“I nostri sogni e desideri cambiano il mondo”

di musa07
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tsukimori - “ In You I trust” ***
Capitolo 2: *** Hihara - “ Because I live” ***
Capitolo 3: *** Tsuchiura - “ Never Ending Story” ***



Capitolo 1
*** Tsukimori - “ In You I trust” ***


Se non si fosse capito, quando mi fisso con un anime/manga è la fine. Sì, è la fine per i protagonisti perché li userò per mio uso, diletto e piacimento. Per costruire tutte quelle storie che mi passano per la testa, che nella maggior parte dei casi sono idee folli e bislacche, come questa che la mia mente ha partorito mentre ero in coda in macchina ad un semaforo e scritta durante una delle notti più calde di tutta la storia dell’umanità, quindi diciamo che è una sorta di esperimento. Sì ok: sto cercando di pararmi il ciapet nel caso in cui quello che ho scritto vi faccia schifo e quindi io possa tranquillamente dare la colpa al caldo per non essere stata in grado di scrivere decentemente^^;
Chiudo qui che altrimenti l’intro diventata più lungo dei tre capitoletti. Ho scelto – non a caso ahahah^^ – tre personaggi del manga e ogni capitolo è dedicato ad ognuno di loro. Il tutto si svolge all’incirca una decina di anni dopo rispetto l’ambientazione del manga/anime e prende in esame i pensieri, le sensazioni, le emozioni dei tre protagonisti nell’ambito di uno stesso particolare momento. Enjoy.
 
 
                “I nostri sogni e desideri cambiano il mondo”
 
       Tsukimori
 “ In You I trust”
 
Guardare Tsuchiura guidare è una cosa in grado di ipnotizzarlo come poche. Dal momento in cui sale in macchina al posto di guida sporgendosi verso di lui per recuperare dal cruscotto gli occhiali da vista con montatura nera che usa solo ed esclusivamente quando guida all’attimo in cui li inforca socchiudendo leggermente gli occhi. Per non parlare di quando si volta per far retromarcia per uscire dal parcheggio aiutandosi nella manovra appoggiando il braccio sulla spalliera del suo sedile per poi mettersi in posizione abbandonandosi sullo schienale con un sospiro, una mano appoggiata al volante mentre l’altra pigramente abbandonata sul cambio. Non parlano mai molto quando sono in macchina, in particolar modo quando rientrano da un concerto ma preferiscono godersi assieme le sensazioni date dalla loro musica unita al silenzio che troneggia fuori dall’abitacolo insieme all’aria fresca che entra dai finestrini leggermente abbassati. Capita a volte che Len, lasciandosi cullare dalla guida calma di Ryotaro, scivoli dolcemente nel sonno fino a quando, una volta arrivati a casa, la morbida voce del suo adorato non lo risvegli.
Inutile dire che il suo modo di guidare è scandalosamente simile alla maniera in cui suona il pianoforte, o questo è quello che sembra a Tsukimori che è l’unico ad avere il privilegio di poter far questo tipo di comparazione. Forse è proprio per questo che semplicemente adora vederlo guidare e pensare – a differenza di quando suona, quando migliaia di persone lo guardano e ascoltano – di essere l’unico ad aver questa concessione. Osservare le sue dita affusolate accarezzare il volante sfiorandolo non può non riportargli alla mente la maniera in cui Ryotaro lambisce i tasti del piano sapendo benissimo che quelle dita, una volta fermi ad un semaforo, tamburelleranno sull’impugnatura del cambio il ritmo della musica che avvolge dolcemente l’abitacolo. Così com’è dolce la sua guida, dolce ma anche incredibilmente decisa e forte in grado di darti una sensazione di protezione e sicurezza senza eguali, elegante ma incisiva e graffiante. Proprio com’è il suo modo di suonare. Proprio com’è lui.
Tsukimori osserva rapito, per non sa nemmeno lui quale volta, il profilo regolare di quello che ormai è il suo compagno da anni, alla ricerca di qualche piccolo particolare mai notato fino allora. Come se fosse possibile. Come se non conoscesse perfettamente quel volto osservato, venerato in ogni sfumatura e dettaglio.
- Tsuki, smettila di fissarmi. – lo becca Tsuchiura per nulla infastidito, ma anzi: nel tono della voce si può cogliere perfettamente una sfumatura divertita. Ha usato il suo nomignolo, quel nomignolo che usano solo in privato, solo quando sono loro due e basta. Nomignoli nati anni prima quasi per scherzo, giocando sul fatto che la prima sibilla dei loro cognomi fosse identica. ( Oh che bello: finalmente sono riuscita ad usar ‘sta cosa dei soprannomi, era da tanto che mi ronzava in testa!ndClau). E, per la prima volta da quando hanno lasciato il parcheggio sotterraneo del Teatro, Ryo si volta a guardarlo e gli fa il suo mezzo sorriso sghembo. Sorriso sghembo che, da tempo, dedica solo ed esclusivamente a lui.
“ Allora perché ho sentito il cuore perdere un battito, proprio come se fosse la prima volta?” si chiede Len, appoggiando la mano su quella dell’altro ora abbandonata sul sedile facendo intrecciare le loro dita mentre la guida tranquilla e sicura di Tsuchiura li ha condotti fino al cancello d’ingresso della loro casa.
 

