Istituto Aldo Moro. College: tra passato e futuro

di dreamkath
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Notte insonne ***
Capitolo 2: *** Due anni fa, Roma. Primo giorno di scuola. ***
Capitolo 3: *** Io sono Jack De Santis, un vero scansafatiche ***
Capitolo 4: *** Piacevoli chiacchiere e incontro pericoloso ***
Capitolo 5: *** Presentazioni,scontri e dubbi ***
Capitolo 6: *** Il segreto scoperto da Jack ***
Capitolo 7: *** Jack e Federico in azione ***



Capitolo 1
*** Prologo: Notte insonne ***


                                              Prologo: Notte insonne




Sono sola nella mia stanza seduta sul bordo della finestra dell’ultimo piano di questa struttura enorme. Il davanzale freddo mi offre la possibilità di appoggiare il mio gomito della mano destra, che in questo momento sorregge la mia testa pesante a causa dei continui pensieri che si affollano in essa. Il gelido vento che entra nella stanza mi fa rabbrividire percuotendomi la spina dorsale e i suoni cupi di questa notte senza luna né stelle cominciano a diventare reali. Ma niente di tutto ciò riesce ad allontanare da me i dubbi e come un chiodo su una trave di legno scava fino a perforarlo nel suo profondo, così le domande penetrano nella mia carne e ne divorano le membra fino a lasciare scoperto solo il midollo delle mie ossa. Continuo a guardare il cielo sperando, che ciò che avevo creduto fino a quell’istante, fosse vero e che i dubbi insidiosi penetrati nel mio essere siano solo menzogne e frutto della mia testa che spesso si perde in queste sciocchezze. Spero che qualunque cosa io credessi o desiderassi si possa realizzare,ma so perfettamente che non è così. Il cielo è solo uno spettacolo, le stelle solo menzogne, le nuvole solo vapore così fragile da spezzarsi con un soffio leggero di quel stupido vento che raggela il mio viso, le speranze sono ormai vane e tutti i sogni non sono che illusioni create per convincersi di essere migliori di quello che si è in realtà.

Ancora gelo, silenzio e tormento; non si ha pace anche in una notte serena come questa, non si sciolgono i dubbi neanche se si convince se stessi che la realtà è quella che hai vissuto fin’ora e nient’altro che quella. Riposa la foresta, il ghiro in letargo, tutti gli animali del bosco eccetto il gufo solitario che si fa sentire tra i vecchi rami, dorme la mia compagna di stanza ignara della mia confusione, sonnecchiano tutti, tranne la mia testa e quel gufo. È ovvio che lei dorme, non deve lottare contro quest’assurdità, non è tormentata da questi infimi pensieri. Tolgo lentamente la mia testa dal palmo della mia mano destra, poi il gomito dal davanzale e infine mi giro verso la ragazza che dorme nel letto accanto al mio. Il suo volto è disteso, sembra quasi che le sue labbra si incurvino in un sorrisino enigmatico causato probabilmente da un bel sogno, i suoi occhi celesti come il mare sono chiusi, il respiro è regolare facendole alzare il torace e le spalle in un movimento costante e armonioso, i suoi capelli, neri come la pece, sono sparpagliati in modo disordinato sul bianco cuscino dove poggia la sua testa. Distogliendo lo sguardo con un lento movimento del corpo, mi distendo sul mio letto con le mani dietro la nuca guardando intensamente il soffitto per cercare di capire come non mi fossi accorta di nulla in tutti quegli anni, di come non mi fossi ricordata di quello che aveva fatto negli anni precedenti,ma soprattutto non capisco come non mi fossi insospettita di quell’impressionante vuoto di memoria. Devo trovare la causa di tutto quello che stava accadendo e per farlo vi sono due vie: ripercorrere gli anni dopo il vuoto di memoria, oppure cercando di sforzare la mia mente per riportare alla luce avvenimenti che avevo dovuto o voluto cancellare. So che non ho possibilità di riuscire a ricavare qualcosa di utile scavando nei miei ricordi che sembrano essersi ormai cancellati per sempre,ma almeno devo provare, altrimenti non riuscirò mai a sciogliere il mistero.

Le ore passano e il buio cala nella stanza, io giro il mio volto sul cuscino verso la finestra consapevole che da lì a poco passerà il guardiano di turno per controllare che tutti gli studenti dormano nelle proprie stanze. Di fatti uno scricchiolio della vecchia porta risuona nella stanza e come previsto è arrivato il ragazzo di turno che pattuglia i corridoi e dopo un piccolo controllo esce cercando di non far rumore. Nel letto vicino alla porta, la mora disturbata, inconsciamente si rigira sotto le lenzuola continuando il suo sogno senza alcun disturbo, almeno così mi pare.

Non credo che sia il caso di continuare a sforzarsi, non riuscirò a  trovare nulla in questo modo. Ma non posso ignorare le situazione nella quale mi sono trovata…Eppure non so da dove cominciare a cercare quella scintilla che mi possa aiutare a capire, a ricordare…
Non riesco a crederci ancora, eppure… sembrava tutto così normale, e adesso tutto ciò mi sembra assurdo e impossibile da comprendere fino in fondo. Il fatto più irrazionale è che io non abbia mai fatto caso a tutti quei particolari che adesso mi fanno riflettere fino a farmi scoppiare il cervello, fino a fondere i suoi ingranaggi.
Non è possibile,ma ora è più reale che mai…
Tutto era iniziato due anni fa…Non posso crederci,ma è l’unica soluzione…Eppure sembrava tutto così normale…    


Angolo dell'autrice:
Questa è la prima storia originale che scrivo. Spero che non vi siate annoiati. I prossimi capitoli racconteranno dell'arrivo dei ragazzi nel passato e non si baseranno più solo sui pensieri di un personaggio, ma saranno molto dinamici. Fatemi sapere cosa ne pensate. Ciao, a presto
                           

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Capitolo 2
*** Due anni fa, Roma. Primo giorno di scuola. ***



Valentina F.     Anne Ali          Mary Valenti   Cris Zaccara   Alexander Baglietti




Giulia Maneri                   
Angelica Star         Jack De Santis

Per gli aspetti dei vari personaggi mi sono ispirata a questi personaggi degli anime/manga(i nomi scritti sotto sono dei personaggi della mia storia).

Due anni fa, Roma. Primo giorno di scuola.



Rumori e caos padroneggiano la città di Roma : i clacson risuonano in ogni suo angolo e i passi della gente sono molto frettolosi e ansiosi di raggiungere il posto di lavoro o le varie scuole, una coda lunga di auto intasa la Tiburtina e i marciapiedi sono colmi di persone. Le vie sono talmente intasate che sembravano essersi rimpicciolite in una sola ora. Anche gli odori degli scarichi delle auto e il profumo dei cibi appena sfornati dei bar della città non mancavano di certo,ma nessuno sembra farci caso, nemmeno il ragazzo dai capelli neri che scaccia dalla strada i ciottoli che gli sono d’intralcio e che cammina ad agio perché non si è accorto di essere in ritardo per l’inizio delle lezioni, né tantomeno la ragazza di circa diciassette anni dai capelli rossi con lo sguardo di chi è concentrato a ricordare un’informazione stradale data da una vecchietta mezza sorda.

Continuando dritto su questa strada agli occhi salta subito una struttura enorme che, se solo non ci fosse quella scritta: “Istituto Aldo Moro. College.”, la si potrebbe scambiare per una struttura che è adoperata da un organo del governo. È stata costruita con mattoncini rossi e rifinita con un po’ di marmo sui bordi, le finestre sono molto grandi e una tra queste è decorata con un mosaico molto colorato che la distingue dalle altre anche perché al suo interno c’è il temuto ufficio del preside della scuola, Valerio Russo. È un uomo di mezza età con sopracciglia troppo folte e il suo sguardo sembra severo,ma per chi lo conosce davvero sa che non è una persona fin troppo ostile a chi infrange le regole scolastiche e di solito è clemente, ma ha un’abilità innata quella di far riflettere sugli sbagli anche le persone più cocciute dell’istituto.
Tutto ciò gli studenti non ne sono a conoscenza e rispettano le regole e il preside perché intimoriti dal suo aspetto severo e autoritario.

Nel college ci sono vari corsi da frequentare, che sono molto vari, possono essere scelti dagli studenti stessi tranne che per le materie obbligatorie, come: Italiano, matematica, storia e Inglese. Le classi sono formate in base alle materie scelte e con i vari orari, dati dalla segreteria a ogni studente iscritto, lo studente si sposta nelle aule dove si tiene quella lezione; grazie a questo sistema gli studenti possono conoscersi un po’ tutti e la monotonia è spezzata. Questo è il primo giorno di scuola e gli studenti più anziani, che sono sotto il portico costruito in legno, per ammazzare il tempo chiacchierano del più e del meno,mentre quelli nuovi sono molto silenziosi e aspettano nervosamente il suono della campana che preannuncia l’inizio delle lezioni, altri avevano fatto già conoscenza con i nuovi arrivati e chiacchieravano allegramente o quasi. Infatti, due ragazzi di diciassette anni, sul lato destro della scuola, stanno litigando animatamente senza motivo apparente.
 
“Ei tu? Che cos’hai da guardare?” Dice un ragazzo dai capelli castani e dagli occhi marroni tendenti al verde scuro.

“Eh? Stai parlando con me? Io non ti sto guardando affatto! E poi, vorrei sapere chi ha il coraggio di guardarti con la faccia che ti ritrovi!”Risponde il ragazzo al fianco del primo.

“Cosa hai detto? Io sarei brutto? Allora non ti sei ancora guardato allo specchio, testa di rapa.”

“Questo è poco ,ma sicuro: mi sono guardato molte volte allo specchio e a differenza tua le ragazze svengono davanti alla mia bellezza e mi posso vantare del fatto che non sono io a correre dietro a loro.”

“Certo, al massimo corri dietro alle rane!”

“Hai ragione tu, capelli a spaghetto.”

“Grrrrr, Come osi, tutto muscoli e niente cervello!”
 
I due cominciano una lotta senza impegnarsi più di tanto, per non attirare troppo l’attenzione degli altri studenti,ma con scarso successo: infatti, una folla di curiosi si è avvicinata a loro per incitarli a combattere.
Nel frattempo una ragazza dai capelli lunghi e neri arriva di fronte all’enorme struttura dopo aver fatto colazione al bar,e anche lei non era passata inosservata. Quando era entrata in quel bar tutti i ragazzi le avevano puntato i loro occhi a dosso e i più tenaci avevano fatto a gara per offrirle da bere,ma lei li aveva ignorati e aveva pagato il conto con i sui soldi.

Anche questa ragazza è nuova in città,in quanto si era trasferita da poco a Roma; prima viveva a New York.
Continua a camminare fino all’ingresso dell’istituto e poi, mettendo la mano nella tasca della gonna, estrae un foglio con su disegnata la piantina della scuola. Dopo qualche minuto lo gira e controlla in quale aula si sarebbe tenuta la prima lezione: aula A2, Storia, primo piano.

