ci sarà sempre una penna per scrivere il futuro, ma mai una gomma per cancellare il passato. - scrisse la piccola donna.

di xpajarilla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** intro. ***
Capitolo 2: *** capitolo uno. ***
Capitolo 3: *** capitolo due. ***
Capitolo 4: *** capitolo tre. ***



Capitolo 1
*** intro. ***


Lei scriveva, scriveva per sfogare quei sentimenti tristi che aveva.
Aveva un libro della sua mamma, che continuava a sfogliare sentendone il profumo e volerne sempre di più, come se non si stancasse mai, ed'è vero: non se ne sarebbe stancata mai di sentire quel profumo piacevole.
Le mancava quel padre che la sera prima di andare a cena posava tutta la pittura sui sedili della macchina per qualche lavoro del domani, le mancava la mamma impegnata prima nei compiti per gli alunni e anche quel profumo buonissimo del pollo che le cucinava sempre a natale.
Le manca l'amore, l'amore di un padre e di una madre.
Elisa, diciassettenne milanese con in mano un foglio e una penna, pronta a scrivere un tema, un piccolo tema per la professoressa:
«21 settembre 2011.

Mi chiamo Elisa, ho 17 anni e vivo a Milano. Io avrei finito con la mia presentazione, continuo solo perché lo vuole lei, prof.
Ci ha chiesto di parlare della nostra famiglia.
Beh, io non so cosa dirle. Potrei dir
le che fino a due anni fa se fosse venuta nella mia casa avrebbe trovato papà, mamma, mia sorella e me. Se dovesse venire adesso invece non ci troverebbe nessuno. Mamma e papà non ci sono più. O forse ci sono, non lo so, non ci vivo più lì adesso. Forse non possono essere presenti fisicamente, però io so che loro sono con me sempre, anche adesso. Eppure mi mancano sempre. 
Papà è imbianchino, dipinge il paradiso. Mamma è professoressa di francese, insegna agli angeli una nuova lingua. Mi piace tanto giocare a pallavolo, impegno un’ora al giorno, come mi ha detto il medico.

Prof non parlo io, mi scusi.
»

Lei stava lì, seduta nel suo letto a pensare a come fosse stato se tutto non fosse successo.
Lei stava sola, nonostante tutti stavano attorno a lei.
Ma a lei non bastava avere gente intorno, lei voleva qualcuno che l'ascoltasse.
Allora si chiudeva in se stessa e non parlava, stava sempre in silenzio.

«Mamma, dove sei?» continuava a ripetersi, ma lei sapeva che loro c'erano, soltanto che non poteva vederli.






eccomi con una nuova storia.
le altre le ho cancellate inventando questa basata su una storia vera.
il tema che avete letto è stato scritto da una ragazza che ha questi problemi.
la ragazza non la conosco, ed'è per questo che nel tema non c'è niente di tutto quello che ha scritto, ho cambiato un pò di cose, per privacy.
dettovi questo, vi lascio alla storia, 
chau.

 

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Capitolo 2
*** capitolo uno. ***


Aveva chiuso gli occhi, si era addormentata.
Stava sognando chissà in quale posto sconosciuto lei, suo padre e sua madre. 
Correvano felici in un prato e, di tanto in tanto, cadendo e ridendo a crepapelle.

Le sue mani sfioravano il viso della ragazza che sorrideva nel sonno, era felice anche se tutto era solo un sogno, «No, non andare via, ti prego!» urlò la piccola donna facendo uscire delle piccole lacrime dai suoi occhi azzurri.

«I tuoi piccoli occhi sono azzurri come il mare, chi li guarderà vedrà sempre un pezzo del tuo cuore, bambina mia.» ricordò asciugandosi le lacrime che rigavano il suo viso.

Lei voleva che tutte quelle parole fossero sussurrate almeno un'ultima volta, ma sapeva che, anche se le sussurrava lei stessa, non provava quel brivido di un bacio caldo prima di andare a letto, le mancava la mamma, e così aprì una piccola scatola, sopra di essa c'era scritto 'scatola dei ricordi', di cui lei e sua mamma ne curavano ogni minimo dettaglio, dentro c'erano foto di tutti i tipi, ma anche un piccolo diario, quello che la sua mamma scriveva ogni giorno per lei ma di cui la piccola donna non ne conosceva nemmeno una parola, così sfiorandolo dolcemente con le dita lo aprì.
«24 Gennaio 2003.

