Giochi Olimpici Londra 2012

di EBI_Weasley
(/viewuser.php?uid=213431)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Che confusione! ***
Capitolo 2: *** Dopo la fiamma ***
Capitolo 3: *** Purezza e fedeltà ***
Capitolo 4: *** Il racconto di Rupert ***
Capitolo 5: *** Un'amara verità ***
Capitolo 6: *** La decisione di Will ***
Capitolo 7: *** Un colpo inatteso ***
Capitolo 8: *** La fiamma dell'amore ***



Capitolo 1
*** Che confusione! ***


Emma sbadigliò rumorosamente e aprì gli occhi. Si mise a sedere, ma ebbe immediatamente un giramento di testa. Dovette ristendersi sul letto. Quando il dolore terminò, decise di riaprire gli occhi e muoversi più delicatamente. Il soffitto della stanza era bianco e vi era una lampadario antico che penzolava pericoloso sulla sua testa. Si alzò dal letto di scatto cercando di capire dove si trovasse. Si rese conto di indossare una gigantesca maglia a maniche corte che copriva la sua camicetta stropicciata di un rosa pesca. Sbadigliò di nuovo, strizzando gli occhi, ma andò a sbattere contro lo stipite della porta. Imprecò a bassa voce e si massaggiò il braccio dolorante. Un cellulare iniziò a squillare e lei riconobbe subito la sua suoneria. Frugò tra le cose sparse sul pavimento e trovò la sua borsa sotto il letto. Afferrò il telefonino e rispose.
‹‹ Pronto? ›› sussurrò Emma appoggiando l’oggetto all’orecchio.
‹‹ Emma? Non mi hai più richiamato ieri sera. Ho pensato fossi tornata a casa, ma non rispondeva nessuno.››
Emma non rispose subito e diede di nuovo una sbirciatina in giro. Non era un impressione: quella non era assolutamente casa sua.
‹‹ Will, mi dispiace, sono a casa di un’amica. ›› mentì la ragazza. ‹‹ L’ho incontrata ieri sera. ››
‹‹ D’accordo. ›› disse Will incerto. ‹‹ A che ora ci vediamo oggi? ››
Emma scoccò un’occhiata all’orologio sul comodino. Le 10:30. Quando riavvicinò l’apparecchio alla bocca, le scappò un gridolino. Aveva ricordato tutto.
‹‹ Cosa succede? ››. La voce di Will risuonò preoccupata.
‹‹ Niente, niente. Mi è sembrato di vedere un topo. ›› rispose Emma scuotendo la testa capendo che la sua bugia era fin troppo debole.  ‹‹ Will … ehm, ti richiamo io, va bene? ››
‹‹ Sì, va bene. Forse è meglio. Ciao tesoro. ››
Emma non rispose chiuse subito il telefono e lo gettò sul letto. Si levò la maglia e cercò di darsi una sistemata. Immagini distorte le balenarono nella mente. Tutto era cominciato due giorni prima.

Camminava intorno alla Middlesex University di Londra per un tour organizzato. Doveva essere il modello dei giovani studenti che avevano bisogno di ispirazione. Eppure non era del tutto certa che proprio lei fosse adatta. Cambiava idea continuamente. Aveva avuto tante opportunità nell’ultimo periodo e aveva deciso di sfruttarle tutte. Aveva davvero trovato la sua strada nella recitazione, ma non voleva abbandonare lo studio che per lei era sempre stato di fondamentale importanza.  Però pur impegnandosi con tutti i suoi sforzi, tutti la consideravano ancora la secchioncella di Harry Potter, Hermione Granger. Non sapeva mentire a sé stessa, a volte si sentiva proprio come lei.
Emma sbruffò pesantemente e una volta raggiunta l’università, si sedette sugli scalini principali. Si appoggiò il cappuccio sulla testa e inforcò gli occhiali da sole. Per quanto il caldo fosse soffocante non poteva rischiare che paparazzi o fan la vedessero in quello stato. Quando arrivarono le undici, Emma iniziò a preoccuparsi. Non c’era ombra di conoscenti nelle vicinanze che la potessero guidare. Prese il cellulare e sfogliò la rubrica. Digitò il nome del suo consulente e fece squillare il telefono.
‹‹ Dimmi tutto Emma. ››
‹‹ Dove sono tutti? Io sono alla Middlesex University. ›› disse la ragazza stizzita.
‹‹ Non ti hanno avvertito? Oggi è stato rimandato tutto. C’è il passaggio della torcia olimpica. ››
‹‹ Perché non mi ha avvertito nessuno? ›› sbruffò Emma togliendo il cappuccio bagnato dal sudore.
‹‹ Mi dispiace. ›› provò a scusarsi lui. ‹‹ Provvederò subito a trovare i responsabili. ››
‹‹ No, non ti preoccupare. Farò un giro da queste parti. Per quando è previsto il prossimo incontro? ››
‹‹ Alla fine delle Olimpiadi. ›› rispose l’uomo con voce sommessa.
‹‹ Quando pensavate di avvertirmi? ›› domandò Emma infuriata da tanta superficialità.
‹‹ Prendila come una vacanza. ›› provò lui.
‹‹ Certo, o forse dovrei trovare qualcuno di più affidabile, non credi? ›› esclamò la ragazza chiudendo il telefono con rabbia. Forse era sta troppo brusca, ma era davvero nervosa.  Prese un respiro e cercò di rilassarsi. Si alzò dagli scalini e fece un giro intorno alla scuola. Un gruppetto di ragazze si avvicinò a lei incerto.
‹‹ Scusami? ›› chiese una ragazza bionda. ‹‹ Sei Emma Watson? ››
Emma si voltò e annuì, sorridendo.
Le ragazze si misero la mano alla bocca. ‹‹ Potremmo … ehm io non ci posso credere … possiamo fare una foto insieme? ››
‹‹ Certo! ›› rispose Emma. L’unica grande gioia che rendeva momenti come quelli splendidi era proprio la riconoscenza dei fans. Emma si fece scattare due o tre foto insieme alle ragazze e firmò anche un autografo per ognuna.
‹‹ Ti ringrazio tantissimo! ›› esclamò una ragazza bruna più alta di lei. Emma sorrise e fece per andarsene.
La giovane dai capelli rossi che era rimasta in silenzio, mormorò. ‹‹ Emma stai andando a vedere Rupert, vero? ››
Emma si voltò e le guardò interrogative. ‹‹ Rupert? ››
‹‹ Come non lo sai? Rupert porta la torcia olimpica stamattina. ››
‹‹ Davvero? ›› domandò Emma sorpresa. Le altre annuirono felici. ‹‹ Ci stavamo proprio andando. ››
Emma sorrise e corse via agitando la mano. ‹‹ Grazie ragazze! ››
Quello stupido non si faceva sentire da tantissimo tempo e non l’aveva neanche avvertita. Anche lei aveva contribuito ad un video per la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi, ma non pensava che anche Rupert ne fosse coinvolto. Quel furbacchione! Forse sapeva che lo avrebbe preso in giro per molto tempo. Ed era vero. Non fu difficile trovare il luogo dove avrebbe portato la torcia: tantissima gente era riunita intorno alle transenne e urlava il suo nome.
Emma si appoggiò sul capo il cappuccio e si fece largo tra la folla. Poi lo vide passare, impacciato e goffo come sempre correva con la torcia olimpica. Emma dovette soffocare un risolino e quando Rupert le passò a fianco, avvertì una fitta allo stomaco. Come era cambiato, era quasi un anno che non lo vedeva, un anno dalla premiere più importante della sua vita. Emma sospirò e non appena la fiamma rossa fu scomparsa si allontanò velocemente. 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Dopo la fiamma ***


