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Sono
mesi che non mi confido con te, ma sono successe talmente tante cose!
Finalmente
però è arrivato il momento di
ricominciare a raccontarti TUTTO! Sai, oggi è un giorno
importante per me: è il mio ultimo giorno qui a Mystic
Falls! Proprio così, domani partirò per Durham,
mi sono iscritta alla Duke!
Immagino
che i miei sarebbero fieri di
me…quando parlavamo del mio futuro, l'unico loro desiderio
era che io continuassi gli studi e diventassi qualcuno, ma avevano il
timore che per non allontanarmi da loro e mio fratello scegliessi il
Whitmore, che a loro non andava tanto a genio. "Tu meriti di meglio,
piccola" mi diceva sempre mia mamma. Non è stata proprio una
mia scelta, devo ammetterlo, ma ne sono comunque entusiasta! E tutto il
merito è di Bonnie…e di Matt. Abbiamo fatto
scegliere proprio a loro due perché sono rimasti gli unici
mortali nel mio gruppo di amici diplomati. Noi vampiri potremo
ripeterlo all'infinito il college, per loro due invece ci
sarà un'unica possibilità di
frequentarlo…
Con
Bonnie ci andremo io e Caroline
ovviamente, e verranno con noi anche Damon e Stefan. Matt invece
andrà in un college sportivo a Los Angeles con Rebekah (che
ora è la sua ragazza!), e ci saranno anche Tyler e Klaus,
che scommetto verrà a trovarci spesso per vedere Caroline.
Vedi quante cose son cambiate?
Chi
l'avrebbe mai detto che i fratellini
Originari avrebbero trovato l'amore proprio con dei miei amici? Certo,
per loro non è stato affatto facile: dopo il mio incidente,
che mi ha fatto trasformare in vampira tra l'altro, nessuno parlava con
Rebekah. Anzi, c'era chi avrebbe voluto ucciderla! Ma Matt,
sorprendendo tutti, dopo un paio di mesi si è fatto vedere
in giro con lei mano nella mano. Ci ho parlato allora, ero molto
turbata: conoscendo Rebekah, temevo l'avesse soggiogato! E invece mi ha
spiegato tutto: l'aveva perdonata già da qualche settimana.
Si era messo nei suoi panni, aveva immaginato come si fosse potuta
sentire dopo che aveva visto suo fratello Klaus morire, per sempre, e
gli era tornata subito in mente Vicki. Si ricordava benissimo di
com'era stato sentire che sua sorella era morta, che se n'era andata
per sempre e non l'avrebbe vista mai più. Il mondo gli era
crollato addosso, si era sentito solo come non mai, nonostante avesse
ancora i suoi amici e sua madre, da qualche parte in giro per il mondo.
Ma non gli era servito a nulla: nessuno avrebbe mai potuto riempire il
vuoto lasciato dalla sua sorellina Vicki. E se lui era solo un umano,
come poteva sentirsi un vampiro dopo una simile perdita? Un vampiro,
tra l'altro, che aveva vissuto mille anni con il proprio fratello,
sempre fianco a fianco, "always and forever", come poteva resistere ad
un dolore così grande? Aveva compreso il gesto di Rebekah,
che per cercare di soffocare il proprio dolore si era lanciata nella
più atroce vendetta. Non glielo perdonava di certo, avrebbe
potuto rimetterci lui stesso la vita se non fosse stato per Stefan, ma
lo aveva compreso. Aveva compreso tutto ciò che c'era
dietro. L'aveva perdonata. E dopo il perdono era arrivato un altro
sentimento: l'amore. Entrambi erano cambiati, entrambi sembravano in
pace col mondo dopo essersi trovati. E ora sono esattamente come
allora: come due ragazzini alle prese con la prima cotta, con lo
sguardo perso l'uno nell'altra, e il sorriso sempre sulle labbra. E io
posso solo essere contenta per Matt, e sperare che Rebekah non lo
deluda mai.
Cosa
che spero anche per Caroline. Quando avevamo saputo
che Klaus era morto, lei si era disperata per Tyler, sapendo che
sarebbe morto essendo discendente dell'Originale. Si erano detti addio,
e poi lei era scappata il più lontano possibile. O almeno
così pensavamo. Invece era stata rapita dai nuovi membri del
consiglio che avevano rimpiazzato sua madre e Carol Lockwood, e presto
l'avrebbero uccisa. Ma Tyler l'aveva liberata e in seguito aveva ucciso
tutti i membri del consiglio per aver avuto l'idea di rapire la sua
ragazza e ucciderla. Si erano lasciati andare alla passione nei boschi,
erano di nuovo insieme, lei e Tyler. Così credeva, prima che
iniziasse a parlare come Klaus. E così scoprimmo che Klaus
non era morto, ma si era fatto scambiare di corpo con Tyler, ma nemmeno
Tyler era morto! Credimi, è stato un periodo davvero
confusionario quello!
Comunque,
alla fine ognuno è tornato
nel proprio corpo e Caroline ha lasciato Tyler (che adesso se la spassa
letteralmente con ogni ragazza incontri sul suo cammino!) per Klaus, ma
non mi preoccupo più di tanto per
lei…perché Klaus è effettivamente
cambiato. Ha smesso di essere ossessionato dal mio sangue, dai suoi
ibridi, dalla sua famiglia e da tutto ciò che lo tormentava.
Ora il suo unico pensiero sembra essere "Cosa posso fare per far
contenta Caroline?"! L'ha letteralmente riempita di regali: vestiti e
accessori di tutti i tipi, trucchi, gioielli, disegni fatti da lui.
Un'infinità di regali, e tutti perfetti per Caroline. E lei
ora è contenta: Klaus la tratta da principessa, non solo per
tutti i regali che le fa, ma anche per ogni gesto che le
rivolge…è il tipico gentiluomo che ti apre la
portiera della macchina, che ti fa accomodare a tavola, che, insomma,
pensa prima a te che a se stesso. Non come Jamie, invece, che
è rimasto con Bonnie fino ad un mese fa, e poi se
n'è andato con Abby nella loro vecchia casa dicendo a Bonnie
che doveva vivere la sua vita al college senza avere lui come peso. Che
scusa patetica per lasciare una persona!
Ma
scommetto ti starai chiedendo dopo tutte queste situazioni sentimentali
come son messa io, vero? Ecco…io adesso sono single. Per MIA
scelta. Ho lasciato Stefan, dopo essermi trasformata in vampira,
perché i miei sentimenti per Damon avevano preso il
sopravvento. Non potevo più nasconderli agli altri,
tantomeno a me stessa. E così io e Damon siamo stati
insieme.
Penso
sia stato il periodo più bello della mia
vita! L'essere appena diventata vampira mi turbava, ma lui mi ha saputo
aiutare nel migliore dei modi, mi ha fatto accettare il fatto che sono
una vampira e che non è una cosa terribile, anzi! Era
bellissimo allenarmi con lui: mi faceva vedere quanto posso essere
veloce, quanto posso essere forte, e…quanto può
essere straordinario fare l'amore quando sei vampiro. Mi manca, il mio
Damon… Ma non ci devo pensare. Non ci posso pensare. Per te
sicuramente avrò fatto una cavolata, ma…alla
festa del diploma ho detto sia a Damon che a Stefan che per ora voglio
stare da sola e non voglio saperne più niente di loro due,
finché non avrò capito cosa voglio davvero, chi
voglio davvero. Se devo essere sincera, pensavo che Damon avrebbe dato
di matto per tutta l'estate, dopo questa mia scelta, ma per fortuna non
è andata così: mi ha semplicemente lasciato i
miei spazi senza però mai perdermi d'occhio. Ancora non si
è abituato al fatto che essendo una vampira posso difendermi
da sola, per lui in un certo senso sono ancora la fragile umana
ricercata dal mondo intero…
Mi
ha sorpresa invece Stefan, che dopo averlo lasciato per Damon, si
è buttato nell'alcol e tra le braccia di Meredith. Damon mi
ha detto che li vedeva spesso al Grill intenti a buttar giù
più alcol possibile, quando anche lui andava lì
per dimenticare la morte di Alaric. Immagino che anche Meredith si
comportasse così per aver perso Alaric…ma mai
immaginavo che lei e Stefan finissero insieme! Non ne ho mai voluto
parlare con lui, dopotutto l'ho lasciato io, cosa posso pretendere?!
«Elena?!
Ci sei?! Posso entrare?!»
Era
Damon. Stava bussando alla sua porta da un po' dal tono che aveva, ma
era così presa dai suoi pensieri che non se n'era accorta.
Chiuse subito il diario.
«Sì…»
sussurrò lei, sapendo che la poteva sentire, e lui entrò nella
stanza: era già vestito di tutto punto, con abito, camicia e
papillon. «Mio Dio, com'è bello!» pensò lei, anche se non doveva…
«Oh…hai
recuperato il diario…» mormorò il vampiro con una
piccola smorfia velata di tristezza, indicando il diario che lei cercava di
tenere nascosto tra le gambe incrociate.
Elena fece
spallucce.
«Potrei
aver bisogno di un amico silenzioso a Durham…»
accennò, alzandosi e lasciando il diario sul letto. Era ancora in
pantaloncini e maglietta, ma per fortuna aveva già fatto la
doccia e sistemato il trucco e i capelli.
«Gli
altri quattro chiacchierano troppo?!» scherzò lui,
con il suo sorrisetto malizioso.
«Soprattutto
uno! Capelli neri, occhi azzurri e faccia da schiaffi. Lo
conosci?» continuò a scherzare lei, dirigendosi verso
l'armadio per prendere il vestito.
«Mmm
no, non credo di aver avuto la fortuna di incontrarlo!»
ribatté lui, tenendo lo sguardo fisso sull’abito.
Lei lo
guardò un po' imbarazzata. Non sapeva che fare. Una parte di lei
avrebbe voluto spogliarsi davanti a lui e chiedergli di aiutarla ad
indossare il vestito, un'altra parte invece, di certo più
razionale, aveva soltanto voglia di cacciarlo fuori dalla camera per
prepararsi in santa pace. Ma riuscì a trovare una via di mezzo.
«Damon,
mi sarebbe utile un aiutino per chiudere la cerniera del
vestito…ma ti spiace aspettare un attimo fuori mentre mi
cambio?» gli chiese con gentilezza; lui scosse la testa e
uscì tranquillamente dalla porta chiudendosela alle spalle.
Elena buttò
sul letto maglietta e pantaloncini ed indossò quel bellissimo vestito
rosso fuoco, poi si affacciò alla porta tenendolo ben stretto sul
petto. Damon capì subito ed entrò. Le
spostò dolcemente i capelli da un lato, e
incominciò a tirare su la zip. Poteva vederlo riflesso nello
specchio: era dietro di lei, tanto vicino che sentiva il suo respiro sul
collo, e dalla sua espressione vaga si capiva perfettamente che era
perso nei suoi pensieri. Appena tirò completamente su la
zip, le raccolse i capelli e li liberò sulle spalle con un
gesto delicato. Lei si voltò verso di lui, e gli prese le mani tra le sue.
Lui intrecciò le dita con quelle della vampira e tra le sue sopracciglia
comparve una ruga d'espressione. Aveva la sua tipica espressione
sofferente. Non sapeva se se ne sarebbe pentita o meno, ma doveva farlo.
Era quello che sentiva.
«Damon…questa
è una serata particolare… È speciale,
perché stasera io e i miei amici daremo ufficialmente
l'addio alla nostra vecchia vita, quella in cui eravamo dei semplici
adolescenti di Mystic Falls che andavano alle superiori e la cosa
più emozionante che ci potesse capitare era essere invitati
al miglior party dell'anno di questa piccola città ed
andarci con la nostra cotta del momento. Adesso siamo diversi: abbiamo
tutti scoperto un nuovo mondo sovrannaturale; la vita di alcuni di noi
è cambiata per sempre, c'è chi ha scoperto di
essere una strega o un licantropo, e chi è stato trasformato
in vampiro; abbiamo perso tante persone care, ma ne abbiamo conosciute
di nuove, e alcuni di noi se ne sono anche innamorati. Per me, questa
serata è un omaggio al nostro passato. E nel mio passato,
credo che la cosa più bella che mi sia mai capitata sia
stato tu.» fece un respiro profondo, poi continuò
«Questa serata vorrei passarla con te, come quando stavamo
insieme, qualche mese fa».
Non
le fece aggiungere altro, che subito la strinse forte tra le braccia.
Le sue mani vagarono incessantemente sui suoi capelli e la sua schiena,
mentre qualche brivido si faceva vivo in lei. Poi lui si scostò
appena, e appoggiò la fronte alla sua.
«E
domani?» sussurrò sofferente, guardandola negli
occhi.
Lei abbassò
lo sguardo. Il vampiro forse non lo immaginava, ma stava soffrendo tanto
quanto lui. O forse anche più.
«Tutto
tornerà come prima. Deve essere così, Damon. La
prossima volta che dirò a qualcuno che voglio stare con lui,
dovrà essere per sempre. Per sempre e solo lui.»
«Hai
una vaga idea di quanto possa sperare di essere io, quello che
sceglierai per sempre?» le sussurrò spostandole
una ciocca di capelli dietro l’orecchio. E lei si limitò ad
annuire. Sapeva benissimo quanto la amava, ma il problema era solo lei. Lei,
che amava due persone, due fratelli, nello stesso momento, e allo
stesso modo.
«Sarà
meglio andare ora» le disse cambiando completamente
espressione, da malinconica ad allegra «sono arrivati tutti,
manchiamo solo noi…» concluse, porgendole il
braccio come un vero cavaliere. Lei intrecciò il braccio al suo,
sorridendogli, e uscirono da quella che era stata la camera di Elena da
quando era diventata una vampira.
Quando
arrivarono nel salone erano tutti seduti sui divani e sulle poltrone,
messe ai bordi della stanza per dare spazio ai festeggiamenti, tranne
Stefan che stava in un angolo a smanettare con un computer.
«Oh,
finalmente siete arrivati!» li salutò Caroline
«Possiamo iniziare a festeggiare!» urlò
poi rivolgendosi a Stefan e facendogli l’occhiolino.
Della
musica allegra e ritmata cominciò a rieccheggiare nel
salone, e tutti si riversarono al centro di esso iniziando a ballare.
«Sarà meglio che vada a spiegare a mio fratello
perché ti starò accanto per tutta la
sera» sussurrò Damon ad Elena, prima di allontanarsi e
farle cenno di buttarsi nella mischia. E lei non se lo fece ripetere due
volte: subito raggiunse Caroline, Bonnie e Rebekah che stavano ballando
vicine e si scatenò! Era così bello per lei pensare che adesso
erano tutti insieme, tranquilli, a divertirsi, nonostante in passato
ci fossero state letteralmente delle lotte tra loro! La riempiva di
positività e le faceva sperare bene per i prossimi mesi, nei
quali lei, Damon, Stefan, Bonnie e Caroline avrebbero vissuto sotto lo
stesso tetto. A conferma di tutto ciò vide avvicinarsi verso
di lei Damon, Stefan e Meredith, che si unirono a loro per ballare.
La serata stava continuando sull’onda del divertimento,
avevano iniziato a sorseggiare alcool e sangue, quest’ultimo
ovviamente solo per i vampiri, fin quando l’atmosfera
cambiò d’improvviso. Infatti, al posto
dell’ennesima canzonetta allegra e spensierata da ballare,
iniziò una canzone molto più lenta e
strappalacrime: “Summertime Sadness” di Lana Del
Rey. Il salone all’improvviso si svuotò, poi
qualche coppia iniziò a ballare di nuovo: Klaus
invitò galantemente Caroline come suo solito; Matt si
avvicinò sorridente a Rebekah, la prese per mano e quando
raggiunsero il centro della stanza la baciò e poi
cominciarono a ballare viso a viso; Jeremy raggiunse Bonnie e le chiese
un ultimo ballo insieme in memoria dei vecchi tempi e in augurio di un
futuro migliore per entrambi.
«Ormai è tradizione, per ogni festa ti tocca
concedermi un ballo sdolcinato» disse ironicamente Damon ad Elena
porgendole la mano.
Lei sorrise
e poggiò la mano sulla sua, e cominciarono a ballare abbracciati nel
centro della sala.
«Tu
e tuo fratello siete ancora sicuri di voler venire con me, Bonnie e
Caroline?» gli chiese lei, mentre stavano ancora ballando
abbracciati.
«Perché
non dovremmo? Tuo fratello qua ormai è al sicuro,
vivrà solo con Meredith quindi vampiri per casa non ne
avrà, il suo anello è sempre al suo posto e anche
se dovesse succedere qualcosa saremmo qui in poco tempo. Certo, lo sai
che non vado matto per la streghetta, ma dopo aver vissuto con te e
Stefan sotto lo stesso tetto quando stavate ancora insieme, credo di
poter vivere con chiunque!» la sua risposta era velata sia
d’ironia che di tristezza.
La vampira si
strinse a lui, sospirando. Si ritrovò a pensare a quanto aveva
sofferto da quando l'aveva conosciuta. Quante volte l’aveva
respinto? Quante volte aveva creduto che avesse fatto qualcosa di
sbagliato, ed invece non era vero? Quante volte non si era curata dei
suoi sentimenti e gli aveva sbattuto in faccia la sua relazione con
Stefan? Quante volte lui aveva litigato col fratello per colpa sua?
«Mi
spiace.» fu l’unica cosa che riuscì a sussurargli
dopo qualche istante di imbarazzante silenzio.
Damon
si staccò leggermente dalla stretta per guardarla negli
occhi, e vide che erano lucidi.
«Ehi,
stai tranquilla! Calmati… Ti spiace per cosa?» le
disse carezzandole le spalle.
«Per
te. Ti ho ferito tanto in passato e lo so, è inutile che lo
neghi.» gli rispose a testa bassa, poi lo guardò negli
occhi: «Però voglio che tu sappia che io con te
sono stata benissimo, con te ho vissuto molti dei momenti
più belli della mia vita, e mi hai fatto scoprire lati di te
che ancora non conoscevo. Mi hai sempre sorpresa, in modo positivo, e
con Stefan non mi succedeva spesso. Però non capisco,
c'è qualcosa in me che comunque non mi rende felice, ogni
volta che sto con uno di voi mi sento in colpa per l'altro, ed
è così assurdo!» terminò sincera, non
riuscendo a trattenere qualche lacrima.
Lui
le asciugò le lacrime, poi la strinse forte a sé,
e le sussurrò nell'orecchio: «Elena, io sono molto
felice invece. Ho avuto la mia occasione, e ho fatto tutto quel che
potevo. Sono stato come in paradiso con te, e non cambierei nessuno di
quei momenti con nient'altro. Ma se tu ti senti così non
è colpa di nessuno, tanto meno tua. Devi solo vivere e
vedrai che un giorno la riposta arriverà. Ti renderai conto
di chi ami veramente. E se non sarò io, sarò
comunque contento per mio fratello. Non te ne farò una
colpa, stanne pur certa».
Elena si
strinse ancora di più a lui e continuarono a ballare
così, stretti stretti.
Klaus e Caroline erano appena distanti da loro, e stavano danzando molto
elegantemente, all'uso dell'Ibrido che doveva sempre distinguersi per il
suo essere un vero gentleman.
«My
darling,
ti ricordi la promessa che ci siamo fatti, vero?» le disse lui
soavemente.
Lei
abbassò il volto, e poi gli rispose:
«Sì, certo che me la ricordo tesoro. Anche se
è triste. Io vorrei tanto girare il mondo, sola con te, fin
da subito. Ma ancora non riesco a scacciare dalla testa il pensiero che
se lo facessi, un giorno mi pentirei di non aver passato abbastanza
tempo con i miei amici, ad esempio Bonnie. Voglio almeno vederla
tranquilla e felice, mentre vive una vita il più normale
possibile tra qualche anno, magari con un marito e qualche figlio, poi
potremo anche iniziare la nostra vita insieme, per sempre.».
«Lo
sai che per me non è un problema, Sweetheart.
Abbiamo un'infinità di tempo davanti, tutto per noi.
Dopotutto io già mi sento in colpa per aver negato a Rebekah
un'esistenza il più normale possibile, e ora desidero solo
che abbia questa opportunità, come tu lo desideri per
Bonnie. Sono dispiaciuto anche io, che potrei seguirti, ma voglio
essere sicuro che Rebekah stia bene, soprattutto con quel Matt! Secondo
me la vuole solo perché lo può
proteggere.» finì lui con disprezzo.
«Oh,
andiamo! Matt non lo farebbe mai. Ti devo ricordare perché
tra me e lui è finita? Lui non voleva una fidanzata-vampira,
eppure ora sta con Rebekah. Credimi, secondo me è proprio
cotto, e non è l'unico a quanto pare!» disse
beatamente lei, indicandogli col capo Matt e Rebekah che
danzavano guardandosi dolcemente negli occhi con dei sorrisi smaglianti.
«Bah,
io non mi fido lo stesso.» rispose con una smorfia l'Ibrido, poi
prese il viso di Caroline tra le mani, e carezzandole le guance le
sussurrò: «Ma mi fido di te. Ci aspetteremo come
abbiamo deciso. Vedrai che non sarà così
difficile. Riuscirai a resistere cinque giorni a settimana senza di me,
mia cara?».
Lei
gli sorrise, gli poggiò le mani sul collo e gli
sussurrò stuzzicandolo: «Mmmh.... Sarà
difficile stare tutto quel tempo senza di te. Chi mi
tratterà da principessa mentre tu non ci sei?».
«Credimi,
My
Darling,
nei weekend recupereremo tutto quello che ci siam persi durante la
settimana. Ti do la mia parola.» le rispose Klaus con un
sorrisetto, e dopo essersi guardati negli occhi con dolcezza e una
punta di desiderio si baciarono, continuando a ballare.
La canzone terminò, e Stefan si mise al pc a scegliere solo
canzoni movimentate. Evidentemente non era dell'umore per sentire delle
canzoni lente.
Tutti
iniziarono a bere un po' più del necessario, e alla fine
alcuni cominciarono a ballare anche sui tavolini. Damon
iniziò ad improvvisare uno spogliarello, sotto gli sguardi
divertiti di Elena e Bonnie che ormai era più che brilla, e
sfidò gli altri ragazzi a fare meglio di lui. Il primo che
non attese un altro cenno di sfida fu Tyler: si piazzò
affianco a Damon, cercando di oscurare la sua presenza, ma non ebbe
grandi risultati. Così Rebekah suggerì a Matt di
far vedere chi fosse il migliore, e per farsi bello davanti a lei, ma
con non poco imbarazzo, lui seguì il suo consiglio. Ma non
stette molto sul tavolino a far lo spogliarello, perché
quando si levò sensualmente la maglietta lei lo
rapì letteralmente e se ne andarono a casa di Matt a passare
il resto della nottata insieme.
Klaus
non si abbassò a quei livelli, rimase su un altro divano con
Caroline a godersi la scena ridacchiando per la ridicolezza di quel
momento, mentre Stefan rimase in un angolo a chiacchierare con
Meredith, avevano ancora qualche questione in sospeso. Poi Stefan si
rassegnò all'idea che quell'atmosfera non faceva
né per lui né per Meredith, così
insieme decisero di andare a farsi una passeggiata tranquilla in
città.
Dopo
un po' anche Klaus e Caroline desiderarono un po' di
tranquillità e se ne andarono a casa di Klaus, mentre Jeremy
e Tyler decisero che era ora di accompagnare a casa Bonnie prima di
dovercela portare in braccio.
In
casa Salvatore rimasero solo Elena, Damon e un disordine colossale.
Lei cominciò a disfarsi delle decine di bicchieri di plastica che trovava
in giro, ovunque: sui tavolini, nelle librerie, sul caminetto spento,
perfino sotto il divano. Lui invece si curò di mettere a
posto tutti gli alcolici avanzati e di ripulire per terra. Dopo qualche
minuto di lavoro a velocità vampiresca il salone era come
prima della festa, e si accomodarono sul divano. Elena non voleva
più aspettare, così si accoccolò accanto a
Damon, e lui ne rimase sorpreso.
«Tutto
ok, Elena?» le chiese.
«Sì,
sì, tutto ok. Ho solo bisogno....di te.» gli
rispose stringendolo un po' più stretto a lei.
«Sono
qui, Elena, lo sai.» le disse dolcemente, poggiando la mano
sulla sua che gli stringeva il petto.
«Lo
so, Damon, ma non hai capito cosa intendo. Ho bisogno di te.....che tu
stia con me stanotte.....» replicò la vampira, e per fargli capire al
più presto cosa intendeva iniziò a baciargli il collo,
avvicinandosi sempre di più alle labbra.
Lui
sembrava trattenersi, come se avesse voluto baciarla più di
qualsiasi altra cosa, ma pensando che non sarebbe stato corretto.
«Elena,
sei ubriaca. È meglio che tu vada a riposare ora.»
le disse cercando di essere più freddo che potesse, sebbene
non gli riuscì molto bene nascondere l'eccitazione e la
voglia che aveva di lei.
«Cosa?
No...Damon....io non sono ubriaca....e anche se lo fossi....ricordati
cosa ti ho detto prima della festa.» disse lei, ma lui
alzò un sopracciglio in un accenno di diffidenza, e
cercò di allontanarla. Ma lei non si fece smuovere, e anzi,
si mise sopra di lui a cavalcioni e gli sussurrò piena di desiderio:
«Voglio essere ancora tua, voglio che tu sia ancora mio,
almeno per una volta».
A quelle parole dette in quel modo non riuscì a resistere.
«Io
sarò sempre tuo.» le sussurrò
sensualmente guardandola negli occhi.
Cominciarono
a baciarsi avidamente su quel divano, con una foga incontenibile, e
finirono per fare l'amore per tutta la notte, in tutta la casa.
Elena voleva godere di ogni istante con lui.
Voleva assaporare il dolce sapore della sua pelle per
l’ultima volta.
Voleva che quella notte durasse un’eternità.
Il giorno della partenza era arrivato. Matt, Rebekah, Klaus e Tyler
erano già partiti per la California, e ora toccava agli altri
mettersi in viaggio.
Salutarono Meredith e Jeremy, al quale Elena non riuscì a fare a meno di
raccomandare mille cose, e poi salirono tutti sulla Camaro di Damon, che
era seguita da un furgoncino pieno dei loro scatoloni.
In un paio d’ore erano già a Durham. Non era poi
così tanto diversa da Mystic Falls, era solo un
po’ più grande e movimentata, e questo non
dispiaceva affatto a nessuno di loro.
L'auto iniziò a rallentare sulla Bennett Memorial Road, e
Bonnie guardò storto Damon: «Stai scherzando,
vero?».
«Che
male c'è? A me piacerebbe avere una strada titolata a mio
nome. A te no?» rispose beffardo lui, senza riuscire a
trattenere un sorriso soddisfatto.
«No,
niente affatto! Sai, non sono egocentrica come te!» rispose
pungente la strega, e gli altri scoppiarono a ridere per il ridicolo battibecco.
L'auto
imboccò un vialetto alberato stretto e breve, e quando
arrivarono a destinazione tutti rimasero sorpresi da ciò che
si trovavano davanti, tranne Damon. Era stato proprio lui a scegliere
“l'appartamento” nel quale avrebbero dovuto convivere
tutti assieme, ma gli altri non avrebbero mai pensato che potesse scovare
un grande loft di recente costruzione, con tanto di immenso giardino
attorno! Entrarono dentro il loft e rimasero stupiti
dall'ariosità e luminosità dell'ambiente: al
piano terra c'era un vasto open space costituito da salotto, soggiorno
e zona studio nella parte antistante l'entrata, seguito da due
scalinate perpendicolari ad essa. Affianco alle scalinate, due porte
collegavano rispettivamente a una grande cucina e a un ampio bagno con
tanto di vasca idromassaggio, e tra di essi vi era un grande garage, che si
sarebbe riempito presto con le auto di Caroline, Bonnie, e Stefan,
in quanto sarebbero arrivate a giorni da Mystic Falls. Ogni scalinata
portava a una zona notte con tre stanze da letto ciascuna e un piccolo
bagno. Damon l'aveva scelto probabilmente per questo: le ragazze
sarebbero state quindi in una delle due zone notte, mentre lui e suo
fratello nell'altra, così ognuno avrebbe potuto godere della
propria privacy pur vivendo sotto lo stesso tetto.
Le tre ragazze, estasiate,
iniziarono ad esaminare le stanze, tutte con mobili moderni in tinte
chiare, e si resero conto che solo una stanza, quella in fondo al
corridoio, aveva un letto matrimoniale, mentre nelle altre due c'erano
letti a una piazza e mezzo.
«Non
vorrei sembrare egocentrica, ma in questo momento credo che spetti a me
appropriarmi della camera col lettone!» disse quasi alzandosi
da terra Caroline, mentre probabilmente s'immaginava il suo Klaus.
«Care,
sei sempre la solita!» la sgridò bonariamente
Bonnie.
«Dai
Caroline per questa volta ti concediamo quest'onore, contenta? E poi io
mi sento più tranquilla con un letto su misura,
anziché nuotarci dentro!» disse Elena ridacchiando.
Una
scena simile successe tra i ragazzi: Damon e Stefan si avviarono nella
loro zona notte, e anche lì solo una delle tre camere aveva
il letto matrimoniale.
«Fratellino,
io sono il figlio più grande quindi il letto più
grande spetta a me.» disse altezzosamente Damon.
Stefan
scosse la testa con un sorrisetto stampato in faccia, e gli fece cenno
di accomodarsi nella stanza prescelta alzando le sopracciglia.
Dopotutto a lui non importava un bel niente di quale letto avesse in
camera.
Per
tutto il pomeriggio sistemarono il loft e misero a posto ognuno le
proprie cose che si erano portati da Mystic Falls, tra cui l'unico
mobilio che era un frigorifero a pozzo pieno di sacche di sangue.
Bonnie sistemò nel garage i suoi numerosi Grimori, Caroline
svuotò l'immensa valigia piena di vestiti di ogni genere
nell'armadio, Elena decorò la stanza con numerosi portafoto in cui era
ritratta con la sua famiglia. I vampiri fecero uno spuntino con le
sacche, e dopo essersi accorti che il frigorifero della cucina era
vuoto decisero di accompagnare tutti insieme Bonnie a mangiare fuori,
scusandosi della svista e promettendole che l'indomani le avrebbero fatto
la spesa con tutto il necessario.
Per
Elena, Caroline e Bonnie era arrivato il momento di iniziare
l'università. Erano sia eccitate che intimorite per questo,
soprattutto quest’ultima, mentre le due vampire non ci davano
molto peso: avrebbero dovuto rifare tutto questo all'infinito.
Damon
e Stefan le avevano accompagnate fino al parcheggio, poi avevano deciso
di fare un giro per l'ateneo per controllare la situazione. Sapevano
che si sarebbero difese benissimo da sole, ma il loro bisogno di
proteggere Elena e le sue amiche era più forte di qualsiasi
altra cosa. Dopo essersi accertati che fosse tutto regolare, se ne
tornarono a casa: Damon infatti avrebbe iniziato una settimana dopo
perché le aule di medicina erano ancora in ristrutturazione.
Le
tre ragazze si recarono nell'aula dove si sarebbe svolta la loro prima
lezione, e iniziarono a cercare tre posti vicini. Dopotutto avevano
scelto di andare nella stessa facoltà della stessa
università proprio per stare sempre insieme! I posti liberi
erano ormai pochi, ma ne trovarono tre vicini nella quinta fila,
accanto ad una ragazza castana con dei grandi occhi verdi.
«Scusa,
questi posti sono occupati?» le chiese cortesemente Elena.
«No
no, sono liberi!» rispose timida la ragazza. Non sembrava
molto a suo agio.
Elena
si accomodò nel posto accanto alla ragazza, seguita dalle
altre che si sedettero nei due posti successivi.
«Comunque
piacere, mi chiamo Elena, e loro sono Caroline e Bonnie.»
esordì, indicando poi le due amiche al suo fianco che fecero
un cenno di saluto rivolto alla ragazza castana.
«Piacere
mio, mi chiamo Alyssa.» rispose con uno strano accento la
ragazza, che sembrava non saper cosa fare. Per sua fortuna
arrivò il docente in aula e iniziò a fare
l'appello.
Quando
arrivò a “Ferrari” Alyssa rispose con un
sonoro «Presente!» e Caroline si voltò a
guardarla sorpresa: «Ferrari?! Come le auto?» le
chiese sottovoce.
La
ragazza annuì. Intanto il docente era arrivato a
“Forbes”.
«Quindi
non sei Americana suppongo…» continuò
il discorso la bionda, non curandosi del docente che l'aveva chiamata
all'appello.
«No,
vengo dall'Italia.» le rispose l’altra, mentre
Bonnie tirava una gomitata a Caroline per avvertirla della situazione.
«Per
l'ultima volta: Forbes?» urlò il docente, serio
come da quando era entrato nell'aula ma visibilmente spazientito.
«Presente!»
rispose imbarazzata lei, dopo essersi accorta della situazione in cui
si era cacciata. Non rispondere all'appello per distrazione il primo
giorno dell'università non ha mai fatto fare una buona prima
impressione a nessuno.
«Forse
è meglio se non pensi ad automobili o paesi lontani mentre
sei qui, Care…» la richiamò Bonnie e
ridacchiarono sommessamente tutte e tre. L'avevano cominciata proprio
bene l'università!
Il
primo giorno di università passò in fretta, e
così anche gli altri di quella settimana. In aula si
concedettero poche chiacchiere dopo la figuraccia di Caroline, ma
strinsero amicizia con Alyssa, tanto che ormai alla fine delle lezioni
uscivano dall'ateneo sempre insieme. A parte un po' di timidezza
all'inizio, le tre avevano scoperto che quella ragazza era simpatica e
gentile.
«Hey
Alyssa, tu che fai durante questo weekend? Se non hai impegni mi
chiedevo se ti va di venire da noi: studiamo un po' e poi passiamo il
resto del pomeriggio a svagarci. Troveremo sicuramente qualcosa di
divertente da fare!» le chiese Elena, all'uscita dell'ultima
lezione della settimana.
«Beh,
non credo di avere impegni, quindi…perché
no?» rispose l’altra con un gran sorriso.
«Ok,
fantastico! Allora facciamo alle 15! Noi abitiamo in Bennett Memorial
Road, 5.» disse la vampira mora, e quando la ragazza
sentì il nome della via si voltò verso Bonnie,
che la guardò scuotendo la testa e alzando gli occhi al
cielo.
«Io
non c'entro nulla, è stata un'idea di Damon.»
disse rassegnata la strega.
«Damon?
E chi è?!» chiese curiosa la ragazza.
«Oh,
lo conoscerai quando verrai da noi! Non hai idea di che onore sia fare
la sua conoscenza!» rispose ironica Caroline.
Bonnie
e Alyssa risero assieme a lei, ma Elena le interruppe riportando
l'attenzione sul weekend: «Beh comunque, Damon a parte, sappi
che l'appartamento dalla strada non si vede. Per cui quando arrivi ad
una zona in cui a lato della strada è pieno zeppo di alberi
e vedi una stradina lì in mezzo, imboccala e arriverai al
nostro appartamento.» disse seccata alla ragazza, che rimase
sorpresa dal cambiamento d’umore repentino dell'amica, e si
salutarono.
Il
giorno dopo le ragazze si erano date da fare tutto il mattino per
pulire e riordinare casa e poi erano andate a fare la spesa
“da umani” per il pomeriggio di svago e per la
settimana a venire. Erano riuscite a riempire il frigorifero e gli
armadietti della cucina di qualsiasi schifezza possibile, come
patatine, merendine piene di cioccolata, gelati a vari gusti,
marshmallow, ma per fortuna avevano fatto scorta anche di verdure e
frutta, per il bene di Bonnie. Lei si era poi preparata il pranzo,
mentre gli altri si saziavano con le sacche prima dell'arrivo di
Alyssa. Non volevano correre nemmeno il minimo rischio di farsi
scoprire, per nessuna ragione.
L'orologio
segnava le 14.20, e le ragazze iniziarono a preparare la cucina:
portarono tutti i libri che sarebbero serviti e li misero sul tavolo,
dove avrebbero poi studiato, poi presero un altro tavolo dall'open
space e ci misero sopra trucchi, smalti, giornalini di gossip e di
enigmistica, e per finire qualche gioco di società. Avevano
optato per un pomeriggio a tema: “Cose da ragazze”.
Con tutto quello che era successo a Mystic Falls negli anni precedenti
non avevano avuto molto tempo per queste cose a cui invece tutte le
altre ragazze della loro età si erano dedicate spesso,
così presero al volo l'occasione per recuperare tutto quello
che si erano perse.
Ad
Elena venne poi in mente di prendere dei fiori dal vasto giardino
attorno al loft per abbellire un po' l'ambiente, che poteva sembrare
troppo freddo e distaccato altrimenti.
Quando
ne raccolse una busta piena, che poi avrebbe diviso in diversi vasi
sparsi per il loft, si voltò per tornare dentro, ma si
ritrovò Damon davanti.
«Ti
sei lasciata sfuggire il fiore più bello di tutto il
giardino. Tieni.» le disse senza nascondere un doppio senso
nella frase, porgendole una stupenda rosa rossa.
«Non
volevo ferirmi con le spine.» gli rispose a tono lei.
«Basta
toccare i punti giusti.» continuò sull'onda dei
significati nascosti il vampiro, prendendole la mano e facendole
appoggiare il pollice e l'indice dove la rosa non aveva spine.
I
due ora si stavano guardando negli occhi, col respiro sospeso. Elena
non sapeva cosa fare: una parte di lei avrebbe voluto saltargli in
braccio e baciarlo con tutta la passione che aveva in corpo, come aveva
fatto fino a qualche mese prima, mentre un'altra parte, molto
più razionale e imparziale, le diceva che aveva fatto una
promessa e doveva mantenerla, per il suo bene e quello dei fratelli
Salvatore. Abbassò lo sguardo e scosse la testa.
«Damon,
non possiamo andare avanti così. Ricordi quello che ti ho
detto la notte della festa?» mormorò, alzando gli
occhi su quelli di ghiaccio del vampiro mentre gli poneva la domanda.
«Beh
calcolando quanto avevo bevuto e quello che abbiamo fatto dopo, me lo
ricordo fin troppo bene.» rispose lui col suo sorrisetto
beffardo.
«Parlavo
sul serio. E parlo sul serio anche adesso: dobbiamo comportarci
diversamente, soprattutto quando la settimana prossima ci vedremo anche
all'università. Non possiamo sempre stuzzicarci. Non PUOI
sempre stuzzicarMI. Mi sono promessa che avremmo dovuto vivere come dei
semplici coinquilini, magari amici, ma niente di più. E
voglio che sia così davvero.» ribatté
lei, mentre gli occhi le si facevano lucidi.
Damon
chiuse gli occhi e inspirò profondamente. Forse aveva
ragione lei, avrebbero dovuto comportarsi da amici, ma come potevano
riuscirci davvero per un anno intero? Lui non ce l'avrebbe mai fatta:
il desiderio di tornare a quei mesi in cui tutto era perfetto era
troppo forte. Voleva davvero, con tutto se stesso, tornare ai momenti
in cui passeggiavano tranquilli, si baciavano ovunque, dormivano
insieme, e soprattutto lei sorrideva sempre: bastava che le parlasse, o
solo la guardasse, per ricevere in cambio uno dei suoi meravigliosi e
preziosi sorrisi. Ma, in fondo, sapeva che probabilmente tutto questo
non sarebbe accaduto mai più. Doveva tenersi stretti quei
ricordi e andare avanti, come aveva fatto con Katherine anche se non
era niente in confronto ad Elena.
Quando
lui riaprì gli occhi la sua espressione era cambiata: ora
era freddo come il ghiaccio.
«Va
bene, Elena, farò come vuoi. Se non ti basta,
farò finta di non conoscerti quando siamo
all'università. Ma ricorda che dovrai fingere anche
tu.» rispose, avvicinandosi a lei, troppo perché
lei riuscisse a sopportarlo. In quel momento fu grata di essere una
vampira, altrimenti il suo cuore avrebbe perso un colpo e le sue guance
sarebbero avvampate. Non poteva dimostrargli tutto questo, non poteva
dargli speranze, non poteva infrangere la promessa. Doveva provarci sul
serio. Solo un anno. Sarebbe passato in fretta.
«Me
lo ricorderò.» disse solennemente. Per qualche
giorno avrebbe sicuramente evitato di aggirarsi per il giardino.
Quando
si voltò in direzione del vialetto e vide Alyssa che le
stava venendo incontro le sfuggì un'imprecazione nella sua
mente. Aveva sentito tutto quello che si erano detti? O era appena
arrivata e non si era accorta di nulla? Le andò incontro,
seguita da Damon.
«Ciao
Elena! Scusami, forse sono in anticipo, ma temevo di avere
difficoltà a trovarvi, da come mi avevi descritto
l'appartamento!» disse con leggero imbarazzo Alyssa. Elena
pensò che probabilmente aveva sentito tutto ma era indecisa
se interromperli o meno. Beh, ci avevano pensato da soli ad
interrompersi, per fortuna.
«Ciao
Alyssa! Non preoccuparti, ti stavamo aspettando! Vieni,
entriamo.» le disse con l'intenzione di andare dentro, ma
Damon la fermò.
«Elena,
come sei maleducata!» la sgridò ironicamente, poi
si rivolse all’umana, sfoderando il suo sorriso
più sexy: «Perdonala… Mi presento, io
sono Damon. Molto lieto di conoscerti». Le prese la mano e la
baciò dolcemente, mentre la guardava negli occhi.
L'intenzione era di infastidire Elena dopo le parole che gli aveva
riservato poco prima, e a quanto pare ci era riuscito: la vampira lo
stava guardando di sbieco, con lo sguardo furente.
«Piacere
mio.» mormorò imbarazzata la ragazza, e dopo
qualche istante in cui si riprese dall'imbarazzo aggiunse:
«Quindi sei tu Damon, quello che ha scelto la via con lo
stesso nome di Bonnie. Posso dirti che è stata un'idea
proprio unica?» concluse con una lieve risata.
«Oh,
grazie, lo so. Ma non tutti la pensano come te.» le rispose
ridendo anche lui e mettendosi la mano a lato della bocca sull'ultima
frase, come a far finta di non volersi far sentire da Elena. Quella
bella ragazza gli stava già simpatica. Avrebbe voluto
divertirsi ancora un po', ma non voleva che la vampira poi se la
prendesse con lei.
«Bellissime,
scusatemi ma vi saluto adesso. Avrei da fare. È stato un
piacere conoscerti, Alyssa.» disse chinando la testa, poi si
voltò e se ne andò senza aspettare una risposta.
Le
ragazze si misero subito a studiare, e dopo un paio d'ore ebbero finito
tutto. Si sistemarono così attorno all'altro tavolo e
cominciarono a darsi da fare con gli smalti: decisero di scegliere
ognuna un colore, perciò Elena ne prese uno blu elettrico
metallizzato, Caroline, che era indecisa tra l'azzurro e il rosa, alla
fine scelse quello azzurro, Bonnie invece optò per un rosso
fuoco ed Alyssa scelse uno dei suoi colori preferiti, ovvero il lilla.
Elena mise lo smalto ad Alyssa mentre Bonnie lo metteva a Caroline, poi
fecero al contrario, chiacchierando nell'attesa che si asciugasse.
Scoprirono così che Alyssa si era trasferita dall'Italia
solo tre settimane prima, ed era lì tutta sola. I suoi
genitori e suo fratello erano rimasti in Italia, e per il momento non
avevano alcuna intenzione di cambiare residenza, loro si trovavano bene
in Italia. Lei invece si era sempre sentita fuori posto in quel paese
così bello ma non senza difetti e problemi. Amava l'America,
quel modo così diverso di vivere. Aveva sempre amato anche
la lingua inglese: che fosse parlato in Inghilterra, America o
qualsiasi altro posto poco le importava, era una lingua melodiosa in
qualsiasi luogo del mondo. Così, dopo due anni alla ricerca
di un lavoro mai trovato, decise di mollare tutto e ricominciare in
un'università Americana. Decise che avrebbe rincorso il suo
sogno: vivere negli USA.
«Immagino
ti manchino parecchio…» disse Bonnie con un lungo
sospiro, pensando ai suoi genitori. Anche a lei le mancavano parecchio
i suoi, senza parlare poi delle situazioni delle altre due amiche.
«Sì,
soprattutto mia madre: con lei stavo davvero bene. Invece mio fratello
mi manca molto meno!» rispose la ragazza, con una risatina
alla fine.
«Perché?»
chiese curiosa Elena.
«Beh,
diciamo che non siamo in ottimi rapporti. Lui è sempre stato
diverso in tutto e per tutto da me, e ha ottenuto molte più
cose, soprattutto dai miei. Il fatto di essere più piccolo
di me e maschio anziché femmina sono andati a suo
vantaggio.» rispose sommessamente.
«E
cosa c'entra scusa?! Io e mio fratello abbiamo un ottimo rapporto,
ovviamente tra alti e bassi, ma ci siamo sempre aiutati a vicenda. E
poi anche lui è più piccolo di me, ed
è un maschio, ma siamo stati messi sempre allo stesso
livello!» continuò la vampira, sorpresa della
rivelazione dell'amica.
«Da
noi è diverso: in ogni famiglia ci sono delle preferenze, e
differenze tra maschio e femmina o piccolo e grande. Soprattutto al
sud, da dove provengono i miei. In poche parole mio fratello
è il cocco di casa.» sbuffò alla fine
l’umana.
Damon
entrò dalla porta a vetri che dava sul giardino e
s'intromise nel discorso: «Eh sì, una vera rottura
i fratellini! Ne so qualcosa, fidati…».
«Anche
tu hai un fratello?» chiese sorpresa la ragazza. Lui era
davvero un bel ragazzo, e s'immaginò che il fratellino non
sarebbe stato da meno quando sarebbe arrivato alla sua età.
«Già.
L'angioletto di casa. Sempre coccolato.» rispose il vampiro.
Proprio
in quel momento entrò in cucina Stefan, guardando seccato il
fratello.
«Quando
si parla del diavolo…» sbuffò Damon.
Il
nuovo arrivato le si avvicinò, e stringendole la mano si
presentò: «Piacere, sono Stefan, il fratello di
Damon.».
Alyssa
lo guardò sorpresa: non immaginava che il
“fratellino” fosse così grande, pensava
piuttosto ad un bimbo. Continuò a guardarlo ancora per un
istante, poi tornò con lo sguardo sul fratello maggiore. Non
riusciva a trovare molte somiglianze tra i due, e varie ipotesi le
riempirono la testa.
«Piacere,
sono Alyssa.» gli rispose poi, mentre stava ancora
rimuginando sulle varie ipotesi.
«Ti
spiace se ti rubo per un attimo le tue amiche?» chiese
sorridente il minore dei Salvatore.
«No
no, figurati. Aspetterò in salotto.» rispose
gentilmente lei, rivolgendo un sorriso alle sue amiche e dirigendosi
verso l'open space.
«Damon,
ti spiace?» aggiunse Stefan, facendo cenno al fratello di
seguire Alyssa in salotto.
Il
vampiro e le tre ragazze si sorpresero della richiesta, ma lui
seguì lo stesso l’umana. Appena entrambi furono
fuori dalla cucina, Stefan uscì seguito dalle ragazze e si
allontanarono parecchio dalla casa per essere sicuri che Damon non
sentisse nulla di quel che si sarebbero detti.
«Abbiamo
un problema, forse.» dichiarò Stefan.
«Non
si era capito!» ribatté ironicamente Caroline.
«Di
cosa si tratta?» Bonnie parlò seria, ignorando la
frecciatina dell'amica.
«Alcuni
vampiri e un paio di streghe sono spariti dalle zone qua attorno. Non
si sa più nulla di loro, e l'unica cosa sicura è
che nessuno se n'è andato intenzionalmente.»
affermò il vampiro.
«Pensi
che siano stati rapiti?» chiese Elena incredula.
«O
peggio. Non escludo nessuna possibilità. Per questo volevo
chiedervi di stare attente quando siete in giro. E a te, Bonnie, vorrei
chiedere se puoi fare un incantesimo di protezione sulla nostra casa in
modo che possiamo entrarci solo noi cinque.» rispose lui.
«Certo,
posso farlo. Ma dovrò aspettare che Alyssa se ne vada, o
includerla nell'incantesimo. Secondo te cosa sarebbe meglio?»
gli chiese la strega.
«Puoi
ricordarti di includere anche Klaus per favore? A momenti
sarà qui e desidererei che stesse qui al sicuro con
me!» chiese un po' agitata la bionda intromettendosi.
«Sì,
giusto, metti anche Klaus. Per Alyssa non saprei, non mi fido
così tanto di quella ragazza. Se vuoi farlo subito
l'incantesimo, dovete promettermi che la terrete d'occhio in qualsiasi
istante.» disse Stefan, e Bonnie e Caroline annuirono.
«Per
quello hai fatto rimanere Damon in casa con lei?» chiese
Elena a mani conserte, con un velo di gelosia.
«Anche.
Diciamo che non voglio che mio fratello sappia quello che ci stiamo
dicendo.» rispose lui.
«Come?!
Ma che stai dicendo Stef?! Vuoi lasciare che tuo fratello rischi di
sparire – o
morire –
non dicendoglielo?!» Elena non poté fare a meno di
sottolineare quella parola, e deglutire dopo averla detta. Stava
andando in panico pensando di poterlo perdere, anche se sapeva di
averlo ferito, quel pomeriggio, quando erano in giardino, dicendogli
praticamente di starle lontano se non fosse riuscito a comportarsi da
semplice amico.
«Non
gli succederà nulla, tranquilla. Mi occuperò io
di lui. Non voglio farlo rischiare, anzi, voglio proprio fare l'esatto
contrario: se lui venisse a sapere tutto ciò, ne cercherebbe
la causa e si metterebbe nei guai, lo sappiamo tutti. Perciò
non gli dirò nulla, ma lo avviserò di stare
più attento e uscire il meno possibile.» disse
tranquillamente Stefan, alzando le sopracciglia.
«Sei
sicuro che ti ascolterà?» chiese Caroline, che
adesso era preoccupata anche per Elena.
«Io
ci proverò. Se non mi ascolterà,
troverò un'altra soluzione. Ma voi non dovete
preoccuparvene. Ci penso io a mio fratello.» rispose risoluto
il vampiro.
«E
così quello è il tuo
“fratellino”?» chiese Alyssa a Damon, con
un sopracciglio alzato.
«Esatto.
Credimi, non ha gli anni che dimostra.» le rispose lui,
sghignazzando per l'ironia della frase. Chissà come
l'avrebbe presa quella ragazza se avesse saputo che entrambi avevano
più di 160 anni.
«E
quanti ne ha allora?» chiese curiosa lei.
«Prova
a chiederglielo!» la sfidò il vampiro, mentre si
incamminava per la stanza. Inconsciamente andò a finire
vicino al pianoforte, e sfiorò i tasti con le dita.
«Sai
suonarlo?» gli chiese la ragazza, avvicinandosi anch'ella al
pianoforte.
Lui
era indeciso su cosa rispondere: sapeva che se avesse detto di
sì, la domanda seguente sarebbe stata di farle sentire
qualcosa. Ma decise di rischiare: «Sì, e sono
molto bravo.».
«E
soprattutto modesto!» ridacchiò lei.
Sul
viso di Damon comparve un sorriso e da quel momento si
dimenticò di essere stato tagliato fuori dal discorso di suo
fratello: la risata di Alyssa era proprio bella da sentire,
così naturale e dolce. Si accomodò sullo sgabello
del pianoforte ed iniziò a suonare, anche se fino ad
un'istante prima voleva evitarlo. Gli venne l'ispirazione e
iniziò a muovere le dita sui tasti con gli occhi chiusi,
seguendo una sua melodia in testa. Era talmente concentrato che non si
accorse nemmeno che lei si era accomodata affianco a lui sullo
sgabello. Quando infatti finì di suonare e riaprì
gli occhi rimase sorpreso vendendosela affianco.
«Hai
ragione, sei bravo. Era una composizione di qualche sconosciuto autore
americano quella che stavi suonando? Non la conosco.» gli
chiese curiosa.
«Diciamo
di sì. Sei un'appassionata di compositori?»
ribatté lui, il sorriso ancora sul suo viso.
«Anche.
Suono il violino.» rispose la ragazza, con un velo di
malinconia.
«Beh,
allora dovrai farmi sentire qualcosa anche tu.» la
stuzzicò, ma lei abbassò lo sguardo e gli
sussurrò triste: «Quanto vorrei poterlo
fare».
«Qual
è il problema?» chiese teneramente il vampiro.
«Non
ho il mio violino. L'ho dovuto lasciare in Italia, con la promessa che
al primo viaggio, mio o dei miei, l'avrei fatto arrivare
qui.» rispose lei ancora a testa bassa.
«Ehi...»
le sussurrò, mentre le sollevava il mento con due dita
«Nel frattempo puoi procurartene un altro, magari a noleggio
se non vuoi comprarne uno». Alyssa aveva gli occhi pieni di
lacrime, pronte a tracimare, e Damon ci si perse: il verde di quegli
occhi sembrava un prato sferzato dal vento, un prato colmo di
sincerità e nostalgia.
«Ti
manca l'Italia, vero?» le chiese.
Lei
annuì, e singhiozzando aggiunse: «Alcune cose mi
mancano davvero tanto, ma sto bene qui. Mi piace Durham. Mi piace
essere in America, dove ho sempre sognato di vivere. Oddio, ti sto
riempiendo di lagne! Scusami per la stupida scena a cui ti sto facendo
assistere…».
«Stupida?!
Stai scherzando?! Non lo sai che fa bene piangere e sfogarsi ogni
tanto?» le rispose lui, rivolgendole un caldo sorriso. E poi,
seguendo il suo istinto, fece una cosa che non avrebbe mai pensato di
fare: si mise a cavalcioni sullo sgabello e
l’abbracciò, facendole appoggiare il viso sulla
sua spalla, mentre le diceva che sarebbe andato tutto per il verso
giusto, e che la nostalgia sarebbe passata col tempo.
«Grazie.»
gli disse lei ancora singhiozzante, e si strinse a lui, provocandogli
uno strano brivido. Gli sembrò di conoscere da sempre quella
tenera ragazza che ora era abbracciata stretta a lui, ma non
capì il perché.
Dopo
qualche minuto Alyssa si riprese, e Damon decise di farle vedere il
resto della casa per tenerle la mente occupata. Commentò
ironicamente ogni stanza cercando di farla sorridere, e il
più delle volte ci riuscì. Quando poi
sentì che gli altri erano tornati,
l’accompagnò in cucina.
Avevano
un'aria tutt'altro che tranquilla, ma appena videro Alyssa arrivare
sfoderarono i migliori sorrisi che avevano.
«Allora,
dov'eravamo rimaste?» disse retoricamente Caroline, prendendo
in mano un beauty case pieno di trucchi.
Le
altre ragazze si guardarono tra loro e scoppiarono a ridere: era
proprio inarrestabile!
Si
misero attorno al tavolo “da ragazze” e
cominciarono a provare diversi abbinamenti, mentre i fratelli Salvatore
si diressero nell'open space.
«Che
succede, fratello?» chiese irritato Damon. Ancora non gli
andava giù che l'avesse tenuto fuori dal discorso.
«Niente,
Damon. Ho solo avvisato le ragazze che è meglio stare in
giro il meno possibile e quando si è fuori di stare
sull'attenti, e credo proprio che dovresti farlo anche tu. In fondo non
la conosciamo questa zona e potrebbero esserci licantropi o cacciatori
di vampiri, no?» rispose Stefan cercando di sembrare il
più credibile possibile.
L’altro
si fece una grossa risata, e poi gli rispose spavaldo:
«Fratellino, devo ricordarti chi sono? Sono sopravvissuto al
morso di un licantropo e sono riuscito a portare dalla nostra parte un
cacciatore di vampiri, anche se non credo che Alaric si potesse proprio
definire tale.» e alla menzione dell'amico la sua espressione
si indurì. Dopotutto gli mancava ancora molto, anche se
erano passati diversi mesi.
«Damon,
per favore, una volta tanto ascoltami. Sta' attento.» gli
ripeté serio Stefan, poi gli desse una pacca sulla spalla e
si sedette sul divano.
Damon
rimase sorpreso dal tono del fratello, e sospettò che ci
fosse qualcosa sotto, ma sapeva che non gliel'avrebbe mai rivelato.
Pensò di sedersi sul divano con lui e provare a tirargli
fuori qualche altra informazione, ma appena fece un passo
suonò il campanello. Era Klaus. Gli aprì e si
salutarono, poi salutò anche Stefan, che gli
indicò la porta della cucina. L’Ibrido Originale
ci andò spedito, e quando aprì la porta Caroline
gli saltò letteralmente addosso. Si baciarono
appassionatamente, per così tanto tempo che Elena e Bonnie
tossirono per ricordar loro che non erano da soli in quella stanza.
Quando si staccarono si guardarono negli occhi, colmi di gioia e di
amore. Le due ancora non riuscivano a crederci che proprio lui potesse
provare quelle emozioni, era ancora davvero strano per loro vederlo
così. Klaus le salutò, poi si avvicinò
ad Alyssa e si presentò: «Piacere, io sono Klaus,
il fidanzato di Caroline.» le disse facendole il baciamano,
da solito galantuomo che era.
«Piacere
mio, sono Alyssa. Ci siamo conosciute all'università,
studiamo nella stessa facoltà.» disse la ragazza
garbatamente.
«Lo
so, me l'ha detto. Mi dispiace essere arrivato mentre siete ancora
impegnate, mi sa che dovrete continuare senza di lei.» disse
lui, e prese la bionda in braccio, mentre entrambi ridevano felici
guardandosi negli occhi.
«Spero
non mi odierete per questo!» terminò, e se ne
andò in camera di Caroline con lei ancora in braccio.
Bonnie
si era allontanata con una scusa da Elena e Alyssa dopo che Stefan era
entrato in cucina, facendole un cenno per fare l'incantesimo ora che
erano tutti in casa, Klaus e Alyssa compresi. Damon aveva seguito il
fratello, cercando di capire cosa gli stava nascondendo, ma non
scoprì nulla di nuovo. Poi i quattro si misero a
chiacchierare.
Caroline
e Klaus avevano appena fatto l'amore. Erano abbracciati sotto le
lenzuola, ancora su di giri, e si stavano coccolando dolcemente. La
vampira sapeva che appena gli avrebbe detto della notizia, che Stefan
le aveva dato poco prima, lui non avrebbe pensato ad altro,
così aspettò un po' prima di iniziare il
discorso. Ma non poteva più aspettare ormai.
«Sai,
Stefan oggi ci ha detto di stare attenti quando siamo in giro. Dovresti
farlo anche tu.» gli sussurrò, mentre era sdraiata
sul suo petto.
«Attenti
a cosa? E perché?» si sorprese l’Ibrido.
«Perché
alcuni vampiri e delle streghe sono spariti. Si pensa che siano stati
rapiti o peggio, uccisi. Io non voglio perderti.» gli rispose
lei, stringendosi forte a lui.
«Non
succederà.» la rassicurò lui,
stringendola a sé a sua volta e baciandole i capelli.
La
mente di Klaus percorse velocemente il millennio che aveva vissuto,
alla ricerca di qualcuno che potesse essere la causa di tutte quelle
scomparse, ma non ricordò nulla che avesse a che fare sia
con i vampiri che con le streghe.
Damon
nei giorni a seguire uscì ogni notte per poi tornare al
mattino solo per andare all’università assieme a
Elena, Caroline e Bonnie, e lì si incontrava con Alyssa.
Chiacchieravano tutti insieme per un po', prima di dividersi nelle due
facoltà. Poi, al pomeriggio, passava un po' di tempo con le
quattro ragazze, e quando loro andavano a casa lui andava al pub o in
qualche parco poco frequentato per riflettere. Il suo cervello ormai si
stava per fondere, pensando sempre al perché suo fratello
gli avesse raccomandato di stare attento, e dopo essersi comportato per
qualche giorno in quel modo Stefan cercò di ribadirgli il
concetto, ma con poco successo.
Una
sera Damon aveva deciso di andare prima al parco e dopo qualche ora al
pub, ma quando arrivò ci trovò una sorpresa:
anche Alyssa era lì. Era seduta tutta sola ad un tavolino,
in un angolo del pub, lontano dalle forti luci del bancone. Si sedette
di fronte a lei, al suo tavolo, facendole quasi andare di traverso
l'aperitivo che stava bevendo.
«Che
ci fa una ragazza come te qui, in un misero pub, a bere un aperitivo
tutta sola?» le chiese sfacciato.
«Ti
ricordo che ho 21 anni compiuti, posso permettermi di andare in
qualsiasi pub e bere quanto e cosa mi pare. Tu invece che ci fai qui,
da solo? Non hai i tuoi amici con cui venire al pub?» rispose
risoluta la ragazza.
«Diciamo
che non amano bere quanto me.» rispose lui con un sorrisetto
beffardo, poi ordinò un whisky e le fece così
compagnia. I due si punzecchiarono a vicenda per tutta la sera.
«Beh,
si è fatto tardi. Direi che sarà meglio tornare a
casa, altrimenti domani chi si sveglia per
l'università!» disse Alyssa prendendo la borsetta
dallo schienale della sedia.
«Già.
Ti accompagno.» disse Damon alzandosi.
«Oh,
no no, non ti preoccupare! Tanto abito qua vicino! Ci vediamo
domani!» disse tutta imbarazzata e se ne andò
velocemente. Lui si insospettì, e decise di seguirla di
nascosto.
Casa
sua era tutt'altro che vicina al pub. A piedi ci aveva messo mezz'ora
per arrivare a casa, se così si poteva definire. Era un
vecchio condominio, piuttosto malconcio, e lei stava addirittura al
piano sotterraneo. Damon ovviamente si limitò ad osservare
l'interno dell'appartamento dalla piccola finestra che dava sul
giardino: la camera che si vedeva era una piccola cucina, con un
tavolino per due persone e un divano. C'erano sia il portone d'entrata
che un'altra porta. Sperò che portasse ad un corridoio e che
a sua volta portasse ad altre diverse stanze, ma quando Alyssa la
aprì notò con grande tristezza che portava ad un
piccolo bagnetto, dove a malapena ci stavano i sanitari essenziali e
una cabina doccia così stretta che ci stava giusta giusta
una persona all'interno. Il suo cuore di si strinse all'idea che quella
ragazza, così dolce e così allegra, stesse in un
posto così sudicio.
Alyssa
uscì dal bagno, si avvicinò alla valigia affianco
alla porta del bagno, e da essa tirò fuori un pigiama. Damon
si voltò, intuendo che lei si stava per spogliare. Avrebbe
potuto approfittarne per dare una sbirciatina, ma qualcosa lo trattenne
dal guardare dentro quella finestra. Quando dopo un minuto la luce si
spense, si affacciò di nuovo: la ragazza era raggomitolata
sul divano, avvolta in un lenzuolo, forse l'unica cosa decente di tutta
la casa, e stava cercando di addormentarsi. Mosche e zanzare
però non le davano pace, ce n'erano parecchie, e il vampiro
riuscì a vedere anche delle formiche per terra.
Damon
si giurò che avrebbe fatto qualcosa, qualsiasi cosa,
purché Alyssa non dovesse più vivere
così. Se non fosse stato per le finestre bloccate di sicuro
si sarebbe introdotto furtivamente e avrebbe almeno scacciato tutti
quegli insetti fastidiosi. Per il momento, però, decise di
stare lì, solo a guardarla, e assicurarsi che oltre tutto
ciò che aveva già visto non ci fosse di peggio.
Nei
tre giorni seguenti, dopo la scuola, Damon chiese ad Alyssa di poterla
accompagnare a casa, ma lei trovò le più
disparate scuse per declinare la proposta. Non sapeva però
che lui, ogni notte, era comunque a casa sua, fuori dalla finestra, ad
osservarla mentre dormiva.
Il
giorno dopo le chiese per l'ennesima volta se volesse un passaggio a
casa, ma lei rispose che aveva delle commissioni da sbrigare e non
sarebbe tornata prima di sera. Così lui, stufo di quella
situazione e dell'essere inerme, non potendola aiutare, andò
a casa sua. Sbirciò dalle finestre: lei era in casa. Era
arrivato il momento di farle sputare la verità, anche se la
conosceva già. Così si avvicinò al
campanello, e cercò “Ferrari”.
Pigiò il pulsante, e dopo qualche secondo sentì
delle porte all'interno del condominio che si aprivano, e dei passi che
si avvicinavano. «Non
le funziona nemmeno il citofono»,
pensò.
Il
portone si aprì, e Alyssa si trovò Damon davanti.
«Ciao, Alyssa.» esordì Damon, con le braccia conserte. Alyssa era praticamente
sbiancata. Le gambe le tremavano e il respiro era affannato. Quello era
il suo segreto, la vergogna più nascosta, la parte più
brutta della sua vita. Le sue gambe cedettero, e per poco non si ritrovò a terra. Tutto si fece buio. Damon la prese in
braccio, e l'adagiò sul divano nella sua cucina. Forse non
avrebbe dovuto sorprenderla fino a questo punto. Prese un canovaccio,
lo inzuppò d'acqua fredda, lo strizzò e poi lo
adagiò sulla fronte di Alyssa, che ancora non aveva ripreso
conoscenza. Damon curiosò in
cucina, negli stipetti e nel frigorifero, alla ricerca di qualcosa di
buono da offrirle al risveglio per farsi perdonare, ma c'era ben poco.
Alla fine prese un succo di frutta dal frigo e lo versò in un
bicchiere. Poi prese una sedia, l'avvicinò al divano e ci si
sedette, aspettando il suo risveglio; passarono diversi minuti prima
che Alyssa si risvegliasse. Damon le offrì il succo, e lei
imbarazzata lo bevve fino all'ultimo sorso. «Non volevo spaventarti.» si scusò Damon. Alyssa scosse la testa. «Da quanto lo sapevi?» gli chiese. «Qualche giorno.» «L'hai detto a qualcuno?» «No. Lo so solo io.» Alyssa fece un sospiro di sollievo. «Ti prego, promettimi che non lo dirai a nessuno!». Damon le sorrise, e la
rassicurò: «Non l'ho detto a nessuno finora, e non lo
farò nemmeno in futuro, puoi stare tranquilla.». «Grazie.» gli disse Alyssa, accennando un sorriso. «Perché stai in questo postaccio?» le chiese incredulo Damon. «Ecco...era l'unico
posto libero che potevo permettermi, calcolando il costo del college e
tutto il resto.» rispose Alyssa imbarazzata. Le era successo
spesso di imbarazzarsi a causa della sua condizione economica. Damon si
rattristì, lui per fortuna non aveva mai avuto problemi con il
concedersi tutti i lussi che desiderava. Invece quella ragazza aveva
lasciato tutto ciò che aveva per andare a vivere in una topaia,
solo per realizzare il suo sogno. Era ammirevole ma anche così
triste. La mente di Damon iniziò a vagare in cerca di una soluzione, ma gli bastò poco per arrivare ad una conclusione. «Hai visto dove abito io, no?» le chiese. «Sì, ed
è molto diverso da qui. Non è sicuramente fatto da due
cantine unite e leggermente adattate ad un monolocale.»
affermò tristemente Alyssa. «Già, appunto. Ti ricordi quante camere ci sono?» Damon era sorridente, e molto gasato. «Sei, se non sbaglio.». Alyssa non capiva dove volesse andare a parare Damon. «Esatto. Ma noi
siamo cinque. Quindi, che ne dici di riempire quella camera
vuota?» disse Damon in modo convincente, alzando il sopracciglio. Alyssa rimase sorpresa
dalla proposta. Era spiazzata, e non sapeva cosa dire.
«Io...Damon...Non credo sia una buona idea. Non potrei mai
aiutarvi abbastanza con l'affitto di quell'enorme casa.». «Quale affitto?
Quella casa è mia, l'ho comprata per me e i miei amici, e tu ora
ne fai parte, quindi non dovrai pagare un bel niente. Sarai mia
ospite.» «Damon, non posso
accettare. Sei molto gentile ad offrirmi tutto questo, ma, davvero, non
posso. Devo cavarmela da sola.» «Ok, per oggi non
insisto più. Mi prometti però che ci penserai? La porta
è sempre aperta per te.» le chiese Damon, con un sorriso
tenero, e le accarezzò il viso, spostandole una ciocca di
capelli. «Va bene.»
gli rispose Alyssa, mentre il suo cuore perse un battito. Nessuno
l'aveva mai trattata con tanto riguardo. «Visto che vuoi
stare qui, almeno permettimi di darti una mano a darci una sistemata.
Ci vediamo tra un po', ok?» le disse risoluto Damon, e prima che
lei potesse ribattere se ne andò. Tornò dopo
mezz'oretta, con la sua macchina piena di buste. Le portò in
casa di Alyssa e sistemò ogni cosa al suo posto. Alla fine ogni
stipetto era pieno e il frigorifero era stato rifornito di tutto il
necessario. Damon quasi costrinse Alyssa a studiare al parco mentre lui
si sarebbe occupato di dare una sistemata a quello scantinato e avrebbe
cercato di trasformarlo in qualcosa di più simile ad un
appartamento. Quando Alyssa
tornò dopo qualche ora, si stupì di quel che vedevano i
suoi occhi: tutto sembrava più luminoso di prima, gli insetti
erano spariti e non si sentiva più la puzza di umidità
tipica delle cantine, ma anzi, si poteva sentire un buon profumo di
glicine. «Ho tirato ad
indovinare, spero ti piaccia come profumo» le disse Damon quando
la vide inspirare profondamente con gli occhi socchiusi, alla ricerca
di quel profumo. «Azzeccato. Mi
piace davvero tanto il glicine. Diciamo che è uno dei miei
preferiti.» rispose contenta, sorridendogli. «Uno? E quali sarebbero gli altri?» chiese curioso Damon. «Beh, come fiori mi
piacciono le gerbere, i gigli, le calle, ovviamente le rose, e il
glicine appunto. Come profumo invece mi piace anche ai fiori d'arancio,
al talco o alla brezza marina. Comunque hai già fatto fin troppo
per me, quindi non ti azzardare a comprare altro per questa casa,
ok?» gli disse risoluta Alyssa. «Vedo che l'uscita ti ha ricaricata eh?» disse ridacchiando Damon, facendo ridere anche lei. Damon rimase ancora un'oretta con lei, a parlare e a scherzare, poi se ne andò a casa.
Nei giorni seguenti ogni
pomeriggio Damon uscì per un paio d'ore insieme alle quattro
ragazze dopo le lezioni, e ogni notte andò di nascosto da
Alyssa, guardandola da fuori della finestra. Per fortuna
constatò che passò le nottate seguenti abbastanza
tranquilla, ora che non c'erano più insetti ad infastidirla. Ma una notte Alyssa
iniziò a rigirarsi nel divano senza pace, e sembrava mormorare
qualcosa nel sonno. Damon così pensò di vedere cosa stava
sognando.
«Ho sbagliato a stare con una come te, non sei alla mia altezza!» «Se hai pensato che ti amassi davvero sei solo una stupida!» «Sei troppo brutta per uno come me!» «Volevo solo portarti a letto, ora che ci sono riuscito non me ne frega più niente di te, sparisci!» «Non vali niente in confronto a me!» «Con me il primo bacio? Sicura? Io non me lo ricordo affatto!» «Ancora non riesco a capire come hai fatto a piacermi!» «Sono stufo di stare con te, io voglio darmi alla pazza gioia e farmi un sacco di ragazze!» Gli
ex di Alyssa erano tutti davanti a lei, pieni di veleno e parole
pungenti. Lei era seduta in un angolino, fattasi piccola piccola,
sempre di più dopo ogni mala parola. I suoi occhi erano velati
dalle lacrime, e il suo cuore, già spezzato in passato da quei
ragazzi, stava subendo ulteriori crepe e squarci.
Damon decise di farla stare meglio, e l'unica cosa che potesse fare per aiutarla era entrare nel suo sogno.
Damon
apparve dal nulla, con indosso un'armatura nera lucente e un lungo
mantello nero al di fuori e argentato all'interno. Le corse incontro, e
l'abbracciò protettivo. Si voltò verso i ragazzi,
guardandoli con uno sguardo torvo, e poi sorrise malefico. «Sono
molto contento che la pensiate così. Ma non di certo
perché avete ragione. Vedete, voi non valete niente, e non siete
per nulla all'altezza di una ragazza come Alyssa. Lei è
bellissima, intelligente, dolce, umile, forte, e una donna come lei,
con tutte queste belle qualità, merita solo un Principe. Come
me.» disse solennemente Damon, poi la prese in braccio e
passò in mezzo al gruppo di ragazzi. Dietro di loro vi era un
cavallo nero, su cui Damon e Alyssa salirono e se ne andarono. Arrivarono
ad una collina circondata da una fitta nebbia, che però lasciava
intravedere un castello tutto nero, ad eccezione degli infissi e del
tetto che erano d'argento e spiccavano sull'oscura figura. Damon fece
scendere Alyssa dal cavallo e galantemente la condusse all'interno del
castello. Le riservò una grandissima stanza e la riempì
di fiori, tra cui variopinte gerbere, raffinati gigli e infine una
bellissima rosa nera. «Tu
meriti solo il meglio. D'ora in poi ti basterà chiedere tutto
ciò che desideri, e io te lo farò avere con molto
piacere.» le disse Damon mentre le porgeva la rosa, poi le
baciò dolcemente la fronte. «Grazie,
Damon. Però non credo che tu potrai farmi avere ciò che
desidero più di ogni altra cosa.» sussurrò Alyssa a
testa bassa. «Di
cosa si tratta? Son sicuro che potrò soddisfare qualsiasi tua
richiesta.» le disse dolcemente Damon, accarezzandole il viso. «Essere amata. Davvero amata. Solo per quel che sono.» gli rispose Alyssa, guardandolo negli occhi. «Non
devi neanche chiederlo. C'è già chi ti ama per come
sei.» le sussurrò Damon, guardandola dolcemente negli
occhi e avvicinando il viso a quello di Alyssa. Il
respiro di Alyssa si fece più affannoso e il suo cuore
cominciò a battere all'impazzata, finché le labbra di
Damon sfiorarono le sue e il tutto esplose in un vortice di emozioni.
La sveglia di Alyssa
interruppe il sogno, e lei si svegliò madida di sudore e col
respiro affannato. Damon si affrettò ad andarsene, e
aspettò Alyssa nel giardino della scuola. Ma quando Alyssa
arrivò e lo vide si bloccò: rimase ferma immobile a bocca
aperta a guardarlo. Il ricordo del sogno di quella notte si fece vivido
in lei e le sue guance avvamparono. Come aveva potuto fare un sogno
simile?! Ora si vergognava perfino a guardarlo. «Buongiorno, Alyssa!» disse ad alta voce Damon andandole incontro. «Ciao...» rispose imbarazzata Alyssa, cercando di evitare il suo sguardo. «Tutto bene?» le chiese Damon, vedendola diversa dal solito e sapendo cos'aveva sognato. «Ehm... Non proprio... Oggi mi sento strana, scusami...» disse mortificata Alyssa. «Posso fare qualcosa per te?» chiese gentilmente Damon. A quelle parole Alyssa
rabbrividì. Damon era sempre così gentile e disponibile
nei suoi confronti, e anche nel sogno era stato così. Ma aveva
visto Damon ed Elena in giardino, il giorno in cui l'aveva conosciuto,
ed era sicura che tra loro ci fosse qualcosa anche se cercavano di
tenerlo nascosto. Da allora Damon aveva passato molto tempo insieme ad
Elena, ma con loro c'erano sempre anche Bonnie, Caroline e Alyssa, e a
parte qualche battutina ogni tanto si evitavano chiaramente. Alyssa
però non voleva immischiarsi in tutto questo. Voleva continuare
ad essere amica di entrambi, per cui avrebbe dovuto dimenticarsi di
quel sogno, il prima possibile. E per farlo forse sarebbe stato meglio
non vedere Damon. «No, ma grazie lo stesso. Vorrei solo stare un po' da sola.» disse Alyssa pacatamente. «Come preferisci.
Quando hai bisogno, lo sai che ci sono, devi solo farti sentire e
arriverò subito.» le disse Damon, poi le fece l'occhiolino
e se ne andò verso la facoltà di medicina. Forse quella
notte aveva esagerato. Dopo qualche minuto arrivarono Elena, Bonnie e Caroline, e salutarono Alyssa quasi in coro. «Come stai?» le chiese Bonnie. «Bene, sono solo un po' assonnata. Voi?» rispose Alyssa. «Tutto bene. Non hai dormito stanotte?» disse Caroline a nome di tutte e tre. «Non molto diciamo, infatti credo che oggi non resterò fuori con voi, mi spiace...» disse sconsolata Alyssa. «Figurati, non ti preoccupare! Riposati pure!» disse apprensiva Bonnie. «Ma Damon che fine ha fatto?! Noi dobbiamo entrare, se non si sbriga ci vediamo all'uscita!» sbuffò Elena. «Ehm...veramente Damon è già arrivato...» disse imbarazzata Alyssa. «Cosa?!» esclamarono Elena, Bonnie e Caroline. «Sì...se n'è già andato in classe...» continuò Alyssa. «Ok, Damon sta decisamente male!» disse ironica Caroline. «Perché non ci ha aspettate qui come al solito?» chiese Elena, ora dispiaciuta. Alyssa cercò di
inventarsi una scusa plausibile nel più breve tempo possibile:
«Ha detto che doveva vedersi con dei suoi compagni di studi prima
delle lezioni per sistemare degli appunti o qualcosa del genere.». Le tre ragazze la guardarono con gli occhi sgranati, poi si guardarono tra di loro confuse. «Confermo la mia ipotesi.» disse teatralmente Caroline, e poi ridendo si avviarono tutte insieme verso la classe.
All'uscita dalle lezioni
Alyssa se ne andò subito a casa, mentre le altre ragazze
aspettarono qualche minuto davanti all'entrata per vedere se Damon si
sarebbe fatto vivo, prima di andare anche loro a casa. Dopo qualche secondo se lo trovarono davanti. «Dov'è Alyssa?» chiese preoccupato. «Buongiorno anche a te, Damon. Grazie dell'interessamento eh!» gli disse Caroline sarcastica. «Ho chiesto
dov'è Alyssa!» stavolta nel tono di Damon c'era anche una
punta di rabbia, oltre che la preoccupazione. «Se n'è andata a casa, era stanca. Perché t'interessa tanto?» gli rispose risoluta Elena. Damon rimase spiazzato
dalla domanda. Già, perché gli interessava tanto cosa
faceva Alyssa, se stava bene, se dormiva o meno? Non lo sapeva nemmeno
lui, o forse ancora non era riuscito ad accettare il fatto che in fondo
ci tenesse a quella ragazza conosciuta da così poco tempo, ma
che a lui sembrava di conoscere da una vita. «Non è affar
tuo. E comunque ero solo preoccupato per lei, stamattina l'ho
vista...strana.» disse Damon, dapprima freddo. «Sì, oggi
era parecchio strana. E a quanto pare non era la sola, a meno che tu
non le abbia detto una bugia.» aggiunse Bonnie. «Che bugia?» Damon si allertò. A cosa si stava riferendo Bonnie? «Che dovevi andare
in classe prima delle lezioni per degli appunti e quindi non sei
rimasto con lei ad aspettarci.» disse Bonnie risoluta, con le
braccia conserte. «Ah....quella
stupidata lì.» Damon ringraziò mentalmente Alyssa
per quella piccola bugia: se avesse detto che lei aveva preferito non
restare sola con lui a causa del sogno di quella notte, le ragazze
avrebbero avuto il dubbio che ci fosse lo zampino di Damon. «No,
era vero. Sapete, anche io sto frequentando il college, e a differenza
di quello che pensate voi e mio fratello non lo sto facendo per gioco o
per controllare voi donzelle. Ci vediamo a casa.» terminò
Damon, e si avviò verso la sua macchina. Le ragazze si guardarono stranite, poi si avviarono verso la macchina di Bonnie e andarono a casa.
Damon passò da
casa di Alyssa, cercando di non farsi vedere, per controllare come
stesse. Era sdraiata sul divano e dormiva. Damon fu contento che fosse
davvero solo stanchezza la sua, e non altro come un turbamento nei suoi
confronti, ma si ripromise di non intromettersi più nei suoi
sogni visto l'effetto che le procurava. Una volta tranquillizzatosi,
Damon tornò a casa, e sentì la sola presenza di Stefan ed
Elena in camera di Stefan, e il rumore della porta-finestra della
cucina che si chiudeva. Affinò l'udito e riuscì a sentire
la conversazione tra suo fratello e la vampira. «Allora, cosa
c'è di tanto importante da dovermene parlare proprio adesso che
stavamo studiando e da addirittura cacciare fuori casa Caroline e
Bonnie per non essere spiati?» era la voce di Elena. «Elena...vedi...mi
ha chiamato Meredith.» Stefan sembrava piuttosto impacciato, come
se non sapesse da dove iniziare. «E...? Stefan falla breve e sii diretto, per favore! Oddio...è successo qualcosa a Jeremy?!» «No, no, Jeremy sta
bene. Almeno per ora. Meredith è preoccupata... Anche lì
nei pressi di Mystic Falls sono spariti alcuni vampiri e streghe. Lei
sta cercando di tenere sott'occhio Jeremy, ma lui è più
in giro che a casa, e tra il lavoro e seguire tuo fratello lei non ce
la fa più. Ha bisogno di aiuto.» disse Stefan più
pacatamente possibile, ma non gli riuscì così bene. Damon
rimase sorpreso sentendo quel che stava succedendo a Mystic Falls. «Oh no... Anche a
Mystic Falls... Quindi è una cosa più grossa di quel che
credevamo... Quindi ora come facciamo?» «Io tornerò lì. Hanno bisogno di me e qui tutto sommato sono di troppo.» «Cosa?! Stefan ma che dici?! Anche qui abbiamo bisogno di te! Devi controllare tuo fratello, ricordi?» «Potrai farlo
benissimo tu al mio posto. Tanto la maggior parte del tempo sei
già con lui.» Damon riuscì a cogliere la gelosia
nel tono di Stefan. «Stefan...ti prego...non andare! Chiamerò Tyler o Klaus e ci farò andare uno di loro, contaci.» «Elena...è giusto che vada io, credimi. Meredith ha chiamato me, quindi sono io che devo aiutarla.» «E quindi se io ti chiedo di restare qui la mia parola non vale niente?» «Non ho detto questo. Elena, è già difficile così, perché stai complicando le cose?!» «Io non sto
complicando un bel niente, anzi, ti sto risolvendo un problema. Non
dovrai spostarti a Mystic Falls. Sai cosa vorrebbe dire essere da solo
a Mystic Falls ora come ora?» «Non sono solo, ci sono Meredith e Jeremy!» «Sono umani Stefan!
SOLO UMANI! Non potrebbero proteggerti! E conoscendoti, saresti tu a
rimetterci la pelle per proteggere loro. Io non voglio perderti. Ti
sembra tanto difficile da capire?» «Sì, visto
che mi hai lasciato e hai preferito mio fratello a me.» Damon
strinse i pugni nel sentire suo fratello parlare così. Pensava
l'avesse superata ora che Elena non stava insieme a nessuno dei due, ma
evidentemente si era sbagliato. Alla grande. «Stefan, io lo amo.
Ma sai benissimo che amo anche te. Sono due amori diversi, e non sono
ancora riuscita a capire quale sia la mia strada. Ma sono certa che non
voglio perderti. Sei troppo importante per me.» «Elena, smettila di
prendermi in giro. Smettila di prendere in giro anche Damon e
soprattutto te stessa! Sono stufo di stare ad aspettare una persona che
non avrà mai solo me nel suo cuore.» urlò Stefan,
poi si prese un attimo di pausa, e continuò con tono più
tranquillo. «Sai una cosa? Per me l'amore è solo uno, il
resto sono solo cotte passeggere. Solo che tu ancora non hai capito
cosa c'è dentro il tuo cuore. Non sai qual è il vero
amore e qual è la cotta. Perciò, me ne vado.
Chissà che tu non faccia chiarezza nel frattempo.» Stefan fece un passò, poi si fermò. Elena l'aveva bloccato. «Stefan... Io ti
amo. Di questo ne sono sicura. Forse hai ragione tu, non è
proprio amore quello che provo per Damon, ma come farò a capirlo
se te ne vai? Resta qui. Resta insieme a me.» Ci fu silenzio. Per quasi
un minuto. Damon non riuscì a trattenersi e si precipitò
in camera di Stefan. Ciò che vide lo fece andare fuori di testa:
Elena era avvinghiata a Stefan, e si stavano baciando appassionati come
non mai. «Ma brava, abbiamo
una stella nascente qui! Perché non te ne vai ad Hollywood? Ti
ci vedo meglio che alla Duke!» sputò Damon, mentre Stefan
ed Elena, imbarazzati, si stavano riordinando. «Damon,
ascolta...» Elena voleva spiegarsi, ma Damon la interruppe:
«Ascolta un cazzo, Elena! Mi hai preso in giro con la storiella
della promessa e ora ti ritrovo avvinghiata a mio fratello! Avevi detto
un anno! Resisti solo un anno! E dopo nemmeno un mese torni da mio
fratello?! No, ora basta! Ha ragione mio fratello, stai prendendo per
il culo tutti e tre, soprattutto te stessa! O forse lo fai apposta, chi
lo sa! Dopotutto avere due fratelli a disposizione dev'essere figa come
cosa... Ma sai qual'è il peggio?! È che dici di essere
diversa da Katherine! Ma ricordati che fine ha fatto lei! Te lo dico
col cuore Elena: vaffanculo!». Damon era furioso. Fece
per uscire, ma poi si voltò di nuovo verso di loro, e col dito
puntato su Stefan gli sibilò: «E tu, lurido bastardo, non
azzardarti mai più a seguirmi o a tenermi d'occhio! Sai, non hai
idea di quanto piacere mi possa fare che tu mi abbia nascosto una
notizia così importante. Voglio dire, cosa mai poteva
succedermi? Potevo sparire? Bah, sarebbe sicuramente stato meglio per
te, avresti avuto subito Elena tutta per te! Però vedi, non
è servito che sparissi, si è buttata tra le tue braccia
anche con me nei paraggi! Buona fortuna, stronzi!». Poi
sparì.
Damon non tornò a
casa per tutto il giorno. Durante la notte suo fratello
controllò nella sua camera: nessuna traccia. Si sentì in
colpa per quel che era successo, non avrebbe mai voluto che andasse a
finire così. Il mattino dopo le ragazze andarono davanti al college, Alyssa era già lì. «Hai visto Damon stamattina?» chiese preoccupata Elena. «No, non è
ancora arrivato. Perché? Non era a casa con voi?» chiese
Alyssa, anche lei preoccupata dopo la domanda insolitamente piena di
preoccupazione di Elena. «Senti, Alyssa,
devi sapere che Damon è un tipo strano, e quando ha dei momenti
“no”se ne va abbandonando tutto per un po'. Preferisce
staccare la spina piuttosto che risolvere i problemi. Comunque non era
a casa, è da ieri pomeriggio che non lo vediamo.» disse
Caroline, cercando di sembrare il più tranquilla possibile. Alyssa si stupì
sia di quel che le aveva riferito Caroline, sia soprattutto del modo in
cui gliel'aveva detto. Come potevano sapere se se ne fosse andato come
suo solito o se invece gli fosse successo qualcosa? «Avete almeno provato a chiamarlo?» chiese Alyssa alterata. «Parecchie volte. Rifiuta le nostre chiamate.» disse Bonnie, freddamente. Alyssa non riusciva a stare con le mani in mano, doveva fare qualcosa. «Scusatemi ragazze,
vi raggiungo in classe.» disse Alyssa, e si allontanò dal
gruppo. Prese il cellulare, e cominciò a digitare. Se non
rispondeva alle chiamate, allora avrebbe provato con un SMS.
Ehi, dove sei? Che succede? :( Care, Bonnie ed Elena mi hanno detto che da ieri sei sparito! Fammi sapere almeno se stai bene. P.S.: scusa per ieri, ero davvero stanca.
Sperò che le
rispondesse, ma la lezione purtroppo stava per iniziare e si dovette
avviare verso la classe. Al primo cambio d'aula sbirciò il
cellulare, era troppo in ansia per resistere fino alla fine delle
lezioni. Un messaggio ricevuto. Da Damon.
Sto bene, sto solo facendo un giro turistico della zona. Tornerò nel giro di qualche giorno. Non prendermi per pazzo, ogni tanto mi piace mollare tutto e partire all'improvviso per dove mi va! ;) P.S.: non ti preoccupare! Spero ti sia ripresa... :)
Alyssa tirò un
sospiro di sollievo. Stava bene e sarebbe tornato nel giro di qualche
giorno. Lo comunicò subito ad Elena, Caroline e Bonnie, ma loro
non rimasero sorprese dal comportamento di Damon: come le avevano
già spiegato, non era la prima volta che spariva per qualche
giorno. All'uscita
dall'università le ragazze andarono in un centro commerciale
nella zona, comprarono ognuna qualcosina tranne Alyssa, che al termine
di tutti i giri se ne andò a casa sua. Trovò una lettera
nella cassetta della posta, e si affrettò ad aprirla pensando
fosse un tenero pensiero dalla sua famiglia. Ma quando poi la lesse
vide che non era affatto così: era stato il proprietario
dell'appartamento a scriverle, e le comunicava che dal mese prossimo
avrebbe dovuto pagare 100 dollari in più per l'affitto, oppure
avrebbe dovuto lasciare l'appartamento. Alyssa rabbrividì. Quasi andò in
panico, pensando a com'era già difficile la situazione, e
pensò fosse già arrivata la fine della sua strada verso
il sogno di vivere in America. Ma dopo qualche minuto si riprese pian
piano, e iniziò a pensare che doveva far qualcosa per evitare
tutto questo. Così uscì di casa, e andò in giro
per tutta la città alla ricerca di un lavoro.
Elena, Caroline e Bonnie erano arrivate al loft. Stefan era seduto sul divano, e stava parlando al telefono. «No, per questo ti ho chiamato. Io non posso, anche se vorrei.» disse Stefan alla persona al telefono. Elena e Caroline riuscirono a sentire chi parlava all'altro capo del telefono. Era Klaus. «Perché mai, Stefan?» «Perché mio
fratello se n'è andato, quindi devo restare qui con le ragazze.
Non le lascio da sole con questo pericolo sconosciuto in giro.» «Sicuro che se non lo abbiano preso com'è successo agli altri vampiri?» «Se n'è
andato di sua spontanea volontà, di questo ne son sicuro.
Comunque se ci andrai tu sarai anche più vicino a Caroline. E se
proprio non potrai venire qua ti raggiungerà lei a Mystic
Falls.» disse Stefan guardando Caroline in cerca di approvazione,
e la vampira annuì. «Non
se ne parla nemmeno! Lei deve stare a casa o se esce devono esserci
almeno la vampira e la streghetta con lei, chiaro? Voglio che sia
più al sicuro possibile, quindi se potessi esserci anche tu con
loro quando escono non sarebbe affatto male, mio caro Stefan. Comunque
riuscirò a convincere Tyler a tornare a Mystic Falls, e nel
weekend verrò da voi con Rebekah e il biondino, non mi fido a
lasciarli là: anche se mia sorella sapesse difendersi abbastanza
bene, non sappiamo chi o cosa c'è dietro queste sparizioni, e
non voglio perderla assolutamente. Ti faccio sapere quando parte
Tyler.» disse l'ibrido, che riattaccò subito. «Volevi parlarci? Forse avrei dovuto dirgli che eri arrivata.» disse Stefan a Caroline. «No, non
preoccuparti, tanto ci sentiremo almeno un paio di volte prima che
faccia notte!» disse Caroline allegra. Bastava nominarlo o
parlare di lui, che subito sul suo viso spuntava il più solare
dei sorrisi. Stefan andò ad abbracciare Elena, e le chiese se avesse avuto altre notizie di Damon. «No, a noi non risponde l'idiota.» gli rispose Elena, con un misto di preoccupazione e rabbia. «Beh, stamattina
l'ha fatto però.» la rassicurò Stefan, stringendola
leggermente di più a sé. «Non a noi.» sottolineò Elena. «E a chi scusa?» chiese confuso Stefan, sciogliendo l'abbraccio. «Alyssa gli ha scritto un messaggio, e lui le ha risposto.» rispose stizzosamente Elena. Stefan spalancò
gli occhi incredulo. Suo fratello non aveva risposto né ad
Elena, Caroline e Bonnie né a lui che era sangue del suo sangue,
ma a quella ragazza che aveva appena conosciuto sì. «Le ha detto dove si trovava?» chiese ancora sorpreso Stefan. «No, non di preciso
almeno. Ma ora basta parlare di Damon, tornerà tra qualche
giorno, stai tranquillo.» gli rispose tranquillamente Elena,
trascinandolo verso il divano. Lui voleva continuare il discorso, ma
Elena gli posò l'indice sulle labbra e lo guardò
così dolcemente e allo stesso tempo così sensualmente che
non riuscì a proferir parola.
Passarono diversi giorni
da quando Alyssa ricevette quella maledetta lettera dal proprietario, e
per i due giorni seguenti girò in lungo e in largo per la
città cercando un lavoro qualsiasi, anche tra i più
pesanti, pur di racimolare qualcosa in più. Finalmente
trovò un fast food in cui cercavano proprio degli studenti
universitari che potessero fare il turno dalle 18 alle 2, e mostrandosi
pronta ad iniziare e desiderosa di lavorare venne subito assunta.
Così dopo l'uscita dall'università smise di andare con
Elena, Bonnie e Caroline in giro, dicendo loro come scusa che non
riusciva a studiare adeguatamente e quindi necessitava di più
tempo, e sostituì lo svago con un'essenziale dormita che
l'aiutava a restar sveglia a lavoro fino alle 3.30 di notte, quando
appunto arrivava a casa, stremata. Ovviamente non aveva
detto nulla di tutto ciò alle ragazze, tanto meno a Damon che le
aveva già proposto di lasciare quello squallore per andare a
vivere con tutti loro nel loft e ora era chissà dove. Era Domenica, e Alyssa si
era svegliata all'ora di pranzo per recuperare qualche ora di sonno
persa durante quella terribile settimana. Erano passati ormai cinque
giorni da quando Damon se n'era andato, e, non poteva negarlo a se
stessa, le mancava. Dopotutto era l'unico lì ad aver scoperto la
sua situazione, e l'aveva sostenuta e aiutata. Così decise di
provare a chiamarlo.
Damon aveva ormai perso
il conto dei giorni. Vagava tra i boschi e le campagne, evitando i
centri abitati. Voleva silenzio. Voleva tranquillità. Avrebbe
voluto zittire anche quella vocina nella sua testa che continuava a
dargli dell'idiota e quant'altro, e che ripeteva in continuazione le
parole di Elena e Stefan: le persone che più amava ma che
più l'avevano ferito. La rabbia ribolliva dentro di lui ogni
volta che la sua mente li sfiorava. Si guardò attorno:
i corpi dilaniati di due cacciatori erano a qualche metro da lui. Il
loro unico errore era stato quello di avventurarsi nel bosco nella
stessa zona in cui c'era Damon, ancora furioso e soprattutto affamato
dopo giorni in cui si era cibato solo degli animali che aveva trovato
sul suo cammino. Non era da lui ridurre il cibo in poltiglia. Non era
come Stefan lo squartatore e mai avrebbe voluto esserlo. Ma la rabbia
che aveva covato dentro di sé per tutti quei giorni era esplosa
nel peggiore dei modi. In passato aveva imparato prima a cibarsi degli
umani con stile, grazie a Sage, e poi (quasi) solo con le sacche dei
donatori per diventare un uomo migliore per Elena. E in poche ore aveva
buttato all'aria tutto. Prese quel che rimaneva
dei due cacciatori e si diresse verso un fiume poco distante, dove li
gettò e si dette una ripulita, poi si incamminò di nuovo
nel bosco. Si perse nuovamente nei suoi pensieri, ma poco dopo il
cellulare squillò e lo ridestò. Con rabbia lo prese dalla
tasca, pronto a rifiutare l'ennesima chiamata di Stefan, Elena o
Caroline, ma quando vide il nome impresso sullo schermo si
immobilizzò. Era Alyssa. Non sapeva se risponderle o meno.
Avrebbe voluto parlarle, ma non era proprio in ottimo stato per una
conversazione con un'umana ignara della sua natura vampiresca. Attese
ancora qualche secondo, poi si decise: chiuse gli occhi, inspirò
profondamente e schiacciò il pulsante di risposta avvicinando
lentamente il cellulare all'orecchio. «Alyssa?» chiese Damon con il tono più pacato che potesse avere in quel momento. «Sì Damon,
sono io. Scusami se ti disturbo, volevo sapere come stai...è
tutto ok?» disse tutto d'un fiato Alyssa, come un fiume in piena. Damon sorrise e fece un sospiro. Un sospiro di gioia e sollievo. «Sì, tutto ok. Tu? Sei nel tuo appartamento o con le ragazze?» chiese esitante Damon. «No, sono nel mio
appartamento. Forse usciamo più tardi.» disse con un velo
di tristezza Alyssa; le mancavano molto i pomeriggi spensierati con
Elena, Bonnie e Caroline e avrebbe voluto non esser mai stanca per
uscire con loro nei momenti liberi tra università e lavoro. Poi
si fece coraggio e chiese a Damon ciò che si chiedeva da quando
se n'era andato: «Quando tornerai?». Damon allontanò il cellulare dall'orecchio per osservare lo schermo: segnava Domenica 2 ottobre 2011. «Ci vediamo presto, Alyssa.» «A presto, Damon.»
L'indomani mattina Alyssa
fu come al solito la prima ad arrivare davanti alla Duke. Elena,
Caroline e Bonnie arrivavano sempre dopo di lei, «per colpa di
Caroline che si mette davanti allo specchio e non si stacca
più» le aveva detto Bonnie. D'un tratto Alyssa
sentì qualcuno dietro di lei che subito le tolse la visuale
mettendole le mani sugli occhi. Il suo cuore iniziò a
scalpitare, mille pensieri le vennero alla mente. Voleva farle del
male? Voleva rapirla? Avrebbe voluto urlare ma dalla sua bocca non
uscì fiato. L'uomo si strinse a lei e le sussurrò
delicatamente all'orecchio: «Indovina chi è?». La
paura di Alyssa si tramutò in gioia. Poggiò le sue mani
su quelle di lui, e sussurrò il suo nome con un sorriso:
«Damon». L'uomo lasciò la
presa per prenderle i polsi e la fece voltare verso di lui. Le
bastò guardare quei meravigliosi occhi per averne la conferma:
era proprio lui. Si guardarono sorridendo per qualche istante, poi
Alyssa gli buttò letteralmente le braccia al collo. «Non lo fare mai più!» gli sussurrò Alyssa, ancora stretta a lui. «Che cosa?» chiese confuso Damon. Non sapeva se l'aveva spaventata col suo arrivo improvviso o ci fosse altro. «Sparire senza dire nulla a nessuno. Eravamo tutti in pensiero, sai?» disse seria Alyssa. Damon la strinse a sé; non credeva che a qualcuno importasse davvero di lui. «Non lo farò più. Promesso.» le sussurrò, posando le labbra sui suoi capelli color cioccolato. Quando dopo qualche
istante si staccarono, Alyssa lo guardò negli occhi e più
diretta che mai gli fece una domanda che Damon non avrebbe proprio
voluto sentire: «Te ne sei andato per colpa di tuo fratello ed
Elena, vero?». La rabbia di Damon tornò a galla, ma cercò di nasconderla davanti ad Alyssa. «Scommetto che te l'ha detto Caroline.» disse Damon cercando di restare calmo. «No, era una mia
idea e tu me l'hai confermata proprio adesso. Ricordi la prima volta
che sono venuta nel vostro loft?» chiese Alyssa, e quando Damon
annuì lei continuò, «Ecco, io vi ho visti. A te e
ad Elena, nel giardino. Ho capito che c'era qualcosa. Poi da quando tu
te ne sei andato, Elena è sempre venuta qui accompagnata da tuo
fratello. Perciò ho fatto due più due e sono arrivata
alla conclusione.» «Che sarebbe?» chiese Damon con tono di sfida. «Tuo fratello ti ha fregato la ragazza.» sputò Alyssa. «Non è
proprio così, Alyssa. Loro mi hanno mentito, per questo mi sono
arrabbiato e me ne sono andato. Ma è una storia lunga e non
starò qui a raccontartela ora, anche perché arriveranno a
momenti. E io non ho nessuna voglia di vederli.» disse
freddamente Damon. «E allora perché sei tornato?» gli chiese confusa Alyssa. «Ho detto che non
voglio vedere loro. Ci vediamo pomeriggio da te, vengo a
trovarti.» rispose Damon, e se ne andò verso la
facoltà di medicina. Alyssa era allo stesso
tempo felice e preoccupata: finalmente Damon era tornato e si sentiva
più tranquilla anche solo a saperlo nella stessa città,
era lui quello su cui era sicura di poter contare sempre e comunque
dopo quello che aveva scoperto, ma anche se si era sempre confidata con
lui non voleva che venisse a sapere del lavoro al fast food. Non aveva proprio idea di come avrebbe potuto fare quel pomeriggio per non far scoprire niente a Damon.
Ecco il 3° capitolo! Scusatemi tanto
per il ritardo... Mi sa che anche per i prossimi 2-3 capitoli non
sarò puntuale nel pubblicarli, sono in vacanza e non uso spesso
il pc (che non è nemmeno mio purtroppo T___T).
Comunque volevo comunicarvi che ho trovato un'attrice che si avvicina
all'idea che ho io di Alyssa. Se volete vedere chi è, andate QUI
che c'è la foto, non la metto qui perché so che alcuni
preferiscono immaginarsi i personaggi anziché vederli ;)
Inoltre ho modificato una foto per rappresentare una parte del sogno di Alyssa: Damon e Alyssa verso il castello. :) Non è proprio perfetta ma un po' rende l'idea XD
Per ora non mi viene in mente nient'altro da dirvi, oltre che vi
ringrazio comunque tanto per seguire la mia storia e soprattutto un
grazie IMMENSO a chi l'ha recensita!
Al prossimo capitolo!
Alyssa era andata di corsa
a casa appena finite le lezioni, e durante il cammino pensò a
che scusa inventarsi per quando sarebbe dovuta andare a lavorare.
Sempre che Damon passasse da lei prima dell'orario di lavoro.
Quando arrivò davanti al cancelletto di casa sua, Alyssa se lo trovò davanti.
«Già qui?» gli chiese sorpresa.
«Ho la macchina.» disse Damon facendo roteare le chiavi
dell'auto attorno all'indice; «E se tu me lo permettessi potrei
darti un passaggio fino a casa e viceversa, senza farti tutta questa
strada a piedi.» terminò facendole l'occhiolino.
«Grazie, ma preferisco tenermi in forma.» rispose decisa Alyssa, mentre apriva il cancelletto.
«Come vuoi. Ma secondo me non ne hai bisogno.» disse Damon,
squadrandola da capo a piedi, poi si soffermò sui glutei,
sperando che Alyssa se ne accorgesse: voleva vedere quale sarebbe stata
la sua reazione. E proprio come sperava Damon, Alyssa si girò.
«DAMON!!! Piantala!!! Ti ha fatto decisamente male la gita fuori
porta!» urlò Alyssa, irritata ma al tempo stesso divertita.
«Mmmh...può darsi.» disse Damon sorridente, mentre entrava nell'appartamento di Alyssa.
Alyssa appoggiò la borsa sul tavolo e poi si buttò sul
divano. Quel pomeriggio sicuramente avrebbe saltato il riposo che
l'aiutava a lavorare fino a tarda ora, ma sperava che tutto andasse
comunque per il meglio.
Damon nel frattempo si sedette al contrario su una sedia, di fronte al divano.
«Non volevo infastidirti, stavo solo scherzando.» le disse
vedendola avvilita, appoggiando le braccia sullo schienale e sopra di
esse il mento.
«Oh, no tranquillo. Ero solo sovrappensiero, lo so che
scherzi.» disse Alyssa sorridendo, dopo essersi ridestata dai
suoi pensieri. «Allora, come mai sei andato via? Cosa ti hanno
fatto Stefan ed Elena?» chiese dopo un attimo di silenzio.
«Ti ho già detto che è una storia lunga.» rispose Damon incupendosi.
