Cuori di Ghiaccio (Hearts of Ice)

di Mary vs Kiara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Parte prima: Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Parte prima: Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Parte prima: Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Parte seconda: Capitolo 1 ***
Capitolo 6: *** Parte seconda: Capitolo 2 ***
Capitolo 7: *** Parte seconda: Capitolo 3 ***
Capitolo 8: *** Parte terza: Capitolo 1 ***
Capitolo 9: *** Parte terza: Capitolo 2 ***
Capitolo 10: *** Parte quarta: Capitolo 1 ***
Capitolo 11: *** Parte quarta: Capitolo 2 ***
Capitolo 12: *** Parte quinta: Capitolo 1 ***
Capitolo 13: *** Parte quinta: Capitolo 2 ***
Capitolo 14: *** Parte sesta: Capitolo 1 ***
Capitolo 15: *** Parte sesta: Capitolo 2 ***
Capitolo 16: *** Parte settima: Capitolo 1 ***
Capitolo 17: *** Parte settima: Capitolo 2 ***
Capitolo 18: *** Parte ottava: Capitolo 1 ***
Capitolo 19: *** Parte ottava: Capitolo 2 ***
Capitolo 20: *** Parte nona: Capitolo 1 ***
Capitolo 21: *** Parte nona: Capitolo 2 ***
Capitolo 22: *** Parte decima: Capitolo 1 ***
Capitolo 23: *** Parte decima: Capitolo 2 ***
Capitolo 24: *** Parte undicesima ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve a tutti. Siamo Mary e Kiara (Mary-chan e -kiara-, per chi ci conosce con quei nick), due autrici che si sono imbarcate nell'enorme impresa di tradurre questa storia, che sarà una ff davvero molto lunga, probabilmente come non ne avrete mai viste. ^___^;
Anche per questa ff, abbiamo avuto il permesso scritto dell’autrice (Krista Perry) di tradurre.

Note delle traduttrici: Krista è la sola a stabilire trama, personaggi.. Quindi, su questi punti, non tirateci in ballo.
La nostra responsabilità riguarderà solo la lunghezza dei capitoli. Il motivo è presto detto: la ff è davvero lunga, ed ogni parte lo è eccessivamente rispetto ai nostri standard, perciò, sempre con il permesso dell’autrice, la divideremo in sottocapitoli più brevi, la cui lunghezza sarà da noi decisa. La ff originale era divisa in “parti”, ciò che faremo sarà, sotto esplicita richiesta dell’autrice, semplicemente questo: “Parte1 – Capitolo 1 ; Parte1 – Capitolo 2” e via dicendo.
Quella che sarà pubblicata da noi, sarà la versione revisionata, alla quale l’autrice si è dedicata qualche tempo fa. Perciò, chi avesse già letto la ff originale inglese, troverà sicuramente qualche differenza. Tali cambiamenti non dipendono da noi.
L’autrice ci ha, inoltre, chiesto d’inviarle le recensioni che vorrete lasciare. Quindi non esitate! ^^.
Riguardo alle note dell’autrice, ci siamo limitate a tradurre ciò che Krista ha specificato nel primo capitolo della storia non revisionata. In una nuova nota (che abbiamo ritenuto non necessario riportare), l’autrice informa i lettori di voler intraprendere un’opera di revisione dei primi capitoli, nel tentativo di riscoprire la sua passione per Ranma 1/2, ovvero il motivo per cui ha cominciato a scrivere la storia, così da poter creare un finale che rispecchi la stessa passione e lo stesso affetto per i personaggi che la animavano al principio.
Quando sarà necessario, esporremo delle ulteriori note all’inizio dei capitoli interessati, nelle quali chiariremo alcune nostre scelte di traduzione.
Abbiamo deciso di non tradurre il nome di “Cologne” (Obaba) per rimanere fedeli alla versione originale.

Note dell’Autrice: Questa storia è ambientata un po’ prima che Nodoka scopra la maledizione di Ranma nel manga, e può essere considerata un seguito alternativo da quel punto, poiché non avevo ancora letto gli ultimi volumi del manga, quando ho cominciato questa fanfiction. Non pretendo di essere in grado di riprodurre il genio comico e drammatico della Takahashi, ma diamine, amo le fanfics di Ranma, così ho pensato di mettermi alla prova.
Questa storia è dedicata a mio fratello Kurt, senza il quale vivrei ancora nella totale ignoranza dell’esistenza di Ranma 1/2, e di anime e manga in generale.

NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.



CUORI DI GHIACCIO





Prologo




Cologne stava guardando una delle sue soap opera preferite, quando arrivò la lettera.
Stava sdraiata, rilassata e soddisfatta su una sedia oltremodo imbottita, con le mani, sottili e raggrinzite, giunte sullo stomaco. Non si mosse minimamente, quando Shampoo entrò nella stanza con una pila di lettere in mano; Hiragi stava quasi per scoprire che Michiru aspettava un bambino da lui, e lei attendeva questo momento da settimane.

« Bisnonna… »

Cologne sventolò una mano indicandole di tacere, con gli occhi fissi sul teleschermo.

« Ma… Bisnonna– »

« Zitta, bambina. Qualunque cosa sia, può aspettare fino alla pausa pubblicitaria ».

Shampoo osservò la pila di lettere e i cataloghi del ristorante nelle sue mani, fece spallucce e li posò sul piccolo tavolo a lato, prima di lasciare la stanza.

Sta di fatto che le speranze di Cologne di vedere la reazione di Hiragi precipitarono, quando l’imminente rivelazione di Michiru fu interrotta dall’arrivo della cugina di Hiragi, che venne ad annunciare che il fratello di Michiru, Jinpachi, non era morto davvero nell’incendio del magazzino un mese prima, e che era stato trovato in un ospedale vicino, ricoverato per delle bruciature e per un’amnesia da trauma.

Non era ciò in cui aveva sperato, ma non di meno una svolta interessante. Naturalmente fu sul più bello che l’episodio finì. Cologne sospirò e spense la televisione con il telecomando, mentre si alzava con un balzo dalla grossa poltrona, con un’energia che smentiva la sua vetusta età.

Il suo sguardo cadde sulla pila di posta che Shampoo aveva lasciato. Prima che potesse chiedersi cosa ci fosse di così importante nella posta del giorno da indurre la bisnipote ad interrompere il programma, vide la piccola busta rossa sulla cima.

Il suo viso s’incupì.

Prese la busta con mano tremolante, dando uno sguardo rapido al timbro postale cinese, e la aprì senza pensarci due volte.

La lettera era inevitabilmente concisa – scritta, sapeva per esperienza personale, con il sangue dell’autore stesso. I suoi occhi afferrarono i simboli; i caratteri, scrupolosamente dipinti, di un chiaro rosso brillante al tempo in cui il pennello scorreva sulla pergamena bianca, ora erano arrugginiti.

Onorabile Sorella.

È passato un anno intero da quando ci hai lasciati per rivendicare il caparbio marito della tua bisnipote. Corre voce che la vita in Giappone ti abbia resa mite e debole, e che il tuo onore sia stato corrotto da influenza straniera; e che, piuttosto che prendere ciò che è tuo secondo la tradizione giusta e sacra, tu ti sia piegata al volere di quest’estraneo.
La pazienza del Concilio è giunta al termine. Tu e la tua bisnipote adempierete i vostri obblighi d’onore con ogni mezzo necessario e ritornerete da noi in mezza estate, o ne pagherete le conseguenze—


Cologne accartocciò la lettera nel pugno. I suoi occhi erano stretti e insolitamente asciutti, e riusciva ad avvertire il battito del cuore nelle orecchie. Stette per parecchi minuti con lo sguardo perso nel vuoto e la mascella serrata.

« Bisnonna? »

Fu una prova della sua distrazione il fatto che non sentì Shampoo arrivarle alle spalle. Si voltò, controllò accuratamente la sua espressione, e alzò un sopracciglio. « Si? Cosa c’è, bambina? »

Shampoo corrugò la fronte. « Tutto… bene? Tu ricevuto lettera da casa, e… » Si zittì, mordendosi il labbro inferiore, ovviamente interessata ad una spiegazione per il suo strano comportamento.

Cologne forzò un sorriso. « E' solo la lettera di un’amica, una delle matriarche della tribù. Siamo cresciute insieme. Mi ha riportato alla mente molti vecchi ricordi. Credo di essermi persa tra i pensieri, ricordando. Non c’è nulla di cui tu debba preoccuparti ».

Shampoo sorrise sollevata. « Oh, io felice che non è successo nulla di brutto ».

Cologne annuì, infilando la lettera in una delle sue maniche voluminose. « Di’, Shampoo. Perché non pranzi con il futuro marito oggi? »

Con un ghigno e una strizzatina d’occhio, Shampoo si voltò sui talloni. « Era già in programma, bisnonna. Io sicura di convincere Lanma ad uscire con me oggi ».

"Naturalmente" pensò Cologne. La fragranza del sangue antico le riempì la testa. "Non c’è ragione per cui lui rifiuti, come ha fatto le altre milioni e mezzo di volte che gli hai chiesto di uscire. Come se avesse una scelta a riguardo..."

Quando Shampoo rincasò più tardi quella sera, avendo di nuovo fallito nel convincere Ranma a lasciare Akane e ad uscire con lei – e tutto ciò nonostante le sue superiori abilità culinarie – fu sorpresa nello scoprire il televisore in tanti pezzi nel bidone dell’immondizia. Allorquando si recò nella camera della sua bisnonna per informarsi sul televisore, trovò Cologne seduta tra pile di vecchi libri polverosi, e piegata su degli antichi rotoli di pergamena in pelle.

Cologne alzò lo sguardo, quando Shampoo entrò nella stanza, e il suo viso avvizzito s’incrinò in un sorriso. « Shampoo » disse, « sei arrivata giusto in tempo ».

Shampoo si guardò intorno, confusa. « Bisnonna, cosa essere questo disordine? E cosa successo al televisore? »

« Niente, solo un piccolo incidente. Vieni, guarda qui » rispose, indicando la pergamena srotolata davanti a lei.

Abbassandosi sul rotolo, Shampoo aggrottò la fronte nel tentativo di comprendere quella scrittura antica ormai scolorita. « Cos’è? » chiese di nuovo.

« Stavo sfogliando alcuni vecchi testi delle Amazzoni, e ho trovato questa leggenda, credo che tu possa trovarla interessante. Avanti. Leggila ».

Alzando scettica un sopracciglio, Shampoo si sedette sul pavimento vicino a Cologne, e socchiuse gli occhi per decifrare quei caratteri indistinti. Alcuni minuti dopo, Shampoo sollevò lo sguardo, colmo d’eccitazione.

« Bisnonna » disse, « tu sai cosa significa? » Senza attendere risposta, chinò di nuovo la testa sul rotolo, leggendo attentamente.

Cologne sorrise.

« Credo voglia dire che torneremo a casa molto presto » sussurrò.


FINE PROLOGO

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Capitolo 2
*** Parte prima: Capitolo 1 ***


NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.



CUORI DI GHIACCIO





Parte prima: L’Incantesimo di Sangue




Capitolo 1



Qualcosa non andava.

Ranma riusciva a percepirlo; una sensazione nervosa, intricata, nello stomaco, quasi una premonizione. Non era la stessa intuizione che aveva come artista marziale, quel senso da lui sviluppato che gli permetteva di prevedere un attacco a sorpresa o i movimenti di un avversario durante un combattimento. Era qualcosa di più…

Accidenti! Non riusciva a raccapezzarsi. Era… come se avvertisse un vago presagio. Il sospetto che qualcosa fosse seriamente fuori posto. La sensazione che, da un momento all’altro, il mondo dovesse capovolgersi.

Guardò il cielo mentre correva, i piedi non perdevano un colpo, mentre seguivano istintivamente la stretta recinzione sotto di lui. Nessuna nuvola in vista. Era un luminoso giorno di rugiada a Nerima. Il profumo inebriante dei boccioli di ciliegio e delle colazioni calde riempiva quell’aria primaverile.

Ranma aggrottò le sopracciglia, perplesso. Era contento che non avrebbe avuto a che fare con la pioggia quel giorno, ma…

Lanciò un’occhiata alla sua fidanzata, che manteneva il passo con lui sul marciapiede. Si accigliò di più. Akane non gli stava prestando la minima attenzione. Mentre correva, i corti capelli scuri le si aprivano a ventaglio all’indietro, i suoi occhi erano focalizzati in avanti sulla distante torre dell’orologio della Scuola Superiore Furinkan, che indicava che avrebbero avuto circa tre minuti prima di essere entrambi ufficialmente in ritardo per le lezioni.

Almeno Akane non era arrabbiata con lui. Cosa davvero sorprendente, perché era colpa sua se erano in ritardo. La colazione quella mattina si era trasformata in una totale lotta d’addestramento con suo padre per contendersi la cucina di Kasumi, e, dopo aver eseguito un movimento fulmineo con cui aveva privato suo padre dell’ultimo gamberetto, finì per essere gettato nello stagno– il che significava che avrebbe dovuto aspettare che Kasumi gli portasse una teiera d’acqua calda per tornare ragazzo, poiché quel giorno non aveva la minima intenzione di andare a scuola come una ragazza. Akane avrebbe dovuto a tutti gli effetti essere adirata con lui, ma per qualche ragione non lo era, pertanto si accontentava.

Era un bellissimo giorno senza nuvole, lui era ancora al fianco di Akane… Allora cosa diamine c’era che non andava?

Balzando su un segmento di recinzione, che sembrava essere stato più volte percosso con un oggetto che somigliava alla sua faccia, batté le palpebre. Quella strana sensazione si agitò nel suo stomaco, e sentì un click appena udibile nella testa, quando tutti i pezzi del puzzle andarono al loro posto.

Non si era accorto di essersi fermato, fino a quando Akane non urlò: « Ranma, tonto, che stai facendo? Hai intenzione di arrivare in ritardo più di quanto lo siamo già? Non stare lì impalato, muoviti! »

Ranma la guardò. « Akane, tu non hai… Cioè, sai… ah… ». Pensava furiosamente, ma sapeva che non c’era modo di formulare la sua domanda senza incorrere nella rabbia della sua fidanzata. Lei sembrava già abbastanza irritata, mentre lui continuava a stare sulla recinzione balbettando.

« Si può sapere cosa c’è, Ranma? » chiese Akane, corrugando la fronte. « Non voglio finire a reggere secchi per tutto il giorno, quindi muoviamoci ».

Ranma sospirò tra sé e sé. E pensare che fino ad allora era riuscito a non farla incavolare. « Ehi, ascolta, non è una cosa importante, volevo solo chiederti se hai visto Shampoo. Non si è fatta vedere molto in giro di recente ».

Akane strinse convulsamente i pugni ai fianchi. « Cosa? » chiese.

Ranma avvertì stupore e dolore malcelato nella sua voce, e capì di essere sul filo del rasoio. « Ehi, uh… Sta’ calma, Akane. Non è che io abbia voglia di vedere Shampoo. È solo che… non ti sembra strano che non sia arrivata a spiaccicarmi la faccia contro la recinzione con la sua bici negli ultimi tempi? Voglio dire, non hai notato che si è fatta vedere poco? » e indicò le impronte della sua faccia sulla recinzione metallica sotto di lui.

Akane aveva una buona mira nel lancio, e Ranma, sebbene sapesse che stava per accadere, non fu in grado di schivare la sua cartella. Lo centrò in pieno volto, facendolo vacillare sulla recinzione, e mandandolo a capofitto nella diga. La trasformazione avvenne all’istante quando precipitò in acqua, e Ranma ragazza emerse un momento dopo, massaggiandosi il naso.

« Ehi, perché l’hai fatto?!! »

Akane lo fulminò con lo sguardo, mentre raccoglieva la cartella dal marciapiede; la bocca ristretta, gli occhi sfavillanti. « Se ti manca così tanto Shampoo, perché non vai a cercarla?! ». E senza attendere risposta, Akane si voltò e riprese la corsa verso la scuola, lasciando Ranma ragazza, arrabbiata e gocciolante, sola nella diga.

« Che stupida ragazza » mormorò Ranma afferrando una catena. Dondolò verso l’alto e si lanciò in un arco a mezz’aria, atterrando di nuovo sulla recinzione. « Stupido maschiaccio privo di fascino. Non ho detto di voler cercare Shampoo. Mi domandavo soltanto perché non si fosse fatta vedere negli ultimi tempi. Forse è tornata in Cina… Naaa, sarebbe troppo bello per essere vero… » Ranma corse lungo la recinzione e si massaggiò il naso, che probabilmente stava già diventando rosso, mentre sentiva il crescente gonfiore.

"Credo che sia successo qualcosa a Shampoo" pensava. "Non è da lei sparire così, o partire senza salutare…" Quella sgradevole sensazione era ancora nel suo stomaco. Come se non bastasse, si era intensificata quando l’aveva collegata all’insolita assenza dell’amazzone. "Deve esserle successo qualcosa, ne sono certo".

A poca distanza da Ranma, Akane correva, trattenendo le lacrime. "Idiota!" pensava, digrignando i denti. "Dovevo aspettarmelo che avrebbe tirato in ballo Shampoo. È così bello non averla tutto il tempo tra i piedi pronta a saltare addosso a Ranma, ma immagino che lui non possa sopportare il pensiero di perdere una delle sue fidanzate carine! E deve anche rinfacciarlo! Quell’idiota dongiovanni!"

Una piccola parte della sua mente le suggeriva che forse era saltata a conclusioni affrettate; che era strana e irascibile tutta la mattina... Ma Akane la ignorò. E continuò a correre.


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In realtà, Shampoo era in Cina.

Stava tremante davanti all’ingresso di un’enorme caverna buia, sulla cima di una montagna frastagliata, in posizione d’allerta, le mani strette ai bombori. Era coperta di lividi e ferite. Sulla guancia destra, proprio sotto l’occhio, era ben visibile un taglio sanguinante. I suoi capelli viola erano una massa ingarbugliata e annodata.

Stava esitante all’entrata della caverna. Era talmente buio dentro da sembrare che nemmeno la luce riuscisse a penetrarvi. Shampoo infilò una mano nel corpetto della sua camicetta sporca e strappata, e tirò fuori una piccola pergamena antica, che pendeva da una catenina d’oro attorno al suo collo. La srotolò attentamente, spostando rapidamente lo sguardo su e giù mentre leggeva un’ultima volta.

Dopo aver rimesso la pergamena al suo posto, chiuse gli occhi per tenersi salda. Quando li riaprì, erano pieni di determinazione.

« Eccomi, Antico » disse in cinese mandarino. La sua leggera voce da soprano suonava metallica, ed echeggiò nell’oscurità della caverna. « Ho sconfitto i tuoi demoni guardiani. Ti chiedo di mostrarti a me! »

Due occhi brillanti rosso sangue, ciascuno delle dimensioni di una casa, apparvero nelle tenebre. Il bagliore scuro scarlatto che emanavano illuminò l’antro, rivelando parti di squame e denti. Un ringhio profondo fece tremare il terreno, e Shampoo fu investita da una valanga di rocce e terra che cadevano dal soffitto.

Shampoo impallidì e fece un passo indietro. Poi corrugò la fronte in segno di determinazione, e non cedette. Era troppo tardi per tornare indietro ora. « Mostrati a me, Dragone! » gridò. « Ho una richiesta da farti ».

Il ringhio rimbombante si tramutò in una risata rauca e profonda. « Va’ via, ragazzina, prima che decida di divorarti ».

« Io non me ne andrò, e tu non mi divorerai. Ho battuto i tuoi guardiani. Ho trovato la tua tana. Adesso esaudirai la mia richiesta ».

Quegli occhi enormi si strinsero, e Shampoo sussultò leggermente. "Aiya" pensò. "Ho fatto tutta questa strada e tutta questa fatica solo per essere mangiata?"

« Qual è la tua richiesta? » I movimenti della bocca del dragone rivelarono le fila di denti che brillavano, illuminati dalla luce rossa emanata dai suoi occhi. Secondo la pergamena, la risposta del dragone dava ad intendere che avrebbe proseguito il rito. Se fosse a causa di un incantesimo o per un puro capriccio del drago, Shampoo non lo sapeva.

« Voglio un po’ del tuo sangue, Antico ».

« Sei disposta a pagarne il prezzo? »

« Ho combattuto per il privilegio di pagarne il prezzo, Antico ».

« Molto bene. Stendi il braccio ».

Shampoo allungò il braccio sinistro nell’oscurità quasi tangibile della caverna. La terra tremò quando il dragone mosse il proprio corpo enorme, avvolto a spirale, verso di lei. Shampoo soffocò un urlo quando una zampa nera, due volte più grande di lei, emerse nella tenebra, poggiando la punta aguzza sul suo braccio. Prima che lei potesse pentirsi, la zampa si abbassò, la punta le trafisse il braccio proprio sotto il gomito, e si ritrasse velocemente.

Il dolore era incredibile, più di quanto avesse immaginato. Il buio le adombrò la vista. Sentiva il sangue scorrerle giù dal braccio, oltrepassarle la mano, e colarle dalle dita in un flusso incessante. Il suo cuore batteva, e il battito le cresceva nelle orecchie. Abbassando gli occhi, vide che il sangue cadeva a terra con grandi schizzi scarlatti, e penetrava nel terreno all’imboccatura della caverna.

« È abbastanza » disse il dragone. « Questo ti sarà sufficiente ». Shampoo guardò il suo braccio e notò che il flusso di sangue si era fermato. Si portò la mano illesa tremante alla bocca, per trattenere un senso di vertigini e nausea che minacciavano di farla cadere in ginocchio.

« Hai pagato il prezzo. Ora prendi la tua ricompensa, strega, e vattene ». Un turbine di vento apparve da non si sa dove, scaraventando via Shampoo. Non sentì mai i suoi piedi lasciare il terreno, ma quando il vento si disperse, si ritrovò ai piedi della montagna, di fronte alla valle. Nella mano, stringeva una boccetta di liquido nero.

Sangue di drago.

La guardò e sorrise, l’eccitazione contrastava con il suo corpo stanco per la battaglia e carente di sangue. « Presto, Lanma » sussurrò. « Presto vedrai… quanto io… ti amo. E Akane… si leverà di torno una volta per tutte ».

E si accasciò a terra esausta, priva di sensi.


Continua…

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Capitolo 3
*** Parte prima: Capitolo 2 ***


NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.



CUORI DI GHIACCIO





Parte prima: L’Incantesimo di Sangue




Capitolo 2



Akane e Ranma erano nel corridoio della scuola, imbronciati, ciascuno con due secchi in mano, ognuno tentando attentamente di ignorare l’altro.

Starnutirono contemporaneamente.

Ranma tirò su col naso e se lo sfregò. « Gah. Qualcuno sta parlando di noi ».

Akane sbuffò. « Non riesco ad immaginare il perché ».

« E questo cosa significa? »

Lei lo guardò di traverso. « Volevo essere sarcastica, zuccone. È probabile che gli insegnanti stiano discutendo del perché siamo di nuovo arrivati in ritardo. Saremo fortunati se la professoressa Hinako non comparirà con la sua moneta da 5 yen tra un paio di minuti ». Akane sorrise appena, vedendo Ranma fare una smorfia e ruotare gli occhi come se si trovasse di fronte alla iperattiva professoressa Hinako e al suo Happo Goen Satsu, ma si velò di serietà quando Ranma si voltò verso di lei.

« Tu non pensi ci proverà, vero? Solo perché abbiamo fatto tardi? Dico, stiamo già tenendo questi stupidi secchi d’acqua ».

« Oh, non lo so » rispose Akane, dondolandosi sui talloni. « Ho sentito che è stata capace di farlo persino per le offese minori, come masticare chewing gum in classe, o parlare a sproposito. Credo che arrivare a scuola cinque minuti più tardi, o dieci minuti nel tuo caso… »

« Ehi, io ho dovuto cercare dell’acqua calda, non certo grazie a te… »

« …sarà sufficiente perché Hinako ci punisca entrambi. Mi chiedo cosa farà papà quando mi vedrà senza energia e scoprirà che è stata tutta colpa tua ».

Ranma impallidì, sapendo per esperienza come reagiva Soun Tendo se succedeva qualcosa alle sue amate figlie. L’attacco energetico della testa demoniaca non era un fatto da prendere alla leggera.

"Ci mancherebbe solo questo". Ranma si fissava i piedi, cupo, e ruotava il secchio con la mano, facendone agitare e vorticare il contenuto. Immediatamente si fermò, lasciando acquietare l’acqua. Dal giorno della maledizione non aveva mai avuto tanta fortuna con questo elemento. Era quasi una cosa sensibile a lui, si dava da fare a scovarlo per trasformarlo in ragazza nei momenti meno opportuni e rendergli la vita infelice. Di certo non aveva bisogno di un “incidente” con il secchio nel bel mezzo della scuola proprio in quel momento. E in cima a tutto ciò che era andato storto quel giorno, c’era sempre la sensazione che sarebbe accaduto qualcosa di veramente tremendo. Presto. Qualcosa di molto peggio che essere attaccato da Hinako o dover affrontare la testa demoniaca del signor Tendo. Ranma scosse il capo, cercando di far chiarezza. "Cavoli! Perché non riesco a scrollarmi di dosso questa sensazione? Mi sta facendo diventar matto!"

Akane guardava Ranma con la coda dell’occhio, piegò le sopracciglia in un cipiglio confuso, che non raggiunse del tutto la sua bocca. "Che strano!" pensò. Non stava rispondendo alle sue canzonature come faceva di solito. Le piaceva vedere l’onnipotente e borioso Ranma agitato e impaurito, e solitamente ogni riferimento alle reazioni di suo padre erano abbastanza da scatenare in lui indignazione e tartagliamento. Invece il ragazzo col codino se ne stava a fissare il pavimento, con uno sguardo insolito, quasi triste, negli occhi.

La sua perplessità si trasformò in preoccupazione. Forse stava male? No, Ranma non stava mai male, tranne quella volta in cui Happosai gli aveva attaccato il raffreddore, ma quella era stata l’unica. Inoltre, a parte il suo sguardo, sembrava perfettamente in forma. Allora cos’aveva? Era inspiegabilmente remissivo, e Akane cominciava a notare che, a prescindere dall’incidente sulla recinzione, non le aveva rivolto neanche uno dei suoi soliti insulti. Forse non voleva più litigare con lei? No, di certo non si trattava di quello. Altrimenti non avrebbe parlato di Shampoo, quell’idiota.

Ad ogni modo, c’era sicuramente qualcosa che lo turbava. Forse se ne avesse parlato, si sarebbe sentito subito meglio e avrebbe ripreso a comportarsi come sempre. Non le piaceva vederlo in quel modo. Non che il suo vero ‘io’ fosse migliore, ma almeno lei sapeva come prenderlo in quel caso.

Deglutì. D’altro canto, se avesse lasciato trasparire la sua preoccupazione, Ranma si sarebbe fatto la bizzarra idea di piacerle, o qualcosa di ugualmente stupido. Come se lei avesse potuto ama… provare qualcosa per un idiota pervertito come lui.

« Ranma? » Mise volontariamente un freno nella sua voce, non volendo sembrare troppo preoccupata. « C'è qualcosa che non va? »

Lui non alzò lo sguardo. « Niente ». L’idea di provare a spiegarle la sua sensazione gli era più volte passata per la testa, ma poi aveva percepito la rabbia nella voce di Akane, e aveva capito che qualunque spiegazione avesse provato a dare, gli avrebbe procurato probabilmente solo una secchiata d’acqua fredda e nuovi lividi, per gentilezza del secchio di lei. E poi, tutto questo non aveva un senso neanche per lui, perciò figuriamoci come avrebbe potuto lei comprendere. Akane non capiva neanche quando la spiegazione era perfettamente ovvia.. Ripensò a Ryoga/P-Chan, uno degli esempi migliori della dura e senza eguali ottusità di Akane, e sospirò. « Almeno, nulla che tu ascolteresti » concluse.

Oops. Con la coda dell’occhio notò l’aura battagliera di Akane agitarsi. In un modo o nell’altro l’aveva fatto di nuovo, e non era neanche sicuro di cosa avesse detto per farla arrabbiare, soprattutto quando aveva provato così duramente a non scatenare la sua collera. Si voltò di scatto, saltando in aria con il secchio, mentre l’acqua schizzava proprio nel punto in cui si trovava prima, colpendo il pavimento, nel momento in cui Ranma si lanciava e atterrava su una mattonella asciutta. Si girò per urlare ad Akane, ma non fece in tempo, che il secchio della ragazza lo colpì al lato della testa, facendo rovesciare quello di Ranma e infradiciandolo, mentre lui cadeva rovinosamente sul pavimento.

« Ranma, sei uno stupido! »

Ranma si riprese immediatamente e si rimise in piedi, evitando appena un altro colpo col secchio. Saltò all’indietro e si fermò, gocciolante, azzardando un’occhiata ad Akane solo quando capì che si era calmata.

« Accidenti, Akane, perché cavolo lo hai fatto? » urlò Ranma, adirato e frustrato per quell’attacco immotivato. « Io non ho fatto nulla, maschiaccio violento psicopatico! »

Akane stava in posa di combattimento, col secchio vuoto in mano. Teneva i denti serrati e le sopracciglia corrugate per la collera. Poi, senza preavviso, l’aura combattiva si spense e gli occhi le si riempirono di lacrime non versate.

Ranma aprì la bocca e indietreggiò spaventato. « Cosa… Che ti prende? » Alzò la voce. « Non avrai intenzione di piangere, vero? Accidenti, perché? »

Akane lasciò cadere fragorosamente il secchio vuoto sul pavimento. « Ranma, idiota, è logico che sei troppo stupido per capire che razza di verme insensibile sei! E pensare che ero preoccupata per te! » Detto ciò, Akane si voltò e, per la seconda volta quel giorno, fuggì, lasciando nel corridoio allagato della scuola una Ranma ragazza bagnata fradicia, che continuava a fissarla, con la bocca ancora spalancata per la sorpresa.

"Lei era… preoccupata? Per me?"

Svoltato l’angolo, Akane si appoggiò alla parete, il petto le sobbalzava ad ogni silenzioso singhiozzo. Sentì le lacrime traboccare e scivolarle giù lungo le guance, e nascose il viso tra le mani. "Perché l’ho fatto?" pensava miseramente. "Non è che mi avesse davvero insultato. Ha detto solo che non avrei ascoltato, ed io non ho fatto altro che dargliene prova! Cosa c’è che non va in me oggi?"

Si asciugò il viso e provò a riacquistare il controllo di sé. "Mi sento irritabile da tutta la mattina. Forse ho semplicemente un problema di nervi". Sospirò, pensando con rimpianto a Ranma.
"Be'" si disse, cercando senza successo di tranquillizzarsi, "forse era quello che si meritava". Si diresse nella toletta e si mise in ordine.

----------------

Shampoo avvertì il tocco di una piccola mano rugosa sulla fronte, aprì poco a poco gli occhi e vide Cologne piegata su di lei. Gemette e si guardò intorno, riconoscendo il rifugio che le sua bisnonna aveva costruito per il loro soggiorno in Cina. Il pulviscolo danzava sopra di lei, nella luce arancione del tramonto, che penetrava attraverso la finestra della piccola capanna coperta di paglia.

« Bene, bisnipote » sussurrò gentilmente la vecchiaccia rugosa. « A quanto pare, ce l’hai fatta. Devo ammetterlo, avevo i miei dubbi riguardo al tuo ritorno dalla montagna. Tu sei una dei pochi che siano riusciti a raggiungere l’Antico ».

« Shampoo fa tutto per Lanma » rispose Shampoo in giapponese sgrammaticato. Poteva parlare in mandarino, o perfino in giapponese corretto, se voleva. Dopotutto, viveva in Giappone da quasi un anno intero ormai.

Ad ogni modo… aveva scoperto che le persone, inclusa la sua bisnonna, tendevano inconsciamente a sottovalutarla, quando recitava la parte della stupida, e Shampoo intendeva sfruttare ogni vantaggio che poteva avere. Era quasi divertente. Cologne ora utilizzava più il giapponese che il mandarino, nel tentativo di aiutarla a parlare in modo più scorrevole. Shampoo sapeva che per la sua bisnonna era una lieve, ma costante irritazione il fatto che non pareva mai fare progressi. Ma Cologne sembrava più interessata a fare di lei una grande guerriera che un’intellettuale, e Shampoo era contenta di lasciar credere a lei e agli altri che non fosse poi così intelligente.

Sorrise debolmente, mentre si sforzava di mettersi seduta, poi vacillò quando gli effetti delle ferite si fecero sentire. Batté gli occhi stancamente e provò ad alzarsi, ma fu fermata dalla mano di Cologne.

« Non ancora, bambina. Prima bevi questo. Ti farà sentire meglio ». Cologne porse a Shampoo una tazza fumante, che lei prese e portò alla bocca con mano malferma. Quella miscela era amara – come la maggior parte delle pozioni della sua bisnonna – ma non esitò, e la mandò giù senza storie. Sorrise quando avvertì una nuova forza percorrerle subito il corpo.

« Grazie, bisnonna ». Scrutò la capanna, per cercare…

« È qui, bambina » disse Cologne, premendole la boccetta di cristallo sulle mani. « L’avevo messa al sicuro mentre ti riprendevi ».

Shampoo guardò la boccetta. Il cristallo era freddo contro i palmi delle sue mani. « Tu non ne avere usato un po’ mentre dormivo? » chiese. Il sangue del dragone possedeva un immenso potere, ma a lei occorreva tutto, sino all’ultima goccia, per ciò che aveva in mente per Ranma.

Il vecchio viso rugoso di Cologne si inasprì in un cipiglio adirato. « Per chi mi hai preso, bambina? Dubito ancora che tu abbia la saggezza di far uso di un simile potere oscuro. Qualsiasi cosa pagata col sangue non è solo pericolosa, ma spesso comporta dolore ».

Shampoo guardò la vecchia donna di traverso. « Cosa vuoi dire? Tutto questo essere tua idea in principio. Tu dire che il piano riuscire ».

« Credo di aver accidentalmente detto che il sangue di drago assicura il successo di qualsiasi incantesimo, niente di più » disse Cologne drizzando critica un sopracciglio.

« Magnifico! » ribatté Shampoo, trattenendo lo stimolo a discutere. « Niente di più. Abbiamo provato di tutto, e ancora Lanma non lascia violenta ragazza pervertita Akane ».

Cologne lanciò alla bisnipote uno sguardo torvo. « È esattamente questo il punto, Shampoo. Pensa. Circa un anno fa, desti ad Akane il Bacio della Morte. Se tu avessi perseguito il tuo scopo, invece di lasciare che la compassione intenerisse il tuo cuore di combattente, ora non saremmo qui, ridotte infine a far uso di magia oscura per intrappolare il futuro marito ».

Shampoo corrugò la fronte. « Non essere così semplice » disse. E non lo era. Era vero che aveva dato ad Akane il Bacio della Morte, quando era arrivata in Giappone, perché lei intralciava la sua legittima rivendicazione su Ranma. Ma quando si erano affrontate nel campo della Scuola Superiore Furinkan, lei… non era riuscita a farlo. Non era riuscita ad uccidere Akane. Invece aveva usato la Tecnica Xi Fa Xiang Gao di Pressione delle Dita per cancellarle il ricordo di Ranma dalla mente. Tuttavia non era durata a lungo. Akane si era ripresa senza neppure ricevere la cura adeguata, i suoi subconsci sentimenti per Ranma le avevano restituito completamente la memoria.

Era il secondo fallimento di Shampoo. Prima non era riuscita a sposare Ranma come voleva la legge, e poi aveva lasciato Akane in vita. Un disonore due volte maggiore.

Eppure… se avesse avuto l’opportunità di rifare tutto, non si sarebbe comportata diversamente. Shampoo non aveva mai ucciso nessuno prima. Sapeva che fosse suo dovere farlo, ma nel profondo dell’anima, in un posto che non le piaceva ammettere che esistesse, non voleva. Per un’amazzone, questi spasimi di… pietà?… erano una debolezza imperdonabile.

« Io non potere uccidere Akane » riprese, con la voce piena di saggezza. « Non potere allora, e non potere adesso. Capisci, bisnonna? Io uccido Akane, Lanma si arrabbia e nessun incantesimo sarà abbastanza forte da legare Lanma a me. Lui cocciuto, lui combatterà fino alla morte ».

Lo sguardo bieco di Cologne si addolcì, e sogghignò pacata. « È vero. Il futuro marito è piuttosto… ostinato, per dirla breve ».

Shampoo sorrise maliziosa. « È una qualità che lo rende uomo forte » disse, con gli occhi che le brillavano. Poi il suo sorriso lasciò il posto alla preoccupazione. « Quest’incantesimo… non renderà Lanma schiavo, vero? Shampoo volere Lanma libero ». Shampoo voleva che Ranma la guardasse nel modo… nel modo in cui guardava Akane tutte le volte in cui lei era in pericolo, o quando pensava che nessuno si accorgesse che la guardava. Quel tipo di sguardo non poteva scaturire da una mente schiavizzata, a prescindere da quanto devoto potesse essere lo schiavo. Aveva fatto di tutto per convincere Ranma a stringerla fra le sue braccia: ricatto, corruzione, funghi ipnotici e altri mezzi strani. Ma sebbene quei momenti le dessero un po’ di soddisfazione – a partire dalla gelosia di Akane – sentiva sempre dentro di sé il dolore che scaturiva dal desiderio che Ranma la amasse spontaneamente.

« I parametri dell’incantesimo sono molto chiari » rispose Cologne, guardando la piccola pergamena antica che giaceva su un tavolino di fortuna. « Non è coinvolto alcun controllo della mente, a meno che non sia tu a desiderarlo. L’incantesimo è indicato per cambiare i fatti a favore di chi lo fa secondo le istruzioni date. Devi pensarci attentamente prima di iniziare, o l’incantesimo avrà degli effetti disastrosi ».

Shampoo annuì, soddisfatta del fatto che Cologne avesse asserito alla sua comprensione dell’incantesimo, ed accarezzò la boccetta contenente il sangue del dragone che aveva tra le mani. « Non preoccuparti, bisnonna. Shampoo sa esattamente quale istruzione dare ».

Cologne annuì sollecitamente, ma la sua espressione era cupa. « Allora suppongo che nulla ci trattenga dal continuare. Comunque… »

Shampoo batté le palpebre con stupore. Il viso della sua bisnonna era pieno di qualcosa di simile ad… apprensione?

Cosa stava succedendo nel mondo? La sua bisnonna, l’impavida matriarca amazzone, aveva dei ripensamenti?

« Comunque? » la incitò.

« Sei assolutamente certa di volerlo fare, bisnipote? » domandò nuovamente Cologne. Lo sguardo della vecchia donna parve incendiare l’animo di Shampoo. « Per un anno hai agito con leggerezza con il futuro marito, cercando di conquistare il suo cuore. Fino a questo momento, non hai procurato a lui, o a quelli che gli stanno intorno, un male duraturo. Se farai l’Incantesimo di Sangue, tutto cambierà. Sarà fatto un danno permanente, e non ci sarà via di ritorno… per nessuno di noi. Facendo l’Incantesimo di Sangue, ci consegneremo irrevocabilmente alla nostra maledizione. Saremo entrambe completamente bandite dalla legge e dall’onore delle Amazzoni. Non ci sarà pietà, nessuna festa, e nessuna concorrenza cordiale e innocua dopo. Questo incantesimo è un punto da cui non si può tornare indietro ».

Shampoo rispose con fermezza allo sguardo di Cologne. « Tu l’hai detto me prima. Io sapere ».

« Dunque, te lo chiedo per l’ultima volta. Sei assolutamente certa di voler fare l’Incantesimo di Sangue? »

Non ci fu neanche un attimo di esitazione. « Io certa, bisnonna ».

Cologne sospirò profondamente, e per un breve istante, tanto rapido che Shampoo ebbe il dubbio di esserselo immaginato, la vecchia amazzone parve incredibilmente stanca. Ma poi si raddrizzò e, con un movimento pacato, usò il suo bastone per prendere dal tavolo la pergamena, legata alla catenina d’oro. La fece dondolare davanti al volto di Shampoo.

« Dunque, vogliamo cominciare? »


Continua…

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Capitolo 4
*** Parte prima: Capitolo 3 ***


NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.




CUORI DI GHIACCIO





Parte prima: L’Incantesimo di Sangue




Capitolo 3



Ranma stava di fronte al Nekohanten, decisamente frustrato. Il negozio di ramen era chiuso. Shampoo se n’era andata davvero, ed era partita senza dire una parola. Non c’era traccia neanche della vecchiaccia…

No, aspetta. Riusciva a vedere qualcosa muoversi nell’oscurità dietro la finestra. C’era qualcuno. Premette il viso contro il vetro e riparò gli occhi con le mani per evitare il bagliore del tramonto.

Era soltanto Mousse. Ranma vide l’alto ragazzo cinese miope attraversare le porte scorrevoli che conducevano in cucina, venirne fuori un momento dopo con scopa e paletta e cominciare a spazzare scrupolosamente il pavimento. Ranma strizzò gli occhi per vedere meglio. C’era qualcosa di strano in Mousse e nel modo in cui spazzava a terra. Poi notò di sfuggita il suo viso, e comprese all’istante cosa non andava.

Mousse era completamente, totalmente depresso. La sua postura e il suo atteggiamento urlavano avvilimento.

Shampoo se n’era andata, certo. Lei e la vecchiaccia erano partite per chissà dove e avevano dimenticato Mousse.

Ranma bussò alla finestra. « Ehi, Mousse! » Mousse alzò gli occhi, seccato per essere stato disturbato nel bel mezzo della sua tristezza. Ranma continuò a bussare. « Ehi, lasciami entrare, voglio chiederti una cosa ».

La noia di Mousse divenne rabbia. « Ranma? Sei tu? Come osi venire qui a cercare la mia adorata Shampoo?! » Si precipitò alla porta e, sebbene Ranma non potesse vederlo, sapeva che l’arsenale di lame, che Mousse portava nelle voluminose maniche del suo abito cinese, stava per esser preparato per il pranzo.

Si lamentò. « Guarda che non sto cercando Shampoo! Volevo solo chiederti dove… » Ranma incespicò, riconoscendo che era proprio ciò che voleva domandare a Mousse. Ma non per il motivo che questi supponeva. « O cavoli… » mormorò, mentre Mousse spalancava la porta e lo fissava attraverso le lenti che facevano vergognare i fondi di bottiglia.

« Saotome, preparati a morire! »

Ranma sospirò. "Perché è sempre tutto così complicato? Oh, beh. Devo ricordarmi di lasciarlo cosciente, o non potrà rispondere alle mie domande".

Lo scontro fu più lungo del solito, ma solo perché Ranma non si stava impegnando col cuore. Si limitava a schivare, facendo sì che Mousse si stancasse e si danneggiasse con i suoi stessi attacchi andati a vuoto, il che servì solo a farlo infuriare di più.

Dopo venti minuti di combattimento, o meglio di combattimento da parte di Mousse e di schivate da parte di Ranma, il ragazzo cinese aveva il fiato grosso. Guardò con occhio torvo Ranma che, notò con furia ed imbarazzo, era appena sfiatato. « Tu, vergognoso bastardo! Come osi sottovalutare così un combattimento? » E allargò le maniche.

« Andiamo, Mousse » fece Ranma, con un lamento esasperato, evitando una catena munita di lama, che gli volava verso la testa. « Voglio solo sapere dov’è andata Sha… la vecchiaccia ».

Ranma pensava di averla scampata piuttosto bene, ma Mousse era cieco, non sordo, e colse bene la svista verbale. « Arrghhhh! Non ti basta avere già tre fidanzate, devi venire a cercare anche il mio unico vero amore?! » sbraitò. « Pagherai per la tua insolenza, tu, nemico delle donne! » Una fila di catene, coltelli, fili, petardi, utensili da cucina e altri oggetti simili, volarono dai confini dimensionalmente ingannevoli delle maniche di Mousse.

Ranma li schivò con grande facilità. « Ehi, io non sono fidanzato con nessuna, papero! » negò, anche qui con abilità. « Nessuno di questi pasticci è stata una mia idea! » Si mosse a zig-zag in mezzo all’attacco e portò a segno un violento pugno sulla mascella, che spedì Mousse dritto sulla facciata del Nekohanten, frantumando l’intonaco e il cemento. Mousse cadde pesantemente a terra, stordito, con i suoi arnesi che traboccavano fiaccamente dalle maniche, e gli occhiali storti sul viso. Ranma rimase in posizione d’attacco, aspettando che il cinese si alzasse e riprendesse lo scontro.

Invece, con suo stupore, Mousse si aggiustò gli occhiali e gli rivolse uno sguardo penetrante. « Che significa che non sei fidanzato con… Vuoi dire che davvero non sei qui per Shampoo? »

Ranma barcollò come se fosse stato colpito, era così sbalordito. Nessuno dei suoi rivali aveva mai ascoltato le sue proteste d’innocenza prima d’ora. « Certo che no! » urlò, poi addolcì il tono, sperando di non provocare di nuovo la rabbia di Mousse. « È solo che è tutto il giorno che ho la strana sensazione che stia per succedere qualcosa di brutto, tutto qui, e penso che Shampoo abbia a che fare con tutto questo ».

Mousse si mise in piedi e si spolverò i vestiti. Il suo atteggiamento aggressivo era svanito, ma osservava ancora Ranma sospettosamente. « Cosa te lo fa pensare? »

Ranma alzò le spalle. « Non lo so, solo una sensazione ».

« Beh, è strano, perché anch’io ho la stessa identica sensazione ».

Ranma abbassò la mascella. « Davvero? » Registrata quella parte d’informazione, chiuse lentamente la bocca e sorrise. « Amico, non sai che sollievo! Ho pensato di stare diventando pazzo ».

Mousse aggrottò le sopracciglia. « Tu sei pazzo, Saotome » replicò. « Ma non importa. Ora so che l’unica ragione per cui sei ancora qui… » Ranma sorrise a viso aperto, ma Mousse lo ignorò, « …è perché penso che ci sia qualcosa che interessi entrambi. Quando Shampoo e Cologne sono partite, si sono assolutamente rifiutate di lasciarmi andare con loro ».

« Hmph. Questo non ti aveva mai trattenuto prima. Perché allora non le hai seguite? »

« Non è affar tuo » rispose Mousse mordace. Non aveva certo l’intenzione di raccontare a Ranma i dettagli di come aveva mangiato, estatico e ingenuo, i ramen drogati che Shampoo aveva preparato solo per lui. Era rimasto privo di sensi per un giorno intero. « Il punto è che non ho idea di dove siano andate, ma avevano qualcosa in mente ». Arrossì con un misto d’imbarazzo e rabbia. « In realtà, quando hai bussato alla finestra, ho pensato che Shampoo fosse finalmente riuscita ad usare qualche spezia della passione su di te ».

Stavolta toccò a Ranma accigliarsi. « Assolutamente no, amico. Dopo tutto quel pasticcio dei funghi ipnotici, preferirei piuttosto mangiare la cucina di Akane… ah, beh… ehm, forse no, ma preferirei mangiare qualsiasi altra cosa che fidarmi di ciò che Shampoo prepara per me ». Diede una pacca sulla spalla di Mousse. « Credimi, Mousse, se dipendesse da me, Shampoo sarebbe tutta tua ».

Mousse scacciò la mano di Ranma dalla sua spalla, e si voltò dall’altra parte per impedire al rivale di vedere l’espressione del suo viso. Represse con tutte le forze il bisogno di attaccarlo, sapendo che Ranma si sarebbe limitato a schivare e che probabilmente lo avrebbe di nuovo sbattuto contro il muro. In fondo, sapeva che Ranma non si stava comportando crudelmente. Come poteva immaginare Ranma quanto facesse male essere respinto dalla donna amata, mentre quella correva dietro ad un altro uomo, uno che non avrebbe mai e poi mai avuto dei ripensamenti su di lei? Ranma nemmeno conosceva il significato della parola amore. Era così irritante il modo in cui le ragazze si accalcavano attorno a lui, che non aveva fatto nulla per meritarsi un simile trattamento. Semplicemente lui esisteva. Persino Akane, che negava violentemente di provare qualcosa per il suo fidanzato, era chiaramente innamorata di lui.

Lui invece amava Shampoo con tutto se stesso. E ciononostante lei continuava a respingerlo, precipitandosi tra le braccia di un riluttante Ranma, con ogni mezzo che aveva, a causa di una stupida legge amazzone. Per giunta, ora c’era l’insolita sensazione che condivideva con Ranma, e il timore che Shampoo fosse in qualche modo coinvolta.

« Dunque, che cosa facciamo? » chiese Ranma, rompendo quel silenzio poco confortevole. Era più preoccupato di quanto gli piacesse ammettere, sapendo che Shampoo e Cologne erano sparite senza lasciar detto a nessuno dove andavano.

Quasi per coincidenza, arrivò il postino. « Ciao, Mousse » disse, porgendo al ragazzo un mucchietto di lettere. « Come va il lavoro? »

« Oh, beh, al momento siamo chiusi. Shampoo e Cologne sono… fuori città, e non posso gestire il locale da solo ».

« Ah ». Il postino sorrise, mentre si voltava per andarsene. « Questo spiega la cartolina allora. A presto ».

« Cartolina? » esclamò Mousse mentre il postino andava via. Guardarono le lettere. Mousse cominciò a sfogliarle, ignorando le bollette e i cataloghi con cibi e offerte per il ristorante. « Aha! » Tirò fuori una cartolina con l’immagine di un paesaggio montano cinese.

Ranma si piegò sopra la sua spalla, e corrugò la fronte quando vide che era scritta in cinese. « Cosa dice? »

« È indirizzata a me! » Mousse era così eccitato, per poco non si mise a saltellare su e giù. « Ed è della mia dolce Shampoo! Sono in Cina! »

« Cina? Cosa stanno facendo lì? Cosa dice? »

« Caro Mousse » tradusse, « mi dispiace per il sonnifero che ho messo nel ramen… »

« Sonnifero, eh? » lo interruppe Ranma, sghignazzando.

« Fa’ silenzio, Saotome » borbottò Mousse, prima di continuare.

« La bisnonna ed io siamo in viaggio d’addestramento in Cina, dove lei mi sta insegnando alcune tecniche speciali delle Amazzoni come parte del mio allenamento per diventare una matriarca della tribù. Queste tecniche sono solo per donne, per questo ti abbiamo impedito di seguirci. Saremo di ritorno martedì, quindi fai in modo che il ristorante sia pronto ad essere aperto quel giorno ». Mousse s’interruppe.

« Cosa c’è? » chiese Ranma.

« Sì, certo » fece Mousse, guardando in fondo alla cartolina, dove Shampoo aveva scritto ‘Saluta Ranma da parte mia’. Sperò che il rumore del proprio cuore che andava in frantumi non fosse forte abbastanza da permettere a Saotome di sentirlo.

Ranma sembrava disorientato. « Be', se sono solo in un viaggio d’addestramento, immagino che ci stiamo preoccupando per niente, giusto? Insomma, quanti guai potranno causarci in Cina? »

Mousse sospirò. « Non molti. È per ciò che porteranno dalla Cina che dobbiamo preoccuparci ».

« Oh » fece Ranma con una smorfia. Molti degli strani ingredienti che Cologne usava nelle sue mistiche pozioni venivano dalla Cina. « Be', non torneranno che fra quattro giorni, quindi immagino che non dovremo preoccuparci fino ad allora ».

Mousse annuì come intontito. « Credo anch’io. Ascolta, Ranma, devo tornare al lavoro. Devo tener pronto il ristorante per l’apertura di martedì prossimo ». Detto ciò, rientrò nel Nekohanten e chiuse la porta dietro di lui, lasciando Ranma all’esterno a fissare l’entrata.

Facendo spallucce, Ranma si voltò e si diresse a casa, cercando di ignorare quel nodo di inquietudine che cresceva sempre più nel suo petto.

---------------

Shampoo stava al centro della capanna, con la pergamena in una mano e l’ampolla col sangue di dragone nell’altra.

Cologne osservava in silenzio da un angolo buio, mentre Shampoo apriva la boccetta e cominciava a versare il fluido nero sul pavimento, disegnando un cerchio perfetto attorno a lei. Perché l’incantesimo funzionasse, doveva essere eseguito alla perfezione. Shampoo aveva pagato il prezzo col sangue. Lei era l’unica che potesse usare il dono dell’Antico. Se così non fosse stato, Cologne avrebbe tentato di tenere una parte del sangue del dragone per sé, a causa dell’incredibile forza magica che possedeva, capace di garantire il successo di qualsiasi incantesimo.

Il sangue di dragone colò in un flusso uniforme dall’ampolla al terreno, posandosi lievemente sulla superficie, brillando sinistramente alla luce delle candele e formando un cerchio preciso intorno a Shampoo. Quando anche le ultime gocce stillarono dal collo dell’ampolla, completando il cerchio, il sangue bruciò di fiamma viva, avvolgendo la ragazza in un cono rosso scuro di aura magica.

Shampoo trasalì di paura, ed esitò. "No!" pensò Cologne, non osando parlare ad alta voce. "Concentrati, ragazza! Leggi la pergamena!"

Shampoo si mantenne salda e guardò la pergamena. Con voce forte, prese a salmodiare in antico dialetto cinese.

Cologne emise un sospiro di sollievo.

Mentre pronunciava le parole una dopo l’altra, Shampoo fissò fermamente nella mente i suoi desideri per l’incantesimo. Il momento si avvicinava velocemente, l’aura si rafforzava, danzando attorno a lei con furia crescente. Il rumore era assordante. Attraverso la rabbiosa aura oscura, riusciva a vedere la bisnonna che la guardava con occhi spalancati.

Ora! Shampoo piegò la testa all’indietro e proclamò il suo desiderio, il rumore fragoroso della feroce magia che la circondava soffocava il suono della sua voce.

La colonna d’energia rossa si accese di una luce accecante, sfrecciò attraverso il tetto della piccola capanna lasciando un netto buco di fuoco, e sparì nel cielo notturno.

Shampoo sbatté gli occhi nell’improvvisa oscurità. Si rese conto di tremare. « Ce… ce l’ho fatta? » chiese.

Cologne la osservava meravigliata. Annuì.

Shampoo sorrise. « Lanma… » sussurrò. E si accasciò sul pavimento priva di sensi.


FINE PARTE PRIMA

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Capitolo 5
*** Parte seconda: Capitolo 1 ***


NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.




CUORI DI GHIACCIO





Parte seconda: La Piana degli Dei




Capitolo 1



Akane era inginocchiata al tavolo della cena, teneva in grembo un contento P-Chan, carezzando gentilmente i sottili peli neri sulla sua testolina, mentre guardava le ultime tracce del tramonto svanire nel cielo scuro ad ovest. Le prime stelle della sera brillavano debolmente. Sorrise quando Kasumi portò la cena e cominciò a servire. Soun e Genma erano già al loro posto, con l’acquolina in bocca. Nabiki entrò un momento dopo e, con aria indifferente, alzò un sopracciglio all’indirizzo della sorella minore.

« Onestamente, Akane » disse, provocandola, « non posso credere quanto vizi quel maialino. Hai intenzione di dargli di nuovo da mangiare dal tavolo? »

Akane sollevò un sopracciglio. « Ora non prendertela con P-Chan anche tu » rispose. « È già abbastanza brutto che Ranma provi sempre a malmenarlo. E poi a lui piace il nostro cibo. Vero, P-Chan? »

P-Chan guardò Akane con adorazione.

« A proposito di Ranma » intervenne Kasumi, che sistemava l’ultimo piatto sul tavolo e sedeva in ginocchio al suo posto, « qualcuno di voi l’ha visto stasera? Non è da lui saltare la cena ».

Genma guardò il piatto del figlio con ingordigia. « Hmm. È un male che non sia qui. Immagino che dovrò mangiare io la sua cena. Non possiamo lasciare che tutto quel cibo vada sprecato, non vi pare? »

Kasumi diede a Genma un’occhiata di disapprovazione che consisteva in un leggero increspamento della fronte, e che avrebbe dovuto distoglierlo dal piatto di Ranma che stava guardando. In realtà il signor Saotome era già così occupato a riempirsi la bocca con la cena del figlio che non se n’avvide neanche.

Akane invece colse quell’occhiata. « Beh, direi che se lo merita » esclamò. « Se l’è meritata per essere in ritardo ». P-Chan sospirò felice e strofinò il muso contro la mano di Akane con affetto, facendola sorridere. « Visto? Anche P-Chan è d’accordo con me ».

« Aw, cosa ne sa quello stupido maiale? » disse Ranma mentre entrava in sala da pranzo, guardando di traverso P-Chan, che ricambiò con interesse l’ostilità di quello sguardo.

« Dove sei stato? » chiese Akane con stizza. « Non sai che è tardi? »

« Perché? » redarguì Nabiki. « Eri preoccupata per lui? »

Akane arrossì. « Preoccupata?! Per quello stupido idiota? Assolutamente no! »

« Oh, davvero? » replicò Ranma sulla difensiva. Perché gli insulti di quella ragazza sembravano ferire tanto? Non gli dava fastidio se gli erano rivolti da qualcun altro. « Beh, ad ogni modo non è affar tuo dove sono stato, maschiaccio privo di fascino. E comunque, non sono affatto in ritardo. Sono in tempo per la cena ».

« Questo è discutibile » fece Nabiki con un sorrisino.

Finalmente Ranma notò che Genma aveva ripulito il suo piatto con notevole velocità. Urlando per la rabbia, balzò oltre il tavolo e con una gomitata spinse la testa di suo padre sul pavimento con un movimento fluido. « Sta’ lontano dalla mia cena, papà ».

Accigliandosi, Genma si alzò, afferrò il figlio dal davanti della sua camicia cinese e lo lanciò fuori la porta della veranda. « Mostra un po’ di rispetto per tuo padre » urlò, mentre Ranma cadeva con soprannaturale accuratezza al centro del laghetto.

Kasumi sospirò, si alzò educatamente dal tavolo e andò in cucina a scaldare una teiera d’acqua.

« Allora » disse Nabiki, distogliendo l’attenzione dalla scena familiare che si svolgeva fuori e spostandola sulla sorella, « per quale motivo avete litigato oggi? »

Ranma saltò fuori del laghetto, con i capelli rossi gocciolanti, i vestiti bagnati, divenuti larghi, che mettevano in risalto la sua figura femminile, e borbottò: « D’accordo, papà! L’hai voluto tu! » E si lanciò alla carica.

Akane corrugò la fronte e abbassò gli occhi sulla sua cena, per non incontrare lo sguardo di Nabiki. « Oh, le solite cose. Quello stupido ha detto di sentire la mancanza di Shampoo, dato che non gli è stata attorno tutta la settimana ».

« Ah ». "Traduzione:" pensiero di Nabiki. "Ranma ha imprudentemente aperto la bocca e si è domandato a voce alta perché Shampoo non gli fosse piombata addosso ultimamente, Akane ha frainteso, come al solito, e lo ha fatto a polpette".

Genma smise di abbuffarsi per accogliere l’attacco di Ranma, ma fu troppo lento. Suo figlio lo prese per il retro della giacca e lo spedì dritto alla sua triste sorte pelosa.

Nabiki udì il tonfo in acqua. « Magnifico » esclamò, lamentandosi di un boccone di cibo. « Non c’è niente di meglio dell’odore del pelo di un panda bagnato, mentre stai cercando di mangiare ».

Akane sbuffò. « Credevo che ci avessi fatto l’abitudine ormai ».

Nabiki guardò fuori della veranda, dove una sensuale testolina rossa e un panda con un paio d’occhiali appesi ad un orecchio, lottavano a corpo a corpo in una battaglia a mezz’aria sopra il prato, e sospirò. « Ci sono cose cui non potrai abituarti mai, sorella ».

Il combattimento finì bruscamente, quando il panda abbassò la guardia, permettendo a Ranma di portare a segno un potente pugno sulla faccia del padre. Il pugno lo fece volare privo di sensi contro il muro che circondava la casa.

Ranma atterrò agilmente sui piedi e si mise in mostra rispolverandosi le mani. « Stupido vecchio » mormorò. « Pensava davvero di rubarmi la cena? »

Kasumi uscì dalla cucina e notò che il combattimento era terminato. « Akane? » chiese sorridendo. « Ti dispiacerebbe portarla a Ranma e al signor Saotome, per favore? »

Akane s’irrigidì, pronta a protestare, ma qualcosa nel sorriso di Kasumi la bloccò, e lasciò stare. « Ok, Kasumi » rispose, mettendo giù P-Chan e prendendo la teiera. Si diresse fuori, mentre P-Chan le trotterellava dietro.

Ranma stava grondante sull’erba, guardando Akane e la teiera con una strana espressione sul viso; un misto d’attesa ed apprensione. Akane sospirò. Almeno stava aspettando di tornare ragazzo prima di togliersi la camicia per strizzarla. Gli si apprestò e gli versò metà del contenuto della teiera sulla testa, poi si voltò per dirigersi verso il panda svenuto.

« Ehm… Akane? » la voce di Ranma era insicura. Akane si fermò, sorpresa, e si voltò a guardarlo. Lui si guardava i piedi e si torceva nervosamente le dita.

« Cosa c’è, Ranma? » Cercò di sembrare impaziente, ma per qualche ragione, non vi riuscì.

Non sollevò lo sguardo. « Ehm, ecco… Volevo solo dirti che, sai… Mi dispiace per prima ».

Akane si bloccò, non credendo a ciò che aveva sentito. P-Chan grugnì di rabbia ai suoi piedi. « Cosa? » chiese lei.

Ranma alzò lo sguardo e si mise una mano dietro la testa. Sembrava proprio che non riuscisse a guardarla negli occhi. « Sai… Quello che ho detto riguardo a Shampoo… Ecco, non era ciò che intendevo. Mi… dispiace se ti ho fatto arrabbiare ».

Akane batté le palpebre, incredula. Sembrava davvero sincero. O forse… « Hai la febbre, Ranma? »

Ranma lasciò cadere le braccia ai fianchi e la fissò. « Ehi! » esclamò indignato. « Sto cercando di chiederti scusa! Non è per niente facile, sai! »

Akane arrossì e abbassò lo sguardo, sommersa da una dozzina d’emozioni contrastanti. Non poteva succedere! Non voleva che Ranma si scusasse. Voleva che fosse il solito stupido. Voleva essere arrabbiata con lui perché… perché essere arrabbiata con lui era più facile che… più facile che…

« Ehi, Akane, tutto bene? » Alzò gli occhi per vedere sul viso di Ranma la preoccupazione sciogliersi in autorecriminazione. « Caspita, non riesco neanche a scusarmi nel modo giusto » esclamò con disgusto. « Benissimo. Perdonami se ti ho disturbato ». Abbassò le spalle e si diresse verso casa.

« Ranma, aspetta » disse Akane. Le si formò un groppo in gola, quando lui la guardò da sopra una spalla, e deglutì. « Anche a me dispiace. Non sarei… non sarei dovuta arrabbiarmi. E non avrei dovuto gettarti addosso quella secchiata d’acqua a scuola. Non so perché l’ho fatto. Credo di essere un po’ irascibile oggi ».

Ranma si voltò a guardarla, la sua espressione si trasformò in un mezzo sorriso stupito, quel tipo di sorriso che arrivava sino ai suoi occhi blu, che metteva ancor più in evidenza quanto lui fosse bello, e che faceva accalcare attorno a lui le ragazze come pecorelle innamorate… Quel pensiero infastidì Akane, ma lo lasciò cadere, sentendosi lei stessa attratta da quel sorriso. Avvertì di essere arrossita.

Ranma scorse il suo rossore, e sentì caldo sulle guance quando improvvisamente si rese conto di quanto fosse carina. Il commento mordace che stava per fare – qualcosa del tipo quanto fosse sorprendente che lei non avesse tirato fuori il suo caratterino, essendo un maschiaccio violento – gli morì sulle labbra.

« Ah, e-ehi, è tutto ok » disse balbettando. « Cioè, ero sorpreso di quel che è successo in corridoio, perché di solito occorre di peggio per farti esplodere… » Intoppò, quando lo sguardo di Akane si fece duro, e agitò una mano come per calmarla. « Non intendevo questo! » disse subito. « Volevo dire che, ehm, ho capito, perché anch’io mi sentivo strano oggi. Quindi è tutto a posto ». Sorrise timidamente con la mano ancora per aria, nella speranza di placare l’ira di Akane.

Ma l’espressione della ragazza era già cambiata da rabbia a curiosità. « Hmm, è strano » osservò piano, pensando alla sua irascibilità. « Mi chiedo… » Improvvisamente spalancò gli occhi quando guardò oltre le sue spalle.

« Che cosa? » chiese Ranma.

« Cosa sarà mai? » chiese lei, indicando dietro di lui.

Ranma si voltò. Un piccolo fuoco rosso scuro sorgeva in cielo ad ovest, nel punto in cui il sole era scomparso pochi minuti prima. « Che diamine è? » La strana sensazione che lo aveva tormentato tutto il giorno raggiunse inaspettatamente il culmine, e Ranma si sentì battere forte il cuore. Senza pensarci, afferrò il braccio di Akane, facendole quasi cadere la teiera.

« Ehi, cosa fai? » replicò lei, ma lui non la guardò. I suoi occhi erano focalizzati su quello strano bagliore. Cominciò a spingerla verso casa. « Ehi! » protestò di nuovo, arrabbiandosi, mentre provava a liberarsi dalla sua stretta.

« Andiamo, Akane » disse. C’era una nota d’apprensione nella sua voce che fece fermare Akane. « Credo sia il caso di rientrare in casa ».

« Perché? » fece lei, cominciando a preoccuparsi. « Che cosa pensi che sia? »

« Non lo so, ma si dirige da questa parte ».

« Cosa?! » Guardò di nuovo la luce. Abbastanza sicuramente, si stava sollevando in cielo e procedeva direttamente verso di loro come un missile – un missile che girava vorticosamente con un’oscura innaturale energia. La spaventosa vista attirò l’attenzione del resto della famiglia Tendo. Kasumi, Nabiki e Soun lo osservavano dalla veranda.

« Potrebbe non essere qualcosa di preoccupante » disse Soun, cercando di apparire allegro, ma fallendo. “Non sappiamo cosa sia. Potrebbe trattarsi di un fenomeno naturale ».

Nabiki sbuffò. « Già. Un fenomeno naturale che viene dritto verso di noi. Considerando tutto ciò che è accaduto a questa famiglia, non penso proprio che sia una possibilità ».

Ad Akane balzò il cuore in gola per l’agitazione. « Non verrà davvero verso di noi, vero? » chiese, fissando la luce rossa che si avvicinava paurosamente. « Ranma, cos’è? »

« Non lo so » rispose di nuovo, borbottando frustrato, mentre la spingeva dentro casa. « Ma non sembra benevola, quindi andiamo! »

P-Chan squittì ansiosamente ai piedi di Akane, che si abbassò e lo tirò su col braccio libero. « Ranma » disse, ricordando, « tuo padre! »

Ranma diede un’occhiata al panda privo di sensi. « Dannazione ». Lasciò andare il braccio di Akane, le prese la teiera di mano e la spinse verso la casa. « Vai dentro, Akane » disse, poi corse verso la forma prona di suo padre e gli versò la restante acqua calda. Era ancora privo di conoscenza, così Ranma si chinò, se lo caricò sulla spalla e si diresse rapidamente verso casa.

« Prendilo » disse, gettando suo padre ad un pallido Soun, poi si girò e tornò fuori.

« Ranma! » urlò Akane. « Cos’hai intenzione di fare? »

« Secondo te, stupida? » gridò lui di rimando, la sua aura battagliera ardeva illuminando il giardino, quando formò una palla d’energia nelle mani. « Voglio fermare quella cosa! »

Akane istintivamente si alterò. « Chi hai chiamato stupida, tu… » Ma Ranma non la stava ascoltando.

Il missile rotante d’energia malvagia era ora pericolosamente vicino, e cresceva sempre più nel cielo mentre si avvicinava. Ranma allungò le mani davanti a lui e girò i palmi in direzione dello strano oggetto di fuoco. « Moko Takabisha! » Un’ardente fiamma d’energia esplose dalle mani di Ranma e fu lanciata attraverso l’atmosfera contro la luce rossa. Si schiantò con fragoroso rumore…

…e si disperse senza danni.

« Ma cosa… ! » Ranma osservava incredulo.

« Non lo ha neanche rallentato » sentì Nabiki mormorare dietro di lui.

Strinse i denti con determinazione. « Va bene » esclamò. « Questa volta ci riuscirò! » In nessun modo avrebbe lasciato che quella cosa raggiungesse Akane… o qualcun altro, comunque. Si concentrò su se stesso e raccolse tutta la fiducia e l’energia di cui disponeva dal profondo dell’anima. Stavolta doveva funzionare; questo colpo lo avrebbe lasciato completamente privo di forze. Riusciva a sentire la superficie della sua pelle friggere con l’accumulo d’energia. Dentro la casa, i Tendo si ripararono gli occhi dall’intenso bagliore dell’aura di Ranma.

« MOKO TAKABISHA! » Tutta la luce e l’energia che circondavano Ranma lo abbandonarono in una grande e rumorosa esplosione, ed egli sussultò alla vuota ed oscura sensazione lasciata dalla sua scia. "Whoa! Forse ho esagerato" pensò, mentre vacillava esausto e cadeva sulle ginocchia. "Ma stavolta deve funzionare!"

La massa d’aura oscura a forma di missile si arrestò, quando l’energia di Ranma vi sbatté contro con forza tremenda. Ci fu un attimo di totale silenzio, poi la massa si frantumò in centinaia di luminosi pezzi rossi che volarono in tutte le direzioni. « SI! » gridò Ranma. O almeno voleva gridare, ma quel che uscì fu solo uno stanco, rauco bisbiglio.

