Persephone.

di La sposa di Ade
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Birth ***
Capitolo 2: *** Life. ***
Capitolo 3: *** Death. ***



Capitolo 1
*** Birth ***


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Birth.
Il vento soffiava con forza attorno all’ imponente Olimpo, al di sopra di scarpate impervie e immerso nelle nubi colorate dal sole, oltre tutto poteva sembrare un’ illusione, quel posto il cui nome era associato a termini quali la distruzione era il loro simbolo di pace, ma non solo di pace tra popoli e persone, in quel posto era la pace interiore a governare gli animi, il luogo in cui le esistenze degli dei erano iniziate.
Una figura slanciata e pallida sospirò, assaporando con piacere la sensazione del vento sulla pelle, i capelli scuri le solleticavano la schiena liscia e la lunga veste scura le avvolse le gambe, per poi liberarle ancora.
Il suo sguardo si perdeva nell’ immensità del cielo alle prime ore dell’ alba e le sue labbra si stiravano in un sorriso inconscio. Sembrava che la vita sull’ Olimpo le piacesse, soprattutto quando la luce dell’ alba colorava l’ aria e nasceva un giorno nuovo.
Un’ altra figura, una donna dai capelli ricci e castani  dai lineamenti rigidi, avvolta da abiti del colore del cielo limpido stava poco distante da lei ad osservarla con lo stesso sguardo che la figlia riservava solo al cielo, si chiedeva spesso a cosa pensasse, fin da quando era nata aveva pensato che sarebbe stato facile capire i pensieri della figlia, e anche se ogni volta che guardava il suo volto rivedeva il proprio da giovane, la sua mente sembrava inaccessibile, sembrava. Percepiva in lei qualcosa, che sembrava farla sentire costantemente a disagio.
“Sei un libro aperto.” Disse con un tono dolce e un po’ malinconico Demetra.
La giovane fanciulla sobbalzò lievemente, voltandosi verso la madre che fino a quel momento non aveva visto tali erano le sue attenzioni rivolte al cielo che lentamente cambiava, quando Emera prendeva il posto di Ecate.
“Madre.” La salutò con un lieve sorriso e piegando appena di lato la testa, tornò poi a guardare il cielo “Qualcosa ti turba? Solitamente non vieni qui fuori.” Quella era una delle cose per cui le piaceva, c’ erano volte in cui aveva bisogno di restare sola o semplicemente desiderava rilassarsi un po’ all’ aria aperta e quasi mai qualcuno andava a disturbarla, non che la presenza di sua madre la urtasse.
“Non ti sei stufata di stare qui, senza uscire davvero?” Le disse la madre. La figlia la guardò con uno sguardo interrogativo. “Perché non ti fai un giro? Magari con Menta, ah e già che ci sei non è che potresti prendermi delle erbe?” Chiese scherzosamente Demetra, mentre le sopracciglia di Persefone si sollevavano in un’ espressione divertita, era tentata davvero di uscire e sentire ll’ erba sotto i piedi, respirare il profumo dei fiori e tutte quelle cose che fanno le persone felici.
“Ovviamente puoi andare quando vuoi, mica subito.” Aggiunse frettolosamente la madre avvicinandosi alla figlia e sussurrandole all’ orecchio le erbe che avrebbe voluto che lei raccogliesse, la figlia non si curò di trattenere una risata.
E quando se ne andarono la figlia lanciò un ultimo sguardo al cielo intorno all’ Olimpo, non potendo immaginare che sarebbe potuto essere l’ ultimo. Per molto tempo.

Dopo aver litigato con l' HTML finalmente sono riuscita a inserire il banner (uno dei pochi decenti mai fatti dalla sottoscritta).
Quindi, che dire su questa cosa? Solo che non dovete spaventarvi, in tutto è composta da tre capitoli, più o meno della stessa lunghezza e che ne pubblicherò uno al giorno (che altrimenti va a finire che ammazzo Nvu). Tutto qui, spero solo di essere riuscita a farvi conoscere in modo piacevole la storia di Persefone.
La cosa più difficile è stata scegliere il genere ._. e probabilmente ho anche sbagliato...
Grazie per aver letto! :D A domani!

