Nelle mie mani

di phoenix_esmeralda
(/viewuser.php?uid=178541)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - 1 - ***
Capitolo 2: *** - 2 - ***
Capitolo 3: *** - 3 - ***
Capitolo 4: *** - 4 - ***



Capitolo 1
*** - 1 - ***


  

Il compito era questo:  una storia breve che contenesse un bacio non romantico.
La storia che segue è il risultato di una notte semi-insonne! ^^



 

Nelle mie mani
 


  
 


 


La più grande debolezza della violenza

 è l'essere una spirale discendente

 che dà vita proprio alle cose che cerca di distruggere.

 Invece di diminuire il male, lo moltiplica.

Martin Luther King

 

 

1

 

Lui è il mio nemico da sempre. Non c’è nessuno che io odi altrettanto.

Ha saccheggiato le mie terre, ha terrorizzato il mio popolo.

Mi ha umiliata e oltraggiata.

Ha violentato mia sorella.

Avrei dato qualunque cosa per tenerlo tra le mani, in mio completo e assoluto potere.

E adesso ce l’ho.

 

Non sono cresciuta nell’odio, ho avuto un padre giusto e una madre amorevole. Io e mia sorella siamo state allevate nell’affetto, figlie dell’equilibrio stabile di genitori retti e imparziali. Nostro padre ci ha insegnato l’equanimità, nostra madre la pazienza.

Sono morti quando io avevo sedici anni e Strella quattordici. Un incidente dovuto al crollo improvviso di un tetto, che ci privò di colpo delle persone in cui riponevamo il nostro più grande affetto.

La reggenza delle terre di Sulabia ricadde su di noi, giurammo di essere sovrane giuste quanto i nostri genitori.

Ma questo, prima dell’inizio degli attacchi del signore di Lothan.

 

Da tre anni tormenta le nostre terre con saccheggi e violenze. I suoi uomini entrano all’improvviso, distruggono, rubano, violentano le donne.

Una notte l’ho incontrato di persona, ha spaventato il mio cavallo perché mi disarcionasse. Mi ha infilato le mani addosso sollevandomi il vestito, mi ha derisa mentre mi toccava.

I miei uomini sono arrivati appena in tempo. È fuggito nel buio, portando con sé il mio amor proprio.

A mia sorella non è andata altrettanto bene: quando l’ha sorpresa le sue guardie erano lontane. Ha fatto di lei ciò che ha voluto, prima di gettarla come un coccio rotto all’angolo di strada.

Strella non esce dalle sue stanze da mesi, non è più una regina: solo un’ombra grigia che si aggira fra i muri increspati di oscurità della sua camera. Non apre le finestre, non vuole la luce, non vuole vedersi alla luce.

Eppure i nostri saggi dicono che è stata fortunata, perché almeno Lothan non l’ha baciata.

Lothan è tatuato e ciò significa potere senza limiti. Ha ceduto un pezzo del suo essere più intimo in cambio di una forza senza pari. E il tatuaggio ti può intrappolare con un bacio. Attraverso un bacio, Lothan può imprimere il suo marchio su chiunque desideri e renderlo suo schiavo eterno.

A lui tuttavia non interessa baciare Strella.

Stava per farlo con me invece, quella notte di sei mesi fa. Con me, Rebekha di Sulabia, sovrana primogenita.

Puntava a questo, il bastardo.

Voleva possedermi e possedere tutto ciò che è mio.

Non pensava che mi sarei ribellata.

Non pensava che avrei preso in ostaggio ciò che ha di più caro al mondo.

Invece l’ho fatto. Mi sono resa infida al suo livello, ho toccato il fango dei fondali più bassi della mia anima.

E ora si è consegnato a me, docile e sottomesso. Lascerà che prenda su di lui la mia vendetta senza opporsi. Se farà resistenza, se cercherà di baciarmi, se disobbedirà, a farne le spese sarà la parte più fragile di lui.

Sì, nelle mie mani ho sua sorella. Ha sei anni ed è il mio ostaggio.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** - 2 - ***


2

 

Lo fanno entrare nelle mie stanze e ho finalmente modo di osservarlo accuratamente. L’ho scorto sempre da lontano e la notte che mi ha aggredita era troppo buio perché potessi vederlo bene. Ricordo la sua presa ferrea però, la forza delle sua braccia, i suoi capelli sul mio viso. Ricordo la sua voce. Devo impedirmi di cedere al disgusto, se voglio vendetta.

