Rawr

di _Luna_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I miei dieci minuti depressivi annuali ***
Capitolo 2: *** E' ora di novità ***
Capitolo 3: *** Tutto diverso ***
Capitolo 4: *** Vacanze rovinate ***
Capitolo 5: *** Dita incrociate ***
Capitolo 6: *** Bacio bagnato ***
Capitolo 7: *** Non geneticamente portato ***



Capitolo 1
*** I miei dieci minuti depressivi annuali ***


Mi guardai attorno con aria torva. La stanza era stranamente in perfetto ordine, tutti e quattro i letti fatti, i bagagli pronti, civetta e gatto in gabbia. Sfiorai lentamente il cuscino, pensando che ormai quel sesto anno pieno delle solite delusioni era terminato. Non avevo ancora iniziato a sbuffare che Sirius spalancò la porta sorridente. Aveva interrotto i miei dieci minuti depressivi annuali e lo squadrai come se volessi sfidarlo a parlare. Ma ovviamente conoscevo troppo bene il mio migliore amico per aspettarmi del silenzio.
« Smettila di fare il nostalgico e vieni di sotto…. C’è cibo, c’è baldoria… ci sono le ragazze »
Inarcai un sopracciglio « Ci sono state per sei anni non credo che oggi siano cambiate » Mi afferrò il braccio e senza troppe cerimonie mi trascinò fino alla sala dei Grifondoro dove effettivamente c’era baldoria, ma non tanto quanto in Sala Grande. Tutti gli studenti si erano mischiati gli uni con gli altri. Un unico tavolo era taciturno e poco allegro, le serpi festeggiavano solo nella loro sala comune.
« Ecco qui i tuoi amici e le tue accanite fans, pronte a strapazzarti come le uova che sono sopra il tavolo! » un gruppo di ragazzine urlanti del quarto e alcune del quinto lo osservavano con venerazione e ossessione, mancavano solo le bandierine con la J e i cuoricini attorno. Mi sedetti tra Minus e Remus che subito mi chiesero dove mi ero andato a cacciare. Sirius invece era al lato opposto e si stava facendo imboccare da una petulante del terzo anno.
Schiarii la gola e sotto voce chiesi a Remus « Ehm…Li…la Ev…ecco, c’è qualcuno di interessante? »
Uno sguardo saccente e quasi complice mi colpì in pieno « Se mi stai chiedendo se qualcuno particolarmente interessante è seduto in questa stanza e sta ingerendo una materia solida o se sta ingerendo una materia liquida usando una parte del cor…»
« Ok, smettila. Ti ho solamente chiesto se la Eva…se Lil…ohh, lascia perdere » mi avventai su una salsiccia bollente e la mangiai per evitare di rispondere male al Lupacchiotto che tornò a mangiare ridacchiando. Quanto detestavo l’ultimo giorno, troppa confusione per i miei gusti e l’esuberanza di Felpato oltrepassava il limite di molto. Finii di mangiare ma non riuscii a defilarmi in fretta per non farmi notare, così un gruppetto di ragazze ridacchianti mi seguì fino al parco. Sapevo bene che non dovevo farlo, ma il treno partiva tra un’ora e io avevo bisogno di starmene da solo. Costeggiai appena la foresta e appena fui certo che non mi vedessero trasformai il mio corpo. Le zampe slanciate affondarono con eleganza nel terreno e spiccai l’ultimo balzo di quell’anno nella foresta.

« Dov’è finito Sirius? » latrò Remus, portandosi una mano alla bocca per coprire uno sbadiglio. La notte precedente si era trasformato davanti alla luna piena ed era stato parecchio traumatico per tutti i malandrini.
Trattenni a stento un sibilo scontento « Dove può essere? » con la testa feci cenno verso un gruppo mal’assortito, un ragazzo e una decina di ragazze che chiedevano a Sirius di scrivere loro durante l’estate. In contemporanea sbuffammo e mandammo Minus a recuperare il nostro amico. Salimmo sul treno e beccammo con facilità uno scompartimento libero. Eravamo partiti da quasi un’ora ma ci eravamo già cambiati: Sirius era a suo agio con i vestiti babbani perché manteneva il suo aspetto affascinante con una maglia attillata, un paio di bermuda e le scarpe blu; Remus invece aveva dei vestiti un po’ più larghi di lui e sbiaditi; invece il nostro grassoccio amico era quello che si trovava inadatto in ogni situazione « Cavallo in E3 » Avevo portato una piccola scacchiera e stavo deliberatamente battendo Remus. Improvvisamente Sirius si alzò dal sedile e fischiettando disse che si andava a fare un giro « Frena i lupi, Felpato, so dove stai andando » non mi era sfuggita una chioma unta e scura che era passata accanto allo scompartimento.
« Andiamo Ramoso, un piccolo scherzetto innocente…niente di che, avanti »
« Il tuo sorriso ti tradisce più delle parole » commentò Remus, mettendo a posto gli scacchi « Rimani seduto e a cuccia, Fuffi »
Se fosse stato trasformato Sirius gli avrebbe ringhiato contro ma per fortuna si accontentò solo di scostare la mano e uscire « Fermiamolo prima che faccia male a Mocciosus » propose Lunastorta e pensai che fosse più probabile che Piton facesse male a Sirius: era diventato molto più bravo di quanto io stesso volessi ammettere. Non dovemmo cercare molto perché dei rumori sospetti ci indirizzarono allo scompartimento giusto. Erano loro due soli e Mocciosus aveva il naso sanguinante e galleggiava per aria appeso alla caviglia, mentre Sirius era pietrificato, fermo nel suo sorriso sguaiato. Proprio mentre stavo puntando la bacchetta verso l’Untuoso per liberarlo, la porta si aprì. Non era un professore, non era la signora che vendeva i dolcetti sul treno e non era nemmeno il preside. Era molto peggio. Peggio che essere beccato a trangugiare la pozione Intelligente prima di un esame, peggio che essere beccato fuori dal letto, peggio che essere scoperto come Animagus. Molto, molto peggio. La porta si richiuse con un sibilo secco e non feci in tempo a raggiungerla perché la Evans era già sparita tra la folla di studenti.


