Dama di Cortesia. di michi_993 (/viewuser.php?uid=200291)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Diario di Corte ***
Capitolo 2: *** Messer Federico ***
Capitolo 3: *** Voi siete? ***
Capitolo 4: *** Tradimento ***
Capitolo 5: *** Sospiri ***
Capitolo 6: *** Bugie ***
Capitolo 7: *** La rosa e l'assassino ***
Capitolo 8: *** Semplicemente...Da Vinci ***
Capitolo 9: *** Miele e fiele ***
Capitolo 10: *** Promesse di fuoco e gelo ***
Capitolo 11: *** Venezia ***
Capitolo 12: *** L'arsenale Veneziano ***
Capitolo 13: *** Ciò che sono... ***
Capitolo 14: *** Ciò che rimane... ***
Capitolo 15: *** Fuoco e perdono ***
Capitolo 16: *** Ladri e bugie ***
Capitolo 17: *** La croce ***
Capitolo 18: *** La città eterna ***
Capitolo 19: *** Masque sia! ***
Capitolo 20: *** Salvami ***
Capitolo 21: *** Falena ***
Capitolo 22: *** Prelato e Fiorini ***
Capitolo 1 *** Diario di Corte ***
Diario di Corte.
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Vivevo appena a nord del duomo di Firenze, scappata dalla mia vita di prigionia in una casa che mi andava stretta, degli abiti che non consideravo miei e con delle idee che turbavano la mia famiglia. L’unico modo per potermi esprimere era alla Rosa Colta, un importante bordello nel pieno centro della mia città, culla del rinascimento e colma di artisti. Firenze.
Non provengo da una famiglia povera e non sono rimasta sola. La vita di corte non fa per me, ingiustizie, complotti , tradimenti non fanno parte del mio essere. Il mio lavoro è concludere affari, sono simile ad un banchiere quanto ad una prostituta. Mi faccio desiderare e finalmente ho trovato una sana famiglia che rispetta ciò che voglio essere.
Una dama…di cortesia. Purtroppo per noi donne non sono aperte molte porte nel campo lavorativo, non possiamo far altro che assistere il marito se sposate, essere sue schiave, o diventare le schiave della chiesa.
Molti cardinali fanno visita al bordello e forse è anche per questo che detesto la chiesa. Uomini che giurano castità a Dio e la tradiscono nel buio della notte credendo Dio cieco ed ignaro di tutto.
Folli.
Mi chiamo Fiora Cavazza e ho deciso di servire me stessa.
Come ogni giorno mi alzai dal mio candido letto, coperte color porpora e un delicato odore d’incenso rendono il risveglio piacevole, quasi regale. Mi avvicinai alla finestra, scostai le pesanti tende rosse e la aprii, i deboli raggi del sole all’alba illuminarono la buia stanza. Solo un abito velato copre il mio corpo abbronzato dal sole della vita di strada, ecco come schiavizzare gli uomini. Su una sedia in un angolo della stanza, erano poggiati i miei abiti, corti pantaloncini marroni, una camicia a ¾ bianca, un paio di scaldamuscoli che coprivano coscia e polpacci dello stesso tessuto dei pantaloncini, una leggera giacca senza maniche che terminava fino ai piedi con una lunga coda a rondine e diversi strati di tessuto. Completavano il mio abbigliamento un paio di guanti in cuoio, una piccola sacca per i pochi denari e bassi stivali. Spesso molte cortigiane venivano aggredite o percosse dai clienti pur di non pagare i servizi, nonostante non fosse permesso alle donne di portare armi con se, inventai un arma che potesse passare inosservata anche di fronte ad una guardia, ovvero un ventaglio di cui alle estremità erano posizionate lame taglienti, ideali per tagliare gole appena si apriva il ventaglio. Veloce ed efficace. Perfetta. Mi pettinai i lunghi capelli castani amavo agghindarmi con un piccolo fiore celeste solo per risaltare il mio viso naturale e i miei occhi verdi, ebbene si ero un po’ vanitosa concedetemelo.
Scesi le scale che portavano all’atrio principale del bordello, un’ampia stanza ricolma di fiori e divani sempre occupati da vogliosi clienti che sperperavano denaro in piacere. Le tende color porpora coprivano le finestre sempre chiuse, numerosi incensi sparsi qua e la coprivano l’odore di chiuso della stanza. Il bordello non dormiva mai, non erano concesse pause e spesso si creava una sorta di rivalità, una gara per chi concludeva più o migliori affari.
Mi soffermai sulla scala di legno ad osservare l’orgoglio maschile, dei pochi clienti, sparire assorbito da questo posto.
- Fiora! –
Uno schiaffo sul sedere. Mi girai e dietro di me c’era la bella Giovanna. Una ragazza bionda dai capelli raccolti in due morbidi chignon. Ci conoscevamo tutte e cercavamo di proteggerci l’un l’altra sulla strada come una confraternita.
- Madonna Giovanna! Allora per oggi “chiudi”? –
- Direi che ho fatto faville questa notte mia cara Fiora!!- mi mostrò la sacca piena di denari sonanti ma una mano lesta gliela sfilò.
Paola.
Proprietaria del bordello, una donna che sapeva regalare piacere alla sola vista, non solo agli uomini che la vedevano passeggiare per l’edificio ma anche alle donne. Affascinante ed estremamente elegante nel suo vestito porpora e oro, quasi una regina. La regina della casa.
- Una parte di questi denari è destinata al bordello mia cara Madonna Giovanna, ricordatelo bene! - disse sorridendo.
Prese cinque denari dalla sacca e la ripose nelle mani di Madonna Giovanna che li accettò sbuffando. D’altronde tutto questo nostro lusso doveva essere pagato, fiori, tende, divani era nostro compito. Paola mi sorrise e continuò a scendere le scale fino all’atrio salutando i clienti chinando il capo.
Un giorno sarò anch’io a capo di una famiglia da proteggere, la mia mi ha rinnegato. Non sono mai andata d’accordo né con mia madre né con mio padre. Figlia unica, promessa in sposa ad uno sconosciuto famoso soltanto per aver picchiato più donne al suo fianco, ma con una banca potente.
