Misteri a Brightburg

di JulieKarbon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Caso Heller ***
Capitolo 3: *** Caso Felinski ***
Capitolo 4: *** Caso Jacques ***
Capitolo 5: *** Caso Drakul ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Brightburg, una cittadina molto attiva, piena di persone che lavorano e si sudano il proprio stipendio per sbancare il lunario. Tra i tanti lavoratori instancabili troviamo non solo operai, architetti e impiegati, ma anche e soprattutto i poliziotti del distretto, i quali si dedicano anima e corpo alla risoluzione di molti casi. Infatti, questa cittadina è molto nota per i numerosi misteri che essa cela. Alcuni sembrano facili, altri altamente complicati. Per quanto la polizia si sforzi di tentare di risolvere questi ultimi, a volte, e a malavoglia, si vede costretta a chiedere aiuto a due persone in particolare. Due ragazzi-detective tanto ingegnosi e con tanta voglia di fare quanto squattrinati. Essi infatti tendono spesso e volentieri ad intrufolarsi nei casi che mettono più a dura prova la polizia della città, risolvendoli senza nemmeno dare il tempo alle forze dell'ordine di dire "ah". E non appena tutto è stato risolto, essi se ne vanno, così come sono venuti. Chiedendo un piccolo compenso ovviamente. Ma chi sono questi due misteriosi detective? E' bene approfondire meglio la loro storia e come si siano fatti la fama di cui godono ora.
Tutto cominciò in una giornata normalissima e soleggiata. Un paio di poliziotti stavano lamentandosi di qualcosa come era loro solito fare.

- Questo turno di ronda mi sta facendo sciogliere come neve al sole... non potevano scegliere una giornata un pò meno afosa per compiere un furto? - disse uno dei due.
- Abbi pazienza Phil. Sai bene che miss perfidia non vuole obiezioni quando un caso è stato affidato a lei. - rispose l'altro, appoggiato alla vettura di servizio.
- Spero solo si sbrighi a risolverlo, altrimenti verranno a rompere le scatole quei due.

Una voce dura e severa rieccheggiò dietro i due poliziotti. Una ragazza vestita in maniera elegante, con la sua inseparabile bombetta sulla testa ed un bastone lungo e appuntito e con dei caratteristici capelli raccolti a codini si avvicinò a loro e li rimproverò:
- Non voglio nemmeno che si pensi a quei due impiccioni! Appena li nomini sbucano come l'erbaccia tra le piastrelle del marciapiede! Sembrano avere orecchie ovunque!

Amelie Pumpkinro, l'unica donna in tutta Brightburg che è riuscita a diventare Ispettrice dell'intero distretto negl'ultimi 50 anni. Non ha mai voluto rivelare la sua età ad anima viva, ma si suppone sia più o meno sulla ventina d'anni. Attenta, perspicace, minuziosa e con un bel caratterino. Temuta anche tra i poliziotti del distretto oltre che dai piccoli ladruncoli della città. Si dice che nasconda più quanto voglia dare a vedere e che, nonostante l'aspetto calmo e pacifico, in casi estremi potrebbe dare filo da torcere ad un lottatore di wrestling professionista.

- Oh! Ispettrice Pumpkinro, è arrivata. - disse uno dei due, scattando sull'attenti.
- Allora qual è la situazione? - chiese l'Ispettrice.
- Ecco qui il resoconto generale - il poliziotto fece per dare un fermablocco con i dati ma subito un ragazzo alto e con gli occhiali vestito di una semplice felpa, maglietta a righe e dei jeans blu con scarpe da ginnastica glielo strappò di mano.
- Bene, bene Ispettrice, cosa abbiamo qui? - chiese il misterioso ragazzetto con gli occhiali.
- TU. – a quelle parole il volto dell'ispettrice si ricolmò d' ira.

Appresso al ragazzo si affiancò una figura, non tanto alta per la sua attuale statura quanto per via del cilindro che portava sulla testa: una ragazza vestita quasi in modo trasandato, con un gilet rattoppato sui gomiti, un foulard legato attorno al collo e dei semplici pantaloni nero spento. Si chinò davanti all'Ispettrice per essere alla sua stessa altezza d'occhi, toccandosi il cappello per salutarla e sorridendole quasi in segno di scherno.

- Ossequi Ispettrice. Anche voi da queste parti?
- VOI – disse Amelie, tremante di rabbia - Non avete alcun diritto di intereferire con il MIO caso! Quindi sloggiate immediatamente!
- Su, su Ispettrice. - intervenne il ragazzo, molto tranquillamente - Non faccia la solita puntigliosa; sapeva che prima o poi le avremmo rotto le uova nel paniere.

Mentre i 3 battibeccavano tra loro, i due poliziotti cominciarono a discutere sui due nuovi arrivati:

- Ma siamo sicuri che siano quelli i fantomatici ragazzi che risolvono ogni caso? Sono poco più che adolescenti...
- Si, sono loro: Julie Coal e Carl Phelps. Detective privati e noti rompiscatole.

Descrizione più azzeccata per i due detective non poteva esistere.
Julie Coal la si poteva definire la solita ragazza-maschiaccio che di maniere femminili ha poco e nulla. Tuttavia non si può di certo dire che sia maleducata. Anzi, tende sempre a mantenere la calma. Molto riflessiva, preferisce i giochi d'intelletto all'azione, ma ciò non significa che verrà trovata impreparata per un qualsivoglia scontro frontale. Non si sa molto sul suo passato, ma di una cosa si è certi: è avara da morire. Ogni qual volta le capita un caso sotto mano non vede l'ora di risolverlo, non tanto per il bene del cliente quanto del proprio portafogli. Non avendo uno stipendio fisso, cerca sempre qualche caso in giro per la città, anche a costo di sgraffignarlo da sotto il naso dell'Ispettrice (e il più delle volte accade così).
Per quanto riguarda invece il suo mingherlino assistente, Carl Phelps, anche di lui si sa poco e nulla. Ha convissuto con la Coal sin da quando era in tenera età, e i due sono andati avanti come se fossero fratello e sorella, sostenendosi e aiutandosi a vicenda, sempre e comunque. Appassionato di videogiochi e sempre con la battuta pronta, è solito stuzzicare la Coal e la Pumpkinro in uno dei loro tanti (tantissimi) momenti di “competizione”.

- MOLLATE QUEL FERMABLOCCO! SUBITO! -urlò l'Ispettrice, alzando il bastone in segno di minaccia verso i due.
- Raffreddi i bollori Ispettrice. Stavolta abbiamo un mandato. O meglio, il signore che ha subito il cosiddetto furto ha chiesto la nostra collaborazione personalmente – detto questo, la Coal sbattè letteralmente il foglio del mandato in faccia all'Ispettrice, la quale si trattenne a stento dal strapparlo a metà.
- Andiamo, le piacerà collaborare con noi... di nuovo – disse sorridente Carl.
- Gioia e gaudio. Non vedevo l'ora. - rispose Amelie a denti strettissimi e con un sorriso tirato.
- Orsù, allora, basta cincischiare! Dobbiamo risolvere un caso, non battibeccare. Per quello c'è sempre tempo dopo...- concluse Julie, avviandosi verso l'interno dell'edificio di fronte a loro.

L'edificio in questione era uno dei tanti villini a schiera rustici, situato quasi al centro della città. Appartenenva al signor Truman, noto imprenditore terriero della città di Brightburg. Secondo la sua versione dei fatti, alcuni ladri si erano intrufolati all'interno della sua casa e avevano scassinato la cassaforte, prelevandone tutto il contenuto.

- Bene andiamo a dare un occhiata - Carl seguì la Coal dentro il villino e notò che stava già parlando con il signor Truman – Oh, salve signor Truman. Come sta ?
- Sono s-stato appena d-d-derubato! Come vuole che mi senta? - rispose seccato l'interpellato.
- Si calmi, si calmi. Ci racconti, cos' è successo esattamente?

Il signor Truman era il tipico uomo di mezz'età: magrolino, barbetta incolta, basette, ma pur sempre vestito in modo raffinato così da poter dar a vedere la sua posizione sociale. Era uno che ci teneva all'aspetto e alle apparenze, per così dire. In quel momento era tremante e con una mano infilata all'interno della giacca, come se gli dolesse qualcosa, dato le sue continue smorfie di dolore.

- Signor Truman, sta bene? Continua a mugugnare... - chiese Julie, chinando la testa incuriosita.
- H-ho solo qualche colica dovuta allo shock... n-nulla di grave, si figuri – rispose lui, cercando di nascondere ancora di più la suddetta mano dentro la giacca.
- Mhm, bene. Ci accompagni alla scena del crimine. - continuò Carl.
- D-da questa parte.

Truman li accompagnò in un salottino ben arredato con molti ninnoli su ogni mobile. Si direbbe fosse un tipico salottino stile '800 arredato con ogni tipo di mobile in legno e delle poltrone ricoperte con foderi in teli damascati e sfarzosi. Le tende che decoravano le numerose finestre presenti nel salotto erano altrettanto pompose e dai colori vivaci. Un arlecchino di salotto, in poche parole.

- Bel posticino non c'è che dire. Uh? Cosa abbiamo qui? - avvicinandosi ad una delle finestre Carl notò subito che era frantumata in mille pezzi vicino alla maniglia che apriva la stessa, ma c'era qualcosa che non lo convinceva.
- Qu-quei farabutti mi hanno pure rovinato la finestra... - disse Truman balbettando.
- Devono essere entrati da lì allora... - anche l'ispettrice fece il suo ingresso nella stanza, cominciando a guardarsi intorno.

Julie intanto stava guardando insistentemente verso la finestra da un pezzo. Poi il suo sguardo si volse di nuovo verso Truman, scrutandolo.

- E... la cassaforte sarebbe? - chiese.
- L-li.....dietro il quadro.....- Truman indicò il punto dove si trovava la cassaforte con la mano libera.
- Fate largo... esaminiamo per bene questa cassaforte... -disse Amelie facendosi largo tra i due. Tolse il quadro e lo poggiò a terra con cura, dopodichè estrasse dalla borsa una lente d'ingrandimento e cominciò ad osservare la cassaforte e il suo interno, completamente vuoto - Uhm, nessun segno di effrazione o di scasso... il quadro è stato rimosso con cura, hanno prelevato i soldi, i documenti e quant'altro presente all'interno, per poi rimettere tutto quanto com'era prima... scrupolosamente oserei dire. Non c'è alcuna traccia esterna qui.
- Ah, quei vigliacchi hanno fatto un lavoro coi fiocchi n-non c'è che dire! Ma quelli dell'assicurazione mi sentiranno! Oh, se mi sentiranno! - Truman agitò la mano libera al cielo, continuando a lamentarsi.
- Giusto per curiosità... ha un sistema d'allarme installato? - chiese Julie, guardando verso una delle finestre ancora integre.
- C- certo che ce l'ho! Ma non ha funzionato come si deve visto che i ladri sono entrati indisturbati! Anche rompendo la finestra! - rispose indignato Truman.
- E attualmente è attivo?
- L-lo tengo sempre acceso.
- Carl. Rompi, una finestra.
- C-COSA?! N-non si permetta giovinotto!

Ignorando bellamente il signor Truman e con un ghignetto stampato in volto, Carl si avvicinò a un'altra finestra della casa e diede una forte gomitata al vetro, cosi da frantumarlo in mille pezzi. Appena il vetro si infranse, l'allarme cominciò a suonare con enorme frastuono. Julie si tappò le orecchie, seguita a ruota dagli altri presenti nella stanza:

- A ME SEMBRA FUNZIONARE PERFETTAMENTE! - gridò, rivolgendosi a Truman.
- ARGH! FATELO SMETTERE! SPEGNILO SUBITO COAL! - urlò Amelie, palesemente irritata.

Carl spense l'allarme dalla centralina al muro li vicino, badando ben poco al frastuono creatosi poco prima e si avvicinò al signor Truman con andatura baldanzosa.

- Bene signor Truman. Può anche smettere di fingere e di fare il teatrante. L'abbiamo colta con le mani nel sacco.
- D-DI COSA STAI PARLANDO RAGAZZINO!? -Truman sudava freddo, era palesemente nervoso.

Amelie guardò i due investigatori con sguardo perplesso.

- Che diavolo andate blaterando voi due?

Julie si voltò verso gli altri, pronta per spiegare il tutto.

- Non c'è mai stato alcun ladro che abbia potuto rubare in questa casa senza far attivare il frastuonante allarme. Infatti tutto ciò non è altro che una messa in scena architettata dal qui presente signor Truman!
- Non dica sciocchezze Coal! - esclamò l'Ispettrice. Non riusciva ancora a capire com'erano andati veramente i fatti. - Sentiamo, allora. Perchè sarebbe tutto una montatura creata dal signor Truman?

- Indizio numero 1! I vetri della finestra rotta. I frammenti sono all'esterno della casa e non all'interno. Nessuno che venga dall'esterno avrebbe potuto frantumare la finestra e far cadere i cocci all'esterno. - disse Carl prontamente.
- Indizio numero 2! - continuò Julie - Visto che la finestra è stata rotta dall'interno e dal qui presente signor Truman, avrà una bruttissima ferita da taglio sulla mano, dato che ci sono ancora tracce di sangue sul vetro rotto. Ed è per questo che ci sta nascondendo la mano da quando siamo arrivati, vero signor Truman?


Truman rimase in silenzio e con gli occhi abbassati al suolo. Sembrava stesse tremando di rabbia. Rimaneva solamente dargli il colpo di grazia.


 

-Ed infine, indizio numero 3! L'allarme. Prima di rompere la finestra ha provveduto bene di spegnerlo, per poi riaccenderlo appena aveva finito di frantumare i vetri della finestra; infatti, possiamo notare un scia di sangue rimasta anche dopo aver tentato di pulire il dispositivo dell'allarme in maniera molto grossolana.

- Oh, non si preoccupi signor Truman. - continuò Carl, mettendosi le mani in tasca - Le garantiremo una cella con vista. Ora confessi.

- Uffa, volevo anche dire dove erano stati nascosti i documenti! -sbuffò Julie seccata.
- Va bene ,va bene! Che siate dannati! Lo confesso! Volevo intascare i soldi dell'assicurazione! Per questo ho creato tutto questo bluff! Speravo veramente che non sareste riusciti a scoprire nulla. Credevo di essere insospettabile dato che ho pure chiamato la polizia e voi due!
- Così facendo invece non ha fatto altro che condannarsi con le sue stesse mani. Mi duole davvero davvero davvero davvero (dopo un altra dozzina di "davvero") ammetterlo, ma questi due miserabili non si fanno fregare da un giochetto del genere... - disse l'Ispettrice, un po' amareggiata.
- Fantastico! Caso concluso! Andiamo a mangiare! Ispettrice, ammanetti il signor Truman -disse Carl puntando il dito verso l'Ispettrice.
- Si ragaz- EHI! NON PRENDO ORDINI DA TE! - sbottò l'Ispettrice.
Nel frattempo Julie stese una mano verso il signor Truman con ghigno beffardo:

- Tecnicamente... le abbiamo risolto il caso da lei assegnatoci.
- Contanti o carta di credito ? -continuò Carl ghignando.

Truman strinse i denti dalla rabbia.

- BAH! Visto che sapete dove ho nascosto il contenuto della cassaforte tenetevelo!
- Starà scherzando signor Truman! - disse con stupore l'ispettrice.
- No. Ma i documenti voglio che li riconserviate...
- Li tratteremo come le scartoffie sulla scrivania del Doc! -ghignò sadicamente Carl.

Julie diede uno sguardo truce a Carl.

- Che TU riordinerai per il resto del mese!
- Ne è valsa la pena !!!
Amelie sospirò e condusse via il signor Truman, il quale camminava a testa bassa e sconfortato.

- Ed anche questo caso è sistemato... - disse Julie dirigendosi verso il camino e, spostando i tizzoni spenti, prese una busta di plastica con dentro i soldi e i documenti- A quanto siamo con questo Carl? -continuò, cominciando a contare le banconote.
- 25 a 7 per noi Doc . Stiamo vincendo alla grande!
- Ah, la Pumpkinro se n'è già andata... avevo voglia di farla rodere ancora un pò. Ma pazienza. Con questo gruzzoletto riusciremo ad arrivare a fine mese senza problemi!

E così i 2 se ne andarono così come erano venuti. Con un ghigno sulle labbra e un Ispettrice furibonda alle spalle. E questo è solo l'inizio!

 

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Capitolo 2
*** Caso Heller ***


Giorno 13 Settembre. Ore 9.03. Mattina soleggiata e tranquilla quella di oggi a Brightburg. Proprio l'ideale per concedersi una dovuta giornata libera per fare colazione al bar Attimo di fronte alla scuola media Alexander Pope della città, pensarono i nostri due amati detective. O almeno, così sembrava.

- CANDITI NELLA STRACCIATELLA?! Siamo pazzi?! Da quando si mettono i canditi nella stracciatella?! - sbraitò Julie, sbuffante di rabbia. - La stracciatella è tale solo se fatta con panna fresca, latte fresco, zucchero in quantità omogenea e SCAGLIE DI CIOCCOLATO AL LATTE! Non canditi! Tanto meno scaglie di nocciole!
- La prego signorina si calmi! - disse tremante il povero cameriere.
-E' INACCETTABILE! - una voce sovrastò sia quella della Coal che del cameriere.
- E' quello che dico anche io...eh? cosa? da dove vengono queste urla? - chiese Julie perplessa.

Carl era rimasto calmo e in disparte a sorseggiare il suo caffè, ignorando gli sbraiti della collega, ma fu comunque attirato dalle altre urla.


- Direi da quelle signore adirate laggiù – rispose lui, alzandosi con la tazzina di caffè in mano - Proviamo a chiedere.

Detto questo, Carl si diresse verso il gruppo di oche... pardon, verso il gruppo di signore infuriate vicine ad un altro tavolino del bar e chiese gentilmente:
- Mi scusi signora, cosa succede?

Una delle tante infervorate madamigelle si voltò verso Carl, con viso arcigno e piegato in una smorfia rabbiosa:

- Cosa succede? COSA SUCCEDE!? - presa da un colpo d'ira ribaltò un tavolino del bar, facendo rovesciare anche il caffè di Carl addosso al povero ragazzo- ECCO COSA SUCCEDE!

Conclusa la frase, lei e le altre continuarono la discussione con un vecchio signore in doppiopetto e un po' cicciotto. Il pover'uomo era al centro del gruppo di donne, ed era completamente circondato da loro. Continuava a scusarsi in tutti i modi per chissà che cosa e cercava di far tornare la calma all'interno del gruppo di donne, invano.


- Signorina la prego non faccia così! Signore! Un pò di contegno! Sono sicuro che riuscirò a sistemare tutto! La prego! Vi prego!

Julie sospirò, posò qualche spicciolo sul tavolino con la brioche lasciata a metà e si alzò, grattandosi la testa un po' perplessa.

- Andiamo a vedere cos'è tutto questo putiferio Carl.

- Vada lei, Doc. La raggiungerò appena mi sarò ripreso dal lutto del caffè – rispose Carl, amareggiato mentre guardava quel che rimaneva del suo caffè a terra e sulla sua giacca.

Julie annuì e si diresse verso il centro del cerchio creato dalla furibonde signore, cercando di raggiungere il signore martoriato dalle suddette.


- Ok, calma mie signore per favore. Manteniamo un certo contegno e non degeneriamo. Cosa sta succedendo qui?
- E-ecco io... - balbettò l'uomo, il quale venne però bruscamente interrotto da una delle signore.
- AH NON SI PERMETTA SA?! E lei chi sarebbe, stracciona? Con quel gilet tutto sgualcito e rattoppato poi...

Julie fece una smorfia un po' seccata per l'insulto subito e si sistemò il gilet, aggiustandoselo dal colletto.
- Quanta volgarità inutile. In ogni caso, sono Julie Coal, detective privato. Ho visto agitazione e ho pensato bene di venire a dare un'occhiata e vedere di capire cos'è che affligge voi signore.

- Ah-AH! Signorina Coal! Che sollievo! E' proprio a persona di cui ho bisogno. La situazione qui è disperata! - intervenne l'uomo, vistosamente preoccupato.

- Si calmi, si calmi, la prego. Signore mie, qualunque sia il problema la sottoscritta lo risolverà in un batter d'occhio. Statene pur certe. - disse fiera la Coal.

- NON DIMENTICATEVI DI ME! - gridò Carl, raggiungendo il gruppo.
- Ho molti dubbi a riguardo signorina Coal – disse una signora anziana, scrutando la ragazza attraverso i suoi occhiali tenuti dalle sue mani ossute – Ma vedremo se la sua fama è ben meritata.
- E lo spero davvero! - intervenne un'altra – altrimenti faremo causa sia a lei sia a questo mentecatto! - sbraitò, indicando il panciuto omone.
- Oh, signor, l' Ispettrice testa di zucca non ci penserebbe due volte a sbatterci in cella. - sghignazzò Carl.
- Poche chiacchiere ora, Carl. Mi scusi signor...? - chiese Julie rivolgendosi al formoso signore.
- Oh! Mi dispiace. Non mi sono presentato! Sono il signor Heller, preside della scuola media qui dietro, la prestigiosa Alexander Pope! Ma prego, parleremo con calma dentro nel mio ufficio. Seguitemi prego.


Coal e Phelps seguirono il preside nel suo ufficio. Il lungo corridoio che conduceva al suo ufficio era adornato di scaffali stracolmi di coppe e targhe celebrative. Doveva essere una scuola di gran successo.

Arrivati in ufficio, i tre si sedettero, e la Coal, senza troppi giri di parole, chiese spiegazioni.


- Ci spieghi tutto signor Preside Heller...
- Beh, ecco. E' da un pò di tempo che i bambini della scuola stanno subendo delle misteriose scomparse. Quel che è curioso, è che spariscono per qualche ora e poi tornano come se nulla fosse, non dicendo nulla a nessuno. Poi, ora non so cosa dicano a casa ma la faccenda si sta facendo grave...

- Alquanto strano – intervenne Carl - I bambini non parlano neanche con lei o tra loro? Non ha potuto udire niente ?

- Non che io sappia. Non vogliono parlare di un qualsiasi fatto successo al di fuori della loro classe; né a me, né ai professori...

- Uhm... Investigare così a viso aperto è un pò troppo rischioso nonché sospetto. Però ho un'idea! Carl, puoi immaginare di che si tratta? -chiese Julie, sorridendo.

- Prendere per il collo i marmocchi e costringerli a parlare radendoli a zero ?


Il preside guardò sconcertato verso Carl per la sua scioccante rivelazione.
 

- Avevo capito che intendeva di travestirci da professori. Dio, state al gioco.
 

Julie sospirò e scosse la testa.


- Quindi avete intenzione di investigare lo stesso ma sotto le vesti di supplenti?
- Esattamente signor Heller. - disse secca Julie.

- Lasci fare a noi. Può tornare a dormire serenamente! - aggiunse Carl.

- E-e-e quando avete intenzione di incominciare?
- Oh, anche subito! Secondo il vostro orario appeso qui in ufficio e secondo la nota appesa là, dovrebbe mancare il professore d'italiano per un paio di giorni no? Lo sostituiremo noi. - disse Julie.

- M-molto bene. Avete carta bianca.

- Adoro quelle tre paroline – Carl sghignazzò.

- Perfetto. - continuò Julie prendendo l'orario - Avete altro da dirci signor Preside? Raccomandazioni?
- No. Ma solo, fatemi sapere se venite a scoprire qualcosa.

- Oh, lei si preoccupi solo a pagarci - disse Carl col suo solito sorrisetto stampato in volto.

- S-si – balbettò il signor Heller.
- Perfetto Carl! La nostra prossima meta adesso sarà la...uhm... 3° B! Muoviamoci!

- La seguo, Doc.


Finiti i vari discorsi con il preside, i due detective si diressero subito verso la loro classe. Già dal corridoio si poteva capire quanto caotica poteva essere quella classe. Le grida entusiaste dei ragazzini presenti, data la mancanza del professore, stonavano i timpani.
Appena i due aprirono la porta, schivarono prontamente un paio di cancellini nonché vari aeroplanini e palline di carta.


- Beh, guarda un pò che classe movimentata... - disse Julie, sbuffando.

- Se spacco un banco per farli stare zitti dici che mi fanno pagare i danni? - chiese Carl.

- Non voglio spese inutili da pagare Carl. Ma utilizzerò il vecchio metodo del mio “buon” Professor Mastin.

Finita la frase, Julie si diresse tranquillamente verso la cattedra, dopodiché la sollevò da terra, per poi farla ricadere pesantemente e con un enorme tonfo sul pavimento. Il rumore assordante rimbombò per tutta l'aula, facendo immobilizzare immediatamente tutti i ragazzini presenti.

- Ma che razza di professore aveva Doc? - chiese Carl, piuttosto scioccato.


Nel frattempo, i ragazzi erano piombati nel silenzio più totale e i loro volti sembravano profondamente intimoriti, quasi terrificati dal gesto appena commesso da Julie.
 

- Oh, bene! Ora che abbiamo la vostra attenzione piccoli scapestrati, passiamo alle dovute presentazioni. Io sono il professor Phelps e lei è la Professoressa Coal e saremo i vostri supplenti di italiano.

- Nonché il vostro peggior incubo da ora in poi! - aggiunse Julie con un ghigno malefico stampato in volto.

I ragazzini furono a dir poco terrorizzati da quelle parole se non dalle orribili facce fatte dai due. Subito dopo però, entrambi i “professori” cominciarono a ridere divertiti.

- Suvvia, suvvia, ragazzi scherzavo! Non sono mica un lupo cattivo che vi mangia, sapete? Sono solo una supplente! Allora... qualcuno di voi sa dirmi dove siete arrivati col programma d'italiano?

Uno dei bambini, ancora tremante, alzò la mano e iniziò a balbettare:

 

- P-pagina 394.

- Allrighty then! Intanto raccontateci un pò di voi! Non siate timidi, coraggio! - istigò Carl, rivolgendosi ai bambini.

- E-ehm... Io mi chiamo P-Paul... ho 12 anni... e m-mi piace suonare il flauto!

- Oh, abbiamo un suonatore tra noi eh? E ditemi, a qualcuno di voi piace scrivere? - chiese Julie mentre prendeva il libro di Italiano da sotto la cattedra. Tutti i ragazzini fecero segno di no con la testa. Julie fece una smorfia seccata.
- Oh beh poco importa. – continuò, alzando le spalle e scuotendo la testa - Allora... 394... vediamo un pò... Oh! Il romanticismo, eh? Ok, allora! Chi di voi sa dirmi il nome di tre autori italiani di questa corrente letteraria?

- Professoressa, sono interessati quanto me a questo genere di cose. Facciamo altro! - disse Carl rivolgendosi verso i bambini, i quali fecero numerosi segni di consenso alla proposta del ragazzo.

Julie sbuffò seccata; non era nel suo stile rimanere in panciolle a non fare nulla tutto il tempo; ma d'altronde, erano solo supplenti; non poteva permettersi di fare lezione. Così ricorse ad un piccolo compromesso:


- Ok allora. Visto che non volete fare lezione, ho giusto quello che fa per voi. - Julie si chinò per prendere la sua enorme borsa a tracolla e ne tirò fuori delle schedine da gioco con delle domande e quello che sembrava un enorme pacco di patatine. - Chi indovina più risposte esatte vince questo pacchetto di patatine deluxe al formaggio.

- Non è corruzione questa ? - chiese Carl, alzando un sopracciglio e guardando malamente la sua collega.

- Non è lezione d'italiano questa? O vuoi insegnare diritto, Carl?

- Non ho altre obiezioni vostro onore. - concluse Carl, iniziando a distribuire i vari fogli agli alunni.

-Ottimo allora. Come vedete sono tutte domande alla "Chi vuol essere milionario" solo con domande a tema italiano. Sono sicura che tutti voi seguite quel programma, no?

 

Ci fu una lunga pausa di silenzio imbarazzante dopo quella frase. Julie inarcò un sopracciglio, scettica.
 

- Oh andiamo! Non posso credere che a quest'età continuiate a vedere ciarpame come i Griffan o Dragonsphere! Meglio un sano documentario, no?

- Ma professoressa sono solo dei ragazzin- Carl venne fulminato con lo sguardo da Julie- Come non detto. Orsù ragazzi, buona fortuna con le domande!

- Ritirerò i fogli tra mezz'ora. Niente sbirciatine, mi raccomando.

Finita la ramanzina, Julie si sedette dietro la cattedra, mettendoci i piedi sopra con totale noncuranza. I ragazzi guardarono sbigottiti verso la supplente, ma ad una sua occhiata, si rimisero subito all'opera, rispondendo alle domande ricevute. Carl, rimasto alzato, si diresse verso la porta.

 

- Io vado un attimo in sala professori, prof. E voi ragazzi, non fate macello. - disse, per poi chiudersi la porta alle spalle. Nemmeno il tempo di allontanarsi che dall'aula si sentì un urlo.
 

- NO, NIENTE PALLINE DI CARTA!

Carl sghignazzò. Julie non era un amante dei bambini, specie se giovani adolescenti delle medie; lasciarla sola non fu una delle sue idee migliori, ma se la sarebbe dovuta cavare da sola. Lui aveva un obiettivo ben preciso: scoprire qualcosa di più su quelle misteriose scomparse all'interno della scuola. La prima cosa da fare era chiedere informazioni a chi lavorava all'interno dell'edificio. Il preside era fuori questione; come avevano potuto constatare prima, non sapeva assolutamente nulla sui fatti che stavano accadendo, né tanto meno il perché. L'unica speranza erano gli alunni stessi e gli altri professori.
E destino volle che, appena girato l'angolo, Carl trovò uno dei professori fumare tranquillamente una sigaretta accanto alla finestra aperta. Era un inizio.

 

- Ehi lei. - disse Carl avvicinandosi all'uomo - Sa che non può fumare all'interno di un edificio scolastico, stando vicino alla finestra o meno ?

- Eh? Ma tu guarda questo... - l'uomo si voltò verso la voce con aria stizzita e nel contempo gettò la sigaretta mezza consumata fuori dalla finestra- E tu chi saresti, ragazzino?

- Sono il detec.. ehm, sono il supplente di italiano. Il professor Phelps. Mentre lei è?

- Herman, docente di Matematica. Piacere. Lascia la classe senza alcuna sorveglianza?

- C' è la mia collega Julie dentro. Saprà tenerli a bada anche da sola. E lei invece? Non dovrebbe essere in classe anche lei ?

- Io sono nella mia ora libera, quindi mi sto concedendo una piccola pausa. Ha qualche problema a riguardo?

- No, no. Per carità, ci mancherebbe. Piuttosto... Le classi di questa scuola sono alquanto... vivaci. Ma nulla di particolare da riportare al momento. Oserei dire che ha cominciato a fumare a causa di questi marmocchi.

- Beh, hai intuito ragazzo. Già, è l'unica consolazione che posso concedermi da quei ragazzini pestiferi. Ma d' d'altronde, si fa quel che si può e bisogna essere pazienti con loro. Sono stato giovane anche io e posso dire benissimo che mi comportavo peggio di loro – continuò Herman sghignazzando - è un bene che abbiano abolito la punizione corporale ai giorni nostri...

