Quando gli opposti si attraggono

di Morgana_94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Primo giorno di lavoro ***
Capitolo 2: *** 2. Come l'ultima volta ***
Capitolo 3: *** 3. La festa parte 1 ***
Capitolo 4: *** 4. 4. La festa parte 2 ***
Capitolo 5: *** 5. Cena romantica ***
Capitolo 6: *** 6. Un giorno a Manhattn ***
Capitolo 7: *** 7. Rebekah ***
Capitolo 8: *** 8.Guai in vista ***
Capitolo 9: *** 9. Spia ***
Capitolo 10: *** 10. Non sono in grado di amare ***
Capitolo 11: *** 11. Lasciarti andare? ***
Capitolo 12: *** 12. Troppo tardi ***
Capitolo 13: *** 13. Ritrovandosi ***
Capitolo 14: *** 14. Di nuovo insieme ***
Capitolo 15: *** 15. Gelosia ***
Capitolo 16: *** 16. Ritorno a New York ***
Capitolo 17: *** 17. La festa di beneficenza ***
Capitolo 18: *** 18. Nuovi arrivi ***
Capitolo 19: *** 19. Sposami ***



Capitolo 1
*** 1. Primo giorno di lavoro ***


capo Salve a tutti! Sono venuta a rompere un'altra volta su EFP con un'altra storia diversa dalle altre.
Nella mia storia sono tutti umani, nessuno è un essere soprannaturale. Non esistono doppelganger, vampiri, Originali, licantropi ecc..
Nella mia fic ci saranno persone comuni che affrontano i naturali problemi quotidiani.
Il pairing che ho scelto è la coppia Delena.
Trama: Elena a un anno del diploma trova lavoro a New York, in un'importante azienda. Sarà la segretaria del capo, il bellissimo e stronzo Damon Salavtore.
All'inizio darà filo da torcere all'ingenua Elena, la umilierà davanti a tutti come fanno tutti i capi del resto, ma poi scoccherà la scintilla. Spero che vi piaccia baci Morgana^^
Quando gli opposti si attraggono
1.Primo giorno di lavoro.
Elena
Un rumore insopportabile mi fece svegliare, ma ancora avevo sonno, misi la testa sotto il cuscino rischiando di soffocare sperando che il rumore sparisse. Macchè! Era lo stesso insopportabile. Sbuffando lancia il cuscino sul pavimento e diedi un'occhiata alla sveglia le 6:00. Sgranai gli occhi infastidita, la mia coinquilina aveva deciso di fare pulizie alle sei di mattina!
Andai in cucina, e vidi Vicky che con la mano destra mangiava un toast e con l'altra armeggiava con l'aspirapolvere. Sospirai, la conoscevo da una settimana da quando avevo traslocato lì, non era male però ogni santa mattina rompeva con l'aspirapolvere e non mi faceva dormire. Lavorava come parrucchiera in un negozio molto lussuoso, lì andavano le persone ricche.
-Vicky...- tentai di chiarmarla nel modo più gentile possibile.
-Oh, buongiorno Elena!- esclamò sorridendo staccando quell'aggieggio infernale -Ho preparato la colazione: caffè, latte, succo e toast! Oggi è il tuo primo giorno di lavoro! Devi avere molti zuccheri in circolo- disse indicando il tavolo preparato.
Vicky con me era stata molto gentile, quando constatò che non ero una poco di buono come la sua ex inquilina fece i salti di gioia. Sospirai pesantemente quando mi ricordò che era il mio primo giorno di lavoro, ero nervosa al massimo. Mi trascinai fino al tavolo e mi accasciai sulla sedia addentando un toast con la marmellata di fragole.
-Ho paura..-esclamai guardando l'aspirapolvere. Vicky si avvicinò a me.
-Elena, così inizi male. Devi essere positiva! Anche io l'anno scorso avevo una paura matta, io vengo da una piccolissima cittadina di campagna non sapevo nulla sulla Grande Mela, ma tempo una settimana mi sono ambientata e ci riuscirai anche tu- esclamò facendomi l'occhiolino.
Sorrisi non troppo convinta. Volevo tornarmene a casa dai miei genitori, da Jeremy e dalla mia migliore amica Bonnie. Ma ormai era tardi per tornare indietro, e poi ero la testarda Elena Gilbert a me nulla mi spaventava. Finìì di mangiare e mi preparai, presi la macchina e mi diressi verso l'edificio. Odiavo il traffico di New York, a Mystic Falls era tutto molto più semplice, le persone erano più umili mentre lì avevano tutti la puzza sotto al naso. Parcheggiai nell'area riservata ai dipendenti, quando feci il colloquio con Caroline Forbes mi disse che potevo parcheggiare lì tranquillamente.
Dalla voce mi sembrava gentile, adesso dovevo vederla di presenza. Feci un respiro profondo e mentre entravo guardai l'orologio ero in anticipo.
Appena entrai vidi gente che correva a destra e manca, gente che urlava, gente che rovesciava caffè nelle magliette di altri: un casino.
E io non sapevo da che parte andare, notai una ragazza bionda che osservava la sua cartellina decisi di chiedere a lei.
-Ehm salve...sono Elena Gilbert, quella nuova...-
La ragazza alzò lo sguardo su di me e fece un sorriso a trentadue denti.
-Tu sei Elena? Io sono Caroline  Forbes, non c'è bisogno che mi dai del lei! Vieni che ti accompagno dal capo- esclamò con un entusiasmo impressionante. Mi prese per il polso e mi trascinò in ascensore.