Ero la figlia dei loro interessi.
Ora invece li gestisco. E sono io a trarre profitto da quegli uomini ingenui che si fanno incantare da una coscia nuda.
MAD NOTE: Nuova Ff v.v questa volta sul grande Ezio Auditore, questo è solo un piccolo inizio, presto il seguito :)
io e il mio cervello stiamo lavorando per voi! :D |
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Capitolo 2 *** Messer Federico ***
Messer Federico.
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Poggiata pensierosa sulla ringhiera delle scale che scricchiolavano ad ogni mio minimo movimento, osservavo come un piccione attento e divertito tutte le scene che si prestavano ai miei occhi come un uomo ubriaco sdraiato sul divano in compagnia di una di noi che rideva in continuazione per le buffe facce che l’uomo faceva quando gli mostrava il seno. Improvvisamente si aprì la porta sbattendo violentemente contro il muro.
- Maffeo! Maffeo! Ti ritrovo ubriaco e per donne! In un Bordello! Torna a casa, disgraziato! –
Una donna si presentò alla porta rossa in viso, prese il marito per le orecchie, che borbottò qualcosa d’incomprensibile lasciando il bordello su quattro zampe. Mi scappò una risata che nascosi con la mano, ma la mia collega non fu così discreta e rise a crepapelle davanti alla moglie che imprecò e, a passo spedito, lasciò il bordello.
Ci fu una risata generale.
La porta non fece in tempo a richiudersi che sulla soglia si presentò un ragazzo ben vestito che riconobbi subito.
Messer Federico. Federico Auditore.
Buona famiglia, buona banca, e un bel visino.
- Ogni giorno che passa qui dentro diventa più un ospedale per matti che un bordello! – concluse la frase con una grossa risata e successivamente baciò la mano di Paola che, nel frattempo, si era avvicinata per accoglierlo.
- Madonna Paola! Sempre incantevole! –
- Bentornato Messere!- chinò il capo.
Appena sollevò gli occhi dalla mano di Paola, irruppi nella scena.
- Messer Auditore, non mi salutate? – urlai dalla scala.
Si girò verso di me. – Madonna Fiora, come potreste passare inosservata ! -
Si avvicinò ai piedi della scala offrendomi la mano. Lasciai l’appostamento e scesi lentamente le scale con lo sguardo fisso a terra, tenendo la coda dell’abito con una mano e l’altra poggiata sulla ringhiera in legno.
Staccai la mano dalla ringhiera e lasciai che Messer Auditore la stringesse, baciandola delicatamente.
- Vogliate perdonarmi Madonna! –
Chinai un poco il capo senza perdere di vista il tenero faccino dell’Auditore.
- Forza muoviamoci, ho voglia di fare una passeggiata! –
Strappai la mano da quella di Messer Federico con un colpo deciso e mi diressi verso la porta socchiusa.
Federico fissò lo sguardo su Paola che sorrise mentre era alla scrivania a sbrigarsela con dei documenti. Solito mio atteggiamento irrequieto e a volte sgarbato, direi, ma comunque apprezzato.
Uscimmo in strada, la vita aveva preso il suo corso e i mercanti con le bancarelle scaldavano le voci per catturare quanti più clienti possibili e battere il vicino. Maschere in porcellana, tappeti, stoffe e abiti, ma anche medici, sarti e fabbri, ma soprattutto i protagonisti della città, i mercanti d’arte.
Ci accostammo l’uno vicino all’altra e con passo lento cominciammo a passeggiare per le vie di Firenze.
- Come avete passato la nottata Madonna? –
- Come al solito Messere, tra lenzuola candide e senza l’ombra di un uomo nei paraggi voi? –
- Oh! madonna se solo sapeste! –
Un sorriso malizioso, che conoscevo bene, gli si stampò in viso.
- Denari sprecati in donne e vino! Come vi conosco bene Messer Auditore! –
La conversazione degenerò in una risata collettiva.
Non ero mai andata a letto con Messer Federico, era un rapporto di fiducia reciproca e rovinarlo per pochi denari era assurdo.
- Vi ricordate Messere, quando ci siamo conosciuti? –
- Come potrei dimenticare Madonna, eravate incantevole! –
Gli lanciai un’occhiataccia tanto feroce da farlo indietreggiare.
- ehm! Voglio dire anche ora siete incantevole Madonna, non me ne vogliate ! – alzò le mani davanti a se in segno di resa. Scoppiai a ridere e con sguardo soddisfatto chinai il capo per ringraziarlo ma lui tardò alcuni secondi a sorridere, forse avevo esagerato, chissà.
La gente per strada sapeva fossi una cortigiana e mi fissava con occhi disprezzanti, ma questo mi dava la forza non mi abbatteva. Messer Federico è un uomo di buona famiglia e un ragazzo famoso per i suoi peccati e per questo non veniva giudicato malamente.
Le altre ragazze per strada erano costrette a vestirsi con abiti diversi da tutte le Madonne nobili, dovevano farsi riconoscere, io avevo rifiutato quegli abiti, non siamo bestie, io ho il mio abito, la mia arma e in questo modo a volte riuscivo a passare inosservata come ci aveva insegnato Paola. Diventare un tutt’uno con la folla per sfuggire alle guardie quando rubavo qualche fiorino dalle tasche dei nobili per arrotondare.
- Messer Federico, osserviamo la città da un altro punto di vista? –
- So che avete in mente Madonna, seguitemi –
Avevo un’abilità in più che le altre non conoscevano, sapevo perfettamente arrampicarmi sui tetti e spesso utilizzavo questo metodo per scappare alle guardie. Abilità frutto di anni di fughe dalla stanza del palazzo al secondo piano, cadute, graffi, ferite e botte che sono servite a farmi da guida.
C’incamminammo per una via buia e in un attimo Messer Federico trovò un appiglio per issarsi sul tetto. Feci lo stesso, un piede sulla fessura e uno sul davanzale per poi issarmi sui tetti. Cominciammo a correre ed a saltare di tetto in tetto facendo cadere qualche tegola. Ridevamo in continuazione, mi sentivo libera e a volte mentre saltavo, chiudevo gli occhi, sentivo il vento spostato dalle ali dei piccioni che si libravano nel cielo di Firenze.
