Aquarion Evol: Dimension Divergence

di Nanaya88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Divergenza ***
Capitolo 2: *** Dopo la Battaglia ***



Capitolo 1
*** Divergenza ***


Titolo: Aquarion Evol: Dimension Divergence
Titolo del capitolo: Divergenza
Fandom: Aquarion EVOL
Personaggi: Un po' tutti
Generi: Azione, Drammatico, Science-fiction
Rating: Giallo
Avvertimenti: AU, Traduzione, What if?
Autore: Nanaya88
Traduttrice: Kirjava
Disclaimer: né l'autore, né la traduttrice sono proprietari dei diritti su Aquarion; questa storia non è a scopo di lucro.


Capitolo Primo: Divergenza



Jin Muso guidò il suo vector attraverso il varco dimensionali, lasciandosi alle spalle il mondo di Vega e coloro che erano diventati suoi amici. Tra le braccia stringeva una piccola ragazza, Yunoha Thrul. No! Non poteva permettersi di pensare a lei come a un’amica o a una ragazza; così facendo avrebbe voltato le spalle al proprio mondo, Altair.

“Ti prego, Jin-kun”, lo supplicò Yunoha. “Devi tornare indietro. So che non vuoi davvero lasciare i tuoi amici. Sai che ti vogliono bene. Non ti sto chiedendo di rimanere solo per loro. Sembravi così felice quando hai iniziato a lasciarti andare con loro. Non tornare alla solitudine… Ti prego”.

L’ultima parola uscì con un singhiozzo. Jin abbassò lo sguardo sui comandi del Vector. Non riusciva a guardare la ragazza negli occhi. Sapeva che, nel momento in cui l’avesse fatto, ne avrebbe visto le lacrime; quelle stesse lacrime che avevano fatto vacillare la prima volta la sua dedizione alla ricerca di una Rare Igura in grado di sopravvivere su Altair. Doveva mantenersi forte. Doveva ricordare com’era quando le persone della Neo-DEAVA erano sue nemiche. Doveva.

Una sgradevole vocina nella sua testa chiese, “Allora perché ti tremano tanto le mani? Pensi davvero che portare via una sola ragazza, strapparla ai suoi amici e alla sua vita - pensi che questo cambierà qualcosa su Altair? Dimmi, Jin Muso, tanto orgoglioso della tua logica e della tua capacità di analisi, credi davvero che una singola donna sia abbastanza da ripopolare un intero pianeta?”.

“Zitto!” gridò Jin alla voce. Yunoha alzò lo sguardo su di lui, scossa. Preoccupazione era impressa in ogni lineamento del suo viso. E, in fondo al cuore, Jin sapeva che la preoccupazione non era per sé stessa, né per i suoi amici rimasti su Vega, ma per lui.

Jin mantenne le mani più salde che poté sui comandi. Il Vector ondeggiava nel tunnel tra le dimensioni, seguendo i comandi di un pilota combattuto tra quello che gli diceva il cuore e quello che il dovere gli imponeva.




Nell frattempo, la battaglia su Vega volgeva al peggio per i piloti dell’Aquarion. Nonostante tutti i tentativi, non riuscivano a sferzare un colpo decisivo al nemico. A peggiorare le cose, una strana sorgente di luce che, dal varco dimensionale, irraggiava la macchina nemica. Ad ogni momento, i movimenti del mecha simile ad una bestia, il Mithra Gnis, sembravano diventare più veloci ed ogni colpo sembrava più forte del precedente.

Se avessero avuto il terzo Vector per una seonda Fusione, la storia avrebbe potuto cambiare. In due contro uno, forse avrebbero avuto una possibilità contro il nemico. Ma Jin era scomparso con Yunoha nel varco dimensionale; erano soli.

Amata Sora si sentiva le mani molto sudate e iniziava a non aver più fiato. Quel pilota dai capelli rossi e il comportamento bestiale era molto più forte dell’ultima battaglia. Ciò che peggiorava le cose era la sua strana capacità di riflettere. Proiettili, colpi diretti, perfino il Mugen Punch, niente sembrava in grado di vincere quell’assurdo potere di difesa. Ma trovare il modo di aggirarlo era un problema secondario, nella sua mente. Doveva ancora trovare la maniera di ribellarsi al destino; altrimenti, Mikono-san sarebbe stata portata via da quell’uomo. Gli venne un pensiero; che forse a Mikono-san non sarebbe dispiaciuto troppo di essere catturata, se fosse stato per mano di quell’uomo. Amata scosse la testa; non poteva permettersi certi pensieri nel mezzo di una battaglia.