Cara mia piccola bambina,
oggi abbiamo giocato a pallavolo! La mia prima volta, che frana! 
Lo sai che sei bravissima tu? E ho scoperto anche che ti piace tantissimo giocarci, il medico aveva proprio ragione! Per la tua salute questo sport è importante, e ti piacerà, non aveva di certo torto! 
Complimenti piccola donna, domani prepareremo i biscotti quelli con la glassa alla fragola, come piace a te, e saranno tuoi e di papà, ci divertiremo un mondo,
baci amore.
»

La piccola donna sorrise alle dolci parole della madre, le leggeva con cura, assaporandone ogni riga, cercando in essa tutto l'amore che le è mancato in questi anni, e così facendo iniziò anche a sfogliare dei disegni che sfiorava leggermente sorridendo mentre di tanto in tanto asciugava le piccole lacrime che le rigavano il viso, lei voleva qualcuno con cui condividere tutto questo, ma quelle persone di cui si era fidata, sono scappate quando essa a rivelato di non avere i genitori ma dei nonni che sì, sono speciali, ma non sono quell'amore paterno e materno che danno il padre e la madre, sono scappate via tutte quelle persone, non hanno voluto ascoltarla fino in fondo così da farla tacere con tutti, nessuno escluso, tutti.
Aprì facebook e andò a cercare dei piccoli messaggi che la sua mamma le inviava su facebook, ma non c'era nulla, era sparito tutto, quando le piccole richieste d'amicizia si illuminarono parlando di un certo 'Marco', lei sorrise e lo aggiunse, anche se non lo conosceva aveva un presentimento buono con lui, così iniziarono a chattare.


«ciao :)»
«ciao, piacere Elisa, ma chiamami El, tu sei... Marco?»
«sì! Piacere anche per me. In effetti non so perchè ti ho inviato la richiesta, mi sai di qualcosa di speciale, e ti asscuro che non sono uno come tanti io :)»
«uh ma davvero? Che carino che sei :)»

[...] e continuarono così per il resto della serata, scoprendo che lui era della stessa città ma non del centro come lei, però era una buona idea per vedersi.
Lei aveva trovato veramente qualcuno diverso, però non voleva fidarsi troppo, aveva già sofferto per i fatti suoi per soffrire anche per un ragazzo, anche se veramente era diverso.

«ci incontriamo alla panchina del parco centrale alle quattro, va bene? :)» lei accettò felice, avrebbe conosciuto quel ragazzo che l'aveva fatta sorridere con pochissime parole, e ne era al quanto felice. Spense il pc e scese a cenare, un pò più felice della cena prima. L'unico difetto era che nessuno le chiedesse tutta questa tristezza, felicità o quel che sia, ma lei sapeva che erano troppo spaventati per chiedere, così teneva tutto per te, sorridendo e magari scambiando qualche parola con i nonni, anche se alcune battute loro erano un pò pesanti.






 

ecco quà il primo capitolo.
adesso tutto quello che ho detto non ha a che fare con la ragazza reale, è tutto inventato.
qualche volta ci sarà qualcosa detto dalla ragazza, ma non sempre perchè non mi va di infrangere privacy e avere problemi.
vi lascio a questa lettura,
chau.

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Capitolo 3
*** capitolo due. ***


