Persephone. di La sposa di Ade (/viewuser.php?uid=152568)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Birth ***
Capitolo 2: *** Life. ***
Capitolo 3: *** Death. ***
Capitolo 1 *** Birth ***
Birth.
Il vento soffiava con
forza attorno all’ imponente Olimpo, al di sopra di scarpate
impervie e immerso
nelle nubi colorate dal sole, oltre tutto poteva sembrare un’
illusione, quel
posto il cui nome era associato a termini quali la distruzione era il
loro
simbolo di pace, ma non solo di pace tra popoli e persone, in quel
posto era la
pace interiore a governare gli animi, il luogo in cui le esistenze
degli dei
erano iniziate.
Una figura slanciata e
pallida sospirò, assaporando con piacere la sensazione del
vento sulla pelle, i
capelli scuri le solleticavano la schiena liscia e la lunga veste scura
le
avvolse le gambe, per poi liberarle ancora.
Il suo sguardo si perdeva
nell’ immensità del cielo alle prime ore
dell’ alba e le sue labbra si
stiravano in un sorriso inconscio. Sembrava che la vita sull’
Olimpo le
piacesse, soprattutto quando la luce dell’ alba colorava
l’ aria e nasceva un
giorno nuovo.
Un’ altra figura, una
donna dai capelli ricci e castani
dai
lineamenti rigidi, avvolta da abiti del colore del cielo limpido stava
poco
distante da lei ad osservarla con lo stesso sguardo che la figlia
riservava
solo al cielo, si chiedeva spesso a cosa pensasse, fin da quando era
nata aveva
pensato che sarebbe stato facile capire i pensieri della figlia, e
anche se
ogni volta che guardava il suo volto rivedeva il proprio da giovane, la
sua
mente sembrava inaccessibile, sembrava. Percepiva
in lei qualcosa, che sembrava farla sentire costantemente a disagio.
“Sei un libro aperto.”
Disse con un tono dolce e un po’ malinconico Demetra.
La giovane fanciulla
sobbalzò lievemente, voltandosi verso la madre che fino a
quel momento non
aveva visto tali erano le sue attenzioni rivolte al cielo che
lentamente cambiava,
quando Emera prendeva il posto di Ecate.
“Madre.” La salutò con un
lieve sorriso e piegando appena di lato la testa, tornò poi
a guardare il cielo
“Qualcosa ti turba? Solitamente non vieni qui
fuori.” Quella era una delle cose
per cui le piaceva, c’ erano volte in cui aveva bisogno di
restare sola o
semplicemente desiderava rilassarsi un po’ all’
aria aperta e quasi mai
qualcuno andava a disturbarla, non che la presenza di sua madre la
urtasse.
“Non ti sei stufata di
stare qui, senza uscire davvero?” Le disse la madre. La
figlia la guardò con
uno sguardo interrogativo. “Perché non ti fai un
giro? Magari con Menta, ah e
già che ci sei non è che potresti prendermi delle
erbe?” Chiese scherzosamente
Demetra, mentre le sopracciglia di Persefone si sollevavano in
un’ espressione
divertita, era tentata davvero di uscire e sentire ll’ erba
sotto i piedi,
respirare il profumo dei fiori e tutte quelle cose che fanno le persone
felici.
“Ovviamente puoi andare
quando vuoi, mica subito.” Aggiunse frettolosamente la madre
avvicinandosi alla
figlia e sussurrandole all’ orecchio le erbe che avrebbe
voluto che lei
raccogliesse, la figlia non si curò di trattenere una risata.
E quando se ne andarono la
figlia lanciò un ultimo sguardo al cielo intorno
all’ Olimpo, non potendo
immaginare che sarebbe potuto essere l’ ultimo. Per molto
tempo.
Dopo aver litigato con
l' HTML finalmente sono riuscita a inserire il banner (uno dei pochi
decenti mai fatti dalla sottoscritta).
Quindi, che dire su questa cosa? Solo che non dovete spaventarvi, in
tutto è composta da tre capitoli, più o meno
della stessa lunghezza e che ne pubblicherò uno al giorno
(che altrimenti va a finire che ammazzo Nvu). Tutto qui, spero solo di
essere riuscita a farvi conoscere in modo piacevole la storia di
Persefone.
La cosa più difficile è stata scegliere il genere
._. e probabilmente ho anche sbagliato...
Grazie per aver letto! :D A domani!
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Capitolo 2 *** Life. ***
Life.
L’ erba le
solleticava i
piedi e i profumi dei fiori le pizzicavano il naso, proprio come aveva
immaginato, passeggiava tranquilla in mezzo all’ erba alta
guardandosi intorno
felice, quando sollevava lo sguardo si meravigliava della differenza
che
provava ad osservare quel cielo,
quando ci si trova semplicemente sotto di esso, e non
dentro come di solito era. Quando abbassava
lo sguardo poteva osservare Menta chinarsi a raccogliere alcune erbe.