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Capitolo 2
*** Life. ***


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Life.
L’ erba le solleticava i piedi e i profumi dei fiori le pizzicavano il naso, proprio come aveva immaginato, passeggiava tranquilla in mezzo all’ erba alta guardandosi intorno felice, quando sollevava lo sguardo si meravigliava della differenza che provava ad osservare quel cielo, quando ci si trova semplicemente sotto di esso, e non  dentro come di solito era. Quando abbassava lo sguardo poteva osservare Menta chinarsi a raccogliere alcune erbe.
Quella era una vita che le piaceva e alla quale mai avrebbe rinunciato, era serena anche se spesso la malinconia le appesantiva il cuore senza un apparente motivo, di certo sua madre se ne accorgeva tutte le volte senza neanche il bisogno di chiedere cosa avesse, le leggeva dentro e basta, per lei era un libro aperto. C’ erano quelle volte, quando guardava il cielo al tramonto, in cui la malinconia era tale da cancellarle il lieve sorriso dal volto e far raggruppare silenziose lacrime dietro gli occhi senza un apparente motivo, quella sera non sarebbe stata così, non avrebbe sentito la mancanza di ‘Nessuno’, perché non c’ era nessuno in particolare a cui si sentiva legata in quel modo doloroso.
Il suo sguardo scivolò lontano, sugli alberi che vedeva in lontananza e sulle scure nubi all’ orizzonte, il vento ancora soffiava tranquillo facendo muovere l’ erba come se fosse uno specchio d’ acqua, ma un’ odore di tempesta si era diffuso intorno a loro.
Menta saltellava allegra tenendo strette tra le mani ciuffi di erbe facendone cadere qualcuna, Persefone ancora sorridendo si diresse verso di lei e si chinò a raccogliere le foglie che erano cadute alla ninfa.
Quel giorno si sentiva bene, le piaceva quella vita. Ma sentiva gli steli dei fiori sfiorarle le caviglie ed ebbe l’ impressione che le si volessero avvolgere tutto attorno a lei, stringerla e non lasciarla più andare, il che stese un velo di inquietudine sulla sua mente, così all’ improvviso desiderava tornare da sua madre, tra le calde mura dell’ Olimpo per scappare dal vento freddo che ora la faceva rabbrividire.
“Menta.” Chiamò la ninfa con un tono di voce ora nervoso,la quale continua a canticchiare allegramente e a gironzolare, con il volto rivolto verso il cielo, in quel piccolo giardino di felicità in cui si trovava. “Rientriamo.” Disse ancora Persefone vedendo il volto della ninfa farsi interrogativo e sporgere il labbro inferiore, di certo avrebbe preferito starsene ancora lì con lei, le piaceva quella vita.
Un soffio di vento tiepido le avvolse la vita facendole correre brividi lungo la schiena, ma ben presto quello che sembrava vento sembrò trasformarsi in aste d’ acciaio, fredde e rigide che strinsero la giovane fanciulla in una morsa di braccia pallide e forti, non riuscì a capire cosa stava succedendo quindi non riuscì a reagire fino a che non sentì più il terreno sotto i suoi piedi.
Ancora il vento nei capelli, mentre si sentiva trascinare via, le sue braccia si allungavano nella direzione di Menta che immobile li fissava senza riuscire a muoversi, con un misto di sorpresa e incredulità sul volto tondo, tant’è non sembrava affatto scioccata, piuttosto sembrava totalmente rapita dalla scena che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi. Persefone urlava ma la sua voce si perdeva nell’ immensità di quel verde. Vide la terra avvicinarsi sempre di più, si sentì inghiottire da essa, si sentì trascinare giù e lei non era l’ unica ascendere, c’ erano anche le sue lacrime, ma per un attimo solo ebbe l’ impressione che colui che la stesse trascinando giù si fosse fermato un attimo, come per prendere aria prima di un’ immersione, o un momento da imprimere nella memoria, un ultimo sguardo al mondo dei vivi.
Poi sprofondarono.