Quando fu lontana da occhi indiscreti, tolse la felpa e se l’arrotolò intorno alla vita. Il sole era bollente e il caldo soffocante. Emma decise di sedersi ad un tavolino di un bar. Non fece caso alle occhiate degli altri, ormai si era abituata a quelle attenzioni. Appoggiò gli occhiali da sole sul tavolino e cominciò a giocherellare con le stecche.
‹‹ Deve ordinare? ›› domandò un ragazzo avvicinandosi.
‹‹ Sì, vorrei un po’ di limonata per favore. ›› rispose Emma sospirando.
Quando il cameriere si fu allontanato, Emma cominciò ad osservare quel luogo. Era completamente circondata da basse piante verdi e fiori colorati. Lei si trovava esattamente sotto un ombrellone blu che per fortuna bloccava la luce del sole. Emma si stropicciò gli occhi e sbadigliò stanca. Quando il giovane cameriere le portò la limonata, cercò di rilassarsi, ma il pensiero di Rupert continuava a tormentarla. Sorseggiò per qualche minuto la bevanda, scoccando occhiate alla sua borsa, ma non poté fare a meno di afferrare il suo cellulare. Trovò due chiamate perse e un messaggio. Will la stava cercando e lei non aveva nessuna voglia di vederlo. Aveva programmato una giornata diversa quella mattina e ora si trovava in balia del nulla. Era estremamente frustrata e la vista di Will non avrebbe migliorato le cose.  Emma decise di non rispondere e iniziò a scorrere i nomi della rubrica. Quando arrivò alla "R" il suo cuore cominciò a battere. In quell’ultimo periodo non aveva neanche avuto il tempo di fare una chiacchierata con i suoi amici d’infanzia, tra cui Rupert. Continuò a fissare quel nome sul telefonino finché quello non andò in stand bye. Cominciò a mordicchiare la cannuccia nervosa, quando decise di premere la cornetta verde. Il telefono iniziò a squillare. Continuava e continuava. Cosa si aspettava che avrebbe risposto immediatamente vedendo il suo nome? Oppure era ancora impegnato con la torcia olimpica? Era passata già un’ora, da quando lo aveva visto correre. Emma stava per chiudere la chiamata quando udì la voce di Rupert dall’altra parte.
‹‹ Pronto? Emma sei tu? ››
Emma esitò un secondo. ‹‹ Ciao Rups, come stai? ››
‹‹ E’ strano sentirti. Sinceramente, sono stanco, ho appena corso sotto il sole. ›› rispose Rupert con poco entusiasmo.
‹‹ Lo so. ›› sogghignò Emma.
‹‹ Che cosa sai? ›› domandò il ragazzo.
‹‹ Ti ho visto portare la torcia olimpica. ›› rispose semplicemente Emma sorridendo.
‹‹ Ecco, ci mancava solo questa, sembravo un maiale che scappa dal fuoco, non è vero? ››
Rupert era sempre stato in grado di usare frasi strampalate che la mettevano in imbarazzo. Emma scoppiò a ridere, d’altronde lo faceva sempre quando parlava con lui.  ‹‹ No, invece eri molto sexy. ›› borbottò Emma ridendo. ‹‹ Sei un vero atleta. ›› Per un secondo il silenzio cadde sui due. Emma era certa che Rupert stesse sorridendo.
‹‹ Ascolta, ti va di mangiare qualcosa insieme più tardi? ›› domandò Rupert su due piedi.
Ecco lo aveva fatto di nuovo. Emma sentiva di essere arrossita e abbassò il capo. La gente la fissava chiedendosi con chi stesse parlando la star di Harry Potter. ‹‹ Direi di … ›› poi si bloccò perché vide passare Will dietro la siepe di fiorellini. Emma si buttò sotto il tavolo. ‹‹ Ehm … aspetta un secondo Rupert. ›› La ragazza afferrò la borsa e uscì il portamonete, lasciò il denaro sul tavolino con tanto di mancia e cominciò a camminare piegata su se stessa. Attraversò l’intero spazio aperto dei tavolini e continuò a muoversi in quella posizione fin quando non ebbe superato la zona del bar. Dopodiché cominciò a correre proprio mentre Will raggiungeva l’ingresso del bar. Emma scoppiò a ridere e pur sentendosi ridicola, continuò a correre. ‹‹ Rupert … sei … ancora in linea? ››
‹‹ Sì. ›› rispose il ragazzo. ‹‹ Cosa è successo? ››
‹‹ Ti racconterò tutto stasera. Dove ci vediamo?  Io sono nei pressi della Middlesex University. ›› disse Emma continuando a camminare.
‹‹ Ehm … direi … non so conosci quel bar… no, non credo … forse, no neanche quello. Se vuoi, posso passare a prenderti. Dove alloggi? ›› disse Rupert alla fine.
‹‹ In realtà ero qui solo per una … diciamo una visita. Potremmo vederci adesso, sono vicino al porto.›› mormorò Emma rendendosi conto di avere impegni per il pomeriggio.
‹‹ Indossi una felpa grigia? ››
‹‹ Sì ››
‹‹ Un paio di Jeans? ››
‹‹ Hai in mano una borsa di medie dimensioni, occhiali da sole, capelli raccolti e … ››.
‹‹ Insomma Rupert sono io, dove ti trovi? ›› esclamò Emma impaziente.
‹‹ Sono proprio dietro di te. ›› mormorò Rupert chiudendo la telefonata.
Emma si voltò e vide Rupert venire verso lei sorridendo e scuotendo la mano. Lei gli andò in contro e senza volerlo si mise a correre, quando furono vicini, lei gli buttò le braccia al collo e lo strinse forte. Le erano mancate quelle spalle possenti e protettive.


Emma afferrò un asciugamano e si tamponò il viso. Aprì gli occhi e sorrise.
‹‹ Ci voleva proprio. ›› borbottò Emma rinfrescata uscendo dal bagno. Non capiva dove fosse andato Rupert, ricordava solo il loro incontro qualche giorno prima e poi il buio totale. Sperò con tutto il cuore di non aver fatto stupidaggini. Si sedette nuovamente sul letto e si guardò allo specchio.  Aveva scure occhiaie sotto gli occhi, un viso sciupato e occhi gonfi. Tutti i sintomi della mancanza di sonno. Cosa diavolo era successo la sera prima? Provò a ricordare, ma il nulla si pose nella sua mente. Cercò di tornare a qualche giorno prima, continuando a ripercorrere con la mente, cosa fosse successo dopo aver incontrato Rupert. Si stese sul letto e appoggiò il capo sul cuscino chiudendo gli occhi. Quella federa odorava di lui e Emma si sistemò su un fianco annusandone l’essenza. Assaporò le lievi sfumature del suo profumo mescolato a quello delle rose. Poi sgranò gli occhi e si mise a sedere si scatto.
‹‹ LE ROSE! ›› esclamò Emma sconvolta. 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Purezza e fedeltà ***


