Non si comanda ai sentimenti.

di efplove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incontro. ***
Capitolo 2: *** La scoperta. ***
Capitolo 3: *** The best evening. ***
Capitolo 4: *** Un'attrazione inaspettata. ***
Capitolo 5: *** Il bacio. ***
Capitolo 6: *** La fine. ***



Capitolo 1
*** L'incontro. ***


Capitolo1.

L’ incontro.

Era uno di quei tipi strambi, uno di quelli il cui animale preferito era qualche animale in via di estinzione che nessuno conosce. Non parlava mai con nessuno, e se qualcuno le rivolgeva la parola annuiva istericamente qualunque fosse la domanda. Mario aveva i capelli neri e un paio di occhiali scuri come i capelli. Chi lo conosceva sapeva che era un tipo molto timido.
Probabilmente tutti questi fattori messi insieme facevano si che lui fosse il bersaglio preferito dai bulli.
Proprio quella mattina li aveva incontrati davanti alla scuola, precisamente all' incrocio fra la sartoria e la casa del "pazzo Joe".
Nessuno passava da quell' incrocio perché se il vecchio signore americano ti vedeva davanti a casa sua ti invitava a prendere un caffè e poi ti iscriveva nella sua setta segreta. O almeno si diceva così, ma Mario non credeva a queste leggende e sperava che i bulli cercassero di evitare quella strada. Ma quel giorno il ragazzino tredicenne fu fermato proprio davanti alla vecchia sartoria.
"Non ti prendo per i capelli perché ho paura di sporcarmi!" Disse il ragazzino poco più grande di lui dai capelli rossi. L' altro non parlava ma annuiva con un sorrisetto maligno. Lo spinsero contro l angolo della vetrina della sartoria. Lo spinsero contro al vetro. Mario non riusciva a muoversi, li guardava soltanto. Non aveva mai capito cosa volessero veramente: non volevano soldi ma se c' erano li prendevano, stessa cosa con la merenda, non volevano che gli facesse i compiti, alla fine si era convinto che volevano solo picchiarlo un po'.
Quando finirono il pestaggio se ne andarono tutti soddisfatti. Mario era davvero ridotto male: era tutto gonfio e aveva un gran mal di pancia. Di solito in quelle condizioni non andava a scuola e tornava a casa: tanto i suoi genitori lavoravano e tornavano sempre dopo lo squillo dell'ultima campanella scolastica. Ma quella volta rimase seduto.Lucia, la sarta, aveva visto Mario seduto sul ciglio della strada. Lo aiutò ad alzarsi e lo portò dentro la sartoria. Era un luogo fresco e piccolino, c' erano due stanze: la prima leggermente più grande dell'altra ma molto più ordinata. Lo fece sedere nella stanza sul retro.
Probabilmente Mario non si era accorto di nulla ma pochi minuti dopo si svegliò con la testa coperta da un telo bagnato.
"Signora Lucia..." Farfugliò.
"Mario! Ti sei svegliato! Ma cosa è successo? Stavi lì sul marciapiede, addormentato, tipo!" Esclamò la sarta. Era una signora sulla sessantina ma che nascondeva, sotto il leggero velo di rughe, una bellezza invidiabile.
"No niente...sono scivolato."Rispose Mario con un po' di isteria nella voce.
La signora Lucia non capiva molto i giovani anche se aveva tre nipotine, una delle quali aveva l età di Mario."Avrai sbattuto la testa. E' solito in voi giovani sbattere la testa?" Chiese lei accigliata.
Se Mario non fosse stato spaventato e ancora un po' stordito avrebbe accennato a una risata. La signora Lucia lo faceva sempre ridere, anche se non di proposito, sopratutto quando andava a prendere il tè da sua nonna e chiedeva informazioni di come comportarsi con le sue nipotine.
