L'unico Sole

di Asterion
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 Infanzia ***
Capitolo 2: *** Cap.2 Arrivo ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 Rivelazione ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 Hai mai provato paura? ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 Incubi ad occhi aperti ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 Infanzia ***


 

Aya Kiyoiwa

 

Era una splendida giornata di primavera e il sole rosseggiava all'orizzonte, annunciando l'imminente tramonto. Alcuni tiepidi raggi solari si specchiavano nel laghetto che circondava la radura e le loro immagini tremolavano leggermente, sotto l'effetto delle increspature dell'acqua.

Al tempo avevo solo sei anni, al tempo io e lui eravamo ancora migliori amici e passavamo tutti i pomeriggi assieme. Io, una bambina paffutella e piuttosto pallida, dai capelli lunghi fino alla schiena,lisci e rossi come un pomodoro succoso; lui, un bambino magro, dai capelli ricciuti, neri come un'ombra, dagli occhi scurissimi ed un sorriso che ancora oggi mi turba da quanta luminosità vi è espressa.

Aya! Aya!”

Mi stavo rotolando sul prato per gioco; alcuni sottili fili d'erba e petali di fiori mi sfioravano le guance, facendomi prurito e facendomi ridere.

Quando sentii la sua voce, mi fermai immediatamente e mi alzai, posizionandomi, con circospezione, dietro la dura corteccia di un albero. Ebbene, lo avrei colto di sorpresa.

 

Aya! Dove sei?”

 

Risi leggermente, cercando di trattenermi, posando la fronte sulla bruna corteccia. Il minimo movimento mi avrebbe tradito e non avrei potuto cogliere di sorpresa il mio amico. Sentivo chiaramente i suoi passi provocare un leggero fruscio a contatto con l'erba, suoni che si facevano sempre più vicini. Chiusi gli occhi, mentre l'adrenalina cresceva.

Improvvisamente mi sentii circondare dalle sue braccia e gridai.

 

Ehi, non vale Kenji! Come hai fatto a trovarmi??”

 

Lui, anziché rispondermi, iniziò a farmi il solletico, e io, non riuscendo a trattenermi, incominciai a ridere sonoramente, e, voltatami, lo rincorsi per tutta la radura , mentre il mio vestitino verde mi danzava sulle gambe.

 

Tanto non mi prendi, carota!”

 

Non chiamarmi carota, cretino!”

Odiavo il fatto che si divertisse a prendere in giro il colore dei miei capelli. Corsi più forte, fino a che andai a sbattere contro qualcuno. Che strano, era apparso all'improvviso o ero io che ero distratta? Alzai gli occhi, timorosamente, e mi trovai faccia a faccia con il duro sguardo di un uomo moro, dagli occhi profondi come quelli di Kenji. La sua bocca si piegò in una smorfia e i suoi occhi si fissarono nei miei verde acqua, dandomi una sensazione di disagio.

 

Kenji”

 

proferì con una voce flebile, quasi impercettibile.

 

Nobile Padre!”

Il mio amico sbarrò gli occhi, alquanto sorpreso, e si piegò in un magistrale inchino, sfiorando l'erba con i suoi riccioli neri.

 

Vieni via da qui! Ti avevo già detto di venirci più in questo bosco; Lasciala stare quella lì, tu devi giocare solo e soltanto con altri nobili di sangue puro, sono stato chiaro?”

 

Il suo tono, perentorio e severo, mi sembrò velato di disprezzo. Mi chiesi, nella mia ingenuità di piccola bambina, cosa stesse a significare “nobile di sangue puro”, ma , non trovando risposta, relegai quella strana frase nei recessi della mia mente. Kenji mi guardò con un'espressione che ricorderò per sempre. I suoi occhi erano velati di tristezza, ma non per questo perdevano la loro luce e il loro calore. Si avvicinò lentamente a me, quasi indugiando, e,non appena mi fu davanti, aprì la mia mano destra con la sua e mi ci posò un pupazzino fatto ad orsetto.

 

Ti regalo il mio giocattolo più prezioso, Aya, così potrai ricordarti di me, quando ti mancherò. Mi raccomando però, stacci attenta, perché io ci tengo, carota!!”

 

Mi sorrise leggermente e , preso per mano il padre, si allontanò dalla radura, lasciandomi attonita e sola, mentre la luna già incominciava a far capolino, nel crepuscolo.

 

Da quel giorno non lo vidi più fino ai 19 anni di età. E' stato in quel preciso momento che ho incominciato ad odiarlo.

 

Angolo Autrice: Salve a tutti! Dopo lungo tempo sono tornata nel fandom di Vampire Knight con una nuova storia! Beh, che dire? Spero vi piaccia! Fatemi sapere le vostre opinioni <3

Un ringraziamento per chi legge/recensisce :)

Asterion

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Capitolo 2
*** Cap.2 Arrivo ***


 

Kaien Cross

 

Ricordo quel giorno come se fosse oggi.

La porta del mio studio si aprì lentamente, scricchiolando sui cardini. Al momento ero impegnato nel controllare alcuni cartigli, presi la calcolatrice e, mentre componevo dei numeri, distrattamente alzai lo sguardo e mi trovai davanti un ragazzo di circa 19 anni, molto alto e muscoloso, dai capelli ricciuti nerissimi e dagli occhi del medesimo colore.

 

Salve, direttore”

 

La sua voce melliflua e flebile mi impressionò. Non saprei spiegare perché, ma quel ragazzo aveva qualcosa di inquietante.

 

Salve, a cosa devo la sua visita?”

 

Ecco...” appoggiò le mani sulla mia scrivania di legno e si sporse fino ad arrivare ad un centimetro dal mio viso:

 

Vorrei entrare a far parte della sua scuola, preside.”