La piccola donna frugò nell'armadio qualcosa di carino da mettere, ma scelse casualmente pantaloncino a jeans, maglietta che le ricadeva sulla spalla, i suoi stivali a converse,  e una collana con il gufo, che si abbinava perfettamente al colore dei suoi occhi, marrone/nero.  si guardò allo specchio, compiaciuta.
quella carta di credito che i nonni gli rinnovavano ogni mese le serviva per rifarsi il guardaroba nuovo, con tutti i vestiti nuovi che le piacevano, accessori e tutto quello che potesse abbinarsi a lei. capelli biondi, occhi marrone/nero, le cambiavano colore, erano speciali, un pò come ogni ragazza ha la sua dote.
egli le lasciò un messaggio su facebook dandole il numero di telefono, così la piccola donna lo memorizzò con 'mattew 
', che le piaceva tanto. era speciale, un pò come lei, erano fatti per amarsi, per volersi bene, per essere fedeli l'un l'atro. scese le scale tranquillamente sistemandosi il ciuffo dei suoi lisci capelli biondi, portava degli orecchini semplici che si abbinavano alle scarpe, amava abbinare gli accessori o alle scarpe o al colore dei suoi occhi, era una delle cose che le riusciva bene, così facendo uscì da casa, avviandosi al parco. non sapeva chi fosse dei tanti, così, prima che lei potesse prendere il cellulare le vibrò l'iphone, aprì il messaggio 
«sono nella parte del parco dove non c'è nessuno, ci sono solo io. volevo stare tranquillo con te, ti aspetto. :)» lei sorrise e iniziò a camminare piano, andando dall'altra parte e trovando un ragazzo moro, seduto sulla panchina ad aspettare qualcuno. «si è lui, tre, due, uno, vai.» fece un sospiro e andò dal ragazzo che le sorrise dolcemente, invitandola a sedersi.
«finalmente ci incontriamo.» sorrise il ragazzo mentre lei annuì solamente.
«non mi dire che ti faccio paura, no ti prego.» e rise, quella sua risata entrò dentro Elisa, lasciando il segno.
«no, per niente, sei piuttosto carino. io sono di poche ma semplici parole.» sorrise e il ragazzo si perse nel suo sorriso.
«andiamo a prendere un gelato?» la ragazza annuì semplicemente e lui la prese per mano, portandola al chiosco. 
passarono il pomeriggio a conoscersi, lei trovò in lui una dolcezza infinita e lui trovò in lei... silenzio. nulla che potesse fargli capire qualcosa della sua solita vita, niente, sapeva solamente come si chiamava, di dov'era e quanti anni aveva, sapeva molte altre cose, ma erano sciocchezze, le solite cose che si chiedono per conoscersi meglio. lei stava in silenzio, aspettando che la voce del moro iniziasse a far uscire melodie, amava già la sua voce e si sentiva bene con lui.
si fecero le sette di sera e i due dovettero salutarsi perchè era già tardi, soprattutto per Elisa, la cui nonna le aveva anticipato cinque minuti fa che la cena tra mezz'ora fosse stata pronta così, senza preavviso, il ragazzo le diede un bacio in guancia e lei arrossì, il giovine avvolse il suo braccio intorno al collo della ragazza così facendo la riaccompagnò a casa, facendola sorridere.

«dove sei stata tutto il pomeriggio?» le chiese il nonno calmo.
«in giro, non... posso?» alzò un sopracciglio lei.
«non so se non ti è chiara o la frase 'dimmi sempre dove vai' oppure il dimmi, o sempre, o dove, o vai. non so se mi sono spiegato.» alzò lievemente la voce, ma la ragazza si fece calma e tranquilla, non era spaventata, anzi.
«non credo sia un tuo problema, non ti è mai interessato, non vedo perchè dovrei dirti qualcosa.» la giovine che era rimasta con le braccia conserte sbuffò e salì le scale, mentre il nonno predicava qualunque religione fosse, insomma, la stava rimproverando ma essa se ne infischiava, erano parole che non le interessavano, loro ignoravano lei, lei ignorava loro, lasciandoli alle loro frasi insensate prendendolo quasi per pazzo per le stupidaggini che diceva.
le squillò il cellulare, sullo schermo le apparve 'mattew', così velocemente si affrettò a rispondere.