Messer Federico si fermò, avevamo entrambi il fiatone ma ridevamo soddisfatti.
Scendemmo dai tetti e ci ritrovammo in una via poco distante dal bordello.
- Devo tornare alla Rosa Colta Messere, è sempre un piacere stare in vostra compagnia! –
Mi prese la mano e la baciò. Feci un piccolo inchino e voltai le spalle.
Strinsi nelle mani la sacca dei denari del giovane. Lui, alle mie spalle, disperatamente la cercava.
- Messere! – dissi girandomi – Dimenticate questa! – gli lanciai la sacca.
- Come avete… - disse toccandosi il fianco con una mano e con l’altra stringendo la sacca fissandola.
- Ho preso qualche fiorino, sapete per la compagnia Messere! – sorrisi mostrandogli i fiorini.
Sorrise divertito chinandosi.
Feci un piccolo inchino mostrando il mio sguardo compiaciuto. Mi diressi verso il bordello.
- A vostro interesse Messere, la sacca ve l’ho rubata mentre passeggiavamo questa mattina, siate più attento la prossima volta! – rivolsi lo sguardo verso l’Auditore che sorrise e nel frattempo si girò scuotendo il capo.
- Lo terrò a mente Madonna ! –
Alzò la mano al cielo ancora incredulo.
Mi voltai e soddisfatta mi recai alla Rosa Colta.
MAD NOTE: Nuovo capitolo !! Spero vi piaccia perchè a me ha divertito molto scriverlo e finalmente rendere un pò partecipe anche Federico Auditore :3
Al prossimo capitolo ! :D |
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Capitolo 3 *** Voi siete? ***
Voi Siete?.
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Nel bordello tutto procedeva come al solito, richiusi la porta alle mie spalle, Madonna Giovanna corse verso di me.
- Fiora! Un tale chiede di voi, ha abiti stranieri e vi attende nella vostra stanza! –
- Grazie Giovanna! –
Salii la scala incuriosita e anche spaventata, lo ammetto. Uno straniero? Appena arrivai di fronte alla porta della mia stanza, misi una mano sul ventaglio, pronta a farlo scattare in caso fossi stata aggredita. Aprii lentamente la porta, una figura coperta da un cappuccio e vestito con una lunga tunica fissava la città dai vetri della finestra.
Non dissi una parola.
- Ho sentito diverse storie su di voi Madonna Fiora –
Strinsi la mano sull’arma. La figura si girò verso di me, intravidi il viso dell’uomo ma non i suoi occhi. Un uomo robusto con abiti spagnoli, barba incolta e guanti scuri.
Richiusi la porta dietro di me restando in silenzio.
- Vi offro un accordo, so che siete una donna forte e ve la sapete cavare con le armi, compresa la vostra bellezza !–
- Che tipo di accordo? – interruppi il mio silenzio.
- Venite a Roma con me Madonna, vi renderò proprietaria di un bordello degno di voi. Sto sbrigando faccende molto importanti qui a Firenze e tra poco avrò terminato il mio lavoro, vi offro protezione e sarete ben pagata! –
A queste parole l’uomo si avvicinò e cominciò ad accarezzarmi il volto. Strinsi l’impugnatura dell’arma pronta a farla scattare.
- Siete così bella, così letale! –
Mi afferrò per il collo e con l’altra mano riuscì a strappare con forza la presa che avevo sull’arma. Ero spaventata ma decisa a non farlo trasparire. Mi spinse contro il muro della stanza.
- Accettate Madonna? Vi lascerò del tempo per riflettere. –
Lasciò la presa e caddi in ginocchio, tossendo.
- Confido non ne parliate con nessuno! – chinò il capo, aprì la porta e sparì.
Rimasi per un po’ a terra toccandomi la gola, confusa e arrabbiata per non essere riuscita a reagire. Mi alzai e mi diressi verso il letto tuffandomi sopra di esso. Mi abbandonai al sonno.
L’indomani, mentre il sole non era ancora sorto, un gran vociferare mi fece tornare alla vita reale. C’era un gran movimento alla Rosa Colta, mi accorsi di aver dormito con gli abiti quotidiani ma questo poco importava. Scesi veloce le scale soffermandomi agli ultimi scalini. Annetta, la sorella di Paola, era in lacrime tra le braccia delle ragazze. Dietro Annetta si presentò una ragazza giovane dai nobili abiti e un’anziana donna anch’essa di nobili costumi visibilmente scossa che stringeva a se una scatola di legno.
Paola corse in aiuto di Annetta, la donna, che lavorava presso casa Auditore, disse che avevano catturato Giovanni, Federico e Pietruccio Auditore e che le guardie stavano cercando Ezio, fratello minore di Federico.
Erano stati accusati di tradimento contro la repubblica, e contro la città.
Paola fece accomodare le due donne ai piani superiori, le cortigiane erano alleate degli assassini da tempo, e Giovanni Auditore aveva salvato Paola anni orsono, ora era il nostro turno aiutarlo. Preferivo non immischiarmi in situazioni pericolose, ma questa volta c’era di mezzo anche Federico Auditore ed essendo una persona a me vicina volli rischiare.
Dedicammo il resto della notte alle cure delle due donne trattandole da regine e cercando di rassicurarle.
Poco dopo il sorgere del sole si udì un gran baccano provenire dalle strade, oggi venivano processati i membri della famiglia Auditore in piazza della Signoria. Corsi giù per le scale e uscii dal bordello di corsa, schivando ogni cittadino. Arrivai esausta nella piazza, si era già radunata una gran folla, era stato costruito un patibolo in legno al centro. Cercai di avvicinarmi il più possibile. Donne, uomini, bambini incitavano il boia a compiere il suo dovere. Sul patibolo salirono i tre Auditore, con loro il gonfaloniere della città e un uomo dalla lunga tunica. Lo spagnolo. Era questo il suo importante compito?
MAD NOTE: Nuovo piccolo capitolo !! Entra in scena Lo spagnolo v.v
Al prossimo capitolo ! :D |
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Capitolo 4 *** Tradimento ***
Tradimento.