Un attimo dopo, la sua gioia si trasformò in orrore, quando i pezzi luminescenti si unirono a formare di nuovo il missile turbinoso, che riprese la sua traiettoria di collisione. « No » gemette. « No, dannazione, fermati! »

Avvertì delle forti mani afferrarlo e trascinarlo per le braccia. Genma, che si era ripreso in tempo per vedere il figlio liberare l’esplosione finale d’energia, lo raccolse e lo portò dentro casa, nonostante le sue deboli proteste.

Una volta dentro, si mise in piedi da solo, barcollante, e si unì al resto della famiglia Tendo, che fissava in silenzio la striscia d’energia rosso sangue che si avvicinava speditamente. Era quasi sopra di loro. Non c’era luogo in cui potessero correre veloci abbastanza da sfuggirgli, e lo sapevano. Quella cosa si abbassò in un arco scosceso sulla loro casa.

Akane stava accanto a Ranma, con gli occhi colmi di paura. « In qualche modo » disse piano, « ho la sensazione che stare semplicemente dall’altro lato di questa parete non ci aiuterà molto ».

Kasumi si mise una mano sulla bocca. « Santo cielo » disse debolmente.

« Comunque penso tu gli abbia fatto qualcosa » fece Nabiki, guardando Ranma, che tremava per la stanchezza. « Sembra… più debole. Non è grande come prima ».

Akane si contorceva nervosamente le mani ai fianchi, quando avvertì all’improvviso le punte delle dita di Ranma toccare le sue. Le avrebbe quasi respinte con uno strattone, invece si bloccò, quando sentì la mano di lui cercare di avvolgere la propria in una stretta confortante. Smise quasi di respirare. "Ranma…?" Poi ebbe un sussulto. "La sua mano è così grande!" pensò, dandogli una stretta gentile e chiedendosi come poteva pensare una cosa del genere, quando il destino si stava scagliando contro di loro.

"La sua mano è così piccola!" rifletté lui, una goccia di sudore si formò sul suo viso, quando si chiese come poteva pensare ad una cosa del genere mentre la rovina incombeva su di loro. Fu sorpreso di scoprire che il vuoto, lasciato dentro di lui dall’esplosione d’energia, si riempiva mentre toccava la mano di Akane, stabilizzandolo e dandogli forza. "Wow, non sapevo fosse capace di fare un simile effetto" si disse, abbassando lo sguardo su di lei, con gli occhi spalancati.

Anche lei doveva aver provato la stessa sensazione, perché si voltò ed incontrò il suo sguardo, i propri occhi marroni stranamente calmi. « Ranma… » sussurrò…

…e poi il violento uragano d’esplosione magica attraversò il tetto della casa.

L’incantesimo di sangue si fermò, quasi come un essere senziente in contemplazione per un paio di momenti. Cambiò forma, allungandosi e allargandosi come un’ameba. Poi, senza preavviso, si mosse per inghiottire completamente Ranma e Akane.

Con sorpresa di Akane, non era doloroso. Il che era abbastanza contrastante, in realtà, poiché improvvisamente si sentì intorpidita dappertutto. Ranma, dal canto suo, si contorceva come se provasse dolore, e lei poté vedere un po’ di fuoco rosso infiltrarglisi nella pelle. « Ranma! » urlò, e si stupì quando dalla bocca non le uscì alcun suono.

L’intorpidimento le cresceva sempre più nel corpo. Si guardò la mano, ancora stretta in quella di Ranma, e vide che stava diventando trasparente. Riusciva a sentire suo padre chiamarla per nome attraverso il rumore del ciclone magico.

Ranma credette di essere sul punto di morire. Il dolore era insopportabile, come se ogni cellula del proprio corpo fosse invasa da un virus malvagio. Lacrime di sofferenza fluirono dai suoi occhi, ma egli combatté con tutta la volontà contro l’oscurità che gli offuscava gli angoli della vista, tenendo stretta la mano di Akane…
La sua mano! Non riusciva più a sentirla! Alzò gli occhi e vide Akane, trasparente come un fantasma allo spuntar del giorno, il viso una maschera bianca di terrore, la mano protesa verso di lui, la bocca che gridava tacitamente il suo nome.

« Akane! » Si allungò verso di lei disperatamente, ma le sue mani l'attraversarono, e poi lei si dissolse.

L’incantesimo di sangue scomparve in silenzio.

Ranma cadde in ginocchio, tremante, le mani ancora protese in avanti. « Akane… » Sentì l’oblio dello stato d’incoscienza infrangersi come un’onda su di lui, che si sforzò di lottare. Se n’era andata. Non era stato in grado di proteggerla, e lei se n’era andata…

Nabiki stava con gli occhi sgranati per lo shock, quando Ranma si accasciò privo di sensi sul pavimento. Era sorpresa d’essere ancora viva, soprattutto perché si aspettava che quella cosa li riducesse in cenere. Invece, quell’oggetto aveva fatto qualcosa di assolutamente sovrumano a Ranma e aveva portato via Akane. Era abbastanza sicura che tutto ciò fosse colpa di Ranma. Non era mai successo niente di simile prima che lui e suo padre facessero la loro comparsa.

Diede uno sguardo al padre e alla sorella maggiore. Soun piangeva per Akane, e Kasumi fissava Ranma, col viso pallido e contratto. Anche Genma guardava il figlio, senza sapere cosa fare.

Nabiki osservò Ranma, incerta se avvicinarglisi o meno. Aveva visto come quell’aura rossa gli era penetrata in corpo. Poteva essere posseduto, o ipnotizzato. Attese che lui balzasse in piedi con occhi sfavillanti di malvagità e che li attaccasse, ma gli attimi volavano, e Ranma non si muoveva.

Camminò verso di lui lentamente, poi s’inginocchiò accanto alla sua forma prona. Prendendolo per le spalle, lo capovolse gentilmente sulla schiena. Hmm. A quanto pareva, non si sarebbe ripreso tanto presto. La sua pelle era di un insalubre colore grigio, e, prendendo la sua mano floscia nella propria, vide che aveva le unghie sfumate di blu. S’intonavano con le unghie delle proprie mani tremanti.

"Oh diamine, sono sotto shock" capì Nabiki.

Si voltò verso Kasumi. La figura materna, l’unica che sapesse sempre come affrontare qualsiasi crisi, non importava quanto strana questa potesse essere. Quasi sorrise quando vide che la maggiore delle Tendo riacquistava il controllo fisico e mentale di sé, così da poter prendere il controllo della situazione. « Abbiamo bisogno di cure mediche qui, sorella » le disse con voce sorprendentemente ferma.

Kasumi annuì. « Chiamo il dottor Tofu » rispose, e si avviò verso il telefono.


Continua…



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Capitolo 6
*** Parte seconda: Capitolo 2 ***


NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.



CUORI DI GHIACCIO





Parte seconda: La Piana degli Dei




Capitolo 2



Bianco. Un’enorme distesa di bianco. Fu la prima cosa di cui si rese conto dopo il senso d’inesistenza che la attorniava. "Sono morta?" pensò. Poi le sensazioni le ritornarono lentamente in corpo, e con loro un freddo violento e pungente.

Akane rabbrividì spasmodicamente e si guardò. Era solida. Non era più trasparente, né intorpidita. Era di carne e sangue, indossava la sua solita uniforme scolastica… e stava in ginocchio su una pesante coltre di neve umida. Neve che si faceva più abbondante man mano che la tormenta mandava pungenti scaglie di ghiaccio verso la terra. Già sentiva la neve e il ghiaccio incrostarle i capelli e i vestiti. Si voltò e si guardò attorno meravigliata, ma, a causa della bufera, non riuscì a vedere che a pochi passi in qualsiasi direzione.

« Dove mi trovo? » esclamò, più per assicurarsi che effettivamente poteva che per ricevere una risposta. Ricordava di aver provato a gridare il nome di Ranma e di non essere riuscita ad emetter alcun suono, mentre lui svaniva dalla sua vista… o piuttosto quando lei era svanita da quella di lui. Capì di essere stata trasportata da qualche parte… ma dove? In Siberia? Al Polo Nord?

« Bene » disse forte. La propria voce le diede uno strano conforto, anche se il suo suono era offuscato dal vento. « Se non sono m-morta ora, l-lo sarò p-presto se non mi salvo da q-questa t-tempesta ». Batteva i denti freneticamente.
Non sapendo cos’altro fare, mise le mani sotto le braccia nel vano tentativo di scaldarle, e cominciò a strascinarsi dritto in avanti, sperando che qualunque cosa l’avesse trasportata lì, le avrebbe almeno indicato la giusta direzione per trovare aiuto. Sbuffò tra sé. « Poco p-probabile » mormorò. Ma non aveva intenzione di arrendersi. Non senza lottare.

Dopo aver errato per ciò che parve un’eternità nell’intensa bufera di neve, Akane ammise finalmente a se stessa di essere in un grosso guaio. Un intorpidimento diverso ma terribile, le aveva fatto accapponare la pelle, ed il suo viso sembrava una lastra gelata. Sentiva che, se avesse urtato il piede contro una roccia, probabilmente questo si sarebbe rotto e si sarebbe staccato cadendo, come un pezzo di ghiaccio che va in frantumi.
Le venne in mente, spontanea, una storia della letteratura americana. S’intitolava Accendere un fuoco. Non ricordava i dettagli, ma parlava di un folle che fece un’escursione nello Yukon, poco preparato, e morì congelato prima che potesse raccogliere dei materiali per accendere un fuoco. Le fece accapponare la pelle il modo in cui la morte era sopraggiunta così sagacemente – e così velocemente – indebolendo il suo corpo fino ad impedirgli perfino di tenere il fiammifero tra le dita per appiccare il fuoco. Era morto con il fiammifero in mano.

"Oh, bene, questa sì che è una bella cosa cui pensare in un momento simile" rimuginò ironicamente, facendo ancora una volta forza sulle gambe attraverso la neve. Aveva smesso di sentirsele un momento prima, e sospettava seriamente di soffrire d’ipotermia e congelamento. Era dolorante per la stanchezza, e una disperazione debilitante le penetrò nella mente, ma cercò violentemente di sbarazzarsene.
"Non posso! Non devo mollare! Non devo, NON DEVO, NON DEVO, NON… "
Il suo corpo la pensava diversamente. Cadde a faccia in giù sulla neve.

Il suo primo pensiero fu quanto facesse meravigliosamente caldo. Forse non sarebbe stata una cattiva idea restare lì per un po’. Almeno finché non si fosse scaldata un po’ di più. Poi avrebbe potuto proseguire oltre.

« Bene, sono quasi impressionato! Ha resistito più di chiunque altro. Cosa ne pensi, è una che vale?”

« Penso di sì. È forte, per essere una mortale, per non parlare poi della sua bellezza. Sarà una servitrice perfetta per la padrona”.

Akane udiva delle voci proprio sopra di lei. "Ho le allucinazioni" pensava stordita. Poi sentì il proprio corpo gelato essere sollevato gentilmente dalla neve. "Oh, sono stata salvata. Anche meglio" pensò, prima di essere sommersa da una calda ondata di sonno.

Si destò, senza la minima idea di quanto tempo fosse passato, e si ritrovò a guardare un soffitto che sembrava fatto di cristallo. La luce danzava attraverso la sua superficie, rifrangendosi in colori arcobalenati che brillavano sulle abbaglianti pareti bianche. Batté le palpebre. « Cosa… Dove…? »

« Ah, ti sei svegliata » disse una voce austera. « Bene, bene ».

Akane girò la testa e fu spaventata dal trovarsi il viso di un ometto che la stava sorvegliando, e si accigliò. Sembrava essere stato scolpito sul ghiaccio. Il suo viso era tutto angoli, e aveva la pelle e i capelli di un bianco azzurrognolo. I suoi occhi erano del colore dei nuvoloni d’inverno.

« Chi sei tu? » domandò, alzandosi bruscamente in piedi. Si ritrovò su un soffice futon bianco nel mezzo di una piccola stanza modestamente arredata. L’ultima cosa che ricordava era che stava per morire congelata… Si guardò. Indossava ancora la sua uniforme scolastica, e sembrava essere in perfette condizioni. « Cosa ci faccio qui? Dove sono? »

« Il mio nome è Kazuo » rispose superbo l’uomo. « Sei stata trasportata nel regno della nostra padrona, ed io sono qui per insegnarti i tuoi doveri come servitrice della sua casa ».

« Eh? » Akane sbatté gli occhi, sentendo la rabbia crescere dentro di sé. « Di cosa stai parlando? Io non sono la servitrice di nessuno. E che posto è questo esattamente? »

Kazuo ghignò. « Arrogante mortale, non puoi rifiutarti. Sei intrappolata nella Piana degli Dei, e pertanto servirai la padrona per l’eternità ».

Akane sbarrò gli occhi. "Arrogante mortale?! Piana degli Dei? Oh no, in quale pasticcio mi sono cacciata questa volta?"

Osservò lo strano ometto di ghiaccio che, sebbene più piccolo di lei, stava compiendo il sorprendente sforzo di guardarla dall’alto in basso. Non sembrava il tipo disposto a darle le informazioni necessarie per trovare una via d’uscita da quel posto. « Chi è questa ‘padrona’ di cui non fai altro che parlare? » chiese.

« La nostra padrona è Yuki-onna ».

Una stretta sensazione d’apprensione prese forma nel suo petto. "Ma… ma non è possibile!" « La Signora delle Nevi? » chiese. « Ma è solo una favola… non è così? » Poi guardò più da vicino il piccolo uomo di ghiaccio di nome Kazuo, e deglutì a fatica. E se si trovava nella Piana degli Dei… Aveva sentito racconti su Yuki-onna quando era una bambina, del fatto che fosse uno spirito malvagio che si dilettava di cogliere alla sprovvista gli uomini e farli morire congelati. Represse un brivido. Avrebbe dovuto passare il resto dell’eternità al servizio di uno spirito malevolo?

« E che succede se decido di non rimanere al servizio di Yuki-onna? » chiese sulla difensiva.

L’uomo la guardò accigliato. « Non hai scelta ».

Akane ricambiò quello sguardo con durezza. « Oh, davvero? » Il fuoco azzurrino dell’aura battagliera della ragazza prese a guizzarle attorno al corpo. « Lo vedremo! » Doveva uscire da lì, doveva trovare il modo di tornare a casa.

L’omino spalancò gli occhi, mentre Akane ardeva e si acquattava in posizione d’attacco. « Aah, ora stai calma, non è necessario arrivare a tanto » disse, il suo comportamento austero lasciò il posto al nervosismo, mentre assumeva una postura di difesa.

« Mi mostrerai come uscire da qui e tornare a casa? »

« Ecco, no… »

« Allora combatti, o togliti di mezzo ». Akane cambiò posizione e si preparò ad attaccare.

« Kazuo non vuole dire che si rifiuta di mostrarti come andar via » disse una voce di donna. « Sta dicendo che non può ».

Rapidamente, e senza abbassare la guardia, Akane alzò gli occhi e vide all’entrata, oltre Kazuo, una donna alta.

Il viso della donna era disumanamente bianco ma bello; la sua figura era snella e graziosamente femminile in un fluente abito blu ghiaccio, che s’intonava perfettamente ai suoi occhi. Lunghi capelli di un bianco splendente, che sembravano brillare di tutti i colori dell’iride, si estendevano maestosamente dietro il viso e le ricadevano ad onde fino alle caviglie.

Kazuo abbandonò la posa di difesa e fece un profondo inchino. « Padrona, permettetemi di presentarvi Akane Tendo. Akane Tendo, la padrona Yuki-onna ».

Akane era senza parole. Tuttavia, non abbassò la guardia, nemmeno quando la Signora delle Nevi sorrise.

« Benvenuta nella mia casa, Akane Tendo. Temo che Kazuo non ti abbia spiegato chiaramente le mie intenzioni. Per il momento, tu sei un ospite, non una prigioniera ».

Ad Akane non sfuggì l’espressione per il momento. Improvvisamente ritrovò la voce. « Se non sono una prigioniera » chiese coraggiosamente, « allora perché non volete farmi tornare a casa? »

« Non sono io a legarti qui » rispose con gentilezza la Signora delle Nevi, « ma l’incantesimo che ti ha portato in questo regno ».

« Incantesimo? » "Ecco cos’era". Akane sentì il cuore cedere. « Non c’è un modo per spezzarlo? Così che io possa tornare a casa? »

Yuki-onna chiuse gli occhi ed inclinò leggermente la testa. « Avverto l’ombra del sangue di drago su di te » disse dopo un momento, « e un simile potere non è facile da rimuovere ».

« Non è facile… » Akane sentì un barlume di speranza accendersi nel petto. « Ma non impossibile? »

Yuki-onna annuì lievemente. « Vorrei parlarne con te. Vorresti unirti a me per il the? »

Akane si sentì confusa. Di certo quella non era la spietata Signora delle Nevi senza cuore di cui aveva sentito parlare quando era piccola. Improvvisamente capì d’essere ancora in posa d’attacco, mentre era davanti alla sua sorprendentemente graziosa ospite, e sentì le guance arrossire per l’imbarazzo. Si rilassò e s’inchinò. « Ne… ne sarei onorata » rispose.


Continua…

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Capitolo 7
*** Parte seconda: Capitolo 3 ***


NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.



CUORI DI GHIACCIO





Parte seconda: La Piana degli Dei




Capitolo 3



Il the era freddo.

"Come se ci fosse da meravigliarsi" pensò Akane, mentre guardava dentro la tazza. Tutto nella dimora di Yuki-onna era freddo, anche se non così scomodo, e Akane era sorpresa che ciò sembrasse non darle alcun fastidio. Tuttavia, non aveva visto l’ora di una bella e calda tazza di the.

« L’incantesimo che ti ha portato qui… » esordì la Signora delle Nevi, sorseggiando con delicatezza il suo the. « Devi sapere che ha quasi fallito ».

Stupita, Akane spostò lo sguardo dal the alla bellissima figura bianca inginocchiata davanti a lei. « Cosa? »

« Sì. Non sono sicura se la sua intenzione fosse spedirti in un luogo specifico della Piana degli Dei, ma per qualche ragione l’incantesimo era più debole di quanto avrebbe dovuto, e tu stavi quasi per perdertici dentro. Io ho sentito la magia, e ti ho tratto in salvo nel mio regno ».

"Era stato indebolito" pensò malinconica Akane. "L’esplosione d’energia di Ranma ha quasi funzionato". Poi comprese ciò che Yuki-onna aveva detto. « Aspetta un momento » disse, adirandosi. « Tu mi hai tratto in salvo? Quando sono venuta fuori da… dall’incantesimo, ero in mezzo ad una tormenta, e stavo quasi per morire congelata! »

« Eri salva ». Yuki-onna la guardò dritto negli occhi. « Ti ho posto io nella tormenta, per mettere alla prova la tua resistenza fisica e spirituale. Te la sei cavata davvero bene. Ma non sei mai stata in reale pericolo ».

« Be' » disse Akane con asprezza, « sarebbe stato bello saperlo in quel momento! »

« Sai chi ha lanciato l’incantesimo su di te? » chiese la Signora delle Nevi.

Quella domanda le fece dimenticare di soprassalto la rabbia. « Ecco, veramente no. A dir il vero non ho proprio avuto modo di pensarci ».

« Chiunque sia stato, si tratta certamente di un potente combattente e mago. Il sangue di drago, soprattutto se antico, non è facile da ottenere ».

« Combattente e mago? » Akane fece una smorfia e cominciò a contare sulle dita. « Bene, vediamo, dunque, potrebbe essere… Happosai, Cologne e/o Shampoo.. ehm, Herb… Collant Taro… chi altri? Sento che mi sfugge qualcuno… »

Yuki-onna spalancò gli occhi per la sorpresa. « Così tanti? Com’è possibile che tu abbia così tanti nemici? »

La giovane sospirò. « Ecco, non sono proprio nemici miei. Sono nemici di Ranma. L’incantesimo ha catturato anche lui »
Akane incespicò, al ricordo di Ranma che si torceva dal dolore, mentre l’aura rossa penetrava nella sua pelle, l’espressione di dolore sul suo viso, mentre tentava di raggiungerla, le sue mani che le attraversavano il corpo privo di sostanza. Cosa era successo a lui? Stava bene?
Si guardò le dita, ricordando la sensazione della sua grande mano calda sulla propria, e sentì le lacrime riempirle gli occhi. Le soffocò, con sua gran sorpresa.

Le sue lacrime non passarono inosservate. « E chi è Ranma? » chiese dolcemente la Signora delle Nevi.

« È… il mio fidanzato… »

Gli occhi blu-ghiaccio di Yuki-onna s’incupirono. « Fidanzato? » chiese, una distinta freddezza s’insinuò nella sua voce. « E tu lo ami, vero? »

Akane non colse per niente il tono della domanda, adirandosi d’impulso a quelle parole. « Cosa?! Io amare quello stupido pervertito? » Allora gli sovvennero le scuse impacciate ma sincere di Ranma, e la sua ira vacillò. « I-io… no, cioè… È stata tutta un’idea dei nostri genitori! » esclamò piena d’incertezza.

Yuki-onna la fissò freddamente. « Sembri confusa. Lo ami o no? »

Akane guardò miseramente il suo the. « Io-io non lo so ».

Un sorrisino si formò sul freddo viso bianco della donna. « Lascia che ti dia qualche consiglio, fanciulla. Non vale la pena angosciarsi per gli uomini. Dimenticati di lui ».

Akane sollevò lo sguardo, battendo gli occhi umidi. « C-cosa? »

« Gli uomini sono infedeli nel profondo della loro anima. Se riponi la tua fiducia in loro, il tradimento è inevitabile ». Il penetrante sguardo blu della donna fece rabbrividire Akane. « Non hai notato che è così? »

Akane abbassò gli occhi sulle proprie mani, mentre pensava a Ranma e alle altre fidanzate. « S-sì » sussurrò.

La Signora delle Nevi sorrise soddisfatta. « Ho una proposta da farti, Akane Tendo. Come ho già detto, tu hai superato la prova della bufera di neve molto bene. Meglio di come abbia fatto qualunque mortale prima di te. Tu possiedi una gran forza fisica e spirituale. Con il giusto allenamento, il tuo servigio mi sarà di grand’utilità ».

Akane sollevò gli occhi colmi di preoccupazione, ma determinati. « Ascolta, ehm, non voglio essere scortese, ma non voglio davvero rimanere qui. Hai detto che forse eri in grado di spezzare quest’incantesimo e mandarmi a casa? »

La Signora delle Nevi emise un sospiro che mandò una brezza fredda attraverso la stanza. « Sarò onesta con te, Akane Tendo. L’incantesimo, per quanto indebolito, è ancora molto potente. Mi ci vorrà un po’ di tempo e studio e molto duro lavoro, prima che io possa comprenderlo abbastanza da rimuovere i suoi effetti su di te ».

Akane si sentì crollare il mondo addosso. « Tempo? » chiese. Non riusciva a frenare il tremito della sua voce. « Quanto tempo? »

« Considerato che l’incantesimo avrebbe dovuto imprigionarti qui per l’eternità, non molto in confronto ».

« Quanto? »

Il consueto sguardo di ghiaccio di Yuki-onna si scaldò di una triste compassione per la sua ospite mortale. « A giudicare dalla forza dell’incantesimo… circa sette anni ».

Akane intirizzì per lo shock. "Sette anni?! Fra sette anni io ne avrò ventiquattro! Chissà cosa potrebbe succedere a casa senza di me in sette anni?"
Il viso di Ranma le apparve subito in mente, e balenarono scene di lui in abito nuziale, accanto a… Ukyo… o Shampoo… o… no, forse non Kodachi. Nemmeno un pervertito come Ranma sarebbe stato tanto folle.

Scrollò il capo, cercando di cancellare quelle immagini dalla sua mente. Ma non c’era modo di evitarlo. Le possibilità che Ranma fosse ancora lì… che fosse ancora il suo fidanzato… dopo sette anni erano praticamente nulle.

"Perché penso a Ranma?" urlò in silenzio. "Non è che io possa… o che lui…"

« Non potresti… » Akane guardò Yuki-onna, le lacrime le riempirono nuovamente gli occhi. « Non potresti rimandarmi a casa un po’ prima? »

Yuki-onna scosse il capo. « Ci sono molti altri spiriti, divinità e demoni che abitano la Piana degli Dei, e che potrebbero essere in grado di farlo più velocemente. Ma non molti di loro saranno gentilmente disposti ad aiutarti come me ». La donna bianca sorrise mestamente. « Devo confessarti che una delle ragioni per cui ti ho salvato dall’oblio dell’incantesimo era perché ho avvertito in te uno spirito affine. Siamo simili per molti versi, tu ed io ». Allungò una mano per toccare con le dita fredde quella d’Akane. « Resta con me per un po’. Ho bisogno di una guardia del corpo, per motivi che presto ti saranno chiari. Conosco le tue abilità nelle arti marziali; ti sono servite molto durante la mia prova. E nel tempo in cui resterai al mio servizio, sarò in grado di decifrare un modo per spezzare l’incantesimo che ti vincola a questo regno ».

Akane non riusciva a pensare a nessun’altra possibilità. Yuki-onna era la sua unica speranza. Ma sette anni…! « Io… resterò » rispose fiaccamente, e provò ad ignorare la disperazione che albergava nel suo cuore.

La Signora delle Nevi sorrise.


FINE PARTE SECONDA




Akane ha deciso di rimanere nel regno della Signora delle Nevi.. Ma quale segreto nasconde la Piana degli Dei? Chi è davvero quella donna? E soprattutto, cos'è successo al povero Ranma? Questo ed altro (ma non proprio tutto..^^) nella terza parte della storia!

Grazie di cuore a tutti coloro che hanno commentato. Ponete pure le vostre domande, esprimete i vostri pareri, saremo liete di rispondervi, e di contattare per voi l'autrice.

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Capitolo 8
*** Parte terza: Capitolo 1 ***


Note delle traduttrici: Innanzitutto desideriamo ringraziarvi per i commenti che avete lasciato, anche se i semplici grazie non possono esprimere pienamente la nostra riconoscenza. :)
In secondo luogo, vogliamo avvertirvi che il capitolo che leggerete sarà un po’ più lungo dei precedenti, in quanto negli ultimi due, la trama non si è evoluta quasi per niente.
Riguardo alla traduzione, abbiamo usato degli equivalenti italiani per la parola 'ki', che può essere liberamente tradotta con 'energia' e/o simili. ;)
Inoltre, Krista desidera ringraziarvi per i commenti, e ci tiene ad informarvi che sta lavorando sul finale della storia!! :)
Siamo sicure di non esagerare dicendo che una parte di merito va a voi che avete commentato, spingendola a rimettere mano alla storia.
GRAZIE!


NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.



CUORI DI GHIACCIO





Parte terza: Voci




Capitolo 1



Il dottor Tofu bussò piano alla porta di casa Tendo, poi fece un passo indietro e lasciò andare il respiro che non si era accorto di aver trattenuto. Kasumi era stata breve e brusca al telefono, e così sconvolta che il tono della sua voce era riuscito a penetrare la solita nebbia d’infatuazione che piombava su di lui ogni qualvolta la vedeva o ne udiva la voce. Deglutì ed eseguì alcune semplici tecniche di respirazione, sperando di poter esercitare il proprio autocontrollo abbastanza da evitare alle sue sinapsi di incepparsi durante quell’emergenza.

La porta si aprì. Kasumi stava lì, bellissima malgrado il viso pallido e l’espressione tesa. Il cuore di Tofu batté forte, ma la nebbia non sopraggiunse. *Kasumi ha bisogno di me* pensava. "Non posso deluderla perdendo il controllo".

« Oh, dottor Tofu, sono così felice che sia venuto ». Il sorriso di Kasumi era forzato, ma sincero, mentre lo conduceva dentro casa. « Ranma non ha ripreso conoscenza, e mio padre e Nabiki sembrano sotto shock. Il signor Genma pare star bene; mi ha aiutato mentre prestavo i primi soccorsi. Immagino che lui e Ranma ne abbiano ormai viste di tutti i colori, dato che… »

Incespicò un po’ con le parole, e Tofu annuì, un sorriso ironico gli incurvò gli angoli delle labbra. Se essere trasformato in panda e vedere il proprio unico figlio trasformarsi in una ragazza non lo aveva sconvolto, niente avrebbe potuto.

Entrarono in sala da pranzo. Nel tetto c’era un grande buco perfettamente circolare. Tofu lo osservò battendo gli occhi, poi si accorse che gli altri sembravano ignorare quell’apertura, o semplicemente non l’avevano per niente notata. Dopotutto, i buchi nel soffitto erano una cosa comune in quella casa.

Kasumi aveva spostato il tavolo, e Ranma, Nabiki e Soun giacevano sui futon, coperti da calde trapunte. Genma stava in ginocchio al fianco del figlio privo di sensi, con la preoccupazione che gli cresceva in viso. Tofu guardò Ranma, il suo pallore mortale, il respiro basso, e il flebile tremolio della sua energia, pericolosamente esaurita, e capì che il ragazzo era in serie, ma stabili condizioni. Poteva dire di aver visto di peggio. Lanciò un’occhiata a Kasumi. « Hai gestito la situazione in modo ammirabile » disse, con voce piena di rispetto. « Il tuo acuto raziocinio ha evitato che una situazione già precaria peggiorasse ».

Gli occhi stanchi di Kasumi brillarono brevemente a quella frase, e lei sorrise, sebbene il cuore le dolesse in modo strano. Era bello vedere Tofu così calmo e padrone di sé, anche se il prezzo per averlo a quel modo era un po’ alto. "Un giorno…" pensò mestamente, incapace di finire il pensiero.

Tofu sentì la nebbia avvicinarsi alla vista del sorriso di Kasumi, così si voltò verso i suoi pazienti e si sforzò di concentrarsi sul lavoro a portata di mano. Nabiki e Soun avevano gli occhi aperti, ma quelli di Nabiki erano chiari, invece quelli di Soun erano offuscati e distanti, mentre le lacrime gli scivolavano dagli occhi privi d’espressione. Non era un buon segno. Tofu capì che Soun non si sarebbe ripreso subito.

Dalla sua posizione supina, Nabiki fece al dottor Tofu un sorrisetto storto. « Ehi, dottore. Sono contenta che si sia unito alla festa. Vorrebbe dire a mia sorella che sto bene, così mi lascia alzare? Sento caldo sotto questa coperta ».

Tofu sorrise gentilmente, mentre le s’inginocchiava accanto. « Solo un momento, Nabiki, e poi deciderò se puoi alzarti o no ». La controllò. Fisicamente, sembrava essere messa bene, grazie alle cure di Kasumi. La sua energia sembrava stabile. Ranma, dal canto suo… Ora che dava all’energia del ragazzo col codino una guardata più da vicino, poteva vedere qualcosa di assolutamente strano, a parte il fatto che la forza lo aveva abbandonato quasi completamente. « Mio Dio » mormorò.

« Cosa? » chiese Nabiki. « Cosa c’è? Sto meglio, davvero! »

Tofu scosse il capo. « Non tu, Nabiki. Tu stai bene. Ora puoi alzarti se vuoi. Sono più preoccupato per Ranma e per tuo padre ».

Nabiki sgattaiolò con gratitudine fuori dalle coperte e si mise in piedi, un po’ barcollante. Guardò suo padre, una strana espressione di tristezza le sgualcì l’aspetto solitamente calmo e tranquillo. « Oh, papà » disse piano. Kasumi comparve dietro di lei e le mise una mano sulla spalla. L’ultima volta in cui lo avevano visto così malridotto era stato quando la loro madre era morta. Akane…

Deglutì duramente. Akane non era morta. Era semplicemente… scomparsa. Potevano trovarla. Ranma l’avrebbe trovata. Ecco cosa c’era di buono in lui. Poteva essere un rompiscatole e un idiota piantagrane che faceva salire alle stelle le rate della loro assicurazione, ogni volta che creava un nuovo buco in casa, ma quando occorreva, proteggeva sempre sua sorella. Se c’era qualcuno che poteva scovare il luogo in cui era stata portata Akane, quello era lui. Non appena avrebbe ripreso conoscenza, ovviamente.

Vide il dottor Tofu inginocchiarsi su Ranma e premergli punti di pressione su tutto il corpo con inflessibile determinazione. Lentamente, la pelle di Ranma perse un po’ del suo pallore grigiastro, e il suo respiro basso si fece più profondo, fino a tornare come quello di un normale sonno. Dopo pochi minuti d’intenso lavoro, Tofu si tirò indietro, sedendosi sui talloni, con le mani sulle ginocchia, e sospirò.

« È tutto quello che posso fare per il momento » disse esausto. « Ho ripristinato la maggior parte del flusso d’energia di Ranma. Dovrebbe svegliarsi presto, ma avrà bisogno di riposare. Ora, qualcuno vorrebbe spiegarmi cos’è successo esattamente? Vorrei sapere di preciso com’è scomparsa Akane, e perché l’energia di Ranma si è quasi totalmente prosciugata e trasformata ».

Genma guardò Tofu duramente. « Che significa ‘trasformata’? Cos'è successo a mio figlio?! »

« Potrò essere in grado di dirglielo quando qualcuno mi avrà informato su tutta la situazione ».

« Ok, il fatto è questo » cominciò Nabiki, riacquistando il solito comportamento da affarista. « Questa cosa rossa d’energia vorticosa ha percorso il cielo per abbattersi attraverso il nostro tetto ed attaccare Akane e Ranma. Ranma ha provato a fermarla con due violente esplosioni d’energia, e l’ultima aveva quasi funzionato, perché la cosa s’è frantumata, ma poi s’è riformata e ha continuato ad avvicinarsi. Quando è arrivata qui, ha inghiottito Akane e Ranma, facendo scomparire Akane, e riempiendo Ranma di un po’ di quello strano fuoco rosso. Poi è scomparsa, e Ranma ha perso i sensi ».

Tofu corrugò la fronte, disturbato. Quale fenomeno così unico avrebbe potuto avere degli effetti così drasticamente diversi su due persone… Aveva più i caratteri di una magia soprannaturale – molto potente, considerata attentamente una magia. E il fuoco rosso poteva spiegare la strana macchia nell’energia di Ranma. Tofu represse un brivido alle implicazioni della diagnosi.

« Be', quelle esplosioni devono esserne state la causa » disse, guardando Nabiki. « Non avevo mai visto nessuno con un livello d’energia così basso. Ma dimmi qualcos’altro sulla strana luce rossa. Hai detto che lo ha riempito? Che vuoi dire? »

« Che quella cosa gli è penetrata nella pelle, in ogni parte del corpo ». Nabiki si fermò, facendo una smorfia. « Sembrava… davvero doloroso. Quando ha perso i sensi, ho creduto che si sarebbe svegliato posseduto o qualcosa del genere ».

« Hmm. Temevo che fosse così ». Il dottor Tofu si alzò e si allontanò dal punto in cui Ranma giaceva immobile. « Non lo escluderei totalmente proprio ora. Sembra che il fuoco rosso che hai descritto abbia in qualche modo alterato l’energia di Ranma. Non sono del tutto sicuro di quale effetto avrà su di lui, ma non lo sapremo finché non avrà ripreso conoscenza. Dobbiamo essere preparati, nel caso… »

« In quale caso?v chiese Kasumi.

« Nel caso che diventi violento ». La voce di Genma era colma di rassegnazione. « Occorre tenerlo a bada fino a quando non avremo trovato una cura, dico bene, dottore? »

Tofu annuì con espressione cupa. « Spero ci sia una cura. Non ho mai visto niente di simile prima ».

Nabiki e Kasumi sgranarono gli occhi. « Tenere a bada Ranma? » fece Nabiki boccheggiando. « Ma è troppo… troppo forte. Saremo in grado di combatterlo se è davvero…? »

« Vi aiuterò io » disse una voce risoluta. Si voltarono e videro Ryoga leggermente bagnato fuori dalla veranda. L’espressione determinata sul suo volto si trasformò in imbarazzo sotto quegli sguardi congiunti. « Io… ehm, scusate l’interruzione, ma ero… ah… nei dintorni… e ho visto la luce rossa attraversare il cielo e precipitare sulla vostra casa… e sono venuto a vedere cos’era successo, e io, ehm, ho ascoltato di nascosto. Vorrei… aiutarvi ».

"Ti prego fa’ che ci credano, ti prego fa’ che ci credano" pensava Ryoga, guardando con ansia le facce una per una, aspettando che qualcuno notasse la sua umidità e la non attendibilità della sua storia, e puntasse il dito su di lui dicendo “Aha! Tu sei P-Chan! Non c’è altro modo per spiegare la tua presenza qui!”

Ma nessuno lo fece, con suo grande sollievo, sebbene Nabiki avesse sollevato un sopracciglio nella sua direzione. Deglutì nervosamente e distolse lo sguardo, quando Kasumi sorrise e disse: « Entra pure, Ryoga. Sei sempre il benvenuto, e apprezziamo la tua offerta. Ma non penso sia necessario combattere Ranma. Se lo imprigioniamo adesso, poi potremo dire con esattezza cosa gli è successo quando riprenderà i sensi, senza il rischio che ci attacchi ».

« Buona idea, Kasumi » esclamò Nabiki. « Con la speranza che, alla fine, le restrizioni non saranno necessarie ». "Perché, se lo fossero, e Ranma fosse davvero sotto l’influenza di qualche magia malevola, chi troverà Akane? Certamente non l’eterno disperso qui presente. Non riuscirebbe ad uscire nemmeno da un sacchetto di carta".

Genma si mise in piedi. « Kasumi » disse solennemente, « ci occorre la catena più lunga e resistente che riesci a trovare ».

« Santo cielo ». Kasumi guardò Ranma. « Pensa davvero che sarà sufficiente… legarlo? » Aveva visto coi suoi occhi come una volta Ranma si fosse liberato dopo che Happosai lo aveva incatenato, sigillato con cemento e seppellito in cortile.

Genma sospirò e scrollò il capo, uno strano miscuglio d’orgoglio ed ansia gli si dipinse sul volto, mentre guardava il figlio addormentato. « Probabilmente no” ammise. « Allora faremo meglio a pregare che stia bene ».

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Shampoo sembrava aver recuperato gran parte dell’energia perduta, perché piroettava e danzava entusiasta, mentre preparava la sua poca roba per il ritorno in Giappone. « Oh, Shampoo è impaziente di rivedere Lanma! » Fermò incerta la danza, per guardare la bisnonna. « Pensi davvero che Incantesimo di Sangue avere funzionato? »

Cologne si accigliò impaziente. « E lo chiedi ancora dopo quel che hai visto? Il potere che hai sentito? Abbiamo usato il sangue di drago ottenuto direttamente dall’Antico. Credimi, l’incantesimo ha fatto la sua parte. Akane è fuori dai piedi, e Ranma è stato reso incapace di seguirla. Ora tocca a noi fare la nostra parte. Non hai dimenticato di spedire la cartolina a Mousse, vero? »

Shampoo corrugò la fronte. « Certo che no, bisnonna. Noi avere bisogno di buon alibi. Io avere spedito cartolina non appena noi essere giunte in Cina. Lo stupido Mousse deve averla già ricevuta ».

« Eccellente. Dobbiamo affrettarci a tornare subito in Giappone, così che tu possa sostenere Ranma nei suoi sforzi per ritrovare Akane, e confortarlo quando avrà finalmente capito che la sua ricerca è senza speranza ».

Le parole di Cologne portarono alla luce uno dei timori di Shampoo. Tutto questo lavoro sarebbe stato inutile se Ranma avesse sospettato…
« Come essere sicuri che Lanma non capire chi avere fatto incantesimo? »

Cologne sorrise. Era un sorriso terribile, freddo e determinato. Esso rafforzava il fatto che, ora che l’Incantesimo di Sangue era stato lanciato, non c’era davvero via di ritorno. Quel sorriso suscitò a Shampoo brividi lungo la schiena.

« Non preoccuparti per questo, bisnipote » disse Cologne con occhi sfavillanti. « Il tempo della franchezza con la quale trattare con il futuro marito è terminato. Ora si richiede una mossa più… astuta. Dal momento in cui avrò finito con lui, sarà totalmente nelle tue mani ». Rise, ma il suono era dolente, e privo d’umorismo.

Shampoo voleva ridere con lei, ma un’improvvisa sensazione di malessere allo stomaco glielo impedì, e riuscì solo a fare un debole sorriso. "Non si può più tornare indietro ora" pensò tra sé convinta. "Non si può più tornare indietro. Sei legata alla scelta che hai fatto. Non è il momento di fare passi falsi adesso".

Shampoo non era mai stata di più che meschina, ma la sua era sempre stata una sorta di meschinità aperta, dove i suoi motivi erano sempre stati chiari, una meschinità onesta, come quando aveva usato i funghi ipnotici su Ranma. Dopo averli messi nel suo pranzo e averglieli fatti mangiare, aveva reso le sue intenzioni perfettamente evidenti.
O come quando la bisnonna gli aveva stimolato il nervo della Lingua del Gatto, impedendogli di tornare ragazzo. Lei gli aveva parlato delle pillole della fenice, e gli aveva detto esattamente come fare a prenderle. Non contava cosa avesse fatto o quanto meschina potesse sembrare, aveva sempre fatto in modo che la verità venisse a galla una volta attuati i suoi piani.

Ora, però, la verità doveva essere assolutamente seppellita, e lei avrebbe dovuto vivere nella menzogna per il resto della vita. Ma se ciò significava avere Ranma al suo fianco…

Il debole sorriso di Shampoo guadagnò forza. « Totalmente nelle mie mani? » chiese, lasciando morire ogni dubbio. « Shampoo non desidera altro ».

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Riprendere i sensi fu come nuotare sulla superficie di un lago di catrame. Ranma si sentiva pesante e lento, il catrame premeva sui suoi occhi e le orecchie, rallentando il suo risveglio. Riusciva a sentire, proprio oltre la superficie, delle voci ovattate, che parlavano in tono incalzante e ansioso. Qualcosa non andava lassù, qualcosa di brutto che non riusciva a ricordare, qualcosa che esisteva solamente al di là della calda, spessa oscurità che gli riempiva la mente e il corpo. Se fosse rimasto dov’era, non avrebbe dovuto affrontare quella brutta cosa.

Pian piano, Ranma si rigirò quel pensiero nella mente. Era attraente l’idea di rimanere, forse persino di scomparire in quelle calde profondità oscure dalle quali era venuto. Normalmente non avrebbe esitato ad agire e affiorare alla superficie. Ma in qualche modo sapeva, a causa di qualche sentimento estraneo che bisbigliava dentro di lui, che questa volta, qualsiasi cosa avesse fatto non sarebbe stata in grado di risolvere ciò che di brutto accadeva oltre quell’oscurità.

Tuttavia, le voci ovattate, distorte, suonavano familiari… e preoccupate. Non poteva sistemare quel guaio, ma forse poteva in qualche modo aiutare quelle persone dall’altro lato delle tenebre. Quel pensiero accese la mente lenta di Ranma che, decisosi, cominciò a levarsi attraverso quel vuoto soffocante.

L’oscurità si schiarì gradualmente, e con la luce tornarono la sensazione fisica e la memoria, entrambe acute e dolorose. Ranma riprese i sensi con un sussulto. « Akane… »

« Si è svegliato » esclamò una voce familiare. Ranma aprì gli occhi, sbattendoli intontito, e si trovò davanti al viso preoccupato, ma circospetto del dottor Tofu.

« Come ti senti, Ranma? »

Ranma chiuse di nuovo gli occhi. « Urrgh » si lamentò. « Come se qualcuno mi avesse premuto contro una grattugia ». Aprì gli occhi e fu sorpreso di vedere un sorriso sollevato sulla faccia del dottor Tofu. « Ehi, non è affatto una bella sensazione » grugnì.

Sentì dei sospiri di sollievo attorno a tutta la stanza, e Nabiki sogghignò lievemente. « Direi che è il solito vecchio Ranma » dichiarò.

Ciò attrasse la sua attenzione. « Di cosa stai parlando? » chiese, provando a mettersi seduto. « Certo che sono il so… » In quel momento, capì di avere le mani saldamente legate dietro la schiena e le braccia inchiodate ai fianchi con una lunga e robusta catena. « Ma cosa…? » Anche le gambe erano strettamente legate, dalle caviglie alle cosce. « Che diamine succede?! Perché sono incatenato così? »

Tofu gli mise una mano sulla spalla come a tranquillizzarlo, incoraggiato dal consueto comportamento di Ranma. « Non prendertela, Ranma. Ti libereremo da queste catene in un attimo. Ma prima, puoi dirmi cosa ricordi? »

« Cosa…? » Nella mente di Ranma balenarono immagini ed emozioni degli ultimi momenti di lucidità, e deglutì quando sentì improvvisamente le lacrime venirgli agli occhi. "No! Accidenti, non piangere" pensava furiosamente tra sé, e batté forte le palpebre. Ma Akane gli era sembrata così… così spaventata. L’immagine del suo viso nella mente gli squarciò il cuore. Non l’aveva mai vista così terrorizzata come quando si era dileguata, scomparendo dalla sua stretta, urlando silenziosamente il suo nome. E lui non era stato in grado d’aiutarla…

"Non potevi aiutarla" disse una voce strana e sconosciuta dentro di lui; una voce che sembrava tanto solida quanto oscura e murata, e che lo fece rabbrividire spasmodicamente. "Tu non puoi aiutarla".

« Io… » La voce gli s’incrinò, e si schiarì la gola. « Io ricordo l’incantesimo… » Si bloccò, sorpreso di aver capito cosa fosse la cosa – ma d’altra parte si trattava certamente di magia. L’unica spiegazione che avesse un senso. Tofu annuì per confermare e gli fece cenno di continuare.

« Faceva male… molto » ammise riluttante. « Sono abbastanza sicuro che mi… abbia fatto… qualcosa, perché ho due sensazioni… molto forti… » Ranma si fermò, incerto di stare usando le parole giuste per descrivere cosa gli era successo. « Ci sono queste due voci dentro di me che non sembrano… essere parte di me. Sembrano essere state portate lì da qualcos’altro ». Sospirò e abbassò lo sguardo, le braccia che esitavano senza vigore di fronte alle catene. « Lo so, non ha alcun senso ».

« È tutto ok, Ranma ». Tofu sperava che la sua preoccupazione non fosse evidente in viso. « Puoi descrivere queste ‘sensazioni’? »

Ranma sollevò il capo e guardò il dottor Tofu negli occhi. « Akane è viva » disse debolmente. « Non so perché, ma questa cosa… questa nuova voce dentro me… vuole che io lo sappia ».

Ci fu un sussulto generale nella stanza, mentre la speranza nasceva nei cuori di tutti; di tutti eccetto che in quello di Ranma. Persino Soun sbatté gli occhi. Nabiki e Ryoga si piegarono in avanti intenti. « Sei sicuro? » chiese Nabiki, con eccitazione appena contenuta. « Sai dov’è? » "Il salvataggio è a portata di mano" pensò frivola, ma poi vide l’espressione sul viso di Ranma, e le sue speranze precipitarono.

Ranma sentì la propria espressione frantumarsi alla domanda di Nabiki, e le lacrime sopraggiunsero nuovamente. « No » disse secco, cercando di combattere la disperazione che sgorgava dentro di lui. "Perché dovrei preoccuparmi di ciò che succede a quel maschiaccio violento?" rifletté, ma non c’era un sentimento reale dietro quell’affermazione automatica.

"Ma ti preoccupi" gli rispose la sua stessa voce. "Ti sei sempre preoccupato. Hai sempre cercato di proteggerla… e ci sei sempre riuscito, fino ad ora".

Ranma sentì la gola stringerglisi. « Ecco… qual è l’altra sensazione » bisbigliò con voce rauca. « C’è quell’altra strana voce dentro me che mi dice che non… non l-la r-r-ritroverò m-mai… » "Dannazione" pensò, mentre le lacrime gli scivolarono lungo le guance. Fece per asciugarle furiosamente, ma le sue mani erano ancora incatenate dietro la schiena, così guardò invece il pavimento. Le lacrime gli gocciolarono dal naso e dal mento. Chiuse gli occhi. Dopo un po’, tirò su col naso. « Qualcuno si decide a liberarmi da queste stupide catene? » borbottò quando riprese il controllo della sua voce.

Tofu guardò tristemente il ragazzo sconvolto. « Be', l’incantesimo può aver fatto qualcosa a Ranma, ma credo sia abbastanza prudente supporre che non abbia intenzione di attaccarci » disse piano. Genma s’inginocchiò dietro il figlio e cominciò a sciogliere le catene. Quando ebbe finito, Ranma si mise in ginocchio e si asciugò il viso con i palmi delle mani, senza alzare gli occhi.

Nessuno sapeva cosa dire. Una sensazione di assoluta inutilità riempì la stanza.


Continua…



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Capitolo 9
*** Parte terza: Capitolo 2 ***


Note delle traduttrici: E ri-eccoci qui, dopo mesi e mesi…! Ci scusiamo profondamente per l’enorme ritardo. Purtroppo tanti motivi ci hanno tenute lontane dal continuare la storia… Ma quel che conta è essere di nuovo qui adesso! ^__^
Ma non vogliamo perderci in chiacchiere… Vi lasciamo al seguito della terza parte, che avevamo lasciato in sospeso.
Vi chiediamo di commentare: i vostri pareri e giudizi ci invogliano a continuare e a migliorare.
E adesso… Buona lettura!


NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.



Dove eravamo rimasti?
Impadronitasi del sangue di drago, in grado di assicurare la riuscita di qualsiasi incantesimo, Shampoo, con l’aiuto di Cologne, lancia l'Incantesimo di Sangue, causa della scomparsa della povera Akane, che inaspettatamente si ritrova in un mondo a lei ignoto, dove regnano neve e gelo: la Piana degli Dei. Lì conosce la leggendaria Yuki, Signora delle Nevi e protagonista di inquietanti miti e racconti.
In Giappone, Ranma ha appena ripreso i sensi, ma il dolore per la scomparsa di Akane lo opprime, mentre delle strane “voci” nella mente sembrano suggerirgli che non riuscirà mai più a ritrovare la ragazza… Tofu è preoccupato: percepisce un’aura misteriosa provenire dall'energia di Ranma… Che sia causa dello “strano fuoco rosso” che ha permeato la sua pelle?




CUORI DI GHIACCIO





Parte terza: Voci




Capitolo 2



Ryoga osservava Ranma incredulo. "La ama" capì, e sentì il suo cuore contrarsi per lo sconforto. Grazie alla sua vicinanza ad Akane come P-Chan, Ryoga conosceva i sentimenti nascosti di Akane più di chiunque altro, persino di Akane stessa. A volte lei pensava ad alta voce, senza capire ciò che diceva, e senza sapere che le sue non intenzionali rivelazioni rompevano sempre più il fragile cuore di Ryoga. Akane era sempre preoccupata per Ranma, o arrabbiata con Ranma, o eccitata all’idea di provare una nuova ricetta per Ranma, per poi arrabbiarsi di nuovo con Ranma quando lui si rifiutava di assaggiarla.
A volte – e questo era il peggio – lei parlava nel sonno, ed era sempre il nome di Ranma che pronunciava inconsciamente.

"Ma Ranma non può amarla!" Le conseguenze del fatto che Ranma e Akane fossero davvero una coppia lasciarono Ryoga scosso. "Lui non fa che stuzzicarla e tormentarla, rendendo infelice la sua vita coi suoi atteggiamenti da dongiovanni!" Ryoga aveva maturato la certezza che i sentimenti di Akane per Ranma fossero unilaterali, insieme alla segreta speranza che un giorno Akane avesse compreso che Ranma non l’avrebbe mai amata… Almeno, non come l’amava lui… Era sicuro che la costante indifferenza di Ranma l’avrebbe infine portata a ricambiare l’amore vero che lui aveva da offrirle, e che sarebbero vissuti felici per sempre.

No, Ranma non era in grado di amare sul serio Akane. Era troppo egoista e prepotente. Dopotutto, non provava sempre a far fallire i tentavi di Ryoga di avvicinarsi ad Akane, così da poter mantenere il suo monopolio di donne? Non lo faceva solo per fargli un dispetto, aggiungendo un’ingiuria ben più grave all’eterna lista d’offese che Ranma aveva commesso contro di lui? Ranma non si comportava così per vera… gelosia… no?

Possibile che Ranma amasse sul serio Akane, nonostante le sue proteste per affermare il contrario? D’altra parte, a ben pensarci, anche Akane protestava, e, per quanto potesse farlo soffrire, lui sapeva cosa lei provasse per Ranma…

Contava realmente tutto questo, ora che lei non c’era, e Ranma poteva essere l’unico modo per scoprire come riportarla indietro?

Ryoga sentì la sua decisione irrobustirsi. Riportare Akane indietro era l’unica cosa importante ora. Poteva mettere da parte i suoi tumultuosi sentimenti per un po’ e ordinare le cose dopo. Guardando Ranma, Ryoga non riusciva a ricordare di averlo mai visto così abbattuto, nemmeno quando Happosai aveva usato quella strana tecnica della Moxibustione della Forza per sottrargli la sua forza, rendendolo più debole di un bambino, o quando pensava di dover rimanere ragazza per sempre, dopo che Herb lo aveva bagnato con l’acqua dello Chiisuiton. Ryoga sospirò, sapendo cosa fare.

« Allora è così » disse. Tutti, fuorché Ranma, furono spaventati dall’asprezza della sua voce. « Hai intenzione di arrenderti, Ranma? Solo perché delle voci ti dicono che non riuscirai a trovare Akane? Che razza di uomo sei?! » Ryoga sorrise sprezzante. « Forse hai trascorso troppo tempo come ragazza! Va’ a rannicchiarti e a nasconderti in un angolo, Ranma! Non sei degno di definirti il fidanzato di Akane! »

Ranma non alzò lo sguardo, così Ryoga non poté vedere la sua espressione, ma vide i pugni di Ranma stringersi freneticamente. Un sorriso arcigno gli comparve sul volto.

« Dici che è stato un incantesimo a portare via Akane? Bene, gli incantesimi possono essere spezzati! Ed io per primo non ho intenzione di arrendermi fino a che non avrò trovato un modo per riportarla indietro. Puoi restare lì a tenere il broncio e ad ascoltare le tue ‘voci’ per il resto della vita, per quel che me ne importa. Non eri comunque adatto a lei, specialmente per il modo in cui la trattavi tutte le volte! »

Tutti fissavano Ryoga, sconvolti. Ranma sussultò come se fosse stato colpito, ma non osò alzare lo sguardo.

Nabiki corrugò la fronte. « Ehi, Hibiki, non pensi di essere un po’ duro? Cioè, in una situazione normale sarei d’accordo con te, ma non credo sia il momento adesso… »

"Il coltello è nella piaga" pensò Ryoga, ignorando Nabiki e guardando la forma tesa di Ranma. "Ora rigiralo". E sapeva bene cosa dire. Abbassò la voce fino a ridurla ad un sussurro provocatorio. « Non sei stato capace nemmeno di salvarla, Ranma. Sei rimasto semplicemente lì e hai permesso che fosse portata via. Che razza di artista marziale sei, che non sai fare una cosa semplice come proteggere la tua fidanzata?! »

Era troppo. Ranma alzò la testa di scatto, col fuoco negli occhi. Prima che Ryoga potesse batter ciglio, Ranma lo aveva afferrato dal davanti della camicia e lo aveva sbattuto contro la parete, frantumando l’intonaco e il cemento. « Ritira ciò che hai detto, Ryoga, o ti faccio a pezzi » ringhiò Ranma. « Vedrai! Troverò Akane, non importa dove sia, non importa quanto ci vorrà! A costo di squarciare in due l’intero pianeta! »

Ryoga grugnì mentre cercava di aerare i suoi polmoni, e rise. Ranma batté le palpebre, stupito. « Che hai da sghignazzare?! » sbraitò.

« Sono felice di vedere che stai meglio, Ranma » rispose, ansimando e alzando le spalle per liberarsi dalla stretta di Ranma. « Potresti davvero essere d’aiuto, ora che non sei più tanto imbronciato ». Si spolverò dei pezzi di cemento dalle spalle.

« Cosa?! » Ranma preparò il pugno per far volare Ryoga attraverso il soffitto, ma poi si fermò quando il suo cervello, per una volta, fu più veloce dei suoi riflessi. Spalancò gli occhi meravigliato. "Ryoga si è comportato così apposta, per farmi reagire" capì, mentre Ryoga continuava a sorridere aspramente. Ranma si accigliò. "Comunque ho ancora voglia di spedirlo attraverso il tetto, perché ho la sensazione che non tutto avesse questo scopo. Ma se lo faccio, potrebbe non essere più in grado di ritrovare la strada, ed io ho bisogno di tutto l’aiuto possibile per trovare Akane…"

"Tu non puoi trovarla, tu non vuoi" bisbigliava la voce dell’incantesimo nel profondo della sua mente.

"Aw, sta’ zitta" pensò di rimando con ferocia. "Nessuno te l’ha chiesto".

Ranma abbassò il pugno e fissò cupo Ryoga. « La prossima volta che dirai una cosa del genere, ti spedirò dritto al tuo funerale, Ryoga. Quindi farai bene a tenere chiusa quella bocca fino a dopo che avremo trovato Akane, intesi? E togliti quel sorrisetto dalla faccia, prima che cambi idea ».

Ryoga ghignò. « Certo, Ranma ».

Ranma corrugò la fronte.

« Bene allora » disse il dottor Tofu un momento dopo, essendo il primo a riprendersi. « Immagino che la prima cosa da fare sia scoprire di che tipo di magia si tratti, così che potremo sapere come controbatterla. E credo di conoscere qualcuno che possa aiutarci. Uno dei miei vecchi maestri aveva un vero talento nell’esaminare le aure d’energia. Lui potrebbe dirci cosa esattamente ha contaminato la tua energia, Ranma ».

Ranma si voltò verso Tofu, con una rigida determinazione scritta sui suoi lineamenti, e gli occhi blu sfavillanti di un fuoco interno che, per il momento, bruciava la soffocante disperazione oscura che le voci dell’incantesimo alimentavano dentro di lui. « Cosa aspettiamo allora? Andiamo ».

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« Hiiyyyiaa!! » Akane scaraventò il pugno attraverso tre solidi blocchi di ghiaccio, spruzzandosi piccole scaglie fredde e pungenti che si scioglievano a contatto col calore della sua pelle. Ci voleva un po’ di sfogo… nel vero senso della parola. La consapevolezza di dover restare nel regno degli Dei per almeno sette anni le stava divorando il cuore. Ma fracassare cose a mani nude la faceva stare sempre un po’ meglio. Di solito.

Non quella volta.

Yuki-onna, che stava pochi passi più in là, applaudì. « Ben fatto, Akane! Sei proprio una donna forte ».

Akane arrossì vistosamente e con orgoglio a quell’elogio inaspettato. Era da tanto tempo che qualcuno non s’accorgeva che lei possedeva davvero qualche talento nelle arti marziali, ad esclusione di quella nullità dal linguaggio poetico di Kuno, che lei effettivamente escludeva. Le sembrava sempre di essere all’ombra di Ranma, o anche peggio, all’ombra di Shampoo ed Ukyo, riguardo all’abilità in combattimento.

« Be', mi alleno da un po’ di tempo ora » disse, sorridendo mentre si scostava i capelli dagli occhi.

« Eccellente ». La Signora delle Nevi ricambiò il sorriso in una maniera che costrinse Akane a chiedersi ancora una volta come avessero potuto inventare racconti tanto orribili su di lei – racconti su quanto lei si dilettasse nella lenta morte gelante che infliggeva a molti comuni mortali. « Sono sicura che i tuoi sforzi ti saranno d’aiuto per allenamento che riceverai qui ».

L’ego di Akane si mortificò. « Altro allenamento? » "Uffa, persino Yuki-onna pensa che le mie abilità non siano abbastanza buone per vincere un combattimento".

"Be', arrenditi, Akane". La voce di Ranma fece improvvisamente capolino nella sua testa. "Puoi essere forte e violenta come un gorilla, ma sei un’imbranata totale".

Akane sbatté le palpebre, sorpresa da quel pensiero, poi si accigliò. "Bene, grandioso" pensò con disgusto. "Ora che Ranma non è qui ad insultarmi, ci pensa il mio cervello a farlo per lui".

Yuki-onna sorrise, divertita dall’espressione di Akane. « Ti prego, non prendertela. Come ho già detto, sono impressionata dalla tua bravura. Ad ogni modo, avrai bisogno di sviluppare le tue reali abilità al di là di quello che hai imparato finora, se vuoi sconfiggere coloro che minacciano di invadere la mia casa ».

Akane deglutì. C’erano ancora così tante cose che doveva sapere su quel posto e sulla sua insolita ospite. « Uh, ora che mi ci fai pensare, ho sempre desiderato chiederti… Chi devo combattere esattamente, e perché? E se hai intenzione di allenarmi, perché hai bisogno di una guardia del corpo che combatta per te? »

La Signora delle Nevi rise; un suono che s’infranse come il vento sui cristalli di ghiaccio. « Cosa ti fa pensare che sarò io ad allenarti? Mia cara, io possiedo alcuni piccoli mezzi di auto-protezione, ma molti dei miei… talenti… giacciono altrove. Riguardo a chi e perché dovrai combattere, permettimi di dire che alcuni abitanti di questa piana sono alquanto… mortali nei loro appetiti ».

Akane osservò la Signora delle Nevi, e non poté che provare una fitta acuta di gelosia, nel momento stesso in cui comprese il significato delle sue parole. La bellezza sovrumana di Yuki-onna, l’incredibile chioma di capelli bianco splendente che le ricadeva fino alle caviglie, la sua figura esile, ma perfettamente rotonda, erano abbastanza per stordire Happosai in uno sbavante, contorcente coma di lussuria, se fosse stato lì.

Akane sospirò. « Dunque immagino ciò significhi che gli uomini sono tutti uguali, non importa in quale piano d’esistenza ti trovi ».

Yuki-onna emise un ghigno. « Ah, finalmente hai capito ».

Akane annuì cupa, ricordando le mattine trascorse a lottare nel campo della Scuola Superiore Furinkan contro la solida muraglia di uomini, che volevano tutti sconfiggerla per il privilegio di uscire con lei, senza che nessuno di loro tenesse conto dei suoi sentimenti.

Certo, Ranma aveva posto fine a tutto questo – non che lei glielo avesse chiesto. Non che lei non potesse occuparsi da sola di quegli idioti. Ranma sembrava sempre interferire nei suoi combattimenti, intromettendosi laddove non era richiesto. Be', adesso in nessun modo avrebbe potuto farlo…

Non più…

Akane fu sopraffatta da un’improvvisa ondata di tristezza. "Sette anni. Ranma non aspetterà mai il mio ritorno così a lungo…"

Chiuse gli occhi contro lo strano malessere che le riempiva il petto, e scosse il capo con violenza. "Perché? Perché continuo a pensare a Ranma?" si disse stancamente.

D’improvviso, la piccola voce sussurrante che aveva sempre provato duramente ad ignorare, affiorò nei suoi pensieri con aria di vendetta. "Cosa significa perché continui a pensare a lui, razza di idiota? Tu pensi sempre a lui. Lo noti solo ora perché sai che non lo vedrai per sette anni, e ne senti la mancanza".

"Ti manca". Akane sentì le labbra sul punto di tremare, e la sua visione fu offuscata da lacrime che non caddero.

« Akane? » Sobbalzò al tocco delicato di una mano gelida sulla sua spalla. « Stai bene? »

Alzò gli occhi verso il viso preoccupato della Signora delle Nevi. « Io… sto bene » balbettò, battendo gli occhi umidi e inghiottendo il grumo che le chiudeva la gola. « Stavo solo pensando… a casa mia ».

Yuki-onna corrugò la fronte, sentendo qualcos’altro dietro le sue parole. « Tu stavi pensando al tuo fidanzato ».

Akane abbassò lo sguardo sui propri piedi, con gli occhi che le bruciavano per le lacrime impellenti, e non notò l’espressione dura sul volto della Signora delle Nevi. « Io… Io non so perché. In fondo io non amo quello stupido… »

"Bugiarda".

Akane fu zittita dall’impetuosità della sua voce mentale.

"Bugiarda. Tu lo ami". Strinse la mascella. Deglutì e battè gli occhi, permettendo alle lacrime di scivolarle lungo le guance.

"Tu lo ami… No. Non tu" pensò tra sé, mentre una strana calma scendeva su di lei. "Niente più auto-inganno. Io lo amo".

Non appena lo pensò, capì che era vero, come una raggio di sole che penetra la nebbia oscura. Inaspettatamente Akane fece un sorriso tremolante frammisto alle lacrime, quando percepì il suo cuore svuotarsi da un fardello oscuro e gravoso e riempirsi di un’altra emozione più forte, finché sentiva di stare per esplodere. Sperimentò un momento di gioia pura, al di là di tutto ciò di cui avesse mai fatto esperienza, quando comprese cosa significava amare qualcuno, liberamente e senza paura.

"Io amo Ranma".

Poi quel momento passò. La gioia la abbandonò, mentre un nuovo peso s’insediò nel suo cuore. Il suo sorriso vacillò, poi scomparve quando lei cadde sulle ginocchia, singhiozzando pacatamente, stringendo le braccia attorno al petto nel futile tentativo di tenere a freno il dolore, mentre finalmente riconosceva quella voce sussurrante come la propria. "Io lo amo. Lo amo e non gliel’ho mai detto, ed ora non ne avrò più l’opportunità, e forse non lo rivedrò mai più, e forse lui mi odia, sono stata così cattiva con lui…"

"Perché ora? Perché doveva accadermi proprio questo per capire ciò che ho sempre saputo?!"

Yuki-onna fissava freddamente la ragazza in lacrime ai suoi piedi. Avrebbe dovuto immaginarlo. Eppure le era sembrata così forte. Un vero spirito affine, non come la maggior parte dei mortali paurosi che capitavano occasionalmente nel suo regno circa ogni secolo. Folli sentimentali, molti di loro. Avrebbe dovuto capirlo prima, e lasciare la ragazza nel vuoto tra le piane, invece di sprecare la sua preziosa energia e la sua magia per trarla in salvo.

«« Non essere così dura con lei, Yuki-chan. È giovane, e non ha tutta l’esperienza che possiedi tu »».

Yuki-onna inclinò il capo e corrugò la fronte a quell’intrusione telepatica nei suoi pensieri. «« Masakazu-san, quante volte ti ho detto di stare fuori dalla mia testa? »»

«« Troppe, cara, troppe volte. Ma come sempre, devi ascoltare. Tu hai bisogno di questa ragazza. È molto forte, nonostante quel che mostra in questo momento. Dimentichi che anche il mortale più forte è fragile quando all’inizio si ritrova trasportato qui da una magia. Io per primo sono stupito che non abbia ceduto prima »».

«« Pensa di essere innamorata »». Il disdegno colmava la risposta della Signora delle Nevi.

Non seguì replica. Yuki-onna sorrise severamente. Lui non osava rispondere a quello.

«« Non essere così arrogante, Yuki-chan. Anche tu eri innamorata una volta, non importa quanto provi a negarlo »».

Che impertinente! «« Fu un errore »» ribatté la Signora delle Nevi. «« Avrei dovuto congelarlo con quell’altra e lasciarli morire insieme. Avrei dovuto ucciderlo poco a poco, lasciare che sentisse il ghiaccio circondare il suo cuore, avrei dovuto… »»

«« Su, su, ora calmati, hai frainteso il senso delle mie parole »». La voce mentale di Masakazu era ferma, e riuscì a zittirla. «« Errore o no, tu eri innamorata, e tu sei Yuki-onna. La ragazzina di fronte a te no. Lei è umana. Lei è mortale. I mortali s’innamorano. Devi accettarlo, e permetterle di sfogare il suo dolore »».

La Signora delle Nevi stette per un po’ in silenzio ad osservare Akane scossa dai singhiozzi. «« Non può difendere la mia casa in un simile stato »» rispose, quasi petulante.

Masakazu emise un sospiro mentale. «« Si riprenderà. Non sminuire l’importanza della forza che hai sentito solo perché la ragazza mostra un’emozione che tu non riesci a sopportare dentro di te »».

Per la rabbia Yuki-onna corrugò la fronte bianca e liscia, e si preparò a rispondere. Ma poi si fermò. Masakazu era più anziano di lei, e la sua saggezza l’aveva aiutata spesso in passato. Abbastanza spesso che sapeva di dover mettere da parte la sua ira ed accettare il consiglio. «« Molto bene »». Sospirò. «« Cosa devo fare? »»

«« Be', prima di tutto, io direi qualcosa alla ragazza. Sta cominciando a riprendere il controllo e si sta chiedendo se sei arrabbiata con lei. Il che è la verità, ma non farglielo capire. Hai bisogno di un forte alleato, non di un servitore intimorito. Inoltre, non ti sei sbagliata nella tua prima valutazione di lei. È uno spirito nobile. Dalle una possibilità »».

Yuki-onna si accigliò, ma poi la sua espressione si addolcì quando rivolse lo sguardo alla figura tremante di Akane, e ricordò la sensazione dello spirito della ragazza. Era forte. Esitante, le mise una mano sulla spalla. Akane tirò su col naso, ma poi alzò lo sguardo, il viso umido, gli occhi gonfi e arrossati.

« Non gliel’ho m-mai detto » disse, con voce nasale. « Lo amo, e lui non lo s-saprà mai… »

Yuki-onna sospirò dentro di sé. Forse col tempo avrebbe potuto insegnarle che c’erano occupazioni… più concrete di una mutevole storia d’amore. « Mi dispiace, Akane. Vorrei tu sapessi che farò del mio meglio per spezzare l’incantesimo il prima possibile. Nel frattempo, spero che sarai felice qui ».

Akane annuì mestamente. « Ci-ci proverò ».

«« Sei una brava ragazza, Yuki-chan. Potrebbe esserci ancora speranza per te »».

La Signora delle Nevi ringhiò mentalmente, facendo attenzione che quell’espressione non toccasse il suo viso. «« Per l’ultima vola, Masakazu-san, esci dalla mia testa e porta il tuo umore paterno lontano da qui. Akane deve essere allenata il prima possibile »».

