima. Anche se avevo appena cinque anni, mi ricordo praticamente tutto. Il lunedì pomeriggio mio papà tornava a casa presto dal lavoro, mi prendeva in braccio e mi portava fuori da Dublino, andavamo in campagna e mi spiegava un mucchio di cose..” la ragazza soffocò un singhiozzo e ricominciò a lavare sia la finestra che il pavimento, William, Bernie e Jo-jo si guardarono e rimasero in silenzio, consapevoli del fatto che per l’irlandese fosse difficile parlare del suo passato.
Il biondino posò a terra lo straccio e si avvicinò timidamente all’amica e mormorò “Scusami Zozo” lei lo guardò, i suoi occhi verdi erano gonfi di lacrime “Mi fa male ricordare. A…a volte vi invidio.. v..voi almeno non ricordate nulla” intervenne Bernie “Beh, forse può essere a nostro vantaggio, perché eravamo piccolissimi  e i nostri genitori ci hanno lasciati in affidamento all’orfanotrofio. Però anche noi ogni tanto invidiamo te, dato che ti puoi permettere di parlare di come era la tua vita”
John si grattò la testa, pensando disperatamente ad un modo per far cambiare il filo del discorso per il bene di tutti e proprio mentre spostava lo sguardo sul pavimento bagnato gli venne in mente cosa dire “Piuttosto che fare discorsi non proprio spassosi… che ne dite di fare un salto da Sally che vuole il nostro aiuto per sbarazzarsi della vecchia poltrona?” Bernie aggrottò le sopracciglia “No aspetta, se hai detto che dobbiamo sbarazzarcene, vuol dire che qualcuno ha osato distruggerla?” “Bern, anche lei aveva la sua età, logico che si sia rotta..” “ma.. era la mia preferita!” “lo so, ma nemmeno tu riusciresti a sederti sopra, dato che è ridotta ad un mucchietto indefinito” intervenne William “va bene, andiamo a vedere, e già che ci siamo, potremmo fermarci a mangiare.”
il biondino e Bernie corsero a pulirsi le scarpe dal fango, Zoe si asciugò le guance con la manica del maglione e mormorò “Grazie Jo” il rosso le si avvicinò e le fece una timida carezza, mascherandola nell’atto di scostarle i capelli dal viso “Ma figurati. Mi dispiace davvero per quello che hai passato, so che noi non siamo il massimo per una famiglia… però facciamo del nostro meglio. Anche se dubito che urlare  ‘per tutte le bistecche’ sia stato il modo migliore di farsi conoscere da Julie, però ormai è fatta. Siamo delle bistecche” Zoe scoppiò a ridere e fissò con gratitudine John, il quale sapeva sempre come farla stare meglio.


Angolo dell'autrice:
Eccoci qua con il terzo capitolo!
Spero sempre che la storia vi piaccia, mi lasciate un commento per favore?
Grazie!
The Edge

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Capitolo 4
*** La comparsa di 'Denti Neri' ***


Quella mattina era una mattina grigia, e William fissava annoiato la porta, sperando che qualcuno entrasse. John e Bernie giocavano a scacchi, mentre Zoe leggeva un libro in gaelico.
Proprio sul più bello, quando Bernie stava per battere per la prima volta il rosso, la porta si aprì ed entrò un uomo corpulento, sulla cinquantina, capelli brizzolati e con un sorriso maligno dipinto sul volto “ ‘Giorno McCloud. Sai perché sono qui vero?” la ragazza spalancò gli occhi, il libro le scivolò dalle mani , iniziò a sudare freddo e scosse la testa, ‘Denti Neri’ la guardò con strafottenza “ma come, ti facevo più intelligente. Tuo padre Lawrence era proprio come te, ottuso.  Ma dato che tu assomigli così tanto a tua madre, speravo che un po’ della sua genialità fosse passata anche a te”

L’uomo sembrava che ignorasse la presenza degli altri ragazzi, i quali, immobili, fissavano impotenti la scena. Zoe era sempre più pallida dalla paura, e il ricordo del corpo senza vita del padre impresso nella mente, e con immensa fatica riuscì a domandare “s..si può s..sapere c..cos’ha.. c.c.contro di m..me?”
“Era ora che me lo chiedessi. Beh, voglio raccontarti tutto dal principio, da bravo assassino quale sono. Sai, mi piace tantissimo dire la verità alle mie vittime, mi da un senso di appagamento.” –si interruppe per tossire e continuò- “ Partiamo dall’inizio. Io e tua mamma eravamo amici, era sempre gentile con me, io la amavo. Si, ero capace di amare. Fino a quando lei non ha conosciuto quell’imbecille di tuo padre. Lui me l’ha portata via. Lui ha distrutto tutti i miei sogni. E io ho distrutto i suoi. Prima ho fatto in modo che perdesse il lavoro e che diventaste poveri, poi ho bruciato le vostre case e infine l’ho ucciso davanti a te. Ho provato un piacere immenso nel vederlo morto ai miei piedi. Volevo uccidere anche tua mamma, lei mi ha tradito sposando quel sempliciotto di McCloud. Però lei è scappata con te.
In realtà io non volevo in programma di ucciderti, ma vedi… tu disgraziatamente assomigli in un modo quasi disgustoso a quei due. Indossi persino la sua vecchia uniforme. Tua madre l’ha lasciata insieme a te quando ti ha affidata all’orfanotrofio. Voi McCloud siete dei bastardi, e meritate di morire, tutti.
Tua mamma scappa da me e dalla mia vendetta da dieci anni, e sono certo che ha dimenticato che ha una figlia. Ma presto vi ucciderò entrambe, così starete insieme a quel dannato uomo che mi ha rovinato la vita.” 
Zoe boccheggiava in cerca d’aria, era paralizzata dal terrore.
‘Denti Neri’ sorrise sadico, mostrando il significato del suo soprannome e sghignazzò “Ah, mi pare superfluo dire che, se i tuoi amichetti si mettono in mezzo… faranno la stessa fine di tuo padre. Te lo ricordi vero? Una coltellata in pieno petto. Pensa che si era messo davanti a te, convinto che io volessi ucciderti. Povero idiota, ha pensato prima a sua figlia che a salvarsi la pelle.” “Pe..perché non m..mi uccide ora.. e la facciamo finita?” L’uomo la fissò stupito “Accidenti ragazzina, assomigli in tutto e per tutto ai tuoi genitori. Anche tuo papà voleva che la facessi finita… ma vedi, non c’è gusto se ti elimino ora. Più a lungo digiuni, più la cena ti sembrerà deliziosa, ed è appunto quello che intendo fare. Io ti ammazzerò, stanne certa.”
‘Denti Neri’ rise nuovamente ed uscì dalla bottega, lasciando un profondo silenzio.
William si avvicinò all’amica e le sfiorò leggermente la spalla esile, lei sussultò spalancando gli occhi, stringendo la stoffa della camicia nera che indossava, quella stessa camicia che era stata indossata dal signor McCloud anni prima.
Bernie corse a chiudere la porta, mentre John si diresse verso la ragazza “Zozo..?” “s..s..s..sì?” lui le fece una veloce carezza sulla guancia e disse al biondino di preparare una tazza di latte con un po’ di miele. Will sorrise e ubbidì subito, era risaputo, infatti, che l’irlandese era sensibile a quella bevanda calda, e si tranquillizzava bevendola.
Bern mormorò “Non me ne importa una bistecca bruciata. Io non lascerò che un essere folle ti ammazzi Zoe. Io, come del resto gli altri due, rimarremo con te, a costo di passare al Creatore. Una famiglia è una famiglia.” Il rosso annuì e aggiunse “Faremo il possibile per rimanere con te.” “pienamente d’accordo” William porse all’amica la tazza col latte e si sedette sulla poltrona.
Zoe teneva gli occhi bassi, bevve lentamente un piccolo sorso di latte e miele, poco dopo le sue guance pallide presero un po’ di colore “Cosa ho fatto per meritare degli amici così buoni??” mormorò, stringendosi addosso la divisa da lavoro.
 
 
Angolo dell'autrice:
Eccomi qua con il quarto capitolo!
Spero che vi piaccia, lasciatemi un commentino per piacere...
Grazie mille!
The Edge

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Capitolo 5
*** La pioggia toglie e riporta ***


Diluviava da ore, e le strade si stavano allagando.
I quattro ragazzi erano sotto la pioggia che cercavano in tutti i modi di mettere in salvo parte degli attrezzi del Capitano, dato che erano stati trascinati via dalla violenza dell’acqua.
Sally Stone aveva già preparato quattro asciugamani, pronti per essere usati.

William, con i ricci biondi attaccati alla fronte e i vestiti zuppi, provava a sollevare inutilmente una cassetta con martelli di tutte le dimensioni e cacciaviti vari.
Ormai l’acqua arrivava loro quasi alla vita, era difficile camminare per le strade in quelle condizioni.
La pioggia continuava imperterrita, e il livello di pericolo aumentava sempre di più.
“Ragazzi venite all’asciutto!” urlò la locandiera, al massimo della preoccupazione, Bernie e William ubbidirono e  lasciarono che tutta la fatica di un uomo venisse distrutta dalla potenza della natura.
La brava donna li avvolse con gli asciugamani caldi e li fece avvicinare al fuoco in modo da farli scaldare “Jo-jo e Zoe che fine hanno fatto?” le rispose un balbettante Will “è..è.. anda..to a.. c…convi..n..cerla a..a sa..salire… all’a..as..asciutto…”

Il rosso infatti, con l’acqua che gli arrivava praticamente all’ombelico, camminava faticosamente per trovare l’amica, la quale era finita sott’acqua dopo essere scivolata su una trave.
John scorse la testa nera di Zoe seminascosta dalla parete e facendo il più piano possibile, afferrò la ragazza per le ascelle e la sollevò, lei iniziò a dimenarsi “Jo-jo lasciami andare!” “ma non ci penso neanche un po’” il ragazzo fece scivolare un braccio intorno alla sua vita e iniziò a camminare verso la locanda di Sally Stone “Perché John, perché ci tieni tanto?” “Perché sei mia amica e ti voglio bene” “Mi vuoi bene anche dopo tutto quello che è successo?” “Certo. Niente e nessuno potrà cambiare quello che provo per te. Ora però mi fai il santo piacere di venire con me in casa.”

La signora Stone appenali vide zuppi e barcollanti, li avvolse con delle  salviette e diede loro due tazze di thè per scaldarli.
Zoe tremava per il freddo e la locandiera le mise addosso un paio di coperte, mentre John si frizionava la testa e strizzava i capelli.
Lo sguardo del rosso ispezionò la stanza e vide che c’erano solo due letti, e non quattro come sempre. “Mi scusi signora, ma.. Bernie e William dove sono??” “Stanno dormendo, anche loro sommersi dalle coperte. Dato che la stanza che di solito occupavate in quattro è occupata da una famiglia.. ho preferito dividervi e mettervi in due stanza separate. Ma ora non preoccupatevi, asciugatevi e fatevi una bella dormita. Vi lascio qua un paio di coperte.”
Sally diede la buonanotte ai due ragazzi, scese le scale e vide la giovane donna con i capelli neri seduta sulla sedia che si torturava le mani “Elizabeth tutto bene?” “No.. sono preoccupata. Come sta?” “Non posso dirlo con certezza, ma per ora ha tanto freddo.. vedremo domani mattina come starà. Non preoccuparti”
John si sedette accanto all’amica, le scostò una ciocca di capelli dagli occhi e con un panno bagnato iniziò a pulire il taglio sulla sua fronte, Zoe lo guardò e con un filo di voce gli chiese “Dicevi la verità prima?” “si. E’ vero” “perché Jo, perché?” “Semplicemente perché ti voglio bene.” “Ho paura di questo” “perché?” “Tutte le persone che mi volevano bene o sono morte o sono sparite dalla circolazione” “Io non sparirò dalla circolazione, così come gli altri due.” “Io mi fido.. però..” “A te basta sapere che siamo una famiglia, siamo tutti quanti stati abbandonati davanti all’orfanotrofio St. Paul, e sappiamo bene quanto sia doloroso essere lasciati da soli. Per questo rimarremo con te. William e Bernie hanno i loro motivi per restare, siamo sempre stati insieme” “E tu che motivo hai?” Il rosso smise di tamponare la ferita, e la guardò dritta negli occhi “Sei speciale, e.. penso di essermi innamorato di te.”
Gli occhi verdi della ragazza si illuminarono di una luce diversa e Jo-jo se ne accorse “Cioè, oddio…” “John?” “si?” “Anche io”.
Zoe abbozzò un timido sorriso e John ne fu felice, la strinse in un abbraccio e lei appoggiò il naso sulla sua spalla. Rimasero così per un paio di minuti, il rosso le diede un piccolo bacio sulle labbra screpolate e quando si staccò aveva le guance scarlatte, Zoe sorrise e gli gettò nuovamente le braccia al collo, stringendolo forte “Grazie Jo-jo” 
 Pian piano la bella irlandese si stava riprendendo dal terribile incontro con ‘Denti Neri’ e stava ricominciando a sorridere nuovamente.

La mattina seguente il rosso si svegliò presto ed era di ottimo umore. Con un sonoro sbadiglio si stiracchiò e fece per svegliare l’amica, quando vide che il suo viso era molto più pallido del solito, le posò una mano sulla fronte e la trovò bollente per la febbre.
Corse a chiamare la locandiera, ma non la trovò, tornò nella stanza e vide una donna seduta accanto a Zoe che le accarezzava i capelli con dolcezza “Mi scusi, lei chi è?”
La donna si girò e Jo-jo perse un battito.
“Sono la sua mamma” 


Angolo dell'autrice:
Yep, ho pubblicato subito il nuovo capitolo perché sabato parto per il mare e mi sarà impossibile usare il computer...
Spero che vi piaccia.. 
Saluti da The Edge

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Capitolo 6
*** Una mamma per quattro ***


“C..come scusi?” Balbettò il rosso rivolto alla donna, la quale gli regalò un sorriso “Sono Elizabeth McCloud. La mamma di Zoe. E tu chi sei?” “Io sono John signora.” “Piacere di conoscerti John. Dimmi, tu lavori con mia figlia?” “Si, vivo e lavoro con lei, assieme ad altri due ragazzi” “Davvero? Mi piacerebbe molto conoscervi. Ora se non ti dispiace, potresti lasciarmi da sola con la mia Zozo?” “S..sì. Prima vorrei sapere una cosa.” “Dimmi pure” “Perché lei è tornata così all’improvviso?” “Mi mancava mia figlia. E poi ho finalmente trovato un lavoro qui alla locanda e poi sono stufa di continuare a scappare dal maniaco che ha distrutto la nostra famiglia. Puoi biasimarmi per questo?” “no, certo.. è.. che ‘Denti Neri’ ci ha appena fatto una visita poco gradita. Ha.. ha.. ha detto che.. lei signora, e Zoe dovete morire e.. se noi ci immischiamo nella faccenda, faremo la stessa fine del.. signor McCloud..” Elizabeth si portò la mano alla bocca, e scosse la testa “Quel pazzo vuole ancora vendetta. Ne parliamo dopo, va bene? Lasciami da sola per favore. Sono orgogliosa di mia figlia, si è scelta degli amici proprio bravi.” “Grazie signora.”
Jo-jo chiuse la porta,  corse dalla parte opposta del corridoio e iniziò a picchiettare sulla porta della stanza di William e Bernie.
 La porta si aprì e un William mezzo addormentato sbadigliò in faccia a John “b..buon..giorno. Qual buon vento ti porta a bussare in modo indecoroso alla mia porta?” “Devo parlare sia a te che a Bern” “Bern dorme, però dai, ti faccio entrare”

La stanza era disordinata, Bernie dormiva nella grossa, sommerso da due coperte.
William si stiracchiò e si sedette su una poltroncina, invitando l’amico a fare lo stesso per poi domandargli “Allora? Che succede di così strano?” “Per prima cosa, gliel’ho detto…” il biondino capì immediatamente a cosa si riferiva John “Si?? E lei?” “ R..ricambia” “Grande! Sono contento per voi! Zoe sta ancora dormendo??” “Si, ha la febbre…” “e perché stai qua a parlare con me? Dovremmo andare a vedere come sta, non trovi?” “Beh… non è da sola. C’è sua mamma con lei” Will spalancò gli occhi blu, svegliandosi completamente “Sua.. mamma????” “Si. E’ incredibile. Sono uguali! Hanno la stessa faccia, sono identiche. Praticamente devi immaginarti una Zoe più grande.” “Non mi piace questa faccenda.” “e perché? In fondo è.. bello che sia tornata, non trovi?” “Forse. Ma metti il caso che ora Zoe voglia tornare con sua mamma a Dublino? E che voglia ricominciare da dove tutto è finito? Ti pare che ci possa voler considerare?” “Non ci avevo pensato, ma comunque dobbiamo vedere la reazione di Zozo prima di tirare le somme, giusto?” “Hai ragione. Ora svegliamo quel pigrone di Bern.”
I due ragazzi svegliarono l’amico a suon di cuscinate e il moro borbottò “Sapete, esistono modi più gentili per svegliare una persona..” John alzò un sopracciglio “Vero, però tu ti alzi solo con una cuscinata in faccia, quindi, poche storie” “Ah-ah senti testa rossa, fai un casino incredibile quando parli. Ho sentito tutto quello che dicevate..” “Bern sei incredibile” “grazie. Tutto merito del mio sonno leggero”

Dalla parte opposta del corridoio, Elizabeth stava rimboccando le coperte alla figlia, la quale dormiva profondamente. La donna rimase a contemplarla, e trovò che le assomigliasse molto. Infatti Zoe aveva ereditato da lei i capelli neri, la carnagione chiara e la fisionomia minuta.
Elizabeth sorrise e le accarezzò dolcemente una guancia, quella lieve carezza fece socchiudere gli occhi verdi della ragazza “mamma?” “si amore, sono io” “mi sei mancata tanto” “anche tu, non immagini quanto, ma ora riposa… non ti lascio da sola per la seconda volta” “non riuscirei a dormire al pensiero che tu sia qua” Zoe si sedette sul letto, appoggiando la schiena al muro, sua mamma si accomodò accanto a lei e la strinse in un abbraccio “sei cresciuta davvero tanto e sei davvero una bella ragazza.”
 Madre e figlia passarono quasi un’ora a parlare, cercando di rimediare a dieci anni di lontananza.
Nei loro discorsi si dissero tante cose, una la vita senza l’altra, le difficoltà e le gioie.
“Che ne dici di presentarmi i tuoi amici Zozo??” domandò con gentilezza la donna.

Elizabeth camminava accanto alla figlia, e di tanto in tanto le lasciava delle carezze sui capelli, come per assicurarsi che fosse reale e non un’allucinazione.
William, John e Bernie erano seduti sul muretto, dove il biondino stava esponendo i suoi pensieri per la seconda volta, sulla situazione “ Pensate che voglia portarcela via? Prima ‘Denti Neri’ che vuole ammazzarla e ora compare anche sua mamma. Quella ragazza ne sta passando di tutti i colori.” Bernie approvò “ Giusto. Ma secondo me ci sono poche possibilità che Zoe torni a Dublino con sua mamma. Insomma, c’è il lavoro, il Capitano, John e noi, per non contare della signora Stone, che è sempre gentile con noi. Sarebbe assurdo pensare che la nostra irlandese voglia lasciare tutto” “Bern hai ragione. Però boh, non sono sicuro. Jo tu che ne pensi? In fondo si parla del tuo possibile futuro con Zoe” il rosso si grattò la guancia e borbottò “Secondo me, la mamma di Zozo è una brava persona e non penso che voglia tornare con lei in Irlanda, dopo quello che è successo.” Will a quelle parole, esplose “Ma insomma John! Qua si sta parlando di una cosa seria! La nostra amica potrebbe andarsene in qualsiasi momento, e tu mi vieni a dire che secondo te la donna che l’ha messa al mondo è una brava persona? Io rimango dell’idea che dobbiamo opporci a qualsiasi situazione che riguardi Zoe e il suo ritorno in Irlanda”  Jo-jo se ne stette zitto, invece Bernie lo difese “Hey biondino! Abbassa i ricci! Non trattarlo male, dai, anche lui è preoccupato come  me e te. Però a differenza nostra, tra loro due c’è un sentimento particolare, dove tu non dovresti mettere il becco, ma lasciare che si parlino da soli, non credi?” William chiuse gli occhi e si calmò, chiese scusa all’amico e si sedette nuovamente sul muretto.