Si concentrò sul suo compito nell’immediato. Quella luce proveniente dal varco – dovevano fermarla, in qualche modo. L’unica persona di sua conoscenza che forse ne sarebbe stata capace era MIX-san, ma era scomparsa in un buco con Andy tempo prima. Anche se ne fosse stata in grado, avrebbe dovuto trovarsi nell’Aquarion per avere accesso a quel potere e uno scambio di piloti nel mezzo della battaglia contro quel nemiso, sempre che potesse raggiungere la sala di comando senza rimanere calpestata o finire in un vicolo cieco all’interno della base bloccata, avrebbe potuto costituire un’apertura fatale.

Un altro pesante colpo fece indietreggiare l’Aquarion di due passi. Amata riuscì ad evitare l’impatto maggiore ma, anche così, non pensava di poter reggere ancora a lungo. Si sentiva esausto. Le schermate degli altri due abitacoli gli suggerivano che Mikono-san e Zessica-san erano nello stesso stato.

“Amata,” gridò Zessica, “Non so quanto riusciremo a mantenere la Fusione.”.

Il Mithra Gnis ruotò l’ascia sopra la propria testa, mirando al capo dell’Aquarion. Amata riuscì in qualche modo ad afferrarla per il manico prima che potesse toccarlo, me sentì il proprio mecha immobilizzato a terra dalla forza impressa all’arma. L’EVOL cadde in ginocchio, sforzandosi di impedire alla lama di completare la discesa. I rabbiosi occhi rossi del Mithra Gnis lo guardarono malamente attraverso il monitor, molto simili ad un boia che abbia deciso di emettere la propria sentenza.

Il nemico lasciò andare l’ascia e saltò in avanti, sbattendo l’Aquarion a terra. A cavalcioni della macchina della Neo-DEAVA, iniziò a colpirlo senza sosta. Mentre l’abitacolo tremava attorno a lui, Amata sentiva le grida dei copiloti. Cercò disperatamente di respingere i colpi quando, in un lampo di luce, le tre parti dell’Aquarion si separarono e si lanciarono verso l’esterno – solo per un atterraggio di fortuna.

“Mikono-san!” gridò Amata, guardando il nemico voltarsi e puntare dritto verso il Vector della ragazza. Amata uscì dall’abitacolo nello stesso momento in cui il rosso lasciava il proprio e saliva sulla macchina di Mikono con un’espressione di trionfo sul viso.

L’uomo aveva in qualche modo aperto il veicolo e stava portando Mikono fuori, quando Amata volò verso di lui, usando ogni grammo di energia che riusciva a racimolare per incrementare la velocità delle sue ali. Funzionò. Mentre quello guardava la ragazza tra le sue braccia con un’espressione che poteva essere descritta solamente come metà impazzita e metà adorante, Amata afferrò Mikono e la portò via senza perdere velocità.

Il salvataggio, male pianificato, durò solo mezzo secondo di più. Mentre lui volava via, l’uomo dai capelli rossi alzò le braccia e utilizzò il suo potere su Amata per spogliarlo delle sue ali quasi all’istante. Amata si schiantò malamente a terra, riuscendo a malapena a voltarsi per proteggere Mikono almeno da parte della forza dell’impatto. Ciò significò che la ragazza atterrò sopra di lui, spinse tutta l’aria fuori dai suoi polmoni e lo lasciò stordito. Attraverso gli occhi appannati, vide il nemico avvicinarsi lentamente, camminando verso di loro come se avesse avuto tutto il tempo del mondo.




Cayenne spinse il suo Vector ad accelerare, affrettandosi in aiuto di sua sorella. Sarebbe stato rischioso, ma avrebbe dovuto avere fiducia nelle proprie abilità e nella sua “Profezia di Disperazione” per dare la caccia al pilota nemico, che aveva lasciato la sua macchina, senza colpire Mikono o Amata. Qualche settimana prima, probabilmente, non agli sarebbe importato di coinvolgere Amata nel fuoco incrociato, ma il soldato in addestramento doveva ammettere che il ragazzo aveva una buona influenza su Mikono e iniziava a piacergli.

Sparò qualche colpo, ma nessuno di essi si avvicinò al nemico o ai due piloti a terra. Cercare di evitare il fuoco amico avrebbe reso impossibile colpire il nemico, specialmente alla velocità a cui stava andando Cayenne. In ogni caso, l’intruso diAltair sembrò cogliere il messaggio e s’arrampicò nella propria macchina.

Merda, pensò Cayenne, senza un Aquarion non abbiamo alcuna possibilità contro quella macchina.

