Your Love Saved Me

di ElenaDobrevSomerhalder
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Goodbye Mystic Falls! ***
Capitolo 2: *** Primo Giorno Al College! ***
Capitolo 3: *** Bugie, sogni e segreti... ***
Capitolo 4: *** Tears and Fears ***
Capitolo 5: *** Memories ***
Capitolo 6: *** Ladies Night ***
Capitolo 7: *** Start of Something New ***
Capitolo 8: *** Running Away ***
Capitolo 9: *** Gioie e Dolori ***
Capitolo 10: *** Thanksgiving (Part 1) ***
Capitolo 11: *** Thanksgiving (Part 2) ***
Capitolo 12: *** Let's Cast a Spell! ***
Capitolo 13: *** ATL ***
Capitolo 14: *** Walking On The Wild Side ***
Capitolo 15: *** Beautiful Nightmare ***
Capitolo 16: *** Misunderstandings & Mistakes ***
Capitolo 17: *** Life & Death ***
Capitolo 18: *** 1490 ***
Capitolo 19: *** Mermaid Squad ***
Capitolo 20: *** It's Christmas Time! ***
Capitolo 21: *** La Lunga Notte di Capodanno ***
Capitolo 22: *** All Good Thing Come To An End ***



Capitolo 1
*** Goodbye Mystic Falls! ***


Your Love Saved Me - Cap 1





Venerdì, 26 Agosto 2011

Caro diario,

Sono mesi che non mi confido con te, ma sono successe talmente tante cose!

Finalmente però è arrivato il momento di ricominciare a raccontarti TUTTO! Sai, oggi è un giorno importante per me: è il mio ultimo giorno qui a Mystic Falls! Proprio così, domani partirò per Durham, mi sono iscritta alla Duke!

Immagino che i miei sarebbero fieri di me…quando parlavamo del mio futuro, l'unico loro desiderio era che io continuassi gli studi e diventassi qualcuno, ma avevano il timore che per non allontanarmi da loro e mio fratello scegliessi il Whitmore, che a loro non andava tanto a genio. "Tu meriti di meglio, piccola" mi diceva sempre mia mamma. Non è stata proprio una mia scelta, devo ammetterlo, ma ne sono comunque entusiasta! E tutto il merito è di Bonnie…e di Matt. Abbiamo fatto scegliere proprio a loro due perché sono rimasti gli unici mortali nel mio gruppo di amici diplomati. Noi vampiri potremo ripeterlo all'infinito il college, per loro due invece ci sarà un'unica possibilità di frequentarlo…

Con Bonnie ci andremo io e Caroline ovviamente, e verranno con noi anche Damon e Stefan. Matt invece andrà in un college sportivo a Los Angeles con Rebekah (che ora è la sua ragazza!), e ci saranno anche Tyler e Klaus, che scommetto verrà a trovarci spesso per vedere Caroline. Vedi quante cose son cambiate?

Chi l'avrebbe mai detto che i fratellini Originari avrebbero trovato l'amore proprio con dei miei amici? Certo, per loro non è stato affatto facile: dopo il mio incidente, che mi ha fatto trasformare in vampira tra l'altro, nessuno parlava con Rebekah. Anzi, c'era chi avrebbe voluto ucciderla! Ma Matt, sorprendendo tutti, dopo un paio di mesi si è fatto vedere in giro con lei mano nella mano. Ci ho parlato allora, ero molto turbata: conoscendo Rebekah, temevo l'avesse soggiogato! E invece mi ha spiegato tutto: l'aveva perdonata già da qualche settimana. Si era messo nei suoi panni, aveva immaginato come si fosse potuta sentire dopo che aveva visto suo fratello Klaus morire, per sempre, e gli era tornata subito in mente Vicki. Si ricordava benissimo di com'era stato sentire che sua sorella era morta, che se n'era andata per sempre e non l'avrebbe vista mai più. Il mondo gli era crollato addosso, si era sentito solo come non mai, nonostante avesse ancora i suoi amici e sua madre, da qualche parte in giro per il mondo. Ma non gli era servito a nulla: nessuno avrebbe mai potuto riempire il vuoto lasciato dalla sua sorellina Vicki. E se lui era solo un umano, come poteva sentirsi un vampiro dopo una simile perdita? Un vampiro, tra l'altro, che aveva vissuto mille anni con il proprio fratello, sempre fianco a fianco, "always and forever", come poteva resistere ad un dolore così grande? Aveva compreso il gesto di Rebekah, che per cercare di soffocare il proprio dolore si era lanciata nella più atroce vendetta. Non glielo perdonava di certo, avrebbe potuto rimetterci lui stesso la vita se non fosse stato per Stefan, ma lo aveva compreso. Aveva compreso tutto ciò che c'era dietro. L'aveva perdonata. E dopo il perdono era arrivato un altro sentimento: l'amore. Entrambi erano cambiati, entrambi sembravano in pace col mondo dopo essersi trovati. E ora sono esattamente come allora: come due ragazzini alle prese con la prima cotta, con lo sguardo perso l'uno nell'altra, e il sorriso sempre sulle labbra. E io posso solo essere contenta per Matt, e sperare che Rebekah non lo deluda mai.

Cosa che spero anche per Caroline. Quando avevamo saputo che Klaus era morto, lei si era disperata per Tyler, sapendo che sarebbe morto essendo discendente dell'Originale. Si erano detti addio, e poi lei era scappata il più lontano possibile. O almeno così pensavamo. Invece era stata rapita dai nuovi membri del consiglio che avevano rimpiazzato sua madre e Carol Lockwood, e presto l'avrebbero uccisa. Ma Tyler l'aveva liberata e in seguito aveva ucciso tutti i membri del consiglio per aver avuto l'idea di rapire la sua ragazza e ucciderla. Si erano lasciati andare alla passione nei boschi, erano di nuovo insieme, lei e Tyler. Così credeva, prima che iniziasse a parlare come Klaus. E così scoprimmo che Klaus non era morto, ma si era fatto scambiare di corpo con Tyler, ma nemmeno Tyler era morto! Credimi, è stato un periodo davvero confusionario quello!

Comunque, alla fine ognuno è tornato nel proprio corpo e Caroline ha lasciato Tyler (che adesso se la spassa letteralmente con ogni ragazza incontri sul suo cammino!) per Klaus, ma non mi preoccupo più di tanto per lei…perché Klaus è effettivamente cambiato. Ha smesso di essere ossessionato dal mio sangue, dai suoi ibridi, dalla sua famiglia e da tutto ciò che lo tormentava. Ora il suo unico pensiero sembra essere "Cosa posso fare per far contenta Caroline?"! L'ha letteralmente riempita di regali: vestiti e accessori di tutti i tipi, trucchi, gioielli, disegni fatti da lui. Un'infinità di regali, e tutti perfetti per Caroline. E lei ora è contenta: Klaus la tratta da principessa, non solo per tutti i regali che le fa, ma anche per ogni gesto che le rivolge…è il tipico gentiluomo che ti apre la portiera della macchina, che ti fa accomodare a tavola, che, insomma, pensa prima a te che a se stesso. Non come Jamie, invece, che è rimasto con Bonnie fino ad un mese fa, e poi se n'è andato con Abby nella loro vecchia casa dicendo a Bonnie che doveva vivere la sua vita al college senza avere lui come peso. Che scusa patetica per lasciare una persona!

Ma scommetto ti starai chiedendo dopo tutte queste situazioni sentimentali come son messa io, vero? Ecco…io adesso sono single. Per MIA scelta. Ho lasciato Stefan, dopo essermi trasformata in vampira, perché i miei sentimenti per Damon avevano preso il sopravvento. Non potevo più nasconderli agli altri, tantomeno a me stessa. E così io e Damon siamo stati insieme.

Penso sia stato il periodo più bello della mia vita! L'essere appena diventata vampira mi turbava, ma lui mi ha saputo aiutare nel migliore dei modi, mi ha fatto accettare il fatto che sono una vampira e che non è una cosa terribile, anzi! Era bellissimo allenarmi con lui: mi faceva vedere quanto posso essere veloce, quanto posso essere forte, e…quanto può essere straordinario fare l'amore quando sei vampiro. Mi manca, il mio Damon… Ma non ci devo pensare. Non ci posso pensare. Per te sicuramente avrò fatto una cavolata, ma…alla festa del diploma ho detto sia a Damon che a Stefan che per ora voglio stare da sola e non voglio saperne più niente di loro due, finché non avrò capito cosa voglio davvero, chi voglio davvero. Se devo essere sincera, pensavo che Damon avrebbe dato di matto per tutta l'estate, dopo questa mia scelta, ma per fortuna non è andata così: mi ha semplicemente lasciato i miei spazi senza però mai perdermi d'occhio. Ancora non si è abituato al fatto che essendo una vampira posso difendermi da sola, per lui in un certo senso sono ancora la fragile umana ricercata dal mondo intero…

Mi ha sorpresa invece Stefan, che dopo averlo lasciato per Damon, si è buttato nell'alcol e tra le braccia di Meredith. Damon mi ha detto che li vedeva spesso al Grill intenti a buttar giù più alcol possibile, quando anche lui andava lì per dimenticare la morte di Alaric. Immagino che anche Meredith si comportasse così per aver perso Alaric…ma mai immaginavo che lei e Stefan finissero insieme! Non ne ho mai voluto parlare con lui, dopotutto l'ho lasciato io, cosa posso pretendere?!



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«Elena?! Ci sei?! Posso entrare?!»

Era Damon. Stava bussando alla sua porta da un po' dal tono che aveva, ma era così presa dai suoi pensieri che non se n'era accorta. Chiuse subito il diario.

«Sì…» sussurrò lei, sapendo che la poteva sentire, e lui entrò nella stanza: era già vestito di tutto punto, con abito, camicia e papillon. «Mio Dio, com'è bello!» pensò lei, anche se non doveva…

«Oh…hai recuperato il diario…» mormorò il vampiro con una piccola smorfia velata di tristezza, indicando il diario che lei cercava di tenere nascosto tra le gambe incrociate.

Elena fece spallucce.

«Potrei aver bisogno di un amico silenzioso a Durham…» accennò, alzandosi e lasciando il diario sul letto. Era ancora in pantaloncini e maglietta, ma per fortuna aveva già fatto la doccia e sistemato il trucco e i capelli.

«Gli altri quattro chiacchierano troppo?!» scherzò lui, con il suo sorrisetto malizioso.

«Soprattutto uno! Capelli neri, occhi azzurri e faccia da schiaffi. Lo conosci?» continuò a scherzare lei, dirigendosi verso l'armadio per prendere il vestito.

«Mmm no, non credo di aver avuto la fortuna di incontrarlo!» ribatté lui, tenendo lo sguardo fisso sull’abito.

Lei lo guardò un po' imbarazzata. Non sapeva che fare. Una parte di lei avrebbe voluto spogliarsi davanti a lui e chiedergli di aiutarla ad indossare il vestito, un'altra parte invece, di certo più razionale, aveva soltanto voglia di cacciarlo fuori dalla camera per prepararsi in santa pace. Ma riuscì a trovare una via di mezzo.

«Damon, mi sarebbe utile un aiutino per chiudere la cerniera del vestito…ma ti spiace aspettare un attimo fuori mentre mi cambio?» gli chiese con gentilezza; lui scosse la testa e uscì tranquillamente dalla porta chiudendosela alle spalle.



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Elena buttò sul letto maglietta e pantaloncini ed indossò quel bellissimo vestito rosso fuoco, poi si affacciò alla porta tenendolo ben stretto sul petto. Damon capì subito ed entrò. Le spostò dolcemente i capelli da un lato, e incominciò a tirare su la zip. Poteva vederlo riflesso nello specchio: era dietro di lei, tanto vicino che sentiva il suo respiro sul collo, e dalla sua espressione vaga si capiva perfettamente che era perso nei suoi pensieri. Appena tirò completamente su la zip, le raccolse i capelli e li liberò sulle spalle con un gesto delicato. Lei si voltò verso di lui, e gli prese le mani tra le sue. Lui intrecciò le dita con quelle della vampira e tra le sue sopracciglia comparve una ruga d'espressione. Aveva la sua tipica espressione sofferente. Non sapeva se se ne sarebbe pentita o meno, ma doveva farlo. Era quello che sentiva.

«Damon…questa è una serata particolare… È speciale, perché stasera io e i miei amici daremo ufficialmente l'addio alla nostra vecchia vita, quella in cui eravamo dei semplici adolescenti di Mystic Falls che andavano alle superiori e la cosa più emozionante che ci potesse capitare era essere invitati al miglior party dell'anno di questa piccola città ed andarci con la nostra cotta del momento. Adesso siamo diversi: abbiamo tutti scoperto un nuovo mondo sovrannaturale; la vita di alcuni di noi è cambiata per sempre, c'è chi ha scoperto di essere una strega o un licantropo, e chi è stato trasformato in vampiro; abbiamo perso tante persone care, ma ne abbiamo conosciute di nuove, e alcuni di noi se ne sono anche innamorati. Per me, questa serata è un omaggio al nostro passato. E nel mio passato, credo che la cosa più bella che mi sia mai capitata sia stato tu.» fece un respiro profondo, poi continuò «Questa serata vorrei passarla con te, come quando stavamo insieme, qualche mese fa».

Non le fece aggiungere altro, che subito la strinse forte tra le braccia. Le sue mani vagarono incessantemente sui suoi capelli e la sua schiena, mentre qualche brivido si faceva vivo in lei. Poi lui si scostò appena, e appoggiò la fronte alla sua.

«E domani?» sussurrò sofferente, guardandola negli occhi.

Lei abbassò lo sguardo. Il vampiro forse non lo immaginava, ma stava soffrendo tanto quanto lui. O forse anche più.

«Tutto tornerà come prima. Deve essere così, Damon. La prossima volta che dirò a qualcuno che voglio stare con lui, dovrà essere per sempre. Per sempre e solo lui.»

«Hai una vaga idea di quanto possa sperare di essere io, quello che sceglierai per sempre?» le sussurrò spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. E lei si limitò ad annuire. Sapeva benissimo quanto la amava, ma il problema era solo lei. Lei, che amava due persone, due fratelli, nello stesso momento, e allo stesso modo.

«Sarà meglio andare ora» le disse cambiando completamente espressione, da malinconica ad allegra «sono arrivati tutti, manchiamo solo noi…» concluse, porgendole il braccio come un vero cavaliere. Lei intrecciò il braccio al suo, sorridendogli, e uscirono da quella che era stata la camera di Elena da quando era diventata una vampira.


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Quando arrivarono nel salone erano tutti seduti sui divani e sulle poltrone, messe ai bordi della stanza per dare spazio ai festeggiamenti, tranne Stefan che stava in un angolo a smanettare con un computer.

«Oh, finalmente siete arrivati!» li salutò Caroline «Possiamo iniziare a festeggiare!» urlò poi rivolgendosi a Stefan e facendogli l’occhiolino.

Della musica allegra e ritmata cominciò a rieccheggiare nel salone, e tutti si riversarono al centro di esso iniziando a ballare.
«Sarà meglio che vada a spiegare a mio fratello perché ti starò accanto per tutta la sera» sussurrò Damon ad Elena, prima di allontanarsi e farle cenno di buttarsi nella mischia. E lei non se lo fece ripetere due volte: subito raggiunse Caroline, Bonnie e Rebekah che stavano ballando vicine e si scatenò! Era così bello per lei pensare che adesso erano tutti insieme, tranquilli, a divertirsi, nonostante in passato ci fossero state letteralmente delle lotte tra loro! La riempiva di positività e le faceva sperare bene per i prossimi mesi, nei quali lei, Damon, Stefan, Bonnie e Caroline avrebbero vissuto sotto lo stesso tetto. A conferma di tutto ciò vide avvicinarsi verso di lei Damon, Stefan e Meredith, che si unirono a loro per ballare.
La serata stava continuando sull’onda del divertimento, avevano iniziato a sorseggiare alcool e sangue, quest’ultimo ovviamente solo per i vampiri, fin quando l’atmosfera cambiò d’improvviso. Infatti, al posto dell’ennesima canzonetta allegra e spensierata da ballare, iniziò una canzone molto più lenta e strappalacrime: “Summertime Sadness” di Lana Del Rey. Il salone all’improvviso si svuotò, poi qualche coppia iniziò a ballare di nuovo: Klaus invitò galantemente Caroline come suo solito; Matt si avvicinò sorridente a Rebekah, la prese per mano e quando raggiunsero il centro della stanza la baciò e poi cominciarono a ballare viso a viso; Jeremy raggiunse Bonnie e le chiese un ultimo ballo insieme in memoria dei vecchi tempi e in augurio di un futuro migliore per entrambi.
«Ormai è tradizione, per ogni festa ti tocca concedermi un ballo sdolcinato» disse ironicamente Damon ad Elena porgendole la mano.

Lei sorrise e poggiò la mano sulla sua, e cominciarono a ballare abbracciati nel centro della sala.

«Tu e tuo fratello siete ancora sicuri di voler venire con me, Bonnie e Caroline?» gli chiese lei, mentre stavano ancora ballando abbracciati.

«Perché non dovremmo? Tuo fratello qua ormai è al sicuro, vivrà solo con Meredith quindi vampiri per casa non ne avrà, il suo anello è sempre al suo posto e anche se dovesse succedere qualcosa saremmo qui in poco tempo. Certo, lo sai che non vado matto per la streghetta, ma dopo aver vissuto con te e Stefan sotto lo stesso tetto quando stavate ancora insieme, credo di poter vivere con chiunque!» la sua risposta era velata sia d’ironia che di tristezza.

La vampira si strinse a lui, sospirando. Si ritrovò a pensare a quanto aveva sofferto da quando l'aveva conosciuta. Quante volte l’aveva respinto? Quante volte aveva creduto che avesse fatto qualcosa di sbagliato, ed invece non era vero? Quante volte non si era curata dei suoi sentimenti e gli aveva sbattuto in faccia la sua relazione con Stefan? Quante volte lui aveva litigato col fratello per colpa sua?

«Mi spiace.» fu l’unica cosa che riuscì a sussurargli dopo qualche istante di imbarazzante silenzio.

Damon si staccò leggermente dalla stretta per guardarla negli occhi, e vide che erano lucidi.

«Ehi, stai tranquilla! Calmati… Ti spiace per cosa?» le disse carezzandole le spalle.

«Per te. Ti ho ferito tanto in passato e lo so, è inutile che lo neghi.» gli rispose a testa bassa, poi lo guardò negli occhi: «Però voglio che tu sappia che io con te sono stata benissimo, con te ho vissuto molti dei momenti più belli della mia vita, e mi hai fatto scoprire lati di te che ancora non conoscevo. Mi hai sempre sorpresa, in modo positivo, e con Stefan non mi succedeva spesso. Però non capisco, c'è qualcosa in me che comunque non mi rende felice, ogni volta che sto con uno di voi mi sento in colpa per l'altro, ed è così assurdo!» terminò sincera, non riuscendo a trattenere qualche lacrima.

Lui le asciugò le lacrime, poi la strinse forte a sé, e le sussurrò nell'orecchio: «Elena, io sono molto felice invece. Ho avuto la mia occasione, e ho fatto tutto quel che potevo. Sono stato come in paradiso con te, e non cambierei nessuno di quei momenti con nient'altro. Ma se tu ti senti così non è colpa di nessuno, tanto meno tua. Devi solo vivere e vedrai che un giorno la riposta arriverà. Ti renderai conto di chi ami veramente. E se non sarò io, sarò comunque contento per mio fratello. Non te ne farò una colpa, stanne pur certa».

Elena si strinse ancora di più a lui e continuarono a ballare così, stretti stretti.

Klaus e Caroline erano appena distanti da loro, e stavano danzando molto elegantemente, all'uso dell'Ibrido che doveva sempre distinguersi per il suo essere un vero gentleman.

«My darling, ti ricordi la promessa che ci siamo fatti, vero?» le disse lui soavemente.

Lei abbassò il volto, e poi gli rispose: «Sì, certo che me la ricordo tesoro. Anche se è triste. Io vorrei tanto girare il mondo, sola con te, fin da subito. Ma ancora non riesco a scacciare dalla testa il pensiero che se lo facessi, un giorno mi pentirei di non aver passato abbastanza tempo con i miei amici, ad esempio Bonnie. Voglio almeno vederla tranquilla e felice, mentre vive una vita il più normale possibile tra qualche anno, magari con un marito e qualche figlio, poi potremo anche iniziare la nostra vita insieme, per sempre.».

«Lo sai che per me non è un problema, Sweetheart. Abbiamo un'infinità di tempo davanti, tutto per noi. Dopotutto io già mi sento in colpa per aver negato a Rebekah un'esistenza il più normale possibile, e ora desidero solo che abbia questa opportunità, come tu lo desideri per Bonnie. Sono dispiaciuto anche io, che potrei seguirti, ma voglio essere sicuro che Rebekah stia bene, soprattutto con quel Matt! Secondo me la vuole solo perché lo può proteggere.» finì lui con disprezzo.

«Oh, andiamo! Matt non lo farebbe mai. Ti devo ricordare perché tra me e lui è finita? Lui non voleva una fidanzata-vampira, eppure ora sta con Rebekah. Credimi, secondo me è proprio cotto, e non è l'unico a quanto pare!» disse beatamente lei, indicandogli col capo Matt e Rebekah che danzavano guardandosi dolcemente negli occhi con dei sorrisi smaglianti.

«Bah, io non mi fido lo stesso.» rispose con una smorfia l'Ibrido, poi prese il viso di Caroline tra le mani, e carezzandole le guance le sussurrò: «Ma mi fido di te. Ci aspetteremo come abbiamo deciso. Vedrai che non sarà così difficile. Riuscirai a resistere cinque giorni a settimana senza di me, mia cara?».

Lei gli sorrise, gli poggiò le mani sul collo e gli sussurrò stuzzicandolo: «Mmmh.... Sarà difficile stare tutto quel tempo senza di te. Chi mi tratterà da principessa mentre tu non ci sei?».

«Credimi, My Darling, nei weekend recupereremo tutto quello che ci siam persi durante la settimana. Ti do la mia parola.» le rispose Klaus con un sorrisetto, e dopo essersi guardati negli occhi con dolcezza e una punta di desiderio si baciarono, continuando a ballare.

La canzone terminò, e Stefan si mise al pc a scegliere solo canzoni movimentate. Evidentemente non era dell'umore per sentire delle canzoni lente.

Tutti iniziarono a bere un po' più del necessario, e alla fine alcuni cominciarono a ballare anche sui tavolini. Damon iniziò ad improvvisare uno spogliarello, sotto gli sguardi divertiti di Elena e Bonnie che ormai era più che brilla, e sfidò gli altri ragazzi a fare meglio di lui. Il primo che non attese un altro cenno di sfida fu Tyler: si piazzò affianco a Damon, cercando di oscurare la sua presenza, ma non ebbe grandi risultati. Così Rebekah suggerì a Matt di far vedere chi fosse il migliore, e per farsi bello davanti a lei, ma con non poco imbarazzo, lui seguì il suo consiglio. Ma non stette molto sul tavolino a far lo spogliarello, perché quando si levò sensualmente la maglietta lei lo rapì letteralmente e se ne andarono a casa di Matt a passare il resto della nottata insieme.

Klaus non si abbassò a quei livelli, rimase su un altro divano con Caroline a godersi la scena ridacchiando per la ridicolezza di quel momento, mentre Stefan rimase in un angolo a chiacchierare con Meredith, avevano ancora qualche questione in sospeso. Poi Stefan si rassegnò all'idea che quell'atmosfera non faceva né per lui né per Meredith, così insieme decisero di andare a farsi una passeggiata tranquilla in città.

Dopo un po' anche Klaus e Caroline desiderarono un po' di tranquillità e se ne andarono a casa di Klaus, mentre Jeremy e Tyler decisero che era ora di accompagnare a casa Bonnie prima di dovercela portare in braccio.

In casa Salvatore rimasero solo Elena, Damon e un disordine colossale. Lei cominciò a disfarsi delle decine di bicchieri di plastica che trovava in giro, ovunque: sui tavolini, nelle librerie, sul caminetto spento, perfino sotto il divano. Lui invece si curò di mettere a posto tutti gli alcolici avanzati e di ripulire per terra. Dopo qualche minuto di lavoro a velocità vampiresca il salone era come prima della festa, e si accomodarono sul divano. Elena non voleva più aspettare, così si accoccolò accanto a Damon, e lui ne rimase sorpreso.

«Tutto ok, Elena?» le chiese.

«Sì, sì, tutto ok. Ho solo bisogno....di te.» gli rispose stringendolo un po' più stretto a lei.

«Sono qui, Elena, lo sai.» le disse dolcemente, poggiando la mano sulla sua che gli stringeva il petto.

«Lo so, Damon, ma non hai capito cosa intendo. Ho bisogno di te.....che tu stia con me stanotte.....» replicò la vampira, e per fargli capire al più presto cosa intendeva iniziò a baciargli il collo, avvicinandosi sempre di più alle labbra.

Lui sembrava trattenersi, come se avesse voluto baciarla più di qualsiasi altra cosa, ma pensando che non sarebbe stato corretto.

«Elena, sei ubriaca. È meglio che tu vada a riposare ora.» le disse cercando di essere più freddo che potesse, sebbene non gli riuscì molto bene nascondere l'eccitazione e la voglia che aveva di lei.

«Cosa? No...Damon....io non sono ubriaca....e anche se lo fossi....ricordati cosa ti ho detto prima della festa.» disse lei, ma lui alzò un sopracciglio in un accenno di diffidenza, e cercò di allontanarla. Ma lei non si fece smuovere, e anzi, si mise sopra di lui a cavalcioni e gli sussurrò piena di desiderio: «Voglio essere ancora tua, voglio che tu sia ancora mio, almeno per una volta».
A quelle parole dette in quel modo non riuscì a resistere.

«Io sarò sempre tuo.» le sussurrò sensualmente guardandola negli occhi.

Cominciarono a baciarsi avidamente su quel divano, con una foga incontenibile, e finirono per fare l'amore per tutta la notte, in tutta la casa.
Elena voleva godere di ogni istante con lui.
Voleva assaporare il dolce sapore della sua pelle per l’ultima volta.
Voleva che quella notte durasse un’eternità.

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Il giorno della partenza era arrivato. Matt, Rebekah, Klaus e Tyler erano già partiti per la California, e ora toccava agli altri mettersi in viaggio.
Salutarono Meredith e Jeremy, al quale Elena non riuscì a fare a meno di raccomandare mille cose, e poi salirono tutti sulla Camaro di Damon, che era seguita da un furgoncino pieno dei loro scatoloni.
In un paio d’ore erano già a Durham. Non era poi così tanto diversa da Mystic Falls, era solo un po’ più grande e movimentata, e questo non dispiaceva affatto a nessuno di loro.
L'auto iniziò a rallentare sulla Bennett Memorial Road, e Bonnie guardò storto Damon: «Stai scherzando, vero?».

«Che male c'è? A me piacerebbe avere una strada titolata a mio nome. A te no?» rispose beffardo lui, senza riuscire a trattenere un sorriso soddisfatto.

«No, niente affatto! Sai, non sono egocentrica come te!» rispose pungente la strega, e gli altri scoppiarono a ridere per il ridicolo battibecco.

L'auto imboccò un vialetto alberato stretto e breve, e quando arrivarono a destinazione tutti rimasero sorpresi da ciò che si trovavano davanti, tranne Damon. Era stato proprio lui a scegliere “l'appartamento” nel quale avrebbero dovuto convivere tutti assieme, ma gli altri non avrebbero mai pensato che potesse scovare un grande loft di recente costruzione, con tanto di immenso giardino attorno! Entrarono dentro il loft e rimasero stupiti dall'ariosità e luminosità dell'ambiente: al piano terra c'era un vasto open space costituito da salotto, soggiorno e zona studio nella parte antistante l'entrata, seguito da due scalinate perpendicolari ad essa. Affianco alle scalinate, due porte collegavano rispettivamente a una grande cucina e a un ampio bagno con tanto di vasca idromassaggio, e tra di essi vi era un grande garage, che si sarebbe riempito presto con le auto di Caroline, Bonnie, e Stefan, in quanto sarebbero arrivate a giorni da Mystic Falls. Ogni scalinata portava a una zona notte con tre stanze da letto ciascuna e un piccolo bagno. Damon l'aveva scelto probabilmente per questo: le ragazze sarebbero state quindi in una delle due zone notte, mentre lui e suo fratello nell'altra, così ognuno avrebbe potuto godere della propria privacy pur vivendo sotto lo stesso tetto.

Le tre ragazze, estasiate, iniziarono ad esaminare le stanze, tutte con mobili moderni in tinte chiare, e si resero conto che solo una stanza, quella in fondo al corridoio, aveva un letto matrimoniale, mentre nelle altre due c'erano letti a una piazza e mezzo.

«Non vorrei sembrare egocentrica, ma in questo momento credo che spetti a me appropriarmi della camera col lettone!» disse quasi alzandosi da terra Caroline, mentre probabilmente s'immaginava il suo Klaus.

«Care, sei sempre la solita!» la sgridò bonariamente Bonnie.

«Dai Caroline per questa volta ti concediamo quest'onore, contenta? E poi io mi sento più tranquilla con un letto su misura, anziché nuotarci dentro!» disse Elena ridacchiando.

Una scena simile successe tra i ragazzi: Damon e Stefan si avviarono nella loro zona notte, e anche lì solo una delle tre camere aveva il letto matrimoniale.

«Fratellino, io sono il figlio più grande quindi il letto più grande spetta a me.» disse altezzosamente Damon.

Stefan scosse la testa con un sorrisetto stampato in faccia, e gli fece cenno di accomodarsi nella stanza prescelta alzando le sopracciglia. Dopotutto a lui non importava un bel niente di quale letto avesse in camera.

Per tutto il pomeriggio sistemarono il loft e misero a posto ognuno le proprie cose che si erano portati da Mystic Falls, tra cui l'unico mobilio che era un frigorifero a pozzo pieno di sacche di sangue. Bonnie sistemò nel garage i suoi numerosi Grimori, Caroline svuotò l'immensa valigia piena di vestiti di ogni genere nell'armadio, Elena decorò la stanza con numerosi portafoto in cui era ritratta con la sua famiglia. I vampiri fecero uno spuntino con le sacche, e dopo essersi accorti che il frigorifero della cucina era vuoto decisero di accompagnare tutti insieme Bonnie a mangiare fuori, scusandosi della svista e promettendole che l'indomani le avrebbero fatto la spesa con tutto il necessario.


To be continued………



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Capitolo 2
*** Primo Giorno Al College! ***


YLSM - Cap 2



Per Elena, Caroline e Bonnie era arrivato il momento di iniziare l'università. Erano sia eccitate che intimorite per questo, soprattutto quest’ultima, mentre le due vampire non ci davano molto peso: avrebbero dovuto rifare tutto questo all'infinito.

Damon e Stefan le avevano accompagnate fino al parcheggio, poi avevano deciso di fare un giro per l'ateneo per controllare la situazione. Sapevano che si sarebbero difese benissimo da sole, ma il loro bisogno di proteggere Elena e le sue amiche era più forte di qualsiasi altra cosa. Dopo essersi accertati che fosse tutto regolare, se ne tornarono a casa: Damon infatti avrebbe iniziato una settimana dopo perché le aule di medicina erano ancora in ristrutturazione.

Le tre ragazze si recarono nell'aula dove si sarebbe svolta la loro prima lezione, e iniziarono a cercare tre posti vicini. Dopotutto avevano scelto di andare nella stessa facoltà della stessa università proprio per stare sempre insieme! I posti liberi erano ormai pochi, ma ne trovarono tre vicini nella quinta fila, accanto ad una ragazza castana con dei grandi occhi verdi.

«Scusa, questi posti sono occupati?» le chiese cortesemente Elena.

«No no, sono liberi!» rispose timida la ragazza. Non sembrava molto a suo agio.

Elena si accomodò nel posto accanto alla ragazza, seguita dalle altre che si sedettero nei due posti successivi.

«Comunque piacere, mi chiamo Elena, e loro sono Caroline e Bonnie.» esordì, indicando poi le due amiche al suo fianco che fecero un cenno di saluto rivolto alla ragazza castana.

«Piacere mio, mi chiamo Alyssa.» rispose con uno strano accento la ragazza, che sembrava non saper cosa fare. Per sua fortuna arrivò il docente in aula e iniziò a fare l'appello.

Quando arrivò a “Ferrari” Alyssa rispose con un sonoro «Presente!» e Caroline si voltò a guardarla sorpresa: «Ferrari?! Come le auto?» le chiese sottovoce.

La ragazza annuì. Intanto il docente era arrivato a “Forbes”.

«Quindi non sei Americana suppongo…» continuò il discorso la bionda, non curandosi del docente che l'aveva chiamata all'appello.

«No, vengo dall'Italia.» le rispose l’altra, mentre Bonnie tirava una gomitata a Caroline per avvertirla della situazione.

«Per l'ultima volta: Forbes?» urlò il docente, serio come da quando era entrato nell'aula ma visibilmente spazientito.

«Presente!» rispose imbarazzata lei, dopo essersi accorta della situazione in cui si era cacciata. Non rispondere all'appello per distrazione il primo giorno dell'università non ha mai fatto fare una buona prima impressione a nessuno.

«Forse è meglio se non pensi ad automobili o paesi lontani mentre sei qui, Care…» la richiamò Bonnie e ridacchiarono sommessamente tutte e tre. L'avevano cominciata proprio bene l'università!

Il primo giorno di università passò in fretta, e così anche gli altri di quella settimana. In aula si concedettero poche chiacchiere dopo la figuraccia di Caroline, ma strinsero amicizia con Alyssa, tanto che ormai alla fine delle lezioni uscivano dall'ateneo sempre insieme. A parte un po' di timidezza all'inizio, le tre avevano scoperto che quella ragazza era simpatica e gentile.

«Hey Alyssa, tu che fai durante questo weekend? Se non hai impegni mi chiedevo se ti va di venire da noi: studiamo un po' e poi passiamo il resto del pomeriggio a svagarci. Troveremo sicuramente qualcosa di divertente da fare!» le chiese Elena, all'uscita dell'ultima lezione della settimana.

«Beh, non credo di avere impegni, quindi…perché no?» rispose l’altra con un gran sorriso.

«Ok, fantastico! Allora facciamo alle 15! Noi abitiamo in Bennett Memorial Road, 5.» disse la vampira mora, e quando la ragazza sentì il nome della via si voltò verso Bonnie, che la guardò scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo.

«Io non c'entro nulla, è stata un'idea di Damon.» disse rassegnata la strega.

«Damon? E chi è?!» chiese curiosa la ragazza.

«Oh, lo conoscerai quando verrai da noi! Non hai idea di che onore sia fare la sua conoscenza!» rispose ironica Caroline.

Bonnie e Alyssa risero assieme a lei, ma Elena le interruppe riportando l'attenzione sul weekend: «Beh comunque, Damon a parte, sappi che l'appartamento dalla strada non si vede. Per cui quando arrivi ad una zona in cui a lato della strada è pieno zeppo di alberi e vedi una stradina lì in mezzo, imboccala e arriverai al nostro appartamento.» disse seccata alla ragazza, che rimase sorpresa dal cambiamento d’umore repentino dell'amica, e si salutarono.



Il giorno dopo le ragazze si erano date da fare tutto il mattino per pulire e riordinare casa e poi erano andate a fare la spesa “da umani” per il pomeriggio di svago e per la settimana a venire. Erano riuscite a riempire il frigorifero e gli armadietti della cucina di qualsiasi schifezza possibile, come patatine, merendine piene di cioccolata, gelati a vari gusti, marshmallow, ma per fortuna avevano fatto scorta anche di verdure e frutta, per il bene di Bonnie. Lei si era poi preparata il pranzo, mentre gli altri si saziavano con le sacche prima dell'arrivo di Alyssa. Non volevano correre nemmeno il minimo rischio di farsi scoprire, per nessuna ragione.

L'orologio segnava le 14.20, e le ragazze iniziarono a preparare la cucina: portarono tutti i libri che sarebbero serviti e li misero sul tavolo, dove avrebbero poi studiato, poi presero un altro tavolo dall'open space e ci misero sopra trucchi, smalti, giornalini di gossip e di enigmistica, e per finire qualche gioco di società. Avevano optato per un pomeriggio a tema: “Cose da ragazze”. Con tutto quello che era successo a Mystic Falls negli anni precedenti non avevano avuto molto tempo per queste cose a cui invece tutte le altre ragazze della loro età si erano dedicate spesso, così presero al volo l'occasione per recuperare tutto quello che si erano perse.

Ad Elena venne poi in mente di prendere dei fiori dal vasto giardino attorno al loft per abbellire un po' l'ambiente, che poteva sembrare troppo freddo e distaccato altrimenti.

Quando ne raccolse una busta piena, che poi avrebbe diviso in diversi vasi sparsi per il loft, si voltò per tornare dentro, ma si ritrovò Damon davanti.

«Ti sei lasciata sfuggire il fiore più bello di tutto il giardino. Tieni.» le disse senza nascondere un doppio senso nella frase, porgendole una stupenda rosa rossa.

«Non volevo ferirmi con le spine.» gli rispose a tono lei.

«Basta toccare i punti giusti.» continuò sull'onda dei significati nascosti il vampiro, prendendole la mano e facendole appoggiare il pollice e l'indice dove la rosa non aveva spine.

I due ora si stavano guardando negli occhi, col respiro sospeso. Elena non sapeva cosa fare: una parte di lei avrebbe voluto saltargli in braccio e baciarlo con tutta la passione che aveva in corpo, come aveva fatto fino a qualche mese prima, mentre un'altra parte, molto più razionale e imparziale, le diceva che aveva fatto una promessa e doveva mantenerla, per il suo bene e quello dei fratelli Salvatore. Abbassò lo sguardo e scosse la testa.

«Damon, non possiamo andare avanti così. Ricordi quello che ti ho detto la notte della festa?» mormorò, alzando gli occhi su quelli di ghiaccio del vampiro mentre gli poneva la domanda.

«Beh calcolando quanto avevo bevuto e quello che abbiamo fatto dopo, me lo ricordo fin troppo bene.» rispose lui col suo sorrisetto beffardo.

«Parlavo sul serio. E parlo sul serio anche adesso: dobbiamo comportarci diversamente, soprattutto quando la settimana prossima ci vedremo anche all'università. Non possiamo sempre stuzzicarci. Non PUOI sempre stuzzicarMI. Mi sono promessa che avremmo dovuto vivere come dei semplici coinquilini, magari amici, ma niente di più. E voglio che sia così davvero.» ribatté lei, mentre gli occhi le si facevano lucidi.

Damon chiuse gli occhi e inspirò profondamente. Forse aveva ragione lei, avrebbero dovuto comportarsi da amici, ma come potevano riuscirci davvero per un anno intero? Lui non ce l'avrebbe mai fatta: il desiderio di tornare a quei mesi in cui tutto era perfetto era troppo forte. Voleva davvero, con tutto se stesso, tornare ai momenti in cui passeggiavano tranquilli, si baciavano ovunque, dormivano insieme, e soprattutto lei sorrideva sempre: bastava che le parlasse, o solo la guardasse, per ricevere in cambio uno dei suoi meravigliosi e preziosi sorrisi. Ma, in fondo, sapeva che probabilmente tutto questo non sarebbe accaduto mai più. Doveva tenersi stretti quei ricordi e andare avanti, come aveva fatto con Katherine anche se non era niente in confronto ad Elena.

Quando lui riaprì gli occhi la sua espressione era cambiata: ora era freddo come il ghiaccio.

«Va bene, Elena, farò come vuoi. Se non ti basta, farò finta di non conoscerti quando siamo all'università. Ma ricorda che dovrai fingere anche tu.» rispose, avvicinandosi a lei, troppo perché lei riuscisse a sopportarlo. In quel momento fu grata di essere una vampira, altrimenti il suo cuore avrebbe perso un colpo e le sue guance sarebbero avvampate. Non poteva dimostrargli tutto questo, non poteva dargli speranze, non poteva infrangere la promessa. Doveva provarci sul serio. Solo un anno. Sarebbe passato in fretta.

«Me lo ricorderò.» disse solennemente. Per qualche giorno avrebbe sicuramente evitato di aggirarsi per il giardino.

Quando si voltò in direzione del vialetto e vide Alyssa che le stava venendo incontro le sfuggì un'imprecazione nella sua mente. Aveva sentito tutto quello che si erano detti? O era appena arrivata e non si era accorta di nulla? Le andò incontro, seguita da Damon.

«Ciao Elena! Scusami, forse sono in anticipo, ma temevo di avere difficoltà a trovarvi, da come mi avevi descritto l'appartamento!» disse con leggero imbarazzo Alyssa. Elena pensò che probabilmente aveva sentito tutto ma era indecisa se interromperli o meno. Beh, ci avevano pensato da soli ad interrompersi, per fortuna.

«Ciao Alyssa! Non preoccuparti, ti stavamo aspettando! Vieni, entriamo.» le disse con l'intenzione di andare dentro, ma Damon la fermò.

«Elena, come sei maleducata!» la sgridò ironicamente, poi si rivolse all’umana, sfoderando il suo sorriso più sexy: «Perdonala… Mi presento, io sono Damon. Molto lieto di conoscerti». Le prese la mano e la baciò dolcemente, mentre la guardava negli occhi. L'intenzione era di infastidire Elena dopo le parole che gli aveva riservato poco prima, e a quanto pare ci era riuscito: la vampira lo stava guardando di sbieco, con lo sguardo furente.

«Piacere mio.» mormorò imbarazzata la ragazza, e dopo qualche istante in cui si riprese dall'imbarazzo aggiunse: «Quindi sei tu Damon, quello che ha scelto la via con lo stesso nome di Bonnie. Posso dirti che è stata un'idea proprio unica?» concluse con una lieve risata.

«Oh, grazie, lo so. Ma non tutti la pensano come te.» le rispose ridendo anche lui e mettendosi la mano a lato della bocca sull'ultima frase, come a far finta di non volersi far sentire da Elena. Quella bella ragazza gli stava già simpatica. Avrebbe voluto divertirsi ancora un po', ma non voleva che la vampira poi se la prendesse con lei.

«Bellissime, scusatemi ma vi saluto adesso. Avrei da fare. È stato un piacere conoscerti, Alyssa.» disse chinando la testa, poi si voltò e se ne andò senza aspettare una risposta.


Le ragazze si misero subito a studiare, e dopo un paio d'ore ebbero finito tutto. Si sistemarono così attorno all'altro tavolo e cominciarono a darsi da fare con gli smalti: decisero di scegliere ognuna un colore, perciò Elena ne prese uno blu elettrico metallizzato, Caroline, che era indecisa tra l'azzurro e il rosa, alla fine scelse quello azzurro, Bonnie invece optò per un rosso fuoco ed Alyssa scelse uno dei suoi colori preferiti, ovvero il lilla. Elena mise lo smalto ad Alyssa mentre Bonnie lo metteva a Caroline, poi fecero al contrario, chiacchierando nell'attesa che si asciugasse. Scoprirono così che Alyssa si era trasferita dall'Italia solo tre settimane prima, ed era lì tutta sola. I suoi genitori e suo fratello erano rimasti in Italia, e per il momento non avevano alcuna intenzione di cambiare residenza, loro si trovavano bene in Italia. Lei invece si era sempre sentita fuori posto in quel paese così bello ma non senza difetti e problemi. Amava l'America, quel modo così diverso di vivere. Aveva sempre amato anche la lingua inglese: che fosse parlato in Inghilterra, America o qualsiasi altro posto poco le importava, era una lingua melodiosa in qualsiasi luogo del mondo. Così, dopo due anni alla ricerca di un lavoro mai trovato, decise di mollare tutto e ricominciare in un'università Americana. Decise che avrebbe rincorso il suo sogno: vivere negli USA.

«Immagino ti manchino parecchio…» disse Bonnie con un lungo sospiro, pensando ai suoi genitori. Anche a lei le mancavano parecchio i suoi, senza parlare poi delle situazioni delle altre due amiche.

«Sì, soprattutto mia madre: con lei stavo davvero bene. Invece mio fratello mi manca molto meno!» rispose la ragazza, con una risatina alla fine.

«Perché?» chiese curiosa Elena.

«Beh, diciamo che non siamo in ottimi rapporti. Lui è sempre stato diverso in tutto e per tutto da me, e ha ottenuto molte più cose, soprattutto dai miei. Il fatto di essere più piccolo di me e maschio anziché femmina sono andati a suo vantaggio.» rispose sommessamente.

«E cosa c'entra scusa?! Io e mio fratello abbiamo un ottimo rapporto, ovviamente tra alti e bassi, ma ci siamo sempre aiutati a vicenda. E poi anche lui è più piccolo di me, ed è un maschio, ma siamo stati messi sempre allo stesso livello!» continuò la vampira, sorpresa della rivelazione dell'amica.

«Da noi è diverso: in ogni famiglia ci sono delle preferenze, e differenze tra maschio e femmina o piccolo e grande. Soprattutto al sud, da dove provengono i miei. In poche parole mio fratello è il cocco di casa.» sbuffò alla fine l’umana.

Damon entrò dalla porta a vetri che dava sul giardino e s'intromise nel discorso: «Eh sì, una vera rottura i fratellini! Ne so qualcosa, fidati…».

«Anche tu hai un fratello?» chiese sorpresa la ragazza. Lui era davvero un bel ragazzo, e s'immaginò che il fratellino non sarebbe stato da meno quando sarebbe arrivato alla sua età.

«Già. L'angioletto di casa. Sempre coccolato.» rispose il vampiro.

Proprio in quel momento entrò in cucina Stefan, guardando seccato il fratello.

«Quando si parla del diavolo…» sbuffò Damon.

Il nuovo arrivato le si avvicinò, e stringendole la mano si presentò: «Piacere, sono Stefan, il fratello di Damon.».

Alyssa lo guardò sorpresa: non immaginava che il “fratellino” fosse così grande, pensava piuttosto ad un bimbo. Continuò a guardarlo ancora per un istante, poi tornò con lo sguardo sul fratello maggiore. Non riusciva a trovare molte somiglianze tra i due, e varie ipotesi le riempirono la testa.

«Piacere, sono Alyssa.» gli rispose poi, mentre stava ancora rimuginando sulle varie ipotesi.

«Ti spiace se ti rubo per un attimo le tue amiche?» chiese sorridente il minore dei Salvatore.

«No no, figurati. Aspetterò in salotto.» rispose gentilmente lei, rivolgendo un sorriso alle sue amiche e dirigendosi verso l'open space.

«Damon, ti spiace?» aggiunse Stefan, facendo cenno al fratello di seguire Alyssa in salotto.

Il vampiro e le tre ragazze si sorpresero della richiesta, ma lui seguì lo stesso l’umana. Appena entrambi furono fuori dalla cucina, Stefan uscì seguito dalle ragazze e si allontanarono parecchio dalla casa per essere sicuri che Damon non sentisse nulla di quel che si sarebbero detti.

«Abbiamo un problema, forse.» dichiarò Stefan.

«Non si era capito!» ribatté ironicamente Caroline.

«Di cosa si tratta?» Bonnie parlò seria, ignorando la frecciatina dell'amica.

«Alcuni vampiri e un paio di streghe sono spariti dalle zone qua attorno. Non si sa più nulla di loro, e l'unica cosa sicura è che nessuno se n'è andato intenzionalmente.» affermò il vampiro.

«Pensi che siano stati rapiti?» chiese Elena incredula.

«O peggio. Non escludo nessuna possibilità. Per questo volevo chiedervi di stare attente quando siete in giro. E a te, Bonnie, vorrei chiedere se puoi fare un incantesimo di protezione sulla nostra casa in modo che possiamo entrarci solo noi cinque.» rispose lui.

«Certo, posso farlo. Ma dovrò aspettare che Alyssa se ne vada, o includerla nell'incantesimo. Secondo te cosa sarebbe meglio?» gli chiese la strega.

«Puoi ricordarti di includere anche Klaus per favore? A momenti sarà qui e desidererei che stesse qui al sicuro con me!» chiese un po' agitata la bionda intromettendosi.

«Sì, giusto, metti anche Klaus. Per Alyssa non saprei, non mi fido così tanto di quella ragazza. Se vuoi farlo subito l'incantesimo, dovete promettermi che la terrete d'occhio in qualsiasi istante.» disse Stefan, e Bonnie e Caroline annuirono.

«Per quello hai fatto rimanere Damon in casa con lei?» chiese Elena a mani conserte, con un velo di gelosia.

«Anche. Diciamo che non voglio che mio fratello sappia quello che ci stiamo dicendo.» rispose lui.

«Come?! Ma che stai dicendo Stef?! Vuoi lasciare che tuo fratello rischi di sparire – o morire – non dicendoglielo?!» Elena non poté fare a meno di sottolineare quella parola, e deglutire dopo averla detta. Stava andando in panico pensando di poterlo perdere, anche se sapeva di averlo ferito, quel pomeriggio, quando erano in giardino, dicendogli praticamente di starle lontano se non fosse riuscito a comportarsi da semplice amico.

«Non gli succederà nulla, tranquilla. Mi occuperò io di lui. Non voglio farlo rischiare, anzi, voglio proprio fare l'esatto contrario: se lui venisse a sapere tutto ciò, ne cercherebbe la causa e si metterebbe nei guai, lo sappiamo tutti. Perciò non gli dirò nulla, ma lo avviserò di stare più attento e uscire il meno possibile.» disse tranquillamente Stefan, alzando le sopracciglia.

«Sei sicuro che ti ascolterà?» chiese Caroline, che adesso era preoccupata anche per Elena.

«Io ci proverò. Se non mi ascolterà, troverò un'altra soluzione. Ma voi non dovete preoccuparvene. Ci penso io a mio fratello.» rispose risoluto il vampiro.


«E così quello è il tuo “fratellino”?» chiese Alyssa a Damon, con un sopracciglio alzato.

«Esatto. Credimi, non ha gli anni che dimostra.» le rispose lui, sghignazzando per l'ironia della frase. Chissà come l'avrebbe presa quella ragazza se avesse saputo che entrambi avevano più di 160 anni.

«E quanti ne ha allora?» chiese curiosa lei.

«Prova a chiederglielo!» la sfidò il vampiro, mentre si incamminava per la stanza. Inconsciamente andò a finire vicino al pianoforte, e sfiorò i tasti con le dita.

«Sai suonarlo?» gli chiese la ragazza, avvicinandosi anch'ella al pianoforte.

Lui era indeciso su cosa rispondere: sapeva che se avesse detto di sì, la domanda seguente sarebbe stata di farle sentire qualcosa. Ma decise di rischiare: «Sì, e sono molto bravo.».

«E soprattutto modesto!» ridacchiò lei.

Sul viso di Damon comparve un sorriso e da quel momento si dimenticò di essere stato tagliato fuori dal discorso di suo fratello: la risata di Alyssa era proprio bella da sentire, così naturale e dolce. Si accomodò sullo sgabello del pianoforte ed iniziò a suonare, anche se fino ad un'istante prima voleva evitarlo. Gli venne l'ispirazione e iniziò a muovere le dita sui tasti con gli occhi chiusi, seguendo una sua melodia in testa. Era talmente concentrato che non si accorse nemmeno che lei si era accomodata affianco a lui sullo sgabello. Quando infatti finì di suonare e riaprì gli occhi rimase sorpreso vendendosela affianco.

«Hai ragione, sei bravo. Era una composizione di qualche sconosciuto autore americano quella che stavi suonando? Non la conosco.» gli chiese curiosa.

«Diciamo di sì. Sei un'appassionata di compositori?» ribatté lui, il sorriso ancora sul suo viso.

«Anche. Suono il violino.» rispose la ragazza, con un velo di malinconia.

«Beh, allora dovrai farmi sentire qualcosa anche tu.» la stuzzicò, ma lei abbassò lo sguardo e gli sussurrò triste: «Quanto vorrei poterlo fare».

«Qual è il problema?» chiese teneramente il vampiro.

«Non ho il mio violino. L'ho dovuto lasciare in Italia, con la promessa che al primo viaggio, mio o dei miei, l'avrei fatto arrivare qui.» rispose lei ancora a testa bassa.

«Ehi...» le sussurrò, mentre le sollevava il mento con due dita «Nel frattempo puoi procurartene un altro, magari a noleggio se non vuoi comprarne uno». Alyssa aveva gli occhi pieni di lacrime, pronte a tracimare, e Damon ci si perse: il verde di quegli occhi sembrava un prato sferzato dal vento, un prato colmo di sincerità e nostalgia.

«Ti manca l'Italia, vero?» le chiese.

Lei annuì, e singhiozzando aggiunse: «Alcune cose mi mancano davvero tanto, ma sto bene qui. Mi piace Durham. Mi piace essere in America, dove ho sempre sognato di vivere. Oddio, ti sto riempiendo di lagne! Scusami per la stupida scena a cui ti sto facendo assistere…».

«Stupida?! Stai scherzando?! Non lo sai che fa bene piangere e sfogarsi ogni tanto?» le rispose lui, rivolgendole un caldo sorriso. E poi, seguendo il suo istinto, fece una cosa che non avrebbe mai pensato di fare: si mise a cavalcioni sullo sgabello e l’abbracciò, facendole appoggiare il viso sulla sua spalla, mentre le diceva che sarebbe andato tutto per il verso giusto, e che la nostalgia sarebbe passata col tempo.

«Grazie.» gli disse lei ancora singhiozzante, e si strinse a lui, provocandogli uno strano brivido. Gli sembrò di conoscere da sempre quella tenera ragazza che ora era abbracciata stretta a lui, ma non capì il perché.



Dopo qualche minuto Alyssa si riprese, e Damon decise di farle vedere il resto della casa per tenerle la mente occupata. Commentò ironicamente ogni stanza cercando di farla sorridere, e il più delle volte ci riuscì. Quando poi sentì che gli altri erano tornati, l’accompagnò in cucina.

Avevano un'aria tutt'altro che tranquilla, ma appena videro Alyssa arrivare sfoderarono i migliori sorrisi che avevano.

«Allora, dov'eravamo rimaste?» disse retoricamente Caroline, prendendo in mano un beauty case pieno di trucchi.

Le altre ragazze si guardarono tra loro e scoppiarono a ridere: era proprio inarrestabile!

Si misero attorno al tavolo “da ragazze” e cominciarono a provare diversi abbinamenti, mentre i fratelli Salvatore si diressero nell'open space.

«Che succede, fratello?» chiese irritato Damon. Ancora non gli andava giù che l'avesse tenuto fuori dal discorso.

«Niente, Damon. Ho solo avvisato le ragazze che è meglio stare in giro il meno possibile e quando si è fuori di stare sull'attenti, e credo proprio che dovresti farlo anche tu. In fondo non la conosciamo questa zona e potrebbero esserci licantropi o cacciatori di vampiri, no?» rispose Stefan cercando di sembrare il più credibile possibile.

L’altro si fece una grossa risata, e poi gli rispose spavaldo: «Fratellino, devo ricordarti chi sono? Sono sopravvissuto al morso di un licantropo e sono riuscito a portare dalla nostra parte un cacciatore di vampiri, anche se non credo che Alaric si potesse proprio definire tale.» e alla menzione dell'amico la sua espressione si indurì. Dopotutto gli mancava ancora molto, anche se erano passati diversi mesi.

«Damon, per favore, una volta tanto ascoltami. Sta' attento.» gli ripeté serio Stefan, poi gli desse una pacca sulla spalla e si sedette sul divano.

Damon rimase sorpreso dal tono del fratello, e sospettò che ci fosse qualcosa sotto, ma sapeva che non gliel'avrebbe mai rivelato. Pensò di sedersi sul divano con lui e provare a tirargli fuori qualche altra informazione, ma appena fece un passo suonò il campanello. Era Klaus. Gli aprì e si salutarono, poi salutò anche Stefan, che gli indicò la porta della cucina. L’Ibrido Originale ci andò spedito, e quando aprì la porta Caroline gli saltò letteralmente addosso. Si baciarono appassionatamente, per così tanto tempo che Elena e Bonnie tossirono per ricordar loro che non erano da soli in quella stanza. Quando si staccarono si guardarono negli occhi, colmi di gioia e di amore. Le due ancora non riuscivano a crederci che proprio lui potesse provare quelle emozioni, era ancora davvero strano per loro vederlo così. Klaus le salutò, poi si avvicinò ad Alyssa e si presentò: «Piacere, io sono Klaus, il fidanzato di Caroline.» le disse facendole il baciamano, da solito galantuomo che era.

«Piacere mio, sono Alyssa. Ci siamo conosciute all'università, studiamo nella stessa facoltà.» disse la ragazza garbatamente.

«Lo so, me l'ha detto. Mi dispiace essere arrivato mentre siete ancora impegnate, mi sa che dovrete continuare senza di lei.» disse lui, e prese la bionda in braccio, mentre entrambi ridevano felici guardandosi negli occhi.

«Spero non mi odierete per questo!» terminò, e se ne andò in camera di Caroline con lei ancora in braccio.



Bonnie si era allontanata con una scusa da Elena e Alyssa dopo che Stefan era entrato in cucina, facendole un cenno per fare l'incantesimo ora che erano tutti in casa, Klaus e Alyssa compresi. Damon aveva seguito il fratello, cercando di capire cosa gli stava nascondendo, ma non scoprì nulla di nuovo. Poi i quattro si misero a chiacchierare.


Caroline e Klaus avevano appena fatto l'amore. Erano abbracciati sotto le lenzuola, ancora su di giri, e si stavano coccolando dolcemente. La vampira sapeva che appena gli avrebbe detto della notizia, che Stefan le aveva dato poco prima, lui non avrebbe pensato ad altro, così aspettò un po' prima di iniziare il discorso. Ma non poteva più aspettare ormai.

«Sai, Stefan oggi ci ha detto di stare attenti quando siamo in giro. Dovresti farlo anche tu.» gli sussurrò, mentre era sdraiata sul suo petto.

«Attenti a cosa? E perché?» si sorprese l’Ibrido.

«Perché alcuni vampiri e delle streghe sono spariti. Si pensa che siano stati rapiti o peggio, uccisi. Io non voglio perderti.» gli rispose lei, stringendosi forte a lui.

«Non succederà.» la rassicurò lui, stringendola a sé a sua volta e baciandole i capelli.

La mente di Klaus percorse velocemente il millennio che aveva vissuto, alla ricerca di qualcuno che potesse essere la causa di tutte quelle scomparse, ma non ricordò nulla che avesse a che fare sia con i vampiri che con le streghe.



Damon nei giorni a seguire uscì ogni notte per poi tornare al mattino solo per andare all’università assieme a Elena, Caroline e Bonnie, e lì si incontrava con Alyssa. Chiacchieravano tutti insieme per un po', prima di dividersi nelle due facoltà. Poi, al pomeriggio, passava un po' di tempo con le quattro ragazze, e quando loro andavano a casa lui andava al pub o in qualche parco poco frequentato per riflettere. Il suo cervello ormai si stava per fondere, pensando sempre al perché suo fratello gli avesse raccomandato di stare attento, e dopo essersi comportato per qualche giorno in quel modo Stefan cercò di ribadirgli il concetto, ma con poco successo.

Una sera Damon aveva deciso di andare prima al parco e dopo qualche ora al pub, ma quando arrivò ci trovò una sorpresa: anche Alyssa era lì. Era seduta tutta sola ad un tavolino, in un angolo del pub, lontano dalle forti luci del bancone. Si sedette di fronte a lei, al suo tavolo, facendole quasi andare di traverso l'aperitivo che stava bevendo.

«Che ci fa una ragazza come te qui, in un misero pub, a bere un aperitivo tutta sola?» le chiese sfacciato.

«Ti ricordo che ho 21 anni compiuti, posso permettermi di andare in qualsiasi pub e bere quanto e cosa mi pare. Tu invece che ci fai qui, da solo? Non hai i tuoi amici con cui venire al pub?» rispose risoluta la ragazza.

«Diciamo che non amano bere quanto me.» rispose lui con un sorrisetto beffardo, poi ordinò un whisky e le fece così compagnia. I due si punzecchiarono a vicenda per tutta la sera.

«Beh, si è fatto tardi. Direi che sarà meglio tornare a casa, altrimenti domani chi si sveglia per l'università!» disse Alyssa prendendo la borsetta dallo schienale della sedia.

«Già. Ti accompagno.» disse Damon alzandosi.

«Oh, no no, non ti preoccupare! Tanto abito qua vicino! Ci vediamo domani!» disse tutta imbarazzata e se ne andò velocemente. Lui si insospettì, e decise di seguirla di nascosto.

Casa sua era tutt'altro che vicina al pub. A piedi ci aveva messo mezz'ora per arrivare a casa, se così si poteva definire. Era un vecchio condominio, piuttosto malconcio, e lei stava addirittura al piano sotterraneo. Damon ovviamente si limitò ad osservare l'interno dell'appartamento dalla piccola finestra che dava sul giardino: la camera che si vedeva era una piccola cucina, con un tavolino per due persone e un divano. C'erano sia il portone d'entrata che un'altra porta. Sperò che portasse ad un corridoio e che a sua volta portasse ad altre diverse stanze, ma quando Alyssa la aprì notò con grande tristezza che portava ad un piccolo bagnetto, dove a malapena ci stavano i sanitari essenziali e una cabina doccia così stretta che ci stava giusta giusta una persona all'interno. Il suo cuore di si strinse all'idea che quella ragazza, così dolce e così allegra, stesse in un posto così sudicio.

Alyssa uscì dal bagno, si avvicinò alla valigia affianco alla porta del bagno, e da essa tirò fuori un pigiama. Damon si voltò, intuendo che lei si stava per spogliare. Avrebbe potuto approfittarne per dare una sbirciatina, ma qualcosa lo trattenne dal guardare dentro quella finestra. Quando dopo un minuto la luce si spense, si affacciò di nuovo: la ragazza era raggomitolata sul divano, avvolta in un lenzuolo, forse l'unica cosa decente di tutta la casa, e stava cercando di addormentarsi. Mosche e zanzare però non le davano pace, ce n'erano parecchie, e il vampiro riuscì a vedere anche delle formiche per terra.

Damon si giurò che avrebbe fatto qualcosa, qualsiasi cosa, purché Alyssa non dovesse più vivere così. Se non fosse stato per le finestre bloccate di sicuro si sarebbe introdotto furtivamente e avrebbe almeno scacciato tutti quegli insetti fastidiosi. Per il momento, però, decise di stare lì, solo a guardarla, e assicurarsi che oltre tutto ciò che aveva già visto non ci fosse di peggio.



Nei tre giorni seguenti, dopo la scuola, Damon chiese ad Alyssa di poterla accompagnare a casa, ma lei trovò le più disparate scuse per declinare la proposta. Non sapeva però che lui, ogni notte, era comunque a casa sua, fuori dalla finestra, ad osservarla mentre dormiva.

Il giorno dopo le chiese per l'ennesima volta se volesse un passaggio a casa, ma lei rispose che aveva delle commissioni da sbrigare e non sarebbe tornata prima di sera. Così lui, stufo di quella situazione e dell'essere inerme, non potendola aiutare, andò a casa sua. Sbirciò dalle finestre: lei era in casa. Era arrivato il momento di farle sputare la verità, anche se la conosceva già. Così si avvicinò al campanello, e cercò “Ferrari”. Pigiò il pulsante, e dopo qualche secondo sentì delle porte all'interno del condominio che si aprivano, e dei passi che si avvicinavano. «Non le funziona nemmeno il citofono», pensò.

Il portone si aprì, e Alyssa si trovò Damon davanti.


To be continued………

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Capitolo 3
*** Bugie, sogni e segreti... ***


Your Love Saved Me - Cap 3
Capitolo 3 - Bugie, sogni e segreti...


«Ciao, Alyssa.» esordì Damon, con le braccia conserte.
Alyssa era praticamente sbiancata. Le gambe le tremavano e il respiro era affannato. Quello era il suo segreto, la vergogna più nascosta, la parte più brutta della sua vita.
Le sue gambe cedettero, e per poco non si ritrovò a terra. Tutto si fece buio.
Damon la prese in braccio, e l'adagiò sul divano nella sua cucina. Forse non avrebbe dovuto sorprenderla fino a questo punto. Prese un canovaccio, lo inzuppò d'acqua fredda, lo strizzò e poi lo adagiò sulla fronte di Alyssa, che ancora non aveva ripreso conoscenza.
Damon curiosò in cucina, negli stipetti e nel frigorifero, alla ricerca di qualcosa di buono da offrirle al risveglio per farsi perdonare, ma c'era ben poco. Alla fine prese un succo di frutta dal frigo e lo versò in un bicchiere. Poi prese una sedia, l'avvicinò al divano e ci si sedette, aspettando il suo risveglio; passarono diversi minuti prima che Alyssa si risvegliasse. Damon le offrì il succo, e lei imbarazzata lo bevve fino all'ultimo sorso.
«Non volevo spaventarti.» si scusò Damon.
Alyssa scosse la testa. «Da quanto lo sapevi?» gli chiese.
«Qualche giorno.»
«L'hai detto a qualcuno?»
«No. Lo so solo io.»
Alyssa fece un sospiro di sollievo. «Ti prego, promettimi che non lo dirai a nessuno!».
Damon le sorrise, e la rassicurò: «Non l'ho detto a nessuno finora, e non lo farò nemmeno in futuro, puoi stare tranquilla.».
«Grazie.» gli disse Alyssa, accennando un sorriso.
«Perché stai in questo postaccio?» le chiese incredulo Damon.
«Ecco...era l'unico posto libero che potevo permettermi, calcolando il costo del college e tutto il resto.» rispose Alyssa imbarazzata. Le era successo spesso di imbarazzarsi a causa della sua condizione economica.
Damon si rattristì, lui per fortuna non aveva mai avuto problemi con il concedersi tutti i lussi che desiderava. Invece quella ragazza aveva lasciato tutto ciò che aveva per andare a vivere in una topaia, solo per realizzare il suo sogno. Era ammirevole ma anche così triste.
La mente di Damon iniziò a vagare in cerca di una soluzione, ma gli bastò poco per arrivare ad una conclusione.
«Hai visto dove abito io, no?» le chiese.
«Sì, ed è molto diverso da qui. Non è sicuramente fatto da due cantine unite e leggermente adattate ad un monolocale.» affermò tristemente Alyssa.
«Già, appunto. Ti ricordi quante camere ci sono?» Damon era sorridente, e molto gasato.
«Sei, se non sbaglio.». Alyssa non capiva dove volesse andare a parare Damon.
«Esatto. Ma noi siamo cinque. Quindi, che ne dici di riempire quella camera vuota?» disse Damon in modo convincente, alzando il sopracciglio.
Alyssa rimase sorpresa dalla proposta. Era spiazzata, e non sapeva cosa dire. «Io...Damon...Non credo sia una buona idea. Non potrei mai aiutarvi abbastanza con l'affitto di quell'enorme casa.».
«Quale affitto? Quella casa è mia, l'ho comprata per me e i miei amici, e tu ora ne fai parte, quindi non dovrai pagare un bel niente. Sarai mia ospite.»
«Damon, non posso accettare. Sei molto gentile ad offrirmi tutto questo, ma, davvero, non posso. Devo cavarmela da sola.»
«Ok, per oggi non insisto più. Mi prometti però che ci penserai? La porta è sempre aperta per te.» le chiese Damon, con un sorriso tenero, e le accarezzò il viso, spostandole una ciocca di capelli.
«Va bene.» gli rispose Alyssa, mentre il suo cuore perse un battito. Nessuno l'aveva mai trattata con tanto riguardo.
«Visto che vuoi stare qui, almeno permettimi di darti una mano a darci una sistemata. Ci vediamo tra un po', ok?» le disse risoluto Damon, e prima che lei potesse ribattere se ne andò.
Tornò dopo mezz'oretta, con la sua macchina piena di buste. Le portò in casa di Alyssa e sistemò ogni cosa al suo posto. Alla fine ogni stipetto era pieno e il frigorifero era stato rifornito di tutto il necessario. Damon quasi costrinse Alyssa a studiare al parco mentre lui si sarebbe occupato di dare una sistemata a quello scantinato e avrebbe cercato di trasformarlo in qualcosa di più simile ad un appartamento.
Quando Alyssa tornò dopo qualche ora, si stupì di quel che vedevano i suoi occhi: tutto sembrava più luminoso di prima, gli insetti erano spariti e non si sentiva più la puzza di umidità tipica delle cantine, ma anzi, si poteva sentire un buon profumo di glicine.
«Ho tirato ad indovinare, spero ti piaccia come profumo» le disse Damon quando la vide inspirare profondamente con gli occhi socchiusi, alla ricerca di quel profumo.
«Azzeccato. Mi piace davvero tanto il glicine. Diciamo che è uno dei miei preferiti.» rispose contenta, sorridendogli.
«Uno? E quali sarebbero gli altri?» chiese curioso Damon.
«Beh, come fiori mi piacciono le gerbere, i gigli, le calle, ovviamente le rose, e il glicine appunto. Come profumo invece mi piace anche ai fiori d'arancio, al talco o alla brezza marina. Comunque hai già fatto fin troppo per me, quindi non ti azzardare a comprare altro per questa casa, ok?» gli disse risoluta Alyssa.
«Vedo che l'uscita ti ha ricaricata eh?» disse ridacchiando Damon, facendo ridere anche lei.
Damon rimase ancora un'oretta con lei, a parlare e a scherzare, poi se ne andò a casa.

Nei giorni seguenti ogni pomeriggio Damon uscì per un paio d'ore insieme alle quattro ragazze dopo le lezioni, e ogni notte andò di nascosto da Alyssa, guardandola da fuori della finestra. Per fortuna constatò che passò le nottate seguenti abbastanza tranquilla, ora che non c'erano più insetti ad infastidirla.
Ma una notte Alyssa iniziò a rigirarsi nel divano senza pace, e sembrava mormorare qualcosa nel sonno. Damon così pensò di vedere cosa stava sognando.

«Ho sbagliato a stare con una come te, non sei alla mia altezza!»
«Se hai pensato che ti amassi davvero sei solo una stupida!»
«Sei troppo brutta per uno come me!»
«Volevo solo portarti a letto, ora che ci sono riuscito non me ne frega più niente di te, sparisci!»
«Non vali niente in confronto a me!»
«Con me il primo bacio? Sicura? Io non me lo ricordo affatto!»
«Ancora non riesco a capire come hai fatto a piacermi!»
«Sono stufo di stare con te, io voglio darmi alla pazza gioia e farmi un sacco di ragazze!»
Gli ex di Alyssa erano tutti davanti a lei, pieni di veleno e parole pungenti. Lei era seduta in un angolino, fattasi piccola piccola, sempre di più dopo ogni mala parola. I suoi occhi erano velati dalle lacrime, e il suo cuore, già spezzato in passato da quei ragazzi, stava subendo ulteriori crepe e squarci.


Damon decise di farla stare meglio, e l'unica cosa che potesse fare per aiutarla era entrare nel suo sogno.

Damon apparve dal nulla, con indosso un'armatura nera lucente e un lungo mantello nero al di fuori e argentato all'interno. Le corse incontro, e l'abbracciò protettivo. Si voltò verso i ragazzi, guardandoli con uno sguardo torvo, e poi sorrise malefico.
«Sono molto contento che la pensiate così. Ma non di certo perché avete ragione. Vedete, voi non valete niente, e non siete per nulla all'altezza di una ragazza come Alyssa. Lei è bellissima, intelligente, dolce, umile, forte, e una donna come lei, con tutte queste belle qualità, merita solo un Principe. Come me.» disse solennemente Damon, poi la prese in braccio e passò in mezzo al gruppo di ragazzi. Dietro di loro vi era un cavallo nero, su cui Damon e Alyssa salirono e se ne andarono.
Arrivarono ad una collina circondata da una fitta nebbia, che però lasciava intravedere un castello tutto nero, ad eccezione degli infissi e del tetto che erano d'argento e spiccavano sull'oscura figura. Damon fece scendere Alyssa dal cavallo e galantemente la condusse all'interno del castello. Le riservò una grandissima stanza e la riempì di fiori, tra cui variopinte gerbere, raffinati gigli e infine una bellissima rosa nera.
«Tu meriti solo il meglio. D'ora in poi ti basterà chiedere tutto ciò che desideri, e io te lo farò avere con molto piacere.» le disse Damon mentre le porgeva la rosa, poi le baciò dolcemente la fronte.
«Grazie, Damon. Però non credo che tu potrai farmi avere ciò che desidero più di ogni altra cosa.» sussurrò Alyssa a testa bassa.
«Di cosa si tratta? Son sicuro che potrò soddisfare qualsiasi tua richiesta.» le disse dolcemente Damon, accarezzandole il viso.
«Essere amata. Davvero amata. Solo per quel che sono.» gli rispose Alyssa, guardandolo negli occhi.
«Non devi neanche chiederlo. C'è già chi ti ama per come sei.» le sussurrò Damon, guardandola dolcemente negli occhi e avvicinando il viso a quello di Alyssa.
Il respiro di Alyssa si fece più affannoso e il suo cuore cominciò a battere all'impazzata, finché le labbra di Damon sfiorarono le sue e il tutto esplose in un vortice di emozioni.

La sveglia di Alyssa interruppe il sogno, e lei si svegliò madida di sudore e col respiro affannato. Damon si affrettò ad andarsene, e aspettò Alyssa nel giardino della scuola. Ma quando Alyssa arrivò e lo vide si bloccò: rimase ferma immobile a bocca aperta a guardarlo. Il ricordo del sogno di quella notte si fece vivido in lei e le sue guance avvamparono. Come aveva potuto fare un sogno simile?! Ora si vergognava perfino a guardarlo.
«Buongiorno, Alyssa!» disse ad alta voce Damon andandole incontro.
«Ciao...» rispose imbarazzata Alyssa, cercando di evitare il suo sguardo.
«Tutto bene?» le chiese Damon, vedendola diversa dal solito e sapendo cos'aveva sognato.
«Ehm... Non proprio... Oggi mi sento strana, scusami...» disse mortificata Alyssa.
«Posso fare qualcosa per te?» chiese gentilmente Damon.
A quelle parole Alyssa rabbrividì. Damon era sempre così gentile e disponibile nei suoi confronti, e anche nel sogno era stato così. Ma aveva visto Damon ed Elena in giardino, il giorno in cui l'aveva conosciuto, ed era sicura che tra loro ci fosse qualcosa anche se cercavano di tenerlo nascosto. Da allora Damon aveva passato molto tempo insieme ad Elena, ma con loro c'erano sempre anche Bonnie, Caroline e Alyssa, e a parte qualche battutina ogni tanto si evitavano chiaramente. Alyssa però non voleva immischiarsi in tutto questo. Voleva continuare ad essere amica di entrambi, per cui avrebbe dovuto dimenticarsi di quel sogno, il prima possibile. E per farlo forse sarebbe stato meglio non vedere Damon.
«No, ma grazie lo stesso. Vorrei solo stare un po' da sola.» disse Alyssa pacatamente.
«Come preferisci. Quando hai bisogno, lo sai che ci sono, devi solo farti sentire e arriverò subito.» le disse Damon, poi le fece l'occhiolino e se ne andò verso la facoltà di medicina. Forse quella notte aveva esagerato.
Dopo qualche minuto arrivarono Elena, Bonnie e Caroline, e salutarono Alyssa quasi in coro.
«Come stai?» le chiese Bonnie.
«Bene, sono solo un po' assonnata. Voi?» rispose Alyssa.
«Tutto bene. Non hai dormito stanotte?» disse Caroline a nome di tutte e tre.
«Non molto diciamo, infatti credo che oggi non resterò fuori con voi, mi spiace...» disse sconsolata Alyssa.
«Figurati, non ti preoccupare! Riposati pure!» disse apprensiva Bonnie.
«Ma Damon che fine ha fatto?! Noi dobbiamo entrare, se non si sbriga ci vediamo all'uscita!» sbuffò Elena.
«Ehm...veramente Damon è già arrivato...» disse imbarazzata Alyssa.
«Cosa?!» esclamarono Elena, Bonnie e Caroline.
«Sì...se n'è già andato in classe...» continuò Alyssa.
«Ok, Damon sta decisamente male!» disse ironica Caroline.
«Perché non ci ha aspettate qui come al solito?» chiese Elena, ora dispiaciuta.
Alyssa cercò di inventarsi una scusa plausibile nel più breve tempo possibile: «Ha detto che doveva vedersi con dei suoi compagni di studi prima delle lezioni per sistemare degli appunti o qualcosa del genere.».
Le tre ragazze la guardarono con gli occhi sgranati, poi si guardarono tra di loro confuse.
«Confermo la mia ipotesi.» disse teatralmente Caroline, e poi ridendo si avviarono tutte insieme verso la classe.

All'uscita dalle lezioni Alyssa se ne andò subito a casa, mentre le altre ragazze aspettarono qualche minuto davanti all'entrata per vedere se Damon si sarebbe fatto vivo, prima di andare anche loro a casa.
Dopo qualche secondo se lo trovarono davanti.
«Dov'è Alyssa?» chiese preoccupato.
«Buongiorno anche a te, Damon. Grazie dell'interessamento eh!» gli disse Caroline sarcastica.
«Ho chiesto dov'è Alyssa!» stavolta nel tono di Damon c'era anche una punta di rabbia, oltre che la preoccupazione.
«Se n'è andata a casa, era stanca. Perché t'interessa tanto?» gli rispose risoluta Elena.
Damon rimase spiazzato dalla domanda. Già, perché gli interessava tanto cosa faceva Alyssa, se stava bene, se dormiva o meno? Non lo sapeva nemmeno lui, o forse ancora non era riuscito ad accettare il fatto che in fondo ci tenesse a quella ragazza conosciuta da così poco tempo, ma che a lui sembrava di conoscere da una vita.
«Non è affar tuo. E comunque ero solo preoccupato per lei, stamattina l'ho vista...strana.» disse Damon, dapprima freddo.
«Sì, oggi era parecchio strana. E a quanto pare non era la sola, a meno che tu non le abbia detto una bugia.» aggiunse Bonnie.
«Che bugia?» Damon si allertò. A cosa si stava riferendo Bonnie?
«Che dovevi andare in classe prima delle lezioni per degli appunti e quindi non sei rimasto con lei ad aspettarci.» disse Bonnie risoluta, con le braccia conserte.
«Ah....quella stupidata lì.» Damon ringraziò mentalmente Alyssa per quella piccola bugia: se avesse detto che lei aveva preferito non restare sola con lui a causa del sogno di quella notte, le ragazze avrebbero avuto il dubbio che ci fosse lo zampino di Damon. «No, era vero. Sapete, anche io sto frequentando il college, e a differenza di quello che pensate voi e mio fratello non lo sto facendo per gioco o per controllare voi donzelle. Ci vediamo a casa.» terminò Damon, e si avviò verso la sua macchina.
Le ragazze si guardarono stranite, poi si avviarono verso la macchina di Bonnie e andarono a casa.

Damon passò da casa di Alyssa, cercando di non farsi vedere, per controllare come stesse. Era sdraiata sul divano e dormiva. Damon fu contento che fosse davvero solo stanchezza la sua, e non altro come un turbamento nei suoi confronti, ma si ripromise di non intromettersi più nei suoi sogni visto l'effetto che le procurava. Una volta tranquillizzatosi, Damon tornò a casa, e sentì la sola presenza di Stefan ed Elena in camera di Stefan, e il rumore della porta-finestra della cucina che si chiudeva. Affinò l'udito e riuscì a sentire la conversazione tra suo fratello e la vampira.
«Allora, cosa c'è di tanto importante da dovermene parlare proprio adesso che stavamo studiando e da addirittura cacciare fuori casa Caroline e Bonnie per non essere spiati?» era la voce di Elena.
«Elena...vedi...mi ha chiamato Meredith.» Stefan sembrava piuttosto impacciato, come se non sapesse da dove iniziare.
«E...? Stefan falla breve e sii diretto, per favore! Oddio...è successo qualcosa a Jeremy?!»
«No, no, Jeremy sta bene. Almeno per ora. Meredith è preoccupata... Anche lì nei pressi di Mystic Falls sono spariti alcuni vampiri e streghe. Lei sta cercando di tenere sott'occhio Jeremy, ma lui è più in giro che a casa, e tra il lavoro e seguire tuo fratello lei non ce la fa più. Ha bisogno di aiuto.» disse Stefan più pacatamente possibile, ma non gli riuscì così bene. Damon rimase sorpreso sentendo quel che stava succedendo a Mystic Falls.
«Oh no... Anche a Mystic Falls... Quindi è una cosa più grossa di quel che credevamo... Quindi ora come facciamo?»
«Io tornerò lì. Hanno bisogno di me e qui tutto sommato sono di troppo.»
«Cosa?! Stefan ma che dici?! Anche qui abbiamo bisogno di te! Devi controllare tuo fratello, ricordi?»
«Potrai farlo benissimo tu al mio posto. Tanto la maggior parte del tempo sei già con lui.» Damon riuscì a cogliere la gelosia nel tono di Stefan.
«Stefan...ti prego...non andare! Chiamerò Tyler o Klaus e ci farò andare uno di loro, contaci.»
«Elena...è giusto che vada io, credimi. Meredith ha chiamato me, quindi sono io che devo aiutarla.»
«E quindi se io ti chiedo di restare qui la mia parola non vale niente?»
«Non ho detto questo. Elena, è già difficile così, perché stai complicando le cose?!»
«Io non sto complicando un bel niente, anzi, ti sto risolvendo un problema. Non dovrai spostarti a Mystic Falls. Sai cosa vorrebbe dire essere da solo a Mystic Falls ora come ora?»
«Non sono solo, ci sono Meredith e Jeremy!»
«Sono umani Stefan! SOLO UMANI! Non potrebbero proteggerti! E conoscendoti, saresti tu a rimetterci la pelle per proteggere loro. Io non voglio perderti. Ti sembra tanto difficile da capire?»
«Sì, visto che mi hai lasciato e hai preferito mio fratello a me.» Damon strinse i pugni nel sentire suo fratello parlare così. Pensava l'avesse superata ora che Elena non stava insieme a nessuno dei due, ma evidentemente si era sbagliato. Alla grande.
«Stefan, io lo amo. Ma sai benissimo che amo anche te. Sono due amori diversi, e non sono ancora riuscita a capire quale sia la mia strada. Ma sono certa che non voglio perderti. Sei troppo importante per me.»
«Elena, smettila di prendermi in giro. Smettila di prendere in giro anche Damon e soprattutto te stessa! Sono stufo di stare ad aspettare una persona che non avrà mai solo me nel suo cuore.» urlò Stefan, poi si prese un attimo di pausa, e continuò con tono più tranquillo. «Sai una cosa? Per me l'amore è solo uno, il resto sono solo cotte passeggere. Solo che tu ancora non hai capito cosa c'è dentro il tuo cuore. Non sai qual è il vero amore e qual è la cotta. Perciò, me ne vado. Chissà che tu non faccia chiarezza nel frattempo.»
Stefan fece un passò, poi si fermò.
Elena l'aveva bloccato.
«Stefan... Io ti amo. Di questo ne sono sicura. Forse hai ragione tu, non è proprio amore quello che provo per Damon, ma come farò a capirlo se te ne vai? Resta qui. Resta insieme a me.»
Ci fu silenzio. Per quasi un minuto. Damon non riuscì a trattenersi e si precipitò in camera di Stefan. Ciò che vide lo fece andare fuori di testa: Elena era avvinghiata a Stefan, e si stavano baciando appassionati come non mai.
«Ma brava, abbiamo una stella nascente qui! Perché non te ne vai ad Hollywood? Ti ci vedo meglio che alla Duke!» sputò Damon, mentre Stefan ed Elena, imbarazzati, si stavano riordinando.
«Damon, ascolta...» Elena voleva spiegarsi, ma Damon la interruppe: «Ascolta un cazzo, Elena! Mi hai preso in giro con la storiella della promessa e ora ti ritrovo avvinghiata a mio fratello! Avevi detto un anno! Resisti solo un anno! E dopo nemmeno un mese torni da mio fratello?! No, ora basta! Ha ragione mio fratello, stai prendendo per il culo tutti e tre, soprattutto te stessa! O forse lo fai apposta, chi lo sa! Dopotutto avere due fratelli a disposizione dev'essere figa come cosa... Ma sai qual'è il peggio?! È che dici di essere diversa da Katherine! Ma ricordati che fine ha fatto lei! Te lo dico col cuore Elena: vaffanculo!».
Damon era furioso. Fece per uscire, ma poi si voltò di nuovo verso di loro, e col dito puntato su Stefan gli sibilò: «E tu, lurido bastardo, non azzardarti mai più a seguirmi o a tenermi d'occhio! Sai, non hai idea di quanto piacere mi possa fare che tu mi abbia nascosto una notizia così importante. Voglio dire, cosa mai poteva succedermi? Potevo sparire? Bah, sarebbe sicuramente stato meglio per te, avresti avuto subito Elena tutta per te! Però vedi, non è servito che sparissi, si è buttata tra le tue braccia anche con me nei paraggi! Buona fortuna, stronzi!». Poi sparì.

Damon non tornò a casa per tutto il giorno. Durante la notte suo fratello controllò nella sua camera: nessuna traccia. Si sentì in colpa per quel che era successo, non avrebbe mai voluto che andasse a finire così.
Il mattino dopo le ragazze andarono davanti al college, Alyssa era già lì.
«Hai visto Damon stamattina?» chiese preoccupata Elena.
«No, non è ancora arrivato. Perché? Non era a casa con voi?» chiese Alyssa, anche lei preoccupata dopo la domanda insolitamente piena di preoccupazione di Elena.
«Senti, Alyssa, devi sapere che Damon è un tipo strano, e quando ha dei momenti “no”se ne va abbandonando tutto per un po'. Preferisce staccare la spina piuttosto che risolvere i problemi. Comunque non era a casa, è da ieri pomeriggio che non lo vediamo.» disse Caroline, cercando di sembrare il più tranquilla possibile.
Alyssa si stupì sia di quel che le aveva riferito Caroline, sia soprattutto del modo in cui gliel'aveva detto. Come potevano sapere se se ne fosse andato come suo solito o se invece gli fosse successo qualcosa?
«Avete almeno provato a chiamarlo?» chiese Alyssa alterata.
«Parecchie volte. Rifiuta le nostre chiamate.» disse Bonnie, freddamente.
Alyssa non riusciva a stare con le mani in mano, doveva fare qualcosa.
«Scusatemi ragazze, vi raggiungo in classe.» disse Alyssa, e si allontanò dal gruppo. Prese il cellulare, e cominciò a digitare. Se non rispondeva alle chiamate, allora avrebbe provato con un SMS.


Ehi, dove sei? Che succede? :(
Care, Bonnie ed Elena mi hanno detto
che da ieri sei sparito!
Fammi sapere almeno se stai bene.
P.S.: scusa per ieri, ero davvero stanca.

Sperò che le rispondesse, ma la lezione purtroppo stava per iniziare e si dovette avviare verso la classe. Al primo cambio d'aula sbirciò il cellulare, era troppo in ansia per resistere fino alla fine delle lezioni.
Un messaggio ricevuto. Da Damon.

Sto bene, sto solo facendo un giro turistico della zona.
Tornerò nel giro di qualche giorno.
Non prendermi per pazzo, ogni tanto mi piace mollare
tutto e partire all'improvviso per dove mi va! ;)
P.S.: non ti preoccupare! Spero ti sia ripresa... :)

Alyssa tirò un sospiro di sollievo. Stava bene e sarebbe tornato nel giro di qualche giorno. Lo comunicò subito ad Elena, Caroline e Bonnie, ma loro non rimasero sorprese dal comportamento di Damon: come le avevano già spiegato, non era la prima volta che spariva per qualche giorno.
All'uscita dall'università le ragazze andarono in un centro commerciale nella zona, comprarono ognuna qualcosina tranne Alyssa, che al termine di tutti i giri se ne andò a casa sua. Trovò una lettera nella cassetta della posta, e si affrettò ad aprirla pensando fosse un tenero pensiero dalla sua famiglia. Ma quando poi la lesse vide che non era affatto così: era stato il proprietario dell'appartamento a scriverle, e le comunicava che dal mese prossimo avrebbe dovuto pagare 100 dollari in più per l'affitto, oppure avrebbe dovuto lasciare l'appartamento. Alyssa rabbrividì.
Quasi andò in panico, pensando a com'era già difficile la situazione, e pensò fosse già arrivata la fine della sua strada verso il sogno di vivere in America. Ma dopo qualche minuto si riprese pian piano, e iniziò a pensare che doveva far qualcosa per evitare tutto questo. Così uscì di casa, e andò in giro per tutta la città alla ricerca di un lavoro.

Elena, Caroline e Bonnie erano arrivate al loft. Stefan era seduto sul divano, e stava parlando al telefono.
«No, per questo ti ho chiamato. Io non posso, anche se vorrei.» disse Stefan alla persona al telefono.
Elena e Caroline riuscirono a sentire chi parlava all'altro capo del telefono. Era Klaus.
«Perché mai, Stefan?»
«Perché mio fratello se n'è andato, quindi devo restare qui con le ragazze. Non le lascio da sole con questo pericolo sconosciuto in giro.»
«Sicuro che se non lo abbiano preso com'è successo agli altri vampiri?»
«Se n'è andato di sua spontanea volontà, di questo ne son sicuro. Comunque se ci andrai tu sarai anche più vicino a Caroline. E se proprio non potrai venire qua ti raggiungerà lei a Mystic Falls.» disse Stefan guardando Caroline in cerca di approvazione, e la vampira annuì.
«Non se ne parla nemmeno! Lei deve stare a casa o se esce devono esserci almeno la vampira e la streghetta con lei, chiaro? Voglio che sia più al sicuro possibile, quindi se potessi esserci anche tu con loro quando escono non sarebbe affatto male, mio caro Stefan. Comunque riuscirò a convincere Tyler a tornare a Mystic Falls, e nel weekend verrò da voi con Rebekah e il biondino, non mi fido a lasciarli là: anche se mia sorella sapesse difendersi abbastanza bene, non sappiamo chi o cosa c'è dietro queste sparizioni, e non voglio perderla assolutamente. Ti faccio sapere quando parte Tyler.» disse l'ibrido, che riattaccò subito.
«Volevi parlarci? Forse avrei dovuto dirgli che eri arrivata.» disse Stefan a Caroline.
«No, non preoccuparti, tanto ci sentiremo almeno un paio di volte prima che faccia notte!» disse Caroline allegra. Bastava nominarlo o parlare di lui, che subito sul suo viso spuntava il più solare dei sorrisi.
Stefan andò ad abbracciare Elena, e le chiese se avesse avuto altre notizie di Damon.
«No, a noi non risponde l'idiota.» gli rispose Elena, con un misto di preoccupazione e rabbia.
«Beh, stamattina l'ha fatto però.» la rassicurò Stefan, stringendola leggermente di più a sé.
«Non a noi.» sottolineò Elena.
«E a chi scusa?» chiese confuso Stefan, sciogliendo l'abbraccio.
«Alyssa gli ha scritto un messaggio, e lui le ha risposto.» rispose stizzosamente Elena.
Stefan spalancò gli occhi incredulo. Suo fratello non aveva risposto né ad Elena, Caroline e Bonnie né a lui che era sangue del suo sangue, ma a quella ragazza che aveva appena conosciuto sì.
«Le ha detto dove si trovava?» chiese ancora sorpreso Stefan.
«No, non di preciso almeno. Ma ora basta parlare di Damon, tornerà tra qualche giorno, stai tranquillo.» gli rispose tranquillamente Elena, trascinandolo verso il divano. Lui voleva continuare il discorso, ma Elena gli posò l'indice sulle labbra e lo guardò così dolcemente e allo stesso tempo così sensualmente che non riuscì a proferir parola.





Passarono diversi giorni da quando Alyssa ricevette quella maledetta lettera dal proprietario, e per i due giorni seguenti girò in lungo e in largo per la città cercando un lavoro qualsiasi, anche tra i più pesanti, pur di racimolare qualcosa in più. Finalmente trovò un fast food in cui cercavano proprio degli studenti universitari che potessero fare il turno dalle 18 alle 2, e mostrandosi pronta ad iniziare e desiderosa di lavorare venne subito assunta. Così dopo l'uscita dall'università smise di andare con Elena, Bonnie e Caroline in giro, dicendo loro come scusa che non riusciva a studiare adeguatamente e quindi necessitava di più tempo, e sostituì lo svago con un'essenziale dormita che l'aiutava a restar sveglia a lavoro fino alle 3.30 di notte, quando appunto arrivava a casa, stremata.
Ovviamente non aveva detto nulla di tutto ciò alle ragazze, tanto meno a Damon che le aveva già proposto di lasciare quello squallore per andare a vivere con tutti loro nel loft e ora era chissà dove.
Era Domenica, e Alyssa si era svegliata all'ora di pranzo per recuperare qualche ora di sonno persa durante quella terribile settimana. Erano passati ormai cinque giorni da quando Damon se n'era andato, e, non poteva negarlo a se stessa, le mancava. Dopotutto era l'unico lì ad aver scoperto la sua situazione, e l'aveva sostenuta e aiutata. Così decise di provare a chiamarlo.

Damon aveva ormai perso il conto dei giorni. Vagava tra i boschi e le campagne, evitando i centri abitati. Voleva silenzio. Voleva tranquillità. Avrebbe voluto zittire anche quella vocina nella sua testa che continuava a dargli dell'idiota e quant'altro, e che ripeteva in continuazione le parole di Elena e Stefan: le persone che più amava ma che più l'avevano ferito. La rabbia ribolliva dentro di lui ogni volta che la sua mente li sfiorava.
Si guardò attorno: i corpi dilaniati di due cacciatori erano a qualche metro da lui. Il loro unico errore era stato quello di avventurarsi nel bosco nella stessa zona in cui c'era Damon, ancora furioso e soprattutto affamato dopo giorni in cui si era cibato solo degli animali che aveva trovato sul suo cammino. Non era da lui ridurre il cibo in poltiglia. Non era come Stefan lo squartatore e mai avrebbe voluto esserlo. Ma la rabbia che aveva covato dentro di sé per tutti quei giorni era esplosa nel peggiore dei modi. In passato aveva imparato prima a cibarsi degli umani con stile, grazie a Sage, e poi (quasi) solo con le sacche dei donatori per diventare un uomo migliore per Elena. E in poche ore aveva buttato all'aria tutto.
Prese quel che rimaneva dei due cacciatori e si diresse verso un fiume poco distante, dove li gettò e si dette una ripulita, poi si incamminò di nuovo nel bosco. Si perse nuovamente nei suoi pensieri, ma poco dopo il cellulare squillò e lo ridestò. Con rabbia lo prese dalla tasca, pronto a rifiutare l'ennesima chiamata di Stefan, Elena o Caroline, ma quando vide il nome impresso sullo schermo si immobilizzò. Era Alyssa. Non sapeva se risponderle o meno. Avrebbe voluto parlarle, ma non era proprio in ottimo stato per una conversazione con un'umana ignara della sua natura vampiresca. Attese ancora qualche secondo, poi si decise: chiuse gli occhi, inspirò profondamente e schiacciò il pulsante di risposta avvicinando lentamente il cellulare all'orecchio.
«Alyssa?» chiese Damon con il tono più pacato che potesse avere in quel momento.
«Sì Damon, sono io. Scusami se ti disturbo, volevo sapere come stai...è tutto ok?» disse tutto d'un fiato Alyssa, come un fiume in piena.
Damon sorrise e fece un sospiro. Un sospiro di gioia e sollievo.
«Sì, tutto ok. Tu? Sei nel tuo appartamento o con le ragazze?» chiese esitante Damon.
«No, sono nel mio appartamento. Forse usciamo più tardi.» disse con un velo di tristezza Alyssa; le mancavano molto i pomeriggi spensierati con Elena, Bonnie e Caroline e avrebbe voluto non esser mai stanca per uscire con loro nei momenti liberi tra università e lavoro. Poi si fece coraggio e chiese a Damon ciò che si chiedeva da quando se n'era andato: «Quando tornerai?».
Damon allontanò il cellulare dall'orecchio per osservare lo schermo: segnava Domenica 2 ottobre 2011.
«Ci vediamo presto, Alyssa.»
«A presto, Damon.»

L'indomani mattina Alyssa fu come al solito la prima ad arrivare davanti alla Duke. Elena, Caroline e Bonnie arrivavano sempre dopo di lei, «per colpa di Caroline che si mette davanti allo specchio e non si stacca più» le aveva detto Bonnie.
D'un tratto Alyssa sentì qualcuno dietro di lei che subito le tolse la visuale mettendole le mani sugli occhi. Il suo cuore iniziò a scalpitare, mille pensieri le vennero alla mente. Voleva farle del male? Voleva rapirla? Avrebbe voluto urlare ma dalla sua bocca non uscì fiato. L'uomo si strinse a lei e le sussurrò delicatamente all'orecchio: «Indovina chi è?». La paura di Alyssa si tramutò in gioia. Poggiò le sue mani su quelle di lui, e sussurrò il suo nome con un sorriso: «Damon».
L'uomo lasciò la presa per prenderle i polsi e la fece voltare verso di lui. Le bastò guardare quei meravigliosi occhi per averne la conferma: era proprio lui. Si guardarono sorridendo per qualche istante, poi Alyssa gli buttò letteralmente le braccia al collo.
«Non lo fare mai più!» gli sussurrò Alyssa, ancora stretta a lui.
«Che cosa?» chiese confuso Damon. Non sapeva se l'aveva spaventata col suo arrivo improvviso o ci fosse altro.
«Sparire senza dire nulla a nessuno. Eravamo tutti in pensiero, sai?» disse seria Alyssa.
Damon la strinse a sé; non credeva che a qualcuno importasse davvero di lui.
«Non lo farò più. Promesso.» le sussurrò, posando le labbra sui suoi capelli color cioccolato.
Quando dopo qualche istante si staccarono, Alyssa lo guardò negli occhi e più diretta che mai gli fece una domanda che Damon non avrebbe proprio voluto sentire: «Te ne sei andato per colpa di tuo fratello ed Elena, vero?».
La rabbia di Damon tornò a galla, ma cercò di nasconderla davanti ad Alyssa.
«Scommetto che te l'ha detto Caroline.» disse Damon cercando di restare calmo.
«No, era una mia idea e tu me l'hai confermata proprio adesso. Ricordi la prima volta che sono venuta nel vostro loft?» chiese Alyssa, e quando Damon annuì lei continuò, «Ecco, io vi ho visti. A te e ad Elena, nel giardino. Ho capito che c'era qualcosa. Poi da quando tu te ne sei andato, Elena è sempre venuta qui accompagnata da tuo fratello. Perciò ho fatto due più due e sono arrivata alla conclusione.»
«Che sarebbe?» chiese Damon con tono di sfida.
«Tuo fratello ti ha fregato la ragazza.» sputò Alyssa.
«Non è proprio così, Alyssa. Loro mi hanno mentito, per questo mi sono arrabbiato e me ne sono andato. Ma è una storia lunga e non starò qui a raccontartela ora, anche perché arriveranno a momenti. E io non ho nessuna voglia di vederli.» disse freddamente Damon.
«E allora perché sei tornato?» gli chiese confusa Alyssa.
«Ho detto che non voglio vedere loro. Ci vediamo pomeriggio da te, vengo a trovarti.» rispose Damon, e se ne andò verso la facoltà di medicina.
Alyssa era allo stesso tempo felice e preoccupata: finalmente Damon era tornato e si sentiva più tranquilla anche solo a saperlo nella stessa città, era lui quello su cui era sicura di poter contare sempre e comunque dopo quello che aveva scoperto, ma anche se si era sempre confidata con lui non voleva che venisse a sapere del lavoro al fast food.
Non aveva proprio idea di come avrebbe potuto fare quel pomeriggio per non far scoprire niente a Damon.