«« Ogni tuo desiderio è un ordine, Yuki-chan »».
Il risolino cinguettante di Masakazu fece eco nella sua testa.

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Yuki-onna era nella sua camera da letto, dinanzi ad uno specchio a figura intera. Si ammirò per un attimo, facendo scorrere soprappensiero le sottili dita candide attraverso una setosa ciocca di capelli bianchi, che risplendevano con tutti i colori dell’iride, mentre rifletteva sulla saggezza di ciò che stava considerando.

Non l’avrebbe mai ammesso con Masakazu – d’altra parte, forse lui lo sapeva già, con sua grande delusione – ma il dolore di Akane l’aveva scossa. Era mai stata lei così passionale per un uomo?

Gli angoli delle labbra le s’incurvarono leggermente, e capì che la sua curiosità andava soddisfatta. Prendendo un profondo respiro, si piegò in avanti e soffiò piano sulla superficie dello specchio. Sul vetro si formò uno splendore perfetto di ghiaccio smerigliato. In esso, prese forma un’immagine in movimento. Soffiò di nuovo. Il ghiaccio si ripulì della brina, e l’immagine divenne chiara.

« Due volte » mormorò tra sé. « Mi sto arrugginendo ». D’altronde era passato del tempo dall’ultima volta che aveva usato lo specchio.

L’immagine mise a fuoco un giovane con una massa arruffata di capelli scuri raccolti in un codino, con indosso una camicia cinese rossa e pantaloni neri, che correva sui tetti di un quartiere di Tokyo. Era seguito da altre tre persone che cercavano invano di farlo rallentare, il più inflessibile dei quali era un giovane uomo con capelli marrone castano chiaro, un paio d’occhiali e un gi blu scuro. « Ranma, aspetta! » La voce dell’uomo appariva bassa e distante attraverso il ghiaccio. « Dovevamo svoltare a sinistra due vie fa! »

« Ed io che pensavo di essere l’unico a sbagliare direzione » fece un altro giovane con una massa di capelli scuri sospesi sopra una bandana gialla e nera.

Ranma si fermò e, senza riprendere fiato, si girò in direzione opposta e riprese a correre, sorpassando i suoi tre compagni esausti. « Perché non lo avete detto prima? » urlò di rabbia mentre saltava su un altro tetto.

« Ci abbiamo provato » gridò il più anziano, che portava un fazzoletto bianco sulla testa calva, « ma tu eri così distante che non potevi sentirci ».

« Continua a mantenere il ritmo piuttosto! » sbraitò Ranma senza voltarsi. « Non possiamo perdere altro tempo! » I suoi tre compagni sospirarono e ripresero a seguirlo come meglio potevano.

Yuki-onna sollevò un sottile sopracciglio bianco, interessata. « Più vicino » sibilò. Il ghiaccio vorticò e si schiarì fino a mostrare il viso di Ranma. La sua espressione era un misto di determinazione ed ansia, i suoi occhi blu sicuri e stretti in concentrazione.

« Be', è bello, devo ammetterlo. Così è lui che ha rubato il cuore di Akane ». Sorrise con freddezza. « Vedremo quanto durerà ».


FINE PARTE TERZA


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Capitolo 10
*** Parte quarta: Capitolo 1 ***


NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.



CUORI DI GHIACCIO





Parte quarta: Ombre di rivelazione




Capitolo 1



« Così è questa? » chiese Ranma impaziente, osservando la piccola clinica medica di due piani incuneata tra i più grandi edifici commerciali alla periferia di Tokyo.

Tofu si limitò ad annuire, poiché al momento era troppo sfiatato per parlare, e pensava di più a ventilare i suoi polmoni. Doveva ammirare la resistenza di Ranma; il ragazzo aveva sudato appena nella loro corsa sui tetti. Non che lui, dal canto suo, fosse fuori forma. Si allenava ogni mattina prima di aprire la clinica, ma era trascorso molto tempo da quando si era concentrato sulla resistenza dei suoi allenamenti nelle arti marziali, mettendo le arti della medicina al primo posto. Ciononostante, provò una consolazione piuttosto maligna nel notare che Genma, e perfino Ryoga ansimavano un poco.

Ryoga fissava Ranma mentre riprendeva fiato. Era abituato a percorrere enormi distanze, ma non in così… pochissimo tempo… e il suo rivale era incredibilmente veloce quando voleva. « Ranma, sei un idiota! Che grande idea quella di filare via così! Saremo arrivati qua molto prima se tu avessi rallentato e avessi atteso le indicazioni ».

Ranma non lo guardò neanche. « Sta’ zitto, Ryoga. Come se tu potessi parlare di attendere indicazioni ».

« Ehi, io le attendo, solo che… » Ryoga incespicò e ribollì di rabbia. Odiava ammettere di non essere capace di imboccare le direzioni giuste, non importava quanta attenzione ci mettesse.

« Basta, voi due ». Tofu si raddrizzò, avendo riacquistato il controllo del respiro. Bussò leggermente alla porta. Questa si aprì un momento dopo, rivelando un uomo anziano con occhi assennati e capelli grigi, raccolti all’indietro in una corta e liscia coda di cavallo, molto simile a quella che portava il dottor Tofu. Sul viso del vecchio si dipinse un sorriso sbalordito. « Siete già qui, Ono-kun? Perbacco, che velocità ».

Tofu s’inchinò e restituì il sorriso. « Noi, ah… abbiamo preso la strada principale, maestro Kintaro ».

Il vecchietto ridacchiò. « Capisco ». Come per averne la conferma, esaminò il gruppo, con un’occhiata penetrante che Tofu ricordava molto bene dai giorni trascorsi come studente sotto la tutela affabile, ma attenta, di Kintaro. Sembrava non esserci mai stato dettaglio che fosse sfuggito al suo vecchio maestro, un segno che lui persino trascurava. L’anziano uomo passò velocemente in rassegna la situazione, soffermandosi su Ranma. Il ragazzo ricambiò fermamente lo sguardo per alcuni momenti, poi cominciò a sentirsi a disagio sotto quell’occhiata intensa.

« Questo deve essere Ranma » disse il vecchio, socchiudendo gli occhi concentrato. « Sì, sì… Capisco cosa volevi dire, Ono-kun. Effettivamente uno strano sortilegio contamina la sua energia ». Kintaro si fermò improvvisamente, e assunse un’aria mortificata. « Ma dove ho lasciato le buone maniere? » Fece cenno a Ranma e agli altri di entrare. « Prego, entrate. Poi potrò fare un’analisi appropriata, e vedremo cosa possiamo scoprire sull’incantesimo che è stato fatto su di te ».

« E Akane » aggiunse Ranma. « Ci occorre scoprire dove si trova Akane ». Fece una smorfia, quasi di dolore, quando la voce dell’incantesimo dentro di lui crebbe, sussurrando ancora una volta alla sua anima di perdere la speranza. Lui la respinse con forza. « Qualsiasi cosa abbia fatto a me, l’ha fatta anche a lei ».

Kintaro annuì cordialmente. « Vedrò che posso fare » disse, accompagnandoli in una stanza interna.

L’interno della clinica era molto simile a quello del dottor Tofu, a parte il fatto che c’erano molti più libri e pergamene sugli scaffali, alcuni dei quali sembravano così antichi da dar l’impressione che si sarebbero frantumati al solo tocco. Kintaro indicò a Ranma di sdraiarsi sul lettino. Poi si rivolse a Ryoga e Genma. « Vi dispiacerebbe aspettare nella stanza esterna? Ho bisogno di distrarmi il meno possibile per l’analisi ».

Genma sembrò sul punto di protestare, ma un’occhiata di Tofu lo zittì. Riluttante, seguì Ryoga fuori dalla porta. Tofu fece per seguirli, ma Kintaro lo trattenne con una mano. « Ono-kun, vorrei tu rimanessi ad assistermi. Ranma è un tuo paziente, e mi aspetto che tu lo conosca bene. Puoi per caso spiegarmi perché vedo due magie molto differenti legate alla sua energia, quando mi hai parlato di un solo incantesimo al telefono? »

Tofu lanciò un’occhiata a Ranma, che stava con lo sguardo fisso sul proprio grembo e si contorceva la dita, col viso rosso per l’imbarazzo. Tofu tossì lievemente. « Oh, be', credo che, nella confusione e nella fretta di venire qui, io abbia dimenticato di parlare della, ah… piccola maledizione di cui Ranma è vittima ».

Kintaro-sensei sollevò le sue sopracciglia cineree, e guardò di nuovo Ranma. « Maledizione? No, non ne hai parlato. Qual è la natura di questa maledizione? »

« Avete mai sentito parlare di Jusenkyo? »

Le sopracciglia dell’anziano signore si levarono ancor più. « Le Sorgenti Maledette? » Osservò intensamente l’aura di Ranma. « Dunque non era una leggenda in fondo. Dimmi, ragazzo, in cosa ti trasformi? »

Ranma provò una strana combinazione di grosso imbarazzo e sollievo. Se il vecchio era al corrente di Jusenkyo, forse conosceva il modo per spezzare l’incantesimo che aveva portato via Akane. Pensò che non ci fosse da sorprendersi della straordinaria saggezza del vecchio uomo. In fin dei conti, quel tizio era stato il maestro del dottor Tofu, e questi l’aveva aiutato a controbattere le cose peggiori che Cologne e Happosai gli avessero causato.

Dall’altro lato, sebbene si fosse pian piano abituato alla sua maledizione, la odiava davvero tanto quando la gente la scopriva per la prima volta. Si sentiva umiliato, anche se cercava di non darlo a vedere, e immancabilmente gli riportava alla memoria le sensazioni d’orrore e angoscia che aveva provato quando era caduto nella sorgente, e aveva sentito il proprio corpo trasformarsi per la prima volta. Aveva capito all’istante cosa stesse succedendo; le percezioni del suo corpo che cambiava non gli lasciarono molti dubbi nella mente. Capì, e per un breve, disperato momento fu tentato di smetterla di dibattersi e di abbandonarsi, credendo che la trasformazione fosse permanente. Ma poi il suo indomabile istinto di sopravvivenza ebbe la meglio, e si era portato disperatamente in superficie. Ansimando in cerca d’aria, aveva fatto capolino da una sconosciuta massa di capelli rossi appiccicati contro il suo viso, mentre le sue mani esploravano incerte il torace e confermavano ciò che le sensazioni gli avevano già reso chiaro. Poi si era guardato, e l’orrore che si era insediato in lui era scoppiato in un urlo da soprano.

Ranma rabbrividì al ricordo, poi capì che Kintaro-sensei stava ancora aspettando una risposta. Si contorse miseramente sul tavolo dell’analisi.

Kintaro-sensei gli mise una mano amichevole sulla spalla. « Capisco il tuo sconforto, Ranma. Sono sicuro che la tua maledizione non debba essere facile da sopportare. Ad ogni modo, lo scoprirò comunque, dal momento che dovrai trasformarti per aiutarmi a distinguere la magia della maledizione da quella dell’incantesimo. Forse sarebbe meglio che tu me lo dicessi ora, invece che aspettare che io rimanga stupito ».

Ranma sospirò e guardò il pavimento. Come poteva preoccuparsi della sua stupida maledizione, che aveva sopportato per quasi un intero anno, quando Akane era in pericolo? « Io sono caduto nella Sorgente della… della… » si bloccò e dovette quasi soffocare le ultime parole, « … Ragazza Affogata ».

Kintaro fece attenzione a mantenere il viso impassibile. « Ah » disse, e stette in silenzio per un lungo momento. « Bene » dichiarò infine, « poteva andarti peggio, a quel che ne so ».

« Immagino di sì » mormorò Ranma. « Senza offesa, ma non potremmo procedere? »

L’anziano signore annuì e assunse un atteggiamento professionale. « Tofu-sensei » disse, rivolto al suo vecchio pupillo in un atteggiamento più formale, « potresti portarmi dell’acqua calda e fredda? Vorrei capire qual è la parte della sua aura che devo ripulire dall’incantesimo ».

Il dottor Tofu assentì, e Ranma chiuse gli occhi quando Kintaro-sensei gli versò un bicchiere d’acqua fredda sulla testa. Con suo sollievo, il vecchietto evitò i commenti, ed invece si concentrò sull’aura di lui, ora lei.

Tofu diede al vecchio maestro un’occhiata rapida, e riuscì a vedere nella sua espressione la medesima meraviglia che lui stesso aveva provato quando aveva visto con i propri occhi la trasformazione di Ranma. Quando avvenne la trasformazione, la fiamma particolarmente splendente dell’aura del ragazzo fu uno spettacolo a vedersi, per chi come lui aveva occhi per cose simili. Questa volta, però, riuscì a vedere come il tremolio rosso intenso dell’incantesimo fosse intrecciato non solo con l’energia normale di Ranma, ma anche con la maledizione. Sembrava aver penetrato ogni sua parte. Capì che il suo maestro aveva tirato le stesse conclusioni, così come comprese che aveva fatto scoperte che, finora, erano oltre le sue stesse capacità.

Ranma aspettava impaziente ad occhi chiusi, mantenendosi perfettamente tranquillo, non volendo disturbare la concentrazione di Kintaro e Tofu. Poi sentì l’acqua calda riversarglisi sul capo, e in pochi istanti tornò normale. Aprì gli occhi. « Ebbene? »

La bocca di Kintaro-sensei era stretta in un cipiglio preoccupato. « Quest’incantesimo è forte, ragazzo. Non ho mai visto niente di simile ».

« Sapete di che incantesimo si tratta? » chiese Tofu.

« Ho un sospetto, ma ho bisogno di consultare alcuni libri prima di dare un giudizio. Potete far entrare gli altri ora. Io resterò nel mio studio per qualche minuto ». Si diresse attraverso una porta nel retro dell’ufficio, mentre Tofu lasciava rientrare Genma e Ryoga.

« Allora, novità? Sa come far tornare indietro Akane? » Ryoga guardava Tofu con ansia.

Tofu scrollò il capo. « Non ancora, ma pensa di sapere che genere d’incantesimo sia. Sono sicuro che lo sta cercando proprio ora ».

Ranma scivolò giù dal lettino e prese a camminare avanti e indietro. « Spero non ci metta molto » disse irritabile. Ad ogni attimo che passava, poteva sentire la voce dell’incantesimo indebolire la sua perseveranza insistendo sul fatto che il suo fallimento era predestinato. Strinse i pugni e ricacciò di nuovo indietro quella sensazione. Non avrebbe mollato, neanche fra un milione d’anni. Akane era viva da qualche parte, e lui doveva trovarla.

Ryoga si appoggiò ad una parete e guardava Ranma, colmo di nervosismo, passeggiare per la stanza. Pochi minuti dopo averlo osservato senza un commento, cominciò a sperare che il dottor Tofu non avesse ripristinato tutto il flusso d’energia di Ranma. Per un istante pensò di sbattere a terra il suo rivale, cosicchè avrebbe smesso di essere irrequieto, perché dava davvero sui nervi. Ma abbandonò l’idea dopo aver capito che, se Ranma avesse perso i sensi, ciò avrebbe ritardato la ricerca di Akane.

Solo allora, Ryoga notò dei movimenti con la coda dell’occhio. Si voltò e vide un piccolo animaletto attraversare in silenzio la porta lievemente aperta, che dava allo studio di Kintaro-sensei. Era un gatto. Un gatto tigrato arancione dal pelo lungo, per essere precisi. Ryoga pensò che appartenesse a Kintaro-sensei, perché aveva un collare, e sembrava abbastanza a suo agio, mentre con indifferenza andava a zonzo per la stanza delle visite.

Ryoga represse un ghigno malvagio, e si chiese quanto tempo sarebbe passato prima che Ranma se ne accorgesse.

Aveva sentito da qualche parte che, in una stanza piena di persone, i gatti possono in qualche modo individuare colui che odia i gatti più di tutti in assoluto, e dirigersi dritto da lui. Di certo era vero in questo caso. Il gatto andò direttamente verso Ranma che camminava, e si strofinò con affetto contro le sue gambe.

Ranma si arrestò a mezzo passo. Gli occhi gli si fecero delle dimensioni di una conca, completamente fissi in avanti.

Il gatto si attorcigliò intorno alle sue gambe, guardò curioso Ranma e miagolò.

I lineamenti di Ranma svanirono come in preda al terrore dal suo viso, e cominciò a tremare senza controllo. Quasi contro la sua volontà, la testa gli s’inclinò sul collo e costrinse i suoi occhi colmi di lacrime a guardare giù.

« Mraowr? »

« GYAAAAAAAAAAAAAA!!! » Ranma balzò dritto in aria e si appese disperatamente al lampadario che pendeva dal soffitto. Quell’urlo che si riconduceva alle sue prime esperienze mandò il gatto a gambe levate fuori dalla stanza, graffiando con gli artigli la mattonella. Tofu fissava Ranma meravigliato. Genma era disgustato, e Ryoga se la rideva semplicemente.

Un momento dopo, Kintaro irruppe nella stanza e si unì agli altri che fissavano Ranma, ancora appeso al soffitto, con gli occhi colmi di terrore, il tremito che minacciava di staccare il lampadario dai suoi fissaggi e scaraventarlo sul pavimento.

« Cosa diavolo è successo qui? » domandò Kintaro.

« G-g-ga… G-g-g-ga…! » balbettò Ranma incoerente.

« Ciò che Ranma sta cercando di dire » fece Ryoga con indifferenza, « è che un gattino tanto grazioso è entrato e si è sfregato contro le sue gambe ».

Kintaro battè gli occhi. « Non dirai sul serio? » Guardò Ranma con occhio penetrante. « Se non sapessi quello che faccio, da questa sua reazione direi che è stato sottoposto alla Tecnica Speciale dell’Attacco Felino ».

Genma si schiarì scomodamente la gola. « Be', uh, è così. L’ho addestrato al Colpo del Gatto quando aveva dieci anni ».

« Cosa?! » si rivolse Kintaro a Genma irosamente, la sua solita espressione cortese velata di rabbia. Genma si ritrasse contro la parete, per sfuggire alla ferocia del suo sguardo. « Sei matto?! Cosa diamine ti ha spinto a fare una cosa simile al tuo stesso figlio? Non sapevi quali sarebbero state le conseguenze?! »

« Ecco » disse Genma, avvizzendosi, « no. Io, er… non avevo mai letto quella pagina del manuale d’istruzioni ». Poi si drizzò, e ricambiò lo sguardo, sulla difensiva. « Ma la Tecnica dell’Attacco Felino lo ha aiutato nei combattimenti contro i suoi nemici più potenti ».

« Capisco » disse freddamente Kintaro. « È bello sapere che credi che vincere un combattimento sia più importante della salute di tuo figlio ». Genma sussultò. Kintarò spostò di nuovo lo sguardo sulla figura tremante di Ranma, e si rabbuiò. « Se tu potessi vedere quel che vedo io » continuò in modo vago, « la tua opinione sull’Attacco Felino potrebbe cambiare drasticamente. Quella tecnica non era stata bandita senza motivo, sappilo ».

Genma corrugò la fronte confuso, e guardò storto Ranma, chiedendosi cosa vedesse il vecchio che lui non potesse. Tutto quel che riusciva a vedere era suo figlio che farfugliava in preda al terrore, il che era già abbastanza imbarazzante. Che cosa poteva esserci di peggio? Vide Tofu salire in piedi sul lettino e sollevare delicatamente le dita tremanti di Ranma dal lampadario, per poi tirare giù il ragazzo sul tavolo.

Ryoga fissava il pavimento. In qualche modo, la reazione di Kintaro alla fobia di Ranma gli aveva rovinato il divertimento di vedere il suo grande rivale tremare di paura. E cosa intendeva con Se tu potessi vedere quel che vedo io?

Rivolse con calma la sua domanda a Tofu, quando il giovane dottore venne ad appoggiarsi al muro accanto a lui, mentre Kintaro premeva vari punti di pressione su Ranma nel tentativo di rilassare il ragazzo. « Che cosa intendeva? » chiese.

« Non ne sono sicuro » gli sussurrò Tofu, scuro in volto. « Sapevo che Ranma avesse paura dei gatti, ma non avevo capito che fosse connesso con il Colpo del Gatto, e sinceramente non l’avevo mai visto prima in un… attacco come questo. Ma ho notato uno strano grigiore nella sua aura, specialmente intorno alla testa, che è apparso non appena si è accorto del gatto. Potrebbe essere a questo che si riferiva il maestro Kintaro ».

Kintaro sorrise in maniera incoraggiante a Ranma, che sembrava stare un po’ meglio grazie al suo aiuto. « Perdona la mia gatta, Ranma. In genere le permetto di girare per la clinica di notte. Tiene lontani i topi, ed è una buona compagnia. Ma lo fa solo di notte » aggiunse rapidamente, mentre Ranma cominciava a muovere gli occhi intorno furtivamente. « L’ultima volta che l’ho vista, mi ha oltrepassato correndo ed è uscita come un fulmine dalla finestra ». Ranma si rilassò solo leggermente.

« Ho delle novità sull’incantesimo » proseguì. Ciò attirò l’attenzione di Ranma, che cessò bruscamente di tremare. Anche Ryoga, Tofu e Genma si sporsero in avanti.

« Cosa? Di che si tratta? Puoi spezzarlo? » chiese Ranma in un soffio.

« Temo che ciò vada oltre le mie capacità » rispose Kintaro. Ranma gemette e si mise la testa tra le mani.

« Mi dispiace, Ranma, ma tutti i segni indicano che si tratta di una sorta d’Incantesimo di Sangue, e gli incantesimi fatti col sangue non sono solo estremamente nefasti e senza scrupoli, ma sono anche molto difficili da rompere ».

Ranma levò su il capo. « Un Incantesimo di Sangue? Che diamine è? »

« Proprio quel che hai sentito. Un incantesimo fatto con il sangue di una creatura vivente. Più potente è la creatura, più forte sarà l’incantesimo. In base a quel che riesco a vedere nella tua aura, direi che il sangue usato era almeno umano, o forse addirittura quello di una bestia magica o mistica ».

Ranma scivolò giù dal lettino, si voltò e vi sbatté il pugno frustrato, mandando in frantumi la superficie di legno. Kintaro levò un sopracciglio alla vista del danno patrimoniale, ma non disse nulla.

« Deve pur esserci un modo per riportare indietro Akane » disse Ranma, fumante di rabbia.

« Ecco » fece Kintaro pensieroso, « il mio primo suggerimento sarebbe scoprire innanzi tutto chi ha fatto l’incantesimo ».

Ranma s’immobilizzò, fissando Kintaro. « Cosa? » chiese. « Cos’hai detto? »

Kintaro guardò Ranma. « Ho detto che dovresti scoprire chi ha fatto l’incantesimo ».

Ranma allargò gli occhi incredulo, e si diede uno scappellotto sulla fronte. « Che scemo! » esclamò. Per qualche motivo, non gli era venuto in mente che ci fosse un responsabile dietro l’incantesimo, anche se adesso sembrava così ovvio. L’incantesimo non poteva certo essersi fatto da solo, in fondo. Allora chi–?

Un leggero respiro sfuggì alla gola di Ranma quando i piccoli misteri che lo avevano tormentato tutto il giorno si misero a posto con terribile chiarezza. Lo strano presagio che sentiva quella mattina mentre correva a scuola, e che aveva toccato il culmine quando si era reso conto che Shampoo non lo aveva assalito tutta la settimana… La conversazione con Mousse e l’aver scoperto che il cinese aveva provato la stessa sensazione… La cartolina dalla Cina… Il modo in cui il fuoco rosso era comparso in cielo ad occidente…

Ranma socchiuse gli occhi, e si lasciò sfuggire un ringhio. « Perché, quella vecchia malefica! La ucciderò! Se crede di farla franca… »

« Aspetta » disse Ryoga, alzando le mani, la voce colma di tensione improvvisa. « Aspetta un momento, Ranma. Stai cercando di dire che dietro tutto questo c’è Cologne? »

Ma Ranma non lo stava ascoltando. Si rivolse a Kintaro. « Mousse ha ricevuto una cartolina da Shampoo oggi. Diceva che lei e Cologne sono in Cina per un allenamento speciale. È possibile che loro abbiano fatto l’incantesimo in Cina e che quello abbia percorso tutto il tragitto fino in Giappone per trovare Akane e me? »

Kintaro aggrottò le sopracciglia. « Non sono proprio sicuro che ci siano limiti spaziali per un Incantesimo di Sangue. Comunque non lo escluderei ».

« Allora devono essere state loro! » Gli occhi di Ranma scintillarono pericolosamente, e per un istante, Ryoga provò pena per Shampoo e Cologne. Ma solo per un istante. In fin dei conti, erano loro che avevano fatto sparire Akane. La fronte di Ryoga s’increspò per la rabbia, il sangue gli ribolliva mentre i suoi sentimenti inaspettatamente rispecchiarono esattamente quelli di Ranma.

« La cartolina diceva che saranno di ritorno in Giappone martedì » proseguì Ranma, l’aura battagliera che bruciava attorno al suo corpo. « E quando torneranno, non m’importa come, ma le costringerò ad annullare qualunque cosa abbiano fatto ad Akane! »

Ryoga si fece avanti per fronteggiare il suo rivale, con espressione determinata. « Ranma, so che abbiamo le nostre divergenze, ma solo per questa volta voglio restare con te. Hai bisogno di tutto l’aiuto possibile per opporti a Cologne e Shampoo ». Non aveva dimenticato come la vecchiaccia l’avesse usato, insegnandogli la Tecnica dell’Esplosione, ingannandolo nel fargli credere che, con quel colpo, avrebbe potuto distruggere Ranma, quando in realtà serviva solo per rompere massi. Strinse i denti e, quasi contro la sua volontà, allungò con freddezza una mano. « Tregua? »

Per un momento Ranma fissò con sguardo assente la mano allungata. Poi la sua espressione si ammorbidì in un mezzo sorriso sarcastico, e strinse fermamente la mano di Ryoga. « Tregua ».

« Adesso non farti la strana idea che siamo amici o cosa. Lo faccio solo per Akane, non per te, intesi? »

Ranma annuì con serietà. « Per Akane ».

----------------

Fuori dalla finestra della clinica di Kintaro-sensei, una figura solitaria stava silenziosamente acquattata nell’ombra, e ascoltava attentamente ogni parola detta all’interno. Solo per quella notte, Mousse fu felice di avere la vista debole. A causa di ciò, il suo udito era molto più acuto, compensando le mancanze dell’altro senso.

Ranma aveva confermato le sue paure peggiori. Be', forse non proprio le peggiori. Quando la macchia rossa d’energia si era mossa come un razzo nel cielo, dirigendosi verso il dojo dei Tendo, Mousse aveva capito che, qualsiasi cosa avessero fatto Shampoo e Cologne in Cina, era giunto a buon fine. Aveva seguito velocemente la luce rossa, raggiungendo casa Tendo proprio dopo che l’incantesimo aveva portato a termine il suo orribile lavoro ed era scomparso. Aveva poi spiato e ascoltato il resto dal tetto dei Tendo. Era sicuro che Ranma avrebbe ripreso conoscenza con il cervello completamente confuso dalla magia, una magia che secondo Mousse avrebbe fatto dimenticare a Ranma la ora assente Akane, e l’avrebbe fatto innamorare di Shampoo.

Ma non era stato per niente così. Mousse era completamente confuso, ma stranamente sollevato. Se dietro l’incantesimo c’era Shampoo, perché non faceva innamorare Ranma di lei? Non sapeva che, facendo sparire Akane, avrebbe solo scatenato la sua ira? Ranma poteva essere uno stupido donnaiolo, ma era ovvio per tutti – persino per Shampoo – che, tra tutte le sue fidanzate, i sentimenti (se così potevano chiamarsi) di Ranma erano più forti per Akane.

E adesso sapeva che l’incantesimo fatto su Ranma e Akane era un Incantesimo di Sangue. Mousse rabbrividì. Di certo Shampoo non l’avrebbe mai finita con questa magia malvagia. Cologne, dal canto suo…
Non poteva essere contraria ad un Incantesimo di Sangue, finché adeguato alle sue necessità, e Mousse era tremendamente consapevole della facilità con cui Cologne riusciva a convincere Shampoo a proseguire nei suoi piani senza scrupoli, specialmente se Ranma era il premio che penzolava davanti a lei.

Ma a prescindere dal fatto che Shampoo fosse responsabile o meno dell’incantesimo, Ranma ora credeva che lo fosse. Ci sarebbe stato un combattimento e, pur essendo un’ottima combattente, Shampoo non poteva avere speranze di sconfiggere Ranma. Avrebbe potuto essere ferita; seriamente, se l’ira di Ranma era abbastanza grande.

Mousse non poteva permettere che ciò accadesse.

Si allontanò con cautela dalla finestra. Aveva dei progetti da fare prima di martedì.


Continua…


Nota delle traduttrici: Vi è piaciuto il nuovo capitolo?
Vi ringraziamo davvero di cuore per il sostegno che molti di voi ci hanno dimostrato. Ci auguriamo che continuerete a farlo sempre più numerosi.
Aspettiamo con ansia i vostri commenti. ^____^

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Capitolo 11
*** Parte quarta: Capitolo 2 ***


NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.



CUORI DI GHIACCIO





Parte quarta: Ombre di rivelazione




Capitolo 2



Akane era inginocchiata al tavolo apparecchiato per la cena, e piluccava abbattuta il riso con i bastoncini. Yuki-onna era andata via poche ore prima, dicendo che doveva sbrigare alcune faccende personali. Alle istruzioni della Signora delle Nevi, i domestici della casa avevano atteso ad ogni suo bisogno – persino il superbo Kazuo le aveva servito la cena, con umiliazione. L’ometto di ghiaccio non era per nulla entusiasta di lei. Non poteva biasimarlo, in fondo, poiché lei lo aveva quasi attaccato quando era arrivata la prima volta.

Ora però i domestici non si vedevano da nessuna parte. Era strano. Poggiò il mento sulla mano, con il gomito sul tavolo e sospirò, giocherellando pigramente con le bacchette. Si sentiva ancora un po’ tremolante per il pianto a dirotto di qualche ora prima, quando aveva finalmente ammesso a se stessa di amare Ranma. Non che le giovasse molto, ora che lui le sarebbe rimasto lontano per almeno sette anni. Sette anni durante i quali avrebbe probabilmente sposato una delle altre fidanzate.

Sentì gli occhi inumidirsi di nuovo al solo pensiero, ma deglutì a forza e si colpì furiosamente gli occhi con il dorso della mano. Ciò che era fatto era fatto, e non c’era modo in cui potesse agire. L’Incantesimo di Sangue la legava alla Piana degli Dei, e ci sarebbero voluti almeno sette anni perché la Signora delle Nevi rompesse il suo potere su di lei. Ma, se non altro, poteva essere spezzato. Sarebbe potuta tornare a casa, prima o poi. Ma tornare a casa con quale tipo di vita, senza Ranma?

Mozzò quel pensiero. Sarebbe impazzita se ci avesse riflettuto di più. Meglio accettare il consiglio della Signora delle Nevi e considerarlo un passo verso…

Akane si bloccò quando improvvisamente avvertì un’altra presenza nella stanza. Si voltò rapidamente… ma la stanza era vuota.

S’irrigidì. La percezione di un’altra presenza si agitava con forza da qualche parte nella sua testa. Esaminò attentamente la stanza con gli occhi, cercando di individuare tutto ciò che fosse fuori posto. D’improvviso desiderò di aver prestato maggiore attenzione a ciò che la circondava, poiché non era sicura che, se qualcosa fosse stata effettivamente fuori posto, l’avrebbe capito. Con cautela, si voltò con le spalle verso il tavolo, sollevando istintivamente le mani in posizione di difesa.

« Chi c’è? » urlò esitante, ma adirata per il fatto che qualcuno stesse cercando di spaventarla. « Kazuo? Non è divertente… »

Uno spostamento d’aria dietro di lei fu il solo preavviso che ebbe, ma prima che potesse voltarsi, qualcosa la colpì forte dietro la testa e la spedì dritto alla parete opposta. L’impatto le mozzò il fiato in un sibilo, e lei gemette, scivolando giù dalla parete. Mentre cercava di ventilare i polmoni, sentì crescere un bernoccolo dolente alla base della testa. "Co-cosa è stato a colpirmi?"

Toccò il pavimento coi piedi e si girò, lottando contro un capogiro, per osservare la stanza. Poggiò la schiena alla parete, grata di avere qualcosa di solido dietro di lei.

La stanza era vuota.

Una paura fredda le strinse il cuore. C’era qualcosa lì; lei riusciva a sentirlo… e non solo a causa del dolore alla base della testa. Si acquattò in posa di difesa, cercando di guardare contemporaneamente in tutte le direzioni, lottando contro il panico che le cresceva nel petto. "Come posso combattere contro qualcosa che non vedo?!" pensò. "È logico che la casa sarebbe stata attaccata prima che io potessi avere anche una possibilità di imparare come difenderla. Non ho la minima idea di come combattere uno spirito!"

Con la coda dell’occhio, vide un lampo marrone-rossastro, ed ebbe l’impressione che degli occhi neri brillanti venissero dritto verso di lei. Grazie al suo istinto d’artista marziale, si voltò rapidamente per fronteggiare l’attacco, sollevando le mani per bloccare. Ma la cosa si mosse attraverso le sue difese e assestò numerosi colpi sul suo viso, il petto e lo stomaco, facendola scivolare per diversi metri su tutto il pavimento.

Barcollò sui piedi, il corpo le bruciava di dolore. L’oscurità guizzava agli angoli della sua vista, con i sensi che minacciavano di venirle meno. Sentì il sapore del sangue in bocca, e un occhio si stava gonfiando fino a chiudersi. "Sette anni?!" pensò amaramente. "Sarò fortunata se sopravvivrò per i prossimi sette minuti!"
Si guardò intorno, ma abbastanza sicuramente, non c’era traccia del suo aggressore. La slealtà di tutta la situazione si abbatté su di lei come uno tsunami, e dentro di lei crebbe la collera. Perdere Ranma, la sua famiglia, e adesso forse anche la propria vita per mano di un demone invisibile, in una sera, era troppo.

« Fatti vedere, codardo! » gridò frustrata. « Perché non combatti lealmente?! »

« Sei una scema, Akane ». Impallidì quando all’improvviso sentì provenire da chissà dove la voce di Ranma. « Io proprio non ti capisco. Ti lamentavi sempre perché durante i nostri allenamenti mi trattenevo troppo. Ora però non mi sto trattenendo. Non è quello che volevi? Un combattimento vero? Non essere trattata come una ragazza fragile? Se vuoi un combattimento leale, non dovresti metterti contro chi è migliore di te. Che nel tuo caso sono quasi tutti ».

« R-Ranma? » fu il mormorio che emise dalle labbra gonfie e sanguinanti. La voce era la sua; anche alcune parole, ma il tono era pieno di disprezzo canzonatorio. Anche quando Ranma la provocava nel peggiore dei modi, lei non aveva mai sentito quel tono nella sua voce. E, soprattutto, Ranma non l’avrebbe mai colpita, nemmeno durante i loro allenamenti. No, di certo non era Ranma. Era una specie di trucco. Il predatore che gioca con la sua preda. "Questa è la Piana degli Dei, ricordi?" pensò tra sé. "Chi lo sa di cosa sono capaci i suoi abitanti?"

Con la coda dell’occhio vide una macchia rossastra muoversi a gran velocità. Si mosse per bloccarla, ma fu colpita al lato della testa e fatta barcollare. Cadde pesantemente a sedere.

« Heh. Schiappa ». Ancora la voce di Ranma.

Akane strinse i pugni, tirandosi di nuovo su da sola. « Fai silenzio! »

« Rassegnati, Akane. Sei solo una ragazza. Non sarai mai brava quanto me ».

Un velo rosso, un misto di dolore e ira, le offuscò la vista, sopraffacendo quella parte di lei che sapeva che quella in realtà non era la voce di Ranma. « Ah, è così? » urlò. « Be', chi ti credi di essere? Anche tu sei per metà una ragazza, stupido pervertito! »

« Eh, cos…? »

Subito Akane si accorse che la macchia rossastra si stava avvicinando di nuovo a lei da dietro, ma che si era fermata, stupita dalla sua ultima esclamazione. Abbassandosi sul pavimento, si appallottolò, tirando un calcio con la gamba destra. Con soddisfazione, avvertì il piede toccare un corpo solido, e udì un « Oof! ». Un punto per lei! Lasciandosi sfuggire, per la piccola vittoria, un sorriso dolente dalle labbra spaccate, si voltò e scattò in piedi per fronteggiare il suo aggressore.

Abbassò la mandibola per lo stupore.

« Bene bene! » disse una voce da tenore appassita, del tutto diversa da quella di Ranma. « Non male per una novellina inesperta e maldestra come te. » La creatura che stava davanti a lei, stringendosi forte lo stomaco, s’inchinò brevemente, poi sollevò le braccia rosse piumate in uno strano gesto di saluto. I suoi occhi neri solidi, simili a quelli di un uccello, la scrutarono di sottecchi con aria maliziosa da sopra un grande becco appuntito in un viso pennuto che non aveva nulla di umano.
Tutta la creatura, dalla testa alla base delle caviglie, era coperta da delicate piume di color terra ombra bruciata. Sotto al collare di piume delle caviglie, c’erano delle zampe rossastre munite di artigli da predatore. Intorno alle spalle portava un mantello di rami di pino verde saldamente intrecciati, ma flessibili.

Akane era troppo scioccata per reagire alle parole inesperta, maldestra. « Cosa… cosa… C-chi sei…? » balbettò.

Lo strano uomo-uccello fece un inchino. « Sono Masakazu, il Tengu1. E tu, mia cara, farai meglio ad abituarti a vedere spuntare di volta in volta creature strane come me, o non sarai mai in grado di proteggere la dimora di Yuki-onna. La maggior parte degli abitanti della Piana degli Dei sono molto meno piacevoli di me, e visto il modo in cui hai preso a balbettare proprio ora, lasciando le tue difese completamente aperte, avrei potuto batterti dieci volte ancora ».

Akane batté gli occhi, mentre cercava di riportare in marcia il suo cervello. « Tu sei un tengu? » Akane ricordò di aver letto di una misteriosa razza di antichi uomini-uccelli, che erano allo stesso tempo guerrieri valorosi ed incorreggibili imbroglioni. "Ecco che viene alla luce sempre più mitologia" pensò con aria sbalordita. "Suppongo che, la prossima volta, un kappa2 verrà a bussare alla porta per chiedere dei cetrioli".

Il viso da uccello, privo d’espressione, del tengu non mutò, ma i suoi occhi neri scintillarono. « Si, credo sia ciò che ho detto. Sono qui per allenarti nelle arti marziali, così da fare di te una guardia del corpo adatta alla nostra amica comune, la bella Yuki-onna ».

« Tu… tu conosci le arti marziali?! » "Stupida! Che razza di domanda è? Se ti ha quasi battuta!"

Masakazu rise; un breve suono stridente. « Se conosco le arti marziali? Mia cara, è la mia gente che ha inventato le arti marziali. Chi credi sia stato il primo che abbia insegnato agli uomini come padroneggiarle? »

Akane lo guardava fisso. « Ehm, veramente non ci ho mai pensato ».

Lo strano sguardo scuro del tengu si fece serio. « Bene. Perché le arti marziali non hanno nulla a che vedere con il pensiero consapevole. Esse sono istinto ». Ci fu un movimento veloce, e in un istante Akane si ritrovò naso a… becco… con il tengu.
Sussultò e indietreggiò di un passo, barcollando.

« Esse sono velocità » proseguì Masakazu, con un nuovo luccichio malizioso negli occhi. « Qualcosa che ti manca seriamente, mia cara. Ma io intendo riparare a questo. Insieme alla tua abilità e destrezza. Tu hai forza, volontà e resistenza, ma poco altro ».

« Ehi! »

« Oh, e dobbiamo anche lavorare sull’attenzione e la concentrazione. A quanto pare, potrebbe servire un po’ anche a me. Mi hai proprio disarcionato con il tuo ultimo commento. Così » gli occhi di Masakazu brillarono d’ilarità malcelata, « il tuo fidanzato è caduto nella Sorgente della Ragazza Affogata, giusto? Povero sciocco. Questo deve aver reso interessante la vostra relazione ».

Akane sbatté le palpebre. « Tu come fai a sapere…? »

« Scoprirai che non ci sono moltissimi segreti che io non conosca. È un piccolo talento che possiedo. Ma non preoccuparti, diffondo un pettegolezzo solo quando è assolutamente necessario ». Il tengu le strizzò un occhio in maniera cospiratoria. « Ora, vogliamo iniziare il tuo addestramento? O vuoi un po’ di tempo per riprenderti dal mio alquanto ignobile attacco? »

Akane trasalì quando ricordò il dolore che palpitava in tutto il suo corpo per i colpi che aveva ricevuto. « Non sei stato leale » disse in tono rabbioso.

« Leale? E chi ha parlato di lealtà? » Il tengu socchiuse gli occhi neri. « Non aspettarti sfide formali in questa dimensione, mia cara. Le creature che affronterai useranno ogni tipo d’inganno e tattiche immorali per sconfiggerti. Indiscriminatamente. È questo che insegna la tua scuola di lotta, no? »

Le labbra di Akane si assottigliarono in un’espressione corrucciata, quando si accorse di lamentarsi come una bambina viziata, e annuì. Avrebbe dovuto essere pronta a tutto. E, per quanto detestasse ammetterlo, non lo era. Al suo livello, non aveva alcuna possibilità di vincere contro gli abitanti della Piana degli Dei.

« Cominciamo subito l’allenamento » disse, poi batté gli occhi sorpresa. Il tengu si era dileguato. « Ehi, dove sei finito? Pensavo che volessimo… »

All'improvviso si sentì afferrata da dietro e gettata violentemente per aria. Cadde di schiena, colpendo il pavimento con un tonfo, i polmoni svuotati d’aria, e si ritrovò davanti agli occhi ridenti del tengu.

« Lezione numero uno. Stare sempre in guardia. Non credere che, solo perché stai intrattenendo una chiacchierata amichevole con qualcuno, gli abitanti dei sette livelli degli inferi aspetteranno che tu abbia finito per attaccarti quando ti fa comodo ».

Akane sbuffò e gettò un’occhiata assassina al suo nuovo maestro, mentre si metteva in piedi a fatica. A quanto sembrava, sarebbero stati sette anni lunghi.

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Il Nekohanten era buio. Shampoo sospirò di sollievo e stanchezza. Non voleva proprio parlare con Mousse per il momento. Il breve viaggio di ritorno in Giappone era stato molto spossante per lei, di più perché sentiva ancora gli effetti del combattimento con i demoni guardiani, il suo incontro con l’Antico, e le energie perse per fare l’Incantesimo di Sangue. Tuttavia, come le aveva detto la bisnonna, anche questo le sarebbe tornato vantaggioso alla fine.

Una volta dentro, Shampoo sbadigliò vigorosamente. « Aiya » disse piano, così da non svegliare Mousse, ovunque fosse, « io andare a dormire ora, bisnonna ».

Cologne acconsentì. « È un’ottima idea, fanciulla. Domani sarà una giornata piena, e avrai bisogno di riposare ».

Shampoo si diresse in bagno ed aprì l’acqua calda. Anche in una fredda serata primaverile, si sentiva accaldata e sudata per il viaggio. Le sarebbe piaciuto spruzzarsi dell’acqua fredda in viso, ma con la sua maledizione, sarebbe stato più un guaio che altro, così si ripulì la sporcizia dal viso con una scomoda tovaglia, bagnata con acqua calda. Poi si tolse la benda di fortuna dal braccio, e pulì attentamente la ferita lasciata dall’unghia dell’Antico, nel punto in cui l’aveva trafitta perché lei potesse pagare il prezzo con il sangue. La ferita stava guarendo bene, grazie alle cure di Cologne, e quando fu pulita a sufficienza, la unse con delle erbe e sostituì la benda con delle garze pulite bianche. Poi si diresse in camera sua, con la promessa del sonno che la chiamava.

Non si accorse che Mousse era seduto sul suo letto fino a quando non richiuse la porta dietro di lei.

« Siete tornate prima » disse. « Non vi aspettavamo che tra due giorni ».

La sua sorpresa si mutò in rabbia. « Mousse! Cosa fai in stanza di Shampoo? Tu uscire ora! Solo marito essere ammesso in letto di Shampoo ». Era disgustata da tanto ardire. Persino Mousse, che le si lanciava costantemente addosso, non aveva mai osato sedere sul suo letto senza invito.

« Molto bene. Mi alzerò » disse piano lui e si mise in piedi. Fu solo allora che Shampoo notò che il comportamento di Mousse era profondamente diverso da quello cui era abituata. Prima di tutto, non sembrava felicissimo di vederla, com’era di solito, e non stava balbettando e urlando per la sua "adorata Shampoo". In effetti, sembrava quasi… arrabbiato. Il suo viso era crucciato, e le braccia erano severamente incrociate sul petto.

« Ma » continuò con voce ferma, « non me ne andrò fino a che non mi dirai perché hai fatto l’Incantesimo di Sangue su Ranma e Akane ».

Shampoo sbiancò e fece un passo indietro. Come faceva lui a saperlo? E se lui lo sapeva, ciò poteva significare che anche Ranma n’era a conoscenza!

La mente di Shampoo, in preda al panico, andò alle parole che la bisnonna aveva scambiato con lei durante il loro ritorno dalla Cina. « C’e la possibilità » aveva detto Cologne, « che, prima del nostro ritorno, Ranma e gli altri capiscano cosa è successo. In tal caso, ricorda, i nostri piani non cambieranno affatto. Continua a reggere la storia, e tutto andrà bene ». Shampoo aveva fiducia nel loro piano. Doveva funzionare. Avrebbe funzionato, finché lei avesse ricordato di recitare bene la sua parte.

Gli occhi le si colmarono di lacrime, e si accasciò al pavimento, sperando che la reazione scioccata di prima s’intonasse con la sua recitazione. « Oh, Mousse! » disse con voce tremante. « Dimmi, cosa essere successo a Lanma? »

Mousse fu colto alla sprovvista, e parve quasi sollevato. « Vuoi… vuoi dire che sul serio non lo sai? »

« Ti prego, Mousse! Di’ a Shampoo cosa succede! » Lasciò che un paio di lacrime le scivolassero giù lungo le guance. Era più facile di quanto immaginasse fingere angoscia apprensiva. Ma forse era dovuto alla reale sensazione di malessere che aveva dentro. "Aiya" pensò, il pianto che si faceva più intenso e sincero. "Questa bugia è così meschina. Vorrei non doverlo fare, Lanma. Ma non c’è altro modo".

Le lacrime di Shampoo ebbero su Mousse l’effetto sperato. La sua espressione adirata si frantumò in preoccupazione, e si accasciò sulle ginocchia accanto a lei. « N-non piangere, Shampoo » disse, allungando una mano nel tentativo di confortarla. « Te lo dirò. Ti dirò tutto! »
E lo fece, cominciando dalla visita di Ranma al Nekohanten, e finendo con ciò che aveva ascoltato alla clinica di Kintaro-sensei.

Durante il racconto, una parte della mente di Shampoo ascoltava analiticamente, cercando di capire cosa Ranma e gli altri sapevano e cosa no. L’altra parte era focalizzata sulla reazione appropriatamente angosciata, ma non del tutto sorpresa, alla notizia della scomparsa di Akane, e delle voci dell’incantesimo nell’animo di Ranma. Si preoccupò un po’ quando sentì che Ranma era riuscito ad indebolire l’incantesimo con un’esplosione d’energia. Ad ogni modo, questo si era rimesso insieme, e sembrava aver svolto il suo compito abbastanza adeguatamente, così ricacciò quei dubbi assillanti in qualche recesso della sua mente.

Quando Mousse ebbe finito di raccontare la storia, Shampoo singhiozzò convulsamente. « Oh, Mousse. Tutta colpa mia ». La verità.
Il che non sembrava tanto male…

Mousse guardò Shampoo, turbato. « Come? Perché è colpa tua? Cosa è successo in Cina, Shampoo? »

Shampoo tremava. Un tremore vero questa volta. E raccontò la bugia.


FINE PARTE QUARTA



Note (Si ringrazia Wikipedia):
1Tengu:creature fantastiche della iconografia popolare giapponese, rappresentate come uomini-uccello, dotati di un lungo becco e piumaggio rossastro. Creature capricciose, a volte benevoli a volte malvagie, orgogliosi, vendicativi, facili all'ira. Dotati di ali, possono volare o addirittura teletrasportarsi magicamente.
2Kappa:creatura leggendaria, uno spirito del folklore e della mitologia giapponese che si dice abiti in laghi, fiumi e stagni. I bambini sono tra i loro pasti preferiti, ma sono disposti a stringere amicizia con gli esseri umani in cambio di cetrioli, di cui sono particolarmente ghiotti.

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Capitolo 12
*** Parte quinta: Capitolo 1 ***


Per cominciare, ci scusiamo immensamente (sebbene consapevoli che le scuse potrebbero non bastare) per il lungo periodo di mancati aggiornamenti – circa un anno, se non erro…
E’ stato un periodo molto difficile per noi. Gli impegni sono stati – e saranno ancora, a dirla tutta – troppi, insormontabili, e questo purtroppo ci ha precluso ogni seppur minima possibilità di rivedere le nostre traduzioni e pubblicare nuovi capitoli. Con questo nuovo aggiornamento, e con quelli che naturalmente seguiranno, intendiamo farci perdonare per la lunghissima attesa a cui vi abbiamo, per così dire, costretti. Siamo determinate a riprendere in mano il nostro lavoro con fiducia e soprattutto con regolarità. Niente più attese per i nostri lettori, o almeno è lo scopo che ci proponiamo di raggiungere.
Nessuna promessa, comunque. Solo l’impegno ad essere più costanti d’ora in poi.
Ma non vogliamo annoiarvi oltre, probabilmente non vedrete l’ora di leggere il nuovo capitolo! Vi auguriamo allora una buona lettura!


NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.


Per "riprendere" il filo… L’Incantesimo di Sangue lanciato da Shampoo e Cologne spedisce Akane sulla Piana degli Dei, dove viene accolta dalla leggendaria Yuki, Signora delle Nevi, che si dice disposta ad aiutarla a ritornare sulla terra in cambio di alcuni servigi che la ragazza dovrà svolgere per lei. Così Akane comincia una serie di duri allenamenti, sotto la severa ma paziente guida del maestro, mezzo uomo e mezzo uccello, Masakazu.
Percependo un’aura misteriosa scaturire dall’energia di Ranma, il dottor Tofu si rivolge al suo vecchio maestro Kintaro, che riconosce immediatamente l’energia dell’Incantesimo di Sangue, ma si dichiara incapace a spezzarlo.
Solo chi l’ha lanciato, apparentemente, può farlo. Ranma, intuendo la presenza di Cologne e Shampoo dietro quella brutta situazione, già minaccia di morte nonna e nipote, che appena rientrate si ritrovano ad affrontare Mousse, riuscendo però ad abbindolarlo.


A quanti hanno continuato a sostenerci per tutto questo tempo, riaccendendo la fiducia in noi stesse e spronandoci ad andare avanti.
Per la vostra infinita pazienza e l’incoraggiante entusiasmo.
Un immenso grazie.
Mary&Kiara




CUORI DI GHIACCIO





Parte quinta: Interludio




Capitolo 1



Akane sedeva tranquilla, mantenendosi perfettamente calma mentre Yuki-onna le passava le piccole mani candide un paio di centimetri sopra la pelle. Dopo qualche istante, arrestò i palmi su un punto della schiena della giovane, proprio tra le scapole.

« Hmm » fece piano la Signora delle Nevi. « Questo sembra un buon punto da cui iniziare oggi. L’incantesimo sarà più facile da sciogliere qui ». Cominciò a muovere le mani come se stesse tirando dei fili invisibili.

Akane avvertì il familiare formicolio della magia tra le scapole, mentre Yuki-onna rimuoveva attentamente uno dopo l’altro i fili del sangue di drago dalla sua energia. Era diventato un rito quotidiano. Per due mesi, da quando era arrivata nella Piana degli Dei, Yuki-onna aveva trascorso almeno un’ora al giorno nel cercare di rimuovere l’Incantesimo di Sangue da Akane, ma l’incantesimo era ostinato e forte, e lottava contro gli sforzi di Yuki-onna di spezzare il suo potere. Ogniqualvolta un filo del sangue di drago veniva asportato dall’energia di Akane, l’incantesimo non faceva che spostarsi ed andare a colmare il vuoto.

Akane poteva ben dire che fosse un’operazione estenuante per la Signora delle Nevi, e finalmente cominciava a capire perché ci sarebbero voluti sette anni per annullare del tutto l’incantesimo. Scosse lievemente il capo, perplessa, domandandosi ancora una volta per quale motivo la sua misteriosa ospite la stesse aiutando. Yuki-onna aveva preso lei – un’estranea totale, e una comune mortale per di più – nella propria casa, e l’aveva trattata come una figlia. Il che era sorprendente, poiché la Yuki-onna che Akane aveva conosciuto dalle leggende era una donna fredda e crudele; uno spirito malvagio che si divertiva a far morire congelati gli uomini con il suo tocco di ghiaccio.

« Allora, Akane » disse la Signora delle Nevi, mentre continuava a rimuovere l’Incantesimo di Sangue, « a quanto pare le ferite che ti sei procurata durante il tuo ultimo incontro con Masakazu stanno guarendo bene. Sembri averne meno del solito. Posso prenderlo come segno di un tuo miglioramento? »

« Sì » rispose Akane, sorridente. Poi s’irrigidì e sollevò una mano verso la ferita sulla guancia; una ferita che da sola eguagliava le altre dozzine che aveva su tutto il corpo. Il gonfiore era sparito, ma faceva ancora male a toccarlo. Nonostante il dolore, era contenta.
Per la prima volta in vita sua, aveva un maestro che non la trattava come una bambola di porcellana che sarebbe andata in frantumi al minimo tocco.
Con l’aiuto di Masakazu, aveva lievemente, ma stabilmente migliorato le proprie abilità come artista marziale. Non era ancora veloce e agile quanto Ranma, ma stava finalmente acquisendo la velocità necessaria per bloccare alcuni attacchi del maestro. E, cosa più importante, stava imparando a fidarsi del proprio istinto. Era necessario, davvero. Doveva stare sempre in guardia, perché non sapeva mai quando Masakazu avesse intenzione di cominciare un altro attacco, o "seduta d’addestramento", come lo chiamava lui.

All’inizio le aveva dato sui nervi il modo rude con cui si comportava con lei, ma presto aveva imparato che il tengu c’era veramente andato piano con lei la prima volta che l’aveva attaccata. Da allora, aveva visto le sue prodezze, in confronto alle quali Cologne e Happosai sembravano solo studenti alle prime armi, comprovando la pretesa che fosse stata la sua gente ad inventare le arti marziali. Inoltre non solo Masakazu era l’artista marziale più incredibile che lei avesse mai visto, ma il tengu era anche un maestro molto paziente. Ciò era buono, perché molto spesso, il suo temperamento volubile aveva la meglio su di lei, soprattutto quando lui usava la voce di Ranma per canzonarla durante i combattimenti. Detestava quando lo faceva. E ciononostante… era anche stranamente bello, perché nel profondo le piaceva sentire la voce di Ranma.
Anche se la voce diceva cose che la facevano arrabbiare. Anche se non era davvero Ranma, in fondo.

Era così strano. A volte sentiva quel posto alieno come una casa, come se vivesse lì da sempre. Altre volte sentiva nostalgia della propria casa, faceva così male.

Cercava di non pensare a Ranma, ma non serviva a niente. Era sempre nei suoi pensieri. Le mancava terribilmente, ma sapeva che permettere ai pensieri di soffermarsi su di lui, l’avrebbe solo fatta sentire infelice. "Chissà cosa starà facendo adesso?" si disse.

Akane sospirò. Certo Yuki-onna le aveva spesso rimproverato di perdere il suo tempo a pensare ad un uomo che le aveva reso la vita tanto infelice e che, con molta probabilità, neanche ci sarebbe stato quando lei avrebbe finalmente fatto ritorno a casa. Si era quasi pentita di aver raccontato alla Signora delle Nevi della sua complicata situazione con Ranma e delle sue "altre fidanzate ». Yuki-onna sembrava considerare su un piano personale ogni affronto di Ranma, sia che fosse intenzionale o, com’era nella maggioranza dei casi, incidentale. Era così ironico. Finalmente, ecco una donna che comprendeva appieno la frustrazione e la furia che Akane provava così spesso nei confronti di Ranma. Ma adesso Akane non voleva più sentirsi in quel modo.

Cercava di convincersi del contrario. Già, come se fosse stato facile; di certo aveva fatto molta pratica nel ribadire che Ranma era un pervertito insensibile, o che mai al mondo avrebbe potuto amarlo. Ma fin da quando era stata strappata a forza dal mondo dei mortali, era diventata più onesta con se stessa, e la sua anima si rifiutava di lasciarla vivere con una bugia tanto palese.

"Lo sai" pensò tra sé triste, "hai proprio un pessimo tempismo. Non potevi avere questo piccolo viaggio di auto-scoperta un po’ prima, quando poteva davvero essere utile?"

Yuki-onna corrugava la fronte, il suo viso liscio e candido s’increspava leggermente mentre si concentrava sulla rimozione del sangue di drago dall’energia di Akane. Si fermò, sorpresa, quando l’energia cominciò bruscamente a diventare più scura con l’umore della ragazza.

"Dannazione. Sta di nuovo pensando al suo fidanzato". Yuki-onna strinse collericamente gli occhi blu-ghiaccio. "Dopo tutto ciò che quello stupido ragazzo le ha fatto passare, si angoscia ancora per lui. Akane, sciocca, perché non comprendi che saresti molto più forte senza quest’inutile infatuazione che ti opprime?"
La Signora delle Nevi iniziò a perdere concentrazione a causa della rabbia, e il sangue di drago prese a sfuggirle di mano, opponendosi ai suoi tentativi di rimuoverlo. Sospirò frustrata e cercò di riacquistare la concentrazione, ma il pensiero di quel mortale Ranma e del suo trattamento crudele nei confronti di Akane le impediva di…

Un lampo rosso attirò il suo sguardo.

"Cosa…?" Yuki-onna diede una rapida occhiata all’energia di Akane. Per una frazione di secondo, aveva visto qualcosa nell’Incantesimo di Sangue, qualcosa che non aveva mai visto prima. A cosa stava pensando? Sapeva che i pensieri e le emozioni di un individuo potevano influire sul modo in cui una persona percepiva le tonalità dell’energia dell’altro, il che spiegava perché normalmente fosse richiesta un’assoluta concentrazione, ma questa volta…

Ranma. Stava pensando all’orribile fidanzato di Akane.

Yuki-onna si concentrò di nuovo sull’Incantesimo di Sangue nell’energia di Akane, stavolta fissando saldamente Ranma nella testa. Ecco! Eccolo ancora, un lampo rosso; un piccolo, quasi impercettibile filo di sangue di drago che rispondeva ai propri pensieri su Ranma. Era intrecciato in profondità nell’incantesimo, troppo in fondo perché lei potesse raggiungerlo in poco tempo. Tuttavia, si concentrò su di lui…

…e sobbalzò.

Subito Akane si voltò. « Qualcosa non va? Stai bene? » chiese, guardando preoccupata l’espressione scioccata sul viso della Signora delle Nevi.

Yuki-onna si rilassò e sorrise. « Oh, non è niente, cara. Sono solo un po’ stanca, tutto qui. Quest’incantesimo richiede tanta della mia energia per scioglierlo… » Incespicò quando si rese conto che Akane si era improvvisamente irrigidita, la sua energia cambiava ancora colore, diventando blu brillante.

« Akane? » chiese confusa. « Cosa…? »

Senza preavviso, Akane balzò dritto in aria per ben cinque metri dalla sua posizione, scansando appena la macchia di terra d’ombra bruciata che attraversò lo spazio occupato da lei un momento prima. Yuki-onna sussultò quando l’energia della ragazza le fu strappata dalle dita.

Akane si diede uno slancio alla cima del suo arco, venendo giù per atterrare delicatamente sui piedi. Non appena toccò il pavimento, si abbassò, sollevando le mani per bloccare un improvviso, quasi invisibile attacco del maestro. Rotolando, scattò in piedi, il suo corpo che si dimenava e si piegava mentre parava rapidamente ogni colpo assestato dal tengu.

« Be', Akane » disse Masakazu con la voce di Ranma, « sembra che tu sia più energica che mai, maschiaccio privo di sex-appeal. Non capisco come ti aspetti di trovare un marito ».

Akane digrignò denti. « Perché tu…! » e perse il senno. Con un semplice movimento, Masakazu superò le sue difese e mandò a segno un colpo che scaraventò Akane contro il muro, facendole perdere i sensi.

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« Maledizione! » Akane si massaggiava il bernoccolo gonfio dietro la testa, e ringhiava di dolore mentre Yuki-onna le puliva gentilmente un brutto graffio sulla spalla, che si era procurata in seguito all’impatto con il muro. Se fosse stata una parete normale, probabilmente non avrebbe recato molto danno, ma nella casa di Yuki-onna, alcune pareti erano delle naturali formazioni di ghiaccio, completi di bordi cristallini seghettati.
Akane aveva avuto la sfortuna di collidere con una di quelle pareti.

La Signora delle Nevi toccò la pelle proprio attorno al graffio, con la punta delle dita, e intorpidì la ferita con un tocco gelato. Akane rabbrividì, la pelle d’oca che le venne sulle braccia. « Oooh, è freddo » protestò.

Yuki-onna si appoggiò all’indietro e sollevò un delicato sopracciglio bianco. « Che cosa preferiresti, Akane, il dolore o un freddo moderato? » chiese con calma.

« Al momento non preferirei nessuno dei due » rispose male Akane, adirata, gettando un’occhiata a Masakazu, che stava serenamente al suo fianco. « Basta dolore, basta freddo. In effetti, in questo momento avrei potuto sicuramente trascorrere una bella giornata in spiaggia. Non vi stancate mai di tutto questo ghiaccio e di tutta questa neve? »

« Veramente no ». Yuki-onna sorrise piacevolmente e agitò la massa di lunghi capelli bianchi.

« Dunque, Akane » la calmò Masakazu. « Stai diventando proprio una perdente indignata ».

« Quanta enfasi sulla parola indignata » borbottò Akane.

« Non avrei abbattuto le tue difese se tu fossi stata in grado di controllare il tuo temperamento » la sgridò il tengu. « Tu perdi il controllo e perdi il combattimento. Malgrado ciò, devo lodarti per aver saputo evitare il mio attacco iniziale. Il tuo balzo era abbastanza notevole. Avrai capito, spero, che hai fatto progressi da quando cominciammo il tuo addestramento soltanto due mesi fa ».

L’atteggiamento di Akane si placò a quella frase, e la sua espressione s’illuminò con un sorriso. « Davvero? Lo pensi sul serio? »

« Naturalmente. D’altra parte, cos’altro ti aspettavi con un maestro come me? Nessun comune mortale avrebbe potuto insegnarti le cose che ti ho insegnato io ».

« Hmph. È una fortuna che non debba contare su di te per apprendere la modestia » rispose ironicamente Akane.

Yuki-onna ridacchiò. « Anch’io sono impressionata, Akane. Questa è la prima volta in una settimana circa che vi vedo combattere, in così pochissimo tempo, sei totalmente migliorata. In poco tempo sarai pronta a difendere la mia casa ».

Akane si voltò verso la Signora delle Nevi, con espressione seria, ma un po’ nervosa. « Ehm, ora che mi ci fai pensare, avevo intenzione di chiederti… Sono qui da due mesi ormai, e gli unici attacchi che ho visto sono quelli di Masakazu-sensei. Continui a sostenere che devo proteggere la tua casa e che hai bisogno di una guardia del corpo, ma finora non ho visto arrivare niente o nessuno da cui tu possa aver bisogno di essere protetta ». Akane deglutì e abbassò lo sguardo. « Sei… sei sicura di aver bisogno di me? »

La Signora delle Nevi sorrise con gentilezza. « Akane, il motivo per cui nessuno è stato in grado di invadere la mia casa è perché utilizzo una buona parte della mia magia per innalzare una barriera continua tra la mia dimora e il resto della Piana degli Dei. È una cosa che mi sottrae molta energia ».

Akane batté gli occhi. « Oh… non lo sapevo » disse, arrossendo d’imbarazzo. « Non c’è da meravigliarsi se sembri così stanca dopo aver provato a sciogliere l’Incantesimo di Sangue ogni giorno. Mi… Mi dispiace di dare un tale disturbo ».

« Non è affatto un disturbo » disse fermamente Yuki-onna. « Fa parte del nostro accordo. Tu mi fai da guardia del corpo, ed io ti libero dall’Incantesimo di Sangue. Una volta che sarai pienamente capace di difendere la mia casa, io potrò abbassare la barriera ed avere di nuovo i miei pieni poteri a mia disposizione ».

Akane spalancò gli occhi. « I tuoi pieni poteri? Significa che… »

« Significa » interruppe Masakazu, « che prima sarai in grado di proteggere la casa, prima Yuki-onna potrà disporre del potere necessario per liberarti dall’influenza dell’Incantesimo di Sangue ».

« Date le circostanze, ho fatto quel poco che potevo » aggiunse la Signora delle Nevi. « Ma quando tu occuperai il posto di mia guardia del corpo, ed io avrò pieno accesso alla mia magia, ciò renderà il procedimento notevolmente più veloce. Devi sapere » continuò, vedendo la speranza fiorire sul viso di Akane, « che ho tenuto in conto anche questo quando ti ho dato un’idea del tempo. Credo ancora che per rompere l’incantesimo ci vorranno circa sette anni, mese più mese meno, dipende con quanta velocità apprenderai le capacità necessarie a sconfiggere gli intrusi ».

Il viso di Akane si abbatté. « Oh » fece piano. Per un breve, meraviglioso istante, pensava che avrebbe potuto tornare a casa presto.

"Ranma…"

Le lacrime, che aveva evitato per settimane, minacciarono nuovamente di cadere, e diede le spalle al tengu e alla Signora delle Nevi, non volendo che la vedessero piangere. « Scusatemi » disse deglutendo. « Io… penso che me ne andrò in camera mia ora. Devo mettermi in ordine per la cena ». Se ne andò via velocemente.

La Signora delle Nevi e il tengu la osservarono allontanarsi.

«« Non gliel’hai detto, eh? »».

Yuki-onna sobbalzò quando la voce mentale di Masakazu si insinuò nella sua testa. « Non è necessario che tu lo faccia » disse con irascibilità. « Se n’è andata. Non può sentirci. E per rispondere alla tua domanda, no. Non gliel’ho detto. Non intendo farlo. E neanche tu le dirai nulla ».

Masakazu sospirò. « Yuki-chan. So a cosa stai pensando. Ed è male. Non credi che sarebbe meglio per Akane se tu le dessi qualche speranza? Se tu le facessi sapere che può ancora riavere tutto quel che ha perso? »

Yuki si voltò verso il tengu, con occhi fiammeggianti. « E cosa ne sai di ciò che è meglio per lei? Sai qualcosa di questo ragazzo che lei crede di amare? Sai che razza di vita è in serbo per lei se ritorna nel suo mondo mortale e lui è ancora lì, ad attendere di tormentarla come sempre? »

Masakazu la guardò di sottecchi, gli occhi neri disumanamente calmi. « So più di quanto tu riesca ad immaginare, Yuki-chan. Non pretendo di dirti cosa fare in casa tua, ma ti chiedo di riconsiderare la linea di condotta che stai seguendo. Ricorda, la tua esperienza non è il prototipo della vita di Akane, né di nessun altro mortale se è per questo ».

Yuki-onna fissava il tengu, una fredda rabbia fluttuava attraverso i suoi lineamenti. Infine parlò. « Devo andare dai domestici » disse con calma, « ed essere sicura che preparino bene la cena ».

Il tengu sostenne uniformemente il suo sguardo. « Capisco » disse semplicemente. E con un movimento veloce, sparì, lasciando la Signora delle Nevi a fissare lo spazio vuoto.


Continua…


Per qualsiasi dubbio, curiosità, domanda, o per essere sempre aggiornati sull’andamento della traduzione, visitate il forum di Ranma.
A presto!

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Capitolo 13
*** Parte quinta: Capitolo 2 ***


Ed eccoci di nuovo qui! Ci siamo imposte di essere più costanti, perciò, dopo appena due settimane, ecco un aggiornamento fresco fresco! E speriamo di poter essere sempre così puntuali! ^__^ Vorremmo cogliere l’occasione per ringraziare quanti hanno commentato:
Fabi-chan e akane!!!, il vostro entusiasmo è a dir poco commovente! Grazie per i complimenti! Yuki-onna non sembra quella che è… Eh… Leggete questo capitolo, allora, e ditemi che pensate ancora di lei!
TigerEyes, grazie per le segnalazioni; ho corretto come mi avevi consigliato. Le sviste non mancano, e non mancheranno nemmeno in questo nuovo capitolo, perciò ti prego di non esitare a fare nuove segnalazioni! ^__- Come dice il titolo, questo e il capitolo precedente sono solo di transizione, perciò è probabile che anche questo sia poco movimentato. Inoltre, tutta la parte quinta è breve, ma per rispettare quello che abbiamo fatto con le parti precedenti, siamo state obbligate a dividere anche questo, ciò spiega la brevità di ciascun capitolo. Gli altri saranno più lunghi comunque.
Breed 107, il mistero della strana energia percepita da Yuki dovrebbe essere un po’ più chiaro dopo aver letto questo nuovo capitolo: sembra infatti che la cosa coinvolga anche Ranma. Sono contenta che il Tengu ti piaccia! ^__^
Sae, speravi in un aggiornamento veloce, confido di averti accontentata! E’ bello sapere che la traduzione è di tuo gradimento, soprattutto perché non è un lavoro facile, perciò i vostri complimenti ci riempiono il cuore di gioia!
Jack87, anche a me piace molto il modo in cui è rappresentata Akane! Permettimi di dirlo: Krista è una scrittrice favolosa! Grazie per il tuo entusiasmo! ^__-

Grazie anche a Nemesi, a Quistis5 e a Moira per gli interventi sul forum, e a quanti hanno letto senza commentare. Speriamo che la storia (e la traduzione) vi siano piaciute comunque! ^___-
Buona lettura!


NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.



CUORI DI GHIACCIO





Parte quinta: Interludio




Capitolo 2



La Signora delle Nevi stava davanti allo specchio. Masakazu non capiva. Lei aveva il dovere di proteggere Akane; proteggerla dal suo fidanzato rozzo, arrogante e dongiovanni, e dalla sua stessa ingenuità. Ma non era quello il motivo per cui era lì, dinanzi al suo specchio. No, doveva solo trovare conferma della scoperta che aveva fatto prima, quella sera, mentre cercava di liberare l’energia di Akane dall’Incantesimo di Sangue.

Piegandosi in avanti, soffiò sullo specchio. Questo si coprì di ghiaccio, poi vorticò magicamente. « Mostrami il ragazzo » mormorò.

L’immagine si schiarì per mostrare Ranma che passeggiava avanti e indietro in un accogliente soggiorno, con evidente frustrazione sul viso. Di tanto in tanto faceva un paio di flessioni o qualche capriola per spezzare la monotonia.

Raggomitolata su una sedia, una bella ragazza con pantaloncini e capelli castano chiaro lo osservava camminare su e giù. Teneva nelle mani un libro, apparentemente dimenticato dal momento che lei sembrava del tutto assorta nel guardare il ragazzo. Anche sul suo viso vi era evidente frustrazione. Yuki-onna notò divertita che l’irritazione della ragazza cresceva fino al limite di sopportazione.

Alla fine esplose. « Ranma! » urlò, facendo sussultare e voltare il ragazzo verso di lei. « Per piacere, saresti così gentile da STARE CALMO?! MI STAI FACENDO IMPAZZIRE! » La ragazza parve calmarsi quando vide l’espressione sorpresa sul viso del giovane. « Se devi proprio muoverti in modo incontrollabile » continuò in un tono più pacato, « per favore, fallo fuori ».

Ranma sembrava mortificato. « Mi dispiace, Nabiki. Non pensavo… Ho tante cose per la testa in questo momento ».

« Lo capisco, Ranma. Ma gironzolare con passo pesante per casa non farà tornare Cologne e Shampoo prima. Non ritorneranno dalla Cina che fra due giorni ».

Lo sguardo di Ranma si fece improvvisamente duro. « Per loro fortuna » disse. « Quando metterò le mani su di loro, le farò pentire di aver osato tanto con Akane ».

« Sì, certo » rispose Nabiki. Non sentiva altro da due giorni, senza sosta, e per quanto condividesse quel sentimento, stava diventando un po’ noioso. « Assicurati soltanto che annullino l’incantesimo prima di ucciderle, Ranma » disse freddamente. « Se fossi in te » proseguì, « andrei a dormire. Puoi anche rimbalzare contro le pareti in questo momento, ma non ci vuole un medico per capire che, se ti fermassi un istante, crolleresti per la stanchezza. Non capisco come ti aspetti di sconfiggere Cologne in questo stato ».

Ranma guardò la ragazza, e abbassò le spalle, come se avesse per la prima volta capito quanto in realtà fosse veramente stanco. « Hai ragione, Nabiki » disse. « Proverò a riposare un po’ ». Si voltò e uscì dalla porta.

Nabiki lo guardò ritirarsi sbalordita. Lui era d’accordo? E aveva accettato il suo consiglio? Doveva proprio essere esausto!

Yuki-onna ascoltò con interesse tutto il dialogo. La fluttuante dilatazione temporale che intercorreva tra i pianeti era sempre un po’ confusionaria, ma sembrava che nel mondo dei mortali fosse passato solo un giorno da quando era stato fatto l’Incantesimo di Sangue. Quei poveri mortali stavano ancora pensando di poterlo spezzare.

La Signora delle Nevi aggrottò le sopracciglia. Se Akane avesse saputo della dilatazione temporale… Se avesse saputo che, una volta spezzato l’incantesimo, sarebbe potuta tornare al mondo mortale dove erano passati solo pochi mesi, a dispetto dei sette anni che aveva trascorso nel regno degli Dei…

Sarebbe di certo partita. Sarebbe partita e sarebbe tornata a vivere sotto il dominio abusivo ed infedele dell’uomo la cui immagine appariva nello specchio.

Yuki-onna strinse a pugno la piccola mano candida.

Non poteva permette che accadesse.

Con un’espressione di ghiaccio guardò Ranma uscire dalla casa. La sua espressione tentennò di meraviglia quando egli saltò sul tetto con un solo agile balzo. Akane aveva ragione. Era un artista marziale formidabile.

Ranma si sdraiò sulle tegole, le mani dietro la testa, e guardò le stelle, il viso increspato da un misto di frustrazione e tristezza.

« Più vicino » mormorò la Signora delle Nevi.

L’immagine turbinò e cambiò. Adesso era abbastanza vicina da vedere la sua energia. Sicuramente, l’Incantesimo di Sangue permeava anche la sua aura. Si chiese invano cosa avesse fatto a lui, ma poi accantonò quel pensiero come poco importante.

Si concentrò sulla sua aura, con la mente incentrata su Akane…

Eccolo! Un piccolo, quasi microscopico filo di sangue di drago, identico a quello che aveva visto nell’aura di Akane. Un’estremità del filo era tenacemente radicata nell’incantesimo, e l’altra estremità… semplicemente scompariva, come se non fosse connessa a nulla. Il che era lontano dalla verità.

« Maledizione, sono legati » borbottò la Signora delle Nevi. « Proprio come temevo ». Non c’era da meravigliarsi se Akane non riuscisse a togliersi il fidanzato dalla testa. Finché c’era una connessione tra le due metà dell’Incantesimo di Sangue, ciò che la separava da Ranma, contemporaneamente la teneva in contatto quasi continuo con lui.

Doveva rompere il legame in qualche modo. Ma l’unico per spezzarlo era rimuovere il filo del sangue di drago che serviva da connessione tra il mondo mortale e quello divino, e quel particolare filo era profondamente avviluppato nell’incantesimo. Non aveva il tempo né le voglia di rimuovere l’incantesimo fatto su Ranma.

La Signora delle Nevi sentì un sorriso malvagio incresparle il volto. « In fin dei conti » mormorò, « esiste più di un modo per liberare qualcuno dal potere di un incantesimo. E così, prenderò due piccioni con una fava ».

Mentre analizzava l’aura di Ranma, capì che occorrevano pochi minuti prima che lui si addormentasse. Il ragazzo era esausto. Aspettò pazientemente.

Ranma fissava il cielo notturno, le palpebre gli si facevano sempre più pesanti. Una parte del suo istinto gli suggeriva che era necessario stare svegli; che doveva combattere la stanchezza che permeava il suo corpo; ma non riusciva a capire il perché. Ed era così stanco. Erano quasi cinquantasei ore che non dormiva, incapace di pensare a nulla eccetto che riportare Akane indietro, ovunque fosse stata portata. Ma Nabiki aveva ragione. Doveva riposare, altrimenti sarebbe stato troppo sfinito per affrontare Cologne e Shampoo e costringerle a sciogliere l’incantesimo, quando sarebbero tornate dalla Cina.

Gli occhi gli si inumidirono, quando si chiese, per la milionesima volta quel giorno, cosa stesse facendo Akane in quell’esatto momento. Si chiese se era spaventata, o se era arrabbiata con lui per non essere stato in grado di salvarla. Sapeva che era viva. Le voci dell’incantesimo, divenute un mormorio costante nella testa, insistevano che era viva. Ma stava bene? Era ferita? Era sola o con altre persone?

Sospirò pesantemente, mentre il sonno lo coglieva pian piano. « Ti prego, cerca di star bene, Akane » bisbigliò. « Ti prometto che ti ritroverò ». Riluttanti a resistere ancora alla stanchezza, gli occhi gli si chiusero per il sonno.

Yuki-onna sorrise crudelmente e premette le mani contro lo specchio. Chiamando a raccolta ogni singola briciola di energia magica che poteva trovare, spinse. Lo specchio cedette sotto le sue mani, liquefacendosi, e lei lo attraversò.

Avvertì subito che era primavera. La brezza fresca che le sfiorava la pelle chiara preannunciava l’arrivo di giorni più caldi.

« Non è proprio la mia stagione » sibilò. Esercitare il suo potere le sarebbe stato un po’ più difficile, ma non molto. Guardò freddamente il ragazzo che dormiva ai suoi piedi. D’altronde, era da tanto che qualcuno non le dava così tanto motivo.

S’inginocchiò accanto al giovane. Sembrava quieto, quasi innocente, nel sonno. Ma le apparenze potevano essere ingannevoli. I suoi occhi sfavillarono crudelmente quando pensò al dolore che quel ragazzo aveva causato ad Akane. Con una gentilezza che smentiva le sue intenzioni, sollevò una mano pallida come la morte e gli scostò una ciocca di capelli scuri dalla fronte.

Si, era proprio bello. Molto più che visto attraverso lo specchio. Riusciva quasi a capire perché Akane fosse così presa da lui…

La Signora delle Nevi si piegò sul ragazzo, i lunghi capelli di un bianco splendente le ricaddero ad onde morbide attorno al viso, fino a quando le proprie labbra quasi non toccarono quelle di Ranma. Serrò gli occhi e socchiuse le labbra.

Poi soffiò.

Il ghiaccio ricoprì il viso di Ranma, e poco a poco si espanse fino a coprirgli i capelli, il collo e le spalle, giù lungo le braccia e il petto ed infine le gambe, finché tutto il suo corpo fu coperto di uno strato perfetto di bianco ghiaccio cristallino.

Ranma prese a tremare nel sonno. La Signora delle Nevi gli toccò la fronte, e il suo tremore cessò. « Non posso permetterti di svegliarti, mio caro » disse piano. Con le sue abilità da artista marziale, avrebbe potuto facilmente sfuggirle di mano.

Sicura che l’incantesimo del sonno fosse saldamente avvolto attorno alla mente del ragazzo, poggiò le candide dita sul suo torace e lasciò che il freddo passasse da lei al corpo di Ranma, congelando attentamente, lentamente, il sangue che gli scorreva nelle vene.

I minuti passavano, e Ranma giaceva privo di emozioni mentre la Signora delle Nevi lo faceva pian piano morire congelato. La sua pelle aveva assunto un mortale pallore bluastro. Yuki-onna fremeva di sadico piacere mentre sentiva la vita del ragazzo svanire sotto le sue dita gelide. Non ci sarebbe voluto ancora molto.

« A… Ak-kane… »

La Signora delle Nevi alzò lo sguardo, sobbalzando a quel sussurro appena percepibile. Il ragazzo aveva parlato. Ma era impossibile! Stava morendo sotto le sue mani proprio in quel momento! Poteva sentire il suo cuore rallentare, incapace di opporsi al ghiaccio freddo che lo penetrava. Poteva vedere la sua aura brillare debolmente. L’Incantesimo di Sangue che lo vincolava, tuttavia, si aggrappava con tenacia anche mentre la sua vita si spegneva, non volendo mollare la presa fino a quando l’ultimissimo frammento di forza vitale del ragazzo non si fosse estinto.

Lo guardò in viso. La sua pelle era blu e ancora coperta di ghiaccio.

Allargò gli occhi quando scorse le lacrime.

Calde lacrime fuoriuscivano dalle palpebre chiuse del giovane, scivolando su ciascun lato del viso, fondendo il ghiaccio nella loro scia.
E le labbra gelate stavano provando ancora una volta a formare delle parole.

« A-kane… Ti a-am… »

No. Le mani di Yuki-onna scivolarono via dal petto di Ranma, e lei lo guardò scioccata. Lui non… Lui non poteva… Non era possibile

Avvertì una presenza familiare dietro di lei.

« Masakazu-san » mormorò.

« Yuki-chan ». Il tengu non fece un solo passo verso di lei. « Annullerai da sola ciò che hai fatto a questo ragazzo, o devo intervenire? Non occorre che io ti ricordi che non siamo più nel tuo regno ».

« Io… » Yuki-onna deglutì e guardò il ragazzo, e le scie di lacrime che gli solcavano il viso anche ad un passo dalla morte. Le parole da lui sussurrate le fecero eco nella mente.

« Io… scioglierò il mio incantesimo » bisbigliò sconfitta, sapendo che, anche se non l’avesse fatto lei, l’avrebbe fatto Masakazu. Mise di nuovo le mani sul torace di Ranma, stavolta trattenendo la freddezza intensa dentro di lei, permettendo al suo sangue di disgelarsi e al suo cuore di battere di nuovo liberamente.

Quando ebbe finito, si girò e si alzò per guardare il tengu. Questi la oltrepassò e si inginocchiò su Ranma, premendogli un paio di punti di pressione per assicurarsi che il ragazzo fosse pienamente ristabilito. Poi tornò a voltarsi verso la Signora delle Nevi. Gli occhi neri gli brillarono ferocemente, e le sue piume rosse scintillarono alla luce delle stelle.

« Stavi per commettere un grave errore, Yuki-onna ».
Yuki-onna. Non Yuki-chan. Era adirato. Masakazu si adirava raramente. « Cercare di prendere una vita che non ti spetta è completamente fuori dalla sfera delle tue competenze. La rabbia mal riposta per un affronto che hai subito secoli fa ti ha resa piena d’odio. Sei sicura che ciò che hai da offrire ad Akane sia migliore di ciò che questo ragazzo le offre? Hai sentito le parole pronunciate dalla sua stessa bocca mentre tentavi di impossessarti della sua vita ».

La Signora delle Nevi si dimenò dentro di sé, poi digrignò i denti. Alzò gli occhi, colmi di rassegnazione, ed incontrò quelli del tengu. « Forse… forse ho commesso un errore sul suo conto. Sembra che lui… la ami ». Lo disse come se stentasse a crederci.

Lo sguardo duro del tengu si ammorbidì appena, ed egli annuì. « Così tanto che l’ultimo desiderio della sua anima era esprimere quell’amore » disse. « Che cosa dirai ad Akane? »

Yuki-onna fece una pausa di riflessione. « Niente » disse poi.

« Niente? » Masakazu strinse gli occhi.

Yuki-onna sospirò pesantemente. « Non siamo sicuri su come scorrerà la dilatazione temporale tra ora e il momento in cui potrò spezzare l’incantesimo. Non interferirò con la sua… relazione con questo ragazzo » disse riluttante, indicando con la mano delicata la figura dormiente di Ranma. « Ma non voglio neanche darle la speranza di poter tornare allo stesso mondo che ha lasciato. Se non altro, sette anni nel Mondo degli Dei la cambieranno. Anche se nulla cambiasse qui, potrebbe sentirsi un’estranea fra i suoi amici quando tornerà. Meglio prepararla al peggio e farle poi una piacevole sorpresa, piuttosto che sollevare speranze rese vane da eventi oltre il suo controllo ».

Il tengu stette un po’ in silenzio, poi annuì di approvazione. « Ciò è saggio, Yuki-chan. Non mi aspettavo tali momenti di puro giudizio dopo averti trovato in preda alla follia ». I suoi occhi neri sorrisero, rispetto al viso d’uccello privo d’espressione. « Adesso torniamo al mondo cui apparteniamo ».

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Ranma si svegliò battendo gli occhi stordito, trovando in ginocchio accanto a sé Nabiki, che lo scrollava per le spalle e urlava il suo nome. Quando lei vide che i suoi occhi erano finalmente aperti, lo lasciò andare, facendolo sbattere bruscamente contro le tegole, con un tonfo doloroso.

« Era ora che ti svegliassi, Saotome » disse adirata, mentre Ranma si sedeva massaggiandosi la testa e corrucciandosi. « Dormi come un morto ».

Ranma, ancora mezzo addormentato, non rispose, mentre i suoi pensieri si agitavano sui strani sogni inquietanti che avevano tormentato il suo sonno. Di solito non ricordava i suoi sogni, tranne alcuni ricorrenti incubi che riguardavano i gatti o sorgenti da cui sporgevano canne di bamboo. Ricordava questo però…

Aveva sognato di essersi addormentato sul tetto, ma di essersi poi svegliato e di aver notato Akane accanto a lui. Era così felice di vederla, così felice che stesse bene, che voleva saltare in piedi e prenderla tra le braccia, senza preoccuparsi di ciò che sarebbe successo se qualcuno lo avesse visto.

Ma non riusciva a muoversi. Era congelato sul posto, incapace a proferire parola. Fu allora che notò quanto Akane fosse strana. La sua pelle era bianca ed esangue, gli occhi le brillavano di rabbia e disprezzo. Lo sguardo sul suo viso gli provocava un dolore lancinante al cuore. "Akane?" pensò. "Co-cosa…"

Poi lei si piegò su di lui, che deglutì nervosamente per quanto fosse bella nonostante il furore negli occhi. Voleva aprire la bocca, scusarsi, dire qualsiasi cosa, ma era completamente immobile. Si aspettava che lei lo colpisse sul tetto, o che almeno lo mandasse in orbita. Invece, con sua grande sorpresa, sentì la sua voce nella testa.

«« Questo »» diceva, «« è per tutte le volte che mi hai ferito, per tutte le volte che mi hai deluso. È per essere un pervertito insensibile ed egoista. Ed è per tutte le volte che ti sei comportato da vigliacco e non sei riuscito ad esprimere i tuoi veri sentimenti per me »».

Ranma guardava Akane, scioccato. Il dolore provocato da quelle parole era più acuto di qualsiasi dolore fisico avesse mai provato. "Aspetta, Akane!" pensava disperatamente, sforzandosi in ogni modo di muovere il suo corpo insensibile. "Ti prego! Mi dispiace, ho sempre cercato di dirtelo, ma io…"

I suoi pensieri s’interruppero bruscamente quando lei lo baciò dolcemente sulla bocca, bloccandogli la mente per lo stupore. Il leggero tocco delle sue labbra accese un fuoco freddo che bruciava attraverso la pelle del suo viso, e avrebbe ansimato di dolore se solo avesse potuto muoversi. Invece, giaceva indifeso, mentre il ghiaccio rovente gli si espandeva dal viso a tutto il corpo, filtrando attraverso la sua pelle. Poi, lei poggiò le dita candide sul suo torace e cominciò ad aspirare la sua vita.

"Mi sta… uccidendo" capì Ranma. Ogni sensazione di paura svanì dal suo corpo, lasciando solo una profonda tristezza, mentre il freddo fuoco nero divorava lentamente la sua presa di coscienza. "L’ho ferita duramente, mi odia così tanto che mi sta uccidendo. Oh, Akane, mi dispiace così tanto, cosa ti ho fatto per renderti così? Vorrei poterti dire che…"

Avrebbe voluto dirglielo. Poteva non essere in grado o disposto a combattere contro di lei, ma non poteva morire senza farglielo sapere. Avrebbe concentrato tutta la sua forza e volontà in un ultimo gesto. La sua mente lottava, sottraendosi alla morte gelante che lo stava lentamente sorprendendo, ed egli costrinse i polmoni incrostati di ghiaccio ad espandersi…

« A… Ak-kane… »

Faceva male. Sentì come se le sue parti interne congelate si frantumassero per lo sforzo. La fredda, oscura inesistenza della morte stava velocemente inghiottendo le ultime parti ancora in vita. Doveva affrettarsi, prima che fosse troppo tardi…

« A-kane… Ti a-am… »

D’improvviso, inginocchiata accanto a lui non c’era più Akane, ma una strana donna con la stessa pelle candida e lunghi capelli bianchi.
Lo fissava, con gli occhi blu-ghiaccio spalancati per lo shock.

"Dov’è finita Akane?" Ranma si sentì abbandonare, quel maleficio era quasi completo. "Spero mi abbia sentito" pensò.

E poi non sentì più nulla.

Nulla fino a quando Nabiki non lo scrollò per svegliarlo.

« Ehi, Ranma, tutto bene? » L’ira di Nabiki si era tramutata in preoccupazione mentre guardava il fidanzato della sorella. Le sembrava davvero distante.

Ranma la guardò come se la stesse vedendo per la prima volta. « Nabiki? » chiese, mentre i suoi occhi si rasserenavano. Si guardò intorno e vide che era ancora sul tetto, e che era ancora buio. « Oh cavoli » borbottò, tenendosi la testa. « Ho avuto un incubo stranissimo ».

« Potrai parlarmene dopo » rispose Nabiki, portandosi sulla scala che aveva appoggiato al lato del tetto. « Ora abbiamo cose più importanti a cui pensare ».

Ranma scrollò il capo, cercando di scacciare dalla mente le tracce persistenti del sogno. « Quali cose? » chiese confuso.

Nabiki si fermò mentre scendeva le scale e gettò a Ranma uno sguardo pacato. « Ho delle persone che spiano il Nekohanten » disse. « Ho appreso proprio pochi minuti fa che Shampoo e Obaba sono tornate dalla Cina ».

La notizia colpì Ranma come un fulmine, ed in un istante fu completamente sveglio. Sveglio e furioso. « Sono tornate?! » Dimenticati i sogni, dimenticate le voci dell’incantesimo. Questo era qualcosa che riusciva a capire; qualcosa di cui poteva occuparsi. La sua aura bellicosa arse di fiamma viva, e i occhi blu gli si strinsero di pregustazione. Balzò oltre Nabiki e atterrò in giardino. « Vado! » urlò, scavalcando il muro che circondava la casa e saltando su un tetto vicino.

« Ranma, aspetta! » gli gridò Nabiki da dietro. « Veniamo con te! » Ma era troppo tardi. Non poteva più sentirla. « Idiota » mormorò, scendendo la scala.

Ryoga stava uscendo dalla veranda quando lei raggiunse il terreno. « Be', lo hai svegliato? » chiese.

« S’è svegliato, ed è corso via » disse. « Non mi ha nemmeno dato il tempo di dirgli che anche Ukyo vuole essere lì. Era molto arrabbiata quando ha sentito ciò che Shampoo ha fatto a Ranma ».

Ryoga strinse i pugni. « Che imbecille! » dichiarò in tono rabbioso. « Come ha osato andar via senza di me? Ranma!! » E con un urlo di battaglia, Ryoga balzò sul muro e sul tetto attiguo.

« Ryoga, aspetta! » urlò Nabiki. « Stai andando nella direzione sbagliata… » Troppo tardi. Era sparito. Nabiki gemette e ruotò gli occhi esasperata. « Idiota! » esclamò. Poi sospirò. Rivoleva indietro sua sorella, e voleva essere lì per assicurarsi che Cologne o Shampoo non tentassero qualche altro scherzo subdolo. « Be', credo che chiamerò Ukyo e le chiederò di vederci lì » disse. « A quanto pare, sarà una notte lunga ».


FINE PARTE QUINTA



Visitate il forum interamente dedicato a Ranma 1/2: http://freeforumzone.leonardo.it/viewforum.aspx?f=63374.
A presto!

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Capitolo 14
*** Parte sesta: Capitolo 1 ***


Con questo capitolo, comincia la parte della fanfiction che non è stata ancora revisionata dall'autrice. Non sappiamo se l'abbia già fatto o meno, o quando abbia intenzione di farlo, nè sappiamo quali differenze apporterà una volta completata la revisione di tutti i capitoli. Al momento speriamo che questo aggiornamento sia di vostro gradimento. La storia si fa sempre più interessante!
Vi invitiamo a lasciare i vostri commenti, e ringraziamo quanti l'hanno già fatto.
Un ringraziamento particolare a Rossella, che ci ha inviato il suo commento via email. Grazie di cuore per i complimenti!
Buona lettura!


NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.



CUORI DI GHIACCIO





Parte sesta: Bugie e sogni




Capitolo 1



Cologne dormiva raramente. Per tutta la vita, lunga più di trecento anni, aveva allenato il proprio corpo a riprendersi in un lasso di tempo sorprendentemente breve. Sapeva come conservare ed utilizzare saggiamente e parsimoniosamente le proprie forze. La sua potente energia si ricaricava continuamente, sostenendo il proprio corpo senile e le proprie abilità di maestra di arti marziali. Si manteneva in vita e forte grazie soltanto alla pura volontà, abbattendo le leggi di natura che già da qualche tempo insistevano a volerle tramutare il corpo in cenere.

Fatto sta che, dopo aver compiuto quello che avrebbe dovuto essere uno sfiancante viaggio dalla Cina al Giappone, era sveglia e all’erta. Ascoltava attentamente, estendendo i sensi attraverso la casa. Shampoo e Mousse erano finalmente nelle rispettive camere, e dormivano agitati dopo aver parlato sino alle prime ore del mattino. Aveva origliato con interesse quando Mousse aveva raccontato a Shampoo gli eventi dei due giorni passati, da quando era stato fatto l’incantesimo.

Dunque il futuro marito l’aveva scoperto. Il che era sorprendente, considerato quanto il ragazzo fosse solitamente ignaro dei meccanismi della natura umana, ma non era affatto stata un’imprevista svolta di eventi. Se avessero agito bene, avrebbero anche potuto trarne vantaggio. Il raggiro avrebbe calmato Ranma abbastanza da indurlo a far appello alla ragione…

Quasi per coincidenza, la sua riflessione fu interrotta dal rumore della porta di vetro del Nekohanten che andava in frantumi per il colpo di un potente pugno.

« EHI, VECCHIACCIA! » Dalla sala da pranzo giunse la voce, colma di rabbia, di Ranma. « VIENI GIÙ E FATTI VEDERE! »

Sorpresa, Cologne spalancò gli occhi, poi li strinse. « Bene bene » mormorò sottovoce. « Avrei dovuto sapere che il futuro marito non avrebbe atteso un orario decente per uno scontro diretto ». Afferrò il bastone e si appollaiò al solito posto, bilanciando il legno sulla punta, poi chiuse gli occhi e stette qualche attimo a concentrarsi sullo scontro imminente. Se fosse stato fisico o meno, era ancora da decidere, ma non importava. Sarebbe stato difficile in ogni caso.

Quando uscì dalla sua stanza un momento più tardi, trovò Shampoo e Mousse in corridoio, che guardavano ansiosi in fondo alle scale, dove la luce viva dell’aura agguerrita di Ranma ardeva minacciosa dietro la porta del ristorante.

« Bisnonna » sussurrò Shampoo, con occhi pieni di preoccupazione, « come sa Lanma che noi essere già a casa? Noi pensato di andare da lui domani ».

« Non preoccuparti, Shampoo » disse Mousse con fermezza. « Non permetterò a quel vigliacco di Saotome di farti del male ».

Shampoo lo fulminò con lo sguardo. « Shampoo non ha bisogno di aiuto da te, Mousse. Inoltre marito non ferisce Shampoo ». Poi gli voltò le spalle, cosicché lui non poté notare il dubbio e la paura nei suoi occhi. Ranma sembrava così arrabbiato

« MI SENTI, VECCHIACCIA? SCENDI GIÙ E AFFRONTAMI, O VENGO IO A CERCARTI!! »

Cologne sospirò. « Be', avrei preferito dare la notizia al futuro marito sotto circostanze migliori, ma immagino di non avere scelta. Vieni, Shampoo. Sai cosa dobbiamo fare ».

Shampoo annuì, col cuore che le batteva in petto, e seguì Cologne giù per le scale.

Mousse le scortò in silenzio, ancora ferito dal rimprovero della ragazza, e avrebbe desiderato indossare il suo arsenale di lame, invece del pigiama scuro. Si sistemò gli occhiali sul naso con l’indice e osservò nervosamente Cologne che apriva la porta della sala del Nekohanten. "Se ti azzardi a far del male a Shampoo, Saotome" pensava seriamente, "giuro che non avrò pace finché non sarai stato punito".

Cologne entrò nella sala e guardò Ranma con calma. Shampoo e Mousse furono dietro di lei.

Shampoo diede un’occhiata a Ranma e sentì frantumarsi lentamente tutte le speranze di riuscire a convincerlo a stare al suo fianco come marito devoto. I suoi occhi blu socchiusi, così belli nonostante la collera, incontrarono fugacemente i propri quando lei entrò nella stanza, e il dolente sguardo di tradimento sul suo volto le trafisse il cuore. Nel breve istante in cui aveva incontrato il suo sguardo freddo, lui sembrava stesse dicendo: "Come hai potuto farmi questo, Shampoo? Credevo fossi mia amica". La giovane si portò le mani alla bocca per cacciare indietro un singhiozzo. "Aiya! Il piano non funzionerà. Lui mi odia". Le lacrime presero a scenderle giù per le guance.

Ma Ranma non le vide. Aveva già concentrato l’attenzione su Cologne, l’energia battagliera che bruciava furiosamente, gettando delle ombre guizzanti tra le file di tavoli e sedie impilati nell’oscura sala da pranzo. Stava teso in posa di combattimento, le mani in posizione d’attacco. Shampoo sussultò quando vide una piccola goccia di sangue cadergli inosservata dalle nocche, dove schegge di vetro della porta distrutta del Nekohanten avevano provocato un taglio profondo.

« D’accordo, vecchiaccia » disse Ranma, con voce bassa e minacciosa. « Voglio darti una possibilità di annullare ciò che hai fatto ad Akane e me. Per il tuo bene, farai meglio a spezzare quest’Incantesimo di Sangue ».

Cologne sostenne il suo sguardo senza vacillare. « Temo di non poterlo fare » rispose.

Ranma ringhiò frustrato, e strinse i pungi. « Sapevo che l’avresti detto » dichiarò. « L’hai voluto tu allora. Ti sfido, vecchiaccia. Se vinco, riporterai indietro Akane, ovunque tu l’abbia mandata. E libererai la mia mente da queste voci » aggiunse, quando le voci dell’incantesimo crebbero nella sua mente, insistendo sul fatto che non avrebbe mai più rivisto Akane. Fissava Cologne, nell’attesa della classica risposta ‘Se vincerò io, sposerai Shampoo’.

"Dunque" rifletté Cologne. "Anche se abbiamo fatto a pezzi la sua vita, il ragazzo possiede ancora abbastanza onore da lanciare una sfida formale piuttosto che attaccare ciecamente". La vecchia mummia rise tra sé, mantenendo però un’espressione neutrale. Sapeva che, se si fossero impegnati in un combattimento fisico, Ranma le avrebbe dato del filo da torcere, e lei avrebbe corso il rischio di perdere tutto quello a cui aveva lavorato tanto duramente insieme a Shampoo. Più di una volta aveva imparato che non era prudente sottovalutare l’abilità fisica di Ranma ed il suo totale, ostinato rifiuto di perdere. Ma adesso… "Sarà più facile di quanto penso".

Fissò Ranma, col viso rugoso che non tradiva espressione. « Rifiuto la sfida » rispose.

« Perfetto, sono pronto » fece il ragazzo col codino, accovacciandosi in posa d’attacco. « Non ti permetterò in alcun modo… » La risposta di Cologne gli penetrò improvvisamente il cervello, e Ranma sbatté le palpebre, intontito. « Cos’hai detto? »

« Ho detto che rifiuto la sfida. Non combatterò contro di te ».

« Ma tu… Io… » balbettò Ranma, l’aura combattiva che svaniva facendo piombare il ristorante nell’oscurità, mentre la rabbia mutava in confusione e turbamento. Lei non poteva rifiutare la sfida, no? Rifiutare una sfida… Non era accettabile! Doveva sconfiggere Cologne. Altrimenti, come pensava di costringerla a riportare indietro Akane?

« Ranma, credo che dovremmo metterci seduti e parlare un momento. Shampoo ed io abbiamo qualcosa da dirti ».

Ranma sbatté nuovamente le palpebre. Parlare? Volevano parlare? Non era in quel modo che aveva immaginato che andasse. Nei due giorni precedenti si era psicologicamente preparato ad un reale combattimento, e loro volevano parlare? C’era qualcosa che non andava.

« Non c’è niente di cui parlare » disse con asprezza, cercando di recuperare l’equilibrio mentale. « So che siete state voi a fare l’Incantesimo di Sangue su me ed Akane, e non avrò tregua finché non l’avrete spezzato ».

« Ti sbagli, Ranma. Non abbiamo fatto noi l’Incantesimo di Sangue ».

Ranma emise una risata breve e dura. « Si, certo. E ti aspetti che ci creda? »

« Veramente… no » disse piano Cologne. Parlò lentamente, scandendo con cura ogni parola. « Non ci aspettiamo affatto che tu ci creda. Poiché l’intenzione dell’incantesimo era indurti ad odiare Shampoo. E se l’incantesimo ha funzionato come pensiamo, probabilmente credi che siamo state Shampoo ed io a fare quell’incantesimo per sbarazzarci di Akane. È così? »

Ranma fissava Cologne, potendo vedere appena la sua minuscola forma nella luce pallida che penetrava dall’esterno attraverso le finestre. « Ecco… sì » riuscì a dire infine. « Cioè, perché altrimenti… » Intoppò esitante. Aveva appena detto che l’incantesimo mirava a far sì che lui odiasse Shampoo? Se era vero, sicuramente aveva funzionato. Ma perché diamine avevano fatto un sortilegio simile? A meno che… a meno che la vecchiaccia stesse dicendo la verità, e non fossero state loro a farlo. Ma allora chi…

Cologne sorrise tra sé, percependo, più che vedendo, nell’oscurità la confusione sul viso di Ranma. "È il momento di far appello al notevole ego del futuro marito". « Tu sei forte, Ranma » disse seriamente. « Possiedi la capacità di scacciare gli effetti dell’ira e dell’odio che l’incantesimo ha posto in te, ed ascoltare con calma la nostra spiegazione ».

Ranma stette qualche secondo in silenzio. Shampoo stava pietrificata nell’oscurità profonda e guardava la figura tesa di lui, incorniciata dalla porta frantumata e illuminata in controluce dai lampioni in strada. Il suo pianto silenzioso era cessato, più che altro per lo stupore quando aveva visto con quanta perizia la bisnonna avesse calmato il giovane.

« Okay » assentì infine Ranma. Con riluttanza. « Sono tutto orecchi ».

« Sia già che ho portato Shampoo in Cina per un viaggio d’addestramento » disse Cologne. « Ci recammo in un luogo segreto tra le montagne, che noi Amazzoni usiamo per i suoi paesaggi rischiosi e per i pericolosi abitanti animali, per migliorare le nostre capacità di sopravvivenza. Solo i migliori guerrieri sono in grado di allenarsi in quelle montagne. Sapevo che sarebbe stato imprudente, ma confidavo nel fatto che Shampoo avrebbe superato la prova. Ciò che non avevo capito, e che mi dispiace di aver scoperto troppo tardi, era che quelle montagne ora sono abitate da un drago molto potente e malvagio ».

« Un… drago? » La voce di Ranma aveva perso un po’ di furia. Lui aveva incontrato uno o due dragoni durante i suoi allenamenti, ed era stato fortunato ad uscire vivo dai combattimenti. « Ti sei scontrata con un drago? »

« In realtà, è stata Shampoo a scontrarsi con lui ».

Ranma alzò gli occhi verso il punto in cui si trovava Shampoo, la pallida luce dei lampioni tracciava i suoi lineamenti. « Hai combattuto contro un drago, Shampoo? »

La cinesina batté gli occhi e si diede mentalmente una scossa. Era giunto il momento, e Cologne stava aspettando che lei raccontasse la sua storia. La sua bugia.

« Shampoo non avere molta scelta » disse con voce tremante. « Drago rapito me mentre dormivo. Drago volere fare Shampoo sua sposa. Ma io detto lui che piuttosto io morire che sposarlo. Io detto lui che io ho già buon marito… »

Shampoo vide Ranma trasalire, ma continuò. Non le sembrava vero di riuscire a tener salda la voce. « Drago usare sua magia per trovarti. Lui dire di far in modo che tu odiarmi, cosicché io non avere più marito. Lui dire che farà a te cosa peggiore possibile e farà in modo che… in modo che sembrare colpa mia… » Le lacrime ripresero a scenderle incontrollabilmente; il suo viso era una maschera bianca di dolore.

Ranma era intorpidito per lo shock, e cercava di assimilare quella storia. Dunque non era stata la vecchiaccia a fare l’Incantesimo di Sangue. E Shampoo era una vittima innocente, proprio come lui. Guardandola, poteva scorgere nella notte tracce luccicanti di lacrime rigarle le guance, e avvertì qualcosa di non identificabile tremargli nel petto. Era da tempo abituato ad incolparsi per qualcosa di cui non aveva il minimo controllo. Piegò la fronte di compassione, ed inconsciamente allungò una mano. « Shampoo… »

« Lui usare suo sangue per fare incantesimo » riprese lei. « Io… io provato a fermarlo, ma… » Shampoo tacque ed inghiottì duramente contro le lacrime e la bile che le crescevano in gola con la bugia. « T-ti prego, Lanma. Non odiare Shampoo. Io aiutarti. Io aiutarti a trovare Akane. Io aiutarti a trovare un modo per rompere incantesimo ».

Ranma odiava veder piangere Shampoo, o qualsiasi ragazza. Lo faceva sentire in preda al panico e debole dentro. « Va tutto bene, Shampoo. Non piangere, per favore. Io… io non ti odio ».

Strano a dirsi, ma Shampoo prese a piangere più forte. Ranma agitò sfrenatamente le braccia. « Auggh! Cos’ho detto? Mi dispiace, non piangere! »

« Oh Lanma! » Shampoo si lanciò su Ranma, avvolgendogli le braccia intorno al busto e singhiozzando sul suo torace. « Shampoo così felice che tu non odiare lei ».

« Uhhh ». Ranma sussultò piano e si guardo rapidamente intorno, quasi si aspettasse di vedere apparire Akane per sbatterlo a terra. Poi si ricordò, e un’ondata di tristezza lo avvolse. Si liberò con cautela dalla stretta di Shampoo e la guardò in viso. « Dicevi sul serio, Shampoo? Mi aiuterai a riportare Akane indietro? »

Shampoo annuì, con gli occhi che le brillavano di lacrime.

« Ranma? » si fece avanti Cologne. In quel momento, capì che la vecchiaccia lo aveva chiamato per nome; che lo chiamava per nome sin da quando era arrivato. Nessun esasperante futuro marito o accondiscendente ragazzo mio. Solo Ranma. Era strano. Lei sapeva quanto lui odiasse essere chiamato con quegli appellativi. Perché aveva smesso? In realtà non stava rinunciando ai suoi diritti su di lui… o sì? La vecchia mummia stava davvero male per quel che era successo?

« Anch’io farò tutto ciò che posso per aiutarti a spezzare l’incantesimo » disse. « Devi sapere, Ranma, che quando sono giunta alla tana del drago per salvare Shampoo, sono riuscita ad ostacolare l’Incantesimo di Sangue mentre Shampoo distraeva la bestia. Credo che il sortilegio avesse in origine l’intenzione di uccidere Akane. Ad ogni modo sono stata in grado di evitarlo, con il mio intervento. Avrei solo desiderato avere avuto il tempo per fare di più, ma era impossibile sotto quelle circostanze. Il drago non era troppo contento della mia intromissione. Siamo state fortunate a fuggire sane e salve ».

Ranma sgranò gli occhi scioccato, mentre guardava Cologne nell’oscurità. L’incantesimo voleva uccidere Akane? Non voleva pensare a cosa avrebbe potuto fare se l’incantesimo avesse davvero funzionato. Forse aveva soddisfatto le aspettative del drago, senza dubbio. Ma Cologne… Cologne aveva davvero salvato Akane. E si stava offrendo di aiutarlo a trovare un modo per rompere l’incantesimo e riportarla indietro.

« Io… » Ranma non sapeva cosa dire. Aveva previsto un combattimento, ed invece aveva ricevuto un offerta d’aiuto. Forse Cologne non sapeva come spezzare l’incantesimo in quel momento. Ma se c’era qualcuno in grado di scoprirlo, quella era lei. Fece un inchino. « Arigatou » disse, incapace di pensare a qualcos’altro da dire. Poi, chinando lo sguardo sul pavimento, si accorse di trovarsi in piedi su pezzi di vetro rotti. « Uhh… Mi dispiace per la porta » disse imbarazzato.

Cologne ridacchiò. « Nessun problema. Questo posto ne ha viste di peggiori ».

Senza preavviso, si accesero le luci, ed il gruppetto strizzò gli occhi di fronte all’improvviso bagliore. Si voltarono, sorpresi di vedere Mousse accanto all’interruttore della luce. Si erano dimenticati che anche lui era lì.

Mousse serrò la mandibola, lottando contro la disperazione che albergava nel suo cuore. Nonostante le sue riserve iniziali, aveva segretamente sperato che Ranma attaccasse, cosicché lui avrebbe potuto difendere e proteggere Shampoo, mostrandole una volta per tutte che lui era il migliore. Invece, mentre le sue speranze tramontavano, aveva visto come ancora una volta Ranma avvolgesse le corde della sua slealtà da dongiovanni attorno al cuore di Shampoo. Ed ora, non c’era nemmeno Akane ad allentare il potere di Saotome sulla sua amata.

Restava una sola cosa da fare. « Ranma, anch’io farò di tutto per aiutarti a trovare Akane » disse, guardando intensamente il rivale attraverso gli occhiali.

Ranma sorrise. « Ehi, grazie, Mousse » disse con sincerità. « Lo apprezzo sul serio ».

« Oh Lanma! » Shampoo gli prese la mano lesa e la sollevò per controllarla. « Tu sanguini. Io andare a prendere delle bende ».

Ranma guardò il taglio che si era procurato frantumando la porta, notandolo per la prima volta. « Accidenti, come sarà successo? »

Shampoo tornò e cominciò a pulire il taglio. Ranma si sedette e le permise di affaccendarsi attorno a lui, cercando di non agitarsi mentre applicava qualche erba curativa sulla ferita.

Cologne guardava e sorrideva.

Tutto stava procedendo secondo i piani.


Continua…


Commentate numerosi! Alla prossima!


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Capitolo 15
*** Parte sesta: Capitolo 2 ***


NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.



CUORI DI GHIACCIO





Parte sesta: Bugie e sogni




Capitolo 2



Ukyo correva, saltando con atletica grazia da un tetto all’altro, i lunghi capelli castani, legati da un fiocco bianco, le sventolavano dietro la testa. Ad un osservatore casuale poteva sembrare uno spirito del vento o qualche altra creatura eterea. Un’osservazione più da vicino avrebbe mandato in frantumi quell’illusione. La maggior parte delle creature celesti non aveva una gigante spatola da combattimento agganciata da una cinghia alla schiena.

Aggrottò le sopracciglia, mentre sul viso comparivano rabbia e preoccupazione. « Ran-chan, stupido » mormorò. « Perché non hai aspettato, invece di fuggire via impreparato ad affrontare Shampoo e Cologne? Se sono arrivate al punto di fare questo cosiddetto Incantesimo di Sangue su di te, chissà quale altro trucco di riserva nasconderanno ».

Quel pensiero le fece incrementare la velocità. Doveva arrivare lì, prima che quella ragazzina cinese e la vecchia mummia facessero qualcosa a Ran-chan. Aveva la mente così concentrata su quel pensiero che non notò agli angoli della vista una figura che balzava sui tetti, avvicinandosi a lei a gran velocità…

…fino a quando non vi andò a sbattere con forza a mezz’aria.

« Aaaahhh! » Ukyo cadde sul terreno di sotto, saltando giusto in tempo per atterrare goffamente sui piedi. Perse l’equilibrio e sbatté duramente il posteriore sul marciapiede. « Ahi! » Si massaggiò la tempia, sentendo spuntare un piccolo bernoccolo dove aveva colliso con qualcosa di duro. « Cosa…?! »

« Ungghh… »

Guardò più in là e vide una figura rannicchiata sull’erba. Si mise in piedi, traballante, e si avvicinò con cautela, estraendo delle taglienti mini-spatole dalla tracolla e tenendole in posizione di tiro. « Chi…? »

La figura alzò gli occhi, tenendosi una mano sul naso sanguinante. « U… Ukyo?! »

Ukyo sobbalzò. « Ryoga?! Cosa fai qui? »

« Sto addaddo al Dekohaden per cobbattere Colode! » rispose secco, premendosi il naso per fermare il flusso di sangue. « Albedo era così, fido a quaddo dod bi sei piobbata addosso! »

« Idiota! » fece Ukyo, mettendo le spatole al loro posto e afferrando il braccio di Ryoga per metterlo in piedi. « TU mi sei venuto addosso! E poi, se eri diretto al Nekohanten, eri sulla strada sbagliata! Il Nekohanten » disse, indicando, « è da quella parte. Andiamo adesso! Forse Ran-chan è già lì da un paio di minuti ». E saltò di nuovo sul tetto.

Ryoga si accigliò, controllandosi attentamente il naso per essere certo che non stesse sanguinando più, poi la seguì nella sua corsa contro la gravità. « Quello stupido di Ranma! » ringhiò. « Come osa affrontare Cologne senza di me? »

« Meno chiacchiere, corri » fece Ukyo di rimando. Ancora pochi passi…

Saltò giù dal tetto, atterrando di fronte al Nekohanten. Un momento dopo Ryoga balzò accanto a lei. Insieme, fissarono la facciata del locale.

La porta era distrutta, e le luci accese. Ascoltarono attentamente. Nessun suono di battaglia esasperata giunse alle loro orecchie. C’era una strana calma. Ukyo e Ryoga si guardarono con ansia sconcertata.

« Uhh, tu pensi che sia andata male? » chiese Ryoga esitante.

L’espressione di Ukyo si fece dura. Se quelle due avevano fatto qualcosa a Ran-chan… « C’è solo un modo per scoprirlo » disse, e oltrepassò la porta rotta.

Ranma era seduto ad un tavolo, guardando meravigliato Shampoo che gli copriva la mano destra con una garza bianca. « Dici sul serio? Il drago ha mandato dodici demoni guardiani contro di te? Come hai fatto a fuggire? »

« Bisnonna conoscere molti incantesimi di difesa che tenuto loro indietro ». Era una bugia totale. In realtà lei aveva tentato di raggiungere il drago, e non di fuggire.

Ranma aggrottò le sopracciglia. « Non sei preoccupata che il drago ti verrà a cercare? Dico, visto che sembrava così deciso a sposarti… »

Shampoo ridacchiò nervosamente. « Oh, io no preoccupata per questo. Drago non seguire me in Giappone da Cina ».

« Hmm ». Ranma contrasse scettico le labbra, quando gli sovvennero tutte le cose – e le persone – che lo avevano seguito dalla Cina.

« A-hem ».

Alzò lo sguardo all’udire Ryoga che si schiariva la gola, e vide l’eterno disperso che lo guardava torvo e Ukyo che lo fissava con occhi spalancati e la bocca semiaperta. « Ucchan! Ryoga! » esclamò, col viso che gli si illuminava di un’espressione felice ma confusa. « Che ci fate qui? »

Ukyo continuava a fissarlo, stupita. « Ran-chan… Io… noi… siamo venuti per darti una mano, ma… »

« Che diavolo sta succedendo qui? » chiese Ryoga, fulminando Ranma con gli occhi, credendo che volesse mandare in aria il salvataggio di Akane. « Cosa ne è stato del grande combattimento che doveva aver luogo? »

Solo allora, Cologne entrò nella sala, tenendosi in equilibrio sul bastone, con due scodelle di ramen. Ryoga si voltò furiosamente verso di lei. « Tu! Ti sei decisa a riportare indietro Akane? »

Cologne lo ignorò e posò le due scodelle di fronte a Ranma e Shampoo. Per qualche istante Ranma guardò la sua ciotola con sospetto, poi si accorse che Shampoo lo guardava con un’espressione strana, triste sul viso, e si sentì in colpa. Sicuramente non avrebbero mai provato nulla del genere dopo ciò che era successo, soprattutto dopo essersi offerte di aiutarlo. Inoltre, lei non era mica Kodachi. Fece un piccolo sorriso a Shampoo e prese a divorare il suo ramen.

L’umore di Ryoga era in subbuglio, ed era quasi sul punto di urlare qualcosa del tipo « Come osi ignorarmi », quando Cologne improvvisamente si voltò e lo colpì sulla testa col bastone. « Per prima cosa, io non ho mandato Akane da nessuna parte » disse, mentre Ryoga si teneva la testa dal dolore. « Ma per rispondere alla tua domanda, ragazzo impertinente, si. Mi sono offerta di aiutare Ranma a spezzare l’Incantesimo di Sangue ».

Ryoga sgranò gli occhi, mentre il dolore alla testa diminuiva, e spostò lo sguardo avanti e indietro tra Ranma e Cologne. « Tu non…? Vuoi dire…? »

Ranma ingoiò ciò che rimaneva del ramen e si pulì la bocca con le maniche. « Significa che non sono state loro, Ryoga » disse. « C’era un drago in Cina che voleva sposare Shampoo. Lei non acconsentiva a sposarlo a causa… » Ranma deglutì a forza, ancora a disagio all’idea, « a causa mia. Così lui ha fatto l’incantesimo per far sì che io la odiassi. Ma non preoccuparti » disse sorridendo. « Se c’è qualcuno che può rompere l’incantesimo, quella è Cologne ».

« Oh mio dio » disse una voce nuova. « Non è proprio una vista che scalda il cuore. Ed io che sono venuta qui aspettandomi di trovare questo posto ridotto in pezzi ».

Tutti si voltarono per vedere Nabiki sulla soglia, le braccia incrociate sul petto, che guardava il gruppo con un’espressione fredda. Lasciò cadere le braccia ai fianchi e camminò attentamente sui vetri rotti. « Dunque, a quanto pare, mi sono persa la festa. Ranma, potresti mettermi al corrente di quanto sta accadendo? A meno che tu non sia troppo influenzato da un qualche dubbio miscuglio che queste due streghe sono riuscite a farti mandar giù ».

Shampoo ringhiò di rabbia e si mise in piedi di fronte a Nabiki. « Noi non avere usato nulla di simile, ragazza meschina! Noi volere aiutare Lanma! »

Nabiki sollevò un sopracciglio. « Dunque è così ».

Ranma si alzò, flettendo la mano bendata e ponendosi tra le due ragazze. « Ehi, Nabiki, è tutto ok. Mi hanno spiegato ogni cosa. Non sono loro che hanno fatto l’incantesimo, ma intendono aiutarmi a trovare un modo per spezzarlo ».

« Hmm ». Nabiki si avvicinò a Ranma e lo fissò clinicamente negli occhi, cercando un segnale dell’aria assente da narcotico che, solitamente, era la conseguenza dei tentativi delle sue fidanzate di controllare chimicamente la sua volontà. A parte le sottili righe arrossate che indicavano la mancanza di sonno dei giorni passati, i suoi occhi erano insolitamente limpidi.

Sospirò e scosse il capo. Riusciva a percepire lo sguardo penetrante di Cologne su di lei, ma ignorò la vecchiaccia e focalizzò l’attenzione sul ragazzo. Se la vecchia avesse tentato qualcosa contro di lei, ciò avrebbe fatto sorgere dei dubbi a Ranma sulla veridicità della storia che gli era stata raccontata. Sorrise leggermente, sapendo che Cologne non poteva far nulla.

« Oh sì, hai ragione » disse, ruotando gli occhi disgustata. « Quando sono arrivata ho sentito che parlavi di questo drago cinese che, si suppone, abbia fatto quest’incantesimo ». Fissò Ranma con uno sguardo che avrebbe fatto sentire stupido perfino Einstein. « Non avrai davvero intenzione di cascarci, non è vero? Credi davvero che un drago dalla lontana Cina lanciasse un incantesimo che eliminasse completamente la competizione di Shampoo nella sfera delle fidanzate? »

« Ehi! » Ukyo andò in collera. « Allora io non conterei nulla? »

« Non è affatto così ». Ranma fissava Nabiki con rabbia. « Tu non sai cos’ha passato Shampoo, Nabiki. Guardala! Guarda i segni della battaglia su di lei. Pensi che si sia inventata tutto? Guardale il braccio. Il drago glielo ha trafitto con un artiglio mentre lei tentava di fuggire. Non penso che se lo sia fatto da sola! »

Nabiki guardò Shampoo. Doveva ammetterlo, sembrava che l’amazzone avesse recentemente avuto a che fare con una battaglia seria. Il suo corpo era ricoperto da brutte ferite e lividi.

Ciononostante, Ranma poteva essere in grado di accettare una simile storia, ma la cosa era un po’ troppo comoda per i suoi gusti. Lei aveva un sesto senso per queste cose, per cercare di conoscere l’opinione delle persone, e sapere quali erano le loro motivazioni. E soprattutto, percepiva se qualcuno provasse a giocare un brutto tiro ad un altro. Era proprio… un talento vantaggioso.

Più che altro, non le piaceva lo sguardo predatorio ben nascosto che Cologne stava dando a Ranma. Un osservatore inesperto avrebbe completamente mancato la sottile espressione sul viso della vecchia mummia. Ma Nabiki stessa aveva assunto quell’espressione troppe volte per essere ingannata.

"Così è questo il tuo gioco" pensò, mantenendo impassibile la propria espressione. "La manipolazione, il ricatto e la corruzione non hanno funzionato, così ti sei disfatta della mia sorellina e poi ti sei ingraziata Ranma con il pretesto di aiutarlo altruisticamente a riportarla indietro. Molto scaltra. Temo solo di non poterti permettere di farla franca".

Guardò Ranma, ancora colmo di giusta indignazione. Tuttavia, al di là dell’ira, lei riusciva a vedere in lui i segni della stanchezza e della disperazione. Per un momento, provò una fitta di pietà per lui. Era ovvio che stesse soffrendo; che la scomparsa di Akane lo stesse consumando. Ma d’altra parte un po’ se lo meritava. Le aveva sempre dato un po’ fastidio che quello stupido non venisse allo scoperto e ammettesse di amare la sua sorellina. Tuttavia…

Sospirò. Bene. Poteva essere troppo sensibile e stupido per riconoscere la trappola in cui si trovava al momento, ma lei avrebbe trovato molto presto il modo di smascherare quella faccenda.

« Mi dispiace, Ranma » disse piano. « Forse sono saltata a conclusioni errate ».

« Dico » fece Ukyo, ancora adirata con Nabiki. « Se Shampoo voleva liberarsi delle fidanzate, avrebbe dovuto liberarsi anche di me ».

Nabiki fece un sorrisino alla cuoca di okonomiyaki. « Be', riconosco i miei torti » rispose. Quando si voltò verso Ranma, notò che Cologne la fissava intensamente. Fece finta di non essersene accorta.

Ranma si accasciò sulla sedia, felice che tutto si fosse sistemato, in un certo senso. L’adrenalina e la collera che lo avevano animato nei giorni trascorsi si stavano esaurendo, e faticava a tenergli occhi aperti.

Nabiki lo tirò per le maniche. « Andiamo, Ranma. Faremo meglio a tornare a casa, così potrai riposarti ».

Cologne sorprese Nabiki mostrandosi d’accordo. « Ha ragione » disse. « Ho la sensazione che avrai bisogno di tutta la tua forza per ciò che dovremo fare per spezzare quest’incantesimo ».

Ranma protestò, ma con scarso entusiasmo. L’unico riposo che si era concesso era stato il breve pisolino sul tetto, e quel sonno era stato così pieno di incubi su Akane che, al risveglio, si era sentito più privo di forze che riposato.

« Ehi » fece Ukyo mentre Nabiki conduceva Ranma e un confuso Ryoga fuori dalla porta. « Aspettate, vengo con voi ». Quando Nabiki le rivolse uno sguardo di riprovazione, sorrise timidamente. « Voglio… voglio dire, se tu sei d’accordo, Nabiki, visto che è casa tua » aggiunse. « Non voglio essere di nuovo lasciata fuori dall’azione, e se rimarrò con voi, potrò esserci quando servirà una mano ».

L’espressione di Nabiki si addolcì. Ukyo poteva essere seccante con le sue costanti pretese di essere la fidanzata di Ranma, ma era una brava persona, e non si avvicinava nemmeno al livello di irritazione e possessività di Shampoo. « D’accordo. Puoi stare da noi ». Si accorse dello sguardo di trionfo che Ukyo aveva lanciato a Shampoo. Shampoo tirò fuori la lingua, facendole una smorfia, ma poi la sua espressione si trasformò in un broncio quando li vide andar via.

Nabiki fu improvvisamente molto contenta di aver permesso ad Ukyo di restare con loro.

---------------

Ranma sognava.

Con suo sollievo, questa volta non erano sogni con un’Akane pallida come la morte che gli risucchiava la vita. Invece, si ritrovò nel mezzo di una vasta pianura coperta di neve, che si estendeva sconfinatamente in tutte le direzioni. Il cielo notturno sopra di lui era limpido e puntellato di milioni di luminose stelle invernali.

Freddo. C’era un freddo intenso. Ranma si sorprese a tremare, e si avvolse le braccia intorno.

Allora s’irrigidì, spalancando gli occhi di terrore. Due voci familiari, ognuna indistinta ed oscura quanto incatramata, vennero sussurrando attraverso la pianura, prima lievemente, ma crescendo d’intensità quanto più s’avvicinavano.

« No » mormorò piano. « No, perché non mi lasciate in pace? » Girò su se stesso in cerchio, cercando un modo per scappare, ma non c’era luogo in cui fuggire o in cui nascondersi su quella piatta distesa di paesaggio innevato. Poi le voci furono su di lui, gli volteggiarono intorno, lacerando e colpendo la sua pelle come un vento gelido. Si strinse forte la testa e prese a gemere. « No! » urlò, mentre le voci si facevano sempre più forti. « Andate via, lasciatemi in pace! Non vi permetterò di fermarmi, la troverò, avete sentito? »

Ma le voci erano implacabili. Crebbero di volume e velocità fino a quando la sua mente fu piena di un insano, stridente vocio. Si lasciò cadere in ginocchio sulla neve, tenendosi la testa, gli occhi serrati, spremendo lacrime di dolore. « Basta! » gridò, per essere sentito dalle voci che infuriavano nella sua testa. « Piantatela! Non ho intenzione di arrendermi! Lasciatemi in pace! Non mi importa quanto forte possiate urlare, non voglio ascoltare! Non voglio ascoltare!! » Continuò a cantilenarlo ancora e ancora…

…e allora le voci si arrestarono bruscamente, come una corda stereofonica che fosse stata appena tagliata, lasciando Ranma in un improvviso silenzio, con l’eco che gli ronzava nelle orecchie e nella testa.

Ranma stette in ginocchio un paio di minuti, con gli occhi saldamente chiusi, e fece dei profondi respiri. Poi, quando fu sicuro che le voci erano proprio svanite, lentamente, con circospezione aprì gli occhi. Fu sorpreso di capire che il freddo intenso se n’era andato. Faceva ancora freddo, ma non così spiacevolmente. Barcollò sui piedi e si girò in tondo.

Sgranò gli occhi quando si ritrovò di fronte a… a…

« Mi chiedevo per quanto ancora avessi intenzione di startene lì seduto » disse la strana creatura rossa, che sembrava in tutto e per tutto… un umanoide passero mutante troppo cresciuto.

« Gahh! » Ranma fece un passo indietro, spaventato. Non si aspettava di sentir provenire parole da un… ehm… becco non umano.

« Uhh… Ch-chi… Cosa sei tu? » chiese finalmente, mentre la strana creatura-uccello lo fissava con maliziosi occhi neri scintillanti.

« Divertente » disse Masakazu, « la tua fidanzata disse pressappoco la stessa cosa la prima volta che mi vide ».

Ranma batté le palpebre. « Fidanzata? Vuoi… Vuoi dire che hai visto Akane?! »

Il tengu annuì. Ranma lo afferrò per le spalle. « Dove? Dov’è? Sta bene? Devi portarmi da lei! »

Gentilmente Masakazu allontanò le mani di Ranma. « Akane sta bene, per il momento » rispose. « È una ragazza forte. È facile capire perché la ami ».

Ranma abbassò la mandibola.

Come faceva quello…? Non aveva mai detto…

O si?

Allora gli sovvennero gli altri sogni. Aveva effettivamente detto quelle due paroline che lo avevano spaventato da sempre. Ma… era solo un sogno, giusto? E come faceva quella cosa a sapere?

"Che scemo" capì. "Anche questo è un sogno. Ovviamente qualcosa che sogni verrebbe saputa".

« Penso tu sia in errore, Ranma. Stai sognando, si, ma sei anche qui ».

« Eh? »

« Ci troviamo ai confini del regno di Yuki-onna. Akane è qui, sta con Yuki-onna. È salva, ma non può andar via, e tu non puoi vederla. Per ora ».

Gli occhi di Ranma brillarono di eccitazione, il suo cervello non afferrò quel che il tengu aveva detto dopo Akane è qui.

« Lei è qui?! » chiese ansioso. « Dove? Puoi portarmi da lei? »

Il tengu lo guardò con aria seria. « Ascolta, ragazzo » disse duramente, attirando l’attenzione di Ranma. « Non abbiamo molto tempo qui. In genere, non mi sarebbe permesso interferire con la vita mortale in questo modo, ma poiché la Signora delle Nevi ha provato ingiustamente a toglierti la vita, io ho… deciso di prendermi questo breve momento per parlarti ».

Ranma sbatté di nuovo le palpebre, non capendo nemmeno la metà di ciò di cui la strana creatura stava parlando, ma annuì tacitamente, comprendendo la gravità della situazione.

« Tu non puoi vedere Akane ora, perché sei semplicemente una presenza onirica che io ho evocato, e con cui solo io posso comunicare nel regno degli Dei, mentre qui Akane è una presenza reale, fisica. Non saresti in grado di vederla, né lei potrebbe vedere te, anche se foste vicinissimi l’uno all’altra ».

« Oh » fece Ranma. Un’ondata di amaro disappunto si fracassò su di lui. Essere così vicini, e tuttavia non poter…!

« Smettila » disse con asprezza il tengu, con gli occhi neri che brillavano ferocemente. « Cosa stai cercando di fare, liberare di nuovo le voci? Le ho temporaneamente allontanate dalla tua mente, ma anche mentre parliamo, l’Incantesimo di Sangue sta consumando la mia barriera, e quando questa si romperà, dovrai essere abbastanza forte e sicuro per resistere alle loro provocazioni. Altrimenti, quando Akane tornerà finalmente a casa, potresti non essere sano abbastanza da apprezzarla. Mi capisci? »

Ranma sussultò e annuì.

« Ora ascolta attentamente. Voi due siete legati. Vi amate, nonostante l’incapacità di esprimere i vostri veri sentimenti. Questo, combinato con le sfere d’energia che hai scagliato contro l’incantesimo, e che lo hanno indebolito prima che esso ti raggiungesse, ha creato degli interessanti effetti collaterali non progettati in origine, tra cui un legame transdimensionale nell’Incantesimo di Sangue tra te ed Akane. Ciò è bene perchè, se non fosse per quel legame, il ricordo del mondo mortale si sarebbe gradualmente affievolito nella mente di Akane, come anche il tuo ricordo di lei. È la natura del regno degli Dei che incide in tal modo sulle menti mortali. Nondimeno vi è un pericolo. Il legame è debole. Non sarebbe mai dovuto esistere. Se per caso dovesse rompersi, tu non devi dimenticare Akane. Se lo facessi, lei dimenticherebbe di certo la sua casa, e rimarrebbe nel regno degli Dei per sempre. Capisci? Il meglio che puoi fare per lei ora è ricordarla ».

Ranma guardò il tengu di traverso. « Non potrei mai dimenticare Akane » disse. « Come potrei scordare tutte le volte in cui quel maschiaccio violento mi ha sbattuto sul pavimento o mi ha lanciato attraverso il tetto? » "O quelle volte in cui sorride e sembra così carina, e quelle in cui fa qualcosa di davvero carino per me, o mi fa spaventare a morte quando le succede qualcosa, e ho paura di non essere in grado di salvarla in tempo…"

"… in tempo…"

Il tengu osservava Ranma in silenzio, con gli occhi neri calmi ed imperturbabili.

Lentamente Ranma si levò dai suoi sogni ad occhi aperti, coi i pungi stretti ai fianchi. Guardò il tengu in viso. « Non dimenticherò Akane » disse fermamente.

« Bene. Perché non ricorderai questo sogno ».

« Cosa?! » Ranma guardò il paesaggio innevato tutt’intorno e si accorse che stava scomparendo, come anche la strana creatura uccello davanti a lui. « Aspetta » disse frustrato. « Io ho bisogno di ricordare! Perché ti saresti preso la briga di dirmi questo solo per farmi dimenticare?! »

« Ti sarà concesso di conservare questa conversazione in modo subconscio » rispose il tengu che scompariva, « ma permetterti di avere un accesso consapevole a questo ricordo infrangerebbe alcune nostre regole già seriamente intaccate ».

« Ma… ma io… » Il paesaggio era quasi completamente svanito.

« Non preoccuparti, Ranma ». Il tengu era scomparso, lasciando dietro solo la sua voce. « Tu puoi farlo. Non avrei fatto lo sforzo di contattarti se non sapessi che puoi farcela ».

« Aspetta, ti prego! » lo implorò Ranma. Sentiva che la coscienza riaffiorava, che stava per svegliarsi. Digrignò i denti, lottando per rimanere dov’era, desiderando che la creatura tornasse indietro. « Ho così tante domande! »

« Addio, Ranma ». La voce divenne un mormorio appena indignato, ma divertito… « Un umanoide passero mutante… » e svanì.

Ranma si svegliò respirando affannosamente, mettendosi a sedere sul futon. Suo padre in forma di panda russava sonoramente accanto a lui e si girò.

« Dannazione » borbottò, asciugandosi il sudore freddo dalla fronte. « Che strano sogno ». Ripensò al sogno e corrugò le sopracciglia. Su cos’era? Qualcosa riguardo a neve e… piume rosse?

Si strinse nelle spalle e sospirò. Il corpo gli doleva per la stanchezza. Senza preamboli, tornò a poggiare la testa sul cuscino, e momenti dopo russava più forte del panda.

Questa volta non sognò.


FINE PARTE SESTA

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Capitolo 16
*** Parte settima: Capitolo 1 ***


Rieccoci con la settima parte! Grazie a quanti ci seguono e commentano:
Watashiwa7: hai davvero mantenuto la promessa, hai commentato! Spero continuerai a farlo, senza che però ti senta costretto. Grazie per i complimenti alla traduzione. Ehm… Il fatto che tu abbia confuso Krista Perry con Angela Jewell… è stata solo una svista, dato l’orario, no? ^___^
Breed107: Anche a me piace un casino la scena dell’incontro tra il Tengu e Ranma! La prima volta che la lessi, mi tenne tutto il tempo col fiato sospeso (speravo gli facesse vedere la fidanzata -__-). Akane resterà fuori dalla storia ancora per qualche capitolo, tornerà nell’ottava parte, che sarà molto emozionante!
TigerEyes: Ben detto, il seguito è sempre più emozionante, ma non posso dire di più. Nabiki è magnifica, vero?
Sae: Grazie per tuo entusiasmo! Continua a seguire la storia e non te ne pentirai! -___^
Babi Rox: Il nuovo capitolo è servito! Speriamo ti piaccia!

Buona lettura!


NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.



CUORI DI GHIACCIO





Parte settima: Giochi di potere




Capitolo 1



Nabiki uscì a passi felpati dalla propria camera e attraversò il corridoio. La casa era buia e silenziosa, a parte il rumori familiari, provenienti dalla cucina, di Kasumi che preparava la colazione, come ogni mattina presto. Scosse il capo e un mezzo sorriso le comparve sulle labbra. Come riusciva onee-chan ad alzarsi così presto tutte le mattine e ad essere così dannatamente di buon umore, era un mistero per lei.

Nabiki non era una persona mattiniera. Sotto normali circostanze, sarebbe rimasta ancora a letto a godersi ogni momento extra di inconscia beatitudine, rannicchiata sotto le soffici coperte. Per lei alzarsi tanto presto – volentieri almeno – era piuttosto una cosa rara.

Si dirigeva al piano di sotto, ma poi, d’impulso, si fermò fuori dalla camera di Akane. La sua mano tentennò sul pomello della porta, e gli occhi si soffermarono sulle lettere che formavano il nome di Akane sulla paperella di legno appesa alla porta.

Un piccolo, triste cipiglio le corrugò la fronte, non abbastanza da raggiungere la sua bocca. Batté le palpebre, scrollò lievemente il capo e aprì la porta.

La luce pallida dell’aurora filtrava attraverso le tende chiuse. Il quaderno dei compiti di Akane era ancora aperto sulla scrivania, dove lo aveva lasciato per scendere giù a cenare tre giorni prima, proprio prima che l’Incantesimo di Sangue colpisse.

Nabiki si avvicinò alla scrivania, si sedette sulla sedia ed aprì il cassetto inferiore. Sotto un mucchio di carte e lettere c’era una scatola di metallo liscio, decorata con fiori dipinti a mano… o erano piccoli animali? Nabiki sogghignò. Qualsiasi cosa fossero, i brillanti spruzzi di colore erano stati dipinti con premurosa attenzione, nonostante la scarsa abilità.

Rimosse prudentemente il coperchio e dentro vi trovò molti dei tesori personali di Akane. Li tirò fuori e alla debole luce li esaminò uno per uno in modo contemplativo, quasi reverenziale.

Per prima cosa, nastri assegnatele in premio in tornei d’arti marziali. Il quaderno delle ricette della mamma, diligentemente piegato sulla pagina Come bollire l’acqua. Vecchie fotografie di famiglia, con la mamma che teneva in grembo Akane neonata, il suo bellissimo viso sorridente nella foto in bianco e nero. E, sul fondo della scatola, una foto di…

Nabiki sgranò gli occhi quando vide la foto, che mostrava chiaramente Ranma raggomitolato sul grembo di sua sorella, le mani ristrette a forma di zampe feline, che baciava un’Akane totalmente sorpresa.