La presidente Crea gli disse attraverso l’interfono, “Dobbiamo chiudere il varco dimensionale.”

Cayenne assentì, ma non aveva idea di come diavolo fare. Come in risposta alla sua domanda, nel visore a sovraimpressione si aprì una schermata che rivelò una coppia di volti conosciuti: Yunoha e la spia di Altair, Akbarjin.

“Lo farò io,” dichiarò questo, “con il mio ‘Potere dell’isolamento’.”

“Perché dovrei fidarmi di te, Akbarjin?” latrò Cayenne. Non provava alcuna simpatia per la spia e, se non fosse stato per la presenza di Yunoha, avrebbe premuto il grilletto e trasformato il Vector di Jin in frammenti di lamiera senza esitazione.

“Non mi chiamo Akbarjin. Il mio nome è jin… Jin Muso. Non ti chiedo di fidarti di me,” dichiarò il ragazzo, guardando con affetto Yunoha, “ma solo di fare la fusion con me. E’ l’unica possibilità che hai, se vuoi chiudere il varco.”

Alle parole di Jin, Cayenne fu preso da una delle sue visioni: in essa, un’ombra senza forma afferrava un gigante ad un solo occhio e lo strangolava. Cayenne sentì i lamenti di cordoglio, ma, giratosi, non vide alcuno. Si riscosse dalla visione velocemente quanto ne era stato assalito.

“Cayenne-san, tutto bene?” chiese Yunoha. Chi si lamentava, non visto – non poteva essere…

“Attenzione!” gridò loro attraverso il collegamento, “Qualcosa di pericoloso si dirige verso di voi!”

Anche nel momento in cui pronunciava quelle parole, Cayenne si chiese perché le avesse dette. Di certo non gl’importava cosa fosse successo a Jin. Ragionandoci logicamente, se fosse successo qualcosa a Jin, con tutta probabilità anche Yunoha sarebbe stata coinvolta. E Yunoha era una compagna; anche se non erano amici, Cayenne aveva il dovere di proteggerla. Una spiegazione sufficiente, pensò tra sé.

Un breve lampo di luce brillò dall’abitacolo del Vector di Jin e Yunoha. Poco dopo, una figura fluttuò attraverso la macchina stessa. Cayenne l’intravvide di sfuggita prima che scomparisse. Sembrava una persona con piume bianco-azzurrine al posto dei capelli. Quell’occhiata fu abbastanza perché ogni istinto affinato nel corpo di Cayenne gridasse al nemico.

“Grazie dell’avvertimento,” disse Jin. Sembrava piuttosto scosso, ma sia lui sia Yunoha parevano stare bene, per il momento. Cayenne avrebbe dovuto interrogarlo in seguito. Se avesse saputo qualcosa su quella persona simile ad un fantasma, qualsiasi informazione sarebbe stata fondamentale.

Naturalmente, la loro interazione aveva dato al pilota dai capelli rossi abbastanza tempo da decollare sul Mithra Gnis. Pareva anche che Amata e Mikono avessero avuto il tempo di tornare sui loro Vector. Tra sé, quei due, Zessica e il Vector ritornato, ne avevano quasi abbastanza da formare due unità di Aquarion. Anche Shrade era in volo su di loro; con lui c’erano tutti i Vector necessari.

Ma rimaneva la domanda: Poteva permettere che Jin facesse la Fusione?. Uno sguardo a Yunoha attraverso la schermata disse a Cayenne che lei aveva completa fiducia in lui, ma la sua visione non era obiettiva. Le azioni della spia dopo la fuga suggerivano che fosse disposto a collaborare con la Neo-DEAVA, ma Cayenne non gli avrebbe permesso di occupare la testa dell’Aquarion.

“Bene. Seguiremo il tuo piano, ma sarò io il capo nella Fusione, capito, spia?” dichiarò Cayenne.

La voce di Crea giunse attraverso l’interfono, “Doppia Fusione approvata. Shrade Elan e Suzushiro Cayenne saranno la testa delle rispettive Fusioni. Buona fortuna a tutti.”

Le grida di “Go! Aquarion!” riempirono gli abitacoli di tutti i sei Vector contemporaneamente. Shrade, Amata e Mikono formarono l’Aquarion Spada, mentre Cayenne formò la sua unità preferita, il Gepard, con Zessica e i due che erano tornati indietro. Nella sensazione gioiosa che accompagnava ogni Fusione, Cayenne ebbe una fugace impressione dell’affetto che Jin e Yunoha provavano l’uno per l’altra; quella, se non altro, era sincera nel massimo grado in cui poteva esserlo. Era straordinaria, pura e ardente, timida eppure audace, proibita eppure lecita. Era un prodigio che una ragazzina tanto timida da diventare letteralmente invisibile e un ragazzo fino a poco tempo prima introverso e senza amici avessero potuto sviluppare simili sentimenti reciproci.