Dopo un paio di minuti, i tre ragazzi videro avvicinarsi due figure. Zoe ed Elizabeth.
William notò che la somiglianza era impressionante: avevano gli stessi capelli, corporatura esile, sorriso, la forma del viso, persino lo stesso taglio e colore degli occhi. Le uniche due cose che le differenziavano erano l’altezza e il fatto che Zoe fosse più pallida della madre.
“Zozo sei palliduccia. Sei sicura di star bene?” le chiese il biondino dopo un attimo di esitazione, lei fece un sorrisetto poco convinto “Insomma, non sto di certo benissimo, dopo aver preso tutta quell’acqua ieri” “oh beh, già ti ammali molto in questa stagione, e se poi decidi di farti dei bagni non programmati sotto la pioggia.. è la fine.” Zoe scoppiò a ridere, e prese un po’ di colore sulle guance.
Jo la guardava con un misto di amore e sofferenza ed Elizabeth se ne accorse, ma non disse nulla.
“Ragazzi vi presento…”- la ragazza si interruppe per tossire- “mia mamma, Elizabeth McCloud”
Bernie si dimostrò affabile e ben disposto a conoscere la donna, mentre William le strinse la mano con una smorfia poco convinta. La signora McCloud fece finta di non accorgersi del comportamento del biondo, ma gli regalò un sorriso “Piacere di conoscervi, mia figlia mi ha parlato tanto di voi. Mi ha detto che siete la sua famiglia e io sono contenta di questo. Io prima avevo la mezza intenzione di tornare a Dublino con lei, ma poi mi sono accorta che voi siete prima di me. Non voglio portarvela via, voglio solo conoscerla e vederla crescere, già ho perso dieci anni della sua vita.. non voglio perderne altri.”
John le sorrise, così come Bernie, mentre William la osservava con tanto d’occhi, la donna continuò “Stavo pensando, sempre se a voi va bene… che magari potrei fare da mamma a tutti e quattro. Dato che Zoe mi ha detto che voi siete senza genitori. In qualche modo vorrei poter far qualcosa per ricambiare il gesto, dato che vi siete presi cura di lei”
Zoe, William, John e Bernie rimasero a bocca aperta. Il moro fu il primo a riprendersi, seguito da John, i due si dimostrarono entusiasti all’idea. L’irlandese fece un sorriso “Grande mamma!”, nel frattempo William teneva gli occhi bassi, il mento appoggiato sul petto, in silenzio.
Elizabeth si avvicinò al ragazzo, prese una mano tra le sue e gli chiese “Tu cosa ne pensi?” il biondino tirò su col naso e disse “Per me va bene signora. Grazie” la donna gli sorrise, gli asciugò le lacrime che gli erano sfuggite “Grazie a voi”
 
William lanciò un’occhiata a John, intimandogli in un ordine muto di andare a parlare con l’irlandese. Il rosso annuì, però rimase seduto sul muretto, facendo scrocchiare il collo con una smorfia.
Elizabeth era tornata alla locanda, infatti Sally Stone l’aveva assunta come assistente in cucina.
Bernie fischiettava un allegro motivetto, mentre Zoe teneva gli occhi chiusi, e con una mano sfiorava timida la spalla di Jo-jo.
“Ma guardali qua i miei ragazzi” un sorridente Capitano Crewest sorrise a tutta la sua “ciurma” di apprendisti. L’uomo si avvicinò e con il migliore dei sorrisi chiese a Bernie e al biondino se potevano andare a vedere le condizioni della cantina, infatti era completamente distrutta, tutto il lavoro di tre generazioni completamente distrutto.
I due ragazzi ubbidirono, e armati di secchio e strofinaccio, si diressero verso lo scantinato.

Jo si girò a guardare l’amica, la quale sonnecchiava accanto a lui “Sei la solita zuccona, andare in giro quando hai ancora la febbre.” “ma io sto bene, ho solo sonno e poi tu sei un fantastico cuscino, sei comodo” “Ah, è questa l’alta considerazione che hai di me?” “mi correggo. Sei un bellissimo, nonché comodissimo guanciale” “Io non sono bello” “per me si. E vai benissimo così, mi piaceresti anche se fossi brutto, perché sei un amico vero e generoso.” John sorrise, arrossì  fece una veloce carezza sui capelli neri di Zoe “prima avevo un po’ di paura … sai, temevo che saresti tornata  a casa tua con tua mamma” “in effetti la mia città mi manca, le sue strade, la campagna intorno, tutto l’immenso verde… però sarebbe difficile tornare, tutti i miei ricordi sono li, mi farebbe male ricordare tutto. E poi, per quanto bene io voglia a mia mamma, non lascerei per nulla al mondo te e gli altri, la mia famiglia siete voi, la mia casa è qui a Londra.
Il rosso sorrise, le cinse le spalle con un braccio e mormorò “Anche io” Zoe sorrise di rimando, strinse la punta delle dita del ragazzo tra le sue e rispose “anche io”


Angolo dell'autrice:
Rieccomi qua, sono tornata dal mare YO *si sente potente*
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
A presto!
The Edge

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Capitolo 7
*** Incontri spiacevoli del II tipo ***


Il giorno seguente i quattro ragazzi stavano lavorando assieme per lucidare ed oliare i gangheri della porta della cantina, dato che l’acqua aveva fatto arrugginire tutto.
Bernie uscì per prendere un’altra boccetta di olio quando vide un uomo vestito di nero “Lei andava all’orfanotrofio St Paul assieme a William Taylor, Zoe McCloud e John Golish? Ora che lavoro fate?” “Si.. andavamo in quell’orfanotrofio. Ora siamo gli apprendisti del Capitano Henry Crewest, perché?” “il signor Dave Hills ha bisogno che gli ripariate una finestra, è urgente” “Va bene, ora chiamo gli altri e veniamo subito, ma lei chi è?” “Io sono il maggiordomo di Mr. Hills”

Bernie poco convinto, tornò in cantina “ragazzi, c’è un Pinguino qua fuori che vuole vederci. Ha detto che un certo Dave Hills ha bisogno del nostro lavoro per aggiustare una finestra. Il Pinguino ha detto anche che è urgente” William si scostò una ciocca di capelli dagli occhi “ma da quando i pinguini sono in Inghilterra?” “guarda che io intendevo dire un maggiordomo” “aaaaaaaaaaaaaaaah capito, e dillo prima!” “Amen, intanto muoviamoci, prima facciamo questo lavoro, prima quel Pinguino se ne va”

La casa del signor Hills era enorme, in piena campagna inglese. Il padrone di casa era un uomo basso, tarchiato, aveva dei radi capelli biondicci e il suo alito odorava di fumo e menta piperita.
Con un’espressione decisamente annoiata, condusse i ragazzi nel salotto, dove c’erano appena due minuscole finestrelle, le quali erano perfettamente integre.
William notò il riflesso di un uomo dietro la porta di vetro. L’individuo aveva i capelli brizzolati e teneva in mano una spranga  ed era dietro all’irlandese “Zoe! Stai attenta!” la ragazza si girò appena in tempo per vedere ‘Denti Neri’ che la colpiva in testa, cadde a terra svenuta, con ancora il capello stretto in pugno.
Bernie si parò davanti al rosso, il quale si era subito mosso per sorreggere l’amica. Il biondino osservò attentamente la stanza: le finestre erano piccole, la porta di legno sembrava parecchio resistente, in poche parole erano in trappola, e ‘Denti Neri’ era con loro.

Hills parlò, e la sua voce era incolore “Adam io non ti servo più. Ti ho fatto arrivare questi quattro mocciosetti. Se hai bisogno di me o di quello che ha fatto finta di essere il mio maggiordomo, sei nello sterco. Non voglio sapere cosa farai a questi ragazzi e non voglio esserne coinvolto. Ho visto abbastanza, addio Adam Hell” ‘Denti Neri’, o se preferite, Adam Hell lo mandò al diavolo “Sei un fifone codardo Dave! E’ inutile che scappi, sei mio complice, e lo sei stato anche dieci anni fa. Fai come credi, tanto prima o poi ci ritroveremo all’inferno”
Nel frattempo John teneva stretta a sé l’irlandese, la quale era ancora svenuta. Il rosso le cingeva la vita e le teneva una mano sulla testa.
Will e Bernie erano davanti all’amico e cercavano di proteggere entrambi.
‘Denti Neri’ si girò e fece un osservazione “Comunque, caro il mio Dave, il tuo falso maggiordomo ha fatto un pasticcio. Io avevo detto chiaramente che volevo solo McCloud e il ragazzino con i capelli rossi. Non erano previsti gli altri due” Hills rimase impassibile “se tu parli un inglese pessimo, non è colpa mia. Edgar che è sordo da un orecchio, a volte non comprende bene gli ordini, e io ti avevo avvisato di ciò. Ma ora sono affari tuoi. Io me ne lavo le mani, addio” l’uomo uscì, lasciando i quattro ragazzi in balìa del pazzo.
Adam scosse il capo, prese un lungo bastone e lo puntò prima addosso a Bernie e successivamente sul biondo “Voi due potete andarvene. Non ho intenzione di farvi del male, non eravate presenti nel mio piano” il moro e Will non si mossero e il primo disse con convinzione “noi non ci muoviamo di qui. Non lasceremo che lei faccia del male ai nostri amici” “allora non avete proprio capito. Se io vi dico che vi lascio la possibilità di andarvene, voi lo fate. Gli unici che voglio sono il rosso e McCloud” John intervenne “ma io cosa c’entro? Anche se mi pare superfluo dire che non le lascerò toccare Zoe nemmeno con un dito” Hell rise “hai del fegato ragazzino. Vuoi sapere perché voglio anche te? Te lo spiego subito: Vi ho osservati bene l’altra volta e ho visto come la guardi. Anche ora,  a vedere il modo in cui la stringi, il modo in cui la proteggi fai capire che le vuoi davvero bene. Anche gli altri due dimostrano il loro affetto per lei, ma tu hai lo sguardo palesemente innamorato. La mia idea era quella di massacrarti davanti alla figlia dell’uomo che mi ha rovinato la vita” “ e cosa le fa pensare che Zoe provi qualcosa per me? chi le dice che mi vuol bene?” “io sono un grande osservatore e se McCloud non ricambiasse i tuoi sentimenti, tu non la stringeresti in questo modo. Ho semplicemente fatto due più due.” “Ammetto che se la cava ad osservare la gente. Però ora mi sorge una domanda: perché lei odia così tanto Zoe e la sua famiglia?” “Quella ragazza che ami tanto rappresenta tutto quello che volevo. Io amavo sua madre e quell’inetto di Lawrence McCloud me l’ha portata via e ci ha pure fatto una figlia, non l’ho mai perdonato per questo. E ora mi vendico su questo spreco di sperma. Ti avviso ragazzo, le irlandesi sono le peggiori, ma se tu ti sei preso una cotta per la figlia di McCloud non devi essere normale anche tu” William sfiorò involontariamente la spalla dell’amico ed esclamò “ E’ assurdo vendicarsi su una persona innocente che non ha fatto nulla di male.” “Persona INNOCENTE?” ti rendi conto di quello che hai detto? Hai appena definito la figlia di Lawrence ed Elizabeth McCloud come se fosse una persona normale, quando è il frutto dell’unione tra la persona che amavo con quella che più odiavo al mondo. In lei c’è sempre quella parte di marcio che c’era in suo padre. E io devo ucciderla” i tre ragazzi erano stupiti, come può una persona sola avere tanto odio dentro?

Zoe, stretta nelle braccia di Jo-jo, aprì piano gli occhi verdi e vide ‘Denti Neri’ davanti a sé. L’uomo si accorse che la ragazza era sveglia “Complimenti McCloud, hai la testa dura come tuo papà. Come ho appena detto a questi tuoi amici che hanno avuto la sfortuna di incontrarti… io devo ammazzarti per liberare il mondo dal marciume della tua famiglia.” “Contento lei.” “Come osi? Piccola, sudicia, maledetta irlandese” “io oso. Non ho paura” Zoe si staccò gentilmente dall’abbraccio dell’amico e aggiunse in gaelico “Non ho paura di un pazzo. Lei è una persona sola, che sfoga la sua rabbia con l’omicidio.” Adam esplose e rispose con ferocia “Come ti permetti a parlare in gaelico?” la ragazza fece un sorrisetto, parlò in inglese, marcando pesantemente il suo accento irlandese “Mi uccida se vuole. Non è quello che vuole da più di quindici anni? O per essere precisi dal giorno in cui sono nata? Forza. Io sono qui e non scappo. Sono stufa di tutto questo impiccio. Facciamola finita qua. Mi elimini.” Bernie esclamò “Zozo la botta in testa ti ha fatta rimbecillire? Non pensi a Jo? A me e a Will? A tutte le persone che ti vogliono bene?” “certo che ci ho pensato, ma fidatevi di me”
Hell fremeva dall’ira “ McCloud mi stai facendo innervosire. Io ti voglio morta. Voglio massacrarti come ho fatto con Lawrence.” “la smetta di parlare di mio padre. Ora ci sono io. Mio papà lo ha già ucciso una volta, smetta di infangare il suo nome” “Smettere di infangare il suo nome? Mai!” “che senso ha insultare una persona che non è più in vita?” “Lui vive dentro di te. Ci sono alcuni dei suoi geni in te. Solo uccidendo te posso eliminarlo definitivamente.” “Allora la finiamo una buona volta? Mi stermini subito.” “Nono, non ci sarebbe gusto. Quello di oggi era solo l’ennesimo avvertimento. Tu morirai Zoe McCloud,  nel modo peggiore che io conosca. Ora vai via. Ti lascio vivere, ancora per poco. Goditi questi ultimi mesi di vita. Perché poi tu lascerai per sempre questa terra.”

Quando i ragazzi uscirono dalla casa, si misero a correre a perdifiato verso la città.
Erano in prossimità delle porte di Londra quando l’irlandese cadde a terra ansimando. “Zozo tutto bene?” le domandò il moro e William si sedette sul ciglio della strada. Zoe tossì “non troppo bene. La febbre non è passata del tutto, la testa mi fa male e la visita di ‘Denti Neri’ non ha certo giovato alla mia salute” John le fece una veloce tenerezza sulla guancia pallida e borbottò “Certo che questo tipo è davvero pazzo. A proposito, cos’è che gli hai detto quando hai parlato in gaelico?” “gli ho detto che è una persona sola che sfoga la sua rabbia con l’assassinio. Ormai mi ha minacciato tante di quelle volte che la paura di morire l’ho persa. Non sopporto il fatto che continui ad insultare la mia famiglia. Riempie di fango il nome di mio padre.” “tralasciando che l’odio nei suoi confronti è assurdo..” “ma quando mai l’0dio non è assurdo?” “Ti rendi conto che ti ha definita con il termine ‘spreco di sperma’??” “che mi insulti pure, tanto ormai mi scivolano addosso, non do peso a certe cose. In orfanotrofio si facevano beffe di me tutti i giorni…”
La ragazza si interruppe, la vista si annebbiò e scivolò nel sonno.
Bernie mormorò a bassa voce “Caspita, si è addormentata di getto. Deve essere proprio stanca” Will obbiettò “Si è alzata presto anche questa mattina, contando il fatto che ha ancora un po’ di febbre… in più ha ricevuto una botta sulla testa, è naturale che si sia addormentata.” “Non deve essere stato facile correre in quelle condizioni. È troppo orgogliosa per dirci che era stanca e che non ce la faceva più.” “Vero, ma ormai la conosciamo bene la nostra Zozo. Riprendiamo fiato e torniamo a casa. Almeno alla locanda di Sally potrà riposarsi. Questa volta dobbiamo assicurarci che guarisca, e non lasciare che venga a lavorare.” John aggiunse “e la prossima volta che arriva un Pinguino in negozio, lo mandiamo in Antartide.” “Ben detto Jo”

Elizabeth li vide arrivare dalla finestra. Lo strano corteo non passava inosservato e il riflesso rosso dei capelli di John saltava subito all’occhio.
La donna corse fuori e domandò angosciata “Cos’è successo?” il biondino le rispose con voce grave “Incontri spiacevoli signora. Adam Hell”


Angolo dell'autrice:
Ecco qua un nuovo capitolo!
Spero che vi piaccia, mi sto impegnando tanto per scrivere questa storia.
Lasciatemi un comentino per favore.
Grazie! 
Edge

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Capitolo 8
*** Tranquillità dopo la tempesta ***


John, stanco morto, entrò nella stanza che condivideva con l’amica e si gettò di peso sul letto.
Non si era nemmeno tolto gli stivali che già russava. Zoe nel frattempo si svegliò e rise alla vista del rosso che abbracciava il cuscino. Si avvicinò, gli tolse le scarpe, gli mise addosso una coperta e gli scostò dalla guancia un ciuffetto di capelli.
L’irlandese si sedette sul bordo del letto e osservò i lineamenti di Jo-jo, il profilo del naso, le poche lentiggini sulle guance e le ciglia bionde, tipiche di chi ha i capelli rossi “sempre bello” mormorò la ragazza mentre gli sfiorava un orecchio. Zoe sbadigliò e guardò il piccolo orologio sulla parete: segnava l’una di notte. Sentiva le palpebre farsi pesanti e senza pensarci due volte, si sdraiò sopra alle coperte accanto all’amico, gli strinse una mano e si addormentò.
Il mattino seguente, quando Madama Stone bussò alla porta cinque volte per svegliare i due ragazzi, John aprì piano gli occhi e per prima cosa notò che era senza scarpe. Poi girò la testa e vide la figura addormentata di Zoe, che era raggomitolata accanto a lui. Sciolse delicatamente la presa della ragazza sulla sua mano e si permise di osservarla per un paio di secondi. Jo sorrise, a modo suo l’irlandese gli dimostrava il suo affetto, ed era piacevolmente sorpreso per la sua inaspettata intrusione.
Odiandosi un po’ per quello che stava per fare, la svegliò “Buongiorno bella addormentata! Dormito bene?” Zoe sbadigliò “Si.. ho dormito che è una meraviglia. Non ho avuto gli incubi, la febbre è passata. La mia testa è ancora un pochino dolorante, ma sto meglio di ieri” “Sono contento che tu stia meglio. E’ stata una sorpresa vederti qua.” La ragazza sorrise imbarazzata “quanto sei tornato ti sei addormentato con ancora gli stivali addosso, io te li ho tolti, ti ho messo la coperta, dato che ti conosco e tu senza coperta dormi male… e poi il sonno ha preso il sopravvento, mi sono addormentata qua.”

