Molecole di vita

di _Aras_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Giorno 1 ***
Capitolo 2: *** Giorno 2 ***
Capitolo 3: *** Giorno 3 ***
Capitolo 4: *** Giorno 4 ***
Capitolo 5: *** Giorno 5 ***
Capitolo 6: *** Giorno 6 ***
Capitolo 7: *** Giorno 7 ***
Capitolo 8: *** Giorno 8 ***
Capitolo 9: *** Giorno 9 ***
Capitolo 10: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Giorno 1 ***


Molecole di vita

 

Giorno 1

 

Michael uscì dall’acqua e si passò una mano sul viso, un sorriso divertito solcava le sue labbra. L’aveva notata, eccome se l’aveva notata. Negli ultimi tre giorni, durante la sua corsa mattutina, l’aveva vista: distesa sul muretto di cinta di una delle tante casette sul mare che costeggiavano la spiaggia, sempre con una macchina fotografica in mano e le cuffie dell’i-pod alle orecchie. Questa volta era lui il soggetto delle foto, ne era certo. Si diresse verso di lei e sogghignò soddisfatto vedendola spostare lo sguardo.
«Buongiorno» la salutò, fermandosi a un paio di metri da lei.
«Ciao.» Aveva una voce dolce e delicata, in quel momento anche incerta, forse imbarazzata per essere stata scoperta.
«Allora, cosa sei? Un agente della CIA sotto copertura che mi sta tenendo d’occhio o un paparazzo in cerca di scoop?»
«Queste sono le uniche due alternative che ti passano per la mente? Sei così importante da avere un’agenzia governativa sulle tue tracce o così famoso da rischiare di essere seguito dai fotografi?» domandò, inclinando il viso e arrotolando una ciocca di capelli intorno all’indice.
«Dipende da quali sono i tuoi interessi; sono certo che sotto qualche aspetto potrei essere particolarmente interessante. Sono Michael.» Si avvicinò e le porse la mano. Lei la studiò per un attimo prima di allungare la sua e stringere la presa.
«Dafne» si presentò. «E comunque, non stavo fotografando te» aggiunse in fretta, ricordando la sua congettura.
«No?» Michael si morse la guancia per trattenere almeno un po’ un sorriso divertito che minacciava di spuntare; non voleva che pensasse che la stesse prendendo in giro.
«No. Stavo fotografando il… il paesaggio» improvvisò lei, balbettando per un attimo e imprecando mentalmente per quella debolezza. La sua scusa, inventata al momento e già di per sé poco credibile, non guadagnava di certo dalla sua esitazione.
«Davvero? E cosa c’è di diverso da quello di ieri e del giorno prima ancora? Perché sono abbastanza sicuro che il mare sia sempre lo stesso» ribatté, appoggiandosi al muretto su cui era seduta e fissandola negli occhi.
«A quanto pare anche tu mi hai osservato parecchio.» Diretta e tagliente, ricambiò il suo sguardo, ora più sicura dato che sapeva di non essere l’unica ad aver notato l’altro. A primo impatto gli era sembrata timida, quasi indifesa, ma poi Michael aveva capito che non lo era per niente.
«Quindi ammetti che mi stavi fotografando?»
«Okay. Sì, ti stavo fotografando. Qui non passa mai nessuno, non avevo molta scelta» concesse, alzando le spalle per minimizzare la cosa.
«Beh, magari potresti cambiare zona.» Senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò quasi a chiederle un appuntamento.
«Non posso.»
«Perché no?»
«Sono in vacanza con un’amica, ma mentre io mi sveglio presto, lei è capace di stare a letto fino a mezzogiorno. Non posso andarmene e basta. Inoltre, non saprei dove andare» spiegò, spostando i capelli su un lato del collo in cerca di un po’ di sollievo dalla calura che stava iniziando ad alzarsi. Per quanto quel clima fosse perfetto per una vacanza estiva, non si era ancora abituata al sole persistente.
«Dietro quell’insenatura c’è una spiaggia bellissima e completamente diversa da questa, se vuoi domani ti ci porto» propose, seguendo il suo movimento e chiedendosi se fosse stato un gesto naturale o forse un po’ studiato. Non si pentì di aver espresso quell’idea, in fondo lei era in vacanza, e, da abitante dell’isola, era suo dovere farla divertire.
«Grazie dell’offerta, ma di solito non me ne vado in giro con degli sconosciuti» rifiutò Dafne, sperando di non risultare troppo rigida.
«Io non sono uno sconosciuto. Mi hai osservato per tre giorni, saprai qualcosa di me» ribatté lui, adocchiando la macchina fotografica posata accanto a lei.
«Non abbiamo mai parlato prima d’ora.»
«Le parole sono solo uno dei tanti modi per conoscere nuove persone. Se ti avessi raccontato la mia vita sapresti solo la mia versione dei fatti, ma tu mi hai guardato, e ciò che hai visto non è stato influenzato da niente.» Quelle parole uscirono in modo inaspettato dalle sue labbra, non le aveva nemmeno pensate e aveva parlato solo per cercare di convincerla, ma si ritenne contento del risultato ottenuto.
«Per quanto ne so, potresti essere un serial killer» ipotizzò Dafne, con un sorrisino quasi invisibile.
«Ah, davvero? Quindi un serial killer va a correre in spiaggia tutte le mattine e si ferma per molestare una fotografa tutta sola nel bel mezzo del nulla?» Seriamente? Un serial killer? Quella ragazza si stava rivelando ogni minuto più sorprendente.
«Un serial killer studia attentamente le sue vittime prima di attaccarle. Comunque, non sono un fotografa.»
«Ah no? E cosa sei? Mi sembri più ferrata di me sulla psicologia di un assassino, siamo sicuro che non sia tu la serial killer? Perché, se fossi io il malvivente, dove nasconderei la pistola? Nel costume?» Lo stava divertendo questa conversazione riguardante due discorsi paralleli: la possibilità che lui fosse un malintenzionato e la semplice curiosità riguardo alla loro identità.
«Con i bicipiti che hai potresti strozzarmi senza grandi sforzi, non ti servono armi. Ho appena finito il liceo. Sono una scienziata fallita, un’aspirante fotografa e un’apprendista scrittrice.» I suoi bicipiti?
«Hai davvero fatto un commento sui miei bicipiti?» Si ritrovò con un incontenibile sorriso sul volto, un sorriso divertito e sorpreso che non tentò nemmeno di combattere. Lei era stupefacente. Continuava a ripetergli che no, non era interessata a lui, che era diventato il soggetto delle sue foto per pura noia e casualità, che non sarebbe uscita con lui e allo stesso tempo pronunciava complimenti sul suo aspetto fisico.
«Sai, se c’è una cosa che non sopporto sono le domande retoriche. Hai sentito cosa ho detto, c’era davvero bisogno di chiederlo?»
«Scusa, non me l’aspettavo. Cioè, un momento mi accusi di essere un serial killer e quello dopo mi fai un complimento» diede voce ai suoi pensieri, curioso di conoscere la sua reazione.
«Ho detto che potresti essere un serial killer, non che lo sei per certo. E non ti ho fatto un complimento, era una semplice constatazione.» Una constatazione, eh? Quell’incontro si era rivelato particolarmente piacevole e divertente, tanto che nel desiderio di prolungarlo decise di ricambiare quel complimento.
«Tu invece hai dei bellissimi occhi verdi e questo è un complimento.» Fu quasi impossibile restare serio, benché le sue parole fossero assolutamente vere, la situazione era totalmente assurda.
«Allora ti ringrazio del complimento ma questo e quel tuo sorriso luminoso e quei tuoi occhi profondi non mi convinceranno a venire con te domani.» Sorriso luminoso? Occhi profondi? Se voleva davvero fargli credere che le era indifferente non stava adottando la tecnica giusta.
«Sai, i tuoi occhi mi riportano alla mente un ricordo particolarmente piacevole. Sono dello stesso colore intenso del giardino dei miei nonni, ho passato momenti meravigliosi a giocarci da bambino.» Sentì la gola vibrare per le risate trattenute. Sapeva di apparire come uno di quei ragazzini tipici delle commedie romantiche americane che guardava sua sorella e non era sicuro che fosse una cosa positiva, ma di certo era divertente.
Dafne rise, e solo in quel momento Michael si rese conto di quanto si erano inconsapevolmente avvicinati. «Ti prego, non flirtare con me. Non così! E’ la storiella più banale che potessi inventarti.» Anche se non era poi così surreale, se l’era inventata davvero: i suoi nonni vivevano in pieno centro del loro paesino, non aveva mai avuto più di un piccolo orticello dietro casa.
«Beccato.» Quando i suoi occhi furono catturati dal riflesso del sole sul vetro dell’orologio che Dafne portava al polso, si ricordò di guardare il suo: non aveva più tempo. Se voleva arrivare in tempo al colloquio per quel posto di lavoro alla palestra doveva tornare subito a casa. «Devo andare. Allora, domani vuoi venire a vedere questa spiaggia o no?»
Dafne tentennò indecisa. «Non lo so. Non dovrei» rispose, lasciando perdere le supposizioni ironiche di poco prima.
«Perché non sai se puoi fidarti?»
«In un certo senso…. Cioè, non mi sembri pericoloso, ma sono estremamente restia a fidarmi di chi non conosco.»
«Capisco» Annuì lui. «Beh, io domani passo di qua, come sempre. Pensaci, okay?»
«Certo.» Gli rivolse un sorriso sincero, inclinando appena il capo in un movimento che aveva notato anche prima.
«Allora ciao, Dafne.» La salutò e si allontanò lentamente, muovendo i primi passi all’indietro mentre lei ricambiava il saluto, poi si voltò e riprese a correre.






Revisionata: 18/11/2014
 
 
 

 