«Ho tutto il tempo che vuoi.» disse Alyssa spaparanzandosi
sul divano, in attesa che Damon sputasse il rospo, ma le scappò
uno sbadiglio.
«Sei stanca, riposati. Te lo racconterò un'altra volta.» disse con un sorriso tenero Damon.
«Bugiardo. Lo so che non vuoi raccontarmelo. E comunque non sono stanca.» ribatté risoluta Alyssa.
«Alyssa, i tuoi occhioni si son fatti piccoli piccoli. Hai sonno.
Torno verso sera.» disse determinato Damon mentre si alzava in
piedi.
«NO!» urlò Alyssa istintivamente, poi usando un tono
più pacato spiegò: «Non ci sono stasera forse.
Dovrei andare a fare dei giri.».
«Usciamo insieme allora.» propose tranquillamente Damon.
«Mi stai chiedendo un appuntamento?!» Alyssa era proprio sorpresa.
«Ti sto solo chiedendo di uscire con uno dei tuoi amici.» cercò di rassicurarla Damon.
«Devo sbrigare delle mie faccende. Piuttosto private.»
disse sommessamente Alyssa, sorprendendo Damon. «Scusami»
gli disse alla fine, e lo pensava davvero. Non voleva mentirgli, ma lui
si era già occupato fin troppo dei suoi problemi, e Alyssa non
voleva più essere aiutata. Voleva farcela da sola.
«Non preoccuparti allora. Ci vediamo domattina. Sicura che non
vuoi che passi a prenderti?» chiese per l'ultima volta Damon.
«Sì, tranquillo. Ci vediamo al solito posto.
Cercherò di arrivare prima, visto che non vuoi vedere nessun
altro. Mi dovrai spiegare anche questa, prima o poi.» gli disse
Alyssa alzando un sopracciglio.
«Lo farò. Buon riposo.» le disse Damon accarezzandole il capo, poi se ne andò.
Ma Damon non se ne andò davvero. Non voleva tornare nel loft,
non ancora. Si era addirittura prenotato una camera d'hotel pur di non
tornarci, ma non andò nemmeno lì. Rimase invece nei
dintorni, aspettando che Alyssa uscisse. Passò diverse volte
davanti alla sua finestra, e quando vide che era uscita entrò
dalla finestra, che per fortuna lei aveva lasciato aperta.
Sul tavolo c'era ancora quella busta. Quando Alyssa e Damon erano
entrati nell'appartamento insieme qualche ora prima lei l'aveva subito
cercata di coprire con la sua borsa, mettendocela sopra, ma al vampiro
non era certo sfuggita di vista. Ora che l'aveva tra le mani non sapeva
più cosa fare: non voleva invadere la privacy della ragazza,
però sapeva che se lei gliela voleva nascondere allora
nascondeva anche dei problemi. Dopo un po' di dubbi si decise ad
aprirla: era una lettera dal proprietario dell'appartamento che le
comunicava un aumento sull'affitto.
Damon non si pentì di averla aperta visto ciò che
nascondeva, ma per il momento decise di fare finta di nulla e aspettare
che Alyssa gli dicesse qualcosa, dopotutto non avevano avuto modo di
parlare granché.
Il giorno dopo Alyssa arrivò davanti all'università in
anticipo, proprio come aveva detto a Damon. Lui era già
lì, e le andò incontro. Si salutarono e subito Alyssa
andò al punto: «Io sono arrivata in anticipo. Ora tu dimmi
perché non vuoi vedere Bonnie e Caroline. Potrei capire il
perché non vuoi vedere Elena e Stefan per il momento, ma le
ragazze cosa c'entrano?».
«Non sanno ciò che so io e non mi capirebbero mai. E
comunque sia, loro sono dalla parte di Stefan.» disse amareggiato
Damon.
«Non potresti semplicemente dir loro quel che non sanno?» chiese perplessa Alyssa.
«Non mi crederebbero e poi non sono affari loro.» rispose secco Damon.
«Quindi nemmeno miei.» ipotizzò Alyssa.
«Scusami. Ma ognuno ha i suoi, giusto?» disse sarcasticamente Damon, riferendosi al giorno precedente.
«Touché.» ridacchiò Alyssa.
«E tu? Tutto come al solito?» chiese Damon.
«Esatto, tutto come al solito. A parte la stanchezza che si fa
già sentire: l'università è più pesante di
quanto immaginassi.» rispose Alyssa, mentendo in parte.
«Vuoi venire a fare medicina con me?» chiese ridacchiando Damon.
«Non ci penso nemmeno! Non fa per me, e poi già ti
sopporto fuori ed è abbastanza!» rispose Alyssa,
facendogli la linguaccia.
«Ah, è così? Allora vorrà dire che a parte
al mattino non ci vedremo più.» disse ironicamente Damon,
incrociando teatralmente le braccia.
«Va bene.» lo sfidò Alyssa.
«Guarda che allora lo dico davvero.» disse mesto Damon.
Alyssa ci rimase malissimo. Il modo in cui Damon le aveva detto quella
frase le aveva fatto raggelare il sangue. Era come se lui si sentisse
d'intralcio nelle vite degli altri, in quella di Alyssa in questo caso,
e preferisse rinunciare a farne parte per un po' piuttosto che perderle
per sempre. Come se non si sentisse abbastanza importante. E invece per
Alyssa lo era diventato. Senza il suo sostegno, la sua compagnia e le
sue battute probabilmente sarebbe tornata in Italia anziché
andare a lavorare quando le era arrivata la lettera. Ma proprio a causa
del lavoro, purtroppo non poteva stare molto tempo con lui, e non
poteva nemmeno rivelargli il perché.
«Damon, stavo scherzando. Mi fa piacere passare il tempo con te,
e fosse per me potremmo vederci anche tutto il giorno, tutti i giorni.
Sai, non sei affatto una brutta compagnia. Però in questo
periodo lo vedi anche tu: sono sempre stanca, ho un sacco da studiare e
non reggo tutto questo molto bene. Perciò, visto che non voglio
trascurare la nostra amicizia perché ci tengo, che ne dici di
vederci al mattino come sempre, e dopo le lezioni mi riaccompagni a
casa? Magari a piedi, così avremo più tempo da passare
insieme.» disse teneramente Alyssa.
Damon rimase sorpreso e sollevato dal discorso di Alyssa. Non ricordava
molto della vita da umano, ma era sicuro che fosse più pesante e
stancante della vita da vampiro; si sentì in colpa per non aver
pensato che Alyssa avesse bisogno dei suoi spazi e dei suoi tempi da
umana.
«Allora ci vediamo davanti alla mia facoltà. Fai finta di
andare a casa e raggiungimi lì: non voglio vedere le ragazze,
tanto meno mio fratello che le viene a prendere. Va bene per te?»
chiese tranquillamente Damon, dopo un interminabile silenzio.
«Si, certo.» rispose Alyssa cercando di mantenere un tono
tranquillo, mentre in realtà avrebbe voluto gioire e
abbracciarlo dalla contentezza. Pensava che Damon si fosse in un
qualche modo offeso e se n'era preoccupata, ma ora che sapeva che si
era sbagliata si sentiva di nuovo tranquilla.
«Ok. Adesso vado, non voglio rischiare di vederli. A dopo
allora!» le disse Damon facendole l'occhiolino come suo solito, e
se ne andò.
Quando arrivarono Elena, Bonnie e Caroline trovarono Alyssa distesa sul
prato vicino al posto dove si ritrovavano solitamente, e le andarono
incontro preoccupate. Ma quando arrivarono più vicine notarono
che aveva un'aria tranquilla e un gran sorriso stampato in faccia,
così tirarono un sospiro di sollievo.
«Ci hai fatto prendere un colpo! Che ci fai sdraiata a terra?!» esclamò Bonnie.
«Mi stavo rilassando.» rispose Alyssa alzandosi.
«E quel sorrisetto? Mmmh...non ci starai mica nascondendo qualcosa eh?» ridacchiò Caroline.
«È solo una bella giornata.» disse beatamente Alyssa, mentre in realtà pensava: «Ho
solo risolto tutto in una sola mossa: Damon non scoprirà del mio
lavoro e io non dovrò rinunciare alla sua amicizia.».
«Speriamo sia vero!» disse ridacchiando Elena, poi si avviarono tutte e quattro verso la loro facoltà.
Alla fine delle lezioni le ragazze si divisero: Elena, Bonnie e
Caroline raggiunsero Stefan che le stava aspettando in macchina, mentre
Alyssa andò a casa a piedi, o così fece credere.
«C'è qualcosa che non mi quadra.» affermò
Elena, dopo aver salutato Stefan ed essersi allontanati un po'
dall'ateneo.
«Cioè?» chiese subito Caroline, curiosa come sempre.
«Alyssa...ultimamente non sta mai con noi, e stamattina avete visto anche voi che espressione aveva. Sembrava...»
«Innamorata?» la interruppe Caroline sognante.
«No, volevo dire che forse Stefan ha ragione a volerla tenere
d'occhio. Magari stava architettando qualcosa stamattina, per quello
aveva quell'espressione soddisfatta. Forse dovremmo iniziare a
controllare cosa fa anche fuori dall'università.» propose
Elena.
«Io ci sto! Scommettiamo che ho ragione io!? Cosa ci giochiamo?» disse Caroline energica.
«Shopping nel negozio preferito.» annunciò Elena.
«Io non lo farei se fossi in te: lo sai che Caroline è in
grado di comprare l'intero negozio!» mormorò Bonnie.
«Ormai l'ha detto! È deciso!» esultò Caroline.
«A proposito di Alyssa: sapete se ha ancora sentito Damon?» chiese Stefan intromettendosi.
«Non ci ha detto niente, per cui credo che non l'abbia sentito.» affermò Bonnie.
«Secondo me non tornerà per un bel po', Stefan. Lo abbiamo
ferito davvero tanto e immagino che non gli passerà tanto in
fretta. Abbiamo provato a chiamarlo molte volte ogni giorno, e non ci
ha mai risposto. Ha sempre rifiutato la chiamata o addirittura spento
il cellulare. Mi spiace, se n'è andato, ed è tutta colpa
mia.» disse Elena, e mentre pronunciava l'ultima frase gli occhi
le si fecero lucidi, poi iniziò a singhiozzare.
Stefan, Caroline e Bonnie cercarono di tranquillizzarla e di
convincerla che non era colpa di nessuno se Damon se n'era andato, e
che presto sarebbe tornato anche se non ci speravano più nemmeno
loro.
Una volta arrivati al loft regnò il silenzio: ognuno si prese il
suo spazio, e ognuno cercò una soluzione per la situazione.
Damon ed Alyssa erano arrivati davanti al condominio dopo una lunga passeggiata piena di chiacchiere e risate.
«Allora non posso fermarmi nemmeno un'oretta?» chiese ruffianamente Damon.
«No, oggi no. Ma mi farò perdonare nel weekend, te lo prometto!» disse Alyssa.
«Ricordati che l'hai promesso.» ribatté Damon.
«Lo farò.» disse sorridente Alyssa.
«Domattina posso passarti a prendere? Così ci facciamo un'altra passeggiata.» chiese Damon.
Alyssa ci pensò su per un po', infine si decise: «Va bene, ci vediamo qui mezz'ora prima del solito.».
«A domattina allora, Alyssa.» disse Damon, pronunciando il
suo nome soavemente, e tornò indietro da dove erano venuti.
Aspettò che Alyssa entrasse in casa, per poi tornare indietro e
nascondersi vicino alla finestra della ragazza.
Notò che Alyssa fece più o meno le stesse cose del giorno
prima: si mise a dormire sul divano, poi si alzò e uscì
sempre allo stesso orario. Si insospettì, così decise di
seguirla, anche se lei il giorno prima gli aveva detto che erano affari
privati. Forse aveva trovato altre amicizie? O un ragazzo? Il pensiero
infastidì Damon, anche se non riuscì a spiegarsi il
perché. Il suo cuore era ancora a pezzi per Elena, e non era di
certo alla ricerca di altre storie. Anche se non poteva negare che
quando era in compagnia di Alyssa il resto del mondo, compresi i suoi
problemi e i suoi dispiaceri, scomparivano nel nulla.
Seguendo Alyssa arrivò ad un fast food, e sbirciò dentro
cercando di non farsi vedere da lei. Chi avrebbe dovuto incontrare in
un fast food alle sei meno venti del pomeriggio?! La seguì con
lo sguardo finché non andò in una stanza riservata allo
staff. Damon credette si fosse sbagliata, e aspettò che uscisse
dalla stanza per vedere a quale tavolo di sarebbe accomodata e con chi.
Ma quando la vide uscire con l'uniforme del fast food collegò
tutto.
La lettera.
La stanchezza.
Il poco tempo.
Gli affari privati.
Perché non gliel'aveva detto!? La rabbia gli montò
dentro, poi cercò di calmarsi e decise di entrare in azione.
Aspettò un'ora, poi entrò dentro il fast food. Avrebbe
cenato lì.
Quando varcò la soglia del locale e i suoi occhi incontrarono
quelli di Alyssa la vide sbiancarsi. La raggiunse al bancone, e si
comportò come un cliente qualunque.
«Salve!» esordì, guardandola nei suoi grandi occhi verdi ancora esterrefatti.
Alyssa si guardò intorno, poi gli sussurrò: «Che ci fai qui?».
«Avevo fame e il primo posto che ho trovato è questo.
Posso ordinare o devo andarmene?» disse Damon, cercando di
mostrare indifferenza.
Un collega di Alyssa si avvicinò, e lei tornò all'espressione che aveva prima che entrasse Damon.
«Prego, cosa desidera?» gli chiese cordialmente.
«Un menù medio: hamburger, patatine e birra.» rispose altrettanto cordiale Damon.
Alyssa gli comunicò il prezzo totale, poi andò a prendere i vari cibi e li dispose sul vassoio che poi gli porse.
Damon si sedette al tavolo più vicino al bancone, e osservò Alyssa mentre mangiucchiava la cena.
Talvolta Alyssa guardava Damon, e per un paio di volte dopo averlo
fatto combinò qualche piccolo danno. Era agitatissima: credeva
di essersela cavata con la scusa dell'università e della
stanchezza, e invece era stata colta sul fatto. Cosa avrebbe potuto
fare ora?
Damon andò all'hotel, prese la sua macchina e tornò al
fast food prima che Alyssa finisse di lavorare, e l'attese fuori.
«Ancora qui?» sputò Alyssa, visibilmente irritata, quando uscì e lo vide.
«Perché l'hai fatto?» chiese incurante di ciò che gli aveva chiesto Alyssa.
«Che cosa?» ribatté Alyssa.
«Perché me l'hai tenuto nascosto? Perché sei venuta
a lavorare qui?» il tono di Damon era tenero ma allo stesso tempo
adirato.
«Perché non sono affari tuoi!» disse ad alta voce Alyssa, e su di loro scese un silenzio assordante.
«Credevo ti fidassi di me...» mormorò ferito Damon.
Gli occhi di Alyssa si fecero lucidi. L'ultima cosa che avrebbe voluto
sarebbe stata ferire Damon. Eppure involontariamente l'aveva appena
fatto.
«Non è per te. È per me, è per la mia famiglia.» spiegò sommessamente Alyssa.
«Cosa c'entra ora la tua famiglia?» chiese confuso Damon.
«Ma possibile che tu non lo capisca, Damon! I miei non hanno mai
creduto in me! Difficilmente ho portato a termine ciò che ho
fatto, e capisco che alla fine abbiano perso la fiducia che avevano in
me, ma ora voglio dimostrar loro che posso farcela, che posso terminare
l'università qui e con le mie sole forze! Voglio che almeno una
volta nella vita siano orgogliosi di me e non solo degli altri!»
rispose singhiozzando Alyssa.
Damon rimase stupito dalle parole di Alyssa. «Chi te lo dice che
non lo siano già?» le sussurrò, mentre l'avvolgeva
tra le sue braccia. Le carezzò i capelli e cercò di farla
calmare, ma ormai le sue lacrime traboccavano come un fiume in piena.
«Andiamo a casa.» le sussurrò guidandola tenendola
abbracciata a lui verso l'auto, dove poi la fece accomodare nel sedile
del passeggero.
Per tutto il tragitto non proferirono parola, si udiva ogni tanto solo
il singhiozzare di Alyssa, mentre Damon guidava il più
velocemente possibile guardandola con la coda dell'occhio.
Quando arrivarono davanti al condominio Damon le aprì la portiera e la seguì fin dentro l'appartamento.
«Perché pensi di non essere abbastanza, Alyssa?» le
chiese dolcemente Damon, mentre lei si adagiava sul divano.
«Potrei farti la stessa identica domanda.» gli rispose
Alyssa, mentre si asciugava le lacrime che continuavano a scendere.
«Touché. Sappi che rimarrò qui stanotte: non me ne
vado finché ti vedo in questo stato. Se vuoi sfogarti, a me puoi
dire tutto.» le disse Damon mentre si sedeva accanto a lei sul
divano.
«Non è vero. Se ti dicessi perché lavoro mi
chiederesti ancora di venire a vivere nel loft.» disse Alyssa
incrociando le braccia.
«Ovvio. Ma te l'ho sempre detto e per sempre te lo dirò.
Avevi detto che ci avresti sempre pensato, eppure a quanto vedo hai
proprio accantonato la proposta.» disse leggermente offeso Damon.
«Voglio fare da sola. Cerca di capire.»
«Voglio solo aiutarti. Cerca di capire anche tu.»
Alyssa scosse la testa, e Damon la strinse al suo petto.
«Sai, di solito non sono così generoso e altruista, ma con
te è diverso...sento che in qualche modo te lo meriti.».
Alyssa guardò negli occhi Damon, e mentre le scendeva una
lacrima gli sussurrò: «Non diresti così se
conoscessi il mio passato.».
Damon non riuscì a trattenere una smorfia: chi più di lui
sapeva cosa voleva dire avere un passato non proprio roseo?
«A volte il passato non conta nulla, sai? Si cambia. Bisogna solo
dimostrarlo. E tu con me ti sei dimostrata una brava ragazza che ce la
mette tutta e non si dà per vinta.» le confidò,
mentre le accarezzava i lunghi capelli castani.
Alyssa sembrò calmarsi, e dopo un po' si addormentò esausta tra le braccia di Damon.
Il giorno dopo per Alyssa la sveglia suonò al solito orario, ma
insolito fu quel che vide quando si svegliò: Damon era seduto su
una sedia di fronte a lei, e reggeva in mano un vassoio con un
muffin al cioccolato, una ciambella sempre al cioccolato, e un
bicchierone di succo d'arancia.
Alyssa si meravigliò della stupenda sorpresa: era forse la prima
volta in vita sua in cui qualcuno le avesse portato la colazione a
letto.
«Grazie mille, ma non dovevi disturbarti.» gli disse Alyssa contenta, ma quasi scusandosi.
«Non ti devi preoccupare, l'ho fatto con piacere. Come ti senti oggi?» le chiese dolcemente Damon.
«Beh, il risveglio è stato senza dubbio migliore del
solito!» ridacchiò Alyssa, poi Damon le porse il muffin e
lei lo mangiò con gusto.
Fece colazione assieme a Damon, poi si andò a preparare mentre
lui l'aspettava fuori: all'interno dell'appartamento c'era troppo poco
spazio per riservarle la privacy necessaria.
Quando Alyssa fu pronta raggiunse fuori Damon, e preoccupata gli disse:
«Non pensavo si fosse fatto così tardi, di solito non
faccio colazione e non mi son resa conto che ce la siamo presa comoda.
Sei sicuro di volermi ancora accompagnare? Potresti incontrare le
ragazze, o tuo fratello...».
«Sai che ti dico? Non me ne frega niente se li incontrerò,
anzi, che mi vedano pure!» le rispose Damon sorridendo, poi la
prese per mano e l'accompagnò alla macchina, dove le aprì
lo sportello dal lato passeggero e la fece accomodare, infine si mise
al posto di guida e si avviò verso l'ateneo.
Stefan, Elena, Bonnie e Caroline erano partiti prima del solito dal
loft: Alyssa arrivava sempre prima di loro, ma adesso volevano batterla
sul tempo per tenerla ancora più sotto controllo.
Si misero ad aspettare al solito posto, dal quale potevano vedere gran
parte della strada circostante. Anche Stefan aspettò con loro,
se ne sarebbe andato una volta arrivata Alyssa.
Attesero diversi minuti, poi da lontano videro arrivare una macchina a loro familiare: quella di Damon.
L'auto parcheggiò davanti all'ateneo, e i quattro rimasero
sorpresi del ritorno di Damon. Ma quando videro Damon che andò
dallo sportello lato passeggero, lo aprì e dall'auto uscì
Alyssa, non riuscivano proprio a credere ai loro infallibili occhi.
Damon prese Alyssa per mano e s'incamminarono verso il gruppetto.
Alyssa non era sicura che fosse la cosa migliore, ma si fidava di
Damon. Quando li raggiunsero Damon li salutò freddamente, poi
salutò spensieratamente Alyssa, le posò un bacio sul capo
e si diresse verso la facoltà di medicina, lasciando tutti
increduli.
Stefan salutò sbrigativamente le quattro ragazze per raggiungere
suo fratello. Gli si parò davanti e gli mise le mani sul petto,
bloccandolo.
«Che diavolo stai combinando?» gli ringhiò Stefan.
«Oh ciao fratello, anche io son contento di rivederti. Ora
scusami ma ho una lezione che mi aspetta.» ribatté Damon,
scostando le mani del fratello dal petto.
«Devi starle lontano!» urlò Stefan, prendendo Damon per le spalle.
«Chi diavolo sei tu per dirmi cosa fare? Pensa alla tua cara Elena e non rompere a me!» sbraitò Damon, spingendo il fratello lontano da lui, e continuò per la sua strada.
«Ci siamo perse qualcosa a quanto pare.» disse Elena, senza
riuscire a nascondere la gelosia che stava provando da quando aveva
visto Damon e Alyssa mano nella mano.
«No, non vi siete perse niente, fidatevi.» disse imbarazzata Alyssa.
«Ma chi ti credi di essere? Vorresti farci credere davvero che
non c'è niente tra te e Damon? Tu non lo conosci nemmeno a
differenza nostra!» ribatté alterata Elena.
«Forse non lo conosco così bene, ma di certo non
scapperà dalla città per colpa mia! Lui è un mio
amico, così come io lo sono per lui!» precisò
Alyssa, scatenando la rabbia di Elena.
«Lui lo sta solo facendo apposta! Non conosci il suo passato! Sei
solo una pedina che userà finché non arriverà al
suo scopo!» sputò Elena piena di gelosia, mentre Caroline
e Bonnie cercavano di calmarla inutilmente.
Alyssa per un attimo rimase male sentendo le parole di Elena, ma poi
ripensò alle parole che la sera prima le aveva detto Damon.
«Tu invece mi sa che conosci solo il suo passato e non riesci a
vedere il presente. È triste come cosa, sai?» le disse
delusa Alyssa, e se ne andò verso la facoltà.
Bonnie, Caroline ed Elena decisero che era il caso di saltare le
lezioni e tornarono al loft assieme a Stefan che nel frattempo era
tornato verso di loro.
Si sedettero nel salotto e lasciarono che Elena si sfogasse un po',
sotto lo sguardo furente di Stefan, poi Bonnie cercò di
spiegarle che era ora di farsi da parte: «Elena, tu hai fatto una
scelta. E come sai ogni scelta poi porta ad una reazione di tutte le
persone coinvolte. Se Damon ha reagito così è solo colpa
tua, ma ormai non puoi farci nulla. Anzi, forse è meglio se ne
stai proprio fuori. Hai già fatto abbastanza, che dici?».
«E comunque non è detto che stiano insieme. Damon non
avrebbe esitato a baciarla sul serio davanti a noi. Quel bacetto
secondo me era solo in segno d'amicizia.» aggiunse Caroline,
cercando di far sbollire Elena.
Elena non riusciva a credere a quello che le stava succedendo: aveva
scelto Stefan, perché voleva Stefan al suo fianco, era Stefan
che amava davvero, ma non riusciva ad accettare che Damon andasse
avanti per la sua strada, anche se Alyssa non fosse stata niente per
lui.
«Devo uscire, non riesco a stare qui. Lasciatemi sola.»
annunciò, e uscì a velocità vampiresca dalla
porta-finestra della cucina.
Damon attese Alyssa alla fine delle lezioni, e insieme si avviarono in direzione del condominio.
«Non ti pare di avere un po' esagerato stamattina? Elena sembrava impazzita.» gli disse leggermente alterata Alyssa.
«Elena? Che ti ha detto?» domandò preoccupato Damon.
«Cose non proprio belle, che non mi va di ripetere.» rispose secca Alyssa.
«Tu stai bene?» le chiese.
Alyssa rimase in silenzio per più di mezzo minuto, poi
sputò tutto d'un fiato: «Tu non mi stai prendendo in giro,
vero? Non mi stai usando? Dimmi la verità, Damon.».
«Come puoi pensare tutto questo!?» esclamò sorpreso
Damon, poi la guardò negli occhi e capì perché
aveva detto tutto ciò: «Te l'ha detto Elena, vero?».
Alyssa annuì, evitando lo sguardo di Damon. Lui le prese il
mento e lo alzò finché i loro sguardi non s'incontrarono:
«Ehi, ascoltami. Non so cos'altro t'abbia detto, ma non devi
ascoltarla. La situazione è un po' più complicata del
“Stefan mi ha fregato la ragazza”, ma questo non significa
che tu non sia una mia amica. Se non lo fossi stata non ti avrei
aiutato affatto e non ti avrei così tanto rotto le scatole per
trasferirti da noi.» le disse chiaramente.
«Forse è ora che mi spieghi com'è davvero la situazione.» propose Alyssa.
«Lo farò solo quando saremo un gruppo: tu, io, mio fratello e le ragazze.» rispose Damon.
«Cioè mai. Grazie.» ribatté un po' offesa Alyssa, incrociando le braccia.
«Si sistemerà tutto, te lo assicuro. Se le supero io le
difficoltà, le dovranno superare anche loro.»
affermò Damon.
«Lo spero proprio.» sussurrò Alyssa.
«Comunque sia, appena si sistemeranno le cose mi farebbe molto
piacere se venissi davvero a vivere nel loft. Ma fino ad allora
resterò con te, ne hai bisogno.» le disse Damon
guardandola negli occhi.
«Non credo ne avrò bisogno, ma grazie del pensiero.» disse imbarazzata Alyssa.
«Credevo che ormai avessimo superato la fase delle bugie.» ribatté Damon ironicamente.
«Lo sai che voglio far da sola.» gli ricordò Alyssa.
«I tuoi non lo dovranno venire a sapere per forza. Andiamo, a
cosa servono gli amici se non ad aiutarsi tra loro nei momenti di
difficoltà?» le disse Damon cercando di essere più
convincente possibile.
«Io non ti ho mai aiutato però.» gli rispose Alyssa.
«Ti sbagli.» la corresse Damon guardandola negli occhi.
«E cosa avrei fatto per te?» chiese confusa Alyssa.
«Un giorno ti scriverò la lista.» rispose sorridente Damon.
Alyssa alzò gli occhi al cielo e sorrise.
Damon rimase da Alyssa fin quando non se ne andò al lavoro.
L'aveva tenuta ancora una volta tra le sue braccia mentre dormiva e, se
bastava così poco per farla stare meglio, l'avrebbe fatto altre
mille volte. Pensò che Alyssa sentisse la mancanza del suo paese
e della sua famiglia, perciò dormire con qualcuno che
l'avvolgeva come le mura di una casa secondo lui avrebbe colmato un po'
quel vuoto. E visti i risultati forse non aveva tutti i torti: Alyssa
era andata a lavoro di buonumore, cosa mai accaduta prima.
Nel frattempo che Alyssa era al lavoro Damon andò al loft:
doveva chiarire alcune cose, soprattutto con Elena. Ma quando
arrivò lei era fuori, e c'erano solo Caroline, Bonnie e Stefan.
Chiese loro di poter parlare con calma di quel che stava accadendo,
così si accomodarono tutti in salotto.
«Che vi è preso stamattina? Pensavo mi steste aspettando,
ma da come mi avete accolto mi sa che mi ero proprio sbagliato.»
chiese dispiaciuto Damon.
«Non era il ritorno che ci aspettavamo.» rispose freddo Stefan.
«E poi ci sono alcune cose che non sai.» disse Bonnie
guardando Stefan. Gli fece intendere che era ora di dire tutta la
verità su quello che stava accadendo lì e a Mystic Falls,
e sui dubbi che avevano riguardo Alyssa.
«Le sa già, in parte, lo spione.» disse Stefan guardando di sbieco il fratello.
«Di che stai parlando, fratello?» chiese Damon leggermente confuso.
«Ripensa al pomeriggio in cui te ne sei andato.»
«Meglio di no.»
«Solo alla parte che riguardava Mystic Falls.»
«Ah, vampiri e streghe scomparsi e tu che mi dovevi controllare?»
«Più o meno. Aggiungici qualche dubbio sulla tua nuova
amichetta, spuntino, giochetto o come cavolo la vuoi chiamare, e hai il
quadro completo.»
«Come scusa!?» esclamò irritato Damon: «Alyssa è una mia amica,
quindi se parli di lei mostra rispetto! Non hai idea di che persona
meravigliosa sia, e non capisco perché tu abbia dei dubbi su di
lei.».
«Non mi fido facilmente della gente, soprattutto di una ragazza
che ha passato giornate intere con Elena, Caroline e Bonnie e poi
improvvisamente a parte all'università non le vede più.
Ha ragione Elena, chissà cosa sta architettando.»
«Io lo so perché non sta più con loro, ma non posso
dirlo a nessuno. Comunque è molto impegnata, tutto qui.»
«Sì, ad escogitare qualche piano contro di noi magari.»
«Stefan, piantala. L'ho tenuta d'occhio giorni e notti intere e
posso assicurarti che non è affatto un pericolo per noi. Ogni
tanto fidati del tuo fratellone e fatti meno paranoie.»
Stefan rimase per un bel pezzo in silenzio a riflettere. «Non farmene pentire.» disse infine.
«Tranquillo. Piuttosto, di' ad Elena di darsi una calmata: non so
cos'abbia detto ad Alyssa ma lei c'è rimasta malissimo. E non
vorrei che succedesse ancora, o Elena me la pagherà.» gli
rispose chiaro Damon.
«Sicuro che sia solo una tua amica?» s'intromise Caroline.
Damon la guardò sorpreso: era la prima volta che apriva bocca da
quando avevano iniziato a chiarirsi e si era quasi dimenticato della
sua presenza nella stanza.
«Sì, è solo un'amica, ma...diciamo che merita tutto
il bene del mondo, soprattutto ora. Non voglio che soffra
ancora.» le rispose Damon.
«Se ci dicessi quel che sai non sarebbe meglio secondo te?» gli chiese Bonnie.
«No, quando vorrà e se vorrà ve lo dirà lei
stessa. Ma fossi in voi non ci spererei molto, soprattutto dopo
stamattina.» rispose Damon.
I quattro continuarono a parlare per un'ora abbondante, poi Damon si avviò verso il portone.
«Tutto a posto allora? Posso stare tranquillo o devo di nuovo farmi un giretto fuori città?» chiese ai tre.
«Dovrai temere solo Elena.» rispose Caroline a nome di tutti e tre, e Stefan sospirò amareggiato.
«Le passerà. Stefan soprattutto cercherà di fargliela passare, vero fratello?» disse Damon.
«Ci puoi scommettere. Deve passarle, perché io di pazienza ne ho tantissima ma ha pur sempre un limite.» ribatté Stefan.
«Bene, allora ci vediamo domani all'università.» disse Damon, mentre apriva il portone.
«Credevo tornassi a casa.» disse Stefan.
«Diciamo che ho qualche impegno...» rispose teatralmente Damon, e uscì.
Per i giorni seguenti, quando non aveva lezione all'università,
Damon rimase sempre con Alyssa o comunque nel suo appartamento:
l'aiutò a studiare nel minor tempo possibile, in modo che le
restasse tempo per riposare, e mentre lei era al lavoro lui si dedicava
all'appartamento. Le mise anche qualche vaso di gerbere e gigli, in
modo da rendere più accogliente l'appartamento, e Alyssa
apprezzò molto il gesto. Però Damon si accorse che Alyssa
non mangiava niente oltre che un semplice pranzo e uno snack nel
pomeriggio prima di andare a lavoro, così ogni sera le
preparò qualcosa per quando sarebbe tornata a casa. All'inizio
lei rifiutò, con la scusa che andando subito a dormire le
sarebbe rimasto tutto sullo stomaco, poi pian piano Damon la convinse a
mangiare almeno in minima parte quel che le preparava. Con Stefan,
Caroline e Bonnie la situazione si era calmata, invece Elena era sempre
irritata quando vedeva Damon o Alyssa, ma aveva promesso che non
avrebbe più fatto altre scenate, anche perché Stefan non
aveva apprezzato affatto quella che aveva già fatto.
Era ormai Domenica, e Damon aveva promesso ad Alyssa che le avrebbe
fatto conoscere delle nuove persone. Si diressero al loft, e tutti
erano in salotto a chiacchierare. Salutarono Stefan, Elena, Caroline,
Bonnie e Klaus, poi Damon presentò Rebekah e Matt ad Alyssa.
I tre iniziarono a chiacchierare tranquillamente, mentre Damon fece cenno a Klaus di raggiungerlo in cucina.
«Ci sono novità da Mystic Falls?» chiese Damon ai due.
«Tyler ha detto che in città sono arrivati nuovi studenti
proprio poco prima che iniziassero a sparire vampiri e streghe, per cui
la cosa non lo convince. In più sono spariti altri vampiri in
altre zone più a nord.» rispose Klaus.
«E lì da voi?»
«Per ora niente, per fortuna.»
«Hai una qualche idea su cosa ci possa essere dietro tutto questo?»
«All'inizio pensavo a un cacciatore di vampiri, ma non si
spiegherebbero le sparizioni delle streghe, a meno che non abbia in
mente qualcosa anche per loro.»
«Vorresti farmi credere che nei tuoi mille anni di vita non hai
conosciuto nessun altro essere sovrannaturale che potrebbe avercela con
noi e le streghe?»
«Che potrebbe avercela con noi, no. Però ho conosciuto
alcune sirene, gnomi, fate, troll, mutaforma, e degli elfi.»
«Non prendermi in giro.»
«Non ti sto prendendo in giro. Come hai detto tu, in mille anni di vita si vedono tantissime cose.»
Damon rimase sorpreso da tutto quel che gli aveva appena detto Klaus.
Quindi c'erano ancora altri esseri sovrannaturali? E magari alcuni tra
di essi stavano dando la caccia a vampiri e streghe?
«Ho bisogno di saperne di più. Ne parliamo più
tardi quando non c'è Alyssa.» disse velocemente Damon, e
poi tornò nel salotto accomodandosi sul divano accanto a lei,
mentre nella sua mente prendevano vita le creature di cui gli aveva
parlato Klaus.
Se avete delle domande potete farmele anche sul blog che ho aperto apposta per la FF: http://tvdyourlovesavedme.blogspot.it/. Lì troverete anche informazioni extra sulla storia, come delle immagini modificate per adattarsi alla storia ;) Spero lo apprezzerete! Un saluto speciale a voi che siete arrivati a leggere la mia storia fino a qui! Al prossimo capitolo!
Damon
aveva accompagnato Alyssa al fast food ed era subito tornato nel
loft, prima che Klaus, Rebekah e Matt partissero per tornare a Los
Angeles. Voleva saperne di più su tutti quegli esseri sovrannaturali
di cui gli aveva parlato Klaus, e secondo lui era arrivato il momento
di darsi da fare per portare allo scoperto tutto ciò ci fosse stato
dietro a quelle sparizioni, prima che tra i dispersi ci finisse anche
qualcuno di loro. Così convocò tutti in salotto per discuterne, ora
che Alyssa non c’era e si poteva parlare tranquillamente di
vampiri, streghe e quant’altro.
«Non so voi, ma io vorrei
vederci chiaro in questa storia, prima che uno di noi si faccia
rapire. Klaus sa di altre creature che noi non conosciamo.» disse
chiaro e diretto Damon, poi rivolgendosi a Klaus chiese cortesemente:
«Ti dispiacerebbe approfondire un po’ di più quel che mi hai
detto prima?».
«Cominciamo dalle sirene? Ne ho incontrate tre
attorno al 1400: erano delle donne bellissime, dai capelli lunghi
almeno fino all'ombelico, con il fisico sinuoso e dei lineamenti del
viso decisi ma non squadrati. La loro pelle era tra l'olivastro e il
dorato, e avevano degli occhi meravigliosi, con dei colori simili a
quelli degli occhi umani ma molto più sgargianti. Tutto era più o
meno normale, fin quando andammo sulla costa. Mi convinsero, come
solo delle donne sanno fare, a buttarmi in acqua con loro, e una
volta arrivati al largo, i loro sguardi cambiarono: mi mostrarono le
loro code variopinte che fuoriuscivano dall'acqua con soddisfazione e
cercarono di mordermi, senza successo. Iniziai a nuotare, ma loro
erano molto più veloci di me e mi presero subito. Mi portarono per
qualche metro sott'acqua, ma quando mostrai loro i canini mi
lasciarono andare subito e si allontanarono velocemente. Per qualche
giorno rimasi sulla costa nell'attesa che se si facessero ancora
vedere. Fu un giovane pescatore su una barchetta di legno che mi
aiutò a rivederle: quando fu abbastanza lontano dalla costa una di
loro sbucò fuori dall'acqua e lo morse. Vidi pian piano le sue gambe
lasciare posto ad una coda, più corta e con colori più spenti di
quella delle "donne" che avevo incontrato qualche giorno
prima. La sirena lo buttò in acqua e sparirono nelle profondità del
mare. Non riemersero più.» raccontò Klaus.
«E tu non ti eri
accorto che non fossero delle umane? Voglio dire, voi vampiri non
dovreste avere un olfatto molto sviluppato?» chiese confuso
Matt.
«Certo che lo abbiamo, ma loro erano delle umane a tutti
gli effetti. Solo in acqua e solo se lo volevano si trasformavano in
sirene.» rispose Klaus.
«Da quel che racconti quindi non
dovremmo nemmeno tenerle in considerazione. A quanto pare ci temono.
Su, continua.» disse Damon.
«Non le sottovaluterei comunque. Al
contrario degli gnomi: sono dei piccoli umani in pratica, alti al
massimo 25 centimetri, molto pacifici e longevi, e dediti alla terra.
Niente di cui preoccuparsi. Poi ci sono le fate e i troll, nemici
come vampiri e licantropi. Le fate sono sia femmine che maschi, dai
lineamenti del viso molto dolci, e sono quasi degli eterni teenager:
so che vivono anche per cinquecento anni e come aspetto una volta
raggiunta l'adolescenza rimangono tali, con la particolarità che
ogni anno alle femmine sbocciano le ali, anche se sono letteralmente
dei fiori giganti, grazie ai quali si riproducono. Hanno la pelle
molto chiara, e il colore degli occhi cambia in base alla stagione in
cui sono nate: nelle tonalità del marrone quelle nate in autunno,
del blu-viola in inverno, del verde in primavera e del rosso-arancio
in estate. Non è strano infatti vedere fate con gli occhi color
arancio, rosa o lilla. In loro non scorre sangue ma linfa, e si
nutrono solo dei frutti della terra, niente di animale. Possiamo dire
che sono delle piante molto evolute. Più o meno il loro scopo è lo
stesso delle streghe: fare degli intrugli magici e proteggere la
natura. Al contrario dei troll, che vogliono distruggerla e privare
della linfa ogni fata. Loro sono degli esseri orrendi, asimmetrici,
forti e i più rudi che abbia mai visto. Credo che vi basti sapere
che per mandare avanti la specie violentano le donne e le tengono
segregate finché non viene al mondo il discendente. Se questo poi si
rivela essere umano come la madre oppure femmina lo uccidono, e se
non hanno più bisogno della donna per generare un altro discendente
uccidono anche lei.» raccontò Klaus.
«Spero si siano estinti.»
commentò schifata Elena.
«No, ma ne sono rimasti davvero pochi.
Le fate sanno fare bene il loro lavoro.» ribatté Klaus.
«Come
scusa? Non erano i troll che volevano far fuori le fate?» chiese
Elena.
«Sì, ma i troll hanno sì e no un solo briciolo
d'intelligenza, agiscono solo con l'istinto e la forza fisica.
L'intelligenza invece non manca alle fate, e unendola alle varie
pozioni e intrugli che sanno preparare sono riusciti a farli fuori
quasi tutti, anziché farsi sterminare da loro.» spiegò
Klaus.
«Quindi potrebbero far fuori anche noi.» affermò
Damon.
«In teoria.» disse solenne Klaus, e tutti gli altri si
guardarono timorosi l'un l'altro. «Ma in genere non attaccano
nessuno, si difendono soltanto. E non ho mai sentito di vampiri o
streghe che attaccassero le fate.» li rassicurò poi.
«Speriamo.»
sussurrò speranzosa Rebekah.
«E tu hai conosciuto personalmente
delle fate?» chiese curiosa Caroline.
«Sì, le aiutai in uno
scontro con dei troll. Avevano scoperto che la maledizione era su di
me e non su tutti i vampiri e i licantropi come invece ho fatto
credere a tutti per mille anni. Così stipulammo un accordo: se io le
avessi aiutate a far fuori un grosso gruppo di troll, loro avrebbero
mantenuto il mio segreto. E così è stato.» disse soddisfatto
Klaus.
«Ne hai viste anche mentre erano in fiore? Di solito si
confondono con noi umani?» chiese dubbiosa Bonnie.
«Sì, le ho
viste, hanno dei fiori bellissimi, e il loro colore è lo stesso
degli occhi. A parte quando sono in fiore, possono essere confuse
benissimo con gli umani, più le femmine che i maschi però. Loro
hanno lineamenti troppo dolci rispetto agli uomini in generale, per
cui è difficile che passino inosservati.» spiegò Klaus, che nel
frattempo si fece più pensieroso. «Damon, hai mai visto Alyssa
sanguinare o mangiare?» chiese Klaus al vampiro.
«Mangiare sì.
Sanguinare invece no, e spero di non vederla mai ferita. Perché?»
Damon era confuso ora.
«No, niente, mi era venuto un dubbio su
Alyssa. Assomiglia molto alle fate, ma ora che ci penso se lo fosse
l'avrei capito dal suo odore, e voi da quel che mangia e dalla linfa
che fuoriesce dalla pelle quando si feriscono anziché il
sangue.»
«Perché? Che odore hanno le fate?» chiese Elena.
«Di
quel che mangiano. Se mangiano una pesca, hanno l'odore della pesca;
se mangiano fragole, hanno l'odore delle fragole; e così
via…»
«Bello!» esclamò Rebekah.
«Non se mangi broccoli,
sorellina.» disse Klaus, smontando la sorella.
«Questi odori li
riusciamo a sentire anche noi umani o non sono così forti?» chiese
Bonnie.
«Non te lo so dire, onestamente. Secondo me li potete
percepire soltanto se non ci sono altri odori forti nei paraggi, ma
solo come si può sentire l'odore di un bagnoschiuma ad esempio.»
rispose sincero Klaus.
«Che ne dite se andiamo avanti? Ci sono
ancora i mutaforma e gli elfi che mi hai nominato.» disse Damon
rivolgendosi a Klaus.
«Sì. Gli elfi sono come le fate, ma con le
orecchie leggermente a punta che possono tranquillamente nascondere
coi capelli, e sono molto più potenti e resistenti. Possono
utilizzare la natura in qualsiasi modo, modificando perfino le
condizioni atmosferiche. Sono divisi in due gruppi: ci sono gli elfi
maggiori e gli elfi minori. I maggiori sono altissimi, almeno un
metro e novanta, e sono quelli che svolgono le mansioni più ambite e
di responsabilità e in più comandano i minori, che invece sono più
bassi del metro e sessanta e svolgono le mansioni più umili, come
procurare gli ingredienti per gli intrugli agli elfi maggiori. Infine
ci sono i mutaforma, che sono come dei licantropi, ma possono
trasformarsi quando vogliono e in quel che vogliono, e quelli più
forti riescono a trasformarsi anche in altri esseri umani.» concluse
Klaus.
Continuarono a parlare fino all'una e mezza, senza arrivare
ad una vera e propria conclusione. Si raccomandarono a vicenda però
di stare attenti alle caratteristiche delle creature descritte da
Klaus nelle persone che incontravano sulla loro strada. Klaus,
Rebekah e Matt salutarono tutti e partirono per il viaggio verso Los
Angeles, mentre Damon andò al fast food a prendere Alyssa,
ovviamente senza dire a nessuno dove stava andando e perché.
Erano
passati una decina di giorni da quando Alyssa aveva conosciuto Matt e
Rebekah. Le erano sembrati molto simpatici, e il weekend successivo
l'aveva passato con loro, i fratelli Salvatore e le ragazze ad
eccezione di Caroline, che aveva preferito restare da sola con Klaus
visto il poco tempo in cui lo poteva vedere. Sentiva che potevano
diventare dei buoni amici per lei, se fossero tornati spesso a
Durham.
«Torneranno anche questo weekend tutti i tuoi amici di
Los Angeles?» chiese Alyssa a Damon, che stava guidando accanto a
lei mentre la riportava a casa dal lavoro.
«Sì, per un bel po'
di weekend torneranno. Ma questo weekend non pensare di vederli
molto, ti devi riposare.» rispose deciso Damon.
«Non ne ho
bisogno, e mi piace molto stare in loro compagnia, sono simpatici.»
ribatté secca Alyssa.
«Mi fa piacere, ma tu resti a riposare lo
stesso. Ti son venute le occhiaie e hai il viso spento, per cui non
si discute. Finché non ti riposerai abbastanza non farai
nient'altro.» disse Damon.
«Ok, papà.» lo canzonò Alyssa,
incrociando le braccia davanti al petto.
«Alyssa, lo sai che lo
faccio per il tuo bene e perché ci tengo a te, vero?» disse
teneramente Damon, voltandosi verso di lei per un po', tornando poi
con lo sguardo sulla strada.
«Lo fai anche perché ti piace
comandare.» gli rispose Alyssa.
«Se io comandassi davvero, tu a
quest'ora staresti nel loft insieme a me, mio fratello e le ragazze,
e non lavoreresti al fast food.» disse severo Damon.
Alyssa
abbassò la testa. Una parte di lei avrebbe voluto accettare la
proposta di Damon, ma l'altra parte sapeva che non era giusto, e che
le stava dando fin troppo.
«L'offerta è ancora valida, giusto
per ricordartelo.» disse più dolcemente Damon.
«Lo sai che non
posso accettare, fai già fin troppo per me.» disse Alyssa.
«Sarà
valida per sempre.» terminò Damon, guardandola negli occhi.
Alyssa
non aprì bocca per tutto il resto del tempo prima di andare a
dormire. Nella sua testa vorticavano mille pensieri. Non reggeva più
quella vita e la tentazione di accettare la proposta di Damon era
forte. E lo divenne ancor di più quando, svegliandosi nella notte,
lo guardò in viso: anche il suo era un viso stanco, spento. E la
cosa più triste era pensare che con la sua grande camera in quel
bellissimo loft assieme ai suoi amici, se ne stava sdraiato su un
vecchio divano in una cantina trasformata malamente in appartamento,
tenendola abbracciata, solo perché lei non riusciva a dormire bene.
Entro l'indomani pomeriggio avrebbe deciso se accettare la richiesta
di Damon, o costringerlo ad andarsene per tornare nel suo loft e
lasciarla da sola, ferendo entrambi.
Il
giorno dopo Damon e Alyssa erano appena tornati all'appartamento dopo
aver frequentato le lezioni. Alyssa si sedette sul divano, e accanto
a lei si accomodò anche Damon. Con un tacito accordo si sdraiarono,
Alyssa tra le braccia di Damon. Alyssa decise che era arrivato il
momento: lo guardò negli occhi e cominciò a parlargli a cuore
aperto.
«Sai, stanotte avevo pensato che entro oggi avrei dovuto
prendere una decisione: o venire a stare con te nel loft, o cacciarti
dal mio appartamento in modo che almeno tu torni a vivere la tua
vita.» disse Alyssa, senza continuare.
«La sto già vivendo,
tranquilla. Comunque cos'hai deciso?» chiese teso Damon,
stringendola un po' più forte tra le sue braccia.
«Ancora nulla.
L'istinto di sopravvivenza mi dice una cosa, ma la ragione me ne dice
un'altra.» rispose ridacchiando Alyssa.
«Segui l'istinto, non
sbaglia mai.» le sussurrò Damon, baciandole la fronte.
Alyssa si
accoccolò tra le sue braccia, strofinando il naso sul suo petto
scolpito. Respirò a pieni polmoni il suo profumo, un profumo che non
aveva mai sentito in vita sua prima di conoscere Damon, e chiuse gli
occhi. «Ti risponderò quando mi sveglio, ma sappi che oggi non
lavoro.» gli sussurrò.
«Non ho grandi impegni, posso aspettare
quanto vuoi.» le sussurrò Damon, carezzandole i capelli, mentre lei
si addormentava.
Passò qualche ora, in cui anche Damon si riposò
un po', e quando Alyssa si svegliò la guardò negli occhi: «Allora,
sì o no?» le chiese soltanto.
Alyssa si stiracchiò, si
stropicciò gli occhi e poi si tirò un po' su, mettendosi quasi a
sedere. Poi si voltò verso Damon, che aveva il viso teso in attesa
della risposa.
Alyssa sorrise dolcemente e sussurrò un sì.
Damon
l'abbracciò forte e le diede un lungo bacio sulla guancia. «Andiamo
subito?» chiese impaziente Damon.
«Calma, devo raccogliere le
mie cose prima, no?» disse ridacchiando Alyssa.
«Col mio aiuto
ti ci vorranno cinque minuti per sistemare tutto, quindi stasera ce
ne andiamo. Ma prima ti avevo promesso una cosa. Se tu verrai a
vivere nel loft saremo a tutti gli effetti un gruppo, per cui…è
ora che ti racconti tutto. Ma siccome ci vorrebbero dei giorni interi
per raccontarti tutta la storia, preferisco dirti un'altra cosa prima
di quella. Ti fidi di me?» chiese seriamente Damon.
«Certo che
mi fido di te. Dopo quello che hai fatto per me mi fido ciecamente.»
rispose Alyssa con un gran sorriso.
«E non avresti mai paura di
me?» chiese dubbioso Damon.
«No! Perché mai dovrei aver paura
di te?» chiese sorpresa Alyssa.
«Perché potrei sembrarti il
diavolo in persona.» disse mesto Damon.
«Per me tu sei un
angelo. Un diavolo non mi avrebbe mai aiutato.»
Damon sorrise.
«Allora ti prego di non scappare ora che ti faccio vedere una cosa.»
disse Damon prendendole la mano, poi il suo viso cominciò a
cambiare: il bianco degli occhi si riempì di rosso, i capillari
sotto gli occhi si fecero più grossi e visibili e, quando aprì la
bocca, i canini superiori lasciarono spazio a denti lunghi e
appuntiti. Denti di vampiro.
Alyssa si appoggiò allo schienale
del divano, l'espressione tra lo schifo e lo shock.
Damon tornò
normale. «Te l'avevo detto.» disse triste.
Alyssa scosse la
testa. «Devi spiegarmi tutto, subito.» gli disse ancora
spaventata.
«Farò di meglio.» disse Damon, poi le strinse il
viso tra le mani e la guardò negli occhi, dicendole «Voglio che tu
sappia come sono diventato un vampiro e tutto ciò che è successo a
me, mio fratello ed Elena da quando sono tornato a Mystic Falls, a
prima di venire qui.», poi pensò «Quel
che è successo dopo averti conosciuta invece per adesso me lo tengo
per me. Un giorno ti dirò come mi hai salvato, come sei riuscita ad
alleviare la sofferenza e la rabbia che ho provato per quel che mi ha
fatto Elena, e come mi hai fatto capire che c'è di peggio di una
donna che non ricambia appieno il mio amore per lei.».
Alyssa
chiuse gli occhi, e in un attimo, come un film nella sua mente, le
passarono migliaia di immagini: Damon nel letto con Katherine, Damon
nei boschi con Katherine sporca di sangue, Damon che scambia il
sangue con Katherine, Damon che va a salvare Katherine con suo
fratello Stefan e viene trafitto al petto da un proiettile come il
fratello, Damon e Stefan che si risvegliano, Damon che vuole
lasciarsi morire perché crede che Katherine è morta, Stefan che gli
offre il corpo di una donna per nutrirsene. E poi tutti i ricordi di
Damon con Stefan ed Elena, sia quando stavano insieme loro due, sia
quando Elena invece stava con lui.
Alyssa riaprì gli occhi più
tranquilla di qualche momento prima.
«Sappi che anche Elena e
Caroline sono vampiri.» le disse Damon.
«Oh.» disse Alyssa
sorpresa, e si prese un po' di tempo per assimilare tutte quelle
informazioni. Ora era più tranquilla perché conosceva tutta la
storia, ma sapere di avere 4 amici vampiri non era sicuramente il
massimo.
«Comunque avevi ragione, è molto più complicato del
"Stefan ti ha fregato la ragazza". Scusami.» gli disse
dopo un po'.
«Per cosa?» chiese Damon, confuso.
«Perché ho
insistito tantissimo senza pensare che raccontandomelo potevi starci
di nuovo male.» gli disse triste Alyssa.
«Non ti preoccupare,
sto molto meglio.»
«Bugiardo.»
«Impicciona.»
Alyssa
sorrise e cercò di fare il solletico a Damon, ma non le riuscì: lui
le prese i polsi e glieli mise dietro la schiena, poi avvicinandosi
pericolosamente a lei col sorriso sulle labbra le sussurrò: «Cosa
credevi di fare piccola? Ti sei già dimenticata che sono un
vampiro?».
Damon percepì il cuore di Alyssa accelerare
improvvisamente, per la paura suppose lui, perciò lasciò la presa.
Si alzò in piedi e le chiese da dove poteva cominciare per
aiutarla.
Alyssa gli indicò un armadietto affianco alla porta del
bagno, così Damon si avvicinò e aprì lo stipite: c'erano libri,
fogli, un beauty case e un paio di portagioie. Iniziò a svuotare
l'armadietto e ad un certo punto si trovò tra le mani la foto di una
bimba, che gli evocò un ricordo poco lontano per la sua vita da
vampiro.
Italia,
17 Aprile 1995
Damon
era sdraiato nel bel mezzo di un bosco da un bel pezzo. Finalmente
sentì che un cacciatore si stava avvicinando. Era giorno, ma non
gliene importava niente: aveva fame, e si sarebbe nutrito di lui. In
un attimo si alzò fiondandosi su di lui, lo uccise per non farlo
urlare, e poi iniziò a succhiare il suo sangue. Stava quasi per
prosciugarlo, quando sentì un rumore dietro di sé. Si voltò, e si
ritrovò davanti una bimba nascosta tra i cespugli che osservava la
scena. Appena lo vide tutto sporco di sangue aprì la bocca per
urlare, ma non fece in tempo a far uscir fiato che Damon le aveva
tappato la bocca con la mano. La guardò dritta negli occhi, e la
soggiogò a stare tranquilla.
«Come ti chiami, piccola?» le
chiese poi teneramente.
«Alyssa.» rispose candidamente la
bimba.
«E quanti anni hai, Alyssa?»
«Cinque.» rispose la
bimba, guardandolo curiosa coi suoi occhioni verdi.
«E la mamma e
il papà dove sono?»
«Stanno preparando il picnic.» disse la
bimba, indicando un punto lontano dietro di lei.
«Ti lasciano
andare in giro per il bosco tutta sola?» chiese sorpreso Damon.
«Sì,
perché sto giocando a nascondino con i miei cuginetti.» rispose la
bimba, giocando con un anello che aveva al dito.
Damon la guardò
intensamente negli occhi, e carezzandole i capelli color cioccolato
le disse «Adesso torna indietro dalla tua mamma e rimani con lei. Da
oggi in poi farai la brava bambina e non ti caccerai più nei guai,
ok? Ma soprattutto dimenticati della brutta cosa che hai visto.».
La
bimba annuì sorridendo, poi si voltò e tornò da dov'era
venuta.
Damon continuò col suo pasto, e quando ebbe finito andò
nella stessa direzione in cui era andata la bimba. Dopo un minuto di
camminata arrivò vicino ad una radura. Si mise dietro ad un mucchio
di cespugli per non farsi vedere e guardò verso di essa: la bimba
era seduta sul prato assieme ad una donna che Damon intuì fosse sua
madre, mentre i suoi parenti erano già seduti al tavolo.
Damon
sorrise tranquillo, poi tornò a nascondersi nel bosco.
«Quanti
anni avevi quando ti hanno scattato questa foto?» chiese Damon ad
Alyssa, che era ancora seduta sul divano.
«Cinque. Era molto
meglio la vita di quei tempi!» rispose ridacchiando Alyssa.
«Già.»
ribatté pensieroso Damon. Gli stessi occhioni, lo stesso sorriso.
Era proprio lei la bimba nel bosco. Damon si voltò verso Alyssa, che
stava giocando con un anello appeso al collo. Lo guardò
attentamente, e poi arrivò alla conclusione che era lo stesso che
aveva la bimba nella foto e la bimba nel bosco.
«Come mai tieni
quell'anello al collo?» chiese Damon indicandolo, anche se conosceva
già la risposta.
«L'ho sempre avuto fin da quando ero piccola,
ma quando non ho più potuto tenerlo al dito perché non ci stava
più, ho deciso di tenerlo comunque con me, ma al collo.» rispose
Alyssa osservando l'anellino mentre se lo rigirava tra le mani.
«Ci
sei proprio affezionata…» constatò Damon.
«Sì. Me l'ha
regalato mia madre, e ci ha fatto incidere il mio nome. Per
comprarmelo fece sacrifici, anche se lei non lo ha mai ammesso. Fu
mio padre a confessarmelo quando non mi andava più e volevo riporlo
in un cassetto.» disse Alyssa, mentre gli occhi le erano diventati
lucidi.
«E da allora invece non te ne sei più separata.»
«Già.
Lo tengo con me anche quando dormo, forse non te ne sei accorto
perché lo tengo sempre al di sotto dei vestiti.»
«Sì, non ci
ho mai fatto caso effettivamente. Carino comunque. E carina anche tu
da piccola.» disse Damon, terminando con una risatina mentre metteva
la foto dentro la valigia di Alyssa.
Ora riusciva a spiegarsi il
perché aveva avuto la sensazione di conoscerla da sempre.
Damon
e Alyssa erano arrivati davanti al garage del loft.
«Sei pronta?»
le chiese Damon.
«No, ma fa lo stesso. Andiamo. Prima mi tolgo il
pensiero, meglio è.» rispose agitata Alyssa.
«Io non dirò
niente di quel che è successo in queste settimane, sta a te decidere
o meno se vuoi farne parola.» le disse teneramente Damon, e Alyssa
annuì.
Damon scese dall'auto, prese le due valigie di Alyssa con
una sola mano, tenendone una come trolley e l'altra appoggiata sopra,
mentre con l'altra mano aprì la portiera di Alyssa, la prese per
mano e l'accompagnò fino alla porta-finestra della cucina. Erano
tutti lì seduti al tavolo dopo aver sentito arrivare la macchina di
Damon, visto che ultimamente si faceva vedere davvero
poco.
«Buonasera, vi presento la nostra nuova coinquilina.»
disse allegramente Damon dopo che entrò in cucina con Alyssa.
Tutti
rimasero sorpresi alla notizia, tanto che rimasero immobili a
guardarli.
«Oh, e sappiate che sa quel
che siamo.
Ops, tranne Bonnie.» disse spensierato ai quattro che erano ancora
imbambolati, poi voltandosi verso Alyssa le disse «Mi son scordato
di dirti che Bonnie è una strega, ma non credo che per te ormai
cambi molto».
«No, infatti.» rispose sorridendo a Damon, poi si
voltò verso i ragazzi seduti al tavolo: «Per me resterete sempre le
mie compagne dell'università e il fidanzato di una di loro. Tutto
qui. Niente vampiri, streghe o chissà che altro».
Caroline le
sorrise, e poi le corse incontro a velocità vampiresca. «Dovrai
abituarti a tutto questo se vorrai stare qui. Benvenuta nella casa
dei pazzi!» le disse Caroline ridacchiando, e poi l'abbracciò
affettuosamente.
Nel frattempo anche Bonnie e Stefan si alzarono e
andarono incontro ad Alyssa, dandole il benvenuto.
«Benvenuta tra
noi, Alyssa.» disse sorridente Bonnie, e l'abbracciò
brevemente.
«Spero che mio fratello non ti abbia ricattata o
minacciata per venire a vivere qui.» disse Stefan ad Alyssa,
lanciando un'occhiata a Damon.
«No no! Assolutamente! Anzi, Damon
è da settimane che mi prega di venire a vivere qui, e solo quando
gli ho detto io che avevo deciso di accettare la sua proposta mi ci
ha portata.» disse tranquilla Alyssa.
«Beh, allora benvenuta.»
le disse Stefan, stringendole la mano impacciatamente. Elena si alzò
di scatto dal tavolo e uscì dalla cucina.
«Oh cavoli… Non l'ha
presa affatto bene…» disse preoccupata Alyssa a Damon.
«Fregatene
di Elena. Le passerà. E se non le passerà, dovrà convivere con te
comunque.» le rispose Damon.
«Se lo dici tu… Senti, potresti
fare con loro la stessa cosa che hai fatto con me? Voglio che
sappiano quel che ho nascosto loro finora.» gli chiese
Alyssa.
«Proprio la stessa cosa no, ma qualcosa di simile sì.»
rispose Damon ad Alyssa, poi si rivolse agli altri tre: «Datemi la
mano, vediamo se ce la faccio». Stefan, Caroline e Bonnie misero una
mano su quella di Damon, mentre lui ripensava a tutto quello che
aveva scoperto di Alyssa: dove viveva, come viveva e perché
improvvisamente non si fece più vedere tranne che all'università.
Funzionò.
Stefan si sentì in colpa per aver pensato male di
Alyssa mentre lei stava passando l'inferno, mentre Caroline e Bonnie
l'abbracciarono e le chiesero perché mai non ne aveva fatto parola
con loro, che avrebbero voluto essere d'aiuto.
Si misero tutti in
salotto e iniziarono a parlare, ad eccezione di Stefan che andò a
cercare Elena: in camera sua non c'era. La chiamò al cellulare un
paio di volte, ma non rispose mai. Esasperato, le mandò un SMS:
Ti
avevo chiesto di non fare altre scenate.
Rispondimi o hai chiuso
con me.
Anche se ti amo.
Dopo
qualche istante gli arrivò un messaggio di risposta:
Sono
nella piazzetta, raggiungimi qui.
Per ora non voglio tornare a
casa.
Anche se ti amo.
Stefan
sospirò con un misto di tenerezza e rabbia verso Elena. Tornò giù
in salotto e comunicò agli altri che stava uscendo.
«Vai a
cercare Elena?» chiese freddo Damon.
«So già dov'è. Vado solo
a farle compagnia, non so se torneremo qui stanotte. Dipende da come
va.» rispose Stefan.
«Stefan, io non volevo creare tutto questo
scompiglio. Posso fare qualcosa? Me ne vado se è un problema.» si
scusò Alyssa.
«Cosa?!» esclamò Damon visibilmente
contrariato.
«No, Alyssa, tu non puoi fare niente e stai
tranquilla, che tu non hai combinato nulla. È Elena che deve
riuscire a controllare le sue emozioni e accettare le cose anche se
non sono esattamente come desidera lei.» la rassicurò Stefan,
interrompendo Damon prima che scoppiasse un'immensa discussione, e
poi se ne andò.
«Tu non te ne vai da nessuna parte. Non per
colpa di Elena, almeno.» le disse Damon, e l'abbracciò.
«Sicuri
che non dovete dirci niente?» chiese Caroline ridacchiando.
«No,
Caroline, niente da dire se non di farti gli affari tuoi.» le
rispose acido Damon, fulminandola con lo sguardo, suscitando le
risate di Caroline e Bonnie.
«Se non fosse pettegola non sarebbe
Caroline!» commentò Bonnie, mentre ancora rideva.
Alyssa
sorrideva imbarazzata, e quando Damon se ne accorse la strinse di più
per farle coraggio.
«Comunque Alyssa, non preoccuparti di Elena.
Prima o poi le passerà, e mal che vada ci siamo io e Caroline dalla
tua parte. Noi sappiamo quel che è successo e perché reagisce così,
però non siamo molto d'accordo con lei. Alla fine se l'è cercata, e
comunque non può avere tutto dalla vita.» disse Bonnie.
«So
anche io quel che è successo tra Elena, Damon e suo fratello.»
disse Alyssa, facendo rimanere di stucco Bonnie e
Caroline.
Continuarono a parlare finché ad Alyssa venne sonno, e
Damon l'accompagnò in quella che sarebbe diventata camera sua,
portandole le valigie. Prese delle lenzuola pulite e le fece il letto
a velocità da record, mentre lei tirava fuori dalla valigia il
pigiama, e poi andò in bagno a cambiarsi per la notte. Quando tornò
in camera trovò Damon steso sul letto, con solo una canotta e dei
pantaloncini addosso, e si bloccò davanti al letto.
«Sono meno
vestito ma non mangio mica, sai?» disse ironicamente Damon.
«Hai
un macabro senso dell'ironia, sai?» rispose risoluta Alyssa.
Damon
si mise seduto e le disse «Ehi, io non ti ho mai vista come uno
spuntino, ok? Tienilo bene a mente. I miei spuntini sono le sacche di
sangue che abbiamo nel frigo. Tu invece sei una mia
amica».
«Mmmh…ok…niente frigo… Mi stai mettendo a dieta?»
disse ridacchiando Alyssa.
«Niente affatto, lo sai che il mio
obiettivo è l'esatto opposto: cercare di farti mangiare qualcosina
in più. E comunque c'è un altro frigorifero tutto per te e Bonnie.»
disse Damon risdraiandosi nel letto. «Ah, non ti ho chiesto come e
dove vuoi dormire.» continuò.
«Cioè?» chiese confusa
Alyssa.
«Se vuoi dormire da sola, puoi dormire qua. Altrimenti se
vuoi dormire come al solito con me, possiamo dormire qua o nel mio
letto.» spiegò Damon.
«Damon, son venuta qui per non farti
sacrificare più. Quindi tranquillo, dormirò da sola. Tu vai pure a
dormire nel tuo letto.» gli disse Alyssa, mentre si sedeva sul
letto, vicino a Damon.
Damon la prese velocemente per i fianchi e
l'attirò su di sé, poi scambiò le posizioni in modo che lei si
trovasse sotto di lui, le prese i polsi e glieli tenne al di sopra
della testa con una mano, mentre con l'altra le solleticava i
fianchi.
Alyssa rideva. Rideva come una bambina, allegra e senza
pensieri, libera. Quella risata riempì il cuore di Damon, sapendo
che in minima parte era anche grazie a lui che ora rideva
così.
«Perché mai dovrei voler andare a dormire nel mio letto?
Guarda quanto mi diverto qui!» disse ridacchiando Damon, mentre
continuava a farle il solletico.
Quando smise, ad Alyssa ci
vollero un paio di minuti per riprendere fiato, mentre Damon si
distese accanto a lei, girato verso di lei.
Mentre aveva ancora il
fiatone, Alyssa si girò verso Damon accoccolandosi accanto al suo
petto.
«Resta, se vuoi.» gli sussurrò, e lui la strinse a sé,
dandole la buonanotte con un bacio sui capelli cioccolato.
Stefan
aveva raggiunto Elena alla piazzetta, o almeno così la chiamavano
loro. Ci erano andati ogni sera da quando Damon se n'era andato, e
ora che invece Damon era tornato a casa Elena voleva rimanerci per
tutta la notte.
«Ehi…» sussurrò Stefan ad Elena, mentre
l'abbracciava.
«Lo fa apposta!» disse Elena singhiozzando.
«Che
cosa?»
«Cercare in tutti i modi di irritarmi! Altrimenti perché
mai avrebbe chiesto ad Alyssa di venire a vivere con noi?»
«Elena,
ho visto tutto. E so perché Damon ha portato Alyssa a vivere con
noi. Guarda tu stessa, prima di reagire così.» le disse Stefan,
baciandola mentre si sforzava di pensare a tutto quello che era
successo da quando se n'era andata poco prima.
«Quindi vorresti
dirmi che è solo compassione?» commentò acida Elena.
«Non so
cosa sia, ma qualsiasi cosa sia, per te che importanza ha? Mettiamo
caso che sia innamorato di lei, a te cosa cambia? Andiamo Elena,
avevi detto che volevi stare con me perché sono io quello che ami, e
che non volevi perdermi, ma se continui così invece sarà proprio
quello che succederà. La mia indifferenza per i tuoi sentimenti nei
confronti di Damon e la mia pazienza non sono infiniti.» si sfogò
Stefan, ma con tono pacato.
«Scusami tanto.» sussurrò Elena,
abbracciando Stefan mentre le lacrime cominciarono a scendere dagli
occhi color nocciola.
Una volta terminato lo sfogo, Elena chiese a
Stefan di ritornare a casa con lei. Stefan le ricordò come doveva
comportarsi se desiderava rimanere ancora con lui, e poi si avviarono
verso il loft mano nella mano, nell'oscurità della notte.
Ecco
anche il quinto capitolo!
Scusate se ho saltato la pubblicazione
nella settimana di Ferragosto, ma come vi ho spiegato sono in vacanza
e ho a disposizione un computer che non è mio, quindi non lo posso
usare quando mi pare. T__T
Vi ricordo il blog che ho creato su
Blogger, e per chi ama Facebook ho creato la pagina Your Love Saved
Me.
Su entrambi potrete fare qualsiasi domanda sulla storia,
perfino richiedere delle foto modificate sulle scene che vi sono
piaciute di più! Posterò anche delle curiosità, ad esempio a cosa
mi sono ispirata per determinate scene o perché ho scelto
determinate date o luoghi.
Al prossimo capitolo, se vorrete!
In
questo capitolo vengono descritti gli outfit delle ragazze, potete
vederli QUI
se siete curiose e non vi basta
la descrizione =)
AVVISO: certe scene potrebbero essere forti,
anche se sono raccontate in modo "soft".
Alyssa
si sentiva meglio. Dopo una decina di giorni Elena si era finalmente
tranquillizzata, e anche se non erano più tornate amiche come prima
almeno adesso non la guardava con rabbia e disprezzo. La ignorava
quando poteva, e in quelle poche volte in cui si scambiavano la
parola le parlava con relativa calma. E poi Alyssa aveva smesso di
lavorare, ed ora era molto più rilassata e aveva un aspetto più
solare. Fu forse per questo che Caroline decise di organizzare una
serata tra donne: solo lei, Elena, Bonnie e Alyssa nel locale più
frequentato della città, dove ci sarebbe stata una gran festa quel
venerdì sera.
Le ragazze erano pronte per uscire ormai: Elena
indossò un vestitino blu scuro a maniche a giro, lungo fino a metà
coscia ma che lasciava intravedere una piccola porzione di pelle tra
la vita e il seno e quasi tutta la schiena grazie ai ritagli sui
fianchi contornati da placche dorate e alla scollatura profonda nella
schiena, e ai piedi calzò un paio di stivaletti alla caviglia blu
scuro con decori dorati e un alto tacco; Caroline si mise un
vestitino monospalla verde acqua in stile impero, con strisce di
volant verticali tutt'attorno al vestito al di sotto dell'elastico in
vita fino a sopra il ginocchio, e stivaletti peep toe semplici lunghi
fino alle caviglie, bianchi, con tacco alto e plateau; Bonnie invece
optò per un vestito a tulipano, tutto nero tranne il corpetto al di
sopra della vita con stampa zebrata in pailettes argentate e nere, il
tutto coordinato con gli stivaletti peep toe neri con rifiniture
argentate; Alyssa infine indossò un vestitino senza spalline lilla
tutto a balze di volant, con una cintura nera di raso in vita e
stivaletti alla caviglia neri con fiocchetto a lato. Ci aggiunsero
qualche accessorio, quali collane, anelli, braccialetti e orecchini,
e poi presero borsette e giacche abbinate alle scarpe e scesero in
salotto, dove le attendevano Stefan e Damon.
Stefan rimase
estasiato alla vista di Elena: aveva raccolto i capelli in uno
chignon in modo da mettere in risalto la scollatura del vestito, e
Stefan lo apprezzò anche se con un pizzico di gelosia: «Ti metterai
la giacca sopra, vero?» le chiese infatti con le sopracciglia alzate
e le braccia incrociate, mentre indicava la parte alta del vestito.
Elena rise con gusto, e se non fosse stata una vampira le sue guance
si sarebbero tinte di rosso: «Non lo so, vedrò…» lo stuzzicò, e
lui le balzò davanti, dandole un dolce bacio a fior di labbra.
Damon
invece era rimasto affascinato da Alyssa. L'aveva sempre vista in
jeans e canotta, in pigiama o con la tenuta del fast food, ma mai con
un vestito. E ora stava ringraziando mentalmente Caroline per aver
organizzato questa serata. Era così radiosa, così bella, che a
Damon s'illuminarono gli occhi: i capelli castani le ricadevano
morbidi sulle candide spalle, incorniciando quel viso dolce in cui
erano incastonati gli occhi smeraldo; tra di essi si posava il
delicato nasino dritto, leggermente a patata, e, al di sotto di esso,
le morbide labbra disegnate erano piegate in un sorriso timido e
imbarazzato; il vestitino poi metteva in evidenza il seno florido e
la vita stretta, lasciando ben in vista le gambe sode e le caviglie
fini, ma Damon si sforzò di non osservare troppo a lungo le forme di
Alyssa, che era già parecchio imbarazzata. «Buon divertimento» fu
l'unica cosa che le disse, e lei ringraziò arrossendo. Caroline fece
fretta ad Elena che stava salutando smielosamente Stefan e poi se ne
andarono.
Damon attese che partissero con la macchina, poi si
rivolse a suo fratello: «Andiamo?» chiese, indicando la
porta.
«Dove?» chiese a sua volta Stefan, confuso.
«Come
dove, fratellino?! A tenerle sotto controllo!» rispose Damon
allargando le braccia.
«Non sono delle bambine, Damon.» lo
ammonì Stefan.
«E con questo? Sai anche tu cosa sta succedendo
qui in giro, non è necessario che te lo ricordi io. E poi non vuoi
vedere cosa combina la tua Elena senza di te?» lo stuzzicò
Damon.
«No, non mi interessa. È giusto che si diverta ogni
tanto. E comunque ti ricordo che loro sono due vampire e una strega,
se dovesse succedere qualcosa sanno come difendersi.»
«Sei un
idiota fratello. Rimarrai qui tutta la notte con le mani in mano?
Beh, io non ti farò compagnia.»
«Damon! Non andare! Se ti
scoprissero…»
«Non mi scopriranno, e anche se fosse non
m'interessa!» lo interruppe Damon, mentre si avviava verso il
portone.
«Resta qui, lasciale stare!» urlò Stefan, sperando che
il fratello si fermasse.
«Ci vediamo più tardi, Stefan.» lo
salutò Damon, e se ne andò.
Damon
entrò nel locale cercando di non farsi notare. Dopotutto era facile
visto i suoi vestiti scuri e semplici. Cercò le ragazze, e dopo
nemmeno un minuto le aveva già trovate: erano sedute ad un tavolo e
davanti a ognuna di loro c'era un drink. Si tenne a distanza e le
osservò, fin quando poi finirono i drink e andarono in mezzo alla
pista per ballare. Non riusciva più a vederle con tutta quella
gente, così andò sul soppalco dove c'erano i privé rimase ad
osservarle da lì. Erano felici, e lui lo era per loro. Era da tanto
che non vedeva Elena, Caroline e Bonnie così rilassate e
spensierate, e Alyssa, con tutto quello che aveva passato
ultimamente, era meravigliosa con quell'aria serena che aveva adesso.
Bevvero qualche altro drink e continuarono a ballare tra loro per
circa un'ora mentre Damon le osservava tranquillo, poi un gruppo di
ragazzi si mescolò a loro: uno di essi si avvicinò timidamente a
Bonnie, era alto, castano con gli occhi verde-azzurro, e lei non lo
allontanò; a differenza di quel che fecero Elena e Caroline invece,
avvicinandosi tra loro in modo da non lasciare spazio ai ragazzi, e
ballando assieme con le mani al cielo in modo da mettere in bella
vista gli anelli che le proteggevano dal sole, posti strategicamente
al dito anulare. Anche Alyssa venne avvicinata da un ragazzo, non
molto alto ma parecchio muscoloso, con capelli corvini rasati e occhi
scuri, e tra l'imbarazzo e la soddisfazione gli rimase di fronte
continuando a ballare come se niente fosse.
«Grandi ragazze!
Godetevi la serata!» urlò Caroline ad Alyssa e Bonnie, cercando di
sovrastare l'altissimo volume della musica e facendo loro
l'occhiolino in segno di approvazione.
Bonnie sorrise ricambiando
l'occhiolino, mentre Alyssa guardò il ragazzo di fronte a lei e poi
abbassò gli occhi. Evidentemente non era da lei rimorchiare in
discoteca.
Damon avrebbe voluto scendere dal soppalco e andare
dritto da quel brutto ceffo a dargli un pugno sul naso, ma si rendeva
conto che sarebbe stata esagerata come reazione agli occhi delle
ragazze. Dopotutto erano uscite per divertirsi e Alyssa era single,
però Damon sapeva che meritava molto di più che un flirt in
discoteca.
Bonnie uscì nel vasto giardino del locale seguita dal
ragazzo castano, insieme si sedettero su una panchina poco distante
dal locale e iniziarono a chiacchierare.
«Qui non si sente
niente, andiamo fuori anche noi così possiamo fare due chiacchiere
tranquilli.» disse il moro ad Alyssa, e Damon captando le parole
assottigliò gli occhi.
Alyssa ebbe un attimo di esitazione, ma
dopo aver guardato Caroline ed Elena che le sorridevano
incoraggiandola, si voltò verso il moro e annuì con un lieve
sorriso. Lui la prese per mano e la portò fuori sotto gli occhi
roventi di Damon.
Chiacchierarono per mezz'oretta, seduti su una
panchina appoggiata ad un muro, distante dal locale a tal punto che
la luce era fioca. Alyssa era piuttosto brilla e rideva ad ogni
cavolata dicesse il moro. Damon li stava guardando da lontano, e
ascoltava ogni singola parola che si dicevano. «Ci
sta provando spudoratamente e abilmente, quel farabutto! Scommetto
che fa così ogni sera, cambiando sempre il bersaglio e magari
facendole pure bere quando sono troppo sobrie!»
pensò Damon, mentre continuava a restare lì immobile frenando ogni
istinto.
Il moro avvicinò il viso a quello di Alyssa, e poggiò
la mano sulle sue guance, cercando di avvicinarla a sé. Alyssa non
si mosse, insicura di quel che stava succedendo, così il ragazzo si
avvicinò ancora di più e sfiorò le labbra di Alyssa con le sue.
Damon era pronto a saltargli addosso e picchiarlo senza pudore, ma
proprio in quel momento Alyssa ricambiò il bacio delicatamente,
lasciandosi andare, e Damon rimase impietrito a guardarli. Il ragazzo
incominciò a cercare più passionalità nel bacio, ma Alyssa era
piuttosto casta; così il moro iniziò a carezzarle i capelli, e
Alyssa si tranquillizzò. Il moro si staccò, si alzò in piedi e
porse la mano ad Alyssa, che l'afferrò e si alzò affianco a lui.
Lui la baciò ancora e pian piano la fece avvicinare al muro, mentre
lei iniziava a prendere confidenza. Damon controvoglia si allontanò,
rassegnandosi all'idea che Alyssa forse desiderava delle storielle
del genere al contrario di quanto pensasse lui. I due continuarono a
baciarsi per un po', ma poi improvvisamente il moro iniziò a
toccarla dappertutto: nella schiena, nelle gambe, nel seno. Alyssa
cercò di divincolarsi, ma non ce la fece, e il ragazzo iniziò a
toccarla sotto il vestito. Le scostò gli slip e s'intromise nella
sua intimità, mentre Alyssa continuava a divincolarsi e cercava di
urlare. Alyssa riuscì a mordere forte le labbra del ragazzo, e
nell'attimo in cui lui si staccò da lei per il dolore provocatogli,
riuscì ad urlare «Lasciami! Aiuto! Lasciami andare!», ma senza
apparente successo. La paura nel cuore di Alyssa lo stava per far
esplodere. Era bastato un attimo per trasformare una bella serata
spensierata tra amiche in una serata orribile, la più brutta della
sua vita. Avrebbe voluto piangere, ma dai suoi occhi non riusciva a
scendere nemmeno una lacrima. Voleva sparire. Il ragazzo si fiondò
di nuovo sulle labbra di Alyssa, ammutolendola, e iniziò a
slacciarsi i jeans. «È
finita.»
pensò Alyssa, disperata e rassegnata allo stesso tempo. Una lacrima
solcò il suo viso quando il ragazzo si tirò giù i boxer e iniziò
a toccarsi mentre l'altra mano era ancora dentro gli slip di Alyssa e
col corpo la teneva bloccata contro al muro. Non voleva tutto questo.
Non voleva tutto questo squallore. Non voleva tutta questa furia.
Perché a lei? Cosa aveva fatto di male a quel ragazzo che la stava
usando e sfruttando nel peggior modo possibile? Nessuna delle domande
trovò una risposta. Alyssa chiuse gli occhi. Non voleva più vedere
nulla. Non voleva avere in mente quelle luride immagini. Il moro
continuò a toccarsi e a toccare lei per alcuni interminabili
secondi, poi si preparò per finire ciò che aveva iniziato. Ma
Alyssa improvvisamente sentì il vuoto davanti a lei. Aprì gli
occhi, e vide che il ragazzo era accanto a lei: Damon era davanti a
lui e gli stava stringendo forte le mani intorno al collo tenendolo
attaccato al muro. Il suo viso si trasformò, riempiendo gli occhi di
rosso e facendo spuntare i grandi canini da vampiro.
«Non farai
mai più una cosa del genere ad una donna. D'ora in poi ti
comporterai da galantuomo e ogni volta che ti passerà per la testa
una schifezza del genere ti tirerai dieci fortissimi pugni da solo.
Ora vattene lontano da lei, dimenticati di entrambi e ringrazia il
tuo Dio che io non ti stia mangiando vivo.» gli ringhiò Damon
soggiogandolo, poi lo buttò a terra. Il moro si rialzò velocemente,
ancora tremante, e scappò via.
«Ehi…è tutto ok ora…»
sussurrò Damon ad Alyssa, avvicinandosi.
Alyssa scosse la testa,
le lacrime scendevano copiose sul suo viso.
«Voglio andare a
casa.» fu l'unica cosa che riuscì a dire.
«Ti porterò dove
desideri.» le disse dolcemente Damon, e allargò le braccia per
abbracciarla, ma lei si scostò. Damon comprese che era sotto shock
per ciò che le era appena accaduto, e preoccupato come non mai le
fece strada verso la sua auto.
Lungo
il tragitto non fiatarono. Alyssa era troppo sotto shock, e Damon non
sapeva esattamente come comportarsi in questa situazione. Avrebbe
voluto abbracciarla, rassicurarla, farla sentire al sicuro come in
tutte quelle notti in cui l'aveva stretta a sé per farla dormire, ma
capì che era l'ultima cosa che Alyssa avrebbe voluto, dopo il trauma
subito.
Arrivarono al loft, e Damon accompagnò Alyssa al divano,
poi in un attimo sparì e ricomparì con una coperta in mano, che
adagiò sul corpo ancora scosso di Alyssa.
«Chiama Elena e dille
che Alyssa è a casa e sta bene, che è tornata perché era stanca, e
di non preoccuparsi e godersi la serata finché ne hanno voglia.»
ordinò Damon al fratello che stava facendo capolino dalla cucina, e
subito Stefan ritornò in cucina con il cellulare in mano.
«Torno
subito, piccola.» disse poi ad Alyssa colmo di dolcezza, e andò al
piano di sopra in bagno. Preparò la vasca riempiendola di acqua
tiepida e bagnoschiuma, anche se era consapevole che tutto ciò non
sarebbe bastato a farla riprendere. Poi tornò giù, sedendosi di
fronte a lei.
«La vasca è pronta se vuoi farti un bagno caldo.
So che non cancella ciò che è successo ma può darti un leggero
sollievo. Io però posso farti dimenticare ciò che è successo
stasera, se lo vuoi. Essere un vampiro me lo permette.» le sussurrò
teneramente.
«No, non voglio. Mi serve da lezione. Non devo
fidarmi degli uomini. Non dovevo fidarmene già prima. Fanno solo
soffrire. Sempre.» rispose fredda Alyssa.
Damon rimase ferito da
quella risposta, ma cercò di non darlo troppo a vedere, non era
affatto il momento di fare la vittima. Alyssa però se ne accorse lo
stesso, ma in quel momento non ebbe la forza di aggiungere altro,
anche se avrebbe voluto dirgli che lui era l'eccezione, l'unico che
non l'aveva fatta soffrire e di cui si fidava. Si alzò e andò su in
bagno. Si immerse nell'acqua tiepida, e cominciò a sfregare la pelle
con tutta la forza rimastale in corpo. Voleva lavare via dal suo
corpo ogni minimo segno di quella terribile serata, come se
l'aiutasse a cancellare le orribili immagini che si erano radicate
nella sua mente. Quando ebbe finito si asciugò con l'accappatoio, ma
le venne in mente che non aveva preso i vestiti e non aveva alcuna
voglia di passare per il corridoio in quello stato. Ma nemmeno finì
di pensarci che sul mobiletto affianco al lavandino vide il suo
pigiama. Damon aveva pensato anche a quello. Si sentì terribilmente
in colpa per come aveva lasciato le cose con lui, così decise di
vestirsi in fretta e andare giù in salotto per spiegargli quello che
non era riuscita a dirgli prima. Ma quando arrivò in salotto c'era
soltanto Stefan, che stava aspettando il ritorno di Elena e le sue
amiche.
«Non so cosa ti sia successo prima, ma ho capito dal
comportamento di Damon che di sicuro non è stata una cosa bella, e
mi dispiace.» le disse Stefan.
«Non è successo niente, non devi
preoccuparti. Sono solo stanca.» rispose Alyssa cercando di
nascondere il tutto.
«Damon non si prende mai cura degli altri,
ad esclusione di Elena, a meno che non succeda qualcosa di molto
grave. Conosco mio fratello.» spiegò Stefan.
«Non
lo conosci molto bene, a quanto pare.»
pensò Alyssa ricordando tutto ciò che Damon aveva fatto per lei da
quando si erano conosciuti, ma non rispose a Stefan. Se ne andò
semplicemente in camera sua, prese il cellulare e compose un SMS
indirizzato a Damon.
Sei
scappato prima che riuscissi a dirti
che tu sei stato l'unico uomo
finora
che non mi ha mai fatto soffrire, e che
anzi mi ha
sempre aiutata e sostenuta
quando più ne avevo bisogno.
Tu sei
l'uomo migliore che io abbia mai conosciuto.
Se stanotte vorrai
ancora continuare a sostenermi
e a starmi accanto come hai sempre
fatto,
io sono qui che ti aspetto, a casa.
P.S.: Grazie per
prima, non oso immaginare
come sarebbe andata senza il tuo
arrivo.
Alyssa
si mise a letto, ripensando a quanto era stata sconsiderata dicendo
quella stupida frase a Damon, sapendo che avrebbe pensato
erroneamente che includeva anche lui. Non riusciva ad addormentarsi,
il pensiero di quella orribile esperienza di quella sera non le dava
pace, e la brutta sensazione di aver perso Damon non l'aiutava
affatto.
Dopo circa un'oretta sentì arrivare le ragazze. Una di
loro, forse Caroline da quel che era riuscita a capire Alyssa, aprì
la porta della sua camera per vedere se fosse sveglia o meno, e lei
fece finta di dormire. Non aveva voglia di parlare con loro in quel
momento, avrebbero capito che c'era qualcosa di peggio della semplice
stanchezza, e non voleva riparlare dell'orrore di quella serata. E
poi Damon si era inventato la scusa del sonno, quindi l'avrebbe
sfruttata appieno. Appena le ragazze e Stefan andarono a letto, fece
un sospiro si sollievo. Ora poteva continuare a girarsi e rigirarsi
nel letto. Prima o poi quella maledetta notte sarebbe passata.
Tutto
taceva finalmente, e anche Alyssa aveva smesso di muoversi in
continuazione. Aveva semplicemente deciso di stare ferma a fissare il
soffitto, il tempo sarebbe passato inesorabile. Improvvisamente sentì
dei passi in lontananza, e il suo cuore incominciò a palpitare.
Questa volta avrebbe iniziato ad urlare da subito. Non avrebbe
aspettato il peggio. I passi si avvicinarono sempre di più alla sua
camera, e Alyssa era pronta ad urlare con tutte le sue forze se fosse
stato necessario. La porta si aprì dolcemente e silenziosamente, e
Alyssa riconobbe subito la figura che entrò cautamente nella sua
camera. Era Damon. Lui si avvicinò al letto, tenendo le mani dietro
la schiena e lei si mise a sedere, mentre un dolce sorriso comparve
sul suo viso accompagnato dal sollievo di non averlo perso. Damon si
accomodò accanto a lei, e le porse un pacchetto.
«So che non
servirà a niente, ma dicono tiri su di morale.» le sussurrò
indicando il pacchetto.
Alyssa lo aprì: cioccolatini di vari
gusti e fattezze erano riposti in una graziosa scatolina. Ne prese
uno e se lo gustò, poi ringraziò Damon. Alyssa si sdraiò, e fece
cenno a Damon di mettersi affianco a lei. Damon si sdraiò cautamente
accanto a lei nel bordo del letto, e pian piano iniziò ad
avvicinarsi a lei.
«Se faccio qualcosa che ti turba, dimmelo
subito.» le sussurrò Damon.
Alyssa annuì, ma era tranquilla.
Ora come ora niente che potesse fare Damon l'avrebbe turbata. Con lui
si sentiva al sicuro.
Pian piano Damon arrivò a sfiorare Alyssa,
e poi l'abbracciò delicatamente. Lei si strinse nel suo petto e
inspirò profondamente: il solo respirare il suo profumo la
rassicurò. Ma dopo qualche secondo Alyssa iniziò a singhiozzare
sommessamente, e Damon si preoccupò.
«Ehi… Che succede?»
chiese Damon, ma vedendo che non rispondeva si allarmò: «Scusa
Alyssa! Scusami tanto! Ti lascio stare…» le sussurrò
allontanandosi, ma lei scosse la testa e si avvicinò a lui,
sussurrandogli «Non mi hai fatto nulla. Di male, almeno. Mi hai
salvata oggi, te ne rendi conto? Se non ci fossi stato
tu…».
«Sssh…non ci pensare più.» la interruppe Damon,
carezzandole i morbidi capelli e baciandole la fronte. La strinse a
sé continuando a carezzarle i capelli. Non riusciva ancora a
spiegarsi come quel mostro avesse potuto fare una cosa così
terribile ad un angelo come Alyssa.
«Quello che ti ho scritto nel
messaggio è esattamente ciò che penso. Non voglio perdere l'unico
uomo di cui mi fido. Ti voglio bene, Damon.» gli sussurrò Alyssa,
guardandolo negli occhi.
«Non succederà. Ti starò accanto e ti
proteggerò da questo mondo squallido, te lo giuro.» le sussurrò
dolcemente Damon, e dopo un attimo di pausa inspirò profondamente e
aggiunse «Ti voglio bene anche io, piccola.».
«Adesso riposa,
ne hai bisogno. Io sarò qui. A proteggerti. Sempre.» sussurrò
Damon ad Alyssa dopo nemmeno un minuto, stringendola a sé. Lei si
accoccolò tra le braccia di Damon, e in qualche minuto si
addormentò.
Alyssa
si risvegliò ancora tra le braccia di Damon, che la stava osservando
da chissà quanto tempo.
«Buongiorno, piccola.» le disse
dolcemente Damon sorridendole.
«Buongiorno. È da molto che sei
sveglio?» gli chiese ancora assonnata Alyssa.
«Un'oretta.» le
rispose con un sorriso.
«E non ti sei mosso affatto? È da un'ora
che mi guardi dormire?» chiese sorpresa Alyssa.
«Ti avevo detto
che sarei rimasto qui affianco a te, e l'ho fatto.» le rispose
dolcemente Damon, stringendola a sé, poi le propose di andare a fare
colazione fuori.
«Ti ringrazio, ma preferisco restare in casa.»
rispose timorosa Alyssa.
«Non vuoi uscire per quel che è
successo ieri, vero?» chiese preoccupato Damon.
«Non so se è
per quello… Voglio stare a casa però. Mi sento più tranquilla.»
rispose insicura Alyssa.
«Quel lurido bastardo! Avrei dovuto
torturarlo per giorni e non sarebbe bastato a vendicarti di ciò che
ti ha fatto!» ringhiò furioso Damon, ma quando vide che Alyssa si
era un po' spaventata si calmò e le fece una proposta: «So che non
vuoi dimenticare quel che è successo, ma mi permetteresti almeno di
convincere la tua mente a lasciare questi ricordi ben nascosti nei
meandri più profondi della tua testolina?» le disse con un pizzico
di ironia, poi si rabbuiò: «Alyssa, io non voglio vederti soffrire.
Lascia che ti aiuti come posso.».
Alyssa abbassò la testa e
rifletté per diversi minuti. Nemmeno lei voleva soffrire ancora, ma
sentiva che quella volta le era andata più che bene, e che avrebbe
potuto succederle di peggio. Quei ricordi l'avrebbero spronata a
tenere gli occhi ben aperti e a non essere ingenua come lo era stata
quella maledetta sera. Era solo quello il motivo per cui non voleva
dimenticare. Ma le venne in mente una soluzione.
«Mi farò
soggiogare da te per dimenticare ciò che è successo ieri sera, solo
se soggiogandomi potrai anche rendermi avveduta, in modo che ciò che
è successo ieri non si ripeta.» gli disse decisa.
«Non sono la
fata madrina, ma credo di poter realizzare il tuo desiderio.»
rispose ironico Damon, poi diventò serio e la soggiogò.
Per lei
avrebbe fatto questo ed altro, pur di non vederla soffrire, pur di
vederla con quell'aria spensierata che aveva la sera precedente prima
di incontrare quel mostro.
«Vieni giù con me a fare colazione?»
le chiese Damon come se niente fosse.
«No, grazie. Dovrei farmi
una doccia prima. Quando finisco scendo.» gli rispose Alyssa
tranquilla, uscendo dalla stanza e dirigendosi in bagno.
Damon
scese in cucina, preparò una grande fetta di pane con burro e
marmellata di fragole, poi versò un succo al limone in un bicchiere
e prese dal frigo uno yogurt bianco, posò il tutto su un vassoio e
lo portò su in camera di Alyssa. Attese per qualche minuto, poi
Alyssa entrò nella camera in accappatoio, rimanendo senza parole per
la sorpresa.
«Scusami, non sapevo saresti tornata in accappatoio.
Torno tra cinque minuti.» le disse gentilmente Damon, e si alzò dal
letto sul quale la stava aspettando.
Alyssa annuì, guardando
prima Damon e poi il vassoio appoggiato sul letto. Si cambiò più in
fretta possibile dopo che Damon chiuse la porta dietro di sé, e
appena fu pronta aprì la porta, sapendo che se lo sarebbe ritrovata
davanti.
«Fatto!» gli disse con un occhiolino, e Damon si
accomodò nella stanza.
Alyssa vuotò con gusto il vassoio, poi
prese lo scatolino sul comodino e ne tirò fuori un cioccolatino per
lei e uno per Damon: «So che solitamente voi vampiri non mangiate,
ma prendilo come un ringraziamento per la colazione.» gli disse
dolcemente.
Damon afferrò il cioccolatino e lo masticò pian
piano, guardando negli occhi Alyssa.
«Sarebbe più corretto dire
che non abbiamo bisogno
di
mangiare, come di tante altre cose, ma lo facciamo lo stesso.» la
punzecchiò una volta mandato giù il cioccolatino.
«Altre cose
come…?» chiese curiosa Alyssa.
«Te lo dirò un altro giorno.»
le rispose Damon, che purtroppo ancora ricordava la serata
precedente, facendola sbuffare. «A momenti arriveranno Klaus, Matt e
Rebekah. Immagino tu voglia stare con loro, giusto?» le chiese
poi.
«A meno che tu non abbia dei piani migliori…» lo sfidò
Alyssa.
«Piccola, non mettermi alla prova. Ci rimarresti troppo
male vedendo cosa son capace di fare.» ribatté Damon, sicuro di
sé.
Alyssa scoppiò a ridere fragorosamente. «Magari me li dirai
un altro giorno, che ne dici?» gli fece il verso, poi tornando seria
gli disse: «Ora voglio aspettare quella pazza di Bekah, è da una
settimana che non la vedo.», prese il vassoio tra le mani e si alzò
dal letto.
«Ah, e grazie ancora per la colazione.» gli disse,
chinandosi su di lui e schioccandogli un bacio sulla guancia, poi
uscì dalla stanza.
Damon sprofondò nel letto, con ancora
un'espressione sorpresa sul suo volto. «Forse
dovevo stare attento nel soggiogarla»
pensò, mentre gli spuntava un sorrisetto.
I
tre ospiti erano arrivati: Klaus entrò per primo nel loft, a
velocità vampiresca, e subito acchiappò Caroline e la prese in
braccio baciandola passionalmente, mentre, con più calma, Matt e
Rebekah oltrepassavano l'uscio mano nella mano. Salutarono Elena,
Stefan, Damon e Bonnie che erano già in salotto, e appena Rebekah
vide Alyssa che scendeva dalle scale corse verso di lei ad
abbracciarla.
«Aly! Ciao! Sei ancora qui! Allora non te ne vai
più?» chiese Rebekah piena di gioia ad Alyssa, riferendosi alla
situazione con Elena. Alyssa infatti le aveva confidato che se la
situazione fosse diventata ingestibile se ne sarebbe andata lei,
piuttosto che rovinare il gruppo.
«No, non me ne vado più,
CrazyBekah!¹ Perciò rassegnati all'idea di trovarmi qui ogni volta
che ci verrai! Allora, com'è andata la gara di atletica?» disse
Alyssa a Rebekah, felice di rivederla.
Rebekah si voltò verso
Matt, che scosse la testa e sbuffò alzando gli occhi al cielo, poi
si rivolse ridacchiando ad Alyssa: «Record del college! Ovviamente
sono arrivata sul gradino più alto del podio!».
«Bekah! Ti
avevo consigliato di non barare!» la canzonò Alyssa.
«Ehi, è
noioso stare al passo con voi umani! Senza offesa, eh. E poi mi piace
vincere ovviamente…» le rispose Rebekah facendole una giocosa
linguaccia.
Le due continuarono così per qualche minuto, mentre
si avvicinavano al divano e gli altri decidevano se uscire o meno
durante il weekend: in quella settimana era sparito un solo vampiro,
quindi la situazione si era relativamente calmata, ma nessuno si
fidava di uscire tutti insieme per il momento, soprattutto Stefan,
Damon e Klaus. Farlo significava attirare l'attenzione di chiunque
fosse dietro a tutto questo, e quindi rischiare di rimetterci
qualcuno di loro. E ciò non era ammissibile.
«Che ne dite di
stare qui in casa tranquilli per questa volta? Però alla prossima
sparizione che avviene vi trasferite tutti a Los Angeles per un po',
finché non riusciamo a scovare chi c'è dietro tutto questo o almeno
finché non si calma del tutto la situazione.» propose Klaus.
«Non
male come idea devo dire» commentò Damon «però io resterò qui lo
stesso, devo controllare la situazione, mentre tutte voi ragazze e
Stefan andrete lì come ha consigliato Klaus.».
«No.» gli disse
seria Alyssa, fulminandolo con lo sguardo, interrompendo il discorso
che stava facendo con Rebekah.
«No cosa?» le rispose irritato
Damon. Non amava essere contraddetto quando progettava qualcosa.
«Tu
non resterai qui. Altrimenti io
resterò
con te.»
rispose Alyssa scandendo bene ogni parola.
«Qualcuno deve restare
qui per forza, altrimenti non sapremo mai come si evolve la
situazione, ma tu non puoi stare qui a rischiare per nulla.» le
spiegò Damon.
«Io non rischio un bel niente! Sono un'umana,
ricordi? E a quanto pare degli umani non gliene può fregar di meno a
chiunque sia alla base di queste sparizioni! Quello che rischia
invece sei tu! Non vorrai mica farti rapire o…uccidere?»
disse con un tono di voce un po' troppo alto Alyssa, sussurrando però
l'ultima parola dopo aver deglutito timorosa.
Damon abbassò lo
sguardo. Aveva ragione e non poteva contraddirla. Ma se fosse
successo qualcosa a lui non avrebbe sopportato che Alyssa ci andasse
di mezzo. Non voleva che lei restasse con lui per questo, per
proteggerla da qualsiasi cosa sarebbe potuta accadere. Con le
ragazze, soprattutto Rebekah e Caroline che si erano affezionate a
lei, e Klaus a Los Angeles, sarebbe stata più che al sicuro.
«Non
mi succederà niente. E tu potrai andare tranquillamente a Los
Angeles.»
«Ti ho detto di no.» s'impuntò Alyssa.
Damon si
guardò attorno: tutti gli altri li stavano osservando confusi,
chiedendosi se ci fosse qualcosa sotto, di cui loro non erano ancora
a conoscenza. «Scusateci un attimo.» disse loro, facendo cenno ad
Alyssa di seguirlo fuori. Lei lo seguì, e quando uscirono in
giardino la prese in braccio e cominciò a correre a velocità
vampiresca. Arrivarono abbastanza distanti dal loft, in mezzo ad un
bosco, e tenendo ancora Alyssa in braccio Damon le ordinò: «Tu non
resterai qui con me.».
«Primo: fammi scendere. Secondo: non
darmi ordini. Terzo: io resto qui. Hai voluto offrirmi una camera nel
tuo loft? Bene, la sfrutterò finché non finirò l'università.»
affermò Alyssa, decisa e sicura di sé.
Damon la lasciò scendere
delicatamente mentre ridacchiava. «Sei proprio unica, piccola.» le
sussurrò nell'orecchio, facendola rabbrividire.
«Perché vuoi
che me ne vada anch'io?» gli chiese poi Alyssa, leggermente
dispiaciuta dal fatto che lui fosse ostinato nel non volerla con lui
a Durham.
«Io non voglio che tu te ne vada. Però son certo che
lì saresti al sicuro: mi basta sapere che con te ci sono Klaus,
Caroline e Rebekah per farmi stare tranquillo. E preferisco
rinunciare a starti vicino per un po', sapendo che sarai al sicuro.»
le disse dolcemente.
«Tu credi che con te io non sarei al sicuro?
Io mi fido di te, Damon. Perché parli così?» gli chiese confusa
Alyssa, che iniziava ad avere gli occhi lucidi.
Damon sospirò.
Non sapeva se dirle tutta la verità, o metà di quel che aveva in
mente. Decise per la seconda: «Se dovessero prendermi mentre siamo
insieme, tu che faresti? Rispondimi onestamente.».
Alyssa capì
dove voleva andare a parare: lei non sarebbe rimasta con le mani in
mano a guardarlo mentre veniva portato via da chissà chi o chissà
cosa. Ma non l'avrebbe salvato lo stesso. Avrebbe rischiato di
rimetterci anche lei per salvarlo senza successo, oppure di avere i
sensi di colpa a vita. Abbassò lo sguardo. «Non importa cosa farei.
Staremo il maggior tempo possibile nel loft, e quando dovremo uscire
staremo attenti.» gli sussurrò Alyssa.
«Non mi hai risposto.»
puntualizzò Damon.
«Lo sai anche tu che non è necessario che ti
risponda, la sai già la risposta: tu hai salvato me, e io cercherei
di salvarti ovviamente.» gli rispose guardandolo negli occhi, mentre
una piccola lacrima le solcava il viso. Damon gliela asciugò con una
carezza, le diede un bacio sulla fronte e l'abbracciò stretta a lui.