 

E' proprio nel momento in cui me lo trovai così vicino che capii come mai mi sembrava così inquietante. Erano i suoi occhi, erano freddi e vuoti. E poi...più lo osservavi e più ti sentivi strano.

 

Lei è al corrente dei principi pacifisti che vigono in questa scuola, vero?”

 

Feci una fatica enorme a distogliere gli occhi da quello strano visitatore.

 

Ma certo.” rispose lui, piegando le labbra in un sorriso sardonico. “ E comunque, se non si fida, ho l'autorizzazione scritta del mio nobile padre Eien Fujioka.”

 

Ebbi un tremito. Fujioka? Avevo sentito bene? Non era quel nobile casato di sangue puro decaduto ormai da anni?

 

E' sorpreso?”

Gli occhi del ragazzo si illuminarono di una luce misteriosa e cupa e il suo tono di voce cambiò leggermente. Era come se quella mia osservazione lo avesse terribilmente infastidito.

 

No, no, mi perdoni! Mi dia l'autorizzazione, prego.”

 

Il ragazzo aprì la cerniera del suo giubbotto di pelle nero e, dalla tasca destra interna, estrasse una lettera sigillata da un marchio di ceralacca con su inciso lo stemma di famiglia.

 

Proprio in quel momento la porta si aprì di scatto e, sulla soglia, comparve Zero, il disciplinare nonché mio figlioccio (anche se lui odia che lo definisca così).

 

Zero, arrivi giusto in tempo! Scorta questo nuovo studente al dormitorio della Night Class e poi Kaname penserà al resto...”

 

Zero annuì con un cenno del capo e si voltò verso il ragazzo. I due si fulminarono con lo sguardo e si guardarono reciprocamente con disprezzo.

 

Qual è il tuo nome?” domandò, con rudezza, il fiero disciplinare.

 

Kenji Fujioka, e tu come ti chiami?”

 

Zero Kiryu.” sbottò lui.

 

Mi venne quasi da ridere , sul momento. Zero era inconfondibile, una vera e propria suocera! Soprattutto se si trattava di avere a che fare con un odiato membro della Night Class.

 

Allora preside...la saluto!”

Il ragazzo si girò verso di me , sempre con quel sorriso sardonico dipinto sulle labbra, e mi strinse la mano. In quell'istante percepii chiaramente un brivido percorrermi la schiena.

Che strano, pensai tra me e me , per poi ritornare alle mie carte, mentre i due ragazzi uscivano dalla stanza diretti al dormitorio Luna.

 

 

Angolo Autrice: Ciao a tutti, eccomi con un nuovo aggiornamento della storia! Spero che sia di vostro gradimento, fatemi sapere quello che ne pensate!

Grazie a tutti coloro che seguono/recensiscono e leggono!!

Bacioni

Asterion

 

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Capitolo 3
*** Cap. 3 Rivelazione ***


Aya Kiyoiwa

 

Fu quel giorno che iniziai ad odiare Kenji Fujioka.

Ero nello studio di Toga Yagari, mio carissimo mentore nonché uno dei più celebrati Hunter di tutto il mondo.

Ero stata convocata per una nuova missione, un nuovo caso di cui mi sarei dovuta occupare. Che si trattasse di un altro vampiro pericoloso a piede libero? Lo avrei scoperto ben presto.

 

Toga armeggiò alcuni minuti con dei cartigli sparsi sulla sua scrivania ammaccata, poi spostò il suo sguardo penetrante su di me.

 

“Aya, te la sentiresti di fronteggiare un sangue puro , per la prima volta?”

 

I miei occhi si illuminarono all'istante: adoravo le sfide e, a dir la verità, non avevo nessuna paura al riguardo.

 

“Certo maestro! Di chi si tratta?”

 

“Non credo tu ne abbia mai sentito parlare in effetti. Appartiene ad una casata ormai decaduta ed ha da poco fatto il suo ingresso nella Night Class al collegio Cross. E' un individuo fortemente disobbediente alle regole imposte dalla scuola e recentemente si è reso particolarmente famoso per le sue bravate. Purtroppo sembra che Kaname sia troppo indulgente e quindi , in tal caso, entriamo in gioco noi.”

 

“Mi dica il nome.” dissi io, fissando il maestro negli occhi.

Se c'era una cosa che il venerando Toga mi aveva insegnato era non temere mai il nemico, chiunque egli fosse.

 

“Kenji. Kenji Fujioka.”

 

COSA?

 

Un tremito percorse tutto il mio corpo e il cuore iniziò ad aumentare la velocità dei battiti. Le orecchie mi fischiavano e le gambe sembrarono non reggermi.

 

Il maestro accorse subito, cingendomi la vita e sostenendomi con il suo corpo robusto.

 

“Cosa c'è Aya? C'è qualcosa che non va?”

 

“L..Lei..lei scherza vero? S-S-si chiama dav-vero Kenji Fu-Fu-Fujioka?” Non ce la facevo neanche ad articolare le parole. Pazzesco.

 

“Si, perché? Mi vuoi spiegare cosa ti succede??”

 

“No. Non può essere...” mi misi a ridere quasi sommessamente per poi scoppiare in una risata isterica. “No, non può essere lui...” scossi il capo, mentre già alcune lacrime mi rigavano il viso.

 

“AYA! RIPRENDITI!” Il maestro mi scosse violentemente, riportandomi alla realtà.

 

“Mi scusi maestro...”

 

Che vergogna! Adesso il maestro mi avrebbe per sempre considerato una femminuccia.

Mi liberai dalla sua stretta e corsi veloce fuori dallo studio, nel corridoio dell'Associazione. Andai quasi a sbattere contro Kaito, un mio compagno e amico Hunter, e travolsi Kiryu.