Quella passione alimentò il Gepard e lo potenziò a livelli che Cayenne, fino a quel momento, non aveva mai sperimentato in una Fusione. Al suo fianco, notò Shrade che teneva occupato il Mithra Gnis; schivate e contrattacchi eleganti incontravano pura rabbia bestiale in un cozzare d’acciaio. Era sicuro che l’amico gli avrebbe coperto le spalle mentre lui s’impegnava a chiudere il varco dimensionale. Quando il potere che riempiva il Gepard raggiunse l’apice, l’intera unità si riassemblò, costruendo nuove armi ed assumendo una nuova struttura che sembrava una torretta di carro armato con quattro zampe da ragno. Cayenne, nonostante non avesse idea di cosa stessero facendo, avvertì un cambiamento quando Jin e Yunoha, nell’altro Vector, concentrarono i loro sentimenti e li incanalarono con lo scopo di chiudere il varco. E lentamente, ma con sicurezza, il varco cominciò a restringersi, finché solo il più sottile dei raggi luminosi continuò a raggiungere il Mithra Gnis.
Momenti dopo, la missione era compiuta. Cayenne decise di aiutare Shrade a battere l’Abductor, ma sembrava che tutti e tre i suoi copiloti fossero esausti dopo i loro sforzi. Avrebbe dovuto avere fiducia nella capacità di Shrade. A lui rimaneva ancora un compito da portare a termine.

Estratta la pistola a raggi stordenti, Cayenne uscì dal suo abitacolo e aprì il portellone di quello di Jin. Puntando l’arma contro il ragazzo, Cayenne gli disse con calma, “Ora, dovrò chiederti di stare fermo e tenere le mani in vista.”

Yunoha cercò di frapporsi, ma Jin la spinse gentilmente da parte. Si alzò in piedi e mise le mani dietro la testa. Da soldato, conosceva le regole.

“Molto bene,” rispose, calmo, “capisco.”




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Capitolo 2
*** Dopo la Battaglia ***


Titolo: Aquarion Evol: Dimension Divergence
Titolo del capitolo: Dopo la Battaglia
Fandom: Aquarion EVOL
Personaggi: Un po' tutti
Generi: Azione, Drammatico, Science-fiction
Rating: Giallo
Avvertimenti: AU, Traduzione, What if?
Autore: Nanaya88
Traduttrice: Kirjava
Disclaimer: né l'autore, né la traduttrice sono proprietari dei diritti su Aquarion; questa storia non è a scopo di lucro.


Capitolo Secondo: Dopo la Battaglia



L’Accademia della Neo-DEAVA si svegliò in una mattinata molto solenne. I terreni erano completamente distrutti e diversi studenti mancavano all’appello. Mai si sarebbero aspettati un attacco così improvviso e diretto contro di loro fin dall’inizio. Erano sempre stati una forza reazionaria, che agiva rapidamente per fronteggiare la minaccia degli Abductor ogni volta che apparivano. Con il senno di poi, era solo logico che un giorno il nemico si sarebbe rivolto contro di loro; lo avevano sempre dato per scontato e gli avvenimenti della sera precedente erano un prezzo molto alto da pagare.

La pulizia era stata posticipata alla mattina successiva. Con il rischio del crollo di alcune strutture, i superiori avevano deciso che era troppo pericoloso iniziare con le operazioni di ricerca e salvataggio durante la notte. Akbarjin… Jin Muso era stato catturato da Cayenne e attendeva il verdetto sul proprio destino in una delle celle di detenzione. Yunoha Thrul aveva insistito per restare con lui; le venne assegnata la stanza attigua alla sua (anche se non era chiusa dentro) e fu messa una guardia per assicurasi che non cercasse di liberarlo.

Cayenne era l’unico pilota della sera prima che ancora fosse in grado di lavorare. Senza perdere tempo, si diresse ad aiutare con la ricerca dei sopravvissuti e la pulizia dei terreni. Amata, Mikono e Zessica furono tutti ricoverati in infermeria. Shrade, il cui fragile corpo aveva subìto un notevole sforzo nella battaglia contro l’Abductor, fu mandato a riposare in un luogo più privato.