- Ecco, a proposito degli alunni. Molti sono silenziosi e inquietati. Conosce le possibili cause? Ho notato che alcuni riportano anche delle piccole ferite.

- Ah, non ne ho la più pallida idea. In effetti l'ho notato anche io e me l'ero chiesto... Mah, sarà qualche bullo della scuola o qualche rissa finita male, non saprei dire. - continuò Herman, alzando le spalle.

- A più di 20 ragazzini ? Certo che questo "bullo" deve esercitare parecchio potere.

- La mia è solo una delle tante possibili ipotesi. Potrebbero anche essere caduti mentre giocavano o qualcosa del genere.

- Capisco. Beh, mi ha fatto piacere parlare con lei, ma ora è meglio se torno in classe. Ci si vede!

Finito il lungo dialogo avuto col Professor Herman, Carl fece dietrofront e cominciò a ritornare verso la classe, stranamente quieta e silenziosa. Aprì la porta e trovò la sua collega, seduta come l'aveva lasciata, a leggere il giornale tranquillamente. Appena questa vide rientrare Carl, posò il giornale e si alzò.


-Oh Carl, finalmente. Ritira i fogli, per favore.

Senza aggiungere nulla, Carl cominciò a passare tra i banchi ritirando i vari fogli.

- Allora ragazzi, com'è andata? - disse lui, con un sorriso che parve rassicurare gli alunni.

- E-erano semplici in fondo... - rispose uno dei ragazzini.

- Il nostro professore non ci fa fare mai una cosa del genere. - continuò una delle bambine.

- Di solito lui interroga a sorpresa.

- Oh ma noi non siamo semplici professori – disse Carl, facendo l'occhiolino verso i ragazzi, i quali cominciarono a farsi spuntare dei larghi sorrisi sul volto – Ma non per questo non possiamo conoscerci meglio! Continuiamo con le presentazioni di prima?

I ragazzi presenti nell'aula si guardarono l'un l'altro con volto rasserenato e annuirono sorridenti.


- A me piace tanto disegnare più che scrivere! - disse uno, agitando la mano contento.

- A me piace cantare! - continuò un'altra.

- Nessuno si interessa di investigazioni? - chiese Julie, speranzosa.

...invano. Si levò un altro di quei lunghi ed estenuanti silenzi imbarazzanti. Il sorriso sulla faccia di Julie ridiventò presto un broncio lungo e mogio.


- Andiamo ragazzi. E' bello avere una passione per il "mistero" – disse Carl, cercando di incitare gli alunni.

- A mia madre piacciono tanto quei telefilm d'investigazione che fanno in TV! Ma a me non piacciono tanto. Non ci capisco granché. - disse una delle ragazzine, facendo spallucce.

 

- Ehm, beh... è pur sempre qualcosa. Continua a seguirli con tua madre e usa tanto il tuo intuito - continuò Carl, incoraggiando la ragazzina.

- Ci proverò! - annuì lei.

BAM. BAM. BAM.

Tre battute possenti si udirono provenire dalla porta dell'aula. Tutti gli alunni sobbalzarono e i sorrisi sparirono presto dalle loro facce non appena sentirono la voce di colui che aveva bussato alla porta.

- C'è una circolare da firmare!

Julie e Carl notarono il repentino cambiamento di espressione negli alunni. Erano terrorizzati e con gli occhi pieni di paura. Avevano fatto così anche quando Julie alzò la cattedra e la fece ricadere sul pavimento con un enorme tonfo. Si saranno spaventati per il bussare possente improvviso, pensarono i due detective.
Carl decise finalmente di aprire la porta e fece entrare quello che sembrava essere il bidello della scuola. Un uomo dalle fattezze robuste, in età avanzata ma non del tutto vecchio. Si poteva dire che portava i suoi 50/60 anni discretamente. Il suo passo era pesante mentre si avvicinava alla cattedra, dovuto agli enormi scarponi che portava. Indossava anche la tipica salopette da inserviente e un buffo cappello azzurro spento, il quale si direbbe, avesse lo scopo di coprire la mal nascosta pelata dell'uomo. Appoggiò la circolare da firmare sulla cattedra e finalmente si degnò di posare lo sguardo burbero sui due “professori”.


- Voi sareste?

- Io sono la professoressa Coal, la supplente d'italiano.

- Ah, capisco. Vedo con piacere che fate rigare dritto questa classe di monelli. - continuò il bidello, lanciando un'occhiataccia verso i ragazzini.

- Si, sappiamo tenere la situazione sotto controllo – disse Carl osservandolo.

- Ecco a lei signor... signor? - chiese Julie, riconsegnando la circolare firmata al bidello.

- Oh, chiamatemi pure Fred, signorina Coal. Ora vado. E mi raccomando con questi monellacci!

Detto questo, Fred uscì lanciando un'altra occhiataccia verso gli alunni e si richiuse la porta dietro con un enorme e fragoroso SBAM.


Julie e Carl si rigirarono verso la classe e notarono i volti intimoriti degli alunni.
 

- Ehi, ragazzi che vi prende? - chiese Julie perplessa.

- Oh n-niente professoressa. Fa f-freddo! - disse uno degli alunni tremante.

- S-si....possiamo chiudere la finestra?

- Ma è chiusa. - fece notare Carl con aria scettica.

- A-ah......oh beh allora m-metterò il giubbotto... - concluse il ragazzino, alzandosi per mettersi il proprio giubbotto.

Julie e Carl si guardarono l'un l'altro con aria dubbiosa.

- Carl – disse Julie quasi sussurrando – che ne pensi di tutta questa storia? E' palese che abbiano timore del bidello.

- Già, chissà perché. Che succeda qualcosa di cui non siamo al corrente?

Julie alzò le spalle.
- Chiederemo alla ricreazione in giro. Ora cerchiamo di far calmare i ragazzini. - disse lei, avviandosi verso il centro della classe - Ehi ehi ragazzi suvvia, calmatevi ora. E' quasi ora di ricreazione! Che ne dite se la anticipiamo di 10 minuti?

- Yeah! Andiamo fuori a giocare a calcetto! - propose Carl in modo esuberante.

- Oi oi, così esageriamo Carl... prima di tutto ci vuole uno snack – disse Julie tirando fuori gli snack al formaggio promessi più dei marshmellow - Ok ora in fila, uno alla volta, sennò me li mangio tutti io.

- Sai trattare meglio di me con i bambini – continuò Carl.

- Sono stata più tempo di te in quell'orfanotrofio Carl; ho potuto imparare a mie spese come educare certi soggetti.

Di lì a poco iniziò la ricreazione. Momento ideale per i nostri due detective di cominciare il loro giro di domande tra gli altri professori della scuola.

 

- Dove possiamo iniziare a chiedere? - chiese Carl, guardandosi intorno.

- Dalla sala professori, mi pare logico. I bambini non diranno molto, temo. Forse i professori sapranno qualcosa. Hai avuto modo di chiedere a qualcuno di loro prima?

- Si. Un professore di matematica. Secondo lui è possibile che ci sia qualche bulletto nella scuola che li spaventi, ma ho dubitato fortemente sin dall'inizio.

- A mio parere, hm. Centra il bidello. Ma non abbiamo alcuna prova oltre il timore suscitato nei bambini appena è entrato in classe. Dobbiamo chiedere ai professori cosa sanno di lui.

- Andiamo e chiediamo. Non potranno negarci le risposte.

 

Il tratto che separava Carl e Julie dalla sala professori era breve; lungo il tragitto potevano distintamente vedere ancora i bambini giocare fuori in cortile. Arrivati di fronte alla sala professori, trovarono all'interno quattro dei docenti seduti a controllare i bambini. Julie diede un colpetto alla porta aperta per farsi notare.


- E' permesso?

- Oh. – uno dei professori si voltò al sentire la sua voce - Salve, voi dovete essere i due supplenti. Herman ci ha parlato di voi. Volete del caffè?

- No, grazie – disse netto Carl - siamo qui piuttosto per fare delle domande.

- Domande?

- Si – continuò Julie - a proposito di Fred, il bidello.

- Tipa diretta eh? - intervenne un'altra docente - Beh, vi dirò io cos'ha che non va quello là. Detesta i bambini da morire. Non capisco cosa venga a fare come bidello qui uno come lui.

- Avete riscontrato comportamenti anomali tra lui e gli alunni? - chiese Carl, sistemandosi gli occhiali.

- Non che io sappia. - rispose uno dei professori - Ci grida contro lamentandosi in continuazione di come sporchino le aule ma niente di più.

- Già. Ma grida dannatamente forte! - continuò un altro.

- Mh. E' possibile che abbia alzato le mani sui bambini? - chiese Carl.

- Se fosse così, non starebbe ancora qua a fare il bidello non trovate?

- Ma nessuno degli alunni vi ha mai raccontato nulla a riguardo dell'essere picchiati da qualcuno? - chiese Julie.

- Non si azzardano. Appena cerchiamo di capirlo si zittiscono e non parlano fino all'uscita da scuola.

Julie e Carl si guardarono l'un l'altro, con sguardi d'intesa.

 

- Credo dovremo andare a parlare col diretto interessato – disse Carl rivolgendosi a Julie, per poi voltare lo sguardo verso il resto dei professori – Oh, vi ringraziamo per questa bella chiacchierata. Ora dobbiamo andare. Arrivederci!


Detto questo, i due detective uscirono dalla stanza e cominciarono a camminare per il corridoio in direzione dello stanzino del bidello. Ma una volta arrivati sul posto, non trovarono nessuno. I due rimasero con un palmo di naso.


- Strano, non c'è. Sarà a pulire i bagni. - disse Julie alzando le spalle.

- Però! E' un maniaco della pulizia il nostro amico! - fece notare Carl - Guarda che ordine per un semplice stanzino.

- Lo noto. Beh, si sta facendo tardi comunque. Dobbiamo tornare in classe. Dovremo rimandare le domande a dopo mi sa.

- E sia. Facciamo ritorno in classe e proviamo a fare domande ai ragazzi.

- Non che mi aspetti qualche risposta da loro in ogni caso.


Così, tornati in classe, i due tentarono di fare qualche domanda ai ragazzini, ma come detto dai professori prima, gli alunni si limitarono a rimanere in un silenzio raccapricciante e misterioso, senza spiccicare minimamente parola perfino dopo il suono della campanella che segnava la fine delle lezioni.

DRIIIIIIN!

 

- Ok. Direi che allora per oggi abbiamo finito ragazzotti – disse Julie, chiudendo il libro.

- Ci vediamo domani ragazzi. E mi raccomando, fate i compiti!

- Si professor Phelps! - dissero i bambini all'unisono, per poi alzarsi e uscire dalla classe in fretta e furia, lasciando solamente Julie e Carl all'interno della classe.


- Beh Carl, sembra che siamo rimasti solo noi due...

- Seguiamo i ragazzini finché non escono tutti. Mi chiedo cosa accada durante il tempo della loro uscita. - disse Carl, cominciando ad incamminarsi, seguito a ruota da Julie.

- Dobbiamo chiedere il permesso al Preside per rimanere qui oltre l'orario di chiusura. Bisogna tenere d'occhio il bidello. Senza però, ovviamente, farci scoprire da lui. - propose Julie, parlando sottovoce a Carl.

- Mi sembra ovvio.


Inutile dire che i due ottennero il permesso senza alcun problema da parte del preside. Quindi, Julie e Carl, decisero di appostarsi in giro per la scuola, in attesa di vedere le mosse del bidello.

Osservandolo per quasi tutto il pomeriggio non notarono nulla di strano, se non il fatto che mantenesse scrupolosamente ordinato il suo sgabuzzino e il suo stanzino, mentre si occupava poco e niente dello stato d'igiene delle aule e dei bagni.
Così verso sera, quando finalmente il bidello si incamminò verso casa, i due uscirono allo scoperto, delusi dei risultati ottenuti.

 

- Che razza di sfaticato – disse Julie con tono accigliato - Tutti sono bravi a mantenere pulite le proprie cose; quando però si tratta di pulire qualcosa di più grosso attenzione eh, potremmo sporcarci!

- Deve per forza tenerci qualcosa di importante per tenerlo cosi pulito. Andiamo a controllare?

- E lo chiedi pure? - concluse Julie, cominciando a correre in direzione dello stanzino del bidello. Una volta là, cominciarono a rovistare all'interno dello stanzino.


- Occhio a non lasciare nulla fuori posto, Carl. Scrupoloso com'è domani potrebbe accorgersi che qualcuno abbia potuto ficcanasare.


Carl cominciò a tastare in giro alla cieca con le mani. La poca luce presente non era d'aiuto all'investigazione e alla ricerca d'indizi.

-Ma Doc, non possiamo accendere le luci?

- Sei ammattito Carl?! Certo che non possiamo accendere le luci! E' sera inoltrata e qualcuno potrebbe insospettirsi nel vedere delle luci accese in una scuola a quest'ora. Pensandoci bene, sarà meglio farlo domani, alla luce del sole.

- Concordo – rispose Carl sbadigliando - Morfeo mi vuole tra le sue braccia.

- Aggiudicato allora. Torniamo in ufficio. Magari prendiamo qualcosa al volo da Steven. Sto morendo di fame!

 

Avuto il lauto pasto e il meritato riposo, il giorno seguente i nostri due investigatori tornarono alla scuola come promesso, per continuare le loro investigazioni sotto copertura. Gioviali e allegri come al solito, entrarono in classe salutando tutti gli alunni presenti.


- Buongiorno ragazzi! - dissero entrambi contemporaneamente.

- Buongiorno professoressa Coal, buongiorno professor Phelps!

- Gongolati finché puoi, questa sarà l'unica e forse l'ultima volta in cui ti sentirai chiamare professore, Carl – sussurrò Julie ghignando verso Carl.

- Ogni secondo e lettera Doc. Ogni secondo e lettera.


Finito di argomentare, Julie mise il solito librone di grammatica sulla cattedra e lo aprì.
 

- Allora ragazzi oggi ripasseremo i verbi moda-


SBAM!

La porta si aprì con un gran botto ed entrò un ragazzino tutto trafelato ed ansimante. Dietro di lui si sentivano dei passi pesanti avvicinarsi alla porta nonché una voce piuttosto irritata.

 

- EHI TORNA SUBITO QUI MONELLACCIO!

- Cosa succede?!? - chiese Carl sbigottito.


Subito dopo, il bidello irruppe nella classe e appena vide il ragazzino, lo prese per l'orecchio, canzonandolo.


- Aha! ora non scappi più! Ti insegno io cosa succede a chi piglia a calci la macchinetta del caffè!

- Ehi ehi! lei! Fred! Che caspita vuole fare?! - Julie si diresse di gran corsa verso i due, tentando di fermare il bidello.

Nel frattempo nella classe si era alzata un'aria piuttosto tesa, soprattutto sugli alunni, che guardavano la scena terrorizzati.


- Non si immischi signorina professoressa! E' ora che porti questo monello dal preside per i danni causati alla macchinetta del caffè! Normale amministrazione. Mi scusi per averle interrotto la lezione. - detto questo e nemmeno dando il tempo a Julie di controbattere, uscì dall'aula tirandosi dietro il ragazzino, tenendolo sempre per l'orecchio.
Julie sospirò e si voltò verso il resto della classe, ancora intimorita per l'atto accaduto.


- Doc, ha visto la reazione dei bambini? - sussurrò Carl.

- Già e non mi sembra nulla di buono. Ma andrà solo dal preside, giusto?

- S-si... solo dal preside... -disse uno dei bambini con un sorriso tirato.

- Vaaaa bene ragazzi -continuò Carl, sistemandosi la giacca - iniziamo la lezione su.


Passarono un paio d'ore dall'accaduto, e del ragazzino ancora nessuna traccia. Non era possibile che fosse rimasto tutto quel tempo dal preside. E, dato che nemmeno alla ricreazione si fece vivo, Julie e Carl cominciarono a pensare sul da farsi.


- Carl, qui la cosa puzza. Non penso che il preside lo abbia potuto trattenere così a lungo.

- Ragazzi andate in cortile. Ci rivediamo dopo la ricreazione! - disse Carl con un finto sorriso, portando fuori i ragazzini in cortile per la loro dovuta pausa, dove i quali cominciarono a giocare allegramente. Poi si voltò verso la sua collega con sguardo serio – ha ragione Doc. Qui la cosa è seria e non promette nulla di buono. Dobbiamo andare dal bidello a fare quattro chiacchiere con lui.

- Prima assicuriamoci che non sia ancora dal preside. Sempre che ci sia mai arrivato, ma spero solo che questa mia supposizione sia sbagliata.


I due si incamminarono verso l'ufficio del preside ed entrarono ma, ovviamente, del ragazzino nessuna traccia.
 

- Signor preside, ha avuto modo di rimproverare il piccolo Horace? Fred il bidello avrebbe dovuto portarglielo qui qualche ora fa – disse Carl.

- Mh? Cosa? Ma il piccolo Horace non è mai venuto qui. Perché, non c'è in classe ?

- A quanto pare i miei presentimenti erano giusti – disse Julie tra sé e sé

- Di cosa state parlando signorina Coal?

- No, niente. Assolutamente niente, signor Heller. Mi sono appena ricordata che era solo andato in bagno; scusate se l'abbiamo disturbata. - continuò Julie con un sorriso tirato e, detto quello, lei e Carl uscirono dall'ufficio, con aria piuttosto frustrata – Accidentaccio!Carl, direi che sia venuto il momento di fare finalmente una visitina a Fred.

- Non attendevo che questo Doc!


I due si diressero frettolosamente allo stanzino di Fred. Ma appena arrivati, trovarono tutto come lasciato la sera precedente: vuoto e ordinato.


- E' strano. Qui non c'è traccia di Fred. - Julie fece qualche passo dentro lo stanzino del bidello e sentì il pavimento sotto di lei un po' “strano”. Chinò il volto e vide delle raschiature per terra. - Ehi, Carl, guarda queste raschiature per terra! Sembrano le solite raschiature che può lasciare solo una porta. Ma... l'unica porta presente è quella che fa accedere allo stanzino, ed è rivolta verso l'esterno... a meno che...

- Non ci sia una porta nascosta! - disse Carl spostando un pò di scope e attrezzi da giardino, rivelando dei cardini e delle insenature nascoste – Mi sa che dobbiamo spostare un po' di roba per poter entrare... forza Doc! Diamoci da fare!


I due spostarono con non poca forza un enorme armadietto d'acciaio, che copriva la porta nascosta. La aprirono, e davanti a loro si rivelò una lunga rampa di scale. Non appena furono dentro, la porta si richiuse di botto alle loro spalle, e sentirono un rumore meccanico, poi un rumore di qualcosa di pesante trascinato. Poi il silenzio più tombale.
 

- Ci deve essere una sorta di meccanismo automatico che rimette a posto l'enorme armadio che abbiamo spostato così da nascondere nuovamente l'accesso. - disse Julie, tentando di vedere qualcosa all'interno di quel luogo oscuro.
- Ah! Ecco perché abbiamo fatto tanta fatica per spostarlo. - continuò Carl.
- In ogni caso, ora sono sicura che quaggiù troveremo il nostro caro Fred. Forza Carl, andiamo!

 

Dopo una lunga discesa tastando i bordi del muro che circondava le scale, i due si ritrovarono in un' ampia stanza buia. E in quello stesso buio si potevano udire dei lamenti.
 

- Per fortuna ho sempre uno Zippo con me – disse Carl, estraendo l'accendino per fare un pò di luce.

- Usarlo prima no, eh? - disse Julie strizzando gli occhi per vedersi meglio attorno - Laggiù c'è qualcuno!


A quelle parole dei mugugni quasi soffocati cominciarono a farsi sentire di più e più costantemente. I due si avvicinarono alla fonte dei mugugni e con lo zippo poterono vedere numerosi volti di bambini in lacrime ed imbavagliati.
 

- Ma questi sono alcuni dei ragazzini mancanti! - disse Carl sorpreso e, poggiato lo zippo a terra, comincia a togliere i bavagli - Come state?

- Ora b-bene... g-grazie... - disse uno dei ragazzini.

- State attenti! Fred potrebbe essere di ritorno tra poco!

- E noi lo accoglieremo come di dovere. - disse Julie decisa.

Finita quella frase, la zippo di Carl si spense improvvisamente e venne calciata via.

 

- Oh, sarei curioso di vedere come farete...

- Fred! - disse Julie a denti stretti - Sappiamo che sei tu... vedi di non fare brutti scherzi e di non aggravare la tua situazione in cui sei più di quanto non lo sia già...

- Maledizione con questo buio non si vede a un palmo dal naso. Se mi ha rotto lo Zippo me lo ripaga, dannato!

- Non ho bisogno della luce! Tutti gli oggetti presenti in questa stanza li ho sistemati perfettamente in ordine e solo io so cosa c'è e dove è messo quel determinato oggetto! - continuò Fred afferrando un badile - E so perfettamente dove siete voi...

- Ah si? Bene allora, si faccia avanti! - gridò Julie, sfrontata, guardandosi intorno come poteva nel tentativo di localizzare Fred.

- Siete sfacciata come dicono tutti, signorina Coal, proprio come questi maledetti ragazzini. E perciò meritate di essere punita come loro!


Carl nel frattempo aveva raggiunto il muro a tentoni e avanzando lateralmente su di esso, cominciò a far cadere e sparpagliare tutti gli oggetti che gli capitavano a tiro.


-NO! DANNATO BASTARDO! - gridò Fred menando una badilata verso di Carl, ma questa viene fermata sbattendo contro qualcos'altro... o qualcun altro - cosa...

- Ehe.- rise Julie anche se con tono un po' dolorante - T-trovato!

Con un piccolo sforzo, Julie rimandò indietro la badilata, colpendo Fred con un fragoroso SDENG, atterrandolo.

 

- Ok Fred, te lo chiedo con le buone. Un fottuto interruttore. DOVE SI TROVA? - gridò Julie, tenendo Fred a terra con un piede.

- E speri che te lo dic- *SDENG* - a-alla vostra destra. 50 cm in alto da dove c'è il tuo collega. C'è una cordicella.

- Spero per te sia l'interruttore della luce e non qualcos'altro. Altrimenti ti recido la testa con un colpo netto.

 

Carl, seguendo le indicazioni di Fred, trovò la cordicella, accese la luce e recuperò il suo Zippo. Poi si rivolse verso il bidello, steso a terra e mantenuto immobile dal piede della sua collega.

- Allora, dove eravamo rimasti?
- A portare questo disgraziato dalla polizia – disse Julie prendendo un pezzo di lenzuolo accanto a sé per fasciarsi la mano ferita.

- Non avete le prove che sia stato io!

- ... parla seriamente? - chiese scettica Julie finendosi di fasciare.

- Amico. - disse Carl ammanettando il bidello - Hai una stanza delle torture nel tuo sgabuzzino e hai ammesso tu stesso di sapere al millimetro questo posto. Ti aspetta una lunga vacanza nel posto più disordinato e sudicio di tutta Brightburg.

- Dah, dovrò farmi dare i punti! - si lamentò Julie. Fermare un badile a mani nude di taglio non era stata una delle sue idee migliori.

- Io gliene do 10 per averci salvato! - disse ingenuamente uno dei bambini presenti.

- Io pure! -disse un altro.

- Non era quello che... oh, lasciamo perdere. - disse sorridendo Julie.

- Me la pagherete cara voi due!

- Si, si, si, lo dite tutti. Ora non fare storie e usciamo. - disse Carl sollevando di peso Fred.

- Ragazzi voi invece venite con me. Vi porto in ospedale per farci visitare! - disse Julie rivolgendosi ai bambini presenti.

- Grazie signora! - risposero in coro.

- Preferirei – continuò Julie a denti strettissimi tentando di reprimere i suoi istinti omicidi - che mi chiamaste signorina Coal, se non vi spiace.

- Ragazzi trattate bene la mia vecchietta! - disse Carl sghignazzando per poi cominciare a correre tirandosi dietro il bidello ammanettato- Corri Fred! Corri come se non ci fosse un domani!
- CARL! IN UFFICIO TI STRANGOLO!

Dopo quella scenetta comica, riferito tutto al preside e rassicurato le madri dei piccoli, i due presero direzioni opposte. Julie si diresse verso l'ospedale per far visitare i bambini al pronto soccorso (nonché farsi medicare il taglio sulla mano), mentre a Carl toccò subirsi le lamentele dell' Ispettrice per l'ennesimo caso sottratto al pubblico ufficiale. E finalmente dopo aver portato a termine i vari compiti, i due si rincontrarono nel loro ufficio.


- Ah! Mi sono proprio piaciuti questi 2 giorni da professore! Mi sento appagato! - disse Carl appendendo la propria giacca all'appendino - e lei invece Doc? Doc?

Carl sentì un brivido percorrergli la schiena nonché un' incombente presenza dietro di lui e subito dopo un potente scappellotto lo colpì alla nuca.

- AHIA! - disse Carl massaggiandosi dietro la testa
-YAAAAUGH! MANO SBAGLIATA! MANO SBAGLIATA! - gridò Julie massaggiandosi la mano ferita e fasciata – accontentati di questo scappellotto Carl; la prossima volta non ti andrà così di lusso!


Carl non poté fare a meno che sghignazzare e sbottò a ridere in faccia alla sua collega.


- Ha bisogno di una mano?


Angolo dell'autrice: Ebbene! Questo caso è un pò meno banale del prologo, il quale è servito solo per introdurre i personaggi. Andando avanti con i capitoli le storie si faranno più succulente, non preoccupatevi. Spero vi sia piaciuto!
Giuly

 

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Capitolo 3
*** Caso Felinski ***


Giorno 17 Ottobre. Ore 17.30. Un pomeriggio normale come tutti gli altri nell'ufficio dei detective Coal e Phelps. Troppo normale, e molto noioso. Così la pensavano i due detective, stesi nelle loro poltrone, in attesa che un caso gli cadesse dal cielo.

 

- Cavolo, Carl non abbiamo un caso con cui sgranchirci un pò da troppo tempo.

- Eh già, Doc, da quando abbiamo risolto quel caso dei bambini rapiti, non abbiamo più avuto un caso decente – disse Carl sospirando amareggiato - non possiamo far altro che aspettare la manna dal cielo.

Julie non poté fare altro che annuire e sospirare assieme al suo collega. SI alzò dalla poltrona e si avvicinò alla finestra, guardando la strada sottostante.
In quel preciso momento vide qualcuno dirigersi a gran velocità verso l'entrata del loro ufficio.

 

- Ehi... ma quello non è... Carl, stai in guardia... stiamo per avere visite... forse non del tutto gradite. - disse Julie non staccando gli occhi dalla finestra.

- Mhm? Di cosa parla Doc? *- disse Carl alzandosi dalla poltrona.

- C'è un tipo che si sta avvicinando al nostro studio. Però non è da solo. Ti ricorda nulla il nome Ludwig Maxwell?

- E' quel furfantello da quattro soldi che abbiamo catturato più volte per scippi e rapine.....

- Indovinato. Ora sta venendo qui da noi per chissà quale motivo... e non è da solo. Quindi ciò mi fa presupporre che dobbiamo stare all'erta.

Finita la frase, la porta dello studio si aprì per una spallata di Ludwig, il quale trasportava una ragazza dai capelli rossi, col volto ricoperto di lentiggini. Portava una camicetta e un foulard legato al collo a fiocco, e un paio di pantaloni a zampa d'elefante. Ludwig invece era trasandato come al solito: con la sua solita giacca sgualcita color verde marcio, una maglietta consumata sotto e dei pantaloni a righe rattoppati. Quest'ultimo alzò lo sguardo e rimase non poco perplesso alla visione dei due detective.


- Ehm... mi sa che questo non è l'ospedale vero?

- Chi è quella ragazza Ludwig? - chiese Carl rimanendo serio e composto.

- L'ho... l'ho trovata svenuta in mezza alla strada. - balbettò Ludwig.

-Si, a chi vuoi darla a bere? L'avrai stesa tu con un bel colpo alla testa! - disse Julie con tono di rimprovero.

- Dico sul serio! Pensavo di lasciarla davanti al pronto soccorso e poi filarmela! Ma proprio qui dovevo capitare? - disse tremante Ludwig.

La ragazza non accennava a muoversi, ma si vedeva che respirava, sebbene molto a fatica. Forse aveva avuto una crisi respiratoria. Fatto sta che di Ludwig c'era ben poco da fidarsi.

 

- Lasciate fare a me Doc, la porterò io all'ospedale, intanto lei interroghi Ludwig – disse Carl prendendo la ragazza in spalla pronto per dirigersi al pronto soccorso.

- Se si sveglia, cerca di farle delle domande! Quanto a noi due... -disse Julie afferrando il suo fidato tirapugni - stai pur certo che di qua tu non esci fino a quando non mi avrai vuotato il sacco.

- Ma porca trota! - Ludwig cercò di filarsela gettando di lato Julie ma quest'ultima,con prontezza di riflessi, riuscì ad acchiapparlo dalle gambe e a tenerlo ben saldo tra le mani - E CHE CAVOLO!

Nel frattempo, Carl si diresse con la ragazza verso il pronto soccorso. La ragazza continuava a respirare a fatica e il suo respiro si faceva sempre più lieve e debole. In pochi minuti, i due raggiunsero l'entrata del pronto soccorso e Carl cominciò a gridare verso gli infermieri:

 

- Dottori! Per favore aiutate questa ragazza! Ha una crisi respiratoria!

Prontamente alcuni dei paramedici presenti cominciarono ad esaminare la ragazza. Uno le mise la flebo, un altro le mise una mascherina per aiutarla a respirare. Carl assisteva alla scena con volto preoccupato e teso.

- Se la caverà? - chiese
- Tranquillo ragazzo. E' tutto a posto, si dovrebbe riprendere a breve. Fortuna che l'hai portata subito qui! Se l'avessi portata un po' più tardi, forse non ce l'avrebbe fatta.

- Meno male!

I medici trasportarono la ragazza in una camera dell'ospedale e Carl vi attese dentro, aspettando che la ragazza riprendesse conoscenza.
Passarono le ore. Carl si era addormentato ai piedi del letto della ragazza. Quest'ultima cominciò ad aprire gli occhi e a mugugnare qualcosa. Carl a quel suono, si svegliò e rivolse lo sguardo verso la ragazza, ancora mezza addormentata.

- Ehi stai bene? Come ti senti?

La ragazza aprì finalmente gli occhi e guardò con aria perplessa verso Carl.

 

- Oh, ciao. Chi sei? E dov' è quel ragazzo che mi ha salvata? E' tutto così confuso... - rispose la ragazza massaggiandosi le tempie.

Sentendo delle voci dalla camera, un paramedico entrò e vedendo la ragazza sveglia si rasserenò.

 

- Oh, si è risvegliata signorina! La dottoressa Plum la esaminerà subito. Ragazzo, se vuoi, puoi rimanere qui.
- La ringrazio.

In quell'istante fece la sua entrata la suddetta dottoressa. Si avvicinò al letto e si chinò sulla ragazza, osservandola.