 

“Aya! D-Dove stai andando?” Il disciplinare, attonito, mi osservò fuggire via veloce come il vento.

 

Varcai il portone dell'edificio e corsi a più non posso, senza nessuna meta. Ricordo solo che ad un certo punto mi fermai. Ero in periferia, non sapevo neanche dove ero finita.

 

Che sto facendo? Sono impazzita?

Mi ripetevo, con la testa tra le mani.

Ero una rammollita. Un Hunter serio non si comporta così, deve sempre affrontare il nemico a testa alta, anche se si tratta del suo migliore amico.

Mi asciugai il viso bagnato dalle lacrime e, preso il cellulare, composi il numero di Yagari.

 

Rispose quasi subito.

 

 

 

“Aya! Finalmente! Ora mi vuoi spiegare..?”

 

Ma non gli feci terminare la frase.

 

“Maestro, sono pronta. Mi dica dove devo andare.”

 

E' che, a dir la verità, non avevo voglia di dare troppe spiegazioni sulla mia reazione di prima. Il maestro, evidentemente confuso, mi chiese se ero sicura e poi mi spiegò il piano.

 

“Tu, Zero e Kaito andrete al ballo mondano che stasera si terrà al collegio Cross. Kenji si presenterà di sicuro e voi lo terrete d'occhio, chiaro?”

 

“Ricevuto!”

 

Riattaccai per non dare la possibilità a Toga di chiedere ulteriori spiegazioni e tastai l'elsa della mia fedele spada Panthergaze.

 

A noi due, Kenji Fujioka.

Fu l'unica cosa che pensai, prima di tornare a casa.

 

********************************************************************

Angolo di Asterion :

 

Salve cari lettori!

Eccomi, con immenso ritardo, ad aggiornare con un altro capitolo “L'unico Sole”!

Spero che questo chappy sia di vostro gradimento e sappiate che già dal prossimo aggiornamento inizierete a capirci qualcosa di più xD

Ringrazio davvero molto Chrisanthemum che non manca mai tra i commenti e , in generale, tutti coloro che leggono/recensiscono/seguono!

Kisses&Hugs

Asterion :)

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Capitolo 4
*** Cap. 4 Hai mai provato paura? ***



Capitolo 4: Hai mai provato paura?



Aya Kiyoiwa

 

Dovevo aver dormito un'oretta sì e no quando sentii la sveglia rimbombarmi fastidiosa nell'orecchio.

 

Perché diavolo...? Ah...già..devo andare alla festa mondana..

 

Sbuffai rumorosamente e mi stropicciai gli occhi assonnati e ancora socchiusi.

 

Che palle le feste!

 

Mi alzai con grande fatica, convincendomi che in poche ore sarei riuscita a sfuggire a quella noiosa incombenza e mi diressi verso il bagno sbadigliando numerose volte. Mi spogliai, appoggiando il pigiama sulla sedia di legno che troneggiava vicino alla porta e mi fiondai sotto le carezze dell'acqua rinfrescante.

Se c'era una cosa che adoravo era la doccia: aveva l'incredibile capacità di rigenerarmi al massimo e di rilassarmi i nervi.

Non appena uscii dal bagno pieno di vapore , mi diressi davanti all'armadio. Ecco uno dei tanti motivi per cui odiavo le feste mondane: non sapevo mai come mi sarei dovuta vestire.

Scelsi un abbigliamento abbastanza sportivo, del mio genere insomma: un top nero aderente, un paio di jeans stretti e scarpe nere col tacco, stile stivaletto. Presi una pochette, dove infilai il cellulare, e uscii fuori casa, dove già mi aspettavano Zero e Kaito. Entrambi erano vestiti eleganti, con tanto di giacca e cravatta abbinata.

Se Zero era animato sempre da quel suo sguardo scontroso e rude, Kaito esibiva un sorriso affettuoso.

 

“Andiamo?” sentenziò Zero, abbastanza infastidito per l'attesa.

 

“Si, mister simpatia”

 

Risposi a tono.

A volte proprio non lo soffrivo Zero, anche se gli volevo molto bene.

 

In circa dieci minuti di cammino, durante il quale nessuno osò proferir parola, giungemmo proprio davanti al cancello della scuola. Quest'ultimo, al nostro arrivo, si spalancò lentamente con un gran rumore. Attraversammo il giardino senza parlare e io, quasi istintivamente, guardai il cielo. La luna piena sfavillava in tutta la sua luce. Sorrisi, e, abbassato lo sguardo, mi accorsi di essere appena arrivata davanti al portone.

Non appena entrammo nel corridoio che ci avrebbe condotto alla sala sentimmo la musica di un'orchestra aleggiare nell'aria.

Facemmo il nostro ingresso nell'enorme stanza da ballo e l'adrenalina si fece presto sentire.

Se l'avessi visto cosa avrei fatto? L'avrei salutato o avrei fatto finta di niente?

Scorsi Yuki Kuran insieme al suo fidanzato Kaname, un altro sangue puro da controllare. Più in là c'erano i soldatini di Kuran: Aido, Kain, Rima, Shiki , Seiren . La Night Class al completo, tranne Ichijo e...Kenji.

 

La sala era gremita di persone, tutte appartenenti a nobili casati e tutte rigorosamente vestite con stoffe e abiti preziosi.

Mi facevano afa solo a vederli. Ecco un altro motivo per cui odio le feste: ci sono persone disgustose.

Alla fine scendemmo l'ampia scalinata e decidemmo di dividerci: Zero avrebbe controllato la sala, Kaito i piani superiori e io parte della sala e stanze attigue. Alcuni ci osservarono dimostrando chi curiosità, chi disprezzo e chi ancora quasi timore. Notai subito lo sguardo di Kaname, ma aveva un'espressione tale che non riuscii a decifrarla.