"Si, non è raro." Rispose lui.
"Sai, se vuoi posso accompagnarti a casa. E' quasi mezzogiorno e sto per chiudere." Disse la sarta. "Emm... No grazie tornerò a casa da solo."
Probabilmente la signora Lucia non sapeva che a quell'ora lui avrebbe dovuto essere a scuola. Sarebbe andato al parco e si sarebbe fermato sotto un'albero.
Sulla panchina di legno situata sotto al salice piangente non c'era nessuno. Era un luogo un po' umido, e non piaceva molto alle persone. Invece quello era il suo posto preferito: lontano dal caos, dalle voci, sempre in penombra, un punto in cui era difficile essere visto, ma si poteva vedere tutto il parco.
Rimurginava su quello che gli era successo: come mai i due bulli si trovavano lì? Forse abitavano vicino alla casa di Joe e alla sartoria. Era possibile. Oppure l'avevano seguito?
Stava con il viso tra le mani e i gomiti appoggiati alla panchina, quando fu distratto: qualcuno stava scansando i rami del salice per "entrare" nel suo rifugio.
Quando i rami si aprirono entrarono due ragazzine della stessa età di Mario: erano bellissime, entrambe, ma quella che colpì di più Mario fu la ragazzina dai capelli biondissimi e gli occhi scuri: neri. Era troppo bella per essere vera: aveva un piccolo nasino a patatina con uno spruzzo di lentiggini proprio sotto agli occhi, si gli occhi... Mario si stava perdendo in quei occhi grandi e neri. Sorrise: aveva un sorriso bellissimo i denti bianchissimi erano coronati dalle labbra rosee che si assottigliavano man mano che si allargava il sorriso.
"Oh, scusa. Non volevamo..."Disse. La voce era melodiosa. "Dai Dany, andiamo..." sussurrò all'amica.
"No dai devo finire il disegno...non posso non farlo! Lo devo consegnare domani!" Rispose l'amica. Poi si rivolse a Mario che nel frattempo era rimasto immobile, seduto sulla panchina con lo sguardo leggermente terrorizzato. "Scusa, emm…potremmo rimanere qui? Sai devo fare una cosa…ci sediamo per terra. Vedi? Abbiamo portato un telo da mettere a terra..!"Disse lei mentre osservava Mario agitare la testa istericamente come se ci fosse una mosca nelle vicinanze.
"Si, lei si chiama Daniela e io Andrea." Disse la ragazzina dagli occhi scuri.
"Ma cos'ha questo qui?"Chiese la ragazza chiamata Daniela con un tocco di disprezzo nella voce.
Andrea non le rispose stese il telo a terra e si sedette mentre tirava fuori dallo zaino un blocco e un'astuccio e li porgeva all'amica.
Daniela prese a disegnare mentre Andrea le indicava dei piccoli particolari da riportare sul disegno.
Mario per una buona mezz'ora continuò a guardare a terra. Poi incuriosito dalle due ragazze si alzò e si diresse verso di loro. Erano sedute e gli davano le spalle. Lui tossicchio per far sentire la propria presenza. Era la prima volta che capitava, insomma lui non era decisamente il tipo che attacca bottone per far amicizia, ma quella ragazza, chiamata Andrea lo faceva sentire a suo agio.
Andrea si girò e si mise un dito sulla bocca indicando Daniela, poi si alzò e si diresse verso la panchina facendo segno a Mario di seguirla.
Si sedette e disse "Ha gli auricolari, mentre disegna ascolta la musica ma odia sentire rumori accanto a sé…Comunque tu come ti chiami?"
"Si,emm…mi emm…chiamo Mario."Rispose lui balbettando.


Sun14(cla)
Per favore recensite.
 

