I found my way

di _Lolita
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 3: *** Despite all my rage I am still just a rat in a cage ***
Capitolo 4: *** Surprise ***
Capitolo 5: *** Strange sensation ***
Capitolo 6: *** When I come around ***
Capitolo 7: *** St. Jimmy ***
Capitolo 8: *** Secret ***
Capitolo 9: *** Tears and Promises ***
Capitolo 10: *** On the phone ***
Capitolo 11: *** Liz's Song ***
Capitolo 12: *** Warning ***
Capitolo 13: *** Gloria ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Quando ero piccola mia madre mi portava sempre al parco, li era pieno di bambini e io mi divertivo da matti a giocare con loro, ricordo che il mio gioco preferito era senza dubbio l'altalena, amavo la sensazione di libertà che ti regalava e ogni volta che ci salivo mi sembrava di volare. Una volta vidi una bambina di qualche anno più piccola di me che si faceva spingere da suo padre sull'altalena vicino alla mia, facemmo subito amicizia, ricordo ancora che si chiamava Jenny e che aveva dei bellissimi capelli biondi, disse che era li col suo papà che faceva il gelataio, poi mi chiese dove fosse il mio, io le dissi che non lo sapevo.

Allora non sapevo chi fosse mio padre,o dove potesse essere, mia madre non mi diceva niente di lui e ogni volta che provavo a chiederle qualcosa sviava il discorso così alla fine io non ottenevo risposte, e col tempo imparai a smetterla di fare domande.

Della mia infanzia ricordo poco e niente, sostanzialmente perchè ho voluto rimuovere molte cose.

Che dire di me? Mi chiamo Elizabeth Gates e sono la persona più insignificante sulla faccia di questo pineta, vivevo con mia madre a Okland e passavo le mie giornate a fare cazzate su cazzate alcune delle quali spesso e volentieri mi hanno fatto guadagnare un passaggio a casa dalla polizia.

A livello fisico sono nella media, sono alta un metro e sessantacinque e sono molto magra, ho i capelli castano scuro e forse l'unica cosa che ho di speciale sono i mie occhi, mi sono sempre piaciuti, sono di un bel verde smeralo e credo che siano l'unica cosa che ho preso da mio padre visto che mia madre li ha azzurri. Non seguo le mode, non mi interessano, per lo più mi vesto come un maschio, cosa che non fa impazzire di gioia mia madre visto che lei è innamorata dello stereotipo di figlia femmina vestita da bomboniera, ma non mi ha mai dato contro per questo.

Amo la musica. So suonare un pò la chitarra ma ciò che mi riesce meglio è cantare, una delle poche certezze che ho è quella di aver sempre avuto una bella voce, non dico di essere la nuova Aretha Franklin, ma me la cavo.

Pur essendo un adolescente non ho aspirazioni, non ho progetti tipo andare ad Harvard a fare legge o a Yale a studiare medicina anzi è già tanto se riuscirò a prendere il diploma, non so cosa vorrò fare quando sarò vecchia e, sinceramente, non mi intressa.

Ora penserete che io sia il classico stereotipo di disadattata e sapete che vi dico? Avete perfettamente ragione.

Un sogno però ce l'ho ancora: salire su quell'altalena e farmi spingere da mio padre.

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Capitolo 2
*** L'inizio della fine ***


Chiunque abbia detto che il buongiorno si vede dal mattino dovrebbe essere preso a calci in bocca. Si, perchè credo di poter classificare tranquillamente quella mattinata come la peggiore della mia vita.

A svegliarmi sono stati i raggi del sole, una cosa sopportabile per chiunque non abbia i postumi di una sbronza. Dopo un lasso di tempo per me interminabile, ma che in realtà non doveva ammontare a più di due secondi, mi misi a sedere rendendomi conto di essere in camera mia. Presi una sigaretta dal pacchetto che tenevo sul comodino e passandomi una mano fra i capelli, me la accesi, presi un tiro e venni immediatamente scossa da un forte emicrania, cominciai a massaggiarmi le tempie mentre mi alzavo dal letto per uscire dalla stanza.

Me ne andai in cucina dove mia madre mi stava aspettando seduta al tavolo fumando nervosamente una sigaretta, come si accorse di me mi rivolse uno sguardo infuocato

-Quante volte ti ho detto che non devi fumare in casa?- disse irritata

-Questa direi che è la quarantacinquesima- dissi appoggiandomi allo stipite della porta e prendendo un tiro

-Non fare la spiritosa, lo so che hai fatto ieri sera-

-Menomale, io non ricordo un cazzo- ed era vero, non ricordavo assolutamente niente

-Ti hanno trovata che camminavi sulla statale completamente ubriaca, sono stata chiamata dalla polizia stradale all'una di notte cristo santissimo!!- sbraitò

-E sono stati così gentili da riportarmi a casa? Oh che teneri- dissi ironicamente

-Io non so più che cosa fare con te Liz, salti la scuola, stai fuori tutta la notte, Dio solo sa quello che combini- fece una lunga pausa, questa volta in suo tono non era carico di rabbia, sembra più che altro disperata -Ho parlato con un mio amico di Berkeley sta mattina- avevo tenuto gli occhi bassi tutto il tempo ma a quelle parole alzai lo sguardo e le rivolsi un'occhiata interrogativa.

-Andrai a stare da lui per un pò- disse poi in un soffio, in quel momento mi crollò il mondo addosso

-Ma ti sei bevuta il cervello?!- gridai -Non ho la benchè minima intenzione di andarmene a stare da un estraneo solo perchè tu vuoi lavartene le mani!-

-Allora che cosa dovrei fare eh?? Cristo Liz, sei una cosa impossibile-

-Non puoi spedirmi a Berkeley da uno che neanche conosco..- dissi con le lacrime agli occhi

-Lo faccio per tenerti lontana dalle cattive influenze- si giustificò

-Sono miei amici quelli che tu chiami cattive influenze!- le gridai contro, le lacrime erano già sparite

-Dei veri amici non ti avrebbero lasciata sulla statale col rischio di venire investita!- aveva ragione, e io lo sapevo benissimo ma non volli darle ascolto

-Come faccio con la scuola?- mi ero davvero attaccata all'ultima scusa plausibile pur di non andarmene

-Non te ne è mai importato nulla. Inoltre hai già fatto troppe assenze, verrai bocciata di sicuro, e non provare a dire che non è vero, ho più di dieci telefonate ricevute dal preside che lo provano-

-E quanto cazzo ci dovrei rimanere da questo tuo amico?- gridai

-Tre mesi-

-COSA?!-

-Hai capito bene Liz. Ci rimarrai tre mesi, mi sembra un periodo sufficente a farti cambiare atteggiamento-

-Che cazzo di madre sei eh? Credi sul serio che un tipo a caso possa farmi cambiare così di punto in bianco?- a forza di urlare stavo perdendo la voce, ma non avevo intenzione di abbassare il tono

-Spero di si! E comunque l'argomento è chiuso, va in camera tua e fa i bagagli partiamo tra poco-

-Come sarebbe a dire che si parte tra poco??-

-Hai capito cazzo, e ora fila!- urlò un ultima volta battendo una mano sul tavolo

-Bene!- gridai gettando la sigaretta a terra

Corsi in camera mia e dopo aver distrutto buona parte dell'arredamenteo cominciai a prendere vestiti a caso e a metterli in un borsone. Ero andata a letto vestita come la notte prima e nonostante i miei vestiti puzzassero di alcol e i miei occhi fossero cerchiati da della matita decisamente sbavata non sprecai tempo a cambiarmi ne a sistemarmi in alcun modo, mi limitai a uscire di casa sbattendomi la porta alle spalle, mia madre era già in macchina che mi aspettava, gettai il borsone sui sedili posteriori poi mi sedetti davanti, misi gli auricolari e lasciai che la voce di Matthew Shadows mi invadesse il cervello per poi dare un ultimo sguardo a casa mia. Mentre mia madre imboccava la statale io sentivo che per me era l'inizio della fine.

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Capitolo 3
*** Despite all my rage I am still just a rat in a cage ***


L'auto di mia madre si fermò, scesi dalla macchina sbattendo la portiera e ciò che vidi mi lasciò a bocca aperta. Davanti a me si ergeva una grande villa circondata un giardino enorme, verde e rigoglioso. Però, se la passava bene questo amico di mia madre.

Presi il borsone dai sedili posteriori in silenzio, ero troppo occupata ad ascoltare gli Smashing Pumpkins per badare al resto, mia madre mi fece cenno di togliermi le cuffie, lo feci con uno scazzo infinito

-Che c'è?-

-Siamo arrivati-

-Non l'avrei mai detto- dissi ironicamente

-Smettila per favore- fece una pausa -Lo so che per te è dura, ma ti prego Liz, fa uno sforzo-

-Si certo- dissi sbuffando

-Io ora devo andare-

-Cosa?? E mi lasci qui da sola?- chiesi interdetta

-Devo andare a lavoro, una di noi deve sbarcare il lunario- si avvicinò poi per abbracciarmi ma io respinsi il suo tentativo bruscamente, ci rimase davvero male

-Ciao Liz- disse infine sconsolata risalendo in macchina e andandosene

Mi girai e cominciai a guardarmi intorno, era un quartiere di gente ricca, si capiva da tutto.

Vicino al cancello della villa c'era un citofono, premetti il pulsante senza leggere il nome sulla targhetta e attesi per qualche secondo ma nessuno rispose, ci riprovai più volte senza ottenere risultati, così alla fine mi arresi e mi sedetti per terra con la schiena contro il muro, cominciai a pensare, era proprio come cantava Billy Corgan: "Nonostante tutta la mia rabbia ero solo un topo in gabbia" e anche se ora la mia gabbia appariva sotto forma di una bellissima villa californiana rimaneva pur sempre una prigione, e la parte migliore è che non avevo la più pallida idea di chi fosse il mio secondino... Scacciai via quel pensiero non appena mi resi conto di quanto realmente puzzassi d'alcol, la mia felpa era imbevuta di vodka e l'odore stava diventanto davvero insopportabile, me la tolsi rimanedo in canottiera rabbrividendo dal freddo e cominciai a cercare qualcosa di più pesante nel borsone, alla fine optai per un maglione nero, credo appartenesse a mio padre perchè mamma lo teneva rinchiuso in uno scatolone assieme a tutte le cose di quando era ragazza e il modello non era decisamente da donna, lo indossai velocemente e cominciai a guardare il vuoto, la stanchezza che avevo accumulato durante il viaggio mi assalì all'improvviso e in poco tempo mi addormentai.

Venni svegliata da qualcuno che mi tirava dei leggeri calcetti su una gamba

-Che c'è?- chiesi assonnata, ovviamente non ricordavo che ero per strada e non in camera mia

-Tutto bene?- aprii gli occhi, mi ritrovai davanti un ragazzino di qualche anno più piccolo di me

-Si- dissi con la voce impastata dal sonno

-Sicura?- chiese di nuovo

-Si- ripetei con un pò di scazzo

-In che anno siamo?- chiese come per avere conferma della mia sanità mentale

-Nel 2009, si può sapere che vuoi??- chiesi irritata

-Solo sapere per quale ragione stai dormendo davanti a casa mia- feci due più due, allora questo amico di mia madre aveva un figlio, perfetto..