Quando scesero a mangiare, videro William coperto di marmellata e Bernie che cercava di convincere un pezzo di pane a tagliarsi. Elizabeth li accolse con un sorriso e due tazze di thè, diede un buffetto al rosso e chiese a sua figlia “Come stai? Mi han detto che hai avuto un incontro ravvicinato con Adam Hell..” “Sto un pochettino meglio, la testa mi fa ancora un po’ male, ma posso sopportarlo. Piuttosto ma’, cosa mi sai dire di quel giorno?” La donna smise di pulire il piatto e sollevò lo sguardo “perché lo vuoi sapere?” “perché tra tre mesi compio sedici anni e tra un mese saranno undici anni che papà è passato a miglior vita. E poi ‘Denti Neri’ continua a parlarne, e io voglio saperne di più, ero piccola quando è successo, e mi ricordo poco” Elizabeth si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e con un sospiro rassegnato iniziò a raccontare, la sua voce si era fatta più bassa e l’accento irlandese divenne più forte “Ti racconto tutto quello che so. Quando ero una bambina, vivevo a Dublino con i miei nonni e avevo solo un amico, Adam. Passavo le giornate con lui. Ci arrampicavamo sugli alberi e io gli raccontavo sempre delle leggende. Gli volevo bene. Quando ebbi l’età giusta per andare a lavorare, andai con mio nonno nel suo bar e iniziai a fare da cameriera. Un giorno come tanti incontrai il ragazzo che sarebbe diventato mio marito. Era davvero bello, gentile e spiritoso. Aveva dei lineamenti dolci, i capelli castani e gli occhi grigi. Iniziammo a frequentarci e scoprimmo di avere molte passioni in comune, come osservare il cielo. Lui passava ore e ore a guardare le stelle, lo affascinavano tantissimo. Adam avevo smesso di vederlo, dato che lui era partito per la Scozia con suo padre.. Quando tornò in Irlanda cinque anni dopo, mi vide camminare mano nella mano con Lawrence. Adam impazzì di gelosia, quel pomeriggio cercò in tutti di modi di dissuadermi dal frequentarlo, dicendomi tante cose fasulle sul suo conto. Io mi arrabbiai e me ne andai. La stessa sera tuo papà mi chiese se volevo diventare la signora McCloud, io accettai e tre mesi dopo ci sposammo. Fu una cerimonia molto veloce, ma per me fu bellissima.
Sette anni dopo sei venuta al mondo tu, tuo padre continuava a dirmi che lo avevo reso l’uomo più felice della Terra. Io intanto avevo perso i contatti con il mio amico di infanzia, e un po’ mi mancava, ma non potevo permettermi di preoccuparmi di lui, avevo te da crescere.” –Elizabeth si asciugò le lacrime col dorso della mano- “Quel maledetto giorno io ero uscita a fare spese, quando tornai a casa vidi che tutto bruciava, c’era tanto fumo. Ti vidi uscire in braccio a tuo padre, sospirai di sollievo, ma quando vidi Adam, mi preoccupai. Larry ti posò a terra, ti disse di stare tranquilla e che ci avrebbe pensato lui, ti diede un bacio sulla fronte e lo affrontò. A..Adam lo colpì in pieno petto, gli piantò un coltello nel cuore e gli disse che questa era la sua vendetta.” La donna scoppiò a piangere “Dio se mi manca Larry, non ne hai idea..” “anche a me manca papà”

John, Bernie e William osservavano la scena in silenzio, nessuno muoveva un muscolo. Mamma e figlia si osservavano in silenzio. Le lacrime continuavano a rigare le guance di Elizabeth, la quale strinse forte Zoe e affondò il viso nei suoi capelli. “Scusami mamma se ti ho fatto ricordare tutto.. so quanto fa male” “Tranquilla, è giusto che tu voglia sapere come mai sei costretta a fare questa vita” “non mi lamento, in fondo non sono sola, guarda che bella gente frequento. Persone che parlando di scacchi, bistecche e cardini della porta. Non ti ho mai odiata per la vita che faccio. È vero, mi manca Dublino, papà, leggere le favole che scriveva il nonno, però qui sto bene. Mi sta bene così, non chiedo altro.”
Quel pomeriggio Elizabeth uscì insieme a William e Zoe, infatti entrambi i ragazzi necessitavano di abiti nuovi, dato che erano cresciuti di una spanna nell’ultimo mese.
Nel frattempo Bernie sfidò John a scacchi e perse l’ennesima partita “Ma insomma Jo! Mi spieghi come diavolo fai? Sono otto anni che ti sfido e non ne ho mai vinta una.” “Semplice, sono imbattibile” “uffa, guarda che un giorno o l’altro io ti batterò, e potrò vantarmene con il mondo” “Allora posso invecchiare tranquillo” “sei simpatico come una scavatrice rotta”
mentre i due ragazzi fingevano di bisticciare, non si accorsero di essere osservati da un ragazzo della loro età.


Angolo dell'autrice:
Rieccomi qua con il nuovo capitolo!
Spero che vi piaccia anche questo C:
a presto!


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Capitolo 9
*** L'amicizia è importante ***


“Williaaaaaaaaaaaaaaaaaaam!” Zoe alzò lo sguardo dal suo disegno e diede una gomitata all’amico “Ehi Will, Bern ti sta chiamando”
“Zoooooeeeeeeeeeeeeeeeee!” Bernie urlò anche il nome dell’irlandese.
I due interpellati si guardarono in faccia perplessi e andarono dal moro. “alla buon’ora! È un secolo che vi chiamo” il biondino ridacchiò “Complimenti! Ti mantieni bene!” “Taylor non ti do uno scapaccione perché sono pigro.” Zoe intervenne “perché ci hai chiamati Bern?” il ragazzo si sistemò la maglietta e dichiarò “Domani che giorno è?” rispose Will “il 17 novembre” “bravo! E che succede domani?” “Cade il mondo?” Zoe si illuminò “il compleanno di John” “Brava Zozo! Domani la nostra testa rossa compie gli anni. Che cosa gli regaliamo?” la ragazza tossì “beh, io stavo facendo un disegno per lui.. potrebbe essere il nostro regalo, che dite?” i due ragazzi annuirono entusiasti, l’irlandese aggiunse “c’è l’unico problema… la cornice che ho non va bene, è troppo piccola. Domani mattina andiamo a prenderla della misura giusta, ok?” “va bene” risposero all’unisono i due inglesi.

Il mattino seguente, il 17 novembre, era un mattino nuvoloso, freddo e molto ventilato.
John aprì gli occhi, sbadigliando vistosamente. Diede una rapida occhiata alla stanza e vide che il letto di Zoe era rifatto. Il che era strano, infatti l’irlandese aveva l’abitudine di rimanere sepolta sotto le coperte fino a quando lui non si svegliava.
Il rosso si vestì lentamente con un peso sullo stomaco, infatti non c’è nulla di più triste che svegliarsi nel silenzio il giorno del proprio compleanno.
Il ragazzo, avvolto nel pesante maglione blu, scese le scale tenendo lo sguardo basso. Elizabeth quando lo vide entrare in cucina, gli diede un bacio sui capelli “Tanti auguri John” “Grazie..” “sedici giusto?” “Si.. sedici” “Come mai sei così triste? È brutto essere malinconici al giorno del proprio compleanno” “Zoe e gli altri sono spariti dalla circolazione..” “sono usciti stamani alle cinque. Erano davvero di fretta, e tra i tre penso che il più nervoso fosse Will, infatti pretendeva di uscire con uno stivale e una scarpa di Bernie.” “hanno detto quando tornano?” “no, mi spiace, non so nulla”

I tre ragazzi tornarono a casa un paio di ore dopo, e trovarono Jo addormentato su un divanetto.
il biondino gli diede una piccola scossa “ehi amico! L’ora del pisolino è passata da un pezzo.”
Jo-jo si svegliò e vide i suoi amici che lo guardavano perplessi “ciao ragazzi…” “ehh.. okay. Il nostro piano è andato a farsi benedire.” Bernie scosse la testa, ma si dipinse un sorriso “Auguri fratello! Pensavi che ce ne fossimo dimenticati? Will si, ma tanto ormai siamo abituati al fatto che dentro la sua testa non c’è nulla” il rosso scoppiò a ridere, rise ancora di più alla vista della faccia colpevole del biondo. Zoe intanto, litigava con il pacchetto, infatti la carta si era rotta nella fretta di tornare alla locanda, la ragazza, spazientita dal fatto che il regalo si rifiutasse di rimanere impacchettato, lo porse all’amico “Buon compleanno. Questo è da parte di tutti e tre”
Il dipinto rappresentava i quattro ragazzi sul muretto, che ridevano felici davanti ad una Londra silenziosa.

All’improvviso entrò nella stanza il Capitano Crewest, il quale passò una mano nei capelli del festeggiato
“Auguri John! Non capita tutti i giorni di compiere sedici anni” “e meno male” l’uomo scoppiò a ridere, per poi tornare subito serio “ragazzi voglio annunciarvi che questa sera o domani mattina, arriverà qui con voi un nuovo apprendista. Ho visto in che condizioni è il mio negozio, e voi quattro da soli non ce la potete fare, avete bisogno di altre braccia per lavorare. Obiezioni?”
John e Bernie scossero la testa, mentre William osservò “Scusi Capitano, ma come mai ce lo dice adesso?” “perché ho avuto la conferma due minuti fa” Zoe si grattò la testa con fare pensieroso “cosa ci sa dire su questo nuovo tipo?” “so che si chiama Jack e che è nato in Scozia. Ha pressappoco la vostra età, non so altro”

Seduti davanti ad una tazza di thè, i quattro discutevano su come fare con il nuovo arrivato.
Bernie bevve un lungo sorso di liquido bollente “insomma, va bene che non ce la facciamo, però trovo assurdo che debba assumere un altro ragazzo. Potrei capire se fossimo in due, ma cribbio, siamo già in quattro. Non credete?” Jo aggiunse “contando che noi ci conosciamo da tantissimo e sappiamo come lavorare bene assieme. Ora dovremmo cambiare tutto” William, poco convinto, borbottò “non sono del tutto d’accordo. Prima dobbiamo vedere che tipo è, come lavora e se è capace di avvitare i cardini delle porte a testa in giù come Zoe” l’irlandese mormorò “aspetta, quello è una mia prerogativa esclusiva. Iniziamo a vedere se è capace di tenere in mano un martello. Altra domanda: come facciamo per le stanze? Torniamo a dormire nello stanzone , oppure teniamo le camere così come sono?” “Bella domanda Zozo! Se non ricordo male, Sally ha detto che lo stanzone è occupato da una famiglia. Quindi potremmo fare un locale da tre e uno da due. Altrimenti ti tocca dormire da sola Zoe. Voglio dire, non penso che sia gentile lasciare questo Jack da solo. So che… insomma… non ti piace stare in solitudine , per via di quello che ti facevano le tue compagne di stanza in orfanotrofio.” Bernie era abbastanza imbarazzato mentre parlava, Zoe gli rispose con un sorrisino triste “non mi parlare di quei momenti per favore. Non è proprio bello rimanere chiusa in una stanza che pullulava di insetti, ragni e quant’altro, per non dire di tutte quelle secchiate che usavano per svegliarmi in piena notte. Ma tornando a noi, potrei fare un’eccezione e dormire da sola. Facendo così Jack starà in stanza con Jo-jo” il rosso annuì tristemente “Va bene… proviamo così” Will aggiunse in fretta “Certo che questo tipo non è ancora arrivato e sta già causando non pochi problemi”

Il pomeriggio passò in fretta. Elizabeth e Zoe sistemarono una stanza accanto a quella di John, il quale osservava la scena in silenzio.
Il fantomatico Jack non arrivò quella sera, ma l’irlandese preferì dormire in camera da sola nella sua nuova stanza. Salutò gli amici e si diresse nel locale.
poco dopo uscì e bussò alla porta della camera del rosso. John aprì la porta “hai dimenticato qualcosa?” “si, due cose”

La ragazza afferrò il libro che era appoggiato sul comodino “avevo dimenticato questo. E sai come sono fatta, non mi piace abbandonare una lettura” “già, non potrò mai dimenticare quando ti abbiamo nascosto il volume che stavi leggendo. Ti sei arrabbiata tantissimo” “mi ricordo..” Jo fece un sorrisetto e si stiracchiò “certo che questo è stato il 17 novembre più assurdo della mia vita” “Niente di più ordinario del solito” “oh beh, stamattina ci sono rimasto un po’ male quando non vi ho visto” “eravamo usciti per andare a compare una cornice, dato che il mio disegno non ci stava in quella che avevo. E sinceramente mi scocciava darti un regalo fatto male” “il tuo dipinto è bellissimo. ora posso vantarmi del fatto che Zoe McCloud ha fatto un quadro per il mio compleanno” la ragazza rise “Vantatene, anche perché non so se ti regalerò un altro disegno …” “uffa.” Il rosso gonfiò le guance e chiuse gli occhi in una smorfia. Zoe poggiò il libro sul tavolo “uffa un bel niente. Io sono l’artista e io decido a chi dare le mie opere.” “trovo ingiusto tutto ciò. Uffi!” borbottò il ragazzo sempre tenendo gli occhi chiusi “piuttosto qual era la seconda cosa che hai dimenticat..?” venne interrotto da un bacio sulla guancia. L’irlandese lo abbracciò e gli sussurrò all’orecchio “Tanti auguri” John arrossì, poggiò il viso nel suo incavo del collo “Grazie”
Rimasero stretti per un paio di minuti, poi Zoe si scostò a malincuore dall’amico “ora vado a cercar di dormire.” “sei sicura di voler dormire da sola per lasciare spazio ad un tipo che neanche conosciamo?” “Fosse per me, rimarrei volentieri con te, ma poi ho riflettuto… insomma, a parte Will e Bern nessuno sa che io e te stiamo insieme, e non vorrei che iniziassero possibili problemi con questo Jack. Logicamente nessuno mi impedirà di volerti bene e poi devo combattere questo mio terrore, non credi?” “Ah, capito. Aspetta, non l’hai detto nemmeno a tua mamma?” “Eh, no. Dovevo?” “Boh, anche se comincio a credere che abbia intuito qualcosa.” “tu dici? Va beh, ora vado. Buonanotte Jo” “Notte”

Il mattino seguente, quando Zoe scese a fare colazione, tutti notarono che aveva le occhiaie e gli occhi rossi. William le porse una tazza di thè “Zozo hai dormito qualche ora?” “Venti minuti” “accidenti! Si vede, hai delle occhiaie violacee terrificanti” “Davvero? Ho evitato accuratamente di guardarmi allo specchio.” “Dai, bevi il thè da brava inglese…” “inglese sarai te, io sono irlandese prego” “Parliamo comunque la stessa lingua” “Se vuoi mi metto a blaterare in gaelico” “nono, per carità! Io sono tuo amico” “per questa volta ti sei salvato”
Con un sonoro sbadiglio, la ragazza bevve un lungo sorso di liquido ambrato, e si sentì meglio.
I quattro stavano ancora mangiando, quando qualcuno bussò timidamente alla porta.
Jo-jo aprì e si trovò davanti un ragazzino, il quale salutò con un marcato accento scozzese “Ciao, io sono Jack. Il signor Crewest ha detto che lavorerò qui”


Angolo dell'autrice:
Hello people! C:
Posso sapere cosa vi ha fatto di male la mia storia? non se la caga nessuno ç_ç
Accetto volentieri le recensioni, non vi mangio mica!
*va in un angolino a deprimersi*


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Capitolo 10
*** Il famoso Jack ***


Il ragazzo fuori dalla porta aveva una corporatura esile, folti capelli castani, il viso tondo e una simpatica fossetta sulla guancia destra.
John lo invitò ad entrare e si presentò “ciao, io sono John, sono uno degli altri apprendisti del Capitano” “piacere di conoscerti, spero che riusciremo ad andare d’accordo. Dato che immagino che siate tutti inglesi. Ma per questa volta potrei fare un’eccezione e non portarvi rancore.” “Si, siamo quasi tutti inglesi, c’è solo Zoe che è irlandese. Comunque sia, mi sta bene. Possiamo dare prova che scozzesi e inglesi possono lavorare insieme lo stesso.”

Quando i due ragazzi entrarono in cucina, William stava bevendo la quinta tazza di thè, Bernie leggeva il giornale e Zoe spalmava marmellata sul panino.
Jo-jo tossì leggermente “Ragazzi vi presento Jack. Jack questi sono William, Bernie e Zoe”
i tre interpellati salutarono e lo scozzese si dimostrò affabile nel conoscerli.
Il nuovo arrivato era rimasto affascinato dalla bella irlandese e non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Lo avevano colpito i profondi occhi verdi, che erano dolci e malinconici allo stesso tempo.

Elizabeth entrò nella stanza e vide Jack, il quale le sorrise e intuì che era la madre della ragazza.
La donna gli sorrise di rimando e si rivolse a Zoe “Tesoro hai dormito o no? Hai delle occhiaie che ti arrivano ai piedi e vanno su” “mica troppo. Avrò dormicchiato una ventina di minuti..” “brutti pensieri?” “Anche, più che altro brutti ricordi” “I McCloud sono tutti uguali, anche Lawrence faceva così. Deve essere un gene di famiglia”

Dopo colazione i cinque ragazzi andarono a lavorare nella bottega. Bern e Zoe, armati di secchio e strofinaccio, asciugarono tutti i vari ripiani, Jo aprì le finestre e pulì alla perfezione anche il pavimento. William e Jack tolsero la sporcizia dai tavoli, e misero in un angolo tutti gli attrezzi arrugginiti.
Dopo tre ore e mezza il negozio del Capitano aveva un aspetto decisamente migliore.
L’irlandese si asciugò il sudore dalla fronte, andò in bagno a lavarsi il viso.
Bernie si rivolse agli amici “Zoe è un mostro, una macchina da guerra. Ha dormito meno di mezz’ora, eppure è riuscita a lavorare come sempre. Ma come fa? Io al posto suo sarei crollato da un pezzo” il biondino sospirò “La conosciamo da una vita e tu ancora ti stupisci?” Jack mormorò timidamente “Io non vi conosco. Potremmo, che so, raccontare qualcosa di noi stessi, in modo da conoscerci?” tre paia d’occhi lo fissavano e il rosso rispose “Si può fare, perché no?” “Vi ringrazio”
La verità era che Jack era ansioso di sapere qualcosa che riguardasse l’irlandese.

Una volta lavati, i tre ragazzi si sedettero sul muretto e Will iniziò a parlare “beh io sono William e sono uno smemorato cronico. Sono inglese e ho vissuto i miei primi anni di vita all’orfanotrofio St Paul con Jo-jo, Bernie e Zozo. Mi piace un sacco mangiare e il mio motto è ‘per tutte le bistecche’” “Zozo e Jo-jo?” domandò smarrito lo scozzese. Zoe gli rispose con un sorrisetto “Sono rispettivamente il mio soprannome e quello di John” “Aah capito” “Come avrai di certo compreso, io sono Zoe. Zoe McCloud, sono irlandese ma vivo a Londra da tanti anni. Ho ritrovato da poco mia mamma e c’è un pazzo maniaco che mi vuole morta” Jack spalancò gli occhi scioccato “Un pazzo che ti vuole morta?” “sì.. storia lunga, lascia perdere”. Vedendo che l’amica stava diventando sempre più nervosa, Bernie corse in suo aiuto “Sì, è davvero una storia complicata e persino noi che la conosciamo da anni facciamo fatica a capire tutto quello che sta succedendo. Comunque, io sono Bernie, sono inglese anche io e lavoro con queste tre bistecche da una vita. Sono otto anni che cerco di battere John a scacchi, ma perdo sempre” il rosso sorrise e Jack li osservò incuriosito “Fatemi capire bene, voi vi conoscete da tantissimo  ma non avete una famiglia vera e propria?” gli rispose Jo-jo “Io, Bern e Will siamo stati abbandonati dai nostri genitori e abbiamo vissuto all’orfanotrofio fino ai nove anni. Zoe è arrivata al St Paul quando ne aveva cinque. Poi è arrivato il Capitano e ci ha presi tutti e quattro come apprendisti. Siamo cresciuti insieme e come direbbe William, siamo ‘delle bistecche ben cotte’. La nostra famiglia siamo noi, e la mamma di Zozo si è offerta di fare da madre a tutti e quattro. Già che ci sono mi presento: Mi chiamo John e sono inglese. Adoro giocare a scacchi e mi piace molto scrivere. Ah, sono il tuo compagno di stanza” Zoe aggiunse, rivolgendosi a Jack “Se trovi dei libri con una Z incisa, sono i miei. Mi pare di aver preso tutti i volumi che c’erano, ma dato che quella è stata la mia stanza per un po’, è possibile che ce ne siano alcuni nascosti. Casomai dopo vengo a controllare. Ok?” “Capito. Ora tocca a me. Dunque, sono scozzese, da come si può notare dal mio accento. Sono nato ad Edimburgo, mia mamma è morta pochi giorni dopo la mia nascita e mio padre è qui a Londra, o almeno, così mi hanno detto. Quindi io sono qui per lavorare, dato che voglio guadagnare qualcosina, visto che nella mia città sono ancora troppo giovane per avere un impiego. E nel frattempo che sono qui, mi piacerebbe riuscire a trovare anche mio padre. So poco di lui, so che aveva origini irlandesi e so che si chiama Adam Hell”


Angolo dell'autrice:
Hello there! 
Si, questo capitolo è davvero cortino, ma ho perso il mio quaderno dove avevo scritto la storia fino al capitolo 12. Anzi, penso che sia dovuto ad un complotto di mia sorella.
Quindi sono andata un po' a memoria... e mi sono ricordata ben poco. DD:
Vabbè, alla prossima!
Vi prego, lasciatemi un commentino per piacere, non vi mangio mica! 
The Edge
 

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Capitolo 11
*** Notizie sconvolgenti ***


A quelle parole Zoe cadde dal muretto, con gli occhi spalancati per lo shock “No… non è possibile! Quindi… tu.. tu.. tu sei Jack Hell?” “Si, anche se preferisco usare il cognome di mia madre, e quindi sono conosciuto come Jack Dafkle. Perché?” L’irlandese si portò le mani alla testa “Lo conosco bene tuo padre, ha ucciso il mio di papà e mi minaccia di morte” il ragazzo scosse la testa “è impossibile” “Secondo te sto dicendo bugie?” “Non sto dicendo quello. Io penso che sia assurdo. Non può aver fatto qualcosa di simile” Zoe sospirò, si tolse il maglione nero, si sbottonò la camicia del medesimo colore, la sollevò e fece vedere la lunga cicatrice sulla schiena “La vedi questa? È un regalo poco gradito di Adam. Me l’ha fatta quando ha deciso di distruggere la mia famiglia” lo sguardo dello scozzese cercava di evitare di posarsi sullo sfregio rosso che spiccava sulla pelle bianca della ragazza, la quale teneva lo sguardo fisso su di lui.
Gli altri tre compresero il motivo per cui l’amica indossasse sempre abiti scuri. Lo sguardo grigiazzurro di John era preoccupato, infatti aveva notato che l’irlandese aveva iniziato a tremare, sia dal freddo che dalla tristezza dei ricordi “Zozo rimettiti il maglione, fa comunque freddino e tu ti ammali facilmente in questo periodo” la ragazza annuì e si rivestì. Dafkle teneva lo sguardo basso, provava un forte senso di colpa per aver costretto involontariamente Zoe a mostrare il taglio “Io… scusa..” “Non ti preoccupare. Ormai sono abituata al fatto che la gente non mi crede. Ora, se non vi dispiace, vado a farmi una dormita. Se ci sono lavori in pista, svegliatemi” il tono di voce dell’irlandese  aveva una leggera sfumatura di rabbia repressa e di delusione.
I quattro ragazzi guardarono in silenzio Zoe camminare verso la locanda di Sally Stone.