Emma corse lungo l’ingresso principale e si catapultò in un piccolo bagno adiacente al corridoio.
Aveva avuto un’immagine spezzettata del suo viso riflesso in quello specchio che sorrideva con aria ebete e appoggiava un mazzo di rose bianche sul mobiletto.  Ed era proprio lì, immerso in una ciotola arrangiata, piena di acqua pulita, un mazzo composto da dodici rose bianche che emanavano un buonissimo odore. Come immaginava erano ancora fresche, questo voleva dire che proprio come aveva pensato, Rupert le aveva regalato quel mazzo di fiori.  

‹‹ Come stai? ›› domandò Rupert staccandosi dall’abbraccio goffamente.
‹‹ Tutto bene, ho così tante cose da raccontarti. ›› sussurrò lei.
‹‹ Scegline una allora. ›› sorrise Rupert. ‹‹ Ci andiamo a sedere? ››
‹‹ Certo. ›› Emma seguì con lo sguardo i movimenti del ragazzo e vide che aveva tutta l’intenzione di dirigersi verso il bar da cui era appena scappata. ‹‹ Ehm … ti andrebbe invece di fare una passeggiata? ››
Rupert la guardò stupito, ma annuì. Camminarono lungo il muretto che si affacciava sul mare e parlarono tanto. Emma non perse l’occasione per essere puntigliosa, continuando a dire che avrebbe dovuto avvertirla riguardo alla torcia olimpica. Lui la guardava con i suoi occhi innocenti e ribatteva dicendo semplicemente: ‹‹ Sapevo che in un modo o nell’altro mi avresti visto portare la torcia. ››
Quando trovarono una panchina vuota, si sedettero. La brezza marina era sicuramente rigenerante e il sole aveva smesso di picchiare sulla pelle. Emma tolse gli occhiali da sole e osservò la luce scintillare sulle onde frastagliate del porto.  ‹‹ Come va con Will? ›› domandò Rupert a bruciapelo.  
‹‹ Will? Come fai a … ›› borbottò Emma incerta.
‹‹ Dimentichi sempre che ormai siamo personaggi pubblici chiunque conosce la nostra vita privata, anche se fortunatamente sembra che i paparazzi non mi ritengano abbastanza importante.  ››
‹‹ Che cosa dici! Ho visto tantissime foto di te che passeggiavi per strada … ›› esclamò Emma bloccandosi immediatamente. Le sue parole potevano solo intendere che lei seguiva il gossip come tutti e lo spiava.
Rupert scoppiò a ridere. ‹‹ Mi fa piacere che almeno gli amici mi seguano. ››
‹‹ Ti ho visto per caso su un giornale. ›› balbettò Emma indignata.
‹‹ Ti credo. ›› disse lui sorridendo. ‹‹ Allora tutto bene con Will? ››
‹‹ Sì, voglio penso di sì. ›› rispose lei abbassando lo sguardo.
Lei gli raccontò tutto, i problemi che la assillavano, il tour andato a monte, l’insistenza di Will e tutti gli impegni a cui aveva adempito. ‹‹ Dovresti ritenerti fortunata. Sei una donna impegnata e ne trarrai soddisfazione. A volte mi piacerebbe essere più presente nella tua vita. ››
Emma arrossì, ma non si fece cogliere impreparata. Appoggiò subito il capo sulla sua spalla e gli afferrò la mano, nascondendo il suo imbarazzo. Lui non oppose resistenza e la accolse con piacere.
Un mormorio si fece sempre più forte e un po’ di gente stava cominciando ad osservarli curiosi. Rupert se ne accorse e si scostò immediatamente. ‹‹ Andiamo via di qui. ›› sussurrò lui tirandole la mano.
Emma lo seguì e si voltò per controllare la situazione. Un flash la accecò e dovette strizzare gli occhi. I due cominciarono a correre. ‹‹ Quei maledetti paparazzi si fanno vedere sempre nei momenti meno opportuni!›› esclamò Emma cominciando a ridere. Rupert sorrise insieme a lei e svoltarono insieme per un vicolo. Erano solo loro due, niente telecamere o paparazzi. Rupert continuò a sorridere e toccandosi la milza prese lunghi respiri. ‹‹ Tutti vogliono che io corra oggi. ››
Emma rise e continuò a ridere come ormai non faceva da tempo. Senza neanche accorgersene continuarono a camminare mano nella mano e attraversarono il viottolo. Sbucarono in pieno centro e lì camminarono un po’ più cauti. Emma si alzò il cappuccio sulla testa e inforcò gli occhiali da sole e Rupert si chiuse la zip della maglietta fino al collo cercando di coprire un po’ il viso.
‹‹ Tanto non ti riconoscerebbe nessuno con quel tuo nuovo taglio. ›› sussurrò la mora fissando l’amico.
Lui sorrise e si passò una mano tra i capelli, nervoso.  ‹‹ Adesso tutti e due abbiamo i capelli corti.››
‹‹ A me sono ricresciuti un po’ e comunque sono più bella di te. ›› scherzò la ragazza sorridendo. Attraversarono la piazza e Rupert adocchiò un negozio di fiori da cui proveniva un odore fresco e piacevole.
‹‹ Vieni, ho un’idea. ››
Camminarono velocemente e raggiunsero il negozio. Un campanello suonò alla loro entrata.
‹‹ Buongiorno miei cari, cosa desiderate? ›› chiese un signore di mezza età avvicinandosi ai due.
Rupert si voltò e prese a parlare con il fioraio. Emma si avvicinò a tutti i tipi di fiori del negozio e ne sfiorò i petali. Poi vide delle rose bianche stupende, lei aveva sempre amato le rose, erano i suoi fiori preferiti le trasmettevano freschezza e purezza. Dopo poco Rupert si avvicinò e le posò una mano sulla spalla.
‹‹ Ho pensato di comprarti un mazzo di fiori per sigillare la nostra amicizia. So che ami le rose perciò ho scelto queste qui bianche che simboleggiano fedeltà e purezza.  ›› disse il rosso indicando i fiori.
Emma sorrise commossa, aveva proprio bisogno di Rupert solo lui era in grado di farla star bene con un piccolo gesto. ‹‹ Grazie. ›› disse lei e gli stampò un bacio sulla guancia sinistra che prese fuoco immediatamente. Rupert fece finta di niente e poggiò la mano sulla guancia per coprire il rossore.
‹‹ Ho ordinato un mazzo di dodici rose che arriveranno stasera. ›› disse lui sorridendo. ‹‹ così quando le vedrai ti ricorderai che puoi contare sempre su di me. ››
‹‹ Perché proprio dodici? ›› domandò Emma curiosa.
‹‹ Perché sono quasi dodici anni che ci conosciamo. ›› disse lui con semplicità.
Emma non riuscì più a trattenersi e cominciò a ridere nervosa mentre qualche lacrime le solcava il viso. Si era davvero commossa. Lo abbracciò di nuovo e lo ringraziò con tutta se stessa. Stava davvero bene con lui.