 

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Capitolo 2
*** E' ora di novità ***


Mollai un calcio alla porta dello scompartimento e quella si aprì automaticamente. Come al solito aveva pensato che avessi iniziato io a infastidire Mocciosus invece lo stavo solo per liberare, maledizione! Durante la mia breve assenza la situazione era degenerata e invece di bloccare Sirius, Remus e Minus lo stavano aiutando. Con gran difficoltà li feci smettere, ma Piton era fermo in piedi accanto al finestrino e il suo sguardo non era certo per ringraziarmi « Potter »
« Piton » 
Calò il silenzio. Solo una volta al primo anno avevo chiamato Piton con il suo stesso nome, ci eravamo appena presentati. Poi sempre Mocciosus o nomignoli del genere « James, ti senti bene? » domandò seriamente preoccupato Sirius, che aveva un orecchio più grande del normale. Come risposta lo riportai al nostro scompartimento e gli rimisi a posto l’orecchio.
Il resto del viaggio passò velocemente e in silenzio, stranamente nessuno aveva voglia di parlare, persino Sirius, che guardava assieme a me il paesaggio che scorreva veloce fuori dal finestrino. Remus guardava con odio l’ultima cicatrice che si era procurato e Minus spostava i suoi piccoli occhietti acquosi su ognuno di noi, in attesa di un ordine o qualcosa del genere.
Appena il treno iniziò a rallentare prendemmo armi e bagagli e fummo i primi a scendere dal treno ancora sbuffante. I miei genitori aspettavano me e Sirius poco lontano dai signori Evans e non sapevo bene se prolungare i saluti con Remus e Minus o andare prima che scendesse lei.
Purtroppo però Sirius decise di finire di parlare proprio nel momento in cui la Evans era comparsa sul binario.
Bellissima. Solo questo.
Quando mi vide però arricciò il naso e andò dritta dai suoi senza nemmeno salutare o fare qualche cenno a Remus, che, a differenza mia, era amico di Lily. Entrambi erano prefetti e avevano legato molto dal quinto anno e spesso li avevo sentiti parlare di me.
Quando però avevo chiesto a Lunastorta cosa pensasse la Evans, faceva l’evasivo e non mi rispondeva. Dopo qualche tempo smisi di chiederglielo, troppo preso dal Quidditch e dalle…ehm, da altre cose insomma. Così fui costretto a sopportare la sua indifferenza in silenzio, mentre salutavo i miei genitori « Allora, quest’anno siete state delle teste calde come al solito? » scherzò mio padre dando una pacca sulla schiena a Sirius.
« Abbastanza, ma James si è calmato un pochino » si riferiva chiaramente a quello che era successo nello scompartimento, ma preferii non aggiungere altro e tutti e quattro ci materializzammo a casa con successo. La ritrovai quella di sempre: il giardino ben curato da mia madre, che adorava i fiori di ogni tipo, soprattutto quelli babbani come le rose, i gigli e le ortensie. Era abbastanza grande e io e i miei genitori giocavamo spesso assieme ai vicini, vincendo quasi sempre.
La casa invece era un po’ meno ordinata del giardino. Contava sette stanze, la più disordinata era la mia, ovviamente. Poster delle mie squadre preferite incollati alle pareti, libri di strategie di volo sulla scrivania mezzi aperti, libri di scuola che non utilizzavo più buttati senza pietà a terra, calzini, pantaloni, la divisa di due anni fa che mi andava troppo stretta. Insomma, c’era di tutto. Non buttavo via mai nulla e le cose si ammassavano giorno dopo giorno sul pavimento, ma non importava.