-Sto aspettando tuo padre, lui e mia madre sono vecchi amici, ha detto che dovevo stare qui per un pò- spiegai

-Ah si, tu devi essere Liz- a parlare non era stato il ragazzino, ma un uomo, che, stranamente, aveva una voce familiare.. spostai lo sguardo per capire chi fosse il mio nuovo interlocutore e rimasi sbalordita da chi mi ritrovai davanti.

 

*ANGOLINO DELL'AUTRICE*

Salve a tutti :) Allora, ci terrei a dire che la canzone degli Smashing Pumpkins a cui si riferisce Liz è Bullet with butterfly wings e la consiglio vivamente a chiunque non la conoscesse, inoltre il cognome di Liz è un omaggio a Synyster Gates degli Avenged Sevenfold altro gruppo che adoro e che consiglierei a chiunque, per il resto grazie a chi legge e a chi recensisce.

Alla prossima :)


_Lolita

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Capitolo 4
*** Surprise ***


Non potevo crederci. Nessuno avrebbe potuto, eppure era così. Billie Joe Armstrong era li davanti a me e mi guardava con un ghigno diverito stampato sulla faccia

-Così sei tu la figlia di Helena. E' un piacere conoscerti, io e tua madre ci conosciamo dal liceo- dopo questa affermazione rimasi ancora più di sasso

-Vieni entra- disse cordialmente prendendo un piccolo telecomando e premendo un pulsante che fece aprire il cancello

-Papà io vado da Max ok?- chiese il piccoletto

-Certo, ma torna per cena- disse Billie per poi farmi strada. Percorremmo tutto il giardino e nel farlo mi resi conto che era davvero una cosa meravigliosa, sembrava la riproduzione della foresta pluviale, io però ero come in trans, non potevo crederci, mia madre andava al liceo con Billie Joe Armstrong. Non che i Green Day mi facciano impazzire ma era pur sempre una rockstar e passeggiare con lui nel suo giardino mi fece sentire come in un filmetto per adolescenti. Quando entrammo in casa la prima cosa che mi colpì fu il disordine, le stanze erano piene di libri, vinili e vecchie VHS. Il soggiorno era grande e anch'esso abbastanza incasinato. Mi fece accomodare in cucina dove prese dal frigo una bottiglia di birra e una lattina coca cola, mi porse la lattina e poi si sedette davanti a me, nel frattempo io ero sempre più sconvolta

-Il gatto ti ha mangiato la lingua?- mi chiese con un sorriso mentre stappava la birra, effettivamente non avevo ancora aperto bocca

-N...no, è che sono abbastanza sorpresa-

-Si è comprensibile...Beh, sappiamo tutti e due perchè sei qui no?- era una domanda retorica

-Perchè mia madre non sa gestire una figlia adolescente-

-Ahahah, è quello che dissi anch'io a mia madre quando mi cacciò di casa- disse ridendo, questa risposta mi colpì, un adulto qualsiasi mi avrebbe detto di non essere ingiusta, lui invece se la rideva beatamente

-Beh, hai fatto una cazzata, ma del resto alla tua età facevo di peggio, chi sono io per giuducare? Comunque visto che ho accettato di fare questo favore a tua madre che ne dici di provare a rigare dritto?-

-Se pensate che stare qui servirà a farmi cambiare vi sbagliate- dissi

-Senti ragazzina, tengo molto a tua madre, e le ho promesso che ti avrei dato una mano-

-Ma io non ho nessun problema-

-Vuoi farmi credere che l'alcol non è un tuo problema?- mi chiese, aveva un tono quasi paterno, un tono che io non avevo mai sentito

-Non sono un alcolista- dissi a denti stretti

-No, non lo penso. Ma bevi decisamente troppo per avere 17 anni non credi?-

-...Forse- ammisi infine.

Alzai lo sguardo dalla lattina e lo guardai per la prima volta dritto negli occhi, in quel momento qualcosa si bloccò, sia io che lui rimanemmo immobili a fissarci; credevo che occhi come i miei non esistessero, o come minimo non credevo di poter trovare l'esatta fotocopia, in quel momento non so cosa dentro di me è scattato, come una scossa elettrica, una strana sensazione si fece strada nella mia testa, un pensiero che mi diceva che quella coincidenza voleva dire qualcosa... Billie abbassò lo sguardo, sembrava quasi a disagio

-Vieni, ti mostro camera tua- disse alzandosi, io lo seguii a ruota, non mi guardò più negli occhi nemmeno per un momento.

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Capitolo 5
*** Strange sensation ***


ATTENZIONE: A differenza degli altri questo capitolo è narrato dal punto di vista di Billie.

 

Buona lettura :)

 

 

Io ed Helena ci conoscevamo dal liceo. Andavamo tutti e due alla John Sweet High, e non appena la vidi mi piacque all'istante. Siamo stati insieme per gli ultimi tre anni di liceo, poi io cominciai a spostarmi per l'America coi ragazzi per promuovere il nostro primo album e lei si iscrisse all'università nel Minnesota, la nostra relazione fu messa a dura prova dalla distanza ma continuammo a stare insieme, ci vedevamo a Natale e durante l'estate, e lei molto spesso veniva ai nostri concerti, ciò nonostante ci separammo alla fine del 1991 rimanendo comunque buoni amici, fu lei a presentarmi Adrienne una sera che venne a un nostro concerto. Mi fidanzai con Adie all'inizio del 1992. Proprio in quel periodo Helena mi chiamò dicendomi che era incinta, le feci i miei migliori auguri dicendole che anche con Adrienne prevedevo di costruire una famiglia, quando poi le chiesi chi fosse il padre mi disse che si era trovata un altro ragazzo.

Nel 1995 nacque il mio primo figlio, Joey. Chiamai Helena per darle la notizia e lei disse di essere felicissima per me. Più tardi ci sentimmo sempre di meno, mi chiamò un ultima volta nel 1998 per conglratularsi per la nascita del mio secondogenito e poi basta, ci sentivamo per SMS solo per scambiarci gli auguri per Pasqua, per Natale e per i reciproci compleanni ma non andavamo mai oltre, per questo quando questa mattina mi chiamò ne rimasi davvero stupito.

Mi ero appena alzato e, come tutte le mattine, mie ero ritirato nel mio studio per provare a comporre qualcosa, avevo appena preso la mia amata Blue quando il telefono è squillato

-Pronto?-

-...Billie sono io-

-Helena??- chiesi stupito

-Si sono io-

-Sono secoli che non ci sentiamo, come stai?- le chiesi

-Io bene... mi serivirebbe un favore- aveva un tono quasi disperto

-Tutto quello che vuoi-

-Si tratta di mia figlia-

-E' successo qualcosa a Elizabeth?-

-Vedi Billie, io non ce la faccio più...Liz sta diventando una cosa impossibile, non va a scuola, a volte non la vedo per giorni interi, ma non è questo il punto, credo...credo che abbia un problema con l'alcol-

-Non starai esagerando?- le chiesi

-No, sta notte sono stata chiamata dalla polizia, l'hanno trovata che camminava sulla statale completamente ubriaca, quando l'hanno riportata a casa in condizioni pietose, e non è la prima volta- disse, stava quasi per piangere si capiva

-Cosa posso fare per darti una mano?- chiesi accendendomi una sigaretta

-Volevo chiederti se Liz poteva stare li da te per un pò...- ci pensai su, tra tre mesi avremmo pubblicato il nostro ultimo album, e poi avremmo cominciato un tour, ma nel frattempo potevo ospitarla tranquillamente

-Certo, ma posso tenerla qui solo per tre mesi- dissi

-Oddio, grazie mille Billie, davvero, è molto più di quanto potessi sperare-

-Puoi portarla qui anche sta mattina se vuoi-

-Sul serio??- era al settimo cielo ora

-Certo, la aspetto-

-Grazie ancora Billie sei un amico-

-Figurati Helena-

-Ok allora, la porto li da te sta mattina, ora vado, grazie ancora, Ciao-

-Ciao-

Non avevo mai visto Elizabeth. Quando è nata avevo chiamato Helena per congratularmi con lei e il suo nuovo ragazzo, ma lei mi disse che lui se ne era andato...

Telefonai a Adrienne -che era già al lavoro- per chiederle se fosse d'accordo, lei disse che non c'era nessun problema, poi aggiunse che dovevo accompagnare Jackob a basket, lo feci, e quando tornai mi ritrovai Liz davanti al cancello, addosso aveva un mio vecchio maglione, l'avevo regalato a Helena una delle prime volte che siamo usciti perchè aveva freddo, e il pensiero che l'avesse conservato mi fece sorridere. Liz dal suo canto se ne stava zitta e ferma a fissarmi allibita, ma questo non mi stupì. Quando entrammo in casa finalmente disse qualche parola, era una ragazza decisamente ostile e, per certi versi, mi ricordava me a diciassette anni.

Ancora oggi ricordo la sensazione che provai la prima volta che mi guardò negli occhi.

Non avevo mai visto occhi come i miei, nemmeno i miei figli avevano i miei stessi occhi, e ora mi ritrovavo davanti la figlia della mia ex che, stranamente, aveva le iridi identiche alle mie.

Un unico pensiero sfiorò il mio cervello in quel momento. Ma non poteva essere così. No, mi sbagliavo di sicuro... E allora perchè guardarla mi faceva quell'effetto??

 

 

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Capitolo 6
*** When I come around ***


Camera mia era forse la cosa più bella che avessi mai visto. Non che vi regnasse il lusso più sfrenato, ma di certo era molto meglio di quel buco in cui stavo prima.

Il letto di mogano era a due piazze, vi era poi lo spazio per un grande armadio e una specie di boudoir, le pareti erano bianche, illuminate dalla luce che entrava dall'enorme finestra a destra del letto e infine avevo il mio bagno privato. Decisi subito di farmi una doccia. Dopo un ora buona passata sotto l'acqua mi concessi un altro quarto d'ora davanti allo specchio. Non ero un brutta ragazza, ma non potevo nemmeno essere classificata come la nuova miss America, diciamo che la mia era una bellezza nella norma, ero la classica ragazza della porta accanto. Cominciai a spazzolarmi i capelli con forza liberandoli dai nodi, per poi asciugarli velocemente e raccoglierli con una pinza lasciandomi libero il viso.

Osservai i miei occhi, quelli che ritenevo essere unici fino a poco fa. La sensazione che avevo provato fissando le iridi di Billie era una cosa indescrivibile, come se quella strana coincidenza volesse dire di più... cacciai via quel pensiero scuotendo la testa e cominciai a truccarmi; matita nera, ombretto, mascara ed ero pronta. Tornai in camera, aprii il borsone e tirai fuori un paio di jeans chiari, una canottiera bianca e un felpone grigio, misi tutto addosso e quando finii di allacciare le stringhe delle mie vans e uscii dalla stanza.