Jin alzò lo sguardo al suono di passi fuori dalla porta. Non aveva dormito molto, optando invece di pensare a cosa gli sarebbe successo. Con tutta probabilità l’avrebbero interrogato, per prima cosa. Dopotutto, era stato uno di quelli che chiamavano “Abductor” e solo un perfetto idiota avrebbe perso la possibilità di scoprire qualcosa sul nemico. Non che Jin li considerasse più nemici; sarebbe dipeso da lui persuaderli a non considerare più lui un nemico.

Sorrise leggermente tra sé ascoltando il lieve suono di Yunoha addormentata nella stanza accanto. I muri erano abbastanza sottili da trasmettere il più quieto dei rumori; Jin scoprì che il suo respiro rilassato lo aiutava a rilassarsi a sua volta, nonostante la consapevolezza che forse sarebbe stato torturato o giustiziato. Era rimasta sveglia quasi tutta la notte a parlargli.

All’inizio aveva cercato di rassicurarlo che tutto sarebbe andato bene. Gli era suonata così disperata, come cercasse di convincere sé stessa, che Jin aveva finito col ripeterle esattamente quello che lei gli aveva detto. Alla fine avevano parlato delle loro speranze per il futuro, le loro preoccupazioni e le loro esperienze passate. Jin era sorpreso da quanto riuscisse ad aprirsi a lei senza sentirsi vulnerabile; aveva sempre creduto che dare tanta fiducia a qualcuno avrebbe dato adito solo a dolore.

La porta si aprì con un leggero sibilo. La Igura — no, Jin non riusciva più a chiamarle così. Entrò la donna in abiti da monaca, Suomi Konepi, capo della parte femminile della scuola. Era seguita a breve distanza da Donar Dantes, capo della parte maschile. Come al solito, Donar Dantes portava un’uniforme militare, stivali e un’espressione torva sul viso.

“Akba — Jin Muso, sei pregato di seguirci,” richiese la professoressa Suomi. Dall’occhiataccia che Donar Dantes gli lanciò, Jin seppe che la richiesta era solo uno sforzo di essere cortese; non aveva voce in capitolo.

I due istruttori lo guidarono lungo il familiare tragitto verso la sala di comando. “Be’,” pensò Jin, serio, “se non altro, so che lì dentro non ci sono strumenti di tortura”.

All’interno, Jin trovò la Preside, Crea, e il Comandante Supremo Zen Fudo ad attenderlo. A giudicare dalla scatola mezza vuota di ciambelle tra i due, lo stavano aspettando da parecchio. Donar e la professoressa Suomi si posizionarono ai lati dell’entrata, presumibilmente per impedirgli di fuggire, se ci avesse provato; non che Jin ne avesse intenzione, visto che avrebbe significato abbandonare Yunoha.

“Prendi una ciambella,” disse la Preside, spingendo la scatola verso di lui. Era una ragazza piccola, sempre vestita con un abito di pizzo nero. Era difficile fare ipotesi sulla sua età, dato che appariva al massimo tredicenne, ma si comportava in modo più maturo di quasi tutti gli adulti che Jin conosceva.

“Cosa?” chiese Jin, non sicuro di aver sentito bene.

“Una ciambella,” affermò fastosamente il Comandante Supremo. “Quel prodotto alimentare che si chiude ad anello, conducendo dalla conclusione di una storia all’inizio di una nuova. Oggi festeggiamo un nuovo inizio per te, ragazzo, e perciò le ciambelle sono del tutto appropriate. Immagino che tu non abbia ancora fatto colazione?”

La Preside Crea lanciò al Comandante Supremo uno sguardo che riusciva a combinare esasperazione ed ammirazione. Poi prese con delicatezza una ciambella ricoperta di cioccolato e le diede un morso. Con una leggera esitazione, anche Jin ne prese una: una con lo zucchero a velo parve una scelta sicura.

“Una scelta eccellente, ragazzo,” dichiarò Fudo Zen prendendo l’ultima ciambella, una con la glassa.

“Le ciambelle con lo zucchero a velo hanno un significato particolare?” chiese Jin, confuso. Il Comandante Supremo era conosciuto nell’Accademia per la sua eccentricità e, due soli minuti dopo averlo incontrato, Jin sapeva già perché.

Fudo Zen sorrise misteriosamente, “Una ciambella, a volte, è solo una ciambella.” Poi, come a perplimere ulteriormente Jin, aggiunse, “Ma, dopotutto, non si può mai sapere quando qualcosa non è ciò che sembra.”