Mia madre diceva sempre che presto sarei morto sommerso tra la mia roba ma era solamente troppo esagerata. Con un colpo di bacchetta misi a posto tutto quanto anche se a malincuore e mi buttai sul letto mentre Sirius osservava qualcosa fuori dalla finestra « Hey, qualche nuovo arrivo qui, eh? »
« Come? » ero talmente assorto nei miei pensieri che non lo stavo calcolando proprio. Mi condusse a forza alla finestra e indicò tre ragazze sedute sul terrazzo della casa di fronte. Erano chiaramente delle streghe poiché abitavo in uno dei pochi villaggi completamente senza babbani. Non le avevo mai viste in giro e per far contento Sirius domandai a mia madre chi fossero.
« Oh, si, sono le nipoti della vecchia Katerine, ti ricordi quella strega che ti offriva sempre i Cioccocalderoni? Ecco, le sue nipoti passano qui l’estate, sono di Beauxbatons, ma parlano inglese, le ho conosciute ieri » finì di infornare dei muffin e uscì in giardino per innaffiare le piante, lasciando me e Sirius da soli. Mio padre era andato al Ministero e sarebbe tornato la mattina dopo: il lavoro da Capoufficio degli Auror era duro ma gli piaceva. Ogni tanto diceva che anche io sarei diventato come lui e forse aveva ragione.
« Andiamo Felpato, facciamo nuove conoscenze » 
« Hai appena finito un anno molto burrascoso, non ti sembra di esagerare? » 
Sghignazzò in un modo poco confortante « Oh, forza, lo so che le vuoi conoscere e poi ce n’è una molto carina, quasi come la Ev…» Notò il cambiamento nei miei occhi e lasciò perdere il paragone, ma non demorse « Vuoi rimanere a casa tutta l’estate? » 
« No di certo, ci trasferiamo al mare tra una settimana, te lo ricordi vero? E poi c’è la coppa del mondo, mio padre ci porta a vederla! » 
« Una settimana è lunga mio caro, non vorrai certo stare relegato nella tua stanza a scrivere Evans e Potter con i cuoricini attorno! » 
Ora, se la stanza non fosse stata appena messa in ordine e se fosse stata un po’ più grande, mi sarei trasformato e una bella incornata non gliel’avrebbe levata nessuno. Ma purtroppo mia madre non sapeva neppure che eravamo animagus, quindi lasciai perdere « Senti Felpato…» Lui però non andò troppo per il sottile e un enorme cagnone nero uscì dalla mia stanza. In meno di dieci secondi era già nel giardino della casa accanto e le tre ragazze lo stavano accarezzando con dolcezza, lodandolo in ogni modo. Quella bionda gli stava facendo il solletico sul collo, mentre le altre due castane gli parlavano con una vocina sottile molto irritante.
Scrollai le spalle per disapprovare e iniziai a disfare il baule da dove una pallina dorata e velocissima schizzò fuori, iniziando ad esplorare la mia stanza. Riacchiappai il boccino con facilità e lo infilai in un calzino sporco poi in un cassetto. Sistemai con cura la mia fedele scopa accanto al letto e diedi un altro sguardo a Sirius che si era allontanato dalle ragazze. Voltò l’angolo del mio viale e dopo una manciata di secondi sentii la porta sul retro che si apriva. Finalmente apparve in forma di uomo ma io appena lo vidi iniziai a bofonchiare.
« Oh, andiamo, dovresti essere più aperto alle novità! » ironizzò buttandosi sul suo letto, opposto al mio e più vicino alla scrivania…novità?
« Srius Black, hai proprio ragione! » sorrisi con sincerità e lui ricambiò, ma purtroppo per lui, io intendevo ben altre novità.