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Capitolo 2
*** Giorno 2 ***


Capitolo 2
Molecole di vita


GIORNO 2
La mattina seguente Michael la trovò stesa sul solito muretto, le cuffie nelle orecchie e il viso rivolto verso il cielo. Tra le dita della mano destra una sigaretta stava bruciando in solitudine. La macchina fotografica era poggiata vicino a lei. Si avvicinò e le rubò la sigaretta, la gettò a terra e la spense. Colta di sorpresa, Dafne voltò il viso verso di lui. Lo fissò per un attimo, con gli occhi spalancati e le labbra semiaperte in una mezza esclamazione di stupore, poi lo riconobbe e si sciolse in un sorriso.
“Sai, se proprio vuoi morire conosco metodi più rapidi e indolori del cancro ai polmoni. Sono un serial killer, dopotutto, no?”
Dafne si sollevò a sedere con un sospiro e fissò la sigaretta, quasi nascosta dalla sabbia. “In realtà non fumo molto, solo un po’ quando sono nervosa. Avevo fatto solo qualche tiro,” spiegò con un’alzata di spalle.
“E come mai sei nervosa?” chiese, pur avendo intuito l’ovvia risposta.
“Sto per andare in giro con un serial killer, no?”
“Quindi hai deciso di venire.”
“Sì. Tutta quella storia del serial killer e il resto sono cazzate, in fin dei conti. Sarà divertente. E se anche tu fossi estremamente noioso, non potresti mai essere peggio del vuoto assoluto che mi farebbe compagnia se non venissi con te.”
“Wow. Sentirmi dire che sono meglio del nulla mi riempie sempre di gioia,” commentò.
“Oh, smettila di essere così sarcastico! Andiamo?”
“Impaziente, eh? Forza, da questa parte.” Le porse una mano per aiutarla a saltare giù dal muretto, poi cominciò a farle strada. Camminarono in silenzio sulla sabbia, ascoltando lo sciabordio delle onde che si avvicinavano alla riva e il silenzio del resto del mondo, ancora addormentato.
“Ieri ti sei definito un maratoneta squattrinato. Che volevi dire?” domandò Dafne, un po’ per riempire il silenzio e un po’ per vera curiosità.
“Ho finito la scuola due anni fa e non riesco a trovare lavoro. Ho fatto un corso per diventare istruttore di palestra, ma con la crisi economica e le iscrizioni che diminuiscono continuamente nessuno cerca nuovo personale. Ho avuto un colloquio di lavoro anche ieri, ma niente da fare.”
“Oh. E non hai pensato di… non so, andare sul continente? Cioè, qui non credo ci siano così tante palestre, là potresti avere più fortuna.”
“Ci sarebbe sicuramente più scelta, ma dovrei affittare un appartamento…” Non completò nemmeno la frase. Non voleva ammettere di non potersi permettere nemmeno un monolocale di bassa categoria quando lei doveva essere così benestante da potersi assicurare una vacanza in una delle zone più care dell’isola.
“Hai mai pensato di fare il modello?”
Scoppiò a ridere alla domanda di Dafne, emersa dopo pochi minuti di silenzio. “Stai scherzando?”
“No. Cioè, ci riusciresti senza problemi.” Si strinse nelle spalle, le guance rosse d’imbarazzo.
“Stai dicendo che mi trovi attraente?”
“No!” si affrettò a rispondere Dafne, mentre sentiva di avere le gote sempre più bollenti. Si rese conto che la sua brusca risposta poteva essere interpretata male, così si decise a spiegarsi: “Ieri ho raccontato alla mia amica della tua proposta e le ho detto che stavo pensando di accettare. Lei ovviamente non era molto contenta che me ne andassi in giro con uno sconosciuto, così le ho mostrato le foto che ti ho fatto e mi ha detto che sembravi un modello. Sto solo riportando il suo pensiero.”
“E tu lo condividi?”
“Cosa?”
“Anche tu mi trovi attraente?” chiese, con gli occhi brillanti di divertimento e un sorriso luminoso che la invitava ad annuire.
Dafne boccheggiò incerta per alcuni istanti per poi decretare, stizzita: “Non ho intenzione di rispondere a questa domanda.”
“Sei arrossita,” constatò lui, ridendo.
“Non è vero! E’ il caldo.” Si coprì le guance con le mani, e la risata di Michael si fece ancora più forte.
“Sì, farò finta di crederci. Comunque, non mi hai ancora risposto.”
“E non lo farò.”
“Perché no? Mi trovi così brutto da non poter evitare di offendermi?” Arricciò le labbra in quella che doveva essere un espressione da cucciolo offeso, anche se stava solo cercando di non scoppiare di nuovo a ridere.
“No. Io… credo che tu abbia un certo… potenziale,” sospirò infine.
“Potenziale?” ripeté scettico.
“Sì, potenziale. Possiamo cambiare discorso?”
“Sì, ora possiamo.” Le concesse una tregua, deciso a riprendere l’argomento in seguito, e finse di non sentire il “Vanitoso” che sussurrò alle sue spalle.
“Tu invece ti se definita una mancata scienziata, un’aspirante fotografa e una scrittrice. Vuoi spiegarmi che significa?” Ora era il suo turno di fare domande, e quella descrizione che lei gli aveva dato di sé il giorno precedente l’aveva colpito subito.
“Ho sempre amato la biologia e la chimica da quando ero poco più che una bambina, ho frequentato il liceo scientifico ed ero sicura di aver scelto bene, ma poi… non lo so, ho capito che non era la mia strada. Cioè, ero brava e avevo ottimi voti, ma ormai era diventato tutto automatico, non m’interessava più. Così mi sono iscritta alla facoltà di lettere. Scrivere è sempre stato qualcosa di naturale per me. Non ho mai tenuto un diario, nemmeno da ragazzina, ma quando arrivava il momento di scrivere un tema o improvvisare una storia lo facevo senza problemi. Quando scrivo sento che… non lo so, è difficile da spiegare. Mi sembra di uscire dal mondo. Le parole si susseguono quasi senza pensarle e mi sembrano così perfette che non riesco a cancellarle.”
“Cosa scrivi?” Si ritrovò quasi a pendere dalle sue labbra, ad assorbire ogni parola che pronunciava e a far suo ogni sentimento che traspariva dal suo discorso. Non gli aveva raccontato nulla di straordinario, ma ogni dettaglio era così preciso che gli sembrava di star leggendo il suo diario segreto.
“Tutto. Non scrivo libri né articoli di giornale. Posso provarci, ma non ci riesco. Imposto una trama, scrivo un paio di pagine, poi continuo e senza rendermene conto ho cambiato completamente argomento. Finisco sempre a metterci i miei pensieri su quel foglio, le mie opinioni, le mie fantasie… E nonostante non abbia una forma, tutto si sussegue e ha senso. È come… come un ruscello. Inizia in cima a un monte, quasi dal nulla, e piano piano si fa strada lungo il crinale, attraversa boschi e pianure e alla fine si perde in un altro fiume o in un lago o nel mare. Cambia direzione un numero infinito di volte ma alla fine raggiunge sempre la sua meta.” Dafne si zittì, realizzando di aver parlato a raffica e senza ricordare metà delle cose che aveva detto. “Scusa, mi sono lasciata prendere dalle mie emozioni.” Arrossì di nuovo, questa volta non per l’imbarazzo di aver detto qualcosa d’inopportuno ma per l’eccessiva libertà che si era concessa, liberando ogni pensiero che le aveva invaso la mente.
“Non scusarti. E’ bello sentirti parlare di qualcosa che ti piace. Sembri quasi un angelo.”
Rise mentre il commento di Michael, dolce e delicato, rompeva il velo d’imbarazzo che l’aveva avvolta.
“Ho detto quasi,” puntualizzò lui, unendosi alla sua risata.
“E l’aspirante fotografa?” domandò, ricordando l’ultimo punto mancante.
“Oh, sì. Beh, non posso certo affidarmi solo alla scrittura. Mi piacerebbe vivere solo di questo, di ciò che scrivo, ma so che è quasi impossibile, quindi devo trovare un’attività alternativa che mi permetta di mantenermi mentre la mia mente vaga in posti sconosciuti. Mia zia gestisce uno studio fotografico e mi ha offerto un posto, così mi sto esercitando. È un lavoro interessante, e mi permette di vedere sempre dei posti meravigliosi.”
Dafne si rese conto di aver tenuto lo sguardo fisso sull’orizzonte davanti a sé mentre parlava, ma ora non aveva nulla da aggiungere e lo spostò su Michael che, scoprì, la stava fissando con un sorriso.
“Che c’è?”
Lui scosse la testa e allargò le braccia, indicando la spiaggia che li circondava. “Siamo arrivati.”
Dafne scoprì di essere in un ambiente completamente diverso da quello a cui era abituata, eppure incredibilmente simile. Le casette bianche e blu che spuntavano qua e là sulle collinette alla sua destra erano inconfondibilmente greche, e l’acqua cristallina era la stessa che vedeva ogni giorno dalla finestra della sua camera, ma tutto il resto era nuovo. La spiaggia dorata e sabbiosa a cui era abituata non c’era più, sostituita da una terra più scura, piccoli sassi colorati che si facevano sempre più numerosi a mano a mano che si avvicinavano all’acqua e grandi pietre bianche che facevano capolino qua e là, offrendosi come sgabelli e tavolini ai bagnanti. Alle loro spalle, una macchia verde dominava il paesaggio, arbusti dalle folte chiome che fornivano un riparo dal sole e che coprivano una piccola fonte d’acqua, che spuntava chissà come da una parete rocciosa.
Tornò a guardare Michael, che la stava osservando. “E’ bellissimo qui, grazie di avermici portata,” sussurrò, come se il suono delle sue parole fosse un indesiderato intruso in quel piccolo paradiso. Lo abbracciò e gli posò un leggero bacio sulla guancia, notando che non emanava nessun profumo artificiale o deodorante dai gusti discutibili; c’era solo l’odore naturale della sua pelle e dei suoi capelli. Lo sentì ricambiare l’abbraccio, la stretta serrata delle sue braccia sulla vita e la sua risposta, altrettanto sussurrata. “E’ stato un piacere."

* * *

Note:
Questa storia è la prima long originale che scrivo, e devo dire che non speravo in un grande successo, perché purtroppo questa sezione è un po' "sfortunata"... ma sono stata felicissima di ricevere le mie 3 recensioni, che non saranno molte ma sicuramente sono più di quante mi aspettavo, e i 7 seguti. Sono sempre stata per il "meglio la qualità che la quantità", quindi un grazie dal cuore a HarryJo, Ami_ e RiverCenere che hanno recensito e un grazie anche a Ami_, GiugiP, Leryn, lullugirl005, RiverCenere, Selena_ e vallinda che hanno inserito la storia tra le seguite.
Questi, sono la mia Dafne e il mio Michael. Che ne pensate, ve li immaginavate diversi?
Spero che vi sia piaciuto anche questo secondo capitolo, e voglio lasciarvi con un piccolo spoiler del terzo, che arriverà lunedì.
Un bacio :)


“No, assolutamente no. Sono andato in una palestra per vedere se serviva del personale, ovviamente hanno detto di no. Però la moglie del proprietario gestisce una linea di abbigliamento e mi ha proposto di partecipare ad un servizio fotografico. Non è nulla di importante, solo un’azienda locale, ma pagano bene e stavo pensando di accettare.”
“Quindi alla fine sei finito davvero a fare il modello!”
“Beh, non è ancora sicuro. Hanno detto che devo portare anche una ragazza per la linea femminile.” Terminò, fissandola.


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Capitolo 3
*** Giorno 3 ***


giorno 3
Molecole di vita



GIORNO 3

Stesa a pancia in giù sul suo asciugamano, Dafne stava leggendo per l’ennesima volta Orgoglio e Pregiudizio e cercava di non pensare ad altro che alla rabbia che provava Elizabeth mentre rifiutava Darcy.
“Posa quel libro e andiamo a farci una nuotata, devi scaricare la tensione.”
Voltò il capo verso la sua amica Allie, stesa accanto a lei. “Non sono tesa, sto benissimo, davvero.”
“Raccontalo a qualcun altro. Ti conosco troppo bene, Daf. So che sei arrabbiata perché stamattina non è passato, ma avrà avuto un impegno. Non ti sta evitando, non ci pensare troppo.” Le posò con dolcezza una mano sulla spalla e le rivolse un sorriso comprensivo, ma nulla servì a trattenere l’ira che, chiamata in causa, esplose.
“Non sono arrabbiata, okay? Sono solo… seccata. Insomma, ieri avrebbe potuto dirmi che aveva un impegno e che non poteva venire, così non l’avrei aspettato come un’idiota per quasi due ore!”
“Daf, lo stai dando troppo per scontato. Non avevate fissato un appuntamento, come poteva sapere che l’avresti aspettato?”
“Perché è passato di qua tutte le mattine da quando siamo arrivate, anche quando non ci conoscevamo ancora. Insomma, ieri è stato così carino e adesso non viene più!” Mise il broncio, come se fosse ancora una dodicenne e non una ventenne matura. Sapeva di apparire sciocca, ma non poteva proprio farne  a meno. Perché diavolo non era venuto? Perché, perlomeno, non l’aveva avvisata?
“No, Dafne, non ci provare nemmeno! Toglitelo subito dalla testa, dimenticalo, non ci pensare! Non puoi innamorarti di lui, non puoi nemmeno prenderti una cotta per lui! Tra dieci giorni ripartiamo e non lo vedrai più, non puoi! Ti farai solo male.” Allie si mise a sedere, presa dalla foga del suo discorso, agitando le mani e scuotendo la testa.
“Ma non mi piace! Cioè, sì, è simpatico ed è obiettivamente un gran figo, lo sai, ma nulla di più.”
“Lo spero davvero,” commentò lei, puntando lo sguardo alle spalle di Dafne e aggrottando la fronte. Dopo un istante, tornò a guardare la sua amica. “Sembra che non ti abbia dato buca, è solo in ritardo,” l’avvertì, indicando il ragazzo che si stava avvicinando loro.
Dafne si voltò, troppo rapidamente per i gusti di Allie, e sorrise apertamente non appena lo vide, già dimentica di tutte le paranoie delle ultime ore.
“Ehi!” Michael sollevò la mano destra in segno di saluto, raggiungendole e salutando Dafne con un bacio sulla guancia.
“Tu devi essere Allie, giusto?” le porse la mano con un sorriso e lei la strinse. Sebbene temesse che la sua amica si ritrovasse ferita alla fine della loro vacanza, non poteva trattarlo in modo meno che gentile. Aveva un viso così simpatico, semplice e aperto.
“E tu sei Michael. Finalmente ci conosciamo.” Il sorriso sul volto di lui rimase, ma i suoi occhi corsero, per un istante, a Dafne.
“Sono in ritardo, lo so, ma ho avuto un impegno improvviso questa mattina.”
“Oh, non preoccuparti! L’importante è che sei ar- Cioè, non era nulla di brutto, giusto?” Si corresse appena in tempo ma nulla la trattenne dall’arrossire vistosamente. Ovviamente aveva capito cosa stava per dire, l’espressione sul suo viso non lasciava dubbi.
“No, assolutamente no. Sono andato in una palestra per vedere se serviva del personale, ovviamente hanno detto di no. Però la moglie del proprietario gestisce una linea di abbigliamento e mi ha proposto di partecipare ad un servizio fotografico. Non è nulla di importante, solo un’azienda locale, ma pagano bene e stavo pensando di accettare.”
“Quindi alla fine sei finito davvero a fare il modello!”
“Beh, non è ancora sicuro. Hanno detto che devo portare anche una ragazza per la linea femminile.” Terminò, fissandola.
“Troverai sicuramente qualcuna disposta ad aiutarti, non preoccuparti.”
“Sì?” 
Mentre Allie, che già aveva capito tutto, rideva alle sue spalle, Dafne si rese conto che lo sguardo di Michael non prometteva nulla di buono. “Oh, no. No, no e no! Neanche per sogno! Non contare su di me!” Fece un passo indietro e allungò le braccia, negando con tutta se stessa l’idea di posare per un servizio fotografico. Lui poteva farlo, era dannatamente splendido, ma lei no.
“Mi lasceresti senza lavoro? Saresti davvero così crudele?”
“Non ti sprecare, non attacca. Io non verrò, assolutamente NO!”
“Perché no?”
“Perché… beh, perché no, non voglio!”
“Ma perché? Hai paura di essere dall’altro lato dell’obiettivo?”
“Non ho paura!”
“E allora dov’è il problema?”
“Io… non sono fotogenica, rovinerei il servizio.”
“Non ci credo.”
“E’ la verità.”
“Io scommetto che saresti stupenda.”
“Non verrò.”
“Ti porto fuori a cena.”
“No.”
“Ti faccio girare l’isola.”
“No.”
“Ti porto a fare un giro in motoscafo.”
“NO!” Quasi urlò, per poi rendersi conto delle sue parole. “Hai un motoscafo?”
“E’ dei miei, ma lo uso quasi sempre io. Allora?”
“Non verrò a fare quel servizio, è inutile che provi a corrompermi.”
“Non credo che rifiuteresti davvero l’opportunità di andare all’isola Alimia in motoscafo e di vedere le antiche rovine solo per evitare un servizio fotografico che non vedrà quasi nessuno. Ci sono un sacco di cose da vedere e fotografare là.”
Con un sospiro, Dafne si arrese. “Hai vinto. Quand’è il servizio?”
“Domani pomeriggio.”

“Ti avviso, sarò di pessimo umore.”
“Buon per me.”
I brevi istanti di silenzio che seguirono furono subito interrotti da Allie, che domandò: “Vuoi bere qualcosa?”
Michael accettò e lei lo guidò dentro casa, divertita come poche volte in vita sua, mentre una taciturna Dafne li seguiva.
“Una birra?” propose Allie, aprendo il frigorifero.
Michael annuì mentre lasciava scivolare lo sguardo sul soggiorno, per poi fermarsi su Dafne. “Non mettermi il broncio, dai. Sarà divertente,” le sue parole furono poco più che un sussurro mentre le si avvicinava e le sollevava il mento con la mano destra. “Non sarai mica arrabbiata?”
“No, certo che no,” Dafne abbozzò un sorriso: come poteva resistere quando lui era così carino?
“Ecco qui,”  Michael si staccò subito da lei e si diresse verso Allie, ringraziandola per la birra. Si sedettero e Michael e Allie iniziarono a chiacchierare e a conoscersi, e sebbene gli occhi di Michael incrociassero spesso quelli di Dafne, lei non pronunciò nemmeno una parola. Era tornata con la mente al discorso che Allie le aveva fatto meno di un’ora prima: “Non puoi innamorarti di lui, non puoi nemmeno prenderti una cotta per lui! Tra dieci giorni ripartiamo e non lo vedrai più, non puoi! Ti farai solo male.”
Suvvia, lo conosceva da appena due giorni! Non poteva davvero innamorarsi di lui! Okay, era carino, simpatico e incredibilmente dolce, senza contare che era forse il più bel ragazzo che avesse mai visto, ma tutto ciò non significava nulla. Poteva nascere una cotta passeggera che non l’avrebbe ferita, di certo non avrebbe sofferto quando fosse giunto il momento di andarsene. Sarebbero potuti restare amici, e magari un giorno si sarebbero rivisti, ma nulla di più. Dopotutto, aveva sempre voluto avere un amico di penna. Quella poteva essere la sua occasione, no?

*             *             *

Note:
Buongiorno! E con questo capitolo avete conosciuto anche Allie, che potete vedere qui. Voglio ringraziare le dodici persone che hanno messo la storia tra le seguite e le due che l'hanno messa tra le seguite, e le autrici delle otto meravigliose recensioni che ho ricevuto. Grazie!
 