Fu Jack a rompere il silenzio “Davvero nessuno le crede?” gli rispose il biondo “Noi le crediamo e lo abbiamo sempre fatto. Lei si riferiva agli inservienti del St Paul che non la prendevano mai sul serio quando diceva che le sue compagne di stanza la malmenavano. Aveva sempre tagli e lividi sulla faccia e sulle braccia” Bern aggiunse “ Non le credevano mai ed erano convinti che lei inventasse fandonie, e per questo la mandavano in punizione: chiusa nello sgabuzzino senza mangiare per tre giorni.” “Oddio, è per questo che è così magra?” domandò con un filo di voce lo scozzese “Anche per questo. Po i fai conto che ha la stessa corporatura di sua mamma.” Gli rispose il rosso, il quale era raggomitolato su se stesso e  teneva le braccia intorno alle ginocchia. Il ragazzo era inquieto, non aveva mai visto l’amica comportarsi così, William lo dissolse dai suoi pensieri “Jo dopo vai te a vedere se si è addormentata? Sai com’è, non mi è piaciuto il modo in cui se ne è andata.” “Non è piaciuto nemmeno a me. Sì, dopo vado” “Bravo fratello! A te da retta anche in quelle condizioni, io l’ultima volta sono riuscito a farla arrabbiare, ed è difficile farlo, dato che ha tanta pazienza.” “Insomma, non ci allarghiamo, darmi retta. Mi ascolta. Ho fatto fatica a farla ragionare il giorno che l’acqua ha allagato le strade e il negozio.” Appena finì di parlare, Jo arrossì e il biondino gli strizzò l’occhio “Almeno sei riuscito a convincerla. È questo l’importante, anche se dopo si è presa un febbrone da cavallo..” Jack era leggermente perplesso, non capiva il motivo per cui il rosso era arrossito mentre parlava e glielo domandò, John divenne ancora più rosso e balbettò “Eh.. eh.. è complicato.. da… da.. spiegare” “Ah. È qualcosa di importante?” “Insomma…” “Mi serve saperlo per conoscervi meglio?” “n.. non necessariamente. Se.. se.. me lo chiedi in un altro momento magari ti rispondo” Bernie diede una pacca sulla spalla a Jo-jo “Fidati Jack, chiediglielo dopo. Non l’ho mai visto così imbarazzato. Ehi fratello datti una calmata! Stai andando in iperventilazione” infatti il viso del ragazzo era rosso quasi quanto i suoi capelli “Va.. bene” Will fece una risatina “Jo sei sempre il solito timidone” l’interpellato avvampò nuovamente e Bern alzò gli occhi al cielo “ Senti ‘Riccioli D’oro’ smettila di metterlo in difficoltà. Okay che lui è la timidezza reincarnata, ma bontà divina, se arrossisce ancora un po’ va a finire che questo ragazzo ci esplode”
Dafkle li osservava con un misto di curiosità e stupore, ma poi si sciolse in un sorriso.

Dopo la benedizione di William e delle bistecche, Jo-jo, Jack e Bernie si avviarono verso le loro rispettive camere. Jo si fermò alla porta della camera dell’irlandese, bussò delicatamente, ma nessuno rispose. Il ragazzo aprì l’uscio comunque ed entrò.
Avvolta sotto ad un mare di coperte, c’era Zoe, la quale era ancora sveglia “Ciao John” “Ehi.. tutto bene?” “Insomma, non riesco a dormire, ma ho sonno. Continuo a pensare a quello che è successo prima” “A proposito, non ci avevi mai parlato della cicatrice..” “scusa, è che preferisco tenerla nascosta, non mi piace mostrarla alla gente” “Rispetto le tue decisioni. Però ora dovresti dormire, ne hai bisogno” “E come faccio? Ti ho appena detto che non ci riesco” “Chiudi gli occhi e pensa a qualcosa che ti piace, o alla peggiore delle ipotesi, conta le bistecche come fa Will” Zoe fece una risatina e si raggomitolò nuovamente nelle coperte calde “non so cosa pensare, quando chiudo gli occhi vedo Adam che uccide mio padre e che mi segna per sempre la schiena” “Zozo mi dispiace, se vuoi possiamo parlare di qualcosa. Non devi pensare a quello che è successo, altrimenti continuerai  a farti del male”
I due parlarono per circa venti minuti, poi la ragazza si addormentò.

John sorrise e uscì dalla stanza, Elizabeth, che passava per il corridoio con lo scopino in mano, lo salutò e gli domandò “Hai convinto mia figlia ad addormentarsi?” “Si, con tanta fatica, ma ce l’ho fatta. Dorme come un sasso.” “Grazie, si vede che le vuoi bene” “Si nota così tanto?” “Giusto quell’attimino. Però sono contenta che qualcuno si prenda cura di mia figlia”- la donna sospirò e aggiunse- “Ora, non voglio sapere nulla, però voglio che tu mi prometta che non la lascerai da sola. Quando la guardo negli occhi vedo tanta tristezza. Zoe è come suo padre, parla con gli occhi, e fa trasparire tutti i sentimenti che prova” il rosso sostenne lo sguardo verde di Elizabeth e sorrise “Sicuro, lo prometto signora McCloud” 


Angolo dell'autrice:
Scialve centeH!
Il mio quaderno l'ho ritrovato *like a boss* e la storia può andare aVVVVVVVVVanti 
Ciao ciao!
p.s. lasciatemi un commentino per piacereeeeeeeeeeeee

The Edge

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Capitolo 12
*** Notizie poco felici ***


Zoe dormì per il resto della giornata e anche la notte seguente.
Quando scese per andare a mangiare, William la accolse con un sorriso sincero “Ma buongiorno! Ecco l’irlandese che è uscita dalla tana!” “Buongiorno anche a te. Sono scesa perché avevo fame… ma gli altri dove sono?” il biondo inghiottì un pezzo di pane “Sai che non lo so? È arrivato stamattina il Capitano e ha svegliato lui Jo, Bern e Jack. Io mi sono alzato perché quel bestione di Bernie mi ha tirato una gomitata a mo’ di buongiorno”

I due passarono la mattinata a giocare tranquillamente dama e ad un certo punto sentirono entrare gli altri tre.
William ruotò gli occhi blu addosso a Bernie e gli domandò “Simpaticone dei miei stivali, mi hai fatto male stamani” “Ho fatto apposta forte, altrimenti non ti svegliavi, volevo avvisarti.” “Aahh, ora ho capito. Piuttosto, dove siete andati?” “In giro col Capitano. In poche parole sta succedendo un disastro. Abbiamo perso il lavoro, Crewest non riesce a mantenerci e corriamo il rischio di finire in miseria davvero, più di quanto lo siamo ora” Zoe aggrottò le sopracciglia in una domanda muta e il moro aggiunse “siamo disoccupati perché qui a Londra c’è un simpaticone che si diverte a dire baggianate sul conto del Capitano. Praticamente ha messo in giro false storie e ora nessuno vuole più avere a che fare con noi. Gli affari andavano male già da tempo, e quindi ora siamo nei pasticci. Ciliegina sulla torta, quel pover uomo di Crewest non può più mantenerci. Siamo cinque, e costiamo”
In quel momento entrò Elizabeth, sua figlia la guardò dritta negli occhi e le parlò in gaelico “Abbiamo perso il lavoro, come è successo a papà. È probabile che Hell stia tramando qualcosa. Londra non è più sicura” “Ho già perso il marito, non voglio perdere anche mia figlia. Che dici, torniamo a Dublino? Almeno così facendo avremo un paio di mesi a disposizione. Adam non sospetterà che torneremo nella nostra terra. Proponilo ai tuoi amici, io ora vado a parlare con Sally. Non sono riuscita a far nulla per aiutare l’unico uomo che io abbia mai amato, ma devo farcela per te.”
I quattro ragazzi ascoltarono la conversazione, tre non capirono nulla, mentre Jack comprese qualche parola.
Zoe si scostò i capelli dalla fronte e si rivolse ai suoi amici “Ho notato che sta succedendo esattamente come undici anni fa. Non voglio che si ripeta, per questo pensavo che sarebbe saggio lasciare  Londra per un po’ e stare a casa da me in Irlanda. Li staremo al sicuro per il momento, poi quando sarà tempo, affronterò Adam Hell. Voi che pensate di fare? Volete rimanere qui?” Will esclamò “Io vengo con te, è assurdo pensare che per colpa di un povero idiota noi ci dobbiamo separare. Io sono con te.” John aggiunse “Vale anche per me. Io ci sto” Bernie sorrise “Non direi di no ad una bella vacanza a Dublino. Tanto verde e tante capre. Sì, ci sono anche io”.
Mancava solo lo scozzese, il quale scosse vivamente il capo “No. Io resto qua. Dopotutto non credo ad una singola parola di quello che hai detto. Io troverò mio padre, e sono convinto che lui sia una bravissima persona. Quindi io resto a Londra. Anche se io gli inglesi li odio, resterò qua fino a quando non lo troverò, poi torneremo a casa, ad Edimburgo.”
La ragazza lo fissò “Contento te. Avrai non poche sorprese” “Senti, non è che puoi sentirti potente perché dici che mio padre ha ucciso il tuo. Ascolta, tu mi piaci, tanto. Però ho l’impressione di starti poco simpatico. Me ne farò una ragione. Io non vengo in quel posto. Sono tutte bugie quelle che hai detto. È stato bello lavorare con voi, ora me ne vado” lo sguardo verde di Zoe si fece più tagliente “Sei ancora qua?” Jack corse via per le strade di una Londra piena di pericoli.
Bern scosse la testa, schifato “Che tipo. Se lo trovo in giro gli tiro uno scapaccione di quelli. Come si permette??”  
 
Tre ore dopo, Zoe e William stavano facendo un rapido conteggio degli abiti, infatti era loro il compito di lavare i vestiti.
Dopo un paio di minuti, il biondino osservò “Certo che conquisti Zoe” “Smettila…” “ma è vero! Prima Jo, e ci può anche stare, poi Jack” “Cosa c’entra John? Con lui è diverso, io gli voglio davvero bene. Non mi parlare di quel tipo. Mi sono già arrabbiata a sufficienza. Con lui il mio tasso di pazienza è davvero bassissimo” “La faccenda con Jo-jo deve essere seria, ma non voglio immischiarmi. A me lo scozzese stava abbastanza simpatico. Certo, non era un tripudio di simpatia, e non era ai nostri livelli nel lavoro, ma per lo meno sapeva quel che faceva. Però è strano, dato che tu sei la regina della pazienza” “Vero, è strano che io sia poco paziente con lui, non so il motivo” “Forse perché è il figlio di Adam?” “anche per quello. E poi mi ha dato fastidio il fatto che io abbia dovuto mostrare la mia cicatrice sulla schiena” “Immagino. Ora ho capito il motivo per cui ti vesti sempre  con abiti scuri. Io ho sempre pensato che lo facessi solo perché ti piace il nero” “in effetti mi piace come colore. Non posso permettermi di indossare vestiti chiari. La camicia bianca poi, è impensabile. Tutta colpa di questo maledetto taglio. È assurdo perché è rosso. Tutti gli altri segni che ho sono bianchi. Neanche a farlo apposta” “Capisco… piuttosto, posso sapere com’è successo? Sempre se ti va di dirmelo” “è accaduto quando ‘Denti Neri’ ha accoltellato mio padre, io sono corsa da lui, non avevo capito quello che era appena successo. Adam ha approfittato di quell’istante per cercare di uccidermi. Ma sono riuscita a scappare. E ora son qua, viva, sana come un pesce e con questa cicatrice rossa, e per ironia della sorte, io ho la pelle chiara.” “Certo che ne hai passate tante Zozo! Spero che tu possa avere una vita migliore in futuro” “lo spero anche io. Però mi piacerebbe anche tornare indietro. Rivoglio la mia vecchia vita, rivoglio mio padre.” “Tu sei fortunata, puoi permetterti di ricordare. Sai qualcosa della tua famiglia, io no. Non so nulla di loro, mi hanno lasciato al St Paul quando avevo due mesi. Genitori amorevoli, mi dicono” l’irlandese gli sfiorò i capelli con una carezza “Will non ci pensare. La famiglia è un affare complicato, la mia era carina, ma è stata brutalmente distrutta da un pazzo. Ce ne sono altre che all’apparenza sono il nucleo familiare perfetto, ma che realmente è un disastro. Magari i tuoi genitori avevano le loro le loro motivazioni per lasciarti in un orfanotrofio” “Dici? Secondo me non mi volevano” “Se così fosse, tu non saresti qui. Se non ti avessero voluto, perché avrebbero dovuto aspettare due mesi? Ti avrebbero lasciato subito alla tua nascita. È possibile che non abbiano potuto mantenerti, e per questo hanno deciso di lasciarti al St Paul.” “Mi piacerebbe tanto crederti, ma questo non lo saprò mai”

Angolo dell'autrice:
Nuovo capitolo genteH :D
*you don't say??*

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Capitolo 13
*** L'arrivo a Dublino ***


L’aria era freddina, il vento soffiava leggero, il verde della campagna si stendeva infinito all’orizzonte.
Zoe inspirò a pieni polmoni l’aria e sussurrò ad occhi chiusi “Casa”

Erano passati tre mesi dalla discussione tra Will e Zoe. I quattro ragazzi, raggomitolati nei loro maglioni pesanti, camminavano da ore sul suolo irlandese. Quando arrivarono alle porte di Dublino, il vento cambiò direzione e gli alberi intorno vennero scossi, migliaia di foglie caddero a terra.
Non c’era nessuno in città, cosa plausibile dato che erano alle prime luci dell’alba. Solo qualche garzone osava sfidare il sonno e iniziava a lavorare. I tre ragazzi osservavano con tanto d’occhi la capitale, che aveva un che di malinconico. Era molto tranquilla rispetto al caos della periferia londinese a cui erano abituati, solo Zoe si sentiva a proprio agio. Camminava con cadenza regolare, sembrava che la stanchezza l’avesse abbandonata.
Una donna anziana sorrise al suo passaggio “Buongiorno” “Buongiorno a lei signora” rispose cortesemente la ragazza, la donna si sorprese e domandò “è tanto che siete in viaggio?” “Da un po’, veniamo da Londra.” “Tu però sei di queste parti, parli la nostra lingua con un accento impeccabile.” “Si, io sono irlandese, sono Zoe McCloud.” “Sei la piccola Zoe? La figlia di Larry McCloud? Caspita se sei cresciuta!” “Si, sono io. Lei chi è?” “Io sono la signora McLortney, sono stata l’insegnante del tuo papà quando andava a scuola”
Mentre le due parlavano, William batteva i denti dal freddo e Zoe si affrettò ad aggiungere in inglese “ Ehm, signora McLortney, sa per caso un posto dove potremmo andare a far colazione? I miei amici non parlano gaelico… e mi dispiace lasciarli fuori dal discorso”

Dieci minuti dopo erano seduti davanti ad una tazza di latte caldo e ad  un paio di biscotti fatti in casa appena sfornati. La signora McLortney li aveva salutati e li aveva portarti ad una piccola locandina, dove il proprietario, un uomo alto, muscoloso, con dei folti capelli rosso scuro, gli occhi di un penetrante grigio bosco, li osservava con un misto di curiosità e stupore. L’uomo dopo un po’ parlò, sforzandosi di parlare inglese senza intonazione dialettale “Allora ragazzi, ditemi. Chi siete, da dove venite e perché siete qui?” William bevve d’un fiato il latte caldo e rispose “Io sono William, sono inglese come gli altri due ragazzi. Siamo qui perché Londra non è più un posto sicuro.” A quel punto intervenne Zoe “Siamo venuti qua perché Dublino è la mia città. A proposito, la via per andare all’ultimo quartiere è sempre la stessa di dieci anni fa?” l’uomo aggrottò le sopracciglia “Con l’ultimo quartiere, intendi il quartiere di periferia? Si, è sempre quella, però ora ci sono dei lavori, si è rotta la strada, quindi… se non erro, per andare in quel quartiere, ora bisogna prendere il viale per il cimitero, girare intorno al camposanto e si è arrivati lì. Come mai?” “Grazie. Io vivevo lì.” Il locandiere capì che la ragazza non voleva più parlarne, e li lasciò finir di mangiare in pace.

Lasciata la locanda alle spalle, i quattro ragazzi ripresero a camminare. John, meno stanco di prima, iniziò ad osservare la cittadina. Assomigliava ben poco alla capitale dove lui era nato e cresciuto, ma Dublino aveva il suo fascino, e gli piacque parecchio.
Seguendo le indicazioni del locandiere dalla corporatura nerboruta, si trovarono davanti al cimitero.
Bernie comprese i pensieri che frullavano nella testa dell’amica “Vai pure Zozo. Noi ti aspettiamo qua, ci riposiamo un attimino” Zoe annuì ed entrò.
Il cimitero era tenuto abbastanza bene, tralasciando che alcuni rampicanti si erano sistemati su alcune tombe. La ragazza camminava lentamente, il suo sguardo vagava attento, cercava la pietra dove era inciso “Famiglia McCloud”.  Quando la vide, si avvicinò e scorse le fosse  dove erano seppelliti tutti i suoi lontani parenti. Tra tutte le generazioni, cercò suo padre. La tomba di Lawrence McCloud era la più lontana di tutte, era seminascosta da un rampicante, le foglie incorniciavano la piccola foto dove Larry sorrideva. Zoe ebbe un piccolo sussulto nel rivedere il viso di suo padre. Era esattamente come lo ricordava, la forma morbida del viso, i corti capelli castano rossicci, gli occhi grigi avevano un bel taglio.
“Ciao pa’ ” una lacrima rotolò giù fino a cadere, e disegnare un cerchio perfetto sul marmo.
Zoe con il pensiero ritornò ad essere una bambina, quando giocava con Larry, ricordò come la teneva in braccio, le smorfie che le faceva per farla ridere. Ricordò ogni singolo momento della sua infanzia rovinata, e desiderò di poter tornare indietro, anche solo per un minuto. In quel minuto avrebbe voluto riabbracciarlo per l’ultima volta, dirgli tante cose. Tutto il dolore accumulato in quasi sedici anni di vita, si sciolse, il viso dell’irlandese era rigato dalle lacrime. Zoe sbuffò leggermente e si asciugò il viso con le maniche del maglione.
Quando tornò dagli amici rimase in silenzio, ma tutti e tre notarono che gli occhi verdi della ragazza erano leggermente arrossati e nessuno disse nulla.