-Ti vedo tesa! Non lo essere! Qui siamo una famiglia ti ambienterai presto! Solo una cosa: il capo è un tipo...ecco..diciamo stronzo-l'ultima parola la sussurrò per paura di essere sentita, anche se eravamo sole in ascensore. Ecco! Lei sì che mi aveva tirato su il morale!
-Cioè?- chiesi con la voce tremolante.
-Alle nuove come te diciamo le tratta da schiave..ha un carattere schifoso, sgorbutico, non gli va mai bene nulla, ad una ragazza l'ha fatta licenziare solo perché nel suo caffè anzichè mettere due cucchiai di zucchero ne ha messi tre. Anche io sono nuova, sono qui da un mese. Ma io sono la fidanzata di suo fratello...quindi-
Deglutìì e non dissi nulla. Guardai la porta dell'ascensore con occhi agitati. La porta "purtroppo" si aprì e davanti a noi comparve un ragazzo, poteva avere una ventina di anni sembrava simpatico.
-Ciao Tyler!- esclamò la bionda accanto a me. -Ti presento la nuova ragazza, Elena Gilber. Dovrebbe essere la nuova assistente del capo- spiegò guardandomi quasi con compassione, evidentemente il mio ruolo non doveva essere molto piacevola. Tyler mi guardò dalla testa ai piedi con sguardo malizioso, io distolsi lo sguardo per evitare di arrossire.
-E' un piacere conoscerti Elena, io sono Tyler Lockwood mi occupo della grafica..-spiegò tendendomi la mano. Io sorrisi timidamente e la strinsi.
-Beh buona fortuna allora. Ci vediamo Care- detto questo mi fece un'occhiolino ed entrò in ascensore.
Caroline mi guardò maliziosa. -Hai fatto colpo!-
-Ma no che dici...-
Fermammo la nostra camminata e arrivammo davanti alla porta di Damon Salvatore. Lo sentimmo sbraitare con qualcuno.
-Ma che cazzo dici? Ti è andato di volta il cervello?-
Forse era al telefono. -Idiota! Stefan sei un'idiota! Cosa ho fatto di male per aver avuto un fratello incapace come te eh? parlerò io con quello stronzo-
Guardai Caroline atterrita, lei mi sorrise cercando di incoraggiarmi. La bionda bussò, sentimmo l'uomo sbuffare e staccare il telefono. Non rispose nemmeno, quindi Caroline entrò.
-Caroline ho appena litigato con quel cretino del tuo ragazzo, quindi taglia corto e arriva al punto-
Io rimasi sulla soglia della porta, ed ero sul punto di andarmene. Forse era un uomo cinquantenne anche se la voce era giovanile, basso, pieno di barba e grosso, incazzato con il mondo.
-Ehm..Damon c'è la ragazza nuova-
-Che aspetti falla entrare, ho fretta-
Caroline si voltò verso di me, e mi fece cenno di entrare. Lentamente avanzai verso l'interno dell'ufficio, due zaffiri mi perforarono immediatamente.  Dentro di me rimasi a bocca aperta, altro che cinquantenne grosso e brutto. Era l'uomo più sexy e affascinante che avevo mai visto in vita mia.
-Come ti chiami? Da dove vieni? Quanti anni hai?- chiese in tono sgorbutico, beh Care mi aveva avvertita.
-Elena Gilbert, ho 20 anni e vengo da Mystic Falls-
Damon scoppiò a ridere, io lo guardai inarcando un sopraciglio. -Mystic Falls? E che è una cittadina di un libro delle favole? O di un romanzo fantasy sui vampiri?-
Odiavo quando mi sfottevano. -E' una cittadina della Virgina- precisai io infastidita. Lui smise di ridere e tornò serio, sembrava un po' sorpreso, forse qui nessuno gli aveva mai risposto.
-Sei molto giovane, ma ti metto in prova se sai fare sei dei nostri, se fai la bella addormentata nel bosco sei fuori. Caroline sarà il tuo supervisore, ti dirà lei cosa fare per questa settimana-
Io annuìì e feci per uscire con Caroline, ma lui mi bloccò. -Ah Gilbert portami un caffè-
Andai alla macchinetta del caffè e lessi tutte le voci: espresso, macchiato, decaffeinato. Iniziai a sudare fredda, quale voleva?
Beh decisi di fare di testa mia e premetti il pulsante espresso. Zucchero? O santo cielo non ricordavo. Decisi di metterne tre.
Prima di entrare bussai, non ebbi nessuna risposta e dopo pochi secondi entrai. Lo ritrovai chino su delle carte e con una sigaretta appena accesa nella mano destra.
Gli poggiai il caffè e senza degnarmi di uno sguardo ne bevve un sorso. Immediatamente fece una faccia schifata ed io socchiusi gli occhi nell'attesa della sua sfuriata.
-Quanto zucchero hai messo?-
-Tre-
-Tre? Ma sei matta! Ti avevo detto due!-
-A dire il vero non mi ha detto la quantità di zucchero, così ho fatto di testa mia- dissi sostenendo a fatica il suo sguardo.
Mi guardò stupito, incazzato e stupito. -Osi rispondermi ragazzina?-
-Ho detto solo la verità, e poi non mi sembra il caso scaldarsi tanto per un caffè, posso portagliene un altro con la dose di zucchero che preferisce-
Lui mi guardò negli occhi, io sostenni il suo sguardo. Vidi i suoi muscoli del suo sexy viso..ehm..del suo viso rilassarsi.
-Lascia stare. Torna al tuo lavoro, non mi piace la gente che ozia ma ti avverto di non fare la scaltra con me, e riportati questo schifo di caffè-
Presi il caffè e mi venne voglia di buttarglielo in faccia, ma mi trattenni e senza degnarlo di uno sguardo uscìì dal suo ufficio sperando di non rimetterci piede per il resto della giornata.