Che dire, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e aspetto le vostre opinioni!
Ah, e vi lascio un piccolo spoiler del prossimo capitolo, che sarà pubblicato giovedì 9.

“Oh, dovresti vederla quando è ubriaca. Uno spettacolo!”
“Allie!”
“Alla festa di fine anno, all’ultimo anno di liceo, ha costretto i nostri ragazzi a portarci al mare e ha voluto a tutti i costi fare il bagno. Non ti dico gli sforzi che ha dovuto fare quel povero disgraziato perché non morisse annegata. Com’era… Paul? No, Patrick!”
“Allie! E comunque non è che tu fossi poi così calma! Io avrò anche costretto Patrick a fare il bagno, ma tu hai quasi violentato Jared nel parcheggio!”

Sì, lo so che avreste preferito un pezzo dove i protagonisti sono Michael e Dafne, ma ci tengo a farvi conoscere Allie, perché l'adoro quasi più degli altri due e da adesso diventerà più presente nella storia. Spero che l'apprezziate almeno la metà di quanto lo faccio io!
Un bacio :)

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Capitolo 4
*** Giorno 4 ***


Capitolo 4
Molecole di vita


GIORNO 4

Dafne posò la tazzina di caffè sul tavolo e si voltò verso Allie, che stava scendendo le scale in quel momento. “Wow, sono le nove e sei già sveglia! E’ successo qualcosa?”
“Molto divertente. Dimmi che è rimasto un po’ di caffè, ti prego. Mi sento come uno zombie!” mugugnò, sprofondando sulla sedia accanto alla sua.
“Ecco qui,” Dafne le sorrise mentre riempiva un’altra tazza di caffè fumante e gliela porgeva. “Allora, come mai sei già scesa?”
“Ma che domande fai! Tra meno di un’ora Michael passerà a prenderti per andare a quel servizio fotografico e sono sicura che stai quasi impazzendo per l’ansia. Non potevo mica lasciarti andar via così!”
“Grazie, ma davvero, sto bene,”
“Sicura?”
“Sì. Anche se c’è una cosa che non riesco a capire.”
“Cioè?”
“Ieri pomeriggio mi hai detto di stare attenta perché, affezionandomi troppo a lui, poi soffrirei quando sarà il momento di andarsene. Poi però è arrivato Michael e sembrava che fosse il tuo nuovo migliore amico e ora io m’improvviserò modella insieme a lui e non sei nemmeno un po’ preoccupata. Non ti sembra un controsenso?”
Allie prese un lungo sorso di caffè prima di rispondere. “In realtà, sono ancora convinta che dovresti stare attenta, ma forzarti e ripetertelo di continuo non servirà ad altro che a farti agitare. Vivilo così come viene, non programmare nulla. Lui ci tiene a te, non ti farà del male, non volontariamente.”
“Come puoi esserne sicura?”
“Tesoro, sei sempre stata un po’ tarda a cogliere i segni, ma io vedo il modo in cui ti guarda. Lo so che è assurdo, perché vi conoscete da pochissimo, ma lui ti vuole bene.”
“Se lo dici tu…”
“Non mi credi?”
“Anche se è strano, sì, ti credo. Hai sempre ragione tu in questi casi.”
“Lo so. Allora, pronta?”
“Allie, manca ancora mezz’ora perché Michael arrivi.”
“Dillo a lui,” rispose lei, indicando il ragazzo aldilà della porta finestra che le stava salutando.
“Certo che la puntualità non sa proprio cos’è lui. Ieri era in ritardo, oggi in anticipo…” Dafne scosse la testa mentre andava ad aprire la porta.
“Ciao, entra pure.” Si fece da parte per farlo passare, ma lui la trattenne per ricambiare il saluto. La abbracciò e le baciò la guancia, proprio come aveva fatto il giorno precedente. Dafne si concesse un secondo, solo uno, per chiudere gli occhi e concentrarsi sulla pressione delicata delle sue labbra contro la pelle, poi li riaprì e con un sorriso chiuse la porta.
“Ciao, Allie. Vieni anche tu?”
“Mi sembra che tu abbia già un’accompagnatrice, non te ne serve mica un’altra.”
“No, davvero, se vuoi venire a vedere, puoi farlo.”
“Davvero?”
“Davvero.”
“Fantastico! Credi che potrei farmi dare una copia delle foto?”
“Suppongo di sì. In ogni caso, credo che a me e a Dafne le daranno di sicuro.”
“Daf, assicurati di non perderle! Anzi, forse è meglio che le tenga io. Devo assolutamente farle vedere a Martha!”
“Non ci provare!” Dafne balzò in piedi, abbandonando la sedia su cui si era appena risistemata, e puntò l’indice contro Allie, che scoppiò a ridere.
“Chi è Martha?” domandò Michael, confuso e stupito dalla reazione di Dafne.
“Mia madre,” sospirò lei. “Allie, non lo farai. Non puoi essere davvero così stronza.”
“Scusate, dov’è il problema?”
Questa volta fu il turno di Allie di rispondere. “Sua madre è un tantino eccessiva. In tutti i sensi. È convinta che la sua piccola bambina sia la migliore ragazza del mondo, la più bella, la più intelligente, la più gentile, la più amabile… Se vedesse le foto di un servizio fotografico di sua figlia, penso che perderebbe la testa. Non farebbe in tempo a vederle tutte che già l’intero vicinato saprebbe la notizia. Ovviamente non sa cosa fa davvero la sua principessa.”
“Allie!” la richiamò Dafne, tirandole un calcio alla gamba destra. Come poteva usare tutti quegli insulsi soprannomi che le affibbiava sua madre?
“Perché, cosa fa in realtà?” E perché Michael le dava corda?
“Oh, dovresti vederla quando è ubriaca. Uno spettacolo!”
“Allie!”
“Alla festa di fine anno, all’ultimo anno di liceo, ha costretto i nostri ragazzi a portarci al mare e ha voluto a tutti i costi fare il bagno. Non ti dico gli sforzi che ha dovuto fare quel povero disgraziato perché non morisse annegata. Com’era… Paul? No, Patrick!”
“Allie! E comunque non è che tu fossi poi così calma! Io avrò anche costretto Patrick a fare il bagno, ma tu hai quasi violentato Jared nel parcheggio!”
“Si chiamava Jerald! E non è colpa mia, lui stava dannatamente bene in giacca e cravatta e avevo troppa tequila in corpo per aspettare il bacio della buonanotte.”
Mentre Allie e Dafne ripescavano ricordi imbarazzanti e li offrivano quasi senza rendersene conto a Michael, lui spostava incredulo lo sguardo da una all’altra. Chi avrebbe detto che dietro a due facciate così tranquille si nascondessero due persone così sorprendenti? Scoppiò a ridere, talmente forte che le due interruppero il loro dibattito per guardarlo. Dafne arrossì, Allie si nascose il viso tra le mani, ma non appena i loro sguardi s’incrociarono nulla poté trattenerle dall’unirsi alla risata di lui.
“Cavolo, dobbiamo andare!” Quasi gli prese un colpo quando vide l’ora. Era passato davvero troppo tempo, dovevano partire subito se volevano arrivare puntuali.

Parcheggiarono davanti ad una villetta che dava sulla spiaggia, le mura quasi inesistenti, tanto erano ampie le vetrate. Potevano vedere una coppia di ragazze ballare attraverso i vetri, potevano sentire la musica sin dall’interno dell’auto. Era… singolare. Nessuno di loro era mai stato sul set di un servizio fotografico, e non sapevano cosa aspettarsi. Scesero dall’auto senza sapere cosa dire e raggiunsero l’ingresso in silenzio. Michael dovette suonare il campanello due volte prima che venissero ad aprire, ma la signora che li accolse fu da subito così gentile che non poterono prendersela.
“Michael, ciao! Chi sono queste due belle ragazze?”
“Signora Demos, è un piacere rivederla. Questa è Dafne, farà il servizio con me. Lei invece è Allie, non è un problema se sta qui mentre lavoriamo, no?”
“Ma certo che no! Ragazze, è un piacere conoscervi, sono Clio Demos. Da questa parte, prego.”
Li accompagnò nel salotto, dove due uomini stavano sistemando una macchina fotografica sul treppiedi.
“Inizieremo con alcuni scatti qui dentro con vestiti più eleganti, poi ci sposteremo fuori per l’abbigliamento sportivo: canotte, pantaloncini, tute da ginnastica. Il servizio sui costumi ovviamente sarà al mare, per l’intimo non abbiamo ancora deciso, ci penserò nel frattempo,” spiegò Clio con un sorriso entusiasta.
“Scusi, intimo?” Dafne era impallidita sentendo l’elenco di tutto ciò che avrebbe dovuto indossare. Ma non doveva essere un’azienda locale?
“Non avevi parlato di intimo!” sibilò, puntando l’indice contro il petto di Michael.
“Tu non me l’avevi chiesto,” rispose lui con un’alzata di spalle, come fosse una cosa di poco conto.
“Oh, non preoccuparti! Saranno solo due o tre completi, niente di troppo provocante. E non è necessario che assistano tutti, se vuoi potete essere anche solo tu e il fotografo. Davvero, non preoccuparti, cara.” Clio cercò di rassicurarla mentre Allie le posava una mano sulla spalla, un po’ per confortarla e un po’ per trattenerla.
“Perché non pensiamo agli altri servizi prima? Puoi trovare i vestiti in questa stanza, cara. Michael, i tuoi sono in quella laggiù.”
Dafne si guardò intorno per un momento, indecisa. Prima che avesse il tempo di dire qualcos’altro, Allie la stava spingendo dentro la stanza che le era stata indicata: era una camera da letto. Si sedette sull’orlo del materasso e osservò con occhio critico i vestiti che vi erano stesi. Allie si accomodò accanto a lei e le strinse le mani nelle sue.
“Vuoi spiegarmi perché sei così preoccupata? L’hai sentita, non sono completi troppo accattivanti. Cioè, capisco che magari farti vedere in intimo da sconosciuti possa metterti in imbarazzo, ma pensa che alla fine non è molto diverso dall’essere in costume.”
“Lo so, lo so… Ma è così strano! Non so se ce la faccio, Allie,” le confidò, mordendosi le labbra.
“Certo che ce la farai. Anche solo per vedere Michael in mutande!”
Dafne rise, coprendosi il volto con le mani e guardando l’amica attraverso le fessure tra le dita. “Forza, dammi una mano.”
Il primo scatto fu allo stesso tempo imbarazzante ed esilarante. Né Michael né Dafne avevano idea di cosa avrebbero dovuto fare, non sapevano come muoversi o dove guardare. Tra una caduta sui tacchi di Dafne e una foto in cui Michael aveva gli occhi chiusi e la bocca storta, era arrivato il momento di cambiarsi d’abito. A mano a mano che il tempo passava, i due prendevano sempre più confidenza con quel nuovo lavoro, arrivando persino a divertirsi e a scherzare. Senza rendersene conto, stavano diventando sempre più uniti.
Ora si trovavano nel giardino sul retro della villetta, Michael con solo un paio di pantaloni della tuta addosso e Dafne con un top e un paio di pantaloncini striminziti. Mentre lui si sosteneva con le braccia, come se stesse facendo le flessioni, lei gli saltò in spalla – letteralmente – e con una risata lo incitò a continuare.
“Scendi!” ordinò lui, voltando la testa quanto poteva per guardarla in viso. Lei scosse il capo con un sorriso mentre il fotografo si univa al suo rifiuto con un “Non vi muovete, così siete perfetti!”
Ora erano in mare, Michael immerso nell’acqua fino alle ginocchia e Dafne – zuppa e scalciante – sulle sue spalle.
Clio era in estasi per aver trovato due modelli così naturali e allegri, che nonostante le iniziali ritrosie non si lamentavano e quasi sembravano non accorgersi di star lavorando.
I due fotografi erano impazziti, scattavano foto a raffica senza quasi guardare l’obiettivo per cogliere ogni movimento dei due ragazzi.
Allie li osservava divertita e lievemente preoccupata. Si piacevano, era inutile negarlo. Con un po’ di attenzione e di fortuna le cose sarebbero potute finire bene.
Quando Clio annunciò che era giunto il momento del servizio di biancheria intima, Dafne si ritirò nella solita stanza, senza sapere cosa pensare. Non provava più quel profondo imbarazzo e senso d’inadeguatezza iniziale ma non si sentiva nemmeno così sicura di sé: non voleva rifiutare, ormai era giunta alla fine, ma non sapeva cosa provare. Come sarebbe stato girare in biancheria intima davanti a persone che conosceva appena, davanti a Michael? Diede un'occhiata a ciò che avrebbe dovuto indossare: no, in effetti non erano nulla di eccessivo. Erano camicie da notte di seta che arrivavano appena sotto il sedere, ma perlomeno la stoffa non era trasparente. Indossò la prima candida sottoveste, prese un profondo respiro e uscì. La prima cosa che notò fu che Michael non c'era. Non poté chiedere dove fosse perché il fotografo l'aveva già richiamata in posizione. "Così, brava. Appoggiati alla porta finestra. Alza un po' di più il braccio sinistro. Perfetta!"
Mentre tornava in camera per cambiarsi lo vide finalmente uscire dalla sua stanza. Indossava solo un paio di boxer ed era sexy da far paura. Si fissarono per pochi istanti e, nonostante i mille pensieri che vorticavano nelle loro teste, i loro volti erano inespressivi.
"Qui, Michael." Il fotografo lo richiamò e lui lo guardò per un attimo: quando riportò lo sguardo nel punto dov'era Dafne, lei era già sparita.
Chiusa nella sua stanza, Dafne si spogliò in fretta e indossò l'altra camicia da notte cercando di non pensare a Michael. Sarebbe arrossita come una scolaretta non appena l'avesse visto! Non era certo il primo ragazzo che vedeva in intimo, doveva smetterla di comportarsi come una ragazzina.
Uscì dalla stanza e quasi si scontrò con il fotografo per la fretta di allontanarsi dalla visione di Michael e del suo sedere strizzato in quel minuscolo pezzo di stoffa. In un’altra situazione non si sarebbe persa un solo dettaglio di quello spettacolo che era il suo corpo, ma in quel momento non sarebbe riuscita a guardarlo in faccia senza assumere il colorito di un pomodoro sapendo di avergli fatto la radiografia. Quasi non se n'era accorta e già aveva finito il servizio, mancava solo l'ultimo cambio. Stava per entrare nella sua stanza quando Clio la fermò. "Dafne, aspetta. Stavo pensando ad una cosa: ho notato che hai preso confidenza con le foto e che sei molto più sciolta, così mi chiedevo se al posto della camicia da notte vorresti indossare questo." Mentre continuava a parlare estrasse un completino dalla busta che teneva in mano. "So che è molto più provocante di ciò che hai messo finora, ma è il mio orgoglio e sono certa che ti starebbe benissimo addosso." Dafne si sentì quasi mancare il fiato. Le mutandine nere erano abbastanza coprenti, ma il reggiseno cosparso di piccoli brillantini era minuscolo e il semitrasparente velo nero che scendeva da esso le sembrava troppo sexy per lei.
"È meraviglioso, davvero, ma non credo di poterlo indossare. Non ho quasi mai messo nulla del genere prima, è troppo imbarazzante pensare che poi tutti mi vedrebbero con questo addosso. Mi dispiace."
"Ti prego, cara. Provalo, magari cambierai idea. E potremmo trovare una soluzione per nascondere un po' il tuo viso, così la gente non ti riconoscerà. Per favore..."
"D'accordo, lo provo ma non le assicuro nulla," l'avvertì, ma Clio era così felice che avesse accettato che stava già andando a discutere con il fotografo.
Dafne si chiuse la porta alle spalle con un sospiro, poi si decise a indossare il completino. Lo infilò con attenzione per non sfilacciarlo e si guardò allo specchio. Non era abituata a vedersi così, non si sentiva affatto a suo agio, ma doveva ammettere che stava bene. Quando posò la mano sulla maniglia della porta, però, l'insicurezza tornò. Le sarebbe dispiaciuto deludere Clio, che era stata così gentile e disponibile, e sperò che avesse trovato una soluzione. Si affacciò alla porta e non appena Clio la vide si sciolse in un sorriso e le si avvicinò. "Dafne, sei splendida. Abbiamo pensato a qualche possibile soluzione e con l'aiuto di Michael ne abbiamo trovata una. Lui potrebbe sistemarsi dietro di te e se tu voltassi il viso, come se lo baciassi, la tua faccia non si vedrebbe poi molto. Che ne dici?"
Dafne si morse il labbro, indecisa. “E lui è d’accordo?”
“Certo, perché non dovrebbe?” Già, perché non dovrebbe?
“Va bene, facciamolo.” Decise infine, e non aveva quasi finito di dirlo che già Clio l’aveva presa per mano e la stava portando fuori dalla stanza.
“Eccoci qui!” esultò, fermandosi davanti ad una porta finestra e posando le mani sulle spalle di Dafne. “Così,” la fece girare un po’, finché non trovò la giusta angolatura.
“Michael, qui.” Non lo vide ma sentì la sua presenza avvicinarsi da dietro e la sua mano destra stringerle il fianco. Percepì il suo respiro sopra la spalla e una nota sconosciuta nella sua voce quando le chiese: “Pronta per gli ultimi scatti?”
Dafne girò la testa quanto poteva, trovandosi più vicina che mai al suo viso. “Sì,” sussurrò, fissandogli le labbra. Alzò lo sguardò sui suoi occhi e per un attimo credette di averlo beccato a fissare le sue di labbra, ma poi lo vide sorridere e allungare la mano libera fino a posarla sulla sua guancia.
“Sei coperta a sufficienza?” domandò, piegando la testa e avvicinandola ancora di più alla sua.
“Suppongo di sì,” rispose lei, la voce simile ad un soffio. Michael aveva gli occhi luminosi, sembravano quasi brillare mentre fissavano quelli di Dafne.
“E’ stato così tremendo?” chiese, muovendo appena il pollice contro la sua guancia.
Dafne si ritrovò a sorridere. “No, è stato divertente.”
“Ragazzi, abbiamo finito. Siete stati fantastici. Grazie.” La voce di Clio interruppe quel momento d’intimità che si era andato a creare, Michael si staccò e Dafne fece un passo indietro.
“Forse dovresti andare a cambiarti,” le consigliò lui, distogliendo lo sguardo dal suo corpo.
“Già, forse dovrei."