Scesi le scale velocemente e mi diressi alla porta di casa

-Dove vai?- mi chiese Billie dal soggiorno

-A fare un giro-

-Ok, torna per le sette-

-Si certo- dissi uscendo

Fuori non faceva ne caldo ne freddo, ma del resto in California era sempre stato così.

Cominciai a vagare per le strade di Berkeley senza una meta constatando che era molto diversa da Oakland, lì le strade erano pulite, non c'erano bidoni rovesciati a terra e auto abbandonate in mezzo alla strada, le case non cadevano a pezzi e avevano dei giardini ben tenuti.

A forza di camminare mi ritrovai davanti a ciò che sembrava un locale. Era una topaia decadente, che stonava decisamente con la'ordine e la pulizia che sembravano regnare sovrani. Sapevo che posto era, mia madre me ne aveva parlato: il Gilman Street.

Entrai spinta dalla curiosità di vedere se era davvero come mia madre lo aveva descritto, ovvero il tempio della musica punk, una specie di CBGB californiano, e con mia grande sorpresa scoprii che aveva ragione.

Era piccolo, le pareti erano ricoperte da graffiti, disegni, poster e frasi di canzoni in fondo c'era un piccolo palco che sembrava potesse crollare da un momento all'altro, vi erano molti divani sui quali dormivano parecchi ragazzi evidentemente collassati li la sera prima.

Non so perchè ma mi venne voglia di scoprire davvero completamente quel posto e così mi diressi in bagno... non lo avessi mai fatto, quel posto puzzava di urina, vomito e merda, anche lì le pareti erano piene di graffiti e poster, anche sui lavandini e sui cessi c'era scritto qualcosa, addirittura su un rotolo di carta igenica si poteva leggere la scritta "I saw your vagina ".

Notai che sotto uno dei lavandini stava rannicchiato un ragazzo che doveva avere più o meno la mia età o forse un anno in più, non vedendolo respirare mi preoccupai

-Ehi.. va tutto bene?- chiesi dandogli un lieve calcio sulle gambe

-Mmmmm...- tirai un sospiro di sollievo

-Stai bene ?- gli chiesi poi

-Mmmmm..si, che ore sono?- guardai il cellulare

-Le quattro del pomeriggio-

-Ok..- si alzò da terra e io constatai che era un pò più alto di me, aveva gli occhi azzurri e i capelli castani, più scuri dei miei

-E tu chi saresti scusa?- mi chiese poi passandosi una mano fra i capelli

-Liz, tu invece?- chiesi allungano una mano, ma lui ci battè un pugno contro a mò di saluto

-Sono Jimmy- disse poi con un ghigno stampato sulla faccia.

 

 

 

 

MI SCUSO PROFONDAMENTE PER IL RITARDO.

Lo so, faccio schifo, ma giuro che mi mancava completamente l'ispirazione e non sapevo più cosa inventarmi.

So anche che questo capitolo è corto e fa schifo, ma dovevo assolutamente introdurre Jimmy nella storia.

Mi scuso ancora, cercherò di aggiornare al più presto.

Ringrazio dal più profondo del cuore chi legge e recensisce.

 

_Lolita

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Capitolo 7
*** St. Jimmy ***


Scoppiai a ridere. Ero a Berkeley, vivevo a casa di Billie Joe Armstrong e ora avevo addirittura trovato uno che si chiamava Jimmy. Ci mancava solo che fosse fidanzato con una che si chiamasse Mary Jane.

-Che hai da ridere?- mi chiese

-Nulla. Solo che non pensavo di incontrare il "santo patrono del rifiuto"- non mimai le virgolette ma le lasciai intendere

-Beh ragazzina, ce l'hai davanti- risi nuovamente

-Com'è che tutti in questo posto sono fissati coi Green Day?-

-Sei a Berkeley, fattele due domande. Comunque, io non sono fissato, semplicemente mia madre mi ha chiamato Jimmy e mi piacciono i Green Day, ma non sono convinto che le loro canzoni siano state scritte per me, non sono così egocentrico- disse

-Questo gioca a tuo favore allora- dissi semplicemente

-Non ti ho mai vista da queste parti. Di sove sei?- mi chiese accendendosi una sigaretta

-Di Oakland-

-Io di Rodeo, vengo qui solo per il Gilman- mi disse come se realmente glielo avessi chiesto

-Beh, che ti serve: pastiglie, cocaina, novocaina? Se mi hai svegliato un motivo deve esserci- aggiunse poi

-In realtà volevo solo sapere se eri vivo. Io non mi drogo- ed è tutt'ora vero, all'epoca bevevo e basta.

-Davvero non ti serve niente?-

-No! Scusa, ma il Gilman un tempo non era restio alle droghe e agli alcolici?- chiesi

-Si, una volta. Ma i tempi sono cambiati, il Gilman è cambiato- nella sua voce percepivo una nota d'amarezza

-Beh, St. Jimmy, io vado, devo continuare il mio tour personale della città- dissi con finta enfasi

-Aspetta, se vuoi ti accompagno, non ho niente di meglio da fare- quando me lo disse rimasi sorpresa, sembrava così misantropo, e invece mi stava offrendo la sua compagnia

-Ok, ma fammi vedere qualcosa di interessante ti prego- lo supplicai

Uscimmo dal Gilman, le strade stavano cominciando a riempirsi e un via vai di macchine invadeva la strada

-Andiamo a Rodeo- disse Jimmy salendo su un catorcio a quattro ruote che sembrava essere la sua macchina

-E io dovrei salire su questa.. cosa?- non i importava del fatto che l'auto facesse schifo, ero molto più preoccupata del fatto che sembrava potesse esplodere

-O si va così o si va a piedi principessa- mi disse con un ghigno, io salii e comiciai a guardare il paesaggio che man mano che ci allontanavamo da Berkeley cambiava radicalmente, le ville lasciavano lo spazio a case abbandonate o abitate abusivamente, i marciapiedi puliti venivano sostituiti da strade distrutte e sporche, per un attimo mi sebrò di essere tornata ad Oakland

-Siamo arrivati- mi comunicò Jimmy fermando la macchina

Quando scesi dalla macchina mi ritrovai sotto una specie di porticato, la strada non era asfaltata e vi regnava il caos più assoluto, era pieno di graffiti, poster di gruppi e divani e poltrone devastati probabilmente presi alla discarica lì vicino, ma sorprendentemente quel posto mi piaceva da impazzire. Jimmy salutò un paio di persone che subito mi fissarono incuriosite irritandomi notevolmente

-E' una mia impressione o qui comandi tu?- gli chiesi

-Comando finchè sono io che gli vendo la droga, sono troppo pigri e assuefatti per spingersi fino a Berkeley per comprare una dose, se non gli portassi ogni giorno il loro veleno non mi porterebbero così tanto rispetto- disse sedendosi su uno dei divani, io feci lo stesso

-E' abbastanza tragicomica come cosa- constatai

-Già-

-Mi spieghi perchè cazzo mi stanno fissando tutti?- chiesi sempre più irritata da quegli sguardi curiosi

-Perchè sei una novità. Il loro mondo è monotono e ripetitivo, passano le giornate a vegetare qui, a drogarsio o vagare come anime in pena al 7/11, qualsiasi cosa li distragga da questa monotonia va bene-

-Bella merda-

-Perchè hai lasciato Oakland?- mi chiese poi

-Mi hanno trovata che camminavo ubriaca sulla statale, e mia madre ha ritenuto opportuno "tenermi lontana dalle cattive influenze"- mimai le virgolette -Così ora mi ritrovo a stare da un suo vecchio amico- omisi ovviamente il fatto che questo amico era Billie Joe Armstrong

-Tuo padre dov'è invece?-

-Non ne ho idea, non l'ho mai visto, credo che abbia lasciato mia madre quando era incinta-

-Mi spiace. Mio padre morì quando avevo cinque anni, mia madre si è risposata dopo nanche un mese- mi confessò

-Sai, sei esattamente il contrario di ciò che sembri- dissi sincera

-Cioè?-

-Beh, sembri una persona molto solitaria-

-A me piace stare solo- disse – Ma alle volte diventa pesante, in più nessuno di quei robot osa avvicinarmisi, per loro sono una specie di demone, sembra quase che abbiano paura di me... devo ammettere però che è divertente- disse ridendo

Passamo il resto della giornata così, a ridere e a sparar cazzate. Jimmy mi piaceva, avevamo davvero una buona sintonia mentale, ma più ci parlavo e più mi rendevo conto di quanto inrealtà fosse un persona molto sola. Allora non potevo di certo immaginare che sarebbe diventato una delle persone più importanti della mia vita.

 

 

 

 

 

Questo capitolo non è particolarmente emozionante, ma è essenziale per far capire la nascita del rapporto fra Jimmy e Liz.

Grazie mille per le recensioni, sono davvero felice che la storia vi piaccia.

Perdonate eventuali errori grammaticali, ho scritto molto di fretta.

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Capitolo 8
*** Secret ***


ATTENZIONE: Questo capitolo è narrato dal punto di vista di Adie

 

Buona lettura :)

 

 

Helena era la mia migliore amica. Ci eravamo conosciute all'università, era la mia compagna di stanza.

Era fidanzata con un ragazzo, mi parlava spesso di lui, diceva che aveva un gruppo, che era un chitarrista e che aveva una voce fantastica, non si vantava però non diceva tutte queste cose per tirarsela, ma semplicemente perchè lo amava.

Si lasciarono alla fine del 1991 restando ottimi amici.

Il suo ex ragazzo divenne poi mio marito.

Lo conobbi durante le vacanze di primavera, io e Helena avevamo deciso di andarcene in California e lei mi portò a un loro concerto.

Ci mettemmo insieme nel 92.

Poco più tardi Helena mi chiamò, disse di essere incinta e mi disse che il bambino era di Billie. Io mantenni la calma, le dissi che doveva dirglielo, e le chiesi se avesse intenzione di tenerlo, lei disse di si.

Tuttavia non disse nulla a Billie, lo fece per evitare di complicargli la vita, disse che lui doveva pensare al suo futuro e alla sua musica e che con un figlio di mezzo non sarebbe riuscito a fare niente. La verità è che lo fece perchè Billie voleva costruire una famiglia con me e lei decise di "non rovinare tutto", nonostante io le avessi detto più volte di dirglielo comunque, perchè era la cosa giusta da fare.

Elizabeth Sharon Gates naque il 31 Ottobre 1992.

Aveva i capelli di Helena e gli occhi di Billie.

Il giorno in cui naque io ero in sala parto con Helena.

Fui la seconda persona a prendere in braccio Liz. Presi in braccio la primogenita di Billie.

Lui non la vide mai.

Helena giunse alla conclusione che non poteva tenere Liz lontana da suo padre per sempre così decise che quando sarebbe stata abbastanza matura avrebbe fatto in modo di farli incontrare.

Gli anni passavano, anch'io divenni madre, la mia migliore amica mi chiamò e mi fece le congratulazioni. Liz si ritrovò con due fratellastri, che ovviamente non vide mai.