 

- Beh, che succede qua? Qual'è il problema? Io sono la dottoressa Zelia Plum, primario di questo reparto! Che è successo a questa giovane, ragazzo?

- Uh, dottoressa! La ragazza non si è sentita molto bene. L'abbiamo trovata svenuta per strada e non sappiamo che le sia successo.

- Con calma ragazzo. Prima di tutto dobbiamo capire chi è la ragazza e dove abita. Oltretutto si è appena ripresa, non possiamo tempestarla di domande!

La dottoressa si avvicinò al letto e osservò la ragazza, sbarrando gli occhi appena la riconobbe.

- ILARY! Tesoro di zia! Che ti è successo?!

- Z-zia Zelia? - sussurrò la ragazza con un filo di voce, strizzando gli occhi. Aveva ancora un po' la vista offuscata.
- La conosce? - chiese perplesso Carl.
- E LO CHIEDI? Sono sua zia! Tesoro allora? Che è successo? Oh, appena lo verrà a sapere Arnold! Chi è stato?!
- Ehm, mi scusi dottoressa... ma non aveva appena detto che non era il caso di tempestarla di domande? - chiese Carl con un tono ironico.

La dottoressa guardò imbarazzata verso la nipote, poi verso Carl. Tossì nervosa e si sistemò il camice.

- V-vi prego di scusare la mia poca professionalità. E' che chiunque avrebbe reagito in questo modo vedendo la propria nipotina in un letto d'ospedale!
- Giusto.
- Non ti preoccupare zia. Posso benissimo parlare. Anche se con un po' di fatica.
- Oh cielo, no! Devi riposare! E sarà anche il caso che avvertiamo i tuoi genitori!
- Se mi posso permettere, dottoressa Plum. Potrei andarci io. Lei potrà rimanere qui a visitare sua nipote. Mi serve solo l'indirizzo di residenza della signorina Ilary.

La dottoressa storse il naso. Il che era comprensibile dato che non poteva dare tali informazioni a un perfetto sconosciuto, pensò Carl. Ilary notò la smorfia della zia e cercò di rasserenarla, poggiandole una mano sul braccio.

- Non ti preoccupare zietta. Ha tutta l'aria di essere un gran bravo ragazzo!
- E lo sono! Perdonatemi, non mi sono ancora presentato! Sono Carl Phelps, detective privato! - disse Carl, tirando fuori dal taschino un biglietto da visita che consegnò nelle mani della dottoressa Plum.

Sia che la dottoressa Zelia che Ilary rimasero non poco sorpresi da chi si trovavano davanti. Ilary fece per parlare, ma venne interrotta dalla zia.

- Oh! Beh, non potevo di certo immaginare di trovarmi di fronte il collega della signorina Tyler! Questo cambia tutto...
- Uhm, quindi... il recapito? - continuò Carl, un po' impaziente.

- Uh, ma certo. Il recapito è il seguente... - disse la dottoressa Plum, cominciando a scrivere l'indirizzo su un pezzo di carta.

Carl prese il bigliettino e lo lesse, rimanendo di stucco non appena arrivò a leggere l'ultima riga.

Forly Street, 35.
Maniero Felinski


- F-Forly Street? Maniero Felinski?! - chiese sorpreso.

- Oh, posso capire il suo stupore. Un quartiere non poco di lusso, eh? E' conosciuto per essere uno dei quartieri più ricchi della città! - continuò la dottoressa Plum.

- Quindi lei sarebbe Ilary Felinski! APPARTENENTE A QUELLA FAMIGLIA FELINSKI? I proprietari del famoso Maniero Felinski?!

- Ehm, si? Perché tutta questa agitaz- - la ragazza venne interrotta poco prima di finire la frase.

- Che pasticcio... Meglio avvisare il Doc. Tornerò appena posso! - disse Carl, uscendo frettolosamente dalla camera, lasciando le due a bocca aperta. Uscito dall'ospedale, Carl si diresse di corsa verso l'ufficio investigativo.
Nel frattempo, nel suddetto ufficio, Julie era ancora impegnata ad “interrogare” il povero Ludwig.

 

- Ti devo ancora tempestare di domande in modo gentile o vuoi che passi alle maniere forti? Finora mi hai solo detto che hai trovato la ragazza nel bel mezzo di Forly Street... nonchè il quartiere più ricco di tutta la città... che ci facevi là, eh? Volevi fare un altro dei tuoi colpi in una delle case di quel quartiere? - disse Julie sbattendo i pugni gli uni verso gli altri, visibilmente irritata.

- Te l'ho già detto! Facevo un'innocente passeggiata! Mi sono ritrovato la ragazza che tossiva e ansimava pesantemente di fronte e così sono corso in città per portarla al pronto soccorso! Nulla di più!

- Si, come no.

In quel momento, la porta si spalancò. Carl entrò in fretta e furia, ansimando pesantemente.


- Uff... L-Ludwig... è innocente! Uff... la stava davvero salvando... e sembra che la ragazza in questione sia Miss Felinski!

- Miss Felinski! La figlia di Harold Felinski?

- Ma di chi diavolo state parlando?! - intervenne Ludwig, stizzito.

- Sta zitto tu. - disse Julie lanciando un'occhiataccia verso di lui - Quindi l'ha tratta in salvo per davvero. Mhm. - Julie si fermò a riflettere per qualche attimo; poi aggiunse - Dovremo andare a visitare i suoi genitori e avvertirli di tutto ciò che è accaduto. Carl, preparati, direzione Forly Street! Mentre tu, Maxwell. TU verrai con noi. Non sono ancora del tutto convinta su questa faccenda perciò non fare brutti scherzi e seguici.

- E PERCHE' DOVREI?!

- Decidi tu. O noi, o la polizia.

- ACC... E VA BENE! DANNATA RICATTATRICE!

 

Detto questo, i tre si incamminarono verso Forly Street, in direzione della casa di Miss Felinski. Il tragitto era breve, e così lungo il percorso, Julie e Carl poterono godere del bel paesaggio circostante la radura di Forly Street. Infatti il quartiere in questione era uno dei più ben curati esteticamente, pieno di aiuole e alberi che decoravano ambedue i lati della strada. Ovviamente, il maniero Felinski era la prima cosa che saltava all'occhio, in tutta la sua grandezza e lussuosità.
 

- Ecco, è laggiù che dobbiamo dirigerci Doc – indicò Carl - forse lì avremo delle risposte.

- Già. In effetti, i genitori di Miss Felinski saranno in pensiero per lei.

Continuando a camminare, e arrivati a pochi passi dall'entrata del maniero, Julie tese una mano di fronte ai due ragazzi, fermandoli.

 

- Fermati Carl. La porta d'ingresso del maniero è spalancata. Non muoverti di qua e tieni d'occhio il furbastro. Io vado avanti.- disse Julie, incamminandosi verso la porta principale del maniero, lasciando i due dietro di sé.
- D'accordo, Doc! E tu, niente scherzi! - disse Carl rivolgendo lo sguardo verso Ludwig, il quale, sembrava non poco turbato. Se voleva nasconderlo, lo stava facendo veramente male. - Cos' è? Paura?

- I-IO!? P-P-PER NULLA! - balbettò Ludwig.


Nel frattempo, all'interno del maniero, Julie cominciava ad esaminarsi intorno. A quanto pare all'interno della casa non vi era alcuna traccia dei signori Felinski o di chiunque altro.
 

- Signori Felinski? C'è nessuno? Sono il detective Coal! - Julie non ricevette alcuna risposta all'ennesima chiamata – Strano che non ci sia nessuno. Eppure la porta era aperta...

Continuando ad andare in avanscoperta, Julie aprì la porta di una delle tante camere che si collegavano con il salone centrale. Sembrava essere uno studio; forse era quello personale del signor Felinski. Julie strizzò gli occhi e si guardò attorno. Aveva intravisto quella che sembrava una scarpa dietro l'enorme scrittoio in fondo allo studio. Passò dietro il tavolo e rimase pietrificata. A terra giaceva, apparentemente privo di vita, il signor Felinski. Subito accanto, dietro la tenda, vi era anche la consorte, anche lei apparentemente priva di vita. Invano tentò Julie di scuoterli, cercando di svegliarli, ma questi non reagirono minimamente ai suoi scossoni.

- Signor Felinski! Signora Felinski! Si svegli! s-si *COFF COFF* s-svegli! *COFF COFF* - improvvisamente Julie sentì mancarsi l'aria e cominciò a tossire ininterrottamente - c-cosa s-succede...

 

Julie rantolò verso l'uscita dello studio, tentando di raggiungere il salone, ma man mano che avanzava, la vista le si annebbiava, tutto cominciò a ronzarle intorno e ad un tratto cadde a terra con un enorme tonfo. Con un ultimo sforzo tentò di rimettersi in piedi ma l'unica cosa che riuscì a fare, fu tirarsi addosso una tovaglia con tanto di vaso; il vaso cadendo a terra provocò un enorme fracasso, il quale attirò l'attenzione di Carl, ancora fuori con Ludwig.


- Cos' era? Presto, muoviti! - Carl trascinò dentro Ludwig tirandolo con forza e appena entrò vide Julie a terra, priva di sensi – DOC! COS'HA? STA BENE?

Carl si chinò sulla collega scuotendola, tentandola di svegliare come lei aveva tentato di fare con i coniugi Felinski, ma sempre senza successo.
- Maledizione Doc, si svegli! Avanti! COFF COFF Avan-COFF! Cosa COFF succede? - Carl cominciò a tossire a più non posso, seguito a ruota da Ludwig, il quale svenne poco prima dello stesso Carl, accasciandosi al suolo.

- M-ma... che... COFF... cosa... - sussurrò Carl, prima di perdere conoscenza anche lui. Poi il silenzio più totale.

 

Passarono delle ore prima che i due detective si potessero risvegliare. Erano sdraiati su delle brandine d'ospedale, accanto a loro vi erano i signori Felinski, attaccati a delle macchine per la respirazione artificiale e con flebo ovunque. Purtroppo di Ludwig non vi era alcuna traccia. Se la doveva essere data a gambe mentre erano svenuti.

-Ahhhh, la testaaaa... - si lamentò Julie, massaggiandosi la nuca. - Oi, Carl. Stai bene?
- Non sono il ritratto della salute, ma si. Sto bene. - mugugnò lui
- A quanto pare quel furfante di Ludwig se l'è data a gambe, accidentaccio. - continuò Julie – Mi chiedo che cosa ci abbia fatto perdere i sensi... e soprattutto cosa abbia ridotto in quello stato pietoso i due coniugi Felinski.

Prima di poter continuare la conversazione, due figure si avvicinarono a Julie e Carl. Indossavano delle divise da poliziotti e uno di loro faceva roteare un manganello in modo giocoso, mentre l'altro sorrideva guardando verso i due a letto.

 

- Ehi voi! Come vi sentite? - chiese uno dei due molto cordialmente.

- E voi due chi siete? - chiese Carl, perplesso e ancora un po' frastornato.

- Siamo due agenti della scientifica... la signorina Pumpkinro ci ha chiesto di occuparci di voi.
- Oh. Splendido. - disse Julie con una punta d'amarezza.
- Oh, si tranquillizzi. Siamo qui per collaborare, non per altro! - continuò uno dei due poliziotti.
- E visto che dovremo collaborare assieme, credo siano d'obbligo le presentazioni... Io sono l'agente Kyle!
- Mentre io sono l'agente Hyde! E saremo ben disposti ad aiutarvi in qualunque cosa vogliate!
- Ook... Quindi suppongo siate stati voi a trovarci e a portarci qui... - chiese Carl, massaggiandosi la testa dolorante.

- Eeeesatto! - disse gioiosamente uno dei due - Durante una nostra ronda abbiamo trovato la porta del maniero di casa Felinski spalancata e il nostro sensore capta-gas ha rilevato un'enorme concentrazione di monossido di carbonio provenire dalla suddetta residenza...

- Monossido di carbonio! - esclamò Carl, sorpreso.

- Già... Inodore e invisibile a occhio umano, può essere fatale se inalato in grandi dosi. Per fortuna voi ve la siete cavata!

- I signori Felinski purtroppo invece sono in coma. Ne hanno respirato troppo.

- E' terribile! E ora come farà la signorina Felinski?! - chiese Carl preoccupato, mettendosi a sedere – Piuttosto, avete scoperto qualcosa riguardante chi abbia tentato di ucciderli?
- Nulla al momento. Ci spiace ragazzo. - disse l'agente Kyle, grattandosi la testa con fare perplesso.
- E Ludwig? - continuò Julie – che fine ha fatto quel farabutto?
- Ludwig? - chiese Hyde.
- Massì! Ludwig Maxwell! - disse Julie visibilmente nervosa – Era con noi quando ci avete trovato svenuti al maniero! Doveva per forza esserci!
- Ehm... - Hyde si grattò la testa imbarazzato – veramente abbiamo trovato solo voi 2 e i signori Felinski. Non c'era traccia di questo Ludwig...
- MA PORC- ! SE L'E' SVIGNATA! - disse Julie, sbattendo un pugno sulla brandina.

In quel momento, la dottoressa Plum entrò nella stanza, con viso non poco preoccupato. Stavolta però non era da sola. Era accompagnata da un uomo alto, dall'aspetto galante ma sguardo duro e impassibile.


- Ragazzi miei. Se può consolarvi, i signori Felinski si riprenderanno. Ci vorrà un pò di tempo temo, ma danno già segni di ripresa.
- E' un sollievo saperlo non trovate? - intervenne per la prima volta l'uomo appena arrivato. - E' tipico di Harold. Ha la pellaccia dura! Non sarà una sniffata di monossido di carbonio a farlo crepare! - continuò il tizio, ridendo.

- Mi scusi per l'indiscrezione – disse Carl, stizzito per il comportamento del tipo appena arrivato – ma lei è?
- Arnold Felinski, che domande! Proprietario della So.Pro.S.S., la Società di Produzione di Supporti Scientifici Felinski, nonché fratello del qui presente capostipite, Harold Felinski!
- Nonché mio marito. - concluse la dottoressa Plum.
- Oh, capisco... - continuò Julie. - E la vedo piuttosto giulivo nonostante le condizioni di salute di suo fratello, sua cognata...
- ...nonché della sua giovane nipotina. – finì Carl, con punta critica.

- Non sono felice. - continuò il signor Arnold, guardando male verso Julie e Carl - Sono preoccupato quanto chiunque altro in questa stanza per la condizione dei miei cari. Sono semplicemente ottimista. I membri della famiglia Felinski non tireranno le cuoia per quella stupida sostanza chimica gassosa!

Julie e Carl si scambiarono un'occhiata. Il signor Arnold stava solo cercando di affrontare la situazione in maniera positiva, cercando di celare le sue vere emozioni. Al momento però, la priorità era tutt'altra che rimanere su una brandina d'ospedale a fare i malati. Dovevano scoprire che cosa era realmente successo in quella casa e cosa aveva procurato quella fuga di gas letale. Julie si rivolse verso la dottoressa Plum e gli agenti.

- Dottoressa, lo so che non ci siamo ancora ristabiliti, ma è nostra necessaria priorità cercare di capire cosa è successo a casa dei vostri parenti.
- E rintracciare quel maledetto di Maxwell! - continuò Carl.
- Esattamente. Carl, tu rimani qua in caso quel farabutto si dovesse far vivo. Io e gli agenti mandati dalla Pumpkinro andremo a fare un'indagine approfondita a casa Felinski... e stavolta con le dovute precauzioni. Avete tutto il necessario voi due, spero, no?
- Non si preoccupi detective Tyler! Abbiamo ogni strumento e marchingegno per questo genere di cose! - disse Hyde, ricevendo segni di consenso da parte del suo collega accanto.
- E sia, Doc. - disse Carl annuendo – le faccio sapere se ho delle novità. E ovviamente lei farà altrettanto!
- Uhm, siete belli organizzati vedo. - disse il signor Arnold, intromettendosi – vi aiuterei anche io, ma purtroppo devo tornare immediatamente in ufficio. Cara, fammi sapere se Harold e Stephanie si riprendono!
- Non mancherò. Quanto a voi altri – disse la dottoressa Plum sull'uscio della porta, rivolgendosi a Julie e ai due agenti – spero che troviate chi ha osato fare tutto ciò alla mia Ilary!
- Lo faremo signora Plum – disse Julie annuendo convinta.

La dottoressa Plum uscì dalla porta e si allontanò. Julie si alzò e cominciò ad incamminarsi con i due poliziotti verso l'uscita.

-Carl, mi raccomando. Tieni d'occhio sia la signorina Ilary che i coniugi Felinski. Ci risentiamo tra un po'.
- D'accordo Doc!

 

Dopo un ultimo saluto, i tre escono dall'ospedale, dirigendosi verso il maniero Felinski con la stazione mobile dei due poliziotti.


Nel frattempo, Carl decise di passare il tempo passeggiando per i corridoi dell'ospedale e, dato che c'era, fare un salto dalla giovane Felinski, per vedere come stava. Bussò. Non dovette aspettare molto prima che la porta si aprisse. Fu Ilary stessa ad aprire. Si vede che si stava riprendendo bene.

-Oh, sei il ragazzo di stamattina! Carl, giusto?
- In persona. Come ti senti? Meglio?
- Beh, io sto bene, ma mi preoccupo per i miei genitori...
- Ah, quindi hai saputo...
- Già... ho saputo. - continuò la ragazza con viso preoccupato – Ma ho anche saputo che se non fosse stato per il vostro tempistico intervento, le cose sarebbero andate molto peggio! Appena i miei si riprenderanno vi ringrazieremo a dovere... oh, voi due e quel ragazzo così gentile che mi ha soccorsa dopo che sono uscita da casa!
- Mi creda signorina Ilary... c'è ben poco da ringraziare quel farabutto di Maxwell.
- Ma mi ha salvato la vita! Se non fosse stato lì sarei potuta rimanere a marcire su quel marciapiede! Anche se...
- Anche se? - Carl inarcò un sopracciglio, curioso.
- Per quel poco che mi ricordo, avevo già visto il tizio che chiamate Maxwell prima che uscissi di casa! Era come se fosse appostato di fronte il vialetto di casa mia. Sembrava non stesse facendo nulla di particolare, ma appena mi ha visto svenire, ha gettato una strana cosa via ed è venuto verso di me, per prendermi.
- Ha gettato via qualcosa di strano prima di soccorrerti?
- Esatto! Non saprei dirti bene cos'era... avevo la vista annebbiata e riuscivo a malapena a delineare i contorni di quel tipo.
- Certo, certo. E' comprensibile... Beh, dirò al Doc di cercare quella cosa che ha gettato via il nostro Maxwell. Magari capiremo qualcosa di più a riguardo se la troviamo. Le manderò subito un messaggio!
- Sono lieta di essere stata quantomeno utile – concluse Ilary, ridacchiando con garbo.


*Beep Beep! Beep Beep!*

- Oh, un messaggio da parte di Carl. Vediamo cosa vuole... - Julie prese il cellulare e lesse l'sms inviatogli dal collega.
- Allora signorina Tyler? Qualche novità? - chiese Hyde, cominciando a scaricare la stazione mobile con tutto il necessario per l'investigazione al maniero.
- Maxwell potrebbe centrare qualcosa. Cercate bene davanti al vialetto del maniero, Doc! Uhm. A quanto pare i miei sospetti su Ludwig non erano del tutto infondati. Ma non è il momento di trarre supposizioni affrettate ed errate.
- Quindi? Che si fa signorina Tyler? - chiese Kyle, mettendosi una maschera anti-gas e lanciandone una a Julie.
- Sembra che dovremo dividerci i compiti signori miei. Voi che sapete come funzionano questi marchingegni, cercate di trovare la fonte del gas e disattivatela immediatamente prima che si diradi anche oltre il quartiere. Cercate all'interno del maniero. Perlustrate ovunque! Io mi occuperò dell'esterno e del perimetro della casa. Chiaro?
- Cristallina signorina Tyler! - disse pimpante Kyle.
- Ci mettiamo subito al lavoro! - concluse Hyde prendendo i macchinari necessari, indossando le maschere ed infine, entrando all'interno del maniero.

Indossata anche lei le protezioni adeguate, Julie cominciò a setacciare centimetro per centimetro l'intera zona circostante il maniero, concentrandosi sul vialetto d'ingresso dello stesso, cercando di trovare tra i numerosi cespugli che lo decoravano quella “strana cosa” gettata via da Ludwig.
Frugando e cercando, dopo una buona mezz'oretta, Julie decise di fare una pausa. Prese dalle tasche una delle confezioni di fette biscottate impacchettate che sono solite dare ai pazienti in ospedale e la aprì. Finita la prima, fece per prendere la seconda ma sfortunatamente le sfuggì di mano e le andò a finire in mezzo al cespuglio su cui si era appoggiata.

- Ah, no! Non l'avrai mai, maledetto cespuglio mangia-farinacei! - disse Julie ficcando un braccio all'interno del cespuglio. Cercando di ripescare la fetta biscottata, però, Julie tastò qualcosa di strano. Dalla consistenza sembrava essere gommoso e di un materiale simile alla plastica. Tirandolo fuori Julie rimase sbigottita. Era un'altra maschera anti-gas! Che uno dei due poliziotti l'avesse persa? No. I due erano dentro la casa a cercare la fonte del gas. Non erano usciti ancora. Julie cominciò allora ad analizzare per bene la maschera. La girò e la rigirò nelle mani, cercando di capire se ci fosse qualcosa che potesse ricondurla al proprietario. Ed eccolo! Un' etichetta attaccata all'interno della maschera, nascosta dietro uno strato di gomma. C'era un nome scritto, proprio sotto il nome dell'azienda del prodotto.

- Beh, cappero. Alla faccia delle supposizioni affrettate.

Julie entrò in fretta e furia all'interno della casa, con la maschera in mano. Doveva riferire ciò che aveva scoperto ai due poliziotti. Subito dopo avrebbe chiamato Carl.
L'interno del salone era come l'aveva lasciato quando c'era entrata la prima volta. Tutto perfettamente in ordine, a parte per il vaso rotto che si era tirata prima di perdere conoscenza. Non vedendo i due poliziotti si diresse verso le altre stanze, per poi trovarli all'interno dello studio, chini su quella che si direbbe fosse la cassaforte del signor Felinski, ancora chiusa, e macchinavano con la serratura, cercando di aprirla. Interdetta dal loro comportamento, si avvicinò a loro, con sguardo critico.

- Non mi pare che la cassaforte del signor Felinski sia un luogo adatto dove cercare la fonte del monossido di carbonio.
- Oh! Signorina Tyler! Q-quella l'abbiamo già trovata da un pezzo! E' che il signor Felinski ci aveva d-detto di prendere dei documenti dalla cassaforte e c-c-così noi... - Kyle balbettava e tremava; non sembrava più essere il tanto giulivo poliziotto di prima.
- Cristo Santo, KYLE. Smettiamola con questa messa in scena! Non ce la faccio più! - Hyde invece non sembrava più essere il tanto cordiale poliziotto di prima.
- Beh, mi spiace per voi due ragazzi, ma avete incontrato il detective sbagliato con cui fare a botte – disse Julie cominciandosi a scrocchiare le dita.

*
SDONG*

Julie cadde a terra con un tonfo, accasciandosi priva di sensi. Dietro di lei, una terza figura l'aveva colpita con uno dei manganelli dei falsi poliziotti.

- Cappero, c-capo. Temevamo n-non saresti più venuto! - balbettò Kyle.
- Tsk. Sarei venuto da solo, se non fosse intervenuta questa dannata ficcanaso. - rispose la figura, con voce autoritaria e seria.
- Che ne facciamo di lei? - chiese Hyde.
- Una cosa per volta. Prima i documenti. Per quanto riguarda la ficcanaso... direi che il soffitto sarà un posto ideale per un salame come lei.

 


Intanto in ospedale, Ilary e Carl continuavano a chiacchierare, ignari dei fatti accaduti al maniero Felinski.

- … e così gli tirato un gancio in mezzo alle costole, atterrandolo! Quel mascalzone non avrebbe avuto alcuna speranza contro di me in ogni caso. - disse Carl, ridacchiando.
- Eh, io non sarò brava come lei nel combattimento corpo a corpo, ma il mio capo sicuramente potrebbe dargli filo da torcere!
- Il suo capo? E chi sarebbe?

*Toc Toc Toc*

- Uh? Altre visite? Avanti! - disse Ilary, mettendosi a sedere composta.

- Quando avevi intenzione di farmi sapere tutto quanto Ilary? E soprattutto... che ci fa qui QUELLO?!
- M-mi dispiace, capo!
- Ispettrice Pumpkinro! Sempre in mezzo ai piedi, eh? - disse Carl sarcasticamente.
- Da che pulpito viene la predica, quattrocchi.
- Ehehe... aspetta un secondo... L'HAI CHIAMATA CAPO?!?! - urlò Carl voltandosi di scatto verso Ilary – E' LEI IL TUO CAPO?!
- Sarebbe il caso che abbassassi la voce Phelps. Sai, siamo in un ospedale, non in un bordello. - continuò l'Ispettrice, rimanendo calma.
- Giusto, giusto. Ehm, quindi... non sapevo fosse lei il tuo capo.
- Beh, sono rimasta piuttosto sorpresa anche io quando avete detto di essere i due detective Coal e Phelps, alias gli acerrimi rivali del mio capo! - disse Ilary ridendo.
- Noto con piacere che ti stai riprendendo Ilary; ero venuta principalmente per vedere come stavi. Non mi aspettavo di certo la presenza di questi due spacca maroni. A proposito. Dov'è la spacca maroni N°1?
- Uhm? Con due dei vostri sottoposti al maniero Felinski, no? - disse Carl.
- Prego? - chiese sorpresa l'Ispettrice.

Carl era perplesso. Come mai l'Ispettrice sembrava non sapere nulla? Forse era il caso di raccontarle quanto successo prima, per riordinarle le idee.

- … e questo è quanto. - concluse Carl – Capisco che è vecchia e che potrebbe avere problemi di Alzhaimer, ma adesso che le ho ri-raccontato tutto quanto ricorda qualcosa?
- Phelps. Le tue battute sono oltremodo scadenti. E comunque sia, NON SONO VECCHIA! Né tanto meno ho mandato alcuno dei miei uomini ad aiutare quella megera della tua superiore! Non spreco i miei uomini così.
- Ma allora, se quei due non erano due del distretto, chi diavolo erano? - chiese preoccupata Ilary.
- Non ne ho idea – continuò Carl, serio in volto. - ma sarebbe il caso andare a casa sua, signorina Ilary. Ho un brutto presentimento.
- Vengo subito con voi! - disse Ilary, scattando in piedi.
- Tu non ti muovi di qua signorinella! Sei ancora in stato di convalescenza! - disse Amelie, sgridandola.
- Ma io vogl- - Carl tappò le bocche delle due con le mani, per non farle parlare.
- Mhm coffma?? - mugugnò Amelie.

Carl fece segno di fare silenzio e di ascoltare fuori dalla porta. Sembrava che ci fosse una discussione movimentata al di fuori della stanza e l'argomento principale erano proprio i Felinski. I due interlocutori erano rispettivamente una donna, dalla voce flebile ma sicura di sé, e l'altra maschile, forte e autoritaria.

- La ficcanaso è stata sistemata per bene ma purtroppo la cassaforte è impossibile da aprire così. Dobbiamo portarla da uno specialista. - disse la voce maschile.
- Ma... Non posso staccare le macchine di quei due! Creperebbero all'istante e sarebbe troppo sospetto! Forse, basterà solo che si diminuiscano le quantità di sostanze nutritive emesse dalle macchine e il resto verrà da sé. Ma così facendo l'eredità cadrà tutta su di lei!
- A questo c'ho già pensato. Anche se si è quasi ripresa del tutto, potremmo far apparire la sua morte come un incidente. La poverina, scoperta la morte dei genitori, si butta dalla stanza dell'ospedale, in preda all'angoscia. - continuò la voce maschile, ridendo meschinamente.
- Un poco ortodosso come piano ma fattibile.
- Tu continua come da programma. Io ora vado a sistemare alcune cosette e poi torno al maniero per prelevare la cassaforte. Tanto di qua quei due non si smuovono... tanto meno la ragazzina con la sua “guardia del corpo”.
- Allora a dopo.

Conclusasi la discussione e vedendo le due figure allontanarsi, Carl lasciò andare Amelie e Ilary. Ilary aveva il viso sconvolto. A stento tratteneva le lacrime.

- C-cosa diavolo vogliono quei due dai miei genitori?! CHI DIAVOLO SONO?!?
- Calma Ilary, calma! - disse Amelie, poggiandole una mano sulla spalla, tentando di confortarla – troveremo una soluzione!
- Hanno detto che hanno sistemato la ficcanaso... che si riferisse al Doc?
- Tu che dici, genio? - disse l'Ispettrice sarcasticamente.
- Bisognerà organizzarsi per bene allora. - disse Carl con tono serio.
- Qualche idea capo? - chiese Ilary, asciugandosi gli occhi lucidi.
- Non sembra ovvio? - disse l'Ispettrice con tono sicuro - Phelps, tu occupati della Coal. Prendi pure una delle volanti parcheggiate quaggiù e dì ai due agenti presenti che ti accompagnano al maniero Felinski. Io vedo di sistemare le cose qui e poi di venire a darti manforte a casa di Ilary.
- Uhm, un piano eccellente Ispettrice. Mi congratulo con lei. – disse Carl, annuendo compiaciuto.
- Smettila di fare il lecchino e datti una mossa. Non abbiamo tempo da perdere!
- S-si! Vado! - disse Carl. Prima di varcare la soglia della porta, venne fermato da Ilary, trattenuto dalla sua mano.
- Mi raccomando Carl, stai attento! E fategliela vedere a quei dannati!
- Non mancherò signorina Felinski!

Detto questo, Carl si precipitò verso l'esterno dell'ospedale e, accompagnato dai due agenti, arrivò al maniero in un batter d'occhio.
Entrando notò che il salone era stato messo a soqquadro per chissà quale motivo. C'era un'enorme scala poggiata al centro della sala e proprio sotto di essa, c'era il tanto amato cappello a cilindro di Julie.

- Diamine! - disse Carl, raccogliendo il cappello da terra e sistemandolo – Doc! Dove si trova?! DOC! Mi risponda la prego!
- G-Gaaahhh.... - una voce sopra di lui sembrò lamentarsi – magari se abbassassi il tono di voce e alzassi lo sguardo...

Carl alzò lo sguardo. La scena che si ritrovò davanti non sapeva se definirla raccapricciante o comica. Julie era appesa a testa in giù, penzolante dal soffitto e gonfia di lividi. Sembrava un punch-box vecchio e malandato. Trattenendosi dal ridere, Carl salì sopra la scala e liberò Julie, facendola cadere sul divano sotto di essa. Ripresasi dalla botta e dalla caduta (nonché dal dolore di testa provocato dalla prolungata posizione a testa in giù), si sistemò il cappello sulla testa e si rivolse verso Carl.