Crea e Fudo aspettarono che il ragazzo finisse la propria ciambella. Dopo quasi mezza giornata a digiuno, era il miglior pasto che Jin avesse mai consumato. Quando ebbe finito, si pulì le dita dallo zucchero a velo sul lungo mantello.

“Ora,” iniziò la Preside, “mettiamoci al lavoro. Jin-kun, hai delle informazioni sul mondo degli Abductor che vorremmo sentire. Sei disposto a condividerle?”

Da dietro di sé, Jin sentì lo schiocco di Donar che regolava la sua mano meccanica. La controparte, Suomi, lo rimproverò seccamente per il gesto minaccioso. In tutta onestà, a Jin non importava affatto. Da soldato come lui, sapeva che, a volte, il modo migliore per ottenere ciò che si vuole è ricorrere alle intimidazioni. Non necessarie, in questo caso, ma logiche.

“Sono disposto a condividere le informazioni,” disse Jin, “a due condizioni.”

“Ehi, tu. Non penso che sia—“ iniziò Donar.

“Donar,” lo interruppe la Preside. Poi, rivolgendosi nuovamente a Jin, disse, “E quali condizioni sarebbero? Nel caso siano inadeguate, potrei consegnarti all’Istruttore Dantes.”

“Niente del genere,” replicò Jin, “La prima è che voglio il diritto di rifiutarmi di rispondere se la risposta dovesse costituire una minaccia diretta per Altair.”

Crea rifletté per un momento e poi annuì, “E’ accettabile. E la seconda condizione?”

Jin non esitò, “Voglio rimanere uno studente qui alla Neo-DEAVA.”

A questo punto, l’Istruttore Dantes fece un passo in avanti, con aria aggressiva, prima che la professoressa Suomi lo fermasse afferrandolo per una manica. Ciò non gli impedì di ringhiare, “Mi oppongo a questa condizione.”

Crea guardò il Comandante Supremo per avere la sua opinione. Come al solito, Fudo Zen aveva un sorriso compiaciuto sul volto. Non sembrava intenzionato a parlare; fissava invece Crea con uno sguardo che diceva più efficacemente delle parole “Fa’ come meglio credi.”

“Terremo conto della tua obiezione, Donar,” disse, “ma non vedo motivo per non permettere a Jin di rimanere iscritto qui. Dopotutto, lo abbiamo permesso quando abbiamo scoperto che era un impostore con il nome di Akbarjin; perché dovremmo comportarci diversamente ora?”

“Con tutto il dovuto rispetto, che una leggera differenza tra il permettere a uno studente sconosciuto che ha passato l’esame finale di continuare gli studi e il permettere ad un Abductor riconosciuto di continuare ad avere accesso alle nostre strutture!” fece notare Donar.

“In ogni caso, la mia decisione non cambia,” replicò Crea con fermezza. “Ora, Jin-kun. Ora che abbiamo accettato entrambe le tue condizioni, dimmi questo. Qual è lo scopo degli Abductor? Qual è il fine di questi attacchi per rapire dei civili?”

Preso un respiro profondo, Jin si lanciò in una lunga spiegazione sulla “Maledizione di Eva” e su come le donne del suo mondo erano tutte morte tempo prima di un male misterioso.



Donar Dantes guardava il procedere dell’interrogatorio con le braccia incrociate. Avevano imparato molto, nell’ultima ora, ma ad ogni risposta crescevano le domande. A quanto pareva, Jin Muso era un ufficiale di medio rango nel mondo degli Abductor, Altair. Il mondo di Jin era strano, quasi completamente coperto di strutture di costruzione umana e alimentato da un misterioso motore chiamato Ianthe. Interrogare Jin sullo Ianthe non aveva dato risultati; il ragazzo aveva ammesso di sapere poco sul suo funzionamento e si era rifiutato di dire il poco che sapeva, sostenendo che avrebbe potuto mettere in pericolo il suo mondo. La cosa più importante che avevano scoperto era, probabilmente, la ragione dei rapimenti; per mantenere in vita un mondo senza natalità finché non si fosse trovata una soluzione.

Una situazione così disperata significava che forse ragionare con il capo delle forze armate di Altair, Izumo, avrebbe potuto essere un’opzione. Sfortunatamente, quando Jin aveva cercato di contattare il suo superiore con il suo apparecchio di registrazione/ologrammi/comunicazione, nel canale non s’era sentito altro che elettricità statica. Jin era sembrato sorpreso ed aveva detto di non aver mai trovato difficoltà di comunicazione prima. Perciò, per il momento, la diplomazia non sarebbe stata una possibilità.