È in piedi di fronte a me, la figura alta e snella che ho intravisto solo nell’oscurità sembra riempire le mie stanze. Le sue braccia forti sono cinte ai polsi da anelli di metallo legati tra loro da una catena che permette una mobilità limitata. I capelli castano scuro gli scivolano sulla faccia ben modellata. Ha occhi verdeazzurro intensi, che mi sorprendono. Mi guarda di sfuggita, poi distoglie lo sguardo. Non dice una parola, aspetta il mio comando.

Questo è il mio momento.

- In ginocchio – dico.

Esita solo un istante, poi obbedisce e si lascia cadere sulle ginocchia.

Non credevo che rapire sua sorella avrebbe realmente sancito questo effetto. La mia è stata una mossa disperata, scaturita dal bisogno insopprimibile di porre fine agli scempi di quest’uomo.

No, non mentiamo.

Avevo bisogno di porre fine ai suoi scempi, sì. Ma ogni mia fibra era guidata dal desiderio di vendetta.

Prendo un coltello e faccio a pezzi la sua camicia, mettendo a nudo i  muscoli asciutti del dorso. Il tatuaggio del potere brilla sulla sua spalla destra, un ricamo di fili arancio e oro intrecciati.

 Afferro il frustino che mi sono fatta appositamente condurre e mi pongo alle sue spalle.

- Se ti muovi, tua sorella è morta. Se emetti un solo gemito, è morta. Hai capito?

Accenna di sì con il capo.

Poi mi scateno sulla sua schiena. Nei miei movimenti ci sono la rabbia, la paura, l’angoscia, il dolore di questi mesi. Rivedo le mie terre distrutte, il mio popolo terrorizzato, mia sorella rovinata. Me stessa, in preda agli incubi, dopo l’aggressione subita.

Lothan china la testa. Vedo i suoi muscoli contrarsi nello sforzo di sopportare, senza sottrarsi, la mia furia. So che si sta mordendo la lingua per non urlare e questo mi esalta e mi spaventa al contempo.

 

Non sono stata cresciuta così. Io non sono questa.

So che prima o poi dovrò venire a patti con quanto sto facendo.

So che sto vendendo la parte migliore di me.

Ma l’impronta del dolore di Strella sovrasta la mia anima.

 

Quando termino, lui è sfinito. Non si è mosso, non si è mai lamentato. Non credevo ne sarebbe stato capace.

Mi impongo di non guardarlo mentre lo portano via, di non ascoltare quel sibilo della mia coscienza che mi chiede se davvero voglio infierire ancora su un uomo inerme. Un uomo che si lascia fare a pezzi, per la salvezza di una bambina di sei anni.

 

Quando lo riportano nelle mie stanze è stato ripulito. Ho chiesto che venisse medicato, perché mi serve lucido. La mia vendetta non è che agli inizi.

- Spogliati – gli dico con freddezza.

I suoi occhi verdeazzurro si posano su di me per un istante, colmi di sbigottimento. Esita.

- Significa che devi toglierti tutti i vestiti – specifico, senza pietà. Oggi non è legato, ha i polsi liberi.

Si sfila la camicia e la lascia cadere su una sedia. Toglie gli stivali, le calze e poi, dopo avermi lanciato un ultimo sguardo, i pantaloni e le mutande.

Afferro i suoi vestiti e li getto nel camino acceso. Iniziano a bruciare con uno sbuffo maleodorante.

Nudo davanti a me, prende un respiro profondo. Si sta imponendo di tollerare quell’umiliazione imprevista.

- Ora sdraiati sul letto.

- Sul letto? -  La sua voce mi raggiunge come un dito gelido sulla spina dorsale. L’ultima volta che l’ho sentita mi stava minacciando, mentre le sue mani si facevano strada sul mio seno.

Deglutisco e caccio il ricordo in fondo alla mente.

- Sì, sul letto.

 Avrà lo stesso trattamento di mia sorella. Lo ridurrò come lui ha ridotto lei.

Si stende e quando mi avvicino sento il suo respiro accelerare. Non lo invidio.

È nudo e inerme nelle mani di una folle in preda alla foga di vendetta. Anch’io al suo posto non starei tranquilla.