Ecco il 3° capitolo! Scusatemi tanto per il ritardo... Mi sa che anche per i prossimi 2-3 capitoli non sarò puntuale nel pubblicarli, sono in vacanza e non uso spesso il pc (che non è nemmeno mio purtroppo T___T).
Comunque volevo comunicarvi che ho trovato un'attrice che si avvicina all'idea che ho io di Alyssa. Se volete vedere chi è, andate QUI che c'è la foto, non la metto qui perché so che alcuni preferiscono immaginarsi i personaggi anziché vederli ;)
Inoltre ho modificato una foto per rappresentare una parte del sogno di Alyssa: Damon e Alyssa verso il castello. :) Non è proprio perfetta ma un po' rende l'idea XD
Per ora non mi viene in mente nient'altro da dirvi, oltre che vi ringrazio comunque tanto per seguire la mia storia e soprattutto un grazie IMMENSO a chi l'ha recensita!
Al prossimo capitolo!
ElenaDobrevSomerhalder

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Capitolo 4
*** Tears and Fears ***


Your Love Saved Me - Cap 4
Capitolo 4 - Tears and Fears


Alyssa era andata di corsa a casa appena finite le lezioni, e durante il cammino pensò a che scusa inventarsi per quando sarebbe dovuta andare a lavorare. Sempre che Damon passasse da lei prima dell'orario di lavoro.
Quando arrivò davanti al cancelletto di casa sua, Alyssa se lo trovò davanti.
«Già qui?» gli chiese sorpresa.
«Ho la macchina.» disse Damon facendo roteare le chiavi dell'auto attorno all'indice; «E se tu me lo permettessi potrei darti un passaggio fino a casa e viceversa, senza farti tutta questa strada a piedi.» terminò facendole l'occhiolino.
«Grazie, ma preferisco tenermi in forma.» rispose decisa Alyssa, mentre apriva il cancelletto.
«Come vuoi. Ma secondo me non ne hai bisogno.» disse Damon, squadrandola da capo a piedi, poi si soffermò sui glutei, sperando che Alyssa se ne accorgesse: voleva vedere quale sarebbe stata la sua reazione. E proprio come sperava Damon, Alyssa si girò.
«DAMON!!! Piantala!!! Ti ha fatto decisamente male la gita fuori porta!» urlò Alyssa, irritata ma al tempo stesso divertita.
«Mmmh...può darsi.» disse Damon sorridente, mentre entrava nell'appartamento di Alyssa.
Alyssa appoggiò la borsa sul tavolo e poi si buttò sul divano. Quel pomeriggio sicuramente avrebbe saltato il riposo che l'aiutava a lavorare fino a tarda ora, ma sperava che tutto andasse comunque per il meglio.
Damon nel frattempo si sedette al contrario su una sedia, di fronte al divano.
«Non volevo infastidirti, stavo solo scherzando.» le disse vedendola avvilita, appoggiando le braccia sullo schienale e sopra di esse il mento.
«Oh, no tranquillo. Ero solo sovrappensiero, lo so che scherzi.» disse Alyssa sorridendo, dopo essersi ridestata dai suoi pensieri. «Allora, come mai sei andato via? Cosa ti hanno fatto Stefan ed Elena?» chiese dopo un attimo di silenzio.
«Ti ho già detto che è una storia lunga.» rispose Damon incupendosi.
«Ho tutto il tempo che vuoi.» disse Alyssa spaparanzandosi sul divano, in attesa che Damon sputasse il rospo, ma le scappò uno sbadiglio.
«Sei stanca, riposati. Te lo racconterò un'altra volta.» disse con un sorriso tenero Damon.
«Bugiardo. Lo so che non vuoi raccontarmelo. E comunque non sono stanca.» ribatté risoluta Alyssa.
«Alyssa, i tuoi occhioni si son fatti piccoli piccoli. Hai sonno. Torno verso sera.» disse determinato Damon mentre si alzava in piedi.
«NO!» urlò Alyssa istintivamente, poi usando un tono più pacato spiegò: «Non ci sono stasera forse. Dovrei andare a fare dei giri.».
«Usciamo insieme allora.» propose tranquillamente Damon.
«Mi stai chiedendo un appuntamento?!» Alyssa era proprio sorpresa.
«Ti sto solo chiedendo di uscire con uno dei tuoi amici.» cercò di rassicurarla Damon.
«Devo sbrigare delle mie faccende. Piuttosto private.» disse sommessamente Alyssa, sorprendendo Damon. «Scusami» gli disse alla fine, e lo pensava davvero. Non voleva mentirgli, ma lui si era già occupato fin troppo dei suoi problemi, e Alyssa non voleva più essere aiutata. Voleva farcela da sola.
«Non preoccuparti allora. Ci vediamo domattina. Sicura che non vuoi che passi a prenderti?» chiese per l'ultima volta Damon.
«Sì, tranquillo. Ci vediamo al solito posto. Cercherò di arrivare prima, visto che non vuoi vedere nessun altro. Mi dovrai spiegare anche questa, prima o poi.» gli disse Alyssa alzando un sopracciglio.
«Lo farò. Buon riposo.» le disse Damon accarezzandole il capo, poi se ne andò.
Ma Damon non se ne andò davvero. Non voleva tornare nel loft, non ancora. Si era addirittura prenotato una camera d'hotel pur di non tornarci, ma non andò nemmeno lì. Rimase invece nei dintorni, aspettando che Alyssa uscisse. Passò diverse volte davanti alla sua finestra, e quando vide che era uscita entrò dalla finestra, che per fortuna lei aveva lasciato aperta.
Sul tavolo c'era ancora quella busta. Quando Alyssa e Damon erano entrati nell'appartamento insieme qualche ora prima lei l'aveva subito cercata di coprire con la sua borsa, mettendocela sopra, ma al vampiro non era certo sfuggita di vista. Ora che l'aveva tra le mani non sapeva più cosa fare: non voleva invadere la privacy della ragazza, però sapeva che se lei gliela voleva nascondere allora nascondeva anche dei problemi. Dopo un po' di dubbi si decise ad aprirla: era una lettera dal proprietario dell'appartamento che le comunicava un aumento sull'affitto.
Damon non si pentì di averla aperta visto ciò che nascondeva, ma per il momento decise di fare finta di nulla e aspettare che Alyssa gli dicesse qualcosa, dopotutto non avevano avuto modo di parlare granché.

Il giorno dopo Alyssa arrivò davanti all'università in anticipo, proprio come aveva detto a Damon. Lui era già lì, e le andò incontro. Si salutarono e subito Alyssa andò al punto: «Io sono arrivata in anticipo. Ora tu dimmi perché non vuoi vedere Bonnie e Caroline. Potrei capire il perché non vuoi vedere Elena e Stefan per il momento, ma le ragazze cosa c'entrano?».
«Non sanno ciò che so io e non mi capirebbero mai. E comunque sia, loro sono dalla parte di Stefan.» disse amareggiato Damon.
«Non potresti semplicemente dir loro quel che non sanno?» chiese perplessa Alyssa.
«Non mi crederebbero e poi non sono affari loro.» rispose secco Damon.
«Quindi nemmeno miei.» ipotizzò Alyssa.
«Scusami. Ma ognuno ha i suoi, giusto?» disse sarcasticamente Damon, riferendosi al giorno precedente.
«Touché.» ridacchiò Alyssa.
«E tu? Tutto come al solito?» chiese Damon.
«Esatto, tutto come al solito. A parte la stanchezza che si fa già sentire: l'università è più pesante di quanto immaginassi.» rispose Alyssa, mentendo in parte.
«Vuoi venire a fare medicina con me?» chiese ridacchiando Damon.
«Non ci penso nemmeno! Non fa per me, e poi già ti sopporto fuori ed è abbastanza!» rispose Alyssa, facendogli la linguaccia.
«Ah, è così? Allora vorrà dire che a parte al mattino non ci vedremo più.» disse ironicamente Damon, incrociando teatralmente le braccia.
«Va bene.» lo sfidò Alyssa.
«Guarda che allora lo dico davvero.» disse mesto Damon.
Alyssa ci rimase malissimo. Il modo in cui Damon le aveva detto quella frase le aveva fatto raggelare il sangue. Era come se lui si sentisse d'intralcio nelle vite degli altri, in quella di Alyssa in questo caso, e preferisse rinunciare a farne parte per un po' piuttosto che perderle per sempre. Come se non si sentisse abbastanza importante. E invece per Alyssa lo era diventato. Senza il suo sostegno, la sua compagnia e le sue battute probabilmente sarebbe tornata in Italia anziché andare a lavorare quando le era arrivata la lettera. Ma proprio a causa del lavoro, purtroppo non poteva stare molto tempo con lui, e non poteva nemmeno rivelargli il perché.
«Damon, stavo scherzando. Mi fa piacere passare il tempo con te, e fosse per me potremmo vederci anche tutto il giorno, tutti i giorni. Sai, non sei affatto una brutta compagnia. Però in questo periodo lo vedi anche tu: sono sempre stanca, ho un sacco da studiare e non reggo tutto questo molto bene. Perciò, visto che non voglio trascurare la nostra amicizia perché ci tengo, che ne dici di vederci al mattino come sempre, e dopo le lezioni mi riaccompagni a casa? Magari a piedi, così avremo più tempo da passare insieme.» disse teneramente Alyssa.
Damon rimase sorpreso e sollevato dal discorso di Alyssa. Non ricordava molto della vita da umano, ma era sicuro che fosse più pesante e stancante della vita da vampiro; si sentì in colpa per non aver pensato che Alyssa avesse bisogno dei suoi spazi e dei suoi tempi da umana.
«Allora ci vediamo davanti alla mia facoltà. Fai finta di andare a casa e raggiungimi lì: non voglio vedere le ragazze, tanto meno mio fratello che le viene a prendere. Va bene per te?» chiese tranquillamente Damon, dopo un interminabile silenzio.
«Si, certo.» rispose Alyssa cercando di mantenere un tono tranquillo, mentre in realtà avrebbe voluto gioire e abbracciarlo dalla contentezza. Pensava che Damon si fosse in un qualche modo offeso e se n'era preoccupata, ma ora che sapeva che si era sbagliata si sentiva di nuovo tranquilla.
«Ok. Adesso vado, non voglio rischiare di vederli. A dopo allora!» le disse Damon facendole l'occhiolino come suo solito, e se ne andò.
Quando arrivarono Elena, Bonnie e Caroline trovarono Alyssa distesa sul prato vicino al posto dove si ritrovavano solitamente, e le andarono incontro preoccupate. Ma quando arrivarono più vicine notarono che aveva un'aria tranquilla e un gran sorriso stampato in faccia, così tirarono un sospiro di sollievo.
«Ci hai fatto prendere un colpo! Che ci fai sdraiata a terra?!» esclamò Bonnie.
«Mi stavo rilassando.» rispose Alyssa alzandosi.
«E quel sorrisetto? Mmmh...non ci starai mica nascondendo qualcosa eh?» ridacchiò Caroline.
«È solo una bella giornata.» disse beatamente Alyssa, mentre in realtà pensava: «Ho solo risolto tutto in una sola mossa: Damon non scoprirà del mio lavoro e io non dovrò rinunciare alla sua amicizia.».
«Speriamo sia vero!» disse ridacchiando Elena, poi si avviarono tutte e quattro verso la loro facoltà.

Alla fine delle lezioni le ragazze si divisero: Elena, Bonnie e Caroline raggiunsero Stefan che le stava aspettando in macchina, mentre Alyssa andò a casa a piedi, o così fece credere.
«C'è qualcosa che non mi quadra.» affermò Elena, dopo aver salutato Stefan ed essersi allontanati un po' dall'ateneo.
«Cioè?» chiese subito Caroline, curiosa come sempre.
«Alyssa...ultimamente non sta mai con noi, e stamattina avete visto anche voi che espressione aveva. Sembrava...»
«Innamorata?» la interruppe Caroline sognante.
«No, volevo dire che forse Stefan ha ragione a volerla tenere d'occhio. Magari stava architettando qualcosa stamattina, per quello aveva quell'espressione soddisfatta. Forse dovremmo iniziare a controllare cosa fa anche fuori dall'università.» propose Elena.
«Io ci sto! Scommettiamo che ho ragione io!? Cosa ci giochiamo?» disse Caroline energica.
«Shopping nel negozio preferito.» annunciò Elena.
«Io non lo farei se fossi in te: lo sai che Caroline è in grado di comprare l'intero negozio!» mormorò Bonnie.
«Ormai l'ha detto! È deciso!» esultò Caroline.
«A proposito di Alyssa: sapete se ha ancora sentito Damon?» chiese Stefan intromettendosi.
«Non ci ha detto niente, per cui credo che non l'abbia sentito.» affermò Bonnie.
«Secondo me non tornerà per un bel po', Stefan. Lo abbiamo ferito davvero tanto e immagino che non gli passerà tanto in fretta. Abbiamo provato a chiamarlo molte volte ogni giorno, e non ci ha mai risposto. Ha sempre rifiutato la chiamata o addirittura spento il cellulare. Mi spiace, se n'è andato, ed è tutta colpa mia.» disse Elena, e mentre pronunciava l'ultima frase gli occhi le si fecero lucidi, poi iniziò a singhiozzare.
Stefan, Caroline e Bonnie cercarono di tranquillizzarla e di convincerla che non era colpa di nessuno se Damon se n'era andato, e che presto sarebbe tornato anche se non ci speravano più nemmeno loro.
Una volta arrivati al loft regnò il silenzio: ognuno si prese il suo spazio, e ognuno cercò una soluzione per la situazione.

Damon ed Alyssa erano arrivati davanti al condominio dopo una lunga passeggiata piena di chiacchiere e risate.
«Allora non posso fermarmi nemmeno un'oretta?» chiese ruffianamente Damon.
«No, oggi no. Ma mi farò perdonare nel weekend, te lo prometto!» disse Alyssa.
«Ricordati che l'hai promesso.» ribatté Damon.
«Lo farò.» disse sorridente Alyssa.
«Domattina posso passarti a prendere? Così ci facciamo un'altra passeggiata.» chiese Damon.
Alyssa ci pensò su per un po', infine si decise: «Va bene, ci vediamo qui mezz'ora prima del solito.».
«A domattina allora, Alyssa.» disse Damon, pronunciando il suo nome soavemente, e tornò indietro da dove erano venuti. Aspettò che Alyssa entrasse in casa, per poi tornare indietro e nascondersi vicino alla finestra della ragazza.
Notò che Alyssa fece più o meno le stesse cose del giorno prima: si mise a dormire sul divano, poi si alzò e uscì sempre allo stesso orario. Si insospettì, così decise di seguirla, anche se lei il giorno prima gli aveva detto che erano affari privati. Forse aveva trovato altre amicizie? O un ragazzo? Il pensiero infastidì Damon, anche se non riuscì a spiegarsi il perché. Il suo cuore era ancora a pezzi per Elena, e non era di certo alla ricerca di altre storie. Anche se non poteva negare che quando era in compagnia di Alyssa il resto del mondo, compresi i suoi problemi e i suoi dispiaceri, scomparivano nel nulla.
Seguendo Alyssa arrivò ad un fast food, e sbirciò dentro cercando di non farsi vedere da lei. Chi avrebbe dovuto incontrare in un fast food alle sei meno venti del pomeriggio?! La seguì con lo sguardo finché non andò in una stanza riservata allo staff. Damon credette si fosse sbagliata, e aspettò che uscisse dalla stanza per vedere a quale tavolo di sarebbe accomodata e con chi. Ma quando la vide uscire con l'uniforme del fast food collegò tutto.
La lettera.
La stanchezza.
Il poco tempo.
Gli affari privati.
Perché non gliel'aveva detto!? La rabbia gli montò dentro, poi cercò di calmarsi e decise di entrare in azione. Aspettò un'ora, poi entrò dentro il fast food. Avrebbe cenato lì.
Quando varcò la soglia del locale e i suoi occhi incontrarono quelli di Alyssa la vide sbiancarsi. La raggiunse al bancone, e si comportò come un cliente qualunque.
«Salve!» esordì, guardandola nei suoi grandi occhi verdi ancora esterrefatti.
Alyssa si guardò intorno, poi gli sussurrò: «Che ci fai qui?».
«Avevo fame e il primo posto che ho trovato è questo. Posso ordinare o devo andarmene?» disse Damon, cercando di mostrare indifferenza.
Un collega di Alyssa si avvicinò, e lei tornò all'espressione che aveva prima che entrasse Damon.
«Prego, cosa desidera?» gli chiese cordialmente.
«Un menù medio: hamburger, patatine e birra.» rispose altrettanto cordiale Damon.
Alyssa gli comunicò il prezzo totale, poi andò a prendere i vari cibi e li dispose sul vassoio che poi gli porse.
Damon si sedette al tavolo più vicino al bancone, e osservò Alyssa mentre mangiucchiava la cena.
Talvolta Alyssa guardava Damon, e per un paio di volte dopo averlo fatto combinò qualche piccolo danno. Era agitatissima: credeva di essersela cavata con la scusa dell'università e della stanchezza, e invece era stata colta sul fatto. Cosa avrebbe potuto fare ora?

Damon andò all'hotel, prese la sua macchina e tornò al fast food prima che Alyssa finisse di lavorare, e l'attese fuori.
«Ancora qui?» sputò Alyssa, visibilmente irritata, quando uscì e lo vide.
«Perché l'hai fatto?» chiese incurante di ciò che gli aveva chiesto Alyssa.
«Che cosa?» ribatté Alyssa.
«Perché me l'hai tenuto nascosto? Perché sei venuta a lavorare qui?» il tono di Damon era tenero ma allo stesso tempo adirato.
«Perché non sono affari tuoi!» disse ad alta voce Alyssa, e su di loro scese un silenzio assordante.
«Credevo ti fidassi di me...» mormorò ferito Damon.
Gli occhi di Alyssa si fecero lucidi. L'ultima cosa che avrebbe voluto sarebbe stata ferire Damon. Eppure involontariamente l'aveva appena fatto.
«Non è per te. È per me, è per la mia famiglia.» spiegò sommessamente Alyssa.
«Cosa c'entra ora la tua famiglia?» chiese confuso Damon.
«Ma possibile che tu non lo capisca, Damon! I miei non hanno mai creduto in me! Difficilmente ho portato a termine ciò che ho fatto, e capisco che alla fine abbiano perso la fiducia che avevano in me, ma ora voglio dimostrar loro che posso farcela, che posso terminare l'università qui e con le mie sole forze! Voglio che almeno una volta nella vita siano orgogliosi di me e non solo degli altri!» rispose singhiozzando Alyssa.
Damon rimase stupito dalle parole di Alyssa. «Chi te lo dice che non lo siano già?» le sussurrò, mentre l'avvolgeva tra le sue braccia. Le carezzò i capelli e cercò di farla calmare, ma ormai le sue lacrime traboccavano come un fiume in piena.
«Andiamo a casa.» le sussurrò guidandola tenendola abbracciata a lui verso l'auto, dove poi la fece accomodare nel sedile del passeggero.
Per tutto il tragitto non proferirono parola, si udiva ogni tanto solo il singhiozzare di Alyssa, mentre Damon guidava il più velocemente possibile guardandola con la coda dell'occhio.
Quando arrivarono davanti al condominio Damon le aprì la portiera e la seguì fin dentro l'appartamento.
«Perché pensi di non essere abbastanza, Alyssa?» le chiese dolcemente Damon, mentre lei si adagiava sul divano.
«Potrei farti la stessa identica domanda.» gli rispose Alyssa, mentre si asciugava le lacrime che continuavano a scendere.
«Touché. Sappi che rimarrò qui stanotte: non me ne vado finché ti vedo in questo stato. Se vuoi sfogarti, a me puoi dire tutto.» le disse Damon mentre si sedeva accanto a lei sul divano.
«Non è vero. Se ti dicessi perché lavoro mi chiederesti ancora di venire a vivere nel loft.» disse Alyssa incrociando le braccia.
«Ovvio. Ma te l'ho sempre detto e per sempre te lo dirò. Avevi detto che ci avresti sempre pensato, eppure a quanto vedo hai proprio accantonato la proposta.» disse leggermente offeso Damon.
«Voglio fare da sola. Cerca di capire.»
«Voglio solo aiutarti. Cerca di capire anche tu.»
Alyssa scosse la testa, e Damon la strinse al suo petto.
«Sai, di solito non sono così generoso e altruista, ma con te è diverso...sento che in qualche modo te lo meriti.».
Alyssa guardò negli occhi Damon, e mentre le scendeva una lacrima gli sussurrò: «Non diresti così se conoscessi il mio passato.».
Damon non riuscì a trattenere una smorfia: chi più di lui sapeva cosa voleva dire avere un passato non proprio roseo?
«A volte il passato non conta nulla, sai? Si cambia. Bisogna solo dimostrarlo. E tu con me ti sei dimostrata una brava ragazza che ce la mette tutta e non si dà per vinta.» le confidò, mentre le accarezzava i lunghi capelli castani.
Alyssa sembrò calmarsi, e dopo un po' si addormentò esausta tra le braccia di Damon.

Il giorno dopo per Alyssa la sveglia suonò al solito orario, ma insolito fu quel che vide quando si svegliò: Damon era seduto su una sedia di fronte a lei, e reggeva in mano un vassoio con un muffin  al cioccolato, una ciambella sempre al cioccolato, e un bicchierone di succo d'arancia.
Alyssa si meravigliò della stupenda sorpresa: era forse la prima volta in vita sua in cui qualcuno le avesse portato la colazione a letto.
«Grazie mille, ma non dovevi disturbarti.» gli disse Alyssa contenta, ma quasi scusandosi.
«Non ti devi preoccupare, l'ho fatto con piacere. Come ti senti oggi?» le chiese dolcemente Damon.
«Beh, il risveglio è stato senza dubbio migliore del solito!» ridacchiò Alyssa, poi Damon le porse il muffin e lei lo mangiò con gusto.
Fece colazione assieme a Damon, poi si andò a preparare mentre lui l'aspettava fuori: all'interno dell'appartamento c'era troppo poco spazio per riservarle la privacy necessaria.
Quando Alyssa fu pronta raggiunse fuori Damon, e preoccupata gli disse: «Non pensavo si fosse fatto così tardi, di solito non faccio colazione e non mi son resa conto che ce la siamo presa comoda. Sei sicuro di volermi ancora accompagnare? Potresti incontrare le ragazze, o tuo fratello...».
«Sai che ti dico? Non me ne frega niente se li incontrerò, anzi, che mi vedano pure!» le rispose Damon sorridendo, poi la prese per mano e l'accompagnò alla macchina, dove le aprì lo sportello dal lato passeggero e la fece accomodare, infine si mise al posto di guida e si avviò verso l'ateneo.

Stefan, Elena, Bonnie e Caroline erano partiti prima del solito dal loft: Alyssa arrivava sempre prima di loro, ma adesso volevano batterla sul tempo per tenerla ancora più sotto controllo.
Si misero ad aspettare al solito posto, dal quale potevano vedere gran parte della strada circostante. Anche Stefan aspettò con loro, se ne sarebbe andato una volta arrivata Alyssa.
Attesero diversi minuti, poi da lontano videro arrivare una macchina a loro familiare: quella di Damon.
L'auto parcheggiò davanti all'ateneo, e i quattro rimasero sorpresi del ritorno di Damon. Ma quando videro Damon che andò dallo sportello lato passeggero, lo aprì e dall'auto uscì Alyssa, non riuscivano proprio a credere ai loro infallibili occhi.
Damon prese Alyssa per mano e s'incamminarono verso il gruppetto. Alyssa non era sicura che fosse la cosa migliore, ma si fidava di Damon. Quando li raggiunsero Damon li salutò freddamente, poi salutò spensieratamente Alyssa, le posò un bacio sul capo e si diresse verso la facoltà di medicina, lasciando tutti increduli.
Stefan salutò sbrigativamente le quattro ragazze per raggiungere suo fratello. Gli si parò davanti e gli mise le mani sul petto, bloccandolo.
«Che diavolo stai combinando?» gli ringhiò Stefan.
«Oh ciao fratello, anche io son contento di rivederti. Ora scusami ma ho una lezione che mi aspetta.» ribatté Damon, scostando le mani del fratello dal petto.
«Devi starle lontano!» urlò Stefan, prendendo Damon per le spalle.
«Chi diavolo sei tu per dirmi cosa fare? Pensa alla tua cara Elena e non rompere a me!» sbraitò Damon, spingendo il fratello lontano da lui, e continuò per la sua strada.

«Ci siamo perse qualcosa a quanto pare.» disse Elena, senza riuscire a nascondere la gelosia che stava provando da quando aveva visto Damon e Alyssa mano nella mano.
«No, non vi siete perse niente, fidatevi.» disse imbarazzata Alyssa.
«Ma chi ti credi di essere? Vorresti farci credere davvero che non c'è niente tra te e Damon? Tu non lo conosci nemmeno a differenza nostra!» ribatté alterata Elena.
«Forse non lo conosco così bene, ma di certo non scapperà dalla città per colpa mia! Lui è un mio amico, così come io lo sono per lui!» precisò Alyssa, scatenando la rabbia di Elena.
«Lui lo sta solo facendo apposta! Non conosci il suo passato! Sei solo una pedina che userà finché non arriverà al suo scopo!» sputò Elena piena di gelosia, mentre Caroline e Bonnie cercavano di calmarla inutilmente.
Alyssa per un attimo rimase male sentendo le parole di Elena, ma poi ripensò alle parole che la sera prima le aveva detto Damon.
«Tu invece mi sa che conosci solo il suo passato e non riesci a vedere il presente. È triste come cosa, sai?» le disse delusa Alyssa, e se ne andò verso la facoltà.
Bonnie, Caroline ed Elena decisero che era il caso di saltare le lezioni e tornarono al loft assieme a Stefan che nel frattempo era tornato verso di loro.
Si sedettero nel salotto e lasciarono che Elena si sfogasse un po', sotto lo sguardo furente di Stefan, poi Bonnie cercò di spiegarle che era ora di farsi da parte: «Elena, tu hai fatto una scelta. E come sai ogni scelta poi porta ad una reazione di tutte le persone coinvolte. Se Damon ha reagito così è solo colpa tua, ma ormai non puoi farci nulla. Anzi, forse è meglio se ne stai proprio fuori. Hai già fatto abbastanza, che dici?».
«E comunque non è detto che stiano insieme. Damon non avrebbe esitato a baciarla sul serio davanti a noi. Quel bacetto secondo me era solo in segno d'amicizia.» aggiunse Caroline, cercando di far sbollire Elena.
Elena non riusciva a credere a quello che le stava succedendo: aveva scelto Stefan, perché voleva Stefan al suo fianco, era Stefan che amava davvero, ma non riusciva ad accettare che Damon andasse avanti per la sua strada, anche se Alyssa non fosse stata niente per lui.
«Devo uscire, non riesco a stare qui. Lasciatemi sola.» annunciò, e uscì a velocità vampiresca dalla porta-finestra della cucina.

Damon attese Alyssa alla fine delle lezioni, e insieme si avviarono in direzione del condominio.
«Non ti pare di avere un po' esagerato stamattina? Elena sembrava impazzita.» gli disse leggermente alterata Alyssa.
«Elena? Che ti ha detto?» domandò preoccupato Damon.
«Cose non proprio belle, che non mi va di ripetere.» rispose secca Alyssa.
«Tu stai bene?» le chiese.
Alyssa rimase in silenzio per più di mezzo minuto, poi sputò tutto d'un fiato: «Tu non mi stai prendendo in giro, vero? Non mi stai usando? Dimmi la verità, Damon.».
«Come puoi pensare tutto questo!?» esclamò sorpreso Damon, poi la guardò negli occhi e capì perché aveva detto tutto ciò: «Te l'ha detto Elena, vero?».
Alyssa annuì, evitando lo sguardo di Damon. Lui le prese il mento e lo alzò finché i loro sguardi non s'incontrarono: «Ehi, ascoltami. Non so cos'altro t'abbia detto, ma non devi ascoltarla. La situazione è un po' più complicata del “Stefan mi ha fregato la ragazza”, ma questo non significa che tu non sia una mia amica. Se non lo fossi stata non ti avrei aiutato affatto e non ti avrei così tanto rotto le scatole per trasferirti da noi.» le disse chiaramente.
«Forse è ora che mi spieghi com'è davvero la situazione.» propose Alyssa.
«Lo farò solo quando saremo un gruppo: tu, io, mio fratello e le ragazze.» rispose Damon.
«Cioè mai. Grazie.» ribatté un po' offesa Alyssa, incrociando le braccia.
«Si sistemerà tutto, te lo assicuro. Se le supero io le difficoltà, le dovranno superare anche loro.» affermò Damon.
«Lo spero proprio.» sussurrò Alyssa.
«Comunque sia, appena si sistemeranno le cose mi farebbe molto piacere se venissi davvero a vivere nel loft. Ma fino ad allora resterò con te, ne hai bisogno.» le disse Damon guardandola negli occhi.
«Non credo ne avrò bisogno, ma grazie del pensiero.» disse imbarazzata Alyssa.
«Credevo che ormai avessimo superato la fase delle bugie.» ribatté Damon ironicamente.
«Lo sai che voglio far da sola.» gli ricordò Alyssa.
«I tuoi non lo dovranno venire a sapere per forza. Andiamo, a cosa servono gli amici se non ad aiutarsi tra loro nei momenti di difficoltà?» le disse Damon cercando di essere più convincente possibile.
«Io non ti ho mai aiutato però.» gli rispose Alyssa.
«Ti sbagli.» la corresse Damon guardandola negli occhi.
«E cosa avrei fatto per te?» chiese confusa Alyssa.
«Un giorno ti scriverò la lista.» rispose sorridente Damon.
Alyssa alzò gli occhi al cielo e sorrise.

Damon rimase da Alyssa fin quando non se ne andò al lavoro. L'aveva tenuta ancora una volta tra le sue braccia mentre dormiva e, se bastava così poco per farla stare meglio, l'avrebbe fatto altre mille volte. Pensò che Alyssa sentisse la mancanza del suo paese e della sua famiglia, perciò dormire con qualcuno che l'avvolgeva come le mura di una casa secondo lui avrebbe colmato un po' quel vuoto. E visti i risultati forse non aveva tutti i torti: Alyssa era andata a lavoro di buonumore, cosa mai accaduta prima.
Nel frattempo che Alyssa era al lavoro Damon andò al loft: doveva chiarire alcune cose, soprattutto con Elena. Ma quando arrivò lei era fuori, e c'erano solo Caroline, Bonnie e Stefan. Chiese loro di poter parlare con calma di quel che stava accadendo, così si accomodarono tutti in salotto.
«Che vi è preso stamattina? Pensavo mi steste aspettando, ma da come mi avete accolto mi sa che mi ero proprio sbagliato.» chiese dispiaciuto Damon.
«Non era il ritorno che ci aspettavamo.» rispose freddo Stefan.
«E poi ci sono alcune cose che non sai.» disse Bonnie guardando Stefan. Gli fece intendere che era ora di dire tutta la verità su quello che stava accadendo lì e a Mystic Falls, e sui dubbi che avevano riguardo Alyssa.
«Le sa già, in parte, lo spione.» disse Stefan guardando di sbieco il fratello.
«Di che stai parlando, fratello?» chiese Damon leggermente confuso.
«Ripensa al pomeriggio in cui te ne sei andato.»
«Meglio di no.»
«Solo alla parte che riguardava Mystic Falls.»
«Ah, vampiri e streghe scomparsi e tu che mi dovevi controllare?»
«Più o meno. Aggiungici qualche dubbio sulla tua nuova amichetta, spuntino, giochetto o come cavolo la vuoi chiamare, e hai il quadro completo.»
«Come scusa!?» esclamò irritato Damon: «Alyssa è una mia amica, quindi se parli di lei mostra rispetto! Non hai idea di che persona meravigliosa sia, e non capisco perché tu abbia dei dubbi su di lei.».
«Non mi fido facilmente della gente, soprattutto di una ragazza che ha passato giornate intere con Elena, Caroline e Bonnie e poi improvvisamente a parte all'università non le vede più. Ha ragione Elena, chissà cosa sta architettando.»
«Io lo so perché non sta più con loro, ma non posso dirlo a nessuno. Comunque è molto impegnata, tutto qui.»
«Sì, ad escogitare qualche piano contro di noi magari.»
«Stefan, piantala. L'ho tenuta d'occhio giorni e notti intere e posso assicurarti che non è affatto un pericolo per noi. Ogni tanto fidati del tuo fratellone e fatti meno paranoie.»
Stefan rimase per un bel pezzo in silenzio a riflettere. «Non farmene pentire.» disse infine.
«Tranquillo. Piuttosto, di' ad Elena di darsi una calmata: non so cos'abbia detto ad Alyssa ma lei c'è rimasta malissimo. E non vorrei che succedesse ancora, o Elena me la pagherà.» gli rispose chiaro Damon.
«Sicuro che sia solo una tua amica?» s'intromise Caroline.
Damon la guardò sorpreso: era la prima volta che apriva bocca da quando avevano iniziato a chiarirsi e si era quasi dimenticato della sua presenza nella stanza.
«Sì, è solo un'amica, ma...diciamo che merita tutto il bene del mondo, soprattutto ora. Non voglio che soffra ancora.» le rispose Damon.
«Se ci dicessi quel che sai non sarebbe meglio secondo te?» gli chiese Bonnie.
«No, quando vorrà e se vorrà ve lo dirà lei stessa. Ma fossi in voi non ci spererei molto, soprattutto dopo stamattina.» rispose Damon.
I quattro continuarono a parlare per un'ora abbondante, poi Damon si avviò verso il portone.
«Tutto a posto allora? Posso stare tranquillo o devo di nuovo farmi un giretto fuori città?» chiese ai tre.
«Dovrai temere solo Elena.» rispose Caroline a nome di tutti e tre, e Stefan sospirò amareggiato.
«Le passerà. Stefan soprattutto cercherà di fargliela passare, vero fratello?» disse Damon.
«Ci puoi scommettere. Deve passarle, perché io di pazienza ne ho tantissima ma ha pur sempre un limite.» ribatté Stefan.
«Bene, allora ci vediamo domani all'università.» disse Damon, mentre apriva il portone.
«Credevo tornassi a casa.» disse Stefan.
«Diciamo che ho qualche impegno...» rispose teatralmente Damon, e uscì.

Per i giorni seguenti, quando non aveva lezione all'università, Damon rimase sempre con Alyssa o comunque nel suo appartamento: l'aiutò a studiare nel minor tempo possibile, in modo che le restasse tempo per riposare, e mentre lei era al lavoro lui si dedicava all'appartamento. Le mise anche qualche vaso di gerbere e gigli, in modo da rendere più accogliente l'appartamento, e Alyssa apprezzò molto il gesto. Però Damon si accorse che Alyssa non mangiava niente oltre che un semplice pranzo e uno snack nel pomeriggio prima di andare a lavoro, così ogni sera le preparò qualcosa per quando sarebbe tornata a casa. All'inizio lei rifiutò, con la scusa che andando subito a dormire le sarebbe rimasto tutto sullo stomaco, poi pian piano Damon la convinse a mangiare almeno in minima parte quel che le preparava. Con Stefan, Caroline e Bonnie la situazione si era calmata, invece Elena era sempre irritata quando vedeva Damon o Alyssa, ma aveva promesso che non avrebbe più fatto altre scenate, anche perché Stefan non aveva apprezzato affatto quella che aveva già fatto.
Era ormai Domenica, e Damon aveva promesso ad Alyssa che le avrebbe fatto conoscere delle nuove persone. Si diressero al loft, e tutti erano in salotto a chiacchierare. Salutarono Stefan, Elena, Caroline, Bonnie e Klaus, poi Damon presentò Rebekah e Matt ad Alyssa.
I tre iniziarono a chiacchierare tranquillamente, mentre Damon fece cenno a Klaus di raggiungerlo in cucina.
«Ci sono novità da Mystic Falls?» chiese Damon ai due.
«Tyler ha detto che in città sono arrivati nuovi studenti proprio poco prima che iniziassero a sparire vampiri e streghe, per cui la cosa non lo convince. In più sono spariti altri vampiri in altre zone più a nord.» rispose Klaus.
«E lì da voi?»
«Per ora niente, per fortuna.»
«Hai una qualche idea su cosa ci possa essere dietro tutto questo?»
«All'inizio pensavo a un cacciatore di vampiri, ma non si spiegherebbero le sparizioni delle streghe, a meno che non abbia in mente qualcosa anche per loro.»
«Vorresti farmi credere che nei tuoi mille anni di vita non hai conosciuto nessun altro essere sovrannaturale che potrebbe avercela con noi e le streghe?»
«Che potrebbe avercela con noi, no. Però ho conosciuto alcune sirene, gnomi, fate, troll, mutaforma, e degli elfi.»
«Non prendermi in giro.»
«Non ti sto prendendo in giro. Come hai detto tu, in mille anni di vita si vedono tantissime cose.»
Damon rimase sorpreso da tutto quel che gli aveva appena detto Klaus. Quindi c'erano ancora altri esseri sovrannaturali? E magari alcuni tra di essi stavano dando la caccia a vampiri e streghe?
«Ho bisogno di saperne di più. Ne parliamo più tardi quando non c'è Alyssa.» disse velocemente Damon, e poi tornò nel salotto accomodandosi sul divano accanto a lei, mentre nella sua mente prendevano vita le creature di cui gli aveva parlato Klaus.



Se avete delle domande potete farmele anche sul blog che ho aperto apposta per la FF: http://tvdyourlovesavedme.blogspot.it/.
Lì troverete anche informazioni extra sulla storia, come delle immagini modificate per adattarsi alla storia ;)
Spero lo apprezzerete!
Un saluto speciale a voi che siete arrivati a leggere la mia storia fino a qui!
Al prossimo capitolo!

ElenaDobrevSomerhalder

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Capitolo 5
*** Memories ***


Your Love Saved Me - Chapter 5

Capitolo 5 - Memories

Damon aveva accompagnato Alyssa al fast food ed era subito tornato nel loft, prima che Klaus, Rebekah e Matt partissero per tornare a Los Angeles. Voleva saperne di più su tutti quegli esseri sovrannaturali di cui gli aveva parlato Klaus, e secondo lui era arrivato il momento di darsi da fare per portare allo scoperto tutto ciò ci fosse stato dietro a quelle sparizioni, prima che tra i dispersi ci finisse anche qualcuno di loro. Così convocò tutti in salotto per discuterne, ora che Alyssa non c’era e si poteva parlare tranquillamente di vampiri, streghe e quant’altro.
«Non so voi, ma io vorrei vederci chiaro in questa storia, prima che uno di noi si faccia rapire. Klaus sa di altre creature che noi non conosciamo.» disse chiaro e diretto Damon, poi rivolgendosi a Klaus chiese cortesemente: «Ti dispiacerebbe approfondire un po’ di più quel che mi hai detto prima?».
«Cominciamo dalle sirene? Ne ho incontrate tre attorno al 1400: erano delle donne bellissime, dai capelli lunghi almeno fino all'ombelico, con il fisico sinuoso e dei lineamenti del viso decisi ma non squadrati. La loro pelle era tra l'olivastro e il dorato, e avevano degli occhi meravigliosi, con dei colori simili a quelli degli occhi umani ma molto più sgargianti. Tutto era più o meno normale, fin quando andammo sulla costa. Mi convinsero, come solo delle donne sanno fare, a buttarmi in acqua con loro, e una volta arrivati al largo, i loro sguardi cambiarono: mi mostrarono le loro code variopinte che fuoriuscivano dall'acqua con soddisfazione e cercarono di mordermi, senza successo. Iniziai a nuotare, ma loro erano molto più veloci di me e mi presero subito. Mi portarono per qualche metro sott'acqua, ma quando mostrai loro i canini mi lasciarono andare subito e si allontanarono velocemente. Per qualche giorno rimasi sulla costa nell'attesa che se si facessero ancora vedere. Fu un giovane pescatore su una barchetta di legno che mi aiutò a rivederle: quando fu abbastanza lontano dalla costa una di loro sbucò fuori dall'acqua e lo morse. Vidi pian piano le sue gambe lasciare posto ad una coda, più corta e con colori più spenti di quella delle "donne" che avevo incontrato qualche giorno prima. La sirena lo buttò in acqua e sparirono nelle profondità del mare. Non riemersero più.» raccontò Klaus.
«E tu non ti eri accorto che non fossero delle umane? Voglio dire, voi vampiri non dovreste avere un olfatto molto sviluppato?» chiese confuso Matt.
«Certo che lo abbiamo, ma loro erano delle umane a tutti gli effetti. Solo in acqua e solo se lo volevano si trasformavano in sirene.» rispose Klaus.
«Da quel che racconti quindi non dovremmo nemmeno tenerle in considerazione. A quanto pare ci temono. Su, continua.» disse Damon.
«Non le sottovaluterei comunque. Al contrario degli gnomi: sono dei piccoli umani in pratica, alti al massimo 25 centimetri, molto pacifici e longevi, e dediti alla terra. Niente di cui preoccuparsi. Poi ci sono le fate e i troll, nemici come vampiri e licantropi. Le fate sono sia femmine che maschi, dai lineamenti del viso molto dolci, e sono quasi degli eterni teenager: so che vivono anche per cinquecento anni e come aspetto una volta raggiunta l'adolescenza rimangono tali, con la particolarità che ogni anno alle femmine sbocciano le ali, anche se sono letteralmente dei fiori giganti, grazie ai quali si riproducono. Hanno la pelle molto chiara, e il colore degli occhi cambia in base alla stagione in cui sono nate: nelle tonalità del marrone quelle nate in autunno, del blu-viola in inverno, del verde in primavera e del rosso-arancio in estate. Non è strano infatti vedere fate con gli occhi color arancio, rosa o lilla. In loro non scorre sangue ma linfa, e si nutrono solo dei frutti della terra, niente di animale. Possiamo dire che sono delle piante molto evolute. Più o meno il loro scopo è lo stesso delle streghe: fare degli intrugli magici e proteggere la natura. Al contrario dei troll, che vogliono distruggerla e privare della linfa ogni fata. Loro sono degli esseri orrendi, asimmetrici, forti e i più rudi che abbia mai visto. Credo che vi basti sapere che per mandare avanti la specie violentano le donne e le tengono segregate finché non viene al mondo il discendente. Se questo poi si rivela essere umano come la madre oppure femmina lo uccidono, e se non hanno più bisogno della donna per generare un altro discendente uccidono anche lei.» raccontò Klaus.
«Spero si siano estinti.» commentò schifata Elena.
«No, ma ne sono rimasti davvero pochi. Le fate sanno fare bene il loro lavoro.» ribatté Klaus.
«Come scusa? Non erano i troll che volevano far fuori le fate?» chiese Elena.
«Sì, ma i troll hanno sì e no un solo briciolo d'intelligenza, agiscono solo con l'istinto e la forza fisica. L'intelligenza invece non manca alle fate, e unendola alle varie pozioni e intrugli che sanno preparare sono riusciti a farli fuori quasi tutti, anziché farsi sterminare da loro.» spiegò Klaus.
«Quindi potrebbero far fuori anche noi.» affermò Damon.
«In teoria.» disse solenne Klaus, e tutti gli altri si guardarono timorosi l'un l'altro. «Ma in genere non attaccano nessuno, si difendono soltanto. E non ho mai sentito di vampiri o streghe che attaccassero le fate.» li rassicurò poi.
«Speriamo.» sussurrò speranzosa Rebekah.
«E tu hai conosciuto personalmente delle fate?» chiese curiosa Caroline.
«Sì, le aiutai in uno scontro con dei troll. Avevano scoperto che la maledizione era su di me e non su tutti i vampiri e i licantropi come invece ho fatto credere a tutti per mille anni. Così stipulammo un accordo: se io le avessi aiutate a far fuori un grosso gruppo di troll, loro avrebbero mantenuto il mio segreto. E così è stato.» disse soddisfatto Klaus.
«Ne hai viste anche mentre erano in fiore? Di solito si confondono con noi umani?» chiese dubbiosa Bonnie.
«Sì, le ho viste, hanno dei fiori bellissimi, e il loro colore è lo stesso degli occhi. A parte quando sono in fiore, possono essere confuse benissimo con gli umani, più le femmine che i maschi però. Loro hanno lineamenti troppo dolci rispetto agli uomini in generale, per cui è difficile che passino inosservati.» spiegò Klaus, che nel frattempo si fece più pensieroso. «Damon, hai mai visto Alyssa sanguinare o mangiare?» chiese Klaus al vampiro.
«Mangiare sì. Sanguinare invece no, e spero di non vederla mai ferita. Perché?» Damon era confuso ora.
«No, niente, mi era venuto un dubbio su Alyssa. Assomiglia molto alle fate, ma ora che ci penso se lo fosse l'avrei capito dal suo odore, e voi da quel che mangia e dalla linfa che fuoriesce dalla pelle quando si feriscono anziché il sangue.»
«Perché? Che odore hanno le fate?» chiese Elena.
«Di quel che mangiano. Se mangiano una pesca, hanno l'odore della pesca; se mangiano fragole, hanno l'odore delle fragole; e così via…»
«Bello!» esclamò Rebekah.
«Non se mangi broccoli, sorellina.» disse Klaus, smontando la sorella.
«Questi odori li riusciamo a sentire anche noi umani o non sono così forti?» chiese Bonnie.
«Non te lo so dire, onestamente. Secondo me li potete percepire soltanto se non ci sono altri odori forti nei paraggi, ma solo come si può sentire l'odore di un bagnoschiuma ad esempio.» rispose sincero Klaus.
«Che ne dite se andiamo avanti? Ci sono ancora i mutaforma e gli elfi che mi hai nominato.» disse Damon rivolgendosi a Klaus.
«Sì. Gli elfi sono come le fate, ma con le orecchie leggermente a punta che possono tranquillamente nascondere coi capelli, e sono molto più potenti e resistenti. Possono utilizzare la natura in qualsiasi modo, modificando perfino le condizioni atmosferiche. Sono divisi in due gruppi: ci sono gli elfi maggiori e gli elfi minori. I maggiori sono altissimi, almeno un metro e novanta, e sono quelli che svolgono le mansioni più ambite e di responsabilità e in più comandano i minori, che invece sono più bassi del metro e sessanta e svolgono le mansioni più umili, come procurare gli ingredienti per gli intrugli agli elfi maggiori. Infine ci sono i mutaforma, che sono come dei licantropi, ma possono trasformarsi quando vogliono e in quel che vogliono, e quelli più forti riescono a trasformarsi anche in altri esseri umani.» concluse Klaus.
Continuarono a parlare fino all'una e mezza, senza arrivare ad una vera e propria conclusione. Si raccomandarono a vicenda però di stare attenti alle caratteristiche delle creature descritte da Klaus nelle persone che incontravano sulla loro strada. Klaus, Rebekah e Matt salutarono tutti e partirono per il viaggio verso Los Angeles, mentre Damon andò al fast food a prendere Alyssa, ovviamente senza dire a nessuno dove stava andando e perché.

Erano passati una decina di giorni da quando Alyssa aveva conosciuto Matt e Rebekah. Le erano sembrati molto simpatici, e il weekend successivo l'aveva passato con loro, i fratelli Salvatore e le ragazze ad eccezione di Caroline, che aveva preferito restare da sola con Klaus visto il poco tempo in cui lo poteva vedere. Sentiva che potevano diventare dei buoni amici per lei, se fossero tornati spesso a Durham.
«Torneranno anche questo weekend tutti i tuoi amici di Los Angeles?» chiese Alyssa a Damon, che stava guidando accanto a lei mentre la riportava a casa dal lavoro.
«Sì, per un bel po' di weekend torneranno. Ma questo weekend non pensare di vederli molto, ti devi riposare.» rispose deciso Damon.
«Non ne ho bisogno, e mi piace molto stare in loro compagnia, sono simpatici.» ribatté secca Alyssa.
«Mi fa piacere, ma tu resti a riposare lo stesso. Ti son venute le occhiaie e hai il viso spento, per cui non si discute. Finché non ti riposerai abbastanza non farai nient'altro.» disse Damon.
«Ok, papà.» lo canzonò Alyssa, incrociando le braccia davanti al petto.
«Alyssa, lo sai che lo faccio per il tuo bene e perché ci tengo a te, vero?» disse teneramente Damon, voltandosi verso di lei per un po', tornando poi con lo sguardo sulla strada.
«Lo fai anche perché ti piace comandare.» gli rispose Alyssa.
«Se io comandassi davvero, tu a quest'ora staresti nel loft insieme a me, mio fratello e le ragazze, e non lavoreresti al fast food.» disse severo Damon.
Alyssa abbassò la testa. Una parte di lei avrebbe voluto accettare la proposta di Damon, ma l'altra parte sapeva che non era giusto, e che le stava dando fin troppo.
«L'offerta è ancora valida, giusto per ricordartelo.» disse più dolcemente Damon.
«Lo sai che non posso accettare, fai già fin troppo per me.» disse Alyssa.
«Sarà valida per sempre.» terminò Damon, guardandola negli occhi.
Alyssa non aprì bocca per tutto il resto del tempo prima di andare a dormire. Nella sua testa vorticavano mille pensieri. Non reggeva più quella vita e la tentazione di accettare la proposta di Damon era forte. E lo divenne ancor di più quando, svegliandosi nella notte, lo guardò in viso: anche il suo era un viso stanco, spento. E la cosa più triste era pensare che con la sua grande camera in quel bellissimo loft assieme ai suoi amici, se ne stava sdraiato su un vecchio divano in una cantina trasformata malamente in appartamento, tenendola abbracciata, solo perché lei non riusciva a dormire bene. Entro l'indomani pomeriggio avrebbe deciso se accettare la richiesta di Damon, o costringerlo ad andarsene per tornare nel suo loft e lasciarla da sola, ferendo entrambi.

Il giorno dopo Damon e Alyssa erano appena tornati all'appartamento dopo aver frequentato le lezioni. Alyssa si sedette sul divano, e accanto a lei si accomodò anche Damon. Con un tacito accordo si sdraiarono, Alyssa tra le braccia di Damon. Alyssa decise che era arrivato il momento: lo guardò negli occhi e cominciò a parlargli a cuore aperto.
«Sai, stanotte avevo pensato che entro oggi avrei dovuto prendere una decisione: o venire a stare con te nel loft, o cacciarti dal mio appartamento in modo che almeno tu torni a vivere la tua vita.» disse Alyssa, senza continuare.
«La sto già vivendo, tranquilla. Comunque cos'hai deciso?» chiese teso Damon, stringendola un po' più forte tra le sue braccia.
«Ancora nulla. L'istinto di sopravvivenza mi dice una cosa, ma la ragione me ne dice un'altra.» rispose ridacchiando Alyssa.
«Segui l'istinto, non sbaglia mai.» le sussurrò Damon, baciandole la fronte.
Alyssa si accoccolò tra le sue braccia, strofinando il naso sul suo petto scolpito. Respirò a pieni polmoni il suo profumo, un profumo che non aveva mai sentito in vita sua prima di conoscere Damon, e chiuse gli occhi. «Ti risponderò quando mi sveglio, ma sappi che oggi non lavoro.» gli sussurrò.
«Non ho grandi impegni, posso aspettare quanto vuoi.» le sussurrò Damon, carezzandole i capelli, mentre lei si addormentava.
Passò qualche ora, in cui anche Damon si riposò un po', e quando Alyssa si svegliò la guardò negli occhi: «Allora, sì o no?» le chiese soltanto.
Alyssa si stiracchiò, si stropicciò gli occhi e poi si tirò un po' su, mettendosi quasi a sedere. Poi si voltò verso Damon, che aveva il viso teso in attesa della risposa.
Alyssa sorrise dolcemente e sussurrò un sì.
Damon l'abbracciò forte e le diede un lungo bacio sulla guancia. «Andiamo subito?» chiese impaziente Damon.
«Calma, devo raccogliere le mie cose prima, no?» disse ridacchiando Alyssa.
«Col mio aiuto ti ci vorranno cinque minuti per sistemare tutto, quindi stasera ce ne andiamo. Ma prima ti avevo promesso una cosa. Se tu verrai a vivere nel loft saremo a tutti gli effetti un gruppo, per cui…è ora che ti racconti tutto. Ma siccome ci vorrebbero dei giorni interi per raccontarti tutta la storia, preferisco dirti un'altra cosa prima di quella. Ti fidi di me?» chiese seriamente Damon.
«Certo che mi fido di te. Dopo quello che hai fatto per me mi fido ciecamente.» rispose Alyssa con un gran sorriso.
«E non avresti mai paura di me?» chiese dubbioso Damon.
«No! Perché mai dovrei aver paura di te?» chiese sorpresa Alyssa.
«Perché potrei sembrarti il diavolo in persona.» disse mesto Damon.
«Per me tu sei un angelo. Un diavolo non mi avrebbe mai aiutato.»
Damon sorrise. «Allora ti prego di non scappare ora che ti faccio vedere una cosa.» disse Damon prendendole la mano, poi il suo viso cominciò a cambiare: il bianco degli occhi si riempì di rosso, i capillari sotto gli occhi si fecero più grossi e visibili e, quando aprì la bocca, i canini superiori lasciarono spazio a denti lunghi e appuntiti. Denti di vampiro.
Alyssa si appoggiò allo schienale del divano, l'espressione tra lo schifo e lo shock.
Damon tornò normale. «Te l'avevo detto.» disse triste.
Alyssa scosse la testa. «Devi spiegarmi tutto, subito.» gli disse ancora spaventata.
«Farò di meglio.» disse Damon, poi le strinse il viso tra le mani e la guardò negli occhi, dicendole «Voglio che tu sappia come sono diventato un vampiro e tutto ciò che è successo a me, mio fratello ed Elena da quando sono tornato a Mystic Falls, a prima di venire qui.», poi pensò «
Quel che è successo dopo averti conosciuta invece per adesso me lo tengo per me. Un giorno ti dirò come mi hai salvato, come sei riuscita ad alleviare la sofferenza e la rabbia che ho provato per quel che mi ha fatto Elena, e come mi hai fatto capire che c'è di peggio di una donna che non ricambia appieno il mio amore per lei.».
Alyssa chiuse gli occhi, e in un attimo, come un film nella sua mente, le passarono migliaia di immagini: Damon nel letto con Katherine, Damon nei boschi con Katherine sporca di sangue, Damon che scambia il sangue con Katherine, Damon che va a salvare Katherine con suo fratello Stefan e viene trafitto al petto da un proiettile come il fratello, Damon e Stefan che si risvegliano, Damon che vuole lasciarsi morire perché crede che Katherine è morta, Stefan che gli offre il corpo di una donna per nutrirsene. E poi tutti i ricordi di Damon con Stefan ed Elena, sia quando stavano insieme loro due, sia quando Elena invece stava con lui.
Alyssa riaprì gli occhi più tranquilla di qualche momento prima.
«Sappi che anche Elena e Caroline sono vampiri.» le disse Damon.
«Oh.» disse Alyssa sorpresa, e si prese un po' di tempo per assimilare tutte quelle informazioni. Ora era più tranquilla perché conosceva tutta la storia, ma sapere di avere 4 amici vampiri non era sicuramente il massimo.
«Comunque avevi ragione, è molto più complicato del "Stefan ti ha fregato la ragazza". Scusami.» gli disse dopo un po'.
«Per cosa?» chiese Damon, confuso.
«Perché ho insistito tantissimo senza pensare che raccontandomelo potevi starci di nuovo male.» gli disse triste Alyssa.
«Non ti preoccupare, sto molto meglio.»
«Bugiardo.»
«Impicciona.»
Alyssa sorrise e cercò di fare il solletico a Damon, ma non le riuscì: lui le prese i polsi e glieli mise dietro la schiena, poi avvicinandosi pericolosamente a lei col sorriso sulle labbra le sussurrò: «Cosa credevi di fare piccola? Ti sei già dimenticata che sono un vampiro?».
Damon percepì il cuore di Alyssa accelerare improvvisamente, per la paura suppose lui, perciò lasciò la presa. Si alzò in piedi e le chiese da dove poteva cominciare per aiutarla.
Alyssa gli indicò un armadietto affianco alla porta del bagno, così Damon si avvicinò e aprì lo stipite: c'erano libri, fogli, un beauty case e un paio di portagioie. Iniziò a svuotare l'armadietto e ad un certo punto si trovò tra le mani la foto di una bimba, che gli evocò un ricordo poco lontano per la sua vita da vampiro.

Italia, 17 Aprile 1995

Damon era sdraiato nel bel mezzo di un bosco da un bel pezzo. Finalmente sentì che un cacciatore si stava avvicinando. Era giorno, ma non gliene importava niente: aveva fame, e si sarebbe nutrito di lui. In un attimo si alzò fiondandosi su di lui, lo uccise per non farlo urlare, e poi iniziò a succhiare il suo sangue. Stava quasi per prosciugarlo, quando sentì un rumore dietro di sé. Si voltò, e si ritrovò davanti una bimba nascosta tra i cespugli che osservava la scena. Appena lo vide tutto sporco di sangue aprì la bocca per urlare, ma non fece in tempo a far uscir fiato che Damon le aveva tappato la bocca con la mano. La guardò dritta negli occhi, e la soggiogò a stare tranquilla.
«Come ti chiami, piccola?» le chiese poi teneramente.
«Alyssa.» rispose candidamente la bimba.
«E quanti anni hai, Alyssa?»
«Cinque.» rispose la bimba, guardandolo curiosa coi suoi occhioni verdi.
«E la mamma e il papà dove sono?»
«Stanno preparando il picnic.» disse la bimba, indicando un punto lontano dietro di lei.
«Ti lasciano andare in giro per il bosco tutta sola?» chiese sorpreso Damon.
«Sì, perché sto giocando a nascondino con i miei cuginetti.» rispose la bimba, giocando con un anello che aveva al dito.
Damon la guardò intensamente negli occhi, e carezzandole i capelli color cioccolato le disse «Adesso torna indietro dalla tua mamma e rimani con lei. Da oggi in poi farai la brava bambina e non ti caccerai più nei guai, ok? Ma soprattutto dimenticati della brutta cosa che hai visto.».
La bimba annuì sorridendo, poi si voltò e tornò da dov'era venuta.
Damon continuò col suo pasto, e quando ebbe finito andò nella stessa direzione in cui era andata la bimba. Dopo un minuto di camminata arrivò vicino ad una radura. Si mise dietro ad un mucchio di cespugli per non farsi vedere e guardò verso di essa: la bimba era seduta sul prato assieme ad una donna che Damon intuì fosse sua madre, mentre i suoi parenti erano già seduti al tavolo.
Damon sorrise tranquillo, poi tornò a nascondersi nel bosco.


«Quanti anni avevi quando ti hanno scattato questa foto?» chiese Damon ad Alyssa, che era ancora seduta sul divano.
«Cinque. Era molto meglio la vita di quei tempi!» rispose ridacchiando Alyssa.
«Già.» ribatté pensieroso Damon. Gli stessi occhioni, lo stesso sorriso. Era proprio lei la bimba nel bosco. Damon si voltò verso Alyssa, che stava giocando con un anello appeso al collo. Lo guardò attentamente, e poi arrivò alla conclusione che era lo stesso che aveva la bimba nella foto e la bimba nel bosco.
«Come mai tieni quell'anello al collo?» chiese Damon indicandolo, anche se conosceva già la risposta.
«L'ho sempre avuto fin da quando ero piccola, ma quando non ho più potuto tenerlo al dito perché non ci stava più, ho deciso di tenerlo comunque con me, ma al collo.» rispose Alyssa osservando l'anellino mentre se lo rigirava tra le mani.
«Ci sei proprio affezionata…» constatò Damon.
«Sì. Me l'ha regalato mia madre, e ci ha fatto incidere il mio nome. Per comprarmelo fece sacrifici, anche se lei non lo ha mai ammesso. Fu mio padre a confessarmelo quando non mi andava più e volevo riporlo in un cassetto.» disse Alyssa, mentre gli occhi le erano diventati lucidi.
«E da allora invece non te ne sei più separata.»
«Già. Lo tengo con me anche quando dormo, forse non te ne sei accorto perché lo tengo sempre al di sotto dei vestiti.»
«Sì, non ci ho mai fatto caso effettivamente. Carino comunque. E carina anche tu da piccola.» disse Damon, terminando con una risatina mentre metteva la foto dentro la valigia di Alyssa.
Ora riusciva a spiegarsi il perché aveva avuto la sensazione di conoscerla da sempre.

Damon e Alyssa erano arrivati davanti al garage del loft.
«Sei pronta?» le chiese Damon.
«No, ma fa lo stesso. Andiamo. Prima mi tolgo il pensiero, meglio è.» rispose agitata Alyssa.
«Io non dirò niente di quel che è successo in queste settimane, sta a te decidere o meno se vuoi farne parola.» le disse teneramente Damon, e Alyssa annuì.
Damon scese dall'auto, prese le due valigie di Alyssa con una sola mano, tenendone una come trolley e l'altra appoggiata sopra, mentre con l'altra mano aprì la portiera di Alyssa, la prese per mano e l'accompagnò fino alla porta-finestra della cucina. Erano tutti lì seduti al tavolo dopo aver sentito arrivare la macchina di Damon, visto che ultimamente si faceva vedere davvero poco.
«Buonasera, vi presento la nostra nuova coinquilina.» disse allegramente Damon dopo che entrò in cucina con Alyssa.
Tutti rimasero sorpresi alla notizia, tanto che rimasero immobili a guardarli.
«Oh, e sappiate che sa
quel che siamo. Ops, tranne Bonnie.» disse spensierato ai quattro che erano ancora imbambolati, poi voltandosi verso Alyssa le disse «Mi son scordato di dirti che Bonnie è una strega, ma non credo che per te ormai cambi molto».
«No, infatti.» rispose sorridendo a Damon, poi si voltò verso i ragazzi seduti al tavolo: «Per me resterete sempre le mie compagne dell'università e il fidanzato di una di loro. Tutto qui. Niente vampiri, streghe o chissà che altro».
Caroline le sorrise, e poi le corse incontro a velocità vampiresca. «Dovrai abituarti a tutto questo se vorrai stare qui. Benvenuta nella casa dei pazzi!» le disse Caroline ridacchiando, e poi l'abbracciò affettuosamente.
Nel frattempo anche Bonnie e Stefan si alzarono e andarono incontro ad Alyssa, dandole il benvenuto.
«Benvenuta tra noi, Alyssa.» disse sorridente Bonnie, e l'abbracciò brevemente.
«Spero che mio fratello non ti abbia ricattata o minacciata per venire a vivere qui.» disse Stefan ad Alyssa, lanciando un'occhiata a Damon.
«No no! Assolutamente! Anzi, Damon è da settimane che mi prega di venire a vivere qui, e solo quando gli ho detto io che avevo deciso di accettare la sua proposta mi ci ha portata.» disse tranquilla Alyssa.
«Beh, allora benvenuta.» le disse Stefan, stringendole la mano impacciatamente. Elena si alzò di scatto dal tavolo e uscì dalla cucina.
«Oh cavoli… Non l'ha presa affatto bene…» disse preoccupata Alyssa a Damon.
«Fregatene di Elena. Le passerà. E se non le passerà, dovrà convivere con te comunque.» le rispose Damon.
«Se lo dici tu… Senti, potresti fare con loro la stessa cosa che hai fatto con me? Voglio che sappiano quel che ho nascosto loro finora.» gli chiese Alyssa.
«Proprio la stessa cosa no, ma qualcosa di simile sì.» rispose Damon ad Alyssa, poi si rivolse agli altri tre: «Datemi la mano, vediamo se ce la faccio». Stefan, Caroline e Bonnie misero una mano su quella di Damon, mentre lui ripensava a tutto quello che aveva scoperto di Alyssa: dove viveva, come viveva e perché improvvisamente non si fece più vedere tranne che all'università. Funzionò.
Stefan si sentì in colpa per aver pensato male di Alyssa mentre lei stava passando l'inferno, mentre Caroline e Bonnie l'abbracciarono e le chiesero perché mai non ne aveva fatto parola con loro, che avrebbero voluto essere d'aiuto.
Si misero tutti in salotto e iniziarono a parlare, ad eccezione di Stefan che andò a cercare Elena: in camera sua non c'era. La chiamò al cellulare un paio di volte, ma non rispose mai. Esasperato, le mandò un SMS:

Ti avevo chiesto di non fare altre scenate.
Rispondimi o hai chiuso con me.
Anche se ti amo.


Dopo qualche istante gli arrivò un messaggio di risposta:

Sono nella piazzetta, raggiungimi qui.
Per ora non voglio tornare a casa.
Anche se ti amo.


Stefan sospirò con un misto di tenerezza e rabbia verso Elena. Tornò giù in salotto e comunicò agli altri che stava uscendo.
«Vai a cercare Elena?» chiese freddo Damon.
«So già dov'è. Vado solo a farle compagnia, non so se torneremo qui stanotte. Dipende da come va.» rispose Stefan.
«Stefan, io non volevo creare tutto questo scompiglio. Posso fare qualcosa? Me ne vado se è un problema.» si scusò Alyssa.
«Cosa?!» esclamò Damon visibilmente contrariato.
«No, Alyssa, tu non puoi fare niente e stai tranquilla, che tu non hai combinato nulla. È Elena che deve riuscire a controllare le sue emozioni e accettare le cose anche se non sono esattamente come desidera lei.» la rassicurò Stefan, interrompendo Damon prima che scoppiasse un'immensa discussione, e poi se ne andò.
«Tu non te ne vai da nessuna parte. Non per colpa di Elena, almeno.» le disse Damon, e l'abbracciò.
«Sicuri che non dovete dirci niente?» chiese Caroline ridacchiando.
«No, Caroline, niente da dire se non di farti gli affari tuoi.» le rispose acido Damon, fulminandola con lo sguardo, suscitando le risate di Caroline e Bonnie.
«Se non fosse pettegola non sarebbe Caroline!» commentò Bonnie, mentre ancora rideva.
Alyssa sorrideva imbarazzata, e quando Damon se ne accorse la strinse di più per farle coraggio.
«Comunque Alyssa, non preoccuparti di Elena. Prima o poi le passerà, e mal che vada ci siamo io e Caroline dalla tua parte. Noi sappiamo quel che è successo e perché reagisce così, però non siamo molto d'accordo con lei. Alla fine se l'è cercata, e comunque non può avere tutto dalla vita.» disse Bonnie.
«So anche io quel che è successo tra Elena, Damon e suo fratello.» disse Alyssa, facendo rimanere di stucco Bonnie e Caroline.
Continuarono a parlare finché ad Alyssa venne sonno, e Damon l'accompagnò in quella che sarebbe diventata camera sua, portandole le valigie. Prese delle lenzuola pulite e le fece il letto a velocità da record, mentre lei tirava fuori dalla valigia il pigiama, e poi andò in bagno a cambiarsi per la notte. Quando tornò in camera trovò Damon steso sul letto, con solo una canotta e dei pantaloncini addosso, e si bloccò davanti al letto.
«Sono meno vestito ma non mangio mica, sai?» disse ironicamente Damon.
«Hai un macabro senso dell'ironia, sai?» rispose risoluta Alyssa.
Damon si mise seduto e le disse «Ehi, io non ti ho mai vista come uno spuntino, ok? Tienilo bene a mente. I miei spuntini sono le sacche di sangue che abbiamo nel frigo. Tu invece sei una mia amica».
«Mmmh…ok…niente frigo… Mi stai mettendo a dieta?» disse ridacchiando Alyssa.
«Niente affatto, lo sai che il mio obiettivo è l'esatto opposto: cercare di farti mangiare qualcosina in più. E comunque c'è un altro frigorifero tutto per te e Bonnie.» disse Damon risdraiandosi nel letto. «Ah, non ti ho chiesto come e dove vuoi dormire.» continuò.
«Cioè?» chiese confusa Alyssa.
«Se vuoi dormire da sola, puoi dormire qua. Altrimenti se vuoi dormire come al solito con me, possiamo dormire qua o nel mio letto.» spiegò Damon.
«Damon, son venuta qui per non farti sacrificare più. Quindi tranquillo, dormirò da sola. Tu vai pure a dormire nel tuo letto.» gli disse Alyssa, mentre si sedeva sul letto, vicino a Damon.
Damon la prese velocemente per i fianchi e l'attirò su di sé, poi scambiò le posizioni in modo che lei si trovasse sotto di lui, le prese i polsi e glieli tenne al di sopra della testa con una mano, mentre con l'altra le solleticava i fianchi.
Alyssa rideva. Rideva come una bambina, allegra e senza pensieri, libera. Quella risata riempì il cuore di Damon, sapendo che in minima parte era anche grazie a lui che ora rideva così.
«Perché mai dovrei voler andare a dormire nel mio letto? Guarda quanto mi diverto qui!» disse ridacchiando Damon, mentre continuava a farle il solletico.
Quando smise, ad Alyssa ci vollero un paio di minuti per riprendere fiato, mentre Damon si distese accanto a lei, girato verso di lei.
Mentre aveva ancora il fiatone, Alyssa si girò verso Damon accoccolandosi accanto al suo petto.
«Resta, se vuoi.» gli sussurrò, e lui la strinse a sé, dandole la buonanotte con un bacio sui capelli cioccolato.

Stefan aveva raggiunto Elena alla piazzetta, o almeno così la chiamavano loro. Ci erano andati ogni sera da quando Damon se n'era andato, e ora che invece Damon era tornato a casa Elena voleva rimanerci per tutta la notte.
«Ehi…» sussurrò Stefan ad Elena, mentre l'abbracciava.
«Lo fa apposta!» disse Elena singhiozzando.
«Che cosa?»
«Cercare in tutti i modi di irritarmi! Altrimenti perché mai avrebbe chiesto ad Alyssa di venire a vivere con noi?»
«Elena, ho visto tutto. E so perché Damon ha portato Alyssa a vivere con noi. Guarda tu stessa, prima di reagire così.» le disse Stefan, baciandola mentre si sforzava di pensare a tutto quello che era successo da quando se n'era andata poco prima.
«Quindi vorresti dirmi che è solo compassione?» commentò acida Elena.
«Non so cosa sia, ma qualsiasi cosa sia, per te che importanza ha? Mettiamo caso che sia innamorato di lei, a te cosa cambia? Andiamo Elena, avevi detto che volevi stare con me perché sono io quello che ami, e che non volevi perdermi, ma se continui così invece sarà proprio quello che succederà. La mia indifferenza per i tuoi sentimenti nei confronti di Damon e la mia pazienza non sono infiniti.» si sfogò Stefan, ma con tono pacato.
«Scusami tanto.» sussurrò Elena, abbracciando Stefan mentre le lacrime cominciarono a scendere dagli occhi color nocciola.
Una volta terminato lo sfogo, Elena chiese a Stefan di ritornare a casa con lei. Stefan le ricordò come doveva comportarsi se desiderava rimanere ancora con lui, e poi si avviarono verso il loft mano nella mano, nell'oscurità della notte.





Ecco anche il quinto capitolo!
Scusate se ho saltato la pubblicazione nella settimana di Ferragosto, ma come vi ho spiegato sono in vacanza e ho a disposizione un computer che non è mio, quindi non lo posso usare quando mi pare. T__T
Vi ricordo il blog che ho creato su Blogger, e per chi ama Facebook ho creato la pagina Your Love Saved Me.
Su entrambi potrete fare qualsiasi domanda sulla storia, perfino richiedere delle foto modificate sulle scene che vi sono piaciute di più! Posterò anche delle curiosità, ad esempio a cosa mi sono ispirata per determinate scene o perché ho scelto determinate date o luoghi.
Al prossimo capitolo, se vorrete!

ElenaDobrevSomerhalder


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Capitolo 6
*** Ladies Night ***


Your Love Saved Me - Chapter 6

Capitolo 6 - Ladies Night




In questo capitolo vengono descritti gli outfit delle ragazze, potete vederli QUI se siete curiose e non vi basta la descrizione =)
AVVISO: certe scene potrebbero essere forti, anche se sono raccontate in modo "soft".



Alyssa si sentiva meglio. Dopo una decina di giorni Elena si era finalmente tranquillizzata, e anche se non erano più tornate amiche come prima almeno adesso non la guardava con rabbia e disprezzo. La ignorava quando poteva, e in quelle poche volte in cui si scambiavano la parola le parlava con relativa calma. E poi Alyssa aveva smesso di lavorare, ed ora era molto più rilassata e aveva un aspetto più solare. Fu forse per questo che Caroline decise di organizzare una serata tra donne: solo lei, Elena, Bonnie e Alyssa nel locale più frequentato della città, dove ci sarebbe stata una gran festa quel venerdì sera.
Le ragazze erano pronte per uscire ormai: Elena indossò un vestitino blu scuro a maniche a giro, lungo fino a metà coscia ma che lasciava intravedere una piccola porzione di pelle tra la vita e il seno e quasi tutta la schiena grazie ai ritagli sui fianchi contornati da placche dorate e alla scollatura profonda nella schiena, e ai piedi calzò un paio di stivaletti alla caviglia blu scuro con decori dorati e un alto tacco; Caroline si mise un vestitino monospalla verde acqua in stile impero, con strisce di volant verticali tutt'attorno al vestito al di sotto dell'elastico in vita fino a sopra il ginocchio, e stivaletti peep toe semplici lunghi fino alle caviglie, bianchi, con tacco alto e plateau; Bonnie invece optò per un vestito a tulipano, tutto nero tranne il corpetto al di sopra della vita con stampa zebrata in pailettes argentate e nere, il tutto coordinato con gli stivaletti peep toe neri con rifiniture argentate; Alyssa infine indossò un vestitino senza spalline lilla tutto a balze di volant, con una cintura nera di raso in vita e stivaletti alla caviglia neri con fiocchetto a lato. Ci aggiunsero qualche accessorio, quali collane, anelli, braccialetti e orecchini, e poi presero borsette e giacche abbinate alle scarpe e scesero in salotto, dove le attendevano Stefan e Damon.
Stefan rimase estasiato alla vista di Elena: aveva raccolto i capelli in uno chignon in modo da mettere in risalto la scollatura del vestito, e Stefan lo apprezzò anche se con un pizzico di gelosia: «Ti metterai la giacca sopra, vero?» le chiese infatti con le sopracciglia alzate e le braccia incrociate, mentre indicava la parte alta del vestito. Elena rise con gusto, e se non fosse stata una vampira le sue guance si sarebbero tinte di rosso: «Non lo so, vedrò…» lo stuzzicò, e lui le balzò davanti, dandole un dolce bacio a fior di labbra.
Damon invece era rimasto affascinato da Alyssa. L'aveva sempre vista in jeans e canotta, in pigiama o con la tenuta del fast food, ma mai con un vestito. E ora stava ringraziando mentalmente Caroline per aver organizzato questa serata. Era così radiosa, così bella, che a Damon s'illuminarono gli occhi: i capelli castani le ricadevano morbidi sulle candide spalle, incorniciando quel viso dolce in cui erano incastonati gli occhi smeraldo; tra di essi si posava il delicato nasino dritto, leggermente a patata, e, al di sotto di esso, le morbide labbra disegnate erano piegate in un sorriso timido e imbarazzato; il vestitino poi metteva in evidenza il seno florido e la vita stretta, lasciando ben in vista le gambe sode e le caviglie fini, ma Damon si sforzò di non osservare troppo a lungo le forme di Alyssa, che era già parecchio imbarazzata. «Buon divertimento» fu l'unica cosa che le disse, e lei ringraziò arrossendo. Caroline fece fretta ad Elena che stava salutando smielosamente Stefan e poi se ne andarono.
Damon attese che partissero con la macchina, poi si rivolse a suo fratello: «Andiamo?» chiese, indicando la porta.
«Dove?» chiese a sua volta Stefan, confuso.
«Come dove, fratellino?! A tenerle sotto controllo!» rispose Damon allargando le braccia.
«Non sono delle bambine, Damon.» lo ammonì Stefan.
«E con questo? Sai anche tu cosa sta succedendo qui in giro, non è necessario che te lo ricordi io. E poi non vuoi vedere cosa combina la tua Elena senza di te?» lo stuzzicò Damon.
«No, non mi interessa. È giusto che si diverta ogni tanto. E comunque ti ricordo che loro sono due vampire e una strega, se dovesse succedere qualcosa sanno come difendersi.»
«Sei un idiota fratello. Rimarrai qui tutta la notte con le mani in mano? Beh, io non ti farò compagnia.»
«Damon! Non andare! Se ti scoprissero…»
«Non mi scopriranno, e anche se fosse non m'interessa!» lo interruppe Damon, mentre si avviava verso il portone.
«Resta qui, lasciale stare!» urlò Stefan, sperando che il fratello si fermasse.
«Ci vediamo più tardi, Stefan.» lo salutò Damon, e se ne andò.


Damon entrò nel locale cercando di non farsi notare. Dopotutto era facile visto i suoi vestiti scuri e semplici. Cercò le ragazze, e dopo nemmeno un minuto le aveva già trovate: erano sedute ad un tavolo e davanti a ognuna di loro c'era un drink. Si tenne a distanza e le osservò, fin quando poi finirono i drink e andarono in mezzo alla pista per ballare. Non riusciva più a vederle con tutta quella gente, così andò sul soppalco dove c'erano i privé rimase ad osservarle da lì. Erano felici, e lui lo era per loro. Era da tanto che non vedeva Elena, Caroline e Bonnie così rilassate e spensierate, e Alyssa, con tutto quello che aveva passato ultimamente, era meravigliosa con quell'aria serena che aveva adesso. Bevvero qualche altro drink e continuarono a ballare tra loro per circa un'ora mentre Damon le osservava tranquillo, poi un gruppo di ragazzi si mescolò a loro: uno di essi si avvicinò timidamente a Bonnie, era alto, castano con gli occhi verde-azzurro, e lei non lo allontanò; a differenza di quel che fecero Elena e Caroline invece, avvicinandosi tra loro in modo da non lasciare spazio ai ragazzi, e ballando assieme con le mani al cielo in modo da mettere in bella vista gli anelli che le proteggevano dal sole, posti strategicamente al dito anulare. Anche Alyssa venne avvicinata da un ragazzo, non molto alto ma parecchio muscoloso, con capelli corvini rasati e occhi scuri, e tra l'imbarazzo e la soddisfazione gli rimase di fronte continuando a ballare come se niente fosse.
«Grandi ragazze! Godetevi la serata!» urlò Caroline ad Alyssa e Bonnie, cercando di sovrastare l'altissimo volume della musica e facendo loro l'occhiolino in segno di approvazione.
Bonnie sorrise ricambiando l'occhiolino, mentre Alyssa guardò il ragazzo di fronte a lei e poi abbassò gli occhi. Evidentemente non era da lei rimorchiare in discoteca.
Damon avrebbe voluto scendere dal soppalco e andare dritto da quel brutto ceffo a dargli un pugno sul naso, ma si rendeva conto che sarebbe stata esagerata come reazione agli occhi delle ragazze. Dopotutto erano uscite per divertirsi e Alyssa era single, però Damon sapeva che meritava molto di più che un flirt in discoteca.
Bonnie uscì nel vasto giardino del locale seguita dal ragazzo castano, insieme si sedettero su una panchina poco distante dal locale e iniziarono a chiacchierare.
«Qui non si sente niente, andiamo fuori anche noi così possiamo fare due chiacchiere tranquilli.» disse il moro ad Alyssa, e Damon captando le parole assottigliò gli occhi.
Alyssa ebbe un attimo di esitazione, ma dopo aver guardato Caroline ed Elena che le sorridevano incoraggiandola, si voltò verso il moro e annuì con un lieve sorriso. Lui la prese per mano e la portò fuori sotto gli occhi roventi di Damon.
Chiacchierarono per mezz'oretta, seduti su una panchina appoggiata ad un muro, distante dal locale a tal punto che la luce era fioca. Alyssa era piuttosto brilla e rideva ad ogni cavolata dicesse il moro. Damon li stava guardando da lontano, e ascoltava ogni singola parola che si dicevano. «
Ci sta provando spudoratamente e abilmente, quel farabutto! Scommetto che fa così ogni sera, cambiando sempre il bersaglio e magari facendole pure bere quando sono troppo sobrie!» pensò Damon, mentre continuava a restare lì immobile frenando ogni istinto.
Il moro avvicinò il viso a quello di Alyssa, e poggiò la mano sulle sue guance, cercando di avvicinarla a sé. Alyssa non si mosse, insicura di quel che stava succedendo, così il ragazzo si avvicinò ancora di più e sfiorò le labbra di Alyssa con le sue. Damon era pronto a saltargli addosso e picchiarlo senza pudore, ma proprio in quel momento Alyssa ricambiò il bacio delicatamente, lasciandosi andare, e Damon rimase impietrito a guardarli. Il ragazzo incominciò a cercare più passionalità nel bacio, ma Alyssa era piuttosto casta; così il moro iniziò a carezzarle i capelli, e Alyssa si tranquillizzò. Il moro si staccò, si alzò in piedi e porse la mano ad Alyssa, che l'afferrò e si alzò affianco a lui. Lui la baciò ancora e pian piano la fece avvicinare al muro, mentre lei iniziava a prendere confidenza. Damon controvoglia si allontanò, rassegnandosi all'idea che Alyssa forse desiderava delle storielle del genere al contrario di quanto pensasse lui. I due continuarono a baciarsi per un po', ma poi improvvisamente il moro iniziò a toccarla dappertutto: nella schiena, nelle gambe, nel seno. Alyssa cercò di divincolarsi, ma non ce la fece, e il ragazzo iniziò a toccarla sotto il vestito. Le scostò gli slip e s'intromise nella sua intimità, mentre Alyssa continuava a divincolarsi e cercava di urlare. Alyssa riuscì a mordere forte le labbra del ragazzo, e nell'attimo in cui lui si staccò da lei per il dolore provocatogli, riuscì ad urlare «Lasciami! Aiuto! Lasciami andare!», ma senza apparente successo. La paura nel cuore di Alyssa lo stava per far esplodere. Era bastato un attimo per trasformare una bella serata spensierata tra amiche in una serata orribile, la più brutta della sua vita. Avrebbe voluto piangere, ma dai suoi occhi non riusciva a scendere nemmeno una lacrima. Voleva sparire. Il ragazzo si fiondò di nuovo sulle labbra di Alyssa, ammutolendola, e iniziò a slacciarsi i jeans. «
È finita.» pensò Alyssa, disperata e rassegnata allo stesso tempo. Una lacrima solcò il suo viso quando il ragazzo si tirò giù i boxer e iniziò a toccarsi mentre l'altra mano era ancora dentro gli slip di Alyssa e col corpo la teneva bloccata contro al muro. Non voleva tutto questo. Non voleva tutto questo squallore. Non voleva tutta questa furia. Perché a lei? Cosa aveva fatto di male a quel ragazzo che la stava usando e sfruttando nel peggior modo possibile? Nessuna delle domande trovò una risposta. Alyssa chiuse gli occhi. Non voleva più vedere nulla. Non voleva avere in mente quelle luride immagini. Il moro continuò a toccarsi e a toccare lei per alcuni interminabili secondi, poi si preparò per finire ciò che aveva iniziato. Ma Alyssa improvvisamente sentì il vuoto davanti a lei. Aprì gli occhi, e vide che il ragazzo era accanto a lei: Damon era davanti a lui e gli stava stringendo forte le mani intorno al collo tenendolo attaccato al muro. Il suo viso si trasformò, riempiendo gli occhi di rosso e facendo spuntare i grandi canini da vampiro.
«Non farai mai più una cosa del genere ad una donna. D'ora in poi ti comporterai da galantuomo e ogni volta che ti passerà per la testa una schifezza del genere ti tirerai dieci fortissimi pugni da solo. Ora vattene lontano da lei, dimenticati di entrambi e ringrazia il tuo Dio che io non ti stia mangiando vivo.» gli ringhiò Damon soggiogandolo, poi lo buttò a terra. Il moro si rialzò velocemente, ancora tremante, e scappò via.
«Ehi…è tutto ok ora…» sussurrò Damon ad Alyssa, avvicinandosi.
Alyssa scosse la testa, le lacrime scendevano copiose sul suo viso.
«Voglio andare a casa.» fu l'unica cosa che riuscì a dire.
«Ti porterò dove desideri.» le disse dolcemente Damon, e allargò le braccia per abbracciarla, ma lei si scostò. Damon comprese che era sotto shock per ciò che le era appena accaduto, e preoccupato come non mai le fece strada verso la sua auto.


Lungo il tragitto non fiatarono. Alyssa era troppo sotto shock, e Damon non sapeva esattamente come comportarsi in questa situazione. Avrebbe voluto abbracciarla, rassicurarla, farla sentire al sicuro come in tutte quelle notti in cui l'aveva stretta a sé per farla dormire, ma capì che era l'ultima cosa che Alyssa avrebbe voluto, dopo il trauma subito.
Arrivarono al loft, e Damon accompagnò Alyssa al divano, poi in un attimo sparì e ricomparì con una coperta in mano, che adagiò sul corpo ancora scosso di Alyssa.
«Chiama Elena e dille che Alyssa è a casa e sta bene, che è tornata perché era stanca, e di non preoccuparsi e godersi la serata finché ne hanno voglia.» ordinò Damon al fratello che stava facendo capolino dalla cucina, e subito Stefan ritornò in cucina con il cellulare in mano.
«Torno subito, piccola.» disse poi ad Alyssa colmo di dolcezza, e andò al piano di sopra in bagno. Preparò la vasca riempiendola di acqua tiepida e bagnoschiuma, anche se era consapevole che tutto ciò non sarebbe bastato a farla riprendere. Poi tornò giù, sedendosi di fronte a lei.
«La vasca è pronta se vuoi farti un bagno caldo. So che non cancella ciò che è successo ma può darti un leggero sollievo. Io però posso farti dimenticare ciò che è successo stasera, se lo vuoi. Essere un vampiro me lo permette.» le sussurrò teneramente.
«No, non voglio. Mi serve da lezione. Non devo fidarmi degli uomini. Non dovevo fidarmene già prima. Fanno solo soffrire. Sempre.» rispose fredda Alyssa.
Damon rimase ferito da quella risposta, ma cercò di non darlo troppo a vedere, non era affatto il momento di fare la vittima. Alyssa però se ne accorse lo stesso, ma in quel momento non ebbe la forza di aggiungere altro, anche se avrebbe voluto dirgli che lui era l'eccezione, l'unico che non l'aveva fatta soffrire e di cui si fidava. Si alzò e andò su in bagno. Si immerse nell'acqua tiepida, e cominciò a sfregare la pelle con tutta la forza rimastale in corpo. Voleva lavare via dal suo corpo ogni minimo segno di quella terribile serata, come se l'aiutasse a cancellare le orribili immagini che si erano radicate nella sua mente. Quando ebbe finito si asciugò con l'accappatoio, ma le venne in mente che non aveva preso i vestiti e non aveva alcuna voglia di passare per il corridoio in quello stato. Ma nemmeno finì di pensarci che sul mobiletto affianco al lavandino vide il suo pigiama. Damon aveva pensato anche a quello. Si sentì terribilmente in colpa per come aveva lasciato le cose con lui, così decise di vestirsi in fretta e andare giù in salotto per spiegargli quello che non era riuscita a dirgli prima. Ma quando arrivò in salotto c'era soltanto Stefan, che stava aspettando il ritorno di Elena e le sue amiche.
«Non so cosa ti sia successo prima, ma ho capito dal comportamento di Damon che di sicuro non è stata una cosa bella, e mi dispiace.» le disse Stefan.
«Non è successo niente, non devi preoccuparti. Sono solo stanca.» rispose Alyssa cercando di nascondere il tutto.
«Damon non si prende mai cura degli altri, ad esclusione di Elena, a meno che non succeda qualcosa di molto grave. Conosco mio fratello.» spiegò Stefan.
«
Non lo conosci molto bene, a quanto pare.» pensò Alyssa ricordando tutto ciò che Damon aveva fatto per lei da quando si erano conosciuti, ma non rispose a Stefan. Se ne andò semplicemente in camera sua, prese il cellulare e compose un SMS indirizzato a Damon.

Sei scappato prima che riuscissi a dirti
che tu sei stato l'unico uomo finora
che non mi ha mai fatto soffrire, e che
anzi mi ha sempre aiutata e sostenuta
quando più ne avevo bisogno.
Tu sei l'uomo migliore che io abbia mai conosciuto.
Se stanotte vorrai ancora continuare a sostenermi
e a starmi accanto come hai sempre fatto,
io sono qui che ti aspetto, a casa.
P.S.: Grazie per prima, non oso immaginare
come sarebbe andata senza il tuo arrivo.

Alyssa si mise a letto, ripensando a quanto era stata sconsiderata dicendo quella stupida frase a Damon, sapendo che avrebbe pensato erroneamente che includeva anche lui. Non riusciva ad addormentarsi, il pensiero di quella orribile esperienza di quella sera non le dava pace, e la brutta sensazione di aver perso Damon non l'aiutava affatto.
Dopo circa un'oretta sentì arrivare le ragazze. Una di loro, forse Caroline da quel che era riuscita a capire Alyssa, aprì la porta della sua camera per vedere se fosse sveglia o meno, e lei fece finta di dormire. Non aveva voglia di parlare con loro in quel momento, avrebbero capito che c'era qualcosa di peggio della semplice stanchezza, e non voleva riparlare dell'orrore di quella serata. E poi Damon si era inventato la scusa del sonno, quindi l'avrebbe sfruttata appieno. Appena le ragazze e Stefan andarono a letto, fece un sospiro si sollievo. Ora poteva continuare a girarsi e rigirarsi nel letto. Prima o poi quella maledetta notte sarebbe passata.


Tutto taceva finalmente, e anche Alyssa aveva smesso di muoversi in continuazione. Aveva semplicemente deciso di stare ferma a fissare il soffitto, il tempo sarebbe passato inesorabile. Improvvisamente sentì dei passi in lontananza, e il suo cuore incominciò a palpitare. Questa volta avrebbe iniziato ad urlare da subito. Non avrebbe aspettato il peggio. I passi si avvicinarono sempre di più alla sua camera, e Alyssa era pronta ad urlare con tutte le sue forze se fosse stato necessario. La porta si aprì dolcemente e silenziosamente, e Alyssa riconobbe subito la figura che entrò cautamente nella sua camera. Era Damon. Lui si avvicinò al letto, tenendo le mani dietro la schiena e lei si mise a sedere, mentre un dolce sorriso comparve sul suo viso accompagnato dal sollievo di non averlo perso. Damon si accomodò accanto a lei, e le porse un pacchetto.
«So che non servirà a niente, ma dicono tiri su di morale.» le sussurrò indicando il pacchetto.
Alyssa lo aprì: cioccolatini di vari gusti e fattezze erano riposti in una graziosa scatolina. Ne prese uno e se lo gustò, poi ringraziò Damon. Alyssa si sdraiò, e fece cenno a Damon di mettersi affianco a lei. Damon si sdraiò cautamente accanto a lei nel bordo del letto, e pian piano iniziò ad avvicinarsi a lei.
«Se faccio qualcosa che ti turba, dimmelo subito.» le sussurrò Damon.
Alyssa annuì, ma era tranquilla. Ora come ora niente che potesse fare Damon l'avrebbe turbata. Con lui si sentiva al sicuro.
Pian piano Damon arrivò a sfiorare Alyssa, e poi l'abbracciò delicatamente. Lei si strinse nel suo petto e inspirò profondamente: il solo respirare il suo profumo la rassicurò. Ma dopo qualche secondo Alyssa iniziò a singhiozzare sommessamente, e Damon si preoccupò.
«Ehi… Che succede?» chiese Damon, ma vedendo che non rispondeva si allarmò: «Scusa Alyssa! Scusami tanto! Ti lascio stare…» le sussurrò allontanandosi, ma lei scosse la testa e si avvicinò a lui, sussurrandogli «Non mi hai fatto nulla. Di male, almeno. Mi hai salvata oggi, te ne rendi conto? Se non ci fossi stato tu…».
«Sssh…non ci pensare più.» la interruppe Damon, carezzandole i morbidi capelli e baciandole la fronte. La strinse a sé continuando a carezzarle i capelli. Non riusciva ancora a spiegarsi come quel mostro avesse potuto fare una cosa così terribile ad un angelo come Alyssa.
«Quello che ti ho scritto nel messaggio è esattamente ciò che penso. Non voglio perdere l'unico uomo di cui mi fido. Ti voglio bene, Damon.» gli sussurrò Alyssa, guardandolo negli occhi.
«Non succederà. Ti starò accanto e ti proteggerò da questo mondo squallido, te lo giuro.» le sussurrò dolcemente Damon, e dopo un attimo di pausa inspirò profondamente e aggiunse «Ti voglio bene anche io, piccola.».
«Adesso riposa, ne hai bisogno. Io sarò qui. A proteggerti. Sempre.» sussurrò Damon ad Alyssa dopo nemmeno un minuto, stringendola a sé. Lei si accoccolò tra le braccia di Damon, e in qualche minuto si addormentò.


Alyssa si risvegliò ancora tra le braccia di Damon, che la stava osservando da chissà quanto tempo.
«Buongiorno, piccola.» le disse dolcemente Damon sorridendole.
«Buongiorno. È da molto che sei sveglio?» gli chiese ancora assonnata Alyssa.
«Un'oretta.» le rispose con un sorriso.
«E non ti sei mosso affatto? È da un'ora che mi guardi dormire?» chiese sorpresa Alyssa.
«Ti avevo detto che sarei rimasto qui affianco a te, e l'ho fatto.» le rispose dolcemente Damon, stringendola a sé, poi le propose di andare a fare colazione fuori.
«Ti ringrazio, ma preferisco restare in casa.» rispose timorosa Alyssa.
«Non vuoi uscire per quel che è successo ieri, vero?» chiese preoccupato Damon.
«Non so se è per quello… Voglio stare a casa però. Mi sento più tranquilla.» rispose insicura Alyssa.
«Quel lurido bastardo! Avrei dovuto torturarlo per giorni e non sarebbe bastato a vendicarti di ciò che ti ha fatto!» ringhiò furioso Damon, ma quando vide che Alyssa si era un po' spaventata si calmò e le fece una proposta: «So che non vuoi dimenticare quel che è successo, ma mi permetteresti almeno di convincere la tua mente a lasciare questi ricordi ben nascosti nei meandri più profondi della tua testolina?» le disse con un pizzico di ironia, poi si rabbuiò: «Alyssa, io non voglio vederti soffrire. Lascia che ti aiuti come posso.».
Alyssa abbassò la testa e rifletté per diversi minuti. Nemmeno lei voleva soffrire ancora, ma sentiva che quella volta le era andata più che bene, e che avrebbe potuto succederle di peggio. Quei ricordi l'avrebbero spronata a tenere gli occhi ben aperti e a non essere ingenua come lo era stata quella maledetta sera. Era solo quello il motivo per cui non voleva dimenticare. Ma le venne in mente una soluzione.
«Mi farò soggiogare da te per dimenticare ciò che è successo ieri sera, solo se soggiogandomi potrai anche rendermi avveduta, in modo che ciò che è successo ieri non si ripeta.» gli disse decisa.
«Non sono la fata madrina, ma credo di poter realizzare il tuo desiderio.» rispose ironico Damon, poi diventò serio e la soggiogò.
Per lei avrebbe fatto questo ed altro, pur di non vederla soffrire, pur di vederla con quell'aria spensierata che aveva la sera precedente prima di incontrare quel mostro.
«Vieni giù con me a fare colazione?» le chiese Damon come se niente fosse.
«No, grazie. Dovrei farmi una doccia prima. Quando finisco scendo.» gli rispose Alyssa tranquilla, uscendo dalla stanza e dirigendosi in bagno.
Damon scese in cucina, preparò una grande fetta di pane con burro e marmellata di fragole, poi versò un succo al limone in un bicchiere e prese dal frigo uno yogurt bianco, posò il tutto su un vassoio e lo portò su in camera di Alyssa. Attese per qualche minuto, poi Alyssa entrò nella camera in accappatoio, rimanendo senza parole per la sorpresa.
«Scusami, non sapevo saresti tornata in accappatoio. Torno tra cinque minuti.» le disse gentilmente Damon, e si alzò dal letto sul quale la stava aspettando.
Alyssa annuì, guardando prima Damon e poi il vassoio appoggiato sul letto. Si cambiò più in fretta possibile dopo che Damon chiuse la porta dietro di sé, e appena fu pronta aprì la porta, sapendo che se lo sarebbe ritrovata davanti.
«Fatto!» gli disse con un occhiolino, e Damon si accomodò nella stanza.
Alyssa vuotò con gusto il vassoio, poi prese lo scatolino sul comodino e ne tirò fuori un cioccolatino per lei e uno per Damon: «So che solitamente voi vampiri non mangiate, ma prendilo come un ringraziamento per la colazione.» gli disse dolcemente.
Damon afferrò il cioccolatino e lo masticò pian piano, guardando negli occhi Alyssa.
«Sarebbe più corretto dire che non abbiamo
bisogno di mangiare, come di tante altre cose, ma lo facciamo lo stesso.» la punzecchiò una volta mandato giù il cioccolatino.
«Altre cose come…?» chiese curiosa Alyssa.
«Te lo dirò un altro giorno.» le rispose Damon, che purtroppo ancora ricordava la serata precedente, facendola sbuffare. «A momenti arriveranno Klaus, Matt e Rebekah. Immagino tu voglia stare con loro, giusto?» le chiese poi.
«A meno che tu non abbia dei piani migliori…» lo sfidò Alyssa.
«Piccola, non mettermi alla prova. Ci rimarresti troppo male vedendo cosa son capace di fare.» ribatté Damon, sicuro di sé.
Alyssa scoppiò a ridere fragorosamente. «Magari me li dirai un altro giorno, che ne dici?» gli fece il verso, poi tornando seria gli disse: «Ora voglio aspettare quella pazza di Bekah, è da una settimana che non la vedo.», prese il vassoio tra le mani e si alzò dal letto.
«Ah, e grazie ancora per la colazione.» gli disse, chinandosi su di lui e schioccandogli un bacio sulla guancia, poi uscì dalla stanza.
Damon sprofondò nel letto, con ancora un'espressione sorpresa sul suo volto. «
Forse dovevo stare attento nel soggiogarla» pensò, mentre gli spuntava un sorrisetto.


I tre ospiti erano arrivati: Klaus entrò per primo nel loft, a velocità vampiresca, e subito acchiappò Caroline e la prese in braccio baciandola passionalmente, mentre, con più calma, Matt e Rebekah oltrepassavano l'uscio mano nella mano. Salutarono Elena, Stefan, Damon e Bonnie che erano già in salotto, e appena Rebekah vide Alyssa che scendeva dalle scale corse verso di lei ad abbracciarla.
«Aly! Ciao! Sei ancora qui! Allora non te ne vai più?» chiese Rebekah piena di gioia ad Alyssa, riferendosi alla situazione con Elena. Alyssa infatti le aveva confidato che se la situazione fosse diventata ingestibile se ne sarebbe andata lei, piuttosto che rovinare il gruppo.
«No, non me ne vado più, CrazyBekah!¹ Perciò rassegnati all'idea di trovarmi qui ogni volta che ci verrai! Allora, com'è andata la gara di atletica?» disse Alyssa a Rebekah, felice di rivederla.
Rebekah si voltò verso Matt, che scosse la testa e sbuffò alzando gli occhi al cielo, poi si rivolse ridacchiando ad Alyssa: «Record del college! Ovviamente sono arrivata sul gradino più alto del podio!».
«Bekah! Ti avevo consigliato di non barare!» la canzonò Alyssa.
«Ehi, è noioso stare al passo con voi umani! Senza offesa, eh. E poi mi piace vincere ovviamente…» le rispose Rebekah facendole una giocosa linguaccia.
Le due continuarono così per qualche minuto, mentre si avvicinavano al divano e gli altri decidevano se uscire o meno durante il weekend: in quella settimana era sparito un solo vampiro, quindi la situazione si era relativamente calmata, ma nessuno si fidava di uscire tutti insieme per il momento, soprattutto Stefan, Damon e Klaus. Farlo significava attirare l'attenzione di chiunque fosse dietro a tutto questo, e quindi rischiare di rimetterci qualcuno di loro. E ciò non era ammissibile.
«Che ne dite di stare qui in casa tranquilli per questa volta? Però alla prossima sparizione che avviene vi trasferite tutti a Los Angeles per un po', finché non riusciamo a scovare chi c'è dietro tutto questo o almeno finché non si calma del tutto la situazione.» propose Klaus.
«Non male come idea devo dire» commentò Damon «però io resterò qui lo stesso, devo controllare la situazione, mentre tutte voi ragazze e Stefan andrete lì come ha consigliato Klaus.».
«No.» gli disse seria Alyssa, fulminandolo con lo sguardo, interrompendo il discorso che stava facendo con Rebekah.
«No cosa?» le rispose irritato Damon. Non amava essere contraddetto quando progettava qualcosa.
«Tu non resterai qui. Altrimenti
io resterò con te.» rispose Alyssa scandendo bene ogni parola.
«Qualcuno deve restare qui per forza, altrimenti non sapremo mai come si evolve la situazione, ma tu non puoi stare qui a rischiare per nulla.» le spiegò Damon.
«Io non rischio un bel niente! Sono un'umana, ricordi? E a quanto pare degli umani non gliene può fregar di meno a chiunque sia alla base di queste sparizioni! Quello che rischia invece sei tu! Non vorrai mica farti rapire o…
uccidere?» disse con un tono di voce un po' troppo alto Alyssa, sussurrando però l'ultima parola dopo aver deglutito timorosa.
Damon abbassò lo sguardo. Aveva ragione e non poteva contraddirla. Ma se fosse successo qualcosa a lui non avrebbe sopportato che Alyssa ci andasse di mezzo. Non voleva che lei restasse con lui per questo, per proteggerla da qualsiasi cosa sarebbe potuta accadere. Con le ragazze, soprattutto Rebekah e Caroline che si erano affezionate a lei, e Klaus a Los Angeles, sarebbe stata più che al sicuro.
«Non mi succederà niente. E tu potrai andare tranquillamente a Los Angeles.»
«Ti ho detto di no.» s'impuntò Alyssa.
Damon si guardò attorno: tutti gli altri li stavano osservando confusi, chiedendosi se ci fosse qualcosa sotto, di cui loro non erano ancora a conoscenza. «Scusateci un attimo.» disse loro, facendo cenno ad Alyssa di seguirlo fuori. Lei lo seguì, e quando uscirono in giardino la prese in braccio e cominciò a correre a velocità vampiresca. Arrivarono abbastanza distanti dal loft, in mezzo ad un bosco, e tenendo ancora Alyssa in braccio Damon le ordinò: «Tu non resterai qui con me.».
«Primo: fammi scendere. Secondo: non darmi ordini. Terzo: io resto qui. Hai voluto offrirmi una camera nel tuo loft? Bene, la sfrutterò finché non finirò l'università.» affermò Alyssa, decisa e sicura di sé.
Damon la lasciò scendere delicatamente mentre ridacchiava. «Sei proprio unica, piccola.» le sussurrò nell'orecchio, facendola rabbrividire.
«Perché vuoi che me ne vada anch'io?» gli chiese poi Alyssa, leggermente dispiaciuta dal fatto che lui fosse ostinato nel non volerla con lui a Durham.
«Io non voglio che tu te ne vada. Però son certo che lì saresti al sicuro: mi basta sapere che con te ci sono Klaus, Caroline e Rebekah per farmi stare tranquillo. E preferisco rinunciare a starti vicino per un po', sapendo che sarai al sicuro.» le disse dolcemente.
«Tu credi che con te io non sarei al sicuro? Io mi fido di te, Damon. Perché parli così?» gli chiese confusa Alyssa, che iniziava ad avere gli occhi lucidi.
Damon sospirò. Non sapeva se dirle tutta la verità, o metà di quel che aveva in mente. Decise per la seconda: «Se dovessero prendermi mentre siamo insieme, tu che faresti? Rispondimi onestamente.».
Alyssa capì dove voleva andare a parare: lei non sarebbe rimasta con le mani in mano a guardarlo mentre veniva portato via da chissà chi o chissà cosa. Ma non l'avrebbe salvato lo stesso. Avrebbe rischiato di rimetterci anche lei per salvarlo senza successo, oppure di avere i sensi di colpa a vita. Abbassò lo sguardo. «Non importa cosa farei. Staremo il maggior tempo possibile nel loft, e quando dovremo uscire staremo attenti.» gli sussurrò Alyssa.
«Non mi hai risposto.» puntualizzò Damon.
«Lo sai anche tu che non è necessario che ti risponda, la sai già la risposta: tu hai salvato me, e io cercherei di salvarti ovviamente.» gli rispose guardandolo negli occhi, mentre una piccola lacrima le solcava il viso. Damon gliela asciugò con una carezza, le diede un bacio sulla fronte e l'abbracciò stretta a lui.