Un ampio tavolo esibiva pietanze per tutti i gusti e dolci, nonché le più varie bibite. Gli ospiti iniziarono ad accalcarsi alla tavola, segno che era l'ora dell'aperitivo. Mi appoggiai ad una colonna, incrociando le braccia sul petto e iniziai a controllare la situazione: era tutto a posto, a prima vista.

Rimasi in quella posizione per un po', poi mi stufai e decisi di salire ai piani superiori per sentire qualche news da Kaito. Nel mentre che salivo lentamente i gradini, il portone che a mezza scalinata dava l'accesso all'intera sala, si aprì, scricchiolando sui cardini. Io, per istinto, portai la mano destra su Panthergaze e alzai gli occhi.

Non scorderò mai più quella scena: Kenji era davanti a me, sì proprio lui. Aveva i soliti capelli ricci e nerissimi, forse un po' più lunghi rispetto a quando l'avevo visto l'ultima volta, e i medesimi occhi, profondi e scuri anche quelli. I lineamenti del suo viso erano dolci e perfetti. La sua bellezza era rimasta inalterata, anche se era passato così tanto tempo e lui era un giovane uomo. Indossava una camicia bianca, che, slacciata in cima, metteva in risalto il suo corpo muscoloso e forte; sopra a quella vestiva una giacca nera, finemente lavorata; il tutto era completato da un paio di pantaloni neri e scarpe nere.

In quel momento non capii più niente. La vista mi si offuscò e , improvvisamente, mi sembrò che il tempo si fermasse e che anche la musica si fosse interrotta; l'unico rumore udibile erano i battiti del mio cuore, che mi risuonavano nelle orecchie. Mi ero completamente dimenticata della festa, della gente, della missione, di tutto: L'unico mio punto di riferimento era lui, in tutto il suo divino splendore. Persi quasi l'equilibrio e mi dovetti aggrappare per un attimo al corrimano. Lui, che inizialmente non mi aveva notata, spostò lentamente lo sguardo su di me. Mi squadrò da capo a piedi, e poi, indugiando sul mio viso, fissò i suoi occhi nei miei, provocandomi un brivido lungo la schiena. Sorrise, un sorriso strano,malizioso e allo stesso tempo glaciale. Poi, scese i gradini e, nel momento in cui mi passò accanto, accostando le sua labbra al mio orecchio destro, solleticandomi la pelle, sussurrò:

 

“Buona serata, Aya.”

Dopodiché continuò a scendere gli scalini e, senza più voltarsi, andò ad unirsi ai suoi compagni della Night Class. Quelle parole tornarono più e più volte alle mie orecchie come un'eco infinita, stravolgendomi completamente. Non riuscivo più a pensare o a fare alcunché, rimasi attaccata al corrimano, senza più essere capace di muovermi, mentre il brusio della sala e la musica tornavano a farsi sentire nelle mie orecchie, mentre riprendevo coscienza di dove mi trovavo. In quel frangente, Kaito, che doveva avermi notato, scese la scalinata e avvicinatosi, mi afferrò il braccio, scuotendomi.

 

“Aya! Che succede? Stai bene?”

 

Io, incapace di rispondere sulle prime, dissi di sì, che stavo bene, con un semplice cenno della testa, poi, aggiunsi:

 

“N-Niente. G-Grazie c-com-comunque!”

 

Kaito aggrottò le sopracciglia, per niente convinto della mia risposta.

 

“Chi hai visto? Kenji?”

 

Lo guardai fisso, con un'espressione dolente. Ormai ero diventata prevedibile.

Non risposi niente però, se non un semplice:

 

“Tutto a posto Kaito. Torna pure su!”

 

Forse ebbi poco tatto e fui un pochino brusca, è vero, ma in quella situazione la sua preoccupazione per me mi metteva leggermente a disagio: la verità è che non amavo mostrare la mia debolezza agli altri.

 

Scesi di nuovo in sala e mi avvicinai a Zero. Anche lui, come me, non notava niente di strano o di sospetto. Lanciai più volte delle rapide occhiate a Kenji. Parlava e scherzava con i suoi compagni, ma c'era qualcosa in lui che non mi convinceva: sembrava tutto così...artificioso, costruito oserei dire. Non saprei spiegare meglio a parole ciò che provavo, ma l'unica cosa che potrei dire è che quel ragazzo non me la diceva giusta.

 

Ad un certo punto, iniziarono le danze, mentre una dolce melodia di valzer si diffuse nell'aria. Con la coda dell'occhio notai Kenji dirigersi verso l'ampia scalinata e sparire oltre la soglia del portone. Che fosse andato via?

Forse, pensai, è meglio se lo spio da lontano, visto che la mia missione non consiste nel partecipare ad un'anonima quanto fastidiosa cena mondana.

Zero, che aveva tenuto gli occhi ben aperti, si mosse per andare dietro a Kenji, ma io gli afferrai il braccio destro con decisione:

 

“Zero...Voglio andare io”

 

Lui, seppur infastidito, annuì con un cenno del capo e, con un sospiro, tornò al suo posto, a vigilare la situazione.

Dopo averlo salutato con un cenno, salii anche io i gradini, alzando continuamente lo sguardo per la paura che potessi trovarmelo davanti come poco prima. Aprii il portone cigolante e una brezza estiva mi solleticò la pelle, provocandomi qualche brivido. Posai un piede sul prato del parco che circondava l'edificio e, sotto lo sguardo attento della luna e delle stelle, mi incamminai sul lastricato pietroso, mentre tenevo sempre presente davanti a me la lontana e nebulosa figura di Kenji.