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Capitolo 2
*** La scoperta. ***


Capitolo 2.
La scoperta.
Parlavano ormai da più di mezz'ora. O meglio, Andrea parlava e Mario ascoltava. Lei gli raccontava che stavano partecipando a un concorso di disegno. Il loro disegno rappresentava proprio quel luogo preso da una particolare angolazione. Lui ascoltava e annuiva, anche lui aveva partecipato a quel concorso, ma aveva disegnato un tramonto sul mare.
'Sapevamo che ci avremmo messo tanto a finire, vedi?' Andrea indicò il disegno dalle spalle di Daniela. Il disegno non sembrava tanto diverso da quando Mario l'aveva visto mezz'ora prima. C'era solo qualche linea in più.
'Daniela è a dir poco lentissima. Insomma, quando siamo uscite da scuola siamo venute subito qua. Abbiamo mangiato un panino per strada.' Disse sorridendo. Mario sorrise a sua volta. Arrivò un pò di vento che fece rabbrividire entrambi. I capelli di Mario si arruffarono. Il sorriso di Mario si spense all'improvviso. Si era completamente distratto: aveva perso la cognizione del tempo e non era tornato a casa per pranzo! Sfilò l' iphone4 dalla tasca dei jeans e sbloccò lo schermo. Aveva ben sette chiamate perse da parte di sua mamma. Si passò una mano fra i capelli innervosito. Intanto Andrea continuava a guardarlo. -Cosa è successo, Mario?- Chiese lei sorridendo. -Mi ha chiamato mia mamma un secondo, scusa. - Alzò il cellulare e lo accostò all'orecchio.
-Mario! Oddio Mario cosa ti è successo? Non sei tornato a casa? Dove sei?cos..-
-Mamma sto al parco, ho fatto amicizia, perfavore, lascia stare, non ho fame. Sto bene, torno tra poco.- Mario si immaginò sua mamma dall'altro capo del telefono che sgranava i grandi occhi blu.
-Con chi? Fa niente non me lo dire. Però non fare tardi:ricordati che alle quattro devi andare da tua nonna, ci saranno anche la signora Lucia e le sue nipotine.- La signora Ginevra capiva le difficoltà del figlio nel socializzare, sapeva anche che fare troppe domande gli dava fastidio quindi si limitò a concludere così.
-Va bene, mamma ci sarò. Non preoccuparti: torno a casa un pò prima così mi cambio.-Disse lui. Chiuse il telefono e tornò a sedersi sulla panchina accanto ad Andrea, ma questa volta un pò più vicino.
-Vado a vedere che combina Daniela.- Andrea si alzò e si sporse leggermente sopra le spalle dell'amica per vedere il disegno: dal nulla Daniela era riuscita a disegnare uno splendido tronco d'albero.
Mario la studiò bene: indossava una maglietta lilla dell'Abercrombie & Fitch a maniche corte con la scritta bianca, un paio di jeans blu scuro stretti e delle Superga di uguale colore della maglietta ai piedi.
Vestiva firmata. Proprio come lui. Alla maggior parte delle persone se veniva descritto il carattere di Mario si aspettavano un ragazzo brutto, poco pulito e che vestiva male. Mario era completamente diverso, si era un pò bassino ma aveva due grandi occhi blu, come quelli della madre e i capelli neri pece presi dal padre. Era magro, ma non eccessivamente. Vestiva anche lui "firmato". Questo lo faceva sentire fortunato,infatti sapeva che lui poteva permettersi cose che altri non potevano:compreso l'iphone. Insomma era solo il carattere a trattenerlo -Sai, tra poco me ne devo andare, sono invitato a casa di mia nonna, ci sarà anche una sua amica e le sua nipotine.-Disse lui.
-Davvero? Anche io devo andare fra poco. Sono invitata a casa di un'amica di mia nonna, purtroppo mia sorella non potrà venire. Che coincidenza...-
-Ma sarà...Non è che tua nonna si chiama Lucia?- Chiese Mario col fiato sospeso.
-Si, propio così! Allora ci vedremo anche questo pomeriggio.-Esclamò Andrea.
Il cuore di Mario fece le capriole, i salti mortali: era davvero felice, entusiasta sarebbe rimasto con Andrea anche tutta la serata.
-Si, benissimo! Ora devo andare. Allora ci vediamo questo pomeriggio.-
Stava per spostare i rami per uscire quando si sentì una mano sulla spalla.
Era la mano di Andrea.-E' stato un piacere conoscerti!- Gli disse piano. Si avvicinò e gòli diede un piccolo bacio a stampo sulla guancia.
Mario sentiva il rumore del battito del suo cuore che risaliva verso la gola. La sua carnagione, solitamente chiara, diventò rossa come cotta dal sole.
-Al-allora, c-ciao.- Disse balbettando. Con lo zaino in spalla e le mani sudate si diresse verso casa.
Ad Andrea stava davvero simpatico Mario:non aveva mai conosciuto un ragazzo così dolce e simpatico. Di solito i maschi erano mazzari e superficiali, lui no. Era davvero felice di poter stare insieme a lui quella sera.