1: Mi è uscito spontaneo, scusatemi! xD Però in un certo senso è perfetto xD

Vi ricordo il Blog e la Pagina Facebook. Grazie a chi segue questa storia, per me siete davvero importanti ed è grazie a voi che pubblico ogni capitolo!
Spero di non essere stata troppo cruda nella tragica scena di Alyssa fuori dal locale, ho cercato di "pulire" quella parte il più possibile.
Al prossimo capitolo, per chi vorrà!

ElenaDobrevSomerhalder


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Capitolo 7
*** Start of Something New ***


Your Love Saved Me - Chapter 7
Capitolo 7 - Start of Something New


«Succederà, ora ne sono certa.» sentenziò Caroline.
«Non è un problema, tesoro, verrai da me e non avrai più nulla da temere.» commentò Klaus dolcemente.
«Ma no! Cos'hai capito?» gli disse ridacchiando «Tesoro, sei sempre il solito… Comunque le ragazze hanno capito.».
Le ragazze scossero la testa con sguardi smarriti.
Caroline sbuffò, stufa di sentirsi una stupida che parla da sola. «Quei due! Non avete visto le fiamme nei loro occhi e come erano protettivi l'uno nei confronti dell'altro? Oh, è così bello assistere a queste cose!» disse loro sognante.
«Niente affatto Caroline, scendi coi piedi per terra e smettila di sognare. Alyssa finirà male se proverà a rispondere ancora così a Damon.» la schernì irritata Elena.
«Amore, mi sa che ti sbagli.» la contraddisse Stefan «Damon…con lei è…tenero. Fa strano dirlo, ma è così. La tratta come se fosse un cimelio di famiglia interamente fatto di vetro fragilissimo.» le disse timoroso.
«E fa bene, quella ragazza è un tesoro. Non mi dispiacerebbe affatto se si mettessero insieme. Di sicuro lei non avrebbe altri ragazzi in testa.» disse Rebekah guardando di sbieco Elena, che si irrigidì. In quel momento Elena avrebbe voluto conficcarle un paletto nel cuore, tanto non l'avrebbe uccisa, ma almeno l'avrebbe ferita.
Calò il silenzio nella stanza, ma dopo qualche secondo di imbarazzo Bonnie ruppe il ghiaccio.
«Io comunque non sono d'accordo con te: possiamo stare qui, nel loft siamo al sicuro. Non posso permettermi di lasciar perdere l'università come possono invece fare loro.» spiegò a Klaus.
«Non succederà nulla se lasci da parte l'università per un po'. Che poi mi chiedo perché ti preoccupi? Sei una strega: sdoppiati, infonditi conoscenza, fa qualsiasi incantesimo possibile, perché sappi che io voglio che Caroline sia a Los Angeles, al sicuro, con me, e se tu decidi di non venire son sicuro che lei vorrà stare qui con te, e di conseguenza tutti gli altri. E la cosa non mi renderebbe affatto felice.» le disse Klaus, con il suo tono quasi minatorio.
«Se fosse così facile per noi streghe fare incantesimi avremmo tutte vite meravigliose!» commentò irritata Bonnie, ma Klaus non le diede corda.
Elena, Bonnie, Caroline e Rebekah decisero di andare a parlare per fatti loro in camera di Caroline, mentre Klaus, Stefan e Matt rimasero a discuterne in salotto. Dopo circa mezz'ora le ragazze tornarono giù, e comunicarono ai ragazzi che alla fine erano d'accordo con l'idea di Klaus: alla prossima sparizione Elena, Stefan, Caroline e Bonnie si sarebbero trasferiti provvisoriamente da Klaus, Rebekah e Matt.
Restava solo da sapere cosa avevano deciso Damon e Alyssa.

Alyssa si liberò improvvisamente dall'abbraccio di Damon.
«Sai che ti dico? La vita è mia, per cui decido io cosa farne. E io ho deciso di rischiare. Non puoi costringermi ad andare a Los Angeles.» gli disse decisa Alyssa, guardandolo negli occhi.
«Testarda, eh?» commentò sarcastico lui.
«Direi determinata, piuttosto.» ribatté Alyssa, incrociando le braccia.
Damon sbuffò giocosamente, e le disse «Per questa volta hai vinto tu, ma
solo perché tu sei venuta a stare a Durham e se non mi avessi incontrato non saresti in mezzo a questi casini.».
Alyssa sorrise trionfante, e Damon la prese in braccio di sorpresa.
«Torniamo a casa, piccola ribelle» le sussurrò affettuosamente baciandole la fronte, e a velocità vampiresca, come l'aveva portata lì, la riportò al loft.
«Io e Alyssa resteremo qui. Effettivamente lei non corre nessun rischio ed è venuta qui per frequentare l'università, non per seguirci nelle nostre dispute sovrannaturali.» annunciò Damon agli altri.
«Però prima o poi verrai a trovarci lo stesso, vero?» chiese delusa Rebekah ad Alyssa.
«Certo Bekah, puoi giurarci! Non mi perderei mai una cosa simile!» le rispose giocosamente.
«A proposito di perdersi…che fine hai fatto ieri sera?» chiese perfidamente Elena.
Alyssa rimuginò per un po' sulla risposta da dare, ma c'era un problema: «Onestamente non mi ricordo nulla…» le rispose.
Damon guardò preoccupato Stefan, il quale aveva intuito dalla risposta di Alyssa che suo fratello le aveva fatto dimenticare quel che era successo durante la serata.
«Come? Non ti ricordi del ragazzo con cui sei uscita fuori dal locale?» continuò ad interrogarla Elena, pensando che Alyssa volesse nascondere di aver conosciuto qualcuno a Damon.
«Quale ragazzo?» chiese confusa Alyssa. Lei non si ricordava nessun ragazzo. Ricordava solo di essersi divertita con loro a bere qualche drink e ballare in pista.
«Ragazze, sicuramente eravate ubriache, magari talmente tanto che non ricordate nulla. E magari tu hai confuso Alyssa con qualche altra ragazza.» disse Damon, riferendosi infine ad Elena.
«Non sono stupida, Damon. So riconoscere le persone.» gli rispose irritata Elena.
Damon stava per risponderle male, ma Alyssa lo anticipò: «Ubriache o no, io mi ricordo che sei venuto in camera mia e sei rimasto a dormire con me,» Caroline e Rebekah si guardarono facendosi un cenno d'intesa alla rivelazione di Alyssa «perché ero turbata. Ma non mi ricordo da cosa. È come se avessi un vuoto di memoria.».
Tutti si guardarono e capirono cosa stava succedendo: Damon aveva cancellato i ricordi di Alyssa riguardo quella sera. Ma non riuscirono a capire la cosa più importante: perché?
«Effettivamente abbiamo bevuto parecchio ieri sera. Forse ti ricordi di Damon perché nel frattempo la sbornia ti stava passando.» la rassicurò Bonnie.
«Già. Anche io non ricordo molto, a parte che tu ed Elena avete litigato non so perché. Probabilmente era per quello che eri turbata.» disse Caroline ad Alyssa, mentre velocissima fece cenno ad Elena di reggerle il gioco, in modo che l'umana non la vedesse.
Elena annuì, e Alyssa sembrò credere a quel che le avevano detto.
«Forse avete ragione» disse Alyssa rivolgendosi a Damon, Caroline e Bonnie. «Ho bevuto troppo e ho pure litigato con te. Ti chiedo scusa anche se non ricordo perché abbiamo litigato, son sicura che non ci succederebbe più da sobrie.» disse poi candidamente ad Elena, che si sentì in colpa per come l'aveva trattata.
«Già, non succederebbe ancora.» le disse Elena, guardando Stefan che la stava osservando con uno sguardo pieno di rimprovero.
Tutti quanti continuarono a chiacchierare, cambiando argomento ovviamente, ma dopo mezz'oretta Klaus fece cenno a Caroline di seguirlo al piano di sopra per stare un po' di tempo da soli. Caroline passò di proposito affianco a Damon, e in modo che non riuscisse a sentirla Alyssa gli sussurrò: «Dovrai spiegarci al più presto cos'è successo ad Alyssa, lo sai vero?». Damon annuì impercettibilmente ma in modo che Caroline lo notasse, e lei seguì Klaus un po' più tranquilla. Si era affezionata a quella ragazza anche se non andava proprio a genio ad Elena, e sperava non le fosse successo niente di grave.

Dopo aver passato il weekend a divertirsi con Klaus, Matt e Rebekah, le ragazze e Damon erano tornati alla solita routine, e di conseguenza all'università. All'uscita le ragazze stavano aspettando Damon, che quando arrivò lanciò le chiavi della macchina a Caroline.
«Io e Alyssa torniamo a casa stasera.» spiegò alle ragazze, mentre Alyssa lo guardava sorpresa.
«Perché?» gli chiese Alyssa.
«Ricordi che mi hai chiesto se avevo dei piani migliori per il weekend? Ora che Bekah è tornata a Los Angeles ti posso mostrare la risposta, no?» le rispose Damon.
«Certo.» gli disse dolcemente Alyssa, poi rendendosi conto che c'erano anche Elena, Caroline e Bonnie si corresse dicendogli con tono più freddo: «Voglio dire, non ho grandi cose da fare, quindi perché no…».
Caroline stava quasi per scoppiare a ridere vedendo la scena, ma si trattenne per non scatenare chissà quale spropositata reazione da parte di Elena, che li stava già guardando irritata.
«Ci vediamo stasera, allora! Buon divertimento!» disse ironicamente Caroline ad Alyssa, e insieme ad Elena e Bonnie si avviarono verso la macchina di Damon per fare ritorno al loft.
«Certo che sai proprio come mettere in imbarazzo le persone….» disse Alyssa a Damon quando le ragazze se n'erano andate.
«Ti ho messa in imbarazzo?» chiese stupito.
«Un po'. Più che altro per Elena. Hai visto come ci guardava?!» rispose tesa Alyssa.
«Non m'importa un bel niente di come ci guarda Elena, o di quel che pensa. E non dovrebbe importare nemmeno a te.» le rispose prendendola per mano e iniziando ad incamminarsi.
«Non me la dai a bere, Damon. Ricordati che vi ho visti quel giorno in giardino quando ti ho conosciuto e in più mi hai fatto conoscere tutta la vostra storia. Un amore così non svanisce da un giorno all'altro.» gli disse Alyssa.
«Quando perdi la fiducia, l'amore non conta come prima. Non ti è mai successo di amare qualcuno, ma non riuscire più a starci insieme per aver perso la fiducia in lui e avere avuto sempre tutti i dubbi possibili e immaginabili che ti frullavano in testa?» le chiese, ricordando il sogno di Alyssa in cui si era intromesso.
«Purtroppo sì, e so che è terribile. Ma quando mi è successo io ero solo una ragazzina, e quella adesso potrei definirla benissimo una cotta da adolescente. Ma tu ed Elena vi amate, davvero. Lo vedono tutti.»
«Come tutti vedono che lei sta con mio fratello.» sputò Damon, poi aggiunse con tono vago: «E poi io ho altri interessi…».
«Altri interessi? Cos'è, vuoi passare all'altra sponda?» chiese sopresa e ironica al tempo stesso Alyssa.
«Cosa?! Ma che dici, no! Non fa assolutamente per me…» rispose ridacchiando Damon.
«E allora?» chiese impaziente Alyssa.
«Perché ti interessa tanto?» gli chiese giocoso Damon, fermandosi davanti a lei.
Alyssa si trovò con lo sguardo incatenato a quello di Damon. Nel suo sguardo si poteva palpare l'attesa, vera e pura. Alyssa abbassò la testa, guardando distrattamente per terra, a destra e sinistra, dovunque capitasse, cercando di non incontrare di nuovo quegli occhi di ghiaccio.
«Curiosità…sai come siamo noi donne…» rispose esitante Alyssa, con lo sguardo ancora rivolto a terra.
«E tu pensi che io ci creda?» le chiese Damon, con un sorrisetto dipinto sul volto.
«È così. Mi vuoi dire dove mi stai portando?» chiese agitata Alyssa.
«Ottima tattica quella di cambiare discorso. Ma non ti risponderò, finché non risponderai onestamente anche tu.» la punzecchiò Damon.
Alyssa lo superò e iniziò a camminare senza meta, finché Damon non la raggiunse e la prese per mano. Una scarica passò dalle mani dei due lungo tutto il loro corpo, e i loro sguardi si incontrarono. Alyssa, imbarazzata, distolse lo sguardo e tornò a guardare la strada davanti a sé. In silenzio si fece guidare da Damon, sperando di arrivare al più presto dove desiderava lui.
Quando arrivarono in una via isolata Damon si fermò.
«Sali in spalla.» disse ad Alyssa.
«Cosa?! Perché?» chiese stupita lei.
«Ci vuole mezz'ora di macchina per arrivarci. Vuoi ancora andare a piedi o preferisci che ti ci porti io in un batter d'occhio?» le spiegò Damon.
Alyssa non ribatté, semplicemente si mise dietro Damon, lui si chinò e se la tirò sulle spalle, Alyssa si strinse a lui poi chiuse gli occhi avendo già provato quel genere di spostamento, e quando sentì che Damon si era fermato, li riaprì.
Davanti a lei vi era un'immensa distesa d'acqua circondata da un breve tratto di sabbia, il tutto immerso nella natura.
«Falls Lake. Ricordi quando mi son fatto quel viaggetto improvvisato? Son passato anche da qui. Dopo aver ricevuto la tua chiamata.» le disse Damon.
«È bellissimo…» disse estasiata Alyssa.
«Già. Vieni.» le disse prendendole la mano, e insieme arrivarono sulla sabbia, vicino a un piccolo rilievo. Damon si sedette appoggiando la schiena alla parete, e fece cenno ad Alyssa di accomodarsi lì accanto appoggiandosi su di lui. Lei lo fece, e Damon l'abbracciò. Rimasero così, nel silenzio più assoluto, ad osservare quella meraviglia della natura, per diverso tempo.
«Mi rispondi, allora?» si decise a chiederle poi Damon, dopo una continua lunga lotta nella sua testa.
«A cosa?» gli chiese Alyssa, che era ancora sovrappensiero.
«Al perché ti interessa tanto sapere quali sono i miei interessi ora. Io ti ho risposto, portandoti qui.»
Alyssa alzò la testa dal suo petto, lo guardò e poi sbuffò sommessamente. Si distese un po' più in là poi, appoggiando la testa sul torace di Damon, voltata verso di lui, provocandogli un leggero brivido di sorpresa.
«Non lo so.» gli rispose.
«Alyssa, non lo sai o non me lo vuoi dire? Perché se non lo sai, te lo spiego io. Altrimenti, se proprio non me lo vuoi dire, farò finta di niente, ma per te sarà un'occasione persa.» le disse malizioso.
«Non lo so, davvero. So solo che…mi interessano le cose che riguardano te.» gli confidò.
«Allora mi tocca spiegartelo.» fece giocosamente finta di essere spazientito Damon «Adesso ascolta tutto quello che ti dice il tuo corpo.».
Alyssa non capì cosa intendeva, fin quando Damon avvicinò la mano alla sua maglietta e le sfiorò la pancia con le dita, disegnando figure astratte su di essa.
«Allora?» le chiese.
«Mi fai quasi il solletico.» gli rispose dubbiosa Alyssa, celando l'emozione.
«Ah-ah, sbagliato. Andiamo avanti.» le disse, iniziando a salire più su, toccandole le mani. Strinse le dita alle sue, e gliele carezzò, mentre i suoi occhi color ghiaccio passavano dalle mani agli occhi di Alyssa.
«Adesso?» le chiese.
«Non lo so.» rispose.
«Alyssa, puoi dire tutto quello che ti passa per la testa. Non sono un tipo che giudica, dovresti saperlo.»
«Tranquillità, sicurezza.» disse sommessamente Alyssa.
«Meglio. Prossima.» disse Damon, facendo poi scorrere lentamente le dita sul braccio, arrivando fino al collo. Rimase così in attesa di una parola da parte di Alyssa.
«Paura.» disse lei.
«Paura? Alyssa, non ti morderei nemmeno se fossi immersa in una pozza di sangue.» le dichiarò, e Alyssa si rassicurò.
«Agitazione, allora.» si corresse Alyssa, mentre Damon cominciava di nuovo a scorrere le sue dita sul corpo di Alyssa. Le sue dita si posarono dietro l'orecchio di Alyssa continuando a muoversi su quella ristretta zona.
Lei deglutì e tenne chiusi gli occhi per un po'.
«Brividi.» gli disse con voce tremolante.
Damon le fece cenno di tirarsi su, e Alyssa si mise seduta affianco a lui com'erano all'inizio. Damon ripartì dall'orecchio e le sfiorò tutto il contorno del viso fino ad arrivare alle labbra. Passò delicatamente da un angolo della bocca all'altro, con un tocco leggero, e Alyssa non riuscì ad aprir bocca. Pian piano avvicinò il suo viso, poggiando la fronte a quella di Alyssa, e la guardò negli occhi affamato di quel contatto. Sfiorò il naso di Alyssa col suo, e con le labbra vicinissime alle sue le sussurrò: «Non stai dicendo niente, piccola.».
Alyssa inspirò profondamente un paio di volte con gli occhi chiusi, e senza riaprirli gli sussurrò: «Perché sono troppe sensazioni insieme.».
«Belle o brutte?» chiese preoccupato Damon allontanando un po' il viso, ricordando quello che era successo qualche giorno prima.
«Belle.» gli sussurrò Alyssa, riaprendo gli occhi.
I loro visi si cercavano l'un l'altro, ma era come avvicinare due calamite di polarità uguale: quando si avvicinavano troppo si respingevano.
«Alyssa, io non ti bacerò, perché non so se è quel che vuoi davvero. Ma se vuoi baciarmi, allora fallo al più presto, perché mi stai facendo impazzire.» le sussurrò col respiro affannato.
Alyssa sfiorò con le mani le guance di Damon, e gliele carezzò. Il suo sguardo era come una biglia del flipper, sballottolata di qua e di là, il cui campo da gioco era il viso di Damon.
Alyssa avvicinò un po' di più, pian piano, le sue labbra a quelle di Damon, mentre il suo cuore batteva all'impazzata, tanto che le sembrava volesse uscirle dal petto.
Passarono istanti interminabili, finché finalmente le loro labbra si sfiorarono. Alyssa poggiò dolcemente le sue a quelle di Damon, mentre lui la stringeva a sé. Alyssa riusciva a percepire l'emozione talmente forte di Damon straripare, come se la diga immaginaria che l'aveva trattenuta dentro di lui fino a quel momento si fosse distrutta in un attimo in mille pezzi. Alyssa dischiuse le labbra e Damon accolse il suggerimento, così le loro lingue si intrecciarono affannosamente, mentre le loro mani s'intrufolavano nei capelli dell'altro.
Alyssa dopo un bel po' rallentò il ritmo, e infine si staccò da Damon.
«Non possiamo.» gli disse desolata, dopo aver ripreso fiato.
«Perché?» le chiese sorpreso Damon.
«Lo sai benissimo il perché.» sussurrò Alyssa.
«No, Alyssa, non lo so. T'interessa qualcun altro? Sei ancora presa da qualche tuo ex?» le chiese irritato.
«No,
a me non interessa nessun altro e io non sono presa da nessun ex.» gli disse Alyssa seccamente.
Damon capì che si riferiva invece a lui. «Ancora con quel discorso? Alyssa, diamine, come faccio a convincerti che di Elena non m'importa più nulla?!» le disse quasi urlando.
«Non lo so. E anche se ci riuscissi, a lei importa ancora di te quindi il problema rimarrebbe.» sussurrò triste Alyssa.
«Lei ha scelto mio fratello e io son felice per lui. Ma sono felice soprattutto perché facendolo, Elena mi ha fatto aprire gli occhi, mi ha fatto vedere diversamente il mondo, e mi ha fatto scoprire la cosa più bella che conosca. Mi ha fatto vedere te, Alyssa. E non la ringrazierò mai abbastanza per avermi trattato così male da farmi tornare nella realtà, facendomi capire che lei non mi ha mai amato nel modo che credevo io e che ho solo vissuto in un'illusione. Non m'importa un bel niente di quel che penserà quando ci vedrà insieme. Non m'importa se si pentirà, saranno solo affari suoi. E se ci tieni almeno un po' a me, non dovrebbe importare nemmeno a te. Lo sai perché ti ho portata qui? Perché se tu non mi avessi chiamato, io non sarei più tornato a Durham. Forse sarei andato a Mystic Falls, o dalla rabbia avrei abbandonato anche quel posto pieno di ricordi e me ne sarei andato in giro per il mondo vagando senza meta. È solo grazie a te che son tornato indietro. È solo grazie a te che non mi son lasciato andare. Ed è solo grazie a te se ho ancora il coraggio di provare dei sentimenti. Io non ci rinuncio. Non rinunciarci anche tu, se provi qualcosa per me. Soprattutto non rinunciarci per colpa di Elena e di quello che c'è stato in passato tra me e lei. Ma se invece c'è altro sotto, che non mi hai detto o non mi vuoi dire, allora mi farò da parte e ti lascerò stare, se è quel che vuoi.» disse a cuore aperto Damon.
Alyssa aveva gli occhi lucidi. Le parole di Damon l'avevano toccata nel profondo. Mai poteva pensare che una persona la ritenesse tanto importante, perché non si era mai sentita degna d'affetto sincero. Si strinse nel petto di Damon e cercando di cacciare indietro le lacrime gli sussurrò: «Non c'è nient'altro sotto. Ho solo paura che un giorno Elena cambi idea e tu torni da lei perché io non sarò abbastanza per te. Ma nemmeno io voglio rinunciarci.».
«E allora non farlo. Ti giuro che non dovrai mai preoccuparti di Elena.
Mai. Capito? E non dire mai più che non sei abbastanza per me, perché non è affatto così.» le sussurrò dolcemente Damon mentre le carezzava i capelli e la schiena, stringendola sempre di più a sé, e Alyssa annuì ancora stretta a lui.
Dopo essersi calmata, Alyssa alzò il viso, incontrando gli occhi di Damon.
«Non rinuncerò a te.» gli sussurrò dolcemente.
«Non rinuncerò a te.» le fece eco lui con lo stesso tono.
Le loro labbra s'incontrarono di nuovo, affamate d'amore e cariche di passione. Alyssa si mise poi a cavalcioni su di lui mentre continuavano a baciarsi, provocandogli un gemito. «Mi farai scoppiare il cuore se continui così.» le sussurrò affannato Damon, e Alyssa per tutta risposta sorrise ed intrufolò le sue mani tra i capelli corvini del vampiro, attirando il viso a sé. Damon la strinse delicatamente con un braccio per paura di farle male, preso dalla foga, mentre con l'altra mano dolcemente le tirò indietro i lunghi e morbidi capelli togliendoglieli da davanti al viso.

Damon e Alyssa passarono il resto della giornata come se al mondo ci fossero solo loro due: si baciarono, si rotolarono nella sabbia, si rincorsero lungo la riva, fecero vari giochi con la sabbia, e passeggiarono lungo la riva mano nella mano. Si erano divertiti, rilassati ma soprattutto si erano finalmente incontrati. Si misero nel posto esatto in cui erano arrivati, abbracciati allo stesso modo ma più stretti e attesero il tramonto che stava per arrivare. Alyssa si accucciò sul petto di Damon, tremando un po'. Damon si accorse che aveva freddo, così si tolse la giacca e gliela mise sulle spalle, ricevendo in cambio un gran sorriso e un dolcissimo sguardo di Alyssa.
«Vuoi tenerlo nascosto per un po' e svelarlo pian piano?» gli chiese Alyssa.
«No, niente affatto. Voglio poterti baciare anche nel nostro salotto!» le rispose Damoon facendole l'occhiolino. Ma vedendo che non rispondeva e aveva un'aria preoccupata gli chiese: «T'imbarazzi a baciarmi davanti ad altre persone?».
«Cosa? No no! Mi piace baciarti e non m'importa un bel niente se c'è qualcun altro. Però forse vivendo con altre persone secondo me sarebbe meglio fare con calma, gradualmente.» gli rispose lei leggermente preoccupata.
«T'informo che Caroline è già da tempo che ci vede assieme, e così Elena, per questo ha iniziato a fare scenate. Bonnie e Stefan hanno il sospetto, ma sono del genere "finché non vedo non credo". Quindi direi che ormai non c'è nulla da nascondere. Loro sanno che se non avessi visto qualcosa di speciale in te non avrei passato tutto quel tempo con te e non ti avrei chiesto di venire a vivere con noi. Diciamo che i passaggi li abbiamo già passati.» le disse sorridente Damon.
Alyssa rimase sorpresa da quel che le aveva detto Damon, così annuì e basta.
Ammirarono silenziosamente il cielo tingersi di sfumature rosse, arancioni e violacee, stringendosi forte mentre li raggiungeva il profumo della sera.
Quando anche l'ultimo sprazzo di luce se ne andò, dopo essersi baciati un'ultima volta in quella meraviglia della natura, Damon prese in spalla Alyssa e tornarono a casa.
Quando entrarono in salotto mano nella mano c'erano solo Caroline e Bonnie.
«Prima che me lo chiediate: Stefan ed Elena sono usciti, il perché fatevelo spiegare da Stefan che è meglio. Voi vi siete divertiti?» disse Caroline appena li vide.
«Tu che dici?» disse Damon alzando la sua mano intrecciata a quella di Alyssa, che arrossì.
«Non vedo niente di strano, state sempre mano nella mano voi due!» disse tranquillamente Caroline.
«Visto? Che ti avevo detto io?» sussurrò Damon ad Alyssa.
«Caroline, credo che tu debba leggere tra le righe…» le disse Bonnie.
«Io e Alyssa stiamo insieme. E ora che lo sapete non avrete più bisogno di spettegolare tutto il giorno.» disse loro Damon, abbracciando Alyssa.
«Oddio, ma è fantastico! Lo sapevo Bonnie, lo sapevo! Che ti avevo detto? Mi sa che mi hai passato un po' dei tuoi poteri a questo punto!» disse tutta allegra Caroline, e corse ad abbracciare i due.
«Ok! Ok, Caroline! Basta ti prego!» la scongiurò Damon, cercando di divincolarsi dalla sua stretta.
«Scusate, è che siete proprio belli!» quasi strillò Caroline.
«Non sarebbe meglio frequentarvi per un po' e poi annunciarlo al mondo intero?» chiese loro Bonnie, con un implicito riferimento ad Elena.
«Non è necessario, siamo sicuri di quel che stiamo facendo, e direi che in quanto a frequentazione abbiamo trascorso molto più tempo insieme noi di tanti altri che ora fanno coppia fissa.» le rispose Damon, anche lui con un implicito riferimento a Stefan ed Elena.
«Forse è meglio che vada a farmi una doccia, sono tutta piena di sabbia.» disse Alyssa, sentendo che si stava creando tensione, e decise di lasciarli tra loro in modo che parlassero in tutta libertà.
«Ah già, piccola, hai ragione. Allora vai pure, ci vediamo dopo. Ma sappi che se ci metti tanto non esiterò ad entrare in bagno e tirarti fuori dalla vasca io stesso.» le disse dolcemente Damon, avvicinando il viso al suo, mentre Alyssa era arrossita come non mai. Si baciarono dolcemente, poi Alyssa andò al piano di sopra lanciandogli occhiate languide.
«Hai una vaga idea di cosa succederà quando Elena vedrà una scena del genere?» gli fece notare Bonnie.
«Sì, e non m'interessa, può fare tutte le scenate che le pare. Però vi devo chiedere un favore: potreste parlare prima voi con Elena e convincerla in qualche modo a darsi una calmata? Non voglio più sopportare questa situazione, e Alyssa si sente sotto pressione vedendo le sue reazioni.» chiese Damon.
«Credo ci abbia già pensato Stefan a farle dare una calmata. È arrivata qui che era fuori di testa per la tua idea di uscire con Alyssa, tanto da prendersela con Stefan e dirgli che non fa mai niente per lei e non la porta mai da nessuna parte.» lo informò Bonnie.
«Davvero gli ha detto così?» chiese stupito Damon interrompendola.
«Esattamente. Così Stefan le ha detto che l'avrebbe portata fuori, però non sarebbe stata una giornata solo di svago e piacere, perché dovevano parlare seriamente.» concluse Bonnie.
«Ahia! Prevedo guai…» disse Damon, ma proprio in quell'istante il portone si aprì ed entrarono Stefan ed Elena, mano nella mano, tranquilli come non mai.
Ma quando Elena vide Damon s'irrigidì.
Stefan salutò tutti, in particolare il fratello, e gli chiese dove avesse lasciato Alyssa.
«Nella doccia.» rispose d'istinto, ma vedendo gli sguardi di Stefan ed Elena specificò: «Siamo appena tornati e lei è andata a farsi una doccia. Forse è l'unico momento che abbiamo per potervi dire cos'è successo venerdì sera, se ancora lo volete sapere.».
«Io lo voglio sapere assolutamente.» disse subito Caroline, e gli altri annuirono. Tutti volevano sapere. Così Damon iniziò a raccontare: «Vi avevo seguite per assicurarmi che andasse tutto bene. Ho seguito Alyssa quando è uscita fuori con quel ragazzo e ho visto che si baciavano, per cui mi sono allontanato. Ma poi ho sentito Alyssa gridare, così son corso indietro e mi son trovato davanti una scena che mi ha fatto bollire il sangue: quel bastardo stava toccando Alyssa ovunque, anche dove non gli era permesso, tenendola prigioniera contro al muro. Aveva i pantaloni abbassati, e stava…stava per…».
«Damon, calmati, credo che tutti abbiamo capito come è andata a finire purtroppo…» gli disse Caroline vedendolo pieno di rabbia e con gli occhi lucidi.
«No, non è andata come pensi. L'ho fermato prima che arrivasse al peggio. Avrei voluto farlo in mille pezzi, ma Alyssa era lì ed era già sotto shock, così l'ho soggiogato ad andarsene e a non ripetere mai più una cosa del genere. Ho accompagnato Alyssa a casa, ma ovviamente era stravolta, e le ho chiesto se voleva essere soggiogata per dimenticare l'orribile serata. Non ha voluto, ma quella sera non è riuscita a dormire finché non sono tornato. Il mattino seguente, dopo la mia ennesima richiesta, ha accettato di farle dimenticare tutto, a patto che la soggiogassi in modo da stare più attenta in futuro. Per questo poi non ricordava niente. Voi ovviamente dovrete far finta di non sapere nulla di tutto ciò. Ok?» terminò Damon.
Elena, Caroline, Bonnie e Stefan erano rimasti senza parole. Non sapevano proprio cosa dire, e anche se l'avessero saputo, non ci sarebbero state parole adatte al momento.
«Fratello, ti va di andarci a prendere un drink al pub? Ne avrei proprio bisogno.» disse poi Damon a Stefan.
«Certo, andiamo.» gli rispose Stefan, che diede un dolce bacio ad Elena e raggiunse il fratello che lo stava aspettando davanti al portone.
«Trattatemela bene, mi raccomando!» disse Damon a Caroline e Bonnie riferendosi ad Alyssa, e poi uscì insieme a suo fratello.
Le ragazze rimasero sole, e iniziarono a chiacchierare.
«Allora, com'è andata la giornatina con Stefan?» chiese Caroline facendo la pettegola come sempre.
«Bene, abbiamo chiarito. Non me ne sono resa conto prima, ma ultimamente mi sono comportata davvero male con lui. E ora che ne sono consapevole non lo farò più soffrire.» confidò Elena.
«Sei sicura che non t'importa più nulla di Damon, Elena?» chiese Bonnie, preoccupata.
Elena sospirò. «Sì, ne sono sicura. Ho scelto di stare con Stefan perché amo lui. Damon mi attraeva, ma gli manca qualcosa di Stefan.» disse poi.
«Sì, la noia e tristezza costante.» disse sarcastica Caroline.
Bonnie ed Elena la guardarono di sbieco, e lei si giustificò dicendo che almeno era sincera.
Elena sorrise divertita: Caroline non sarebbe cambiata mai, per fortuna.
«Quindi a questo punto Damon può fare quel che vuole, no?» tastò il terreno Bonnie, prima di rivelare la notizia del giorno.
«Sì, esattamente quel che vuole. Ormai siamo due cose a parte.» rispose tranquilla Elena.
«Bene, perché sta proprio facendo quel che vuole.» disse Bonnie, che ancora non aveva il coraggio di dare la notizia ad Elena.
«Buon per lui.» affermò Elena soddisfatta.
«Lui e Alyssa si sono messi insieme.» le disse Caroline di getto.
Elena guardò le due amiche con un'espressione che definirla sorpresa sarebbe un eufemismo, e deglutì più volte prima di aprir bocca.
«Damon sta insieme ad Alyssa?» chiese dubbiosa Elena. Caroline e Bonnie annuirono.
«Da quando?»
«Da oggi.» le rispose Caroline.
Elena si prese un momento per assimilare la notizia, poi, piuttosto tranquilla, chiese: «E voi, che ne pensate?».
«Elena, io son sincera, lo sai. Sono contenta per loro. Damon si merita di andare avanti ora che tu stai con Stefan, e Alyssa mi è sempre sembrata una brava ragazza.» disse Caroline.
«E io son d'accordo con lei, anche se credo che potessero dare la notizia con più calma e non subito.» aggiunse Bonnie.
Elena annuì soltanto. Dopotutto era stata la sua scelta a fare partire tutto il resto, quindi avrebbe potuto prendersela solo con se stessa. Sentì dei passi poi, e vide Alyssa che scendeva dalle scale.
«Sarà meglio che esca per il momento, e poi ho fame, scusatemi.» disse sottovoce Elena e se ne andò in cucina, decisa poi ad uscire. Quando Alyssa arrivò giù lei non c'era più.
Alyssa guardò Caroline e Bonnie, e poi si guardò attorno.
«Damon dov'è?» chiese leggermente tesa.
«È uscito con suo fratello. Credo gli stia dicendo di voi in questo momento.» le rispose sorridente Caroline.
«Speriamo vada tutto bene.» sospirò Alyssa.
«Perché dici così?» le chiese Caroline.
«Promettetemi che non lo direte a nessuno, nemmeno a Damon.» disse Alyssa, e dopo che Caroline e Bonnie annuirono continuò: «Vedete, nella mia vita son quasi sempre stata mollata dai ragazzi con cui son stata. E sapere di Damon ed Elena non migliora la cosa. La mia paura è che prima o poi lui mi lasci per tornare da lei, se dovesse mollare Stefan.».
«Ehi, Alyssa, tu ci tieni a lui?» le chiese apprensiva Caroline.
«Certo che ci tengo! Lui è l'unico che non mi ha fatta soffrire e mi ha sempre trattata come nessuno mi ha trattata mai. Lui
è unico.» disse Alyssa arrossendo.
«Allora non devi aver paura di nulla. Secondo me lui ha finalmente trovato ciò che cercava da un'esistenza intera: una persona che ricambiasse completamente i suoi sentimenti, senza fratelli o altri di mezzo. E tu sei proprio quella persona, Alyssa. Credi che ti lascerà andare così facilmente? Credi che rinuncerà a quel che ha sempre cercato? Io non credo proprio…» le disse Caroline sincera più che mai.
«E a quanto pare Elena e Stefan sembra si siano finalmente chiariti. Elena ci ha detto che per lei Damon può fare quel che gli pare perché lei ama Stefan. Io ti consiglio di vivertela senza troppe paranoie.» disse Bonnie ad Alyssa.
Alyssa sorrise serenamente: «Grazie di cuore, ragazze. Non avete idea di cosa significhi per me poter contare su di voi.».

Damon e Stefan erano arrivati al pub e si stavano accomodando al bancone.
«Allora, a cosa dobbiamo questa improvvisa voglia di stare un po' di tempo col tuo fratellino?» chiese beffardamente Stefan a Damon.
«Dobbiamo festeggiare.» rispose felice Damon.
«Cosa esattamente?» chiese curioso Stefan.
«La nuova vita di tuo fratello, con una donna tutta per sé.» rispose fiero e contento Damon.
Stefan alzò un sopracciglio. «Congratulazioni fratello.» gli disse dandogli una pacca sulla spalla, «Vediamo se indovino chi è: Alyssa?» gli disse poi sfottendolo.
Bastò il sorriso di Damon a rispondere per lui.
«Allora festeggiamo in due.» disse Stefan.
«Perché?» chiese confuso Damon.
«Primo: perché se ti sei innamorato di un'altra lascerai perdere Elena, anche se ultimamente l'hai evitata lo stesso; secondo: perché io ed Elena ci siamo chiariti e mi ha giurato che ama solo me e che non le importerà più nulla di quel che fai.» gli spiegò Stefan con una punta d'ironia.
«Ottimo! Allora brindiamo subito!» disse Damon al fratello, e ordinò due whiskey, uno per lui e uno per Stefan.
«Ai due fratelli Salvatore e alle loro DUE donne!» brindò ironico Damon, e Stefan fece tintinnare il suo bicchiere contro quello del fratello.


Nuovo capitolo, ma soprattutto….nuova coppia!!! Che ne pensate del Dalyssa? (O Damyssa, come la preferite?)
Sto scrivendo questa nota in piena notte, perciò scusatemi se non si capirà una mazza xD, ma arrivati a questo punto è il momento di spiegarvi il senso del titolo: il diamante nero è Damon
(Cit: "Nelle tradizioni occidentali il diamante è simbolo di sovranità universale e di incorruttibilità e, quindi, simboleggia le virtù morali come la sincerità e la fedeltà. Il diamante è per eccellenza il simbolo della limpidezza, della perfezione, e della resistenza." Il tutto è unito al colore nero, colore caratteristico di Damon, che simboleggia l'oscurità.) mentre la piuma di pavone è Alyssa (Cit: "Simbolo del volo, la piuma evoca opportunità, leggerezza, lievità; emblema della negazione della gravità e di tutti gli ostacoli, di un sollevarsi da terra senza fatica e di un ridiscendere controllabile. Il tipo di piuma più simbolico è quella di pavone. Il pavone è l’uccello che più assomiglia alla leggendaria fenice, e per questo uno dei suoi significati è proprio la rinascita, la pienezza della vita. Ma il suo piumaggio meraviglioso non lascia dubbi su quale sia il suo significato principale: la bellezza. In India è considerato anche un simbolo di amore eterno."). Come abbiamo visto in questo capitolo, Damon si apre ad Alyssa, che riesce a scalfire la sua corazza, come ha già fatto in passato, quando lui l'ha aiutata.
Quindi Alyssa, la piuma di pavone, riesce a scalfire Damon, il diamante nero, e ad arrivare alla parte più profonda di lui, ed ecco il significato di "Come può una piume di pavone fendere un diamante nero?".
Per "Your Love Saved Me" invece è un concetto ricorrente, ovvero come l'amore può salvare o aiutare qualcuno. Un esempio c'è anche in questo capitolo, quando Damon dice ad Alyssa: "È solo grazie a te che son tornato indietro. È solo grazie a te che non mi son lasciato andare. Ed è solo grazie a te se ho ancora il coraggio di provare dei sentimenti.". L'affetto (perché definirlo amore è prematuro) che prova nei confronti di Alyssa l'ha salvato da una latitanza eterna.
In questa settimana comunque cercherò di spiegare tutto questo con più calma e soprattutto meglio nel blog e nella pagina Facebook!
Su entrambi ho iniziato a mettere le cosiddette Soundtrack (o colonne sonore) della storia, però ve ne anticipo una di questo capitolo, precisamente sul pomeriggio al lago di Damon e Alyssa: "Speechless" - The Veronicas.

La traduzione è QUI.

Vi aspetto al prossimo capitolo!

ElenaDobrevSomerhalder

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Capitolo 8
*** Running Away ***


Your Love Saved Me - Chapter 8

Capitolo 8 - Running Away



Da quando Damon e Alyssa si erano rivelati i loro rispettivi sentimenti, un paio di giorni prima, lui aveva convinto le ragazze ad andare all'università in macchina con lui senza farsi accompagnare apposta da Stefan. Per questo, quando in quel freddo giovedì mattina di metà novembre, all'uscita dall'università si ritrovarono davanti Stefan lo trovarono molto strano. Le ragazze si guardarono allarmate tra di loro, poi Alyssa si voltò preoccupata verso Damon. Se Stefan era lì, c'era sicuramente qualcosa che non andava. Stefan li raggiunse velocemente e appena aprì bocca tutti raggelarono.
«Dobbiamo andare via, sono stati presi altri due vampiri stanotte.» sputò Stefan, cercando senza successo di mantenere la calma.
Le ragazze dopo essersi riprese dallo shock della notizia si voltarono verso Damon, ricordando la scelta che aveva fatto nel weekend precedente, e mentre Alyssa lo abbracciò dolcemente, Elena gli chiese se era ancora deciso a rimanere a Durham.
«Certo. Ho deciso così e non ho alcuna intenzione di cambiare idea.» rispose convinto, poi chinò il capo e guardando Alyssa che ora lo stava abbracciando stretto disse: «E a quanto pare non sono l’unico a pensarla così, vero?».
Alyssa annuì, ancora attaccata a lui, poi si rivolse a Stefan: «Dovete andarvene subito?» le chiese triste.
«Abbiamo giusto il tempo di passare da casa a prendere i bagagli da portarci, poi dobbiamo andare all'aeroporto. Ci vuole almeno mezz'ora per arrivarci e dobbiamo essere lì almeno un'ora prima della partenza del volo.» le rispose.
«Ho bisogno dei miei Grimori.» commentò preoccupata Bonnie.
«Non ti preoccupare, abbiamo tre valigie ciascuno a disposizione, e io credo di riempirne a malapena una. Troveremo lo spazio per tutto.» la rassicurò Stefan, che poi fece fretta al gruppo per andare a casa.

Stefan, Elena, Bonnie e Caroline erano già partiti per Los Angeles. Prima di andarsene Stefan aveva vietato a Damon e Alyssa di accompagnarli fino all'aeroporto, e si era raccomandato con Damon di non uscire se non strettamente necessario, come per andare all'università, e di guardarsi le spalle; Caroline e Alyssa si erano salutate affettuosamente, ognuna avrebbe sentito parecchio la mancanza dell'altra, mentre Elena sembrava sollevata di allontanarsi per un po' da lei e Damon: era stato arduo per lei in quei giorni essere indifferente alla nuova coppia, ma ce l'aveva fatta alla grande e nessuno, nemmeno Stefan, aveva notato la sua difficoltà.
«Ora che faremo?» chiese Alyssa a Damon, mentre era accoccolata tra le sue braccia sul divano in salotto.
«Niente, continueremo come se niente fosse.» le rispose mentendo Damon, ma senza incrociare il suo sguardo per evitare di essere scoperto.
«Mmmh…certo. E tu credi che io me la beva?» gli disse Alyssa con un'espressione per nulla convinta.
«Perché dici così?» chiese Damon fingendosi sorpreso. Quella ragazza era proprio sveglia a volte!
«Perché conoscendoti non rimarrai con le mani in mano. Allora, qual'è il tuo piano,
signor Salvatore?» gli rispose, facendosi sfuggire un po' d'italiano.
A Damon scappò un sorrisetto divertito, ma subito si fece serio: «Se te lo dicessi immagino che piuttosto di farmelo attuare mi conficcheresti un paletto di legno nel cuore.».
«Allora dev'essere proprio un piano da idioti. Forza, sputa il rospo.» gli disse decisa Alyssa.
Dopo qualche momento di riflessione e indecisione, Damon le rispose. «Voglio scoprire cos'è. O meglio, come immagino io, cosa sono. E per farlo… Devo mettermi in gioco.» disse evitando il suo sguardo, ma con la coda dell'occhio vide l'espressione tesa di Alyssa nell'udire l'ultima frase.
«Proprio come pensavo. Decisamente uno stupidissimo piano. Ecco quale sarebbe un piano migliore: io andrò dove sono spariti i vampiri e le streghe di cui sei a conoscenza, perché so che hai scoperto alcuni luoghi dove si sono perse le loro tracce, è inutile che cerchi di nascondermelo. Dopodiché, attirando l'attenzione senza darlo a vedere, scoprirò cosa sono. Semplice e senza rischi.» gli disse tranquillamente Alyssa.
«Non posso lasciartelo fare.» le disse Damon. Il suo sguardo incontrò quello di Alyssa, e lei vi lesse apprensione e paura. Tanta paura di perderla. «Non sappiamo quello che ti potrebbero fare.».
«Non mi faranno niente, sono un'umana.»
«Ti seguirò.»
«Ti farai uccidere se mi seguirai, e mi metterai in pericolo.»
«Allora ci andrò solo io.»
«Non se ne parla nemmeno. Ci andrò solo io perché
io non corro alcun rischio.»
«Allora non faremo niente. Nessuno dei due.»
«Certo, così una notte mentre dormirò tranquilla tu di nascosto uscirai da quella porta per andare a cercare questi esseri e non tornerai più. Scordatelo.»
Alyssa ormai stava gridando, la tensione tra i due era cresciuta sempre di più, ma nessuno sembrava darsi per vinto.
«Ci tieni a me, almeno un po'? Mi vuoi proteggere?» chiese Alyssa a Damon in un sussurro, guardandolo negli occhi.
«Certo, piccola.» le rispose dolcemente Damon, carezzandole il viso e posandole poi un bacio sulla fronte.
«Allora lascia che faccia la cosa giusta, così resteremo insieme. Nessuno rischierà, nessuno perderà l'altro. Io andrò lì, so già cosa fare. Vedrai che quando tornerò, sapremo cosa c'è sotto a tutto questo. Permettimi di esserti utile ora che ne ho l'occasione. Tu hai fatto tanto per me, è arrivato il momento di ricambiare.» gli disse sincera Alyssa, tenendogli il viso tra le mani.
«E se non andasse come dici tu? Se prendessero anche te per chissà quale motivo? Io come farei?» Damon non riusciva proprio a calmarsi.
«Non andrò a mani vuote. Porterò con me tutto ciò che mi potrebbe servire per difendermi, in quel caso. Stai tranquillo. In genere in quale momento della giornata sono avvenute le sparizioni?»
«Poco prima dell'alba, o comunque alle prime luci del mattino.»
«Bene, allora stanotte, prima che faccia l'alba, andrò in uno dei luoghi incriminati.»
«Non posso fare nulla per farti cambiare idea?» chiese preoccupato Damon.
«No, nulla. Devi solo fidarti di me.» gli disse Alyssa, poi sfiorò le labbra di Damon con le sue, guardandolo negli occhi. Damon la strinse a sé e si baciarono appassionatamente, mentre nella mente di Damon si faceva strada la paura di non poterla proteggere e, di conseguenza, perderla.

Mancavano circa due ore all'alba, e Damon e Alyssa erano in cucina a preparare lo zaino che lei si sarebbe portata dietro. All'interno c'era di tutto: da fiammiferi a paletti di legno, da pugnali a una pistola.
«Spero non mi fermi nessuno sbirro con tutta questa roba, altrimenti non mi rivedrai più per davvero!» disse ironica Alyssa, e subito si ritrovò nella stretta di Damon.
«Non è il momento di scherzare su queste cose, piccola. Non so cosa farei se dovessi perderti.» le disse stringendola nel suo abbraccio, mentre le baciava la fronte.
«Non pensarci, non succederà nulla. Ora sarà meglio che vada, devo fare moltissima strada prima che faccia giorno. Su, prendi il cellulare.» gli disse, prima di scoccargli un bacio sulle labbra morbide.
Damon prese il cellulare, così come Alyssa, e avviarono una videochiamata. Alyssa mise il suo cellulare nel taschino del giaccone che indossava, con la videocamera che ne spuntava al di fuori rivolta verso l'esterno, e ricordò a Damon di disattivare il microfono del suo, in modo che il telefono di Alyssa non emettesse alcun suono.
«Ci vediamo tra qualche ora.» disse Alyssa a Damon, e poi si baciarono con foga.
«Se vedrò qualcosa di strano, mi precipiterò lì, sappilo.» le sussurrò lui sulle labbra. Si staccarono a malincuore, poi Alyssa aprì la porta e iniziò ad incamminarsi. Damon la continuò ad osservare mentre svaniva pian piano, il desiderio di raggiungerla si faceva sempre più forte. Quando sparì dietro agli alberi, lui richiuse la porta, mentre una solitaria lacrima gli solcava il viso.
«Torna presto, piccola mia.» disse in un sospiro appoggiandosi alla porta chiusa.

Caroline si lanciò letteralmente tra le braccia di Klaus, mentre Matt andò incontro a Bonnie ed Elena. Si salutarono tutti, e poi si diressero all'uscita dell'aeroporto. Stefan prese il cellulare mentre informava Elena che avrebbe chiamato suo fratello per avvisarlo del loro arrivo. Caroline, udendo la conversazione, lasciò subito la mano di Klaus e in un attimo raggiunse Stefan per bloccarlo.
«Sei impazzito!? Vuoi chiamare proprio adesso che è piena notte!?» lo ammonì.
«E tu credi che sarebbe un problema per Damon se lo svegliassi?» le chiese incredulo Stefan, sorpreso soprattutto dall'insolita preoccupazione della vampira.
«Non per Damon, ma per Alyssa sì. Lo sai che ormai dormono sempre assieme, no?» gli disse Caroline.
«Certo che lo so, sono nella stanza accanto alla mia! Solo che non ho collegato Alyssa e tutto il resto. Lo chiamerò tra qualche ora, prima che vadano all'università.» ammise la svista Stefan.
Caricarono i bagagli sulle auto di Klaus, Matt e Rebekah, e poi partirono per raggiungere casa di Klaus. Quando vi arrivarono si trovarono davanti ad una vista mozzafiato: la lussuosa ed immensa villa si ergeva su una collinetta, e dietro vi si poteva ammirare il riflesso della luna sull'oceano; tutt'attorno, un rigoglioso giardino era illuminato da eleganti faretti, dominato dal prato all'inglese e dagli arbusti di svariati fiori. Un grande cancello automatico in ferro battuto, lavorato sapientemente, consentiva l'ingresso alla villa, racchiusa dall'alta recinzione nella stessa fattura del cancello.
Quando il cancello si aprì, le tre auto passarono su un vialetto lastricato in pietra costeggiato da maestose palme, e si fermarono alla fine di esso, dove terminava in una grande rotonda con al centro un'elegante fontana in marmo bianco. Tutti scesero dalle macchine, e gli ospiti rimasero ad osservare estasiati la favolosa facciata della villa, perfettamente illuminata con un gioco di luci di vari colori, poi Klaus, Matt e Rebekah mostrarono loro gli interni, anch'essi di lusso. Dopo aver terminato il giro della villa, tutti si accomodarono nel vasto salotto, e chiacchierando attesero che la domestica, ovviamente soggiogata da Klaus, portasse loro da bere. Nell'attesa, però, il cellulare di Stefan squillò.
«Caroline…che ore sono a Durham adesso?» le chiese allarmato Stefan.
Caroline guardò velocemente nell'orologio che aveva al polso, che non aveva ancora aggiornato.
«Quasi le sei. Perché?»
Stefan, molto velocemente e senza riuscire a celare la preoccupazione che si era impadronita di lui, riuscì a dire solo due parole che fecero agitare tutti i presenti, prima di rispondere al cellulare.
«È Damon.»

Alyssa era quasi arrivata nella zona del bosco in cui Damon le aveva riferito che erano spariti la maggior parte dei vampiri e delle streghe; prese dal suo zainetto la mappa, un mero elemento di scena, e facendo finta di essersi persa iniziò a vagare per la zona, sperando di incontrare qualcuno, o qualcosa.
Improvvisamente, dopo una decina di minuti di camminata, il cielo si scurì velocemente facendola angosciare, e arrivarono folate di vento freddo che le si conficcarono fin nelle ossa. Non riusciva più a sentire nulla tranne che l'ululato della tempesta, nemmeno il fruscìo delle foglie sotto i suoi piedi o di quelle gettate di qua e di là dalla mano invisibile del vento. Si strinse tra le spalle e cercò di ripararsi il più possibile, ma le sembrava che infinite lame ghiacciate le trapassassero tutto il corpo. Cercò di resistere il più possibile, poi, stremata, si inginocchiò a terra. Sentiva che tutto questo non era normale: non era una semplice tempesta autunnale, no, di questo era sicura. Pregò che tutto finisse il più presto possibile, invano. Dopo qualche istante ancora nel cuore della tempesta, Alyssa si ritrovò rannicchiata su un tappeto di foglie secche, tremanti quasi quanto lei, poco prima che l'oscurità la divorasse.

Damon non aveva distolto nemmeno per un attimo lo sguardo dal display del suo cellulare. Stava osservando ad ogni passo il percorso di Alyssa, e vedendo le strade che aveva percorso sapeva che ormai era arrivata nella zona che le aveva indicato. Rimase ad osservare attento, fin quando il display si oscurò.
«Maledetto affare!» imprecò Damon contro il cellulare, pensando ci fosse qualche problema di comunicazione.
Ma quando sentì il forte soffio del vento dall'altoparlante, capì che la situazione non era affatto come pensava.
«Ma che diavolo succede…?!» inveì, poi attivò il microfono del suo cellulare «Alyssa! Alyssaaaa!» provò a chiamare diverse volte, ma non ricevette alcuna risposta.
Senza pensarci oltre, ancora col cellulare in mano, mentre invocava il nome della sua piccola, corse fuori, verso il luogo dove sperava con tutto se stesso si trovasse la sua Alyssa.

Alyssa si destò accarezzata da una tiepida brezza calma.
«Ehi…tutto ok?» le chiese una melodiosa voce che però non riusciva ad identificare.
Aprì gli occhi, e guardando davanti a sé vide una ragazza: aveva folti capelli castano cenere che le ricadevano sul petto, nascosti in gran parte dal cappuccio che indossava; gli occhi turchesi risplendevano sulla pelle lattea come il chiaro di luna.
«Ce la fai?» le chiese ancora quella voce, che scoprì essere di quella ragazza, la quale ora le stava porgendo la mano. Alyssa esitò, ma la ragazza insistette. «Dai, ti aiuto.» le disse prendendole la mano aiutandola a tirarsi su, e una volta in piedi Alyssa notò che la ragazza era più bassa di lei di almeno quindici centimetri ed era molto esile. Eppure non sembrava affatto sciupata.
«Che ci fai tutta sola qua, in mezzo al bosco, a quest'ora?» le chiese stupita la ragazza.
«Mi sono persa.» si giustificò Alyssa, mostrandole la mappa tutta stropicciata oramai.
«Se mi dici dove devi andare ti posso aiutare a ritrovare la strada.» si offrì l'estranea.
«Al Crystal Lake.» le rispose Alyssa, sapendo che distava un bel po' da dov'era in quel momento.
«Devi andare verso nord-est, di là» la ragazza le indicò un sentiero in mezzo al bosco, sembrava conoscere molto bene il luogo; «Ti ci vorrà molto, però…forse un'ora o più.».
«Grazie mille! Continuo la mia escursione allora. Grazie ancora per l'aiuto!» disse gentilmente Alyssa, e la ragazza fece spallucce.
Alyssa aveva intuito qualcosa di strano però in quella ragazza, e decise di testare la sua intuizione: fece qualche passo più avanti, e si chinò a staccare un fiore in mezzo all'erba.
«No! Ferma!» urlò la ragazza, che si era avvicinata istantaneamente ad Alyssa e l'aveva allontanata dal fiore prendendola per il polso. Alyssa percepì la temperatura fredda della mano della ragazza, che inavvertitamente aveva sfiorato la sua all'estremità del giaccone, e una nuvola di profumo di fragole l'avvolse.
Il cuore di Alyssa iniziò a battere vorticosamente. Sicuramente quella non era una semplice ragazza umana. La sua velocità, la sua pelle chiara e fredda, e la sua costituzione, che le ricordava quella delle fate e degli elfi di cui le aveva parlato Damon, le facevano venire in mente solo cose al di fuori della normalità degli umani.
«Perché? Volevo solo raccogliere un fiore…Questa zona fa parte di un parco naturale?» chiese Alyssa nascondendo il timore.
«No, non fa parte di nessun parco, però è pur sempre natura tutta quella che trovi qui attorno a te. E natura significa vita. Perciò non si strappano i fiori dalla terra, sarebbe come strappare dalle braccia di una mamma il suo bambino.» rispose la ragazza, ancora alterata.
Alyssa annuì accondiscendente, e iniziò a seguire la strada che le aveva indicato la ragazza.

Damon bloccò la sua corsa quando sentì una voce sconosciuta provenire dall'altoparlante del cellulare. Sullo schermo ancora non si vedeva granché. Poi sentì anche la voce di Alyssa, e pian piano sullo schermo comparì una ragazza. Damon ascoltò tutta la conversazione, mentre osservava attentamente ogni dettaglio, e quando Alyssa si allontanò dalla sconosciuta lui si rimise in marcia per raggiungerla.

Alyssa aveva ormai percorso molta strada dal luogo in cui aveva incontrato quella ragazza, ma era ancora in allerta. E se avesse capito che lei aveva intuito qualcosa del suo essere una creatura sovrannaturale? Se la stesse seguendo? Non aveva mai desiderato così tanto tornare al loft il più presto possibile! Stava percorrendo un piccolo sentiero in mezzo al bosco, e si guardava attorno attentamente. Ad un tratto sentì un rumore dietro ad un albero poco lontano da lei. Si fermò, presa dalla paura, e catalizzò il suo sguardo su quell'albero. Da dietro di esso, pian piano, comparì un'ombra, che Alyssa non riuscì a interpretare a causa della poca luce che filtrava dal fitto bosco. Si sentiva una stupida: come poteva pensare che quella ragazza non si fosse accorta di nulla? Ormai era in trappola, ma non si sarebbe data per vinta così facilmente. Si voltò di scatto dal lato opposto e iniziò a correre più velocemente possibile, nonostante lo zaino non proprio leggero sulle spalle. Corse, e corse, sempre più veloce, immaginando di dover raggiungere Damon dall'altra parte del bosco il più presto possibile. Se lo vide pure davanti, che le tendeva le braccia, e si dette dell'idiota per essere arrivata al punto di avere le allucinazioni per la paura. Ma quando cercò di correre attraverso l'illusione ottica sbatté contro qualcosa di
morbido e robusto allo stesso tempo, e poi si ritrovò a volteggiare per aria: non era un'allucinazione, era davvero Damon! Il vampiro l'aveva letteralmente presa al balzo e tenendola abbracciata a sé l'aveva fatta piroettare un paio di volte prima di rimetterla giù per terra. Damon cercò di baciarla, ma lei lo respinse: «Non abbiamo tempo, dobbiamo scappare!» disse allarmata Alyssa, ma Damon le rise in faccia.
«Tesoro, che stai dicendo? Da chi dobbiamo scappare?» disse ancora divertito Damon.
«Da quegli esseri! Sono qui nel bosco, ho visto un'ombra prima dietro un albero! Sono sicuramente loro, e temo che mi stiano seguendo perché hanno intuito che ho scoperto qualcosa!» disse tutto d'un fiato Alyssa, con una voce stridula piena di paura.
Damon mise il broncio e le sussurrò: «È da appena un paio d'ore che non mi vedi, e già non mi riconosci? Tesoro, ti assicuro che qua non c'è nessuno oltre io e te.».
Alyssa non riuscì a capire. «Come fai ad essere sicuro che qua non ci sia nessun altro? E cosa mi dici di quell'ombra?».
«Aly, "quell'ombra" ero io. Ovviamente tu non hai i sensi sviluppati come i miei e non mi hai distinto, però io ti ho vista subito, e volevo avvicinarmi con calma per non spaventarti ma non me ne hai dato il tempo. E a proposito di sensi sviluppati, ho sentito i tuoi passi da molto, molto lontano, e non c'era nessun altro suono estraneo al bosco. Quindi ora cerca di calmarti.» le disse Damon carezzandole i capelli.
Alyssa annuì e si strinse a Damon, riuscendosi così a calmare in poco tempo.
«Dai, torniamo a casa, piccola.» le sussurrò dolcemente Damon, poi la prese in spalla e a velocità vampiresca tornarono verso il loft.

«Damon?» chiese Stefan all'altro capo del telefono.
«
Sì Stefan, chi vuoi che sia?» rispose leggermente scocciato Damon.
«Va tutto bene?» chiese ancora preoccupato Stefan.
«
Dipende dai punti di vista. Sei con Klaus?» chiese Damon, senza farsi mancare una punta del suo sarcasmo.
«Sì, è qui. Vuoi parlare con lui?»
«
No, forse è meglio se metti direttamente il vivavoce.»
«Fatto. Sentiamo.»
«
Abbiamo scoperto chi potrebbe essere la causa di tutte quelle sparizioni.»
«Abbiamo?» chiese Caroline.
«
Sì, io e Alyssa. O, se vogliamo essere precisi, LEI l'ha scoperto.»
«Damon, cos'hai combinato stavolta?!» s'intromise Rebekah, preoccupata per la sua amica.
«
Non ho combinato un bel niente! Diciamo che io ho avuto un'idea e lei l'ha stravolta facendo di testa sua, ma alla fine devo dire che è stato un piano geniale, nonostante il colpo che mi ha fatto prendere.»
«Oddio Damon, cos'è successo? Adesso dov'è lei?» chiese timorosa Caroline.
«
Oh, tranquille Barbie, è qui affianco a me, e sta bene. Se non fosse così, non sarei di certo a chiacchierare al telefono con voi, senza offesa. Volevo dirvi comunque che a quanto pare abbiamo a che fare con degli elfi. Alyssa ha incontrato nel bosco una ragazza minuta ed esile, con la pelle chiarissima, occhi turchesi, e guarda caso con un cappuccio in testa. E, pura casualità, prima di incontrarla c'è stata un'improvvisa tempesta di vento ghiacciato con tanto di nuvoloni scuri, mentre ora c'è una tiepido mattino assolato.»
«Non bastano solo queste informazioni per avere la certezza che una ragazza incontrata nel bosco sia un elfo.» disse Klaus.
«
Infatti non sono le uniche informazioni che abbiamo. Alyssa ha provato a raccogliere un fiore da terra proprio davanti a lei, e questa con uno scatto per nulla umano l'ha bloccata. E indovinate un po' cos'ha sentito Alyssa? Pelle fredda e un distinto profumo di fragole.»
Klaus guardò tutti gli altri presenti nella stanza. Forse Damon aveva ragione. «Tu non eri lì però, vero?»
«
No…» ammise Damon sentendosi in colpa per averla lasciata sola.
«DAMON! Sei inaffidabile! Come hai potuto lasciarla sola in mezzo al bosco!?» urlò Caroline.
«
Non l'ho lasciata da sola, ci è andata da sola. Ve l'ho detto, avevo un piano e lei me l'ha stravolto, ma a questo punto, credo che se non lo avesse fatto adesso non sarei stato qui a parlare con voi.» rispose amaramente il vampiro.
«Rimani pur sempre un idiota, visto che da quel che ho capito ci volevi andare tu nel bosco, da solo.» gli disse Stefan.
Damon sbuffò. «
Sentite, non ho chiamato per discutere i miei piani o quelli di Alyssa, ma semplicemente per farmi dire da Klaus cosa possiamo fare contro questi stronzi, prima che prendano qualcun altro.»
«Non puoi fare un bel niente, Damon.» disse più serio che mai Klaus.
«
Cosa?!» disse incredulo Damon, il suo tono di voce rispecchiava appieno l'espressione sui volti di Rebekah, Matt e i loro ospiti.
«Non ho idea di come sconfiggere un elfo. Credo che mi dovrai dare una mano per scoprirlo, Bonnie.» disse Klaus, rivolgendosi poi alla strega, che annuì.
«
Beh, cercate di darvi da fare alla svelta allora!» disse irritato Damon.
«Faremo il possibile, intanto voi non cacciatevi più nei guai e restate in casa, gli elfi sono molto pericolosi e potenti, te lo posso assicurare.» rispose Klaus.
«Damon, davvero, rimanete in casa, tanto troverete sicuramente qualcosa da fare.» disse maliziosamente Stefan, scatenando delle espressioni perplesse nei presenti: non era tipo da fare questo genere di battute infatti.
«
Oh, di quello non ti devi preoccupare, fratello. Alyssa per sua fortuna ha a che fare con uno come me, a differenza della povera Elena che ha a che fare con Santo Stefan!» rispose sarcastico Damon, facendo ridere Caroline e Rebekah mentre Elena alzò gli occhi al cielo.
Terminarono la chiamata, e subito Klaus si allontanò per fare due telefonate, tornando poi dagli ospiti.
«Verranno anche Elijah e Kol ad aiutarci. Intanto, Bonnie, comincia a dare un'occhiata nei tuoi Grimori per vedere se trovi qualcosa riguardo gli elfi. Io torno tra poco, vado a cercare tra tutto quel che ho accumulato in questi anni per vedere se trovo qualcosa di interessante. Mia cara, vieni con me?» disse Klaus, porgendo la mano a Caroline.
Caroline prese la mano di Klaus e uscirono dal salone, mentre Bonnie cominciava ad aprire una delle valigie piene di Grimori.

«Oggi niente università.» annunciò Damon ad Alyssa appena conclusa la chiamata.
«Perché?» chiese contrariata Alyssa.
«Primo: perché ora che sappiamo con chi abbiamo a che fare ci conviene stare belli tranquilli in casa; secondo: perché ti sei beccata un bel raffreddore grazie a quell'idiota di un elfo quindi è meglio se non esci; terzo: perché ti sei svegliata nel bel mezzo della notte e ora mi sembra più che logico che tu ti debba riposare un po'. Devo aggiungere altro?» le rispose Damon cercando di essere convincente.
«Dai, è solo un po' di raffreddore, non sto mica morendo!» ironizzò Alyssa.
Damon la prese dai fianchi e la fece sedere a cavalcioni su di lui. «Con quella parola non ci scherzare mai più, ti prego.» le sussurrò dolcemente tenendole il viso tra le mani, lo sguardo di lui travolto da mille emozioni contemporaneamente.
Ad Alyssa si sciolse il cuore: Damon riusciva ad essere così amorevole e premuroso con lei, eppure c'era ancora chi era convinto che fosse solo un menefreghista. «Damon, io però sono un'umana. Prima o poi è inevitabile che succeda.» gli disse Alyssa con un velo di tristezza.
«No, una soluzione ci sarebbe.» le disse lui con tono serio, facendola sembrare una richiesta inespressa.
«Scusami, ma sinceramente non mi sembra il momento ideale per passare dalla parte dei vampiri. E comunque per ora voglio restare semplicemente come sono.» disse apertamente Alyssa.
«Vuol dire che in futuro ci potrebbe essere una possibilità?» chiese scettico Damon.
«In futuro ci penserò su. Te lo prometto. Ma è tutto da vedere.» disse Alyssa, poi con tono scherzoso aggiunse «Cosa c'è, non ti piaccio più così?».
Damon le baciò il collo e poi le sfiorò l'orecchio con le labbra.
«Mai fare una domanda del genere ad un vampiro, mia piccola dolce umana.» le sussurrò con ardore, passandole poi la lingua sul collo.
Alyssa chiuse gli occhi, godendosi il momento, mentre sentiva i brividi scivolarle lungo tutta la schiena. Damon continuò a baciarle e mordicchiarle dolcemente il collo, e Alyssa ormai era in un altro mondo, dove esistevano solo lei e Damon.
«Damon….» sussurrò Alyssa affannosamente; «Damon…lo sai che…è il mio punto debole…e non devi…stuzzicarlo troppo…» continuò a sussurrargli tra un sospiro e l'altro, mentre lo stringeva sempre di più a sé.
Alyssa resistette ancora per poco, poi cercò le labbra di Damon con le sue, e quando si incontrarono lo baciò con tutta la passione che aveva in corpo.
Rimasero a guardarsi negli occhi, mentre ancora riprendevano fiato, come se potessero restare in quel modo per l'eternità.
«Sappi che, dopo quel che ti è successo nel bosco, non ti lascerò mai più andare da nessuna parte senza di me. Le sensazioni terribili che ho provato oggi non le voglio provare mai più.» le sussurrò Damon, facendola sorridere.
«Quindi se ti dicessi che adesso vado a dormire seguendo il consiglio che mi hai dato prima, tu verresti con me?» gli chiese divertita Alyssa.
«Ti sembra necessario chiederlo?» le rispose ridacchiando Damon, mentre tenendola avvinghiata a sé la portò in camera sua. «Ora per me sarà difficile dormire però.» le disse dopo averla adagiata sul letto, mentre faceva scorrere le dita sui fianchi, provocandole altri brividi.
«Sei tu che hai iniziato a stuzzicare, non prendertela con me.» gli rispose Alyssa facendogli la linguaccia.
«Un ultimo bacio, un bel bacio della buonanotte, e poi ti lascio dormire. Lo so che sei stanca, anche se cerchi di nascondermelo.» le sussurrò a una spanna dal viso mentre si posava su di lei, e poi tuffò le sue labbra su quelle di Alyssa. Lui la strinse a sé, e lei per tutta risposta si avvinghiò a lui. Era incredibile quello che riuscivano a provare anche con un solo bacio: tutta la passione e l'affetto che provavano l'uno per l'altra esplodeva ogni volta che qualsiasi parte del loro corpo entrava in contatto con l'altro.
Damon si distese accanto a lei, e le fece adagiare il capo sul suo petto. L'abbracciò, e dopo averle dato un dolce bacio sulla fronte le sussurrò «Adesso riposati piccola mia. Finché starai tra le mie braccia nessuno ti potrà far male, ci sono io a proteggerti, a tutti i costi.».

Il sole era ormai alto nel cielo di Los Angeles mentre Bonnie e Klaus erano ancora alla ricerca di informazioni sugli elfi. Stefan, Elena, Matt e Rebekah volevano aiutare almeno Klaus, visto che nei Grimori di Bonnie non avrebbero capito nulla, ma lui non voleva che frugassero tra la sua roba, per cui li allontanò dal grande salone dove teneva tutti i suoi vecchi ricordi. I quattro decisero allora di farsi un giro per la città, approfittando del momento abbastanza tranquillo, uno degli ultimi per molto tempo, probabilmente.
«Klaus!» disse Bonnie ad alta voce, sapendo che l'ibrido l'avrebbe sentita anche se era in una stanza lontana da quella in cui era lei.
In un istante Klaus si palesò di fronte a lei, seguito da Caroline: Bonnie guardava nel vuoto in un'espressione piena di terrore.
«Che succede?» le chiese Klaus, impaziente.
«Ho trovato qualcosa…qualcosa di terribile.»




È passato molto tempo da quando ho postato il mio ultimo capitolo e me ne scuso davvero tanto!
Purtroppo i prossimi capitoli non so quando riuscirò a pubblicarli, potrebbe succedere tra due giorni come tra un mese… Ho davvero tanti impegni e mi tocca mettere la scrittura in secondo piano… E la cosa mi rattrista ancor di più dopo aver visto il promo della puntata 4x02 di TVD: in esso viene fatta vedere una cosa che succederà anche nei prossimi capitoli della mia storia e mi spiacerebbe se voi pensaste che l'ho copiata dalla serie, visto che è da due mesi che è scritta nella mia scaletta. =(
Comunque spero che questo capitolo vi piaccia, e spero con tutto il cuore di poter continuare a scrivere il prima possibile! Credetemi, per una che sa già come andrà, non poterlo far sapere ai suoi lettori è proprio una tortura! XD
Vi ricordo i link del Blog e della pagina Facebook, anche se li ho lasciati da parte come la storia! =(
Al prossimo capitolo, se avrete pazienza (lo spero)!


ElenaDobrevSomerhalder


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Capitolo 9
*** Gioie e Dolori ***


Your Love Saved Me - Chapter 9
Eccomi, sono tornata! Vi chiedo DAVVERO scusa per essere sparita per tutto questo tempo! =( Please, forgive me!!!
Sono finalmente riuscita a mandare avanti questa storia, che tra impegni vari e la mia testa che ormai era andata a farsi un giro al Polo Nord, era rimasta ferma con le quattro frecce da veramente troppo tempo! Spero che vi piaccia, e intanto vi anticipo che ci sarà una scena in cui la musica avrà una parte di rilievo, la cui canzone protagonista è proprio questa qua: 
Secret Garden - "Heartstrings". Capirete il senso di quel che intendo (se c'è xD) quando arriverete alla scena in questione xD
Ora vi lascio alla storia, tanto ritorno a commentare a fine capitolo xD A dopo!!!



Capitolo 9 - Gioie e Dolori




Alyssa si era svegliata da ormai un'oretta. Damon le aveva portato il brunch a letto, come sua abitudine; gli piaceva decisamente viziarla. Si era anche offerto di lavare i piatti e fare il bucato, ma Alyssa gliel'aveva impedito: apprezzava davvero la volontà di Damon nel volerla aiutare in tutte le faccende domestiche, ma solo nel caso lei non riuscisse a portarle a termine tutte. E quel giorno non era il caso: non essere andata a lezione le aveva lasciato parecchio tempo libero. Così mentre lei faceva la casalinga lui s'intromise furtivamente nella sua camera lasciandoci una sorpresa, per poi accomodarsi sul divano e attendere che lei lo raggiungesse: non vedeva l'ora di fargliela scoprire!
«Fatto! Posso farcela anche da sola, visto?!» annunciò Alyssa a Damon, mentre si sedeva accanto a lui sul divano mezz'ora dopo.
«Lo so che puoi fare tutto, Aly, ma…diciamo che mi piace aiutarti. Giusto perché così puoi dedicare più tempo ad altro…» la stuzzicò Damon, sfiorandole il viso col suo mentre la guardava pieno di desiderio.
«Quindi lo fai per te stesso, eh? Bravo! E io che pensavo lo facessi per me!» scherzò Alyssa, spingendolo giocosamente dall'altro lato del divano.
«Assolutamente no, tesoro, lo faccio proprio per te! Voglio dire, se fossi una donna vorrei passare più tempo possibile con un figo come me!» le rispose divertito Damon, mentre si pavoneggiava spudoratamente, poi iniziò ad avvicinarsi ad Alyssa, sovrastandola e facendola sdraiare, sussurrandole con un tono più serio: «Anche se non è solo l'aspetto che mi rende così attraente…tu lo sai bene, ormai…e spero che presto scoprirai molto di più…su di me.»
Il viso di Damon era ad un soffio da quello di Alyssa, e il suo corpo serrava protettivamente quello di lei. Damon fece scorrere lentamente le dita sui fianchi dell'umana, seguendo con lo sguardo il percorso della sua mano sul meraviglioso corpo della ragazza. Intrufolò poi le dita sotto la maglietta, spostando lo sguardo sugli occhi di Alyssa, che lo guardava con un'espressione colma di passione ma con un pizzico di timore. Lei infatti adorava le attenzioni di Damon, adorava quando la toccava o la baciava, ma non voleva lasciarsi andare troppo presto, e con un uomo del genere per Alyssa era davvero difficile trattenersi. Avrebbe voluto diventare sua ogni volta che lui la sfiorava, ma c'era qualcosa che inspiegabilmente frenava i suoi istinti.
Ma Damon la baciò, mentre continuava a sfiorarle il ventre al di sotto della maglietta, ed Alyssa lo strinse a sé, intrufolando anche lei una mano sotto la camicia di lui. Damon per tutta risposta si staccò da lei e si tolse la camicia super-velocemente, e la buttò dietro di sé, per poi rituffarsi sulle morbide labbra di Alyssa.
«Mi fai impazzire» sussurrò la ragazza con un misto di passione e dolcezza nella voce, e a Damon sfuggì una risatina sarcastica. Lui stava facendo impazzire lei?
Forse Alyssa si sottovaluta così tanto che non comprende che è lei a fare impazzire me!, pensò Damon. Le mani della ragazza si persero sulla possente schiena del vampiro, mentre qualcosa nella sua mente le ricordava di tenere a freno la passione. Damon indirizzò le sue mani verso la schiena di Alyssa, e pian piano andò sempre più su, fino a raggiungere il gancetto del reggiseno. Ma quando provò a sganciarlo, Alyssa si bloccò e con delicatezza lo allontanò.
«Scusami.» gli disse nel più completo imbarazzo.
«No, scusami tu. Mi sono lasciato prendere.» si giustificò Damon, desolato.
«Anche io. Non che mi sia dispiaciuto, niente affatto, però credo che dovremmo andarci piano.» gli disse dolcemente Alyssa, accucciandosi sul suo petto nudo.
«Certo, non ti preoccupare piccola. Prenditi tutto il tempo che vuoi.» le sussurrò teneramente Damon, anche se leggermente deluso, mentre le accarezzava i capelli.
Quando riprese fiato e vide che anche il respiro di Alyssa era tornato regolare, decise che era arrivato il momento di rivelarle che aveva una sorpresa per lei.
«C'è qualcosa che ti aspetta in camera tua. Credo che ti piacerà.» le disse dolcemente.
Alyssa era talmente sorpresa da non riuscire ad aprir bocca.
«Dai, va' a prenderla. Ti aspetto qui.» la incoraggiò.
Alyssa si alzò, e appena raggiunse il primo gradino della scalinata, sentì una melodia provenire dal pianoforte. Damon con la sua velocità vampiresca si era già accomodato sul seggiolino e le sue mani si muovevano delicatamente sulla tastiera.
Quando Alyssa entrò in camera, ebbe una delle più belle sorprese della sua vita: un meraviglioso violino era adagiato sul suo letto; affianco vi erano la custodia e l'archetto, e un piccolo bigliettino con un fiocchetto lilla sopra. Gli occhi le si fecero lucidi, e dentro di lei sentiva una grande gioia riempirle il cuore. Era curiosa di leggere il bigliettino, ma il richiamo della melodia che stava suonando Damon era troppo forte, così prese subito il violino e l'archetto e tornò indietro da lui. Dall'alto della scalinata poteva ammirarlo in tutto il suo splendore, concentrato sulla dolce musica che stava suonando. Senza esitare, seguendo la melodia, fece scorrere l'archetto sulle corde, e iniziò a suonare insieme a lui.
Il vampiro alzò subito lo sguardo verso di lei, e un sorriso tenero comparve sul suo volto, ricambiato dalla ragazza. Pian piano lei lo raggiunse, mentre entrambi continuavano il loro duetto e si lanciavano occhiate di intesa, poi continuò a suonare accanto al pianoforte finché terminarono la canzone.
Alyssa abbracciò subito Damon, ringraziandolo ripetutamente, con lacrime di gioia che le riempivano gli occhi.
«Anche se non è quello che avevi in Italia, al quale son sicuro che sei affezionata, questo può essere una soluzione temporanea per non sentirne la mancanza. Che ne dici?» le chiese il vampiro.
«Dico che sei unico. Grazie, davvero. Non hai idea di cosa significhi per me! Un violino, che già di per sé vale tantissimo per me, ma questo è uno dei migliori poi! Sei pazzo, chissà quanto l'avrai pagato! Ma sai qual'è la cosa davvero più importante per me? È che me lo hai regalato tu.» gli rispose entusiasta.
«Figurati piccola, non ho fatto niente di che. Posso fare anche di meglio!» le disse dolcemente lui, con il suo solito pizzico d'ironia, mentre le accarezzava il viso. Era davvero felice nel vederla talmente entusiasta per quello che lui riteneva fosse solo un piccolo gesto.
«Niente di che?! Tu ogni giorno mi rendi sempre più felice, te ne rendi conto? Un giorno mi farai esplodere il cuore dalla gioia, ne sono certa!» gli disse l'umana, scoccandogli poi un appassionato bacio a stampo.
Lui stava giusto per cingerla con le braccia, quando il cellulare gli squillò. Era Klaus.
Maledizione, ma gli altri guastafeste hanno fatto un corso di tempismo perfetto anche a lui?!
«Spero sia qualcosa d'importante, Klaus!» disse irritato Damon all'ibrido all'altro capo del telefono, mentre Alyssa tornava in camera sua suonando ancora un po' prima di posare il suo violino e tornare dal vampiro.
«Oh, purtroppo per tutti noi lo è, caro Salvatore.» disse cupo Klaus.

«Bonnie?! Allora???» chiese quasi in preda al panico Caroline.
La strega fece un sospiro profondo, poi iniziò a spiegare: «Gli elfi possono disporre della natura come desiderano, in base alle loro potenzialità. In parte è una cosa che riusciamo a fare anche noi streghe, tu Caroline ricordi che quando mia madre è stata trasformata in vampiro ti ho fatto vedere il contatto con la natura che lei aveva perso, giusto?» la vampira annuì «Ecco, la differenza è che gli elfi non si limitano a far germogliare e fiorire le piante. Loro possono utilizzare i ramoscelli di qualsiasi pianta come se fossero dei loro tentacoli. Oppure possono creare gabbie facendo intrecciare in un attimo i rami di un solo albero; creare profonde voragini nel terreno e ricoprirle in pochi secondi, senza muovere un dito; far crescere un immenso albero nel giro di qualche secondo. Sono capaci di utilizzare tutti gli elementi della natura a loro piacimento, per cui possono appiccare un incendio in Antartide così come scatenare una pioggia torrenziale nel Sahara. E se possono fare tutto ciò, non credo che uno scontro con dei vampiri li spaventerebbe. Sono in netto vantaggio: potrebbero uccidervi semplicemente utilizzando il ramo di un albero».
«Io non posso essere ucciso da un qualsiasi paletto, ramo o checchessia. E lo sai bene anche tu, strega.» rispose sicuro di sé Klaus.
«Oh, certo, tu no. Ma Caroline e le persone a cui tiene di più sì, invece.» precisò Bonnie, spostando lo sguardo da lui a Caroline, facendo crescere l'angoscia dell'ibrido.
«Non hanno nessun punto debole questi elfi? Non c'è scritto nulla su quel Grimorio su cosa potremmo fare per sconfiggerli?» chiese quasi in preda al panico Caroline.
«Beh, qui dice che l'unico modo per sconfiggerli è un incantesimo, che sarebbe scritto nella pagina seguente…se solo ci fosse.» rispose impotente la strega all'amica.
La vampira rimase attonita, mentre l'ibrido chiedeva alla strega come fosse possibile che proprio quella pagina fosse sparita.
«Credo di sapere a chi posso chiedere spiegazioni. Questo Grimorio era conservato nello studio di mia nonna, al Whitmore College; sono sicura che la sua assistente ne saprà qualcosa.» rispose la strega all'ibrido, cercando di rassicurare anche Caroline.
«Bene, allora domani ci andiamo io e te.» disse secca la vampira.
«Non se ne parla nemmeno, tesoro. A Mystic Falls ci sono già stati degli attacchi, quindi tu resti qui con gli altri. Ci andrò io con Bonnie, dato che io non rischio nulla.» la contraddisse Klaus.
«Tu non rischi nulla?! L'unica cosa che non possono fare è ucciderti, ma potrebbero comunque torturarti! E per me non c'è differenza tra le due cose. Non andare, ti prego.» lo implorò la vampira.
«Tesoro mio, Bonnie è a rischio, quindi se non ci vado io dovrà andarci comunque qualcun altro. La differenza è che gli altri potrebbero non tornare mai indietro. Ora, dimmi, quale ti sembra l'ipotesi peggiore: rischiare che mi feriscano o perdere uno dei tuoi amici per sempre?» le rispose duramente lui, cercando di farla ragionare.
Caroline si mise le mani nei capelli e iniziò ad andare avanti e indietro per la stanza. Non voleva perdere nessuno dei suoi amici, era ovvio, ma non voleva nemmeno che Klaus venisse ferito o peggio torturato. L'immagine del corpo dell'ibrido interamente perforato da rami si fece strada nella sua mente, e al solo pensiero che potesse davvero trovarsi in quelle condizioni rabbrividì.
«Non lasciarmi.» sussurrò triste a Klaus, con gli occhi lucidi.
Lui la strinse a sé, e le posò un tenero bacio sui morbidi capelli dorati. «Non lo farei mai. Non permetterei a nessuno di portarmi via da te, da Rebekah o dai miei fratelli. Siete la mia famiglia, siete tutto ciò per cui io lotterei.» le sussurrò, poi le prese il viso tra le mani, e la guardò dritta negli occhi: «Amore, guardami negli occhi. Ci vedi un briciolo di menzogna se ti dico che tornerò?» lei scosse la testa, e l'ibrido continuò a parlarle per calmarla «Te lo giuro, tornerò, tutto intero, non appena avremo trovato quell'incantesimo. Così ci sbarazzeremo di quegli elfi, e torneremo a vivere tranquilli».
«Lo hai giurato: tutto intero. Sano e salvo.» disse lei stringendo le mani dell'ibrido, che ancora le stavano accarezzando il viso.
«Tranquilla, non mi succederà nulla.» la rassicurò Klaus. «Strega, preparati, si parte subito.» disse poi l'ibrido rivolgendosi a Bonnie, che annuì e corse a prendere una piccola valigia giusto per metterci il Grimorio con la pagina mancante e qualche cambio d'abito.
Appena la strega uscì dalla stanza, Caroline gettò letteralmente le sue labbra su quelle dell'ibrido, e lo baciò con tutta la passione e l'amore che aveva in corpo. Lui la strinse a sé ricambiando il bacio con altrettanta passione, ma quando sentì le lacrime scorrere sul viso della vampira, allontanò il viso dal suo per poterla guardare negli occhi. Così le sussurrò dolcemente: «Non piangere, tesoro. Starò bene. L'ho giurato. Sono un uomo di parola».

«Ti ascolto.» disse Damon, diventato subito serio.
«
Abbiamo scoperto qualcosa in più sugli elfi. Riassunto in poche parole: faresti meglio a starci miglia lontane perché non avresti scampo. Però, abbiamo anche una notizia positiva: c'è un incantesimo che può sconfiggerli.» rispose Klaus dall'altro capo del telefono.
«Quindi tornerete qui così la streghetta farà il suo abracadabra e li farà fuori tutti?» chiese dubbioso il vampiro.
«
No, niente affatto. Io e Bonnie stiamo andando a Mystic Falls, alla ricerca di questo incantesimo che manca nel Grimorio.» spiegò l'ibrido.
«Tu e Bonnie?» chiese incredulo il Salvatore, che poi si fece una risatina. «Quindi io cosa dovrei fare? E gli altri dove sono, torneranno qui?» chiese poi.
«
Tu non devi fare proprio nulla. Bonnie mi ha detto che ha fatto un incantesimo di protezione per il loft e una parte circostante del giardino. Tu resta in questo spazio protetto e non ci saranno problemi. E conoscendo te e il tuo ego spropositato, lascia che ti dica che nemmeno io avrei possibilità di farcela con questi esseri. L'unica cosa che non mi potrebbe uccidere è che non possiedono il paletto di quercia bianca, ma ciò non significa che non potrebbero rendermi inerme. Comunque, gli altri per ora resteranno a Los Angeles, lì sono al sicuro, come tu sarai al sicuro se starai in casa.» gli disse seriamente l'ibrido. Desiderava davvero che nessuno di loro ci andasse di mezzo, perché ormai erano tutti legati in un modo o nell'altro. La perdita di uno di loro avrebbe sconvolto tutti, erano tutti diventati parte di una catena di affetti, per cui se avesse sofferto uno di loro, chiunque fosse stato affezionato a lui avrebbe sofferto a sua volta, e così via. E Klaus non voleva vedere la sua Caroline soffrire per nulla al mondo.
«Quindi mi hai chiamato per dirmi che siamo tutti inutili contro di loro e che devo starmene chiuso in casa?» disse sarcastico Damon.
«
Esattamente. Devo dire che recepisci bene, Salvatore.» continuò col sarcasmo l'ibrido.
«Grazie, mi hai proprio cambiato la giornata in meglio.» ironizzò il vampiro.
«
Di nulla. Ti farò sapere se ci saranno novità.» gli disse Klaus, e terminò la chiamata.
Damon si buttò sul divano sbuffando. Essere costretti a stare in casa non è una cosa piacevole per nessuno, tanto più per lui che amava andare in giro, specialmente in piena notte. Si mise a pensare a tutto ciò che avrebbe potuto fare in casa, solo lui e Alyssa. Gli vennero in mente molte idee, ma era sicuro che una parte di esse non sarebbero ancora state condivise dalla ragazza, vista la reazione che aveva avuto poco prima sul divano!
Saranno dei giorni difficili, caro Damon! pensò, e cercò di scacciare via dalla sua mente i pensieri più piccanti. E proprio in quel momento la vide scendere dalle scale e dirigersi verso di lui: il dolce sorriso le illuminava il volto, segno che la sorpresa era stata gradita parecchio. Si sedette affianco a lui sul divano e poi si accoccolò sul suo petto.
Mooolto difficili, Damon! pensò ancora il vampiro.
«Chi era?» chiese candidamente Alyssa.
«Klaus. Ha detto che ha scoperto altro e che ci tocca stare in casa finché non trovano un incantesimo, che tra l'altro è andato disperso chissà dove.» le rispose perplesso Damon. Avrebbero mai trovato quell'incantesimo? E se così non fosse stato, sarebbero stati costretti a trascorrere l'eternità chiusi in quel loft?! Lui non l'avrebbe fatto di sicuro: preferiva il rischio alla noia.
«Beh, vedila dal lato positivo: abbiamo più tempo per noi. A me non dispiace più di tanto!» lo rassicurò lei ridacchiando.
«Credimi, è l'unico motivo che m'impedisce di impazzire al pensiero di dover stare chiuso in queste quattro mura! Hai fatto bene ad insistere quando io invece volevo che tu andassi a Los Angeles con gli altri: sarei già uscito se fossi stato solo, incurante dei rischi che avrei corso lì fuori.» le confidò il vampiro.
«Oh, ma con me qui, tu infatti non andrai proprio da nessuna parte!» gli disse convincente la ragazza, mente si sedeva a cavalcioni su di lui. Damon rimase sorpreso dall'atteggiamento di Alyssa, ma si lasciò trasportare. Lei passò delicatamente le dita sul viso del vampiro, e poi avvicinò il viso al suo.
«Possiamo fare tante cose insieme.» gli disse sensualmente, poi precisò: «Ma per adesso con tutti i vestiti addosso, se capisci quel che intendo».
«L'avevo già intuito da prima.» ci scherzò su il vampiro, poi si fece serio: «Aly, per quanta voglia io possa avere di far l'amore con te, non ti forzerò mai a fare qualcosa che non desideri anche tu. Puoi stare tranquilla con me».
«Lo so.» disse dispiaciuta l'umana. «Io non è che non voglia farlo, ma…è come se ci fosse qualcosa che mi blocca.» gli confidò poi.
Damon ripensò alla terribile serata in cui l'aveva salvata da quel lurido bastardo che voleva abusare di lei, e si chiese se non fosse proprio a causa di quell'episodio che lei si sentiva così. L'aveva soggiogata per dimenticare, certo, ma le aveva anche detto di essere più prudente e attenta, e anche questo forse aveva influito.
«Riesci a spiegarti il perché? Che cos'è quel qualcosa che ti blocca?» le chiese comprensivo e dolce mentre le accarezzava il viso.
«Non lo so…è come se avessi paura. Paura di quel che può succedere dopo, di essere poi…abbandonata. Ascolta, forse è ora di essere sincera con te, anche sul mio passato. So che mi hai detto che a volte non è importante, ma io ne porto ancora le ferite evidentemente, ed immagino che sia proprio ciò che mi frena.» spiegò la ragazza, poi si prese un attimo di pausa.
«Con me puoi parlarne, puoi dirmi qualsiasi cosa ti passa per la testa. Ma ti posso assicurare che io non ti abbandonerei mai e poi mai. Su questo non ho alcun dubbio.» la rassicurò lui, stringendola a sé.
Alyssa fece un lungo sospiro, poi iniziò a confidarsi. «Sono stata con altri ragazzi prima di te, e questo di per sé non è un problema.» Damon annuì. Certo, non era contento nell'immaginarsi la sua piccola tra le braccia di un altro, ma lui era appena entrato nella sua vita e non poteva di certo cambiare il suo passato o contestarlo. La voce di Alyssa lo distolse dai suoi pensieri: «Ma il fatto che sia quasi sempre stata lasciata, lo è. In amore ci ho sempre messo tutta me stessa, anima e corpo. Ho amato gli altri più di me stessa a volte. Ma alla fine, rimanevo sempre sola, ferita e vuota. E la cosa più brutta è che chi mi aveva ferito, era qualcuno che qualche tempo prima mi aveva detto grandi cose, come che per lui ero tutto, che mi amava davvero, o che era una storia seria quella che avevamo. Mi sono sentita ingannata, usata e inutile. E nell'ultimo anno passato, dopo l'ennesima delusione, non sono più stata capace di amare e di fidarmi di nuovo. Finché non ho incontrato te. Ora mi sento più tranquilla, più viva. Ma ancora non riesco a lasciarmi andare come vorrei. E questo mi fa sentire sbagliata» finì la ragazza, mentre una lacrima le solcava il viso.
«Ehi, piccola» le sussurrò Damon, asciugandole la lacrima «Tu non sei affatto sbagliata. Hai solo paura che quei brutti ricordi diventino momenti che si ripetono sempre nella tua vita, ed è comprensibile dopo tante delusioni essere così diffidenti. Cavolo, le persone sanno essere davvero crudeli».
«Tu ne sai qualcosa.» gli sussurrò Alyssa, e Damon rimase colpito da quelle parole. «So che anche tu ti sei sentito così, sia con Katherine, sia con Elena. Ma se c'è una cosa che ti posso assicurare, è che io non sono come loro. Non sarò mai come loro.».
«Lo so, piccola. Ti ci vuole solo del tempo. Il tempo di poterti fidare completamente di me. Io ti aspetterò, non sarà un problema, perché voglio che con me tu sia a tuo agio, voglio che tu non rinneghi mai i momenti che abbiamo passato insieme, e soprattutto, voglio che tu sia felice di stare con me, non che invece te ne penta.» le disse il vampiro, stringendola forte a sé.

Klaus e Bonnie erano finalmente arrivati a Mystic Falls.
«Ti lascio a casa tua o preferisci sistemarti in una delle camere della mia villa?» chiese educatamente l'ibrido alla strega.
«A dire la verità volevo passare da casa di Elena prima di tornare a casa mia, se non ti dispiace.» rispose lei.
«Ah, certo, il caro Jeremy eh? Allora ti lascio lì. L'importante è che domattina alle 9 tu sia già pronta, andiamo a fare visita al Whitmore. Sai, non voglio perdere tempo inutilmente.» spiegò l'ibrido.
«E tu dove andrai?» chiese sorpresa la strega.
«A casa mia, ovvio.» rispose tranquillamente lui.
«Ma non è protetta! Siamo partiti insieme per essere più al sicuro, e ora mi dici che staremo divisi?! Chiederò a Jeremy se possiamo fermarci da lui, così farò un incantesimo di protezione alla casa e sarà al sicuro anche quando ce ne saremo andati.» protestò Bonnie.
«Come desidera lei, madame.» rispose sarcastico Klaus.
Presto arrivarono davanti a casa Gilbert. Jeremy fu felice di rivedere Bonnie, che subito gli chiese se entrambi si potessero fermare da lui, vista la situazione. Da quando era tornato Tyler, il piccolo Gilbert era consapevole di tutto ciò che stava succedendo anche a Mystic Falls e li fece restare da lui.
Il mattino dopo, Bonnie e Klaus andarono come stabilito al Whitmore College. Bonnie cercò la donna che faceva da assistente a sua nonna quando insegnava lì, e le chiese informazioni su tutto il materiale che la nonna aveva nel suo studio.
«Qui è rimasto poco e niente, Sheila ha portato via tutto ciò che le interessava quando ha smesso di insegnare. Comunque seguimi, ti accompagno al suo studio. Credo che il professore che l'ha sostituita ti potrà aiutare per qualsiasi cosa tu abbia bisogno.» disse l'assistente, che fece poi strada ai due.
Arrivati allo studio trovarono la porta aperta, e un uomo dai riccioli corvini stava leggendo attentamente un grosso e vecchio tomo.
«Prego, entrate.» disse senza nemmeno alzare gli occhi dal tomo ai due ospiti, che si guardarono perplessi.
Bonnie avanzò, e l'uomo le rivolse un'occhiata veloce, appena prima di dire «Oh, tu devi essere la nipote di Sheila! Sapessi quanto mi ha parlato di te, quando io qui non ero altro che un tirocinante! Ci assomigli molto, sai?».
Bonnie rimase sorpresa dall'uscita del professore, ma una strana sensazione la portava a fidarsi di quest'uomo.
«Conoscevi mia nonna?» chiese curiosa la strega, mentre l'assistente chiudeva la porta dietro di loro e si allontanava.
«Molto bene. Diciamo che avendo la stessa visione del mondo andavamo molto d'accordo. Comunque, lascia che mi presenti, io sono Atticus Shane. Immagino tu sia venuta qui perché hai bisogno di qualcosa che riguarda tua nonna, giusto?» chiese il professore.
«Sì, professor Shane. Mia nonna qui teneva questo Grimorio» disse la ragazza porgendo il libro al professore «ma avevo bisogno di una pagina che è stata staccata. Perciò volevo assicurarmi se fosse rimasta qui o meno.» spiegò Bonnie, facendo poi vedere al professore la parte in cui mancava la pagina.
«Un incantesimo per sconfiggere gli elfi, eh? Mi spiace non poterti far riavere quella pagina, ma qui è rimasto solo del materiale per le lezioni, niente di vera magia, solo teorie. E tu non te ne faresti nulla.» rispose il professore, lasciando di stucco Bonnie.
«Lei….pratica?» chiese imbarazzata la strega.
«Sì, e anche se questa pagina mancante non è qui, posso aiutarti.» disse orgoglioso Shane.
«Lei conosce l'incantesimo?» chiese euforica Bonnie, mentre Klaus era sospettoso nei confronti del professore.
«No, ne ho sentito parlare, so di cosa si tratta, ma non conosco l'incantesimo in sé. Però so che una mia vecchia amica lo conosce sicuramente. L'unico problema è che abita ad Atlanta.» spiegò il professore.
«Per noi non c'è nessun problema: siam venuti fin qui da Los Angeles, andare ad Atlanta sarà una passeggiata. Andiamo.» ordinò Klaus, ma il professore non fu d'accordo.
«Io non posso muovermi da qua fino al prossimo weekend. Dovrete aspettare. Nel frattempo, Bonnie, lascia che ti insegni qualcosa in più sulla magia: se vorrai fare quell'incantesimo ne avrai davvero bisogno.» sentenziò Shane.
Klaus stava per ribattere, ma Bonnie lo interruppe: «Va benissimo. Dove e quando?» chiese al professore.
«Cominciamo da subito, qua nel mio studio.» rispose lui.
Klaus si sedette controvoglia su una poltroncina poco distante dalla scrivania del professore, mentre lui iniziava a mostrare degli "stupidi giochetti", così commentava l'ibrido, a Bonnie.