Quest'ultimo, dopo aver indugiato qualche secondo, si diresse verso l'edificio che ospitava la Day Class.

 

Ma chissà che ci va a fare?

 

Con piccoli passi furtivi, mi nascosi dietro una quercia, ed osservai la situazione.

Kenji si era fermato davanti al portone che dava accesso al dormitorio e sembrava aspettare qualcuno.

Improvvisamente, dopo pochi secondi, una ragazza giovane comparì, subentrando dall'ombra. Aveva i capelli biondi come filigrane d'oro ed era vestita con una semplice veste da notte blu.

 

“Kenji!” soggiunse lei, con un velo di imbarazzo celato nella voce.

 

“ Shhhh...aspetta. Non è ancora il momento di parlare, perché vedi...qua c'è qualche ficcanaso di troppo!”

 

Un enorme masso sembrò opprimermi la gola e percepii vividamente l'adrenalina crescere.

 

Mi ha scoperto!

Pensai sul momento, ma non mi scomposi più di tanto. Nel mio lavoro capitano situazioni di questo genere e l'unica cosa da fare è mantenere la calma.

Quello che più mi sconvolse non fu il fatto che mi avesse intercettata, quanto il fatto che, senza il più flebile rumore, mi fosse apparso dietro, all'improvviso, poco dopo.

Mi accorsi di lui perché percepii il suo corpo caldo a contatto con la mia schiena e le sue labbra posate sui miei capelli.

 

“Ma guarda qui chi abbiamo: un Hunter! Aya, mi sorprendi!”

 

La sua voce melodiosa e suadente mi infastidì.

 

“Kenji togliti!” ruggii, senza nemmeno guardarlo in faccia.

 

“Oh, ma senti senti. E invece...si dà il caso che io voglia giocare un po' con te!”

 

Io non mi mossi di un centimetro, mentre la ragazzina della Day Class scappò via per la paura all'interno del suo dormitorio.

 

Finalmente Kenji si spostò ed iniziò a camminare lì intorno, quasi con fare riflessivo.

 

 

“Ti devo ringraziare, visto che mi hai fatto sfuggire la preda!”

 

Percepii chiaramente il sarcasmo insito nelle sue parole, ma non gli diedi spago.

Uscii dal mio nascondiglio e, illuminata dalla luce chiara della luna, mi avvicinai a lui. I suoi occhi erano inespressivi. Non so bene perché, ma mi salì la rabbia.

 

“E così ti piace bere il sangue dalle povere ragazze della Day Class? Non sai forse che in questo collegio è assolutamente vietato? O forse, te lo devo spiegare io?”

Tirai fuori Panthergaze e gliela puntai alla gola.

 

Per tutta risposta Kenji sorrise e allontanò dal suo collo la punta della mia spada.

 

“A me non me ne frega proprio niente delle vostre ridicole regole!”

Quel suo tono mi fece imbestialire.

 

“Mi stupisci, Kenji; non ti ricordavo così!” ringhiai io.

 

“Mh fammi indovinare...Ti hanno mandato qui solo per farmi una sciocca predica? ” Si mise a ridere, di gusto, e, poi, appoggiò la schiena alla quercia dietro la quale mi ero nascosta prima e, alzando lo sguardo, mi squadrò con un atteggiamento a dir poco strafottente.

 

Ne avevo veramente abbastanza di quell'impertinente e, a quel punto, dato che la diplomazia non aveva funzionato, mi decisi ad affrontarlo.

 

“Bene, che aspetti? IN GUARDIA!” Urlai io, brandendo la mia Panthergaze e correndo dalla sua parte. La cosa che mi sorprese è che lui non si mosse di un centimetro. Rimase appoggiato all'albero, nonostante lo stessi attaccando, peraltro con un'arma antivampiro, letale persino per un sangue puro. Quello che più mi infastidiva era quel sorrisetto sardonico che aveva sempre dipinto sulle labbra.

Ma non capii che guardarlo era l'ultima cosa che avrei dovuto fare. Ero come una mosca ingenua che rimane preda della trappola di un famelico ragno.

Notai quasi un debole movimento in quelle iridi scurissime , moto che divenne sempre più rapido e concentrico, come se dentro quegli occhi vi fosse un vortice senza fine che ti attraeva e che ti risucchiava via.

Improvvisamente sentii tutto il mio corpo rabbrividire, ma non si trattava di brividi di freddo, quanto di...paura.

Ecco, paura è la parola giusta, esemplifica perfettamente il mio stato d'animo di allora. La paura, un meccanismo che ti distrugge, che inibisce ogni tuo movimento, che annichila ogni tua azione. E, in effetti, mi fermai, ad un centimetro dal suo volto, mentre la spada mi cadeva a terra, quasi impercettibilmente. Si, perché io ero prigioniera di quegli occhi. Lui, Kenji, mi stava ammaestrando come un burattino.

 

“ Che succede, Aya?” Chiese lui,assottigliando gli occhi, diventando improvvisamente serio.

“Che...Che razza di sortilegio mi hai fatto, brutto BASTARDOOOOOOOOO??!!!” urlai io, continuando a fissarlo negli occhi, senza poter fare nient'altro. La mia forza di volontà , purtroppo, non esisteva più. Tremavo, tremavo come una bambina impaurita , perché il timore, mai così concreto e palpabile, mi aveva incatenato, completamente.

 

“Io..non ho fatto niente..” sorrise lui, quasi come se fosse una cosa ovvia.

 

“Non fare il finto tonto! Tu mi hai stregato!”

 

“Sei tu che mi hai attaccato per prima e così ne paghi le conseguenze, no?”

 

“Brutto Stronzooooooooo” Strinsi gli occhi per cercare di liberarmi di quell'arcano e misterioso panico che mi impediva persino di ragionare razionalmente per cercare una soluzione.