Arrivarono nella vecchia casa McCloud mezz’ora dopo. L’abitazione era modesta, si confondeva abbastanza bene con le altre casette della periferia.
Una volta entrati si sistemarono in salotto, dove i tre ragazzi si addormentarono di getto. Zoe si tolse lo zainetto, lo posò a terra e salì le scale. Svoltò a sinistra e si fermò davanti alla porta della sua vecchia stanza. Chiuse gli occhi, ed entrò. La camera era esattamente come la ricordava, le pareti erano dipinte di blu chiaro, la scrivania di legno era ancora sommersa dai vari disegni di una Zoe bambina. Camminando per il locale, trovò sotto al letto il suo pupazzo preferito, era tutto sporco e pieno di polvere, ma sul muso dell’orsetto c’era ancora quel sorriso che amava tanto. Tenendo in mano l’orsetto di pezza, fece il giro della casa e iniziò a pulire. Sistemò la cucina e aprì tutte le finestre, arieggiò la casa e portò nelle tre camere libere le piccole valigie degli amici. Fece il suo dovere di padrona di casa, preparò tutti i letti e diede un’occhiata alle condizioni della dispensa. Era vuota, come immaginava. Dopotutto la sua famiglia era sempre stata poco in quella casetta, avevano sempre preferito la casa di Elizabeth, che era dalla parte opposta del quartiere. Decise che sarebbe andata nel pomeriggio a prendere da mangiare, nel frattempo doveva pulire il resto della casa, per renderla per lo meno ospitale.
La ragazza si tolse il maglione, rimanendo in camicia uscì in giardino. Le erbacce erano state tolte, e le piante erano state curate. Solo le rose bianche si erano inselvatichite, si erano intrecciate alla cancellata con tale maestria che nemmeno la mano dell’uomo sarebbe stato in grado di fare.
“Zoe! Sei davvero tu?” domandò un filo di voce una donna che era appena uscita dalla casa di fronte, e quando la guardò bene la signora mormorò “O mio dio, quanto assomigli a tua madre. Come stai? Ti ricordi di me??” “Si, mi ricordo di lei, ma il suo nome no. Mi ricordo che lei e mia mamma passavate i pomeriggi a scambiarvi ricette di cucina” “proprio così, sono la signora Hallsweet. Ti ho curato il giardino da quando.. beh, da quanto Lawrence ha lasciato questo mondo. Se hai bisogno di qualcosa, chiedimi pure. Sei qua da sola?” “Lei è molto gentile… no, sono qua con i miei amici. Mia mamma verrà qui tra un paio di mesi, deve finire il suo lavoro a Londra.” “Fino in Inghilterra siete arrivate? Oh, capisco. Se avete bisogno, non esitate a chiedere. Un irlandese è sempre disponibile per aiutare un concittadino in difficoltà” “Grazie”
Sotto insistenza della donna, Zoe ricevette un pacco di biscotti, della carne e un paio di verdure.
Appena rientrò in casa, posò i regali sul tavolo e con uno sbadiglio si avviò verso la sua stanza. Si coricò sopra al letto impregnato di polvere e si addormentò.


angolo dell'autrice:
Salve gente!
Vorrei dire che tutto quello che scrivo sull'Irlanda è tutto frutto della mia immaginazione, infatti, per mio malgrado, Dublino non la conosco e mi piacerebbe moltissimo visitarla.
Quindi boh, volevo dirvelo.
Spero che vi sia piaciuto il capitolo.
The Edge

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Capitolo 14
*** Riprendere la vita nella capitale irlandese ***


Quando Zoe si risvegliò trovò Bernie che la fissava e urlò “Ragazzi l’ho trovataaaaa” si udì dal fondo delle scale la risposta del biondo “Bene! Dille da parte mia che è un’idiota a sparire così” il ragazzo scrollò le spalle e domandò all’amica “Questa era la tua stanza?” “Si… è un po’ piena di polvere, ma ho preferito pulire un po’ le vostre. Vi ho sistemato tre camere” “Grazie. Ho visto che c’è del cibo sul tavolo in cucina” “Già, sono uscita in giardino e la vicina di casa me lo ha offerto.” “A proposito di vicini… la notizia che sei tornata a casa ha fatto si che metà della popolazione di Dublino portasse qua di tutto, dai vestiti alle padelle. Jo ha aperto la porta per far circolare l’aria e si è trovato sommerso da tutto. Io e Will abbiamo impiegato un sacco per liberarlo da una pentola… Dovresti venire giù e dare un’occhiata”

In effetti Bernie aveva detto la verità, la notizia che l’ultima McCloud fosse tornata in Irlanda, aveva già fatto il giro per tutto il quartiere e dintorni. Zoe decise di uscire in giardino per vedere la situazione e fu seguita dagli altri tre. Più di una persona si fermava a salutarli, facevano sorrisi e cenni con le mani.
Will domandò divertito “Ma voi irlandesi siete sempre così?” Zoe gli rispose con un sorriso “Più o meno, siamo molto ospitali e ci piace aiutare i nostri connazionali. Siamo fatti così”
Il resto della giornata lo passarono a lavare tende, coperte, vestiti e altro. Bern venne messo a stendere le lenzuola, mentre Jo le lavava. Will spazzava le camere e Zoe puliva i pavimenti.

Jo fu l’ultimo a farsi la doccia, quando entrò in bagno si tolse la maglia e la guardò schifato: era piena di polvere, ragnatele e terriccio. Gli sembrava strano essere in Irlanda, a parte il paesaggio molto più verde a cui era abituato, non era cambiato nulla. Sempre lo stesso schema per lavare un appartamento. Sorrise al pensiero e incominciò a lavarsi. Quando uscì, avvolto nell’accappatoio, si accorse di sentire un forte profumo di menta. Si rivestì in fretta e scese in cucina con ancora i capelli umidi.
Zoe, anche lei con i capelli bagnati, stava facendo bollire il thè, mentre Will preparava le tazze.
Il rosso starnutì e domandò “C’è della menta in giro?” gli rispose Bernie “Si. Zozo ha preso un paio di foglie per metterle in casa. Ha detto che vuol fare un nonsoché..” l’interpellata ridacchiò ma non disse nulla, servì loro il thè e bevette la sua tazza con calma.
Passarono la serata a fare giochi da tavolo e a raccontarsi barzellette. Bernie si accorse che qualcosa nello sguardo di Zoe era cambiato, ma non disse nulla, aspettò l’indomani per discuterne.
Avevano deciso che avrebbero aspettato un po’ di tempo prima di ricominciare a lavorare, dovevano ambientarsi nella nuova città.
Fu proprio quella sera che la ragazza iniziò a soffrire di insonnia. Passava le ore che avrebbe dovuto dedicare al riposo, nella stanza dei suoi genitori. Si sedeva sul letto e rimaneva immobile, osservava i vecchi album di fotografie che sua mamma aveva fatto. Si sorprese quando si accorse di avere le guance bagnate mentre osservava una piccola foto, suo padre la teneva in braccio e lei gli aveva appena fatto la linguaccia.
Zoe si grattò il naso e guardò l’orologio: erano le quattro e quarantacinque di mattina. Scese le scale e andò in salotto, la luce era accesa e vide John seduto sul divanetto che osservava senza interesse una tazza di latte caldo “Jo? Che ci fai qua?” “Mi sono svegliato perché avevo freddo. Tu invece? Sei andata a dormire?” “No, non riesco.” “Capisco… Ti ho vista andare nella camera dei tuoi… tutto bene?” “Insomma… ho guardato delle vecchie foto, non ero a conoscenza della loro esistenza. A volte penso come sarebbe la mia vita se avessi ancora una famiglia. A quest’ora sarei a scuola, mi preoccuperei di altre cose e non di non avere i soldi per mangiare. O che c’è un pazzo che mi vuole morta..” “C’è una cosa su cui ti correggo. A quest’ora tu staresti dormendo, perché dubito che la gente vada a scuola a quest’ora assurda.”- il rosso posò a terra la tazzina e fece avvicinare l’amica- “piuttosto, come mai quest’insonnia? Di solito dormi come un sasso.” “Non so perché non dormo. Penso che… dopotutto, i ricordi tornano alla mente. È.. straziante vedere questa casa, benché ci passassimo poco tempo, quelle rare volte che eravamo qui, era sempre bello. Amavo moltissimo il giardino, mi divertivo tanto a giocare lì, ora è triste passare in mezzo alle piante. Dall’altra parte sono a casa, e mi è mancato questo posto” l’irlandese posò la testa sulla spalla di Jo-jo e aggiunse “Non so che fare.” “Innanzitutto dovresti cercare di allontanare i ricordi, ti fanno male. Secondo, dovresti dormire un pochettino. Prova a pensare a qualcosa che ti piace e che ti rende contenta” “Beh… sono contenta di poter parlare senza che nessuno mi dica che ho un accento terribile. Poi… sono contenta di essere qui” “Immagino, in fondo è la tua terra, e fa sempre piacere tornare nei luoghi dove si è nati” “Anche quello, io intendevo un’altra cosa.. sono felice di essere qua.. con te.” Jo arrossì vistosamente, iniziò a balbettare e Zoe aggiunse “Sei tu che mi hai detto di pensare a qualcosa che mi piace e che mi rende contenta, io ti ho risposto.” “Hai.. hai ra..ragione”
I due ragazzi rimasero in silenzio uno accanto all’altra, John si addormentò dopo una ventina di minuti mentre Zoe stette seduta a gambe incrociate, ascoltando il respiro dell’altro.



EBBENE SI, sono tornata.
Questo capitolo non mi piace nemmeno un po', la mia ispirazione era andata a giocare a nascondino.
So che fa cascare i calzini, ma abbiate pietà di me.
Prometto che cercherò di rendere il capitolo seguente migliore di questo.
A presto bella gente!

The Edge

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Capitolo 15
*** Nel frattempo a Londra... ***


Adam sbatté violentemente la porta inveendo contro la sua sfortuna “Chissà dove sarà andata quella lurida mocciosa” pensò con rabbia.
‘Denti Neri’ aprì la teca in soggiorno e si servì un bicchiere abbondante di liquore. Il whisky lo calmò, l’uomo si sedette sulla poltrona e cercò di ragionare “è impossibile che sia tornata in Irlanda” “e invece sì.” Mormorò una voce misteriosa.
“Chi sei? Fatti vedere” Jack entrò nella stanza e si parò davanti a lui “Non ti conosco” “e invece si. Sei mio padre” “JACK?” “In persona” “cosa cazzo ci fai?” “voglio stare con te” “Non se ne parla Jack Hell. Tu te ne torni ad Edimburgo e ci rimani” “Preferisco usare il cognome della mamma, ma comunque, perché?” “Fai quello che preferisci, non me ne importa nulla di te. Piuttosto che cosa diamine fai qui a Londra?” “Avevo trovato lavoro come apprendista dal Capitano Crewest..” “DA QUELLO SFIGATO? Momento, quindi hai conosciuto quello spreco di sperma di Zoe McCloud” “Si.. l’ho conosciuta assieme ai suoi amici. Sono partiti per Dublino un po’ di tempo fa” “ah davvero? Bene, partirò per l’Irlanda il prima possibile. L’ho lasciata vivere fin troppo” “Ma quindi vuoi ucciderla seriamente?” “Bravo. Lo hai capito eh?”
Jack spalancò gli occhi, scioccato.
Era vero quello che Zoe gli aveva detto.
 



I mesi passarono e a Dublino l’aria era sempre più fredda. William, John e Bernie si erano adattati bene alla nuova città, avevano trovato dei piccoli lavoretti da fare e guadagnavano abbastanza bene.
Zoe invece, lavorava dalla sua vicina di casa, le puliva l’appartamento e si occupava del giardino.
La ragazza era sempre più triste, non dormiva la notte e ogni sera chiudeva la porta a chiave e piangeva.
Si rifiutava di parlare di ciò con gli amici e si chiudeva sempre di più in se stessa.
John aveva tentato più volte di parlarle, ma l’amica aveva sempre rifiutato.
Il ragazzo non sapeva più che fare, era disperato. Moriva dalla voglia di poterla aiutare e di rivederla sorridere.
William provava la stessa disperazione del rosso, anche lui aveva cercato di parlare con la giovane irlandese, senza grandi risultati.

Una sera Bernie bussò alla porta della camera di Jo e con la scusa del fatto che gli serviva un maglione, entrò silenziosamente nella stanza.
John era seduto a gambe incrociate sul letto, una ciocca di capelli gli stava ritta sulla testa, ma il ragazzo non gli dava importanza, era assorto nella lettura di un enorme librone.
“Amico?” “Dimmi Bern” “Non pensi che bisogna far qualcosa?” Jo alzò lo sguardo dalla pagina “Ma cosa? Quello è il problema” “Sono mesi che è conciata così, dorme pochissimo, sembra quasi che sia scomparendo” “La conosci, e ci fregherà tutti. All’improvviso starà bene e noi ci chiederemo come mai ci siamo preoccupati così tanto” “Senti Jo-jo questo discorso lo hai fatto due mesi fa e la situazione NON è cambiata. E’ sempre peggio.” “Lo so. Cosa credi? Mi preoccupo per lei e per il fatto che Hell potrebbe ricomparire da un momento all’altro.” “Merda, mi ero dimenticato di quel pazzo!” “Beato te. Io ancora ci penso a quel tipo. Ah, è arrivato un telegramma da Elizabeth. Arriverà tra un paio di settimane, chissà, magari lei riuscirà a risolvere la situazione” “Ma speriamo! Sono contento che stia per tornare, mi sono affezionato a quella donna. Ha un che di… materno che mi sempre mancato” “ci è sempre mancato quel sentimento materno. Anche io provo una sorta di affetto per Elizabeth.  A proposito, Will dov’è?” Bern sorrise divertito e si strofinò l’indice sotto al mento “Riccioli d’oro è profondamente addormentato in camera sua. Ero intenzionato a svegliarlo visto che mi sarebbe piaciuto parlare di questa situazione anche con lui.. ma stava dormendo così bene che sarebbe stato un peccato svegliarlo” John scoppiò a ridere “Da quando in qua ti fai dei problemi a svegliare Will?? Di solito lo prendi a gomitate” “Suvvia amico, non posso essere sempre così cattivo con lui. Si merita un po’ di riposo. Scherzi a parte, il biondino sta facendo dei turni di lavoro assurdi.” “chi di noi non li fa?” “Zoe” “Lei si fa comunque la sua bella mazzata di lavoro. Senti Bern cosa vuoi che le dica? Non mi da retta, non mi parla, non fa nulla e io non so che fare” John si passò le mani tra i capelli, aggrovigliandoli ancora di più, chinò il capo in segno di resa. Bern rimase in silenzio per un paio di minuti ed infine sbottò “Porca bistecca. Tu adesso butti giù quella dannatissima porta e le vai a parlare! Mi sono rotto di vederla così e quindi ora dobbiamo far cambiare questa situazione” “Ti sfugge il fatto che NON MI ASCOLTA?” “Sei il suo ragazzo e che diamine! Ascolta amico, so che sei super timido e questa cosa ti imbarazza parecchio, però è la verità. Non c’è nulla di male. Quindi ora stacchi il tuo nobile fondoschiena dal letto, posi quel libro che peserà un quintale e vai a parlarle. Domani mattina mi dirai che cosa ti avrà detto. Niente storie” detto ciò, Bernie fece una faccia buffa e se ne andò nella sua stanza.

John alzò gli occhi al cielo, posò il libro sulla scrivania, spostò i fogli volanti nel cassetto e uscì in corridoio.
Bernie aveva lasciato apposta la luce accesa. Si sentiva un quieto russare provenire dalla camera di William, e al rosso scappò un sorrisetto divertito, il suo sorriso si smorzò quando arrivò in prossimità della porta della camera di Zoe.
Il ragazzo fece un profondo sospiro e bussò.
Nessuno rispose. Però riuscì a captare un paio di rumori.
Incuriosito, aprì la porta e corrugò la fronte alla vista di ciò che stava succedendo.

Angolo della matta:
Rieccomi qua!
Dunque, questo fa parte dei capitoli che non mi piacciono nemmeno un po', però servono comunque. Inoltre non mi piace come è scritto,non mi convince,  perdonatemi.
Non mi piace, e che diamine. il Santo John Entwistle non collabora più di tanto, e la mia ispirazione gioca a nascondino con lui.
Tralasiando questi amorevoli scleri serali da parte della sottoscritta, spero vivamente di riuscire a rendere il prossimo capitolo migliore di questa schifezzuola.

A presto! 
Recensite please!
Bacioni a tutti
Vostra The Edge

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Capitolo 16
*** Chiarimenti, o forse no? ***


Nella camera regnava il caos, fogli appallottolati per terra, vestiti ammucchiati sul letto.
Zoe disegnava rabbiosamente, con le lacrime agli occhi che le impastavano il viso, i folti capelli ricci le cadevano sulle spalle in un unico groviglio.
La ragazza era di schiena, e non si era accorta della presenza dell’amico. Continuava a singhiozzare, le lacrime scorrevano imperterrite lungo le sue guance.
John si avvicinò senza fare il minimo rumore e osservò il disegno.
Era tutto molto confuso, c’era la casa in fiamme e una bambina che tendeva le braccia verso un uomo steso a terra. Sullo sfondo c’era dipinto il viso deformato di un Hell molto più giovane. Il ghigno perfido era raffigurato con tale maestria che sembrava reale. Jo sentì i brividi corrergli lungo la schiena.
Solo in quel momento comprese quanto dolore albergasse nell’animo della ragazza.

“Zoe..” mormorò dolcemente il rosso, l’interpellata si voltò di scatto e biascicò “c..cosa c’è?”, lui si avvicinò e le posò le mani sul viso, asciugandole le guance “ora basta. Non devi pensare al passato, so che è difficile, ma devi andare avanti. Sono mesi che sei conciata così.. Siamo.. sono preoccupato per te.”
 “Cosa ne sapete voi di quello che provo?”
 “Non lo sappiamo, è vero. Ma ti vogliamo bene, brutta zuccona che non sei altro. Ascoltami per una volta Zoe McCloud. Cerca di dimenticare quel giorno e vai avanti. Ci siamo qua noi, e a breve tornerà tua mamma”
 “Come lo sai?”
 “è arrivato un telegramma stamattina.”
“Oh, capisco..” l’irlandese chiuse gli occhi e appoggiò la testa sulla spalla dell’amico, il quale le passò le dita tra i capelli “Sei cotta. Dovresti dormire un po’, non credi?”
“..Si..”
 “Promettimi che non ti ridurrai mai più in questo stato.. per piacere.” Zoe alzò lo sguardo e annuì, facendo un sorrisino impacciato “Promesso.”
 “Grazie”
 “Jo non prendertela.. ma perché ci tieni tanto?”
 “Perché ti voglio bene! E mi da fastidio vederti.. intrappolata nel passato. Inoltre mi manca tanto la Zoe per cui ho perso la testa. Questa che c’è ora è troppo triste per i miei gusti. Ma la amo lo stesso, e mi piacerebbe che questo concetto si fissasse bene nel suo cervello, perché a quanto ho capito non è molto chiaro”
la ragazza abbassò la testa, incapace di sostenere lo sguardo dell’altro.
John sospirò, alzò gli occhi al cielo e le posò un bacio sulla testa.

Quando Jo-jo uscì dalla stanza dell’irlandese, Zoe preparò dei vestiti puliti e andò in bagno.
Si fece la doccia, l’acqua calda le sciolse la schiena e i nervi tesi. Si massaggiò con il sapone i capelli neri e dopo molto tempo, si rilassò.
Iniziò a riflettere sul suo comportamento. Capì di essere stata una sciocca a ridursi in quel modo.
Un debole sorriso le incurvò leggermente le labbra al ricordo di pochi minuti prima. Le erano mancate le parole impacciate di Jo-jo, le era mancata anche la sua dolcezza.
“Zoe sei una stupida” la ragazza pronunciò quelle parole con decisione, rivolgendosi al suo riflesso sullo specchio.

Il mattino seguente William si alzò barcollando dal letto, ancora mezzo addormentato cadde dall’ultimo scalino e andò a sbattere contro la porta. Bernie scoppiò a ridere, tenendosi la pancia “Oddio.. ahahahahhahahahaahhahahahahahahahahaahahhaahahahah” il biondo gli rifilò un’occhiata di puro odio.
“cosa ti ridi??”
“è stata una scena epica. La tua faccia poi… hahahahaahhahahahaha.”
 “Ti detesto, non hai la minima compassione per la mia testa” il moro si portò una mano sulla fronte, continuando a ridere“ si può rivedere il tuo capitombolo?”
 “SCORDATELO”
 “uffa, si vede che ti sei alzato con il piede sbagliato”
 “Dovrei ridere?”
“Ma guarda, se proprio devi..”
I due ragazzi vennero interrotti da John, il quale domandò “Che succede? Ho sentito un tonfo incredibile” Bernie gli rispose con un sorrisetto “il biondino è caduto ed è andato a sbattere la testa contro la porta” il rosso spalancò gli occhi allarmato “L’uscio è ancora intero o si è sfracassato?”
William biascicò “Jo sei di una simpatia assurda. Tu e Bern avete fatto il pienone di simpatia stamani?” “come sei suscettibile amico!” ridacchiò divertito il rosso, mascherando un sorrisetto dietro ad uno sbadiglio.