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Gli Auditore furono posti in fila con la corda intorno al collo, pronti per essere giustiziati. In gonfaloniere calmò la folla che aveva cominciato ad urlare più forte all’entrata dei condannati.
- Giovanni Auditore, voi e i vostri complici siete stati accusati di tradimento, avete delle prove da presentare a vostra discolpa?! –
- Si! I documenti che vi sono stati consegnati la notte scorsa! – urlò Giovanni.
- Ehm! Temo di non sapere nulla di tali documenti! – concluse il gonfaloniere.
- Sta mentendo!!- urlò un ragazzo incappucciato accanto a me. Il ragazzo cominciò a spingere per riuscire ad arrivare vicino al patibolo, invano.
- Hey! Sta attento! – urlai.
- In assenza di qualunque prova contraria alle accuse, mi vedo costretto a dichiararvi colpevole. Voi e i vostri collaboratori verrete per tanto condannati a morte! -
A queste parole sbiancai. Appena riuscii a essere più vicina, intravidi il viso del piccolo Pietruccio in lacrime, e Federico assente pronto ad accettare il suo destino.
Appena ripreso colore in viso, cominciai a spintonare gli spettatori del massacro.
-Sei tu il traditore Uberto! Sei uno di loro! Oggi potrai anche toglierci la vita ma avremo la tua in cambio! Lo giuro noi ti…- Giovanni non riuscì a concludere la frase che cadde nel buoi della morte.
Federico rivolse lo sguardo verso di me, pochi secondi prima di sprofondare nel buio.
- No…- sussurrai fermandomi in prossimità del patibolo. Una lacrima mi tagliò la guancia. Portai le mani alla bocca trattenendo il pianto.
- Padre! – urlò ancora il ragazzo incappucciato. Ezio Auditore.
Il mio sguardo si rivolse verso di lui.
- Laggiù! Pretendete il ragazzo. È uno di loro!- urlò il gonfaloniere.
Il ragazzo fu fermato da due guardie. – Ti ucciderò per ciò che hai fatto! – giurò il ragazzo.
-Guardie Arrestatelo! -
Il ragazzo riuscì a liberarsi e sguainò la spada, ma le guardie erano numerose e molto più equipaggiate di lui.
Corsi verso il ragazzo, quando fui abbastanza vicino a lui per riuscire a parlargli, mi nascosi vicino al patibolo.
- Auditore! Scappa svelto! –
Il ragazzo mi guardò, con uno sguardo assente e spaventato, come il mio.
Vidi l’ombra del ragazzo sparire sui tetti, mi allontanai dal patibolo, i corpi ancora appesi, la piazza gremita di gente … Addio Federico.
Arrivata alla Rosa Colta non feci altro che salire le scale celando gli occhi ricolmi di lacrime e i singhiozzi.
MAD NOTE: Breve capitolo! :D tra poco lo aggiorno !
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Capitolo 5 *** Sospiri ***
Sospiri.
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Mi risvegliai la sera, gli occhi pesanti come pietre, le gambe stanche e l’umore sotto gli stivali.
La stanza era buia e fredda, mi misi seduta ai piedi del letto contemplando il nulla. Avevo sognato il corpo di Federico appeso nella piazza e quel sogno non sarebbe stato occasionale, lo sapevo.
Scesi le scale, intravidi un uomo alto dal cappuccio bianco nel salone. Auditore.
Era sopravvissuto e questo mi rincuorò. Una strana sensazione mi riempì di gioia, era vivo e questo significava che lo spirito del fratello risiedeva in lui. Federico poteva continuare a vivere.
Paola lo accolse come un figlio, per settimane risiedette alla Rosa Colta, non seppi rivolgergli la parola, non c’erano argomenti sensati da dire a chi ha perso tutte le certezze della vita. Una sera lo incontrai sul balcone dell’edificio, seduto su una panca a piedi scalzi in camicia e pantaloni, parve rilassato mentre fissava le stelle sopra di lui appoggiato al muro.
Non mi aspettavo di vederlo li, ero in camicia da notte e sulle spalle portavo una coperta leggera per coprirmi dall’aria fresca delle prime sere primaverili.
- Non presentatevi cosi d’innanzi a me madonna, non potrei rispondere di me – incalzò lui.
- Cosa vi fa pensare che io sarei d’accordo? – lo freddai.
- Il fatto che sono irresistibile! – disse in tono sicuro ridendo.
Lo guardai stranita.
- Voi…voi siete insopportabile messere! –
- Mio fratello parlava spesso di voi madonna Fiora – disse cupo.
- Non avete il diritto di…- il pianto mi blocco la parola. Portai la mano sul volto nascondendo le mie emozioni. Ezio si alzò e si avvicinò a me con passo veloce, mi prese il volto tra le mani e in un attimo le sue labbra toccavano le mie, le sue mani scivolarono sui fianchi e mi tirò a se. Il suo bacio divenne passione che impose alle mie mani di aggrapparmi a lui facendo scivolare la coperta a terra. gli occhi chiusi, il suo profumo ed infine l’odio. Cercai di divincolarmi in tutti i modi ma le sue braccia erano forti e mi stringevano, i suoi denti mordevano le mie labbra, cacciai un urlo e cominciai ad insultarlo. Riuscii a mordergli il labbro e stranamente lasciò la presa.
- Siete pazzo! Maniaco! – dissi poco convinta.
Portò le mani al volto, il suo labbro era sporco di sangue.
- Siete un maniaco! Un rude messere! Ve la farò pagare per questo! Lo giuro! – mentre lo ricoprivo d’insulti, mi avvicinavo a lui arrivai fino a sfiorare le sue labbra mentre gli insulti si facevano più fievoli e gentili.
- Io vi odio…- sussurrai.
- Non credo proprio mia cara…-
L’ennesimo bacio, questa volta da parte mia lo ammetto. Mi prese tra le sue braccia e riuscì a portarmi nella mia stanza, varcando la soglia realizzai la pazzia di quel momento. Cercai di avvicinarmi al tavolo dove era poggiato il ventaglio. In un attimo feci scattare le lame e riuscii a puntagli l’arma alla gola. Riuscii a prenderlo di sorpresa e indietreggiò con le mani alzate al petto. Lo fissavo dritto negli occhi respirando rumorosamente con la bocca socchiusa, Ezio senza minimo riguardo alla situazione tese la mano verso il mio viso e mi ripulì dal suo sangue.