Damon era in cucina insieme ad Alyssa, che stava pranzando, quando il suo cellulare squillò.
«Oh, il mio caro fratellino forse si è ricordato di me!» commentò il vampiro guardando il display del cellulare, suscitando un piccola risata di Alyssa, prima di rispondere alla chiamata.
«Stefan, hai ancora il mio numero salvato? Strano!» disse sarcasticamente Damon.
«
Purtroppo sì, Damon.» rispose sarcasticamente Stefan, poi continuò con tono neutro «Lì va tutto bene?».
«Direi proprio di sì, fratellino! Siamo rinchiusi in casa e nel caso decidessi di uscire potrei trovarmi di fronte un elfo che mi farebbe fuori in quattro e quattr'otto, cosa potrei volere di meglio?» continuò sarcasticamente il maggiore dei Salvatore.
«
Beh, siete tu e Alyssa tutti soli soletti, costretti in casa, e non sei contento? Mi sorprendi!» disse pungente il fratellino.
«Certo che sono contento di stare tutto solo con lei, non c'è alcun dubbio! Ma sai quanto mi piaccia uscire, no? E poi non mi piace fare le cose su ordine di qualcun altro. L'unica cosa positiva è che c'è Alyssa qua con me.» disse sinceramente stavolta Damon.
«
Beh, allora mi spiace, ma ti devo dare una brutta notizia. Klaus ha chiamato Caroline poco fa, dicendo che l'incantesimo non l'hanno trovato, ma tra una decina di giorni andranno ad Atlanta da una strega che lo conosce. Dovrai resistere alla tentazione di uscire almeno per altri dieci giorni, fratello.» spiegò Stefan, aspettandosi qualsiasi reazione da lui.
«COSA?! Ancora dieci giorni? Ma voi siete impazziti! Al diavolo tutto, quando mi stufo esco, vada come deve andare! Che poi, perché diavolo devono aspettare dieci giorni?» il tono di Damon si era decisamente alzato, facendo preoccupare Alyssa che smise di mangiare per andargli vicino.
«
Il professore che ha sostituito Sheila non può muoversi dalla città fino ad allora, e visto che è lui che li deve accompagnare da una sua vecchia amica, non hanno avuto scelta.» rispose Stefan.
«Uhm…ok.» mormorò Damon, molto più tranquillo ora che Alyssa lo stava abbracciando.
«
Ok?» chiese incredulo Stefan «Ti senti bene, Damon?» chiese nuovamente il piccolo Salvatore, che stava iniziando a preoccuparsi.
«Sì, benissimo Stef.» disse con voce insolitamente calma il fratello.
Stefan era decisamente preoccupato ora.
«Tranquillo Stefan, ci penso io a tenere al sicuro il tuo bel fratellone!» disse Alyssa ad alta voce, verso il cellulare di Damon.
«
Ah, ok, ho capito tutto ora. Beh…allora ti saluto. Chiamami quando vuoi tu, non vorrei disturbare.» disse frettolosamente Stefan, con un pizzico d'imbarazzo nella voce, terminando poi la chiamata.
«L'hai lasciato di stucco eh? Chissà cos'avrà pensato!» disse ridacchiando Damon ad Alyssa.
«Già! Ma non importa, pensi quel che vuole. Fatto sta che abbiamo altri dieci giorni per goderci tutto il loft solo per noi. A me sembra fantastico.» rispose dolcemente la ragazza.
«Anche a me. E sai che ti dico? Quando torneranno, ci sconteremo tutti questi giorni chiusi in casa: ti porterò in giro per una settimana, magari andremo anche a New York! Dovunque tu vorrai. Ci stai?» le chiese il vampiro facendole l'occhiolino.
«Eccome se ci sto! Ma sappi che a me basta andare qua vicino, non pretendo la Grande Mela.» rispose entusiasta l'umana.
«Decideremo sul momento allora. Vieni qua, piccola!» disse Damon, prendendola in braccio intento a portarla sul divano, ma appena si rese conto che non aveva finito di pranzare, la rimise giù.
«Scusami piccola, non me n'ero accorto: prima finisci pure di mangiare.» le disse dolcemente il vampiro.
«Sono a posto, non ti preoccupare.» cercò di rassicurarlo l'umana, ma lui era fermo sulla sua idea.
«No no, finisci il pranzo. Lo sai che ci tengo alla tua salute: due bocconi di carne non potranno di certo bastarti fino a stasera!» disse protettivo Damon.
«E pensare che io me ne sono andata dai miei per evitare tutto questo!» ironizzò sbuffando la ragazza, mentre tornava a sedersi per finire quel che c'era nel piatto.


Erano passati ormai un paio di giorni da quando Stefan aveva chiamato Damon per dirgli che sarebbe dovuto restare per altri dieci giorni in casa. E mentre stava in giro per Los Angeles con Elena, Caroline, Rebekah e Matt a svagarsi finché la zona era tranquilla, suo fratello Damon se ne stava in casa con Alyssa, che ogni mattina si metteva avanti con lo studio aiutata da lui, e nel resto del tempo libero trovavano qualcosa da fare insieme.
Quel giorno stavano suonando: Damon voleva creare una nuova composizione insieme ad Alyssa, così provavano ripetutamente, lui col pianoforte e lei col violino, varie melodie ed accordi che potessero dar vita ad una loro sinfonia.
Mentre provavano per la terza volta un passaggio, il cellulare di Alyssa squillò, così lei andò in cucina per rispondere senza che Damon dovesse smettere di suonare.
«Mamma! Ciao, come stai?» disse felice Alyssa al telefono.
«
Bene, tesoro, tu? Come va l'università?» la voce della donna palesava il senso di protezione e la dolcezza tipici delle mamme.
«Bene, sto studiando parecchio anche se siamo a casa per il Ringraziamento. Tra due settimane iniziano gli esami finali e devo assolutamente andare alla grande!» spiegò un po' tesa ma entusiasta la ragazza.
«
Dipende da te, se studi molto andranno sicuramente bene! Comunque ti ho chiamata adesso per darti una bella notizia! Sei pronta?»
«Mmmh…buona notizia? Sentiamo….» disse Alyssa, cercando di immaginarsi quale genere di notizia potesse essere bella per sua madre, ma non le venne in mente nulla.
«
Per Natale saremo lì! Non sei contenta?» rivelò entusiasta la donna.
Ad Alyssa raggelò il sangue. Da quando era arrivata lì aveva detto qualche bugia alla madre, come ad esempio che viveva in un piccolo appartamento, da sola, e che ogni tanto lavorava per potersi togliere qualche sfizio. Non le aveva mai parlato né di Damon, né degli altri che adesso erano divisi tra Los Angeles e Mystic Falls, e tantomeno le aveva detto che Damon l'aveva convinta ad andare a vivere con loro.
«Sì, certo che sono contenta, mamma. Ma siete sicuri che non è un problema per voi venire qua solo per qualche giorno? Voglio dire, il viaggio costa, avreste meno ferie per l'estate, e poi dove andreste a stare? Anche gli alberghi costano…» disse dubbiosa la ragazza.
«
Non ti preoccupare tesoro, abbiamo già pensato a tutto: staremo lì per tutte le tre settimane in cui tuo fratello ha le vacanze natalizie, io e tuo padre abbiamo preso le ferie lo stesso, non fa niente se poi in estate ci rimarrà solo qualche giorno libero. Abbiamo trovato un'offerta che comprende sia viaggio che alloggio, e così ci siamo convinti che era il momento giusto per andare a trovare la nostra bambina! Sai, anche se non lo danno a vedere, manchi davvero anche ai due ometti di casa.» disse dolcemente la donna.
Alyssa era rimasta senza parole. Era contenta di rivedere la sua famiglia, ma come avrebbe fatto ora?
«Oh, che fortuna! Ci voleva proprio, è vero mamma. Guarda, vorrei parlare ancora con te, sul serio, ma devo proprio andare. Ti chiamo io domenica, come ogni settimana, così parliamo con calma, ok? Ti voglio bene, mamma.» disse agitata la ragazza.
«
Sì, tranquilla, ci sentiamo! Ti voglio bene anch'io, tesoro!» rispose la donna, e Alyssa terminò la chiamata.
Alyssa stava per andare nel panico più totale. Come avrebbe dovuto comportarsi ora con i suoi: dir loro la verità, o mentire ancora, dicendo che la sua situazione stava cambiando? E come avrebbe potuto dire a Damon e ai suoi amici che i suoi sarebbero venuti in quella città con tutto il caos che c'era per gli elfi? La ragazza decise che era il momento di farsi una doccia: avrebbe avuto un'ottima scusa per stare da sola, e in più avrebbe potuto pensare al da farsi.
Ma appena si girò per uscire dalla cucina, il suo cuore perse un battito: sapeva che ora tutti i suoi piani sarebbero andati in frantumi.
Damon era davanti a lei, il viso indagatore del vampiro a pochissimi centimetri dal suo.



Rieccomi, come promesso! =)
Allora, avete capito qual'era il punto in cui quella canzone era protagonista? Scommetto di sì: era proprio quando Alyssa scopre la sorpresa che le ha fatto Damon, un bellissimo violino, e i due suonano insieme. La canzone mi è sembrata perfetta per il momento: è dolce, bella, e il primo minuto è un assolo di pianoforte, che nella storia coincide con tutto il tempo da quando Alyssa di alza dal divano a quando poi è in cima alle scale, pronta ad iniziare a suonare con Damon, e poi continua con un duetto tra pianoforte e violino, come hanno fatto Damon e Alyssa. Piccola curiosità: questa è una delle mie scene preferite, che fa a gara con quella in cui Damon porge la rosa ad Elena nel giardino e quella in cui Alyssa e Damon sono al Falls Lake.
Ma torniamo al capitolo! L'ho intitolato "Gioie e Dolori" perché praticamente la maggior parte dei personaggi presenti passa dall'essere felice/tranquillo/divertito all'essere triste/spaventato/arrabbiato almeno un paio di volte in questo capitolo. Abbiamo scoperto che questi elfi sono praticamente invincibili per un vampiro, ma una strega può imparare un incantesimo per sconfiggerli. Bisogna
solo trovarlo! =O
Altri personaggi si spostano (alla gang piace viaggiare direi ;D) e vanno a finire a Mystic Falls, ma a quanto pare dovranno farsi un giretto anche ad Atlanta (ho voluto fare un piccolo omaggio alla città che ospita il set della serie TV, spero faccia piacere anche a voi fan della serie), mentre Damon ed Alyssa rimangono sempre a Durham, e dopo essersi confidata, Alyssa riceve anche la chiamata della madre. Riuscirà a tener testa a tutte le emozioni che ha provato negli ultimi tempi, o andrà fuori di testa? Vi ci lascio pensare fino al prossimo capitolo!



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Elèna Dobrev Somerhalder (ElenaDobrevSomerhalder su EFP)
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ElenaDobrevSomerhalder

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Capitolo 10
*** Thanksgiving (Part 1) ***


Your Love Saved Me - Chapter 10 - Part 1
Capitolo 10 - Thanksgiving (Part 1)



«Cosa c'è che non va?» chiese sospettoso Damon ad Alyssa, che era rimasta impietrita davanti a lui.
«Nulla. Stavo andando a farmi una doccia.» rispose la ragazza, evitando di incrociare lo sguardo con quello del vampiro.
«Sappi che ti seguirò fin dentro la doccia se non mi dici che succede.» la minacciò scherzosamente lui, poi si fece serio: «Te lo leggo in faccia che sei turbata».
Dopo aver sentito i brividi lungo la schiena per la battutina di Damon, Alyssa decise che era inutile e controproducente tenerglielo nascosto. Dopotutto si fidava di lui, e sapeva avrebbe compreso i suoi timori, per cui vuotò il sacco.
«I miei verranno qui per Natale.» disse tutto d'un fiato.
Damon rimase sorpreso: «Beh non mi sembra affatto un problema. Non ti piace l'idea che vengano qui?».
«No, no…non è quello. È solo che…» Alyssa non sapeva come continuare. Come poteva spiegare una cosa talmente semplice, ma allo stesso tempo complicata? «Ecco…diciamo che ho mentito su qualche cosa, riguardo a come stanno andando le cose qui».
Damon la prese per mano e la guidò verso il salotto, si sedette sul divano e le fece cenno di accomodarsi: «Spiegami tutto con calma.» la incitò dolcemente.
Alyssa si sedette accanto a lui, e dopo un profondo sospiro iniziò a raccontare: «A mia madre ho detto che vivo in un piccolo appartamento da sola, e che ogni tanto do delle ripetizioni agli studenti delle superiori…le ho detto così per non farle venire dei dubbi su come possa mantenermi solo con i soldi che mi manda lei e quelli che avevo da parte. E poi le ho raccontato che ho fatto amicizia con un paio di ragazze. Nient'altro. Nessun monolocale ricavato da una cantina, nessun loft di lusso, nessuna coinquilina, nessun lavoro al fast food».
«Se le cose stanno così, sarà semplice: basterà dirle che ti stai spostando e che andrai a vivere con quelle ragazze che hai conosciuto, visto che una loro coinquilina se n'è andata. E proprio perché verranno durante le vacanze di Natale, potrai dir loro che non dai ripetizioni in quel periodo perché tutti i ragazzi che aiutavi sono fuori città. Problema risolto!» le spiegò Damon, completando il tutto con un sorriso soddisfatto.
«Quindi dovrei mentire ancora? E anche se lo facessi, e ci cascasse, cosa le direi di noi poi quando sarà qua?» chiese turbata la ragazza.
Damon sembrò non capire dapprima cosa intendesse Alyssa, poi le chiese perplesso: «Non le hai detto proprio nulla di noi?».
Lei abbassò lo sguardo, e gli sussurrò un "no" timoroso. Damon rimase in silenzio, a guardarla, mentre dal suo volto iniziava a trasparire un misto tra rabbia, delusione e inadeguatezza.
«Ti vergogni di presentarmi a tua madre come tuo ragazzo?» chiese confuso e amareggiato il vampiro.
«No! Niente affatto! Solo che non era previsto che venisse qua, né lei né nessun altro della mia famiglia. Volevo solo aspettare a far sapere di noi due in Italia, per esserne sicura.» spiegò dispiaciuta la ragazza.
Damon rimase immobile e in silenzio per un minuto abbondante. Poi, d'un tratto, si alzò dal divano, e dopo essersi allontanato qualche metro, ancora voltato di spalle, mormorò ad Alyssa: «Se non sei sicura di voler stare con me, allora ognuno starà per i fatti suoi d'ora in poi.».
La ragazza non fece neanche in tempo a comprendere quelle parole, che Damon era già sparito. Volatilizzato.
«Damon! Aspetta! Damon!» urlò ripetutamente Alyssa, mentre correva per il loft sperando di ritrovarlo in qualche camera. Provò prima con quella del vampiro, ma era completamente vuota. Allora si precipitò nella sua stanza, continuando ad urlare il suo nome, ma anche lì non c'era traccia di lui. Guardò in tutte le altre camere, niente. Provò a controllare in cucina, disperata ormai, ma Damon non era nemmeno lì. Così uscì fuori in giardino, e continuò nella sua ricerca: perlustrò la parte anteriore del giardino, ma non lo trovò, perciò andò sul retro. E finalmente lo vide in lontananza: era su un ramo di una grossa quercia, e le dava le spalle. Alyssa cercò di avvicinarsi pian piano, e cominciò a parlare, immaginando che lui l'avesse già sentita col suo udito sovrannaturale.
«Damon…» esordì, mentre continuava passo passo ad avvicinarsi, «Io non intendevo dire che non sono sicura di voler stare con te. Ti ricordi il discorso che abbiamo affrontato qualche giorno fa? Della mia…paura di essere abbandonata ancora? Era questo, ciò che intendevo. Non volevo dir nulla ai miei, perché ho sempre il presentimento che finirò per restare sola. E nemmeno uno straordinario ragazzo come te è riuscito a scacciare via questo timore. Ma, da quando abbiamo affrontato il discorso, io mi sento più sicura. La paura non se n'è andata, ma mi fido di te, Damon. E voglio stare con te, più di ogni altra cosa al mondo. Anche se poi dovesse finire tutto e potrei soffrire come una dannata, non m'importerebbe. Perché so che ne sarà valsa la pena.» Alyssa si bloccò: lacrime imperterrite scorrevano ormai sul suo viso, e non riusciva più a distinguere le forme davanti a sé. Fece solo un passo, e poi, come se il fiato le venisse dal più profondo del cuore, gli sussurrò quattro semplici parole, colme di significato.
«Io ti amo, Damon».
Il vampiro si chiese se per caso il suo infallibile udito stesse iniziando a perdere colpi. Scese elegantemente dall'albero, si voltò verso di lei, e fece qualche passo nella sua direzione.
«Come hai detto?» chiese incredulo, con gli occhi lucidi.
«Ho detto che ti amo, Damon.» rispose Alyssa, con un leggero sorriso che risaltava tra le lacrime.
Damon ancora non riusciva a credere ai suoi occhi. Era un sogno forse? Fece cautamente qualche passo più avanti, mentre elaborava quelle parole.
E Alyssa fece altrettanti passi verso di lui, mentre si asciugava le lacrime. Il vampiro, d'un tratto, le si palesò davanti sorridente e le accarezzò i capelli, spostandole un ciuffo da davanti il viso. Lei lo strinse a sé, cingendogli le spalle, mentre posava il viso accanto al suo.
«Ti amo.» gli sussurrò ancora, dolcemente, nell'orecchio, e Damon fu percorso da una scarica di brividi. Si allontanò appena per guardarla in viso, la sua meravigliosa Alyssa, ma un'ombra in lontananza catturò la sua attenzione: una ragazzina minuta ed esile stava correndo a velocità sovrannaturale verso di loro, mentre i rami degli alberi tutt'attorno sembravano seguirla.
Il sorriso sul viso del vampiro scomparì all'istante: prese saldamente in braccio Alyssa e a velocità vampiresca corse verso le mura del loft. Non sapeva se quella ragazzina, probabilmente un elfo, stesse andando alla massima velocità. Sperava soltanto di arrivare il prima possibile al loft, dove avrebbe potuto tirare un sospiro di sollievo, se la barriera che aveva creato Bonnie avesse potuto respingere l'elfo; altrimenti sarebbe stata la fine.
L'elfo gli era quasi alle calcagna, poteva sentirlo qualche metro dietro di lui. Nella sua mente c'era solo Alyssa: non se lo sarebbe perdonato se le fosse successo qualcosa; era lui l'idiota che se n'era andato fuori, di proposito, solo per un fraintendimento. Vide le sue speranze di salvarsi diminuire sempre più: i rami, più veloci dell'elfo, gli stavano sfiorando le caviglie. Non restava molto tempo ormai, e sperando che la ragazza riuscisse a sentirlo in quel caos, le disse nell'orecchio «Ti amo anch'io, Alyssa». Riuscì a dirglielo appena in tempo, perché un'istante dopo sentì i rami attorcigliarglisi attorno alla caviglia, e d'istinto la lanciò il più vicino possibile al loft, con la maggior delicatezza possibile in una situazione assurda come quella. Alyssa, inspiegabilmente, atterrò delicatamente sul prato, senza farsi nemmeno un graffio.
Subito si voltò indietro alla ricerca di Damon, e lo vide, a terra.

Bonnie era in camera di Elena. Aveva dormito là in quei giorni, nell'attesa di andare ad Atlanta ad incontrare la strega che forse, finalmente, l'avrebbe aiutata a risolvere il grosso problema che aveva con gli elfi. Era la vigilia del Ringraziamento, e il professor Shane si era preso due giorni liberi dalle "lezioni di magia" per stare con la sua famiglia, per cui lei non aveva un granché da fare. Jeremy invece era in giro per la città con Carol Lockwood, alla ricerca di tutto il necessario per festeggiare il giorno dopo, mentre Klaus e Tyler erano giù in salotto: il primo leggeva un libro, mentre l'altro giocava all'Xbox.
Nei giorni precedenti la strega non si era sentita molto a suo agio a stare in camera dell'amica senza di lei, ma quel pomeriggio, probabilmente per l'atmosfera di festa che aleggiava nell'aria, ci si sentiva bene: ogni singolo oggetto, dal più grande al più piccolo, le ricordava i momenti passati con l'amica. Il grande specchio sul comò, pieno zeppo di foto di Elena e della sua famiglia; il poster di Jamie Lidell, simbolo del loro primo concerto insieme; la bacheca con altre foto e qualche ghirlanda; in una cornice appesa sul letto, un disegno di un cavallo che aveva fatto Jeremy qualche anno prima; e sul letto, un orsacchiotto che la madre di Elena le aveva regalato per il suo terzo compleanno, e da cui fin da allora non si era mai staccata. Si lasciò cadere sul letto, lo osservò e ripensò a quante persone care lei e le sue amiche avevano perso, a partire proprio dai genitori di Elena. Si allungò appena per prendere l'orsetto e stringerlo a sé mentre rivolgeva un pensiero a Miranda e Grayson, ma appena lo toccò ebbe una visione: Damon era rinchiuso in una gabbia di rami secchi, e Alyssa era con lui; una ragazzina minuta ed esile era di fronte a loro, al di fuori della gabbia, e ridacchiava malignamente soddisfatta dei propri risultati, quando ad un tratto, con un solo gesto della mano, animò magicamente uno dei rami della gabbia che trafisse Damon al petto, provocando un urlo atroce del vampiro, seguito da uno più acuto e terrorizzato di Alyssa.
Bonnie non riuscì a trattenere un urlo e d'istinto lanciò l'orsacchiotto lontano da sé; subito si ritrovò Klaus e Tyler affianco.
«Bonnie! Cos'è successo?» chiese preoccupato Tyler vedendo la ragazza con gli occhi spalancati.
La strega tentò più volte di spiegarsi, ma sentiva un nodo in gola; continuava a deglutire, e allo stesso tempo cercava di riportare il respiro e il battito cardiaco alla normalità.
«Ho visto Damon morire.» rivelò tutto d'un fiato, e i due ibridi restarono immobili, increduli e spaesati.
«Ne sei sicura?» chiese Klaus, sperando che si stesse sbagliando.
«Assolutamente.» rispose la strega, mentre prendeva un Grimorio dalla valigia a terra.
«Sai anche quando accadrà?» chiese Tyler, speranzoso di avere una risposta positiva.
«No. Potrebbe succedere adesso come tra cent'anni, sempre che Alyssa diventi una vampira.» spiegò Bonnie, cercando di mascherare l'agitazione.
«Alyssa? Cosa c'entra?» chiese l'Originale.
«C'era anche lei nella visione. E per quanto possa sperare che sia una visione di un futuro remoto, ho la brutta sensazione che invece si riferisca ad un futuro molto vicino, o addirittura al presente.» rispose la strega, mentre sfogliava velocemente le pagine del Grimorio.
«Forse c'è un modo per scoprire qualcosa in più.» disse Klaus, mentre si portava il cellulare all'orecchio.
Attese un minuto, ma dall'altro capo non ci fu alcuna risposta. Attese ancora, finché non rispose la segreteria. L'Originale guardò accigliato la strega; Damon non era tipo da "nessuna risposta": o teneva il cellulare staccato, o al massimo ti rispondeva in modo scontroso se era indaffarato.
«Adesso farò un incantesimo di bilocazione spirituale: mi ritroverò dovunque Damon si trovi in questo istante, spiritualmente, mentre il mio corpo qui ci rimarrà solo fisicamente, e sembrerò come in trance. Non ho idea di cosa stia succedendo, ma sono sicura che devo agire il prima possibile, me lo sento.» disse Bonnie, mentre appoggiava il grosso tomo sul letto di Elena. Prese l'orsacchiotto che poco prima le aveva fatto avere quella tremenda visione e che quindi era, in qualche modo, legato a Damon, e si mise di fronte al Grimorio; cominciò a cantilenare un incantesimo, e quando finì di evocarlo il suo corpo cadde a peso morto tra le braccia dei due ibridi, che lo adagiarono sul letto.
Bonnie si ritrovò a Durham, nel giardino sul retro del loft. Damon ed Alyssa erano molto distanti da lei e dal loft stesso, e si stavano abbracciando. Dietro di loro la strega scorse su un albero una ragazzina minuta ed esile, la stessa della visione, e subito capì che le sue sensazioni erano esatte. Stava per accadere. E lei avrebbe fatto qualsiasi cosa per evitarlo.
Cominciò a concentrarsi, e cercò di aumentare l'ampiezza della barriera per coprire anche Damon ed Alyssa. Ma una forza estranea le remava contro. Era quasi certa si trattasse dell'elfo, ma le sembrava impossibile che si fosse accorta della sua presenza spirituale: solo altre streghe infatti avrebbero potuto percepirla. Cercò di sovrastare la forza nemica, e la barriera iniziò ad allargarsi di qualche centimetro. Troppo poco per essere utile alla coppia. Bonnie vide Damon prendere in braccio Alyssa e correre a velocità vampiresca verso il loft; l'elfo era sceso dall'albero e li stava inseguendo, e per fortuna il vampiro se n'era accorto. La strega continuò nel suo intento, facendo aumentare più velocemente l'ampiezza della barriera, mentre il vampiro ci si avvicinava sempre più, seguito dall'elfo e dai rami degli alberi attorno animati da quell'essere. Furono istanti interminabili: sarebbe bastato solo un attimo e Damon ed Alyssa sarebbero stati catturati da quella malefica ragazzina come nella visione. I rami degli alberi ormai stavano raggiungendo Damon, e Bonnie lo vide lanciare Alyssa lontano, verso il loft, per metterla al sicuro all'interno della barriera. La strega, senza distogliere l'attenzione da tutto il resto e rimanendo concentrata sull'espansione della barriera, fece un lieve cenno della mano, ed Alyssa atterrò delicatamente sul prato. La barriera finalmente stava raggiungendo Damon, quando disgraziatamente i rami gli si attorcigliarono attorno alla caviglia, fermando la sua corsa e facendolo cadere rovinosamente sul prato. Bonnie continuò ad allargare la barriera, ma quando essa arrivò alle caviglie del vampiro non avanzò più. La strega non si dette per vinta, e lanciò un incantesimo che le aveva insegnato il professor Shane sugli alberi controllati dall'elfo: i rami che avevano catturato Damon si rinsecchirono, e la barriera li superò senza più alcun problema. L'elfo rimase stupito da ciò che era appena accaduto, e cercò di colpire il vampiro con i rami di un altro albero, ma appena si avvicinarono alla barriera, di cui l'elfo non si era accorta, si attorcigliarono su se stessi. Ci riprovò più volte, poi si scagliò lei stessa contro Damon, ma appena raggiunse la barriera rimbalzò indietro di qualche metro. Quando finalmente capì che non poteva fare più nulla, si dileguò nel bosco retrostante il loft.
Damon era ancora a terra, inerme, ed Alyssa era sotto shock: aveva assistito a tutta la scena, ed aveva visto lo sguardo furioso e colmo d'odio dell'elfo mentre cercava di attaccarlo dopo averlo fatto cadere, e tutto questo le aveva fatto raggelare il sangue. Si alzò pian piano per raggiungere il vampiro, quando ad un tratto vide i rami muoversi, come se qualcuno li stesse spezzando e districando per liberarlo. Le bastò qualche istante soltanto, per vedere poi Bonnie davanti ai suoi occhi, che stava gesticolando con le mani mentre i rami si spezzavano ad ogni suo minimo movimento.
«Che ci fai qui?» le chiese incredula.
Bonnie si bloccò sorpresa dall'uscita dell'amica, e si voltò indietro per controllare chi fosse arrivato. Ma dietro di lei non c'era nessuno. Con chi diavolo stava parlando Alyssa?
«Bonnie….? Che succede?» domandò insistente la ragazza.
La strega non capiva come potesse essere possibile. Alyssa riusciva a vederla?
«Alyssa….tu….mi vedi?» chiese imbarazzata.
«Certo, Bonnie! Sei qui, perché non dovrei vederti?» la ragazza era ormai confusa dall'atteggiamento dell'amica.
«Perché
io non sono qui, Alyssa. Quello che "vedi", anche se non so come tu possa farlo, è soltanto il mio spirito.» spiegò la strega alla ragazza, che strabuzzò gli occhi.
«Non ho ancora molto tempo,» continuò la strega «ho utilizzato tantissima energia e non so per quanto ancora riuscirò a restare qui. Ascoltami bene: devi togliere tutti questi rami dalle gambe di Damon, sono incantati e in più intrisi di verbena, per cui non riuscirà a riprendere conoscenza finché gli saranno aggrovigliati addosso e gli bruceranno qualsiasi parte del corpo con cui vengano a contatto. Quando si risveglierà probabilmente avrà bisogno di una sacca di sangue, ma credo che tu ormai sappia dove puoi trovarla, e una volta che si sarà ripreso, non farlo uscire da questo dannato loft, capito? Ho avuto una visione terribile e non è detto che avendo evitato il peggio ora, non possa capitare più in là. Adesso vado, so che Damon è in ottime mani. Fai tutto quel che ti ho detto e stai tranquilla, si sistemerà tutto; ti chiamo tra un po', appena avrò recuperato le forze».
Alyssa non ebbe nemmeno il tempo di rispondere, che Bonnie si volatilizzò. Seguendo il consiglio dell'amica, corse subito a liberare Damon dai rami che gli erano ancora rimasti aggrovigliati, scoprendogli le gambe tutte scottate e sanguinanti. Una volta liberato da tutti i rami, Alyssa si sedette accanto a lui sull'erba, nell'attesa del suo risveglio, che avvenne dopo un paio di minuti.
«Non avevo mai immaginato di poter finire in paradiso.» mormorò affaticato Damon quando riaprendo gli occhi si trovò davanti Alyssa.
«Sei il solito idiota! Hai rischiato grosso e mi hai fatto prendere un colpo!» lo canzonò lei, poi lo abbracciò forte, mentre gli occhi le si facevano lucidi.
Damon era ancora a terra, dolorante, ma pian piano riuscì ad abbracciare Alyssa.
«Stai bene, piccola?» le chiese mentre erano ancora abbracciati.
«Sì, non ti devi preoccupare di me. Tu, piuttosto? Se riesci ad alzarti ti sostengo fino al divano, non mi va di stare ancora qui fuori.» rispose l'umana guardandosi attorno.
«Sicuramente sono stato meglio di così, ma posso alzarmi, tranquilla. Andiamo dentro, piccola.» disse il vampiro, e aiutato dalla ragazza si alzò in piedi.

L'umana fece adagiare Damon sul divano, e pensò di andare a prendere la sacca di sangue in frigorifero, ma subito dopo cambiò idea.
«Hai bisogno di….bere?» gli chiese un po' imbarazzata.
«Se voglio riprendermi in fretta, direi proprio di sì. Ti dà fastidio prendermela tu una sacca?» disse il vampiro.
«Tieni» gli disse, porgendogli il polso.
Damon rimase sorpreso dal gesto di Alyssa, ma declinò l'offerta. «No, piccola. Apprezzo il gesto, ma in queste condizioni è meglio che non mi azzardi a bere direttamente da qualcuno, specialmente da te. Credo che avrò bisogno di molto sangue, e non voglio affatto farti del male. Due sacche andranno molto meglio, per questa volta almeno».
«Io invece ho la sensazione che puoi nutrirti da me senza farmi alcun male. Provaci, almeno.» lo intimò la ragazza, avvicinandogli il polso alle labbra.
Lui allontanò il polso di Alyssa dal viso, prendendola invece dalla vita e facendola mettere a cavalcioni su di lui. Avvicinò le labbra alle sue e la baciò con tutta la passione che aveva in corpo, stringendola a sé, mentre lei ricambiava con altrettanta passione, poi continuò lasciandole dei piccoli baci fino ad arrivare al collo.
«Ne sei sicura, piccola?» chiese sussurrandole nell'orecchio.
«Sì, sicurissima.» gli rispose determinata, e qualche istante dopo sentì i canini di Damon perforarle il collo. All'iniziò sentì un leggero dolore, come una puntura d'insetto o di un ago, poi uno strano senso di piacere la pervase. Si sentiva soddisfatta ed eccitata.
Damon aveva bevuto solo qualche sorso del sangue di Alyssa, ma già si sentiva sazio e rinvigorito. Ritrasse i canini, e continuò a baciare dolcemente il collo della ragazza.
«Non ti piace il mio sangue?» chiese dubbiosa.
«No, niente affatto, piccola. È il più dolce che abbia mai assaggiato.» le rispose il vampiro tra un bacio e l'altro.
«Allora puoi berne ancora, sto bene. Non ti devi preoccupare per me.» gli disse l'umana, ma lui allontanò il viso dal collo per guardarla negli occhi, e la rassicurò.
«Non so come sia possibile, ma sono sazio. Forse quei rami non mi hanno indebolito quanto pensavo.» spiegò sollevato.
«O forse sono io che ho qualcosa che non va.» pensò ad alta voce la ragazza, e poi si confidò al vampiro: «Damon…prima, quand'eravamo fuori, ho visto lo spirito di Bonnie. E adesso, con due soli sorsi del mio sangue ti sei ripreso. Tutto questo è strano».
«Lo spirito di chi?!» chiese esterrefatto lui.
«Di Bonnie. Lei era lì con noi, ed è grazie a lei se quell'elfo non ti ha fatto niente. Le ho chiesto che ci faceva qua, ed è rimasta sconvolta dal fatto che io riuscissi a vederla. Ha detto che era qui solo con lo spirito, che ha avuto una visione e che dobbiamo stare chiusi qui perché non possiamo rischiare ancora.» disse tutto d'un fiato Alyssa.
Damon la guardò preoccupato, e cercò di farla calmare: «Piccola, sei ancora sotto shock da quel che è successo lì fuori. Bonnie non poteva essere qui. Adesso rilassati, ok? Forse è meglio se riposi per qualche ora.» le disse premurosamente.
Alyssa stava per ribattere alterata, non poteva immaginare che Damon non credesse ad una cosa del genere, ma la suoneria del suo cellulare la interruppe. Guardò lo schermo, e sul suo viso comparì un ghigno soddisfatto.
«Adesso vedrai.» disse con tono di sfida al vampiro, prima di rispondere al cellulare e attivare il vivavoce.
«Hey Bonnie! Ti sei già ripresa?» chiese Alyssa.
«
Sì, più o meno. Sono a letto ma ero preoccupata, così ti ho chiamata. Allora, Damon come sta? Ha ripreso conoscenza?» chiese la strega all'altro capo del telefono.
«Sì, si è risvegliato e l'ho fatto accomodare sul divano. Non credo torneremo più fuori in giardino.»
«
Brava, mi raccomando, ricordati di quel che ti ho detto.»
«Non mi puoi dire qualcosa di più sulla visione? Ad esempio, cos'hai visto esattamente e quando?»
Bonnie fece un sospiro, poi rispose all'amica.
«
È successo circa un'ora fa. Ero in camera di Elena, e stavo ammirando ogni oggetto di cui avevo un ricordo. Così ho preso l'orsacchiotto che tiene sempre sul letto, e ho avuto quella maledetta visione. Tu e Damon eravate intrappolati in una gabbia fatta di rami, e l'elfo che vi ha attaccati oggi era lì, di fronte alla gabbia: ha mosso la mano e un ramo ha trafitto il petto di Damon. Mi sono ritrovata di nuovo nel presente appena dopo aver sentito lui urlare atrocemente dal dolore, e te urlare dal terrore. Così ho fatto un incantesimo di bilocazione spirituale e mi son ritrovata lì da voi, poco prima che Damon si accorgesse dell'elfo. Quella bastarda era lì già da un po'. Vi stava spiando e stava aspettando il momento giusto per attaccare.»
Alyssa rabbrividì sentendo il racconto dell'amica. Damon aveva rischiato grosso, lo sapeva, ma immaginarsi ciò di cui aveva parlato Bonnie rendeva tutto ancora più terribile.
«Staremo attenti, Bonnie, stai tranquilla. Piuttosto, hai una qualche idea del perché io sia riuscita a vederti?» chiese Alyssa all'amica scacciando via dalla sua mente le immagini terribili di poco prima.
«
No, non saprei. In teoria solo le streghe possono vedere uno spirito sotto l'effetto della bilocazione spirituale. Ma tu non lo sei, altrimenti io l'avrei percepito, e tu comunque lo sapresti.»
«Capisco. Senti, potresti cercare di scoprire se ho qualcosa di…strano? Magari può anche servirti sapere che credo che il mio sangue sia…..diverso da quello umano.» chiese imbarazzata la ragazza, mentre Damon scuoteva la testa.
«
Diverso da quello umano? In che senso scusa?» la strega non capiva di cosa stesse blaterando la sua amica.
«Nel senso che…al posto della sacca di sangue come mi avevi detto tu, a Damon ho dato il mio sangue. E gli è bastato solo qualche sorso per essere sazio.»
«
Oh… Sei sicura che non ti abbia detto che era sazio solo perché aveva paura di farti del male bevendone ancora?» chiese cautamente Bonnie.
Alyssa guardò Damon con un briciolo di dubbio nei suoi occhioni verdi, e mentre stava per rispondere all'amica, lui la precedette.
«Streghetta, in tutta la mia esistenza non ho mai assaggiato del sangue così dolce e sostanzioso. Credo che per qualche giorno mi basterà, e ne ho bevuto solo qualche sorso».
«
Ed eri stato indebolito molto sia dai rami incantati che dalla verbena di cui erano intrisi.» aggiunse la strega.
«Esatto. L'avevo intuito sin da subito che questa ragazza è proprio speciale.» disse il vampiro, sorridendo dolcemente all'umana.
«
Vedrò se trovo qualcosa di utile. Voi cercate di tenervi lontani dai guai, mi raccomando! A presto.» disse la strega, e terminò la chiamata.
«Adesso mi credi?» disse Alyssa a Damon, facendogli una smorfia.
«E va bene, avevi ragione. Ma adesso devi comunque riposare, è stata una giornata davvero pesante.» rispose il vampiro, e a velocità sovrannaturale la portò in camera sua, adagiandola sul letto.

«Non ho alcuna intenzione di riposare. Non dopo tutto quello che è successo. Ho solo voglia di vivere e di far ogni cosa che desidero, prima che succeda qualcosa di brutto e non possa più far niente di tutto ciò che voglio.» gli confidò la ragazza, e lo fece sedere sul bordo del letto.
«Voglio solo amarti come meriti, amarti come desidero davvero.» continuò la ragazza, accucciandosi sul petto del vampiro.
«Ascolta il tuo cuore e fa' solo ciò che senti, piccola. Sappi che io non ti lascerò mai. Non uscirò più da questo loft se è questo che ti preoccupa. Starò sempre con te.» la rassicurò Damon, accarezzandole i lunghi capelli color cioccolato.
Alyssa avvicinò il viso a quello del vampiro, mentre il suo sguardo vagava sui lineamenti perfetti di quella meravigliosa creatura immortale.
Non si sarebbe mai stancata di ammirare quei bellissimi occhi di ghiaccio, che però le trasmettevano così tanto calore.
Non si sarebbe mai stancata di intrecciare le dita tra quei morbidi capelli corvini.
Non si sarebbe mai stancata di accarezzare quelle guance così lisce, senza età.
Non si sarebbe mai stancata di baciare quelle labbra perfette, così delicate e dolci.
Non si sarebbe mai stancata, mai e poi mai, di amare Damon.
Avvicinò le labbra a quelle del vampiro, e lo baciò con dolcezza e allo stesso tempo una punta di passione, mentre si metteva a cavalcioni su di lui. Il moro la strinse a sé, mentre lei indugiava con le mani al di sotto della maglietta, ed esplorava insaziabile la schiena incredibilmente liscia e le spalle larghe del vampiro.
Damon fece altrettanto, con più cautela visto ciò che era successo in passato, finché Alyssa non gli tirò su la maglietta; lui se la tolse più velocemente che mai, e alzò un po' quella dell'umana, che gli fece poi cenno di toglierla. Il vampiro stava ora ammirando le dolci curve del corpo di Alyssa, messe in risalto dalla sua pelle chiara e senza imperfezioni. La accarezzò, dal viso, scendendo lentamente fino al ventre, seguendo il percorso della mano con lo sguardo per sincerarsi che quella meraviglia fosse reale e non solo un frutto della sua immaginazione. Spostò lo sguardo sul viso della ragazza, e la vide per la prima volta davvero felice, rilassata e spensierata in un momento intimo. La sua mano andò ancora più giù, fino a raggiungere i jeans della ragazza, che sbottonò in un attimo.
Alyssa si scostò da lui, e Damon pensò di aver sbagliato qualcosa per l'ennesima volta, ma si dovette ricredere quando lei si distese sul letto, e l'osservò dritto negli occhi con uno sguardo colmo di desiderio e amore, mentre cominciava a tirarsi giù i jeans sui fianchi sinuosi.
Lui continuò lentamente ciò che lei aveva iniziato, e lanciò i jeans della ragazza dietro di sé, seguiti un'istante dopo anche dai suoi. Si distese lentamente su di lei, poggiando i gomiti sul materasso per non gravarle addosso, e la baciò dolcemente, mentre i suoi fianchi premevano sul ventre dell'umana.
I due ripresero brevemente fiato, e in quell'istante i loro sguardi colmi d'amore e passione s'incrociarono facendoli sorridere beatamente.
«Non ti lascerò mai, piccola.» sussurrò Damon, avventandosi poi sul collo della ragazza riempiendolo di baci e carezze, mentre Alyssa cercava di trattenere un gemito senza successo. In un attimo il vampiro le sganciò il reggiseno, lo lanciò a fianco del letto, e continuò a baciarle ogni lembo di pelle su di una scia immaginaria che portava fino al seno. Si divertì per un bel po' a stuzzicare quella parte delicata dell'umana con la bocca, mentre con le mani le accarezzava le cosce, gustandosi le sue smorfie di eccitazione e i suoi sospiri profondi. Continuò a baciarla, scendendo verso l'ombelico, e poi proseguì verso la parte più sensibile di lei, liberandola dall'ultimo stralcio di tessuto rimasto sul suo corpo.
Alyssa stava ormai stritolando le lenzuola tra le mani, in preda all'eccitazione, quando Damon si staccò da lei, si tolse i boxer a velocità sovrannaturale e tuffò le sue labbra su quelle dell'umana. Si baciarono come fossero affamati di quel contatto, carezzando l'uno il viso dell'altro, mentre il vampiro muoveva sinuosamente i fianchi tra le cosce della ragazza, facendo eccitare entrambi sempre di più, finché poi, con un tacito accordo, s'immerse dentro di lei facendo gemere entrambi. Alyssa si sentì piena, completa, e si gustò appieno quella sensazione. Il moro continuò a muoversi dentro di lei, lo sguardo l'uno nell'altro mentre ansimavano sempre più forte.
Continuarono a stringersi e rotolarsi sul letto, cambiando posizione e ritmo diverse volte, finché il vampiro si ritrovò seduto sul bordo del letto, lei a cavalcioni su di lui, con gli occhi socchiusi, che si muoveva sensualmente su e giù.
«Aly….» sussurrò tra un gemito e l'altro il vampiro «….io…» la baciò dolcemente, e le morse teneramente il labbro inferiore «…..ti amo».
La ragazza dischiuse gli occhi senza però smettere di muoversi sulle gambe di Damon.
«Ti amo anch'io, Damon.» gli sussurrò mentre sfoderava un meraviglioso, beato sorriso.
L'umana aumentò il ritmo e strinse forte il vampiro a sé, mentre gli baciava e mordicchiava il collo.
I loro movimenti si fecero sempre più rapidi, i loro respiri sempre più ansanti, i loro corpi sempre più caldi, finché esplosero in un unico, intenso gemito. Si avvinghiarono l'un l'altro cercando di soffocare gli spasmi provocati dall'immenso piacere, e quando questi terminarono, Damon lasciò cadere la schiena all'indietro, fino a sdraiarsi sul letto; Alyssa lo seguì, appoggiandosi sul suo petto liscio. Il vampiro le accarezzò i capelli leggermente arruffati, e le baciò la fronte. Rimasero così per qualche minuto, nessuno dei due voleva staccarsi dall'altro; d'un tratto, senza che nemmeno se ne accorgesse, la ragazza si ritrovò sotto le coperte, ma nella stessa identica posizione di prima, come se non si fosse mossa affatto. Alzò lo sguardo verso quello del suo ragazzo, perché sì, ormai era certa di poterlo definire così, e vide due bellissimi occhi azzurri molto vispi, e un leggero ghigno sul suo volto.
«Essere un vampiro ha i suoi vantaggi» le disse, inclinando appena la testa, poi le spiegò: «Mi piace stare così, e tenerti stretta a me, ma ti sentivo tremare, così….».
Alyssa però lo interruppe: «Non tremavo per il freddo» sussurrò, mentre le sue guance avvamparono, «Tremavo per i brividi….brividi di felicità.» terminò la ragazza, e cercò di nascondere il viso nell'incavo del collo di Damon, che la strinse a sé sorridendo.



Eccomi, ed ecco un altro capitolo! (Anche se, come avrete potuto notare, è diviso in due parti!)
Si procede lentamente……ma si procede, l'importante è questo!
C'è stato qualche momento di terrore in questo capitolo, ma per fortuna tutto è andato a finire bene, anche meglio di come ci si potesse aspettare! =P
Questo capitolo l'ho dovuto dividere in due parti perché altrimenti sarebbe stato davvero troppo pesante e pieno…per cui vi lascerò aspettare per la seconda parte, ma solo un po', visto che per gran parte è già scritta!
Nel frattempo vi posterò delle foto (e qualche clip, se riesco a farla! XD) sul Blog e sulla pagina Facebook (sotto vi lascio i link ovviamente ;) ).
Ma…lo sapete che questa storia ha già un anno di vita?! Ebbene sì, il primo capitolo l'ho pubblicato il 17 luglio del 2012!!! Per cui, voglio RINGRAZIARE IMMENSAMENTE tutti coloro che l'hanno letta, e ancora di più tutti quelli che hanno continuato a seguirla, nonostante le mie lunghe pause per cui mi scuso tantissimo! La voglia di scrivere c'è, ed è tanta…ormai mi sono innamorata di questa storia, è come se fosse una mia piccola creatura =) Il problema è che manca il tempo materiale per dedicarmici appieno! Spero comunque che mi perdoniate per questo!
Al prossimo capitolo (o meglio, parte) se vorrete!

Angolo link:
- Il Blog:
http://tvdyourlovesavedme.blogspot.it/
- Facebook, pagina della storia:
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ElenaDobrevSomerhalder

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Capitolo 11
*** Thanksgiving (Part 2) ***


Your Love Saved Me - Chapter 11 - Part 2

Capitolo 11 -



Il mattino dopo Alyssa si risvegliò tra le braccia di Damon, e non poté fare a meno di ammirarlo in tutta la sua bellezza. Era perfetto, e ora che stava dormendo con l'aria tranquilla e spensierata di un bambino, sembrava decisamente un angelo sceso in terra.
La ragazza si sentì accarezzare i capelli, e poco dopo il vampiro aprì lentamente gli occhi.
«Buongiorno, meravigliosa piccola mia.» le sussurrò dolcemente.
L'umana sorrise arrossendo appena, lo baciò dolcemente e poi rispose al saluto: «Buongiorno, tesoro».
Si coccolarono per un po', poi Damon sparì per un minuto e ricomparì con un vassoio pieno di squisite bontà. I due fecero colazione a letto, ridacchiando e scherzando, poi si fecero una doccia assieme, e infine, una volta vestiti, andarono giù in salotto. Alyssa si stava dirigendo verso la cucina, ma il vampiro, intuendo cosa stesse per fare, la bloccò: «Ah-ah, oggi non si studia, è festa!».
La ragazza rimase immobile, confusa dalle parole del moro.
«So che in Italia non si festeggia, ma qui è il Giorno del Ringraziamento, per cui diventa festa anche per te.» le spiegò, poi aggiunse: «Quindi, Buon Giorno del Ringraziamento, piccola» completando il tutto con un bacio.
L'umana lo ringraziò e ricambiò l'augurio, poi gli chiese: «Quindi cosa si fa nel Giorno del Ringraziamento?».
«Si mangia, soprattutto, ma si va anche a vedere le parate, e si sta in famiglia. Tutte cose che quest'anno dovremo saltare, mi sa, visto com'è la situazione. Maledetti elfi…! Mi dispiace tanto Aly, avrei voluto festeggiare con te quest'anno proprio per farti vivere quest'esperienza nuova…» rispose tristemente il vampiro.
«Oh, ma non ti devi preoccupare. Sarà per il prossimo anno!» gli disse la ragazza facendogli l'occhiolino.
Damon le stava ancora parlando, ma lei non lo stava più ascoltando: una nuvola di luce stava comparendo di fronte a loro, e lei s'incantò a guardarla, eccitata ma allo stesso tempo timorosa. Il vampiro non aveva capito cosa stesse succedendo, vedeva solo la sua ragazza incantata a guardare un punto nel vuoto, e si preoccupò. Ma quando Alyssa urlò «Bonnie!» e corse incontro a quel punto immaginario, Damon capì cosa stava succedendo: la strega era tornata da loro, spiritualmente almeno.
«Ciao Alyssa!» disse la strega all'umana, che preoccupata le chiese come stava dopo l'esperienza del giorno precedente.
«Sto bene, sto consumando molte energie ultimamente ma adesso non mi sento affatto debole, credo di essere diventata molto più forte da quando il professor Shane ha iniziato a insegnarmi le sue tecniche. E voi come state, vi siete ripresi dallo spavento di ieri?» chiese la strega.
«Sì, direi proprio di sì.» rispose la ragazza, arrossendo visibilmente in volto mentre pensava alla nottata passata.
«Perfetto, perché son venuta qui per darvi questo» disse la strega, poi roteò la mano e su di essa comparve una busta da lettera «Dentro ci sono due biglietti, e due collane a cui ho fatto un incantesimo di protezione particolare: vi basterà indossarla, infatti, e attorno a voi avrete un'aura protettiva. Quella di Damon ha un ciondolo di diamante nero, la tua invece di malachite.».
«Grazie Bonnie! Ma noi rimarremo in casa, non ti devi più preoccupare, abbiamo imparato la lezione.» spiegò l'umana, che non aveva compreso il gesto dell'amica.
«Oggi non potete restare qui…sai che giorno è, giusto?» chiese la strega, e l'umana annuì, «Allora saprai che si festeggia in famiglia o con gli amici più stretti. E invece siamo tutti divisi, chi a Mystic Falls, chi a Los Angeles, e voi qui. Così ho pensato che fosse il momento di tornare tutti a Mystic Falls, nella nostra città, almeno per un paio di giorni, per festeggiare a casa. Ma…cerca di dire il meno possibile a Damon, voglio che sia una sorpresa, e non lo sarà solo per lui: a Caroline e gli altri non ho detto che sareste venuti anche voi! Per cui, tra un'ora andate a prendere l'aereo con i biglietti che vi ho fatto, ci vediamo dai Lockwood, Damon saprà portarti fino a destinazione!» disse tutta euforica la strega.
«Grazie Bonnie, grazie davvero!» disse l'umana abbracciandola. Quando si staccarono la strega sorrise, e un istante dopo era già svanita nel nulla.
Alyssa aprì la busta e prese la collana di Damon: aveva un ciondolo di diamante nero a forma di moneta impreziosito da alcuni zirconi azzurri disposti a raggiera, il tutto avvolto da un anello d'argento. Aprì il gancetto e si avvicinò al vampiro, gli fece cenno di girarsi e gliela allacciò attorno al collo. Poi prese anche la sua collana, abbastanza simile all'altra come stile: il ciondolo tondo di malachite era infatti avvolto da zirconi bianchi incastonati in un anello d'argento. Stava per aprire il gancetto, quando il vampiro gliela sfilò dalle mani con un sorriso per mettergliela lui stesso: le scostò i capelli da un lato passandoci sopra la catenina, richiuse il gancio dietro al collo e le rimise a posto i capelli facendoli svolazzare intorno al viso, mentre l'ammirava dolcemente.
«Ehm, comunque abbiamo trovato cosa fare per oggi…» gli comunicò la ragazza, ricordatasi di quel che dovevano realmente fare, mentre agitava la busta davanti a lui.
«Cos'altro ci ha portato la streghetta?» chiese riluttante il vampiro.
«Dei biglietti d'aereo. Partiamo tra un paio d'ore!» Alyssa era diventata euforica. Certo, non le dispiaceva affatto stare sola in casa con Damon, soprattutto ora che erano passati "al livello successivo", ma desiderava tanto rivedere le sue amiche, soprattutto se sarebbero state tutte insieme! Una lieve tristezza la colpì, quando si ricordò di Elena. Sperava che durante quei giorni che avevano passato divise, la ragazza avesse superato tutti i problemi che aveva avuto con lei.
«Ma se appena ieri ci ha vietato di uscire?! È impazzita?!» chiese perplesso il moro.
«Per questo ci ha dato le collane: ci proteggono. Non abbiamo tempo da perdere, corro a fare la valigia!» disse la ragazza scoccandogli subito dopo un bacio, e corse allegramente in camera.

Poche ore dopo Alyssa e Damon erano davanti a casa Lockwood. La ragazza era rimasta esterrefatta davanti a quell'enorme casa, così imponente, elegante e lussureggiante. I due stavano salendo la scalinata che portava all'entrata principale mano nella mano, e l'umana sperava che il vampiro non sentisse le voci dei loro amici venuti da Los Angeles per non rovinare la sorpresa che Bonnie aveva preparato per tutti. Appena furono davanti all'entrata, un elegantissimo Tyler aprì il portone e li invitò ad entrare con un solo cenno della mano, senza aprir bocca. La coppia ringraziò la gentilezza sempre a gesti come aveva fatto il padrone di casa, che intanto li stava accompagnando verso il salone. Quando giunsero in quella grande stanza videro una lunga tavolata, e attorno ad essa tutti i loro amici, che stavano chiacchierando a gruppetti.
Rebekah fu la prima ad accorgersi dei nuovi arrivati: il suo viso s'illuminò quando vide i due entrare nella stanza, e in un batter d'occhio fu affianco a loro; abbracciò affettuosamente Alyssa, e salutò velocemente Damon con un sorriso stampato in faccia. S'era affezionata all'umana, e seppur non lo desse a vedere, anche al vampiro nonostante in passato fossero stati nemici. Da quando aveva trovato l'amore con Matt, il suo mondo era cambiato: non era più la vampira impulsiva, vendicativa e piena di insicurezze e rabbia, era come rinata. Era semplicemente tranquilla, come se il mondo avesse smesso di vorticarle attorno e si fosse fermato per concederle quella pace che agognava da un millennio. Una lacrima solcò il suo viso, pensando ai fratelli che non erano lì con lei: Elijah e Kol. Erano rimasti in buoni rapporti dopo il caos della morte/non-morte di Elena e Klaus, ma loro avevano deciso di prendere strade diverse dall'ibrido e dalla bionda. Se fossero rimasti con loro, sapeva che si sarebbe sentita la più fortunata e felice vampira di tutti i tempi.
Una scherzosa gomitata di Caroline la ridestò dai suoi pensieri: «Bekah su, spostati! Non vorrai mica avere l'esclusiva anche su di loro?!» la canzonò giocosamente, riferendosi a Matt. Infatti, nonostante le due fossero diventate amiche e il loro sport preferito fosse andare a fare dello shopping sfrenato ogni volta che si vedevano, Rebekah preferiva che Caroline stesse a debita distanza dal suo ragazzo, visto il rapporto che avevano avuto in passato.
Nel giro di qualche minuto si erano salutati tutti, e Damon aveva presentato Alyssa a Jeremy, Liz Forbes, Carol Lockwood, e all'ospite speciale: Meredith. Quest'ultima non aveva alcun parente rimasto a Mystic Falls: i suoi zii infatti si erano trasferiti momentaneamente in altre città statunitensi per seguire le loro figlie in alcuni tra i college più prestigiosi, ed erano i soli parenti che aveva ancora in vita, ma con i suoi turni in ospedale non avrebbe potuto viaggiare per raggiungerli in quei giorni di festa.
«Ciao Alyssa, è un piacere conoscerti! Stefan mi ha parlato di te…e da quel che mi ha detto credo sia molto contento per te e Damon!» disse allegramente la Fell, poi si rivolse a Damon, con un tono più calmo: «E credo che anche Alaric lo sia».
Il vampiro sorrise appena, evitando lo sguardo delle due donne vicine a lui, mentre gli occhi divennero lucidi.
«Chi è Alaric?» chiese ingenuamente Alyssa.
Damon e Meredith si guardarono brevemente negli occhi, e si capirono al volo.
«Era…il migliore amico di Damon. Formavano proprio una bella squadra insieme. E io….ecco….ci stavamo frequentando prima che…se ne andasse…» cercò di spiegare la dottoressa senza sprofondare ancora nel dolore della sua perdita.
La ragazza rimase a bocca aperta, e ci mise qualche istante prima di riuscir a spiccicar parola: «Scusatemi, non avevo idea…».
«Shhh, non ti preoccupare, non potevi sapere.» la interruppe il vampiro, stringendola a sé, mentre Meredith si allontanava per dar loro un po' di privacy.
«Quando vorrai parlarne io ci sarò, non devi spiegarmi nulla adesso. Dimmi solo cosa posso fare.» gli sussurrò la ragazza, leggermente imbarazzata, mentre gli carezzava la schiena.
«Stai qui con me. Voglio solo questo.» le disse il vampiro, e avvicinò il viso al suo, baciandola poi dolcemente.
Rimasero in disparte per qualche minuto, baciandosi e coccolandosi, quando improvvisamente sentirono un urlo di gioia: Rebekah era corsa all'altro lato della stanza, dove erano appena arrivati Elijah e Kol.
La bionda si lanciò letteralmente tra le braccia di Kol, che ridacchiando la salutò con un «Ciao, sorellina!», mentre Klaus pian piano si stava avvicinando a loro, parlando in quel modo teatrale in cui solo lui riusciva ad esprimersi: «Quale grande gioia avervi con noi in questo giorno di festa, fratelli miei».
Mentre i fratelli si salutavano e Rebekah ormai piangeva dalla felicità, Bonnie si avvicinò ad Alyssa e Damon.
«Li ho fatti venire anche per voi,» sussurrò a bassa voce, poi continuò guardando la ragazza «per scoprire che cosa sei».
Ma ciò che aveva appena pronunciato la strega fece alterare il vampiro, che la portò a velocità vampiresca in un'altra stanza, probabilmente lo studio del Sindaco, lontano dall'udito di tutti quegli esseri sovrannaturali.
«Sei impazzita?!» sibilò adirato Damon.
«Io vi aiuto e questo è il tuo modo di ringraziarmi?» disse Bonnie cercando di non urlare, liberando il braccio dalla stretta del vampiro.
«Aiutarci?! Vuoi far scoprire a Klaus e famiglia cos'è Alyssa, e dici che vuoi aiutarci?!» disse il moro agitandosi sempre più, mentre andava avanti e indietro per la stanza, poi si passò una mano tra i capelli, chiedendo
aspramente alla strega: «Se dovesse essere un qualche genere di creatura che a loro interessa, cosa succederà?!».
«Non succederà nulla, Elijah mi ha dato la sua parola. Ci aiuteranno solo a capire qualcosa in più su di lei, senza aver nulla in cambio. Dopotutto loro hanno molta più esperienza e conoscenza di tutti noi messi insieme» disse la strega cercando di far ragionare il vampiro, che stava andando ancora avanti e indietro. Gli si parò davanti per bloccargli il passaggio, e gli parlò con tutta la sincerità che poteva: «Damon, fidati di me. Alyssa starà bene, e finalmente scopriremo cos'ha di speciale. Elijah e i suoi fratelli manterranno la parola data».
Il vampiro si prese un attimo per riflettere, poi bloccò Bonnie contro al muro, puntò il dito contro il suo viso e sibilò: «Streghetta, sappi che se dovesse succedere qualcosa ad Alyssa, me la pagherai amaramente. Chiaro?!»
Lei deglutì e annuì, e proprio in quel momento di silenzio i due si accorsero del fiatone di Alyssa, ferma sulla porta già da qualche istante.
«Damon…» mormorò
esterrefatta la ragazza, con lo sguardo fisso sull'indice di Damon puntato sulla strega.
«È tutto ok, stavamo solo ripassando le regole di sopravvivenza, vero streghetta?» disse Damon ancora alterato, poi si diresse verso l'uscita della stanza, sfiorando appena Alyssa: «Vado a prendere da bere».
La ragazza attese qualche istante, poi si avvicinò alla strega.
«Va tutto bene?» le chiese preoccupata. Non aveva mai visto Damon così arrabbiato!
«Sì sì, sto bene. In passato era anche peggio!» ironizzò la strega.
«Non parlavo solo di lui, anche se mi ha fatto prendere un colpo. Facciamo il conto: bilocazione ieri, bilocazione oggi, lo scontro con l'elfo, l'incantesimo alle nostre collane, e sono quasi sicura che tu abbia fatto la bilocazione anche per raggiungere i due nuovi arrivati come hai fatto con noi, e anche un incantesimo di protezione a questa immensa casa. Non starai…."giocando" un po' troppo con la tua magia, Bonnie?» chiese preoccupata la ragazza.
La strega sorrise appena, poi le rispose: «Per essere una novellina hai già capito molto, sei più sveglia di quanto pensassi. Ma, te lo assicuro, puoi stare tranquilla: come ti ho già detto prima, le tecniche che mi ha insegnato Shane mi hanno resa più potente e più abile nel gestire la mia energia. Sto benissimo, credimi. Tu, invece? Sei pronta per cercare di scoprire che cosa sei?».
«Sì, sono pronta, ma temo che Damon invece non lo sia. Se fossi una qualche creatura che non gli piace, cosa potrà succedere?» chiese titubante la ragazza.
«Non succederà nulla, Alyssa. Lui ti ama, e proprio per questo è preoccupato per te. Non si fida di Elijah, Klaus e Kol, e si lascia trasportare dalle emozioni, dando l'impressione di essere uno che sta per andare giù di testa, ma alla fine il più delle volte ha tutto sotto controllo. Credo che lui voglia scoprire più di noi ciò che sei, ma abbia solo una gran paura che i Mikaelson ti possano fare del male. Cosa che non succederà, Elijah mi ha dato la sua parola.» la rassicurò la strega.
«Puoi starne certa, Bonnie. Né io né i miei fratelli torceremo un solo capello a questa ragazza.» disse pacatamente Elijah, entrando nella stanza seguito da Klaus e Kol.
«Allora, quale sarebbe l'accordo? Mio fratello mi ha accennato che ti dobbiamo un favore, in pratica.» chiese l'ibrido.
Bonnie fece loro cenno di accomodarsi sul divano e le poltrone presenti nella camera, poi si appoggiò ad una scrivania in modo da vederli tutti, e iniziò a raccontare: «Abbiamo bisogno della vostra esperienza millenaria per scoprire la verità su Alyssa. Tu, Klaus, sai già di cosa si tratta avendotelo accennato ieri, per cui ora lasciamelo spiegare ai tuoi fratelli…».
«Con calma, strega.» esordì Damon, spuntando appoggiato sullo stipite della porta con due bicchieri in mano: uno colmo d'acqua, e l'altro con una rimanenza di bourbon. Si avvicinò ad Alyssa, e con un'aria molto più calma di qualche minuto prima le porse il bicchiere d'acqua: «Se non ti va di fare tutto questo adesso, possiamo rimandare la scoperta ad un momento migliore».
«No, tranquillo, meglio farlo subito. Prima so, meglio è.» lo rassicurò la ragazza, e bevve velocemente tutta l'acqua nel bicchiere.
Bonnie guardò i due in attesa di un cenno, e quando Damon annuì, lei cominciò a raccontare tutto ciò che era successo il giorno prima, aspettando poi i commenti dei Mikaelson.
Il primo a parlare fu Kol: «Beh, di sicuro è in qualche modo una strega» disse aprendo le braccia, come se fosse una cosa ovvia che nessuno aveva considerato.
Ma Bonnie era piuttosto scettica: aveva già avuto a che fare con altre streghe, e anche se ai tempi era inesperta, aveva percepito che erano come lei. «E allora com'è possibile che io non lo percepisca?» chiese a Kol, sperando avesse una risposta.
«Semplice: non sapendo gestire la sua magia, non riesce a trasmettertelo».
«E tu come fai a sapere queste robe da streghe?» chiese Damon con diffidenza.
«Amico, ho vissuto per molti anni insieme ad un gruppo di streghe, in una New Orleans appena nata, e, credimi, so molti dei loro segreti.» terminò Kol, guardando Bonnie con uno sguardo eloquente.
La strega rabbrividì appena, sentendo il peso dello sguardo dell'Originale puntato su di sé, per cui guardò gli altri fratelli e chiese: «E per quanto riguarda il sangue? Damon ha bevuto altre volte sangue di strega, ma non aveva lo stesso sapore».
«E soprattutto non saziava come invece ha fatto il suo.» aggiunse Damon, voltandosi verso Alyssa per controllare se volesse ancora andare avanti con le scoperte.
«Dovremmo assaggiarlo anche noi per poter dare una risposta a questa domanda.» disse diplomaticamente Elijah incrociando le mani.
Klaus si alzò e si avvicinò ad Alyssa, mentre gli occhi si riempirono di rosso e le vene al di sotto di essi gli si scurivano, ma Damon si fiondò tra di loro, ammonendo l'ibrido: «Non in questo modo» gli disse nel tono più freddo e autoritario che avesse mai avuto verso di lui.
Kol scoppiò a ridere, e schernì il vampiro: «Oh oh, e così il Salvatore è geloso!».
Damon lo trucidò con lo sguardo, anche se avrebbe preferito farlo con le sue mani, ma si focalizzò su Alyssa e lasciò perdere l'Idiota Originale. «Bonnie…forse è il caso di prendere qualche bicchiere…» disse controvoglia alla strega, cercando poi di rassicurare Alyssa.
Appena la strega ritornò con i bicchieri, Damon li prese e fece cenno all'umana di seguirlo in un'altra stanza: lì c'erano fin troppi spettatori che la mettevano a disagio.
Si ritrovarono così in quella che doveva essere la libreria dei Lockwood: tutto il muro era ricoperto di mensole piene zeppe di libri, e al centro della sala c'erano diverse poltrone e due divani dove potersi accomodare per leggere in tutta tranquillità.
Scommetto che Tyler ne avrà letti al massimo due, pensò sarcasticamente Damon osservando tutti quei libri. Si accomodò su uno dei divani, e fece cenno ad Alyssa di sedersi accanto a lui.
«Ehi…va tutto bene?» le chiese timoroso guardandola negli occhi.
«Sì, credo di sì.» gli rispose l'umana, senza ricambiare lo sguardo.
«Tesoro, non ti preoccupare, lascerò cadere solo qualche goccia. Non ti farò del male.» le promise il vampiro, stringendole la mano tra le sue.
Alyssa annuì, ma sembrava piuttosto titubante. Attese qualche attimo ancora, e poi si fece coraggio: «Posso chiederti una cosa?».
«Tutto quel che vuoi, piccola.» rispose il vampiro con un sorriso pieno di dolcezza.
«Baciami».
Damon rimase sorpreso dalla richiesta della ragazza: «Adesso?! Cioè, fosse per me ti bacerei in ogni istante, ma non vorrei che a momenti ci raggiungessero qua…».
«Se mi baci e poi…mi mordi…non sentirò dolore, anzi…» spiegò l'umana, arrossendo in viso.
Il vampiro annuì sorridendo, avendo capito cosa intendeva fare Alyssa, per cui si avvicinò dolcemente al suo viso, e la baciò. La ragazza dischiuse le labbra, e il bacio si fece più intenso. Damon scese sul collo della ragazza, riempiendola di baci. Sapeva che era un suo punto debole, e continuò a baciarla finché la ragazza non si abbandonò completamente al piacere. Scese così verso il polso, copre
ndo tutta la distanza di baci, poi la morse dolcemente, facendola gemere, e versò il liquido rossastro in tre bicchieri. Il vampiro le leccò la ferita, pulendola dal sangue in eccesso, poi si morse il polso e lo avvicinò alle labbra della ragazza: «Bevine un sorso, ti rimarginerà la ferita» le disse, e Alyssa seguì il consiglio, vedendo poi nel giro di qualche istante che la ferita era sparita dal polso. Si concessero un altro dolce bacio, e poi tornarono dagli Originari.
Damon porse i bicchieri ai tre fratelli, poi strinse Alyssa tra le sue braccia e insieme a lei e Bonnie attese i commenti.
Kol fu il primo ad esprimere la sua opinione: «Non sembra sangue di strega».
«No, niente affatto.» aggiunse Klaus scuotendo la testa, confuso.
«E di che cos'è allora?» s'intromise Bonnie, cercando di carpire qualcosa in più.
«Non è semplicemente umano, di sicuro.» le spiegò Kol sovrappensiero.
«Io credo di aver assaggiato qualcosa di simile in passato» disse Elijah, e tutti si voltarono a guardarlo.
«Credi o ne sei sicuro?!» chiese Damon, avvicinandosi a lui.
«È come se…non fosse puro… Come se fosse un ibrido…un mezzosangue…un incrocio…» disse Elijah, cercando la parola giusta.
«Ehi, la mia ragazza non è un cane!» lo ammonì Damon, ormai davanti a lui.
Elijah si alzò in piedi, trovandosi faccia a faccia con il moro, e ammise: «No, infatti è una strega sirena».


«Dove sono finiti i tuoi fratelli?» Tyler era ormai spazientito. Era già la quarta volta nel giro di qualche minuto che faceva la stessa domanda a "Barbie Klaus", ma la bella Originale gli rispondeva vagamente, mentre sua madre lo spingeva a cercarli. La tavolata infatti era ormai piena di cibo squisito pronto per il pranzo di festa, e la signora Lockwood non voleva ritardare di molto il pranzo, ma nemmeno iniziarlo senza tutti i presenti.
«Ti ho detto che torneranno a momenti!» rispose alterata la vampira, fulminando con lo sguardo l'ibrido.
«Si sta facendo tardi. Io vado a cercarli.» la informò il moro, e si voltò incamminandosi fuori dalla stanza, ma Rebekah gli si parò davanti.
«Tu non vai da nessuna parte! Arriveranno presto.» sibilò la bionda, cercando di chiudere lì il discorso.
«Senti, Rebekah, vuoi dirmi cosa c'è sotto o devo scoprirlo da solo?» le sussurrò il moro a qualche centimetro dal viso, e la vampira rabbrividì: s'immaginò subito come si sarebbero arrabbiati i fratelli se nel bel mezzo della loro "riunione" con Damon, Alyssa e Bonnie fosse arrivato Tyler a disturbarli.
La biondina fece così segno a Tyler di seguirla fuori da quella stanza, e si avviò verso il portone, fermandosi davanti ad esso.
«Allora?» chiese impaziente l'ibrido.
«Senti, aspetta ancora un po'… Dovevano parlare di qualcosa di abbastanza serio con Bonnie, Damon ed Alyssa, son sicura che arriveranno a momenti, non è nulla di grave…» prese tempo l'Originale.
«Mmmh…serio ma non grave? Beh, a me non interessa. Serio è avere tua madre che ti assilla da un quarto d'ora perché vuole che tutti si mettano a tavola e invece un gruppetto si è andato a fare i cavoli suoi in giro per casa tua!» rivelò Tyler, facendo scoppiare a ridere Rebekah.
«Da quando un ibrido teme una semplice umana?» chiese divertita la bionda, incrociando le braccia.
«Da quando quell'umana è mia madre. Lo sai che son capaci di tutto quando si tratta di punire i propri figli…» sussurrò il moro, con uno sguardo eloquente.
«Ok, va bene… Ma andrò io a cercarli.» terminò Rebekah, iniziando ad allontanarsi.
«Cerca di non sparire anche tu!» la canzonò Tyler, e tornò nella sala da pranzo.

Damon, Bonnie, Klaus e Kol, molto sorpresi dalla rivelazione, avevano gli occhi puntati su Alyssa, chiedendosi se la teoria di Elijah fosse vera o meno. La ragazza però stava osservando una sola persona: Damon. Il suo sguardo era pieno di dubbi ed incredulità, e continuava a fissare il vampiro come se ora lo temesse.
Klaus si alzò e pian piano si avvicinò alla ragazza; la squadrò dalla testa ai piedi, e cercò di "annusarla" senza avvicinarsi troppo.
«Quindi è per questo che le sirene ci temono…» pensò ad alta voce l'ibrido, mentre girava attorno alla ragazza «…il loro sangue è tanto saziante quanto invitante…».
Successe tutto in un attimo: Klaus sfoderò il suo lato da vampiro e si buttò sul collo di Alyssa, ma Damon lo raggiunse prima che riuscisse a sfiorare la pelle della ragazza coi suoi canini, e sferrandogli un pugno sui denti lo lanciò dall'altro lato della stanza.
«Non ti azzardare mai più ad avvicinarti a lei in questo modo.» lo minacciò il vampiro, mentre l'ibrido si rialzava da terra.
«E dai amico, solo un altro assaggio» gli rispose l'ibrido con un ghigno, ma il fratello maggiore lo rimproverò: «Klaus, ho dato la mia parola. La ragazza deve restare illesa, e così sarà. Anche a costo di fare del male a uno dei miei fratelli».
«E se Caroline venisse a sapere quanto la desideri, anche se è solo per il suo sangue, non ne sarebbe affatto contenta.» aggiunse Bonnie, sperando che giocandosi la carta della sua fidanzata l'ibrido si desse una calmata.
Klaus si pulì la bocca dal sangue fuoriuscito dopo il pugno, e guardò con rabbia i presenti, tutti contro di lui in quel momento.
«Vi aspetto giù» disse ferito nell'orgoglio, e se ne andò in cerca di Caroline.
«Cosa possiamo fare ora?» chiese Bonnie agli Originari rimasti.
«Io prima di tutto le insegnerei ad usare la sua magia, tu sai quanto potrebbe renderla più tranquilla e sicura di sé» rispose Kol facendole l'occhiolino.
«Se lo desiderate, posso rintracciare le sirene che ho conosciuto in passato. Potrebbero aiutarci a capire se nel suo stato di ibrido una specie sovrasta l'altra annullandola, così com'è stato per mio fratello finché non ha spezzato la maledizione.» aggiunse Elijah cercando di rendersi utile.
«Io invece vi consiglio di venire giù a pranzo, i Lockwood vi stanno aspettando e potreste trovarveli entrambi qua a momenti.» disse Rebekah, entrando nella stanza con passo da sfilata.
«Cos'hai sentito, sorellina?» chiese Kol, curioso di sapere da quanto la bionda stesse origliando.
«Oh, giusto il necessario.» disse la vampira, poi si avvicinò ad Alyssa: «Puoi stare tranquilla con me, non ti morderò mai, per nessuna ragione. Sai, non mi piace cibarmi dei miei amici.» le disse facendole un sorriso sincero, che la ragazza ricambiò.
«Direi che è tempo di tornare alla festa. Avremo tempo di parlare di tutto ciò anche domani, se vi fermate a Mystic Falls anche voi.» disse Elijah a Damon e Alyssa, ma entrambi non spiccicarono una parola, annuirono soltanto e si avviarono verso la sala da pranzo, seguiti da tutti gli altri.

Quando tutti furono seduti a tavola, Carol Lockwood si alzò e iniziò a parlare ai presenti.
«
Il ringraziamento è davvero una festa speciale per questa famiglia, ma devo ringraziare Caroline e Bonnie per avermi aiutato ad organizzare tutto. Quest'anno è stata proprio Bonnie a fare in modo di farci trovare qui riuniti».
La signora Lockwood fece cenno alla ragazza, e lei prese la parola: «Non potevo permettere certo a un paio di elfi di non rendere contenta la mia migliore amica Caroline nell'organizzare un'altra festa! Sono molto fiera di ritrovare tutti qui, e qualsiasi cosa abbia fatto per farvi arrivare qui, l'ho fatta col cuore. Siamo una grande famiglia ormai. Però ora lascio la parola a Caroline, lei è molto più brava di me in queste cose!» terminò ridacchiando la strega.

Caroline simulò un inchino, e, come se fosse al posto del Presidente, iniziò a recitare: «Modestamente! Grazie Bonnie, di tutto! Come voi ben saprete, Alyssa a parte, il Ringraziamento nasce con i pellegrini e i nativi americani che si riuniscono per dividere il raccolto della stagione. Per noi non è tanto diverso, ci riuniamo tutti nello spirito di cooperazione e capacità di imparare l'uno dall'altro. Ed è proprio per questo che vi chiedo di dire anche solo una piccola cosa gentile, dal vostro cuore, alla persona che sta al vostro fianco. Cominciamo proprio da me.» Caroline si gira alla sua sinistra, dove si trova Bonnie «Sei una grande amica…sincera, paziente e altruista. Non potrò smettere mai di ringraziarti per essermi sempre stata accanto. Ti voglio bene Bonnie!».
Bonnie la ringraziò a sua volta, l'abbracciò, e si girò verso Stefan: «Grazie per esserci sempre, per tutti noi. Possiamo sempre contare su di te. Se solo ripenso ai primi tempi in cui ci siamo conosciuti… sono contenta che tu mi abbia fatto cambiare idea e ti ringrazio anche per questo. Riesci sempre a far vedere le cose buone della vita. Sei un ottimo amico, lo sai.».

«Non si può essere ottimi amici se non con ottime persone. Grazie a te, Bonnie.» Stefan ringraziò la strega, e si voltò verso la sua ragazza: «Elena, mia bellissima Elena. Voglio ringraziarti per avermi fatto entrare nella tua vita due anni fa, perché con te ho conosciuto tante meravigliose persone e vissuto bellissimi momenti, nonostante tutte le avversità e i pericoli che abbiamo corso, e ti ringrazio ancora oggi perché mi hai voluto al tuo fianco, di nuovo, e perché continui ad amarmi ogni giorno». I due avevano gli occhi lucidi, e sorridevano innamorati, ma Stefan non aveva ancora finito «Spero di poterti ringraziare per l'eternità, perché rimarrai al mio fianco per sempre» terminò Stefan, e si scambiarono un dolce bacio a stampo.

Elena gli sussurrò «Grazie anche a te, perché mi sopporti e mi ami nonostante tutto» poi si voltò alla sua sinistra, e fece una lunga pausa prima di iniziare a parlare sommessamente.

«Grazie Alyssa, per volermi ancora rivolgere la parola dopo il modo in cui mi sono comportata ultimamente. Eravamo così felici nei primi giorni in cui ci siamo conosciute, e credevo saremmo diventate buone amiche, ma ho rovinato tutto. Sarei davvero felice se tu riuscissi a perdonarmi, e potremmo provare a ricominciare da capo».

Alyssa la stava guardando stupita. Non riusciva a credere che Elena le stesse praticamente chiedendo scusa. Ma ne era felice. Si voltò verso Damon sorridente, ma lui invece era teso. Sicuramente non si fidava di Elena. Ma Alyssa voleva darle un'occasione.

«Sì, possiamo provare ad essere di nuovo amiche. Pian piano forse ci riusciremo. Sarei davvero felice se quando tornerete a Durham non ci saranno più tensioni in casa.» le disse, ed Elena sorrise, sotto lo sguardo d'approvazione di Stefan.

Alyssa si voltò al suo fianco, guardò Damon, lo prese per mano, e iniziò a parlare.

«Da dove posso cominciare? Ti voglio ringraziare per così tante cose che non basterebbe tutto il giorno del Ringraziamento!» disse la ragazza ironicamente, facendo sorridere le sue amiche e Stefan, che sapevano tutto, poi continuò: «Ti ringrazio, perché ami me. Con tutte le ragazze al mondo, proprio me. E non hai idea di quanto questa sia una cosa immensa già di per sè. Ti ringrazio perché quando non sapevo come fare e non volevo pesare su nessuno, tu sei stato testardo, ci sei stato per me e mi hai aiutato. Ogni piccolo gesto è stato molto d'aiuto, e per ognuno di quei piccoli gesti ti ringrazio. Grazie, perché mi hai accolta nella tua vita come se ne avessi sempre fatto parte. Ti ringrazio perché mi dai più di quanto potrei mai desiderare. Ma soprattutto ti ringrazio perché oltre a tutto questo, mi stai anche aiutando a conoscere me stessa, a scoprirmi, e spero che niente ti faccia mai allontanare da me».

«Niente e nessuno potrà mai farti liberare di me, stanne certa.» rispose ironizzando Damon, facendo sorridere Alyssa «E a proposito di ringraziamenti, ricordati che ti devo dare ancora la famosa lista delle cose che tu hai fatto per me!».

Damon le si avvicinò all'orecchio, le sussurrò un dolce «Ti amo» e poi si baciarono appassionatamente, finché Caroline incominciò ad applaudire, seguita da Rebekah, Bonnie, Stefan ed Elena, quest'ultima poco entusiasta però. Imbarazzati smisero di baciarsi, ma rimasero nella stessa posizione. Damon rise divertito, soprattutto vedendo che Alyssa era diventata rossa come un peperone. Ma stava sorridendo anche lei, così lui la baciò dolcemente a stampo, e carezzandole il viso le sussurrò «Forse è meglio andare avanti, o questo pranzo diventerà una cena!».

Così Damon si voltò alla sua sinistra: «Caro Elijah, intanto grazie di esistere, sei il mio Originale preferito, senza offesa Klaus e Rebekah…ah, anche tu Kol, non ti offendere, anche se non mi ricordo mai di te» disse ironicamente, facendo ridere i presenti, poi continuò più serio «grazie per essere tornato nella ciurma e grazie per tutto quello che stai facendo per noi».

L'Originale fece un accenno e disse solo «Non c'è di che.», poi si girò verso suo fratello Kol, lo ringraziò brevemente di essere rimasto al suo fianco, e gli passò la parola.

Kol ringraziò Jeremy di averlo perdonato per essersi finto suo amico, Jeremy ringraziò Meredith per essersi occupata di lui, Meredith ringraziò Liz Forbes per averla aiutata nell'ultimo periodo con Jeremy e tutto il resto, Liz ringraziò Carol Lockwood per la sua lunga amicizia nonostante le vicessitudini tra i loro figli, e Carol ringraziò suo figlio per essere…semplicemente suo figlio.

Tyler si rivolse a Matt: «Grazie Matt, per essere ancora mio amico. So che su di te posso sempre contare».

Matt sorrise e gli diede una pacca sulla spalla, poi si voltò verso Rebekah: «Sai che non sono molto bravo con le parole, ma ti voglio ringraziare perché non sono niente di speciale, eppure tu hai scelto me. Da quando stiamo insieme mi hai donato la serenità che non ho mai avuto, e non te ne sarò mai grato abbastanza. Ti amo».

La vampira sorrise e lo baciò.

«Tu SEI speciale. Sei un uomo straordinario.» gli disse, poi si voltò verso il fratello: «Klaus, siamo fianco a fianco da mille anni, e per tutta la mia vita mi hai ostacolata con i ragazzi. Per te nessuno andava bene, ma ora finalmente mi stai lasciando libera di scegliere chi voglio io, e per questo ti ringrazio tantissimo. E voglio ringraziarti perché sei ancora qui al mio fianco».

«Sorellina, nessuno sarà mai perfetto per te, ma non è giusto che tu stia sola perché tuo fratello ha delle alte aspettative» disse alla sorella, poi si rivolse a Caroline: «Che sono invece state soddisfatte da te, mia cara dolce Caroline. Voglio ringraziarti perché sei riuscita a vedere la parte migliore di me quando tanti altri vedevano solo un mostro, e voglio ringraziarti perché sei riuscita a farla emergere. Voglio ringraziarti per essere entrata a far parte della mia famiglia, e per avermi fatto vedere quali sono le cose importanti della vita. Ho sempre voluto il potere, ma mi ritrovavo sempre solo. E a cosa mi serviva il potere se non lo potevo condividere con nessuno? Tu sei riuscita a farmelo capire, Caroline. Ti amo».

Caroline ricambiò e lo baciò. Poi prese di nuovo la parola: «Ora possiamo tenerci tutti per mano per favore?» chiese, ma non tutti erano d'accordo.

«Sul serio Barbie Vampire?» intervenne Damon, guardando accigliato alla sua sinistra, dove c'era Elijah.

«Non ero il tuo Originale preferito?» ironizzò Elijah, facendo finta di essere offeso.

«Sì, ma non nel senso che piacerebbe a te.» gli rispose ironicamente a sua volta Damon, facendogli l'occhiolino.

Tutti ridacchiarono, poi Caroline richiese di nuovo l'attenzione di tutti.

«Ok, possiamo tornare seri un attimo e tenerci per mano? Grazie. Tradizioni come questa sono molto importanti per una famiglia, anche se molto allargata come la nostra. Tutto questo sarebbe piaciuto a mio padre» gli occhi della ragazza si posarono su sua madre, «ad Alaric,» su Damon, Elena, Jeremy e Meredith, «all'ex sindaco Lockwood,» su Tyler e Carol, «a Vicki,» su Matt, «a nonna Sheila,» su Bonnie, «a Finn,» sui Mikaelson, «a Miranda, Grayson e John.» su Elena. «Non sono più con noi, ma sono certa che stanno ascoltando queste bellissime parole di pace e gratitudine. Grazie a tutti di essere qui con me oggi, e mantenere vive le tradizioni. Cari amici, e cari parenti, buon Giorno del Ringraziamento».

Tutti ricambiarono l'augurio, poi alzarono i calici in segno di brindisi e finalmente iniziò il vero e proprio pranzo.



Ciao a tutti! Ormai sto postando pochissimo e mi dispiace tantissimo T___T Però c'è una “buona” notizia, almeno per quanto riguarda la mia vita privata: ho trovato un lavoro!!! Certo, questo mi toglie altro tempo libero (e si vede, direte voi xD) però prometto, ce la metterò tutta per poter continuare questa storia, non la voglio abbandonare!!!
Tornando alla storia: è il giorno del ringraziamento! Non l'abbiamo mai visto nella serie, perciò me lo sono immaginata e l'ho inserito nella storia =) E proprio durante un giorno di festa, dove si sta tutti insieme, Alyssa, Damon, Bonnie e i Mikaelson riescono a scoprire cos'ha di particolare Alyssa: è una strega sirena!!! Cosa vorrà mai dire? I nostri eroi avranno un'altra strega dalla loro parte? XD E scopriremo altre cose sulle sirene? E gli amici di Alyssa, per non parlare di Damon, come la prenderanno? Tante le domande, a cui troverete risposta nell'aggiornamento e nel prossimo capitolo! ;)
A presto! =)

P.S.: Qui potete trovare le immagini delle collane di Damon ed Alyssa: http://tvdyourlovesavedme.blogspot.it/2013/09/immagini-dal-capitolo-11-thanksgiving-part-2.html

ElenaDobrevSomerhalder

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Capitolo 12
*** Let's Cast a Spell! ***


Your Love Saved Me - Chapter 12
Capitolo 12 - Let's Cast a Spell!

«Concentrati!»Lo disse almeno una ventina di volte nell'arco della mattinata, ma Bonnie non riuscì comunque ad ottenere il risultato sperato da Alyssa, che nonostante tutto l'impegno non riusciva ancora ad accendere quella stupida candela.
«C'è troppa gente in questa casa!» si agitò l'aspirante strega, e accigliata guardò Damon «Non mi guardare così tesoro, io non mi muovo da qui. Non ne ho proprio alcuna intenzione.» disse serio il vampiro, poi un ghigno comparì sul suo viso «A meno che non mi fai sparire con i tuoi poteri magici!».
Alyssa scosse la testa sbuffando.
«Se ti fosse possibile non farla agitare, sarebbe meglio.» lo ammonì Bonnie, che per quanto voleva bene all'amica, non ne poteva più di farle da tutor. Non aveva mai provato prima d'ora ad "insegnare la magia", era sempre stata lei a ricevere lezioni dagli altri, o ad imparare da sola dai grimori, e stava arrivando alla conclusione che era decisamente meglio come studente che come insegnante.
«Io invece credo che sia meglio proprio il contrario. Non hai sempre detto che gli stati d'animo più forti, una a caso la rabbia, aiutano la magia?» Damon canzonò la strega, che gli rispose a tono: «Certo, ma solo se si è già pratici, Mister So Tutto Io!».
Damon alzò le mani in segno di resa, e si mise a sedere a terra vicino alla finestra.
«Ok, ricominciamo… Prova a chiude-» Bonnie aveva appena ricominciato a spiegare ad Alyssa come concentrarsi sui suoi poteri magici, che la porta della stanza di Miranda e Grayson Gilbert si aprì, e fecero capolino Kol e Klaus
«Disturbiamo?» chiese come solito gentiluomo Klaus.

«Immagino di sì, fratello.» disse Kol dopo aver visto Bonnie alzare gli occhi al cielo, a cui disse «Non ti preoccupare dolcezza, ci vorrà solo un minuto».
«No, prendetevi tutto il tempo che volete, tanto per stamattina non credo riusciremo a far nulla. Anzi, forse se si distrae è meglio.» disse Bonnie ormai rassegnata, poi preoccupata chiese ad Alyssa «Ti sto facendo venire ansia? Dimmi la verità…».
Alyssa non rispose subito; effettivamente le alte aspettative dell'amica l'avevano fatta agitare parecchio, ma non sapeva che dire.
«Appena un po', è che ho tante domande ancora… Sto decisamente pensando a troppe cose, per riuscirmi a concentrare sulla mia magia adesso.» disse alla fine la ragazza.
«Che genere di domande, sirenetta?» le chiese Klaus.
«Pensavo…se io sono sia strega che sirena, vuol dire che i miei genitori sono una strega e una sirena? Oppure è possibile che siano dei semplici umani?» chiese Alyssa, mentre si arrotolava una ciocca tra le dita.
«Qualsiasi combinazione è possibile, tranne quella che entrambi siano umani. Essere una strega o una sirena è una questione genetica, per cui da qualche parte i geni che hai ti saranno dovuti arrivare. Può essere che uno dei due sia una strega sirena e l'altro un umano, oppure entrambi sono esseri sovrannaturali, una strega e una sirena.» le spiegò con calma Klaus.
«C'è un modo per scoprire cosa sono anche loro?» chiese ancora Alyssa.
«Non credo siano consapevoli di essere delle creature sovrannaturali, per cui non riuscirei a percepire nulla nemmeno da loro.» le rispose Bonnie.
«Non credo riusciresti a farlo in ogni caso, a meno che tu non faccia una comodissima bilocazione in Italia, piccola strega.» la punzecchiò Kol.
Ma Bonnie si illuminò: «Sei un genio! Ma certo! In questo modo se mi vedranno avremmo la conferma che sono streghe!».

«Tesoro, non credo che tu sappia di ciò che stai parlando. Quanto sei riuscita a rimanere in bilocazione con Durham? Cinque minuti? Ed eri a solo 200 km da qui, pensa quanto poco resisteresti con 7000 km di distanza! Non voglio sminuirti, sei molto interessante come streghetta, ma sai…» la smontò Kol.

«Comunque, credo che non dovrai aspettare molto per scoprirlo. Basterà fargli un esamino del sangue proprio come abbiamo fatto con te.» Damon si rivolse ad Alyssa, facendole saltare il cuore: «Sei impazzito?! Come pensi che potremmo fare una cosa del genere?! Dovrei dire ai miei "Ehi aspettate un attimo, date il vostro braccio al mio ragazzo, che vi taglierà una vena per farvi versare il sangue in un bicchiere e lo farà assaggiare a tre o quattro persone, così, tanto per fare"?!».

«Amore, non ti devi agitare, basterà soggiogarli.»
«Non mi piace comunque come soluzione!»
Klaus si schiarì la gola, e cercò di fermare la discussione: «Cari piccioncini, c'è qualcosa che vorreste condividere con noi?».
Damon fu il primo a calmarsi, e incominciò a rispondere all'ibrido: «Diciamo che conoscerò presto i miei futuri suoceri….» disse, voltandosi poi verso Alyssa per esortarla a vuotare il sacco.
«La mia famiglia verrà a Durham per Natale.» spiegò la ragazza, mentre ripensava alla definizione dei suoi genitori data dal suo ragazzo. Veramente li aveva chiamati "futuri suoceri"?! La cosa la rassicurava, dopotutto la sua insicurezza non era svanita.
«Oh, questo sì che è tempismo!» commentò Klaus.
«Alyssa, se vuoi davvero sapere la verità, suppongo che dovremo fare come ha suggerito Damon.» disse Bonnie.
Alyssa annuì, poi si rivolse agli Originali: «Comunque come mai siete venti qui? Avete novità?».
«Direi di sì. Elijah non è riuscito a rintracciare le sue vecchie amichette, ma ha fatto esplodere il suo gruppo su Facebook: appena ha chiesto ai suoi adepti se conoscessero sirene, hanno fatto a gara per attirare l'attenzione di mio fratello. Sembra comunque, che un buon numero di sirene sia rintracciabile nelle zone costiere, come ovvio. Dobbiamo solo aspettare un gancio sicuro, e appena avremo altre notizie, vi converrebbe andare a conoscerle solo te e Bonnie. Non sappiamo come la pensino sui vampiri.» raccontò Klaus.
«Dovrebbe cercare sirene "vampire-friendly" il mio caro Elijah, perché se lo può scordare che io non vado con loro.» minacciò velatamente Damon.
«Si fa quel che si può, amico.» lo ammonì Klaus.
«Comunque vi conviene concentrarvi sulla magia per ora…se volete vi do una mano!» disse superbioso Kol.
«Ah sì? E come faresti, tu, vampiro millenario, a dare una mano a me che sono una strega, per quel che riguarda la magia?» lo schernì Bonnie.
«Ad esempio con un leggero soggiogamento, facendole liberare la mente da tutti i suoi pensieri per un paio d'ore? E poi ti informo che prima di essere vampiro anche io praticavo la magia. E so che potresti farle provare a "sentire" la magia tramite te.» rispose Kol.
Bonnie e Damon guardarono Alyssa, come in attesa di una sua opinione sui consigli di Kol.
«Dici che con il soggiogamento e l'aiuto di Bonnie potrei iniziare ad usare la mia magia?» chiese titubante Alyssa all'Originale.
Lui si limitò ad annuire e ad avvicinarsi a lei, poi fissandola negli occhi la soggiogò a liberare la mente da ogni pensiero non inerente alla concentrazione sulla magia. Fece infine cenno a Bonnie di approfittare del momento, e la strega prese le mani dell'amica.
«Chiudi gli occhi e cerca di sentire l'energia e la magia che c'è in noi.» disse la strega ad Alyssa, ed entrambe chiusero gli occhi.
Kol fece cenno a Klaus e Damon di uscire fuori dalla stanza; una volta fuori, disse loro: «C'è qualcosa che non va in quella ragazza…».
Damon lo guardò male ed era pronto a rispondere, ma Kol lo precedette: «Non in senso cattivo, amico. Ho percepito tanta energia in lei, dovrebbe essere fortissima come strega, e di solito streghe con un potenziale del genere non arrivano a questa età senza aver mai praticato, anche per sbaglio. Non ti ha mai detto di avvenimenti strani, tipo aver dato fuoco a qualcosa, o essere stata vicina a qualcosa che ha preso fuoco senza apparente motivo? Anche se, ripensandoci, la risposta già la conosco…se avesse utilizzato la magia in precedenza avrebbe resistito al soggiogamento».
«Anche io l'ho soggiogata, ripensandoci… Senti, esperto di streghe, è possibile che un vampiro riesca a soggiogare una strega, prima che essa lo diventi a tutti gli effetti, in modo da non farle mai praticare la magia?» chiese dubbioso Damon.
«Non ho mai sentito una cosa del genere, ma sì, credo sia possibile. Le streghe sono immuni al soggiogamento solo se praticano la magia, una cosa del genere porterebbe ad un circolo vizioso in cui la strega non riuscirebbe mai a praticare la magia e sarebbe sempre a rischio soggiogamento. Perché mi chiedi questo?»
«Perché sono un coglione!» ringhiò Damon, visibilmente nervoso ora.
«Oh, amico, lo sapevamo già!» scherzò Klaus, ma il moro non rise affatto.

«Mi spieghi cosa ti frulla in quella testolina, Damon?» chiese impaziente Kol.

Damon ripensò alla Primavera del '95, quando aveva incontrato Alyssa, ancora bambina, nei boschi in Italia, e gli tornarono in mente le parole che le aveva detto per soggiogarla: ««Adesso torna indietro dalla tua mamma e rimani con lei. Da oggi in poi farai la brava bambina e non ti caccerai più nei guai, ok? Ma soprattutto dimenticati della brutta cosa che hai visto».

Il vampiro si buttò a sedersi a terra, appoggiando la schiena al muro. Alzò il viso per guardare gli Originali, e cominciò a raccontare: «Lei non lo sa, ma ho conosciuto Alyssa tempo fa, prima di andare a Durham…è successo in Italia, quando lei aveva cinque anni. Mi stavo nutrendo nei boschi, e ad un tratto ho visto questa bambina che mi guardava. Dovevo fare qualcosa, così l'ho soggiogata, le ho detto di dimenticarsi ciò che aveva visto, di tornare dalla sua mamma, di fare la brava e non cacciarsi mai più nei guai. E temo che quel fare la brava e non cacciarsi nei guai implichi anche non utilizzare la magia».
«Ovviamente. Quindi cosa proponi a riguardo? Hai intenzione di dire alla tua ragazza che l'hai incontrata da bambina e l'hai bloccata per tutta la vita con un soggiogamento, o cos'altro?» chiese incalzante Kol.
«Non lo so…» biascicò Damon, appoggiando le braccia sulle ginocchia e nascondendo la testa nell'incavo formatosi. Si sentiva il peso del mondo intero addosso. Non voleva rivelare ad Alyssa quel suo piccolo segreto, ma non facendolo lei non avrebbe mai potuto praticare la magia. Il senso di colpa aumentava sempre di più, ripensando a quello che sarebbe successo di lì a poco: Alyssa l'avrebbe odiato per averle nascosto tutto questo, poi avrebbe imparato ad usare la magia, e con questo le sarebbero tornati in mente i momenti che lui le aveva fatto dimenticare. Si sarebbe ricordata del mostro che si nutriva di un cacciatore nel bosco, e dell'altro mostro che l'avrebbe violata se Damon non fosse arrivato in tempo. E questa volta non ci sarebbe stato modo per aiutarla a dimenticare o ad andare avanti. Ne sarebbe uscita distrutta.
«E se non usasse la sua magia?» azzardò Damon agli Originali.
«Non puoi parlare sul serio!» lo ammonì Kol, mentre Klaus scuoteva la testa.
«E invece sì. Voi non avete idea…sarebbe troppo per lei.» disse Damon, poi si decise a raccontare i suoi dubbi ai due fratelli.
«Non c'è altro modo. Devi annullare il tuo soggiogamento, o entrambi se vuoi, tanto non ci vorrà molto che si annulli da solo, e accettarne le conseguenze, così come dovrà fare lei.» disse Klaus, e suo fratello aggiunse: «È una strega, ne uscirà più forte di prima, fidati di me».
La porta della stanza si aprì, e Bonnie si avvicinò a loro.
«C'è qualcosa che non va.» sentenziò.
«Lo sappiamo. Devo fare una cosa.» disse Damon, lasciando i fratelli Mikaelson a spiegare tutto alla strega, ed entrò nella stanza nella quale c'era ancora Alyssa.
Era seduta a gambe incrociate sul letto matrimoniale di Meredith, nella stanza che un tempo non molto distante, ma che sembrava già lontanissimo, era stata dei genitori di Elena e Jeremy.
Damon l'ammirò per un attimo infinito: il viso rilassato, tranquillo, con quegli occhioni verdi che brillavano quando lo vedeva, le labbra come petali di rosa piegate in un timido sorriso, e i capelli lisci color cioccolato che incorniciavano il tutto. Sentiva che tutto ciò sarebbe andato perso nel giro di qualche minuto. Ma non poteva tirarsi indietro. Doveva fare la cosa giusta per tutti, anche se per lui e Alyssa sarebbe stata molto dolorosa.
Si sedette sul letto, e prese la mano di Alyssa.
«Amore mio… Sei bellissima, come sempre. Sei così delicata, e sembri così fragile adesso. Ma lo sarai ancora per poco. Perché presto diventerai una strega a tutti gli effetti. Imparerai ad usare la tua magia, e sarai più sicura di te. Vedrai, you'll gonna kick ass!» Damon fece una risatina, ma Alyssa era rimasta come freezata, con quel mezzo sorriso sul viso, e il vampiro si ricordò di un'altra cosa.
«KOL!» urlò, ma Alyssa non si scompose.
Subito l'Originale entrò nella stanza, esordendo con un «Ci eravamo appena arrivati anche noi…se non annullo il mio soggiogamento non capirà una beata mazza di quel che le dirai».
«Esatto. Ti spiacerebbe…?» gli disse Damon, e l'Originale annullò il suo soggiogamento, uscendo poi dalla stanza.
«Perché stavi dicendo quelle cose prima?» chiese confusa Alyssa.
Damon chinò il capo. Si sentiva già a pezzi, e non aveva nemmeno iniziato.
«So perché non riesci ad usare la tua magia, Alyssa.» confessò.
«Anche tu sei un esperto di magia?» ironizzò la ragazza, ma il vampiro non accennò nemmeno a sorridere.
«Vorrei davvero esserlo in questo momento, ma no, non sono un esperto di magia. So perché non puoi usarla, semplicemente perché la causa sono io.» terminò il vampiro, guardandola negli occhi, con lo sguardo accigliato.
«Damon, ti accusi di troppe cose. Sul serio. Non mi sorprenderebbe sapere che pensi che anche il buco dell'ozono sia colpa tua.» gli disse Alyssa di rimando.
«Amore… Mi piacerebbe che tutto ciò fosse uno scherzo, ma non lo è. Ti devo raccontare un paio di cose…» iniziò Damon, poi le chiese: «Quando ci siamo incontrati la prima volta?».
«Il primo sabato dopo l'inizio dell'università, mi pare fosse il 3 settembre. Perché?» Alyssa non riusciva a comprendere dove volesse andare a parare.
«Perché non è così. Quella è la prima volta che ricordi tu. La VERA prima volta te l'ho fatta dimenticare soggiogandoti.» ammise il moro.
«Ma che…Oh…Forse ho capito. Mi hai vista davanti alla Duke e per qualche strano motivo non volevi me lo ricordassi? C'entra qualcosa Elena?» tentò di capire la ragazza, ma Damon scosse la testa.
«17 Aprile 1995. Quel giorno ci siamo incontrati per la prima volta io e te, Alyssa.» disse tutto d'un fiato il vampiro.
Alyssa cercò di trattenersi per un po', ma non ce la fece, e scoppiò in una rumorosa risata.
«Damon, so che per te il tempo non passa mai, ma io avevo cinque anni! Ero in Italia! E non vedo come sia possibile che ci siamo incontrati proprio quel giorno, per di più in Italia…» replicò Alyssa, incredula.
«Tra poco lo ricorderai, ma prima che te lo faccia ricordare, voglio che tu sappia che non sono più così. Credo che lo sappia anche tu. Sono migliorato. Mi sento un uomo migliore, anche se in questo momento mi sento più una merda che un uomo.» disse il vampiro, poi la guardò intensamente negli occhi e continuò: «Voglio che tu ricordi cos'è successo quel maledetto 17 aprile 1995. Voglio che il mio soggiogamento di quel giorno sia annullato».
Alyssa rivide nella sua mente la scena che Damon le aveva fatto dimenticare, e d'istinto ritirò la mano dalla presa di Damon, che abbassò lo sguardo fattosi lucido. Ma Alyssa si ricordò anche di quel "mostro" che vedendo una bambina si era intenerito e aveva scelto di farle dimenticare una scena simile piuttosto che diventare il dessert. Così riprese la mano al vampiro.
«Sinceramente mi ferisce più il fatto che tu non me l'abbia raccontato subito, oppure quando mi hai raccontato tutto di te, Elena e gli altri.» ammise la ragazza.
«Perché ancora non lo sapevo. Mi sono reso conto che eri tu quando ti ho aiutata a traslocare da noi. Ho visto la tua foto da bambina, e mi è tornata in mente quella scena.» le spiegò lui.
«Per questo mi hai fatto tutte quelle domande sulla foto e sull'anello…» rifletté Alyssa, giocando inconsciamente proprio con quell'anello, poi continuò: «E tutto questo come può avere a che fare con la mia magia?».
«Perché ti ho ordinato di stare lontana dai guai, e purtroppo essere una strega e utilizzare i propri poteri significa venire immischiata in guai all'infinito. Ma non ho ancora finito… C'è un'altra volta in cui ti ho soggiogata, in cui ti ho resa più prudente. Lo ricorderesti comunque, una volta che riuscirai ad usare la magia. Per cui, per essere sicuri che i miei soggiogamenti non "blocchino" la tua magia devo farti ricordare anche questo, anche se farà molto più male. Ad entrambi. Ricordi quando siete uscite tutte voi ragazze insieme? Che poi non ricordavi cosa fosse successo, e Caroline ti ha detto che avevi litigato con Elena e per quello eri turbata? Ecco…non è andata proprio così…» le disse Damon, poi annullò anche quel soggiogamento. Teneva stretto le mani della ragazza, che un attimo dopo l'altro si stringevano sempre più attorno alle sue, man mano che ricordava quella terribile serata.
Alyssa iniziò a singhiozzare, e dai suoi occhi iniziarono a scendere le lacrime. Damon si avvicinò pian piano a lei, non sapendo se abbracciarla o meno, ma alla fine fu lei ad accoccolarsi sul suo petto, singhiozzante, e lui la strinse forte a sé.
«Mi dispiace Alyssa, mi dispiace così tanto. Ho portato solo dolore, bugie e sventure nella tua vita. Spero che un giorno mi perdonerai.» le sussurrò il vampiro all'orecchio.
«Sei il solito idiota.» gli disse Alyssa, tra un singhiozzo e l'altro.
«Lo so. Hai ragione.» le disse sommessamente lui.
«Che non capisce niente.» disse Alyssa, e si allontanò da Damon, asciugandosi le lacrime.
«Beh, forse è meglio se me ne vado. Se te la senti, dopo, Bonnie potrà continuare a darti lezioni di magia.» disse il moro, accennando un mezzo sorriso per nulla convincente, e iniziò ad alzarsi dal letto. Ma Alyssa lo bloccò, prendendogli la mano.
«Non capisci proprio niente.» gli disse. Lui la guardò confuso, e lei continuò: «Questo tuo sentirti inferiore, in torto, il male in persona…quando finirà? Non sei la persona peggiore su questa terra! Non ci vai nemmeno lontanamente vicino! Forse il nostro primo incontro….sì, di quello avrei potuto fare a meno probabilmente. Oppure no. Se tu dici che mi ha "bloccato" la magia, beh, è un altro motivo per esserti grata. Cosa avrei potuto fare in Italia, da sola, se avessi capito di essere magica? Solo danni. Qui ho te, ho Bonnie, ho tutti i tuoi amici, che ora sono anche miei, e tutti voi fate di tutto l'uno per l'altro, anche se spesso cercate di nasconderlo, forse per orgoglio. E come sarebbe andata quella serata con le ragazze, se tu come un vero bodyguard non ci avessi seguite? Tu mi hai portato solo amore, mi hai aperto gli occhi su un altro mondo, mi stai facendo scoprire la gioia di poter aiutare gli altri con le mie capacità. E non vedo l'ora di imparare il più possibile da Bonnie, così non dovrà più fare tutto da sola. Pensa, potrei anche riuscire a proteggerti da quei maledetti elfi! Per cui no, non capisci niente, sei un idiota, perché io non ho proprio nulla da perdonarti».
Damon aveva completamente cambiato espressione, ma non guardava Alyssa.
«Guardati attorno amore…» le disse, voltandosi a destra e sinistra.
Lei spostò lo sguardo dal viso del suo ragazzo, e vide la candela che aveva tanto provato ad accendere prima con Bonnie: aveva una fiammella che ardeva vigorosa! Ma non solo…le altre candele sparse per la camera, che sarebbero servite "una volta superato il primo livello" come le aveva detto Bonnie, erano tutte accese! Guardò di nuovo Damon, entrambi avevano un espressione di estrema gioia sul viso, e tuffò le labbra su quelle del bel vampiro, baciandolo appassionatamente, con le mani a coppa sul suo viso.
Ma dopo un po' lui si allontanò di scatto, appoggiandosi al mobile davanti al letto.