*             *             *

Note:
Ed ecco il quarto capitolo! Ho notato che con lo scorso capitolo le recensioni si sono dimezzate: spero che sia un caso e non un segnale per dire che la storia sta diventando banale o non vi piace più. Comunque, spero che questo vi sia piaciuto! :)
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito, inserito la storia nelle seguite e nelle preferite, e spero che ne valga la pena.
Il prossimo capitolo arriverà Lunedì 13, intanto vi lascio un piccolo spoiler:

“E che mi dici della mia proposta?”
“Oggi ho voglia di cucinare, quindi portali qui per cena. Alle sette e mezza.”
“D’accordo.”
“E porta anche qualcosa da bere, ti prego!”
“Aranciata e tè alla pesca?” domandò.
Dafne scosse la testa e ripropose: “Vodka e Tequila?”

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Capitolo 5
*** Giorno 5 ***


Capitolo 5
Molecole di vita


GIORNO 5

Orgoglio e Pregiudizio? Ti facevo più il tipo da Il codice da Vinci.
Dafne sospirò, alzando lo sguardo dal libro al ragazzo che le stava davanti. “Ciao, Michael. Hai sentito? Ciao. Di solito la gente saluta così le persone.”
“Ah ah. Spiritosa. Dai, fammi posto.” Si stese accanto a lei sull’asciugamano, costringendola a spostarsi di lato.
“Ma che modi!”
“Smettila di lamentarti, ieri facevi di tutto per starmi appiccicata!” la punzecchiò, puntando il gomito a terra e sostenendosi la testa con la mano.
“Ma non è vero!” s’indispettì lei, colpendolo sul braccio con il libro.
“No? Non mi sei forse saltata in spalla mentre ero mezzo nudo?” le ricordò.
“Eri solo senza maglietta e lo stavo facendo per le foto.”
“Oh, certo. Dimenticavo che tu sei una modella professionista e sai esattamente cosa fare per attirare il pubblico.”
“Smettila di essere così sarcastico.”
“Perché?”
“Perché non mi piaci così!”
“Quindi quando non sono sarcastico ti piaccio?” domandò, cogliendo al volo l’occasione.
“Oh, ma smettila!” Rise e lo spinse ancora, questa volta abbastanza forte da farlo sbilanciare e cadere di schiena.
“Che manesca!” si lamentò lui, afferrandola per un braccio e tirandola sopra di sé. Dafne si ritrovò allora a cavalcioni sui suoi fianchi, il polso destro stretto dalla sua mano.
“E ora che vorresti fare?” lo provocò lei. Non poteva mica alzarsi con lei sopra, no? No. Michael se ne uscì con un sorriso birichino e in un attimo era in piedi con Dafne tra le braccia e si stava dirigendo verso l’acqua.
“Come diavolo hai fatto ad alzarti?” gli domandò lei, scalciando per scendere ma senza risultati.
“Segreto professionale. I serial killer non svelano i loro trucchi.”
“Hai intenzione di affogarmi?” Dafne gli si aggrappò alle spalle, conscia che ormai era impossibile evitare la caduta in acqua, almeno se lo sarebbe portato dietro.
“No, solo di farti un bagnetto,” rispose lui, lasciandola andare ma cadendo inevitabilmente con lei.
Passarono più di mezz’ora a giocare e scherzare in acqua, finché Michael non si decise a uscire e Dafne lo seguì.
“Ehi, quello è il mio asciugamano! Se ti ci devi stendere almeno fammi posto!” lo rimproverò con le mani sui fianchi.
“Vieni,” la invitò lui con un sospiro, spostandosi appena. Lei gli si accomodò accanto, stendendosi a pancia in giù, e lo guardò negli occhi.
“Ho una sorpresa,” l’avvertì, sollevandosi sui gomiti e trovandosi sempre più vicino al suo volto.
“Sì? E che cos’è?”
“Pensavo… Domani saremo via quasi tutto il giorno e mi dispiace lasciare Allie da sola, così – se per voi va bene, ovviamente – vorrei farvi conoscere dei miei amici. Magari Allie potrebbe stare con loro domani.”
“Che significa che saremo via tutto il giorno?”
“Dafne! Se lo dimentichi così facilmente significa che non te lo meriti.”
“Cosa?”
“Non ha più importanza ormai.”
“Dai, dimmelo! Mi dispiace di non ricordarmelo, ma non ho idea di cosa succeda domani.”
“L’isola Alimia non ti dice niente?”
“Oh.”
“Già.”
“Scusami, davvero. Non so come ho fatto a dimenticarlo!”
“Evidentemente non era poi così importante.”
“Dai, mi perdoni?”
“Devo pensarci,” decretò, scuotendo la testa. Poi non resistette più a quegli occhi così spalancati e scoppiò a ridere, rotolò sul fianco e finì sopra di lei. “Passo a prenderti alle otto. Fatti trovare pronta.”
“Perfetto.”
“E che mi dici della mia proposta?”
“Oggi ho voglia di cucinare, quindi portali qui per cena. Alle sette e mezza.”
“D’accordo.”
“E porta anche qualcosa da bere, ti prego!”
“Aranciata e tè alla pesca?” domandò.
Dafne scosse la testa e ripropose: “Vodka e Tequila?”


“In poche parole mi stai dicendo che mi avete trovato dei baby sitter che mi controllino mentre voi ve la spassate?” domandò Allie, ingoiando una patatina.
“No, ti sto dicendo che questa sera Michael verrà a cena qui con degli amici, così potremo conoscere persone nuove. Se poi ti staranno simpatici, domani potresti passare la giornata con loro mentre noi due saremo impegnati,” rispose Dafne, posando l’insalata sul tavolo.
“Ma non è necessario! Posso benissimo stare da sola per un giorno!”
“Ha detto che si sentiva in colpa, perché siamo venute qui insieme ma ultimamente sto passando molto tempo con lui e domani non ci sarò per gran parte della giornata e non è giusto che resti sola. E lo penso anch’io.”
“Guarda che per me non è un problema. Siamo venute in vacanza per divertirci e tu lo stai facendo. Che c’è di male?”
“A proposito di questo: ho detto a Michael di portarci da bere.”
“E perché non me l’hai detto prima? Sento che sarà una serata fantastica!”
“Bene, ora che sei convinta, mi dai una mano a preparare la tavola?”
“Certo!”
Alle diciannove e trenta spaccate il campanello suonò e Michael si presentò fuori dalla loro porta con una piccola comitiva di amici: due coppie, una sorella e due cugine. Alex, Sophia, Matthias, Helene, Jennifer, Margaret e Monique. Dafne sapeva che il giorno dopo, se fosse stata fortunata, ne avrebbe ricordati metà. Senza spendere troppo tempo in presentazioni e domande di rito, lei li invitò ad accomodarsi a tavola: sua nonna le aveva sempre detto che il miglior modo di conoscere le persone è osservare come si comportano a tavola e quali argomenti tirano in ballo nelle discussioni.
Scoprì così che Alex e Sophia stavano insieme da più di quattro anni e avevano intenzione di andare a vivere insieme nel giro di poche settimane, mentre Matthias e Helene si conoscevano da pochi mesi e avevano appena affrontato la prova più dura per una coppia: l’incontro con i suoceri. Jennifer era la sorella minore di Michael, aveva diciotto anni e sperava di diventare un medico. Sognava di lasciare il paese per andare in America e dichiarava apertamente che le maggiori opportunità di lavoro fossero solo uno dei tanti fattori che l’avevano spinta a prendere quella decisione. Voleva trasferirsi in California o, meglio ancora, alle Hawaii; perché – ammise – in Grecia i ragazzi potevano anche vivere in mezzo al mare, ma non avevano il fascino dei surfisti americani. Margaret e Monique erano gemelle, avevano gli stessi capelli biondi e ricci e lo stesso fisico alto e slanciato, ma avevano caratteri completamente opposti. Margaret era estroversa e solare, aveva una voce squillante e la battuta sempre pronta; Monique, sebbene fosse simpatica e non avesse problemi a fare amicizia, era più riservata e ci pensava sempre due volte prima di dire qualcosa. E Michael… Michael si era rivelato diverso. Nuovo. Non meno dolce, simpatico o spiritoso del solito, ma circondato dagli amici di sempre sembrava ancora più vivo e perfetto.

*            *            *

Note:
Eccoci qui. Nello scorso capitolo le recensioni si sono dimezzate ancora, spero che sia colpa dell'estate e delle vacanze e non della storia che non vi prende più. Speravo in qualcosa di più per i nostri due modelli, dato che avevate dimostrato un certo entusiasmo. Comunque, ecco il quinto capitolo. Questo è onestamente quello che mi convince meno: so che avrei potuto dare maggiore importanza alla serata, ma sono personaggi che non avranno un grande ruolo nella storia e, questa è una mia mancanza, lo ammetto, non riesco a creare un grande numero di personaggi secondari e caratterizzarli a dovere.
In ogni caso, spero vi sia piaciuto almeno un po', e se avete dei consigli da darmi o delle critiche vi prego di farlo, perché sono sempre ben accette.
Vi lascio con uno spoiler del prossimo capitolo, che sarà online Giovedì 16.
Un bacio :)

“Dovrei andare,” disse, aprendo lo sportello ma senza scendere.
“Ti prendo la borsa.”
“Grazie della belle giornata. Sono stata benissimo.”
“Grazie a te,” le sorrise e si chinò sul suo viso per lasciarle un bacio sulla guancia. “Ci vediamo domattina?”
Dafne annuì, senza riuscire a distogliere lo sguardo dalle sue labbra. Avrebbe tanto voluto…