1:
Mi è uscito spontaneo, scusatemi! xD Però in un certo senso è
perfetto xD
Vi ricordo il Blog e la Pagina Facebook. Grazie a
chi segue questa storia, per me siete davvero importanti ed è grazie
a voi che pubblico ogni capitolo!
Spero di non essere stata troppo
cruda nella tragica scena di Alyssa fuori dal locale, ho cercato di
"pulire" quella parte il più possibile.
Al prossimo
capitolo, per chi vorrà!
«Succederà, ora ne sono certa.» sentenziò Caroline.
«Non è un problema, tesoro, verrai da me e non avrai
più nulla da temere.» commentò Klaus dolcemente.
«Ma no! Cos'hai capito?» gli disse ridacchiando
«Tesoro, sei sempre il solito… Comunque le ragazze hanno
capito.».
Le ragazze scossero la testa con sguardi smarriti.
Caroline sbuffò, stufa di sentirsi una stupida che parla da
sola. «Quei due! Non avete visto le fiamme nei loro occhi e come
erano protettivi l'uno nei confronti dell'altro? Oh, è
così bello assistere a queste cose!» disse loro sognante.
«Niente affatto Caroline, scendi coi piedi per terra e smettila
di sognare. Alyssa finirà male se proverà a rispondere
ancora così a Damon.» la schernì irritata Elena.
«Amore, mi sa che ti sbagli.» la contraddisse Stefan
«Damon…con lei è…tenero. Fa strano dirlo, ma
è così. La tratta come se fosse un cimelio di famiglia
interamente fatto di vetro fragilissimo.» le disse timoroso.
«E fa bene, quella ragazza è un tesoro. Non mi
dispiacerebbe affatto se si mettessero insieme. Di sicuro lei non
avrebbe altri ragazzi in testa.» disse Rebekah guardando di
sbieco Elena, che si irrigidì. In quel momento Elena avrebbe
voluto conficcarle un paletto nel cuore, tanto non l'avrebbe uccisa, ma
almeno l'avrebbe ferita.
Calò il silenzio nella stanza, ma dopo qualche secondo di imbarazzo Bonnie ruppe il ghiaccio.
«Io comunque non sono d'accordo con te: possiamo stare qui, nel
loft siamo al sicuro. Non posso permettermi di lasciar perdere
l'università come possono invece fare loro.» spiegò
a Klaus.
«Non succederà nulla se lasci da parte l'università
per un po'. Che poi mi chiedo perché ti preoccupi? Sei una
strega: sdoppiati, infonditi conoscenza, fa qualsiasi incantesimo
possibile, perché sappi che io voglio che Caroline sia a Los
Angeles, al sicuro, con me, e se tu decidi di non venire son sicuro che
lei vorrà stare qui con te, e di conseguenza tutti gli altri. E
la cosa non mi renderebbe affatto felice.» le disse Klaus, con il
suo tono quasi minatorio.
«Se fosse così facile per noi streghe fare incantesimi
avremmo tutte vite meravigliose!» commentò irritata
Bonnie, ma Klaus non le diede corda.
Elena, Bonnie, Caroline e Rebekah decisero di andare a parlare per
fatti loro in camera di Caroline, mentre Klaus, Stefan e Matt rimasero
a discuterne in salotto. Dopo circa mezz'ora le ragazze tornarono
giù, e comunicarono ai ragazzi che alla fine erano d'accordo con
l'idea di Klaus: alla prossima sparizione Elena, Stefan, Caroline e
Bonnie si sarebbero trasferiti provvisoriamente da Klaus, Rebekah e
Matt.
Restava solo da sapere cosa avevano deciso Damon e Alyssa.
Alyssa si liberò improvvisamente dall'abbraccio di Damon.
«Sai che ti dico? La vita è mia, per cui decido io cosa
farne. E io ho deciso di rischiare. Non puoi costringermi ad andare a
Los Angeles.» gli disse decisa Alyssa, guardandolo negli occhi.
«Testarda, eh?» commentò sarcastico lui.
«Direi determinata, piuttosto.» ribatté Alyssa, incrociando le braccia.
Damon sbuffò giocosamente, e le disse «Per questa volta hai vinto tu, ma solo perché tu sei venuta a stare a Durham e se non mi avessi incontrato non saresti in mezzo a questi casini.».
Alyssa sorrise trionfante, e Damon la prese in braccio di sorpresa.
«Torniamo a casa, piccola ribelle» le sussurrò
affettuosamente baciandole la fronte, e a velocità vampiresca,
come l'aveva portata lì, la riportò al loft.
«Io e Alyssa resteremo qui. Effettivamente lei non corre nessun
rischio ed è venuta qui per frequentare l'università, non
per seguirci nelle nostre dispute sovrannaturali.»
annunciò Damon agli altri.
«Però prima o poi verrai a trovarci lo stesso, vero?» chiese delusa Rebekah ad Alyssa.
«Certo Bekah, puoi giurarci! Non mi perderei mai una cosa simile!» le rispose giocosamente.
«A proposito di perdersi…che fine hai fatto ieri sera?» chiese perfidamente Elena.
Alyssa rimuginò per un po' sulla risposta da dare, ma c'era un
problema: «Onestamente non mi ricordo nulla…» le
rispose.
Damon guardò preoccupato Stefan, il quale aveva intuito dalla
risposta di Alyssa che suo fratello le aveva fatto dimenticare quel che
era successo durante la serata.
«Come? Non ti ricordi del ragazzo con cui sei uscita fuori dal
locale?» continuò ad interrogarla Elena, pensando che
Alyssa volesse nascondere di aver conosciuto qualcuno a Damon.
«Quale ragazzo?» chiese confusa Alyssa. Lei non si
ricordava nessun ragazzo. Ricordava solo di essersi divertita con loro
a bere qualche drink e ballare in pista.
«Ragazze, sicuramente eravate ubriache, magari talmente tanto che
non ricordate nulla. E magari tu hai confuso Alyssa con qualche altra
ragazza.» disse Damon, riferendosi infine ad Elena.
«Non sono stupida, Damon. So riconoscere le persone.» gli rispose irritata Elena.
Damon stava per risponderle male, ma Alyssa lo anticipò:
«Ubriache o no, io mi ricordo che sei venuto in camera mia e sei
rimasto a dormire con me,» Caroline e Rebekah si guardarono
facendosi un cenno d'intesa alla rivelazione di Alyssa
«perché ero turbata. Ma non mi ricordo da cosa. È
come se avessi un vuoto di memoria.».
Tutti si guardarono e capirono cosa stava succedendo: Damon aveva
cancellato i ricordi di Alyssa riguardo quella sera. Ma non riuscirono
a capire la cosa più importante: perché?
«Effettivamente abbiamo bevuto parecchio ieri sera. Forse ti
ricordi di Damon perché nel frattempo la sbornia ti stava
passando.» la rassicurò Bonnie.
«Già. Anche io non ricordo molto, a parte che tu ed Elena
avete litigato non so perché. Probabilmente era per quello che
eri turbata.» disse Caroline ad Alyssa, mentre velocissima fece
cenno ad Elena di reggerle il gioco, in modo che l'umana non la vedesse.
Elena annuì, e Alyssa sembrò credere a quel che le avevano detto.
«Forse avete ragione» disse Alyssa rivolgendosi a Damon,
Caroline e Bonnie. «Ho bevuto troppo e ho pure litigato con te.
Ti chiedo scusa anche se non ricordo perché abbiamo litigato,
son sicura che non ci succederebbe più da sobrie.» disse
poi candidamente ad Elena, che si sentì in colpa per come
l'aveva trattata.
«Già, non succederebbe ancora.» le disse Elena,
guardando Stefan che la stava osservando con uno sguardo pieno di
rimprovero.
Tutti quanti continuarono a chiacchierare, cambiando argomento
ovviamente, ma dopo mezz'oretta Klaus fece cenno a Caroline di seguirlo
al piano di sopra per stare un po' di tempo da soli. Caroline
passò di proposito affianco a Damon, e in modo che non riuscisse
a sentirla Alyssa gli sussurrò: «Dovrai spiegarci al
più presto cos'è successo ad Alyssa, lo sai vero?».
Damon annuì impercettibilmente ma in modo che Caroline lo
notasse, e lei seguì Klaus un po' più tranquilla. Si era
affezionata a quella ragazza anche se non andava proprio a genio ad
Elena, e sperava non le fosse successo niente di grave.
Dopo aver passato il weekend a divertirsi con Klaus, Matt e Rebekah, le
ragazze e Damon erano tornati alla solita routine, e di conseguenza
all'università. All'uscita le ragazze stavano aspettando Damon,
che quando arrivò lanciò le chiavi della macchina a
Caroline.
«Io e Alyssa torniamo a casa stasera.» spiegò alle ragazze, mentre Alyssa lo guardava sorpresa.
«Perché?» gli chiese Alyssa.
«Ricordi che mi hai chiesto se avevo dei piani migliori per il
weekend? Ora che Bekah è tornata a Los Angeles ti posso mostrare
la risposta, no?» le rispose Damon.
«Certo.» gli disse dolcemente Alyssa, poi rendendosi conto
che c'erano anche Elena, Caroline e Bonnie si corresse dicendogli con
tono più freddo: «Voglio dire, non ho grandi cose da fare,
quindi perché no…».
Caroline stava quasi per scoppiare a ridere vedendo la scena, ma si
trattenne per non scatenare chissà quale spropositata reazione
da parte di Elena, che li stava già guardando irritata.
«Ci vediamo stasera, allora! Buon divertimento!» disse
ironicamente Caroline ad Alyssa, e insieme ad Elena e Bonnie si
avviarono verso la macchina di Damon per fare ritorno al loft.
«Certo che sai proprio come mettere in imbarazzo le
persone….» disse Alyssa a Damon quando le ragazze se
n'erano andate.
«Ti ho messa in imbarazzo?» chiese stupito.
«Un po'. Più che altro per Elena. Hai visto come ci guardava?!» rispose tesa Alyssa.
«Non m'importa un bel niente di come ci guarda Elena, o di quel
che pensa. E non dovrebbe importare nemmeno a te.» le rispose
prendendola per mano e iniziando ad incamminarsi.
«Non me la dai a bere, Damon. Ricordati che vi ho visti quel
giorno in giardino quando ti ho conosciuto e in più mi hai fatto
conoscere tutta la vostra storia. Un amore così non svanisce da
un giorno all'altro.» gli disse Alyssa.
«Quando perdi la fiducia, l'amore non conta come prima. Non ti
è mai successo di amare qualcuno, ma non riuscire più a
starci insieme per aver perso la fiducia in lui e avere avuto sempre
tutti i dubbi possibili e immaginabili che ti frullavano in
testa?» le chiese, ricordando il sogno di Alyssa in cui si era
intromesso.
«Purtroppo sì, e so che è terribile. Ma quando mi
è successo io ero solo una ragazzina, e quella adesso potrei
definirla benissimo una cotta da adolescente. Ma tu ed Elena vi amate,
davvero. Lo vedono tutti.»
«Come tutti vedono che lei sta con mio fratello.»
sputò Damon, poi aggiunse con tono vago: «E poi io ho
altri interessi…».
«Altri interessi? Cos'è, vuoi passare all'altra sponda?» chiese sopresa e ironica al tempo stesso Alyssa.
«Cosa?! Ma che dici, no! Non fa assolutamente per me…» rispose ridacchiando Damon.
«E allora?» chiese impaziente Alyssa.
«Perché ti interessa tanto?» gli chiese giocoso Damon, fermandosi davanti a lei.
Alyssa si trovò con lo sguardo incatenato a quello di Damon. Nel
suo sguardo si poteva palpare l'attesa, vera e pura. Alyssa
abbassò la testa, guardando distrattamente per terra, a destra e
sinistra, dovunque capitasse, cercando di non incontrare di nuovo
quegli occhi di ghiaccio.
«Curiosità…sai come siamo noi donne…»
rispose esitante Alyssa, con lo sguardo ancora rivolto a terra.
«E tu pensi che io ci creda?» le chiese Damon, con un sorrisetto dipinto sul volto.
«È così. Mi vuoi dire dove mi stai portando?» chiese agitata Alyssa.
«Ottima tattica quella di cambiare discorso. Ma non ti
risponderò, finché non risponderai onestamente anche
tu.» la punzecchiò Damon.
Alyssa lo superò e iniziò a camminare senza meta,
finché Damon non la raggiunse e la prese per mano. Una scarica
passò dalle mani dei due lungo tutto il loro corpo, e i loro
sguardi si incontrarono. Alyssa, imbarazzata, distolse lo sguardo e
tornò a guardare la strada davanti a sé. In silenzio si
fece guidare da Damon, sperando di arrivare al più presto dove
desiderava lui.
Quando arrivarono in una via isolata Damon si fermò.
«Sali in spalla.» disse ad Alyssa.
«Cosa?! Perché?» chiese stupita lei.
«Ci vuole mezz'ora di macchina per arrivarci. Vuoi ancora andare
a piedi o preferisci che ti ci porti io in un batter d'occhio?»
le spiegò Damon.
Alyssa non ribatté, semplicemente si mise dietro Damon, lui si
chinò e se la tirò sulle spalle, Alyssa si strinse a lui
poi chiuse gli occhi avendo già provato quel genere di
spostamento, e quando sentì che Damon si era fermato, li
riaprì.
Davanti a lei vi era un'immensa distesa d'acqua circondata da un breve tratto di sabbia, il tutto immerso nella natura.
«Falls Lake. Ricordi quando mi son fatto quel viaggetto
improvvisato? Son passato anche da qui. Dopo aver ricevuto la tua
chiamata.» le disse Damon.
«È bellissimo…» disse estasiata Alyssa.
«Già. Vieni.» le disse prendendole la mano, e
insieme arrivarono sulla sabbia, vicino a un piccolo rilievo. Damon si
sedette appoggiando la schiena alla parete, e fece cenno ad Alyssa di
accomodarsi lì accanto appoggiandosi su di lui. Lei lo fece, e
Damon l'abbracciò. Rimasero così, nel silenzio più
assoluto, ad osservare quella meraviglia della natura, per diverso
tempo.
«Mi rispondi, allora?» si decise a chiederle poi Damon, dopo una continua lunga lotta nella sua testa.
«A cosa?» gli chiese Alyssa, che era ancora sovrappensiero.
«Al perché ti interessa tanto sapere quali sono i miei interessi ora. Io ti ho risposto, portandoti qui.»
Alyssa alzò la testa dal suo petto, lo guardò e poi
sbuffò sommessamente. Si distese un po' più in là
poi, appoggiando la testa sul torace di Damon, voltata verso di lui,
provocandogli un leggero brivido di sorpresa.
«Non lo so.» gli rispose.
«Alyssa, non lo sai o non me lo vuoi dire? Perché se non
lo sai, te lo spiego io. Altrimenti, se proprio non me lo vuoi dire,
farò finta di niente, ma per te sarà un'occasione
persa.» le disse malizioso.
«Non lo so, davvero. So solo che…mi interessano le cose che riguardano te.» gli confidò.
«Allora mi tocca spiegartelo.» fece giocosamente finta di
essere spazientito Damon «Adesso ascolta tutto quello che ti dice
il tuo corpo.».
Alyssa non capì cosa intendeva, fin quando Damon avvicinò
la mano alla sua maglietta e le sfiorò la pancia con le dita,
disegnando figure astratte su di essa.
«Allora?» le chiese.
«Mi fai quasi il solletico.» gli rispose dubbiosa Alyssa, celando l'emozione.
«Ah-ah, sbagliato. Andiamo avanti.» le disse, iniziando a
salire più su, toccandole le mani. Strinse le dita alle sue, e
gliele carezzò, mentre i suoi occhi color ghiaccio passavano
dalle mani agli occhi di Alyssa.
«Adesso?» le chiese.
«Non lo so.» rispose.
«Alyssa, puoi dire tutto quello che ti passa per la testa. Non sono un tipo che giudica, dovresti saperlo.»
«Tranquillità, sicurezza.» disse sommessamente Alyssa.
«Meglio. Prossima.» disse Damon, facendo poi scorrere
lentamente le dita sul braccio, arrivando fino al collo. Rimase
così in attesa di una parola da parte di Alyssa.
«Paura.» disse lei.
«Paura? Alyssa, non ti morderei nemmeno se fossi immersa in una
pozza di sangue.» le dichiarò, e Alyssa si
rassicurò.
«Agitazione, allora.» si corresse Alyssa, mentre Damon
cominciava di nuovo a scorrere le sue dita sul corpo di Alyssa. Le sue
dita si posarono dietro l'orecchio di Alyssa continuando a muoversi su
quella ristretta zona.
Lei deglutì e tenne chiusi gli occhi per un po'.
«Brividi.» gli disse con voce tremolante.
Damon le fece cenno di tirarsi su, e Alyssa si mise seduta affianco a
lui com'erano all'inizio. Damon ripartì dall'orecchio e le
sfiorò tutto il contorno del viso fino ad arrivare alle labbra.
Passò delicatamente da un angolo della bocca all'altro, con un
tocco leggero, e Alyssa non riuscì ad aprir bocca. Pian piano
avvicinò il suo viso, poggiando la fronte a quella di Alyssa, e
la guardò negli occhi affamato di quel contatto. Sfiorò
il naso di Alyssa col suo, e con le labbra vicinissime alle sue le
sussurrò: «Non stai dicendo niente, piccola.».
Alyssa inspirò profondamente un paio di volte con gli occhi
chiusi, e senza riaprirli gli sussurrò: «Perché
sono troppe sensazioni insieme.».
«Belle o brutte?» chiese preoccupato Damon allontanando un
po' il viso, ricordando quello che era successo qualche giorno prima.
«Belle.» gli sussurrò Alyssa, riaprendo gli occhi.
I loro visi si cercavano l'un l'altro, ma era come avvicinare due
calamite di polarità uguale: quando si avvicinavano troppo si
respingevano.
«Alyssa, io non ti bacerò, perché non so se
è quel che vuoi davvero. Ma se vuoi baciarmi, allora fallo al
più presto, perché mi stai facendo impazzire.» le
sussurrò col respiro affannato.
Alyssa sfiorò con le mani le guance di Damon, e gliele
carezzò. Il suo sguardo era come una biglia del flipper,
sballottolata di qua e di là, il cui campo da gioco era il viso
di Damon.
Alyssa avvicinò un po' di più, pian piano, le sue labbra
a quelle di Damon, mentre il suo cuore batteva all'impazzata, tanto che
le sembrava volesse uscirle dal petto.
Passarono istanti interminabili, finché finalmente le loro
labbra si sfiorarono. Alyssa poggiò dolcemente le sue a quelle
di Damon, mentre lui la stringeva a sé. Alyssa riusciva a
percepire l'emozione talmente forte di Damon straripare, come se la
diga immaginaria che l'aveva trattenuta dentro di lui fino a quel
momento si fosse distrutta in un attimo in mille pezzi. Alyssa
dischiuse le labbra e Damon accolse il suggerimento, così le
loro lingue si intrecciarono affannosamente, mentre le loro mani
s'intrufolavano nei capelli dell'altro.
Alyssa dopo un bel po' rallentò il ritmo, e infine si staccò da Damon.
«Non possiamo.» gli disse desolata, dopo aver ripreso fiato.
«Perché?» le chiese sorpreso Damon.
«Lo sai benissimo il perché.» sussurrò Alyssa.
«No, Alyssa, non lo so. T'interessa qualcun altro? Sei ancora presa da qualche tuo ex?» le chiese irritato.
«No, a me non interessa nessun altro e io non sono presa da nessun ex.» gli disse Alyssa seccamente.
Damon capì che si riferiva invece a lui. «Ancora con quel
discorso? Alyssa, diamine, come faccio a convincerti che di Elena non
m'importa più nulla?!» le disse quasi urlando.
«Non lo so. E anche se ci riuscissi, a lei importa ancora di te
quindi il problema rimarrebbe.» sussurrò triste Alyssa.
«Lei ha scelto mio fratello e io son felice per lui. Ma sono
felice soprattutto perché facendolo, Elena mi ha fatto aprire
gli occhi, mi ha fatto vedere diversamente il mondo, e mi ha fatto
scoprire la cosa più bella che conosca. Mi ha fatto vedere te,
Alyssa. E non la ringrazierò mai abbastanza per avermi trattato
così male da farmi tornare nella realtà, facendomi capire
che lei non mi ha mai amato nel modo che credevo io e che ho solo
vissuto in un'illusione. Non m'importa un bel niente di quel che
penserà quando ci vedrà insieme. Non m'importa se si
pentirà, saranno solo affari suoi. E se ci tieni almeno un po' a
me, non dovrebbe importare nemmeno a te. Lo sai perché ti ho
portata qui? Perché se tu non mi avessi chiamato, io non sarei
più tornato a Durham. Forse sarei andato a Mystic Falls, o dalla
rabbia avrei abbandonato anche quel posto pieno di ricordi e me ne
sarei andato in giro per il mondo vagando senza meta. È solo
grazie a te che son tornato indietro. È solo grazie a te che non
mi son lasciato andare. Ed è solo grazie a te se ho ancora il
coraggio di provare dei sentimenti. Io non ci rinuncio. Non rinunciarci
anche tu, se provi qualcosa per me. Soprattutto non rinunciarci per
colpa di Elena e di quello che c'è stato in passato tra me e
lei. Ma se invece c'è altro sotto, che non mi hai detto o non mi
vuoi dire, allora mi farò da parte e ti lascerò stare, se
è quel che vuoi.» disse a cuore aperto Damon.
Alyssa aveva gli occhi lucidi. Le parole di Damon l'avevano toccata nel
profondo. Mai poteva pensare che una persona la ritenesse tanto
importante, perché non si era mai sentita degna d'affetto
sincero. Si strinse nel petto di Damon e cercando di cacciare indietro
le lacrime gli sussurrò: «Non c'è nient'altro
sotto. Ho solo paura che un giorno Elena cambi idea e tu torni da lei
perché io non sarò abbastanza per te. Ma nemmeno io
voglio rinunciarci.».
«E allora non farlo. Ti giuro che non dovrai mai preoccuparti di Elena. Mai.
Capito? E non dire mai più che non sei abbastanza per me,
perché non è affatto così.» le
sussurrò dolcemente Damon mentre le carezzava i capelli e la
schiena, stringendola sempre di più a sé, e Alyssa
annuì ancora stretta a lui.
Dopo essersi calmata, Alyssa alzò il viso, incontrando gli occhi di Damon.
«Non rinuncerò a te.» gli sussurrò dolcemente.
«Non rinuncerò a te.» le fece eco lui con lo stesso tono.
Le loro labbra s'incontrarono di nuovo, affamate d'amore e cariche di
passione. Alyssa si mise poi a cavalcioni su di lui mentre continuavano
a baciarsi, provocandogli un gemito. «Mi farai scoppiare il cuore
se continui così.» le sussurrò affannato Damon, e
Alyssa per tutta risposta sorrise ed intrufolò le sue mani tra i
capelli corvini del vampiro, attirando il viso a sé. Damon la
strinse delicatamente con un braccio per paura di farle male, preso
dalla foga, mentre con l'altra mano dolcemente le tirò indietro
i lunghi e morbidi capelli togliendoglieli da davanti al viso.
Damon e Alyssa passarono il resto della giornata come se al mondo ci
fossero solo loro due: si baciarono, si rotolarono nella sabbia, si
rincorsero lungo la riva, fecero vari giochi con la sabbia, e
passeggiarono lungo la riva mano nella mano. Si erano divertiti,
rilassati ma soprattutto si erano finalmente incontrati. Si misero nel
posto esatto in cui erano arrivati, abbracciati allo stesso modo ma
più stretti e attesero il tramonto che stava per arrivare.
Alyssa si accucciò sul petto di Damon, tremando un po'. Damon si
accorse che aveva freddo, così si tolse la giacca e gliela mise
sulle spalle, ricevendo in cambio un gran sorriso e un dolcissimo
sguardo di Alyssa.
«Vuoi tenerlo nascosto per un po' e svelarlo pian piano?» gli chiese Alyssa.
«No, niente affatto. Voglio poterti baciare anche nel nostro
salotto!» le rispose Damoon facendole l'occhiolino. Ma vedendo
che non rispondeva e aveva un'aria preoccupata gli chiese:
«T'imbarazzi a baciarmi davanti ad altre persone?».
«Cosa? No no! Mi piace baciarti e non m'importa un bel niente se
c'è qualcun altro. Però forse vivendo con altre persone
secondo me sarebbe meglio fare con calma, gradualmente.» gli
rispose lei leggermente preoccupata.
«T'informo che Caroline è già da tempo che ci vede
assieme, e così Elena, per questo ha iniziato a fare scenate.
Bonnie e Stefan hanno il sospetto, ma sono del genere "finché
non vedo non credo". Quindi direi che ormai non c'è nulla da
nascondere. Loro sanno che se non avessi visto qualcosa di speciale in
te non avrei passato tutto quel tempo con te e non ti avrei chiesto di
venire a vivere con noi. Diciamo che i passaggi li abbiamo già
passati.» le disse sorridente Damon.
Alyssa rimase sorpresa da quel che le aveva detto Damon, così annuì e basta.
Ammirarono silenziosamente il cielo tingersi di sfumature rosse,
arancioni e violacee, stringendosi forte mentre li raggiungeva il
profumo della sera.
Quando anche l'ultimo sprazzo di luce se ne andò, dopo essersi
baciati un'ultima volta in quella meraviglia della natura, Damon prese
in spalla Alyssa e tornarono a casa.
Quando entrarono in salotto mano nella mano c'erano solo Caroline e Bonnie.
«Prima che me lo chiediate: Stefan ed Elena sono usciti, il
perché fatevelo spiegare da Stefan che è meglio. Voi vi
siete divertiti?» disse Caroline appena li vide.
«Tu che dici?» disse Damon alzando la sua mano intrecciata a quella di Alyssa, che arrossì.
«Non vedo niente di strano, state sempre mano nella mano voi due!» disse tranquillamente Caroline.
«Visto? Che ti avevo detto io?» sussurrò Damon ad Alyssa.
«Caroline, credo che tu debba leggere tra le righe…» le disse Bonnie.
«Io e Alyssa stiamo insieme. E ora che lo sapete non avrete
più bisogno di spettegolare tutto il giorno.» disse loro
Damon, abbracciando Alyssa.
«Oddio, ma è fantastico! Lo sapevo Bonnie, lo sapevo! Che
ti avevo detto? Mi sa che mi hai passato un po' dei tuoi poteri a
questo punto!» disse tutta allegra Caroline, e corse ad
abbracciare i due.
«Ok! Ok, Caroline! Basta ti prego!» la scongiurò Damon, cercando di divincolarsi dalla sua stretta.
«Scusate, è che siete proprio belli!» quasi strillò Caroline.
«Non sarebbe meglio frequentarvi per un po' e poi annunciarlo al
mondo intero?» chiese loro Bonnie, con un implicito riferimento
ad Elena.
«Non è necessario, siamo sicuri di quel che stiamo
facendo, e direi che in quanto a frequentazione abbiamo trascorso molto
più tempo insieme noi di tanti altri che ora fanno coppia
fissa.» le rispose Damon, anche lui con un implicito riferimento
a Stefan ed Elena.
«Forse è meglio che vada a farmi una doccia, sono tutta
piena di sabbia.» disse Alyssa, sentendo che si stava creando
tensione, e decise di lasciarli tra loro in modo che parlassero in
tutta libertà.
«Ah già, piccola, hai ragione. Allora vai pure, ci vediamo
dopo. Ma sappi che se ci metti tanto non esiterò ad entrare in
bagno e tirarti fuori dalla vasca io stesso.» le disse dolcemente
Damon, avvicinando il viso al suo, mentre Alyssa era arrossita come non
mai. Si baciarono dolcemente, poi Alyssa andò al piano di sopra
lanciandogli occhiate languide.
«Hai una vaga idea di cosa succederà quando Elena vedrà una scena del genere?» gli fece notare Bonnie.
«Sì, e non m'interessa, può fare tutte le scenate
che le pare. Però vi devo chiedere un favore: potreste parlare
prima voi con Elena e convincerla in qualche modo a darsi una calmata?
Non voglio più sopportare questa situazione, e Alyssa si sente
sotto pressione vedendo le sue reazioni.» chiese Damon.
«Credo ci abbia già pensato Stefan a farle dare una
calmata. È arrivata qui che era fuori di testa per la tua idea
di uscire con Alyssa, tanto da prendersela con Stefan e dirgli che non
fa mai niente per lei e non la porta mai da nessuna parte.» lo
informò Bonnie.
«Davvero gli ha detto così?» chiese stupito Damon interrompendola.
«Esattamente. Così Stefan le ha detto che l'avrebbe
portata fuori, però non sarebbe stata una giornata solo di svago
e piacere, perché dovevano parlare seriamente.» concluse
Bonnie.
«Ahia! Prevedo guai…» disse Damon, ma proprio in
quell'istante il portone si aprì ed entrarono Stefan ed Elena,
mano nella mano, tranquilli come non mai.
Ma quando Elena vide Damon s'irrigidì.
Stefan salutò tutti, in particolare il fratello, e gli chiese dove avesse lasciato Alyssa.
«Nella doccia.» rispose d'istinto, ma vedendo gli sguardi
di Stefan ed Elena specificò: «Siamo appena tornati e lei
è andata a farsi una doccia. Forse è l'unico momento che
abbiamo per potervi dire cos'è successo venerdì sera, se
ancora lo volete sapere.».
«Io lo voglio sapere assolutamente.» disse subito Caroline,
e gli altri annuirono. Tutti volevano sapere. Così Damon
iniziò a raccontare: «Vi avevo seguite per assicurarmi che
andasse tutto bene. Ho seguito Alyssa quando è uscita fuori con
quel ragazzo e ho visto che si baciavano, per cui mi sono allontanato.
Ma poi ho sentito Alyssa gridare, così son corso indietro e mi
son trovato davanti una scena che mi ha fatto bollire il sangue: quel
bastardo stava toccando Alyssa ovunque, anche dove non gli era
permesso, tenendola prigioniera contro al muro. Aveva i pantaloni
abbassati, e stava…stava per…».
«Damon, calmati, credo che tutti abbiamo capito come è
andata a finire purtroppo…» gli disse Caroline vedendolo
pieno di rabbia e con gli occhi lucidi.
«No, non è andata come pensi. L'ho fermato prima che
arrivasse al peggio. Avrei voluto farlo in mille pezzi, ma Alyssa era
lì ed era già sotto shock, così l'ho soggiogato ad
andarsene e a non ripetere mai più una cosa del genere. Ho
accompagnato Alyssa a casa, ma ovviamente era stravolta, e le ho
chiesto se voleva essere soggiogata per dimenticare l'orribile serata.
Non ha voluto, ma quella sera non è riuscita a dormire
finché non sono tornato. Il mattino seguente, dopo la mia
ennesima richiesta, ha accettato di farle dimenticare tutto, a patto
che la soggiogassi in modo da stare più attenta in futuro. Per
questo poi non ricordava niente. Voi ovviamente dovrete far finta di
non sapere nulla di tutto ciò. Ok?» terminò Damon.
Elena, Caroline, Bonnie e Stefan erano rimasti senza parole. Non
sapevano proprio cosa dire, e anche se l'avessero saputo, non ci
sarebbero state parole adatte al momento.
«Fratello, ti va di andarci a prendere un drink al pub? Ne avrei proprio bisogno.» disse poi Damon a Stefan.
«Certo, andiamo.» gli rispose Stefan, che diede un dolce
bacio ad Elena e raggiunse il fratello che lo stava aspettando davanti
al portone.
«Trattatemela bene, mi raccomando!» disse Damon a Caroline
e Bonnie riferendosi ad Alyssa, e poi uscì insieme a suo
fratello.
Le ragazze rimasero sole, e iniziarono a chiacchierare.
«Allora, com'è andata la giornatina con Stefan?» chiese Caroline facendo la pettegola come sempre.
«Bene, abbiamo chiarito. Non me ne sono resa conto prima, ma
ultimamente mi sono comportata davvero male con lui. E ora che ne sono
consapevole non lo farò più soffrire.»
confidò Elena.
«Sei sicura che non t'importa più nulla di Damon, Elena?» chiese Bonnie, preoccupata.
Elena sospirò. «Sì, ne sono sicura. Ho scelto di
stare con Stefan perché amo lui. Damon mi attraeva, ma gli manca
qualcosa di Stefan.» disse poi.
«Sì, la noia e tristezza costante.» disse sarcastica Caroline.
Bonnie ed Elena la guardarono di sbieco, e lei si giustificò dicendo che almeno era sincera.
Elena sorrise divertita: Caroline non sarebbe cambiata mai, per fortuna.
«Quindi a questo punto Damon può fare quel che vuole,
no?» tastò il terreno Bonnie, prima di rivelare la notizia
del giorno.
«Sì, esattamente quel che vuole. Ormai siamo due cose a parte.» rispose tranquilla Elena.
«Bene, perché sta proprio facendo quel che vuole.»
disse Bonnie, che ancora non aveva il coraggio di dare la notizia ad
Elena.
«Buon per lui.» affermò Elena soddisfatta.
«Lui e Alyssa si sono messi insieme.» le disse Caroline di getto.
Elena guardò le due amiche con un'espressione che definirla
sorpresa sarebbe un eufemismo, e deglutì più volte prima
di aprir bocca.
«Damon sta insieme ad Alyssa?» chiese dubbiosa Elena. Caroline e Bonnie annuirono.
«Da quando?»
«Da oggi.» le rispose Caroline.
Elena si prese un momento per assimilare la notizia, poi, piuttosto tranquilla, chiese: «E voi, che ne pensate?».
«Elena, io son sincera, lo sai. Sono contenta per loro. Damon si
merita di andare avanti ora che tu stai con Stefan, e Alyssa mi
è sempre sembrata una brava ragazza.» disse Caroline.
«E io son d'accordo con lei, anche se credo che potessero dare la
notizia con più calma e non subito.» aggiunse Bonnie.
Elena annuì soltanto. Dopotutto era stata la sua scelta a fare
partire tutto il resto, quindi avrebbe potuto prendersela solo con
se stessa. Sentì dei passi poi, e vide Alyssa che scendeva dalle
scale.
«Sarà meglio che esca per il momento, e poi ho fame,
scusatemi.» disse sottovoce Elena e se ne andò in cucina,
decisa poi ad uscire. Quando Alyssa arrivò giù lei non
c'era più.
Alyssa guardò Caroline e Bonnie, e poi si guardò attorno.
«Damon dov'è?» chiese leggermente tesa.
«È uscito con suo fratello. Credo gli stia dicendo di voi in questo momento.» le rispose sorridente Caroline.
«Speriamo vada tutto bene.» sospirò Alyssa.
«Perché dici così?» le chiese Caroline.
«Promettetemi che non lo direte a nessuno, nemmeno a
Damon.» disse Alyssa, e dopo che Caroline e Bonnie annuirono
continuò: «Vedete, nella mia vita son quasi sempre stata
mollata dai ragazzi con cui son stata. E sapere di Damon ed Elena non
migliora la cosa. La mia paura è che prima o poi lui mi lasci
per tornare da lei, se dovesse mollare Stefan.».
«Ehi, Alyssa, tu ci tieni a lui?» le chiese apprensiva Caroline.
«Certo che ci tengo! Lui è l'unico che non mi ha fatta
soffrire e mi ha sempre trattata come nessuno mi ha trattata mai. Lui è unico.» disse Alyssa arrossendo.
«Allora non devi aver paura di nulla. Secondo me lui ha
finalmente trovato ciò che cercava da un'esistenza intera: una
persona che ricambiasse completamente i suoi sentimenti, senza fratelli
o altri di mezzo. E tu sei proprio quella persona, Alyssa. Credi che ti
lascerà andare così facilmente? Credi che
rinuncerà a quel che ha sempre cercato? Io non credo
proprio…» le disse Caroline sincera più che mai.
«E a quanto pare Elena e Stefan sembra si siano finalmente
chiariti. Elena ci ha detto che per lei Damon può fare quel che
gli pare perché lei ama Stefan. Io ti consiglio di vivertela
senza troppe paranoie.» disse Bonnie ad Alyssa.
Alyssa sorrise serenamente: «Grazie di cuore, ragazze. Non avete
idea di cosa significhi per me poter contare su di voi.».
Damon e Stefan erano arrivati al pub e si stavano accomodando al bancone.
«Allora, a cosa dobbiamo questa improvvisa voglia di stare un po'
di tempo col tuo fratellino?» chiese beffardamente Stefan a Damon.
«Dobbiamo festeggiare.» rispose felice Damon.
«Cosa esattamente?» chiese curioso Stefan.
«La nuova vita di tuo fratello, con una donna tutta per sé.» rispose fiero e contento Damon.
Stefan alzò un sopracciglio. «Congratulazioni
fratello.» gli disse dandogli una pacca sulla spalla,
«Vediamo se indovino chi è: Alyssa?» gli disse poi
sfottendolo.
Bastò il sorriso di Damon a rispondere per lui.
«Allora festeggiamo in due.» disse Stefan.
«Perché?» chiese confuso Damon.
«Primo: perché se ti sei innamorato di un'altra lascerai
perdere Elena, anche se ultimamente l'hai evitata lo stesso; secondo:
perché io ed Elena ci siamo chiariti e mi ha giurato che ama
solo me e che non le importerà più nulla di quel che
fai.» gli spiegò Stefan con una punta d'ironia.
«Ottimo! Allora brindiamo subito!» disse Damon al fratello,
e ordinò due whiskey, uno per lui e uno per Stefan.
«Ai due fratelli Salvatore e alle loro DUE donne!»
brindò ironico Damon, e Stefan fece tintinnare il suo bicchiere
contro quello del fratello.
Nuovo capitolo, ma soprattutto….nuova coppia!!! Che ne pensate del Dalyssa? (O Damyssa, come la preferite?)
Sto scrivendo questa nota in piena notte, perciò scusatemi se
non si capirà una mazza xD, ma arrivati a questo punto è
il momento di spiegarvi il senso del titolo: il diamante nero è
Damon (Cit:
"Nelle tradizioni occidentali il diamante è simbolo di
sovranità universale e di incorruttibilità e, quindi,
simboleggia le virtù morali come la sincerità e la
fedeltà. Il diamante è per eccellenza il simbolo della
limpidezza, della perfezione, e della resistenza." Il tutto è
unito al colore nero, colore caratteristico di Damon, che simboleggia
l'oscurità.) mentre la piuma di pavone è Alyssa (Cit:
"Simbolo del volo, la piuma evoca opportunità, leggerezza,
lievità; emblema della negazione della gravità e di tutti
gli ostacoli, di un sollevarsi da terra senza fatica e di un
ridiscendere controllabile. Il tipo di piuma più simbolico
è quella di pavone. Il pavone è l’uccello che
più assomiglia alla leggendaria fenice, e per questo uno dei
suoi significati è proprio la rinascita, la pienezza della vita.
Ma il suo piumaggio meraviglioso non lascia dubbi su quale sia il suo
significato principale: la bellezza. In India è considerato
anche un simbolo di amore eterno.").
Come abbiamo visto in questo capitolo, Damon si apre ad Alyssa, che
riesce a scalfire la sua corazza, come ha già fatto in passato,
quando lui l'ha aiutata.
Quindi Alyssa, la piuma di pavone, riesce a scalfire Damon, il diamante
nero, e ad arrivare alla parte più profonda di lui, ed ecco il
significato di "Come può una piume di pavone fendere un diamante
nero?".
Per "Your Love Saved Me" invece è un concetto ricorrente, ovvero
come l'amore può salvare o aiutare qualcuno. Un esempio
c'è anche in questo capitolo, quando Damon dice ad Alyssa:
"È solo grazie a te che son tornato indietro. È solo
grazie a te che non mi son lasciato andare. Ed è solo grazie a
te se ho ancora il coraggio di provare dei sentimenti.". L'affetto
(perché definirlo amore è prematuro) che prova nei
confronti di Alyssa l'ha salvato da una latitanza eterna.
In questa settimana comunque cercherò di spiegare tutto questo
con più calma e soprattutto meglio nel blog e nella pagina
Facebook!
Su entrambi ho iniziato a mettere le cosiddette Soundtrack (o colonne
sonore) della storia, però ve ne anticipo una di questo
capitolo, precisamente sul pomeriggio al lago di Damon e Alyssa: "Speechless" - The Veronicas.
La traduzione è QUI.
Vi aspetto al prossimo capitolo!
Da
quando Damon e Alyssa si erano rivelati i loro rispettivi sentimenti,
un paio di giorni prima, lui aveva convinto le ragazze ad andare
all'università in macchina con lui senza farsi accompagnare apposta
da Stefan. Per questo, quando in quel freddo giovedì mattina di metà
novembre, all'uscita dall'università si ritrovarono davanti Stefan
lo trovarono molto strano. Le ragazze si guardarono allarmate tra di
loro, poi Alyssa si voltò preoccupata verso Damon. Se Stefan era lì,
c'era sicuramente qualcosa che non andava. Stefan li raggiunse
velocemente e appena aprì bocca tutti raggelarono.
«Dobbiamo
andare via, sono stati presi altri due vampiri stanotte.» sputò
Stefan, cercando senza successo di mantenere la calma.
Le ragazze
dopo essersi riprese dallo shock della notizia si voltarono verso
Damon, ricordando la scelta che aveva fatto nel weekend precedente, e
mentre Alyssa lo abbracciò dolcemente, Elena gli chiese se era
ancora deciso a rimanere a Durham.
«Certo. Ho deciso così e non
ho alcuna intenzione di cambiare idea.» rispose convinto, poi chinò
il capo e guardando Alyssa che ora lo stava abbracciando stretto
disse: «E a quanto pare non sono l’unico a pensarla così,
vero?».
Alyssa annuì, ancora attaccata a lui, poi si rivolse a
Stefan: «Dovete andarvene subito?» le chiese triste.
«Abbiamo
giusto il tempo di passare da casa a prendere i bagagli da portarci,
poi dobbiamo andare all'aeroporto. Ci vuole almeno mezz'ora per
arrivarci e dobbiamo essere lì almeno un'ora prima della partenza
del volo.» le rispose.
«Ho bisogno dei miei Grimori.» commentò
preoccupata Bonnie.
«Non ti preoccupare, abbiamo tre valigie
ciascuno a disposizione, e io credo di riempirne a malapena una.
Troveremo lo spazio per tutto.» la rassicurò Stefan, che poi fece
fretta al gruppo per andare a casa.
Stefan, Elena, Bonnie e
Caroline erano già partiti per Los Angeles. Prima di andarsene
Stefan aveva vietato a Damon e Alyssa di accompagnarli fino
all'aeroporto, e si era raccomandato con Damon di non uscire se non
strettamente necessario, come per andare all'università, e di
guardarsi le spalle; Caroline e Alyssa si erano salutate
affettuosamente, ognuna avrebbe sentito parecchio la mancanza
dell'altra, mentre Elena sembrava sollevata di allontanarsi per un
po' da lei e Damon: era stato arduo per lei in quei giorni essere
indifferente alla nuova coppia, ma ce l'aveva fatta alla grande e
nessuno, nemmeno Stefan, aveva notato la sua difficoltà.
«Ora
che faremo?» chiese Alyssa a Damon, mentre era accoccolata tra le
sue braccia sul divano in salotto.
«Niente, continueremo come se
niente fosse.» le rispose mentendo Damon, ma senza incrociare il suo
sguardo per evitare di essere scoperto.
«Mmmh…certo. E tu credi
che io me la beva?» gli disse Alyssa con un'espressione per nulla
convinta.
«Perché dici così?» chiese Damon fingendosi
sorpreso. Quella ragazza era proprio sveglia a volte!
«Perché
conoscendoti non rimarrai con le mani in mano. Allora, qual'è il tuo
piano, signor
Salvatore?»
gli rispose, facendosi sfuggire un po' d'italiano.
A Damon scappò
un sorrisetto divertito, ma subito si fece serio: «Se te lo dicessi
immagino che piuttosto di farmelo attuare mi conficcheresti un
paletto di legno nel cuore.».
«Allora dev'essere proprio un
piano da idioti. Forza, sputa il rospo.» gli disse decisa
Alyssa.
Dopo qualche momento di riflessione e indecisione, Damon
le rispose. «Voglio scoprire cos'è. O meglio, come immagino io,
cosa sono. E per farlo… Devo mettermi in gioco.» disse evitando il
suo sguardo, ma con la coda dell'occhio vide l'espressione tesa di
Alyssa nell'udire l'ultima frase.
«Proprio come pensavo.
Decisamente uno stupidissimo piano. Ecco quale sarebbe un piano
migliore: io andrò dove sono spariti i vampiri e le streghe di cui
sei a conoscenza, perché so che hai scoperto alcuni luoghi dove si
sono perse le loro tracce, è inutile che cerchi di nascondermelo.
Dopodiché, attirando l'attenzione senza darlo a vedere, scoprirò
cosa sono. Semplice e senza rischi.» gli disse tranquillamente
Alyssa.
«Non posso lasciartelo fare.» le disse Damon. Il suo
sguardo incontrò quello di Alyssa, e lei vi lesse apprensione e
paura. Tanta paura di perderla. «Non sappiamo quello che ti
potrebbero fare.».
«Non mi faranno niente, sono un'umana.»
«Ti
seguirò.»
«Ti farai uccidere se mi seguirai, e mi metterai in
pericolo.»
«Allora ci andrò solo io.»
«Non se ne parla
nemmeno. Ci andrò solo io perché io
non
corro alcun rischio.»
«Allora non faremo niente. Nessuno dei
due.»
«Certo, così una notte mentre dormirò tranquilla tu di
nascosto uscirai da quella porta per andare a cercare questi esseri e
non tornerai più. Scordatelo.»
Alyssa ormai stava gridando, la
tensione tra i due era cresciuta sempre di più, ma nessuno sembrava
darsi per vinto.
«Ci tieni a me, almeno un po'? Mi vuoi
proteggere?» chiese Alyssa a Damon in un sussurro, guardandolo negli
occhi.
«Certo, piccola.» le rispose dolcemente Damon,
carezzandole il viso e posandole poi un bacio sulla fronte.
«Allora
lascia che faccia la cosa giusta, così resteremo insieme. Nessuno
rischierà, nessuno perderà l'altro. Io andrò lì, so già cosa
fare. Vedrai che quando tornerò, sapremo cosa c'è sotto a tutto
questo. Permettimi di esserti utile ora che ne ho l'occasione. Tu hai
fatto tanto per me, è arrivato il momento di ricambiare.» gli disse
sincera Alyssa, tenendogli il viso tra le mani.
«E se non andasse
come dici tu? Se prendessero anche te per chissà quale motivo? Io
come farei?» Damon non riusciva proprio a calmarsi.
«Non andrò
a mani vuote. Porterò con me tutto ciò che mi potrebbe servire per
difendermi, in quel caso. Stai tranquillo. In genere in quale momento
della giornata sono avvenute le sparizioni?»
«Poco prima
dell'alba, o comunque alle prime luci del mattino.»
«Bene,
allora stanotte, prima che faccia l'alba, andrò in uno dei luoghi
incriminati.»
«Non posso fare nulla per farti cambiare idea?»
chiese preoccupato Damon.
«No, nulla. Devi solo fidarti di me.»
gli disse Alyssa, poi sfiorò le labbra di Damon con le sue,
guardandolo negli occhi. Damon la strinse a sé e si baciarono
appassionatamente, mentre nella mente di Damon si faceva strada la
paura di non poterla proteggere e, di conseguenza,
perderla.
Mancavano circa due ore all'alba, e Damon e Alyssa
erano in cucina a preparare lo zaino che lei si sarebbe portata
dietro. All'interno c'era di tutto: da fiammiferi a paletti di legno,
da pugnali a una pistola.
«Spero non mi fermi nessuno sbirro con
tutta questa roba, altrimenti non mi rivedrai più per davvero!»
disse ironica Alyssa, e subito si ritrovò nella stretta di
Damon.
«Non è il momento di scherzare su queste cose, piccola.
Non so cosa farei se dovessi perderti.» le disse stringendola nel
suo abbraccio, mentre le baciava la fronte.
«Non pensarci, non
succederà nulla. Ora sarà meglio che vada, devo fare moltissima
strada prima che faccia giorno. Su, prendi il cellulare.» gli disse,
prima di scoccargli un bacio sulle labbra morbide.
Damon prese il
cellulare, così come Alyssa, e avviarono una videochiamata. Alyssa
mise il suo cellulare nel taschino del giaccone che indossava, con la
videocamera che ne spuntava al di fuori rivolta verso l'esterno, e
ricordò a Damon di disattivare il microfono del suo, in modo che il
telefono di Alyssa non emettesse alcun suono.
«Ci vediamo tra
qualche ora.» disse Alyssa a Damon, e poi si baciarono con foga.
«Se
vedrò qualcosa di strano, mi precipiterò lì, sappilo.» le
sussurrò lui sulle labbra. Si staccarono a malincuore, poi Alyssa
aprì la porta e iniziò ad incamminarsi. Damon la continuò ad
osservare mentre svaniva pian piano, il desiderio di raggiungerla si
faceva sempre più forte. Quando sparì dietro agli alberi, lui
richiuse la porta, mentre una solitaria lacrima gli solcava il
viso.
«Torna presto, piccola mia.» disse in un sospiro
appoggiandosi alla porta chiusa.
Caroline si lanciò
letteralmente tra le braccia di Klaus, mentre Matt andò incontro a
Bonnie ed Elena. Si salutarono tutti, e poi si diressero all'uscita
dell'aeroporto. Stefan prese il cellulare mentre informava Elena che
avrebbe chiamato suo fratello per avvisarlo del loro arrivo.
Caroline, udendo la conversazione, lasciò subito la mano di Klaus e
in un attimo raggiunse Stefan per bloccarlo.
«Sei impazzito!?
Vuoi chiamare proprio adesso che è piena notte!?» lo ammonì.
«E
tu credi che sarebbe un problema per Damon se lo svegliassi?» le
chiese incredulo Stefan, sorpreso soprattutto dall'insolita
preoccupazione della vampira.
«Non per Damon, ma per Alyssa sì.
Lo sai che ormai dormono sempre assieme, no?» gli disse
Caroline.
«Certo che lo so, sono nella stanza accanto alla mia!
Solo che non ho collegato Alyssa e tutto il resto. Lo chiamerò tra
qualche ora, prima che vadano all'università.» ammise la svista
Stefan.
Caricarono i bagagli sulle auto di Klaus, Matt e Rebekah,
e poi partirono per raggiungere casa di Klaus. Quando vi arrivarono
si trovarono davanti ad una vista mozzafiato: la lussuosa ed immensa
villa si ergeva su una collinetta, e dietro vi si poteva ammirare il
riflesso della luna sull'oceano; tutt'attorno, un rigoglioso giardino
era illuminato da eleganti faretti, dominato dal prato all'inglese e
dagli arbusti di svariati fiori. Un grande cancello automatico in
ferro battuto, lavorato sapientemente, consentiva l'ingresso alla
villa, racchiusa dall'alta recinzione nella stessa fattura del
cancello.
Quando il cancello si aprì, le tre auto passarono su un
vialetto lastricato in pietra costeggiato da maestose palme, e si
fermarono alla fine di esso, dove terminava in una grande rotonda con
al centro un'elegante fontana in marmo bianco. Tutti scesero dalle
macchine, e gli ospiti rimasero ad osservare estasiati la favolosa
facciata della villa, perfettamente illuminata con un gioco di luci
di vari colori, poi Klaus, Matt e Rebekah mostrarono loro gli
interni, anch'essi di lusso. Dopo aver terminato il giro della villa,
tutti si accomodarono nel vasto salotto, e chiacchierando attesero
che la domestica, ovviamente soggiogata da Klaus, portasse loro da
bere. Nell'attesa, però, il cellulare di Stefan
squillò.
«Caroline…che ore sono a Durham adesso?» le chiese
allarmato Stefan.
Caroline guardò velocemente nell'orologio che
aveva al polso, che non aveva ancora aggiornato.
«Quasi le sei.
Perché?»
Stefan, molto velocemente e senza riuscire a celare la
preoccupazione che si era impadronita di lui, riuscì a dire solo due
parole che fecero agitare tutti i presenti, prima di rispondere al
cellulare.
«È Damon.»
Alyssa era quasi arrivata nella
zona del bosco in cui Damon le aveva riferito che erano spariti la
maggior parte dei vampiri e delle streghe; prese dal suo zainetto la
mappa, un mero elemento di scena, e facendo finta di essersi persa
iniziò a vagare per la zona, sperando di incontrare qualcuno, o
qualcosa.
Improvvisamente, dopo una decina di minuti di camminata,
il cielo si scurì velocemente facendola angosciare, e arrivarono
folate di vento freddo che le si conficcarono fin nelle ossa. Non
riusciva più a sentire nulla tranne che l'ululato della tempesta,
nemmeno il fruscìo delle foglie sotto i suoi piedi o di quelle
gettate di qua e di là dalla mano invisibile del vento. Si strinse
tra le spalle e cercò di ripararsi il più possibile, ma le sembrava
che infinite lame ghiacciate le trapassassero tutto il corpo. Cercò
di resistere il più possibile, poi, stremata, si inginocchiò a
terra. Sentiva che tutto questo non era normale: non era una semplice
tempesta autunnale, no, di questo era sicura. Pregò che tutto
finisse il più presto possibile, invano. Dopo qualche istante ancora
nel cuore della tempesta, Alyssa si ritrovò rannicchiata su un
tappeto di foglie secche, tremanti quasi quanto lei, poco prima che
l'oscurità la divorasse.
Damon non aveva distolto nemmeno per
un attimo lo sguardo dal display del suo cellulare. Stava osservando
ad ogni passo il percorso di Alyssa, e vedendo le strade che aveva
percorso sapeva che ormai era arrivata nella zona che le aveva
indicato. Rimase ad osservare attento, fin quando il display si
oscurò.
«Maledetto affare!» imprecò Damon contro il cellulare,
pensando ci fosse qualche problema di comunicazione.
Ma quando
sentì il forte soffio del vento dall'altoparlante, capì che la
situazione non era affatto come pensava.
«Ma che diavolo
succede…?!» inveì, poi attivò il microfono del suo cellulare
«Alyssa! Alyssaaaa!» provò a chiamare diverse volte, ma non
ricevette alcuna risposta.
Senza pensarci oltre, ancora col
cellulare in mano, mentre invocava il nome della sua piccola, corse
fuori, verso il luogo dove sperava con tutto se stesso si trovasse la
sua Alyssa.
Alyssa si destò accarezzata da una tiepida brezza
calma.
«Ehi…tutto ok?» le chiese una melodiosa voce che però
non riusciva ad identificare.
Aprì gli occhi, e guardando davanti
a sé vide una ragazza: aveva folti capelli castano cenere che le
ricadevano sul petto, nascosti in gran parte dal cappuccio che
indossava; gli occhi turchesi risplendevano sulla pelle lattea come
il chiaro di luna.
«Ce la fai?» le chiese ancora quella voce,
che scoprì essere di quella ragazza, la quale ora le stava porgendo
la mano. Alyssa esitò, ma la ragazza insistette. «Dai, ti aiuto.»
le disse prendendole la mano aiutandola a tirarsi su, e una volta in
piedi Alyssa notò che la ragazza era più bassa di lei di almeno
quindici centimetri ed era molto esile. Eppure non sembrava affatto
sciupata.
«Che ci fai tutta sola qua, in mezzo al bosco, a
quest'ora?» le chiese stupita la ragazza.
«Mi sono persa.» si
giustificò Alyssa, mostrandole la mappa tutta stropicciata
oramai.
«Se mi dici dove devi andare ti posso aiutare a ritrovare
la strada.» si offrì l'estranea.
«Al Crystal Lake.» le rispose
Alyssa, sapendo che distava un bel po' da dov'era in quel
momento.
«Devi andare verso nord-est, di là» la ragazza le
indicò un sentiero in mezzo al bosco, sembrava conoscere molto bene
il luogo; «Ti ci vorrà molto, però…forse un'ora o più.».
«Grazie
mille! Continuo la mia escursione allora. Grazie ancora per l'aiuto!»
disse gentilmente Alyssa, e la ragazza fece spallucce.
Alyssa
aveva intuito qualcosa di strano però in quella ragazza, e decise di
testare la sua intuizione: fece qualche passo più avanti, e si chinò
a staccare un fiore in mezzo all'erba.
«No! Ferma!» urlò la
ragazza, che si era avvicinata istantaneamente ad Alyssa e l'aveva
allontanata dal fiore prendendola per il polso. Alyssa percepì la
temperatura fredda della mano della ragazza, che inavvertitamente
aveva sfiorato la sua all'estremità del giaccone, e una nuvola di
profumo di fragole l'avvolse.
Il cuore di Alyssa iniziò a battere
vorticosamente. Sicuramente quella non era una semplice ragazza
umana. La sua velocità, la sua pelle chiara e fredda, e la sua
costituzione, che le ricordava quella delle fate e degli elfi di cui
le aveva parlato Damon, le facevano venire in mente solo cose al di
fuori della normalità degli umani.
«Perché? Volevo solo
raccogliere un fiore…Questa zona fa parte di un parco naturale?»
chiese Alyssa nascondendo il timore.
«No, non fa parte di nessun
parco, però è pur sempre natura tutta quella che trovi qui attorno
a te. E natura significa vita. Perciò non si strappano i fiori dalla
terra, sarebbe come strappare dalle braccia di una mamma il suo
bambino.» rispose la ragazza, ancora alterata.
Alyssa annuì
accondiscendente, e iniziò a seguire la strada che le aveva indicato
la ragazza.
Damon bloccò la sua corsa quando sentì una voce
sconosciuta provenire dall'altoparlante del cellulare. Sullo schermo
ancora non si vedeva granché. Poi sentì anche la voce di Alyssa, e
pian piano sullo schermo comparì una ragazza. Damon ascoltò tutta
la conversazione, mentre osservava attentamente ogni dettaglio, e
quando Alyssa si allontanò dalla sconosciuta lui si rimise in marcia
per raggiungerla.
Alyssa aveva ormai percorso molta strada dal
luogo in cui aveva incontrato quella ragazza, ma era ancora in
allerta. E se avesse capito che lei aveva intuito qualcosa del suo
essere una creatura sovrannaturale? Se la stesse seguendo? Non aveva
mai desiderato così tanto tornare al loft il più presto possibile!
Stava percorrendo un piccolo sentiero in mezzo al bosco, e si
guardava attorno attentamente. Ad un tratto sentì un rumore dietro
ad un albero poco lontano da lei. Si fermò, presa dalla paura, e
catalizzò il suo sguardo su quell'albero. Da dietro di esso, pian
piano, comparì un'ombra, che Alyssa non riuscì a interpretare a
causa della poca luce che filtrava dal fitto bosco. Si sentiva una
stupida: come poteva pensare che quella ragazza non si fosse accorta
di nulla? Ormai era in trappola, ma non si sarebbe data per vinta
così facilmente. Si voltò di scatto dal lato opposto e iniziò a
correre più velocemente possibile, nonostante lo zaino non proprio
leggero sulle spalle. Corse, e corse, sempre più veloce, immaginando
di dover raggiungere Damon dall'altra parte del bosco il più presto
possibile. Se lo vide pure davanti, che le tendeva le braccia, e si
dette dell'idiota per essere arrivata al punto di avere le
allucinazioni per la paura. Ma quando cercò di correre attraverso
l'illusione ottica sbatté contro qualcosa di
morbido e robustoallo
stesso tempo, e poi si ritrovò a volteggiare per aria: non era
un'allucinazione, era davvero Damon! Il vampiro l'aveva letteralmente
presa al balzo e tenendola abbracciata a sé l'aveva fatta piroettare
un paio di volte prima di rimetterla giù per terra. Damon cercò di
baciarla, ma lei lo respinse: «Non abbiamo tempo, dobbiamo
scappare!» disse allarmata Alyssa, ma Damon le rise in
faccia.
«Tesoro, che stai dicendo? Da chi dobbiamo scappare?»
disse ancora divertito Damon.
«Da quegli esseri! Sono qui nel
bosco, ho visto un'ombra prima dietro un albero! Sono sicuramente
loro, e temo che mi stiano seguendo perché hanno intuito che ho
scoperto qualcosa!» disse tutto d'un fiato Alyssa, con una voce
stridula piena di paura.
Damon mise il broncio e le sussurrò: «È
da appena un paio d'ore che non mi vedi, e già non mi riconosci?
Tesoro, ti assicuro che qua non c'è nessuno oltre io e te.».
Alyssa
non riuscì a capire. «Come fai ad essere sicuro che qua non ci sia
nessun altro? E cosa mi dici di quell'ombra?».
«Aly,
"quell'ombra" ero io. Ovviamente tu non hai i sensi
sviluppati come i miei e non mi hai distinto, però io ti ho vista
subito, e volevo avvicinarmi con calma per non spaventarti ma non me
ne hai dato il tempo. E a proposito di sensi sviluppati, ho sentito i
tuoi passi da molto, molto lontano, e non c'era nessun altro suono
estraneo al bosco. Quindi ora cerca di calmarti.» le disse Damon
carezzandole i capelli.
Alyssa annuì e si strinse a Damon,
riuscendosi così a calmare in poco tempo.
«Dai, torniamo a casa,
piccola.» le sussurrò dolcemente Damon, poi la prese in spalla e a
velocità vampiresca tornarono verso il loft.
«Damon?»
chiese Stefan all'altro capo del telefono.
«Sì
Stefan, chi vuoi che sia?»
rispose leggermente scocciato Damon.
«Va tutto bene?» chiese
ancora preoccupato Stefan.
«Dipende
dai punti di vista. Sei con Klaus?»
chiese Damon, senza farsi mancare una punta del suo sarcasmo.
«Sì,
è qui. Vuoi parlare con lui?»
«No,
forse è meglio se metti direttamente il vivavoce.»
«Fatto.
Sentiamo.»
«Abbiamo
scoperto chi potrebbe essere la causa di tutte quelle
sparizioni.»
«Abbiamo?»
chiese Caroline.
«Sì,
io e Alyssa. O, se vogliamo essere precisi, LEI l'ha
scoperto.»
«Damon,
cos'hai combinato stavolta?!» s'intromise Rebekah, preoccupata per
la sua amica.
«Non
ho combinato un bel niente! Diciamo che io ho avuto un'idea e lei
l'ha stravolta facendo di testa sua, ma alla fine devo dire che è
stato un piano geniale, nonostante il colpo che mi ha fatto
prendere.»
«Oddio
Damon, cos'è successo? Adesso dov'è lei?» chiese timorosa
Caroline.
«Oh,
tranquille Barbie, è qui affianco a me, e sta bene. Se non fosse
così, non sarei di certo a chiacchierare al telefono con voi, senza
offesa. Volevo dirvi comunque che a quanto pare abbiamo a che fare
con degli elfi. Alyssa ha incontrato nel bosco una ragazza minuta ed
esile, con la pelle chiarissima, occhi turchesi, e guarda caso con un
cappuccio in testa. E, pura casualità, prima di incontrarla c'è
stata un'improvvisa tempesta di vento ghiacciato con tanto di
nuvoloni scuri, mentre ora c'è una tiepido mattino assolato.»
«Non
bastano solo queste informazioni per avere la certezza che una
ragazza incontrata nel bosco sia un elfo.» disse Klaus.
«Infatti
non sono le uniche informazioni che abbiamo. Alyssa ha provato a
raccogliere un fiore da terra proprio davanti a lei, e questa con uno
scatto per nulla umano l'ha bloccata. E indovinate un po' cos'ha
sentito Alyssa? Pelle fredda e un distinto profumo di fragole.»
Klaus
guardò tutti gli altri presenti nella stanza. Forse Damon aveva
ragione. «Tu non eri lì però, vero?»
«No…»
ammise Damon sentendosi in colpa per averla lasciata sola.
«DAMON!
Sei inaffidabile! Come hai potuto lasciarla sola in mezzo al bosco!?»
urlò Caroline.
«Non
l'ho lasciata da sola, ci è andata da sola. Ve l'ho detto, avevo un
piano e lei me l'ha stravolto, ma a questo punto, credo che se non lo
avesse fatto adesso non sarei stato qui a parlare con voi.»
rispose amaramente il vampiro.
«Rimani pur sempre un idiota,
visto che da quel che ho capito ci volevi andare tu nel bosco, da
solo.» gli disse Stefan.
Damon sbuffò. «Sentite,
non ho chiamato per discutere i miei piani o quelli di Alyssa, ma
semplicemente per farmi dire da Klaus cosa possiamo fare contro
questi stronzi, prima che prendano qualcun altro.»
«Non
puoi fare un bel niente, Damon.» disse più serio che mai
Klaus.
«Cosa?!»
disse incredulo Damon, il suo tono di voce rispecchiava appieno
l'espressione sui volti di Rebekah, Matt e i loro ospiti.
«Non ho
idea di come sconfiggere un elfo. Credo che mi dovrai dare una mano
per scoprirlo, Bonnie.» disse Klaus, rivolgendosi poi alla strega,
che annuì.
«Beh,
cercate di darvi da fare alla svelta allora!»
disse irritato Damon.
«Faremo il possibile, intanto voi non
cacciatevi più nei guai e restate in casa, gli elfi sono molto
pericolosi e potenti, te lo posso assicurare.» rispose
Klaus.
«Damon, davvero, rimanete in casa, tanto troverete
sicuramente qualcosa da fare.» disse maliziosamente Stefan,
scatenando delle espressioni perplesse nei presenti: non era tipo da
fare questo genere di battute infatti.
«Oh,
di quello non ti devi preoccupare, fratello. Alyssa per sua fortuna
ha a che fare con uno come me, a differenza della povera Elena che ha
a che fare con Santo Stefan!»
rispose sarcastico Damon, facendo ridere Caroline e Rebekah mentre
Elena alzò gli occhi al cielo.
Terminarono la chiamata, e subito
Klaus si allontanò per fare due telefonate, tornando poi dagli
ospiti.
«Verranno anche Elijah e Kol ad aiutarci. Intanto,
Bonnie, comincia a dare un'occhiata nei tuoi Grimori per vedere se
trovi qualcosa riguardo gli elfi. Io torno tra poco, vado a cercare
tra tutto quel che ho accumulato in questi anni per vedere se trovo
qualcosa di interessante. Mia cara, vieni con me?» disse Klaus,
porgendo la mano a Caroline.
Caroline prese la mano di Klaus e
uscirono dal salone, mentre Bonnie cominciava ad aprire una delle
valigie piene di Grimori.
«Oggi niente università.»
annunciò Damon ad Alyssa appena conclusa la chiamata.
«Perché?»
chiese contrariata Alyssa.
«Primo: perché ora che sappiamo con
chi abbiamo a che fare ci conviene stare belli tranquilli in casa;
secondo: perché ti sei beccata un bel raffreddore grazie a
quell'idiota di un elfo quindi è meglio se non esci; terzo: perché
ti sei svegliata nel bel mezzo della notte e ora mi sembra più che
logico che tu ti debba riposare un po'. Devo aggiungere altro?» le
rispose Damon cercando di essere convincente.
«Dai, è solo un
po' di raffreddore, non sto mica morendo!» ironizzò Alyssa.
Damon
la prese dai fianchi e la fece sedere a cavalcioni su di lui. «Con
quella parola non ci scherzare mai più, ti prego.» le sussurrò
dolcemente tenendole il viso tra le mani, lo sguardo di lui travolto
da mille emozioni contemporaneamente.
Ad Alyssa si sciolse il
cuore: Damon riusciva ad essere così amorevole e premuroso con lei,
eppure c'era ancora chi era convinto che fosse solo un menefreghista.
«Damon, io però sono un'umana. Prima o poi è inevitabile che
succeda.» gli disse Alyssa con un velo di tristezza.
«No, una
soluzione ci sarebbe.» le disse lui con tono serio, facendola
sembrare una richiesta inespressa.
«Scusami, ma sinceramente non
mi sembra il momento ideale per passare dalla parte dei vampiri. E
comunque per ora voglio restare semplicemente come sono.» disse
apertamente Alyssa.
«Vuol dire che in futuro ci potrebbe essere
una possibilità?» chiese scettico Damon.
«In futuro ci penserò
su. Te lo prometto. Ma è tutto da vedere.» disse Alyssa, poi con
tono scherzoso aggiunse «Cosa c'è, non ti piaccio più
così?».
Damon le baciò il collo e poi le sfiorò l'orecchio con
le labbra.
«Mai fare una domanda del genere ad un vampiro, mia
piccola dolce umana.» le sussurrò con ardore, passandole poi la
lingua sul collo.
Alyssa chiuse gli occhi, godendosi il momento,
mentre sentiva i brividi scivolarle lungo tutta la schiena. Damon
continuò a baciarle e mordicchiarle dolcemente il collo, e Alyssa
ormai era in un altro mondo, dove esistevano solo lei e
Damon.
«Damon….» sussurrò Alyssa affannosamente; «Damon…lo
sai che…è il mio punto debole…e non devi…stuzzicarlo troppo…»
continuò a sussurrargli tra un sospiro e l'altro, mentre lo
stringeva sempre di più a sé.
Alyssa resistette ancora per poco,
poi cercò le labbra di Damon con le sue, e quando si incontrarono lo
baciò con tutta la passione che aveva in corpo.
Rimasero a
guardarsi negli occhi, mentre ancora riprendevano fiato, come se
potessero restare in quel modo per l'eternità.
«Sappi che, dopo
quel che ti è successo nel bosco, non ti lascerò mai più andare da
nessuna parte senza di me. Le sensazioni terribili che ho provato
oggi non le voglio provare mai più.» le sussurrò Damon, facendola
sorridere.
«Quindi se ti dicessi che adesso vado a dormire
seguendo il consiglio che mi hai dato prima, tu verresti con me?»
gli chiese divertita Alyssa.
«Ti sembra necessario chiederlo?»
le rispose ridacchiando Damon, mentre tenendola avvinghiata a sé la
portò in camera sua. «Ora per me sarà difficile dormire però.»
le disse dopo averla adagiata sul letto, mentre faceva scorrere le
dita sui fianchi, provocandole altri brividi.
«Sei tu che hai
iniziato a stuzzicare, non prendertela con me.» gli rispose Alyssa
facendogli la linguaccia.
«Un ultimo bacio, un bel bacio della
buonanotte, e poi ti lascio dormire. Lo so che sei stanca, anche se
cerchi di nascondermelo.» le sussurrò a una spanna dal viso mentre
si posava su di lei, e poi tuffò le sue labbra su quelle di Alyssa.
Lui la strinse a sé, e lei per tutta risposta si avvinghiò a lui.
Era incredibile quello che riuscivano a provare anche con un solo
bacio: tutta la passione e l'affetto che provavano l'uno per l'altra
esplodeva ogni volta che qualsiasi parte del loro corpo entrava in
contatto con l'altro.
Damon si distese accanto a lei, e le fece
adagiare il capo sul suo petto. L'abbracciò, e dopo averle dato un
dolce bacio sulla fronte le sussurrò «Adesso riposati piccola mia.
Finché starai tra le mie braccia nessuno ti potrà far male, ci sono
io a proteggerti, a tutti i costi.».
Il sole era ormai alto
nel cielo di Los Angeles mentre Bonnie e Klaus erano ancora alla
ricerca di informazioni sugli elfi. Stefan, Elena, Matt e Rebekah
volevano aiutare almeno Klaus, visto che nei Grimori di Bonnie non
avrebbero capito nulla, ma lui non voleva che frugassero tra la sua
roba, per cui li allontanò dal grande salone dove teneva tutti i
suoi vecchi ricordi. I quattro decisero allora di farsi un giro per
la città, approfittando del momento abbastanza tranquillo, uno degli
ultimi per molto tempo, probabilmente.
«Klaus!» disse Bonnie ad
alta voce, sapendo che l'ibrido l'avrebbe sentita anche se era in una
stanza lontana da quella in cui era lei.
In un istante Klaus si
palesò di fronte a lei, seguito da Caroline: Bonnie guardava nel
vuoto in un'espressione piena di terrore.
«Che succede?» le
chiese Klaus, impaziente.
«Ho trovato qualcosa…qualcosa di
terribile.»
È
passato molto tempo da quando ho postato il mio ultimo capitolo e me
ne scuso davvero tanto!
Purtroppo i prossimi capitoli non so
quando riuscirò a pubblicarli, potrebbe succedere tra due giorni
come tra un mese… Ho davvero tanti impegni e mi tocca mettere la
scrittura in secondo piano… E la cosa mi rattrista ancor di più
dopo aver visto il promo della puntata 4x02 di TVD: in esso viene
fatta vedere una cosa che succederà anche nei prossimi capitoli
della mia storia e mi spiacerebbe se voi pensaste che l'ho copiata
dalla serie, visto che è da due mesi che è scritta nella mia
scaletta. =(
Comunque spero che questo capitolo vi piaccia, e
spero con tutto il cuore di poter continuare a scrivere il prima
possibile! Credetemi, per una che sa già come andrà, non poterlo
far sapere ai suoi lettori è proprio una tortura! XD
Vi ricordo i
link del Blog e della pagina Facebook, anche se li ho lasciati da
parte come la storia! =(
Al prossimo capitolo, se avrete pazienza
(lo spero)!
Your Love Saved Me - Chapter 9
Eccomi, sono tornata! Vi chiedo DAVVERO scusa per essere sparita per tutto questo tempo! =( Please, forgive me!!!
Sono finalmente riuscita a mandare avanti questa storia, che tra
impegni vari e la mia testa che ormai era andata a farsi un giro al
Polo Nord, era rimasta ferma con le quattro frecce da veramente troppo
tempo! Spero che vi piaccia, e intanto vi anticipo che ci sarà
una scena in cui la musica avrà una parte di rilievo, la cui
canzone protagonista è proprio questa qua: Secret Garden - "Heartstrings". Capirete il senso di quel che intendo (se c'è xD) quando arriverete alla scena in questione xD
Ora vi lascio alla storia, tanto ritorno a commentare a fine capitolo xD A dopo!!!
Alyssa si era svegliata da ormai un'oretta. Damon le aveva portato il
brunch a letto, come sua abitudine; gli piaceva decisamente viziarla.
Si era anche offerto di lavare i piatti e fare il bucato, ma Alyssa
gliel'aveva impedito: apprezzava davvero la volontà di Damon nel
volerla aiutare in tutte le faccende domestiche, ma solo nel caso lei
non riuscisse a portarle a termine tutte. E quel giorno non era il
caso: non essere andata a lezione le aveva lasciato parecchio tempo
libero. Così mentre lei faceva la casalinga lui s'intromise
furtivamente nella sua camera lasciandoci una sorpresa, per poi
accomodarsi sul divano e attendere che lei lo raggiungesse: non vedeva
l'ora di fargliela scoprire!
«Fatto! Posso farcela anche da sola, visto?!»
annunciò Alyssa a Damon, mentre si sedeva accanto a lui sul
divano mezz'ora dopo.
«Lo so che puoi fare tutto, Aly, ma…diciamo che mi piace
aiutarti. Giusto perché così puoi dedicare più
tempo ad altro…» la stuzzicò Damon, sfiorandole il
viso col suo mentre la guardava pieno di desiderio.
«Quindi lo fai per te stesso, eh? Bravo! E io che pensavo lo
facessi per me!» scherzò Alyssa, spingendolo giocosamente
dall'altro lato del divano.
«Assolutamente no, tesoro, lo faccio proprio per te! Voglio dire,
se fossi una donna vorrei passare più tempo possibile con un
figo come me!» le rispose divertito Damon, mentre si pavoneggiava
spudoratamente, poi iniziò ad avvicinarsi ad Alyssa,
sovrastandola e facendola sdraiare, sussurrandole con un tono
più serio: «Anche se non è solo l'aspetto che mi
rende così attraente…tu lo sai bene, ormai…e spero
che presto scoprirai molto di più…su di me.»
Il viso di Damon era ad un soffio da quello di Alyssa, e il suo corpo
serrava protettivamente quello di lei. Damon fece scorrere lentamente
le dita sui fianchi dell'umana, seguendo con lo sguardo il percorso
della sua mano sul meraviglioso corpo della ragazza. Intrufolò
poi le dita sotto la maglietta, spostando lo sguardo sugli occhi di
Alyssa, che lo guardava con un'espressione colma di passione ma con un
pizzico di timore. Lei infatti adorava le attenzioni di Damon, adorava
quando la toccava o la baciava, ma non voleva lasciarsi andare troppo
presto, e con un uomo del genere per Alyssa era davvero difficile
trattenersi. Avrebbe voluto diventare sua ogni volta che lui la
sfiorava, ma c'era qualcosa che inspiegabilmente frenava i suoi istinti.
Ma Damon la baciò, mentre continuava a sfiorarle il ventre al di
sotto della maglietta, ed Alyssa lo strinse a sé, intrufolando
anche lei una mano sotto la camicia di lui. Damon per tutta risposta si
staccò da lei e si tolse la camicia super-velocemente, e la
buttò dietro di sé, per poi rituffarsi sulle morbide
labbra di Alyssa.
«Mi fai impazzire» sussurrò la ragazza con un misto
di passione e dolcezza nella voce, e a Damon sfuggì una risatina
sarcastica. Lui stava facendo impazzire lei? Forse Alyssa si sottovaluta così tanto che non comprende che è lei a fare impazzire me!,
pensò Damon. Le mani della ragazza si persero sulla possente
schiena del vampiro, mentre qualcosa nella sua mente le ricordava di
tenere a freno la passione. Damon indirizzò le sue mani verso la
schiena di Alyssa, e pian piano andò sempre più su, fino
a raggiungere il gancetto del reggiseno. Ma quando provò a
sganciarlo, Alyssa si bloccò e con delicatezza lo
allontanò.
«Scusami.» gli disse nel più completo imbarazzo.
«No, scusami tu. Mi sono lasciato prendere.» si giustificò Damon, desolato.
«Anche io. Non che mi sia dispiaciuto, niente affatto,
però credo che dovremmo andarci piano.» gli disse
dolcemente Alyssa, accucciandosi sul suo petto nudo.
«Certo, non ti preoccupare piccola. Prenditi tutto il tempo che
vuoi.» le sussurrò teneramente Damon, anche se leggermente
deluso, mentre le accarezzava i capelli.
Quando riprese fiato e vide che anche il respiro di Alyssa era tornato
regolare, decise che era arrivato il momento di rivelarle che aveva una
sorpresa per lei.
«C'è qualcosa che ti aspetta in camera tua. Credo che ti piacerà.» le disse dolcemente.
Alyssa era talmente sorpresa da non riuscire ad aprir bocca.
«Dai, va' a prenderla. Ti aspetto qui.» la incoraggiò.
Alyssa si alzò, e appena raggiunse il primo gradino della
scalinata, sentì una melodia provenire dal pianoforte. Damon con
la sua velocità vampiresca si era già accomodato sul
seggiolino e le sue mani si muovevano delicatamente sulla tastiera.
Quando Alyssa entrò in camera, ebbe una delle più belle
sorprese della sua vita: un meraviglioso violino era adagiato sul suo
letto; affianco vi erano la custodia e l'archetto, e un piccolo
bigliettino con un fiocchetto lilla sopra. Gli occhi le si fecero
lucidi, e dentro di lei sentiva una grande gioia riempirle il cuore.
Era curiosa di leggere il bigliettino, ma il richiamo della melodia che
stava suonando Damon era troppo forte, così prese subito il
violino e l'archetto e tornò indietro da lui. Dall'alto della
scalinata poteva ammirarlo in tutto il suo splendore, concentrato sulla
dolce musica che stava suonando. Senza esitare, seguendo la melodia,
fece scorrere l'archetto sulle corde, e iniziò a suonare insieme
a lui.
Il vampiro alzò subito lo sguardo verso di lei, e un sorriso
tenero comparve sul suo volto, ricambiato dalla ragazza. Pian piano lei
lo raggiunse, mentre entrambi continuavano il loro duetto e si
lanciavano occhiate di intesa, poi continuò a suonare accanto al
pianoforte finché terminarono la canzone.
Alyssa abbracciò subito Damon, ringraziandolo ripetutamente, con lacrime di gioia che le riempivano gli occhi.
«Anche se non è quello che avevi in Italia, al quale son
sicuro che sei affezionata, questo può essere una soluzione
temporanea per non sentirne la mancanza. Che ne dici?» le chiese
il vampiro.
«Dico che sei unico. Grazie, davvero. Non hai idea di cosa
significhi per me! Un violino, che già di per sé vale
tantissimo per me, ma questo è uno dei migliori poi! Sei pazzo,
chissà quanto l'avrai pagato! Ma sai qual'è la cosa
davvero più importante per me? È che me lo hai regalato
tu.» gli rispose entusiasta.
«Figurati piccola, non ho fatto niente di che. Posso fare anche
di meglio!» le disse dolcemente lui, con il suo solito pizzico
d'ironia, mentre le accarezzava il viso. Era davvero felice nel vederla
talmente entusiasta per quello che lui riteneva fosse solo un piccolo
gesto.
«Niente di che?! Tu ogni giorno mi rendi sempre più
felice, te ne rendi conto? Un giorno mi farai esplodere il cuore dalla
gioia, ne sono certa!» gli disse l'umana, scoccandogli poi un
appassionato bacio a stampo.
Lui stava giusto per cingerla con le braccia, quando il cellulare gli squillò. Era Klaus. Maledizione, ma gli altri guastafeste hanno fatto un corso di tempismo perfetto anche a lui?!
«Spero sia qualcosa d'importante, Klaus!» disse irritato
Damon all'ibrido all'altro capo del telefono, mentre Alyssa tornava in
camera sua suonando ancora un po' prima di posare il suo violino e
tornare dal vampiro.
«Oh, purtroppo per tutti noi lo è, caro Salvatore.» disse cupo Klaus.
«Bonnie?! Allora???» chiese quasi in preda al panico Caroline.
La strega fece un sospiro profondo, poi iniziò a spiegare:
«Gli elfi possono disporre della natura come desiderano, in base
alle loro potenzialità. In parte è una cosa che riusciamo
a fare anche noi streghe, tu Caroline ricordi che quando mia madre
è stata trasformata in vampiro ti ho fatto vedere il contatto
con la natura che lei aveva perso, giusto?» la vampira
annuì «Ecco, la differenza è che gli elfi non si
limitano a far germogliare e fiorire le piante. Loro possono utilizzare
i ramoscelli di qualsiasi pianta come se fossero dei loro tentacoli.
Oppure possono creare gabbie facendo intrecciare in un attimo i rami di
un solo albero; creare profonde voragini nel terreno e ricoprirle in
pochi secondi, senza muovere un dito; far crescere un immenso albero
nel giro di qualche secondo. Sono capaci di utilizzare tutti gli
elementi della natura a loro piacimento, per cui possono appiccare un
incendio in Antartide così come scatenare una pioggia
torrenziale nel Sahara. E se possono fare tutto ciò, non credo
che uno scontro con dei vampiri li spaventerebbe. Sono in netto
vantaggio: potrebbero uccidervi semplicemente utilizzando il ramo di un
albero».
«Io non posso essere ucciso da un qualsiasi paletto, ramo o
checchessia. E lo sai bene anche tu, strega.» rispose sicuro di
sé Klaus.
«Oh, certo, tu no. Ma Caroline e le persone a cui tiene di
più sì, invece.» precisò Bonnie, spostando
lo sguardo da lui a Caroline, facendo crescere l'angoscia dell'ibrido.
«Non hanno nessun punto debole questi elfi? Non c'è
scritto nulla su quel Grimorio su cosa potremmo fare per
sconfiggerli?» chiese quasi in preda al panico Caroline.
«Beh, qui dice che l'unico modo per sconfiggerli è un
incantesimo, che sarebbe scritto nella pagina seguente…se solo
ci fosse.» rispose impotente la strega all'amica.
La vampira rimase attonita, mentre l'ibrido chiedeva alla strega come fosse possibile che proprio quella pagina fosse sparita.
«Credo di sapere a chi posso chiedere spiegazioni. Questo
Grimorio era conservato nello studio di mia nonna, al Whitmore College;
sono sicura che la sua assistente ne saprà qualcosa.»
rispose la strega all'ibrido, cercando di rassicurare anche Caroline.
«Bene, allora domani ci andiamo io e te.» disse secca la vampira.
«Non se ne parla nemmeno, tesoro. A Mystic Falls ci sono
già stati degli attacchi, quindi tu resti qui con gli altri. Ci
andrò io con Bonnie, dato che io non rischio nulla.» la
contraddisse Klaus.
«Tu non rischi nulla?! L'unica cosa che non possono fare è
ucciderti, ma potrebbero comunque torturarti! E per me non c'è
differenza tra le due cose. Non andare, ti prego.» lo
implorò la vampira.
«Tesoro mio, Bonnie è a rischio, quindi se non ci vado io
dovrà andarci comunque qualcun altro. La differenza è che
gli altri potrebbero non tornare mai indietro. Ora, dimmi, quale ti
sembra l'ipotesi peggiore: rischiare che mi feriscano o perdere uno dei
tuoi amici per sempre?» le rispose duramente lui, cercando di
farla ragionare.
Caroline si mise le mani nei capelli e iniziò ad andare avanti e
indietro per la stanza. Non voleva perdere nessuno dei suoi amici, era
ovvio, ma non voleva nemmeno che Klaus venisse ferito o peggio
torturato. L'immagine del corpo dell'ibrido interamente perforato da
rami si fece strada nella sua mente, e al solo pensiero che potesse
davvero trovarsi in quelle condizioni rabbrividì.
«Non lasciarmi.» sussurrò triste a Klaus, con gli occhi lucidi.
Lui la strinse a sé, e le posò un tenero bacio sui
morbidi capelli dorati. «Non lo farei mai. Non permetterei a
nessuno di portarmi via da te, da Rebekah o dai miei fratelli. Siete la
mia famiglia, siete tutto ciò per cui io lotterei.» le
sussurrò, poi le prese il viso tra le mani, e la guardò
dritta negli occhi: «Amore, guardami negli occhi. Ci vedi un
briciolo di menzogna se ti dico che tornerò?» lei scosse
la testa, e l'ibrido continuò a parlarle per calmarla «Te
lo giuro, tornerò, tutto intero, non appena avremo trovato
quell'incantesimo. Così ci sbarazzeremo di quegli elfi, e
torneremo a vivere tranquilli».
«Lo hai giurato: tutto intero. Sano e salvo.» disse lei
stringendo le mani dell'ibrido, che ancora le stavano accarezzando il
viso.
«Tranquilla, non mi succederà nulla.» la
rassicurò Klaus. «Strega, preparati, si parte
subito.» disse poi l'ibrido rivolgendosi a Bonnie, che
annuì e corse a prendere una piccola valigia giusto per metterci
il Grimorio con la pagina mancante e qualche cambio d'abito.
Appena la strega uscì dalla stanza, Caroline gettò
letteralmente le sue labbra su quelle dell'ibrido, e lo baciò
con tutta la passione e l'amore che aveva in corpo. Lui la strinse a
sé ricambiando il bacio con altrettanta passione, ma quando
sentì le lacrime scorrere sul viso della vampira,
allontanò il viso dal suo per poterla guardare negli occhi.
Così le sussurrò dolcemente: «Non piangere, tesoro.
Starò bene. L'ho giurato. Sono un uomo di parola».
«Ti ascolto.» disse Damon, diventato subito serio.
«Abbiamo
scoperto qualcosa in più sugli elfi. Riassunto in poche parole:
faresti meglio a starci miglia lontane perché non avresti
scampo. Però, abbiamo anche una notizia positiva: c'è un
incantesimo che può sconfiggerli.» rispose Klaus dall'altro capo del telefono.
«Quindi tornerete qui così la streghetta farà il
suo abracadabra e li farà fuori tutti?» chiese dubbioso il
vampiro.
«No, niente affatto. Io e Bonnie stiamo andando a Mystic Falls, alla ricerca di questo incantesimo che manca nel Grimorio.» spiegò l'ibrido.
«Tu e Bonnie?» chiese incredulo il Salvatore, che poi si
fece una risatina. «Quindi io cosa dovrei fare? E gli altri dove
sono, torneranno qui?» chiese poi.
«Tu
non devi fare proprio nulla. Bonnie mi ha detto che ha fatto un
incantesimo di protezione per il loft e una parte circostante del
giardino. Tu resta in questo spazio protetto e non ci saranno problemi.
E conoscendo te e il tuo ego spropositato, lascia che ti dica che
nemmeno io avrei possibilità di farcela con questi esseri.
L'unica cosa che non mi potrebbe uccidere è che non possiedono
il paletto di quercia bianca, ma ciò non significa che non
potrebbero rendermi inerme. Comunque, gli altri per ora resteranno a
Los Angeles, lì sono al sicuro, come tu sarai al sicuro se
starai in casa.»
gli disse seriamente l'ibrido. Desiderava davvero che nessuno di loro
ci andasse di mezzo, perché ormai erano tutti legati in un modo
o nell'altro. La perdita di uno di loro avrebbe sconvolto tutti, erano
tutti diventati parte di una catena di affetti, per cui se avesse
sofferto uno di loro, chiunque fosse stato affezionato a lui avrebbe
sofferto a sua volta, e così via. E Klaus non voleva vedere la
sua Caroline soffrire per nulla al mondo.
«Quindi mi hai chiamato per dirmi che siamo tutti inutili contro
di loro e che devo starmene chiuso in casa?» disse sarcastico
Damon.
«Esattamente. Devo dire che recepisci bene, Salvatore.» continuò col sarcasmo l'ibrido.
«Grazie, mi hai proprio cambiato la giornata in meglio.» ironizzò il vampiro.
«Di nulla. Ti farò sapere se ci saranno novità.» gli disse Klaus, e terminò la chiamata.
Damon si buttò sul divano sbuffando. Essere costretti a stare in
casa non è una cosa piacevole per nessuno, tanto più per
lui che amava andare in giro, specialmente in piena notte. Si mise a
pensare a tutto ciò che avrebbe potuto fare in casa, solo lui e
Alyssa. Gli vennero in mente molte idee, ma era sicuro che una parte di
esse non sarebbero ancora state condivise dalla ragazza, vista la
reazione che aveva avuto poco prima sul divano! Saranno dei giorni difficili, caro Damon!
pensò, e cercò di scacciare via dalla sua mente i
pensieri più piccanti. E proprio in quel momento la vide
scendere dalle scale e dirigersi verso di lui: il dolce sorriso le
illuminava il volto, segno che la sorpresa era stata gradita parecchio.
Si sedette affianco a lui sul divano e poi si accoccolò sul suo
petto. Mooolto difficili, Damon! pensò ancora il vampiro.
«Chi era?» chiese candidamente Alyssa.
«Klaus. Ha detto che ha scoperto altro e che ci tocca stare in
casa finché non trovano un incantesimo, che tra l'altro è
andato disperso chissà dove.» le rispose perplesso Damon.
Avrebbero mai trovato quell'incantesimo? E se così non fosse
stato, sarebbero stati costretti a trascorrere l'eternità chiusi
in quel loft?! Lui non l'avrebbe fatto di sicuro: preferiva il rischio
alla noia.
«Beh, vedila dal lato positivo: abbiamo più tempo per noi.
A me non dispiace più di tanto!» lo rassicurò lei
ridacchiando.
«Credimi, è l'unico motivo che m'impedisce di impazzire al
pensiero di dover stare chiuso in queste quattro mura! Hai fatto bene
ad insistere quando io invece volevo che tu andassi a Los Angeles con
gli altri: sarei già uscito se fossi stato solo, incurante dei
rischi che avrei corso lì fuori.» le confidò il
vampiro.
«Oh, ma con me qui, tu infatti non andrai proprio da nessuna
parte!» gli disse convincente la ragazza, mente si sedeva a
cavalcioni su di lui. Damon rimase sorpreso dall'atteggiamento di
Alyssa, ma si lasciò trasportare. Lei passò delicatamente
le dita sul viso del vampiro, e poi avvicinò il viso al suo.
«Possiamo fare tante cose insieme.» gli disse sensualmente,
poi precisò: «Ma per adesso con tutti i vestiti addosso,
se capisci quel che intendo».
«L'avevo già intuito da prima.» ci scherzò su
il vampiro, poi si fece serio: «Aly, per quanta voglia io possa
avere di far l'amore con te, non ti forzerò mai a fare qualcosa
che non desideri anche tu. Puoi stare tranquilla con me».
«Lo so.» disse dispiaciuta l'umana. «Io non è
che non voglia farlo, ma…è come se ci fosse qualcosa che
mi blocca.» gli confidò poi.
Damon ripensò alla terribile serata in cui l'aveva salvata da
quel lurido bastardo che voleva abusare di lei, e si chiese se non
fosse proprio a causa di quell'episodio che lei si sentiva così.
L'aveva soggiogata per dimenticare, certo, ma le aveva anche detto di
essere più prudente e attenta, e anche questo forse aveva
influito.
«Riesci a spiegarti il perché? Che cos'è quel
qualcosa che ti blocca?» le chiese comprensivo e dolce mentre le
accarezzava il viso.
«Non lo so…è come se avessi paura. Paura di quel
che può succedere dopo, di essere poi…abbandonata.
Ascolta, forse è ora di essere sincera con te, anche sul mio
passato. So che mi hai detto che a volte non è importante, ma io
ne porto ancora le ferite evidentemente, ed immagino che sia proprio
ciò che mi frena.» spiegò la ragazza, poi si prese
un attimo di pausa.
«Con me puoi parlarne, puoi dirmi qualsiasi cosa ti passa per la
testa. Ma ti posso assicurare che io non ti abbandonerei mai e poi mai.
Su questo non ho alcun dubbio.» la rassicurò lui,
stringendola a sé.
Alyssa fece un lungo sospiro, poi iniziò a confidarsi.
«Sono stata con altri ragazzi prima di te, e questo di per
sé non è un problema.» Damon annuì. Certo,
non era contento nell'immaginarsi la sua piccola tra le braccia di un
altro, ma lui era appena entrato nella sua vita e non poteva di certo
cambiare il suo passato o contestarlo. La voce di Alyssa lo distolse
dai suoi pensieri: «Ma il fatto che sia quasi sempre stata
lasciata, lo è. In amore ci ho sempre messo tutta me stessa,
anima e corpo. Ho amato gli altri più di me stessa a volte. Ma
alla fine, rimanevo sempre sola, ferita e vuota. E la cosa più
brutta è che chi mi aveva ferito, era qualcuno che qualche tempo
prima mi aveva detto grandi cose, come che per lui ero tutto, che mi
amava davvero, o che era una storia seria quella che avevamo. Mi sono
sentita ingannata, usata e inutile. E nell'ultimo anno passato, dopo
l'ennesima delusione, non sono più stata capace di amare e di
fidarmi di nuovo. Finché non ho incontrato te. Ora mi sento
più tranquilla, più viva. Ma ancora non riesco a
lasciarmi andare come vorrei. E questo mi fa sentire sbagliata»
finì la ragazza, mentre una lacrima le solcava il viso.
«Ehi, piccola» le sussurrò Damon, asciugandole la
lacrima «Tu non sei affatto sbagliata. Hai solo paura che quei
brutti ricordi diventino momenti che si ripetono sempre nella tua vita,
ed è comprensibile dopo tante delusioni essere così
diffidenti. Cavolo, le persone sanno essere davvero crudeli».
«Tu ne sai qualcosa.» gli sussurrò Alyssa, e Damon
rimase colpito da quelle parole. «So che anche tu ti sei sentito
così, sia con Katherine, sia con Elena. Ma se c'è una
cosa che ti posso assicurare, è che io non sono come loro. Non
sarò mai come loro.».
«Lo so, piccola. Ti ci vuole solo del tempo. Il tempo di poterti
fidare completamente di me. Io ti aspetterò, non sarà un
problema, perché voglio che con me tu sia a tuo agio, voglio che
tu non rinneghi mai i momenti che abbiamo passato insieme, e
soprattutto, voglio che tu sia felice di stare con me, non che invece
te ne penta.» le disse il vampiro, stringendola forte a sé.
Klaus e Bonnie erano finalmente arrivati a Mystic Falls.
«Ti lascio a casa tua o preferisci sistemarti in una delle camere
della mia villa?» chiese educatamente l'ibrido alla strega.
«A dire la verità volevo passare da casa di Elena prima di
tornare a casa mia, se non ti dispiace.» rispose lei.
«Ah, certo, il caro Jeremy eh? Allora ti lascio lì.
L'importante è che domattina alle 9 tu sia già pronta,
andiamo a fare visita al Whitmore. Sai, non voglio perdere tempo
inutilmente.» spiegò l'ibrido.
«E tu dove andrai?» chiese sorpresa la strega.
«A casa mia, ovvio.» rispose tranquillamente lui.
«Ma non è protetta! Siamo partiti insieme per essere
più al sicuro, e ora mi dici che staremo divisi?!
Chiederò a Jeremy se possiamo fermarci da lui, così
farò un incantesimo di protezione alla casa e sarà al
sicuro anche quando ce ne saremo andati.» protestò Bonnie.
«Come desidera lei, madame.» rispose sarcastico Klaus.
Presto arrivarono davanti a casa Gilbert. Jeremy fu felice di rivedere
Bonnie, che subito gli chiese se entrambi si potessero fermare da lui,
vista la situazione. Da quando era tornato Tyler, il piccolo Gilbert
era consapevole di tutto ciò che stava succedendo anche a Mystic
Falls e li fece restare da lui.
Il mattino dopo, Bonnie e Klaus andarono come stabilito al Whitmore
College. Bonnie cercò la donna che faceva da assistente a sua
nonna quando insegnava lì, e le chiese informazioni su tutto il
materiale che la nonna aveva nel suo studio.
«Qui è rimasto poco e niente, Sheila ha portato via tutto
ciò che le interessava quando ha smesso di insegnare. Comunque
seguimi, ti accompagno al suo studio. Credo che il professore che l'ha
sostituita ti potrà aiutare per qualsiasi cosa tu abbia
bisogno.» disse l'assistente, che fece poi strada ai due.
Arrivati allo studio trovarono la porta aperta, e un uomo dai riccioli
corvini stava leggendo attentamente un grosso e vecchio tomo.
«Prego, entrate.» disse senza nemmeno alzare gli occhi dal tomo ai due ospiti, che si guardarono perplessi.
Bonnie avanzò, e l'uomo le rivolse un'occhiata veloce, appena
prima di dire «Oh, tu devi essere la nipote di Sheila! Sapessi
quanto mi ha parlato di te, quando io qui non ero altro che un
tirocinante! Ci assomigli molto, sai?».
Bonnie rimase sorpresa dall'uscita del professore, ma una strana sensazione la portava a fidarsi di quest'uomo.
«Conoscevi mia nonna?» chiese curiosa la strega, mentre
l'assistente chiudeva la porta dietro di loro e si allontanava.
«Molto bene. Diciamo che avendo la stessa visione del mondo
andavamo molto d'accordo. Comunque, lascia che mi presenti, io sono
Atticus Shane. Immagino tu sia venuta qui perché hai bisogno di
qualcosa che riguarda tua nonna, giusto?» chiese il professore.
«Sì, professor Shane. Mia nonna qui teneva questo
Grimorio» disse la ragazza porgendo il libro al professore
«ma avevo bisogno di una pagina che è stata staccata.
Perciò volevo assicurarmi se fosse rimasta qui o meno.»
spiegò Bonnie, facendo poi vedere al professore la parte in cui
mancava la pagina.
«Un incantesimo per sconfiggere gli elfi, eh? Mi spiace non
poterti far riavere quella pagina, ma qui è rimasto solo del
materiale per le lezioni, niente di vera magia, solo teorie. E tu non
te ne faresti nulla.» rispose il professore, lasciando di stucco
Bonnie.
«Lei….pratica?» chiese imbarazzata la strega.
«Sì, e anche se questa pagina mancante non è qui, posso aiutarti.» disse orgoglioso Shane.
«Lei conosce l'incantesimo?» chiese euforica Bonnie, mentre Klaus era sospettoso nei confronti del professore.
«No, ne ho sentito parlare, so di cosa si tratta, ma non conosco
l'incantesimo in sé. Però so che una mia vecchia amica lo
conosce sicuramente. L'unico problema è che abita ad
Atlanta.» spiegò il professore.
«Per noi non c'è nessun problema: siam venuti fin qui da
Los Angeles, andare ad Atlanta sarà una passeggiata.
Andiamo.» ordinò Klaus, ma il professore non fu d'accordo.
«Io non posso muovermi da qua fino al prossimo weekend. Dovrete
aspettare. Nel frattempo, Bonnie, lascia che ti insegni qualcosa in
più sulla magia: se vorrai fare quell'incantesimo ne avrai
davvero bisogno.» sentenziò Shane.
Klaus stava per ribattere, ma Bonnie lo interruppe: «Va benissimo. Dove e quando?» chiese al professore.
«Cominciamo da subito, qua nel mio studio.» rispose lui.
Klaus si sedette controvoglia su una poltroncina poco distante dalla
scrivania del professore, mentre lui iniziava a mostrare degli "stupidi
giochetti", così commentava l'ibrido, a Bonnie.
Damon era in cucina insieme ad Alyssa, che stava pranzando, quando il suo cellulare squillò.
«Oh, il mio caro fratellino forse si è ricordato di
me!» commentò il vampiro guardando il display del
cellulare, suscitando un piccola risata di Alyssa, prima di rispondere
alla chiamata.
«Stefan, hai ancora il mio numero salvato? Strano!» disse sarcasticamente Damon.
«Purtroppo sì, Damon.» rispose sarcasticamente Stefan, poi continuò con tono neutro «Lì va tutto bene?».
«Direi proprio di sì, fratellino! Siamo rinchiusi in casa
e nel caso decidessi di uscire potrei trovarmi di fronte un elfo che mi
farebbe fuori in quattro e quattr'otto, cosa potrei volere di
meglio?» continuò sarcasticamente il maggiore dei
Salvatore.
«Beh, siete tu e Alyssa tutti soli soletti, costretti in casa, e non sei contento? Mi sorprendi!» disse pungente il fratellino.
«Certo che sono contento di stare tutto solo con lei, non
c'è alcun dubbio! Ma sai quanto mi piaccia uscire, no? E poi non
mi piace fare le cose su ordine di qualcun altro. L'unica cosa positiva
è che c'è Alyssa qua con me.» disse sinceramente
stavolta Damon.
«Beh,
allora mi spiace, ma ti devo dare una brutta notizia. Klaus ha chiamato
Caroline poco fa, dicendo che l'incantesimo non l'hanno trovato, ma tra
una decina di giorni andranno ad Atlanta da una strega che lo conosce.
Dovrai resistere alla tentazione di uscire almeno per altri dieci
giorni, fratello.» spiegò Stefan, aspettandosi qualsiasi reazione da lui.
«COSA?! Ancora dieci giorni? Ma voi siete impazziti! Al diavolo
tutto, quando mi stufo esco, vada come deve andare! Che poi,
perché diavolo devono aspettare dieci giorni?» il tono di
Damon si era decisamente alzato, facendo preoccupare Alyssa che smise
di mangiare per andargli vicino.
«Il
professore che ha sostituito Sheila non può muoversi dalla
città fino ad allora, e visto che è lui che li deve
accompagnare da una sua vecchia amica, non hanno avuto scelta.» rispose Stefan.
«Uhm…ok.» mormorò Damon, molto più tranquillo ora che Alyssa lo stava abbracciando.
«Ok?» chiese incredulo Stefan «Ti senti bene, Damon?» chiese nuovamente il piccolo Salvatore, che stava iniziando a preoccuparsi.
«Sì, benissimo Stef.» disse con voce insolitamente calma il fratello.
Stefan era decisamente preoccupato ora.
«Tranquillo Stefan, ci penso io a tenere al sicuro il tuo bel
fratellone!» disse Alyssa ad alta voce, verso il cellulare di
Damon.
«Ah, ok, ho capito tutto ora. Beh…allora ti saluto. Chiamami quando vuoi tu, non vorrei disturbare.» disse frettolosamente Stefan, con un pizzico d'imbarazzo nella voce, terminando poi la chiamata.
«L'hai lasciato di stucco eh? Chissà cos'avrà pensato!» disse ridacchiando Damon ad Alyssa.
«Già! Ma non importa, pensi quel che vuole. Fatto sta che
abbiamo altri dieci giorni per goderci tutto il loft solo per noi. A me
sembra fantastico.» rispose dolcemente la ragazza.
«Anche a me. E sai che ti dico? Quando torneranno, ci sconteremo
tutti questi giorni chiusi in casa: ti porterò in giro per una
settimana, magari andremo anche a New York! Dovunque tu vorrai. Ci
stai?» le chiese il vampiro facendole l'occhiolino.