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Capitolo 2
*** Hihara - “ Because I live” ***


 
        Hihara
  “ Because I live”
 
Dopo aver cortesemente declinato il gentile invito di Tsuchiura e Tsukimori di riaccompagnarlo a casa in macchina, Kazuki Hihara s’incamminò verso la stazione della metropolitana quando sentì strombazzare dietro di sé e i fari del fuoristrada di Ryotaro lampeggiare in segno di saluto prima di immergersi nel tranquillo traffico cittadino notturno. Hihara sorrise a veder la manovra azzardata che aveva fatto il suo amico così come sorrise del fatto che la macchina del pianista non avrebbe potuto che essere quella, dato che Tsuchiura era comprensibilmente cresciuto ancora dai tempi del liceo diventando ancora più alto di quello che già era, quando già aveva una statura invidiabile, quindi sarebbe stato proprio comico vederlo compattato in una piccola utilitaria.
Il suo sorriso, mantenutosi gioiosamente accattivante come ai vecchi tempi, si allargò ancora di più sul suo bel viso mentre si alzava il bavero del cappotto. Nonostante fosse ancora solamente fine settembre, la sera l’aria si faceva particolarmente frizzante, cosa che lo costrinse anche ad infilare le mani in tasca. Gli piacevano queste reunion con quelli che erano stati i suoi compagni di ventura del concorso musicale durante il suo ultimo anno del liceo. Inutile dire che di solito era lui che si faceva promotore nell’organizzare queste serate, quando magari qualcuno di loro aveva qualche concerto e alla fine la serata si concludeva nel solito locale aperto fino a notte fonda giusto dietro al Teatro, a chiacchierare e tirar tardi, sapendo che la mattina dopo si sarebbero sparati un colpo quando la sveglia avrebbe suonato, ma la voglia di stare insieme, di ricordare i tempi andati ma anche di continuare a condividere i sogni futuri, era sempre più forte dell’implacabile avanzare delle lancette dell’orologio. TIC TAC TIC TAC … il tempo scorreva, veloce …
Era felice che ognuno di loro - chi più chi meno - avesse potuto continuare a suonare. Lui per esempio aveva formato con alcuni compagni di Università una Jazz Band. Non avrebbe potuto essere altrimenti! La musica coinvolgente, la carica, la forza, l’energia che faceva scaturire dalla sua tromba si sposava perfettamente con la musica Jazz. Ogni tanto capitava che chiedesse proprio a Tsuchiura di accompagnarli durante le prove o durante qualche esibizione. Aveva sempre considerato Ryotaro il più versatile di tutti con sua la musica ed essere accompagnato da lui era un grande onore nonché un grande piacere proprio in memoria dell’amicizia che li legava da tanti anni.
Nel tragitto che lo stava portando verso la metropolitana, incrociò parecchi musicisti di sua conoscenza che lo fermarono a fare due chiacchiere. Era sempre ben voluto il nostro Senpai, la gente lo cercava, lo voleva perché la sua frizzante allegria era contagiosa. Mai una cattiva parola usciva dalla sua bocca, mai un cattivo gesto ma sempre una parola gentile per tutti, sempre qualche carineria delle sue fatta senza neppure rendersi conto del bene che faceva allo spirito altrui.
Se mai qualcosa pesasse nell’animo di Kazuki o qualche compito fosse troppo gravoso e spiacevole, non lo dava mai a vedere ma affrontava sempre tutto con il sorriso rendendo anche il lavoro degli altri meno stancante.
Dopo aver salutato alcuni compagni di corso della Scuola di Specializzazione dell’Accademia Musicale scesi qualche fermata prima della sua, Hihara appoggiò la testa sul finestrino trovandosi a fissare il suo profilo riflesso sul vetro e gli ritornarono alla mente le parole di una vecchia canzone in voga quando andava alle superiori e iniziò a canticchiarla a fior di labbra …
 