- Sono stata un'idiota. Avrei dovuto capirlo subito che quei due non potevano essere dei veri poliziotti...
- L'hanno presa alla sprovvista Doc, ed erano in due contro uno!
- Tre.
- Tre?
- Un'altra persona mi ha colpito alle spalle, facendomi perdere i sensi. Un colpo da codardo ed oltremodo scorretto!
- Ma, se quei due non erano poliziotti? Chi erano? Scagnozzi di Ludwig?
- Ludwig è troppo idiota per essere a capo di una banda. No. Lui faceva parte del piano per arraffare i documenti da quella cassaforte ed eliminare i Felinski. Solo che le cose non sono andate come previsto. No. La persona che c'è dietro tutto questo è tutt'altro che idiota. E in ogni caso, tornerà. A giudicare dalla cassaforte ancora serrata e dagli attrezzi da scasso che hanno lasciato qui, torneranno per ultimare il lavoro.
- Ma purtroppo per loro... - disse Carl con un ghigno sul volto – troveranno una bella sorpresa ad attenderli.
- Prepariamo allora la loro festicciola di bentornato, Carl. - disse Julie, rispondendo ghignando verso Carl – Con tanto di invitati e regalini.


 

- Hai tutto con te Hyde? - la figura dalla voce possente e autoritaria stava trafficando con delle chiavi per entrare all'interno del maniero.
- Si, capo. Siamo andati alla fabbrica a prendere tutto il necessario. Il falsario penserà al resto.
- S-secondo voi quella Tyler è stata ap-p-pesa a stagionare abbastanza? - balbettò ridacchiando Kyle.
- Bah, Kyle, le tue battute non fanno ridere nessuno! - disse stizzito Ludwig.
- Chiudete il becco voi due. - disse Hyde.

*CLICK CLACK*

Il capo dei tre aprì la porta del maniero e si diresse spedito verso lo studio.

- Kyle, Hyde. Rimanete di palo davanti alla porta d'ingresso. Non voglio strane sorprese, chiaro? Maxwell, tu con me.
- Sissignore – risposero i tre all'unisono, dirigendosi ognuno ai propri posti.

Arrivati allo studio, il capo della banda si diresse verso la cassaforte, chinandosi su di essa.

- Maxwell, porca miseria, accendi quella schifo di luce!
- Oh, mi scusi capo!

Ludwig accese la luce e ritornò verso la cassaforte. Rimase sorpreso quanto il suo capo nel vedere che la cassaforte era stata già aperta e svuotata.

 

- CHE DIAVOLO E' SUCCESSO QUI?!? CHI E' STATO IL FURBASTRO?! - gridò il capo, furioso.
- N-non lo so capo! - disse Ludwig, tremante.

Mentre il capo continuava a gridare, dall'altra stanza provenivano delle urla sommosse, bruscamente interrotte improvvisamente da chissà cosa.
A quei rumori, Ludwig e il suo capo si diressero verso il salone, trovandolo vuoto.

- Dove sono finiti quei due adesso? - chiese il capo, impaziente.
- Non credo che questo sia la sua priorità o sbaglio, signor Arnold Felinski? - disse una figura femminile accanto a lui, seduta sul divano.

Ludwig accese la luce del salone e rabbrividì appena vide le due persone sedute di fronte al suo capo.

- Voi due! Ma non crepate mai?! - gridò Ludwig.
- NON AVEVATE DETTO DI ESSERVI LIBERATI DEI FICCANASO? - gridò a sua volta il signor Arnold, rivolgendosi verso Ludwig – E dove sono quei due dannati idioti?
- Fuori a prendere aria. Dentro a dei cassonetti della spazzatura. – rispose Carl, calmamente seduto sulla poltrona.
- Ma immagino che voi vogliate questi – disse Julie, sventolando alcuni fogli di carta di fronte al signor Arnold.

Quest'ultimo sembrava fremere di rabbia. Si avvicinò minaccioso verso Julie, puntandole una pistola contro.

- Ma che gentile da parte sua tirar fuori il testamento di mio fratello dalla cassaforte. Mi ha risparmiato di dover portare quell'enorme pezzo di ferraglia da uno scassinatore professionista. E sa bene quanto si possono far pagare quei tipi. Ora – continuò il signor Arnold porgendo la mano verso la detective senza però levarle la pistola puntata – sarebbe così gentile da porgermi quei documenti signorina Coal? Siamo persone civili dopotutto. E vorrei evitare di macchiare di sangue il parquet. Quindi se non le dispiace...

Julie non sembrava essere affatto turbata dall'avere una pistola puntata contro, anzi. Sorrideva in modo beffardo verso Arnold, tenendo stretti in mano i documenti.

- Invece ho una proposta migliore. Che ne dice se si consegna volontariamente alla polizia per il suo tentato triplice omicidio e se ne va in galera con la coscienza pulita? Potrebbe risparmiarsi un sacco di anni di galera così...
- Di quale triplice omicidio sta parlando signorina Coal? - disse il signor Arnold sorridendo tranquillamente. - Io non vedo alcuna prova. Vedo solo una persona che ha scassinato la cassaforte di mio fratello prendendo i suoi documenti e al quale io, da buon fratello quale sono, sto cercando di toglierli di mano per ridarli al loro legittimo proprietario.
- Astuta la sua mossa, non c'è che dire, signor Arnold. Ma mai quanto la quella per eliminare l'intera famiglia Felinski senza lasciare alcun testimone e facendo apparire l'intera cosa come un banalissimo incidente domestico. - intervenne Carl, aggiustandosi gli occhiali.
- E sentiamo, miei signori. Com'è che avrei macchinato l'intera faccenda? - disse Arnold, sorridente come al solito e sicuro di avere la situazione in pugno.
- E' molto semplice signor Arnold – disse Julie, alzandosi dal divano con nonchalance, nonostante la pistola ancora puntata alla testa. - L'invidia e l'avidità porta a fare gesti orrendi, anche nei confronti delle persone più strette e care alla sua persona. Nel suo caso, dato che l'ingente patrimonio di suo fratello, una volta morto, sarebbe passato alla sua cara figliola, Ilary, e non a lei,
vi ha reso cieco di rabbia, e ha fatto di tutto per far si che il suo adorato fratello, consorte e figlia, ci restassero secchi. Prematuramente e in maniera del tutto accidentale. Ingegnoso ridirezionare le condutture del gas all'interno del maniero per far fare una morte lenta e silenziosa alla famiglia Felinski. Ma avete dimenticato un piccolo particolare. La signorina Ilary Felinski. Purtroppo per voi, non avevate previsto che stesse per uscire quando avete messo in atto il piano, e così onde evitare sospetti e sguardi indiscreti, il palo di turno, ossia il nostro caro amato Ludwig, ha voluto fare la parte del buon samaritano, portandola in ospedale, dove guarda caso, lavora sua moglie, signor Arnold, la dottoressa Zeila Plum. Una volta scoperto il casino combinato avete ben deciso che sarebbe stato meglio eliminare Ilary il più presto possibile e in tutt'altro modo. Ma purtroppo per voi siamo subentrati noi due. I ficcanaso. Quindi il problema si stava spandendo a macchia d'olio. Vi dovevate occupare anche di noi, no?
- E poi ci pensi, signor Arnold. - disse Carl, ancora seduto comodamente – se non fosse stato per il madornale errore di Ludwig e del suo schifoso senso dell'orientamento, la cosa avrebbe proceduto a gonfie vele, no? La prossima volta sarebbe meglio se assoldasse scagnozzi migliori e con un po' di cervello...

- Dannati maledetti – disse Ludwig, stringendo i denti di rabbia.

- Oh, suvvia, quanto rancore. - disse Julie serena – Andrà meglio la prossima volta. Forse.
- NON CI SARA' UNA PROSSIMA VOLTA DANNATI FICCANASO! - gridò Arnold, perdendo la sua proverbiale pazienza e tirando indietro il cane della pistola, pronto a sparare.

*BANG*

Un colpo partì. Subito dopo si sentì il rumore di una pistola che cade a terra, sbattendo sul parquet del salone. Un colpo era partito, si, ma non dalla pistola di Arnold. Arnold si teneva stretto la mano dolorante e sanguinante per il colpo ricevuto. Tutti si voltarono verso la fonte dello sparo. Sull'uscio del salone era presente l'Ispettrice Pumpkinro, con la pistola ancora puntata verso il signor Arnold. Dietro di lei si potevano intravedere alcune pattuglie di polizia dietro di sé, nonché la stessa Ilary, che sbirciava da dietro la porta.
Julie tirò un sospiro di sollievo e Carl sorrise, vedendo che Ilary e il Doc stavano bene. Ma non era finita lì. Ludwig fece per fuggire dalla finestra e Arnold tentò di atterrare Julie, gettandocisi contro. L'Ispettrice non poteva sparare a nessuno dei due, in quanto avrebbe potuto colpire Carl o Julie. Il problema comunque non si pose. Carl riuscì a placcare saldamente Ludwig, mentre Julie, con un colpo secco, capovolse la situazione, stendendo Arnold a terra, rabbioso e furente.

- CHE VOI SIATE MALEDETTI!! NON AVETE LE PROVE CONCRETE! VOGLIO IL MIO AVVOCATO!
- LASCIAMI ANDARE DANNATO QUATTROCCHI! - urlò Ludwig, contorcendosi nel tentativo di liberarsi dalla presa di Carl.
- Non abbiamo le prove dici? - disse Julie, tirandosi fuori dalle tasche alcuni degli attrezzi da scasso trovati vicino alla cassaforte e la maschera anti-gas – Indovina qual'è l'azienda fornitrice di questi attrezzi?
- Ed indovina chi rileverà le vostre impronte digitali ovunque? - disse Amelie indicando Ilary.
- Quindi in poche parole, mie cari signori... - continuò Carl.
- Siete... - disse Julie.
- … in... - disse Carl.
- … arresto! - concluse Amelie.

Allo schiocco di dita dell'Ispettrice, l'intero squadrone di polizia alle sue spalle subentrò all'interno del maniero, ammanettando Ludwig e Arnold, conducendoli all'interno delle autovetture, dove già li attendevano Kyle, Hyde e la dottoressa Plum.
Quando Ilary vide passarsi di fronte lo zio, solo il cielo sapeva cosa la trattenne dal picchiarlo selvaggiamente. Lei si limitò semplicemente a trafiggerlo con lo sguardo, in silenzio. Lui non replicò, e continuò il tragitto fin dentro la volante della polizia senza proferire parola alcuna e a testa bassa. Poi, si allontanò, a bordo della macchina, per poi sparire all'orizzonte.

- Beh, pare sia finita anche questa – disse Julie, passandosi un fazzoletto sulla fronte.
- Signorina Ilary, - disse Carl avvicinandosi alla ragazza – è tutto ok?
- Ancora con tutti questi formalismi – disse Ilary sorridendo – chiamami Ilary, Carl, solo Ilary.
- E sia. - concluse Carl, sorridendo a sua volta.
- Diamine Ispettrice, stavolta ha superato sé stessa! - disse Julie, giuliva – Non avrei saputo fare un entrata più trionfale di quella!
- Si, si. Beh, ho fatto solo il mio dovere. E l'ho fatto per la mia collega non certo per te, testa di rapa! Se ti ammazzavano, tanto meglio! Una rompiscatole in meno!
- Ma quanto siamo tenere oggi! In ogni caso! A proposito della tua collega. Dato che ovviamente la casa sarà messa sotto sequestro, per il momento potrà stare da noi, no?
- In quella vostra topaia?! Scherziamo vero? Le troverò io un posto decente...
- A me andrebbe anche bene. Non mi dispiace! - disse Ilary allegra.
- A tuo rischio e pericolo Felinski. Poi se ti becchi le pulci, le zecche e i pidocchi non venire a piangere da me.
- Senti un po' snob rognosa. - disse Julie, seccata – solo perché vivi in una specie di reggia non vuol dire che noi gente normale viviamo tutti da pezzenti! Il nostro è un locale rustico e piacevole. NON UNA BARACCA DECADENTE E PIENA DI TARLI!
- Veramente quelli del servizio igienico e l'unità di disinfestazione hanno detto che...
- CARL NON GIRARE IL COLTELLO NELLA PIAGA.

Ilary rise di gusto. Era da tanto tempo che non rideva così di spirito. Sapeva che la sua vita sarebbe nettamente cambiata e che si sarebbe trovata bene con i suoi nuovi “coinquilini temporanei”. Nonostante tutto.

Angolo dell'Autrice: Beh, questo a parer mio è stato uno dei miei "fiori all'occhiello" come capitolo poichè mi sono messa molto d'impegno a scriverlo. Nei prossimi capitoli ne avremo da vedere delle belle!
Giuly

 

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Capitolo 4
*** Caso Jacques ***


Giorno 30 Ottobre. Ore 9:13. Solito ufficio, solita piattezza di inizio mattinata.

Carl stava tornando dal bar dietro l'angolo con dei panini e del tè freddo per la collega. Appena lo vide tornare, Julie si affacciò alla finestra e gridò:

 

-Oi, Carl! Controlli se è arrivata qualche richiesta? Non abbiamo un caso decente da non so quanto...

-Subito doc! Se solo avessi un paio di braccia in più per poter prendere la posta dalla cassetta delle lettere! - rispose Carl con una punta di sarcasmo.
-Eh, quanto la fai lunga. Va bene, va bene, sali con quella roba. Vado io a prendere la posta.

Poco dopo, seduti al tavolino dell'ufficio e smistata la posta (per lo più bollette, tutte immediatamente cestinate), i due cominciarono a fare colazione.

Carl aveva portato i famosi panini del Bar Rocksley, super farciti con ogni genere di ingrediente di prima scelta e soprattutto economici, per la gioia del portafoglio della Coal. Tuttavia i due sembravano non godersi appieno quei gustosi panini. Entrambi erano parecchio pensierosi da un paio di giorni. Non avevano avuto rogne o notizie dalla Pumpkinro e da Ilary, il che era particolarmente strano, dato che entrambe venivano quasi ogni giorno a ficcanasare in ufficio.

-E' strano che quelle due non si stiano più facendo vedere eh Carl? - disse Julie sorseggiando il suo tè freddo.

-Non mi ci faccia pensare Doc. Per favore, cerchiamo di cambiare discorso. - continuò malinconicamente Carl, agitando la sua tazzina da thè annoiato.
-Oook. Allora vediamo di dare un'occhiata a queste lettere qui... avendo già smistato le bollette forse ci sarà qualche caso interessante che ci terrà occupati.
-Perché non prende quello giallo? Sembra essere un telegramma! Di chi è?

Julie prese la busta gialla in mezzo alle altre normali buste bianche che posò sul tavolino. Girò la busta gialla e rimase notevolmente sorpresa nel leggere il mittente.

-Carl...

-Non me lo dica Doc...

-Della serie parli del diavolo! - Julie aprì la busta, si schiarì la voce e cominciò a leggere ad alta voce - “Telegramma inviato da Amelie Pumpkiro da Mistodd a Julie Coal, Brightburg.” Mistodd, eh? Che ci fa laggiù?
-Non ne ho idea. E non so neanche dove sia questa Mistodd sinceramente.

-Beh, so solo che è un piccolo villaggio sperduto tra le montagne e che aleggi una strana leggenda su di essa.
- E cosa dice?

-Si racconta che sia una specie di "città fantasma" poiché molto antica e poco frequentata. Ma secondo me questa storiella da quattro soldi è stata messa a punto solo come trovata pubblicitaria per attirare i turisti e niente di più.
- Si vabbè, non le ho chiesto la storia della città Doc. Che dice il telegramma?
- Oh, giusto. Ahem. “Detective Coal, si richiede la sua più immediata assistenza. Stop. Raggiungete immediatamente Mistodd. Stop. Firmato Amelie Pumpkinro. Beh c'è da dire che l'ispettrice è una di poche parole.

- E che per chiederci aiuto dev' essere successo qualcosa di grosso. Di cosa pensa possa trattarsi, Doc?

- Direi che non potremo saperlo finché non partiremo! Tanto non abbiamo praticamente null'altro da fare. Sempre meglio che restare qui a vegetare, no?

-Ma è la cosa che mi riesce meglio! - concluse Carl sbuffando annoiato.

Finite le lamentele, Carl e Julie si misero subito sulla NFSC e partirono a velocità sostenuta in direzione di Mistodd. La cittadella non distava molto da Brightburg: sarebbero bastate circa un paio di orette a velocità normale lungo la strada principale.

Ovviamente i due detective ci misero il doppio del tempo.

 

-Doc! Lei e le sue “scorciatoie”! Già che le sospensioni di questa vecchia carriola stanno andando in pensione, e lei pretende di prendere questa dannata strada dissestata e piena di buche piuttosto che prendere l'autostrada?! - gridò Carl parecchio irritato dai numerosi dossi che lui e il suo capo stavano prendendo lungo la strada di campagna.

- Oh! Fidati di me Carl! Anzitutto non insultare la mia NFSC. Sai che ci sono affezionata e che ne ha incontrate tante. Non sarà una stradicciola dissestata a fermarla. E poi questa era la strada migliore! L'autostrada è sempre troppo trafficata e non hai idea di quanti incidenti ci possano essere in agguato! Questa invece è una stradina di campagna tranquilla e piacevole. Goditi il panorama, la natura circostante, gli odori dell'aria di campagna!
-Già, come le montagne di sterco lasciate dalle vacche al pascolo!

Passò un'altra buona oretta prima che i due riuscissero finalmente a scorgere la cittadina di Mistodd in cima alla collina. Poco prima della salita che li avrebbero condotti all'interno del villaggio, i due notarono un grosso cartello al lato della stradina, il quale diceva "Popolazione attuale: 129 abitanti e 457 animali tra allevamenti di vario genere".

- Mhm? Così tanti animali? - chiese Julie perplessa.

- Immagino che sia da qui che arrivano le carni ai nostri macellai, no? - rispose Carl.

Julie alzò le spalle continuando a guidare. In poco tempo raggiunsero l'entrata del villaggio, sovrastata da un'enorme arcata di pietra che dava il benvenuto ai nuovi visitatori. I due scesero dall'autovettura parcheggiata alla come capitava e si guardarono intorno.

-C'è da dire che il paesaggio qui intorno è davvero caratteristico. - disse Julie poco prima che una balla di fieno le passasse davanti e un vento caldo le scompigliasse i capelli.

-Si. Suggestivo e abbandonato direi. - continuò Carl con una punta d'ironia.

-Eh, io mi accontento delle piccole cose! Anche se, come dici tu, effettivamente non sembra esserci anima viva.

- Forse sono in vacanza? Oppure dormono, chissà.

- Oppure, dato che è ora di pranzo, sono tutti a casa a pranzare. - disse Julie toccandosi lo stomaco. Questo cominciò a gorgogliare rumorosamente e tenacemente, seguito subito dopo da quello di Carl. - E, direi che anche noi ci meritiamo un bel pranzetto dopo questo viaggetto che ci siamo fatti.
- Viaggetto, eh?

Ignorando bellamente la battuta di Carl, Julie tirò fuori una guida turistica di Mistodd che aveva provveduto a portarsi da Brightburg.

-”Guida turistica a Mistodd: Solo per i più parsimoniosi”? Avrebbero dovuta chiamarla solo per i più TIRCHI. - disse Carl.

- Tzè. Non sai cos'è l'importanza del risparmio, sciocco assistente! - continuò Julie sfogliando la guida.
- Sigh. Ha trovato qualcosa almeno Doc? Sto morendo di fame e sete.
- Beh, abbiamo due scelte. Il ristorante “Ti spenno fino all'ultimo centesimo”...

- Che nome carino.

- E infine abbiamo la trattoria "Al vecchio Maniero". E' segnato in fondo alla guida ed ha una votazione piuttosto scarsa ma almeno pagheremo poco. Sapranno almeno fare un piatto di riso in bianco, no?
- E visto che non ci sarà modo di farle cambiare idea e andare altrove, dove si troverebbe questo “Al vecchio maniero”?
- Lassù in cima a quella scalinata.

- ...di 300 e passa gradini. Ce lo vogliono far sudare questo pranzo, eh? - concluse Carl passandosi una mano sul viso, sbuffando.
 

E così, di buona lena, i due si misero a salire i gradini con calma, evitando di affaticarsi troppo. La cosa ovviamente non funzionò. I 300 gradini si fecero sentire eccome, dato che arrivarono entrambi sfiniti e più affamati che mai davanti all'entrata della trattoria.
L'esterno dell'edificio sembrava molto rustico e ben tenuto nonostante la cattiva votazione della guida. L'insegna al neon che dava sul davanti era un po' arrugginita e malridotta ma nulla di così grave. Ma il fronte della trattoria era segnato dall'enorme portone in legno massiccio che si apriva per permettere l'entrata ai clienti. Appena poco dopo essere entrati, i due vennero accolti da un omino alto poco più di un metro e mezzo. Era tirato a lucido come se fosse stato un cameriere di un ristorante di lusso. Portava i capelli neri ordinati e ben pettinati, con dei baffetti appuntiti sul viso. Appena vide Julie e Carl, l'omino si girò verso di loro e sorrise.

- Ohohoh! Dei cliOnti, n'est-ce pas? Prego, prego, accomodatevi purHe!
- Ehm, grazie signo-
- Oh, Jacques. Chiamatemi pure Jacques! Sono il capo-cameriere del Maniero e sarò ben lieto di offrirvi solo il meglio di tutta Mistodd!
- Bene. - disse Julie avviandosi verso l'interno del salone principale seguita da Carl.

Un enorme tendone rosso li separava dal salone da pranzo e, scostato quello, Julie e Carl rimasero di stucco nel vedere l'interno della sala.
Il salone era completamente deserto e non c'erano altri clienti all'interno. Ma non era quello il fattore più “disturbante”. Alle pareti vi erano numerose vetrine trasparenti, con all'interno un'enorme quantità di animali. Vivi. Ogni vetrina si divideva in base al tipo di animale che conteneva. Vi erano animali esotici, dalle razze più comuni a quelle più rare, dal semplice topo di campagna all'enorme e maestosa tigre siberiana.
Julie e Carl erano costernati. Perché c'erano così tanti animali all'interno di un ristorante? E perché erano tenuti in condizioni così orribili?
Nonostante tutto, i due si sedettero al primo tavolo che gli capitò sott'occhio, continuando a guardare gli animali dentro le gabbie. Jacques li raggiunse subito dopo, con il suo solito sorrisino stampato in volto.

-So a cosa state pensando. - iniziò lui – Ma tranquillizzatevi monsieurs. Questi animOli sono perfettamOnte in salute e trattati nel migliore dei modi!

-Non direi dato che sono ingabbiati in delle camere di vetro e impossibilitati di muoversi come vogliono – disse Julie con una punta d'amarezza.
-Eh, mi spiasce madamoiselle, ma dobbiamo tenerli là. Abbiamo aussi tutti i permessi se volete vederli!
-Rimane comunque una cosa orribile da fare... ma cerchiamo di cambiare argomento. Come vanno le cose da queste parti? - chiese Carl.
- Oh, male purtroppo. Non abbiamo molti touristes ultimamOnte... Mais c'est n'est pas votre probleme monsieurs! Siete qui per godervi un pasto degno di un re o sbaglio? Scommetto che gradirete immensamOnte il nostro vasto assortimento di pietanSe!

- Ehm., si. Se avessimo il menù magari...

- Oooh, mais mademoiselle! Tutto sciò che vi scirconda è il menù! - Jacques indicò le varie gabbie circostanti, e alcuni animali all'interno cominciarono ad imbizzarrirsi e ad agitarsi. Stessa cosa accadde a Carl e Julie.

-VUOLE DARCI A BERE CHE SONO GLI ANIMALI PRESENTI IN QUESTO RISTORANTE A FARE DA PORTATA PRINCIPALE?! - Carl scattò in piedi furibondo, sbattendo le mani sul tavolo. Jacques rimase imperterrito e gli rispose con tutta la calma possibile e inimmaginabile.

- Mais ovviamOnte! Tutto sciò che vedete all'interno di questa trattoria è commestibile! Anche io lo sono! Ma quello si chiama cannibalismo monsieurs, e infatti è disapprovato in molte soscietà!

-Come se questo non fosse già abbastanza deplorevole... - continuò Carl picchierellando le dita sul tavolo con fare nervoso.
-Carl calmati. - disse Julie, che fino ad allora se n'era rimasta ad osservare le reazione dei due e dei vari animali – Jacques, noi non abbiamo alcuna intenzione di richiedere un rinoceronte arrosto o uno stufato di armadillo, chiaro? Del normalissimo pesce andrà benissimo.

- Mais absolutement! Abbiamo dell'ottimo pesce spada e altri tipi di pesce! Avete preferenSe particolari?

-Vada per il pesce spada allora... - disse Carl ancora stizzito, rimettendosi a sedere – Lei Doc?

-Sicura di non voler un prelibatissimo stufato di volpe? - chiese Jacques.

- Un fritto misto di calamari andrà benissimo. Grazie. - rispose secca Julie, gettando un'occhiataccia verso Jacques.

- Come desidera mademoiselle.

Fatto un inchino e sistemato il tavolo, Jacques si allontanò verso la cucina lasciando i due nella sala deserta, con migliaia di occhietti impauriti e terrorizzati puntati contro.
Impotenti nel poter fare qualsiasi cosa, i due rimasero in attesa del ritorno di Jacques, il quale tornò dopo alcuni minuti, con le pietanze richieste fumanti su dei vassoi sfarzosi.

- Eccomi qua a voi monsieurs! Pesce fresco appena pescato, tout pour vous!

-Ma non mi sembra ci sia il mare a Mistodd. Ne tanto meno laghi o fiumi nelle vicinanze! - disse Julie grattandosi la testa, perplessa.

-Mais non mademoiselle! Nous avons un grandissimo acquario nel retro, con ogni spescie di pesce e animale marino dentro!

- Capisco. Potrei avere del pane e del limone?

- Arriva immediatemont!

Approfittando del fatto che Jacques si era allontanato nuovamente, Julie si rivolse sottovoce a Carl.

 

-Non so te Carl, ma prima finiamo di mangiare qui prima possiamo andarcene. Dobbiamo trovare l'Ispettrice e farci dire qual è il problema qui a Mistodd. Senza contare che quel Jacques mi mette i brividi.

-In compenso il cibo è ottimo. Non ho mai assaggiato pesce spada cosi buono.

-Beh si in effetti... Anche questi anellini di calamaro sono ottimi.
-Mi chiedo com'è che questo posto abbia ricevuto un voto così basso nella guida che hai portato Doc.

- Forse è per via di tutti questi poveri animali intrappolati all'interno del locale e usati come carne da macello nei cibi serviti, non ti pare? Certa gente non potrebbe nemmeno sopportare di restare qui mezzo secondo a questa vista. D'altronde... - Julie abbassò nuovamente il tono di voce notando che Jacques stava tornando – a certa gente pare non gliene importi nulla della condizione di queste povere bestiole. Basti solo che guadagnino contanti in quantità.
-Mi verrebbe da dire da che pulpito ma evito. - disse Carl cercando di smorzare un po' l'aria tesa.
-Eccovi il pane mademoiselle! Se avete bisogno di altro, sarò di là in cuscina! - Jacques posò il pane circondato da spicchi di limone sul tavolo e si ridiresse verso la cucina.

Anche con l'intero salone deserto, non si udiva provenire nemmeno un singolo rumore dalla cucina, né dalle gabbie circostanti. Doveva essere tutto insonorizzato per evitare rumori (o versi di animali impauriti) molesti.
Passò una mezz'oretta buona, e Julie e Carl si poterono ritenere soddisfatti del cibo mangiato fino ad allora.

-Doc, ha pure fatto il bis?

- E' che quei calamari erano troppo buoni, non potevo farci nulla!

-Mi chiedo quanto ci verrà a costare tutto questo.
- AARGH, CHE FITTA!! - gridò Julie con fare teatrale – Non mi ci fare pensare Carl, ti prego! Forse conveniva che ci portassimo dei panini da casa.
-La sua tirchieria non finirà mai di stupirmi Doc.
-Non è “tirchieria” la mia, Carl. Si chiama “propensione al risparmio”!
- Si, si, Doc. Come dice lei... E a proposito... sta arrivando Jacques con il conto.
- ARRGH! Carl, non ce la faccio. Leggi tu la cifra!

- Ecco il conto monsieurs! - disse Jacques porgendo il fogliettino a Carl e guardando Julie che sembrava essere agonizzante – La mademoiselle sta bene? Vuole una tisana?
- Nah, sta benissimo. La ignori, dia retta a... me... - Carl si bloccò nel leggere la cifra finale del conto. Julie, tremante, si rivolse a Carl, terrorizzata.
- C-C-Carl... ti prego dimmi che non è una cifra a tre zeri!

Carl rivolse il fogliettino verso Julie e lei parve svenire. Ma non per disperazione. Più per lo shock di felicità. Di fatto si mise a ridere a crepapelle.

-AHAHAHAH DIECI EURO?! S-STIAMO SCHERZANDO?! E' UNA CIFRA INFIMA!
-Mais absolutement! Scibo ottimo a pressi strasciati! Questo è il nostro motto!
-Se vuole gli diamo anche la mancia Doc.
-Tenga. Grazie. Addio. - Muovendosi quasi a scatti, Julie consegnò il biglietto da dieci euro nelle mani di un non poco perplesso Jacques e, insieme a Carl, sghignazzante per la scenata fatta dalla collega, si diresse verso l'uscita.
Peccato che l'aria festosa e divertente si smorzò subito.
Non appena i due arrivarono al portone d'ingresso, trovarono due omoni grandi un armadio a quattro ante a bloccargli la strada, rendendoli incapaci di passare. Carl si avvicinò a loro e cortesemente gli rivolse la parola.

-Scusate miei signori, potreste gentilmente spostarvi?
-Se siete i buttafuori, abbiamo pagato. Guardate, abbiamo lo scontrino!

- NIETH. - fece uno.

- NIETH. - fece l'altro.

- Andiamo ragazzi cerchiamo solo di andare via. Fate il vostro lavoro e buttateci fuori. - disse Carl con tono scherzoso.

- NIETH. Voi no passare!

- DA! No passare!

- Sentite un po' armadi ambulanti – disse Julie con tono accigliato - che scherzo è questo? Toglietevi di torno!

- Temo che tutto sciò non sia possibile mademoiselle – disse una voce alquanto familiare dietro i due. Ora era solo un po' più cupa e sghignazzante.

- Cosa? Jacques? Ok, lo scherzo è bello quando dura poco. Spostatevi voi due! - disse Carl cercando di farsi strada tra i due omoni, col risultato di essere malamente gettato a terra dall'incombente forza dei due armadi.

- Tu testa dura piccolo omuetto. - disse uno dei due - Noi detto che voi no passare e voi no passerete.

- No tentare oltre se no vuoi gruande bernuoccolo in quella tua piccola testolina – continuò l'altro.

- Comincio ad irritarmi. – sospirò Julie, seccata.

-C'est tout inutile madamoiselle. Kong e Jong non vi faranno passare.

- Lo crede lei, “monsieur Jacques” - disse Julie accennando un lieve sorrisino – Carl. Al mio tre.