Bella???Vi è piaciuta??? Il blocco dello scrittore che mi ha bloccata, appunto, è passato. Grazie e RECENSITE PER PIACERE!!!

Sun14(Cla)

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Capitolo 3
*** The best evening. ***


Nonpstante fossero le quattro tutti erano già all'ingresso di casa della signora Silvia.
Aveva una casa grande, su un solo piano col giardino tutt'intorno. E dietro una grande campagna.
La signora Lucia e la signora Silvia si presero a braccetto e entrarono in salotto civettando come due adolescenti.
Andrea e Mario si sedettero sulla panchina di legno fuori in giardino. Mario chiese se erano riuscite a finire il disegno. Andrea rispose di si. Così cominciarono a parlare.
-Si spesso capitava che sbagliavamo verde per la chioma, ma poi riuscivamo ugualmente a riparare, creando dei piccoli effetti obra, e a volte succ...- Andrea si fermò di colpo e si alzò. -Cavalli! Ci sono dei cavalli!-
La ragazza si era messa a saltare, gridava a squarciagola e il viso le era diventato scarlatto. Mario non ci credeva: anche Andrea aveva un'innata passione per i cavalli.
-Ho sentito un nitrito! Ci sono dei cavalli! Portami da loro!-
-Si, andiamo! Kamelia dì alla nonna che stiamo andando ai cavalli.- Si rivolse verso la governante rumena dai capelli rossissimi. Lei rispose con un cenno del capo.
Cominciarono a correre attraverso il giardino. Arrivarono alla staccionata che lo diveideva dalla campagna. Mario riuscì a scavalcarla con un salto Andrea ci mise un pò più.
Superata la piccola barriera di legno cominciarono a correre senza sosta. Sentivano il vento che gli scompigliavano i capelli. Le erbacce che gli graffiavano le caviglie.
Poi arrivarono. Era una scuderia. Aveva solo tre box, ma molto grandi.
-Ec-co! Sia-mo arrivati!- Avevano entrambi il fiatone.
Andrea entrò nella scuderia C'erano due stalloni, una giumenta col suo puledrino.
L'odore di terra e di concime le riempì le narici. I rumori degli scalpitii degli zoccoli rimbobavano fra le pareti di pietra.
-Lei si chiama Danila, una purosangue francese, lui è il suo puledrino, Kostier. Il padre:Leary, anche lui purosangue francese, e lui invece è Sontier.-Mario sussurrava per non spaventare i cavalli per il loro improvviso arrivo.
Andrea fu subito attratta da Danila. Era bellissima: il manto beige era lucente, sul muso spiccava una macchia bianca che si allungava dino in mezzo agli occhi, la criniera e la coda bionde erano lisce e pettinate. Il garrese arrivava minimo a un metro e settantacinque.
Una mano le si posò sulla spalla. Era Mario.
-Si, Danila è bellissima. Affascina. Adesso ti faccio vedere il puledrino.-
Con molta maestria Mario aprì il cancello e accarezzò Danila. Andrea sapeva che doveva aspettare per entrare.
-Ora puoi entrare.- Le disse. -Accarezzala, si brava...gli piaci. Non si era mai comportata così con nessun altro.-
Si avvicinarono al puledrino. La madre stranamente non oppose resistenza. Cominciarono ad accarezzarlo. Poi uscirono.
-Sai andare a cavallo?-
-Morirei se non potessi.- Andrea rispose con un tocco di ironia nella voce.
-Bene, prendo Leary e Sontier. Gli faccio riscaldare. Prendo le lunghine e gli faccio fare qualche giro nel tondino. Tu prepara le selle e le briglie. Lo sai fare no?- Mario ordinò tutto con un fare pratico che non gli apparteneva.
Andrea obbedì annuendo.
Quando Mario si avvicinò a Sontier il cavallo emise un nitrito di felicità a vederlo.
-Sontier! Oh Sont! Ora facciamo qualche giro nel tondino e poi fuori in campagna eh? Si dai Sont.- Mario fece uscire l'animale dal box.
Andrea non aveva mai visto un essere più bello. Era completamente nero, un nero pece. Il mantello nero, i crini neri, gli occhi, gli zoccoli:tutto. Imponente, con un garrese di un metro e ottanta.
-Ti presento l'essere più maestoso e bello che tu abbia mai visto, Sontier. Sont, per gli amici.-
Passarono la serata fuori, a cavalcare e giocare con i cavalli. Andarono fino al piccolo fiumiciattolo d'acqua, lì bevvero e si schizzarono.
Nè Mario nè Andrea avevano mai passato una serata migliore di quella.
Quando si separarono per tornare ognuno nelle proprie casa avevano ancora il sorriso stampato sul viso, proprio come andarono a dormire...