N.d.A. Suvvia, siate spietati o complimentatevi! Gradirei moltissimo delle recensioni! La tastiera non morde, usatela ;) Accetto tutto, critiche, consigli, complimenti! Quindi, a voi la parola :D

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Capitolo 3
*** Tutto diverso ***


 Mangiate ragazzi, forza » la signora Potter posò con delicatezza sul piatto di Sirius l’ennesima portata, accampando come scusa che i suoi ragazzi erano denutriti e che Silente dovesse aumentare la quantità di cibo ad Hogwarts. Così, aveva cucinato per tutto il vicinato, antipasto, primo, secondo, terzo, frutta e infine un dolce al cioccolato monumentale « Ne porterò un po’ alla signora  Katerine e alle sue nipoti, si, le farà tanto piacere.
Sirius ovviamente colse l’occasione al volo, mi avrebbe stupito il contrario, non vedeva quelle ragazze dal giorno precedente « Oh, non disturbarti Dorea, porterò io il dolce alla cara signora Katerine » anche mio padre aveva capito le intenzioni del mio migliore amico e gli scoccò un’occhiata divertita, ma non di rimprovero.
A fatica ingoiai la mia porzione di torta e ripensai ai miei piani per il nuovo anno nonostante il sesto fosse appena finito. Mio padre portò la discussione proprio su quell’argomento « Allora ragazzi, quest’estate sarà molto divertente visto che sarà l’ultima che vi godrete! Per l’anno prossimo però dovrete sforzarvi di più… siete sempre dell’idea di diventare Auror, vero? » Entrambi annuimmo con la testa, mossi dagli stessi pensieri: i M.A.G.O, la selezione durissima dell’accademia, nuove regole e nuovi stratagemmi per infrangerle « Ma per ora non ci pensiamo! Abbiamo anticipato la partenza così ci divertiremo di più! » Sirius però non era contento quanto me: avrebbe passato meno tempo assieme alle francesine « A scuola…a scuola cosa si dice di Voldemort? » avvertii mia madre che trasaliva quando nominò quel nome ma non commentò.
Scrollai le spalle « Hanno paura papà. Molta paura. La madre di Rachel Maylan è stata assassinata assieme alla figlia di tre anni e al figlio di dieci. Le è rimasto solo il padre che però l’ha ritirata dalla scuola » giocherellai con la panna prima di pulire meglio il cucchiaio « E’ dura…Tutti temono ma nessuno vuole fare qualcosa, si aspettano che Voldemort muoia per morte naturale? » 
Era visibilmente preoccupato, mio padre, scosse la testa a destra e a sinistra. Non avevo aggiunto tutte le torture inflitte ai Prewett, o la morte della professoressa di difesa contro le arti oscure: oltre ad essere un Auror, mio padre faceva parte dell’Ordine della fenice e sapeva molto più l’ordine che il Ministero. Con Sirius, Remus e Minus avevo un accordo: appena finito l’ultimo anno, anche noi saremmo entrati nell’ordine e i miei genitori non avevano replicato nulla, nemmeno mia madre. Sapevano bene in che situazione ci trovavamo, non c’era nulla su cui discutere « Ma rallegriamoci. Noi stiamo bene, voi state bene e altri due Auror miei amici sono entrati nell’ordine » ma le parole di Charlus Potter non tirarono su di morale la sua famiglia.
Eravamo tutti preoccupati per lui, in fondo, era capoufficio degli Auror e faceva parte dell’ordine, sempre in prima linea, sempre a combattere con Mangiamorte e suoi stessi amici sotto la maledizione Imperius. Forse comprese i nostri pensieri, perché propose di andare a fare una partita a Quidditch per alleggerire la tensione. Corremmo a prendere le scope e facemmo una partita io e mio padre contro Sirius e mia madre. Eccetto mio padre, eravamo tutti molto bravi. Molto probabilmente avevo preso il mio talento da mia madre, anche lei aveva giocato nei Grifondoro, da giovane, come portiere: aveva una prontezza di riflessi e una velocità spaventosa. Vincemmo io e mio padre per pura fortuna dopo un’ora e mezza di gioco che conducevano i nostri avversari per centodieci a novanta.
Una doccia fresca e Sirius propose di andare a portare una bella fetta di dolce alla nostra vicina così lo accompagnai anche se di malavoglia. Attraversammo la strada mezza deserta e bussammo alla porta di quercia « Sono James Potter, signora Katerine, figlio di Dorea e Charlus, conosce mia madre…» ogni volta dovevo fare quella filastrocca per farmi entrare, poiché queste erano le regole adottate dal ministero. La signora Katerine Phelix era una donna sui sessant’anni piuttosto arzilla e combattiva, che conosceva mia madre da quando era nata e le voleva molto bene. Così non mancava mai di farmi un regalo, o un pensiero quando andava a trovare le sue nipoti in Francia. Ci fece sedere sul divano e domandò cosa avessimo nel pacco « Mia madre ha fatto la torta al cioccolato e mi ha chiesto di portargliene un po’ » 
« Che cara Dorea. Peccato che non la rivedrò per molto tempo » Le domandammo per quale motivo e lei sbuffò per sdrammatizzare ma era chiaramente agitata « Le mie nipoti…ve le faccio conoscere subito… sono qui per portarmi in Francia con loro…sapete…per Voi-sapete-chi! »
« Oh, no! » esclamai io senza pensarci. Molti stavano abbandonando il paese, anche il nostro bel quartiere unicamente magico si stava spopolando « Signora Katerine, non può andarsene » 
« Mi spiace molto, ragazzo mio…mentre eravate a scuola sono successe delle cose…cose brutte! Non posso più rimanere… quel mangiamorte, Dolohov…viene spesso qui….l’ho visto…e i Mckinnon… brutta storia, davvero brutta…» si, sapevo dei Mckinnon…erano i cugini di Marlene, lei non era uscita dal dormitorio per una settimana quando le avevano comunicato la morte dei cugini e degli zii « Mia figlia si preoccupa per me…anche se non sono stata abbastanza sciocca dal raccontarle delle morti dei miei vicini » volse lo sguardo verso le scale, dove erano appena apparse le tre ragazze di ieri ma quella volta Sirius non fu il solito spaccone. Quelle notizie avevano rattristato anche lui. Fin quando eravamo a scuola, stavamo bene, al sicuro, in una palla di cristallo indistruttibile, sapevamo bene che nessuno sarebbe morto lì. Una volta usciti, però, a contatto con la realtà, sembrava tutto più scuro, tutto più complicato e neppure il Malandrino più malandrino di tutti aveva tanta voglia di scherzare.

N.d.A. Saaaalve, lo so, era tantissimo tempo che non aggiornavo questa storia... Ma non ha riscosso molto successo... Che ne dite di lasciarmi una recensione? Susu, mi farebbe molto piacere ** A presto :3

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Capitolo 4
*** Vacanze rovinate ***