Quella era una vita che le
piaceva e alla quale mai avrebbe rinunciato, era serena anche se spesso
la malinconia
le appesantiva il cuore senza un apparente motivo, di certo sua madre
se ne
accorgeva tutte le volte senza neanche il bisogno di chiedere cosa
avesse, le
leggeva dentro e basta, per lei era un libro aperto. C’ erano
quelle volte,
quando guardava il cielo al tramonto, in cui la malinconia era tale da
cancellarle il lieve sorriso dal volto e far raggruppare silenziose
lacrime
dietro gli occhi senza un apparente motivo, quella sera non sarebbe
stata così,
non avrebbe sentito la mancanza di ‘Nessuno’,
perché non c’ era nessuno in
particolare a cui si sentiva legata in quel modo doloroso.
Il suo sguardo scivolò
lontano, sugli alberi che vedeva in lontananza e sulle scure nubi
all’
orizzonte, il vento ancora soffiava tranquillo facendo muovere
l’ erba come se
fosse uno specchio d’ acqua, ma un’ odore di
tempesta si era diffuso intorno a
loro.
Menta saltellava allegra
tenendo strette tra le mani ciuffi di erbe facendone cadere qualcuna,
Persefone
ancora sorridendo si diresse verso di lei e si chinò a
raccogliere le foglie
che erano cadute alla ninfa.
Quel giorno si sentiva
bene, le piaceva quella vita. Ma sentiva gli steli dei fiori sfiorarle
le
caviglie ed ebbe l’ impressione che le si volessero avvolgere
tutto attorno a
lei, stringerla e non lasciarla più andare, il che stese un
velo di
inquietudine sulla sua mente, così all’ improvviso
desiderava tornare da sua
madre, tra le calde mura dell’ Olimpo per scappare dal vento
freddo che ora la
faceva rabbrividire.
“Menta.” Chiamò la ninfa
con un tono di voce ora nervoso,la quale continua a canticchiare
allegramente e
a gironzolare, con il volto rivolto verso il cielo, in quel piccolo
giardino di
felicità in cui si trovava.
“Rientriamo.” Disse ancora Persefone vedendo il
volto della ninfa farsi interrogativo e sporgere il labbro inferiore,
di certo
avrebbe preferito starsene ancora lì con lei, le piaceva
quella vita.
Un soffio di vento tiepido
le avvolse la vita facendole correre brividi lungo la schiena, ma ben
presto
quello che sembrava vento sembrò trasformarsi in aste
d’ acciaio, fredde e
rigide che strinsero la giovane fanciulla in una morsa di braccia
pallide e
forti, non riuscì a capire cosa stava succedendo quindi non
riuscì a reagire
fino a che non sentì più il terreno sotto i suoi
piedi.
Ancora il vento nei
capelli, mentre si sentiva trascinare via, le sue braccia si
allungavano nella
direzione di Menta che immobile li fissava senza riuscire a muoversi,
con un
misto di sorpresa e incredulità sul volto tondo,
tant’è non sembrava affatto
scioccata, piuttosto sembrava totalmente rapita dalla scena che si
stava
svolgendo davanti ai suoi occhi. Persefone urlava ma la sua voce si
perdeva
nell’ immensità di quel verde. Vide la terra
avvicinarsi sempre di più, si
sentì inghiottire da essa, si sentì trascinare
giù e lei non era l’ unica
ascendere, c’ erano anche le sue lacrime, ma per un attimo
solo ebbe l’
impressione che colui che la stesse trascinando giù si fosse
fermato un attimo,
come per prendere aria prima di un’ immersione, o un momento
da imprimere nella
memoria, un ultimo sguardo al mondo dei vivi.
Poi sprofondarono.
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Capitolo 3 *** Death. ***
Death.
Freddo,
sotto e dentro di lei. Una sensazione spiacevole. Dove si trovava?
Il
buio la circondava, le
sembrava di non esistere più, tutto intorno a lei era
sfocato, il buio opprimente.
Un
odore acre la ridestò
lievemente, spingendola ad alzare la palpebre che sembravano pesare
come
macigni, un soffitto alto di pietra grigia attraversato da rami di
scuri
rampicanti, che potevano benissimo sembrare tante mani dalle dita
scheletriche
intrecciate.
Rabbrividendo
si mise a
sedere, i palmi delle mani a contatto con il freddo della pietra, si
trovava in
un ampio spazio rettangolare, sola. Alzandosi barcollante e insicura si
guardò
intorno, notando alte colonne abbracciate da rovi e da fiori
ghiacciati, c’ era
tanto freddo che il suo fiato si trasformava in piccole nuvolette di
condensa.