Damon
Quella ragazzina era davvero irritante,non era nemmeno assunta e già si metteva a fare la furba con me. Lì dentro in cinque anni che sono il capo mai nessuno si è permesso di rispondermi, nemmeno Caroline che era mia cognata. Ma la cosa che mi faceva arrabbiare di più era stato il fatto che non ero stato capace a buttarla fuori come la precedente, la sua schiettezza mi aveva stupito.
E i suoi occhi mi ricordavano quelli di mia madre. La mia povera madre morta quando ero un bambino, gli occhi di quella ragazzina erano capaci di invadermi l'anima come faceva mia madre quando commettevo qualche marachella. I miei occhi divennero lucidi, ma poi scossi la testa assumendo la mia solita espressione.
Adesso dovevo rimediare il danno fatto da mio fratello, aveva acconsentito ad unirci ai fratelli Mickaelson. Ma io non volevo unirmi proprio a nessuno, mio fratello era giovane ed inesperto e non capiva che quelli ci avrebbero mandati in banca rotta più di quanto lo eravamo già, avevo bisogno di un'idea e alla svelta.
Qualcuno entrò nel mio ufficio senza bussare, mi girai infastidito e notando chi era la mia espressione non mutò.
-Ciao tesoro-
Elizabeth Pierce era una ragazza che lavora lì, diciamo che era il mio giocattolino preferito a letto era una bomba e diciamo che la pagavo solo per quello visto che a lavoro non mi era tanto utile
Avanzò verso di me sinuosamente, era una ragazza sexy e mi eccitava parecchio. Senza rispondere al suo saluto la buttai con poca grazia nel divano ed iniziai a spogliarla.