I minuti scorrono lenti e per distrarsi si guarda in torno: tutto sembra normale, infatti i vari studenti chiacchierano tra di loro o litigano, ma dall’ala destra della scuola provengono della grida che sembrano incitare una lotta,così il suo sguardo viene attratto dalla folla che si era radunata in un unico punto creando un cerchio quasi perfetto. Alla ragazza non piacciono spettacoli del genere perciò resta a distanza senza nemmeno controllare cosa stia succedendo e con aria di superiorità si siede su una delle panchine sotto il portico guardando i ragazzi che chiacchierano tra di loro. Non sembrano tanto preoccupati per l’inizio delle lezione, così apparendo come un gruppo di persone che sono uscite per divertirsi, tranne che per un piccolo dettaglio: indossano la divisa scolastica della scuola. Non sembrano nemmeno curarsi delle regole,ma, come imparerà più tardi, all’arrivo di qualche professore si inchinano come dei burattini e mascherano facilmente le marachelle compiute. Il suono della campanella ferma il suo modo dettagliato di scrutare le persone e con decisione si alza da dove si era seduta e avanza nel corridoio scolastico senza far notare alcuna esitazione o insicurezza.

Il corridoio si fa sempre più affollato e la massa di studenti avanzava senza alcun entusiasmo verso le proprie aule. La mora non capisce il chiasso di alcuni studenti o le facce spaventate di altri, perciò decide di non sforzare la mente per cercare di riuscire a penetrare nei pensieri degli altri e aumentò il ritmo dei suoi passi in modo da arrivare prima del professore di storia. Alla fine del corridoio c’è una porta rossa sulla quale c’è scritto: “Corso di storia. Aula A2.” ,lei una volta letto il messaggio l’apre e sceglie un banco vicino alla porta in seconda fila. Fa scivolare lo zaino dalle spalle e lo poggia sul banco scelto e infine si avvia verso la finestra per poter osservare gli altri studenti e per poter assaporare una buona dose di aria fresca sul viso.

Ama guardare fuori dalla finestra per così perdersi nei suoi pensieri e problemi, non riesce a fare a meno di scavare nei suoi ricordi perché sono l’unica cosa che costituiscono la vita e che la fanno sentire viva e partecipe della sua storia. A volte riesce a mescolare per bene i sui pensieri e a far vagare la sua mente in una realtà che non esiste e che al suo risveglio la percepirà come vuota e morente, quasi senza significato o senso. Può sembrare troppo razionale, eppure riesce ad aprire la mente, anche se fino ad un certo punto, infatti non avrebbe mai immaginato di appartenere ad un’altra realtà. Man mano l’aula si riempie e una voce la riporta nell’aula A2 di storia.
Una ragazza dai capelli castani, indicando il suo zaino rosso, le chiede:

“è tuo quello zaino lì?”

“Si”

“Ti dispiace se mi siedo accanto a te? Ah, piacere di conoscerti. Mi chiamo Valentina.”

“Non mi dispiace affatto.” Risponde la mora con gentilezza. “Io sono Anne.”

Insieme si avviano verso i banchi e conversando del più e del meno attendono il professore di storia che è in ritardo per la lezione. Dopo cinque minuti buoni entra e tutti si alzano in piedi trattenendo a stento delle risate e tentando di nascondere il proprio sguardo divertito.

Sembrava che fosse appena uscito da uno scontro corpo a corpo: i suoi vestiti erano rattoppati qua e là e l’abbinamento non è del tutto appropriato, i colori erano totalmente differenti e stonavano tra di loro. Anne sorride come tutti,ma non dice nulla a proposito cercando di non esprimere il suo parere come invece stanno facendo i vicini di banco.

La voce autoritaria del professore interrompe le loro chiacchiere e richiama su di sé l’attenzione di tutti gli studenti tranne del moro nell’ultima fila che sta guardando fuori dalla finestra come per scacciare la noia di una lezione non ancora cominciata. Il ragazzo, infatti, non ha la minima voglia di prestare attenzione alle parole del professore e svogliato com’è non avrebbe mai frequentato i corsi di quella scuola se non fosse stato per sua madre che lo aveva costretto.

“Signori e signorine, io sono il vostro insegnante di storia,Yest. Il vostro è il primo giorno nell’accademia e come è solito fare… Signor De Santis, perché non mi presta la sua attenzione?” Silenzio, il ragazzo sembra non averlo sentito.

“Ripeto, presta la tua attenzione per lo meno alla mia lezione. Questi comportamenti non sono tollerati nell’ambito scolastico, sono stato abbastanza chiaro o devo essere più esplicito? Partiamo con il piede sbagliato.”

“Uhm? Ah,mi scusi professore ero distratto… Non che…”

La sua frase viene fortunatamente interrotta, (perché si sarebbe conclusa con “ me ne importi molto della sua presentazione e della sua materia”), dalla porta che è stata aperta in modo brusco da una ragazza dai capelli rossi che ansima a causa del fiatone accumulato durante la corsa per arrivare il prima possibile nell’aula.

“ Mi scusi professore, sono in ritardo. Ho chiesto informazioni a una stu… cioè gentile vecchietta che mi ha dato la via sbagliata e mi sono persa per la città.”

“Non importa, siediti lì, tu devi essere Valenti Mary. C’è un posto vuoto in seconda fila vicino a Valentina, la ragazza dai capelli castani.” Risponde il professore di storia.

“Gra…”

La frase le muore in gola perché due ragazzi, anch’essi in ritardo, sono arrivati in aula correndo e sono inciampati su Mary facendola finire sul pavimento bianco e freddo.

“Calma, che cos’è tutta questa furia? Cosa siete, un branco di tori scatenati ad un rodeo? Aiutatela immediatamente ad alzarsi e chiedetele scusa. Che modi sono mai questi? Mai in vita mia ho avuto degli alunni così indisciplinati e maldestri.”

Il più basso dei due si precipita dalla ragazza e le chiede scusa aiutandola ad alzarsi,mentre il secondo passa d’avanti a loro e dopo essersi rivolto a lui in tono poco amichevole, si siede in uno dei banchi vuoti.

“È tutta colpa tua! Non sarei arrivato in ritardo se tu non avresti cominciato ad importunarmi!”

“Brutto scemo dalla testa piena di segatura! Prima o poi ti distruggerò, contaci.” Sussurrato ciò, anche lui si avvia verso un posto vuoto insieme alla rossa che si siede in seconda fila davanti al ragazzo svogliato.

“Bene” dice il professore “adesso credo di poter cominciare la lezione. Facciamo l’appello signori... e signorine. Abate Davide,Ali Anne,Allen Arianna, Barnes Giorgia, Baglietti Alexander, Balsari Jeanne Mary, Banni Fabio, Cabrini Giulio, De Luca Emily, De Santis Jack, Delfini Luca, Elias Marco, Falbo Elena, Fortuna Valentina, Maneri Giulia, Valenti Mary, Zaccara Cris. Ecco… Bene…”

“È già la seconda volta che dice bene… già mi sto annoiando.”dice sotto voce il ragazzo seduto in ultima fila di nome Delfini Luca al suo compagno di banco che molto evidentemente non lo sta ascoltando. È troppo attento alla lezione?
Ma che! Guarda fuori dalla finestra e la sua mente si è già persa,non a caso alla scuola che aveva frequentato precedentemente i compagni di classe lo chiamavano il “pensieroso”. Il suo vero nome è De Santis Jack.

“Di che cosa vi parlerò oggi? Avete qualche idea?”

La classe senza tanto entusiasmo mette in moto (si fa per dire) i loro cervelli nel cercare di individuare la risposta esatta. Si alzano delle mani,ma il professore le ignora perché forse vuole che un po’ tutti abbiano il coraggio di alzare le mani.

“No, giù le mani. Tu Baglietti quale risposta ci proponi?”

“Inizierà da dove eravamo rimasti in storia…”

“Si certo,ma devo verificare le vostre competenze: quindi vi darò adesso un test al quale dovete rispondere.”

“Adesso, prof?” Dice con stupore Giulia.

“Si Maneri, adesso. Se no quando lo vuoi fare? Vi preparate i bigliettini e poi rispondete?”

“Ufffff. Dicevano che era pazzo,ma non sapevo che potesse arrivare fino a questo punto. Mi toccherà impegnarmi: che seccatura!”. Dice non curante Jack.

“Ma profe, abbiamo perso tempo! Ci manca solo quaranta minuti alla fine dell’ora!” Obbiettò Anne.

“Non vi preoccupate saprete risolverlo prima dello scadere del tempo, ovviamente se le cose le sapete e se siete una vera classe.”Ribatte lo scaltro professore finendo di consegnare le verifiche.
Tutti quanti questa volta si concentrano sul compito e qualcuno mentalmente maledice il caro e vecchio professore di storia o semplicemente se stesso per aver deciso di trasferirsi in quel college.
 
Solo la campanella riesce a ristabilire la calma e la serenità nell’aula A2 e gli studenti dopo aver consegnato i compiti escono dall’aula per dirigersi alla prossima lezione. Le prime sono: Ali Anne, Valenti Mary e Fortuna Valentina che dopo essersi presentate si chiedono rispettivamente le soluzioni del compito. Durante la conversazione si viene a sapere che sia Anne che Mary sono nuove in quell’istituto perché si sono trasferite poche settimane prima.

“Lo sapete che dovete andare in segreteria durante una delle vostre ore libere per ritirare le chiavi delle vostre camere? Se ci andate insieme è probabile che vi diano la stessa stanza.” Dice Valentina ad Anne e a Mary.

“Davvero? Meglio così! Che ora hai di buca?” Dice Mary a Anne.

“Fammi controllare…è l'ora di pranzo. La tua?”

“Anche io! Fa vedere il foglio. Probabilmente abbiamo lo stesso orario!”

Anne porge il foglio a Mary che lo confronta con il suo: sono molto simili tranne che per alcune materie. Infatti Anne ha scelto Chimica, scienze umane e scherma,mentre Mary geografia, tennis e diritto; per il resto sono le stesse.

“Devi andare a filosofia, Valentina?” Chiede Anne.

“No, adesso ho lingue. E da quanto vedo non ci vedremo fino all’ora di pranzo… Be’ se non ci incontriamo nemmeno lì la mia stanza è la 111.”

“Contaci. Ci vediamo di fronte alla porta della mensa! Noi dobbiamo svoltare a destra per andare al corso di matematica. A più tardi.”Dice allegramente Mary. Anne la saluta con un cenno e segue la rossa all’aula di matematica forse già cosciente del fatto che sarebbe nata un’amicizia sincera.

A pochi passi da loro c’è un gruppetto maschile che si dirige come loro verso quell’aula e due di loro hanno ripreso a litigare per futili motivi,mentre l’altro guarda incredulo i due per poi successivamente girare la testa verso la finestra visibilmente annoiato.

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Capitolo 3
*** Io sono Jack De Santis, un vero scansafatiche ***


                 Io sono Jack De Santis, un vero scansafatiche


Non ci credo tuttora: la prima ora è finita e quell’idiota del nostro professore di storia…Yets o Yest? Non importa…Ci ha fatto svolgere una verifica in piena regola sulle nozioni che avremo dovuto sapere, senza contare che l’unica cosa che mi abbia distratto per un momento dalla noia erano due dementi che hanno travolto la ragazza dai capelli rossi che ha fortunatamente fermato il mio discorso.
Quanto vorrei essere fuori a divertirmi e a sdraiarmi sull’erba invece di stare in questo lurido istituto ad ascoltare delle noiose discussioni…Quest’aria di chiuso mi fa sentire in gabbia e in più quest’ambiente è troppo rumoroso e richiede troppo lavoro e impegno da parte mia…La gente continua a parlare, non si stanca un attimo…

“Sei ancora qui? Non dirmi che stai andando all’aula di matematica! Non ho voglia di vedere ancora la tua faccia! Sparisci dalla mia vista.”