“Ma Zoe?”
“Dorme”
“SUL SERIO?”
“si, prima che tu deliziassi Bern con una caduta spettacolare…Ho aperto la sua porta e ho visto che dormiva.”
“i miracoli esistono! Come hai fatto a convincerla?”
“Sai che non ne ho idea? Le ho fatto una sorta di discorso.. Voi non avete idea di come era conciata.”
“perché che ha fatto?” domandarono all’unisono Bernie e William.
Jo-jo si passò una mano tra i capelli e rispose “Beh.. quando ho aperto la porta ho visto che stava disegnando come una forsennata. Il disegno era talmente realistico che non ne avete idea. E’ vero che tutte le sue opere sono molto simili alla realtà, ma questo superava di gran lunga. La casa in fiamme, Hell con il pugnale in mano.. suo.. padre steso a terra. Mi sono spaventato io, figuriamoci lei che lo ha vissuto.”
“Mi spiace tanto. Ho come l’impressione che tutti questi anni passati insieme non siano nulla. Dai ragazzi, in questo ultimo periodo abbiamo scoperto molte cose su di lei che ignoravamo. L’esistenza di sua madre, di questa casa…della sua cotta per te, Jo” l’interpellato arrossì “Cosa c’entra ora nel discorso???”
“Lasciami finire e stai zitto”
“Non ci penso nemmeno biondino dei miei stivali”
“Suvvia non fate i bambini” si intromise Bernie
“Da che pulpito!” esclamò sarcastico William
“Ma come ti permetti brutto muso!”
“io faccio quel cavolo che mi pare e piace”
“Si vede che  hai preso una botta in testa.”
“Ti detesto Bern”
“Di la verità che mi ami alla follia”
“Sotterrati!”

William e Bernie iniziarono a litigare come cane e gatto.
John alzò gli occhi al cielo e sospirò.
Si preannunciava una lunghissima giornata.


Angolo della matta:
Eccomi qua!
Dunque, volevo dire che ho fatto un esperimento.
Ho provato ad impostare i discorsi in questo modo, che magari diventano più facili da leggere...
So perfettamente che questo non è dei migliori, ma mi sto sforzando per buttare giù qualcosina di sensato.
Asd, non ho avuto voglia di correggere, quindi se trovate degli errori ditemelo, che li correggo subito xD
Bon, spero che vi sia piaciuto.
Lasciatemi una recensione, che è sempre gradita.
Molte grazie a tutti!

a presto
The Edge

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Capitolo 17
*** Litigi, litigi e ancora litigi ***


Bernie e William si ignorarono per il resto della mattina e buona parte del pomeriggio.
Ma vivendo sotto allo stesso tetto, prima o poi avrebbero dovuto scontrarsi.

“Biondino dei miei calzini, vorresti togliere il tuo sedere ingombrante dal passaggio?”
“No.”
“Eddai, spostati!”
“Non ci penso nemmeno”
“PERCHE’?”
“Piacere sadico nel darti fastidio”
“Sei un cretino”
“ha parlato”
“Ti diverti?”
“abbastanza”
“levati dalle palle”
“No”
“Sì”
“No!”
“Ti dico di sì”
“E io ti dico di no”
“Sono più grande io! E io comando”
“che discorso del cazzo è? La casa non è nemmeno tua. E’ dei genitori di Zoe”
“Fanculo”
“Altrettanto”

“LA VOLETE SMETTERE OPPURE NO?” urlò al colmo dell’esasperazione la ragazza.
I due litiganti rimasero a bocca aperta, non avevano mai sentito urlare l’amica.
“Ha incominciato Bernie”
“Brutto mascalzone che non sei altro! Scaricare la colpa al sottoscritto”
“Sei tu che hai iniziato a prendermi in giro!”
“e tu hai il senso dell’umorismo di una pantofola”
“io cado dalle scale e ridi anziché aiutarmi, bell’amico”
“Ancora? Ma certo che sei proprio imbecille. Mi conosci da anni e sai che la metto sempre sul ridere”
“ma io mi offendo”

“Sentite, non me ne frega niente di chi ha incominciato. Se dovete litigare fatelo fuori” sbottò Zoe con rabbia.
Bernie incrociò le braccia “Stai calmina anche tu. Sai bene che io e lui siamo come cane e gatto, ma in fondo a ‘sto biondino voglio bene. Non mi pare il caso di alterarsi per un nonnulla.”
“è vero! Litighiamo spesso, ma abbiamo sempre fatto così… non è una cosa così fuori dal comune.”
“non potete mettervi ad urlare così senza un motivo!” strillò a voce acuta la ragazza, passandosi con rabbia una mano nei capelli.
“CERTO, PERCHE’ TU INVECE PUOI URLARE QUANTO VUOI, NON E’ VERO?” urlò di rimando Bernie con una smorfia di sfida.
Zoe impallidì “Fanculo Bern”
“Senti non puoi pretendere di ignorarci, rintanarti come un riccio nella tua stanza, non uscire mai e dare retta solo al tuo ragazzo. Ci siamo anche io e ‘sto rincoglionito. Okay, posso capire che hai passato un’infanzia triste, ma anche noi non siamo da meno! Io e Will non possiamo litigare liberamente che compari tu ad urlarci di smetterla!”
Alla ragazza iniziarono a tremare le labbra, gli occhi verdi diventarono sempre più lucidi e disse con voce strozzata “E pensare che io volevo chiedervi scusa per il mio comportamento stupido. Ma a quanto pare… vaffanculo” si girò e chiuse la porta, scoppiando in singhiozzi.

Will si grattò la testa e con una smorfia impacciata mormorò:
“Bern, amico… l’hai fatta grossa.”
“Hai ragione Will, ah.. senti fratello.. scusa”
“Naah, figurati. So di essere insopportabile.”
“Pace?”
“Pace!”
 
Quella sera, quando John tornò a casa, incrociò per strada Elizabeth, che dopo un lungo viaggio era finalmente riuscita ad arrivare in Irlanda.
La donna con il migliore dei sorrisi si informò di tutto quello che era successo in quel periodo e una smorfia di preoccupazione si dipinse sul suo viso quando il rosso le raccontò esattamente quello che era successo a Zoe.
I due, quando arrivarono nell’abitazione videro Bernie e William che giocavano tranquillamente a carte seduti sul divanetto, mentre Zoe se ne stava per i fatti suoi vicino alla libreria.
Era assorta nella lettura, aveva un’espressione talmente infelice che sue madre si rattristì ancora di più.


Angolo dell'autrice:
SALVEEEEEEEEEEEE 
Ebbene si, non sono ancora morta, ma sono qui per rovinarvi l'esistenza con le mie storie.
Sono passata a David Bowie.. e questo è ciò che ho scritto mentre lo ascoltavo.
Lasciatemi qualche recensione, mica vi mangio!
Grazie mille!
The Edge

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Capitolo 18
*** Un barlume di buon senso in un mare di follia. ***


Elizabeth si tolse la giacca e domandò “State bene?”
“una meraviglia” risposero in coro Bernie e William, John alzò le spalle e Zoe non rispose, ma salì di corsa le scale e chiuse la porta.
La donna alzò gli occhi al cielo e si sedette sulla poltroncina.
Era difficile tornare a vivere in quella casa.
La mattina dopo Zoe non uscì dalla stanza, rimase in silenzio a disegnare.
John, al limite della sopportazione, bussò deciso alla sua porta.
“Zoe so che sei li dentro! Aprimi!”
“…”
“Dai, fai la brava e apri la porta”
“…”
“ZOE!”
La ragazza aprì la porta e domandò “si può sapere cosa vuoi?”
“Sapere quando costano le ciambelle, ma secondo te? Voglio sapere perché hai preso a comportati di nuovo in questo modo”
“Fatti miei.”
“Mi sto facendo in quattro pur di aiutarti e tu mi ringrazi così? Cerco di starti vicino e mi tratti così?”
“Smettila di fare la vittima”
“IO? Ma sentila, io cerco di aiutarla e questa mi dice di non fare la vittima”
“Jo.. basta!”
“Dovrei essere io a dirlo! Ti stai comportando da bambina, te ne redi conto? Ieri sera soprattutto.”
“Ma saranno cavoli miei se decido di comportami in un certo modo. Non sei nessuno per dirmelo”
“Ah sì? Non sarei nessuno? Benissimo”
“Cioè, John.. non voglio discutere in questo momento.”
“Sono mesi che è impossibile parlare con te, o piangi o ti arrabbi. Mi sembra di stare insieme ad un pezzo di marmo. Ora basta!”
Zoe strinse i pugni e disse con voce rotta “Mi sono stufata.” Corse giù per le scale, aprì la porta e andò in strada, lasciando John solo nella sua stanza.

Mentre camminava per le strade, la ragazzina teneva lo sguardo basso. All’improvviso sentì uno strano scricchiolio, alzò lo sguardo e vide ‘Denti Neri’ davanti a sé.
L’irlandese cominciò a correre, perdendosi tra le viuzze, inseguita dall’assassino di suo padre.
 
Hell fremeva di rabbia, era sudato, i capelli brizzolati sparati in aria, l’espressione da pazzo dipinta sul viso. Fissava Zoe con una sorta di disgusto e odio.
La ragazza era seduta per terra, con i vestiti imbrattati di terriccio, il viso pieno di tagli ed ematomi.
Non passava nessuno in quella piccola stradina della capitale Irlandese.
L’uomo si gettò sulla ragazzina, la riempì di calci e pugni “Devi morire!” continuava a ripeterle, ma Zoe scivolava via dal suo raggio di azione.
L’irlandese si alzò in piedi barcollando, con una mano si aggrappò ad un vaso rotto e con l’altra al cancelletto di una vecchia abitazione disabitata, Adam sogghignò “McCloud sei allo stremo, le gambe non ti sorreggono più, sei stanca e io ti ho picchiata per bene, però con te non ho finito. Voglio vedere la vita abbandonare il tuo corpo, e una volta stecchita, porterò il tuo cadavere davanti alla casa di tuo padre, in modo che i tuoi amici ti possano seppellire.” Zoe deglutì, incapace di parlare.
‘Denti Neri’ prese dal taschino della camicia un coltellino.
“Tranquilla non ti ucciderò con questo, per te ho in serbo qualcosa di speciale.. Voglio solo farti qualche taglietto con questa lama”, l’individuo si mosse in fretta, impedendo alla ragazza di scappare. La tenne ferma e le fece due tagli sulle gambe, non tanto profondi, ma quel che bastava per ostacolare la sua fuga. Gli occhi verdi della ragazza si riempirono di lacrime di dolore. Zoe cadde a terra nuovamente, ansimando, sentiva il sangue che colava dai pantaloni, una sensazione di freddo lungo tutto il corpo.
“Mi ammazzi per favore. Non ne posso più. L’unico rimpianto che ho è che non posso chiarire il discorso che ho avuto con John. ” Biascicò la ragazzina in tono di supplica, Adam la fissò incuriosito e si sedette accanto a lei
“Perché dici questo? Vuoi davvero morire?”
 “Sento dolore in tutto il corpo, voglio farla finita. Non importa a nessuno se passo a miglior vita.” L’uomo le domandò, il suo sguardo era cambiato, così come il tono di voce, non era più minaccioso “E come mai? Voglio dire, i.. tuoi amici, tua madre..”
 “Loro forse piangeranno la mia morte. Però la mia vita è stata uno schifo, l’orfanotrofio, le botte continue, le prese in giro, la mancanza di affetto da parte della mia famiglia. Almeno quando non sarò più qui, potrò andare a rifugiarmi nelle braccia di mio papà, come facevo da bambina.” Adam sembrò ragionare su quelle parole
“Io… mi dispiace. Sono stato uno stupido. Ho rovinato tutto. Ho massacrato inutilmente l’uomo che aveva reso felice l’unica donna che io abbia mai amato. Ero geloso, Zoe ricorda che la gelosia è la cosa più brutta in cui una persona possa cadere” la ragazza notò che l’aveva chiamata col nome e non con il cognome, stupita domandò
“ E ora cosa vuol fare?” Hell fece un sorriso sincero, si strappò dei pezzi di stoffa dalla camicia
 “Voglio rimediare per quello che posso. Ti ho fatto del male.. ti prego di perdonarmi. So che finirò all’inferno, ma non importa. Voglio provare a tornare per pochi minuti il ragazzo che ero. Sai, tua madre mi insegnava tante cose, e qualcosina ho imparato” detto ciò l’uomo iniziò a tamponare i tagli sulle gambe che egli stesso aveva provocato. Fermò l’emorragia, il suo sguardo non era più pieno di odio, ma di rimorso. Zoe lo guardava con tanto d’occhi, incredula. Hell domandò
 “Ce la fai a camminare?” la ragazza si mise in piedi, e traballando sulle gambe, fece un paio di passi
“si.. ce la faccio”
Adam Hell la guardò “Ti prego di scusarmi di nuovo, sono una feccia della peggior specie. Porta le mie scuse anche ad Elizabeth” e prima che Zoe potesse rispondere, l’uomo di piantò nel petto il coltello che aveva usato per ferirla. Uno spruzzo di sangue arrivò a colpire la camicia grigia che la ragazzina indossava, macchiandola per sempre.

Zoe McCloud camminava con fatica, ogni passo era una tortura. Con notevole sforzo riuscì ad arrivare davanti alla porta di casa, bussò e appoggiò la fronte sulla soglia. Bernie aprì e sorresse l’amica “Zozo che ti è successo?”
 “A..A..A..Adam”
 “cosa ti ha fatto?”
“mi ha picchiata, stava per uccidermi, si è pentito, mi ha fermato l’emorragia alle gambe e si è suicidato”
Bern incredulo, scosse la testa “Adesso vado a chiamare tua mamma, che è andata a fare spese, dato che Will ha mangiato tutto quello che c’era nella dispensa. Te la senti a stare da sola?”
 “No.. non ce la faccio.”
 “Resto io con lei. Vai pure Bern” il rosso comparve da dietro la porta, appena vide le condizioni in cui era Zoe, una morsa d’acciaio gli strinse lo stomaco.
Il moro uscì di corsa, doveva fare in fretta, l’irlandese era sul punto di svenire e bisognava curarla.

John non aveva dimenticato il litigio, ma capì che era meglio mettere da parte l’orgoglio e aiutare l’amica. Le passò un braccio sulla schiena, e la tenne dritta. Era talmente leggera che il ragazzo si permise di tenerla sollevata da terra, le fece appoggiare i piedi sulle sue scarpe.
Non le disse nulla, ma i suoi occhi grigio azzurri parlarono per lui, era preoccupato e non sapeva come comportarsi. Zoe era zitta, teneva strette le labbra per non urlare dal dolore, infatti i tagli che aveva sulle gambe si erano riaperti, sentiva le ferite bruciare e il sangue colare giù dai pantaloni.
Elizabeth e Bernie entrarono pochi istanti dopo, la donna si tolse in fretta e furia la mantella e si avvicinò alla figlia “Cos’è successo? Chi ha osato conciarla così?” le rispose il moro “è stato ‘Denti Neri’. Zoe ha detto che dopo averla malmenata si è pentito e si è suicidato.” Elizabeth stette zitta, ma le lacrime cominciarono a rigarle le guance. Con un sospiro chiese gentilmente se la lasciavano da sola a curare la figlia.

I due ragazzi uscirono e si sedettero sui gradini.
John si passò le mani tra i capelli e mormorò “Quell’uomo ha avuto un attimo di buonsenso. Meno male che è viva” l’amico gli diede una pacca sulla spalla “Zoe è forte, anche se dalla costituzione non si direbbe. Ce la farà, come ha sempre fatto.”
 “E’ vero che è forte, però ne ha passate tante. Mi domando cosa abbia fatto di male per essere stata costretta a subire tutto questo. Vedere morire il proprio padre, venire usata come un affilacoltelli, finire in orfanotrofio dove nessuno le credeva, lavorare con noi, incontrare Adam Hell e suo figlio. È un miracolo che non sia impazzita.”
 “caspita John, questo  il discorso più lungo che tu abbia mai fatto! Comunque hai ragione. Rendila felice, mi raccomando.”
 “ci proverò.”
 “no, non devi provare. Devi farlo. Anzi, dobbiamo farlo noi tre. Dobbiamo riuscire a toglierla dai suoi incubi e portarla a fare una vera vita, senza pazzi omicida che vogliono farle del male.”
 “Giusto. Penso anche che dovremmo rimanere qui a Dublino ancora per un po’, non è poi così male” “Piuttosto amico, hai risolto la faccenda?”
 “il litigio intendi? No, non sono ancora riuscito a parlarle, e non mi sembrava il caso discuterne adesso.” “Ah, capito. Però vedi di combinar qualcosa, non l’ho mai vista così.”


Angolo dell'autrice:
Ho scritto questo capitolo mentre ascoltavo il buon Bowie e direi che non è venuto per niente male!
Questo capitolo mi piace, lo ammetto. 
Spero che possa piacere anche a voi, lasciatemi una recensione per piacere.
Grazie mille a tutti.
Vostra The Edge

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Capitolo 19
*** Chiedere scusa ***


Zoe dormiva da giorni ormai. Sua madre le aveva medicato con pazienza tutte le ferite. Il braccio sinistro della ragazzina era completamente bendato, dalla spalla fino al polso.
Tutti i tagli erano stati puliti e disinfettati, così come i vari ematomi sulle costole, dovuti ai calci di Adam.
Adam Hell era morto, e non poteva più farle del male. John continuava a pensarci. Era distrutto, dispiaciuto del fatto che non era ancora riuscito a chiarirsi con l’amica. Odiava litigare, soprattutto con lei. 

Bernie, William e Jo si davano i turni per stare un’oretta a vegliare l’irlandese. Tutti e tre si impegnavano al massimo anche al lavoro. Con sorprendente tenacia, svolgevano anche la parte di Zoe.
Taylor aveva l’abitudine di passare la sua ora di veglia a parlare con l’amica. Le raccontava tutto quello che accadeva al lavoro e a Dublino. Il ragazzo era cosciente del fatto che Zoe non poteva sentirlo, ma lui continuava, perché era davvero preoccupato.
Bernie invece stava spesso in silenzio, pregava il dio in cui non credeva e gli chiedeva la grazia di far guarire l’amica.
Il rosso passava le sue ore seduto accanto a lei.

Il pomeriggio in cui Zoe si svegliò, Jo-jo stava disegnando distrattamente, quando si accorse che era sveglia, sorrise di gioia. Il suo sorriso si smorzò alla vista della ragazza che teneva la testa china, per evitare di guardarlo.
L’inglese posò a terra il disegno e domandò “Tutto bene?” Zoe annuì, tenendo sempre gli occhi bassi “hai dormito quasi cinque giorni, eravamo preoccupati” la ragazza annuì di nuovo, senza rispondere.
John fece un sospiro “Hai presente il giorno in cui abbiamo litigato? Quando sei uscita di corsa in strada, io sono andato a farmi un giro per la casa. Per puro caso entrai in una stanza e vidi una foto. Eravate tu e tuo padre. Gli stavi a cavalluccio e indossavi il suo cappello, sorridevate entrambi. Non ho mai visto quello stesso sorriso in tutti gli anni che ci conosciamo. Mi dispiace di aver discusso.. era un brutto periodo per te e me la sono presa. Sono stato abbastanza stupido.” Zoe rimase in silenzio, sempre con la testa bassa, i ricci neri le nascondevano il viso, ma Jo riuscì a vedere una lacrima che cadeva dritta sulla coperta.
John si avvicinò ancora, le strinse delicatamente i polsi e mormorò “Zoe guardami” la ragazza alzò lo sguardo e il rosso la baciò. Fu un bacio gentile, un timido modo per chiederle scusa e per dimostrarle il suo affetto. Zoe ritrovò la fiducia nel ragazzo e strinse gli occhi verdi, ancora un po’ lucidi. Si liberò dalla presa dai polsi e abbracciò l’amico “Sai, per un momento ho creduto davvero di morire. Avevo solo un rimpianto, ed era quello di non aver risolto con te. Volevo rimediare e farti capire le mie vere intenzioni… ho già visto passare a miglior vita troppe persone per i miei gusti.” La voce della ragazza era bassa e roca, con un sospirò aggiunse “Jo?”
 “Sì?”
 “io.. voglio diventare vecchia con te”
John la guardò con un misto di stupore e dolcezza, le sorrise e le sussurrò all’orecchio “Per me va bene”

Will aprì piano la porta, fece per parlare ma poi ci ripensò. Sporse la testa per quel che bastava e vide i due abbracciati. Il ragazzo sorrise, e senza fare il minimo rumore, richiuse la porta.