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Capitolo 6
*** Giorno 6 ***


Capitolo 6
Molecole di vita


GIORNO 6

Dafne posò la borsa sul divano e guardò con aria sconsolata il tavolo da pranzo. La sera precedente si era protratta più a lungo del previsto, complici le bottiglie di liquore che aveva portato Michael, e gli ospiti non se n’erano andati prima dell’una e mezza di notte. A quell’ora né lei né Allie avevano avuto la forza di fare altro che raggiungere il letto e addormentarsi. Ora, alle sette di mattina, se ne pagavano le conseguenze. Non che le pesasse poi molto non aver dormito a lungo: non lo faceva mai ed era troppo eccitata all’idea di passare una giornata intera sola con Michael che non sarebbe comunque riuscita a restare a letto. Avrebbe anche potuto lasciare che fosse la sua amica a occuparsi delle pulizie, a un orario più decente, ma sapeva quanto poco le piacevano certe cose e poi l’idea di invitare i ragazzi era stata sua, quindi toccava a lei. Ripensando alla serata, cominciò a sistemare. Jennifer avrebbe frequentato l'ultimo anno di scuola a Londra grazie ad una borsa studio e, quando Dafne le aveva detto che lei abitava proprio lì, aveva lanciato un urlo di gioia e si era dichiarata contentissima di quella notizia. "Dovremo assolutamente vederci!" aveva detto con un sorriso. I propositi di Dafne erano stati però un po' meno nobili: Jennifer le piaceva, era simpatica e spontanea ed era felice di vedere che lei già la apprezzava così tanto, ma il suo primo pensiero era stato che magari Michael sarebbe andato a far visita alla sorellina in Inghilterra e lei avrebbe potuto approfittarne per vederlo. Aveva visto Allie far amicizia con le due cugine di Michael; era troppo lontana da loro e troppo impegnata a intrattenere Jennifer per seguire la conversazione, ma era riuscita a cogliere qualcosa. Avevano ventidue anni e lavoravano come barista e cameriera nello stesso locale per pagare la retta universitaria, non avrebbe saputo dire la facoltà.
"Che diavolo stai facendo?" Allie, in piedi sull'ultimo gradino delle scale, le fece quasi prendere un colpo.
"Sto sistemando dato che ieri sera, o stamattina, non abbiamo fatto niente. Tu che scusa hai per essere già in piedi a quest'ora?"
"Nessuna, anzi adesso me ne torno a letto. Stavo andando in bagno e ho visto che la tua stanza era vuota, così ho pensato di venire a salutarti prima del grande viaggio. Lascia stare quei piatti, ci penso io più tardi."
"Sicura?"
"Sicurissima."
"E tu che programmi hai per la giornata?"
"Dormire almeno fino alle undici e mezza, poi questo pomeriggio Margaret e Monique passano a prendermi e andiamo a fare shopping."
"Sembra divertente."
"Già, beh, io me ne torno a letto. Ah, mettiti un preservativo nella borsa e abbiate la decenza di non  farlo in spiaggia, sarà pure romantico ma poi ti ritrovi sabbia in posti in cui non dovrebbe esserci," l'avvertì.
"Allie! Non ho intenzione di fare sesso con Michael, non ci siamo nemmeno baciati!"
"Scherzi? Vi mangiate con gli occhi continuamente e ti abbraccia ogni volta che ne ha l’occasione, neanche fossi un orsacchiotto di peluche. C'è una tensione sessuale spaventosa tra voi due e ora passerete tutta la giornata da soli in mezzo al nulla. Succederà qualcosa entro stasera, fidati."
"Ma tu non eri preoccupata per me?"
"Daf, ormai non c'è più nulla da fare, siete andati troppo oltre. Se vi foste visti ogni tanto sareste potuti restare amici, ma ormai passi più tempo con lui che con me. Non ti sto rimproverando, davvero, ma non sarete mai amici nel senso più platonico del termine e lo sai anche tu."
“Allie, non ci andrò a letto.”
“Come puoi esserne così sicura?”
“Perché se lo faccio poi non riuscirò davvero più a staccarmi da lui.”
“Fai quello che ritieni giusto, Daf. E non tenerti tutto dentro, sai che con me puoi sempre parlare.”
“Grazie.”
Allie aveva appena salito di nuovo le scale quando Michael arrivò. Si affacciò alla finestra e lo vide scomparire sotto il portico per tornare alla macchina dopo pochi istanti, con Dafne. Li osservò allontanarsi in auto finché la strada curvò e scomparirono dalla sua vista. Allora fece un paio di passi indietro e si gettò sul letto, coprendosi la faccia con le mani. Quella storia non sarebbe finita bene. Dafne si era legata a lui in un modo talmente profondo e in così pochi giorni… Non l’aveva mai vista così. La conosceva dai tempi dell’asilo e non l’aveva mai vista illuminarsi in quel modo grazie alla sola presenza di un ragazzo, con nessuno dei suoi ex era stata così. Michael la adorava, era impossibile negarlo. Le girava sempre attorno e non smetteva di guardarla con quello sguardo dolce… Come potevano essere così uniti, quando si conoscevano da pochissimi giorni?

Michael e Dafne avevano raggiunto il porto in meno di dieci minuti e si stavano preparando a partire. Con un po’ di difficoltà, Dafne era riuscita a salire sul motoscafo e se ne stava seduta ad aspettare che Michael finisse di slegare tutte le corde che lo tenevano ancorato a riva.
“L’hai mai fatto prima d’ora?” le domandò, dirigendosi al posto di guida.
“Cosa?”
“Il motoscafo. Ci sei mai stata?”
“No, è la prima volta. Devi spiegarmi le procedure di salvataggio come uno steward?”
“Non ne avrai bisogno finché guido io.”
“Oh oh! Sei molto sicuro di te.”
“Sono solo molto bravo.”
“E anche modesto.”
“Perché dovrei essere modesto? Insomma, sono bravo e lo so, perché dovrei fingere di credermi un’incapace?”
“Beh… la modestia non è fingersi un’incapace. È il non ostentare troppo la propria bravura.”
“Quindi… non dovrei dire che sono bravo, ma solo che me la cavo?”
“Sì, va già meglio.”
“Sai, forse sbaglio a dire che sono così bravo. Cioè, un bravo marinaio non farebbe questo, giusto?” domandò, aumentando la velocità e piegando un po’ la barca verso destra. Un’ondata di spruzzi si riversò sul motoscafo, bagnando gli interni e i passeggeri.
“Sei uno scemo!” strillò Dafne, passandosi una mano sul viso per cercare di asciugarsi un po’, salvo poi venire di nuovo bagnata. “Michael!” lo richiamò ancora, ma lui aveva cominciato a ridere e non sembrava intenzionato a smettere. Smise di rimproverarlo e lo guardò, fradicio dalla testa ai piedi come lei, allegro e perfetto. Sembrava essere nato per stare lì, in mezzo al mare, a guidare come un pazzo ma con mano ferma e sicura. Poi rallentò, si tolse la canotta e si girò verso di lei.
“Ti conviene togliere i vestiti e tenere solo il costume. Da qui in poi saremo solo noi e il mare, il che significa che non ci saranno motivi per andare lentamente e ci bagneremo continuamente. Mettili qui dentro o rischi che volino via,” l’avvertì, alzando un lato della panca e riponendovi sotto la canotta. Dafne si spogliò e gli passò i vestiti, che furono rinchiusi là sotto. Un attimo dopo, il motoscafo stava correndo a tutta velocità sull’acqua cristallina.

“Eccoci.” Michael saltò a terra e aiutò Dafne a scendere, l’acqua arrivava loro alle ginocchia.
“Quello cos’è?” domandò lei, indicando una costruzione sulla cima di una collina.
“La roccaforte. Possiamo arrivare a riva prima di cominciare il giro turistico?” le rispose, allungando il braccio per prendere la sua borsa dal motoscafo.
“Scusa.” Dafne afferrò la macchina fotografica e scattò la prima foto. A Michael.
“Perché a me?”
“Anche tu fai parte della giornata,” spiegò sorridendo.
“E tu no?” replicò lui, rubandole uno scatto veloce e probabilmente sfuocato. Lei recuperò la macchina fotografica di mano, passando il nastro intorno al collo e allontanandosi da lui di un paio di passi. “Andiamo?”
Michael le passò un braccio intorno alle spalle e la condusse a riva, percorsero la spiaggia verso destra fino ad arrivare a un piccolo sentiero tra gli arbusti. “Parlami della roccaforte.”
“Allora… originariamente era un forte degli antichi greci, costruito qualche secolo prima della nascita di Cristo. Con la conquista dei romani fu ricostruito e poi abbandonato. Durante il medioevo fu riaperto e risistemato per contrastare la minaccia dei turchi, e in quel momento fu annesso anche il castello. E ora… dopo secoli di pioggia, vento, sole, ragazzini ubriachi che se la spassano dentro le mura e archeologi che scavano in continuazione, ecco qui. Il forte resiste ancora, anche se certi punti non esistono più. Il castello è più che altro un insieme di rovine.”
“Però! E io che speravo di coglierti impreparata!”
“Spiacente, ma mio padre è un professore di storia.”
“Oh, capisco. Niente favole della buona notte da bambino, solo racconti dei grandi imperatori e delle battaglie per la gloria.”
“Qualcosa del genere,” ammise, stringendosi nelle spalle.


“Allora, cosa prevede il menu di oggi?” domandò Dafne, sistemandosi sulla roccia che fungeva da primitivo sgabello. Avevano raggiunto i resti del piccolo villaggio preistorico che era stato scoperto al centro dell’isola, erano state recuperate un paio di case a cielo aperto in cui si erano conservati tavoli, sedie e forni.
“Panini e tè alla pesca,” rispose Michael, deponendoli sul tavolo e sedendosi di fronte a lei.
“Sicuro che possiamo stare qui? Nel mezzo di uno scavo archeologico?”
“Vedi qualcuno che te lo impedisce?”
“No.”
“Allora non c’è problema,” concluse lui con un’alzata di spalle.
“Come sta tua sorella? Mi sembrava abbastanza stordita quando ve ne siete andati,” domandò, ricordando una traballante Jennifer che arrancava fino all’auto.
“Già, non regge molto l’alcool. E’ appena mezzogiorno, starà ancora dormendo.”
“Sai, non ti somiglia molto.”
“In effetti, non mi pare di dormire così tanto, e riesco a bere due bicchieri di vodka senza svenire, io.”
“Beh, sì, ma non intendevo quello. Insomma, l’ho conosciuta solo per una sera, ma lei ha così tanti sogni e ha programmato così tante cose della sua vita… Tu invece sembri vivere alla giornata.”
“E non va bene?”
“Non ho detto questo. Il fatto è che tu vuoi lavorare in palestra e non provi nemmeno a cercare qualcos’altro da fare, se escludiamo l’esperienza dell’altro giorno. In un certo senso t’invidio: tu hai le idee chiare e alla fine ci riuscirai. Io ho solo qualche vaga inclinazione che non mi porta da nessuna parte.”
“Questo mi sembra un discorso un po’ troppo serio per questa giornata, sai? Comunque, io sono convinto che presto troverai la tua strada. Che ne dici se ne riparliamo un altro giorno?”
“Scusa. Allora, quali sono i discorsi adatti a questa giornata?”
“Potresti raccontarmi per bene di quel famoso ballo di fine anno di cui parlavate tu e Allie qualche giorno fa.”
“Oh, no! Mi ci vuole davvero qualcosa di più forte del tè per parlare di quella sera!”
“Rimanderemo anche questo.”
“Sai, tua sorella ieri ha accennato ad un tuo certo incidente con ombretti e rossetti…”
“Oddio! Non ci credo, te l’ha detto!”
“Non ha davvero raccontato molto, dai!”
“Okay. L’ultimo capodanno è stato un po’ esagerato, diciamo solo che alla fine mi sono trovato steso in un letto sconosciuto in uno stato di semi-coma e quando la mattina dopo mi sono svegliato mi sono ritrovato truccato come una drag-queen.”
“Hai una foto, vero?”
“Credo che Jennifer ce l’abbia, ma non la vedrai mai, non tentare neanche di chiederla!”
“Ti prego!”
“No.”

“Già finito?”
“È un’isoletta piccola, che ti aspettavi!”
“Scherzavo. Allora, sono le quattro, che si fa?”
“Tu che dici?” chiese lui, avvicinandosi a braccia aperte mentre lei indietreggiava.
“No, Michael. Non ancora…” lo pregò, alzando le mani e continuando a camminare verso l’entroterra.
“Sì, invece. Andiamo!” La raggiunse in pochi secondi e se la caricò in spalla, poi ritornò verso il mare.
“Mettimi giù!”
“Perché continui a ripeterlo quando sai che non accadrà?” domandò, lasciandola cadere e scivolando poi vicino a lei. La vide aggrapparsi alle sue spalle e in un attimo se la ritrovò appiccicata addosso. Emersero dall’acqua, i volti a pochi centimetri di distanza, i nasi che si sfioravano.
“Contento?” sussurrò Dafne, fissandolo negli occhi.
“Non ancora,” rispose lui, spingendola di nuovo giù, allontanando quelle labbra tentatrici dalle sue.

Michael spense il motore dell’automobile e si voltò a guardare Dafne. Aveva gli occhi chiusi e sembrava dormire, la testa appoggiata di lato sul sedile e la posa rilassata.
“Dafne,” la chiamò, posandole la mano sulla guancia. Lei sorrise, aprendo gli occhi e puntandoli in quelli di lui. “La tua macchina è comodissima, mi sarei potuta addormentare se la strada non fosse stata così corta.”
Guardò per un attimo l’orologio prima di raddrizzarsi. “Dovrei andare,” disse, aprendo lo sportello ma senza scendere.
“Ti prendo la borsa.”
“Grazie della belle giornata. Sono stata benissimo.”
“Grazie a te,” le sorrise e si chinò sul suo viso per lasciarle un bacio sulla guancia. “Ci vediamo domattina?”
Dafne annuì, senza riuscire a distogliere lo sguardo dalle sue labbra. Avrebbe tanto voluto…
“Dafne?” la chiamò, attirando la sua attenzione. Lei lo guardò per un istante, bello come sempre o forse ancora di più; poi lo baciò. SI alzò in punta di piedi e si gettò sulla sua bocca, incapace di resistere. La reazione di Michael fu istantanea: strinse le braccia intorno alla sua vita e la avvicinò a sé mentre saggiava la consistenza delle sue labbra contro le proprie. Dafne quasi gemette quando lui la spinse contro il muro di casa e la sollevò, premendosi contro di lei. Era tutto così caldo, le mani di Michael erano bollenti sulle sue gambe scoperte. Sentiva il suo odore ovunque, un profumo che le appannava i sensi. Lo baciò ancora, intrecciando le mani dietro al suo collo per impedirgli di allontanarsi. Come se Michael avesse mai pensato di allontanarsi…
Non avrebbero saputo dire se fosse trascorso un minuto o dieci, ma a un certo punto l’aria finì e si dovettero separare. Michael posò la fronte contro quella di lei e tenne gli occhi chiusi, mentre prendeva profondi respiri per recuperare l’ossigeno consumato e per cercare di calmarsi. Come poteva riuscire a rilassarsi quando il corpo di Dafne era premuto così perfettamente contro il suo? Fece un passo indietro e lentamente la fece scivolare giù, finché i piedi di lei non toccarono terra e non riuscì a sostenersi da sola.
“Dovrei andare.” Senza accorgersene aveva ripetuto la sua stessa frase. Doveva allontanarsi da lei all’istante, perché non avrebbe saputo resisterle ancora per molto e non voleva rovinare tutto.
Dafne annuì, senza staccare lo sguardo dal suo.
“A domani,” lo salutò, entrando in casa e chiudendosi la porta alle spalle. Michael risalì in auto, un attimo dopo era già sulla strada principale.