 

“Tsk! Pare che un altro piccolo insetto voglia giocare con me!”

 

Quel commento mi fece rabbrividire; avrei voluto girare la testa per vedere chi era che si stava avvicinando, ma, essendo completamente immobilizzata, lo vidi dal riflesso dei suoi occhi: Zero.

 

“NOOOO! ZERO SCAPPAAAA!” gridai io, sperando che il mio compagno mi sentisse.

 

“Oh, ma che carina, ti preoccupi per il tuo amichetto eh?” disse ridendo, accarezzandomi con la mano destra la guancia.

Avrei voluto staccargli quella mano a morsi, per la rabbia che covavo, ma, così ridotta, ero del tutto impotente.

 

“Ehi tu, allontana quelle luride mani da Aya!” sentii ringhiare dietro di me, mentre, con la coda dell'occhio, riuscii a vedere la canna della Bloody Rose.

 

“Anche tu con quelle inutili armi anti vampiro, eh? Bene, bene..”

Sorrise, capii che stava per metter in atto quella sua terribile tattica, ed urlai:

 

“ZERO, NON GUARDARLO NEGLI OCCHI!”

Ma era troppo tardi. Con la coda dell'occhio notai Zero incominciare a barcollare, mentre la sua mascella si contraeva e dei piccoli rivoli di sudore solcavano la sua fronte.

 

“Ditemi, Hunter: conoscete la paura?” sibilò il moro, sorridendo.

 

“C-Cosa sta succedendo?” Zero sembrava totalmente sbigottito e attonito.

 

“Zero, ti ha stregato!” gli dissi io, al limite della sopportazione.

 

“V- Vedo...delle cose mostruose..è..è..terribile!” Il guardiano si prese il volto tra le mani e incominciò a scuotere la testa, facendomi preoccupare per la sua incolumità. Verosimilmente il potere di Kenji aveva un effetto diverso sulle persone, a seconda della loro forza psicologica.

 

Non sapevo veramente cosa fare e temetti che sarebbe finita male. Fu un vero sollievo sentire la voce suadente e perentoria di Kaname, poco dopo.

 

“Kenji Fujioka, ti ingiungo di smetterla e di lasciar andare via quegli Hunter.”

 

Kenji divenne improvvisamente serio, le sue iridi si fecero più trasparenti e limpide, e, cosa che mi impressionò abbastanza, rispose con cortesia, mite come un agnellino.

 

“Si, Kaname! Perdona la mia impudenza!”

Prima di andarsene mi si avvicinò e, sebbene io stessi brandendo Panthergaze, osò sussurrarmi:

 

“Spero che questa lezione ti sia servita, carota: ti consiglio di non mettermi più i bastoni tra le ruote, intesi?”

 

Poi, senza aggiungere altro, se ne andò, dirigendosi verso il dormitorio Luna.

 

Mi voltai, ancora mezzo intontita, verso Zero. Era ancora lì, in piedi, in preda al terrore. Lui che era sempre così sicuro di sé...faceva davvero effetto vederlo in quello stato.

 

“Tutto a posto?” sopraggiunse Kaname, avvicinandosi. “Sono davvero dispiaciuto per ciò che è accaduto...Ultimamente quella testa calda ne sta combinando una dopo l'altra.”

 

“Perché non l'avete ancora estromesso dalla scuola?” domandai allora io, con una punta di collera. Se fossero stati più attenti tutto questo non sarebbe mai successo, ma forse, in fondo, parte della colpa era anche da demandare alla nostra incapacità.

 

“ Prenderò presto provvedimenti al riguardo. Nel giro di qualche giorno lo sbatterò fuori.”

 

Il tono tranquillo della sua voce e il modo in cui sembrava aver quasi voluto finire il discorso in fretta mi lasciarono interdetta: quel Kuran non mi convinceva per niente.

Poco dopo lui se ne tornò alla festa e io, dopo averlo ringraziato per averci salvato la vita, tornai da Zero, che sembrava ancora preda del potere di Kenji.

 

“Zer..” lo interpellai, toccandogli leggermente il braccio.

 

“ Niente, non c'è niente, assolutamente niente.”

 

Cercò di calmarsi e si scostò da me, per procedere in direzione dormitorio Sole, mezzo barcollante.

 

“ZERO, ASPETTA! Lascia che ti accompagni!” lo scortai e, sorreggendolo appena, lo portai su per le scale fino in camera sua, nonostante i suoi borbottii. Dopo essermi assicurata che stesse meglio me ne tornai a casa. Quando mi coricai ero stanchissima ed esausta e mi addormentai in pochissimo tempo; sognai e i miei sogni furono funestati dall'immagine di quegli occhi, neri e profondi: gli occhi di Kenji Fujioka.

 

Angolo di Asterion

 

Ciao a tutti cari lettori!

Rieccomi qui a pubblicare un altro capitolo della storia!

Come avete potuto appurare leggendo, le vicende hanno preso l'avvio proprio con questo aggiornamento!

Cosa farà adesso Aya? Darà la caccia a Kenji o no? E Zero riuscirà a liberarsi delle proprie paure? Lo scoprirete nel corso della fanfiction :D

Ringrazio immensamente tutti coloro che leggono/recensiscono/ seguono e, soprattutto, Chrysanthemum che non manca mai all'appello! <3

Kisses and Hugs

Asterion

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Capitolo 5
*** Cap. 5 Incubi ad occhi aperti ***


Cap. 5: Incubi ad occhi aperti

 

 

ZERO KIRYU


Paura.

Mi sono sempre chiesto cosa fosse, semplicemente perché non ne ho mai provata... fino a quel giorno.