Jin aveva anche rivelato due nomi che parevano importanti. Mikage, una specie di figura di sacerdote per la gente di Altair, e Kagura, un pilota dal carattere feroce che pareva avere un proprio scopo, oltre a trovare la “Eva Autentica” che avrebbe ristabilito il mondo di Altair. Secondo la sua descrizione, Mikage doveva essere il nome dell’uomo che aveva portato via la ragazza di Donar, insieme con le sue braccia, quando questi era il primo pilota dell’Aquarion. Kagura era colui che aveva attaccato la Neo-DEAVA da solo, la notte prima. Anche se lo avevano sconfitto, il sesto senso di Donar gli diceva che lo avrebbero incontrato di nuovo presto.

Anche se all’inizio era stato scettico, Donar doveva ammettere che Jin Muso era molto collaborative; quasi desideroso di compiacerli, sembrava. Come poteva l’amore cambiare una persona così tanto in poco tempo? Era passato tanto tempo, per Donar, che aveva quasi dimenticato.

“Cosa pensi di tutto questo?” chiese a Suomi, che pareva sulle spine e si aggiustava le vesti. Sembrava non essere abituata a stare in piedi di guardia, immobile, così a lungo.

“Be’,” rispose lei pensosamente, “sarebbe bello se riuscissimo a contattare questo Izumo. Sembrerebbe abbastanza ragionevole da porre fine al conflitto, se promettessimo di mandare aiuti al suo mondo. Ma non so cosa pensare di questi Mikage e Kagura. Questi due potrebbero causare un mucchio di problemi con la loro influenza sull’altro mondo.”

Donar annuì. Quelli erano gli stessi suoi pensieri. Si appoggiò al muro, cercando di capire come avrebbero potuto utilizzare tutte le informazioni che Jin aveva divulgato fino a quel momento. Ma, mentre pensava, la porta del centro di comando si aprì sibilando e diversi studenti entrarono di corsa, tutti insieme.

“Sembra che Andy e MIX non siano ancora arrivati qui,” disse Amata guardandosi in giro.

Mikono lo seguiva a breve distanza, un po’ preoccupata all’idea di entrare a forza nella sala di comando. Il suo animaletto, ShuShu, una specie di palla di pelo con le orecchie di coniglio (apparentemente un gatto) stava in equilibrio sulla sua spalla e soffiava contro Amata.

“Chi se ne importa?” disse Zessica, “dobbiamo solo guardare attraverso le telecamere dove stanno tenendo Jin, no?”

Per via della forma della stanza, sembravano non aver ancora notato la Preside Crea, il Comandante Supremo e Jin. E, per la velocità a cui erano entrati, avevano completamente mancato la vista di Donar e Suomi dietro di loro.

Una voce timida disse, “Ehm, Mikono-san, Amata-san. Probabilmente dovreste voltarvi.” Yunoha apparve solo per un mezzo secondo.

La manica di Mikono si mosse un poco, come se una mano invisibile la stesse tirando. Tutti e tre gli intrusi si girarono nello stesso momento.

“Whoa!” Amata saltò all’indietro e si sbracciò quando le sue ali si attivarono e si ritrovò ad un metro d’altezza.

“Professoressa Suomi! Professor Dantes!” dissero le due ragazze contemporaneamente. Zessica rise debolmente e aggiunse, “Ah… Possiamo spiegare…”

Suomi aprì la bocca per rimproverarli, ma prima che potesse farlo un suono attirò la loro attenzione verso il soffitto. S’era aperto un grosso buco circolare, da cui saltò giù un ragazzo, con indosso una giacca blu scuro e un cappello, che atterrò dritto davanti a Donar dandogli la schiena.

“Andy W. Hol ha avuto di nuovo successo,” dichiarò con orgoglio. “Scendi giù, MIX!”. Guardando i suoi amici, il ragazzo disse, “Accidenti, pensavo che avrei potuto battervi.”

I tre si limitarono a guardarlo come se fosse pazzo. Donar aveva un sorriso da predatore sul viso mentre di faceva scrocchiare le nocche e poi fece girare la sua mano meccanica come un trapano. Il ragazzo, quando sentì il suono turbinante, si voltò lentamente, il sorriso spensierato che si trasformava in uno sguardo di terrore nel vedere il professore dietro di sé.

“Andy…” iniziò Donar con voce pericolosa, “Hai appena scavato un buco nel soffitto del centro di comando?”

Andy rise nervosamente, “Sono sicuro che MIX possa rimettercelo a posto. Vero, MIX?”

Non ci fu risposta, al di là del soffitto che si richiudeva da solo, come nuovo.