*            *            *

Note:
Ragazze! Ci siamo, è successo!
Innanzitutto, voglio ringraziare di cuore tutte le fantastiche persona che hanno recensito la storia o che l'hanno inserita tra le seguite/preferite/ricordate, piano piano state salendo e vedere che anche ad una sola persona in più piace questa storia mi rende immensamente felice.
Ma veniamo al capitolo: siamo arrivati al punto di svolta, al tanto atteso e tanto, tanto bramato bacio. Ora... beh, ora spero che avrete voglia di vedere che succede!
Spero che la giornata vi sia piaciuta, e voglio fare delle precisazioni: l'isola Alimia esiste, ma non ci sono stata, quindi tutto ciò che dico al riguardo l'ho "inventato", basandomi sulle informazioni di Santo Google. Il castello, la roccaforte e il villaggio preistorico ci sono, le descrizioni ovviamente sono frutto della mia mente, quindi l'attendibilità di tutto ciò è fortemente soggettiva.
Bene, spero vi sia piaciuto anche questo capitolo, vi lascio con uno spoiler del prossimo, che sarà online lunedì 20.
E vi faccio una domanda, voi come pensate che finirà? Cosa supponete succederà?
Il finale è già scritto, e dovessi perderlo - sia mai! - lo riscriverei uguale, perché per me è così che deve finire la storia, ma sono curiosa di sapere cosa ne pensate voi, e fino a dove pensate che si spingerà questo rapporto.
Un bacio :)

“Non possiamo…” esitò, indecisa. Non poteva dire: innamorarci. “Iniziare qualcosa che non possiamo finire,” concluse, tornando a guardarlo negli occhi.
“Possiamo essere amici.”
“E nulla di più,” continuò lei, sforzandosi con tutta se stessa di non abbassare lo sguardo sulle sue labbra o sul suo petto nudo o sulle sue braccia forti. “Niente… niente amore.”

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Capitolo 7
*** Giorno 7 ***


Capitolo 7
Molecole di vita


GIORNO 7

"Smettila, Daf. Anche l'altra volta hai pensato che ti stesse evitando e alla fine ti ha portato a fare un servizio fotografico. Arriverà, a maggior ragione ora."
"Io non ho detto niente."
"No, questo è vero. È tutta la mattina che sei silenziosa, ma non vuol dire che tu non l'abbia pensato."
"Va bene, hai ragione, okay? Il fatto è che sono stata io a baciarlo, anzi, l’ho praticamente assalito! E poi lui se n’è andato subito.”
“No, lui ha ricambiato e poi se n’è andato.”
“Se n’è comunque andato.”
“Ah, Dafne, sei incontentabile! Cosa avresti voluto che facesse?”
“Io… non lo so!”
Allie sospirò, consapevole che quando la sua amica iniziava a crearsi paranoie era inutile tentare di farla ragionare. Fortunatamente, a quello ci pensò il suono del campanello.
“Vai tu.”
“Perché?” domandò Dafne, sebbene si fosse già alzata e diretta verso la porta.
“Perché io sono impegnata.”
“A fare cosa?” chiese ancora, scettica, guardando la sua amica spaparanzata sul divano.
“A godermi lo spettacolo,” rispose lei, sorridendo e incitandola a muoversi.
Dafne la ignorò e aprì la porta, ritrovandosi davanti un sorridente Michael che agitava una busta di carta.
“Indovina cos’ho qui?” domandò mentre entrava.
“Un biglietto per il concerto dei Green Day?”
“Nah, solo qualche foto. E comunque ho vinto la scommessa.”
“Fammi vedere! Di che scommessa stai parlando?”
“Ecco. Tu avevi detto che non sei fotogenica ed io non ci avevo creduto. Ho ragione. Sei venuta benissimo,” spiegò, mentre lei estraeva il plico di foto dalla busta e cominciava a sfogliarle. Era venute davvero bene. Beh, in buona parte di esse il soggetto era Michael, quindi non poteva essere diversamente, ma anche le sue erano carine.  Quelle dove c’erano entrambi erano semplicemente magnifiche. Sorridevano sempre, anche nelle altre foto, ma era un sorriso diverso, più artificiale e meno rilassato. Lì, quando erano insieme, sembravano stare davvero bene, sembravano naturali. Tranne l’ultima. L’ultima non aveva sorrisi, aveva solo volti coperti a metà. Era la foto di quel loro finto bacio, quello creato per farla sentire meno in imbarazzo per quel completo così sexy e provocante che era finita a indossare. All’improvviso, Dafne si ricordò che doveva ancora rispondere. “E’ tutto merito dei fotografi: sono davvero bravi.”
“Tocca a me!” Allie le rubò le foto di mano e le guardò attentamente, commentando ogni particolare.
“Anche i soggetti non sono poi così male,” decretò infine, lanciando loro un occhiata divertita e dirigendosi poi verso le scale. “Io mi cambio e vado in spiaggia, a dopo.”
E così Michael e Dafne si ritrovarono soli, per la prima volta dopo quel lungo bacio. Avrebbero dovuto parlare, chiarire, ma nessuno dei due sembrava voler fare la prima mossa. “Vado a cambiarmi anch’io, ho bisogno di fare una nuotata.”
“Ieri non ti è bastato?”
Dafne si voltò a guardarlo dal pianerottolo. “No,” rispose con un sorriso. Nessuno dei due sapeva se si stessero riferendo solo al mare o anche a quel legame inaspettato che si era formato tra di loro.

"Mi fai il solletico,” disse Dafne, cercando di trattenere i brividi che le mani di Michael a contatto con la sua schiena le causavano.
“Ho quasi finito. Stai ferma o si rovina tutto,” l’avvertì, muovendo lentamente la punta del pennarello sulla sua pelle. Giusto perché il masochismo non è mai troppo, aveva deciso di inciderle una sorta di tatuaggio sulla pelle, anche se in realtà stava usando solo un indelebile, e quella scritta se ne sarebbe andata entro alcuni giorni.
“Posso sapere cosa stai facendo?” domandò lei, girando la testa per cercare di intravedere qualcosa ma senza riuscirci.
“Un disastro, se non stai ferma.” Lei sbuffò, ma Michael non se ne curò, troppo concentrato ad accarezzare quella pelle così liscia. In realtà aveva terminato il suo lavoro, ma non voleva allontanarsi da lei così presto, così prese a circondarlo di ghirigori.
“Michael, ci hai messo un quarto d’ora, devi aver disegnato la cartina di Rodi come minimo,” si spazientì lei. Dafne adorava sentire quelle mani forti su di sé, ma se avesse continuato ancora per molto avrebbe cominciato a fare le fusa e voleva evitarlo.
“Un momento,” ritoccò gli ultimi dettagli e poi chiuse il pennarello. “Finito.”
“Bene! Adesso come lo vedo?”
“Non hai uno specchio?”
“Certo, porto sempre uno specchio con me quando vado in spiaggia,” commentò ironica. “Rientriamo un attimo?”
Michael annuì e un minuto dopo erano davanti allo specchio del bagno.
“È davvero carino, ma… che vuol dire?” domandò, fissando la scritta di chiara origine greca che ora troneggiava sulla sua schiena, attorniata di piccoli riccioli e svolazzi.

Σειρήνα

“Significa
sirena,” le rispose, avvicinandosi a lei e accarezzando la scritta con lo sguardo fisso sulla loro immagine riflessa dallo specchio.
“Perché sirena?”
“Perché è ciò che mi sembravi ieri pomeriggio mentre sguazzavi nell’acqua.”
“Un mostro che uccide i marinai?” scherzò lei, fissandolo negli occhi.
“Una creatura meravigliosa,” le carezzò una guancia sfoggiando il sorriso più dolce di sempre, poi le baciò la fronte. “E una mangiatrice di uomini, ovviamente.”
Lei ridacchiò nervosa e fece un passo indietro, appoggiandosi al lavandino. “Forse dovremmo…”
“Parlare di ieri sera?” concluse lui. “Credo di sì.”
Dafne fece un sorrisino imbarazzato e si accarezzò i capelli, a disagio. “Io dopodomani riparto.”
“Lo so.”
“Non possiamo…” esitò, indecisa. Non poteva dire: innamorarci. “Iniziare qualcosa che non possiamo finire,” concluse, tornando a guardarlo negli occhi.
“Possiamo essere amici.”
“E nulla di più,” continuò lei, sforzandosi con tutta se stessa di non abbassare lo sguardo sulle sue labbra o sul suo petto nudo o sulle sue braccia forti. “Niente… niente amore.”
“Niente amore,” ripeté lui, con quella voce così ipnotica. Senza rendersene conto, Dafne si trovò di nuovo incollata a lui, stretta tra il suo corpo e il lavandino, in punta di piedi per raggiungere meglio la sua bocca. Michael la issò sul ripiano di marmo e si spinse più vicino a lei, mentre Dafne gli circondava i fianchi con le gambe. Era sbagliato, lo sapevano entrambi, ma ora che avevano scoperto quanto fosse perfetto quell’abbraccio appassionato fatto di baci e carezze rinunciarvi sembrava impossibile.
“Dovremmo tornare in spiaggia,” mormorò Dafne tra un bacio e l’altro, sebbene il suo corpo dicesse tutto il contrario.
“Tra un po’,” le assicurò lui, piegandosi sul suo collo.
“Gli amici non si baciano,” continuò lei, con il respiro veloce a causa delle calde attenzioni che lui le stava dedicando.
“Noi siamo amici speciali,” la rassicurò.
“Perfetto.” Dafne gli prese il volto tra le mani e lo baciò di nuovo, dimentica di Allie, della partenza imminente, della distanza, di qualsiasi cosa non fosse Michael.


*            *            *


Note:
Ciao, ragazze! Sono felice di vedere che lo scorso capitolo vi è piaciuto, e che avete apprezzato il bacio.
Voglio ringraziarvi tutte, da chi mi lascia queste splendide recensioni a chi mi segue silenziosamente, GRAZIE!
Ma parliamo di questo: come avete visto, loro ci hanno provato - e continueranno a farlo - a restare amici, ma non è così facile. Spero che l'idea del tatuaggio vi sia piaciuta, e non vi sia sembrata troppo sdolcinata.
Il prossimo capitolo arriverà giovedì 23, e vi consiglio di fare attenzione a ciò che dirà Allie nel prossimo capitolo, perché da lì inizierà un'altra storia che ho appena iniziato a scrivere, sulla vita di Dafne ed Allie una volta tornate a casa, su una persona che diventerà davvero speciale per Allie e, beh, su cosa succederà tra Dafne e Michael.
Intanto, eccovi un piccolo spoiler:

“A qualcuno va un bagno di mezzanotte?” domandò, avvicinandosi di nuovo alla riva. Nessuno sembrava intenzionato a seguirla, troppo intenti a svuotare lattine di birra e a ingurgitare gelato.
“Allie?” chiamò, ma la sua amica scosse il capo e tornò a ridere con Margaret e Monique.
“Michael?” Ritentò, sperando di essere più fortunata.


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Capitolo 8
*** Giorno 8 ***


Capitolo 8
Molecole di vita


GIORNO 8
Dafne se ne stava sdraiata sul muretto di cinta con un sorriso sulle labbra e la voce di Christina Aguilera nelle orecchie, quando qualcuno le tolse una cuffietta e commentò: "Seriamente, Christina Aguilera? Stai scherzando?"
"Smettila di criticare i miei gusti!" lo rimproverò, voltando il capo verso di lui.
Michael le sorrise, sussurrò un saluto e si avvicinò al suo viso per darle un bacio. Un bacio che non arrivò mai, perché Dafne saltò giù dal muretto dal lato del giardino. "Che c'è?" domandò lui, confuso.
"È meglio evitare contatti pericolosi: oggi voglio passare la giornata con Allie. Ultimamente sono stata un sacco di tempo con te e anche ieri l'abbiamo lasciata in spiaggia da sola per più di un'ora. La sto trascurando e non è giusto."
Michael annuì. "Potresti portarla alla spiaggia che ti ho fatto vedere," propose, appoggiandosi al muretto con le braccia.
"Sì, sarebbe carino. In ogni caso, stasera vorremmo fare una sorta di festa d'addio, quindi invita i ragazzi che hai portato l'altra volta, per favore."
Lui annuì di nuovo, senza smettere di guardarla. “Allie si è già svegliata?”
“No, credo che dormirà almeno per un’altra ora. Perché?”
“Andiamo a fare il bagno? O anche questo rientra nella categoria dei contatti pericolosi?”
“Effettivamente sì, rientra in quella categoria.”
“Oh.” Michael incassò il colpo: credeva davvero che non sarebbe riuscito a resisterle per un’ora? O temeva di essere lei a non farcela?
“Prendo l’asciugamano.”
Michael sorrise e si voltò, appoggiandosi al muretto con la schiena. Aveva fatto bene a definirla una sirena: era splendida e dannatamente pericolosa. Lo stava facendo impazzire con quel suo continuo cambio d’idee: un attimo lo teneva a distanza, quello dopo gli saltava addosso. E l’indomani se ne darebbe andata. Sospirò. Come aveva fatto quella piccola incantatrice a diventare così importante per lui in così pochi giorni?
“Eccomi.” Dafne lo raggiunse e gli sorrise.
“Cosa farai quando tornerai a casa?” le domandò mentre s’incamminavano verso il mare.
“Inizierò a lavorare allo studio fotografico di mia zia.”
“Da quale parte dell’obiettivo?” la punzecchiò, ricevendo in cambio una smorfia e una risata.
“E tu?”
“Io sono già a casa.”
“Cosa farai dopo che io… ed Allie saremo partite? Troverai altri turisti da tormentare?” Cercò di buttarla sul ridere, ma non le riuscì molto.
“Suppongo che continuerò a cercare lavoro.”
“Sai, stavo pensando…”
“Davvero?” la interruppe, con voce sorpresa e occhi spalancati.
“Non prendermi in giro! Sto cercando di aiutarti!” Dafne lo spinse a terra e lui la trascinò con sé.
“A che pensavi?” la incitò, sistemandosela sulle gambe.
Dafne non tentò nemmeno di liberarsi dalla stretta delle mani di lui sui suoi polsi o di alzarsi, se ne restò semplicemente accovacciata su di lui e continuò a parlare.
“Beh, grande marinaio… su uno degli infiniti dépliant su Rodi che mia madre aveva portato a casa dall’agenzia prima della partenza c’era la possibilità di fare sci nautico o di farsi trascinare su un gommone dal motoscafo e altre cose del genere. Non credi che potresti farlo?”
“Far annegare turisti in mezzo al mare?” domandò, scettico.
“Michael! Se sei così bravo come dici non vedo perché non potresti riuscirci.”
“In effetti è fattibile. Non ci avevo mai pensato.”
“Ci proverai?” insistette, fissandolo con un sorriso.
“Perché t’interessa così tanto?”
“Perché ti ho osservato l’altro giorno: ti diverti a guidare quel coso, a schizzare la gente e a stare in mezzo al mare,” spiegò e lo vide sogghignare al ricordo di quei momenti. “Credo che il lavoro migliore sia quello che ci piace di più, quello che vorremmo non finisse mai. Per me è questo il lavoro che fa per te.”
“Grazie.”
“Di cosa?”
“Di essere così.” Si avvicinò al suo viso e la baciò, lentamente e con dolcezza. E chissenefrega dei contatti pericolosi.