Elena
Ero seduta alla mia scrivania con Caroline, stavamo consumando il pranzo. Mi era stata vicina tutta la mattinata e mi disse che svolgevo i compiti alla perfezione anche se ero una combina.guai.
Avevo gettato l'inchiostro sulla sua gonna, fortuna che si porta sempre un cambio, avevo gettato due volte la pattumiera a terra e inoltre aveva gettato il caffè nella maglietta di Tyler.
Ma nessuno sembrò arrabbiarsi.
-E davvero non ti ha licenziata?-
Feci di no con la testa, e la bionda mi guardò come se fossi un'aliena, bevve un sorso d'acqua e assunse un'aria solenne.
-Ho capito, sei una strega e lo hai...stregato!-
Sgranai gli occhi e scoppiai a ridere, quella biondina era davvero divertente.
-Parlami un po' di te? - disse curiosa.
-Beh, ho 20 anni vengo da Mistyc Falls...una piccola cittadina della Virgina- precisai- Ho un fratello minore e beh..sono una ragazza come tante, spero che un giorno diventerò qualcuno, avrò un posto nella società-
La bionda annuiva a tutto quello che dicevo evidentemente anche lei desiderava quello che volevo io. Speravo di aver iniziato bene con l'essere l'assistente dell'editore capo della rivista di moda per eccellenza di New York.
Una ragazza molto bella attirò la mia attenzione, mentre aggiustava la sua maglietta rimpicciolita avanzava fiera e sicua di sè nella stanza, si aggiustò i capelli e fulminò con lo sguardo un ragazzo che per sbaglio l'aveva urtata.
-Chi è quella?-
Caroline si girò e immdiatamente roteando gli occhi fece un'espressione schifata.
-Quella è Elizabeth Pierce. Si sente la reginetta di tutto lo Staff, è stata a letto con tutti i ragazzi non gay che ci sono qui e inoltre se la spassa anche con il capo. Ci ha provato anche con Stefan e ti assicuro che gli ho fatto un occhio nero, ultimamente aspira a Damon, vuole essere la sua fidanzata-
-E Damon che ne pensa?-
Caroline fece spallucce. -Che è una troia-
Continuammo a mangiare chiudendo lì l'argomento. Continuavo ad osservarla, di bella era bella. Ma non capivo cosa ci trovasse il capo, beh non che me ne importasse qualcosa, ma non si accorgeva che era una bambola vuota?
-Guarda cosa hai combinato stupida! Le mie scarpe di Prada!-
Io e Caroline guardammo in direzione di Elizabeth che era stata lei ad urlare. Stava inveendo contro una ragazza, questa ragazza si stava mettendo perfino a piangere.  Per sbaglio aveva rovesciato la coca-cola sulle scarpe elegantissime di Elizsabeth, e adesso la stava ricoprendo di insulti.
Mi alzai di scatto dalla sedia sotto gli occhi attenti e curiosi di Caroline e anche sotto un altro paio di occhi che non mi ero accorta che osservavano la scena. Mi avvicinai alle due, osservando con sguardo duro la mora.
-Non ti sembra di esagerare! Non  l'ha fatto apposta-
-E tu chi saresti ragazzina?Come osi parlarmi in questo tono?-
Il suo sguardo era oltraggiato, le guancie erano rosse per la rabbia e il suo tono era isterico. Evidentemente anche lei lì era molto temuta.
-Mi chiamo Elena. Io ti parlo come voglio non sei mica Sua Maestà la Regina-
-Mi ha versato la coca-cola sulle mie scarpe di Prada!-
Feci un sorrisino strafottente. -Lo hai ripetuto già 10 volte! Puoi smetterla di starnazzare come un'oca in calore, mi è venuto mal di testa-
Detto questo mi voltai e con stupore notai che tutti i dipendenti guardavano me. Alcuni con sguardi terrorizzati, altri con ammirazione e Caroline era sconvolta.
Mi sedetti dov'ero e notai Elizabeth che mi lanciava sguardi di puro odio; si sarebbe vendicata.
-Elena che cazzo hai fatto?- mi chiese Caroline buttando la forchetta nel piatto.
La guardai senza capire. -Adesso Elizabeth lo racconterà a Damon e lui ti licenzierà! E' la sua favorita!-
-Che lo faccia! Non sopporto le ingiustizie!-
-E' arrivata la paladina! Elena non siamo in una semplice cittadina qui. Qui devi imparare a magiare o sarai mangiata. Non devi preoccuparti degli altri, perché la ragazza che hai difeso non esiterebbe a mettertela nel tuo grazioso sederino per una sua promozione, non dedi fidarti di nessuno, devi guardare i tuoi interessi e speriamo che Damon non ne sappia nulla di questp battibecco che hai avuto con quella...-
Sbuffai non mi piaceva per niente. La pausa pranzo era finita ed io e Caroline continuammo a fare il nostro lavoro. La biona andava a rapportare tutti i miei lavori svolti in modo discreto a Damon.
Caroline parlava bene di me, ma il capo non sembrava per nulla meravigliato annuiva in modo distaccato e la mandava via.
Feci amicizia con Tyler e ci scambiammo i numeri, non era per niente male.Anche se per il momento non volevo instaurare un rapporto con nessuno, la relazione finita con Matt il mio ex, mi aveva lasciata completamente devastata.
Tra di noi era finita perché non provavo più nulla per lui, e alla fine lo avevo tradito beh non tradito che ero andata a letto  con qualcuno, avevo semplicemente baciato un ragazzo che mi attraeva moltissimo. Non era di Mystic Falls ma era anche lui di New York, chissà se l'avrei rivisto.
Erano le 18:00 e la mia giornata di lavoro era finita, scambiai il mio numero anche con Caroline, e una sera ci saremmo viste per bere qualcosa.
Tornai  a casa e mi buttai sul letto ripensando a quegli occhi azzurri che mi avevano letteralmente stregata.


Questo primo capitolo non è interessante lo so, ma è introduttivo qui vi spiega le cose.
Più avanti ci saranno molti più momenti in cui Elena e Damon si scontreranno, parleranno e...beh non anticipo nulla.
Spero in qualche recensione ^^
Baci Morgana =)
P.S: il titolo è provvisorio, non riesco a trovarne uno decente se qualcuno ha qualche idea accetto molti consigli ^^




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Capitolo 2
*** 2. Come l'ultima volta ***