Si
avvicinò titubante al
bordo più vicino, si aspettava di vedere fiamme profonde e
scure, anime che
urlavano e pregavano disperatamente di essere liberate,
perché lo aveva capito,
quella non era la terra, e di certo non poteva neanche essere
l’ Olimpo. Ma lei
non era morta, non poteva morire, ma non riusciva a spiegarsi il
perché si
trovasse negli Inferi.
Inaspettatamente
oltre la
pietra grigia vide ghiaccio, scuro, e sembrava che fosse vivo, sembrava
fissarla e volerla intrappolare delle sue spire di vapore ghiacciato.
Non aveva
mai immaginato che il mondo degli Inferi potesse essere un posto
così freddo e
desolato, si era aspettata di essere circondata da fiamme e anime
dannate,
quando l ‘unica cosa che sentiva erano i brividi che le
correvano sulla pelle.
Da
quella distesa
agghiacciante emerse una figura, inizialmente dello stesso colore del
ghiaccio,
camminava verso di lei, lentamente e senza distogliere lo sguardo dal
suo
volto. E lei rimase intrappolata in quegli occhi accesi come braci
ardenti, che
contrastavano splendidamente con il pallore del viso, si
sentì avvolgere da una
stretta forte e fredda, le sue braccia l’ avvolgevano e le
loro labbra si
toccavano, dentro di lei sentì il fuoco impadronirsi di lei,
quel fuoco che si
era aspettata di vedere lì intorno la bruciava ora
dall’ interno. E si sentì
bene, tutte le ombre presenti nel suo spirito, quelle che la facevano
sempre
sentire a disagio e fuoriposto, con quel contatto sentì solo
il benessere.
Fulmini
si abbatterono
intorno a loro, colpirono le colonne avvolte da rovi intirizziti.
Istintivamente
la fanciulla si strinse al Dio che l’ aveva rapita,
spaventata da ciò che stava
accadendo intorno a loro.
“Diventerai
la regina
degli Inferi” Le sussurrò lui all’
orecchio e prima che Persefone potesse
replicare Ade premette contro le sue labbra un melograno, facendole
inghiottire
a forza qualche seme.
“Ade!”
Una foce forte e
tonante, come la più grande delle tempeste
rimbombò intorno a loro, poco prima
che una figura alta e possente, dalla lunga barba castana e occhi color
del
grano si presentò davanti a loro.
“Demetra
rivuole sua
figlia.” Disse con voce autorevole il padre degli Dei
piantando nella pietra
dura la folgore e allungando l’ altra mano verso di loro.
“Sei
arrivato tardi
fratello, ormai non può più andarsene.”
“Cosa
hai fatto Ade?” La
rabbia sgorgava dai suo occhi e dalle sue parole.
“Ha
mangiato un frutto
degli Inferi, è legata a questo posto ormai.”
Disse trionfante il dio degli
Inferi stringendo ancora di più la presa sui suoi fianchi
mentre Persefone
tentava di allontanarsi.
“È
così?”
“Non
intero, solo qualche
seme.” Disse debolmente mentre le lacrime premevano contro
gli occhi per uscire,
ancora le braccia di Ade si strinsero attorno a lei, non senza una
certa
delicatezza.
Gli
occhi del Padre degli
dei si strinsero.
“Non
posso permettere che
il mondo degradi in questo modo, Demetra è disperata e tutto
sta morendo.”
Sembrò riflettere un attimo, senza distogliere lo sguardo
dagli occhi infuocati
del fratello “È deciso, passerai metà
dell’ anno con tua madre e metà negli
Inferi, purtroppo è il massimo che posso fare. Ora
vieni.” Di nuovo, le porse
la mano. La fanciulla si allungò, sentendo tuttavia le
braccia di Ade attorno
al suo corpo, che però, seppur riluttanti, la lasciavano
andare. Si volse solo
una volta indietro e incrociò gli occhi del Dio che la
guardavano con un misto
di rabbia e tristezza, ma fu solo un momento, perché la luce
la circondò e lo
scenario lugubre degli Inferi svanì.
Si
gettò tra le braccia
della madre, gioendo nel sentire il contatto con la sua pelle calda, il
battito
accelerato del suo cuore e le sue labbra sui suoi capelli, mentre il
mondo
rifioriva intorno a loro di una nuova Estate. Eppure sentiva che le
mancava
qualcosa, era a disagio con tutta quella luce, si sentiva esposta,
nuda, fuori
posto.
E in un
giorno d'Estate m'accorsi di come in me vi fosse
un'infinita notte d'Inverno.*
E con questo
minicapitolo siamo arrivati alla fine, spero solo che questo mio
capriccio vi
abbia soddisfatto a sufficienza. Grazie per aver letto.
* Il periodo in
cui Persefone sta lontana dalla madre diventa l‘ Inverno,
mentre quando torna
sull’ Olimpo arriva l’Estate; spero di aver reso
bene l’ idea con l’ ultima frase
:) e ho dovuto cambiare il banner perché l' altro me lo metteva 3 volte >.< maledetto EFP...
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