Finalmente sia io che Felpato eravamo pronti con i bagagli dietro di noi per la partenza. Avevamo portato tutto nell’ingresso e aspettavamo solo mio padre che doveva tornare dal lavoro per partire con la polvere volante. Ma aspettammo per un’ora, due, tre.
« Vado a cercarlo. Rimanete qui ragazzi » Furono inutili le nostre repliche per andarlo a cercare noi. Si infilò le scarpe e si volatilizzò nel camino.
« Cosa credi che sia successo? » azzardò Sirius, intento a far levitare un candelabro. Da qualche tempo ogni volta che si sentiva ansioso aveva iniziato a far volare qualsiasi cosa gli capitasse a tiro e questo mi irritava molto, anche se avevo molto più sangue freddo di quanto sembrasse. In ogni caso scrollai le spalle « Non lo so. E posa quel candelabro, è un regalo della mia prozia Eveline, mia madre ci tiene »
Con un colpo di bacchetta lo rimise sul caminetto e si sedette vicino a me « Sarà tutto a posto, non ci dobbiamo preoccupare. Vero? » Annuii con la testa, ma tanto non ci credé come nemmeno io, d’altronde. In quelle ore, facce dei ricercati e anche un Voldemort deformato, nonostante non l’avessi mai visto, rimbalzavano nella mia testa come bolidi. A volte avrei preferito che mio padre fosse solo un qualsiasi impiegato del Ministero, invece era il Capo degli Auror. Cacciatori di Maghi Oscuri. Era possibilissimo che avesse trovato qualcosa, magari il nascondiglio di Voldemort e, invece di chiamare rinforzi, avesse tentato di scovarlo da solo. Intendiamoci, non per arroganza o per vantarsi. Ma la situazione stava diventando sempre più tragica nel nostro mondo e mio padre era solito ripetere che bisognava trovare al più presto una via d’uscita, in qualsiasi modo. Passò un’altra mezz’ora, erano ormai le undici e venticinque e l’ansia e la paura crescevano. Mia madre non ci aveva ancora fatto sapere niente e stavo per andare al Ministero, quando un gufo anonimo marroncino beccò sulla finestra. Lo riconobbi come uno dell’ufficio di mio padre e aprii. Più velocemente possibile scorsi le poche righe scritte da mia madre e mi tranquillizzai. Passai la lettera a Sirius e spiegai « Sta bene, ha avuto uno scontro con quattro mangiamorte, ma sta bene »
« Tuo padre è la persona più coraggiosa che abbia conosciuto in tutta la mia vita » per la prima volta il mio quasi fratello non era arrogante. Possibile che stesse cambiando, che quella guerra lo stesse trasformando? La lettera diceva che sarebbero andati al San Mungo per farlo rimettere al meglio. Mi raccomandava anche di non muovermi di casa assieme a Sirius, ma di rimanere li « Allora, quando andiamo all’ospedale? » Sirius mi guardava fisso e serio dopo aver posato la lettera sul tavolo del salottino.
Scossi la testa « No, non andiamo da nessuna parte, aspetteremo qui mia madre… intanto magari mettiamo a posto i bauli » Agitammo le bacchette e le nostre cose volarono in camera mia a rimettersi nei cassetti e nell’armadio che condividevamo « Non si parte più, eh? » Scossi la testa, sconsolato anche se in quel momento la vacanza era l’ultimo dei miei pensieri. Risalimmo in camera nonostante Sirius avesse visto le ragazze francesi in giardino. Sarebbero partite domani con la nostra vicina, ormai del tutto certa della sua decisione. Se ne stavano davvero scappando tutti, uno dopo l’altro. Passò un’altra ora in cui sia io che Sirius camminavamo per la stanza senza una meta precisa, in preda all’ansia e allo sconforto.
Finalmente sentimmo il camino iniziare a scoppiettare e mia madre, indaffarata a togliersi la cenere, uscì dalle fiamme « Sta bene, ha un braccio sanguinante e ha fatto una brutta caduta ma sta bene » Le credei perché era calma mentre parlava e mia madre non era malandrina come noi: quando mentiva le orecchie le diventavano rosse e iniziava a balbettare « Oggi potete venire a fargli visita, sono tornata per prendergli un po’ di biancheria e quei suoi maledetti giochi babbani che adora… vi vengo a prendere io tra qualche ora. Promettetemi che non andrete in giro. Un saluto alla signora che se ne va, poi di nuovo a casa »
« Va bene… vai tranquilla »
Quando fu inghiottita dal caminetto io e Sirius uscimmo per salutare la signora Katerine che stava giusto facendo le ultime valigie mentre una leggera pioggerellina estiva bagnava la strada. Ci diede un bacio sulle guance e ci rimpinzò degli ultimi biscotti rimasti « Mi dispiace per tuo padre James. Ma non preoccuparti, lui è una roccia e starà bene »
« Lo spero tanto, signora Katerine. La aiutiamo a portare le valige? »
Scosse la testa e indicò con un cenno le tre nipoti e subito Sirius esclamò « Jacline, Ameliè, Christine, ci dobbiamo salutare! » tutte e tre ridacchiarono e si scambiarono sguardi divertiti. Quando smisero di scambiarsi baci sulla guancia e di scriversi i numeri di telefono e gli indirizzi, le accompagnammo fuori poiché sarebbero andati con un semplice mezzo babbano ( la signora Katerine odiava viaggiare con la metropolvere o con la passaporto) , il retno, o treno. Non mi ricordo.
Prima di partire, la signora Katerine mi accarezzò la guancia e sussurrò « Andrà tutto bene, caro. Non preoccuparti »
Sospirai, mordendomi un labbro « Vorrei crederci, vorrei tanto crederci »


N.d.A. Ehm, hello! Era da taaaanto tempo che non aggiornavo, perchè nessuno recensiva xD Però ho ritrovato un po' di coraggio e l'ho messo u.u Fatemi sapere cosa ne pensate :3
Luna

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Capitolo 5
*** Dita incrociate ***