«Eccome se ci sto! Ma sappi che a me basta andare qua vicino, non
pretendo la Grande Mela.» rispose entusiasta l'umana.
«Decideremo sul momento allora. Vieni qua, piccola!» disse
Damon, prendendola in braccio intento a portarla sul divano, ma appena
si rese conto che non aveva finito di pranzare, la rimise giù.
«Scusami piccola, non me n'ero accorto: prima finisci pure di mangiare.» le disse dolcemente il vampiro.
«Sono a posto, non ti preoccupare.» cercò di rassicurarlo l'umana, ma lui era fermo sulla sua idea.
«No no, finisci il pranzo. Lo sai che ci tengo alla tua salute:
due bocconi di carne non potranno di certo bastarti fino a
stasera!» disse protettivo Damon.
«E pensare che io me ne sono andata dai miei per evitare tutto
questo!» ironizzò sbuffando la ragazza, mentre tornava a
sedersi per finire quel che c'era nel piatto.
Erano passati ormai un paio di giorni da quando Stefan aveva chiamato
Damon per dirgli che sarebbe dovuto restare per altri dieci giorni in
casa. E mentre stava in giro per Los Angeles con Elena, Caroline,
Rebekah e Matt a svagarsi finché la zona era tranquilla, suo
fratello Damon se ne stava in casa con Alyssa, che ogni mattina si
metteva avanti con lo studio aiutata da lui, e nel resto del tempo
libero trovavano qualcosa da fare insieme.
Quel giorno stavano suonando: Damon voleva creare una nuova
composizione insieme ad Alyssa, così provavano ripetutamente,
lui col pianoforte e lei col violino, varie melodie ed accordi che
potessero dar vita ad una loro sinfonia.
Mentre provavano per la terza volta un passaggio, il cellulare di
Alyssa squillò, così lei andò in cucina per
rispondere senza che Damon dovesse smettere di suonare.
«Mamma! Ciao, come stai?» disse felice Alyssa al telefono.
«Bene, tesoro, tu? Come va l'università?» la voce della donna palesava il senso di protezione e la dolcezza tipici delle mamme.
«Bene, sto studiando parecchio anche se siamo a casa per il
Ringraziamento. Tra due settimane iniziano gli esami finali e devo
assolutamente andare alla grande!» spiegò un po' tesa ma
entusiasta la ragazza.
«Dipende da te, se studi molto andranno sicuramente bene! Comunque ti ho chiamata adesso per darti una bella notizia! Sei pronta?»
«Mmmh…buona notizia? Sentiamo….» disse
Alyssa, cercando di immaginarsi quale genere di notizia potesse essere
bella per sua madre, ma non le venne in mente nulla.
«Per Natale saremo lì! Non sei contenta?» rivelò entusiasta la donna.
Ad Alyssa raggelò il sangue. Da quando era arrivata lì
aveva detto qualche bugia alla madre, come ad esempio che viveva in un
piccolo appartamento, da sola, e che ogni tanto lavorava per potersi
togliere qualche sfizio. Non le aveva mai parlato né di Damon,
né degli altri che adesso erano divisi tra Los Angeles e Mystic
Falls, e tantomeno le aveva detto che Damon l'aveva convinta ad andare
a vivere con loro.
«Sì, certo che sono contenta, mamma. Ma siete sicuri che
non è un problema per voi venire qua solo per qualche giorno?
Voglio dire, il viaggio costa, avreste meno ferie per l'estate, e poi
dove andreste a stare? Anche gli alberghi costano…» disse
dubbiosa la ragazza.
«Non
ti preoccupare tesoro, abbiamo già pensato a tutto: staremo
lì per tutte le tre settimane in cui tuo fratello ha le vacanze
natalizie, io e tuo padre abbiamo preso le ferie lo stesso, non fa
niente se poi in estate ci rimarrà solo qualche giorno libero.
Abbiamo trovato un'offerta che comprende sia viaggio che alloggio, e
così ci siamo convinti che era il momento giusto per andare a
trovare la nostra bambina! Sai, anche se non lo danno a vedere, manchi
davvero anche ai due ometti di casa.» disse dolcemente la donna.
Alyssa era rimasta senza parole. Era contenta di rivedere la sua famiglia, ma come avrebbe fatto ora?
«Oh, che fortuna! Ci voleva proprio, è vero mamma. Guarda,
vorrei parlare ancora con te, sul serio, ma devo proprio andare. Ti
chiamo io domenica, come ogni settimana, così parliamo con
calma, ok? Ti voglio bene, mamma.» disse agitata la ragazza.
«Sì, tranquilla, ci sentiamo! Ti voglio bene anch'io, tesoro!» rispose la donna, e Alyssa terminò la chiamata.
Alyssa stava per andare nel panico più totale. Come avrebbe
dovuto comportarsi ora con i suoi: dir loro la verità, o mentire
ancora, dicendo che la sua situazione stava cambiando? E come avrebbe
potuto dire a Damon e ai suoi amici che i suoi sarebbero venuti in
quella città con tutto il caos che c'era per gli elfi? La
ragazza decise che era il momento di farsi una doccia: avrebbe avuto
un'ottima scusa per stare da sola, e in più avrebbe potuto
pensare al da farsi.
Ma appena si girò per uscire dalla cucina, il suo cuore perse un
battito: sapeva che ora tutti i suoi piani sarebbero andati in frantumi.
Damon era davanti a lei, il viso indagatore del vampiro a pochissimi centimetri dal suo.
Rieccomi, come promesso! =)
Allora, avete capito qual'era il punto in cui quella canzone era
protagonista? Scommetto di sì: era proprio quando Alyssa scopre
la sorpresa che le ha fatto Damon, un bellissimo violino, e i due
suonano insieme. La canzone mi è sembrata perfetta per il
momento: è dolce, bella, e il primo minuto è un assolo di
pianoforte, che nella storia coincide con tutto il tempo da quando
Alyssa di alza dal divano a quando poi è in cima alle scale,
pronta ad iniziare a suonare con Damon, e poi continua con un duetto
tra pianoforte e violino, come hanno fatto Damon e Alyssa. Piccola
curiosità: questa è una delle mie scene preferite, che fa
a gara con quella in cui Damon porge la rosa ad Elena nel giardino e
quella in cui Alyssa e Damon sono al Falls Lake.
Ma torniamo al capitolo! L'ho intitolato "Gioie e Dolori" perché
praticamente la maggior parte dei personaggi presenti passa dall'essere
felice/tranquillo/divertito all'essere triste/spaventato/arrabbiato
almeno un paio di volte in questo capitolo. Abbiamo scoperto che questi
elfi sono praticamente invincibili per un vampiro, ma una strega
può imparare un incantesimo per sconfiggerli. Bisogna solo trovarlo! =O
Altri personaggi si spostano (alla gang piace viaggiare direi ;D) e
vanno a finire a Mystic Falls, ma a quanto pare dovranno farsi un
giretto anche ad Atlanta (ho voluto fare un piccolo omaggio alla
città che ospita il set della serie TV, spero faccia piacere
anche a voi fan della serie), mentre Damon ed Alyssa rimangono sempre a
Durham, e dopo essersi confidata, Alyssa riceve anche la chiamata della
madre. Riuscirà a tener testa a tutte le emozioni che ha provato
negli ultimi tempi, o andrà fuori di testa? Vi ci lascio pensare
fino al prossimo capitolo!
«Cosa c'è che non va?» chiese sospettoso Damon ad Alyssa, che era rimasta impietrita davanti a lui.
«Nulla. Stavo andando a farmi una doccia.» rispose la
ragazza, evitando di incrociare lo sguardo con quello del vampiro.
«Sappi che ti seguirò fin dentro la doccia se non mi dici
che succede.» la minacciò scherzosamente lui, poi si fece
serio: «Te lo leggo in faccia che sei turbata».
Dopo aver sentito i brividi lungo la schiena per la battutina di Damon,
Alyssa decise che era inutile e controproducente tenerglielo nascosto.
Dopotutto si fidava di lui, e sapeva avrebbe compreso i suoi timori,
per cui vuotò il sacco.
«I miei verranno qui per Natale.» disse tutto d'un fiato.
Damon rimase sorpreso: «Beh non mi sembra affatto un problema. Non ti piace l'idea che vengano qui?».
«No, no…non è quello. È solo
che…» Alyssa non sapeva come continuare. Come poteva
spiegare una cosa talmente semplice, ma allo stesso tempo complicata?
«Ecco…diciamo che ho mentito su qualche cosa, riguardo a
come stanno andando le cose qui».
Damon la prese per mano e la guidò verso il salotto, si sedette
sul divano e le fece cenno di accomodarsi: «Spiegami tutto con
calma.» la incitò dolcemente.
Alyssa si sedette accanto a lui, e dopo un profondo sospiro
iniziò a raccontare: «A mia madre ho detto che vivo in un
piccolo appartamento da sola, e che ogni tanto do delle ripetizioni
agli studenti delle superiori…le ho detto così per non
farle venire dei dubbi su come possa mantenermi solo con i soldi che mi
manda lei e quelli che avevo da parte. E poi le ho raccontato che ho
fatto amicizia con un paio di ragazze. Nient'altro. Nessun monolocale
ricavato da una cantina, nessun loft di lusso, nessuna coinquilina,
nessun lavoro al fast food».
«Se le cose stanno così, sarà semplice:
basterà dirle che ti stai spostando e che andrai a vivere con
quelle ragazze che hai conosciuto, visto che una loro coinquilina se
n'è andata. E proprio perché verranno durante le vacanze
di Natale, potrai dir loro che non dai ripetizioni in quel periodo
perché tutti i ragazzi che aiutavi sono fuori città.
Problema risolto!» le spiegò Damon, completando il tutto
con un sorriso soddisfatto.
«Quindi dovrei mentire ancora? E anche se lo facessi, e ci
cascasse, cosa le direi di noi poi quando sarà qua?»
chiese turbata la ragazza.
Damon sembrò non capire dapprima cosa intendesse Alyssa, poi le
chiese perplesso: «Non le hai detto proprio nulla di noi?».
Lei abbassò lo sguardo, e gli sussurrò un "no" timoroso.
Damon rimase in silenzio, a guardarla, mentre dal suo volto iniziava a
trasparire un misto tra rabbia, delusione e inadeguatezza.
«Ti vergogni di presentarmi a tua madre come tuo ragazzo?» chiese confuso e amareggiato il vampiro.
«No! Niente affatto! Solo che non era previsto che venisse qua,
né lei né nessun altro della mia famiglia. Volevo solo
aspettare a far sapere di noi due in Italia, per esserne sicura.»
spiegò dispiaciuta la ragazza.
Damon rimase immobile e in silenzio per un minuto abbondante. Poi, d'un
tratto, si alzò dal divano, e dopo essersi allontanato qualche
metro, ancora voltato di spalle, mormorò ad Alyssa: «Se
non sei sicura di voler stare con me, allora ognuno starà per i
fatti suoi d'ora in poi.».
La ragazza non fece neanche in tempo a comprendere quelle parole, che Damon era già sparito. Volatilizzato.
«Damon! Aspetta! Damon!» urlò ripetutamente Alyssa,
mentre correva per il loft sperando di ritrovarlo in qualche camera.
Provò prima con quella del vampiro, ma era completamente vuota.
Allora si precipitò nella sua stanza, continuando ad urlare il
suo nome, ma anche lì non c'era traccia di lui. Guardò in
tutte le altre camere, niente. Provò a controllare in cucina,
disperata ormai, ma Damon non era nemmeno lì. Così
uscì fuori in giardino, e continuò nella sua ricerca:
perlustrò la parte anteriore del giardino, ma non lo
trovò, perciò andò sul retro. E finalmente lo vide
in lontananza: era su un ramo di una grossa quercia, e le dava le
spalle. Alyssa cercò di avvicinarsi pian piano, e
cominciò a parlare, immaginando che lui l'avesse già
sentita col suo udito sovrannaturale.
«Damon…» esordì, mentre continuava passo
passo ad avvicinarsi, «Io non intendevo dire che non sono sicura
di voler stare con te. Ti ricordi il discorso che abbiamo affrontato
qualche giorno fa? Della mia…paura di essere abbandonata ancora?
Era questo, ciò che intendevo. Non volevo dir nulla ai miei,
perché ho sempre il presentimento che finirò per restare
sola. E nemmeno uno straordinario ragazzo come te è riuscito a
scacciare via questo timore. Ma, da quando abbiamo affrontato il
discorso, io mi sento più sicura. La paura non se n'è
andata, ma mi fido di te, Damon. E voglio stare con te, più di
ogni altra cosa al mondo. Anche se poi dovesse finire tutto e potrei
soffrire come una dannata, non m'importerebbe. Perché so che ne
sarà valsa la pena.» Alyssa si bloccò: lacrime
imperterrite scorrevano ormai sul suo viso, e non riusciva più a
distinguere le forme davanti a sé. Fece solo un passo, e poi,
come se il fiato le venisse dal più profondo del cuore, gli
sussurrò quattro semplici parole, colme di significato.
«Io ti amo, Damon».
Il vampiro si chiese se per caso il suo infallibile udito stesse
iniziando a perdere colpi. Scese elegantemente dall'albero, si
voltò verso di lei, e fece qualche passo nella sua direzione.
«Come hai detto?» chiese incredulo, con gli occhi lucidi.
«Ho detto che ti amo, Damon.» rispose Alyssa, con un leggero sorriso che risaltava tra le lacrime.
Damon ancora non riusciva a credere ai suoi occhi. Era un sogno forse?
Fece cautamente qualche passo più avanti, mentre elaborava
quelle parole.
E Alyssa fece altrettanti passi verso di lui, mentre si asciugava le
lacrime. Il vampiro, d'un tratto, le si palesò davanti
sorridente e le accarezzò i capelli, spostandole un ciuffo da
davanti il viso. Lei lo strinse a sé, cingendogli le spalle,
mentre posava il viso accanto al suo.
«Ti amo.» gli sussurrò ancora, dolcemente,
nell'orecchio, e Damon fu percorso da una scarica di brividi. Si
allontanò appena per guardarla in viso, la sua meravigliosa
Alyssa, ma un'ombra in lontananza catturò la sua attenzione: una
ragazzina minuta ed esile stava correndo a velocità
sovrannaturale verso di loro, mentre i rami degli alberi tutt'attorno
sembravano seguirla.
Il sorriso sul viso del vampiro scomparì all'istante: prese
saldamente in braccio Alyssa e a velocità vampiresca corse verso
le mura del loft. Non sapeva se quella ragazzina, probabilmente un
elfo, stesse andando alla massima velocità. Sperava soltanto di
arrivare il prima possibile al loft, dove avrebbe potuto tirare un
sospiro di sollievo, se la barriera che aveva creato Bonnie avesse
potuto respingere l'elfo; altrimenti sarebbe stata la fine.
L'elfo gli era quasi alle calcagna, poteva sentirlo qualche metro
dietro di lui. Nella sua mente c'era solo Alyssa: non se lo sarebbe
perdonato se le fosse successo qualcosa; era lui l'idiota che se n'era
andato fuori, di proposito, solo per un fraintendimento. Vide le sue
speranze di salvarsi diminuire sempre più: i rami, più
veloci dell'elfo, gli stavano sfiorando le caviglie. Non restava molto
tempo ormai, e sperando che la ragazza riuscisse a sentirlo in quel
caos, le disse nell'orecchio «Ti amo anch'io, Alyssa».
Riuscì a dirglielo appena in tempo, perché un'istante
dopo sentì i rami attorcigliarglisi attorno alla caviglia, e
d'istinto la lanciò il più vicino possibile al loft, con
la maggior delicatezza possibile in una situazione assurda come quella.
Alyssa, inspiegabilmente, atterrò delicatamente sul prato, senza
farsi nemmeno un graffio.
Subito si voltò indietro alla ricerca di Damon, e lo vide, a terra.
Bonnie era in camera di Elena. Aveva dormito là in quei giorni,
nell'attesa di andare ad Atlanta ad incontrare la strega che forse,
finalmente, l'avrebbe aiutata a risolvere il grosso problema che aveva
con gli elfi. Era la vigilia del Ringraziamento, e il professor Shane
si era preso due giorni liberi dalle "lezioni di magia" per stare con
la sua famiglia, per cui lei non aveva un granché da fare.
Jeremy invece era in giro per la città con Carol Lockwood, alla
ricerca di tutto il necessario per festeggiare il giorno dopo, mentre
Klaus e Tyler erano giù in salotto: il primo leggeva un libro,
mentre l'altro giocava all'Xbox.
Nei giorni precedenti la strega non si era sentita molto a suo agio a
stare in camera dell'amica senza di lei, ma quel pomeriggio,
probabilmente per l'atmosfera di festa che aleggiava nell'aria, ci si
sentiva bene: ogni singolo oggetto, dal più grande al più
piccolo, le ricordava i momenti passati con l'amica. Il grande specchio
sul comò, pieno zeppo di foto di Elena e della sua famiglia; il
poster di Jamie Lidell, simbolo del loro primo concerto insieme; la
bacheca con altre foto e qualche ghirlanda; in una cornice appesa sul
letto, un disegno di un cavallo che aveva fatto Jeremy qualche anno
prima; e sul letto, un orsacchiotto che la madre di Elena le aveva
regalato per il suo terzo compleanno, e da cui fin da allora non si era
mai staccata. Si lasciò cadere sul letto, lo osservò e
ripensò a quante persone care lei e le sue amiche avevano perso,
a partire proprio dai genitori di Elena. Si allungò appena per
prendere l'orsetto e stringerlo a sé mentre rivolgeva un
pensiero a Miranda e Grayson, ma appena lo toccò ebbe una
visione: Damon era rinchiuso in una gabbia di rami secchi, e Alyssa era
con lui; una ragazzina minuta ed esile era di fronte a loro, al di
fuori della gabbia, e ridacchiava malignamente soddisfatta dei propri
risultati, quando ad un tratto, con un solo gesto della mano,
animò magicamente uno dei rami della gabbia che trafisse Damon
al petto, provocando un urlo atroce del vampiro, seguito da uno
più acuto e terrorizzato di Alyssa.
Bonnie non riuscì a trattenere un urlo e d'istinto lanciò
l'orsacchiotto lontano da sé; subito si ritrovò Klaus e
Tyler affianco.
«Bonnie! Cos'è successo?» chiese preoccupato Tyler vedendo la ragazza con gli occhi spalancati.
La strega tentò più volte di spiegarsi, ma sentiva un
nodo in gola; continuava a deglutire, e allo stesso tempo cercava di
riportare il respiro e il battito cardiaco alla normalità.
«Ho visto Damon morire.» rivelò tutto d'un fiato, e i due ibridi restarono immobili, increduli e spaesati.
«Ne sei sicura?» chiese Klaus, sperando che si stesse sbagliando.
«Assolutamente.» rispose la strega, mentre prendeva un Grimorio dalla valigia a terra.
«Sai anche quando accadrà?» chiese Tyler, speranzoso di avere una risposta positiva.
«No. Potrebbe succedere adesso come tra cent'anni, sempre che
Alyssa diventi una vampira.» spiegò Bonnie, cercando di
mascherare l'agitazione.
«Alyssa? Cosa c'entra?» chiese l'Originale.
«C'era anche lei nella visione. E per quanto possa sperare che
sia una visione di un futuro remoto, ho la brutta sensazione che invece
si riferisca ad un futuro molto vicino, o addirittura al
presente.» rispose la strega, mentre sfogliava velocemente le
pagine del Grimorio.
«Forse c'è un modo per scoprire qualcosa in
più.» disse Klaus, mentre si portava il cellulare
all'orecchio.
Attese un minuto, ma dall'altro capo non ci fu alcuna risposta. Attese
ancora, finché non rispose la segreteria. L'Originale
guardò accigliato la strega; Damon non era tipo da "nessuna
risposta": o teneva il cellulare staccato, o al massimo ti rispondeva
in modo scontroso se era indaffarato.
«Adesso farò un incantesimo di bilocazione spirituale: mi
ritroverò dovunque Damon si trovi in questo istante,
spiritualmente, mentre il mio corpo qui ci rimarrà solo
fisicamente, e sembrerò come in trance. Non ho idea di cosa stia
succedendo, ma sono sicura che devo agire il prima possibile, me lo
sento.» disse Bonnie, mentre appoggiava il grosso tomo sul letto
di Elena. Prese l'orsacchiotto che poco prima le aveva fatto avere
quella tremenda visione e che quindi era, in qualche modo, legato a
Damon, e si mise di fronte al Grimorio; cominciò a cantilenare
un incantesimo, e quando finì di evocarlo il suo corpo cadde a
peso morto tra le braccia dei due ibridi, che lo adagiarono sul letto.
Bonnie si ritrovò a Durham, nel giardino sul retro del loft.
Damon ed Alyssa erano molto distanti da lei e dal loft stesso, e si
stavano abbracciando. Dietro di loro la strega scorse su un albero una
ragazzina minuta ed esile, la stessa della visione, e subito
capì che le sue sensazioni erano esatte. Stava per accadere. E
lei avrebbe fatto qualsiasi cosa per evitarlo.
Cominciò a concentrarsi, e cercò di aumentare l'ampiezza
della barriera per coprire anche Damon ed Alyssa. Ma una forza estranea
le remava contro. Era quasi certa si trattasse dell'elfo, ma le
sembrava impossibile che si fosse accorta della sua presenza
spirituale: solo altre streghe infatti avrebbero potuto percepirla.
Cercò di sovrastare la forza nemica, e la barriera iniziò
ad allargarsi di qualche centimetro. Troppo poco per essere utile alla
coppia. Bonnie vide Damon prendere in braccio Alyssa e correre a
velocità vampiresca verso il loft; l'elfo era sceso dall'albero
e li stava inseguendo, e per fortuna il vampiro se n'era accorto. La
strega continuò nel suo intento, facendo aumentare più
velocemente l'ampiezza della barriera, mentre il vampiro ci si
avvicinava sempre più, seguito dall'elfo e dai rami degli alberi
attorno animati da quell'essere. Furono istanti interminabili: sarebbe
bastato solo un attimo e Damon ed Alyssa sarebbero stati catturati da
quella malefica ragazzina come nella visione. I rami degli alberi ormai
stavano raggiungendo Damon, e Bonnie lo vide lanciare Alyssa lontano,
verso il loft, per metterla al sicuro all'interno della barriera. La
strega, senza distogliere l'attenzione da tutto il resto e rimanendo
concentrata sull'espansione della barriera, fece un lieve cenno della
mano, ed Alyssa atterrò delicatamente sul prato. La barriera
finalmente stava raggiungendo Damon, quando disgraziatamente i rami gli
si attorcigliarono attorno alla caviglia, fermando la sua corsa e
facendolo cadere rovinosamente sul prato. Bonnie continuò ad
allargare la barriera, ma quando essa arrivò alle caviglie del
vampiro non avanzò più. La strega non si dette per vinta,
e lanciò un incantesimo che le aveva insegnato il professor
Shane sugli alberi controllati dall'elfo: i rami che avevano catturato
Damon si rinsecchirono, e la barriera li superò senza più
alcun problema. L'elfo rimase stupito da ciò che era appena
accaduto, e cercò di colpire il vampiro con i rami di un altro
albero, ma appena si avvicinarono alla barriera, di cui l'elfo non si
era accorta, si attorcigliarono su se stessi. Ci riprovò
più volte, poi si scagliò lei stessa contro Damon, ma
appena raggiunse la barriera rimbalzò indietro di qualche metro.
Quando finalmente capì che non poteva fare più nulla, si
dileguò nel bosco retrostante il loft.
Damon era ancora a terra, inerme, ed Alyssa era sotto shock: aveva
assistito a tutta la scena, ed aveva visto lo sguardo furioso e colmo
d'odio dell'elfo mentre cercava di attaccarlo dopo averlo fatto cadere,
e tutto questo le aveva fatto raggelare il sangue. Si alzò pian
piano per raggiungere il vampiro, quando ad un tratto vide i rami
muoversi, come se qualcuno li stesse spezzando e districando per
liberarlo. Le bastò qualche istante soltanto, per vedere poi
Bonnie davanti ai suoi occhi, che stava gesticolando con le mani mentre
i rami si spezzavano ad ogni suo minimo movimento.
«Che ci fai qui?» le chiese incredula.
Bonnie si bloccò sorpresa dall'uscita dell'amica, e si
voltò indietro per controllare chi fosse arrivato. Ma dietro di
lei non c'era nessuno. Con chi diavolo stava parlando Alyssa?
«Bonnie….? Che succede?» domandò insistente la ragazza.
La strega non capiva come potesse essere possibile. Alyssa riusciva a vederla?
«Alyssa….tu….mi vedi?» chiese imbarazzata.
«Certo, Bonnie! Sei qui, perché non dovrei vederti?»
la ragazza era ormai confusa dall'atteggiamento dell'amica.
«Perché io
non sono qui, Alyssa. Quello che "vedi", anche se non so come tu possa
farlo, è soltanto il mio spirito.» spiegò la strega
alla ragazza, che strabuzzò gli occhi.
«Non ho ancora molto tempo,» continuò la strega
«ho utilizzato tantissima energia e non so per quanto ancora
riuscirò a restare qui. Ascoltami bene: devi togliere tutti
questi rami dalle gambe di Damon, sono incantati e in più
intrisi di verbena, per cui non riuscirà a riprendere conoscenza
finché gli saranno aggrovigliati addosso e gli bruceranno
qualsiasi parte del corpo con cui vengano a contatto. Quando si
risveglierà probabilmente avrà bisogno di una sacca di
sangue, ma credo che tu ormai sappia dove puoi trovarla, e una volta
che si sarà ripreso, non farlo uscire da questo dannato loft,
capito? Ho avuto una visione terribile e non è detto che avendo
evitato il peggio ora, non possa capitare più in là.
Adesso vado, so che Damon è in ottime mani. Fai tutto quel che
ti ho detto e stai tranquilla, si sistemerà tutto; ti chiamo tra
un po', appena avrò recuperato le forze».
Alyssa non ebbe nemmeno il tempo di rispondere, che Bonnie si
volatilizzò. Seguendo il consiglio dell'amica, corse subito a
liberare Damon dai rami che gli erano ancora rimasti aggrovigliati,
scoprendogli le gambe tutte scottate e sanguinanti. Una volta liberato
da tutti i rami, Alyssa si sedette accanto a lui sull'erba, nell'attesa
del suo risveglio, che avvenne dopo un paio di minuti.
«Non avevo mai immaginato di poter finire in paradiso.»
mormorò affaticato Damon quando riaprendo gli occhi si
trovò davanti Alyssa.
«Sei il solito idiota! Hai rischiato grosso e mi hai fatto
prendere un colpo!» lo canzonò lei, poi lo
abbracciò forte, mentre gli occhi le si facevano lucidi.
Damon era ancora a terra, dolorante, ma pian piano riuscì ad abbracciare Alyssa.
«Stai bene, piccola?» le chiese mentre erano ancora abbracciati.
«Sì, non ti devi preoccupare di me. Tu, piuttosto? Se
riesci ad alzarti ti sostengo fino al divano, non mi va di stare ancora
qui fuori.» rispose l'umana guardandosi attorno.
«Sicuramente sono stato meglio di così, ma posso alzarmi,
tranquilla. Andiamo dentro, piccola.» disse il vampiro, e aiutato
dalla ragazza si alzò in piedi.
L'umana fece adagiare Damon sul divano, e pensò di andare a
prendere la sacca di sangue in frigorifero, ma subito dopo
cambiò idea.
«Hai bisogno di….bere?» gli chiese un po' imbarazzata.
«Se voglio riprendermi in fretta, direi proprio di sì. Ti
dà fastidio prendermela tu una sacca?» disse il vampiro.
«Tieni» gli disse, porgendogli il polso.
Damon rimase sorpreso dal gesto di Alyssa, ma declinò l'offerta.
«No, piccola. Apprezzo il gesto, ma in queste condizioni è
meglio che non mi azzardi a bere direttamente da qualcuno, specialmente
da te. Credo che avrò bisogno di molto sangue, e non voglio
affatto farti del male. Due sacche andranno molto meglio, per questa
volta almeno».
«Io invece ho la sensazione che puoi nutrirti da me senza farmi
alcun male. Provaci, almeno.» lo intimò la ragazza,
avvicinandogli il polso alle labbra.
Lui allontanò il polso di Alyssa dal viso, prendendola invece
dalla vita e facendola mettere a cavalcioni su di lui. Avvicinò
le labbra alle sue e la baciò con tutta la passione che aveva in
corpo, stringendola a sé, mentre lei ricambiava con altrettanta
passione, poi continuò lasciandole dei piccoli baci fino ad
arrivare al collo.
«Ne sei sicura, piccola?» chiese sussurrandole nell'orecchio.
«Sì, sicurissima.» gli rispose determinata, e
qualche istante dopo sentì i canini di Damon perforarle il
collo. All'iniziò sentì un leggero dolore, come una
puntura d'insetto o di un ago, poi uno strano senso di piacere la
pervase. Si sentiva soddisfatta ed eccitata.
Damon aveva bevuto solo qualche sorso del sangue di Alyssa, ma
già si sentiva sazio e rinvigorito. Ritrasse i canini, e
continuò a baciare dolcemente il collo della ragazza.
«Non ti piace il mio sangue?» chiese dubbiosa.
«No, niente affatto, piccola. È il più dolce che
abbia mai assaggiato.» le rispose il vampiro tra un bacio e
l'altro.
«Allora puoi berne ancora, sto bene. Non ti devi preoccupare per
me.» gli disse l'umana, ma lui allontanò il viso dal collo
per guardarla negli occhi, e la rassicurò.
«Non so come sia possibile, ma sono sazio. Forse quei rami non mi
hanno indebolito quanto pensavo.» spiegò sollevato.
«O forse sono io che ho qualcosa che non va.» pensò
ad alta voce la ragazza, e poi si confidò al vampiro:
«Damon…prima, quand'eravamo fuori, ho visto lo spirito di
Bonnie. E adesso, con due soli sorsi del mio sangue ti sei ripreso.
Tutto questo è strano».
«Lo spirito di chi?!» chiese esterrefatto lui.
«Di Bonnie. Lei era lì con noi, ed è grazie a lei
se quell'elfo non ti ha fatto niente. Le ho chiesto che ci faceva qua,
ed è rimasta sconvolta dal fatto che io riuscissi a vederla. Ha
detto che era qui solo con lo spirito, che ha avuto una visione e che
dobbiamo stare chiusi qui perché non possiamo rischiare
ancora.» disse tutto d'un fiato Alyssa.
Damon la guardò preoccupato, e cercò di farla calmare:
«Piccola, sei ancora sotto shock da quel che è successo
lì fuori. Bonnie non poteva essere qui. Adesso rilassati, ok?
Forse è meglio se riposi per qualche ora.» le disse
premurosamente.
Alyssa stava per ribattere alterata, non poteva immaginare che Damon
non credesse ad una cosa del genere, ma la suoneria del suo cellulare
la interruppe. Guardò lo schermo, e sul suo viso comparì
un ghigno soddisfatto.
«Adesso vedrai.» disse con tono di sfida al vampiro, prima di rispondere al cellulare e attivare il vivavoce.
«Hey Bonnie! Ti sei già ripresa?» chiese Alyssa.
«Sì,
più o meno. Sono a letto ma ero preoccupata, così ti ho
chiamata. Allora, Damon come sta? Ha ripreso conoscenza?» chiese la strega all'altro capo del telefono.
«Sì, si è risvegliato e l'ho fatto accomodare sul
divano. Non credo torneremo più fuori in giardino.»
«Brava, mi raccomando, ricordati di quel che ti ho detto.»
«Non mi puoi dire qualcosa di più sulla visione? Ad esempio, cos'hai visto esattamente e quando?»
Bonnie fece un sospiro, poi rispose all'amica.
«È
successo circa un'ora fa. Ero in camera di Elena, e stavo ammirando
ogni oggetto di cui avevo un ricordo. Così ho preso
l'orsacchiotto che tiene sempre sul letto, e ho avuto quella maledetta
visione. Tu e Damon eravate intrappolati in una gabbia fatta di rami, e
l'elfo che vi ha attaccati oggi era lì, di fronte alla gabbia:
ha mosso la mano e un ramo ha trafitto il petto di Damon. Mi sono
ritrovata di nuovo nel presente appena dopo aver sentito lui urlare
atrocemente dal dolore, e te urlare dal terrore. Così ho fatto
un incantesimo di bilocazione spirituale e mi son ritrovata lì
da voi, poco prima che Damon si accorgesse dell'elfo. Quella bastarda
era lì già da un po'. Vi stava spiando e stava aspettando
il momento giusto per attaccare.»
Alyssa rabbrividì sentendo il racconto dell'amica. Damon aveva
rischiato grosso, lo sapeva, ma immaginarsi ciò di cui aveva
parlato Bonnie rendeva tutto ancora più terribile.
«Staremo attenti, Bonnie, stai tranquilla. Piuttosto, hai una
qualche idea del perché io sia riuscita a vederti?» chiese
Alyssa all'amica scacciando via dalla sua mente le immagini terribili
di poco prima.
«No,
non saprei. In teoria solo le streghe possono vedere uno spirito sotto
l'effetto della bilocazione spirituale. Ma tu non lo sei, altrimenti io
l'avrei percepito, e tu comunque lo sapresti.»
«Capisco. Senti, potresti cercare di scoprire se ho qualcosa
di…strano? Magari può anche servirti sapere che credo che
il mio sangue sia…..diverso da quello umano.» chiese
imbarazzata la ragazza, mentre Damon scuoteva la testa.
«Diverso da quello umano? In che senso scusa?» la strega non capiva di cosa stesse blaterando la sua amica.
«Nel senso che…al posto della sacca di sangue come mi
avevi detto tu, a Damon ho dato il mio sangue. E gli è bastato
solo qualche sorso per essere sazio.»
«Oh… Sei sicura che non ti abbia detto che era sazio solo perché aveva paura di farti del male bevendone ancora?» chiese cautamente Bonnie.
Alyssa guardò Damon con un briciolo di dubbio nei suoi occhioni
verdi, e mentre stava per rispondere all'amica, lui la precedette.
«Streghetta, in tutta la mia esistenza non ho mai assaggiato del
sangue così dolce e sostanzioso. Credo che per qualche giorno mi
basterà, e ne ho bevuto solo qualche sorso».
«Ed eri stato indebolito molto sia dai rami incantati che dalla verbena di cui erano intrisi.» aggiunse la strega.
«Esatto. L'avevo intuito sin da subito che questa ragazza
è proprio speciale.» disse il vampiro, sorridendo
dolcemente all'umana.
«Vedrò se trovo qualcosa di utile. Voi cercate di tenervi lontani dai guai, mi raccomando! A presto.» disse la strega, e terminò la chiamata.
«Adesso mi credi?» disse Alyssa a Damon, facendogli una smorfia.
«E va bene, avevi ragione. Ma adesso devi comunque riposare,
è stata una giornata davvero pesante.» rispose il vampiro,
e a velocità sovrannaturale la portò in camera sua,
adagiandola sul letto.
«Non ho alcuna intenzione di riposare. Non dopo tutto quello che
è successo. Ho solo voglia di vivere e di far ogni cosa che
desidero, prima che succeda qualcosa di brutto e non possa più
far niente di tutto ciò che voglio.» gli confidò la
ragazza, e lo fece sedere sul bordo del letto.
«Voglio solo amarti come meriti, amarti come desidero
davvero.» continuò la ragazza, accucciandosi sul petto del
vampiro.
«Ascolta il tuo cuore e fa' solo ciò che senti, piccola.
Sappi che io non ti lascerò mai. Non uscirò più da
questo loft se è questo che ti preoccupa. Starò sempre
con te.» la rassicurò Damon, accarezzandole i lunghi
capelli color cioccolato.
Alyssa avvicinò il viso a quello del vampiro, mentre il suo
sguardo vagava sui lineamenti perfetti di quella meravigliosa creatura
immortale.
Non si sarebbe mai stancata di ammirare quei bellissimi occhi di
ghiaccio, che però le trasmettevano così tanto calore.
Non si sarebbe mai stancata di intrecciare le dita tra quei morbidi capelli corvini.
Non si sarebbe mai stancata di accarezzare quelle guance così lisce, senza età.
Non si sarebbe mai stancata di baciare quelle labbra perfette, così delicate e dolci.
Non si sarebbe mai stancata, mai e poi mai, di amare Damon.
Avvicinò le labbra a quelle del vampiro, e lo baciò con
dolcezza e allo stesso tempo una punta di passione, mentre si metteva a
cavalcioni su di lui. Il moro la strinse a sé, mentre lei
indugiava con le mani al di sotto della maglietta, ed esplorava
insaziabile la schiena incredibilmente liscia e le spalle larghe del
vampiro.
Damon fece altrettanto, con più cautela visto ciò che era
successo in passato, finché Alyssa non gli tirò su la
maglietta; lui se la tolse più velocemente che mai, e
alzò un po' quella dell'umana, che gli fece poi cenno di
toglierla. Il vampiro stava ora ammirando le dolci curve del corpo di
Alyssa, messe in risalto dalla sua pelle chiara e senza imperfezioni.
La accarezzò, dal viso, scendendo lentamente fino al ventre,
seguendo il percorso della mano con lo sguardo per sincerarsi che
quella meraviglia fosse reale e non solo un frutto della sua
immaginazione. Spostò lo sguardo sul viso della ragazza, e la
vide per la prima volta davvero felice, rilassata e spensierata in un
momento intimo. La sua mano andò ancora più giù,
fino a raggiungere i jeans della ragazza, che sbottonò in un
attimo.
Alyssa si scostò da lui, e Damon pensò di aver sbagliato
qualcosa per l'ennesima volta, ma si dovette ricredere quando lei si
distese sul letto, e l'osservò dritto negli occhi con uno
sguardo colmo di desiderio e amore, mentre cominciava a tirarsi
giù i jeans sui fianchi sinuosi.
Lui continuò lentamente ciò che lei aveva iniziato, e
lanciò i jeans della ragazza dietro di sé, seguiti
un'istante dopo anche dai suoi. Si distese lentamente su di lei,
poggiando i gomiti sul materasso per non gravarle addosso, e la
baciò dolcemente, mentre i suoi fianchi premevano sul ventre
dell'umana.
I due ripresero brevemente fiato, e in quell'istante i loro sguardi
colmi d'amore e passione s'incrociarono facendoli sorridere beatamente.
«Non ti lascerò mai, piccola.» sussurrò
Damon, avventandosi poi sul collo della ragazza riempiendolo di baci e
carezze, mentre Alyssa cercava di trattenere un gemito senza successo.
In un attimo il vampiro le sganciò il reggiseno, lo
lanciò a fianco del letto, e continuò a baciarle ogni
lembo di pelle su di una scia immaginaria che portava fino al seno. Si
divertì per un bel po' a stuzzicare quella parte delicata
dell'umana con la bocca, mentre con le mani le accarezzava le cosce,
gustandosi le sue smorfie di eccitazione e i suoi sospiri profondi.
Continuò a baciarla, scendendo verso l'ombelico, e poi
proseguì verso la parte più sensibile di lei, liberandola
dall'ultimo stralcio di tessuto rimasto sul suo corpo.
Alyssa stava ormai stritolando le lenzuola tra le mani, in preda
all'eccitazione, quando Damon si staccò da lei, si tolse i boxer
a velocità sovrannaturale e tuffò le sue labbra su quelle
dell'umana. Si baciarono come fossero affamati di quel contatto,
carezzando l'uno il viso dell'altro, mentre il vampiro muoveva
sinuosamente i fianchi tra le cosce della ragazza, facendo eccitare
entrambi sempre di più, finché poi, con un tacito
accordo, s'immerse dentro di lei facendo gemere entrambi. Alyssa si
sentì piena, completa, e si gustò appieno quella
sensazione. Il moro continuò a muoversi dentro di lei, lo
sguardo l'uno nell'altro mentre ansimavano sempre più forte.
Continuarono a stringersi e rotolarsi sul letto, cambiando posizione e
ritmo diverse volte, finché il vampiro si ritrovò seduto
sul bordo del letto, lei a cavalcioni su di lui, con gli occhi
socchiusi, che si muoveva sensualmente su e giù.
«Aly….» sussurrò tra un gemito e l'altro il
vampiro «….io…» la baciò dolcemente, e
le morse teneramente il labbro inferiore «…..ti amo».
La ragazza dischiuse gli occhi senza però smettere di muoversi sulle gambe di Damon.
«Ti amo anch'io, Damon.» gli sussurrò mentre sfoderava un meraviglioso, beato sorriso.
L'umana aumentò il ritmo e strinse forte il vampiro a sé, mentre gli baciava e mordicchiava il collo.
I loro movimenti si fecero sempre più rapidi, i loro respiri
sempre più ansanti, i loro corpi sempre più caldi,
finché esplosero in un unico, intenso gemito. Si avvinghiarono
l'un l'altro cercando di soffocare gli spasmi provocati dall'immenso
piacere, e quando questi terminarono, Damon lasciò cadere la
schiena all'indietro, fino a sdraiarsi sul letto; Alyssa lo
seguì, appoggiandosi sul suo petto liscio. Il vampiro le
accarezzò i capelli leggermente arruffati, e le baciò la
fronte. Rimasero così per qualche minuto, nessuno dei due voleva
staccarsi dall'altro; d'un tratto, senza che nemmeno se ne accorgesse,
la ragazza si ritrovò sotto le coperte, ma nella stessa identica
posizione di prima, come se non si fosse mossa affatto. Alzò lo
sguardo verso quello del suo ragazzo, perché sì, ormai
era certa di poterlo definire così, e vide due bellissimi occhi
azzurri molto vispi, e un leggero ghigno sul suo volto.
«Essere un vampiro ha i suoi vantaggi» le disse, inclinando
appena la testa, poi le spiegò: «Mi piace stare
così, e tenerti stretta a me, ma ti sentivo tremare,
così….».
Alyssa però lo interruppe: «Non tremavo per il
freddo» sussurrò, mentre le sue guance avvamparono,
«Tremavo per i brividi….brividi di felicità.»
terminò la ragazza, e cercò di nascondere il viso
nell'incavo del collo di Damon, che la strinse a sé sorridendo.
Eccomi, ed ecco un altro capitolo! (Anche se, come avrete potuto notare, è diviso in due parti!)
Si procede lentamente……ma si procede, l'importante è questo!
C'è stato qualche momento di terrore in questo capitolo, ma per
fortuna tutto è andato a finire bene, anche meglio di come ci si
potesse aspettare! =P
Questo capitolo l'ho dovuto dividere in due parti perché
altrimenti sarebbe stato davvero troppo pesante e pieno…per cui
vi lascerò aspettare per la seconda parte, ma solo un po', visto
che per gran parte è già scritta!
Nel frattempo vi posterò delle foto (e qualche clip, se riesco a
farla! XD) sul Blog e sulla pagina Facebook (sotto vi lascio i link
ovviamente ;) ).
Ma…lo sapete che questa storia ha già un anno di vita?!
Ebbene sì, il primo capitolo l'ho pubblicato il 17 luglio del
2012!!! Per cui, voglio RINGRAZIARE IMMENSAMENTE tutti coloro che
l'hanno letta, e ancora di più tutti quelli che hanno continuato
a seguirla, nonostante le mie lunghe pause per cui mi scuso tantissimo!
La voglia di scrivere c'è, ed è tanta…ormai mi
sono innamorata di questa storia, è come se fosse una mia
piccola creatura =) Il problema è che manca il tempo materiale
per dedicarmici appieno! Spero comunque che mi perdoniate per questo!
Al prossimo capitolo (o meglio, parte) se vorrete!
Il
mattino dopo Alyssa si risvegliò tra le braccia di Damon, e
non poté
fare a meno di ammirarlo in tutta la sua bellezza. Era perfetto, e
ora che stava dormendo con l'aria tranquilla e spensierata di un
bambino, sembrava decisamente un angelo sceso in terra.
La ragazza
si sentì accarezzare i capelli, e poco dopo il vampiro
aprì
lentamente gli occhi.
«Buongiorno, meravigliosa piccola mia.» le
sussurrò dolcemente.
L'umana sorrise arrossendo appena, lo baciò
dolcemente e poi rispose al saluto: «Buongiorno,
tesoro».
Si
coccolarono per un po', poi Damon sparì per un minuto e
ricomparì
con un vassoio pieno di squisite bontà. I due fecero
colazione a
letto, ridacchiando e scherzando, poi si fecero una doccia assieme, e
infine, una volta vestiti, andarono giù in salotto. Alyssa
si stava
dirigendo verso la cucina, ma il vampiro, intuendo cosa stesse per
fare, la bloccò: «Ah-ah, oggi non si studia,
è festa!».
La
ragazza rimase immobile, confusa dalle parole del moro.
«So che
in Italia non si festeggia, ma qui è il Giorno del
Ringraziamento,
per cui diventa festa anche per te.» le spiegò,
poi aggiunse:
«Quindi, Buon Giorno del Ringraziamento, piccola»
completando il
tutto con un bacio.
L'umana lo ringraziò e ricambiò l'augurio,
poi gli chiese: «Quindi cosa si fa nel Giorno del
Ringraziamento?».
«Si mangia, soprattutto, ma si va anche a
vedere le parate, e si sta in famiglia. Tutte cose che quest'anno
dovremo saltare, mi sa, visto com'è la situazione. Maledetti
elfi…!
Mi dispiace tanto Aly, avrei voluto festeggiare con te quest'anno
proprio per farti vivere quest'esperienza nuova…»
rispose
tristemente il vampiro.
«Oh, ma non ti devi preoccupare. Sarà
per il prossimo anno!» gli disse la ragazza facendogli
l'occhiolino.
Damon le stava ancora parlando, ma lei non lo stava
più ascoltando: una nuvola di luce stava comparendo di
fronte a
loro, e lei s'incantò a guardarla, eccitata ma allo stesso
tempo
timorosa. Il vampiro non aveva capito cosa stesse succedendo, vedeva
solo la sua ragazza incantata a guardare un punto nel vuoto, e si
preoccupò. Ma quando Alyssa urlò
«Bonnie!» e corse incontro a
quel punto immaginario, Damon capì cosa stava succedendo: la
strega
era tornata da loro, spiritualmente almeno.
«Ciao Alyssa!» disse
la strega all'umana, che preoccupata le chiese come stava dopo
l'esperienza del giorno precedente.
«Sto bene, sto consumando
molte energie ultimamente ma adesso non mi sento affatto debole,
credo di essere diventata molto più forte da quando il
professor
Shane ha iniziato a insegnarmi le sue tecniche. E voi come state, vi
siete ripresi dallo spavento di ieri?» chiese la strega.
«Sì,
direi proprio di sì.» rispose la ragazza,
arrossendo visibilmente
in volto mentre pensava alla nottata passata.
«Perfetto, perché
son venuta qui per darvi questo» disse la strega, poi
roteò la mano
e su di essa comparve una busta da lettera «Dentro ci sono
due
biglietti, e due collane a cui ho fatto un incantesimo di protezione
particolare: vi basterà indossarla, infatti, e attorno a voi
avrete
un'aura protettiva. Quella di Damon ha un ciondolo di diamante nero,
la tua invece di malachite.».
«Grazie Bonnie! Ma noi rimarremo
in casa, non ti devi più preoccupare, abbiamo imparato la
lezione.»
spiegò l'umana, che non aveva compreso il gesto dell'amica.
«Oggi
non potete restare qui…sai che giorno è,
giusto?» chiese la
strega, e l'umana annuì, «Allora saprai che si
festeggia in
famiglia o con gli amici più stretti. E invece siamo tutti
divisi,
chi a Mystic Falls, chi a Los Angeles, e voi qui. Così ho
pensato
che fosse il momento di tornare tutti a Mystic Falls, nella nostra
città, almeno per un paio di giorni, per festeggiare a casa.
Ma…cerca di dire il meno possibile a Damon, voglio che sia
una
sorpresa, e non lo sarà solo per lui: a Caroline e gli altri
non ho
detto che sareste venuti anche voi! Per cui, tra un'ora andate a
prendere l'aereo con i biglietti che vi ho fatto, ci vediamo dai
Lockwood, Damon saprà portarti fino a
destinazione!» disse tutta
euforica la strega.
«Grazie Bonnie, grazie davvero!» disse
l'umana abbracciandola. Quando si staccarono la strega sorrise, e un
istante dopo era già svanita nel nulla.
Alyssa aprì la busta e
prese la collana di Damon: aveva un ciondolo di diamante nero a forma
di moneta impreziosito da alcuni zirconi azzurri disposti a raggiera,
il tutto avvolto da un anello d'argento. Aprì il gancetto e
si
avvicinò al vampiro, gli fece cenno di girarsi e gliela
allacciò
attorno al collo. Poi prese anche la sua collana, abbastanza simile
all'altra come stile: il ciondolo tondo di malachite era infatti
avvolto da zirconi bianchi incastonati in un anello d'argento. Stava
per aprire il gancetto, quando il vampiro gliela sfilò dalle
mani
con un sorriso per mettergliela lui stesso: le scostò i
capelli da
un lato passandoci sopra la catenina, richiuse il gancio dietro al
collo e le rimise a posto i capelli facendoli svolazzare intorno al
viso, mentre l'ammirava dolcemente.
«Ehm, comunque abbiamo
trovato cosa fare per oggi…» gli
comunicò la ragazza, ricordatasi
di quel che dovevano realmente fare, mentre agitava la busta davanti
a lui.
«Cos'altro ci ha portato la streghetta?» chiese
riluttante il vampiro.
«Dei biglietti d'aereo. Partiamo tra un
paio d'ore!» Alyssa era diventata euforica. Certo, non le
dispiaceva
affatto stare sola in casa con Damon, soprattutto ora che erano
passati "al livello successivo", ma desiderava tanto
rivedere le sue amiche, soprattutto se sarebbero state tutte insieme!
Una lieve tristezza la colpì, quando si ricordò
di Elena. Sperava
che durante quei giorni che avevano passato divise, la ragazza avesse
superato tutti i problemi che aveva avuto con lei.
«Ma se appena
ieri ci ha vietato di uscire?! È impazzita?!»
chiese perplesso il
moro.
«Per questo ci ha dato le collane: ci proteggono. Non
abbiamo tempo da perdere, corro a fare la valigia!» disse la
ragazza
scoccandogli subito dopo un bacio, e corse allegramente in
camera.
Poche ore dopo Alyssa e Damon erano davanti a casa
Lockwood. La ragazza era rimasta esterrefatta davanti a quell'enorme
casa, così imponente, elegante e lussureggiante. I due
stavano
salendo la scalinata che portava all'entrata principale mano nella
mano, e l'umana sperava che il vampiro non sentisse le voci dei loro
amici venuti da Los Angeles per non rovinare la sorpresa che Bonnie
aveva preparato per tutti. Appena furono davanti all'entrata, un
elegantissimo Tyler aprì il portone e li invitò
ad entrare con un
solo cenno della mano, senza aprir bocca. La coppia
ringraziò la
gentilezza sempre a gesti come aveva fatto il padrone di casa, che
intanto li stava accompagnando verso il salone. Quando giunsero in
quella grande stanza videro una lunga tavolata, e attorno ad essa
tutti i loro amici, che stavano chiacchierando a gruppetti.
Rebekah
fu la prima ad accorgersi dei nuovi arrivati: il suo viso
s'illuminò
quando vide i due entrare nella stanza, e in un batter d'occhio fu
affianco a loro; abbracciò affettuosamente Alyssa, e
salutò
velocemente Damon con un sorriso stampato in faccia. S'era
affezionata all'umana, e seppur non lo desse a vedere, anche al
vampiro nonostante in passato fossero stati nemici. Da quando aveva
trovato l'amore con Matt, il suo mondo era cambiato: non era
più la
vampira impulsiva, vendicativa e piena di insicurezze e rabbia, era
come rinata. Era semplicemente tranquilla, come se il mondo avesse
smesso di vorticarle attorno e si fosse fermato per concederle quella
pace che agognava da un millennio. Una lacrima solcò il suo
viso,
pensando ai fratelli che non erano lì con lei: Elijah e Kol.
Erano
rimasti in buoni rapporti dopo il caos della morte/non-morte di Elena
e Klaus, ma loro avevano deciso di prendere strade diverse
dall'ibrido e dalla bionda. Se fossero rimasti con loro, sapeva che
si sarebbe sentita la più fortunata e felice vampira di
tutti i
tempi.
Una scherzosa gomitata di Caroline la ridestò dai suoi
pensieri: «Bekah su, spostati! Non vorrai mica avere
l'esclusiva
anche su di loro?!» la canzonò giocosamente,
riferendosi a Matt.
Infatti, nonostante le due fossero diventate amiche e il loro sport
preferito fosse andare a fare dello shopping sfrenato ogni volta che
si vedevano, Rebekah preferiva che Caroline stesse a debita distanza
dal suo ragazzo, visto il rapporto che avevano avuto in passato.
Nel
giro di qualche minuto si erano salutati tutti, e Damon aveva
presentato Alyssa a Jeremy, Liz Forbes, Carol Lockwood, e all'ospite
speciale: Meredith. Quest'ultima non aveva alcun parente rimasto a
Mystic Falls: i suoi zii infatti si erano trasferiti momentaneamente
in altre città statunitensi per seguire le loro figlie in
alcuni tra
i college più prestigiosi, ed erano i soli parenti che aveva
ancora
in vita, ma con i suoi turni in ospedale non avrebbe potuto viaggiare
per raggiungerli in quei giorni di festa.
«Ciao Alyssa, è un
piacere conoscerti! Stefan mi ha parlato di te…e da quel che
mi ha
detto credo sia molto contento per te e Damon!» disse
allegramente
la Fell, poi si rivolse a Damon, con un tono più calmo:
«E credo
che anche Alaric lo sia».
Il vampiro sorrise appena, evitando lo
sguardo delle due donne vicine a lui, mentre gli occhi divennero
lucidi.
«Chi è Alaric?» chiese ingenuamente
Alyssa.
Damon e
Meredith si guardarono brevemente negli occhi, e si capirono al
volo.
«Era…il migliore amico di Damon. Formavano proprio
una
bella squadra insieme. E io….ecco….ci stavamo
frequentando prima
che…se ne andasse…» cercò di
spiegare la dottoressa senza
sprofondare ancora nel dolore della sua perdita.
La ragazza rimase
a bocca aperta, e ci mise qualche istante prima di riuscir a
spiccicar parola: «Scusatemi, non avevo
idea…».
«Shhh, non ti
preoccupare, non potevi sapere.» la interruppe il vampiro,
stringendola a sé, mentre Meredith si allontanava per dar
loro un
po' di privacy.
«Quando vorrai parlarne io ci sarò, non devi
spiegarmi nulla adesso. Dimmi solo cosa posso fare.» gli
sussurrò
la ragazza, leggermente imbarazzata, mentre gli carezzava la
schiena.
«Stai qui con me. Voglio solo questo.» le disse il
vampiro, e avvicinò il viso al suo, baciandola poi
dolcemente.
Rimasero in disparte per qualche minuto, baciandosi e
coccolandosi, quando improvvisamente sentirono un urlo di gioia:
Rebekah era corsa all'altro lato della stanza, dove erano appena
arrivati Elijah e Kol.
La bionda si lanciò letteralmente tra le
braccia di Kol, che ridacchiando la salutò con un
«Ciao,
sorellina!», mentre Klaus pian piano si stava avvicinando a
loro,
parlando in quel modo teatrale in cui solo lui riusciva ad
esprimersi: «Quale grande gioia avervi con noi in questo
giorno di
festa, fratelli miei».
Mentre i fratelli si salutavano e Rebekah
ormai piangeva dalla felicità, Bonnie si avvicinò
ad Alyssa e
Damon.
«Li ho fatti venire anche per voi,»
sussurrò a bassa
voce, poi continuò guardando la ragazza «per
scoprire che cosa
sei».
Ma ciò che aveva appena pronunciato la strega fece
alterare il vampiro, che la portò a velocità
vampiresca in un'altra
stanza, probabilmente lo studio del Sindaco, lontano dall'udito di
tutti quegli esseri sovrannaturali.
«Sei impazzita?!» sibilò
adirato Damon.
«Io vi aiuto e questo è il tuo modo di
ringraziarmi?» disse Bonnie cercando di non urlare, liberando
il
braccio dalla stretta del vampiro.
«Aiutarci?! Vuoi far scoprire
a Klaus e famiglia cos'è Alyssa, e dici che vuoi
aiutarci?!» disse
il moro agitandosi sempre più, mentre andava avanti e
indietro per
la stanza, poi si passò una mano tra i capelli, chiedendo aspramente
alla
strega: «Se dovesse essere un qualche genere di creatura che
a loro
interessa, cosa succederà?!».
«Non succederà nulla, Elijah mi
ha dato la sua parola. Ci aiuteranno solo a capire qualcosa in
più
su di lei, senza aver nulla in cambio. Dopotutto loro hanno molta
più
esperienza e conoscenza di tutti noi messi insieme» disse la
strega
cercando di far ragionare il vampiro, che stava andando ancora avanti
e indietro. Gli si parò davanti per bloccargli il passaggio,
e gli
parlò con tutta la sincerità che poteva:
«Damon, fidati di me.
Alyssa starà bene, e finalmente scopriremo cos'ha di
speciale.
Elijah e i suoi fratelli manterranno la parola data».
Il vampiro
si prese un attimo per riflettere, poi bloccò Bonnie contro
al muro,
puntò il dito contro il suo viso e sibilò:
«Streghetta, sappi che
se dovesse succedere qualcosa ad Alyssa, me la pagherai amaramente.
Chiaro?!»
Lei deglutì e annuì, e proprio in quel momento di
silenzio i due si accorsero del fiatone di Alyssa, ferma sulla porta
già da qualche istante.
«Damon…» mormorò esterrefatta
la
ragazza, con lo sguardo fisso sull'indice di Damon puntato sulla
strega.
«È tutto ok, stavamo solo ripassando le regole di
sopravvivenza, vero streghetta?» disse Damon ancora alterato,
poi si
diresse verso l'uscita della stanza, sfiorando appena Alyssa:
«Vado
a prendere da bere».
La ragazza attese qualche istante, poi si
avvicinò alla strega.
«Va tutto bene?» le chiese preoccupata.
Non aveva mai visto Damon così arrabbiato!
«Sì sì, sto bene.
In passato era anche peggio!» ironizzò la strega.
«Non parlavo
solo di lui, anche se mi ha fatto prendere un colpo. Facciamo il
conto: bilocazione ieri, bilocazione oggi, lo scontro con l'elfo,
l'incantesimo alle nostre collane, e sono quasi sicura che tu abbia
fatto la bilocazione anche per raggiungere i due nuovi arrivati come
hai fatto con noi, e anche un incantesimo di protezione a questa
immensa casa. Non starai…."giocando" un po' troppo con la
tua magia, Bonnie?» chiese preoccupata la ragazza.
La strega
sorrise appena, poi le rispose: «Per essere una novellina hai
già
capito molto, sei più sveglia di quanto pensassi. Ma, te lo
assicuro, puoi stare tranquilla: come ti ho già detto prima,
le
tecniche che mi ha insegnato Shane mi hanno resa più potente
e più
abile nel gestire la mia energia. Sto benissimo, credimi. Tu, invece?
Sei pronta per cercare di scoprire che cosa sei?».
«Sì, sono
pronta, ma temo che Damon invece non lo sia. Se fossi una qualche
creatura che non gli piace, cosa potrà succedere?»
chiese titubante
la ragazza.
«Non succederà nulla, Alyssa. Lui ti ama, e
proprio
per questo è preoccupato per te. Non si fida di Elijah,
Klaus e Kol,
e si lascia trasportare dalle emozioni, dando l'impressione di essere
uno che sta per andare giù di testa, ma alla fine il
più delle
volte ha tutto sotto controllo. Credo che lui voglia scoprire
più di
noi ciò che sei, ma abbia solo una gran paura che i
Mikaelson ti
possano fare del male. Cosa che non succederà, Elijah mi ha
dato la
sua parola.» la rassicurò la strega.
«Puoi starne certa,
Bonnie. Né io né i miei fratelli torceremo un
solo capello a questa
ragazza.» disse pacatamente Elijah, entrando nella stanza
seguito da
Klaus e Kol.
«Allora, quale sarebbe l'accordo? Mio fratello mi ha
accennato che ti dobbiamo un favore, in pratica.» chiese
l'ibrido.
Bonnie fece loro cenno di accomodarsi sul divano e le
poltrone presenti nella camera, poi si appoggiò ad una
scrivania in
modo da vederli tutti, e iniziò a raccontare:
«Abbiamo bisogno
della vostra esperienza millenaria per scoprire la verità su
Alyssa.
Tu, Klaus, sai già di cosa si tratta avendotelo accennato
ieri, per
cui ora lasciamelo spiegare ai tuoi fratelli…».
«Con calma,
strega.» esordì Damon, spuntando appoggiato sullo
stipite della
porta con due bicchieri in mano: uno colmo d'acqua, e l'altro con una
rimanenza di bourbon. Si avvicinò ad Alyssa, e con un'aria
molto più
calma di qualche minuto prima le porse il bicchiere d'acqua:
«Se non
ti va di fare tutto questo adesso, possiamo rimandare la scoperta ad
un momento migliore».
«No, tranquillo, meglio farlo subito.
Prima so, meglio è.» lo rassicurò la
ragazza, e bevve velocemente
tutta l'acqua nel bicchiere.
Bonnie guardò i due in attesa di un
cenno, e quando Damon annuì, lei cominciò a
raccontare tutto ciò
che era successo il giorno prima, aspettando poi i commenti dei
Mikaelson.
Il primo a parlare fu Kol: «Beh, di sicuro è in
qualche modo una strega» disse aprendo le braccia, come se
fosse una
cosa ovvia che nessuno aveva considerato.
Ma Bonnie era piuttosto
scettica: aveva già avuto a che fare con altre streghe, e
anche se
ai tempi era inesperta, aveva percepito che erano come lei.
«E
allora com'è possibile che io non lo percepisca?»
chiese a Kol,
sperando avesse una risposta.
«Semplice: non sapendo gestire la
sua magia, non riesce a trasmettertelo».
«E tu come fai a sapere
queste robe da streghe?» chiese Damon con diffidenza.
«Amico, ho
vissuto per molti anni insieme ad un gruppo di streghe, in una New
Orleans appena nata, e, credimi, so molti dei loro segreti.»
terminò
Kol, guardando Bonnie con uno sguardo eloquente.
La strega
rabbrividì appena, sentendo il peso dello sguardo
dell'Originale
puntato su di sé, per cui guardò gli altri
fratelli e chiese: «E
per quanto riguarda il sangue? Damon ha bevuto altre volte sangue di
strega, ma non aveva lo stesso sapore».
«E soprattutto non
saziava come invece ha fatto il suo.» aggiunse Damon,
voltandosi
verso Alyssa per controllare se volesse ancora andare avanti con le
scoperte.
«Dovremmo assaggiarlo anche noi per poter dare una
risposta a questa domanda.» disse diplomaticamente Elijah
incrociando le mani.
Klaus si alzò e si avvicinò ad Alyssa,
mentre gli occhi si riempirono di rosso e le vene al di sotto di essi
gli si scurivano, ma Damon si fiondò tra di loro, ammonendo
l'ibrido: «Non in questo modo» gli disse nel tono
più freddo e
autoritario che avesse mai avuto verso di lui.
Kol scoppiò a
ridere, e schernì il vampiro: «Oh oh, e
così il Salvatore è
geloso!».
Damon lo trucidò con lo sguardo, anche se avrebbe
preferito farlo con le sue mani, ma si focalizzò su Alyssa e
lasciò
perdere l'Idiota Originale. «Bonnie…forse
è il caso di prendere
qualche bicchiere…» disse controvoglia alla
strega, cercando poi
di rassicurare Alyssa.
Appena la strega ritornò con i bicchieri,
Damon li prese e fece cenno all'umana di seguirlo in un'altra stanza:
lì c'erano fin troppi spettatori che la mettevano a disagio.
Si
ritrovarono così in quella che doveva essere la libreria dei
Lockwood: tutto il muro era ricoperto di mensole piene zeppe di
libri, e al centro della sala c'erano diverse poltrone e due divani
dove potersi accomodare per leggere in tutta tranquillità. Scommetto
che Tyler ne avrà letti al massimo due,
pensò sarcasticamente Damon osservando tutti quei libri. Si
accomodò
su uno dei divani, e fece cenno ad Alyssa di sedersi accanto a
lui.
«Ehi…va tutto bene?» le chiese timoroso
guardandola negli
occhi.
«Sì, credo di sì.» gli
rispose l'umana, senza
ricambiare lo sguardo.
«Tesoro, non ti preoccupare, lascerò
cadere solo qualche goccia. Non ti farò del male.»
le promise il
vampiro, stringendole la mano tra le sue.
Alyssa annuì, ma
sembrava piuttosto titubante. Attese qualche attimo ancora, e poi si
fece coraggio: «Posso chiederti una cosa?».
«Tutto quel che
vuoi, piccola.» rispose il vampiro con un sorriso pieno di
dolcezza.
«Baciami».
Damon rimase sorpreso dalla richiesta
della ragazza: «Adesso?! Cioè, fosse per me ti
bacerei in ogni
istante, ma non vorrei che a momenti ci raggiungessero
qua…».
«Se
mi baci e poi…mi mordi…non sentirò
dolore, anzi…» spiegò
l'umana, arrossendo in viso.
Il vampiro annuì sorridendo, avendo
capito cosa intendeva fare Alyssa, per cui si avvicinò
dolcemente al
suo viso, e la baciò. La ragazza dischiuse le labbra, e il
bacio si
fece più intenso. Damon scese sul collo della ragazza,
riempiendola
di baci. Sapeva che era un suo punto debole, e continuò a
baciarla
finché la ragazza non si abbandonò completamente
al piacere. Scese
così verso il polso, coprendo
tutta
la distanza di baci, poi la morse dolcemente, facendola gemere, e
versò il liquido rossastro in tre bicchieri. Il vampiro le
leccò la
ferita, pulendola dal sangue in eccesso, poi si morse il polso e lo
avvicinò alle labbra della ragazza: «Bevine un
sorso, ti
rimarginerà la ferita» le disse, e Alyssa
seguì il consiglio,
vedendo poi nel giro di qualche istante che la ferita era sparita dal
polso. Si concessero un altro dolce bacio, e poi tornarono dagli
Originari.
Damon porse i bicchieri ai tre fratelli, poi strinse
Alyssa tra le sue braccia e insieme a lei e Bonnie attese i
commenti.
Kol fu il primo ad esprimere la sua opinione: «Non
sembra sangue di strega».
«No, niente affatto.» aggiunse Klaus
scuotendo la testa, confuso.
«E di che cos'è allora?»
s'intromise Bonnie, cercando di carpire qualcosa in più.
«Non è
semplicemente umano, di sicuro.» le spiegò Kol
sovrappensiero.
«Io
credo di aver assaggiato qualcosa di simile in passato» disse
Elijah, e tutti si voltarono a guardarlo.
«Credi o ne sei
sicuro?!» chiese Damon, avvicinandosi a lui.
«È come se…non
fosse puro… Come se fosse un ibrido…un
mezzosangue…un
incrocio…» disse Elijah, cercando la parola giusta.
«Ehi, la
mia ragazza non è un cane!» lo ammonì
Damon, ormai davanti a
lui.
Elijah si alzò in piedi, trovandosi faccia a faccia con il
moro, e ammise: «No, infatti è una strega
sirena».
«Dove sono finiti i tuoi fratelli?» Tyler era ormai
spazientito. Era già la quarta volta nel giro di qualche
minuto che faceva la stessa domanda a "Barbie Klaus", ma la bella
Originale gli rispondeva vagamente, mentre sua madre lo spingeva a
cercarli. La tavolata infatti era ormai piena di cibo squisito pronto
per il pranzo di festa, e la signora Lockwood non voleva ritardare di
molto il pranzo, ma nemmeno iniziarlo senza tutti i presenti.
«Ti ho detto che torneranno a momenti!» rispose
alterata la vampira, fulminando con lo sguardo l'ibrido.
«Si sta facendo tardi. Io vado a cercarli.» la
informò il moro, e si voltò incamminandosi fuori
dalla stanza, ma Rebekah gli si parò davanti.
«Tu non vai da nessuna parte! Arriveranno presto.»
sibilò la bionda, cercando di chiudere lì il
discorso.
«Senti, Rebekah, vuoi dirmi cosa c'è sotto o devo
scoprirlo da solo?» le sussurrò il moro a qualche
centimetro dal viso, e la vampira rabbrividì:
s'immaginò subito come si sarebbero arrabbiati i fratelli se
nel bel mezzo della loro "riunione" con Damon, Alyssa e Bonnie fosse
arrivato Tyler a disturbarli.
La biondina fece così segno a Tyler di seguirla fuori da
quella stanza, e si avviò verso il portone, fermandosi
davanti ad esso.
«Allora?» chiese impaziente l'ibrido.
«Senti, aspetta ancora un po'… Dovevano parlare di
qualcosa di abbastanza serio con Bonnie, Damon ed Alyssa, son sicura
che arriveranno a momenti, non è nulla di
grave…» prese tempo l'Originale.
«Mmmh…serio ma non grave? Beh, a me non interessa.
Serio è avere tua madre che ti assilla da un quarto d'ora
perché vuole che tutti si mettano a tavola e invece un
gruppetto si è andato a fare i cavoli suoi in giro per casa
tua!» rivelò Tyler, facendo scoppiare a ridere
Rebekah.
«Da quando un ibrido teme una semplice umana?»
chiese divertita la bionda, incrociando le braccia.
«Da quando quell'umana è mia madre. Lo sai che son
capaci di tutto quando si tratta di punire i propri
figli…» sussurrò il moro, con uno
sguardo eloquente.
«Ok, va bene… Ma andrò io a
cercarli.» terminò Rebekah, iniziando ad
allontanarsi.
«Cerca di non sparire anche tu!» la
canzonò Tyler, e tornò nella sala da pranzo.
Damon, Bonnie, Klaus e Kol, molto sorpresi dalla rivelazione, avevano
gli occhi puntati su Alyssa, chiedendosi se la teoria di Elijah fosse
vera o meno. La ragazza però stava osservando una sola
persona: Damon. Il suo sguardo era pieno di dubbi ed
incredulità, e continuava a fissare il vampiro come se ora
lo temesse.
Klaus si alzò e pian piano si avvicinò alla
ragazza; la squadrò dalla testa ai piedi, e cercò
di "annusarla" senza avvicinarsi troppo.
«Quindi è per questo che le sirene ci
temono…» pensò ad alta voce l'ibrido,
mentre girava attorno alla ragazza «…il loro
sangue è tanto saziante quanto
invitante…».
Successe tutto in un attimo: Klaus sfoderò il suo lato da
vampiro e si buttò sul collo di Alyssa, ma Damon lo
raggiunse prima che riuscisse a sfiorare la pelle della ragazza coi
suoi canini, e sferrandogli un pugno sui denti lo lanciò
dall'altro lato della stanza.
«Non ti azzardare mai più ad avvicinarti a lei in
questo modo.» lo minacciò il vampiro, mentre
l'ibrido si rialzava da terra.
«E dai amico, solo un altro assaggio» gli rispose
l'ibrido con un ghigno, ma il fratello maggiore lo
rimproverò: «Klaus, ho dato la mia parola. La
ragazza deve restare illesa, e così sarà. Anche a
costo di fare del male a uno dei miei fratelli».
«E se Caroline venisse a sapere quanto la desideri, anche se
è solo per il suo sangue, non ne sarebbe affatto
contenta.» aggiunse Bonnie, sperando che giocandosi la carta
della sua fidanzata l'ibrido si desse una calmata.
Klaus si pulì la bocca dal sangue fuoriuscito dopo il pugno,
e guardò con rabbia i presenti, tutti contro di lui in quel
momento.
«Vi aspetto giù» disse ferito
nell'orgoglio, e se ne andò in cerca di Caroline.
«Cosa possiamo fare ora?» chiese Bonnie agli
Originari rimasti.
«Io prima di tutto le insegnerei ad usare la sua magia, tu
sai quanto potrebbe renderla più tranquilla e sicura di
sé» rispose Kol facendole l'occhiolino.
«Se lo desiderate, posso rintracciare le sirene che ho
conosciuto in passato. Potrebbero aiutarci a capire se nel suo stato di
ibrido una specie sovrasta l'altra annullandola, così
com'è stato per mio fratello finché non ha
spezzato la maledizione.» aggiunse Elijah cercando di
rendersi utile.
«Io invece vi consiglio di venire giù a pranzo, i
Lockwood vi stanno aspettando e potreste trovarveli entrambi qua a
momenti.» disse Rebekah, entrando nella stanza con passo da
sfilata.
«Cos'hai sentito, sorellina?» chiese Kol, curioso
di sapere da quanto la bionda stesse origliando.
«Oh, giusto il necessario.» disse la vampira, poi
si avvicinò ad Alyssa: «Puoi stare tranquilla con
me, non ti morderò mai, per nessuna ragione. Sai, non mi
piace cibarmi dei miei amici.» le disse facendole un sorriso
sincero, che la ragazza ricambiò.
«Direi che è tempo di tornare alla festa. Avremo
tempo di parlare di tutto ciò anche domani, se vi fermate a
Mystic Falls anche voi.» disse Elijah a Damon e Alyssa, ma
entrambi non spiccicarono una parola, annuirono soltanto e si avviarono
verso la sala da pranzo, seguiti da tutti gli altri.
Quando tutti furono seduti a tavola, Carol Lockwood si alzò
e iniziò a parlare ai presenti.
«Il
ringraziamento è davvero una festa speciale per questa
famiglia, ma devo ringraziare Caroline e Bonnie per avermi aiutato ad
organizzare tutto. Quest'anno è stata proprio Bonnie a fare
in modo di farci trovare qui riuniti».
La signora Lockwood fece cenno alla ragazza, e lei prese la parola:
«Non potevo permettere certo a un paio di elfi di non rendere
contenta la mia migliore amica Caroline nell'organizzare un'altra
festa! Sono molto fiera di ritrovare tutti qui, e qualsiasi cosa abbia
fatto per farvi arrivare qui, l'ho fatta col cuore. Siamo una grande
famiglia ormai. Però ora lascio la parola a Caroline, lei
è molto più brava di me in queste
cose!» terminò ridacchiando la strega.
Caroline
simulò un inchino, e, come se fosse al posto del Presidente,
iniziò a recitare: «Modestamente! Grazie Bonnie,
di tutto! Come voi ben saprete, Alyssa a parte, il Ringraziamento nasce
con i pellegrini e i nativi americani che si riuniscono per dividere il
raccolto della stagione. Per noi non è tanto diverso, ci
riuniamo tutti nello spirito di cooperazione e capacità di
imparare l'uno dall'altro. Ed è proprio per questo che vi
chiedo di dire anche solo una piccola cosa gentile, dal vostro cuore,
alla persona che sta al vostro fianco. Cominciamo proprio da
me.» Caroline si gira alla sua sinistra, dove si trova Bonnie
«Sei una grande amica…sincera, paziente e
altruista. Non potrò smettere mai di ringraziarti per
essermi sempre stata accanto. Ti voglio bene Bonnie!».
Bonnie la ringraziò a sua volta, l'abbracciò, e
si girò verso Stefan: «Grazie per esserci sempre,
per tutti noi. Possiamo sempre contare su di te. Se solo ripenso ai
primi tempi in cui ci siamo conosciuti… sono contenta che tu
mi abbia fatto cambiare idea e ti ringrazio anche per questo. Riesci
sempre a far vedere le cose buone della vita. Sei un ottimo amico, lo
sai.».
«Non
si può essere ottimi amici se non con ottime persone. Grazie
a te, Bonnie.» Stefan ringraziò la strega, e si
voltò verso la sua ragazza: «Elena, mia bellissima
Elena. Voglio ringraziarti per avermi fatto entrare nella tua vita due
anni fa, perché con te ho conosciuto tante meravigliose
persone e vissuto bellissimi momenti, nonostante tutte le
avversità e i pericoli che abbiamo corso, e ti ringrazio
ancora oggi perché mi hai voluto al tuo fianco, di nuovo, e
perché continui ad amarmi ogni giorno». I due
avevano gli occhi lucidi, e sorridevano innamorati, ma Stefan non aveva
ancora finito «Spero di poterti ringraziare per
l'eternità, perché rimarrai al mio fianco per
sempre» terminò Stefan, e si scambiarono un dolce
bacio a stampo.
Elena
gli sussurrò «Grazie anche a te, perché
mi sopporti e mi ami nonostante tutto» poi si
voltò alla sua sinistra, e fece una lunga pausa prima di
iniziare a parlare sommessamente.
«Grazie
Alyssa, per volermi ancora rivolgere la parola dopo il modo in cui mi
sono comportata ultimamente. Eravamo così felici nei primi
giorni in cui ci siamo conosciute, e credevo saremmo diventate buone
amiche, ma ho rovinato tutto. Sarei davvero felice se tu riuscissi a
perdonarmi, e potremmo provare a ricominciare da capo».
Alyssa
la stava guardando stupita. Non riusciva a credere che Elena le stesse
praticamente chiedendo scusa. Ma ne era felice. Si voltò
verso Damon sorridente, ma lui invece era teso. Sicuramente non si
fidava di Elena. Ma Alyssa voleva darle un'occasione.
«Sì,
possiamo provare ad essere di nuovo amiche. Pian piano forse ci
riusciremo. Sarei davvero felice se quando tornerete a Durham non ci
saranno più tensioni in casa.» le disse, ed Elena
sorrise, sotto lo sguardo d'approvazione di Stefan.
Alyssa
si voltò al suo fianco, guardò Damon, lo prese
per mano, e iniziò a parlare.
«Da
dove posso cominciare? Ti voglio ringraziare per così tante
cose che non basterebbe tutto il giorno del Ringraziamento!»
disse la ragazza ironicamente, facendo sorridere le sue amiche e
Stefan, che sapevano tutto, poi continuò: «Ti
ringrazio, perché ami me. Con tutte le ragazze al mondo,
proprio me. E non hai idea di quanto questa sia una cosa immensa
già di per sè. Ti ringrazio perché
quando non sapevo come fare e non volevo pesare su nessuno, tu sei
stato testardo, ci sei stato per me e mi hai aiutato. Ogni piccolo
gesto è stato molto d'aiuto, e per ognuno di quei piccoli
gesti ti ringrazio. Grazie, perché mi hai accolta nella tua
vita come se ne avessi sempre fatto parte. Ti ringrazio
perché mi dai più di quanto potrei mai
desiderare. Ma soprattutto ti ringrazio perché oltre a tutto
questo, mi stai anche aiutando a conoscere me stessa, a scoprirmi, e
spero che niente ti faccia mai allontanare da me».
«Niente
e nessuno potrà mai farti liberare di me, stanne
certa.» rispose ironizzando Damon, facendo sorridere Alyssa
«E a proposito di ringraziamenti, ricordati che ti devo dare
ancora la famosa lista delle cose che tu hai fatto per me!».
Damon
le si avvicinò all'orecchio, le sussurrò un dolce
«Ti amo» e poi si baciarono appassionatamente,
finché Caroline incominciò ad applaudire, seguita
da Rebekah, Bonnie, Stefan ed Elena, quest'ultima poco entusiasta
però. Imbarazzati smisero di baciarsi, ma rimasero nella
stessa posizione. Damon rise divertito, soprattutto vedendo che Alyssa
era diventata rossa come un peperone. Ma stava sorridendo anche lei,
così lui la baciò dolcemente a stampo, e
carezzandole il viso le sussurrò «Forse
è meglio andare avanti, o questo pranzo diventerà
una cena!».
Così
Damon si voltò alla sua sinistra: «Caro Elijah,
intanto grazie di esistere, sei il mio Originale preferito, senza
offesa Klaus e Rebekah…ah, anche tu Kol, non ti offendere,
anche se non mi ricordo mai di te» disse ironicamente,
facendo ridere i presenti, poi continuò più serio
«grazie per essere tornato nella ciurma e grazie per tutto
quello che stai facendo per noi».
L'Originale
fece un accenno e disse solo «Non c'è di
che.», poi si girò verso suo fratello Kol, lo
ringraziò brevemente di essere rimasto al suo fianco, e gli
passò la parola.
Kol
ringraziò Jeremy di averlo perdonato per essersi finto suo
amico, Jeremy ringraziò Meredith per essersi occupata di
lui, Meredith ringraziò Liz Forbes per averla aiutata
nell'ultimo periodo con Jeremy e tutto il resto, Liz
ringraziò Carol Lockwood per la sua lunga amicizia
nonostante le vicessitudini tra i loro figli, e Carol
ringraziò suo figlio per essere…semplicemente suo
figlio.
Tyler
si rivolse a Matt: «Grazie Matt, per essere ancora mio amico.
So che su di te posso sempre contare».
Matt
sorrise e gli diede una pacca sulla spalla, poi si voltò
verso Rebekah: «Sai che non sono molto bravo con le parole,
ma ti voglio ringraziare perché non sono niente di speciale,
eppure tu hai scelto me. Da quando stiamo insieme mi hai donato la
serenità che non ho mai avuto, e non te ne sarò
mai grato abbastanza. Ti amo».
La
vampira sorrise e lo baciò.
«Tu
SEI speciale. Sei un uomo straordinario.» gli disse, poi si
voltò verso il fratello: «Klaus, siamo fianco a
fianco da mille anni, e per tutta la mia vita mi hai ostacolata con i
ragazzi. Per te nessuno andava bene, ma ora finalmente mi stai
lasciando libera di scegliere chi voglio io, e per questo ti ringrazio
tantissimo. E voglio ringraziarti perché sei ancora qui al
mio fianco».
«Sorellina,
nessuno sarà mai perfetto per te, ma non è giusto
che tu stia sola perché tuo fratello ha delle alte
aspettative» disse alla sorella, poi si rivolse a Caroline:
«Che sono invece state soddisfatte da te, mia cara dolce
Caroline. Voglio ringraziarti perché sei riuscita a vedere
la parte migliore di me quando tanti altri vedevano solo un mostro, e
voglio ringraziarti perché sei riuscita a farla emergere.
Voglio ringraziarti per essere entrata a far parte della mia famiglia,
e per avermi fatto vedere quali sono le cose importanti della vita. Ho
sempre voluto il potere, ma mi ritrovavo sempre solo. E a cosa mi
serviva il potere se non lo potevo condividere con nessuno? Tu sei
riuscita a farmelo capire, Caroline. Ti amo».
Caroline
ricambiò e lo baciò. Poi prese di nuovo la
parola: «Ora possiamo tenerci tutti per mano per
favore?» chiese, ma non tutti erano d'accordo.
«Sul
serio Barbie
Vampire?»
intervenne Damon, guardando accigliato alla sua sinistra, dove c'era
Elijah.
«Non
ero il tuo Originale preferito?» ironizzò Elijah,
facendo finta di essere offeso.
«Sì,
ma non nel senso che piacerebbe a te.» gli rispose
ironicamente a sua volta Damon, facendogli l'occhiolino.
Tutti
ridacchiarono, poi Caroline richiese di nuovo l'attenzione di tutti.
«Ok,
possiamo tornare seri un attimo e tenerci per mano? Grazie. Tradizioni
come questa sono molto importanti per una famiglia, anche se molto
allargata come la nostra. Tutto questo sarebbe piaciuto a mio
padre» gli occhi della ragazza si posarono su sua madre,
«ad Alaric,» su Damon, Elena, Jeremy e Meredith,
«all'ex sindaco Lockwood,» su Tyler e Carol,
«a Vicki,» su Matt, «a nonna
Sheila,» su Bonnie, «a Finn,» sui
Mikaelson, «a Miranda, Grayson e John.» su Elena.
«Non sono più con noi, ma sono certa che stanno
ascoltando queste bellissime parole di pace e gratitudine. Grazie a
tutti di essere qui con me oggi, e mantenere vive le tradizioni. Cari
amici, e cari parenti, buon Giorno del Ringraziamento».
Tutti
ricambiarono l'augurio, poi alzarono i calici in segno di brindisi e
finalmente iniziò il vero e proprio pranzo.
Ciao
a tutti! Ormai sto postando pochissimo e mi dispiace tantissimo T___T
Però c'è una “buona” notizia,
almeno per quanto riguarda la mia
vita privata: ho trovato un lavoro!!! Certo, questo mi toglie altro
tempo libero (e si vede, direte voi xD) però prometto, ce la
metterò
tutta per poter continuare questa storia, non la voglio
abbandonare!!!
Tornando alla storia: è il giorno del
ringraziamento! Non l'abbiamo mai visto nella serie, perciò
me lo
sono immaginata e l'ho inserito nella storia =) E proprio durante un
giorno di festa, dove si sta tutti insieme, Alyssa, Damon, Bonnie e i
Mikaelson riescono a scoprire cos'ha di particolare Alyssa:
è una
strega sirena!!! Cosa vorrà mai dire? I nostri eroi avranno
un'altra
strega dalla loro parte? XD E scopriremo altre cose sulle sirene? E
gli amici di Alyssa, per non parlare di Damon, come la prenderanno?
Tante le domande, a cui troverete risposta nell'aggiornamento e nel
prossimo capitolo! ;)
A presto! =)
«Concentrati!»Lo
disse almeno una ventina di volte nell'arco della mattinata, ma Bonnie non riuscì comunque ad ottenere il risultato sperato da Alyssa, che nonostante tutto l'impegno non riusciva ancora ad accendere quella stupida candela. «C'è
troppa gente in questa casa!» si agitò l'aspirante
strega, e accigliata guardò Damon «Non
mi guardare così tesoro, io non mi muovo da qui. Non ne ho
proprio alcuna intenzione.» disse serio il vampiro, poi un
ghigno
comparì sul suo viso «A meno che non mi fai
sparire con i
tuoi poteri magici!». Alyssa
scosse la testa sbuffando. «Se
ti fosse possibile non farla agitare, sarebbe meglio.» lo
ammonì Bonnie, che per quanto voleva bene all'amica, non ne
poteva più di farle da tutor.
Non aveva mai provato prima d'ora ad "insegnare la magia", era sempre
stata lei a ricevere lezioni dagli altri, o ad imparare da sola dai grimori,
e stava arrivando alla conclusione che era decisamente meglio come
studente che come insegnante. «Io
invece credo che sia meglio proprio il contrario. Non hai sempre detto
che gli stati d'animo più forti, una a caso la rabbia,
aiutano
la magia?» Damon canzonò la strega, che gli
rispose a
tono: «Certo, ma solo se si è già
pratici, Mister
So Tutto Io!». Damon
alzò le mani in segno di resa, e si mise a sedere a terra
vicino alla finestra. «Ok,
ricominciamo… Prova a chiude-» Bonnie aveva appena
ricominciato a spiegare ad Alyssa come concentrarsi sui suoi poteri
magici, che la porta della stanza di Miranda e Grayson Gilbert
si aprì, e fecero capolino Kol e Klaus
«Disturbiamo?»
chiese come solito gentiluomo Klaus. «Immagino
di sì, fratello.» disse Kol dopo aver visto Bonnie
alzare
gli occhi al cielo, a cui disse «Non ti preoccupare dolcezza,
ci
vorrà solo un minuto». «No,
prendetevi tutto il tempo che volete, tanto per stamattina non credo
riusciremo a far nulla. Anzi, forse se si distrae è
meglio.» disse Bonnie ormai rassegnata, poi preoccupata
chiese ad
Alyssa «Ti sto facendo venire ansia? Dimmi la
verità…». Alyssa
non rispose subito; effettivamente le alte aspettative dell'amica
l'avevano fatta agitare parecchio, ma non sapeva che dire. «Appena
un po', è che ho tante domande ancora… Sto
decisamente
pensando a troppe cose, per riuscirmi a concentrare sulla mia magia
adesso.» disse alla fine la ragazza. «Che
genere di domande, sirenetta?»
le chiese Klaus. «Pensavo…se
io sono sia strega che sirena, vuol dire che i miei genitori sono una
strega e una sirena? Oppure è possibile che siano dei
semplici
umani?» chiese Alyssa, mentre si arrotolava una ciocca tra le
dita. «Qualsiasi
combinazione è possibile, tranne quella che entrambi siano
umani. Essere una strega o una sirena è una questione
genetica,
per cui da qualche parte i geni che hai ti saranno dovuti arrivare.
Può essere che uno dei due sia una strega sirena e l'altro
un
umano, oppure entrambi sono esseri sovrannaturali, una strega e una
sirena.» le spiegò con calma Klaus. «C'è
un modo per scoprire cosa sono anche loro?» chiese ancora
Alyssa. «Non
credo siano consapevoli di essere delle creature sovrannaturali, per
cui non riuscirei a percepire nulla nemmeno da loro.» le
rispose
Bonnie. «Non
credo riusciresti a farlo in ogni caso, a meno che tu non faccia una
comodissima bilocazione in Italia, piccola strega.» la
punzecchiò Kol. Ma
Bonnie si illuminò: «Sei un genio! Ma certo! In
questo
modo se mi vedranno avremmo la conferma che sono streghe!».
«Tesoro,
non credo che tu sappia di ciò che stai parlando. Quanto sei
riuscita a rimanere in bilocazione con Durham?
Cinque minuti? Ed eri a solo 200 km da qui, pensa quanto poco
resisteresti con 7000 km di distanza! Non voglio sminuirti, sei molto
interessante come streghetta, ma sai…» la
smontò
Kol.
«Comunque,
credo che non dovrai aspettare molto per scoprirlo. Basterà
fargli un esamino del sangue proprio come abbiamo fatto con
te.»
Damon si rivolse ad Alyssa, facendole saltare il cuore: «Sei
impazzito?! Come pensi che potremmo fare una cosa del genere?! Dovrei
dire ai miei "Ehi aspettate un attimo, date il vostro braccio al mio
ragazzo, che vi taglierà una vena per farvi versare il
sangue in
un bicchiere e lo farà assaggiare a tre o quattro persone,
così, tanto per fare"?!».
«Amore,
non ti devi agitare, basterà soggiogarli.» «Non
mi piace comunque come soluzione!» Klaus
si schiarì la gola, e cercò di fermare la
discussione:
«Cari piccioncini, c'è qualcosa che vorreste
condividere
con noi?». Damon
fu il primo a calmarsi, e incominciò a rispondere
all'ibrido:
«Diciamo che conoscerò presto i miei futuri
suoceri….» disse, voltandosi poi verso Alyssa per
esortarla a vuotare il sacco. «La
mia famiglia verrà a Durham per Natale.»
spiegò la
ragazza, mentre ripensava alla definizione dei suoi genitori data dal
suo ragazzo. Veramente li aveva chiamati "futuri suoceri"?! La cosa la
rassicurava, dopotutto la sua insicurezza non era svanita. «Oh,
questo sì che è tempismo!»
commentò Klaus. «Alyssa,
se vuoi davvero sapere la verità, suppongo che dovremo fare
come ha suggerito Damon.» disse Bonnie. Alyssa
annuì, poi si rivolse agli Originali: «Comunque
come mai siete venti qui? Avete novità?». «Direi
di sì. Elijah
non è riuscito a rintracciare le sue vecchie amichette, ma
ha fatto esplodere il suo gruppo su Facebook:
appena ha chiesto ai suoi adepti se conoscessero sirene, hanno fatto a
gara per attirare l'attenzione di mio fratello. Sembra comunque, che un
buon numero di sirene sia rintracciabile nelle zone costiere, come
ovvio. Dobbiamo solo aspettare un gancio sicuro, e appena avremo altre
notizie, vi converrebbe andare a conoscerle solo te e Bonnie. Non
sappiamo come la pensino sui vampiri.» raccontò
Klaus. «Dovrebbe
cercare sirene "vampire-friendly"
il mio caro Elijah, perché se lo può scordare che
io non
vado con loro.» minacciò velatamente Damon. «Si
fa quel che si può, amico.» lo ammonì
Klaus. «Comunque
vi conviene concentrarvi sulla magia per ora…se volete vi do
una mano!» disse superbioso
Kol. «Ah
sì? E come faresti, tu, vampiro millenario, a dare una mano
a me
che sono una strega, per quel che riguarda la magia?» lo
schernì Bonnie. «Ad
esempio con un leggero soggiogamento, facendole liberare la mente da
tutti i suoi pensieri per un paio d'ore? E poi ti informo che prima di
essere vampiro anche io praticavo la magia. E so che potresti farle
provare a "sentire" la magia tramite te.» rispose Kol. Bonnie
e Damon guardarono Alyssa, come in attesa di una sua opinione sui
consigli di Kol. «Dici
che con il soggiogamento e l'aiuto di Bonnie potrei iniziare ad usare
la mia magia?» chiese titubante Alyssa all'Originale. Lui
si limitò ad annuire e ad avvicinarsi a lei, poi fissandola
negli occhi la soggiogò a liberare la mente da ogni pensiero
non
inerente alla concentrazione sulla magia. Fece infine cenno a Bonnie di
approfittare del momento, e la strega prese le mani dell'amica. «Chiudi
gli occhi e cerca di sentire l'energia e la magia che c'è in
noi.» disse la strega ad Alyssa, ed entrambe chiusero gli
occhi. Kol
fece cenno a Klaus e Damon di uscire fuori dalla stanza; una volta
fuori, disse loro: «C'è qualcosa che non va in
quella
ragazza…». Damon
lo guardò male ed era pronto a rispondere, ma Kol lo
precedette:
«Non in senso cattivo, amico. Ho percepito tanta energia in
lei,
dovrebbe essere fortissima come strega, e di solito streghe con un
potenziale del genere non arrivano a questa età senza aver
mai
praticato, anche per sbaglio. Non ti ha mai detto di avvenimenti
strani, tipo aver dato fuoco a qualcosa, o essere stata vicina a
qualcosa che ha preso fuoco senza apparente motivo? Anche se,
ripensandoci, la risposta già la conosco…se
avesse
utilizzato la magia in precedenza avrebbe resistito al
soggiogamento». «Anche
io l'ho soggiogata, ripensandoci… Senti, esperto di streghe,
è possibile che un vampiro riesca a soggiogare una strega,
prima
che essa lo diventi a tutti gli effetti, in modo da non farle mai
praticare la magia?» chiese dubbioso Damon. «Non
ho mai sentito una cosa del genere, ma sì, credo sia
possibile.
Le streghe sono immuni al soggiogamento solo se praticano la magia, una
cosa del genere porterebbe ad un circolo vizioso in cui la strega non
riuscirebbe mai a praticare la magia e sarebbe sempre a rischio
soggiogamento. Perché mi chiedi questo?» «Perché
sono un coglione!» ringhiò Damon, visibilmente
nervoso ora. «Oh,
amico, lo sapevamo già!» scherzò Klaus,
ma il moro non rise affatto.
«Mi
spieghi cosa ti frulla in quella testolina, Damon?» chiese
impaziente Kol.
Damon
ripensò alla Primavera del '95, quando aveva incontrato
Alyssa, ancora bambina,
nei boschi in Italia, e gli tornarono in mente le parole che le aveva
detto per soggiogarla: ««Adesso
torna indietro dalla tua mamma e rimani con lei. Da oggi in poi farai
la brava bambina e non ti caccerai più nei guai, ok? Ma
soprattutto dimenticati della brutta cosa che hai visto».
Il
vampiro si buttò a sedersi a terra, appoggiando la schiena
al
muro. Alzò il viso per guardare gli Originali, e
cominciò
a raccontare: «Lei non lo sa, ma ho conosciuto Alyssa tempo
fa,
prima di andare a Durham…è successo in Italia,
quando lei
aveva cinque anni. Mi stavo nutrendo nei boschi, e ad un tratto ho
visto questa bambina che mi guardava. Dovevo fare qualcosa,
così
l'ho soggiogata, le ho detto di dimenticarsi ciò che aveva
visto, di tornare dalla sua mamma, di fare la brava e non cacciarsi mai
più nei guai. E temo che quel fare la brava e non cacciarsi
nei
guai implichi anche non utilizzare la magia». «Ovviamente.
Quindi cosa proponi a riguardo? Hai intenzione di dire alla tua ragazza
che l'hai incontrata da bambina e l'hai bloccata per tutta la vita con
un soggiogamento, o cos'altro?» chiese incalzante Kol. «Non
lo so…» biascicò Damon, appoggiando le
braccia
sulle ginocchia e nascondendo la testa nell'incavo formatosi. Si
sentiva il peso del mondo intero addosso. Non voleva rivelare ad Alyssa
quel suo piccolo segreto, ma non facendolo lei non avrebbe mai potuto
praticare la magia. Il senso di colpa aumentava sempre di
più,
ripensando a quello che sarebbe successo di lì a poco:
Alyssa
l'avrebbe odiato per averle nascosto tutto questo, poi avrebbe imparato
ad usare la magia, e con questo le sarebbero tornati in mente i momenti
che lui le aveva fatto dimenticare. Si sarebbe ricordata del mostro che
si nutriva di un cacciatore nel bosco, e dell'altro mostro che
l'avrebbe violata se Damon non fosse arrivato in tempo. E questa volta
non ci sarebbe stato modo per aiutarla a dimenticare o ad andare
avanti. Ne sarebbe uscita distrutta. «E
se non usasse la sua magia?» azzardò Damon agli
Originali. «Non
puoi parlare sul serio!» lo ammonì Kol, mentre
Klaus scuoteva la testa. «E
invece sì. Voi non avete idea…sarebbe troppo per
lei.» disse Damon, poi si decise a raccontare i suoi dubbi ai
due
fratelli. «Non
c'è altro modo. Devi annullare il tuo soggiogamento, o
entrambi
se vuoi, tanto non ci vorrà molto che si annulli da solo, e
accettarne le conseguenze, così come dovrà fare
lei.» disse Klaus, e suo fratello aggiunse:
«È una
strega, ne uscirà più forte di prima, fidati di
me». La
porta della stanza si aprì, e Bonnie si avvicinò
a loro. «C'è
qualcosa che non va.» sentenziò. «Lo
sappiamo. Devo fare una cosa.» disse Damon, lasciando i
fratelli Mikaelson
a spiegare tutto alla strega, ed entrò nella stanza nella
quale c'era ancora Alyssa. Era
seduta a gambe incrociate sul letto matrimoniale di Meredith,
nella stanza che un tempo non molto distante, ma che sembrava
già lontanissimo, era stata dei genitori di Elena e Jeremy. Damon
l'ammirò per un attimo infinito: il viso rilassato,
tranquillo,
con quegli occhioni verdi che brillavano quando lo vedeva, le labbra
come petali di rosa piegate in un timido sorriso, e i capelli lisci
color cioccolato che incorniciavano il tutto. Sentiva che tutto
ciò sarebbe andato perso nel giro di qualche minuto. Ma non
poteva tirarsi indietro. Doveva fare la cosa giusta per tutti, anche se
per lui e Alyssa sarebbe stata molto dolorosa. Si
sedette sul letto, e prese la mano di Alyssa. «Amore
mio… Sei bellissima, come sempre. Sei così
delicata, e
sembri così fragile adesso. Ma lo sarai ancora per poco.
Perché presto diventerai una strega a tutti gli effetti.
Imparerai ad usare la tua magia, e sarai più sicura di te.
Vedrai,you'll
gonna kickass!»
Damon fece una risatina, ma Alyssa era rimasta come freezata,
con quel mezzo sorriso sul viso, e il vampiro si ricordò di
un'altra cosa. «KOL!»
urlò, ma Alyssa non si scompose. Subito
l'Originale entrò nella stanza, esordendo con un
«Ci
eravamo appena arrivati anche noi…se non annullo il mio
soggiogamento non capirà una beata mazza di quel che le
dirai». «Esatto.
Ti spiacerebbe…?» gli disse Damon, e l'Originale
annullò il suo soggiogamento, uscendo poi dalla stanza. «Perché
stavi dicendo quelle cose prima?» chiese confusa Alyssa. Damon
chinò il capo. Si sentiva già a pezzi, e non
aveva nemmeno iniziato. «So
perché non riesci ad usare la tua magia, Alyssa.»
confessò. «Anche
tu sei un esperto di magia?» ironizzò la ragazza,
ma il
vampiro non accennò nemmeno a sorridere. «Vorrei
davvero esserlo in questo momento, ma no, non sono un esperto di magia.
So perché non puoi usarla, semplicemente perché
la causa
sono io.» terminò il vampiro, guardandola negli
occhi, con
lo sguardo accigliato. «Damon,
ti accusi di troppe cose. Sul serio. Non mi sorprenderebbe sapere che
pensi che anche il buco dell'ozono sia colpa tua.» gli disse
Alyssa di rimando. «Amore…
Mi piacerebbe che tutto ciò fosse uno scherzo, ma non lo
è. Ti devo raccontare un paio di cose…»
iniziò Damon, poi le chiese: «Quando ci siamo
incontrati
la prima volta?». «Il
primo sabato dopo l'inizio dell'università, mi pare fosse il
3
settembre. Perché?» Alyssa non riusciva a
comprendere dove
volesse andare a parare. «Perché
non è così. Quella è la prima volta
che ricordi
tu. La VERA prima volta te l'ho fatta dimenticare
soggiogandoti.»
ammise il moro. «Ma
che…Oh…Forse ho capito. Mi hai vista davanti alla
Duke
e per qualche strano motivo non volevi me lo ricordassi? C'entra
qualcosa Elena?» tentò di capire la ragazza, ma
Damon
scosse la testa. «17
Aprile 1995. Quel giorno ci siamo incontrati per la prima volta io e
te, Alyssa.» disse tutto d'un fiato il vampiro. Alyssa
cercò di trattenersi per un po', ma non ce la fece, e
scoppiò in una rumorosa risata. «Damon,
so che per te il tempo non passa mai, ma io avevo cinque anni! Ero in
Italia! E non vedo come sia possibile che ci siamo incontrati proprio
quel giorno, per di più in Italia…»
replicò
Alyssa, incredula. «Tra
poco lo ricorderai, ma prima che te lo faccia ricordare, voglio che tu
sappia che non sono più così. Credo che lo sappia
anche
tu. Sono migliorato. Mi sento un uomo migliore, anche se in questo
momento mi sento più una merda che un uomo.» disse
il
vampiro, poi la guardò intensamente negli occhi e
continuò: «Voglio che tu ricordi cos'è
successo
quel maledetto 17 aprile 1995. Voglio che il mio soggiogamento di quel
giorno sia annullato». Alyssa
rivide nella sua mente la scena che Damon le aveva fatto dimenticare, e
d'istinto ritirò la mano dalla presa di Damon, che
abbassò lo sguardo fattosi lucido. Ma Alyssa si
ricordò
anche di quel "mostro" che vedendo una bambina si era intenerito e
aveva scelto di farle dimenticare una scena simile piuttosto che
diventare il dessert. Così riprese la mano al vampiro. «Sinceramente
mi ferisce più il fatto che tu non me l'abbia raccontato
subito,
oppure quando mi hai raccontato tutto di te, Elena e gli
altri.»
ammise la ragazza. «Perché
ancora non lo sapevo. Mi sono reso conto che eri tu quando ti ho
aiutata a traslocare da noi. Ho visto la tua foto da bambina, e mi
è tornata in mente quella scena.» le
spiegò lui. «Per
questo mi hai fatto tutte quelle domande sulla foto e
sull'anello…» rifletté
Alyssa, giocando inconsciamente proprio con quell'anello, poi
continuò: «E tutto questo come può
avere a che fare
con la mia magia?». «Perché
ti ho ordinato di stare lontana dai guai, e purtroppo essere una strega
e utilizzare i propri poteri significa venire immischiata in guai
all'infinito. Ma non ho ancora finito… C'è
un'altra volta
in cui ti ho soggiogata, in cui ti ho resa più prudente. Lo
ricorderesti comunque, una volta che riuscirai ad usare la magia. Per
cui, per essere sicuri che i miei soggiogamenti
non "blocchino" la tua magia devo farti ricordare anche questo, anche
se farà molto più male. Ad entrambi. Ricordi
quando siete
uscite tutte voi ragazze insieme? Che poi non ricordavi cosa fosse
successo, e Caroline
ti ha detto che avevi litigato con Elena e per quello eri turbata?