- Quando vuole, Doc.

- Cosa volere fare, eh? - chiese Jong, non perdendo di vista i due.

- TRE!

Senza dare loro il tempo di reagire, Julie e Carl caricano di spalla, facendo cadere all'indietro i due enormi colossi, riuscendo a fuggire saltando sopra di loro e lasciando Jacques sbigottito nonché infuriato.

-Brutte teste di rapa! Prendeteli! Non rimanete li stesi a terra imbescilli!!
- S-Si! Subito padruone! Jong togliti, mi fai muale!
- Sono incastruato! Aiutami!

Poco a poco le urla di Jacques che tentava di spronare i due omoni a liberarsi si facevano sempre più lontane, ma Julie e Carl non si fermarono e continuarono a correre lungo uno dei numerosi vicoli di Mistodd, cercando di seminarli e di trovare un rifugio. Non potevano andarsene da quel luogo. Prima di tutto dovevano scoprire cos'era successo all'Ispettrice e ad Ilary e forse, quei tre c'entravano qualcosa.
Julie e Carl continuarono a correre per ancora un bel po'; poi, esausti, si fermarono all'interno di un vicolo stretto, cercando di recuperare il fiato per la lunga corsa affrontata.

 

- Uff! Doc! C- cosa diavolo succede? Perché ci volevano prendere?

- Non ne ho la minima idea! Ma è meglio nascondersi da qualche parte prima che quei due energumeni ci raggiungano! E di certo non voglio finire tra le loro sudicie mani!
- Questo vicolo sembra l'ideale per nascondersi... penso sia abbastanz-AH! - Carl fece per appoggiarsi ad un muro del vicoletto, il quale però cedette sotto il suo peso, rivelando una piccola porta nascosta e malridotta. Tutto in quel vicolo sembrava cadere letteralmente a pezzi. Si vedeva che nessuno si curava di quel posto da tempo.
- Carl, niente di rotto? - chiese Julie avvicinandosi al collega e aiutandolo ad alzarsi.
- Ahia, si. - rispose Carl massaggiandosi il fondo schiena e scuotendosi i pantaloni tentando di liberarsi dell'enorme polverone accumulatosi.

-La tua sbadataggine a quanto pare si è rivelata utile, quantomeno. -Julie indicò la piccola porta di legno rivelata dal crollo del muro – Penso che sarà un ottimo nascondiglio per il momento. Entriamo e cerchiamo di riposarci. Poi quando sarà passato il pericolo “bestioni in circolazione” potremo uscire a cercare l'Ispettrice e Ilary...
- Non ce ne sarà bisogno Coal – una voce bassa e dall'aria familiare proveniva dall'interno della porta di legno.
- Entrate presto! Non rimanete là fuori! - disse un'altra voce, un po' più lieve e flebile.

Carl e Julie si guardarono l'un l'altro sorpresi. Non indugiando oltre, attraversarono la porta, chiudendosela alle spalle.
L'interno era buio pesto e l'unica fonte di luce presente all'interno della stanza era procurata da delle piccole fessure situate tra una persiana e un'altra delle poche finestre di legno presenti. Non si riusciva a distinguere sagoma alcuna ma si potevano chiaramente sentire dei respiri affannosi e veloci, come di qualcuno impaurito.

-Ce ne avete messo di tempo. - disse la stessa voce bassa di prima con tono critico – Temevo che il telegramma non fosse arrivato a destinazione.
- Sono così contenta che siate riusciti a sfuggire a quei bestioni! - disse l'altra voce, più pimpante e sollevata.
- Ispettrice, Ilary! Allora state bene! - disse Carl con aria contenta.
- Insomma – rispose Ilary con aria demoralizzata.
- Deduco che siate andati a mangiare al maniero anche voi, dato che quei due vi stanno cercando dappertutto.
- Beh, scusi signorina testa di zucca! Potevate avvisarci di non andare a mangiare là! - disse Julie un po' seccata.
- E' vero, avrei dovuto specificarlo nel telegramma. E' stata una grave dimenticanza. Perdonatemi...
- Beh, la scusiamo. Non sarà la prima né l'ultima volta che cerchiamo di essere ammazzati da degli energumeni tutti muscoli e niente cervello – disse Carl cercando di smorzare l'atmosfera deprimente che si era venuta a creare.
- Ma Carl! Tu non capisci! I due energumeni sono il problema minore! - disse Ilary preoccupata.
- E quale sarebbe il problema maggiore? - chiese Julie, curiosa.
- C'è un motivo per cui sono sparite così tante persone negli ultimi mesi. - intervenne un'altra voce all'interno della discussione, molto più profonda e mascolina - C'è un motivo per cui Jacques ha tentato di catturarvi. E c'è un motivo per cui il numero degli abitanti di questa cittadina è in costante diminuzione mentre quella degli animali è in continuo aumento. Diamine, non si può nemmeno venire in vacanza in posto così caratteristico nei propri pochi giorni liberi dal lavoro.
- Chi c'è oltre a voi due, Ispettrice? - chiese Carl.
- Oh, vogliate perdonare la mia diseducazione. Credo che mi conosciate piuttosto bene. Il nome Tony Panzoni vi dice nulla?
- Signor Sindaco?! - urlarono Julie e Carl all'unisono.
- SHHH! Dannazione chiudete quella dannata fogna! Volete che ci scoprano?! - gridò una voce femminile piuttosto irritata.
- Signorina Francine, rischierà di farci scoprire lei se continua a gridare in questo modo! - disse un'altra voce mascolina, solo più vivace e squillante.
- OHHH MA STA ZITTO FRANK!
- Scusate, scusate, scusate. - intervenne Julie – Qui le cose si stanno semplicemente complicando. Almeno per quanto mi riguarda. Voglio cercare di far luce sulla questione nel più breve tempo possibile, ma prima...
- Facciamo luce qui dentro! Non riesco a vedere nulla! - disse Carl, cercando la sua fidata zippo nella tasca.
- Aspetta Carl! Non lo fare! - disse Ilary aggrappandosi a lui. Carl stranamente si sentì strattonato al livello dei pantaloni.
- Ilary... da quando sei così bassa?
- E' questo ciò che cercavo di dirvi prima ragazzi miei – riprese il sindaco Panzoni – purtroppo tutte le cose citate prima sono ricollegate al “Vecchio Maniero”. Chiunque entra in quell'inferno di trattoria ne esce, sempre SE ne esce, cambiato. Orribilmente cambiato. Quindi vi chiedo di prepararvi psicologicamente al peggio, perché anche voi farete la nostra stessa fine temo.
- Che fine? Cosa ci succederà? - chiese Carl un po' preoccupato.
- Guardate pure con i vostri occhi. - disse Amelie avvicinandosi a Julie e Carl. - Ilary lascialo. Carl, accendi quella torcia.

Carl deglutì sonoramente. Non ricevendo altri ammonimenti, decise di accendere la luce della zippo. Presto la luce illuminò un poco di più la piccola stanza e sia Julie che Carl trattennero a stento delle urla di sorpresa. Nella stanza erano presenti loro due più un bassotto, un lemure, un orso, un lama e una piccola salamandra arancione sulla testa del lama. Tutti gli animali presenti avevano addosso dei vestiti stracciati, malridotti e polverosi. I cinque guardavano verso Julie e Carl con aria piuttosto demoralizzata. L'orso si avvicinò ai due a grandi passi, cercando di fare comunque piano.

-Ecco. E' questo quello che succede a tutti quei poveri disgraziati che hanno avuto la sfortuna di entrare a mangiare al Vecchio Maniero. Per qualche misteriosa circostanza, essi assumono forme animalesche poco dopo aver mangiato all'interno del locale.
- Cosa che... tuttavia... mi pare non stia accadendo a voi due – osservò il bassotto-ispettrice, guardando verso Julie e Carl.

In effetti, i due non sentivano nulla cambiare in loro. Niente di niente.

-Voi quanto ci avete messo a... ehm... animalizzarvi? - chiese Carl, un po' tremante.
- Circa mezz'ora dopo aver finito di mangiare, subito io e l'ispettrice ci siamo sentite poco bene. -disse la piccola Ilary-lemure - Poco prima eravamo riuscite a fuggire dalle grinfie di Kong, Jong e Jacques, come voi. Da quand'è che avete mangiato voi, piuttosto?
-Mah... sarà passato un'oretta o giù di lì. – disse Carl pensieroso.
- Quindi, aspettate, fatemi capire bene – intervenne nuovamente Julie – tutti gli animali presenti all'interno del locale prima erano degli esseri umani che per sbaglio hanno mangiato là dentro e che quindi ora sono divenuti parte del menù stesso della trattoria?
- Già. - rispose Tony – Ciò non spiega come voi due non vi stiate animalizzando. Forse la sostanza presente nel cibo che avete mangiato è inefficace contro di voi. Dovete avere un sistema immunitario parecchio potente.
-L'ho sempre detto che voi due siete strani forti. – disse Amelie sarcasticamente.

-Si, beh, credo che questo piccolo particolare al momento non abbia alcuna importanza. Almeno sappiamo cosa sta succedendo. E' tutto ciò che mi serve sapere. - continuò Julie – In ogni caso, penso che se esiste una qualche strana sostanza che trasforma chi la ingerisce in un animale, dovrà anche esserci un antidoto che inverta il processo!
- Siamo ottimisti, signorina “non me ne frega nulla perché tanto sono ancora umana e non diventerò uno stupido animale”! - urlò con voce stridula la Francine-salamandra.
- Via Francine, non ti scaldare come al tuo solito – disse Frank/lama cercando di calmarla.
- E comunque, per vostra informazione sono la detective Coal! Non signorina vattelapescacomemihaichiamatoprima.
- E saremo noi a farvi tornare normali! - continuò Carl, fiero di sé.
- Abbiamo finito con i convenevoli o avete intenzione di continuare questa scenata ancora per molto? - puntualizzò Francine, stizzita.
- Non avrei saputo dire di meglio. - aggiunse Amelie.
- Beh, - disse Julie - se volete rimanere animali per il resto dei vostri giorni e non volete seguire il nostro piano per recuperare l'antidoto...
-Un possibile antidoto. – aggiunse Carl
-Quello che è. Allora siete con noi o no?
-Abbiamo forse altra scelta? - disse Francine accigliata.
- Via, signorina Ember. La signorina Coal vuole darci una mano e lei continua a lamentarsi. Io direi che sarebbe meglio per tutti mettere da parte questo atteggiamento negativo per il momento, e se ci riesce, e cercare di collaborare tutti insieme. Giusto? - disse il sindaco Panzoni/orso.
- Pienamente d'accordo signor sindaco! - disse Frank/lama, scattando sull'attenti.
- Sentito signorina Coal? Qualunque sarà il suo piano, avrà il pieno appoggio dal sottoscritto, dal vice-sindaco Roman e dalla mia adorabile segretaria Francine.
- ADORABILE?!? GLIELA DO IO L'ADORABILE! - Francine/salamandra quasi prese fuoco da quanto era adirata.
- OI OI! Mi brucia i peli della testa signorina Ember! - disse Frank agitandosi e cominciando a scalpitare.
- UN PO' DI SILENZIO PORCA ZOZZA! - intervenne Ilary, facendo zittire tutti sul momento. - Uh, grazie! E' già un miracolo che quei bestioni non ci abbiano trovato con tutto questo casino! Prego ora Julie. Puoi esporre il piano.
-Ehm. Grazie Ilary. Allora, il piano è semplice. Noi siamo in netta maggioranza. Siamo in sette e loro solo in tre. Quindi faremo così. Ci divideremo in due gruppi. Io, il sindaco e l'Ispettrice penseremo ad andare verso la trattoria, per trovare l'antidoto e cercare di scoprire qualcosa di più sulla questione; magari “interrogando con le buone” il nostro caro Jacques. Signor Panzoni, conto specialmente su di voi sull'effetto intimidatorio.
- Sarà un po' deplorevole per la mia persona ma quel Jacques dovrà avere ciò che si merita. Quindi come ho detto prima, avrà tutto il mio appoggio.
- Perfetto. Ora. Il secondo gruppo. Carl, Ilary, la signorina Francine e il signor Roman cercheranno di distrarre Kong e Jong. Ve la sentite?
- CHE VENGHINO! - urlò Francine con voce stridula.
- Temo che la schiaccerebbero signorina Ember – disse ridendo Frank.
- Ti schiaccio io ti schiaccio! - continuò Francine, cominciando a saltellare sulla testa di Frank, tentando inutilmente di schiacciarlo.
- Per me è ok Doc! Ilary, tu te la senti?
- Beh, essendo un lemure dovrei essere abbastanza agile, quindi non sarà un problema cercare di scappare da quei armadi ambulanti. Quindi, si! Sono pronta quando volete!
-Anche ora! - disse Julie pimpante.
- Ora? - chiese Amelie perplessa.
- L'effetto sorpresa è assicurato! Inoltre, i due bestioni saranno esausti perché scommetto che hanno continuato a cercarci mentre noi eravamo qui a parlare, quindi sarà più facile per voi distrarli e metterli fuori uso!
- Non ti preoccupare Doc! Ho già un piano per sistemarli per benino!
-Ottimo! Allora direi di non perdere altro tempo e di metterci in marcia! Mi raccomando, fate attenzione ragazzi!
- PFT. - sbuffò Francine. - Sono LORO che dovranno fare attenzione a noi!

Detto questo, i gruppi uscirono dalla porticina e si separarono. Il gruppo di Carl si arrampicò sui tetti delle casette del villaggio per perlustrare meglio la zona ed individuare prima Kong e Jong, mentre Julie e Amelie, in groppa al sindaco Panzoni, si diressero a gran velocità verso il Vecchio Maniero, cercando di non essere scoperti dai due armadi, ancora in giro alla ricerca dei due fuggitivi. Per loro fortuna, Kong e Jong stavano perlustrando tutt'altra zona, guarda caso vicino a dove si stavano dirigendo Carl e il suo gruppo.

-Ok signori, spero sappiate saltare per bene perché avremo parecchio da danzare su questi tetti. Quei due dovrebbero essere nei paraggi...
-Vuoi dire laggiù? - disse Frank indicando con lo zoccolo un vicolo poco più giù.
-Vista acuta signor Roman, i miei complimenti... ora cerchiamo di avvicinarci a loro senza cadere di sotto e sfruttare l'effetto sorpresa.
-Non avrai intenzione di affrontarli corpo a corpo spero! - disse Ilary, aggrappatasi sulla spalla di Carl.
-Perché, non te la senti lemuretto? Hai troppa paura? - disse Francine, con tono ironico.
-Signorina Ember, voglio farle notare che questo suo comportamento da snob pomposa non la porterà da nessuna parte! - continuò Ilary, irritata.
- Ohhh, scusami ti ho offeso? Poovera.
- AH QUESTA POI!
- Shhh! Ilary! Non gridare potrebbero sentirci!

- Uh? Jong, tu sentito qualcuosa?

-Da. Peruò non saprei dire da duove provenivano quelle voci.

- Accidentaccio. Si sono accorti di noi... - disse Frank, guardando in basso.
- Grazie tante miss scorbutica! - gridò Ilary verso Francine.
- Miss scorbutica a chi, piccola mocciosa?! - Francine saltò dalla testa di Frank sulla faccia di Ilary, cercando di graffiarla. Le due cominciarono ad azzuffarsi sulla spalla di Carl, il quale tentava invano di quietarle, beccandosi qualche graffio e morso di tanto in tanto.
-Signorine! AHIA! Vi prego! Ahi! Smettetela!

Cercando di liberarsi dalle due Carl non fece attenzione a dove metteva i piedi e, per sbaglio, inciampò su una crepa profonda, che gli fece perdere l'equilibrio e precipitare di sotto assieme alle due ragazze. Frank tentò di afferrarlo al volo ma non avendo le mani, Carl gli sfuggì di zoccolo e continuò a cadere.
La fortuna volle che sotto di loro, in quel preciso istante, capitasse il capoccione di Kong ad “attutire” la caduta dei tre. Kong cadette sotto il peso di Carl, Francine e Ilary, sbattendo la testa a terra. Jong ci mise un po' per realizzare cosa fosse appena successo, poi reagì.

-EHI! TU SEI MUOCCIOSO DI STAMATTIN-

* STUNK *

Anche Jong finì con muso per terra, stavolta per colpa di Frank, il quale, prontamente, era saltato giù dal tetto per andare in soccorso dei tre.

-EHI! Dannazione! Dovevo stenderlo io! - disse Francine, stretta nella mano di Carl.
-Ora ci vogliamo calmare?! Signorina Francine, mi sta ustionando la mano!
- UHMPH. - sbuffò lei, ignorandolo, per poi sgusciare fuori e rimettersi sulla testa di Frank.
- A quanto pare ti piace proprio la mia testa eh, signorina Ember?
- Bah! Quanto meno sei riuscito a fare qualcosa di buono!
- Voi altri state bene? - chiese Frank rivolgendosi a Carl ed Ilary. I due annuirono, ma prima che potessero proferire parola, Kong e Jong si rialzarono, quasi illesi. A quanto pare non si erano fatti minimamente male.

- Uoff! Cuosa esserci caduto addosso? Vuaso? - chiese Kong.
- Nieth! QUEI TRE! - rispose Jong, cominciando a scrocchiarsi le dita.
- Gentlemen, propongo una ritirata immediata. - propose Carl.
- Approviamo appieno la decisione. - risposero all'unisono gli altri tre, cominciando a scappare a gambe levate.

-EHI! Tuornate qua! Dannati muascalzoni!

-Fatevi spaccare cu...ollo!

-VE LO SPACCO IO IL COLLO! - gridò Francine, scaldandosi nuovamente.

- Francine non sia sciocca e rimanga al suo posto. - disse Frank, accellerando il passo.

Dopo una piccola corsa, il gruppo di Carl arrivò nei pressi di un cantiere edile. Si infilarono attraverso una fessura e vi entrarono. Una volta dentro, si nascosero dietro uno ruspa, sapendo che Kong e Jong erano ancora dietro di loro e che non avrebbero mollato la loro ricerca finché non li avrebbero presi tra le loro grinfie. Carl però sembrava stranamente tranquillo, mentre gli altri continuavano ad ansimare per la lunga corsa.


- Carl... uff... come fai ad essere fresco come una rosa? - chiese Ilary, respirando affannosamente.
- Secondo me è tutto scemo – disse Francine.
- Signori. - disse Carl con un sorrisetto quasi malefico sul volto - Ho un' idea per liberarci di quei due energumeni una volta per tutte!


Intanto Julie, il sindaco e l'Ispettrice erano arrivati di fronte all'Antico Maniero, apparentemente deserto.


-Ok. E' già una buona cosa che quei due colossi non siano a guardia della trattoria. Vuol dire che Carl e gli altri stanno facendo bene il loro lavoro e che dentro c'è solamente quel serpente di Jacques. Suggerisco comunque di entrare dal retro. Nel caso quei due dovessero tornare. E poi Jacques non si aspetterà di certo una nostra visitina... - suggerì Julie, avviandosi verso il retro, ancora in groppa al sindaco con Amelie.

Arrivati sul retro, il più silenziosamente possibile, Julie tentò di scassinare la serratura della porta ed entrare. Amelie annusò l'aria e cominciò a ringhiare.

-Quel dannato è qui vicino... forse potrebbe aspettarci proprio dietro la porta, quindi stiamo all'erta.
- Si tranquillizzi Ispettrice. Non si aspetterà di certo la visita di un orso bello grosso, ehehe.


* CLICK *

Julie riuscì a scassinare la serratura e ad aprire la porta. Il sindaco fu il primo ad entrare a grandi passi. Tutto si potevano aspettare, tranne un'enorme trappola che si attivò al passaggio del sindaco, il quale fu subito messo alle strette da delle corde d'acciaio ed intrappolato. Il signor Panzoni si dimenava e cercava di strappare le corde che lo tenevano legato a morsi ma invano. Julie e l'Ispettrice rimasero sbigottite. Jacques le attendeva e le aveva anticipate. Tuttavia Jacques non si accorse di loro in quanto coperte dall'enorme stazza del sindaco.

-Mais guarda un po' se non è il caro vecchio monsieur Panzoni! La stavo scercando da un pesso lo sa? Speravo che prima o poi sarebbe tornato da me... non potevo farmi sfuggire un Grizzly per la mia collessione!
- E' per questo che sta trasformando queste povere persone in animali? PER UNA STUPIDA COLLEZIONE? E poi sono un rarissimo esemplare di Orso Nero Tibetano. Non un comune grizzly! - gridò il sindaco digrignando i denti.
- Ohohoho, ancora meglio, mio caro signor Sindaco. E comunque, lei pensa troppo in piccolo... - continuò Jacques.
- Che vuole dire? Anzi, no, non mi dica nulla. Non mi interessa. Perché tanto non la passerà liscia! Credeva che fossi venuto da solo?
- Ah, sc'è qualcun altro con lei? Non vedo nessuno. Mi sa che l'hanno abbandonata monsieur Panzoni.

In effetti dietro il sindaco, Julie e Amelie sembravano scomparse, lasciando il sindaco incatenato con Jacques che se la rideva. Tony non capiva dove potessero essere finite le due ragazze ma di certo, pensò, dovevano avere avuto un piano. Non era da loro filare a gambe levate. Conosceva bene la fama di entrambe ed era sicuro che sarebbero tornate per liberarlo. O almeno, così sperava.

Nel frattempo al cantiere, Carl, Frank, Francine e Ilary , avevano finito i preparativi da attuare nel loro piano per intrappolare i due colossi. Erano riusciti a salire su una delle gru del cantiere e a raggiungere la saletta di comando della stessa. Appesa al di fuori vi era un'enorme gabbia di metallo, priva del fondo. L'idea era quella di far cadere la gabbia proprio sulla testa dei tirapiedi di Jacques. Serviva solo un'esca che li avrebbe attirati nel punto giusto e qualcuno che sapesse maneggiare con precisione la gru.

- Ti dico che lo faccio io porca zozza! Voglio vedere con i miei occhi l'espressione che avranno quando rimarranno intrappolati come dei miseri roditori! - gridava Francine, sempre sulla testa di Frank.
- E' troppo piccola le ripeto, signorina Francine! Diamine, è più cocciuta di un mulo! Non le darebbero conto! - rispose Frank. Anche lui stava cominciando a perdere la pazienza.
- Sentite, cerchiamo di calmarci ora! - continuò Carl, massaggiandosi le tempie – Mi serve qualcuno che sappia maneggiare con questa roba... poi penserò io a fare da esca.
- Beh, io lo so usare. - disse Frank – Però con questi zoccoli mi verrebbe male a tirare leve o premere bottoni.
- Questo è un altro problema... - continuò Carl, grattandosi la testa.
- Carl... lo farò io! - Ilary si fece avanti e balzò sulla spalla di Carl.
- Cosa?!
- Massì! Farò io da esca! Tu rimarrai qui e seguirai le istruzioni di Frank per catturare Kong e Jong, mentre io li attiro sul punto esatto. E poi, sono anche più agile e scattante, nonché mingherlina! Riuscirei a passare attraverso le sbarre con facilità mentre tu saresti rimasto all'interno della gabbia con quei due.
- La ragazza ha ragione, signorino Carl – continuò Frank.

Carl rimase pensieroso a lungo, con aria preoccupata per l'idea avanzata da Ilary. Ma attualmente era l'unica possibile e attuabile.

- E va bene Ilary – sospirò Carl – faremo come dici tu. Ma mi raccomando...
- Si, si, lo so. Fai attenzione. - sbuffò lei – So cavarmela, cosa credi?
- Abbiamo finito con queste smielata dimostrazione di sdolcinatezze aggratis? Quei due si stanno avvicinando! - Francine riportò il gruppo coi piedi per terra e fece notare che, effettivamente, Kong e Jong stavano arrivando vicino alla loro zona.

Ilary saltò giù dalla spalla di Carl e cominciò a scendere dalla gru zampettando velocemente.

- Fatemi gli auguri! - disse, prima di fare un piccolo balzo che la portò proprio davanti ai due armadi – Ehi, bestioni! Da questa parte ciccioni! - gridò Ilary con tono scherzoso e agitando la coda come per prenderli in giro.
- Ehi! Quello no è gruosso tuopo che stava con quei muocciuosi? - disse Jong, grattandosi la testa.
- DA! E' proprio quello! Prendilo, prendilo! - continuò Kong, cominciando a correre appresso a Ilary.
- Non sono un topo! Sono un lemure! E comunque sono molto più veloce di voi!

Ilary scattò verso il punto designato dove far cadere la gabbia a gran velocità, seguita a stento dai due armadi ambulanti. Carl e Frank, nel frattempo, tentavano di calcolare bene il tempismo in cui far scendere la gabbia su Kong e Jong.

- Dai calala ora! Ora ti dico! - ripeteva Francine in continuazione.
- Signorina Francine, così ci deconcentra! - si lamentò Carl, pronto a tirare la leva che avrebbe sganciato la gabbia.
- Eccoli che arrivano! Signorino Carl, si tenga pronto! - Frank attirò l'attenzione del ragazzo e lo guidò con lo zoccolo verso un pulsante – Quando le dirò io, schiacci quel bottone e subito dopo tiri la leva!
- Ricevuto!

Ilary era ormai arrivata al punto predestinato e i due energumeni sembravano non avere la minima idea di quello che gli sarebbe accaduto di lì a poco. Proprio a pochi metri dal prendere Ilary, Frank diede il segnale a Carl, il quale fece cadere la gabbia sui due, intrappolandoli. Le sbarre della gabbia si conficcarono in profondità nel terreno sottostante ed Ilary, come previsto, uscì facilmente dalla gabbia passando liberamente attraverso le sbarre, lasciando Kong e Jong all'interno della trappola, furiosi.

-Libuerateci dannati muocciosi!
- DA! QUANDO NOI USCIRE ROMPEREMO VUOSTRO CU...CUOLLO!
- Si, si, dimenatevi quando volete! Le sbarre sono d'acciaio! HA! - gridò Francine cominciando a scendere dalla cabina di controllo della gru assieme a Carl e Frank. Ilary li raggiunse, saltando nuovamente sulla spalla di Carl.
- Te l'avevo detto o no che ce l'avrei fatta senza alcun problema?
- Va bene, va bene, te la sai cavare.
- Mhm? - rispose Ilary un po' accigliata.
- Ok, te la sai cavare EGREGIAMENTE. Ecco.
- In ogni caso. – si intromise Frank – Dato che questi due sono sistemati, suggerirei di tornare al ristorante e dare manforte al sindaco e alle altre due signorine.
- Giusto consiglio. - disse Carl cominciando a correre di nuovo verso la trattoria, seguito a ruota dagli altri animali.

Il sindaco Panzoni era stato condotto a suon di bastonate verso l'interno di una delle tante celle di vetro della trattoria da Jacques, il quale continuava a non perderlo di vista, dato che lo considerava una grande minaccia.
Errore grave il suo. Poiché non sapeva che proprio alle sue spalle, dentro la cucina, Julie e Amelie si erano intrufolate di nascosto per tentare di cogliere Jacques di sorpresa. Erano riuscite ad entrare da un'altra porta sulla fiancata del locale, la quale conduceva all'interno di un piccolo ufficio, disordinato e angusto. L'unica cosa tenuta in ordine era un'enorme catasta di fogli e documenti posizionati sulla scrivania. Le due si avvicinarono alla scrivania cercando di non causare rumore alcuno. Julie prese uno dei fogli in cima alla pila accatastata e lo osservò. Amelie intanto gironzolava per la stanza annusando in giro e cercando qualsiasi cosa di sospetto o fuori dal normale.

- Non ci credo. - disse Julie sottovoce prendendo un altro paio di fogli dalla pila e leggendoli con gli occhi sbarrati per lo shock – Quel damerino voleva vendere tutti questi animali. Alcuni a circhi, altri a zoo! Altri addirittura a fabbriche per il macello!
- Non mi sorprende. Quell'uomo mi ha subito dato l'aria di uno che non si fa scrupoli per niente e nessuno. - continuò Amelie frugando all'interno di un cassetto semiaperto.
- Anche con questi documenti in ogni caso non potremmo arrestarlo. Chi crederebbe mai alla storia di un matto che trasforma i clienti della sua trattoria in animali?
- Sarebbe piuttosto umiliante testimoniare sotto queste sembianze.
- Oltretutto potrebbero credere che ci sia un qualche ventriloquo che parla per voi. La questione verrebbe archiviata come buffonata del secolo e quel tipo sarebbe rilasciato per mancanza di prove.
- Uhm, non ne sarei così sicura Coal... - un sorrisetto si estese sul muso da bassotto dell'ispettrice – Guardi un po' cos'ho trovato...

Amelie porse una specie di telecomando a Julie. Davanti era disseminato di pulsanti di ogni forma e colore, mentre sul retro vi era appiccicato un adesivo con su scritto le funzioni di ogni pulsante. Julie sorrise ampiamente non appena capì a cosa potesse servire l'arnese che aveva in mano. Lo nascose subito nella tasca interna della sua giacca e prese anche alcuni dei documenti presenti nella stanza, mettendoli dentro la sua borsa.

-Testa di zucca! Hai trovato proprio un bell'aggeggio! Ma è meglio non uscire dalla porta principale dell'ufficio per venire colti sul fatto.
- Primo, smettila di chiamarmi in quel modo. Mi merito un po' più di gratitudine, dannata irriconoscente!
- Va bene, va bene, scusa cagnolino.
- Mhmpf. - sbuffò Amelie – Secondo. Mi pare di capire che tu abbia un piano.
- E che piano! Basterà che lei mi regga il gioco e vedrà che tutto andrà bene!
- Moriremo tutti.
- Eh, come siamo ottimisti e fiduciosi, Ispettrice. Suvvia si fidi di me, Pumpkinro. I cani dovrebbero essere fedeli e fiduciosi dei propri padroni no?
- MA TU NON SEI LA MIA P- AAARGH! Lasciamo perdere! - ringhiò Amelie, guardando male verso Julie che intanto se la rideva. - Se solo avessi delle mani in questo momento la strozzerei!
- Può sempre mordermi.
- Non mi abbasserò mai ad un livello così indignitoso!
- Sia. In ogni caso è meglio muoverci. Mi segua!

Le due uscirono dalla stessa finestra dalla quale erano entrate poco prima e rientrarono dalla porta che dava sulla cucina. Avanzarono lentamente verso la porticina che dava sul salone principale ma con loro brutta sorpresa sentirono due voci in più, a loro non gradite. Kong e Jong erano misteriosamente riusciti a liberarsi dalla trappola orchestrata da Carl e gli altri ed erano arrivati all'osteria prima di loro.

- Carl ha fallito? - si chiese Julie sottovoce, piuttosto stupita.
- Quel che mi chiedo ora è, staranno bene? - sussurrò Amelie con tono preoccupato.
- Sono sicura che staranno bene. Carl non è così ingenuo da farsi mettere fuori gioco da questi due bestioni... qualcosa sarà andato storto. Ma si procederà comunque con il piano!
- Ehi, ehi! Non voglio affrontare quegli energumeni! Finiranno per farmi diventare più salsicciotta di quanto non lo sia già!
- Sfrutteremo l'effetto sorpresa di cui ti parlavo prima. Ora va! Procedi come le ho detto!
- Ma...
- Si fidi! Non le farò accadere alcunché!
- Ma chi me lo fa fare... che me la mandino buona!