Mi giro e il ragazzo che parla è Alexander: quello più basso di me con i capelli castani e gli occhi verdi. Sicuramente si sta rivolgendo a Cris, il ragazzo alla mia destra con i capelli neri e gli occhi blu scuro. Ancora litigano? Non si stancano mai? So che sono sempre in competizione…Sinceramente non so il perché,non che mi interessi… E a dirla tutta mi sembrano degli idioti completi o semplicemente fuori di testa… Forse si conoscono già da prima e non si sopportano.
La porta è vicina e, anche se non ci tengo ad entrare per ascoltar un’altra noiosa lezione, entro lo stesso… Il primo giorno è scortese mancare…Forse ci sarà qualche persona con la quale posso distrarmi un po’. Speriamo solo che non ci faccia anche lei un’estemporanea! Ne ho già abbastanza di ciò...Anche se mi ricordavo tutto. Giuro che questa volta la mia voglia di lavorare è pari a zero: non alzerò neanche la penna per scrivere.
Entro nell’aula e già molti dei partecipanti a questo corso si sono già seduti e Cris e Alexander entrano litigando,ovviamente. Avanzo lentamente verso la terza fila e noto due ragazze che erano anche loro al corso di storia. Stanno chiacchierando tra di loro. Quella con i capelli rossi è abbastanza carina…Ma che dico! Io detesto le ragazze! Fanno sempre di testa loro e vogliono dominare gli uomini! Non le tollero. Mi giro e mi impongo di sedermi nella fila opposta alla loro, vicino ad un ragazzo grassottello con in mano una briosce.

“Ciao, mi chiamo Federico. Ne vuoi un po’?” Mi dice indicando il cornetto che ha in mano. Questa briosce non dovrebbe essere male,ma non ne ho voglia…

“No, grazie. Io mi chiamo Jack. Jack De Santis. Cosa ti ha portato a scegliere questa scuola?”

“È da un po’ che mi sono iscritto, ma non di mia volontà avrei preferito diventare un cuoco. Da ciò che hai detto probabilmente ti sei appena trasferito qui. Invece, il tuo motivo?”

“Ah, non ne ho uno. L’artefice di questo ‘tradimento’ è mia madre. Mi ha iscritto senza dirmi niente e da un giorno all’altro a deciso di trasferirsi qui. Non potrò mai comprendere veramente le donne… sono così eccentriche e incomprensibili, non si fanno gli affari loro e pretendono di comandare. Se vedessi mia madre affermeresti che è stata capo delle legioni da combattimento. È una donna terribile!”

Federico si mette a ridere e posso capirlo,ma è veramente così!

“Non fare quella faccia…è proprio così se non peggio.”

“Scommetto che litigate spesso, ma è lei a vincere sempre, vero? Rido perché la tua descrizione assomiglia a quella di mia madre.”

Poveri noi! E detto questo rido a crepapelle insieme a questo ragazzo simpatico. Non mi dispiacerebbe finire in camera con lui anche perché non sembra un tipo noioso. A ricreazione vado a ritirare le chiavi della mia stanza e con una buona dose di fortuna potrebbe anche succedere.
Una voce che assomiglia a quella di una gallina inizia a parlare e lentamente mi metto comodo sulla sedia
pronto a schiacciare un pisolino.

“…Sono la vostra insegnante di matematica. Non mi importa di coloro che si distrarranno: peggio per loro.” Alza la sua mano e punta il dito verso la mia direzione… Che vuole questa? Hai detto che non ti interessa allora è inutile che punti già da subito il dito…i professori sono tutti noiosi…

“Ma non tollero chi mangia in classe! Sbrigati a finire e questa che sia l’ultima volta!”

Ah si era rivolta a Federico…Va bene adesso ho ascoltato abbastanza. Buonanotte! Chiudo gli occhi e metto le braccia dietro la testa e lentamente il sonno prende il sopravvento e tutto si fa buio,comincio a perdere i cinque sensi,la cognizione del tempo e dello spazio. Esiste solo la mia mente, i miei ricordi e le mie fantasie.
Sento un prurito e una mano sulla mia spalla. All’improvviso sento un dolore allucinante al sedere e velocemente apro gli occhi assonnati. Per fortuna la campanella ha attutito il suono della caduta e solo i miei vicini di banco si sono accorti che sono caduto dalla sedia. Federico mi tende la mano e sorridendo dice:

“Stai bene? Certo che hai dormito alla grande! Io ho continuato a mangiare di nascosto e non è stato facile dato che la profe dava molte occhiatacce in questa direzione.”

Mi alzo lentamente perché sono ancora assonnato anche dopo il brusco risveglio.

“Adesso che materia c’è? Non mi va proprio di andare a lezione.”

“Io ho filosofia.”

“Anche io! Anche se è la materia che odio di meno non ho proprio voglia di ascoltare la lezione. Che ne dici di fare un giro in giardino?”

“Un giro in giardino? Ma le porte sono chiuse e accanto all’ingresso c’è l’ufficio della vicepreside e ti garantisco che è la peggiore tra le arpie!”

“E chi l’ha detto che dobbiamo per forza utilizzare la porta? Ci sono tante altre vie di uscita. L’aula di filosofia è al primo piano se arriviamo per primi possiamo svignarcela.”

“Mmm… Hai ragione. Conosco una scorciatoia per il primo piano.”

Mi si illuminano gli occhi dalla gioia: questo è chiamato divertimento! Il professore uscirà di matto!
Percorriamo velocemente il corridoio principale per poi girare a sinistra e a destra e nuovamente a sinistra. Magicamente arriviamo davanti alla porta di filosofia A0. L’apro e come desideriamo l’aula è vuota.

“Questa si che è una fortuna! Grande Federico!Adesso usciamo da questo posto.”

Apro la finestra più vicina alla lavagna e salto giù e dopo qualche secondo arriva anche Federico.

Angolo dell'autrice:

È corto e non so se sono riuscita a rendere bene il carattere di Jack, ma spero di riuscirci con i prossimi capitoli. Comunque questo incontro sarà molto importante perché sarà la causa di guai, scoperte e risate.
Sono indecisa se continuare anche nel prossimo capitolo con Jack e Federico o se spezzare con Mary e Anne...

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Capitolo 4
*** Piacevoli chiacchiere e incontro pericoloso ***



                           Piacevoli chiacchiere e incontro pericoloso


[Jack]
Finalmente è finita...Si intende le ore di noiosissime lezioni...( a parte scacchi) ovvio. Passerei ore e ore su quel campo di gioco... peccato che la vita non sia solo fatta di scacchi e io che pensavo che fosse meno...noiosa. In questa scuola manca il movimento...Cosa che oggi mi è costata una bella gridata...Bè a quelle sono abituato,ma quel pazzo poteva evitare di darci anche una punizione per aver saltato solo una misera lezione... e dai si trattava solo di filosofia...una materia come le altre. Forse le persone non hanno ancora capito che le cose le faccio per una sola ragione o perché sono costretto o perché mi va. Semplice, no? E invece ci sono idioti che non capiscono la vera filosofia. Cosa credono? Non mi va assolutamente di pulire le aule della scuola per una settimana! Al massimo mi affaccerò alla finestra per osservare le nuvole. Anche se so benissimo come potrebbe andare a finire...e di certo non è per nulla un bel finale.

“Ahrg! Uff! Non ci posso pensare! Quel deficiente!” dico a voce un po' troppo alta.

Troppa gente nei corridoi...perciò troppa fatica nel spostarsi da una parte all'altra della mensa. Si può capre perchè in questa cavolo di vita si debba sempre fare una faticaccia? Risposta semplice perchè qualcuno si diverte sempre a incasinare la vita altrui... Il casino è un po' come l'amore: stupido, irrazionale, e soprattutto faticoso! Ecco l'amore crea confusione,fatica e dolore. È quell'emozione che ti fa perdere tempo in atteggiamenti che, una volta si ci è risvegliati dal letargo, sembrano inutili e spreca tempo.
Non mi accorgo di mettere nel mio piatto la cicoria che non mi piace assolutamente...Ecco questo è uno dei tanti effetti collaterali nell'avere la testa in aria. Questo è l'effetto che fa il pensare troppo...e a dirla tutta non fa per nulla bene...

Bum...Bumm...

E no, va decisamente male. In un secondo mi ritrovo a terra e... come se non bastasse,il mio vassoio rovesciato sopra la testa di una ragazza. Oh,no! Credo che adesso sia furiosa.
E invece si guarda come rassegata.

“Oggi,non è proprio il mio giorno fortunato! Ci voleva solo un po' di verdura in testa...Prima a lezione due idioti mi fanno cader davanti al professore...e adesso questo! Andiamo alla grande!”

Ma lei...è la ragazza che ho incontrato in mattinata! Mary, mi pare che così si chiami.

“Mi dispiace tanto.” Dico trattenendo la mia voglia di ridere. Le porgo un fazzoletto per aggiustare un po' il danno.

“Grazie...Sono Mary. Tu devi essere Jack.”

“Si...”

Delle altre ragazze raggiungono Mary e ovviamente chiedono che cosa è successo. Come si sono accorte che cera qualcuno che attirava troppo l'attenzione della mensa? Facile! Ci sta fissando mezzo istituto. Non che me ne importi molto di ciò che passa per la mente altrui,ma non mi piace essere fissato.

“Mary, stai bene?” dice la ragazza dai capelli neri e con due grandi occhi verdi.

“Anne, non ti preoccupare...sono solo caduta e a parte i vestiti che si sono sporcati non è successo nulla di grave.”

No voglio sentire le chiacchiere delle ragazze perchè spesso sfociano in discussioni inutili,perciò mi alzo e prendo posto vicino a Federico che mi stava aspettando ad un tavolo in fondo a destra vicino alla finestra.

“Eccomi finalmente”Dico a Federico.

“No problem- cham- nel frattempo ho finito il mio antipasto. Adesso sto iniziando appena il primo.”

“Ma se hai finito due piatti di tartine e tre di bruschette!”Dico ridendo. “è proprio vero che ognuno ha i suoi difetti e paradossi.”

Lui abbozza un sorriso e mi chiede:

“Che ne pensi della punizione? Una vera scocciatura non trovi?”

“Già,quell'idiota non aveva altro da fare che venirci a cercare in cortile! Sconteremo la punizione a modo nostro e possiamo sfruttare l'occasione per scoprire posti tranquilli dove si possa riposare in pace e giocare a scacchi.”

“La scuola è enorme e ci sono anche delle scorciatoie...Non so se esista veramente un posto così tranquillo...ma tentar non nuoce alla salute se è al fine di riposare.”

“Ben detto! La prossima volta non ci troverà...e addio lezioni noiosissime.”

Entro mezz'ora abbiamo finito di mangiare e siamo al di fuori della mensa. Per oggi non ci sono lezioni pomeridiane e possiamo trascorrere il tempo come più ci piace. Ovviamente in queste ore riposare e fare partite a scacchi sono lecite. Ma quei megeri dei professori ci hanno caricato di compiti.... Bè sai che penso? Al diavolo i compiti e i professori...Jack De Santis non si fa intimorire da nessuno. Il mio tempo libero lo passo come voglio.

“Ti va di fare una partita a scacchi?”

“Certo!”

“Andiamo in camera mia che ho lì la scacchiera.”