“Ehi, MIX! Non puoi mollarci qui! Aiutaci a spiegare,” gridò Andy al soffitto.

Mentre lui era distratto, Donar gli tirò un pugno rotante con le mani metalliche. Soddisfatto della disciplina impartita, si voltò verso il gruppo di allievi. Yunoha era ricomparsa quando era diventato chiaro che i due istruttori non erano troppo arrabbiati con loro.

“Allora, cosa significa tutto questo?” chiese Donar.

“Ehm, ecco,” disse Yunoha timidamente, diventando semitrasparente, “In realtà è colpa mia. Vede, ero preoccupata perché Jin era scomparso, quando mi sono svegliata, e così ho iniziato a cercarlo.”

“E poi si è imbattuta in noi mentre uscivamo dall’infermeria,” continuò Zessica, “così ci siamo offerti di aiutarla. Abbiamo pensato di risparmiare un po’ di tempo controllando le telecamere di sicurezza e… be’… lo sa.”

“Non preoccupatevi,” affermò semplicemente la Preside Crea, avvicinandosi casualmente in cerca della causa del trambusto, “Jin Muso sta bene. Avevamo solo qualcosa di cui discutere con lui. Tornate in classe, per favore.”

Jin la seguì, camminando accanto al Comandante Supremo Fudo. L’interrogatorio pareva concluso, per il momento.

“Jin-kun!” gridò di gioia Yunoha, per poi correre e stringergli le braccia attorno alla vita. Per una ragazza timida come lei, era una mossa decisamente audace.

La professoressa Suomi si schiarì la gola, “Basta con questi atteggiamenti, voi due. Capito, Jin-kun? Sei uno studente della Neo-DEAVA, ora, e ciò significa che questo tipo di interazioni romantiche sono proibite.”

Jin Muso annuì, ma non sembrava che stesse davvero ascoltando, mentre ricambiava l’abbraccio di Yunoha. A ulteriore dimostrazione che non stava facendo attenzione alla lezioncina della professoressa, lui e Yunoha uscirono dalla stanza con i loro amici tenendosi per mano.

Donar acchiappò Andy prima che potesse mischiarsi al gruppo. “Fermo lì, Andy,” disse “non andrai a lezione, oggi.”

“Da… Davvero?” chiese lui impaurito. Chiaramente, pensava che sarebbe stato punito in qualche modo.

“Tu e MIX mi servite nei cortili della scuola. Usando il tuo potere per trovare cedimenti strutturali e il suo per aggiustarli, possiamo prevenire crolli pericolosi, ora che c’è abbastanza luce,” spiegò Donar. Mentre parlava, l’espressione di Andy si tranquillizzò, con la consapevolezza di essere fuori dai guai e incaricato di un compito al fianco della ragazza che gli piaceva. Davvero, quel ragazzo sapeva essere così prevedibile, a volte.

“Qualcos’altro, professore?” chiese Andy.

“Probabilmente ci servirai in seguito, per scavare sotto alle macerie e cercare sopravvissuti rimasti intrappolati; ma la principale priorità, al momento, è prevenire ulteriori danni e ferite ad altri studenti,” Donar aggiunse, “Detesto essere così brutale al riguardo, ma non abbiamo le risorse per fare entrambe le cose allo stesso tempo; se qualcuno è intrappolato, dovrà badare a sé stesso per qualche altra ora.”

Quando Andy se ne fu andato, Donar rivolse la sua attenzione alla Preside. “E’ sicura che sia la cosa giusta?”

“Non del tutto,” ammise Crea, “ma il ragazzo ha fatto abbastanza da meritare che gli venga data un po’ di fiducia, in cambio.”

“Non saprei,” disse cautamente Donar, “E se questo Izumo scoprisse che le comunicazioni sono impossibili e decidesse di provare a ‘salvare’ il suo subordinato?”

“Temere il passato potrà essere saggio,” disse il Comandante Supremo Fudo, “ma temere il futuro è affare da sciocchi.”

Quando il Comandante Supremo fu sparito nel corridoio con movenze da ninja, si lasciò alle spalle tre individui decisamente sconcertati.

“Il Comandante ha appena detto qualcosa che abbia davvero senso?” chiese la professoressa Suomi, incredula.

“Qualcuno dovrebbe rincorrerlo e controllare che non sia un impostore,” disse Crea, che pareva sorpresa almeno quanto Donar si sentiva.



T/N: bene, le cose iniziano a muoversi. Inizio lento, ma il bello verrà presto... Spero non siate già andati a leggervi il resto della storia in inglese xP

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