Bastò il mio sguardo.
- Vi auguro una buonanotte madonna…- sussurrò avvicinandosi alla mia bocca, spinsi la lama contro la gola del giovane, sentii il suo respiro affannarsi per poi sparire. Lui era sparito. Restai inerme con l’arma puntata nel vuoto.
MAD NOTE: Cambiamenti! :D
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Capitolo 6 *** Bugie ***
Bugie.
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Maledetto bastardo.
Riuscivo solo a pensare al suo tenero e soddisfatto sguardo, ai suoi lunghi morbidi capelli raccolti da un nastro rosso che potevo stringergli attorno a quel suo possente e brutto collo. Ma chi si crede di essere? Può avere tutta la topa che vuole ma non la mia. O almeno non per ora. Dovevo ammetterlo a me stessa il ragazzo aveva del potenziale per finire nel mio letto. Soprattutto dopo l’incontro ravvicinato con il suo basso ventre mentre eravamo avvinghiati. Fiora smettila! Non fa per te. Non è il tipo di uomo che dimentichi non appena lascia il tuo letto. È pericoloso e non lascia subito i tuoi pensieri come gli altri clienti. E forse il danno era già fatto. Era già nei miei pensieri da una notte. Lo sognai più e più volte. Ed anche in sogno era altrettanto insopportabilmente bello. Lo odiavo era certo.
Scesi svogliatamente dal letto e mi preparai per una lunga giornata di lavoro.
Un paio di clienti attendevano il mio arrivo al piano terra, probabilmente attendevano dalla notte prima ma io decisi di non presentarmi per un ovvio e fastidioso motivo.
- Fiora! Finalmente tesoro! Ecco miei signori, Madonna Fiora vale l’attesa ed oggi è più raggiante del solito! – aggiunse Paola.
Sui loro visi si stampò un sorriso da idioti che mise in evidenza i loro denti gialli e luridi. In tutta la mia vita da cortigiana i denti non erano mai stati un grave problema, il problema stava in quello che avevano centimetri sotto di essi, il loro “cervello”.
Non passammo molto tempo nelle mie stanze, l’avevo detto che i denti erano l’ultimo dei miei problemi, uno di essi lasciò la stanza con lo stesso sorriso appagato con cui era entrato sfoggiando un espressione soddisfatta. Ma il lavoro più difficile non l’aveva fatto di certo lui. Fingere era stancante ma ci avevo fatto l’abitudine.
Era passato meno di un mese dalla morte di Federico ma il fratello non demordeva e continuava a restare alla Rosa Colta compiacendosi di ogni moina che gli veniva rivolta dalle ragazze. Dopo la “discussione” sulla terrazza non mi aveva più rivolto la parola, non che mi interessasse, ma l’avevo notato. Entrava tutto spavaldo dalla porta del bordello baciando ogni ragazza si presentasse davanti a lui, e credetemi c’era la fila. Dalle scale lo osservavo come un attento avvoltoio, aspettando il momento giusto per attaccare, il problema sorgeva sul perché. Attaccarlo perché lo odiavo oppure attaccarmi alle sue labbra. Mi mancava, in fondo, il gusto del suo bacio.
Dopo l’ennesima “entrata trionfale nel bordello” decisi che l’avvoltoio che è in me doveva attaccarlo. Scesi veloce le scale quasi scivolai sulla lunga coda del mio abito e con passi lunghi riuscii ad arrivare alla fila di lumache che sbavavano per l’Auditore. Le spinsi via una dopo l’altra, sembravano non finire mai, ma alla fine riuscii ad arrivare all’ambito premio, in meno di un battito di ciglia tesi una mano dietro il suo collo e lo tirai alla mia bocca in un unico fluido gesto. Non sapevo nemmeno se mi avesse riconosciuta ma dal modo in cui mi baciava capii che sapeva benissimo chi fossi. Mi alzò da terra e istintivamente avvinghiai le gambe al suo ventre e le braccia al collo. Il buffo cappuccio bianco che indossava ricadde sulle spalle, ebbi cosi il modo di scorgere nuovamente i suoi lunghi capelli castani. Ci trascinammo avvinghiati l’un l’altra fino alla mia stanza, ma stavolta non opposi resistenza, mentre mi adagiava sul letto mi accorsi che l’elsa della spada si era incastrata in un merletto dei miei pantaloni, Ezio fermò il bacio per risolvere l’inconveniente ma io non lo perdonai affatto. Gli tirai un sonoro ceffone in pieno viso, il ragazzo arrapato di un secondo prima svanì per lasciare posto ad una triste espressione da cane bastonato.
- Siete impazzita! Ma che diavolo state facendo?! –
Il mio corpo lo desiderava, desiderava che continuasse a baciarmi ma la mia mente m’ imponeva di non dargliela vinta, non ancora una volta, non dopo aver sprecato una notte a pensarlo. E con quello schiaffo, vinse la mia mente.
Lo spinsi via da me con tutta la forza che avevo facendolo ruzzolare al suolo ma un attimo dopo mi aveva bloccato i polsi sul materasso in una presa cosi stretta da farmi male.
Non sputammo una parola, non un insulto, non un lamento e nemmeno una parola dolce. Portai i piedi sul suo petto, l’agilità non mi mancava e soprattutto con il lavoro che facevo ero abbastanza allenata, e riuscii a spingerlo via. Ci ritrovandoci in una posizione irreale e alquanto scomoda. La sua presa no accennava a sciogliersi così gli presi la sua testa tra le gambe e con uno scatto riuscii a spingerlo sul fianco . Fu costretto a lasciare la presa, mi alzai il più veloce che potevo per correre fuori dalla stanza ma mi sentii afferrare un piede e caddi a terra di faccia.
Sembravamo due stupidi poppanti che litigavano per una caramella, che situazione imbarazzante.
Cercavo disperatamente di liberarmi dall’ennesima presa del ragazzo calciando sulla mano di quest’ ultimo.