Alyssa lo guardò esterrefatta per il suo comportamento, ma quando vide il suo viso inorridì: sulle guance del vampiro c'erano impresse le mani di lei, così come le aveva appoggiate durante il bacio, e le labbra erano anch'esse marchiate a fuoco.

«BONNIE!» strillò il vampiro, e subito la porta si aprì e comparve Kol, seguito appena dopo dalla strega. I due si pietrificarono vedendo la scena: le candele tutte accese, il viso bruciacchiato di Damon, lui terrorizzato e Alyssa inorridita da se stessa.
«Beh, suppongo che il blocco sia sparito…» disse ironicamente l'Originale.
«Ti sembra il momento di scherzare?!» lo ammonì la strega, avvicinandosi pian piano ad Alyssa.
«Ehi, è tutto ok, tutto nella norma…ha vent'anni di magia repressa dentro di sé, è perfettamente normale che i primi tempi abbia qualche problema nel controllarla.» spiegò Kol.
«Damon, Kol, lasciateci sole per favore.» disse solennemente Bonnie, e i due vampiri uscirono dalla stanza, chiudendosi la porta dietro di loro.
«Non preoccuparti amico, potrai sbaciucchiartela ancora presto! Devi darle solo il tempo di prendere le misure con la magia.» disse Kol a Damon, cercando di tirarlo su, ma non sortì alcun effetto.
«Puoi stare tu qui? Vorrei andare al piano di sotto e stare un po'…lontano. Chiamami solo se dovessero avere bisogno di me.» disse tristemente Damon, ancora sotto shock.
«Nessun problema.» disse l'Originale, e si sedette a terra appoggiando la schiena alla porta, mentre Damon stava già scendendo le scale.

Non appena si chiuse la porta, Alyssa scoppiò a piangere.
«Aly, devi cercare di mantenere la calma, o i tuoi poteri potrebbero avere la meglio sulla tua mente.» la spronò Bonnie, ma la ragazza non riusciva a calmarsi.
«Ok, se proprio vuoi sfogarti e piangere, guarda almeno cosa possiamo fare…» disse la strega, sedendosi di fronte a lei sul letto. Mise le mani sotto il viso di Alyssa, a qualche centimetro di distanza, e le lacrime iniziarono a prendere vita: si staccarono dal viso della ragazza, e iniziarono a formare una palla d'acqua sospesa tra le mani di Bonnie.
Alyssa pian piano smise di piangere, e l'amica iniziò a muovere le mani plasmando quel che erano le sue lacrime in gorgoglii e getti, poi le fece vedere che poteva anche farle prendere la forma che voleva: una piuma che si agitava nell'aria, un delfino che saltava fuori dall'acqua, una rosa che si schiudeva. Infine fece cambiare stato alle lacrime, trasformandole in ghiaccio. Porse la rosa di ghiaccio all'amica, e le disse: «Possiamo fare cose bellissime con la nostra magia. E se a volte capita di sbagliare, e fare cose brutte, possiamo sempre porci rimedio. Visto?».
Alyssa sembrò essersi calmata, e chiese all'amica di continuare con le lezioni. Voleva imparare il più possibile, e in fretta. Doveva riuscire a gestire la sua magia, se non voleva distruggere il suo rapporto con Damon.

Non appena arrivato in fondo alle scale, Damon si ritrovò davanti suo fratello ed Elena.
«Oh mio Dio, cos'è successo?» chiese Elena stupita e preoccupata allo stesso tempo.
«Niente» rispose lui scocciato.
«Seriamente fratello, cosa sono quei segni che hai in faccia?» chiese Stefan, seguito da Elena: «E perché non stanno guarendo?».
Damon dapprima non capì ciò che gli aveva detto Elena, poi si avvicinò allo specchio affianco al portone e capì quel che intendeva: i segni procuratogli da Alyssa erano ancora lì. E non accennavano a guarire. Sembravano cicatrici. Ma i vampiri non avevano mai cicatrici, perché guarivano in fretta.
«Damon? Dicci cos'è successo…» lo chiamò il fratello, sfiorandogli la spalla con la mano, ma il moro lo respinse.
«HO DETTO NIENTE!!!» urlò Damon adirato, scostando la mano di suo fratello, e si allontanò in fretta, andandosi a chiudere nello studio.
Elena e Stefan si guardarono preoccupati, si presero per mano, e all'unisono dissero: «Andiamo», avviandosi per le scale.
Arrivati davanti alla porta della stanza dei suoi genitori, Elena e Stefan si ritrovarono di fronte Kol.
«Mi spiace, accesso autorizzato solo alle streghe.» disse ironicamente l'Originale.
«Che sta succedendo?» chiese serio Stefan.
«Niente» rispose l'altro, facendo spallucce.
«Kol, ho visto com'è conciato mio fratello! Vuoi dirmi tu quel che sai, o devo spezzarti l'osso del collo e passare sul tuo temporaneo cadavere per poter entrare in quella stanza?»
«Ehi amico, vacci piano con le minacce. L'ultima cosa che serve in questa casa è ulteriore agitazione.» disse Kol alzandosi, poi continuò: «Diciamo che la sua fidanzatina era bloccata, non riusciva ad utilizzare la sua magia, lui l'ha fatta sbloccare e quello è il risultato.».
«Vorresti dire che è stata Alyssa?» chiese incredula Elena.
«Pensavo fosse successo qualcosa con Bonnie…l'ho sentito urlare il suo nome…visto come si comportano ancora a volte, credevo ci fosse stato qualche screzio…» rifletté a voce alta Stefan.
«No, Bonnie era qui fuori con me.» disse l'Originale, indeciso se aggiungere altre informazioni, non davvero rilevanti.
«Ma come mai non guarisce?» chiese ancora Elena.
«Per ogni veleno c'è un antidoto cara.» rispose criptico Kol.
«Deve guarirlo Alyssa…con un incantesimo…» biascicò sovrappensiero Stefan.
«Beh, e perché non l'ha fatto?!» continuò l'interrogatorio Elena, agitandosi sempre più.
«Non c'è modo di disfare qualcosa se non sai com'è stato fatto.» sentenziò Kol.
Elena guardò turbata prima Kol, poi Stefan, ma nessuno dei due fiatò. Così si lanciò sulla porta, schivando Kol, ed entrò nella stanza.
«Che diavolo hai fatto a Damon?!» chiese nervosamente Elena ad Alyssa.
La ragazza era in piedi davanti alla finestra aperta, Bonnie affianco a lei.
«Elena, te lo dico da amica, ti conviene uscire velocemente da questa stanza.» le disse la ragazza, e Bonnie aggiunse: «E chiuderti la porta dietro e andare al piano di sotto a velocità vampiresca. Consiglio da migliore amica.».
«Dovete smetterla di lasciarmi fuori e nascondermi le cose!» continuò Elena.
Kol e Stefan intanto l'avevano raggiunta, e quest'ultimo le disse: «Amore, non è il momento, andiamo via.».
Dalla finestra iniziò ad entrare nella stanza un ramo dell'albero in giardino, e Bonnie era allo stesso momento euforica e preoccupata.
«Elena, non riesce ancora a controllare la magia, dovresti lasciarci sole finché non si sarà assestata.» disse con tutta la calma possibile la strega all'amica.
«Non sapete come guarirlo, vero? È questo il problema?!» disse Elena, ma Alyssa, tentando di non sconcentrarsi, le rispose sommessamente: «Smettila Elena…per favore…».
La vampira non l'ascoltò, e alzando il tono di voce urlò: «Rispondimi, MOSTRO!».
In quel preciso istante Alyssa si voltò di scatto e come una furia le urlò: «HO DETTO DI SMETTERLA!».
Tutto successe in un attimo: il ramo che stava entrando pian piano dalla finestra sfrecciò velocemente puntando Elena, ma Kol le si parò davanti, mentre Stefan prese Elena e a velocità vampiresca la portò fuori dalla stanza. Il ramo trafisse il petto di Kol, e terminò la sua corsa sulla parete del corridoio, di fronte ad Elena, squarciando il muro. Tutti rimasero atterriti.
«Cosa ho fatto? Oddio… Bonnie… Non volevo…» biascicò Alyssa in preda al panico, ma la strega le disse soltanto: «Non ti agitare. Concentrati e cerca di far ritirare il ramo o non potremo liberarlo.».
A quelle parole la ragazza strinse l'anello che aveva al collo, fece dei respiri profondi, e il ramo iniziò a ritirarsi pian piano.
«Così, continua…» la incoraggiò Bonnie, e dopo un minuto il ramo era tornato come all'origine.
La strega si avvicinò all'Originale e lo prese tra le braccia, carezzandogli il viso ingrigito e reso pieno di crepe dalla morte temporanea, poi chiese a Stefan di portarlo sul divano in salotto, e il vampiro se ne andò al piano inferiore con Elena, che non aveva più aperto bocca.
«Ti serve proprio un talismano.» disse Bonnie ad Alyssa.
«Un…talismano? Cioè?» chiese ignara la ragazza.
«È un oggetto in cui possiamo riporre parte della tua magia, e ti aiuterà a controllarla o ad attingere da essa se ne avrai bisogno in futuro. Credo che l'anello che stavi stringendo sarebbe perfetto come talismano, con l'aggiunta di una pietra di avventurina come pendente, che avevo proprio qui…» rispose la strega, e andò verso la borsa che teneva affianco al comodino. Cercò per un po', e infine trovò la pietra. Tornò vicino ad Alyssa, le chiese l'anello e ci agganciò la pietra.
«Tienilo in mano, mentre io faccio l'incantesimo. Tu mi dovrai aiutare, e dovrai concentrarti sulla tua magia in modo da farne defluire quel che basta nel ciondolo.» spiegò Bonnie all'amica, e iniziarono l'incantesimo.

Damon era seduto alla scrivania nello studio di casa Gilbert. Picchiettava nervosamente con le dita sul ripiano, pensando a ciò che era successo con Alyssa: un attimo prima erano così contenti, e in un istante la gioia si era tramutata in terrore. Ma d'un tratto sentì urlare dal piano di sopra. Cercò di capire cosa stava succedendo: sentì le voci di Elena, Alyssa, Bonnie e Stefan, ma non riuscì a distinguere cosa dicessero, con Jeremy, Matt e Tyler nella stanza affianco che facevano chiasso. Ma dopo riuscì a sentire un forte tonfo. E il silenzio.
Non sapeva cosa fare. Si era ripromesso di non tornare più lassù, a meno che non lo chiamassero. Rifletté per un po', indeciso sul da farsi.
«E se nessuno potesse chiamarmi?» pensò, e in un attimo fu fuori dallo studio.
Arrivato davanti alle scale, però, vide Elena e Stefan che stavano tornando giù, quest'ultimo trasportando un inerte Kol sulle spalle.
«Cos'è successo?» chiese Damon.
«Niente.» rispose secco Stefan.
«Oh, capisco. Chi di
niente ferisce, di niente perisce.» disse ferito nell'orgoglio il moro.
«Non è il momento Damon.» continuò il fratello, ma Elena non era d'accordo: «Stefan, forse è ora di spiegarci tutti anziché fare i misteriosi», poi si rivolse a Damon «È colpa mia.».
«Hai pugnalato Kol?! Perché?» chiese sorpreso il vampiro, ma lei gli rispose, spiegandosi meglio, con un velo di senso di colpa: «No… Ho fatto innervosire la tua ragazza, che ha cercato di infilzarmi con un ramo incantato, ma Kol si è messo davanti a me e…questo è il risultato.».
«Oh.» disse soltanto Damon, che era rimasto di stucco.
Solo dopo essersi ripreso, suppose, con una punta d'orgoglio: «Quindi la mia reginetta ha fatto progressi…». Si avviò verso le scale, ma Stefan gli si parò davanti: «Meglio non stuzzicarla ancora, o potrebbe fare esplodere la casa e tutti noi insieme ad essa.».
«Non preoccuparti fratello, starò buono buono davanti alla porta. Voglio essere il primo a vederla quando uscirà da lì.» ribatté il moro, e continuò per la sua strada. Arrivato davanti alla porta non riuscì a fare a meno di sorridere. Sentiva che presto si sarebbe sistemato tutto, anche il piccolo inconveniente che aveva sulla faccia. Si sedette a terra, appoggiandosi alla porta, e si rilassò in attesa della fine della lezione di magia.

«Come ti senti?» chiese impaziente Bonnie.
«Più rilassata. Più leggera. Più forte.» rispose Alyssa soddisfatta, poi distese le braccia davanti a lei e le guardò come se stesse facendo i raggi-X con lo sguardo «Quest'energia, la magia. La sento. La percepisco. Molto più chiaramente di prima. Credo di riuscire anche a gestirla come voglio, ora».
«Bene, allora tutto è andato come previsto.» disse Bonnie dopo aver fatto un profondo sospiro di sollievo.
«È possibile che io senta delle cose che non riuscivo a sentire prima?» chiese Alyssa all'amica.
«Cosa intendi?» chiese di rimando la strega.
«Percepisco delle presenze. E "sento" degli incantesimi nella mia testa, anche se non li conosco e non so a cosa servono.» chiarì la ragazza.
«A me non è mai successo, ma sì, credo sia possibile.»
«Dici che posso fidarmi del mio istinto quindi?»
«Ho quasi paura a rispondere a questa domanda, ma sì. Noi streghe dobbiamo seguire l'istinto la maggior parte delle volte.»
«Ok» terminò Alyssa, e con un gesto della mano fece aprire la porta della stanza. Damon cadde all'indietro come un sacco di patate, e scatenò le risate della ragazza, mentre Bonnie era rimasta sorpresa dall'abilità dell'amica.
Damon alzò lo sguardo e incontrò quello di Alyssa, e si mise a ridere come lei, mentre rimaneva sdraiato a terra.
«E così sentivi la mia presenza, amore?» disse Damon ad Alyssa quando si alzò da terra.
«Già, spione.» rispose soddisfatta lei, e si avvicinò a lui.
«Come stai?» le chiese sincero.
«Alla grande. E presto starai bene anche tu. Non avere paura.» gli rispose, mentre avvicinava le mani ai segni che aveva sul viso, e le labbra a quelle del vampiro. Lo baciò dolcemente, e quando si staccò, i segni erano svaniti.
«Oh mio Dio. Non avevo mai visto niente di simile.» biascicò Bonnie.
Damon non capì l'uscita di Bonnie, finché non si portò le mani al viso, e sentendolo liscio come prima rivolse ad Alyssa un placido sorriso.
«Lo sapevo che saresti stata una bomba come streghetta, e che avresti rimesso tutto a posto in men che non si dica.» disse soddisfatto, e la ragazza si sentì orgogliosa di se stessa, di come stavano andando le cose, nonostante tutto.
«Direi che la mia lezione è già finita.» disse Bonnie facendo spallucce, poi si congedò: «Vado giù a vedere se Kol è tornato tra noi».
«Arriviamo anche noi.» disse Alyssa, poi si rivolse a Damon: «Non prima di aver provato un'altra cosa».
La ragazza baciò appassionatamente il vampiro, e lui dopo un attimo di esitazione ricambiò. Entrambi sentivano la passione e un pizzico di pericolo, ma si lasciarono andare alla prima.
Quando si staccarono, prima di riaprire gli occhi, lei gli domandò: «Tutto ok? Non hai sentito bruciare niente stavolta?».

«Niente, a parte il cuore.» rispose lui, baciandola ancora.


Eccomi, I'm back! =)
Sono tornata, e spero di riuscire a postare almeno una volta al mese… Voglio che questa storia giunga alla fine ma se non posto mai diventerà infinita! =D
Questo capitolo è incentrato sulla magia (mi piace!): nella serie TV non lasciavano molto spazio alle streghe, per cui ho sentito il bisogno di dedicare molto spazio a loro…
So che è passata un'eternità dall'ultimo aggiornamento, ma spero che qualche vecchio lettore sia rimasto affezionato alla storia e abbia ancora voglia di leggerla… ;)
Nei prossimi capitoli dedicherò ancora molto spazio alle streghe (bisogna trovare l'incantesimo per gli elfi!) e FORSE scopriremo qualcosa in più sulle sirene! Per cui continuate a seguire la storia! ;)
Al prossimo capitolo! =)

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ElenaDobrevSomerhalder

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Capitolo 13
*** ATL ***


Your Love Saved Me - Chapter 13
Capitolo 13 - ATL



I’m back!!! Lo so, lo so, questa storia sta diventando infinita, soprattutto per colpa dei miei aggiornamenti moooolto distanti l’uno dall’altro, ma non preoccupatevi: ho scritto cinque nuovi capitoli! Questo è il primo, e spero vi piaccia! Ho cambiato alcune cose dalla scaletta originale, seguendo l’istinto mentre scrivevo…spero di aver fatto la scelta giusta!
Fatemi sapere che ne pensate nelle recensioni, e se volete passate dal Blog e dalla Pagina Facebook! ;)
Buona lettura! :)


Era la domenica dopo il Ringraziamento, e finalmente il Professor Shane aveva chiamato Bonnie, dicendole che il giorno dopo sarebbero partiti all’alba per andare ad Atlanta, alla ricerca dell’incantesimo contro gli elfi. Ma mentre lei e ora anche Alyssa erano praticamente obbligate alla partenza, essendo streghe, c’era invece chi ancora era in dubbio.
«Kol, smettila! Ho cominciato io questa missione e la porterò io stesso a termine!» sputò Klaus al fratello.
«Missione?! Ma ti senti quando parli?!» ridacchiò l’altro Originale, e continuò più serio: «Io sarei più utile alle ragazze, ho molte più conoscenze di te per quanto riguarda la magia e le streghe. Tu come ti renderesti utile, sentiamo?».
«Sono l’ibrido Originale, credo che basti questo a spiegare tutto.» sentenziò Klaus, aspettandosi il silenzio del fratello. Ma così non fu.
«Sì, sei speciale Klaus, lo sappiamo tutti e ci sentiamo tutti immensamente inferiori per questo, ma speciale non significa utile. Vai con la tua fidanzatina, fratellone, e non preoccuparti.» disse divertito all’ibrido, poi si rivolse sottovoce a Bonnie, che era seduta accanto a lui: «Che io vado con la mia streghetta preferita».
Per tutta risposta lei lo guardò male e gli schiaffeggiò la gamba.
«Klaus, tuo fratello ha ragione, può occuparsene lui di questa faccenda. Torniamo a Los Angeles.» questa volta era stata Caroline a parlare, con un tono quasi supplichevole.
«Non ti preoccupi per le tue amiche?» le chiese lui di rimando.
«No, so che saranno al sicuro, e voglio che lo sia anche tu. Insieme a me.» rispose la bionda.
L’ibrido sbuffò, per poi baciarla e sussurrarle: «E va bene, ma lo faccio solo per te».
Kol allungò il braccio sulle spalle di Bonnie: «Visto peperino, avrai ancora una scusa per passare un’altra giornata con me».
«Che gioia!» rispose sarcastica la strega, scappando nervosa dal divano e dalle braccia dell’Originale.
Poco più in là Damon discuteva con Alyssa: «Non ti lascerò sola con Bonnie, il professore matto e l’Originale ingrifato!».
«Damon, non ti devi preoccupare, ce la caveremo. Non voglio che tu rischi.» lo rassicurò la ragazza.
«Rischio solo se non vengo con te. Non ricordi la promessa che ti ho fatto? Non ti lascerò mai più da sola.» disse il vampiro, accarezzandole la guancia.
«Ti lascerò venire con me ad una sola condizione: indosserai sempre il ciondolo protettivo che ti ha dato Bonnie, e se dovesse succedere qualcosa dovrai pensare solo a salvare te stesso.» sentenziò Alyssa, appoggiando la mano a quella del vampiro sul suo viso.
«Non era una sola condizione? Comunque sia, indosserò il ciondolo, e penserò solo a salvare me stesso, ovvero me e te.» rispose il moro, e appoggiò anche l’altra mano al viso di Alyssa, avvicinando il viso a quello della ragazza. Le loro labbra erano ad un soffio, e i loro sguardi erano l’uno nell’altro.
«Damon…» supplicò la ragazza, ma lui la interruppe: «Hai detto che devo salvare me stesso, ed è solo salvando anche te che posso sopravvivere. Se ti dovesse succedere qualcosa…non riuscirei a continuare ad esistere. Tu sei parte di me».
I due si baciarono dolcemente, mentre Kol raggiungeva fuori, nella veranda, una Bonnie irrequieta.
«Cosa c’è, credi che si accorgeranno di qualcosa?» le disse, restando dietro di lei.
La strega scosse la testa a destra e sinistra, sospirando, poi pensò ad alta voce: «Cosa ho fatto? Cosa diavolo mi sta succedendo?», e l’Originale le cinse i fianchi. Lei cercò di scansarsi, ma lui non mollò la presa, e le sussurrò nell’orecchio: «Sta’ tranquilla, non ci vede nessuno. Ti sei già pentita? Non è successo nulla di riprovevole, sai?».
«Io e te…non possiamo continuare così.» lamentò la ragazza.
«È quello che penso anch’io. Devi smetterla di porti tutti questi problemi. Guarda i tuoi amichetti Matt e Caroline: non si fanno più alcun problema con i miei fratelli, e tu dovresti seguire il loro esempio. Non c’è niente di sbagliato in tutto questo.» suggerì il vampiro, ma Bonnie si voltò, e guardandolo negli occhi gli disse seccamente: «Io non ti amo!».
Dopo un istante in cui sembrò offeso, le rispose tranquillamente: «Anche questo non è un problema».
La strega rise amaramente, e continuò: «Certo, niente è un problema per te».
«No, infatti. Non esistono problemi, almeno di questo genere, per me. Sarà che ho quasi mille anni di esperienza alle spalle, togliendo gli anni in cui mio fratello mi ha tenuto rinchiuso in una bara… Sono abituato a prendere ciò che viene dalla vita, dall’esistenza. Ed è ciò che ho intenzione di fare con te, con noi. So che non mi ami, ma so che mi vuoi. Tu mi desideri, ardi pensando a me, ed è la stessa cosa che succede a me. Per cui non ci vedo nulla di male nel lasciarci andare, fintanto che entrambi abbiamo questo desiderio, questa voglia, di stuzzicarci e di stare insieme.» disse Kol a Bonnie, e la strinse a sé. Lei chiuse gli occhi, e lui avvicinò le labbra alle sue, fino a sfiorarle leggermente. La strega trasalì e si allontanò un po’, poi aprendo gli occhi sussurrò: «Io non sono così, non mi lascio andare ad un semplice desiderio. Sono una persona che prima di stare con qualcuno ci pensa mille volte. Già quello che è successo in queste notti è troppo per me. Non posso farlo ancora. Non sapendo che io e te non avremo un futuro».
«Smettila di pensare al futuro, e pensa ad oggi. Adesso, in questo istante, vorresti baciarmi? Vorresti lasciare andare quelle emozioni che tieni legate dentro di te?» le chiese l’Originale, e non appena lei annuì, lui le sussurrò: «E allora fallo e basta».
Bonnie tuffò le sue labbra su quelle di Kol, e queste si schiusero subito. L’Originale le mise una mano tra i capelli per stringerla ancor di più a sé, e lei gli strinse le spalle, affondandoci le dita. Il bacio si fece subito appassionato, e in quei pochi istanti in cui Kol le faceva prendere fiato, sorrideva soddisfatto ammirandola. Continuarono a baciarsi, finché ad un tratto lui si staccò e sparì a velocità vampiresca.
Bonnie era rimasta esterrefatta e delusa, ma non appena la porta di casa Gilbert si aprì e da essa uscì Damon, la delusione sparì e la strega sentì solo un sollievo. Kol se n’era andato perché sapeva come si sarebbe sentita se fossero stati colti sul fatto.
Damon la guardò curioso e divertito, ma non appena parlò, Bonnie si sentì in imbarazzo: «Allora streghetta, hai finito di amoreggiare con l’Originale?».
La strega non sapeva cosa rispondere, così lui continuò: «Oh, non ti preoccupare, non lo dirò a nessun altro che non se ne sia già accorto, tipo Alyssa, Meredith e il buon vecchio Jeremy. Durante queste nottate di fuoco non avete proprio pensato che nelle stanze accanto ci fossero dei vampiri, vero? Ah, lo so, quando la passione arriva, travolge tutto, anche la capacità di ragionare!».
«Credo sia abbastanza, amico» a parlare non erano stati né Bonnie né Damon questa volta, bensì Kol, che era tornato. Se ne stava dall’altro lato della veranda, le braccia incrociate e lo sguardo severo mentre fissava il vampiro. Non appena Damon incrociò il suo sguardo, rimanendo dapprima sorpreso poi divertito, Kol sostenne lo sguardo ancora per un po’, prima di andare incontro ai due, guardando poi Bonnie con uno sguardo indagatore. Stava bene o le parole del vampiro l’avevano toccata proprio nel suo punto debole?
«E credo che non sia affar tuo ciò che Bonnie fa nel suo letto, di notte, o in qualsiasi altro luogo e momento della giornata.» continuò l’Originale, guardando serio Damon da molto vicino. Se avessero voluto, avrebbero potuto prendersi a pugni senza muoversi di un passo.
«Oddio, se proprio vogliamo precisare non era nel suo letto, ma in quello di Jeremy, che poveretto è rimasto solo col divano del salotto. Il che rende tutto un po’…strano oserei dire, se non peggio.» continuò il vampiro sfacciatamente.
Per tutta risposta, l’Originale lo prese per il collo e lo spinse forte contro al muro, tenendolo immobile lì.
«Smettila di parlare di lei in questo modo!» gli ringhiò, ma il vampiro per tutta risposta gli rise in faccia.
«Sei un pessimo bugiardo» disse Damon, diventato serio, «
“Non è un problema”, certo, perché non provi nulla di serio per lei. Ma a me non la dai a bere. Per spassartela avresti potuto trovare qualsiasi altra ragazza, umana o meglio ancora vampira, ma no, tu hai scelto proprio lei, la migliore amica dei tuoi futuri cognati. Che non è nemmeno immortale!».
«Faresti meglio a smetterla prima che ti faccia pentire! O devo ricordati che tu non sei messo meglio di me, innamorato di una strega sirena che mai e poi mai vorrà diventare vampira e vivere per sempre con te, ora che sa le potenzialità che ha!» rispose rabbioso l’Originale, ferendo visibilmente il vampiro.
La porta di casa Gilbert si aprì ancora, ma questa volta ad uscire era Alyssa. Vide Damon con le spalle al muro, Kol gli stringeva le mani al collo, entrambi erano pieni di rabbia; Bonnie era poco distante, ancora shockata da come si erano messe le cose.
«Che sta succedendo qui?» chiese guardando a turno tutti e tre, con un tono canzonatorio.
«Stavo ricordando al tuo ragazzo le buone maniere» rispose subito l’Originale.
«Prendendolo per il collo?!» lo riprese lei, incrociando le braccia.
«Robe da vampiri, ragazzina.» la schernì ancora lui.
Alyssa non ci rifletté nemmeno un secondo: mosse le braccia e in un attimo l’Originale tolse di scatto le mani dal collo di Damon, urlando di dolore e inginocchiandosi a terra, mentre Bonnie gli si avvicinava preoccupata.
«Non darmi mai più della ragazzina.» gli disse seria lei, per poi continuare a chiedere: «Allora, ora qualcuno di voi mi dice cosa stava succedendo?».
«Ho fatto il cretino.» ammise candidamente Damon, facendo spallucce.
«Damon…» Alyssa scosse la testa leggermente delusa, mentre Bonnie lo guardò sussurrando un «Grazie!» per aver taciuto su tutta la discussione.
«Forse sarà meglio andare dentro, amore…» disse Damon ad Alyssa, e le porse la mano.
«Tutto ok Bonnie?» chiese la ragazza, e non appena la strega annuì, prese la mano del vampiro e insieme tornarono dentro.
«Stai veramente bene?» le chiese Kol, rialzandosi, e poi continuò: «Quell’idiota non sa proprio tenere a freno la lingua!».
«Sto bene. Sono solo indecisa se farti procurare della salvia per stasera o chiederti di finirla qua.» gli rispose la strega.
«Io voto per la salvia!» ironizzò l’Originale, poi parlò seriamente: «Lascia stare quel che ha detto Damon…sai, a volte spariamo delle cose senza senso noi vampiri. Continuiamo da dove eravamo rimasti.
Hic et nunc. Qui e ora».
«No.» disse secca Bonnie, e l’Originale restò deluso, ma poi aggiunse: «Continuiamo più tardi, solito posto, solita ora. Ma ricordati di portare la salvia, o non se ne fa niente!».
L’Originale non le rispose, semplicemente le rubò un bacio e tornò dentro di buonumore.



«Ancora non riesco a capire perché il professor
Schem sia voluto venire con la sua patetica macchina tutto solo!» sbuffò Damon, alla guida di una costosa auto presa a noleggio a Mystic Falls.
«Forse perché così si risparmia la tua compagnia?» lo schernì giocosamente Bonnie, che era seduta dietro con Kol.
«O quella di voi due piccioncini? Dai, potete fare quel che volete qui in macchina con noi, Jeremy e
zia Merry non lo verranno a sapere, tanto ormai anche Alyssa l’ha già capito.» le rispose il vampiro.
«Non vuoi davvero che facciamo quel che vogliamo, fidati.» s’intromise Kol, mentre Alyssa si rivolgeva a Damon: «Mi stai dando della ritardata!?».
«No amore, assolutamente, è che tu non hai l’udito da vampiro, ed è un bel vantaggio in certi casi! Sapessi quante orribili conversazioni ti eviti di ascoltare…soprattutto quando sono fatte solo di “
Oh, sì” - “Continua, mi fai impazzire” - “Anche tu peperina mia…”» le rispose ironico il vampiro, simulando i discorsi di due amanti con tanto di vocina e vocione.
«Damon! Smettila!» si agitò Bonnie, mentre Kol cercò di distrarre l’attenzione da loro: «È solo invidioso perché la sua luna di miele è già finita!».
«C’è chi si dà da fare con discrezione, super esperto. In mille anni di vita non te l’ha insegnato nessuno?» rispose piccata Alyssa, sentedosi presa in causa.
«Oh oh, ho toccato un tasto dolente! Per favore, non spezzarmi tutte le ossa delle mani anche stavolta, chiedo perdono!» disse sarcastico l’Originale.
«Potrei mirare a ben altro se non la smetti!» ribatté la ragazza ridacchiando.
«Oh, finalmente siamo arrivati…non vi sopporto più!» disse con un filo di sollievo Bonnie, e non appena la macchina si fermò aprì la portiera e uscì velocemente.
«Non ho mai capito la passione delle streghe per l’erboristeria. Non esistono streghe, che so, dottoresse?» commentò Damon, facendo esasperare l’amica che entrò subito nel negozietto, seguita poi da tutti gli altri.
Al bancone c’era una ragazza minuta, sembrava avesse sì e no diciott’anni, con dei capelli rosso fragola lunghi fino appena sopra le spalle, pieni di riccioli ribelli, e un visino dai lineamenti delicati reso perfetto dagli occhi verdi. Appena vide il gruppetto entrare li guardò sospettosa.
Fu Shane il primo a parlare: «Salve. Stavo cercando Patricia.».
La ragazza sembrò sbiancare ancor di più, nonostante la carnagione già chiarissima, e cercò di rispondere con calma, senza successo: «Patricia…non è qui… Era…è…mia mamma. Perché la stai cercando?».
«Sono un suo vecchio amico. Quindi tu devi essere Caitlin, la sua bambina. Sei cresciuta davvero tanto! Avevo bisogno di lei, mi serviva un aiuto particolare. Le è successo qualcosa?» le chiese il professore.
«Come faccio a sapere che posso fidarmi di te?» chiese titubante la ragazza.
Il professore le porse la mano: «Se sei come tua madre, ti basterà questa».
La ragazza lo guardò sorpresa, poi prese la mano del professore tra le sue.
«La conoscevi davvero bene…» mormorò la ragazza con gli occhi lucidi, lasciandogli la mano.
«Ti prego, dimmi che l’è successo, mi sto preoccupando.» disse Shane, e la ragazza gli rispose a testa bassa: «Non lo so, è sparita da un paio di giorni, e non ho più sue notizie».
«Conosci altre streghe in città? O dei vampiri?» chiese il professore, ma la ragazza non sembrava incline a rispondere, così aggiunse: «Sai se è sparito qualcuno di loro?».
«Come fai a sapere che sono spariti sia streghe che vampiri?» chiese di rimando la ragazza, ancora sospettosa.
«Perché so chi è stato, e sono qua proprio per quello. Per sconfiggerli e porre fine a queste sparizioni, assieme ai miei amici. Ma se hanno preso tua mamma…non so se abbiamo possibilità.» le rispose il professore desolato.
«Cosa avresti voluto chiedere a mia madre?» domandò la ragazza, ma stavolta rispose Alyssa: «Una cosa che ci puoi dire anche tu: dove trovare l’incantesimo per uccidere gli elfi».
«Come fai…chi sei?» chiese spaventata la rossa, mentre tutti gli altri si erano voltati a guardare Alyssa.
«Diciamo che sono una sensitiva. Non devi avere paura di noi, ma di quei loschi elfi, che non fanno altro che rapire streghe e vampiri per farne non si sa cosa. Vuoi provare a rintracciare tua madre e far fuori i suoi rapitori? Noi ti aiuteremo. Ma ci servono le tue conoscenze, e anche le tue abilità magiche sarebbero ben accette.» le spiegò la strega sirena.
«E poi vi chiedete perché sono pazzo di lei!» mormorò orgoglioso Damon a Bonnie e Kol, appena dietro di lui, che alzarono gli occhi al cielo in sincrono.
«Va bene, ma…» la rossa non riuscì a terminare la frase, che si sentì un fragore di vetri rotti, e tutti si girarono verso l’origine del suono: dei rami incantati avevano rotto la porta vetrata dell’erboristeria e si erano conficcati nel petto di Kol, che era poi crollato a terra inerme, mentre altri rimbalzavano contro il corpo di Damon, protetto dal ciondolo magico.
«Bonnie, occupati dei rami!» urlò Alyssa, cercando di mantenere la calma, e subito si mise di fronte a Damon, prese in una mano il suo ciondolo protettivo e nell’altra il talismano che aveva lei al collo, chiuse gli occhi, e biascicò delle parole incomprensibili. Bonnie intanto stava cercando di far rinsecchire i rami che avevano trafitto Kol.
«Erborista e professore, avvicinatevi a me e Damon se volete salvarvi la pelle.» disse Alyssa, mentre era ancora concentrata. Bonnie aveva intuito cosa stava facendo, ma non sapeva se sarebbe riuscita a salvare anche Kol: la strega sirena infatti stava usando l’incantesimo protettivo del ciondolo di Damon, amplificandolo fino a proteggere tutti i presenti. Ma Bonnie sapeva che, se non avesse terminato il lavoro di rimozione dei rami, la barriera non sarebbe riuscita ad avvolgere Kol, perciò mise tutta l’energia che aveva in corpo nel suo intento.
Alyssa era ormai riuscita a mettere al sicuro lei, Caitlin, il professor Shane e Bonnie, così cercò di aiutare l’amica con i rami, ma non appena iniziò a concentrarsi sui rami nel petto di Kol, altri rami entrarono nell’erboristeria, mirando stavolta ai piedi dell’Originale: gli si attorcigliarono e cercarono di trascinarlo fuori facendolo strisciare come un verme.
Bonnie si gettò letteralmente a terra, cercando di trattenere invano il corpo inerme dell’Originale, e Damon a sua volta cercò di tenere lei, mentre Alyssa non mollava la presa sui ciondoli per non perdere la protezione sui superstiti.
«Bonnie! Devi lasciarlo andare o ci prenderanno tutti!» le urlò Damon, adirato per la situazione difficile nella quale si trovavano. Non era mai facile arrendersi, soprattutto quando si doveva rinunciare a qualcuno a cui si era legati, ma non c’era altra soluzione in questo caso.
«No! Non sappiamo cosa gli succederà!» rispose la strega, irremovibile.
«È un Originale, se la caverà senz’altro. Ti prometto che lo ritroveremo presto. Anzi, te lo giuro.» le disse il vampiro, sperando che sarebbe servito a convincerla.
Bonnie ormai era distrutta, lacrime sgorgavano incessanti sul suo viso. Strinse per un’ultima volta le mani di Kol, sussurrandogli «Ci rivedremo presto, bel disastro» con un mezzo sorriso sul viso, poi lo lasciò andare e si accasciò per terra. In un attimo il corpo dell’Originale venne trascinato fuori dall’erboristeria, e alla strega non rimasero altro che l’anello che gli aveva sfilato dal dito e un ramo che l’aveva trafitto, ora rinsecchito.
Damon la strinse a sé, mentre continuava a singhiozzare, e guardò Alyssa con uno sguardo che parlava da solo. La ragazza capì quel che aveva in testa, e si rese conto di quanto coraggio avesse avuto l’amica: Damon non avrebbe mai lasciato la presa, si sarebbe fatto catturare insieme a lei. E Alyssa avrebbe fatto la stessa cosa per lui. Guardò Bonnie con gli occhi lucidi, pronti a lasciar spazio ad un pianto di tristezza, angoscia e rabbia. Avrebbe voluto abbracciarla anche lei, ma non poteva mollare la presa sui ciondoli, e non poteva distrarsi ancora, o tutto quel dolore non solo sarebbe stato vano, ma sarebbe aumentato a dismisura. Erano ancora in pericolo, e dovevano allontanarsi il prima possibile.
«Non voglio sembrarvi insensibile, ma dobbiamo andarcene. Non so per quanto riuscirò a mantenere vivo l’incantesimo.» disse Alyssa, rivolgendosi in particolare a Bonnie.
«Caitlin, devi venire con noi. Non possiamo lasciarti qui.» disse il professore alla rossa.
Lei ci pensò un po’, sapeva di essere in pericolo, ma non era facile mollare tutto, lasciare tutto ciò che le rimaneva di sua madre, ed andare chissà dove con dei perfetti estranei.
«Sarai al sicuro con noi, ti proteggeremo, puoi starne certa.» cercò di rassicurarla Alyssa.
«Devo solo prendere una cosa.» disse la ragazza e fece appena un passo, quando Alyssa la fermò con un urlo: «No! Non riesco a proteggerti né se ti allontani né se ti muovi, e tu vuoi fare entrambe le cose. Dobbiamo venire tutti con te.» spiegò alla ragazza, poi incitò gli altri: «E dobbiamo prenderci tutti per mano. Andiamo».
Damon prese per mano Bonnie, e lei porse l’altra mano al professor Shane, che aveva già preso per mano Caitlin. Avevano formato una catena umana, al cui capo c’era la rossa e alla fine, con le mani strette sui ciondoli, Alyssa.
Arrivarono nel retro bottega, pieno di scaffali sui quali si poteva trovare ogni cosa, da Grimori a contenitori pieni di pietre di ogni forma e colore. Caitlin prese due Grimori e un piccolo sacchetto di tessuto rosso, e fece di nuovo strada verso l’uscita del negozio. Prima di varcare la soglia guardò il negozio, angolo per angolo, con gli occhi lucidi, poi fece un profondo sospiro ed uscì da esso seguita da tutti gli altri.
«E ora come facciamo?» chiese Damon, guardando le due macchine parcheggiate davanti a loro.
«Non c’è problema, credo di sapere cosa devo fare, ma ovviamente mi servirà la mano di tutti. Letteralmente.» disse Alyssa, poi spiegò loro cosa fare.
Il professor Shane, Caitlin e Bonnie appoggiarono le loro mani sulle spalle di Damon, mentre lui teneva premuto il suo ciondolo sul petto di Alyssa, e lei era in mezzo alle due auto parcheggiate, con una mano su ognuna delle due macchine.
Chiuse gli occhi, e tutt’attorno si alzò un forte vento. Ripetè diverse volte delle parole incomprensibili, probabilmente in latino, e d’un tratto le macchine emisero un breve bagliore e tutto finì.
Alyssa riaprì gli occhi e sorrise.
«Adesso saremo al sicuro, finché resteremo in macchina. Tranne te amore, ovviamente. Il ciondolo funziona ancora.» disse la strega sirena, ma non appena finì di parlare, richiuse gli occhi e per poco non cadde a terra: Damon l’aveva presa tra le braccia appena in tempo.
«Presto! Salite in macchina e seguiteci!» disse al professor Shane e a Caitlin, che più velocemente possibile si ficcarono nella macchina del professore, poi si rivolse a Bonnie: «Apri la portiera e sali dietro con lei».
Così fece, e Damon le adagiò dolcemente Alyssa sulle gambe, carezzò il viso di quest’ultima sperando che fosse solo stanca a causa della magia, poi corse subito alla guida dell’auto e partì velocemente, seguito dall’auto del professore.

Non appena arrivarono a Durham, Bonnie modificò l’incantesimo di protezione tutt’attorno al loft in modo da respingere solo gli elfi, così il professore e Caitlin si accomodarono in salotto, mentre Damon prese di nuovo Alyssa in braccio, ancora incosciente, e la portò in camera sua. Bonnie lo seguì con una decina di candele che appoggiò sul comodino e sul comò: in uno schiocco di dita tutte le candele si illuminarono, e il vampiro la guardò dubbioso.
«Le daranno un po’ di energia per riprendersi.» gli spiegò lei.
«Sinceramente…tu credi che sia normale che ancora non si sia ripresa?» le chiese il moro, guardandola negli occhi in cerca di ogni minima esitazione.
La strega si avvicinò al letto, e guardò l’amica, che giaceva come se fosse pacificamente addormentata. Non riusciva ancora a comprendere la sua magia. Non era la stessa che avevano lei e la sua defunta nonna: loro per eseguire un incantesimo dovevano impararlo, leggendolo da un Grimorio o facendoselo insegnare da un’altra strega, mentre Alyssa…sembrava assorbirlo da quelli già esistenti o addirittura inventarne uno nuovo ogni volta. Poteva dubitare ancora che tutto ciò necessitasse di una maggiore energia? Eppure…
«Non lo so… Damon, se non l’hai capito, lei non è come me. Né come mia nonna, il professor Shane o Caitlin. Noi studiamo gli incantesimi, lei invece sembra scriverli. E non so se tutto questo sia più pericoloso ed estenuante o se la sua energia sia proporzionata alle sue capacità. Dobbiamo solo aspettare e vedere se si riprende così.» disse la strega, guardando a volte il vampiro, a volte l’amica.
«E tu? Come ti senti?» chiese sincero il moro, guardandola con le sopracciglia accigliate. Non avevano proferito parola in macchina, ma lui l’aveva sentita singhiozzare anche se cercava di nascondersi guardando fuori dal finestrino.
La strega deglutì un paio di volte prima di riuscire a rispondere: «Non sto bene. È inutile che lo nasconda. Avrei potuto fare di più, avrei potuto salvarlo, se solo fossi stata più veloce, se solo non avessi lasciato che il panico prendesse il sopravvento su di me».
Damon le si avvicinò e l’abbracciò, mentre lei iniziava a piangere senza più trattenersi.
«Lo sai che a volte faccio il cretino, dico bugie e mi rivolgo male anche alle persone a cui voglio bene, ma non mentivo ad Atlanta. Ti giuro che faremo di tutto per ritrovarlo. E non pensare più che è colpa tua. Anzi, sei stata molto coraggiosa. E tutti noi siamo stati fortunati. Avrebbero potuto rapire anche te e Alyssa, ma siete qua, e questa è già una piccola vittoria. Gli abbiamo tenuto testa, capisci? In ogni caso, sono sicuro che non potranno fargli niente, è un Originale, è letteralmente immortale.» le disse tenendola ancora stretta a sé, mentre le carezzava le spalle.
«Lo spero.» disse la strega, poi cercò di riprendersi, e gli chiese: «Ci puoi pensare tu a chiamare Klaus? Io…non credo di farcela…».
«Non ti preoccupare, me ne occupo io. Forse sarà meglio che vada giù, abbiamo lasciato soli il prof e
Riccioli di Fuoco, non vorrei che mi rubassero i soprammobili!» le disse ironicamente il vampiro cercando di distrarla, ma lei lo fermò: «No, resta tu con Alyssa. Io intanto andrò a parlare con loro dell’incantesimo contro gli elfi».

«È strano tornare qua…» mormorò Caroline, entrando nella villa di Klaus a Los Angeles, «Mi sento come se fosse casa mia, anche se ci sono stata una settimana appena».
«Perché sarà casa tua, amore. Quando vorrai partire per quel famoso viaggio alla scoperta del mondo intero, questa sarà una delle nostre prime mete. Ti farò conoscere ogni angolo di questa meravigliosa città. Pian piano conoscerai tutti gli angoli di altre città, e alla fine conoscerai tutto il mondo. È il bello di essere immortali: hai il tempo di fare qualsiasi cosa tu voglia.» le disse Klaus, abbracciandola e saziandosi del suo sguardo curioso che ammirava tutti i dettagli della casa.
«Suppongo che ognuno di noi qui possa avere una propria camera. Niente male come acquisto, fratello. Hai sempre avuto buon gusto, ma soprattutto buon occhio per gli affari.» disse Elijah passandogli accanto, seguito da Rebekah, Matt, Elena e Stefan.
«Non credo ti offenderai se ti confido che sarai l’unico ad avere una camera tutta per te, caro Elijah.» gli disse Klaus, riferendosi al fatto che tutti erano in coppia tranne lui.
«Forse la mia anima gemella non è ancora nata, no? Dovreste saperlo voi, miei cari fratelli, che avete aspettato mille anni per trovarla.» rispose Elijah, senza far intendere se stesse parlando sul serio o se fosse solo una leggera battutina.
«Oppure è già nata e l’hai pure incontrata, ma te la sei fatta sfuggire per colpa di qualcun altro.» s’intromise Rebekah, guardandolo con sguardo indagatore.
Elijah stava per rispondere, quando sentì squillare il suo telefono.
«È Damon. Sicuramente ci darà qualche notizia sulla gita ad Atlanta e l’incantesimo.» disse fiducioso Elijah, prima di rispondere.
«Pronto?»
«
Caro Elijah…ho due brutte notizie e due belle notizie, che forse compensano le prime. Quale vuoi sentire?» disse Damon dall’altro capo del telefono, cercando di non far sentire l’agitazione che ancora aveva per tutto quello che era successo.
«
Whatever…il risultato non cambia.»
«
Effettivamente hai ragione. Allora… La strega che cercavamo non c’era, è stata rapita: e questa è la prima brutta notizia. La bella notizia però è che abbiamo trovato sua figlia. Però c’è stato un problema, direi abbastanza grosso: siamo stati attaccati. E hanno rapito tuo fratello. Altra brutta notizia. Ma c’è l’ultima bella notizia: abbiamo l’incantesimo, per cui possiamo fare fuori quei bastardi e riportarlo a casa!»
Tutti i presenti si guardarono tra loro: chi era preoccupato, chi arrabbiato, chi ancora incredulo.
Elijah rimase senza parole per qualche istante per poi dire solo: «E quando rapivano mio fratello voi dov’eravate?!».
«
Io ero protetto dal ciondolo che mi aveva dato Bonnie…» disse Damon, sentendosi in colpa, poi continuò: «Abbiamo cercato di salvarlo, Elijah, ma è stato inutile. Alyssa è stata grande, è riuscita a proteggerci tutti usando il mio ciondolo e la sua magia, ma tuo fratello era già stato pugnalato da quegli stupidi rami incantati e non siamo riusciti a fare in tempo a toglierglieli per poter proteggere anche lui».
«Quindi mi stai dicendo che è stato tutto un problema di tempistica e di fortuna?!» adesso Elijah era visibilmente irritato, e Klaus, poco distante da lui, non era da meno: «Questi elfi devono solo sperare di non trovarsi faccia a faccia con me. Li ridurrei a brandelli a mani nude e poi ne farei un falò!».
«
Elijah, senti, mi dispiace davvero. Non so se hai mai avuto uno scontro con degli elfi, ma credimi, non è affatto gradevole. E se ti dico che abbiamo fatto tutto il possibile è perché è la pura verità. Sai dove sono io ora? Accanto al letto di Alyssa, che è svenuta ad Atlanta dopo aver cercato di salvarci tutti, tuo fratello compreso, e ancora non si è risvegliata. E come tu temi per tuo fratello, io temo per lei. Perché se non si dovesse svegliare…» s’interruppe Damon, ed Elijah abbassò il telefono, come a volerlo porgere a qualcun altro.
Sorprendendo tutti, lo prese Elena: «Damon, non devi sentirti in colpa per quel che è successo. Sono sicura che avete tutti fatto il possibile. Rispetto a come sarebbe potuta andare…non vi hanno rapito tutti, ed è già un sollievo saperlo. Vedrai che Alyssa si risveglierà presto. E non appena lei e Bonnie avranno imparato l’incantesimo, scoveremo quei maledetti elfi, ci riprenderemo Kol, a cui non avranno potuto far nulla perché diamine, è un Originale no?!, e tutti noi gliela faremo pagare per tutto questo a quei dannati bastardi!».
Damon, all’altro capo del telefono, ridacchiò appena: «
È più o meno la stessa cosa che ho detto a Bonnie cinque minuti fa».
«Quindi non era una cosa passeggera…povera Bonnie…dev’essere distrutta.» rispose la vampira, mentre i Mikaelson non capivano di cosa stessero parlando.
«
Lo è. Fallo sapere ad Elijah, Klaus e Rebekah. Lei sarà la prima a lottare per lui, e ormai dovrebbero saperlo che se uno di noi è in lotta, lo siamo tutti, insieme.» disse Damon, poco prima di mettere fine alla comunicazione.
«Che diavolo è questa storia di Bonnie?» chiese Rebekah confusa.
«Diciamo che lei e Kol in questi ultimi giorni a Mystic Falls si erano clandestinamente…avvicinati.» spiegò leggermente imbarazzata Elena.
«Oh…» disse solo Rebekah, e un silenzio imbarazzante scese su tutta la casa.

Damon era sdraiato affianco ad Alyssa, il braccio sinistro piegato col gomito sul cuscino per tenersi alzato, e il destro attorno alla ragazza. Se la teneva stretta, accarezzandole i fianchi, e non smetteva di ammirarla, se non per darle un bacio sulla fronte o sulla guancia di tanto in tanto. Era passata più di mezz’ora dal loro arrivo a casa, quando Alyssa aprì pian piano gli occhi.
«Buongiorno amore, anche se sarebbe più opportuno dire buonasera» le sussurrò Damon, baciandola ancora una volta.
Lei si voltò verso di lui e gli sorrise, poi domandò: «Cos’è successo? Come sono arrivata qua?».
«Sei svenuta dopo aver fatto l’incantesimo protettivo alle macchine, e il tuo possente fidanzato ti ha portata valorosamente in braccio fino a casa, ovviamente» le rispose con la sua solita vena ironica, che la fece ridere.
«Una bella fatica Atlanta-Durham a piedi con me in braccio eh?» scherzò la ragazza, e Damon ne fu contento. La sua piccola stava bene.
Si coccolarono ancora un po’, poi decisero di scendere in salotto: era ora di conoscere meglio Caitlin.

Quando Bonnie arrivò in salotto, il professor Shane e Caitlin erano seduti sul divano e stavano sfogliando i Grimori che quest’ultima aveva portato via dall’erboristeria. Si sedette accanto a loro, e chiese se avessero trovato qualcosa.
«Non abbiamo buone notizie…» mormorò la rossa.
Bonnie li guardò dubbiosa, e il professore le spiegò la situazione: «In uno di questi Grimori ci doveva essere lo stesso incantesimo che c’era in quello di tua nonna, ma anche qui…la pagina è stata strappata via. Probabilmente quando hanno rapito Patricia hanno pensato bene di far sparire l’unico incantesimo che poteva metterli in pericolo».
«Quindi è stato tutto inutile?» chiese allarmata Bonnie, pensando a Kol.
«Non proprio…» continuò Caitlin «In questi Grimori sono scritti solo incantesimi riguardanti le altre creature sovrannaturali: come indebolirli, come proteggersi da essi, come sfruttare le loro potenzialità a favore nostro, e tanto altro. Può darsi che abbia trovato un modo per poter rendere pan per focaccia».
«Cioè?» chiese ancora Bonnie.
«Possiamo fare in modo che qualsiasi cosa facciano per attaccarci gli si ritorca contro, e noi non ne avremmo alcuna conseguenza.» le rispose la rossa.
«Possiamo farli fuori con le loro stesse mani praticamente?» Bonnie ora sembrava più fiduciosa.
«Non proprio, ma possiamo indebolirli e confonderli, in questo modo.» le rispose l’altra.
Le due continuarono a sfogliare i Grimori, mentre il professor Shane si mise al telefono con la sua assistente.
Era passato un bel po’ di tempo, quando Damon ed Alyssa li raggiunsero.
Bonnie si alzò subito in piedi ed andò incontro all’amica, abbracciandola.
«Come ti senti?» chiese preoccupata.
«Sto molto meglio, Bonnie, non ti preoccupare. Tu? Avete già guardato i Grimori vedo…» le rispose la mora.
«Anche io sto un po’ meglio. L’incantesimo che cercavamo non c’è, ma in compenso abbiamo trovato qualcosa che potrà comunque aiutarci.» disse l’altra, poi le raccontò dell’incantesimo.
«Mi piacerebbe dare un’occhiata ai Grimori…chissà che non mi venga in mente qualcosa…» disse Alyssa, e si avviò verso il divano, sedendosi poi.
«A proposito di questo…forse dovremmo capire che tipo di magia è la tua…» azzardò Bonnie.
La ragazza sembrò non capire ciò che intendeva l’amica, che le spiegò: «Tu non sei come noi, Alyssa, è inutile che lo neghiamo. Né io, né Caitlin, né il professore saremmo stati in grado di proteggere tutti con un solo ciondolo. Noi non avremmo potuto fare niente, se non cercare altre pietre, farci su l’incantesimo, e darle ad ognuno di noi. E nel frattempo, gli elfi ci avrebbero rapito tutti. Per non parlare dell’incidente con Damon e di come hai risolto tutto nel giro di poco tempo, anche se a te è sembrato un’eternità. Noi semplicemente impariamo degli incantesimi usando i Grimori o aiutandoci tra noi streghe. Tu fai tutto da sola. Non so se te li inventi, o li assorbi da non so dove…non ne ho la più pallida idea, ma ho la sensazione che in qualsiasi situazione tu ti troverai nella tua vita, dalla tua testolina ne uscirà sempre un’incantesimo per salvarti la pelle».
«E comunque, grazie per quello che hai fatto…senza di te avrebbero preso anche me.» aggiunse Caitlin.
«Figurati, Caitlin. Anzi, sono io che ringrazio te per esserti unita a noi.» disse alla rossa, poi si rivolse all’amica: «Bonnie, anche io non ho la più pallida idea di come possa sapere certe cose. Pensavo fosse un dono da strega, ma da quanto dici tu…possibile che io sia l’unica ad averlo?».
«Forse dovemmo parlare di tutto questo in un altro momento…» mormorò Damon, e indicò con lo sguardo Caitlin e il professore. Non era contento che si parlasse così apertamente delle capacità di Alyssa con dei perfetti estranei nei paraggi, nonostante sembrassero dalla loro parte.
«Sì, hai ragione, ora dovremmo lasciar perdere me e le mie stranezze, e parlare solo di come…» ma Alyssa s’interruppe, e fremette. Gli altri la guardarono confusi, e Damon si preoccupò che non stesse ancora male.
«C’è qualcuno qui fuori.» disse soltanto, poi si alzò dal divano e uscì nel giardino anteriore.
Gli altri la seguirono, e quando furono fuori si impietrirono: davanti a loro c’era un ragazzo altissimo, di carnagione chiara, dai lineamenti e fisico perfetti. I capelli corvini gli incorniciavano il volto, quasi nascondendo gli occhi di ghiaccio per quanto erano lunghi. Non appena vide i cinque uscire dal loft, come per svelarsi senza tante cerimonie, si mise una ciocca dietro alle orecchie. Lunghe orecchie a punta.


ElenaDobrevSomerhalder

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Capitolo 14
*** Walking On The Wild Side ***


Your Love Saved Me - Chapter 14
14 - Walking On The Wild Side


«Chi sei? Cosa vuoi?» chiese Bonnie al bellissimo ragazzo moro, che se ne stava impertubabile nel giardino del loft.
«Mi chiamo Alec, e se non si fosse capito» rispose, e appoggiò la mano sulla barriera protettiva come se fosse un vetro, «sono un elfo. Vi ho seguiti da Atlanta».
Il ragazzo iniziò a camminare avanti e indietro affianco alla barriera, continuando a parlare: «Ero lì quando siete stati attaccati, assieme ad altri elfi, che però non posso chiamare compagni. Vedete, io non sono affatto d’accordo con questa scelta di Valvic, e dopo aver visto come avete resistito, so che voi potete aiutarci».
«Aiutarvi a far cosa?» chiese coraggiosamente Caitlin.
«E chi è questo Valvic?» aggiunse incrociando le braccia Damon.
«Valvic è il nostro Re. E ha deciso che dobbiamo estirpare il male da questa terra, a cominciare dai vampiri» l’elfo indicò Damon con una mano, poi scorse platealmente l’altra verso tutti gli altri «e dalle loro streghe. Non tutti sono d’accordo con lui per fortuna, e io sono tra questi. Ma siamo troppo pochi, e metterci contro di lui non servirebbe a niente. Anche perché appena viene a conoscenza di qualcuno che è contro di lui, lo fa fuori in un battito di ciglia». L’elfo si fermò, la testa bassa come a ricordare qualcuno che non c’era più, poi rialzò il viso e guardò deciso i cinque: «Ma con il vostro aiuto, e ancor meglio se riuscirete a radunarne altro, potremmo avere una possibilità di mettere fine a tutto questo. E io posso aiutarvi dandovi informazioni interessanti».
«Perché dovresti aiutarci? Alla fine tu cosa ci perdi se il tuo Re dà la caccia alle streghe e ai vampiri?» gli chiese sospettosa Alyssa.
Il ragazzo fece un ghigno imbarazzato, e rispose solo «Ognuno ha i suoi motivi per fare ciò che fa».
«Scommetto che c’è di mezzo una donna.» commentò tagliente Damon.
«Non ti sembra di essere un tantino invadente, vampiro?» lo ammonì Alec, senza però prendersela troppo.
«Lascialo perdere, è una battaglia persa.» suggerì Bonnie all’elfo, prima che iniziassero a volare battutine a non finire.
«Come facciamo a sapere che tutto questo non è una trappola?» s’intromise il professor Shane, forse il più scettico tra loro.
«Lei sa che sono sincero.» disse Alec indicando Alyssa «E poi solo un pazzo suicida verrebbe qui tutto solo ad affrontarvi. Anche se non ve ne siete resi conto, sono io quello ad essere in pericolo».
Damon scoppiò a ridere: «Se prima ci stavo credendo, ora ho capito che è tutto un bluff».
«Ha ragione. È lui quello in svantaggio.» lo smontò Alyssa.
Tutti la guardarono come se avesse detto la più grande assurdità del mondo, ma lei continuò: «Tanto per cominciare, se non usciamo dalla barriera non può farci nulla. E poi ci basta fare quell’incantesimo che abbiamo appena scoperto per difenderci anche fuori dalla barriera e oltretutto danneggiarlo».
«Tranquilla, rivela pure i nostri vantaggi.» la canzonò sarcasticamente Caitlin.
«Lui sa già tutto. Solo che non sono ancora riuscita a capire come: udito amplificato o lettura della mente?» disse tranquillamente Alyssa, rivolgendo poi la domanda all’elfo.
«Non è un caso se abbiamo delle orecchie che sembrano antenne. E in aggiunta a tutto ciò, sono un ottimo osservatore.» rispose ironicamente Alec.
Alyssa iniziò ad avvicinarsi a lui, sotto lo sguardo preoccupato di Damon, e una volta arrivata alla barriera, invisibile a tutti tranne che alle streghe, appoggiò una mano su di essa, finché le dita sporsero appena: l’elfo poteva toccarle, ma non sarebbe riuscito ad afferrarle. Fece segno ad Alec di appoggiare la mano sulla sua, e lui così fece, guardando Damon con un ghigno di sfida. Le loro mani si stavano toccando, e per un bel po’ non succedette niente, mentre Damon non riusciva a nascondere la gelosia dal suo viso. Poi ad un tratto Alyssa spalancò gli occhi e ritrasse la mano.
Damon le fu subito accanto e le cinse i fianchi, mentre lei deglutiva con difficoltà e sembrava non riuscisse a respirare.
«Alyssa!» cominciò ad urlare il vampiro, preoccupato che l’elfo le avesse fatto qualcosa, ma lei scosse la testa.
«L’ho visto.» disse la ragazza, con un filo di voce, guardando l’elfo.
«Chi?» chiese Damon ancora più preoccupato.
«Il tuo Re. Stava uccidendo qualcuno a cui tenevi.» mormorò dispiaciuta la ragazza all’elfo.
Questo si irrigidì, e disse solo «Mio fratello Lucas».

Matt era seduto in riva al mare. I suoi occhi concentrati sull’orizzonte, in attesa di qualche movimento sul pelo dell’acqua.
Seduti in uno dei pochi locali che avevano ancora i tavolini all’aperto, un centinaio di metri dietro a lui, c’erano Elijah, Rebekah, Klaus e Caroline.
«Io insisto. Potreste stare voi al posto suo.» disse Rebekah ai suoi fratelli.
«Non sappiamo se ora le sirene riescano a capire la differenza tra umani e vampiri.» disse Elijah, e Klaus aggiunse: «E poi il tuo fidanzatino ha la tipica faccina da bravo ragazzo, non riusciranno a resistere a lungo».
«Come volevasi dimostrare…» commentò Caroline, guardando la spiaggia più in là: a qualche metro di distanza, infatti, stava passeggiando una ragazza molto avvenente nonostante si notasse la giovane età e vestita in modo decisamente troppo leggero per la stagione.
«La pesciolina ha abboccato.» commentò soddisfatto Klaus, guardando Rebekah con un ghigno.
La ragazza si fermò davanti a Matt, e i vampiri si concentrarono per affinare l’udito.
«Ehi…tutto solo in riva al mare… Di solito c’è qualcosa che non va.» disse la ragazza con un sorriso dolce. Matt si limitò a fare spallucce, cercando di non farsi tradire dall’emozione.
«Posso…?» chiese la ragazza indicandò la sabbia accanto a lui.
Matt annuì, e la ragazza si sedette.
«Non sei tipo da molte parole, questo s’è capito.» ironizzò la ragazza, facendo ridere appena l’umano.
«Ci sono momenti in cui le parole non solo non servono, ma sono anche di troppo.» le disse, facendola arrossire, poi la guardò negli occhi castani, lo stesso colore dei suoi lunghi capelli. Era strano guardarla: il suo corpo era quello di una donna formosa, ma il viso mostrava la reale età della ragazza. Non poteva avere più di diciassette anni.

«Ti va di fare un tuffo?» chiese lui, lasciandola di stucco.
«Non hai troppo freddo per fare un tuffo?» chiese lei di rimando, guardando il giubbotto del ragazzo in modo eloquente.
«E tu?» le chiese Matt, guardando la magliettina leggera che indossava senza nient’altro sotto di essa.
«Ok, basta così quarterback, prima che la mia sorellina decida di rompere con te e poi rompere anche il tuo corpicino.» disse Klaus sarcasticamente, comparso davanti a loro all’improvviso.
La ragazza fece per alzarsi, ma Elijah, dietro di lei con una mano in tasca, le appoggiò l’altra mano sulla spalla e le fece cenno di restare seduta.
«Cosa sta succedendo?» chiese la ragazza spaventata a Matt, che ora la guardava triste.
«Scusami…» le mormorò soltanto, poi si alzò allontanandosi un po’.
«Allora…non temi il freddo a quanto pare…» disse Klaus osservandola da capo a piedi.
«Dimmi cosa vuoi.» sentenziò decisa lei, sorprendendo appena l’Originale.
«Coraggiosa la ragazza. Intanto dimmi chi sei.» la incitò, e lei rispose secca: «Maryel».
«Ok, riformuliamo la domanda, Maryel. Cosa sei?» le disse ancora, sorridendole poi in modo da mostrare i canini da vampiro.
«Non uccidermi!» pregò la ragazza, adesso terrorizzata.
«Facciamo così: tu vieni con noi a farti una bella chiacchierata, e noi non ti uccidiamo. Che te ne pare?» le propose Elijah, porgendole la mano.
Lei annuì e prese la mano di Elijah.

«Tu vuoi vendetta.» pensò ad alta voce Damon.
«E non solo.» mormorò Alyssa.
Damon la guardò intensamente, e lei aggiunse: «Vuole proteggere altre persone a lui care, prima che facciano una brutta fine. È dalla nostra parte, possiamo stare tranquilli».
«E voi?» chiese Alec, guardandoli serio, «Voi siete dalla mia parte, o appena avrete liberato il vostro amico farete fuori anche me solo perché sono un elfo?».
«No, non lo faremmo mai.» rispose subito Alyssa, ma Damon aggiunse: «A meno che non fai in modo di meritartelo».
«Non c’è problema. Sarà meglio metterci al lavoro. Cominciate ad imparare quell’incantesimo, quando sarete pronti io sarò qui fuori a testarlo.» disse l’elfo, e si sedette ai piedi di un albero.
Gli altri tornarono dentro, e Caitlin tirò fuori delle pietre rosse da un sacchetto dello stesso colore.
«Dobbiamo farlo su queste pietre l’incantesimo.» disse soltanto, e andò a prendere il Grimorio per ritrovarlo.
«Perché proprio su queste pietre?» chiese Damon.
«Perché sono di diaspro rosso.» rispose la rossa.
«Ne so tanto quanto due secondi fa.» commentò sarcastico il vampiro.
«Ha molte proprietà utili al nostro scopo: è protettivo ed è perfetto per l’incantesimo che dobbiamo fare, infatti di solito viene usato in magia difensiva. Anticamente gli veniva attribuita la virtù di neutralizzare qualsiasi tipo d’incantesimo d’attacco e si diceva anche garantisse una protezione dalle creature sovrannaturali. Questa pietra viene utilizzata perfino per gli umani, per rispedire al mittente le negatività.» spiegò ancora la ragazza, prendendone una in mano.
«Possiamo farlo tutti insieme?» chiese Bonnie, suscitando l’ironia del vampiro: «Ecco, lo sapevo che la compagnia di quel pervertito ti avrebbe fatto male! Io e Alyssa non partecipiamo, voi altri tre se volete darvi da fare tutti insieme fate pure, sono affari vostri!».
«Che disdetta Damon, era tutta una scusa per poterlo fare con te! Beccata!» rispose fintamente disperata Bonnie, facendogli il verso.
«Possiamo essere seri, almeno in questi momenti?» disse il professor Shane spazientito.
«Avete del sale?» chiese Caitlin, e Bonnie andò a prenderlo in cucina, poi la rossa si rivolse agli altri due compagni di magia: «Forza, cominciamo a provare».
I tre si misero in una parte libera da mobili del salone, e cominciarono a leggere l’incantesimo. Appena Bonnie ritornò con il sale, Caitlin si mise a disegnare con esso una specie di ghirgoro a forma di croce sul pavimento, formato praticamente da quattro archi collegati tra loro tramite gli estremi, e all’interno di essa vi disegnò una “X”, al cui centro adagiò la pietra di diaspro rosso. Si mise di fronte ad una delle punte della croce, e fece segno agli altri tre di fare altrettanto. Si presero poi tutti per mano, e iniziarono ad enunciare l’incantesimo.

«Era proprio necessario portarmi fin quassù?!» sbuffò Maryel, varcando la soglia di Villa Mikaelson.
«Ti secchi lontano dal mare, sirenetta?» la schernì Klaus, leggermente offeso dal fatto che la ragazza non sembrava impressionata dalla sua magione.
«Stupide leggende…» bofonchiò lei per tutta risposta, e si accomodò sul divano indicatole da Elijah.
«Quindi…quali sono queste stupide leggende e quale invece è la verità?» le chiese poi Elijah, accomodandosi anche lui.
«Non mi avete ancora detto perché volete sapere queste cose.» si lamentò la sirena.
«Perché una nostra amica forse è una sirena, e vorremmo capirci qualcosa di più.» le spiegò Caroline, prima che qualcun altro le rispondesse male.
«Forse?! O la è, o non la è.» disse candidamente la mora, ma Rebekah la esortò ad andare avanti: «È una storia un po’ complicata, per quello abbiamo bisogno del parere di un esperta del settore come te».
«Tanto per cominciare: come vi trasformate?» chiese più diretto Klaus.
«Esattamente nello stesso modo in cui tu fai vedere le zanne: lo vogliamo fare e lo facciamo.» rispose la ragazza in modo strafottente.
«Quindi non vi trasformate non appena vi immergete?» chiese ingenuamente Matt, che le rivolgeva per la prima volta la parola dopo essere andati via dalla spiaggia.
«Leggenda. Potremmo trasformarci anche nel deserto, ma di certo non sarebbe affatto piacevole strisciare a terra come vermi per muoverci.» rispose sarcasticamente lei.
«E l’acqua? Riuscite a vivere anche senza mai nuotare?» stavolta era Rebekah a porre la domanda.
«Ok, forse è meglio smetterla con le domande stupide. Va bene, vi spiego tutto io. Innanzitutto, noi siamo umani. Il che vuol dire che viviamo esattamente come qualsiasi altra persona al mondo. Semmai abbiamo delle cose in più, rispetto a loro. Ad esempio, quando vogliamo possiamo trasformarci, e con questo vuol dire che possiamo stare quanto tempo vogliamo sott’acqua, anche anni, senza mai tornare in superficie. Ci muoviamo molto meglio in acqua come sirene che fuori sulle nostre gambe. Non troverete mai una sirena con gli occhiali: abbiamo una vista perfetta, soprattutto quando siamo trasformate, per vedere bene anche nelle acque più profonde. Non abbiamo bisogno di dormire, soprattutto quando siamo trasformate, e inoltre la nostra vita dura il doppio di quella dei comuni esseri umani. Ovviamente quando ci trasformiamo non respiriamo e non ne abbiamo bisogno, e quando non siamo trasformate riusciamo a trattenere il fiato per molto più tempo rispetto agli umani. Ed infine, alcune sirene hanno dei poteri particolari. Altro?» spiegò Maryel, cercando di dire tutto quello che le veniva in mente per evitare altre domande.
«Siete tutte femmine?» chiese confuso Matt.
«No, per fortuna ci sono anche i maschi. Un tempo non ce n’erano abbastanza, o almeno così si credeva, e le sirene donne cercavano di attrarre gli esseri umani maschi per trasformarli in sirene.» rispose divertita la ragazza.
«Mordendoli.» aggiunse Klaus, soprendendola.
«Come fai tu a saperlo?» chiese la mora, e l’Originale le rispose subito, leggermente irritato: «Perché alcune tue antenate avevano intenzione di trasformare me».
«Ma non potevano.» disse dubbiosa la ragazza, e Klaus quasi rise: «Certo, non avrebbero mai potuto sopravvivere, me ne sarei cibato volentieri se non fossero scappate a gambe levate. O meglio, a
coda levata!».
«No, non hai capito. Tu non ti puoi trasformare in sirena. Non sei più un essere umano. Sei morto. Nada, capisci?» gli spiegò Maryel.
«E se una sirena non sapendo che è un vampiro lo mordesse? Cosa succederebbe?» chiese preoccupata Caroline.
«Questo non lo so…credo che nessuno abbia mai morso un vampiro…» disse la mora, ma non ebbe nemmeno il tempo di rifletterci più di tanto, che già i presenti erano pronti con altre domande.
«Vale per tutti il fatto di non dormire?» chiese Rebekah, pensando ad Alyssa.
«Sì, per tutte le sirene attive.» rispose senza pensarci Maryel, e questo suscitò un’ulteriore domanda: «Attive? Che significa?».
«Sin da quando nasciamo, abbiamo il gene sirenico, per cui ad esempio le ragazze con il gene crescono generalmente con molte più curve delle loro coetanee senza, sviluppandosi prima del solito, e siamo tutte più affascinanti rispetto la media. Doni di Madre Natura che apprezziamo molto, ovviamente. Ma solo dopo esserci trasformate la prima volta riusciamo a vedere alla perfezione, non abbiamo bisogno di respirare sott’acqua e di dormire.» rispose all’ennesima domanda la sirena.
«E la prima trasformazione è come tutte le altre?» chiese Elijah, e il viso della ragazza si scurì.
«No…la prima volta…è terribile. Non scegliamo noi di trasformarci. Almeno la maggior parte. Ci succede…quando siamo in pericolo in acqua.» mormorò Maryel.
«Vorresti dire che dovete praticamente rischiare di morire affogate per potervi trasformare la prima volta?» chiese sorpresa Caroline.
La sirena annuì senza aggiungere altro, e in quel momento di silenzio si sentirono dei passi: Elena e Stefan li stavano raggiungendo in salone.
«Nessuno che abbia chiesto dei poteri speciali, eh?» commentò quest’ultimo, guardando tutti i presenti, per ultima la sirena, in attesa di una risposta.
«Sono cose molto rare, o riservate ai Capobanchi e sono più che altro abilità mentali, del tipo leggere nel pensiero o comunicare solo con esso, oppure guidare le onde e le correnti…cose di questo genere comunque.» disse Maryel.
«Immagino già quale sarà la prossima domanda…» mormorò Elena alzando gli occhi al cielo.
«Spara, doppelganger.» le disse Klaus, e lei lo guardò con lo sguardo ridotto ad una fessura.
«
“Cara Maryel, ti spiacerebbe venire con noi a Durham per farti conoscere la nostra amica?” ho indovinato?» disse la vampira, ma l’Originale la prese in giro: «Brava bambina, ma non c’è nessun premio, non metterti a piangere eh!». Poi si rivolse alla sirena: «Allora, sirenetta, te lo vuoi fare un viaggetto con noi?».

«Lo testo io.» disse Damon, allungando la mano per farsi dare la pietra.
«Non esiste. Non sappiamo se funziona.» lo canzonò Alyssa.
«Proprio per questo devo essere io a provarlo. Non mi succederà nulla, piccola, te lo prometto.» le disse il vampiro, e fece un passo in più per baciarla dolcemente.
In quel momento, squillò il telefono di Bonnie.
«Caroline?» disse la ragazza dopo aver accettato la chiamata.
«
Sì, Bonnie, sono io. Non siamo state lontane nemmeno un giorno, che già mi manchi! E proprio per questo volevo dirti che domani o al massimo mercoledì torniamo tutti lì.» disse la vampira dall’altro capo del telefono.
«Avete già trovato qualcosa?» chiese curiosa la strega.
«
Sì, ma stiamo pensando che…non ti posso dire nient’altro, è una sorpresa! Comunque, ci vedremo presto, e spero si chiariranno molte cose. Voi a che punto siete con gli incantesimi?»
«Lo abbiamo appena fatto. Ora dobbiamo testare se funziona.»
«
E come farete? Non è che esci fuori in strada e trovi un elfo che gentilmente ti aiuta a testare un incantesimo contro di lui…»
«A dire il vero, un elfo che ci aiuterà ce l’abbiamo…»
«
Seriamente?»
«Sì…ci ha seguiti da Atlanta ed è dalla nostra parte. Almeno così dicono lui, Alyssa e il suo sesto senso.»
«
Oh. Beh, credo che ci si possa fidare di lei e del suo sesto senso… Che aspetti? Andate a testare questo incantesimo e fateci sapere se funziona!»
«Sì, certo, ti farò sapere prima possibile.» disse Bonnie, terminando la chiamata.
«Allora, mi date questa pietra?» chiese spazientito Damon.
Caitlin prese il diaspro rosso da terra e si avvicinò al vampiro, lasciandolo di stucco quando gli tolse il ciondolo protettivo dal collo per poi mettergli il diaspro nella tasca dei pantaloni.
«Se sei protetto dal ciondolo come facciamo a sapere se il nostro incantesimo funziona, genio?» gli disse la rossa, facendogli poi cenno di uscire fuori.
Damon non le lasciò ripetere l’invito, che andò subito fuori in giardino.
Alec era ancora lì, seduto ai piedi dell’albero, e quando vide il vampiro non fece una piega. Aspettò che varcasse la barriera senza muoversi di un millimetro, poi alzò una mano verso di lui. In un attimo un ramo dell’albero si piegò magicamente e diventò un tentacolo come quello che aveva trafitto Kol. Il ramo puntò alla gamba destra di Damon, ma quando arrivò ad un millimetro dal vampirò sparì, per poi ricomparire davanti alla gamba destra di Alec e trafiggerla, suscitando un urlo di dolore dell’elfo.
Alyssa corse verso Damon, seguita da Bonnie e Caitlin, e lo abbracciò.
«Stai bene?» gli chiese, lasciando andare tutta la tensione accomulata.
«Io sì, lui invece non credo…» rispose il vampiro, mentre osservava Alec contorcersi dal dolore mentre cercava di far ritornare il ramo all’origine. Quando finì, al posto del ramo nella sua gamba c’era un buco da cui colava un liquido gelatinoso, trasparente e dall’odore simile a quello dell’erba appena tagliata. L’elfo avvicinò la mano alla ferita, chiuse gli occhi, e dalla mano si sprigionò una luce dai toni aranciati, che velocizzò la guarigione.
«Tutto ok?» chiese il vampiro all’elfo.
«Sì. L’incantesimo funziona, per cui siamo a buon punto. Ora vi resta da recuperare l’incantesimo che ci uccide, se volete vincere davvero. Altrimenti riuscirete solo a resistere.» rispose Alec.
«Beh, la streghetta
Riccioli di Fuoco lo sa, non è vero?» disse Damon, guardando sorridente Caitlin, ma quando lei scosse la testa il sorriso svanì dal viso del vampiro.
«Come non lo sai?» le chiese Bonnie, rivolgendosi poi ad Alyssa: «Tu all’erboristeria avevi detto che…».
«Che ci poteva dire dove trovarlo, ma non che lo sapeva.» continuò la frase la strega sirena, facendo svanire l’euforia che prima si era impossessata del gruppo.
«Senti, so che potrà sembrarti strano ciò che sto per dirti» disse Alec ad Alyssa «ma forse non avete bisogno di quelle pagine dei Grimori dove c’era scritto l’incantesimo. Tu puoi ottenerlo lo stesso».
L’elfo le si avvicinò e le prese la mano, mentre le passava di sopra l’altra tutta sporca della sua linfa, lasciandocene sopra un bel po’.
«Hai me e la mia linfa, se lasci andare la tua mente e la tua magia, loro troveranno il modo per sconfiggermi.» le disse con voce calma e stranamente calda.
«Io non voglio sconfiggerti.» gli disse la ragazza, con lo sguardo accigliato.
«No, non vuoi sconfiggere me, ma noi elfi siamo fatti tutti allo stesso modo, per cui basta scoprire come farne fuori uno per farli fuori tutti.» spiegò Alec, ora diventato freddo come una roccia.
Alyssa guardò Damon, Bonnie, Caitlin e Shane. Tutti annuirono e la incitarono a provare questo metodo, anche se ancora non capivano appieno le capacità della ragazza. Damon le porse la pietra rossa, e lei se la mise nella tasca dei jeans per poi dargli un bacio. Poi si sedette a terra, all’interno della barriera facendo sporgere solo le mani e con una prese quella dell’elfo, che si sedette di fronte a lei, mentre nell’altra aveva ancora la sua linfa, infine chiuse gli occhi.
Aspettarono tutti per un paio di minuti, poi Bonnie prese la mano a Damon e gli disse: «Forse ci vorrà del tempo…andiamo dentro e cerchiamo di scoprire altro. Tu faresti bene a prenderti un sacchetto dal frigo, stai guardando quell’elfo come se fosse un dessert e in lui non scorre nemmeno una goccia di sangue!».
Il vampiro annuì, anche se la sua non era fame, e seguì la strega, mentre Caitlin e il professore intanto erano già arrivati dentro il loft.


Alec e Alyssa si ritrovarono a passeggiare mano nella mano in un posto meraviglioso: c’era un corso d’acqua trasparente come mai ne aveva vista in tutta la sua vita, e ogni tanto nel suo percorso c’erano delle piccole cascate che rompevano il silenzio ma non la tranquillità del luogo; tutt’attorno era pieno di erba rigogliosa ed alberi e piante fioriti, sui quali si appoggiavano rispettivamente uccellini e farfalle di ogni forma e colore. Il cielo era limpido e azzurro, e in alto sopra le loro teste brillava il sole, che però non sembrava scottare troppo, anzi, il contatto con i suoi raggi era piacevole. La ragazza restò talmente estasiata dall’ambiente che non si rese conto di essere mano nella mano con l’elfo, fin quando le fece cenno di accomodarsi in braccio a lui, dopo essersi seduto su una roccia accanto al fiume. Lei cercò di lasciargli la mano, ma lui la trattenne: «Dobbiamo mantenere il contatto per restare qui».
«Qui dove? Cos’è, un sogno indotto?» chiese leggermente agitata la ragazza.
«No, questa è Avalon, la terra di elfi, fate, gnomi e sirene. O, più precisamente, una fedele riproduzione di essa. Vedi, le nostre menti sono molto potenti. Insieme possiamo fare questo e ben’altro.» le spiegò l’elfo, che gioiva visibilmente nello stare in quel luogo.
«Non ti seguo…» Alyssa ora era confusa. Quando aveva toccato l’elfo e aveva visto suo fratello Lucas, Alec le aveva detto in una delle visioni che aveva avuto in quei pochi istanti che dovevano rimanere da soli per risolvere il problema degli elfi, ma ancora non aveva capito lo scopo di tutto ciò.
«La mente degli elfi è potente, Alyssa. Più di quella dei vampiri, e tu sai che riescono a convincere gli esseri umani di qualsiasi cosa, con il soggiogamento. Noi possiamo fare molto altro, ma solo con la nostra stessa specie, con le streghe, le fate, gli gnomi e le sirene. Ho capito sin da subito che tu non eri solo una strega. Sai, sembro un ragazzino, ma la verità è che se fossi umano sarei morto da un paio di secoli. E di cose strane in tutto questo tempo ne ho viste. Ma come te, nessuna: una strega sirena che non sa di esserlo. Tu non hai idea di cosa significa, vero?» disse lui, alzandosi dalla roccia e girandole attorno cingendole la vita con la mano per non perdere mai il contatto, finché non le si fermò di fronte.
«No, sto ancora cercando di capire, con l’aiuto del mio ragazzo e dei nostri amici. Ma se tu sai qualcosa, mi pare giusto che tu me la dica.» disse la ragazza, prendendogli la mano, sperando che lasciasse cadere l’altra che teneva sui suoi fianchi.
«Se vuoi puoi saperle senza che te le dica.» le disse, avvicinandosi sempre più, finché i loro corpi si toccarono.
«Che stai facendo?!» chiese irritata la ragazza, ma l’atteggiamento dell’elfo non sembrò scalfirsi.
«Vuoi scoprire tutto? Baciami, e le nostre menti saranno così tanto connesse che riuscirai a vedere tutto quel che vuoi.» le disse lui, mollando la mano intrecciata alla sua per posarla sulla schiena della ragazza e stringerla a sé.
«Sei impazzito? Non lo farei mai! E poi perché con un semplice contatto delle mani puoi portarmi qui ma non farmi vedere ciò che voglio sapere? Non è vero che devo baciarti!» lo respinse la ragazza, senza spostarsi più di tanto per mantenere il contatto.
«Streghetta, molte cose ancora non le capisci, è comprensibile. Questo posto l’ho ricreato io, è semplice come incantesimo, e per questo basta un semplice contatto. Ma per vedere le centinaia di anni che ho vissuto, per viverle come le ho vissute io, e tutto nel giro di qualche minuto, devi aprirti a me completamente. Devi lasciarti andare. E sai bene cosa succede quando ci si bacia: ci si abbandona l’uno nelle mani dell’altro, ci si estranea dal mondo, e ci si sente l’uno parte dell’altro. È questo che devi fare.» le spiegò l’elfo, con tutta la dolcezza del mondo.
«Dove sono i nostri corpi in questo momento?» chiese dubbiosa la ragazza, e l’elfo le rispose tranquillamente: «Esattamente dov’erano prima: seduti in giardino che si tengono per mano. Nessuno sa dove siamo davvero. Nessuno saprà quel che succede qui, se è questo che ti preoccupa».
«Non c’è niente che mi preoccupa. Non bacio chiunque mi capiti a tiro, sai?!» disse irritata lei.
«Quindi ci rinunci? Non vuoi sapere tutto ciò che saresti capace di fare? Non vuoi sapere come far fuori gli elfi e liberare il tuo amico, la madre di quella ragazza e chissà quanti altri vampiri e streghe che non ci avevano fatto nulla di male?» la punzecchiò Alec, allontanandosi sempre più, finché si sdraiò sull’erba, mantenendo il contatto tenendole la caviglia con la mano. Alzò gli occhi al cielo e sospirò, prima di dire: «Peccato, nessun altro potrà aiutarti. Valvic ha fatto sparire l’incantesimo e chiunque lo sapesse. Non avrai mica pensato che stessero rapendo gente a caso?».
«Volevano rapire anche Damon, e lui non sa niente dell’incantesimo.» rispose d’istinto la ragazza ripensando alla disavventura di qualche giorno prima nel giardino del loft, e questo suscitò le risate dell’elfo.
«Pensavi davvero che mirassero a lui? Certo, è pur sempre un vampiro, ma l’obiettivo eri tu.» disse il ragazzo, fattosi serio.
Alyssa rimase senza parole. Aveva sempre dato per scontato che fosse lui quello in pericolo, che fosse lui quello che volevano rapire, ma lei ancora non sapeva di essere una strega sirena. Non avrebbe mai potuto immaginare che era invece lei quella ad essere in pericolo.
Intuendo i pensieri della ragazza, Alec continuò: «Pessima mossa, quella di mandarti alla ricerca dei colpevoli delle sparizioni. L’elfa che hai incontrato è tornata subito ad Avalon a farci rapporto: quando ti ha toccata ha scoperto subito che c’era qualcosa che non andava, che eri troppo potente per essere una semplice strega. Così, hanno iniziato a tenerti d’occhio, ma partendo il giorno del Ringraziamento hai fatto perdere le tue tracce. Sai, a noi elfi non piacciono molto aerei e aeroporti. Ma ad Atlanta eravamo in tanti, stavamo prendendo di mira quella zona in questi giorni, e non appena ti hanno vista nell’erboristeria gli altri pensavano di cominciare ad attaccare proprio da te. Ma sono stato io ad ordinar loro di iniziare dai vampiri, con la scusa di poterti prendere senza farti del male. E tu hai fatto tutto il resto. Vedi, siam sempre stati un’ottima squadra!».
La ragazza si sentì mancare le forze man mano che il racconto dell’elfo andava avanti, e pian piano si sedette a terra.
«Vieni qui, cerca di calmarti ora. Hai bisogno di tempo per assimilare tutto, e non puoi certo scoprire tutto il resto adesso.» le disse l’elfo, facendole cenno verso il suo petto.
Alyssa non era convinta, ma alla fine si sdraiò accanto a lui e poggiò la testa sul suo petto. Lui la strinse a sé, e carezzandole i capelli iniziò a parlare di tutt’altro: «Hai visto che voglio proteggere altre persone, ma non hai capito che legame c’è, vero? Vedi, se ti dico di baciarmi, non è perché ne trarrei piacere. Cioè, sei senza dubbi una bellissima ragazza, ma io sono già innamorato. Non la tradirò baciando te, perché l’intenzione non è quella, e quella che stiamo vivendo alla fine non è la realtà. Ci stiamo semplicemente aiutando. E io lo farei anche per lei, perché è una vampira, e se lo scoprisse Valvic non si farebbe scrupoli a ucciderla davanti ai miei occhi per poi uccidere anche me. Qui si tratta di sopravvivere, di vincere una battaglia in cui altrimenti perderemmo tutti. Per cui aspetterò anche giorni interi qui con te, finché non sarai pronta a farlo».
«Credo che a Damon verranno dei seri dubbi su quello che stiamo combinando già in meno di un’ora, e di sicuro ci interromperà, figuriamoci se ci lascerà giorni interi fermi come statue nel giardino.» disse lei guardandolo negli occhi, e lui fece altrettanto: «Il tempo qui è diverso. Se anche stessimo un giorno qui, per Damon sarebbe passata solo un’ora».
Lui continuò ad accarezzarla, mentre lei ripensava a tutto ciò che le aveva rivelato.
«Puoi far finta che io sia Damon.» le disse Alec dopo un bel po’, vedendo che la ragazza non si mosse.
«Ci assomigli vagamente, è vero, ma far finta che tu sia lui mi sembra
un tantino impossibile…» rispose lei senza intenzione di ferirlo nell’orgoglio.
«Intendevo sul serio. Puoi usare la tua mente. Una specie di incantesimo di camuffamento.» le disse l’elfo carezzandole la testa come per stimolarla.
La ragazza si spostò un po’ in su, in modo da ritrovarsi col viso alla stessa altezza di quello del moro, e gli accarezzò la guancia e gli disse: «Il fatto non cambia. Bacerò te. E non riuscirò a nasconderlo a lui, per cui sappi che appena avremo fatto fuori Valvic tu dovrai scappare comunque, perché non credo che Damon riuscirà a passarci sopra».
«Proverò a farti dimenticare del bacio se vuoi, dopo che avrai scoperto ciò che ti serve. Con le streghe e le sirene funziona, tu sei entrambe…» le disse lui, avvicinando il viso a quello della ragazza, ma lei si limitò a dire che non voleva mentire.
Erano vicinissimi, e lei stava ammirando ogni dettaglio del suo viso: i suoi lineamenti erano delicati, fini, e la sua pelle era liscia e chiara; gli occhi azzurri e i capelli neri le ricordavano il suo vampiro. Ma lui non era Damon. Non poteva dimenticarlo. E non l’avrebbe fatto.
Chiuse gli occhi, si fece forza, e lo baciò.

Ecco un altro capitolo! =)
Molte novità in questo capitolo, e due nuovi personaggi! Passate dal
Blog e dalla Pagina Facebook per gli extra, come le foto dei nuovi personaggi e altro! ;)

Sto pensando di revisionare tutta la storia e ripostarla, visto che non mi piace come sono scritti i primi capitoli! xD Voi che dite? Lasciate pure la vostra opinione in una recensione! ;)
Al prossimo capitolo! =D

ElenaDobrevSomerhalder

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Capitolo 15
*** Beautiful Nightmare ***


Your Love Saved Me - Chapter 15
Capitolo 15 - Beautiful Nightmare

«Non conta il gesto, ma l’intenzione.» disse tristemente Alec, staccandosi da Alyssa. Aveva ricambiato il bacio, ma sentiva che non c’era abbastanza coinvolgimento dall’altra parte, per cui non sarebbe servito a nulla. Se la mente della ragazza non era libera, non le avrebbe potuto mostrare un bel niente.
«Come?!» brontolò lei, guardandolo con uno sguardo fulmineo.
«Alyssa, non devi baciarmi tanto per farlo. Devi esserne convinta. Devi volerlo con tutta te stessa. Devi essere coinvolta. Non puoi semplicemente attaccare le labbra alle mie e far sì che questo basti per funzionare.» le spiegò l’elfo, leggermente provato dall’insuccesso.
«Non so come fare! Non posso innamorarmi di te, e se non provo qualcosa non riesco a lasciarmi andare! Possibile che non lo capisci?!» la strega sirena era visibilmente alterata.
«Ti fidi di me?» chiese semplicemente Alec, guardandola in cerca di una risposta sincera.
«Forse non dovrei a questo punto, visto le tue richieste, però sì, mi fido di te. Ho percepito il tuo animo, prima. Non sei cattivo.» rispose la ragazza, cercando di capire dove volesse andare a parare.
«Allora lascia fare a me, ok?» disse deciso lui, guardandola negli occhi.
Alyssa si limitò ad annuire, poi Alec le si mise sopra a cavalcioni, lasciandola di stucco. Si tolse la maglietta, sfoderando il suo fisico statuario.
«Cambiato nulla?» chiese lui ironicamente, e senza attendere risposta strappò dalla maglietta una striscia di tessuto.
«Non direi. Comunque complimenti, dovete avere un’ottima palestra ad Avalon.» rispose lei lasciandosi andare all’ironia.
Il ragazzo le mise la striscia di tessuto sugli occhi, legandola dietro la testa, poi iniziò a baciarla: partì dalla guancia e si spostò pian piano verso il collo. Ma Alyssa nella sua testa vide Damon, nella sua camera, che le stava sopra e la baciava, e si rilassò. Gli mise le mani sulla schiena possente, e lo strinse a sé. Lui scese ancora più giù continuando a baciare ogni lembo di pelle scoperta, andando un poco oltre il bordo della maglietta, per poi ritornare sul collo.
Alyssa iniziava ad ansimare, e lui cominciava a farsi strada con le mani sotto la maglietta. Lei cercò di tirarsela via, ma lui la bloccò e lo fece al posto suo, facendo attenzione a non spostare la benda che aveva sugli occhi, per poi slacciarle anche il reggiseno. Continuò a baciarla, ricominciando a scendere sul suo seno, e poi ancora più giù, sfilandole anche i jeans e gli slip, e si dedicò alla parte più intima di lei, facendola gemere sempre più forte, mentre lui cercava di togliersi i pantaloni e i boxer in modo impacciato. Quando ci riuscì, si insinuò tra le gambe della ragazza, indugiando. La ragazza gemette ad ogni contatto, e lo strinse a sé, intenta a baciarlo, ma prima di cedere al bacio lui le parlò.
«Non lasciarmi, Alyssa. Resisti più che puoi.» la ragazza sentì parlare Damon, ma c’era qualcosa di strano nella sua voce, qualcosa che non riusciva a comprendere in quel momento.
«Non lo farò, Damon.» gli disse, e lo baciò appassionatamente.
Fu come un dejavu
: una strega con immensi poteri controllava un esercito intero.
Poi lui affondò dentro di lei.
E ora, da tutt’altra parte, c’era un’elfa, forse la Regina, che grazie a quella stessa strega metteva fine alla lotta tra due orde di elfi.
Un altro affondo.
Adesso la strega stava facendo un incantesimo all’elfo traditore, facendolo essiccare davanti a tutti gli altri, e di lui rimase solo cenere.
E ancora un altro. Ancora. E ancora.
C’era Valvic, nel bel mezzo di un bosco in mezzo alle montagne, con Lucas. Quest’ultimo era rinchiuso in una gabbia di rami, e sembrava non voler rispondere alle domande del suo Re.
«Dove sono tutti gli altri?»
Ma il ragazzo stava in silenzio.
«Come fai a proteggere la tua mente da me?»
Niente ancora, silenzio assoluto.
«Non hai intenzione di rispondere, vero? Beh, farò in modo che qualcun altro lo faccia per te.»
Valvic mosse le braccia, e decine di rami presero vita.
«Non saprai mai nulla, Valvic, e io non sarò morto invano.» lo sfidò il ragazzo, e subito dopo tutti i rami si conficcarono nel suo corpo riducendolo in brandelli. Valvic fece un ultimo gesto, i resti presero fuoco, e del ragazzo rimase solo cenere.