Saliamo le scale con molta calma e ci dirigiamo verso il penultimo piano. Ogni santa volta che mi avvio verso la mia camera, mi domando sempre per quale santo motivo dovevano darmi proprio quella al penultimo piano e per di più accanto a dei vicini rumorosi...A pensarci bene, le voci, che arrivano da quella camera, mi sono molto familiari assomigliano tanto a quelle di Zaccara Cris e Alexander Baglietti. Infatti,già dal quinto piano si sentono le loro voci che percorrono allegre i corridoi... Non devo esagerare. Allegre? Sembra che si vogliano divorare.

Slam.

Qualcuno ha sbattuto la porta e sta scendendo giù di gran carriera. È Cris,che a quanto pare,cosa che mi stupisce molto,ha perso veramente per la prima volta le staffe. Io e Federico ci guardiamo stupiti e poi ridiamo a causa della faccia corrucciata di Cris. È veramente buffissima. Non lo avevamo mai visto così.

“Certo che non ha una buona cera. Credi che la situazione stia degenerando?”

“No, la situazione è già sfuggita di mano appena si sono incontrati per la prima volta. Possiamo definirla antipatia a pelle. Ma finché non distruggeranno la camera non ci saranno gravi problemi.”

“Bene,allora dobbiamo concentrarci sulla scacchiera. Non sono molto esperto.”

“Io invece ho vinto i tornei regionali. Sono abbastanza bravo. Non è difficile imparare a giocare.”

Senza accorgermene siamo già davanti alla nostra camera. Apro la porta e, mentre Federico la richiude dietro di se,io sistemo la scacchiera e schiero le pedine da entrambi i lati. Cedo volentieri a Federico i bianchi con i quali può fare la prima mossa e ,dopo esserci seduti, comincio a spiegargli le regole.

 
 

[Cris] 
Ogni singolo momento quel cafone cerca di rovinarmi la giornata con le sue solite battutine irritanti e idiote. Se vuole la guerra che guerra sia. Questa volta mi ha fatto veramente perdere le staffe. Non ci era mai riuscito nessuno fino ad oggi. Dalla prima volta che si siamo visti è scoppiata la guerra. Strano, no? Sembra quasi che ci conoscessimo già da tempo. Non mi era mai capitato di litigare con una persona incontrata per la prima volta.
Ma, che cosa mi prende? Adesso mi metto a pensare ad un deficiente come lui per farmi ribollire ancora la mia rabbia? Sono davvero un'idiota. Sono uscito dalla camera per sbollirla,non per esplodere davanti a tutti.

Devo andare in un posto tranquillo dove non ci possa essere nessuna persona in grado d'infastidirmi a tal punto. Deve essere un posto dove nessuno apri bocca... La biblioteca della scuola! È lì che posso andare. Ma il problema è: dov'è? È da un po' di settimane che mi sono trasferito in questa caotica città e questo è il mio primo giorno in questa scuola perciò è logico che non so praticamente quasi nulla sulla posizione delle aule. Ed a essere sinceri non ho tutto questo buon orientamento.

Percorro tutto il corridoio,ma non c'è anima viva perciò giro a destra e in fondo c'è una grande porta. La apro e mi ritrovo davanti un'aula di musica e mi giunge una melodia dolce di un piano. Mi guardo attorno e in fondo alla sala c'è un pianoforte che è suonato da una bellissima ragazza dai capelli neri. Non guarda nemmeno lo spartito, suona come se il piano fosse una parte di lei. Rimango immobile. Più ascolto questa melodia e più entra dentro di me. Anche io so suonare il piano,e solo adesso mi rendo conto che non lo conosco abbastanza o per lo meno non quanto questa ragazza. Mi Avvicino lentamente e lei che, presa troppo dalla musica, non avverte la mia presenza e continua a suonare. Per non disturbarla mi siedo in una delle tante sedie e mi lascio trasportare dalla calma impressionante di questa melodia. Forse è proprio quello che ci voleva. Mi sta facendo rinascere la mia solita tranquillità e sicurezza. Altro che biblioteca! Mi ero quasi dimenticato cosa si prova ad ascoltare qualcuno che suoni il piano.

La melodia si va facendo sempre più flebile e le ultime note sembrano essere cariche di malinconia e tristezza. Applaudo senza accorgermene e la ragazza alza gli occhi di scatto e domanda in tono misto tra il sorpreso e il curioso:

“Da quanto tempo sei qui?”

“Non da molto,ma a sufficienza per dirti che sei bravissima. È da tempo che suoni il pianoforte?”

“Si, da ...cinque. Tu suoni?”

“Si,anche io suono il pianoforte,ma solo da pochi anni. Io sono Cris. È un piacere conoscerti.”

“Io mi chiamo Anne. Vuoi provare a fare questo brano: Clair de lune?”

“Si, volentieri. È un pezzo magnifico anche se triste.”

“Già...”

Ci sediamo davanti al pianoforte e lei mi dice di provare per primo così appoggio le mie mani sui bianchi tasti e inizio a suonare questa triste melodia. Anche se mette sempre tristezza è una gioia immensa suonarla. È una delle mie preferite, dove ci metto l'anima invece che le dita, dove la musica non è fatta solo di note,ma anche di sentimenti. Non credo che tutti possano capire,ma chi suona sa perfettamente cosa si prova a far scivolare le mani su questi bianchi e neri tasti. Forse perdersi, non è poi così male. Sicuramente sono fortunato ad essere capitato qua piuttosto che in sala insegnanti.

“Sei stato bravissimo.” Dice lei asciugandosi una lacrima che stava scendendo giù.

“Non esagerare,me la cavo. È da molto che frequenti questa scuola?”

“A dire la verità mi sono trasferita da poco e questo è il mio primo giorno in questa scuola. Ci sono finita per caso in quest'aula magnifica e non ho resistito...dovevo provare a suonare questo bellissimo piano. Tu, invece?”

“Anche per me è il primo giorno in questa scuola e...stavo cercando la biblioteca per stare un po' tranquillo senza con il mio compagno di stanza mi rovini il fegato, e invece mi sono ritrovato qui e sono stato impressionato dal tuo modo di suonare.”

“Il tuo compagno di stanza ti fa disperare... Ei aspetta! Tu non sei il ragazzo che è arrivato in ritardo per la prima lezione?”

“Si, per colpa di quello che adesso è il mio compagno di stanza. Appena ci siamo visti ci siamo messi a litigare...è stato un po' come ci conoscessimo da tempo. Ma è evidente che non l'ho mai visto prima di oggi. Gli strani casi della vita.”

“Non vi sopportate già a pelle...forse siete così diversi che no potete sopportarvi...”

Dice la ragazza più a se stessa che a me.
Non so per quale strana ragione mi viene naturale parlare con lei...Normalmente non avrei detto tutti o quasi tutti i miei problemi alla prima persona che incontro. Che sarà questa la sua capacità? Ognuno ha delle doti e dei difetti...perché mi sto facendo complessi mentali? Basta Cris sei noioso.

“Perché non facciamo una passeggiata fuori? Oggi è una bella giornata. Le mie compagne di stanza si sono sparpagliate in tutta la scuola. Mary voleva andare in segreteria per vedere se durante il periodo scolastico le era concesso uscire in città per fare shopping, Angelica voleva trovare l'aula di musica, io volevo andare in biblioteca e Lucia è sparita. Perciò non ho niente da perdere...”

“Va bene dato che non voglio più rivedere l'idiota del mio compagno di stanza.”

Ci avviamo verso il corridoio principale per poi svoltare a destra e uscire dal portone secondario. Un bel po' si studenti sono fuori a godersi la bella giornata: qualcuno gioca a pallone, altri leggono libri e altri ancora chiacchierano allegramente. Solita e normale giornata...passeggiamo nel giardino ante stante dell'istituto. È piacevole trascorrere il tempo in questo modo. Forse l'ho sempre saputo e sempre ignorato.

Anne si siede all'ombra di un pino e mi invita a fare lo stesso, così io mi siedo al suo fianco. Mi parla dei  suoi hobby e delle sue passioni oltre la musica. Non è una ragazza qualsiasi,cioè una di quelle ochette che parlano sempre di cose frivole. È molto informata sulla cultura generale. A dire il vero un po' mi spaventa... sembra un'enciclopedia fatta in persona. Ma è anche simpatica. Finalmente in tutta questa giornata incontro qualcuno che condivide un po' i miei interessi e le mie idee.

Qualche oca starnazzante interrompe la nostra discussione strillando qualcosa tipo “è lui! Wow! Sto per svenire.” e altre scempiaggini del genere perché hanno appena avvistato un ragazzo con capelli biondi e occhi grigi (detto da loro un dio greco sceso sulla Terra). Il suo modo spavaldo e fiero di camminare gli danno un’aria antipatica e superba. Ma chi si crede di essere? Quasi preferisco il mio compagno di stanza: almeno non ha una forte puzza sotto il naso. E come se non bastasse a qualche metro da noi ci fissa o meglio mi fissa con uno sguardo omicida. Sinceramente non capisco cosa vuole da me dato che non lo conosco. Neanche gli avessi soffiato sotto il naso la sua ragazza!

Sfortunatamente prima che riesca a dirgli di andarsene, ghigna e sparisce nel piccolo boschetto dietro alle nostre spalle. Anne fissa ancora il punto in cui c’era lui reggendosi la testa con una mano.

“Stai bene?”

Lei mi annuisce anche se sembra confusa e turbata. Che conosca già quel ragazzo?
A stento riesce ad alzarsi e muovendo il piede destro in avanti barcolla. Senza dire una parola la carico sulle spalle senza curarmi delle sue proteste.

“Dove mi stai portando? Ti ho detto che sto bene! È solo uno sciocco giramento di testa.”

“Invece stai male e probabilmente ti sei presa un insolazione. Quindi fai la brava e non fare tante storie.”

Lei comincia a darmi dei colpetti leggeri sulla testa,ma sono deciso a non lasciarla andare anche se molti studenti ci stanno scambiando per un film comico in 3D.

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Capitolo 5
*** Presentazioni,scontri e dubbi ***


Torniamo un po' di ore indietro...
[Anne]
La campanella che annuncia l’inizio della pausa pranzo è appena suonata e, senza far notare troppo il mio sollievo per la fine della lezione di scherma, mi avvio verso lo spogliatoio femminile per farmi una bella doccia prima di andare in mensa. Gli studenti non sono male e le lezioni sembrano impegnative,ma la cosa più importante è che ci sono persone come Mary e Valentina.
Non riesco ancora a credere di essere qui in questo preciso istante…tutto sembra magnifico. Chissà come sono le camere e con chi dovrò dividerla…Sarebbe super fantastico avere delle coinquiline che non invadano la mia privacy…Ci vorrebbe una fortuna enorme. Cosa che non penso di avere.
Mentre mi avvio verso la segreteria, noto che molti studenti usciti dall’alula 07 hanno il morale a terra e i loro sguardi sprigionano istinti omicidi. Devono proprio aver passato una pessima ora di lezione! Spero di non avere il loro stesso insegnante.
Eccomi davanti alla porta,busso e una voce stridula mi invita ad entrare.

“Vorrei avere le chiavi della mia camera. Sono Ali Anne.”

“Ali Anne?! Eccole qui sei nella 112. La stanza è all’ultimo piano.”