Emma scosse la testa e afferrò il vaso, ripercorse il corridoio e poggiò le rose sul tavolo della cucina. Sfiorò i petali bagnati e rimase lì a fissarli, quando si rese conto di non poter rimanere ancora lì. Ormai aveva capito di trovarsi a casa di Rupert nel Hertfordshire, il problema e che non ricordava come fosse arrivata lì.
Aveva la paura di folle di aver tradito Will, ma non ricordava più nulla.
All’improvviso sentì la porta aprirsi alle sue spalle e per un secondo fu presa dal panico, finché non comparve sulla soglia della porta un ragazzo alto, dai fiammeggianti capelli rossi.
‹‹ Oh, sei già sveglia. ›› disse Rupert sorridendo. 





Ciao a tutti! Volevo ringraziarvi per aver apprezzato la mia storia. Amo questA coppia e il progetto a cui avevo pensato si sta rivelando più bello di quel che immaginavo. Potrebbe quindi diventare una storia un pochino più lunga. Spero che continuiate a leggere :) 
EBI ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il racconto di Rupert ***


Rupert si avvicinò pericolosamente a Emma che cercò di non guardarlo dritto negli occhi.
‹‹ Ti senti meglio? ›› domandò il ragazzo sedendosi vicino a lei.
Emma non aveva la più pallida idea di cosa stesse parlando Rupert e annuì, senza proferire parola.
‹‹ Ho comprato questi cornetti stamattina. ›› mormorò il ragazzo poggiando la busta sul tavolo.
‹‹ Hai fame? ›› Emma non rispose. Vedeva Rupert troppo premuroso e gentile. Non aveva voglia di mentirgli, ma aveva paura che Rupert potesse giudicarla.
‹‹ Sei sicura di star bene? ›› chiese il rosso interpretando i suoi pensieri.
‹‹ Rupert sarò onesta. ›› cominciò Emma decisa toccandosi nervosa i capelli. ‹‹ Io … io non ricordo nulla. Non so cosa sia successo ieri sera e mi dispiace, insomma spero di non aver fatto qualcosa per il quale potrei pentirmene. ››
Rupert la fissò per un secondo e poi scoppiò a ridere.
‹‹ Cos’hai da ridere? ›› domandò la ragazza un po’ infastidita.
‹‹ Ieri sera eri ubriaca fradicia, mi sembra ovvio che tu non ricordi nulla. ››
‹‹ Ubriaca? ›› sussurrò Emma portandosi una mano alla bocca. Arrossì violentemente e abbassò lo sguardo piena di vergogna. Come era potuto succedere? In fondo era l’unica spiegazione plausibile a quel buio che c’era nella sua testa. Davvero era arrivata a tanto? E poi per quale motivo lo aveva fatto? La risposta di quelle domande si trovava proprio di fronte a lei. Rupert con aria divertita e sorriso accorato la guardava. ‹‹ Allora? Lo vuoi questo cornetto? ››
‹‹ Rupert! Io … mi dispiace tantissimo. Per questo sono qui? ›› balbettò Emma. ‹‹ Io mi ero fatta tanti strani pensieri.  Grazie, non so dove sarei a quest’ora. ››
Rupert continuò a ridere divertito, poi le accarezzò la mano poggiata sul tavolo e le sorrise. ‹‹ Non ti preoccupare. A cosa servono gli amici? ››
Rupert si alzò e aprì il piccolo frigorifero nell’angolo. ‹‹ Ehm …  potresti spiegarmi cosa sia successo esattamente? ››
Il ragazzo sorrise e prendendo un bottiglia di succo e due bicchieri, si sedette sul comodo divano. Rupert le fece segno di raggiungerla e lei non se lo fece ripetere due volte. Quando furono entrambi comodamente seduti sul sofà, con i rispettivi cornetti caldi in mano, Rupert cominciò a raccontare ciò che Emma aveva cercato di ricordare per tutta la mattina.

I due ragazzi si allontanarono dal fioraio e camminarono l’uno a fianco all’altro, ridendo e scherzando.
Mentre si dirigevano verso una gelateria, il cellulare di Emma cominciò a squillare insistentemente e la ragazza non poté fare a meno di rispondere. Si allontanò da Rupert per parlare con l’organizzatore del tour.
Rupert la osservò, camminare nervosa avanti e indietro senza fermarsi. Sorrise divertito e si sedette su una panchina di fronte. Quando lei gli andò incontro era inspiegabilmente sconsolata. Emma spiegò tutto brevemente e con voce tremante.
‹‹ Quello stupido ha detto che possiamo recuperare due giornate prima della cerimonia di apertura,  prima di partire … ah dimenticavo di dirti che il 28 parto per New York per lavorare al prossimo film. Il titolo non è stato ancora definito e … ›› Emma si interruppe notando che lo sguardo di Rupert si era fatto triste e cupo.
Il ragazzo parve accorgersene e le sorrise. ‹‹ Sono contento per te. ››
Lei sorrise incerta e disse: ‹‹ Sono stata benissimo con te oggi. Spero di rivederti presto, non mi divertivo così dai tempi delle riprese. ››
Rupert annuì. ‹‹ Lo stesso vale per me. ›› Poi si congedarono con un abbraccio amichevole e Emma corse via velocemente.
Rupert la vide andare via, scuotendo la mano in aria. Quando lei ebbe superato l’angolo, rimase fermo a contemplare la strada con un vuoto dentro. Scosse la testa e decise di rinfrescarsi comprando quel gelato che non le aveva potuto offrire.