“Così oggi ti ho tutta per me?”
“Fino a stasera. Mi hai detto tu di invitare i ragazzi, no?”
“Sì, ma fino a quel momento siamo solo io e te!” continuò Allie, girandosi a pancia in giù sull’asciugamano.
“Sì e parliamo solo di te.”
“Oh, tutte queste attenzioni mi faranno montare la testa!” scherzò, sciogliendo i lacci del costume e appoggiando la testa sulle braccia incrociate.
“Sai,” continuò, guardando Dafne che stesa accanto a lei si stava raccogliendo i capelli. “Stavo pensando di andare a vedere Freerunner?”
“Dovrei sapere che cos’è?”
“Quel film con il giocatore di baseball barra cameriere che ci prova con Bonnie in The Vampire Diaries. Quello a cui mettono un collare al collo e ha un’ora per correre dall’altra parte della città o lo fanno saltare per aria.”
“Non è quello che voleva andare a vedere mio fratello?”
“Sì.”
“Ma non avevi detto che non t’ispirava?”
“Beh, ho cambiato idea.”
Dafne la guardò scettica: Allie non cambiava mai idea, era cocciuta come poche persone al mondo. “E cos’è che ti ha fatto cambiare idea?”
“Beh, l’attore è un gran figo,” rispose sorridendo, poi arrossì e distolse lo sguardo da quello dell’amica mentre concludeva la frase. “E pensavo di dare una chance a tuo fratello.”
“Cosa?” Era impazzita? “Ma se non l’hai mai sopportato!”
“Lo sai come vanno queste cose… e poi in questi giorni è stato molto carino.”
“In questi giorni?”
“Sì. Ha chiamato mentre stavi facendo il servizio fotografico, ricordi che mi avevi lasciato il cellulare? Ho risposto io e gli ho spiegato che eri impegnata, così ha cominciato a parlare e parlare e parlare e non mi ha mollato per quasi un’ora. E mi ha fatto ridere come non mai,” concluse, con le guance rosse e un sorrisino imbarazzato.
“Ecco con chi stavi parlando! Mi sono sempre scordata di chiedertelo!”
“E poi mi ha chiamato tutti i giorni, sul mio telefono ovviamente, e… non lo so, era così naturale e spontaneo che non riesco proprio a ricordarmi perché non lo sopportavo.”
“Wow. Aspetta, hai detto che vuoi provare a dargli una chance, ma lui non ti ha mai chiesto di uscire, no?”
“In realtà, l’ha fatto,” confessò, passandosi la mano sul collo, a disagio.
“Quando? E perché non me l’hai detto?”
“Qualche mese fa… ma era mezzo ubriaco ed  è stato così strano che ho preferito non dirtelo. Lo so, avrei dovuto farlo! Ma lui non se lo ricordava più, o perlomeno non ne ha mai fatto riferimento, così ho pensato che se non l’avesse saputo nessuno sarebbe stato come se non fosse mai successo.”
“E’ stato così tremendo?”
“Mi ha rovesciato una lattina di birra sul vestito e poi mi ha detto che saremmo dovuti andare in lavanderia a farlo pulire e che visto che eravamo di strada ci saremmo potuti fermare in un locale per bere qualcosa. Due secondi dopo è crollato addormentato sul divano.”
“Oddio! Avrei voluto vederlo!” commentò Dafne, ridendo.

“Due volte in una giornata?” ripeté Allie, incredula.
“Non ci ho creduto nemmeno io quando me l’hanno raccontato! A quanto pare hanno passato la notte da Sophia e stamattina il papà di lei li ha beccati giusto un attimo prima che arrivassero al sodo. Come potete immaginare non hanno concluso niente me la voglia era rimasta, così durante la pausa pranzo si sono appartati in una spiaggetta che di solito è deserta, oggi però non lo era: si sono ritrovati davanti il capo di Alex.”
Il racconto di Margaret sulle disavventure dei due fidanzati assenti li fece ridere tutti, ma in Dafne e Allie si risvegliarono ricordi imbarazzanti. Dafne lanciò un’occhiata all’amica e si rese conto che aveva un sorriso poco rassicurante sul viso.
“Allie, non pensarci neanche,” l’avvertì, senza risultato.
“Perché no? Sapete, anche Dafne ha fatto le sue belle figure,” iniziò, catturando all’istante l’attenzione di tutti. Nonostante le proteste della ragazza, continuò: “Un giorno si è intrufolata in casa del suo ragazzo per fargli una sorpresa, il resto della famiglia doveva essere in vacanza, e lo stava aspettando in salotto, nuda.”
“Non ero nuda!” protestò lei, indignata.
“No, è vero, avevi un babydoll trasparente addosso,” le concesse, tralasciando un dettaglio che Dafne si premurò di aggiungere.
“Che mi avevi prestato tu, non dimenticarlo.”
“Okay, come ti pare. Comunque, lei lo stava aspettando sul divano quando la porta di casa si apre. Lei, convinta che fosse il suo ragazzo, gli ha detto… non mi ricordo, quali erano le parole, Daf?”
“Non crederai davvero che le ripeta, vero?”
“Ci avrei giurato. Vabbè, diciamo che è stata particolarmente esplicita. Quando il tizio è entrato in salotto, però, non era chi si aspettava. Era il fratello! Molto più figo, secondo me.”
“Vogliamo parlare delle tue, Allie?” Era giunto il momento di ricambiare il favore, no?
“C’è poco da raccontare, Daf. Ci sono andata vicino qualche volta, ma non mi sono mai fatta beccare.”
“Per ora.”
“Cosa vorresti dire?”
“Sembra che questa abilità nel venire scoperta sia una cosa di famiglia. Attenta, Allie,” l’avvisò e le fece l’occhiolino, alludendo alla possibilità di una futura relazione tra lei e suo fratello.
“Non comincerai con le frecciatine adesso, vero?”
“Puoi giurarci.”

Dafne si sfilò il vestito e corse in acqua, si tuffò e si lasciò sommergere da quella fredda corrente che le risvegliò i sensi.
“A qualcuno va un bagno di mezzanotte?” domandò, avvicinandosi di nuovo alla riva. Nessuno sembrava intenzionato a seguirla, troppo intenti a svuotare lattine di birra e a ingurgitare gelato.
“Allie?” chiamò, ma la sua amica scosse il capo e tornò a ridere con Margaret e Monique.
“Michael?” Ritentò, sperando di essere più fortunata.
“Esci, Dafne.”
“No.”
Michael sbuffò, poi si sfilò maglia e pantaloni e la raggiunse in acqua, tentando di nascondere un sorriso divertito. “Contenta?” le domandò quando se la ritrovò davanti.
“Sì,” rispose, schizzandolo e allontanandosi da lui. Non abbastanza in fretta, perché Michael poteva anche definirla una sirena, ma lui era decisamente più allenato di lei. Non aveva percorso che pochi metri che lui l’aveva presa di nuovo tra le braccia e non sembrava intenzionato a lasciarla andare.
“E ora?” sussurrò, incantato da quegli occhi così luminosi nel buio della notte.
“Ora...” A Dafne si mozzò il respiro quando si rese conto di quanto il corpo di Michael premesse contro il suo. Lo stava abbracciando, sentiva sotto le dita la sua schiena forte e il petto ben definito premere contro il suo, percepiva la presa delle sue mani sulla vita. Chiuse gli occhi e appoggiò la fronte contro quella di lui, estasiata dalla sensazione di benessere e dai brividi di eccitazione che provava sentendo il suo respiro caldo infrangersi sul suo viso.
“Mi stai facendo impazzire.” Michael sospirò e la baciò di slancio, stringendola più forte tra le braccia.
“Usciamo di qui.” Dafne quasi gemette, staccandosi dalla sua bocca e cominciando a nuotare verso la riva. Non fece nemmeno in tempo a uscire completamente dall’acqua che già Michael l’aveva afferrata. In un istante era intrappolata tra la sabbia e il suo corpo forte, con le labbra e le mani di lui su ogni centimetro del suo corpo. Immerse le dita nei suoi capelli mentre lui scese a baciarle l’incavo tra i seni. In lontananza, ovattate da quella bolla di stordimento che l'aveva avvolta, poteva sentire le voci degli altri, seduti a qualche decina di metri da loro.
“Andiamocene,” sussurrò con il fiato corto, sollevandogli il viso per guardarlo negli occhi. Dopo una breve tappa alla doccia del giardino per liberarsi della sabbia che si era inevitabilmente attaccata ai loro corpi e una passata di asciugamano, stavano salendo a tentoni le scale per arrivare alla stanza di Dafne. Si fermavano di continuo, aggrappandosi alle pareti per sostenersi, incapaci di lasciare l'uno le labbra dell'altra.   Quando finalmente arrivarono a destinazione, Michael sbatté la porta dietro di sé e si gettò con ancora più voracità su Dafne. Stesa sul letto e stretta sotto di lui, Dafne inarcò la schiena per aderire meglio al corpo di lui. "Cosa stiamo facendo?" mormorò, staccandosi dalle labbra di Michael e ribaltando le posizioni.
Lui le prese il viso tra le mani e le accarezzò le guance, fissandola negli occhi. "Domani te ne vai," disse, senza rispondere alla domanda, e continuò a percorrere con la punta del dito il profilo di quel viso così bello che l'aveva catturato.
Dafne si fece bastare quelle poche parole e tornò a baciarlo, questa volta con calma e tenerezza. "Gli amici speciali fanno anche questo?" domandò mentre lui le sganciava il reggiseno del costume.
"Noi possiamo fare qualsiasi cosa insieme," rispose lui, carezzandole le gambe e osservandola incantato mentre si sedeva a cavalcioni sul suo bacino e si spogliava di quel piccolo pezzo di tessuto. La sua sirena. Era perfetta. L'afferrò per i polsi e la fece cadere nuovamente su di sé, tornò a baciarla mentre rotolava sopra di lei. "Non hai idea di quanta fatica ho fatto a non saltarti addosso al servizio, con quel completino eri sexy da morire, ma ora sei ancora più bella," sussurrò, mentre le carezze diventavano più audaci e le frasi sempre più difficili da articolare. Poi furono solo baci e carezze, gemiti impossibili da trattenere e sospiri eterni, passione e calore e anche amore che cresceva, ma questo nessuno dei due lo sapeva ancora.

*            *            *

Note:
Ciao, ragazze!
Intanto, GRAZIE per tutti i magnifici commenti che mi avete lasciato, sono  davvero felice che la storia vi stia piacendo e mi dispiace che stia già per finire, poiché mancano solo il nono giorno e l'epilogo.
Comunque, parliamo di questo capitolo: c'è poco da dire, avete visto che nonostante i loro tentativi, non sono riusciti a resistersi. Ma quello di cui voglio parlare davvero, però, è questo: Allie. Incredibile, eh? -.- La storia di cui vi avevo accennato parla di Allie e di Thomas, il fratello di Dafne. Spero di non essere caduta nel cliché con questa coppia, ma in ogni caso io li amo già da morire! Spero che vorrete seguire anche quellaquando sarà pubblicata (non ho idea di quando, dipende tutto da quanto lunga sarà e da quanto traumatico sarà il ritorno a scuola).
Detto questo, vi lascio lo spoiler del prossimo capitolo, online Lunedì 27.

“Buongiorno,” la salutò Michael, avvicinandosi e posandole un bacio dolce e casto sulle labbra.
“Ciao,” rispose lei, la voce tremante d’emozione. “Sei sveglio da molto?” domandò, mettendosi seduta e tenendosi il lenzuolo contro il petto. Era ancora nuda.
“No, non da molto.” Dafne sospirò e si massaggiò la fronte con la mano destra, cercando le parole giuste da dire.