“ It's all right I survived I'm alive again” *
 
Eh sì: era sopravvissuto e sarebbe sopravvissuto ancora ed era tutto ok. Oh sì che era tutto ok! Kazuki non avrebbe mai permesso a nessuno di dire il contrario. Andava tutto alla grande! Lui aveva avuto la capacità, grazie al suo carattere, di salire su un treno che era partito mentre altri erano rimasti lì a sognare e crogiolarsi in questi sogni aspettando che qualcuno arrivasse a realizzarli. Felice di questa consapevolezza, si sentì carico di energie e vitalità, decise quindi di scendere una fermata prima e raggiungere a piedi l’appartamento che condivideva con il suo adorato fratellone.
 
 
(Notuccia sclerata dell’autrice^^: I due fratelli Hihara mi intrippano troppo comunque, presto o tardi dovrò scrivere una fic su loro due.)
 
 
*J.McCartney  “Because you live”

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Capitolo 3
*** Tsuchiura - “ Never Ending Story” ***


Tsuchiura
 
“ Never Ending Story”
 
La prima cosa che fa Tsuchiura entrando in casa è liberarsi definitivamente della cravatta che lo opprime fin dall’attimo in cui l’ha indossata. Già prima, quando lui e Tsukimori alla fine del loro concerto avevano raggiunto a piedi gli altri nel locale eletto come loro ritrovo abituale, si era allentato il nodo, sbottonandosi il primo bottone della camicia mettendo in mostra la catenina che porta sempre al collo, dono di Tsukimori. Mentre se la sfila sorride al dolce ricordo che di solito è proprio Tsukimori a sistemargli il nodo della cravatta giusto quell’attimo prima di salire sul palco, dietro le quinte. È diventato una specie di rituale, di rito propiziatorio. Quelle cose che non ammetteresti mai che fai per scaramanzia ma che invece, con l’andare degli anni, se ne vedono aggiungere sempre di nuove. Come il fatto che il primo ad entrare nel camerino sia sempre lui oppure che perfino uno razionale come Tsukimori, senza rendersene nemmeno conto, testi con il pollice la giusta tensione dei crini assicurandosi la corretta curvatura dell’arco solo quell’istante prima di entrare in scena ma queste sono cose tipiche di coloro i quali appartengono al mondo del Teatro, che siano essi ballerini, musicisti, attori o cantanti.
Ha ben impressa nella memoria Tsuchiura la sensazione dell’attimo in cui il sipario si apre cigolando quando – da dietro le quinte – si sente il brusio in platea cessare e l’unica cosa che vorresti fare in quel momento è dartela a gambe levate, non importa per andare dove, l’importante è scappare da lì. Poi invece, con un grosso sospiro – guardando il compagno che attende un cenno dall’altra parte delle scene – entrare e accorgersi, come per magia, che tutta la tensione si scioglie e sentire che semplicemente sei nato per fare quello. Non accorgersi di niente altro, solo delle proprie dita che scivolano leggere sui tasti creando poesia che dopo tanti anni di pianoforte è ancora – e sempre di più – in grado di emozionarti e di farti pensare: “ Dio mio, ma sono veramente io che sto creando tutto questo?”
Si abbandona sul divano Tsuchiura sfinito ma appagato, finendo di sbottonarsi la camicia e lanciando un’occhiata alla foto che hanno sopra al mobiletto contenente tutti i loro cd. È la foto fatta alla fine della quarta selezione del concorso che li ritrae tutti. Ryotaro deve fare il conto a pensare quanti anni siano passati ormai mentre si alza per guardarla meglio e ne conta stupito nove.
- Nove anni … - mormora sbalordito sedendosi al piano nel momento in cui Tsukimori entra nella stanza che usano per suonare.
- Non sei ancora stanco? – lo interroga a metà tra il sorpreso e il canzonatorio inarcando un sopracciglio.
- Hum? – gli chiede destandosi dalle sue meditazioni mentre prende la tazza di the bollente che l’altro gli sta porgendo e Len inarca maggiormente il sopracciglio a vedere che – tra tutte – sia stata proprio quella foto ad attirare la sua attenzione dato che anche lui, appena rientrati a casa, se ne era sentito incredibilmente attratto.