Alyssa si staccò dal bacio per prendere una boccata di respiro. Ansimava, e gemeva ad ogni affondo dentro di sé, che si facevano sempre più ravvicinati e profondi.
Di nuovo la strega, in un immagine molto sfocata, come se fosse una cosa lontanissima, che stava davanti ad altre streghe e stavolta inventava un nuovo incantesimo di sana pianta, per rendere immortali degli esseri umani.
«Mordimi.» disse la ragazza, quasi al culmine, ma la sua richiesta non fu esaudita subito.
«Ti prego.» supplicò ancora, e questa volta lui l’accontentò.
Alec era nel bel mezzo di un amplesso con un’altra donna, bellissima e molto passionale. Si sentì mordere il collo, e subito dopo la donna si allontanò da lui, sputando un liquido trasparente e gelatinoso. E così Alec la vide in tutto in suo splendore, come Madre Natura l’aveva fatta. La sua Katherine. Che ora era disgustata da lui.
Arrivarono al culmine insieme, e quando gli spasmi terminarono, lui si appoggiò su di lei e continuò ad accarezzarla e baciarla dolcemente ovunque arrivava: sul seno, sul collo, sulle guance, sulle labbra. Lei nel frattempo seguiva la linea della sua schiena con le dita, provocandogli dei brividi di tanto in tanto.
«È stato bellissimo…è un peccato che debba già finire…» disse lui, ma Alyssa lo interruppe: «No, amore, andiamo avanti».
La ragazza ricominciò a muovere i fianchi, e gli sussurrò: «Rifacciamolo».
«Ancora?» chiese sorpreso lui, e lei annuì, aggiungendo: «Ti voglio ancora più di prima».
«Vuoi vedere altre cose?» chiese lui, ma lei non sembrava interessata: «Voglio essere tua un’altra volta, Damon. Il resto non conta».
Alec si rese conto solo in quel momento di ciò che era appena successo, come se si fosse appena svegliato da un meraviglioso sogno e si fosse reso conto di essere invece in un’amara realtà. Era spaventato adesso, non sapeva cosa fare. Avrebbe dovuto pensarci prima che fingendosi nella mente di Alyssa il suo ragazzo, lei avrebbe voluto molto più di un bacio, e magari non una sola volta. Ma la verità era che aveva agito d’istinto, e ora avrebbe dovuto rimediare comunque. Così mise le mani sulla benda, pronto a scioglierla, ma prima le disse: «Alyssa, è stato davvero bellissimo per me, e so che anche per te lo è stato, anche se non pensavi a me. Spero solo che non mi odierai».
Alyssa riaprì gli occhi, e sopra di lei vide Alec.
«Che diavolo stai facendo?!» gli chiese arrabbiata lei, cercando di scostarsi, ma lui non la lasciò muovere.
«Ti prego, non odiarmi. Ti ho fatto credere di essere Damon per poterti baciare, ma poi ci siamo lasciati prendere dal momento… Calmati ora…» le rispose lui, con lo sguardo dispiaciuto.
«Non ti odio.» disse la ragazza, senza nemmeno volerlo. Poi, rendendosi conto di ciò che aveva appena detto e di tutto ciò che era successo, ipotizzò ci fosse lo zampino dei poteri da elfo di Alec, e aggiunse: «Dobbiamo tornare a casa. Subito!».
«Aspetta…» disse l’elfo, e la ragazza non si mosse come fosse soggiogata da lui, così continuò: «Voglio che tutto quello che è successo resti tra noi. Non ne parlerai con nessuno. Mai. Per nessuna ragione. Ok?».
«Ok, non lo dirò a nessuno.» le parole sembravano uscire automaticamente dalla bocca di Alyssa, che capiva cosa stava succedendo ma non riusciva a contrastarlo.
«Sei pronta a tornare a casa allora?» chiese l’elfo, e quando la ragazza annuì, in un attimo si ritrovarono nel giardino del loft esattamente dov’erano prima, vestiti, come se niente fosse mai successo, anche se erano sudati dalla testa ai piedi.
Alyssa esitò un attimo prima di lasciare la mano dell’elfo, sincerandosi di essere davvero a casa, poi gli chiese cosa poteva fare con la sua linfa, ancora sulla sua mano.
«La puoi bere.» le disse l’elfo, sorprendendo la ragazza, poi continuò: «Tranquilla, ti farà solo bene. Non hai mai bevuto succo di frutta e simili?».
«Sì, ma mi sembra un tantino diverso…sembra gelatina…» rispose diffidente la ragazza, guardando dubbiosa la linfa sulla mano.
«Provala.» le disse deciso l’elfo, e automaticamente lei si portò la mano alla bocca e ne assaggiò un po’.
«È buona!» esclamò la ragazza, prima di incominciare a leccarsi la mano fino a renderla pulita da ogni goccia di linfa.
«Ti conviene andar dentro ora, il sole è quasi tramontato…» disse l’elfo, alzandosi.
«E tu?» gli chiese lei, leggermente sospettosa.
«Sono un elfo, di solito viviamo nei boschi, non avrò problemi a stare qui fuori nel vostro giardino.» rispose lui, poi la portò nel giardino sul retro, passando attorno alla barriera, e animò dei grossi rami di un albero finché non si intrecciarono a creare una rustica casetta sull’albero.
«Comodo, così.» commentò sarcasticamente lei.
«Ti inviterei ad entrare, ma non credo che ci sarebbe molto da vedere.» scherzò lui, e si avviò verso la casetta.
Alyssa restò ferma a guardarlo andare via, e quando entrò nella casetta, si voltò per rientrare nel loft.
Ma non riuscì a fare nemmeno un passo. La barriera protettiva la respingeva.
«Alec!» chiamò, e l’elfo le fu subito accanto.
«Cosa c’è, principessa?» le chiese con un ghigno beffardo.
«Ma che stai dicendo?!» si alterò la ragazza, ma lui le cinse i fianchi e le rispose: «Ho deciso che ti voglio. E penso proprio che verrai con me, nella nostra casetta».
«Perché la barriera mi respinge?» chiese confusa la ragazza, ignorando quel che le aveva detto l’elfo.
«Hai la mia linfa dentro di te. Ora verrai con me e basta.» le spiegò lui, poi la prese in braccio e si avviò verso l’albero.
«Dove credi di andare?!» urlò Damon, dietro di loro.
L’elfo si voltò a malapena per rispondergli: «A casa».
Damon gli si parò davanti, il viso trasformato con i canini da vampiro ben in mostra, e gli ringhiò: «Non con lei».
«Oh sì, invece: vedi, non può passare la barriera, per cui fatti da parte. Starà al caldo lassù, te lo assicuro.» gli disse, con un po’ troppo sarcasmo, e il vampiro lo prese per il collo.
«Dì al tuo ragazzo di lasciarci in pace e tornarsene a casa, cara, se non vuoi che lo trafigga con decine di paletti di legno, di cui uno nel cuore.» disse deciso l’elfo ad Alyssa, che si rivolse automaticamente al vampiro: «Fa’ come ti dice, Damon. Non mi farà niente».
Per Damon fu come una pugnalata al cuore. Lasciò il collo dell’elfo, ma non si mosse di un millimetro.
«Avevi detto che potevamo fidarci di lui.» mormorò deluso alla ragazza, che gli rispose semplicemente: «È così, ci aiuterà a sconfiggere gli elfi».
«A che prezzo?» pensò ad alta voce il vampiro.
«La prenderò in prestito solo per un po’, Vampiro, e non ti preoccupare che non te la sciuperò.» disse l’elfo sorpassandolo, e facendo comparire dietro di lui un altissimo canneto che in un batter d’occhio circondò lui e l’area fino all’albero, circondando anch’esso.
Damon si fiondò contro il canneto con tutta la rabbia che aveva in corpo, ma appena lo sfiorò una forza estranea lo respinse con il doppio dell’energia, e si ritrovò molto più indietro, all’interno della barriera del loft, con ustioni sulle parti che avevano toccato il canneto. Con tanta rabbia e le lacrime agli occhi per il dolore, non solo fisico, tornò dentro in cerca di un aiuto magico.

Alec era entrato nella casetta sull’albero con ancora Alyssa in braccio, facendo un salto sovrannaturale per salirci, e ora la stava facendo rimettere in piedi. Lei era rimasta estasiata: dal nulla l’elfo aveva creato una bella casetta, con tanto di letto in legno con uno strano materasso di morbide foglie intrecciate con viticci, e di sedie e tavolo in legno. Su quest’ultimo c’era addirittura un cesto di vimini con dei frutti, e delle piccole torce appese al muro facevano luce all’interno della stanza, dandole calore e creando un’atmosfera rilassante.
«Manca solo un piccolo tocco.» disse l’elfo, poi con un gesto della mano fece crescere delle rose sottosopra dal tetto, finché non maturarono così tanto da perdere i petali, che caddero sul letto. Poi con una mano fece prendere fuoco agli steli, mentre con l’altra creava una piccola brezza che ne faceva volare fuori dalla finestra le ceneri.
«Mmm…carino dai…» ironizzò la ragazza, che decise di sfruttare in modo positivo la sua “prigionia”, poi si sedette su una delle sedie.
«Hai fame?» chiese l’elfo, indicando la frutta sul tavolo, «Prendi ciò che vuoi, è casa tua questa, almeno per stasera».
«Perché?» chiese lei di rimando, guardandolo dritto negli occhi azzurri.
«Beh, se vuoi restare anche domani, e dopodomani, e il giorno dopo dopodomani, per me non c’è problema!» rispose felice l’elfo.
La ragazza alzò gli occhi al cielo e sbuffò, poi chiarì la domanda: «Perché stai facendo questo a Damon? L’ho capito che ce l’hai con lui, e che questo è solo un dispetto, ma…perché?».
La domanda spiazzò l’elfo, che si prese tempo andando a sedersi di fianco a lei.
«Cosa c’entra il vampiro?» disse, e poi le prese la mano e la guardò negli occhi, «Credi di non potermi piacere davvero?».
La ragazza sfilò la mano dalla presa dell’elfo, e gli disse tutto d’un fiato: «Di certo non assomiglio alla vampira con cui te la facevi non si sa quando. Sarebbe lei la tua fidanzata? Immagino cosa mi farebbe se scoprisse quello che è successo ad Avalon, potrei dire le mie ultime preghiere!».
«Non era reale, e non era davvero Avalon…» commentò lui, scatenando le grida della ragazza: «Chissene frega! Ti rendi conto?! Mi hai fatto tradire Damon con l’inganno!».
«Menomale che è anche sonora la nostra barriera, altrimenti ti avrebbe già sentito! Ascolta, mi dispiace di essermene approfittato, ma sei così bella, e in quel momento non mi sono saputo controllare. Tu mi volevi così tanto…»
«Non volevo
te!» urlò ancora la ragazza, senza lasciarlo parlare, «E non ti vorrò mai!».
«Fossi in te non ne sarei così sicura… Per quanto io sia potente, se tu non avessi provato un minimo sentimento per me non avrei potuto manipolarti affatto. Quando mi hai baciato, ti ho mentito. Tu eri convinta, e lo volevi tanto quanto lo volevo io. La differenza è che tu non lo ammettevi a te stessa, mentre io sì. E questo perché ti senti vincolata al vampiro.» spiegò lui, e la domanda che le porse la ragazza lo spiazzò ancora: «E perché allora mi hai mentito dopo il bacio? Avresti potuto mostrarmi tutto lo stesso!».
«Quante volte te lo devo dire? Sono attratto da te! Ci vuole così tanto a capirlo?» urlò lui, e stavolta fu Alyssa a rimanere spiazzata. Ma non per molto.
«Io non ti credo più. E comunque voglio che mi racconti altro su quella vampira.» disse la ragazza, poi prese una mela dal cesto e iniziò a mangiarsela a morsi, in attesa che l’elfo iniziasse a parlare.
«Non c’è molto da dire. La conosco da molto tempo, quando avevo appena 21 anni, nel 1760. Siamo stati insieme fin da subito, ma lei non è mai stata tipo da stabilirsi in un luogo, per cui per un secolo la seguii, poi decisi di fermarmi in una casa sperduta nei monti del Maine con mio fratello, e chiesi a lei di fare altrettanto. Ovviamente non mi ascoltò, e continuò a girare il mondo csenza di me, ma dopo 10 anni tornò a trovarmi, dove non era voluta restare, e fu come se non ci fossimo mai divisi. Anche se io, capendo le sue esigenze, cambiai le mie regole: le concessi di andare in giro per il mondo quando voleva, a patto di non stare via per molto tempo tutto insieme e che a volte sarei andato con lei .» raccontò lui, camminando avanti e indietro.
«Quindi mi farà fuori. Bene. Ed è tutto qua? Non c’è altro che dovrei sapere?» disse sarcasticamente la ragazza, che smise di mangiare per osservare bene il viso dell’elfo in cerca di ogni minimo segno d’esitazione.
«Circa due anni fa è morto mio fratello e sono stato io quello che se n’è andato.» rispose l’elfo, sorprendendola: «L’hai lasciata?!».
Alec sospirò, e si sedette di nuovo affianco a lei: «No, non l’ho lasciata. Me ne sono andato e basta. E da allora non l’ho più vista».
«Non ti credo.» disse la ragazza.
«Pensi che ti dica queste cose per farti cedere? Per non farti avere paura di lei?» le disse, carezzandole il viso con la mano.
«No, penso solo che è ora che tu mi dica cosa c’entra Katherine con il caos che hai creato qui.» disse seria Alyssa, lasciando di stucco l’elfo.

«Non riesco a trovare niente che possa abbattere una barriera creata da loro!» urlò Bonnie, girando l’ennesima pagina del Grimorio.
«Continua a cercare! Ci dev’essere un modo…non è possibile che tutto questo stia succedendo! Lo ucciderò. Quando scenderà da quel maledetto albero lo ucciderò a mani nude!» urlò furiosamente Damon, poi si rivolse a Caitlin: «Tu hai trovato niente sulla loro linfa?».
«No, niente di ciò che ci serve, per ora.» mormorò nervosa la rossa.
«Ecco! Ho trovato!» disse allegra la mora, e si avvicinò al vampiro: «Con questo dovresti riuscire a passare…».
La strega gli prese il viso tra le mani, stringendo decisa le tempie, e iniziò a biascicare parole strane, probabilmente latine.
Caitlin e il professor Shane la guardarono accigliati, e quando Damon cadde a terra a peso morto le chiesero perché l’avesse preso in giro, facendogli un incantesimo per farlo addormentare.
«Perché non ce la faccio più, sono stanchissima, non potremmo fare granché, e tanto Alec non farà nulla di male ad Alyssa. Gli serve per sconfiggere Valvic, e di certo quel che sta facendo è solo per irritare Damon. Non importa di che razza o età siano, i maschi non riescono a non essere stupidi ed impulsivi.» spiegò Bonnie, che poi chiuse i Grimori e li posò in garage con tutti gli altri. Poi fece accomodare Caitlin nella stanza di Elena, e il professor Shane in quella di Stefan, facendosi aiutare a portare Damon nella sua camera.
Tutti si misero a dormire, con la speranza che l’indomani sarebbe stato un giorno più tranquillo.

Damon stava correndo in un bosco. Girava, e girava, ma non si fermava mai. Stava cercando qualcosa. O meglio, qualcuno.
«Alyssa!» continuava ad urlare, ma non riceveva risposta.
Continuò a correre, finché qualcosa gli si attorcigliò alla caviglia facendolo cadere rovinosamente a faccia in terra. Quando si girò sulla schiena intento a rialzarsi, si ritrovò Alec di fronte.
«Dov’è Alyssa?» gli chiese rabbioso, mostrando i canini.
L’elfo iniziò a ridacchiare, e si inginocchiò davanti a lui.
«Lei non è più affar tuo.» sibilò l’elfo, con un ghigno malefico sul viso perfetto.
Il vampiro si lanciò verso di lui per attaccarlo, ma l’elfo era già sparito.
«Mi sembra ovvio perché abbia scelto me piuttosto che un buono a nulla come te. Voglio dire, guarda tutte le cose che posso creare» disse l’elfo, che fece sfoggio della sua magia, creando dal nulla un piccolo parco fiorito con un laghetto al centro, «mentre tu sai solo distruggere».
«Smettila!» ringhiò il vampiro, poi si calmò e sfidò l’elfo: «Fammela vedere. Fammelo dire da lei che vuole te piuttosto che me».
«Fa’ pure, vampiro. Cerca l’amore della tua vita.» gli disse l’elfo facendo spallucce, poi sparì.
Damon ricominciò a correre e ad urlare il nome della sua fidanzata, fin quando vide una ragazza di spalle: aveva lunghi capelli castani ricci e vestiti scuri attillati con scarpe col tacco altissime. Un look decisamente diverso da ciò a cui era abituata lei.
«Alyssa?» chiamò dubbioso il vampiro, e quando la ragazza si girò resto impietrito.
Lei, con un ghigno soddisfatto sul viso, si stava incamminando verso di lui, col suo caratteristico passo sinuoso.
«Katherine.» sbuffò lui, digrignando i denti.
«Ho sempre saputo di essere l’amore della tua vita, mio caro dolce Damon.» cantilenò la vampira, appoggiandogli una mano sulla spalla. Lui gliela afferrò e se la tolse di dosso.
«Ti sbagli di grosso, Katherine. Sono stato innamorato di te, ma non sei tu l’amore della mia vita.» gli disse lui con tutto il disprezzo possibile.
«Se così fosse non avresti trovato me. Forse avresti voluto trovare la tua nuova fidanzatina. Come si chiamava? Alina?» lo stuzzicò lei, girandosi di schiena e allontanandosi.
«Alyssa. Si chiama Alyssa.» disse lui duramente, e la vampira si fermò.
«Oh, allora non l’hai ancora saputo…» disse lei lanciando l’esca, e lui abboccò subito: «Che cosa?».
Katherine si girò: aveva la bocca piena di sangue, che le colava sul collo e sui vestiti, e anche le mani erano tutte imbrattate. Ma nonostante questo, Damon intravide qualcosa brillare tra le mani della vampira.
«Cos’hai fatto!?» chiese adirato il vampiro, sperando che ciò che immaginava non fosse successo davvero, mentre lei gli si avvicinava.
«Quello che i vampiri fanno, mio caro Damon, anche se tu mi sembra te lo sia dimenticato. Mangiano chi hanno voglia, quando ne hanno voglia.» disse lei, poi alzò verso di lui la mano per fargli vedere ciò che teneva: sebbene fosse tutta sporca di sangue, si capiva che era una catenella a cui era appeso un anellino, a cui a sua volta era appesa una pietra di avventurina.
«Questa mi stava andando di traverso, puoi tenerla per ricordo se vuoi. Direi che ormai è l’unica cosa che rimane di lei.» lo provocò, porgendogli la collana.
«Non puoi averlo fatto davvero.» mormorò lui ormai distrutto, il viso contratto in un’espressione colma di rabbia e disperazione, poi gli saltò addosso per attaccarla.
Ma lei fu più veloce e gli conficcò la mano nel petto, stringendogli il cuore.
«È questo che ti ha rovinato e portato alla distruzione, Damon. E guarda che cosa me ne faccio io.» disse la vampira, poi strinse sempre di più, finché le tenebre avvolsero tutto quanto.

Damon si alzò di colpo. Era seduto nel suo letto, ma accanto a lui non c’era Alyssa, a differenza delle nottate precedenti.
«È sempre una soddisfazione intrufolarsi nei tuoi sogni, Damon.» fu l’unica cosa che gli disse Katherine, sdraiata in modo sensuale affianco a lui.
«Che ci fai qui?!» le chiese irritato lui, alzandosi dal letto, mentre era ancora agitato per il sogno.
«Oh, andiamo, non ti devi allontanare da me.» disse la vampira, avvicinandosi a lui in un batter d’occhio, «Lo so che sei contento di vedermi, tesoro».
«Preferirei piantarmi un paletto nel petto.» mormorò lui, scostandola in malo modo per poi sedersi sul letto.
La vampira finse di essersi offesa, e si avvicinò pian piano al letto.
«Senti, ho avuto una pessima giornata e quando tu mi stai vicina le cose possono andare solo per il peggio. Dimmi cosa vuoi e facciamola finita.» disse infine lui, spazientito.
Lei incominciò a camminare per la stanza, col suo passo sinuoso, mentre gesticolava teatralmente: «Prima di tutto, voglio stare qui. Adoro il fatto che ci sia questa barriera contro gli elfi, sapendo quello che stanno combinando ora. Sai quanto ci tengo alla mia sopravvivenza, no? Secondo, anche se è un elfo, voglio che non tocchiate Alec, vedendo il tuo sogno immagino che l’abbiate già conosciuto. Terzo, ora sono io che voglio conoscere la tua ragazza. Si dice in giro che sia una forza della natura, e sai che ho sempre voluto i più forti dalla mia parte».
«Mi spiace, ma non posso accontentarti per nessuna di queste cose. Tu non ti avvicinerai a lei se non vorrai fare la stessa fine dell’elfo, ovvero diventare cenere. E per quanto riguarda la casa, credo che non vorrai proprio stare qui quando arriverà Klaus. Per cui, buonanotte Katherine, va’ a cercarti la più lussuosa villa disabitata dei dintorni se proprio ti piace la zona, basta che sparisci dalla mia vista.» le rispose Damon, aprendo infine la porta della camera invitandola ad uscire.

«Come fai a sapere che si chiama Katherine?» chiese Alec ad Alyssa, mentre quest’ultima si alzava dalla sedia per buttarsi sul letto, come se avesse un mucchio di sonno arretrato.
«Hai presente la tua versione di Avalon? Quando mi ha morso Damon, o meglio tu, ho visto un vostro momento intimo, in cui lei ti mordeva.» spiegò vagamente la ragazza, guardando il soffitto. Ancora non riusciva a credere a ciò che era successo. Lei e l’elfo, insieme. Le venivano i brividi al solo pensiero.
«Non l’ho mai chiamata col suo nome per intero…» pensò ad alta voce lui, ma lei non lo lasciò riflettere: «Non ce n’era bisogno, la conosco già, se così si può dire. Stava con Damon».
La rivelazione scosse l’elfo, che si avvicinò al letto.
«Cosa vorresti dire con “stava con Damon”? Quando? In che senso?» si agitò lui, sedendosi affianco a lei in attesa di risposte.
«Erano amanti 150 anni fa. Così ti è più chiaro?!» gli rispose lei con un pizzico di gelosia, poi rifletté un attimo e aggiunse: «Come fai a non saperlo?».
L’elfo non rispose. Si alzò, e se ne andò vicino al tavolo con un’espressione mista di tristezza, imbarazzo, rabbia e delusione.
Alyssa si sentì in colpa, e si alzò anche lei, andandogli vicino.
«Scusami, non credevo che te l’avesse nascosto…» gli disse, prendendogli la mano in segno di scuse, ma lui per tutta risposta la ritrasse e si strinse al tavolo, come se volesse ridurlo in polvere a mani nude.
«Ecco cos’ha fatto in quei 10 anni senza di me. Non mi sono mai voluto addentrare nei suoi pensieri perché mi aveva sempre detto che era sola al mondo, libera più che mai da ogni legame. Mi fidavo di lei.» disse Alec con rabbia, poi scoppiò in una risata isterica: «Sono proprio un idiota! Volevo pure combattere per lei!».
La ragazza cercò di calmarlo, senza ottenere grandi risultati, poi cercando di cambiare argomento gli chiese: «Vorresti dire che ora non ci aiuterai più?».
«Vendicherò comunque mio fratello, di questo puoi starne certa. Ma se Valvic dovesse scoprire di me e Katherine, e volesse ucciderla…» rispose lui, ma lei non lo fece finire: «Hey, adesso sei arrabbiato, è normale che tu pensi che non valga la pena lottare per lei, ma quando ti sarai calmato può darsi che non sarà più così. Magari non ha voluto dirti niente perché è stata una cosa passeggera, fine a se stessa, e quindi è davvero libera e sola al mondo come ti diceva.».
Alec sembrò calmarsi, e andò a sedersi sul letto, raggiunto subito dopo dalla ragazza.
«Vorrei che fosse qui per chiederle di dirmi la verità.» disse soltanto lui, e Alyssa l’abbracciò.
«Vedrai, si sistemerà tutto.» cercò di consolarlo la strega sirena.
Lui la guardò, con uno sguardo diverso ora. Era pieno di dolcezza, ma con un velo di incredulità e di sospetto.
«Perché mi tratti così? Dovresti odiarmi. Ti sto tenendo lontano dal tuo ragazzo di proposito. Te l’ho fatto tradire con l’inganno. Sono stato uno stronzo.» disse lui sentendosi in colpa, e tenne lo sguardo sul suo.
«Hai ragione, vorrei strozzarti, ridurti in cenere, e magari vendicarmi anche su Katherine per ferirti, ma questo non cambierebbe quel che è successo, e cosa ancora più importante, non mi aiuterebbe a sentirmi meno in colpa. È inutile nascondersi, io ho bisogno di te tanto quanto tu hai bisogno di me. Abbiamo un obiettivo comune, e finché non l’avremo raggiunto non ho intenzione di perdere tempo tentando di ucciderti o serbandoti rancore. Dobbiamo collaborare per ottenere quel che vogliamo.» rispose la ragazza, senza distogliere lo sguardo.
Alec guardò dritto a sé e ridacchiò: «E poi arriva una ventenne qualsiasi e ti fa capire quanto inutile sia avere centinaia d’anni quando si parla di saggezza».
Alyssa rise appena, e aggiunse: «Questa ventenne così saggia suggerisce di dormire ora. Domani ci aspetta una giornata impegnativa, sia fisicamente che psicologicamente».
«Non posso darti torto. L’ira del vampiro sarà una cosa decisamente impegnativa da sopportare!» disse lui, e la prese per mano, facendo alzare entrambi dal letto. Si allontanò un po’, poi muovendo le braccia fece spuntare dal pavimento una distesa di petali che coprì il letto fatto di foglie e viticci, poi ripetè tutto una seconda volta. Infine si avvicinò al capo del letto, e fece spuntare due immensi fiori a campana pieni di altri petali più piccoli, facendoli chiudere per contenerli.
«Lenzuola e cuscini di lusso, eh?» scherzò la ragazza, e lui le si avvicinò per abbracciarla da dietro.
«So che ami lui, ma pensa a come sarebbe una vita con me. Tutto questo è solo una piccola parte di ciò che posso fare.» le sussurrò all’orecchio, poi le schioccò un bacio sul collo, e lasciandola esterrefatta se ne andò vicino al letto. Si sfilò la maglietta, e con un gesto della mano fece spuntare dalle pareti di legno un ramo a forma di gruccia, su cui l’appese. Era esattamente come in quella riproduzione di Avalon: il fisico perfetto, la pelle liscia e chiara, senza alcuna imperfezione, senza alcuna cicatrice, completamente glabra.
L’elfo si tolse anche scarpe e pantaloni, poi si infilò tra le lenzuola di petali, e guardò Alyssa, che era ancora immobile dove l’aveva lasciata.
«Non avevi detto che era ora di riposare? Puoi venire tranquillamente a dormire, non farò nulla di sconveniente.» le disse lui dolcemente, poi aggiunse ironicamente: «Sempre che non lo voglia anche tu».
La ragazza scosse la testa, poi si avvicinò al letto, indecisa su cosa fare.
«Ti ho già vista nuda, ma se ti vergogni posso farti un pigiamino su misura.» le disse l’elfo, a metà tra lo scherzo e l’invito.
«E per farmi questo pigiamino su misura non dovrei essere comunque nuda?!» lo riprese lei, facendolo ridere.
«Ti vedrei solo per due secondi, ma se vuoi farti ammirare per tutta la notte non sarò certo io ad oppormi!» le rispose sorridente.
La ragazza si decise, e si voltò dando le spalle all’elfo. Si tolse velocemente i vestiti, rimanendo in biancheria intima, e aspettò qualche secondo. Quando si accorse che non stava succedendo nulla, si voltò verso l’elfo, e irritata gli fece fretta.
«Non sei nuda.» le fece notare lui, e lei sbuffando si tolse anche la biancheria, poi lo riprese: «Muoviti ora!».
In un attimo il corpo di Alyssa fu ricoperto da viticci, che le cinsero le forme, fino a formare quel che sembrava un body senza maniche misto a dei pantaloncini, con una scollatura a V molto profonda, fino all’ombelico, ornata da un colletto. Quando il tutto prese forma, iniziò a fiorire, e i viticci furono coperti dai petali, che davano una sensazione di delicatezza mai provata prima alla ragazza, e un’immagine angelica all’elfo che la stava contemplando.
«Una meraviglia come te doveva nascere tra le fate.» le disse dolcemente Alec rimirandola come se fosse un miraggio in mezzo al deserto.
La ragazza arrossì, e si affrettò a mettersi sotto le lenzuola.
«È proprio ora di dormire.» disse soltanto, guardando il soffitto.
L’elfo le si avvicinò, l’abbracciò, e le baciò la fronte.
«Buonanotte, principessa.» le disse, senza lasciarla.
Alyssa si irrigidì, ma quando vide che lui non fece altro, si rilassò e si accoccolò meglio tra le sue braccia.
«Buonanotte, Alec.» disse, e chiuse gli occhi.

Alyssa stava baciando Damon. Era tutto così bello, che avrebbe voluto quel momento durasse un’eternità. Non riusciva a capire dov’erano finiti, ma di certo era un posto magnifico: erano su una collinetta piena di fiori, dalla quale si vedeva un’immensa città affacciata sul mare; all’orizzonte solo l’oceano, tinto di rosso dal sole che stava tramontando.
D’un tratto si sentì una voce familiare, che ruppe l’atmosfera: era Elena, che lo chiamava. Alyssa la guardò, e pensò che fino a poco prima non c’era, ma non fece nemmeno in tempo a reagire che Damon si era già alzato per raggiungerla, e insieme si stavano allontanando da lei.
«Damon! Dove vai?» urlò la ragazza, ma il vampiro non la calcolò nemmeno.
Si mise a correre per raggiungerli, e le ci volle un po’ per rivederli. I loro abiti erano diversi, strani, ma il loro aspetto era quello di sempre. Non fece in tempo ad aprir bocca, che si allontanarono ancora, e lei riprese a correre. Li ritrovò dopo un po’, ancora una volta gli abiti erano cambiati, ma loro erano sempre gli stessi. Non ebbe nemmeno il tempo di richiamare la loro attenzione, che si allontanarono un’ennesima volta. Continuò così per diverse volte, e più tempo passava, più ci metteva per ritrovarli. Si rese conto del perché solo quando arrivò in città e si ritrovò a guardarsi riflessa su una vetrina: il bellissimo e giovane corpo della ragazza aveva lasciato il posto ad un estraneo e invecchiato corpo di quella che poteva essere una donna di mezz’età. Ma lei non si dette per vinta, e continuò a rincorrerli, finché non li ritrovò ancora. E ancora una volta, indossavano abiti diversi, sempre più strani, ma i loro visi erano i soliti. Non una ruga in più, non un capello bianco che spuntava in mezzo agli altri.
«Damon!» cercò di urlare, ma dalla bocca uscì solo una voce roca, che lui non sentì.
«Non lo raggiugerai mai.» le disse una voce femminile calda e bassa.
Alyssa si guardò intorno, e per poco non le prese un infarto. Era lei, la vampira che aveva preso il cuore di Damon, e prima ancora quello di Alec.
«Che ci fai qui, Katherine?» le chiese piccata.
«Sto solo cercando di evitarti di sprecare la tua limitata e preziosa vita con qualcuno che, a differenza tua, vivrà per sempre e dovrebbe stare con i suoi simili.» le rispose la vampira, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«Non voglio i tuoi consigli.» disse Alyssa, ricominciando a correre, ma davanti a lei comparì Alec.
«Allora ascolta me.» le disse l’elfo implorandola.
La ragazza si fermò, e l’elfo iniziò a parlarle.
«Guarda come ti sei ridotta per lui.» le disse, facendole cenno di guardarsi in una vetrina: era ormai un’anziana con i capelli argentei, una ragnatela di rughe sul viso e la gobba sulle spalle; nemmeno gli occhi erano più gli stessi, incupiti dalle tenebre del tempo. L’elfo le si avvicinò, e pian piano Alyssa tornò la ragazza di sempre, ma con un viso più radioso, le guance arrossate, e una luce particolare attorno a lei; Alec le cinse i fianchi, e le sussurrò: «E guarda come puoi essere con me».
La ragazza si scostò, e il tempo ricominciò a farsi notare sul riflesso della vetrina.
«Non m’importa. Non è te che voglio.» disse, e si rimise a correre per raggiungere Damon, che ora era anche insieme a Katherine.
Ma quando l’ebbe quasi raggiunti, sentì un forte dolore improvviso al petto, e si accasciò a terra. Si guardò la mano, che automaticamente si era portata al petto, e vide che ormai le ossa erano ricoperte soltanto da un sottile strato di pelle raggrinzita.
«Se solo mi avessi ascoltato…» le disse Alec, accanto a lei, con il viso rigato di lacrime.
Guardò davanti a lei: Damon stava baciando Elena, mentre Katherine, dietro di lui, lo stava mordendo nel collo mentre con le mani indugiava sotto la maglietta. Sarebbero rimasti sempre così: bellissimi, letali, immortali.
Si voltò un’altra volta verso Alec, che con un gesto delle mani aveva creato una fossa accanto a lei, mentre le lacrime continuavano ad inumidirgli il viso. L’elfo fece spuntare dei bellissimi fiori vicino al bordo della fossa, e Damon gli si avvicinò mesto, portando una grossa pietra senza alcuna difficoltà. L’appoggiò dietro ai fiori, e Alyssa, vedendola, iniziò a piangere disperata. Su di essa, infatti, c’era proprio il suo nome.
«È ora di andare, Alyssa. Se solo avessi scelto me…» le disse Alec, abbracciandola. La strinse forte, e con un salto la portò in fondo alla fossa, la fece sdraiare, le baciò la fronte, e con un altro salto tornò su senza di lei. Alyssa lo guardò per un’ultima volta, e nel suo sguardo vide un’enorme sofferenza. Entrambi stavano piangendo, ma ormai era troppo tardi anche per quello. L’elfo alzò la mano, e in un attimo Alyssa fu ricoperta di terra, e non vide e sentì più nulla.

Alyssa aprì gli occhi, mentre cercava di riprendere fiato.
«Ehi…va tutto bene…ci sono qui io…» le diceva Alec, sedutole accanto, ma lei ancora non riusciva a capire.
«Cos’è successo?» mormorò lei confusa, alzandosi a sedere.
«Dev’essere stato un incubo. Stai tranquilla, è tutto passato.» cercò di consolarla l’elfo.
Lei si guardò attorno: era nel letto di foglie e viticci con le lenzuola di petali della casetta sull’albero, e tutt’attorno sembrava esattamente come se lo ricordava.
«Non era reale?» chiese leggermente sollevata.
«Non so di cosa tu stia parlando, ma suppongo di no. Non ti sei mossa da qui, tra le mie braccia.» le rispose l’elfo, con un sorriso dolce.
La ragazza si prese un po’ di tempo per calmarsi, poi si sdraiò, guardando in modo strano Alec.
«Cosa c’era di tanto spaventoso in quell’incubo da farti agitare tanto?» le chiese quest’ultimo, sdraiandosi anche lui, per poi carezzarle il viso.
«Niente, non importa, era solo un incubo. Nulla di reale.» disse lei, avvicinandosi a lui per cercare conforto, e lui la strinse a sé.
Rimasero per un po’ così, finché ad un tratto l’elfo si alzò improvvisamente.
«Che succede?» chiese Alyssa, alzandosi anche lei.
«Sento dei rumori strani.» disse lui, avvicinandosi alla finestra, dove poi si immobilizzò.
«Cosa c’è?» chiese la ragazza, ma lui non si mosse, né le rispose. Incuriosita, e al tempo stesso spaventata dal comportamento strano dell’elfo, si avvicinò a lui, guardando fuori dalla finestra in direzione del suo sguardo. Il canneto che faceva da barriera si vedeva a malapena dall’interno, come se fosse una leggera tenda, e la ragazza vi guardò attraverso. Le saltò subito all’occhio che nel loft era tutto buio, tranne una camera: quella di Damon. Guardò all’interno della stanza, e ciò che vide le fece raggelare il sangue: il vampiro dava le spalle alla finestra, completamente nudo, e teneva intrappolata tra lui e la parete della stanza una bellissima donna, anch’essa nuda e di spalle. La morse brutalmente nel collo, ma lei per tutta risposta si girò e lo baciò, e Alyssa non riuscì a credere che fosse davvero lei: Katherine.
L’incubo di poco prima si fece vivo nella mente della ragazza: la testa le iniziò a girare, i battiti aumentarono all’impazzata, e all’improvviso si sentì mancare le forze. Sentì delle braccia reggerla, e il viso di Alec fu l’ultima cosa che vide.

ElenaDobrevSomerhalder

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Capitolo 16
*** Misunderstandings & Mistakes ***


Your Love Saved Me - Chapter 16
Capitolo 16 - Misunderstandings & Mistakes


«Alyssa! Ti prego! Principessa! Risvegliati!» urlò diverse volte Alec alla ragazza, che reggeva tra le sue braccia, ma lei non sembrò rinvenire. L’adagiò dolcemente sul letto, poi si avvicinò al tavolo e dal nulla fece apparire il guscio di una noce di cocco, dentro alla quale mescolò diversi liquidi come se fosse un cocktail. Tornò da lei con l’intruglio, e provò a bagnarle le labbra con esso. La ragazza non aveva nemmeno aperto gli occhi, che già le lacrime ne sgorgavano fuori.
«Bevi questo, ti farà stare meglio.» le disse l’elfo per rassicurarla, e quando lei riuscì ad alzarsi leggermente, seguì il consiglio.
«Dimmi che anche adesso era solo un incubo, ti prego.» disse soltanto lei, ma lui non riuscì a fare altro che abbassare lo sguardo.
Alyssa iniziò a piangere senza più trattenersi, singhiozzando come se il suo cuore le si stesse sbriciolando nel petto, e Alec la strinse a sé, nascondendo il viso colmo di lacrime tra i capelli della ragazza.

Alyssa non sapeva quanto tempo era passato quando riuscì a respirare quasi normalmente. Le sembrava ormai di non avere più lacrime, e di non avere nemmeno la forza per poter far uscire un minimo lamento dalle sue labbra. Alec la teneva ancora stretta, e lei non voleva mollare la presa, ma non riusciva più a stare in quella posizione. Le faceva male tutto, proprio tutto. E tuttavia, si rese conto che la posizione c’entrava ben poco con il dolore. Allentò comunque la stretta, e Alec capì, lasciandola andare. Lo guardò, e vide che anche lui stava soffrendo. Entrambi erano stati feriti, entrambi avevano il cuore a pezzi.
«Forse ce lo siamo meritato.» mormorò lei.
«Non pensarlo nemmeno. Ciò che è successo tra noi non era proprio reale. Ma loro…loro l’hanno fatto davvero, e per di più davanti a noi, senza alcun ritegno!» ribatté lui, ancora disgustato da ciò che aveva visto.
«Dici che Katherine sa che siamo qui?» chiese la ragazza, cercando di capire come fosse stato possibile.
«Non lo so, ma lui lo sapeva… E comunque non m’interessa più. Per me Katherine è morta.» rispose teso l’elfo, buttandosi a pancia in su.
«Alec, sto cercando di capire cos’è successo e perché…mi vuoi dare una mano o hai solo intenzione di tenere il muso lungo?» gli parlò sincera lei, sdraiandosi affianco a lui.
«Ti do una mano: non si sono mai dimenticati l’uno dell’altra, tutto qui. Noi eravamo solo una distrazione, ed ecco come vanno a finire le cose. Loro se la godono, e noi stiamo qui a piangere.» disse lui, poi si voltò verso di lei. Accigliò lo sguardo, e scuotendo la testa le disse: «Anzi, sai che ti dico? Non verserò mai più una sola lacrima per lei. Sono arrivato a metà della mia vita, e non ho intenzione di sprecare altro tempo. Se tutto questo sta succedendo adesso, un motivo ci sarà.».
Poi le afferrò il viso, e la baciò appassionatamente.
Lei all’inizio restò impietrita, poi le bastò ripensare a ciò che era successo nel loft quella notte per lasciarsi andare e ricambiare il bacio, mettendogli un braccio attorno al collo. Continuarono a baciarsi rotolando sul letto, finché lui si ritrovò seduto, con lei a cavalcioni di sopra. Scostò le labbra dalle sue, scendendo a baciarle il collo, e lei gemette sommessamente e affondò le dita sulla schiena nuda dell’elfo, stringendolo a sé. Man mano che l’elfo scendeva a baciarla sempre più in giù, il body di petali si ritirava, lasciando la pelle della ragazza scoperta. Si dedicò alle sue rotondità, mentre lei gli carezzava i capelli corvini, e poi la fece sdraiare, mentre andava sempre più giù, fino a stuzzicare la parte più intima di lei. Alyssa si contorceva gemendo sulle lenzuola di petali, che stringeva tra le mani, e non riuscendo a trattenere la sua magia in quel momento li fece moltiplicare tutt’attorno finché il lenzuolo triplicò di volume.
«Alec…» gemette, richiamando l’attenzione dell’elfo, che si staccò da lei solo per togliersi i boxer, per poi adagiarsi di nuovo su di lei, baciandole il collo. Lei gli prese il viso, facendogli spostare le labbra sulle sue per baciarlo appassionatamente. Quando lei ebbe bisogno di riprendere fiato si fermarono, aprirono gli occhi e si guardarono intensamente.
«Sei la cosa più bella che mi sia capitata negli ultimi tempi, Principessa. Non andartene mai via da me, te ne prego.» le sussurrò Alec, e lei, dopo un lungo momento d’incertezza, gli rispose dolcemente: «Non lo farò, se anche tu me lo prometti».
Lui si limitò ad annuire, per poi baciarla ancora, e poi affondò dentro di lei. Alyssa, presa dal piacere, gli morse il labbro inferiore procurandogli un piccolo taglio, assaporò qualche goccia di linfa che ne uscì, e iniziò a gemere sempre più forte mentre gli affondi si facevano sempre più profondi e ravvicinati. Arrivarono al culmine insieme mentre sopra di loro, dal tetto, spuntavano rami di ciliegio che fiorivano rigogliosi.
Alec si scostò affianco a lei, l’abbracciò stringendola in modo da farla appoggiare con un fianco sopra di lui, e la baciò dolcemente carezzandole i capelli, mentre i petali li avvolgevano formando delle nuove lenzuola. Continuarono a baciarsi e coccolarsi finché la stanchezza ebbe il sopravvento, e si addormentarono stretti l’una all’altro, i visi che si sfioravano, le mani intrecciate l’uno all’altra.

«Ti ho detto che voglio restare qua, Damon.» disse Katherine, rifiutando l’invito del vampiro a lasciare la sua stanza, e implicitamente il loft, e chiuse la porta della stanza.
«Non m’importa quel che vuoi tu.» rispose lui, alzando gli occhi al cielo.
«Non me ne andrò comunque senza prima aver dato una ravvivata ai nostri vecchi ricordi.» gli disse ammiccante la vampira, e in un attimo fu senza vestiti.
«Rivestiti, Katherine. Sei patetica.» la insultò lui, ma lei per tutta risposta gli si avvicinò a velocità vampiresca e gli strappò i vestiti di dosso.
«Ricordati che ottengo sempre quel che voglio.» gli sussurrò all’orecchio, leccandogli poi il collo. Il vampiro la strinse forte per le spalle e la lanciò con un’immensa forza contro il comò, rompendo esso e tutti gli oggetti che vi erano sopra.
La vampira sembrò non essersi fatta un graffio, e ridendo in modo sinistro si avvicinò ancora a lui.
«Non avrai mai la meglio su di me, ho ben 400 anni di vantaggio, dovresti saperle ormai queste cose.» gli disse, mentre lo raggiungeva, poi lo prese e lo spinse con forza contro la tavarca del letto, facendogli rompere tutte le costole sul lato destro del petto. Il vampiro restò senza fiato, immobile, per un po’, poi fece per rialzarsi, e subito lei gli fu dietro. Gli cinse il petto con le braccia, e gli baciò il collo.
«Ti sei dimenticato il detto “Fate l’amore, non fate la guerra”?» gli sussurrò all’orecchio, continuando poi a baciargli il collo.
«Niente affatto.» disse lui, e si voltò per trovarsi faccia a faccia. Avvicinò le labbra a quelle della vampira, sfiorandole, poi le strinse le spalle, e la spinse con la faccia contro il muro. La bloccò, e le morse brutalmente il collo, ma lei non lo lasciò fare: si girò e lo baciò.
Il vampiro si prese un po’ di tempo, ricambiando il bacio in modo che lei credesse di aver vinto, poi si allontanò a velocità vampiresca, prese un pezzo del comò che si era rotto poco prima, e lo conficcò al centro del petto della vampira, avendo cura di farlo andare fino in fondo, perforando anche la parete. Lei rimase attaccata al muro come un foglietto fissato con una puntina, e cercò invano di liberarsi dal paletto improvvisato, mentre il vampiro iniziò a sentire delle voci nel corridoio.
«Damon! Che succede?!» era Bonnie, probabilmente si era svegliata dopo tutto quel fracasso.
Il vampiro si guardò attorno: il letto era mezzo distrutto, del comò erano rimasti solo dei pezzi sparpagliati qua e là, e i suoi vestiti erano tutti a terra. Cercò nel mucchio un paio di pantaloni, li indossò, poi gettò un lenzuolo sulle spalle della vampira per coprire le sue nudità, e aprì la porta.
«Sai fare su due piedi un’incantesimo per immobilizzare un vampiro o qualcosa del genere?» chiese subito a Bonnie, facendole segno di entrare.
Quando la strega vide Katherine, fece subito cenno a Damon di uscire, e iniziò a cantilenare l’incantesimo, uscendo anche lei pian piano dalla stanza. Fece appena in tempo, perché la vampira si era liberata spingendosi lontana dal muro, il paletto ancora inchiodato ad esso, ed ora era sul ciglio della porta con i canini sguainati.
«Abbaia quanto vuoi Katherine, non morderai nessuno fin quando non lo vorrò io.» disse la strega guardandola dritta negli occhi senza alcun timore, poi si allontanò, mentre Damon salutava vittorioso la vampira intrappolata nella stanza con un cenno della mano.

L’alba illuminava il viso di Alyssa, stretta tra le braccia di Alec, mentre ancora dormiva. Lui la guardava sognante, ancora incredulo per ciò che era successo la notte prima. Era bastato un giorno, per cambiare così radicalmente la sua vita, come se l’asse della sua esistenza si fosse spostato da lui, a lei. Non aveva mai provato niente di simile nei secoli in cui era vissuto finora, e non sapeva se esserne eccitato o terrorizzato.
«Katarina…» si lamentò Alyssa nel sonno, e l’elfo la guardò preoccupato. Probabilmente stava ricordando ciò che aveva visto dalla finestra della stanza di Damon. L’accarezzò, cercando di farle sentire che non era sola.
«No…non puoi…mi uccideranno!» mormorò ancora la ragazza agitandosi, e l’elfo aggrottò le sopracciglia. Non ebbe il tempo di capire cosa intendesse, che lei si svegliò.
«Ancora incubi?» le chiese premuroso.
Lei gli rispose, un po’ agitata: «No, non lo so. Cioè, non era un incubo, però è stato strano. Ho sognato Katherine, ma io la chiamavo Katarina. Non eravamo qui, né a Mystic Falls, né in Italia. Però ci assomigliava un po’, all’Italia. Ed eravamo vestite in modo strano…antico. Io avevo una bambina in braccio, che lei voleva a tutti i costi. Continuava a ripetere disperatamente “Ridammi mia figlia!”, ma io per qualche motivo sapevo che non potevo dargliela. Sentivo che qualcuno mi avrebbe uccisa se l’avessi fatto, e sembrava già troppo rischioso anche solo fargliela vedere.» e terminò infine con un dolce sorriso «Poi mi sono svegliata…tra le braccia di un angelo.».
Lui la baciò dolcemente, poi le sussurrò: «Posso vedere questo sogno?».
Lei annuì, e lui la baciò con più trasporto, vedendo il sogno come se fosse stato il suo.
«Forse dovremmo parlarne con lei, o con Damon.» azzardò lui, suscitando la reazione isterica della ragazza.
«Non esiste! Non voglio più vederlo! Non voglio vedere nessuno dei due!» strillò lei, scuotendo la testa, accucciandosi poi con essa nell’incavo tra viso e petto dell’elfo.
«Vuoi stare per sempre quassù con me?» le domandò con un sussurro lui, e lei gli si strinse ancor di più.
«Sarebbe bellissimo, Principessa, ma lì fuori c’è un mondo intero. Un mondo che dobbiamo scoprire, affrontare, vivere. Non possiamo restare qui sigillati per sempre. Ora più che mai, con tutto quello che sta succedendo.» continuò lui, carezzandole i capelli color cioccolato.
«Mi viene la nausea solo a pensarlo, figurati vederlo e parlarci…» mormorò lei, e lui l’appoggiò: «Lo so, anche io sto ancora da schifo, e se penso a Katherine altro che nausea… Ma non dobbiamo lasciarli vincere. Noi dobbiamo mostrarci forti. E insieme lo siamo, no?».
Lei alzò il viso, finché i loro sguardi s’incrociarono, gli fece un caldo sorriso e poi lo baciò.
«Dopotutto vuoi mettere due vampiri contro un elfo e una strega sirena? Abbiamo la vittoria assicurata!» ironizzò lei, alzandosi dal letto, poi si bloccò: «Uso i miei soliti vestiti, o ci pensi tu?».
L’elfo non se lo fece ripetere due volte: con un gesto della mano fece avvolgere Alyssa da viticci, dai piedi fino alle spalle, più fitti sul busto e sui piedi. Questi si trasformarono poi fiorendo, dando forma ad un tutt’uno che avvolgeva il corpo della ragazza in modo aderente, ad eccezion fatta dal ginocchio in giù, dove i pantaloni svasavano. Petali violacei l’avvolgevano da sotto al seno fino ai fianchi, per poi schiarirsi andando in giù fino a diventare bianchi all’orlo dei pantaloni, mentre sul seno c’erano petali di glicine lilla, che diventavano anch’essi sempre più chiari fino a diventare bianchi sulle spalline.
«Anche le scarpette oggi! Speriamo non siano come quelle di Cenerentola…» scherzò lei, ammirando il capolavoro creato dall’elfo.
«Non ho ancora finito…» disse sorridente lui, poi dalle spalle dell’abito fece spuntare una distesa di petali lilla traslucidi che formarono una lunga mantella. Con un altro gesto della mano, i capelli della ragazza si raccolsero in parte, tenuti da viticci e piccoli fiorellini dal bianco al viola.
«Adesso è perfetto!» esclamò soddisfatto Alec, ammirandola da capo a piedi, mentre lei arrossiva.
«Tu come mai non ti vesti di petali?» gli chiese curiosa, mentre provava a camminare le scarpe con il tacco che le aveva creato l’elfo, tutte in legno, viticci e fiori.
«Di solito ci vestiamo così solo ad Avalon, però tu sei la mia Principessa, e visto che non vuoi andare in giro per la città oggi, posso approfittarne per viziarti un po’.» le spiegò, mentre andava a riprendere i vestiti del giorno prima, ma lei lo bloccò.
«Vestiti anche tu così, sei il mio Principe e oggi non devi andare in giro per la città, no?» gli disse con un ghigno soddisfatto, a cui lui non seppe resistere, così si vestì anche lui di petali dal viola al bianco, poi la baciò dolcemente.
«Ti rendi conto che io nemmeno ti avevo visto, che già mi avevi procurato un fremito?!» gli disse scherzando la ragazza, ancora le labbra che sfioravano le sue.
«Ti rendi conto che io nemmeno ti avevo conosciuta, che già ero andato contro tutti per te?» le disse lui più serio, con lo sguardo perso nei suoi occhi verdi, «E lo rifarei altre mille volte».
Alec la baciò, appassionatamente stavolta, poi con riluttanza allontanò le labbra dalle sue, e mantenendo l’abbraccio in un attimo si ritrovò con lei nel giardino al di sotto della casetta.
«Farò in modo che ci possano vedere e sentire, ma non toccare, ok?» disse l’elfo alla ragazza, che annuì, cercando di camuffare la tensione.
Si avvicinarono al bordo del canneto più vicino al loft, e d’un tratto sparì per lasciare il posto ad una recinzione bassa di rose, che avanzava insieme a loro verso il loft. Quando arrivarono alla barriera che aveva creato Bonnie, le rose non avanzarono più, e con esse anche i due.
Alec fece un cenno d’incoraggiamento ad Alyssa, e lei si decise.
«Damon!» urlò, senza riuscire a nascondere il timore e la rabbia che aveva dentro. Dopo pochi secondi se lo ritrovò davanti, a qualche metro di distanza, e istintivamente arretrò di un passo.
Lui l’ammirava estasiato, indugiando con lo sguardo su ogni dettaglio.
«Sei meravigliosa, amore mio.» disse dolcemente il vampiro senza staccarle gli occhi di dosso, poi si rivolse ironicamente all’elfo: «Suppongo sia opera tua. Devo farti i complimenti, almeno come stilista -
per donna- ci sai fare!».
«Grazie.» disse lei abbassando lo sguardo, mentre l’elfo si limitò a guardarlo storto.
«Puoi tornare a casa ora?» chiese il vampiro, speranzoso.
«No, devo solo dirti una cosa…» rispose imbarazzata la ragazza, facendo svanire il sorriso dal viso del vampiro, e iniziò a raccontargli del sogno avuto poco prima.
«Hai fatto altri sogni strani stanotte?» chiese il vampiro, e la ragazza non poté fare a meno di pensare al sogno con lui, Elena, Katherine e Alec.
«Sì…sembravano stranamente reali, e in un certo senso premonitori.» rispose amaramente la ragazza.
«Allora può essere che sia tutta colpa di Katherine, e per tua fortuna non dovremo aspettare molto per sapere la verità. Ma perché non torni a casa? Non puoi ancora passare la barriera?» chiese impaziente il vampiro.
«Non lo so se posso passarla, ma non importa. Per ora non voglio tornare.» disse soltanto lei, e vide lo sguardo di Damon incupirsi.
Il vampiro poi guardò Alec con sguardo furioso, e gli chiese digrignando i denti: «Cos’hai fatto?!».
«Io niente di male. Tu invece? Com’è stata la tua nottata?» ribatté l’elfo, con un pizzico di rabbia.
«Movimentata…» rispose il vampiro vago, poi aprì la bocca per continuare a spiegare, ma non fece in tempo a farne uscire un alito di fiato, che Alyssa lo attaccò: «Non hai proprio ritegno! Mi fai schifo! Ti credevo diverso, invece anche tu mi hai solo illusa…».
«Alyssa! Ma che stai dicendo?» chiese confuso il vampiro, che si sentiva crollare il mondo addosso.
«Ma sì, vantanti pure delle porcate che hai fatto con Katherine stanotte! Tanto ho già il voltastomaco, non mi cambia nulla!» urlò lei, con tutta la rabbia che aveva in corpo.
«Tu che ne sai di Katherine?» rimase di sasso lui.
«Oh, pensavi di farla franca? Speravi che non mi accorgessi di niente? E invece no! Vi ho visti! Eccome se vi ho visti!» continuò ad urlare la ragazza, diventata ormai talmente rossa che Alec, preoccupato, le cinse i fianchi in modo protettivo, come per sorreggerla. Il gesto fece rabbrividire Damon, che li guardò come se si fosse appena accorto di essere intrappolato in un incubo.
«Ma di che diavolo stai parlando, Alyssa?» continuò confuso il vampiro, peggiorando la situazione.
«Smettila di fare il finto tonto Damon! Vi ho visti, nudi, mentre vi baciavate! Ora prova a dirmi “Ma no, amore, non è quel che sembra” e vedrai come ti riduco!» rispose la ragazza agitata più che mai, tanto che intorno si era alzato un forte vento.
Alec la strinse da dietro e le sussurrò all’orecchio di calmarsi, così dopo un po’ il vento cessò.
«Forse è meglio se torniamo a casa, Principessa. Non puoi agitarti così tanto, o scatenerai un uragano.» le disse l’elfo. Lei annuì, ma appena fece un passo, per poco non si ritrovò a terra. L’elfo l’aveva afferrata appena in tempo, e ora era inginocchiato accanto a lei, quasi sdraiata sull’erba. Damon d’istinto si era spinto più possibile vicino a loro, inginocchiandosi in mezzo alle rose, che con le loro spine avevano procurato delle piccole ferite nella pelle del vampiro.
«Tranquilla, ci sono io qua.» le disse Alec, carezzandole il viso, e la ragazza non riuscì più a trattenere le lacrime.
«Portami a casa…non lo voglio vedere…non lo voglio sentire… Voglio solo stare con te.» disse la ragazza tra un singhiozzo e l’altro, e l’elfo l’accontentò, prendendola in braccio per portarla via.
«Non può essere…non è possibile… TI UCCIDER
Ò MALEDETTO ELFO!» urlò il vampiro, che non riusciva a credere ai suoi occhi, e si spingeva sempre più contro le rose senza alcun risultato.
«In un momento così avrei esultato fino a ieri, sai? Invece sono distrutto come non mai e mi spiace solo che stiamo soffrendo più di te. Ti meriti le pene dell’inferno, vampiro. Tu, e quell’altra stronza, dovreste marcirci in eterno.» sibilò rabbioso l’elfo, prima di avviarsi verso la casetta.

Bonnie aveva assistito alla scena, e si stava già preparando al peggio. Come aveva immaginato, Damon entrò in casa come una furia, e puntò dritto alla sua camera, dov’era intrappolata Katherine. Ma quando arrivò alla porta, non riuscì a varcarne la soglia. La vampirà se ne accorse, e ne approfittò tentando di uscire, pensando fosse cambiato qualcosa nell’incantesimo che aveva fatto prima la strega, ma non ci riuscì.
«Che diavolo…? BONNIE! COS’HAI FATTO?!» urlò furioso il vampiro, mentre la strega stava salendo le scale.
«Ho fatto in modo che tu non possa fare danni.» rispose lei, entrando nella stanza di Stefan per sicurezza. Vedendo che il vampiro era troppo furioso per poter ragionare lucidamente, gli spiegò: «Ho visto quel che è successo in giardino e sapevo che saresti andato dritto da lei, forse per ucciderla con le tue mani, e non posso lasciartelo fare. Dobbiamo scoprire la verità, e da morta sicuramente non ce la potrà dire. E poi, sinceramente, credo che tu stia provando emozioni troppo forti per poterti controllare e ragionare con cognizione di causa. Ecco perché ho fatto un incantesimo di sigillatura che ti terrà bloccato nell’open space. Non puoi nemmeno lamentarti di avere poco spazio».
Il vampiro si mosse a velocità vampiresca, comparendo davanti alla porta della camera di Stefan, ovviamente senza poterla varcare.
«Ucciderò l’elfo bastardo, la vampira stronza e infine te, strega traditrice. Vedrai. Prima o poi uscirò di qui. E se prima di allora dovessi passare tu di qua, inizierò con te, così poi potrò far fuori Katherine, e all’elfo ci penserò con calma, e mi gusterò la sua morte.» sibilò furioso Damon alla strega.
«E questo è esattamente il motivo per cui ho fatto tutto questo.» sbuffò lei, alzando gli occhi al cielo.
«BONNIE?! TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE È SUCCESSO?!» urlò spazientito il vampiro, appoggiandosi alla barriera invisibile tra lui e la strega come se la volesse spingere via.
«Sì, Damon, me ne rendo conto, e forse sarebbe meglio se tu ti calmassi, scoprissi se c’entra qualcosa Katherine, e poi spiegassi tutto ad Alyssa, anziché ringhiare come un cane rabbioso senza risolvere nulla. Che dici?» rispose lei, cercando di farlo ragionare.
Per diversi minuti, in cui nessuno fiatò, Damon si sfogò imprecando e lanciando contro ai muri dell’open space qualche soprammobile. Ma alla fine si calmò, e si sedette a terra appoggiando la schiena alla cornice della porta della sua stanza.
«Katherine, vieni qua. È ora di fare un po’ di chiacchiere.» disse poi, senza nemmeno cercare di nascondere il suo tono triste.
La vampira si avvicinò, e di sedette dal lato opposto della cornice della porta.
«Vuoi sapere del sogno di Alyssa?» chiese, stranamente calma, e vedendo l’espressione sorpresa di Damon, gli spiegò: «Ho sentito e visto tutto quello che è successo là fuori. E sì, come dice la streghetta, devi assolutamente chiarire con la tua ragazza, si sta appiccicando un po’ troppo al mio Alec. Non sono gelosa, ma mi piace avere l’esclusiva».
«Il
tuo Alec?» chiese sorpreso lui, e lei si limitò ad annuire, poi continuò, senza però agitarsi: «Se hai sentito tutto dovresti sapere che è colpa tua e del voler rivivere i vecchi tempi se si è appiccicata così a lui. Hai fatto tutto tu».
«Mi dai troppi meriti. E comunque non sapevo fossero qui, sono arrivata dalla parte anteriore del giardino e non ho notato la casetta fino a poco fa, quando sono scesi giù per parlare con te. Ma anche se l’ho vista solo da lontano, non ho potuto fare a meno di notare una certa somiglianza della tua ragazza, se ancora lo sarà.» disse la vampira, e la sua strana calma agitò leggermente il moro.
«Tu inizia a spiegarmi del sogno e della somiglianza della mia ragazza, perché puoi starne certa che lo sarà ancora.» disse secco, aspettandosi una battutina dalla vampira, che invece lo spiazzò.
«Il sogno non è nient’altro che un momento che io ho già vissuto cinquecento anni fa. E le uniche altre persone in quel momento con me, erano la strega e mia figlia.»
«E con questo cosa vorresti dire?»
«Damon, quello non era un sogno. Era un ricordo.»
«Com’è possibile?! Stai parlando di cinquecento anni fa, Katherine…Alyssa ne ha 21…» disse il vampiro, incredulo alle parole dell’altra.
«Ne sei sicuro?»
«Sì, l’ho già vista sedici anni fa, e aveva cinque anni. Se la matematica non è un’opinione…»
«Allora deve essere una strana doppelganger con la memoria della sua copia defunta.» disse lei, dopo aver riflettuto un po’.
«Di chi?»
«Di Aleekah, la strega che mi ha portato via mia figlia per sempre. È una strega anche Alyssa come si dice in giro, giusto?»
«Mezzosangue, ma sì, anche lei è una strega. Perché? Che cosa ti frulla in quella testolina, Katherine?»
«Dev’essere la sua reincarnazione, o dev’essere rinata. Non c’è altra spiegazione.»
«Non ci sto capendo nulla. Cosa c’entrano reincarnazione e rinascita?»
«Lascia stare Damon. Dobbiamo parlare con lei. E per fare questo, dovete fare pace, per cui c’è da darsi da fare.»
«Non so se hai notato, ma non vuole parlare con me, non mi ascolterà…»
«Ci penso io.» disse Bonnie, uscendo dalla stanza di Stefan, e si avviò fuori dal loft.

Alec e Alyssa erano nel letto della casetta: lui la stava coccolando, cercando di farla stare meglio dopo l’incontro con Damon.
«Alyssa!» si sentì urlare da fuori della barriera di rose, e l’elfo guardò la ragazza.
«È Bonnie…» disse soltanto lei.
«Alyssa! Ti prego, devo parlarti. È importante!» si sentì ancora dall’esterno.
«Vuoi che la faccia entrare?» chiese lui, e la ragazza all’iniziò non rispose, poi accennò un sì con il capo. L’elfo le baciò dolcemente la fronte, e si alzò dal letto per raggiungere la strega in giardino.
«Non sta ancora bene.» le disse l’elfo, avvicinandosi alle rose.
«Ti prego, fammici parlare. Non potresti farmi entrare?» chiese umilmente Bonnie.
«Come posso fidarmi di te? Come faccio a sapere che non ti ha mandato Damon per farci qualcosa, per portarmela via, o chissà che altro?» chiese lui di rimando, molto scettico sulle buone intenzioni della strega.
«Sono un’amica di Alyssa, e credo proprio che abbia bisogno di me. Non vi farò nulla, te lo giuro. Dobbiamo solo parlare.» quasi lo implorò la strega.
Lui sporse le mani oltre le rose, e le fece segno di porgergli le sue, poi la guidò attraverso la barriera, che si era dissolta per farla passare.
«Grazie.» disse sinceramente la strega all’elfo, che fece crescere una graziosa scala a chiocciola di legno dalla porta della casetta fin giù nel giardino per farla salire.
Quando la ragazza la vide, le sorrise debolmente, e la strega si avvicinò per abbracciarla, sedendosi poi sul letto.
«Come ti senti?» chiese banalmente Bonnie, non sapendo cos’altro dire.
«Letteralmente a pezzi. Se non fosse per Alec, non so come sarei ridotta.» disse Alyssa, guardando dolcemente l’elfo, che poi tornò a letto abbracciandola come prima.
«A proposito…tu hai visto Damon e Katherine solo in quell’attimo? O sei rimasta a guardare anche dopo?» chiese la strega all’amica sperando di non farla soffrire ancora.
«Mi è bastato vederli in quel modo, non avevo alcuna voglia di vedere come andavano avanti.» rispose disgustata la ragazza.
«Ma, vedi, il fatto è che non sono andati avanti. E per davvero, ciò che hai visto non era esattamente come sembrava.» le disse la strega.
«Sei venuta fin qui per difenderlo? È inutile, Bonnie, non cambierò idea. Mi ha delusa, mi ha ferita, mi ha distrutta in un solo istante. Se non ci fosse stato Alec a raccogliere i cocci, io a quest’ora…» disse Alyssa, senza riuscire a continuare.
«Non lo sto difendendo. Sto solo dicendo che io so come sono andate le cose, e lui non ti ha tradita. Se non mi credi, lo posso far venire in giardino, fuori dalle barriere, e potrai guardare tu stessa dentro la sua mente e scoprire la verità. So che ne sei capace.» le propose la strega, ma la ragazza scuoteva la testa.
«Bonnie, niente potrà tornare come prima. Anche se tu stessi dicendo la verità, io non riuscirò più a fidarmi di lui se ci saranno ancora Katherine o Elena, e poi…non credo che lui mi rivorrà…c’è molto altro ancora…» disse la ragazza, guardando Alec, che la strinse ancor di più a sé.
«Altro cosa, Alyssa? Hai trovato un amico? Bene, non bastano mai, vedrai che farà amicizia anche con Damon quando vi chiarirete.» disse convinta Bonnie.
Alyssa stava ancora guardando Alec, che con lo sguardo le stava facendo capire che non era obbligata a dire ciò che era successo tra loro, ma lei annuì, e lo baciò.
Quando si staccarono, la ragazza si voltò verso l’amica, che la stava guardando con gli occhi sgranati.
«Non so se Damon mi abbia tradita davvero, ma…io l’ho fatto. L’ho tradito, Bonnie, se così si può dire. Credevo fosse finita, lo odiavo, e…» stava spiegando la ragazza, quando la strega la interruppe incredula: «E per questo hai baciato il primo che ti è capitato?».
«No, Bonnie, non è il primo che mi è capitato, e non l’ho solo baciato…» rispose candidamente la ragazza.
«Oh. Mio. Dio.» disse schockata la strega, alzandosi dal letto d’istinto.
«Se questa è la tua reazione, immagina la sua…» mormorò Alyssa, abbassando lo sguardo.
«Prenderebbe a pugni ogni muro del loft fino a ridurlo a un mucchio di macerie, poi vi ucciderebbe, probabilmente.» disse senza pensarci Bonnie.
«Non credo che dovrebbe saperlo, se vuoi farci pace.» disse Alec, sorprendendo le ragazze.
«Rivuoi Katherine?» gli chiese d’istinto Alyssa, con un pizzico di gelosia.
«No, niente affatto. Te l’ho detto, per me è morta, in qualsiasi modo siano andate le cose. Non è venuta a cercarmi, dopo quello che è successo con mio fratello, e la ritrovo qua, nuda, con un suo ex di cui non mi aveva mai parlato. Nemmeno se mi implorasse in ginocchio tornerei con lei. Ma tu…se come dice la tua amica le cose non sono andate come pensiamo… Senti, lo so che lo ami, sono innamorato, mica scemo…» disse lui, ma non potè terminare il discorso che lei lo interruppe: «Sei…innamorato? Di me?».
«E di chi altrimenti, Principessa? Te l’ho detto, sei la cosa più bella che mi sia capitata negli ultimi tempi. È vero, è iniziato tutto un po’ per gioco, un po’ per dispetto, devo ammetterlo, ma ora non è niente di tutto ciò. E proprio per questo, io ti lascio libera di seguire il tuo cuore. Non voglio che resti con me solo per quello che è successo in questo poco tempo, anche se è stato intenso e bellissimo.» si dichiarò l’elfo, facendo venire gli occhi lucidi ad Alyssa.
«Ehi! Sveglia! Vi conoscete da nemmeno 24 ore! Capisco che siano state una lunga giornata e un’ancora più lunga nottata, che meglio che non ci penso, ma non vi conoscete nemmeno!» strillò Bonnie, sbigottita per ciò che stava succedendo all’amica.
«Non è così Bonnie, e tu più di tutti dovresti capirmi…» cercò di spiegarle l’amica, «Vedi, ieri pomeriggio quando siamo rimasti nel giardino da soli, ci siamo conosciuti molto meglio che in tanto tempo passato insieme nella realtà, e anche questa notte…».
«No, per favore, tralascia i dettagli della tua bellissima nottata con lui perché proprio non voglio sapere niente! Ti rendi conto di come starà Damon?!» la interruppe la strega.
«Forse capirà come mi sono sentita io stanotte.» disse secca la ragazza.
«Lo stava attaccando! Lo capisci?!» cercò di farle capire la strega.
«Senza vestiti?! Da quando in qua?!» urlò Alyssa, esasperata.
«Principessa, forse è meglio se almeno senti la sua versione, e poi decidi se fidarti o no.» le consiglio l’elfo, e la strinse un po’, cercando di calmarla.
«E va bene. Ma tu verrai con me?» si rassegnò lei.
«Certo, se è quello che vuoi. Rimarrò al tuo fianco, fintanto che lo vorrai.» le disse l’elfo dolcemente, e Bonnie fece un sospiro di sollievo.
«Bene, vado a liberarlo allora. Ah, se vuoi un consiglio, non dirgli niente di voi per ora.» disse la strega, avviandosi poi per le scale.
«Liberarlo?!» mormorò Alyssa, guardando accigliata Alec, che era confuso tanto quanto lei.

«Vuole sapere la tua versione dei fatti, e non le ho detto niente del sogno, lo farai tu se ci riuscirai.» disse Bonnie dalla cucina. Damon era di fronte a lei nell’open space, oltre la porta, ancora bloccato.
«Perfetto. Fammi uscire.» disse il vampiro, impaziente.
«Non così in fretta, e non così facilmente. Devi giurarmi che non farai niente all’elfo, e che ti limiterai a far entrare nella tua mente Alyssa. E poi, qualsiasi cosa lei vorrà fare, tu la rispetterai e basta, anche se fosse prenderti a pugni.» gli spiegò la strega.
«Perché dici così? Quando vedrà cos’è successo tornerà subito da me, è ovvio. C’è solo stato un grosso fraintendimento.» disse confuso lui.
«Giura, Damon.» sentenziò la strega, e lui si limitò a dire velocemente: «Ok, ok, lo giuro».
Bonnie annullò l’incantesimo, e con Damon uscì in giardino. Alec e Alyssa erano già lì, ancora all’interno della loro barriera, e quando il vampiro uscì da quella del loft i due si guardarono cercando sostegno l’uno nell’altra.
«Sono qui, e sono pronto a farti vedere tutto quello che è successo la scorsa notte. Non ho nulla da nascondere, amore.» disse il vampiro ad Alyssa, e lei uscì dalla barriera tenendo per mano l’elfo. Si avvicinò al vampiro, e senza mollare la presa da Alec, con l’altra mano prese quella di Damon. E in un attimo vide tutto: l’incubo con Alec e Katherine, il suo ciondolo grondante di sangue, e poi il risveglio accanto alla vampira, le sue richieste, il rifiuto del moro, lei che si spogliava e che strappava di dosso i vestiti anche a lui, e lui che per tutta risposta la lanciava contro il comò, tutto il resto della lotta, di cui lei aveva visto solo un piccolo stralcio, e l’aiuto di Bonnie, che aveva salvato Damon rinchiudendo Katherine.
Alyssa mollò la presa da Damon di scatto, mentre il senso di colpa cresceva sempre di più dentro di lei, soprattutto dopo che si voltò verso Alec. Lui alzò le loro mani intrecciate, e disse eloquentemente: «Ho visto tutto anche io, e mi sento un verme. Scusami. Ho sbagliato a lasciarmi andare».
«Non eri da solo.» disse soltanto la ragazza, che non sapeva cosa fare.
«Ora puoi perdonarmi, vero? Hai visto che non ho fatto nulla di male.» chiese dolcemente Damon ad Alyssa, ma lei abbassò lo sguardo.
«Io non ho nulla da perdonarti. Ho pensato che mi avessi tradita proprio davanti ai miei occhi, senza nemmeno pensare che avrei potuto scoprirti, e ora viene fuori tutto questo. Ma Damon, io non credo che vorrai avere più nulla a che fare con me.» gli disse, senza riuscire a guardarlo negli occhi.
«Alyssa, non farlo…» disse Bonnie, guardando l’amica con lo sguardo implorante.
«Devo, Bonnie. Non riesco neanche a guardarlo in faccia.» disse la ragazza, e la strega le consigliò di mettersi almeno all’interno della loro barriera, onde evitare altri guai. Lei fece come consigliatole dall’amica, portando Alec con sé, mentre Damon li guardava tutti smarrito.
«Non ce la faccio a dirglielo a voce…» disse, rivolgendosi a Bonnie, e poi ad Alec: «Perdonami».
I due all’inizio non capirono, poi lei mise le mani al di fuori della barriera, e fece cenno a Damon di porgergli le sue. Alec, per sicurezza, la strinse a sé da dietro, preoccupato della reazione del vampiro.
Non appena le loro mani si toccarono, Damon vide tutto il dolore che quel solo istante le aveva provocato, e ciò che poi ne era seguito, senza entrare troppo nei dettagli. Quando la ragazza finì di mostrargli ciò che aveva provato e ciò che era successo, tolse le mani dalla presa e si ritirò completamente all’interno della barriera, dove Alec la tenne abbracciata in modo protettivo.
«Hai paura di me…» osservò il vampiro, ancora scosso per ciò che aveva visto.
«Se mi volessi staccare il collo a morsi non ti potrei biasimare.» mugugnò lei, con gli occhi lucidi.
«Prima di ucciderti mi piacerebbe sapere ciò che è successo prima tra di voi, anche se “
non era proprio reale”, e dell’incubo che hai avuto. Sono proprio curioso.» disse il vampiro, freddo come non mai.
Alyssa guardò Alec, e stavolta fu lui a farsi avanti.
«Lei non può dirti cos’è successo prima, l’ho soggiogata a mantenere il segreto. E qualsiasi cosa fosse, lei non c’entra nulla.» gli spiegò l’elfo, ma il vampiro non volle sentire ragioni.
«Voglio vederlo, questo piccolo segreto. Ti è chiaro?» sibilò deciso il vampiro, e allungò le mani come aveva fatto prima con Alyssa.
Alec guardò la ragazza dispiaciuto, poi allungò la mano facendola uscire dalla barriera, mostrando a Damon ciò che era successo nella sua riproduzione di Avalon. Quando terminò, il vampiro non mollò la presa, ma anzi la strinse di più. Riuscì a tirare fuori dalla barriera l’elfo, buttandolo a terra, e gli si scagliò contro.

ElenaDobrevSomerhalder

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Capitolo 17
*** Life & Death ***


Your Love Saved Me - Chapter 17
Capitolo 17 - Life & Death



Damon era sopra Alec, gli teneva le mani ferme, e stava affondando i canini nel collo dell’elfo, usandoli come coltelli per tranciargli la gola, nonostante ogni parte del suo viso che veniva a contatto con la linfa si corrodeva. Ma dopo un paio di morsi sferratogli, il vampiro si sentì avvolgere mani e piedi da rami pungenti, e poco dopo si ritrovò sospeso a mezz’aria, immobilizzato.
«Com’è possibile?! Ho il diaspro rosso in tasca!» urlò con un tono misto tra l’incredulo e l’arrabbiato, rivolgendosi a Bonnie.
«Forse perché non è un attacco?» ipotizzò lei, che intanto guardava l’elfo, a cui mancava una buona parte di collo, e stava perdendo molta linfa.
«Io non ho fatto nulla.» disse l’elfo con un filo di voce che stonava col sorriso sul viso, dato che era conciato malissimo, poi entrambi si accorsero perché aveva quell’espressione: stava guardando Alyssa, che aveva le mani alzate, e lo guardava preoccupata.
«Stai bene?» gli chiese, senza abbassare le mani, e quando lui annuì, guardò Damon in cagnesco.
«Da vero codardo attaccare sapendo che non può contrattaccare.» gli disse soltanto, e strinse le mani in pugni.
I rami iniziarono a stringersi pian piano intorno ai polsi e alle caviglie del vampiro, mentre la ragazza ne approfittò per uscire velocemente dalla barriera, aiutare Alec ad alzarsi, e tornare dentro la barriera insieme a lui. Quando vide che erano al sicuro, fece ritirare i rami, e Damon cadde a terra con i polsi e le caviglie sanguinanti, ma più che le ferite inflitte dai rami, gli dolevano quelle più profonde provocate dal comportamento della ragazza.
«Forse niente succede per caso. Mi avevi fatto credere di essere migliore di così. E lo so che ho sbagliato, lo so che mi merito di soffrire, ma tentare di uccidere lui riducendolo in brandelli è stata una mossa da villano, soprattutto essendo in vantaggio grazie anche alla mia magia.» disse decisa la ragazza, che intanto stava aiutando Alec a riprendersi con la magia di entrambi.
«Cosa credevi? Che ti avrei detto “Oh certo, è stato tutto un semplice qui pro quo, andiamo avanti come se niente fosse”?!» sbottò lui, sempre più sorpreso dalla ragazza.
«No, ma da un uomo di centosettantadue anni mi aspettavo un po’ più di maturità! E data l’epoca in cui sei nato, dove ci si batteva a duello tra signori, anche meno vigliaccheria e villania!»
«Oh, bene, ora usiamo la scusa dell’età! Magari ora mi dirai che sono troppo vecchio per te o che è giusto che tu faccia altre esperienze prima di restare con me per l’eternità, vero?!»
«Piantala idiota! Non voglio fare altre esperienze con nessuno!»
«Non mi sembra proprio! Li ho percepiti sai? Il piacere, la felicità, la magia, i sentimenti che provavi mentre lui ti possedeva! Dio! Come hai potuto anche solo pensare che io ti stessi tradendo?!»
«Forse perché ti ho visto con i miei occhi?!»
«E per questo ti sei buttata subito tra le sue braccia, oltretutto dopo che ti aveva già ingannata una volta?!»
La ragazza non rispose più. Aveva cambiato espressione: dalla rabbia, era passata alla desolazione. Si alzò in piedi, e iniziò a camminare verso il bordo della barriera.
«Sono qui. Fai di me quel che vuoi e facciamola finita.» disse la ragazza non appena ne fu fuori.

«No! Alyssa! Torna dentro!» urlò Alec terrorizzato, vedendo che il viso di Damon si era trasformato. Avrebbe voluto alzarsi e mettersi davanti a lei per poterla proteggere, ma non aveva ancora recuperato le forze.

«Damon! Non fare stronzate! Non potrai tornare indietro!» urlò invece Bonnie, e quando lui si scagliò contro Alyssa, non riuscì a guardare e si voltò subito di spalle, tappandosi le orecchie con le mani dal terrore di ciò che sarebbe successo di lì a poco.



Caroline era accoccolata tra le braccia di Klaus, in quella che sarebbe stata in futuro la loro residenza a Los Angeles. Lui le carezzava dolcemente i capelli dorati, e lei teneva il viso contro il suo petto, baciandolo di tanto in tanto.
«Sei sicuro di lasciar fare tutto ad Elijah?» gli chiese la bionda, alzando lo sguardo per osservare la sua reazione.
«Sì, almeno si terrà occupato. Non gli è mai piaciuto essere solo, anche se non lo dà a vedere.» le rispose l’Originale guardando un punto lontano, poi la guardò negli occhi: «E in più ho la sensazione che questa sarà l’ultima notte di pace che avremo per un bel po’ di tempo, e voglio passarla solo con te,
My Love».
«Perché? Dici che avremo problemi per quella questione di Alyssa come sirena?» chiese lei preoccupata, e provocò una risata affettuosa del vampiro.
«No, tesoro, intendevo per il fatto che saremo un po’ troppi in quel loft, e sicuramente non avremo più la privacy che abbiamo ora, in questa bellissima villa in cui mia sorella, Stefan ed Elena sono talmente distanti da questa camera da non riuscire a sentir nulla nemmeno col loro udito sorannaturale!» le spiegò lui, l’espressione un misto tra il divertimento procuratogli dalla preoccupazione della vampira e la soddisfazione di possedere una villa tanto grande.
«Beh, allora non perdiamoci quest’occasione!» gli sussurrò lei ammiccando, e si mise sopra di lui. Lo baciò appassionatamente, stringendogli il viso con le mani a coppa, e lui per tutta risposta cominciò a slacciarle il reggiseno.
Lei iniziò a strusciare i fianchi su di lui, e l’Originale le strinse passionalmente i glutei, mentre staccava le labbra dalle sue per scendere sul collo della bionda, sbaciucchiandolo e mordicchiandolo. Caroline stava già gemendo, quando in un attimo si ritrovò sotto di lui, entrambi completamente nudi. Si unirono senza trattenere gemiti e rochi mugugni, lasciandosi andare alla più rude passione.
Quando l’alba illuminò la stanza, entrambi erano ancora nudi sotto le lenzuola, abbracciati stretti, e stavano dormendo. Il cellulare di Caroline squillò, era un sms. Lei si svegliò, cercando di non smuovere Klaus, e prese il cellulare per leggerlo. Era di Bonnie, e non appena lo lesse si rese conto che avrebbe dovuto nascondere qualche piccolo dettaglio all’Originale nel suo letto.


Damon strinse Alyssa tra le sue braccia, e le affondò i canini nel collo. La ragazza non urlò nemmeno, si limitò semplicemente a chiudere gli occhi e ad abbandonarsi alla sua volontà. Probabilmente voleva ucciderla dissanguandola, lasciandola vuota, più di quanto già lo era dopo quella brutta litigata. Dopotutto, sarebbe morta comunque prima o poi, e morire tra le braccia di Damon le sembrava un modo più dolce di tutti gli altri per farlo. Dopo un po’, sentì i canini ritrarsi dalla sua pelle, e poi qualcosa di caldo contro la bocca.
«Bevi.» le sussurrò Damon, e lei stancamente lo accontentò ancora, tenendo gli occhi chiusi, mentre lui riaffondava i canini nel suo collo. Voleva forse trasformarla in vampira? Non ci aveva ancora pensato, non l’aveva mai avuto nei suoi progetti, nonostante stesse con lui. Era forse meglio che morire e basta? O era una condanna ad un’esistenza non degna, come tanti dicevano?
Come un flash nella sua mente, generato dal vampiro, vide le immagini di un futuro indefinito: un lungo tappeto rosso in mezzo a delle file di sedie bianche con fiocchi lilla in un bel giardino, i suoi nuovi amici americani e i suoi parenti venuti dall'Italia vestiti tutti eleganti, Damon tutto elegante anche lui, sotto un arco di fiori bianchi e lilla, e lei con un bellissimo abito da sposa che avanzava sul tappeto rosso.
Poi le immagini svanirono, e riaprì gli occhi. Lui era ancora davanti a lei, con gli occhi lucidi. La guardò un’ultima volta, e poi tuffò impetuosamente le labbra sulle sue. Lei ricambiò il bacio, in modo più appassionato che mai, pensando che avrebbe potuto essere l’ultimo, e gli cinse le spalle, stringendolo a sé. Lui per tutta risposta la prese a cavalcioni senza smettere di baciarla, e cercò di andare dentro il loft, senza successo. Senza demordere, sfruttò la barriera come se fosse un muro, e continuò a baciarla, sempre più appassionatamente, cercando di strapparle il vestito di petali da dosso.
«Forse è meglio andare dentro, se non vogliamo assistere ad altro in più.» disse Bonnie ad Alec, imbarazzata ma contenta che tutto si fosse sistemato.
«Non è necessario.» disse l’elfo, attirando l’attenzione del vampiro, che si bloccò, facendo scendere a terra Alyssa. L’elfo creò su un altro albero una casetta come quella che aveva fatto per lui e la ragazza, e tutt’attorno un canneto come barriera, che si stava richiudendo davanti ai due.
«Questo è un regalo per te, Principessa.» le disse, mentre lei lo guardava con un’espressione indecifrabile, prima che la barriera li nascondesse alla sua vista. Poi se ne andò nella sua casetta, dove ogni cosa gli ricordava lei, e non riuscì più a trattenere le lacrime.


Il messaggio che aveva letto ancora riecheggiava nella mente di Caroline:

Katherine è qui, ma Klaus assolutamente
non può ucciderla, ci serve per Alyssa.
È importante. Non può scappare, è bloccata
in una stanza del loft con un incantesimo.
Fallo capire tu a Klaus, ti prego.


Era tanto concentrata su di esso, che non s’accorse che Klaus si era svegliato e la stava fissando con sguardo indagatore.
«Cosa ti frulla in quella testolina,
My Darling?» chiese perplesso l’Originale.
La vampira cercò di contenersi il più possibile, e iniziò ad azzardare delle ipotesi: «Se ti dicessi che qualcuno sa dove si trova Katherine, tu che faresti?».
L’Originale la guardò di sbieco, ma non le rispose: «Come mai stai pensando alla Petrova?».
«Puoi rispondermi senza pormi altre domande, grazie?» ribatté lei con un leggero nervosismo.
«Non so, probabilmente cercherei quel qualcuno, gli chiederei gentilmente di dirmi dov’è quella stronza, e in caso non mi risponda inizierei a torturarlo finché non gli uscirà dalle labbra per disperazione. Poi raggiungerei Katherine e la ucciderei, ovviamente facendola soffire moltissimo prima di porre fine alla sua inutile esistenza.» rispose lui, senza riuscire a nascondere la rabbia che provava per la vampira doppelganger.
«E se fosse utile invece? Se qualcuno ti chiedesse di non ucciderla ora, perché serve per altro?» continuò con le ipotesi la bionda.
«Dipende. Chi me lo chiederebbe? Perché? Ne trarrei un vantaggio?» disse l’Originale diplomaticamente.
«Se te lo chiedessi io? Oppure Bonnie? Insomma, qualcuno di cui ti fidi.» rivelò lei, senza aspettarsi una precisa reazione.
«Quel qualcuno dovrebbe avere un ottimo motivo per chiedermi una cosa del genere, sapendo quanto odio quella doppelganger.» rispose relativamente tranquillo l’ibrido.
«Supponendo che ce l’abbia?» azzardò Caroline.
Klaus si alzò dal letto, e si vestì in men che non si dica.
«Che stai facendo?» chiese confusa la bionda, e la risposta del fidanzato la lasciò a bocca aperta: «Mi sto preparando. Cerchiamo di anticipare la partenza, voglio proprio scoprire perché è tanto importante quella stronza!».


Poiché era solo da poco tempo che si erano aperti a questo tipo d’intimità, Damon e Alyssa non avevano mai avuto incontri così passionali, viscerali, focosi. Forse per colpa della litigata, o per la paura che entrambi avevano avuto di aver perso l’altro, si erano abbandonati a se stessi e alle loro emozioni, senza reprimerle, senza pensare a ciò che era corretto o meno, senza alcun pudore.
«Promettimi che qualsiasi cosa succeda, qualsiasi cosa tu possa vedere, non farai mai più niente di così avventato. Ci stavamo perdendo per nulla.» sussurrò Damon ad Alyssa, stretta tra le sue braccia, nel letto sulla loro casetta.
«Promesso. Ma ricordati dell’attacco dell’elfo in giardino: ho avuto un buon maestro in quanto a reazioni avventate.» rispose lei, accucciandosi di più.
«
Touché. Mi sa che dovremmo darci entrambi una calmata, e non partire ogni volta in quarta. Ho così tanta paura di perderti…» stava dicendo il vampiro, ma lei lo interruppe: «Non succederà».
«Già… Senti, anche se mi dà molto fastidio come cosa, forse dovresti prenderti cinque minuti con l’elfo, sembrava sinceramente affezionato a te, e non deve aver preso bene il nostro riavvicinamento, nonostante questo regalo. Sarò pure immortale, ma non sono di pietra.» disse il moro, sorprendendo la ragazza.
«Non saprei cosa dirgli…» mugugnò lei, senza allontanare il viso dal suo petto.
«Sì che lo sai, ma non lo devi dire a me. Non lo voglio nemmeno sapere. Però non possiamo cancellare ciò che è successo, e se per me è stata dura, per lui dev’esserlo stato il doppio. Anche se è stata una cosa breve, lui a differenza mia alla fine si è ritrovato solo. Completamente.» disse amaramente Damon, pensando che sarebbe potuta andare al contrario. Era sicuro che non ce l’avrebbe fatta a vedere la sua Alyssa con quell’elfo. Solo qualche visione di quella notte era stata una tortura per lui, ed era durata appena qualche minuto. Un eternità così non l’avrebbe sopportata.
«Forse più tardi…» prese tempo lei, ma lui non era d’accordo: «Ci siamo rilassati fin troppo, amore. Katherine ti aspetta, deve parlarti. Possibilmente prima che arrivi Klaus e la voglia uccidere».
Il vampirò la baciò dolcemente, poi si alzò e si rivestì. Lei seguì il suo esempio, ma quando vide il vestito di petali a terra mezzo distrutto si immobilizzò. Damon lo notò, e con un’impressionante nonchalance le disse: «Comincia a metterlo, per come puoi, vado a chiamare il sarto».
E si avviò fuori dalla casetta.


Alec sapeva che tutto quel piangere non l’avrebbe fatto stare meglio, ma non riusciva proprio a trattenersi. Tra Katherine e Alyssa non sapeva proprio chi l’aveva ferito di più. In tutta la sua lunghissima esistenza, le donne che gli avevano rubato il cuore si potevano contare sulle dita di una mano, senza nemmeno usarle tutte. Era stato così strano sentire tutti quei sentimenti per Alyssa, che come gli aveva fatto notare Bonnie, conosceva da nemmeno un giorno, che ora si sentiva spaesato come non mai. Avrebbe voluto che quella giornata non fosse mai esistita, ma appena lo pensava se ne pentiva.
Tentò di pensare ad altro e cancellare i ricordi di quella bellissima notte maledetta facendo sparire le lenzuola petalose dal letto, i vestiti di Alyssa dalla sedia, la mela che lei aveva mangiato solo per metà da sopra il tavolo. Ma non cambiò granché, il senso di smarrimento non si alleviò.
«Elfo!» sentì urlare d’un tratto, ma sapendo chi l’aveva urlato non si preoccupò di rispondere né di farsi vedere.
«Ok, proviamo così… ALEC!» sentì ancora, e stavolta si decise a scendere in giardino, visto il tono usato.
«Cosa c’è Damon? Vuoi farmi vedere il trofeo?» disse l’elfo, seccato, e senza mascherare l’irritazione.
«Niente affatto. Alyssa ha bisogno di te.» rispose il vampiro, senza far trasparire alcuna emozione.
«Cos’è successo? Sta bene?» si allarmò l’elfo, avvicinandosi al bordo della barriera.
«Sì sì, sta bene. Ha solo bisogno…del sarto. E intanto che ci sei credo di potervi lasciare qualche minuto per chiarire le questioni in sospeso.» lo tranquillizzò il vampiro.
«Non c’è nulla da chiarire.» disse risoluto l’elfo, suscitando uno sbuffo del vampiro: «Anche io, come te, sono su questa terra da un bel po’, e so come vanno certe cose. Avete bisogno di parlare, non è necessario farne un dramma».
«Non hai paura che possa succedere ancora qualcosa tra di noi?» lo sfidò l’elfo.
«Sono un tipo sicuro di sé.» fece spallucce il vampiro, poi tese il braccio verso la casetta dov’era ancora Alyssa, «Va’, Alec, prima che il mio buonumore scompaia».
L’elfo lo guardò in modo strano, come se allo stesso tempo lo stesse ringraziando ed insultando, poi si decise ad andare da lei. Varcò la barriera di rose, e poi entrò senza problemi nel canneto. Quando fu sotto la casetta, si trovò indeciso sul da farsi: avrebbe voluto urlare qualcosa come «Permesso?» o «Posso?», ma l’idea di guardarla senza essere notato lo incuriosiva, per cui scelse quest’ultima opzione. Saltò sulla casetta silenziosamente, e come lui aveva sperato, Alyssa era di spalle. Si teneva stretto addosso il vestito di petali che lui le aveva creato quella mattina, ormai ridotto in mille pezzi e rinsecchito, e lo ammirava sognante e dispiaciuta, toccandone i bordi dov’era stracciato.
«Alec…» mormorò lei, e l’elfo si tese come una corda di violino. Non aveva fatto rumore, né aveva segnalato la sua presenza con la magia come la prima volta che l’aveva vista, dentro casa, dal giardino, e si chiese come avesse fatto a capire che era lì.
«…spero di aver fatto la scelta giusta. Spero che quel sogno, o meglio incubo, non sia davvero premonitore.» continuò lei, e così lui capì che stava pensando ad alta voce.
«Giustamente, tra morte e vita cosa scelgo io? La morte, quella eterna, che inesorabilmente arriverà se vorrò stare con lui. Perché di certo non amerà una brutta vecchietta, quando accanto si ritroverà gli amici di sempre, tutti giovani e belli. Magari gli farò schifo già tra vent’anni. Ho scelto un amore con la data di scadenza ben impressa sul collo.» continuò lei, credendo di essere sola, e non riuscì a trattenere una risata amara sull’ultima frase.
«Eppure è da tanto che lo so, da prima di starci insieme. Ma prima d’ora non avevo mai avuto dubbi. Forse perchè non sapevo di essere una strega sirena? O perché non avevo in testa qualcun altro…? Oh cavolo, che diavolo mi prende?! Gli avevo promesso che non sarei stata come Katherine ed Elena, che avrei amato sempre e solo lui! E invece sono diventata esattamente come loro, con la differenza che perlomeno non sono indecisa tra due fratelli. Ma questo non mi rende migliore. Niente affatto. Sono un mostro. Un mostro che farà soffrire uno dei due, e non potrà farci niente. Se solo potessi tornare indietro…ma non cambierebbe nulla. Non riuscirei a fare diversamente. Perché tutto quello che ho fatto, l’ho fatto in buona fede.» terminò lei, stringendo più forte l’abito a sé.
Alec si mosse silenzioso, e in un attimo fu dietro di lei. Le cinse i fianchi, suscitandole un piccolo urlo di sorpresa, e fece riprendere vita all’abito, scorrendo delicatamente le mani sul corpo della ragazza. Quando terminò col vestito, si ritrovò un’ennesima volta a pensare se quel che voleva fare era la scelta giusta, e decise che per quei pochi minuti che gli erano rimasti con lei avrebbe dovuto fare tutto lasciandosi guidare solo dall’istinto. Così le baciò dolcemente il collo, facendole venire i brividi, poi l’abbracciò senza farla girare e iniziò a parlarle vicino all’orecchio, sfiorandole il viso col suo: «Non ti crucciare, Principessa. Tu sei una dolce meraviglia, e non ti devi colpevolizzare così tanto. A volte ci si ritrova immersi in una strana serie di eventi che ci porta a fare cose che mai avremmo pensato di fare, ma questo non ci rende diversi, non ci rende peggiori. Ci fa semplicemente capire che basta un battito d’ali d’una farfalla per scatenare un uragano dall’altra parte del pianeta. E prima lo si capisce, meglio si reagisce a questi piccoli ostacoli della vita. Tu non ti devi preoccupare per me. Mi basta vederti felice. Mi basta che lui ti tratti come ti tratterei io, come una Principessa. Non ti nego che non sarà facile, ma niente lo è. Persino respirare…tu non te ne accorgi perché è una cosa che fai automaticamente, ma sai quanta fatica fa tutto il tuo corpo per farti fare un solo respiro? E tutta la vita è così: le cose sono faticose e difficili, finché non le fai automaticamente. Dovrò solo abituarmi a sorridere vedendoti con lui. Una sciocchezza, per un elfo di quasi trecento anni».
«A volte respirare è faticoso anche se ormai è un automatismo.» disse lei affannata dall’emozione.
«Finché qualcosa è faticoso va tutto bene. È quando diventa impossibile che si fanno complicate le cose. Vedi, quando prima ho pensato che ti avrebbe uccisa, ogni cosa mi era sembrata impossibile, anche solo continuare ad esistere. Poi l’ho visto che ti baciava, e incredibilmente ho tirato un sospiro di sollievo. È stato faticoso poi continuare a guardarvi, ma nulla mi è sembrato più impossibile. Finché esisterai, per me nulla sarà impossibile.» le disse dolcemente lui, sciogliendo l’abbraccio.
«Cosa ho fatto di buono per meritarvi entrambi?» pensò ad alta voce lei, scuotendo la testa, e lui le prese il viso, forzandola a guardare dritto nei suoi occhi di ghiaccio.
«Va. Tutto. Bene.» scandì l’elfo, anche a mo’ di autoconvincimento.
«Non. È. Vero.» scandì lei in risposta, e poggiò le mani su quelle dell’elfo.
«Non importa. Vorrei solo chiederti un ultimo regalo: mi mostreresti l’incubo di cui parlavi prima?» disse lui, senza muoversi di un millimetro.
«È un modo indiretto per chiedermi di baciarti un’ultima volta?» sussurrò lei, con un sorriso imbarazzato sul viso.
L’elfo abbassò lo sguardo, e stavolta fu lei che lo forzò a guardarla negli occhi.
«Anche io volevo chiederti un ultimo bacio, ad essere sincera.» gli disse, e poi lo baciò dolcemente, facendolo entrare nella sua mente.
Quando si staccarono, entrambi avevano le lacrime agli occhi, un po’ per il sogno, un po’ per l’addio.
«Sarò sempre il tuo consigliere, come nel sogno, e non appena noterò che c’è qualcosa che non va te lo dirò.» le promise Alec.
«Non eri solo il mio consigliere, eri la vita…» mormorò Alyssa.
«Lo so…ma spero tu sappia che, anche nel caso avessi scelto me, avresti dovuto vivere per secoli. Certo, non saresti passata prima dalla morte, ma il numero di candeline sulla torta sarebbe stato consistente in ogni caso.» le spiegò l’elfo.
«Una piccola irrilevante differenza.» sottolineò sarcasticamente la ragazza.
L’elfo fece spallucce, poi tagliò corto: «Credo sia ora di andare, il vampiro ci ha già concesso molto tempo, non vorrei si pentisse».
Le prese la mano, e l’accompagnò fino alla porta, poi l’abbracciò e saltò giù in giardino, atterrando delicatamente senza perdere la presa su di lei.
«E ogni volta che vorrai, sarò pronto ad aiutarti con la mia magia. Anche solo per vestirti di petali.» le disse, stringendola per un’ultima volta a sé, poi le indicò Damon, che stava aspettando fuori dal canneto, andando avanti e indietro.


Damon non ebbe nessun rimpianto mentre si voltava per tornare dentro il loft quando Alec passò il canneto per andare da Alyssa. Doveva approfittare della distrazione di entrambi per fare una cosa, così appena arrivò nell’open space, dove Caitlin, Shane e Bonnie stavano guardando i Grimori delle ragazze seduti sul divano, prese una sedia dal tavolo vicino e la spostò di fronte al divano su cui erano seduti.
«Cari i miei tre
bacchettieri, mi dovete aiutare. Alyssa deve passare subito la barriera per entrare qua o qualcuno si farà molto male.» disse loro, dopo essersi seduto sulla sedia girata al contrario.
«Lo sai che non può entrare, finché non smaltisce la linfa che ha in circolo.» disse Shane, come se il vampiro avesse fatto un capriccio più che una richiesta.
«Aspetta…» disse Bonnie, guardando prima lo stregone e poi il vampiro, «Tu come hai fatto ad entrare?».
«Con i piedi?…» rispose aprendo le braccia il vampiro, come se la risposta fosse la cosa più ovvia al mondo.
«No no, intendo come mai la barriera non ti ha respinto?» riformulò la domanda la strega, ma il vampiro stava iniziando a perdere la pazienza: «Streghetta, sono stato furbo: non ho bevuto la linfa di Alec, gli ho solo stracciato il collo a suon di morsi. Non ne ho mandata giù nemmeno una goccia. A parte che non ci sarei riuscito comunque: ha un sapore terribile!».
«E il sangue di Alyssa? L’hai bevuto, e se in lei circola la linfa, anche in te ora dovrebbe essere così.» spiegò Bonnie, e gli altri tre rimasero impietriti.
«Damon? Che c’è, hai perso le parole?» disse la strega, ma non ricevette risposta.
«Siete degli idioti!» si sentì urlare dal piano superiore. Era Katherine.
«Sta’ zitta Katherine, non è il momento di richiamare tutta l’attenzione su di te come al solito!» urlò di rimando Damon, irritato dalla situazione. Non gli era mai piaciuto che le cose sfuggissero al suo controllo.
«Faresti meglio ad ascoltare quel che ho da dirti!» urlò di nuovo lei, e in un attimo lui la raggiunse, restando nel corridoio.
«Hai 10 secondi.» disse freddo, e incrociò le braccia.
«La linfa degli elfi non entra in circolo.» disse solo lei.
«Che vorresti dire?» chiese il moro, confuso.
«Che nel sangue di Alyssa non circola la linfa di Alec, per cui anche se tu l’hai bevuto non hai nemmeno una goccia di linfa in te.» spiegò lei, alzando gli occhi al cielo.
«Se in lei non circola la linfa del tuo amichetto elfo perché non può entrare nella barriera?» chiese ancora il vampiro.
«Non ho detto che non ce n’è dentro di lei, ho solo precisato che non circola nel suo sangue.» disse soddisfatta la vampira, e stavolta fu lei ad incrociare le braccia.
«Dove cavolo è questa linfa allora?» chiese Damon, ormai spazientito.
«Mmm…vediamo… Potrebbe essere tutta nello stomaco… O nei reni… Oh, Damon, detto sinceramente non ho mai studiato anatomia, almeno la parte teorica…lo sai che ho sempre preferito la pratica!» lo schernì lei.
«Essere bloccata qua dentro non ti rende intoccabile, cara. Ti pentirai di tutte queste provocazioni prima o poi.» le sibilò il vampiro.
«Dovresti ringraziarmi. Ti sto aiutando.» disse seccata la vampira.
«No, mi stai solo dando delle briciole in cambio di ciò che vuoi tu.» disse lui amareggiato, e tornò giù.
«A quanto pare la linfa degli elfi non entra in circolo nel sangue, ma resta comunque nel corpo per non si sa quanto, per cui fatemi il grosso favore di trovare una scappatoia nell’incantesimo di protezione e fate in modo che Alyssa possa passarlo.» disse tutto d’un fiato il vampiro ai tre, che subito cominciarono a parlare tra loro, mentre lui usciva ancora in giardino.
Incominciò a camminare avanti e indietro, tentato molte volte di salire sulla casetta ad interrompere Alec e Alyssa, ma resistette e continuò ad aspettare, finché lei uscì dal canneto.
«Dov’è l’elfo?» chiese nervoso Damon.