L’orribile orologio che c’aveva regalato una lontanissima zia di mio padre ormai morta suonava le undici e mezza. Sia io che Sirius avevamo finito di mangiare la cena e mio padre era seduto in poltrona a leggere il giornale mentre mia madre leggeva un libro ma non avevamo voglia di andare a letto. Erano state le nostre peggiori vacanze di sempre: la vacanza al mare era saltata così come la finale di Quidditch, che era stata annullata per le continue incursioni dei Mangiamorte. Tutti i maghi ormai erano in allarme rosso e non si sapeva più che cosa fare. Dopo l’aggressione a mio padre, oltretutto, i seguaci di Voldemort si erano divertiti a torturare qualche suo collega costretto a fare i giri di ronda da solo. Così da ormai tante e lunghe settimane, mio padre si era rinchiuso in un silenzio cupo e molto strano. Anche mia madre era più taciturna del solito e non rimaneva più fuori in giardino a curare le piante o a parlare con le vicine: ogni settimana qualcuno scappava all’estero, lasciando il nostro quartiere di maghi completamente vuoto. Ormai solo la mia famiglia assieme ad un vecchio mago mingherlino e ad una giovane coppia di fratelli che non dava confidenze a nessuno viveva lì.
« Dovreste preparare i bagagli » disse con voce atona mio padre senza alzare gli occhi dalla Gazzetta del Profeta. Non osammo contraddirlo e salimmo in camera sotto lo sguardo pieno di comprensione di mia madre.
« Forse gli dovremmo dire di smettere di leggere il giornale »
Scossi la testa, abbozzando un sorriso « Non lo farebbe, lo sai, vuole tenersi informato »
Proprio come quando si trasformava, il mio migliore amico emise un ringhio « Si sta logorando. Cosa crede? Che se continua a leggere il giornale ci saranno meno morti? »
« Spera solo di non leggere il nome di un suo amico, hai sentito cos’hanno fatto ai Ferwic? Torturata tutta la famiglia e poi lasciata a marcire per strada. Proprio quando lui doveva essere di turno per sorvegliare la zona sulla scopa. Si sente in colpa, per questo legge il giornale »
Con troppa forza, buttò una provetta nel baule, rompendola in mille pezzi « Sta sbagliando. E poi, all’ospedale hanno detto che tra qualche giorno potrà finalmente tornare a scorrazzare libero per i cieli, due mesi di convalescenza erano il minimo »
« Non è questo il punto, Felpato… » decisi di lasciar perdere il discorso e passai ad altro « Allora, quest’anno si studia seriamente, vero? » era la stessa frase che continuavamo a ripetere da sei anni, senza mai metterla in atto. « Oppure no » aggiunsi subito, sorridendo.



Il fischio del treno era assordante ma sotto un certo aspetto anche familiare e tanto atteso. Eccoci ancora lì alla stazione, stavolta per tornare ad Hogwarts, dopo un’estate completamente vuota. Ma ero contento di ritrovarmi lì e stavo aspettando solo di vedere quel turbinio di capelli rossi che tanto avevo sperato di incontrare. Sirius mi diede una pacca sulla schiena e tirò su con il naso, facendo finta di commuoversi « Suvvia Dorea, non piangere, torneremo presto! » disse per prendere in giro mia madre che si stava asciugando gli occhi con un fazzolettino ma che subito si riprese e minacciò di fare una fattura a Sirius che subito salì sul treno e salutò da lì i miei genitori.
« Mamma, davvero, staremo bene »
« Non è la tua salute che mi preoccupa, James » mi abbracciò stretto « Promettimi che se vedete qualcosa di strano non andrete a indagare. Promettimi che non uscirete mai dal castello. Promettimi che starete attentissimi. Promettimi che s…»
« Te lo prometto »
Solo allora mio padre mi mise una mano sulle spalle e sussurrò « James. Scusami per quest’estate…»
« Ehi, non preoccuparti… »
Si morse un labbro e continuò a parlare « Lo sai che vi voglio bene, così malandrini come siete. Ma per favore. Per favore. Non fare nulla di eroico, non uscire dal castello. Silente vi saprà tenere al sicuro » Quando finalmente entrambi finirono le raccomandazioni, salii sul treno e, dopo aver sistemato il mio gufo, trovai Sirius in uno scompartimento con due belle ragazze del quarto anno, Remus e Peter che subito mi chiesero come stava mio padre.
« Tutto bene, grazie Remus » Salutai i miei dal finestrino con un falso sorriso. Purtroppo per loro, avevo tenuto le dita incrociate dietro la schiena perché non potevo mantenere la promessa « Rem, hai visto la Evans? » lui scosse la testa ma non ci fu bisogno di cercarla per molto tempo perché riconobbi i suoi capelli rossi dietro la porta. Incerto sul da farsi, uscii e fortunatamente non c’era nessuno nel corridoio.
« Evans, mi cercavi? »
« Continua a sognare, Potter. Dai questi a Remus » mi consegnò delle pergamene e fece per andarsene ma la bloccai prendendola per un polso.
« Quand’è che uscirai con me, Evans? »
« Quando la McGranitt si metterà a regalare caramelle e quando Black darà un bacio a Piton sotto il vischio, Potter » Ma parlava sul serio? Non l’avevo mai conosciuta a fondo per capire se ironizzava oppure no « Ora, vuoi avere l’accortezza di lasciarmi il braccio? Mi stai facendo male » ebbi appena il tempo di mollare la presa che lei era già a tre, quattro metri da me.
« Me lo prometti, Evans? »
« Te lo garantisco, Potter! »
Lo venni a sapere tempo dopo, che anche la Evans, come me, aveva tenuto le dita incrociate.