«hei bellissima, sono stato davvero bene con te. sei di poche parole, ma tutto ciò che dirai lo ascolterò sempre, interessato a tutto ciò che dirai, senza problemi, vorrò starti accanto promesso. adesso devo lasciarti, ti voglio già bene bellissima, un bacio.» si affrettò a chiudere e non le diede nemmeno il tempo per rispondere, lei sorrise buttandosi nel letto e farfugliò qualcosa, bensì chiaro.
«mamma, sentito quant'è dolce? mi fa scendere lacrime di gioia. spero che almeno lui non mi deluderà, e magari, te lo farò conoscere, così tutte le volte che verrò a trovarti, sarete già amici. quanto vorrei che tu lo vedessi mamma, ha degli occhi verdi, capelli castani e fisico che, non sarà palestrato, ma basta per saziarti. sì mamma, mi piace, e sono felice di essermi innamorata di uno che si chiama Matteo, ti ricordi quando da piccola ti dissi che il mio principe azzurro si doveva chiamare Matteo? e che io lo avrei chiamato Mattew? bene, si è realizzato tutto. mamma, vorrei abbracciarti e non lo sai, vorrei dirti che ti voglio bene e devo farlo così, ti amo mamma e... mi manchi.» 
la piccola donna chiuse gli occhi quasi per addormentarsi, ma una piccola lacrima le rigò il viso quando le apparve il volto della madre che le dava un bacio, era felice quando in sogno le compariva la madre, passarono solamente tre ore, erano le due di notte, lei non aveva sonno così scese giù in cucina a preparsi qualcosa, prese dal frigo tutto l'occorrente per prepararsi le crepes, e, finita la preparazione, le riempì di nutella e alla seconda si fermò. salì in camera sua e prese il telefono, stava vibrando per un messaggio. era Mattew, diceva che non riusciva a dormire. rispose: 
«vieni quì da me, a quanto ho visto dal biglietto lasciando in camera da letto non c'è nessuno e non ritorneranno prima di domani pomeriggio, dai, sto mangiando crepes! :)» dopo poco rispose dicendo che era già dietro la porta, pronto per mangiarsi le crepes e lei andò ad aprirgli la porta, ritrovandolo con un sorrisone felice e gli diede un bacio in guancia, lui per sbaglio glielo diede all'angolo della bocca, la ragazza arrossì, e lui sorrise dolcemente avviandosi al bancone dove stavano nutella e crepes. iniziò a riempirle di nutella e ne porse una anche alla ragazza, che lo ringraziò. passò un'ora e salirono in camera della ragazza, lui si tolse la maglietta e si mise accanto a lei, iniziando a dormire come due buoni amici. «ti voglio bene, Mattew.» chiuse gli occhi. «anch'io, bellissima.» le mise un braccio intorno alla vita e si chiuse gli occhi anche lui, iniziando a dormire, felice.
 








"Al cellulare con lei:
- Bellissima parla, dimmi a cosa stai pensando.
Silenzio.
- Mamma, dove sei?"

piccola parte della ragazza reale, quanta tenerezza.



bene, eccomi quì con il secondo capitolo.
lì scrivo al momento, quando ho l'ispirazione che mi viene in contro, o yeah(?)
come vi sembra? so che non recensirà nessuno, ma io chiedo, boh, vedremo.
vi lascio anche una delle frasi che la ragazza disse al suo ragazzo, è una parte reale,
ci tenevo tanto a scriverla, è di una tenerezza infinita.
ah, auguri a lei dato che ieri era l'anniversario dei suoi.
chau.

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Capitolo 4
*** capitolo tre. ***


«Buon giorno, piccola.» sorrise alla ragazza che ricambiò con un cenno di sorriso.
i giorni passavano veloci, i ragazzi si vedevano ogni giorno, sempre e si volevano un gran bene. 
«Mattew, devo dirti una cosa...» «dimmi tutto» sorrise accarezzandole i capelli, sotto quell'albero dove si incontravano ogni pomeriggio per parlare di com'era andata a scuola, stavano bene insieme, si volevano tanto, troppo bene. «non è vero che io ho due genitori che mi vogliono un gran bene. non è vero che sono sempre presenti e che ogni sera prima di addormentarmi mi abbracciano, non è vero niente.» il ragazzo cambiò espressione.  «vorresti dire che sono cattivi? che ti fanno del male?» la ragazza rise e il moro la guardò stranito.  «no, volevo solamente dirti che quelli sono pezzi del passato. i miei non ci sono più, ma gli voglio un gran bene, sempre e... mi mancano, tanto.» al ragazzo gli occhi diventarono lucidi e strinse la ragazza più forte a sè, come per proteggerla, per farle capire che lui ci sarebbe stato, per sempre. poi prese il suo volto tra le mani, ormai erano passati troppi, troppi mesi che lui non le diceva che l'amava, ed'era il momento giusto. «io... io ti amoda troppo, troppo tempo ormai.» le diede un bacio che la fece rabbrividire, un semplice bacio a stampo per farle capire che non mentiva, che l'amava«nonostante tutto ciò che stai passando, io... io non ti abbandonerò, ti vorrò sempre bene, anche se tu non mi amerai come vorrei.» la ragazza sorrise tantissimo, felice per ciò che era successo. ricambiò il bacio e appoggiò la testa sul petto di lui, sentendone il cuore. «grazie e... sì, ti amo anch'io.» il moro sorrise stringendola ancora a sè, felice.








 

ecco a voi il capitolo, è corto, lo so, ma è un capitolo di passaggio, perchè c'è amicizia solo fin quando uno dei due s'innamora.
con questo capitolo vi sto solo facendo capire cosa può succedere tra maschio e femmina in due migliori amici, bene.
con questo di passaggio, il prossimo sarà devastante.
almeno, per me.
perchè? lo vedrete presto.
chau. 

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