La ragazza ci rimase male, aspettandosi un esordio decisamente diverso, e si limitò ad indicare il canneto dietro di lei.

«Aspetta qui, torno subito.» le disse il vampiro, poi entrò nel canneto, dove trovò l’elfo ancora sotto l’albero.

«Dobbiamo parlare.» gli disse deciso.

«Ti sei già pentito?» azzardò vago l’elfo.
«Non ancora. Dovrei?» chiese minaccioso l’altro.
«No, no, assolutamente.» rispose facendo spallucce l’elfo, poi aggiunse: «Di che dobbiamo parlare, allora?».
«Di Alyssa. E della tua linfa. Quanto durerà l’effetto “sono una strega sirena ma per la barriera sono un elfo”?»
«Non lo so… Credevo durasse solo qualche ora, e invece…»
«Vorresti dire che non avevi mai fatto bere la tua linfa ad altri?»
«No…non umani almeno…»
«Parla apertamente, Alec, ormai siamo in confidenza…potrei quasi pensare di diventare tuo amico.»
«Katherine. Lei ha bevuto la mia linfa. O almeno ci ha provato.»
«E…?»
«Ha detto che sembrava una versione collosa della verbena, solo che faceva pure schifo come sapore.»
«Quindi alla fine dei conti nemmeno lei l’ha bevuta?»
«Esatto. Comunque potete stare qui se non riesce a passare la barriera, non è un problema per me.»
«No, è un problema per me infatti. Voglio che lei torni là dentro. Solo nel loft, all’interno della barriera, sarà al sicuro.»
«Mi spiace contraddirti, ma se vogliamo essere precisi è più al sicuro qua dentro: può entrare solo chi voglio io.»
«Non importa, deve comunque passare. Deve parlare con Katherine. E non pensare a niente di diverso perché non abbiamo alcuna intenzione di liberare la diavoletta per farla incontrare con Alyssa qui fuori.»
«Veramente non avrei detto niente a riguardo, per me può restare rinchiusa lì per l’eternità.»
«Perfetto.» disse il vampiro, e si girò per uscire dal canneto.
«Ah, Damon.» lo fermò l’elfo, e quando il vampiro si voltò continuò: «Grazie».
«Non mi devi ringraziare. Non abbiamo ancora scoperto l’incantesimo per farti fuori.» rispose l’altro, e uscì dal canneto con passo deciso.
Alyssa era poco distante, con le braccia incrociate e appoggiata con le spalle al nulla, che in realtà lui sapeva essere la barriera.
«Ancora non riesci a passare?» le chiese, celando più che poteva la preoccupazione.

«Non si nota?» rispose la ragazza, un po’ delusa. 

«Vedrai che Bonnie troverà una soluzione, e presto tornerà tutto alla normalità.» cercò di rassicurarla, ma lei non glielo lasciò fare, si staccò dalla barriera e cominciò a gesticolare mentre gli diceva rassegnata: «Niente tornerà alla normalità, Damon. Tu sei un vampiro, io una strega sirena, abbiamo entrambi gli elfi alle calcagna tranne Alec che è dalla nostra parte e viviamo sotto una bolla invisibile di magia per essere protetti. Trovami qualcosa di normale in tutto ciò».

Il vampiro si trovò spiazzato dal pensiero della ragazza, e cercò diverse volte una risposta rassicurante, inutilmente.

«La normalità è sopravvalutata, Principessa.» disse Alec facendole l'occhiolino mentre usciva dal canneto, poi si rivolse a Damon: «Se non avessi tutti questi problemi con me e mi lasciassi fare ciò che mi è possibile, lei starebbe meglio».

«E sentiamo, cos'altro vorresti fare dopo tutto quello che hai già fatto?» chiese con tono di sfida il vampiro.

«Allargare una delle mie barriere sostituendo quella della vostra amica.» disse l'elfo, ma vedendo l'espressione scettica dell'altro continuò spiegando: «La mia barriera non protegge da una sola specie sovrannaturale senza possibilità di escludere i singoli. È come la barriera che non ti permette di entrare in casa degli umani senza invito, con la differenza che non si limita solo ai vampiri e l'ingresso devo consentirlo io. Non c'è nulla di più sicuro al momento, per la situazione in cui ci troviamo».

«E chi mi dice che questa non sia una trappola? Potresti decidere di far entrare degli elfi per rapirci, oppure non far entrare i nostri amici quando arriveranno.» ribattè Damon.

«Non vi metterei mai in pericolo, e comunque per esserlo non avete bisogno di me, ci pensate già da soli.» disse l'elfo sarcasticamente, indicando la loro posizione fuori da tutte e tre le barriere.

I due si guardarono disorientati per un istante, poi Alyssa passò incolume la siepe di rose per entrare nella barriera fatta la sera prima da Alec, mentre Damon sparì per qualche secondo, ricomparendo poi all'interno della barriera creata da Bonnie, dicendo solo: «Arrivano le streghe».

Poco dopo Bonnie, Caitlin e Shane uscirono in giardino e si misero ad ascoltare la proposta di Alec. Parlottarono un po' tra loro, e alla fine decisero che l'idea era fattibile, mancava solo un dettaglio a cui pensò Caitlin: «Riesci a creare un'illusione ottica per camuffare la barriera e tutto ciò che c'è al suo interno, in modo che nessun umano ci sbatta contro e venga rimbalzato com'è successo a Damon?».

«Questa è proprio una gran bella idea, sai? Ci sarà utile anche per nasconderci. Bonnie, sei pronta a ritirare la tua barriera?» disse Alec, e, quando la strega annuì, le barriere delle casette sull'albero si unirono formandone una unica, che avanzava verso il loft mentre quella di Bonnie si ritirava. Quando l'elfo terminò, da fuori si vedeva solo una collinetta erbosa.

«E così la bolla invisibile si trasformò in una collinetta mimetica. Visto, Piccola? Andiamo sempre meglio!» scherzò Damon, facendo alzare gli occhi al cielo ad Alec.
Ma Alyssa non rise né sbuffò alla battuta: il suo viso era serio, lo sguardo deciso e combattivo, e con una sola frase rivolta al vampiro fece zittire anche lui.
«È ora di incontrare Katherine».

ElenaDobrevSomerhalder

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Capitolo 18
*** 1490 ***


Your Love Saved Me - Chapter 18
Capitolo 18 - 1490


«Katarina.» sibilò Alyssa, diventata irriconoscibile, appena vide la vampira. Sembrava posseduta e piena di rabbia verso di lei, tanto che Damon, Alec e Bonnie le si avvicinarono temendo che potesse fare qualche pazzia, come entrare nella stanza nella quale era rinchiusa, mentre Caitlin e Shane fecero un passo indietro per la loro incolumità.
«Aleekah. Sei proprio tu.» mormorò Katherine, ancora bloccata nella stanza, che cercava di sporgersi il più possibile, appoggiando le mani alla barriera invisibile che la teneva prigioniera. Guardava solo Alyssa, dritta negli occhi, come se non vedesse tutti gli altri attorno nel corridoio con lei.
«In carne ed ossa.» rispose la strega sirena, e a quelle parole Damon rabbrividì: «Alyssa?» la chiamò, ma lei non le rispose come immaginava.
«Sta bene, non preoccuparti, vampiro. Non approvo i suoi gusti, ma non posso guidarla anche in questo.» disse seccata la ragazza, poi si rivolse alla vampira, che iniziò ad indietreggiare come se avesse paura di lei: «Non sono rinata, ma è come se lo fossi. A quanto pare non sei l’unica ad avere una doppelganger. Questa ragazza è identica a me, e ora che ha sbloccato la sua magia posso tornare nel mondo dei vivi tramite lei. Ma non credere che questo giocherà a tuo favore».
«Voglio solo sapere che fine ha fatto mia figlia.» disse Katherine con un tono così disperato che Damon si chiese se non ci fosse stato uno scambio di corpi tra doppelganger.
«Sta bene anche lei, e sarà così finché starà lontana da te.» rispose cripticamente Aleekah.
«Lei…è viva?!» lo sguardo della vampira si rianimò, e si avvicinò un po’ all’uscio.
«Tecnicamente sì. Vedi, quando tu sei diventata vampira
-» stava spiegando Aleekah, ma tutto d’un tratto s’interruppe, portandosi una mano al petto, il viso tramutato in una smorfia di dolore, senza fiato. Ci fu qualche istante in cui il tempo sembrò fermarsi, tutti la guardavano, chi confuso, chi spaventato. Poi inspirò profondamente, alzò il viso al cielo, e sussurrò affannata: «Non permetterti mai più di appropriarti del mio corpo, Aleekah. Non te lo lascerò fare ancora».
Il viso di Katherine tornò quello del solito: sprezzante del pericolo e spietato. Si appoggiò alla barriera e sibilò alla ragazza: «Lo sai che per questa cavolata che hai appena fatto ti spedirò all’altro mondo appena ne avrò l’occasione, vero?».
«Katherine, se solo non fossi così impulsiva nel reagire, potresti sapere comunque le sorti di tua figlia.» disse sbuffando Alyssa, tornata in sé.
«Stai bene, piccola?» chiese Damon, che era corso subito ad abbracciarla.
«Sì, è stata una delle cose più strane della mia vita, ma sto bene.» rispose lei, godendosi il suo abbraccio.
«Dev’esser stato come per me con Emily. Ma io non ero riuscita a scacciare il suo spirito dal mio corpo…» disse Bonnie, ammirata e al tempo stesso un po’ invidiosa delle capacità dell’amica.
«Ho solo pensato che volevo riprendere pieno possesso del mio corpo…è terribile vedere e sentire tutto, ma avere qualcun altro dentro di te che parla e si muove al posto tuo.» spiegò la strega sirena, poi si rivolse alla vampira: «Comunque non sarà per niente facile riavere tua figlia, sappilo».
«Oh, andiamo…per quel che ti ho detto adesso!?» le disse Katherine alzando gli occhi al cielo mentre incrociava le braccia.
«No, non solo per quello. Potrei fare la stronza come te, visto quello che hai combinato stanotte, e non dirti nulla di tua figlia. Potrei rinchiuderti in un qualsiasi posto sperduto tutta sola e lasciarti marcire lì in eterno come meriteresti. Ma non sono stronza,
io. Purtroppo vedo del buono in te, lo sento, seppellito sotto a secoli di corazze che hai posto ad ogni disgrazia avvenuta nella tua vita. E non riesco ad essere insensibile a tutto questo. Ma sappi che la vera difficoltà non è sapere ciò che è successo a tua figlia. Sarà piuttosto fare in modo di poterla riavere indietro.» disse Alyssa, avvicinandosi pian piano alla porta e appoggiando le mani alla cornice.
«Dimmi cos’è successo, perché fosse l’ultima cosa che faccio riuscirò a riaverla con me.» rispose seria la vampira.
«Non qui.» disse la ragazza, che iniziò a muovere le mani per aria e a mormorare parole in latino. Poi prese le braccia della vampira e d’un tratto comparì una luce sia nelle braccia che nelle gambe di Katherine, e poi sparì lasciando posto a due cavigliere e due bracciali dorati e massicci.
«Andiamo in salotto.» le ordinò infine, e si avviò per le scale, lasciando tutti di stucco.
«Piccola, sei impazzita? Perché l’hai liberata? Non immagini quello che farà ora?» iniziò ad agitarsi Damon, e non appena terminò vide sfrecciare davanti a lui Katherine, che si dileguò.
«Ecco, appunto.» mormorò il vampiro, deluso dall’ingenuità della ragazza.
«Pensavo avessi un’altra idea di me, amore.» rispose Alyssa con un ghigno soddisfatto sul viso, e non appena arrivò nell’open space, anche lui capì il perché fosse così tranquilla.
Katherine stava vagando a velocità vampiresca per il loft da una porta all’altra, provando poi anche dalle finestre, ad uscire senza successo come una mosca intrappolata.
«Credevi che ti avrei lasciato scappare così facilmente, Katherine? Ho semplicemente allargato il sigillo che aveva messo Bonnie.» le disse la ragazza, che scimmiottò la mossa di poco prima della vampira alzando gli occhi al cielo e incrociando le braccia.
«Adesso mi stai stufando, ragazzina.» sibilò la vampira, e con il viso trasformato si preparò all’attacco. Ma non si mosse di un millimetro. Il viso da vampiro sparì, lasciando il posto ad un’espressione incredula.
«E adesso cosa c’è?» si chiese confusa, e subito Alyssa le rispose con un gran sorriso soddisfatto come non mai: «Ogni volta che avrai intenzioni o emozioni negative a guidarti, non riuscirai a muoverti affatto».
Katherine ringhiò, restando ancora una volta immobile, mentre la ragazza si sedette sul divano, seguita poi da tutti gli altri.
«Io inizio a raccontare.» disse la strega sirena, senza rivolgersi a nessuno in particolare, poi guardò Katherine: «Potrai raggiungerci anche tu, quando ti calmerai».
«Sei sicura che vuoi dirle di sua figlia? Alla fine non se lo merita.» disse Damon, e Alec annuì.
«Non vi preoccupate, che io le riveli tutto non significa automaticamente che la potrà riavere indietro. Sarà una lunga strada…» rispose Alyssa, poi incominciò a raccontare dal principio: «Quando Katherine rimase incinta, suo padre voleva ucciderla per aver disonorato la famiglia. Fu sua madre a fargli cambiare idea, prendendo tempo con la scusa che nascondendola in casa per gli ultimi mesi di gravidanza e dando via il frutto del peccato tutto si sarebbe messo a posto. In tutto questo, intanto, la madre andò da Aleekah per chiedere aiuto, ovvero di prendere lei il primogenito di Katherine, a patto di farglielo vedere di nascosto da suo marito di tanto in tanto. Lei accettò, in quanto amica di vecchia data della signora Petrova, e aggiunse una clausola: avrebbe fatto tutto ciò che riteneva giusto per il piccolo, anche se fosse andato contro la famiglia d’origine. La madre accettò di buon grado, piuttosto che considerare altre possibili famiglie chissà dove. Tutto sembrava andare come nei suoi piani, ma col tempo il padre intuì che c’era qualcosa e aggiunse un’altra opzione alla proposta della madre: esiliare Katherine in Inghilterra, dicendo invece a tutto il villaggio che avevano trovato per la figlia un marito straniero ma molto facoltoso. E così quando nacque la bambina, che Aleekah chiamò Darina, suo padre non gliela fece nemmeno prendere in braccio, e la madre fu d’accordo col gesto, anche se per altre intenzioni: sapeva quanto avrebbe sofferto la figlia a vedersi strappare dalle braccia il sangue del suo sangue».
Alyssa prese un attimo di respiro, e d’istinto si voltò verso Katherine, che intanto era riuscita a sedersi sull’altro divano dell’open space. Aveva il viso chino, gli occhi gonfi di lacrime, le mani strette in un pugno. Non era facile ripensare a quei momenti. Ma il peggio doveva ancora arrivare: «Così la signora Petrova si occupò di sistemare la bambina da Aleekah all’insaputa di suo marito, grazie ai poteri della strega, che intanto aveva pure fatto credere a tutto il villaggio di essere incinta. Katherine fu esiliata in Inghilterra, ma prima di andar via tentò il tutto per tutto: andò infatti dalla strega con l’intenzione di portarsi via la figlia, ma lei ovviamente non glielo permise. Prima di rischiare che il padre scoprisse tutto, Aleekah la cacciò e lei se ne andò in Inghilterra come d’obbligo. Intanto la madre pensò sempre alla bambina, d’accordo con la strega, almeno fino a quando Katherine diventò una vampira. Aleekah lo vide coi suoi poteri, vide anche il perché lo era diventata, e fu allora che pensò ad un modo per salvare la bambina: le fece così un incantesimo del sonno, il quale unico antidoto è il bacio di sua madre».
«Quindi è ancora una tenera bambina…la
mia bambina…» disse Katherine, con un’accenno di sorriso.
«Non è finita qua Katherine. Il bacio avrà effetto solo se il tuo animo sarà libero dall’oscurità. E ad ogni modo, fino ad allora, Aleekah non mi farà scoprire dove ha nascosto tua figlia.» aggiunse Alyssa, e l’accenno di sorriso svanì dal viso della vampira.
«Puoi fare “ciao ciao” alla tua bimba,
Queen of Darkness.» la schernì Damon, ma lei sorprendentemente non rispose.
«Può farcela, se lo vuole davvero.» lo contraddisse la strega sirena, e si alzò dal divano per andare verso di lei.
«Ha ragione lui, nemmeno in un millennio potrei farcela. E poi, come cavolo ci si può liberare dall’oscurità?! Una volta che ci sei entrato non ne puoi uscire! Che diavolo, sono una vampira, è normale!» brontolò Katherine.
«Guarda gli altri vampiri che se la cavano meglio di te: riescono a cibarsi senza uccidere nessuno; trovano qualcuno con cui stare insieme per sempre, essendogli fedele; magari aiutano pure gli umani a guarire. Se cominciassi a far del bene sarebbe un buon inizio per scacciare l’oscurità.» la consigliò la ragazza, ma lei per tutta risposta scoppiò a ridere: «Del bene? Senza niente in cambio? Non esiste».
«E allora vuol dire che non tieni a tua figlia. Se l’amassi almeno quanto ami te stessa, non saresti ancora qui a porti domande e a ridere di un tuo possibile cambiamento, ma anzi, saresti già all’opera.» ribatté la strega sirena, innervosita dall’atteggiamento della vampira.
«Tu non sai cosa vuol dire passare la vita che ho passato io. Arrivi in un punto in cui decidi: meglio me stessa che tutto il resto del mondo.» spiegò l’altra guardando mesta nel vuoto.
«E tua figlia non è parte di te? La calcoli come parte del resto del mondo di cui non t’interessa nulla?» alzò i toni Alyssa, e Damon cercò di capire come mai fosse così toccata dalla questione. Sì, con i suoi non andava molto d’accordo a causa delle differenze tra fratelli che facevano, ma non credeva che avesse tutto questo risentimento dentro di lei. Poi, pensò a tutt’altro, e un’ipotesi peggiore gli balenò per la mente. Poteva mai essere colpa sua e del suo essere vampiro?
«Smettila adesso, ragazzina! Sarà affar mio cosa fare d’ora in poi!» urlò Katherine, facendo calare un gelido silenzio nel loft.
Passò qualche istante in cui tutti rimasero in silenzio, a pensare a tutto ciò che stava succedendo. Bonnie vide Shane guardare in modo molto strano Caitlin, e con la scusa di prendere un po’ d’aria gli chiese di andare fuori con lei.
«Ti ho visto…» gli disse appena furono nella parte anteriore del giardino, abbastanza lontani dal loft.
Lui all’iniziò non capì, ma quando la strega continuò, iniziò a sbiancare: «Come guardavi Caitlin. L’ho già visto quello sguardo combattuto, colmo d’apprensione e allo stesso tempo di distacco. L’ho visto in un uomo che si chiamava John, e cercava di nascondere alla propria figlia di essere suo padre».
«Non è vero.» si limitò a dire l’uomo, scuotendo la testa con gli occhi chiusi, come se volesse continuare a negare anche a se stesso.
«No? E allora raccontami di Patricia. Come l’hai conosciuta? Che ruolo avevi nella sua vita quando è nata sua figlia?» insistette lei.
«Siete proprio dei ficcanaso in questa casa! Fatti gli affari tuoi!» si alterò Shane, e si voltò per tornare nel loft.
«Hai mai conosciuto mia madre?» disse la ragazza, e lui si fermò senza voltarsi, così lei continuò: «Io fino a qualche mese fa no, praticamente. Lo sai anche tu che mi abbandonò che avevo appena due anni. Ho vissuto una vita intera senza di lei, e credimi, se ci fosse stato qualcuno a farsi gli affari nostri ai tempi, ne sarei stata molto contenta. Avrei potuto ringraziare quella persona oggi, per avermi riportato indietro mia madre. Caitlin al momento è completamente sola. Hai una vaga idea di come potrebbe aiutarla ritrovare suo padre?».
Shane si voltò, scuro in volto, e disse: «Lei non sa di avere un padre, da qualche parte in questo mondo. Per lei quell’uomo è morto qualche anno fa, e alla fine dei conti, è stato davvero suo padre. L’ha cresciuta non sapendo che era figlia di un altro. Io non sono e non sarò mai nulla per lei, così come non lo sono stato per sua madre».
«Dovresti darti una possibilità di essere felice. Di avere la famiglia che avresti sempre dovuto avere.» disse soltanto Bonnie, poi si avviò all’interno del loft, lasciando lo stregone fuori a riflettere.


Non appena vide Bonnie e Shane andare fuori, Damon fece cenno ad Alyssa di seguirlo dalla parte opposta. Uscirono in giardino, e senza dirle niente la prese in braccio e la portò a velocità vampiresca sulla casetta che Alec aveva creato per loro.
«Che ti prende?» gli chiese sorpresa lei, non appena la mise giù.
«È proprio quello che volevo chiedere a te.» rispose lui, tutto serio.
Lei fece spallucce, perciò lui andò dritto al punto: «Come mai ti agita così tanto questa storia di Katherine e sua figlia?».
«Non mi agita, spero solo si risolva presto. Perché lo pensi?» rispose lei, cercando di dissimulare.
Damon alzò gli occhi al cielo scuotendo il capo, poi le prese le mani e le disse: «Senti, Piccola, è inutile che ti nascondi. Lo so che c’è qualcosa che non va. Dovremmo parlare di tutto, no?».
Lei abbassò gli occhi, indecisa su cosa fare, poi si decise: «Sì, ma non è il momento. Diciamo che è un argomento di cui sarebbe prematuro parlare ora».
«Perché riguarda il tuo futuro come madre, vero? Perché stando insieme a me non potrai avere figli.» incalzò il vampiro, e lei si limitò ad evitare il suo sguardo.
«Lo sapevo… Quindi il fatto che Katherine non si faccia in quattro per stare con sua figlia ti dà sui nervi, giustamente, perché pensi che un domani tu non avrai questa possibilità. Beh, ti sbagli.» continuò lui, catturando completamente la sua attenzione con le ultime parole.
«Come potrei mai sbagliarmi? Sei un vampiro.» disse lei, senza nascondere un pizzico d’irritazione, sentendosi presa in giro dalle sue parole.
«Non devo essere per forza io il padre del tuo futuro figlio.» disse cercando di camuffare l’amarezza Damon.
«No! Non ci provare! Non mi lascerai per questo!» sbottò Alyssa, ma lui subito la strinse a sé, carezzandole i capelli, e le sussurrò rassicurandola: «E chi ti lascia, Piccola mia?».
La ragazza era confusa come non mai. Ricambiò la stretta per un po’, e dopo aver inspirato profondamente il suo profumo si staccò pian piano da lui per guardarlo dritto negli occhi: «Spiegami cosa intendi allora, perché io non riesco a comprenderlo».
«Esistono i donatori.» si limitò a dire lui, e lei arrossì visibilmente senza riuscire a trattenere un mormorìo di sorpresa.
«Ma hai ragione tu, non dovremmo parlare adesso di queste cose. Tu devi solo sapere che stare con me non significa che in futuro non potrai fare ciò che vorrai della tua vita. Ok?» terminò il vampiro, e lei si limitò ad annuire.
«Sarà meglio pensare al presente, per adesso.» disse lei, e poi sfiorò le labbra del vampiro con le sue.
«Non male come idea.» sussurrò lui senza allontanarsi, poi si lasciarono andare ad un bacio lungo ed intenso, fin quando Alyssa sentì una fitta al cuore e senza far capire niente al vampiro si staccò pian piano da lui.
«Anche se preferirei stare qui con te in eterno, sarà meglio tornare dentro, prima che scoppi un’altra guerra tra vampiri ed elfi.» sussurrò Damon, ancora appoggiato con la fronte alla sua.
«Sì, non si sa mai…ma io preferirei stare ancora un po’ in giardino, ho bisogno di aria fresca.» disse lei, suscitando un sorrisetto soddisfatto sul viso senz’età dell’altro, e quando lui la lasciò appena sotto la casetta e rientrò nel loft si sentì terribilmente in colpa per avergli fatto credere che fosse solo merito suo.


Nel loft erano rimasti solo Alec, Katherine e Caitlin, finché quest’ultima approfittò della distrazione di tutti gli altri per andare in cucina a concedersi una pausa ristoro.
«Alec» disse Katherine, osservando l’elfo che guardava da tutt’altra parte. Lui non si mosse d’un millimetro, così lei continuò: «Non mi hai detto nulla da quando mi hai rivista».
«Non ho nulla da dirti.» disse seccato lui, senza distogliere lo sguardo dal nulla.
La vampira gli fu accanto in un attimo, e questo lo sorprese. Da quello che aveva detto Alyssa riguardo l’incantesimo sui bracciali e le cavigliere, si poteva muovere solo se aveva buone intenzioni, per cui pensò che forse non era così stronza come pensava. Ma questo non cambiava quello che provava per lei in quel momento. C’erano solo rabbia, disgusto e delusione per lei, dentro di lui.
«Quello che è successo stanotte…» iniziò a spiegare lei, ma il moro l’interruppe: «Non mi interessa. Non voglio sapere nulla. Anzi, so già troppo. Tutte le cose che mi hai nascosto. E non c’è nulla da aggiungere».
«Abbiamo passato 238 anni insieme…» riprovò lei, ma ancora una volta lui la interruppe: «Buttati al vento!».
«No, questo no, Alec. Io ti ho sempre amato.» disse la vampira, guardandolo negli occhi.
«Hai sempre amato l’idea che io ti potessi proteggere da Niklaus. Non me.» disse lui amareggiato.
«Come puoi pensarlo?!» gli chiese incredula lei, sentendosi profondamente offesa.
«Perché se mi avessi amato non avresti continuato a scappare da sola quando mi sono stabilito nel Maine con Lucas. Non mi avresti nascosto quel che avevi fatto quando eri lontana da me. Non saresti andata a cercare loro piuttosto che venire a cercare me, quando sono andato via dopo la morte di mio fratello. Devo continuare?» sbottò lui, guardandola con tutta la rabbia che aveva represso finora, e lei, prima di rialzarsi e ritornare al suo posto, si limitò a dirgli: «Forse non ti ho amato come meritavi, ma a modo mio l’ho fatto».
Alec non riusciva più a stare lì con lei, così si fiondò in cucina, pronto ad andare fuori, ma appena arrivò alla porta finestra vide Damon ed Alyssa da una finestra della casetta che si baciavano e si bloccò. Se avesse avuto un cuore sarebbe andato in frantumi in quel preciso istante. Cercava di farsi vedere forte per non farla sentire in colpa, ma in realtà era difficile sopportare che lei stesse col vampiro.
«Tutto ok?» chiese Caitin, seduta al tavolo che mangiava uno snack, mentre lui continuava a guardare attraverso quella finestra. Alyssa si stava staccando da Damon, e si misero a parlare del fatto che forse era meglio tornare dentro.
«Sì, tu non mi hai visto, capito?» rispose alla rossa, e dopo che questa annuì si spostò nel garage. Non appena sentì la porta finestra della cucina chiudersi, aprì la porta del garage per uscire fuori, e si ritrovò lo sguardo di Alyssa addosso, sebbene fosse lontana. In un attimo le fu accanto, mosse le mani per aria disegnando un cerchio e creò una barriera attorno a loro due.
«Tranquilla, è soltanto per parlare…da fuori vedono una riproduzione di te seduta a terra di schiena che giochi con l’erba.» le disse, vedendo che si stava allarmando.
«Non sono preoccupata solo per questo. Ti ho sentito, prima. Molto più forte dell’altra volta.» disse lei, che cominciava a lasciar trasparire le proprie emozioni, l’agitazione prima tra tutte.
Non gli disse niente di nuovo, l’aveva intuito quando aveva visto che si allontanava da Damon subito dopo averli scoperti insieme. Era inutile nascondere ciò che aveva provato, lei l’aveva già percepito.
«Sì, avevo appena discusso con Katherine, poi ti ho vista con lui e non sono riuscito a trattenermi. Scusami, non succederà più.» spiegò desolato l’elfo.
«Alec…» disse lei, carezzandogli la guancia, «Non sei tu che ti devi scusare. Forse l’idea della barriera unica è stata buona, ma almeno in quel modo non ci avresti visto. Io non ci ho pensato…».
«Non ti azzardare a scusarti per aver baciato il tuo ragazzo. Sono io che non c’entro nulla qua. E che m’impiccio dei fatti degli altri.» disse lui, e vedendo che Alyssa accigliò lo sguardo, continuò: «Ho sentito poco fa… Prima di discutere con Katherine, vi ho sentiti che parlavate di figli, di donatori…».
Ma lei non lo fece continuare: «Oh, Alec, no…non credo proprio che Damon sarebbe d’accordo».
«No, no, sta’ tranquilla. Non era quello che intendevo dirti. Non è possibile, io e te…siamo incompatibili. Anche perché altrimenti a quest’ora potresti già aver avuto qualche chance…» spiegò lui, imbarazzato come non mai, e cercò di non ripensare troppo alla bellissima notte passata assieme.
«Oh, non ci avevo pensato…» mormorò lei, ancora più imbarazzata di lui.
«Certo, abituata con un vampiro ormai non ci fai più caso a queste cose da umani.» scherzò lui, cercando di smorzare la tensione, ma ottenne l’effetto contrario. Il respiro di Alyssa accelerava sempre più, e lui ormai non riusciva a trattenersi.
«Spero che mi perdonerai per questo.» disse, poi mise le mani a coppa sul viso della ragazza e tuffò le labbra sulle sue. Lei inspirò profondamente e poi trattenne il fiato, fin quando non si lasciò andare anche lei e schiuse le labbra, abbandonandosi al bacio.


Bonnie stava tornando nel loft, quando il cellulare le squillò.
«Caroline?»
«
Sì, Bonnie, sono io. Cosa diavolo è successo a casa nostra?!» chiese tesa la vampira, dall’altra parte del telefono.
«Oh mio Dio, spero nulla! Non lo so, non ho sentito nessuno da Mystic Falls oggi. Cosa sai tu?»
«
So che sono sulla Bennet Memorial Road e il loft non si vede da nessuna parte!» rispose l’altra, che per poco non scoppiò a ridere.
«Ah, non avevo capito. Siete già qua?! Fermatevi dove c’era l’ingresso alla stradina, arriviamo subito.» disse la strega, dandosi dell’idiota da sola per aver pensato chissà che.
Appena arrivò dentro al loft vide Katherine spaparanzata sul divano in modo inusuale da parte sua, che presa dai suoi pensieri nemmeno s’era accorta del suo ingresso, e non appena la vide tentò di rimettersi seduta a modo.
«Hai visto Alec?» le chiese semplicemente, e la vampira le indicò la cucina senza trattenere il broncio nell’udire il suo nome.
La strega arrivò in cucina, ma anche lì l’elfo non c’era.
«Avete visto Alec?» chiese anche lì, a Damon e Caitlin, che stavano parlando del fatto che fosse il momento di creare altri amuleti con i diaspri rossi.
«Sì, seguimi.» disse subito la rossa all’altra strega, poi si rivolse al vampiro: «Posso chiederti un favore intanto?».
«Tutto quello che vuoi,
Uccellino.» rispose lui, come se stesse parlando ad una bambina.
Caitlin prese due pacchi di sale da un pensile della cucina e gli disse: «Riusciresti a ricreare il disegno che abbiamo usato per l’incantesimo di ieri un pò più in grande, fuori nel giardino anteriore?».
«Certamente streghetta, se questo vorrà dire che dopo vi metterete all’opera» disse lui, prendendo i pacchi di sale e uscendo fuori dalla parte opposta in cui era Alyssa, e anche Alec a sua insaputa.
Bonnie capì che c’era qualcosa di strano, ma ne ebbe la conferma quando la ragazza la prese per mano, la fece avvicinare alla porta finestra, e la fece guardare fuori senza dir nulla.
«Non capisco» mimò con le labbra, e la rossa fece uguale: «Sono dentro ad una barriera, insieme! Quella è un’illusione ottica!».
«Oh mio Dio.» mormorò la mora sottovoce, e guardò allibita verso la falsa Alyssa seduta a terra.
«Tienilo d’occhio.» mimò ancora Bonnie a Caitlin, riferendosi a Damon, e si fiondò fuori, verso l’illusione ottica.
Non appena ci arrivò, si schiarì la gola, e dopo qualche secondo una mano la tirò all’interno della barriera. Lei d’istinto si coprì gli occhi, e li avvisò: «Ditemi quando siete a posto».
«Oh, andiamo Bonnie, stavamo solo parlando.» disse Alec, prendendole le mani e togliendogliele dagli occhi, mentre Alyssa cercava di guardare da tutt’altra parte non riuscendo a nascondere il rossore sulle guance e il respiro affannato.
«Lo vedo.» ribatté lei, indicando il collo della strega sirena, sul quale c’era un bel succhiotto.
«È stato Damon, poco fa.» cercò di deviare l’elfo, senza riuscirci.
«Lui al massimo ci avrebbe lasciato due buchi, non me la bevo. E ovviamente nemmeno lui, vi ucciderà davvero stavolta.» disse la strega.
Subito Alec posò la mano sul collo di Alyssa, cercando di guarirla, e così fu in qualche attimo.
«Visto? Ora puoi far finta di niente anche tu.» le disse con sguardo implorante lui, sperando li coprisse.
«Io non farò finta di niente, ma non farò nemmeno la spia. Dovremo parlare…» disse Bonnie rivolgendosi alla strega sirena, poi si rivolse all’elfo: «…ma non è il momento. Servi fuori dalla barriera, quella più grande, sono arrivati gli altri».
La strega si stava avviando fuori dalla barriera più piccola, ma lui la fermò: «No, venite tutte con me. Mi peserà un po’ di più, ma sarà meglio casomai dovesse vederci Damon».
«E solo ora ti preoccupi di lui?!» brontolò la strega, seguendolo comunque.
I tre si muovevano insieme alla barriera, che ora mostrava Alyssa che camminava nel giardino nella loro stessa direzione.
«Come hai fatto a capire che eravamo dentro alla barriera?» chiese l’elfo alla strega, mentre andavano verso il loft.
«Me l’ha detto Caitlin.» si limitò a rispondere lei, suscitando un’accesa reazione dell’elfo: «Menomale che le avevo detto di far finta di non avermi visto!».
«Dovresti ringraziarla invece, se non fosse stato per lei vi avrebbe scoperti Damon. È stata furba a farlo capire solo a me e a creare un diversivo per lui.» disse Bonnie, immaginando il caos che ne sarebbe venuto fuori.
I tre arrivarono davanti al loft, in una parte di parete dove non c’erano finestre.
«Poi ti dirò quel che dovevo dirti, senza fare altro, Principessa. Scusami ancora.» disse Alec ad Alyssa, poi le baciò teneramente la fronte, e la lasciò andare dentro al loft senza avere una risposta.
«Spero tu ti renda conto di ciò che stai facendo.» disse solo Bonnie, poi Alec fece svanire la barriera piccola e insieme andarono vicino alla barriera più grande, dal lato sulla strada, dove al di fuori c’erano due auto ferme in attesa.
«Tutti loro?» disse lui, e la strega disse solo di sì, per poi vedere, una volta che entrarono seguendo la stradina che prima non vedevano, che c’erano altre persone con loro.
I due tornarono dentro il loft, in attesa che gli altri parcheggiassero e li raggiungessero.
«Forse è meglio se facciamo un incantesimo protettivo per lei.» disse Bonnie ad Alyssa, guardando Katherine, che dopo aver ricevuto la notizia dell’arrivo degli altri, quindi di Klaus, era in un angolo dell’open space, l’angolo più lontano dalla cucina, e sembrava terrorizzata.
«Ci penso io.» disse la strega sirena, ma al momento non fece nulla.
Dalla cucina uscirono man mano tutti i nuovi arrivati, per primi Stefan ed Elena, poi Rebekah e Matt insieme a due ragazze e una donna a loro sconosciute, tanto belle da catturare per tutta la loro entrata gli sguardi di Alec, del professor Shane e di Damon, che si beccò una gomitata scherzosa ma non troppo da Alyssa, e infine Caroline e Klaus. Quando vide quest’ultimo, Katherine scappò istintivamente al piano di sopra, in camera di Damon, dov’era rinchiusa fino a poco prima, e lui la inseguì, finché ad un tratto si bloccò a mezz’aria.
Alyssa aveva un braccio alzato nella sua direzione, e pian piano gli si avvicinò, mentre gli diceva: «Klaus, lo sai che non ho mai avuto niente contro di te, ma stavolta devo fare così. La vendetta non ti serve. Non serve a nessuno».
Gli prese le braccia, e ci fu lo stesso bagliore di prima con Katherine, che lasciò gli stessi bracciali e cavigliere, poi lo lasciò libero.
«Solitamente era un piacere vederti, vuoi iniziare a farmi cambiare idea?» le disse l’Originale, sarcasticamente.
«È per il bene di tutti, anche il tuo.» gli rispose lei, facendogli cenno verso Caroline, che lo stava guardando adirata, poi urlò verso le scale: «Katherine puoi scendere, gli ho regalato i tuoi stessi braccialetti!».
La vampira scese a velocità vampiresca, e sotto lo sguardo sorpreso di tutti, l’abbracciò ringraziandola più volte con le lacrime agli occhi.
«Vedi? Ce la puoi fare. Questo è stato un piccolo passo verso il traguardo.» le sussurrò la ragazza, ricambiando l’abbraccio con tutta la fiducia del mondo.
Quando si staccò da lei, le indicò l’Ibrido, e le disse: «Ora ne puoi fare un altro, molto più grosso. Sta a te».
«Lui però non mi perdonerà mai.» disse senza nemmeno guardarlo, e l’altra rimarcò: «Sei tu che devi essere a posto, non lui. Tu devi fare il tuo. Per te. E per tua figlia.».
La vampira la guardò, in cerca di conferma, e quando lei le mise una mano sulla spalla come segno di incitamento, lei si voltò a guardarlo: nel suo sguardo, dopo tutto quel tempo, sotto sotto vedeva la stessa rabbia che aveva verso di lei più cinquecento anni prima. Non se ne fece spaventare però, e pian piano gli disse: «Ti perdono, Klaus. Ti perdono per avermi fatta diventare involontariamente la stronza che tutti hanno conosciuto. Ti perdono per avermi reso la vita un inferno, sia negli ultimi miei anni da umana che in tutti gli altri da vampira. Ti perdono, per aver cercato di uccidermi quando non avevo nemmeno 19 anni, ed esserci riuscito in un certo senso. Ti perdono per avermi dato la caccia per ben 520 anni in cui ho vissuto da vampira. Ti perdono per aver ucciso tutta la mia famiglia».
Katherine non riuscì più a trattenersi, e scoppiò a piangere. Alyssa subito l’abbracciò, mentre gli altri si guardavano sconcertati. Non sembrava più nemmeno lei.
«Cosa le hai fatto?» chiese perplesso Klaus alla strega sirena.
«Le ho fatto scoprire che nella vita c’è molto di più di quello che ha visto in questi 500 anni e oltre. Che c’è sempre una speranza. Che per chi si ama, si può fare qualsiasi cosa, anche cambiare il proprio cammino verso una direzione migliore.» gli rispose lei, guardandolo come per convincerlo a scusarsi e a perdonarle di essersi voluta salvare piuttosto che immolarsi per lui, anche se solo a pensarla come una cosa da farsi perdonare le sembrò un’assurdità.
L’Originale si sentì toccare le spalle e si voltò: era Caroline, che si era appoggiata a lui, e le faceva cenno verso l’altra vampira.
«Ora puoi dimostarmi di essere davvero l’uomo che merita di starmi accanto per tutta la mia esistenza.» gli disse dolcemente la bionda.
Lui le strinse le mani, e si rivolse a Katherine, che piangeva ancora abbracciata ad Alyssa: «Ho un grosso difetto, è vero. Sono
un tantino irascibile e vendicativo. A volte insensibile. E…» le parole gli uscivano con fatica, si stava sforzando molto, ma strinse un po’ di più le mani di Caroline, e lei si strinse di più a lui, così riuscì a portar a termine la frase «…mi spiace di averti procurato tutto quel dolore, Katherine».
Caroline lo baciò dolcemente, ringraziandolo a modo suo per averle dimostrato che l’amava davvero, poi accadde un vero e proprio miracolo: Katherine sciolse l’abbraccio di Alyssa, guardò Klaus, e quest’ultimo le porse la mano in un gesto di pace. Lei ricambiò, e poi ci fu un abbraccio memorabile, tanto che la maggior parte dei presenti, con gli occhi lucidi, iniziò ad applaudire.


Quando l’atmosferà si stabilizzò di nuovo, e tutti trovarono un posto nell’open space, chi sui divani chi sulle sedie, Klaus presentò le nuove arrivate.
«Lei è Maryel, ed è la prima sirena che abbiamo conosciuto a Los Angeles, a cui abbiamo fatto il quarto grado, e con lei son venute Naya, sua amica, e Derya, madre di Naya. Presto ci raggiungeranno anche Elijah e la madre di Maryel, che sono andati a cercare un’altra strega sirena che lei conosce.» spiegò l’Ibrido, indicando una alla volta le tre, molto simili tra loro, con curve mozzafiato e molto sensuali nonostante due di loro fossero solo delle ragazzine.
«Esiste un’altra strega sirena?» chiese Alyssa, elettrizzata al solo pensiero di non essere l’unica.
«Sì, e probabilmente la conoscerai presto.» le rispose Klaus, poi si voltò verso le sirene: «Dovrebbe essere lei la strega sirena di cui vi abbiamo parlato».
«Direi proprio che lo è, da quel poco che ho visto, ma ne avremo la conferma quando ci raggiungeranno anche le altre.» disse Derya, la più grande delle tre, anche se non si notava tutta questa differenza d’età, se non per lo sguardo e l’atteggiamento più maturo.
«Bene, ma non abbiamo finito con le presentazioni mi pare…» disse Stefan, indicando Shane, Alec e Caitlin.
«Sì, giusto.» prese parola Damon, e Alyssa tremò al pensiero di come avrebbe potuto presentare l’elfo: «Allora, il più vecchio è il professor Shane che ci ha portati dal Whitmore ad Atlanta dritti dritti dalla streghetta rossa, Caitlin, che ci ha aiutato a creare un incantesimo per proteggerci dagli elfi, e
dulcis in fundo abbiamo il nostro elfo ribelle Alec, che ci sta aiutando spontaneamente con le esercitazioni contro gli elfi, a volte spronandoci senza accorgersene nemmeno, ci ha donato due belle casette sull’albero nel giardino sul retro, ha creato la barriera-collinetta ed è pure il nostro stilista, non so se avete notato che splendore che è oggi la mia ragazza! Devo dire che l’ho pagato caro, questo pezzo unico nel suo genere, ma per vederla così forse ne è valsa la pena».
La strega sirena si sentì sotto accusa: guardò prima Alec, che aveva la sua stessa espressione accigliata, poi guardò Damon, che si accorse d’averla fatta sentire ancora una volta in colpa e un po’ si pentì di quel che aveva detto. Anche se purtroppo, alla fine, non era nient’altro che la verità.
Gli altri intanto si presentarono ai nuovi arrivati, e iniziarono a raccontarsi i progressi e le scoperte fatte nel frattempo, finché una domanda catturò l’attenzione di tutti: «Ma in tutto questo, se tua figlia è ancora una bambina, da chi discendo io?» chiese confusa Elena a Katherine, che la guardò come se si fosse accorta solo in quel momento della sua presenza e si voltò verso Alyssa in cerca di spiegazioni.
La strega sirena s’intristì, e iniziò a raccontare, rivolgendosi per lo più a Katherine: «Tua sorella non ha avuto più fortuna di te. L’anno dopo il tuo esilio, tua madre scoprì che anche lei era incinta, ma stavoltà si guardò bene dal farlo scoprire a vostro padre. Cercò di allontanarla per il tempo necessario da lui, in modo che non si accorgesse di nulla, e tornò a chiedere aiuto ad Aleekah, ma lei rispose che non poteva occuparsi di tutti i suoi nipoti illeggittimi, offendendola e dandole della cattiva madre. Così cercò aiuto da una vecchia amica che abitava in tutt’altra parte della Bulgaria, accompagnando tua sorella da lei, e le chiese di ospitarla fin quando non avrebbe partorito e di tenersi il figlio in cambio del favore, dato che lei figli non ne aveva. L’amica accettò benvolentieri, e tua mamma tornò a casa senza destare sospetti, dicendo semplicemente che aveva lasciato tua sorella lì perché questa sua amica era sola e aveva bisogno di aiuto nelle faccende. Tua sorella partorì una bambina, ma d’accordo con la signora che la stava aiutando e che poi l’avrebbe cresciuta le scelse il nome: Nadezhda, che significa speranza. Per i primi mesi di vita se ne occupò tua sorella, che ormai era benvoluta da quella famiglia, poi decise che era ora di tornare a casa per un po’, per farsi vedere da tuo padre e continuare con la messinscena. Ma purtroppo non tornò mai da sua figlia, perché fu uccisa con tutto il resto della famiglia. O almeno così pensava qualcuno.» terminò Alyssa guardando Klaus, che abbassò lo sguardo.
«Tua nipote invece continuò a vivere con la sua famiglia adottiva, e Aleekah, dopo aver visto lo sterminio della famiglia Petrova, la tenne d’occhio: crebbe bene, all’oscuro di essere una Petrova per poterla proteggere dal suo passato, formò una famiglia sua, e diede alla luce ben 5 figli, che continuarono la discendenza, e morì felice di ciò che la vita le aveva donato, nipoti compresi. E cinquecento anni dopo siamo arrivati a te, Elena.» terminò la strega sirena.
«Scusatemi…» disse Katherine, con un groppo in gola, e corse su per le scale per rifugiarsi in una delle camere, lontana da tutti quegli sguardi indiscreti.
«Forse dovresti raggiungerla e parlarle un po’… Alla fine siete una famiglia, e ora ha bisogno di qualcuno che le stia vicino e la riporti sulla strada giusta.» disse Alyssa ad Elena, ma la vampira la guardò male.
«Non può farti niente, e mi sembra abbia davvero intenzione di migliorarsi per riavere sua figlia. Dovresti darle una chance anche tu.» le disse anche Stefan, stringendole la mano, e la vampira sbuffò, per poi alzarsi e raggiungere Katherine.
«Forse è ora di fare l’incantesimo ai diaspri, che ne dici streghetta?» disse Damon, guardando la rossa e poi le altre due streghe e Shane.
Caitlin annuì, e dopo aver preso le pietre andò fuori con i tre ad eseguire l’incantesimo, mettendo tutti i diaspri che aveva al centro del disegno di sale.


To be continued………


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Capitolo 19
*** Mermaid Squad ***


Capitolo 19 - Mermaid Squad



Era ormai arrivata la sera su Durham, e in cucina si era formata una bella tavolata: Matt, Bonnie, Alyssa, Alec, Caitlin, Shane, Maryel, Derya e Naya stavano infatti cenando intorno al tavolo, anche se un po’ stretti, mentre i vampiri erano usciti tutti insieme a “caccia” muniti dei diaspri. Avevano infatti bisogno di sangue fresco per il momento, in modo da essere in piena forma, e in più così facendo tenevano da parte la loro scorta di sacche. Dopo che i vampiri si erano promessi di non uccidere nessuno, ma utilizzare la tecnica di Damon “squarcia, mangia, cancella”, Alyssa aveva fatto un incantesimo che legava Katherine a lui e Klaus, in modo che lei non potesse distanziarsi più di qualche metro da loro.
Appena finirono di cenare, Matt e Bonnie andarono con gli ospiti su nelle camere per vedere come sistemare tutti, mentre Alyssa e Alec si misero a sistemare la cucina, quest’ultimo sfruttando la sua velocità sovrannaturale, così in poco tempo ebbero finito e l’elfo ne approfittò per continuare il discorso iniziato qualche ora prima in giardino.
«Oggi poi non sono riuscito a dirti una cosa…» esordì lui, avvicinandosi alla strega sirena, che era appoggiata ai mobili della cucina.
«Alec, non è necessario… Lasciamo perdere.» mormorò lei, allontanandosi appena. Per tutta la sera aveva evitato ogni contatto con lui, anche se il suo corpo avrebbe voluto tutt’altro.
«No, te lo devo dire. Servirà anche a te. Vedi, non importa chi sarà il padre di tuo figlio. L’unica cosa certa è che tu sarai una bravissima e meravigliosa mamma. Perché lo diventerai, e di questo non te ne devi preoccupare. Damon può avere molti difetti, ma non ti priverà di tutto ciò. Non ti avrebbe detto in quel modo altrimenti. Non ti avrebbe dato speranze. Lui ti ama davvero tanto, e tu provi lo stesso per lui. Ed è per questo che non posso stare qui. Devo andarmene.» disse l’elfo, con gli occhi lucidi, e stavolta fu Alyssa ad avvicinarsi a lui.
«Non devi dirlo nemmeno per scherzo. Ci servi qui, ricordi? Dobbiamo provare altri incantesimi, e…» disse lei, prendendolo per il braccio, poi lo guardò negli occhi: «…servi a me. Mi avevi promesso che saresti rimasto al mio fianco e mi avresti consigliata».
«Ma non è ciò che sto facendo. Ti sto solo rovinando la vita. Vuoi perdere Damon? Perché se rimango è esattamente quello che succederà. Non riesco a starti lontano. Ti voglio sempre, in ogni istante del giorno e della notte. E non posso trattenermi ancora, non mi è possibile.» disse combattuto lui.
«Allora non farlo.» gli sussurrò lei carezzandogli il viso mentre con l’altra mano ancora lo teneva per il braccio, e l’elfo scosse la testa, ma lei continuò: «Anche io ti voglio sempre. Non riesco a capire perché, è più forte di me. Come se tu fossi diventato ossigeno. E adesso non riesco più a respirare».
Alyssa non riuscì più a trattenersi, e lo baciò. Lui protestò, cercando di allontanarla da lui, ma poi non resistette e ricambiò il bacio con tutta la passione che aveva in corpo. La prese in braccio, e la fece sedere sul mobile della cucina, continuando a baciarla. Le mani di entrambi vagavano per il corpo dell’altro, facendo muovere i viticci degli abiti che si aprivano al loro passaggio, per poi richiudersi.
La strega sirena ebbe un flash nella mente, e staccandosi per qualche istante enunciò un incantesimo in latino, che fece in modo che nessuno potesse entrare in quella stanza né sentire e vedere ciò succedeva al suo interno.
«Non possiamo continuare, ti sto mettendo nei guai.» disse l’elfo, sentendosi in colpa.
Alyssa lo zittì e continuò a baciarlo, stringendolo a sé. Lui non perse tempo, le cinse la schiena con un braccio e poi iniziò a scendere con le labbra sul suo collo, baciandola e procurandole dei gemiti che non tratteneva più. Scese sempre più giù, finché si dovette inginocchiare a terra, e le procurò dei gemiti ancora più forti, tanto che lei lo tirò dai capelli per farlo rialzare e poterlo baciare ancora. Poi con la sua velocità sovrannaturale, Alec la prese in braccio e la spostò dal mobile al tavolo, facendocela sdraiare sopra, e continuò a stuzzicarla, fin quando non lo implorò di unirsi a lei. E così fece, affondò dentro di lei con una forza mai usata prima, e lei non riuscì a trattenere un urlo per l’eccitazione. Si unirono selvaggiamente per diverso tempo e in diversi modi, senza trattenersi in alcun modo.
Alec ora era in piedi davanti al tavolo, sul quale Alyssa era ranicchiata e gli dava le spalle. Stava ancora affondando impetuosamente dentro di lei, e senza smettere la prese per il seno e la fece tirare su con la schiena, finché i loro visi furono vicini. Continuando ad unirsi a lei e stuzzicando le sue rotondità, le sussurrò ansimando nell’orecchio: «Non dimenticare mai quello che è successo tra noi…e perdonami».
«Mai…e per sempre.» mugugnò lei, poi lo baciò, ed entrambi arrivarono al culmine senza trattenere le urla di godimento.
Alyssa era ancora stretta tra le braccia di Alec, che le stava baciando il profilo delle spalle fino ad arrivare al collo e all’orecchio. Sentì un goccia sulla spalla, e quando si voltò vide che l’elfo stava piangendo.
«Che succede?» gli chiese preoccupata, ma lui rispose solo con un «Niente» e continuò a baciarle il collo, mentre i loro vestiti si ricomponevano.
La fece scendere dal tavolo e sedere su una sedia, poi sulle mani dell’elfo comparì una catenella porta ciuccio fatta interamente in legno, con la clip a forma di fiore di ciliegio. S’inginocchiò di fronte a lei, che era rimasta a bocca aperta, e gliela mise tra le mani, dicendole: «Questo è il mio regalo per il tuo futuro figlio, indipendentemente da quando nascerà e da chi sarà suo padre. Se da grande ti chiederà chi gliel’ha regalato, tu digli “una persona che voleva tanto bene alla mamma, quasi quanto io ne voglio a te”».
Ora era Alyssa ad avere gli occhi lucidi, ed aveva un brutto presentimento: «Perché mi stai dicendo queste cose?».
L’elfo si rialzò e fece spuntare dei viticci dalla sedia, che avvolsero la strega sirena immobilizzandola, e le disse: «Perché devo fare ciò che è giusto».
«No! Alec! Devi restare qui con noi! Che ne sarà della barriera? Quando verranno gli altri nostri amici e i miei genitori come farò a farli entrare? E poi non vuoi conoscere l’altra strega sirena? Non puoi lasciarci così!» cominciò a dire istericamente la ragazza, cercando mille motivi per non farlo andare via, ma non portò a nulla.
«Per la barriera, ho fatto in modo che ti basti pensare che quelle persone possono entrare e riusciranno a passarla, non ti devi preoccupare di niente. Anzi, solo di togliere l’incantesimo da questa stanza, altrimenti rimarrai per sempre qui dentro sola e legata a questa sedia. Ah, solo Damon può liberarti, questo è un lavoretto ad hoc.» disse l’elfo, indicando i viticci che la tenevano prigioniera, poi le carezzò il viso, e continuò: «Non dimenticarti di me, ma vai avanti».
«Non farlo.» lo implorò per l’ultima volta la strega sirena, ma lui non cedette.
L’elfo si chinò in modo che il viso fosse vicino al suo, e la guardò negli occhi soggiogandola: «A tutti dirai che abbiamo litigato pesantemente, io ti ho legata e me ne sono andato».
Alec le baciò la fronte dolcemente, mentre una lacrima solcava il viso da eterno teenager, ed uscì a velocità sovrannaturale dal loft, lasciando Alyssa ad urlare il suo nome a vuoto.
Dopo un po’ la strega sirena riuscì a trovare la concentrazione e annullò l’incantesimo che aveva fatto in quella stanza, e nel giro di poco tempo si ritrovò davanti Bonnie che non riusciva a capire cosa fosse successo.
«Abbiamo litigato pesantemente, mi ha legata e se n’è andato.» disse automaticamente la ragazza, suscitando altre domande dell’amica.
«Gli hai fatto finalmente capire che non poteva trattarti in quel modo? Che tu ami Damon?»
«Bonnie…io non so cosa mi succeda… Ma io lo voglio. Amo Damon, ma voglio irrazionalmente e incondizionatamente Alec. Come se ci fosse un qualcosa dentro di me che ha bisogno di lui. È una cosa così forte che non riesco a controllarla.» le confidò la strega sirena.
«Quindi è stato un bene che se ne sia andato. Senza offesa, ma non potevi continuare a stare con entrambi. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, no?» la rassicurò l’altra, accingendosi a liberarla, senza successo.
«Lo so, non sai quanto mi vergogno di essermi cacciata in questa situazione, ma non so se funzionerà. Lo spero davvero, per tutti e tre, ma mi spiace che se ne sia andato per colpa mia. Comunque è inutile che diventi matta, solo Damon può liberarmi, parole sue.» spiegò Alyssa alla strega, che si rassegnò, prese una sedia e si sedette di fronte a lei.
Continuarono a parlare, finché Bonnie vide entrare Damon dal portone. In un attimo fu da loro, e chiese cos’era successo.
«Io e Alec abbiamo litigato pesantemente, mi ha legata e se n’è andato.» rispose subito Alyssa in automatico, e il vampiro andò su tutte le furie.
«Cosa?! Ma come si permette?! E perché avete litigato?!» chiese lui.
«Non importa più. Ti prego, liberami.» le disse la ragazza, e lui strabuzzò gli occhi.
«Sei la chiave dell’incantesimo, Damon. Idea di Alec.» spiegò Bonnie, e lui alzò gli occhi al cielo.
«Ho trovato qualcuno peggio di voi streghe, bene!» esclamò sarcasticamente, poi si dedicò a liberare Alyssa dai viticci, e non gli ci volle molto: non appena li toccava, questi si rinsecchivano per poi sgretolarsi.
Non appena fu libera, la ragazza lo abbracciò, e lui la strinse ancor di più.
«Non vorrei disturbarvi, ma dovrei chiedervi se per voi va bene dormire in una delle casette create da Alec. Per fortuna pomeriggio gli ho anche fatto sistemare le camere e aggiungere dei letti, altrimenti non so come avremmo potuto dormire stanotte: in camera di Caroline ci sono Derya e Naya, nella mia c’è anche Katherine, in quella di Elena ci sono Shane e Caitlin mentre lei dormirà con Stefan nella sua stanza, a Matt e Rebekah ho dato la tua, Damon, e in quella tua, Alyssa, c’è Maryel. Se voi due, Klaus e Caroline accetterete di dormire nelle casette saremo a posto, almeno finché non arriverà Elijah con le altre due ospiti. Altrimenti restano i divani e i tappeti oppure scambiarvi posto con le altre coppie di vampiri, non mi sembra carino far dormire fuori o su qualcosa che non sia un letto i nostri ospiti, streghe o sirene che siano.» disse Bonnie, indicando grossolanamente man mano la posizione delle camere.
«Non c’è problema, essendoci la scaletta sarà meglio prendere la prima, visto che l’elfo se n’è finalmente andato.» disse Damon, ma Alyssa non sembrava particolarmente d’accordo.
«Anche l’altra va bene, l’ha fatta apposta per noi. Mi ci farai salire tu, con un tuo abbraccio.» cercò di convincere il vampiro, sforzandosi di fare un sorriso. Non voleva tornare lì, non dopo tutto quello che era successo al suo interno la notte prima e in quella cucina la sera stessa.
«Proprio per quello non dovremmo andarci. Visto come ti ha trattata stasera non voglio usufruire di un suo regalo, preferisco appropriarmi di qualcosa a cui teneva, come lui ha cercato di fare con me.» disse d’istinto il vampiro, non rendendosi conto di ciò che aveva suscitato nella ragazza con quella scelta, e che con quella frase alimentò ancor di più.
Alyssa capì che non l’avrebbe avuta vinta, per cui si sbrigò a salutare Bonnie e andò nella sua stanza, dove prese il pigiama e un cambio per l’indomani, e cercò un nascondiglio per il regalo che le aveva fatto poco prima Alec. Era riuscita a nasconderlo sia a Damon che a Bonnie tenendolo stretto nella mano, e voleva non lo vedesse nessuno. Lasciò scorrere le lacrime che aveva trattenuto finora, mentre giocherellava col porta ciuccio: pensò a come aveva odiato Elena quando aveva scoperto del rapporto tra lei e i fratelli Salvatore, e si odiò da sola, per come si era comportata con Damon e Alec. Quando si riprese, infilò il regalo in fondo al cassetto in cui riponeva la bianchieria intima, sicura che mai nessuno sarebbe andato a rovistarci, e uscì dalla sua stanza per raggiungere Damon sulla casetta.
Ad ogni passo l’agitazione e i sensi di colpa aumentavano sempre più. Odiava il fatto che tra tutte quelle stanze nel loft e le casette fuori, le toccasse dormire proprio dove la notte prima si era concessa per la prima volta ad Alec, e dormirci con Damon accanto non aiutava la sua coscienza ad alleggerirsi. Forse era la giusta punizione per come si era comportata. O forse Bonnie, dopotutto, aveva previsto la reazione dell’amico e l’aveva fatto scegliere tra le due casette di proposito. Cercò di prepararsi mentalmente a ciò che avrebbe provato di lì a poco, ma quando arrivò in cima alla scaletta e vide Damon sdraiato nel letto nello stesso modo in cui Alec l’aveva aspettata la notte prima, si sentì mancare le forze e le venne un senso di nausea mai provato prima. Si schifava. Di se stessa.
«Piccola, finalmente.» disse sorridente Damon, poi s’accorse dell’espressione sofferente di Alyssa, e le chiese preoccupato: «Che succede?».
«Niente, non sto tanto bene… Sarà la stanchezza…» glissò lei, entrando nella casetta, e alla fine non stava dicendo una menzogna. Quegli ultimi giorni erano stati decisamente troppo intensi: l’attacco dell’elfa nel giardino del loft, la prima volta in intimità con Damon, il viaggio a Mystic Falls, la scoperta della sua vera natura, le lezioni di magia con Bonnie e i vari intoppi che avevano avuto, il viaggio ad Atlanta, un altro attacco degli elfi, tanti incantesimi, e poi Alec, che l’aveva stravolta come nessuno mai.
«Vieni qui, tra le mie braccia, a riposarti.» l’invitò lui, e lei iniziò a liberarsi del vestito di petali per mettersi il pigiama, poi lo raggiunse e si sdraiò accanto a lui, accoccolandosi sul suo petto, mentre cercava di trattenere le lacrime. Lui la strinse a sé e le carezzò i capelli color cioccolato, mentre lei cercava di nascondere il viso nell’incavo del petto del vampiro.
«Buonanotte, Piccola.» le sussurrò, baciandola poi sulla fronte.
Lei rabbrividì, e dopo un attimo d’esitazione rispose soltanto: «Buonanotte, Damon».
Fu davvero grata a tutta la stanchezza accumulata nel suo corpo, quando un paio di minuti dopo stava già dormendo profondamente.


Il mattino dopo il loft era in fermento: chi era già sul divano a leggere o chiacchierare, chi preparava la colazione e chi stava già mangiando, chi si stava lavando e chi stava aspettando il proprio turno fuori dal bagno. Ma c’era chi, fuori dal loft, era ancora a letto: Alyssa infatti stava ancora dormendo, e Damon l’osservava dormire, ancora tra le sue braccia. Era così bella, come sempre del resto, ma c’era qualcosa sul suo viso che lo preoccupava: era teso, spento, e stanco, nonostante la lunga dormita di quella notte. Passò un’ora buona, prima che la ragazza iniziasse a smuoversi e a risvegliarsi.
«Alla buon’ora, Piccola!» ironizzò il vampiro, poi la baciò sulla fronte e le diede il buongiorno.
Lei gli sorrise, ma subito dopo il sorriso svanì dal suo viso per lasciare il posto ad un’espressione sbigottita. Si tirò su a sedere, e prima di tapparsi la bocca riuscì a dire solo: «Devo vom-».
Damon capì al volo, la prese in braccio, e a velocità vampiresca la portò nel bagno affianco al garage, il più vicino e per fortuna non occupato. L’aiutò, tirandole indietro i capelli e tenendole la fronte, e quando ebbe finito l’aiutò a ripulirsi e le bagnò le tempie con dell’acqua fresca, tentando di farla riprendere. Era davvero preoccupato ora: la ragazza si reggeva a malapena all’inpiedi, ed era molto debole e pallida.
«Scusami, devo aver mangiato troppo ieri sera…» mormorò imbarazzata, reggendosi al lavabo.
«E di che ti scusi?! Piccola non devi preoccuparti, io ci sarò sempre, soprattutto se hai bisogno di aiuto. Ti senti un po’ meglio ora?» le disse lui, accarezzandole la schiena.
«Appena appena… Ma vorrei tornare a letto…» rispose lei, e subito il vampiro la prese in braccio.
«Stavolta senza correre.» le disse facendole l’occhiolino, e camminando normalmente la riportò sulla casetta. L’adagiò sul letto, mettendole entrambi i cuscini dietro la schiena per farla stare seduta.
«Vado a prepararti qualcosa da mangiare, e vediamo se riesco a trovare qualche rimedio.» disse lui, accarezzandole la fronte.
«Non ho fame, non voglio mangiare.» ribatté lei, che all’idea di anche solo vedere del cibo si sentiva ancora male.
«Devi, Piccola. Anche se non vuoi.» insistette lui, e si avviò fuori dal loft.
Quando tornò, aveva un vassoio con sopra un piatto di fette di pane tostato e una tazzina con uno strano liquido dentro.
«Pane tostato prima, e sciroppino delle streghe dopo.» le disse Damon, appoggiando il vassoio sulle gambe di Alyssa, poi le si sedette affianco e l’abbracciò.
«Dai, che devi riprenderti. Elijah ha chiamato Klaus, tra un paio d’ore arriverà qui con la madre di Maryel e la strega sirena. E mi sa che dovremo incontrarli fuori dalla barriera, visto che il creatore se l’è data a gambe.» le spiegò il vampiro, ma lei lo contraddisse: «Non è necessario. Alec mi ha detto come fare per permettere di entrare a chi voglio io».
«Allora un cervello ce l’ha pure quella pianta troppo cresciuta.» disse sarcasticamente lui, e spezzò un pezzetto di pane tostato per avvicinarlo al viso della ragazza, che non aveva ancora toccato nulla dal vassoio. Lei scosse la testa, ma lui insistette, e malvolentieri assaggiò quel pezzetto.
«Non posso bere direttamente lo sciroppo? Anche se non è molto invitante anche quello…» gli chiese.
«Mi hanno detto di farti prima mangiare, e poi bere lo sciroppo. È da troppo tempo che non sono umano, e ormai di certe cose me ne sono dimenticato, per cui mi fido di loro.» disse malinconico, prendendo un altro pezzetto di pane.
«Ti manca?» disse la ragazza, mangiando poi l’altro pezzetto.
«Cosa?» disse sovrappensiero il vampiro, prendendo un altro pezzo ancora di pane.
«Essere umano.» rispose lei, guardandolo negli occhi. Non l’aveva mai visto così vulnerabile, forse solo il giorno in cui si erano messi assieme aveva abbassato così tanto le sue difese e messo da parte la corazza di forza e sarcasmo che aveva il resto del tempo.
«Qualche volta.» disse lui, senza guardarla, poi si voltò verso di lei, e la corazza era già tornata al suo posto: «Adesso ad esempio no, non mi manca per niente avere malesseri da umano!» ironizzò, e porse un altro pezzetto di pane alla ragazza.
Pian piano Alyssa riuscì a mangiare una delle fette di pane tostato, e poi convinse Damon a lasciarle bere lo sciroppo. Il vampiro appoggiò il vassoio sul tavolo, e si mise sotto le lenzuola con la ragazza, tenendola sempre sollevata con la schiena e facendola appoggiare al suo petto, e la strinse in un dolce abbraccio, aiutandola a riaddormentarsi per il tempo che rimaneva loro prima che arrivasse la strega sirena.


Quando Alyssa si risvegliò era già più colorita. Andò nel loft a farsi una doccia veloce, si cambiò, e scese in salotto con tutti gli altri, che chiaccheravano a gruppetti. Riuscì ad intuire ciò che si dicevano: i vampiri che erano a Los Angeles parlavano con Caitlin e Shane degli incantesimi contro gli elfi, mentre Bonnie e Damon stavano parlando di lei con le sirene, per cui raggiunse quest’ultimo gruppo.
«Come ti senti?» le chiese il vampiro, cingendole i fianchi con un braccio.
«Meglio.» gli disse tranquilla, ma non fece in tempo a dire altro che Klaus li raggiunse: «Elijah è qui vicino».
La ragazza fece un sospiro profondo, prese per mano Damon, e con lui e l’Ibrido si diresse vicino alla barriera, nel giardino anteriore.
Un taxi si fermò lì davanti, e da esso scese Elijah accompagnato da due bellissime donne: la prima era un po’ più bassa di Alyssa, magra ma con le forme ben evidenti, e aveva la pelle liscia e molto chiara come una bambola, grazie alla quale si notavano subito i grandi occhi verdi, le labbra carnose tinte di rosso e i capelli ramati, che scendevano mossi fino al seno; la seconda invece era più alta e formosa, la pelle abbronzata come fosse estate, gli occhi castani come i capelli, mossi e lunghi fino al seno come l’altra donna, e nel suo viso si notava la somiglianza con Maryel.
Alyssa si concentrò su ciò che le aveva detto Alec, e pian piano vide cambiare l’espressione di Elijah: dall’essere seccato perché davanti a lui vedeva solo una collinetta, all’essere sorpreso dal vedersi davanti il fratello con i loro due amici, e dietro di essi il grandissimo loft. Seguito dalle donne li raggiunse, e fece le dovute presentazioni: la mora era Nerissa, madre di Maryel e Capobanco delle sirene di Los Angeles, mentre la rossa era la tanto attesa strega sirena, Richelle.
«Chi ha realizzato questa bella barriera camouflage?» chiese quest’ultima, guardando Alyssa, aspettandosi forse l’avesse fatta lei.
«Alec, un elfo che ci ha aiutati.» disse l’altra strega sirena, arrossendo leggermente, poi si fece coraggio e le chiese con tono di riverenza, nonostante sembrasse della sua età, se non più piccola ancora: «Lei lo conosce?».
«Innanzitutto non darmi del lei, mi fai sentire vecchia. E per rispondere alla tua domanda, no, ho conosciuto molti elfi ma un certo Alec no. Perché?» rispose la rossa, parlando decisa e molto velocemente.
«Perché, ecco…mi sembra di averti già vista… » rispose lei, e subito Richelle alzò le mani e in un attimo tutto attorno a loro si fece offuscato, mentre loro due si ritrovarono poco distante dai loro corpi immobilizzati. Alyssa riusciva a vedere Damon che si stava agitando, e Nerissa che lo tranquillizzava e gli spiegava cos’aveva fatto l’altra strega sirena.
«Che vorresti dire con quel “mi sembra di averti già vista”?» chiese la rossa, e Alyssa non sapeva da dove cominciare, così le toccò il braccio e cercò di farle vedere ciò che era successo con Alec nella riproduzione di Avalon, in cui lui le fece vedere una strega sirena identica a Richelle, e le riuscì.
L’altra strega sirena scosse la testa, e iniziò a parlare ancora velocissimo gesticolando con le mani: «Prima regola di una strega sirena: mai avere a che fare in
quel senso con un elfo, o sarà la tua fine; seconda regola di una strega sirena: mantieniti al meglio per più tempo possibile e non dire il tuo segreto in giro; terza regola di una strega sirena: fidati sempre di un’altra strega sirena».
«Perché non dovrei avere a che fare con Alec?» chiese preoccupata Alyssa, e la rossa scosse ancora una volta la testa: «Tra tutto quello che ti ho detto hai recepito solo questo?! Comunque una strega sirena e un elfo sono troppo pericolosi insieme. Sono troppo potenti. C’è troppa energia tra loro, di solito finiscono per legarsi troppo, e ciò non può essere un bene. Lascialo perdere, fidati di me».
«Veramente è già finita, cioè, in realtà è stata una breve parentesi nata da una terribile incomprensione con il mio ragazzo,» disse la mora, indicando Damon, poi continuò: «ma ora è tutto tornato come prima. Alec se n’è andato ed è stato un bene…».
«Perché non riuscivi a fare a meno di lui, nonostante ami il vampiro. Storia già sentita. Certo che come gusti, cara la mia ragazza, non ci siamo proprio! Ma gli stregoni o i sirenetti non ti piacciono per niente?!» continuò la frase lasciata in sospeso l’altra strega sirena.
Alyssa fece spallucce, poi ripensò a ciò che aveva detto Richelle e le chiese: «Scusa, ma quindi la strega sirena che ho visto io non era una tua antenata? Eri proprio tu?!».
«Buongiorno ragazza! Sì, ero io, e prima che tu mi chieda quanti anni ho sappi che sono molti più dell’altro vampiro.» rispose la rossa, anticipandola.
«Tu sei più ve-…cioè, sei nata prima di Klaus?! Com’è possibile? Sei una specie di vampiro?» chiese scioccata la mora, altalenando lo sguardo tra i due.
«Sì, sono più vecchia di Klaus, ma come vedi li porto meglio io!» ironizzò la strega sirena, poi continuò: «Ho trovato un modo per restare sempre giovane e in forma, e la mia magia mi aiuta a restare viva, ma tutto questo deve restare tra noi. Nessuno sa il mio trucco. Le sirene credono che io sia un po’ più grande rispetto l’età che dimostro, perché sanno che molte streghe usano degli incantesimi per invecchiare più lentamente, ma non hanno idea di tutto ciò».
«Rimarrà tra noi, tranquilla. Ma alla fine il tuo trucco non me l’hai detto.» le fece notare Alyssa.
«Non posso dirti proprio come faccio, ma ti posso dare un indizio: uno degli ingredienti è un liquido che tu hai visto ma che non avrebbe avuto effetto se l’avessi usato quando l’hai visto.» rispose l’altra, e la mora ci rimuginò su un po’, prima di dire: «Dev’essere per forza l’acqua di Avalon, perché l’ho vista ma non era davvero l’acqua di Avalon».
«Sei sveglia, ragazza. Mi fai venire ancora più dubbi, visto che in certe situazioni sembri così…lasciamo stare. Stiamo cincischiando troppo. Vuoi scoprire se sei davvero una sirena, oltre che una strega? Anche se io non ho dubbi, ma è sempre meglio fare la prova del nove.» disse Richelle, e quando Alyssa annuì le fece ritornare tra gli altri.
«Tutto ok, Piccola?» le chiese subito Damon, stringendola a sé, e lei lo rassicurò.
Entrarono nel loft giusto il tempo di presentare le nuove arrivate, poi Richelle fece cenno alle altre sirene di seguirla fuori, e loro obbedirono subito.
Richelle si mise di fronte ad Alyssa, e diede una mano a Derya e l’altra a Maryel, e a loro volta le due diedero l’altra a Naya e Nerissa, che poi si presero per mano per chiudere il cerchio, con Alyssa al centro.
«Appoggia le mani sulle mie.» le disse Richelle, e così fece, poi le sirene alzarono le braccia di fronte a loro, senza lasciare la presa, e formarono una stella, in modo da toccare la ragazza con i loro pugni stretti: Naya e Nerissa nella schiena, quest’ultima e Maryel nel gomito destro, Naya e Derya nel gomito sinistro, e Richelle con Derya e Maryel nelle mani.
Richelle iniziò a cantilenare un incantesimo, e pian piano le sue braccia vennero circondate da una luce azzurra, che si irradiò verso le braccia delle altre sirene, facendo notare ancor di più la stella formatasi. D’improvviso s’alzò il vento, e Alyssa dovette chiudere gli occhi. La zona era piena d’energia, e quando Richelle terminò di cantilenare l’incantesimo ci fu un’ultima sferzata di vento, poi la luce azzurra si trasformò in acqua e sprizzò in aria, generando una lieve e breve pioggerellina.
Non appena tutto tornò come prima, Alyssa aprì gli occhi, e vide Richelle con un sorriso soddisfatto: «Non mi sbaglio mai.» disse soltanto, e la ragazza realizzò: era per davvero una strega sirena.
«Ora ci manca solo la trasformazione.» disse poi la rossa, e Rebekah, che era arrivata fuori assieme a tutti gli altri per assistere all’incantesimo, le chiese: «Sei sicura? È proprio necessario?».
«Chiedilo a tuo fratello.» rispose lei, ricordandole che anche suo fratello era un ibrido, e la bionda non disse altro, ripensando a quanto aveva fatto Klaus per potersi trasformare in licantropo.
«Come funziona?» chiese Alyssa, che ancora non era al corrente di ciò che Maryel aveva detto al riguardo.
«Devi quasi morire affogata.» disse con nonchalance Richelle, e la ragazza rabbrividì.
«Morire?!» esclamò soltanto, mentre faticava a deglutire, e Damon le fu subito accanto, cingendole i fianchi in modo protettivo.
«Ho detto quasi. Di solito la prima trasformazione avviene quando si è in pericolo in mare, e si rischia di affogare: come per magia ti spunta la pinna e niente più morte, è molto semplice.» spiegò ironizzando la rossa.
«Ok, ma pur volendo, qua non c’è il mare.» rispose la ragazza, che ancora era tesa al solo pensiero.
«E che problema c’è? Andiamo a Fort Fisher. Adesso non ci sarà nessuno lì.» disse la rossa.
«Adesso?! Ma è a Wilmington! Ci vorranno più di due ore ad andare ed altre due a tornare!» s’intromise Damon.
«Forse per te, vampiro.» disse la strega, creando un arco di fiori, e l’area all’interno di esso fece intravedere una spiaggia.
«Andiamo?» disse Richelle ad Alyssa, avvicinandosi all’arco e insieme a lei andarono anche le altre sirene, come una vera squadra.
«Se non vuoi trasformarti non devi farlo per forza.» disse Damon alla ragazza, cercando di tranquillizzarla, ma Klaus s’intromise.
«Tu non sai cosa vuol dire. Finché non si trasformerà non sfrutterà le sue potenzialità. Te lo dice uno che l’ha vissuto in prima persona.» disse l’Ibrido Originale, rivolgendosi al vampiro, poi si rivolse all’ibrida: «Ti ricordi com’eri prima di avere la tua magia? E come ti senti adesso? Pensa cosa vorrebbe dire liberare anche la tua parte da sirena».
Alyssa sapeva che Klaus aveva ragione. Si sentiva completamente diversa da quando riusciva ad usare la magia, era più sicura di sé e più in pace con se stessa, tralasciando gli avvenimenti esterni. Guardò Damon negli occhi, e gli prese le mani: «Se sarai accanto a me non avrò paura».
«Credevi che ti avrei lasciata sola con quelle pazze?» le rispose lui, stringendole le mani, mentre si perdeva nei suoi occhi, poi insieme seguirono le sirene attraverso l’arco di fiori.
Si ritrovarono su una vasta spiaggia deserta, con le sirene che già si erano avvicinate all’acqua spogliandosi completamente. Si tuffarono e si trasformarono, coprendo le nudità con delle conchiglie sul seno spuntate magicamente e con la coda al posto delle gambe, da sotto l’ombelico, lunga più di due metri.
Entrambi s’incantarono, a vedere le sirene trasformate: ognuna aveva la pinna di una sfumatura diversa, e le conchiglie erano in tinta con essa. Ora stavano dando libero sfogo alle loro capacità, e nuotavano velocissime sul pelo dell’acqua, per poi immergersi e saltarne fuori come delfini, soprattutto le più giovani che si sfidavano anche in acrobazie.
Alyssa sorrise, pensando che forse era proprio quello che le ci voleva al momento, e si avvicinò alla riva, tenendo per mano Damon.
«Accesso consentito solo alle donne!» urlò la strega sirena da dentro l’acqua.
«Senza di me non si trasformerà.» disse serio il vampiro, e la rossa si limitò a sbuffare.
Nerissa cercò di spiegare le ragioni di Richelle: «Non te lo consiglio, vampiro. Non sarà un bene né per te, che, non prendiamoci in giro, non stai bene in acque del genere, né per lei, che avrebbe una zavorra accanto. Le starai vicino comunque, guardandola dalla riva».
Alyssa guardò Damon, annuì e lo baciò dolcemente. Lasciò la sua mano, e si addentrò nell’oceano. Era strano come la stessa cosa riuscisse ad elettrizarla e terrorizzarla allo stesso tempo.
Mentre si avvicinava sempre di più a lei, Richelle iniziò a spiegarle: «Devi solo pensare al fatto che vuoi nuotare, che vuoi restare sott’acqua, e vedrai che il resto verrà da sé.» le disse, e lei annuì.
Alyssa si preparò ad andare sott’acqua, mentre Damon la guardava apprensivo da lontano.
Fece un gran respiro e si immerse. Aprì gli occhi, e davanti a lei si ritrovò Richelle, che le faceva segno di restare calma e non tornare su. La ragazza cercò di resistere il più possibile, ma alla fine, dopo più di un minuto in apnea, la mancanza d’aria la fece muovere in direzione della superficie. Ma non ci arrivò. La rossa la teneva giù dalle spalle, e cercava di calmarla, ma lei non riuscì più a trattenere il respiro, e si ritrovò ad inspirare acqua, che le irritò tutte le vie respiratorie e la fece tossire, perdendo man mano quel poco d’aria che le rimaneva in corpo. Sentì una presenza dietro di sé, così si voltò e vide Damon, che la stava raggiungendo per tirarla su, ma la strega sirena lo precedette: immobilizzò il corpo del vampiro con un incantesimo, poi tornò in superficie con lui e ordinò a Derya e Nerissa di posizionarsi dietro di lei, accertandosi così che restasse sott’acqua.
«Cosa stai facendo?! Non vedi che non ce la fa più?! Liberami subito!» disse Damon, agitato come non mai, anche se immobile per colpa dell’incantesimo.
«Caro vampiro, è proprio così che deve andare. Vedrai che tra qualche secondo ci ritroveremo con una bella sirenetta.» disse lei, soddisfatta e tranquilla, mentre Alyssa si agitava sott’acqua, intenta a battere la forza delle sirene e risalire in superficie.
Ma non ce la faceva, le due erano più forti. Il suo petto ormai bruciava e si era fatto pesante, e stava esaurendo le ultime energie. Cercò una via d’uscita magica a tutto ciò, ma evidentemente Richelle percepì l’intenzione e non appena Alyssa cercò di usare la magia capì che la rossa la stava bloccando anche in quello. Tentò un’ultima volta, raccimolando tutte le forze rimaste, di tornare in superficie, ma fu inutile. Così, come le aveva detto la strega sirena, pensò solo che voleva nuotare, che voleva restare lì, nel silenzio, sott’acqua, e chiuse gli occhi.


To be continued………

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Capitolo 20
*** It's Christmas Time! ***


Capitolo 20 - It's Christmas Time!



Alec aveva già fatto visita a due gruppi di elfi, uno ad Atlanta e uno a Savannah, poi aveva deciso di riavvicinarsi a Durham con la scusa di cercare ancora la strega sirena, anche se l’aveva già trovata e sapeva benissimo chi era. Se n’era addirittura innamorato, ma cercò di non pensarci.
Era ormai arrivato nella zona di Carolina Beach, a Wilmington, quando sentì una strana agitazione dentro di lui, e si fermò, cercando di calmarsi. Ma l’agitazione aumentò, e venne accompagnata da uno strano bruciore al petto. Iniziò a tossire senza motivo, a sputare acqua, e poi vide un’immagine nella sua mente: Alyssa sott’acqua, che si agitava e lottava con tutta se stessa contro delle sirene che la forzavano a restare giù. Poi d’un tratto sparì tutto contemporaneamente: niente più immagini, niente più sintomi, solo il vuoto assoluto.
Non ci pensò due volte: iniziò a correre a velocità soprannaturale verso dove lo portava l’istinto, sperando non fosse troppo tardi.


Alyssa era immobile sott’acqua. Richelle teneva Damon a galla, immobilizzato dal suo incantesimo, che non riusciva a trattenere le lacrime, sentendosi impotente più che mai. Le altre quattro sirene erano tornate in superficie, e si guardavano l’un l’altra in cerca di risposte.
«Richelle, sono passati più di dieci secondi, dovrebbe già essersi trasformata.» disse preoccupata Nerissa, mentre la figlia si stringeva al suo braccio preoccupata per la ragazza.
«Aspettiamo ancora. Deve diventare una sirena.» disse solennemente la rossa.
«Se dovesse morire, sappi che tu farai la stessa fine, ma in modo molto più atroce, e ci penserò io stesso.» ringhiò Damon alla rossa.
«Ce la farà.» disse ancora la strega sirena, più per convincere se stessa che per rassicurare il vampiro.
Passarono altri secondi, ma Alyssa non si mosse, e anche Naya si unì all’abbraccio di Maryel e sua madre, suscitando il panico nel vampiro.
«Tirala fuori! Subito! Mi hai sentito?! MUOVITI!» cominciò ad urlare alla strega sirena, senza trattenere le lacrime, ma la rossa non l’ascoltò.
«Richelle, non possiamo rischiare ancora.» disse Nerissa, e vedendo che la strega sirena non cedeva si immerse, seguita dalle altre, ma la rossa le immobilizzò sott’acqua con lo stesso incantesimo usato sul vampiro.
«Ce la deve fare.» disse col volto spiritato Richelle, e Damon rabbrividì, con la consapevolezza che ora era tutto nelle mani della strega sirena, e probabilmente avrebbe lasciato morire Alyssa piuttosto che smentirsi. Non avrebbe mai potuto immaginare di sentirsi così, pieno di rabbia, impotenza e disperazione, e giurò a se stesso che se non si fosse salvata, avrebbe fatto fuori Richelle, in un modo o nell’altro, ma di certo riservandole una morte lenta e dolorosa.
Il tempo sembrava non passare mai, quando d’un tratto tutt’attorno al suo corpo e quello della strega sirena si formò del ghiaccio, congelando anche il viso della rossa in una smorfia di stupore e di stizza. Passò qualche secondo, e si ritrovò davanti Alec, che nuotando li aveva raggiunti. Il vampiro restò sbigottito, non capendo come l’elfo potesse sapere che erano proprio lì e che erano in pericolo, e il suo sguardo andò verso dov’era Alyssa. Lo vide immergersi, e quando tornò in superficie l’aveva con sé, e il suo sguardo diceva tutto. Se Damon fosse stato un umano, probabilmente sarebbe morto di crepacuore: la ragazza sembrava morta, bianca come uno straccio, con le labbra violacee, e l’elfo sembrava affaticato, segno che il corpo era diventato pesante. Probabilmente era troppo tardi perché si salvasse, e il vampiro si lasciò andare allo sconforto, mentre Alec portava il più velocemente possibile Alyssa sulla riva.


Alec era arrivato senza nemmeno accorgersene sulla spiaggia di Fort Fisher. Era deserto, ma sulla sabbia c’erano dei vestiti. Guardò in mare, e vide due teste: una dai capelli lunghi e rossi, e l’altra dai capelli corti e neri, probabilmente un uomo. Si tuffò in acqua, e avvicinandosi riuscì a capire chi erano: Damon e la strega sirena di cui gli avevano mostrato le abilità gli altri elfi. Così sfruttò i suoi poteri, e fece congelare l’acqua intorno a loro, per poi farlo estendere al viso della strega sirena per evitare che usasse la sua magia. Quando li raggiunse, Damon lo guardò sbigottito, poi rivolse lo sguardo ad un punto preciso nell’acqua. Alec seguì il suo sguardo, s’immerse in direzione di esso, e cercò Alyssa. Vide le quattro sirene immobilizzate, e poco più in là una sagoma che giaceva sul fondale. Nuotò più veloce che poteva, prese il corpo ormai inerte della ragazza e lo portò in superficie. Era molto pesante, bianchissima e con le labbra violacee. Tutti brutti segni. Guardò per un attimo il vampiro, ed anche lui era talmente sconvolto, vedendola, che gli occhi sembravano uscirgli dalle orbite. Ancora non riusciva a capire bene cosa fosse successo, ma non era il momento di fare domande. Bisognava agire, prima che fosse troppo tardi. Utilizzando i suoi poteri creò una piccola onda, che portò velocemente lui e Alyssa vicino alla riva, poi uscì dall’acqua con la ragazza in braccio e l’adagiò sulla sabbia, iniziando con la respirazione bocca a bocca senza perdere tempo. Terminò le respirazioni bocca a bocca, ma Alyssa ancora non dava segni di ripresa, così cominciò il massaggio cardiaco.
«Non lasciarmi, Principessa.» mormorò sofferente mentre le faceva i massaggi, ma la ragazza ancora non dava segni.
Ripetè ancora una volta la sequenza, utilizzando anche la sua magia stavolta, e quando ricominciò con i massaggi la ragazza iniziò a tossire, e lui la fece voltare di lato per farle sputare l’acqua che aveva nelle vie respiratorie. L’elfo fece un sospiro di sollievo e sorrise, mentre lei continuava a tossire e sputare acqua finché non riuscì a respirare, e solo allora si guardò attorno. Fu sorpresa di vedere lui, aspettandosi forse Damon al suo posto, ma poi lo abbracciò, e lui la strinse forte a sé, mentre entrambi tremavano per l’agitazione e il terrore che avevano provato.
«Cos’è successo?» chiese dopo un po’ Alyssa, e Alec guardò in mare, dove Damon era ancora freezato con la strega sirena, senza sapere cosa dire.
«Non lo so sinceramente. Ho solo sentito che eri in pericolo, e sono corso d’istinto qui, ho freezato Damon e la strega sirena, e ti ho tirato fuori di lì. Stai bene ora, ed è tutto ciò che conta.» le disse l’elfo, dandole un bacio sulla fronte.
«Damon…» disse lei, cercando di guardare verso il mare, e l’elfo la precedette: «Ora penserò anche a lui, prima voglio assicurarmi che tu stia bene davvero».
La ragazza appoggiò la testa al suo petto, e annuì appena, stringendosi a lui.
Quando Alec ebbe la certezza che Alyssa aveva ricominciato a respirare con ritmo regolare e senza problemi, con i suoi poteri modellò la sabbia sotto di lei come se fosse una sdraio, poi tutt’attorno fece spuntare delle fiammelle che la tenevano al caldo e le asciugavano pian piano i vestiti, e si rialzò con l’intenzione di tornare in acqua per scongelare Damon.
«Grazie, Alec.» gli disse lei, con gli occhi lucidi, e lui si limitò ad accennare un sorriso, prima di voltarsi e rituffarsi.


Damon cercò di calmarsi, per poi affinare l’udito e cercare di capire se Alec era riuscito a salvare Alyssa. Lo sentì parlare, e capì che lei si era risvegliata. Fu invaso dal sollievo, ma quando sentì la voce della sua ragazza cercarlo dicendo il suo nome, il suo cuore divampò di calore, tanto che avrebbe potuto sciogliere il ghiaccio da cui era circondato tutto il suo corpo, se non fosse stato magico. Poi sentì Alec dirle che avrebbe pensato anche a lui, dopo essersi assicurato che lei stesse bene davvero, e non poté essere più d’accordo. Nonostante le divergenze, alla fine erano più simili di ciò che volessero ammettere a se stessi.
Attese tranquillamente l’arrivo dell’elfo, ora che sapeva che la sua Piccola era salva, e quando se lo trovò davanti lo ringraziò per aver salvato Alyssa.
«Aspetta a ringraziarmi, non ho ancora capito cosa c’entri tu in tutto questo. Potrei anche farti fuori per quello che le è successo se ti ritenessi responsabile.» disse l’elfo, per poi toccarlo ed entrare nella sua mente. Vide tutto ciò che era successo, e gli raggelò la linfa nel vedere cosa avevano patito entrambi: lei per essere stata praticamente quasi uccisa con quella lunga e terribile agonia, e lui per aver assistito a tutto ciò senza poter fare niente.
«Andiamocene subito da qui.» disse l’elfo, scongelando solo Damon, ed entrambi ritornarono a riva, dove Alyssa accolse il vampiro con un lungo abbraccio.
«Andiamo, Piccola.» le disse iniziando a camminare verso Alec, che era già arrivato a metà spiaggia.
«Come? E le sirene? Che fine hanno fatto le altre quattro?» chiese la ragazza, senza smuoversi di un millimetro.
«Non voglio più saperne nulla.» rispose freddo lui.
«Cosa diavolo è successo mentre non ero cosciente?» chiese ancora la ragazza, ma il vampiro non le volle rispondere.
«Me lo dici tu?» urlò all’elfo, che fece finta di guardare da un’altra parte.
«Ok.» disse solo Alyssa, visibilmente irritata, e baciò appassionatamente Damon cercando di entrargli nella mente, ma lui faceva resistenza, e non ci riuscì, indebolita da ciò che era successo.
«Come vuoi.» disse stizzita al vampiro, e raggiunse Alec.
«Per favore. È giusto che io sappia.» gli disse prendendogli la mano.
«No, è meglio che tu non sappia, invece.» rispose lui.
Alyssa lo guardò come per dirgli «Non farmi ricorrere ad altri metodi per scoprirlo» ma lui non fece una piega.
Lei si voltò verso Damon, e iniziò a camminare, ma a differenza di ciò che pensavano i due lo sorpassò, ed entrò di nuovo in acqua. Il vampiro incrociò le braccia in segno di sfida, e l’elfo lo riprese: «Ma che fai?! La lasci rientrare in acqua così dopo quello che è successo?! È ancora debole!».
«Lasciala fare, è solo una provocazione, tornerà indietro subito.» gli disse sottovoce, in modo che solo lui riuscisse a sentire, con i suoi sensi sovrannaturali.
Ma Alyssa non si fermò, e quando l’acqua le arrivò alle spalle Alec le fu davanti in un istante, e sotto lo sguardo di Damon la baciò appassionatamente, facendole vedere ciò che era successo, e ciò che avevano provato entrambi.
«Ti ucciderò per questo, Elfo, anche se l’hai salvata tu!» urlò il vampiro, ancora a braccia incrociate sulla spiaggia, e Alec non capì se scherzava o meno. Ma probabilmente diceva sul serio.
«Colpa tua!» gli urlò lui di rimando, e poi disse ad Alyssa: «Vuoi ancora che la liberi?».
La ragazza ci pensò un po’ su, poi gli disse: «Voglio sapere cos’è successo, perché non mi sono trasformata, e perché è stata tanto ostinata.» e l’elfo, dopo aver sospirato, si tuffò in mare verso le sirene.
Alyssa si voltò verso Damon, e lo vide arrabbiato come non mai.
«Ho bisogno di sapere.» disse con un tono tranquillo, sapendo che la poteva sentire anche da quella distanza, ma lui scosse la testa senza aggiungere altro. Poi si tese d’improvviso, e quando la ragazza si voltò verso il mare aperto capì perché: le sirene stavano tornando a riva con la loro velocità da sirene, pari alla velocità sovrannaturale degli elfi e dei vampiri.
Alyssa uscì velocemente dall’acqua, e le attese sulla riva. Derya e Nerissa uscirono dall’acqua completamente nude, e corsero a prendere i vestiti loro e delle loro figlie, poi si misero in modo da coprirle dalla visuale di Damon, le fecero uscire e diedero loro i vestiti, mentre Richelle uscì con molta nonchalance e tranquillità, e con molta calma si vestì. Alec arrivò a riva quando loro avevano già finito di rivestirsi.
«Perché sei stata tanto ostinata nel volermi fare trasformare, facendomi rischiare di morire?» chiese Alyssa a Richelle, con un tono velato di rabbia e delusione.
La rossa abbassò lo sguardo, poi la guardò: «Pensavo l’avresti capito. Sono l’unica così, che io sappia. Volevo più che mai qualcun altro come me».
«Lo capisco, ma io non mi sarei mai spinta così in là. Non avrei mai messo a repentaglio la vita di qualcuno per motivi puramente egoistici.» rispose la ragazza, poi chiese ancora: «Come mai non sono riuscita a trasformarmi?».
«Non lo so. Sono pochi i motivi per cui gli esseri umani col gene sirenico non si trasformano in sirene. E l’unico modo per scoprire il motivo è fare degli accertamenti medici, per escludere malattie gravi, croniche o altro…» rispose la strega sirena, visibilmente dispiaciuta.
Damon e Alyssa non si aspettavano affatto una risposta del genere. Lui spazzò via l’arrabbiatura che aveva, la raggiunse, l’abbracciò, e cercò di non farla andare in panico: «Tranquilla, Piccola, chiamo subito Meredith e le chiedo cosa può fare per noi, vedrai che ti controllerà da cima a fondo, e io sarò con te».
«Se non avete altro da dire forse è meglio che torniate alla vostra solita vita.» disse serio Alec alle sirene, che lo guardarono storto.
«Sono stranamente d’accordo con lui.» aggiunse Damon, poi ragionandoci su continuò: «Vi siamo grati per l’aiuto, nonostante ciò che è successo, ma è il momento di dividersi».
«Due uomini come voi non sanno parlare semplicemente chiaro? Avete paura che cercherò ancora di trasformarla, è palese. Ma state tranquilli, vi darò un passaggio al loft e poi tornerò a Los Angeles con loro. In fondo è da tanto che non le vedo, e mi farà piacere passare qualche giorno in loro compagnia. L’unica cosa che vi chiedo, è di farmi sapere cosa c’è che non va. Potrei esservi utile.» disse Richelle ad Alec e Damon, poi creò un’altro arco di fiori, e tutte le sirene vi passarono attraverso. Alyssa e il vampiro erano vicini a passare l’arco, ma lei si voltò e vide che l’elfo era rimasto fermo dov’era.
«Tu non vieni?» gli chiese, senza pensare a ciò che avrebbe potuto risponderle.
«Anche se ti ho salvata e ti ho baciata per mostrarti cos’era successo, non ho cambiato idea. Va bene così.» disse serio, scatenando molti dubbi nel vampiro, che strinse ancor di più la ragazza, facendole capire che era ora di andare. I due passarono l’arco, ma Richelle aspettò prima di raggiungerli.
«Quindi sei tu l’Alec della barriera?» chiese all’elfo, ancora fermo lì.
«Sì, perché?» rispose lui con tono di sfida.
«Sei di discendenza reale?» chiese curiosa la rossa.
Lui aggrottò lo sguardo, non capendo il senso della domanda, e rispose con un semplice «No».
La strega sirena fece un sospiro di sollievo, poi si fece seria: «Anche se lo sai già, stalle lontano, per il bene di entrambi. O finirete male, soprattutto con tutto quello che sta succedendo coi tuoi simili. Ah, un’ultima cosa: io non ho visto te, e tu non hai visto me, chiaro?» terminò, facendogli l’occhiolino.
«Come fai tu a sapere di quel che sta succedendo?» chiese sorpreso lui.
Lei fece una smorfia sagace e prima di passare nell’arco gli disse teatralmente: «So molto più di quel che immagini».




«Oh, Damon, finalmente! L’hai trovata la pittura rossa?» disse Alyssa raggiungendo il vampiro in garage, dove stava scaricando col fratello buste e buste di spesa dalla macchina di Elena. Stefan l’aveva chiesta in prestito per andare col fratello, dato che era la più spaziosa, e lei aveva accettato, a patto la guidasse lui.
«Sì, Piccola, anche se ancora non ho capito che ci devi fare. Come ti senti?» chiese apprensivo il vampiro. Dopo ciò che era successo con le sirene, lui e la ragazza erano stati per un paio di giorni a Mystic Falls, dove Meredith aveva controllato Alyssa dalla testa ai piedi senza venirne a capo. La ragazza infatti era clinicamente sana, ma aveva continuato ad avere problemi di stomaco e di stanchezza. La dottoressa li aveva rassicurati, dicendo loro che probabilmente era dovuto allo stress, e forse anche il suo lato magico ne risentiva.
Avevano spiegato tutto a Richelle, ma anche lei non ne veniva a capo. Era sicura che l’unico motivo per cui una sirena non si trasformava fosse per questioni di salute molto gravi, non aveva mai sentito parlare di problemi da stress, e il dubbio che ci fosse qualcosa di insolito nella ragazza non la fece stare con le mani in mano. Aveva detto ai due che avrebbe trovato la vera causa, e sembrava determinata.
«Bene, a parte la solita nausea. La potresti portare nell’open space?» rispose Alyssa, che ormai viveva con il malessere da quasi 20 giorni. Era arrivata alla conclusione che finché mangiava frutta e verdura aveva solo nausea, ma se s’azzardava a mangiare altro non lo teneva, il suo corpo lo rigettava come fosse veleno. Aveva perso diversi chili nei primi 10 giorni, ma poi li aveva ripresi, e ora era addirittura aumentata un po’ rispetto a prima.
«Dei tuoi hai saputo qualcosa?» chiese Damon, mentre portava la pittura nell’open space, seguito da lei, e l’apriva.
«Sì, sono a New York. Tra mezz’ora parte l’altro aereo, quindi tra due ore dovremmo essere all’aeroporto per prenderli. Devo fare velocemente questo incantesimo e poi andarmi a preparare.» rispose la ragazza, senza nascondere l’ansia, e il vampiro la rassicurò: «Vedrai che quando arriveranno saranno talmente stanchi che non faranno caso a nulla. Forse non vorranno nemmeno venire qui, ma andranno direttamente a riposare in albergo».
«Tu non sei agitato?» chiese la ragazza, mentre si tirava su le maniche apprestandosi a fare l’incantesimo.
«Sono eccitato, è diverso. Non vedo l’ora di incontrare le meravigliose persone che hanno dato vita alla mia straordinaria ragazza.» rispose lui, sorridendole, e lei ricambiò il sorriso, poi attese di vederla all’opera.
Alyssa iniziò a biascicare delle parole che Damon non comprendeva, e non gli sembravano in latino, poi mise le mani a mezz’aria, esattamente sopra la latta di pittura, e sotto lo sguardo strabiliato del vampiro questa iniziò a volteggiare nell’aria, come se non ci fosse più gravità. La ragazza mosse le mani come a voler trasportare la pittura per tutte le mura dell’open space, e così fu: si era infatti formato un fiume di pittura rossa tutt’attorno, come fosse una greca, poi una luce dorata lo coprì, e quando svanì la pittura era fissata sul muro, e si leggevano delle scritte in una lingua antica, che stavolta lui riconobbe.
«Ma sono rune!» disse stupito, e la ragazza annuì: «Vuol dire “comportati da umano”, così quando ci saranno i miei non ci saranno rischi che vi scoprano, almeno qua dentro. Anche se in realtà siamo noi che dovremmo scoprire cosa sono loro, ma non so se lo voglio ancora sapere».
«Devi fare ciò che ti senti.» le disse Damon, e l’abbracciò forte a sé.