Rupert fece una breve pausa e addentò il suo cornetto alla crema.
‹‹ Tutto qui? Cosa diavolo è successo dopo? Perché non ricordo nulla già da quel momento? ›› domandò Emma sorpresa. Rupert masticò rumorosamente e ingoiò il tutto. ‹‹ Non ho finito il mio racconto. ››
‹‹ Ah … ›› borbottò Emma sorridendo e stendendosi più comodamente sul divano.  ‹‹ Ti ascolto allora. ››
Rupert sorrise e appoggiando la carta del suo cornetto sul piccolo mobile accanto al bracciolo del divano, riprese il racconto.  ‹‹ Ho finito di gustare il mio gelato cioccolato e nocciola. In realtà aveva chiesto di aggiungere un po’ di granella in cima, ma quel tirchio del gelataio ha fatto finta di non sentire. Non mi ha chiesto neanche di aggiungere la panna, insomma se devi fare il tuo lavoro, fallo bene. Ho avuto una grande idea, quando ho deciso di comprarmi il mio carretto dei gelati personale. ››
‹‹ Rupert? ›› disse Emma impaziente scoccandogli un’occhiata infastidita.
‹‹ Oh giusto, mi sto dilungando. Ho percorso la tua stessa strada e sono ritornato nel vicolo dove ci siamo rifugiati dai paparazzi. Sono tornato alla Middlesex University e ti ho trovato lì per terra. ››
‹‹ Per terra? Sono caduta? ›› chiese Emma.
‹‹ In realtà non so come tu abbia fatto, però ho delle ipotesi. ›› fece Rupert con aria diplomatica scherzando. ‹‹ Quando ti ho preso in braccio ho visto che avevi un taglio sulla fronte che sanguinava copiosamente. Ho presto subito un fazzoletto e ti ho tamponato la ferita. Non sapevo se portarti direttamente al pronto soccorso, ma ho visto che stavi riaprendo gli occhi e ho deciso che era meglio metterti a riposo. Così ho chiamato un taxi e ti ho portato a casa mia. Il sangue aveva smesso di fuoriuscire così ho applicato subito un po’ di disinfettante e un cerotto. ››
‹‹ Grazie dottor. Grint. ›› scherzò Emma sorridendo.
‹‹ Torniamo alle mie ipotesi. ›› disse Rupert stando al suo gioco. ‹‹ Ti ho tolto le scarpe e ho notato che aveva i lacci slacciati e attaccati sotto la scarpa da una sostanza viscida e appiccicosa. Suppongo tu sia scivolata su qualcosa che preferisco non identificare e i lacci già sciolti abbiano contribuito alla tua caduta in piena faccia. Dimenticavo di farle i miei complimenti: una caduta magistrale. ››
Emma gli diede un buffetto sulla guancia e gli chiese di continuare.
‹‹ Dopo averti medicato ti ho lasciata riposare e sono andato a comprare qualcosa per il pranzo. Quando sono tornato la casa era sotto sopra e tu giacevi di nuovo per terra. ››
‹‹ Non era proprio la mia giornata. ›› disse Emma sorpresa.
‹‹ No, infatti. ›› confermò Rupert ridendo. Continuò a spiegarle che probabilmente stava cercando una coperta così l’aveva adagiata sul suo letto e coperta con le lenzuola.
‹‹ Hai dormito fino a sera. Infatti ho avuto seriamente paura di aver sbagliato. Ho pensato che forse avrei dovuto portarti subito al pronto soccorso, ma all’ora di cena ti sei alzata e mi hai ringraziato. ››
‹‹ Grazie ancora Rups, non so come avrei fatto senza dite. ››
‹‹ Probabilmente un altro passante ti avrebbe soccorsa e … ››
‹‹ Tu sei proprio strano. ›› commentò Emma avvicinandosi a lui e afferrandogli la mano. Lui la strinse.
‹‹ Hai ragione avrei dovuto rispondere: “è stato un piacere” o “di nulla”. ››
‹‹ Ma non capisco ancora sia finita ad ubriacarmi. ››
‹‹ Hai voluto a tutti i costi ringraziarmi offrendomi la cena da qualche parte. Ti ho portata in una pizzeria, ma hai preferito un pub. Poi hai ricevuto una chiamata dal tuo organizzatore che ti ha … ehm ti ha rimproverato perché avevi saltato quell’incontro. Avevi già bevuto qualche bicchierino e ho dovuto spiegare io la situazione. E poi … ›› disse Rupert arrossendo.
‹‹ Poi? ››
‹‹ Sei scoppiata a piangere e io ho provato a consolarti in qualche modo, ma non c’era verso. Mi hai raccontato tutto ciò che ti impensieriva, la tua vita e … soprattutto Will. ››
Emma non rispose e spostò lo sguardo da un’altra parte.
‹‹ Hai cominciato a bere e a bere e poi ti ho portato qui, perché stavi iniziando a dare spettacolo. ›› sorrise Rupert. Emma si piantò una mano in faccia dalla vergogna.
‹‹ Quindi ieri notte sono crollata e ho dormito fino ad adesso? ››
Rupert arrossì nuovamente sulle guancie e mormorò:
‹‹ In realtà la serata ha preso una piega diversa … ››

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Un'amara verità ***


‹‹ Cosa vuoi dire? ›› domandò Emma assumendo un’aria estremamente preoccupata.
Rupert si portò un mano dietro il capo e cominciò a ridere. Emma, ormai infastidita, gli mollò uno schiaffo in pieno viso e cominciò a picchiarlo urlando: ‹‹ Come hai potuto fare una cosa del genere? Non me lo sarei mai aspettato da te! Ero ubriaca Rupert! Ubriaca! ››
Rupert cercò di difendersi: ‹‹ Si può sapere cosa diavolo hai capito? ››
‹‹ Non voglio sentire ragioni! ›› gridò Emma continuando senza tregua. ‹‹ Non ci posso credere, ho tradito Will. ›› aggiunse con un filo di voce.
Rupert approfittò di quel momento e le afferrò i polsi. I loro visi erano a pochi centimetri l’uno dall’altro e i loro sguardi si incrociarono fugaci. ‹‹ Vuoi lasciarmi spiegare? ››
Emma chiuse gli occhi turbata e tornò al suo posto.
‹‹ Quando parlavo di piega diversa, intendevo dire che ci hai dato dentro per tutta la notte. ›› provò a dire Rupert arrossendo. Emma si alzò nuovamente e infuriata marciò verso la porta.
‹‹ Emma hai cantato al karaoke per tutta la notte! ›› esclamò Rupert cercando di bloccarla.
Emma si fermò sulla soglia della porta e si voltò di scatto. Rupert la guardò preoccupato. Lei scoppiò a ridere e si lasciò cadere per terra con un tonfo. Poi cominciò lentamente a piangere e Rupert si sedette accanto a lei e le cinse le spalle. ‹‹ Vuoi sapere perché ero così terrorizzata al pensiero di aver tradito Will?›› sussurrò Emma con voce tremante.
Rupert si limitò ad osservarla. ‹‹ Io e Will abbiamo tanti problemi. Sto bene con lui, è un bravo ragazzo, ma troppo opprimente.  Non posso essere me stessa al cento per cento e questo mi distrugge. Forse non riesco a sopportare il fatto che sia così diverso dai miei amici, così diverso da te. ›› disse Emma guardandolo negli occhi. Era sincera e onesta, non aveva niente da nascondere. Rupert era in grado di trovare il meglio nelle persone e riusciva a dimostrare allo stesso tempo tanta maturità. Il ragazzo le accarezzò i capelli e lei si accoccolò vicino a lui senza aggiungere altro. Rimasero in quella posizione finché quell’attimo di pace non fu disturbato dall’orribile suoneria di un cellulare. Rupert le mormorò di non muoversi e dopo averle sorriso, si alzò da terra per cercare il suo telefono. Nel momento in cui Emma lo vide andare via, quell’irrimediabile vuoto tornò a opprimerla. Ormai aveva capito la ragione di quella tristezza, ma non poteva far altro che ignorarla.  Rupert tornò qualche minuto dopo con aria preoccupata.
‹‹ Non puoi restare qui. ›› disse il ragazzo porgendole la mano. Lei l’afferrò stupita.
‹‹ Cosa è successo? ›› domandò Emma ansiosa.
‹‹ Fidati di me. È per il tuo bene. Cerca di non farti vedere quando andrai via, va bene? Potrebbero essersi piazzati proprio sotto casa. ›› rispose lui in modo vago.
Emma fece resistenza. ‹‹ Rupert io ho bisogno di te. Spiegami cosa è successo! ››
Rupert abbassò lo sguardo e mormorò con freddezza: ‹‹< Meglio che tu vada. ››
Emma non aveva intenzione di cedere, ma un gesto improvviso le fece perdere la concezione della realtà. Rupert la strinse forte e le sussurrò all’orecchio: ‹‹ Teniamoci in contatto, ci sarò sempre se vorrai. Ma ora vai. ››
Emma si trovò fuori dalla porta senza neanche accorgersene. Si disse che se Rupert non le aveva detto niente e le aveva consigliato di andare via, c’era un buon motivo. La ragazza pensò ai paparazzi e un filo di paura la catturò. Scese le scale della palazzina e con cautela varcò la soglia del portone esterno. Si aggiustò la camicia e allisciò le pieghe della felpa, poggiò il cappuccio sul capo e cominciò a camminare velocemente. Mentre superava incolume un gruppo di paparazzi appostai lì vicino, il telefonino iniziò a squillare. L’attenzione ricadde immediatamente su di lei e una seria di flash accecanti la inseguirono per tutta la strada che percorse correndo.
Quando finalmente trovò un vicolo per riprendere fiato, controllò il cellulare: Tre chiamate perse. Tutte e tre di Will. Emma avvertì la rabbia montargli dentro e dovette prendere un lungo respiro per calmarsi. Quello stupido l’aveva messa nei guai. Sperò con tutto il cuore che i paparazzi non fossero riusciti a ritrarre anche il suo viso o sarebbe stata la fine. Lei sapeva bene che non stava facendo nulla di male, ma il mondo era così cattivo che avrebbe potuto raccontare fandonie su di lei e sul povero Rupert senza farsi nessuno scrupolo. Il cellulare prese a squillare di nuovo e questa volta Emma rispose. ‹‹ Pronto! ››
‹‹ Emma? Dove ti trovi? Qui sta succedendo un casino enorme. ›› esclamò la voce del suo organizzatore.
‹‹ Sono nei pressi dell’ Hertfordshire, cosa succede? ›› domandò Emma molto nervosa. Ciò che Chris le stava per dire era sicuramente collegato allo strano comportamento di Rupert.
‹‹ Sono anche io qui vicino, ci vediamo alla gelateria nella via principale parallela a quella dove hanno portato la torcia olimpica stamattina. Sono certo che non avrai problemi a trovarla. ›› aggiunse in tono accusatorio Chris chiudendo il telefono.
Cosa voleva dire con quella sua frase? Emma si recò alla gelateria dove aveva trascorso parte del pomeriggio con Rupert e aspettò lì. Il sole era stato coperto dalle nuvole che preannunciavano un temporale con i fiocchi. Quando la pioggia cominciò a cadere lentamente Chris apparve dietro l’angolo e Emma lo salutò cordialmente. Scelsero un tavolino interno e si sedettero.
‹‹ Cosa ti è saltato in testa? Vuoi distruggere la tua immagine? ›› esclamò l’uomo infuriato.
‹‹ Cosa intendi dire? ›› domandò Emma agitata.
‹‹ Questo. ›› disse Chris frugando nella sua borsa. Poi gettò una rivista sul tavolo e non aggiunse altro.
L’immagine di una coppia di ragazzi stretti in un tenero abbraccio regnava in copertina. Lei e Rupert avevano ottenuto addirittura la copertina della rivista. Una grande scritta gialla recitava: “Emma Watson in dolce compagnia. I famosi Ron e Hermione di Harry Potter nascondono qualcosa?"
Le loro facce erano molto chiare e ben visibili, non c’erano dubbi sulla loro identità e non avrebbero potuto nascondere l’accaduto. Emma si vergognò molto: erano stati poco attenti. Adesso dovevano risolvere la situazione cercando di smentire il più possibile. Per quanto Emma fosse sorpresa dalla sua superficialità e triste della situazione in cui si era andata cacciare, non poté fare a meno di sorridere.
‹‹ Cos’hai da ridere? ›› chiese Chris stupita.
Emma scosse la testa. ‹‹ Nulla, mi dispiace ho sbagliato. Quella nella foto sono proprio io. ››
‹‹ Non credevo potessi essere così sbadata. ›› l’accusò l’uomo deluso. ‹‹ Sei fidanzata e il tuo essere attrice mette la tua vita privata in primo piano. ››
‹‹ Questa volta non mi interessa. Ero in compagnia di un amico, niente di più. Tutti avranno dimenticato dopo le olimpiadi. ›› spiegò Emma sorpresa da tanta sicurezza nelle sue parole. Riuscì quasi a convincere Chris quando una voce familiare sussurrò: ‹‹ Non tutti dimenticheranno. ››
Will era proprio dietro di lei, con una copia identica a quella sul tavolo nella mano sinistra.