Ecco…non è andata proprio
così…» le
disse Damon, poi annullò anche quel soggiogamento. Teneva
stretto le mani della ragazza, che un attimo dopo l'altro si
stringevano sempre più attorno alle sue, man mano che
ricordava
quella terribile serata. Alyssa
iniziò a singhiozzare, e dai suoi occhi iniziarono a
scendere le
lacrime. Damon si avvicinò pian piano a lei, non sapendo se
abbracciarla o meno, ma alla fine fu lei ad accoccolarsi sul suo petto,
singhiozzante, e lui la strinse forte a sé. «Mi
dispiace Alyssa, mi dispiace così tanto. Ho portato solo
dolore,
bugie e sventure nella tua vita. Spero che un giorno mi
perdonerai.» le sussurrò il vampiro all'orecchio. «Sei
il solito idiota.» gli disse Alyssa, tra un singhiozzo e
l'altro. «Lo
so. Hai ragione.» le disse sommessamente lui. «Che
non capisce niente.» disse Alyssa, e si allontanò
da Damon, asciugandosi le lacrime. «Beh,
forse è meglio se me ne vado. Se te la senti, dopo, Bonnie
potrà continuare a darti lezioni di magia.» disse
il moro,
accennando un mezzo sorriso per nulla convincente, e iniziò
ad
alzarsi dal letto. Ma Alyssa lo bloccò, prendendogli la mano. «Non
capisci proprio niente.» gli disse. Lui la guardò
confuso,
e lei continuò: «Questo tuo sentirti inferiore, in
torto,
il male in persona…quando finirà? Non sei la
persona
peggiore su questa terra! Non ci vai nemmeno lontanamente vicino! Forse
il nostro primo incontro….sì, di quello avrei
potuto fare
a meno probabilmente. Oppure no. Se tu dici che mi ha "bloccato" la
magia, beh, è un altro motivo per esserti grata. Cosa avrei
potuto fare in Italia, da sola, se avessi capito di essere magica? Solo
danni. Qui ho te, ho Bonnie, ho tutti i tuoi amici, che ora sono anche
miei, e tutti voi fate di tutto l'uno per l'altro, anche se spesso
cercate di nasconderlo, forse per orgoglio. E come sarebbe andata
quella serata con le ragazze, se tu come un vero bodyguard
non ci avessi seguite? Tu mi hai portato solo amore, mi hai aperto gli
occhi su un altro mondo, mi stai facendo scoprire la gioia di poter
aiutare gli altri con le mie capacità. E non vedo l'ora di
imparare il più possibile da Bonnie, così non
dovrà più fare tutto da sola. Pensa, potrei anche
riuscire a proteggerti da quei maledetti elfi! Per cui no, non capisci
niente, sei un idiota, perché io non ho proprio nulla da
perdonarti». Damon
aveva completamente cambiato espressione, ma non guardava Alyssa. «Guardati
attorno amore…» le disse, voltandosi a destra e
sinistra. Lei
spostò lo sguardo dal viso del suo ragazzo, e vide la
candela
che aveva tanto provato ad accendere prima con Bonnie: aveva una
fiammella che ardeva vigorosa! Ma non solo…le altre candele
sparse per la camera, che sarebbero servite "una volta superato il
primo livello" come le aveva detto Bonnie, erano tutte accese!
Guardò di nuovo Damon, entrambi avevano un espressione di
estrema gioia sul viso, e tuffò le labbra su quelle del bel
vampiro, baciandolo appassionatamente, con le mani a coppa sul suo viso. Ma
dopo un po' lui si allontanò di scatto, appoggiandosi al
mobile davanti al letto.
Alyssa
lo guardò esterrefatta per il suo comportamento, ma quando
vide
il suo viso inorridì: sulle guance del vampiro c'erano
impresse
le mani di lei, così come le aveva appoggiate durante il
bacio,
e le labbra erano anch'esse marchiate a fuoco.
«BONNIE!»
strillò il vampiro, e subito la porta si aprì e
comparve
Kol, seguito appena dopo dalla strega. I due si pietrificarono vedendo
la scena: le candele tutte accese, il viso bruciacchiato di Damon, lui
terrorizzato e Alyssa inorridita da se stessa. «Beh,
suppongo che il blocco sia sparito…» disse
ironicamente l'Originale. «Ti
sembra il momento di scherzare?!» lo ammonì la
strega, avvicinandosi pian piano ad Alyssa. «Ehi,
è tutto ok, tutto nella norma…ha vent'anni di
magia
repressa dentro di sé, è perfettamente normale
che i
primi tempi abbia qualche problema nel controllarla.»
spiegò Kol. «Damon,
Kol, lasciateci sole per favore.» disse solennemente Bonnie,
e i
due vampiri uscirono dalla stanza, chiudendosi la porta dietro di loro. «Non
preoccuparti amico, potrai sbaciucchiartela ancora presto! Devi darle
solo il tempo di prendere le misure con la magia.» disse Kol
a
Damon, cercando di tirarlo su, ma non sortì alcun effetto. «Puoi
stare tu qui? Vorrei andare al piano di sotto e stare un
po'…lontano. Chiamami solo se dovessero avere bisogno di
me.» disse tristemente Damon, ancora sotto shock. «Nessun
problema.» disse l'Originale, e si sedette a terra
appoggiando la
schiena alla porta, mentre Damon stava già scendendo le
scale.
Non
appena si chiuse la porta, Alyssa scoppiò a piangere. «Aly,
devi cercare di mantenere la calma, o i tuoi poteri potrebbero avere la
meglio sulla tua mente.» la spronò Bonnie, ma la
ragazza
non riusciva a calmarsi. «Ok,
se proprio vuoi sfogarti e piangere, guarda almeno cosa possiamo
fare…» disse la strega, sedendosi di fronte a lei
sul
letto. Mise le mani sotto il viso di Alyssa, a qualche centimetro di
distanza, e le lacrime iniziarono a prendere vita: si staccarono dal
viso della ragazza, e iniziarono a formare una palla d'acqua sospesa
tra le mani di Bonnie. Alyssa
pian piano smise di piangere, e l'amica iniziò a muovere le
mani
plasmando quel che erano le sue lacrime in gorgoglii e getti, poi le
fece vedere che poteva anche farle prendere la forma che voleva: una
piuma che si agitava nell'aria, un delfino che saltava fuori
dall'acqua, una rosa che si schiudeva. Infine fece cambiare stato alle
lacrime, trasformandole in ghiaccio. Porse la rosa di ghiaccio
all'amica, e le disse: «Possiamo fare cose bellissime con la
nostra magia. E se a volte capita di sbagliare, e fare cose brutte,
possiamo sempre porci rimedio. Visto?». Alyssa
sembrò essersi calmata, e chiese all'amica di continuare con
le
lezioni. Voleva imparare il più possibile, e in fretta.
Doveva
riuscire a gestire la sua magia, se non voleva distruggere il suo
rapporto con Damon.
Non
appena arrivato in fondo alle scale, Damon si ritrovò
davanti suo fratello ed Elena. «Oh
mio Dio, cos'è successo?» chiese Elena stupita e
preoccupata allo stesso tempo. «Niente»
rispose lui scocciato. «Seriamente
fratello, cosa sono quei segni che hai in faccia?» chiese Stefan,
seguito da Elena: «E perché non stanno
guarendo?». Damon
dapprima non capì ciò che gli aveva detto Elena,
poi si
avvicinò allo specchio affianco al portone e capì
quel
che intendeva: i segni procuratogli da Alyssa erano ancora
lì. E
non accennavano a guarire. Sembravano cicatrici. Ma i vampiri
non
avevano mai cicatrici, perché guarivano in fretta. «Damon?
Dicci cos'è successo…» lo
chiamò il
fratello, sfiorandogli la spalla con la mano, ma il moro lo respinse. «HO
DETTO NIENTE!!!» urlò Damon adirato, scostando la
mano di
suo fratello, e si allontanò in fretta, andandosi a chiudere
nello studio. Elena
e Stefan si guardarono preoccupati, si presero per mano, e all'unisono
dissero: «Andiamo», avviandosi per le scale. Arrivati
davanti alla porta della stanza dei suoi genitori, Elena e Stefan si
ritrovarono di fronte Kol. «Mi
spiace, accesso autorizzato solo alle streghe.» disse
ironicamente l'Originale. «Che
sta succedendo?» chiese serio Stefan. «Niente»
rispose l'altro, facendo spallucce. «Kol,
ho visto com'è conciato mio fratello! Vuoi dirmi tu quel che
sai, o devo spezzarti l'osso del collo e passare sul tuo temporaneo
cadavere per poter entrare in quella stanza?» «Ehi
amico, vacci piano con le minacce. L'ultima cosa che serve in questa
casa è ulteriore agitazione.» disse Kol alzandosi,
poi
continuò: «Diciamo che la sua fidanzatina era
bloccata,
non riusciva ad utilizzare la sua magia, lui l'ha fatta sbloccare e
quello è il risultato.». «Vorresti
dire che è stata Alyssa?» chiese incredula Elena. «Pensavo
fosse successo qualcosa con Bonnie…l'ho sentito urlare il
suo
nome…visto come si comportano ancora a volte, credevo ci
fosse
stato qualche screzio…» rifletté a voce
alta Stefan. «No,
Bonnie era qui fuori con me.» disse l'Originale, indeciso se
aggiungere altre informazioni, non davvero rilevanti. «Ma
come mai non guarisce?» chiese ancora Elena. «Per
ogni veleno c'è un antidoto cara.» rispose
criptico Kol. «Deve
guarirlo Alyssa…con un incantesimo…»
biascicò sovrappensiero Stefan. «Beh,
e perché non l'ha fatto?!» continuò
l'interrogatorio Elena, agitandosi sempre più. «Non
c'è modo di disfare qualcosa se non sai com'è
stato fatto.» sentenziò Kol. Elena
guardò turbata prima Kol, poi Stefan, ma nessuno dei due
fiatò. Così si lanciò sulla porta,
schivando Kol,
ed entrò nella stanza. «Che
diavolo hai fatto a Damon?!» chiese nervosamente Elena ad
Alyssa. La
ragazza era in
piedi
davanti alla finestra aperta, Bonnie affianco a lei. «Elena,
te lo dico da amica, ti conviene uscire velocemente da questa
stanza.» le disse la ragazza, e Bonnie aggiunse: «E
chiuderti la porta dietro e andare al piano di sotto a
velocità
vampiresca. Consiglio da migliore amica.». «Dovete
smetterla di lasciarmi fuori e nascondermi le cose!»
continuò Elena. Kol
e Stefan intanto l'avevano raggiunta, e quest'ultimo le disse:
«Amore, non è il momento, andiamo via.». Dalla
finestra iniziò ad entrare nella stanza un ramo dell'albero
in
giardino, e Bonnie era allo stesso momento euforica e preoccupata. «Elena,
non riesce ancora a controllare la magia, dovresti lasciarci sole
finché non si sarà assestata.» disse
con tutta la
calma possibile la strega all'amica. «Non
sapete come guarirlo, vero? È questo il
problema?!» disse Elena, ma Alyssa, tentando di non sconcentrarsi,
le rispose sommessamente: «Smettila Elena…per
favore…». La
vampira non l'ascoltò, e alzando il tono di voce
urlò: «Rispondimi, MOSTRO!». In
quel preciso istante Alyssa si voltò di scatto e come una
furia le urlò: «HO DETTO DI SMETTERLA!». Tutto
successe in un attimo: il ramo che stava entrando pian piano dalla
finestra sfrecciò velocemente puntando Elena, ma Kol le si
parò davanti, mentre Stefan prese Elena e a
velocità
vampiresca la portò fuori dalla stanza. Il ramo trafisse il
petto di Kol, e terminò la sua corsa sulla parete del
corridoio,
di fronte ad Elena, squarciando il muro. Tutti rimasero atterriti. «Cosa
ho fatto? Oddio… Bonnie… Non
volevo…»
biascicò Alyssa in preda al panico, ma la strega le disse
soltanto: «Non ti agitare. Concentrati e cerca di far
ritirare il
ramo o non potremo liberarlo.». A
quelle parole la ragazza strinse l'anello che aveva al collo, fece dei
respiri profondi, e il ramo iniziò a ritirarsi pian piano. «Così,
continua…» la incoraggiò Bonnie, e dopo
un minuto il ramo era tornato come all'origine. La
strega si avvicinò all'Originale e lo prese tra le braccia,
carezzandogli il viso ingrigito e reso pieno di crepe dalla morte
temporanea, poi chiese a Stefan di portarlo sul divano in salotto, e il
vampiro se ne andò al piano inferiore con Elena, che non
aveva
più aperto bocca. «Ti
serve proprio un talismano.» disse Bonnie ad Alyssa. «Un…talismano?
Cioè?» chiese ignara la ragazza. «È
un oggetto in cui possiamo riporre parte della tua magia, e ti
aiuterà a controllarla o ad attingere da essa se ne avrai
bisogno in futuro. Credo che l'anello che stavi stringendo sarebbe
perfetto come talismano, con l'aggiunta di una pietra di avventurina
come pendente, che avevo proprio qui…» rispose la
strega,
e andò verso la borsa che teneva affianco al comodino.
Cercò per un po', e infine trovò la pietra.
Tornò
vicino ad Alyssa, le chiese l'anello e ci agganciò la pietra. «Tienilo
in mano, mentre io faccio l'incantesimo. Tu mi dovrai aiutare, e dovrai
concentrarti sulla tua magia in modo da farne defluire quel che basta
nel ciondolo.» spiegò Bonnie all'amica, e
iniziarono
l'incantesimo.
Damon
era seduto alla scrivania nello studio di casa Gilbert. Picchiettava
nervosamente con le dita sul ripiano, pensando a ciò che era
successo con Alyssa: un attimo prima erano così contenti, e
in
un istante la gioia si era tramutata in terrore. Ma d'un tratto
sentì urlare dal piano di sopra. Cercò di capire
cosa
stava succedendo: sentì le voci di Elena, Alyssa, Bonnie e
Stefan, ma non riuscì a distinguere cosa dicessero, con
Jeremy, Matt
e Tyler
nella stanza affianco che facevano chiasso. Ma dopo riuscì a
sentire un forte tonfo. E il silenzio. Non
sapeva cosa fare. Si era ripromesso di non tornare più
lassù, a meno che non lo chiamassero. Rifletté
per un
po', indeciso sul da farsi. «E
senessunopotesse
chiamarmi?» pensò,
e in un attimo fu fuori dallo studio.
Arrivato davanti alle scale, però, vide Elena e Stefan che
stavano tornando giù, quest'ultimo trasportando un inerte
Kol
sulle spalle.
«Cos'è successo?» chiese Damon.
«Niente.» rispose secco Stefan.
«Oh, capisco. Chi dinienteferisce,
dinienteperisce.»
disse ferito nell'orgoglio il moro. «Non
è il momento Damon.» continuò il
fratello, ma Elena
non era d'accordo: «Stefan, forse è ora di
spiegarci tutti
anziché fare i misteriosi», poi si rivolse a Damon
«È colpa mia.». «Hai
pugnalato Kol?! Perché?» chiese sorpreso il
vampiro, ma
lei gli rispose, spiegandosi meglio, con un velo di senso di colpa:
«No… Ho fatto innervosire la tua ragazza, che ha
cercato
di infilzarmi con un ramo incantato, ma Kol si è messo
davanti a
me e…questo è il risultato.». «Oh.»
disse soltanto Damon, che era rimasto di stucco. Solo
dopo essersi ripreso, suppose, con una punta d'orgoglio:
«Quindi
la mia reginetta ha fatto progressi…». Si
avviò
verso le scale, ma Stefan gli si parò davanti:
«Meglio non
stuzzicarla ancora, o potrebbe
fare esplodere la casa e tutti noi insieme ad essa.». «Non
preoccuparti fratello, starò buono buono davanti alla porta.
Voglio essere il primo a vederla quando uscirà da
lì.» ribatté il moro, e
continuò per la sua
strada. Arrivato davanti alla porta non riuscì a fare a meno
di
sorridere. Sentiva che presto si sarebbe sistemato tutto, anche il
piccolo inconveniente che aveva sulla faccia. Si sedette a terra,
appoggiandosi alla porta, e si rilassò in attesa della fine
della lezione di magia.
«Come
ti senti?» chiese impaziente Bonnie. «Più
rilassata. Più leggera. Più forte.»
rispose Alyssa
soddisfatta, poi distese le braccia davanti a lei e le
guardò
come se stesse facendo i raggi-X con lo sguardo
«Quest'energia,
la magia. La sento. La percepisco. Molto più chiaramente di
prima. Credo di riuscire anche a gestirla come voglio, ora». «Bene,
allora tutto è andato come previsto.» disse Bonnie
dopo aver fatto un profondo sospiro di sollievo. «È
possibile che io senta delle cose che non riuscivo a sentire
prima?» chiese Alyssa all'amica. «Cosa
intendi?» chiese di rimando la strega. «Percepisco
delle presenze. E "sento" degli incantesimi nella mia testa, anche se
non li conosco e non so a cosa servono.» chiarì la
ragazza. «A
me non è mai successo, ma sì, credo sia
possibile.» «Dici
che posso fidarmi del mio istinto quindi?» «Ho
quasi paura a rispondere a questa domanda, ma sì. Noi streghedobbiamoseguire
l'istinto la maggior parte delle volte.»
«Ok» terminò Alyssa, e con un gesto
della mano fece
aprire la porta della stanza. Damon cadde all'indietro come un sacco di
patate, e scatenò le risate della ragazza, mentre Bonnie era
rimasta sorpresa dall'abilità dell'amica.
Damon alzò lo sguardo e incontrò quello di
Alyssa, e si mise a ridere come lei, mentre rimaneva sdraiato a terra.
«E così sentivi la mia presenza, amore?»
disse Damon ad Alyssa quando si alzò da terra.
«Già, spione.» rispose soddisfatta lei,
e si avvicinò a lui.
«Come stai?» le chiese sincero.
«Alla grande. E presto starai bene anche tu. Non avere
paura.» gli rispose, mentre avvicinava le mani ai segni che
aveva
sul viso, e le labbra a quelle del vampiro. Lo baciò
dolcemente,
e quando si staccò, i segni erano svaniti.
«Oh mio Dio. Non avevo mai visto niente di simile.»
biascicò Bonnie.
Damon non capì l'uscita di Bonnie, finché non si
portò le mani al viso, e sentendolo liscio come prima
rivolse ad
Alyssa un placido sorriso.
«Lo sapevo che saresti stata una bomba come streghetta, e che
avresti rimesso tutto a posto in men che non si dica.» disse
soddisfatto, e la ragazza si sentì orgogliosa di se stessa,
di
come stavano andando le cose, nonostante tutto.
«Direi che la mia lezione è già
finita.»
disse Bonnie facendo spallucce, poi si congedò:
«Vado
giù a vedere se Kol è tornato tra noi».
«Arriviamo anche noi.» disse Alyssa, poi si rivolse
a Damon: «Non prima di aver provato un'altra cosa».
La ragazza baciò appassionatamente il vampiro, e lui dopo un
attimo di esitazione ricambiò. Entrambi sentivano la
passione e
un pizzico di pericolo, ma si lasciarono andare alla prima.
Quando si staccarono, prima di riaprire gli occhi, lei gli
domandò: «Tutto ok? Non hai sentito bruciare
niente
stavolta?».
«Niente,
a parte il cuore.» rispose lui, baciandola ancora.
Eccomi,
I'm back! =)
Sono tornata, e spero di riuscire a postare almeno una volta al
mese… Voglio che questa storia giunga alla fine ma se non
posto
mai diventerà infinita! =D
Questo capitolo è incentrato sulla magia (mi piace!): nella
serie TV non lasciavano molto spazio alle streghe, per cui ho sentito
il
bisogno di dedicare molto spazio a loro…
So che è passata un'eternità dall'ultimo
aggiornamento,
ma spero che qualche vecchio lettore sia rimasto affezionato alla
storia e abbia ancora voglia di leggerla… ;)
Nei prossimi capitoli dedicherò ancora molto spazio alle
streghe
(bisogna trovare l'incantesimo per gli elfi!) e FORSE scopriremo
qualcosa in più sulle sirene! Per cui continuate a seguire
la
storia! ;)
Al prossimo capitolo! =)
I’m
back!!! Lo so, lo so, questa storia sta diventando infinita,
soprattutto per colpa dei miei aggiornamenti moooolto distanti
l’uno dall’altro, ma non preoccupatevi: ho scritto
cinque nuovi capitoli! Questo è il primo, e spero vi
piaccia! Ho cambiato alcune cose dalla scaletta originale, seguendo
l’istinto mentre scrivevo…spero di aver fatto la
scelta giusta!
Fatemi sapere che ne pensate nelle recensioni, e se volete passate dal Blog
e dalla Pagina
Facebook! ;)
Buona lettura! :)
Era
la domenica dopo il Ringraziamento, e finalmente il Professor Shane
aveva chiamato Bonnie, dicendole che il giorno dopo sarebbero partiti
all’alba per andare ad Atlanta, alla ricerca
dell’incantesimo contro gli elfi. Ma mentre lei e ora anche
Alyssa erano praticamente obbligate alla partenza, essendo streghe,
c’era invece chi ancora era in dubbio.
«Kol, smettila! Ho cominciato io questa missione e la
porterò io stesso a termine!» sputò
Klaus al fratello.
«Missione?! Ma ti senti quando parli?!»
ridacchiò l’altro Originale, e continuò
più serio: «Io sarei più utile alle
ragazze, ho molte più conoscenze di te per quanto riguarda
la magia e le streghe. Tu come ti renderesti utile,
sentiamo?».
«Sono l’ibrido Originale, credo che basti questo a
spiegare tutto.» sentenziò Klaus, aspettandosi il
silenzio del fratello. Ma così non fu.
«Sì, sei speciale Klaus, lo sappiamo tutti e ci
sentiamo tutti immensamente inferiori per questo, ma speciale non
significa utile. Vai con la tua fidanzatina, fratellone, e non
preoccuparti.» disse divertito all’ibrido, poi si
rivolse sottovoce a Bonnie, che era seduta accanto a lui:
«Che io vado con la mia streghetta preferita».
Per tutta risposta lei lo guardò male e gli
schiaffeggiò la gamba.
«Klaus, tuo fratello ha ragione, può occuparsene
lui di questa faccenda. Torniamo a Los Angeles.» questa volta
era stata Caroline a parlare, con un tono quasi supplichevole.
«Non ti preoccupi per le tue amiche?» le chiese lui
di rimando.
«No, so che saranno al sicuro, e voglio che lo sia anche tu.
Insieme a me.» rispose la bionda.
L’ibrido sbuffò, per poi baciarla e sussurrarle:
«E va bene, ma lo faccio solo per te».
Kol allungò il braccio sulle spalle di Bonnie:
«Visto peperino, avrai ancora una scusa per passare
un’altra giornata con me».
«Che gioia!» rispose sarcastica la strega,
scappando nervosa dal divano e dalle braccia dell’Originale.
Poco più in là Damon discuteva con Alyssa:
«Non ti lascerò sola con Bonnie, il professore
matto e l’Originale ingrifato!».
«Damon, non ti devi preoccupare, ce la caveremo. Non voglio
che tu rischi.» lo rassicurò la ragazza.
«Rischio solo se non vengo con te. Non ricordi la promessa
che ti ho fatto? Non ti lascerò mai più da
sola.» disse il vampiro, accarezzandole la guancia.
«Ti lascerò venire con me ad una sola condizione:
indosserai sempre il ciondolo protettivo che ti ha dato Bonnie, e se
dovesse succedere qualcosa dovrai pensare solo a salvare te
stesso.» sentenziò Alyssa, appoggiando la mano a
quella del vampiro sul suo viso.
«Non era una sola condizione? Comunque sia,
indosserò il ciondolo, e penserò solo a salvare
me stesso, ovvero me e te.» rispose il moro, e
appoggiò anche l’altra mano al viso di Alyssa,
avvicinando il viso a quello della ragazza. Le loro labbra erano ad un
soffio, e i loro sguardi erano l’uno nell’altro.
«Damon…» supplicò la ragazza,
ma lui la interruppe: «Hai detto che devo salvare me stesso,
ed è solo salvando anche te che posso sopravvivere. Se ti
dovesse succedere qualcosa…non riuscirei a continuare ad
esistere. Tu sei parte di me».
I due si baciarono dolcemente, mentre Kol raggiungeva fuori, nella
veranda, una Bonnie irrequieta.
«Cosa c’è, credi che si accorgeranno di
qualcosa?» le disse, restando dietro di lei.
La strega scosse la testa a destra e sinistra, sospirando, poi
pensò ad alta voce: «Cosa ho fatto? Cosa diavolo
mi sta succedendo?», e l’Originale le cinse i
fianchi. Lei cercò di scansarsi, ma lui non mollò
la presa, e le sussurrò nell’orecchio:
«Sta’ tranquilla, non ci vede nessuno. Ti sei
già pentita? Non è successo nulla di riprovevole,
sai?».
«Io e te…non possiamo continuare
così.» lamentò la ragazza.
«È quello che penso anch’io. Devi
smetterla di porti tutti questi problemi. Guarda i tuoi amichetti Matt
e Caroline: non si fanno più alcun problema con i miei
fratelli, e tu dovresti seguire il loro esempio. Non
c’è niente di sbagliato in tutto
questo.» suggerì il vampiro, ma Bonnie si
voltò, e guardandolo negli occhi gli disse seccamente:
«Io non ti amo!».
Dopo un istante in cui sembrò offeso, le rispose
tranquillamente: «Anche questo non è un
problema».
La strega rise amaramente, e continuò: «Certo,
niente è un problema per te».
«No, infatti. Non esistono problemi, almeno di questo genere,
per me. Sarà che ho quasi mille anni di esperienza alle
spalle, togliendo gli anni in cui mio fratello mi ha tenuto rinchiuso
in una bara… Sono abituato a prendere ciò che
viene dalla vita, dall’esistenza. Ed è
ciò che ho intenzione di fare con te, con noi. So che non mi
ami, ma so che mi vuoi. Tu mi desideri, ardi pensando a me, ed
è la stessa cosa che succede a me. Per cui non ci vedo nulla
di male nel lasciarci andare, fintanto che entrambi abbiamo questo
desiderio, questa voglia, di stuzzicarci e di stare insieme.»
disse Kol a Bonnie, e la strinse a sé. Lei chiuse gli occhi,
e lui avvicinò le labbra alle sue, fino a sfiorarle
leggermente. La strega trasalì e si allontanò un
po’, poi aprendo gli occhi sussurrò: «Io
non sono così, non mi lascio andare ad un semplice
desiderio. Sono una persona che prima di stare con qualcuno ci pensa
mille volte. Già quello che è successo in queste
notti è troppo per me. Non posso farlo ancora. Non sapendo
che io e te non avremo un futuro».
«Smettila di pensare al futuro, e pensa ad oggi. Adesso, in
questo istante, vorresti baciarmi? Vorresti lasciare andare quelle
emozioni che tieni legate dentro di te?» le chiese
l’Originale, e non appena lei annuì, lui le
sussurrò: «E allora fallo e basta».
Bonnie tuffò le sue labbra su quelle di Kol, e queste si
schiusero subito. L’Originale le mise una mano tra i capelli
per stringerla ancor di più a sé, e lei gli
strinse le spalle, affondandoci le dita. Il bacio si fece subito
appassionato, e in quei pochi istanti in cui Kol le faceva prendere
fiato, sorrideva soddisfatto ammirandola. Continuarono a baciarsi,
finché ad un tratto lui si staccò e
sparì a velocità vampiresca.
Bonnie era rimasta esterrefatta e delusa, ma non appena la porta di
casa Gilbert si aprì e da essa uscì Damon, la
delusione sparì e la strega sentì solo un
sollievo. Kol se n’era andato perché sapeva come
si sarebbe sentita se fossero stati colti sul fatto.
Damon la guardò curioso e divertito, ma non appena
parlò, Bonnie si sentì in imbarazzo:
«Allora streghetta, hai finito di amoreggiare con
l’Originale?».
La strega non sapeva cosa rispondere, così lui
continuò: «Oh, non ti preoccupare, non lo
dirò a nessun altro che non se ne sia già
accorto, tipo Alyssa, Meredith e il buon vecchio Jeremy. Durante queste
nottate di fuoco non avete proprio pensato che nelle stanze accanto ci
fossero dei vampiri, vero? Ah, lo so, quando la passione arriva,
travolge tutto, anche la capacità di ragionare!».
«Credo sia abbastanza, amico» a parlare non erano
stati né Bonnie né Damon questa volta,
bensì Kol, che era tornato. Se ne stava dall’altro
lato della veranda, le braccia incrociate e lo sguardo severo mentre
fissava il vampiro. Non appena Damon incrociò il suo
sguardo, rimanendo dapprima sorpreso poi divertito, Kol sostenne lo
sguardo ancora per un po’, prima di andare incontro ai due,
guardando poi Bonnie con uno sguardo indagatore. Stava bene o le parole
del vampiro l’avevano toccata proprio nel suo punto debole?
«E credo che non sia affar tuo ciò che Bonnie fa
nel suo letto, di notte, o in qualsiasi altro luogo e momento della
giornata.» continuò l’Originale,
guardando serio Damon da molto vicino. Se avessero voluto, avrebbero
potuto prendersi a pugni senza muoversi di un passo.
«Oddio, se proprio vogliamo precisare non era nel suo letto,
ma in quello di Jeremy, che poveretto è rimasto solo col
divano del salotto. Il che rende tutto un
po’…strano oserei dire, se non peggio.»
continuò il vampiro sfacciatamente.
Per tutta risposta, l’Originale lo prese per il collo e lo
spinse forte contro al muro, tenendolo immobile lì.
«Smettila di parlare di lei in questo modo!» gli
ringhiò, ma il vampiro per tutta risposta gli rise in faccia.
«Sei un pessimo bugiardo» disse Damon, diventato
serio, «“Non
è un problema”,
certo, perché non provi nulla di serio per lei. Ma a me non
la dai a bere. Per spassartela avresti potuto trovare qualsiasi altra
ragazza, umana o meglio ancora vampira, ma no, tu hai scelto proprio
lei, la migliore amica dei tuoi futuri cognati. Che non è
nemmeno immortale!».
«Faresti meglio a smetterla prima che ti faccia pentire! O
devo ricordati che tu non sei messo meglio di me, innamorato di una
strega sirena che mai e poi mai vorrà diventare vampira e
vivere per sempre con te, ora che sa le potenzialità che
ha!» rispose rabbioso l’Originale, ferendo
visibilmente il vampiro.
La porta di casa Gilbert si aprì ancora, ma questa volta ad
uscire era Alyssa. Vide Damon con le spalle al muro, Kol gli stringeva
le mani al collo, entrambi erano pieni di rabbia; Bonnie era poco
distante, ancora shockata da come si erano messe le cose.
«Che sta succedendo qui?» chiese guardando a turno
tutti e tre, con un tono canzonatorio.
«Stavo ricordando al tuo ragazzo le buone maniere»
rispose subito l’Originale.
«Prendendolo per il collo?!» lo riprese lei,
incrociando le braccia.
«Robe da vampiri, ragazzina.» la schernì
ancora lui.
Alyssa non ci rifletté nemmeno un secondo: mosse le braccia
e in un attimo l’Originale tolse di scatto le mani dal collo
di Damon, urlando di dolore e inginocchiandosi a terra, mentre Bonnie
gli si avvicinava preoccupata.
«Non darmi mai più della ragazzina.» gli
disse seria lei, per poi continuare a chiedere: «Allora, ora
qualcuno di voi mi dice cosa stava succedendo?».
«Ho fatto il cretino.» ammise candidamente Damon,
facendo spallucce.
«Damon…» Alyssa scosse la testa
leggermente delusa, mentre Bonnie lo guardò sussurrando un
«Grazie!» per aver taciuto su tutta la discussione.
«Forse sarà meglio andare dentro,
amore…» disse Damon ad Alyssa, e le porse la mano.
«Tutto ok Bonnie?» chiese la ragazza, e non appena
la strega annuì, prese la mano del vampiro e insieme
tornarono dentro.
«Stai veramente bene?» le chiese Kol, rialzandosi,
e poi continuò: «Quell’idiota non sa
proprio tenere a freno la lingua!».
«Sto bene. Sono solo indecisa se farti procurare della salvia
per stasera o chiederti di finirla qua.» gli rispose la
strega.
«Io voto per la salvia!» ironizzò
l’Originale, poi parlò seriamente:
«Lascia stare quel che ha detto Damon…sai, a volte
spariamo delle cose senza senso noi vampiri. Continuiamo da dove
eravamo rimasti. Hic
et nunc.
Qui e ora».
«No.» disse secca Bonnie, e l’Originale
restò deluso, ma poi aggiunse: «Continuiamo
più tardi, solito posto, solita ora. Ma ricordati di portare
la salvia, o non se ne fa niente!».
L’Originale non le rispose, semplicemente le rubò
un bacio e tornò dentro di buonumore.
«Ancora non riesco a capire perché il professor Schem
sia voluto venire con la sua patetica macchina tutto solo!»
sbuffò Damon, alla guida di una costosa auto presa a
noleggio a Mystic Falls.
«Forse perché così si risparmia la tua
compagnia?» lo schernì giocosamente Bonnie, che
era seduta dietro con Kol.
«O quella di voi due piccioncini? Dai, potete fare quel che
volete qui in macchina con noi, Jeremy e zia
Merry
non lo verranno a sapere, tanto ormai anche Alyssa l’ha
già capito.» le rispose il vampiro.
«Non vuoi davvero che facciamo quel che vogliamo,
fidati.» s’intromise Kol, mentre Alyssa si
rivolgeva a Damon: «Mi stai dando della
ritardata!?».
«No amore, assolutamente, è che tu non hai
l’udito da vampiro, ed è un bel vantaggio in certi
casi! Sapessi quante orribili conversazioni ti eviti di
ascoltare…soprattutto quando sono fatte solo di “Oh,
sì”
- “Continua,
mi fai impazzire”
- “Anche
tu peperina mia…”»
le rispose ironico il vampiro, simulando i discorsi di due amanti con
tanto di vocina e vocione.
«Damon! Smettila!» si agitò Bonnie,
mentre Kol cercò di distrarre l’attenzione da
loro: «È solo invidioso perché la sua
luna di miele è già finita!».
«C’è chi si dà da fare con
discrezione, super esperto. In mille anni di vita non te l’ha
insegnato nessuno?» rispose piccata Alyssa, sentedosi presa
in causa.
«Oh oh, ho toccato un tasto dolente! Per favore, non
spezzarmi tutte le ossa delle mani anche stavolta, chiedo
perdono!» disse sarcastico l’Originale.
«Potrei mirare a ben altro se non la smetti!»
ribatté la ragazza ridacchiando.
«Oh, finalmente siamo arrivati…non vi sopporto
più!» disse con un filo di sollievo Bonnie, e non
appena la macchina si fermò aprì la portiera e
uscì velocemente.
«Non ho mai capito la passione delle streghe per
l’erboristeria. Non esistono streghe, che so,
dottoresse?» commentò Damon, facendo esasperare
l’amica che entrò subito nel negozietto, seguita
poi da tutti gli altri.
Al bancone c’era una ragazza minuta, sembrava avesse
sì e no diciott’anni, con dei capelli rosso
fragola lunghi fino appena sopra le spalle, pieni di riccioli ribelli,
e un visino dai lineamenti delicati reso perfetto dagli occhi verdi.
Appena vide il gruppetto entrare li guardò sospettosa.
Fu Shane il primo a parlare: «Salve. Stavo cercando
Patricia.».
La ragazza sembrò sbiancare ancor di più,
nonostante la carnagione già chiarissima, e cercò
di rispondere con calma, senza successo:
«Patricia…non è qui…
Era…è…mia mamma. Perché la
stai cercando?».
«Sono un suo vecchio amico. Quindi tu devi essere Caitlin, la
sua bambina. Sei cresciuta davvero tanto! Avevo bisogno di lei, mi
serviva un aiuto particolare. Le è successo
qualcosa?» le chiese il professore.
«Come faccio a sapere che posso fidarmi di te?»
chiese titubante la ragazza.
Il professore le porse la mano: «Se sei come tua madre, ti
basterà questa».
La ragazza lo guardò sorpresa, poi prese la mano del
professore tra le sue.
«La conoscevi davvero bene…»
mormorò la ragazza con gli occhi lucidi, lasciandogli la
mano.
«Ti prego, dimmi che l’è successo, mi
sto preoccupando.» disse Shane, e la ragazza gli rispose a
testa bassa: «Non lo so, è sparita da un paio di
giorni, e non ho più sue notizie».
«Conosci altre streghe in città? O dei
vampiri?» chiese il professore, ma la ragazza non sembrava
incline a rispondere, così aggiunse: «Sai se
è sparito qualcuno di loro?».
«Come fai a sapere che sono spariti sia streghe che
vampiri?» chiese di rimando la ragazza, ancora sospettosa.
«Perché so chi è stato, e sono qua
proprio per quello. Per sconfiggerli e porre fine a queste sparizioni,
assieme ai miei amici. Ma se hanno preso tua mamma…non so se
abbiamo possibilità.» le rispose il professore
desolato.
«Cosa avresti voluto chiedere a mia madre?»
domandò la ragazza, ma stavolta rispose Alyssa:
«Una cosa che ci puoi dire anche tu: dove trovare
l’incantesimo per uccidere gli elfi».
«Come fai…chi sei?» chiese spaventata la
rossa, mentre tutti gli altri si erano voltati a guardare Alyssa.
«Diciamo che sono una sensitiva. Non devi avere paura di noi,
ma di quei loschi elfi, che non fanno altro che rapire streghe e
vampiri per farne non si sa cosa. Vuoi provare a rintracciare tua madre
e far fuori i suoi rapitori? Noi ti aiuteremo. Ma ci servono le tue
conoscenze, e anche le tue abilità magiche sarebbero ben
accette.» le spiegò la strega sirena.
«E poi vi chiedete perché sono pazzo di
lei!» mormorò orgoglioso Damon a Bonnie e Kol,
appena dietro di lui, che alzarono gli occhi al cielo in sincrono.
«Va bene, ma…» la rossa non
riuscì a terminare la frase, che si sentì un
fragore di vetri rotti, e tutti si girarono verso l’origine
del suono: dei rami incantati avevano rotto la porta vetrata
dell’erboristeria e si erano conficcati nel petto di Kol, che
era poi crollato a terra inerme, mentre altri rimbalzavano contro il
corpo di Damon, protetto dal ciondolo magico.
«Bonnie, occupati dei rami!» urlò
Alyssa, cercando di mantenere la calma, e subito si mise di fronte a
Damon, prese in una mano il suo ciondolo protettivo e
nell’altra il talismano che aveva lei al collo, chiuse gli
occhi, e biascicò delle parole incomprensibili. Bonnie
intanto stava cercando di far rinsecchire i rami che avevano trafitto
Kol.
«Erborista e professore, avvicinatevi a me e Damon se volete
salvarvi la pelle.» disse Alyssa, mentre era ancora
concentrata. Bonnie aveva intuito cosa stava facendo, ma non sapeva se
sarebbe riuscita a salvare anche Kol: la strega sirena infatti stava
usando l’incantesimo protettivo del ciondolo di Damon,
amplificandolo fino a proteggere tutti i presenti. Ma Bonnie sapeva
che, se non avesse terminato il lavoro di rimozione dei rami, la
barriera non sarebbe riuscita ad avvolgere Kol, perciò mise
tutta l’energia che aveva in corpo nel suo intento.
Alyssa era ormai riuscita a mettere al sicuro lei, Caitlin, il
professor Shane e Bonnie, così cercò di aiutare
l’amica con i rami, ma non appena iniziò a
concentrarsi sui rami nel petto di Kol, altri rami entrarono
nell’erboristeria, mirando stavolta ai piedi
dell’Originale: gli si attorcigliarono e cercarono di
trascinarlo fuori facendolo strisciare come un verme.
Bonnie si gettò letteralmente a terra, cercando di
trattenere invano il corpo inerme dell’Originale, e Damon a
sua volta cercò di tenere lei, mentre Alyssa non mollava la
presa sui ciondoli per non perdere la protezione sui superstiti.
«Bonnie! Devi lasciarlo andare o ci prenderanno
tutti!» le urlò Damon, adirato per la situazione
difficile nella quale si trovavano. Non era mai facile arrendersi,
soprattutto quando si doveva rinunciare a qualcuno a cui si era legati,
ma non c’era altra soluzione in questo caso.
«No! Non sappiamo cosa gli succederà!»
rispose la strega, irremovibile.
«È un Originale, se la caverà
senz’altro. Ti prometto che lo ritroveremo presto. Anzi, te
lo giuro.» le disse il vampiro, sperando che sarebbe servito
a convincerla.
Bonnie ormai era distrutta, lacrime sgorgavano incessanti sul suo viso.
Strinse per un’ultima volta le mani di Kol, sussurrandogli
«Ci rivedremo presto, bel disastro» con un mezzo
sorriso sul viso, poi lo lasciò andare e si
accasciò per terra. In un attimo il corpo
dell’Originale venne trascinato fuori
dall’erboristeria, e alla strega non rimasero altro che
l’anello che gli aveva sfilato dal dito e un ramo che
l’aveva trafitto, ora rinsecchito.
Damon la strinse a sé, mentre continuava a singhiozzare, e
guardò Alyssa con uno sguardo che parlava da solo. La
ragazza capì quel che aveva in testa, e si rese conto di
quanto coraggio avesse avuto l’amica: Damon non avrebbe mai
lasciato la presa, si sarebbe fatto catturare insieme a lei. E Alyssa
avrebbe fatto la stessa cosa per lui. Guardò Bonnie con gli
occhi lucidi, pronti a lasciar spazio ad un pianto di tristezza,
angoscia e rabbia. Avrebbe voluto abbracciarla anche lei, ma non poteva
mollare la presa sui ciondoli, e non poteva distrarsi ancora, o tutto
quel dolore non solo sarebbe stato vano, ma sarebbe aumentato a
dismisura. Erano ancora in pericolo, e dovevano allontanarsi il prima
possibile.
«Non voglio sembrarvi insensibile, ma dobbiamo andarcene. Non
so per quanto riuscirò a mantenere vivo
l’incantesimo.» disse Alyssa, rivolgendosi in
particolare a Bonnie.
«Caitlin, devi venire con noi. Non possiamo lasciarti
qui.» disse il professore alla rossa.
Lei ci pensò un po’, sapeva di essere in pericolo,
ma non era facile mollare tutto, lasciare tutto ciò che le
rimaneva di sua madre, ed andare chissà dove con dei
perfetti estranei.
«Sarai al sicuro con noi, ti proteggeremo, puoi starne
certa.» cercò di rassicurarla Alyssa.
«Devo solo prendere una cosa.» disse la ragazza e
fece appena un passo, quando Alyssa la fermò con un urlo:
«No! Non riesco a proteggerti né se ti allontani
né se ti muovi, e tu vuoi fare entrambe le cose. Dobbiamo
venire tutti con te.» spiegò alla ragazza, poi
incitò gli altri: «E dobbiamo prenderci tutti per
mano. Andiamo».
Damon prese per mano Bonnie, e lei porse l’altra mano al
professor Shane, che aveva già preso per mano Caitlin.
Avevano formato una catena umana, al cui capo c’era la rossa
e alla fine, con le mani strette sui ciondoli, Alyssa.
Arrivarono nel retro bottega, pieno di scaffali sui quali si poteva
trovare ogni cosa, da Grimori a contenitori pieni di pietre di ogni
forma e colore. Caitlin prese due Grimori e un piccolo sacchetto di
tessuto rosso, e fece di nuovo strada verso l’uscita del
negozio. Prima di varcare la soglia guardò il negozio,
angolo per angolo, con gli occhi lucidi, poi fece un profondo sospiro
ed uscì da esso seguita da tutti gli altri.
«E ora come facciamo?» chiese Damon, guardando le
due macchine parcheggiate davanti a loro.
«Non c’è problema, credo di sapere cosa
devo fare, ma ovviamente mi servirà la mano di tutti.
Letteralmente.» disse Alyssa, poi spiegò loro cosa
fare.
Il professor Shane, Caitlin e Bonnie appoggiarono le loro mani sulle
spalle di Damon, mentre lui teneva premuto il suo ciondolo sul petto di
Alyssa, e lei era in mezzo alle due auto parcheggiate, con una mano su
ognuna delle due macchine.
Chiuse gli occhi, e tutt’attorno si alzò un forte
vento. Ripetè diverse volte delle parole incomprensibili,
probabilmente in latino, e d’un tratto le macchine emisero un
breve bagliore e tutto finì.
Alyssa riaprì gli occhi e sorrise.
«Adesso saremo al sicuro, finché resteremo in
macchina. Tranne te amore, ovviamente. Il ciondolo funziona
ancora.» disse la strega sirena, ma non appena
finì di parlare, richiuse gli occhi e per poco non cadde a
terra: Damon l’aveva presa tra le braccia appena in tempo.
«Presto! Salite in macchina e seguiteci!» disse al
professor Shane e a Caitlin, che più velocemente possibile
si ficcarono nella macchina del professore, poi si rivolse a Bonnie:
«Apri la portiera e sali dietro con lei».
Così fece, e Damon le adagiò dolcemente Alyssa
sulle gambe, carezzò il viso di quest’ultima
sperando che fosse solo stanca a causa della magia, poi corse subito
alla guida dell’auto e partì velocemente, seguito
dall’auto del professore.
Non appena arrivarono a Durham, Bonnie modificò
l’incantesimo di protezione tutt’attorno al loft in
modo da respingere solo gli elfi, così il professore e
Caitlin si accomodarono in salotto, mentre Damon prese di nuovo Alyssa
in braccio, ancora incosciente, e la portò in camera sua.
Bonnie lo seguì con una decina di candele che
appoggiò sul comodino e sul comò: in uno schiocco
di dita tutte le candele si illuminarono, e il vampiro la
guardò dubbioso.
«Le daranno un po’ di energia per
riprendersi.» gli spiegò lei.
«Sinceramente…tu credi che sia normale che ancora
non si sia ripresa?» le chiese il moro, guardandola negli
occhi in cerca di ogni minima esitazione.
La strega si avvicinò al letto, e guardò
l’amica, che giaceva come se fosse pacificamente
addormentata. Non riusciva ancora a comprendere la sua magia. Non era
la stessa che avevano lei e la sua defunta nonna: loro per eseguire un
incantesimo dovevano impararlo, leggendolo da un Grimorio o facendoselo
insegnare da un’altra strega, mentre
Alyssa…sembrava assorbirlo da quelli già
esistenti o addirittura inventarne uno nuovo ogni volta. Poteva
dubitare ancora che tutto ciò necessitasse di una maggiore
energia? Eppure…
«Non lo so… Damon, se non l’hai capito,
lei non è come me. Né come mia nonna, il
professor Shane o Caitlin. Noi studiamo gli incantesimi, lei invece
sembra scriverli. E non so se tutto questo sia più
pericoloso ed estenuante o se la sua energia sia proporzionata alle sue
capacità. Dobbiamo solo aspettare e vedere se si riprende
così.» disse la strega, guardando a volte il
vampiro, a volte l’amica.
«E tu? Come ti senti?» chiese sincero il moro,
guardandola con le sopracciglia accigliate. Non avevano proferito
parola in macchina, ma lui l’aveva sentita singhiozzare anche
se cercava di nascondersi guardando fuori dal finestrino.
La strega deglutì un paio di volte prima di riuscire a
rispondere: «Non sto bene. È inutile che lo
nasconda. Avrei potuto fare di più, avrei potuto salvarlo,
se solo fossi stata più veloce, se solo non avessi lasciato
che il panico prendesse il sopravvento su di me».
Damon le si avvicinò e l’abbracciò,
mentre lei iniziava a piangere senza più trattenersi.
«Lo sai che a volte faccio il cretino, dico bugie e mi
rivolgo male anche alle persone a cui voglio bene, ma non mentivo ad
Atlanta. Ti giuro che faremo di tutto per ritrovarlo. E non pensare
più che è colpa tua. Anzi, sei stata molto
coraggiosa. E tutti noi siamo stati fortunati. Avrebbero potuto rapire
anche te e Alyssa, ma siete qua, e questa è già
una piccola vittoria. Gli abbiamo tenuto testa, capisci? In ogni caso,
sono sicuro che non potranno fargli niente, è un Originale,
è letteralmente immortale.» le disse tenendola
ancora stretta a sé, mentre le carezzava le spalle.
«Lo spero.» disse la strega, poi cercò
di riprendersi, e gli chiese: «Ci puoi pensare tu a chiamare
Klaus? Io…non credo di farcela…».
«Non ti preoccupare, me ne occupo io. Forse sarà
meglio che vada giù, abbiamo lasciato soli il prof e
Riccioli di Fuoco,
non vorrei che mi rubassero i soprammobili!» le disse
ironicamente il vampiro cercando di distrarla, ma lei lo
fermò: «No, resta tu con Alyssa. Io intanto
andrò a parlare con loro dell’incantesimo contro
gli elfi».
«È strano tornare qua…»
mormorò Caroline, entrando nella villa di Klaus a Los
Angeles, «Mi sento come se fosse casa mia, anche se ci sono
stata una settimana appena».
«Perché sarà casa tua, amore. Quando
vorrai partire per quel famoso viaggio alla scoperta del mondo intero,
questa sarà una delle nostre prime mete. Ti farò
conoscere ogni angolo di questa meravigliosa città. Pian
piano conoscerai tutti gli angoli di altre città, e alla
fine conoscerai tutto il mondo. È il bello di essere
immortali: hai il tempo di fare qualsiasi cosa tu voglia.» le
disse Klaus, abbracciandola e saziandosi del suo sguardo curioso che
ammirava tutti i dettagli della casa.
«Suppongo che ognuno di noi qui possa avere una propria
camera. Niente male come acquisto, fratello. Hai sempre avuto buon
gusto, ma soprattutto buon occhio per gli affari.» disse
Elijah passandogli accanto, seguito da Rebekah, Matt, Elena e Stefan.
«Non credo ti offenderai se ti confido che sarai
l’unico ad avere una camera tutta per te, caro
Elijah.» gli disse Klaus, riferendosi al fatto che tutti
erano in coppia tranne lui.
«Forse la mia anima gemella non è ancora nata, no?
Dovreste saperlo voi, miei cari fratelli, che avete aspettato mille
anni per trovarla.» rispose Elijah, senza far intendere se
stesse parlando sul serio o se fosse solo una leggera battutina.
«Oppure è già nata e l’hai
pure incontrata, ma te la sei fatta sfuggire per colpa di qualcun
altro.» s’intromise Rebekah, guardandolo con
sguardo indagatore.
Elijah stava per rispondere, quando sentì squillare il suo
telefono.
«È Damon. Sicuramente ci darà qualche
notizia sulla gita ad Atlanta e l’incantesimo.»
disse fiducioso Elijah, prima di rispondere.
«Pronto?»
«Caro
Elijah…ho due brutte notizie e due belle notizie, che forse
compensano le prime. Quale vuoi sentire?»
disse Damon dall’altro capo del telefono, cercando di non far
sentire l’agitazione che ancora aveva per tutto quello che
era successo.
«Whatever…il
risultato non cambia.»
«Effettivamente
hai ragione. Allora… La strega che cercavamo non
c’era, è stata rapita: e questa è la
prima brutta notizia. La bella notizia però è che
abbiamo trovato sua figlia. Però c’è
stato un problema, direi abbastanza grosso: siamo stati attaccati. E
hanno rapito tuo fratello. Altra brutta notizia. Ma
c’è l’ultima bella notizia: abbiamo
l’incantesimo, per cui possiamo fare fuori quei bastardi e
riportarlo a casa!»
Tutti i presenti si guardarono tra loro: chi era preoccupato, chi
arrabbiato, chi ancora incredulo.
Elijah rimase senza parole per qualche istante per poi dire solo:
«E quando rapivano mio fratello voi
dov’eravate?!».
«Io
ero protetto dal ciondolo che mi aveva dato Bonnie…»
disse Damon, sentendosi in colpa, poi continuò: «Abbiamo
cercato di salvarlo, Elijah, ma è stato inutile. Alyssa
è stata grande, è riuscita a proteggerci tutti
usando il mio ciondolo e la sua magia, ma tuo fratello era
già stato pugnalato da quegli stupidi rami incantati e non
siamo riusciti a fare in tempo a toglierglieli per poter proteggere
anche lui».
«Quindi mi stai dicendo che è stato tutto un
problema di tempistica e di fortuna?!» adesso Elijah era
visibilmente irritato, e Klaus, poco distante da lui, non era da meno:
«Questi elfi devono solo sperare di non trovarsi faccia a
faccia con me. Li ridurrei a brandelli a mani nude e poi ne farei un
falò!».
«Elijah,
senti, mi dispiace davvero. Non so se hai mai avuto uno scontro con
degli elfi, ma credimi, non è affatto gradevole. E se ti
dico che abbiamo fatto tutto il possibile è
perché è la pura verità. Sai dove sono
io ora? Accanto al letto di Alyssa, che è svenuta ad Atlanta
dopo aver cercato di salvarci tutti, tuo fratello compreso, e ancora
non si è risvegliata. E come tu temi per tuo fratello, io
temo per lei. Perché se non si dovesse svegliare…»
s’interruppe Damon, ed Elijah abbassò il telefono,
come a volerlo porgere a qualcun altro.
Sorprendendo tutti, lo prese Elena: «Damon, non devi sentirti
in colpa per quel che è successo. Sono sicura che avete
tutti fatto il possibile. Rispetto a come sarebbe potuta
andare…non vi hanno rapito tutti, ed è
già un sollievo saperlo. Vedrai che Alyssa si
risveglierà presto. E non appena lei e Bonnie avranno
imparato l’incantesimo, scoveremo quei maledetti elfi, ci
riprenderemo Kol, a cui non avranno potuto far nulla perché
diamine, è un Originale no?!, e tutti noi gliela faremo
pagare per tutto questo a quei dannati bastardi!».
Damon, all’altro capo del telefono, ridacchiò
appena: «È
più o meno la stessa cosa che ho detto a Bonnie cinque
minuti fa».
«Quindi non era una cosa passeggera…povera
Bonnie…dev’essere distrutta.» rispose la
vampira, mentre i Mikaelson non capivano di cosa stessero parlando.
«Lo
è. Fallo sapere ad Elijah, Klaus e Rebekah. Lei
sarà la prima a lottare per lui, e ormai dovrebbero saperlo
che se uno di noi è in lotta, lo siamo tutti, insieme.»
disse Damon, poco prima di mettere fine alla comunicazione.
«Che diavolo è questa storia di Bonnie?»
chiese Rebekah confusa.
«Diciamo che lei e Kol in questi ultimi giorni a Mystic Falls
si erano clandestinamente…avvicinati.»
spiegò leggermente imbarazzata Elena.
«Oh…» disse solo Rebekah, e un silenzio
imbarazzante scese su tutta la casa.
Damon era sdraiato affianco ad Alyssa, il braccio sinistro piegato col
gomito sul cuscino per tenersi alzato, e il destro attorno alla
ragazza. Se la teneva stretta, accarezzandole i fianchi, e non smetteva
di ammirarla, se non per darle un bacio sulla fronte o sulla guancia di
tanto in tanto. Era passata più di mezz’ora dal
loro arrivo a casa, quando Alyssa aprì pian piano gli occhi.
«Buongiorno amore, anche se sarebbe più opportuno
dire buonasera» le sussurrò Damon, baciandola
ancora una volta.
Lei si voltò verso di lui e gli sorrise, poi
domandò: «Cos’è successo?
Come sono arrivata qua?».
«Sei svenuta dopo aver fatto l’incantesimo
protettivo alle macchine, e il tuo possente fidanzato ti ha portata
valorosamente in braccio fino a casa, ovviamente» le rispose
con la sua solita vena ironica, che la fece ridere.
«Una bella fatica Atlanta-Durham a piedi con me in braccio
eh?» scherzò la ragazza, e Damon ne fu contento.
La sua piccola stava bene.
Si coccolarono ancora un po’, poi decisero di scendere in
salotto: era ora di conoscere meglio Caitlin.
Quando Bonnie arrivò in salotto, il professor Shane e
Caitlin erano seduti sul divano e stavano sfogliando i Grimori che
quest’ultima aveva portato via dall’erboristeria.
Si sedette accanto a loro, e chiese se avessero trovato qualcosa.
«Non abbiamo buone notizie…»
mormorò la rossa.
Bonnie li guardò dubbiosa, e il professore le
spiegò la situazione: «In uno di questi Grimori ci
doveva essere lo stesso incantesimo che c’era in quello di
tua nonna, ma anche qui…la pagina è stata
strappata via. Probabilmente quando hanno rapito Patricia hanno pensato
bene di far sparire l’unico incantesimo che poteva metterli
in pericolo».
«Quindi è stato tutto inutile?» chiese
allarmata Bonnie, pensando a Kol.
«Non proprio…» continuò
Caitlin «In questi Grimori sono scritti solo incantesimi
riguardanti le altre creature sovrannaturali: come indebolirli, come
proteggersi da essi, come sfruttare le loro potenzialità a
favore nostro, e tanto altro. Può darsi che abbia trovato un
modo per poter rendere pan per focaccia».
«Cioè?» chiese ancora Bonnie.
«Possiamo fare in modo che qualsiasi cosa facciano per
attaccarci gli si ritorca contro, e noi non ne avremmo alcuna
conseguenza.» le rispose la rossa.
«Possiamo farli fuori con le loro stesse mani
praticamente?» Bonnie ora sembrava più fiduciosa.
«Non proprio, ma possiamo indebolirli e confonderli, in
questo modo.» le rispose l’altra.
Le due continuarono a sfogliare i Grimori, mentre il professor Shane si
mise al telefono con la sua assistente.
Era passato un bel po’ di tempo, quando Damon ed Alyssa li
raggiunsero.
Bonnie si alzò subito in piedi ed andò incontro
all’amica, abbracciandola.
«Come ti senti?» chiese preoccupata.
«Sto molto meglio, Bonnie, non ti preoccupare. Tu? Avete
già guardato i Grimori vedo…» le
rispose la mora.
«Anche io sto un po’ meglio.
L’incantesimo che cercavamo non c’è, ma
in compenso abbiamo trovato qualcosa che potrà comunque
aiutarci.» disse l’altra, poi le
raccontò dell’incantesimo.
«Mi piacerebbe dare un’occhiata ai
Grimori…chissà che non mi venga in mente
qualcosa…» disse Alyssa, e si avviò
verso il divano, sedendosi poi.
«A proposito di questo…forse dovremmo capire che
tipo di magia è la tua…»
azzardò Bonnie.
La ragazza sembrò non capire ciò che intendeva
l’amica, che le spiegò: «Tu non sei come
noi, Alyssa, è inutile che lo neghiamo. Né io,
né Caitlin, né il professore saremmo stati in
grado di proteggere tutti con un solo ciondolo. Noi non avremmo potuto
fare niente, se non cercare altre pietre, farci su
l’incantesimo, e darle ad ognuno di noi. E nel frattempo, gli
elfi ci avrebbero rapito tutti. Per non parlare
dell’incidente con Damon e di come hai risolto tutto nel giro
di poco tempo, anche se a te è sembrato
un’eternità. Noi semplicemente impariamo degli
incantesimi usando i Grimori o aiutandoci tra noi streghe. Tu fai tutto
da sola. Non so se te li inventi, o li assorbi da non so
dove…non ne ho la più pallida idea, ma ho la
sensazione che in qualsiasi situazione tu ti troverai nella tua vita,
dalla tua testolina ne uscirà sempre
un’incantesimo per salvarti la pelle».
«E comunque, grazie per quello che hai fatto…senza
di te avrebbero preso anche me.» aggiunse Caitlin.
«Figurati, Caitlin. Anzi, sono io che ringrazio te per
esserti unita a noi.» disse alla rossa, poi si rivolse
all’amica: «Bonnie, anche io non ho la
più pallida idea di come possa sapere certe cose. Pensavo
fosse un dono da strega, ma da quanto dici tu…possibile che
io sia l’unica ad averlo?».
«Forse dovemmo parlare di tutto questo in un altro
momento…» mormorò Damon, e
indicò con lo sguardo Caitlin e il professore. Non era
contento che si parlasse così apertamente delle
capacità di Alyssa con dei perfetti estranei nei paraggi,
nonostante sembrassero dalla loro parte.
«Sì, hai ragione, ora dovremmo lasciar perdere me
e le mie stranezze, e parlare solo di come…» ma
Alyssa s’interruppe, e fremette. Gli altri la guardarono
confusi, e Damon si preoccupò che non stesse ancora male.
«C’è qualcuno qui fuori.»
disse soltanto, poi si alzò dal divano e uscì nel
giardino anteriore.
Gli altri la seguirono, e quando furono fuori si impietrirono: davanti
a loro c’era un ragazzo altissimo, di carnagione chiara, dai
lineamenti e fisico perfetti. I capelli corvini gli incorniciavano il
volto, quasi nascondendo gli occhi di ghiaccio per quanto erano lunghi.
Non appena vide i cinque uscire dal loft, come per svelarsi senza tante
cerimonie, si mise una ciocca dietro alle orecchie. Lunghe orecchie a
punta.
«Chi
sei? Cosa vuoi?» chiese Bonnie al bellissimo ragazzo moro,
che se ne stava impertubabile nel giardino del loft.
«Mi chiamo Alec, e se non si fosse capito» rispose,
e appoggiò la mano sulla barriera protettiva come se fosse
un vetro, «sono un elfo. Vi ho seguiti da Atlanta».
Il ragazzo iniziò a camminare avanti e indietro affianco
alla barriera, continuando a parlare: «Ero lì
quando siete stati attaccati, assieme ad altri elfi, che
però non posso chiamare compagni. Vedete, io non sono
affatto d’accordo con questa scelta di Valvic, e dopo aver
visto come avete resistito, so che voi potete aiutarci».
«Aiutarvi a far cosa?» chiese coraggiosamente
Caitlin.
«E chi è questo Valvic?» aggiunse
incrociando le braccia Damon.
«Valvic è il nostro Re. E ha deciso che dobbiamo
estirpare il male da questa terra, a cominciare dai vampiri»
l’elfo indicò Damon con una mano, poi scorse
platealmente l’altra verso tutti gli altri «e dalle
loro streghe. Non tutti sono d’accordo con lui per fortuna, e
io sono tra questi. Ma siamo troppo pochi, e metterci contro di lui non
servirebbe a niente. Anche perché appena viene a conoscenza
di qualcuno che è contro di lui, lo fa fuori in un battito
di ciglia». L’elfo si fermò, la testa
bassa come a ricordare qualcuno che non c’era più,
poi rialzò il viso e guardò deciso i cinque:
«Ma con il vostro aiuto, e ancor meglio se riuscirete a
radunarne altro, potremmo avere una possibilità di mettere
fine a tutto questo. E io posso aiutarvi dandovi informazioni
interessanti».
«Perché dovresti aiutarci? Alla fine tu cosa ci
perdi se il tuo Re dà la caccia alle streghe e ai
vampiri?» gli chiese sospettosa Alyssa.
Il ragazzo fece un ghigno imbarazzato, e rispose solo «Ognuno
ha i suoi motivi per fare ciò che fa».
«Scommetto che c’è di mezzo una
donna.» commentò tagliente Damon.
«Non ti sembra di essere un tantino invadente,
vampiro?» lo ammonì Alec, senza però
prendersela troppo.
«Lascialo perdere, è una battaglia
persa.» suggerì Bonnie all’elfo, prima
che iniziassero a volare battutine a non finire.
«Come facciamo a sapere che tutto questo non è una
trappola?» s’intromise il professor Shane, forse il
più scettico tra loro.
«Lei sa che sono sincero.» disse Alec indicando
Alyssa «E poi solo un pazzo suicida verrebbe qui tutto solo
ad affrontarvi. Anche se non ve ne siete resi conto, sono io quello ad
essere in pericolo».
Damon scoppiò a ridere: «Se prima ci stavo
credendo, ora ho capito che è tutto un bluff».
«Ha ragione. È lui quello in
svantaggio.» lo smontò Alyssa.
Tutti la guardarono come se avesse detto la più grande
assurdità del mondo, ma lei continuò:
«Tanto per cominciare, se non usciamo dalla barriera non
può farci nulla. E poi ci basta fare
quell’incantesimo che abbiamo appena scoperto per difenderci
anche fuori dalla barriera e oltretutto danneggiarlo».
«Tranquilla, rivela pure i nostri vantaggi.» la
canzonò sarcasticamente Caitlin.
«Lui sa già tutto. Solo che non sono ancora
riuscita a capire come: udito amplificato o lettura della
mente?» disse tranquillamente Alyssa, rivolgendo poi la
domanda all’elfo.
«Non è un caso se abbiamo delle orecchie che
sembrano antenne. E in aggiunta a tutto ciò, sono un ottimo
osservatore.» rispose ironicamente Alec.
Alyssa iniziò ad avvicinarsi a lui, sotto lo sguardo
preoccupato di Damon, e una volta arrivata alla barriera, invisibile a
tutti tranne che alle streghe, appoggiò una mano su di essa,
finché le dita sporsero appena: l’elfo poteva
toccarle, ma non sarebbe riuscito ad afferrarle. Fece segno ad Alec di
appoggiare la mano sulla sua, e lui così fece, guardando
Damon con un ghigno di sfida. Le loro mani si stavano toccando, e per
un bel po’ non succedette niente, mentre Damon non riusciva a
nascondere la gelosia dal suo viso. Poi ad un tratto Alyssa
spalancò gli occhi e ritrasse la mano.
Damon le fu subito accanto e le cinse i fianchi, mentre lei deglutiva
con difficoltà e sembrava non riuscisse a respirare.
«Alyssa!» cominciò ad urlare il vampiro,
preoccupato che l’elfo le avesse fatto qualcosa, ma lei
scosse la testa.
«L’ho visto.» disse la ragazza, con un
filo di voce, guardando l’elfo.
«Chi?» chiese Damon ancora più
preoccupato.
«Il tuo Re. Stava uccidendo qualcuno a cui tenevi.»
mormorò dispiaciuta la ragazza all’elfo.
Questo si irrigidì, e disse solo «Mio fratello
Lucas».
Matt era seduto in riva al mare. I suoi occhi concentrati
sull’orizzonte, in attesa di qualche movimento sul pelo
dell’acqua.
Seduti in uno dei pochi locali che avevano ancora i tavolini
all’aperto, un centinaio di metri dietro a lui,
c’erano Elijah, Rebekah, Klaus e Caroline.
«Io insisto. Potreste stare voi al posto suo.»
disse Rebekah ai suoi fratelli.
«Non sappiamo se ora le sirene riescano a capire la
differenza tra umani e vampiri.» disse Elijah, e Klaus
aggiunse: «E poi il tuo fidanzatino ha la tipica faccina da
bravo ragazzo, non riusciranno a resistere a lungo».
«Come volevasi dimostrare…»
commentò Caroline, guardando la spiaggia
più in là: a qualche metro di distanza, infatti,
stava passeggiando una ragazza molto avvenente nonostante si notasse la
giovane età e vestita in modo decisamente troppo leggero per
la stagione.
«La pesciolina ha abboccato.» commentò
soddisfatto Klaus, guardando Rebekah con un ghigno.
La ragazza si fermò davanti a Matt, e i vampiri si
concentrarono per affinare l’udito.
«Ehi…tutto solo in riva al mare… Di
solito c’è qualcosa che non va.» disse
la ragazza con un sorriso dolce. Matt si limitò a fare
spallucce, cercando di non farsi tradire dall’emozione.
«Posso…?» chiese la ragazza
indicandò la sabbia accanto a lui.
Matt annuì, e la ragazza si sedette.
«Non sei tipo da molte parole, questo
s’è capito.» ironizzò la
ragazza, facendo ridere appena l’umano.
«Ci sono momenti in cui le parole non solo non servono, ma
sono anche di troppo.» le disse, facendola arrossire, poi la
guardò negli occhi castani, lo stesso colore dei suoi lunghi
capelli. Era strano guardarla: il suo corpo era quello di una donna
formosa, ma il viso mostrava la reale età della ragazza. Non
poteva avere più di diciassette anni. «Ti
va di fare un tuffo?» chiese lui, lasciandola di stucco.
«Non hai troppo freddo per fare un tuffo?» chiese
lei di rimando, guardando il giubbotto del ragazzo in modo eloquente.
«E tu?» le chiese Matt, guardando la magliettina
leggera che indossava senza nient’altro sotto di essa.
«Ok, basta così quarterback, prima che la mia
sorellina decida di rompere con te e poi rompere anche il tuo
corpicino.» disse Klaus sarcasticamente, comparso davanti a
loro all’improvviso.
La ragazza fece per alzarsi, ma Elijah, dietro di lei con una mano in
tasca, le appoggiò l’altra mano sulla spalla e le
fece cenno di restare seduta.
«Cosa sta succedendo?» chiese la ragazza spaventata
a Matt, che ora la guardava triste.
«Scusami…» le mormorò
soltanto, poi si alzò allontanandosi un po’.
«Allora…non temi il freddo a quanto
pare…» disse Klaus osservandola da capo a piedi.
«Dimmi cosa vuoi.» sentenziò decisa lei,
sorprendendo appena l’Originale.
«Coraggiosa la ragazza. Intanto dimmi chi sei.» la
incitò, e lei rispose secca: «Maryel».
«Ok, riformuliamo la domanda, Maryel. Cosa sei?» le
disse ancora, sorridendole poi in modo da mostrare i canini da vampiro.
«Non uccidermi!» pregò la ragazza,
adesso terrorizzata.
«Facciamo così: tu vieni con noi a farti una bella
chiacchierata, e noi non ti uccidiamo. Che te ne pare?» le
propose Elijah, porgendole la mano.
Lei annuì e prese la mano di Elijah.
«Tu vuoi vendetta.» pensò ad alta voce
Damon.
«E non solo.» mormorò Alyssa.
Damon la guardò intensamente, e lei aggiunse:
«Vuole proteggere altre persone a lui care, prima che
facciano una brutta fine. È dalla nostra parte, possiamo
stare tranquilli».
«E voi?» chiese Alec, guardandoli serio,
«Voi siete dalla mia parte, o appena avrete liberato il
vostro amico farete fuori anche me solo perché sono un
elfo?».
«No, non lo faremmo mai.» rispose subito Alyssa, ma
Damon aggiunse: «A meno che non fai in modo di
meritartelo».
«Non c’è problema. Sarà
meglio metterci al lavoro. Cominciate ad imparare
quell’incantesimo, quando sarete pronti io sarò
qui fuori a testarlo.» disse l’elfo, e si sedette
ai piedi di un albero.
Gli altri tornarono dentro, e Caitlin tirò fuori delle
pietre rosse da un sacchetto dello stesso colore.
«Dobbiamo farlo su queste pietre
l’incantesimo.» disse soltanto, e andò a
prendere il Grimorio per ritrovarlo.
«Perché proprio su queste pietre?»
chiese Damon.
«Perché sono di diaspro rosso.» rispose
la rossa.
«Ne so tanto quanto due secondi fa.»
commentò sarcastico il vampiro.
«Ha molte proprietà utili al nostro scopo:
è protettivo ed è perfetto per
l’incantesimo che dobbiamo fare, infatti di solito viene
usato in magia difensiva. Anticamente gli veniva attribuita la
virtù di neutralizzare qualsiasi tipo
d’incantesimo d’attacco e si diceva anche
garantisse una protezione dalle creature sovrannaturali. Questa pietra
viene utilizzata perfino per gli umani, per rispedire al mittente le
negatività.» spiegò ancora la ragazza,
prendendone una in mano.
«Possiamo farlo tutti insieme?» chiese Bonnie,
suscitando l’ironia del vampiro: «Ecco, lo sapevo
che la compagnia di quel pervertito ti avrebbe fatto male! Io e Alyssa
non partecipiamo, voi altri tre se volete darvi da fare tutti insieme
fate pure, sono affari vostri!».
«Che disdetta Damon, era tutta una scusa per poterlo fare con
te! Beccata!» rispose fintamente disperata Bonnie, facendogli
il verso.
«Possiamo essere seri, almeno in questi momenti?»
disse il professor Shane spazientito.
«Avete del sale?» chiese Caitlin, e Bonnie
andò a prenderlo in cucina, poi la rossa si rivolse agli
altri due compagni di magia: «Forza, cominciamo a
provare».
I tre si misero in una parte libera da mobili del salone, e
cominciarono a leggere l’incantesimo. Appena Bonnie
ritornò con il sale, Caitlin si mise a disegnare con esso
una specie di ghirgoro a forma di croce sul pavimento, formato
praticamente da quattro archi collegati tra loro tramite gli estremi, e
all’interno di essa vi disegnò una
“X”, al cui centro adagiò la pietra di
diaspro rosso. Si mise di fronte ad una delle punte della croce, e fece
segno agli altri tre di fare altrettanto. Si presero poi tutti per
mano, e iniziarono ad enunciare l’incantesimo.
«Era proprio necessario portarmi fin
quassù?!» sbuffò Maryel, varcando la
soglia di Villa Mikaelson.
«Ti secchi lontano dal mare, sirenetta?» la
schernì Klaus, leggermente offeso dal fatto che la ragazza
non sembrava impressionata dalla sua magione.
«Stupide leggende…» bofonchiò
lei per tutta risposta, e si accomodò sul divano indicatole
da Elijah.
«Quindi…quali sono queste stupide leggende e quale
invece è la verità?» le chiese poi
Elijah, accomodandosi anche lui.
«Non mi avete ancora detto perché volete sapere
queste cose.» si lamentò la sirena.
«Perché una nostra amica forse è una
sirena, e vorremmo capirci qualcosa di più.» le
spiegò Caroline, prima che qualcun altro le rispondesse male.
«Forse?! O la è, o non la è.»
disse candidamente la mora, ma Rebekah la esortò ad andare
avanti: «È una storia un po’ complicata,
per quello abbiamo bisogno del parere di un esperta del settore come
te».
«Tanto per cominciare: come vi trasformate?» chiese
più diretto Klaus.
«Esattamente nello stesso modo in cui tu fai vedere le zanne:
lo vogliamo fare e lo facciamo.» rispose la ragazza in modo
strafottente.
«Quindi non vi trasformate non appena vi
immergete?» chiese ingenuamente Matt, che le rivolgeva per la
prima volta la parola dopo essere andati via dalla spiaggia.
«Leggenda. Potremmo trasformarci anche nel deserto, ma di
certo non sarebbe affatto piacevole strisciare a terra come vermi per
muoverci.» rispose sarcasticamente lei.
«E l’acqua? Riuscite a vivere anche senza mai
nuotare?» stavolta era Rebekah a porre la domanda.
«Ok, forse è meglio smetterla con le domande
stupide. Va bene, vi spiego tutto io. Innanzitutto, noi siamo umani. Il
che vuol dire che viviamo esattamente come qualsiasi altra persona al
mondo. Semmai abbiamo delle cose in più, rispetto a loro. Ad
esempio, quando vogliamo possiamo trasformarci, e con questo vuol dire
che possiamo stare quanto tempo vogliamo sott’acqua, anche
anni, senza mai tornare in superficie. Ci muoviamo molto meglio in
acqua come sirene che fuori sulle nostre gambe. Non troverete mai una
sirena con gli occhiali: abbiamo una vista perfetta, soprattutto quando
siamo trasformate, per vedere bene anche nelle acque più
profonde. Non abbiamo bisogno di dormire, soprattutto quando siamo
trasformate, e inoltre la nostra vita dura il doppio di quella dei
comuni esseri umani. Ovviamente quando ci trasformiamo non respiriamo e
non ne abbiamo bisogno, e quando non siamo trasformate riusciamo a
trattenere il fiato per molto più tempo rispetto agli umani.
Ed infine, alcune sirene hanno dei poteri particolari.
Altro?» spiegò Maryel, cercando di dire tutto
quello che le veniva in mente per evitare altre domande.
«Siete tutte femmine?» chiese confuso Matt.
«No, per fortuna ci sono anche i maschi. Un tempo non ce
n’erano abbastanza, o almeno così si credeva, e le
sirene donne cercavano di attrarre gli esseri umani maschi per
trasformarli in sirene.» rispose divertita la ragazza.
«Mordendoli.» aggiunse Klaus, soprendendola.
«Come fai tu a saperlo?» chiese la mora, e
l’Originale le rispose subito, leggermente irritato:
«Perché alcune tue antenate avevano intenzione di
trasformare me».
«Ma non potevano.» disse dubbiosa la ragazza, e
Klaus quasi rise: «Certo, non avrebbero mai potuto
sopravvivere, me ne sarei cibato volentieri se non fossero scappate a
gambe levate. O meglio, a coda
levata!».
«No, non hai capito. Tu non ti puoi trasformare in sirena.
Non sei più un essere umano. Sei morto. Nada,
capisci?» gli spiegò Maryel.
«E se una sirena non sapendo che è un vampiro lo
mordesse? Cosa succederebbe?» chiese preoccupata Caroline.
«Questo non lo so…credo che nessuno abbia mai
morso un vampiro…» disse la mora, ma non ebbe
nemmeno il tempo di rifletterci più di tanto, che
già i presenti erano pronti con altre domande.
«Vale per tutti il fatto di non dormire?» chiese
Rebekah, pensando ad Alyssa.
«Sì, per tutte le sirene attive.»
rispose senza pensarci Maryel, e questo suscitò
un’ulteriore domanda: «Attive? Che
significa?».
«Sin da quando nasciamo, abbiamo il gene sirenico, per cui ad
esempio le ragazze con il gene crescono generalmente con molte
più curve delle loro coetanee senza, sviluppandosi prima del
solito, e siamo tutte più affascinanti rispetto la media.
Doni di Madre Natura che apprezziamo molto, ovviamente. Ma solo dopo
esserci trasformate la prima volta riusciamo a vedere alla perfezione,
non abbiamo bisogno di respirare sott’acqua e di
dormire.» rispose all’ennesima domanda la sirena.
«E la prima trasformazione è come tutte le
altre?» chiese Elijah, e il viso della ragazza si
scurì.
«No…la prima volta…è
terribile. Non scegliamo noi di trasformarci. Almeno la maggior parte.
Ci succede…quando siamo in pericolo in acqua.»
mormorò Maryel.
«Vorresti dire che dovete praticamente rischiare di morire
affogate per potervi trasformare la prima volta?» chiese
sorpresa Caroline.
La sirena annuì senza aggiungere altro, e in quel momento di
silenzio si sentirono dei passi: Elena e Stefan li stavano raggiungendo
in salone.
«Nessuno che abbia chiesto dei poteri speciali,
eh?» commentò quest’ultimo, guardando
tutti i presenti, per ultima la sirena, in attesa di una risposta.
«Sono cose molto rare, o riservate ai Capobanchi e sono
più che altro abilità mentali, del tipo leggere
nel pensiero o comunicare solo con esso, oppure guidare le onde e le
correnti…cose di questo genere comunque.» disse
Maryel.
«Immagino già quale sarà la prossima
domanda…» mormorò Elena alzando gli
occhi al cielo.
«Spara, doppelganger.» le disse Klaus, e lei lo
guardò con lo sguardo ridotto ad una fessura.
«“Cara
Maryel, ti spiacerebbe venire con noi a Durham per farti conoscere la
nostra amica?”
ho indovinato?» disse la vampira, ma l’Originale la
prese in giro: «Brava bambina, ma non
c’è nessun premio, non metterti a piangere
eh!». Poi si rivolse alla sirena: «Allora,
sirenetta, te lo vuoi fare un viaggetto con noi?».
«Lo testo io.» disse Damon, allungando la mano per
farsi dare la pietra.
«Non esiste. Non sappiamo se funziona.» lo
canzonò Alyssa.
«Proprio per questo devo essere io a provarlo. Non mi
succederà nulla, piccola, te lo prometto.» le
disse il vampiro, e fece un passo in più per baciarla
dolcemente.
In quel momento, squillò il telefono di Bonnie.
«Caroline?» disse la ragazza dopo aver accettato la
chiamata.
«Sì,
Bonnie, sono io. Non siamo state lontane nemmeno un giorno, che
già mi manchi! E proprio per questo volevo dirti che domani
o al massimo mercoledì torniamo tutti lì.»
disse la vampira dall’altro capo del telefono.
«Avete già trovato qualcosa?» chiese
curiosa la strega.
«Sì,
ma stiamo pensando che…non ti posso dire
nient’altro, è una sorpresa! Comunque, ci vedremo
presto, e spero si chiariranno molte cose. Voi a che punto siete con
gli incantesimi?»
«Lo abbiamo appena fatto. Ora dobbiamo testare se
funziona.»
«E
come farete? Non è che esci fuori in strada e trovi un elfo
che gentilmente ti aiuta a testare un incantesimo contro di
lui…»
«A dire il vero, un elfo che ci aiuterà ce
l’abbiamo…»
«Seriamente?»
«Sì…ci ha seguiti da Atlanta ed
è dalla nostra parte. Almeno così dicono lui,
Alyssa e il suo sesto senso.»
«Oh.
Beh, credo che ci si possa fidare di lei e del suo sesto
senso… Che aspetti? Andate a testare questo incantesimo e
fateci sapere se funziona!»
«Sì, certo, ti farò sapere prima
possibile.» disse Bonnie, terminando la chiamata.
«Allora, mi date questa pietra?» chiese spazientito
Damon.
Caitlin prese il diaspro rosso da terra e si avvicinò al
vampiro, lasciandolo di stucco quando gli tolse il ciondolo protettivo
dal collo per poi mettergli il diaspro nella tasca dei pantaloni.
«Se sei protetto dal ciondolo come facciamo a sapere se il
nostro incantesimo funziona, genio?» gli disse la rossa,
facendogli poi cenno di uscire fuori.
Damon non le lasciò ripetere l’invito, che
andò subito fuori in giardino.
Alec era ancora lì, seduto ai piedi dell’albero, e
quando vide il vampiro non fece una piega. Aspettò che
varcasse la barriera senza muoversi di un millimetro, poi
alzò una mano verso di lui. In un attimo un ramo
dell’albero si piegò magicamente e
diventò un tentacolo come quello che aveva trafitto Kol. Il
ramo puntò alla gamba destra di Damon, ma quando
arrivò ad un millimetro dal vampirò
sparì, per poi ricomparire davanti alla gamba destra di Alec
e trafiggerla, suscitando un urlo di dolore dell’elfo.
Alyssa corse verso Damon, seguita da Bonnie e Caitlin, e lo
abbracciò.
«Stai bene?» gli chiese, lasciando andare tutta la
tensione accomulata.
«Io sì, lui invece non
credo…» rispose il vampiro, mentre osservava Alec
contorcersi dal dolore mentre cercava di far ritornare il ramo
all’origine. Quando finì, al posto del ramo nella
sua gamba c’era un buco da cui colava un liquido gelatinoso,
trasparente e dall’odore simile a quello dell’erba
appena tagliata. L’elfo avvicinò la mano alla
ferita, chiuse gli occhi, e dalla mano si sprigionò una luce
dai toni aranciati, che velocizzò la guarigione.
«Tutto ok?» chiese il vampiro all’elfo.
«Sì. L’incantesimo funziona, per cui
siamo a buon punto. Ora vi resta da recuperare l’incantesimo
che ci uccide, se volete vincere davvero. Altrimenti riuscirete solo a
resistere.» rispose Alec.
«Beh, la streghetta Riccioli
di Fuoco
lo sa, non è vero?» disse Damon, guardando
sorridente Caitlin, ma quando lei scosse la testa il sorriso
svanì dal viso del vampiro.
«Come non lo sai?» le chiese Bonnie, rivolgendosi
poi ad Alyssa: «Tu all’erboristeria avevi detto
che…».
«Che ci poteva dire dove trovarlo, ma non che lo
sapeva.» continuò la frase la strega sirena,
facendo svanire l’euforia che prima si era impossessata del
gruppo.
«Senti, so che potrà sembrarti strano
ciò che sto per dirti» disse Alec ad Alyssa
«ma forse non avete bisogno di quelle pagine dei Grimori dove
c’era scritto l’incantesimo. Tu puoi ottenerlo lo
stesso».
L’elfo le si avvicinò e le prese la mano, mentre
le passava di sopra l’altra tutta sporca della sua linfa,
lasciandocene sopra un bel po’.
«Hai me e la mia linfa, se lasci andare la tua mente e la tua
magia, loro troveranno il modo per sconfiggermi.» le disse
con voce calma e stranamente calda.
«Io non voglio sconfiggerti.» gli disse la ragazza,
con lo sguardo accigliato.
«No, non vuoi sconfiggere me, ma noi elfi siamo fatti tutti
allo stesso modo, per cui basta scoprire come farne fuori uno per farli
fuori tutti.» spiegò Alec, ora diventato freddo
come una roccia.
Alyssa guardò Damon, Bonnie, Caitlin e Shane. Tutti
annuirono e la incitarono a provare questo metodo, anche se ancora non
capivano appieno le capacità della ragazza. Damon le porse
la pietra rossa, e lei se la mise nella tasca dei jeans per poi dargli
un bacio. Poi si sedette a terra, all’interno della barriera
facendo sporgere solo le mani e con una prese quella
dell’elfo, che si sedette di fronte a lei, mentre
nell’altra aveva ancora la sua linfa, infine chiuse gli occhi.
Aspettarono tutti per un paio di minuti, poi Bonnie prese la mano a
Damon e gli disse: «Forse ci vorrà del
tempo…andiamo dentro e cerchiamo di scoprire altro. Tu
faresti bene a prenderti un sacchetto dal frigo, stai guardando
quell’elfo come se fosse un dessert e in lui non scorre
nemmeno una goccia di sangue!».
Il vampiro annuì, anche se la sua non era fame, e
seguì la strega, mentre Caitlin e il professore intanto
erano già arrivati dentro il loft.
Alec e Alyssa si ritrovarono a passeggiare mano nella mano in un posto
meraviglioso: c’era un corso d’acqua trasparente
come mai ne aveva vista in tutta la sua vita, e ogni tanto nel suo
percorso c’erano delle piccole cascate che rompevano il
silenzio ma non la tranquillità del luogo;
tutt’attorno era pieno di erba rigogliosa ed alberi e piante
fioriti, sui quali si appoggiavano rispettivamente uccellini e farfalle
di ogni forma e colore. Il cielo era limpido e azzurro, e in alto sopra
le loro teste brillava il sole, che però non sembrava
scottare troppo, anzi, il contatto con i suoi raggi era piacevole. La
ragazza restò talmente estasiata dall’ambiente che
non si rese conto di essere mano nella mano con l’elfo, fin
quando le fece cenno di accomodarsi in braccio a lui, dopo essersi
seduto su una roccia accanto al fiume. Lei cercò di
lasciargli la mano, ma lui la trattenne: «Dobbiamo mantenere
il contatto per restare qui».
«Qui dove? Cos’è, un sogno
indotto?» chiese leggermente agitata la ragazza.
«No, questa è Avalon, la terra di elfi, fate,
gnomi e sirene. O, più precisamente, una fedele riproduzione
di essa. Vedi, le nostre menti sono molto potenti. Insieme possiamo
fare questo e ben’altro.» le spiegò
l’elfo, che gioiva visibilmente nello stare in quel luogo.
«Non ti seguo…» Alyssa ora era confusa.
Quando aveva toccato l’elfo e aveva visto suo fratello Lucas,
Alec le aveva detto in una delle visioni che aveva avuto in quei pochi
istanti che dovevano rimanere da soli per risolvere il problema degli
elfi, ma ancora non aveva capito lo scopo di tutto ciò.
«La mente degli elfi è potente, Alyssa.
Più di quella dei vampiri, e tu sai che riescono a
convincere gli esseri umani di qualsiasi cosa, con il soggiogamento.
Noi possiamo fare molto altro, ma solo con la nostra stessa specie, con
le streghe, le fate, gli gnomi e le sirene. Ho capito sin da subito che
tu non eri solo una strega. Sai, sembro un ragazzino, ma la
verità è che se fossi umano sarei morto da un
paio di secoli. E di cose strane in tutto questo tempo ne ho viste. Ma
come te, nessuna: una strega sirena che non sa di esserlo. Tu non hai
idea di cosa significa, vero?» disse lui, alzandosi dalla
roccia e girandole attorno cingendole la vita con la mano per non
perdere mai il contatto, finché non le si fermò
di fronte.
«No, sto ancora cercando di capire, con l’aiuto del
mio ragazzo e dei nostri amici. Ma se tu sai qualcosa, mi pare giusto
che tu me la dica.» disse la ragazza, prendendogli la mano,
sperando che lasciasse cadere l’altra che teneva sui suoi
fianchi.
«Se vuoi puoi saperle senza che te le dica.» le
disse, avvicinandosi sempre più, finché i loro
corpi si toccarono.
«Che stai facendo?!» chiese irritata la ragazza, ma
l’atteggiamento dell’elfo non sembrò
scalfirsi.
«Vuoi scoprire tutto? Baciami, e le nostre menti saranno
così tanto connesse che riuscirai a vedere tutto quel che
vuoi.» le disse lui, mollando la mano intrecciata alla sua
per posarla sulla schiena della ragazza e stringerla a sé.
«Sei impazzito? Non lo farei mai! E poi perché con
un semplice contatto delle mani puoi portarmi qui ma non farmi vedere
ciò che voglio sapere? Non è vero che devo
baciarti!» lo respinse la ragazza, senza spostarsi
più di tanto per mantenere il contatto.
«Streghetta, molte cose ancora non le capisci, è
comprensibile. Questo posto l’ho ricreato io, è
semplice come incantesimo, e per questo basta un semplice contatto. Ma
per vedere le centinaia di anni che ho vissuto, per viverle come le ho
vissute io, e tutto nel giro di qualche minuto, devi aprirti a me
completamente. Devi lasciarti andare. E sai bene cosa succede quando ci
si bacia: ci si abbandona l’uno nelle mani
dell’altro, ci si estranea dal mondo, e ci si sente
l’uno parte dell’altro. È questo che
devi fare.» le spiegò l’elfo, con tutta
la dolcezza del mondo.
«Dove sono i nostri corpi in questo momento?»
chiese dubbiosa la ragazza, e l’elfo le rispose
tranquillamente: «Esattamente dov’erano prima:
seduti in giardino che si tengono per mano. Nessuno sa dove siamo
davvero. Nessuno saprà quel che succede qui, se è
questo che ti preoccupa».
«Non c’è niente che mi preoccupa. Non
bacio chiunque mi capiti a tiro, sai?!» disse irritata lei.
«Quindi ci rinunci? Non vuoi sapere tutto ciò che
saresti capace di fare? Non vuoi sapere come far fuori gli elfi e
liberare il tuo amico, la madre di quella ragazza e chissà
quanti altri vampiri e streghe che non ci avevano fatto nulla di
male?» la punzecchiò Alec, allontanandosi sempre
più, finché si sdraiò
sull’erba, mantenendo il contatto tenendole la caviglia con
la mano. Alzò gli occhi al cielo e sospirò, prima
di dire: «Peccato, nessun altro potrà aiutarti.
Valvic ha fatto sparire l’incantesimo e chiunque lo sapesse.
Non avrai mica pensato che stessero rapendo gente a caso?».
«Volevano rapire anche Damon, e lui non sa niente
dell’incantesimo.» rispose d’istinto la
ragazza ripensando alla disavventura di qualche giorno prima nel
giardino del loft, e questo suscitò le risate
dell’elfo.
«Pensavi davvero che mirassero a lui? Certo, è pur
sempre un vampiro, ma l’obiettivo eri tu.» disse il
ragazzo, fattosi serio.
Alyssa rimase senza parole. Aveva sempre dato per scontato che fosse
lui quello in pericolo, che fosse lui quello che volevano rapire, ma
lei ancora non sapeva di essere una strega sirena. Non avrebbe mai
potuto immaginare che era invece lei quella ad essere in pericolo.
Intuendo i pensieri della ragazza, Alec continuò:
«Pessima mossa, quella di mandarti alla ricerca dei colpevoli
delle sparizioni. L’elfa che hai incontrato è
tornata subito ad Avalon a farci rapporto: quando ti ha toccata ha
scoperto subito che c’era qualcosa che non andava, che eri
troppo potente per essere una semplice strega. Così, hanno
iniziato a tenerti d’occhio, ma partendo il giorno del
Ringraziamento hai fatto perdere le tue tracce. Sai, a noi elfi non
piacciono molto aerei e aeroporti. Ma ad Atlanta eravamo in tanti,
stavamo prendendo di mira quella zona in questi giorni, e non appena ti
hanno vista nell’erboristeria gli altri pensavano di
cominciare ad attaccare proprio da te. Ma sono stato io ad ordinar loro
di iniziare dai vampiri, con la scusa di poterti prendere senza farti
del male. E tu hai fatto tutto il resto. Vedi, siam sempre stati
un’ottima squadra!».
La ragazza si sentì mancare le forze man mano che il
racconto dell’elfo andava avanti, e pian piano si sedette a
terra.
«Vieni qui, cerca di calmarti ora. Hai bisogno di tempo per
assimilare tutto, e non puoi certo scoprire tutto il resto
adesso.» le disse l’elfo, facendole cenno verso il
suo petto.
Alyssa non era convinta, ma alla fine si sdraiò accanto a
lui e poggiò la testa sul suo petto. Lui la strinse a
sé, e carezzandole i capelli iniziò a parlare di
tutt’altro: «Hai visto che voglio proteggere altre
persone, ma non hai capito che legame c’è, vero?
Vedi, se ti dico di baciarmi, non è perché ne
trarrei piacere. Cioè, sei senza dubbi una bellissima
ragazza, ma io sono già innamorato. Non la
tradirò baciando te, perché
l’intenzione non è quella, e quella che stiamo
vivendo alla fine non è la realtà. Ci stiamo
semplicemente aiutando. E io lo farei anche per lei, perché
è una vampira, e se lo scoprisse Valvic non si farebbe
scrupoli a ucciderla davanti ai miei occhi per poi uccidere anche me.
Qui si tratta di sopravvivere, di vincere una battaglia in cui
altrimenti perderemmo tutti. Per cui aspetterò anche giorni
interi qui con te, finché non sarai pronta a
farlo».
«Credo che a Damon verranno dei seri dubbi su quello che
stiamo combinando già in meno di un’ora, e di
sicuro ci interromperà, figuriamoci se ci lascerà
giorni interi fermi come statue nel giardino.» disse lei
guardandolo negli occhi, e lui fece altrettanto: «Il tempo
qui è diverso. Se anche stessimo un giorno qui, per Damon
sarebbe passata solo un’ora».
Lui continuò ad accarezzarla, mentre lei ripensava a tutto
ciò che le aveva rivelato.
«Puoi far finta che io sia Damon.» le disse Alec
dopo un bel po’, vedendo che la ragazza non si mosse.
«Ci assomigli vagamente, è vero, ma far finta che
tu sia lui mi sembra un
tantino
impossibile…» rispose lei senza intenzione di
ferirlo nell’orgoglio.
«Intendevo sul serio. Puoi usare la tua mente. Una specie di
incantesimo di camuffamento.» le disse l’elfo
carezzandole la testa come per stimolarla.
La ragazza si spostò un po’ in su, in modo da
ritrovarsi col viso alla stessa altezza di quello del moro, e gli
accarezzò la guancia e gli disse: «Il fatto non
cambia. Bacerò te. E non riuscirò a nasconderlo a
lui, per cui sappi che appena avremo fatto fuori Valvic tu dovrai
scappare comunque, perché non credo che Damon
riuscirà a passarci sopra».
«Proverò a farti dimenticare del bacio se vuoi,
dopo che avrai scoperto ciò che ti serve. Con le streghe e
le sirene funziona, tu sei entrambe…» le disse
lui, avvicinando il viso a quello della ragazza, ma lei si
limitò a dire che non voleva mentire.
Erano vicinissimi, e lei stava ammirando ogni dettaglio del suo viso: i
suoi lineamenti erano delicati, fini, e la sua pelle era liscia e
chiara; gli occhi azzurri e i capelli neri le ricordavano il suo
vampiro. Ma lui non era Damon. Non poteva dimenticarlo. E non
l’avrebbe fatto.
Chiuse gli occhi, si fece forza, e lo baciò.
Ecco
un altro capitolo! =)
Molte novità in questo capitolo, e due nuovi personaggi!
Passate dal Blog e
dalla Pagina
Facebook per
gli extra, come le foto dei nuovi personaggi e altro! ;)
Sto
pensando di revisionare tutta la storia e ripostarla, visto che non mi
piace come sono scritti i primi capitoli! xD Voi che dite? Lasciate
pure la vostra opinione in una recensione! ;)
Al prossimo capitolo! =D
«Non
conta il gesto, ma l’intenzione.» disse tristemente
Alec, staccandosi da Alyssa. Aveva ricambiato il bacio, ma sentiva che
non c’era abbastanza coinvolgimento dall’altra
parte, per cui non sarebbe servito a nulla. Se la mente della ragazza
non era libera, non le avrebbe potuto mostrare un bel niente.
«Come?!» brontolò lei, guardandolo con
uno sguardo fulmineo.
«Alyssa, non devi baciarmi tanto per farlo. Devi esserne
convinta. Devi volerlo con tutta te stessa. Devi essere coinvolta. Non
puoi semplicemente attaccare le labbra alle mie e far sì che
questo basti per funzionare.» le spiegò
l’elfo, leggermente provato dall’insuccesso.
«Non so come fare! Non posso innamorarmi di te, e se non
provo qualcosa non riesco a lasciarmi andare! Possibile che non lo
capisci?!» la strega sirena era visibilmente alterata.
«Ti fidi di me?» chiese semplicemente Alec,
guardandola in cerca di una risposta sincera.
«Forse non dovrei a questo punto, visto le tue richieste,
però sì, mi fido di te. Ho percepito il tuo
animo, prima. Non sei cattivo.» rispose la ragazza, cercando
di capire dove volesse andare a parare.
«Allora lascia fare a me, ok?» disse deciso lui,
guardandola negli occhi.
Alyssa si limitò ad annuire, poi Alec le si mise sopra a
cavalcioni, lasciandola di stucco. Si tolse la maglietta, sfoderando il
suo fisico statuario.
«Cambiato nulla?» chiese lui ironicamente, e senza
attendere risposta strappò dalla maglietta una striscia di
tessuto.
«Non direi. Comunque complimenti, dovete avere
un’ottima palestra ad Avalon.» rispose lei
lasciandosi andare all’ironia.
Il ragazzo le mise la striscia di tessuto sugli occhi, legandola dietro
la testa, poi iniziò a baciarla: partì dalla
guancia e si spostò pian piano verso il collo. Ma Alyssa
nella sua testa vide Damon, nella sua camera, che le stava sopra e la
baciava, e si rilassò. Gli mise le mani sulla schiena
possente, e lo strinse a sé. Lui scese ancora più
giù continuando a baciare ogni lembo di pelle scoperta,
andando un poco oltre il bordo della maglietta, per poi ritornare sul
collo.
Alyssa iniziava ad ansimare, e lui cominciava a farsi strada con le
mani sotto la maglietta. Lei cercò di tirarsela via, ma lui
la bloccò e lo fece al posto suo, facendo attenzione a non
spostare la benda che aveva sugli occhi, per poi slacciarle anche il
reggiseno. Continuò a baciarla, ricominciando a scendere sul
suo seno, e poi ancora più giù, sfilandole anche
i jeans e gli slip, e si dedicò alla parte più
intima di lei, facendola gemere sempre più forte, mentre lui
cercava di togliersi i pantaloni e i boxer in modo impacciato. Quando
ci riuscì, si insinuò tra le gambe della ragazza,
indugiando. La ragazza gemette ad ogni contatto, e lo strinse a
sé, intenta a baciarlo, ma prima di cedere al bacio lui le
parlò.
«Non lasciarmi, Alyssa. Resisti più che
puoi.» la ragazza sentì parlare Damon, ma
c’era qualcosa di strano nella sua voce, qualcosa che non
riusciva a comprendere in quel momento.
«Non lo farò, Damon.» gli disse, e lo
baciò appassionatamente.
Fu come un dejavu:
una strega con immensi poteri controllava un esercito intero.
Poi lui affondò dentro di lei. E
ora, da tutt’altra parte, c’era un’elfa,
forse la Regina, che grazie a quella stessa strega metteva fine alla
lotta tra due orde di elfi.
Un altro affondo. Adesso
la strega stava facendo un incantesimo all’elfo traditore,
facendolo essiccare davanti a tutti gli altri, e di lui rimase solo
cenere.
E ancora un altro. Ancora. E ancora. C’era
Valvic, nel bel mezzo di un bosco in mezzo alle montagne, con Lucas.
Quest’ultimo era rinchiuso in una gabbia di rami, e sembrava
non voler rispondere alle domande del suo Re.
«Dove sono tutti gli altri?»
Ma il ragazzo stava in silenzio.
«Come fai a proteggere la tua mente da me?»
Niente ancora, silenzio assoluto.
«Non hai intenzione di rispondere, vero? Beh, farò
in modo che qualcun altro lo faccia per te.»
Valvic mosse le braccia, e decine di rami presero vita.
«Non saprai mai nulla, Valvic, e io non sarò morto
invano.» lo sfidò il ragazzo, e subito dopo tutti
i rami si conficcarono nel suo corpo riducendolo in brandelli. Valvic
fece un ultimo gesto, i resti presero fuoco, e del ragazzo rimase solo
cenere.
Alyssa si staccò dal bacio per prendere una boccata di
respiro. Ansimava, e gemeva ad ogni affondo dentro di sé,
che si facevano sempre più ravvicinati e profondi. Di
nuovo la strega, in un immagine molto sfocata, come se fosse una cosa
lontanissima, che stava davanti ad altre streghe e stavolta inventava
un nuovo incantesimo di sana pianta, per rendere immortali degli esseri
umani.
«Mordimi.» disse la ragazza, quasi al culmine, ma
la sua richiesta non fu esaudita subito.
«Ti prego.» supplicò ancora, e questa
volta lui l’accontentò. Alec
era nel bel mezzo di un amplesso con un’altra donna,
bellissima e molto passionale. Si sentì mordere il collo, e
subito dopo la donna si allontanò da lui, sputando un
liquido trasparente e gelatinoso. E così Alec la vide in
tutto in suo splendore, come Madre Natura l’aveva fatta. La
sua Katherine. Che ora era disgustata da lui.
Arrivarono al culmine insieme, e quando gli spasmi terminarono, lui si
appoggiò su di lei e continuò ad accarezzarla e
baciarla dolcemente ovunque arrivava: sul seno, sul collo, sulle
guance, sulle labbra. Lei nel frattempo seguiva la linea della sua
schiena con le dita, provocandogli dei brividi di tanto in tanto.
«È stato bellissimo…è un
peccato che debba già finire…» disse
lui, ma Alyssa lo interruppe: «No, amore, andiamo
avanti».
La ragazza ricominciò a muovere i fianchi, e gli
sussurrò: «Rifacciamolo».
«Ancora?» chiese sorpreso lui, e lei
annuì, aggiungendo: «Ti voglio ancora
più di prima».
«Vuoi vedere altre cose?» chiese lui, ma lei non
sembrava interessata: «Voglio essere tua un’altra
volta, Damon. Il resto non conta».
Alec si rese conto solo in quel momento di ciò che era
appena successo, come se si fosse appena svegliato da un meraviglioso
sogno e si fosse reso conto di essere invece in un’amara
realtà. Era spaventato adesso, non sapeva cosa fare. Avrebbe
dovuto pensarci prima che fingendosi nella mente di Alyssa il suo
ragazzo, lei avrebbe voluto molto più di un bacio, e magari
non una sola volta. Ma la verità era che aveva agito
d’istinto, e ora avrebbe dovuto rimediare comunque.
Così mise le mani sulla benda, pronto a scioglierla, ma
prima le disse: «Alyssa, è stato davvero
bellissimo per me, e so che anche per te lo è stato, anche
se non pensavi a me. Spero solo che non mi odierai».
Alyssa riaprì gli occhi, e sopra di lei vide Alec.
«Che diavolo stai facendo?!» gli chiese arrabbiata
lei, cercando di scostarsi, ma lui non la lasciò muovere.
«Ti prego, non odiarmi. Ti ho fatto credere di essere Damon
per poterti baciare, ma poi ci siamo lasciati prendere dal
momento… Calmati ora…» le rispose lui,
con lo sguardo dispiaciuto.
«Non ti odio.» disse la ragazza, senza nemmeno
volerlo. Poi, rendendosi conto di ciò che aveva appena detto
e di tutto ciò che era successo, ipotizzò ci
fosse lo zampino dei poteri da elfo di Alec, e aggiunse:
«Dobbiamo tornare a casa. Subito!».