Ci vedevamo spesso e il senso di colpa dentro di noi cresceva, io non dicevo nulla a Billie perchè non credevo fosse di mia competenza dirgli la verità, ma non ero nemmeno arrabbiata con Helena, la scelata spettava a lei. Dal canto suo lei era spaventata, non sapeva se Billie avrebbe voluto riconoscere la bambina, io pensavo di si, ma alle volte quel dubbio assaliva anche me.

Arrivò il 2009, Liz aveva ormai 17 anni.

Helena mi mandava spesso sue foto, e man mano che cresceva mi rendevo sempre più conto di quanto somigliasse a Billie.

Poi arrivò quel giorno.

Era Gennaio, Helena mi chiamò di mattina presto mentre ero al lavoro, disse che era arrivato il momento, e io non potei essere più contenta.

Però mise una condizione: avrebbe detto tutto solo se e quando Billie e Liz avessero instaurato un rapporto affettivo.

La mia opinione su questa decisione fu molto ambivalente, da una lato era giusto così, non poteva di certo mettere una diciassettenne davanti alla porta e di casa e dire che era la figlia di Billie, ma d'altra parte non ce la facevo più a nascondere la verità. Le dissi di chiamare Billie e chiedergli se fosse d'accordo, per nostra fortuna non si fece alcun problema.

Liz arrivò.

Era una ragazza molto chiusa e ostile. Helena mi aveva detto che aveva dei problemi con l'alcol, sinceramente un pò si vedeva, le occhiaie che aveva erano molto marcate ed era magrissima, ma non era totalmente dipendente grazie al cielo.

Billie fu il primo ad incontrarla, se la ritrovò davanti al cancello di casa.

Quando la guardò negli occhi la prima volta qualcosa scattò.

Helena e io avevamo calcolato tutto per evitare che Billie potesse sospettare mai qualcosa, ma non avevamo tenuto conto del legame che c'è tra padre e figlia, ed io sapevo che per Billie vedere degli occhi identici ai suoi sul viso della figlia della sua ex non poteva essere solo che una coincidenza.

 

 

 

PERDONATEMI VI PREGO

E' che sto scrivendo ben tre long e destreggiarsi fra tutte è un pò difficile. Scusatemi T____T

Allora, questo è uno dei capitoli fondamentali, si capisce che Adie sa tutto sin dal principio e ovviamente si capisce che Liz è la figlia del nostro nano (ma credo che chiunque ci fosse arrivato XD)

Sinceramente avevo paura che scrivendo questo capitolo avrei fatto apparire Adie e Helena come due stronze, ma vi assivuro che non è così.

Perdonate gli errori grammaticali se ce ne sono.

Vi prometto di essere più puntuale se riesco.

 

Grazie a chi segue e recensisce, siete il mio sorriso :)

 

_Lolita

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Capitolo 9
*** Tears and Promises ***


Jimmy mi riaccompagnò a Berkeley, ci saremmo visti il giorno dopo a Rodeo.

Lungo la strada mi fermai in un negozio che vendeva prodotti di bellezza e comprai una tinta per capelli nero corvo perchè in quel momento mi era venuta voglia di cambiare colore.

Arrivai a casa alle sette precise. Bussai alla porta, ad aprirmi fu Adrienne

-Tu devi essere Liz, Billie mi ha parlato di te- mi disse con un sorriso a mò di saluto

-Si esatto- mi ispirava simpatia

-Vieni, stavamo per cenare-

Entrai in casa posando il sacchetto con la tinta sul divano.

A tavola era riunita tutta la famiglia: Adrienne, due ragazzini che dovevano avere rispettivamente 11 e 14 anni e poi ovviamente Billie.

Mi sedetti accanto al ragazzino più piccolo.

-Ciao!- mi disse allegro

-Ehi- lo salutai

-Tu chi sei?- mi chiese curioso

-Mi chiamo Liz, sono la figlia di un amica di tuo padre-

-Aaaaah-

-Tu invece come ti chiami?- gli chiesi poi

-Jakob- ci battemmo il pugno

-Io sono Joey, quello che ti ha svegliata questa mattina- disse il più grande, battei il pugno anche a lui

-Dove sei stata oggi?- mi chiese Billie

-In giro, ho visto il Gilman è una figata, poi ho conosciuto un ragazzo e siamo andati a farci un giro a Rodeo-

-Rodeo.. ci ho passato gli anni migliori della mia vita- disse con aria sognante

-Davvero? In quel buco di culo?-

-Si, e anche al Gilman, i nostri primi concerti li abbiamo fatti li-

Cominciammo a parlare del suo passato e dei giorni di gloria passati a Rodeo.

Billie si rivelò non essere così male come pensavo. Tutta via notai che per tutto il tempo non mi aveva guardata negli occhi nemmeno per un istante... ma allora ancora non sapevo...

-Come hai conosciuto mia madre?- gli chiesi poi prendendo un boccone di arrosto

-L'ho conosciuta al liceo- mi disse semplicemente, in quel momento quella risposta mi bastò

-Come mai sei qui?- mi chiese poi Jakob

-Perchè mia madre non sa gestire una figlia adolescente- ripetei la stessa frase che avevo detto a Billie quella mattina con tono sarcastico

-Io non sarei così ingiusta con tua madre Liz..- mi ammonì Adie

-Perchè?-

-Hai fatto una stronzata- disse Billie serio

-Non ho certo detto il contrario, ma una madre normale non avrebbe mai fatto una cosa del genere, una madre normale non mi avrebbe spedita da un perfetto estraneo, una madre come si deve mi avrebbe detto chi è mio padre!- urlai, in sala cadde il silenzio, Adie mi rivolse uno sguardo che valeva più di mille parole, parole che avrei compreso solo più avanti, Billie abbassò gli occhi, Jakob e Joey non dissero nulla, mi alzai da tavola dopo averli guardati in faccia uno per uno e me ne andai.

Uscii di casa sbattendomi la porta alle spalle, non sapevo dove andare, e, sinceramente, non mi interessava, cominciai a vagare senza meta cercando in tutti i modi di non pensare a quello che era appena successo.

Era buio e faceva freddino, mi accesi una sigaretta, (grazie a dio tenevo sempre il pacchetto in tasca) e ripresi a camminare. Berkeley di sera era tranquilla e silenziosa, in giro non c'era nessuno, a Oakland, già alle sette di sera, si potevano vedere in giro tossici e puttane.

Camminai per almeno mezz'ora, alla fine mi ritrovai davanti a un parco giochi.

Entrai, era deserto, del resto era troppo buio per portare i bambini fuori a giocare, ma come già detto Berkeley è un posto tranquillo, potevo restarmene tranquillamente li senza aver paura di essere aggredita nessuno.

Mi sedetti su una delle altalene e cominciai a pensare; mi tornò in mente quel pomeriggio di parecchi anni fa, quando conobbi Jenny, quella ragazzina che così ingenuamente aveva fatto nascere in me uno dei miei più grandi dubbi, ovvero, dove fosse mio padre.

In 17 anni di vita non ci avevo mai pensato molto; ovvio da piccola avevo fatto qualche domanda a mia madre, ma non avevo ma cavato un ragno dal buco, così mi ero rassegnata, e poi era arrivata mia madre che con la sua brillante idea aveva fatto rinascere in me quel dubbio che avevo sepolto da tempo.

Adie e Billie avevano una famiglia felice, una bella casa e dei figli che li adoravano, erano il prototipo di famiglia felice; io ero figlia di una ragazza madre, mi ubriacavo una sera si e l'altra pure e non avevo la benché minima aspirazione, credevo di non avere un futuro, forse mi ero semplicemente rassegnata all'idea di non essere in grado di costruirne uno...

Da dove vengo io la gente nasce, cresce, si sposa, fa dei figli e poi muore, muore nella monotonia di una città devastata, muore senza aver lasciato nulla per cui essere ricordato, e io non volevo finie così.

Pensai che in pochi attimi avevo distrutto l'ultima possibilità che mi era stata data, Billie chi era per me? Nulla. Poteva tranquillamente sbattersene di me, e invece mi aveva dato una possibilità, aveva creduto in me. E io avevo rovinato tutto.

Mi presi la testa fra le mani e piansi. Piansi per mia madre, per mio padre, per me, per quella situazioni, piansi all'idea che dopo quella sera probabilmente mi avrebbero rispedita a casa, piansi perchè mi sentivo sola.

Ma mi sbagliavo.

All'improvviso qualcuno dietro di me mi diede un spinta, io mi aggrappai alle catene dell'altalena con forza per evitare di cadere e mi voltai per capire chi fosse l'artefice di quel brillante scherzo, in un primo momento pensai a Jimmy, il ragazzo che avevo conosciuto quel pomeriggio, ma mi sbagliavo di nuovo.

Billie Joe Armstrong, era dietro di me che rideva come un bambino e mi spingeva su quell'altalena. Dopo un attimo di stupore scoppiai a ridere come una deficiente, le lacrime di prima erano già diventate un ricordo.

Le spinte erano forti, decise, tirai la testa all'indietro, i capelli sfioravano la terra, guardai il cielo e per un secondo mi sembrò di volare. Andammo avanti così per almeno cinque minuti, poi l'altalena si fermò

-Amavo andare in altalena quand'ero piccolo- mi disse Billie sedendosi su quella libera accanto a me. Rideva, e, strano ma vero, mi guardava negli occhi.

-Billie io... mi dispiace..- dissi abbassando lo sguardo

-Ehi..- disse poggiandomi due dita sotto il mento e costringendomi a guardarlo -Stai tranquilla, è normale che tu non capisca perchè tua madre lo ha fatto, sono certo che col tempo le cose andranno meglio-

-Dici?- gli chiesi con un mezzo sorriso

-Dico-

-Io... io vorrei solo sapere perchè mi ha mandata qui.. cos'è, vuole liberarsi di me?-

-E' preoccupata per te. Le ho parlato personalmente Liz, non rinuncerebbe a te per niente al mondo. Ma hai fatto degli errori, bevi troppo Liz, devi darti una regolata**-

-Sai Billie, dicono che prima di trovare la propria strada bisogna prima trovare se stessi. 
Io mi sono ritrovata catapultata su una strada che non sento mia, non credo che riuscirò mai a trovare me stessa-

-E' per tuo padre- non era una domanda, aveva colto nel segno, mi limitai ad annuire

-Io lo so come ti senti, mio padre morì quando avevo 10 anni, ho passato la vita a desiderare che potesse essere accanto a me per aiutarmi a trovare la giusta strada, ma credimi Liz, sei una ragazza forte, troverai la tua via anche da sola-

-Io vorrei solo sapere chi è, solo sapere che faccia ha, mi basterebbe anche una foto...-

-Hai mai provato a chiedere a tua madre?-

-Si, non ne ho mai ricavato nulla, tutte le volte che provavo a chiederle qualcosa cambiava argomento, ho smesso di farle domande da tempo comunque. Ma del resto forse ha avuto ragione ad andarsene, chi mai vorrebbe una figlia come me...-

-Liz, facciamo un patto- disse serio, io lo guardai con attenzione, sentii i le nostre iridi gemelle fondersi l'una con l'altra