N.d.A. Toc toc! Rieccomi dopo mesi di assenza :D Purtroppo, per il poco successo ottenuto, vi avviso già che questa fanfiction non avrà un finale soddisfacente, ma lo metterò lo stesso tra qualche giorno u.u Intanto, fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo!
A presto
Luna

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Capitolo 6
*** Bacio bagnato ***


La prima settimana di lezioni passò troppo lentamente e i professori nominavano troppo spesso i M.A.G.O , facendomi venire l’ansia così decidemmo assieme agli altri malandrini di fare una festa per i primi sette giorni di scuola. Purtroppo però Remus non era tanto d’accordo e tentava, invano ovviamente, di farci ragionare.
« James, non mi sembra il caso, insomma, una festa nella situazione attuale… e poi è l’ultimo anno, non vorrai buttare tutti i sacrifici al vento, spero? »
« Esatto Rem, ultimo anno. Ce l’hai ben inteso cosa significa ultimo anno? Vuol dire che non ce la spasseremo più con queste belle ragazze l’anno prossimo e io non lo voglio certo sprecare studiando, sia ben chiaro! » intervenne Sirius, sedendosi sulla poltrona in sala comune. Peter ovviamente era dalla sua parte, ma io stavo riconsiderando l’idea. Per i miei piani dovevo comportarmi bene come un agnellino e Lily non l’avrebbe certamente vista di buon occhio una festa, soprattutto se organizzata da noi malandrini. Il dibattito tra Remus e Sirius però mi stava leggermente annoiando ed essendo venerdì pomeriggio non volevo sprecarlo a sentire loro che battibeccavano come una coppia di sposini. Presi la mia scopa e senza nemmeno salutarli, scesi al campo di Quidditch. Era una giornata soleggiata e ancora non si sentiva né freddo né il vento. Madama Bumb mi aveva dato il permesso poiché la McGranitt garantiva per me, ovvero il suo migliore giocatore. Probabilmente tempo qualche settimana e il tempo sarebbe cambiato, ma per allora nessuno mi impediva di fare un giro sulla mia scopa. Non era niente a confronto con il giardino di casa mia: era enorme e mi faceva sentire libero come non mai. Il vento mi aveva scompigliato i capelli ma non avevo tempo per rimetterli a posto: il boccino che avevo liberato dalla mia presa scorazzava davanti a me troppo veloce per essere preso, ma dopotutto ero il grande James Potter e non mi sarebbe sfuggito nulla. In meno di dieci secondi, le piccole ali del boccino tentavano di liberarsi dalla mia mano. Qualcosa però aveva attirato la mia attenzione, sulla riva del lago, stava seduta la Evans, tutta sola invece che con le sue amiche, Marlene, Hellen e tutte le altre. Lasciai la scopa negli spogliatoi assieme al boccino, ben nascosti anche se non c’era nessuno e solo i Grifondoro potevano entrare e uscii dal campo. Scesi velocemente la collina e senza farmi sentire, mi avvicinai. Non si era minimamente accorta della mia presenza, stava fissando il lago in silenzio, emettendo ogni tanto un sospiro rammaricato. I capelli rossi si muovevano piano spinti dal vento, quasi non volendo turbare la quiete di quel momento. Anche il lago era immobile, poco illuminato dal sole che stava già calando.
« Non mi ero mai accorto di quanto fosse bello questo posto »
Senza nemmeno voltarsi, sibilò « Vattene Potter. Vattene via, non è questo il momento. Vattene. Non ho voglia di litigare con te »
Parlava più seriamente del solito ma io non mi arresi « Che cosa è successo? »
Finalmente si girò a guardarmi ma avrei quasi preferito che non lo avesse fatto: era uno sguardo di fuoco « Niente che ti può interessare »
Se non mi voleva realmente dire cosa la rendesse così scorbutica, l’avrei almeno messa di buon umore, e se lo dicevo, l’avrei fatto « D’accordo » Mi allontanai di poco, fingendo indifferenza e arrivai a toccare l’acqua con la punta del piede. « Ti giuro, non ho fatto niente a Mo…Piton…»
« Come posso crederti? »
Mi rivoltai verso di lei, dando le spalle al lago. Però la Evans mi guardava con occhi sbarrati: inizialmente non capii perché ma appena un’ondata d’acqua mi bagnò da capo a piedi compresi tutto. Qualche dannatissimo animale marino si era divertito a inzupparmi. Un suono celestiale però mi fece passare l’arrabbiatura: stava ridendo! Vero, stava ridendo di me, ma almeno stava ridendo e non aveva quel muso lungo fino a terra.
Si alzò in piedi e disse « Ahaha, dovresti guardare la tua faccia, Potter! »
Inarcai allora un sopracciglio « Ah si? » fulmineamente mi abbassai e la riuscii a schizzare, bagnandole la gonna e un po’ della camicia. Invece di arrabbiarsi e iniziare ad urlare come qualsiasi ragazza, arrivò vicino a me ed iniziammo a schizzarci, come degli amici. Come dei veri amici. Ma io non volevo essere solo un amico. Dopo una cinquantina di secondi passati a bagnarci a vicenda ( io ero più zuppo di lei ) le passai le mani dietro la schiena, prendendola in braccio e, incurante dei suoi strilli, la buttai in acqua.
« Potter! Questa me la paghi! » disse appena riemerse. Tirandomi per un piede mi fece cadere in acqua come una pera cotta.
« Evans…! » invece di schizzarla ancora, però, presi l’iniziativa.
Lentamente, dandole il tempo di scegliere, avvicinai la mia bocca alla sua. Non si ritrasse, non fece niente, ma aspettò pazientemente che le nostre labbra si toccassero. Quando lo fecero, fu qualcosa di unico. Molto meglio di quello che avevo immaginato, diecimila volte meglio. Le passai una mano per i capelli, accarezzandole la testa. Ci fu un momento però, in cui si fermò e smise di baciarmi così dissi « Se non vuoi…» ma riprendemmo a baciarci più di prima, immersi nell’acqua dalla testa ai piedi.