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Capitolo 9
*** Giorno 9 ***


Capitolo 9
Molecole di vita


GIORNO 9
Nonostante si fosse addormentato molto tardi – o molto presto, secondo i punti di vista – Michael si svegliò come sempre all’alba, ritrovandosi in una stanza che non era la sua. Ci mise un paio di secondi a capire dove si trovasse e a sorridere al ricordo della notte appena passata. Alla sua destra, Dafne stava ancora dormendo. Era rannicchiata in una posizione assurda con il lenzuolo tirato fino al collo, i capelli aggrovigliati sparsi sul cuscino e una piccola ruga che le attraversava la fronte contratta, come se il suo sonno non fosse totalmente pacifico. Aveva le labbra dischiuse e una riga nera di trucco sbavato sulla guancia. Malgrado tutto ciò, Michael la trovò stupenda. Si alzò, cercando di essere il più silenzioso possibile, e s’infilò i boxer, che durante la notte si erano asciugati. Solo in quel momento si rese conto di non avere i vestiti: erano rimasti al falò. Sperò che Allie li avesse portati in casa quando era rientrata, ma non si avventurò alla ricerca. Scivolò di nuovo sotto il lenzuolo e si ritrovò a fissare il soffitto imbiancato della stanza. Dafne sarebbe tornata a casa nel pomeriggio e lui alle dieci doveva essere in ospedale da sua madre. Il loro tempo insieme era finito. Sospirò e si risistemò sul cuscino, ma non fu abbastanza silenzioso e Dafne si mosse, inquieta, avvicinandosi inconsapevolmente a lui. La osservò sfregare il volto contro il cuscino e sorridere, ancora mezza addormentata. Distese le gambe e finì per colpire quelle di Michael: a quel contatto si bloccò e trattenne il respiro. Lui continuò a guardarla, cercando di non ridere, finché anche Dafne non aprì lentamente gli occhi e li fissò nei suoi. Sbatté le palpebre, quasi incredula, poi la sua mente fu invasa dai ricordi delle ultime ore e sorrise.
“Buongiorno,” la salutò Michael, avvicinandosi e posandole un bacio dolce e casto sulle labbra.
“Ciao,” rispose lei, la voce tremante d’emozione. “Sei sveglio da molto?” domandò, mettendosi seduta e tenendosi il lenzuolo contro il petto. Era ancora nuda.
“No, non da molto.” Dafne sospirò e si massaggiò la fronte con la mano destra, cercando le parole giuste da dire.
“Che succede?” La voce di Michael era preoccupata mentre le alzava delicatamente il viso per incontrare i suoi occhi. “E’ per stanotte?”
“No. Cioè, sì. Non fraintendermi, non è che sia… dispiaciuta o pentita di quello che è successo…”
“Però oggi partirai e non ci vedremo più,” concluse lui.
“Molto probabilmente no.”
Michael la tirò a sé e la strinse tra le braccia, Dafne si tuffò in quell’abbraccio e respirò contro il suo collo, il lenzuolo scivolò giù e nessuno sembrò accorgersene. “Mi mancherai,” sussurrò lei, lasciando un bacio umido sulla sua pelle.
“Ci terremo in contatto,” promise Michael, ben consapevole che le telefonate non sarebbero mai bastate.
“Ma non ci vedremo più.”
Lui sospirò, senza rispondere: non avrebbe potuto dire nulla per confortarla, perché non c’era nulla che potesse fare.
“È assurdo!” sbottò infine Dafne, districandosi dal suo abbraccio per guardarlo negli occhi. Era arrabbiata e frustrata, ma non sapeva con chi.
“Cosa è assurdo?”
“Ci conosciamo da appena una settimana, quindi non può essere amore. Non è nemmeno la prima volta che mi capita, cioè ci sono già state delle storielle estive durante le vacanze, ma quando era il momento di separarsi non c’erano rimpianti. Ora… con te non ce la faccio, non riesco ad andarmene e a non pensarci più,” concluse, abbassando lo sguardo sulle pieghe del lenzuolo.
“Sai che per me è lo stesso. Non avremmo dovuto stare insieme così tanto, non avremmo dovuto portarla fino a questo punto. So benissimo che la colpa è in gran parte mia, perché se non mi fossi presentato qui tutti i giorni ora non saremmo in questa situazione. Ma so anche che se potessi tornare indietro rifarei tutto, perché sono stati giorni stupendi.”
“Quindi finisce così? Sono stati momenti splendidi, siamo stati degli idioti e ora ne paghiamo le conseguenze?”
“Che alternative abbiamo? Non possiamo nemmeno sperare in una storia a distanza, non quando c’è mezza Europa tra di noi.”
Dafne annuì, consapevole del fatto che Michael aveva ragione. “Abbiamo ancora qualche ora, però,” suggerì.
Lui rise mentre la faceva stendere e si sistemava su di lei, deciso a rendere quegli ultimi momenti indimenticabili.

Dopo più di tre ore di risate, baci, coccole e carezze, era giunto il momento di separarsi.
“Mi servirebbero i miei vestiti,” disse Michael, steso sul letto mentre la osservava infilarsi una maglietta. Lei lo guardò accigliata, poi ricordò che erano rimasti sulla spiaggia quando lui l’aveva seguita in acqua.
“Vedo se li trovo da qualche parte,” rispose, uscendo dalla stanza e imbattendosi in Allie non appena arrivò in cucina.
“Toh, pensavo fossi annegata in mare ieri sera,” la salutò, ironica, mentre si versava una tazza di latte.
“Spiritosa! Per caso sai dove sono i vestiti di Michael?”
“Non glieli ho mica tolti io,” rispose Allie, inzuppando un biscotto.
“Nemmeno io se è per questo.”
“Beh, qualcosa gli hai sfilato di sicuro. Comunque, sono sul divano,” disse, indicando il salotto. “Sai che poi mi racconterai tutto, vero?”
“Non lo faccio sempre?” replicò Dafne, afferrando i vestiti e dirigendosi di nuovo verso le scale.
Quando rientrò nella sua stanza, Michael stava guardando il mare, appoggiato al davanzale.
“Recuperati,” esordì Dafne, cercando di non soffermarsi troppo su nessuna parte di quel corpo meraviglioso.
“Grazie.” Dafne lo lasciò vestirsi e disse che l’avrebbe aspettato al piano di sotto. Uscì in fretta dalla stanza e si fermò nel mezzo del corridoio, chiuse gli occhi e si appoggiò al muro. È solo una cotta momentanea, si disse. Questa volta è diverso perché lui è diverso, migliore di tutti gli altri. Passerà, sto ingigantendo il problema: una volta a casa ripenserò a questi giorni senza tristezza. Si decise a scendere, prima che Michael uscisse dalla stanza e la trovasse lì. Si sedette vicino ad Allie e ingoiò un biscotto, aspettando che lui scendesse.
"I ragazzi mi hanno chiesto di salutarti da parte loro, dato che ieri sei scomparsa prima del previsto." l'avvisò Allie, osservandola di sottecchi. Era arrivato il momento della crisi, se lo sentiva.
"Grazie," rispose lei, raddrizzandosi quando sentì dei passi scendere le scale.
"Ciao, Allie." La salutò, fermandosi dietro la sedia di Dafne e sostenendosi con le mani sullo schienale.
"Buongiorno. Hai dormito bene?"
"Allie!" la richiamò Dafne.
"Divinamente, ma ora devo andare. Sono già in ritardo," rispose lui.
"Già?" ripeté Allie, poi si alzò e lo abbracciò, salutandolo con due baci sulle guance. "Mi ha fatto piacere conoscerti."
"Anche a me, Allie. Fai buon viaggio," le augurò, staccandosi da lei. Spostò lo sguardo sull'altra ragazza che ancora non si era voltata. "Dafne," la chiamò, posandole una mano sulla spalla.
Lei si alzò e lo guardò, seria come non l'aveva mai vista prima. "Ti accompagno alla macchina," disse, avviandosi verso la porta. Michael fece un ultimo cenno di saluto ad Allie e la seguì, incerto. Fino a poco prima Dafne era dispiaciuta per la separazione ma comunque serena e sorridente, ma forse era solo merito delle infinite coccole che si erano fatti: ora era triste e taciturna. Si fermarono davanti all'auto e Michael non poté fare a meno di stringerla tra le braccia e immergere il volto tra i suoi capelli. Dafne si era attaccata a lui, il viso premuto contro il suo petto. "Probabilmente non ci vedremo più, Dafne, ma sai che io ci sarò sempre per te. Se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, chiamami. E sono certo che hai una webcam, potremmo usare quella. Questo non deve essere per forza un addio."
"Magari potresti venire a trovare tua sorella quando sarà a Londra," suggerì lei, guardandolo negli occhi.
"Si potrebbe fare," rispose lui, cercando di apparire più sicuro di quanto fosse in realtà.
Dafne sorrise, non voleva che il suo ultimo ricordo di lei fosse un volto triste.
Michael sospirò. "Devo andare," disse, accarezzandole il viso. Dafne si alzò in punta di piedi e gli baciò la guancia a occhi chiusi, inspirando il suo odore. "Ti voglio bene," sussurrò al suo orecchio, stringendolo in un ultimo abbraccio.
"Te ne voglio anch'io, Dafne. Tanto."
Sciolsero la stretta e Michael salì riluttante in macchina. Dafne lo guardò allontanarsi in silenzio, sperando che un giorno sarebbe riuscita a rivederlo.

*            *            *

Note:
Ragazze! Eccoci alla fine, quasi. Questo era l'ultimo capitolo, l'ultimo giorno che Dafne e Michael hanno passato assieme.
Giovedì arriverà l'epilogo - di cui non vi lascio lo spoiler perché è molto breve - e poi sarà finita davvero.
Spero di non avervi delusa, e tremo all'idea di come prenderete l'epilogo, ma ormai è scritto e non ho intenzione di cambiarlo.
Voglio ringraziarvi per aver seguito questa storia, per avermi dato il vostro supporto e le vostre opinioni, per aver apprezzato ciò che scrivo e come lo scrivo. Grazie, davvero.

Vi lascio il banner della storia su Allie e Thomas, che in un momento di follia ho deciso di chiamare Bolle di felicità - no, non chiedetemi il significato, non lo so nemmeno io. Spero che vi andrà di seguire anche quella, quando la pubblicherò.
Un bacio, e grazie



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Capitolo 10
*** Epilogo ***


Epilogo
Molecole di vita


EPILOGO
E’ passato quasi un anno da quel giorno, un anno durante il quale Dafne e Michael non si sono mai incontrati nonostante i vari tentativi. Si sono tenuti in contatto, tra telefonate infinite e ore intere passate davanti alla webcam per rivedersi, anche solo attraverso lo schermo sporco di un computer. Quando a settembre la sorella minore di Michael, Jennifer, era arrivata a Londra per il suo soggiorno studio si era messa subito in contatto con Dafne e nei mesi seguenti erano diventate più amiche che mai. Per le vacanze natalizie Michael aveva promesso di fare tutto il possibile per andare a trovarle: non c’era nulla di male nell’andare a fare visita alla propria sorellina e approfittarne per passare del tempo con Dafne. Ma non fu possibile. La madre di Michael era malata e non avrebbe potuto mettersi in viaggio, di conseguenza anche il padre sarebbe rimasto a casa ed entrambi avevano insistito tanto perché la famiglia passasse insieme il Natale che Jennifer era dovuta tornare a casa. Inutile dire che per Dafne fu un duro colpo: aveva sperato così tanto di rivederlo per poi vedersi sfumare quella possibilità all’improvviso. Per quanto si ripetessero che la loro era una semplice amicizia e che volevano vedere l’altro felice, per quanto s’incitassero ad uscire e trovare qualcuno che li amasse nessuno sembrava intenzionato a fare il primo passo e a lasciarsi quei giorni intensi alle spalle. Per Dafne era impossibile sorridere a un ragazzo e non ripensare a lui che rideva spensierato immerso nel mare azzurro di Rodi. Michael non riusciva a evitare di soffermarsi a guardare le foto di quel servizio fotografico ogni volta che passava per le vie del centro.
Ma c’erano cose che Michael non sapeva di lei. Lui non sapeva che, poco prima di Natale, Dafne aveva recuperato una foto in cui si vedeva il disegno che le aveva fatto sulla schiena quel pomeriggio ed era andata a farselo tatuare, questa volta per davvero. Soprattutto, non sapeva che aveva affittato di nuovo la villetta che dava sul mare. E così lei, suo fratello e Allie, che ormai stavano insieme da mesi, stavano attraversando l’aeroporto di Rodi insieme a Jennifer, che aveva appena concluso l’anno scolastico in Inghilterra.
A Michael prese quasi un colpo quando, appoggiato all’auto ad aspettare la sorella, li vide arrivare tutti. Quasi non guardò Allie e il ragazzo sconosciuto che stava con lei, troppo preso dalle altre due ragazze. Era bello rivedere Jennifer, aveva sentito la mancanza di quella piccola scocciatrice che se n’era andata dall’altra parte dell’Europa per nove lunghissimi mesi, ma Dafne... Ormai non ci sperava più. Se la ritrovò davanti all’improvviso e senza sapere come la stava già abbracciando. La strinse, forse addirittura troppo forte, ma in quel momento non riusciva a pensare ad altro che alla sensazione di benessere che stava provando. “La mia sirena,” sussurrò, lasciandole un bacio sul collo e guardandola negli occhi. Era più bella che mai.


*            *            *

Note:
Oh. Finita. Devo dire che mi dispiace un sacco che la storia sia già terminata, perché mi avete accolta in questa sezione, nuova per me, in modo splendido e mi è piaciuto davvero pubblicare questa storia.

Spero di non avervi deluso con il finale, che ho deciso di lasciare abbastanza aperto. Lei torna, ma come l'estate precedente resterà per un breve periodo e poi tornerà a casa. Non è un "e vissero tutti felici e contenti", non è nemmeno un finale drammatico. Ho scelto di lasciare al lettore la libertà di immaginare il loro futuro come vuole: magari Michael ha trovato un lavoro redditizio che permetterà loro di instaurare una relazione a distanza e di vedersi di tanto in tanto. Magari resteranno semplici amici, con la variante "amici di letto" in quei pochi giorni che passanno assieme. Magari Dafne si trasferirà a Rodi. Magari, magari...

Tornerò, prima o poi, per raccontarvi di questa seconda estate che passeranno assieme. Prima, però, pubblicherò la storia su Allie e Thomas - che spero vi piaceranno come Michael e Dafne, se non di più - e poi una storia su Jennifer.

Vi lascio un po' di note, perché questa storia è stata scritta per due contest, uno finito nel dimenticatoio del giudice, l'altro con - si spera - risultati imminenti, che aggiungerò qui.
Si svolge a Rodi, un'isola della Grecia in cui sono stata in vacanza, quindi le descrizioni dell'ambiente sono veritiere. Per l'isola Alimia è un'altra storia: esiste ed è vicina a Rodi ma non ci sono stata e tutto ciò che ho raccontato su di essa è basato sulle poche informazioni che si trovano in rete. C'è la roccaforte e ci sono resti di un villaggio preistorico, ma la loro descrizione e la loro storia l'ho inventata io, basandomi sulle mie conoscenze storiche del posto.
I nomi dei personaggi sono spesso inglesi, ma anche qui c'è una spiegazione: Dafne ed Allie sono effettivamente due ragazze londinesi, ma Michael, Jennifer, Margaret e Monique abitano sull'isola. Tuttavia, le persone che ho conosciuto lì hanno nomi abbastanza comuni, spesso neutri e inglesi, quindi non è proprio campato per aria.
Inoltre, dato che le due ragazze non conoscono il greco, tutti i dialoghi si svolgono in inglese. Gli abitanti di Rodi lo parlano tutti senza difficoltà, è una seconda lingua molto usata considerando il fatto che tutti i turisti si esprimono così, dato che sono poche le persone che studiano il greco moderno.
Dafne si definisce un'aspirante fotografa, ma poi dice che lavorerà nello studio della zia: so che può sembrare un controsenso, ma effettivamente lei ancora non ci lavora e in ogni caso non è una fotografa professionista, è più una passione la sua.
Michael non si può permettere un appartamento sul continente ma ha un motoscafo, controsenso? Non proprio: innanzitutto il motoscafo è dei genitori, poi per la conformazione della Grecia sono davvero in molti ad avere un motoscafo per spostarsi da un'isola all'altra. Un po' come a Venezia, dove molti hanno sia la patente automobilistica che quella nautica.
Il tatuaggio: non ho mai fatto greco, quindi per la traduzione di sirena mi sono affidata a google traduttore, spero sia giusto.

Vi ringrazio davvero, con tutto il cuore, per aver letto questa storia, per averla apprezzata e per avere lasciato tutte quelle splendide recensioni. Grazie


Vi lascio il banner della storia su Allie e Thomas, Bolle di felicità. Spero che vi andrà di seguire anche quella, quando la pubblicherò.
E il link del mio profilo facebook, se vi va potete chiedermi l'amicizia e tenervi informati sui progressi di Bolle di felicità.




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