Ultimo?!?! Fantastico! Devo anche fare tutte le scale. Va be’ speriamo che ne valga la pena.
Sorrido alla segretaria e garbatamente esco dalla stanza non lasciando trapelare il mio disappunto. Con buona lena,ma poca voglia salgo le scale dove a quest’ora dovrebbero esserci tutte le mie cose.
Arrivo nella mia camera ed è già aperta...Qualcuno è arrivato prima di me? Saranno i miei coinquilini.
Varco la soglia e non vedo nessuno perciò comincio ad esplorare la camera o meglio le camere. Attraversato il corridoio iniziale mi si presentano di fronte quattro porte. La segretaria non aveva accennato a nessuna camera dentro un'altra. Mentre il mio cervello continua a cercare di ricordare le parole della segretaria, dalla camera a destra esce una ragazza con capelli biondi tendenti al castano,con occhi azzurri e mi dice:

“Ciao, sei una delle coinquiline? L'unica che è libera è quella all'estrema sinistra.”

Mi sorride e poi aggiunge:

“Ah, mi chiamo Angelica. Angelica Star. Tu? Se vuoi ti aspetto e scendiamo insieme alla mensa.”

“Io sono Anne Ali. Se aspettare non ti da alcun fastidio, perché no? Però devo farmi una doccia.”

“Non c'è problema aspetto”

Così apro la porta della mia camera, mi faccio una doccia e prendo i primi vestiti che vedo una volta aperta la valigia più grande ai piedi del letto. Chi saranno le altre compagne di camera? Che dico? È un appartamento....o quasi. Quattro camere dentro una... Adesso apro la porta e vedo che non c'è solo Angelica ad aspettarmi, infatti ci sono anche Mary e un'altra ragazza dai capelli ricci rosso fuoco.

“Mary! Allora siamo nella stessa camera! Emm, no, nello stesso appartamento.”

Tutte sorridono e la ragazza sconosciuta si presenta.

“Io sono Lucia Dum. Piacere di conoscervi. Mi hanno detto che ti chiami Anne.”

“Si, è così. Allora andiamo?”

E così ci avviamo verso la mensa tutte insieme… Come primo giorno non è male… ho visto e incontrato molte persone. No che mi piaccia molto vivere nella confusione totale,ma ogni tanto stare in compagnia fa bene. O almeno spero. Sembrano tutti così allegri, spensierati… Eppure ho una brutta sensazione. Meglio non farci caso per non preoccupare le altre.


                                                                                 ***
Una volta uscite dalla mensa le ragazze decidono il da farsi.

“Allora, cosa proponete di fare?”Dice Angelica.

“Io vorrei fare shopping,ma non so se si deve avere un permesso speciale. Faccio un opera di carità!
Vado in segreteria e chiedo anche per voi.”

Senza aspettare il consenso delle altre, Mary si precipita in segreteria. Le ragazze si guardarono stupite.

 “Che ci volete fare.” Dice Anne. “Lei è fatta così. Io devo anticiparmi i compiti. Tutti ci hanno dato troppe cose da fare. E in più voglio fare una ricerca...Chi vuole venire in biblioteca può venie con me.”

“Anne ti rovini il tuo tempo libero! Dicono che in questa scuola ci sia una nuova aula di musica che hanno fatto durante le scorse vacanze estive. Voglio trovarla.”Dice Angelica. “Lucia cosa ne pensi?....Lucia? È sparita!”

Tutte si girano e Anne esorta le altre a non pensarci: “Avrà avuto le sue cose da sbrigare... Allora ci vediamo a cena. Ciao.”

Così Angelica, una volta rimasta sola, comprende di non avere la minima idea di dove si possa trovare la nuova aula di musica. Si ricorda che avevano detto che era stata costruita al secondo piano. Ma la scuola è grande e questo è un problema a dir poco enorme. Allora decide di chiedere ad alcuni ragazzi in mensa che le rispondono in modo negativo. Stufa di girare a vuoto, decide di raggiungere Anne in biblioteca per fare anche lei i compiti assegnatole. La biblioteca non è per nulla lontana dalla mensa perciò la raggiunge presto e si accorge che Anne non è seduta da nessuna parte.
 
Che se ne sia andata?Non credo sono passate solo due ore... Può aver già finito? Un attimo...lei è nuova,non conosce l'istituto. Che si sia persa? Pensa Angelica. Poco male, farò gli esercizi da sola...
 
“Signorina Valenti le ho già detto che è impossibile ottenere un permesso del genere tranne che per le vacanze di natale e di pasqua. E non si è flessibili nemmeno per le persone più meritevoli. A posto di perdere tempo e ad importunarmi potrebbe mettersi a studiare fin da subito,non credi? A lavorare e senza replicare ulteriormente. Adesso ho da fare.”

“E va bene, signora Rossi.”

Queste erano le voci di Mary e della vice preside e da quello che ha potuto sentire Angelica il suo sogno di fare shopping era andato in frantumi.
Mary,afflitta da questa sconfitta, entra nella biblioteca cercando un viso noto che la potesse aiutare nello studio e vede solo Angelica.

“Ciao, come hai potuto sentire, quella strega non mi ha dato il permesso di uscita. È un'antipatica. Dove sono le altre?”

“Anne sarebbe dovuta andare in biblioteca,ma quando l'ho raggiunta non c'era. Lucia è sparita e non ho la pallida idea di dove possa essere.”Risponde Angelica.

“Che compiti hai? Non credo che oggi abbiamo frequentato le stesse lezioni.” Mary porge il foglio con scritto l'orario e Angelica lo confronta con il suo.

“Si, hai ragione. Frequentiamo corsi diversi,ma mi puoi aiutare in una ricerca per filosofia.”

“Ok,va bene.”

“Mmmm. Il libro che ci serve è nella sezione 1-7 B. È la sezione a destra.”

“lo prendo io.”

Così Mary si avvia verso la sezione indicata da Angelica. Guarda tra gli scaffali per vedere dove sia la sezione dedicata alla filosofia umana del XIX secolo. Qualcosa la distrae dalla sua ricerca: un anello da uomo. La ragazza,vedendo l’oggetto, lo raccoglie e curiosa lo rigira tra le mani.
 
È un anello…chi sa a chi appartiene…è molto strano: ci sono disegnate dei rovi e ci sono incise due lettere…J. D. All’interno c’è una serie di numeri… sembra una data …20/09/5000. Data?!??? Ma cosa vado a pensare è sicuramente un codice a barre! Non può essere una data!(Codice a barre inciso in un anello? nda)
 
Mary lo mette in tasca promettendosi di darlo in segreteria in modo tale da rintracciare il proprietario. Rialzandosi si rimette alla ricerca del libro di filosofia e una volta preso ritorna da Angelica che aveva cominciato a leggere una rivista.

“Come mai ci hai messo così tanto?”

“Non trovavo il settore.” Dice mentendo.

Ha paura che l’amica la ritenga una sciocca perché si era fatta distrarre da un anello?
In realtà non sa neanche lei il vero motivo che l’ha spinta a mentire. È soltanto un anello e nient’altro che un oggetto comune. Ma per lei c’è qualcos’altro. Una parte del suo cervello le dice di essere prudente e le ordina di tenere la bocca chiusa. Sembra che sia qualcosa legata ad un passato confuso che non riesce ben a focalizzare.
Mary senza accorgersene aggrotta la fronte e porta la sua mano destra sulla fronte. Angelica, accorgendosi del gesto di Mary, le dice un po’ preoccupata:

“Mary, ti senti bene?”

La rossa, rendendosi conto del gesto quasi involontario, dice ad Angelica che sarebbe andata in infermeria per farsi dare qualcosa per il mal di testa. Mary, a passo un po’ troppo veloce , esce dalla biblioteca in direzione opposta rispetto a quella dell’infermeria.

“Mary, quella non è la direzione giusta! L’infermeria è dall’altra parte!”

Grida invano Angelica. Tutti i presenti si girano e guardano in modo torvo la bionda e le fanno segno di stare in silenzio. La ragazza in imbarazzo apre il primo libro che le capita davanti e inizia a leggere.
Mezz’ora più tardi si sentono dei passi. È un ragazzo di bel aspetto, dai capelli biondi e occhi di un grigio azzurro e da addominali scolpiti, che sta entrando nella biblioteca. Forse sta entrando per fare una ricerca oppure per incontrare qualcuno.
Angelica disturbata da quel singolare rumore di scarpe alza la testa per vedere la causa del suono. Rimane per un po’ di tempo a fissarlo come un po’ tutte le ragazze che sono in biblioteca. Lui dal canto suo non lo nota o meglio non ci fa caso e si dirige in modo rapido e sicuro verso la sezione di filosofia. Una volta arrivato non cerca dei libri dello scaffale,ma garda il pavimento in cerca di qualcosa. Angelica, seduta ancora al suo posto, finisce di buttare giù le ultime righe della sua ricerca.

Non pensando più al bel ragazzo entrato nella biblioteca, decide di tornare in camera. Apparentemente il piccolo appartamentino è vuoto, così Angelica entra nella sua camera e cerca di riposarsi. Ma il rumore dello scaldabagno non la fa dormire e quando decide di alzarsi sente la porta principale aprirsi, perciò va a vedere chi è rientrato.

“Ah, ci sei anche tu.”

“Eccoti. Dove eri finita? Siamo uscite tutte insieme dalla mensa e senza dire nulla te ne sei andata? Ti sembra che sia un atteggiamento normale ed educato? “

“Non devo rendere conto a tutti tutto ciò che faccio! E non parlarmi con quel tono. Non sei mica mia madre! Sembri la vicepreside: un’impicciona e antipatica. Chi ti credi di essere? Io della mia vita faccio quel che ne ho voglia. Non mi devi venire a dire che cosa devo fare!”

“Non ti sto rimproverando! Non mi interessa cosa fai! Sei una maleducata semplicemente perché quando si è in compagnia non si sparisce senza dire: ‘ciao me ne vado’ o cose simili.”

“Hai sentito il tuo tono arrogante? Non sei nessuno per…”

“Come ti permetti di darmi della cafona e maleducata? Ti ho solo detto che così non va. Se vuoi essere mia amica non…”

“Chi vuole essere tua amica? Ma fammi il piacere!”

Detto questo Lucia entra nella sua stanza sbattendo la porta. Angelica sbalordita più che mai sente di cominciare a nutrire una certa ostilità nei suoi confronti. Così ritorna nella sua camera, prende un libro a caso dalla libreria e senza riuscire a leggerlo si perde in quell'assurda discussione.


Angolo dell'autrice:
Scusate l'enorme ritardo. Questo capitolo non riuscivo a scriverlo,ma è sicuramente fondamentale perchè sarà il motivo dei tormentati pensieri di Mary sul passato e incipit delle scoperte. Le scoperte dei ragazzi e delle ragazze saranno affrontate dai due gruppi in modo diverso e grazie al ritrovamento dell'anello da parte di Mary la storia si protrà finalmente snodare. Per chi ama Jack si dovrà tenere pronto perchè continuerà a farne di cotte e di crude per scansarsi la punizione finendo anche in qualcosa più grosso di lui come il passato e una certa organizzazione.

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Capitolo 6
*** Il segreto scoperto da Jack ***


                                              Il segreto scoperto da Jack



Mary non sa il motivo del suo voler fuggire più lontano possibile dall’amica. E la cosa che più non riusciva a comprendere era ciò che le era successo. Un improvvisa luce era apparsa nella sua mente, come un flesh, quando stava cercando di ricollegare quell’anello a un suo cassetto della memoria,  e poi la testa aveva cominciato a farle male. Non aveva mai sofferto di mal di testa. E adesso che ci sta riflettendo, quello non poteva essere un comune mal di testa: era durato pochi istanti e le era apparsa una strana luce bianca.