- La regola è questa - gli sussurro con cattiveria – Vietato eiaculare. Vietato parlare. Vietato gemere. Se trasgredisci, mi rifarò su tua sorella.

Le sue pupille si dilatano, lo sento trattenere il fiato.

- Non ti renderò facile nulla – aggiungo.

Lui chiude gli occhi.

- Va bene.

Inizio a lavorare su di lui. Con cattiveria, con foga, con determinazione. Sono decisa a vincerlo, a sovrastarlo. Non riuscirà ad attenersi alle mie regole, lo torturerò al punto che dovrà cedere.

Sento i suoi addominali contrarsi, le sue unghie artigliano le lenzuola, i talloni affondano nel materasso.

Resiste con tutto se stesso e io infierisco. Lo umilio senza posa, lo tormento, lo porto al limite della sopportazione, eppure lui non cede. Si lascia torturare all’infinito e, quando sono così stanca da tirarmi indietro, ha vinto lui.

Esco dalle mie stanze lasciandolo a contorcersi sul mio stesso letto e mi allontano disgustata.

È lui il malvagio, dovrei tenerlo a mente.

Ma il disgusto è di me stessa e del mio sporco desiderio di vendetta.

 

Faccio un bagno e non riesco a togliermi di mente quegli occhi sofferenti. Prima vedevo solo quelli di mia sorella, ora si affiancano loro quelli di Lothan. Occhi che accettano, che tollerano, che si abbassano alla mia volontà

Sto davvero facendo questo a un essere umano?

Ogni volta che devi prendere una decisione, assicurati di domandarti che tipo di persona vuoi essere.

Questo diceva mio padre. E mi erano sempre sembrate parole giuste, sagge. Parole su cui avrei camminato per tutta la mia vita, come sul selciato di una strada.

Ma ora non voglio più farmi domande.

Vuoi essere una persona che tortura la gente? Che umilia? Che violenta? Che spegne la luce negli occhi di un uomo?

Esco dalla vasca da bagno di scatto, scappando da pensieri che non voglio sentire.

Lui è ancora sul mio letto, nudo e stravolto. Si è addormentato e geme nel sonno. Sono i lamenti che non ha potuto emettere per mio comando e che ora scappano nell’incoscienza del sopore.

Mi chiedo se potrebbe uccidermi mentre dormo.

No, non lo farà. Mi ha fatto capire chiaramente quanto valga sua sorella.

Lui è l’eroe datosi in sacrificio per preservarla dal male, e io sono il male.

Chiudo gli occhi e mi stendo accanto a lui. È tardi, per fortuna la stanchezza ha la meglio sui miei pensieri.

 

Nel sonno rivedo l’aggressione che ho subito, la rivivo da cima a fondo. E poi, per quella magia che riesce solo nei sogni, mi trasformo in Strella e divento in grado di vivere il suo dolore, la sua paura, il suo disprezzo si sé.

Mi sveglio in preda alla rabbia e Lothan è lì, nel mio letto. Così lo torturo ancora, allo stesso modo.

Voglio che si senta violato e impotente come me, come Strella, come tutte le donne che hanno subito le angherie dei suoi uomini.

Deve trasformarsi anche lui in un’ombra grigia. Deve desiderare di vivere al buio, per non essere obbligato a guardarsi.

E lui ancora una volta sopporta, stringe i denti e ogni muscolo su cui ha potere, per arrivare fino in fondo alla tortura mantenendo in vita sua sorella.

Lui non sa che non la ucciderei mai. Vede la mia furia e crede che potrei riversarla su chiunque.

Vede solo la mia rabbia, non sa nulla del mio dolore.

Non sa nulla della mia coscienza martoriata.

Me ne vado dalla stanza lasciandolo raggomitolato in un angolo, angosciata e insoddisfatta come non dovrei essere dopo aver preso la mia vendetta. Invece sto male.

Non sopporto più di vedere quegli occhi verdeazzurro così vivi, appannati di dolore. Sfiancati.

Non mi sembrano gli occhi di un mostro, sono occhi umani. Sofferenti.

È questo che voglio generare nella mia vita?

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** - 3 - ***


3

 

Entro nella stanza di Strella e come sempre mi ritrovo a cercarla fra le ombre.

- Strella, gliela sto facendo pagare. Lo sto ripagando della stessa moneta.