«Aspetta…» disse l’elfo, e la
ragazza non si mosse come fosse soggiogata da lui, così
continuò: «Voglio che tutto quello che
è successo resti tra noi. Non ne parlerai con nessuno. Mai.
Per nessuna ragione. Ok?».
«Ok, non lo dirò a nessuno.» le parole
sembravano uscire automaticamente dalla bocca di Alyssa, che capiva
cosa stava succedendo ma non riusciva a contrastarlo.
«Sei pronta a tornare a casa allora?» chiese
l’elfo, e quando la ragazza annuì, in un attimo si
ritrovarono nel giardino del loft esattamente dov’erano
prima, vestiti, come se niente fosse mai successo, anche se erano
sudati dalla testa ai piedi.
Alyssa esitò un attimo prima di lasciare la mano
dell’elfo, sincerandosi di essere davvero a casa, poi gli
chiese cosa poteva fare con la sua linfa, ancora sulla sua mano.
«La puoi bere.» le disse l’elfo,
sorprendendo la ragazza, poi continuò:
«Tranquilla, ti farà solo bene. Non hai mai bevuto
succo di frutta e simili?».
«Sì, ma mi sembra un tantino
diverso…sembra gelatina…» rispose
diffidente la ragazza, guardando dubbiosa la linfa sulla mano.
«Provala.» le disse deciso l’elfo, e
automaticamente lei si portò la mano alla bocca e ne
assaggiò un po’.
«È buona!» esclamò la
ragazza, prima di incominciare a leccarsi la mano fino a renderla
pulita da ogni goccia di linfa.
«Ti conviene andar dentro ora, il sole è quasi
tramontato…» disse l’elfo, alzandosi.
«E tu?» gli chiese lei, leggermente sospettosa.
«Sono un elfo, di solito viviamo nei boschi, non
avrò problemi a stare qui fuori nel vostro
giardino.» rispose lui, poi la portò nel giardino
sul retro, passando attorno alla barriera, e animò dei
grossi rami di un albero finché non si intrecciarono a
creare una rustica casetta sull’albero.
«Comodo, così.» commentò
sarcasticamente lei.
«Ti inviterei ad entrare, ma non credo che ci sarebbe molto
da vedere.» scherzò lui, e si avviò
verso la casetta.
Alyssa restò ferma a guardarlo andare via, e quando
entrò nella casetta, si voltò per rientrare nel
loft.
Ma non riuscì a fare nemmeno un passo. La barriera
protettiva la respingeva.
«Alec!» chiamò, e l’elfo le fu
subito accanto.
«Cosa c’è, principessa?» le
chiese con un ghigno beffardo.
«Ma che stai dicendo?!» si alterò la
ragazza, ma lui le cinse i fianchi e le rispose: «Ho deciso
che ti voglio. E penso proprio che verrai con me, nella nostra
casetta».
«Perché la barriera mi respinge?» chiese
confusa la ragazza, ignorando quel che le aveva detto l’elfo.
«Hai la mia linfa dentro di te. Ora verrai con me e
basta.» le spiegò lui, poi la prese in braccio e
si avviò verso l’albero.
«Dove credi di andare?!» urlò Damon,
dietro di loro.
L’elfo si voltò a malapena per rispondergli:
«A casa».
Damon gli si parò davanti, il viso trasformato con i canini
da vampiro ben in mostra, e gli ringhiò: «Non con
lei».
«Oh sì, invece: vedi, non può passare
la barriera, per cui fatti da parte. Starà al caldo
lassù, te lo assicuro.» gli disse, con un
po’ troppo sarcasmo, e il vampiro lo prese per il collo.
«Dì al tuo ragazzo di lasciarci in pace e
tornarsene a casa, cara, se non vuoi che lo trafigga con decine di
paletti di legno, di cui uno nel cuore.» disse deciso
l’elfo ad Alyssa, che si rivolse automaticamente al vampiro:
«Fa’ come ti dice, Damon. Non mi farà
niente».
Per Damon fu come una pugnalata al cuore. Lasciò il collo
dell’elfo, ma non si mosse di un millimetro.
«Avevi detto che potevamo fidarci di lui.»
mormorò deluso alla ragazza, che gli rispose semplicemente:
«È così, ci aiuterà a
sconfiggere gli elfi».
«A che prezzo?» pensò ad alta voce il
vampiro.
«La prenderò in prestito solo per un
po’, Vampiro, e non ti preoccupare che non te la
sciuperò.» disse l’elfo sorpassandolo, e
facendo comparire dietro di lui un altissimo canneto che in un batter
d’occhio circondò lui e l’area fino
all’albero, circondando anch’esso.
Damon si fiondò contro il canneto con tutta la rabbia che
aveva in corpo, ma appena lo sfiorò una forza estranea lo
respinse con il doppio dell’energia, e si ritrovò
molto più indietro, all’interno della barriera del
loft, con ustioni sulle parti che avevano toccato il canneto. Con tanta
rabbia e le lacrime agli occhi per il dolore, non solo fisico,
tornò dentro in cerca di un aiuto magico.
Alec era entrato nella casetta sull’albero con ancora Alyssa
in braccio, facendo un salto sovrannaturale per salirci, e ora la stava
facendo rimettere in piedi. Lei era rimasta estasiata: dal nulla
l’elfo aveva creato una bella casetta, con tanto di letto in
legno con uno strano materasso di morbide foglie intrecciate con
viticci, e di sedie e tavolo in legno. Su quest’ultimo
c’era addirittura un cesto di vimini con dei frutti, e delle
piccole torce appese al muro facevano luce all’interno della
stanza, dandole calore e creando un’atmosfera rilassante.
«Manca solo un piccolo tocco.» disse
l’elfo, poi con un gesto della mano fece crescere delle rose
sottosopra dal tetto, finché non maturarono così
tanto da perdere i petali, che caddero sul letto. Poi con una mano fece
prendere fuoco agli steli, mentre con l’altra creava una
piccola brezza che ne faceva volare fuori dalla finestra le ceneri.
«Mmm…carino dai…»
ironizzò la ragazza, che decise di sfruttare in modo
positivo la sua “prigionia”, poi si sedette su una
delle sedie.
«Hai fame?» chiese l’elfo, indicando la
frutta sul tavolo, «Prendi ciò che vuoi,
è casa tua questa, almeno per stasera».
«Perché?» chiese lei di rimando,
guardandolo dritto negli occhi azzurri.
«Beh, se vuoi restare anche domani, e dopodomani, e il giorno
dopo dopodomani, per me non c’è
problema!» rispose felice l’elfo.
La ragazza alzò gli occhi al cielo e sbuffò, poi
chiarì la domanda: «Perché stai facendo
questo a Damon? L’ho capito che ce l’hai con lui, e
che questo è solo un dispetto,
ma…perché?».
La domanda spiazzò l’elfo, che si prese tempo
andando a sedersi di fianco a lei.
«Cosa c’entra il vampiro?» disse, e poi
le prese la mano e la guardò negli occhi, «Credi
di non potermi piacere davvero?».
La ragazza sfilò la mano dalla presa dell’elfo, e
gli disse tutto d’un fiato: «Di certo non
assomiglio alla vampira con cui te la facevi non si sa quando. Sarebbe
lei la tua fidanzata? Immagino cosa mi farebbe se scoprisse quello che
è successo ad Avalon, potrei dire le mie ultime
preghiere!».
«Non era reale, e non era davvero
Avalon…» commentò lui, scatenando le
grida della ragazza: «Chissene frega! Ti rendi conto?! Mi hai
fatto tradire Damon con l’inganno!».
«Menomale che è anche sonora la nostra barriera,
altrimenti ti avrebbe già sentito! Ascolta, mi dispiace di
essermene approfittato, ma sei così bella, e in quel momento
non mi sono saputo controllare. Tu mi volevi così
tanto…»
«Non volevo te!»
urlò ancora la ragazza, senza lasciarlo parlare,
«E non ti vorrò mai!».
«Fossi in te non ne sarei così sicura…
Per quanto io sia potente, se tu non avessi provato un minimo
sentimento per me non avrei potuto manipolarti affatto. Quando mi hai
baciato, ti ho mentito. Tu eri convinta, e lo volevi tanto quanto lo
volevo io. La differenza è che tu non lo ammettevi a te
stessa, mentre io sì. E questo perché ti senti
vincolata al vampiro.» spiegò lui, e la domanda
che le porse la ragazza lo spiazzò ancora: «E
perché allora mi hai mentito dopo il bacio? Avresti potuto
mostrarmi tutto lo stesso!».
«Quante volte te lo devo dire? Sono attratto da te! Ci vuole
così tanto a capirlo?» urlò lui, e
stavolta fu Alyssa a rimanere spiazzata. Ma non per molto.
«Io non ti credo più. E comunque voglio che mi
racconti altro su quella vampira.» disse la ragazza, poi
prese una mela dal cesto e iniziò a mangiarsela a morsi, in
attesa che l’elfo iniziasse a parlare.
«Non c’è molto da dire. La conosco da
molto tempo, quando avevo appena 21 anni, nel 1760. Siamo stati insieme
fin da subito, ma lei non è mai stata tipo da stabilirsi in
un luogo, per cui per un secolo la seguii, poi decisi di fermarmi in
una casa sperduta nei monti del Maine con mio fratello, e chiesi a lei
di fare altrettanto. Ovviamente non mi ascoltò, e
continuò a girare il mondo csenza di me, ma dopo 10 anni
tornò a trovarmi, dove non era voluta restare, e fu come se
non ci fossimo mai divisi. Anche se io, capendo le sue esigenze,
cambiai le mie regole: le concessi di andare in giro per il mondo
quando voleva, a patto di non stare via per molto tempo tutto insieme e
che a volte sarei andato con lei .» raccontò lui,
camminando avanti e indietro.
«Quindi mi farà fuori. Bene. Ed è tutto
qua? Non c’è altro che dovrei sapere?»
disse sarcasticamente la ragazza, che smise di mangiare per osservare
bene il viso dell’elfo in cerca di ogni minimo segno
d’esitazione.
«Circa due anni fa è morto mio fratello e sono
stato io quello che se n’è andato.»
rispose l’elfo, sorprendendola: «L’hai
lasciata?!».
Alec sospirò, e si sedette di nuovo affianco a lei:
«No, non l’ho lasciata. Me ne sono andato e basta.
E da allora non l’ho più vista».
«Non ti credo.» disse la ragazza.
«Pensi che ti dica queste cose per farti cedere? Per non
farti avere paura di lei?» le disse, carezzandole il viso con
la mano.
«No, penso solo che è ora che tu mi dica cosa
c’entra Katherine con il caos che hai creato qui.»
disse seria Alyssa, lasciando di stucco l’elfo.
«Non riesco a trovare niente che possa abbattere una barriera
creata da loro!» urlò Bonnie, girando
l’ennesima pagina del Grimorio.
«Continua a cercare! Ci dev’essere un
modo…non è possibile che tutto questo stia
succedendo! Lo ucciderò. Quando scenderà da quel
maledetto albero lo ucciderò a mani nude!»
urlò furiosamente Damon, poi si rivolse a Caitlin:
«Tu hai trovato niente sulla loro linfa?».
«No, niente di ciò che ci serve, per
ora.» mormorò nervosa la rossa.
«Ecco! Ho trovato!» disse allegra la mora, e si
avvicinò al vampiro: «Con questo dovresti riuscire
a passare…».
La strega gli prese il viso tra le mani, stringendo decisa le tempie, e
iniziò a biascicare parole strane, probabilmente latine.
Caitlin e il professor Shane la guardarono accigliati, e quando Damon
cadde a terra a peso morto le chiesero perché
l’avesse preso in giro, facendogli un incantesimo per farlo
addormentare.
«Perché non ce la faccio più, sono
stanchissima, non potremmo fare granché, e tanto Alec non
farà nulla di male ad Alyssa. Gli serve per sconfiggere
Valvic, e di certo quel che sta facendo è solo per irritare
Damon. Non importa di che razza o età siano, i maschi non
riescono a non essere stupidi ed impulsivi.»
spiegò Bonnie, che poi chiuse i Grimori e li posò
in garage con tutti gli altri. Poi fece accomodare Caitlin nella stanza
di Elena, e il professor Shane in quella di Stefan, facendosi aiutare a
portare Damon nella sua camera.
Tutti si misero a dormire, con la speranza che l’indomani
sarebbe stato un giorno più tranquillo.
Damon
stava correndo in un bosco. Girava, e girava, ma non si fermava mai.
Stava cercando qualcosa. O meglio, qualcuno.
«Alyssa!» continuava ad urlare, ma non riceveva
risposta.
Continuò a correre, finché qualcosa gli si
attorcigliò alla caviglia facendolo cadere rovinosamente a
faccia in terra. Quando si girò sulla schiena intento a
rialzarsi, si ritrovò Alec di fronte.
«Dov’è Alyssa?» gli chiese
rabbioso, mostrando i canini.
L’elfo iniziò a ridacchiare, e si
inginocchiò davanti a lui.
«Lei non è più affar tuo.»
sibilò l’elfo, con un ghigno malefico sul viso
perfetto.
Il vampiro si lanciò verso di lui per attaccarlo, ma
l’elfo era già sparito.
«Mi sembra ovvio perché abbia scelto me piuttosto
che un buono a nulla come te. Voglio dire, guarda tutte le cose che
posso creare» disse l’elfo, che fece sfoggio della
sua magia, creando dal nulla un piccolo parco fiorito con un laghetto
al centro, «mentre tu sai solo distruggere».
«Smettila!» ringhiò il vampiro, poi si
calmò e sfidò l’elfo:
«Fammela vedere. Fammelo dire da lei che vuole te piuttosto
che me».
«Fa’ pure, vampiro. Cerca l’amore della
tua vita.» gli disse l’elfo facendo spallucce, poi
sparì.
Damon ricominciò a correre e ad urlare il nome della sua
fidanzata, fin quando vide una ragazza di spalle: aveva lunghi capelli
castani ricci e vestiti scuri attillati con scarpe col tacco altissime.
Un look decisamente diverso da ciò a cui era abituata lei.
«Alyssa?» chiamò dubbioso il vampiro, e
quando la ragazza si girò resto impietrito.
Lei, con un ghigno soddisfatto sul viso, si stava incamminando verso di
lui, col suo caratteristico passo sinuoso.
«Katherine.» sbuffò lui, digrignando i
denti.
«Ho sempre saputo di essere l’amore della tua vita,
mio caro dolce Damon.» cantilenò la vampira,
appoggiandogli una mano sulla spalla. Lui gliela afferrò e
se la tolse di dosso.
«Ti sbagli di grosso, Katherine. Sono stato innamorato di te,
ma non sei tu l’amore della mia vita.» gli disse
lui con tutto il disprezzo possibile.
«Se così fosse non avresti trovato me. Forse
avresti voluto trovare la tua nuova fidanzatina. Come si chiamava?
Alina?» lo stuzzicò lei, girandosi di schiena e
allontanandosi.
«Alyssa. Si chiama Alyssa.» disse lui duramente, e
la vampira si fermò.
«Oh, allora non l’hai ancora
saputo…» disse lei lanciando l’esca, e
lui abboccò subito: «Che cosa?».
Katherine si girò: aveva la bocca piena di sangue, che le
colava sul collo e sui vestiti, e anche le mani erano tutte imbrattate.
Ma nonostante questo, Damon intravide qualcosa brillare tra le mani
della vampira.
«Cos’hai fatto!?» chiese adirato il
vampiro, sperando che ciò che immaginava non fosse successo
davvero, mentre lei gli si avvicinava.
«Quello che i vampiri fanno, mio caro Damon, anche se tu mi
sembra te lo sia dimenticato. Mangiano chi hanno voglia, quando ne
hanno voglia.» disse lei, poi alzò verso di lui la
mano per fargli vedere ciò che teneva: sebbene fosse tutta
sporca di sangue, si capiva che era una catenella a cui era appeso un
anellino, a cui a sua volta era appesa una pietra di avventurina.
«Questa mi stava andando di traverso, puoi tenerla per
ricordo se vuoi. Direi che ormai è l’unica cosa
che rimane di lei.» lo provocò, porgendogli la
collana.
«Non puoi averlo fatto davvero.» mormorò
lui ormai distrutto, il viso contratto in un’espressione
colma di rabbia e disperazione, poi gli saltò addosso per
attaccarla.
Ma lei fu più veloce e gli conficcò la mano nel
petto, stringendogli il cuore.
«È questo che ti ha rovinato e portato alla
distruzione, Damon. E guarda che cosa me ne faccio io.» disse
la vampira, poi strinse sempre di più, finché le
tenebre avvolsero tutto quanto.
Damon si alzò di colpo. Era seduto nel suo letto, ma accanto
a lui non c’era Alyssa, a differenza delle nottate precedenti.
«È sempre una soddisfazione intrufolarsi nei tuoi
sogni, Damon.» fu l’unica cosa che gli disse
Katherine, sdraiata in modo sensuale affianco a lui.
«Che ci fai qui?!» le chiese irritato lui,
alzandosi dal letto, mentre era ancora agitato per il sogno.
«Oh, andiamo, non ti devi allontanare da me.» disse
la vampira, avvicinandosi a lui in un batter d’occhio,
«Lo so che sei contento di vedermi, tesoro».
«Preferirei piantarmi un paletto nel petto.»
mormorò lui, scostandola in malo modo per poi sedersi sul
letto.
La vampira finse di essersi offesa, e si avvicinò pian piano
al letto.
«Senti, ho avuto una pessima giornata e quando tu mi stai
vicina le cose possono andare solo per il peggio. Dimmi cosa vuoi e
facciamola finita.» disse infine lui, spazientito.
Lei incominciò a camminare per la stanza, col suo passo
sinuoso, mentre gesticolava teatralmente: «Prima di tutto,
voglio stare qui. Adoro il fatto che ci sia questa barriera contro gli
elfi, sapendo quello che stanno combinando ora. Sai quanto ci tengo
alla mia sopravvivenza, no? Secondo, anche se è un elfo,
voglio che non tocchiate Alec, vedendo il tuo sogno immagino che
l’abbiate già conosciuto. Terzo, ora sono io che
voglio conoscere la tua ragazza. Si dice in giro che sia una forza
della natura, e sai che ho sempre voluto i più forti dalla
mia parte».
«Mi spiace, ma non posso accontentarti per nessuna di queste
cose. Tu non ti avvicinerai a lei se non vorrai fare la stessa fine
dell’elfo, ovvero diventare cenere. E per quanto riguarda la
casa, credo che non vorrai proprio stare qui quando arriverà
Klaus. Per cui, buonanotte Katherine, va’ a cercarti la
più lussuosa villa disabitata dei dintorni se proprio ti
piace la zona, basta che sparisci dalla mia vista.» le
rispose Damon, aprendo infine la porta della camera invitandola ad
uscire.
«Come fai a sapere che si chiama Katherine?» chiese
Alec ad Alyssa, mentre quest’ultima si alzava dalla sedia per
buttarsi sul letto, come se avesse un mucchio di sonno arretrato.
«Hai presente la tua versione di Avalon? Quando mi ha morso
Damon, o meglio tu, ho visto un vostro momento intimo, in cui lei ti
mordeva.» spiegò vagamente la ragazza, guardando
il soffitto. Ancora non riusciva a credere a ciò che era
successo. Lei e l’elfo, insieme. Le venivano i brividi al
solo pensiero.
«Non l’ho mai chiamata col suo nome per
intero…» pensò ad alta voce lui, ma lei
non lo lasciò riflettere: «Non ce n’era
bisogno, la conosco già, se così si
può dire. Stava con Damon».
La rivelazione scosse l’elfo, che si avvicinò al
letto.
«Cosa vorresti dire con “stava con
Damon”? Quando? In che senso?» si agitò
lui, sedendosi affianco a lei in attesa di risposte.
«Erano amanti 150 anni fa. Così ti è
più chiaro?!» gli rispose lei con un pizzico di
gelosia, poi rifletté un attimo e aggiunse: «Come
fai a non saperlo?».
L’elfo non rispose. Si alzò, e se ne
andò vicino al tavolo con un’espressione mista di
tristezza, imbarazzo, rabbia e delusione.
Alyssa si sentì in colpa, e si alzò anche lei,
andandogli vicino.
«Scusami, non credevo che te l’avesse
nascosto…» gli disse, prendendogli la mano in
segno di scuse, ma lui per tutta risposta la ritrasse e si strinse al
tavolo, come se volesse ridurlo in polvere a mani nude.
«Ecco cos’ha fatto in quei 10 anni senza di me. Non
mi sono mai voluto addentrare nei suoi pensieri perché mi
aveva sempre detto che era sola al mondo, libera più che mai
da ogni legame. Mi fidavo di lei.» disse Alec con rabbia, poi
scoppiò in una risata isterica: «Sono proprio un
idiota! Volevo pure combattere per lei!».
La ragazza cercò di calmarlo, senza ottenere grandi
risultati, poi cercando di cambiare argomento gli chiese:
«Vorresti dire che ora non ci aiuterai
più?».
«Vendicherò comunque mio fratello, di questo puoi
starne certa. Ma se Valvic dovesse scoprire di me e Katherine, e
volesse ucciderla…» rispose lui, ma lei non lo
fece finire: «Hey, adesso sei arrabbiato, è
normale che tu pensi che non valga la pena lottare per lei, ma quando
ti sarai calmato può darsi che non sarà
più così. Magari non ha voluto dirti niente
perché è stata una cosa passeggera, fine a se
stessa, e quindi è davvero libera e sola al mondo come ti
diceva.».
Alec sembrò calmarsi, e andò a sedersi sul letto,
raggiunto subito dopo dalla ragazza.
«Vorrei che fosse qui per chiederle di dirmi la
verità.» disse soltanto lui, e Alyssa
l’abbracciò.
«Vedrai, si sistemerà tutto.»
cercò di consolarlo la strega sirena.
Lui la guardò, con uno sguardo diverso ora. Era pieno di
dolcezza, ma con un velo di incredulità e di sospetto.
«Perché mi tratti così? Dovresti
odiarmi. Ti sto tenendo lontano dal tuo ragazzo di proposito. Te
l’ho fatto tradire con l’inganno. Sono stato uno
stronzo.» disse lui sentendosi in colpa, e tenne lo sguardo
sul suo.
«Hai ragione, vorrei strozzarti, ridurti in cenere, e magari
vendicarmi anche su Katherine per ferirti, ma questo non cambierebbe
quel che è successo, e cosa ancora più
importante, non mi aiuterebbe a sentirmi meno in colpa. È
inutile nascondersi, io ho bisogno di te tanto quanto tu hai bisogno di
me. Abbiamo un obiettivo comune, e finché non
l’avremo raggiunto non ho intenzione di perdere tempo
tentando di ucciderti o serbandoti rancore. Dobbiamo collaborare per
ottenere quel che vogliamo.» rispose la ragazza, senza
distogliere lo sguardo.
Alec guardò dritto a sé e ridacchiò:
«E poi arriva una ventenne qualsiasi e ti fa capire quanto
inutile sia avere centinaia d’anni quando si parla di
saggezza».
Alyssa rise appena, e aggiunse: «Questa ventenne
così saggia suggerisce di dormire ora. Domani ci aspetta una
giornata impegnativa, sia fisicamente che psicologicamente».
«Non posso darti torto. L’ira del vampiro
sarà una cosa decisamente impegnativa da
sopportare!» disse lui, e la prese per mano, facendo alzare
entrambi dal letto. Si allontanò un po’, poi
muovendo le braccia fece spuntare dal pavimento una distesa di petali
che coprì il letto fatto di foglie e viticci, poi
ripetè tutto una seconda volta. Infine si
avvicinò al capo del letto, e fece spuntare due immensi
fiori a campana pieni di altri petali più piccoli, facendoli
chiudere per contenerli.
«Lenzuola e cuscini di lusso, eh?»
scherzò la ragazza, e lui le si avvicinò per
abbracciarla da dietro.
«So che ami lui, ma pensa a come sarebbe una vita con me.
Tutto questo è solo una piccola parte di ciò che
posso fare.» le sussurrò all’orecchio,
poi le schioccò un bacio sul collo, e lasciandola
esterrefatta se ne andò vicino al letto. Si sfilò
la maglietta, e con un gesto della mano fece spuntare dalle pareti di
legno un ramo a forma di gruccia, su cui l’appese. Era
esattamente come in quella riproduzione di Avalon: il fisico perfetto,
la pelle liscia e chiara, senza alcuna imperfezione, senza alcuna
cicatrice, completamente glabra.
L’elfo si tolse anche scarpe e pantaloni, poi si
infilò tra le lenzuola di petali, e guardò
Alyssa, che era ancora immobile dove l’aveva lasciata.
«Non avevi detto che era ora di riposare? Puoi venire
tranquillamente a dormire, non farò nulla di
sconveniente.» le disse lui dolcemente, poi aggiunse
ironicamente: «Sempre che non lo voglia anche tu».
La ragazza scosse la testa, poi si avvicinò al letto,
indecisa su cosa fare.
«Ti ho già vista nuda, ma se ti vergogni posso
farti un pigiamino su misura.» le disse l’elfo, a
metà tra lo scherzo e l’invito.
«E per farmi questo pigiamino su misura non dovrei essere
comunque nuda?!» lo riprese lei, facendolo ridere.
«Ti vedrei solo per due secondi, ma se vuoi farti ammirare
per tutta la notte non sarò certo io ad oppormi!»
le rispose sorridente.
La ragazza si decise, e si voltò dando le spalle
all’elfo. Si tolse velocemente i vestiti, rimanendo in
biancheria intima, e aspettò qualche secondo. Quando si
accorse che non stava succedendo nulla, si voltò verso
l’elfo, e irritata gli fece fretta.
«Non sei nuda.» le fece notare lui, e lei sbuffando
si tolse anche la biancheria, poi lo riprese: «Muoviti
ora!».
In un attimo il corpo di Alyssa fu ricoperto da viticci, che le cinsero
le forme, fino a formare quel che sembrava un body senza maniche misto
a dei pantaloncini, con una scollatura a V molto profonda, fino
all’ombelico, ornata da un colletto. Quando il tutto prese
forma, iniziò a fiorire, e i viticci furono coperti dai
petali, che davano una sensazione di delicatezza mai provata prima alla
ragazza, e un’immagine angelica all’elfo che la
stava contemplando.
«Una meraviglia come te doveva nascere tra le
fate.» le disse dolcemente Alec rimirandola come se fosse un
miraggio in mezzo al deserto.
La ragazza arrossì, e si affrettò a mettersi
sotto le lenzuola.
«È proprio ora di dormire.» disse
soltanto, guardando il soffitto.
L’elfo le si avvicinò,
l’abbracciò, e le baciò la fronte.
«Buonanotte, principessa.» le disse, senza
lasciarla.
Alyssa si irrigidì, ma quando vide che lui non fece altro,
si rilassò e si accoccolò meglio tra le sue
braccia.
«Buonanotte, Alec.» disse, e chiuse gli occhi.
Alyssa
stava baciando Damon. Era tutto così bello, che avrebbe
voluto quel momento durasse un’eternità. Non
riusciva a capire dov’erano finiti, ma di certo era un posto
magnifico: erano su una collinetta piena di fiori, dalla quale si
vedeva un’immensa città affacciata sul mare;
all’orizzonte solo l’oceano, tinto di rosso dal
sole che stava tramontando.
D’un tratto si sentì una voce familiare, che ruppe
l’atmosfera: era Elena, che lo chiamava. Alyssa la
guardò, e pensò che fino a poco prima non
c’era, ma non fece nemmeno in tempo a reagire che Damon si
era già alzato per raggiungerla, e insieme si stavano
allontanando da lei.
«Damon! Dove vai?» urlò la ragazza, ma
il vampiro non la calcolò nemmeno.
Si mise a correre per raggiungerli, e le ci volle un po’ per
rivederli. I loro abiti erano diversi, strani, ma il loro aspetto era
quello di sempre. Non fece in tempo ad aprir bocca, che si
allontanarono ancora, e lei riprese a correre. Li ritrovò
dopo un po’, ancora una volta gli abiti erano cambiati, ma
loro erano sempre gli stessi. Non ebbe nemmeno il tempo di richiamare
la loro attenzione, che si allontanarono un’ennesima volta.
Continuò così per diverse volte, e più
tempo passava, più ci metteva per ritrovarli. Si rese conto
del perché solo quando arrivò in città
e si ritrovò a guardarsi riflessa su una vetrina: il
bellissimo e giovane corpo della ragazza aveva lasciato il posto ad un
estraneo e invecchiato corpo di quella che poteva essere una donna di
mezz’età. Ma lei non si dette per vinta, e
continuò a rincorrerli, finché non li
ritrovò ancora. E ancora una volta, indossavano abiti
diversi, sempre più strani, ma i loro visi erano i soliti.
Non una ruga in più, non un capello bianco che spuntava in
mezzo agli altri.
«Damon!» cercò di urlare, ma dalla bocca
uscì solo una voce roca, che lui non sentì.
«Non lo raggiugerai mai.» le disse una voce
femminile calda e bassa.
Alyssa si guardò intorno, e per poco non le prese un
infarto. Era lei, la vampira che aveva preso il cuore di Damon, e prima
ancora quello di Alec.
«Che ci fai qui, Katherine?» le chiese piccata.
«Sto solo cercando di evitarti di sprecare la tua limitata e
preziosa vita con qualcuno che, a differenza tua, vivrà per
sempre e dovrebbe stare con i suoi simili.» le rispose la
vampira, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«Non voglio i tuoi consigli.» disse Alyssa,
ricominciando a correre, ma davanti a lei comparì Alec.
«Allora ascolta me.» le disse l’elfo
implorandola.
La ragazza si fermò, e l’elfo iniziò a
parlarle.
«Guarda come ti sei ridotta per lui.» le disse,
facendole cenno di guardarsi in una vetrina: era ormai
un’anziana con i capelli argentei, una ragnatela di rughe sul
viso e la gobba sulle spalle; nemmeno gli occhi erano più
gli stessi, incupiti dalle tenebre del tempo. L’elfo le si
avvicinò, e pian piano Alyssa tornò la ragazza di
sempre, ma con un viso più radioso, le guance arrossate, e
una luce particolare attorno a lei; Alec le cinse i fianchi, e le
sussurrò: «E guarda come puoi essere con
me».
La ragazza si scostò, e il tempo ricominciò a
farsi notare sul riflesso della vetrina.
«Non m’importa. Non è te che
voglio.» disse, e si rimise a correre per raggiungere Damon,
che ora era anche insieme a Katherine.
Ma quando l’ebbe quasi raggiunti, sentì un forte
dolore improvviso al petto, e si accasciò a terra. Si
guardò la mano, che automaticamente si era portata al petto,
e vide che ormai le ossa erano ricoperte soltanto da un sottile strato
di pelle raggrinzita.
«Se solo mi avessi ascoltato…» le disse
Alec, accanto a lei, con il viso rigato di lacrime.
Guardò davanti a lei: Damon stava baciando Elena, mentre
Katherine, dietro di lui, lo stava mordendo nel collo mentre con le
mani indugiava sotto la maglietta. Sarebbero rimasti sempre
così: bellissimi, letali, immortali.
Si voltò un’altra volta verso Alec, che con un
gesto delle mani aveva creato una fossa accanto a lei, mentre le
lacrime continuavano ad inumidirgli il viso. L’elfo fece
spuntare dei bellissimi fiori vicino al bordo della fossa, e Damon gli
si avvicinò mesto, portando una grossa pietra senza alcuna
difficoltà. L’appoggiò dietro ai fiori,
e Alyssa, vedendola, iniziò a piangere disperata. Su di
essa, infatti, c’era proprio il suo nome.
«È ora di andare, Alyssa. Se solo avessi scelto
me…» le disse Alec, abbracciandola. La strinse
forte, e con un salto la portò in fondo alla fossa, la fece
sdraiare, le baciò la fronte, e con un altro salto
tornò su senza di lei. Alyssa lo guardò per
un’ultima volta, e nel suo sguardo vide un’enorme
sofferenza. Entrambi stavano piangendo, ma ormai era troppo tardi anche
per quello. L’elfo alzò la mano, e in un attimo
Alyssa fu ricoperta di terra, e non vide e sentì
più nulla.
Alyssa aprì gli occhi, mentre cercava di riprendere fiato.
«Ehi…va tutto bene…ci sono qui
io…» le diceva Alec, sedutole accanto, ma lei
ancora non riusciva a capire.
«Cos’è successo?»
mormorò lei confusa, alzandosi a sedere.
«Dev’essere stato un incubo. Stai tranquilla,
è tutto passato.» cercò di consolarla
l’elfo.
Lei si guardò attorno: era nel letto di foglie e viticci con
le lenzuola di petali della casetta sull’albero, e
tutt’attorno sembrava esattamente come se lo ricordava.
«Non era reale?» chiese leggermente sollevata.
«Non so di cosa tu stia parlando, ma suppongo di no. Non ti
sei mossa da qui, tra le mie braccia.» le rispose
l’elfo, con un sorriso dolce.
La ragazza si prese un po’ di tempo per calmarsi, poi si
sdraiò, guardando in modo strano Alec.
«Cosa c’era di tanto spaventoso in
quell’incubo da farti agitare tanto?» le chiese
quest’ultimo, sdraiandosi anche lui, per poi carezzarle il
viso.
«Niente, non importa, era solo un incubo. Nulla di
reale.» disse lei, avvicinandosi a lui per cercare conforto,
e lui la strinse a sé.
Rimasero per un po’ così, finché ad un
tratto l’elfo si alzò improvvisamente.
«Che succede?» chiese Alyssa, alzandosi anche lei.
«Sento dei rumori strani.» disse lui, avvicinandosi
alla finestra, dove poi si immobilizzò.
«Cosa c’è?» chiese la ragazza,
ma lui non si mosse, né le rispose. Incuriosita, e al tempo
stesso spaventata dal comportamento strano dell’elfo, si
avvicinò a lui, guardando fuori dalla finestra in direzione
del suo sguardo. Il canneto che faceva da barriera si vedeva a malapena
dall’interno, come se fosse una leggera tenda, e la ragazza
vi guardò attraverso. Le saltò subito
all’occhio che nel loft era tutto buio, tranne una camera:
quella di Damon. Guardò all’interno della stanza,
e ciò che vide le fece raggelare il sangue: il vampiro dava
le spalle alla finestra, completamente nudo, e teneva intrappolata tra
lui e la parete della stanza una bellissima donna, anch’essa
nuda e di spalle. La morse brutalmente nel collo, ma lei per tutta
risposta si girò e lo baciò, e Alyssa non
riuscì a credere che fosse davvero lei: Katherine.
L’incubo di poco prima si fece vivo nella mente della
ragazza: la testa le iniziò a girare, i battiti aumentarono
all’impazzata, e all’improvviso si sentì
mancare le forze. Sentì delle braccia reggerla, e il viso di
Alec fu l’ultima cosa che vide.
«Alyssa! Ti prego! Principessa! Risvegliati!»
urlò diverse volte Alec alla ragazza, che reggeva tra le sue
braccia, ma lei non sembrò rinvenire.
L’adagiò dolcemente sul letto, poi si
avvicinò al tavolo e dal nulla fece apparire il guscio di
una noce di cocco, dentro alla quale mescolò diversi liquidi
come se fosse un cocktail. Tornò da lei con
l’intruglio, e provò a bagnarle le labbra con
esso. La ragazza non aveva nemmeno aperto gli occhi, che già
le lacrime ne sgorgavano fuori.
«Bevi questo, ti farà stare meglio.» le
disse l’elfo per rassicurarla, e quando lei riuscì
ad alzarsi leggermente, seguì il consiglio.
«Dimmi che anche adesso era solo un incubo, ti
prego.» disse soltanto lei, ma lui non riuscì a
fare altro che abbassare lo sguardo.
Alyssa iniziò a piangere senza più trattenersi,
singhiozzando come se il suo cuore le si stesse sbriciolando nel petto,
e Alec la strinse a sé, nascondendo il viso colmo di lacrime
tra i capelli della ragazza.
Alyssa non sapeva quanto tempo era passato quando riuscì a
respirare quasi normalmente. Le sembrava ormai di non avere
più lacrime, e di non avere nemmeno la forza per poter far
uscire un minimo lamento dalle sue labbra. Alec la teneva ancora
stretta, e lei non voleva mollare la presa, ma non riusciva
più a stare in quella posizione. Le faceva male tutto,
proprio tutto. E tuttavia, si rese conto che la posizione
c’entrava ben poco con il dolore. Allentò comunque
la stretta, e Alec capì, lasciandola andare. Lo
guardò, e vide che anche lui stava soffrendo. Entrambi erano
stati feriti, entrambi avevano il cuore a pezzi.
«Forse ce lo siamo meritato.» mormorò
lei.
«Non pensarlo nemmeno. Ciò che è
successo tra noi non era proprio reale. Ma loro…loro
l’hanno fatto davvero, e per di più davanti a noi,
senza alcun ritegno!» ribatté lui, ancora
disgustato da ciò che aveva visto.
«Dici che Katherine sa che siamo qui?» chiese la
ragazza, cercando di capire come fosse stato possibile.
«Non lo so, ma lui lo sapeva… E comunque non
m’interessa più. Per me Katherine è
morta.» rispose teso l’elfo, buttandosi a pancia in
su.
«Alec, sto cercando di capire cos’è
successo e perché…mi vuoi dare una mano o hai
solo intenzione di tenere il muso lungo?» gli
parlò sincera lei, sdraiandosi affianco a lui.
«Ti do una mano: non si sono mai dimenticati l’uno
dell’altra, tutto qui. Noi eravamo solo una distrazione, ed
ecco come vanno a finire le cose. Loro se la godono, e noi stiamo qui a
piangere.» disse lui, poi si voltò verso di lei.
Accigliò lo sguardo, e scuotendo la testa le disse:
«Anzi, sai che ti dico? Non verserò mai
più una sola lacrima per lei. Sono arrivato a
metà della mia vita, e non ho intenzione di sprecare altro
tempo. Se tutto questo sta succedendo adesso, un motivo ci
sarà.».
Poi le afferrò il viso, e la baciò
appassionatamente.
Lei all’inizio restò impietrita, poi le
bastò ripensare a ciò che era successo nel loft
quella notte per lasciarsi andare e ricambiare il bacio, mettendogli un
braccio attorno al collo. Continuarono a baciarsi rotolando sul letto,
finché lui si ritrovò seduto, con lei a
cavalcioni di sopra. Scostò le labbra dalle sue, scendendo a
baciarle il collo, e lei gemette sommessamente e affondò le
dita sulla schiena nuda dell’elfo, stringendolo a
sé. Man mano che l’elfo scendeva a baciarla sempre
più in giù, il body di petali si ritirava,
lasciando la pelle della ragazza scoperta. Si dedicò alle
sue rotondità, mentre lei gli carezzava i capelli corvini, e
poi la fece sdraiare, mentre andava sempre più
giù, fino a stuzzicare la parte più intima di
lei. Alyssa si contorceva gemendo sulle lenzuola di petali, che
stringeva tra le mani, e non riuscendo a trattenere la sua magia in
quel momento li fece moltiplicare tutt’attorno
finché il lenzuolo triplicò di volume.
«Alec…» gemette, richiamando
l’attenzione dell’elfo, che si staccò da
lei solo per togliersi i boxer, per poi adagiarsi di nuovo su di lei,
baciandole il collo. Lei gli prese il viso, facendogli spostare le
labbra sulle sue per baciarlo appassionatamente. Quando lei ebbe
bisogno di riprendere fiato si fermarono, aprirono gli occhi e si
guardarono intensamente.
«Sei la cosa più bella che mi sia capitata negli
ultimi tempi, Principessa. Non andartene mai via da me, te ne
prego.» le sussurrò Alec, e lei, dopo un lungo
momento d’incertezza, gli rispose dolcemente: «Non
lo farò, se anche tu me lo prometti».
Lui si limitò ad annuire, per poi baciarla ancora, e poi
affondò dentro di lei. Alyssa, presa dal piacere, gli morse
il labbro inferiore procurandogli un piccolo taglio,
assaporò qualche goccia di linfa che ne uscì, e
iniziò a gemere sempre più forte mentre gli
affondi si facevano sempre più profondi e ravvicinati.
Arrivarono al culmine insieme mentre sopra di loro, dal tetto,
spuntavano rami di ciliegio che fiorivano rigogliosi.
Alec si scostò affianco a lei,
l’abbracciò stringendola in modo da farla
appoggiare con un fianco sopra di lui, e la baciò dolcemente
carezzandole i capelli, mentre i petali li avvolgevano formando delle
nuove lenzuola. Continuarono a baciarsi e coccolarsi finché
la stanchezza ebbe il sopravvento, e si addormentarono stretti
l’una all’altro, i visi che si sfioravano, le mani
intrecciate l’uno all’altra.
«Ti ho detto che voglio restare qua, Damon.» disse
Katherine, rifiutando l’invito del vampiro a lasciare la sua
stanza, e implicitamente il loft, e chiuse la porta della stanza.
«Non m’importa quel che vuoi tu.» rispose
lui, alzando gli occhi al cielo.
«Non me ne andrò comunque senza prima aver dato
una ravvivata ai nostri vecchi ricordi.» gli disse ammiccante
la vampira, e in un attimo fu senza vestiti.
«Rivestiti, Katherine. Sei patetica.» la
insultò lui, ma lei per tutta risposta gli si
avvicinò a velocità vampiresca e gli
strappò i vestiti di dosso.
«Ricordati che ottengo sempre quel che voglio.» gli
sussurrò all’orecchio, leccandogli poi il collo.
Il vampiro la strinse forte per le spalle e la lanciò con
un’immensa forza contro il comò, rompendo esso e
tutti gli oggetti che vi erano sopra.
La vampira sembrò non essersi fatta un graffio, e ridendo in
modo sinistro si avvicinò ancora a lui.
«Non avrai mai la meglio su di me, ho ben 400 anni di
vantaggio, dovresti saperle ormai queste cose.» gli disse,
mentre lo raggiungeva, poi lo prese e lo spinse con forza contro la
tavarca del letto, facendogli rompere tutte le costole sul lato destro
del petto. Il vampiro restò senza fiato, immobile, per un
po’, poi fece per rialzarsi, e subito lei gli fu dietro. Gli
cinse il petto con le braccia, e gli baciò il collo.
«Ti sei dimenticato il detto “Fate
l’amore, non fate la guerra”?» gli
sussurrò all’orecchio, continuando poi a baciargli
il collo.
«Niente affatto.» disse lui, e si voltò
per trovarsi faccia a faccia. Avvicinò le labbra a quelle
della vampira, sfiorandole, poi le strinse le spalle, e la spinse con
la faccia contro il muro. La bloccò, e le morse brutalmente
il collo, ma lei non lo lasciò fare: si girò e lo
baciò.
Il vampiro si prese un po’ di tempo, ricambiando il bacio in
modo che lei credesse di aver vinto, poi si allontanò a
velocità vampiresca, prese un pezzo del comò che
si era rotto poco prima, e lo conficcò al centro del petto
della vampira, avendo cura di farlo andare fino in fondo, perforando
anche la parete. Lei rimase attaccata al muro come un foglietto fissato
con una puntina, e cercò invano di liberarsi dal paletto
improvvisato, mentre il vampiro iniziò a sentire delle voci
nel corridoio.
«Damon! Che succede?!» era Bonnie, probabilmente si
era svegliata dopo tutto quel fracasso.
Il vampiro si guardò attorno: il letto era mezzo distrutto,
del comò erano rimasti solo dei pezzi sparpagliati qua e
là, e i suoi vestiti erano tutti a terra. Cercò
nel mucchio un paio di pantaloni, li indossò, poi
gettò un lenzuolo sulle spalle della vampira per coprire le
sue nudità, e aprì la porta.
«Sai fare su due piedi un’incantesimo per
immobilizzare un vampiro o qualcosa del genere?» chiese
subito a Bonnie, facendole segno di entrare.
Quando la strega vide Katherine, fece subito cenno a Damon di uscire, e
iniziò a cantilenare l’incantesimo, uscendo anche
lei pian piano dalla stanza. Fece appena in tempo, perché la
vampira si era liberata spingendosi lontana dal muro, il paletto ancora
inchiodato ad esso, ed ora era sul ciglio della porta con i canini
sguainati.
«Abbaia quanto vuoi Katherine, non morderai nessuno fin
quando non lo vorrò io.» disse la strega
guardandola dritta negli occhi senza alcun timore, poi si
allontanò, mentre Damon salutava vittorioso la vampira
intrappolata nella stanza con un cenno della mano.
L’alba illuminava il viso di Alyssa, stretta tra le braccia
di Alec, mentre ancora dormiva. Lui la guardava sognante, ancora
incredulo per ciò che era successo la notte prima. Era
bastato un giorno, per cambiare così radicalmente la sua
vita, come se l’asse della sua esistenza si fosse spostato da
lui, a lei. Non aveva mai provato niente di simile nei secoli in cui
era vissuto finora, e non sapeva se esserne eccitato o terrorizzato.
«Katarina…» si lamentò Alyssa
nel sonno, e l’elfo la guardò preoccupato.
Probabilmente stava ricordando ciò che aveva visto dalla
finestra della stanza di Damon. L’accarezzò,
cercando di farle sentire che non era sola.
«No…non puoi…mi uccideranno!»
mormorò ancora la ragazza agitandosi, e l’elfo
aggrottò le sopracciglia. Non ebbe il tempo di capire cosa
intendesse, che lei si svegliò.
«Ancora incubi?» le chiese premuroso.
Lei gli rispose, un po’ agitata: «No, non lo so.
Cioè, non era un incubo, però è stato
strano. Ho sognato Katherine, ma io la chiamavo Katarina. Non eravamo
qui, né a Mystic Falls, né in Italia.
Però ci assomigliava un po’, all’Italia.
Ed eravamo vestite in modo strano…antico. Io avevo una
bambina in braccio, che lei voleva a tutti i costi. Continuava a
ripetere disperatamente “Ridammi mia figlia!”, ma
io per qualche motivo sapevo che non potevo dargliela. Sentivo che
qualcuno mi avrebbe uccisa se l’avessi fatto, e sembrava
già troppo rischioso anche solo fargliela vedere.»
e terminò infine con un dolce sorriso «Poi mi sono
svegliata…tra le braccia di un angelo.».
Lui la baciò dolcemente, poi le sussurrò:
«Posso vedere questo sogno?».
Lei annuì, e lui la baciò con più
trasporto, vedendo il sogno come se fosse stato il suo.
«Forse dovremmo parlarne con lei, o con Damon.»
azzardò lui, suscitando la reazione isterica della ragazza.
«Non esiste! Non voglio più vederlo! Non voglio
vedere nessuno dei due!» strillò lei, scuotendo la
testa, accucciandosi poi con essa nell’incavo tra viso e
petto dell’elfo.
«Vuoi stare per sempre quassù con me?»
le domandò con un sussurro lui, e lei gli si strinse ancor
di più.
«Sarebbe bellissimo, Principessa, ma lì fuori
c’è un mondo intero. Un mondo che dobbiamo
scoprire, affrontare, vivere. Non possiamo restare qui sigillati per
sempre. Ora più che mai, con tutto quello che sta
succedendo.» continuò lui, carezzandole i capelli
color cioccolato.
«Mi viene la nausea solo a pensarlo, figurati vederlo e
parlarci…» mormorò lei, e lui
l’appoggiò: «Lo so, anche io sto ancora
da schifo, e se penso a Katherine altro che nausea… Ma non
dobbiamo lasciarli vincere. Noi dobbiamo mostrarci forti. E insieme lo
siamo, no?».
Lei alzò il viso, finché i loro sguardi
s’incrociarono, gli fece un caldo sorriso e poi lo
baciò.
«Dopotutto vuoi mettere due vampiri contro un elfo e una
strega sirena? Abbiamo la vittoria assicurata!»
ironizzò lei, alzandosi dal letto, poi si bloccò:
«Uso i miei soliti vestiti, o ci pensi tu?».
L’elfo non se lo fece ripetere due volte: con un gesto della
mano fece avvolgere Alyssa da viticci, dai piedi fino alle spalle,
più fitti sul busto e sui piedi. Questi si trasformarono poi
fiorendo, dando forma ad un tutt’uno che avvolgeva il corpo
della ragazza in modo aderente, ad eccezion fatta dal ginocchio in
giù, dove i pantaloni svasavano. Petali violacei
l’avvolgevano da sotto al seno fino ai fianchi, per poi
schiarirsi andando in giù fino a diventare bianchi
all’orlo dei pantaloni, mentre sul seno c’erano
petali di glicine lilla, che diventavano anch’essi sempre
più chiari fino a diventare bianchi sulle spalline.
«Anche le scarpette oggi! Speriamo non siano come quelle di
Cenerentola…» scherzò lei, ammirando il
capolavoro creato dall’elfo.
«Non ho ancora finito…» disse sorridente
lui, poi dalle spalle dell’abito fece spuntare una distesa di
petali lilla traslucidi che formarono una lunga mantella. Con un altro
gesto della mano, i capelli della ragazza si raccolsero in parte,
tenuti da viticci e piccoli fiorellini dal bianco al viola.
«Adesso è perfetto!» esclamò
soddisfatto Alec, ammirandola da capo a piedi, mentre lei arrossiva.
«Tu come mai non ti vesti di petali?» gli chiese
curiosa, mentre provava a camminare le scarpe con il tacco che le aveva
creato l’elfo, tutte in legno, viticci e fiori.
«Di solito ci vestiamo così solo ad Avalon,
però tu sei la mia Principessa, e visto che non vuoi andare
in giro per la città oggi, posso approfittarne per viziarti
un po’.» le spiegò, mentre andava a
riprendere i vestiti del giorno prima, ma lei lo bloccò.
«Vestiti anche tu così, sei il mio Principe e oggi
non devi andare in giro per la città, no?» gli
disse con un ghigno soddisfatto, a cui lui non seppe resistere,
così si vestì anche lui di petali dal viola al
bianco, poi la baciò dolcemente.
«Ti rendi conto che io nemmeno ti avevo visto, che
già mi avevi procurato un fremito?!» gli disse
scherzando la ragazza, ancora le labbra che sfioravano le sue.
«Ti rendi conto che io nemmeno ti avevo conosciuta, che
già ero andato contro tutti per te?» le disse lui
più serio, con lo sguardo perso nei suoi occhi verdi,
«E lo rifarei altre mille volte».
Alec la baciò, appassionatamente stavolta, poi con
riluttanza allontanò le labbra dalle sue, e mantenendo
l’abbraccio in un attimo si ritrovò con lei nel
giardino al di sotto della casetta.
«Farò in modo che ci possano vedere e sentire, ma
non toccare, ok?» disse l’elfo alla ragazza, che
annuì, cercando di camuffare la tensione.
Si avvicinarono al bordo del canneto più vicino al loft, e
d’un tratto sparì per lasciare il posto ad una
recinzione bassa di rose, che avanzava insieme a loro verso il loft.
Quando arrivarono alla barriera che aveva creato Bonnie, le rose non
avanzarono più, e con esse anche i due.
Alec fece un cenno d’incoraggiamento ad Alyssa, e lei si
decise.
«Damon!» urlò, senza riuscire a
nascondere il timore e la rabbia che aveva dentro. Dopo pochi secondi
se lo ritrovò davanti, a qualche metro di distanza, e
istintivamente arretrò di un passo.
Lui l’ammirava estasiato, indugiando con lo sguardo su ogni
dettaglio.
«Sei meravigliosa, amore mio.» disse dolcemente il
vampiro senza staccarle gli occhi di dosso, poi si rivolse ironicamente
all’elfo: «Suppongo sia opera tua. Devo farti i
complimenti, almeno come stilista -per
donna-
ci sai fare!».
«Grazie.» disse lei abbassando lo sguardo, mentre
l’elfo si limitò a guardarlo storto.
«Puoi tornare a casa ora?» chiese il vampiro,
speranzoso.
«No, devo solo dirti una cosa…» rispose
imbarazzata la ragazza, facendo svanire il sorriso dal viso del
vampiro, e iniziò a raccontargli del sogno avuto poco prima.
«Hai fatto altri sogni strani stanotte?» chiese il
vampiro, e la ragazza non poté fare a meno di pensare al
sogno con lui, Elena, Katherine e Alec.
«Sì…sembravano stranamente reali, e in
un certo senso premonitori.» rispose amaramente la ragazza.
«Allora può essere che sia tutta colpa di
Katherine, e per tua fortuna non dovremo aspettare molto per sapere la
verità. Ma perché non torni a casa? Non puoi
ancora passare la barriera?» chiese impaziente il vampiro.
«Non lo so se posso passarla, ma non importa. Per ora non
voglio tornare.» disse soltanto lei, e vide lo sguardo di
Damon incupirsi.
Il vampiro poi guardò Alec con sguardo furioso, e gli chiese
digrignando i denti: «Cos’hai fatto?!».
«Io niente di male. Tu invece? Com’è
stata la tua nottata?» ribatté l’elfo,
con un pizzico di rabbia.
«Movimentata…» rispose il vampiro vago,
poi aprì la bocca per continuare a spiegare, ma non fece in
tempo a farne uscire un alito di fiato, che Alyssa lo
attaccò: «Non hai proprio ritegno! Mi fai schifo!
Ti credevo diverso, invece anche tu mi hai solo
illusa…».
«Alyssa! Ma che stai dicendo?» chiese confuso il
vampiro, che si sentiva crollare il mondo addosso.
«Ma sì, vantanti pure delle porcate che hai fatto
con Katherine stanotte! Tanto ho già il voltastomaco, non mi
cambia nulla!» urlò lei, con tutta la rabbia che
aveva in corpo.
«Tu che ne sai di Katherine?» rimase di sasso lui.
«Oh, pensavi di farla franca? Speravi che non mi accorgessi
di niente? E invece no! Vi ho visti! Eccome se vi ho visti!»
continuò ad urlare la ragazza, diventata ormai talmente
rossa che Alec, preoccupato, le cinse i fianchi in modo protettivo,
come per sorreggerla. Il gesto fece rabbrividire Damon, che li
guardò come se si fosse appena accorto di essere
intrappolato in un incubo.
«Ma di che diavolo stai parlando, Alyssa?»
continuò confuso il vampiro, peggiorando la situazione.
«Smettila di fare il finto tonto Damon! Vi ho visti, nudi,
mentre vi baciavate! Ora prova a dirmi “Ma no, amore, non
è quel che sembra” e vedrai come ti
riduco!» rispose la ragazza agitata più che mai,
tanto che intorno si era alzato un forte vento.
Alec la strinse da dietro e le sussurrò
all’orecchio di calmarsi, così dopo un
po’ il vento cessò.
«Forse è meglio se torniamo a casa, Principessa.
Non puoi agitarti così tanto, o scatenerai un
uragano.» le disse l’elfo. Lei annuì, ma
appena fece un passo, per poco non si ritrovò a terra.
L’elfo l’aveva afferrata appena in tempo, e ora era
inginocchiato accanto a lei, quasi sdraiata sull’erba. Damon
d’istinto si era spinto più possibile vicino a
loro, inginocchiandosi in mezzo alle rose, che con le loro spine
avevano procurato delle piccole ferite nella pelle del vampiro.
«Tranquilla, ci sono io qua.» le disse Alec,
carezzandole il viso, e la ragazza non riuscì più
a trattenere le lacrime.
«Portami a casa…non lo voglio
vedere…non lo voglio sentire… Voglio solo stare
con te.» disse la ragazza tra un singhiozzo e
l’altro, e l’elfo
l’accontentò, prendendola in braccio per portarla
via.
«Non può essere…non è
possibile… TI UCCIDERÒ
MALEDETTO ELFO!»
urlò il vampiro, che non riusciva a credere ai suoi occhi, e
si spingeva sempre più contro le rose senza alcun risultato.
«In un momento così avrei esultato fino a ieri,
sai? Invece sono distrutto come non mai e mi spiace solo che stiamo
soffrendo più di te. Ti meriti le pene
dell’inferno, vampiro. Tu, e quell’altra stronza,
dovreste marcirci in eterno.» sibilò rabbioso
l’elfo, prima di avviarsi verso la casetta.
Bonnie aveva assistito alla scena, e si stava già preparando
al peggio. Come aveva immaginato, Damon entrò in casa come
una furia, e puntò dritto alla sua camera, dov’era
intrappolata Katherine. Ma quando arrivò alla porta, non
riuscì a varcarne la soglia. La vampirà se ne
accorse, e ne approfittò tentando di uscire, pensando fosse
cambiato qualcosa nell’incantesimo che aveva fatto prima la
strega, ma non ci riuscì.
«Che diavolo…? BONNIE! COS’HAI
FATTO?!» urlò furioso il vampiro, mentre la strega
stava salendo le scale.
«Ho fatto in modo che tu non possa fare danni.»
rispose lei, entrando nella stanza di Stefan per sicurezza. Vedendo che
il vampiro era troppo furioso per poter ragionare lucidamente, gli
spiegò: «Ho visto quel che è successo
in giardino e sapevo che saresti andato dritto da lei, forse per
ucciderla con le tue mani, e non posso lasciartelo fare. Dobbiamo
scoprire la verità, e da morta sicuramente non ce la
potrà dire. E poi, sinceramente, credo che tu stia provando
emozioni troppo forti per poterti controllare e ragionare con
cognizione di causa. Ecco perché ho fatto un incantesimo di
sigillatura che ti terrà bloccato nell’open space.
Non puoi nemmeno lamentarti di avere poco spazio».
Il vampiro si mosse a velocità vampiresca, comparendo
davanti alla porta della camera di Stefan, ovviamente senza poterla
varcare.
«Ucciderò l’elfo bastardo, la vampira
stronza e infine te, strega traditrice. Vedrai. Prima o poi
uscirò di qui. E se prima di allora dovessi passare tu di
qua, inizierò con te, così poi potrò
far fuori Katherine, e all’elfo ci penserò con
calma, e mi gusterò la sua morte.»
sibilò furioso Damon alla strega.
«E questo è esattamente il motivo per cui ho fatto
tutto questo.» sbuffò lei, alzando gli occhi al
cielo.
«BONNIE?! TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE È
SUCCESSO?!» urlò spazientito il vampiro,
appoggiandosi alla barriera invisibile tra lui e la strega come se la
volesse spingere via.
«Sì, Damon, me ne rendo conto, e forse sarebbe
meglio se tu ti calmassi, scoprissi se c’entra qualcosa
Katherine, e poi spiegassi tutto ad Alyssa, anziché
ringhiare come un cane rabbioso senza risolvere nulla. Che
dici?» rispose lei, cercando di farlo ragionare.
Per diversi minuti, in cui nessuno fiatò, Damon si
sfogò imprecando e lanciando contro ai muri
dell’open space qualche soprammobile. Ma alla fine si
calmò, e si sedette a terra appoggiando la schiena alla
cornice della porta della sua stanza.
«Katherine, vieni qua. È ora di fare un
po’ di chiacchiere.» disse poi, senza nemmeno
cercare di nascondere il suo tono triste.
La vampira si avvicinò, e di sedette dal lato opposto della
cornice della porta.
«Vuoi sapere del sogno di Alyssa?» chiese,
stranamente calma, e vedendo l’espressione sorpresa di Damon,
gli spiegò: «Ho sentito e visto tutto quello che
è successo là fuori. E sì, come dice
la streghetta, devi assolutamente chiarire con la tua ragazza, si sta
appiccicando un po’ troppo al mio Alec. Non sono gelosa, ma
mi piace avere l’esclusiva».
«Il tuo
Alec?» chiese sorpreso lui, e lei si limitò ad
annuire, poi continuò, senza però agitarsi:
«Se hai sentito tutto dovresti sapere che è colpa
tua e del voler rivivere i vecchi tempi se si è appiccicata
così a lui. Hai fatto tutto tu».
«Mi dai troppi meriti. E comunque non sapevo fossero qui,
sono arrivata dalla parte anteriore del giardino e non ho notato la
casetta fino a poco fa, quando sono scesi giù per parlare
con te. Ma anche se l’ho vista solo da lontano, non ho potuto
fare a meno di notare una certa somiglianza della tua ragazza, se
ancora lo sarà.» disse la vampira, e la sua strana
calma agitò leggermente il moro.
«Tu inizia a spiegarmi del sogno e della somiglianza della
mia ragazza, perché puoi starne certa che lo sarà
ancora.» disse secco, aspettandosi una battutina dalla
vampira, che invece lo spiazzò.
«Il sogno non è nient’altro che un
momento che io ho già vissuto cinquecento anni fa. E le
uniche altre persone in quel momento con me, erano la strega e mia
figlia.»
«E con questo cosa vorresti dire?»
«Damon, quello non era un sogno. Era un ricordo.»
«Com’è possibile?! Stai parlando di
cinquecento anni fa, Katherine…Alyssa ne ha
21…» disse il vampiro, incredulo alle parole
dell’altra.
«Ne sei sicuro?»
«Sì, l’ho già vista sedici
anni fa, e aveva cinque anni. Se la matematica non è
un’opinione…»
«Allora deve essere una strana doppelganger con la memoria
della sua copia defunta.» disse lei, dopo aver riflettuto un
po’.
«Di chi?»
«Di Aleekah, la strega che mi ha portato via mia figlia per
sempre. È una strega anche Alyssa come si dice in giro,
giusto?»
«Mezzosangue, ma sì, anche lei è una
strega. Perché? Che cosa ti frulla in quella testolina,
Katherine?»
«Dev’essere la sua reincarnazione, o
dev’essere rinata. Non c’è altra
spiegazione.»
«Non ci sto capendo nulla. Cosa c’entrano
reincarnazione e rinascita?»
«Lascia stare Damon. Dobbiamo parlare con lei. E per fare
questo, dovete fare pace, per cui c’è da darsi da
fare.»
«Non so se hai notato, ma non vuole parlare con me, non mi
ascolterà…»
«Ci penso io.» disse Bonnie, uscendo dalla stanza
di Stefan, e si avviò fuori dal loft.
Alec e Alyssa erano nel letto della casetta: lui la stava coccolando,
cercando di farla stare meglio dopo l’incontro con Damon.
«Alyssa!» si sentì urlare da fuori della
barriera di rose, e l’elfo guardò la ragazza.
«È Bonnie…» disse soltanto
lei.
«Alyssa! Ti prego, devo parlarti. È
importante!» si sentì ancora
dall’esterno.
«Vuoi che la faccia entrare?» chiese lui, e la
ragazza all’iniziò non rispose, poi
accennò un sì con il capo. L’elfo le
baciò dolcemente la fronte, e si alzò dal letto
per raggiungere la strega in giardino.
«Non sta ancora bene.» le disse l’elfo,
avvicinandosi alle rose.
«Ti prego, fammici parlare. Non potresti farmi
entrare?» chiese umilmente Bonnie.
«Come posso fidarmi di te? Come faccio a sapere che non ti ha
mandato Damon per farci qualcosa, per portarmela via, o
chissà che altro?» chiese lui di rimando, molto
scettico sulle buone intenzioni della strega.
«Sono un’amica di Alyssa, e credo proprio che abbia
bisogno di me. Non vi farò nulla, te lo giuro. Dobbiamo solo
parlare.» quasi lo implorò la strega.
Lui sporse le mani oltre le rose, e le fece segno di porgergli le sue,
poi la guidò attraverso la barriera, che si era dissolta per
farla passare.
«Grazie.» disse sinceramente la strega
all’elfo, che fece crescere una graziosa scala a chiocciola
di legno dalla porta della casetta fin giù nel giardino per
farla salire.
Quando la ragazza la vide, le sorrise debolmente, e la strega si
avvicinò per abbracciarla, sedendosi poi sul letto.
«Come ti senti?» chiese banalmente Bonnie, non
sapendo cos’altro dire.
«Letteralmente a pezzi. Se non fosse per Alec, non so come
sarei ridotta.» disse Alyssa, guardando dolcemente
l’elfo, che poi tornò a letto abbracciandola come
prima.
«A proposito…tu hai visto Damon e Katherine solo
in quell’attimo? O sei rimasta a guardare anche
dopo?» chiese la strega all’amica sperando di non
farla soffrire ancora.
«Mi è bastato vederli in quel modo, non avevo
alcuna voglia di vedere come andavano avanti.» rispose
disgustata la ragazza.
«Ma, vedi, il fatto è che non sono andati avanti.
E per davvero, ciò che hai visto non era esattamente come
sembrava.» le disse la strega.
«Sei venuta fin qui per difenderlo? È inutile,
Bonnie, non cambierò idea. Mi ha delusa, mi ha ferita, mi ha
distrutta in un solo istante. Se non ci fosse stato Alec a raccogliere
i cocci, io a quest’ora…» disse Alyssa,
senza riuscire a continuare.
«Non lo sto difendendo. Sto solo dicendo che io so come sono
andate le cose, e lui non ti ha tradita. Se non mi credi, lo posso far
venire in giardino, fuori dalle barriere, e potrai guardare tu stessa
dentro la sua mente e scoprire la verità. So che ne sei
capace.» le propose la strega, ma la ragazza scuoteva la
testa.
«Bonnie, niente potrà tornare come prima. Anche se
tu stessi dicendo la verità, io non riuscirò
più a fidarmi di lui se ci saranno ancora Katherine o Elena,
e poi…non credo che lui mi
rivorrà…c’è molto altro
ancora…» disse la ragazza, guardando Alec, che la
strinse ancor di più a sé.
«Altro cosa, Alyssa? Hai trovato un amico? Bene, non bastano
mai, vedrai che farà amicizia anche con Damon quando vi
chiarirete.» disse convinta Bonnie.
Alyssa stava ancora guardando Alec, che con lo sguardo le stava facendo
capire che non era obbligata a dire ciò che era successo tra
loro, ma lei annuì, e lo baciò.
Quando si staccarono, la ragazza si voltò verso
l’amica, che la stava guardando con gli occhi sgranati.
«Non so se Damon mi abbia tradita davvero, ma…io
l’ho fatto. L’ho tradito, Bonnie, se
così si può dire. Credevo fosse finita, lo
odiavo, e…» stava spiegando la ragazza, quando la
strega la interruppe incredula: «E per questo hai baciato il
primo che ti è capitato?».
«No, Bonnie, non è il primo che mi è
capitato, e non l’ho solo baciato…»
rispose candidamente la ragazza.
«Oh. Mio. Dio.» disse schockata la strega,
alzandosi dal letto d’istinto.
«Se questa è la tua reazione, immagina la
sua…» mormorò Alyssa, abbassando lo
sguardo.
«Prenderebbe a pugni ogni muro del loft fino a ridurlo a un
mucchio di macerie, poi vi ucciderebbe, probabilmente.» disse
senza pensarci Bonnie.
«Non credo che dovrebbe saperlo, se vuoi farci
pace.» disse Alec, sorprendendo le ragazze.
«Rivuoi Katherine?» gli chiese d’istinto
Alyssa, con un pizzico di gelosia.
«No, niente affatto. Te l’ho detto, per me
è morta, in qualsiasi modo siano andate le cose. Non
è venuta a cercarmi, dopo quello che è successo
con mio fratello, e la ritrovo qua, nuda, con un suo ex di cui non mi
aveva mai parlato. Nemmeno se mi implorasse in ginocchio tornerei con
lei. Ma tu…se come dice la tua amica le cose non sono andate
come pensiamo… Senti, lo so che lo ami, sono innamorato,
mica scemo…» disse lui, ma non potè
terminare il discorso che lei lo interruppe:
«Sei…innamorato? Di me?».
«E di chi altrimenti, Principessa? Te l’ho detto,
sei la cosa più bella che mi sia capitata negli ultimi
tempi. È vero, è iniziato tutto un po’
per gioco, un po’ per dispetto, devo ammetterlo, ma ora non
è niente di tutto ciò. E proprio per questo, io
ti lascio libera di seguire il tuo cuore. Non voglio che resti con me
solo per quello che è successo in questo poco tempo, anche
se è stato intenso e bellissimo.» si
dichiarò l’elfo, facendo venire gli occhi lucidi
ad Alyssa.
«Ehi! Sveglia! Vi conoscete da nemmeno 24 ore! Capisco che
siano state una lunga giornata e un’ancora più
lunga nottata, che meglio che non ci penso, ma non vi conoscete
nemmeno!» strillò Bonnie, sbigottita per
ciò che stava succedendo all’amica.
«Non è così Bonnie, e tu più
di tutti dovresti capirmi…» cercò di
spiegarle l’amica, «Vedi, ieri pomeriggio quando
siamo rimasti nel giardino da soli, ci siamo conosciuti molto meglio
che in tanto tempo passato insieme nella realtà, e anche
questa notte…».
«No, per favore, tralascia i dettagli della tua bellissima
nottata con lui perché proprio non voglio sapere niente! Ti
rendi conto di come starà Damon?!» la interruppe
la strega.
«Forse capirà come mi sono sentita io
stanotte.» disse secca la ragazza.
«Lo stava attaccando! Lo capisci?!»
cercò di farle capire la strega.
«Senza vestiti?! Da quando in qua?!»
urlò Alyssa, esasperata.
«Principessa, forse è meglio se almeno senti la
sua versione, e poi decidi se fidarti o no.» le consiglio
l’elfo, e la strinse un po’, cercando di calmarla.
«E va bene. Ma tu verrai con me?» si
rassegnò lei.
«Certo, se è quello che vuoi. Rimarrò
al tuo fianco, fintanto che lo vorrai.» le disse
l’elfo dolcemente, e Bonnie fece un sospiro di sollievo.
«Bene, vado a liberarlo allora. Ah, se vuoi un consiglio, non
dirgli niente di voi per ora.» disse la strega, avviandosi
poi per le scale.
«Liberarlo?!» mormorò Alyssa, guardando
accigliata Alec, che era confuso tanto quanto lei.
«Vuole sapere la tua versione dei fatti, e non le ho detto
niente del sogno, lo farai tu se ci riuscirai.» disse Bonnie
dalla cucina. Damon era di fronte a lei nell’open space,
oltre la porta, ancora bloccato.
«Perfetto. Fammi uscire.» disse il vampiro,
impaziente.
«Non così in fretta, e non così
facilmente. Devi giurarmi che non farai niente all’elfo, e
che ti limiterai a far entrare nella tua mente Alyssa. E poi, qualsiasi
cosa lei vorrà fare, tu la rispetterai e basta, anche se
fosse prenderti a pugni.» gli spiegò la strega.
«Perché dici così? Quando
vedrà cos’è successo tornerà
subito da me, è ovvio. C’è solo stato
un grosso fraintendimento.» disse confuso lui.
«Giura, Damon.» sentenziò la strega, e
lui si limitò a dire velocemente: «Ok, ok, lo
giuro».
Bonnie annullò l’incantesimo, e con Damon
uscì in giardino. Alec e Alyssa erano già
lì, ancora all’interno della loro barriera, e
quando il vampiro uscì da quella del loft i due si
guardarono cercando sostegno l’uno nell’altra.
«Sono qui, e sono pronto a farti vedere tutto quello che
è successo la scorsa notte. Non ho nulla da nascondere,
amore.» disse il vampiro ad Alyssa, e lei uscì
dalla barriera tenendo per mano l’elfo. Si
avvicinò al vampiro, e senza mollare la presa da Alec, con
l’altra mano prese quella di Damon. E in un attimo vide
tutto: l’incubo con Alec e Katherine, il suo ciondolo
grondante di sangue, e poi il risveglio accanto alla vampira, le sue
richieste, il rifiuto del moro, lei che si spogliava e che strappava di
dosso i vestiti anche a lui, e lui che per tutta risposta la lanciava
contro il comò, tutto il resto della lotta, di cui lei aveva
visto solo un piccolo stralcio, e l’aiuto di Bonnie, che
aveva salvato Damon rinchiudendo Katherine.
Alyssa mollò la presa da Damon di scatto, mentre il senso di
colpa cresceva sempre di più dentro di lei, soprattutto dopo
che si voltò verso Alec. Lui alzò le loro mani
intrecciate, e disse eloquentemente: «Ho visto tutto anche
io, e mi sento un verme. Scusami. Ho sbagliato a lasciarmi
andare».
«Non eri da solo.» disse soltanto la ragazza, che
non sapeva cosa fare.
«Ora puoi perdonarmi, vero? Hai visto che non ho fatto nulla
di male.» chiese dolcemente Damon ad Alyssa, ma lei
abbassò lo sguardo.
«Io non ho nulla da perdonarti. Ho pensato che mi avessi
tradita proprio davanti ai miei occhi, senza nemmeno pensare che avrei
potuto scoprirti, e ora viene fuori tutto questo. Ma Damon, io non
credo che vorrai avere più nulla a che fare con
me.» gli disse, senza riuscire a guardarlo negli occhi.
«Alyssa, non farlo…» disse Bonnie,
guardando l’amica con lo sguardo implorante.
«Devo, Bonnie. Non riesco neanche a guardarlo in
faccia.» disse la ragazza, e la strega le
consigliò di mettersi almeno all’interno della
loro barriera, onde evitare altri guai. Lei fece come consigliatole
dall’amica, portando Alec con sé, mentre Damon li
guardava tutti smarrito.
«Non ce la faccio a dirglielo a voce…»
disse, rivolgendosi a Bonnie, e poi ad Alec:
«Perdonami».
I due all’inizio non capirono, poi lei mise le mani al di
fuori della barriera, e fece cenno a Damon di porgergli le sue. Alec,
per sicurezza, la strinse a sé da dietro, preoccupato della
reazione del vampiro.
Non appena le loro mani si toccarono, Damon vide tutto il dolore che
quel solo istante le aveva provocato, e ciò che poi ne era
seguito, senza entrare troppo nei dettagli. Quando la ragazza
finì di mostrargli ciò che aveva provato e
ciò che era successo, tolse le mani dalla presa e si
ritirò completamente all’interno della barriera,
dove Alec la tenne abbracciata in modo protettivo.
«Hai paura di me…» osservò il
vampiro, ancora scosso per ciò che aveva visto.
«Se mi volessi staccare il collo a morsi non ti potrei
biasimare.» mugugnò lei, con gli occhi lucidi.
«Prima di ucciderti mi piacerebbe sapere ciò che
è successo prima tra di voi, anche se “non
era proprio reale”,
e dell’incubo che hai avuto. Sono proprio curioso.»
disse il vampiro, freddo come non mai.
Alyssa guardò Alec, e stavolta fu lui a farsi avanti.
«Lei non può dirti cos’è
successo prima, l’ho soggiogata a mantenere il segreto. E
qualsiasi cosa fosse, lei non c’entra nulla.» gli
spiegò l’elfo, ma il vampiro non volle sentire
ragioni.
«Voglio vederlo, questo piccolo segreto. Ti è
chiaro?» sibilò deciso il vampiro, e
allungò le mani come aveva fatto prima con Alyssa.
Alec guardò la ragazza dispiaciuto, poi allungò
la mano facendola uscire dalla barriera, mostrando a Damon
ciò che era successo nella sua riproduzione di Avalon.
Quando terminò, il vampiro non mollò la presa, ma
anzi la strinse di più. Riuscì a tirare fuori
dalla barriera l’elfo, buttandolo a terra, e gli si
scagliò contro.
Damon era sopra Alec, gli teneva le mani ferme, e stava affondando i
canini nel collo dell’elfo, usandoli come coltelli per
tranciargli la gola, nonostante ogni parte del suo viso che veniva a
contatto con la linfa si corrodeva. Ma dopo un paio di morsi
sferratogli, il vampiro si sentì avvolgere mani e piedi da
rami pungenti, e poco dopo si ritrovò sospeso a
mezz’aria, immobilizzato.
«Com’è possibile?! Ho il diaspro rosso
in tasca!» urlò con un tono misto tra
l’incredulo e l’arrabbiato, rivolgendosi a Bonnie.
«Forse perché non è un
attacco?» ipotizzò lei, che intanto guardava
l’elfo, a cui mancava una buona parte di collo, e stava
perdendo molta linfa.
«Io non ho fatto nulla.» disse l’elfo con
un filo di voce che stonava col sorriso sul viso, dato che era conciato
malissimo, poi entrambi si accorsero perché aveva
quell’espressione: stava guardando Alyssa, che aveva le mani
alzate, e lo guardava preoccupata.
«Stai bene?» gli chiese, senza abbassare le mani, e
quando lui annuì, guardò Damon in cagnesco.
«Da vero codardo attaccare sapendo che non può
contrattaccare.» gli disse soltanto, e strinse le mani in
pugni.
I rami iniziarono a stringersi pian piano intorno ai polsi e alle
caviglie del vampiro, mentre la ragazza ne approfittò per
uscire velocemente dalla barriera, aiutare Alec ad alzarsi, e tornare
dentro la barriera insieme a lui. Quando vide che erano al sicuro, fece
ritirare i rami, e Damon cadde a terra con i polsi e le caviglie
sanguinanti, ma più che le ferite inflitte dai rami, gli
dolevano quelle più profonde provocate dal comportamento
della ragazza.
«Forse niente succede per caso. Mi avevi fatto credere di
essere migliore di così. E lo so che ho sbagliato, lo so che
mi merito di soffrire, ma tentare di uccidere lui riducendolo in
brandelli è stata una mossa da villano, soprattutto essendo
in vantaggio grazie anche alla mia magia.» disse decisa la
ragazza, che intanto stava aiutando Alec a riprendersi con la magia di
entrambi.
«Cosa credevi? Che ti avrei detto “Oh certo,
è stato tutto un semplice qui pro quo, andiamo avanti come
se niente fosse”?!» sbottò lui, sempre
più sorpreso dalla ragazza.
«No, ma da un uomo di centosettantadue anni mi aspettavo un
po’ più di maturità! E data
l’epoca in cui sei nato, dove ci si batteva a duello tra
signori, anche meno vigliaccheria e villania!»
«Oh, bene, ora usiamo la scusa dell’età!
Magari ora mi dirai che sono troppo vecchio per te o che è
giusto che tu faccia altre esperienze prima di restare con me per
l’eternità, vero?!»
«Piantala idiota! Non voglio fare altre esperienze con
nessuno!»
«Non mi sembra proprio! Li ho percepiti sai? Il piacere, la
felicità, la magia, i sentimenti che provavi mentre lui ti
possedeva! Dio! Come hai potuto anche solo pensare che io ti stessi
tradendo?!»
«Forse perché ti ho visto con i miei
occhi?!»
«E per questo ti sei buttata subito tra le sue braccia,
oltretutto dopo che ti aveva già ingannata una
volta?!»
La ragazza non rispose più. Aveva cambiato espressione:
dalla rabbia, era passata alla desolazione. Si alzò in
piedi, e iniziò a camminare verso il bordo della barriera.
«Sono qui. Fai di me quel che vuoi e facciamola
finita.» disse la ragazza non appena ne fu fuori.
«No!
Alyssa! Torna dentro!» urlò Alec terrorizzato,
vedendo che il viso di Damon si era trasformato. Avrebbe voluto alzarsi
e mettersi davanti a lei per poterla proteggere, ma non aveva ancora
recuperato le forze.
«Damon!
Non fare stronzate! Non potrai tornare indietro!»
urlò invece Bonnie, e quando lui si scagliò
contro Alyssa, non riuscì a guardare e si voltò
subito di spalle, tappandosi le orecchie con le mani dal terrore di
ciò che sarebbe successo di lì a poco.
Caroline era accoccolata tra le braccia di Klaus, in quella che sarebbe
stata in futuro la loro residenza a Los Angeles. Lui le carezzava
dolcemente i capelli dorati, e lei teneva il viso contro il suo petto,
baciandolo di tanto in tanto.
«Sei sicuro di lasciar fare tutto ad Elijah?» gli
chiese la bionda, alzando lo sguardo per osservare la sua reazione.
«Sì, almeno si terrà occupato. Non gli
è mai piaciuto essere solo, anche se non lo dà a
vedere.» le rispose l’Originale guardando un punto
lontano, poi la guardò negli occhi: «E in
più ho la sensazione che questa sarà
l’ultima notte di pace che avremo per un bel po’ di
tempo, e voglio passarla solo con te, My
Love».
«Perché? Dici che avremo problemi per quella
questione di Alyssa come sirena?» chiese lei preoccupata, e
provocò una risata affettuosa del vampiro.
«No, tesoro, intendevo per il fatto che saremo un
po’ troppi in quel loft, e sicuramente non avremo
più la privacy che abbiamo ora, in questa bellissima villa
in cui mia sorella, Stefan ed Elena sono talmente distanti da questa
camera da non riuscire a sentir nulla nemmeno col loro udito
sorannaturale!» le spiegò lui,
l’espressione un misto tra il divertimento procuratogli dalla
preoccupazione della vampira e la soddisfazione di possedere una villa
tanto grande.
«Beh, allora non perdiamoci
quest’occasione!» gli sussurrò lei
ammiccando, e si mise sopra di lui. Lo baciò
appassionatamente, stringendogli il viso con le mani a coppa, e lui per
tutta risposta cominciò a slacciarle il reggiseno.
Lei iniziò a strusciare i fianchi su di lui, e
l’Originale le strinse passionalmente i glutei, mentre
staccava le labbra dalle sue per scendere sul collo della bionda,
sbaciucchiandolo e mordicchiandolo. Caroline stava già
gemendo, quando in un attimo si ritrovò sotto di lui,
entrambi completamente nudi. Si unirono senza trattenere gemiti e rochi
mugugni, lasciandosi andare alla più rude passione.
Quando l’alba illuminò la stanza, entrambi erano
ancora nudi sotto le lenzuola, abbracciati stretti, e stavano dormendo.
Il cellulare di Caroline squillò, era un sms. Lei si
svegliò, cercando di non smuovere Klaus, e prese il
cellulare per leggerlo. Era di Bonnie, e non appena lo lesse si rese
conto che avrebbe dovuto nascondere qualche piccolo dettaglio
all’Originale nel suo letto.
Damon strinse Alyssa tra le sue braccia, e le affondò i
canini nel collo. La ragazza non urlò nemmeno, si
limitò semplicemente a chiudere gli occhi e ad abbandonarsi
alla sua volontà. Probabilmente voleva ucciderla
dissanguandola, lasciandola vuota, più di quanto
già lo era dopo quella brutta litigata. Dopotutto, sarebbe
morta comunque prima o poi, e morire tra le braccia di Damon le
sembrava un modo più dolce di tutti gli altri per farlo.
Dopo un po’, sentì i canini ritrarsi dalla sua
pelle, e poi qualcosa di caldo contro la bocca.
«Bevi.» le sussurrò Damon, e lei
stancamente lo accontentò ancora, tenendo gli occhi chiusi,
mentre lui riaffondava i canini nel suo collo. Voleva forse
trasformarla in vampira? Non ci aveva ancora pensato, non
l’aveva mai avuto nei suoi progetti, nonostante stesse con
lui. Era forse meglio che morire e basta? O era una condanna ad
un’esistenza non degna, come tanti dicevano?
Come un flash nella sua mente, generato dal vampiro, vide le immagini
di un futuro indefinito: un lungo tappeto rosso in mezzo a delle file
di sedie bianche con fiocchi lilla in un bel giardino, i suoi nuovi
amici americani e i suoi parenti venuti dall'Italia vestiti tutti
eleganti, Damon tutto elegante anche lui, sotto un arco di fiori
bianchi e lilla, e lei con un bellissimo abito da sposa che avanzava
sul tappeto rosso.
Poi le immagini svanirono, e riaprì gli occhi. Lui era
ancora davanti a lei, con gli occhi lucidi. La guardò
un’ultima volta, e poi tuffò impetuosamente le
labbra sulle sue. Lei ricambiò il bacio, in modo
più appassionato che mai, pensando che avrebbe potuto essere
l’ultimo, e gli cinse le spalle, stringendolo a
sé. Lui per tutta risposta la prese a cavalcioni senza
smettere di baciarla, e cercò di andare dentro il loft,
senza successo. Senza demordere, sfruttò la barriera come se
fosse un muro, e continuò a baciarla, sempre più
appassionatamente, cercando di strapparle il vestito di petali da dosso.
«Forse è meglio andare dentro, se non vogliamo
assistere ad altro in più.» disse Bonnie ad Alec,
imbarazzata ma contenta che tutto si fosse sistemato.
«Non è necessario.» disse
l’elfo, attirando l’attenzione del vampiro, che si
bloccò, facendo scendere a terra Alyssa. L’elfo
creò su un altro albero una casetta come quella che aveva
fatto per lui e la ragazza, e tutt’attorno un canneto come
barriera, che si stava richiudendo davanti ai due.
«Questo è un regalo per te,
Principessa.» le disse, mentre lei lo guardava con
un’espressione indecifrabile, prima che la barriera li
nascondesse alla sua vista. Poi se ne andò nella sua
casetta, dove ogni cosa gli ricordava lei, e non riuscì
più a trattenere le lacrime.
Il messaggio che aveva letto ancora riecheggiava nella mente di
Caroline:
Katherine
è qui, ma Klaus assolutamente
non può ucciderla, ci serve per Alyssa.
È importante. Non può scappare, è
bloccata
in una stanza del loft con un incantesimo.
Fallo capire tu a Klaus, ti prego.
Era tanto concentrata su di esso, che non s’accorse che Klaus
si era svegliato e la stava fissando con sguardo indagatore.
«Cosa ti frulla in quella testolina, My
Darling?»
chiese perplesso l’Originale.
La vampira cercò di contenersi il più possibile,
e iniziò ad azzardare delle ipotesi: «Se ti
dicessi che qualcuno sa dove si trova Katherine, tu che
faresti?».
L’Originale la guardò di sbieco, ma non le
rispose: «Come mai stai pensando alla Petrova?».
«Puoi rispondermi senza pormi altre domande,
grazie?» ribatté lei con un leggero nervosismo.
«Non so, probabilmente cercherei quel qualcuno, gli chiederei
gentilmente di dirmi dov’è quella stronza, e in
caso non mi risponda inizierei a torturarlo finché non gli
uscirà dalle labbra per disperazione. Poi raggiungerei
Katherine e la ucciderei, ovviamente facendola soffire moltissimo prima
di porre fine alla sua inutile esistenza.» rispose lui, senza
riuscire a nascondere la rabbia che provava per la vampira doppelganger.
«E se fosse utile invece? Se qualcuno ti chiedesse di non
ucciderla ora, perché serve per altro?»
continuò con le ipotesi la bionda.
«Dipende. Chi me lo chiederebbe? Perché? Ne
trarrei un vantaggio?» disse l’Originale
diplomaticamente.
«Se te lo chiedessi io? Oppure Bonnie? Insomma, qualcuno di
cui ti fidi.» rivelò lei, senza aspettarsi una
precisa reazione.
«Quel qualcuno dovrebbe avere un ottimo motivo per chiedermi
una cosa del genere, sapendo quanto odio quella
doppelganger.» rispose relativamente tranquillo
l’ibrido.
«Supponendo che ce l’abbia?»
azzardò Caroline.
Klaus si alzò dal letto, e si vestì in men che
non si dica.
«Che stai facendo?» chiese confusa la bionda, e la
risposta del fidanzato la lasciò a bocca aperta:
«Mi sto preparando. Cerchiamo di anticipare la partenza,
voglio proprio scoprire perché è tanto importante
quella stronza!».
Poiché era solo da poco tempo che si erano aperti a questo
tipo d’intimità, Damon e Alyssa non avevano mai
avuto incontri così passionali, viscerali, focosi. Forse per
colpa della litigata, o per la paura che entrambi avevano avuto di aver
perso l’altro, si erano abbandonati a se stessi e alle loro
emozioni, senza reprimerle, senza pensare a ciò che era
corretto o meno, senza alcun pudore.
«Promettimi che qualsiasi cosa succeda, qualsiasi cosa tu
possa vedere, non farai mai più niente di così
avventato. Ci stavamo perdendo per nulla.»
sussurrò Damon ad Alyssa, stretta tra le sue braccia, nel
letto sulla loro casetta.
«Promesso. Ma ricordati dell’attacco
dell’elfo in giardino: ho avuto un buon maestro in quanto a
reazioni avventate.» rispose lei, accucciandosi di
più.
«Touché.
Mi sa che dovremmo darci entrambi una calmata, e non partire ogni volta
in quarta. Ho così tanta paura di
perderti…» stava dicendo il vampiro, ma lei lo
interruppe: «Non succederà».
«Già… Senti, anche se mi dà
molto fastidio come cosa, forse dovresti prenderti cinque minuti con
l’elfo, sembrava sinceramente affezionato a te, e non deve
aver preso bene il nostro riavvicinamento, nonostante questo regalo.
Sarò pure immortale, ma non sono di pietra.» disse
il moro, sorprendendo la ragazza.
«Non saprei cosa dirgli…»
mugugnò lei, senza allontanare il viso dal suo petto.
«Sì che lo sai, ma non lo devi dire a me. Non lo
voglio nemmeno sapere. Però non possiamo cancellare
ciò che è successo, e se per me è
stata dura, per lui dev’esserlo stato il doppio. Anche se
è stata una cosa breve, lui a differenza mia alla fine si
è ritrovato solo. Completamente.» disse amaramente
Damon, pensando che sarebbe potuta andare al contrario. Era sicuro che
non ce l’avrebbe fatta a vedere la sua Alyssa con
quell’elfo. Solo qualche visione di quella notte era stata
una tortura per lui, ed era durata appena qualche minuto. Un
eternità così non l’avrebbe sopportata.
«Forse più tardi…» prese
tempo lei, ma lui non era d’accordo: «Ci siamo
rilassati fin troppo, amore. Katherine ti aspetta, deve parlarti.
Possibilmente prima che arrivi Klaus e la voglia uccidere».
Il vampirò la baciò dolcemente, poi si
alzò e si rivestì. Lei seguì il suo
esempio, ma quando vide il vestito di petali a terra mezzo distrutto si
immobilizzò. Damon lo notò, e con
un’impressionante nonchalance le disse: «Comincia a
metterlo, per come puoi, vado a chiamare il sarto».
E si avviò fuori dalla casetta.
Alec sapeva che tutto quel piangere non l’avrebbe fatto stare
meglio, ma non riusciva proprio a trattenersi. Tra Katherine e Alyssa
non sapeva proprio chi l’aveva ferito di più. In
tutta la sua lunghissima esistenza, le donne che gli avevano rubato il
cuore si potevano contare sulle dita di una mano, senza nemmeno usarle
tutte. Era stato così strano sentire tutti quei sentimenti
per Alyssa, che come gli aveva fatto notare Bonnie, conosceva da
nemmeno un giorno, che ora si sentiva spaesato come non mai. Avrebbe
voluto che quella giornata non fosse mai esistita, ma appena lo pensava
se ne pentiva.
Tentò di pensare ad altro e cancellare i ricordi di quella
bellissima notte maledetta facendo sparire le lenzuola petalose dal
letto, i vestiti di Alyssa dalla sedia, la mela che lei aveva mangiato
solo per metà da sopra il tavolo. Ma non cambiò
granché, il senso di smarrimento non si alleviò.
«Elfo!» sentì urlare d’un
tratto, ma sapendo chi l’aveva urlato non si
preoccupò di rispondere né di farsi vedere.
«Ok, proviamo così… ALEC!»
sentì ancora, e stavolta si decise a scendere in giardino,
visto il tono usato.
«Cosa c’è Damon? Vuoi farmi vedere il
trofeo?» disse l’elfo, seccato, e senza mascherare
l’irritazione.
«Niente affatto. Alyssa ha bisogno di te.» rispose
il vampiro, senza far trasparire alcuna emozione.
«Cos’è successo? Sta bene?» si
allarmò l’elfo, avvicinandosi al bordo della
barriera.
«Sì sì, sta bene. Ha solo
bisogno…del sarto. E intanto che ci sei credo di potervi
lasciare qualche minuto per chiarire le questioni in
sospeso.» lo tranquillizzò il vampiro.
«Non c’è nulla da chiarire.»
disse risoluto l’elfo, suscitando uno sbuffo del vampiro:
«Anche io, come te, sono su questa terra da un bel
po’, e so come vanno certe cose. Avete bisogno di parlare,
non è necessario farne un dramma».
«Non hai paura che possa succedere ancora qualcosa tra di
noi?» lo sfidò l’elfo.
«Sono un tipo sicuro di sé.» fece
spallucce il vampiro, poi tese il braccio verso la casetta
dov’era ancora Alyssa, «Va’, Alec, prima
che il mio buonumore scompaia».
L’elfo lo guardò in modo strano, come se allo
stesso tempo lo stesse ringraziando ed insultando, poi si decise ad
andare da lei. Varcò la barriera di rose, e poi
entrò senza problemi nel canneto. Quando fu sotto la
casetta, si trovò indeciso sul da farsi: avrebbe voluto
urlare qualcosa come «Permesso?» o
«Posso?», ma l’idea di guardarla senza
essere notato lo incuriosiva, per cui scelse quest’ultima
opzione. Saltò sulla casetta silenziosamente, e come lui
aveva sperato, Alyssa era di spalle. Si teneva stretto addosso il
vestito di petali che lui le aveva creato quella mattina, ormai ridotto
in mille pezzi e rinsecchito, e lo ammirava sognante e dispiaciuta,
toccandone i bordi dov’era stracciato.
«Alec…» mormorò lei, e
l’elfo si tese come una corda di violino. Non aveva fatto
rumore, né aveva segnalato la sua presenza con la magia come
la prima volta che l’aveva vista, dentro casa, dal giardino,
e si chiese come avesse fatto a capire che era lì.
«…spero di aver fatto la scelta giusta. Spero che
quel sogno, o meglio incubo, non sia davvero premonitore.»
continuò lei, e così lui capì che
stava pensando ad alta voce.
«Giustamente, tra morte e vita cosa scelgo io? La morte,
quella eterna, che inesorabilmente arriverà se
vorrò stare con lui. Perché di certo non
amerà una brutta vecchietta, quando accanto si
ritroverà gli amici di sempre, tutti giovani e belli. Magari
gli farò schifo già tra vent’anni. Ho
scelto un amore con la data di scadenza ben impressa sul
collo.» continuò lei, credendo di essere sola, e
non riuscì a trattenere una risata amara
sull’ultima frase.
«Eppure è da tanto che lo so, da prima di starci
insieme. Ma prima d’ora non avevo mai avuto dubbi. Forse
perchè non sapevo di essere una strega sirena? O
perché non avevo in testa qualcun altro…? Oh
cavolo, che diavolo mi prende?! Gli avevo promesso che non sarei stata
come Katherine ed Elena, che avrei amato sempre e solo lui! E invece
sono diventata esattamente come loro, con la differenza che perlomeno
non sono indecisa tra due fratelli. Ma questo non mi rende migliore.
Niente affatto. Sono un mostro. Un mostro che farà soffrire
uno dei due, e non potrà farci niente. Se solo potessi
tornare indietro…ma non cambierebbe nulla. Non riuscirei a
fare diversamente. Perché tutto quello che ho fatto,
l’ho fatto in buona fede.» terminò lei,
stringendo più forte l’abito a sé.
Alec si mosse silenzioso, e in un attimo fu dietro di lei. Le cinse i
fianchi, suscitandole un piccolo urlo di sorpresa, e fece riprendere
vita all’abito, scorrendo delicatamente le mani sul corpo
della ragazza. Quando terminò col vestito, si
ritrovò un’ennesima volta a pensare se quel che
voleva fare era la scelta giusta, e decise che per quei pochi minuti
che gli erano rimasti con lei avrebbe dovuto fare tutto lasciandosi
guidare solo dall’istinto. Così le
baciò dolcemente il collo, facendole venire i brividi, poi
l’abbracciò senza farla girare e iniziò
a parlarle vicino all’orecchio, sfiorandole il viso col suo:
«Non ti crucciare, Principessa. Tu sei una dolce meraviglia,
e non ti devi colpevolizzare così tanto. A volte ci si
ritrova immersi in una strana serie di eventi che ci porta a fare cose
che mai avremmo pensato di fare, ma questo non ci rende diversi, non ci
rende peggiori. Ci fa semplicemente capire che basta un battito
d’ali d’una farfalla per scatenare un uragano
dall’altra parte del pianeta. E prima lo si capisce, meglio
si reagisce a questi piccoli ostacoli della vita. Tu non ti devi
preoccupare per me. Mi basta vederti felice. Mi basta che lui ti tratti
come ti tratterei io, come una Principessa. Non ti nego che non
sarà facile, ma niente lo è. Persino
respirare…tu non te ne accorgi perché
è una cosa che fai automaticamente, ma sai quanta fatica fa
tutto il tuo corpo per farti fare un solo respiro? E tutta la vita
è così: le cose sono faticose e difficili,
finché non le fai automaticamente. Dovrò solo
abituarmi a sorridere vedendoti con lui. Una sciocchezza, per un elfo
di quasi trecento anni».
«A volte respirare è faticoso anche se ormai
è un automatismo.» disse lei affannata
dall’emozione.
«Finché qualcosa è faticoso va tutto
bene. È quando diventa impossibile che si fanno complicate
le cose. Vedi, quando prima ho pensato che ti avrebbe uccisa, ogni cosa
mi era sembrata impossibile, anche solo continuare ad esistere. Poi
l’ho visto che ti baciava, e incredibilmente ho tirato un
sospiro di sollievo. È stato faticoso poi continuare a
guardarvi, ma nulla mi è sembrato più
impossibile. Finché esisterai, per me nulla sarà
impossibile.» le disse dolcemente lui, sciogliendo
l’abbraccio.
«Cosa ho fatto di buono per meritarvi entrambi?»
pensò ad alta voce lei, scuotendo la testa, e lui le prese
il viso, forzandola a guardare dritto nei suoi occhi di ghiaccio.
«Va. Tutto. Bene.» scandì
l’elfo, anche a mo’ di autoconvincimento.
«Non. È. Vero.» scandì lei in
risposta, e poggiò le mani su quelle dell’elfo.
«Non importa. Vorrei solo chiederti un ultimo regalo: mi
mostreresti l’incubo di cui parlavi prima?» disse
lui, senza muoversi di un millimetro.
«È un modo indiretto per chiedermi di baciarti
un’ultima volta?» sussurrò lei, con un
sorriso imbarazzato sul viso.
L’elfo abbassò lo sguardo, e stavolta fu lei che
lo forzò a guardarla negli occhi.
«Anche io volevo chiederti un ultimo bacio, ad essere
sincera.» gli disse, e poi lo baciò dolcemente,
facendolo entrare nella sua mente.
Quando si staccarono, entrambi avevano le lacrime agli occhi, un
po’ per il sogno, un po’ per l’addio.
«Sarò sempre il tuo consigliere, come nel sogno, e
non appena noterò che c’è qualcosa che
non va te lo dirò.» le promise Alec.
«Non eri solo il mio consigliere, eri la
vita…» mormorò Alyssa.
«Lo so…ma spero tu sappia che, anche nel caso
avessi scelto me, avresti dovuto vivere per secoli. Certo, non saresti
passata prima dalla morte, ma il numero di candeline sulla torta
sarebbe stato consistente in ogni caso.» le spiegò
l’elfo.
«Una piccola irrilevante differenza.»
sottolineò sarcasticamente la ragazza.
L’elfo fece spallucce, poi tagliò corto:
«Credo sia ora di andare, il vampiro ci ha già
concesso molto tempo, non vorrei si pentisse».
Le prese la mano, e l’accompagnò fino alla porta,
poi l’abbracciò e saltò giù
in giardino, atterrando delicatamente senza perdere la presa su di lei.
«E ogni volta che vorrai, sarò pronto ad aiutarti
con la mia magia. Anche solo per vestirti di petali.» le
disse, stringendola per un’ultima volta a sé, poi
le indicò Damon, che stava aspettando fuori dal canneto,
andando avanti e indietro.
Damon non ebbe nessun rimpianto mentre si voltava per tornare dentro il
loft quando Alec passò il canneto per andare da Alyssa.
Doveva approfittare della distrazione di entrambi per fare una cosa,
così appena arrivò nell’open space,
dove Caitlin, Shane e Bonnie stavano guardando i Grimori delle ragazze
seduti sul divano, prese una sedia dal tavolo vicino e la
spostò di fronte al divano su cui erano seduti.
«Cari i miei tre bacchettieri,
mi dovete aiutare. Alyssa deve passare subito la barriera per entrare
qua o qualcuno si farà molto male.» disse loro,
dopo essersi seduto sulla sedia girata al contrario.
«Lo sai che non può entrare, finché non
smaltisce la linfa che ha in circolo.» disse Shane, come se
il vampiro avesse fatto un capriccio più che una richiesta.
«Aspetta…» disse Bonnie, guardando prima
lo stregone e poi il vampiro, «Tu come hai fatto ad
entrare?».
«Con i piedi?…» rispose aprendo le
braccia il vampiro, come se la risposta fosse la cosa più
ovvia al mondo.
«No no, intendo come mai la barriera non ti ha
respinto?» riformulò la domanda la strega, ma il
vampiro stava iniziando a perdere la pazienza: «Streghetta,
sono stato furbo: non ho bevuto la linfa di Alec, gli ho solo
stracciato il collo a suon di morsi. Non ne ho mandata giù
nemmeno una goccia. A parte che non ci sarei riuscito comunque: ha un
sapore terribile!».
«E il sangue di Alyssa? L’hai bevuto, e se in lei
circola la linfa, anche in te ora dovrebbe essere
così.» spiegò Bonnie, e gli altri tre
rimasero impietriti.
«Damon? Che c’è, hai perso le
parole?» disse la strega, ma non ricevette risposta.
«Siete degli idioti!» si sentì urlare
dal piano superiore. Era Katherine.
«Sta’ zitta Katherine, non è il momento
di richiamare tutta l’attenzione su di te come al
solito!» urlò di rimando Damon, irritato dalla
situazione. Non gli era mai piaciuto che le cose sfuggissero al suo
controllo.
«Faresti meglio ad ascoltare quel che ho da dirti!»
urlò di nuovo lei, e in un attimo lui la raggiunse, restando
nel corridoio.
«Hai 10 secondi.» disse freddo, e
incrociò le braccia.
«La linfa degli elfi non entra in circolo.» disse
solo lei.
«Che vorresti dire?» chiese il moro, confuso.
«Che nel sangue di Alyssa non circola la linfa di Alec, per
cui anche se tu l’hai bevuto non hai nemmeno una goccia di
linfa in te.» spiegò lei, alzando gli occhi al
cielo.
«Se in lei non circola la linfa del tuo amichetto elfo
perché non può entrare nella barriera?»
chiese ancora il vampiro.
«Non ho detto che non ce n’è dentro di
lei, ho solo precisato che non circola nel suo sangue.» disse
soddisfatta la vampira, e stavolta fu lei ad incrociare le braccia.
«Dove cavolo è questa linfa allora?»
chiese Damon, ormai spazientito.
«Mmm…vediamo… Potrebbe essere tutta
nello stomaco… O nei reni… Oh, Damon, detto
sinceramente non ho mai studiato anatomia, almeno la parte
teorica…lo sai che ho sempre preferito la
pratica!» lo schernì lei.
«Essere bloccata qua dentro non ti rende intoccabile, cara.
Ti pentirai di tutte queste provocazioni prima o poi.» le
sibilò il vampiro.
«Dovresti ringraziarmi. Ti sto aiutando.» disse
seccata la vampira.
«No, mi stai solo dando delle briciole in cambio di
ciò che vuoi tu.» disse lui amareggiato, e
tornò giù.
«A quanto pare la linfa degli elfi non entra in circolo nel
sangue, ma resta comunque nel corpo per non si sa quanto, per cui
fatemi il grosso favore di trovare una scappatoia
nell’incantesimo di protezione e fate in modo che Alyssa
possa passarlo.» disse tutto d’un fiato il vampiro
ai tre, che subito cominciarono a parlare tra loro, mentre lui usciva
ancora in giardino.
Incominciò a camminare avanti e indietro, tentato molte
volte di salire sulla casetta ad interrompere Alec e Alyssa, ma
resistette e continuò ad aspettare, finché lei
uscì dal canneto.
«Dov’è l’elfo?»
chiese nervoso Damon.
La
ragazza ci rimase male, aspettandosi un esordio decisamente diverso, e
si limitò ad indicare il canneto dietro di lei.
«Aspetta
qui, torno subito.» le disse il vampiro, poi entrò
nel canneto, dove trovò l’elfo ancora sotto
l’albero.
«Dobbiamo
parlare.» gli disse deciso.
«Ti
sei già pentito?» azzardò vago
l’elfo.
«Non ancora. Dovrei?» chiese minaccioso
l’altro.