Sulla faccia di Nabiki crebbe un sorrisetto furbo. "Bene bene. Dopo tutte le storie che ha fatto dopo quell’incidente, chi pensava che l’avrebbe tenuta?" Ridacchiò piano. Era un peccato che Ranma sapesse dimostrare il suo vero affetto per Akane solo quando il terrore patologico per i gatti mandava temporaneamente la sua mente in vacanza.

"Hmm. Mi chiedo se Ranma abbia mai capito il vero motivo per cui Akane era così adirata dopo quel bacio felino".

« Forse no » mormorò ad alta voce, mentre metteva i tesori al loro posto nella scatola. Guardò la stanza, osservando ogni cosa, dall’uniforme scolastica di ricambio appesa al muro ai pesi sul pavimento. L’intera camera sapeva di Akane, sebbene lei se ne fosse andata.

Nabiki sospirò stancamente. Non si faceva illusioni sul suo rapporto con la sorella minore. Non andavano sempre d’accordo, e avevano pochissimo in comune. Ma ciò non cambiava i sentimenti e il legame di sorelle tra loro. Tra le tre sorelle, rispetto a Kasumi Akane era più di una sorella per lei. Dopo la morte della mamma, Kasumi aveva assunto il ruolo di madre; aveva fatto sacrifici ed era cresciuta più in fretta, cosicché le sorelle Tendo più piccole avevano potuto condividere la loro adolescenza e tutte le rivalità da sorelle che ne derivavano.

Certo, lei ed Akane litigavano di frequente, e molto raramente si trovavano d’accordo su qualcosa.

Ma ciò non aveva importanza.

Era tempo di riportare indietro la sua sorellina.

Nabiki si alzò e lasciò la stanza, chiudendo dolcemente la porta dietro di lei. Percorse il corridoio e sbirciò nella camera dei Saotome. Ranma dormiva profondamente, rannicchiato su un fianco, una sottile riga di saliva gli colava dall’angolo della bocca aperta e bagnava il cuscino. I segni della stanchezza che gli avevano gualcito il viso la notte precedente, sembravano esser lievemente scomparsi. Sorridendo soddisfatta, chiuse pacatamente la porta, e scese di sotto.

Kasumi la vide dirigersi all’entrata principale. « Però, Nabiki! Ti sei svegliata radiosa e di buon’ora stamani. Dove vai? »

« Sarò di ritorno tra pochi minuti, onee-chan ». Nabiki sorrise, con gli occhi che le scintillavano di segreta diavoleria. « Ho una piccola commissione da fare ».

-----------------

Ukyo avrebbe voluto piangere.

Non lo fece, naturalmente. Le fidanzate carine non piangono.

Invece gemette, portandosi le ginocchia fino al mento mentre stava rannicchiata sul futon preso in prestito, con lo sguardo fisso sul soffitto del soggiorno dei Tendo. I folti capelli lunghi erano sparsi in una setosa aureola castana sul cuscino sotto la sua testa. Frustrata, corrugò la fronte sopra gli occhi verde chiaro che scintillavano d’emozioni contrastanti.

"Perché faccio questo a me stessa?" pensava.

L’opportunità di una vita le si era appena presentata dinanzi, grazie al disastroso viaggio in Cina di Shampoo. Ma non era del tutto felice del modo in cui tale opportunità era giunta. Anche se la turbolenta storia d’am… la relazione tra Ran-chan ed Akane la faceva impazzire per la frustrazione a volte, non desiderava che alla sua rivale succedesse un danno reale.

Infatti, stava davvero male per la sparizione di Akane. Per quanto fosse strano, lei ed Akane erano quasi… amiche? Ma non era l’unica ragione. Poteva capire quanto l’intera situazione facesse male alla famiglia Tendo. Il comportamento allegro di Kasumi era alterato dalla tensione e dalla preoccupazione. Ukyo non aveva visto Tendo-san, ma sapeva che Kasumi gli portava il cibo in camera, portandola a credere che l’uomo, lacerato dal dolore, si era chiuso in se stesso. E Nabiki…

Non sapeva cosa pensare di Nabiki. Tra tutti quelli che erano vicini ad Akane, la secondogenita Tendo sembrava la meno colpita dalla sua sparizione, almeno emotivamente. Nabiki era fredda, distante e calcolatrice. Però, la sera prima al Nekohanten…

Ukyo scrollò il capo. I meccanismi della mente di Nabiki erano un mistero per lei. Non riusciva a capire come si potesse ricattare e manipolare la gente nel modo in cui faceva lei, ed essere lo stesso in grado di vivere in pace con se stessa…

"Oh, e chi sei tu per giudicare?" si disse sarcasticamente. "Non che tu non abbia mai tratto vantaggio dalle congiure di Nabiki prima d’ora". Le sovvennero tutte le volte che da Nabiki aveva acquistato istantanee di Ranma, o addirittura lo aveva noleggiato a tempo per poter stare con lui.

Ukyo si acquattò per la vergogna, stringendosi di più le ginocchia al petto. "Non… non posso credere di essere così accanita per una foto di Ran-chan da abbassarmi a tanto". Eppure lo faceva. Lo aveva fatto.

Ed ora, Akane era scomparsa. Trasportata in un luogo sconosciuto dall’Incantesimo di Sangue, lasciando solo Ranma. Una fidanzata in meno.

L’opportunità di una vita. Ora che Akane era fuori dai piedi, anche se solo per il momento, poteva finalmente dimostrare a Ran-chan che persona rassicurante, altruista e amabile lei fosse; dargli la prova una volta per tutte che lei era la ragazza giusta per lui. E senza la costante, prepotente presenza di Akane a distrarlo, lui sarebbe finalmente riuscito a notarlo. Ed avrebbe iniziato a pensare a lei come a qualcosa di più di una semplice amica d’infanzia.

Certo, sapeva che Shampoo aveva progetti simili per Ran-chan. Era così ovvio, il modo in cui la sgualdrina dalla chioma porporina lo aveva raggirato la notte precedente.

Ukyo si accigliò a quel pensiero. Sebbene non ne avesse prova – e benché odiasse ammetterlo, per ciò che significava – era fortemente convinta che Nabiki potesse avere ragione riguardo a Shampoo. Non credeva che Shampoo fosse stata davvero rapita da un dragone cinese. Tutta la faccenda dell’Incantesimo di Sangue doveva essere solo uno stratagemma architettato da Shampoo per avere Ran-chan tutto per sé. Almeno credere a quello era più semplice che credere alla storia immaginaria che Shampoo e Cologne avevano portato avanti. Tuttavia, erano accadute cose strane…

Se ciò che pensava era vero, però, allora Shampoo non l’aveva seriamente considerata una rivale per l’amore di Ran-chan. E nel far ciò, l’amazzone cinese aveva commesso un grave errore. Shampoo non capiva che, una volta tolta di mezzo Akane, lei, Ukyo Kuonji, la migliore amica e confidente di Ran-chan, era la seconda in lista per il suo affetto.

"La seconda in lista…" Ukyo fece una smorfia. "Sembra quasi che io stia aspettando il mio turno di salire su una giostra al luna park".

Voleva parlare con Ran-chan dei suoi sospetti su Shampoo. L’avrebbe fatto se non fosse stato che lui credeva alla storia di Shampoo. Per lei si era accanito contro Nabiki quando quella ragazza scaltra aveva espresso le stesse cose che erano passate per la mente di Ukyo. Se avesse detto qualcosa adesso, avrebbe solo corso il rischio di allontanarlo, quando l’aveva finalmente nelle sue mani…

Ukyo sospirò delusa, distendendosi e passandosi le mani tra i capelli mentre si metteva seduta sul futon. "Oh, Ran-chan, perché dev’essere tutto così complicato?"

Proprio allora, Kasumi oltrepassò il paravento aperto. « Buongiorno, Ukyo » disse. « Ti andrebbe di fare colazione? »

Ukyo guardò la maggiore delle Tendo. Nonostante ciò che era successo, Kasumi trovava ancora il tempo per pensare agli altri. Sentendosi stranamente in colpa, Ukyo respinse le sue confuse emozioni in qualche recesso della mente, e sorrise. « Grazie, Kasumi, è una buona idea. Ti serve una mano in cucina? »

« È tutto a posto. Ho quasi finito. Ti dispiacerebbe svegliare Ranma e Ryoga? Nabiki è uscita, e il signor Saotome è già a tavola ».

« Certo, non c’è problema » rispose, inginocchiandosi per ripiegare il futon. "Nabiki è uscita?" pensò. "Mi chiedo dove sia andata così presto".

In quel momento, Nabiki entrò di scatto dalla porta d’entrata, corse lungo il corridoio e passò davanti alle due ragazze stupite, con una scatolina di cartone al petto, e si precipitò su per le scale, facendo due gradini alla volta. Poi scomparve nella sua camera, richiudendo la porta dietro di lei.

« Santo cielo » fece Kasumi, guardando le scale. « Non ho mai visto Nabiki andare così di fretta prima d’ora. Mi chiedo cosa stia combinando ».

Ukyo scosse la testa, confusa. « Non ne ho idea » disse. "Ma conoscendola, si tratta di qualcosa d’ignobile".

Kasumi andò in cucina. Ukyo finì di piegare il futon e le coperte, ammassandole accuratamente in un angolo. Poi salì le scale, fermandosi fuori dalla stanza di Nabiki. Tese l’orecchio per sentire ciò che la ragazza stesse facendo, ma c’era una calma mortale dall’altro lato della porta.

Ukyo corrugò perplessa la fronte, poi fece spallucce, e si diresse verso la camera di Ran-chan.

Bussò. « Ran-chan, svegliati, è ora di colazione ».

Nessuna risposta. Aprì con cautela la porta e sbirciò dentro. Ranma dormiva ancora, sdraiato di schiena, aggrovigliato tra le coperte, con addosso solo i boxers e la canottiera. Le braccia erano distese ai lati della testa, e la bocca un po’ aperta. Russava piano.

Sembrava così tranquillo. In quel momento, pareva impossibile che lui fosse il centro delle orde ingarbugliate di caos ed equivoci che sembravano sempre circondarlo.

Ukyo sbatté le palpebre, e capì che, mentre guardava Ranma, un sorrisino sciocco le si era dipinto sul volto. Era così bello quando dormiva! Akane era così fortunata. Probabilmente lo aveva visto così tutte le volte…

Deglutì, e mozzò quel pensiero mentre in lei crescevano emozioni contrastanti sulla sparizione di Akane. Le cacciò indietro ed entrò per inginocchiarsi accanto a Ranma.

« Ehi » disse, mettendogli una mano sulla spalla per scuoterlo appena. « Svegliati. Si mangia. Non vorrai saltare la colazione, vero? » Lo scosse di nuovo.

Ranma sospirò, si strofinò un braccio sulla fronte, bofonchiò qualcosa d’incoerente, e si girò dall’altra parte. Sembrava dormire ancora.

Ukyo sorrise e sentì inumidirsi gli occhi. Era così… così da lui. Osservandolo, standogli vicino, si chiese come sarebbe stato svegliarsi ogni mattina e vederselo accanto, in quel modo. A quel pensiero, il suo cuore sembrò riempirsi talmente che pareva scoppiare. Si premette una mano sul petto per frenare quella sensazione, quasi temendo che il suo fisico non riuscisse a contenere le emozioni che provava. "Ora capisco il significato del vecchio detto" pensava, guardando Ranma con occhi scintillanti. "Ti amo così tanto da star male".

« Ehi, sciocchino » disse, parlando sia a se stessa sia a Ranma, mentre tratteneva le lacrime e lo scuoteva un’altra volta. « Svegliati subito ».

« Unghh » mormorò Ranma, agitando fiaccamente il braccio come se cercasse di mandar via qualcosa che disturbasse il suo sonno. Ukyo fece un largo sorriso.

« Non svegliarlo ».

Ukyo sussultò, si voltò e vide Nabiki sul vano della porta dietro di lei, che la guardava corrucciata.

« N-Nabiki! Mi hai spaventata. Kasumi mi ha soltanto chiesto di svegliarlo per la colazione, io… »

L’espressione di Nabiki si attenuò, ma i suoi occhi erano ancora colmi d’ira. Ukyo fu sorpresa di scoprire che la rabbia non era diretta a lei. "Allora, cosa…? Forse ha a che fare con la scatola che…"

« Lascialo dormire, Ukyo. Non dorme da venerdì mattina ».

« Venerdì?! Ma oggi è lunedì! »

« Precisamente ». Gli angoli della bocca di Nabiki si piegarono in un mezzo sorriso. « Scommettiamo 2000 yen che, se lo lasciamo stare, non si sveglierà prima di pranzo ».

Ukyo conosceva di meglio che fare scommesse con Nabiki. « Passo” disse, agitando le mani e mettendosi in piedi. « Mi dispiace, non avevo idea che fosse stato così a lungo senza dormire ».

« Sì, be' » fece Nabiki, voltandosi per scendere di sotto, « la sparizione di Akane e quelle voci incantate nella sua testa lo hanno proprio messo sottosopra ».

« … » Ukyo seguì Nabiki giù per le scale in silenzio.

Ryoga era già sveglio e inginocchiato al tavolo quando Kasumi servì la colazione. Ukyo gli s’inginocchiò accanto e gettò una sprezzante occhiata su Genma-panda, che stava già divorando il suo cibo con velocità allarmante. « Maiale » borbottò, senza accorgersi di Ryoga che sussultava accanto a lei.

Ryoga guardò Ukyo di traverso, e si rilassò in po’ quando capì che si riferiva a Genma. Sospirò di sollievo e si voltò verso Kasumi. « Grazie, Kasumi » disse, mentre lei finiva di riempire la sua ciotola. « Mi dispiace di essere un disturbo… »

« Sciocchezze » fece Kasumi. Sorrise come sempre, ma Ryoga riusciva a vedere che i giorni trascorsi avevano colpito duramente anche lei. Il suo sorriso era sincero, ma i suoi occhi erano tristi e stanchi. « So che sia tu che Ukyo farete il possibile per aiutare Ranma a trovare Akane. È bello saperli circondati da così cari amici ».

Ukyo e Ryoga abbassarono lo sguardo e si fissarono scomodamente le mani.

« Nabiki, non fai colazione? » Kasumi si voltò quando Nabiki si diresse alla porta d’entrata con indosso una giacca primaverile, le mani ficcate in tasca.

« Non ho tempo, onee-chan » rispose senza girarsi. Poi bisbigliò: « La verità è stata taciuta, non una parola. È tempo che io rimescoli la pentola per vedere cosa spunta in superficie ».

Ed uscì.

« Cos’ha detto? » chiese Ryoga, rivolgendosi ad Ukyo.

Lei sollevò confusa un sopracciglio. « Qualcosa in merito a una pentola, credo, ma non chiedermi cosa significa ».

« Santo cielo » fece Kasumi.

-------------

Mousse era chino a spazzare i vetri rotti della porta distrutta quando Nabiki arrivò al Nekohanten. « Non preoccuparti di me » disse piano, passando attraverso la cornice della porta e destreggiandosi attorno al ragazzo cinese. « Entrerò da sola ».

Mousse si raddrizzò e la scrutò attraverso gli occhiali. « Nabiki Tendo? Che ci fai qui così presto? »

« Oh, niente d’importante ». Fece un sorriso radioso, senza sapere o preoccuparsi che Mousse potesse vederlo o meno. « Pensavo solo di fermarmi a scambiare quattro chiacchiere con la vecchia per qualche minuto ».

« Ragazza insolente ».

Il sorriso di Nabiki divenne improvvisamente abietto, e lei si voltò per vedere Cologne. La vecchiaccia rugosa se ne stava in bilico sul bastone sul vano della porta della cucina. Dietro di lei c’era Shampoo.

Anche meglio.

« Bene, Nabiki Tendo, cosa vuoi? » chiese Cologne, preoccupata. « Apriamo alle 10, quindi, se hai bisogno di mangiare, dovrai tornare più tardi ».

« Sai che non sono qui per questo » rispose Nabiki.

L’anziana amazzone e la ragazzina si scrutarono per qualche istante, senza batter ciglio, come due serpenti avvolti pronti a colpire. Shampoo e Mousse osservavano con apprensione lo scambio silenzioso.

Infine Cologne parlò. « Non so leggere nel pensiero, ragazza. Vuoi dirmi cosa vuoi, o vuoi andartene, cosicché noi possiamo tornare a lavoro? Sono una donna occupata, lo sai ».

Nabiki drizzò un sopracciglio. « Oh sì, lo so. Hai lavorato duramente le settimane passate. O forse anche di più. Dimmi, quanto vi ci volle ad escogitare questa fragile scusa del dragone/rapitore cinese quando decideste di fare l’Incantesimo di Sangue su mia sorella? »

Cologne strinse gli occhi. « Dunque è per questo. Credi ancora che tutto ciò sia un complotto per sbarazzarsi di Akane ed ingannare Ranma, è così? »

« Precisamente… sì ».

La vecchia mummia sospirò. « Mi dispiace che la pensi così. Vedo che sei determinata, quindi probabilmente non c’è nulla che io possa dire o fare per convincerti della verità ».

Nabiki sorrise con indifferenza. « Hai ragione su questo. Ad ogni modo, non significa che io non possa dire a Ranma un paio di cose per convincerlo che, quella che tu chiami verità, non è altro che un mucchio di bugie ».

« Davvero? » La voce di Cologne era come il ghiaccio.

« Mm-hm » annuì Nabiki. « Cose come mettergli in evidenza i buchi aperti della tua storia, che era troppo stanco e distratto per notare. Per esempio, se quest’Incantesimo di Sangue mirava a far sì che lui odiasse Shampoo, ed è riuscito a portare via mia sorella e a mettere quelle voci nella sua testa, allora perché l’incantesimo non ha fatto in modo che Ranma detestasse Shampoo? Di certo, per un Incantesimo di Sangue così potente, questa sarebbe stata la cosa più facile da realizzare ».

Shampoo impallidì. Nabiki le sorrise, un sorriso debole e freddo, con occhi scintillanti.

Cologne continuava a fissare Nabiki. « Tu non capisci, stupida ragazzina. Permettimi di spiegare. Lo scopo dell’incantesimo era di deviare il cuore di Ranma da Shampoo. Il vero meccanismo dell’incantesimo, raggiungere questo scopo, includevano la sparizione di tua sorella e la collocazione delle voci dell’incantesimo nella mente di Ranma ».

Nabiki batté le palpebre. Cologne sorrise e proseguì, parlando con limpido, freddo raziocinio. « Niente nell’incantesimo effettivo avrebbe costretto Ranma ad odiare Shampoo, alterando magicamente i suoi sentimenti. Il dragone sapeva che, una volta fatto l’incantesimo, Shampoo sarebbe apparsa come la più credibile colpevole. L’ira di Ranma – che, devo aggiungere, c’è stata – era del tutto spontanea, e completamente non soggetta ad alcun magico controllo mentale, proprio come voleva il dragone. Adesso riesci a capire la tortuosità dell’intento del dragone. Questi desiderava spezzare il cuore di Shampoo facendo sì che Ranma la odiasse di sua spontanea volontà, senza che si fosse usato su di lui una vera influenza in grado di alterargli il pensiero. Dunque comprendi che l’incantesimo ha di fatto raggiunto il suo fine. Fortunatamente, comunque, Shampoo ed io siamo fuggite al dragone – qualcosa che la bestia non aveva considerato – e siamo tornate in Giappone il prima possibile, con la speranza di poter annientare in un modo o nell’altro il danno foggiato dalla malvagità del dragone ».

Il sorriso di Nabiki si era sbriciolato in un’espressione di sconfitta. La faccia grinzosa di Cologne tradì un ghignò raggelante.

« Come sai » continuò la vecchiaccia, « Ranma non è più arrabbiato con me e Shampoo. In questo modo abbiamo annientato almeno metà del danno. Ora proveremo ad annullare anche l’altra metà, cercando un modo per spezzare l’Incantesimo di Sangue e riportare indietro tua sorella ».

Cologne si avvicinò a Nabiki, che batteva gli occhi per lo shock. « Vogliamo davvero aiutarti, ma sarebbe bello se tu la smettessi di lanciare queste accuse infondate su di noi. Capisco che rivuoi Akane. Noi tutti lo vogliamo. Dacci una possibilità, e faremo tutto ciò che possiamo per aiutarti ».

Nabiki sbatté gli occhi, poi la sua espressione si dissolse in una fredda apatia. "Dannazione" pensò. "E’ convincente".

La sua espressione s’indurì. « Bene, vi dirò una cosa » disse, rafforzando la rabbia nella freddezza della voce. « Avete passato così tanto tempo ad escogitare quella storia che in principio vi avevo creduto. Se pensate che io mi arrenda tanto facilmente, vi sbagliate. Ho intenzione di provare a Ranma che ci siete voi dietro l’Incantesimo di Sangue ».

Cologne sospirò e scosse il capo come se stesse parlando con una bambina poco sveglia. « E come pensi di farlo? Con questo? » Tirò fuori un piccolo registratore portatile che, un momento prima, era rimasto nella tasca di Nabiki. Stava ancora registrando. Nabiki divenne pallida.

« Speravi d’incastrarci, eh ragazzina? Registrare su nastro e farlo poi ascoltare a Ranma come prova inconfutabile della nostra slealtà? » Lo lanciò a Nabiki, che lo afferrò goffamente. « Forza, fagli sentire questa conversazione. Sono sicura che la troverà affascinante. Adesso, se non ti dispiace, abbiamo un lavoro da fare, e un Incantesimo di Sangue da spezzare ».

Nabiki fissava Cologne con espressione indecifrabile. Ruotò sui talloni, oltrepassò un Mousse rimasto a bocca aperta, e uscì.


Continua…


Siamo ansiose di sapere cosa ne pensate e se la traduzione vi piace! Commentate numerosi! A presto! -___^

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Capitolo 17
*** Parte settima: Capitolo 2 ***


NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.



CUORI DI GHIACCIO





Parte settima: Giochi di potere




Capitolo 2



Shampoo era nella camera di meditazione di Cologne, e camminava avanti e indietro mentre la vecchia amazzone sfogliava un antico volume. Sollevò lo sguardo, lievemente irritata.

« Shampoo, calmati. Come hai visto, il nostro alibi è solido. Nemmeno l’indagine accurata di quell’infida ragazza Tendo è stato capace di smascherarlo. Se non altro, ha fermamente riconosciuto la validità del nostro diritto ».

Shampoo smise di camminare e guardò in faccia Cologne, il viso pallido, l’espressione turbata, ma determinata. « Bisnonna, io preoccupata. Nabiki, lei ragazza ignobile, lei intuitiva. Lei… » Abbassò il tono di voce, pur sapendo che Mousse era andato a sbrigare delle commissioni. « Lei sapere che noi avere fatto Incantesimo di Sangue ».

« Cosa importa? » rispose in modo furbo Cologne. « Questo non le sarà d’aiuto. Non convincerà il futuro marito. Hai visto anche tu come ti ha difesa la notte scorsa, quando lei s’è scagliata contro di noi senza indugi ». Sogghignò. « Lascia che te lo dica, bisnipote, quel ragazzo è praticamente tuo. Quando avrà finalmente accettato il fatto che non rivedrà mai più Akane, cadrà dritto tra le tue braccia, e tu sarai lì per confortarlo e divenire sua moglie. Allora il tuo onore sarà restaurato, e ritorneremo a casa tutti insieme ».

Shampoo si sedette sul pavimento, con le braccia avvolto intorno alle spalle, tremante come se avesse freddo. « Spero tu avere ragione, bisnonna ».

« Certo che ho ragione ».

« Bene » fece Shampoo. "Perché ho un’orribile sensazione. Abbiamo fatto troppo, ci siamo spinte troppo lontano…"

« Esiste… » Shampoo s’interruppe e deglutì. « Esiste modo per riportare indietro Akane? »

Cologne si voltò e guardò la bisnipote, con gli occhi socchiusi. « Perché lo chiedi? » disse freddamente.

Shampoo arretrò sotto lo sguardo di Cologne, ma poi si fece forza. Lei aveva affrontato l’Antico, dopotutto. Aveva battuto orde di demoni, e aveva fatto un Incantesimo di Sangue ottenuto col prezzo del suo stesso sangue. Pertanto, avrebbe dovuto essere capace di affrontare la sua bisnonna senza paura. « Perché » disse con forza, « sparizione di Akane non incidere solo su Lanma… o Nabiki. La sua famiglia sentire sua mancanza. Mousse detto me che suo padre, lui chiuso in se stesso. Lui potere morire di tanto dolore ».

Cologne guardò riflessiva Shampoo, stupita che la ragazza mostrasse un animo provocatorio. Lo aveva visto spesso, ma mai diretto a lei prima d’ora. « Questo non è affar nostro. Perché te ne preoccupi? »

Shampoo corrugò la fronte mentre cercava le parole adeguate per far sì che la bisnonna capisse. « Non… non è onorevole. Forse… dopo che noi portare Lanma in Cina… forse noi riportare indietro Akane, così suo padre non morire. Lanma non avere bisogno di sapere che lei tornata ».

Cologne stava in silenzio. Shampoo aspettava pazientemente.

« C’è un incantesimo… » disse alla fine Cologne, « ma temo che sia difficile farlo senza la presenza di Ranma, il che lo rende impossibile ».

L’espressione di Shampoo si abbatté.

« Mi dispiace, Shampoo ». La voce di Cologne era sorpendentemente comprensiva. « Il tuo desiderio è onorevole, ma fuori portata. Sii solo felice che presto avrai accanto tuo marito ».

« Sì, bisnonna ». Shampoo sospirò. « Io felice per questo ».

---------------

Un paio d’ore più tardi, Nabiki corse in camera sua, chiuse energicamente la porta dietro di sé, si sedette alla sua scrivania, e collegò le cuffie allo stereo. Mettendosele all’orecchio, afferrò la lunga, misteriosa scatola di cartone leggero con cui si era precipitata a casa, e lo rovesciò sottosopra. Sul suo palmo aperto cadde una cassetta.

La infilò nello stereo, premette il pulsante di riproduzione, e stette ad ascoltare. Un momento dopo, premette il pulsante di Avanzamento veloce. « Sì, sì » mormorò. « Andiamo avanti ». Dopo un po’, pigiò di nuovo il tasto di Riproduzione. E sentì la propria voce.

« …quanto vi ci volle ad escogitare questa fragile scusa del dragone/rapitore cinese quando decideste di fare l’Incantesimo di Sangue su mia sorella? »

« Dunque è per questo. Credi ancora che tutto ciò sia un complotto per sbarazzarsi di Akane ed ingannare Ranma, è così? »

« Precisamente… sì ».

Nabiki sospirò e premette il tasto di Avanzamento veloce. Non voleva ascoltare di nuovo quella noiosa spiegazione.

Riproduzione.

« …nell’incantesimo effettivo avrebbe costretto Ranma a… ».


Avanzamento veloce. Riproduzione.

« …e riportare indietro tua sorella… »

Avanzamento veloce. Riproduzione.

« … se pensate che io mi arrenda così facilmente… »

C’era quasi. Avanzamento veloce. Riproduzione.

« …se non ti dispiace, abbiamo un lavoro da fare, e un Incantesimo di Sangue da spezzare ».

Bingo.

Una lunga pausa. Il suono di passi su vetri rotti. Lunga pausa.

La voce di Mousse. « Wow, era livida di rabbia ».

Cologne. « Mousse, finisci di raccogliere quei vetri, e poi vai ad ordinare una porta nuova. Quando avrai terminato, torna e monta un paravento temporaneo sull’entrata ».

« Ma io… »

Whap!

« Gah! Ok, ok, vado. Caspita… »

Rumore di vetri spazzati. Mousse che borbottava qualcosa d’incomprensibile e molto probabilmente blasfemo. Passi che si allontanavano quando Mousse uscì. Lunga pausa.

Pausa ancora più lunga.

Nabiki tamburellava le dita sulla scrivania.

Ancora niente. Solo silenzio. "Che pena, queste persone non parlano tra loro?!" premette il pulsante Riproduzione/Ricerca. Il nastro avanzò velocemente per alcuni minuti di silenzio. La frustrazione di Nabiki cresceva ad ogni giro del nastro. Niente! Tutto quel lavoro per…

Click. Riproduzione.

« …nonna, io preoccupata. Nabiki, lei ragazza ignobile, lei intuitiva. Lei… lei sapere che noi avere fatto Incantesimo di Sangue ».

"SI! VITTORIA!!!" Nabiki sollevò i pugni in segno di silenzioso trionfo. "COLPITO E AFFONDATO!! Sapevo che era una buona idea installare delle spie in casa loro prima che tornassero dalla Cina!!"

Stette ad ascoltare, con la mente estatica, ma con l’aspetto esteriore calmo e raccolto ancora una volta nell’ascolto di Cologne e Shampoo che svelavano l’intero stratagemma. "Bellissimo" pensò. "È… un’opera d’arte". Ed era lì. Tutto. Immortalato sul nastro. In giapponese, per giunta. Non avrebbe dovuto avere noie con un traduttore. Non poteva aspettare-

« …modo per riportare indietro Akane? »

Nabiki restò immobile. Poi con uno scatto premette il bottone di Riavvolgimento.

Riproduzione.

« …certo che ho ragione ».

Lunga pausa.

« Esiste… esiste modo per riportare indietro Akane? »

« Perché lo chiedi? »

« Perché… sparizione di Akane non incidere solo su Lanma… o Nabiki. La sua famiglia sentire sua mancanza. Mousse detto me che suo padre, lui chiuso in se stesso. Lui potere morire di tanto dolore ».

Nabiki strinse spasmodicamente i pugni, mentre la sua maschera d’imperturbabilità andava in frantumi. Le lacrime – lacrime vere, non quelle ipocrite delle quali era tanto esperta – le riempirono gli occhi, e lei le trattenne, tremando di rabbia. "Come osano…"

« Questo non è affar nostro. Perché te ne preoccupi? »

« Non… non è onorevole. Forse… dopo che noi portare Lanma in Cina… forse noi riportare indietro Akane, così suo padre non morire. Lanma non avere bisogno di sapere che lei tornata ».

Il respiro le si mozzò in gola. Ascoltò, con gli occhi sgranati e senza batter ciglio.

« C’è un incantesimo… ma temo che sia difficile farlo senza la presenza di Ranma, il che lo rende impossibile ».

Nabiki schiacciò il pulsante di Riavvolgimento.

Riproduzione.

« …un incantesimo… ma temo che sia difficile farlo senza la presenza di Ranma… »

Stop.

Nabiki sorrise.

---------------

Il Nekohanten era affollato di clienti all’ora di pranzo. Cologne aveva molto da fare, visto che aveva mandato Mousse e Shampoo a fare delle consegne, ma non c’era nulla di cui non potesse occuparsi. Adoperando la Tecnica delle Castagne, le ordinazioni erano calde e quasi pronte non appena erano richieste, con delizia dei clienti.

Lanciò un’occhiata al paravento d’entrata quando esso si aprì un’altra volta. Nabiki Tendo entrò e si diresse dritto verso di lei, con una fredda sicurezza di sé che Cologne trovò stranamente sconcertante. "Quella ragazza" pensò accigliandosi. "Quante volte ancora occorreranno per farle capire che ha 200 anni in meno di me per sopraffarmi?"

Nabiki si lasciò cadere con indifferenza sullo sgabello di fronte al bancone, proprio dall’altra parte rispetto a Cologne. « D’accordo, vecchia maledetta » disse, sorridendo leggermente e guardando la vecchiaccia con gli occhi semichiusi. « Dobbiamo parlare. Io chiuderei il ristorante se fossi in te ».

Di fronte all’impudenza della giovane, Cologne mostrò i denti. « Cosa c’è questa volta? » disse in modo irritabile. « Un altro tentativo di registrare una mia confessione? Noto che non hai portato il tuo registratore con te. Quando capirai… »

Nabiki tirò fuori il registratore, con un sorriso compiaciuto appena trattenuto, e spinse il pulsante di Riproduzione.

« Lei sapere che noi avere fatto Incantesimo di Sangue ».

« Cosa importa? Questo non le sarà d’aiuto. Non convincerà il futuro marito. Hai visto anche tu come ti ha difesa la notte scorsa, quando lei s’è scagliata contro di noi senza indugi. Lascia che te lo dica, bisnipote, quel ragazzo è praticamente tuo. Quando avrà finalmente accettato il fatto che non rivedrà mai più Akane, cadrà dritto tra le tue braccia, e tu sarai lì per confortarlo e divenire sua moglie. Allora il tuo onore sarà restaurato, e ritorneremo a casa tutti insieme ».

Nabiki fermò la riproduzione. Il viso di Cologne aveva assunto lo stesso colore della carta di riso.

« Stavi dicendo? » fece in modo grazioso Nabiki.

Cologne riacquistò visibilmente il controllò di sé. Ci fu un movimento improvviso, e Nabiki si ritrovò a mani vuote. Un momento dopo vide i resti schiacciati del suo registratore cadere dalle mani della vecchiaccia.

Nabiki ruotò gli occhi. « Oh per favore » disse con spregio. « Pensi davvero che non avrei fatto delle copie di quella registrazione? In questo momento, più di 50 copie sono state distribuite a 50 dei miei… soci… in tutta Tokyo e nelle zone circostanti. Hanno l’ordine di portarlo dritto da Ranma e farglielo ascoltare, nel caso mi succedesse qualcosa ». Si piegò indietro sullo sgabello, con le mani dietro la testa. « Tuttavia, posso farglielo ascoltare io. In fin dei conti, sembra un tale spreco per quel ‘dragone’ prendersi la briga di fare un incantesimo per far sì che Ranma odiasse Shampoo… e non riuscirci ».

Cologne socchiuse gli occhi di rabbia, e la sua aura combattiva si stava scatenando. I clienti del Nekohanten, notando ciò, si alzarono prudentemente dalle loro sedie ed uscirono frettolosamente dalla porta d’entrata. In pochi secondi, il locale era vuoto, a parte Nabiki e Cologne.

« Hmm » disse sollecitamente Nabiki. « Avrei fatto più attenzione se fossi stata in te. È male per gli affari ».

« Cosa vuoi? » sibilò Cologne attraverso i denti stretti.

Nabiki sorrise e si piegò in avanti, poggiando i gomiti sul bancone. « Ok, ecco il piano. Rivoglio mia sorella. Tu conosci un incantesimo che la riporterà indietro. Ovviamente, facendo quest’incantesimo, distruggerai completamente il tuo stratagemma elaborato per accalappiare Ranma, ma… Be', si direbbe che te la sei cercata. Ad ogni modo, ho intenzione di darti una possibilità di scegliere ».

Cologne non riusciva a creder di essere manovrata da quell’impertinente di una ragazzina. Doveva esserci un modo per riguadagnare il sopravvento… « Una possibilità di scegliere? » chiese, soffocando palesemente la sua ira.

« Esatto. Si tratta di questo: tu farai l’incantesimo che riporterà indietro Akane, ed io non farò ascoltare la tua confessione a Ranma. Tu non farai quell’incantesimo, e dovrai vedertela con un artista marziale incavolato all’estremo, pronto a ridurre in pezzi te e la tua preziosa bisnipote ».

Cologne la fissava.

Nabiki sorrise soddisfatta.

"Scaccomatto, vecchia strega" pensò.

« Ti do un’ora per pensarci » disse, alzandosi dallo sgabello e dirigendosi alla porta. « Ma se fossi in te, ridurrei le perdite finché sono in tempo ». Si voltò e guardò Cologne un’ultima volta. « Non è necessario che Ranma lo sappia » aggiunse con voce pacata. « Veramente non che m’interessi. Lui sa badare a se stesso. Rivoglio solo mia sorella ».

Ed uscì, lasciando Cologne sbigottita e ad occhi spalancati.


FINE PARTE SETTIMA

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Capitolo 18
*** Parte ottava: Capitolo 1 ***


Grazie a TigerEyes, Killkenny, akane_val, Breed 107, Sae, Babi Rox, scintil92 e amelia_chan per i vostri commenti. Noto con piacere che è piaciuto a tutti voi il gesto di estrema furbizia di Nabiki. E questo è ancora niente! Per chi avesse letto la versione inglese, sa che tra poco arriverà il bello… Ehm, ok, non ho detto niente, fate finta di nulla ^__^
Vi ringraziamo ancora per i commenti e ci auguriamo che continuiate a lasciarci i vostri pareri.
Vi preghiamo anche di segnalarci qualsiasi errore, svista o incongruenza. Saremo liete di sistemarla, naturalmente -__^
Buona lettura!


NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.



CUORI DI GHIACCIO





Parte ottava: Barriere




Capitolo 1



« Volevi vedermi, Yuki-san? »

La Signora delle Nevi sollevò lo sguardo da ciò che stava scrivendo, i lunghi capelli bianchi le ricaddero morbidamente intorno sul pavimento, e vide Akane sulla porta d’accesso ai suoi appartamenti, che le sorrideva. La giovane indossava il nuovo corpetto di seta color zaffiro e i pantaloni di seta coordinati con addobbi dorati che aveva fatto per lei. Il completo era corredato da una cintura con un medaglione d’oro che metteva in risalto le sue curve femminili. Legata alla schiena di Akane era la sua nuova katana: un regalo di Masakazu.

Yuki-onna ricambiò affettuosamente il sorriso e le fece cenno di sedersi. « Allora, ti piace? » chiese quando la ragazza le s’inginocchiò di fronte.

Akane s’illuminò, e toccò la seta della manica. « Oh sì, grazie. È bellissimo. E molto comodo. È facile muovercisi dentro ». Fece un sorriso buffo. « Anche se non so quanto durerà. Ieri quell’oni alquanto ostinato ha del tutto bruciato il completo che indossavo ».

« Ah be', se questo si rovina, avrò una scusa per fartene un altro, come al solito ». Yuki-onna sorrise, ma poi levò un sopracciglio, preoccupata. « Come va il tuo braccio? Meglio? »

« Grazie a te ». Akane allungò il braccio per mostrarlo alla Signora delle Nevi. « Non si può dire che io sia stata completamente bruciata. Ma se fossi stata solo qualche frazione di secondo più veloce, il suo getto fiammeggiante mi avrebbe mancata del tutto ». Sospirò, scostandosi la frangia scura dagli occhi, e prese tra le dita una ciocca di capelli lunga fino alla spalla. « Il maestro vorrà darmi una seria punizione per questo, lo so ».

La Signora delle Nevi ridacchiò. « Bene, tu digli che farò in modo che abbia il raffreddore per una settimana, se lo fa. Inoltre, da quel che ho udito, l’oni ha avuto quel che meritava, alla fine ».

Akane arrossì, compiaciuta, e rise leggermente. « Ecco, diciamo che dubito che quest’oni oserà di nuovo avvicinarsi a te in futuro ».

« Sono davvero felice di sentirlo. Sai, ho osservato i tuoi allenamenti con Masakazu. Stai diventando molto abile con la tua spada ».

« Be', ho ancora un sacco di occasioni per migliorare » disse Akane. « Sono ancora lontana anni luce dal battere il maestro ». "Heh. Potrei essere in grado di combattere alla pari con Ranma, però" pensò, sapendo che fosse meglio non esprimere ad alta voce i suoi pensieri su Ranma di fronte alla Signora delle Nevi. Yuki-onna non avrebbe detto nulla, ma ogni qualvolta si parlava di Ranma, Akane sentiva la sua amica diventare fredda ed arrabbiata. Sospirò, un sorriso triste le si dipinse sul volto. "Chissà cosa sta facendo. Sarebbe sorpreso di vedermi ora…"

Grazie all’addestramento rigoroso e spietato di Masakazu, durato più di nove mesi, aveva sviluppato le proprie abilità come artista marziale al punto tale da possedere ora una forza da non sottovalutare. Era più veloce e più pronta di quanto non fosse mai stata – e aveva sperato di essere – e la sua destrezza nel maneggiare la katana era di molto superiore a tutto quel che avesse mai visto fare a Kuno con il suo bokken1.

Sorrise amaramente, ripensando al momento in cui Masakazu-sensei aveva deciso di addestrarla all’uso della spada. Di fronte alla sua insistenza, Akane aveva provato per giorni a sviluppare un attacco energetico, senza successo. Dopo tre settimane, Masakazu dovette arrendersi disperato…

****** Flashback

« Akane » lamentò il tengu, « com’è possibile che tu non sappia afferrare questo semplice, fondamentale aspetto delle arti marziali? Non puoi assolutamente sperare di abbattere un demone senza imparare a concentrare la tua energia. Non puoi limitarti a prendere a pugni un demone, lo sai. Gli abitanti di questo regno devono essere sconfitti con un’energia spirituale ».

« Lo so, lo so » aveva risposto Akane con asprezza, la bocca stretta per l’umiliazione. « È che non ci riesco! Non so perché! » Poi la rabbia la abbandono e si lasciò cadere a terra, sedendosi a gambe incrociate. Si guardava le mani demoralizzata, i corti capelli scuri sospesi a ciocche attorno agli occhi tristi e stanchi.

« Perché non riesco a farcela? Per Ranma sembrava così facile » disse piano. « Lui semplicemente si concentrava, e l’energia si formava nelle sue mani ». Ripensò all’esplosione di energia che Ranma aveva lanciato contro l’Incantesimo di Sangue. Non lo aveva mai visto usare tanto potere prima. Si, lo aveva lasciato del tutto privo di forze, ma aveva richiamato e concentrato l’energia così facilmente. Comunque, quando si trattava di arti marziali, per Ranma tutto sembrava facile…

« Pensi di nuovo a Ranma, vero? » chiese il tengu, con gli occhi neri che brillavano di una comprensione che lei non notò. Sospirò e scosse il capo. « Trovo stupefacente che nel tuo cuore tu possa nutrire così tanti sentimenti contrastanti per quel ragazzo. Un momento prima vorresti la sua compagnia, e il momento dopo sei irragionevolmente gelosa della sua superiorità come artista marziale, o al pensiero che potrebbe trascorrere del tempo con una delle sue altre fidanzate. Io posso capire le faccende da fidanzati » disse, quando Akane sussultò al suo tono esasperato. « Ma come puoi invidiarlo quando eccede in qualcosa di cui va così fiero e che gli da una tale gioia? Correggimi se sbaglio, ma avevo avuto l’impressione che tu amassi Ranma ».

Akane arrossì, d’imbarazzo e vergogna insieme. Imbarazzo perché, sebbene lo avesse ammesso a se stessa, non era ancora abituata al fatto che qualcuno gli mettesse in evidenza i suoi veri sentimenti per Ranma – qualcosa che il tengu faceva di frequente, nonostante l’abitudine crudele di tormentarla con la voce di Ranma durante i loro allenamenti. Vergogna perché sapeva che Masakazu aveva ragione. Se davvero lo amava, non avrebbe dovuto essere arrabbiata con lui solo perché era portato per natura alle arti marziali, mentre lei doveva lottare e struggersi per ogni minimo miglioramento delle proprie capacità. Avrebbe dovuto essere orgogliosa di lui, felice per lui.

In realtà, lo era. Benché non l’avrebbe mai ammesso pochi mesi prima, Ranma era forte e veloce e… bello. E così carino quando voleva. Quando lei gli permetteva di esserlo…

Le sovvenne il ricordo dei suoi allenamenti mattutini. La grazia fluida, la concentrazione intensa, il modo in cui i suoi muscoli ben tonificati si muovevano mentre eseguiva ogni difficile procedura… Ricordò che se ne stava ad osservarlo dalla finestra della propria camera, con espressione sorprendentemente dolce, e che si sentiva fiera, felice in cuor suo che quello fosse il suo fidanzato. "Se solo glielo avessi detto…"

Sospirò. Ancora lacrime. Le trattenne con rabbia. Come diamine ce l’avrebbe fatta per altri sei anni e mezzo? Era così pentita per il modo in cui aveva bistrattato la sua relazione con Ranma, e temeva che non avrebbe mai più avuto la possibilità di digli ciò che provava…

"Oh Ranma. Mi manchi. Ti prego, non dimenticarmi…"

« Akane. Voglio che tu prenda questa ».

Akane alzò gli occhi, asciugandoseli, e vide che Masakazu teneva una katana, con la lama poggiata sui palmi piumati aperti. Si mise in piedi, la confusione le si dipinse sul volto quando la prese dall’impugnatura e la sollevò.

« Vuoi… vuoi insegnarmi il kendo? » chiese, cercando di mettere da parte i pensieri su Ranma, così da potersi concentrare sugli insegnamenti del maestro. Con un movimento del polso, diede alla spada un’oscillazione circolare di prova. Il peso e la proporzione le si adattavano perfettamente, e sorrise. Aveva praticato un po’ di kendo, ma aveva appreso dall’esperienza che, qualunque cosa Masakazu le insegnasse, superava sempre ciò che aveva imparato prima di arrivare nella Piana degli Dei. Era come se tutto l’allenamento che aveva fatto nel mondo mortale fosse in una stanza semi-illuminata, mentre essere allenata dal tengu era come tirare le tende e permettere al sole di entrarvi.

« Veramente » replicò il tengu, « voglio fare un piccolo esperimento, per vedere se ti aiuterà a concentrare la tua energia. So che non ti manca » aggiunse, con gli occhi neri scintillanti. « La tua aura combattiva, che arde così spesso, ne è una prova ».

Akane guardò con ammirazione la liscia lama tagliente. Era un’arma bellissima. « Ma come mi aiuterà una spada a raccogliere la mia energia? »

Il tengu inclinò il capo e sbatté gli occhi, proprio come un uccello. « Credo che il problema nel concentrare la tua energia stia nella tua incapacità di trovare il tuo sentiero. Hai trascorso troppo tempo nel cercare di imitare i metodi di Ranma, quando i suoi metodi non ti si addicono. Pensa a quella volta in cui lui provò a padroneggiare lo Shishi Hoko-Dan di Ryoga. Non ci riusciva perché non era adatto alla sua personalità ».

Akane batté le palpebre, ma non disse nulla. L’aveva sempre innervosita il modo in cui il tengu era in grado di strappare ricordi a volontà dalla sua mente ed usarli come esempi d’insegnamento. Tuttavia, era onesta, almeno con se stessa. Sapeva di non poter nascondere nulla a Masakazu-sensei.

« Ranma creò l’attacco energetico che gli si addiceva » proseguì. « Anche tu dovresti farlo, eppure continui a ricadere nella sua ombra. Il suo attacco energetico non sarà mai adatto a te ». Il tengu mise la rossastra mano piumata su quella di lei. « Devi allontanare da te quelle paure di inadeguatezza che hai, Akane. Tu non sei Ranma. Tu non sei Shampoo, o Ukyo o Kodachi. Ma tu sei Akane. Quando imparerai che ciò e sufficiente, troverai la tua concentrazione ».

Masakazu indicò la katana. « Pensa a lei come ad una parte di te. Qualcosa di unico, qualcosa che ti distingue dagli altri, che ti permette di uscire dalle loro ombre e brillare di luce propria ».

Akane guardò il metallo scintillante della spada ed afferrò il manico con ambedue le mani. Sarebbe riuscita sul serio a pensare a se stessa brillante e bellissima come quella katana? Chiuse gli occhi e tentò di percepire la spada come un’estensione di sé. Le parve di sentire la voce di Masakazu direttamente nella testa.

«« Concentrati, Akane. Pensa a lei come simbolo della forza che risiede in te. Lascia che la tua energia fluisca da te alla katana. Permettile di essere un passaggio segreto alla tua energia, una personificazione del potere che è in te »»

Akane provò ad immaginare ciò che il tengu le stava dicendo. Sentì l’aura combattiva arderle intorno, e cercò di trasmetterla attraverso le braccia, nelle mani, nella solida impugnatura, stranamente confortante, della spada, e lungo la longilinea lama curva.

« Akane! »

Akane aprì gli occhi all’esclamazione di Masakazu, e fissò con occhi sgranati la lama che teneva di fronte. Pulsava di energia azzurrina. Akane emise uno strillo spaventato e lasciò la spada, che cadde rumorosamente a terra, mentre l’energia si dissipava all’istante.

« Ben fatto, Akane! Sapevo che potevi farcela ». Gli occhi di Masakazu erano sorridenti sopra il becco privo d’espressione. « Adesso c’è qualcosa che farà davvero male a quei demoni qui fuori! »

« Io… » Akane batté gli occhi, e si sentì la gola stretta. Un sorriso incredulo le increspò le labbra. « Ce l’ho fatta? » "Ce l’ho fatta" pensò in trance. "Non posso crederci. Ho sviluppato un attacco energetico".

« Ora che sei riuscita a far tanto, il resto dovrebbe essere facile ».

L’umore di Akane precipitò. Sapeva per esperienza cosa significasse ciò. Emise una stanca protesta. « Il… resto? »

Masakazu le diede una pacca sulla spalla. « Naturalmente! Adesso che hai avuto un assaggio su come concentrare davvero la tua energia, devi esercitarti nel controllarla. Se tu riuscissi a rilasciarla dalla spada in esplosioni controllate, quei demoni avrebbero sul serio motivo di pensarci due volte. E noi cominceremo il tuo allenamento di kendo immediatamente. L’esplosione stessa, soprattutto se caricata della tua energia, sarà un’arma assolutamente formidabile… »

******* Fine flashback

« Vuoi che mi occupi adesso o dopo cena dell’Incantesimo di Sangue? »

Akane batté gli occhi, destandosi dalla sua meditazione. La Signora delle Nevi stava sorridendo, con gli occhi blu ghiaccio scintillanti. « Be'? Scusami se ti ho svegliato di soprassalto dai tuoi pensieri. Tutti i mortali hanno spesso occhi vitrei come i tuoi? »

Akane sbuffò. « Molto divertente » disse con finta serietà, che si dissolse in un ghigno. « Mi va bene pensare adesso all’Incantesimo di Sangue, sempre che tu sia d’accordo ».

« Molto bene ». Yuki-onna batté il tappetino di fronte a lei. « Viene a sederti ».

Akane assunse la solita posizione, con la schiena verso la Signora delle Nevi, che si concentrò, per poi cominciare a rimuovere i fili di sangue di drago dalla sua energia.

Lavorava sempre nella stessa posizione, in un punto compreso tra le scapole. Quando la giovane chiedeva perché, la Signora delle Nevi rispondeva semplicemente che lì c’era un determinato filo di sangue di drago, intimamente intrecciato con l’incantesimo, che, se solo fosse riuscita a rimuovere, avrebbe risolto molti dei loro problemi.

Così, ogni giorno, la Signora delle Nevi rimuoveva filo dopo filo, cercando di impedire al resto dell’Incantesimo di Sangue di muoversi per riempire i vuoti che lasciava, mentre lei tentava di raggiungere il frammento inopportuno che, lei insisteva, fosse il cuore dell’incantesimo.

Akane chiuse gli occhi, percependo il poco piacevole formicolio magico, mentre la Signora delle Nevi lavorava in silenzio. I minuti passavano.

« Akane… »

Akane guardò da sopra la spalla. Solitamente non parlava quando la Signora delle Nevi stava lavorando, non volendo interrompere la sua concentrazione. Fu sorpresa del fatto che Yuki-onna le avesse rivolto la parola. « Sì? » chiese.

Subito sentì il formicolio magico arrestarsi, quando le mani della Signora delle Nevi si fermarono. Si voltò. « C’è qualcosa che non va? » domandò preoccupata. Yuki-onna la stava guardando con una strana espressione malinconica. Non l’aveva mai vista prima sul candido viso liscio della Signora delle Nevi. « Cosa c’è? » chiese di nuovo, mentre la sua apprensione cresceva. Forse qualcosa non andava con l’Incantesimo di Sangue…

« Akane… » fece la Signora delle Nevi, con occhi che brillavano di un’emozione indecifrabile. « Ti… ti piace qui? »

Akane sospirò sollevata e sorrise, prendendo la mano di Yuki-onna nella propria. « Certo che mi piace » rispose. « Ho imparato così tanto da Masakazu-sensei, e tu… sei stata così gentile con me. Quasi come una mamma… » Akane s’interruppe quando gli occhi della Signora delle Nevi si riempirono improvvisamente di lacrime, scivolandole giù dal viso e congelandosi in cristalli di ghiaccio.

Akane andò in panico, inarcando preoccupata le sopracciglia sopra gli occhi marroni. Prima d’ora non aveva mai visto la Signora delle Nevi piangere. « Mi dispiace, ho detto qualcosa di sbagliato? »

La Signora delle Nevi si scostò i cristalli di ghiaccio dal viso con l’esile mano bianca, e sorrise tremante. « No, cara » rispose, stringendo la mano di Akane. « Non hai detto nulla di sbagliato. Io… sono felice che ti piaccia star qui ». Fece cenno ad Akane di voltarsi così che potesse riprendere il lavoro. Akane acconsentì, con un’espressione alleviata, ma leggermente confusa in viso.

« Non preoccuparti, Akane » disse piano Yuki-onna. « Riuscirò a raggiungere quell’ostinato filo di sangue di drago. Allora, quando l’avrò rimosso, tutto andrà meglio ».

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Akane si svegliò di soprassalto, si mise dritta, strinse il manico della katana al suo fianco poiché qualcosa… di non positivo… aveva violato il suo risveglio. Subito, istintivamente, scivolò fuori dal futon, uscendo velocemente e in silenzio dalla sua camera e dirigendosi nei corridoi cristallini della dimora della Signora delle Nevi.

Si fermò nel salone principale, dove si incrociavano l’entrata e tre ingressi separati. A piedi nudi, con indosso il pigiama bianco, tenendo in alto la katana, con i capelli scuri lunghi all’altezza delle spalle che le formavano un’aureola elettrostatica, scompigliata dal cuscino, attorno al viso, ascoltò attentamente. Estendendo i sensi nel modo singolare che le aveva insegnato Masakazu, tentò di individuare il punto da cui proveniva la soprannaturale intrusione.

Aggrottò le sopracciglia. Qualunque cosa fosse, non era un oni. Gli oni erano rumorosi e rochi, e distruggevano qualsiasi cosa si frapponesse tra loro e il loro oggetto del desiderio. Per non parlare del loro caratteristico odore – che ricordava capelli bruciati – che li svelava ogni volta.

"È un demone?" si chiese, divenendo tesa e cercando di riacquistare la sensazione che aveva provato subito dopo essersi svegliata. Arrivavano demoni di tutte le forme e dimensioni, e sapevano essere molto silenziosi e meschini – e privi di odore – quando volevano. Ma no, non sembrava trattarsi neanche di un demone. Riusciva sempre a capire quando ce n’era uno dalla sensazione tesa, quasi soffocante, nel petto, e dal modo in cui le pulsazioni le aumentavano vertiginosamente alla risposta fisica della loro presenza. Non stava provando niente di simile.

Tuttavia, qualcosa l’aveva destata da un sonno pesante. Se non si trattava di un assalto, allora cos’era?

Si diresse verso gli appartamenti di Yuki-onna, come faceva sempre, ogni volta che percepiva qualcosa che non andava. In fondo, tutte le volte che qualche cosa s’introduceva nel regno della Signora delle Nevi, di solito mirava alla Signora delle Nevi stessa.

Nei giorni passati, però, c’erano stati esempi di invasori lussuriosi che, mentre combattevano contro Akane, avevano deciso che una donna valeva l’altra. Sempre più spesso, Akane si era trovata a difendere se stessa quasi quanto ad impedire che gli abitanti mondani della Piana degli Dei raggiungessero la sua amica. Stranamente, i combattimenti le avevano ricordato le mattine al Furinkan dopo che Kuno aveva lanciato quella stupida sfida alla popolazione maschile del corpo studentesco.

Di certo, demoni ed oni erano molto più difficili da sconfiggere in combattimento rispetto ad un gruppo di liceali dagli ormoni impazziti. Ma non c’era niente che lei non potesse affrontare con le sue nuove abilità.

Akane aggrottava la fronte man mano che si avvicinava alle camere di Yuki-onna. La sensazione che qualcosa fosse fuori posto la assillava da qualche parte nella testa, ma non riusciva a trovare la minima traccia delle normali minacce che affrontava solitamente. Non un demone o un oni in vista. Ciononostante, non diede per scontata la possibilità che potesse trattarsi di un qualche tipo di trabocchetto per indurla ad allentare le difese.

Si fermò fuori dalla porta della Signora delle Nevi e bussò piano. « Yuki-san? » chiamò. Era solito per la Signora delle Nevi rimanere nei propri appartamenti quando c’era una minaccia, perché lì avrebbe avuto il tempo di evocare abbastanza potere da difendersi, se fosse stato necessario.

Dentro c’era silenzio. Akane aprì la porta. La stanza era buia. « Yuki-san? Tutto bene? »

Nessuna risposta. Nel petto di Akane cominciò a prender forma il panico. Cosa sarebbe accaduto se un demone le fosse in qualche modo sfuggito e fosse riuscito a rapire Yuki-onna? Avrebbe fallito nel difendere e proteggere la donna che aveva fiducia in lei, che era diventata sua amica e confidente in quei nove mesi; la donna che era la sua sola speranza di rompere l’Incantesimo di Sangue che la vincolava al regno degli Dei.

« Yuki-san?! Dove sei? » Akane convogliò la propria energia, e la katana brillò di luce azzurrina. La tenne sollevata, per illuminare la stanza. Era vuota. Non c’era traccia della Signora delle Nevi. "Oh no! Dove…?"

Vide un movimento con la coda dell’occhio, e si voltò, con la spada pronta, ma scoprì che si trattava solo del proprio riflesso nello specchio a figura intera che si trovava all’angolo della stanza. Akane vide se stessa, simile ad un fantasma con il pigiama bianco, illuminata dalla luce blu della sua energia, i capelli scompigliati che ricadevano oltre le spalle, insolito segno del tempo trascorso da quando era arrivata sulla Piana degli Dei.

Con la paura e la preoccupazione che le tormentavano la mente, la giovane si girò verso la porta, pronta a correre fuori e cominciare a cercare la sua amica nell’arido paesaggio innevato, quando…

Si arrestò. Era lì, il rumore che l’aveva svegliata. Un lamento basso, debole ed etereo…

Deglutì, con gli occhi spalancati e spauriti. « Yuki-san? » bisbigliò. "È lei… Dov’è?"

Un gemito… singhiozzante… sibilante attraverso la stanza, senza direzione.

« Yuki-san! » gridò, la propria voce echeggiò fra quelle mura di ghiaccio.

Di nuovo il lamento bisbigliante. Sembrava così triste, così disperato… Akane sentì lacrime d’impotenza scivolarle giù lungo le guance, mentre tendeva l’orecchio, cercando di localizzare la sua origine. « Yuki-san, ti prego, rispondimi! »

« …oh vi prego… » Una voce. Quella della Signora delle Nevi, così fioca, così distante e colma di dolore. « …piccole mie, bambine mie… oh piccole mie smarrite… » Il pianto disperato echeggiava e decresceva da non si sa dove.

« …piccole mie smarrite… »

Akane si fermò, tenendo mollemente la katana nelle mani, il viso turbato. Avvertì una presenza familiare dietro di sé, e si voltò.

« Torna a letto, Akane-chan » disse Masakazu, che stava sul vano della porta. « Non c’è niente che tu possa fare per lei, non stanotte ».

Akane deglutì. « Dov’è lei? Sta bene? »

« Sta bene. Non occorre che ti preoccupi di proteggerla questa notte, o qualunque notte in cui ti sveglierai percependo questa… inquietudine ».

« Lei… » Akane contorse il viso di comprensivo dolore quando la prova della sofferenza della sua amica le giunse debolmente alle orecchie. « Era… madre? »

Il tengu le diede un’occhiata penetrante, come se stesse attentamente considerando qualcosa, e lei ebbe la sensazione che le stesse scrutando l’anima, e rabbrividì.

Alla fine, annuì. « Tanto tempo fa, s’innamorò di un giovane taglialegna, cui risparmiò la vita quando… quando lui avrebbe dovuto morire congelato dopo essersi perso in una tormenta di neve. Rinunciò a tutto per stare con lui. Visse al suo fianco come una mortale, ed ebbero due figli, due bambine, che lei amava più della sua stessa vita. Ma l’uomo… la tradì… e nel farlo, ruppe l’incantesimo che le permetteva di vivere come mortale nel mondo terreno. Fu separata sia da lui che dalle sue bambine. Non le ha mai più riviste. Le sue figlie crebbero e morirono senza averla conosciuta. Alcune notti… »

Il tengu s’interruppe quando un altro debole singhiozzo echeggiò attraverso la stanza.

Abbassò la testa. « Alcune notti… » proseguì piano, “lei ritorna nel mondo mortale. Va dovunque la terra sia abbastanza fredda, e diviene tutt’uno con la tempesta e il vento, e si addolora per le sue figlie perdute. Ed alcune notti, come questa, il suo dolore si stende attraverso le barriere tra le piane ».

Akane era senza parole. Non c’era niente da dire, nessuna parola che potesse dare conforto al dolore che percepiva nella voce che le era così familiare, ma così estranea. Le lacrime le scivolarono giù per le guance quando, ancora una volta, il frequente lamento risuonò fiaccamente nella stanza.

« Torna a letto, Akane-chan. Tornerà in sé domattina. Ma non farne parola con lei. Non è un argomento di cui le piace parlare ».

Akane deglutì ed annuì intorpidita. Si asciugò le lacrime con una manica e, stringendosi il manico della katana al petto, tornò quietamente nella propria camera.

"Posso tenere lontani i demoni da Yuki-san" pensò tristemente, mentre s’infilava nel futon e fissava il soffitto, "ma come posso aiutarla a combattere i demoni che hanno già possesso di lei?"

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Cologne trovò le spie proprio dopo che Nabiki ebbe lasciato il Nekohanten, con l’ultimatum della ragazza che le risuonava ancora nelle orecchie. La vecchia amazzone tremò di collera, una collera che cresceva mentre passava da una stanza all’altra, cercando e trovando spie in ogni camera, sia nel ristorante che in casa. E non era nemmeno sicura di averle trovate tutte. Il fatto di essere stata superata in astuzia la infastidiva più di qualsiasi cosa di cui avesse mai fatto esperienza nella vita. Forse, se avessero parlato in mandarino… Ma no, quella peste di una ragazza aveva quasi certamente un traduttore per un’occasione come quella.

Però, restava una possibilità…

Quando Shampoo fece ritorno dalle consegne, Cologne le indicò di far silenzio. L’amazzone dai capelli color porpora impallidì allo sguardo della bisnonna, ma obbedì mentre seguiva la vecchia donna fuori dal ristorante. Presero per i tetti ed attraversarono mezza Nerima, prima di fermarsi sul tetto di una casa in un vicinato tranquillo. Lì, Cologne, con rabbia malcelata, raccontò alla ragazza ciò che era accaduto.

Shampoo prese a singhiozzare. « Aiya. Non funzionerà ora. Se tu ora fare incantesimo per riportare indietro Akane, tutto tornare come prima ».

« Smetti di frignare come una bambina, Shampoo » disse Cologne bruscamente. « C’è ancora una possibilità di salvare il nostro piano ». Dalla sua veste tirò fuori una piccola bottiglia con l’etichetta “110”. Quando la vide, Shampoo smise di piangere, e la prese dalle mani di Cologne, con un luccichio negli occhi.

« Quell’infame ragazza Tendo tornerà per avere una risposta tra meno di un’ora » continuò Cologne. « Quando arriverà, usa questo per cancellare dalla sua mente il ricordo della registrazione. Se non lo ricorderà, non potrà dire ai suoi soci di farla ascoltare al futuro marito. E non le succederà nulla – fisicamente, s’intende – così i suoi soci non capiranno che c’è qualcosa che non va ».

Shampoo annuì. « Questo ottimo piano » disse.

Nabiki, comunque, era preparata.

Quando andò al Nekohanten per la terza volta quel giorno, trovò Cologne e Shampoo che l’aspettavano. Shampoo la guardava con l’espressione tipica dei gatti che stanno per lanciarsi sulla preda, e teneva in una mano una bottiglietta ed un pettine. Si tese per saltare su Nabiki quando, improvvisamente, dalla tasca di quest’ultima venne un bip. Nabiki alzò la mano, e la cinesina si arrestò incerta, con gli occhi spalancati, chiedendosi quale strano trucco la ragazza Tendo nascondesse.

Nabiki tirò fuori dalla tasca della giacca un piccolo telefono cellulare. « Scusatemi un attimo » disse, abbassando la mano e facendo con dolcezza a Cologne e Shampoo un sorriso zuccheroso. Aprì il telefono e se lo portò all’orecchio. « Sì, sono qui. Tutto sotto controllo » disse, guardando volutamente la bottiglia che Shampoo aveva in mano. « Non rilasciare la registrazione ancora per un’altra ora. Ne riparliamo dopo, e riceverai le mie istruzioni. E saprai cosa fare se accadesse… qualcosa di strano. D’accordo. Tra un’ora dunque. A dopo ».

Chiuse il telefono e lo infilò in tasca. Si voltò verso Shampoo. « Pensavi di fare qualcosa con quella? » chiese, con occhi sgranati ed innocenti mentre guardava la bottiglia ed il pettine nella mano dell’amazzone.

Shampoo si sentiva intirizzita. Era tutto finito. Lei aveva perso. Dopo tutto quel che aveva fatto, dopo l’Antico, i demoni, ed il prezzo del sangue, aveva perso. Ranma non sarebbe mai divenuto suo marito di sua spontanea volontà; non se erano costrette a riportare indietro Akane. « Shampoo non capire di cosa tu stare parlando” disse debolmente. « Shampoo andare solo a fare bagno ».

Nabiki sorrise furba. « Certo ». Si voltò verso Cologne. « Be', allora, vecchiaccia? Riporterai indietro mia sorella, sana e salva, fisicamente, mentalmente, e senza alcun misterioso, magico effetto secondario, o devo svelare a Ranma come ti sei sbarazzata di Akane per incastrarlo? »

Cologne ribollì. Moriva dalla voglia di rompere con un solo dito il collo di quella ragazza. Le vennero in mente tutti i vari modi per uccidere una persona, sia indolori… che non…
Poteva farlo. Poteva uccidere quella ragazza, e poi lei e Shampoo potevano scappare in Cina per sfuggire alle conseguenze di quel gesto. Forse potevano addirittura far sembrare che il colpevole fosse quell’idiota di Mousse.

D’altra parte, non ci sarebbe stato alcun ritorno a casa. Tornare nella tribù, senza Ranma, il marito di Shampoo riconosciuto dalla legge, soprattutto dopo essersi servite di una magia tanto seria… Per un simile disonore, sarebbero state bandite, o peggio.

D’altro canto…

Cologne scrutò Nabiki intensamente. La ragazza sembrava possedere un progetto tutto suo. Le interessava solo riportare indietro Akane. Non le importava che Ranma ascoltasse o meno la verità che era sul nastro. Hmm. Se lei avesse fatto l’incantesimo per portare indietro quella inopportuna ragazza…

« Se riporto indietro Akane » disse piano, « giuri che Ranma non saprà mai del coinvolgimento mio e di Shampoo nell’Incantesimo di Sangue? »

Nabiki la guardò freddamente. « Ti ho già spiegato i termini. Riporta qui Akane, e Ranma non scoprirà mai cosa c’è su quei nastri ».

Cologne annuì lievemente, accorgendosi che Nabiki non aveva posto alcuna clausola sul fatto che il futuro marito lo scoprisse con qualche altro mezzo.

« Se c’è anche una possibilità che lui scopra la nostra implicazione, noi perderemo tutto quel che abbiamo investito nel ragazzo » replicò. « Riportare indietro tua sorella sarà d’intralcio ai nostri piani, considerando il lavoro che abbiamo fatto per eliminare ciò che ostacolava il cuore del futuro marito. Ma non è qualcosa di cui non possiamo occuparci… eventualmente ».

Di fronte a quella minaccia velata, Nabiki strinse gli occhi, ma riconobbe pure l’offerta. Increspò pensierosa le labbra. « D’accordo” disse. « Hai la mia parola. Riporta qui Akane, e prometti che non farai mai più qualcosa che possa ferire, stregare o far sparire un membro della mia famiglia, ed io userò il mio… ingegno… per far sì che Ranma non scopra mai che tu e Shampoo avete a che fare con l’Incantesimo di Sangue ».

Shampoo ascoltò il dialogo, una luce di speranza le si accese ancora una volta nel cuore.

Cologne valutò attentamente l’offerta. Con Akane di nuovo sulla scena, sapeva che sarebbe stato quasi impossibile che Ranma sposasse Shampoo di sua volontà. Un sogno senza il quale la sua bisnipote avrebbe dovuto vivere. Tuttavia, i termini di Nabiki potevano impedirle di interferire con i Tendo, ma non c’era nulla che riguardasse Ranma.

Nabiki stava lasciando il futuro marito scoperto come un facile bersaglio. E dallo sguardo nei suoi occhi, Cologne poteva affermare che la ragazza lo sapeva. Quello era l’accordo.

Risoluta, guardò Nabiki negli occhi. « Accetto i tuoi termini » disse. « Porta qui Ranma stanotte, e riavrai tua sorella ».

Gli occhi di Nabiki scintillarono da sotto le palpebre abbassate. « È bello fare affari con te » disse sorridendo.


Continua…


1bokken: la spada di legno utilizzata da Kuno Tatewaki.

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Capitolo 19
*** Parte ottava: Capitolo 2 ***


NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.



CUORI DI GHIACCIO





Parte ottava: Barriere




Capitolo 2



Ranma si svegliò, sentendosi meglio di quanto non fosse stato in tanto tempo.

Fisicamente, cioè.

La prima cosa che gli venne in mente quando si ridestò, fu che doveva trovare Akane. Quel pensiero gli trafisse l’anima con una tale angosciosa intensità che si sentì in colpa per aver dormito, quando avrebbe dovuto cercare un modo per riportarla indietro.

Allora si accorse che… mancava qualcosa…

"Cosa…?" pensò. Poi capì. Le voci dell’incantesimo. Il mormorio costante che lui aveva spinto a forza in qualche parte della sua testa, così da poter pensare lucidamente, era sparito.

"Sparito… Come?" Non sapeva se esserne felice o preoccupato. Significava che l’incantesimo era stato spezzato? E se così era, allora ciò significava che Akane poteva essere tornata…?