Lei scuote la testa nella penombra, è un movimento di cui mi accorgo a malapena.

-  Deve darti almeno un po’ di soddisfazione, questo! – Le dico – Dovrebbe farti sentire meglio!

- E perché? – sussurra lei, sottile e immobile sulla sedia, nell’angolo più buio – Ci sarà solo una persona in più con l’anima in pezzi.

Le sue parole mi bruciano la gola. Fare ciò che sto facendo è diventata una sofferenza per me. E se non fa stare meglio neanche Strella, per cosa sto continuando?

- Strella, apri la finestra, fa entrare un po’ di sole, ti prego!

- No! – bisbiglia lei, allarmata – Lasciami al buio. Solo l’oscurità nasconde i suoi occhi!

- Cosa dici?

- I suoi occhi mi appaiono di continuo, neri come la notte. Solo nell’oscurità possono confondersi con il resto della stanza! Lascia tutto chiuso Rebekha! – mi implora.

Le sue parole mi lasciano senza fiato.

- Di quali occhi parli?

- Quelli di Lothan. Mi perseguitano dalla notte della violenza. Li vedo in tutti gli angoli della stanza, neri, senza luce... perversi.

Mi alzo in piedi ed esco dalla camera in preda a un’ansia improvvisa. Non posso chiedere a Strella se è sicura di ciò che dice. È stata violentata da quegli occhi neri, sono impressi a fuoco nella sua carne.

Ma il ragazzo nella mia stanza non ha gli occhi neri!

Ora sto correndo per i corridoi come una folle. Spalanco la porta delle mie stanze e mi sforzo di richiuderla senza far tremare i muri. Il mio sguardo fruga nel salotto alla ricerca del prigioniero. Non è lì, non è in camera, non è in bagno.

Lo trovo sul mio piccolo terrazzo personale, seduto a terra e avvolto in una coperta. Sta guardando il cielo e i suoi occhi verdeazzurro sono intrisi di malinconica disperazione.

Quando mi vede arrivare, un guizzo di paura lo attraversa suo malgrado. Ma lo sopprime immediatamente.

- Devo togliermi la coperta? – chiede, mentre il suo sguardo corre per una attimo nuovamente al cielo. Alla libertà perduta.

Mi chino davanti a lui.

- Chi sei?

Lui sussulta.

- Lothan di Artelia – risponde.

- Non è vero.

Lui non ribatte. Ora i suoi occhi sono nei miei, non li distoglie.

Non sono gli occhi di uomo spietato e non so come abbia potuto fraintenderli.

Il rancore e la brama di vendetta han fatto sì che perdessi lucidità.

- Tu non sei Lothan – ripeto.

Lui non abbassa lo sguardo. Leggo in quelle profondità verde-azzurre tutto il dolore che gli ho inflitto. Scorgo la vergogna che prova per ciò che gli ho fatto. Intravvedo le ferite che ha subito il suo spirito e che porterà per sempre su di sé.

- Sono Lothan – insiste.

Allungo una mano e faccio scivolare la coperta dalle sue spalle. Appare il marchio arancio e oro.

Un falso?

Se lui è Lothan, un bacio mi ridurrà alla sua mercé.

Te lo meriteresti – sussurra una voce alla mia coscienza.

Mi accosto a lui che di riflesso si appoggia al muro, senza capire.

Gli prendo la testa fra le mani e accosto la mia bocca alla sua. Ho tormentato questo corpo toccandolo in parti così intime che nessuna donna a parte sua moglie dovrebbe sfiorare.

Eppure non mi sono mai neppure avvicinata alle sue labbra.

Ora mi avvento su di loro. Con frenesia, con angoscia, con dolore. Con il desiderio di farmi del male per ciò che sono diventata.

Mordo quella bocca, la divoro, cerco la lingua fra suoi i denti. E quando la trovo, sento che quella bocca risponde alla mia con sorpresa. Si avvinghia alle mie labbra come se cercasse qualcosa di introvabile e insistesse in quella ricerca inutile con furia insensata.

Gli scappa un gemito, quello che non si è mai concesso prima e questo aumenta l’adrenalina nel mio corpo. Lo bacio fino a risucchiarlo dentro di me, avviluppata in un combattimento corpo a corpo con il disprezzo di me stessa, la paura di ciò che ho fatto, il bisogno di redenzione.