Amelie cominciò a correre all'interno della sala verso Jacques, Kong e Jong, saltellando da un tavolo all'altro, cercando di creare più confusione possibile. Appena si rese conto di chi era a causare tutto quel caos, Jacques mandò Kong e Jong a riacchiappare Amelie, la quale corse subito fuori dall'edificio, ripassando dalla porta della cucina. Julie nel frattempo si era appostata dietro un tendone, nell'attesa che i due armadi uscissero di scena. Jacques nel frattempo era rimasto di fronte alla gabbia del sindaco, il quale continuava a dimenarsi e a sbattere contro il vetro, nel vano tentativo di sfondarlo.

- Oh, si risparmi le energie per le Cirque du Monde, mio caro monsieur Sindaco. Vedrà che le piascerà passare il resto della vita come un divertonte orso giocoliere! Ci farà l'abitudine a stare dietro le sbarre! - Jacques rise di gusto.
- Temo che invece quello che dovrà abituarsi a stare dietro le sbarre sia proprio lei signor Jacques.

Julie uscì da sotto il tendone vedendo via libera e si stava avvicinando con calma verso l'ometto.
Appena Jacques si girò e vide la ragazza ancora nella sua forma umana ebbe un momento di panico totale.

- COMME EST POSSIBLE?! T-tu! L-lei aveva mangiato comme tutti gli altri! E-eppure pourquoi est ancore umana? Dovrebbe essere diventata, che ne so, un bradipo! Un qualsiasi altro animale!
- Tecnicamente sarei un “animale”. - continuò Julie con tutta tranquillità mostrando uno dei suoi soliti sorrisoni beffardi - Homo Sapiens Sapiens appartenente al gruppo dei mammiferi. Mi sembra parecchio sorpreso che il suo strano intruglio non abbia funzionato con me, n'est paaas, monsieeeuur Jacques?
- C-Che raSSa di sistema immunitario ti ritrovi!? C'est impossible! - Jacques sembrava aver raggiunto l'apice della follia ma stranamente, poco a poco, parve calmarsi e riprese a sfoggiare il suo solito sorrisetto raccapricciante - Devo capire come tutto ciò è successo! E lei sarà la chiave necessaria per lo scopo madamigelle!
- Pfft, si risparmi queste scenate da dottore pazzo, Jacques. Si consegni e non le farò troppo male. - Julie si scrocchiò le dita e si infilò il suo fidato tirapugni in una delle mani, continuando ad avanzare in direzione di Jacques, il quale non sembrava troppo scosso dalla minaccia della Coal.
- Farmi troppo male? Perché prima non ne parli con loro due, madamoiselle? - Jacques indicò proprio alle spalle di Julie.

A quanto pare, Kong e Jong erano riusciti a catturare la povera Ispettrice, stretta nella manona di Jong, incapace di muoversi. Colta alla sprovvista, Julie non seppe reagire per tempo, e finì anche lei nella stretta di Kong.

- “Non le farò accadere alcunché” eh, Coal?! Dannazione, piantatela di stringere! Non sono uno squeeze-toy! - urlava Amelie.
- Se tu no sta zitta, io fuare uscire tuoi occhi fuori da orbite, stupido cagnolino! - Jong strinse la presa facendo fare una smorfia di dolore sul muso dell'Ispettrice.
- Qui le cose non si mettono tanto bene... - disse Julie continuando a dimenarsi tentando inutilmente di liberarsi dalla stretta di Kong.
- Mi spiace per lei, madamoiselle ma il suo piano è fallito. I vostri amisci verranno spediti ai vari zoo, cirques e macellai come da programma e lei non potrà farsci nulla! Ora mi serve un suo piccolo campione. Credo che prenderò un dito o un'intera mano... – Jacques prese un segaossa dal tavolino accanto a lui e si avvicinò a Julie, tenuta bassa da Kong e col braccio teso a forza, guardandola con un ghigno malefico stampato in viso – Si tranquillizzi e forse non le farò troppo male. Forse.
- Spiacente Jacques, ma quelli che si faranno davvero male sarete voi! CARL!
- QUE?!

Prima che qualcuno si potesse rendere conto di quello che stava succedendo, Kong cascò a terra svenuto con una zoccolata sulla nuca, mollando la presa su Julie, mentre Jong era stato assediato in faccia da Ilary e Francine, le quali continuavano a graffiarlo e a morderlo su tutto il viso.

- AARGH! TOGLIETEMI DI DUOSSO QUESTI CUOSI!

Jong mollò la presa su Amelie per cercare di togliersi dalla faccia il lemure e la salamandra. Con tutta risposta Amelie, una volta libera, fece un salto e gli azzannò una gamba. Jong cominciò a correre ovunque, urlando di dolore e incapace di fermare la furia dei tre animali.
Carl si diresse verso Julie, aiutandola ad alzarsi.

- A quanto pare il piano che mi ha detto via auricolare ha funzionato alla grande, Doc!
- Già, ma temevo di stare per perdere veramente un braccio.
- Vedo che si fida molto di me, doc. Fortuna che il nostro intervento è stato tempestivo!
- CE N'E' UN ALTRO?!? COMME EST POSSIBLE?! JE DOIS PRENDRE LUI AUSSI!! - gridò Jacques guardando shokkato verso Carl.

 

Brandendo ancora la segaossa in mano, caricò verso i due cieco di rabbia. Carl e Julie fortunatamente riuscirono a scansarsi in tempo. Nel frattempo, purtroppo, Kong e Jong erano riusciti a riprendersi, intrappolando Amelie e gli altri con delle corde e ad affiancare nuovamente il loro padrone.

- C'est ça! Non sce la fascio più! Finiamo la cosa qui e subito! Kong, Jong! Sbarazzatevi di questi dannati ficcanaso!
- Oh, non avrei saputo dire una frase migliore monsieur Jacques – disse Julie estraendo dall'interno della giacca il telecomando trovato prima. Jacques sbiancò totalmente e tremava visibilmente alla vista del telecomando.
- NON! NON! Dove l'avete trovato?! COME l'avete trovato?! NON PREMETE ALCUN PULSANTE!
- Troppo tardi monsieur Jacques. - riprese Julie ghignando.

Poi, premette un paio di pulsanti sul telecomando facendo aprire tutte le gabbie della sala in una volta sola e attivando il sistema di irrigazione interno. Solo che il liquido che ne usciva non era acqua, bensì una sostanza color verdognola e appiccicosa, che, a contatto con gli animali, li aiutò a ritornare poco a poco alle sembianze umane originarie. In una decina di secondi, Jacques, Kong e Jong si ritrovarono circondati da una massa di persone inferocite vestite solo con i rimasugli dei loro indumenti. Tra loro si fecero largo alcuni degli agenti dell'Ispettrice puntandogli la pistola contro e ripetendo la solita tiritera “mani in alto”, “siete in arresto”, “arrendetevi ora o ne subirete le conseguenze”, “avete il diritto di stare in silenzio, ogni cosa detta potrebbe essere usata contro di voi”, eccetera eccetera.

- Finalmente! Credevo che sarei rimasta una viscida e orribile salamandra per il resto dell'eternità! - una giovane donna con i capelli lunghi e mori, occhialuta e dallo sguardo severeo, aveva preso il posto della piccola salamandra arancione.
- Non sarebbe stato male signorina Francine. Sarebbe stata più... gestibile. - disse Frank ironicamente. Frank invece era uno spilungone ossuto con i capelli colore biondo cenere e una barbetta incolta sotto il mento.
- Ti gestisco io, ti gestisco! - continuò lei, infervorandosi.
- Via, via, Francine. Frank. Mi sa che dobbiamo ringraziare un pò di persone in particolare qua dentro se siamo riusciti a tornare normali... - Tony si intromise nel discorso e si avviò verso il gruppo Julie/Carl/Amelie/Ilary. L'enorme stazza che aveva da orso, cambiava poco e nulla anche da umano. Era un uomo panciuto, barbuto e con un portamento nobile ma baldanzoso.
Carl cominciò a gongolarsi e a sistemarsi la camicia, pavoneggiandosi.
- Eh, signor sindaco. Abbiamo solo fatto il nostro dovere, non si preoccupi!
- In realtà mi riferivo alle nostre care signorine qui presenti...
- Noi? - dissero all'unisono Julie, Amelie, Ilary e Francine. Carl a quelle parole parve demoralizzarsi e si mise in un angolino della sala a fare cerchietti, attorniato da una leggera e immaginaria aura di depressione.
- No Francine, tu non hai fatto altro che lamentarti e a fare sfuriate inutili. - disse Frank sghignazzando.
- CHE COSA?! NON E' VERO! GIURO CHE TI STRAPPO QUELLA BOCCACCIA E LA USO COME FERMACARTE!
- In ogni caso, - si intromise Ilary cercando di calmare la situazione – abbiamo solo fatto ciò che ritenevamo più giusto. E anche voi vi siete rivelati utilissimi allo scopo signor Sindaco! Senza di voi e i vostri colleghi non saremmo riusciti a farcela!
- Confermo appieno. - disse Amelie compiaciuta – Quella zoccolata non è stata niente male signor Roman.
- Ahh, si figuri.
- E tu Francine! Mi hai aiutato un sacco a tenere occupato quel bestione di Jong! - continuò Ilary.
- Ce l'avrei fatta benissimo da sola, ragazza. Ma... beh, si. Un grazie anche a te è di dovere.
- In ogni caso, signor sindaco. Per me niente ringraziamenti. E' stato mio dovere d'ispettrice fare tutto il possibile per assicurare quei tre mascalzoni alla giustizia. - continuò l'Ispettrice con tono fiero.
- Io invece terrei a fare un ringraziamento speciale alla nostra cara detective... e al suo collega – disse il sindaco Panzoni, abbassando la voce e tossendo sull'ultima parte della frase – Senza il suo peculiare sistema immunitario e le sue mani prensili, non saremmo riusciti nell'impresa!
- E che intende per “ringraziamento speciale”, signor sindaco? - gli occhi di Julie iniziarono a brillare solo all'idea di una possibile ricompensa in denaro da parte del sindaco. In effetti, sperava solo in quella.
- Volevo proporle una bella cenetta rom- ahem, di “lavoro” per parlare delle nostre future collaborazioni nonché retribuzioni meritate per il servizio che offrite alla nostra città... maaa, notando la vostra espressione credo che lei stia disapprovando assai l'idea della cenetta, dico bene?

Julie alzò un sopracciglio con fare scettico.

- Doc, il sindaco ha parlato delle nostre “future retribuzioni” come argomento presente all' interno della “cenetta di lavoro” - Carl si era ripreso dalla depressione di prima e si era nuovamente affiancato alla sua collega, cercando di spronarla ad accettare.

Alla parola “retribuzioni future”, il broncio della Coal si capovolse in un enorme ghigno.

- Dovrei essere libera venerdì sera, signor sindaco. E spero per lei che queste retribuzioni siano belle abbondanti!
- Ma pensa sempre e solo a quello? - sospirò seccata Amelie verso Carl.
- Non può immaginare quanto Ispettrice.
- Beh. Comunque in fondo la cosa non m'interessa. Voglio solo tornarmene a casa dopo aver consegnato questi tre dannati alle guardie carcerarie di Brightburg per fargli ricevere da loro un... “servizio speciale” - l'Ispettrice rise in maniera raccapricciante mentre si avviava per scortare Jacques, Kong e Jong assieme ai suoi sottoposti.
- Non voglio minimamente sapere cosa sia questo “servizio speciale” - disse Carl a tratti disgustato, a tratti timoroso verso Ilary.
- Non ci tengo nemmeno io.

Nel frattempo, i tre, avviliti, si fecero ammanettare e condurre fuori dall'edificio, pronti per essere spediti in gattabuia; ma Jacques, poco prima di entrare nell'autovettura della polizia, volse uno sguardo truce verso Julie e Carl, ancora costernato sul perché quei due non fossero stati animalizzati come tutti gli altri. Ci doveva essere qualcosa sotto. E lui avrebbe scoperto di cosa si trattava.



Angolo dell'Autrice: le cose stanno prendendo una piega un pò "sovrannaturale", eh? Il prossimo capitolo non sarà da meno! Finalmente verrà svelata qualche "curiosità" sui nostri due detective.
Giuly

 

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Capitolo 5
*** Caso Drakul ***


7 Novembre, ore 8.45. Dalla finestra dell'ufficio di Coal & Phelps penetrava un'arietta fresca e piacevole. Altrettanto non lo era per quanto riguardava i vari documenti sulla scrivania della detective.

- Uff. Carl, quante volte ti ho detto di non aprire la finestra quando ho dei documenti sparsi per il tavolo? Ora mi toccherà rimetterli a posto. -sbuffò la ragazza.

- Mi scusi, Doc! Ma c'era troppo aria di chiuso qua dentro...

Carl continuava imperterrito a leggere fumetti steso sul divano. La Coal non si capacitava perché continuasse a chiamarla Doc e non con il suo nome di battesimo; ma non ci dava poi tanto conto.

Improvvisamente, la porta dell'ufficio si aprì. Era Ilary, accompagnata dall' Ispettrice.


- Buongiorno Detective Coal! Salve Carl! Indovinate chi è qui con me? - Ilary era come sempre giuliva e di buon umore.


Da quando i suoi genitori si erano rimessi dal coma e aveva re-iniziato a lavorare alla scientifica come biologa, le cose le andavano divinamente. Oltretutto, ora che aveva conosciuto meglio anche Julie e Carl, non si lasciava mai sfuggire un'occasione per andare a curiosare sui loro casi più recenti. Con o senza la compagnia della Pumpkinro.


 

- Beh, guarda guarda se non è la nostra adorata Testa di Zucca! Qual buon vento? - disse Julie scherzosamente, toccandosi il cappello in segno di saluto.

- Ero qui di passaggio. - rispose lei netta e concisa, storcendo il naso al “Testa di Zucca”. - Dica piuttosto che ci stava spiando per accaparrarsi qualche caso che non abbiamo avuto il tempo di risolvere... - disse Carl mentre sorseggiava una tazza di tè.

- Per carità. Non sono così disperata. - sbottò Amelie, sedendosi a sua volta sul divano accanto a Carl – In realtà è stata Felinski ad insistere tanto per venire a trovarvi.

- Comunque! - intervenne Ilary interrompendo Amelie – Carl, nella tua cassetta delle lettere c'era questa per te!

- E da quando, se mi è consono, frugate nelle cassette delle lettere altrui, ispettrice? - chiese Julie alzando un sopracciglio con aria scettica.

- Ma per favore! - gridò Amelie, seccata.

- Temo che la colpa sia mia, Detective Coal – intervenne di nuovo Ilary sorridente – E' che entrando dalla porta e passando accanto alla cassetta delle lettere avevo sentito un piacevole aroma di limone provenire da questa lettera; e dato che stavamo salendo a farvi visita abbiamo ben pensato di portarvela su. Tutto qui!

- Oh beh, in tal caso – continuò Julie – mi scuso per le accuse avanzate ingiustamente.

- E ci mancherebbe altro! - concluse Amelie, stizzita.


Finita la piccola discussione, Ilary porse la suddetta busta a Carl. Era fatta di una carta di ottima qualità al tatto e la busta era sigillata a cera, con il simbolo di qualche nobile casata.


 

-Uh, magari è la richiesta di qualche riccone! - disse Julie estasiata, sedendosi più dritta sulla sedia dietro la sua scrivania. Era palesemente interessata.


Carl aprì la busta senza aggiungere altro, ne estratte un foglio di carta ma...


 

- E' completamente bianco! Però... Ilary, non avevi detto che avevi sentito odore di limone provenire dalla lettera?

- Si, è quello che ho detto.

- Vuoi vedere che... qualcuno ha un accendino?

- Oh, si! Ecco, tieni! - sempre col sorriso sulle labbra, Ilary porse l'oggetto richiesto a Carl. La cosa si stava facendo curiosa.


Carl cominciò a riscaldare la parte posteriore della lettera, cercando di non bruciare la carta e, come pensava, cominciarono ad apparire alcune parole.


 

- Il vecchio trucco dell'inchiostro a limone. Un classico. - disse Carl sorridendo.

- Che c'è scritto? - chiese Ilary curiosa.

- Dunque...


Qui sarebbe d'obbligo il solito cliché della lettera letta con la voce dello scrittore. La lettera diceva testualmente:

Caro Carl ,

è da tanto che non ti sento nipotino mio! Scommetto che sei cresciuto sano e forte. Ma non è il momento delle smancerie , ho bisogno del tuo aiuto.

La nostra casata è in grave pericolo a causa del clan dei Karbon, nostri acerrimi nemici da secoli. Ma ti spiegherò tutto quando sarai qui. Oltre a questa lettera troverai anche una mappa che ti condurrà fino alla mia magione. Seguila e raggiungimi in Transilvania al più presto.

Ossequi,

Mathias Phelps Drakul


- Beh, sembra che andremo a farci un giretto nel paese dei vampiri. - concluse Carl, ripiegando la lettera ed estraendo la mappa dalla busta – Anche se... - Prima che Carl potesse continuare, Julie si avvicinò e tolse la mappa e la lettera dalle sue mani, esaminando entrambi i due pezzi di carta.

- E' piuttosto lontano. Quindi non dobbiamo perdere tempo. - disse Julie – E poi, Carl! Non mi avevi mai accennato di avere un parente in Transilvania!

- In realtà nemmeno io lo sapevo! Era questo quello che stavo cercando di dirvi!

- Poco importa, poco importa, Carl. - continuò Julie battendo amichevolmente con la mano sulla spalla del collega. Aveva uno strano barlume negli occhi. - Sarà un ottimo momento di ricongiungimento Zio/Nipote!

- Dì piuttosto che non vedi l'ora di sentire il rumore del tintinnio sonante della ricompensa proficua che ci darà il mio cosiddetto zio.

- Oh beh, - intervenne l'ispettrice alzandosi dal divano - visto che non ho nulla di meglio da fare, verrò anche io con voi. Piuttosto che rimanere in ufficio a fare le radici...

- SAPPIA CHE NON LE SGANCEREMO MEZZO CENTESIMO DELLA RICOMPENSA CHE CI DARANNO! – disse Julie guardando in malo modo verso Amelie.

- Per favor-

- MEZZO.

- Ma...

- CENTESIMO.

- Ma ti pare?! Ho uno stipendio assicurato, IO. - rispose Amelie a tono, guardando in cagnesco verso Julie.


Nel frattempo, Julie aveva ripreso a guardare e a rileggere la lettera con fare pensieroso. C'era qualcosa che attirava la sua attenzione, ma lì per lì non ci diede molto caso e proseguì col vedere la mappa.


 

- Se riusciamo a partire questo pomeriggio per le 3, saremo là per le 4. Di domani. - disse Julie con una punta di amarezza – Perciò, se dovete fare le valigie, sbrigatevi. Alle 3 in punto vi voglio tutti pronti per partire!

- Quindi, possiamo venire anche noi? - chiese Ilary.

- Doc? - Carl si rivolse verso Julie in cerca di conferma.

- Eh? Ah, si, si! Potete venire... ma ricordatevi...

- MEZZO CENTESIMO! - fecero in coro Amelie e Ilary, scimmiottando la Coal.


 

Julie storse il naso, ma poi scoppiò a ridere.


 

- Bene, vedo che avete capito.


 

Più tardi, lo stesso giorno, tutto era pronto per partire. Carl e Ilary si sedettero nei sedili posteriori, mentre l'Ispettrice nel sedile davanti assieme a, per loro sfortuna, Julie al volante. Il viaggio tuttavia proseguì tranquillo e rilassante, al contrario dalle aspettative apocalittiche dei passeggeri che erano a bordo della NFSC (alias la Need-For-Speed-Coal, poiché lei andava lenta come una lumaca quando guidava).

Il giorno seguente, verso le 4 del pomeriggio, eccoli che valicavano il confine della Transilvania. La prima cosa che Julie notò (poiché gli altri stavano ancora dormendo) fu un enorme castello, in cima ad una collina a picco su di un lago enorme. Pensò che, secondo la mappa, quello doveva essere la residenza del conte.


 

- Beh, modesto lo zio di Carl... - disse Julie tra sé e sé.


 

Passò un buon quarto d'ora prima che la macchina finalmente giungesse a destinazione. Per arrivare al castello bisognava attraversare un lungo ponte e un innumerevole quantità di scalini. A piedi. Il tempo non era dei migliori: c'era aria incombente di tempesta e quindi Julie posteggiò la macchina quanto più possibile vicino al ponte e cominciò a scuotere gli altri, per svegliarli. Dovevano affrettarsi a risalire il ponte se non volevano arrivare zuppi fradici al castello.


 

-Ehi ragazzi, svegliatevi. Siamo arrivati.

- Mhm... - mugugnò Amelie aprendo gli occhi – oh, che ore sono?

- Come previsto. Siamo arrivati alle 4. - disse Julie sbadigliando.

- Non mi dire che hai continuato a guidare per tutta la notte! Anche se a giudicare dalla faccia e dalle occhiaie che ti ritrovi, direi di si. - disse Amelie sghignazzando alla visione del volto quasi da zombie di Julie.

- A parte che le mie occhiaie sono permanenti, e si, hai ragione. Ho guidato per tutta la notte – continuò Julie, massaggiandosi gli occhi.

- Mhmm... shi.. pony... ponyyy... - Carl stava parlando nel sonno.

- Scommetto che se provi a svegliare quei due con quella faccia, ti sfondano il tetto della macchina per lo spavento. - ghignò Amelie.

- Non ci tengo a pagare un botto di soldi il tetto della macchina per uno scherzo idiota.

- Oh beh, se non lo fai tu, lo faccio io. - Amelie cominciò a scuotere i due per svegliarli.


 

Carl e Ilary stavano ancora sonnecchiando, ma pian piano cominciarono ad aprire gli occhi e non appena videro la faccia spaventosa di Julie gridarono all'unisono.


 

- AAAAAAAAAAARGH!!

- Eh la peppa, sono così spaventosa? - disse Julie sbadigliando ancora una volta.

- O-orco boia se lo sei. – disse tremante Ilary.

- T-tenga Doc... metta questo. – nel dirlo, Carl mise un sacchetto di carta sulla testa di Julie – Ecco, così va decisamente meglio. E ora, andiamo! Cosa stiamo aspettando?

- Che tu e la tua adorata vi svegliaste. - disse Julie acida e un po' innervosita per il fatto del sacchetto sulla testa (che tuttavia mantenne e dove ci fece un paio di buchi per gli occhi).


 

I quattro scesero dalla macchina e si presero di coraggio. Li aspettava una buona oretta di cammino prima di poter arrivare in cima al picco, alla residenza del conte.

Camminando camminando, i quattro non poterono fare a meno di guardarsi intorno e ammirare tutto il panorama caratteristico che li circondava.


 

- Con questo sacchetto in testa non vedo nulla. – disse Julie, rimasta un po' indietro rispetto agli altri.

- Ok, Doc. So cosa fare. - Carl tornò indietro e si caricò Julie sulle spalle – Ora si riposi, la sveglieremo quando arriveremo in cima.

- Non scherziamo suvvia! Ho ancora energia da vendZZZZZZZZZZ – Julie crollò dal sonno. - Energie da vendere, eh? - disse divertita Amelie.

- E' fatta così. Dice di non essere stanca e poi crolla come un sasso. Comunque. Forza signorine, proseguiamo. – disse Carl incitando le altre due a stargli dietro.

La camminata proseguì per molto più tempo del previsto, e così, i quattro raggiunsero finalmente il portone del castello dopo due buone ore di marcia. Al di fuori si poteva notare che il portone era decorato con motivi gotici, con colonne ai lati ornate di gargoyles di pietra e con i muri rifiniti in maniera perfetta e caratteristica.

- Sveglia Doc, siamo arrivati... Doc? - Carl cercava di svegliare Julie ancora addormentata sulle sue spalle.

- Ahh.... mhm... no... nooo... mi dia un'altra settimana signor esattore, la pregoooo - gridò Julie nel sonno.

- A quanto pare Carl non è l'unico a blaterare nel sonno... - disse Amelie, sbuffando.

- Detective Coal su, si svegli! - Ilary diede due pacchette sul viso della detective.


 

Niente. Zero. Nisba. Julie non accennava a svegliarsi.


 

- Oh, beh, a mali estremi... - Amelie diede una sonora legnata sulla testa della Coal con il suo bastone da passeggio.


 

Questa, ovviamente, si svegliò subito, massaggiandosi la testa.


 

- AHIA! TESTA DI ZUCCA, MA CHE TI E' PRESO?! Eh? Uh? C-cosa... siamo già arrivati?

- Da un pezzo. – disse Carl gettando a terra Julie come un sacco di patate.

- Ahia, Carl! Anche tu! Zero tatto voi due, eh? - disse Julie massaggiandosi il sedere.

- Beh, che ne dite? Ci decidiamo a bussare o no? - sbottò Amelie impaziente.


 

In effetti non potevano mica rimanere a discutere lì tutto il tempo. Così Carl si fece avanti e batté possentemente l'enorme batacchio a forma di leone un paio di volte.

Non passò molto tempo che l'enorme portone si aprì, e rivelò la presenza di tre persone. Due cameriere e quello che doveva essere il conte.

Le due cameriere erano vestite in maniera identica e avevano entrambe un sorriso quasi raccapricciante stampato in volto. Il conte invece era ben vestito. Un mantello nero ornato di colletto alto gli copriva buona parte delle spalle e scendeva lungo tutto il corpo. Sotto portava una camicia bianca con uno sbuffo ricamato e fermato con una gemma rossa, molto probabilmente un rubino puro. I pantaloni si abbinavano perfettamente al mantello e le scarpe erano elegantissime. Il viso del conte era molto scarno, quasi scheletrico, i suoi capelli erano tenuti perfettamente lisci e in ordine e la sua andatura era molto nobile ed elegante. Sorrise non appena vide Carl e lo abbracciò.


 

- Carl, nipote adorato! E' davvero una gioia poterti rivedere dopo tanto tempo... ma dimmi, chi sono questi tuoi amici con cui sei venuto? - il conte si sporse per vedere meglio le facce degli altri ospiti.

- Oh, ehm, - Carl cercò di riprendersi dall'imbarazzo iniziale. In fondo era la primissima volta che vedeva questo suo zio - certo! Lei è Ilary Felinski, l'ispettrice Amelie Pumpkinro e infine la mia cara collega, nonché capo, Julie Coal.


 

Mentre Carl presentava gli altri, il conte continua ad esaminare con riluttanza verso Julie, lo stesso valeva per le cameriere, ma non volle darlo a vedere e così si diresse verso Amelie, per salutarla.


 

- Onorato signorina Pumpkinro... felice di conoscerla. - disse il conte facendo un baciamano ad Amelie.

- Vacci piano ciccio, con me non attacca. – rispose Amelie togliendo la sua mano dalle grinfie del conte.

- Oh, non fate la frigida Ispettrice! Mio zio voleva solo darvi un caldo benvenuto! - disse Carl.

- Chiamalo caldo. Aveva la mano completamente gelata... - rispose Amelie sfregandosi le mani per farsi calore.

- Comunque mi presento miei signori; sono Mathias Phelps Drakul, conte della casata Phelps e vostro ospite. Per qualunque cosa chiedete pure e vi sarà dato, le mie due cameriere Olga e Frida saranno a vostra completa disposizione!


 

Finita la presentazione, le due cameriere fecero un inchino e sorrisero.


 

- Accomodatevi pure dentro gentili ospiti. – iniziò Olga.

- Siete arrivati giusto in tempo per il tè. - concluse Frida.

- Certo che deve essere davvero un dramma per voi due mantenere pulita e in ordine una magione così grande e vasta. – disse Julie rivolgendosi alle cameriere.


 

Queste, con tutta risposta, si voltarono e la ignorarono, dirigendosi poco più avanti.

Julie rimase un poco perplessa per il comportamento delle due cameriere e per lo strano atteggiamento del conte di poco prima. Ma non ci volle fare troppo caso e così raggiunse gli altri.

Arrivarono infine in un immenso salone, dove al centro vi era piazzato un lungo tavolo in legno, apparecchiato elegantemente e con ogni ben di dio sopra. Biscotti di ogni tipo, tazze in porcellana finissima e candelabri d'oro zecchino sparsi per tutta la tavola. I quattro si sedettero e vennero presto raggiunti dal conte, il quale si mise a capotavola.


 

- Desiderate qualcosa signorino Carl? - chiese cortesemente Olga.

- E voi signorina Amelie? O forse servirebbe qualcosa a lei signorina Ilary? - continuò Frida.

- Ehm, potrei avere un po' di limone per il tè per favore? - chiese Julie.


 

Le due cameriere guardarono il conte, come attendendo istruzioni.


 

- La nostra ospite ha fatto una richiesta. – Fu la risposta del conte, che fulminò le due cameriere con lo sguardo.

- Subito, signore. – rispose a denti stretti Frida, dirigendosi verso la cucina per provvedere ad esaudire la richiesta.

Tornò poco dopo con un piattino contenente limone affettato, che depose con malcelata riluttanza davanti a Julie.

La situazione era divenuta ancora più tesa. Le due domestiche non levavano lo sguardo indignato da sopra Julie. Lei stessa non sapeva perché stesse accadendo tutto questo, perciò decise di rompere il ghiaccio.


 

- A-Ahem. Allora signor Conte, ci spieghi perché ci ha chiamato...

- Mi pare che la lettera fosse indirizzata SOLO ed esclusivamente a mio nipote, sbaglio? Ed infatti sarà a lui che rivelerò ogni cosa. E a nessun altro.

- Ehm, o-ok. - rispose Julie un po' demoralizzata.

- Perché non puoi parlamene adesso? Dopotutto loro sono miei colleghi e mi aiuteranno nelle indagini!

- Avrei preferito parlartene in privato ma visto che è ciò che desideri... - il conte prese un bel respiro e cominciò a parlare - Da molto tempo ormai, siamo minacciati dal clan dei Karbon, notissimo clan di licantropi in questo villaggio e nostri acerrimi rivali. Come tu ben sai licantropi e vampiri non sono mai andati d'accordo...

- Oi, oi, oi freni un secondo signor conte! Cosa centrano i vampiri e i licantropi adesso? - disse Julie sconvolta.

- Beh signorina Coal, è palese che la casata dei Phelps sia una delle casate più nobili e antiche di vampiri. - continuò il conte con tono fiero.

- P-prego? Se è una specie di scherzo, sappia che è a dir poco infantile. - continuò Amelie con tono secco.

- Ah, mi sembra logico, per linea di sangue sarei un vamp-SPFFFFFFFT – Carl sputò fuori a getto il tè che stava bevendo dalla sorpresa – STAI DICENDO CHE IO E TE SIAMO VAMPIRI?!