Angolo dell'autrice:
Sono di nuovo qui, pubblico subito questo capitolo perché non mi piaceva vederlo solo soletto (?)
Spero che vi piaccia  e le recensioni sono sempre gradite.
a presto!
The Edge

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Capitolo 20
*** Normalità ***


Passarono le settimane e Zoe guarì completamente. Tornò ad essere l’allegra ragazzina di un tempo, per la gioia di tutti.
Non aveva più gli incubi e si sentiva normale, senza più il terrore di poter incrociare individui pericolosi come Hell.
Il Capitano Crewest si trasferì a Dublino, ormai stanco della vita monotona londinese.
Tra lui ed Elizabeth nacque una simpatia e passavano le giornate in giardino a curare le piante.
L’uomo era stufo di stare costantemente a servizio delle porte scardinate e passare del tempo all’aperto gli sembrava fantastico.

Anche Julie tornò nella sua terra natale, lei e Zoe tornarono ad essere inseparabili, mentre William riuscì nuovamente a farsi riconoscere urlando epiteti sulle bistecche.
Lentamente la vita stava tornando normale, era difficile riabituarsi, ma tutti davano il meglio.

“Jooooooooooooooohn luce dei miei occhi, amore unico della mia vitaaaa”
“Bernie frena amico, che poi Zoe diventa gelosa” ridacchiò divertito Will, seguito a ruota da Julie
“Ma Will, insomma…” borbottò imbarazzata la ragazza
“Eddai, stavo scherzando. Non è colpa mia se Bern mi offre le battute su un piatto per bistecche..”
“… sai che si dice ‘d’argento?”
“e io dico ‘per bistecche’, non posso?”
“Nono, fai quello che vuoi…” rispose con un sorrisetto Zoe
“Appena finite di parlare di piatti e di bistecche, mi piacerebbe dire al caro John che vorrei fare una partitina a scacchi.. voglio la rivincita.”
prima che il rosso potesse rispondere, Will colse al volo la sua opportunità per stuzzicare l’amico
“Ehi Bern, quante rivincite gli hai già chiesto??”
“Senti Riccioli D’oro stai a cuccia. Io voglio batterlo”
“se continui così non ce la farai mai”
“che ottimismo”
“perché invece di litigare non vi alleate e provate a giocare assieme a John?” si intromise timidamente Julie nel discorso.
“RAGAZZA SEI UN GENIO” urlò entusiasta Will, mentre Bernie si portava una mano alla fronte.

John osservava la scena impassibile, ma si vedeva che sotto sotto tutto quanto lo divertiva da matti.

Zoe gli fece un sorriso complice e uscì in giardino, seguita da Julie che non si era ancora abituata alle personalità esuberanti del biondo e di Bernie.
“allora amica mia, come stai?”
“sto decisamente meglio.”
“sono contenta di saperlo.. E’ bello vederti di nuovo felice e contenta”
“Il merito è anche di quei meravigliosi amici che mi ritrovo”
“Soprattutto di Jo, non è vero?”
“In parte si, ma anche Will ha fatto la sua parte, nessuno è capace di farmi ridere come fa lui, se poi si aggiunge Bern nel discorso..”
“Ho visto. Sembra quasi che facciano apposta per fare gli idioti”
“è nel loro carattere. Sono fatti così e non potrei avere amici migliori di loro”
“Come sei sentimentale Zozo, non ti riconosco più”
“ma smettila… lo sai meglio di me come sono fatta”
“è vero. Dopotutto io e te siamo.. oddio, com’è che ci chiamavano?”
“Zolie”
“Ah già… quanto tempo è passato.”
“giusto un paio di annetti”
“Mi sento vecchia”
“a chi lo dici.”
“a te rimbambita”
Zoe le fece uno sguardo che voleva essere truce, ma scoppiò a ridere, seguita a ruota dall’amica.
Le due ragazze continuarono a ridere, incapaci di fermarsi e non si accorsero di essere osservate da Elizabeth.
La donna sorrideva e sussurrò rivolta al cielo. “Oh Larry, come vorrei che tu vedessi com’è felice nostra figlia ora…”

Angolo dell'autrice:
E' incredibile, lo so (?)
ma sono DI NUOVO qui.
David Bowie non mi da tregua, sto scrivendo e pubblicando capitoli a velocità impressionante.
Ho deciso che pubblicherò anche il prossimo, almeno mi metto il cuore il pace (?)
Spero vi piaccia.
Recensite, non vi mangio.
a presto! 
... in sostanza a dopo, LOL
The Edge

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Capitolo 21
*** L'inizio di una nuova vita: qualche anno dopo ***


Il caldo sole estivo scaldava gli animi delle persone e le rendeva felici.
Jo-jo  si avvicinò a Zoe, le cinse le spalle con un braccio e le baciò i capelli neri.
“Pronta per uscire?”
“si, io aspettavo te”

Zoe appoggiò la testa sul petto ampio del marito e lo abbracciò forte, John ricambiò con affetto la stretta.  “mi mancavano questi tuoi attacchi di dolcezza nei miei confronti” la prese in giro lui, con un sorrisetto “Ma smettila. Lo sai che ti amo” gli rispose lei ridendo.
Jo le stampò un bacio leggero sulle labbra morbide e le fece il solletico sul collo “Ti amo anche io, come sempre”
 “Mi dispiace interrompere questo momento, però dobbiamo andare da Will. C’è tempo dopo per le coccole”
 “Giusto. Andiamo allora”
Insieme si avviarono per le strade, tenendosi per mano come due adolescenti innamorati.

Il tempo e la fatica avevano fatto irrobustire Jo-jo, e per la somma gioia di Sally Stone, aveva messo su un po’ di peso e ora non aveva più il viso smunto e pallido.
I capelli rossi erano più arruffati che mai e gli occhi azzurri erano limpidi e felici, per la prima volta senza che alcuna preoccupazione li facesse sembrare tristi come quando era un ragazzo.
Mentre l’irlandese aveva subìto pochi cambiamenti, i capelli neri era sempre ricci come quando era una bambina, gli occhi verdi erano limpidi come quelli del marito, era rimasta anche magra e leggera come un tempo. Aveva smesso di indossare il cappello a tesa larga, ma lo custodiva con cura e ogni tanto lo prendeva in mano, ricordando con affetto la sua stramba adolescenza.

“Ragazzi!”
William si sbracciava come suo solito dalla porta della sua abitazione, con un sorriso trentadue denti stampato sul viso.
Anche lui era cresciuto, aveva le spalle larghe e lasciava i lunghi capelli biondi al vento. Indossava dei pantaloni da lavoro e  una camicia azzurra, che ben si intonava con i suoi occhi.
Strinse in un abbraccio l’amico, poi si girò verso Zoe e le disse “la smetti di diventarmi bella? Jo-jo dovresti dirle qualcosa!” lei arrossì e il biondino la strinse in un abbraccio caloroso “mi siete mancati tanto.”
“anche tu. Anche quell’orso di Bernie ci è mancato”.
“Ah e così io sarei un orso? Begli amici che mi ritrovo. Ci conosciamo da una vita, ed è questo ciò che ottengo?” Bernie fece la sua comparsa e stritolò con garbo tutti e tre i suoi amici.

“allora Will, cosa volevi dirci?” chiese Jo-jo dopo aver bevuto una tazza di thè, il biondino sorrise e i suoi occhioni blu si illuminarono di sincera gioia “Dunque, volevo dirvi che fra un po’ io e Julie diventeremo genitori e voi cari miei, siete stati promossi a futuri zii” Bernie sorrise emozionato “Caspita! Beh, congratulazioni! Spero solo che il piccoletto o piccoletta, quello che sarà, non prenderà la brutta faccia da schiaffi che ti ritrovi”
 “Ma come ti permetti? Razza di bestione!” mentre parlava fingendosi offeso, il suo viso trapelava contentezza. John aggiunse con un sorriso “Will lo sai che scherziamo. Comunque siamo orgogliosi di te, e so che posso parlare a nome di Bern e di Zoe, vero?” Bernie annui e la ragazza prese parola “Si, hai ragione. Siamo contenti di te. Sarai un ottimo papà”
 “Grazie ragazzi. Vi adoro!”

Bernie sorrise, si lisciò i baffi e borbottò “Ragazzi stavo pensando che…” Will lo interruppe “Stai attento a non pensare troppo”
 “Ah-ha attento Taylor, la scusa che stai per diventare papà non fermerà lo scapaccione che potrebbe arrivarti sulla zucca” il biondino scoppiò a ridere “Dio se mi sei mancato Bern”
 “Come siamo sentimentali eh?  Comunque anche tu mi sei mancato ‘Riccioli d’oro’, come del resto anche quei due piccioncini di John e Zoe”
I due interpellati arrossirono e Bernie rise di cuore “Guardali! Sono diventati rossi come pomodori. Ehi amico, sei arrossito talmente tanto che i tuoi capelli sembrano sbiaditi in confronto alla tua faccia”
William, mosso dalla compassione per i suoi amici, cercò di riportare il discorso da dove si erano interrotti “Dai Bern, cosa volevi dire?? Hai detto che stavi pensando a qualche cosa…”
 “Si, è vero.. però grazie a qualcuno di mia conoscenza, mi sono completamente dimenticato. Quando mi verrà in mente, tapperò la bocca a questo dannato biondino e ve lo dirò”
 “Non mi fai paura bestione.”
“di me forse no, ma dei miei scappellotti si”
 “Ahia. Quelli si che fanno male!”

Nel pomeriggio William e Julie chiesero a Zoe se lei e sua madre potevano assistere al parto e l’irlandese accettò, garantendo la presenza di Elizabeth.
Bernie sfidò John a scacchi e durante la partita il moro domandò all’amico “Come vanno le cose con Zoe? Anche se è una domanda inutile.”
 “Va benissimo, perché è una domanda inutile?”
“Basta guardarvi per capire che siete la coppia più azzeccata che ci sia. Voglio dire, state insieme da quando avevate quindici, sedici anni e ora ne avete quasi ventisei. Se questo non è amore, io sono una fatina” il rosso scoppiò a ridere “in effetti non ti ci vedo molto conciato da fata.. Scherzi a parte, è vero, stiamo insieme da tanto, contando poi che noi quattro abbiamo vissuto assieme per.. vent’anni? Qualcosa di simile…”
“diciamo pure che era prevedibile. Beh, inoltre tu hai lo stesso sguardo innamorato di sempre, come del resto anche Zozo. Insomma, siete perfetti, e io ti sto per fare ‘Scaccomatto’ caro mio.”
 “Puoi tentare di distrarmi in tutti i modi, parlare di me e di mia moglie, ma non riuscirai mai a battermi” “Oh-oh, io non ne sarei così sicuro, mi sono allenato”
 “Sei migliorato, ma non abbastanza da sconfiggermi!” 
L’esito della partita fu il solito, e Bernie ingoiò l’ennesima sconfitta.

Quando tornarono a casa, John e Zoe erano silenziosi, si godevano appieno la presenza dell’altro.
La giovane donna salutò il marito e salì una rampa in più rispetto a dove abitavano. Bussò delicatamente alla porta e dallo spioncino un occhio verde la osservava.
Elizabeth aprì la porta e sorrise alla figlia. Era invecchiata, piccole rughe d’espressione le solcavano il viso, la soffice massa nera era piena di fili d’argento. Nonostante invecchiasse, il Capitano Crewest continuava a sostenere che fosse una bellissima donna.
“Ciao mamma, come stai?”
 “sto bene, tu? Vedo una scintilla di gioia genuina sul tuo viso, è successo qualcosa di importante?”
“Mi conosci proprio bene… beh, Julie e Will diventeranno a breve genitori, e hanno chiesto a me e a te se possiamo assistere al parto come infermiere, suppongo”
 “ma che bella notizia! Certo, accetto volentieri. Ora scusami tesoro mio, ma vado a riposare. Sono molto stanca..” Zoe annuì e diede un bacio sulla guancia della madre.

L’irlandese scese le scale e vide che la luce della camera da letto era ancora accesa.
John, comodamente spaparanzato sul letto, leggeva un libro e ogni tanto mandava qualche sbuffo, solo allora Zoe notò che il titolo del libro era scritto in gaelico “Jo, sei ancora alle prese con il gaelico?”
 “Si. Va meglio, solo che certe volte mi sfuggono dei termini, mi sa che dovrai farmi un’altra lezione. È questa la fortuna di amare una donna irlandese.” Zoe rise e si sdraiò accanto al marito “se lo dici tu… piuttosto, non sei contento di diventare zio?”
 “sono esaltato, lo ammetto. Chissà come sarà. Te lo immagini un William in miniatura??”
 “sarebbe una peste come lui.. però sono curiosa. Non lo so, mi fa effetto pensare che il nostro migliore amico stia per diventare padre.” Il rosso la guardò dritta negli occhi “Fa effetto anche a me. E.. noi? Voglio dire, ti piacerebbe diventare mamma?”
 “Sì, penso che mi piacerebbe, e tu?” “Io non so come si comporta un padre, dato che il mio mi ha lasciato davanti ad un orfanotrofio. Però piacerebbe molto anche me diventare papà” Zoe gli baciò il naso e poi la bocca “Tra nove mesi devo aiutare a far nascere il pargolo di casa Taylor. Dopo penso che potremmo dedicarci al futuro pargolo di casa Golish, che ne pensi?”
 “Dico che sono d’accordo.” Jo sorrise e aggiunse “adesso amore mio, ti proporrei di fare una sfida. Chi si addormenta per primo. Chi perde prepara la colazione” l’irlandese gli fece la linguaccia, annuì e chiuse gli occhi.



Angolo dell'autrice:
Direi che per oggi mi fermo a pubblicare.
Mi sto esaltando troppo, ma ormai è diventato peggio di una droga (?)
Lasciatemi delle recensioni, sono sempre tanto gradite dalla sottoscritta.
a presto!
Bacioni
The Edge

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Capitolo 22
*** Nuova vita in casa Taylor ***


Nove mesi passarono in fretta, e nell’ultimo mese Zoe ed Elizabeth avevano passato molto tempo in casa Taylor.
William era, se possibile, ancora più nervoso di Julie. La donna scosse la testa ed Elizabeth la rassicurò “avete già scelto il nome?”
“Si. Se sarà maschio, Andrew. Se sarà una femmina, Martha”


Il biondo di casa, continuava a camminare per l’atrio, torturandosi le mani. Andò a sbattere contro la porta un paio di volte, nel tentativo di aprirla. Si sentì il grugnito soffocato di Bernie
“Taylor apri questa porta, evitando di distruggerla. Credo che tua moglie non voglia inaugurare il parto con l’uscio rotto, non credi?”
 “Penso di si.”
 “Will, sicuro di star bene? È la prima volte che reagisci così al mio pessimo sarcasmo.”
“No che non sto bene, cioè, si sto benissimo. E’ che sono agitatissimo”
 “Lo sai che è Julie che deve partorire e non te?”
 “Si che lo so!”
 “Conoscendoti, questo è un passo avanti”
 “Simpatico come sempre eh?”
 “Ovvio. Dai, è bello che tu mi abbia risposto in questo modo”
 “piuttosto, tu che ci fai qua?”
 “Mi ha chiesto Julie di venir qua. Ho il suo permesso per tirarti schiaffi se ti agiti troppo. Comunque fratello, stai tranquillo. Arriverà anche John. In più siamo a tenerti d’occhio, meglio è”

Circa una quarantina di minuti dopo arrivò di corsa anche il rosso, che era nettamente in ritardo.
Bernie gli sorrise e con un cenno del capo gli indicò William, che camminava senza sosta avanti e indietro per il salotto.
“Amico mi sembri un’anima dannata dell’inferno di Dante”
“Tutta questa letteratura da dove ti viene fuori Jo?”
“Dai, io cerco di distrarti un po’”
“Bella forza, a te non sta per nascere un figlio!”


 
Due ore e mezza dopo, William teneva in braccio la piccola Martha. La guardava adorante, non le staccava gli occhi di dosso.
Julie notò che la piccola aveva la stessa faccia del papà e sorrise divertita.
Bernie soffocò una risatina alla vista dell’amico e disse “Caspita, la piccoletta ha la tua faccia Will. Povera Martha… costretta ad assomigliare ad un bisteccomane”
“Non ti faccio a fette solo perché sei mio amico”
“Che dolce”
“Lo so”
“Bern..”
“dimmi, Riccioli d’oro”
“Ti  andrebbe di tenerla in braccio?”
“i..io?”
“E chi se no? Il padre che non ho mai conosciuto? Forza Zio Bernie”

L’uomo, leggermente emozionato, prese tra le braccia la minuscola bambina, la quale gli fece un sorriso e gli strinse l’indice tra le sue piccole dita.
Appoggiati allo stipite della porta c’erano John e Zoe, che osservavano quel piccolo quadro di assoluta dolcezza.

Julie sorrise all’amica e le riservò uno sguardo dolce.
“Grazie…”




Angolo dell'autrice:
Questo capitolo è stato un vero e proprio parto, tanto per restare in tema, LOL
Devo ringraziare la mia cawa
the_Elaisa che senza di lei sarei ancora in alto mare, visto che non avevo idea di come scrivere questa parte così particolare.
So che è venuto abbastanza da schifo, ma perdonatemi.
Non avevo mai scritto una cosa del genere e.. insomma, abbiate pietà! *fa occhioni dolci*
a presto gente!
recensite mi raccomando!
The Edge

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Capitolo 23
*** Comparse -un po' di tempo dopo ***


Una donna leggeva le favole a due bambini. La femmina che aveva pressappoco cinque anni, ascoltava rapita il racconto, ma fu distratta da un rumore. Corse alla finestra e con un gridolino di gioia disse “Mamma è arrivato papà. Posso andare da lui??”
“Certo amore, vai pure” La bimba sorrise e uscì di corsa dalla porta “Papàààààààààà” urlò, saltandogli in braccio. L’uomo sorrise, le accarezzò i ricci rossi come se fossero le piume di un pulcino, la piccola gli schioccò un bacino sulla guancia ispida
 “Ciao papà”
 “Ciao Mae, come stai? La mamma e Simon sono in casa?”
 “sto bene. Si, la mamma ci stava leggendo le favole”
“Ah davvero? Quali?”
 “Quelle che hai scritto te. Sono davvero belle papà”
 “Grazie, ma non sono belle come la mia pulcina” Mae arrossì e nascose il faccino nell’incavo del collo del padre, il quale le sorrise complice e le domandò “Cosa avete fatto di bello oggi?”
 “La mamma mi ha insegnato come si fa a disegnare un gabbiano, e Simon si è nascosto dentro il tuo cuscino” l’uomo fece uno sguardo sbigottito e la bimba si affrettò ad aggiungere “Stavamo giocando a nascondino. Toccava alla mamma contare, io mi ero nascosta nella mia camera e Simon ha trovato il nascondiglio perfetto. Ha tolto il cuscino e si è nascosto dentro la federa.”
“Ah, ora ho capito. Però, complimenti, vi divertite con la mamma eh?”
 “Sì. Giochiamo tantissimo. Domani resti a casa?”
“Si amore, domani va la mamma in libreria a lavorare. Lei fa il turno con lo zio William”
 “Tu sei da solo al lavoro?”
 “No, con  me c’è lo zio Bern”

I due entrarono in casa e videro Zoe che teneva in braccio Simon, il quale teneva gli occhioni grigiazzurri spalancati e stava chiedendo “Ma alla fine il nonno di quel bambino, è riuscito a trovare la capra  che era scappata?” “Sai che non lo so? Dovresti chiederlo a papà, è lui che ha scritto la storia”
John posò a terra la figlia e si avvicinò alla moglie “Ciao te. Ora leggi ai nostri figli le mie storie?” Zoe sorrise “Ciao Jo. Eh si, volevano delle favole nuove e io li ho accontentati. ‘Il nonno con due capre’ ha particolarmente incuriosito tuo figlio.” John osservò il bambino e gli domandò “Ah si?” Simon annuì, tese le braccia per farsi prendere in braccio, il rosso lo accontentò “Cosa vuoi chiedermi?”
 “Alla fine del libro non dici se il nonno riesce a trovare la capra che era fuggita”
 “è vero. Non lo dico, perché il nonno non ce la fa a trovarla, è troppo vecchio. E Anole, la capra, è libera. Ah proposito, mi hanno detto che qualcuno si è nascosto dentro alla federa del mio cuscino” il bimbo rise e annuì, posò le manine paffute sul viso di John “Si. È stato divertente”
 “Se lo dici te, mi fido”
Zoe, seduta sulla poltroncina osservava divertita la scena: suo marito assaltato dai loro figli. Jo-jo se ne accorse, fece scivolare il bambino sull’altro braccio, in modo da tenerlo più in alto mentre si chinava a baciarla.