-Se tu mi prometti di risolvere il tuo problema con l'alcol io ti giuro che farò tutto ciò che è in mio potere per aiutarti a trovare tuo padre- lo guardai stupita

-Davvero tu faresti questo per me?- annuì e mi tese la mano per suggellare quel patto, io la guardai per un secondo e poi gli saltai al collo abbracciandolo con forza

-Grazie, grazie, grazie- gli dissi per un infinità di volte mentre lui mi stringeva piano a se; per la prima volta da che avevo messo piede a Berkeley ero felice

-Prego- disse lui ridendo -Ora torniamo a casa-

Ci incamminando restando in silenzio, ogni volta che i nostro sguardi si incrociavano però, ci sorridevamo

-La sai una cosa Liz?- mi chiese quando arrivammo davanti alla porta

-No, dimmi-

-A me piacerebbe avere una figlia come te-

 

 

 

 

Lo so, lo so, sono in ritardo e faccio vomitare, ma vi supplico perdonatemi T______T

In questi giorni sono apatica, non riesco a scrivere, sono davvero a corto di idee D:

Vorrei ringraziare dal più profondo del cuore HaushinkaGD per il sostegno e per aver recensito gli ultimi due capitoli che non si era cagato nessuno, riceverai presto una mia recensione ragazza, e grazie ancora :)

 

** HaushinkaGD mi aveva chiesto in una recensione perchè mai Billie, date le cose che sono successe ultimamente e in passato, facesse la predica a Liz per via dell'alcol:

Allora, la storia è ambientata nel 2009, poco prima dell'uscita di 21st Century Breakdown, essendo che sarà una storia molto lunga (nella quale infilerò anche altri gruppi con i quali Liz avrà a che fare tipo My Chemical Romance e Avenged Sevenfold -foREVer-) la porterò avavti fino al 2012 più precisamente fino agli avvenimenti intorno al 2 settembre e li ovviamente le cose prenderanno una svolta a causa del comportamento di Billie, e poi anche oltre, molto probabilmente la dovrò dividere in due storie: una nella quale Liz scoprirà di essere figlia di Billie e l'altra nella quale verranò raccontate le vicende che capiteranno dopo questa scoperte. Per la vostra gioia (?????) avrete molto da leggere XD

La smetto di promettervi puntualità, perchè sono davvero in un periodo in cui mi manca l'ispirazione, ma cercherò di non far passare dei mesi, almeno questo ve lo giuro XD

 

Grazie mille chi segue e recensisce :)

Le recensioni sono sempre gradite gente :D

 

_Lolita

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Capitolo 10
*** On the phone ***


ATTENZIONE: Questo capitolo sarà narrato da due punti di vista: quello di Liz e quello di Billie.

 

Buona lettura :)

 

Vivere con Billie e la sua famiglia si rivelò non essere così male come credevo, certo l'inizio era stato burrascoso, ma dopo una settimana passata con loro le cose andavano meglio.

Avevo mantenuto la promessa fatta a Billie e non avevo più toccato un goccio d'alcol, e lui dal canto suo stava facendo tutto il possibile per scoprire chi fosse mio padre, i risultati però scarseggiavano, all'anagrafe di Oakland non gli potevano dare il mio certificato di nascita in quanto lui risultava un estraneo e non provava a chiedere nulla a mia madre perchè sapeva che non gli avrebbe detto niente; io stavo cominciando a perdere la speranza.

Quel pomeriggio dovevo vedermi con Jimmy, lui non sapeva ancora che l'amico di mia madre dal quale gli avevo detto di stare era Billie, e sinceramente era meglio così.

Jimmy era l'unica persona con cui riuscivo a stare, gli altri ragazzi che giravano a Rodeo parevano zombie, Jimmy era diverso, aveva la luce della rovoluzione negli occhi, aveva voglia di lottare e di cambiare, per questo ci stavo bene.

La tinta era venuta una merda, nera stavo malissimo, così cercai di porre rimedio tingendoli blu notte coi riflessi blu elettrico, il risultato era una figata, Billie era appena tornato dal compleanno di un suo amico quando vide per la prima volta il mio cambiamento, di solito non beveva mai tanto da ubriacarsi ma quella sera era leggermente brillo, quando si accorse di quella trasformazione disse una cosa tipo: "Tu non sei Liz, tu sei un angelo, un angelo blu, con la faccia da ragazzina". Da quel giorno prese a chiamarmi Angel Blue, che cosa simpatica (notate la sottile ironia).

Le escursioni termiche in California sono all'ordine del giorno, ma quel pomeriggio faceva abbastanza caldo così indossai un paio di pantaloncini di jeans, calze a rete, una maglietta bianca dei Black Flag, anfibi e la mia amata giacca di pelle.

Uscii di casa salutando Adie, con la quale nel frattempo avevo instaurato un legame d'amicizia, e mi incamminai verso la fermata dell'autobus per andare a Rodeo.

Ormai tutti i pomeriggi con Jimmy li passavamo sotto quel dannato portico in mezzo alla merda, ma del resto Rodeo non aveva niente di meglio da offrire; quando arrivai come sempre quei fottuti zombie si misero a fissarmi, Dio quanto odiavo quegli sguardi. Jimmy era seduto sul solito divano

-Ciao troia- dissi a mò di saluto

-Angel blue, ciao- sì, sapeva di quel soprannome, mannaggia a me che gliel'avevo detto

-Che facciamo oggi?- chiesi fregandogli una sigaretta e accendendomela

-Ho preso 20 grammi d'erba ieri sera, pensavo di girare un pò per provare a venderli-

-Per metà dei guadagni ci stò-

-Perfetto. Sai tesoro, molti cominciano a pensare che tu sia la mia ragazza- disse ridendo

-E' per questo che i ragazzi non osano nemmeno parlarmi?- chiesi sedendomi accanto a lui

-Possibile- Risi di gusto, io e Jimmy insieme ahahah ma quando mai.

-Chi è quella?- chiesi poi notando che una ragazza continuava a guardarmi in cagnesco.

Era bella. Molto bella. Bionda e alta con un seno così grande che in confronto la mia seconda piena pareva una prima scarsa, i suoi occhi azzurri, eccessivamente truccati, mi scrutavano con odio, un odio mescolato alla gelosia.

-E' Mary Jane- disse Jimmy con semplicità

-E chi cazzo è Mary Jane?-

-La mia ex ragazza-

La osservai. Si, era bella. Anche troppo, ma era volgare e sciatta. Si reggeva a stenso su quei tacchi vertiginosi e aveva una gonna così corta da permettermi di vedere persino il suo punto G. Fumava una sigaretta col filtro sporco di rossetto rosso mentre parlava con un ragazzo dai capelli verdi. Improvvisamente sentii crescere in me un odio innaturale nei confronti di quella ragazza. Per un momento pensai che quell'odio fosse glosia. Ma gelosia dovuta a cosa? Al fatto che era stata con Jimmy? No, non era possibile...

 

Billie pov

 

Dopo la serata passata con Liz al parco il nostro rapporto pareva andare a gonfie vele.

Andava d'accordo con Joey e Jake, e lei ed Adie erano diventate ottime amiche, era tutto perfetto.

Le ricerche del padre di Liz un pò meno invece, avevo provato all'anagrafe ma nessuno voleva dirmi niente.

Avevamo deciso di non dire nulla ad Adie, era una cosa tra me e Liz, nessuno doveva saperlo.

Così quel Mercoledì pomeriggio mentre Liz era fuori decisi di prendere il toro per le corna, chiamai Helena

"Tu..tu..tu" Rimasi immobile sulla poltrona del mio studio a sentire quel freddo e inutile suono mentre mentalmente pregavo ogni divinità esistente affinchè potessi ricavare qualcosa

-Pronto?- la voce di Helena mi risvegliò da quello stato di trans

-Helena sono io- dissi a voce bassa

-Billie, ciao! Perchè mi hai chiamato? Ci sono dei problemi con Liz?- chiese allarmata

-No, tranquilla nessun problema- la tranquillizai accendendomi una sigaretta per calmare anche i miei nervi

-Allora perchè mi hai chiamato?- mi chiese poi

-Beh Helena- cominciai prendendo un tiro, ero dannatamente nervoso -Ho fatto una promessa a Liz, ma per mantenerla mi serve il tuo aiuto..-

-Che genere di promessa?- mi chiese, per un attimo mi sembrò che fosse spaventata

-Le..le ho promesso che.. si insomma.. chel'avreiaiutataatrovaresuopadre- dissi tutto d'un fiato

-Che cos'hai fatto?!- ok, era incazzata -Billie porca puttana, non...non puoi..-

-Helena ascolta, so che vuoi proteggerla, ma non potrai farlo per sempre, e poi è lei che mi ha chiesto di cercarlo, rassegnati, Liz vuole sapere chi è suo padre-

-Billie è..è complicato-

-Farò uno sforzo- dissi fermamente, lei non proferì parola

-Come si chiama?- le chiesi

-Non posso dirtelo..- aveva la voce rotta, stava per piangere

-Dove vive..?- non avevo intenzione di fermarmi

-Billie..ti prego non posso..- cominciò a singhiozzare

-Helena per favore! Dimmi almeno se lo conosco cazzo?!- mi dispiaceva, non volevo che soffrisse, ma dovevo sapere, dovevo assolutamente sapere

-Oh si Billie- disse tirando su col naso -Lo conosci davvero bene- riattaccò

 

Lo conosci davvero bene. Lo conosci davvero bene. Lo conosci davvero bene. Lo conosci...

 

Quella parole mi risuonavano in testa come una litania.

Lo conoscevo. Chi poteva essere? Da quanto lo conoscevo? Era un mio caro amico o solo un conoscente?

Mille domade, zero risposte. Ma ero determinato, avevo fatto una promessa e avevo intenzione di mantenerla.

Cercando di rimettere un pò d'ordine nel cervello preso di nuovo il cellulare

 

Tu..tu..tu nuovamente quel suono infernale

 

-Pronto?-

-Mike sono io-

-Ehi Bill ciao- disse allegro -Come va?-

-Bene. Ascolta, tu e Trè potete passare da me circa..adesso?-

-Certo. E' tutto apposto? Ti sento strano- mi chiese preoccupato

-Si Mike, devo solo parlarvi di una cosa..- dissi vago

-Ok, passo da Trè e arriviamo, ciao-

-Ciao-

 

Avevo bisogno dell'aiuto dei mie migliori amici, il mistero del padre di Liz si faceva sempre più contorto. E io ero sempre più determito a a risolverlo.

 

 

 

 

Buongiorno belle donne!!

Sono tornata *schiva pomodori*

Allora ragazze non ho intenzione di parlare del capitolo però mi è venuta un idea.

Ho intenzione di introdurre un nuovo personaggio nella storia, voglio dare a Liz un'amica, una persona che la seguirà per tutta la storia e che sarà per lei come una sorella. Le ragioni? Non ce ne sono. E' una scelta impulsiva.

Mi spiego meglio, in Liz ho messo parte di me stessa (non ho nessuno problema con l'alcol ovviamente u.u) è come se fosse il mio alter ego, quindi perchè non mettere una di voi all'interno della storia?