Non è uno dei capitoli migliori, ci sono molte ripetizioni. Ma credo che l'idea sia buona. Come sempre:RECENSITE!!!
Sun14

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Capitolo 4
*** Un'attrazione inaspettata. ***


Mario era seduto in camera sua. Stava accordando la nuova chitarra classica, l'aveva comprata due sere prima. Era in vetrina, bellissima, una vera Martin. Con l'appoggio del padre riuscì a comprarla nonostante la signora Ginevra, madre del ragazzo, si oppose.
Andrea entrò in camera e si buttò sul letto. Ormai erano settimane che andavano uno a casa dell'altra e viceversa:erano diventati migliori amici da quando avevano scoperto che abitavano vicini.
I genitori di Mario erano colpiti di come Andrea riuscisse a rendere meno timido il ragazzo comportandosi normalmente.
-Suoni?- Chiese Andrea con voce atona guardando il soffitto.
-No guarda, sto mangiando la chitarra.- Rispose Mario scherzando.
-E' quella nuova?-
-Si. Mio papà ha chiesto di accordarla visto che lui non ha molto tempo.- Rispose lui.
-Io devo ancora farmi i compiti. La scuola sarà cominciata da poco ma i professori ci stanno già mettendo sotto.- Disse lei seccata.
-Si anche a me. Infatti ora li dovrei fare ma sono per lunedì e preferisco suonare un pochino.-
-Perchè non andiamo al salice? Ti porti dietro la chitarra e suoniamo, anzi suoni un pò lì...va bene' così stiamo fuori.- Propose andrea speranziosa.
-Dai andiamo. Domani ti va di mangiare a casa mia?- Chiese Mario a sua volta.
-Mmm, si va bene.-
Mario prima di uscire avvisò sua mamma di dove stesse andando poi si incamminarono verso il parco.
Attraversarono andando sul marciapiede opposto e svoltarono a sinistra, facendo la solita strada. Passarono davanti alla sartoria, chiusa perchè era sabato. Arrivarono al parco dopo pochi minuti.
Trovarono Daniela sulla panchina.
-Ciao Daniela...- Salutarono i due ragazzi.
Lei rispose al saluto. Parlarono un pò e poi Mario come promesso si mise a suonare. Suonava e cantava.
Daniela pendeva dalle sue labbra. Lo osservava squotere i capelli o sgranare gli occhi verdi. Aveva preso una cotta prporpio per il migliore amico di una sua compagna di classe.
Andrea lo aveva notato e continuava a fissare la sua amica con uno sguardo a dir poco irato. Non le piaceva Mario, e non era gelosa, ma il fatto che a Daniela piacesse il SUO migliore amico le faceva venire un prurito forte allo stomaco molto fastidioso.
Mario era completamente travolto dalla musica, continuava a suonare ininterrottamente da circa cinque minuti. Non si accorgeva di nulla, pensava solo e unicamente alla musica, e questo a Daniela piaceva ancora di più. FRemeva dalla voglia di baciarlo. Era pochi mesi più grande di lei, infatti il ragazzo eveva compiuto da pochi giorni quattordici anni.
Daniela non riuscì più a resistere si alzò e si sedette vicino a lui sfiorandogli la mano. Andrea era diventata rossa. Mario girò la testa verso Daniela e sorrise. La ragazza si sciolse davanti alle sue labbra che si allargavano.
Andrea stava per urlare. Non poteva permetterlo! Non perchè a lei piacesse, no no. O almeno lei pensava così.
Daniela poggiò la mano sulla gamba di Mario.
"E no! Ora basta! Non poteva farlo! NO!" Andrea stava uscendo fuori di testa.
Mario aveva i brividi lungo tutta la gamba, Daniela era davvero bella: mora, alta, occhi azzurri. Da quando aveva cominciato a trascorrere tutti i giorni con Andrea, aveva iniziato a volerle bene come una sorella. E Daniela? Provava una strana sensazione nello stomaco, ma spesso i sentimenti tradiscono.


Grazie di averlo seguito e scusate per il ritardo ma sono molto occupata in questo ultimo periodo. Perfavore recensite.

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Capitolo 5
*** Il bacio. ***