- Lasciami stare bastardo! Paola aiuto!!!...Paol….-
La mano che pochi secondi prima mi teneva il piede ora era poggiata sulla mia bocca. Che schifo.
Solo dopo mi accorsi di avere una lama puntata alla gola.
-Zitta, promettimi che se ti lascio andare non urlerai-
Feci un cenno col capo.
Mentendo.
- Aiuto Paol….-
Stavolta le mie parole furono bloccate dalle labbra di Ezio che cercava di infilare la lingua nella mia bocca. Le parole si sciolsero in gola e accettai l’ennesimo bacio rubato. Ezio lasciò la presa mentre avevo ancora gli occhi socchiusi sperando in un nuovo bacio. Non sentivo più il calore del suo corpo sopra il mio solo un leggero fruscio allontanarsi veloce dalla stanza. Aprii gli occhi solo per vedere un ombra sparire dietro l’angolo.
- Ma davvero?! Sei uno stronzo Ezio Auditore! Ti odio stupido bastardo! – riuscii ad urlare.
Era la conferma, ero inciampata nell’errore più pericoloso. Il danno era fatto.
Ero sua.
MAD NOTE: E con un ritardo di più di un anno decido di ricominciare a pubblicare capitoli >< Chiedo venia. Ho lavorato su altri progetti e questo capitolo è pronto da un po'. Ho voluto approfondire il rapporto tra Ezio e Fiora sempre con un velo d'ironia. :) A breve spero di pubblicare una storia a tema Game of Thrones di cui vado tanto fiera e ci sto lavorando a rilento per renderla più perfetta possibile :D |
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Capitolo 7 *** La rosa e l'assassino ***
La rosa e l'assassino.
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Lasciai la Rosa Colta di mattina presto, per le vie di Firenze
c’erano solo fornai che trasportavano cesti di pane fresco e
servette che rovesciavano dalle finestre i “nobili
liquami” dai vasi da notte, se non si stava attenti si poteva
ricevere una doccia indesiderata. Superai diverse pozzanghere create
dalla pioggia della notte scorsa, per tutti fu una benedizione
era da tempo che non pioveva e le campagne intorno alla
città ne avevano bisogno. Avevo la lettera stretta in pugno
mentre mi avviamo al Duomo. Scrittura piccola e ordinata,
d’altronde era un nobile e l’istruzione non gli
mancava.
…vieni da
sola, ho bisogno di parlarti…
Vuole parlarmi di come diavolo si è comportato
l’ultima volta che l’ho visto? Che si fotta da
solo, ha perso l’occasione della vita. Avevo il fiatone
quando raggiunsi il duomo ma non lo diedi a vedere, non correvo mica
per l’impazienza di vederlo.
Ero appoggiata all’angolo di una casa di fronte alla piazza
attirando l’attenzione di giovani garzoni dei fornai che
correvano dietro al loro maestro con ceste colme di pane. Risposi a
molti sorrisi e ammiccai due o tre volte, potenziali clienti,
potenziale guadagno.
Incrociai le braccia e attesi il ragazzo.
Improvvisamente una mano mi sfiorò il fianco e mi
tirò nel vicolo buio accanto.
Non riuscii ne a imprecare poiché avevo una mano sulla
bocca, ne ad estrarre il ventaglio, avevo le mani bloccate.
Il peso del suo corpo mi schiacciò contro il muro nel
momento stesso in cui la mano fu sostituita dalle sue labbra, un bacio
guidato dal desiderio, come tutti quelli che avevo ricevuto nella mia
vita, un bacio che piano si spostò sul collo e che accettai
senza fiatare ritrovandomi ad osservare il dipinto sul muro della
Madonna che ci osservava, probabilmente anche disgustata. Chiedo scusa
Maria Vergine, ma ti sei persa delle gran belle cose credimi!
Il bacio si era spostato sul seno e poi di nuovo alle mie labbra. La
mano che mi teneva le mani ferme ormai era avvinghiata al mio sedere e
continuava a tirarmi verso il corpo del ragazzo desideroso.
L’avevo in pugno o era lui ad avere me?
Ma che diavolo sto facendo?! Improvvisamente mi resi conto che non ero
li per lavorare e tanto meno per lavorare con lui, dovevo trovare il
modo per arrivare al ventaglio ora che avevo le mani libere dalla
presa. Ribaltai la situazione spingendolo verso il muro, Ezio emise un
sospiro di stupore e continuò a baciarmi con trasporto. Feci
scorrere la mano fino alla vita del ragazzo e poi sempre più
giù come mi avevano insegnato…
Riuscii ad afferrare un coltello dalla cinta del ragazzo che riuscii ad
intercettare il movimento della mia mano, mi prese i polsi e mi spinse
nuovamente con le spalle al muro con le braccia bloccate in alto.
- Siete una donna estremamente lunatica, un momento prima vi
concedete senza vergogna e un momento dopo pugnalate il vostro amante!
– rise.
- Punto uno non sono lunatica messere! E punto due non mi sono MAI
concessa a voi! –
- Pure permalosa! –
- Quanto vi odio Auditore! È così che voi
parlate? Che cos’è quella lettera che ho trovato
nella mia stanza? Non dovrei nemmeno essere qui! –
- Eppure eccovi qui! –
- Volevate solo piacere fisico messere? Beh a quanto vedo lo avere
avuto! – dissi guardando la sua virilità.
- Siete voi che tempo fa vi siete avvinghiata a me come una scimmia
mentre entravo nel bordello, non avevo intenzione di
“divertirmi” quel giorno –
- Bastardo! Ti sei praticamente scopato tutte le ragazze al bordello
e… -
- Tranne te…- sussurrò. – Sei gelosa
madonna? –
Mi limitai a fissarlo negli occhi, se solo potessero ucciderlo.
Si avvicinò a me nuovamente e spinse in suo corpo contro il
mio, era ancora ben contento di avermi cosi vicino, sussurrandomi
all’orecchio lasciò la presa dai miei polsi.
- Mi dispiace…non so controllarmi con voi –
Lo spinsi via pronta a lasciare il vicolo e il dipinto della Madonna
che continuava a fissarmi inorridita, eppure non feci un passo, non
corsi via, mi massaggiai i polsi mentre osservavo Ezio con lo sguardo
basso e il cappuccio bianco che gli copriva gli occhi.