I pensieri della ragazza corrono così veloci che, da quando aveva lasciato la biblioteca, lei non ha avuto nemmeno il tempo di comandare alle gambe il giusto percorso da seguire. Quando entra un venticello fresco proveniente da una finestra aperta, Mary interrompe le sue supposizioni e si rende conto del guaio nel quale si è messa. Si è persa e non ha la pallida idea di dove sia. Allora la rossa cerca nella tasca della divisa la piantina della scuola, ma per sua sfortuna l’aveva dimenticata nella sua stanza. Disperata e maledicendo la sua sbadataggine, percorre il corridoio e prova a vedere se nelle aule ci sia qualcuno ai quali avrebbe potuto chiedere delle informazioni.

Girando a vuoto per circa un’ora si ritrova in un corridoio differente dagli altri: è più grande e spazioso. Sulla sinistra,Mary vede una porta aperta molto grande e sentendo un rumore ritmato e continuato si sporge per vederne la causa. È una palestra o meglio un campo da basket dove un ragazzo atletico dai capelli marroni si sta allenando fuori orario forse grazie ad uno dei permessi speciali dati solo agli studenti modello. Mary rimane stupita dalla grinta che il ragazzo dimostra nel giocare, perciò facendo attenzione a non far rumore si siede e rimane a guardarlo.
 
Ma… quel ragazzo mi pare di averlo già visto…non dirmi che è lui?!?!
Sì, scema, è lui. È il ragazzo che insieme a quel maleducato è entrato in classe di fretta e mi ha travolta… Chissà se hanno smesso di litigare quei due. Mi pare che si chiami Alexander.
 
Suoi movimenti sono così fluidi, veloci e perfetti che sembra che li abbia studiati con cura prima di metterli in pratica. Non ha mai visto un talento così grande da vicino e perciò rimane a guardarlo rapita, quasi affascinata dal suo modo di allenarsi. Il ragazzo non accorgendosi della sua presenza continua ad allenarsi dando tutto se stesso. Il motivo è semplice: lui vive per il basket e forse è nato proprio per quello.

Dopo ore di allenamento il sole è incominciato a calare e lo spettacolo giunge al termine. Alexander, o come lo chiamano di solito gli amici Alex, non accorgendosi nemmeno della presenza della ragazza, si toglie la maglietta e prende un asciugamano dal suo zaino. Mary, imbarazzata, esce dalla stanza senza fare alcun rumore. In quel momento Alex si gira e pur non avendo visto la ragazza ha la sensazione che qualcuno abbia lasciato appena adesso la stanza. Dandosi dello stupido idiota, raccoglie il suo zaino e anche lui esce dalla palestra per ritornare in camera, nonostante non abbia nessuna voglia di rivedere la faccia del suo compagno di stanza.

I corridoi sono deserti ed è quasi ora di cena. O meglio,Alex solo dopo un po’ di tempo si accorge di non essere l’unico ad non essersi ancora recato nella mensa scolastica. Un ragazzo alto, biondo e palestrato sta camminando in modo distratto nella direzione opposta alla sua ed è lampante che non sta andando né alla mensa né nelle camere. Il suo volto di tanto in tanto si scurisce e diventa minaccioso. Alex si irrigidisce ed è quasi spaventato da questo ragazzo che sembra quasi avvolto nelle tenebre. Non cerca neanche di capire qual è il filo conduttore dei suoi pensieri e velocizzando il passo arriva in men che non si dica al suo dormitorio. In quel momento sapeva che non lo avrebbe mai più voluto rivedere, preferiva mille volte rivedere Cris.

Entra nel bagno adiacente alla camera che è pieno di vapore. Non curandosi di questo dettaglio fa una doccia veloce e, presi i primi vestiti che gli capitano sotto mano, esce dalla camera. Mentre stava chiudendo a chiave la porta, sente quella accanto aprirsi con una calma impressionante, quasi cose se la persona che l’avesse chiusa lo avesse fatto con assoluta noia. Alex capisce subito che il ragazzo in questione era Jack accompagnato da quel ragazzo cicciotto che mangia quasi sempre.
Anche se li conosce solo di vista (quei due ragazzi avevano fatto del loro meglio per farsi notare), li saluta con un ciao. Federico risponde allegramente,mentre l’altro accenna un saluto con la mano destra.

“Come mai non siete ancora a mensa?”

“Semplice. Quel matto del professore di filosofia ci ha trascinato fuori dalla nostra camera e ci ha costretto a pulire tutte le aule di un piano della scuola. Una vera seccatura! Invece di avere il pomeriggio libero siamo rimasti segregati a fare compagnia alla polvere.” Risponde Jack con fare annoiato.

“Però devo dire che è stato interessante abbiamo trovato…”

“Tanto ciarpame e trofei senza valore.”

La frase di Federico viene interrotta da Jack che rimedia all’errore del suo amico. Quello che avevano visto doveva rimanere tra loro. Fortunatamente Alex non da peso all’intervento di Jack e non dubita delle sue parole. Infatti che cosa poteva nascondere la scuola?
E nel frattempo Jack riporta alla mente la scoperta della stanza….

“Bene,bene. Questo pomeriggio e per tutti i pomeriggi di due settimane pulirete tutte le aule della scuola. E non scordatevi di riordinare le biblioteche. Mi avete capito o no, piccoli monelli?” Dice il professore di filosofia.
Come risposta riceve un ‘Sì, signore’ da Federico e uno sbadiglio da parte di Jack. Prima il professore guarda storto l’alunno indisciplinato,ma poi sorride, o meglio ghigna, e dice agli alunni:

“Non vi libererete molto facilmente! Il vostro compito sarà molto impegnativo e noioso. Divertitevi!”

Il professore così dicendo se ne va allegro in cerca di qualche altro studente da impegnare nei lavori scolastici.

A Jack non piace proprio questo ghigno e sbuffa sonoramente prevedendo il grande carico di lavoro che li attende. A complicare la situazione c’è anche una bidella alla quale il professore le ha affidato con il compito di sorvegliare il loro lavoro. Jack le da un’occhiata da far gelare chiunque all’istante e mette in moto il cervello per mettere in pratica un piano di fuga da quell’inferno. Come se non bastasse la bidella si rivela esigente e crudele: li fa lavorare come matti mentre lei sta seduta mangiando un grosso gelato(come se lei avesse bisogno di più grassi di quanti ne abbia).

Per prima puliscono l’aula dei trofei dei campioni della scuola. È una sala letteralmente stracolma di coppe e medaglie tanto che se non si fa attenzione si rischia di romperne qualcuna. Jack, alla vista di quella sala, per poco non era svenuto per lo stress emotivo nel sapere l’arduo lavoro che devono svolgere. Mentre Federico è letteralmente senza parole e,come se avesse scollegato il cervello, prende meccanicamente la pezza che gli porge la bidella. Jack, ripreso dallo shock iniziale, sbuffa e borbotta un ‘Chi la dura la vince’, per poi mettersi a strofinare una delle prime coppe senza alcuna voglia. Anche Federico lo imita e sussurra al suo amico se avesse già elaborato un piano,ma l’altro scuote la testa,anche se sembra avere in mente qualcosa.

Dopo alcune ore la vecchia bidella inizia a russare e Jack capisce che è arrivato il momento di svignarsela. Cercando di non far rumore si avvicinano molto lentamente alla porta e sgattaiolano via. Si mettono a correre e si scontrano con un ragazzino molto basso dall’aria di un credulone. Ed è ora che al moro viene un’idea geniale.

Jack gli dice che lo stava cercando la bidella addetta alla sala trofei perché il preside lo aveva scelto per pulire la sala piena di coppe e le biblioteche in modo che si sarebbe potuto guadagnare l’uscita nel fine settimana al centro di Roma. Il malcapitato,appena sente ciò, si precipita nella sala trofei a lucidare le coppe. Federico confessa all’amico che non crede sia stata una buona azione nel immischiare quel povero ingenuo. Jack, dal canto suo, alza le spalle e lo invita a seguirlo.

Dopo alcuni minuti la loro attenzione viene catturata da una sala molto strana: sembra un ufficio. Jack è sicuro che nella mappa della scuola non ci sia nulla del genere,perciò entra nella speranza di poter trovare alcune informazioni utili a mettere nei guai il professore di filosofia. Questa stanza è molto più piccola degli altri studi,ma contiene una libreria che si stende per tutta la parete. Jack si avvicina allo scaffale e controlla tra i libri nella speranza di trovare dei fascicoli che riguardino il professore. Nel frattempo Federico, che è molto stanco, si siede e appoggia la sua schiena contro la libreria. Ma non fa neanche in tempo a chiudere gli occhi che la libreria gli svela una nuova stanza. È  grandissima e tappezzata tutta di rosso. Per di più è di forma circolare. I ragazzi alla sua apparizione rimangono sbalorditi. Che senso ha nascondere una stanza di una scuola dietro una libreria? Di certo non si vuole che qualcuno indesiderato ficchi il naso in faccende che non devono riguardargli. Ma quella deve essere una scuola,non una casa dei misteri.

Jack comincia a rivalutare la sua permanenza in questa scuola e mettendosi una mano tra i capelli si pone una domanda: scappare e fare finta di non avere un mistero tra le mani o entrare in ballo per poi eventualmente rischiare di scoprire qualcosa di sconveniente per la sua tranquillità? Questo è un grosso problema…Alla fine,vedendo che Federico è già dentro e che sta curiosando, decide di entrare. D’altra parte non può lasciare che il suo amico si prenda tutto quel peso, non lo permetterebbe mai. Da solo non avrebbe quasi avuto dubbi…avrebbe mollato appena avrebbe capito che la situazione sarebbe diventata complessa. Ma adesso non se la sente di mollare: Federico è determinato a scoprire la verità.

Iniziano a sfogliare alcuni volumi sulla scrivania al centro della stanza. Ben presto scoprono che contengono delle informazione su alcuni alunni che sembrano aver fatto carriera nel campo politico e che alla fine di ogni rapporto cerano sempre due lettere puntate (F.G.) e uno strano motivo: dei rovi.


“Federico, non è meglio che lasciamo perdere? Questa ricerca non ci condurrà a niente di buono.”

“Jack, se non vuoi scoprire niente torna indietro e fai finta di non aver visto nulla.”

“Ma sei scemo o cosa? Come posso lasciarti da solo in questa situazione? Ok, ormai sono dentro, ma voglio che mi prometti una cosa. Non una parola ad altri di quello che abbiamo visto”

“Ok, ci sto!”

“Ricorda: non una parola!”

Detto ciò mettono tutto a posto e escono furtivi cercando di lasciare meno tracce possibili.
 
Federico, dopo essersi dato dello stupido, domanda ad Alex come aveva passato il suo pomeriggio.  Il ragazzo rispose con una semplice e sintetica frase, in modo da far capire ai suoi interlocutori la sua poca importanza.

“Allora hai deciso di far riposare le nostre povere orecchie?” Lo stuzzica Jack una volta ritornato al presente.

Prima che Alex potesse rispondere, Federico fa notare agl’altri due che ormai sono arrivati davanti alla porta della mensa. È evidente che sono in ritardo: la vicepreside aveva appena lasciato la parola al preside. Sgattaiolando tra i tavoli cercano posto. Alex nota il suo compagno di stanza che è in compagnia di una bella ragazza.

“Ehi, ma quella chi è?”

“Alex, non è il momento! Se ci vede la vice preside…”

Ed ecco che in quel momento prende la parola il preside:

“Sembra che tutti gli studenti siano riusciti a trovare la mensa…Anche quelli nuovi.”