- Mhm? - il conte sembrava alquanto sorpreso ma non si scompose – Nessuno te l'ha mai detto, nipote mio?

- Mi spiace interromperla di nuovo signor Conte, ma da quanto io e suo nipote siamo diventati colleghi non ha mai manifestato alcuna tendenza... vampiristica... ne ha avuto problemi con la luce del sole. E inoltre non c'è bisogno di aggiungere che tutta questa storia ha del surreale. - disse Julie.

- Già non ci è bastata la storia con quel Jacques. Ora questo! - sbottò Amelie.

- Zio, ammesso che tu lo sia davvero, davvero vorresti farmi credere che vampiri e licantropi esistono? Ti ho appena conosciuto, e tutto ciò non ha senso! Per me potresti anche essere un pazzo che si sta fingendo un mio ipotetico zio per...- esclamò Carl piuttosto indignato.

- Con calma figliolo... - lo interruppe il conte - Avrai le tue spiegazioni, ma solo in privato onde evitare altre interruzioni moleste. Seguimi. Ti dirò tutto per filo e per segno nell'altra stanza. - detto questo si alzò e fece un inchino al resto dei presenti - Vogliate scusarmi, prendo congedo. Per qualsiasi necessità chiedete pure ad Olga e Frida. Saranno “liete” di servirvi. - pronunciando la parola “liete” il conte rivolse uno sguardo molto eloquente alle due domestiche, che annuirono sorridendo.


 

Poco dopo, i due si ritrovarono insieme in un'altra stanza. Un salottino piccolo ma piacevole, con un camino, delle poltrone e una credenza ripiena di ogni tipo di bottiglie: dal rum al vino, dallo champagne più pregiato alla semplice orzata. Una specie di cantina in miniatura. Il conte fece sedere Carl in una delle poltrone poste di fronte al camino e si avviò a preparare un paio di drink.


 

- Quindi... zio. Attendo queste vostre spiegazioni. - fece Carl con tono secco e conciso.

- Carl, - riprese il conte con tono calmo e pacato - devi sapere che noi vampiri della stirpe Phelps abbiamo dei poteri molto particolari. E' tipico della nostra casata avere questo genere di caratteristiche: possiamo stare benissimo alla luce del sole, non soffriamo la tipica sete. L'unica pecca è l'argento.

- E per quanto riguarda le croci, l'acqua santa e l'aglio?

- Bah, quelle sono le tipiche sciocchezze messe in giro dagli ammazza-vampiri per far credere alle persone normali che anche noi abbiamo qualche misero punto debole. In ogni caso, a meno che tu non sia in gravissimo pericolo di vita, non manifesterai alcuna tendenza vampiristica. Ecco perché finora sei rimasto all'oscuro di questo tuo incredibile dono, mio caro.

- Ehm... si. - disse Carl con tono poco convinto e con l'aria di avere di fronte un pazzoide da manicomio. Ma cercò di non farlo notare e cambiò discorso. – E, per quanto riguarda questi Karbon?

- AH! Giusto. Sappi solo che i Karbon, licantropi ferocissimi, stanno cercando di appropriarsi delle vergini del villaggio qui accanto per, beh, procreare assieme a loro. Per poi attaccarmi! Io sono rimasto sempre da solo qua, e non ho mai voluto fare del male a nessuno delle persone del villaggio. Ma ora la mia incolumità è in pericolo. Ed è qui che entri in gioco tu.

- Vediamo di risolvere la cosa con diplomazia zio, l'ultima cosa che voglio è un bagno di sangue in questo preciso istante. La storia sui licantropi e sui vampiri ancora non mi convince. Ma se questa gente vuole provocare danni alla tua incolumità, allora partirò il prima possibile con il Doc e andremo ad indagare al villaggio.

- Ottimo, sapevo che mi avresti aiutato! – continuò il conte porgendogli il drink da lui preparato - Non sapevo a chi altri mi sarei potuto rivolgere. E in fondo, se uno non può contare sull'aiuto della propria famiglia, su chi può farlo?

- Giusto, giusto. - disse Carl sovrappensiero sorseggiando il drink offertogli dallo zio. - Mmh, grazie della bibita. Ora però è meglio che vada. Prima risolviamo la questione, meglio sarà per tutti - (e prima potremo andarcene da questo posto) disse Carl tra sé e sé.


 

Posò il bicchiere vuoto in cima al camino e, dando un ultimo cenno di saluto allo zio, Carl si avviò verso la stanza adiacente per andare da Julie. La trovò che stava discutendo con Amelie ed Ilary, mentre le cameriere attendevano ordini in un angolo della stanza. Si avvicinò al gruppetto e si appoggiò allo schienale della sedia di Julie.


 

- Doc. Dobbiamo andare. Prenda ciò che le serve e dirigiamoci al villaggio. - le parole di Carl apparivano molto scosse e nervose e Julie lo intese subito.

- Ti seguo a ruota. - si alzò di scatto e si sistemò il cappello, parlando sottovoce - Non resisto un attimo di più qua dentro.

- Ehi! Aspettate! E noi? - chiese Amelie incuriosita – Dove state andando?

- Voi restate qui. - fece serio Carl – Ilary, Ispettrice, non muovetevi da qui fino al nostro ritorno, intesi?

- Si, ma... - Ilary e Amelie non ebbero il tempo di ribattere che già i due si erano avviati a grandi passi verso il portone principale della magione, dirigendosi in fretta e furia verso il villaggio sottostante.


 

Durante il lungo e trafelato tragitto, Carl e Julie ebbero modo di discutere in pace e senza orecchie moleste in giro.


 

- Doc. Mi dica che nemmeno lei crede a tutta questa storia.

- E come dovrei crederci? Solo che è tutto troppo scombussolato e strano! - Julie sembrava veramente preoccupata, il che era una cosa rarissima per lei.

- Vuoi dire per via del comportamento delle domestiche nei tuoi confronti?

- Non solo loro. Anche tuo “zio” ha avuto una brutta reazione quando mi ha visto. E non riesco a capacitarmene! Anche se una teoria ce l'avrei...

- Sarebbe? Magari fa così perché voleva solamente me e non si aspettava altri ospiti.

- Ho notato che hanno storto tutti il naso quando hai detto il mio nome. Il mio. Amelie e Ilary sono state trattate con il dovutissimo rispetto e venivano onorate e riverite! Quindi il problema non sono loro. Sono io. Per qualche oscura ragione. Piuttosto, che ti ha detto tuo zio?

- Mi ha parlato di questi tizi della casata Karbon che rapiscono le vergini per procreare e poi attaccarlo e la storia non mi convince al 100%, ma potrò trarre le mie conclusioni solo dopo aver fatto una chiacchierata con questi rapitori.

- Karbon, Karbon... questo dannato nome continua a ronzarmi in testa ma non riesco a collegarlo con nulla! Bah, sarà il caso di fare come dici tu allora Carl. Guarda, l'entrata del villaggio è laggiù.


 

Dopo aver varcato l'ingresso del villaggio, i due si resero conto che l'interno della cittadina era praticamente deserta e desolata. Non vi era un minimo cenno di vita e le casupole presenti erano diroccanti: sembravano stessero per crollare da un momento all'altro. Il tutto era inoltre sommerso in una nebbiolina fioca e dalla quale era difficile intravedere l'orizzonte.


-Ma dove sono andati tutti quanti? Al bingo ? - fece Carl, con tono scherzoso tentando di smorzare un po' l'atmosfera cupa che si era venuta a creare.


 

-SDENG, SDONG, PAM-


 

- Credo che laggiù ci sia un ritardatario. – disse Julie indicando l'origine di tutto quel frastuono.


 

Era un vicolo sudicio e poco illuminato, con cassonetti di metallo ovunque, scatole di cartone umide e ammuffite e pezzi di legno derivanti da porte sfasciate e ogni sorta di altro rifiuto organico e non. L'aria puzzava di marcio e più i due si addentravano nel vicolo, più l'odore si faceva persistente. Ad un certo punto, Julie e Carl passarono accanto ad un bidone di metallo. Tremava. E anche vistosamente. Con un calcio Carl lo rovesciò a terra facendone uscire il “contenuto”.Un ragazzo mingherlino e parecchio scarno, ricoperto di rifiuti e di altro marciume non ben definito.


 

- Aha, eccolo qua il nostro ritardatario! Ci stavi spiando o cosa, amico? - chiese Carl avvicinandosi al ragazzo tremante.


 

Neanche il tempo di raggiungerlo che il ragazzo, con scatto fulmineo aggirò i due, cominciando a correre via ad una velocità impressionante.

Carl e Julie rimasero sbigottiti per la sorpresa ma non persero altro tempo e incominciarono ad inseguirlo.

 

- Azz! Sarà difficile stargli dietro! - disse Carl correndo a perdifiato.

- Non lo possiamo lasciare andare! - con grande sorpresa di Carl, Julie fece uno scatto degno di Bolt, riuscendo a raggiungere il ragazzo in men che non si dica, dopodiché, con un balzo, riuscì ad afferrarlo per le gambe e ad atterrarlo.


Poco dopo un Carl piuttosto ansimante raggiunse il duetto, capeggiato da una Julie che tentava di non farsi calciare in faccia dal mingherlino.


 

- Anf anf... Ehi, Doc... Anf... Non mi aveva detto che era campionessa regionale di salto in lungo!

- RIPARLIAMO DOPO DEI MIEI TITOLI OLIMPIONICI PER FAVORE? - gridò Julie, ancora intenta a tenere stretto il ragazzo, il quale non accennava a tranquillizzarsi.

- Uh, si, giusto. - Carl tirò fuori dalla sua giacca un paio di manette, che mise prontamente a mani e piedi del ragazzo.


 

Una volta presa la situazione sotto controllo, Carl si chinò su di lui per fargli alcune domande, mentre Julie si massaggiava alcune parti della faccia, piena di lividi.


 

- Bene. Almeno cosi non andrai lontano. Allora, chi sei? Perché ci stavi spiando?

- Chi sono io? Chi siete voi piuttosto! E tu soprattutto! - il ragazzo parve ringhiare rivolgendosi verso Carl - Tu non dovresti nemmeno essere qui, maledetto succhia-sangue!

- Un altro che sostiene che io sia un vampiro. Andiamo bene. Sto cominciando a pensare di esserlo davvero.

- Ignora queste idiozie Carl. Su, ragazzo, rispondi. O ti faremo parlare con le cattive. - fece Julie scrocchiandosi le dita e guardando seria verso il ragazzo a terra.

- Oh, ma se me lo chiede lei, rispondo subito signorina! - il tono del ragazzo era diventato improvvisamente più docile e quieto nonché quasi tenero - Voglio aggiungere che la sua presa è stata formidabile! Solo, poteva andarci più leggero. Comunque mi chiamo Igor. E ho risposto solo perché me l'ha chiesto la signorina!

- Senti amico, - riprese Carl massaggiandosi le tempie spazientito - non siamo qui in cerca di rogne. Vogliamo solo risposte. Ora io ti tolgo le manette. Prometti che non fuggirai ?

- Non ti prometto un bel niente! - ringhiò Igor.

- Non provare a fuggire. - fece Julie.

- Si, signorina. - rispose Igor con lo stesso tono tenero di prima.


 

Julie si voltò con sorriso trionfante e beffardo verso Carl, il quale sbuffò impazientito.


 

- Doc, la prego. Ci parli lei, a quanto pare a me non da retta. - Carl si avvicinò al ragazzo e gli tolse le manette.

- Allora, dicci Igor, - continuò Julie- sai qualcosa su questi certi Karbon che stanno rapendo le vergini del villaggio?

- Ah, è questo che vi ha detto quello sporco bugiardo del conte Drakul? - una voce possente e profonda intervenne alle spalle dei tre. Julie, Carl e Igor si voltarono e intravidero una figura piuttosto possente e barbuta avanzare verso di loro. La figura li stava squadrando con aria seria e severa, guardando male in particolar modo verso Carl.

- C- Capo villaggio Boris! - balbettò Igor.

- Non cincischiamo oltre. Se mi pare di avere capito bene la situazione, questo non è luogo più adatto per parlarne. Seguitemi voi due. Igor, tu continua a perlustrare l'intero perimetro.

- Sissignore!


Julie e Carl si guardarono dubbiosi e incerti su quello che stava succedendo ma decisero comunque di seguire il possente capo villaggio.

Boris li condusse all'interno di quella che sembrava essere una piccola taverna. Era poco affollata e i tre si sedettero in un tavolino ben appartato e lontano da orecchie indiscrete.

- Bene, dunque. E' tempo di far capire a voi due tirapiedi come stanno realmente le cose. - cominciò Boris con tono severo.

- Mi permetta di interromperla signor Boris, ma noi non siamo i tirapiedi di nessuno. - fece Julie, stizzita.

- Ah si? E quindi non siete stati mandati qui dal conte? Siete venuti di vostra iniziativa ad accusarci di rapimento?

- No, abbiamo solo seguito ciò che ci ha detto mio zio Drakul. - continuò Carl - Egli afferma che voi abbiate rapito le vergini del villaggio per poter procreare con loro e attaccarlo in massa!

- HA! E tu credi alle parole di quel succhia-sangue pidocchio?

- In realtà, mica tanto.

- Bene allora. Si vede che forse non fai parte di quel dannato fascio d'erba marcia. Si, è vero che rapiamo le vergini del villaggio. Ma lo facciamo a fin di bene! Per proteggerle da quel dannato di un conte! E' lui quello che tenta in continuazione di rapirle per farne sue mogli! Così da poter procreare nuovi vampiri ed espandere la sua casata! Ben oltre il villaggio s'intende.

- Quindi... ci sta dicendo che quel Mathias Drakul è effettivamente un... vampiro? - disse Julie preoccupata ma con tono un po' scettico.

- Proprio così ragazza mia.

- Quindi, anche io lo sono! Mi ha mentito! E quindi... quindi... COAL!- gridò Carl tremante e sconvolto. Era raro che chiamasse Julie “Coal” e non Doc. La cosa era davvero seria. – E ABBIAMO LASCIATO AMELIE E ILARY DIRETTAMENTE NELLE SUE GRINFIE!

- Voi COSA?! Avete lasciato due povere ragazze indifese al castello del conte?! Dannazione! E... aspetta, ragazzo. Come hai chiamato la tua amica qui?

- Non mi sembra il momento dei convenevoli! - gridò Carl preoccupato.

- Dimmi solo come l'hai chiamata!

- Coal! Ok? Julie Coal! Mi chiamo così! - rispose Julie altrettanto preoccupata. Non potevano perdere altro tempo a cincischiare in una taverna con un omaccione.

- AHA! - esultò Boris sbattendo una mano sul tavolo - Lo sapevo! Siete lei! Sei Julianne, vero?

- V-voi – disse Julie girandosi sconvolta verso Boris - come sapete il mio nome completo? Non l'ho mai detto a nessuno!

- Ehe, forse non sei nemmeno a conoscenza che il tuo vero cognome non è Coal, ma Karbon! Io... conoscevo molto bene i tuoi genitori. E' stata una notizia orribile sapere della loro dipartita. Ma non immaginavo che ti avessero salvata!

- Frena un po'! Cos'è questa storia che il mio cognome è Karbon e non Coal?!

- I tuoi genitori lo cambiarono quando eri ancora piccola e ti lasciarono da sola in mezzo a un cottage di montagna. Per proteggerti dalla casata dei Phelps. - concluse secco Boris guardando malamente verso Carl.

- Quindi io sarei un...?!

- Ma – intervenne Carl - io conosco il Doc da quando avevo 7 anni! Siamo praticamente cresciuti assieme! Si, mi aveva raccontato del fatto del cottage... Ma comunque! Io non ho mai provato a farle del male! Davvero la mia casata ha fatto cose tanto orribili?

- Già ragazzo, - continuò Boris - e non sai quante. Mi stupisco invece che tu non abbia fatto cose altrettanto meschine. Sarà proprio per il fatto che tu sia cresciuto sotto l'influsso benefico della sua ala... ehm, zampa... ehm... oh, insomma, ci siamo capiti!

- Ma tutto questo non ha senso... - disse Julie con sguardo pietrificato e con una mano tra i capelli, disperata - Io non ho mai avuto nessun sintomo riguardo la licantropia. A parte, forse, la riluttanza all'argento.

- Ecco perché 3 anni fa non ti è piaciuta la mia collanina d'argento che ti avevo regalato per il compleanno!

- Pensavo fosse una banalissima allergia!

- Ragazza. Ascolta attentamente ciò che sto per dirti...


Boris continuò a dirle che lei faceva parte della casta dei Karbon, un'antica razza di licantropi. Da secoli erano stati nemici giurati dei vampiri della casata Phelps poiché essi continuavano ad attaccare gli umani per espandere la propria specie. I Karbon invece ci tenevano a mantenere una vita socievole e amichevole con tutti, convivendo normalmente anche con gli esseri umani. Quando però la casata dei Phelps si decimò, l'unico erede rimasto in vita (almeno finora), alias il conte Mathias Drakuul Phelps, impazzì, e cominciò ad attaccare anche i Karbon e a rapire tutte le vergini che poteva dal villaggio adiacente. I Karbon tentavano con ogni mezzo di fermarlo, fino ad arrivare a segregare le vergini del villaggio onde evitare venissero rapite dal conte per farle diventare sue mogli.


 

- Capisci ora ragazza mia?

- I-io ancora non riesco a crederci...

- Vuoi una prova ulteriore della tua appartenenza alla casata Karbon? Ragazzo, guarda dietro l'orecchio sinistro di Julianne. Non ha una voglia a forma di mezza luna? Anche noi altri ce l'abbiamo, guarda – continuò Boris mostrando la voglia dietro il proprio orecchio sinistro – E' il segno inconfondibile della casata dei Karbon.


 

Carl si avvicinò a Julie, chiedendole prima il permesso per guardarle dietro l'orecchio. Julie annuì, preparandosi per un'eventuale rivelazione positiva. Carl spostò una ciocca di capelli e...


- Ha ragione Doc! Ce l'ha anche lei!

- Era quello che temevo – disse Julie quasi tremante.

- Uhm, d'accordo. Ora che abbiamo appurato che il Doc è un licantropo e io un vampiro – continuò Carl con apparente calma - POTREMMO ANDARE A SALVARE ILARY E L'ISPETTRICE ?

- NESPOLE! - disse Julie trasalendo dal suo stato di angoscia. Non aveva tempo di piangere sul latte versato e di pensare alle ultime rivelazioni scioccanti apprese. Dovevano tornare immediatamente al castello. - Signor Boris, la ringrazio per aver chiarito le idee ma ora dobbiamo proprio fuggire!

- Non farti sopraffare dagli eventi e dalle emozioni negative ragazza mia, o ne andrà dell'incolumità tua e dei tuoi amici. E mi raccomando, state attenti! Se doveste mai avere bisogno, fischiate con questo! - disse Boris lanciando in mano un fischietto a Carl.

- Ehm, si. Ok. Lasciamo perdere, ora dobbiamo andare! Muoviamoci Doc!- disse Carl sfrecciando verso la porta della locanda, seguito a ruota da Julie.


 

La strada per tornare al castello era lunga e tutta in salita, ma i due sapevano che dovevano fare il più in fretta possibile, o sarebbe stato troppo tardi.


 

- Tutto questo sta diventando più insensato e completamente assurdo ogni minuto che passa! -gridò Julie distaccando Carl a velocità strabiliante – Dannazione, Carl, affretta il passo!

- Anf, anf... DOC! Non mi aveva detto che era anche campionessa dei 100 metri piani heheanf, anf... - disse Carl ansimando.

- OH, SANTO CIELO CARL! - Julie si fermò di colpo e tornò indietro verso Carl, caricandoselo in spalla* non eri tu quello preoccupato maggiormente per Ilary e la Pumpkinro?

- Ehi sei tu il lupo veloce qui! Io sono solo il pipistrello sexy! Ora andiamo!

- ARGH! - urlò Julie seccata - Io mi rifiuto categoricamente di essere una bestia canina forzuta e veloce, priva di logica e razionalità!


 

In meno di un quarto d'ora, i due raggiunsero il castello e Julie, con impeto irrefrenabile, calciò violentemente il portone, spalancandolo e quasi scardinandolo.


 

- Definitivamente! Non lo sono affatto! Proprio, no! - continuava ad urlare Julie, con ancora Carl sulle spalle. Nel frattempo, il ragazzo, stando di vedetta, non riusciva ancora a trovare traccia alcuna di Ilary o dell'Ispettrice.

- Ilary! Ispettrice! Dove siete?!?

- KYEHEHEHEHEH! - un paio di vocine stridule li fece trasalire.


I due cominciarono a guardarsi intorno cercando l'origine delle due risate, ma tutto ciò che sentirono era il rumore fragoroso dell'enorme portone d'ingresso che si serrò proprio dietro di loro, oscurando l'interno del salone.


 

- Beh, di certo non sono qua... - disse Julie, facendo scendere Carl dalle sue spalle - ma di certo abbiamo ben altra compagnia.


 

Intanto, in un'altra ala del castello, Ilary e Amelie non se ne stettero con le mani in mano, in quanto messe alle strette dal conte.


 

-Non vi preoccupate mie care... Presto entrerete anche voi tra le schiere delle mie Draculine. MUHAHAHAHA!! - il conte rise fragorosamente osservando le due confinate all'angolo della stanza da letto.

- Non la passerai liscia topo con le ali! - gridò Amelie mettendosi in posa di difesa e coprendo Ilary dietro di lei.

- Oh, lei mi spezza il cuore ispettrice. Dette da lei, quelle parole tagliano come rasoi. Vediamo di mettere a tacere quella lingua lunga. - disse il conte con tono totalmente calmo, avvicinandosi alle due.

- Oh, ma le assicuro che le mie parole non sono le uniche cose taglienti qui. - finita la frase, Amelie estratte dal suo bastone da passeggio un lunghissimo e affilato stocco d'acciaio, puntandolo verso il conte. - Se mai vorrà avere me o lei...

- … dovrà prima passare sui nostri cadaveri freddi e rinsecchiti! - concluse Ilary, affiancando Amelie, mettendosi anche lei in posizione di difesa a pugni serrati.

- Ed è proprio ciò che intendo fare, madamigelle! - disse il conte ghignando malvagiamente e avanzando verso le due, pronte a proteggersi a vicenda.


 

Dopo questo, in tutto il castello cominciò a rimbombare un sonoro rumore di battaglia, arrivando fino al salone d'ingresso, dove ancora si trovavano Julie e Carl, intenti a scoprire la fonte delle risate di prima.


- Sembra che stia infuriando una grossa battaglia al piano di sopra! - disse Carl.

- Già, ma temo che prima di salire al secondo piano dobbiamo liberarci di un paio di guastafeste. - continuò Julie, tenendo bene all'erta tutti i sensi di cui disponeva.

- In effetti, perché disturbare il padrone... - disse una voce familiare.

- ...quando possiamo benissimo intrattenervi noi due? - concluse un'altra altrettanto familiare.

- Olga... Frida... direi che ho un conto in sospeso con voi e con la vostra scortesia... - continuò Julie, con tono sarcastico.


 

Finita la frase, Julie e Carl sentirono perfettamente i passi delle due cameriere avvicinarsi a gran velocità verso di loro. Nonostante fosse tutto buio, i due non ebbero alcuna difficoltà a schivare il primo colpo inferto da Olga e Frida. Il primo.

Purtroppo non riuscirono a schivarne un secondo, sferrato fulmineamente subito dopo il primo, colpendo i due alle spalle.

Julie e Carl caddero a terra. Non era un'arma contundente normale quella usata dalle due inservienti, ma una grande mazza chiodata. Sapevano perfettamente entrambi che se non avessero reagito per tempo la prossima volta, si sarebbero ritrovati con l'essere venduti al supermercato come pezzi di groviera umani.

I due si rialzarono un po' doloranti ma ancora (e stranamente) in forze. Almeno riuscivano a reggersi in piedi. Si rimisero spalla contro spalla e Julie sussurrò verso Carl:


 

-Stavolta niente schivate. Placcaggio totale!

- Chiaro, Doc.


 

Le due cameriere intanto si stavano preparando per il prossimo attacco. Si erano arrampicate in cima alle colonne adiacenti i due ragazzi. Al contrario di questi ultimi, le due sembravano distinguere nettamente ciò che le circondava. Riuscivano a vedere bene perché erano draculine o solo perché avevano vissuto in quella casa da chissà quanto tempo così da ricordare dov'era situata ogni singola mobilia anche a occhi chiusi?


 

- Guardali, Olga, sono così teneri. Si sostengono l'un l'altro...

- Teneri, si. Ma il padrone non approverebbe se provassimo ad assaggiare il suo adorato nipote prediletto!

- E io proverei un certo disgusto nel ritrovarmi palle di pelo incastrate in gola!

- Ma dobbiamo farla fuori comunque, si!

- Un colpo singolo, si! Le cose a lungo andare mi scocciano!


 

Senza ulteriori indugi, le due si lanciarono verso Julie e Carl, i quali continuavano a non muoversi dalla posizione in cui si erano messi. Attesero fino all'ultimo secondo, fino a quando non sentirono quasi il fiato putrido delle due draculine sfiorargli il viso.


 

- Cos'è? Siete terrorizz-AH! - né Olga, né Frida ebbero il tempo di reagire. Si sentirono afferrare possentemente per la faccia e poi sbattute a terra con violenza da entrambi i detective.

- Non abbiamo tempo da perdere con delle sguattere! - urlarono Julie e Carl all'unisono, tenendole ben ferme con la faccia spiaccicata sul pavimento, ormai crepato in profondità per la potenza dell'urto subito.


 

Frida e Olga non riuscirono a muoversi, e ogni volta che tentavano di dimenarsi, i due premevano le loro teste ancora più in profondità, crepando sempre più il pavimento.


 

- Allora... ci lasciate andare... - iniziò Carl con tono sadico e crudele.

- ...o dobbiamo fracassarvi il cranio? - concluse Julie con un ghigno malefico stampato sul volto.


 

Le due draculine intravidero con la coda dell'occhio le espressioni dei due detective: ormai erano tutt'altro che umane. Gli occhi di entrambi rilucevano di una luce rossastra mentre un enorme ghigno serrato da denti aguzzi era stampato sopra il volto dei due. Era come se la pazzia ferale li stesse sopraffacendo. Olga e Frida cominciarono a tremare venute a capire in che situazione si trovavano e cominciarono a gridare pietà.


 

- Va bene, va bene! Ci arrendiamo!

- Ci arrendiamo, si! Non vi fare più alcun male!

- Padroncino Carl, abbiate pietà, si? Legateci pure!


 

Carl e Julie si scambiarono uno sguardo complice e annuirono. I due detective sollevarono entrambe e le legarono per bene alla base di una colonna adiacente.


 

- Vi siete spaventate eh? - disse Carl, sghignazzando.

- Non c'è tempo ora per ridere Carl, - disse Julie che nel frattempo era riuscita ad accendere l'enorme lampadario della stanza – dobbiamo salire subito al piano di sopra!


 

Carl si trattenne dal ridere. Senza luce non aveva visto in che stato si era ridotta la collega.


 

- Carl, insomma. Che hai da ridere?

- Oh, niente Doc. PFFTCCHHT Assolutamente nulla. Solo... bella coda.

- Bella co...- Julie si guardò alle spalle ed effettivamente notò una lunga coda color castano scuro che le percorreva tutto il sedere fino ai talloni. - Oh, beh. NESPOLE!

- Pulirò l'ufficio per un'intera settimana, promessppfffttchhh!

- Insomma! Basta cincischiare! Andiamo!

- S-si, pfft, subito Doc!


 

I due si precipitarono verso la lunga rampa di scale che li avrebbe condotti al secondo piano in fretta e furia, con le due draculine legate che gli imprecavano contro.


 

- MALEDETTA PALLA DI PELO!

- PADRONCINO CARL LEI E' UN TRADITORE, SI!

- Bla bla bla, chiacchiere, chiacchiere. - disse Julie continuando a correre lungo il corridoio e seguendo ancora il fragore di battaglia proveniente dalla stanza dov'erano Amelie, Ilary e il conte.

- Scommetto che l'Ispettrice ed Ilary gliele staranno dando di santa ragione a quel bugiardo di mio zio!


 

-SBAM!-


 

Dalla porte di fronte i due, vennero scaraventate fuori a gran velocità sia Amelie che Ilary, esauste e malridotte.


 

- O forse... no? - disse Julie scherzosamente.


 

Le due ragazze si schiantarono su Carl e Julie, gettandoli a loro volta per terra. Sentendo che erano atterrate su qualcosa che non fosse il duro e freddo pavimento, Ilary e Amelie aprirono gli occhi, ritrovandosi rispettivamente con i visi di Carl e Julie che le fissavano con aria preoccupata.


 

- C-ce ne avete messo d-di tempo per arrivare voi due. - disse Amelie con una smorfia di dolore. Sia lei che Ilary non erano messe bene. Evidentemente il conte era troppo forte per entrambe.

- C-Carl, perché hai gli occhi rossi e dei canini sporgenti? Hallowe'en è passato... - chiese Ilary, respirando affannosamente.

- Già, anche tu Coal. Cosa mi rappresentano quelle orecchie e quel tartufo che hai al posto del naso? - continuò la Pumpkinro cercando di rialzarsi e aiutando Ilary a fare altrettanto.

- Ehm, ecco... noi... - Carl e Julie si guardarono l'un l'altro con aria colpevole e imbarazzata. Come potevano spiegare a cuor leggero alle loro due colleghe quello che erano diventati?

- Diglielo tu, Carl, su!

- No, glielo dica lei, Doc! E più brava con le parole!

- Ma se sei tu quello che parla sempre?

- Io?! Ma quando mai?

- Dai avanti diglielo tu, insomma, Carl! Non farmi innervosire! Sono già abbastanza incasinata di mio!

- Aspettate, aspettate, fatemi capire bene. - intervenne Amelie – Voi due sareste diventati esattamente quello che negavate di essere? Cavoli se non è questa “ironia della sorte” ditemi voi cos'è! Pffft! Coal però devo dire che hai una bellissima codina là dietro!

- Per favore Ispettrice, non costringetemi a diventare SUL SERIO una belva e sbranarvi a sangue freddo...

- Oh, ma sarebbe uno spettacolo davvero entusiasmante da vedere... - la voce del conte riecheggiava dall'interno della stanza da cui Amelie e Ilary erano state catapultate fuori poco prima.

- Vieni fuori vigliacco! - gridò Amelie con rabbia.


 

Il quartetto si avviò all'interno della stanza, trovandola stranamente vuota. Vi erano i segni della battaglia tra le due ragazze e il conte, ma nessun indizio su dove fosse finito quest'ultimo.


 

- Ok, zio il gioco è durato fin troppo. Arrenditi!

- Ma ragazzo mio – la voce continuava a riecheggiare per tutta la stanza, ma il conte non si intravedeva da nessuna parte - abbiamo appena iniziato, ehehe.

- Questa cosa non mi piace – disse Julie, stando all'erta.

- Forza Carl, caro, attacca la signorina Coal. Combattete fino all'ultimo sangue. Stendila! Fallo per il tuo caro vecchio zio Mathias.