capo2
Quando gli opposti si attraggono.
2. Come l'ultima vollta

-... mamma..tranquilla mangio abbastanza...no, non sono dimagrita!-
Erano le 22:00 e a mia madre le era venuta la felice idea di chiamarmi, per la terza volta in quella giornata. Vichy mi guardava divertita.
-Tesoro sai che mi preoccupo per te, specialmente adesso che sei lontana, voglio che fai dei pasti completi Elena-
Sbuffai e alzai gli occhi al Cielo, non le era ancora passata la fissa per il cibo. Non ero un tipo che mangiavo molto, con poco mi saziavo e stavo apposto almeno per mezza giornata, e tutto questo a mia madre non le andava a genio.
-Tranquilla mamma, adesso che lavoro mangio di più non preoccuparti-
Era due ore che parlavamo al telefono e mi ripeteva sempre le stesse cose: "stai attenta", "Non aprire agli sconosciuti, New York è risaputa per i serial killer pericolosi che prima violentano le vittime e poi le uccidono senza pietà", "Non guidare forte" ecc..
-Ma tesoro...-
Ok non ne potevo più. Feci dei gesti con la bocca e soffiai sull'apparecchio.
-Cosa mamma? Non sento nulla! Mamma? mamma? vabbè a domani-
Chiusi la chiamata e buttai il mio i-phone sul letto. Vichy scoppiò a ridere di gusto. Io in tutta risposta le tirai un cuscino.
Vichy girava per tutta la casa, cercava di trovare qualcosa da fare invano.
-Vichy mi stai facendo venire il mal di testa!-
La ragazza si sedette sul mio lettino e mi guardò fissa. -Mi annoio, che ne dici se andiamo a fare un giro. Andiamo a bere qualcosa! E chissà incontriamo qualche ragazzo carino!-
-Ok, ma non torniamo tardi però-
Vichy annuì entusiasta, e iniziammo a prepararci. Lei era tutto un programma con quel vestito rosso, abbinati ai sandali rossi e con la borsetta rossa.
Io misi una gonna nera e una maglietta blu. Io ero molto semplice nel vestire.
Mi portò in un locale frequentato da persone ricche. Io spalancai la bocca.
-Elena chiudi quella bocca o ti entreranno le mosche- esclamò beffarda.
-Tu sei impazzita! Ci costerà una fortuna e io ancora non ho tutti quei soldi- esclamai gesticolando davanti ai buttafuori che mi guardavano come una pazza.
Vichy mi guardò con un sorrisetto di chi la sapeva lunga e non mi rispose. Si avvicinò ai buttafuori e disse loro qualcosa, io la guardai incuriosita che cavolo aveva in mente?
I ragazzi gli risposero e lei si avvicinò a me sorridendo.
-Entriamo!-
-Cosa?- urlai sconvolta. -Che hai combinato? Ti prego dimmi che non è ciò che penso io- piagnucolai.
Vichy era capace anche di andare a letto con uno dei due buttafuori pur di entrare in quel locale. Una volta l'aveva fatto, ancora però io non ero arrivata a New York.
Vichy mi guardò oltraggiata. -Ma che hai capito?! Il locale è del fratello di una mia amica, che viene ogni settimana al negozio. Noi possiamo entare senza pagare- mi spiegò.
-Ma non ti sembra di approfittare?.-
-Ma che te ne frega? Loro i soldi ce li hanno e anche a palate, forza entriamo- detto questo mi prese per un braccio e mi trascinò. Quando entrai la musica mi stordì molto.
Ragazze e ragazzi si scatenavano con "I know you want me". Mi sentìì a disagio e inapropiata con quello che avevo addosso.
-Vichi però non stiamo molto? Ok? Vichy?!-
Vichy già non c'era più, come aveva osato lasciarmi sola?! Mi sentivo un pesce fuor d'acqua. Sbuffando stavo per uscire quando notai una chioma bionda alla mia destra, mi avvicinai meglio e notai che era Caroline, stava ballando con un ragazzo. La bionda si accorse di me e iniziando a sorridere mi fece cenno di avvicinarmi a lei.
Facendomi largo tra la mandria di ragazzi, mi avvicinai a lei e la salutai.
-Oh ciao cara! Lui è Stefan, il mio ragazzo. Stefan lei è Elena, la segretaria di tuo fratello-
Stefan si voltò verso di me. Era incredibilmente diverso dal fratello, aveva i lineamenti più dolci e sorrideva sinceramente. Mentre Damon era più acido di uno yogurt scaduto!
-Piacere di conoscerti! Mi dispiace che ti hanno assegnato questo compito un po' fastidioso-
-Ci farò l'abitudine-
-Bevi qualcosa con noi. C'è anche Damon però. Tranquilla non può dirti nulla non siamo a lavoro!-
Seguìì poco convinta i due. Non sapevo perché ma sapere che c'era Damon mi portava molto nervosismo. Le luci che cambiavano ogni minuto mi costringevano a strizzare gli occhi, non ero abituata a tutto quello, ma per loro sembrava normale.
Ci avvicinammo al bancone e trovammo Damon sbaciucchiarsi con...con Elizabeth.
-Guarda un po' chi abbiamo trovato qui- esclamò Caroline contenta. Damon si staccò per un attimo dalla ragazza e si soffermò sul mio viso, senza dire nulla tornò al suo lavoro.
-Ma voi due non pensate a fare altro?- sbuffò Stefan.
-Cazzi miei fratellino. Ho bisogno di sfogare, oggi mi hai fatto proprio incazzare- rispose finemente Damon.
Elizabeth assunse un'aria soddisfatta. Ma era davvero stupida! Damon aveva usato la parola "sfogare" quindi a lei piaceva essere considerata un oggetto?
Provai pena per lei. La ragazza si accorse della mia presenza e mi fulminò con lo sguardo.
-Ragazzina, perché non mi dici adesso ciò che hai detto oggi a lavoro?-
Stefan e Caroline, guardavano sia me che Elizabeth. Damon sorseggiava un liquore senza scomporsi minimamente.
Io sorrisi sarcastica. -Vuoi sentirti dire di nuovo che  quando urli sembri un'oca in calore? Ok, te lo ripeto. Quando urli sembri un'oca in calore-
Stefan si strozzò con il cocktail e scoppiò a ridere, Caroline si spalmò una mano sulla fronte e Damon sembrava che cercasse di trattenere un sorriso a stento.
Elizabeth si voltò verso Damon e gli poggiò una mano sulla spalla, scuotendola.
-E tu non le dici nulla?-
Damon con le sopracciglia inarcate si girò verso di lei. -Cosa dovrei dirle? La cosa non mi riguarda-
-Ha bisogno di lui che ti difenda? Non sai difenderti da sola? Sei patetica fino a questo punto?-
Elizabeth si avvicinò a me. Io dovetti alzare la testa per guardarla visto che era più alta di me.
-Non finisce qui ragazzina-
.-Il mio nome è Elena-
Elizabeth se ne andò, mentre la guardavo pensai che si sarebbe vendicata. Caroline e Stefan tornarono a ballare ed io rimasi sola con Damon.
-Mi hai lasciato senza una ragazza sta notte- constatò a voce bassa.
-Ci sono molte ragazze qui disposte a passare una notte con lei- dissi bevendo il cocktail che Caroline mi aveva ordinato.
Damon si girò e mi guardò. Io non capìì più nulla, i suoi occhi sembravano spogliarmi, penetrarmi all'interno della mia anima. Dovetti abbassare lo sguardo.
-No- esclamò lui. Lo guardai senza capire.
-Sarai tu a scaldarmi il letto sta notte. Tu hai fatto il danno, tu rimedi-
Io boccheggiai per un paio di secondi convinta di non aver capito bene. -Non esiste. Io non sono quel tipo di ragazza!-esclamai offesa.
Si avvicinò a me sorridendo beffardo. -Oh andiamo so che anche tu mi desideri-
-Lei è ubriaco- dissi tremando leggermente, ma sapevo che non lo era.
-Oh, non darmi del lei. Damon, devi darmi del tu- il modo in cui me lo disse mi fece tremare le gambe era dannatamente sexy. Il cuore prese a galoppare forte. , mi sarebbe piaciuto andare a letto con lui. Ma tra noi due non vi era alcun legame affettivo, e il sesso occasionale non mi piaceva.
-Ok Damon, forse è meglio che vada è tardi e non voglio arrivare in ritardo domani-
Mi guardò di sbieco. -Sul serio non vuoi venire a letto con me?- chiese come se fosse la cosa più brutta del mondo.