Prima di finire quel pensiero, Ranma sgattaiolò dal futon, quasi inciampando nelle coperte aggrovigliate, si precipitò fuori dalla sua stanza, e si affrettò per le scale. Si fermò di colpo in soggiorno, dove Nabiki, Ukyo e Ryoga sedevano a giro e giocavano a poker. Lo fissarono con gli occhi sgranati.

« È qui? » chiese affannosamente.

Ukyo batté gli occhi. « Chi è qui, Ran-chan? »

Il cuore di Ranma cedette, e l’espressione speranzosa sul suo viso implose. Si passò una mano tra i capelli e sospirò. « N… Non importa. Pensavo che fosse tornata, tutto qui ».

« Che cosa te l’ha fatto pensare? » chiese Nabiki, guardandolo con curiosità.

« Le voci dell’incantesimo » rispose, indicando la propria testa. « Sono sparite. Non so come o perché, ma non le sento più. Speravo… »

"Le voci dell’incantesimo sono sparite?" pensò Nabiki. "È strano. Ma forse Shampoo voleva che fossero solo temporanee. Immagino abbia capito che, avere un marito che sente delle voci in testa, non è una bella cosa".

« Era ora che ti svegliassi, Saotome » fece critico Ryoga, con le braccia incrociate sul petto. « Ti abbiamo aspettato per ore. Nabiki » aggiunse, lanciandole un’occhiata cattiva, « ha qualcosa da dirti ».

Nabiki ignorò lo sguardo irritato di Ryoga e guardò Ranma. « Ha ragione. Sono passata dal Nekohanten questo pomeriggio, e ho scoperto che Cologne ha già trovato un incantesimo che riporterà indietro Akane ». Sorrise innocentemente e assunse un’espressione alla Kasumi. « Ma pensa! »

Ranma sbatté gli occhi. Guardò fuori e vide che il sole stava tramontando nel cielo ad ovest. Si voltò verso Nabiki. « Tu… Tu l’hai saputo questo pomeriggio e non mi hai svegliato?! »

Ryoga sollevò le mani. « Era proprio quello che stavo cercando di dire! »

« Oh, calma, voi due. Ranma, avevi bisogno di dormire e riacquistare le forze. Adesso che sei riposato, andremo tutti. Insieme » aggiunse risolutamente, fermandosi quando Ranma si girò per correre fuori dalla porta. « Cerca di restare nei paraggi, perché Cologne non comincerà l’incantesimo fino a quando io non sarò lì ».

Ranma si voltò, mugugnando frustrato, e gettò un’occhiata a Nabiki. « E per quale motivo? » chiese, contrariato.

« Oh, solo un piccolo accordo che ho fatto con lei, per essere sicura di non perdermi nessun’azione stavolta » rispose agevolmente.

« Bene allora » fece Ranma impaziente. « Siamo tutti qui. Andiamo ».

« Una cosa, Ranma? » disse Nabiki con modestia.

« Cosa c’è? Stiamo perdendo tempo stando qui! »

Lei gli puntò un dito. « Potresti almeno andarti a vestire prima ».

Ranma guardò giù e vide che indossava solo la maglietta e i boxer. Ukyo scoppiò in una risata alla vista dello sguardo sul suo viso. « Ah, accidenti » mormorò, e corse di sopra a cambiarsi.

Nabiki andò verso il telefono, sollevò la cornetta, e compose il numero. « Salve, Dottor Tofu? Si, Ranma è sveglio, e stiamo tutti per andare al Nekohanten adesso… Magnifico. Ci vediamo lì ». Riattaccò.

« Che bisogno c’è che il Dottor Tofu venga con noi? » chiese Ukyo. « Non penserai che qualcosa possa andar male con l’incantesimo, vero? » C’era uno strano misto di apprensione e… speranza?… nella sua voce.

Nabiki le diede un’occhiata meschina, ma Ukyo ricambiò lo sguardo. « Il Dottor Tofu sa quanto possano essere strani quegli incantesimi cinesi » disse infine. « Diciamo che voglio che lui sia lì per essere sicura che tutto vada bene. Non si sa mai che la sua misteriosa conoscenza arcaica non ci torni utile ».

« È una magnifica idea, Nabiki » fece Ryoga entusiasta. « Non sarebbe prudente correre rischi, dopotutto, specialmente quando si tratta di riportare indietro Akane ».

« Già” disse Ukyo, un po’ troppo allegramente. « Sarebbe un peccato se dovesse succedere qualcosa e l’incantesimo non funzionasse ».

Nabiki sollevò un sopracciglio rivolta ad Ukyo, ed aprì la bocca per dire qualcosa, ma in quel momento Ranma corse giù per le scale, con indosso la camicia cinese rossa senza maniche e i pantaloni scuri. « Possiamo andare ora? » chiese impaziente.

Nabiki sorrise soavemente. « Ma certo, Ranma. Dopo di te ». Ed indicò la porta. Poi notò che Ranma la guardava in modo strano. « Che c’è? » chiese.

« Occorrerebbe troppo tempo per camminare se dovessimo aspettare te » disse, e con un gesto rapido, la prese tra le braccia.

Nabiki si lasciò sfuggire uno strillo spaventato, senza dignità. « Cosa pensi di fare? » esclamò, ma Ranma non stava ascoltando.

« Forza » disse a Ryoga ed Ukyo. « Andiamo, Ucchan. Seguimi, Ryoga, e vedi di non perderti ». Ranma corse fuori in cortile con Nabiki in braccio, e saltò dal muro al tetto vicino.

Ryoga si adirò, ma lo seguì da vicino.

Nabiki sussultava quando vedeva e sentiva il terreno allontanarsi rapidamente salto dopo salto, e stringeva le braccia attorno al collo di Ranma, per esser certa di non scivolare dalla sua presa. Dopo aver saltato da un tetto all’altro per un paio di momenti, e aver capito quanto fosse solida la stretta di Ranma, si rilassò, e permise alla propria indignazione di dissolversi. Guardò Ranma in viso. Teneva lo sguardo fisso in avanti, muovendosi con concentrata naturalezza, era quasi come se non si rendesse conto che stava portando lei. Ed aveva quello sguardo sul viso. Quel particolare brillio negli occhi blu, che diceva che stava pensando ad Akane…

Nabiki sospirò. Si permise un piccolo, auto-indulgente sorriso quando avvertì i forti muscoli di Ranma muoversi sotto la sua camicia mentre correva. "Ah beh" pensò con una scrollata di spalle mentale. "Ci sono modi peggiori di viaggiare, immagino".

Ukyo stava nel cortile dei Tendo, osservando per un momento la figura di Ranma che si allontanava velocemente. Il sorriso sul suo volto era già svanito da un po’, come se le fosse piombato addosso un peso enorme, schiacciandola. Poi sospirò pesantemente e saltò sul muro, seguendo l’uomo che amava.

"Così vicino…" pensò.

La luce del sole che tramontava si riflesse sulle lacrime non versate nei suoi occhi.

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Ranma deglutì e si passò nervosamente la lingua sulle labbra mentre si sedeva a gambe incrociate sul pavimento del Nekohanten. Cologne gli si inginocchiò accanto, disegnando dei simboli misteriosi e spargendo in cerchio attorno a lui una polverina fine dall’odore muschiato, consultando di tanto in tanto un’antica pergamena in pelle, e mormorando qualcosa in cinese. Ranma si chiese come riuscisse a leggere quella strana scrittura cinese nella semioscurità. Le luci erano spente, e le tende erano state parzialmente tirate, consentendo agli ultimi bagliori del tramonto di far luce su ciò che la vecchia stava eseguendo. I tavoli e le sedie erano state tolte di mezzo, e i suoi amici, Ryoga, Ukyo, Shampoo, Mousse e Nabiki, sedevano all’angolo della stanza, ad osservare con apprensione il procedimento.

Nabiki sembrava particolarmente ansiosa. Continuava a guardare la porta come se aspettasse che qualcuno facesse la sua comparsa da un momento all’altro.

Ranma tentò duramente di star calmo. Riusciva appena a crederci! Stava per riportare indietro Akane. Il petto gli si strinse all’eccesso di emozioni che turbinavano dentro di lui. Era felice e spaventato all’idea di rivedere Akane. Stava bene? Sarebbe stata contenta di vederlo? O si sarebbe arrabbiata con lui per non essere stato in grado di salvarla, e lo avrebbe stramazzato al suolo?

Si schiarì la gola. « Uh… Come funziona esattamente? » chiese mentre Cologne consultava di nuovo la pergamena. Lo fissò per un poco per averla interrotta.

« Il meccanismo dell’incantesimo è semplice, Ranma. Tutto quello che devi fare è concentrarti su Akane. Concentrati su di lei con tutto il tuo animo, e quando l’incenso verrà acceso e l’incantesimo recitato, la tirerai fuori dal qualsiasi posto in cui sia stata mandata ».

Nabiki corrugò la fronte. Sembrava troppo facile…

Shampoo ed Ukyo si accigliarono, poiché non gradivano l’idea che Ranma si concentrasse su Akane con tutto il suo essere.

Proprio allora, si sentì bussare alla porta. La collera di Cologne crebbe a quelle interruzioni. « Ora chi può essere? L’insegna dice che siamo chiusi ».

Nabiki si alzò, senza consentire al sollievo che provava di manifestarsi sul suo viso. « Oh, deve essere il Dottor Tofu. Gli ho chiesto di venire ad aiutarci con l’incantesimo. Sono certa che non ti dispiaccia. In fondo, siamo tutti qui per aiutare Ranma e Akane, e dar loro il nostro appoggio, no? »

Cologne gettò a Nabiki un’occhiata che avrebbe tramutato chiunque altro in pietra. Nabiki ricambiò fermamente lo sguardo.

« Il Dottor Tofu è qui? » chiese Ranma. Per abitudine si guardò intorno, per essere sicuro che Kasumi non fosse nei paraggi. « Magnifico » esultò. « Akane potrebbe aver bisogno di cure quando tornerà ».

Cologne lanciò un’occhiata a Ranma, e si sforzò di rilassarsi. « Shampoo » disse alla fine, « fa’ entrare quell’uomo ».

Shampoo obbedì e andò ad aprire la porta. Tofu entrò e batté un paio di volte gli occhi per abituarli alla luce bassa. « Salve » disse, salutando Cologne. « Vi ringrazio per avermi permesso di partecipare. Ho letto qualcosa riguardo alla magia delle vecchie amazzoni cinesi, ma non ho mai avuto l’opportunità di vederla in atto. È un’occasione preziosa per me ».

Cologne guardò il giovane dottore. Si fissarono per un istante.

Tofu la guardava calmo attraverso gli occhiali. Era felice che Nabiki l’avesse informato di quella piccola riunione. Era stato lui stesso testimone dei subdoli inganni che l’anziana amazzone aveva attuato su Ranma, come quando gli aveva stimolato il Nervo del Gatto, così da impedirgli di sopportare il tocco dell’acqua calda di cui aveva bisogno per trasformarsi in uomo. Tofu era stato contento di sentire che c’era la possibilità di trovare Akane, ma non era sicuro se credere o no alla non colpevolezza della vecchiaccia per ciò che riguardava l’Incantesimo di Sangue, e voleva accertarsi che, in quest’occasione, lei non provasse qualche oscura magia.

« Sì » fece Cologne riluttante. « Beh, stavamo quasi per cominciare. Perciò se vuol prendere posto accanto agli altri… »

« Oh cielo, sembra impressionante » interruppe Tofu, fissando i simboli gessati sul pavimento. « E questa è la pergamena? Potrei darle un’occhiata? »

Cologne si accigliò e gliela tolse di mano. « È in cinese antico, figliolo, non lo comprenderesti mai ».

« Oh, al contrario. Conosco abbastanza bene il cinese antico ».

Cologne impallidì.

« Se mi lasciate dare solo un’occhiata alla pergamena per un momento » continuò, « mi aiuterà a capire cosa succederà quando effettivamente farete l’incantesimo ».

Ranma osservava quel colloquio con impazienza crescente. « Aw, andiamo, fagliela vedere, non vuole far nulla di male ».

Shampoo guardò la bisnonna, con le sopracciglia corrugate. La nonna non aveva permesso nemmeno a lei di guardare la pergamena. Che cosa poteva nascondere che non volesse far vedere a nessuno?

Cologne fissò Tofu. « D’accordo » disse, calmandosi, con grande sorpresa di tutti. « Confido nel fatto che, quando la leggerai, tu saprai esattamente cosa bisogna fare perché l’incantesimo riesca ».

Tofu prese la pergamena dalle mani della vecchia amazzone, con espressione confusa in viso. Poi la sollevò e la esaminò. Spalancò gli occhi quando lesse il nome dell’incantesimo, e diede una breve occhiata a Ranma, che lo guardava pieno di curiosità. Poi esaminò il resto, movendo velocemente gli occhi su e giù. Gli ci vollero un paio di minuti per leggerla tutta. Quando ebbe finito, si schiarì scomodamente la gola.

« Bene » disse. Tutti s’inclinarono per avvicinarsi, guardandolo intensamente. « Sì. Molto bene. Dunque, Ranma, sai che tutto ciò che devi fare è pensare ad Akane mentre Cologne accende l’incenso e recita le formule. Immagino possiamo procedere ». E detto ciò, andò a sedersi contro la parete, tra Nabiki e Ryoga. Cologne sorrise.

Nabiki si avvicinò al dottore. « Di che cosa si tratta? » bisbigliò. Tofu fece per rispondere, ma notò che Ranma lo stava guardando con la fronte corrugata per la confusione. « Niente, veramente » disse. « Te lo dirò dopo ».

Nabiki si accigliò. Moriva dalla voglia di sapere cosa dicesse la pergamena, e perché il Dottor Tofu fosse così riluttante nel parlarne. Tuttavia, secondo lui si poteva procedere con l’incantesimo, e questo allentò un po’ le sue paure. La faceva sentire meglio il fatto che lui sapesse cosa stava succedendo e potesse far sì che la vecchiaccia agisse nel modo giusto.

« Sei pronto? » chiese Cologne a Ranma. « Ricorda, non devi pensare ad altro che ad Akane. Devi concentrarti totalmente su di lei, e non permettere che nulla ti distragga. Pensi di potercela fare? »

Ranma sbuffò. « Accidenti, cosa pensi che abbia fatto nei giorni passati?! »

Cologne aggrottò le sopracciglia, ma annuì. « Molto bene. Inizieremo l’incantesimo ». Si avvicinò a Ranma e gli passò una mano rugosa sugli occhi, facendo sì che li tenesse strettamente chiusi. Gli premette le dita sulle palpebre. « Tieni gli occhi chiusi » disse piano, « e concentrati ».

Ranma deglutì ed annuì in silenzio.

Sfregando un lungo fiammifero, facendo luce nell’oscurità crescente, Cologne si piegò ed accese il cerchio d’incenso che circondava Ranma. Questo prese a bruciare, emanando nuvole di fumo aromatizzato attraverso la stanza.

Ryoga lottò con l’improvviso bisogno di starnutire, stringendosi il naso e trattenendo il respiro fino a quando quel pizzicore passò. Gli occhi gli si inumidirono, ma lui batté le palpebre, e tentò di ignorare il bruciore. Non avrebbe mai fatto nulla che avesse potuto impedire all’incantesimo di riportare indietro Akane…

Vide il fumo dell’incenso farsi più fitto all’interno del ristorante. Ranma sedeva al centro del cerchio, con gli occhi chiusi, il respiro focalizzato, l’espressione di chi è intensamente concentrato.

Cologne cominciò a salmodiare sommessamente in cinese.

Shampoo e Mousse tesero le orecchie per sentire cosa stesse dicendo. La cinesina corrugò la fronte, frustrata. La voce della bisnonna era così bassa, riusciva a percepire qualche parola solo di tanto in tanto. "È così che dovrebbe essere fatto l’incantesimo?" pensò Shampoo. "O semplicemente non vuole far sentire a me e Mousse cosa dice? Perché ha ceduto e ha permesso al dottor Tofu di saperlo, e a me no?"

Mousse, d’altro canto, con il suo eccezionale udito, colse molto più che qualche parola. Ciò che sentì gli fece sgranare gli occhi da dietro gli occhiali. Frasi come "vero amore”, “legame eterno”, e “uniti per sempre, al di là di tutte le barriere”.

Mousse avvertì un leggero sorrisino crescergli sul viso. Non importava se la vecchiaccia era stata tanto indecisa nel rivelare a qualcuno, soprattutto a Ranma, la vera natura dell’incantesimo. Da quel che aveva dedotto dal mormorio della vecchia, il potere dell’incantesimo era fondato sul Vero Amore; più propriamente, il Vero Amore esistente tra Ranma e Akane. Il potere di quel legame, combinato con la magia dell’incantesimo, avrebbe richiamato Akane ovunque lei fosse stata mandata, e l’avrebbe riportata a casa.

Non importava se il dottor Tofu non aveva detto nulla quando aveva letto l’incantesimo. Sembrava che tutti fossero a conoscenza dei veri sentimenti che Ranma ed Akane provavano l’un per l’altra, tutti eccetto che Ranma e Akane. Se Ranma avesse saputo la vera natura dell’incantesimo – che sarebbe stato il suo amore inconfessato per Akane a riportarla indietro – il suo cervello si sarebbe bloccato, gettandolo in un cieco, balbettante panico di diniego, e allora tutto sarebbe stato rovinato.

Mousse pensava che, sebbene il ritorno di Akane sana e salva fosse immediato, Ranma non sarebbe stato in grado di confessarle i suoi veri sentimenti. Specialmente in una stanza piena di persone, molte delle quali avrebbero voluto ucciderlo, o malmenarlo per il resto dei suoi giorni per una tale rivelazione. Inoltre, Akane era stata in serio pericolo prima e, sebbene Ranma corresse sempre a salvarla con successo, non avrebbe mai ammesso nemmeno che gli piaceva, figurarsi che la amava. Ogniqualvolta sembrasse sul punto di dire quelle due piccole parole, si tramutavano sempre in “violento maschiaccio privo di fascino”.

Tuttavia, se l’incantesimo avesse funzionato, ogni cosa sarebbe cambiata…

Mousse si appoggiò al muro, le braccia incrociate sul torace, e sorrise. Non avrebbe fatto nulla che potesse interferire con quell’incantesimo. Con Ranma ed Akane di nuovo insieme, Shampoo sarebbe stata praticamente sua.

Cologne continuò la debole cantilena, e mentre le parole fiacche, appena udibili, riempivano l’aria, il fumo dell’incenso prese a vorticare e a circondare Ranma. Il ragazzo, con la mente del tutto focalizzata su Akane, non notò nemmeno che il fumo lentamente lo avvolgeva, aggrappandosi alla sua pelle come una cosa vivente. Lo inalò col naso, e quando il fumo gli riempì la testa, l’immagine di Akane nella sua mente divenne anche più nitida di prima. Era come se lei gli fosse davanti, così reale che sentì che avrebbe aperto gli occhi e lei sarebbe stata lì.

Allora si accigliò. C’era qualcosa di diverso in lei. Sembrava felice, e sorrideva in quel modo che gli faceva agitare il cuore in petto, ma non era quello. Indossava degli abiti strani, ed i capelli sembravano più lunghi del solito. Il che era strano, era stata via solo tre giorni… Qualche strano effetto secondario dell’incantesimo forse? Oh beh, non aveva importanza, dal momento che l’aveva riportata da lui. Ranma percepì una strana sensazione pervadergli il corpo, soprattutto il cuore…

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Akane stava ridendo per via di una storia divertente raccontatale dalla Signora delle Nevi, quando improvvisamente il suo sorriso si ruppe, e si piegò in due dal dolore, la tazza le cadde dalle fragili dita, spargendo il the sul tavolo. « Akane! Cosa c’è? » Yuki-onna le fu subito accanto.

« Io… io non… lo so » ansimò Akane, mentre lacrime di dolore le fuoriuscivano dagli occhi. Sentì come se il cuore le venisse strappato da dietro. Ci fu un improvviso e solido strattone, ed Akane urlò sentendosi ridurre in pezzi.

Yuki-onna la afferrò per le spalle e convogliò tutta la sua energia sulla ragazza, alzando intorno a lei delle barriere, nel tentativo di proteggerla da qualsiasi cosa stesse cercando di straziarla. Si concentrò sull’Incantesimo di Sangue nell’energia di Akane, avendo la sensazione che fosse quello la causa del suo dolore, ed ebbe un sussulto.

L’Incantesimo di Sangue bruciava ardentemente, in maniera quasi accecante, soprattutto il filo di sangue di drago che mediava la connessione tridimensionale tra Akane e il suo vile fidanzato. Qualche magia del mondo mortale stava tentando di riportarla a casa. Ma l’Incantesimo di Sangue stava lottando, rifiutandosi di lasciar andare la sua prigioniera, e così facendo, stava uccidendo Akane.

"Quegli sciocchi!" pensò, il viso bianco una maschera di rabbia e preoccupazione insieme, mentre usava il proprio potere per costruire delle barriere protettive intorno ad Akane, cercando disperatamente di bloccare la magia mortale. "Non sanno che un incantesimo come questo non può sperare di contrastare gli effetti di uno fatto con il sangue di drago?!" Arricciò le labbra in un ringhio. Dietro tutto questo c’era quel Ranma, ne era sicura. Perfino separati dalle dimensioni, cercava ancora il modo per ferire Akane.

« Akane, resisti! » disse quando la ragazza urlò di nuovo. Doveva esserci una maniera per fermare del tutto quell’incantesimo mortale…

Un lampo di genio attraversò gli occhi blu-ghiaccio della Signora delle Nevi. Subito, chiamò a raccolta ciò che restava del suo potere, e lo riversò nelle barriere magiche che aveva innalzato intorno ad Akane, imbevendole di proprietà riflessive, rispedendo l’incantesimo nel pianeta mortale…

"Eh" pensò. "Questo darà a quel vile ragazzo un assaggio del suo stesso rimedio". Con il suo incantesimo finalmente all’opera, immediatamente Akane si accasciò per il sollievo, mentre il dolore si placava.

Yuki-onna stava accanto alla ragazza, che tremava reagendo. « C-cos’era? » chiese, temendo che il dolore che le aveva straziato l’anima potesse tornare. « Cos’è successo? »

La Signora delle Nevi la zittì dolcemente. « È tutto a posto, bambina mia, è passato. Non preoccuparti ».

Ma Akane non era in vena di conforto. Vacillando, si mise in piedi. « Io sono preoccupata » ribatté. « E se succedesse ancora? Cos’era, comunque? Mi sentivo come se venissi ridotta a… »
S’interruppe subito quando d’improvviso avvertì una strana e calda sensazione invaderle il corpo, soprattutto il cuore. Spalancò gli occhi sorpresa…

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Cologne corrugò la fronte. Aveva finito di cantilenare qualche momento prima, ma sembrava che l’incantesimo non stesse funzionando. Akane avrebbe già dovuto fare ritorno. Gettò uno sguardo a Ranma. Il giovane si stava concentrando così duramente che gocce di sudore gli imperlavano la fronte. Gli altri, ancora seduti contro la parete, cominciavano a divenire scomodamente ansiosi, e si lanciavano occhiate nervose l’un l’altro. Socchiuse gli occhi. Possibile che avesse sopravvalutato i sentimenti di Ranma per Akane? L’incantesimo avrebbe funzionato solo con il Vero Amore…

Se era così, allora ciò significava che Shampoo poteva avere ancora una possibilità di conquistare Ranma. Naturalmente, se l’incantesimo non avesse funzionato, Nabiki gli avrebbe fatto ascoltare quella dannata registrazione e, Vero Amore o no, Ranma non avrebbe avuto niente a che fare con Shampoo dopo.

Cologne prese a sudare. La sola alternativa che conosceva per riportare indietro Akane era spezzare proprio l’Incantesimo di Sangue, ed un’impresa simile andava oltre i suoi poteri…

Ranma sedeva in silenzio, concentrato con tutto il cuore su Akane, desiderando che ritornasse da lui. Ma sapeva, con una brutta sensazione nel petto, che l’incantesimo non aveva funzionato. Forse non si era concentrato abbastanza. Le lacrime presero a stillargli dalle palpebre chiuse. "Akane" pensò, lottando contro il singulto che sorgeva nella gola e che minacciava di liberarsi, "ti prego, torna! Io… Io ho bisogno di te…"

Quel pensiero s’interruppe, e lui trasalì quando un’ondata di dolore gli si abbatté improvvisamente sul corpo. L’immagine di Akane nella sua mente andò in frantumi, e spalancò gli occhi mentre afflussi continui di terribile dolore gli si abbattevano contro. Guardò Cologne, che lo fissava sorpresa, ed aprì la bocca, ma lo spasimo era così grande che non riuscì ad emettere suono; solamente si accasciò su un fianco, rannicchiato in posizione fetale, tremante di dolore e angoscia, mentre si sentiva lacerare, corpo e anima.

« Ran-chan! » Ukyo balzò in piedi per precipitarsi accanto a Ranma, ma Tofu si alzò e la trattenne.

« Non interferire con l’incantesimo » disse, tenendola. « Potresti peggiorare le cose! » Questo la fermò, ma non cancellò la paura dal suo viso. Allora tutti rimasero al proprio posto, fuori dai limiti dell’incantesimo, desiderando aiutarlo, ma non sapendo cosa fare. Tofu esaminò l’energia di Ranma. « L’Incantesimo di Sangue… Oh no… »

« Cosa succede? » chiese Nabiki, fissando Cologne.

« Non lo so! » Cologne stava tremando, e tutti potevano affermarlo. « Non so quale sia la causa di tutto questo! Akane avrebbe dovuto essere riportata qui ovunque fosse stata mandata… »

« L’Incantesimo di Sangue! » esclamò il dottor Tofu. « L’Incantesimo di Sangue si sta opponendo! Sta tentando di tenere lontani Ranma e Akane! Non permetterà che l’Incantesimo del Vero Amore funzioni! »

« L’incantesimo di COSA?! » urlarono all’unisono Ukyo, Ryoga e Shampoo.

Allora il corpo di Ranma prese a perdere consistenza.

« Bisnonna! » esclamò Shampoo. « Fai qualcosa! »

Cologne esitò solo un attimo. « Presto! » disse agli altri. « Cancellate i simboli dal pavimento! Tu, eterno disperso! Apri la porta e le finestre per far uscire l’incenso! » Era pericoloso, troppo pericoloso interferire con gli elementi di un incantesimo mentre il suo potere era ancora in attività, ma non riusciva a vedere altra via per salvare Ranma…

Shampoo corse in cucina ed un secondo dopo tornò con degli strofinacci. Subito, Tofu, Nabiki, Ukyo e Mousse furono in ginocchio, per cancellare i misteriosi simboli dell’incantesimo. Ryoga spalancò porte e finestre, e Cologne roteò il suo bastone, creando un vento che mandò il fumo soffocante dell’incenso fuori dalla stanza. Poi si voltarono verso la forma ancora trasparente del ragazzo che aveva inciso così profondamente le vite di ognuno, per vedere se i loro sforzi erano serviti.

Ranma era completamente trasparente. Sembrava sospeso ai limiti della realtà come un fantasma, piegato su un fianco, con gli occhi serrati dal dolore. Allora aprì gli occhi e sollevò lo sguardo, focalizzandolo in aria un paio di passi davanti a lui. Lentamente, nonostante la sofferenza che affliggeva il suo corpo, si distese ed allungò un braccio incorporeo. Aprì la bocca e sussurrò una sola rauca parola.

« Akane…? »

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La Signora delle Nevi guardò preoccupata Akane, quando la ragazza troncò la sua frase. « Cosa c’è? Stai bene? »

Akane non rispose. Abbassò lo sguardo sulle proprie mani, mentre quella sensazione le cresceva in ogni parte del corpo. Il cuore prese a batterle, non dolorosamente come pochi attimi prima, quando si era sentita come se venisse ridotta a pezzi da una forza sconosciuta, ma… quasi in attesa…?

Un crepitio d’energia percorse la stanza, facendola sobbalzare per la sorpresa.

La Signora delle Nevi si lasciò sfuggire un sussulto spaventato. « No! Non può essere… » "Il mio incantesimo riflessivo! Sta portando lui attraverso la barriera, invece di Akane!"

« Cosa sta succedendo? » domandò Akane. Ne aveva fatta esperienza di stranezze da quando era arrivata nella Piana degli Dei, ma mai niente del genere…

Qualcosa cominciò ad apparire sul pavimento davanti a lei. Si allontanò con timore. Cos’era? Uno spirito? Era un altro attacco? In un attimo, la katana fu tra le sue mani, sfavillante di energia azzurrina, e lei si mosse contro quella cosa.

« Aspetta! Akane, no! » Akane fu spaventata dal tono incalzante della voce della Signora delle Nevi, ma non mosse lo sguardo dall’oggetto che pian piano acquisiva solidità.

« Non preoccuparti, qualsiasi cosa sia, non vorrà… » Si fermò, la voce le si arrestò in gola. L’immagine evanescente era una figura… un ragazzo, piegato sul fianco, come se provasse un immenso dolore. Indossava pantaloni neri e… una camicia di seta rossa…

Akane avvertì il sangue scorrergli in viso. La spada le cadde di mano.

…capelli scuri, raccolti in un codino…

« R… Ranma? » La sua voce fu troppo lieve, sebbene pensasse di aver pronunciato quella parola con enfasi. Ma lui parve sentirla. Adagio, aprì gli occhi e la guardò.

I suoi occhi! Erano blu e bellissimi come lei ricordava, nonostante il dolore che vi scorgeva riflesso. Un’espressione di indescrivibile felicità gli guizzò in viso, lottando contro l’angoscia, e piano piano si distese, allungando un braccio privo di sostanza verso di lei. « Akane…? »

Akane fece qualche passo incerto in avanti e si abbassò sulle ginocchia. « Oh, Ranma » sussurrò, mentre le lacrime le rigavano il volto.

Non riusciva a pensare a null’altro da dire. Dopo tutte le ore, i giorni e le settimane trascorse a fantasticare su ciò che avrebbe potuto dire se mai avesse rivisto Ranma, non riusciva a pensare a niente. Erano passati quasi due anni interi, ed era sicura che Ranma l’avesse già dimenticata e avesse sposato una delle sue fidanzate…

« Akane… » Quella parola fu un rantolo di dolore, e sia Ranma che Akane trasalirono di fronte a tanta sofferenza. « Mi… Mi dispiace… »

Akane prese pacatamente a singhiozzare. « R-Ranma, dispiace a me… »

Improvvisamente rammentò la cosa più importante che voleva dirgli. « Mi dispiace… Non ti ho mai detto che t-ti amo… »

Guardò con ansia la forma sfumata di lui, nell’attesa di una risposta improvvisata, ma fu meravigliata di vedere Ranma guardarla sbalordito, mettendo da parte il dolore, sebbene fosse ancora diviso tra due piani d’esistenza.

« Davvero? » mormorò lui.

La gola di Akane fu chiusa da un singulto. Annuì con veemenza.

L’espressione di lui si addolcì, e gli occhi gli si scaldarono di una luce interna. « Akane, io… »

Ci fu un improvviso scoppiettio d’energia, e le parole di Ranma si trasformarono in un urlo strozzato mentre la spinta dimensionale sul suo corpo tornava a farsi sentire. Cominciò a svanire dalla vista di Akane, alla stessa maniera in cui era comparso.

« Ranma! » urlò lei. Lo stava perdendo di nuovo! Non poteva…! Era venuto per lei, come poteva accadere questo?!

Ranma alzò gli occhi, lacrime di angoscia e disperazione gli uscirono dagli occhi quando si sentì tirare verso il Nekohanten. « Akane » disse nonostante il dolore. « D-dove sei? »

« Sono sulla Piana degli Dei, Ranma! » Sperava che lui riuscisse a capirla, stava gridando così forte. « Sono con Yuki-onna, la Signora delle Nevi! »

Riusciva appena a distinguere il contorno della sua forma. « I-Io ti troverò ». La sua voce singhiozzante le giunse come ad un’enorme distanza. « Akane… »

E scomparve.

Passò un momento, ed Akane sentì dietro di lei i passi della Signora delle Nevi che andava via, lentamente, cautamente.

Si sedette, le braccia avvolte intorno alle ginocchia, e fu scossa da un pianto silenzioso.


FINE PARTE OTTAVA




Nota delle traduttrici (IMPORTANTE!):
Questo potrebbe essere l'ultimo aggiornamento. Tutto dipenderà dal numero di recensioni ricevute questa volta: se non ne riceveremo un minimo di 8 - 10, sarà segno evidente che la traduzione di questa fanfiction non piace ai lettori italiani, per cui non proseguirà più.
Ci dispiace dover ricorrere a mezzi simili, ma questa traduzione ci costa non poca fatica e tempo: abbiamo bisogno di sapere che apprezzate il nostro lavoro, o al contrario se non lo apprezzate. Si sa che le belle recensioni sono sempre ben accette, ma a noi vanno bene anche le critiche, purchè siano costruttive. Ma dobbiamo sapere se la traduzione di questa fanfiction incontra o no il favore dei fanreaders italiani. Vorremmo essere certe di non stare sprecando il nostro tempo.
Ok, quello che avevamo da dire l'abbiamo detto. Scusateci dal profondo del cuore.
Intanto, grazie a tutti quelli che hanno commentato fino ad ora. ^______^

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La sezione dedicata ad Hearts of Ice la trovate qui. Usatela se avete domande, curiosità, o semplicemente per avere notizia circa gli sviluppi della storia originale. E' lì che segnaleremo qualsiasi messaggio da parte dell'autrice.

A TUTTI COLORO CHE HANNO RECENSITO O CHE PENSANO DI FARLO: Stiamo rispondendo ai tutti i vostri commenti su N di Nibunnoichi, nel topic dedicato a questa traduzione. Precisamente, le risposte partono da questa pagina, in basso. Siete tutti invitati a dire la vostra. Tra l'altro, non è richiesta la registrazione al forum per inserire le vostre risposte. Ci serve per capire cosa pensate davvero della fanfiction e del nostro lavoro. Se non vedremo partecipazione da parte dei lettori/commentatori, la traduzione verrà sospesa a tempo indeterminato.

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Capitolo 20
*** Parte nona: Capitolo 1 ***


Un ringraziamento particolare a quanti hanno commentato e a coloro che hanno preso parte alle discussioni sul forum di Ranma ½ N di Nibunnoichi. Il topic dedicato ad Hearts of Ice è sempre aperto e aspetta solo voi. Di volta in volta, vi troverete anche le nostre risposte ai vostri commenti.
Buona lettura!


NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.



CUORI DI GHIACCIO





Parte nona: Ricordi e paure




Capitolo 1



Akane si trovava sulla Piana degli Dei. Adesso Ranma lo sapeva, ed un piccolo barlume di speranza squarciò la disperazione che lo riempì quando si sentì dolorosamente tirato a forza e contorto dagli incantesimi in conflitto – uno che lo avvicinava ad Akane, l’altro che li separava energicamente.

All’inizio pensò che forse l’incantesimo di Cologne avrebbe avuto la meglio. Riusciva a vedere Akane; la sentiva. Lei gli aveva parlato e gli aveva detto parole che lui credeva non avrebbe mai udito. Parole che lo riempirono di una gioia inattesa, che soverchiava il dolore fisico dell’essere conteso tra due dimensioni.

Ma all’improvviso, l’onda di dolore era tornata, ed ora l’Incantesimo di Sangue stava vincendo. Il bellissimo viso di Akane, solcato dalle lacrime, stava svanendo dalla sua vista. "No!!" pensò violentemente, lottando per rimanere. Ma fu inutile. Akane si allungò verso di lui, il viso una maschera pallida di angoscia. Il suo sguardo disperato colpì nel profondo il cuore di Ranma.

« T-ti t-troverò ». Singhiozzando Ranma fece quella promessa con tutte le sue forze, nonostante il dolore abbacinante che lo inghiottiva. L’Incantesimo di Sangue lo stava spingendo via, la stava perdendo di nuovo. Non poteva perderla un’altra volta! Non quando l’aveva ritrovata! Allungò la mano disperato. « Akane… »

E poi, con la stessa velocità con cui era giunto, quello spasimo torcente e straziante lo abbandonò. Ranma ansimò e cadde in avanti sul pavimento del Nekohanten.

Giacque calmo per un istante, abbassando e sollevando il petto per aerare i polmoni ora solidi. Poi, lentamente, tremante, come se temesse che quel dolore devastante potesse far ritorno, si poggiò sulle mani e le ginocchia. Inclinò fiaccamente la testa contro il torace, e le lacrime gli gocciolarono inosservate giù dal viso schizzando lievemente sul pavimento.

"Akane…"

Cologne, Tofu e gli altri osservavano in silenzio, sconvolti. Avevano riportato Ranma indietro annullando gli effetti dell’incantesimo del Vero Amore, che permetteva all’Incantesimo di Sangue di trattenerlo attraverso la barriera dimensionale.

Ora, guardando Ranma, Tofu si chiedeva se avessero fatto la cosa giusta. L’incantesimo del Vero Amore aveva funzionato, anche se al contrario. Invece di condurre Akane da Ranma, questi era stato portato da lei. Avevano visto tutti, in silenzio per lo stupore, un Ranma trasparente parlare con un’Akane invisibile ed inaudibile. Trovarsi di fronte alla sua sofferenza – sia fisica, a causa delle forze dimensionali che minacciavano di distruggerlo, sia emotiva, perché aveva di nuovo perduto Akane – aveva lasciato ciascuno di loro con una differente sensazione di vuoto. Chi di comprensione, chi di auto-commiserazione.

Ukyo non sapeva cosa provare. Le lacrime le correvano giù per le guance mentre si muoveva incerta verso la forma tremante di Ranma. « R… Ran-chan? Stai… stai bene? »

« L’ho vista, Ucchan » bisbigliò lui, ad occhi chiusi. « Era proprio lì, di fronte a me, ed io non potevo fare nulla ».

Ukyo si lasciò sfuggire un piccolo, quasi silente gemito. Non sapeva dire se perché odiava vedere soffrire Ran-chan o perché, ancora una volta, lo aveva visto manifestare un amore taciuto… per Akane.

Shampoo guardava inerme Ranma. Mousse stava dietro di lei. Poteva avvertirne lo sguardo miope sulla schiena; riusciva a percepire il suo desiderio quasi tangibile di avvicinarsi a lei e confortarla. Ma lui non fece niente. Shampoo non sapeva se sentirsi sollevata o… triste. Gli occhi le bruciavano ancora per la scena che aveva avuto luogo un attimo prima; per aver visto crollare il suo sogno di avere il forte e bel Ranma come marito zelante. Le mani le tremavano, ed il cuore le si era gelato in petto.

Ryoga deglutì sonoramente e s’inginocchiò accanto ad Ukyo. « Dunque… dunque hai parlato con… con Akane? » chiese a Ranma, non volendo pensare… a nient’altro. « Sta bene? Cos’ha detto? »

Ranma si tirò indietro e si sedette sui talloni, asciugandosi gli occhi col dorso della mano, senza guardare nessuno. « Lei… »

"Lei mi ha detto che… mi ama".

"Akane mi ama".

Quel pensiero fece scaturire in lui un tal misto di felicità e dolore che avvertì una morsa al petto e le lacrime farsi di nuovo imminenti. Deglutì duramente e si voltò a guardare gli altri.

« Mi ha detto dove si trova ».

« Cosa?! » Ryoga lo afferrò per il davanti della camicia, con occhi sgranati ed agitati. « Dove?! Dov’è?! »

Ranma non reagì neppure alle maniere rozze di Ryoga. « È sulla Piana degli Dei » rispose piano.

La stanza piombò in un silenzio meravigliato. Cologne spalancò gli occhi.

« La… Piana degli Dei? » sussurrò Ryoga, lasciando la camicia di Ranma.

Egli annuì, ma i suoi occhi non erano concentrati mentre fissava il vuoto oltre le spalle di Ryoga. « Devo trovare un modo per arrivare lì… »

Senza che nessuno lo notasse, lo stupore di Cologne aveva lasciato il posto ad un sorrisino maligno. "La Piana degli Dei" pensava ridacchiando mentalmente. "Bene. Chi avrebbe mai pensato che l’Incantesimo di Sangue l’avrebbe portata lì? Non tutto potrebbe essere perduto in fondo". Gettò un’occhiata ribelle a Nabiki, che stava fissando Ranma incredula, e gli occhi le brillarono di trionfo. "Akane è troppo lontana per loro se si trova nella Piana degli Dei. E presto…"

« Ranma, credo di poterti aiutare » intervenne. Tutti si voltarono verso Cologne con la speranza sul viso, fatta eccezione per Nabiki, che guardò la vecchiaccia con occhi carichi d’ostilità.

"Non hai adempiuto la tua parte dell’accordo, vecchia strega" pensò Nabiki, bloccando lo sguardo direttamente su Cologne. "Non solo, ma adesso so che hai mandato Akane nella Piana degli Dei. È meglio per te che stia bene, o sai quali saranno le conseguenze".

Cologne si limitò ad annuire appena, come se accettasse quella minaccia allusa, ma chiaramente intesa, senza una reale preoccupazione.

Ranma guardò Cologne, con espressione seria. « Puoi provare a fare di nuovo l’incantesimo? Ha quasi funzionato. Ce l’aveva quasi fatta ».

« Sei matto, Ran-chan?! » esclamò Ukyo. « Ti ha quasi ucciso! »

Ranma la guardò e sorrise lievemente. « Aw, andiamo, Ucchan. Sai che io sono più forte ».

« Temo abbia ragione lei » fece Cologne. « L’Incantesimo di Sangue ha reagito alla mia magia molto più violentemente di quanto pensassi. È un bene che l’incantesimo abbia tentato di mandare te invece che richiamare Akane. Lei non ha il tuo fisico, e non sarebbe riuscita a cavarsela, neanche se avessimo fermato in tempo l’incantesimo ».

« Mi domando perché abbia fatto così » rifletté Tofu, guardando i residui dell’incantesimo sul pavimento. « Mandare Ranma invece di riportare Akane ».

« Non ne sono assolutamente certa » rispose Cologne, « ma sospetto che ci fosse qualche interferenza della Piana degli Dei ».

Ranma sollevò di scatto la testa. « Interferenza? » chiese. « Che intendi? »

Cologne corrugò le sopracciglia. « Voglio dire che, se Akane si trova davvero nella Piana degli Dei, un qualche spirito o demone può aver alterato l’incantesimo ».

« Cosa?! » esclamò Ranma. Balzò in piedi e puntò gli occhi spalancati addosso alla vecchia amazzone. « Cosa significa ‘demone’?! » La paura gli strinse il cuore al pensiero che Akane fosse nelle mani di qualche malvagia entità soprannaturale. Non era possibile che a quel maschiaccio imbranato e maldestro accadesse qualcosa di simile!

Poi batté gli occhi sorpreso, e la paura, dal cuore, parve irradiarglisi in tutto il corpo. Quando comprese, sgranò gli occhi per l’orrore. « La Signora delle Nevi » disse piano, ricordando le ultime parole rivoltegli da Akane.

« Che cosa? » chiese Cologne.

Ranma non la sentì. Un’immagine prese forma nella sua mente, un’immagine del sogno della notte precedente – il sogno in cui un’Akane dal pallore mortale lo faceva morire congelato, trasferendo il gelo dalle lunghe dita bianche al suo torace. Il sogno in cui, nel momento in cui aveva forzato le parole “Ti amo” dai polmoni congelati, lei era cambiata. Si era trasformata in una strana donna dalla pelle candida con una fluente chioma bianca ed occhi blu-ghiaccio…

La stessa donna che aveva visto alle spalle di Akane.

"Oh no…"

Ryoga vide l’espressione sul viso di Ranma, e percepì un duro sentimento d’orrore prendere posto nel suo stomaco. « Cosa?! Cosa c’è, Ranma? Tu sai qualcosa, non è vero?! »

« Akane » riprese Ranma, voltandosi per guardare il suo rivale, quando alzò la voce in preda al panico. « È con una strana donna nella Piana degli Dei, chiamata la Signora delle Nevi. Io… credo si tratti di uno spirito, o di un demone ».

« Cosa?! » Attorno alla figura di Ryoga prese ad ardere un debole bagliore d’energia grigio-blu. Ukyo, Mousse, Shampoo e gli altri si allontanarono da lui allarmati. « Ranma! Come hai potuto lasciare Akane nelle mani di un demone?! »

Gli occhi di Ranma lampeggiarono di rabbia, di rimando anche la sua energia brillò. « Ehi, razza di maiale! Non avevo molta scelta! Voi siete quelli che hanno rovinato l’incantesimo alla fine, ricordi? » Indicò il pavimento sporco. « Io non volevo abbandonarla! » urlò, con un nodo in gola. Prese a tremare per il turbamento, e gli occhi gli si inumidirono, quando il dolore si unì alla rabbia. Strinse i pugni ai fianchi, e la sua aura divenne più blu di quella di Ryoga.

« Io non VOLEVO lasciarla!! »

Davanti all’irritazione di Ranma, Ryoga batté gli occhi sorpreso, e capì di aver oltrepassato i limiti. Fece un passo indietro sconvolto, quando riconobbe una disperazione uguale, se non più grande della propria, sul viso del rivale. « E-ehi, Ranma, io… Io non volevo… »

Fortunatamente, Tofu intervenne prima che Ranma li riducesse tutti in cenere col suo Moko Takabisha. « Ehi, basta! » disse con fermezza, facendosi avanti, ma non troppo, tra i due contendenti. « Ranma, Ryoga, calmatevi. So che siete preoccupati. Lo siamo tutti. Ma non è tempo né luogo per un combattimento adesso ». Stava lì, a gesticolare come per ripristinare la pace, guardando negli occhi Ranma, desiderando davvero che il ragazzo si calmasse.

Ranma ricambiò lo sguardo, tremante di collera, con la fronte corrugata sopra gli occhi scintillanti nel tentativo di ricacciare indietro le lacrime. Ma Tofu era come Kasumi in questo, era difficile rifiutare loro qualcosa. Infine, Ranma si rilassò un po’ e sbatté le palpebre, mentre il fuoco della sua aura svaniva.

Tofu tirò un sospiro di sollievo che fece eco agli altri nella stanza, soprattutto a Ryoga. « Ora va meglio” disse. « Allora, cos’è che dicevi prima? Hai detto che Akane è con la Signora delle Nevi? » Tofu sollevò curioso un sopracciglio. « Non intenderai la Signora delle Nevi delle vecchie favole? »

Ranma lo guardò privo d’espressione. Suo padre non gli aveva letto molti racconti nel tempo in cui cresceva in viaggio. Emise un lieve sospiro e cercò di concentrarsi, mentre lottava per riprendere possesso delle proprie emozioni. « Non lo so » rispose alla fine, « ma credo di averla vista. Aveva la pelle molto pallida e lunghi capelli bianchi. Stava alle spalle di Akane ».

"E… penso abbia tentato di uccidermi la scorsa notte" aggiunse tra sé, non volendo esprimere a voce quel particolare timore. Dopotutto, era solo un sogno, giusto? Sicuramente sarebbe stato in grado di dire se stava quasi per morire congelato davvero durante la notte. Si rivolse a Cologne. « Hai detto di potermi aiutare. Se non possiamo ripetere l’incantesimo, non c’è qualcos’altro che possiamo fare? Sai come farmi arrivare nella Piana degli Dei? »

Cologne gettò a Nabiki uno sguardo con la coda dell’occhio. La giovane Tendo teneva le braccia severamente incrociate sul petto e, dalla sua espressione, era chiara la minaccia sottintesa che aveva ogni intenzione di rispettare l’accordo se Cologne non avesse fatto tutto il possibile per salvare sua sorella. Cologne chiuse gli occhi per un po’.

Avrebbe dovuto funzionare.

Sollevò il capo e guardò Ranma. « C’è un antico tesoro, tra la mia gente, conosciuto come l’Occhio dello Spirito, o l’Occhio degli Dei. È una pietra dal grande potere, tramandata nella nostra tribù sin dal tempo della prima amazzone. Il suo potere è tale da essere in grado di sopraffare l’Incantesimo di Sangue e mandarti nella Piana degli Dei per salvare Akane ».

Ranma batté gli occhi. Altrettanto fece Shampoo. Non aveva mai sentito parlare di nessun “Occhio degli Dei” prima… Cos’era successo alla bisnonna?

« Perché non l’hai detto prima? » disse Ranma ansioso. « Andiamo a prenderlo! »

« Sfortunatamente è in Cina ». Cologne si voltò ed incontrò gli occhi socchiusi di Nabiki. « E devo prenderlo da sola » aggiunse prima che Ranma potesse organizzare una spedizione. A quelle parole, sia Ranma che Ryoga si abbatterono.

« Le altre anziane della tribù non saranno felici di affidarmi un oggetto tanto sacro per aiutare degli estranei, ma credo di poterle convincere. Datemi cinque giorni. Cinque giorni e sarò di ritorno con la pietra. Poi riporteremo indietro Akane ».

« Cinque giorni?! » borbottò Ranma. Chissà quali orribili cose avrebbe fatto ad Akane la Signora delle Nevi in cinque giorni!

« Mi dispiace, Ranma ». Cologne diede ancora uno sguardo a Nabiki, che sembrava leggermente rilassata, ma ancora adirata. « Se potrò tornare prima, lo farò. Nel frattempo, devi essere paziente ».

Ranma digrignò i denti. La pazienza non era mai stata il suo forte.

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« Cinque giorni » fece Nabiki. Stava fuori all’entrata del Nekohanten nella fredda serata primaverile, e guardava la vecchiaccia con rabbia appena controllata. Gli altri se n’erano andati un paio di minuti prima, dato che non sembrava esserci nient’altro da fare. Mousse e Shampoo erano dentro e pulivano i resti dell’incantesimo dal pavimento. « Non di più. Se non sarai di ritorno entro cinque giorni, o se questo cosiddetto ‘Occhio degli Dei’ non funzionerà, Ranma ascolterà la registrazione. È la tua ultima possibilità ».

Cologne piegò le labbra in un lieve sorrisino. « E se per caso dovesse fallire? Tu farai ascoltare la registrazione a Ranma, e la povera Akane sarà ancora intrappolata sulla Piana degli Dei senza un modo per salvarla ».

Nabiki sorrise con furbizia. « Credo sia un’ipotesi da scartare, poiché stasera abbiamo visto tutti che Ranma non mollerà fino a quando non avrà trovato un modo per riportare indietro Akane. Se non ci riuscirai tu, troveremo qualcun altro che ne sia capace. Come ho detto prima, non m’importa che Ranma senta o meno quella registrazione. Non m’interessa che lui provi o meno rancore verso di te e Shampoo. È grande, sa badare a se stesso ».

Cologne batté gli occhi.

Nabiki si piegò in avanti e guardò l’amazzone decrepita. « Cinque giorni. È la tua ultima chance di conquistarti il favore di Ranma. Dopodiché, se Akane non sarà tornata, potrai quasi certamente dire addio a… beh, un’esistenza mortale. Dopo la sua dimostrazione di questa sera, stimerei una probabilità di cinquanta a uno che Ranma sia capace di generare un’esplosione d’energia depressiva che farebbe sembrare quella di Ryoga un misero petardo ».

Cologne annuì, con enorme sorpresa di Nabiki. « Hai proprio ragione » rispose. « Ecco perché dovresti credermi quando ti dico che, al mio ritorno fra cinque giorni, tu sarai molto più felice. Mi aspetto che tu adempia alla tua parte dell’accordo, e che prenda tutte le precauzioni necessarie perché Ranma non scopra mai che siamo io e Shampoo le responsabili dell’Incantesimo di Sangue ». Sorrise. « Non ho la minima intenzione di rinunciare al futuro marito ».

Nabiki socchiuse le palpebre. « Benissimo » disse, sebbene una vocina dentro di lei le suggerisse che qualcosa non andava, che le sfuggiva qualche dettaglio. Ma quale? Analizzò attentamente ogni via d’uscita… « Non provare a combinare qualcosa. Una sola cosa fuori posto e… »

« Sì, sì e Ranma ascolterà la registrazione ». Cologne sospirò. « Non temere, Nabiki Tendo. Sarai contenta quando tornerò dalla Cina ».

« Lo spero. Per il tuo bene ». Nabiki favorì Cologne di un ultimo sguardo dalle palpebre semi-abbassate, prima di voltarsi ed andarsene a casa.

Cologne la guardò andar via.

Un minuto più tardi, Shampoo, imbronciata e confusa, uscì fuori e si unì a lei di fronte al ristorante. Cologne le fece cenno col bastone, e poi si ritrovarono a saltare sui tetti, lasciandosi alle spalle il distretto di Nerima.

Tornarono dieci minuti dopo. Cologne diede alla ragazza alcune brevi istruzioni su come gestire il lavoro quando sarebbe partita. Poi, senza cerimonie né fanfare, partì per la Cina.

Shampoo rientrò nel ristorante, con un sorriso che le arrivava alle orecchie.

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Imperdonabile. La morte era troppo buona con lui.

Yuki-onna se ne stava davanti allo specchio gelato, a guardare l’oggetto della sua ostilità che entrava nel dojo e cominciava ad eseguire dei difficili kata con intensa ferocia. Socchiuse gli occhi blu-ghiaccio.

Si, era frustrato. Ci era andato così vicino…

"Troppo vicino…"

I sentimenti del ragazzo impallidivano paragonati a ciò che provava lei. Aveva fatto molti progressi con Akane. Alla ragazza piaceva star lì, le piaceva stare con lei. Vero che doveva ancora dimenticare… quel ragazzo… ma aveva quasi trovato la felicità…

Ed ora lui aveva rovinato tutto. Akane non sarebbe mai stata contenta di rimanere sapendo che lui la stava cercando. Non fino a quando quel maledetto filo di sangue di drago li legava, almeno.

Era a pochi passi dal rimuoverlo. Dopo quasi due anni di quotidiano lavoro, riusciva a percepire un indebolimento nell’Incantesimo di Sangue. Non ci voleva molto adesso…

Ma non sarebbe accaduto tanto presto. Soprattutto se il ragazzo intendeva mantenere la promessa fatta prima di sparire.

Yuki-onna si accigliò. Doveva fargli qualcosa. Doveva pensare a lui; eliminarlo dalla scena… in qualche modo. E doveva essere punito per il dolore di Akane. Tuttavia non poteva ucciderlo. Se l’avesse fatto, Masakazu l’avrebbe saputo, e allora…

Ma… esistevano sorti peggiori della morte.

Tutto ciò che lei doveva fare era trovare un espediente che fosse… appropriato.

Yuki-onna allungò le mani e le poggiò ad entrambi i lati dell’immagine che appariva nello specchio. Quello era il presente, l’ “ora” del mondo mortale.

« Indietro… » mormorò, ed il suo soffio di ghiaccio s’infranse sulla superficie riflettente.

L’immagine di Ranma s’immobilizzò a metà movimento. Poi, lentamente, col ghiaccio che turbinava di magia, l’immagine prese a muoversi di nuovo. Ma il tempo era invertito. Pian piano, paurosamente, Ranma eseguiva i suoi fluidi kata al contrario, i salti e le capriole erano uniformi e precisi ed apparentemente senza impatto, così che era quasi impossibile affermare che il tempo si stesse movendo all’opposto.

« Più veloce » sussurrò. « Mostrami il passato. Mostrami il suo passato, cosicché possa trovare una punizione adatta per le sue gravi colpe nei confronti della mia piccola Akane-chan ».

L’immagine si offuscò e accelerò, movendosi sempre più veloce. Yuki-onna premette i palmi candidi contro lo specchio gelato e chiuse gli occhi, vedendo le immagini nella mente con una nitidezza cento volte maggiore.

Ranma che si allungava verso Akane mentre l’incantesimo lo respingeva…

Ranma che sfavillava di luce rossa in mezzo ai resti della porta del Nekohanten mentre urlava con furia il nome di Cologne…

« Più lontano » mormorò. « Prima dell’Incantesimo di Sangue ».

Ranma che correva sulla recinzione mentre Akane gli correva accanto sul marciapiede. Lui la chiamava in un modo crudele e lei lo spediva al volo nella diga, da dove riemergeva un momento più tardi come una donna dai capelli rossi…

Yuki-onna sorrise. Akane le aveva parlato della maledizione di Jusenkyo, certo. Era divertente, per dirla breve. Forse avrebbe potuto usarla a proprio vantaggio come parte della punizione. « Più lontano » bisbigliò.

Immagini della vita di Ranma le passarono velocemente davanti. Ranma che dormiva, mangiava, combatteva. L’intero disastro del fidanzamento. La sua ira crebbe quando vide come quel ragazzo non avesse fatto soffrire solo Akane, ma anche altre donne. La solitaria Ukyo. La disperata Shampoo, e addirittura la matta Kodachi.

Persino la madre del giovane. Lacrime di ghiaccio scivolarono lungo il viso di Yuki-onna quando lei vide quanto la madre di Ranma desiderasse disperatamente vederlo, amarlo. Ed ancora lui rifiutava quell’amore, se ne prendeva gioco nascondendosi sotto sembianze femminili proprio di fronte a lei; godendo del piacere della sua compagnia, ma negando a lei la gioia ed il conforto che le avrebbe dato la rivelazione che lui era suo figlio. Le lacrime che la madre di Ranma versava per il figlio perduto, ignorando che lui si stesse facendo beffe del suo dolore proprio davanti a lei, ferirono il cuore di Yuki-onna.

"Come osa quel…"

« Indietro… » disse con voce strozzata.

Il tempo corse a rovescio nello specchio.

Assistette allo scontro di Ranma con Herb. Sì, essere intrappolato in un corpo femminile sembrava certamente causare al ragazzo molta sofferenza. Era una sicura possibilità, tuttavia non sembrava rendere abbastanza giustizia per i suoi gusti.

Scavava coi pensieri nella vita di Ranma, mentre la vedeva riavvolgersi con gli occhi della mente, con onde magiche, arricchendo le immagini di emozioni, cercando di percepire i suoi più grandi momenti di angoscia o dolore o… paura…?

Si fermò. C’era qualcosa d’interessante. Aveva solo percepito uno o due barlumi di vera paura provenire da Ranma mentre la sua vita scorreva veloce all’indietro, ma , nella sua infanzia, c’era un ammasso concentrato di terrore bell’e buono. Gli angoli della bocca le si piegarono. « Mostrami » mormorò. « Dall’inizio ».

*****

Un giovane Ranma, non più di dieci anni d’età, stava in un dojo, in ginocchio di fronte al padre.

« Ranma, oggi ti allenerò nell’arte segreta dell’invincibile Colpo del Gatto. Il Nekoken ».

Il piccolo Ranma alzò lo sguardo, gli occhi blu confusi. Gatti? Cosa avevano di tanto speciale i gatti? Oh be'. Papà gli insegnava sempre nuove strane tecniche.

« In piedi, Ranma. Stendi le braccia. Bene ».

« Cosa stai facendo, papà? » Ranma arricciò il naso quando suo padre tirò fuori una lunga salsiccia di pesce dal pacco che aveva comprato prima.

« Stai fermo, devo avvolgertela intorno, figliolo ».

Ranma guardò disgustato il padre. « A cosa serve? » chiese.

« Abbi fiducia in me, figliolo. Serve ad insegnarti una delle tecniche più potenti fra tutte le arti marziali ».

Ranma sgranò gli occhi. « Veramente? Wow! Come funziona? »

Genma fece girare Ranma e lo afferrò per la collottola del gi. Fu allora che il bimbo notò la botola aperta sul pavimento. « Eh? Papà, cosaaaAAAHH!! » urlò Ranma al padre che lo lanciava nel buco oscuro.

Atterrò su qualcosa di soffice. Venne fuori uno stridulo non umano che gli giunse all’udito. Spaventato, balzò in aria, ma non prima di avvertire il dolore di artigli che colpivano la carne del suo braccio, lasciando nella loro scia roventi ferite sanguinanti. Scioccato, atterrò sui piedi, solo per far sì che l’esperienza si ripetesse. Balzò in preda al panico, cadendo su più gatti, che cominciarono a mordere e graffiare per difendersi.

« Ahi! Aughh! » Ranma alzò gli occhi e vide il padre che lo guardava dal quadrato di luce della botola sopra di lui. « P-papà, tirami fuori! I gatti mi stanno – ahi! – mordendo! »

Genma lo osservò per un momento. Poi chiuse la botola, lasciando Ranma in una torcente oscurità piena di gatti.

Ranma fissò incredulo il soffitto. « Papà? » Non aveva sul serio l’intenzione di lasciarlo lì sotto, vero? Rimase perfettamente calmo, forzando gli occhi per vedere nella fitta oscurità, timoroso a muoversi per paura di inciampare e cadere di nuovo su un gatto. « Papà? »

Ma presto il timore di non muoversi fu teorico. I gatti, percependo l’odore della salsiccia di pesce, presero a dirigersi insieme verso di lui.

Non riusciva a vederli, ma poteva sentirli miagolare quando premevano contro le sue gambe. I gatti lottavano, emettevano sibili e si arrampicavano gli uni sugli altri, graffiando i piedi nudi di Ranma con le unghie mentre tentavano di divorare la salsiccia attorno alle sue gambe. Con le zampe artigliate, si arrampicavano per raggiungere una parte migliore di lui nel tentativo di assicurarsi il primo cibo che gli fosse stato dato in quei giorni.

Ranma spalancò per la paura gli occhi velati dal buio. « Ahia! » Artigli e denti si gli si conficcarono nella pelle, e a quel dolore intenso inciampò e cadde all’indietro sul sedere. Allora i gatti sciamarono intorno a lui, saltandogli sul petto, graffiando e morsicando indiscriminatamente la salsiccia con cui era avvolto, l’urgenza della fame che alimentava la furia della loro voracità.

« P-papà! » gridò. Sapeva che non era virile essere spaventato, ma c’erano tanti di quei gatti, ed era così buio, ma poteva sentirli, ed i loro lamenti disumani lo circondavano e gli riempivano le orecchie mentre quelli mordicchiavano la sua carne e gli graffiavano le braccia e il viso, e perché suo padre lo aveva gettato lì sotto per essere divorato? Non lo voleva più? Era un fallimento come allievo? Perché non gli rispondeva e non apriva la botola per tirarlo fuori…?

« Papà, t-ti prego! » urlò disperatamente il ragazzino, mentre veniva lentamente sommerso da una massa vivente di sibili, miagolii e unghiate. Alzò la voce in panico disperato. « Ti prego! Tirami fuori! »

Ma suo padre non rispose. E presto la salsiccia di pesce fu divorata tutta, ma i gatti erano ancora affamati, e l’odore del pesce era tutto su di lui, ed i gatti graffiavano, si azzuffavano e azzannavano insoddisfatti…

Ranma giaceva tremante, con le braccia poste protettivamente davanti agli occhi, il sangue che filtrava da centinaia di graffi e morsi sparsi su tutto il corpo. Non sapeva da quanto tempo stava lì, a singhiozzare quietamente, finché suo padre aprì finalmente la botola per tirarlo fuori.

« Bene ». Genma se lo mise davanti, pulendogli le ferite con un irritante antisettico. « Hai appreso qualcosa? » Esaminò accuratamente i gonfi occhi rossi di Ranma e la sua espressione incavata. « Cosa c’è che non va, figliolo? Dovresti aver imparato il Colpo del Gatto lì sotto! Non dirmi che ti sei rannicchiato in un angolo a piangere! »

« Non riuscivo a vedere » rispose Ranma placidamente. « E ce n’erano… così tanti… »

« Feh! Non è una scusa valida! Mi vergogno di te, ragazzo! Come puoi essere l’erede della Scuola di Arti Marziali Indiscriminate Saotome se… »

Proprio allora un gatto, che era in qualche modo riuscito a fuggire dalla buca, entrò nel dojo.

Ranma sussultò e si fece piccolo per la paura, il fuoco delle ferite che gli bruciava sia nel corpo che nella mente.

Genma si accigliava mentre guardava alternativamente il gatto e suo figlio. « E’ così, eh? Be', nessuno dei miei figli dovrà aver timore di una stupidaggine come un gatto! »

Ranma calò gli occhi sul pavimento, col viso rosso d’umiliazione.

E fu così che non protestò quando suo padre lo avvolse con sardine essiccate il giorno dopo.

I gatti convergerono alcuni momenti dopo che lui colpì il pavimento, i loro occhi che brillavano come lampade indemoniate alla luce che entrava dalla porta della botola appena prima che fosse richiusa sopra di lui, lasciandolo al buio. Allora il miagolio, i sibili ed il fuoco rovente degli artigli affilati gettarono acqua sulla sua scintilla di determinazione di non aver paura. Ranma urlò di panico e dolore.

Il giorno seguente, Ranma stava di fronte al padre, cercando di nascondere il tremore. « Per favore, papà, non gettarmi ancora lì dentro. Io… io lo giuro, non ho più paura dei gatti ».

« Bene. Allora non sarà un problema per te tornare dentro. Acquisterai padronanza del Colpo del Gatto, ragazzo ».

Il giorno dopo ancora Ranma non poté nascondere la paura. Le lacrime gli sgorgavano dagli occhi in maniera incontrollabile, e tentò di respingerle con le mani, vergognandosi della propria debolezza. Suo padre gli stava davanti, guardandolo con disapprovazione. « T-ti prego, papà » pianse. « Non voglio andare di nuovo nella botola. I gatti, loro… »

« Guardati, ragazzo! Non ti ho cresciuto per far di te un codardo piagnucolone! Adesso scenderai lì dentro, e non ne uscirai finché non avrai imparato a controllare la tua paura! O il Colpo del Gatto, qualunque tu riesca a padroneggiare per primo. Ora vai! » E con una spinta, Genma gettò il figlio nella botola.

Da allora, i gatti impararono a riconoscere l’arrivo del cibo. Ranma si ritrovava ricoperto di felini graffianti ed affamati prima ancora di toccare il pavimento. La porta veniva richiusa sopra di lui, lasciandolo al buio, terrorizzato e dolorante, e senza alcuna speranza di uscire di lì tanto presto. Quei gatti erano come demoni che volevano strappargli via gli occhi con le unghie, che volevano divorargli la carne fino all’osso. L’avrebbero sbranato prima che lui avesse appreso il Colpo del Gatto…

Suo padre non l’avrebbe mai fatto uscire. Era intrappolato lì per sempre. Non c’era via di fuga…

Nessuna via di fuga…


Continua…


E ricordate: no commenti, no aggiornamenti! -___^

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Capitolo 21
*** Parte nona: Capitolo 2 ***


E rieccoci, con tanto ritardo per via dello studio, ma anche per la fatica immane che ci è costata la traduzione della scena del Neko-ken. Ci auguriamo che sia stata resa bene.
Cogliamo l'occasione per ringraziare quanti hanno recensito il capitolo precedente. C'è una risposta per ognuno di voi nel topic di Hearts of Ice sul forum N di Nibunnoichi. Correte a leggerle! ^___-
E ora, il nuovo capitolo! Buona lettura!


NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.



CUORI DI GHIACCIO





Parte nona: Ricordi e paure




Capitolo 2



Suo padre non l’avrebbe mai fatto uscire. Era intrappolato lì per sempre. Non c’era via di fuga…

Nessuna via di fuga…

«« Paura, ragazzo? »» Quelle parole furono un basso ringhio sibilante. Ranma era troppo spaventato per aprire gli occhi. Ma scoprì che non aveva bisogno di aprirli per vedere Shadowcat appena apparso nella stanza. L’essere soprannaturale brillava d’energia nera, e camminava a passi felpati verso di lui, attraverso la densa massa di gatti miagolanti e sibilanti che stavano tentando di ridurlo a fettine.

Se i gatti erano demoni, allora quello era il loro capo.

«« Vorresti imparare il Colpo del Gatto, eh? Per quello c’è un prezzo. E tu l’hai quasi pagato. La tua deliziosa paura mi ha richiamato a raccogliere il resto. Manca ancora poco… »»

Shadowcat allungò una zampa ed estese le unghie affilate. Ranma le vide avvicinarsi al suo viso, anche con gli occhi saldamente chiusi, anche con le braccia che gli coprivano il volto. Gli sfuggì un gemito di paura.

«« Bene. Ancora un po'… »»

« P-papà! Aiutami! »

Nessuna risposta.

Le zanne di Shadowcat lampeggiarono davanti al suo viso.

Ranma urlò. E continuò ad urlare.

«« Siiiii »». Shadowcat mormorava contento. «« E’ questo il suono che mi piace sentire. Ancora un’ultima cosa »». Si piegò in avanti e premette la fronte contro quella di Ranma.

Non appena la fronte di Shadowcat toccò la propria, qualcosa si spezzò bruscamente nella giovane mente di Ranma. I suoi occhi si spalancarono di colpo e divennero vitrei. Ed il grido si tramutò in un miagolio.

Shadowcat emise una risatina; uno strano brontolio simile a fusa. «« Ci siamo, ben fatto. Divertiti con il mio… regalino »». Quelle parole penetrarono la mente vuota di Ranma, mentre Shadowcat svaniva per far ritorno negl’inferi.

Genma sedeva tranquillo in posizione di loto proprio fuori dalla botola, ardente di vergogna al sentire il figlio frignare di sotto. Oh, proprio questo doveva succedere, dopo tutta la sua dedizione e il duro lavoro nell’addestramento del ragazzo. Sentì le suppliche di Ranma, ma le ignorò. Per il bene del suo unico figlio.

Fu allora che Ranma cominciò ad urlare. Genma aprì gli occhi e si mosse verso la botola. Ma no… Esitò. Se avesse tirato fuori il figlio in quell’istante, in che modo Ranma sarebbe mai riuscito a controllare le proprie paure? Non poteva permettere che il ragazzino credesse che suo padre sarebbe stato sempre pronto a salvarlo ogni volta che qualcosa gli faceva paura…

Genma rimase paralizzato dallo shock quando udì la voce di Ranma mutare da un grido di terrore ad un miagolio disumano, come un animale sofferente.