Dopo cena John iniziò a spiegare ai suoi figli come si gioca a scacchi, Simon aggrottò le sopracciglia e fece una smorfia poco convinta. Dall’alto dei suoi quattro anni non trovava molto interessante il gioco, mentre sua sorella era entusiasta. Il bambino decise che avrebbe imparato più in avanti, si alzò velocemente e inciampò nella scacchiera posata sul pavimento, fece per mettersi a piangere, ma suo padre lo prese in braccio “piccolo, adorabile disastro” gli mormorò all’orecchio.
Nel frattempo, Mae aveva perso l’interesse per il gioco, perché era rimasta affascinata dal disegno che Zoe stava facendo. La bimba infatti, teneva gli occhi verdi fissi sulla tela, sua madre stava disegnando un ciliegio in fiore, sapendo che era il suo preferito.
La pittrice si interruppe quando sentì un leggero russare di sottofondo, si girò e vide Simon comodamente accoccolato sulla spalla di John e  dormiva tranquillo. I ricci neri del bambino ricadevano morbidi, e una manina era appoggiata sul collo dell’uomo. Anche Mae iniziò a dare segni di stanchezza, continuava a sbadigliare.
Zoe e Jo-jo misero a letto tutti e due i bambini, quando uscirono dalla stanza le dita dell’irlandese si intrecciarono a quelle del rosso “Com’è andata al lavoro??”
 “Bene, a parte che Bern ha avuto la geniale idea di appoggiarsi su uno scaffale colmo di libri…e sono caduti entrambi. Non ti dico che risate, poi mi sono accorto che Bernie, con il suo dolce peso, ha distrutto un povero libro innocente. Domani fai te il turno in libreria? Sto io con i bambini”
 “Mi sarebbe piaciuto essere una mosca per vedere la scena… Sisi, va bene. Facciamo come al solito no?”
 “Va bene. Piuttosto, non ho capito perché la mia federa del cuscino è stata presa in ostaggio da Simon” l’irlandese fece una risatina “Stavamo giocando a nascondino, e dato che tuo figlio ha passato troppo tempo con William, ha imparato i suoi trucchi. Si è ricordato che è un ottimo nascondiglio, e si è infilato li dentro. Ho impiegato parecchio tempo a trovarlo. Ho capito dopo un po’ che era lì, perché di solito i cuscini non ridono”
 “Io l’ho sempre detto che Will è un genio del male con i bambini. A volte credo che si diverta più lui di loro.”
“Lo penso anche io” insieme di incamminarono verso la camera da letto, ascoltando il silenzio che albergava nella casa. Durante il giorno non c’era mai un attimo di pace, mentre di sera c’era calma e tranquillità. John fece passare un braccio intorno alla vita sottile della moglie, la sospinse dolcemente contro il muro e iniziò a baciarle il collo, Zoe abbozzò un sorrisetto e chiuse gli occhi, abbandonandosi tra le braccia del marito, il quale la sollevò e le rivolse uno sguardo vagamente preoccupato “Sei troppo leggera per i miei gusti. Va a finire che mi voli via, se arriva un tiro di vento forte.”
 “Tranquillo, non scappo.”
 “poco ma sicuro. Visto che non sono da solo, ho due figli dalla mia parte. ‘Caccia alla mamma ’ potrebbe essere divertente.” L’irlandese scoppiò a ridere, trattenne a stento le lacrime “Oddio. Ma che idee ti vengono?”
“Tenere te in braccio come faccio con Mae mi ispira tanto idee strane. È stupefacente quanto ti assomigli”
 “Ma se ha la tua faccia? Trovo che sia più simile a te. Anche per il carattere, è timida come qualcuno di mia conoscenza. Di mio ha solo gli occhi e la passione per il disegno”
 “Non stare a cercare il pelo nell’uovo, però ti do ragione. È una brava bambina. Trovo invece che suo fratello assomigli a te, fisicamente.”
 “E beh, con te li ho fatti i nostri figli. È ovvio che ci assomiglino”
“Come sei antipatica, io faccio discorsi carini e coccolosi, e tu mi parli così. Ma dico.”
 “Sei troppo divertente quando fingi di arrabbiarti”
 “Ah sì?” Jo aprì la porta della camera e la posò sul letto “Adesso voglio vedere se sono ancora divertente” Zoe lo fissò stupefatta, lui fece un sorriso sadico e iniziò a farle il solletico. La donna cercava di ridere a bassa voce, per evitare di svegliare i due piccoletti, e implorava John di smetterla tra una risata e l’altra “Ti.. ahahahahahaahahhahahahaha prego, basta”
“ Ti.. ahahahahahaahahhahahahaha prego, basta? Ma scherzi? È uno spasso” le rispose il rosso, mentre faceva scivolare le dita sulle sue anche, sotto ai piedi, sulle gambe, sotto al collo. Dopo circa cinque minuti, decise di smetterla col solletico, Zoe era senza fiato. L’irlandese si sedette sul letto e si appoggiò al marito, il quale le mormorò “Tutta questa confidenza?” Zoe appoggiò la bocca sulla sua e gli passò le dita tra i capelli, il rosso si staccò appena e disse “Questa confidenza potrebbe piacermi”
“Zitto”
 “Agli ordini”

Il mattino seguente, l’irlandese si alzò presto, si rivestì in fretta, diede un bacio sulla fronte ad un Jo ancora profondamente addormentato, e ai due figli. Mae aprì gli occhi, ancora mezza assonnata domandò “Vai al lavoro mamma?” “Si amore, resta a casa papà” “Okay.. ti voglio bene” “anche io pulcina”
Una volta arrivata in libreria, si tolse la giacca e attese che William arrivasse. Stava sistemando uno scaffale, quando udì che la porta si apriva: il primo cliente della giornata.
Con il migliore dei sorrisi disse “Salve, posso fare qualcosa per aiutarla?” rivolta all’uomo che le era di spalle. Jack si girò e rispose “Buongiorno Zoe”


Angolo dell'autrice:
Si, sono nuovamente qui.
Ci stiamo avvicinando alla fine *lacrimuccia*

a presto bella gente!
Recensite per piacere.
Sciao beli!
The Edge

 

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Capitolo 24
*** Incontri. ***


Zoe impallidì leggermente “Jack?”
 “In persona. Come stai? Ti trovo bene”
“Non male.. cosa ti porta da queste parti?”
 “ho fatto un paio di domande in giro, e mi han detto che tu e gli altri siete rimasti a Dublino. Volevo salutarvi e magari mettere una pietra sopra al passato. Effettivamente avevi ragione quando mi dissi che avrei avuto non poche sorprese conoscendo mio padre. Sono stato uno stupido a comportarmi in quel modo. Distruggere una potenziale amicizia che sarebbe potuta diventare qualcosa di più profondo. Io non sono mai riuscito a dimenticarti e..” la donna lo interruppe, mostrandogli la mano destra, dove all’anulare scintillava la fede nuziale “Jack, io sono una donna sposata. Ho due figli, due bellissimi bambini e amo mio marito. Vorrei che non facessi altri discorsi di questo tipo. Tra me e te non c’è mai stato nulla e mai ci sarà.”
 “sei sposata?? Non lo sapevo… okay, scusa. Mi metterò il cuore in pace, visto che a quanto pare non posso averti. Spero solo che tu non ti sia sposata perché sei rimasta incinta. Sei così giovane e hai già due figli” “non ti permetto di fare certe insinuazioni. Mi sono sposata a vent’anni e Mae, la mia prima figlia è nata quando ne avevo ventisei. Mi sono sposata perché amavo il mio ragazzo. Avevamo da anni una relazione stabile, e sposarci ci sembrava la cosa più naturale.” Lo scozzese scosse impercettibilmente il naso “uh, capisco. Beh, quindi sei la signora..?”
“Golish. Sono la signora Golish”
 “SEI LA MOGLIE DI QUELLO SFIGATO DI JOHN??”
 “Non ti permetto di parlare così dell’uomo che amo.”
 “ Scusa, è che son geloso. Da quanto state insieme?”
 “Da quando avevamo quindici anni.”
 “COSA??” “Hai capito benissimo e facendo un paio di conti, quando tu sei arrivato, lui era il mio ragazzo da un po’.”
Per somma gioia dell’irlandese, arrivò in libreria uno stravolto William, che appena vide Jack spalancò gli occhi per lo stupore “Tu.. qui?”
“Si, io qui. Non sembri contento di rivedermi” “Contento, insomma. Sono sorpreso, questo sì. È strano vederti dopo tutto questo tempo.”
 “Forse hai ragione. La verità è che voglio rimediare e riconquistare la vostra amicizia…”
 “Mi spiace, non credo che sia possibile. Eravamo dei ragazzini quando abbiamo litigato. Ora abbiamo trent’anni e tu ti ripresenti ora? Per non contare che ho sentito quello che le hai appena detto, e come hai potuto solo pensare che si sia sposata solo perché è rimasta incinta? È la mia migliore amica, e sta con quel timidone di Jo da una vita, hanno due bellissimi bimbi che giocano sempre con mia figlia. Tu hai deciso di andare per la tua strada e non si intreccia più con la nostra. Quindi ti pregherei di andartene.” Lo scozzese abbassò lo sguardo “Va bene… Addio. E scusate per tutto.”

Quando Jack uscì, Zoe si sedette sulla sedia e il biondo le posò una mano sulla spalla “Tutto bene?”
 “Sto bene, sono scioccata.”
 “Ti credo, avevi una faccia sconvolta quando sono entrato. A proposito, scusa il ritardo, ma Martha stava poco bene e Julie non riusciva a farla mangiare. Ha la febbre e non riusciamo a fargliela scendere, povera piccola. Tornando a noi, mi spiace di non essere arrivato prima. Chi mai poteva immaginare che sarebbe tornato??”
“ è stato uno shock rivederlo. Mi ha sconvolto quando mi ha detto che non è mai riuscito a dimenticarmi, insomma non è che abbiamo parlato tanto io e lui. Mi hanno dato fastidio le sue insinuazioni, è come se mi abbia detto che sono una.. puttana.. perché ho già due figlie e mi sono sposata presto…”
 “Zozo tu non sei una puttana. Mae e Simon sono dei tesori, e combinano disastri come ogni bambino che si rispetti. E come detto in precedenza tu e Jo-jo siete perfetti. Non dare ascolto a uno che nemmeno ti conosce, sono sicuro di quello che dico” la donna guardò l’amico con riconoscenza  “Grazie Will” lui fece uno sguardo complice “Sono sempre il tuo testimone, no?”

Dopo lo spiacevole incontro, il libreria tornò la calma. Entrarono un paio di persone e vennero soddisfatte. Un bambino si era portato via dieci libri e sua madre non riusciva a capacitarsi di ciò e domandò al biondo “Come avete fatto ad appassionarlo? Lui che fino a tre mesi fa faceva i capricci a leggere la lista della spesa.” Will sorrise “Eh sa signora, quando al mondo c’è un individuo spettacolare come me, riesco a far amare la lettura persino ad un’analfabeta.” La signora sorrise divertita, pagò gli acquisti del figlio e se ne andò.
“Individuo spettacolare? Ma smettila…”
 “Tzè, la tua è tutta invidia.” “Oh si, mi hai scoperta”
 “Ovvio. Io le bistecche le conosco”
 “Ancora questa storia delle bistecche?”
 “Sarò cresciuto, ma la passione per il cibo è rimasta”
“Lo avevo notato”
Will scoppiò a ridere, contagiando l’amica.

Quando Zoe tornò a casa, trovò Mae seduta sul divanetto che disegnava “ciao mamma”
 “ciao pulcina”
 “Come stai?”
“Bene, te?”
 “Sto.. bene, dove sono papà e Simon?” la bimba non fece in tempo a rispondere che i due interpellati scesero le scale, John teneva per mano il figlio, il quale aveva le guance bagnate. Zoe alzò un sopracciglio in una domanda muta e il marito si affrettò a rispondere “Abbiamo una ferita di guerra, Simon è stato attaccato da uno scalino dispettoso” Jo chiuse gli occhi, li riaprì e fece una faccia colpevole “E poi… beh…insomma.. ci è scivolata la vernice in anticamera.”

La donna rimase in silenzio, Mae corse a dare la manina al padre e tutti e tre tennero lo sguardo basso.
Simon ruotò gli occhioni verso l’alto e domandò “Mamma?” sua sorella seguì il suo esempio e domandò a sua volta “mamma?” vedendo che la moglie non rispondeva, il rosso si preoccupò “Z..Zoe?” “Siete dei pasticcioni.” “Scusaci. Non l’abbiamo fatto apposta. Il vasetto era in bilico… ed è caduto.”
Mentre John cercava di spiegare ciò che era successo, i due bambini si diressero verso la porta.
Mae e Simon corsero dalla nonna, la quale aveva chiesto il permesso di portarli a giocare al parco.
I due bimbi erano felicissimi, si divertivano un mondo con Elizabeth. La donna conosceva infatti una grande quantità di giochi e riusciva sempre ad emozionarli.

John, intanto, stava sistemando i giocattoli sparsi sul tappeto. Si interruppe quando vide la moglie, la quale si fiondò tra le sue braccia senza dire una parola.
“Zozo tutto bene?”
“Oggi io e Will abbiamo avuto una visita poco gradita”
“Davvero?”
“Jack.”
“COSA?”
La donna raccontò per filo e per segno tutta la conversazione, Jo-jo si grattò il mento nervosamente.
Le allusioni dello scozzese gli davano molto fastidio, non capiva tutta quella gelosia.
Con un sospiro avvicinò il viso a quello di Zoe, i loro nasi si sfioravano e lei riuscì a vedere le minuscole pagliuzze dorate negli occhi dell’altro.
“Zozo ascoltami. Non pensare a quello che ti ha detto Jack… Ci ha causato fin troppi problemi quando eravamo dei ragazzi. Dimenticati di quelle parole. So che sei orgogliosa e che ti hanno dato fastidio.
Ma ricordati che io ti ho sposata perché ti amo e l’ho sempre fatto da quando avevo tredici anni. Sei la donna della mia vita.”
L’uomo la strinse tra le braccia e le diede un bacio sulla testa.
“Fregatene di tutto. Non importa quello che dicono gli altri. Se sei felice va bene tutto”


Angolo dell'autrice:
Hello pipol! :D
Eccomi qua, il Buon Bowie mi ha ispirata e ho scritto.
La storia è praticamente al termine, penso proprio che il prossimo capitolo sia l'ultimo.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Recensite, non vi mangio mica.
a presto!
The Edge

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Capitolo 25
*** Pomeriggi felici ***


“Mamma quando andiamo dallo Zio Bernie? Mamma mi rispondi? Mamma?”
Zoe aprì gli occhi e vide il viso di sua figlia accanto al suo “Mae ci andiamo oggi pomeriggio… sono solo le otto del mattino. Ho sonno”
Sul viso della bimba comparve una smorfia di delusione e fece un faccino dispiaciuto
“Scusa se ti ho svegliata”
“Tranquilla. Che dici di provare a dormire un pochettino?”
“Posso rimanere qui con te?”
“Certo. Attenta a non svegliare papà”
La bimba annuì e si sdraiò accanto a Zoe, nel giro di pochi minuti era già profondamente addormentata.

“Toh, abbiamo un’intrusa nel letto” bofonchiò divertito John
“Shh che la svegli”
“Ma se è come te, una volta che si addormenta non si sveglia più”
“spiritosone”
“Lo so. È la mia qualità migliore”
“Parliamone”
“Sono d’accordo amore. Apriamo un dibattito”
“Non è il momento dai, fai il bravo e stai a cuccia”
“solo se mi dai un bacio”
“Dopo”
“Cattiva”
“No, Zoe”
“Dopo questa….”
“Vado a portare nostra figlia nel suo letto, visto che a quanto pare sei deciso a fare la comare”
Jo sghignazzò e premette il viso sul cuscino per evitare di fare troppo rumore.
Zoe alzò gli occhi al cielo, sorrise e prese in braccio Mae, che dormiva beata.

 
Nel pomeriggio si avviarono verso la casa di Bernie.
William, Julie e Martha erano già lì. Il biondo teneva la figlia sulle spalle, mentre Julie e Bernie conversavano tranquillamente.
“ZIO BEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEENR” urlò al colmo della gioia il piccolo Simon
“Ma tu guarda, ho un nipote che cresce a vista d’occhio. Come stai soldo di cacio?”
“bene”
“bravo bambino. Cosa mi racconti di bello?”
“Papà ha insegnato a Mae e a me a giocare a scacchi, ma non mi piace”
“Davvero? Sai che io cerco da una vita di batterlo ma non ci sono mai riuscito. Come mai non ti piace?”
“mi annoio”
Bernie scoppiò a ridere e passò una mano nei ricci neri del bambino “Sei tale e quale a tua madre. Anche lei si annoiava”

Il pomeriggio passò in fretta.
Will giocava a moscacieca con la figlia e i nipoti mentre gli altri adulti parlottavano fra loro.
Simon saltellava come un piccolo canguro mentre sua sorella era intenta ad osservare il cielo.
Marta era ai piedi di un albero e guardava rapita un piccolo passerotto che volava tra i rami.
Il tempo era perfetto, nessun’ombra solcava il cielo irlandese.
Era limpido come Zoe lo ricordava dai tempi della sua infanzia rovinata.

John si alzò e successivamente si sdraiò accanto alla figlia, le passò un braccio attorno alle piccole spalle e sussurrò “Sai, ho visto tanti pomeriggi nella mia vita, ma questo è il migliore. Sei una pulcina fortunata, ricordatelo. Io non ho mai avuto un papà”
“Lo so. Me lo ha detto la mamma”
“Voi due avete deciso di diventare delle lucertole?” domandò divertito Bernie
“Ma smettila bestione, sempre il solito sei” lo rimproverò il biondo
“Sai, non mi hanno clonato”
“per fortuna”
“Taylor stai a cuccia”
“Mica sono un cane”
“sei una bistecca infatti”
“è vero!”
“Te pareva se non ricominciava..”
“Ti faccio notare che hai iniziato tu”
I due uomini rimasero in silenzio per un paio di minuti, per poi scoppiare a ridere sonoramente, contagiando tutti.

Quella sera Zoe mise a letto i due bambini, i quali erano stanchissimi ma felici.
Adoravano passare i pomeriggi con gli zii.
John nel frattempo litigava con il colletto della camicia, che non voleva stare pacifico al suo posto.
“Dai su, fai il bravo colletto”
“Amore parli da solo?”
“Con questo benedettissimo colletto”
“Almeno ti risponde?”
“No”
“che antipatico”
“lo so”
Zoe ridacchiò divertita e decise di aiutare il marito, che stava per perdere la pazienza.
Lui lasciò che si avvicinasse e nel giro di tre secondi la strinse forte, stampandole un bacio.
“questo è per prima”
“Sempre il solito sentimentale”
“Già”
“Grazie”
“Prego…. Ma per cosa?”
“Beh, sai… per tutte le volte che mi sei stato vicino anche quando non me lo meritavo”
“Oh smettila zuccona. Ti amo.”
“vale lo stesso per me. E’ stato l’inizio di una nuova vita meravigliso”
“Concordo”

John Golish posò un bacio sulla fronte della moglie e chiuse gli occhi.
Ringraziò il cielo di avere la possibilità di stare con la donna che amava, avere dei figli ed essere senza quello strano timore di essere ad un passo dalla fine.
Poteva davvero considerarsi un uomo molto fortunato.


Angolo dell'autrice:
Non ci posso credere, sono arrivata alla fine.
*si commuove*
Se devo essere sincera mi sono divertita a scriverla.
Recensite per piacere, fatemi questo ultimo regalo.
Ringrazio tutte quelle buone anime che mi hanno sopportata in questo periodo, tra cui
WestboundSign_  MelodramaticFool_  e the_Elaisa
Grazie pele fanciule :'3

Ringrazio anche tutti coloro che hanno perso quei venti minuti della loro esistenza per leggere questa mia storia. 
Arrivederci a tutti.
Vostra The Edge

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