-No- dissi secca. Scesi dallo sgabello e me ne andai senza salutare nessuno. Tornai a casa e mi buttai sul letto, Vichy non sapevo dove fosse, ma in quel momento avevo bisogno di restare sola.
Mi buttai sul letto e mi addormentai vestita, distrattamente vidi la sveglia che segnava l' 1:00.


"In this california king bed
We're ten thousand miles apart
I've been california wishing on these stars
for your heart, for me
My california king"
La musica della mia sveglia mi fece svegliare, ma santo Cielo Rihanna dovevi rompere le scatole proprio in quel momento? Stavo morendo dal sonno, e insonnolita non trovavo il pulsante per spegnerla.
Al suono della sveglia, si unì il rumore che faceva il mio peggior nemico: l'aspirapolvere di Vichy. Quella poteva non dormire affatto, ma alle 6:00 o 6:30 di mattina doveva passare l'aspirapolvere in tutto l'appartamento. Poi si lamentava che le bollette erano troppo alte!
Una doccia fredda mi svegliò del tutto. Andai in cucina e notai Vichy che mi lanciava scintille.
-Mi hai fatto prendere un colpo! All'improvviso non ti ho trovata più, pensavo che il serial killer che dice tua madre ti aveva presa!-
-Vichy sei tu che mi hai lasciata sola e poi mi annoiavo! Scusa-
Vichy si fece passare l'arrabbiatura e mi porse una tazza di caffè. Io sorridendo l'accettai molto volentieri.
Mi recai al lavoro, non so perché ma avevo la sensazione che il due di picche che avevo dato al capo, non mi avrebbe reso la vita facile al lavoro. E se mi avesse licenziata?
Il panico mi invase non appena parcheggiai il mio fuoristrada. Caroline! Dovevo trovarla e parlare con lei.
Non era la prima volta che povere e innocenti segretarie venivano licenziate dai loro capi pervertiti. Mi fiondai verso l'edificio.
Trovai la bionda e le spiegai la situazione. Lei in tutta risposta mi scoppiò a ridere in faccia, come se le avesse raccontato una barzelletta.
-Elena mi fai morire. Tranquilla Damon è la persona più stronza della Terra, ma non ti licenzia per questo, al massimo non ti renderà vita facile qui-
Stavo per risponderle, ma qualcuno ci interruppe. Mi ritrovai a fissare gli occhi del mio capo che mi trafiggevano come due lame affilate.
-Elena vieni nel mio studio-
Annuìì rassegnata, e lo seguìì come se stessi andando al patibolo. Caroline mi mimò un "Buona fortuna". Entrammo in ufficio, io avevo lo sguardo perso nel pavimento.
-Ho un compito per te- annunciò mentre mi esaminava dalla testa ai piedi.
-Quale?-
-Una cosa molto difficile da fare. Come ben sai, stiamo preparando il nostro magazine per l'estate. Siamo a fine Aprile e siamo molto in ritardo.- mi spiegò accendendosi una Marlboro.
-Devi convincere una modella a posare per noi, invece che per l'azienda dei Michaelson. La modella è Ashley Burnes.-
Santo Cielo! La modella più scontrosa e più avida di tutto l'universo! Se la Michalson le avrebbe offerto una cifra molto più alta della nostra, ero fottuta.
-E come dovrei fare?-
-Non lo so. Vedi tu..se non riuscirai a convincerla rischi il licenziamento- disse sorridendo beffardo.
Appunto ero fottuta.
-Questa è una vendetta?- chiesi quasi urlando. -per non essere venuta a letto con lei?-
Lui sospirò. -Ti ho già detto di darmi del tu. E la risposta alla tua domanda è...sì non sopporto i rifiuti Elena-
Deglutìì, ebbi l'istinto di prenderlo a schiaffi ma mi trattenni. Alzai il mio sguardo fiero verso di lui, si sarebbe aspettato che avessi iniziato a singhiozzare? Che avrei acconsentito ad andare a letto con lui, per avere le cose facili? Non sapeva quanto si sbagliava, io ero Elena Gilbert e i piedi in testa non me li metteva nessuno, nemmeno uno stronzo sexy come lui.
I suoi occhi vacillarono un attimo, ma forse fu impressione mia perché riacquistò la strafottenza che lo caratterizzava.
-Ti porterò la tua modella, ma non verrò mai a letto con te-
Lui mi fissò un attimo. -Bene domani avrai l'appuntamento. Adesso portami un caffè-
-Subito- dissi arrabbiata. Uscìì cercando di non sbattere la porta.  Andai alla macchinetta, misi due cucchiaini di zucchero e andai a portaglierlo.
Mentre lo portavo ed ero arrivata quasi alla porta del suo ufficio. Tyler mi chiamò.
Io lo salutai sorridente, ma andai a sbattere contro qualcuno e non potetti evitare di buttargli il caffè addosso.
-Scusa non l'ho fat..merda- quel qualcuno era Damon che mi guardava furente.
-oh santi numi! Scusa scusa non l'ho fatto apposta. Adesso sistemiamo tutto!- buttai a terra il bicchiere con il resto del caffè e mi levai il foulard che avevo al collo e cercai di asciugargli il caffè sulla sua camicia, ma stavo peggiorando solo la situazione.
-Non era mia intenzione! Se vuoi te la posso lavare adesso! Sono brava a levare le macchie basta che qualcuno mi dia del detersivo!-
Parlavo a raffica, ero nella merda. I suoi occhi mi guardavano furenti, questa volta mi avrebbe licenziata. Avevo tutti gli occhi dei miei colleghi puntati addosso.
Strofinavo il mio foulard ormai sporco sulla camicia nera di Damon, e involontariamente toccai anche i suoi perfetti addominali.
Qualcuno scoppiò a ridere di gusto. Alzai lo sguardo stupita; era Damon che rideva. Non era una sua classica risata di scherno, era sincera ed era bellissima.
-Sei davvero un impiastro Gilbert- disse ridendo. Io arrossìì e no riuscìì a capire perché.
Mi fermò la mano con cui stavo cercando di riparare ed ebbi una specie di scossa piacevole.
-Non fa nulla, ne avrò un centinaio di camicie così-
Tutto quello che riuscìì a dire fu: -Proprio adesso che mi ero ricordata che tu nel caffè vuoi solo due cucchiaini di zucchero-
Lui mi sorrise e mi lasciò lì ancora con la mano a mezz'aria, e se ne andò nel suo ufficio.