Pensavo di gestire la cosa così:

Le interessate (se ce ne saranno, non credo che a molta gente possano piacere le mie idee malate) in una recensione o in un messaggio dovranno scrivere le seguenti cose utili alla creazione del personaggio:

Nome

Cognome

L'età sarà 17 anni.

Aspetto

Carattere

Biografia

 

Nome e Cognome: Ovviamente nome e cognome saranno di fantasia, ondevitare di violare leggi sulla praivacy.

 

 

Aspetto: L'aspetto inventatelo ditemi come vorreste essere (esempio: se avete i capelli castani e volete averli rosa. Avete gli occhi verdi e volete averli azzurri) io descriverò il personaggio esattamente come volete.

Se invece volete rimanere come siete desrivetevi semplicemente :)

NIENTE FOTO. Come gia detto non violo le leggi sulla praivacy.

 

 

Carattere: Per il carattere è la stessa cosa, se siete timide e volete essere estroverse . Se siete stronze, ribelli, casiniste ecc

 

 

Biografia: Intendo la vita del personaggio, non dovete scrivere come se steste raccontando una storia mi basta una cosa tipo:

 

E' orfana, vive sotto i ponti. Viene da una famiglia ricca che le fa schifo eccetera.. eccetera.

Inventate :D

 

 

Anche se non credo che ci saranno tante partecipanti la decisione su quale sarà l'amica di Liz avverrà così:

 

Il personaggio più interessate vince. La vincitrice sarà avvertita da me privatamente.

 

Allora, spero che con questo mio piccolo "concorso" di non violoare alcuna regola del sito, se è così vi prego di avvertirmi e provederò a rimuovere immediatamente questa cosa dal capitolo.

 

 

Ringrazio tutte voi, chi legge, chi recensisce, le persone che hanno messo questa odissea di cazzate nelle seguite e nei preferiti. Grazie mille davvero :)

Un grazie speciale a HaushinkaGD scusa se non ho risposto alla tua recensione la volta scorsa la scuola mi uccide, spero che il capitolo ti sia piaciuto e che parteciperai anche tu a questa piccola cazzata XD

 

 

Se non avete ben chiaro come fara a partecipare contattatemi pure tramite messaggio.

 

Pace, amore, empatia e cioccolato :)

 

_Lolita

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Capitolo 11
*** Liz's Song ***


Vendere erba a Berkeley ci fece fruttare qualcosa come 100 $, li dividemmo equamente e poi tornammo a Rodeo. La macchina di Jimmy era sempre più devastata, ogni volta che ci salivo avevo la sensazione che non sarei più riuscita a scendere. Che persona positiva che ero. Non che adesso sia molto diversa.

La radio di Jimmy faceva schifo, esattamente come la sua auto, era da almeno venti minuti che ci litigavo perchè non riusciva a farci sentire un cd dei Rancid

-She smashed the radio with the board of education..- canticchiò Jimmy mentre prendevo a pugni la radio

-Che canzone è?- chiesi curiosa

-Non conosci i Green Day?- mi chiese stupito, a me quasi venne da ridere data la mia sitazione, ma forse era meglio fingersi il più inconsapevole possibile

-Sì che li conosco.. ma non questa canzone- Jimmy non disse nulla, senza staccare gli occhi dalla strada prese un cd da sotto il suo sedile e me lo porse
-Vediamo se riesco a insegnarti qualcosa- disse ironico

La copertina era assurda, mostrava un branco di cani intenti a lanciare merda contro un "città" e i suoi abitanti, al centro di quella città vi era una grande esplosione e, sopra i fumi da essa provocati, vi era scritto a caratteri grandi "Green Day". Sembrava un disegno fatto da un ragazzino delle medie. Era dannatamente figo.

Aprii la custodia, presi il cd e lo inserii nel lettore subito dopo aver rimesso al suo posto quello dei Rancid, scelsi una traccia a caso che partì con uno straordinario giro di basso

-Longview, ottima scelta- disse Jimmy, ma io ero troppo occupata ad ascoltare la canzone per dargli retta.

Il testo era ancora più assurdo della copertina. Parlava di noia e di marturbazione. Mi faceva ridere, era una di quelle canzoni fatte per divertirsi, non per mandare messaggi politici e diretti come quelli di American Idiot. Mi piaceva, e tanto.

-Cazzo, mi piace!- esclamai entusiasta

-Ne sono felice. Se vuoi posso prestarti tutta la discografia-

-No tranquillo, i figli dell'amico di mia madre dovrebbero avere qualcosa dei Green Day, me li farò dare da loro- "dovrebbero avere" ovvio, i figli di Billie Joe Armstrong non hanno CD dei Green Day

-Ok. Sai Liz, non mi hai mai detto nulla di questo "amico di tua madre"- non mimò le virgolette ma le lasciò intendere -Che tipo è?-

-Emmm.. non è male, è abbastanza simpatico..- dissi vaga

-E come si chiama?- Merda. E cosa mi potevo inventare?

-Emm...William, William Aldrin- Billie aveva lo stesso cognome del primo uomo che aveva messo piede sulla luna, quindi perchè non usare il cognome del seconso uomo ad averlo fatto come cognome fittizzio? Cristo ragazzi, non avevo davvero fantasia.

Jimmy non disse nulla, e io ringraziai ogni divinità esistente per questo.

Passammo il resto della giornata a cazzeggiare, alle sette tornai a casa e a mezzanotte andai a dormire, quella sera non avevo voglia di uscire.



 

Il mattino dopo mi svegliai di buon ora. Buon ora... erano le 11:30, ma per me era fin troppo presto.

Mi alzai dal letto, misi il maglione di mio padre (o che io credevo fosse di mio padre), uscii dalla stanza e feci per andare in cucina, ma passando davanti alla camera di Joey non potei fare a meno di pensare alla canzone del giorno prima, la voglia di ascoltarla di nuovo mi invase, così decisi di entrare.

Camera di Joey era un disastro, come la camera di quasi ogni adolescente del resto, per certi versi mi ricordava la mia stanza di Oakland. Le pareti erano ricoperte di poster, c'erano vestiti e riviste ovunque, in confronto una discarica era uno schedario.

Joey vantava la più grande collezzione di CD che avessi mai visto, se tutto va bene doveva averne almeno più di duecento, per non parlare dei vinili...

Cominciai a spulciare un pò di nomi: Nirvana, Rage Against the Machine, AC/DC, Avenged Sevenfold, Black Flag ecc.. ma nessun CD dei Green Day. Ma forse era scontato che non ne avesse, infondo poteva sentire Billie e gli altri cantare e suonare quando voleva, che senso aveva avere i loro album. Così la teoria che avevo tirato fuori il giorno prima venne sfatata.

Uscii dalla sua stanza e ripresi la mia strada verso la cucina, quando passai davanti a un altra porta. Lo studio di Billie. Devo riconoscere che ho sempre provato "attrazione" per quella stanza. Billie si ci chiudeva per comporre, per pensare, o semplicemente per staccare dal mondo.

Spinta dalla curiosità aprii la porta. Come immaginavo, il casino regnava sovrano. Era una stanza grande, dietro la grande scrivania in mogano vi era un enorme libreria, gli scaffali erano pieni di foto e di libri. Una mensola che stava proprio sopra il divano in pelle nera, che era dall'altro lato della stanza, era dedicata solo e unicamente a CD e vinili dei Green Day, subito pensai a una stupida autocelebrazione, ma poi realizzai che a Billie e agli altri poteva fare comodo risentire i vecchi album alle volte così rivalutai il mio giudizio.

Presi da quella mensola il CD che Jimmy mi aveva fatto ascoltare il giorno prima e feci per andarmene quando l'occhio mi cadde sulla poltrona nera accanto al divano, sopra di essa vi era una chitarra, una fender stratocaster azzurra, sapevo che chitarra era, ovviamente, me ne aveva parlato Jane, una mia vecchia amica di Oakland, diceva che era la prima chitarra di Billie, quella che gli aveva regalato suo padre prima di morire, quella chitarra si chiamava Blue.

La osservai attentamente. A suo modo era come una vecchia gloria, troppo distrutta per reggere un live, ma perfetta per comporre nella pace e nel silenzio di quella stanza. Sul tavolino vicino al divano e alla poltrona vi erano sparsi parecchi fogli, segno che Billie stva componendo qualcosa di nuovo. Mi sedetti a terra accanto al tavolo e presi fra le mani quegli spartiti (Si, non ero in grado di farmi una barcata di cazzi miei, ma cazzo, mi ci gioco il culo che chiunque al mio posto avrebbe fatto la stessa cosa se si fosse trovato nella studio di Billie Joe Armstrong), rimasi sbalordita, il titolo della canzone era Angel Blue, come il soprannome che mi aveva dato Billie, ciò voleva dire che la canzone era per me.

Non so spiegare le emozioni che provai in quel momento, di certo ero stupita, e confusa, perchè mai Billie stava scrivendo una canzone su di me, che non ero nessuno, non ero un amica, non ero ne sua sorella ne sua figlia...

 

Gonna build it up just to burn it down
You're a princess, I'm a fucking clown...

Così recitavano i primi due versi, io una principessa e lui un pagliaccio...

 

E poi una mezza specie di ritornello, era evidente che mancavano dei pezzi, ma come già detto la canzone era in fase di lavotrazione

 

You’re angel blue...
With teenage traces
Angel blue...
With pretty faces

 

Un angelo blu, con la faccia da ragazzina...

Posai lo spartito. Era una bella canzone, ed era per me...

La porta si aprì, sobbalzai posando immediatamente il foglio sul tavolo quando mi ritrovai Bille davanti agli occhi. Pensai che mi avrebbe detto di tutto, che mi avrebbe giustamente cazziata per essermi fatta i fatti suoi, e invece, con mia grande sorpresa, mi rivolse un sorriso, un sorriso dolce, quasi...paterno

-Buongiorno Liz- disse sereno

-G..'giorno Billie-

-Cercai qualcosa?- non voleva essere provocatorio o mettermi in imbarazzo con quella domanda, era realmente tranquillo

-Un CD..- io no ci capivo più nulla davvero

-Oh... no Liz, l'hai vista- cambiò tono, ora sem,brava quasi...dispiaciuto

-Cosa?- chiesi

-La canzone, volevo che fosse una sorpresa-

-Oh... si, scusami, è stato più forte di me- ammisi

-Beh... che ne pensi?- mi chiese

-E'..è bellissima, cazzo!- esclamai

-Ne sono felice- disse sorridendo -Che CD cercavi?- mi chiese poi, io gli mostrai Dookie

-Oh, pensavo che la nostra musica non ti piacesse- disse canzonaorio

-Non l'ho mai detto. E comunque ieri un mio amico mi ha fatto sentire una vostra canzone, mi è piaciuta, e così ho pensato di espandere la mia cultura musicale-

-Che canzone?-

-Longview- lui annuì e poi il suo sguardo si spostò sulla chitarra che era sulla poltrona

-Senti Liz, tu sai suonare?-

-Mmm.. non benissimo in effetti- dissi

-Ti andrebbe di imparare?- sorrise prendendo la Blue dalla poltrona

-Certo!- esclamai

Fu così che suonai per la prima volta con Billie. E mentre torturavo le corde di Blue e pensavo che era un onore poter suonare con quella chitarra una parte del mio cuore sperava che mio padre fosse uguale a Billie.