Mi stacco all’improvviso e lui mi fissa smarrito, sconvolto quanto me da quel bacio.

Mi osservo il corpo, analizzo le mie sensazioni. Non è cambiato nulla, a parte la velocità del mio battito cardiaco.

- Non sei Lothan. Questa ne è la dimostrazione.

Solo in quel momento lui si rende conto del perché del mio bacio. Scorgo sul suo volto l’esatto momento in cui si accorge di essere stato definitivamente scoperto.

 

*************************************************************************************************************************

Mi rendo conto ora di aver risposto ad alcune recensioni dicendo che questo era l'ultimo capitolo. Ebbene... in realtà ce n'è un altro!! °_°'
Lo so, si presume che io debba sapere in quanti capitoli suddivido le mie storie, ma evidentemente non è così... ^^';;;;
Chiedo perdono per la mia distrazione... comunque il prossimo è certamente l'ultimo - ho controllato!!! è_é
Ne approfitto intanto per ringraziare chi sta seguendo questa storia e chi l'ha recensita, non mi sarei mai aspettata tanto riscontro da una fic
di questo tipo!!!
Grazie davvero a tutti quanti e... al prossimo, ultimo - per certo - capitolo!!! ^^

phoenix_esmeralda


Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** - 4 - ***


4

 

- Sono Alexiel, fratello di Lothan. Fra noi c’è solo un anno di differenza, ma pochi al di fuori della mia terra sono a conoscenza della mia esistenza. Mi sono ritirato a vivere in un podere di campagna anni fa, non condividendo il regime di mio fratello. Ci assomigliamo molto fisicamente, per questo ho corso il rischio di venire al suo posto. Lothan non voleva cedere al ricatto, avrebbe sacrificato nostra sorella. Così sono venuto io, per salvarla.

Le sue parole sono fuoco sulla carne viva. Aver torturato un martire è la spinta finale nella mia caduta verso il baratro.

Il tono angosciato di Alexiel mi fa sospettare che tema la morte di sua sorella, ora che ho scoperto che i termini del ricatto non sono stati rispettati.

Ai suoi occhi sono un mostro. Ai miei occhi lo sono.

Il mio corpo cede, gli argini si rompono. Le lacrime iniziano a sgorgare senza controllo, seguite da singhiozzi dirompenti. Affondo la faccia nelle ginocchia, mentre le mie spalle iniziano a sussultare senza requie.

Ho toccato il fondo e a cosa è servito? Strella non si è staccata dal buio della sua stanza, Alexiel porterà le cicatrici di una colpa che non ha commesso, Lothan continuerà a invadere le mie terre e io ... io ho perso la mia anima.

Sono il peggio e non ho più niente.

Non posso più essere la sovrana di Sulabia. 

Non sono più neppure un essere umano.

 

Poi una mano gentile mi toglie i capelli di faccia. Ho gli occhi chiusi annegati di lacrime e non vedo nulla, ma ho ancora il cuore per sentire la delicatezza di quel gesto.

- Mentre mi tormentavi, soffrivi con me – dice lui, con una voce davvero simile a quella del fratello, ma così calda! Come ho potuto credere che fosse la stessa?  - Le tue lacrime sono la mia speranza, mia signora. Speranza che non mi considererai più un nemico, ma un alleato contro mio fratello. Dimmi solo che mia sorella sarà salva.

- Non le avrei mai fatto del male – mormoro, con voce spezzata dal pianto. E mi rendo conto che lui sapeva già. Lo sapeva, ma si è sottoposto lo stesso al mio volere per arrivare a questo. A far sì che mi fidassi di lui.

Annuisco fra le lacrime a quello sguardo verdeazzurro, ma poi il pianto ricomincia. Un pianto diverso,  di sollievo.

Perché improvvisamente mi rendo conto che la redenzione non è impossibile.

**********************************************************************************************************

Ok, adesso è finita davvero! Posso passare sentitamente ai ringraziamenti per chi ha apprezzato una storia senz'altro
particolare, un po' fuori dai canoni... uno schizzo istintivo che è balzato fuori dal dover scrivere in poche ore una
storia per un contest complicato!
Grazie a tutti voi, soprattutto a chi mi ha lasciato il suo parere!! Mi avete fatto un immenso piacerer e...spero di sentirvi ancora!!!

phoenix_esmeralda

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1166676