«No, no, assolutamente.» rispose facendo spallucce
l’elfo, poi aggiunse: «Di che dobbiamo parlare,
allora?».
«Di Alyssa. E della tua linfa. Quanto durerà
l’effetto “sono una strega sirena ma per la
barriera sono un elfo”?»
«Non lo so… Credevo durasse solo qualche ora, e
invece…»
«Vorresti dire che non avevi mai fatto bere la tua linfa ad
altri?»
«No…non umani almeno…»
«Parla apertamente, Alec, ormai siamo in
confidenza…potrei quasi pensare di diventare tuo
amico.»
«Katherine. Lei ha bevuto la mia linfa. O almeno ci ha
provato.»
«E…?»
«Ha detto che sembrava una versione collosa della verbena,
solo che faceva pure schifo come sapore.»
«Quindi alla fine dei conti nemmeno lei l’ha
bevuta?»
«Esatto. Comunque potete stare qui se non riesce a passare la
barriera, non è un problema per me.»
«No, è un problema per me infatti. Voglio che lei
torni là dentro. Solo nel loft, all’interno della
barriera, sarà al sicuro.»
«Mi spiace contraddirti, ma se vogliamo essere precisi
è più al sicuro qua dentro: può
entrare solo chi voglio io.»
«Non importa, deve comunque passare. Deve parlare con
Katherine. E non pensare a niente di diverso perché non
abbiamo alcuna intenzione di liberare la diavoletta per farla
incontrare con Alyssa qui fuori.»
«Veramente non avrei detto niente a riguardo, per me
può restare rinchiusa lì per
l’eternità.»
«Perfetto.» disse il vampiro, e si girò
per uscire dal canneto.
«Ah, Damon.» lo fermò l’elfo,
e quando il vampiro si voltò continuò:
«Grazie».
«Non mi devi ringraziare. Non abbiamo ancora scoperto
l’incantesimo per farti fuori.» rispose
l’altro, e uscì dal canneto con passo deciso.
Alyssa era poco distante, con le braccia incrociate e appoggiata con le
spalle al nulla, che in realtà lui sapeva essere la barriera.
«Ancora non riesci a passare?» le chiese, celando
più che poteva la preoccupazione.
«Non
si nota?» rispose la ragazza, un po’
delusa.
«Vedrai
che Bonnie troverà una soluzione, e presto
tornerà tutto alla normalità.»
cercò di rassicurarla, ma lei non glielo lasciò
fare, si staccò dalla barriera e cominciò a
gesticolare mentre gli diceva rassegnata: «Niente
tornerà alla normalità, Damon. Tu sei un vampiro,
io una strega sirena, abbiamo entrambi gli elfi alle calcagna tranne
Alec che è dalla nostra parte e viviamo sotto una bolla
invisibile di magia per essere protetti. Trovami qualcosa di normale in
tutto ciò».
Il
vampiro si trovò spiazzato dal pensiero della ragazza, e
cercò diverse volte una risposta rassicurante, inutilmente.
«La
normalità è sopravvalutata,
Principessa.» disse Alec facendole l'occhiolino mentre usciva
dal canneto, poi si rivolse a Damon: «Se non avessi tutti
questi problemi con me e mi lasciassi fare ciò che mi
è possibile, lei starebbe meglio».
«E
sentiamo, cos'altro vorresti fare dopo tutto quello che hai
già fatto?» chiese con tono di sfida il vampiro.
«Allargare
una delle mie barriere sostituendo quella della vostra
amica.» disse l'elfo, ma vedendo l'espressione scettica
dell'altro continuò spiegando: «La mia barriera
non protegge da una sola specie sovrannaturale senza
possibilità di escludere i singoli. È come la
barriera che non ti permette di entrare in casa degli umani senza
invito, con la differenza che non si limita solo ai vampiri e
l'ingresso devo consentirlo io. Non c'è nulla di
più sicuro al momento, per la situazione in cui ci
troviamo».
«E
chi mi dice che questa non sia una trappola? Potresti decidere di far
entrare degli elfi per rapirci, oppure non far entrare i nostri amici
quando arriveranno.» ribattè Damon.
«Non
vi metterei mai in pericolo, e comunque per esserlo non avete bisogno
di me, ci pensate già da soli.» disse l'elfo
sarcasticamente, indicando la loro posizione fuori da tutte e tre le
barriere.
I
due si guardarono disorientati per un istante, poi Alyssa
passò incolume la siepe di rose per entrare nella barriera
fatta la sera prima da Alec, mentre Damon sparì per qualche
secondo, ricomparendo poi all'interno della barriera creata da Bonnie,
dicendo solo: «Arrivano le streghe».
Poco
dopo Bonnie, Caitlin e Shane uscirono in giardino e si misero ad
ascoltare la proposta di Alec. Parlottarono un po' tra loro, e alla
fine decisero che l'idea era fattibile, mancava solo un dettaglio a cui
pensò Caitlin: «Riesci a creare un'illusione
ottica per camuffare la barriera e tutto ciò che
c'è al suo interno, in modo che nessun umano ci sbatta
contro e venga rimbalzato com'è successo a Damon?».
«Questa
è proprio una gran bella idea, sai? Ci sarà utile
anche per nasconderci. Bonnie, sei pronta a ritirare la tua
barriera?» disse Alec, e, quando la strega annuì,
le barriere delle casette sull'albero si unirono formandone una unica,
che avanzava verso il loft mentre quella di Bonnie si ritirava. Quando
l'elfo terminò, da fuori si vedeva solo una collinetta
erbosa.
«E
così la bolla invisibile si trasformò in una
collinetta mimetica. Visto, Piccola? Andiamo sempre meglio!»
scherzò Damon, facendo alzare gli occhi al cielo ad Alec.
Ma Alyssa non rise né sbuffò alla battuta: il suo
viso era serio, lo sguardo deciso e combattivo, e con una sola frase
rivolta al vampiro fece zittire anche lui.
«È ora di incontrare Katherine».
«Katarina.» sibilò Alyssa, diventata
irriconoscibile, appena vide la vampira. Sembrava posseduta e piena di
rabbia verso di lei, tanto che Damon, Alec e Bonnie le si avvicinarono
temendo che potesse fare qualche pazzia, come entrare nella stanza
nella quale era rinchiusa, mentre Caitlin e Shane fecero un passo
indietro per la loro incolumità.
«Aleekah. Sei proprio tu.» mormorò
Katherine, ancora bloccata nella stanza, che cercava di sporgersi il
più possibile, appoggiando le mani alla barriera invisibile
che la teneva prigioniera. Guardava solo Alyssa, dritta negli occhi,
come se non vedesse tutti gli altri attorno nel corridoio con lei.
«In carne ed ossa.» rispose la strega sirena, e a
quelle parole Damon rabbrividì:
«Alyssa?» la chiamò, ma lei non le
rispose come immaginava.
«Sta bene, non preoccuparti, vampiro. Non approvo i suoi
gusti, ma non posso guidarla anche in questo.» disse seccata
la ragazza, poi si rivolse alla vampira, che iniziò ad
indietreggiare come se avesse paura di lei: «Non sono rinata,
ma è come se lo fossi. A quanto pare non sei
l’unica ad avere una doppelganger. Questa ragazza
è identica a me, e ora che ha sbloccato la sua magia posso
tornare nel mondo dei vivi tramite lei. Ma non credere che questo
giocherà a tuo favore».
«Voglio solo sapere che fine ha fatto mia figlia.»
disse Katherine con un tono così disperato che Damon si
chiese se non ci fosse stato uno scambio di corpi tra doppelganger.
«Sta bene anche lei, e sarà così
finché starà lontana da te.» rispose
cripticamente Aleekah.
«Lei…è viva?!» lo sguardo
della vampira si rianimò, e si avvicinò un
po’ all’uscio.
«Tecnicamente sì. Vedi, quando tu sei diventata
vampira -»
stava spiegando Aleekah, ma tutto d’un tratto
s’interruppe, portandosi una mano al petto, il viso tramutato
in una smorfia di dolore, senza fiato. Ci fu qualche istante in cui il
tempo sembrò fermarsi, tutti la guardavano, chi confuso, chi
spaventato. Poi inspirò profondamente, alzò il
viso al cielo, e sussurrò affannata: «Non
permetterti mai più di appropriarti del mio corpo, Aleekah.
Non te lo lascerò fare ancora».
Il viso di Katherine tornò quello del solito: sprezzante del
pericolo e spietato. Si appoggiò alla barriera e
sibilò alla ragazza: «Lo sai che per questa
cavolata che hai appena fatto ti spedirò all’altro
mondo appena ne avrò l’occasione, vero?».
«Katherine, se solo non fossi così impulsiva nel
reagire, potresti sapere comunque le sorti di tua figlia.»
disse sbuffando Alyssa, tornata in sé.
«Stai bene, piccola?» chiese Damon, che era corso
subito ad abbracciarla.
«Sì, è stata una delle cose
più strane della mia vita, ma sto bene.» rispose
lei, godendosi il suo abbraccio.
«Dev’esser stato come per me con Emily. Ma io non
ero riuscita a scacciare il suo spirito dal mio
corpo…» disse Bonnie, ammirata e al tempo stesso
un po’ invidiosa delle capacità
dell’amica.
«Ho solo pensato che volevo riprendere pieno possesso del mio
corpo…è terribile vedere e sentire tutto, ma
avere qualcun altro dentro di te che parla e si muove al posto
tuo.» spiegò la strega sirena, poi si rivolse alla
vampira: «Comunque non sarà per niente facile
riavere tua figlia, sappilo».
«Oh, andiamo…per quel che ti ho detto
adesso!?» le disse Katherine alzando gli occhi al cielo
mentre incrociava le braccia.
«No, non solo per quello. Potrei fare la stronza come te,
visto quello che hai combinato stanotte, e non dirti nulla di tua
figlia. Potrei rinchiuderti in un qualsiasi posto sperduto tutta sola e
lasciarti marcire lì in eterno come meriteresti. Ma non sono
stronza,
io.
Purtroppo vedo del buono in te, lo sento, seppellito sotto a secoli di
corazze che hai posto ad ogni disgrazia avvenuta nella tua vita. E non
riesco ad essere insensibile a tutto questo. Ma sappi che la vera
difficoltà non è sapere ciò che
è successo a tua figlia. Sarà piuttosto fare in
modo di poterla riavere indietro.» disse Alyssa,
avvicinandosi pian piano alla porta e appoggiando le mani alla cornice.
«Dimmi cos’è successo, perché
fosse l’ultima cosa che faccio riuscirò a riaverla
con me.» rispose seria la vampira.
«Non qui.» disse la ragazza, che iniziò
a muovere le mani per aria e a mormorare parole in latino. Poi prese le
braccia della vampira e d’un tratto comparì una
luce sia nelle braccia che nelle gambe di Katherine, e poi
sparì lasciando posto a due cavigliere e due bracciali
dorati e massicci.
«Andiamo in salotto.» le ordinò infine,
e si avviò per le scale, lasciando tutti di stucco.
«Piccola, sei impazzita? Perché l’hai
liberata? Non immagini quello che farà ora?»
iniziò ad agitarsi Damon, e non appena terminò
vide sfrecciare davanti a lui Katherine, che si dileguò.
«Ecco, appunto.» mormorò il vampiro,
deluso dall’ingenuità della ragazza.
«Pensavo avessi un’altra idea di me,
amore.» rispose Alyssa con un ghigno soddisfatto sul viso, e
non appena arrivò nell’open space, anche lui
capì il perché fosse così tranquilla.
Katherine stava vagando a velocità vampiresca per il loft da
una porta all’altra, provando poi anche dalle finestre, ad
uscire senza successo come una mosca intrappolata.
«Credevi che ti avrei lasciato scappare così
facilmente, Katherine? Ho semplicemente allargato il sigillo che aveva
messo Bonnie.» le disse la ragazza, che scimmiottò
la mossa di poco prima della vampira alzando gli occhi al cielo e
incrociando le braccia.
«Adesso mi stai stufando, ragazzina.»
sibilò la vampira, e con il viso trasformato si
preparò all’attacco. Ma non si mosse di un
millimetro. Il viso da vampiro sparì, lasciando il posto ad
un’espressione incredula.
«E adesso cosa c’è?» si chiese
confusa, e subito Alyssa le rispose con un gran sorriso soddisfatto
come non mai: «Ogni volta che avrai intenzioni o emozioni
negative a guidarti, non riuscirai a muoverti affatto».
Katherine ringhiò, restando ancora una volta immobile,
mentre la ragazza si sedette sul divano, seguita poi da tutti gli altri.
«Io inizio a raccontare.» disse la strega sirena,
senza rivolgersi a nessuno in particolare, poi guardò
Katherine: «Potrai raggiungerci anche tu, quando ti
calmerai».
«Sei sicura che vuoi dirle di sua figlia? Alla fine non se lo
merita.» disse Damon, e Alec annuì.
«Non vi preoccupate, che io le riveli tutto non significa
automaticamente che la potrà riavere indietro.
Sarà una lunga strada…» rispose Alyssa,
poi incominciò a raccontare dal principio: «Quando
Katherine rimase incinta, suo padre voleva ucciderla per aver
disonorato la famiglia. Fu sua madre a fargli cambiare idea, prendendo
tempo con la scusa che nascondendola in casa per gli ultimi mesi di
gravidanza e dando via il frutto del peccato tutto si sarebbe messo a
posto. In tutto questo, intanto, la madre andò da Aleekah
per chiedere aiuto, ovvero di prendere lei il primogenito di Katherine,
a patto di farglielo vedere di nascosto da suo marito di tanto in
tanto. Lei accettò, in quanto amica di vecchia data della
signora Petrova, e aggiunse una clausola: avrebbe fatto tutto
ciò che riteneva giusto per il piccolo, anche se fosse
andato contro la famiglia d’origine. La madre
accettò di buon grado, piuttosto che considerare altre
possibili famiglie chissà dove. Tutto sembrava andare come
nei suoi piani, ma col tempo il padre intuì che
c’era qualcosa e aggiunse un’altra opzione alla
proposta della madre: esiliare Katherine in Inghilterra, dicendo invece
a tutto il villaggio che avevano trovato per la figlia un marito
straniero ma molto facoltoso. E così quando nacque la
bambina, che Aleekah chiamò Darina, suo padre non gliela
fece nemmeno prendere in braccio, e la madre fu d’accordo col
gesto, anche se per altre intenzioni: sapeva quanto avrebbe sofferto la
figlia a vedersi strappare dalle braccia il sangue del suo
sangue».
Alyssa prese un attimo di respiro, e d’istinto si
voltò verso Katherine, che intanto era riuscita a sedersi
sull’altro divano dell’open space. Aveva il viso
chino, gli occhi gonfi di lacrime, le mani strette in un pugno. Non era
facile ripensare a quei momenti. Ma il peggio doveva ancora arrivare:
«Così la signora Petrova si occupò di
sistemare la bambina da Aleekah all’insaputa di suo marito,
grazie ai poteri della strega, che intanto aveva pure fatto credere a
tutto il villaggio di essere incinta. Katherine fu esiliata in
Inghilterra, ma prima di andar via tentò il tutto per tutto:
andò infatti dalla strega con l’intenzione di
portarsi via la figlia, ma lei ovviamente non glielo permise. Prima di
rischiare che il padre scoprisse tutto, Aleekah la cacciò e
lei se ne andò in Inghilterra come d’obbligo.
Intanto la madre pensò sempre alla bambina,
d’accordo con la strega, almeno fino a quando Katherine
diventò una vampira. Aleekah lo vide coi suoi poteri, vide
anche il perché lo era diventata, e fu allora che
pensò ad un modo per salvare la bambina: le fece
così un incantesimo del sonno, il quale unico antidoto
è il bacio di sua madre».
«Quindi è ancora una tenera bambina…la mia
bambina…» disse Katherine, con
un’accenno di sorriso.
«Non è finita qua Katherine. Il bacio
avrà effetto solo se il tuo animo sarà libero
dall’oscurità. E ad ogni modo, fino ad allora,
Aleekah non mi farà scoprire dove ha nascosto tua
figlia.» aggiunse Alyssa, e l’accenno di sorriso
svanì dal viso della vampira.
«Puoi fare “ciao ciao” alla tua bimba, Queen
of Darkness.»
la schernì Damon, ma lei sorprendentemente non rispose.
«Può farcela, se lo vuole davvero.» lo
contraddisse la strega sirena, e si alzò dal divano per
andare verso di lei.
«Ha ragione lui, nemmeno in un millennio potrei farcela. E
poi, come cavolo ci si può liberare
dall’oscurità?! Una volta che ci sei entrato non
ne puoi uscire! Che diavolo, sono una vampira, è
normale!» brontolò Katherine.
«Guarda gli altri vampiri che se la cavano meglio di te:
riescono a cibarsi senza uccidere nessuno; trovano qualcuno con cui
stare insieme per sempre, essendogli fedele; magari aiutano pure gli
umani a guarire. Se cominciassi a far del bene sarebbe un buon inizio
per scacciare l’oscurità.» la
consigliò la ragazza, ma lei per tutta risposta
scoppiò a ridere: «Del bene? Senza niente in
cambio? Non esiste».
«E allora vuol dire che non tieni a tua figlia. Se
l’amassi almeno quanto ami te stessa, non saresti ancora qui
a porti domande e a ridere di un tuo possibile cambiamento, ma anzi,
saresti già all’opera.»
ribatté la strega sirena, innervosita
dall’atteggiamento della vampira.
«Tu non sai cosa vuol dire passare la vita che ho passato io.
Arrivi in un punto in cui decidi: meglio me stessa che tutto il resto
del mondo.» spiegò l’altra guardando
mesta nel vuoto.
«E tua figlia non è parte di te? La calcoli come
parte del resto del mondo di cui non t’interessa
nulla?» alzò i toni Alyssa, e Damon
cercò di capire come mai fosse così toccata dalla
questione. Sì, con i suoi non andava molto
d’accordo a causa delle differenze tra fratelli che facevano,
ma non credeva che avesse tutto questo risentimento dentro di lei. Poi,
pensò a tutt’altro, e un’ipotesi
peggiore gli balenò per la mente. Poteva mai essere colpa
sua e del suo essere vampiro?
«Smettila adesso, ragazzina! Sarà affar mio cosa
fare d’ora in poi!» urlò Katherine,
facendo calare un gelido silenzio nel loft.
Passò qualche istante in cui tutti rimasero in silenzio, a
pensare a tutto ciò che stava succedendo. Bonnie vide Shane
guardare in modo molto strano Caitlin, e con la scusa di prendere un
po’ d’aria gli chiese di andare fuori con lei.
«Ti ho visto…» gli disse appena furono
nella parte anteriore del giardino, abbastanza lontani dal loft.
Lui all’iniziò non capì, ma quando la
strega continuò, iniziò a sbiancare:
«Come guardavi Caitlin. L’ho già visto
quello sguardo combattuto, colmo d’apprensione e allo stesso
tempo di distacco. L’ho visto in un uomo che si chiamava
John, e cercava di nascondere alla propria figlia di essere suo
padre».
«Non è vero.» si limitò a
dire l’uomo, scuotendo la testa con gli occhi chiusi, come se
volesse continuare a negare anche a se stesso.
«No? E allora raccontami di Patricia. Come l’hai
conosciuta? Che ruolo avevi nella sua vita quando è nata sua
figlia?» insistette lei.
«Siete proprio dei ficcanaso in questa casa! Fatti gli affari
tuoi!» si alterò Shane, e si voltò per
tornare nel loft.
«Hai mai conosciuto mia madre?» disse la ragazza, e
lui si fermò senza voltarsi, così lei
continuò: «Io fino a qualche mese fa no,
praticamente. Lo sai anche tu che mi abbandonò che avevo
appena due anni. Ho vissuto una vita intera senza di lei, e credimi, se
ci fosse stato qualcuno a farsi gli affari nostri ai tempi, ne sarei
stata molto contenta. Avrei potuto ringraziare quella persona oggi, per
avermi riportato indietro mia madre. Caitlin al momento è
completamente sola. Hai una vaga idea di come potrebbe aiutarla
ritrovare suo padre?».
Shane si voltò, scuro in volto, e disse: «Lei non
sa di avere un padre, da qualche parte in questo mondo. Per lei
quell’uomo è morto qualche anno fa, e alla fine
dei conti, è stato davvero suo padre. L’ha
cresciuta non sapendo che era figlia di un altro. Io non sono e non
sarò mai nulla per lei, così come non lo sono
stato per sua madre».
«Dovresti darti una possibilità di essere felice.
Di avere la famiglia che avresti sempre dovuto avere.» disse
soltanto Bonnie, poi si avviò all’interno del
loft, lasciando lo stregone fuori a riflettere.
Non appena vide Bonnie e Shane andare fuori, Damon fece cenno ad Alyssa
di seguirlo dalla parte opposta. Uscirono in giardino, e senza dirle
niente la prese in braccio e la portò a velocità
vampiresca sulla casetta che Alec aveva creato per loro.
«Che ti prende?» gli chiese sorpresa lei, non
appena la mise giù.
«È proprio quello che volevo chiedere a
te.» rispose lui, tutto serio.
Lei fece spallucce, perciò lui andò dritto al
punto: «Come mai ti agita così tanto questa storia
di Katherine e sua figlia?».
«Non mi agita, spero solo si risolva presto.
Perché lo pensi?» rispose lei, cercando di
dissimulare.
Damon alzò gli occhi al cielo scuotendo il capo, poi le
prese le mani e le disse: «Senti, Piccola, è
inutile che ti nascondi. Lo so che c’è qualcosa
che non va. Dovremmo parlare di tutto, no?».
Lei abbassò gli occhi, indecisa su cosa fare, poi si decise:
«Sì, ma non è il momento. Diciamo che
è un argomento di cui sarebbe prematuro parlare
ora».
«Perché riguarda il tuo futuro come madre, vero?
Perché stando insieme a me non potrai avere
figli.» incalzò il vampiro, e lei si
limitò ad evitare il suo sguardo.
«Lo sapevo… Quindi il fatto che Katherine non si
faccia in quattro per stare con sua figlia ti dà sui nervi,
giustamente, perché pensi che un domani tu non avrai questa
possibilità. Beh, ti sbagli.» continuò
lui, catturando completamente la sua attenzione con le ultime parole.
«Come potrei mai sbagliarmi? Sei un vampiro.» disse
lei, senza nascondere un pizzico d’irritazione, sentendosi
presa in giro dalle sue parole.
«Non devo essere per forza io il padre del tuo futuro
figlio.» disse cercando di camuffare l’amarezza
Damon.
«No! Non ci provare! Non mi lascerai per questo!»
sbottò Alyssa, ma lui subito la strinse a sé,
carezzandole i capelli, e le sussurrò rassicurandola:
«E chi ti lascia, Piccola mia?».
La ragazza era confusa come non mai. Ricambiò la stretta per
un po’, e dopo aver inspirato profondamente il suo profumo si
staccò pian piano da lui per guardarlo dritto negli occhi:
«Spiegami cosa intendi allora, perché io non
riesco a comprenderlo».
«Esistono i donatori.» si limitò a dire
lui, e lei arrossì visibilmente senza riuscire a trattenere
un mormorìo di sorpresa.
«Ma hai ragione tu, non dovremmo parlare adesso di queste
cose. Tu devi solo sapere che stare con me non significa che in futuro
non potrai fare ciò che vorrai della tua vita.
Ok?» terminò il vampiro, e lei si
limitò ad annuire.
«Sarà meglio pensare al presente, per
adesso.» disse lei, e poi sfiorò le labbra del
vampiro con le sue.
«Non male come idea.» sussurrò lui senza
allontanarsi, poi si lasciarono andare ad un bacio lungo ed intenso,
fin quando Alyssa sentì una fitta al cuore e senza far
capire niente al vampiro si staccò pian piano da lui.
«Anche se preferirei stare qui con te in eterno,
sarà meglio tornare dentro, prima che scoppi
un’altra guerra tra vampiri ed elfi.»
sussurrò Damon, ancora appoggiato con la fronte alla sua.
«Sì, non si sa mai…ma io preferirei
stare ancora un po’ in giardino, ho bisogno di aria
fresca.» disse lei, suscitando un sorrisetto soddisfatto sul
viso senz’età dell’altro, e quando lui
la lasciò appena sotto la casetta e rientrò nel
loft si sentì terribilmente in colpa per avergli fatto
credere che fosse solo merito suo.
Nel loft erano rimasti solo Alec, Katherine e Caitlin,
finché quest’ultima approfittò della
distrazione di tutti gli altri per andare in cucina a concedersi una
pausa ristoro.
«Alec» disse Katherine, osservando l’elfo
che guardava da tutt’altra parte. Lui non si mosse
d’un millimetro, così lei continuò:
«Non mi hai detto nulla da quando mi hai rivista».
«Non ho nulla da dirti.» disse seccato lui, senza
distogliere lo sguardo dal nulla.
La vampira gli fu accanto in un attimo, e questo lo sorprese. Da quello
che aveva detto Alyssa riguardo l’incantesimo sui bracciali e
le cavigliere, si poteva muovere solo se aveva buone intenzioni, per
cui pensò che forse non era così stronza come
pensava. Ma questo non cambiava quello che provava per lei in quel
momento. C’erano solo rabbia, disgusto e delusione per lei,
dentro di lui.
«Quello che è successo
stanotte…» iniziò a spiegare lei, ma il
moro l’interruppe: «Non mi interessa. Non voglio
sapere nulla. Anzi, so già troppo. Tutte le cose che mi hai
nascosto. E non c’è nulla da aggiungere».
«Abbiamo passato 238 anni insieme…»
riprovò lei, ma ancora una volta lui la interruppe:
«Buttati al vento!».
«No, questo no, Alec. Io ti ho sempre amato.» disse
la vampira, guardandolo negli occhi.
«Hai sempre amato l’idea che io ti potessi
proteggere da Niklaus. Non me.» disse lui amareggiato.
«Come puoi pensarlo?!» gli chiese incredula lei,
sentendosi profondamente offesa.
«Perché se mi avessi amato non avresti continuato
a scappare da sola quando mi sono stabilito nel Maine con Lucas. Non mi
avresti nascosto quel che avevi fatto quando eri lontana da me. Non
saresti andata a cercare loro piuttosto che venire a cercare me, quando
sono andato via dopo la morte di mio fratello. Devo
continuare?» sbottò lui, guardandola con tutta la
rabbia che aveva represso finora, e lei, prima di rialzarsi e ritornare
al suo posto, si limitò a dirgli: «Forse non ti ho
amato come meritavi, ma a modo mio l’ho fatto».
Alec non riusciva più a stare lì con lei,
così si fiondò in cucina, pronto ad andare fuori,
ma appena arrivò alla porta finestra vide Damon ed Alyssa da
una finestra della casetta che si baciavano e si bloccò. Se
avesse avuto un cuore sarebbe andato in frantumi in quel preciso
istante. Cercava di farsi vedere forte per non farla sentire in colpa,
ma in realtà era difficile sopportare che lei stesse col
vampiro.
«Tutto ok?» chiese Caitin, seduta al tavolo che
mangiava uno snack, mentre lui continuava a guardare attraverso quella
finestra. Alyssa si stava staccando da Damon, e si misero a parlare del
fatto che forse era meglio tornare dentro.
«Sì, tu non mi hai visto, capito?»
rispose alla rossa, e dopo che questa annuì si
spostò nel garage. Non appena sentì la porta
finestra della cucina chiudersi, aprì la porta del garage
per uscire fuori, e si ritrovò lo sguardo di Alyssa addosso,
sebbene fosse lontana. In un attimo le fu accanto, mosse le mani per
aria disegnando un cerchio e creò una barriera attorno a
loro due.
«Tranquilla, è soltanto per parlare…da
fuori vedono una riproduzione di te seduta a terra di schiena che
giochi con l’erba.» le disse, vedendo che si stava
allarmando.
«Non sono preoccupata solo per questo. Ti ho sentito, prima.
Molto più forte dell’altra volta.» disse
lei, che cominciava a lasciar trasparire le proprie emozioni,
l’agitazione prima tra tutte.
Non gli disse niente di nuovo, l’aveva intuito quando aveva
visto che si allontanava da Damon subito dopo averli scoperti insieme.
Era inutile nascondere ciò che aveva provato, lei
l’aveva già percepito.
«Sì, avevo appena discusso con Katherine, poi ti
ho vista con lui e non sono riuscito a trattenermi. Scusami, non
succederà più.» spiegò
desolato l’elfo.
«Alec…» disse lei, carezzandogli la
guancia, «Non sei tu che ti devi scusare. Forse
l’idea della barriera unica è stata buona, ma
almeno in quel modo non ci avresti visto. Io non ci ho
pensato…».
«Non ti azzardare a scusarti per aver baciato il tuo ragazzo.
Sono io che non c’entro nulla qua. E che m’impiccio
dei fatti degli altri.» disse lui, e vedendo che Alyssa
accigliò lo sguardo, continuò: «Ho
sentito poco fa… Prima di discutere con Katherine, vi ho
sentiti che parlavate di figli, di donatori…».
Ma lei non lo fece continuare: «Oh, Alec, no…non
credo proprio che Damon sarebbe d’accordo».
«No, no, sta’ tranquilla. Non era quello che
intendevo dirti. Non è possibile, io e te…siamo
incompatibili. Anche perché altrimenti a quest’ora
potresti già aver avuto qualche
chance…» spiegò lui, imbarazzato come
non mai, e cercò di non ripensare troppo alla bellissima
notte passata assieme.
«Oh, non ci avevo pensato…»
mormorò lei, ancora più imbarazzata di lui.
«Certo, abituata con un vampiro ormai non ci fai
più caso a queste cose da umani.»
scherzò lui, cercando di smorzare la tensione, ma ottenne
l’effetto contrario. Il respiro di Alyssa accelerava sempre
più, e lui ormai non riusciva a trattenersi.
«Spero che mi perdonerai per questo.» disse, poi
mise le mani a coppa sul viso della ragazza e tuffò le
labbra sulle sue. Lei inspirò profondamente e poi trattenne
il fiato, fin quando non si lasciò andare anche lei e
schiuse le labbra, abbandonandosi al bacio.
Bonnie stava tornando nel loft, quando il cellulare le
squillò.
«Caroline?»
«Sì,
Bonnie, sono io. Cosa diavolo è successo a casa nostra?!»
chiese tesa la vampira, dall’altra parte del telefono.
«Oh mio Dio, spero nulla! Non lo so, non ho sentito nessuno
da Mystic Falls oggi. Cosa sai tu?»
«So
che sono sulla Bennet Memorial Road e il loft non si vede da nessuna
parte!»
rispose l’altra, che per poco non scoppiò a ridere.
«Ah, non avevo capito. Siete già qua?! Fermatevi
dove c’era l’ingresso alla stradina, arriviamo
subito.» disse la strega, dandosi dell’idiota da
sola per aver pensato chissà che.
Appena arrivò dentro al loft vide Katherine spaparanzata sul
divano in modo inusuale da parte sua, che presa dai suoi pensieri
nemmeno s’era accorta del suo ingresso, e non appena la vide
tentò di rimettersi seduta a modo.
«Hai visto Alec?» le chiese semplicemente, e la
vampira le indicò la cucina senza trattenere il broncio
nell’udire il suo nome.
La strega arrivò in cucina, ma anche lì
l’elfo non c’era.
«Avete visto Alec?» chiese anche lì, a
Damon e Caitlin, che stavano parlando del fatto che fosse il momento di
creare altri amuleti con i diaspri rossi.
«Sì, seguimi.» disse subito la rossa
all’altra strega, poi si rivolse al vampiro: «Posso
chiederti un favore intanto?».
«Tutto quello che vuoi, Uccellino.»
rispose lui, come se stesse parlando ad una bambina.
Caitlin prese due pacchi di sale da un pensile della cucina e gli
disse: «Riusciresti a ricreare il disegno che abbiamo usato
per l’incantesimo di ieri un pò più in
grande, fuori nel giardino anteriore?».
«Certamente streghetta, se questo vorrà dire che
dopo vi metterete all’opera» disse lui, prendendo i
pacchi di sale e uscendo fuori dalla parte opposta in cui era Alyssa, e
anche Alec a sua insaputa.
Bonnie capì che c’era qualcosa di strano, ma ne
ebbe la conferma quando la ragazza la prese per mano, la fece
avvicinare alla porta finestra, e la fece guardare fuori senza dir
nulla.
«Non capisco» mimò con le labbra, e la
rossa fece uguale: «Sono dentro ad una barriera, insieme!
Quella è un’illusione ottica!».
«Oh mio Dio.» mormorò la mora sottovoce,
e guardò allibita verso la falsa Alyssa seduta a terra.
«Tienilo d’occhio.» mimò
ancora Bonnie a Caitlin, riferendosi a Damon, e si fiondò
fuori, verso l’illusione ottica.
Non appena ci arrivò, si schiarì la gola, e dopo
qualche secondo una mano la tirò all’interno della
barriera. Lei d’istinto si coprì gli occhi, e li
avvisò: «Ditemi quando siete a posto».
«Oh, andiamo Bonnie, stavamo solo parlando.» disse
Alec, prendendole le mani e togliendogliele dagli occhi, mentre Alyssa
cercava di guardare da tutt’altra parte non riuscendo a
nascondere il rossore sulle guance e il respiro affannato.
«Lo vedo.» ribatté lei, indicando il
collo della strega sirena, sul quale c’era un bel succhiotto.
«È stato Damon, poco fa.»
cercò di deviare l’elfo, senza riuscirci.
«Lui al massimo ci avrebbe lasciato due buchi, non me la
bevo. E ovviamente nemmeno lui, vi ucciderà davvero
stavolta.» disse la strega.
Subito Alec posò la mano sul collo di Alyssa, cercando di
guarirla, e così fu in qualche attimo.
«Visto? Ora puoi far finta di niente anche tu.» le
disse con sguardo implorante lui, sperando li coprisse.
«Io non farò finta di niente, ma non
farò nemmeno la spia. Dovremo parlare…»
disse Bonnie rivolgendosi alla strega sirena, poi si rivolse
all’elfo: «…ma non è il
momento. Servi fuori dalla barriera, quella più grande, sono
arrivati gli altri».
La strega si stava avviando fuori dalla barriera più
piccola, ma lui la fermò: «No, venite tutte con
me. Mi peserà un po’ di più, ma
sarà meglio casomai dovesse vederci Damon».
«E solo ora ti preoccupi di lui?!»
brontolò la strega, seguendolo comunque.
I tre si muovevano insieme alla barriera, che ora mostrava Alyssa che
camminava nel giardino nella loro stessa direzione.
«Come hai fatto a capire che eravamo dentro alla
barriera?» chiese l’elfo alla strega, mentre
andavano verso il loft.
«Me l’ha detto Caitlin.» si
limitò a rispondere lei, suscitando un’accesa
reazione dell’elfo: «Menomale che le avevo detto di
far finta di non avermi visto!».
«Dovresti ringraziarla invece, se non fosse stato per lei vi
avrebbe scoperti Damon. È stata furba a farlo capire solo a
me e a creare un diversivo per lui.» disse Bonnie,
immaginando il caos che ne sarebbe venuto fuori.
I tre arrivarono davanti al loft, in una parte di parete dove non
c’erano finestre.
«Poi ti dirò quel che dovevo dirti, senza fare
altro, Principessa. Scusami ancora.» disse Alec ad Alyssa,
poi le baciò teneramente la fronte, e la lasciò
andare dentro al loft senza avere una risposta.
«Spero tu ti renda conto di ciò che stai
facendo.» disse solo Bonnie, poi Alec fece svanire la
barriera piccola e insieme andarono vicino alla barriera più
grande, dal lato sulla strada, dove al di fuori c’erano due
auto ferme in attesa.
«Tutti loro?» disse lui, e la strega disse solo di
sì, per poi vedere, una volta che entrarono seguendo la
stradina che prima non vedevano, che c’erano altre persone
con loro.
I due tornarono dentro il loft, in attesa che gli altri parcheggiassero
e li raggiungessero.
«Forse è meglio se facciamo un incantesimo
protettivo per lei.» disse Bonnie ad Alyssa, guardando
Katherine, che dopo aver ricevuto la notizia dell’arrivo
degli altri, quindi di Klaus, era in un angolo dell’open
space, l’angolo più lontano dalla cucina, e
sembrava terrorizzata.
«Ci penso io.» disse la strega sirena, ma al
momento non fece nulla.
Dalla cucina uscirono man mano tutti i nuovi arrivati, per primi Stefan
ed Elena, poi Rebekah e Matt insieme a due ragazze e una donna a loro
sconosciute, tanto belle da catturare per tutta la loro entrata gli
sguardi di Alec, del professor Shane e di Damon, che si
beccò una gomitata scherzosa ma non troppo da Alyssa, e
infine Caroline e Klaus. Quando vide quest’ultimo, Katherine
scappò istintivamente al piano di sopra, in camera di Damon,
dov’era rinchiusa fino a poco prima, e lui la
inseguì, finché ad un tratto si bloccò
a mezz’aria.
Alyssa aveva un braccio alzato nella sua direzione, e pian piano gli si
avvicinò, mentre gli diceva: «Klaus, lo sai che
non ho mai avuto niente contro di te, ma stavolta devo fare
così. La vendetta non ti serve. Non serve a
nessuno».
Gli prese le braccia, e ci fu lo stesso bagliore di prima con
Katherine, che lasciò gli stessi bracciali e cavigliere, poi
lo lasciò libero.
«Solitamente era un piacere vederti, vuoi iniziare a farmi
cambiare idea?» le disse l’Originale,
sarcasticamente.
«È per il bene di tutti, anche il tuo.»
gli rispose lei, facendogli cenno verso Caroline, che lo stava
guardando adirata, poi urlò verso le scale:
«Katherine puoi scendere, gli ho regalato i tuoi stessi
braccialetti!».
La vampira scese a velocità vampiresca, e sotto lo sguardo
sorpreso di tutti, l’abbracciò ringraziandola
più volte con le lacrime agli occhi.
«Vedi? Ce la puoi fare. Questo è stato un piccolo
passo verso il traguardo.» le sussurrò la ragazza,
ricambiando l’abbraccio con tutta la fiducia del mondo.
Quando si staccò da lei, le indicò
l’Ibrido, e le disse: «Ora ne puoi fare un altro,
molto più grosso. Sta a te».
«Lui però non mi perdonerà
mai.» disse senza nemmeno guardarlo, e l’altra
rimarcò: «Sei tu che devi essere a posto, non lui.
Tu devi fare il tuo. Per te. E per tua figlia.».
La vampira la guardò, in cerca di conferma, e quando lei le
mise una mano sulla spalla come segno di incitamento, lei si
voltò a guardarlo: nel suo sguardo, dopo tutto quel tempo,
sotto sotto vedeva la stessa rabbia che aveva verso di lei
più cinquecento anni prima. Non se ne fece spaventare
però, e pian piano gli disse: «Ti perdono, Klaus.
Ti perdono per avermi fatta diventare involontariamente la stronza che
tutti hanno conosciuto. Ti perdono per avermi reso la vita un inferno,
sia negli ultimi miei anni da umana che in tutti gli altri da vampira.
Ti perdono, per aver cercato di uccidermi quando non avevo nemmeno 19
anni, ed esserci riuscito in un certo senso. Ti perdono per avermi dato
la caccia per ben 520 anni in cui ho vissuto da vampira. Ti perdono per
aver ucciso tutta la mia famiglia».
Katherine non riuscì più a trattenersi, e
scoppiò a piangere. Alyssa subito
l’abbracciò, mentre gli altri si guardavano
sconcertati. Non sembrava più nemmeno lei.
«Cosa le hai fatto?» chiese perplesso Klaus alla
strega sirena.
«Le ho fatto scoprire che nella vita c’è
molto di più di quello che ha visto in questi 500 anni e
oltre. Che c’è sempre una speranza. Che per chi si
ama, si può fare qualsiasi cosa, anche cambiare il proprio
cammino verso una direzione migliore.» gli rispose lei,
guardandolo come per convincerlo a scusarsi e a perdonarle di essersi
voluta salvare piuttosto che immolarsi per lui, anche se solo a
pensarla come una cosa da farsi perdonare le sembrò
un’assurdità.
L’Originale si sentì toccare le spalle e si
voltò: era Caroline, che si era appoggiata a lui, e le
faceva cenno verso l’altra vampira.
«Ora puoi dimostarmi di essere davvero l’uomo che
merita di starmi accanto per tutta la mia esistenza.» gli
disse dolcemente la bionda.
Lui le strinse le mani, e si rivolse a Katherine, che piangeva ancora
abbracciata ad Alyssa: «Ho un grosso difetto, è
vero. Sono un
tantino
irascibile e vendicativo. A volte insensibile. E…»
le parole gli uscivano con fatica, si stava sforzando molto, ma strinse
un po’ di più le mani di Caroline, e lei si
strinse di più a lui, così riuscì a
portar a termine la frase «…mi spiace di averti
procurato tutto quel dolore, Katherine».
Caroline lo baciò dolcemente, ringraziandolo a modo suo per
averle dimostrato che l’amava davvero, poi accadde un vero e
proprio miracolo: Katherine sciolse l’abbraccio di Alyssa,
guardò Klaus, e quest’ultimo le porse la mano in
un gesto di pace. Lei ricambiò, e poi ci fu un abbraccio
memorabile, tanto che la maggior parte dei presenti, con gli occhi
lucidi, iniziò ad applaudire.
Quando l’atmosferà si stabilizzò di
nuovo, e tutti trovarono un posto nell’open space, chi sui
divani chi sulle sedie, Klaus presentò le nuove arrivate.
«Lei è Maryel, ed è la prima sirena che
abbiamo conosciuto a Los Angeles, a cui abbiamo fatto il quarto grado,
e con lei son venute Naya, sua amica, e Derya, madre di Naya. Presto ci
raggiungeranno anche Elijah e la madre di Maryel, che sono andati a
cercare un’altra strega sirena che lei conosce.»
spiegò l’Ibrido, indicando una alla volta le tre,
molto simili tra loro, con curve mozzafiato e molto sensuali nonostante
due di loro fossero solo delle ragazzine.
«Esiste un’altra strega sirena?» chiese
Alyssa, elettrizzata al solo pensiero di non essere l’unica.
«Sì, e probabilmente la conoscerai
presto.» le rispose Klaus, poi si voltò verso le
sirene: «Dovrebbe essere lei la strega sirena di cui vi
abbiamo parlato».
«Direi proprio che lo è, da quel poco che ho
visto, ma ne avremo la conferma quando ci raggiungeranno anche le
altre.» disse Derya, la più grande delle tre,
anche se non si notava tutta questa differenza
d’età, se non per lo sguardo e
l’atteggiamento più maturo.
«Bene, ma non abbiamo finito con le presentazioni mi
pare…» disse Stefan, indicando Shane, Alec e
Caitlin.
«Sì, giusto.» prese parola Damon, e
Alyssa tremò al pensiero di come avrebbe potuto presentare
l’elfo: «Allora, il più vecchio
è il professor Shane che ci ha portati dal Whitmore ad
Atlanta dritti dritti dalla streghetta rossa, Caitlin, che ci ha
aiutato a creare un incantesimo per proteggerci dagli elfi, e dulcis
in fundo abbiamo
il nostro elfo ribelle Alec, che ci sta aiutando spontaneamente con le
esercitazioni contro gli elfi, a volte spronandoci senza accorgersene
nemmeno, ci ha donato due belle casette sull’albero nel
giardino sul retro, ha creato la barriera-collinetta ed è
pure il nostro stilista, non so se avete notato che splendore che
è oggi la mia ragazza! Devo dire che l’ho pagato
caro, questo pezzo unico nel suo genere, ma per vederla così
forse ne è valsa la pena».
La strega sirena si sentì sotto accusa: guardò
prima Alec, che aveva la sua stessa espressione accigliata, poi
guardò Damon, che si accorse d’averla fatta
sentire ancora una volta in colpa e un po’ si
pentì di quel che aveva detto. Anche se purtroppo, alla
fine, non era nient’altro che la verità.
Gli altri intanto si presentarono ai nuovi arrivati, e iniziarono a
raccontarsi i progressi e le scoperte fatte nel frattempo,
finché una domanda catturò l’attenzione
di tutti: «Ma in tutto questo, se tua figlia è
ancora una bambina, da chi discendo io?» chiese confusa Elena
a Katherine, che la guardò come se si fosse accorta solo in
quel momento della sua presenza e si voltò verso Alyssa in
cerca di spiegazioni.
La strega sirena s’intristì, e iniziò a
raccontare, rivolgendosi per lo più a Katherine:
«Tua sorella non ha avuto più fortuna di te.
L’anno dopo il tuo esilio, tua madre scoprì che
anche lei era incinta, ma stavoltà si guardò bene
dal farlo scoprire a vostro padre. Cercò di allontanarla per
il tempo necessario da lui, in modo che non si accorgesse di nulla, e
tornò a chiedere aiuto ad Aleekah, ma lei rispose che non
poteva occuparsi di tutti i suoi nipoti illeggittimi, offendendola e
dandole della cattiva madre. Così cercò aiuto da
una vecchia amica che abitava in tutt’altra parte della
Bulgaria, accompagnando tua sorella da lei, e le chiese di ospitarla
fin quando non avrebbe partorito e di tenersi il figlio in cambio del
favore, dato che lei figli non ne aveva. L’amica
accettò benvolentieri, e tua mamma tornò a casa
senza destare sospetti, dicendo semplicemente che aveva lasciato tua
sorella lì perché questa sua amica era sola e
aveva bisogno di aiuto nelle faccende. Tua sorella partorì
una bambina, ma d’accordo con la signora che la stava
aiutando e che poi l’avrebbe cresciuta le scelse il nome:
Nadezhda, che significa speranza. Per i primi mesi di vita se ne
occupò tua sorella, che ormai era benvoluta da quella
famiglia, poi decise che era ora di tornare a casa per un
po’, per farsi vedere da tuo padre e continuare con la
messinscena. Ma purtroppo non tornò mai da sua figlia,
perché fu uccisa con tutto il resto della famiglia. O almeno
così pensava qualcuno.» terminò Alyssa
guardando Klaus, che abbassò lo sguardo.
«Tua nipote invece continuò a vivere con la sua
famiglia adottiva, e Aleekah, dopo aver visto lo sterminio della
famiglia Petrova, la tenne d’occhio: crebbe bene,
all’oscuro di essere una Petrova per poterla proteggere dal
suo passato, formò una famiglia sua, e diede alla luce ben 5
figli, che continuarono la discendenza, e morì felice di
ciò che la vita le aveva donato, nipoti compresi. E
cinquecento anni dopo siamo arrivati a te, Elena.»
terminò la strega sirena.
«Scusatemi…» disse Katherine, con un
groppo in gola, e corse su per le scale per rifugiarsi in una delle
camere, lontana da tutti quegli sguardi indiscreti.
«Forse dovresti raggiungerla e parlarle un
po’… Alla fine siete una famiglia, e ora ha
bisogno di qualcuno che le stia vicino e la riporti sulla strada
giusta.» disse Alyssa ad Elena, ma la vampira la
guardò male.
«Non può farti niente, e mi sembra abbia davvero
intenzione di migliorarsi per riavere sua figlia. Dovresti darle una
chance anche tu.» le disse anche Stefan, stringendole la
mano, e la vampira sbuffò, per poi alzarsi e raggiungere
Katherine.
«Forse è ora di fare l’incantesimo ai
diaspri, che ne dici streghetta?» disse Damon, guardando la
rossa e poi le altre due streghe e Shane.
Caitlin annuì, e dopo aver preso le pietre andò
fuori con i tre ad eseguire l’incantesimo, mettendo tutti i
diaspri che aveva al centro del disegno di sale.
Era
ormai arrivata la sera su Durham, e in cucina si era formata una bella
tavolata: Matt, Bonnie, Alyssa, Alec, Caitlin, Shane, Maryel, Derya e
Naya stavano infatti cenando intorno al tavolo, anche se un
po’ stretti, mentre i vampiri erano usciti tutti insieme a
“caccia” muniti dei diaspri. Avevano infatti
bisogno di sangue fresco per il momento, in modo da essere in piena
forma, e in più così facendo tenevano da parte la
loro scorta di sacche. Dopo che i vampiri si erano promessi di non
uccidere nessuno, ma utilizzare la tecnica di Damon
“squarcia, mangia, cancella”, Alyssa aveva fatto un
incantesimo che legava Katherine a lui e Klaus, in modo che lei non
potesse distanziarsi più di qualche metro da loro.
Appena finirono di cenare, Matt e Bonnie andarono con gli ospiti su
nelle camere per vedere come sistemare tutti, mentre Alyssa e Alec si
misero a sistemare la cucina, quest’ultimo sfruttando la sua
velocità sovrannaturale, così in poco tempo
ebbero finito e l’elfo ne approfittò per
continuare il discorso iniziato qualche ora prima in giardino.
«Oggi poi non sono riuscito a dirti una
cosa…» esordì lui, avvicinandosi alla
strega sirena, che era appoggiata ai mobili della cucina.
«Alec, non è necessario… Lasciamo
perdere.» mormorò lei, allontanandosi appena. Per
tutta la sera aveva evitato ogni contatto con lui, anche se il suo
corpo avrebbe voluto tutt’altro.
«No, te lo devo dire. Servirà anche a te. Vedi,
non importa chi sarà il padre di tuo figlio.
L’unica cosa certa è che tu sarai una bravissima e
meravigliosa mamma. Perché lo diventerai, e di questo non te
ne devi preoccupare. Damon può avere molti difetti, ma non
ti priverà di tutto ciò. Non ti avrebbe detto in
quel modo altrimenti. Non ti avrebbe dato speranze. Lui ti ama davvero
tanto, e tu provi lo stesso per lui. Ed è per questo che non
posso stare qui. Devo andarmene.» disse l’elfo, con
gli occhi lucidi, e stavolta fu Alyssa ad avvicinarsi a lui.
«Non devi dirlo nemmeno per scherzo. Ci servi qui, ricordi?
Dobbiamo provare altri incantesimi, e…» disse lei,
prendendolo per il braccio, poi lo guardò negli occhi:
«…servi a me. Mi avevi promesso che saresti
rimasto al mio fianco e mi avresti consigliata».
«Ma non è ciò che sto facendo. Ti sto
solo rovinando la vita. Vuoi perdere Damon? Perché se
rimango è esattamente quello che succederà. Non
riesco a starti lontano. Ti voglio sempre, in ogni istante del giorno e
della notte. E non posso trattenermi ancora, non mi è
possibile.» disse combattuto lui.
«Allora non farlo.» gli sussurrò lei
carezzandogli il viso mentre con l’altra mano ancora lo
teneva per il braccio, e l’elfo scosse la testa, ma lei
continuò: «Anche io ti voglio sempre. Non riesco a
capire perché, è più forte di me. Come
se tu fossi diventato ossigeno. E adesso non riesco più a
respirare».
Alyssa non riuscì più a trattenersi, e lo
baciò. Lui protestò, cercando di allontanarla da
lui, ma poi non resistette e ricambiò il bacio con tutta la
passione che aveva in corpo. La prese in braccio, e la fece sedere sul
mobile della cucina, continuando a baciarla. Le mani di entrambi
vagavano per il corpo dell’altro, facendo muovere i viticci
degli abiti che si aprivano al loro passaggio, per poi richiudersi.
La strega sirena ebbe un flash nella mente, e staccandosi per qualche
istante enunciò un incantesimo in latino, che fece in modo
che nessuno potesse entrare in quella stanza né sentire e
vedere ciò succedeva al suo interno.
«Non possiamo continuare, ti sto mettendo nei
guai.» disse l’elfo, sentendosi in colpa.
Alyssa lo zittì e continuò a baciarlo,
stringendolo a sé. Lui non perse tempo, le cinse la schiena
con un braccio e poi iniziò a scendere con le labbra sul suo
collo, baciandola e procurandole dei gemiti che non tratteneva
più. Scese sempre più giù,
finché si dovette inginocchiare a terra, e le
procurò dei gemiti ancora più forti, tanto che
lei lo tirò dai capelli per farlo rialzare e poterlo baciare
ancora. Poi con la sua velocità sovrannaturale, Alec la
prese in braccio e la spostò dal mobile al tavolo,
facendocela sdraiare sopra, e continuò a stuzzicarla, fin
quando non lo implorò di unirsi a lei. E così
fece, affondò dentro di lei con una forza mai usata prima, e
lei non riuscì a trattenere un urlo per
l’eccitazione. Si unirono selvaggiamente per diverso tempo e
in diversi modi, senza trattenersi in alcun modo.
Alec ora era in piedi davanti al tavolo, sul quale Alyssa era
ranicchiata e gli dava le spalle. Stava ancora affondando
impetuosamente dentro di lei, e senza smettere la prese per il seno e
la fece tirare su con la schiena, finché i loro visi furono
vicini. Continuando ad unirsi a lei e stuzzicando le sue
rotondità, le sussurrò ansimando
nell’orecchio: «Non dimenticare mai quello che
è successo tra noi…e perdonami».
«Mai…e per sempre.» mugugnò
lei, poi lo baciò, ed entrambi arrivarono al culmine senza
trattenere le urla di godimento.
Alyssa era ancora stretta tra le braccia di Alec, che le stava baciando
il profilo delle spalle fino ad arrivare al collo e
all’orecchio. Sentì un goccia sulla spalla, e
quando si voltò vide che l’elfo stava piangendo.
«Che succede?» gli chiese preoccupata, ma lui
rispose solo con un «Niente» e continuò
a baciarle il collo, mentre i loro vestiti si ricomponevano.
La fece scendere dal tavolo e sedere su una sedia, poi sulle mani
dell’elfo comparì una catenella porta ciuccio
fatta interamente in legno, con la clip a forma di fiore di ciliegio.
S’inginocchiò di fronte a lei, che era rimasta a
bocca aperta, e gliela mise tra le mani, dicendole: «Questo
è il mio regalo per il tuo futuro figlio, indipendentemente
da quando nascerà e da chi sarà suo padre. Se da
grande ti chiederà chi gliel’ha regalato, tu digli
“una persona che voleva tanto bene alla mamma, quasi quanto
io ne voglio a te”».
Ora era Alyssa ad avere gli occhi lucidi, ed aveva un brutto
presentimento: «Perché mi stai dicendo queste
cose?».
L’elfo si rialzò e fece spuntare dei viticci dalla
sedia, che avvolsero la strega sirena immobilizzandola, e le disse:
«Perché devo fare ciò che è
giusto».
«No! Alec! Devi restare qui con noi! Che ne sarà
della barriera? Quando verranno gli altri nostri amici e i miei
genitori come farò a farli entrare? E poi non vuoi conoscere
l’altra strega sirena? Non puoi lasciarci
così!» cominciò a dire istericamente la
ragazza, cercando mille motivi per non farlo andare via, ma non
portò a nulla.
«Per la barriera, ho fatto in modo che ti basti pensare che
quelle persone possono entrare e riusciranno a passarla, non ti devi
preoccupare di niente. Anzi, solo di togliere l’incantesimo
da questa stanza, altrimenti rimarrai per sempre qui dentro sola e
legata a questa sedia. Ah, solo Damon può liberarti, questo
è un lavoretto ad hoc.» disse l’elfo,
indicando i viticci che la tenevano prigioniera, poi le
carezzò il viso, e continuò: «Non
dimenticarti di me, ma vai avanti».
«Non farlo.» lo implorò per
l’ultima volta la strega sirena, ma lui non cedette.
L’elfo si chinò in modo che il viso fosse vicino
al suo, e la guardò negli occhi soggiogandola: «A
tutti dirai che abbiamo litigato pesantemente, io ti ho legata e me ne
sono andato».
Alec le baciò la fronte dolcemente, mentre una lacrima
solcava il viso da eterno teenager, ed uscì a
velocità sovrannaturale dal loft, lasciando Alyssa ad urlare
il suo nome a vuoto.
Dopo un po’ la strega sirena riuscì a trovare la
concentrazione e annullò l’incantesimo che aveva
fatto in quella stanza, e nel giro di poco tempo si ritrovò
davanti Bonnie che non riusciva a capire cosa fosse successo.
«Abbiamo litigato pesantemente, mi ha legata e se
n’è andato.» disse automaticamente la
ragazza, suscitando altre domande dell’amica.
«Gli hai fatto finalmente capire che non poteva trattarti in
quel modo? Che tu ami Damon?»
«Bonnie…io non so cosa mi succeda… Ma
io lo voglio. Amo Damon, ma voglio irrazionalmente e
incondizionatamente Alec. Come se ci fosse un qualcosa dentro di me che
ha bisogno di lui. È una cosa così forte che non
riesco a controllarla.» le confidò la strega
sirena.
«Quindi è stato un bene che se ne sia andato.
Senza offesa, ma non potevi continuare a stare con entrambi. Lontano
dagli occhi, lontano dal cuore, no?» la rassicurò
l’altra, accingendosi a liberarla, senza successo.
«Lo so, non sai quanto mi vergogno di essermi cacciata in
questa situazione, ma non so se funzionerà. Lo spero
davvero, per tutti e tre, ma mi spiace che se ne sia andato per colpa
mia. Comunque è inutile che diventi matta, solo Damon
può liberarmi, parole sue.» spiegò
Alyssa alla strega, che si rassegnò, prese una sedia e si
sedette di fronte a lei.
Continuarono a parlare, finché Bonnie vide entrare Damon dal
portone. In un attimo fu da loro, e chiese cos’era successo.
«Io e Alec abbiamo litigato pesantemente, mi ha legata e se
n’è andato.» rispose subito Alyssa in
automatico, e il vampiro andò su tutte le furie.
«Cosa?! Ma come si permette?! E perché avete
litigato?!» chiese lui.
«Non importa più. Ti prego, liberami.»
le disse la ragazza, e lui strabuzzò gli occhi.
«Sei la chiave dell’incantesimo, Damon. Idea di
Alec.» spiegò Bonnie, e lui alzò gli
occhi al cielo.
«Ho trovato qualcuno peggio di voi streghe, bene!»
esclamò sarcasticamente, poi si dedicò a liberare
Alyssa dai viticci, e non gli ci volle molto: non appena li toccava,
questi si rinsecchivano per poi sgretolarsi.
Non appena fu libera, la ragazza lo abbracciò, e lui la
strinse ancor di più.
«Non vorrei disturbarvi, ma dovrei chiedervi se per voi va
bene dormire in una delle casette create da Alec. Per fortuna
pomeriggio gli ho anche fatto sistemare le camere e aggiungere dei
letti, altrimenti non so come avremmo potuto dormire stanotte: in
camera di Caroline ci sono Derya e Naya, nella mia
c’è anche Katherine, in quella di Elena ci sono
Shane e Caitlin mentre lei dormirà con Stefan nella sua
stanza, a Matt e Rebekah ho dato la tua, Damon, e in quella tua,
Alyssa, c’è Maryel. Se voi due, Klaus e Caroline
accetterete di dormire nelle casette saremo a posto, almeno
finché non arriverà Elijah con le altre due
ospiti. Altrimenti restano i divani e i tappeti oppure scambiarvi posto
con le altre coppie di vampiri, non mi sembra carino far dormire fuori
o su qualcosa che non sia un letto i nostri ospiti, streghe o sirene
che siano.» disse Bonnie, indicando grossolanamente man mano
la posizione delle camere.
«Non c’è problema, essendoci la scaletta
sarà meglio prendere la prima, visto che l’elfo se
n’è finalmente andato.» disse Damon, ma
Alyssa non sembrava particolarmente d’accordo.
«Anche l’altra va bene, l’ha fatta
apposta per noi. Mi ci farai salire tu, con un tuo
abbraccio.» cercò di convincere il vampiro,
sforzandosi di fare un sorriso. Non voleva tornare lì, non
dopo tutto quello che era successo al suo interno la notte prima e in
quella cucina la sera stessa.
«Proprio per quello non dovremmo andarci. Visto come ti ha
trattata stasera non voglio usufruire di un suo regalo, preferisco
appropriarmi di qualcosa a cui teneva, come lui ha cercato di fare con
me.» disse d’istinto il vampiro, non rendendosi
conto di ciò che aveva suscitato nella ragazza con quella
scelta, e che con quella frase alimentò ancor di
più.
Alyssa capì che non l’avrebbe avuta vinta, per cui
si sbrigò a salutare Bonnie e andò nella sua
stanza, dove prese il pigiama e un cambio per l’indomani, e
cercò un nascondiglio per il regalo che le aveva fatto poco
prima Alec. Era riuscita a nasconderlo sia a Damon che a Bonnie
tenendolo stretto nella mano, e voleva non lo vedesse nessuno.
Lasciò scorrere le lacrime che aveva trattenuto finora,
mentre giocherellava col porta ciuccio: pensò a come aveva
odiato Elena quando aveva scoperto del rapporto tra lei e i fratelli
Salvatore, e si odiò da sola, per come si era comportata con
Damon e Alec. Quando si riprese, infilò il regalo in fondo
al cassetto in cui riponeva la bianchieria intima, sicura che mai
nessuno sarebbe andato a rovistarci, e uscì dalla sua stanza
per raggiungere Damon sulla casetta.
Ad ogni passo l’agitazione e i sensi di colpa aumentavano
sempre più. Odiava il fatto che tra tutte quelle stanze nel
loft e le casette fuori, le toccasse dormire proprio dove la notte
prima si era concessa per la prima volta ad Alec, e dormirci con Damon
accanto non aiutava la sua coscienza ad alleggerirsi. Forse era la
giusta punizione per come si era comportata. O forse Bonnie, dopotutto,
aveva previsto la reazione dell’amico e l’aveva
fatto scegliere tra le due casette di proposito. Cercò di
prepararsi mentalmente a ciò che avrebbe provato di
lì a poco, ma quando arrivò in cima alla scaletta
e vide Damon sdraiato nel letto nello stesso modo in cui Alec
l’aveva aspettata la notte prima, si sentì mancare
le forze e le venne un senso di nausea mai provato prima. Si schifava.
Di se stessa.
«Piccola, finalmente.» disse sorridente Damon, poi
s’accorse dell’espressione sofferente di Alyssa, e
le chiese preoccupato: «Che succede?».
«Niente, non sto tanto bene… Sarà la
stanchezza…» glissò lei, entrando nella
casetta, e alla fine non stava dicendo una menzogna. Quegli ultimi
giorni erano stati decisamente troppo intensi: l’attacco
dell’elfa nel giardino del loft, la prima volta in
intimità con Damon, il viaggio a Mystic Falls, la scoperta
della sua vera natura, le lezioni di magia con Bonnie e i vari intoppi
che avevano avuto, il viaggio ad Atlanta, un altro attacco degli elfi,
tanti incantesimi, e poi Alec, che l’aveva stravolta come
nessuno mai.
«Vieni qui, tra le mie braccia, a riposarti.»
l’invitò lui, e lei iniziò a liberarsi
del vestito di petali per mettersi il pigiama, poi lo raggiunse e si
sdraiò accanto a lui, accoccolandosi sul suo petto, mentre
cercava di trattenere le lacrime. Lui la strinse a sé e le
carezzò i capelli color cioccolato, mentre lei cercava di
nascondere il viso nell’incavo del petto del vampiro.
«Buonanotte, Piccola.» le sussurrò,
baciandola poi sulla fronte.
Lei rabbrividì, e dopo un attimo d’esitazione
rispose soltanto: «Buonanotte, Damon».
Fu davvero grata a tutta la stanchezza accumulata nel suo corpo, quando
un paio di minuti dopo stava già dormendo profondamente.
Il mattino dopo il loft era in fermento: chi era già sul
divano a leggere o chiacchierare, chi preparava la colazione e chi
stava già mangiando, chi si stava lavando e chi stava
aspettando il proprio turno fuori dal bagno. Ma c’era chi,
fuori dal loft, era ancora a letto: Alyssa infatti stava ancora
dormendo, e Damon l’osservava dormire, ancora tra le sue
braccia. Era così bella, come sempre del resto, ma
c’era qualcosa sul suo viso che lo preoccupava: era teso,
spento, e stanco, nonostante la lunga dormita di quella notte.
Passò un’ora buona, prima che la ragazza iniziasse
a smuoversi e a risvegliarsi.
«Alla buon’ora, Piccola!»
ironizzò il vampiro, poi la baciò sulla fronte e
le diede il buongiorno.
Lei gli sorrise, ma subito dopo il sorriso svanì dal suo
viso per lasciare il posto ad un’espressione sbigottita. Si
tirò su a sedere, e prima di tapparsi la bocca
riuscì a dire solo: «Devo vom-».
Damon capì al volo, la prese in braccio, e a
velocità vampiresca la portò nel bagno affianco
al garage, il più vicino e per fortuna non occupato.
L’aiutò, tirandole indietro i capelli e tenendole
la fronte, e quando ebbe finito l’aiutò a
ripulirsi e le bagnò le tempie con dell’acqua
fresca, tentando di farla riprendere. Era davvero preoccupato ora: la
ragazza si reggeva a malapena all’inpiedi, ed era molto
debole e pallida.
«Scusami, devo aver mangiato troppo ieri
sera…» mormorò imbarazzata, reggendosi
al lavabo.
«E di che ti scusi?! Piccola non devi preoccuparti, io ci
sarò sempre, soprattutto se hai bisogno di aiuto. Ti senti
un po’ meglio ora?» le disse lui, accarezzandole la
schiena.
«Appena appena… Ma vorrei tornare a
letto…» rispose lei, e subito il vampiro la prese
in braccio.
«Stavolta senza correre.» le disse facendole
l’occhiolino, e camminando normalmente la riportò
sulla casetta. L’adagiò sul letto, mettendole
entrambi i cuscini dietro la schiena per farla stare seduta.
«Vado a prepararti qualcosa da mangiare, e vediamo se riesco
a trovare qualche rimedio.» disse lui, accarezzandole la
fronte.
«Non ho fame, non voglio mangiare.»
ribatté lei, che all’idea di anche solo vedere del
cibo si sentiva ancora male.
«Devi, Piccola. Anche se non vuoi.» insistette lui,
e si avviò fuori dal loft.
Quando tornò, aveva un vassoio con sopra un piatto di fette
di pane tostato e una tazzina con uno strano liquido dentro.
«Pane tostato prima, e sciroppino delle streghe
dopo.» le disse Damon, appoggiando il vassoio sulle gambe di
Alyssa, poi le si sedette affianco e l’abbracciò.
«Dai, che devi riprenderti. Elijah ha chiamato Klaus, tra un
paio d’ore arriverà qui con la madre di Maryel e
la strega sirena. E mi sa che dovremo incontrarli fuori dalla barriera,
visto che il creatore se l’è data a
gambe.» le spiegò il vampiro, ma lei lo
contraddisse: «Non è necessario. Alec mi ha detto
come fare per permettere di entrare a chi voglio io».
«Allora un cervello ce l’ha pure quella pianta
troppo cresciuta.» disse sarcasticamente lui, e
spezzò un pezzetto di pane tostato per avvicinarlo al viso
della ragazza, che non aveva ancora toccato nulla dal vassoio. Lei
scosse la testa, ma lui insistette, e malvolentieri assaggiò
quel pezzetto.
«Non posso bere direttamente lo sciroppo? Anche se non
è molto invitante anche quello…» gli
chiese.
«Mi hanno detto di farti prima mangiare, e poi bere lo
sciroppo. È da troppo tempo che non sono umano, e ormai di
certe cose me ne sono dimenticato, per cui mi fido di loro.»
disse malinconico, prendendo un altro pezzetto di pane.
«Ti manca?» disse la ragazza, mangiando poi
l’altro pezzetto.
«Cosa?» disse sovrappensiero il vampiro, prendendo
un altro pezzo ancora di pane.
«Essere umano.» rispose lei, guardandolo negli
occhi. Non l’aveva mai visto così vulnerabile,
forse solo il giorno in cui si erano messi assieme aveva abbassato
così tanto le sue difese e messo da parte la corazza di
forza e sarcasmo che aveva il resto del tempo.
«Qualche volta.» disse lui, senza guardarla, poi si
voltò verso di lei, e la corazza era già tornata
al suo posto: «Adesso ad esempio no, non mi manca per niente
avere malesseri da umano!» ironizzò, e porse un
altro pezzetto di pane alla ragazza.
Pian piano Alyssa riuscì a mangiare una delle fette di pane
tostato, e poi convinse Damon a lasciarle bere lo sciroppo. Il vampiro
appoggiò il vassoio sul tavolo, e si mise sotto le lenzuola
con la ragazza, tenendola sempre sollevata con la schiena e facendola
appoggiare al suo petto, e la strinse in un dolce abbraccio, aiutandola
a riaddormentarsi per il tempo che rimaneva loro prima che arrivasse la
strega sirena.
Quando Alyssa si risvegliò era già più
colorita. Andò nel loft a farsi una doccia veloce, si
cambiò, e scese in salotto con tutti gli altri, che
chiaccheravano a gruppetti. Riuscì ad intuire ciò
che si dicevano: i vampiri che erano a Los Angeles parlavano con
Caitlin e Shane degli incantesimi contro gli elfi, mentre Bonnie e
Damon stavano parlando di lei con le sirene, per cui raggiunse
quest’ultimo gruppo.
«Come ti senti?» le chiese il vampiro, cingendole i
fianchi con un braccio.
«Meglio.» gli disse tranquilla, ma non fece in
tempo a dire altro che Klaus li raggiunse: «Elijah
è qui vicino».
La ragazza fece un sospiro profondo, prese per mano Damon, e con lui e
l’Ibrido si diresse vicino alla barriera, nel giardino
anteriore.
Un taxi si fermò lì davanti, e da esso scese
Elijah accompagnato da due bellissime donne: la prima era un
po’ più bassa di Alyssa, magra ma con le forme ben
evidenti, e aveva la pelle liscia e molto chiara come una bambola,
grazie alla quale si notavano subito i grandi occhi verdi, le labbra
carnose tinte di rosso e i capelli ramati, che scendevano mossi fino al
seno; la seconda invece era più alta e formosa, la pelle
abbronzata come fosse estate, gli occhi castani come i capelli, mossi e
lunghi fino al seno come l’altra donna, e nel suo viso si
notava la somiglianza con Maryel.
Alyssa si concentrò su ciò che le aveva detto
Alec, e pian piano vide cambiare l’espressione di Elijah:
dall’essere seccato perché davanti a lui vedeva
solo una collinetta, all’essere sorpreso dal vedersi davanti
il fratello con i loro due amici, e dietro di essi il grandissimo loft.
Seguito dalle donne li raggiunse, e fece le dovute presentazioni: la
mora era Nerissa, madre di Maryel e Capobanco delle sirene di Los
Angeles, mentre la rossa era la tanto attesa strega sirena, Richelle.
«Chi ha realizzato questa bella barriera
camouflage?» chiese quest’ultima, guardando Alyssa,
aspettandosi forse l’avesse fatta lei.
«Alec, un elfo che ci ha aiutati.» disse
l’altra strega sirena, arrossendo leggermente, poi si fece
coraggio e le chiese con tono di riverenza, nonostante sembrasse della
sua età, se non più piccola ancora:
«Lei lo conosce?».
«Innanzitutto non darmi del lei, mi fai sentire vecchia. E
per rispondere alla tua domanda, no, ho conosciuto molti elfi ma un
certo Alec no. Perché?» rispose la rossa, parlando
decisa e molto velocemente.
«Perché, ecco…mi sembra di averti
già vista… » rispose lei, e subito
Richelle alzò le mani e in un attimo tutto attorno a loro si
fece offuscato, mentre loro due si ritrovarono poco distante dai loro
corpi immobilizzati. Alyssa riusciva a vedere Damon che si stava
agitando, e Nerissa che lo tranquillizzava e gli spiegava
cos’aveva fatto l’altra strega sirena.
«Che vorresti dire con quel “mi sembra di averti
già vista”?» chiese la rossa, e Alyssa
non sapeva da dove cominciare, così le toccò il
braccio e cercò di farle vedere ciò che era
successo con Alec nella riproduzione di Avalon, in cui lui le fece
vedere una strega sirena identica a Richelle, e le riuscì.
L’altra strega sirena scosse la testa, e iniziò a
parlare ancora velocissimo gesticolando con le mani: «Prima
regola di una strega sirena: mai avere a che fare in quel
senso con un
elfo, o sarà la tua fine; seconda regola di una strega
sirena: mantieniti al meglio per più tempo possibile e non
dire il tuo segreto in giro; terza regola di una strega sirena: fidati
sempre di un’altra strega sirena».
«Perché non dovrei avere a che fare con
Alec?» chiese preoccupata Alyssa, e la rossa scosse ancora
una volta la testa: «Tra tutto quello che ti ho detto hai
recepito solo questo?! Comunque una strega sirena e un elfo sono troppo
pericolosi insieme. Sono troppo potenti. C’è
troppa energia tra loro, di solito finiscono per legarsi troppo, e
ciò non può essere un bene. Lascialo perdere,
fidati di me».
«Veramente è già finita,
cioè, in realtà è stata una breve
parentesi nata da una terribile incomprensione con il mio
ragazzo,» disse la mora, indicando Damon, poi
continuò: «ma ora è tutto tornato come
prima. Alec se n’è andato ed è stato un
bene…».
«Perché non riuscivi a fare a meno di lui,
nonostante ami il vampiro. Storia già sentita. Certo che
come gusti, cara la mia ragazza, non ci siamo proprio! Ma gli stregoni
o i sirenetti non ti piacciono per niente?!»
continuò la frase lasciata in sospeso l’altra
strega sirena.
Alyssa fece spallucce, poi ripensò a ciò che
aveva detto Richelle e le chiese: «Scusa, ma quindi la strega
sirena che ho visto io non era una tua antenata? Eri proprio
tu?!».
«Buongiorno ragazza! Sì, ero io, e prima che tu mi
chieda quanti anni ho sappi che sono molti più
dell’altro vampiro.» rispose la rossa,
anticipandola.
«Tu sei più ve-…cioè, sei
nata prima di Klaus?! Com’è possibile? Sei una
specie di vampiro?» chiese scioccata la mora, altalenando lo
sguardo tra i due.
«Sì, sono più vecchia di Klaus, ma come
vedi li porto meglio io!» ironizzò la strega
sirena, poi continuò: «Ho trovato un modo per
restare sempre giovane e in forma, e la mia magia mi aiuta a restare
viva, ma tutto questo deve restare tra noi. Nessuno sa il mio trucco.
Le sirene credono che io sia un po’ più grande
rispetto l’età che dimostro, perché
sanno che molte streghe usano degli incantesimi per invecchiare
più lentamente, ma non hanno idea di tutto
ciò».
«Rimarrà tra noi, tranquilla. Ma alla fine il tuo
trucco non me l’hai detto.» le fece notare Alyssa.
«Non posso dirti proprio come faccio, ma ti posso dare un
indizio: uno degli ingredienti è un liquido che tu hai visto
ma che non avrebbe avuto effetto se l’avessi usato quando
l’hai visto.» rispose l’altra, e la mora
ci rimuginò su un po’, prima di dire:
«Dev’essere per forza l’acqua di Avalon,
perché l’ho vista ma non era davvero
l’acqua di Avalon».
«Sei sveglia, ragazza. Mi fai venire ancora più
dubbi, visto che in certe situazioni sembri
così…lasciamo stare. Stiamo cincischiando troppo.
Vuoi scoprire se sei davvero una sirena, oltre che una strega? Anche se
io non ho dubbi, ma è sempre meglio fare la prova del
nove.» disse Richelle, e quando Alyssa annuì le
fece ritornare tra gli altri.
«Tutto ok, Piccola?» le chiese subito Damon,
stringendola a sé, e lei lo rassicurò.
Entrarono nel loft giusto il tempo di presentare le nuove arrivate, poi
Richelle fece cenno alle altre sirene di seguirla fuori, e loro
obbedirono subito.
Richelle si mise di fronte ad Alyssa, e diede una mano a Derya e
l’altra a Maryel, e a loro volta le due diedero
l’altra a Naya e Nerissa, che poi si presero per mano per
chiudere il cerchio, con Alyssa al centro.
«Appoggia le mani sulle mie.» le disse Richelle, e
così fece, poi le sirene alzarono le braccia di fronte a
loro, senza lasciare la presa, e formarono una stella, in modo da
toccare la ragazza con i loro pugni stretti: Naya e Nerissa nella
schiena, quest’ultima e Maryel nel gomito destro, Naya e
Derya nel gomito sinistro, e Richelle con Derya e Maryel nelle mani.
Richelle iniziò a cantilenare un incantesimo, e pian piano
le sue braccia vennero circondate da una luce azzurra, che si
irradiò verso le braccia delle altre sirene, facendo notare
ancor di più la stella formatasi. D’improvviso
s’alzò il vento, e Alyssa dovette chiudere gli
occhi. La zona era piena d’energia, e quando Richelle
terminò di cantilenare l’incantesimo ci fu
un’ultima sferzata di vento, poi la luce azzurra si
trasformò in acqua e sprizzò in aria, generando
una lieve e breve pioggerellina.
Non appena tutto tornò come prima, Alyssa aprì
gli occhi, e vide Richelle con un sorriso soddisfatto: «Non
mi sbaglio mai.» disse soltanto, e la ragazza
realizzò: era per davvero una strega sirena.
«Ora ci manca solo la trasformazione.» disse poi la
rossa, e Rebekah, che era arrivata fuori assieme a tutti gli altri per
assistere all’incantesimo, le chiese: «Sei sicura?
È proprio necessario?».
«Chiedilo a tuo fratello.» rispose lei,
ricordandole che anche suo fratello era un ibrido, e la bionda non
disse altro, ripensando a quanto aveva fatto Klaus per potersi
trasformare in licantropo.
«Come funziona?» chiese Alyssa, che ancora non era
al corrente di ciò che Maryel aveva detto al riguardo.
«Devi quasi morire affogata.» disse con nonchalance
Richelle, e la ragazza rabbrividì.
«Morire?!» esclamò soltanto, mentre
faticava a deglutire, e Damon le fu subito accanto, cingendole i
fianchi in modo protettivo.
«Ho detto quasi. Di solito la prima trasformazione avviene
quando si è in pericolo in mare, e si rischia di affogare:
come per magia ti spunta la pinna e niente più morte,
è molto semplice.» spiegò ironizzando
la rossa.
«Ok, ma pur volendo, qua non c’è il
mare.» rispose la ragazza, che ancora era tesa al solo
pensiero.
«E che problema c’è? Andiamo a Fort
Fisher. Adesso non ci sarà nessuno lì.»
disse la rossa.
«Adesso?! Ma è a Wilmington! Ci vorranno
più di due ore ad andare ed altre due a tornare!»
s’intromise Damon.
«Forse per te, vampiro.» disse la strega, creando
un arco di fiori, e l’area all’interno di esso fece
intravedere una spiaggia.
«Andiamo?» disse Richelle ad Alyssa, avvicinandosi
all’arco e insieme a lei andarono anche le altre sirene, come
una vera squadra.
«Se non vuoi trasformarti non devi farlo per
forza.» disse Damon alla ragazza, cercando di
tranquillizzarla, ma Klaus s’intromise.
«Tu non sai cosa vuol dire. Finché non si
trasformerà non sfrutterà le sue
potenzialità. Te lo dice uno che l’ha vissuto in
prima persona.» disse l’Ibrido Originale,
rivolgendosi al vampiro, poi si rivolse all’ibrida:
«Ti ricordi com’eri prima di avere la tua magia? E
come ti senti adesso? Pensa cosa vorrebbe dire liberare anche la tua
parte da sirena».
Alyssa sapeva che Klaus aveva ragione. Si sentiva completamente diversa
da quando riusciva ad usare la magia, era più sicura di
sé e più in pace con se stessa, tralasciando gli
avvenimenti esterni. Guardò Damon negli occhi, e gli prese
le mani: «Se sarai accanto a me non avrò
paura».
«Credevi che ti avrei lasciata sola con quelle
pazze?» le rispose lui, stringendole le mani, mentre si
perdeva nei suoi occhi, poi insieme seguirono le sirene attraverso
l’arco di fiori.
Si ritrovarono su una vasta spiaggia deserta, con le sirene che
già si erano avvicinate all’acqua spogliandosi
completamente. Si tuffarono e si trasformarono, coprendo le
nudità con delle conchiglie sul seno spuntate magicamente e
con la coda al posto delle gambe, da sotto l’ombelico, lunga
più di due metri.
Entrambi s’incantarono, a vedere le sirene trasformate:
ognuna aveva la pinna di una sfumatura diversa, e le conchiglie erano
in tinta con essa. Ora stavano dando libero sfogo alle loro
capacità, e nuotavano velocissime sul pelo
dell’acqua, per poi immergersi e saltarne fuori come delfini,
soprattutto le più giovani che si sfidavano anche in
acrobazie.
Alyssa sorrise, pensando che forse era proprio quello che le ci voleva
al momento, e si avvicinò alla riva, tenendo per mano Damon.
«Accesso consentito solo alle donne!»
urlò la strega sirena da dentro l’acqua.
«Senza di me non si trasformerà.» disse
serio il vampiro, e la rossa si limitò a sbuffare.
Nerissa cercò di spiegare le ragioni di Richelle:
«Non te lo consiglio, vampiro. Non sarà un bene
né per te, che, non prendiamoci in giro, non stai bene in
acque del genere, né per lei, che avrebbe una zavorra
accanto. Le starai vicino comunque, guardandola dalla riva».
Alyssa guardò Damon, annuì e lo baciò
dolcemente. Lasciò la sua mano, e si addentrò
nell’oceano. Era strano come la stessa cosa riuscisse ad
elettrizarla e terrorizzarla allo stesso tempo.
Mentre si avvicinava sempre di più a lei, Richelle
iniziò a spiegarle: «Devi solo pensare al fatto
che vuoi nuotare, che vuoi restare sott’acqua, e vedrai che
il resto verrà da sé.» le disse, e lei
annuì.
Alyssa si preparò ad andare sott’acqua, mentre
Damon la guardava apprensivo da lontano.
Fece un gran respiro e si immerse. Aprì gli occhi, e davanti
a lei si ritrovò Richelle, che le faceva segno di restare
calma e non tornare su. La ragazza cercò di resistere il
più possibile, ma alla fine, dopo più di un
minuto in apnea, la mancanza d’aria la fece muovere in
direzione della superficie. Ma non ci arrivò. La rossa la
teneva giù dalle spalle, e cercava di calmarla, ma lei non
riuscì più a trattenere il respiro, e si
ritrovò ad inspirare acqua, che le irritò tutte
le vie respiratorie e la fece tossire, perdendo man mano quel poco
d’aria che le rimaneva in corpo. Sentì una
presenza dietro di sé, così si voltò e
vide Damon, che la stava raggiungendo per tirarla su, ma la strega
sirena lo precedette: immobilizzò il corpo del vampiro con
un incantesimo, poi tornò in superficie con lui e
ordinò a Derya e Nerissa di posizionarsi dietro di lei,
accertandosi così che restasse sott’acqua.
«Cosa stai facendo?! Non vedi che non ce la fa
più?! Liberami subito!» disse Damon, agitato come
non mai, anche se immobile per colpa dell’incantesimo.
«Caro vampiro, è proprio così che deve
andare. Vedrai che tra qualche secondo ci ritroveremo con una bella
sirenetta.» disse lei, soddisfatta e tranquilla, mentre
Alyssa si agitava sott’acqua, intenta a battere la forza
delle sirene e risalire in superficie.
Ma non ce la faceva, le due erano più forti. Il suo petto
ormai bruciava e si era fatto pesante, e stava esaurendo le ultime
energie. Cercò una via d’uscita magica a tutto
ciò, ma evidentemente Richelle percepì
l’intenzione e non appena Alyssa cercò di usare la
magia capì che la rossa la stava bloccando anche in quello.
Tentò un’ultima volta, raccimolando tutte le forze
rimaste, di tornare in superficie, ma fu inutile. Così, come
le aveva detto la strega sirena, pensò solo che voleva
nuotare, che voleva restare lì, nel silenzio,
sott’acqua, e chiuse gli occhi.
Alec aveva già fatto visita a due gruppi di elfi, uno ad
Atlanta e uno a Savannah, poi aveva deciso di riavvicinarsi a Durham
con la scusa di cercare ancora la strega sirena, anche se
l’aveva già trovata e sapeva benissimo chi era. Se
n’era addirittura innamorato, ma cercò di non
pensarci.
Era ormai arrivato nella zona di Carolina Beach, a Wilmington, quando
sentì una strana agitazione dentro di lui, e si
fermò, cercando di calmarsi. Ma l’agitazione
aumentò, e venne accompagnata da uno strano bruciore al
petto. Iniziò a tossire senza motivo, a sputare acqua, e poi
vide un’immagine nella sua mente: Alyssa
sott’acqua, che si agitava e lottava con tutta se stessa
contro delle sirene che la forzavano a restare giù. Poi
d’un tratto sparì tutto contemporaneamente: niente
più immagini, niente più sintomi, solo il vuoto
assoluto.
Non ci pensò due volte: iniziò a correre a
velocità soprannaturale verso dove lo portava
l’istinto, sperando non fosse troppo tardi.
Alyssa era immobile sott’acqua. Richelle teneva Damon a
galla, immobilizzato dal suo incantesimo, che non riusciva a trattenere
le lacrime, sentendosi impotente più che mai. Le altre
quattro sirene erano tornate in superficie, e si guardavano
l’un l’altra in cerca di risposte.
«Richelle, sono passati più di dieci secondi,
dovrebbe già essersi trasformata.» disse
preoccupata Nerissa, mentre la figlia si stringeva al suo braccio
preoccupata per la ragazza.
«Aspettiamo ancora. Deve diventare una sirena.»
disse solennemente la rossa.
«Se dovesse morire, sappi che tu farai la stessa fine, ma in
modo molto più atroce, e ci penserò io
stesso.» ringhiò Damon alla rossa.
«Ce la farà.» disse ancora la strega
sirena, più per convincere se stessa che per rassicurare il
vampiro.
Passarono altri secondi, ma Alyssa non si mosse, e anche Naya si
unì all’abbraccio di Maryel e sua madre,
suscitando il panico nel vampiro.
«Tirala fuori! Subito! Mi hai sentito?! MUOVITI!»
cominciò ad urlare alla strega sirena, senza trattenere le
lacrime, ma la rossa non l’ascoltò.
«Richelle, non possiamo rischiare ancora.» disse
Nerissa, e vedendo che la strega sirena non cedeva si immerse, seguita
dalle altre, ma la rossa le immobilizzò sott’acqua
con lo stesso incantesimo usato sul vampiro.
«Ce la deve fare.» disse col volto spiritato
Richelle, e Damon rabbrividì, con la consapevolezza che ora
era tutto nelle mani della strega sirena, e probabilmente avrebbe
lasciato morire Alyssa piuttosto che smentirsi. Non avrebbe mai potuto
immaginare di sentirsi così, pieno di rabbia, impotenza e
disperazione, e giurò a se stesso che se non si fosse
salvata, avrebbe fatto fuori Richelle, in un modo o
nell’altro, ma di certo riservandole una morte lenta e
dolorosa.
Il tempo sembrava non passare mai, quando d’un tratto
tutt’attorno al suo corpo e quello della strega sirena si
formò del ghiaccio, congelando anche il viso della rossa in
una smorfia di stupore e di stizza. Passò qualche secondo, e
si ritrovò davanti Alec, che nuotando li aveva raggiunti. Il
vampiro restò sbigottito, non capendo come l’elfo
potesse sapere che erano proprio lì e che erano in pericolo,
e il suo sguardo andò verso dov’era Alyssa. Lo
vide immergersi, e quando tornò in superficie
l’aveva con sé, e il suo sguardo diceva tutto. Se
Damon fosse stato un umano, probabilmente sarebbe morto di crepacuore:
la ragazza sembrava morta, bianca come uno straccio, con le labbra
violacee, e l’elfo sembrava affaticato, segno che il corpo
era diventato pesante. Probabilmente era troppo tardi perché
si salvasse, e il vampiro si lasciò andare allo sconforto,
mentre Alec portava il più velocemente possibile Alyssa
sulla riva.
Alec era arrivato senza nemmeno accorgersene sulla spiaggia di Fort
Fisher. Era deserto, ma sulla sabbia c’erano dei vestiti.
Guardò in mare, e vide due teste: una dai capelli lunghi e
rossi, e l’altra dai capelli corti e neri, probabilmente un
uomo. Si tuffò in acqua, e avvicinandosi riuscì a
capire chi erano: Damon e la strega sirena di cui gli avevano mostrato
le abilità gli altri elfi. Così
sfruttò i suoi poteri, e fece congelare l’acqua
intorno a loro, per poi farlo estendere al viso della strega sirena per
evitare che usasse la sua magia. Quando li raggiunse, Damon lo
guardò sbigottito, poi rivolse lo sguardo ad un punto
preciso nell’acqua. Alec seguì il suo sguardo,
s’immerse in direzione di esso, e cercò Alyssa.
Vide le quattro sirene immobilizzate, e poco più in
là una sagoma che giaceva sul fondale. Nuotò
più veloce che poteva, prese il corpo ormai inerte della
ragazza e lo portò in superficie. Era molto pesante,
bianchissima e con le labbra violacee. Tutti brutti segni.
Guardò per un attimo il vampiro, ed anche lui era talmente
sconvolto, vedendola, che gli occhi sembravano uscirgli dalle orbite.
Ancora non riusciva a capire bene cosa fosse successo, ma non era il
momento di fare domande. Bisognava agire, prima che fosse troppo tardi.
Utilizzando i suoi poteri creò una piccola onda, che
portò velocemente lui e Alyssa vicino alla riva, poi
uscì dall’acqua con la ragazza in braccio e
l’adagiò sulla sabbia, iniziando con la
respirazione bocca a bocca senza perdere tempo. Terminò le
respirazioni bocca a bocca, ma Alyssa ancora non dava segni di ripresa,
così cominciò il massaggio cardiaco.
«Non lasciarmi, Principessa.» mormorò
sofferente mentre le faceva i massaggi, ma la ragazza ancora non dava
segni.
Ripetè ancora una volta la sequenza, utilizzando anche la
sua magia stavolta, e quando ricominciò con i massaggi la
ragazza iniziò a tossire, e lui la fece voltare di lato per
farle sputare l’acqua che aveva nelle vie respiratorie.
L’elfo fece un sospiro di sollievo e sorrise, mentre lei
continuava a tossire e sputare acqua finché non
riuscì a respirare, e solo allora si guardò
attorno. Fu sorpresa di vedere lui, aspettandosi forse Damon al suo
posto, ma poi lo abbracciò, e lui la strinse forte a
sé, mentre entrambi tremavano per l’agitazione e
il terrore che avevano provato.
«Cos’è successo?» chiese dopo
un po’ Alyssa, e Alec guardò in mare, dove Damon
era ancora freezato con la strega sirena, senza sapere cosa dire.
«Non lo so sinceramente. Ho solo sentito che eri in pericolo,
e sono corso d’istinto qui, ho freezato Damon e la strega
sirena, e ti ho tirato fuori di lì. Stai bene ora, ed
è tutto ciò che conta.» le disse
l’elfo, dandole un bacio sulla fronte.
«Damon…» disse lei, cercando di guardare
verso il mare, e l’elfo la precedette: «Ora
penserò anche a lui, prima voglio assicurarmi che tu stia
bene davvero».
La ragazza appoggiò la testa al suo petto, e
annuì appena, stringendosi a lui.
Quando Alec ebbe la certezza che Alyssa aveva ricominciato a respirare
con ritmo regolare e senza problemi, con i suoi poteri
modellò la sabbia sotto di lei come se fosse una sdraio, poi
tutt’attorno fece spuntare delle fiammelle che la tenevano al
caldo e le asciugavano pian piano i vestiti, e si rialzò con
l’intenzione di tornare in acqua per scongelare Damon.
«Grazie, Alec.» gli disse lei, con gli occhi
lucidi, e lui si limitò ad accennare un sorriso, prima di
voltarsi e rituffarsi.
Damon cercò di calmarsi, per poi affinare l’udito
e cercare di capire se Alec era riuscito a salvare Alyssa. Lo
sentì parlare, e capì che lei si era risvegliata.
Fu invaso dal sollievo, ma quando sentì la voce della sua
ragazza cercarlo dicendo il suo nome, il suo cuore divampò
di calore, tanto che avrebbe potuto sciogliere il ghiaccio da cui era
circondato tutto il suo corpo, se non fosse stato magico. Poi
sentì Alec dirle che avrebbe pensato anche a lui, dopo
essersi assicurato che lei stesse bene davvero, e non poté
essere più d’accordo. Nonostante le divergenze,
alla fine erano più simili di ciò che volessero
ammettere a se stessi.
Attese tranquillamente l’arrivo dell’elfo, ora che
sapeva che la sua Piccola era salva, e quando se lo trovò
davanti lo ringraziò per aver salvato Alyssa.
«Aspetta a ringraziarmi, non ho ancora capito cosa
c’entri tu in tutto questo. Potrei anche farti fuori per
quello che le è successo se ti ritenessi
responsabile.» disse l’elfo, per poi toccarlo ed
entrare nella sua mente. Vide tutto ciò che era successo, e
gli raggelò la linfa nel vedere cosa avevano patito
entrambi: lei per essere stata praticamente quasi uccisa con quella
lunga e terribile agonia, e lui per aver assistito a tutto
ciò senza poter fare niente.
«Andiamocene subito da qui.» disse
l’elfo, scongelando solo Damon, ed entrambi ritornarono a
riva, dove Alyssa accolse il vampiro con un lungo abbraccio.
«Andiamo, Piccola.» le disse iniziando a camminare
verso Alec, che era già arrivato a metà spiaggia.
«Come? E le sirene? Che fine hanno fatto le altre
quattro?» chiese la ragazza, senza smuoversi di un millimetro.
«Non voglio più saperne nulla.» rispose
freddo lui.
«Cosa diavolo è successo mentre non ero
cosciente?» chiese ancora la ragazza, ma il vampiro non le
volle rispondere.
«Me lo dici tu?» urlò
all’elfo, che fece finta di guardare da un’altra
parte.
«Ok.» disse solo Alyssa, visibilmente irritata, e
baciò appassionatamente Damon cercando di entrargli nella
mente, ma lui faceva resistenza, e non ci riuscì, indebolita
da ciò che era successo.
«Come vuoi.» disse stizzita al vampiro, e raggiunse
Alec.
«Per favore. È giusto che io sappia.»
gli disse prendendogli la mano.
«No, è meglio che tu non sappia,
invece.» rispose lui.
Alyssa lo guardò come per dirgli «Non farmi
ricorrere ad altri metodi per scoprirlo» ma lui non fece una
piega.
Lei si voltò verso Damon, e iniziò a camminare,
ma a differenza di ciò che pensavano i due lo
sorpassò, ed entrò di nuovo in acqua. Il vampiro
incrociò le braccia in segno di sfida, e l’elfo lo
riprese: «Ma che fai?! La lasci rientrare in acqua
così dopo quello che è successo?! È
ancora debole!».
«Lasciala fare, è solo una provocazione,
tornerà indietro subito.» gli disse sottovoce, in
modo che solo lui riuscisse a sentire, con i suoi sensi sovrannaturali.
Ma Alyssa non si fermò, e quando l’acqua le
arrivò alle spalle Alec le fu davanti in un istante, e sotto
lo sguardo di Damon la baciò appassionatamente, facendole
vedere ciò che era successo, e ciò che avevano
provato entrambi.
«Ti ucciderò per questo, Elfo, anche se
l’hai salvata tu!» urlò il vampiro,
ancora a braccia incrociate sulla spiaggia, e Alec non capì
se scherzava o meno. Ma probabilmente diceva sul serio.
«Colpa tua!» gli urlò lui di rimando, e
poi disse ad Alyssa: «Vuoi ancora che la liberi?».
La ragazza ci pensò un po’ su, poi gli disse:
«Voglio sapere cos’è successo,
perché non mi sono trasformata, e perché
è stata tanto ostinata.» e l’elfo, dopo
aver sospirato, si tuffò in mare verso le sirene.
Alyssa si voltò verso Damon, e lo vide arrabbiato come non
mai.
«Ho bisogno di sapere.» disse con un tono
tranquillo, sapendo che la poteva sentire anche da quella distanza, ma
lui scosse la testa senza aggiungere altro. Poi si tese
d’improvviso, e quando la ragazza si voltò verso
il mare aperto capì perché: le sirene stavano
tornando a riva con la loro velocità da sirene, pari alla
velocità sovrannaturale degli elfi e dei vampiri.
Alyssa uscì velocemente dall’acqua, e le attese
sulla riva. Derya e Nerissa uscirono dall’acqua completamente
nude, e corsero a prendere i vestiti loro e delle loro figlie, poi si
misero in modo da coprirle dalla visuale di Damon, le fecero uscire e
diedero loro i vestiti, mentre Richelle uscì con molta
nonchalance e tranquillità, e con molta calma si
vestì. Alec arrivò a riva quando loro avevano
già finito di rivestirsi.
«Perché sei stata tanto ostinata nel volermi fare
trasformare, facendomi rischiare di morire?» chiese Alyssa a
Richelle, con un tono velato di rabbia e delusione.
La rossa abbassò lo sguardo, poi la guardò:
«Pensavo l’avresti capito. Sono l’unica
così, che io sappia. Volevo più che mai qualcun
altro come me».
«Lo capisco, ma io non mi sarei mai spinta così in
là. Non avrei mai messo a repentaglio la vita di qualcuno
per motivi puramente egoistici.» rispose la ragazza, poi
chiese ancora: «Come mai non sono riuscita a
trasformarmi?».
«Non lo so. Sono pochi i motivi per cui gli esseri umani col
gene sirenico non si trasformano in sirene. E l’unico modo
per scoprire il motivo è fare degli accertamenti medici, per
escludere malattie gravi, croniche o altro…»
rispose la strega sirena, visibilmente dispiaciuta.
Damon e Alyssa non si aspettavano affatto una risposta del genere. Lui
spazzò via l’arrabbiatura che aveva, la raggiunse,
l’abbracciò, e cercò di non farla
andare in panico: «Tranquilla, Piccola, chiamo subito
Meredith e le chiedo cosa può fare per noi, vedrai che ti
controllerà da cima a fondo, e io sarò con
te».
«Se non avete altro da dire forse è meglio che
torniate alla vostra solita vita.» disse serio Alec alle
sirene, che lo guardarono storto.
«Sono stranamente d’accordo con lui.»
aggiunse Damon, poi ragionandoci su continuò: «Vi
siamo grati per l’aiuto, nonostante ciò che
è successo, ma è il momento di
dividersi».
«Due uomini come voi non sanno parlare semplicemente chiaro?
Avete paura che cercherò ancora di trasformarla,
è palese. Ma state tranquilli, vi darò un
passaggio al loft e poi tornerò a Los Angeles con loro. In
fondo è da tanto che non le vedo, e mi farà
piacere passare qualche giorno in loro compagnia. L’unica
cosa che vi chiedo, è di farmi sapere cosa
c’è che non va. Potrei esservi utile.»
disse Richelle ad Alec e Damon, poi creò un’altro
arco di fiori, e tutte le sirene vi passarono attraverso. Alyssa e il
vampiro erano vicini a passare l’arco, ma lei si
voltò e vide che l’elfo era rimasto fermo
dov’era.
«Tu non vieni?» gli chiese, senza pensare a
ciò che avrebbe potuto risponderle.
«Anche se ti ho salvata e ti ho baciata per mostrarti
cos’era successo, non ho cambiato idea. Va bene
così.» disse serio, scatenando molti dubbi nel
vampiro, che strinse ancor di più la ragazza, facendole
capire che era ora di andare. I due passarono l’arco, ma
Richelle aspettò prima di raggiungerli.
«Quindi sei tu l’Alec della barriera?»
chiese all’elfo, ancora fermo lì.
«Sì, perché?» rispose lui con
tono di sfida.
«Sei di discendenza reale?» chiese curiosa la rossa.
Lui aggrottò lo sguardo, non capendo il senso della domanda,
e rispose con un semplice «No».
La strega sirena fece un sospiro di sollievo, poi si fece seria:
«Anche se lo sai già, stalle lontano, per il bene
di entrambi. O finirete male, soprattutto con tutto quello che sta
succedendo coi tuoi simili. Ah, un’ultima cosa: io non ho
visto te, e tu non hai visto me, chiaro?» terminò,
facendogli l’occhiolino.
«Come fai tu a sapere di quel che sta succedendo?»
chiese sorpreso lui.
Lei fece una smorfia sagace e prima di passare nell’arco gli
disse teatralmente: «So molto più di quel che
immagini».
«Oh, Damon, finalmente! L’hai trovata la pittura
rossa?» disse Alyssa raggiungendo il vampiro in garage, dove
stava scaricando col fratello buste e buste di spesa dalla macchina di
Elena. Stefan l’aveva chiesta in prestito per andare col
fratello, dato che era la più spaziosa, e lei aveva
accettato, a patto la guidasse lui.
«Sì, Piccola, anche se ancora non ho capito che ci
devi fare. Come ti senti?» chiese apprensivo il vampiro. Dopo
ciò che era successo con le sirene, lui e la ragazza erano
stati per un paio di giorni a Mystic Falls, dove Meredith aveva
controllato Alyssa dalla testa ai piedi senza venirne a capo. La
ragazza infatti era clinicamente sana, ma aveva continuato ad avere
problemi di stomaco e di stanchezza. La dottoressa li aveva
rassicurati, dicendo loro che probabilmente era dovuto allo stress, e
forse anche il suo lato magico ne risentiva.
Avevano spiegato tutto a Richelle, ma anche lei non ne veniva a capo.
Era sicura che l’unico motivo per cui una sirena non si
trasformava fosse per questioni di salute molto gravi, non aveva mai
sentito parlare di problemi da stress, e il dubbio che ci fosse
qualcosa di insolito nella ragazza non la fece stare con le mani in
mano. Aveva detto ai due che avrebbe trovato la vera causa, e sembrava
determinata.
«Bene, a parte la solita nausea. La potresti portare
nell’open space?» rispose Alyssa, che ormai viveva
con il malessere da quasi 20 giorni. Era arrivata alla conclusione che
finché mangiava frutta e verdura aveva solo nausea, ma se
s’azzardava a mangiare altro non lo teneva, il suo corpo lo
rigettava come fosse veleno. Aveva perso diversi chili nei primi 10
giorni, ma poi li aveva ripresi, e ora era addirittura aumentata un
po’ rispetto a prima.
«Dei tuoi hai saputo qualcosa?» chiese Damon,
mentre portava la pittura nell’open space, seguito da lei, e
l’apriva.
«Sì, sono a New York. Tra mezz’ora parte
l’altro aereo, quindi tra due ore dovremmo essere
all’aeroporto per prenderli. Devo fare velocemente questo
incantesimo e poi andarmi a preparare.» rispose la ragazza,
senza nascondere l’ansia, e il vampiro la
rassicurò: «Vedrai che quando arriveranno saranno
talmente stanchi che non faranno caso a nulla. Forse non vorranno
nemmeno venire qui, ma andranno direttamente a riposare in
albergo».
«Tu non sei agitato?» chiese la ragazza, mentre si
tirava su le maniche apprestandosi a fare l’incantesimo.
«Sono eccitato, è diverso. Non vedo
l’ora di incontrare le meravigliose persone che hanno dato
vita alla mia straordinaria ragazza.» rispose lui,
sorridendole, e lei ricambiò il sorriso, poi attese di
vederla all’opera.
Alyssa iniziò a biascicare delle parole che Damon non
comprendeva, e non gli sembravano in latino, poi mise le mani a
mezz’aria, esattamente sopra la latta di pittura, e sotto lo
sguardo strabiliato del vampiro questa iniziò a volteggiare
nell’aria, come se non ci fosse più
gravità. La ragazza mosse le mani come a voler trasportare
la pittura per tutte le mura dell’open space, e
così fu: si era infatti formato un fiume di pittura rossa
tutt’attorno, come fosse una greca, poi una luce dorata lo
coprì, e quando svanì la pittura era fissata sul
muro, e si leggevano delle scritte in una lingua antica, che stavolta
lui riconobbe.
«Ma sono rune!» disse stupito, e la ragazza
annuì: «Vuol dire “comportati da
umano”, così quando ci saranno i miei non ci
saranno rischi che vi scoprano, almeno qua dentro. Anche se in
realtà siamo noi che dovremmo scoprire cosa sono loro, ma
non so se lo voglio ancora sapere».