 

Le lancette dell'orologio battevano ormai l'una di notte quando tornai barcollante in camera mia, strascicando i piedi come un ubriaco. L'unico suono udibile era il fastidioso tintinnare della mia Bloody Rose. Mi appoggiai qualche secondo al muro freddo vicino alla porta, con la fronte ancora imperlata di sudore freddo. Mi passai una mano tra i capelli, come per tranquillizzarmi.

Era tutto finito. Basta.

Tirai un pugno al muro, per poi lasciarmi scivolare lungo quella superficie fresca e ritrovarmi a sedere sulle piastrelle del pavimento.

Mi sentivo frustrato e impotente.

Possibile che quel vampiro mi avesse battuto così facilmente?

Mi aveva umiliato, nel vero senso della parola. E dire che ero un hunter! Ma a chi volevo darla a bere?!

Come aveva fatto?

Questo mi chiedevo disperatamente, con il viso tra le mani.

Lo avevo guardato negli occhi e basta.

Improvvisamente ero stato colto da un terrore cieco, un indefinito sgomento, che non riuscivo a capire da dove derivasse. Non ho mai avuto particolare paura per qualcosa , eppure lui aveva svegliato in me quel sentimento.

Quel terrore era quasi tangibile, era come se l'aria intorno a me ne fosse impregnata in profondità; a ripensarci mi vengono ancora i brividi.

Lui aveva manipolato la mia mente, mi aveva ridotto ad una marionetta, una bambola da poter magistralmente comandare a suo piacimento.

Ma era inutile continuare a pensarci.

Mi alzai, con grande fatica, e mi buttai sul letto,a pancia in su.

Forse la cosa migliore sarebbe stata dormire, in modo da poter recuperare le energie. Ma qualcosa, un piccolo particolare, attirò la mia attenzione, mentre, con le palpebre chiuse, ero sul punto di prendere sonno.

Uno scricchiolio, accompagnato da un gocciolio ripetuto.

Mi alzai a sedere e mi guardai intorno. Non c'era niente di strano. Andai persino a controllare le tubature del bagno, ma, a quanto pare, tutto era perfettamente funzionante.

Ma il gocciolio continuava, più forte, e io iniziai ad avvertire un debole giramento di testa.

Ad un certo punto lo sguardo mi cadde lì.

Sul muro, al di sopra del mio letto, c'era una frase scritta con lettere di sangue. Contemporaneamente sentii una fitta dolorosa alla base del collo, dove c'era il marchio di quella donna. Di riflesso vi posai una mano che al tatto percepii immediatamente umida. Me la avvicinai incredulo agli occhi. Sangue. Sangue che scorreva tra le mie dita.

Tornai ad osservare la scritta sul muro.

Il liquido color porpora continuava a sgorgare da quelle lettere scavate nell'intonaco e scendeva, inesorabile, mescolandosi ad altri rivoli.

 

Ichiru ha fame.

 

Continuai a fissare quel maleficio, incantato.

Mio fratello? Cosa c'entrava lui in tutta quella storia?

 

“KENJI! SO CHE SEI TU, FOTTUTO BASTARDO! MOSTRATI!”

Mi voltai.

Niente.

L'adrenalina cresceva e mi imperlava le mani di sudore freddo.

Destra? Sinistra? Niente.

Presi tra le mani la Bloody Rose e sparai alcuni colpi, a caso, contro il muro, contro il soffitto, contro il vetro della finestra, che si infranse cadendo in mille pezzi sul pavimento.

 

Nuove parole si aggiunsero, sotto a quelle già scritte. Lo capii perché sentii di nuovo quel gocciolio sulla parete e la mia ferita dolorante.

 

Ichiru ha fame.

Ha fame di sangue.

 

Fu un attimo.

Notai un'ombra scura che si accompagnava alla mia.

Mi voltai e sbarrai gli occhi.

Impossibile.

Era lui.

Ichiru Kiryu, davanti a me, con un'espressione priva di emozioni.

Come aveva fatto a comparire dal nulla?

Mi fissò per un istante, per poi sorridere e iniziare ad avvicinarsi a me, mostrando i canini appuntiti.

“Fratello mio...ho fame...”

La sua voce aveva qualcosa di metallico e non sembrava affatto appartenere né ad un umano né ad un vampiro.

Presi tra le mani la mia Bloody Rose e, convinto che quello non fosse davvero il mio gemello ma un mostro assetato di sangue, gli sparai.

I proiettili rimbalzarono sul corpo di Ichiru, per poi schiantarsi al suolo con un rumore metallico.

Intanto lui seguitava ad avvicinarsi, con calma omicida.

Decisi di tentare con il corpo a corpo, ma anche quella risoluzione risultò inutile. Sembrava che i miei colpi non avessero alcun effetto evidente. Ichiru si rialzava, sempre, e riprendeva ad avvicinarsi.

Alla fine, proprio mentre gli stavo indirizzando un pugno nel basso ventre, riuscì a cogliermi impreparato, mi afferrò il braccio destro e poi salì al collo.

Mi divincolai, mentre mio fratello mi fissava negli occhi con uno sguardo vacuo, quasi assente, stringendomi maggiormente alla gola.

Notai chiaramente le pupille del mio assalitore tingersi di porpora.

Mi si avventò addosso , affondando i suoi canini nella mia pelle. Urlai mentre cadevo inesorabilmente a terra. Sentivo chiaramente il sangue abbandonare il mio corpo insieme alle energie.

Ero quasi sul punto di perdere coscienza, quando qualcuno o qualcosa di identificato bloccò il mio pseudo-fratello mentre si stava per scagliare nuovamente su di me, serrandogli le braccia da dietro.