N.d.A. Hello! Ringrazio le poche anime che stanno recensendo. Fatemi sapere che ne pensate, è moooolto importante!
Luna

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Capitolo 7
*** Non geneticamente portato ***




« Dovresti mangiare qualcosa » azzardò Sirius, indicandomi il piatto con la testa ma non avevo affatto voglia di riempirmi di cibo. La Evans c’aveva chiaramente ripensato e lui mi diceva di mangiare, ma dov’era finita la sua sensibilità? Glielo domandai e lui rispose « Non credo ci sia mai stata »
« Si, lo credo anche io » si intromise Remus, ingoiando un po’ di muffins « Se proprio vuoi, posso parlarci io con Lily » Furono le parole magiche: passai un braccio sulla spalla di Remus, pregandolo di farlo per sapere cosa avrei dovuto fare « Io ti consiglio di aspettare, senza forzarla, altrimenti peggioreresti le cose, fidati… già il fatto che ti abbia baciato è già un passo avanti! Certo, c’è il piccolo ma insignificante fatto che poi ti ha schiaffeggiato, ma sono dettagli irrilevanti, quindi, devi aspettare, non puoi fare altro »
Tutti lo guardammo alquanto scandalizzati « Non sapevo ci fosse un corso avanzato per le questioni di cuore! »
« Spiritoso » ribatti Remus, facendo una smorfia.
Senza una parola, intanto, Sirius si era alzato dal tavolo, andando verso il tavolo dei Corvonero. Si fermò davanti ad una ragazza dai capelli scuri lunghi poco più delle spalle. Nessuno di noi la conosceva ed era assai strano che Sirius, malandrino nell’anima più di noi andasse di sua spontanea volontà da una ragazza, senza aspettare che fosse lei a cascargli ai piedi. Ci guardammo tra di noi, chiedendoci chi fosse ma nulla.
Per quel pomeriggio era prevista una gita a Hogsmeade e non avevo molta voglia di andarci. Sarebbe stato pieno di ragazzine urlanti e non mi andava proprio. Però… si, forse per il mio piano malefico una piccola visitina ad Hogsmeade ci voleva proprio. Andammo a prendere mantello e soldi nel dormitorio non aspettando nemmeno Sirius perché ci sarebbe andato con la sconosciuta mora. Del settimo anno non c’era quasi nessuno ma fu meglio così, non avrei sopportato grida e confusione. Oltretutto avevo una meta precisa, quindi non mi volevo nemmeno fermare a chiacchierare. Lasciai Peter e Remus a bere una buona Burrobirra ai Tre Manici di Scopa e appena fuori, quando fui sicuro di non essere visto, mi diressi verso Mielandia. Quando entrai, trovai solo un paio di ragazzi del quinto anno intenti a papparsi un sacco di schifezze. Da quando Voldemort stava diventando sempre più potente, moltissimi ragazzi non uscivano dalla scuola. E la McGranitt avrebbe volentieri bandito ogni uscita, ma Silente non voleva assolutamente cambiare le tradizioni.
Mi guardai intorno con fare sospetto quando finalmente trovai quello che mi serviva. Sentivo di essere un perfetto idiota… come potevo comprare delle cose del genere? Io, James Potter. Tentando di non pensarci, pagai quello che avevo scelto e uscii con le guance rosse dal negozio. Il viaggio di ritorno fu breve e in completa solitudine, non ero ancora sicuro di volerlo fare…. Ma ormai ero in ballo e dovevo ballare.
Quando arrivai nella stanza dei Grifondoro trovai un sacco di persone del mio anno intente a studiare e i piccolini del primo e del secondo anno. Adocchiai una ragazzina del primo anno che non conoscevo e mia avvicinai.
« Ciao, cosa studi? »
Lei spalancò gli occhi terrorizzata e sussurrò « Storia della magia »
Mi sedetti accanto a lei, ringraziando che tutti erano troppo presi dallo studio « Mi faresti un piccolo piacere… come ti chiami? » Rispose di chiamarsi Annie, sempre guardandomi con molta paura « Se puoi, vai di sopra e cerca Lily Evans… dalle questi » le porsi una scatola di cioccolatini incantati « Dille che non ci sono incantesimi o filtri d’amore… sono solo cioccolatini »
Accennò un si con la testa e salì le scale del dormitorio delle ragazze. Mi sentii improvvisamente accaldato e forse avevo sbagliato a fare una cosa del genere. Quanto ero stato stupido… fare il tenero? Non era certamente da me. Non ne ero assolutamente e geneticamente capace, ero senza dubbio negato e avevo fatto una cavolata.
Sbuffai e prima di far arrivare il peggio corsi nella mia stanza e presi la scopa. Dovevo volare. Avevo assoluto bisogno di volare. La realtà era troppo brutta per essere vissuta e ne avevo abbastanza di tenere i piedi per terra.
Infilai gli scarponcini e mi sollevai in aria.
Avevo appena iniziato a volare quando un grido attirò la mia attenzione « Ero sicura di trovarti qui, malato di Quidditch! »
Era la sua voce? Era davvero la mia Lily?
Non stavo sognando, era lì seduta sugli spalti e mi sorrideva.



N.d.A. E' rimasto ancora qualcuno a leggere questa storia? Be! Mi riferisco proprio a te. Tuuuu che stai leggendo! Che ne dici di lasciarmi una recensione? Non essere timido, tanto la leggo tra dieci giorni perchè parto u.u A presto!
Luna

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