Erano seduti sotto il salice. Un momento prima Mario aveva la chitarra in mano e suonava come un pazzo. Ora era seduto accanto a Daniela che sgusciava fra le dita della sua mano per stringerla più forte. Guardava i suoi occhi verdi, così diversi da quelli di Andrea, quelli della sua migliore amica erano così profondi, così amabili.
Il ragazzo scosse la testa: era mano nella mano con una bellissima ragazzina seduti su una panchina sotto a un salice e lui pensava ad Andrea?
Guardò nella direzione dove prima era seduta la ragazza dagli occhi scuri. Non c'era più di colpo guardò Daniela, la quale fece una brutta smorfia interrogativa arricciando il naso.
Mario non ci badò si alzo e spostò i rami dell'albero. Proprio appoggiata all'esterno del ramo c'era Andrea silenziosa che guardava a terra. Mario si avvicinò e poggiò una mano sopra la spalla della ragazza. Lei si girò di scatto:il suo viso era rigato dalle lacrime. Era bellissima lo stesso, si perchè lei era sempre bellissima, soprattutto ora. Aveva le guance rosse e gli occhi essendo unmidi erano lucidi, aveva un piccolo ciuffo color oro che le scendeva lungo la guancia e un'altro sopra la fornte. Le labbra erano arricciate in un'espressione buffa, che le risaltava.
-Sei perfetta, bellissima.- Disse Mario in poco più di un sussurro.
Lei tirò su col naso. Si sedette vicino a lei, le voleva bene e non voleva che stesse male. Ora non poteva fregarsene di meno di Daniela che era in piedi davanti a loro.
Mario passò un bracciò sulla spalla di Andrea e la strinse a sé. Lei non oppose resistenza e appoggiò la testa sulla spalla dell'amico.
Mario le voleva bene.
Andrea gli voleva bene.
Mario non disse una parola aspettava che fosse lei a parlare, sapeva che le davano fastidio troppe domande.
-Mario dai andiamo... ha bisogno di stare da sola...- Daniela aveva aspettato pochi minuti poi stufa cercò di dare una svolta a quel silenzio fastidioso.
Mario non rispose, prese Andrea per le spalle e la allontanò da sé quel tanto per guardarla negli pchhi senza farsi venire mal di testa.
-Vai, tanto so che ti piaciucchia, non tanto ma Daniela è di buona compagnia. Mi dà un pò di fastidio, certo, ma è normale. Ora và!- Lei si avvicinò all'orecchio dell'amico.
Mario non voleva lasciarla sola quindi la tirò sù di peso e la mise in piedi. Lei rise. Poi tirandola per la mano spostò i rami del salice e la fece sedere sulla panchina. Daniela li seguiva passo passo.