- E tu credi che io esegua i tuoi ordin-URK!


 

Carl sembrava piegarsi in due dal dolore. Non emetteva suoni o grida di alcun genere, ma era evidente che stesse soffrendo in quanto cominciò a divincolarsi tenendosi la testa stretta tra le mani.


 

- Carl che ti prende? - gridò Ilary preoccupata - Che cosa gli sta succedendo?

- Io sto aspettandoooo – canticchiò il conte beffardamente.

- Ehi, conticello dei miei stivali, cos'è tutta questa sceneggiat-OOFFF!! - Julie non riuscì a finire la frase che si beccò un pugno in pieno stomaco – C-Carl... ma che diavolo ti prende?!

- Ceci n'est pas bon. - disse Amelie indietreggiando e mettendosi di fronte ad Ilary.


 

Carl sembrava in una specie di trance. Non rispondeva, non reagiva alle domande poste. Eseguiva solo gli ordini dettatigli dallo zio.


 

- Avanti, Carl, sei sangue del mio sangue! Il tuo attacco più potente non può essere un misero pugno!


 

Carl partì di nuovo all'attacco verso Julie, la quale stavolta riuscì a bloccare il colpo, immobilizzandolo dalle braccia.


 

- Carl, insomma! Riprenditi!

- C-Cosa... mi... hai ...fatto dannato... topo... volante?! - un briciolo della coscienza di Carl stava cercando di riaffiorare per tentare di contrastare il controllo imposto dallo zio.
- Non puoi sfuggire al mio controllo nipotino mio, è inevitabile. Mi chiedi cosa ti ho fatto? Oh, nulla. Diciamo che ti ho solo fatto capire da chi prendere ordini. Ossia dal tuo parente che abbia un legame di sangue più stretto con te: ME!

- Ho letto abbastanza Bram Stocker da sapere che per fare una cosa del genere la vittima designata debba bere il sangue di un vampiro più potente di lui! CARL! Hai morso tuo zio? - Julie tentava ancora di trattenere il collega e di non colpirlo a sua volta, ma la forza di Carl stava quasi per sovrastarla. Tentò invano di farlo rinsavire. Non ebbe nessuna risposta dal collega.

- Sciocchezze! - intervenne il conte, infastidito - Non permetterei mai che qualcuno rovini il mio collo. Ah, e dire che ha assaporato per il drink che gli ho offerto subito dopo il thè pomeridiano. AHAHAHAHAH!

- Dannazione! - ringhiò Julie – Che trucco sporco e infimo! NON RIDERAI COSI TANTO QUANDO TI SPEDIRO' ALL'INFERNO DANNATO CODARDO!

- Per favore, ci vuole ben altro che una lupacchiotta infervorata per mettermi fuori gioco! Ma tra poco non ci penserai più, perché tra un po' non sarai altro che uno dei miei tanti scendiletto! Carl, sbarazzati di quel mezzo canide!


 

Carl annuì, senza proferire parola alcuna e si lanciò all'attacco verso Julie, più ferocemente che mai. Riuscì a liberarsi della sua stretta, facendola cadere all'indietro per poi calciarla verso il muro, facendoglielo sfondare con enorme fragore. Amelie e Ilary, nel frattempo, si rifugiarono in un angolo, proprio dietro l'enorme letto a baldacchino presente all'interno della stanza.

Prima che Julie si potesse liberare di tutti i detriti che la sovrastavano, fu riattaccata da Carl, che la scaraventò nuovamente all'interno della stanza. Lei sapeva che se non avesse reagito sarebbe finita col diventare davvero lo scendiletto del conte; ma sapeva anche che se avesse tentato di reagire, avrebbe potuto perdere il controllo da un momento all'altro. La frustrazione di questa sua indecisione la stava facendo letteralmente impazzire. Ad un certo punto, non potendone più di incassare colpi, reagì con forza e scaraventò Carl verso il letto a baldacchino,distruggendolo.

Amelie e Ilary riuscirono a spostarsi in tempo e ad uscire dalla stanza, terrorizzate fino al midollo. Fecero per sbirciare all'interno della stanza ed intravidero una scena orripilante. Julie e Carl non sembravano più essere in sé stessi. Alla fine l'istinto e la ferocia animale aveva preso il sopravvento anche sulla ragione umana. Julie aveva preso una delle colonne di legno che faceva parte del letto e la usava come clava nel tentativo di colpire Carl. Lui, d'altro canto, riusciva a bloccare i colpi della collega grazie ad un enorme candelabro nero. Le due videro anche il conte che si godeva il suo sadico spettacolo dall'altro angolo della stanza.

Amelie ed Ilary erano tentate dall'intervenire, ma cosa potevano fare per fermare quella pazzia?


- Ilary, la cosa non mi piace per niente. Dobbiamo trovare un escamotage, ma temo che il conte ci fermerebbe ancora prima che noi possiamo fare una singola mossa.

- Non ha tutti i torti Ispettrice – disse Ilary rabbiosa, stringendo i pugni – è solo che... CI DEVE ESSERE QUALCOSA CHE POSSIAMO FARE DANNAZIONE!

- Non ne ho idea, Ilary, davvero. Desolée.

- AHAHAH! Bravo il mio Carl! Continua così! Sta cominciando ad arrancare!


 

In effetti sembrava che la forza di Carl continuasse a crescere, mentre Julie pareva non poco affaticata. Con un colpo ben assestato, Carl la fece finire ai piedi del conte. Julie uggiolò e fece per rialzarsi, ma il conte la teneva saldamente a terra con un piede. Amelie e Ilary sentirono sonoramente il rumore delle ossa scricchiolanti della collega sotto la pressa del conte. Carl intanto aveva ripreso il candelabro in mano e se lo trascinava a passi lunghi verso Julie. Era pronto per inferirle il colpo di grazia.

Ilary fece per scattare verso i tre ma una specie di campo di forza non le permetteva di fare un singolo passo.


 

- Ah, ah, ah! Non voglio guastafeste per il Gran Finale! - ghignò sadicamente il conte, premendo il piede ancora più a fondo.


Julie non gridò, ma si vedeva che stava trattenendo a stento le urla di dolore. Ilary cominciò a sbattere ripetutamente contro il campo di forza creato dal conte nel vano tentativo di oltrepassarlo ma, ovviamente, non successe nulla.

Carl nel frattempo era pronto, con il candelabro in mano, di fronte ai due. Pronto per infilzare la sua preda. Pronto per mettere fine alla sua misera vita.


 

- MUAHAHAH! Forza Carl! E' ora di farla finita. Sono stanco di questi giochetti. Finiscila! - il conte rise freneticamente, fremente d'impazienza.


 

Carl sollevò il candelabro pronto ad abbassarlo in un qualsiasi momento. Julie continuava a dimenarsi ma appena vide l'enorme candelabro vibrarsi nell'aria pronto per infilzarla, il terrore la fece immobilizzare totalmente. Mathias osservava sadico l'espressione di terrore dipinta nel volto di Julie: non voleva assolutamente perdersi il momento in cui il candelabro l'avrebbe trapassata da parte a parte. Voleva vedere l'espressione che avrebbe fatto. Ed ecco. Il momento era arrivato. Carl abbassò il candelabro di colpo con forza disumana.


 

-SPLACHT-


 

Amelie e Ilary avevano chiuso gli occhi un attimo prima dell'impatto per evitare di vedere l'orrore che avrebbe compiuto quello che fino a poche ora fa era un loro carissimo amico. Ilary fu la prima a riaprirli, sbirciando dalla fessura tra le dita delle mani che aveva messo davanti la faccia. Rimase sconcertata nonché sconvolta da quello che vide.

Carl aveva deviato la direzione del candelabro all'ultimo momento, impalando il conte al muro. Julie era ancora a terra, immobile ma incolume.


 

- C-Come... hai... f-fattoohhh... AAAAARGGGHHHHH!!!! - contorcendosi per il dolore il Conte svanì in una nube nera,lasciandosi dietro solo un suono, come di una risata soffocata ma tetra.


 

Appena il conte sparì, il campo di forza che impediva ad Amelie ed Ilary di rientrare all'interno della stanza si dissolse. Subito le due si precipitarono verso Julie e Carl, per vedere com'erano ridotti.


- Voi due mi farete venire un infarto prima o poi – sbottò Amelie, avvicinandosi a Julie, ancora a terra.

- Carl, è tutto ok? - fece Ilary poggiando una mano sulla spalla del ragazzo.

- Non sono il ritratto della salute, ma sto bene.

- C-certo che picchi duro, Carl! - disse Julie, cercandosi di rimettere a sedere, scrocchiando qualche ossa della schiena ogni tanto.

- Non ditemi che era tutto...

- Calcolato? Per nulla. Ho rischiato seriamente di perdere il controllo e di fare una strage. Se Carl non mi avesse fatto rinsavire, a quest'ora saremmo ancora qui a cercare di ucciderci a vicenda come delle bestie feroci. - rispose seccamente Julie, ancora tesa e preoccupata.

- Comunque, Carl, come hai fatto a non farti controllare più da tuo zio? Diceva che era impossibile che uno come te potesse contrastare il suo potere mentale... - chiese Ilary incuriosita.

- Evidentemente si sbagliava. - sorrise fieramente Carl.

- Comunque, suvvia Coal. E' tutto finito ora, potresti anche tornare normale...

- Mi sa che non ci riesce Ispettrice. - fece Carl, scuotendosi un po' di calcinaccio via dai vestiti.

- Se deve rimanere cosi non credete che pulirò l'ufficio da tutti i peli che perderà! - sbottò Ilary.

- Credo ci sia una spiegazione logica anche per questo. L'avanzamento della trasformazione è avvenuta come reazione di auto difesa personale. Non credo nemmeno di essere nella mia forma completa. Però, non per fare la pessimista, il mio istinto mi dice che non è ancora finita.

- S'IL VOUS PLAIT NON! Non ne posso più! Stavamo per lasciarci la pelle tutti quanti! E adesso mi vieni a dire che ancora non è finita? Per carità Coal, fai un favore a noi stessi e a te: andiamocene via di qui e subito.

- Non credo sia ancora possibile. Se l'istinto del Doc ha ragione, e di solito la ha, mio Zio è ancora vivo.

- Come sarebbe a dire?!? Si è appena dissolto in una nube nera! - Ilary era piuttosto perplessa: com'era possibile che il conte fosse ancora vivo ?

- Bram Stocker a quanto pare diceva il vero. - intervenne nuovamente Julie - Non puoi uccidere un vampiro semplicemente conficcandogli un qualcosa nel cuore. Devi tagliargli la testa. Ora se ne sarà andato a riposare nella sua bara, per recuperare le forze.

- E voi vorreste andare a tagliargli la testa? - continuò Amelie - Aha, non non, io e Ilary non ci teniamo a rischiare nuovamente la pelle. Pensateci voi due scherzi della natura a finirlo definitivamente!

- Bene allora. Andatevi a nascondere in macchina e chiudete bene le porte - disse Carl seccamente.

- Ma Carl... - implorò Ilary.

- Niente "ma"! L'ispettrice ha ragione e non voglio che rischiate la pelle ulteriormente. Non siete ridotte per niente bene. - riprese lui con tono preoccupato.


Ilary annuì in modo riluttante e mogio e cominciò ad avviarsi con l'Ispettrice verso la NFSC. Julie li fermò prima che uscissero dalla stanza e le lanciò un oggetto lungo e affusolato. Era il fischietto datole da Boris poco prima al villaggio.


- Se mai doveste avere problemi di qualunque genere, usate quello. - disse Julie.

- Un fischietto per cani? Vuoi proprio umiliarti con le tue stesse mani eh, Coal? - disse Amelie sghignazzante, ma a una occhiataccia degli altri tre si fermò – Ehi, ehi, stavo solo cercando di smorzare l'aria tesa che si è venuta a creare, e che diamine! Comunque scusate se sono stata troppo irascibile, ma sarete sicuramente d'accordo con me se vi dico che tutto quello che sta succedendo adesso è completamente assurdo. E come avete potuto vedere non siamo state di molto aiuto, quindi meglio se togliamo il disturbo. Ilary, andiamo su. E quanto a voi due... siate prudenti.

- Awww Ispettrice! Che parole dolci! Non pensavo tenesse tanto a noi! Allora anche lei ha un cuore! - disse Julie scherzosamente.

- Dillo ad anima viva Coal, e davvero farai la fine dello scendiletto! - concluse Amelie seccata.

- Sempre a tirarvi la coda a vicenda anche i situazioni simili voi due, eh? Anche se ora l'ispettrice è avvantaggiata per ovvi motivi - Carl ghignò seguito a ruota da Ilary.

- Si, si, beh, ne riparleremo dopo. Ora andate e vedete di finire il lavoro! - detto questo, lei ed Ilary si avviarono verso la macchina con passo zoppicante e dolorante.


 

Nella stanza rimasero solo Carl e Julie, senza la benché minima idea da dove cominciare a cercare la bara del conte.


 

- Bene. Ora. Da dove possiamo iniziare a cercare? E' solo un immenso castello con migliaia di stanze e corridoi... non ci metteremo molto a trovare tuo zio.

- Ogni castello ha sempre le sue Catacombe e il cattivone di turno ha sempre la sua base lì, i fumetti non mentono mai Doc!

- Beh, se proprio dobbiamo andare alle catacombe... e non abbiamo tempo per cercare passaggi segreti... e supponendo siano sotto di noi... ci faremo la strada a pugni? - Julie ghignò con un sorriso raccapricciante e a trentadue denti verso Carl-

- Non le sono mai piaciute le porte, vero Doc? Almeno scendiamo al pianterreno se dobbiamo fare un buco.

- Ho sempre pensato che le porte siano state create per essere sfondate oltre che per essere lasciate chiuse o aperte. Non ha senso quello che sto dicendo vero?

- No, Doc. Non ha affatto senso.

- Accidenti alla mia continua perdita di razionalità!


 

I due cominciarono a scendere nel salone, dove c'erano ancora Frida e Olga legate alla colonna, incapaci di liberarsi. Appena videro Julie e Carl avvicinarsi a loro, si agitarono, furiose. Entrambe si dimenavano e sbraitavano con tutte le loro energie, ma invano.


 

- COSA AVETE FATTO AL PADRONE?!?

- CE LA PAGHERAI PER QUESTO, SACCO DI PULCI, SI!

- Tranquille voi due, tra poco non dovrete più preoccuparvi del vostro padrone - sghignazzò Julie malignamente guardando le due legate alla colonna - Ok allora... dove devo cominciare a scavare?

- Scavare? Vuole rovinare un così bel salone?! CHE ANIMALE RIVOLTANTE! - gridò Frida.

- Tanto comunque avremmo comunque raso al suolo questo castello, in un modo o nell'altro -disse Carl divertito, poi cominciò a tastare il pavimento circondante, alla ricerca di un punto dove al battito della sua mano avrebbe sentito un rumore sordo - Molto bene, direi di iniziare da qui – Carl indicò un punto nel pavimento vicino alla scalinata principale.


 

Julie fece un inchino seguito da un cenno di procedere oltre.


 

- Prego, prima le signore.

- Beh, non ho testato consciamente la mia forza da vampiro... ma tentare non nuoce. OK. VIA! - Carl assestò un possente pugno al terreno, distruggendone gran parte - Mhm! Divertente!

- Wow... - esclamò Julie stupita - Niente male davvero! Ok, turno mio! - Julie assestò a sua volta un pugno su quel che rimaneva del pavimento, dal quale poi si formò una piccola voragine - Diamine Carl, avremmo dovuto fondare un'impresa di smantellamento!

- Cosa? E perderci tutto questo divertimento? Fossi matto! E ora, manca solo il colpo di grazia. Al mio tre, lo facciamo insieme.

...

...TRE!


 

Entrambi assestarono due tremendi pugni facendo crollare tutto il pavimento sottostante rivelando l'ingresso di una specie di corridoio sotterraneo. I due si guardarono con sguardo complice sotto lo sguardo a tratti sconvolto a tratti furioso delle due inservienti ancora legate come salami.


 

- A quanto pare sembra che abbiamo trovato il nostro ingresso alle catacombe, no? - rise Julie.

- IL BELLISSIMO SALONE DEL PADRONE!! – urlò Olga.

- Oh, non frignate voi due, suvvia! Un po' di dignità! Andiamo Doc. Ora possiamo solo proseguire.


Senza ulteriori indugi i due saltarono dentro la voragine e nonostante l'enorme altezza che li separava dal fondo, atterrarono senza alcuna difficoltà e danno. Proseguirono per un lungo corridoio, adornato da ambedue i lati con teschi umani incastonati nelle pareti. Uno di loro sembrava che quasi li stesse osservando. Passandogli accanto, Julie e Carl si sentirono chiamare da un bisbiglio lieve e flebile.


- Psst! Ehi! Da questa parte!

- Mhm? Chi ha parlato? - chiese Carl guardandosi intorno perplesso.

- Ehm-ehm. Qui nel muro.

Carl e Julie si voltarono di scatto e diedero uno sguardo al muro, notando che effettivamente uno dei teschi gli stava parlando.

- E... tu, saresti? - chiese Julie incuriosita.

- Ehm si. Mi chiamo Jhonson, piacere! Per favore, non mi sgranocchi!

- Pfft. Ciao Jhonson. - rispose Carl divertito guardando l'espressione ringhiante e seccata di Julie alla frase del teschio - Perché parli e perché ci rivolgi la parola?

- Uhm, beh, mi sembravate persone simpatiche e sembrate dare la caccia a padron Mathias, che io odio profondamente, hehe.

- Già mi piace. - continuò Carl, rivolgendosi a Julie.

- Mi piacerebbe se ci desse una mano. - sbottò Julie, ancora seccata per la battuta di prima.

- Una mano? Eh, mi spiace le ho finite! Non se avete notato ma sono solamente un teschietto incastonato nel muro! In ogni caso, se mi liberaste da questa mia prigione, potrei anche indicarvi la sua stanza...

- Quindi... immagino vorrai qualcosa in cambio.. - disse Julie schiettamente.

- Si! In effetti mi sono sempre considerato un pezzo da museo e quindi vorrei essere esposto in un qualsiasi museo, hehe. Sapete, almeno mi sentirei anche meno solo. E sicuramente mi piacerebbe di più piuttosto che restare incastonato in un muro a guardare i topi che passano – sospirò Jhonson malinconicamente.

- Va beeene – Carl tirò fuori il teschio dal muro e questo cominciò a fluttuare in una leggera fiamma blu come un fuoco fatuo.

- Ero sicura che non mi sarei mai più stupita di nulla. Ma mi dovrò ricredere. Allora dicci, dov'è questa sua stanza? Ah, c'è qualche trappola disseminata in giro?

- Oh beh, si, qualche trappola c'è, giusto quel masso dietro di voi e degli spuntoni dal pavimento, nulla di che. Signorina lei mi sembra moooolto trasandata. Ha mai pensato a una ceretta o una giornata alla SPA?

- Questo tipetto mi sta piacendo sempre di più – disse Carl quasi ridendo.

- Potrei masticarti fino a frantumarti, Jhonson. Non mi tentare. - ringhiò Julie lanciando uno sguardo truce verso il teschio fluttuante.

- Ma... sbaglio o prima avevi accennato a qualcosa come un masso, vero? - riprese Carl.

- Uhm, si, e si sta avvicinando a pericolosa velocità verso di voi. Consiglio di correre.


In effetti, un enorme macigno stava rotolando dietro di loro, pronto a ridurli in poltiglia sotto il suo passaggio. Fortunatamente Julie, afferrando prontamente Carl e Jhonson, iniziarono una fuga alquanto rapida. Dopo un piccolo tragitto scosceso e pieno di massi e stalattiti cadenti, i tre riuscirono a infilarsi in un buco nel muro e a salvarsi la pelle.


 

- Fiu! C'è mancato poco vero amici? - disse Jhonson - Anche io una volta ho rischiato di crepare per quel masso!

- MA SEI UN TESCHIO FLUTTUANTE! - gridarono Carl e Julie all'unisono.

- Non badiamo a queste minuzie! Proseguiamo!

- E' inutile ripetere che tutto questo sta superando il limite dell' assurdo. Ma è talmente tutto così assurdo che ormai è diventato quasi normale. Comunque, c'è ancora molta strada da fare? L'aria si sta facendo sempre più rarefatta. - fece notare Julie.


 

In effetti più si addentravano nel cunicolo, più veniva a mancare loro l'aria. Ad aggiungere la beffa al danno, vi era anche una strana nebbiolina scura che circondava l'intero tunnel e rendeva ancora più difficile la visione all'interno della catacomba. Se non ci fosse stato la fiammella fioca di Jhonson a fargli da guida, si sarebbero sicuramente persi.


 

- Non vi preoccupate, – continuò Jhonson - siamo arrivati! Ecco, quella porta laggiù, la vedete? Lì risiede la bara di padron Mathias. Per favore, fatelo soffrire.

- Grazie Jhonson. Ci sei stato di grande aiuto! - esclamò Carl entusiasta.

- Di nulla, tranquilli, son minuzie! Cosi mi fai arrossire! Anche se tecnicamente non potrei poiché non ho sangue. Ne vene. Ne pelle o carne. Ma lasciamo stare!

- Spero solo non ci siano draculine o robe del genere... - sussurrò Julie con timore.

- Oh, ma la stanza è piena di Draculine! Per questo vi aspetterò qui, amici ! Buona fortuna! - la sua mascella fece come un movimento per sorridere.

- Come temevo. Beh, grazie dell'avvertimento Jhonson. Per quanto esso possa servire. Speriamo solo di sbrigarci e che non siano molte. - disse Julie massaggiandosi le tempie.

- Oh! Oh! Se trovate una draculina carina portatemi il teschio! Sapete com' è, hehe, potrei, come dire, sentirmi solo soletto in una teca di museo. Così, un po' di compagnia non guasterebbe...

- Okkeeeei... - fece Carl non poco sconcertato dalla richiesta avanzata da Jhonson.


 

Prendendosi di coraggio, Julie e Carl entrarono nella tomba. Questa era molto addobbata e ben illuminata da candelabri a muro. Di fronte a loro era steso un lungo tappeto rosso che portava fino all'enorme e sfarzosa bara del conte, mentre ai lati, erano disseminate altre bare, da cui a poco a poco uscirono una schiera di draculine infuriate. Sibilavano ferocemente e sguainarono gli artigli: sembravano essere pronte a tutto pur di proteggere il loro padrone. Carl e Julie deglutirono sonoramente, ma erano pronti. Si guardarono l'un l'altro, capendosi al volo sul da farsi.


 

- Io prendo quelle di destra. - disse Carl mettendosi in guardia.

- Quindi a me toccano quelle di sinistra. E sia! - ghignò Julie scrocchiandosi le nocche – non saranno di certo questo gran da fare!


 

Detto questo, entrambi si lanciarono contro la loro metà di draculine assegnatasi. Ricevettero graffi, morsi e quant'altro, ma i due non demordevano e, anzi, a poco a poco riuscirono a stendere tutte le draculine a terra, lasciandole sfinite e incapaci di rialzarsi.

Finita la strage delle draculine, Julie e Carl si avviarono verso la bara del Conte Mathias, ancora dormente e ignaro della brutta sorpresa che stava per ricevere. La stessa nebbiolina che li circondava nel cunicolo si fece più fitta intorno a loro, ma ormai avevano la preda davanti. Nessun' altra distrazione li avrebbe fatti allontanare dal loro obiettivo. Carl scoperchiò l'enorme sarcofago, gettando il coperchio a terra con un enorme tonfo. Julie era riuscita a trovare dei coltelli all'interno di alcune delle bare delle draculine e ne porse uno a Carl. I due, anche se ancora un po' titubanti, erano pronti per porre finalmente fine alla “vita” del conte.


 

- D'accordo. Dia lei il via. - disse Carl, quasi tremante.

- Ok. – Julie deglutì sonoramente e rimase ferma un ultimo attimo a guardare la figura del conte dormiente - VIA!

 

Entrambi e all'unisono, con un colpo secco, deciso e preciso, decapitarono il conte, il quale dopo aver fatto un urlo soffocato, si trasformò in un mucchio di cenere. Di lui non vi era rimasto alcuna traccia.

I due tirarono un sospiro di sollievo e, dopo aver preso una delle teste delle draculine per Jhonson, si avviarono per rincontrare il loro amico fluttuante.


 

- Oh ehi! Ce l'avete fatta! Magnifico! Datemi il cinque! Ehm, beh... Come non detto. Uh, e sembra che abbiate la mia dama! Bella in carne oltretutto!

- Si, si. Ora risaliamo però, – fece Carl un po' riluttante e con tono affaticato - ho bisogno di tornare a casa e riposare un po'.

- Subito amico, tranquillo! Da questa parte, seguitemi!


 

I tre, dopo aver ripercorso l'intero cunicolo e aver evitato nuovamente le trappole, riuscirono a tornare in superficie e uscirono dal castello, tenendo poco conto delle due domestiche ancora legate alla colonna del salone d'ingresso.


- Di certo questa giornata non si dimenticherà facilmente eh, Carl? Oh! - Julie cominciò a tastarsi testa, orecchie e quant'altro - Sono tornata normale. Non me ne sono nemmeno resa cont... - si guardò dietro - coda. Vabbè, prima o poi sparirà! Spero solo che Ilary e l'Ispettrice stiano bene.

- Oh, sicuramente! - disse Carl raggiante - Piuttosto non immagino la loro reazione alla vista del nostro amichetto scheletrico.

- Nonché a quest'altra testa. – continuò Julie agitando la testa della draculina dai capelli.

- Tranquilli, sono un teschio educato! Mamma mi ha sempre insegnato a essere gentile con le signorine!


...quand' ero vivo, intendo.

- Voglio proprio sentire le urla terrorizzate della Pumpkinro appena... no.. ho un'idea migliore! - ghignò Julie – Jhonson! -si alzò il cappello- Mettiti qua dentro e appena te lo dico io esci fuori e spaventi la tipa coi codini, ok?

- Oh si, certo! Uno scherzo vecchio stile! Sarà divertente! Adoravo farli prima di rimanere in quel muro. - Jhonson si infilò nel cappello di Julie – Oh, e se senti dell' odore di bruciato, non è veramente bruciato! Il mio fuoco non brucia ne tanto meno è caldo!

- Ma Doc! Le farà venire un infarto!

- E' quello l'obiettivo -ghignò Julie ancora una volta.


 

In poco più di mezz'ora, Carl e Julie raggiunsero la fine del ponte, e quindi la NFSC dove, all'interno, vi erano ben chiuse Ilary e l'ispettrice. Alla vista del ritorno dei due Ilary scese di corsa e abbracciò Carl con tutta la forza che aveva.


- GARK !!! P-piano Ilary! La schiena! Mi si spezza! - il volto di Carl era pervaso da un "felice dolore".


Julie uggiolò.


 

- Coal, stai mica uggiolando? - chiese Amelie perplessa.

- Nessuno mi abbraccia?

- Coal. SUL SERIO. Da quanto fai la sentimentale?

- Beh, ogni tanto il sentimentalismo ci sta bene! Ah, comunque. Ho un annuncio da fare. Visto che tutto è andato bene, voglio finalmente rivelarvi cosa tengo sotto il cappello!


 

Ilary abbracciò con altrettanta forza Julie.


 

- Oooooh! Cosa, cosa?! - i suoi occhi si fecero brillanti come diamanti.

- Vediamo su. Prima ce ne andiamo, meglio sarà per tutti. - continuò Amelie impaziente.


Julie alzò il cappello ghignando di nascosto, rivelando Jhonson, il quale sbucò fuori all'improvviso, gridando come un matto.


 

- SORPRESA! HAHAHAHA! Bello scherzo, vero signorina? Mi presento io sono Jhons... Signorina? - Jhonson si avvicinò al viso dell'Ispettrice, la quale rimase immobile e bianca come una statua di cera - Signorina, sta bene? Sembra un po' pallida...

- Oh, che carinoooo! - Ilary, al contrario, non sembrava affatto spaventata o sorpresa - posso toccarlo?

- Ma certo signorina! La mia fiamma è tiepida e non brucia affatto!

- Ehi Pumpkinro, cos'è? Sta bene? - appena Julie toccò l'ispettrice, rigida come un palo, questa cadde a terra come un pezzo di legno, tesissima - Scherzo riuscito a quanto pare! - Julie ghignò soddisfatta.


 

Si poteva dire che si era finalmente vendicata di tutte le battutine lanciate a tradimento da Amelie. Subito dopo Carl caricò l'ispettrice nella macchina come se fosse uno dei bagagli, prendendola di peso.


 

- Spero solo si sciolga durante il viaggio. Non voglio un altro addobbo nell'ufficio.

- Awww, è cosi adorabile !! - Ilary grattava Jhonson come se fosse un animaletto domestico - possiamo tenerlo?

- Sarei onorato di rimanere come compagno di avventure signorine mie, ma non sono portato per le investigazioni! Mi considero più un pezzo da museo. Però se vorrete venire a trovarmi venite pure quando volete, vi permetterò di entrare gratuitamente!

- Entrata gratis al museo naturale di Brightburg? Sarebbe grandioso! 10 euro a persona risparmiati! - esultò pimpante Julie.

- E' il minimo dopo avermi salvato da quelle umide catacombe! Ormai queste vecchie ossa cominciavano ad ammuffire!

- Bene. Credo sia il caso di tornare a casa. Ho bisogno di un bagno caldo... - disse Carl stremato gettandosi a peso morto nel sedile posteriore della NFSC

- Ed io di una cura rilassante, di un buon libro e magari di mangiare qualcosa. Mi è venuta fame... - Julie si girò verso Ilary, Jhonson, Carl e Amelie guardandoli con l'acquolina in bocca.

- Non ci provi nemmeno Doc! - gridò Carl.

- Bah, non si può mai scherzare con te! Mangerò qualcosa lungo la strada di ritorno o magari... se andiamo dal vecchio Boris e gli diciamo che abbiamo eliminato il conte ci offriranno una cena coi fiocchi! Faranno una festa in nostro onore! Creeranno una sagra annuale! Prodotti tipici e chissà cos'altro!

- E' sempre il solito Doc...
 

E così, con un nuovo amico fluttuante, una testa di draculina e un'ispettrice irrigidita, Julie, Carl, Ilary e Jhonson partirono per tornare a Brightburg, sicuri del fatto che, dopo i numerosi eventi successi in quella lunga nottata, le loro vite sarebbero cambiate drasticamente. Ma... in meglio o in peggio?

Angolo dell'autrice: allora! Questo è uno dei capitoli chiave di tutta la storia e personalmente è uno dei miei preferiti.
Consiglio l'ascolto di queste canzoni durante le seguenti scene:
Tema musicale del Conte:
www.youtube.com/watch?v=czYEipntnkI
Tema della battaglia Julie VS Carl: www.youtube.com/watch?v=056b35-DECY
Non siete costretti a farlo ovviamente, ma diciamo che è una mia fissazione mettere la musica di sottofondo alle scene più clou.
Alla prossima!

 

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