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Capitolo 3
*** Death. ***


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Death.
Freddo, sotto e dentro di lei. Una sensazione spiacevole. Dove si trovava?
Il buio la circondava, le sembrava di non esistere più, tutto intorno a lei era sfocato, il buio opprimente.
Un odore acre la ridestò lievemente, spingendola ad alzare la palpebre che sembravano pesare come macigni, un soffitto alto di pietra grigia attraversato da rami di scuri rampicanti, che potevano benissimo sembrare tante mani dalle dita scheletriche intrecciate.
Rabbrividendo si mise a sedere, i palmi delle mani a contatto con il freddo della pietra, si trovava in un ampio spazio rettangolare, sola. Alzandosi barcollante e insicura si guardò intorno, notando alte colonne abbracciate da rovi e da fiori ghiacciati, c’ era tanto freddo che il suo fiato si trasformava in piccole nuvolette di condensa.
Si avvicinò titubante al bordo più vicino, si aspettava di vedere fiamme profonde e scure, anime che urlavano e pregavano disperatamente di essere liberate, perché lo aveva capito, quella non era la terra, e di certo non poteva neanche essere l’ Olimpo. Ma lei non era morta, non poteva morire, ma non riusciva a spiegarsi il perché si trovasse negli Inferi.
Inaspettatamente oltre la pietra grigia vide ghiaccio, scuro, e sembrava che fosse vivo, sembrava fissarla e volerla intrappolare delle sue spire di vapore ghiacciato. Non aveva mai immaginato che il mondo degli Inferi potesse essere un posto così freddo e desolato, si era aspettata di essere circondata da fiamme e anime dannate, quando l ‘unica cosa che sentiva erano i brividi che le correvano sulla pelle.
Da quella distesa agghiacciante emerse una figura, inizialmente dello stesso colore del ghiaccio, camminava verso di lei, lentamente e senza distogliere lo sguardo dal suo volto. E lei rimase intrappolata in quegli occhi accesi come braci ardenti, che contrastavano splendidamente con il pallore del viso, si sentì avvolgere da una stretta forte e fredda, le sue braccia l’ avvolgevano e le loro labbra si toccavano, dentro di lei sentì il fuoco impadronirsi di lei, quel fuoco che si era aspettata di vedere lì intorno la bruciava ora dall’ interno. E si sentì bene, tutte le ombre presenti nel suo spirito, quelle che la facevano sempre sentire a disagio e fuoriposto, con quel contatto sentì solo il benessere.
Fulmini si abbatterono intorno a loro, colpirono le colonne avvolte da rovi intirizziti. Istintivamente la fanciulla si strinse al Dio che l’ aveva rapita, spaventata da ciò che stava accadendo intorno a loro.
“Diventerai la regina degli Inferi” Le sussurrò lui all’ orecchio e prima che Persefone potesse replicare Ade premette contro le sue labbra un melograno, facendole inghiottire a forza qualche seme.
“Ade!” Una foce forte e tonante, come la più grande delle tempeste rimbombò intorno a loro, poco prima che una figura alta e possente, dalla lunga barba castana e occhi color del grano si presentò davanti a loro.
“Demetra rivuole sua figlia.” Disse con voce autorevole il padre degli Dei piantando nella pietra dura la folgore e allungando l’ altra mano verso di loro.
“Sei arrivato tardi fratello, ormai non può più andarsene.”
“Cosa hai fatto Ade?” La rabbia sgorgava dai suo occhi e dalle sue parole.
“Ha mangiato un frutto degli Inferi, è legata a questo posto ormai.” Disse trionfante il dio degli Inferi stringendo ancora di più la presa sui suoi fianchi mentre Persefone tentava di allontanarsi.
“È così?”
“Non intero, solo qualche seme.” Disse debolmente mentre le lacrime premevano contro gli occhi per uscire, ancora le braccia di Ade si strinsero attorno a lei, non senza una certa delicatezza.
Gli occhi del Padre degli dei si strinsero.
“Non posso permettere che il mondo degradi in questo modo, Demetra è disperata e tutto sta morendo.” Sembrò riflettere un attimo, senza distogliere lo sguardo dagli occhi infuocati del fratello “È deciso, passerai metà dell’ anno con tua madre e metà negli Inferi, purtroppo è il massimo che posso fare. Ora vieni.” Di nuovo, le porse la mano. La fanciulla si allungò, sentendo tuttavia le braccia di Ade attorno al suo corpo, che però, seppur riluttanti, la lasciavano andare. Si volse solo una volta indietro e incrociò gli occhi del Dio che la guardavano con un misto di rabbia e tristezza, ma fu solo un momento, perché la luce la circondò e lo scenario lugubre degli Inferi svanì. 

Si gettò tra le braccia della madre, gioendo nel sentire il contatto con la sua pelle calda, il battito accelerato del suo cuore e le sue labbra sui suoi capelli, mentre il mondo rifioriva intorno a loro di una nuova Estate. Eppure sentiva che le mancava qualcosa, era a disagio con tutta quella luce, si sentiva esposta, nuda, fuori posto.

E in un giorno d'Estate m'accorsi di come in me vi fosse un'infinita notte d'Inverno.*

 

E con questo minicapitolo siamo arrivati alla fine, spero solo che questo mio capriccio vi abbia soddisfatto a sufficienza. Grazie per aver letto.
* Il periodo in cui Persefone sta lontana dalla madre diventa l‘ Inverno, mentre quando torna sull’ Olimpo arriva l’Estate; spero di aver reso bene l’ idea con l’ ultima frase :) e ho dovuto cambiare il banner perché l' altro me lo metteva 3 volte >.< maledetto EFP...





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