Ryotaro guarda quella foto, guarda quei visi sorridenti che lo fissano, sorridendo teneramente a quelli che erano loro anni fa, quando tutto sembrava possibile, quando ogni cosa ti sembrava realizzabile pensando che bastava volerlo. È grato al suo Senpai che – dopo ancora tutto quel tempo – fa sì che i rapporti tra i sette continuino nonostante gli impegni di tutti. Più che il suo Senpai, ormai sono anni che Ryotaro considera Kazuki più di un fratello, così chiassosamente allegro e contagiante e gli vien da ridere a pensare che ancora adesso capita a volte che gli rimproveri di mangiare voracemente, o meglio: di fagocitare cibo ad incredibile velocità e che l’altro non se la prenda mai. Forse, pensa, tra tutti è proprio Hihara quello ad essere rimasto uguale rispetto al ragazzo che era nove anni prima … Cosa dire invece di se stesso?  
Ripensa alla maniera in cui è stato ricondotto con gioia alla musica e al fatto che comunque non l’avesse mai abbandonata, cosa impossibile d’altra parte visto che era – che è – una cosa che gli appartiene, che è sua, che è come il respirare per vivere, come il prendere la mano del suo compagno lì affianco e stringerla forte tra la sua per condividere con quel semplice gesto ogni sensazione, emozione, sorpresa e stupore. E pensare che era stato proprio perché provocato  dall’arrogante presunzione di Tsukimori che aveva deciso alla fine di partecipare al concorso musicale, per punirlo della sua boriosità.
- Che c’è? – gli chiede Len vedendo che le labbra dell’altro s’incurvano in un sorriso impertinente.
- Niente. - mente lui scuotendo la testa divertito  - Pensavo al fatto che Hihara senpai è rimasto sempre uguale in tutti questi anni. –
- Hum, in effetti fa sempre molto confusione … - inizia a rimuginare su il violinista. – Ma penso sia la sua maniera per esprimere la contentezza di vederci tutti insieme. Una gioia talmente grande che non riesce a contenerla … - conclude facendo sgranare gli occhi a Ryotaro, stupito dal fatto che l’altro si sia perso in questo genere di speculazioni e sorride, ma stavolta è un sorriso dolce mentre gli passa una mano tra i capelli per scompigliarglieli dopo essersi alzato.
- Cosa c’è adesso! – lo becca infastidito, scostandogli bruscamente la mano per poi alzarsi a sua volta e seguirlo.
- Ah, Tsuki? – si ferma a metà della scala che conduce al piano superiore voltandosi verso di lui e scendendo quei scalini tanto da permettergli di essere faccia a faccia.  
– Complimenti per il concerto, ottimo lavoro. – gli snocciola lì tra il serio e il faceto.
- Hn. – è l’unica reazione che Tsukimori si permette dato che – tra tutte – la cosa che odia di più è sentirsi in imbarazzo in seguito ai complimenti del suo adorato il quale conosce perfettamente questo lato del suo carattere e adora punzecchiarlo.
- Anche tu … - mormora alla fine Len mentre Ryotaro ha nuovamente iniziato a salir le scale.
- Cosa? – finge di non aver sentito non voltandosi ma sa perfettamente che l’altro in quel momento sta inarcando un sopraciglio infastidito nella sua maniera così tipica sbuffando.
- Anche tu, complimenti. Hai suonato ottimamente. Come sempre del resto … - lo sente bisbigliare quasi stesse rivolgendo queste parole solo a se stesso. E Tsuchiura sorride di nuovo aprendo la porta della loro camera e facendo entrare per primo Tsukimori per poi seguirlo immediatamente dopo ma prima si volta a guardare dalla finestra del corridoio che dà sulla strada dietro casa loro e ringrazia mentalmente i suoi amici per ciò che li lega da anni e che continuano a condividere.
 
 
FINE
 
 
Clau: Bene, ho cominciato a scrivere questa fic con un caldo bestiale di notte e finisco le ultime battute con il rumore della pioggia e dei tuoni, che meraviglia! Adesso mi commuovo.
Hihara: Ehm Clau^^?
Clau: Sì-ì^
Hihara: La fic su me e il mio adorato fratellone della quale parlavi prima^^?
Clau: Eh Kazuki, un attimo abbia pazienza adesso. Guarda: mi riprendo da questa e poi ti prometto che mi metto a scrivere.
TsuXTsu: EHI! Devi continuare la nostra di fic! Che tra l’altro hai interrotto in un punto allucinante.
Clau: Ohh, ma … ma allora vi piace?!?
TsuXTsu: Mai detta una cosa del genere!
Clau: Mai darmi soddisfazione voi due eh -_____-

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