« Ranma! » Senza pensarci due volte, spalancò la botola.

Con un balzo solo Ranma saettò attraverso l’apertura, continuando a miagolare, e atterrò sui quattro arti. Si voltò, soffiando, per trovarsi di fronte a Genma, inginocchiato qualche metro più in là.

L’uomo impallidì. I capelli di Ranma erano ritti, e aveva una luce selvaggia, come di febbre alta, negli occhi. Emise un ringhio disumano, sollevò una mano, inarcata a mò di zampa, e si scaraventò contro il padre attraverso la stanza.

Genma ansimava di dolore mentre sentiva i vestiti e la carne ridotti a brandelli dalla forza della mano di Ranma. Si accasciò sul pavimento, senz’aria nei polmoni. "Il Colpo del Gatto! Lo ha imparato! Ma… ma cosa gli è accaduto?! Mio figlio…!" Si sollevò su un gomito per vedere Ranma gettarsi a quattro zampe, e a velocità soprannaturale, fuori dalla finestra. « Ranma! Aspetta! »

Ma suo figlio era sparito.

Grugnì mentre si rimetteva in piedi nonostante il dolore, e notò i tagli e il sangue sulle braccia e il torace. "Devo trovare Ranma…"

Qualche isolato più in là, Ranma si accovacciò sul ramo di un albero. Tremava, e il cuore gli batteva rapido nel petto. La mente era incapace di formulare le parole, ma le sensazioni e gli istinti erano più forti, e sapeva di dover fuggire – fuggire dalla fonte delle sue paure e delle sue sofferenze.

Dolore. Gli faceva male. Era tutto ricoperto di graffi e morsi. Osservava, ascoltava, annusava. Quel grande malvagio non era nei dintorni. E lui era al salvo. Sentendosi un po’ più al sicuro, con attenzione prese a pulirsi accuratamente le ferite sulle zampe anteriori e posteriori con la lingua.

« Ehi, ragazzino, che stai facendo sul mio albero? » Akemi Fujisami si scostò una ciocca di capelli grigi dagli occhi con la mano grinzosa, mentre guardava tra i rami del grosso albero piantato nel suo cortile. « Vieni giù immediatamente ».

Il ragazzino, che non sembrava avere più di dieci anni, indossava un malridotto gi bianco sporco di sangue. Dalla sua strana posizione, la scrutò attraverso le foglie, ed ella vide che aveva il viso e le braccia graffiati e sanguinanti.

Akemi trasalì. Le sue pupille scure e le iridi blu sembravano piccole e perse in quell’innocenza selvaggia che gli riempiva gli occhi. Lui batté le palpebre, poi riprese a leccarsi con calma le dita incurvate.

« Santo cielo » fece lei. L’anziana donna lo guardava con occhi sgranati. Suo marito era stato un grande artista marziale prima di morire. Grazie a lui, aveva visto e sentito di tutto in vita sua… "Potrebbe essere…? Ma no, è soltanto una leggenda. E poi chi farebbe mai una cosa del genere ad un bambino?"

Lo esaminò a fondo e corrugò la fronte. "Eppure…"

Entrò in casa e ne uscì un attimo dopo con una ciotola di crema. La posò sulla veranda e riportò lo sguardo sul ragazzino dai capelli scuri. Si schiarì la gola in segno d’imbarazzo e allungò una mano. « Vieni qui, micio micio » chiamò dolcemente. « Su, vieni. Ti ho portato della crema. Qui, micio ».

Ranma fece una pausa, la guardò sbattendo gli occhi, e riprese quel che stava facendo.

Akemi capì che non sarebbe venuto giù prima di aver finito, e molto probabilmente avrebbe aspettato che lei se ne fosse andata. Sospirando, tornò dentro e chiuse la porta scorrevole. Si sedette dall’altra parte della porta e aspettò pazientemente.

Ranma osservò quello strano enorme essere entrare in casa. Dopo un paio di minuti, atterrò sofficemente sull’erba e marciò prudente fino alla veranda, annusando la ciotola. Il liquido bianco sembrava buono, e lo stomaco gli doleva dalla fame. Così cominciò a leccarlo.

La porta scivolò sui cardini, e Ranma divenne teso e si fermò. Era lo strano essere enorme. Pian piano quello allungò una mano. « Da bravo » fece. « Bravo micetto. Non ho intenzione di farti del male ». La sua voce era calmante, rasserenante, e Ranma si rilassò e continuò a leccare la crema.

Non fece una piega nemmeno quando lei gli carezzò cauta la testa. Gli piaceva. Strofinò il muso contro la sua mano e iniziò e far le fusa.

Akemi soffocò un sussulto. Le corde vocali degli esseri umani non sono fatte per emettere i suoni che quel ragazzino stava facendo. Era del tutto contro natura… Ritirò allarmata la mano.

Il bambino la guardò, il mento gocciolante di crema, e miagolò. Sembrava più una domanda, come se si stesse chiedendo perché si fosse fermata.

La signora sorrise. Nonostante i dubbi, riprese a carezzargli la testa, e lui inarcò la schiena di piacere, sfregandosi contro un fianco di lei, che rise piano. « Hmm. Mi sembra che tu sia affamato d’affetto ».

Sobbalzò sorpresa quando all’improvviso lui le saltò in grembo e vi si accoccolò. Infilando braccia e gambe sotto il suo corpo, con una mano prese a pulirsi la faccia dalla crema.

Lei sorrise di nuovo, evidenziando di più le rughe sul volto. Era un ragazzino carino. Era pronta a giurare che sarebbe stato un rubacuori da grande.

Se avesse recuperato il senno, s’intende.

Poi il suo sorriso si fece triste. « Cosa posso fare per aiutarti, figliolo? » mormorò. « Non puoi rimanere così per sempre ». Continuò a sedere calma, lisciandogli i capelli mentre lui faceva le fusa, con gli occhi chiusi per la soddisfazione. Allora lei cominciò a canticchiare assente, e di tanto in tanto sentiva il respiro del ragazzino farsi più profondo, fino a quando non si addormentò.

Le gambe cominciavano a formicolargli per essere stata troppo tempo in ginocchio con il peso del ragazzo in grembo. Sospirò e cambiò posizione, cercandone una più comoda. Ma quei movimenti svegliarono il suo giovane ospite.

Ranma sbatté le palpebre intontito. "Che strano" pensò. "Non ricordo di essermi addormentato". Sbadigliò scompostamente, poi udì una risatina. Fu allora che, guardandosi intorno, capì di non avere la minima idea di dove si trovasse. E perché fosse inginocchiato sul grembo di quell’anziana signora.

« Gahh! » urlò, indietreggiando e ruzzolando giù dalla veranda, con un duro atterraggio sulla schiena.

Akemi sorrise sollevata quando vide gli occhi del bambino, grandi e blu, prima colmi di furia ora di confusione. Le sue mani erano poggiate coi palmi aperti sull’erba, invece che curvate a mo’ di zampa.

« Ben tornato all’umanità » disse scherzosa.

« Eh? » Ranma sbatté gli occhi. « Dove sono? Chi è lei? » Studiò quell’ambiente per nulla familiare e si accigliò. « Come sono arrivato sin qui? » chiese.

« Non ricordi niente? » domandò Akemi.

Ranma scosse la testa mentre la guardava, con gli occhi socchiusi in circospezione. Poi fece una pausa. « Io ricordo… » Un’ombra gli attraversò il viso ed egli rabbrividì. « …gatti » concluse.

Akemi annuì. « Come pensavo ». Si alzò e fece un inchino profondo. « Il mio nome è Fujisami Akemi. Benvenuto nella mia casa ».

Ranma era scioccato e cercava di capire cose stesse succedendo. Per di più, nessuno si era mai inchinato a lui in quel modo prima d’ora. Si mise in piedi e rispose all’inchino. « Io sono Saotome Ranma » rispose.

La signora sorrise. Che bambino grazioso. « Piacere di fare la tua conoscenza. Pare che tu stessi apprendendo il Neko-ken ».

« Come fa a saperlo? » Ranma la guardava con occhi sgranati.

« Le tue cicatrici, innanzitutto » rispose, « e poi… »

« Rannmaaaa! » Era un grido debole, come se provenisse da un isolato vicino.

Ranma balzò in aria, come uno che è stato appena colto a fare qualcosa che non avrebbe dovuto. « E’ il mio papà » disse, lanciando ad Akemi uno sguardo colpevole. « Mi dispiace, devo… Devo andare ». E con un’agilità che la lasciò meravigliata, balzò sul ramo più basso dell’albero della signora, alto ben dieci piedi da terra, e si arrampicò sul muro che circondava l’abitazione.

« Ranma, aspetta » fece Akemi.

Il ragazzino si fermò e si voltò a guardarla.

"Rimani con me" voleva dire. "Mi prenderò cura di te meglio di come possa fare lui". Invece, prese un bel respiro e sorrise. « Ricordati dove abito » disse. « Parla di me a tuo padre, e fagli sapere che semmai dovesse avere problemi con… con il Neko-ken, io posso aiutarlo. Mi prometti che glielo dirai? »

Ranma non capì quella strana richiesta, ma sorrise all’anziana donna. « Okay » rispose. « Lo prometto. Doumo arigatou, Fujisami-san! » E detto ciò, sparì oltre il muretto.

*****

La Signora delle Nevi abbandonò la presa sullo specchio, lasciando che le mani le cadessero ai fianchi, mentre le immagini e le sensazioni del passato di Ranma svanivano dalla propria mente.

Questo… Questo sì che era interessante. Una conoscenza assolutamente senza prezzo.

Legame o non legame… Forse esisteva un modo per far sì che Ranma dimenticasse Akane una volta per tutte.

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« Ehi, Ryoga! Svegliati! »

Ryoga strinse gli occhi e gemette. « Va’ via, Ranma. E’ troppo presto. Non è neppure l’alba ».

Ranma sbuffò ed aprì il lembo frontale della tenda per mettervi dentro la testa. « Da quando in qua ti preoccupi di dormire molto, signor Riesco-ad-attraversare-un-continete-intero-e-non-rendermene-conto-perchè-non-sono-mai-stanco? E poi, non che tu non mi abbia mai svegliato nel cuore della notte per combattere ».

Ryoga sospirò pesantemente e si sedette. « D’accordo, Ranma. Combatterò contro di te. E poi prenderò in prestito una pozione sedativa da Kodachi e la userò sul tuo cibo, così dormirai la notte. Capito? »

Ranma lo guardò torvo. « Non è divertente, Ryoga ».

« Chi vuole essere divertente? Andiamo. Forse, se ti stordisco abbastanza, poi riuscirò a dormire decentemente ».

Ranma ridacchiò. « Difficile ».

Poi si accigliò. In realtà si sentiva un po’ in colpa per aver svegliato Ryoga nel bel mezzo della notte. Di certo non era colpa sua se non riusciva a dormire bene. Era solo che, ogni volta che si addormentava aveva… degli incubi terribili…

Alcuni riguardavano Akane. Rivedeva l’espressione sul suo viso mentre veniva allontanato da lei, la sentiva urlare il suo nome disperata, vedeva il freddo luccichio delle sue lacrime mentre di protendeva verso di lui…

Quando si risvegliava da quegl’incubi, si ritrovava avvolto nelle coperte, con gli occhi rossi e gonfi e il cuscino bagnato.

Non tutti i sogni riguardavano Akane, però. A volte sognava il freddo viso senza emozioni della Signora delle Nevi mentre stava dietro di Akane e lo guardava con malcelato odio negli occhi…

Ranma rabbrividì appena.

Ma ciò che lo aveva svegliato quella notte non era un sogno su Akane o la Signora delle Nevi. Quella notte aveva sognato… gatti. Due enormi gatti con la pelliccia del colore del sangue fresco, entrambi con occhi rossi e musi spalancati e pieni di denti aguzzi, ciascuno ululante per la sete di sangue mentre balzavano su di lui…

Ranma era paralizzato dal terrore, incapace di muoversi, così si era parato il viso con le braccia e aveva aspettato di sentire la sensazione dello loro unghia e i denti sulla sua pelle…

Ma non era successo nulla. E quando aveva trovato il coraggio di alzare lo sguardo, aveva visto che i gatti graffiavano e grattavano senza successo una barriera invisibile a pochi passi da lui.

Ai piedi della barriera c’era una piuma, del colore della terra d’ombra bruciata.

Sollevato, ma ancora reso nervoso dalla vista dei gatti, Ranma si era chinato con cautela per raccoglierla ed esaminarla. Aveva qualcosa… di familiare…

Allora gli si era gelato il sangue, e la piuma gli era caduta dalle dita intirizzite, gli occhi sbarrati per l’orrore. Uno dei gatti aveva smesso di graffiare la barriera invisibile, vi aveva premuto contro la faccia e aveva preso a… spingere. Lentamente, come se si stesse muovendo attraverso l’argilla, aveva cominciato ad oltrepassarla. Dopo un po’, l’altro gatto aveva imitato il compagno, premendo e spingendo attraverso la sola cosa che lo separava dall’ambita preda.

Terrificato oltre ogni limite, Ranma aveva cercato un posto in cui scappare, ma aveva scoperto di non potersi muovere. Poteva solo guardare, senza un aiuto, mentre i gatti guadagnavano lentamente strada attraverso la barriera…

« Allora, Ranma? Hai intenzione di rimanere lì, o vogliamo combattere? »

Ranma batté le palpebre e realizzò di essere entrato nel dojo senza essersene reso conto. Ryoga gli stava di fronte, pronto alla lotta.

« Che diavolo, Ranma, sei su un altro mondo. Non potrò utilizzarti per ripulire il pavimento ».

« Heh. Ti piacerebbe ». Ranma scrollò il capo, liberando la mente dal sogno, e si mise in posizione d’attacco. Era per quello che aveva svegliato Ryoga dopotutto. Per lottare. E dimenticare…

Ad un segnale invisibile, i due giovani si attaccarono contemporaneamente. Ci fu una raffica di pugni e calci a mezz’aria, e Ryoga fu mandato a sbattere contro la parete del dojo.

Ranma sorrise mentre atterrava delicatamente. « Andiamo, Ryoga. Sei patetico. Lo so che sai fare di meglio ».

Ryoga barcollò sui piedi, asciugandosi il sangue dalla bocca. « Fa’ silenzio, Ranma. E comunque sono ancora mezzo addormentato. Non capisco il motivo per cui tu debba sfogarti su di me solo perché non sai aspettare altri due giorni che Cologne ritorni dalla Cina ».

Ranma lo guardò torvo. L’amico/rivale stava prendendo un po’ sotto gamba tutta la situazione… « Be’, io invece non capisco come tu faccia a dormire, P-Chan, soprattutto sapendo che Akane è nei guai e che non c’è niente che noi possiamo fare! »

Ryoga mostrò i denti al commento “P-Chan” ed era sul punto di vendicarsi, quando d’improvviso si fermò e sbatté gli occhi.

« Chi? »

Ranma si immobilizzò. Guardò incredulo Ryoga. « Cos’hai detto? »

Ryoga gli diede un’occhiata confusa e si grattò la testa. « Ecco, tu hai detto… Chi è che è nei guai? »

« Chi pensi, idiota?! Akane è nei guai! Avrei giurato che tu, fra tutti, fossi preoccupato per lei! »

Inaspettatamente gli occhi di Ryoga brillarono di comprensione. « Oh » fece. « Quella Akane. La ragazza che le voci dell’incantesimo ti hanno messo in testa, giusto? » Rivolse a Ranma uno sguardo compassionevole. « Ascolta, Ranma, so che è difficile da credere, ma non esiste nessuna Akane. E’ solo l’Incantesimo di Sangue che parla. Devi solo concentrarti, e ricorderai ».

Gli occhi blu di Ranma lampeggiarono. Una sensazione di nausea prese forma nel suo stomaco. « Non è divertente, Ryoga » proferì con voce rauca.

Ryoga sollevò le mani. « Ehi, non sto affatto cercando di essere divertente, Ranma! Che ti prende stanotte? » Subito corrugò la fronte preoccupato. « Le voci dell’incantesimo… Sono tornate? E’ per questo che sei così agitato? »

« No » esclamò Ranma irritato, « non è questo, io… » "Aspetta…" Ranma fece una pausa mentre gli sovvenne l’immagine di due gatti rosso-sangue che attraversavano un muro invisibile. "Le voci dell’incantesimo…"

Senza preavviso, un dolore acuto, accecante, gli attraversò la testa. « Ungggh… » Ranma si strinse le tempie e cadde sulle ginocchia.

« Ranma! Tutto bene? Che cos’hai? »

« R… Ryoga… » ansimò. Emise un urlo mentre un’altra fitta lancinante, peggiore della prima minacciava di spaccargli la testa in due. E allora…

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Stava lì fermo, davanti alla barriera. I gatti l’avevano oltrepassata quasi tutta, miagolando di gioia.

Sollevò le mani tremanti. « N-no » balbettò atterrito. « Andate via, non vi voglio di nuovo nella mia testa! »

I gatti continuarono ad avvicinarsi.

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Ryoga guardava scioccato Ranma contorcersi sul pavimento e stringere i pugni dal dolore.

« Ranma! » Stava lì impotente, non sapendo cosa fare per alleviare la sofferenza dell’amico. Certamente le voci dell’incantesimo dovevano aver fatto ritorno. Ranma aveva assunto uno strano comportamento un paio di giorni prima, da far sospettare che quelle voci si stessero adoperando per tornare da dove si erano dileguate. Persino da quando Cologne era partita per la Cina per prendere quella pietra che avrebbe rimosso l’incantesimo, il comportamento di Ranma era diventato sempre più eccentrico…

« N-no » mormorava Ranma steso a terra, dondolandosi avanti e indietro dal dolore. « Andate via, non vi voglio di nuovo nella mia testa… »

Aveva visto giusto. Ryoga corse in casa. « Kasumi-san! Nabiki-san! »

Irruppe in casa proprio mentre le due ragazze uscivano intontite dalle rispettive camere. Nabiki si rivolse a Ryoga dalle scale. « Che succede, Ryoga-kun? Spero non sia nulla di grave. Non sono nemmeno le 3 del mattino ».

« E’ Ranma. Ci stavamo allenando nel dojo quando si è sentito male. Io… Io penso che le voci dell’incantesimo siano tornate ».

« Cosa?! » urlò Nabiki, scendendo in fretta le scale. « E lo hai lasciato da solo?! »

« Che avrei dovuto fare? » ribatté Ryoga. « Stare lì a guardare? »

Kasumi si portò una mano alla guancia. « Oh cielo! Chiamo subito il dottor Tofu ».

Genma-panda mise il capo fuori dalla propria stanza e sollevò un cartello. [Che sta succedendo?] Ma non c’era più nessuno che potesse rispondergli.

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Con due stridii di contentezza, i gatti dell’Incantesimo di Sangue si liberarono della barriera che li aveva tenuti a bada per troppo tempo e, senza aspettare, balzarono dritti di fronte a Ranma.

Il giovane urlò quando, in un’esplosione di dolore, i gatti gli penetrarono come fantasmi nella testa.

E quel mormorio fece ritorno, sempre più intenso…

«« Akane è viva Akane è viva AkaneèvivaAkaneèvivaAkaneèvivaAkaneèviva AkaneèvivaAkaneèviva… »»

«« Non la rivedrai mai più, sei destinato a fallire, hai già fallito, devi arrenderti, non la rivedrai mai più sei destinato a fallire haigiàfallitodeviarrendertinonlarivedraimaipiùseidestinatoafallirehaigià fallito… »»

« NO!!! »

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Ranma balzò diritto, stringendosi la testa, mentre le fitte voci oscure dell’incantesimo gli affollavano nuovamente la testa.

« Ranma! » Nabiki gli fu di fianco, afferrandogli le spalle per calmarlo.

Ryoga gli si inginocchiò all’altro lato. « Resisti, Ranma. Il dottor Tofu sta arrivando ».

Ranma strinse i denti, strizzando gli occhi mentre lottava per restare concentrato. Le voci dell’incantesimo erano tornate, ma una volta era riuscito a controllarle in modo che non fossero opprimenti. Poteva farlo di nuovo, se solo…

Ecco. Aveva recuperato il controllo di sé. Si costrinse a rilassarsi, e non appena lo ebbe fatto, si concentrò a respingere le voci incantante nei recessi della mente, dove le aveva tenute fino a quando non erano misteriosamente scomparse un paio di giorni prima.

Quelle si ritirarono riluttanti. Se Ranma fosse stato svenuto o addormentato, sarebbero state capaci di guadagnare maggior spazio contro il suo volere. Ma con lui sveglio, che usava tutta la propria abilità marziale per concentrare le forze, le voci erano state lentamente respinte indietro sino a divenire un basso, costante mormorio.

Ranma aprì piano gli occhi. Era grondante di sudore. Nabiki e Ryoga lo osservavano preoccupati.

« Ehi » esordì Ryoga, « stai bene? »

Il ragazzo col codino annuì debolmente e deglutì. « Credo tu avessi ragione, Ryoga. Le voci dell’incantesimo sono tornate. Ma penso di essere riuscito a tenerle a bada di nuovo ».

Nabiki si appoggiò sui talloni e sospirò. « Che sollievo. Ci hai fatti preoccupare a morte per un momento, Ranma ». Sollevò critica un sopracciglio. « Fammi un favore, non farlo mai più, ok? »

Ranma si mise in piedi. « Sì, sicuro ». Emise un pesante sospiro. « Vorrei solo che Cologne tornasse con quell’Occhio degli Dei, così potrei riportare indietro Akane. Allora forse queste stupide voci non saranno più così dannatamente irritanti ».

Ryoga e Nabiki si lanciarono un’occhiata nervosa.

« Akane? » chiese lei.

Ryoga alzò impotente le spalle. « Non guardare me, Nabiki-san. Immagino si tratti della ragazza che l’Incantesimo di Sangue gli ha messo in testa. Sai, quello che si pensava dovesse indurlo ad odiare Shampoo? »

« Ah ». Nabiki annuì comprensiva. « Così il suo nome è Akane, eh? Questa è nuova ».

Ranma stava in piedi, immobilizzato, guardando alternativamente i due. Poi strinse gli occhi, nei quali guizzò un fuoco azzurrino. « Sarà meglio per voi che si tratti di uno scherzo » proferì con voce minacciosa.

Nabiki lo guardò, intimorita. Poi la sua espressione si fece cupa. « Hmm » fece, fissando lo sguardo in quello di Ranma. « A quanto pare le voci dell’incantesimo sono davvero tornate furiose. Farai bene ad impegnarti a tenerle a bada, Saotome. Almeno, se non vuoi che ognuno pensi che tu debba stare in manicomio fino a quando Cologne non sarà in grado di curarti ». Ranma batté gli occhi, vinto dal tono di Nabiki. « C-cosa? Curarmi? Tu… voi… fate sul serio? » Ryoga e Nabiki si limitarono a guardarlo con compassione. Ranma credeva che, dopo tutto quello che aveva passato, nient’altro avrebbe potuto scombussolarlo. Si sbagliava. Sentì le gambe cedere e si sedette battendo duro in terra. « Ma… ma cosa ne sarà di Akane? » « Ascolta, Ranma » disse Nabiki, « questa persona, Akane, dalla quale sei così ossessionato, non è che una fantasia che l’Incantesimo di Sangue ti ha infilato in testa ».

« Una fantasia… » Ranma sentì il mondo crollargli intorno.

« Ehi, sta’ tranquillo, Ranma » fece Ryoga, dandogli una confortevole pacca sulla spalla. « Abbi pazienza. Cologne tornerà presto con quella specie di pietra, e quelle voci spariranno in un baleno. Tutto ritornerà normale prima che te ne renda conto ».

« Non lo so » bisbigliò cupo Ranma, « ne dubito ».

Le voci dell’incantesimo fecero allegramente eco a quel sentimento.


FINE PARTE NONA




Nota delle traduttrici: Anche questa parte s'è conclusa. Gradiremmo davvero sapere cosa ne pensate. Una piccola nota sul nuovo personaggio: Shadowcat. Ho ripensato più e più volte al modo più appropriato per rendere questo nome, ma l'unico decente che mi venisse in mente era "Gatto delle Ombre", o "Gatto delle Tenebre", che è altrettanto corretto ma meno letterale. Però poi ho pensato che c'è già la "Signora delle Nevi" (Snow Woman nella versione originale), perciò mi son detta che, in questo caso, lasciare il nome originale non sarebbe stato poi così male. Attendiamo con ansia qualsiasi vostro suggerimento.

Alla prossima! -__^

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Capitolo 22
*** Parte decima: Capitolo 1 ***


Grazie a coloro che hanno commentato il capitolo precedente. Abbiamo risposto ad ognuno di voi sul topic di Hearts of Ice come sempre.
Ci scusiamo sin da ora per il fatto che questo capitolo sarà un po’ più breve del solito, mentre il prossimo sarà molto più lungo. Purtroppo la decima parte è composta di due sottoparti di differente lunghezza, e pur volendo dividerla precisamente a metà e farne così due capitoli di uguale lunghezza, avremmo rischiato di spezzare bruscamente la seconda sottoparte, con il risultato di doverla dividere tra questo e il prossimo capitolo e minare la linearità della narrazione. Perciò abbiamo preferito mantenere la divisione operata da Krista. Ci è sembrato che non ci sia altro modo.
In compenso ci faremo perdonare: primo, perché non vi faremo attendere troppo il prossimo aggiornamento; secondo, perché questo capitolo vi piacerà sicuramente, garantito!
Allora? Che aspettate a leggerlo? Buon divertimento! -___^


NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.



CUORI DI GHIACCIO





Parte decima: Amore e follia




Capitolo 1



I demoni erano sempre disgustosi.

Akane rabbrividì per il ribrezzo. Persino dopo tanto tempo, non poté evitare di fare una smorfia mentre, con la punta della katana, ammucchiava i resti ancora dimenanti della sua ultima vittima. Le parti smembrate lottavano per riavvicinarsi le une alle altre e fondersi nuovamente in un tutt’uno. Alla fine ci sarebbero riuscite, comunque. Era pressoché impossibile uccidere permanentemente un demone della Piana degli Dei, il che in un certo qual modo era un sollievo per lei. Anche se erano creature ripugnanti, e spesso malvagie, detestava il pensiero di uccidere. Fosse pure un demone.

Per sua sfortuna, il solo modo per distogliere un demone dal voler rapire Yuki-onna o Akane stessa, era quello di smembrarlo interamente. Senza dubbio, quelle parti ancora moventi servivano a dissipare l’illusione di una morte completa

Bleah”. Akane distolse lo sguardo mentre una donna dalla pelle blu-ghiaccio si avvicinava e cominciava a raccogliere le parti del corpo del demone separandole in due contenitori, per impedire che si ricomponessero troppo presto. La giovane sospirò. Sembrava che i servi sapessero sempre gestire meglio di lei i risultati delle sue battaglie.

« Tutto fatto, Akane-sama. Adesso potete guardare ». La voce della donnina di ghiaccio aveva una chiara nota di divertimento.

« Ugh. Grazie, Sasaki-san. Vuoi che ti aiuti a, ehm… liberarti di quella cosa? »

La donnina di ghiaccio ridacchiò. « Va bene così, padrona. Avete fatto un lavoro talmente perfetto che non dovrei correre rischi a riporlo al solito posto. Ne passerà di tempo prima che questa cosa si ricomponga ».

Akane sorrise debolmente. I resti dei demoni venivano gettati sempre molto lontano dal reame di Yuki-onna. Questo la rincuorava. Almeno fino a quando quella cosa riusciva a tornare in vita in qualche altro posto e allora prendeva la saggia decisione di non fare più ritorno. Ma i demoni a volte sapevano essere molto lenti ad imparare…

« Nel frattempo » proseguì Sasaki, mentre increspava la fronte di un bianco cristallino al di sopra degli occhi grigi, « dovreste pensare alle vostre ferite. Avete le braccia coperte di bruciature ».

Con mite costernazione Akane vide i danni che si era procurata durante il combattimento. « Grazie per avermelo fatto notare » rispose ironica, facendo una smorfia quando il dolore, acceso dalla nuova presa di coscienza, mandò pungenti messaggi lungo i suoi terminali nervosi.

« E’ il mio lavoro » replicò la donnina di ghiaccio con un sorriso, mostrando i denti, che erano bianchi ed appuntiti come ghiaccioli. « Non vi prendereste mai cura di voi stessa se non ci fossi io a ricordarvelo ».

Akane emise una risatina imbarazzata a quell’esagerazione, mentre la donnina di ghiaccio andava via con i contenitori dei demoni. Si era presto guadagnata la reputazione di persona estremamente testarda quando si trattava di ammettere che aveva bisogno di aiuto o che stava provando dolore fisico. Odiava mostrarsi debole.

Tuttavia stava imparando a conoscere – ed ammettere – i propri limiti… come ad accettare garbatamente l’aiuto che le era offerto, piuttosto che rifiutare in malo modo dicendo che poteva cavarsela benissimo da sola.

Quella era stata per lei una lezione difficile da apprendere. Le vecchie abitudini sono dure a morire, e nel mondo mortale, era come se lei tentasse sempre di dimostrare qualcosa. Dimostrare di essere un’ottima artista marziale. Un’abile cuoca.

Una brava fidanzata…

« Maschiaccio senza fascino… »

Akane sussultò al suono della voce di Ranma nella propria testa, e si guardò freneticamente intorno, gli occhi sgranati speranzosi. Si rese conto quasi subito che si trattava solo di Masakazu, che si divertiva a giocare di nuovo con lei. La sua espressione si fece abbattuta.

« Non è per nulla divertente, sensei » disse, nella voce un misto d’irritazione e tristezza.

Un movimento veloce, e il tengu le fu davanti, gli occhi neri dardeggianti sulla faccia coperta di piume rosse.

« Non intendevo essere divertente » rispose lui, senza cattiveria, facendo comparire un barattolo di unguento curativo. Obbediente, Akane si sedette e allungò le braccia, e il tengu cominciò ad applicare la medicina sulle ustioni. Sollevò il capo a guardarla.
« Non te ne sei nemmeno accorta, vero? » domandò.

Akane fece una smorfia al tocco del tengu, poi corrugò interrogativa la fronte mentre il balsamo svaniva nella sua pelle, lenendo il dolore. « Accorta di cosa? »

« Non hai notato che, quando usavo la voce di Ranma per provocarti durante i nostri allenamenti le scorse settimane, non hai perso le staffe una sola volta? »

Akane rimase in silenzio, a metabolizzare quell’informazione. Non ci aveva fatto caso; non consapevolmente, almeno. Ma adesso che il tengu gliene parlava, capì che aveva ragione. Non si era arrabbiata. Non con il tengu.

E nemmeno con Ranma.

Il nesso era ovvio. Erano trascorse quasi quattro settimane da quando Ranma le era apparso come un fantasma, mentre un oscuro incantesimo del piano mortale cercava di sopraffare l’Incantesimo di Sangue che li separava. Dopo aver vissuto per quasi due anni sulla Piana degli Dei, aveva rinunciato a sperare che si ricordasse ancora di lei.

Ma Ranma si ricordava. Era venuto per lei.

E, cogliendo l’attimo, gli aveva finalmente detto che lo amava.

Il viso di Akane si addolcì quando ripensò all’espressione di Ranma. Lo shock nei suoi occhi blu. Uno shock che era stato presto rimpiazzato dall’incredulità prima, da una speranza spaventosa poi. E infine dalla gioia quando lui…

… fu in procinto di risponderle. Akane digrignò i denti frustrata. Ranma stava quasi per dirle quelle parole, quando il dolore lo aveva costretto a soffocare la risposta, e l’incantesimo così non riuscito le aveva ancora una volta portato via il giovane.

Era stato stupendo e terribile al contempo. Ranma non l’aveva dimenticata. La stava ancora cercando. Persino dopo due anni, era alla ricerca di un modo per spezzare l’Incantesimo di Sangue e ricongiungersi a lei. E tuttavia quei pochi, brevissimi istanti in cui era stato loro permesso di parlarsi, di vedersi, avevano riaperto quell’orribile, vuoto desiderio dal quale credeva di essere da tempo guarita.

Ancora cinque anni. Le sembravano un’angosciante eternità, adesso che c’era la speranza che…

Akane sospirò. Ora aveva diciotto anni, quasi diciannove. I capelli scuri le scendevano fin sotto le spalle. Quel giorno Yuki-onna l’aveva aiutata a legarli in una fitta treccia, cosicché non le sarebbero caduti davanti agli occhi durante i combattimenti…

Ranma aveva promesso che l’avrebbe ritrovata, ma la Signora delle Nevi aveva spento ogni sua speranza. Yuki-onna sosteneva che la ricerca di Ranma era impossibile, a meno che non avesse scoperto il modo di annullare l’Incantesimo di Sangue che li teneva distanti. Un lavoro lungo e difficile sulla Piana degli Dei, quindi quasi impossibile nel mondo mortale.

Cinque anni.

Ranma, ti prego, non mollare. Ti aspetterò…

« Akane-chan ».

La ragazza sollevò lo sguardo, trattenendo le lacrime. Il tengu la stava guardando con compassione. « Hai imparato la lezione » continuò gentilmente Masakazu. « Non userò più la voce di Ranma durante gli allenamenti, se ciò ti causa tanto dolore… »

« No! » esclamò Akane. Poi arrossì e abbassò gli occhi al comprendere quanto fosse stato aspro il proprio tono. « Per favore » proseguì piano, tornando a guardare dritto negli occhi del tengu. « Io… Io voglio sentire la sua voce ».

Masakazu batté le palpebre malizioso. « Anche se questa dice cose cattive? ».

Akane annuì. « Sì. Le parole possono sembrare cattive, ma… » Fece una pausa, e il viso le si illuminò di comprensione. Il fiato le si mozzò in gola mentre una miriade di piccole cose scattavano al proprio posto. Cose che, per chissà quale ragione, non le erano mai state abbastanza chiare prima.

Sul suo volto si accese un sorriso dolce e amaro.

« Le parole possono sembrare cattive » riprese, « ma hanno un significato del tutto diverso ».

Gli occhi del tengu brillarono. « Sembra tu abbia imparato più di una lezione » disse calmo mentre richiudeva il barattolo con l’unguento.

Akane arrossì e si guardò le mani.

In quella, la Signora delle Nevi fece il proprio ingresso nella stanza. L’ampia veste si muoveva fluente attorno alla sua alta figura elegante, e i lucenti capelli bianchi strisciavano sul pavimento come un velo nuziale di seta. La donna sorrise. « Ah, Akane, vedo che sei riuscita ancora una volta ad allontanare un potenziale pretendente ».

Akane si sentì in colpa quando comprese che Yuki-onna si stava riferendo al demone che aveva appena fatto a pezzi, e non… Rise nervosamente, mentre le sue guance cominciavano a scaldarsi. « Sì, be’ » disse piano, « fuori un altro, ne restano ancora mezzo milione ».

Yuki-onna notò il rossore sul viso della giovane e la scrutò curiosa. « Mh. Ho per caso interrotto qualcosa? »

« Oh, no, affatto » rispose subito Akane.

« Sì » intervenne Masakazu. « Stavamo parlando di Ranma ».

Akane trasalì nel proprio intimo, poi sospirò e si coprì gli occhi con una mano.

Il sorriso della Signora delle Nevi vacillò impercettibilmente. « Capisco. Che bello. A quanto pare, di recente il giovane Ranma è diventato il più interessante oggetto di discussione qui. Vi prego, non lasciate che la mia intrusione tronchi la vostra conversazione. Akane, quando hai un momento, vieni nei miei appartamenti, e mi occuperò dell’Incantesimo di Sangue ». E con ciò, andò via senza aggiungere altro.

Akane gemette e fulminò il tengu con lo sguardo. « Sensei, perché gliel’hai detto? Sai bene quanto si arrabbia ogni volta che qualcuno parla di Ranma ».

Masakazu sbatté innocentemente gli occhi. « Davvero? Non ne avevo idea. Mi chiedo per quale motivo ».

La ragazza emise un pesante sospiro, sentendo gli occhi diventarle umidi. « Non lo so » rispose. Trattenendo le lacrime, afferrò la katana e la ripulì con uno straccio, accarezzando la lama con pratica, prima di rimetterla nel fodero sulla propria schiena. Allora le mani le caddero flosce in grembo.

« E’ così distante ultimamente » riprese a voce bassa. « Sin da quando è apparso Ranma… Io lo so che lui non le piace, ma non riesco a capire il perché. Non le hai mai fatto niente ». Un sorriso beffardo le incurvò gli angoli della bocca, a dispetto delle lacrime trattenute. « Infatti, lei è una delle poche donne che conosco che non vogliono sposarlo ».

Masakazu sedette imperturbabile. « Tiene molto a te ».

Akane abbassò lo sguardo. « Lo so ». La sua risposta fu un lieve sussurro. « E’ stata come una madre per me ».

« Forse non vuole vederti soffrire ».

Con gli occhi scintillanti e l’espressione seria, Akane sollevò il capo per incontrare lo sguardo del tengu. « Masakazu-san » proferì con solennità. « Preferisco amare Ranma e rischiare di soffrire, piuttosto che essere di nuovo la persona che ero prima di conoscerlo ». Allora il suo sguardo si addolcì e lei ridacchiò. « La mia famiglia sarebbe sorpresa di sentire queste parole. Papà sverrebbe addirittura per lo shock o allagherebbe la casa di lacrime ».

Masakazu sedette in silenzio per qualche attimo, scrutando Akane nel profondo. Poi sorrise dentro di sé. “Ah, Akane, come sei cambiata”. Afferrò il barattolo di unguento curativo e si mise in piedi. « Bene, è ora di andare! »

Akane batté gli occhi sorpresa. « Aspetta…! » Ma il tengu era già svanito. « Sensei…? » Sospirò e scosse il capo. Il suo maestro era saggio, abile… e strano oltre ogni dire. Era tipico del tengu sparire proprio quando lei aveva cominciato a sfogarsi. Forse alla fine si sarebbe abituata alle sue improvvise entrate ed uscite di scena.

Sorrise ironica, asciugandosi le lacrime con la punta delle dita mentre si alzava in piedi. “O forse no”.

--------------------

Yuki-onna era di fronte allo specchio, che vorticava di ghiaccio e magia mentre le immagini scorrevano sulla lucida superficie.

« Yuki-chan ».

La Signora delle Nevi sobbalzò per la sorpresa, e lo specchio divenne scuro. Si voltò e vide il tengu fermo sul vano della porta. « Masakazu-san » disse fredda, « che cosa vuoi? »

« Credo tu sappia cosa voglio ».

Yuki-onna agitò la massa di capelli lucenti e ribatté rabbiosa: « Cosa credi di poter fare? Sei nel mio regno ora. Non puoi fermarmi. E non credere che io non sappia che hai cercato di aiutarlo. Lo so che hai allontanato le voci dell’incantesimo dalla sua mente. Be’, ti interesserà sapere che quelle sono riuscite ad abbattere la tua barriera ». La Signora delle Nevi sorrise crudelmente.

Gli occhi del tengu dardeggiarono. « Può darsi. Ma almeno ho rallentato l’incantesimo. Li ho aiutati qualche volta ».

« Li? » La Signora delle Nevi chiuse a pugno le esili mani bianche. « Vorrai dire lo hai aiutato ».

« Voglio dire li ho aiutati ». Masakazu parlava senza rabbia. « Ranma e Akane si amano, non importa quanto tu provi a negarlo. Io voglio aiutarli. Tu vuoi aiutare te stessa. I tuoi motivi sono puramente egoistici, Yuki-chan, e finiranno per distruggere non solo te, ma anche Akane, e tutto ciò che lei ama ».

Il tono del tengu era benevolo ma autorevole. Yuki-onna reagì come se fosse stata schiaffeggiata. Lo fissò con occhi spalancati, poi lentamente prese a scrollare il capo in diniego. Fredde lacrime di frustrazione lasciarono i suoi occhi e le scivolarono lungo le guance nivee. « Non farei mai del male ad Akane » disse con voce rauca.

Lo sguardo del tengu si ingentilì. « Allora ti scongiuro, Yuki-chan. Rinuncia. Lascia stare Ranma. Mantieni la promessa fatta ad Akane. Spezza l’Incantesimo di Sangue e lascia che torni a casa dalla sua famiglia ».

Yuki-onna scosse la testa, gli occhi chiusi. « Sono io la sua famiglia ».

Adesso il tengu scrollava il capo sconfortato. « No. Tu sei una donna sola e amareggiata che si è stancata dell’eternità. Vuoi tenerti Akane per te, anche se ciò significa sacrificare la sua felicità ».

« Tu non capisci… »

« No. Sei tu quella che non capisce. Stai ingannando te stessa ». La voce di Masakazu era ferma ma ancora gentile. « Akane non è tua figlia, Yuki-chan ».

Yuki-onna sollevò di botto la testa, nei suoi occhi bruciava un fuoco gelido. Tremava nel tentativo di contenere la propria ira. « Lei è felice qui ». La sua voce suonò come un fischio basso attraverso i denti serrati. « Lei era felice qui, prima che lui… » Si fermò, incapace di continuare.

Masakazu la fissava, il viso da uccello indecifrabile.

L’espressione della Signora delle Nevi si indurì. « Vattene via » ordinò. « Lascia la mia casa e non fare più ritorno. Akane non ha più bisogno del tuo addestramento ».

Il tengu rimase qualche attimo in silenzio, con gli occhi neri che brillavano. « Sei un po’ troppo presuntuosa, Yuki-onna » disse infine. « Questo sarà pure il tuo regno, ma non spetta a te decidere quando un mio allievo ha terminato il suo addestramento ». Poi, con un movimento leggero e veloce, si voltò per andarsene. « Non mi vedrai ancora, almeno fino quando non avrai cambiato idea » dichiarò calmo. « Non vorrei perdere la tua amicizia, ma a quanto pare non ho scelta. Non sei la donna che conobbi un tempo ».

Allora la sua voce si inasprì appena. « Comunque, non sacrificherò la mia amicizia con Akane solo perché tu sei disposta a gettare tutto al vento nel tuo disperato e vano tentativo di riempire il vuoto nella tua vita. Continuerò ad allenarla, che ti piaccia o no. Se lei vorrà avermi ancora quale suo maestro » aggiunse.

Detto questo, se ne andò, lasciando la Signora delle Nevi a fissare la stanza vuota.

Rimase per qualche istante a seguirlo con lo sguardo, poi si accasciò sulle ginocchia, sentendosi stranamente svuotata.

--------------------

Akane era rimasta paralizzata in muta incredulità, dopo aver distrattamente origliato a pochi passi dall’entrata degli appartamenti di Yuki-onna, dimentica di tutti i pensieri sul quotidiano lavorare all’Incantesimo di Sangue. Ci fu uno spostamento d’aria, e il tengu le passò accanto con tanta velocità che tutto ciò che ella vide fu un lampo di piume rossastre.

Rimase lì ferma un momento ancora. Poi udì la Signora delle Nevi spostarsi dentro la stanza, e i rumori la esortarono a muoversi. Rapidamente, in silenzio, corse via.

Masakazu sapeva che era lì. Ne era sicura. E aveva detto quelle cose perché sapeva che lei stava ascoltando. Sapeva che avrebbe sentito anche la risposta della Signora delle Nevi.

Calde lacrime le sgorgarono dagli occhi, mentre correva alla cieca per i corridoi cristallini della casa di Yuki-onna, i suoi singhiozzi echeggiavano contro le pareti di un bianco immacolato, mentre la sensazione di essere stata tradita le opprimeva pesantemente il petto. Ai suoi occhi, la Signora delle Nevi era cambiata da generosa benefattrice a scaltra posseditrice in pochissimi istanti. E la sua fortezza si era trasformata da una casa a una prigione. Per la prima volta in quasi due anni, si sentì realmente in trappola. Intrappolata sulla Piana degli Dei dall’unica persona che avesse il potere di liberarla.

Akane smise di correre e cadde sulle ginocchia, mentre la profonda solitudine e la nostalgia di casa si riversarono su di lei come una corrente oscura. Tremava in maniera incontrollabile, le braccia saldamente strette attorno al corpo, come se avvertisse il gelo di quel posto per la prima volta.

Cosa faccio adesso? ” rifletté in preda alla disperazione. Le venne in mente l’immagine della propria famiglia. Di suo padre e delle sue sorelle, che non vedeva da due anni. E di Ranma. Batté le palpebre al pensiero delle sue ultime parole dette prima di svanire: che l’avrebbe ritrovata.

Le lacrime sprigionavano vapore quando, cadendo, colpivano il pavimento freddo. “Oh, Ranma! ” pensò. “Ti prego, cerca di mantenere la tua promessa…


Continua…


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Capitolo 23
*** Parte decima: Capitolo 2 ***


Un immenso grazie per i commenti che avete lasciato, e grazie anche a quanti hanno letto senza commentare. Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto. Come sempre le risposte sono sul topic di Hearts of Ice. Fateci un salto per dire la vostra o fare domande, ci farà piacere! -__^
E adesso il capitolo! Buona lettura!


NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.



CUORI DI GHIACCIO





Parte decima: Amore e follia




Capitolo 2



Ranma si svegliò di soprassalto, grondante di sudore, con il mormorio delle voci che cresceva nella sua testa. Emise un gemito e si premette i palmi delle mani contro le tempie, mentre si alzava intontito. “Le voci dell’incantesimo” comprese. Mentre dormiva, quelle erano gradualmente riemerse dai recessi della sua mente, dove le aveva confinate la notte precedente.

Digrignando i denti, si concentrò a respingerle nuovamente indietro, poiché solo così avrebbe potuto pensare limpidamente. Già allora la sua mente era stordita per la mancanza di sonno. Era successo qualcosa la notte prima, qualcosa di strano e terrificante. Ma il suo cervello offuscato dal sonno non riusciva a ricordare cosa fosse. Qualcosa che riguardava Akane. Una cosa ben peggiore della sua sparizione…

Dal piano di sotto si diffuse il profumo della cucina di Kasumi, e lo stomaco gli brontolò rumorosamente. Quando era stata l’ultima volta che aveva toccato cibo? Si mise in piedi e barcollò assonnato fino al corridoio.

Si fermò fuori dalla camera di Akane, guardando con sconforto la paperella di legno col suo nome. Per un istante fu tentato ad entrare, soltanto per assicurarsi che lei fosse seduta alla scrivania o sdraiata sul letto, e tese la mano verso la maniglia. Ma nella sua testa, le voci dell’incantesimo sussurravano con insistenza che Akane era andata via, che non l’avrebbe rivista mai più…

Sbatté gli occhi e scrollò la testa, lasciando cadere la mano vicino al fianco. Sapeva che la stanza oltre la porta era vuota. Abbattuto, si voltò e scese le scale.

« Ah, Ranma, ragazzo mio! È bello vederti in piedi! Ti senti meglio questa mattina? »

Ranma sollevò lo sguardo e vide Soun Tendo inginocchiato al tavolo della colazione accanto a Genma-panda, che era occupato a rimpinzarsi di cibo a velocità soprannaturale. Anche Kasumi, Nabiki e Ryoga stavano mangiando. Kasumi gli sorrise. « Buongiorno, Ranma. Ti ho messo la colazione da parte ». Ranma osservò perplesso il gruppo. « Grazie, Kasumi » rispose meccanicamente. Guardò Soun, che non vedeva dalla sera dell’Incantesimo di Sangue, quando il dolore per la scomparsa di Akane lo aveva costretto a letto. « Sto meglio » mentì. « Lei come sta, Tendo-san? »

« Oh, bene, bene. Non è vero, Saotome? » Soun diede una gomitata nelle costole al panda, che smise rapidamente di ingozzarsi e sorrise. « Già » riprese Soun, « è stato un bruttissimo raffreddore, ma nemmeno la malattia può abbattere tanto a lungo un artista marziale ».

Ranma cominciò ad avvertire una strana sensazione allo stomaco, come un deja vu della notte precedente. « Raffreddore? » chiese. Ma nessuno gli prestò attenzione.

« Per favore, Ranma » fece Kasumi. « Siediti e mangia qualcosa. Devi essere affamato ».

Ranma obbedì turbato, mettendosi in ginocchio di fronte a Ryoga e accanto a Nabiki. Non notò gli sguardi estatici che si scambiarono suo padre e Soun.

« Sul serio stai meglio, Ranma? » domandò Ryoga, guardandolo al di sopra dell’orlo della sua ciotola di zuppa di miso. « Sei riuscito a controllare le voci dell’incantesimo? »

Ranma annuì, raccogliendo distratto il cibo con i bastoncini.

« Bene. Per un po’ mi hai fatto davvero preoccupare, amico ».

Ranma corrugò la fronte. « Amico? » Da quando Ryoga lo chiamava amico? Di solito lo chiamava “nemico delle donne”, o qualcosa di simile.

« Passami la salsa di soia, per piacere » disse Nabiki. La salsa di soia era davanti a Ranma, ma lui stava fissando Ryoga. « Ehi, Ranma, svegliati. Vorrei la salsa di soia ». Poiché lui ancora non rispondeva, gli diede un colpetto al braccio. « Oggi, se possibile ».

Ranma batté gli occhi, come se si stesse risvegliando da un sogno, e le porse la bottiglia.

« Ehi, che ti prende? Sei certo di star bene? »

« Io… non lo so » rispose sincero, con scarso entusiasmo, portandosi il cibo alla bocca con le bacchette. « C’è qualcosa che non mi quadra… »

« Be’, non è tempo per preoccuparsi di questo ora » disse Soun, con un sorriso che si allargava fino alle orecchie. « Ranma, dato che al momento riesci a controllare le voci dell’incantesimo, e dato che siete tutti qui » aggiunse, guardando tutti gli altri seduti a tavola, « Genma ed io vogliamo fare un annuncio. Ranma, tu vivi con la nostra famiglia da un anno ormai, così abbiamo deciso che è tempo per te di rispettare l’accordo che facemmo quando nascesti ».

Ranma guardò Soun scioccato, bloccando a metà il tragitto delle bacchette alla bocca. « Cosa?! Non starà dicendo sul serio! Come posso farlo se lei non è nemmeno… »

« Su, Ranma, sapevi che prima o poi sarebbe successo, quindi non c’è ragione di essere sorpreso. Sì, abbiamo deciso che sposerai la mia figlia minore Nabiki. A partire da oggi, lei è la tua fidanzata ».

Ranma spezzò le bacchette a metà. Nabiki si soffocò con la zuppa di miso.

« Oh, ma che bello » fece Kasumi, sorridendo radiosa. « Ora fai anche tu parte della famiglia, Ranma! »

Ryoga sorrise compiaciuto al vedere le espressioni inorridite della coppia novella. « Ehi, congratulazioni, voi due! » esclamò.

D’improvviso la mente di Ranma fu più lucida che mai. Il ricordo della notte precedente e della conversazione con Nabiki e Ryoga gli sovvenne chiaro e doloroso. « Voi… Voi non potete farlo » disse con voce roca. « E Akane? É lei la mia fidanzata! »

Soun si fece scuro in volto. « Akane? » chiese. Si voltò verso Genma, con la grossa testa demoniaca. « E chi è, esattamente, Akane? Non dirmi che hai di nuovo venduto Ranma in cambio di cibo, Saotome! » Il panda scosse freneticamente il capo.

Ranma balzò in piedi e afferrò Soun per il davanti del gi. « Si dia il caso che Akane sia sua figlia, idiota! Me l’avete imposta come fidanzata, e adesso lei è sparita, intrappolata sulla Piana degli Dei da questo stupido Incantesimo di Sangue! Come può avere dimenticato la sua stessa figlia?! »

Soun si fece piccolo alla vista dell’aura rossa di Ranma ardente intorno a lui. « Su, su, rilassati, figliolo… »

Nabiki sospirò. « Ranma, credevo avessi detto che stavi meglio ».

Ranma lasciò andare Soun e si girò verso Nabiki. « Infatti mi sento meglio! Siete voi i matti! » Si voltò in direzione di Kasumi, con gli occhi lucidi di disperazione. « Kasumi, tu ti ricordi di Akane, vero? È la tua sorella minore, ha la mia età e corti capelli scuri, ed è un vero maschiaccio, eccetto quando sorride, e la sua cucina è intossicante, ed io sono fidanzato con lei da un anno ormai, e… » Incespicò vedendo il suo sguardo inespressivo.

« Mi dispiace, Ranma, ma non so di cosa parli » dichiarò. Corrugò la fronte preoccupata. « Forse avremmo dovuto chiamare il dottor Tofu ieri notte ».

Ryoga scosse la testa, guardando Ranma costernato. « Io penso che abbia bisogno di uno strizzacervelli, non di un chiropratico ».

Il ragazzo col codino era troppo sconvolto per rispondere. Guardava impietrito le persone intorno al tavolo, i suoi amici, la sua famiglia. “No, no, no, non ci credo. Non si ricordano davvero di Akane, nemmeno il signor Tendo…” « Fa parte dell’Incantesimo di Sangue » disse finalmente. « Non so come, ma ha fatto in modo che voi la dimenticaste… »

« Di cosa sta parlando? » domandò Soun confuso.

[Non ne ho idea,] fece Genma-panda, scrollando le spalle.

Nabiki guardò Ranma mentre fissava incredulo le persone intorno al tavolo, una dozzina di contrastanti emozioni lottavano dentro di lei, sebbene continuasse a mantenere un’espressione accuratamente indifferente. Era tutto sbagliato, non era così che sarebbe dovuta andare. Sospettava che suo padre se ne sarebbe uscito con la faccenda del fidanzamento suo e di Ranma per onorare il cosiddetto accordo che lui e Saotome-san avevano stipulato tanti anni fa. Solo non credeva che fossero così stupidi da tirare fuori quella storia in mezzo a tutto il casino dell’ Incantesimo di Sangue. Con il loro modo di pensare semplice e limitato, forse erano convinti che il problema delle voci dell’incantesimo nella testa di Ranma si sarebbe risolto o sarebbe divenuto irrilevante se i loro due figli si fossero sposati.
Nabiki aggrottò lievemente la fronte a quel pensiero. Ricordava che una volta lei e Ranma avevano finto di essere fidanzati, dopo che lei lo aveva raggirato dicendogli di amarlo. Era rimasto così scioccato, ed era così spaventato di ferire i suoi sentimenti, che aveva accettato il fatto e aveva recitato il ruolo del fidanzato devoto. Fino a quando non si era stancato e arrabbiato perché lei continuava ad affittarlo a ore alle altre fidanzate, o a sfruttarlo per duri lavori manuali che richiedevano ridicoli sprechi di forza e agilità. Era stato molto redditizio però, finché era durato…

Malgrado ciò… Si chiese come sarebbe stato essere davvero una delle fidanzate di Ranma. No, la sua unica fidanzata. Aveva un milione di ragazze intorno, a quel che sembrava. Ma… Era uno dei ragazzi più attraenti della città, con un viso bellissimo ed un corpo magnifico. Aveva coraggio e senso dell’onore, e le sue abilità marziali erano impareggiabili. Tutto questo, insieme alla sua ingenuità e a quel qualcosa di affascinante nella sua goffa inesperienza con le donne, lo rendeva innegabilmente desiderabile. Okay, spesso si trasformava in una ragazza a causa della sua maledizione. Per non parlare del fatto importantissimo che era povero quanto un topo di chiesa. Ma allora ciò importava poco dato che, a sua insaputa o meno, lei riusciva sempre a fare considerevoli guadagni grazie a lui…

Nabiki interruppe il filo dei suoi pensieri quando Ranma si voltò e i loro occhi s’incontrarono. Si irrigidì un po’ quando lui parve scrutarla in viso e, non trovando quello che cercava – segni di riconoscimento della ragazza di nome Akane, a quanto pareva – abbassò lo sguardo sul pavimento. Sembrava così… così smarrito. Nabiki avvertì una lieve fitta di… qualcosa… dentro di lei. “Quelle voci dell’incantesimo devono proprio avergli danneggiato la mente” pensò. “Okay. Al fidanzamento penseremo dopo. Adesso aiutiamo Ranma”.

Si alzò da tavola per guardarlo faccia a faccia. « Ranma » cominciò. « Ascolta. L’Incantesimo di Sangue è stato lanciato solo su di te, e su nessuno di noi. Lo ricordi, vero? »

Ranma non rispose. Si limitò ad annuire impercettibilmente mentre continuava a fissare il pavimento, i pugni stretti ai fianchi, frustrato.

« Quindi non ha senso che siamo noi ad avere la mente alterata, no? »

Silenzio. Poi un sussurro basso: « Te l’ho detto, Akane è reale. Non è frutto della mia immaginazione o dell’Incantesimo di Sangue ».

« Allora perché nessuno di noi, che non siamo stati toccati dal suddetto incantesimo, non la conosce? » domandò calma. « È come ha detto Cologne. L’incantesimo avrebbe dovuto portarti al punto di odiare Shampoo facendoti credere che lei ti aveva sottratto il tuo bene più prezioso – dal momento che non possiedi niente del genere che possa farti arrabbiare abbastanza da odiare Shampoo, l’Incantesimo di Sangue ha creato qualcosa e te l’ha messa in testa con queste voci, ed ecco spiegato da dove viene questa ragazza. Akane non esiste. Non è mai esistita. È solo parte dell’Incantesimo di Sangue ».

Strano però” rifletté subito Nabiki, “che l’Incantesimo di Sangue abbia fatto in modo che fosse una ragazza la cosa che Ranma ama di più. Forse non è poi così timido con le donne come pensavo…

All'improvviso Ranma alzò la testa. « La sua camera! » gridò, e afferrò il polso di Nabiki.

Lei sobbalzò quando, con uno strattone, il ragazzo prese a trascinarla in corridoio verso le scale. « Ranma, che stai facendo? »

« Coraggio, venite » si rivolse agli altri nella sala da pranzo. « Akane è reale! Posso dimostrarvelo! »

Kasumi, Soun, Genma-panda e Ryoga si scambiarono degli sguardi perplessi. Poi si alzarono e lo seguirono.

« Là! Vedi? » Ranma si fermò davanti a una porta del corridoio. « Guarda tu stessa. L’Incantesimo di Sangue è stato fatto solo su di me, giusto? Bene, allora come spieghi questa stanza? »

Nabiki fissò il nome sulla paperella di legno, identica alla propria e a quella di Kasumi, ad eccezione del fatto che recava il nome “Akane”. Si voltò verso Ranma e inarcò un sopracciglio.

« Avanti » la incitò. « Apri e guarda con i tuoi occhi ».

Scrollando le spalle, Nabiki girò la maniglia e aprì la porta.

Rimase senza fiato. Dall’altro lato della porta c’era la camera di una ragazza. Le coperte a fiori sul letto, l’uniforme scolastica e i fiori secchi sulla parete la dicevano lunga. Accanto alla finestra c’era una scrivania, sulla quale c’erano dei fogli sparsi come se qualcuno avesse lasciato a metà i compiti. Sul pavimento accanto a letto giaceva una serie di pesi. “Be’” pensò Nabiki sarcastica nonostante lo stupore, “sembra che la donna della fantasia di Ranma sia una sollevatrice di pesi”.

« Santo cielo » esclamò Kasumi quando lei e gli altri li ebbero raggiunti. « Ranma, che cosa ne hai fatto del ripostiglio? »

Ranma la osservò turbato. « Che cosa ne ho…? Io non ho fatto niente! Questa è la camera di Akane! »

« Ranma, dove hai preso tutto questo? » lo interrogò Soun, leggermente accigliato. « Lo so che sei arrabbiato per questa faccenda dell’Incantesimo di Sangue, ma tutto ciò è un po’ esagerato, non credi, figliolo? »

Ranma strinse i denti, e il suo ki prese a sfavillare intorno a lui. « Glielo sto dicendo, non sono stato io a fare tutto questo! Guardate! » Si avvicinò alla scrivania. « Questi sono i compiti di Akane! Credete che avrei fatto io i suoi compiti? »

Gli altri si limitarono a guardarlo sbattendo le palpebre.

Ranma si guardò intorno disperato, cercando qualcos’altro che potesse ridestare i loro ricordi. Gli occhi gli caddero sulla foto appena sopra il letto di Akane, nella cornice che le aveva regalato per Natale. La staccò dalla parete. « Guardi » supplicò, « lei è questa qui. Questo dimostra che è reale! Vedete? » La tenne davanti al viso di Soun, ma lui la osservò con sguardo assente. Nabiki prese la foto dalle mani di Ranma e la esaminò.

Corrugò la fronte. Era la foto di gruppo che avevano fatto dopo il loro naufragio e l’avventura sull'isola fluttuante del Principe Toma. « Mi dispiace, Ranma, non la riconosco » ammise. « Accanto a te ci sono Ukyo e Shampoo. Ma se questa ragazza è quella che ami, perché sta apertamente lontana da te? »

Ranma batté gli occhi, con espressione ferita. « Io… Io… »

Nabiki scrollò la testa. « Senti, Ranma, non so da dove vengano tutte queste cose. Forse le hai sistemate qui sotto l’influenza dell’Incantesimo di Sangue. Forse l’incantesimo stesso ha creato una sorta di evidenza materiale per persuaderti. Non ha importanza. Non cambia il fatto che nessuno di noi è stato toccato dall’Incantesimo di Sangue, mentre tu sì. Devi accettarlo, o finirai col diventare matto preoccupandoti di una ragazza scomparsa che nemmeno esiste ».

Ranma osservò i visi preoccupati dei suoi amici e familiari, e sentì la sua determinazione frantumarsi. “No, non può essere! Ma… e se avesse ragione? Se Akane non fosse mai esistita… Se fosse tutta opera dell’Incantesimo di Sangue… No, Akane…” Ranma fu attraversato da un brivido. Se Akane non era reale, allora tutti i ricordi di quell’anno della sua vita erano falsi. Cercò di ricordare come fosse stata davvero la sua vita senza Akane da quando era arrivato al Tendo Doujo. Ma non ci riuscì. Akane era una parte fissa di quasi tutto ciò che aveva fatto, dalla primissima volta che aveva lottato in versione femminile con lei nel doujo, attraverso il turbolento fidanzamento, fino all’esatto momento in cui pensò a lei intrappolata sulla Piana degli Dei.

Ma Nabiki poteva aver ragione. L’Incantesimo di Sangue poteva aver modificato i suoi ricordi. Forse Akane non era altro che un’influenza magica nella sua mente; una creazione fatta con il fine specifico di diventare il solo scopo della sua vita, del quale era stato privato…

Aveva senso in un certo qual modo. Di certo non ricordava di aver mai provato dei sentimenti così… forti per qualcuno fino a quando non aveva incontrato Akane. Sia che lo picchiasse violentemente o che gli sorridesse in quel modo che lo faceva sentire tutto strano dentro, nessuno aveva mai suscitato in lui le emozioni che Akane gli provocava.

Non era magico?

Che fosse o meno frutto dell’Incantesimo di Sangue, Akane era una parte di lui che non voleva perdere.

Le voci dell’incantesimo sussurravano nella sua mente. «« Akane è viva, Akane è viva… »»

«« Non la rivedrai mai più… »»

Suo padre, i Tendo e Ryoga lo guardavano tutti con espressione preoccupata.

Era troppo da sopportare. Le spalle di Ranma si accasciarono, e lui si voltò e lasciò la stanza.

« Ranma? » La voce di Ryoga, esitante e angustiata, lo seguì fino in corridoio. Era divertente come, senza Akane per la quale combattere, Ryoga sembrava essere diventato il suo migliore amico adesso. Era una cosa buona, e Ranma si chiese come erano diventati amici. Non riusciva a ricordarlo. Entrò nella sua camera e si chiuse la porta alle spalle.

Gli altri rimasero in un imbarazzante silenzio. Infine Soun si schiarì la gola: « Nabiki, tu sei la sua fidanzata adesso, e sembri essere l’unica che sappia trattarlo. Forse dovresti andare a parlargli ».

Nabiki fissò la porta chiusa di Ranma e scosse il capo, mentre una strana sensazione sembrava divorarla dall’interno. « Non credo, papà. In questo momento Ranma ha bisogno di stare da solo a pensare. E tu ed io dobbiamo parlare del fidanzamento ». Soun si guardò intorno nervoso, e Nabiki ruotò gli occhi spazientita. « Ma non adesso » aggiunse.

Adesso voglio solo andare in camera mia a sdraiarmi, fino a quando questo mal di testa che mi è appena scoppiato non mi sarà passato”.

Sospirò e si diresse in camera propria, chiuse la porta e vi si appoggiò stancamente. Sentì gli altri scendere lentamente le scale.

Rimase a guardare il letto per un istante. Poi cambiò idea e si sedette alla scrivania, che era ricoperta di varie apparecchiature elettroniche. Inserì gli auricolari in un sistema elaborato, poi pigiò un piccolo tasto scuro e ascoltò attentamente.

Non sentì nulla. Non che si fosse aspettato il contrario. “Povero Ranma” pensò. “Probabilmente è sconvolto. So di essere stata dura, ma era l’unico modo per convincerlo. Immagina, pensare di essere fidanzato con una ragazza che non esiste e che si chiama Akane…

Allora udì qualcosa, un suono così debole che pensò di averlo immaginato. Fino a quando non lo sentì di nuovo.

Un singhiozzo sommesso.

Nabiki sbatté le palpebre. “Sta… piangendo?

Si tolse gli auricolari, col cuore che le martellava nel petto, e si alzò dalla sedia. “Accidenti. Perché, perché l’ho fatto?” si chiese frustrata. “Che cosa stupida, non riesco a credere di averlo fatto. Nabiki, idiota, cos’altro ti aspettavi di poter sentire, dopo quello che gli hai detto? Come se non dovesse già sopportare abbastanza al momento…

Ranma…

Rimase per qualche attimo indecisa sul da farsi, poi uscì dalla propria camera e percorse il corridoio, fermandosi fuori dalla porta di lui. Sollevò un pugno e bussò piano. « Ranma? »

Nessuna risposta.

Aprì la porta senza il minimo rumore. Ranma era seduto in un angolo vicino al cassettone, con la schiena verso l’entrata. Il cassetto più basso era aperto. Le spalle curvate furono scosse da un altro singhiozzo silenzioso. Deglutendo, Nabiki chiuse la porta dietro di lei.

« Ranma » iniziò, con la voce stretta in gola. « Mi… mi dispiace. Lo so che è difficile con quest’Incantesimo di Sangue, e sono stata dura prima… »

Lui non rispose. Rimase seduto a terra, ingobbito, col codino che gli ricadeva molle sulla schiena. Lentamente gli si avvicinò e guardò oltre le sue spalle.

Nelle mani Ranma teneva una spessa chioma di capelli scuri legati con un fiocco. Mentre osservava, le lacrime di lui caddero sulle morbide ciocche e vennero assorbite, svanendo completamente.

« Accidentalmente Ryoga le tagliò i capelli mentre combattevamo » mormorò. « Era arrabbiata perché le ci era voluto tanto per farli crescere quanto quelli di Kasumi. Non pensavo che avrebbe potuto perdonarmi. Ma quando Kasumi glieli ha sistemati era così… carina… che quasi… non l’ho riconosciuta… all’inizio… » La sua voce diminuì gradatamente fino al silenzio anche se un’altra lacrima scintillante cadde sulla massa di capelli.

Nabiki non sapeva cosa dire. Tutto ciò andava oltre le sue esperienze, e lei non era mai veramente stata il tipo che sa consolare. Si sentì a disagio, improvvisamente desiderosa di possedere un po’ dell’abilità di Kasumi con questo genere di cose.

« Io so che è reale, Nabiki » continuò Ranma tranquillo. Ma il timore e il dubbio nella sua voce contraddicevano la fermezza delle sue parole. « Non importa se credi che sia solo parte di questo dannato incantesimo… »

Nabiki batté gli occhi per la sorpresa quando sentì le lacrime pungerle gli occhi. « Va… tutto bene, Ranma » lo rassicurò impacciata. “Va bene un corno!” si disse, incapace di attenuare il dolore che le cresceva nel petto. “Ti sto vedendo perdere la testa a causa di questo stupido Incantesimo di Sangue…

Ranma s’irrigidì, e per un istante Nabiki quasi si pentì di aver aperto bocca. In fondo, lui non faceva che ribadire che era un ragazzo, e che i ragazzi non piangono, e forse odiava farsi vedere così…

Poi Ranma alzò un poco la testa. Nabiki vide il suo viso di profilo, adombrato dalla frangia scura. Rimase di stucco quando riconobbe un’emozione che non aveva mai visto prima sul volto di Ranma; un’emozione che non avrebbe mai pensato di vedergli in viso…

Disperazione. Sembrava permeargli per intero il volto rigato di lacrime…

Nabiki sentì improvvisamente freddo. Aveva già visto Ranma provare angoscia… Il disastro dello Chiisuiton, per esempio… Ma non l’aveva mai, mai visto… arrendersi.

I suoi occhi blu, ancora umidi di lacrime, erano colmi di uno sconforto intenso, in grado di estinguere le fiamme di determinazione che normalmente ardevano in quello sguardo che ora fissava il vuoto… Eppure, anche se il suo viso mostrava la sua tristezza interiore, le sue dita si stringevano intorno alla spessa ciocca di capelli scuri come se fosse un’ancora di salvezza; come se lasciarla andare significasse la fine della sua stessa esistenza…
Nabiki sentì il cuore contrarsi dolorosamente. Doveva essere fuori di testa. Cosa l’aveva spinta a venire lì? Che cosa… Cosa poteva fare per farlo star meglio?

Abbracciarlo? No. Non era una persona fisicamente espansiva per natura, e sapeva che Ranma non era da meno. Inoltre, l’unica che avesse mai abbracciato Ranma era Shampoo, e quella era una persona alla quale non aveva voglia di pensare al momento.