Ciao a tutti. Mi dispiace per questa lunga assenza. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi assicuro che i prossimi saranno molto più regolari e interessanti. Continuate a seguire la storia e vi ringrazio ancora per la vostra atenzione.
EBI ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** La decisione di Will ***


‹‹ Will … ›› sussurrò Emma osservandolo spaventata.
‹‹ Non ti avvicinare a me. ›› disse lui allontanandosi con rabbia.
‹‹ Aspetta! Aspetta! ›› esclamò Emma inseguendolo. ‹‹ Ti prego Will devi ascoltarmi. ››
‹‹ Cosa vuoi? ›› disse Will guardandola negli occhi. ‹‹ Vuoi dirmi in faccia che mi hai tradito? ››
‹‹ Io non ho tradito nessuno. Non ne sarei capace. ›› esclamò Emma indignata. ‹‹ E’ vero sono io in quella foto. Ma cosa diavolo vuol dire? Rupert è un mio caro amico e ci siamo incontrati per caso l’altro giorno. Non vorrai rovinare tutto per una stupida rivista. ››
‹‹ Due amici non si abbraccerebbero così. Puoi prendere in giro tanta gente, ma non me! ››
‹‹ Non sto prendendo in giro proprio nessuno.  ›› mormorò Emma raggiungendolo sotto la pioggia. ‹‹ Devi fidarti di me per una volta. ››
‹‹ Per una volta? Cosa intendi dire? ›› domandò il ragazzo stupito.
‹‹ Lo sai bene. ›› fu la risposta di Emma.
‹‹ Io … cosa vai blaterando? ›› disse Will scuotendo la testa contrariato.
‹‹ Sei oppressivo e geloso, Will! ›› urlò Emma. ‹‹ Se ti fidassi di me non ti saresti preoccupato minimamente. ››
‹‹ E io dovrei fidarmi di qualcuno che mi parla così? ›› domandò Will sarcastico. Emma non rispose e continuò a guardarlo mentre la pioggia li bagnava da capo a piedi. Il vento si era alzato  e un lieve fresco non adatto al mese di Luglio stava facendo rabbrividire i due ragazzi.
‹‹ Non possiamo andare avanti così. ›› fu la frase che ruppe il silenzio.
‹‹ Sappi che non ci saranno altre possibilità, se mi lasci adesso non potrai tornare da me. ›› disse Emma fissandolo. Will annuì meccanicamente e lasciò cadere per terra la rivista fradicia. ‹‹ Non tornerò. ››
Il ragazzo sparì in mezzo alla pioggia ed Emma poté dare sfogo alle sue lacrime di rabbia. Corse sotto l’acqua scrosciante con un unico obbiettivo. Ormai nulla aveva più importanza, i paparazzi potevano riprenderla come e quando volevano, l’unica cosa, l’unica persona di cui aveva bisogno era a poche miglia da lei. Quando si ritrovò di nuovo davanti al suo portone, tentennò e si appoggiò all’ingresso vetrato.
‹‹ Cosa devo fare? ›› mormorò a se stessa.
‹‹ Forse dovresti entrare dentro prima di prenderti un malanno. ››
La voce di Rupert risuonò forte dietro di lei. Emma si scostò dalla porta e gli gettò le braccia al collo. Rupert la strinse e lei pianse senza fermarsi. Singhiozzava come una bambina contro il suo petto e non si fermò fin quando non si trovò nuovamente le suo appartamento. Rupert le tolse la felpa bagnata e le offrì un po’ di acqua. Emma non oppose resistenza e si lasciò cullare dalle cure di Rupert. I due si stesero sul divano ed Emma appoggiò la testa sulla sua spalla.
‹‹ Cosa è successo? ›› domandò Rupert. ‹‹ Hai visto la copertina? Will … lui ha visto … ››
Emma annuì.
‹‹ Mi dispiace.  ›› mormorò lui. ‹‹ Ti ho messa nei guai. ››
‹‹ No, non è vero. Will mi ha lasciata. ›› cominciò lei. ‹‹ Ma sarebbe accaduto comunque. ››
Rupert si mise a sedere e la osservò. I suoi occhi erano gonfi e rossi e aveva il viso contorto in una smorfia di dolore. ‹‹ Non mentirmi.  ›› disse lui sorridendo. ‹‹ Con me non c’è bisogno.  ››
‹‹ Non ti sto raccontando bugie. Il nostro rapporto aveva problemi già prima di rivederti.  ››
Rupert non disse nulla, ma distolse lo sguardo. Emma si avvicinò a lui e gli piantò gli occhi in faccia.
Lei gli prese il viso tra le mani. Rupert non si spostò e prima che Emma arrivasse alle sue labbra, il ragazzo mormorò: ‹‹ Perché lo stai facendo? ››
Emma si scostò sorpresa. ‹‹ Io … io non lo so. Mi dispiace Rupert. Non so cosa mi sia preso. ››
‹‹ Hai solo bisogno di stare tranquilla. Puoi rimanere qui se vuoi. ›› disse Rupert sorridendo. Il ragazzo si alzò dal suo divano e raggiunse la porta principale. ‹‹ Fuori piove, non puoi uscire. ››
‹‹ Mi piace la pioggia. ›› esclamò Rupert. Emma scoppiò a ridere. ‹‹ Come diavolo fai? ››
Rupert la guardò sorpresa. ‹‹ A fare cosa? ››
‹‹ A farmi ridere sempre. ›› disse Emma sorridendo. Rupert ricambiò e dopo aver ammiccato verso di lei uscì di casa. Emma si stese sul divano sfoggiando ancora il suo sorriso. Passò il tempo a riflettere su ciò che era successo e cercava di scoprirne i motivi, ma non riuscì a trovare molte risposte. Con la testa dolorante, chiuse gli occhi e si addormentò cullata dai suoi pensieri.  
Quando riaprì gli occhi, la prima cosa che vide fu l’iride verde di Rupert.
‹‹ Stai meglio? ›› domandò lui continuando a sorridere. Emma gli diede un leggero schiaffo sul viso e annuì felice. ‹‹ Avevo proprio bisogno di una bella dormita. ›› disse sbadigliando. ‹‹ Che ora è? ››
‹‹ Hai dormito per tutto il pomeriggio. ›› mormorò lui con aria contenta.
‹‹ Non mi prendere in giro. ›› disse lei scherzando.
‹‹ Non lo sto facendo. ›› ribatté Rupert ridendo. ‹‹ Allora cosa fai? Rimani anche per cena? ››
Emma lo guardò sbalordita. ‹‹ Si può dire che ormai viviamo insieme. ››
‹‹ Anche se fosse. ›› disse lui alzandosi dal divano. ‹‹ Due buoni amici lo possono fare. Hai mai visto il telefilm Friends? ››
‹‹ E’ la mia sitcom preferita. ›› rispose Emma sorridendo compiaciuta. ‹‹ Mi sorprenda che tu la conosca. ››
‹‹ Io non smetto mai di sorprendere. ›› esclamò Rupert avvicinandosi ai fornelli. ‹‹ In quel telefilm i valori dell’amicizia sono fondamentali e … ››
‹‹ Ho capito cosa intendi. ›› disse Emma interrompendo il rosso. ‹‹ Se loro che si conoscono da tanti anni  possono convivere perché noi non potremmo? ›› aggiunse scherzando.
‹‹ Perché noi abbiamo un rapporto ben diverso. ›› disse Rupert dandole le spalle.
Emma spalancò gli occhi sorpresa. ‹‹ Cosa vuoi dire? ››
‹‹ Ho pensato molto a quel che è accaduto oggi. C’è qualcosa di più tra noi. Mi sbaglio? ›› disse Rupert tutto d’un fiato. Emma non rispose piuttosto sorpresa dall’affermazione del ragazzo e abbassò lo sguardo imbarazzata. Qual era la risposta sincera a quella domanda? Naturalmente aveva ragione, lo sentiva da così tanto tempo, ma non avrebbe mai potuto rovinare la loro amicizia di una vita, rischiando così di distruggere il loro rapporto. ‹‹ Rupert non lo so … forse io. ››
Rupert scoppiò a ridere. ‹‹ Stavo scherzando! Di cosa ti preoccupi? ››
Emma arrossì violentemente e non riuscì a guardarlo in faccia. ‹‹ Forse è meglio che io vada. ››
Rupert la fissò e non disse nulla. La ragazza si alzò lentamente dal divanetto e aprì la porta.
‹‹ Grazie di tutto Rups. ›› mormorò prima di uscire. Non aspettò risposta, corse fuori e scese velocemente le scale. Aveva rischiato davvero tanto. Non avrebbe più dovuto andare a casa di Rupert per non compromettere il loro rapporto. In fondo aveva da poco rotto con Will e si sentiva irrimediabilmente in colpa. Quando varcò la soglia del portone si rese conto che la pioggia aveva smesso di venir giù e si incamminò verso l’hotel in cui avrebbe dovuto alloggiare in quei giorni prima di partire per New York.
Quando raggiunse l’edificio, un viso conosciuto gli si stanziò davanti.
‹‹ Will … cosa ? ›› iniziò Emma sorpresa.
‹‹ Avevo torto Emma, non potevo far altro che tornare da te. ›› disse il ragazzo travolgendola in un bacio improvviso e appassionato.  