- Non sono l’unica a essere lunatica qui. – dissi.
- Quindi lo ammettete madonna? – rise.
Risi anche io ma non gli diedi una risposta.
- Di che cosa dovevate parlarmi? –
La lettera era accartocciata per terra in mezzo ad una pozzanghera,
Ezio si chinò a raccoglierla per poi farla sparire in una
delle sue tasche.
- Nessuno deve sapere , ho bisogno del vostro aiuto madonna, non ho
nessun altro a cui chiedere. Dovete... –
- Merda! Guardie nel vicolo! – mi guardai in giro in cerca di
una soluzione più logica per non far scoprire Ezio dato che
era ancora ricercato e c’era persino una taglia sulla sua
testa. La soluzione logica ero io ovviamente.
Tirai per la camicia Ezio regalandogli un bacio come il mio lavoro
comanda, il ragazzo non si tirò indietro, il che non mi
sorprese per nulla, alzai un ginocchio verso di lui in modo che potesse
capire che cosa avevo in mente, apprese subito e mi passo la mano sotto
la lunga coda dell’abito.
La scena era perfetta e pure i protagonisti. Una puttana e un
incappucciato.
Le guardie sghignazzarono passando accanto ai due amanti.
Sbirciai i soldati mentre mordevo il labbro a Ezio sentendo la
cicatrice con le labbra.
- Andati! – dissi mentre lasciavo a bocca asciutta il
ragazzo.
- Non fatelo mai più Fiora – disse in un
soffio. – Non riuscirei a controllarmi cosi ve lo giuro!
- rise.
- Dicevate Ezio – dissi cercando di deviare il discorso e
lisciandomi il vestito.
- Dicevo dovete andare al laboratorio di Da Vinci, era amico della mia
famiglia ma se mi avvicinassi io a lui potrei metterlo in serio
pericolo. –
- Cos’è vi serve un quadro di Leonardo
Da Vinci? È un pittore. –
- Non è solo un pittore credetemi madonna - rise.
- Cosa devo chiedere a messer Da Vinci? –
- Dovete dirgli di tradurre questa mappa - tirò
fuori da una delle numerose tasche una vecchia mappa tutta
stropicciata. – pare sia scritta con un codice simbolico che
io non conosco –
- Che cosa state cercando? A che vi serve una mappa? Volete giocare
alla caccia al tesoro? Cercate vendetta maledizione hanno ucciso la
vostra famiglia!! –
- Hanno ucciso mio fratello vorrai dire, tu vuoi che io lo vendichi lo
so Fiora! –
C’era rabbia e frustrazione nelle sue parole, lo sentivo e
sentivo anche il dolore quando dopo tanto tempo udii quel nome.
- Federico mi ha parlato di voi –
- Non nominatelo vi prego… - ricacciai le lacrime.
- Madonna c’è più della vendetta in me,
faccio parte di una confraternita, sono un Assassino come lo era mio
padre e come forse lo era Federico, devo capire Fiora. –
Mi accarezzò la guancia con la mano guantata come si fa alle
nobildonne con un gesto pericolosamente dolce.
- Una confraternita? – chiesi, scostando il viso dalla sua
mano.
- E’ una lunga storia madonna, stiamo combattendo i Templari
che cercano di dominare il genere umano togliendogli la
libertà di scelta e noi Assassini cerchiamo di fermarli o
almeno è quanto ho capito. –
Un improvviso ricordo mi obbligò a porre una domanda
specifica al ragazzo, speravo di sbagliarmi ma non ero speranzosa.
- I Templari hanno come simbolo una croce greca rossa? –
- Si, perché? –
Fu sorpreso anche lui dalla domanda.
…confido non
ne parliate con nessuno…
- E’ venuto un uomo nelle mie stanze , prima della morte di
Federico, indossava una tunica con il simbolo della croce templare, mi
ha offerto di andare a Roma con lui, mi ha offerto protezione e un
bordello tutto mio, mi ha avvertito di non dirlo a nessuno e che voleva
una mia risposta, ma non l’ho più rivisto
–
- E qual è la vostra risposta madonna? –
Ezio divenne irritato e furioso. - Rinnegate Paola
e tutto il suo aiuto per Roma e un bordello vostro? –
- Ma avete sentito ciò che vi ho appena detto? e voi pensate
solo a ciò che ho risposto io? –
Mi afferrò per le spalle e mi spinse con forza verso il
muro, stavolta non era passione era pura rabbia.
- Ezio mi state facendo male… - sospirai.
- Lo spagnolo è venuto per tirarvi nella sua trappola o nel
suo letto, per avere un alleata tra i nemici, qual è la
vostra risposta madonna? QUAL’E’ MALEDIZIONE?!!
– ora Ezio stava urlando.
- E’ NO MALEDIZIONE! E’ NO! Non ho tradito Paola e
nemmeno Federico mettetevelo in quella vostra testa di cazzo!-
Lasciò la presa mentre abbassava lo sguardo
lasciando che la rabbia gli scivolasse dal volto.
- Andrò da Messer Da Vinci. – affermai in fine.
MAD NOTE: Oggi mi son sentita ispirata! :D chiedo immensamente venia per lo stra ritardo >.< |
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Capitolo 8 *** Semplicemente...Da Vinci ***
Semplicemente...Da Vinci
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Dovevo aver camminato molto in fretta per arrivare in così poco tempo davanti al laboratorio di messer Da Vinci.
Ero avvelenata e frustrata, come potevo essere controllata da un essere tanto stupido e dannatamente bello? Maledetta me! E maledetto quel bastardo! E la sua cazzo di mappa dal linguaggio incomprensibile! Vaffanculo tutto! Le gambe aumentarono ancora di più il passo anch’esse in preda alla furia, calcia il terreno davanti all’entrata sollevando spruzzi d’acqua. Bussai forte alla porta fino a quando un omuncolo dai capelli e barba bionda aprii la pesante porta di legno.