Jack giurerebbe che il preside li aveva guardati e pensa che quel vecchietto non è affatto noioso. In un certo senso nei sui confronti nutre timore e rispetto, questo è molto strano per lui, dato che per nessuno aveva mai provato così tanta reverenza. È sempre stato un ragazzo ribelle e incurante delle regole. Lui dice sempre che le regole sono fatte per essere infrante oppure per coloro che vogliono essere domati da qualcosa che è più forte della propria morale. In altre parole le regole non sono fatte per lui: è pigro, incurante dei limiti imposti dai grandi ed è sempre indifferente per la noiosa vita quotidiana.
Frettolosamente prendono posto all’ultimo tavolo rimasto e nel frattempo ascoltano la voce del preside.

“Benvenuti e benvenute per i nuovi arrivati all’accademia. Questa scuola come avete già potuto constatare ha delle regole ferree e ci sono alcuni professori come : il professore di filosofia, Alphonse Torri, e la professoressa Valeria Dama. Vi consiglio caldamente di non fare marachelle o per lo meno”dice abbassando il tono di voce “non fatevi scoprire.”

Qualche risata scoppia qua e là,ma i meno divertiti sono i due responsabili della disciplina e Jack che al solo ricordo della loro punizione gli saliva la pressione.

“Dopo questo piccolo momento di ilarità passiamo alle cose serie. Per chi non sappia ancora le regole dell’istituto, i doveri e i diritti di tutti gli studenti può ritirare l’apposito libro in segreteria. Normalmente una volta fatta l’iscrizione viene recapitato anche il libro,ma non si è mai troppo prudenti.
Ricordo che le lezioni inizieranno per tutti domani mattina alle 8:30 e che fino alle 8:00 si potrà fare la colazione. Ognuno di voi ha l’orario delle lezioni. E per chi lo avesse smarrito potrà chiederlo in segreteria.
Cosa aggiungere… La signora Gina vuole ricordare,come ogni anno, che, se servissero dei libri per alcune ricerche, potrete richiedere il prestito nella libreria della scuola compilando l’apposito modulo. E per concludere per tutti i programmi per le gite e le uscite saranno appesi nella bacheca dell’ingresso.
Credo di aver detto tutte le cose essenziali…
E come dico tutti gli anni:buona permanenza e buon appetito.”
Alla fine del discorso tutti gli studenti più grandi applaudirono e li seguono a ruota i nuovi arrivati.
I ragazzi senza farselo dire due volte cominciano a mangiare. Alcuni di loro sembrano affamati perché divorano il cibo non facendo neanche caso alla pietanza che stanno mangiando, altri con calma prendono la forchetta come se fossero ad una cena di galà, mentre altri ancora temporeggiano chiacchierando sulla loro giornata.

Anche Mary è seduta ad un tavolo che chiacchiera con Angelica e la rassicura sul suo stato di salute. Sembra partecipe e attiva nella conversazione,ma la sua mente è preoccupata e incuriosita al tempo stesso da quell’anello. Non lo aveva rivelato a nessuno e non sembra aver alcuna intensione di farlo perché,come si ripete spesso, la sua mete le gioca brutti scherzi e che non c’è motivo di preoccuparsi per un anello.
Il suo interlocutore non nota neanche il cambiamento della sua espressione tanto è assorta nei sui discorsi sulla moda e gli stilisti più illustri.

"Mary, hai il ragazzo?" chiede, poi, all'improvviso Angelica. "Dai, a me puoi dirlo"

Mary presa alla sprovvista arrossisce e ricorda il momento in cui Alex si toglie la maglietta.

"No!"

"Quale pensiero ti è appena passato per la testa, eh?"

Mary gonfia le guance per l'irritazione e per nascondere l'imbarazzo.

"E invece perchè non rispondi tu a questa domanda?"

"Non ce l'ho, ma in questo istituto ci sono tanti bei ragazzi. Tu sei così fortunata: Cris e Alex ti hanno fatta cadere e hai parlato anche con Jack!"

"Ma le situazioni erano imbarazzanti! Nella prima ho fatto la figura della sfigata davanti a tutta la classe,mentre nella seconda davanti a tutti quelli presenti nella menza e per di più con qualche verdura tra i capelli!"

"Non essere melodrammatica! Ho notato che Jack è interessato a te!"

"Ma cosa dici!"

"Datti da fare. La tua amica ha già preso di mira Cris. Guardali." Dice indicando il tavolo dove era seduta Anne. "Visto sembrano ad una cena romantica!"

"Tu vedi troppi film e hai una fervida immaginazione."

"Manca solo Alexander, se non ti fai avanti tu ci provo io." Angelica sorride e Mary approfitta della situazione per dire:

"Altro che angelo. Io ti vedo le corna e il tridente, mia cara diavoletta. E forse staresti benone con quel bel diavolo..."

Alle dieci circa la vicepreside dice a tutti gli alunni di ritirarsi nelle proprie stanze perché le luci le spengono alle dieci e mezza e chiunque si trovi ancora in giro riceverà una punizione severa.
Gli alunni di mala voglia lasciano la sala e si ritirano nelle proprie stanze.
Jack, che cammina insieme a Federico e Alex, trova per terra l’anello che Mary aveva trovato in biblioteca. Il moro lo raccoglie e Alex incuriosito si avvicina.

“Che cos’è? Forse è meglio consegnarlo in segreteria.”

Jack notando i rovi gli risponde:

“Non ce ne alcun bisogno è mio. L’ho perso prima di entrare in mensa.”

Federico lo guarda sbalordito,ma poi capisce che Jack ha per le mani qualcosa di veramente grosso e dice:

“È una fortuna che lo hai ritrovato. Tua madre ti avrebbe ucciso.”

“Hai ragione.”

Alex non capisce e forse non capirà mai quel ragazzo, adesso sembra preoccupato. Eppure dovrebbe essere contento. O no?
Al gruppetto si avvicina un ragazzo dai capelli rossi.

“ Ciao, ragazzi. Qualcosa non va? Il biodino vi sta facendo saltare i nervi?”

“Ciao, Cris.”

Il ragazzo appena arrivato si stupisce della risposta del suo compagno di stanza. Gli aveva risposto senza provocarlo né insultarlo. Cris non è per nulla soddisfatto della risposta di Alex e decide di far sputare il rospo al suo compagno di stanza una volta soli.
L’opportunità gli si presenta davanti una volta entrati nella loro stanza. Alex è silenzioso e non sembra aver intensione di stuzzicare Cris come al suo solito.

“Mi vuoi dire che cosa è successo oggi? Sei strano. Cosa ha fatto Jack? Anche lui non sembrava lo stesso.”

“Per questa volta posso anche evitare di risponderti in modo sgarbato. Secondo me sia Jack che il suo amico nascondono qualcosa. Quell’anello che Jack ha trovato non è suo. Federico me lo ha confermato involontariamente con la sua faccia stupita. E poi…”

“Cosa? Ti ha insospettito qualche altro loro atteggiamento?”

“Federico aveva parlato di una stanza,ma è stato interrotto da Jack…”

“Pensi che possano agire questa notte?”

“Non lo so. Quello che possiamo fare è stare svegli e aspettare la loro mossa.”

“Ma dobbiamo spegnere le luci per far funzionare il piano.”

“Hai ragione.”

I due ragazzi per la prima volta dal loro incontro si coalizzano. Forse è proprio vero che davanti al pericolo o ad un mistero gli uomini tendono ad aiutarsi a vicenda.

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Capitolo 7
*** Jack e Federico in azione ***


                                Jack e Federico in azione


Jack si siede sul suo letto e rigira tra le sue mani l’anello trovato soffermandosi sul groviglio di rovi. È lo stesso raffigurato in quel libro. Di questo ne è certo. Ma come può essere coinvolto quell’anello con quei libri?
Federico per non distoglierlo dai suoi pensieri non gli domanda il piano e attende una risposta ai piedi del letto.
Passano solo pochi secondi e Jack, capendo lo stato d’animo del suo compagno di stanza, risponde alla sua tacida domanda .

“È lo stesso disegno che c’è sempre in ogni pagina di quei libri. Voglio riuscire a capire cosa collega quest’anello ai testi. Perché non farlo questa notte? Di certo in una notte non si riuscirà a capire molto,ma potremo cominciare a vederci chiaro se ripetiamo la stessa operazione per più notti…”

Vedendo la faccia dubbiosa di Federico aggiunge:

“Lo so che il rischio è alto,ma,come si dice, tentar non nuoce.”

“Da quando sei diventato così attivo?”

Jack ride ma poi risponde in modo serio:

“Ormai ci siamo dentro e non credo che convenga mollare proprio ora.”

“Forse hai ragione.”

“Agiremo mezz’ora dopo che le luci si saranno spente. Così è più probabile che nessuno sia ancora in piedi.”

Jack apre l’armadio e prendo uno zaino e ne estrae una torcia elettrica, una mappa della scuola e un foglio nel quale ci cono scritti gli orari di pattuglia e le zone sorvegliate.

“E quello quando e dove lo hai preso?”

“L’ho rubato alla segretaria quando stava cercando la chiave della mia stanza. È stato un gioco da ragazzi.”

“Tu sei un genio pazzo.”

“Tutti i geni sono pazzi. Ma ogni genio è accompagnato dal suo amico che talvolta è più genio di lui.”

Jack prende in mano la mappa e accende la torcia con la quale illumina la mappa per poter elaborare un piano. Individua il corridoio dove c’è la stanza che da accesso alla loro meta e traccia con un pennarello rosso il percorso da fare. Poi prende la carta dei pattugliamenti e traccia sulla mappa i punti controllati con degli asterischi.

“Ecco questa è la via più sicura per raggiungere la meta. Il corridoio è sorvegliato da un addetto che passa ogni ora.”

“Sembra un po’ troppo facile”

“Bada che non dobbiamo fare rumore…”

Jack anche se non lo da a vedere è molto teso e preoccupato non solo per l’esito della missione, ma anche per i segreti che può celare quella stanza segreta e il possibile collegamento tra l’anello e quei libri. Più ipotizza e meno riesce a trovare la risposta che si possa avvicinare più alla verità. Federico dal canto aedesso è più tranquillo, anzi sembra felice di vivere un’altra avventura con il suo pazzo compagno di stanza.

La luna ormai risplende alta in cielo e le stelle brillano più che mai decise a battere la bellezza della luna nella sua forma integra. Il vento crea un’atmosfera sinistra come per suggerire ai due ragazzi di non intromettersi in affari che si potrebbero rivelare più grandi delle loro spalle. Ma niente e nessuno può togliere dalla testa a Jack De Santis una meta prefissata, perché lui ,pur mostrandosi apatico ai fatti noiosi della vita quotidiana , risveglia il suo genio nelle situazioni più pazze e insensate.

Finalmente Jack con la fronte un po’ corrucciata si alza e fa cenno a Federico di seguirlo: è giunto il momento. Jack prende la mappa e la torcia mentre Federico lo zaino rosso.
Il corridoio è scuro e vuoto, non c’è anima viva. Fa un po’ paura per il suo aspetto solitario e ignoto, ma niente di tutto ciò è paragonabile alla forza distruttrice che si creerà dal loro sbaglio più grande.