Ciao a tutti, eccomi qui con un altro capitolo. La storia sta per giungere alla fine, proprio come le ultime Olimpiadi di Londra. Non sono molto soddisfatta di quanto abbia scritto, però vi assicuro che i prossimi saranno di un livello superiore sia per trama che per grammatica. Non perdete gli ultimi capitoli! 
EBI ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Un colpo inatteso ***


Emma non fece resistenza, la sorpresa era tanta che non aveva la forza di staccarsi da lui. Quando Will riprese fiato le poggiò una mano sulla guancia e la guardò negli occhi. Lei riprese il controllo e abbassò lo sguardo. Non aveva voglia di vedere i suoi occhi supplicanti.
‹‹ Scusami, non so cosa mi sia preso. Sei tutto ciò di cui ho bisogno. ›› mormorò il ragazzo dolcemente.
Emma non parlava, non lo guardava, aveva paura di cedere di nuovo e non se lo poteva permettere. Non negava di essere stata innamorata, ma quell’ultimo periodo era stato troppo devastante per lei. E poi c’era Rupert con la sua semplicità e la sua spontaneità era riuscita a farla ridere di nuovo, come ormai non faceva da tempo. Il pensiero del suo sorriso ingenuo le diede la forza di staccarsi da Will.
‹‹ Ti avevo avvertito. Non puoi tornare da me quando ti pare. ›› sussurrò Emma con un filo di voce.
‹‹ So che non dici sul serio. ›› rispose il ragazzo stringendole il braccio.
‹‹ Ti sbagli. ›› esclamò Emma guardandolo. ‹‹ Per una volta sono sicura di quel che faccio. Hai avuto la tua possibilità, l’hai sprecata. ››
‹‹ Emma, ero furioso … ti sei comportata in modo strano per giorni, non rispondevi alle mie telefonate e ti ho rivisto solo su una copertina di Gossip. ›› cercò di giustificarsi Will.
Emma sentiva che il ragazzo aveva ragione, Will  non aveva fatto nulla di male e probabilmente avrebbe reagito proprio come lui se avesse visto una cosa del genere su un giornale. Però sentiva che se non avesse spezzato il rapporto in quel momento non lo avrebbe fatto mai più.
‹‹ Ascolta … forse hai ragione. ››. Le parole le affiorarono alle labbra senza volerlo e arrossì leggermente.
‹‹ Però adesso ho bisogno di rimanere da sola e pensare al da farsi. Io … io ti avevo avvertito. ›› disse Emma con voce incerta. Will non la lasciò, anzi strinse ulteriormente la presa e questo infastidì Emma che con uno scossone improvviso se lo tolse di dosso. ‹‹ Devi darmi tempo. ›› mormorò la ragazza.
‹‹ Tempo? Fai come vuoi Watson, pensa a quanto stai facendo e vergognati. Chiamami quando sarai tornata te stessa. ›› disse Will freddo allontanandosi di tutta fretta. Quelle parole taglienti l’avevano ferita. Se stessa? Forse era cambiata davvero. Mentre vedeva Will allontanarsi, ripensò ai giorni in cui lo conobbe. Non ricordava con esattezza cosa l’aveva colpita e si sorprese di non rammentare momenti particolari con lui. Diede le spalle alla strada e si incamminò verso il suo albergo. Si diresse verso la sua stanza con la testa fra le nuvole. Sbadigliò e si stese sul suo letto, senza togliersi i vestiti. Guardò il soffitto e senza volerlo il viso di Will le apparve nella mente. Sorrideva e scherzava. In un istante ricordò tutto, aveva incontrato Will per caso e a un primo impatto le era sembrato antipatico e scorbutico. Poi con qualche battuta ben studiata, era riuscito a farla sorridere e le aveva ricordato tanto … Rupert. Emma si rese conto che tutto riportava a lui inevitabilmente e forse per la prima volta era davvero consapevole che il suo non era solo un sentimento fraterno. La ragazza si mise a sedere e si guardò nello specchio basso posto davanti al suo letto.
Sbadigliò ancora e si portò una mano al capo dolorante. Era stata una giornata stressante, forse un bella dormita l’avrebbe aiutata a trovare una soluzione. Si lasciò ricadere sul letto e senza curarsi dei vestiti si addormentò immediatamente pensando al ragazzo dai capelli rossi.
Quando si risvegliò la mattina dopo , Emma ricordava ben poco di quel che era accaduto. Si stropicciò gli occhi e si mise a sedere. Si guardò allo specchio e si rese conto di indossare gli stessi abiti da quasi tre giorni. Scoppiò a ridere: qualche tempo prima non avrebbe mai trascurato un particolare così evidente eppure in quel momento non le importava assolutamente nulla dei suoi vestiti. Si alzò dal letto e si recò in bagno per darsi una sistemata. Per quanto poco le importasse, decise comunque di cambiarsi e prendendo una maglia e un pantalone a caso dalla valigia, li infilò senza troppe storie. Tornò nella sua camera e passando, diede un’occhiata veloce allo specchio. Capelli arrangiati in una coda alta, una canottiera gialla e un paio di jeans chiari. Cercò la sua borsa e notò quanta poca cura le aveva riservato. Il fondo era macchiato di scuro e i bordi erano ancora bagnati. Afferrò istintivamente il cellulare e si sorprese di non trovare nessuna chiamata o messaggio. Il litigio con Will le balenò in mente all’improvviso e il suo sorriso si trasformò in una smorfia inespressiva. Avrebbe dovuto dargli una seconda possibilità? In fondo avevano sbagliato entrambi. Sfogliò la rubrica e tentennò, poi schiacciò la cornetta verde. La sua presa forte stretta della sera prima che l’aveva infastidita … chiuse la telefonata. Poi l’aprì di nuovo … la sua voce piena di rabbia e furia ... chiuse nuovamente. Lanciò il telefonino lontano e chiuse gli occhi. Cosa le stava succedendo? Poi il telefono cominciò a squillare. Lei alzò la testa dalle ginocchia e lo prese. Will la stava chiamando. Si guardò allo specchio e poi rispose. ‹‹ Pronto? ››
‹‹ Ciao Emma. ›› La voce di Will appariva ancora fredda e distaccata, ma lei non ci fece caso.
‹‹ Ciao. ››
‹‹ Ho riflettuto stanotte. Credo che avremmo bisogno di un’altra possibilità. ››
Emma si chiese il motivo di tanta freddezza nella sua voce, non sembrava sincero e questo le fece paura.
‹‹ Lo credo anche io. ›› mormorò sapendo di sbagliare.
‹‹ Però ho un favore da chiederti. Ho bisogno di conoscere questo Rupert Grint. ›› disse Will con voce indecifrabile. Emma non rispose subito.
‹‹ Ebbene? ››
‹‹ D’accordo. Ci vediamo davanti all’albergo tra quindici minuti. ›› disse Emma maledicendosi per quanto stava facendo. Sentiva che c’era qualcosa di totalmente sbagliato in tutto quello eppure non riusciva a controllare le sue parole.
‹‹ Va bene, a dopo! ›› esclamò Will con un tono più dolce.
Emma chiuse la telefonata e cominciò a piangere. Non voleva rivederlo, non aveva proprio nessuna voglia.
Le sue lacrime scendevano silenziose e inarrestabili. Quando uscì dalla stanza prese un biscotto dal grande piatto poggiato sul banco della reception e uscì dalla porta principale. Si sedette sugli ultimi due gradini e aspettò. Pochi minuti dopo Will arrivò con la sua fuoriserie e le fece segno di avvicinarsi. Emma salì in macchina e si sedette accanto a lui, un po’ insicura. ‹‹ Dormito bene? ›› domandò Will sorridendo.
Emma annuì senza guardarlo o si sarebbe accorto dei suoi occhi gonfi.
‹‹ Devi voltare a sinistra. ›› mormorò poco dopo. Quando furono sotto il suo portone, Emma aveva un’immensa paura. Stava tradendo la sua amicizia, ma ormai era troppo tardi.
‹‹ Potrebbe non essere in casa, non l’ho avvertito. ›› disse Emma sperando che non fosse veramente a casa. ‹‹ Comunque non mi hai ancora spiegato perché lo vuoi incontrare. ›› aggiunse guardando il fidanzato. Will non la degnò di uno sguardo. ‹‹ Vive qui? ››
Emma annuì e suonò il citofono. Rupert non rispose e per un attimo si sentì felice e un lieve sorriso apparve sul suo viso. ‹‹ Chi è? ››
‹‹ Sono Emma e c’è anche Will. ››
Rupert non rispose, ma aprì il portone.
I due salirono le scale, Emma lo guidò vero l’appartamento dell’amico. Prima di suonare il campanello Emma cercò di rivolgergli un sorriso, ma Will aveva un’aria seria e concentrata. Quando Rupert aprì la porta Emma non si accorse immediatamente di quanto stesse succedendo. Accadde così tutto all’improvviso. Will si scagliò su Rupert e cominciò a picchiarlo senza sosta. ‹‹ Devi starle lontano, hai capito? Sappi che se non posso averla io, non l’avrà nessun’altra. ›› Will era fuori di sé, mentre Rupert non opponeva resistenza. Avrebbe potuto reagire, ma non lo faceva. Emma li guardò paralizzata, rendendosi conto dell’enorme errore che aveva fatto. Poi incrociò il suo sguardo, sorrideva e non sembrava arrabbiato. Quei suoi occhi le avevano ridato forza si catapultò su Rupert e si mise in mezzo ai due. Aveva capito che Rupert non stava reagendo a causa della sua presenza. ‹‹ Non toccarlo più! Non ti permettere mai più di alzare un dito. Per questo non possiamo stare insieme, sei un bugiardo e un violento. Mi hai ingannato per venire a fare il duro con qualcuno che è mille volte più uomo di te. Vergognati e non farti più rivedere, stupido ragazzino! ››
Will la guardò sorpreso, ma poi disse con sicurezza:  ‹‹ Hai ragione, non ti merito. Addio Watson, io almeno mi sono tolto la soddisfazione di picchiare il tuo amico. ›› In quel momento Rupert scattò in avanti a gli sferrò un pugno nello stomaco. ‹‹ Sai amico, ti conviene andare via. ››
Will non se lo fece ripetere e si allontanò velocemente. Rupert si asciugò il sangue che colava giù dal naso e si voltò verso Emma. ‹‹ Perdonami Rups, io ho sbagliato. ››
Lui sorrise e le mise un dito sulle labbra. ‹‹ Non è colpa tua. ›› mormorò arrossendo imbarazzato e scostando la sua mano. Emma scoppiò a ridere e Rupert fece altrettanto. ‹‹ Ti voglio bene. ›› disse Emma abbracciandolo. ‹‹ Anche io. ›› rispose lui sorridendo.
‹‹ Sai Will poteva farmi tanti torti, ma l’unica cosa che non si doveva permettere di fare, era proprio avvicinarsi a te. Nessuno deve toccare le persone a cui tengo veramente. ›› sussurrò lei staccandosi dall’abbraccio. Rupert le sorrise dolcemente e arrossendo un po’ spostò lo sguardo.
‹‹ Ti andrebbe di venire con me alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi stasera? ›› propose Rupert cambiando discorso all’improvviso.
Emma annuì e sorridendo lo abbracciò nuovamente. Il ragazzo che si trovava di fronte a lei meritava davvero una possibilità e ormai lo sapeva da un po’: ne era innamorata persa.



E la storia si appresta a terminare, nei prossimi capitoli ci saranno ancora colpi di scena. Riusciranno Emma e Rupert a coronare il loro sogno d’amore?
EBI ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** La fiamma dell'amore ***


Buon pomeriggio miei cari lettori, siamo giunti alla fine di una storia che ho scritto davvero con il cuore e sono felice che voi l'abbiate seguita con così altrettanta passione. Spero che quest'ultimo capitolo vi piaccia e sia all'altezza degli altri.
Sotto troverete una sorpresa che spero apprezzerete. 
la vostra
EBI