 

 

 

Salve donneh :D

Allora, la fine del capitolo mi fa cagare il cazzo. Ma volevo far passare a Liz un momento speciale con Billie giusto per far capire la nascita del loro rapporto.

Per quanto riguarda il "concorso" siete ancora in tempo per partecipare, io e la mia fidata giuria (io e il mio gatto U.U) dobbiamo ancora trovare la vincitrice.

Se volete partecipare ma non sapete di cosa sto parlando andate a leggere le note alla fine del capitolo precedente :)

Perdonate il ritardo, faccio schifo lo so. Se non sarò più puntuale giuro che mi mangerò un cucchiaio di cannella.

 

Vi amo tutte. Grazie a chi segue questa odisse di cazzate e grazie a chi recensisce siete una gioia :D

 

Le recensioni sono sempre gradite :)

 

Ridete e mangiate tante fragole :D

 

_Lolita

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Capitolo 12
*** Warning ***


La mattina dopo me ne stavo seduta in cucina armata di nutella e biscotti intenta a fare colazione.

Mangiavo come una porca eppure non mettevo su un chilo, ero davvero magra come un chiodo.

Sta di fatto che, mentre ero intenta ad ingozzarmi alla faccia di chi mi voleva male, Jakob entrò in cucina.

-'Giorno- disse con voce impastata dal sonno prendendo una scodella e i cereali; si sedette accanto a me e io gli passai il cartone di latte

-Come va- gli chiesi?- mordicchiando l'ennesimo biscotto

-Tutto bene- era palese che mentiva

-Jackob, ho qualche anno più di te, non me la dai a bere- lui mi guardò negli occhi per un istante, come per controllare se si poteva fidare di me, e disse

-Beh, tu sei una donna...quindi forse puoi darmi una mano...

-Ho già capito- dissi capendo all'istante dove voleva andare a parare -Lei chi è?-

-Si chiama Vanessa, è bionda ha gli occhi verdi, però non come i tuoi, più scuri e..Dio sono così belli.... e...e cazzo!- disse tutto così velocemete che restai con la bocca aperta per un minuto cercando di connettere le parole per formare una frase

-Mi sono fermata a si chiama Nessy..- dissi piano, confusa

-Vanessa- mi corresse lui immediatamente

-Vanessa- ripetei per ricordarmelo -Beh, che ti posso dire? Invitala a uscire.-

-Ma non posso!- esclamò lui come se fosse ovvio, lo guardai stranita

-E perchè?-

-Beh... perché lei non accetterà mai-

-Non lo saprai mai se non ci provi. Invitala al cinema e vediamo come va- gli proposi addentando un altro biscotto

-Dici che funziona?- mi chiese speranzoso

-Si, perchè non dovrebbe?-

-Boh...non so..forse...- era dannatamente incerto

-Senti Jakob, fidati di me, andrà bene-

-Mi fido- disse con un sorriso finendo la colazione e alzandosi -Grazie Liz-

-Figurati- dissi battendogli il pugno per poi guardarlo adar via, probabilmente in soggiorno a giocare alla play

 

Mi alzai anch'io prendendo la scodella che Jack, ovviamente, non aveva messo da lavare e la passai sotto l'acqua assieme al bicchiere che avevo usato prima

-'Giorno Liz- la voce di Billie si fece strada per la cucina

-'Giorno. Bella lezione quella di ieri- dissi con un sorriso accendendomi una sigaretta

-Non dovresti fumare lo sai vero?- mi chiese rubandomi la sigaretta dalle mani e facendo un tiro -Comunque si, bella lezione- disse poi riempiendosi un tazza di caffè per poi sedersi al bancone della cucina

-Tu alla mia età fumavi- gli dissi riappropriandomi della sigaretta

-Ok, ok non lo nego- ammise sorridendo -Hai dei programmi questo pomeriggio?- mi chiese poi

-No, non devo fare nulla. Perchè?- in realtà dovevo uscire con Jimmy, ma ancora oggi non riesco a spiegarmi perchè gli dissi di no, forse perchè incosciamente volevo passare del tempo con lui

-Tua madre sostiene che dovrei farti fare un tour della città, per farti ambientare meglio o giù di lì, poi potrei presentarti i ragazzi-

"I ragazzi", nella fattiscpecie, erano Tré e Mike. Non avevo ancora avuto modo di conoscerli, e non nego che la cosa un pò mi dispiacesse

-Sì, mi farebbe piacere. Dammi qualche minuto per prepararmi- lui annuì con un sorriso e io corsi in camera mia.

Mandai un messaggio a Jimmy dicendogli che avevo da fare, non ricordo esattamente che scusa usai, ma ci demmo appuntamento per il giorno dopo.

Mi preparai in fretta e furia sistemando i capelli con due bacchette cinesi e poi passai all'abigliamento.

Una volta indossati dei jeans chiari e una maglietta dei Joy Division presi dal fondo del letto la mia tracolla e raggiunsi Billie al piano di sotto che mi aspettava accanto alla porta con le chiavi della macchina in mano.

-Andiamo?- chiese, io annuii con un sorriso.

Salimmo in macchina, una BMV nera dal modello non molto recente e partimmo per il centro della città.

-Hai più scoperto niente?- gli chiesi a un certo punto lasciando intendere ovviamente quale fosse l'argomento

-Ho chiamato tua madre qualche giorno fa- disse accendendosi una sigaretta senza però staccare gli occhi dalla strada

-E...-

-Non ne ho ricavato molto Liz... Tua madre è un muro invalicabile, non mi ha detto nulla- girò a destra, io presi a guardare fuori dal finestrino

-E' sempre stato così sai??- chiesi retoria senza staccare gli occhi dal paesaggio che cambiava in continuazione -Smisi di chiedergli di mio padre quando avevo 15 anni, tanto era inutile. A scuola inventavo delle scuse, dicevo che lavorava lontano, a New York, perchè non volevo far sapere a nessuno che se ne era andato...forse non volevo ammeterlo neanche a me stessa- lui mi ascoltava in silenzio lasciando che mi sfogassi, che tirassi fuori quelle cose che non avevo mai detto a nessuno -Una volta le chisi di farmi vedere una foto, disse che non ne aveva, disse che le aveva buttate tutte, non ci ho mai creduto in effetti, ma non ho mai voluto cercarle...Però una cosa sua mi è rimasta..-

-Cosa?- mi chiese Billie interessato

-Il mio maglione. Sai quello di lana nero che avevo quando sono arrivata qui la prima volta?- lui annuì con vigore senza dire una parola -Ecco, credo fosse di mio padre, l'ho trovato un giorno mentre frugavo tra le vecchie cose di mamma in cerca di qualcosa che potesse darmi qualche indizio per capire chi fosse- spiegai

-E tua madre ti ha detto che era il suo?- mi chiese, percepii qualcosa di strano nella sua voce, qualcosa che sembrava timore, ma al quale in quel momento non diedi troppa importanza

-No, non le ho mai parlato di questa mia teoria-

-Beh, forse è proprio come pensi tu- disse sorridendo

-Ma tu credi davvero che lui mi vorrebeb come figlia??-

-Liz io credo che chiunque ti vorrebbe come figlia. Sei una ragazza brillante, intelligente, bella e carismatica; te l'ho già detto una volta mi pare, io sarei fiero di avere una figlia come te- lo disse con convinzione e io non dissi nulla, gli sorrisi e lui ricambiò per poi parcheggiare

-Siamo arrivati- annunciò io scesi dalla macchina

Il centro di Berkeley è davvero carino. È una città pulita e caotica davvero diversa da Oakland.

 

Dopo due ore passateper negozi (dove tra l'altro, fatta ecezzione per delle corde nuove per la chitarra di Billie, non comprammo nulla) ci ritrovammo seduti da Starbucks davanti a due enormi bicchieri di caffè

-E così- cominciai -state lavorando a un nuovo album-

-Sì, l'idea è quella di trasformarlo in un concept a dire il vero-

-Un pò come avete fatto con America Idiot? Figo-

-Si esatto, solo che la storia è diversa, i protagonisti sono due e non li si vede scappare ma bensì avere a che fare con mondo che li circonda-

-Interessante-

-Uscirà a Maggio, dopo di che partirò per un tour promozionale-

-E io tornerò a Oakland- dissi, quasi tristemente

-Beh, potremmo rivederci ogni tanto, sei così male come credevo ragazzina- rise

-Neanche tu sei così male vecchio- andammo avanti così per un ora buona.

 

La mattina dopo mi svegliai alla solita ora e come al solito me ne andai a far colazione.

Mi sedetti al bancone della cucina e comincia a mangiare i miei cereali.

Mente mangiavo guardavo distrattamente le copertine di alcuni giornali di gossip, quelli che danno in omaggio con i quotidiani, e non potei fare a meno di notare un cosa che per poco non mi fece sputare i Corn flakes

Sulla copertina di quel giornaletto per decerebrati non c'era l'ennesima modella in bichini o un giocatore di football ma io e Billie.

La foto era enorme e chiara. Io e Billie davanti alla vetrina di un negozio della Fender che ridevamo come due ragazzini.

-Cazzo!- esclamai

-Liz cosa c'è?- mi chiese Adie allarmata che ne frattempo aveva fatto la sua comparsa in cucina

-Merda..-

-Liz, davvero, cosa c'è?- mi si avvicinò e io le passai la rivista senza dire una parola, lei fisso la copertina per almeno un minuto poi mi guiardò, aveva lo sguardo...preocupato credo..

-Sono nella merda Adie..-

 

 

 

 

 

Sera bella donneh :D

 

Non è che muoi dalla vogli di parlare del capitolo ma lo farò lo stesso XD

Allora come potete vedere Liz è nella merda. Ciò che è appena successo anche se no sembra è mooolto importante per lo sviluppo della storia.

 

Per il concorso siete ancora in tempo. Se non sapete di cosa sto parlando andate a leggere le note alla fine del decimo capitolo u.u

 

Che dire?? Chiedo scusa per il ritardo. Mangerò un cucchiaio di cannella.

 

Buone Feste a tutte :D Anche se in ritardo :D

 

Grazie a chi segue e recensisce, siete il mio sorriso.

 

Le recensioni sono sempre gradite, la vostra opinione davvero importante u.u

 

Ridete e mangiate tante fragole :D

 

_Lolita

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Capitolo 13
*** Gloria ***


Era passata una settimana da quando la mia faccia era comparsa su praticamente ogni rivista scandalistica.

Adesso per la stampa ero la cugina di Adie in visita dal Minnesota. Billie si era inventato questa scusa per evitare casini coi giornalisti e col manager del gruppo e per nostra fortuna tutti avevano abboccato.