Un’ora e mezza dopo Damon ed Alyssa erano pronti per andare in aeroporto, ma non avevano fatto i conti con Elena, che stava litigando con Stefan.
«Ti avevo detto che potevi guidarla solo tu!» urlò la vampira, ma lui le rispose con calma: «Amore, se i parenti di Alyssa sono già in tre, con noi diventiamo sei, come facciamo? Ne mettiamo uno nel cofano? Vado da solo con Alyssa e lascio mio fratello a casa? Spiegami».
«Che usino un’altra macchina!» continuò lei, e lui ancora riusciva a mantenere la calma: «Hanno due valigie e un bagaglio a mano ciascuno, dove pensi li potrebbero mettere nelle altre auto?».
«Non è un problema mio se si sono portati dietro mezza casa e lei pretende in prestito una macchina, la mia poi.» rispose secca Elena, e lui perse la pazienza.
«Bene, visto che a te importa così poco della tua futura cognata ma per me non è così, andrò assieme a loro e useremo due auto, senza toccare la tua, così ne useremo una per quelli che saranno anche i nostri futuri parenti e una per le valigie.» rispose Stefan, alzando il tono di voce, e lei sembrò soddisfatta di averla avuta vinta, finché non continuò: «Ma tu con me hai chiuso. Così non dovrai preoccuparti più di niente».
«No, Stefan, aspetta!» urlò lei, parandoglisi davanti.
«Spostati, Elena. Ne abbiamo parlato talmente tante volte che ho la nausea ormai.» disse stufo il vampiro.
«Tieni! Dalle a chi ti pare!» urlò lei, mettendogli le chiavi della macchina in una mano, poi corse a velocità vampiresca fino all’open space, dove di colpò iniziò a correre come un qualsiasi essere umano, e brontolò per l’incantesimo di Alyssa, finché non arrivò in camera sua.
Stefan sbuffò, e raggiunse Damon e Alyssa che lo aspettavano in garage.
«Stefan, non era necessario che litigaste per questo, davvero, chiamo un taxi.» disse la ragazza, ma lui diede le chiavi a Damon, e disse solo: «Andate, ci penso io».
«Grazie per quello che hai detto, fratello.» rispose lui e lo abbracciò, dandogli delle pacche sulle spalle.
«Non devi ringraziarmi. Purtroppo non ne ho altri.» disse ironicamente Stefan, facendo altrettanto.
«Ehi, sono io il fratello sarcastico.» disse l’altro ridacchiando, poi si strinsero forte un’ultima volta e il minore dei Salvatore l’intimò ad andare: «Su, andate, non vorrai mica fare brutta figura coi futuri suoceri arrivando in ritardo!».
«Grazie, Stefan.» disse anche Alyssa, e poi si misero in macchina alla volta dell’aeroporto, mentre Stefan raggiungeva Elena in camera per chiarire.


Damon e Alyssa erano arrivati in aeroporto, ed erano in trepida attesa.
Dopo un po’, dalle porte del ritiro bagagli uscirono un uomo e una donna dai capelli castani, che portavano egregiamente la loro età. Lui aveva gli occhi castani, il viso dolce, fisicamente stava molto bene per la sua età, e avvicinandosi si notò la ricrescita della barba scura. Lei invece era molto simile ad Alyssa, con la differenza che i suoi occhi erano di un verde molto più chiaro.
La ragazza corse loro incontro, e abbracciò la donna.
«Mamma!» disse tutta contenta, stringendola forte, poi si allontanò, guardando anche suo padre: «Com’è andato il viaggio? E Seby dov’è?».
«Sta aspettando le valigie, dice che se la cava da solo. Vuole farti vedere subito gli effetti di questi mesi in palestra.» rispose il papà sbuffando, mentre scuoteva la testa.
Damon intanto l’aveva raggiunti, lasciandoli di proposito un po’ da soli, e subito la ragazza si mise a fare le presentazioni.
«Loro sono Ettore e Clelia.» disse a Damon, poi si rivolse a loro: «Mamma, papà…lui è Damon, il mio ragazzo.» disse arrossendo visibilmente.
Il papà sgranò gli occhi, mentre la mamma fece un sorriso dolce, e quando gli porse la mano il vampiro se la portò alle labbra, facendole un galante baciamano.
«Non ti ha detto niente la mamma?!» chiese Alyssa all’uomo, che ancora osservava il vampiro studiandolo da capo a piedi mentre scuoteva la testa.
«Mamma! Ti avevo detto di dirlo anche a loro!» la rimproverò, ma lei sorrise e le rispose: «Sono stata un po’ egoista, volevo godermi la sua faccia, e direi che ne è valsa la pena. Vedremo come reagirà tuo fratello.».
«Simpatica, come sempre.» rispose sarcasticamente l’uomo, poi si rivolse alla ragazza: «Ma è americano? Come ci devo parlare?».
La ragazza stava per rispondere, ma Damon l’anticipò: «Anche in italiano, signore. Magari non capirò tutto, ma ci provo».
«Sai l’italiano?!» esclamò sorpresa Alyssa, e lui le rispose sottovoce nell’orecchio: «Sono stato in Italia per un po’ quand’eri piccola, ricordi? E da quando ci siamo messi insieme l’ho ripassato di nascosto. Sorpresa gradita?».
Lei annuì e gli sorrise dolcemente.
«Quindi se ti dico che di certo mia figlia non è rimasta mai a digiuno mi capisci, vero?» disse scherzando la mamma a Damon, rivolgendosi poi alla figlia: «Tesoro, di quanto sei aumentata? Guarda che pancetta che hai!».
«Mamma!» esclamò offesa lei, poi disse a bassa voce, cercando di celare l’imbarazzo: «Solo di un po’…».
«Si è messa in testa di fare la dieta, prima ha perso diversi chili, ora li ha ripresi tutti e si ritrova con la pancia da ubriacona…io l’avevo avvisata che mangiare solo frutta e verdura le avrebbe fatto quest’effetto!» spiegò sarcasticamente Damon, poi si addolcì: «Ma alla fine, anche con dieci chili in più sarebbe sempre bellissima».
«Oh che schifo, cominciamo con le smancerie?!» disse un’altra voce, da dietro i genitori di Alyssa.
«Seby!» lo canzonò lei, poi lui mise i due carrelli pieni di valigie affianco a suo padre, e raggiunse la sorella, salutandola con un abbraccio veloce.
Era già molto più alto di lei, nonostante fosse più piccolo di qualche anno, ed era piuttosto muscoloso per essere un semplice adolescente. Rispetto agli altri membri della famiglia, i suoi capelli erano più chiari, ma gli occhi erano sul tono della madre e della sorella. Il viso, dai lineamenti dolci, stonava con l’espressione scaltra del ragazzo, che adesso si stava avvicinando a Damon con un ghigno beffardo.
«Le sono mancato, vero?» disse, ridacchiando, ma il vampiro non riusciva a trovarlo simpatico. Gli strinse la mano, presentandosi, e lui fece altrettanto: «Sebastian, ma puoi chiamarmi Seb, Sebastian, come ti pare, tranne Seby. Lo odio. Fa troppo checca.» terminò, guardando la sorella di sbieco.
«Sebas. Va bene?» disse Damon, trattenendosi, e il ragazzo fece spallucce.
«Sarà meglio andare, sarete stanchi…» disse Alyssa, e subito il vampiro si apprestò ad aiutarli con le valigie, ma Sebastian lo precedette e lo guardò male, portando da solo i due carrelli come per mostrare la sua forza.
«Te l’avevo detto che questi mesi in palestra hanno avuto effetto!» disse orgoglioso Ettore a sua figlia, che alzò gli occhi al cielo.
Quando furono in macchina chiesero loro se volessero vedere il loft o andare in hotel, e scelsero quest’ultimo, promettendo che il mattino seguente sarebbero andati a trovarli. Li accompagnarono, e una volta rimasti soli in macchina, finalmente furono liberi di parlare.
«Mio fratello non è lo stesso. Cioè, è sempre il solito idiota, ma ho percepito qualcosa.» disse Alyssa preoccupata.
«Anche io. Alla fine è tuo fratello, mi sarei stupito del contrario.» rispose Damon, un pò più calmo.
«Che vorresti dire?» chiese lei, e lui le spiegò subito: «Sei una strega sirena, ed entrambe le cose sono genetiche. A meno che non sia adottato, lo dovrebbe essere anche lui. L’unica differenza con te fino a qualche giorno fa, è che lui evidentemente non ha mai avuto un blocco della magia».
«Come ho fatto a non accorgermi di niente in tutti questi anni?! E a non pensare affatto a questa possibilità in questi ultimi tempi?!» pensò ad alta voce la ragazza, ma lui subito la consolò: «Ehi, Piccola… Con tutto quello che hai passato ultimamente, è già tanto che tu non abbia avuto crisi d’identità, isteriche e quant’altro! Sei una donna così forte, che non posso fare altro che amarti così tanto».
Alyssa gli sorrise e si ritenne fortunata di averlo accanto. Le bastava questo per renderla felice.




Passarono diversi giorni, in cui Alyssa e Damon stavano la maggior parte del tempo con la famiglia della ragazza. Lui voleva provare a stuzzicare Sebastian per vedere se avrebbe reagito con la magia, ma lei gliel’aveva proibito, anche se i due futuri cognati si lanciavano battutine in continuazione lo stesso. Voleva passare le feste in pace, e aveva deciso che avrebbe parlato col fratello pochi giorni prima della partenza per non rovinare il periodo ad entrambi e ai loro genitori. Ai tre avevano fatto conoscere tutti i coinquilini, anche quelli temporanei, e Sebastian aveva suscitato sguardi interessati da tutte le ragazze, anche quelle già impegnate, ma soprattutto di Caitlin.
Il giorno di Natale erano arrivati anche gli altri da Mystic Falls, per celebrare le feste tutti insieme. Ovviamente alla famiglia di Alyssa non dissero che stavano tutti nel loft, a coppie nelle camere e nelle casette sull’albero, ma mentirono a fin di bene, dicendo che sì, stavano sempre lì durante il giorno, ma la notte dormivano in un altro hotel poco distante dal loft.
Passarono davvero una bella giornata: fecero una tavolata ad “U” con al centro l’albero di Natale, decorato nei giorni prima come tutto il loft, le casette e il giardino, che erano pieni di luci, festoni e decorazioni; mangiarono tanti piatti tradizionali come il tacchino, l’arrosto e il Christmas Pudding, mentre Alyssa, che ancora non stava bene ma non aveva detto nulla ai suoi per non farli preoccupare, mangiava perparazioni a base di sola verdura, sicura ormai che non le avrebbero fatto male; si scambiarono regali di varie fattezze, tipo e valore; si raccontarono aneddoti di famiglia stando attenti a non svelare niente di strano alla famiglia italiana.
E simile fu la giornata di Santo Stefano, almeno finché non successe il caos nel giro di qualche istante.
Erano infatti tutti a tavola, Alyssa in mezzo a suo fratello e Damon, quando lei sentì un fremito e si voltò verso fuori d’istinto. Ma non fu l’unica, perché anche suo fratello si era voltato nella stessa direzione, e lei l’aveva potuto vedere in faccia: l’espressione dapprima sorpresa si tramutò in soddisfazione, e subito si alzò dalla sedia per correre fuori. Alyssa fece lo stesso, ma non lo raggiunse, fin quando Damon, che l’aveva seguita, uscì dalla porta e poté correre a velocità soprannaturale, prendendola e portandola dove in realtà non avrebbe voluto: tra le braccia di Alec.


Sebastian si era fermato, e guardava con sguardo di sfida i tre, così vicini l’uno all’altro che non riusciva a trattenere una smorfia.
«Ti sei fatta i bodyguard soprannaturali, sorellina?» chiese spavaldo, e Alec strinse i pugni. Non era affatto buon segno per Sebastian, soprattutto ora che dal loft stavano uscendo quasi tutti, salvo Matt, Jeremy e Meredith, che invitarono i genitori di Alyssa a seguirli in cucina, cercando di non farli assistere a qualsiasi cosa sarebbe successa di lì a poco.
«Sono giorni che aspetto questo momento, Sebas. Peccato che adesso ci sarebbero cose più importanti di te.» disse Damon, voltandosi poi verso Alec, con l’intento di chiedergli perché fosse lì, ma il ragazzo non attese un attimo di più e con la sua magia iniziò ad infliggere dolore al vampiro, sibilando: «Anche io sono giorni che aspetto questo momento, e me lo voglio godere».
Il vampiro si stringeva forte il capo e urlava dal dolore, e Alyssa non restò con le mani in mano: alzò le braccia verso il fratello, e pian piano il dolore che provava Damon diminuì, scatenando la rabbia di Sebastian, che ridusse gli occhi a due fessure.
«Ringrazia solo di essere mia sorella, o a quest’ora saresti schiattata a terra dal dolore. Perché mai sei tanto stupida da voler indirizzare l’incantesimo verso di te?» disse riluttante il ragazzo.
«Perché io conosco una cosa che si chiama amore, ma tu non hai la minima idea di cosa sia.» rispose seriamente triste la strega sirena, facendolo sogghignare.
«Tu non sai niente, Lys.» sbuffò lui, e lei ribatté: «In effetti non so niente, su di te, nonostante tu sia mio fratello. Chi ti ha detto cosa sei? E quando l’hai scoperto?».
«E perché mai dovrei dirtelo?» incrociò le braccia lui.
Alyssa si guardò attorno con espressione di sfida, e dopo non essere riuscita a trattenere un ghigno disse: «Perché altrimenti mi sconterò tutte le differenze e le delusioni che ho avuto in passato per colpa tua, e tutti loro mi aiuteranno».
Appena finì di dire così, tutti si misero in posizione d’attacco, e Sebastian si guardò intorno compiaciuto di ciò che aveva scatenato. Non sembrava per niente spaventato, e anzi, pareva attendere con ansia l’inizio dello scontro.
«Ha il diaspro addosso?» chiese Alec sussurrando ad Alyssa, e lei negò. In quei giorni sperò non ne avesse bisogno, e fu un bene, perché l’elfo fece spuntare da terra dei grossi viticci che avvolsero interamente il corpo di Sebastian, immobilizzandolo e privandolo della magia, poi dichiarò, spazientito: «Parla, o seguiremo tutti le indicazioni di tua sorella».
«Me l’ha detto zio Mario, anni fa.» disse, dopo averci pensato parecchio.
«E lui che ne sa?» chiese la ragazza, poi si rese conto, e aggiunse: «Cos’è lui?».
«Un licantropo, come nostro cugino Tommaso.» rivelò Sebastian, e Damon guardò allarmato Alyssa.
Lei capì il perché, e spiegò subito: «È il marito della sorella di mia madre. Non abbiamo nulla a che fare con lui, geneticamente parlando».
Il vampiro fece un sospiro di sollievo, poi la ragazza chiese ancora a suo fratello: «E di te cosa ti ha detto?».
«Che sono uno stregone e posso fare quello che voglio. Come credi che ottenga molte delle cose che voglio? Schiocco le dita ed è fatta! Bello vero?» disse lui, sapendo che l’avrebbe ferita.
«Non funziona così, ragazzino.» s’intromise Bonnie, «La magia è una cosa seria. Più la usi, più vorrà qualcosa in cambio. Per non parlare di certe cose che non si devono mai andare a toccare. Tutto ha un prezzo».
«Beh per ora mi è andata bene, per cui chissene frega.» disse senza fare una piega.
«Ho bisogno di parlarvi della situazione… Che ne facciamo di lui?» chiese Alec, vedendo che non c’era modo di convincerlo a migliorarsi.
Damon e Alyssa si guardarono, poi guardarono Bonnie, che aveva un sopracciglio alzato e ci mancava solo che dicesse «Ci state pensando sul serio?!».
Non sapevano cosa fare, sapevano che averlo dalla loro parte era un bene per tutti, e il vampiro sperava migliorasse anche la situazione con la sorella, ma era davvero una testa calda dall’animo indomabile e temevano facesse qualche idiozia.
«Sebas, vuoi sfoderare un po’ della tua magia contro dei brutti ceffi come questo?» gli disse Damon indicando l’elfo, che alzò gli occhi al cielo.
«Certo!» disse sicuro di sé il ragazzo.
Alec si mise vicino a loro scuotendo la testa, poi si voltò verso tutti gli altri, fece un gran respiro e disse: «Se siete ancora d’accordo, è arrivato il momento di unirci in battaglia».

To be continued………

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Capitolo 21
*** La Lunga Notte di Capodanno ***


Your Love Saved Me - Chapter 21
Capitolo 21 - La Lunga Notte di Capodanno


«Spiegaci.» disse Alyssa, ansiosa di poter mettere fine a tutta questa storia.
«Valvic, il Re degli Elfi, si radunerà in questi giorni con i suoi migliori adepti nei pressi di New Orleans, in un magazzino abbandonato dove al momento tiene molti dei vampiri e delle streghe rapiti.» iniziò a raccontare Alec, guardando Caitlin, Bonnie e i Mikaelson quando parlava dei prigionieri, poi continuò: «Durante la notte di Capodanno vogliono attaccare New Orleans, che sarà piena di gente, ma soprattutto piena di vampiri e streghe, e poi ucciderli tutti insieme. Il mio piano è questo: so che progettano di attaccare dopo la mezzanotte, in modo che tutti siano distratti dai festeggiamenti, quindi noi a mezzanotte dovremmo essere là. E per questo volevo chiedervi di coinvolgere Richelle, in modo da farci arrivare subito lì con un suo portale, e fare una bella sorpresa a tutti».
«Secondo me va benissimo. Posso fare un incantesimo se vuoi, soprattutto con Richelle e mio fratello, e bloccare tutti lì dentro, in modo che nessuno scappi. Non ho mai ucciso nessuno, ma se ne va del destino delle persone a cui voglio bene, sono pronta a farlo.» disse la ragazza, e l’elfo si ricordò di una cosa molto importante.
«A proposito di uccidere…sei riuscita a capire l’incantesimo che ha usato Richelle in passato contro gli elfi?» le chiese, e lei annuì.
«Allora provalo.» le ordinò lui, ma lei scosse la testa, spaventata.
«Devi farlo Alyssa, o non sapremo mai se funziona davvero. Vuoi andare lì senza sapere se possiamo farli fuori? Non ne usciremo vivi, nessuno di noi, se non hai la certezza di poterli uccidere.» le spiegò l’elfo, allontanandosi da Sebastian che era ancora imprigionato dai viticci.
«E se non mi regolo e ti faccio fuori davvero?» Alyssa stava tremando, aveva il terrore di potersi pentire amaramente di ciò che si apprestava a fare.
«Non ti tormenterò dall’aldilà, tranquilla.» scherzò lui, suscitando una reazione leggermente fuori controllo nella ragazza, che si avvicinò troppo a lui e gli disse: «Non posso, ho troppa paura di…no, non posso farlo io. Aspetteremo Richelle».
«Non possiamo aspettare lei, non si sa nemmeno se verrà. Devi riuscire a farlo tu. O devo cominciare con i ricatti?» la minacciò Alec, guardando Damon, facendola trasalire.
«Ho bisogno di qualcuno che mi controlli, che mi stoppi se esagero.» disse lei guardandosi attorno, e Damon, Bonnie e Rebekah le furono affianco subito.
«Farò piano, ma se c’è qualcosa che non va fermami anche tu.» disse Alyssa all’elfo, che annuì e l’autorizzò ad iniziare.
La strega sirena iniziò ad enunciare l’incantesimo che aveva sentito da Richelle nei dejavu di Alec, e dopo qualche istante le dita dell’elfo si erano ingiallite, mentre sul suo viso gli si leggeva la sofferenza. Ed aveva appena iniziato.
Continuò, e le braccia si fecero tutte giallognole, mentre le dita erano già diventate marroni.
«Basta?» chiese la ragazza all’elfo, ma lui scosse la testa e le fece intendere che doveva continuare finché tutti gli arti fossero diventati marroni, ma lei stava tremando. Stava soffrendo nel vederlo così, e stava patendo dei dolori infernali come se l’incantesimo avesse lo stesso effetto su di lei.
Continuò, e non riuscì più a trattenere le lacrime. Era come se migliaia di spilli le si stessero conficcando nella carne.
Alec, che fino a quel momento stava solo guardando l’effetto dell’incantesimo sul suo corpo, alzò il viso, e non appena vide Alyssa si allarmò: «Damon!» urlò, e quando il vampiro gli prestò attenzione gli ordinò di tirare su le maniche della ragazza.
Come aveva immaginato, l’incantesimo stava inspiegabilmente avendo effetto anche su di lei: le mani non si vedevano per colpa della luce sprigionata dall’incantesimo, ma i polsi erano già bianchi, come fossero di porcellana, e il resto del corpo stava perdendo sempre più colore.
«Alyssa! Fermati!» urlò l’elfo, e non appena lei seguì il suo consiglio cercò di avvicinarsi, ma non riusciva a muovere le gambe, ancora essiccate, e rischiò di cadere a terra, se non fosse stato per Stefan che corse in suo soccorso.
Cercò anche Alyssa di muoversi, ma finì come l’elfo: quasi a terra, ma tra le braccia di Damon.
«Perché?» chiese la ragazza all’elfo, ma lui non le seppe rispondere.
«Dalle il tuo sangue.» disse l’elfo rivolgendosi a Damon, e lui subito si morse il polso e lo avvicinò alle labbra della ragazza, che pian piano lo bevve.
Ma non cambiò nulla dove era già arrivato il pallore. Il vampiro gliene diede ancora, ma i polsi e le mani le restarono bianchi.
«Avvicinala qui.» mormorò l’elfo, che chiese nel contempo a Stefan di adagiarlo per terra, cercando di non smuoverlo troppo o si sarebbe frantumato letteralmente come una foglia secca sotto le scarpe.
Damon adagiò Alyssa accanto ad Alec, e lui cercò pian piano di avvicinare le braccia quasi secche a quelle della ragazza, poi una luce aranciata si propagò dalle sue spalle. Pian piano scese giù, e quando riuscì a far tornare quasi alla normalità una buona parte delle sue braccia e arrivò al punto a contatto con quelle di Alyssa, cercò di propagare la luce verso quelle della ragazza, che intanto tremava ancor di più ed era diventata bianchissima.
«Chiamate Richelle.» disse mesto l’elfo, ed Elijah non perse tempo, si rese utile per come poteva, chiamando la strega sirena e dicendole ciò che stava succedendo, mentre Damon e tutti gli altri cercavano di capire cosa stesse succedendo.
«Non funziona?» chiese preoccupato come non mai il vampiro, che era seduto a terra e teneva il viso di Alyssa sulla coscia, accarezzandole le guance e i capelli.
«Poco, molto meno di ciò che potrei fare normalmente.» disse l’elfo, poi cominciò a parlare in modo strano: «Senti, so che non ti sto simpatico, ma sappi che se solo avessi saputo che avrebbe avuto quest’effetto su di lei non l’avrei lasciata fare. Non importa di me, se mi avesse ucciso l’unico problema sarebbe stato che non avreste mai scoperto dove andare la notte di Capodanno, e proprio per questo ti chiedo di toccarmi la fronte e cercare di entrare nella mia mente».
«Ma che stai dicendo?!» esclamò aggrottando le sopracciglia il vampiro, e Alec ribatté: «Fa’ quel che ti ho detto, prima che sia troppo tardi».
E Damon obbedì. Nella mente di Alec vide un indirizzo, e poi un capannone abbandonato in mezzo al verde e un corso d’acqua; vide un elfo dagli occhi azzurri e i capelli scuri, il viso scavato, l’espressione del viso dura come ferro, e capì che era Valvic; vide altri elfi riuniti assieme ad Alec, che intuì fossero gli altri ribelli, ma le immagini andavano sbiadendo, e si stavano confondendo con altre, in cui Alec era con Alyssa, ed erano felici. Damon capì cosa stava succedendo, e prima provò a richiamare l’elfo direttamente da dentro la sua mente, ma quando vide che non otteneva alcun risultato staccò all’istante la mano e tornò nel mondo reale. L’elfo era diventato tutto giallognolo, mentre Alyssa sembrava stare un po’ meglio, anche se le sue mani erano ancora pallide.
«Elijah!» urlò Damon, e quando l’Originale si voltò verso di lui gli chiese di Richelle, ma l’altro si limitò ad aprire le braccia impotentemente.
«Non te ne puoi andare così, stupido idiota. Non puoi!» ringhiò il vampiro, allontanando Alyssa da lui in modo che non usasse altra energia per guarirla, poi si voltò verso Sebastian: «Puoi rimediare a tutto questo?».
«Io posso tutto.» rispose con un ghigno convinto, poi aggiunse, corrucciando la bocca e alzando gli occhi al cielo: «Ma sono bloccato qui, senza magia, che peccato!».
Il vampiro si voltò verso le altre streghe e vampiri, chiese loro di liberare il ragazzo, e si misero subito all’opera. I viticci venivano via facilmente, segno che l’energia di Alec stava svanendo.
Una volta liberato, Sebastian si avvicinò subito alla sorella, e mise le mani sulle sue.
«Prima Alec…io non ho bisogno…» mormorò lei con quel poco di forze che le erano rimaste, ma il fratello la ignorò.
«Seb…» riprovò lei, ma il ragazzo era concentrato solo ed esclusivamente su di lei, sul guarirla e nient’altro.
«Adesso penseremo anche ad Alec, stai tranquilla. Non lo lascio scappare così, mi deve ancora un duello.» disse Damon, cercando di smorzare un po’ la tensione, ma non aiutò granché.
Poco lontano da loro ci fu un lieve bagliore, e poi da un arco di fiori uscì Richelle, che corse verso di loro.
«Questa volta è per rimediare al danno che ho fatto a Fort Fisher, per cui non prendetevi l’abitudine di chiamarmi in aiuto ogni volta che vi mettete ad inscenare Romeo e Giulietta in versione magica, eh! » disse la rossa, ferendo visibilmente Damon paragonando i due alla famosa coppia di amanti, poi si dedicò a guarire Alec.
Sebastian intanto stava ammirando incantato la rossa, dopo essere riuscito a guarire sua sorella, che come prima cosa allungò la mano verso quella di Alec.
«Non ti azzardare a cercare di guarirlo, o torneremo punto e a capo e poi vi arrangerete!» la rimproverò la rossa, e lei si limitò ad appoggiarla senza utilizzare magia.
«Tu sai cos’è successo?» chiese Alyssa all’altra strega sirena, e lei rispose soltanto: «Forse sì, ma non è il momento di parlarne, dopo ti spiego».
Quel «Ti spiego» vorticò nella testa di Damon, e cercò di distrarsi abbracciando Alyssa, che gli dedicò solo un breve sorriso per poi tornare ad osservare Richelle che guariva l’elfo.
«Elijah ti ha detto anche di Capodanno per caso?» chiese Damon alla rossa per tenere la mente occupata.
«No, ma se state organizzando feste io non sono il tipo, grazie.» disse secca lei, e il vampiro ridacchiò.
«Effettivamente è una festa, la facciamo agli elfi. Vuoi partecipare anche tu?» ribatté lui, e Richelle lo guardò confusa: «Volete organizzare un attacco agli elfi?!».
«Sì, solo a quelli che se la stanno prendendo con i vampiri e le streghe. Sei una strega pure tu, anche se per metà, giusto?» disse Damon, e lei annuì.
«Se non ho altri impegni…» disse lei vaga, con un sorrisetto beffardo sul viso.
«Alyssa…» mormorò Alec, che si stava riprendendo, stringendole la mano: «Non è colpa tua, stai tranquilla…».
«Dovevo fermarmi subito.» disse secca lei.
«Non è successo niente, visto? Siamo ancora qua…» la rassicurò lui, dopo aver riaperto gli occhi, che non riusciva a distogliere da lei.
«Non chiedermi mai più di testare incantesimi su di te.» disse Alyssa, e subito Richelle incalzò: «Infatti, appena vi sarete ripresi dovremo fare un bell’incantesimo a tutti e due. O non potrete andare alla battaglia a Capodanno».
«No, non possono andare senza di me.» s’allarmò Alec, mettendosi subito a sedere.
«Disse quello che ci stava rimanendo secco nel vero senso del termine, e mi ha fatto vedere indirizzo e soggetti incriminati abbandonandosi al destino.» ribatté Damon sarcasticamente.
«Forza Romeo e Giulietta, andiamo.» disse Richelle all’elfo ed Alyssa.
«Dove?» s’allarmò subito il vampiro.
«Abbiamo bisogno di privacy, devo capire cosa c’è che non va.» disse senza peli sulla lingua, senza preoccuparsi di ferirlo, e seguita da Alec e Alyssa che si reggevano a vicenda andò verso l’arco di fiori.


I tre si ritrovarono in tutt’altro posto, ma Alyssa lo riconobbe: «Ma questa non è Avalon?!» esclamò tutta contenta.
«Quella vera.» aggiunse sorridente Alec.
«Sì, avete bisogno di stare un po’ qua e di bere un po’ dell’acqua del fiume, così vi riprenderete più in fretta. E poi io devo chiedervi di dirmi TUTTO quello che è successo tra voi, nei minimi dettagli.» rispose Richelle, e i due iniziarono a raccontare.
Dopo che ebbero finito, la strega sirena rimase un po’ a pensare, poi chiese: «Anche adesso avete i vostri…desideri?».
I due si guardarono aggrottando le sopracciglia, e poi annuirono entrambi.
«Sei proprio sicuro di non avere sangue Reale?» chiese ad Alec, ma lui, dopo aver ridacchiato, le disse: «Credi che sarei qui se lo avessi? Avrei già sistemato Valvic. Purtroppo sono un elfo come tutti gli altri.».
«Potrei solo pensare che è colpa della linfa che hai bevuto al principio di tutto. Però non avendo mai sentito di altre storie simili, non vi posso assicurare che sia così.» spiegò la rossa, ma Alyssa aveva una sola domanda: «Sai quando finirà quest’effetto?».
La rossa si limitò a scuotere la testa, e dopo aver aspettato un po’ che si riprendessero, insegnò all’altra l’incantesimo che serviva a proteggerli da qualsiasi forma di magia, l’aiutò ad eseguirlo su entrambi, e infine li riaccompagnò al loft.
«Tutto ok?» chiese Damon accogliendo a braccia aperte Alyssa, e la strinse a sé cercando di tenerla lontana dall’elfo.
«Sì, abbiamo fatto un incantesimo per proteggerci dalla magia ma non sappiamo ancora cos’è successo.» spiegò lei tesa.
«Comunque non mi avete presentato quell’altro maghetto…chi è?» disse Richelle, rivolgendosi a Sebastian.
«È mio fratello, si chiama Sebastian.» rispose Alyssa.
«Lo immaginavo, dovrebbe essere come noi due.» rivelò la rossa, rivolgendosi all’altra strega sirena, poi avanzò una pretesa: «Ci dev’essere anche lui a Capodanno. È tosto».
Richelle fece per andarsene, ma gli altri la bloccarono, chiedendole di restare lì fino a Capodanno.
«Ho due o tre cosette da fare, vado e torno.» rispose, facendo l’occhiolino, e svanì di nuovo nell’arco di fiori.




La notte di Capodanno era arrivata. Avevano cenato prima della tradizione, ed alle 23.30 erano tutti già pronti, anche se era ancora presto per andare.
Sarebbero partiti praticamente tutti, salvo Matt, Meredith, Liz, Carol, Jeremy e i genitori di Alyssa. Quest’ultimi avevano poi scoperto ciò che era successo a Santo Stefano ai loro figli, e poco alla volta avevano assimilato tutto, ma da allora erano in ansia. Non volevano che i loro figli andassero alla battaglia, ma non potevano farci nulla.
Decisero di fare il brindisi di mezzanotte con un’ora di anticipo e poi andare a New Orleans con un portale creato al momento da Richelle.
Dato che a Santo Stefano Alyssa aveva tolto l’incantesimo fatto con la pittura, che ormai non serviva più, Alec diede sfogo alla sua magia e fece spuntare dal soffitto diversi rametti di vischio per le coppie della casa che alla loro mezzanotte volevano baciarcisi sotto. Tutte le coppie ne usufruirono con piacere, compresi Katherine ed Elijah che si erano ritrovati sentimentalmente nell’ultimo mese sotto lo stesso tetto e Caitlin e Jeremy che si erano invaghiti l’un l’altro a prima vista, mentre Alec cercava di distrarsi. Avrebbe voluto esserci anche lui sotto il vischio, con Alyssa, ma sapeva che non era possibile.
Dopo l’ultimo bacio nel vecchio anno, e il brindisi per accogliere il nuovo sebbene con un po’ di anticipo, si decisero ad andare: Richelle creò il portale aiutandosi con la connessione mentale di Alec per trovare il luogo esatto, e poi tutti vi passarono attraverso.


Si ritrovarono davanti ad un magazzino sperduto, e Alec non perse tempo: prese il sacco di sale che aveva portato con sé, e ne sparse una striscia tutt’intorno all’edificio con la sua velocità supernaturale, fino a formare una sorta di recinto dal quale non uscire più. Tutti vi entrarono, poi Alyssa, tenendo per mano Alec che rappresentava tutti gli elfi, fece l’incantesimo di confinamento.
Era ora di andare all’attacco!
Entrarono tutti insieme nel magazzino cogliendoli impreparati, e iniziarono subito a lottare: i vampiri davanti, vestiti dalla testa ai piedi, mani comprese, con degli abiti leggeri ma resistenti che servivano a proteggerli dalla linfa degli elfi senza però appesantirli, e con varie armi affilate, che riducevano il più possibile in brandelli gli elfi, e le streghe dietro che usavano i loro poteri per far prendere fuoco ai corpi o essicarli con l’incantesimo che tutti ormai avevano imparato da Alyssa.
Gli elfi cercavano di difendersi con la loro magia, cercando di sfruttare il fuoco usato dalle streghe per uccidere i compagni, ma niente aveva effetto sugli avversari, che a loro insaputa erano tutti muniti dei diaspri rossi con l’incantesimo di protezione.
Quando ebbero fatto fuori diversi elfi, le streghe ibride si divisero dalle altre, e puntarono a Valvic, difeso da un solo altro elfo.
Insieme iniziarono a lottare contro di lui, ma si accorsero che non era un semplice elfo, era decisamente più potente. La lotta si fece molto dura, e Richelle, Alyssa e Sebastian si trovarono in difficoltà. Ma arrivò Alec in loro aiuto, e unendo i poteri riuscirono a sconfiggerlo dopo una lunga lotta.
Con loro grande sorpresa, Valvic non si buttò nella battaglia, ma corse al capezzale dell’elfo che lo proteggeva, ormai essiccato.
Richelle e Sebastian così ne approfittarono per aiutare le altre streghe e i vampiri, dopo che altri elfi vennero fuori da altre stanze del magazzino armati di spade, lance, archi e balestre. Tyler fu colpito da una freccia, nonostante portasse il diaspro rosso, e la cosa fece agitare tutti. Bonnie, Caitlin e Shane si occuparono quindi di deviare frecce e lance, e disarmare gli elfi prima che ci fossero altri feriti, mentre i vampiri cercavano di far fuori più elfi possibile e Richelle e Sebastian terminavano il lavoro con la magia.
Alec e Alyssa erano pronti a seguire gli altri nella lotta, quando Valvic si parò davanti a loro.
«Hai ucciso tuo fratello.» sibilò ad Alec.
«IO?! TU l’hai ucciso! L’hai rapito e torturato fino alla morte come se niente fosse! Quale Re fa questo ai suoi sudditi?!» rispose tormentato dalla rabbia e dal dolore l’elfo.
«Anche Lucas l’hai ucciso tu. Tu, e la tua sete di rivoluzione. Ma ora, hai ucciso un altro tuo fratello, l’ultimo che ti era rimasto. Hai ucciso tutti i tuoi fratelli, hai ucciso i miei figli più amati!» urlò il Re, come un dannato.
Alec lo guardò confuso: non comprendeva se fosse diventato pazzo e delirasse, o fosse solo un tranello per distrarlo dalla battaglia.
«Per questo mi chiamavi Principessa?! Perché sei il figlio del Re?!» gli disse Alyssa restando a bocca aperta, ferita e confusa anche lei.
«No! Niente affatto! Ti chiamavo così perché è quello che sei per me! Lui sta mentendo, è semplicemente un pazzo, io non sono suo figlio! Mio padre è morto quando ero piccolo, e mia mamma non aveva ancora partorito Lucas!» cercò di spiegarsi Alec, che si sentiva crollare il mondo addosso.
«Ti sbagli, sono io vostro padre, anche se tuo fratello non c’è più. I tuoi fratelli non ci sono più. Tua madre Theya ti ha mentito, perché io le ho detto che non ti volevo. Già a qualche anno di vita si capiva che eri troppo debole, troppo sentimentale per poter guidare un popolo intero. Nessuno ti avrebbe ascoltato e seguito, e ti avrebbero ucciso senza problemi per farti le scarpe nel giro di qualche mese. Ma sei rimasto l’ultimo della mia stirpe, e per questo adesso dovrai regnare e mandarla avanti. Se ti uccideranno non sarà più un problema mio, dopo quello che mi hai fatto.» disse Valvic, e andò a prendere lo scettro e la corona.
«Non voglio regnare, per me non sarai mai mio padre!» urlò furibondo l’elfo, spaventando Alyssa, che non l’aveva mai visto così.
«Beh, non possiamo certo aspettare che tuo figlio cresca per poter prendere il mio posto, per cui tocca a te e basta. Non puoi tirarti indietro.» gli spiegò il Re come se fosse un bambinetto.
«Mio figlio?! Io non ne ho figli! Ed ora, sapendo da chi discendo, può darsi che non ne vorrò mai!» ribatté Alec, ormai nauseato da quell’essere che non sarebbe mai riuscito a chiamare padre.
«Eppure molto presto l’avrai. Direi che è troppo tardi per pentirtene.» azzardò il Re, con un ghigno malefico.
Alec si bloccò e cercò di capire meglio ciò che gli aveva detto, ma ancora non ci era riuscito: «Che diamine stai dicendo?!».
«Oh, non mi dire che non lo sai! Non te ne sei accorto?» lo punzecchiò Valvic, che sembrava godesse nel vederlo così disperato.
«Di cosa?!» chiese ancora Alec, e il Re gli indicò Alyssa, che era ancora affianco a lui, incapace di lasciarlo da solo in un momento del genere e troppo scioccata da ciò che stava succedendo per buttarsi nella lotta insieme agli altri.
«Il ventre della ragazza…il suo viso radioso…le guance arrossate…e le sue abitudini immagino siano cambiate ultimamente…» disse Valvic ad Alec, poi si rivolse ad Alyssa: «Vero, streghetta? Hai sempre e solo voglia di verdura e frutta e se mangi altro stai male? Ti senti a volte stanca, a volte piena di energie? E la tua magia è diventata…altalenante e inaffidabile? Magari siete anche stranamente connessi, tanto che se uno viene ferito succede anche all’altro… Oh ma dai…pensavi davvero di essere dimagrita e poi ingrassata nel giro di così poco tempo semplicemente per un cambio di alimentazione?».
I due si guardarono sconvolti. Sapevano che non era possibile, ma ciò che aveva detto Valvic li aveva presi alla sprovvista. Li aveva forse fatti pedinare?
«Come fai a sapere queste cose?» chiese Alyssa, tornata scettica.
«Sta bluffando, non credergli» disse Alec, che era stufo di tutte quelle menzogne.
«Niente affatto, figliolo. Sto dicendo solo la verità. Lo so perché tuo fratello Caspar era figlio mio e di una strega/licantropo. Per questo avrei lasciato il trono a lui se tu, la tua futura moglie e quegli altri disgraziati dei tuoi amichetti non l’aveste ucciso senza pudore davanti ai miei occhi.» disse il Re, guardando l’elfo che giaceva a terra senza vita.
«Non ti credo. Gli elfi non possono procreare con gli esseri umani. Al limite c’è stato qualche caso con le fate, ma con gli umani…siamo troppo diversi.» Alec si rifiutò di credere a certe idiozie. Per una vita intera aveva saputo come funzionavano le cose, e di certo non avrebbe cambiato idea con quel pazzo di Valvic.
«Ti sbagli, figliolo. Noi della stirpe reale possiamo. E ti dirò di più, a volte è meglio mescolare le razze, per creare qualcosa di migliore.» spiegò il Re, e ad Alec tornò in mente quando Richelle gli aveva chiesto della sua discendenza. Possibile che sapesse qualcosa? Ma no, non poteva essere. Valvic stava mentendo, e lui non ci sarebbe cascato: «Detto da uno che voleva sterminare streghe e vampiri è abbastanza assurdo».
«La mia intenzione era quella di sterminare le streghe oscure, quelle che avevano a che fare con il male, con i vampiri.» specificò il Re, come se cambiasse qualcosa, e Alec gli chiese, sfidandolo: «Quindi vorresti dire che è meglio un ibrido elfo/strega/licantropo di me?! Anche se adesso lui è lì stecchito mentre io sono ancora qua?! Stai delirando…».
«Ho detto migliore, non imbattibile, e non scordarti che eravate in quattro, di cui tre ibridi, contro uno. Elfo ibrido è decisamente meglio di un elfo puro, perché ibrido da strega significa con più potenzialità. Non avercela con me per questo. Quando vedrai di cosa sarà capace tuo figlio capirai.» disse Valvic, facendo trasparire per la prima volta un sentimento simile all’amore.
Alyssa s’intromise decisa: «Io non ti credo. Non è possibile. Ce ne saremmo accorti. Ho anche fatto un sacco di visite e nemmeno i medici l’hanno capito».
«E questo come me lo spieghi?» le rispose lui, poi muovendo lo scettro e puntandolo al ventre della ragazza, ne fece vedere l’interno, come un’ecografia in tempo reale, dove c’era un feto che sembrava di 3 mesi.
Alyssa non ce la fece più: si sentì debole e stava per svenire. Alec la sorresse, abbracciandola, poi s’inginocchiò a terra stremato, tenendo sempre la ragazza stretta a sé. Si guardarono negli occhi, e non riuscirono più a trattenere le lacrime.
«È passato appena un mese, non è possibile…è un tuo trucco!» disse Alyssa singhiozzando, ancora incredula.
«Ma no cara donzella, questi bambini ibridi crescono più velocemente. Tra due mesi nascerà. E allora voi sarete la famiglia reale regnante.» disse gongolando Valvic, mentre Alyssa scuoteva la testa e continuava a piangere.
E Alec sapeva perché: lei non avrebbe mai potuto far parte di un’ipotetica famiglia insieme a lui, che fosse il Principe degli elfi o meno, perché lei apparteneva a Damon.
La strinse a sé e la rassicurò, dicendole che probabilmente era tutto un trucco, una sua trovata per godere vedendo soffrire gli altri, e allo stesso tempo le assicurò che se per assurdo fosse stato vero, avrebbe trovato una soluzione.
«Non prenderò il tuo posto. Mai.» disse deciso Alec a Valvic, e poi ci fu un attimo di silenzio, rotto da un urlo disperato. Era Stefan. Che urlava il nome di suo fratello.
Alec e Alyssa si voltarono, e videro Damon immobile, girato verso di loro. Il viso una maschera di dolore, con lo sguardo accigliato, gli occhi lucidi di lacrime. E la bocca socchiusa. Un istante dopo le sue gambe cedettero, crollò a terra a faccia in giù, e solo allora i due si resero conto di ciò che era successo: un elfo aveva lanciato una freccia nella schiena del vampiro, colpendolo al cuore.
«Io sono una strega, non faccio parte del vostro mondo elfico» Alyssa sputò le parole con tutta la rabbia accumulata in faccia a Valvic, e corse da Damon per soccorrerlo.


Il viso di Damon si stava ingrigendo, mentre venature più scure si diradavano dal petto. Alyssa stava piangendo, ma non si dava per vinta. Non poteva morire così. Non poteva finire così tra di loro. Appena si era voltata, quando aveva sentito Stefan urlare, aveva capito che lui la stava guardando, che aveva sentito tutto, e che per colpa sua si era distratto. Per colpa sua era stato colpito da quella maledetta freccia, e per colpa sua ora stava morendo. La rabbia era tanta che tutti i bancali abbandonati nel magazzino presero fuoco. Mise le mani attorno alla freccia, chiuse gli occhi, e pensò solo che non voleva perderlo. Le sue labbra inziarono a pronunciare delle strane parole, che non sembravano nemmeno latine stavolta, e le mani iniziarono a tremarle. Si sentiva ormai prosciugata dalle forze, quando sentì una voce che avrebbe riconosciuto tra mille. Una voce che le fece tornare tutte le forze in un attimo solo.
«Alyssa» mormorò Damon. La ragazza aprì gli occhi: il grigiore era scomparso, e con esso anche le venature scure e la freccia. Gli diede giusto il tempo di girarsi sulla schiena, e tuffò le labbra sulle sue baciandolo con tutto l’amore che aveva, aumentato all’ennesima potenza dall’adrenalina.
«Non ti azzardare mai più a tentare di lasciarmi così.» gli disse arrabbiata la ragazza, ma lui non fece in tempo a rispondere che si sentì un altro urlo atroce.
Alyssa si voltò a guardare: era Alec, tenuto fermo contro al muro da alcuni viticci, e Valvic gli stava puntando lo scettro al petto.
«È inevitabile, figliolo. Ed è la giusta punizione per quel che hai fatto ai tuoi fratelli.»
«Io ne ho ucciso solo uno, non sapendo nemmeno che lo fosse, e l’ho fatto solo perché aveva le tue stesse idee malate.»
«Anche Lucas l’hai ucciso tu, mettendolo contro di me.»
«Allora perché non uccidi anche me? Sono contro di te! Ti ho teso una trappola e ho decimato il tuo esercito! Perché non mi fai fuori e la fai finita?!»
«Perché sarebbe troppo facile e generoso nei tuoi confronti. Tu regnerai, e potrai ordinare ai tuoi elfi cosa dovranno fare. Ma come ben sai, non tutti ti ascolteranno. Molti lotteranno contro di te.»
«Non tutti gli elfi vogliono regnare.»
«Credo che tu sia uno dei pochi, figliolo, e questo è un motivo in più per cui toccherà proprio a te farlo.» disse Valvic, e come se niente fosse gli trafisse il petto col bastone dello scettro, poi mise le mani sulla parte a coppa, e per diversi secondi non si riuscì a vedere nulla, tanto era il bagliore sprigionato.
Quando terminò, e si riuscì ad intravedere qualcosa, Alec era riverso a terra e di Valvic e Caspar non c’era alcuna traccia. Il corpo di Alec brillava ancora, quando si risvegliò. Tutti i presenti nel magazzino avevano smesso di lottare, e chi stava dalla sua parte si era avvicinato per vedere cosa stesse succedendo. Anche Alyssa e Damon, che intanto si era ripreso, erano attorno a lui.
Alec si alzò, con le lacrime agli occhi. Prese la corona e lo scettro da terra, e li indossò, senza nascondere il disgusto. Si rivolse agli elfi presenti, mostrando tutto l’odio che provava verso suo padre, e verso se stesso.
«Vi ordino di non lottare più tra di voi, né contro i vampiri, né contro le streghe. Da oggi in poi ci sarà la pace tra di noi, e a nome di tutti gli elfi chiedo a tutti i vampiri e a tutte le streghe perdono per ciò che è successo. Io non sono come Valvic, non permetterò che nessuno faccia del male ad altri, che siano della nostra specie o di qualsiasi altra. Ora liberate tutti i prigionieri, poi andate dovunque sia la vostra casa, state con la vostra famiglia, e dimenticate tutte le idee razziste che vi aveva inculcato mio padre.» disse Alec, poi guardò Alyssa, e le fece cenno di annullare l’incantesimo di confinamento.
«Sei sicuro?» mimò con le labbra lei, e lui annuì semplicemente.
Con sua grande sorpresa, tutti seguirono i suoi ordini, e in poco tempo nel magazzino rimasero solo lui, Alyssa, Damon e i loro amici, e qualche elfo che stava liberando gli ultimi prigionieri.
«Hai visto tutto, vero?» chiese preoccupata Alyssa a Damon.
«Sì. E ancora non riesco a crederci. Come ho fatto a non accorgermi di nulla?» rispose lui, non capacitandosi tra le altre cose di non essersene accorto.
«Probabilmente è come me, non ha battito cardiaco.» s’intromise Alec.
Dopo un lungo silenzio imbarazzante, il vampiro lo ruppe.
«Che intenzioni hai?» chiese all’elfo.
«Nessuna, al momento. Sono ancora stravolto e sinceramente ora come ora non ho la minima idea di cosa fare.» rispose, pieno di troppe emozioni, e troppo forti.
Ma non riuscì nemmeno a calmarsi, che nel loro discorso s’intromise un’elfa: «Lo so io cosa dovete fare».
Quella voce era ancora familiare all’elfo, ma non riusciva a credere fosse possibile sentirla davvero. Si voltò, e i suoi occhi confermarono la sua speranza.
«Mamma!» esclamò, e l’abbracciò forte, poi si ricordò che gli aveva mentito per tutti quei secoli, e si staccò.
«Come hai potuto nascondermi tutto?! Mi hai mentito su mio padre, hai finto la tua morte!» le disse deluso, ma lei lo bloccò: «Calmati, ti spiego tutto subito: tuo padre non ha mai cercato una famiglia, voleva soltanto un erede potente. E così ha iniziato una specie di caccia a questo ipotetico erede, e scegliendo me come moglie. Ai tempi pensavo l’avesse fatto per amore, perché era così diverso da adesso, era incredibilmente dolce e buono. Ma solo in seguito ho scoperto di essere stata io la prescelta semplicemente perché sono nata in Primavera, e quindi avrei dovuto, secondo la sua malata teoria, dargli dei figli più forti. Ma quando ti ha visto, nei tuoi primi anni di vita, la sua teoria ha iniziato a vacillare, e l’ultima cosa che voleva era che ereditaste tu e tuo fratello Lucas, che ancora doveva nascere, il suo trono. Così tentò di ucciderci mentre ero ancora incinta, ma io riuscii ad impedirlo, e arrivai ad un accordo con lui: avrebbe manipolato le menti di tutti i suoi sudditi, te compreso, facendo credere a tutti che non si era mai sposato e che noi tre eravamo degli elfi come tutti gli altri. Tutto andò bene fin quando…».
«Non gli diedi un due di picche quasi vent’anni dopo.» s’intromise Richelle, lasciando tutti sgomenti, poi spiegò: «Voleva avere un figlio da me, perché dopo averne avuto un altro con una strega, era convinto che con una strega sirena avrebbe avuto “l’erede definitivo”, così come lo definiva lui. Ma io ero abbastanza potente da percepire le sue vere intenzioni dietro le sue carinerie, e non mi feci fregare. Lo indebolii, e poi utilizzando un incantesimo feci perdere le mie tracce, nonostante per i primi tempi rimasi vicina per controllare le sue mosse. E così scoprii che il mio rifiuto scatenò la sua ira verso la sua prima moglie segreta: inscenò infatti la morte di Theya per vendetta, facendo allontanare i suoi figli, che io ai tempi non conobbi, e le giurò che le avrebbe fatto passare degli anni d’inferno e che l’avrebbe sfruttata per i suoi esperimenti tenendola prigioniera».
Tutti erano rimasti scioccati e disgustati dalla storia, ed erano tanto attenti al racconto che non si accorsero di alcune presenze dietro di loro.
Theya, la madre di Alec, continuò a raccontare: «Non so quanti esperimenti e prove abbia fatto, non solo su di me, prima di avere Caspar da una strega ibrida nata da una strega e un licantropo, e calmare queste sue manie. Ma non era ancora soddisfatto. Voleva vedere cosa sarebbe venuto fuori dall’unione di Caspar con un’elfa di sangue reale, e così si ricordò di me. Voleva avere un altro figlio da me, e sperò che fosse femmina. O ci avrebbe riprovato fin quando non l’avrebbe avuta. Così, per la sua gioia e la disgrazia della bambina, nacque Shatea…» disse lei, indicando il punto dove avevano sconfitto Caspar. Il suo braccialetto gli era caduto durante il combattimento, e ora l’aveva tra le mani un’elfa diversa da tutti gli altri: era più bassa, ma non come un’elfa minore, come se la sua crescita si fosse fermata prima del normale. Sussurrava parole d’addio singhiozzando, nascondendo il viso agli altri coi suoi lunghi capelli biondi.
Alec era ormai sconvolto da tutte le rivelazioni sulla sua famiglia, e riuscì a dire solo: «Dimmi che poi non è andata come progettava…».
Ma la madre scosse la testa: «Me la portò via qualche giorno dopo la sua nascita. La fece crescere credendo di essere stata abbandonata dai suoi genitori, e che lui l’aveva accolta nella sua famiglia con tanto amore anche se non era figlia sua, mentre faceva stare Caspar con la sua mamma strega lupa, anche lui inconsapevole di essere il figlio del Re degli Elfi, con l’intenzione di programmare per loro poi un matrimonio combinato, nel caso non si fossero piaciuti quando avrebbe deciso di farli incontrare. Ma Caspar un giorno, durante un litigio, non riuscì a controllare i suoi poteri e finì per uccidere la sua stessa madre. Così Valvic fece credere anche a lui di accoglierlo senza aver legami biologici, e quando Caspar e Shatea si videro per la prima volta capì che poteva ottenere ciò per cui l’aveva fatta nascere senza alcuno sforzo: credendo di essere due poveri orfani abbandonati, si trovarono subito in sintonia e si avvicinarono sempre di più, fin quando Shatea non restò incinta di lui. Una volta nato e cresciuto Shaspar, il frutto del loro amore malato a loro insaputa, rivelò ai due le loro vere identità. I due rimasero scioccati, e non riuscirono nemmeno più a guardarsi negli occhi. Valvic approfittò della situazione e rinchiuse Shatea con me, rivelandomi che anche su di lei aveva fatto degli esperimenti, e per questo era diversa dagli altri elfi maggiori, ma non si addentrò nei dettagli, poi si dedicò all’altro figlio e al nipote, di cui dopo qualche tempo non si seppe più nulla. Da allora, ogni volta che Valvic era lontano da noi, Caspar veniva a trovare Shatea, perché nonostante avessero scoperto la verità i due non riuscivano a cancellare i sentimenti provati, e ci promise che avrebbe fatto di tutto per liberarci, cercando di ottenere la fiducia più assoluta da parte di Valvic assecondandolo in ogni sua richiesta. E ora che siamo libere, lui non c’è più».
Alec si sentì così male che non riuscì più a trattenersi, abbracciò forte sua mamma mentre si lasciò andare ad un pianto pieno di rabbia, e le continuava a dire: «Mi dispiace mamma, per tutto quello che avete passato…non ne sapevo nulla…e non credevo che Caspar fosse dalla nostra parte».
Dietro di lui sentì qualcun altro che lo abbracciava, e quando si scostò vide che era sua sorella Shatea.
«Non è colpa tua, è tutta colpa di quel mostro che era nostro padre e che finalmente non c’è più.» gli disse la piccola elfa, e i tre si abbracciarono continuando a piangere, mentre più in là avvenivano altri ricongiungimenti: Patricia e Kol infatti erano stati liberati.

Patricia andò incontro a Caitlin, visibilmente preoccupata, mentre la figlia era felicissima di rivederla.
«Cait, che ci fai qui?! È pericoloso!» fu la prima cosa che disse alla ragazza, e lei scosse la testa.
«Non cambi mai, mamma.» disse Caitlin, e l’abbracciò forte, e mentre erano ancora strette la donna vide Shane, poco lontano da loro, che la guardava contento dell’incontro tra le due.
«Conosci tutta questa gente?» chiese la madre alla figlia, che le rispose di sì, e allora lei entrò nei dettagli: «Anche quell’uomo riccioluto?».
«Mamma, lui insieme ad altri è venuto a salvarmi dopo che ti hanno rapita. Mi ha portata lontana da Atlanta e la sua più grande preoccupazione ogni giorno da allora era che io stessi bene. Lo so che lo conoscevi da tempo, mi ha detto che eravate amici, ma se c’è altro che mi devi dire questo è il momento giusto. Sono pronta a qualsiasi storia, dopo quello che ho sentito poco fa.» disse la ragazza, facendo comparire una ruga tra le sopracciglia della madre.
«Voi ragazzi di oggi siete troppo svegli e impavidi, l’ho sempre detto.» disse la donna, poi si avvicinò a Shane e lo riabbracciò, suscitando la sorpresa di entrambi.
«Grazie per tutto quello che hai fatto per Caitlin. Davvero. Visto che ha già intuito la verità, posso dirgliela o per te è un problema?» chiese nell’orecchio all’uomo, che le rispose allo stesso modo: «Lo stavo per fare almeno una ventina di volte in questo mese, ma ho sempre pensato che tu non volessi. Che mi odiassi».
«Odiarti?! L’unico motivo che ho per odiarti è che da quando ti ho conosciuto ti ho sempre amato.» disse lei guardandolo negli occhi, che si fecero lucidi, poi lui le mise le mani a coppa sul viso e la baciò, suscitando un sorrisetto soddisfatto di Caitlin.

Kol stava arrivando pian piano vicino al gruppo, e quando si accorsero di lui Rebekah fu la prima a corrergli incontro a velocità vampiresca, e a stringerlo forte.
«Ehi piano sorellina, non sono forte come una volta.» disse ridacchiando, ma non era una battuta.
Lei si accorse che era diverso, e scioccata gli mise una mano sul petto, dicendo soltanto: «Come diavolo è possibile?!».
Klaus ed Elijah li avevano raggiunti ed osservavano increduli la mano di Rebekah, mentre Bonnie era poco distante da loro. Aguzzarono l’udito, e sentirono dei battiti veloci, da umano, provenire dal petto del fratello.
«Mi avranno anche fatto passare le pene dell’inferno, ma questi elfi almeno una cosa buona l’hanno fatta.» disse, e i suoi fratelli lo abbracciarono cercando di essere più delicati possibile, poi guardò Bonnie dietro di loro, e scherzò: «Almeno adesso posso intrufolarmi a casa di chi voglio in piena notte senza aspettare un invito».
«Non avrai bisogno di aspettare la notte, scemo!» disse la strega, leggermente imbarazzata, e lui ridacchiò. Si liberò dalla stretta dei suoi fratelli e poi le corse incontro per abbracciarsela stretta stretta, consapevole che non avrebbe più dovuto controllare la sua forza in gesti come quello.
«Credevo ti fossi già dimenticata di me.» disse Kol, stretto a lei, e Bonnie si staccò e scosse la testa.
«Niente affatto.» gli disse, lo baciò appassionatamente, poi ridacchiando gli sussurrò: «Comunque sei sempre il solito idiota, vampiro o umano non cambia nulla!».


To be continued………

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Capitolo 22
*** All Good Thing Come To An End ***


Your Love Saved Me - Chapter 22
Capitolo 22 - All Good Things Come To An End


Martedì, 14 Febbraio 2012
Caro diario,
Scusami se ti ho trascurato in questo mese e mezzo, ma non ho avuto molti momenti di privacy…troppe persone in questo loft!
L’ultima volta che ho scritto è stata la vigilia di Capodanno, ricordi? Ero pronta alla battaglia, ma non a ciò che è stato rivelato quella notte! Cose davvero assurde, a cui ancora faccio fatica a credere! Come ad esempio che Alyssa è incinta di Alec…sapessi che pancione ha adesso, sembra quasi che le stia per scoppiare! Credevo che Damon l’avrebbe lasciata, che non avrebbe accettato che portasse in grembo il figlio di un altro, soprattutto proprio dell’elfo che non gli è mai andato a genio, eppure…la sta trattando come una regina! Sembra amarla più di prima, nonostante gli ormoni le procurino strani effetti come degli sbalzi d’umore da far impallidire chiunque! È un po’ strano vederlo così, spesso e volentieri ad esempio litiga con Alec a causa sua, perché entrambi vogliono prendersene cura… Come quando lei aveva le voglie, ovviamente solo di vegetali a causa del bambino, e Alec in un attimo li faceva apparire dal nulla, facendo infuriare Damon che se li voleva procurare per primo! Ma sinceramente mi aspettavo di peggio da quei due, quindi tutto sommato è andata bene! Non posso negarti che un po’ la invidio…è forse l’unica cosa che odio davvero dell’essere vampira, il non poter diventare mai mamma. Ma so che un modo per tornare umani c’è, Kol ne è la prova! Lui infatti è tornato umano grazie agli elfi! E sin da allora lui e Bonnie passano moooolto tempo insieme tutti soli, chiusi nella loro stanza con decine e decine di Grimori. Se poi studino qualcosa, o facciano ben altro ingannando il nostro udito sovrannaturale con qualche incantesimo non lo so!!! Infatti, tornando umano, anche Kol ha sbloccato la sua magia!
E poi, la vigilia di Capodanno, abbiamo anche conosciuto la madre e la sorella di Alec, Theya e Shatea, che sono rimaste poi con noi per dare una mano ad Alyssa con la gravidanza e il bambino quando nascerà. Sfortunatamente abbiamo conosciuto anche il vero padre e il fratellastro di Alec, dei quali lui ignorava l’esistenza, che però erano proprio gli elfi contro noi vampiri, e che ora non ci sono più. Una storia orribile e malata, quella della famiglia di Alec…il padre era uno psicopatico, che tra le altre cose dopo aver rinnegato moglie e figli e aver cancellato la memoria a quest’ultimi, ha pure fatto credere loro che la madre fosse morta, e dopo anni ha voluto una figlia dalla ex-moglie che teneva prigioniera, col solo scopo di farla accoppiare (che termine spregevole, ma purtroppo è quello più azzeccato)…con chi poi?! Con il fratellastro nato da lui e una strega/licantropo! Mi vengono i brividi solo a ripensarci! Quindi lasciamo perdere…pensiamo alle cose belle: Richelle e Sebastian fanno parte del gruppo ormai, sono diventati una coppia e ci hanno assicurato di essere disponibili semmai avessimo bisogno di loro, anche se sono tornati in Italia insieme ad Ettore e Clelia, e poi ci sono Patricia e Caitlin che sono tornate ad Atlanta con Shane, che si è fatto trasferire all’Emory University di Atlanta per star loro vicino. Ah, e poi ovviamente ci sono Jeremy, Matt, Liz, Carol e Meredith a Mystic Falls, che sono ancora dei semplici umani in questo mondo pieno di creature sovrannaturali, anche se mio fratello ha la particolarità di vedere i fantasmi, ricordi? Stasera ci ritroveremo a festeggiare San Valentino tutti a cena, in un ristorante di lusso in una villa ad un’oretta da Mystic Falls. Ordini di Klaus! Sento odore di sorpresa per Caroline, ma non le ho detto nulla, altrimenti che sorpresa sarebbe?! Sarà di certo una serata indimenticabile! Klaus ha anche detto che Tyler porterà una ragazza per presentarcela… Sembra una cosa seria, a differenza di tutte le ragazze con cui si è divertito nei mesi scorsi! Spero che anche lui sia felice, come lo siamo ad esempio io e Stefan…dopo Natale infatti le cose sono andate molto meglio… Forse la presenza della famiglia di Alyssa, e il vedere come andavano d’accordo con Damon, il vederlo felice, mi hanno fatto tornare in me. Perché alla fine io lo amerò sempre, e per questo voglio che lui sia felice. E voglio la stessa cosa per me ed il Mio Grande Amore Stefan. Ho proprio intenzione di passare la mia intera esistenza con lui! E per farlo nel migliore dei modi devo accantonare il passato e guardare avanti, solo al mio futuro con lui! A proposito di futuro, adesso sarà meglio salutarti, è ora di prepararmi! Avremo due ore di strada da fare, ma sono sicura che ne varrà la pena! Prometto di trovare un po’ di privacy per scrivere, nelle prossime settimane! Oggi mi è andata bene che sono tutti impegnati a prepararsi al meglio per la serata!
A presto, mio caro Diario!


Elena chiuse il diario e lo ripose sotto il materasso, il suo piccolo nascondiglio. Decise di andare a vedere cosa stava succedendo nel loft, prima di iniziare con i preparativi, e se ne pentì quasi subito.
«Bonnie, ci sei?» urlò Kol dall’open space, e la strega gli rispose urlando dalla camera, dove stava scegliendo con molta indecisione il vestito da mettere, che avrebbe gradito un suo parere, così lui corse su con i suoi nuovi tempi “rallentati” da umano. Katherine e Caroline intanto facevano a gara con la loro velocità vampiresca a chi per prima potesse rubare il bagno all’altra, mentre Damon aveva chiesto agli uomini di far preparare Alyssa con calma nell’altro prima di lasciarlo libero per loro, e in quel momento stava proprio parlottando in salotto con suo fratello Stefan, Elijah e gli unici già pronti, ovvero gli elfi: Alec, Theya e Shatea infatti avevano usato i loro poteri legati alla natura per prepararsi, e non a caso profumavano di rose. I vestiti delle due elfe poi erano interamente fatti di foglie e fiori, molto eleganti, e i capelli erano acconciati con viticci e fiori: sembravano proprio delle dee. Alec invece aveva optato per un elegante completo blu scuro e una camicia azzurra, che faceva risaltare ancor di più gli occhi dello stesso colore. Stava decisamente bene anche lui.
Stefan le fece cenno di scendere in salotto, e lei si avviò subito.
«Che dici, ce la farete a prepararvi tutte senza nessun cadavere sparso qua e là?» le disse dubbioso il vampiro dagli occhi verdi quando fu di fronte a lui.
«Temo per Caroline e Katherine, sinceramente. Potrebbero farsi fuori a vicenda.» rispose scherzando, poi aggiunse senza emettere fiato, mimando col labiale: «Ma il bagno affianco al garage è libero, giusto?».
Stefan si limitò ad annuire, ed Elena fece un sorrisetto soddisfatto, corse su in camera a prendere il necessario e si fiondò nel bagno libero, urlando prima di entrare: «Grazie per aver lasciato libero questo, ci metterò poco, giuro!».
Katherine, che aveva perso la gara con Caroline e stava scendendo le scale, alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
Ma Elijah le fece tornare il sorriso con una sola frase: «Amore non essere arrabbiata, loro devono prepararsi prima perché hanno più lavoro da fare per rendersi presentabili, tu invece sei incantevole in qualsiasi momento».
«A proposito di preparativi, vado a vedere come vanno quelli di Alyssa.» disse Alec, alzandosi dal divano, ma Damon si alzò in contemporanea e lo contraddisse: «No, meglio che vada io».
«Ehi, calma maschietti, queste sono cose da donne, per cui ci andremo io e mia figlia, voi state qua tranquilli, ok?» disse Theya e nessuno dei due la contraddisse, anzi, si sedettero subito guardando uno al lato opposto dell’altro.
«Vengo anch’io, almeno mi tengo impegnata e magari vi do una mano. È una buona azione, no?» chiese Katherine, che da quando aveva scoperto di sua figlia si stava dando da fare per comportarsi al meglio, almeno quando le riusciva.
«Certo, almeno saremo tre contro due!» rispose scherzando l’elfa, e insieme andarono al piano di sopra.
Quando tornarono giù, guardarono gli uomini seduti sul divano con un sorrisetto soddisfatto, ed essi capirono perché non appena videro Alyssa: nonostante il pancione infatti era meravigliosa. Indossava un vestito viola a sirena interamente di pizzo, che le fasciava il corpo fino alle ginocchia, mettendo in evidenza il pancione che forse la rendeva ancor più bella, e i capelli raccolti le mettevano in luce il viso radioso. Damon e Alec la guardarono incantati ed estasiati, mentre Stefan ed Elijah fecero una smorfia d’approvazione a Katherine e le elfe.
«Sembro una palla che cammina, ma mi piaceva troppo questo vestito!» disse imbarazzata Alyssa, mentre iniziava a scendere le scale, e nello stesso istante Damon e Alec scattarono con la loro velocità sovrannaturale verso di lei: mentre il vampiro si limitò ad attenderla incantato alla fine delle scale, l’elfo la raggiunse e le cinse i fianchi, aiutandola a scendere e scatenando un’occhiataccia dell’altro.
«Sei stupenda Principessa, se non fosse ovvio.» le disse Alec guardandola negli occhi con uno sguardo amorevole, poi le carezzò il pancione con la mano libera, e aggiunse: «Ed il nostro piccolo ti rende ancora più bella».
Alyssa si tese al contatto con l’elfo, e si limitò a rivolgergli un sorriso tirato. Non riusciva ancora a spiegarsi quali fossero i sentimenti che provava per lui: a volte lo odiava, altre si sentiva a disagio solo a causa della sua presenza, ed altre ancora avrebbe voluto che diventassero una vera famiglia, col loro bambino che portava in grembo. Spesso si convinceva che tutti questi diversi sentimenti fossero anche a causa della gravidanza e della magia che pervadeva i tre, e sperava che una volta dato alla luce il piccolo si sarebbe stabilizzata emotivamente.
Non appena arrivarono alla fine delle scale Damon le prese la mano e l’attirò delicatamente a sé, per poi sfiorarle la guancia con l’altra mano. I loro visi erano a un soffio dall’altro, e il vampiro le sussurrò: «Sei la più bella del mondo, Amore mio».


Un paio d’ore dopo erano tutti in una meravigliosa villa, allestita come se ci fosse una grande occasione, con luci, nastri e fiori a non finire.
Non mancava nessuno, c’erano anche Liz, Carol, Meredith e Jeremy che erano arrivati da Mystic Falls, e Shane, Patricia e Caitlin da Atlanta.
Tyler, come annunciato, era accompagnato da una bellissima ragazza dai lunghi capelli castani e con dei piccoli occhi castani ravvicinati, incorniciati dalle sopracciglia sottili ma ben definite, il viso particolare, di forma a cuore ma più affilato, su cui si notavano gli zigomi alti e il naso dritto, un fisico da urlo anche se era piuttosto bassa, e una carnagione medio-scura, tipica del sud-est asiatico.
Kol si avvicinò per presentarsi, le prese la mano per farle il baciamano ma lei la ritrasse subito, così Tyler informò prontamente il neo-umano e tutti i presenti vicini: «Lei è Kuroyami, ma potete chiamarla Yami, ed è germofobica».
«Uh, un bel casino quindi starci insieme!» commentò Kol, che aveva percepito qualcosa di strano in quella ragazza, sicuramente non la germofobia.
«Ormai abbiamo confidenza, io e lei.» ribatté l’ibrido, guardandolo in malo modo, poi andò avanti con le presentazioni cingendo la ragazza in un abbraccio protettivo.
«Come hai fatto a conquistare questo latin lover?» chiese sarcasticamente Klaus a Yami, dando una pacca sulla spalla all’ibrido.
«È bastato un solo sguardo per farmi impazzire, mi ha fregato subito, e addio vita da single. Lo so che la tua è tutta invidia Klaus, senza dubbio la più bella in questa sala è lei!» rispose Tyler gonfiandosi d’orgoglio.
Per tutta risposta Klaus abbracciò Caroline.
«Questa che parla è la volpe che non è arrivata all’uva, una dolcissima uva.» le disse divertito, e la baciò dolcemente.
Dopo le varie presentazioni e chiacchere di saluto, i presenti si sedettero alla tavolata e iniziarono la cena, con portate di alto livello e personalizzate: carni al sangue per i vampiri, e piatti totalmente vegetali per elfi e Alyssa.

«Prima di passare al dolce, vorrei dedicare un ballo alla mia Valentine, la mia meravigliosa Caroline.» disse Klaus chiedendo l’attenzione di tutti, mentre si alzava dal tavolo e invitava la vampira a ballare.
Lei accettò senza farselo ripetere due volte, ma appena iniziò la canzone, “Give Me Love” di Ed Sheeran, si bloccò.
«Te la ricordi? Il nostro primo ballo, nella mia villa di Mystic Falls. Avevo già capito di amarti, ma non sono riuscito a farlo capire a te, allora.» le sussurrò Klaus.
Caroline annuì, mentre gli occhi le si facevano lucidi, così Klaus l’abbracciò e iniziarono a ballare stretti.
Tutte le altre coppie si misero a ballare attorno a loro: Stefan ed Elena, Damon e Alyssa, Matt e Rebekah, Elijah e Katherine, Kol e Bonnie, Tyler e Yami, Jeremy e Caitlin, Shane e Patricia, e anche Alec che invitò sua sorella Shatea a ballare forse il primo ballo di tutta la sua lunga ma triste vita.
Quando arrivò quasi la fine della canzone, durante i cori che ripetevano “My my, my my, give me love”, i fratelli Mikaelson si fermarono e iniziarono a battere le mani a tempo, così tutti gli altri tranne Klaus e Caroline li seguirono.
Appena finì la canzone Klaus si inginocchiò davanti a Caroline, con un cofanetto in mano.
«Mi faresti l’onore di diventare mia moglie?» disse cercando di non far trasparire l’emozione, mentre apriva il cofanetto mostrando un anello d’altri tempi, e sicuramente di grosso valore.
Caroline unì le mani davanti al viso illuminato da un sorriso immenso e annuì, mentre lacrime di gioia iniziavano a scenderle sulle guance.
Klaus sorrise come mai nella sua vita, e le fece cenno di porgergli la mano sinistra, così le infilò l’anello all’anulare e si alzò per baciarla appassionatamente, prima che tutti notassero i suoi occhi lucidi.
Tutti appladirono gioiosi, e Damon si avvicinò a Liz che si era commossa per poi abbracciarla e congratularsi.
«Alla fine tua figlia si è trovata un bel partito per poter fare tutto lo shopping che desidera, proprio come ha sempre ambito.» scherzò il vampiro, e a Liz scappò una risatina.
«Se qualcuno mi avesse raccontato di questa serata, qualche anno fa, l’avrei preso per pazzo!» rispose lo sceriffo, scuotendo la testa.
«Vedi, cara Liz, mai smettere di sognare!» scherzò ancora il vampiro, e si allontanò vedendo arrivare Caroline, che strinse forte la mamma mentre entrambe scoppiavano in lacrime dalla gioia.

Non appena si complimentarono con Klaus e Caroline, Bonnie ne approfittò per prendere da parte Kol, e lo portò sul terrazzo, dove non c’era nessuno dato il freddo di quel periodo.
«Non so come dirtelo e non so se mi crederai, ma c’è una cosa importante che devo dirti, prima che qualcuno se ne accorga. Anzi, a dire il vero mi pare strano che già non se ne siano accorti.» esordì la strega, lasciando Kol perplesso.
«Chi si deve accorgere di cosa?» chiese aggrottando le sopracciglia, mentre le prendeva le mani.
«I vampiri…pensavo lo avrebbero capito subito, e invece pare che sia ancora l’unica a saperlo, oltre agli elfi, che me l’hanno fatto intuire prima ancora di scoprirlo. La prossima persona che dovrebbe saperlo sei tu. Che non sei più un vampiro…» disse Bonnie, lasciando in sospeso la frase.
«Sì, quindi?» chiese ancora Kol, sempre più confuso.
«Sei un umano, anche io, e quando due umani si amano, e non stanno attenti a certe cose…» balbettò la strega, abbassando lo sguardo.
Kol iniziò a scuotere la testa, e quando Bonnie si toccò il ventre e allungò la mano verso di lui per fargli fare altrettanto, lui iniziò a bofonchiare: «Dici sul serio? Com’è possibile?».
«Sei tornato umano, in tutto e per tutto.» scrollò le spalle e lo guardò dritto negli occhi, mentre la mano di Kol finalmente toccava il suo ventre «Ed io sono rimasta subito incinta».
Kol si inginocchiò, provando ad ascoltare la pancia di Bonnie, e lei scoppiò a ridere.
«Se fossi un vampiro forse potresti sentirne leggermente il battito, ma, te lo ricordo per l’ennesima volta, sei tornato umano! Dovrai tenerlo a mente più spesso!» gli disse canzonandolo scherzosamente.
Kol si alzò e la baciò dolcemente, per poi chiederle, aggrottando la fronte: «Scusa, quindi da quanto saresti incinta?».
«Poco più di un mese. Sei stato un fulmine!» gli rispose la strega, poi, vedendolo perplesso, aggiunse: «Per caso non lo vuoi?».
«Cosa?! No no, assolutamente, è la cosa più bella che mi potesse capitare ora che sono di nuovo umano, come terrò ben a mente! È solo che non me lo aspettavo minimamente… Vuoi tenerlo per noi per il momento, o vuoi rivelarlo anche agli altri?» disse Kol prendendole il viso tra le mani e carezzandole le guance.
«Se ne accorgeranno da soli molto presto, il cuore già batte e se non ci sono altri rumori attorno attirerà l’attenzione, soprattutto dei tuoi fratelli!» spiegò Bonnie, e Kol si allontanò di scatto.
«Rebekah! Oh no, la mia povera Rebekah! Quando lo capirà sarà un duro colpo! Ha sempre rimpianto l’essere umana perché voleva creare una famiglia sua, quando saprà di questo bambino darà di matto!» cominciò a blaterare Kol andando avanti e indietro, ma Bonnie lo bloccò: «Potrà fare la zia, dici che non si accontenterà, per ora?».

Damon prese sottobraccio Alyssa e la portò fuori dalla sala, dove c’era una bellissima fontana e un giardino curatissimo che circondava la villa.
«Buon San Valentino, Piccola! Non sapevo che regalo farti, così ho preso la prima cosa che mi è capitata.» disse ironicamente Damon, porgendole un cofanetto lungo e stretto.
Alyssa sorrise, lo aprì, e rimase sconvolta dal contenuto: era un braccialetto formato da una sequenza di infiniti con brillanti incastonati. Non appena si riprese dalla sorpresa, tirò fuori il braccialetto per farselo mettere dal vampiro.
«Grazie Amore, è davvero bellissimo, ma non era necessario, davvero. Io non ti ho preso nulla.» disse lei con un filo d’imbarazzo.
«Me l’hai già fatto il regalo: sei rimasta con me nonostante tutto. Preferivi per caso qualche altro regalo?» chiese il vampiro perplesso.
«Scherzi?! È bellissimo! Anche se a dire il vero qualcosa che avrei voluto in dono da te c’è, ma avrai tempo per farmelo. Molto molto tempo.» accennò la ragazza, ridacchiando e scatenando la curiosità di Damon, che le chiese: «Cioè? Di cosa si tratta?».
«Diciamo che è un regalo astratto. Sarebbe semplicemente il passare l’eternità con te.» mormorò lei, fattasi seria e rossa in viso.
«Mi piace come regalo. Davvero tanto. Ma sai che non sarà possibile, a meno che…» disse lui, ma Alyssa lo interruppe: «C’è un altro modo per vivere per sempre. Sarebbe un segreto, ma di te mi fido. Vedi, Richelle è una strega sirena come me, è viva a tutti gli effetti. Ma sai da quanto?».
«Stando a quello che ha detto alla battaglia, dovrebbe avere sui 200 anni…» ipotizzò Damon, vedendo che lei aspettava un suo tentativo.
«Molti di più. Molti più persino di Klaus.» disse lei, ma lui non le credette: «E questa strana idea da dove ti è venuta, Piccola?! Non è possibile, fidati».
«Te lo giuro, l’ho vista nei flashback che mi ha fatto vedere Alec, e si parla di parecchi secoli addietro, e poi lei me l’ha confermato e mi ha chiesto di mantenere il segreto, per cui fa finta di non sapere nulla. So anche come ha fatto!» continuò a cercare di convincerlo la strega sirena.
«E come, sentiamo? So che alcune streghe riescono a invecchiare più lentamente dei semplici umani, ma al massimo vivono un centinaio d’anni o due, e lei è già al limite e sembra ancora una ragazza!» obiettò lui.
«Ha usato l’acqua di Avalon, un luogo in cui possono andare solo elfi, fate, gnomi e sirene. E altre cose, credo si sia fatta una specie di pozione, un incantesimo, non so. Comunque ha trovato il modo per vivere più di mille anni così senza morire né invecchiare. È un po’ come essere vampiri, ma mantenendo i poteri da strega sirena e non dovendo bere sangue per sopravvivere. Non sarebbe perfetto?» disse entusiasta Alyssa.
«Certo che lo sarebbe, se fosse vero e se lo potessi fare anche tu.» disse Damon, poi l’abbracciò stretta a sé e le sussurrò: «Ti amerò comunque per l’eternità, che tu riesca a farti lo stesso incantesimo o no…questo lo sai vero?».
«Lo so, ed è anche per questo che ti amo così tanto.» disse lei, ricambiando l’abbraccio seppur con il pancione non le riuscisse molto bene, poi cercò le sue labbra e si baciarono appassionatamente, finché non ebbe il respiro troppo affannato e Damon le lasciò un po’ di tregua.
«Sarà bellissimo qui quando si sposeranno Caroline e Klaus…» rifletté ad alta voce Alyssa, voltandosi verso la villa.
«Un giorno ci sposeremo anche noi, e sarà ancor più bello…o non vuoi sposarmi?» le chiese azzardando Damon, mentre la cingeva per i fianchi da dietro, o meglio per il pancione, e le sfiorava la guancia con la sua.
«Solo se ti comporterai bene!» rispose ridacchiando lei, poi mise le mani sulle sue e aggiunse: «E poi passerà del tempo, Darko dovrà essere in grado di camminare bene, perché ci farà da paggetto».
«Darko? Quindi è così che si chiamerà questo mostriciattolo, che spero prenda tutto dalla mamma e nulla dal papà?» disse sarcasticamente il vampiro.
«DAMON! Questo non è comportarsi bene!» lo canzonò lei non troppo seriamente, poi continuò: «Sì, comunque, sento che Darko è il nome giusto. È di origine slava, e significa dono. E questo piccolo è un dono per tutti, se ci pensi».
«Se penso che son stato proprio io a proporti di avere un figlio da un donatore, un domani… Ma mai avrei scelto quell’elfo e sinceramente avrei aspettato ancora un po’! Però lo sai che sono felice, so quanto volessi diventare mamma, e anche se è successo prima del previsto e con l’aiuto di qualcuno che non mi sta per niente simpatico, questo piccolo è decisamente un dono. E anche se a volte potrà costarmi caro visto che avrò sempre a che fare con Alec, gli vorrò bene come fosse anche mio figlio.» disse sincero lui, carezzandole la pancia, mentre lei alzò il viso per cercare le labbra del vampiro con le sue. Ma non appena le sfiorò qualcosa la spinse lontana.
Cercò in tutti i modi di cadere in modo da non ferire il bambino, e così facendo si ferì il braccio sinistro. Non appena riuscì ad aprire gli occhi, vide Damon più in là, riverso a terra, e uno strano animale davanti a lui: sembrava una volpe, ma non aveva mai visto una volpe tutta nera ad eccezione delle punte di zampe, muso, orecchie e code che erano bianche. Sì, proprio code, perché a meno che non avesse delle allucinazioni, quella strana volpe ne aveva ben otto, dalle quali crepitavano scintille quando si sfioravano tra loro.
Volpe e vampiro si guardarono negli occhi per diverso tempo, come se ci fosse una sfida silenziosa tra loro, poi d’un tratto Damon iniziò a tastare nel vuoto e ad urlare verso la volpe: «No! Lasciami andare! Liberami!».
Alyssa non riuscì a capire a cosa si riferisse, non vedeva niente che gli potesse impedire di muoversi. Ma non fece in tempo a rifletterci su. La volpe infatti guardò per un’ultima volta il vampiro, alzando il collo in segno di superiorità, e poi si scagliò contro di lei.

A tavola si stava ancora festeggiando il fidanzamento di Klaus e Caroline. Tutti erano contenti della bella notizia, tranne Alec. Non che non fosse contento per i due, ma pensava al fatto che non avrebbe potuto mai sposare la donna che avrebbe voluto. Non avrebbe mai potuto sposare Alyssa. Nemmeno il fatto di essere incinta di lui l’aveva fatta allontanare da Damon, e se non era successo allora, non sarebbe successo mai. Certo, era una cosa accaduta per caso, lui non aveva idea di averne la capacità, ma quella notizia sarebbe stata un’ottima scusa per stare insieme. Ma questo non era il peggio, no. Era sapere che anche lei lo amava, in un qualche modo, ma non glielo avesse mai dimostrato dopo quella battaglia. Forse l’aveva turbata qualcosa che aveva detto Valvic? O forse il fatto che stesse perdendo Damon in quella battaglia l’aveva allontanata definitivamente da lui? Non riusciva a capire cosa fosse successo in quella notte, ma era certo di percepire in lei, sotto sotto, l’amore che provava anche per lui.
D’un tratto gli venne un flash: Valvic parlava degli effetti che il bambino aveva su Alyssa, come del fatto che erano in qualche modo connessi. E se lei si fosse convinta che anche ciò che provava per l’elfo era a causa del bambino e non per sua volontà? Se avesse pensato che quello che provava non era reale?
«Alec! Sei ancora tra noi?!» la melodiosa voce di sua sorella Shatea lo riportò al presente. Era felice di aver ritrovato la parte migliore della sua famiglia, anche se avrebbe preferito ci fosse pure Lucas con loro, e Caspar per sua sorella, nonostante l’immoralità della loro storia.
«Sì, ci sono. Stavo solo pensando.» rispose mogio.
«A cosa?» chiese curiosa la bionda, ma lui restò sul vago: «Niente di che, solo riflessioni sul passato».
Alec notò che Shatea ci rimase male per aver glissato la sua domanda, perciò le fece un sorriso in segno di scuse e fece per abbracciarla, ma non ci riuscì. Bloccò infatti le braccia a mezz’aria, urlando dal dolore, facendo girare tutti i presenti, mentre sulla manica sinistra della camicia iniziava a formarsi una macchia di linfa.
«Che succede?!» chiese subito la sorella, che non capì come si potesse essere fatto male. Ma lui riuscì a dire solo una parola: «Alyssa».

La volpe stava raggiungendo Alyssa, e lei cercò di difendersi, utilizzando la magia: fece infatti crescere all’istante dei rami di un cespuglio vicino, creando una specie di gabbia protettiva attorno a lei, ma non servì. La volpe fece uscire del fuoco dalla sua bocca, bruciando buona parte del recinto, e la raggiunse, tentando di bruciare anche lei, ma sempre con la sua magia Alyssa cercò di spegnere il fuoco. Ci fu una lunga lotta, in cui il fuoco che usciva dal muso della volpe aumentava, poi diminuiva, poi aumentava ancora, senza mai raggiungere la strega sirena. Finché la volpe si stufò e rinunciò al fuoco, preparandosi ad attaccarla fisicamente, ma Alyssa fu più veloce e utilizzando la magia la spinse lontano, contro un albero, ferendola visibilmente, e poi si mise a correre verso Damon.
«Andiamocene!» urlò la ragazza, ma il vampiro era inginocchiato a terra con le mani a mezz’aria e il viso desolato.
«Non vedi che non posso?» si lamentò lui, ma lei non riuscì a capire.
«Perché non puoi?! Su, alzati e andiamo, prima che ci attacchi di nuovo! Non c’è nulla che te lo impedisce!» lo incitò lei, ma non servì a nulla.
«Forse perché sono rinchiuso in una cella?! Tu non la vedi perché è buio. Ma non importa, non puoi liberarmi… Scappa, salvati Amore mio! Corri e avvisa gli altri!» le disse quasi pregandola.
«Non è necessario, siamo già qua. E no, non c’è alcuna cella.» disse Alec freddo, seguito poi da tutti gli altri che erano accorsi in loro aiuto, ad eccezione di Matt, Jeremy, Liz, Carol e Meredith, gli unici umani del gruppo, al sicuro all’interno della villa, e Yami, che era andata in bagno prima che Alec iniziasse a perdere linfa, e probabilmente non si sarebbe accorta di tutto ciò che stava succedendo.
«Dammi il braccio, Principessa.» disse ad Alyssa, con un tono dolce e apprensivo come non mai, e quando glielo porse usò i suoi poteri per guarirla.
Stefan intanto si avvicinò al fratello, che stringeva i pugni a mezz’aria guardando male l’elfo, e cercò un modo per liberarlo da quella cella invisibile, scoprendo soltanto dopo essere riuscito ad “entrarci” che quella cella non esisteva affatto, se non nella mente di suo fratello.
«Cosa diavolo vi ha attaccati?» chiese Bonnie, alternando lo sguardo tra Alyssa e Damon.
«Una strana volpe, suppongo magica. Sono riuscita a ferirla, ma non credo ci metterà molto a riprendersi e riattaccare.» rispose la strega sirena, implicando che sarebbe stato meglio scappare il prima possibile.
Alec si guardò attorno, e quando vide la volpe con le otto code non riuscì a credere ai suoi occhi.
«Non è possibile! Quella non è una volpe, è un kitsune! Credevo si trattasse solo di una vecchia leggenda orientale!» disse l’elfo, suscitando una battutina di Klaus: «Come tutti noi qui presenti, tutti leggende viventi, niente di speciale».
«Beh, se tutte le leggende sono vere, allora dovremmo puntare alle code. Dobbiamo farle fuori tutte.» suggerì l’elfo, si mise davanti ad Alyssa per difenderla, e così fecero gli altri, creando una muraglia di creature sovrannaturali attorno alla strega sirena e Damon.
Il kitsune si stava rialzando, ma loro erano pronti all’attacco. Si avvicinò pian piano, con passo felpato, e qualcuno di loro vide un ghigno sul suo muso. Ma una cosa impensabile li distrasse: Tyler aveva spezzato il collo ad Elena, Caroline e stava per farlo anche a Rebekah, se Klaus non lo avesse raggiunto con la sua velocità sovrannaturale per prenderlo a calci e chiedergli che diavolo gli passasse per la testa.
La volpe approfittò della distrazione, e si lanciò su Alec, mordendogli il collo, facendo così lo stesso effetto ad Alyssa che iniziò a perdere sangue, poi si lanciò su Klaus, che intanto aveva iniziato a lottare con Tyler, liberando quest’ultimo, che spezzò un ramo da un albero e lo conficcò nel petto di Rebekah, colpendole il cuore e facendola cadere a terra inerte. Quel gesto scatenò l’ira di Elijah, che si voleva fiondare sull’ibrido, ma non fece in tempo nemmeno a muoversi che Katherine gli strappò il cuore dal petto, e così anche l’Originale cadde a terra temporaneamente fuori gioco. Katherine poi puntò Patricia, ma Shane e Caitlin la bloccarono e indebolirono facendole ribollire il sangue coi loro poteri, mentre Theya fece crescere dei grossi viticci dal terreno che le avvolsero interamente il corpo, immobilizzandola, mentre Shatea iniziò ad essiccare Tyler, che stava mordendo Alyssa sul lato opposto del collo in cui era stata morsa indirettamente dal kitsune, senza riuscire però a portare al termine il lavoro, tanto che Kol dovette rompergli il collo con la magia per poterlo staccare dalla strega sirena, che cadde a terra stremata accanto ad Alec, conciato malissimo anche lui.
Klaus intanto si era trasformato in lupo, e aveva iniziato a lottare con la volpe come fossero due animali selvaggi, mentre Bonnie si era avvicinata a Stefan, e lo spronava ad aiutarli anziché stare lì immobile accanto a Damon, ma la sua risposta le fece raggelare il sangue: «Sono anche io dentro la gabbia, con mio fratello».
«Stefan, lo sai che non è reale! È solo nella tua mente!» gli ricordò la strega, ma lui ne era consapevole: «Lo so, ma non riesco ad uscirne comunque!».
Bonnie si rassegnò, con la speranza che avendoli “messi in gabbia” il kitsune non volesse ferirli, e andò dalle altre streghe, giusto in tempo per prenderle per mano ed enunciare insieme a loro un incantesimo che bloccò la volpe per qualche istante, così Theya e Shatea ne approfittarono e sfruttarono gli alberi vicini per incantare i rami e usarli come tentacoli, che indirizzarono verso la volpe, bloccandola definitivamente e dando modo a Klaus di ferirla. Ma non durò molto, perché il kitsune fece formare una palla di fuoco attorno a sé e riuscì a liberarsi dai rami, e poi scioccò tutti: corse infatti da Alyssa, che era ancora a terra e perdeva molto sangue, la tirò su con la testa a mo’ di leva e con una potenza inaudita la lanciò contro un muro di cinta, per poi raggiungerla ancora e riempirla di morsi nonostante avesse già perso conoscenza.
Klaus si ritrasformò in forma umana ed insieme alle streghe e le elfe si lanciò all’attacco del kitsune, che però vedendosi braccato corse da Tyler e gli leccò le labbra, sporcandogliele col sangue di Alyssa. L’ibrido si riprese più velocemente che mai, e subito sparì col kitsune.
Con loro sorpresa, non c’era più pericolo, e si guardarono attorno: Alyssa e Alec avevano perso conoscenza entrambi e stavano perdendo rispettivamente molto sangue e molta linfa dai morsi lungo tutto il corpo; Elijah, Rebekah, Caroline ed Elena erano ancora inconscienti ma si sarebbero ripresi presto; Stefan e Damon erano finalmente liberi dall’illusione del kitsune.
«Oh mio Dio! Elijah! Perché sono qui? Liberatemi!» iniziò ad urlare Katherine, ma Stefan aveva compreso cos’era successo.
«Ha comunicato anche con te, vero? La volpe ti ha chiesto di farci fuori, a cominciare da chi ami di più, e tu hai ceduto.» disse il vampiro, ma lei ancora non comprendeva ciò che era successo, così il vampiro fece cenno a Theya di liberarla e la vampira corse subito da Elijah, così come Shatea corse da Alec, Klaus da Caroline e Rebekah, Stefan da Elena, e Damon da Alyssa. Il vampiro le si inginocchiò accanto, e non poté fare a meno di notare che era in una pozza di sangue. Theya era già affianco a lei a cercare di guarirla coi suoi poteri, ma quando scosse la testa Damon capì che non sarebbe bastato. Così si morse il polso, e lo avvicinò alla bocca della ragazza, ma Kol lo redarguì: «Ha perso conoscenza, non potrà berlo. Passalo sulle ferite, ha più possibilità di entrarle in circolo e guarirla». E così il vampiro fece come consigliatogli. Pian piano le ferite iniziarono a guarire, ma Alyssa non riprese conoscenza. Alec intanto si era ripreso grazie a sua sorella Shatea, e insieme li avevano raggiunti. La madre fece posto all’elfo, che subito accarezzò preoccupato il pancione della strega sirena.
«C’è qualcosa che non va… Guardate…» disse Bonnie, indicando le ferite sul corpo di Alyssa, che si erano ormai rimarginate ma avevano attorno uno strano contorno scuro.
«Sono come le mie…» s’intromise Klaus, mezzo nudo dopo le trasformazioni, e indicò le cicatrici sul suo corpo, dello stesso tipo di quelle di Alyssa.
«Come fanno a non essere guarite? Tu sei l’Ibrido Originale!» chiese sorpresa la strega.
«Sono i morsi del kitsune. Deve avere un qualche potere che non ci fa guarire completamente. Mi sento molto debole infatti.» spiegò contrariato l’ibrido.
«E come mai lui» disse Damon indispettito indicando Alec «non ha nessuna cicatrice anche se è stato morso?!».
«Forse non ha effetto sugli elfi. Può darsi sia legato al sangue, e loro non ne hanno.» ipotizzò Klaus.
«Dobbiamo chiamare Richelle. Subito.» disse allarmato Alec.

Matt e Jeremy stavano fremendo, all’interno della villa. Il fatto di essere sempre tagliati fuori in situazioni di improvviso pericolo solo perché erano umani non andava affatto a genio a nessuno dei due.
Carol e Liz invece erano preoccupate, e quest’ultima si era pentita di non essersi portata dietro la fondina.
Meredith invece continuava a guardarsi intorno, tanto che Jeremy a un certo punto la rassicurò: «Tranquilla, gli elfi ci hanno fatto una barriera, chiunque sia chi ha attaccato Alyssa, non entrerà qui dentro».
«Lo so, è che Yami non è più tornata.» disse sospettosa e preoccupata allo stesso tempo, poi aggiunse: «Vado a vedere che fine ha fatto».
«Ti guardo le spalle, non si sa mai.» disse Jeremy, e insieme andarono nei bagni. Ma non c’era nessuno.
Aprirono tutte le porte, e l’unica cosa che trovarono fu una borsetta. Si guardarono, e decisero di prenderla. Quando tornarono al tavolo la svuotarono su di esso, e a parte tutto ciò che una donna poteva tenere nella borsetta, sbucò fuori una pallina delle dimensioni di una mela che catturò subito la loro attenzione.
Non era infatti una pallina come ogni altra, bensì sembrava magica: pareva fatta di vetro e al suo interno c’era un liquido nero e scintillante che si muoveva in continuazione, come se ci fosse stata qualche forza invisibile a mescolarlo all’interno della pallina. Era più o meno a metà della pallina, ma sembrava diminuire pian piano, come se stesse evaporando. Ad un tratto la pallina brillò, e il liquido iniziò ad aumentare. E poi diminuì. Fece così per un bel po’, aumentando e diminuendo, finché smise di diminuire e aumentò soltanto, fino ad arrivare a riempire per tre quarti la pallina.
«Cosa diavolo è questa roba?!» esclamò Meredith, con la pallina tra le mani, e una voce conosciuta trasformata in qualcosa di tetro la fece rabbrividire.
«Qualcosa che non ti appartiene. Dammela.» era Tyler, che stava rientrando dal giardino da solo.
«Perché?» azzardò la donna, e lui rispose con ancora quella voce strana: «Perché devo riportarla alla proprietaria».
«E chi è?» chiese Matt, ma stavolta Tyler rispose con la sua voce normale: «Meglio che tu non sappia nulla, amico. Meredith, dammi quella pallina, prima che debba ricorrere a metodi molto meno gentili».
«Non ci penso nemmeno.» disse la dottoressa, e scatenò Tyler: il suo viso si trasformò, e partì a tutta velocità verso di lei.
«Fermo!» urlò la donna, e Tyler si fermò esattamente nello stesso momento.
«Fa’ la linguaccia!» ordinò ancora lei, e lui, a conferma della sua idea, fece la linguaccia.
«Siediti e sta fermo fin quando te lo dico io.» disse Meredith, tenendo stretta tra le mani la pallina, e Tyler si sedette, poi la dottoressa fece cenno ai ragazzi di andare a dare un’occhiata fuori, e quando si affacciarono restarono sconvolti.
Sebbene non si vedesse granché data la poca luce, Jeremy e Matt riuscirono a distinguere sei corpi a terra, e gli altri attorno ad essi; uno in particolare era attorniato da più persone, ma non riuscivano a distinguerli.
Sembrava la fine di una battaglia.
Jeremy aguzzò lo sguardo, e riuscì a trovare una chioma rossa che spiccava nell’oscurità. Sperò che fosse lei, e la chiamò col cellulare.
«Jer! Stai bene?» disse preoccupata la ragazza.
«Sì, Cait, io sto bene, qui stiamo tutti bene… Ma cos’è successo lì fuori?» chiese lui, dopo averla rassicurata.
«Un kitsune, una volpe magica…ci ha attaccati, e Tyler e Katherine erano dalla sua parte!» spiegò agitata.
«Sarà meglio che qualcuno di voi streghe venga qui di corsa allora.» disse Jeremy, voltandosi verso Tyler.

Qualche ora più tardi, all’ospedale di Mystic Falls, Alyssa giaceva inerte sul lettino, ormai in coma.
Alec era accanto a lei, e ogni tanto provava ad aiutarla con la magia, senza grandi successi.
«Stalle accanto, e appena vedi che i valori variano, aiutala con la magia.» disse Meredith ad Alec, e poi voltandosi verso Damon aggiunse: «Non possiamo fare altro per ora».
Il vampiro uscì dalla stanza con lei, e poi con la sua velocità vampiresca la portò in una stanza vuota.
«Cosa vuol dire che non possiamo fare altro?! Che Alyssa…morirà?!» l’aggredì, prima di lasciarsi scappare una lacrima.
«Non lo so, Damon. Non è una cosa di certo normale! Tecnicamente Alyssa è in coma, potrebbe svegliarsi tra qualche ora o rimanere per sempre così. Ma c’è anche una piccola eventualità che possa morire. Soprattutto con un feto in grembo, ed essendo anche elfo non sappiamo che effetto abbia sulla già grave situazione.» spiegò la dottoressa, ma subito se ne pentì.
«Allora iniziamo ad eliminare un problema.» disse più serio che mai Damon, e sparì.

The End


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Esattamente 10 anni fa postavo il primo capitolo di questa fanfiction, ed oggi ecco l’ultimo.
La storia non finisce qui, in realtà il progetto era di una serie di 3 fanfiction, che poi sono diventate 7 con tutte le idee di sviluppo che mi erano venute in mente man mano che scrivevo.
Ma la mia vita in questi 10 anni è cambiata parecchio, e sono riuscita a scrivere completamente solo la prima fanfiction nel giro di circa un anno (era appena uscita la quinta stagione di TVD quando l’avevo già buttata giù tutta), che però poi ho pubblicato a singhiozzi, a volte per mancanza di tempo, a volte perché non vedevo molti riscontri.
Non so se continuerò a scrivere, di certo so che stavolta inizierò a pubblicare solo ad opera finita.
Questa storia è parte del mio cuore, ci ho dedicato tantissime energie e tempo, e mi emoziona ogni volta rileggerne anche una piccola parte.

UN GRAZIE IMMENSO a chi l’ha seguita fin qui, soprattutto a chi ha commentato e mi ha sostenuta durante questi 10 anni!



ElenaDobrevSomrhalder

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