Sbattei la porta del mio ufficio. Che cazzo avevo fatto? Mi ero comportato troppo bene con lei! Non riuscivo ad essere duro! Non riuscivo ad essere stronzo come lo ero con tutti gli altri, ma che aveva di speciale quella ragazza da farmi questo effetto? Era un impiastro, combinava sempre guai, era troppo diretta nel dire le cose, non si vestiva in maniera attraente, aveva rifiutato la mia proposta! Come minimo avrei dovuto licenziarla, e inoltre mi aveva macchiato la camicia di caffè!
Non sapevo che mi stava succedendo, sapevo solo che quando c'era lei, mi sentivo strano. Mi sentivo spensierato come quando ero un ragazzino, la sua presenza mi stordiva letteralmente.
Poi le sue piccole mani appoggiate sul mio torace mi avevano procurato dei brividi, il suo sguardo fiero mi aveva mozzato il fiato.
Tutte queste sensazioni le avevo provate solo con...no! Non potevo permettermi un'altra delusione avrei dovuto cambiare atteggiamento, o sarei rimasto fregato come l'ultima volta.



Salve a tutti! Eccomi qui con il secondo capitolo, spero che vi piaccia!
Ringrazio tutte le ragazze che hanno recensito, mi avete reso felice davvero! Ringrazio anche chi ha messo la mia storia tra le seguite e preferite :)
Alla prossima Baci Morgana ^^

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Capitolo 3
*** 3. La festa parte 1 ***