Ovviamente la notizia arrivò anche alle orecchie di mia madre che subito mi chiamò preoccupatissima, come se realmente ci fosse motivo di preoccuparsi.

Le dissi che andava tutto bene, ma lei volle parlare ugualmente con Billie che, con tutta la calma e la pazienza di questo mondo, le spiegò che andava tutto bene e che doveva stare al gioco, lei parve tranquillizzarsi a tal punto da fare il culo a Billie perchè non le piaceva per niente la tinta che avevo fatto. Ah, le madri.

Ma nonostante la stampa mi lasciasse perdere io avevo un altro problema da risolvere: Jimmy aveva scoperto tutto, ma del resto era scontato che accadesse, sua madre guardava la TV e leggeva riviste di Gossip, era normale che prima o poi quella foto gli capitasse sotto gli occhi.

La sua reazione però non fu così tremenda come pensavo, mi chiamò due giorni dopo, giuro che quella telefonata me la ricordo ancora, ero appena uscita dalla doccia che il cellulare aveva cominciato a squillare, cercando di non scivolare uscii dal bango e risposi

-Pronto??-

-E così tu saresti la cugina di Adrienne Armstrong venuta dal Minnesota eh?-

-James che piacere sentirti- dissi ironicamente

-E' un piacere anche per me Elizabeth, ora voglio i dettagli-

-Ti prego Jim sembri una fangirl arrapata, datti un contegno. E comuncque non c'è molto da dire- misi il vivavoce e cominciai a pettinarmi -Ti ho detto la verità, solo che ho omesso l'identita dell'amico di mia madre-

-Quindi William Aldrin è Billie Joe Armstrong...Aldrin, certo che hai poca fantasia davvero..- rise, e io fui sollevata nel rendermi conto che non ce l'aveva con me

-Lo so, non sapevo cosa inventare...- risi di rimando

-Ora però questo me lo spieghi, come fa tua madre ha conoscere il leader dei Green Day?-

-Andavano alle superiori insieme se ho capito bene, penso si siano tenuti in contatto per anni-

-E tua madre non ti ha mai detto nulla?-

-No, perchè avrebbe dovuto? Non sono mai stata una grandissima fan dei Green Day quindi anche se avesse voluto procurarmi qualche autografo non avrei saputo cosa farmene, e poi non credo che Billie sarebbe stato d'accordo. Suppongo che mi sarei incazzata se fosse stata amica di M Shadows e non mi avesse detto nulla- risi mentre mi infilavo i jeans, stupendomi della maturità con la quale ero riuscita ad affrontare la cosa

-Oh, a proposito, gli A7X suoneranno a Los Angeles tra un mese, pensavo di andarci, ci stai?-

-E me lo chiedi?! Ovvio cazzo!!- esclamai. Cristo, vederli dal vivo era sempre stato uno dei miei sogni più grandi, ricordo ancora oggi le sensazioni che provai al quel concerto...chi l'avrebbe detto che di li a poco sarebbe successa una tragedia...*

-Perfetto! Ora però mi devi fare un favore-

-Spara- dissi

-Non ho ancora preso i biglietti, ho chiesto a un mio amico di tenerne due da parte, ma oggi non posso andare a prenderli, ho delle cose da fare, se passi da me ti do i soldi e vai tu ok? Tanto il negozio è vicino-

Guardai l'ora, erano solo le 4, avevo tutto il tempo del mondo

-Ok, sarò da te fra mezz'ora al massimo-

-Perfetto. Ah Liz, un ultima cosa...-

-Dimmi.-

-Non è che mi porteresti qualche autografo??- scoppiai a ridere come un idiota

-Ok, ok, ma non dirlo a nessuno, se te lo chiedono io sono davvero la cugina di Adie, è una balla che si è inventato Billie, poi ti spiego- rise

-Ok ok miss Minnesota ti aspetto- riattaccò

Jimmy. Jimmy era decisametne la persona migliore che potessi incontrare durante il mio soggiorno a Berkely, e il fatto che non se la fosse presa per la questione di Billie mi faceva stare bene come non mai.

Finii di vestirmi in indossando la mia camiciona di flanella e allacciandomi le stringhe delle vans, presi la mia borsa e controllai quanti soldi avevo, 60 dollari, potevano bastare; uscii da camera mia chiudendomi la porta alle spalle.

Arrivata al piano di sotto incontrai Billie

-Dove vai?- mi chiese

-Tra un mese gli A7X suonano a Los Angeles, vado a compare i biglietti-

-Ti servono soldi?- che domanda da...genitore

-Ma figurati tranquillo. Però già che ci sei mi servirebbe un piccolo favore...-

Gli feci firmare qualche autografo dicendo che erano per un amico

-Un amico eh..- disse allusivo mentre firmava quei dannati pezzi di carta

-Si, un amico e basta..-

-Sicura??-

-Billie diamine, certo che sono sicura...- bugia

-Ok, ok se lo dici tu...-

Sbuffai divertita e uscii di casa.

Jimmy abitava in una palazzina semi distrutta ai margini di Rodeo. Mi veniva sempre tristezza pensando che io stavo in una villa e lui in quello schifo.

Poi però realizzavo sempre che quella villa non era casa mia e allora la tristezza si trasformava nella consapevolezza che la mia casa di Oakland non era certo meglio.

Mi accessi una sigaretta mentre lo aspettavo dal portone.

Il palazzo era circondato da un piccolo cortile decisametne mal tenuto, pieno di erbacce e alberi incolti, c'era addirittura una macchina abbandonato li in mezzo al verde, sulla quale i bambini salivano per giocare a Dio solo sa cosa. Era tutto così diverso da Berkeley...

-Eccomi- disse Jimmy uscendo dal portone e distogleindomi dai miei pensieri

-Io ho solo 60 dollari, bastano?-

-Certo, il biglietto costa cinquanta- tirò fuori dal protafoglio delle banconote -Ecco i miei soldi, quando arrivi chiedi di Alan, lui ha i nostri biglietti- mi diede l'indirizzo del negozio e io annuii per far capire che avevo registrato l'informazione

-Ah, guarda che ti ho portato- dissi prendendo dalla borsa gli autografi e porgendoglieli

-Liz, cazzo, io scherzavo!!- esclamò entusiasta mentre se li rigirava fra le mani

-E io ti ho preso sul serio. Ci vediamo alle sei dal 7/11-

-A dopo-

Jimmy rientrò in casa e io girai i tacchi.

Il negozio che diceva Jimmy cadeva a pezzi esattamente come ogni cosa li a Rodeo. Stava in mezzo a un pub e una lavanderia a gettoni.

La vetrina era sporca e a mala pena si riuscivano a vedere le due Stratocater in esposizione, l'insegna era rovinata ma riuscii comunque a decifrare la parola "Hole". Buco. Che cazzo di nome era per un negozio?? Sulla porta era appeso un cartello che recitava "Cercasi commesso"

Entrai e realizzai che il nome era azzeccatissimo. Quel negozio era davvero un piccolo.

Le pareti erano tappezzate da poster e appese qui e la vi erano parecchie chitarre.

Gli stand erano pieni di CD e di vinili.

Mi diressi al bancone ricoperto di adesivi dietro al quale stava un uomo sulla cinquantina che sfoggiava una capigliatura rossa degna di Johnny Rotten e una maglietta dei Ramones

-Ti serve qualcosa?- mi chiese gentilemente, io annuii

-Sto cercando un certo Alan, un mio amico ha detto che ci stava tenendo da parte dei biglietti-

-Sono io Alan- disse con un sorriso -Jimmy mi ha detto che saresti arrivata, vado a prenderti i biglietti- sparì dietro una tenda nera, che evidentemente portava nel retro bottega, per tornare poco dopo con i biglietti e oggiandoli sul bancone

-Sono cento dollari- disse aprendo la cassa, tirai fuori i soldi e pagai

-Ho notato il cartello fuori...- dissi mettendo i biglietti in borsa

-Sì, mi servirebbe un pò di aiuto qui dentro, faccio due lavori e mentre sono fuori ci vorrebbe qualcuno che controlla la baracca-

-Poteri farlo io- proposi, effettivamente era da un pò che avevo l'idea di trovarmi un lavoro

-Sarebbe fantastico ragazzina, dovresti solo controllare la cassa e dare una pulita ogni tanto, ne sei in grado vero?-

-Certo!- esclamai

-Allora sei assunta, sono 400 dollari al mese lavoreresti 3 volte a settimana fino alle cinque, poi lascia pure tutto a me-

-Perfetto, puoi cominciare anche domani, vieni qui per le nove-

-Ok, non mancherò-

Uscii dal negozio e mi diressi al 7/11. Quando arrivai mi sedetti sul marciapiede daventi al negozio e aspettai Jimmy; strano ma vero non c'era molta gente, pensai che gli zombie in quel momento fossero o al Gilman o da qualche altra parte.

Ma la gioia che mi portò il constatare che non ci fossero quei dannati morti viventi scomparì quando notai che Mary Jane era poco distante da me appoggiata alla macchina di un tipo che non conoscevo.

Jimmy, Mary Jane, il 7/11, Christie Road... Ma che cazz..? Ogni persona, ogni posto di Rodeo coincideva per forza con una canzone dei Green Day??? Ci mancava solo che incontrassi qualcuno che si chiamasse Gloria o Christian, come i protagonisti dell'album di cui Billie mi aveva parlato, quello che sarebbe uscito a maggio..

Guardai Mary Jane che faceva la cretina con quel tipo zampettando su dei tacchi vertiginosi e ridendo come un oca

-Che troia- bisbigliai accendendomi una sigaretta

-Concordo pienamente- disse una voce a me sconosciuta, mi voltai notando che una ragazza dai lunghi capelli rossi come il fuoco si era seduta accanto a me

-Posso scroccartene una?- mi chiese alludendo alla sigaretta, io le porsi il pacchetto, lei si servì e dopo qualche tiro disse

-Vedo che non sono l'unica a pensare che quella al posto della vagina abbia la Fossa delle Marianne- risi, era simpatica

-Liz, piacere- dissi porgendole la mano

-Gloria, piacere mio- disse stringendola

Ok, era una persecuzione.

 

 

 

 

Auguri donneh :D

Allora ecco che arriva il nuovo personaggio, fondamentalemente questo capitolo serviva a introdurlo.

La vincitrice è HaushinkaGD :D

Congratulazioni donna, ora fai parte di questa odissea di cazzate :D

Spero che questo capitolo ti piaccia, so che il precendente non era un granchè, spero di aver fatto meglio con questo.

 

Grazie a tutte voi che avete partecipato è stata davvero dura scegliere erano tutti personaggi meravigliosi :D

 

Grazie e chi legge e reensisce, siete il mio sorriso :D

 

Vi auguro un buon 2013, magari ci beccheremo a una delle 4 date :D

 

Le recensioni sono sempre gradite :D

Ridete e mangiate tante fragole :D

 

_Lolita

 

La tragedia sarebbe la scomparsa di James "Jimmy" Sullivan alias The Rev, batterista degli Avenged Sevenfold, morto il 28 Dicembre 2009.

 

"Will you stay ? Will you stay away foREVer ?"

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