- Ehm… desiderate madonna? –
- Messere ho un importante missione da compiere in vece di un confratello – o almeno speravo fosse la parola che Ezio mi aveva detto di dire quando mi fossi trovata al cospetto di Da Vinci.
L’omuncolo sparì dietro la pesante porta di legno chiudendo con forza.
Spruzzai tutto il veleno che avevo in corpo. Era troppo.
- E’ cosi messere? Davvero? Mi sbattete la porta in faccia dopo tutta la strada e il disturbo di venirvi a dire cazzate alla porta, non è mica la mia volontà coglione! ANDATE AL DIAVOLO VOI E TUTTI I VOSTRI BACI RUBATI! – stavo urlando alla porta di uno sconosciuto, forse avevo anche sbagliato persona, troppo veleno.
Feci per andarmene quando l’omuncolo sbucò nuovamente sulla soglia evidentemente mortificato dai mille sguardi che avevo attirato. Mi mostrò un simbolo, una sorta di “A” decorata in ferro.
Era ciò che Ezio chiamava “il simbolo della confraternita”, quello che lui aveva come cintura in ferro.
Mi sorrise mostrandomi denti perfetti, annuii entrando nella bottega.
Richiuse la porta appena entrai, sbirciando al di là per controllare che nessuno mi stesse seguendo.
- Madonna, vi manda Ezio Auditore? È vivo quindi? –
Quanto odiavo quel nome pronunciato tutto insieme.
- Si, Ezio Auditore – sputai la risposta.
- Sapevo che sarebbe riuscito a scappare! – disse tutto contento.
- Sapessi quanto dispiace a me…- sussurrai a me stessa.
- Come dite? –
- No, nulla messere, sono compiaciuta che compiaccia a voi – sorrisi spudoratamente.
- Bene! Ditemi, perché vi manda da me dolce madonna? –
Dolce madonna?! Ma da dove diavolo esce da una storia cavalleresca? Non mi ha riconosciuto? Sono una prostituta non ho nulla di dolce.
- Auditore mi ha detto di consegnarvi questa – gli porsi la mappa.
L’omuncolo la esaminò attentamente vagando per la stanza con la mappa davanti agli occhi, emanando sospiri di stupore e esclamazione casuali. Aveva un modo di fare molto effemminato quasi più aggraziato di me, delicato e civettuolo.
Cominciai a guardarmi attorno alla ricerca dei famosi quadri del pittore e anche ai numerosi gingilli che Ezio mi aveva detto costruisse ma nel medesimo istante in cui individuai un gingillo interessante un urlo di entusiasmo mi fece sobbalzare.
- TROVATO! È un codice, ogni numero corrisponde ad una lettera ma l’alfabeto è al contrario –
- Prego? –
- Il numero uno, madonna, non corrisponde alla “a” ma alla “z” e così via! Geniale! –
Lo guardai con aria interrogativa. Come diavolo era riuscito a capirlo tra sospiri e urletti.
- Attendete un momento, madonna, devo solo fare spazio – e con quella frase spostò il braccio teso da un estremo all’altro del massiccio tavolo di legno rovesciando a terra tutto ciò si trovasse davanti. – Ecco perfetto! –
Mi accomodai su uno sgabello accanto al tavolo con i gomiti sul tavolo e la testa poggiata alle mani, in attesa come un piccione annoiato.
Non so quanto tempo restai in quella posizione fatto sta che mi ritrovai praticamente sdraiata sul tavolo con le braccia distese in avanti, la testa poggiata ad esse e il pittore saltellante che sventolava la mappa davanti ai miei occhi.
- Ma che diavolo state berciando messere? – riuscii a comporre mentre mi sistemavo i capelli arruffati e mi passavo una mano sulla bocca togliendo un rivolo di saliva.
- Madonna, è una mappa che porta in svariati posti d’Italia, ci sono importanti documenti da ritrovare e riportare all’interno della confraternita, voi ne saprete sicuramente qualcosa –
Mi ha scambiato per una di loro. Mi ha scambiato per un Assassina. Deve essere proprio fuori di testa questo tipo e poi si vociferava che scopasse gli uomini, non che a me importasse qualcosa, ognuno è libero di scopare e amare chiunque voglia.
Il mio stesso pensiero mi illuminò. Presi tra le braccia Leonardo urlando di gioia.
- SIII!!! MESSERE SIETE UN FOTTUTO GENIO! PORTERO’ A EZIO LA FANTASTICA NOTIZIA! – urlai mentre abbracciavo Da Vinci e lui ricambiava la mia gioia con sorrisi e risate.
Nell’euforia del momento non mi resi conto di che cosa stesse dicendo Da Vinci ma mi ritrovai sulla soglia della porta con un oggetto arrotolato in un panno in mano e la mappa dall’altra.
- GRAZIE MESSER DEGLI UCCELLI!!! GRAZIEEEE! – volai fuori dalla bottega saltellando come un’idiota.
Il mondo pareva illuminato da una luce completamente diversa da quando ero entrata nel laboratorio, forse era perché le nuvole avevano lasciato spazio ai raggi del sole.
Io posso scopare con chiunque!!!!!!!!! Lo so, lo so per una puttana dovrebbe essere una cosa che si impara dal primo giorno ma con Ezio tutto era diverso. Dovevo coinvolgere solo il piacere non l’amore. Fanculo il cuore, pensa come un uomo maledizione Fiora!
Era nuovamente la situazione più logica e palese. PENSARE COME UN UOMO! Pensa con l’uccello Fiora!
Trovai Ezio la dove l’avevo lasciato solo più annoiato di prima.
- Ma quanto diavolo ci avete messo? Sono diventato più vecchio nell’aspettarvi! –
- Tacete! E prendete gli oggetti del Messer degli uccelli – dissi riponendo gli oggetti che avevo in mano.
- Di messer cosa? – chiese divertito.
- Lasciate perdere capirete! – poi mi resi conto… - cioè… oddio… non capirete in prima persona… ma se anche dovreste per me non c’è problema…. Vi rispetto - conclusi sorridendogli.
- Ehm… cosa dovrei fare in prima persona? – chiese sempre più confuso.
- Lasciate perdere messere! – risposi sbuffando e scuotendo la mano davanti al suo viso.
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