Eppure… non poteva semplicemente starsene lì senza far niente. E Ranma aveva bisogno di qualcosa

Raccogliendo il coraggio, Nabiki diede alla spalla di Ranma un’esitante stretta gentile. « Ranma… »

Il tocco di Nabiki fu come una scintilla nell’oscurità, che fece arretrare Ranma dalla pericolosa sporgenza nella quale vacillava precariamente. Non si mosse, ma i suoi occhi riacquistarono concentrazione, con grande sollievo di lei…

« Cosa devo fare, Nabiki? » La voce di Ranma tremava, era appena un bisbiglio. Abbassò lo sguardo sulla ciocca di capelli. « Io… amo… Akane ».

Quelle parole parvero rimanere sospese in aria, quasi tangibili. Nabiki non sapeva cosa rispondere. Era come se la semplice e imbarazzata confessione d’amore di Ranma per la ragazza immaginaria dell’Incantesimo di Sangue impedisse alla sua mente di pensare coerentemente.

Ranma sollevò lentamente il capo, guardando dritto di fronte a sé. Uno sguardo stupito ma spaventato brillò nei suoi occhi spalancanti, come se egli stesso si fosse reso conto solo adesso di ciò che gli era sfuggito dalle labbra.

In quel momento Nabiki si sentì come se non fosse più in quella stanza. C’era solo Ranma. Ranma e l’improvvisa rivelazione che riempiva i suoi occhi blu di un milione di emozioni differenti, ciascuna più forte della precedente…

…finché lei non lo vide crollare di fronte ai suoi occhi. Ranma curvò le spalle e si strinse la massa di capelli al petto emettendo un singulto basso.

« Nabiki » sussurrò disperato. « La amo… e non gliel’ho mai detto… Lei non lo sa… E ora è intrappolata sulla Piana degli Dei dove non posso raggiungerla, e tutti si sono dimenticati di lei eccetto me, o forse lei esiste solo nella mia testa ». Una lacrima lasciò i suoi occhi umidi e gli scivolò giù sulla guancia nascosta. « Non gliel’ho mai detto… »

Gli occhi di Nabiki bruciavano, e la sua gola era secca. Odiava tutto questo. Detestava vedere Ranma in quello stato. La parte razionale di lei, quella parte che sapeva che Akane non esisteva davvero, voleva costringere Ranma ad accettare la realtà. Voleva schiaffeggiarlo in viso e dirgli di farla finita e di tornare nel mondo reale.

Ma osservandolo... vedendo il suo reale dolore e la sua disperazione… non ci riuscì.

Perché sapeva che non sarebbe servito a nulla.

Ranma era convinto che Akane fosse reale. E… l’amava. Quella non era la vera tragedia, era solo la prova della tragedia. La tragedia vera e propria era l’Incantesimo di Sangue che ora governava la mente di Ranma, la sua memoria, la sua anima. Tutta la sua vita adesso si basava su una menzogna. Tutta la sua vitalità e la sua determinazione sembravano essere svanite nel giro di pochi giorni. E tutto per colpa dell’Incantesimo di Sangue che Shampoo aveva fatto per poter reclamare Ranma come un trofeo da portare nel suo villaggio Amazzone.

Nabiki strinse i pugni ai fianchi, e ripensò ad una certa cassetta che aveva in possesso. “Cologne, lo giuro, se non farai ritorno entro due giorni, tu e la tua nipotina cinese siete finite”.

Ma cosa poteva fare per Ranma adesso? Non poteva lasciarlo lì e aspettare che Cologne tornasse con una cura. Ranma si stava deteriorando, precipitando nelle delusioni indotte dall’Incantesimo di Sangue. Poteva affermarlo dal modo in cui le sue mani stringevano convulsamente la ciocca di capelli che a detta di lui erano appartenuti ad Akane.

Ciò di cui Ranma aveva bisogno era uscire e stare con altre persone. Aveva bisogno di ritornare nel caos che era la sua vita prima dell’Incantesimo di Sangue. Altrimenti, sarebbe impazzito…

« Ranma » disse Nabiki con calma. « Perché... non ti dai una sistemata e vieni a scuola con me stamattina? Sei stato assente per quattro giorni a causa di tutta questa storia, e penso che ti farebbe bene cercare di non pensarci per un po’… »

Ranma alzò lentamente la testa e batté le palpebre, come se si fosse appena accorto che lei era lì. Piano piano lo sguardo gli si schiarì. « A scuola? »

« Sì, a scuola » ripeté, sorridendo appena, cercando di ignorare l’espressione tormentata sul suo viso. « Sai, quel grande edificio dove un sacco di ragazzini e un paio di adulti ti guardano lottare con Kuno? Sono passati un paio di giorni. Scommetto che muore dalla voglia di ucciderti per aver tenuto la sua ragazza con il codino tanto a lungo lontana da lui ».

Ranma la guardò con espressione sbalordita quando comprese che lei stava cercando di tirargli su il morale. Quello era un lato di Nabiki che non aveva mai visto prima. « Nabiki? »

« Che cos’hai da guardarmi a quel modo? » chiese lei, simulando indifferenza. « I miei margini di guadagno sono scesi del cinque percento perché non ci sei più stato tu a battere Kuno nel vostro abituale combattimento mattutino ». Mantenne il tono di voce leggero abbastanza perché lui capisse che stava scherzando… solo un pochino. A causa di tutta quella storia aveva davvero perso e speso più denaro di quanto avesse messo insieme nei ultimi sei mesi.

Ranma sbatté le ciglia. Poi, lentamente, l’angolo della sua bocca si curvò nella pallida ombra di un sorriso. « Io… Okay, Nabiki. Mi sembra una buona idea ».

Lei sorrise. Un sorriso vero, di quelli che raramente le illuminavano il viso. « Ottimo » replicò. « Pensi di poter essere pronto in tempo? Dobbiamo andarcene presto ».

Ranma annuì, come se un barlume della sua vecchia vita si fosse riacceso nella sua espressione. Ma con le mani stringeva ancora la massa di capelli scuri. « Sarò pronto » disse.

Nabiki non si mosse e lo guardò con aria seria, non del tutto disposta ad andarsene per il timore che lui la stesse solo assecondando per farla andar via.

Ranma parve carpire i suoi pensieri. « Sul serio » ripeté, con una chiara nota di gratitudine nella voce. « Sarò pronto tra poco ».

Nabiki lasciò la camera di Ranma con una strana sensazione di leggerezza nel petto e l’ombra di un sorriso ancora sul volto.


FINE PARTE DECIMA

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Capitolo 24
*** Parte undicesima ***


NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.


Per riprendere il filo: Senza volerlo, Akane ha origliato una conversazione tra la Signora delle Nevi e il maestro Masakazu, e ha finalmente compreso: colei che in principio l’aveva amorevolmente accolta in casa propria, promettendo di spezzare l’Incantesimo di Sangue e aiutarla a tornare sulla terra, è in realtà una donna egoista intenzionata a tenerla bloccata sulla Piana degli Dei per sempre. Intanto, sulla terra, l’incantesimo inizia a far sentire uno dei suoi più tragici effetti: Akane sta lentamente svanendo dalla mente di famigliari e amici, come se la ragazza non fosse mai esistita. L’unico che ancora serba ricordo di lei, grazie alle voci dell’incantesimo, è Ranma. Ma ciò sembra creargli non pochi problemi.



CUORI DI GHIACCIO





Parte undicesima: Piani ben progettati




Cologne fissò con aria contemplativa la pergamena srotolata davanti a sé, leggendola alla luce del fuocherello il cui bagliore e calore addolcivano la fredda notte primaverile della foresta cinese che la circondava. Leggeva quella pergamena ogni poche ore in quegli ultimi tre giorni, da quando aveva lasciato il Giappone, secondo le istruzioni scritte con la sua stessa calligrafia. Soltanto adesso stava iniziando a comprendere perché avesse scritto tali istruzioni a se stessa.

La pergamena era una descrizione accurata e dettagliata degli eventi della settimana trascorsa.

Dall’Incantesimo di Sangue che Shampoo aveva lanciato, usando il sangue ottenuto dall’Antico, per spedire Akane Tendo in un luogo in cui Ranma Saotome non potesse sperare di raggiungerla, e per collocare nella sua testa delle voci incantate che consolidassero l’inutilità di ogni tentativo di salvarla.

Al ritorno al Nekohanten, dove avevano scoperto che Ranma sapeva che erano state loro a lanciare l’incantesimo, e che solo loro erano responsabili della scomparsa di Akane e delle voci che adesso gli tormentavano la mente.

A come lo avevano ingannato con la menzogna che, mentre erano in Cina, Shampoo era stata rapita da un dragone che la desiderava in moglie, e che l’incantesimo era stato lanciato dal dragone per far sì che Ranma odiasse Shampoo, facendogli credere che quest’ultima fosse responsabile della sparizione di Akane.

Ai ricatti di Nabiki Tendo, e la registrazione della confessione che la ragazza aveva ottenuto mettendo delle microspie nel ristorante senza farsi alcuno scrupolo.

A quando aveva usato l’Incantesimo del Vero Amore su Ranma, e la rivelazione che Akane era intrappolata nella Piana degli Dei.

Alla partenza di Cologne con la promessa che sarebbe ritornata con l’Occhio degli Dei, il quale avrebbe permesso a Ranma di salvare Akane dalla Piana.

La Piana degli Dei.

Cologne chiuse gli occhi, percependo il lieve calore del fuoco tremolare contro la pelle rugosa del viso. Conosceva l’effetto che la Piana degli Dei aveva su quei mortali che rimanevano intrappolati entro i suoi confini. E l’effetto che aveva sui familiari, gli amici e i conoscenti che rimanevano sulla terra. Era un piccolo frammento della vasta conoscenza di ciò che è insolito, che aveva appreso in tre secoli di vita.

E adesso sapeva per certo, per esperienza, che quella conoscenza era corretta.

Perché non riusciva assolutamente a ricordare nessuno che si chiamasse Akane Tendo.

Eppure quella ragazza esisteva. A quanto pareva, era stata il principale ostacolo al cuore del futuro marito, impendendogli di sposare Shampoo secondo la legge della tribù amazzone. Ma per quanto si sforzasse, si concentrasse o meditasse, Cologne non riusciva a ricordarla.

La memoria le suggerì che Ranma aveva altre due ragazze, Ukyo Kuonji e Kodachi Kuno, che lo reclamavano come loro fidanzato, e che una delle due sorelle Tendo era un’altra potenziale fidanzata, secondo un accordo fatto dai loro stupidi genitori. La memoria le disse che Ranma non era innamorato di nessuna di loro; che lui era più interessato alle arti marziali e a trovare una cura per la sua maledizione, che a decidere chi delle spasimanti sarebbe stata sua moglie.

La memoria le raccontò che Shampoo aveva lanciato l’Incantesimo di Sangue per costringere Ranma a un’esperienza traumatica così grande che, quando la ragazza fosse stata al suo fianco per dargli sostegno e conforto, lui si sarebbe innamorato di lei di sua spontanea volontà. La mente le precisò che avrebbe quasi funzionato se non fosse stato per l’intromissione di Nabiki Tendo, che aveva registrato una loro conversazione e le aveva minacciate di farla sentire a Ranma se non avessero spezzato l’incantesimo.

Infine la memoria le disse che il suo primo tentativo di rimuovere le voci dell’incantesimo dalla testa di Ranma era fallito, ma che era riuscita a guadagnare tempo per andare in Cina a prendere una cura amazzone nota come l’Occhio degli Dei.

Cologne scosse il capo per lo stupore. La sua memoria eguagliava la storia della pergamena, però senza tutti i riferimenti ad Akane Tendo. Su un solo punto la sua memoria era salda. Non esisteva alcun Occhio degli Dei. Si era trattato di un semplice stratagemma per potersi allontanare per un po’ mentre…

“…raccolgo gli ingredienti per una pozione che libererà Ranma dalle voci dell’incantesimo…

No. Questo era ciò che la mente le suggeriva, ma secondo la pergamena, lo stratagemma serviva a prendere tempo. Tempo perché la Piana degli Dei estendesse la sua sottile magia e cancellasse tutti i ricordi di Akane Tendo dalle menti della sua famiglia, dei suoi amici e compagni.

Se la sua memoria era una valida indicazione, la magia della Piana degli Dei stava funzionando. Quando avrebbe fatto ritorno, nessuno avrebbe più ricordato che Akane esisteva, tanto meno che doveva essere salvata dalla Piana.

Nessuno eccetto Ranma.

Cologne sospirò, sporgendo le piccole mani grinzose verso il fuoco. Il problema stava nelle voci dell’incantesimo. Quelle sussurravano continuamente a Ranma che Akane era viva, ma che non l’avrebbe mai trovata. C’era la possibilità che i suoi ricordi di Akane sarebbero scomparsi nonostante le voci, che quindi avrebbero semplicemente smesso di avere un senso per lui. Ma c’era anche il rischio più grande che, invece, le voci avrebbero tenuto vivo in lui il ricordo di Akane.

Doveva trovare il modo di eliminare le voci dell’incantesimo. Doveva assicurarsi che Ranma si dimenticasse completamente di Akane.

Un modo c’era, ma…

Cologne aggrottò la fronte, e usò il suo bastone per ravvivare le fiamme morenti del fuoco. Quello non era il momento per i ripensamenti. Lei aveva preso un impegno. Nell’istante in cui Shampoo aveva lanciato l’Incantesimo di Sangue, il corso delle sue azioni era stato come inciso su una pietra. Ma adesso, il gioco si era fatto troppo pericoloso, troppo complicato.

Per lei e Shampoo era tempo di ridurre le perdite e correre.

Non era in grado di eliminare le voci dell’incantesimo. La sola maniera per farlo era spezzare l’incantesimo stesso, e ciò andava oltre le proprie abilità.

Ma… sapeva preparare una pozione che avrebbe intorpidito la mente di Ranma al punto di non fargli più sentire le voci dell’incantesimo nella testa. Lo svantaggio era che, mentre il futuro marito avrebbe conservato le sue abilità marziali, la pozione lo avrebbe privato delle funzioni cerebrali e di parte della memoria. In pratica, gli avrebbe ridotto la mente a quella di un neonato.

Certo, con Ranma in uno stato simile, sarebbe stato facile prenderlo per mano e condurlo docilmente al villaggio delle Amazzoni, lontano da Nabiki Tendo e dai suoi ricatti, lontano dalle altre ragazze che lo reclamavano come consorte. Una volta tornati a casa, sarebbe diventato il marito di Shampoo e avrebbe dato degli eredi sani che avrebbero rafforzato la tribù delle Amazzoni. Il suo stato mentale non era un vero problema, dal momento che Shampoo sarebbe stata comunque la capofamiglia…

Cologne emise un sospiro. All’inizio Shampoo si sarebbe arrabbiata un po’ per gli effetti della pozione sul futuro marito. La bisnipote aveva lanciato l’Incantesimo di Sangue prima di tutto perché Ranma s’innamorasse di lei spontaneamente. Ma le probabilità che ciò accadesse ora erano praticamente nulle. Shampoo avrebbe dovuto accontentarsi del corpo di Ranma. Non avrebbe mai avuto la sua mente. Non se quello che la pergamena diceva era vero, e lei sapeva che lo era. Lo aveva scritto lei, dopotutto…

Un sorriso passò sul viso di Cologne mentre considerava il corso, ormai deciso, delle proprie azioni. Un Ranma bambinesco, con pochi ricordi del suo passato, si sarebbe adattato bene all’immagine del perfetto uomo amazzone. “Tutto sommato” pensò, “è un piano con pochissimi inconvenienti”. Tutto quello che doveva fare, adesso, era trovare gli ingredienti necessari per la pozione…

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Akane emise un sospiro tremante, il viso e gli occhi umidi, tutte le sue lacrime esaurite ore prima. Sedette sul futon e aspettò, sapendo che sarebbe venuto. Divertente, e un po’ inquietante, il modo in cui sapeva leggerle la mente…

« Akane-chan ».

Akane si voltò a guardare il tengu. « Masakazu… sensei » disse.

Gli occhi del tengu brillarono brevemente di un sorriso poiché, da come gli si era rivolta, Akane aveva riconfermato di volere essere ancora la sua allieva. Poi il suo sguardo si fece serio. « Cos’hai intenzione di fare? » chiese.

Akane si avvolse le braccia intorno alle ginocchia. « Io… Io non lo so. Sono… arrabbiata con lei » disse piano. « Mi ha tradito. Eppure non posso fare a meno di star male perché so che non intendeva ferirmi… » Ripensò alle tante notti in cui si svegliava al suono di dolore etereo mentre la Signora delle Nevi piangeva per i suoi bambini perduti, e il cuore le faceva male a causa di emozioni contrastanti. Guardò il tengu, con gli occhi marroni scintillanti. « Sta… sta pensando di fare del male a Ranma? »

Il tengu chiuse gli occhi. « Non lo so. Forse. Da quando sei diventata la sua guardia del corpo e lei ha potuto rimuovere la barriera attorno al suo regno e ridurre l’uso dei suoi poteri, ha mantenuto i suoi pensieri strettamente cauti. Io so che lo odia perché lo ritiene responsabile del tuo continuo desiderio di tornare a casa ».

Akane scosse la testa e si premette le mani sugli occhi. « Vuole tenermi qui. E l’Incantesimo di Sangue? Non ha senso che cerchi di spezzarlo ogni giorno da due anni, se vuole che io resti ».

« A questo non posso rispondere » ammise Masakazu solennemente.

Akane si tolse le mani dagli occhi e gli rivolse uno sguardo penetrante. « Non puoi o non vuoi? » domandò, sapendo che tutto quello che il tengu diceva era la verità, ma che spesso la lasciava nell’inconsapevolezza per ragioni note soltanto a lui. Di sicuro sapeva delle intenzioni della Signora delle Nevi da molto prima di lei. Era stanca di essere lasciata all’oscuro.

Il tengu la guardò battendo le palpebre. « Non posso » rispose. La sua voce era sorprendentemente triste. « Vorrei poterti dare la risposta che desideri, ma mi è… proibito ». I suoi impenetrabili occhi neri incontrarono quelli di lei, e Akane si sentì attraversare da un brivido al vedere qualcosa che non aveva mai notato prima negli occhi del sensei. Ansia. Tensione. Akane sbatté gli occhi sorpresa.

« Posso dirti questo » continuò il tengu sommessamente, quasi con urgenza. « Parte dell’Incantesimo di Sangue che ti lega alla Piana degli Dei ti ha anche protetta in qualche misura dall’incantesimo che la Piana lancia su tutti i mortali che valichino i suoi confini. La Piana degli Dei è sensitiva, in un certo senso. È totalmente conscia della tua presenza umana fra i suoi abitanti immortali. È consapevole anche del fatto che non hai ceduto al suo incantesimo, ed è… frustrata. A causa di ciò, mi sono stati imposti dei severi… limiti nell’aiuto che posso darti. Persino l’incidente di oggi, quando ti ho permesso di sentire la conversazione tra Yuki-onna e me, è stato… come dire? Forzare la mia fortuna ».

Akane deglutì duramente. « Capisco… » fece, tentando di mantenere salda la voce. Aveva vissuto lì per due anni in relativa pace – be’, non contando gli attacchi quasi giornalieri dei demoni – eppure adesso la Piana degli Dei diventava ogni momento più terrificante.

« Puoi fare ciò che vuoi di quest’informazione » riprese il tengu. « Ma non chiedermi di più. Sappi solamente che, se rientrerà in mio potere farlo, ti aiuterò ».

Akane sentì spuntarle le lacrime agli occhi. Era bello sapere di non essere completamente sola… « Ti ringrazio, sensei » disse. Sentì una nuova determinazione riempire il vuoto dentro di lei. Si alzò dal futon.

« Dove vai? » chiese Masakazu.

« A parlare con Yuki-san » rispose.

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Yuki-onna fissava lo specchio ghiacciato. Nelle ultime settimane aveva trascorso gran parte del tempo a spiare il suo odiato nemico del mondo mortale, quando la dilatazione temporale tra i due mondi prese gradualmente a mutare. Nella Piana degli Dei, il tempo, che di giusta regola scorreva più veloce di quello della piana dei mortali, stava rallentando considerevolmente in relazione al suo compagno mondano. Era passato un solo mese nella Piana degli Dei, e tre giorni sulla terra, mentre prima i mesi sembravano volare in poche ore mortali.

Era come se adesso il tempo del mondo mortale stesse eguagliando minuto per minuto quello della Piana degli Dei, e questo le rendeva più difficile catturare ogni momento della vita di Ranma. Perciò la Signora delle Nevi controllava attentamente nello specchio ogni volta che poteva, per essere sicura che quel ragazzo non avesse fatto progressi per mantenere la promessa di ritrovare Akane. Sospirò. Era scomodo, ma senza dubbio il tempo della Piana avrebbe ripreso presto la sua regolare corsa…

Una scena interessante si stava svolgendo davanti a lei. A quanto pareva, l’influenza della Piana degli Dei si stava finalmente facendo sentire nel mondo mortale. Akane era completamente svanita dalle menti dei suoi famigliari e amici. Eccezion fatta per Ranma, ovviamente, a causa di quel dannato filo di sangue di dragone che fungeva da legame transdimensionale fra lui ed Akane. In quel momento il ragazzo stava scoprendo di essere assolutamente l’unico a credere nell’esistenza della ragazza.

« Senti, Ranma » giunse ovattata la voce di Nabiki dallo specchio, « non so da dove vengano tutte queste cose. Forse le hai sistemate qui sotto l’influenza dell’Incantesimo di Sangue. Forse l’incantesimo stesso ha creato una sorta di evidenza materiale per persuaderti. Non ha importanza. Non cambia il fatto che nessuno di noi è stato toccato dall’Incantesimo di Sangue, mentre tu sì. Devi accettarlo, o finirai col diventare matto preoccupandoti di una ragazza scomparsa che nemmeno esiste ».

Un sorriso glaciale illuminò il volto della Signora delle Nevi. Quella… era una scena che avrebbe voluto rivedere. Poteva quasi scorgere la stabilità mentale del ragazzo cominciare a vacillare, mentre la sorella di Akane sfruttava la lacerante, quanto errata, logica di distruggere la sua convinzione che tutti loro avessero dimenticato Akane a causa dell’Incantesimo di Sangue. Lui era stato quello colpito dall’incantesimo, ergo, lui era quello con la mente illusa.

Era fin troppo perfetto. Se le cose fossero andate avanti così, Yuki-onna non avrebbe avuto alcun bisogno d’interferire.

Non poté trattenere una lieve risata di fronte all’espressione ferita sul viso di Ranma, che pian piano si rendeva conto che Nabiki poteva avere ragione.

Con glaciale piacere, osservò Ranma dirigersi in camera propria, con le spalle curve di disperazione. Il ragazzo si chiuse la porta alle spalle, s’inginocchiò davanti all’armadio e aprì il cassetto inferiore. Usando una mano per spingere i vestiti da un lato, con l’altra tirò fuori una piccola scatola di cartone. Si sedette a gambe incrociate e aprì la scatola con mani tremanti.

Poi, con attenzione estrema, quasi reverenziale, ne estrasse una ciocca di capelli scuri legati con un fiocco.

Il viso di Ranma era pallido, e i capelli neri gli adombravano i tormentati occhi blu che brillavano di lacrime di sconforto. Con le dita tremanti accarezzò le ciocche setose.

« Akane… » mormorò. E cominciò a singhiozzare sommessamente.

La Signora delle Nevi rise.

Un altro singulto, straziante e carico di dolore.

Un attimo…

Yuki-onna sollevò di scatto la testa. Quel suono non proveniva dallo specchio…

La Signora della Nevi si voltò, e lo specchio tornò scuro dietro di lei…

E si trovò a fronteggiare Akane.

La ragazza stava al centro della stanza, e fissava lo specchio ora nero. Aveva il volto rigato di silenziose lacrime, e gli occhi marroni spalancati in un misto di incredulità e dolore…

…e rabbia.

Yuki-onna indietreggiò scioccata, appoggiandosi allo specchio per impedirsi di accasciarsi a terra, dal momento che la forza alle gambe le venne meno. « Akane… » mormorò con voce rauca. « Da… quanto tempo sei… »

« Abbastanza » replicò Akane. Le sue parole erano spettrali, appena udibili, prive di qualsiasi vigore, eppure Yuki-onna barcollò come se avesse ricevuto un colpo fisico.

« Akane ». Il suo tono era supplichevole. « Posso spiegarti… »

« Tu… » la voce della giovane era bassa. Il lieve bagliore blu della sua aura combattiva prese a brillare intorno alla sua figura tremante. « Tu hai riso di lui. Sapevo che non lo sopportavi, ma… Come hai potuto gioire della sofferenza altrui? Come hai potuto ridere, quando chiaramente lui… soffre… » La voce di Akane s’incrinò, e lei dovette trattenere le lacrime che già le offuscavano la vista, e scosse il capo a destra e a sinistra, la mascella duramente serrata, come a voler negare quello che aveva appena visto coi propri occhi.

« Ti prego, cerca di capire, Akane… »

« Capire?! » Akane rise amaramente tra le lacrime. « La mia famiglia » continuò, alzando il volume e l’intonazione della voce, « mi ha dimenticata. Mi hanno dimenticata! Ranma è l’unico che si ricorda ancora di me, e per questo crede di stare diventando matto, e tu hai riso di lui! » Adesso la sua aura combattiva sfavillava intensamente.

« Akane ». La voce della Signora delle Nevi era disperatamente pacata.

« Tu sapevi che sarebbe accaduto! Per due anni hai spiato Ranma e la mia famiglia attraverso il tuo specchio! Lo sapevi e non me l’hai mai detto! Mi hai mentito! » Akane tremava di collera.

Yuki-onna sobbalzò, e un’espressione di angoscia si delineò sul suo liscio viso bianco.

Akane parve placarsi di colpo, e la sua aura combattiva si dissolse mentre guardava la Signora delle Nevi. Sollevò le mani per asciugare, senza successo, le lacrime che continuavano ad uscirle dagli occhi.

« Io mi fidavo di te » mormorò. « Ti credevo mia amica. Ti consideravo persino una… una… » Deglutì e fissò il pavimento.

Yuki-onna avrebbe voluto dire qualcosa… qualsiasi cosa… per riparare quanto si stava sgretolando intorno a lei, per cancellare l’asprezza dallo sguardo e dalle parole di Akane, per riconquistare l’amore e la fiducia del suo spirito affine, della sua… figlia…

Ma non le uscì una sola parola.

Quando Akane alzò lo sguardo, i suoi occhi erano umidi, ma determinati. « Me ne vado » disse piano, con voce rauca. « Troverò qualcuno nella Piana degli Dei che spezzerà l’Incantesimo di Sangue, così potrò… tornare a casa. D’ora in poi dovrai trovarti un altro animaletto mortale ».

E detto ciò, si voltò e se ne andò rapidamente.

La Signora delle Nevi, impietrita per lo shock, sollevò una mano. “No…” « Akane… »

Akane, non lasciarmi…

Ma la ragazza era già svanita.

Tutto in un giorno. Masakazu se n’era andato, e adesso anche Akane. Li aveva persi entrambi.

La Signora delle Nevi sedette in silenzio a fissare il nulla, mentre lacrime di ghiaccio scivolavano inosservate sul suo viso.

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« R-Ranma! F-fermati! Aspetta un attimo! »

Ranma fermò la corsa per guardarsi alle spalle. Nabiki era senza fiato, la cartella premuta sul petto con entrambe le mani mentre prendeva boccate d’aria. Lo guardò torva quando si rimise lentamente diritta, poi fece una smorfia per il dolore al fianco.

« Non… devi correre… così veloce » disse, con il petto che si alzava e si abbassava nel tentativo di recuperare fiato. « Inoltre siamo già in ritardo. Un paio di minuti in più non ci uccideranno ».

Ranma la guardò. Non aveva mai dovuto rallentare con Akane…

Akane…

Strinse gli occhi e scosse la testa. “No. Non posso pensarci”. I suoi pensieri avevano turbinato in cerchi caotici tutta la mattina, mentre tentava di riconciliare i suoi ricordi di Akane con la realtà che lo circondava – una realtà che diceva che lei non esisteva – e tutto quello che era riuscito a fare era stato sviluppare un colossale mal di testa, come pure un forte dubbio riguardo allo stato della sua salute mentale.

Una parte di lui voleva rinunciarci. Sarebbe stato molto più facile credere a Nabiki. Sarebbe stato molto più semplice per lui accettare la possibilità che Akane non fosse altro che un’invenzione dell’Incantesimo di Sangue, un intruglio magico progettato per manipolare i suoi ricordi e le sue emozioni. Se l’avesse fatto, allora avrebbe potuto rassegnarsi ad apprendere di più di quella realtà sconosciuta che si trovava ad abitare, sapendo che i suoi ricordi… e i suoi sentimenti… erano stati magicamente indotti.

Ma un’altra, più profonda parte di lui gli urlava che quei ricordi erano veri. Che Akane, e i suoi sentimenti per lei, erano le cose più reali che avesse mai conosciuto.

E ciò lo turbava più di qualsiasi cosa. Significava che aveva ragione lui riguardo ad Akane, e che tutti gli altri avevano torto? O significava che non era più in grado di distinguere tra se stesso e l’Incantesimo di Sangue che lo aveva invaso?

« Ranma? » Nabiki lo stava osservando preoccupata con la fronte lievemente corrugata. Ranma sembrava un po’ assente. Gli angoli della bocca le si abbassarono quando si rese conto che forse non era stata un’idea brillante farlo venire a scuola con lei quel giorno.

Ranma sbatté le palpebre, e i suoi occhi si concentrarono su di lei. « Scusa » mormorò piano. « Sono abituato a correre con… Rallenterò ».

A Nabiki non sfuggì la sua correzione. “Quel dannato Incantesimo di Sangue…” « Credi di star bene? » gli chiese, con voce sorprendentemente gentile. « Puoi andare a casa, se non te la senti di venire ».

Ranma scosse il capo deciso. « No. Non posso star seduto a non fare niente ». Gli angoli della bocca gli si piegarono in un mezzo sorriso carico d’ironia. « Se lo facessi, diventerei realmente matto ».

Nabiki lo scrutò con espressione critica per un istante, poi il suo sguardo si addolcì. « D’accordo » disse, arrendendosi. « Andiamo, allora. Ma camminiamo, va bene? »

Ranma parve sul punto di voler protestare, ma poi sospirò. « Va bene » rispose.

Immediatamente Nabiki desiderò non avergli chiesto di camminare. Sebbene le avesse dato fastidio il fatto che lui l’avesse lasciata nella polvere, la corsa sembrava aver rianimato un po’ dell’antica scintilla in Ranma. Comunque qualunque cosa era meglio che guardare Ranma deprimersi a casa e soffrire la mancanza della sua ragazza immaginaria dell’Incantesimo di Sangue. Eppure, dire a Ranma di camminare era come… come tarpare le ali ad un’aquila.

Stava per dirgli qualcosa, dirgli di andare avanti senza di lei, ma poi si accorse che lui non le era più accanto. Spaventata, si guardò intorno e lo vide camminare in equilibrio sulla rete vicino alla diga. Dopo, con un agile balzo, stava camminando sul muro dell’altro lato del marciapiede. Poi fu di nuovo al suo fianco, solo per saltare sulla rete un momento dopo. Nabiki capì che stava tenendo il passo con lei, ma nel frattempo stava percorrendo molta più strada.

Nabiki sorrise. Era tipico di lui. Avrebbe dovuto sapere che Ranma non si sarebbe limitato semplicemente a camminare. Il ragazzo col codino atterrò nuovamente accanto a lei sul marciapiede, solo per venire colpito in pieno viso da un mestolo colmo d’acqua.

« Glaahh! » sbottò quando la maledizione ebbe effetto. Come al solito, l’anziana donna non lo notò e continuò a pulire il suo marciapiede.

Per un istante Ranma si guardò scioccato il corpo da donna, poi sospirò pesantemente. « Ah, accidenti » mugugnò, un’ottava più alta del solito. « Perché Jusenkyo non può far parte della mia memoria confusa? »

Nabiki scosse la testa, cercando di nascondere un sorriso che, prima di quel pasticcio dell’Incantesimo di Sangue, sarebbe stato di compiacimento. « Onestamente, Ranma, pensavo che un artista marziale come te avesse ormai imparato ad evitare quella vecchietta ».

Ranma le rivolse un’occhiata torva mentre stringeva la cintura per adattarla alla vita sottile e si scuoteva l’acqua dalle ciocche rosse inzuppate. « Già, be’, ero distratto » grugnì mesto.

Nabiki soffocò una risatina. « Andiamo » disse. « Ti troveremo dell’acqua calda a scuola ».

Quando raggiunsero la scuola, comunque, Nabiki notò un giovane, che sembrava avere l’età da studente universitario, in piedi in un punto appartato del cortile. Si rivolse a Ranma. « Va’ avanti senza di me » disse, mantenendo il tono leggero. « Devo occuparmi di alcuni affari ».

Ranma guardò il giovane con sospetto. « Che genere di affari? » chiese, sollevando un sopracciglio sottile.

« Nulla di cui tu debba preoccuparti ». Quando Ranma continuò a rivolgerle un’occhiata malevola, lei sospirò. « Senti, Ranma, è tutto a posto, sul serio. È per una giusta causa, anche. Ora vai, prima che tu perda tutte le lezioni mattutine e la professoressa Hinako decida di prosciugarti malgrado le tue scuse ».

Ranma annuì… riluttante. « Be’, devo trovare dell’acqua calda comunque » disse.

« D’accordo. Ci vediamo a pranzo, Ranma ». E detto ciò, Nabiki si allontanò in direzione dello sconosciuto.

Ranma li guardò incamminarsi. “Che diamine stai architettando questa volta, Nabiki? ” si chiese.

I suoi pensieri furono bruscamente interrotti quando venne improvvisamente agguantato da dietro, le braccia fermamente premute ai fianchi. « Oh, bellissima Ragazza con il codino! Quanto ho sperato di posare di nuovo i miei occhi sul tuo volto divino! Quando queste mie nobili orecchie hanno appreso l’ignobile voce che quel vile stregone di Saotome era stato giustamente incantato, pur sapendo che così aveva legato la tua vita alla sua con le sue magie oscure, ho temuto che non ti avrei rivisto mai p--! »

Ringhiando di rabbia, Ranma si contorse disperato nella ferrea stretta di Kuno e riuscì a liberarsi un braccio snello. Portandolo indietro, afferrò Kuno per il bavero della camicia e lo strattonò con forza, sollevando il lottatore di kendo sulla testa e sbattendolo duramente a terra, mozzandogli il respiro e interrompendo efficacemente il suo discorso.

« Sta’ lontano da me, Kuno » ringhiò Ranma, sovrastandolo e serrando i piccoli pugni ai fianchi. « Non sono in vena di trattare con te oggi, quindi lasciami in pace, o dovrò ridurti in poltiglia ».

« Ma Ragazza con il codino! » ansimò Kuno. « Non sono venuto solo per rallegrarmi del tuo ritorno, ma per implorare perdono ai tuoi piedi! Più comodo, dato che sono disteso qui, e per mano tua ».

Ranma sbatté le palpebre, stordito, e guardò Kuno con occhi sgranati. Era un’espressione che avrebbe consapevolmente evitato nella sua forma femminile, se solo avesse saputo quanto lo faceva sembrare carino. Kuno ne era assolutamente incantato.

« Cos…? Perdono? Di che diavolo stai parlando, idiota? » “Perché sto qui a parlare con Kuno?” pensò Ranma incredulo. “Piuttosto dovrei dargli un colpo in testa e farla finita”. Eppure, per quanto odiasse ammetterlo, c’era una familiarità confortante nella ripugnante ossessione di Kuno. Ecco qualcosa che non era cambiata con l’assalto dell’Incantesimo di Sangue e, per quanto fosse irritante, era qualcosa che riconosceva come parte della sua vita precedente.

Era bello picchiare Kuno di nuovo.

Kuno era sdraiato sulla schiena con le braccia incrociate sul petto e lo guardava con occhi adoranti. « Ahimé, il dilemma del vero amore! Sappi ora che il mio cuore appartiene a te, mia dea con il codino. E pur tuttavia, proprio questa mattina, quando mi sono destato dal sonno, i miei occhi hanno avuto una visione molto più sorprendente! Perché, accanto alle tue sacre immagini sulle pareti della mia camera da letto, ho trovato immagini di una creatura più bella! Delicata e incantevole come un giglio in fiore, eppure feroce e potente come una tigre. Davvero, non vedo altra spiegazione di come quelle immagini siano finite sulle mie pareti se non che la ragazza stessa, desiderando da tempo la mia persona, abbia abbandonato le sue paure di un rifiuto e si sia introdotta in camera mia di notte, entrando con tale silenziosa grazia da non svegliarmi. Quindi abbia messo le sue immagini vicino alle tue, pensando di non competere con la tua avvenenza, ma sperando di suscitare le ardenti passioni di questo cuore devoto ».

Kuno serrò i pugni, con le lacrime che gli scorrevano dagli occhi. « Oh, l’amore puro e la feroce beltà di questa misteriosa fanciulla, che deve ancora farsi conoscere da me! » Si rivolse a Ranma. « E tuttavia, come posso abbandonare te, che sei così bella, agli orribili inganni del perfido Saotome? » Kuno si alzò a sedere e sollevò un pugno in aria. « Oh, tu sia dannato, Fato crudele, per aver imposto un simile dilemma ad un’anima fedele! Vorrei uscire con entrambe! »

La mascella di Ranma si era abbassata, e la sua bocca era asciutta per lo stupore. Sfortunatamente, Kuno scambiò la sua espressione per una di risentito tradimento. Cosa che avrebbe fatto anche se Ranma avesse danzato di gioia estasiata.

« Non temere, mia amata. Non devi essere gelosa di questa dolce e innocente ammiratrice. Il mio grande e nobile cuore ha spazio a sufficienza per tutt’e due ».

Di solito, quello era il pretesto di Ranma per spedire Kuno nella stratosfera. In realtà Ranma era così sbalordito che aveva mancato quel pretesto già diverse volte.

« Tu… tu hai ancora delle foto di Akane… » mormorò. “Nabiki ha detto che l’Incantesimo di Sangue, per convincermi, potrebbe aver creato un’evidenza fisica che s’intoni con il mio ricordo, ma… anche con le foto di Kuno?

Prima che potesse pensarci ulteriormente, le voci dell’incantesimo scelsero quel momento per spezzare le sue difese mentali. Si gonfiarono dolorosamente dai recessi della sua mente. « Agghh… » gemette Ranma e si afferrò la testa, affondando su un ginocchio.

Immediatamente Kuno fece per raccoglierla in un abbraccio. « Ragazza con il codino! Cos’è che ti affligge, mia am--- » Il suo viso incontrò il pugno di Ranma, e lui si accasciò di nuovo a terra.

Ranma strinse gli occhi e cercò di concentrarsi, lieto di essere almeno riuscito a fermare le avance di Kuno per il momento. Sapeva di non potersi concentrare a spingere indietro le voci dell’incantesimo con Kuno che gli si avventava addosso…

Kuno giaceva sul pavimento con lo sguardo al cielo senza nuvole. « Oh, la mia indecisione ha causato un tale dolore alla mia amata dea con il codino! Misteriosa fanciulla, io ti giuro! Fino a quando non ti mostrerai a me faccia a faccia, io non potrò amarti! Davvero la mia bella dai capelli roventi ha visto bene di mostrare la sua devozione… »

Ranma ignorò i discorsi sconnessi di Kuno. Chiamando a raccolta le forze, costrinse le ottuse voci oscure dell’incantesimo ad allontanarsi. Quelle si ritirano riluttanti, artigliando con affanno per rimanere al centro dei suoi pensieri. Ma si ritrassero, con sommo sollievo di Ranma.

Si alzò tremante e gettò un’occhiata a Kuno, che era ancora sdraiato sulla schiena a monologare. Ranma grugnì. « A dopo, Kuno » borbottò, e corse verso la scuola in cerca d’acqua calda, tentando d’ignorare il sibilo nelle orecchie lasciato dalle voci dell’incantesimo.

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Nabiki si fermò dopo aver girato l’angolo dell’edificio scolastico, quando fu certa che nessuno potesse vederli o sentirli. Si rivolse al giovane. « D’accordo, Shiotani. Cos’hai da riferirmi? »

Il ragazzo di nome Shiotani fece un inchino profondo. « Sta succedendo… qualcosa di strano, Tendo-san. È solo una sciocchezza, probabilmente non è nulla, ma dal momento che hai chiesto di essere informata su ogni cosa insolita… »

« Vai al punto » tagliò corto lei.

« Be’ » il ragazzo tirò fuori un foglio di carta piegato in tre. « La lista d’istruzioni che hai lasciato a ciascuno dei distributori… Ci siamo resi conto che alcune non hanno senso. Nessuno l’ha notato prima, ma adesso… Pensavamo che dovessi saperlo, e ci chiedevamo se vuoi che rilasciamo la registrazione… »

Nabiki aggrottò la fronte, gli occhi socchiusi, mentre prendeva il foglio di carta dalle mani del giovane e lo spiegava. Lo esaminò brevemente.

Di colpo spalancò gli occhi e il sangue le defluì dal viso.

« Tendo san? Va tutto bene? »

Nabiki deglutì e alzò lo sguardo. « Io… »

« Vuoi che rilasciamo la registrazione? »

« No! » Nabiki chiuse gli occhi e ritrovò la calma. « No. Non rilasciatela ancora. Devo pensarci, scoprire come sia potuto succedere. C’è ancora una possibilità che sia solo… Devo esserne sicura ». Riaprì gli occhi e restituì il foglio a Shiotani. « Grazie per avermelo fatto notare ».

Il giovane guardò Nabiki e sollevò esitante un sopracciglio. « Sei… sei sicura che non vuoi rilasciare la registrazione? Avevi detto… »

« Ne sono sicura » replicò brusca. Poi si raddrizzò e recuperò il suo atteggiamento freddo. « Ti richiamerò entro ventiquatt’ore » disse. « Fino ad allora, tieni la registrazione. Potrebbe… fare più danno che bene se dovessi rilasciarla ora ».

Il giovane s’inchinò, ma la sua espressione era confusa. « Molto bene, Tendo-san. Provvederò ad informare gli altri ».

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Tornato uomo e leggermente bagnato, Ranma entrò in classe senza la minima preoccupazione. La professoressa Hinako s’interruppe nel bel mezzo della propria lezione e gli rivolse uno sguardo disgustosamente cortese mentre, con un brusco movimento della mano, esibiva una moneta da cinque yen perfettamente sistemata tra l’indice e il medio.

« Ranma Saotome, brutto delinquente! » parlò con la sua infantile vocetta stridula. « Non solo hai marinato la scuola per quattro giorni, ma ti presenti in classe con un’ora di ritardo! Devi essere punito! Attacco Happo dei Cinque Yen! »

« Aspetti, aspetti! » urlò Ranma quando lei cominciò a prosciugargli l’energia. Frugò in tasca e ne estrasse le note di suo padre e del dottor Tofu. « Non ho marinato la scuola, ero… malato. Vede? Ho persino un certificato del mio medico ».

Hinako si fermò per esaminare le note. « Mmh » disse infine. « Molto bene. Vai al tuo posto, signor Saotome ».

Ranma emise un sospiro di sollievo e si sedette al suo banco, cercando di ignorare gli sguardi dei compagni. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era lasciarsi privare del suo spirito combattivo. Gli costava uno sforzo quasi enorme tenere a bada le voci dell’incantesimo. Ciò lo preoccupava. Si chiedeva se quelle non stessero diventando più forti, o se non fosse lui che stava diventando più debole.

« Ehi, Ranma ». Il ragazzo col codino si voltò a quel bisbiglio e vide Daisuke, il compagno che sedeva accanto a lui, piegato sul banco. « Eri malato sul serio? Abbiamo saputo che Shampoo ti ha lanciato un qualche strano incantesimo cinese ».

« Già » aggiunse Hiroshi, che sedeva dietro di lui. « Abbiamo sentito dire che ti ha fatto completamente innamorare di lei, e che stavate per fuggire in Cina ».

Ranma li fulminò con lo sguardo. « Non fate gli stupidi » rispose. « Shampoo non mi ha fatto niente. È stato un dragone in Cina. Ed io non sono innamorato di lei » concluse.

« Allora che ti ha fatto l’incantesimo? »

« Sì, abbiamo sentito che eri davvero fuori di testa ».

Ranma li guardò con ferocia. « Diamine, siete dei ficcanaso! È mai possibile che uno non possa avere un po’ di privacy? »

« Andiamo, Saotome. Non puoi lasciarci all’oscuro. Che ti ha fatto? »

« Non sono affari vos-»

Whap!

All’improvviso Ranma si trovò a tossire per la polvere del gesso del cancellino che gli aveva appena colpito un lato della testa.

« Signor Saotome, per aver parlato in classe, starai in piedi in corridoio ». Il viso infantile della professoressa Hinako era contratto in un cipiglio severo.

« Ma… ma io… » balbettò Ranma. Con un senso di vuoto e smarrimento, si rese conto di aver alzato la voce nel tentativo di togliersi gli amici dai piedi.

Ma prima che potesse protestare oltre, la monetina di Hinako lampeggiò tra le sue dita. « Subito, signor Saotome ».

Il giovane sospirò. « Sissignora ».

Maledizione, avrei fatto meglio a restare a casa”.

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In corridoio, in piedi e con i secchi in mano, Ranma si appoggiò alla parete. Questo, come il suo incontro con Kuno, era familiare. Ma all’epoca, secondo la sua memoria, di solito accadeva per aver litigato con Akane.

Akane…” Gli occhi gli si velarono di frustrazione. Lei era reale o no? Era una creazione dell’Incantesimo di Sangue, o la sua… la sua fidanzata, intrappolata sulla Piana degli Dei, ad attendere che lui mantenesse la promessa di trovarla? Tutte le domande, le paure e i dubbi di quella mattina affiorarono nuovamente in lui. Ripensò a Kuno e alle foto misteriose. Era più facile credere che Kuno avesse dimenticato Akane, che non che l’Incantesimo di Sangue avesse creato delle foto che combaciassero con i ricordi di Ranma…

O era solo un suo pio desiderio…?

Ranma gemette in silenzio. Si trattava di definire cosa fosse più plausibile – che l’incantesimo avesse creato delle evidenze fisiche che collimassero con la sua memoria, o che avesse cancellato Akane dalla mente di tutti quelli che la conoscevano. Entrambe le possibilità sembravano inverosimili, eppure doveva essere l’una o l’altra… No?

Se l’Incantesimo di Sangue non era responsabile di quanto stava accadendo, a lui o a tutti gli altri, cos’altro poteva esserlo?

Era troppo complicato. Troppe domande, e nessuna risposta. Ranma chiuse gli occhi e cercò di liberare la mente. Le voci dell’incantesimo gli solleticarono la coscienza, nel tentativo di farsi strada tra i suoi pensieri. Le ignorò.

Invece pensò ad Akane. Non gli importava se i suoi ricordi erano veri o meno.

Con gli occhi chiusi, riusciva quasi ad immaginarla accanto a sé nel corridoio. Un sorriso gli increspò le labbra quando se la figurò, ardente d’indignazione, che lo minacciava di rovesciargli addosso il secchio d’acqua dopo che lui l’aveva presa in giro su chissà quale frivolezza…

Il sorriso svanì. L’aveva presa in giro tante di quelle volte, aveva parlato senza riflettere, quando avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa. Tutto perché aveva maledettamente paura di ammettere che… teneva a lei. Che sarebbe morto per lei. Che il pensiero di perderla per sempre lo faceva impazzire di dolore…

Sapeva di averla ferita. Di avere esagerato con gli insulti, o di essersi fatto beffe delle sue abilità di artista marziale o della sua cucina…

Avrebbe mangiato una stanza intera delle sue pietanze se ciò avesse significato poterla rivedere.

Ripensò al breve momento in cui l’aveva vista nella Piana degli Dei. Quanto… quanto era bella, anche mentre piangeva. E come le brillavano i profondi occhi marroni, mentre gli diceva che… lo amava.

Ranma sentì il cuore tremargli nel petto. Nonostante tutto quello che le aveva fatto, tutto il dolore che le aveva causato perché aveva troppo timore a mostrarle ciò che provava davvero, lei lo amava.

E adesso poteva non aver più l’occasione di dirle la verità. Perché lei era bloccata sulla Piana degli Dei, lontana da lui, oppure perché non esisteva affatto.

Ranma guardò il pavimento mentre la vista gli si appannava di lacrime, e strinse forte i pugni intorno ai manici dei secchi. “Non è giusto. Perché queste cose succedono sempre a me? Prima questa stupida maledizione, e ora…

La campanella suonò, e gli studenti del Furinkan si riversarono dalle aule nei corridoi.

« Ehi, guarda, Ranma è tornato ».

« Davvero? Ho sentito che gli hanno lanciato un incantesimo, o qualcosa del genere ».

« Non dirmelo. Di nuovo? Quante volte può essere maledetto uno? »

« Ehi, Ranma, è vero? »

« Che gli prende? Perché fissa il pavimento? »

« Forse è in trance… »

« No, sta fingendo. Vuole solo attirare l’attenzione ».

« Come se non avesse abbastanza… »

« No, non è così. Ho sentito dire che gli è stato fatto un incantesimo per farlo innamorare di una ragazza immaginaria che si è costruito nella sua testa ».

« Accidenti. È roba da malati ».

« Sta’ zitto, idiota. Vuoi che ti senta? »

Ranma mise giù i secchi, senza alzare la testa, il viso nascosto dai capelli scuri. Se tutti avessero visto le lacrime non versate nei suoi occhi, si sarebbero fatti l’idea sbagliata. Ed era l’ultima cosa che avrebbe voluto affrontare.

Era stato un errore tornare a scuola…

« Oh cavoli, l’hai visto? Ranma è appena saltato fuori dalla finestra ».

« Dal terzo piano ».

« C’era da aspettarselo. Esibizionista… »

« Ah, sei solo invidioso… »

In un lampo, Ranma attraversò di corsa il cortile scolastico e lasciò l’edificio, non sapeva dove stava correndo, e non gli importava.

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Nabiki si alzò sulle punte dei piedi e perlustrò la folla intorno alla mensa. Nessun segno di lui. Il che era strano in sé, dal momento che Ranma riusciva quasi sempre ad accaparrarsi il cibo che voleva, e di solito dava spettacolo di sé quando lo faceva. Vide uno dei ragazzi che bazzicava e lo prese per il braccio.

« Ehi, Hiroshi ».

Questi si voltò e, quando la vide, sbiancò. Stava pensando senz'altro al denaro che le doveva.

Lei sorrise con aria predatoria. « Non preoccuparti, Hiroshi. Non sono qui per riscuotere il tuo… sostanzioso debito. Sto cercando Ranma. L’hai visto? »

Hiroshi si portò una mano dietro la testa, sollevato. « Be’, ecco, Nabiki, l’ultima volta che l’ho visto è arrivato in ritardo a lezione, e poi Hinako lo ha costretto a reggere i secchi in corridoio per punizione ».

« Non hai sentito? » intervenne Daisuke, comparendo dietro Hiroshi. « Ranma è saltato giù dalla finestra ed è filato via dopo la prima lezione. Quelli che lo hanno visto dicono che si comportava in modo davvero strano ». Guardò Nabiki con aria interrogativa. « Allora, tu lo sai cosa gli è successo? Voglio dire, lui vive con la tua famiglia, quindi devi saperlo, no? » Sapendo come convincere Nabiki a divulgare l’informazione, cercò il portafoglio in tasca.

Te lo dirò per 1.000 yen”. Aveva le parole sulla punta della lingua, ma non le disse. Invece, gli rivolse uno sguardo pacato. « Non puoi permetterti quest’informazione » disse. « Credimi. Il prezzo è davvero troppo alto ».

I due ragazzi la fissarono con stupore quando lei si voltò e andò via.

Perché l’ho fatto? Avrebbero pagato, tutti e due. Muoiono dalla voglia di sapere cosa sta succedendo…

Mise da parte quei pensieri mentre un’ansia non familiare le riempiva il petto. Lasciò l’edificio ed esplorò il cortile affollato della scuola. Non c’era traccia di Ranma, nessun lampo di camicia cinese rossa, nessun guizzo di un codino scuro.

Ranma, dove sei finito? Per favore, cerca di star bene…

Doveva parlargli, assicurarsi che fosse sano… e salvo. Benché non fosse sicura di quanto sarebbe giovato parlargli, esattamente. Lei stessa si sentiva sconnessa e confusa. Non capiva cosa stesse accadendo, e ciò la spaventava.

I suoi pensieri continuavano a ritornare alle istruzioni che aveva dato a ciascuno dei suoi prezzolati “distributori” pochi giorni prima.

Ripensò a come, quando aveva riletto le istruzioni quel giorno, aveva scoperto l’istruzione molto precisa che Ranma doveva ascoltare la registrazione se a lui o a qualcun altro fossero stati misteriosamente alterati i ricordi riguardanti una certa Akane Tendo, la sua sorellina.

E le istruzioni erano scritte nella sua stessa calligrafia…

Una sorella. Una sorella di cui non sapeva nulla, perché non era nient’altro che una creazione dell’Incantesimo di Sangue nella mente di Ranma.

Una sorella che Ranma amava…

Se Akane era reale, allora Ranma era fidanzato con lei

No. Non può essere. È solo un’altra evidenza fisica creata dall’Incantesimo di Sangue” ragionò. “Come la stanza. Tutto qui. Se avessi una sorella minore, la ricorderei, ne sono sicura”.

Ma quella spiegazione, che aveva avuto molto senso prima, adesso sembrava vuota e forzata. Il dubbio era lì, che le pesava sullo stomaco. E Nabiki perlustrò la calca di studenti, in cerca di Ranma, con una nuova comprensione di come potesse sentirsi lui dal momento che, per la prima volta, lei stessa dubitava della validità del mondo che la circondava…

« Nabiki! »

La giovane si voltò per vedere chi la stava chiamando, e vide Ukyo correrle incontro. La ragazza dai capelli castani indossava un lungo maglione color crema che risaltava la sua figura e un paio di collant neri, e in equilibrio su una mano reggeva una scatola quadrata.

« Nabiki » disse quando la raggiunse. « Hai visto Ranchan? Ho sentito che è tornato a scuola oggi, e volevo portargli il pranzo ».

Nabiki guardò la graziosa e allega cuoca di okonomiyaki, e avvertì delle fitte di… irritazione dentro di sé. « Non lo vedo da stamattina » rispose sbrigativa. “E se sapessi dov’è, non te lo direi comunque”.

Ukyo si accigliò. « Andiamo, Nabiki. A quanto pare, tu sai sempre tutto quello che accade da queste parti. Non puoi dirmi che l’hai perso. Okay, quanto vuoi? »

Nabiki si irritò e sentì di stare perdendo la calma. « Non voglio il tuo denaro » dichiarò tesa. « Non so dov’è. Non sono la sua balia, sai ».

Ukyo sbatté le palpebre sorpresa. « Scusa… Pensavo solo… »

« Pensavi male ».

Ukyo fissò Nabiki. Il gelo emanato dai suoi occhi per poco non la congelò fino al midollo. “Accidenti, che le è preso??

« Dov’è Lanma? » Il grido che squarciò l’aria annunciò l’arrivo di Shampoo, mentre la sua bici atterrava vicino ad un’Ukyo spaventata e a Nabiki. In una mano, l’amazzone dai capelli color lavanda teneva per il manico un contenitore per cibi da asporto.

Shampoo scese dalla bici e rivolse un’occhiata torva ad Ukyo e alla sua scatola di okonomiyaki. « Tu, antipatica! Cosa fare con Lanma? Shampoo ha portato lui pranzo ».

Ukyo assunse una posa di combattimento, stringendo gli occhi. « Oh, nient’affatto. Io gli ho già portato degli okonomiyaki ».

« Ragazze ». Il richiamo fu debole, ma pungente, ed effettivamente mise a tacere le due combattenti. Quelle si voltarono a guardare Nabiki, che se ne stava con gli occhi chiusi e le braccia incrociate sul petto. « Lui non è nemmeno qui, dunque state entrambe perdendo il vostro tempo ». Aprì gli occhi e rivolse a Shampoo un’occhiata malevola. « Specialmente tu » disse. « Hai una bella faccia a tosta a correre dietro a Ranma ».

Shampoo impallidì, sapendo che Nabiki aveva ancora la sua confessione registrata, ma si mantenne salda, poiché sapeva anche del patto che la ragazza aveva fatto con Cologne di non farla ascoltare a Ranma fino a quando non avessero trovato il modo di spezzare l’incantesimo. La bisnonna aveva ancora un giorno e mezzo per far ritorno dalla Cina con una cura. « Quello che Shampoo fa per Lanma non è affare tuo » disse.

« Ti sbagli, Shampoo. Nabiki ha ragione » intervenne Ukyo, fulminando l’amazzone con lo sguardo. « È tutta colpa tua se Ranma sta soffrendo con quest’Incantesimo di Sangue. Anche se sei stata davvero catturata da un dragone – cosa di cui dubito seriamente, devo ammettere – Ranma non sarebbe in questa situazione se tu non ti fossi ostinata ad affermare che era tuo marito ».

Nabiki sollevò un sopracciglio. A quanto pareva, Ukyo non era ingenua come pensava. In fin dei conti, aveva dei buoni motivi per non fidarsi di Shampoo…

L’amazzone digrignò i denti mentre di colpo le spuntavano le lacrime agli occhi, e guardava ora Nabiki ora Ukyo. « A Shampoo non importa cosa pensare voi » disse piano, lottando contro il profondo senso di colpa che le sorgeva dentro. « Lanma crede a Shampoo. Conta solo questo ».

« Ranma crede a Shampoo » la imitò Nabiki, fissandola con espressione di pietra. « Ma per quanto ancora? »

Shampoo sbiancò. Nabiki avrebbe mantenuto la promessa, no? Se non l’avesse fatto, Shampoo avrebbe perso ogni cosa. Ma allora la bisnonna non sarebbe stata costretta a lasciare in pace la famiglia Tendo…

No. Nabiki amava troppo la propria famiglia per infrangere la parola data. « Shampoo non capisce perché a te importare, ragazza scaltra » disse. « Tu non ama Lanma. Tu usa lui. Tu vende foto di lui ragazza per fare soldi a sua insaputa ».

Nabiki non si rese conto di aver chiuso le mani a pugno. “Ho usato Ranma per trarne qualche profitto, e allora?” pensò. “Serve per pagare il cibo che lui e quello scroccone del padre consumano. Ciò non significa che io non…

« Bene, allora » replicò, con una calma nella voce che contraddiceva il bianco delle sue nocche. « Ti interesserà sapere che proprio questa mattina i nostri genitori hanno ufficializzato il fidanzamento tra Ranma e me. Adesso è il mio fidanzato, ed io sono la sua legittima fidanzata, dal momento che l’accordo stipulato tra i nostri padri precede tutti gli altri fatti da Genma. E la tua ridicola legge amazzone non conta neanche, ovviamente ».

Shampoo ed Ukyo la fissarono sbalordite.

« Tu… non fai sul serio » asserì Ukyo. « Tu non intendi davvero sposare Ranma, vero? Cioè, tu non… Tu nemmeno… »

Nabiki rivolse ad Ukyo il suo sguardo glaciale. « Io credo che sia una cosa tra me e Ranma, e non affar tuo ».

L’espressione sbalordita di Shampoo lasciò lentamente il posto all’ira. Pochi giorni prima, quella sfrontata di Nabiki Tendo aveva praticamente distrutto ogni sua possibilità di essere felice con Ranma, e adesso aveva l’ardire di rivendicarlo quale suo fidanzato? Di deridere le antiche leggi delle Amazzoni? I suoi occhi viola scintillarono, e Shampoo si raddrizzò per affrontare la rivale. « Tsk » fece aspramente. « Se ragazza furba crede che Ranma sposa lei, è più stupida di quanto io pensa. Ranma non sposerà mai ragazza così fredda e senza cuore ».

Ukyo spalancò gli occhi e guardava ora Nabiki ora Shampoo, con apprensione. Notò che il loro piccolo incontro stava attirando sguardi da parte di tutta la scuola. Trattenne il fiato, e si domandò se dovesse di intervenire a favore di Nabiki nel caso in cui la situazione si fosse messa male, il che era una possibilità, considerando le aure combattive che improvvisamente le due ragazze sprigionavano. D’altronde, Nabiki non era un’esperta di combattimenti…

Nabiki rimase un attimo in silenzio, sostenendo lo sguardo di Shampoo. La sua espressione non cambiò, ma i suoi occhi lampeggiarono con ferocia. « Io e Ranma non abbiamo ancora deciso se onorare o meno l’accordo dei nostri padri » dichiarò a voce bassa. « Ma posso dirti questo: Ranma non ti sposerà mai, Shampoo. Ha sempre pensato a te solo come ad un’amica. E presto non penserà più nemmeno quello. Quindi farai meglio ad abituarti all’idea ». Shampoo gridò di rabbia, poi si accovacciò ringhiando. « Tendo Nabiki! Ti ucciderò! »

Ukyo s’irrigidì, pronta ad intercettare Shampoo…

« Ricordati del nastro » disse Nabiki duramente, ma senza muovere un muscolo.

Shampoo si bloccò. Rimase tremante in posizione d’attacco, i pugni serrati, lo sguardo carico di frustrazione mentre fissava Nabiki con ostilità.

Poi, senza preavviso, la sua rabbia si dissolse e l’amazzone si lasciò sfuggire un lieve singulto. Si voltò, raccolse la bici da terra e partì a tutta velocità, lasciandosi alle spalle Nabiki, Ukyo e il ramen in una nube di polvere.

Rimasero un istante in silenzio. « Ehm… » fece Ukyo. “Che diamine è successo?!” « Senti, Ukyo » le disse Nabiki. Perspicace come sempre, non le era sfuggito che la ragazza aveva tentato di intercedere a suo favore. Guardò la cuoca di okonomiyaki, con espressione serena. Eppure gli occhi le brillavano di un’emozione non meglio identificata.

Ukyo batté le palpebre sorpresa quando capì che Nabiki era sull’orlo delle lacrime.

« Ranma sposerà chiunque vorrà scegliere » affermò Nabiki. « Non ho intenzione di obbligarlo ad onorare l’accordo che i nostri stupidi genitori hanno preso quasi diciassette anni fa. Inoltre, non sono mai stata il tipo cui piace rispettare tradizioni arcaiche come i matrimoni combinati. Perciò, se Ranma deciderà di sposare te, a me starà bene. Gli darò il mio sostegno ».

L’espressione neutrale di Nabiki mutò, e gli angoli della bocca le si sollevarono in un piccolo, auto-denigrante sorriso che s’intonava con l’umidità nei suoi occhi. « Ma, se per qualche strana ragione che faticherei a comprendere, decidesse di rispettare l’accordo dei nostri padri, non penso che mi lamenterò più di tanto. Spero che tu non me ne vorrai ».

Ukyo la guardò ad occhi sgranati per l’incredulità. Poi si ritrovò a ricambiare il sorriso, trattenendo anch’ella le lacrime, mentre la sua espressione si ingentiliva di comprensione. « Avrei dovuto immaginarlo » disse. « Ha conquistato anche te, non è vero? »

Con suo immenso stupore, Nabiki arrossì e abbassò lo sguardo. Ukyo emise una risatina un po’ triste. « Il mio Ranchan » sospirò. « Una calamita umana per fidanzate. E adesso ne ha pure una immaginaria, grazie a quell’orribile Incantesimo di Sangue ».

« Già » fece Nabiki, rifiutandosi di pensare a… quell’altra possibilità. Almeno per il momento. Sollevò la testa. « È questo ciò di cui dovremmo preoccuparci per ora. Ranma non sarà in grado di fare alcunché se quell’Incantesimo di Sangue non viene spezzato. L’ultima volta che l’ho visto, stamattina, sembrava stesse bene, ma mi hanno detto che è scappato dopo la prima lezione ».

L’espressione di Ukyo si fece improvvisamente preoccupata. « Bene, allora andiamo a cercarlo, ti va? » E fece un gesto in direzione del quartiere.

Nabiki annuì. « D’accordo ». Si diressero insieme verso il cortile della scuola. « Spero che... » S’interruppe esitante.

« Già » fece Ukyo. « Anch’io ». Nabiki la guardò, domandandosi se Ukyo sapeva veramente cosa lei stesse per dire.

Sorrise appena quando si rese conto che non aveva importanza.

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Ranma sedeva sotto il ponte sulla sponda del canale, a fissare senza vederle le chiatte che passavano galleggiando, incurante del gentile sciabordio dell’acqua contro la riva.

Era così difficile pensare. Niente aveva più un senso. Sentì la propria mente chiudersi gradualmente per difendersi contro le voci dell’incantesimo e i paradossi della realtà che lo stavano assaltando. Non sapeva nemmeno da quanto tempo era seduto lì, immobile, a fissare il nulla, a ritirarsi sempre più in se stesso, dove era al sicuro.

Da molto, probabilmente. Si sentiva le gambe un po’ indolenzite.

« Ranma Saotome? »

Ranma sbatté le palpebre e lentamente si voltò verso il giovane che gli si era appena avvicinato. Una parte della sua mente lo aveva vagamente riconosciuto come l’uomo con cui Nabiki si era eclissata quella mattina. Sbatté di nuovo gli occhi, per metterlo a fuoco, ma fu inutile.

Il giovane gli si inginocchiò accanto. « Ecco » disse, porgendogli un pacchetto. « Ho ricevuto istruzioni di darlo a te. Se Tendo-san dovesse replicare, dille che stavo semplicemente seguendo alla lettera le sue istruzioni originarie, tra le quali è inclusa quella di ignorare ogni istruzione da lei impartita dopo e che sembri sospettosa, o che contraddica la disposizione iniziale ».

Ranma fissò con sguardo vacuo il pacco che aveva in grembo.

« Ehi, stai bene? »

« Sto bene » rispose meccanicamente. Senza vita.

L’uomo aggrottò la fronte. « Non vuoi aprirlo? » Quando Ranma non si mosse, il giovane sospirò. « Okay, non importa. Sono stato incaricato di assicurarmi che tu lo ascoltassi, quindi dallo a me ». Prese il pacchetto dalle mani flaccide di Ranma e lo aprì, rivelando un piccolo registratore con cuffie. Mise le cuffie alle orecchie del ragazzo col codino e premette il tasto “play”.

« Fatto » disse. « Il mio lavoro è finito. Ci vediamo, ragazzino ». L’uomo se ne andò, sapendo per esperienza che, meno sapeva del contenuto di quella registrazione, meglio era.

Ranma rimase seduto, all’inizio la mente assediata registrò a mala pena le parole che gli risuonavano alle orecchie.

Per fortuna era un nastro lungo, e Nabiki aveva fatto sì che fosse interamente riempito con la parte essenziale della conversazione, ripetuta più e più volte…

Poco a poco, gli occhi di Ranma cominciarono a schiarirsi…

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La Signora delle Nevi stava al confine del proprio reame. Alle sue spalle si apriva una distesa di bianco cristallino; sopra la sua testa un cielo notturno inesorabilmente freddo e limpido. Le stelle scintillanti la fissavano senza pietà.

Due settimane, e Akane non aveva ancora fatto ritorno. Yuki-onna sollevò le esili mani bianche e le premette contro la frizzante energia della sua barriera. Al di là di questa, giacevano le foschie degli Dei che separavano i differenti reami l’uno dall’altro. Era in quelle stesse foschie che Akane si era avventurata due settimane prima, senza guardare indietro alla sua precedente amica e protettrice.

Tutto per colpa di quel ragazzo…

Le foschie di fronte a lei presero a muoversi.

Ah” pensò. “Finalmente è arrivato”.

Le foschie vorticarono e si diradarono. Dalle tenebre emersero un paio di stretti occhi gialli con le pupille verticali, e la vibrazione di un’energia oscura. A passi felpati, Shadowcat si avvicinò al limite della barriera davanti alla Signora delle Nevi.

« « Eccomi, Signora delle Nevi » ». Comunicava con lei mentalmente. « « Sono curioso di sapere perché proprio tu, che a lungo hai disprezzato la mia specie, mi hai fatto giungere un così cortese invito » ».

La Signora delle Nevi sorrise al demone, un lampo negli occhi blu-ghiaccio. « Ho una proposta da farti » rispose in un sussurro.


FINE PARTE UNDICI




Note della traduttrice
Cari lettori, mi auguro che abbiate gradito questo regalo anticipato di Natale! Immagino non ci speravate più! Non vi tedierò con i motivi che mi hanno spinto a tanto ritardo nell’aggiornare. Dico solo che, per farmi perdonare, m’impegnerò perché le cose cambino: non vi garantisco la costanza degli aggiornamenti, ma state certi che stavolta ho ripreso in mano la traduzione con determinazione, non voglio mollarla a nessun costo, e farò l’impossibile per postare i rimanenti capitoli.

Per chi ancora non lo sapesse, il 20 giugno 2009 è accaduto il tanto agognato miracolo: Krista ha finalmente concluso Hearts of ice! Vi lascio un link in cui potrete aver conferma di quanto ho detto: questa pagina del topic di Hearts of Ice su N di Nibunnoichi, dove troverete maggiori info (più o meno a metà pagina).

Tornando al capitolo, spero vi sia piaciuto. È stata una traduzione relativamente semplice, ma spero comunque di non aver fatto errori. In particolare, mi sono divertita un mondo a tradurre i monologhi di Kuno!

La situazione sta lentamente prendendo pieghe inaspettate. Akane s’è resa conto degli inganni della Signora delle Nevi, e ha lasciato il suo regno, ma riuscirà a cavarsela, da sola, nella sconfinata Piana degli Dei? E Ranma crede di star diventando matto, poverino, mentre Cologne ha in mente di trasformarlo in una specie di bambolotto senza desideri né volontà. E lo scagnozzo di Nabiki ha rilasciato la registrazione…! Chissà come andrà a finire?
Lasciatemi le vostre impressioni al riguardo.

Auguro a tutti i miei lettori e amici un sereno Natale e felicissimo Anno Nuovo!

A presto, spero!

Marichan

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