Notai dei capelli argentati far capolino da dietro la sua spalla sinistra e il luccichio di due denti aguzzi che mordevano la pelle di Ichiru, macchiandosi di rosso fuoco.

Sbarrai gli occhi.

Un altro vampiro?

Cazzo. Non ero assolutamente in grado di combattere in quelle condizioni. Ciononostante provai a rialzarmi, facendo forza sul muro dietro di me.

Fu quando assunsi una posizione eretta che lo vidi.

Quel vampiro...

Un orribile copia di me stesso.

Ero io, allo stadio E.

Quasi stentai a riconoscermi dall'altra parte della stanza. Il volto cangiato, orribile, le labbra quasi tirate sui denti aguzzi e gli occhi sbarrati e vuoti. Il mio corpo era più esile e le mie mani erano quelle di una belva, con le unghie lunghe e affilate.

E ora?

Come avrei potuto reagire?

Era ovvio che fosse una mia fantasia mentale però...

Presi a schiaffeggiarmi la faccia, cercai con tutte le forze di tornare in me, ma non successe nulla.

L'altro Zero mi fissò, prima con curiosità, poi con l'espressione di un lupo affamato.

Chiusi gli occhi.

Ormai che potevo fare?

Un suono ruppe il silenzio.

Il pomello della porta che si girava e una voce melodiosa che mi chiamava.

Aya.

NO, cazzo.

L'altro Zero si girò dalla parte della porta e scoprì i canini.

Con le forze rimaste mi avventai addosso a lui urlando come un pazzo. Ma quello Zero era troppo veloce per me e così lo mancai cadendo violentemente contro l'armadio. Ricordo che mi accasciai a terra e presi a urlare con tutta la voce che avevo quando vidi il level End addosso a Aya.

Poi oblio completo.

****

“Zero! Zero! Svegliati! Cavolo, è in un bagno di sudore, deve essere svenuto! Zero! Mi senti?”

Alzai pesantemente le palpebre e inizialmente vidi solo la sagoma di una figura vicino al mio viso. Cercai di mettere a fuoco.

Aya.

Aya, sana e salva.

Sospirai e mi misi una mano sulla fronte sudata. Era stato tutto un sogno, un terribile sogno e meno male era finito.

“ Zero, finalmente!”

Gli occhi di Aya si illuminarono nel vedere che mi ero ripreso.

“Quando sono arrivata deliravi. Eri sdraiato a terra e urlavi fissando il muro. Ma che cosa è successo?”

Provai a parlare, ma la mia bocca era troppo asciutta.

“ Tieni, bevi. Ti ho preso un bicchiere d'acqua.”

Mi sollevai da terra con gran fatica. Mi sentivo spossato e per di più avevo anche un leggero giramento di testa.

“ Ho avuto un'allucinazione...c'erano lettere lì sul muro, scritte col sangue....e c'era mio fratello Ichiru, mi ha aggredito e poi...c'era un altro me, dall'altra parte della stanza, al livello E....ha aggredito mio fratello e poi...l'ultima cosa che ricordo è che ti si è avventato addosso...”

Le parole mi uscirono confuse, come quelle di un pazzo. Probabilmente lo ero anche.

Aya mi ascoltò con espressione seria, poi soggiunse:

 

“Deve esser stato Kenji. Penso che abbia un qualche potere per manipolare la mente delle persone. Mi ricordo che quando l'ho guardato negli occhi sono stata colta da un terrore cieco, solo che... dopo mi è passato. Non ho la più pallida idea di cosa ti sia successo...”

Neanche io sapevo cosa dire. Ero ancora terrorizzato, avevo paura di avere un'altra allucinazione.

“Devo...devo andare da lui.”

Mi alzai in piedi, deciso nella mia risoluzione, ma Aya mi bloccò alla parete.

“No. Tu non vai da nessuna parte Zero. Tu resti qui.”

Le afferrai le braccia e delicatamente la spostai.

“No, Aya. Devo andare.”

“ Allora dovrai fermarmi.”

Lo sguardo della ragazza era serio e risoluto e non lasciava intendere compromessi.

Forse tutti i torti non li aveva: ero spossato, non sarei mai riuscito a tener testa a quel sangue puro.

“ Va bene, Aya, hai vinto.”

“Ci vado io.”

La guardai a bocca aperta.

“Aya, no. E' troppo pericoloso.”

“Zero, ormai è tanto che faccio l'hunter. Lasciami andare, lasciami dimostrare a Yagari quanto valgo. E poi...” abbassò gli occhi , rabbuiandosi “ un tempo Kenji era il mio migliore amico...forse...sono l'unica che può parlarci.”

Rimasi in silenzio a rimuginare.

Il fatto è che avevo paura per la sua incolumità, tuttavia era anche vero che era un hunter a tutti gli effetti.

“ Va bene, ma non metterti nei guai. E soprattutto se hai bisogno di aiuto chiama Yagari, intesi?”

Aya annuì con espressione decisa.

“Allora Zero, ci rivediamo presto. Vedrai che tutto andrà bene! Mi raccomando, se c'è qualche problema contatta l'associazione o Kaito!”

Mi dette una pacca sulla spalla e mi sorrise, prima di lasciarmi solo nella stanza a ripensare all'accaduto.

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Angolo di Asterion:

 

Hi readers!

Intanto vi chiedo umilmente scusa per il ritardo. Lo so, sono imperdonabile, ma ho avuto diversi impegni e ho dovuto faticare molto per ritrovare l'ispirazione per questo chappy.

Se devo dirla tutta, nonostante siano ormai mesi che ci metto penna, non ne sono ancora pienamente soddisfatta xD Fatemi sapere qualcosa, qualsiasi cosa, con una piccola recensione! Grazie in anticipo a tutti quelli che si fermeranno a leggere :)

Asterion :3

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