Emma ritornata all’albergo, era tutta intenta a prepararsi per la sua serata con Rupert. Si sentiva così leggera e felice. Solo quando aveva visto la vera natura di Will, aveva finalmente capito che per lei, il ragazzo era solo un peso enorme. Sentiva di poter respirare liberamente senza che Will fosse lì a controllarla. Aveva bisogno di uno spirito libero, qualcuno che sapesse fidarsi di lei, qualcuno come Rupert.
Emma vide nello specchio di fronte a lei le guance diventare rosse e si portò le mani al viso. Perché ci aveva messo tanto a capire cosa provava realmente? Forse lo aveva scoperto da tanto tempo, ma aveva sempre preferito soffocare i suoi sentimenti per il bene della loro amicizia.
‹‹ Quanto sono stupida. ›› mormorò Emma a sé stessa. In fondo perché tra loro doveva conservarsi per forza solo un’amicizia? Emma si provò molti vestiti, ma non trovò nulla di veramente adatto. Frugò nella sua borsa fino allo sfinimento, finché decise di optare per qualcosa di semplice e comodo. Indossò un paio di Jeans attillati e un’elegante camicia bianca con tanto di bei fronzoli che scendevano verticali lungo il torace e infine un paio di comode scarpe da ginnastica che erano l’ideale. Controllò l’orario sul suo orologio da polso e sbruffò. Mancava ancora mezz’ora all’appuntamento. Decise allora di dare ancora una piccola sistemata ai suoi capelli lisci. Quando rientrò in bagno, scoccò un’occhiata alle bellissime rose bianche appoggiate sul mobile color noce. Amava il regalo di Rupert, ma quelle rose le ricordarono il motivo che l’aveva spinta a non tentare di instaurare qualcosa di più dell’amicizia. Rupert le aveva donato quelle rose in segno di amicizia e fedeltà. I pensieri di Emma equivalevano a tingere di nero quelle splendenti rose bianche. La ragazza sfiorò i petali e sospirò. Non riusciva a comprendere quale fosse la cosa giusta da fare. Non ancora. Qualche minuto più tardi Emma correva lungo la strada indicata da Rupert quel pomeriggio, cercando di indossare velocemente la sua giacca felpata. Emma aveva sempre sofferto il freddo, infatti anche in piena estate indossava indumenti pesanti. Quando la ragazza raggiunse il luogo dell’appuntamento, Rupert era già arrivato e aspettava impaziente. Quando si videro, si abbracciarono forte ed Emma gli stampò un bacio sulla guancia che diventò immediatamente bordeaux.
Emma rise piano e lo prese sotto braccio. ‹‹ Buonasera mio bel gentiluomo. Vogliamo andare? ››
Rupert sorrise e stando al gioco rispose: ‹‹ Ma certo bella signorina, la scorterò lungo le strade di Londra e la porterò ad una delle più belle cerimonie di tutti i tempi. ››
Emma sorrise e si lasciò guidare dal rosso che di tanto in tanto le scoccava occhiate incerte. Emma però era ammaliata da Rupert, aveva un fascino diverso dagli altri e questo le piaceva. Indossava una semplice giacca elegante nera che copriva una maglia di un rosso acceso intonato ai suoi fiammeggianti capelli.
Poco dopo raggiunsero lo stadio dove si sarebbe tenuta la cerimonia e aspettarono di poter entrare. C’era tantissima gente impegnata a chiacchierare in attesa dell’apertura.
‹‹ Per fortuna non ci hanno riconosciuti. ›› disse Emma guardandosi intorno.
‹‹ Non ti preoccupare, stasera ci saranno così tanti vip che non ci degneranno di uno sguardo. ›› scherzò Rupert rassicurandola. Anche lui non aveva voglia che qualcuno rovinasse quella magica serata.
Emma e Rupert continuarono a parlare tranquillamente del più e del meno, anche se continuavano a guardarsi intorno timorosi. Finalmente mezz’ora prima dell’inizio cominciarono a far entrare altra gente. Loro si trovavano nel secondo gruppo e riuscirono a sedersi dopo pochi minuti. Lo spettacolo che videro fu stupendo. Luci di tutti i colori che illuminavano lo stadio, migliaia di persone che contribuivano a vivacizzare l’ambiente con velocissimi flash di macchine fotografiche diverse e tanta, tanta musica.
‹‹ Hanno apportato delle modifiche magnifiche. Hai visto giù? Sembra un enorme prato, quelle sono strade mi pare, non è vero? ›› domandò Emma euforica. Le sembrava di essere tornata bambina e la presenza di Rupert sosteneva quella strana sensazione. Forse sentiva di poter essere finalmente se stessa.
‹‹ Sì. ›› rispose Rupert indicando il “palco”. ‹‹ Sono strade e se non sbaglio sono composte dai pezzi di tutti i brani letterari inglesi più importanti. Ne ho sentito parlare stamattina in televisione. ››
‹‹ Brani letterari? Forse potrebbe esserci anche Harry Poter. ›› sussurrò Emma sorridendo.
‹‹ Probabile. Stasera dovrebbe partecipare anche Jo alla cerimonia. ›› disse Rupert ricambiando il sorriso felice. ‹‹ Davvero? ›› domandò Emma entusiasta cercando di scorgere qualche particolare “di sotto”.
Rupert annuì e si unì a lei. Sembravano due bimbi contenti di guardare il cartone animato preferito in TV.
Ma era proprio quello il bello del loro rapporto, la genuinità che li univa. Quando la cerimonia iniziò, lo stadio era come impazzito e loro cominciarono ad urlare euforici insieme alla folla.
‹‹ Rupert! ›› gridò Emma. ‹‹ Quello è Timothy! ››
Rupert si alzò in piedi e cercò di vedere più in là. ‹‹ E’ vero! ›› disse Rupert scoppiando a ridere.
‹‹ Se la cava bene. ›› esclamò la ragazza ridendo.
‹‹ Spero che non cada! ›› scherzò Rupert osservando l’uomo in bilico su un’alta torre. ‹‹ E’ incredibile, ha fatto un salto di qualità. Pensandoci bene, qualsiasi ruolo sarebbe meglio di Codaliscia! ›› disse il rosso sedendosi nuovamente accanto ad Emma. Poco dopo fece la sua apparizione, proprio come aveva predetto Rupert, J.K. Rowling. Lo stadio cadde nel silenzio mentre lei leggeva dei passi di Peter Pan. Lo spettacolo era meraviglioso, i bambini ballavano e correvano dappertutto e un enorme Voldemort in versione pupazzo apparve in tutta la sua imponenza. Alla sua vista, Emma e Rupert scoppiarono a ridere e tutti i presenti scoccarono loro delle occhiate minacciose. Emma si portò la mano alla bocca cercando di soffocare le risa, Rupert aveva immerso la testa tra le braccia cercando di trattenersi. La serata passò velocemente e quando la cerimonia finì e i due si ritrovarono fuori dallo stadio furono fermati da diversi gruppi di ragazzini e dovettero firmare qualche autografo qua e là.
‹‹ Hai visto che ci hanno beccato? ›› esclamò Emma sorridendo.
‹‹ Quando dicevo che non ci avrebbero degnato di uno sguardo io intendevo il periodo che andava dall’inizio alla fine della cerimonia, non parlavo del dopo spettacolo. ›› rispose Rupert diplomatico.
‹‹ Hai sempre la risposta pronta? ›› scherzò Emma scoppiando a ridere, seguita subito da Rupert. Mentre si allontanavano dallo stadio, un gruppo di amici che camminavano lì vicino li adocchiò, ma non si avvicinarono perché piuttosto timorosi. Rupert ed Emma però riuscirono a cogliere una parte della loro conversazione. ‹‹ Io l’ho sempre saputo che, prima o poi, quei due si sarebbero messi insieme. ›› esclamò un ragazza indicandoli. Un amico notando le facce perplesse dei due, si catapultò  sulla ragazza e le intimò di abbassare il braccio. ‹‹ Insomma Emily, è da maleducati indicare le persone in quel modo. ››.
Il gruppetto scoppiò a ridere e si allontanò velocemente.
‹‹ Che simpatici. ›› mormorò Rupert sorridendo. Emma invece aveva abbassato lo sguardo imbarazzata.
Rimasero in silenzio per tutto il cammino.
‹‹ Cosa succede? ›› domandò Rupert preoccupato dopo un po’. ‹‹ Non ti stai divertendo? ››
Emma scosse la testa. ‹‹ Pagherei per passare un’altra sola serata come questa. ›› rispose lei.
Rupert sorrise. ‹‹ Non c’è bisogno di pagare, lo sai che quando vuoi io ci sono sempre per te. Noi siamo ami- … ›› disse il ragazzo, ma fu interrotto da un gesto di lei. ‹‹ Non lo dire. ›› aggiunse Emma spostando lo sguardo. ‹‹ Il nostro rapporto è cambiato e tu lo sai, non continuare a fingere. Non serve. ››
Rupert diventò serio e cominciò a fissarla. Si erano fermati nei pressi di un magnifico ponte. La luce stellare li illuminava a malapena. ‹‹ Sì, lo so. Io credo che tutto sia cambiato già da un po’ di anni. ›› mormorò Rupert seriamente imbarazzato.
‹‹ Probabilmente hai ragione. Tu cosa ne pensi? Voglio dire, potremmo provarci sul serio? ›› domandò Emma arrossendo al solo pensiero.
‹‹ Non importa cosa penso io, a me interessa che tu stia bene e ti senta felice. Tutto il resto non conta. ››
Emma lo guardò dritta negli occhi. ‹‹ Da quando tutto questo romanticismo? ›› provò a scherzare.
‹‹ Da quando riesco a vederti con occhi diversi. ›› mormorò Rupert serio.
‹‹ Lo sai che non potremmo più tornare amici se non funzionasse? ››
‹‹ E perché non dovrebbe funzionare? ›› disse Rupert semplicemente. Emma non riuscì ad aggiungere altro. Rupert si avvicinò al suo viso. Era tutto perfetto, le stelle nel cielo che facevano brillare i loro riflessi nel fiume sotto di loro, lui e lei. Tutto ciò che aveva sognato. Forse anche meglio di un sogno. Emma annuì leggermente e come se fosse scattato qualcosa, Rupert prese l’iniziativa e senza tentennare poggiò le sue labbra su quelle di Emma. La ragazza ricordava quel sapore così dolce e aspro allo stesso tempo, che più di un anno prima aveva assaggiato durante le riprese del film. Ma tutto era assi diverso, quella non era una finzione, non c’erano risate imbarazzate, non c’erano milioni di sguardi su di loro, non c’era tensione.  C’erano solo lui e lei. C’era solo una dolce fiamma che stava nascendo tra di loro, come quella dei Giochi Olimpici di Londra che li aveva fatti ritrovare.


Eccomi di nuovo qua. Spero che il capitolo conclusivo vi sia piaciuto e se volete potete illusstrarmi le vostre opinioni con delle recensioni. E ora la sorpresa! Ho deciso di fare un seguito di questa storia: "Cosa è successo dopo quel bacio? Sono riusciti Emma e Rupert a coronare il loro sogno d'amore? O qualcosa impedisce ancora loro di poter vivere serenamente la loro relazione?" tutto questo nel seguito "La fiamma olimpica continuerà a bruciare?"
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Inoltre volevo ringraziare un po' tutti quelli che hanno seguito questa storia. Principalmente Emma e Rupert per averci fatto sognare, poi tutti i lettori che visitano e leggano la storia silenziosamente e infine i miei amati recensori in particolare:

_Her_
_Cris_92
RomioneisForever_

che mi hanno seguito e sostenuto dall'inizio alla fine e inoltre tutti gli altri recensori che ringrazio vivamente per avermi spinto a continuare:
Afle
SaraSnow
stukn
Il sorriso della Watson
ronherm
Ariel88
flysun91
Carola
Kiara_Enya

Grazie di cuore a tutti e spero vivamente voi vogliate leggere il seguito di questa storia che fidatevi ha altre magiche avventure in serb per voi! Alla prossima! 
EBI ♥

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1183956