Ad andrea squillò il cellulare. -Pronto? Si mamma. Vengo subito. Si, sto al parco. No, no preoccuparti. Arrivo, si si, sto arrivando. Ciao.- Passeggiava lungo la capannina fatta dagli alberi del salice agitando la mano libera, Mario lo sapeva: lo faceva sempre quando parlava con sua mamma.
-Ragazzi devo andare, mia mamma mi ha chiamato e mi sta passando a prendere, bene? Ci vediamo domani.- Andrea fece l'occhiolino a Mario e corse via verso il marciapiede, dove una macchina grigia la caricò. Daniela non perse tempo e gli diede un baci a stampo. Era rosso. Un' altro. E poi un'altro. Mise una mano sulla gamba di Mario. Lui sorrise


Bella?Recensite!!!

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Capitolo 6
*** La fine. ***


Erano lì...Mario e Andrea... mano nella mano. Stavano sulla stessa panchina su cui più di tre anni prima si erano conosciuti. Ora avevano quindici anni, stavano bene insieme: lo dicevano tutti.
Daniela, beh lei ora si ritrovava a casa sua. La sera del suo primo bacio ritrovò un bel cazzotto sul naso da parte di Andrea.
Mario era piaciuto il suo primo bacio...ma non gli piaceva Daniela, o meglio:aveva una cotta, questo si, ma i sentimenti che provava per la ragazza dagli occhi scuri erano indescrivibili.
Successe tutto molto in fretta. Daniela e Marco erano al parco, erano sull'erbetta del parco, in uno dei posti più visitati, solo per capriccio di Daniela. A lui non piaceva stare lì. E poi successe, Andrea si presentò davanti a loro, Daniela si alzò dicendo che si era innamorata di Mario, e Andrea non riuscì a trattenersi: la manina graziosa si trasformò in pochi secondi in un'arma che si andò a schiacciare sul viso di Daniela.
Lei cadde indietro mentre un fiotto di sangue cominciava a venir fuori dal naso. Era un fiome in piena. Ma Daniela non si diede per vinta e graffiò la faccia di Andrea. Intanto Mario si era alzato e le aveva divise prendendosi qualche spintone. Daniela corse via tenendosi una mano sul naso un pò viola, ma di normali dimensioni.
Andrea invece era alzata e guardava con odio Daniela che andava via. "Una ragazza a prova di botte" pensò Mario: i taglietti sul naso e sulle labbra la rendevano ancora più semplice e carina, i capelli un pò arruffati gli donavano quell' aria un pò buffa. Mario la abbracciò e non dissero nulla finchè non arrivarono a casa. Lì Mario rimproverò Andrea, si la rimproverò e anche la sgridò e litigarono. Ma finirono per far pace col sorriso sullle labbra e si ripromisero di non fidanzarsi più se non si era vermante innamorati, e beh, loro erano veramente innamorati...

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