I due ragazzi, ignari di essere seguiti da due ombre che si nascondono nell’oscurità del corridoio, proseguono il loro cammino verso la sala agognata.
Il silenzio li avvolge tranne che per gli impercettibili rumori dei loro passi e di quelli dei due inseguitori che, man mano il tempo avanza, si fanno sempre più fiacchi e lontani come se i cani da caccia avessero smarrito la scia che li conduce alla loro preda. Il freddo dei corridoio li avvolge e dei brividi incostanti e irregolari li percorrono come il vento impetuoso scuote le foglie degli alberi del cortile. Il respiro si fa sempre più affannoso e i dubbi cominciano a farsi strada tra i due ragazzi che si domandano se veramente quella loro scelta sia stata la cosa migliore da fare. Ma ormai non possono ritornare indietro, di questo ne sono convinti da un po’, però, come è naturale che in ogni uomo ci siano delle indecisioni poiché la vita è una strada tortuosa a molti incroci, Jack e Federico non possono fare a meno di riflettere sulle loro scelte.

Continuando per il corridoio si possono notare a stento le scale che portano al piano inferiore. Perciò Jack fece un cenno della mano in direzione del suo compagno per invitarlo a seguirlo. Federico con cautela gli si avvicina e insieme scendono le scale ormai decisi a compiere quel passo verso una verità tutt’altro che divertente e semplice. Loro sono consapevoli di ciò,ma la curiosità  e la voglia di trasgredire delle regole per evitare la noiosa normalità li spingeranno a mettere i piedi dentro un nido di vespe.

Finalmente alla fine delle scale c’è la porta di quella stanza piccola che assomiglia ad un piccolo ufficio e, controllando che non ci sia nessuno, si avvicinano alla libreria e la spingono per poi accedere nella stanza segreta. Tutti i libri si trovano nello stesso posto dove li avevano lasciati. È evidente che nessuno si era preso la briga di controllare che fosse tutto al suo posto. Questo fece sorridere Jack che si sente più furbo dei custodi di quella stanza.

“È incredibile!” dice Federico “Nessuno è stato qui.”

“E noi faremo in modo che nessuno si accorga che siamo stati qua.”

Jack sorride a Federico. I momenti passati con lui non erano mai stati noiosi e anche se non lo conosce bene è grato all’amico che lo ha supportato fino a quel momento. Sa che lui manterrà il segreto della stanza e dell’anello.
Jack prese a sfogliare nuovamente il libro dove aveva visto il simbolo uguale a quello del misterioso anello.
Comincia a leggere le lettere scritte a mano e scopre che sono tutte raccomandazioni. Che fossero stati alunni della scuola? Leggendo vari nomi, Jack scopri che molti tra questi si erano fatti un nome tra: medici, avvocati, uomini di affari...  Queste però non erano firmate da F.G. a differenza degli scritti che sembravano argomentazioni per coinvolgere nelle azioni della giunta dei rovi dei politici che avevano fatto quella scuola. Le lettere sembravano anche estranee alla giunta...
In negli scritti compaiono sempre parole che sembrano dei codici: quel progetto, tale disegno, nel nome del sacro anello, per ciò che conta, in nome della nostra giustizia…
Tutte quelle parole non hanno un senso.

Non hanno alcun indizio e brancolano nel buio. Di certo c’è in ballo qualcosa di veramente grosso. I testi risalivano a quattro anni. Ormai chi ha ideato questo piano(di qualunque cosa si tratti) sembra ormai a buon punto. E ora Jack capisce il perché nessuno sorveglia la stanza: sono sicuri di potercela fare.
Anche Federico si è già messo all’opera e sta leggendo un libro molto voluminoso. Ha una copertina rossa e semplice: c’è solo un piccolo disegno. È un groviglio di rovi.
La prima pagina è scritta a mano e in corsivo. Le parole recitate sono le seguenti:
 
“La nostra forza è il mezzo per distruggere il marcio. Lo scopo supremo è L'Idea. Questo è un giuramento. L’idea è ciò che conta, non importa il prezzo da pagare. Siamo disposti a tutto. Più agguerriti che mai. Questa è la giunta dei rovi.”
 
Federico,accorgendosi di avere per le mani qualcosa di importante, fece cenno a Jack di voltarsi per vedere con i suoi occhi quel libro.
Questa stanza, tutti questi libri sembrano senza senso. Perché tenere in una scuola una stanza segreta? Cosa c’è dietro a tutto ciò? Queste domande vengono spontanee ai due ragazzi e da queste se ne pongono altre.

“Non capisco. Ci sono troppi libri non riusciremo a leggerli nemmeno in un anno intero. Però quello che hai trovato sembra quello più interessante. Se è un diario di questa “Giunta dei rovi” possiamo ricavare delle informazioni utili anche se non devono essere recenti… la data della prima pagina risale a circa cinquant’anni fa. L’anno della fondazione della scuola.” Dice Jack più a se stesso che a Federico, che stava già curiosando un altro libro.

“Sembra che tu abbia letto il libro che parla della scuola che ci hanno dato dopo l’iscrizione.” Dice ironico Federico, come se volesse far ammettere all’amico di aver compiuto un atto che stona con il suo pensiero.

“Ovviamente no. Ho letto il titolo ‘dal 8500 una scuola affidabile’. E questo lo possiamo vedere con i nostri occhi. Tutto quello che è qui puzza di guai, meistero e marcio.” Risponde Jack con amara ironia facendo un gesto teatrale quando sottolinea la parola affidabile.
Federico sorride a quel suo buffo gesto e dopo qualche istante la sua faccia si ricompone e domanda all’amico:

“Pensi che i professori siano coinvolti?”

“Non credo che tutti sappiano qualcosa…credo che da domani dovremo iniziare ad indagare sui professori. Per lo meno dobbiamo cercare di capire se sono coinvolti o meno. Inizieremo dai loro cassetti e poi dalle loro camere…è un vero peccato che sia rischioso portare uno di questi libri dietro. La nostra ricerca si potrebbe concludere prima.”

“Il diario della giunta del 8500 possiamo portalo. Non credo che nessuno rivada più a sfogliare quel diario così vecchio.”

“In effetti… ma sì portiamolo!” Annuisce Jack e poi aggiunge: “ Credo che per oggi possa bastare è passata un’ora ed è già mezzanotte, sicuramente ci metteremo un’altra mezzoretta a tornare e non credo che sia prudente rimanere qui ancora. In fondo non sappiamo se a qualcuno che è immischiato con questa giunta possa avere la grande idea di entrare qui dentro.”

Federico annuisce sapientemente e nello stesso momento in cui escono dal passaggio dietro la libreria sentono dei rumori di passi e voci provenienti dal corridoio che porta proprio nella stanza dove sono i due ragazzi. Jack, svelto come la luce, chiude il passaggio della libreria e prende la mano di Federico per trascinarlo dietro tre altissime pile di libri del piccolo ufficio. La voce più sonora e squillante è quella inconfondibile della vicepreside che sembrava alquanto alterata e il suo tono suggeriva il fatto di aver trovato qualcuno in fragrante mentre infrangeva una delle tante regole dell’istituto.

“Mai nella mia scuola ho visto dei ragazzi così indisciplinati. Vi permettete anche di controbattere ciò che vi ho appena detto. La vostra condizione non potrà certo migliorare. Venite con me senza più un lamento.”

“Ma professoressa le abbiamo già…”

“Ho già detto che non voglio sentire scuse! Non un lamento. Chiaro? Sapete che posso espellervi per un comportamento indecoroso e indegno per l’istituto.”

I due ragazzi non ribattono alla vicepreside,ma nei loro sguardi si può benissimo vedere la voglia di insultarla in tutti imodi possibili. La vicepreside, non contenta della predica che gli ha fatto durante tutto il tragitto,tutt’ora continua a dire a voce alta parole come “mai visto” “disonorevole” e “indisciplinati”. Quando arrivano davanti alla porta, la spinge di lato con fermezza e fa accomodare i due ragazzi. Con un lento movimento si siede anche lei al di là della scrivania e, ignara dei due nascosti dietro le pile di libri sul pavimento, si porta con decisione gli occhiali più vicino agli occhi come se volesse vederci meglio per chiarire la questione con i ragazzi.

“Bene, questo è il mio ufficio. E adesso mi spiegate come mai eravate fuori a gironzolare per i corridoi. Niente tentativi di tergiversare. E non pensate di cavarvela con solo una lavata di capo.”

Cris, che è evidentemente scocciato dalla situazione, comincia il suo discorso dopo essersi schiarito la gola:

“ Eravamo fuori dalla stanza perche c’è venuta sete perciò volevamo andare nelle cucine per prendere una bottiglia d’acqua. Tutto qui. Non potevamo morire assiderati!”

La vicepreside, irritata da tutte quelle stupidate, vuole fare capire ai ragazzi che anche se non vogliono parlare li avrebbe costretti a fare le pulizie della scuola così sicuramente ci avrebbero pensato due volte prima di gironzolare nei corridoi. Così con un brutto ghigno sul volto, che le moltiplica le rughe che le segnano la sua età, dice:

“Per questa urgentissima impellenza, dato che viviamo in un deserto, vi do l’onore di fare i turni in cucina per tre settimane. Dovrete lavare tutti i piatti, a mano si intende. E badate bene che devono essere lucidi. Così non potete dire che vi manca l’acqua.”

Le sue parole agli orecchie di Cris e Alexander non appaiono per nulla divertenti, forse in un contesto diverso avrebbero anche sorriso alla sua battuta.

“Bene, adesso andate prima che vi lasci anche il compito di pulire il giardino. E non fatevi più vedere in giro a quest’ora. Sono stata chiara?”

I due ragazzi stanchi di sentire le sue lamentele annuiscono senza cercare di controbattere e si dileguano in un batter d’occhio. La vice-preside non sembra soddisfatta della sua predica e, forse a causa della sua età, ha l’aria stanca e assonnata. Rassegnata, dopo aver aperto il primo cassetto con una chiave che porta nella sua tasca destra della gonna, prende dei documenti e inizia a sfogliarli. Non sembrano avere alcuna affinità con i libri della stanza nascosta e Jack con Federico cercando di fare il meno rumore possibile escono dalla stanza. Dopo aver svoltato l’angolo del corridoio cominciano a correre a perdifiato sperando di non aver perso troppo tempo nella stanza della vicepreside. Una volta entrati al sicuro in camera cominciano a ridere come matti  ripensando alla sfuriata della vicepreside.

“ Hai visto che sfuriata! E la faccia di quei due!” dice Federico.

Jack comincia a ridere ancora più forte senza quasi dare segni di volersi fermare. Poi di colpo sentendo dei passi, svelti si infilano sotto le coperte.
È solo il guardiano di turno e ,dopo che i suoi passi si erano dileguati, Jack si rivolge al compagno di avventure:

“Mi chiedo cosa significhino veramente quei documenti. Molto probabilmente guai per noi,ma… e poi quei rovi…gli stessi dell’anello.”

“Secondo me è inutile rimuginarci sopra stasera. Facciamo che tra tre giorni ci riproviamo. Quei due ci stavano pedinando”

“Già… ci comporteremo come se nulla fosse e ce ne staremo buoni per qualche giorno. Però dobbiamo indagare su altri fronti… i professori fino a che punto sono coinvolti?”

“Secondo me dobbiamo ingraziarceli per ottenere un grande cerchio di azione… ma come?”

“Che scocciatura fare i bravi bambini. Ma forse ottenendo il posto di ronda si riuscirà ad ottenere qualcosa…”

Federico sbadiglia sonoramente e, dopo essersi girato sull’altro fianco, si immerge in un sonno profondo. Jack, invece, continua a pensare ed escogitare strategie. Quando si impegna non c’è nessuno in grado di tenergli testa o quasi.

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