«Devi fare ciò che ti senti.» le disse
Damon, e l’abbracciò forte a sé.
Un’ora e mezza dopo Damon ed Alyssa erano pronti per andare
in aeroporto, ma non avevano fatto i conti con Elena, che stava
litigando con Stefan.
«Ti avevo detto che potevi guidarla solo tu!»
urlò la vampira, ma lui le rispose con calma:
«Amore, se i parenti di Alyssa sono già in tre,
con noi diventiamo sei, come facciamo? Ne mettiamo uno nel cofano? Vado
da solo con Alyssa e lascio mio fratello a casa? Spiegami».
«Che usino un’altra macchina!»
continuò lei, e lui ancora riusciva a mantenere la calma:
«Hanno due valigie e un bagaglio a mano ciascuno, dove pensi
li potrebbero mettere nelle altre auto?».
«Non è un problema mio se si sono portati dietro
mezza casa e lei pretende in prestito una macchina, la mia
poi.» rispose secca Elena, e lui perse la pazienza.
«Bene, visto che a te importa così poco della tua
futura cognata ma per me non è così,
andrò assieme a loro e useremo due auto, senza toccare la
tua, così ne useremo una per quelli che saranno anche i
nostri futuri parenti e una per le valigie.» rispose Stefan,
alzando il tono di voce, e lei sembrò soddisfatta di averla
avuta vinta, finché non continuò: «Ma
tu con me hai chiuso. Così non dovrai preoccuparti
più di niente».
«No, Stefan, aspetta!» urlò lei,
parandoglisi davanti.
«Spostati, Elena. Ne abbiamo parlato talmente tante volte che
ho la nausea ormai.» disse stufo il vampiro.
«Tieni! Dalle a chi ti pare!» urlò lei,
mettendogli le chiavi della macchina in una mano, poi corse a
velocità vampiresca fino all’open space, dove di
colpò iniziò a correre come un qualsiasi essere
umano, e brontolò per l’incantesimo di Alyssa,
finché non arrivò in camera sua.
Stefan sbuffò, e raggiunse Damon e Alyssa che lo aspettavano
in garage.
«Stefan, non era necessario che litigaste per questo,
davvero, chiamo un taxi.» disse la ragazza, ma lui diede le
chiavi a Damon, e disse solo: «Andate, ci penso io».
«Grazie per quello che hai detto, fratello.»
rispose lui e lo abbracciò, dandogli delle pacche sulle
spalle.
«Non devi ringraziarmi. Purtroppo non ne ho altri.»
disse ironicamente Stefan, facendo altrettanto.
«Ehi, sono io il fratello sarcastico.» disse
l’altro ridacchiando, poi si strinsero forte
un’ultima volta e il minore dei Salvatore
l’intimò ad andare: «Su, andate, non
vorrai mica fare brutta figura coi futuri suoceri arrivando in
ritardo!».
«Grazie, Stefan.» disse anche Alyssa, e poi si
misero in macchina alla volta dell’aeroporto, mentre Stefan
raggiungeva Elena in camera per chiarire.
Damon e Alyssa erano arrivati in aeroporto, ed erano in trepida attesa.
Dopo un po’, dalle porte del ritiro bagagli uscirono un uomo
e una donna dai capelli castani, che portavano egregiamente la loro
età. Lui aveva gli occhi castani, il viso dolce, fisicamente
stava molto bene per la sua età, e avvicinandosi si
notò la ricrescita della barba scura. Lei invece era molto
simile ad Alyssa, con la differenza che i suoi occhi erano di un verde
molto più chiaro.
La ragazza corse loro incontro, e abbracciò la donna.
«Mamma!» disse tutta contenta, stringendola forte,
poi si allontanò, guardando anche suo padre:
«Com’è andato il viaggio? E Seby
dov’è?».
«Sta aspettando le valigie, dice che se la cava da solo.
Vuole farti vedere subito gli effetti di questi mesi in
palestra.» rispose il papà sbuffando, mentre
scuoteva la testa.
Damon intanto l’aveva raggiunti, lasciandoli di proposito un
po’ da soli, e subito la ragazza si mise a fare le
presentazioni.
«Loro sono Ettore e Clelia.» disse a Damon, poi si
rivolse a loro: «Mamma, papà…lui
è Damon, il mio ragazzo.» disse arrossendo
visibilmente.
Il papà sgranò gli occhi, mentre la mamma fece un
sorriso dolce, e quando gli porse la mano il vampiro se la
portò alle labbra, facendole un galante baciamano.
«Non ti ha detto niente la mamma?!» chiese Alyssa
all’uomo, che ancora osservava il vampiro studiandolo da capo
a piedi mentre scuoteva la testa.
«Mamma! Ti avevo detto di dirlo anche a loro!» la
rimproverò, ma lei sorrise e le rispose: «Sono
stata un po’ egoista, volevo godermi la sua faccia, e direi
che ne è valsa la pena. Vedremo come reagirà tuo
fratello.».
«Simpatica, come sempre.» rispose sarcasticamente
l’uomo, poi si rivolse alla ragazza: «Ma
è americano? Come ci devo parlare?».
La ragazza stava per rispondere, ma Damon
l’anticipò: «Anche in italiano, signore.
Magari non capirò tutto, ma ci provo».
«Sai l’italiano?!» esclamò
sorpresa Alyssa, e lui le rispose sottovoce nell’orecchio:
«Sono stato in Italia per un po’
quand’eri piccola, ricordi? E da quando ci siamo messi
insieme l’ho ripassato di nascosto. Sorpresa
gradita?».
Lei annuì e gli sorrise dolcemente.
«Quindi se ti dico che di certo mia figlia non è
rimasta mai a digiuno mi capisci, vero?» disse scherzando la
mamma a Damon, rivolgendosi poi alla figlia: «Tesoro, di
quanto sei aumentata? Guarda che pancetta che hai!».
«Mamma!» esclamò offesa lei, poi disse a
bassa voce, cercando di celare l’imbarazzo: «Solo
di un po’…».
«Si è messa in testa di fare la dieta, prima ha
perso diversi chili, ora li ha ripresi tutti e si ritrova con la pancia
da ubriacona…io l’avevo avvisata che mangiare solo
frutta e verdura le avrebbe fatto quest’effetto!»
spiegò sarcasticamente Damon, poi si addolcì:
«Ma alla fine, anche con dieci chili in più
sarebbe sempre bellissima».
«Oh che schifo, cominciamo con le smancerie?!»
disse un’altra voce, da dietro i genitori di Alyssa.
«Seby!» lo canzonò lei, poi lui mise i
due carrelli pieni di valigie affianco a suo padre, e raggiunse la
sorella, salutandola con un abbraccio veloce.
Era già molto più alto di lei, nonostante fosse
più piccolo di qualche anno, ed era piuttosto muscoloso per
essere un semplice adolescente. Rispetto agli altri membri della
famiglia, i suoi capelli erano più chiari, ma gli occhi
erano sul tono della madre e della sorella. Il viso, dai lineamenti
dolci, stonava con l’espressione scaltra del ragazzo, che
adesso si stava avvicinando a Damon con un ghigno beffardo.
«Le sono mancato, vero?» disse, ridacchiando, ma il
vampiro non riusciva a trovarlo simpatico. Gli strinse la mano,
presentandosi, e lui fece altrettanto: «Sebastian, ma puoi
chiamarmi Seb, Sebastian, come ti pare, tranne Seby. Lo odio. Fa troppo
checca.» terminò, guardando la sorella di sbieco.
«Sebas. Va bene?» disse Damon, trattenendosi, e il
ragazzo fece spallucce.
«Sarà meglio andare, sarete
stanchi…» disse Alyssa, e subito il vampiro si
apprestò ad aiutarli con le valigie, ma Sebastian lo
precedette e lo guardò male, portando da solo i due carrelli
come per mostrare la sua forza.
«Te l’avevo detto che questi mesi in palestra hanno
avuto effetto!» disse orgoglioso Ettore a sua figlia, che
alzò gli occhi al cielo.
Quando furono in macchina chiesero loro se volessero vedere il loft o
andare in hotel, e scelsero quest’ultimo, promettendo che il
mattino seguente sarebbero andati a trovarli. Li accompagnarono, e una
volta rimasti soli in macchina, finalmente furono liberi di parlare.
«Mio fratello non è lo stesso. Cioè,
è sempre il solito idiota, ma ho percepito
qualcosa.» disse Alyssa preoccupata.
«Anche io. Alla fine è tuo fratello, mi sarei
stupito del contrario.» rispose Damon, un pò
più calmo.
«Che vorresti dire?» chiese lei, e lui le
spiegò subito: «Sei una strega sirena, ed entrambe
le cose sono genetiche. A meno che non sia adottato, lo dovrebbe essere
anche lui. L’unica differenza con te fino a qualche giorno
fa, è che lui evidentemente non ha mai avuto un blocco della
magia».
«Come ho fatto a non accorgermi di niente in tutti questi
anni?! E a non pensare affatto a questa possibilità in
questi ultimi tempi?!» pensò ad alta voce la
ragazza, ma lui subito la consolò: «Ehi,
Piccola… Con tutto quello che hai passato ultimamente,
è già tanto che tu non abbia avuto crisi
d’identità, isteriche e quant’altro! Sei
una donna così forte, che non posso fare altro che amarti
così tanto».
Alyssa gli sorrise e si ritenne fortunata di averlo accanto. Le bastava
questo per renderla felice.
Passarono diversi giorni, in cui Alyssa e Damon stavano la maggior
parte del tempo con la famiglia della ragazza. Lui voleva provare a
stuzzicare Sebastian per vedere se avrebbe reagito con la magia, ma lei
gliel’aveva proibito, anche se i due futuri cognati si
lanciavano battutine in continuazione lo stesso. Voleva passare le
feste in pace, e aveva deciso che avrebbe parlato col fratello pochi
giorni prima della partenza per non rovinare il periodo ad entrambi e
ai loro genitori. Ai tre avevano fatto conoscere tutti i coinquilini,
anche quelli temporanei, e Sebastian aveva suscitato sguardi
interessati da tutte le ragazze, anche quelle già impegnate,
ma soprattutto di Caitlin.
Il giorno di Natale erano arrivati anche gli altri da Mystic Falls, per
celebrare le feste tutti insieme. Ovviamente alla famiglia di Alyssa
non dissero che stavano tutti nel loft, a coppie nelle camere e nelle
casette sull’albero, ma mentirono a fin di bene, dicendo che
sì, stavano sempre lì durante il giorno, ma la
notte dormivano in un altro hotel poco distante dal loft.
Passarono davvero una bella giornata: fecero una tavolata ad
“U” con al centro l’albero di Natale,
decorato nei giorni prima come tutto il loft, le casette e il giardino,
che erano pieni di luci, festoni e decorazioni; mangiarono tanti piatti
tradizionali come il tacchino, l’arrosto e il Christmas
Pudding, mentre Alyssa, che ancora non stava bene ma non aveva detto
nulla ai suoi per non farli preoccupare, mangiava perparazioni a base
di sola verdura, sicura ormai che non le avrebbero fatto male; si
scambiarono regali di varie fattezze, tipo e valore; si raccontarono
aneddoti di famiglia stando attenti a non svelare niente di strano alla
famiglia italiana.
E simile fu la giornata di Santo Stefano, almeno finché non
successe il caos nel giro di qualche istante.
Erano infatti tutti a tavola, Alyssa in mezzo a suo fratello e Damon,
quando lei sentì un fremito e si voltò verso
fuori d’istinto. Ma non fu l’unica,
perché anche suo fratello si era voltato nella stessa
direzione, e lei l’aveva potuto vedere in faccia:
l’espressione dapprima sorpresa si tramutò in
soddisfazione, e subito si alzò dalla sedia per correre
fuori. Alyssa fece lo stesso, ma non lo raggiunse, fin quando Damon,
che l’aveva seguita, uscì dalla porta e
poté correre a velocità soprannaturale,
prendendola e portandola dove in realtà non avrebbe voluto:
tra le braccia di Alec.
Sebastian si era fermato, e guardava con sguardo di sfida i tre,
così vicini l’uno all’altro che non
riusciva a trattenere una smorfia.
«Ti sei fatta i bodyguard soprannaturali,
sorellina?» chiese spavaldo, e Alec strinse i pugni. Non era
affatto buon segno per Sebastian, soprattutto ora che dal loft stavano
uscendo quasi tutti, salvo Matt, Jeremy e Meredith, che invitarono i
genitori di Alyssa a seguirli in cucina, cercando di non farli
assistere a qualsiasi cosa sarebbe successa di lì a poco.
«Sono giorni che aspetto questo momento, Sebas. Peccato che
adesso ci sarebbero cose più importanti di te.»
disse Damon, voltandosi poi verso Alec, con l’intento di
chiedergli perché fosse lì, ma il ragazzo non
attese un attimo di più e con la sua magia iniziò
ad infliggere dolore al vampiro, sibilando: «Anche io sono
giorni che aspetto questo momento, e me lo voglio godere».
Il vampiro si stringeva forte il capo e urlava dal dolore, e Alyssa non
restò con le mani in mano: alzò le braccia verso
il fratello, e pian piano il dolore che provava Damon
diminuì, scatenando la rabbia di Sebastian, che ridusse gli
occhi a due fessure.
«Ringrazia solo di essere mia sorella, o a
quest’ora saresti schiattata a terra dal dolore.
Perché mai sei tanto stupida da voler indirizzare
l’incantesimo verso di te?» disse riluttante il
ragazzo.
«Perché io conosco una cosa che si chiama amore,
ma tu non hai la minima idea di cosa sia.» rispose seriamente
triste la strega sirena, facendolo sogghignare.
«Tu non sai niente, Lys.» sbuffò lui, e
lei ribatté: «In effetti non so niente, su di te,
nonostante tu sia mio fratello. Chi ti ha detto cosa sei? E quando
l’hai scoperto?».
«E perché mai dovrei dirtelo?»
incrociò le braccia lui.
Alyssa si guardò attorno con espressione di sfida, e dopo
non essere riuscita a trattenere un ghigno disse:
«Perché altrimenti mi sconterò tutte le
differenze e le delusioni che ho avuto in passato per colpa tua, e
tutti loro mi aiuteranno».
Appena finì di dire così, tutti si misero in
posizione d’attacco, e Sebastian si guardò intorno
compiaciuto di ciò che aveva scatenato. Non sembrava per
niente spaventato, e anzi, pareva attendere con ansia
l’inizio dello scontro.
«Ha il diaspro addosso?» chiese Alec sussurrando ad
Alyssa, e lei negò. In quei giorni sperò non ne
avesse bisogno, e fu un bene, perché l’elfo fece
spuntare da terra dei grossi viticci che avvolsero interamente il corpo
di Sebastian, immobilizzandolo e privandolo della magia, poi
dichiarò, spazientito: «Parla, o seguiremo tutti
le indicazioni di tua sorella».
«Me l’ha detto zio Mario, anni fa.»
disse, dopo averci pensato parecchio.
«E lui che ne sa?» chiese la ragazza, poi si rese
conto, e aggiunse: «Cos’è
lui?».
«Un licantropo, come nostro cugino Tommaso.»
rivelò Sebastian, e Damon guardò allarmato Alyssa.
Lei capì il perché, e spiegò subito:
«È il marito della sorella di mia madre. Non
abbiamo nulla a che fare con lui, geneticamente parlando».
Il vampiro fece un sospiro di sollievo, poi la ragazza chiese ancora a
suo fratello: «E di te cosa ti ha detto?».
«Che sono uno stregone e posso fare quello che voglio. Come
credi che ottenga molte delle cose che voglio? Schiocco le dita ed
è fatta! Bello vero?» disse lui, sapendo che
l’avrebbe ferita.
«Non funziona così, ragazzino.»
s’intromise Bonnie, «La magia è una cosa
seria. Più la usi, più vorrà qualcosa
in cambio. Per non parlare di certe cose che non si devono mai andare a
toccare. Tutto ha un prezzo».
«Beh per ora mi è andata bene, per cui chissene
frega.» disse senza fare una piega.
«Ho bisogno di parlarvi della situazione… Che ne
facciamo di lui?» chiese Alec, vedendo che non
c’era modo di convincerlo a migliorarsi.
Damon e Alyssa si guardarono, poi guardarono Bonnie, che aveva un
sopracciglio alzato e ci mancava solo che dicesse «Ci state
pensando sul serio?!».
Non sapevano cosa fare, sapevano che averlo dalla loro parte era un
bene per tutti, e il vampiro sperava migliorasse anche la situazione
con la sorella, ma era davvero una testa calda dall’animo
indomabile e temevano facesse qualche idiozia.
«Sebas, vuoi sfoderare un po’ della tua magia
contro dei brutti ceffi come questo?» gli disse Damon
indicando l’elfo, che alzò gli occhi al cielo.
«Certo!» disse sicuro di sé il ragazzo.
Alec si mise vicino a loro scuotendo la testa, poi si voltò
verso tutti gli altri, fece un gran respiro e disse: «Se
siete ancora d’accordo, è arrivato il momento di
unirci in battaglia».
«Spiegaci.» disse Alyssa, ansiosa di poter mettere
fine a tutta questa storia.
«Valvic, il Re degli Elfi, si radunerà in questi
giorni con i suoi migliori adepti nei pressi di New Orleans, in un
magazzino abbandonato dove al momento tiene molti dei vampiri e delle
streghe rapiti.» iniziò a raccontare Alec,
guardando Caitlin, Bonnie e i Mikaelson quando parlava dei prigionieri,
poi continuò: «Durante la notte di Capodanno
vogliono attaccare New Orleans, che sarà piena di gente, ma
soprattutto piena di vampiri e streghe, e poi ucciderli tutti insieme.
Il mio piano è questo: so che progettano di attaccare dopo
la mezzanotte, in modo che tutti siano distratti dai festeggiamenti,
quindi noi a mezzanotte dovremmo essere là. E per questo
volevo chiedervi di coinvolgere Richelle, in modo da farci arrivare
subito lì con un suo portale, e fare una bella sorpresa a
tutti».
«Secondo me va benissimo. Posso fare un incantesimo se vuoi,
soprattutto con Richelle e mio fratello, e bloccare tutti lì
dentro, in modo che nessuno scappi. Non ho mai ucciso nessuno, ma se ne
va del destino delle persone a cui voglio bene, sono pronta a
farlo.» disse la ragazza, e l’elfo si
ricordò di una cosa molto importante.
«A proposito di uccidere…sei riuscita a capire
l’incantesimo che ha usato Richelle in passato contro gli
elfi?» le chiese, e lei annuì.
«Allora provalo.» le ordinò lui, ma lei
scosse la testa, spaventata.
«Devi farlo Alyssa, o non sapremo mai se funziona davvero.
Vuoi andare lì senza sapere se possiamo farli fuori? Non ne
usciremo vivi, nessuno di noi, se non hai la certezza di poterli
uccidere.» le spiegò l’elfo,
allontanandosi da Sebastian che era ancora imprigionato dai viticci.
«E se non mi regolo e ti faccio fuori davvero?»
Alyssa stava tremando, aveva il terrore di potersi pentire amaramente
di ciò che si apprestava a fare.
«Non ti tormenterò
dall’aldilà, tranquilla.»
scherzò lui, suscitando una reazione leggermente fuori
controllo nella ragazza, che si avvicinò troppo a lui e gli
disse: «Non posso, ho troppa paura di…no, non
posso farlo io. Aspetteremo Richelle».
«Non possiamo aspettare lei, non si sa nemmeno se
verrà. Devi riuscire a farlo tu. O devo cominciare con i
ricatti?» la minacciò Alec, guardando Damon,
facendola trasalire.
«Ho bisogno di qualcuno che mi controlli, che mi stoppi se
esagero.» disse lei guardandosi attorno, e Damon, Bonnie e
Rebekah le furono affianco subito.
«Farò piano, ma se c’è
qualcosa che non va fermami anche tu.» disse Alyssa
all’elfo, che annuì e
l’autorizzò ad iniziare.
La strega sirena iniziò ad enunciare l’incantesimo
che aveva sentito da Richelle nei dejavu di Alec, e dopo qualche
istante le dita dell’elfo si erano ingiallite, mentre sul suo
viso gli si leggeva la sofferenza. Ed aveva appena iniziato.
Continuò, e le braccia si fecero tutte giallognole, mentre
le dita erano già diventate marroni.
«Basta?» chiese la ragazza all’elfo, ma
lui scosse la testa e le fece intendere che doveva continuare
finché tutti gli arti fossero diventati marroni, ma lei
stava tremando. Stava soffrendo nel vederlo così, e stava
patendo dei dolori infernali come se l’incantesimo avesse lo
stesso effetto su di lei.
Continuò, e non riuscì più a
trattenere le lacrime. Era come se migliaia di spilli le si stessero
conficcando nella carne.
Alec, che fino a quel momento stava solo guardando l’effetto
dell’incantesimo sul suo corpo, alzò il viso, e
non appena vide Alyssa si allarmò:
«Damon!» urlò, e quando il vampiro gli
prestò attenzione gli ordinò di tirare su le
maniche della ragazza.
Come aveva immaginato, l’incantesimo stava inspiegabilmente
avendo effetto anche su di lei: le mani non si vedevano per colpa della
luce sprigionata dall’incantesimo, ma i polsi erano
già bianchi, come fossero di porcellana, e il resto del
corpo stava perdendo sempre più colore.
«Alyssa! Fermati!» urlò
l’elfo, e non appena lei seguì il suo consiglio
cercò di avvicinarsi, ma non riusciva a muovere le gambe,
ancora essiccate, e rischiò di cadere a terra, se non fosse
stato per Stefan che corse in suo soccorso.
Cercò anche Alyssa di muoversi, ma finì come
l’elfo: quasi a terra, ma tra le braccia di Damon.
«Perché?» chiese la ragazza
all’elfo, ma lui non le seppe rispondere.
«Dalle il tuo sangue.» disse l’elfo
rivolgendosi a Damon, e lui subito si morse il polso e lo
avvicinò alle labbra della ragazza, che pian piano lo bevve.
Ma non cambiò nulla dove era già arrivato il
pallore. Il vampiro gliene diede ancora, ma i polsi e le mani le
restarono bianchi.
«Avvicinala qui.» mormorò
l’elfo, che chiese nel contempo a Stefan di adagiarlo per
terra, cercando di non smuoverlo troppo o si sarebbe frantumato
letteralmente come una foglia secca sotto le scarpe.
Damon adagiò Alyssa accanto ad Alec, e lui cercò
pian piano di avvicinare le braccia quasi secche a quelle della
ragazza, poi una luce aranciata si propagò dalle sue spalle.
Pian piano scese giù, e quando riuscì a far
tornare quasi alla normalità una buona parte delle sue
braccia e arrivò al punto a contatto con quelle di Alyssa,
cercò di propagare la luce verso quelle della ragazza, che
intanto tremava ancor di più ed era diventata bianchissima.
«Chiamate Richelle.» disse mesto l’elfo,
ed Elijah non perse tempo, si rese utile per come poteva, chiamando la
strega sirena e dicendole ciò che stava succedendo, mentre
Damon e tutti gli altri cercavano di capire cosa stesse succedendo.
«Non funziona?» chiese preoccupato come non mai il
vampiro, che era seduto a terra e teneva il viso di Alyssa sulla
coscia, accarezzandole le guance e i capelli.
«Poco, molto meno di ciò che potrei fare
normalmente.» disse l’elfo, poi cominciò
a parlare in modo strano: «Senti, so che non ti sto
simpatico, ma sappi che se solo avessi saputo che avrebbe avuto
quest’effetto su di lei non l’avrei lasciata fare.
Non importa di me, se mi avesse ucciso l’unico problema
sarebbe stato che non avreste mai scoperto dove andare la notte di
Capodanno, e proprio per questo ti chiedo di toccarmi la fronte e
cercare di entrare nella mia mente».
«Ma che stai dicendo?!» esclamò
aggrottando le sopracciglia il vampiro, e Alec ribatté:
«Fa’ quel che ti ho detto, prima che sia troppo
tardi».
E Damon obbedì. Nella mente di Alec vide un indirizzo, e poi
un capannone abbandonato in mezzo al verde e un corso
d’acqua; vide un elfo dagli occhi azzurri e i capelli scuri,
il viso scavato, l’espressione del viso dura come ferro, e
capì che era Valvic; vide altri elfi riuniti assieme ad
Alec, che intuì fossero gli altri ribelli, ma le immagini
andavano sbiadendo, e si stavano confondendo con altre, in cui Alec era
con Alyssa, ed erano felici. Damon capì cosa stava
succedendo, e prima provò a richiamare l’elfo
direttamente da dentro la sua mente, ma quando vide che non otteneva
alcun risultato staccò all’istante la mano e
tornò nel mondo reale. L’elfo era diventato tutto
giallognolo, mentre Alyssa sembrava stare un po’ meglio,
anche se le sue mani erano ancora pallide.
«Elijah!» urlò Damon, e quando
l’Originale si voltò verso di lui gli chiese di
Richelle, ma l’altro si limitò ad aprire le
braccia impotentemente.
«Non te ne puoi andare così, stupido idiota. Non
puoi!» ringhiò il vampiro, allontanando Alyssa da
lui in modo che non usasse altra energia per guarirla, poi si
voltò verso Sebastian: «Puoi rimediare a tutto
questo?».
«Io posso tutto.» rispose con un ghigno convinto,
poi aggiunse, corrucciando la bocca e alzando gli occhi al cielo:
«Ma sono bloccato qui, senza magia, che peccato!».
Il vampiro si voltò verso le altre streghe e vampiri, chiese
loro di liberare il ragazzo, e si misero subito all’opera. I
viticci venivano via facilmente, segno che l’energia di Alec
stava svanendo.
Una volta liberato, Sebastian si avvicinò subito alla
sorella, e mise le mani sulle sue.
«Prima Alec…io non ho
bisogno…» mormorò lei con quel poco di
forze che le erano rimaste, ma il fratello la ignorò.
«Seb…» riprovò lei, ma il
ragazzo era concentrato solo ed esclusivamente su di lei, sul guarirla
e nient’altro.
«Adesso penseremo anche ad Alec, stai tranquilla. Non lo
lascio scappare così, mi deve ancora un duello.»
disse Damon, cercando di smorzare un po’ la tensione, ma non
aiutò granché.
Poco lontano da loro ci fu un lieve bagliore, e poi da un arco di fiori
uscì Richelle, che corse verso di loro.
«Questa volta è per rimediare al danno che ho
fatto a Fort Fisher, per cui non prendetevi l’abitudine di
chiamarmi in aiuto ogni volta che vi mettete ad inscenare Romeo e
Giulietta in versione magica, eh! » disse la rossa, ferendo
visibilmente Damon paragonando i due alla famosa coppia di amanti, poi
si dedicò a guarire Alec.
Sebastian intanto stava ammirando incantato la rossa, dopo essere
riuscito a guarire sua sorella, che come prima cosa allungò
la mano verso quella di Alec.
«Non ti azzardare a cercare di guarirlo, o torneremo punto e
a capo e poi vi arrangerete!» la rimproverò la
rossa, e lei si limitò ad appoggiarla senza utilizzare magia.
«Tu sai cos’è successo?»
chiese Alyssa all’altra strega sirena, e lei rispose
soltanto: «Forse sì, ma non è il
momento di parlarne, dopo ti spiego».
Quel «Ti spiego» vorticò nella testa di
Damon, e cercò di distrarsi abbracciando Alyssa, che gli
dedicò solo un breve sorriso per poi tornare ad osservare
Richelle che guariva l’elfo.
«Elijah ti ha detto anche di Capodanno per caso?»
chiese Damon alla rossa per tenere la mente occupata.
«No, ma se state organizzando feste io non sono il tipo,
grazie.» disse secca lei, e il vampiro ridacchiò.
«Effettivamente è una festa, la facciamo agli
elfi. Vuoi partecipare anche tu?» ribatté lui, e
Richelle lo guardò confusa: «Volete organizzare un
attacco agli elfi?!».
«Sì, solo a quelli che se la stanno prendendo con
i vampiri e le streghe. Sei una strega pure tu, anche se per
metà, giusto?» disse Damon, e lei annuì.
«Se non ho altri impegni…» disse lei
vaga, con un sorrisetto beffardo sul viso.
«Alyssa…» mormorò Alec, che
si stava riprendendo, stringendole la mano: «Non è
colpa tua, stai tranquilla…».
«Dovevo fermarmi subito.» disse secca lei.
«Non è successo niente, visto? Siamo ancora
qua…» la rassicurò lui, dopo aver
riaperto gli occhi, che non riusciva a distogliere da lei.
«Non chiedermi mai più di testare incantesimi su
di te.» disse Alyssa, e subito Richelle incalzò:
«Infatti, appena vi sarete ripresi dovremo fare un
bell’incantesimo a tutti e due. O non potrete andare alla
battaglia a Capodanno».
«No, non possono andare senza di me.»
s’allarmò Alec, mettendosi subito a sedere.
«Disse quello che ci stava rimanendo secco nel vero senso del
termine, e mi ha fatto vedere indirizzo e soggetti incriminati
abbandonandosi al destino.» ribatté Damon
sarcasticamente.
«Forza Romeo e Giulietta, andiamo.» disse Richelle
all’elfo ed Alyssa.
«Dove?» s’allarmò subito il
vampiro.
«Abbiamo bisogno di privacy, devo capire cosa
c’è che non va.» disse senza peli sulla
lingua, senza preoccuparsi di ferirlo, e seguita da Alec e Alyssa che
si reggevano a vicenda andò verso l’arco di fiori.
I tre si ritrovarono in tutt’altro posto, ma Alyssa lo
riconobbe: «Ma questa non è Avalon?!»
esclamò tutta contenta.
«Quella vera.» aggiunse sorridente Alec.
«Sì, avete bisogno di stare un po’ qua e
di bere un po’ dell’acqua del fiume,
così vi riprenderete più in fretta. E poi io devo
chiedervi di dirmi TUTTO quello che è successo tra voi, nei
minimi dettagli.» rispose Richelle, e i due iniziarono a
raccontare.
Dopo che ebbero finito, la strega sirena rimase un po’ a
pensare, poi chiese: «Anche adesso avete i
vostri…desideri?».
I due si guardarono aggrottando le sopracciglia, e poi annuirono
entrambi.
«Sei proprio sicuro di non avere sangue Reale?»
chiese ad Alec, ma lui, dopo aver ridacchiato, le disse:
«Credi che sarei qui se lo avessi? Avrei già
sistemato Valvic. Purtroppo sono un elfo come tutti gli
altri.».
«Potrei solo pensare che è colpa della linfa che
hai bevuto al principio di tutto. Però non avendo mai
sentito di altre storie simili, non vi posso assicurare che sia
così.» spiegò la rossa, ma Alyssa aveva
una sola domanda: «Sai quando finirà
quest’effetto?».
La rossa si limitò a scuotere la testa, e dopo aver
aspettato un po’ che si riprendessero, insegnò
all’altra l’incantesimo che serviva a proteggerli
da qualsiasi forma di magia, l’aiutò ad eseguirlo
su entrambi, e infine li riaccompagnò al loft.
«Tutto ok?» chiese Damon accogliendo a braccia
aperte Alyssa, e la strinse a sé cercando di tenerla lontana
dall’elfo.
«Sì, abbiamo fatto un incantesimo per proteggerci
dalla magia ma non sappiamo ancora cos’è
successo.» spiegò lei tesa.
«Comunque non mi avete presentato quell’altro
maghetto…chi è?» disse Richelle,
rivolgendosi a Sebastian.
«È mio fratello, si chiama Sebastian.»
rispose Alyssa.
«Lo immaginavo, dovrebbe essere come noi due.»
rivelò la rossa, rivolgendosi all’altra strega
sirena, poi avanzò una pretesa: «Ci
dev’essere anche lui a Capodanno. È
tosto».
Richelle fece per andarsene, ma gli altri la bloccarono, chiedendole di
restare lì fino a Capodanno.
«Ho due o tre cosette da fare, vado e torno.»
rispose, facendo l’occhiolino, e svanì di nuovo
nell’arco di fiori.
La notte di Capodanno era arrivata. Avevano cenato prima della
tradizione, ed alle 23.30 erano tutti già pronti, anche se
era ancora presto per andare.
Sarebbero partiti praticamente tutti, salvo Matt, Meredith, Liz, Carol,
Jeremy e i genitori di Alyssa. Quest’ultimi avevano poi
scoperto ciò che era successo a Santo Stefano ai loro figli,
e poco alla volta avevano assimilato tutto, ma da allora erano in
ansia. Non volevano che i loro figli andassero alla battaglia, ma non
potevano farci nulla.
Decisero di fare il brindisi di mezzanotte con un’ora di
anticipo e poi andare a New Orleans con un portale creato al momento da
Richelle.
Dato che a Santo Stefano Alyssa aveva tolto l’incantesimo
fatto con la pittura, che ormai non serviva più, Alec diede
sfogo alla sua magia e fece spuntare dal soffitto diversi rametti di
vischio per le coppie della casa che alla loro mezzanotte volevano
baciarcisi sotto. Tutte le coppie ne usufruirono con piacere, compresi
Katherine ed Elijah che si erano ritrovati sentimentalmente
nell’ultimo mese sotto lo stesso tetto e Caitlin e Jeremy che
si erano invaghiti l’un l’altro a prima vista,
mentre Alec cercava di distrarsi. Avrebbe voluto esserci anche lui
sotto il vischio, con Alyssa, ma sapeva che non era possibile.
Dopo l’ultimo bacio nel vecchio anno, e il brindisi per
accogliere il nuovo sebbene con un po’ di anticipo, si
decisero ad andare: Richelle creò il portale aiutandosi con
la connessione mentale di Alec per trovare il luogo esatto, e poi tutti
vi passarono attraverso.
Si ritrovarono davanti ad un magazzino sperduto, e Alec non perse
tempo: prese il sacco di sale che aveva portato con sé, e ne
sparse una striscia tutt’intorno all’edificio con
la sua velocità supernaturale, fino a formare una sorta di
recinto dal quale non uscire più. Tutti vi entrarono, poi
Alyssa, tenendo per mano Alec che rappresentava tutti gli elfi, fece
l’incantesimo di confinamento.
Era ora di andare all’attacco!
Entrarono tutti insieme nel magazzino cogliendoli impreparati, e
iniziarono subito a lottare: i vampiri davanti, vestiti dalla testa ai
piedi, mani comprese, con degli abiti leggeri ma resistenti che
servivano a proteggerli dalla linfa degli elfi senza però
appesantirli, e con varie armi affilate, che riducevano il
più possibile in brandelli gli elfi, e le streghe dietro che
usavano i loro poteri per far prendere fuoco ai corpi o essicarli con
l’incantesimo che tutti ormai avevano imparato da Alyssa.
Gli elfi cercavano di difendersi con la loro magia, cercando di
sfruttare il fuoco usato dalle streghe per uccidere i compagni, ma
niente aveva effetto sugli avversari, che a loro insaputa erano tutti
muniti dei diaspri rossi con l’incantesimo di protezione.
Quando ebbero fatto fuori diversi elfi, le streghe ibride si divisero
dalle altre, e puntarono a Valvic, difeso da un solo altro elfo.
Insieme iniziarono a lottare contro di lui, ma si accorsero che non era
un semplice elfo, era decisamente più potente. La lotta si
fece molto dura, e Richelle, Alyssa e Sebastian si trovarono in
difficoltà. Ma arrivò Alec in loro aiuto, e
unendo i poteri riuscirono a sconfiggerlo dopo una lunga lotta.
Con loro grande sorpresa, Valvic non si buttò nella
battaglia, ma corse al capezzale dell’elfo che lo proteggeva,
ormai essiccato.
Richelle e Sebastian così ne approfittarono per aiutare le
altre streghe e i vampiri, dopo che altri elfi vennero fuori da altre
stanze del magazzino armati di spade, lance, archi e balestre. Tyler fu
colpito da una freccia, nonostante portasse il diaspro rosso, e la cosa
fece agitare tutti. Bonnie, Caitlin e Shane si occuparono quindi di
deviare frecce e lance, e disarmare gli elfi prima che ci fossero altri
feriti, mentre i vampiri cercavano di far fuori più elfi
possibile e Richelle e Sebastian terminavano il lavoro con la magia.
Alec e Alyssa erano pronti a seguire gli altri nella lotta, quando
Valvic si parò davanti a loro.
«Hai ucciso tuo fratello.» sibilò ad
Alec.
«IO?! TU l’hai ucciso! L’hai rapito e
torturato fino alla morte come se niente fosse! Quale Re fa questo ai
suoi sudditi?!» rispose tormentato dalla rabbia e dal dolore
l’elfo.
«Anche Lucas l’hai ucciso tu. Tu, e la tua sete di
rivoluzione. Ma ora, hai ucciso un altro tuo fratello,
l’ultimo che ti era rimasto. Hai ucciso tutti i tuoi
fratelli, hai ucciso i miei figli più amati!»
urlò il Re, come un dannato.
Alec lo guardò confuso: non comprendeva se fosse diventato
pazzo e delirasse, o fosse solo un tranello per distrarlo dalla
battaglia.
«Per questo mi chiamavi Principessa?! Perché sei
il figlio del Re?!» gli disse Alyssa restando a bocca aperta,
ferita e confusa anche lei.
«No! Niente affatto! Ti chiamavo così
perché è quello che sei per me! Lui sta mentendo,
è semplicemente un pazzo, io non sono suo figlio! Mio padre
è morto quando ero piccolo, e mia mamma non aveva ancora
partorito Lucas!» cercò di spiegarsi Alec, che si
sentiva crollare il mondo addosso.
«Ti sbagli, sono io vostro padre, anche se tuo fratello non
c’è più. I tuoi fratelli non ci sono
più. Tua madre Theya ti ha mentito, perché io le
ho detto che non ti volevo. Già a qualche anno di vita si
capiva che eri troppo debole, troppo sentimentale per poter guidare un
popolo intero. Nessuno ti avrebbe ascoltato e seguito, e ti avrebbero
ucciso senza problemi per farti le scarpe nel giro di qualche mese. Ma
sei rimasto l’ultimo della mia stirpe, e per questo adesso
dovrai regnare e mandarla avanti. Se ti uccideranno non sarà
più un problema mio, dopo quello che mi hai
fatto.» disse Valvic, e andò a prendere lo scettro
e la corona.
«Non voglio regnare, per me non sarai mai mio
padre!» urlò furibondo l’elfo,
spaventando Alyssa, che non l’aveva mai visto così.
«Beh, non possiamo certo aspettare che tuo figlio cresca per
poter prendere il mio posto, per cui tocca a te e basta. Non puoi
tirarti indietro.» gli spiegò il Re come se fosse
un bambinetto.
«Mio figlio?! Io non ne ho figli! Ed ora, sapendo da chi
discendo, può darsi che non ne vorrò
mai!» ribatté Alec, ormai nauseato da
quell’essere che non sarebbe mai riuscito a chiamare padre.
«Eppure molto presto l’avrai. Direi che
è troppo tardi per pentirtene.» azzardò
il Re, con un ghigno malefico.
Alec si bloccò e cercò di capire meglio
ciò che gli aveva detto, ma ancora non ci era riuscito:
«Che diamine stai dicendo?!».
«Oh, non mi dire che non lo sai! Non te ne sei
accorto?» lo punzecchiò Valvic, che sembrava
godesse nel vederlo così disperato.
«Di cosa?!» chiese ancora Alec, e il Re gli
indicò Alyssa, che era ancora affianco a lui, incapace di
lasciarlo da solo in un momento del genere e troppo scioccata da
ciò che stava succedendo per buttarsi nella lotta insieme
agli altri.
«Il ventre della ragazza…il suo viso
radioso…le guance arrossate…e le sue abitudini
immagino siano cambiate ultimamente…» disse Valvic
ad Alec, poi si rivolse ad Alyssa: «Vero, streghetta? Hai
sempre e solo voglia di verdura e frutta e se mangi altro stai male? Ti
senti a volte stanca, a volte piena di energie? E la tua magia
è diventata…altalenante e inaffidabile? Magari
siete anche stranamente connessi, tanto che se uno viene ferito succede
anche all’altro… Oh ma dai…pensavi
davvero di essere dimagrita e poi ingrassata nel giro di
così poco tempo semplicemente per un cambio di
alimentazione?».
I due si guardarono sconvolti. Sapevano che non era possibile, ma
ciò che aveva detto Valvic li aveva presi alla sprovvista.
Li aveva forse fatti pedinare?
«Come fai a sapere queste cose?» chiese Alyssa,
tornata scettica.
«Sta bluffando, non credergli» disse Alec, che era
stufo di tutte quelle menzogne.
«Niente affatto, figliolo. Sto dicendo solo la
verità. Lo so perché tuo fratello Caspar era
figlio mio e di una strega/licantropo. Per questo avrei lasciato il
trono a lui se tu, la tua futura moglie e quegli altri disgraziati dei
tuoi amichetti non l’aveste ucciso senza pudore davanti ai
miei occhi.» disse il Re, guardando l’elfo che
giaceva a terra senza vita.
«Non ti credo. Gli elfi non possono procreare con gli esseri
umani. Al limite c’è stato qualche caso con le
fate, ma con gli umani…siamo troppo diversi.» Alec
si rifiutò di credere a certe idiozie. Per una vita intera
aveva saputo come funzionavano le cose, e di certo non avrebbe cambiato
idea con quel pazzo di Valvic.
«Ti sbagli, figliolo. Noi della stirpe reale possiamo. E ti
dirò di più, a volte è meglio
mescolare le razze, per creare qualcosa di migliore.»
spiegò il Re, e ad Alec tornò in mente quando
Richelle gli aveva chiesto della sua discendenza. Possibile che sapesse
qualcosa? Ma no, non poteva essere. Valvic stava mentendo, e lui non ci
sarebbe cascato: «Detto da uno che voleva sterminare streghe
e vampiri è abbastanza assurdo».
«La mia intenzione era quella di sterminare le streghe
oscure, quelle che avevano a che fare con il male, con i
vampiri.» specificò il Re, come se cambiasse
qualcosa, e Alec gli chiese, sfidandolo: «Quindi vorresti
dire che è meglio un ibrido elfo/strega/licantropo di me?!
Anche se adesso lui è lì stecchito mentre io sono
ancora qua?! Stai delirando…».
«Ho detto migliore, non imbattibile, e non scordarti che
eravate in quattro, di cui tre ibridi, contro uno. Elfo ibrido
è decisamente meglio di un elfo puro, perché
ibrido da strega significa con più potenzialità.
Non avercela con me per questo. Quando vedrai di cosa sarà
capace tuo figlio capirai.» disse Valvic, facendo trasparire
per la prima volta un sentimento simile all’amore.
Alyssa s’intromise decisa: «Io non ti credo. Non
è possibile. Ce ne saremmo accorti. Ho anche fatto un sacco
di visite e nemmeno i medici l’hanno capito».
«E questo come me lo spieghi?» le rispose lui, poi
muovendo lo scettro e puntandolo al ventre della ragazza, ne fece
vedere l’interno, come un’ecografia in tempo reale,
dove c’era un feto che sembrava di 3 mesi.
Alyssa non ce la fece più: si sentì debole e
stava per svenire. Alec la sorresse, abbracciandola, poi
s’inginocchiò a terra stremato, tenendo sempre la
ragazza stretta a sé. Si guardarono negli occhi, e non
riuscirono più a trattenere le lacrime.
«È passato appena un mese, non è
possibile…è un tuo trucco!» disse
Alyssa singhiozzando, ancora incredula.
«Ma no cara donzella, questi bambini ibridi crescono
più velocemente. Tra due mesi nascerà. E allora
voi sarete la famiglia reale regnante.» disse gongolando
Valvic, mentre Alyssa scuoteva la testa e continuava a piangere.
E Alec sapeva perché: lei non avrebbe mai potuto far parte
di un’ipotetica famiglia insieme a lui, che fosse il Principe
degli elfi o meno, perché lei apparteneva a Damon.
La strinse a sé e la rassicurò, dicendole che
probabilmente era tutto un trucco, una sua trovata per godere vedendo
soffrire gli altri, e allo stesso tempo le assicurò che se
per assurdo fosse stato vero, avrebbe trovato una soluzione.
«Non prenderò il tuo posto. Mai.» disse
deciso Alec a Valvic, e poi ci fu un attimo di silenzio, rotto da un
urlo disperato. Era Stefan. Che urlava il nome di suo fratello.
Alec e Alyssa si voltarono, e videro Damon immobile, girato verso di
loro. Il viso una maschera di dolore, con lo sguardo accigliato, gli
occhi lucidi di lacrime. E la bocca socchiusa. Un istante dopo le sue
gambe cedettero, crollò a terra a faccia in giù,
e solo allora i due si resero conto di ciò che era successo:
un elfo aveva lanciato una freccia nella schiena del vampiro,
colpendolo al cuore.
«Io sono una strega, non faccio parte del vostro mondo
elfico» Alyssa sputò le parole con tutta la rabbia
accumulata in faccia a Valvic, e corse da Damon per soccorrerlo.
Il viso di Damon si stava ingrigendo, mentre venature più
scure si diradavano dal petto. Alyssa stava piangendo, ma non si dava
per vinta. Non poteva morire così. Non poteva finire
così tra di loro. Appena si era voltata, quando aveva
sentito Stefan urlare, aveva capito che lui la stava guardando, che
aveva sentito tutto, e che per colpa sua si era distratto. Per colpa
sua era stato colpito da quella maledetta freccia, e per colpa sua ora
stava morendo. La rabbia era tanta che tutti i bancali abbandonati nel
magazzino presero fuoco. Mise le mani attorno alla freccia, chiuse gli
occhi, e pensò solo che non voleva perderlo. Le sue labbra
inziarono a pronunciare delle strane parole, che non sembravano nemmeno
latine stavolta, e le mani iniziarono a tremarle. Si sentiva ormai
prosciugata dalle forze, quando sentì una voce che avrebbe
riconosciuto tra mille. Una voce che le fece tornare tutte le forze in
un attimo solo.
«Alyssa» mormorò Damon. La ragazza
aprì gli occhi: il grigiore era scomparso, e con esso anche
le venature scure e la freccia. Gli diede giusto il tempo di girarsi
sulla schiena, e tuffò le labbra sulle sue baciandolo con
tutto l’amore che aveva, aumentato all’ennesima
potenza dall’adrenalina.
«Non ti azzardare mai più a tentare di lasciarmi
così.» gli disse arrabbiata la ragazza, ma lui non
fece in tempo a rispondere che si sentì un altro urlo atroce.
Alyssa si voltò a guardare: era Alec, tenuto fermo contro al
muro da alcuni viticci, e Valvic gli stava puntando lo scettro al petto.
«È inevitabile, figliolo. Ed è la
giusta punizione per quel che hai fatto ai tuoi fratelli.»
«Io ne ho ucciso solo uno, non sapendo nemmeno che lo fosse,
e l’ho fatto solo perché aveva le tue stesse idee
malate.»
«Anche Lucas l’hai ucciso tu, mettendolo contro di
me.»
«Allora perché non uccidi anche me? Sono contro di
te! Ti ho teso una trappola e ho decimato il tuo esercito!
Perché non mi fai fuori e la fai finita?!»
«Perché sarebbe troppo facile e generoso nei tuoi
confronti. Tu regnerai, e potrai ordinare ai tuoi elfi cosa dovranno
fare. Ma come ben sai, non tutti ti ascolteranno. Molti lotteranno
contro di te.»
«Non tutti gli elfi vogliono regnare.»
«Credo che tu sia uno dei pochi, figliolo, e questo
è un motivo in più per cui toccherà
proprio a te farlo.» disse Valvic, e come se niente fosse gli
trafisse il petto col bastone dello scettro, poi mise le mani sulla
parte a coppa, e per diversi secondi non si riuscì a vedere
nulla, tanto era il bagliore sprigionato.
Quando terminò, e si riuscì ad intravedere
qualcosa, Alec era riverso a terra e di Valvic e Caspar non
c’era alcuna traccia. Il corpo di Alec brillava ancora,
quando si risvegliò. Tutti i presenti nel magazzino avevano
smesso di lottare, e chi stava dalla sua parte si era avvicinato per
vedere cosa stesse succedendo. Anche Alyssa e Damon, che intanto si era
ripreso, erano attorno a lui.
Alec si alzò, con le lacrime agli occhi. Prese la corona e
lo scettro da terra, e li indossò, senza nascondere il
disgusto. Si rivolse agli elfi presenti, mostrando tutto
l’odio che provava verso suo padre, e verso se stesso.
«Vi ordino di non lottare più tra di voi,
né contro i vampiri, né contro le streghe. Da
oggi in poi ci sarà la pace tra di noi, e a nome di tutti
gli elfi chiedo a tutti i vampiri e a tutte le streghe perdono per
ciò che è successo. Io non sono come Valvic, non
permetterò che nessuno faccia del male ad altri, che siano
della nostra specie o di qualsiasi altra. Ora liberate tutti i
prigionieri, poi andate dovunque sia la vostra casa, state con la
vostra famiglia, e dimenticate tutte le idee razziste che vi aveva
inculcato mio padre.» disse Alec, poi guardò
Alyssa, e le fece cenno di annullare l’incantesimo di
confinamento.
«Sei sicuro?» mimò con le labbra lei, e
lui annuì semplicemente.
Con sua grande sorpresa, tutti seguirono i suoi ordini, e in poco tempo
nel magazzino rimasero solo lui, Alyssa, Damon e i loro amici, e
qualche elfo che stava liberando gli ultimi prigionieri.
«Hai visto tutto, vero?» chiese preoccupata Alyssa
a Damon.
«Sì. E ancora non riesco a crederci. Come ho fatto
a non accorgermi di nulla?» rispose lui, non capacitandosi
tra le altre cose di non essersene accorto.
«Probabilmente è come me, non ha battito
cardiaco.» s’intromise Alec.
Dopo un lungo silenzio imbarazzante, il vampiro lo ruppe.
«Che intenzioni hai?» chiese all’elfo.
«Nessuna, al momento. Sono ancora stravolto e sinceramente
ora come ora non ho la minima idea di cosa fare.» rispose,
pieno di troppe emozioni, e troppo forti.
Ma non riuscì nemmeno a calmarsi, che nel loro discorso
s’intromise un’elfa: «Lo so io cosa
dovete fare».
Quella voce era ancora familiare all’elfo, ma non riusciva a
credere fosse possibile sentirla davvero. Si voltò, e i suoi
occhi confermarono la sua speranza.
«Mamma!» esclamò, e
l’abbracciò forte, poi si ricordò che
gli aveva mentito per tutti quei secoli, e si staccò.
«Come hai potuto nascondermi tutto?! Mi hai mentito su mio
padre, hai finto la tua morte!» le disse deluso, ma lei lo
bloccò: «Calmati, ti spiego tutto subito: tuo
padre non ha mai cercato una famiglia, voleva soltanto un erede
potente. E così ha iniziato una specie di caccia a questo
ipotetico erede, e scegliendo me come moglie. Ai tempi pensavo
l’avesse fatto per amore, perché era
così diverso da adesso, era incredibilmente dolce e buono.
Ma solo in seguito ho scoperto di essere stata io la prescelta
semplicemente perché sono nata in Primavera, e quindi avrei
dovuto, secondo la sua malata teoria, dargli dei figli più
forti. Ma quando ti ha visto, nei tuoi primi anni di vita, la sua
teoria ha iniziato a vacillare, e l’ultima cosa che voleva
era che ereditaste tu e tuo fratello Lucas, che ancora doveva nascere,
il suo trono. Così tentò di ucciderci mentre ero
ancora incinta, ma io riuscii ad impedirlo, e arrivai ad un accordo con
lui: avrebbe manipolato le menti di tutti i suoi sudditi, te compreso,
facendo credere a tutti che non si era mai sposato e che noi tre
eravamo degli elfi come tutti gli altri. Tutto andò bene fin
quando…».
«Non gli diedi un due di picche quasi vent’anni
dopo.» s’intromise Richelle, lasciando tutti
sgomenti, poi spiegò: «Voleva avere un figlio da
me, perché dopo averne avuto un altro con una strega, era
convinto che con una strega sirena avrebbe avuto
“l’erede definitivo”, così
come lo definiva lui. Ma io ero abbastanza potente da percepire le sue
vere intenzioni dietro le sue carinerie, e non mi feci fregare. Lo
indebolii, e poi utilizzando un incantesimo feci perdere le mie tracce,
nonostante per i primi tempi rimasi vicina per controllare le sue
mosse. E così scoprii che il mio rifiuto scatenò
la sua ira verso la sua prima moglie segreta: inscenò
infatti la morte di Theya per vendetta, facendo allontanare i suoi
figli, che io ai tempi non conobbi, e le giurò che le
avrebbe fatto passare degli anni d’inferno e che
l’avrebbe sfruttata per i suoi esperimenti tenendola
prigioniera».
Tutti erano rimasti scioccati e disgustati dalla storia, ed erano tanto
attenti al racconto che non si accorsero di alcune presenze dietro di
loro.
Theya, la madre di Alec, continuò a raccontare:
«Non so quanti esperimenti e prove abbia fatto, non solo su
di me, prima di avere Caspar da una strega ibrida nata da una strega e
un licantropo, e calmare queste sue manie. Ma non era ancora
soddisfatto. Voleva vedere cosa sarebbe venuto fuori
dall’unione di Caspar con un’elfa di sangue reale,
e così si ricordò di me. Voleva avere un altro
figlio da me, e sperò che fosse femmina. O ci avrebbe
riprovato fin quando non l’avrebbe avuta. Così,
per la sua gioia e la disgrazia della bambina, nacque
Shatea…» disse lei, indicando il punto dove
avevano sconfitto Caspar. Il suo braccialetto gli era caduto durante il
combattimento, e ora l’aveva tra le mani un’elfa
diversa da tutti gli altri: era più bassa, ma non come
un’elfa minore, come se la sua crescita si fosse fermata
prima del normale. Sussurrava parole d’addio singhiozzando,
nascondendo il viso agli altri coi suoi lunghi capelli biondi.
Alec era ormai sconvolto da tutte le rivelazioni sulla sua famiglia, e
riuscì a dire solo: «Dimmi che poi non
è andata come progettava…».
Ma la madre scosse la testa: «Me la portò via
qualche giorno dopo la sua nascita. La fece crescere credendo di essere
stata abbandonata dai suoi genitori, e che lui l’aveva
accolta nella sua famiglia con tanto amore anche se non era figlia sua,
mentre faceva stare Caspar con la sua mamma strega lupa, anche lui
inconsapevole di essere il figlio del Re degli Elfi, con
l’intenzione di programmare per loro poi un matrimonio
combinato, nel caso non si fossero piaciuti quando avrebbe deciso di
farli incontrare. Ma Caspar un giorno, durante un litigio, non
riuscì a controllare i suoi poteri e finì per
uccidere la sua stessa madre. Così Valvic fece credere anche
a lui di accoglierlo senza aver legami biologici, e quando Caspar e
Shatea si videro per la prima volta capì che poteva ottenere
ciò per cui l’aveva fatta nascere senza alcuno
sforzo: credendo di essere due poveri orfani abbandonati, si trovarono
subito in sintonia e si avvicinarono sempre di più, fin
quando Shatea non restò incinta di lui. Una volta nato e
cresciuto Shaspar, il frutto del loro amore malato a loro insaputa,
rivelò ai due le loro vere identità. I due
rimasero scioccati, e non riuscirono nemmeno più a guardarsi
negli occhi. Valvic approfittò della situazione e rinchiuse
Shatea con me, rivelandomi che anche su di lei aveva fatto degli
esperimenti, e per questo era diversa dagli altri elfi maggiori, ma non
si addentrò nei dettagli, poi si dedicò
all’altro figlio e al nipote, di cui dopo qualche tempo non
si seppe più nulla. Da allora, ogni volta che Valvic era
lontano da noi, Caspar veniva a trovare Shatea, perché
nonostante avessero scoperto la verità i due non riuscivano
a cancellare i sentimenti provati, e ci promise che avrebbe fatto di
tutto per liberarci, cercando di ottenere la fiducia più
assoluta da parte di Valvic assecondandolo in ogni sua richiesta. E ora
che siamo libere, lui non c’è
più».
Alec si sentì così male che non riuscì
più a trattenersi, abbracciò forte sua mamma
mentre si lasciò andare ad un pianto pieno di rabbia, e le
continuava a dire: «Mi dispiace mamma, per tutto quello che
avete passato…non ne sapevo nulla…e non credevo
che Caspar fosse dalla nostra parte».
Dietro di lui sentì qualcun altro che lo abbracciava, e
quando si scostò vide che era sua sorella Shatea.
«Non è colpa tua, è tutta colpa di quel
mostro che era nostro padre e che finalmente non
c’è più.» gli disse la
piccola elfa, e i tre si abbracciarono continuando a piangere, mentre
più in là avvenivano altri ricongiungimenti:
Patricia e Kol infatti erano stati liberati.
Patricia andò incontro a Caitlin, visibilmente preoccupata,
mentre la figlia era felicissima di rivederla.
«Cait, che ci fai qui?! È pericoloso!»
fu la prima cosa che disse alla ragazza, e lei scosse la testa.
«Non cambi mai, mamma.» disse Caitlin, e
l’abbracciò forte, e mentre erano ancora strette
la donna vide Shane, poco lontano da loro, che la guardava contento
dell’incontro tra le due.
«Conosci tutta questa gente?» chiese la madre alla
figlia, che le rispose di sì, e allora lei entrò
nei dettagli: «Anche quell’uomo
riccioluto?».
«Mamma, lui insieme ad altri è venuto a salvarmi
dopo che ti hanno rapita. Mi ha portata lontana da Atlanta e la sua
più grande preoccupazione ogni giorno da allora era che io
stessi bene. Lo so che lo conoscevi da tempo, mi ha detto che eravate
amici, ma se c’è altro che mi devi dire questo
è il momento giusto. Sono pronta a qualsiasi storia, dopo
quello che ho sentito poco fa.» disse la ragazza, facendo
comparire una ruga tra le sopracciglia della madre.
«Voi ragazzi di oggi siete troppo svegli e impavidi,
l’ho sempre detto.» disse la donna, poi si
avvicinò a Shane e lo riabbracciò, suscitando la
sorpresa di entrambi.
«Grazie per tutto quello che hai fatto per Caitlin. Davvero.
Visto che ha già intuito la verità, posso
dirgliela o per te è un problema?» chiese
nell’orecchio all’uomo, che le rispose allo stesso
modo: «Lo stavo per fare almeno una ventina di volte in
questo mese, ma ho sempre pensato che tu non volessi. Che mi
odiassi».
«Odiarti?! L’unico motivo che ho per odiarti
è che da quando ti ho conosciuto ti ho sempre
amato.» disse lei guardandolo negli occhi, che si fecero
lucidi, poi lui le mise le mani a coppa sul viso e la baciò,
suscitando un sorrisetto soddisfatto di Caitlin.
Kol stava arrivando pian piano vicino al gruppo, e quando si accorsero
di lui Rebekah fu la prima a corrergli incontro a velocità
vampiresca, e a stringerlo forte.
«Ehi piano sorellina, non sono forte come una
volta.» disse ridacchiando, ma non era una battuta.
Lei si accorse che era diverso, e scioccata gli mise una mano sul
petto, dicendo soltanto: «Come diavolo è
possibile?!».
Klaus ed Elijah li avevano raggiunti ed osservavano increduli la mano
di Rebekah, mentre Bonnie era poco distante da loro. Aguzzarono
l’udito, e sentirono dei battiti veloci, da umano, provenire dal petto del
fratello.
«Mi avranno anche fatto passare le pene
dell’inferno, ma questi elfi almeno una cosa buona
l’hanno fatta.» disse, e i suoi fratelli lo
abbracciarono cercando di essere più delicati possibile, poi
guardò Bonnie dietro di loro, e scherzò:
«Almeno adesso posso intrufolarmi a casa di chi voglio in
piena notte senza aspettare un invito».
«Non avrai bisogno di aspettare la notte, scemo!»
disse la strega, leggermente imbarazzata, e lui ridacchiò.
Si liberò dalla stretta dei suoi fratelli e poi le corse
incontro per abbracciarsela stretta stretta, consapevole che non
avrebbe più dovuto controllare la sua forza in gesti come
quello.
«Credevo ti fossi già dimenticata di
me.» disse Kol, stretto a lei, e Bonnie si staccò
e scosse la testa.
«Niente affatto.» gli disse, lo baciò
appassionatamente, poi ridacchiando gli sussurrò:
«Comunque sei sempre il solito idiota, vampiro o umano non
cambia nulla!».
Caro diario, Scusami se ti ho
trascurato in questo mese e mezzo, ma non ho avuto
molti momenti di privacy…troppe persone in questo loft! L’ultima
volta che ho scritto è stata la vigilia
di Capodanno, ricordi? Ero pronta alla battaglia, ma non a
ciò che è stato rivelato quella notte! Cose
davvero assurde, a cui ancora faccio fatica a credere! Come ad esempio
che Alyssa è incinta di Alec…sapessi che pancione
ha adesso, sembra quasi che le stia per scoppiare! Credevo che Damon
l’avrebbe lasciata, che non avrebbe accettato che portasse in
grembo il figlio di un altro, soprattutto proprio dell’elfo
che non gli è mai andato a genio, eppure…la sta
trattando come una regina! Sembra amarla più di prima,
nonostante gli ormoni le procurino strani effetti come degli sbalzi
d’umore da far impallidire chiunque! È un
po’ strano vederlo così, spesso e volentieri ad
esempio litiga con Alec a causa sua, perché entrambi
vogliono prendersene cura… Come quando lei aveva le voglie,
ovviamente solo di vegetali a causa del bambino, e Alec in un attimo li
faceva apparire dal nulla, facendo infuriare Damon che se li voleva
procurare per primo! Ma sinceramente mi aspettavo di peggio da quei
due, quindi tutto sommato è andata bene! Non posso negarti
che un po’ la invidio…è forse
l’unica cosa che odio davvero dell’essere vampira,
il non poter diventare mai mamma. Ma so che un modo per tornare umani
c’è, Kol ne è la prova! Lui infatti
è tornato umano grazie agli elfi! E sin da allora lui e
Bonnie passano moooolto tempo insieme tutti soli, chiusi nella loro
stanza con decine e decine di Grimori. Se poi studino qualcosa, o
facciano ben altro ingannando il nostro udito sovrannaturale con
qualche incantesimo non lo so!!! Infatti, tornando umano, anche Kol ha
sbloccato la sua magia! E poi, la vigilia
di Capodanno, abbiamo anche conosciuto la madre e la
sorella di Alec, Theya e Shatea, che sono rimaste poi con noi per dare
una mano ad Alyssa con la gravidanza e il bambino quando
nascerà. Sfortunatamente abbiamo conosciuto anche il vero
padre e il fratellastro di Alec, dei quali lui ignorava
l’esistenza, che però erano proprio gli elfi
contro noi vampiri, e che ora non ci sono più. Una storia
orribile e malata, quella della famiglia di Alec…il padre
era uno psicopatico, che tra le altre cose dopo aver rinnegato moglie e
figli e aver cancellato la memoria a quest’ultimi, ha pure
fatto credere loro che la madre fosse morta, e dopo anni ha voluto una
figlia dalla ex-moglie che teneva prigioniera, col solo scopo di farla
accoppiare (che termine spregevole, ma purtroppo è quello
più azzeccato)…con chi poi?! Con il fratellastro
nato da lui e una strega/licantropo! Mi vengono i brividi solo a
ripensarci! Quindi lasciamo perdere…pensiamo alle cose
belle: Richelle e Sebastian fanno parte del gruppo ormai, sono
diventati una coppia e ci hanno assicurato di essere disponibili semmai
avessimo bisogno di loro, anche se sono tornati in Italia insieme ad
Ettore e Clelia, e poi ci sono Patricia e Caitlin che sono tornate ad
Atlanta con Shane, che si è fatto trasferire
all’Emory University di Atlanta per star loro vicino. Ah, e
poi ovviamente ci sono Jeremy, Matt, Liz, Carol e Meredith a Mystic
Falls, che sono ancora dei semplici umani in questo mondo pieno di
creature sovrannaturali, anche se mio fratello ha la
particolarità di vedere i fantasmi, ricordi? Stasera ci
ritroveremo a festeggiare San Valentino tutti a cena, in un ristorante
di lusso in una villa ad un’oretta da Mystic Falls. Ordini di
Klaus! Sento odore di sorpresa per Caroline, ma non le ho detto nulla,
altrimenti che sorpresa sarebbe?! Sarà di certo una serata
indimenticabile! Klaus ha anche detto che Tyler porterà una
ragazza per presentarcela… Sembra una cosa seria, a
differenza di tutte le ragazze con cui si è divertito nei
mesi scorsi! Spero che anche lui sia felice, come lo siamo ad esempio
io e Stefan…dopo Natale infatti le cose sono andate molto
meglio… Forse la presenza della famiglia di Alyssa, e il
vedere come andavano d’accordo con Damon, il vederlo felice,
mi hanno fatto tornare in me. Perché alla fine io lo
amerò sempre, e per questo voglio che lui sia felice. E
voglio la stessa cosa per me ed il Mio Grande Amore Stefan. Ho proprio
intenzione di passare la mia intera esistenza con lui! E per farlo nel
migliore dei modi devo accantonare il passato e guardare avanti, solo
al mio futuro con lui! A proposito di futuro, adesso sarà
meglio salutarti, è ora di prepararmi! Avremo due ore di
strada da fare, ma sono sicura che ne varrà la pena!
Prometto di trovare un po’ di privacy per scrivere, nelle
prossime settimane! Oggi mi è andata bene che sono tutti
impegnati a prepararsi al meglio per la serata! A presto, mio
caro Diario!
Elena chiuse il diario e lo ripose sotto il materasso, il suo piccolo
nascondiglio. Decise di andare a vedere cosa stava succedendo nel loft,
prima di iniziare con i preparativi, e se ne pentì quasi
subito.
«Bonnie, ci sei?» urlò Kol
dall’open space, e la strega gli rispose urlando dalla
camera, dove stava scegliendo con molta indecisione il vestito da
mettere, che avrebbe gradito un suo parere, così lui corse
su con i suoi nuovi tempi “rallentati” da umano.
Katherine e Caroline intanto facevano a gara con la loro
velocità vampiresca a chi per prima potesse rubare il bagno
all’altra, mentre Damon aveva chiesto agli uomini di far
preparare Alyssa con calma nell’altro prima di lasciarlo
libero per loro, e in quel momento stava proprio parlottando in salotto
con suo fratello Stefan, Elijah e gli unici già pronti,
ovvero gli elfi: Alec, Theya e Shatea infatti avevano usato i loro
poteri legati alla natura per prepararsi, e non a caso profumavano di
rose. I vestiti delle due elfe poi erano interamente fatti di foglie e
fiori, molto eleganti, e i capelli erano acconciati con viticci e
fiori: sembravano proprio delle dee. Alec invece aveva optato per un
elegante completo blu scuro e una camicia azzurra, che faceva risaltare
ancor di più gli occhi dello stesso colore. Stava
decisamente bene anche lui.
Stefan le fece cenno di scendere in salotto, e lei si avviò
subito.
«Che dici, ce la farete a prepararvi tutte senza nessun
cadavere sparso qua e là?» le disse dubbioso il
vampiro dagli occhi verdi quando fu di fronte a lui.
«Temo per Caroline e Katherine, sinceramente. Potrebbero
farsi fuori a vicenda.» rispose scherzando, poi aggiunse
senza emettere fiato, mimando col labiale: «Ma il bagno
affianco al garage è libero, giusto?».
Stefan si limitò ad annuire, ed Elena fece un sorrisetto
soddisfatto, corse su in camera a prendere il necessario e si
fiondò nel bagno libero, urlando prima di entrare:
«Grazie per aver lasciato libero questo, ci
metterò poco, giuro!».
Katherine, che aveva perso la gara con Caroline e stava scendendo le
scale, alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
Ma Elijah le fece tornare il sorriso con una sola frase:
«Amore non essere arrabbiata, loro devono prepararsi prima
perché hanno più lavoro da fare per rendersi
presentabili, tu invece sei incantevole in qualsiasi momento».
«A proposito di preparativi, vado a vedere come vanno quelli
di Alyssa.» disse Alec, alzandosi dal divano, ma Damon si
alzò in contemporanea e lo contraddisse: «No,
meglio che vada io».
«Ehi, calma maschietti, queste sono cose da donne, per cui ci
andremo io e mia figlia, voi state qua tranquilli, ok?» disse
Theya e nessuno dei due la contraddisse, anzi, si sedettero subito
guardando uno al lato opposto dell’altro.
«Vengo anch’io, almeno mi tengo impegnata e magari
vi do una mano. È una buona azione, no?» chiese
Katherine, che da quando aveva scoperto di sua figlia si stava dando da
fare per comportarsi al meglio, almeno quando le riusciva.
«Certo, almeno saremo tre contro due!» rispose
scherzando l’elfa, e insieme andarono al piano di sopra.
Quando tornarono giù, guardarono gli uomini seduti sul
divano con un sorrisetto soddisfatto, ed essi capirono
perché non appena videro Alyssa: nonostante il pancione
infatti era meravigliosa. Indossava un vestito viola a sirena
interamente di pizzo, che le fasciava il corpo fino alle ginocchia,
mettendo in evidenza il pancione che forse la rendeva ancor
più bella, e i capelli raccolti le mettevano in luce il viso
radioso. Damon e Alec la guardarono incantati ed estasiati, mentre
Stefan ed Elijah fecero una smorfia d’approvazione a
Katherine e le elfe.
«Sembro una palla che cammina, ma mi piaceva troppo questo
vestito!» disse imbarazzata Alyssa, mentre iniziava a
scendere le scale, e nello stesso istante Damon e Alec scattarono con
la loro velocità sovrannaturale verso di lei: mentre il
vampiro si limitò ad attenderla incantato alla fine delle
scale, l’elfo la raggiunse e le cinse i fianchi, aiutandola a
scendere e scatenando un’occhiataccia dell’altro.
«Sei stupenda Principessa, se non fosse ovvio.» le
disse Alec guardandola negli occhi con uno sguardo amorevole, poi le
carezzò il pancione con la mano libera, e aggiunse:
«Ed il nostro piccolo ti rende ancora più
bella».
Alyssa si tese al contatto con l’elfo, e si limitò
a rivolgergli un sorriso tirato. Non riusciva ancora a spiegarsi quali
fossero i sentimenti che provava per lui: a volte lo odiava, altre si
sentiva a disagio solo a causa della sua presenza, ed altre ancora
avrebbe voluto che diventassero una vera famiglia, col loro bambino che
portava in grembo. Spesso si convinceva che tutti questi diversi
sentimenti fossero anche a causa della gravidanza e della magia che
pervadeva i tre, e sperava che una volta dato alla luce il piccolo si
sarebbe stabilizzata emotivamente.
Non appena arrivarono alla fine delle scale Damon le prese la mano e
l’attirò delicatamente a sé, per poi
sfiorarle la guancia con l’altra mano. I loro visi erano a un
soffio dall’altro, e il vampiro le sussurrò:
«Sei la più bella del mondo, Amore mio».
Un paio d’ore dopo erano tutti in una meravigliosa villa,
allestita come se ci fosse una grande occasione, con luci, nastri e
fiori a non finire.
Non mancava nessuno, c’erano anche Liz, Carol, Meredith e
Jeremy che erano arrivati da Mystic Falls, e Shane, Patricia e Caitlin
da Atlanta.
Tyler, come annunciato, era accompagnato da una bellissima ragazza dai
lunghi capelli castani e con dei piccoli occhi castani ravvicinati,
incorniciati dalle sopracciglia sottili ma ben definite, il viso
particolare, di forma a cuore ma più affilato, su cui si
notavano gli zigomi alti e il naso dritto, un fisico da urlo anche se
era piuttosto bassa, e una carnagione medio-scura, tipica del sud-est
asiatico.
Kol si avvicinò per presentarsi, le prese la mano per farle
il baciamano ma lei la ritrasse subito, così Tyler
informò prontamente il neo-umano e tutti i presenti vicini:
«Lei è Kuroyami, ma potete chiamarla Yami, ed
è germofobica».
«Uh, un bel casino quindi starci insieme!»
commentò Kol, che aveva percepito qualcosa di strano in
quella ragazza, sicuramente non la germofobia.
«Ormai abbiamo confidenza, io e lei.»
ribatté l’ibrido, guardandolo in malo modo, poi
andò avanti con le presentazioni cingendo la ragazza in un
abbraccio protettivo.
«Come hai fatto a conquistare questo latin lover?»
chiese sarcasticamente Klaus a Yami, dando una pacca sulla spalla
all’ibrido.
«È bastato un solo sguardo per farmi impazzire, mi
ha fregato subito, e addio vita da single. Lo so che la tua
è tutta invidia Klaus, senza dubbio la più bella
in questa sala è lei!» rispose Tyler gonfiandosi
d’orgoglio.
Per tutta risposta Klaus abbracciò Caroline.
«Questa che parla è la volpe che non è
arrivata all’uva, una dolcissima uva.» le disse
divertito, e la baciò dolcemente.
Dopo le varie presentazioni e chiacchere di saluto, i presenti si
sedettero alla tavolata e iniziarono la cena, con portate di alto
livello e personalizzate: carni al sangue per i vampiri, e piatti
totalmente vegetali per elfi e Alyssa.
«Prima di passare al dolce, vorrei dedicare un ballo alla mia
Valentine,
la mia meravigliosa Caroline.» disse Klaus
chiedendo l’attenzione di tutti, mentre si alzava dal tavolo
e invitava la vampira a ballare.
Lei accettò senza farselo ripetere due volte, ma appena
iniziò la canzone, “Give Me Love” di Ed
Sheeran, si bloccò.
«Te la ricordi? Il nostro primo ballo, nella mia villa di
Mystic Falls. Avevo già capito di amarti, ma non sono
riuscito a farlo capire a te, allora.» le sussurrò
Klaus.
Caroline annuì, mentre gli occhi le si facevano lucidi,
così Klaus l’abbracciò e iniziarono a
ballare stretti.
Tutte le altre coppie si misero a ballare attorno a loro: Stefan ed
Elena, Damon e Alyssa, Matt e Rebekah, Elijah e Katherine, Kol e
Bonnie, Tyler e Yami, Jeremy e Caitlin, Shane e Patricia, e anche Alec
che invitò sua sorella Shatea a ballare forse il primo ballo
di tutta la sua lunga ma triste vita.
Quando arrivò quasi la fine della canzone, durante i cori
che ripetevano “My
my, my my, give me love”, i
fratelli Mikaelson si fermarono e iniziarono a battere le mani a tempo,
così tutti gli altri tranne Klaus e Caroline li seguirono.
Appena finì la canzone Klaus si inginocchiò
davanti a Caroline, con un cofanetto in mano.
«Mi faresti l’onore di diventare mia
moglie?» disse cercando di non far trasparire
l’emozione, mentre apriva il cofanetto mostrando un anello
d’altri tempi, e sicuramente di grosso valore.
Caroline unì le mani davanti al viso illuminato da un
sorriso immenso e annuì, mentre lacrime di gioia iniziavano
a scenderle sulle guance.
Klaus sorrise come mai nella sua vita, e le fece cenno di porgergli la
mano sinistra, così le infilò l’anello
all’anulare e si alzò per baciarla
appassionatamente, prima che tutti notassero i suoi occhi lucidi.
Tutti appladirono gioiosi, e Damon si avvicinò a Liz che si
era commossa per poi abbracciarla e congratularsi.
«Alla fine tua figlia si è trovata un bel partito
per poter fare tutto lo shopping che desidera, proprio come ha sempre
ambito.» scherzò il vampiro, e a Liz
scappò una risatina.
«Se qualcuno mi avesse raccontato di questa serata, qualche
anno fa, l’avrei preso per pazzo!» rispose lo
sceriffo, scuotendo la testa.
«Vedi, cara Liz, mai smettere di sognare!»
scherzò ancora il vampiro, e si allontanò vedendo
arrivare Caroline, che strinse forte la mamma mentre entrambe
scoppiavano in lacrime dalla gioia.
Non appena si complimentarono con Klaus e Caroline, Bonnie ne
approfittò per prendere da parte Kol, e lo portò
sul terrazzo, dove non c’era nessuno dato il freddo di quel
periodo.
«Non so come dirtelo e non so se mi crederai, ma
c’è una cosa importante che devo dirti, prima che
qualcuno se ne accorga. Anzi, a dire il vero mi pare strano che
già non se ne siano accorti.» esordì la
strega, lasciando Kol perplesso.
«Chi si deve accorgere di cosa?» chiese aggrottando
le sopracciglia, mentre le prendeva le mani.
«I vampiri…pensavo lo avrebbero capito subito, e
invece pare che sia ancora l’unica a saperlo, oltre agli
elfi, che me l’hanno fatto intuire prima ancora di scoprirlo.
La prossima persona che dovrebbe saperlo sei tu. Che non sei
più un vampiro…» disse Bonnie,
lasciando in sospeso la frase.
«Sì, quindi?» chiese ancora Kol, sempre
più confuso.
«Sei un umano, anche io, e quando due umani si amano, e non
stanno attenti a certe cose…» balbettò
la strega, abbassando lo sguardo.
Kol iniziò a scuotere la testa, e quando Bonnie si
toccò il ventre e allungò la mano verso di lui
per fargli fare altrettanto, lui iniziò a bofonchiare:
«Dici sul serio? Com’è
possibile?».
«Sei tornato umano, in tutto e per tutto.»
scrollò le spalle e lo guardò dritto negli occhi,
mentre la mano di Kol finalmente toccava il suo ventre «Ed io
sono rimasta subito incinta».
Kol si inginocchiò, provando ad ascoltare la pancia di
Bonnie, e lei scoppiò a ridere.
«Se fossi un vampiro forse potresti sentirne leggermente il
battito, ma, te lo ricordo per l’ennesima volta, sei tornato
umano! Dovrai tenerlo a mente più spesso!» gli
disse canzonandolo scherzosamente.
Kol si alzò e la baciò dolcemente, per poi
chiederle, aggrottando la fronte: «Scusa, quindi da quanto
saresti incinta?».
«Poco più di un mese. Sei stato un
fulmine!» gli rispose la strega, poi, vedendolo perplesso,
aggiunse: «Per caso non lo vuoi?».
«Cosa?! No no, assolutamente, è la cosa
più bella che mi potesse capitare ora che sono di nuovo
umano, come terrò ben a mente! È solo che non me
lo aspettavo minimamente… Vuoi tenerlo per noi per il
momento, o vuoi rivelarlo anche agli altri?» disse Kol
prendendole il viso tra le mani e carezzandole le guance.
«Se ne accorgeranno da soli molto presto, il cuore
già batte e se non ci sono altri rumori attorno
attirerà l’attenzione, soprattutto dei tuoi
fratelli!» spiegò Bonnie, e Kol si
allontanò di scatto.
«Rebekah! Oh no, la mia povera Rebekah! Quando lo
capirà sarà un duro colpo! Ha sempre rimpianto
l’essere umana perché voleva creare una famiglia
sua, quando saprà di questo bambino darà di
matto!» cominciò a blaterare Kol andando avanti e
indietro, ma Bonnie lo bloccò: «Potrà
fare la zia, dici che non si accontenterà, per
ora?».
Damon prese sottobraccio Alyssa e la portò fuori dalla sala,
dove c’era una bellissima fontana e un giardino curatissimo
che circondava la villa.
«Buon San Valentino, Piccola! Non sapevo che regalo farti,
così ho preso la prima cosa che mi è
capitata.» disse ironicamente Damon, porgendole un cofanetto
lungo e stretto.
Alyssa sorrise, lo aprì, e rimase sconvolta dal contenuto:
era un braccialetto formato da una sequenza di infiniti con brillanti
incastonati. Non appena si riprese dalla sorpresa, tirò
fuori il braccialetto per farselo mettere dal vampiro.
«Grazie Amore, è davvero bellissimo, ma non era
necessario, davvero. Io non ti ho preso nulla.» disse lei con
un filo d’imbarazzo.
«Me l’hai già fatto il regalo: sei
rimasta con me nonostante tutto. Preferivi per caso qualche altro
regalo?» chiese il vampiro perplesso.
«Scherzi?! È bellissimo! Anche se a dire il vero
qualcosa che avrei voluto in dono da te c’è, ma
avrai tempo per farmelo. Molto molto tempo.»
accennò la ragazza, ridacchiando e scatenando la
curiosità di Damon, che le chiese:
«Cioè? Di cosa si tratta?».
«Diciamo che è un regalo astratto. Sarebbe
semplicemente il passare l’eternità con
te.» mormorò lei, fattasi seria e rossa in viso.
«Mi piace come regalo. Davvero tanto. Ma sai che non
sarà possibile, a meno che…» disse lui,
ma Alyssa lo interruppe: «C’è un altro
modo per vivere per sempre. Sarebbe un segreto, ma di te mi fido. Vedi,
Richelle è una strega sirena come me, è viva a
tutti gli effetti. Ma sai da quanto?».
«Stando a quello che ha detto alla battaglia, dovrebbe avere
sui 200 anni…» ipotizzò Damon, vedendo
che lei aspettava un suo tentativo.
«Molti di più. Molti più persino di
Klaus.» disse lei, ma lui non le credette: «E
questa strana idea da dove ti è venuta, Piccola?! Non
è possibile, fidati».
«Te lo giuro, l’ho vista nei flashback che mi ha
fatto vedere Alec, e si parla di parecchi secoli addietro, e poi lei me
l’ha confermato e mi ha chiesto di mantenere il segreto, per
cui fa finta di non sapere nulla. So anche come ha fatto!»
continuò a cercare di convincerlo la strega sirena.
«E come, sentiamo? So che alcune streghe riescono a
invecchiare più lentamente dei semplici umani, ma al massimo
vivono un centinaio d’anni o due, e lei è
già al limite e sembra ancora una ragazza!»
obiettò lui.
«Ha usato l’acqua di Avalon, un luogo in cui
possono andare solo elfi, fate, gnomi e sirene. E altre cose, credo si
sia fatta una specie di pozione, un incantesimo, non so. Comunque ha
trovato il modo per vivere più di mille anni così
senza morire né invecchiare. È un po’
come essere vampiri, ma mantenendo i poteri da strega sirena e non
dovendo bere sangue per sopravvivere. Non sarebbe perfetto?»
disse entusiasta Alyssa.
«Certo che lo sarebbe, se fosse vero e se lo potessi fare
anche tu.» disse Damon, poi l’abbracciò
stretta a sé e le sussurrò: «Ti
amerò comunque per l’eternità, che tu
riesca a farti lo stesso incantesimo o no…questo lo sai
vero?».
«Lo so, ed è anche per questo che ti amo
così tanto.» disse lei, ricambiando
l’abbraccio seppur con il pancione non le riuscisse molto
bene, poi cercò le sue labbra e si baciarono
appassionatamente, finché non ebbe il respiro troppo
affannato e Damon le lasciò un po’ di tregua.
«Sarà bellissimo qui quando si sposeranno Caroline
e Klaus…» rifletté ad alta voce Alyssa,
voltandosi verso la villa.
«Un giorno ci sposeremo anche noi, e sarà ancor
più bello…o non vuoi sposarmi?» le
chiese azzardando Damon, mentre la cingeva per i fianchi da dietro, o
meglio per il pancione, e le sfiorava la guancia con la sua.
«Solo se ti comporterai bene!» rispose ridacchiando
lei, poi mise le mani sulle sue e aggiunse: «E poi
passerà del tempo, Darko dovrà essere in grado di
camminare bene, perché ci farà da
paggetto».
«Darko? Quindi è così che si
chiamerà questo mostriciattolo, che spero prenda tutto dalla
mamma e nulla dal papà?» disse sarcasticamente il
vampiro.
«DAMON! Questo non è comportarsi bene!»
lo canzonò lei non troppo seriamente, poi
continuò: «Sì, comunque, sento che
Darko è il nome giusto. È di origine slava, e
significa dono. E questo piccolo è un dono per tutti, se ci
pensi».
«Se penso che son stato proprio io a proporti di avere un
figlio da un donatore, un domani… Ma mai avrei scelto
quell’elfo e sinceramente avrei aspettato ancora un
po’! Però lo sai che sono felice, so quanto
volessi diventare mamma, e anche se è successo prima del
previsto e con l’aiuto di qualcuno che non mi sta per niente
simpatico, questo piccolo è decisamente un dono. E anche se
a volte potrà costarmi caro visto che avrò sempre
a che fare con Alec, gli vorrò bene come fosse anche mio
figlio.» disse sincero lui, carezzandole la pancia, mentre
lei alzò il viso per cercare le labbra del vampiro con le
sue. Ma non appena le sfiorò qualcosa la spinse lontana.
Cercò in tutti i modi di cadere in modo da non ferire il
bambino, e così facendo si ferì il braccio
sinistro. Non appena riuscì ad aprire gli occhi, vide Damon
più in là, riverso a terra, e uno strano animale
davanti a lui: sembrava una volpe, ma non aveva mai visto una volpe
tutta nera ad eccezione delle punte di zampe, muso, orecchie e code che
erano bianche. Sì, proprio code, perché a meno
che non avesse delle allucinazioni, quella strana volpe ne aveva ben
otto, dalle quali crepitavano scintille quando si sfioravano tra loro.
Volpe e vampiro si guardarono negli occhi per diverso tempo, come se ci
fosse una sfida silenziosa tra loro, poi d’un tratto Damon
iniziò a tastare nel vuoto e ad urlare verso la volpe:
«No! Lasciami andare! Liberami!».
Alyssa non riuscì a capire a cosa si riferisse, non vedeva
niente che gli potesse impedire di muoversi. Ma non fece in tempo a
rifletterci su. La volpe infatti guardò per
un’ultima volta il vampiro, alzando il collo in segno di
superiorità, e poi si scagliò contro di lei.
A tavola si stava ancora festeggiando il fidanzamento di Klaus e
Caroline. Tutti erano contenti della bella notizia, tranne Alec. Non
che non fosse contento per i due, ma pensava al fatto che non avrebbe
potuto mai sposare la donna che avrebbe voluto. Non avrebbe mai potuto
sposare Alyssa. Nemmeno il fatto di essere incinta di lui
l’aveva fatta allontanare da Damon, e se non era successo
allora, non sarebbe successo mai. Certo, era una cosa accaduta per
caso, lui non aveva idea di averne la capacità, ma quella
notizia sarebbe stata un’ottima scusa per stare insieme. Ma
questo non era il peggio, no. Era sapere che anche lei lo amava, in un
qualche modo, ma non glielo avesse mai dimostrato dopo quella
battaglia. Forse l’aveva turbata qualcosa che aveva detto
Valvic? O forse il fatto che stesse perdendo Damon in quella battaglia
l’aveva allontanata definitivamente da lui? Non riusciva a
capire cosa fosse successo in quella notte, ma era certo di percepire
in lei, sotto sotto, l’amore che provava anche per lui.
D’un tratto gli venne un flash: Valvic parlava degli effetti
che il bambino aveva su Alyssa, come del fatto che erano in qualche
modo connessi. E se lei si fosse convinta che anche ciò che
provava per l’elfo era a causa del bambino e non per sua
volontà? Se avesse pensato che quello che provava non era
reale?
«Alec! Sei ancora tra noi?!» la melodiosa voce di
sua sorella Shatea lo riportò al presente. Era felice di
aver ritrovato la parte migliore della sua famiglia, anche se avrebbe
preferito ci fosse pure Lucas con loro, e Caspar per sua sorella,
nonostante l’immoralità della loro storia.
«Sì, ci sono. Stavo solo pensando.»
rispose mogio.
«A cosa?» chiese curiosa la bionda, ma lui
restò sul vago: «Niente di che, solo riflessioni
sul passato».
Alec notò che Shatea ci rimase male per aver glissato la sua
domanda, perciò le fece un sorriso in segno di scuse e fece
per abbracciarla, ma non ci riuscì. Bloccò
infatti le braccia a mezz’aria, urlando dal dolore, facendo
girare tutti i presenti, mentre sulla manica sinistra della camicia
iniziava a formarsi una macchia di linfa.
«Che succede?!» chiese subito la sorella, che non
capì come si potesse essere fatto male. Ma lui
riuscì a dire solo una parola: «Alyssa».
La volpe stava raggiungendo Alyssa, e lei cercò di
difendersi, utilizzando la magia: fece infatti crescere
all’istante dei rami di un cespuglio vicino, creando una
specie di gabbia protettiva attorno a lei, ma non servì. La
volpe fece uscire del fuoco dalla sua bocca, bruciando buona parte del
recinto, e la raggiunse, tentando di bruciare anche lei, ma sempre con
la sua magia Alyssa cercò di spegnere il fuoco. Ci fu una
lunga lotta, in cui il fuoco che usciva dal muso della volpe aumentava,
poi diminuiva, poi aumentava ancora, senza mai raggiungere la strega
sirena. Finché la volpe si stufò e
rinunciò al fuoco, preparandosi ad attaccarla fisicamente,
ma Alyssa fu più veloce e utilizzando la magia la spinse
lontano, contro un albero, ferendola visibilmente, e poi si mise a
correre verso Damon.
«Andiamocene!» urlò la ragazza, ma il
vampiro era inginocchiato a terra con le mani a mezz’aria e
il viso desolato.
«Non vedi che non posso?» si lamentò
lui, ma lei non riuscì a capire.
«Perché non puoi?! Su, alzati e andiamo, prima che
ci attacchi di nuovo! Non c’è nulla che te lo
impedisce!» lo incitò lei, ma non servì
a nulla.
«Forse perché sono rinchiuso in una cella?! Tu non
la vedi perché è buio. Ma non importa, non puoi
liberarmi… Scappa, salvati Amore mio! Corri e avvisa gli
altri!» le disse quasi pregandola.
«Non è necessario, siamo già qua. E no,
non c’è alcuna cella.» disse Alec
freddo, seguito poi da tutti gli altri che erano accorsi in loro aiuto,
ad eccezione di Matt, Jeremy, Liz, Carol e Meredith, gli unici umani
del gruppo, al sicuro all’interno della villa, e Yami, che
era andata in bagno prima che Alec iniziasse a perdere linfa, e
probabilmente non si sarebbe accorta di tutto ciò che stava
succedendo.
«Dammi il braccio, Principessa.» disse ad Alyssa,
con un tono dolce e apprensivo come non mai, e quando glielo porse
usò i suoi poteri per guarirla.
Stefan intanto si avvicinò al fratello, che stringeva i
pugni a mezz’aria guardando male l’elfo, e
cercò un modo per liberarlo da quella cella invisibile,
scoprendo soltanto dopo essere riuscito ad
“entrarci” che quella cella non esisteva affatto,
se non nella mente di suo fratello.
«Cosa diavolo vi ha attaccati?» chiese Bonnie,
alternando lo sguardo tra Alyssa e Damon.
«Una strana volpe, suppongo magica. Sono riuscita a ferirla,
ma non credo ci metterà molto a riprendersi e
riattaccare.» rispose la strega sirena, implicando che
sarebbe stato meglio scappare il prima possibile.
Alec si guardò attorno, e quando vide la volpe con le otto
code non riuscì a credere ai suoi occhi.
«Non è possibile! Quella non è una
volpe, è un kitsune! Credevo si trattasse solo di una
vecchia leggenda orientale!» disse l’elfo,
suscitando una battutina di Klaus: «Come tutti noi qui
presenti, tutti leggende viventi, niente di speciale».
«Beh, se tutte le leggende sono vere, allora dovremmo puntare
alle code. Dobbiamo farle fuori tutte.» suggerì
l’elfo, si mise davanti ad Alyssa per difenderla, e
così fecero gli altri, creando una muraglia di creature
sovrannaturali attorno alla strega sirena e Damon.
Il kitsune si stava rialzando, ma loro erano pronti
all’attacco. Si avvicinò pian piano, con passo
felpato, e qualcuno di loro vide un ghigno sul suo muso. Ma una cosa
impensabile li distrasse: Tyler aveva spezzato il collo ad Elena,
Caroline e stava per farlo anche a Rebekah, se Klaus non lo avesse
raggiunto con la sua velocità sovrannaturale per prenderlo a
calci e chiedergli che diavolo gli passasse per la testa.
La volpe approfittò della distrazione, e si
lanciò su Alec, mordendogli il collo, facendo
così lo stesso effetto ad Alyssa che iniziò a
perdere sangue, poi si lanciò su Klaus, che intanto aveva
iniziato a lottare con Tyler, liberando quest’ultimo, che
spezzò un ramo da un albero e lo conficcò nel
petto di Rebekah, colpendole il cuore e facendola cadere a terra
inerte. Quel gesto scatenò l’ira di Elijah, che si
voleva fiondare sull’ibrido, ma non fece in tempo nemmeno a
muoversi che Katherine gli strappò il cuore dal petto, e
così anche l’Originale cadde a terra
temporaneamente fuori gioco. Katherine poi puntò Patricia,
ma Shane e Caitlin la bloccarono e indebolirono facendole ribollire il
sangue coi loro poteri, mentre Theya fece crescere dei grossi viticci
dal terreno che le avvolsero interamente il corpo, immobilizzandola,
mentre Shatea iniziò ad essiccare Tyler, che stava mordendo
Alyssa sul lato opposto del collo in cui era stata morsa indirettamente
dal kitsune, senza riuscire però a portare al termine il
lavoro, tanto che Kol dovette rompergli il collo con la magia per
poterlo staccare dalla strega sirena, che cadde a terra stremata
accanto ad Alec, conciato malissimo anche lui.
Klaus intanto si era trasformato in lupo, e aveva iniziato a lottare
con la volpe come fossero due animali selvaggi, mentre Bonnie si era
avvicinata a Stefan, e lo spronava ad aiutarli anziché stare
lì immobile accanto a Damon, ma la sua risposta le fece
raggelare il sangue: «Sono anche io dentro la gabbia, con mio
fratello».
«Stefan, lo sai che non è reale! È solo
nella tua mente!» gli ricordò la strega, ma lui ne
era consapevole: «Lo so, ma non riesco ad uscirne
comunque!».
Bonnie si rassegnò, con la speranza che avendoli
“messi in gabbia” il kitsune non volesse ferirli, e
andò dalle altre streghe, giusto in tempo per prenderle per
mano ed enunciare insieme a loro un incantesimo che bloccò
la volpe per qualche istante, così Theya e Shatea ne
approfittarono e sfruttarono gli alberi vicini per incantare i rami e
usarli come tentacoli, che indirizzarono verso la volpe, bloccandola
definitivamente e dando modo a Klaus di ferirla. Ma non durò
molto, perché il kitsune fece formare una palla di fuoco
attorno a sé e riuscì a liberarsi dai rami, e poi
scioccò tutti: corse infatti da Alyssa, che era ancora a
terra e perdeva molto sangue, la tirò su con la testa a
mo’ di leva e con una potenza inaudita la lanciò
contro un muro di cinta, per poi raggiungerla ancora e riempirla di
morsi nonostante avesse già perso conoscenza.
Klaus si ritrasformò in forma umana ed insieme alle streghe
e le elfe si lanciò all’attacco del kitsune, che
però vedendosi braccato corse da Tyler e gli
leccò le labbra, sporcandogliele col sangue di Alyssa.
L’ibrido si riprese più velocemente che mai, e
subito sparì col kitsune.
Con loro sorpresa, non c’era più pericolo, e si
guardarono attorno: Alyssa e Alec avevano perso conoscenza entrambi e
stavano perdendo rispettivamente molto sangue e molta linfa dai morsi
lungo tutto il corpo; Elijah, Rebekah, Caroline ed Elena erano ancora
inconscienti ma si sarebbero ripresi presto; Stefan e Damon erano
finalmente liberi dall’illusione del kitsune.
«Oh mio Dio! Elijah! Perché sono qui?
Liberatemi!» iniziò ad urlare Katherine, ma Stefan
aveva compreso cos’era successo.
«Ha comunicato anche con te, vero? La volpe ti ha chiesto di
farci fuori, a cominciare da chi ami di più, e tu hai
ceduto.» disse il vampiro, ma lei ancora non comprendeva
ciò che era successo, così il vampiro fece cenno
a Theya di liberarla e la vampira corse subito da Elijah,
così come Shatea corse da Alec, Klaus da Caroline e Rebekah,
Stefan da Elena, e Damon da Alyssa. Il vampiro le si
inginocchiò accanto, e non poté fare a meno di
notare che era in una pozza di sangue. Theya era già
affianco a lei a cercare di guarirla coi suoi poteri, ma quando scosse
la testa Damon capì che non sarebbe bastato. Così
si morse il polso, e lo avvicinò alla bocca della ragazza,
ma Kol lo redarguì: «Ha perso conoscenza, non
potrà berlo. Passalo sulle ferite, ha più
possibilità di entrarle in circolo e guarirla». E
così il vampiro fece come consigliatogli. Pian piano le
ferite iniziarono a guarire, ma Alyssa non riprese conoscenza. Alec
intanto si era ripreso grazie a sua sorella Shatea, e insieme li
avevano raggiunti. La madre fece posto all’elfo, che subito
accarezzò preoccupato il pancione della strega sirena.
«C’è qualcosa che non va…
Guardate…» disse Bonnie, indicando le ferite sul
corpo di Alyssa, che si erano ormai rimarginate ma avevano attorno uno
strano contorno scuro.
«Sono come le mie…»
s’intromise Klaus, mezzo nudo dopo le trasformazioni, e
indicò le cicatrici sul suo corpo, dello stesso tipo di
quelle di Alyssa.
«Come fanno a non essere guarite? Tu sei l’Ibrido
Originale!» chiese sorpresa la strega.
«Sono i morsi del kitsune. Deve avere un qualche potere che
non ci fa guarire completamente. Mi sento molto debole
infatti.» spiegò contrariato l’ibrido.
«E come mai lui» disse Damon indispettito indicando
Alec «non ha nessuna cicatrice anche se è stato
morso?!».
«Forse non ha effetto sugli elfi. Può darsi sia
legato al sangue, e loro non ne hanno.» ipotizzò
Klaus.
«Dobbiamo chiamare Richelle. Subito.» disse
allarmato Alec.
Matt e Jeremy stavano fremendo, all’interno della villa. Il
fatto di essere sempre tagliati fuori in situazioni di improvviso
pericolo solo perché erano umani non andava affatto a genio
a nessuno dei due.
Carol e Liz invece erano preoccupate, e quest’ultima si era
pentita di non essersi portata dietro la fondina.
Meredith invece continuava a guardarsi intorno, tanto che Jeremy a un
certo punto la rassicurò: «Tranquilla, gli elfi ci
hanno fatto una barriera, chiunque sia chi ha attaccato Alyssa, non
entrerà qui dentro».
«Lo so, è che Yami non è più
tornata.» disse sospettosa e preoccupata allo stesso tempo,
poi aggiunse: «Vado a vedere che fine ha fatto».
«Ti guardo le spalle, non si sa mai.» disse Jeremy,
e insieme andarono nei bagni. Ma non c’era nessuno.
Aprirono tutte le porte, e l’unica cosa che trovarono fu una
borsetta. Si guardarono, e decisero di prenderla. Quando tornarono al
tavolo la svuotarono su di esso, e a parte tutto ciò che una
donna poteva tenere nella borsetta, sbucò fuori una pallina
delle dimensioni di una mela che catturò subito la loro
attenzione.
Non era infatti una pallina come ogni altra, bensì sembrava
magica: pareva fatta di vetro e al suo interno c’era un
liquido nero e scintillante che si muoveva in continuazione, come se ci
fosse stata qualche forza invisibile a mescolarlo all’interno
della pallina. Era più o meno a metà della
pallina, ma sembrava diminuire pian piano, come se stesse evaporando.
Ad un tratto la pallina brillò, e il liquido
iniziò ad aumentare. E poi diminuì. Fece
così per un bel po’, aumentando e diminuendo,
finché smise di diminuire e aumentò soltanto,
fino ad arrivare a riempire per tre quarti la pallina.
«Cosa diavolo è questa roba?!»
esclamò Meredith, con la pallina tra le mani, e una voce
conosciuta trasformata in qualcosa di tetro la fece rabbrividire.
«Qualcosa che non ti appartiene. Dammela.» era
Tyler, che stava rientrando dal giardino da solo.
«Perché?» azzardò la donna, e
lui rispose con ancora quella voce strana: «Perché
devo riportarla alla proprietaria».
«E chi è?» chiese Matt, ma stavolta
Tyler rispose con la sua voce normale: «Meglio che tu non
sappia nulla, amico. Meredith, dammi quella pallina, prima che debba
ricorrere a metodi molto meno gentili».
«Non ci penso nemmeno.» disse la dottoressa, e
scatenò Tyler: il suo viso si trasformò, e
partì a tutta velocità verso di lei.
«Fermo!» urlò la donna, e Tyler si
fermò esattamente nello stesso momento.
«Fa’ la linguaccia!» ordinò
ancora lei, e lui, a conferma della sua idea, fece la linguaccia.
«Siediti e sta fermo fin quando te lo dico io.»
disse Meredith, tenendo stretta tra le mani la pallina, e Tyler si
sedette, poi la dottoressa fece cenno ai ragazzi di andare a dare
un’occhiata fuori, e quando si affacciarono restarono
sconvolti.
Sebbene non si vedesse granché data la poca luce, Jeremy e
Matt riuscirono a distinguere sei corpi a terra, e gli altri attorno ad
essi; uno in particolare era attorniato da più persone, ma
non riuscivano a distinguerli.
Sembrava la fine di una battaglia.
Jeremy aguzzò lo sguardo, e riuscì a trovare una
chioma rossa che spiccava nell’oscurità.
Sperò che fosse lei, e la chiamò col cellulare.
«Jer! Stai
bene?» disse preoccupata la ragazza.
«Sì, Cait, io sto bene, qui stiamo tutti
bene… Ma cos’è successo lì
fuori?» chiese lui, dopo averla rassicurata.
«Un kitsune,
una volpe magica…ci ha attaccati, e
Tyler e Katherine erano dalla sua parte!»
spiegò
agitata.
«Sarà meglio che qualcuno di voi streghe venga qui
di corsa allora.» disse Jeremy, voltandosi verso Tyler.
Qualche ora più tardi, all’ospedale di Mystic
Falls, Alyssa giaceva inerte sul lettino, ormai in coma.
Alec era accanto a lei, e ogni tanto provava ad aiutarla con la magia,
senza grandi successi.
«Stalle accanto, e appena vedi che i valori variano, aiutala
con la magia.» disse Meredith ad Alec, e poi voltandosi verso
Damon aggiunse: «Non possiamo fare altro per ora».
Il vampiro uscì dalla stanza con lei, e poi con la sua
velocità vampiresca la portò in una stanza vuota.
«Cosa vuol dire che non possiamo fare altro?! Che
Alyssa…morirà?!»
l’aggredì, prima di lasciarsi scappare una lacrima.
«Non lo so, Damon. Non è una cosa di certo
normale! Tecnicamente Alyssa è in coma, potrebbe svegliarsi
tra qualche ora o rimanere per sempre così. Ma
c’è anche una piccola eventualità che
possa morire. Soprattutto con un feto in grembo, ed essendo anche elfo
non sappiamo che effetto abbia sulla già grave
situazione.» spiegò la dottoressa, ma subito se ne
pentì.
«Allora iniziamo ad eliminare un problema.» disse
più serio che mai Damon, e sparì.
Esattamente 10 anni fa postavo il primo capitolo di questa fanfiction,
ed oggi ecco l’ultimo.
La storia non finisce qui, in realtà il progetto era di una
serie di 3 fanfiction, che poi sono diventate 7 con tutte le idee di
sviluppo che mi erano venute in mente man mano che scrivevo.
Ma la mia vita in questi 10 anni è cambiata parecchio, e
sono riuscita a scrivere completamente solo la prima fanfiction nel
giro di circa un anno (era appena uscita la quinta stagione di TVD
quando l’avevo già buttata giù tutta),
che però poi ho pubblicato a singhiozzi, a volte per
mancanza di tempo, a volte perché non vedevo molti riscontri.
Non so se continuerò a scrivere, di certo so che stavolta
inizierò a pubblicare solo ad opera finita.
Questa storia è parte del mio cuore, ci ho dedicato
tantissime energie e tempo, e mi emoziona ogni volta rileggerne anche
una piccola parte.
UN GRAZIE IMMENSO a chi l’ha seguita fin qui, soprattutto a
chi ha commentato e mi ha sostenuta durante questi 10 anni!