capo3
Quando gli opposti si attraggono
3.La festa parte 1



Il resto della giornata era passato normalmente, io e Caroline stavamo legando molto e avevamo tante cose in comune. Mi raccontò quando si era messa con Stefan, si vedeva che erano proprio innamorati.
Tyler venne verso di noi. -Elena, mi chiedevo se qualche sera vorresti uscire con me-
Lo fissai per un attimo non sapevo che rispondere, Tyler sembrava un bravo ragazzo e inoltre era molto carino, ma non volevo impegnarmi con nessuno, quindi decisi di mettere le cose in chiaro.
-Ok, nessun problema ma come amici!-
Tyler fece un'espressione delusa, ma si riprese dopo un minuto. -Va bene! Stasera no perché ho un impegno familiare. Domani sera alle 21:00?-
-Ok, perfetto-
Caroline mi fece un occhiolino, e io le sorrisi. Damon non si fece vedere per tutto il tempo e io non potei fare a meno di ripensare alla sua risata, al suo sguardo che per un attimo fu dolce e al suo sorriso.
Ai suoi addominali scolpiti come quelli di una statua greca e...
-Elena! Hai fatto 30 fotocopie, ne bastavano due!- esclamò Caroline bloccando la fotocopiatrice.
-Oh scusa è che..-
-E' che eri nel mondo delle nuvole, e queste nuvole erano molto piacevoli- concluse per me.
Colta nel fatto abbassai lo sguardo, ma Caroline riprese a parlare.
-E queste nuvole hanno gli occhi azzurri e una camicia sporca di caffè?- chiese sorridendo teneramente.
Appena disse così, alzai gli occhi verso di lei e annuìì leggermente. Era inutile nasconderlo a lei, avevo capito che era molto perspicace.
-Elena con me puoi parlare e di me ti puoi fidare, ma ricordati che è Damon, quello che si porta a letto tutte quelle che lavorano qui dentro e non voglio che tu diventi una dei suoi trofei, perché sei una ragazza seria e non puoi perdere la testa per uno così-
Mi sedetti sopra la macchina fotocopiatrice e annuìì senza parlare. Non sapevo che cosa dirle, non sapevo come ribattere perché la mia amica aveva maledettamente ragione, con uno così rischiavo di soffrire e basta. Caroline mi mise una mano sulla spalla cercando di consolarmi, io le sorrisi.
-Hai già un discorso per domani, quando parlerai con Miss ghiaccio?-
Sospirai e alzai la testa. -No, mi farò venire in mente qualcosa appena ce l'avrò davanti-
-Sarete tu ed Elizabeth a parlare, l'ho sentito dire prima che lo diceva a Tyler. Prima parlerà lei e poi tu-
Sgranai gli occhi. Elizabeth l'avrebbe fatta scappare dalla nostra azienda a gambe levate ed io avrei perso il posto! -Sono fottuta-
-Non dire così! Sei intelligente e la ragazza più testarda che io abbia mai conosciuto, sei un fuoco ragazza!- esclamò lei facendomi l'occhiolino.
-Gilbert! Che ci fai seduta sulla fotocopiatrice, non ho bisogno di vedere il tuo sedere stampato nei fogli-
La voce sprezzante di Damon ci fece sobbalzare, aveva uno sguardo acido. Scesi dalla fotocopiatrice e lo osservai, sembrava incazzato. Che avevo fatto stavolta?
Lui si avvicinò a me velocemente. -Ricordati che tu qui sei in prova, non puoi permetterti di oziare e spettegolare con la bionda qui presente. Ricordati Gilbert che la tua assunzione è appena a un filo, tutto sta a ciò che farai domani-
-Oh lo so bene signor Salvatore. Non si preoccupi che io qui dentro non ozio, e domani lei avrà la sua modella ecco qui i suoi fogli-
La mia voce era fredda e distaccata, presi le fotocopie preparate accuratamente e gliele stampai nel suo petto. Poi mi diressi in bagno infuriata, le lacrime scesero dai miei occhi.
Non volevo piangere, non per lui che lo conoscevo solo da due giorni. Qualcuno improvvisamente scaricò l'acqua del bagno e io cercai di rimediare al  mascara sciolto.
Dal bagno uscì un...un uomo?! Ero finita nel bagno dei maschi?! Il ragazzo vestito con una camicia rosa e gilet bianco urlò stridulamente, sembrava che avesse la mia età.
-O Cielo! Mi hai fatto prendere un colpo, questo è il bagno degli uomini!- esclamò con la voce effemminata-
-Scusa non era mia intenzione- dissi tirando su col naso -Non mi ero accorta che è il bagno degli uomini-
Il ragazzo si avvicinò a me e il suo viso si addolcì. -Perché piangi tesoro?-
-Perché piango per uno stronzo che conosco da poco e già...!- non ebbi il coraggio di continuare la frase, ero ridicola! Non potevo piangere per uno che conoscevo da due giorni e per di più era il mio capo!
-Oh piccola tutti gli uomini sono stronzi, anche il mio ex lo era, ho sofferto molto anche io- disse mettendomi una mano sulla spalla. Era omosessuale, lo avevo capito dal suo urlo di prima.
Gli sorrisi sinceramente. -Io sono Elena- dissi tendendogli la mano.
-Oh che nome grazioso! Io sono Cody-

-Vichy come posso convincere una modella avida, e ghiacciata come un iceberg a posare per noi che per la Michaelson?-
Vichy mi guardò come se stessi parlando un'altra lingua mentre tagliava i pomodori. -Ehm...prova ad alzare la cifra?-
Misi l'olio nell'insalata. -E' quello il problema più della cifra già prestabilita, che sarebbe meno proficua dei soldi che gli hanno offerto i Michaelson, non possiamo offrire-
Vichy fece cadere il coltello a terra. -Non ho capito un tubo-
-In poche parole o la convinco o perdo il posto-
-Cazzo Elena la cosa è grave!- Quanto mi mancava il suo linguaggio colorito!
Annìì sospirando. -Ma adesso non voglio pensarci stasera pizza fatta da noi, gelato e film-
-Già anche se io vorrei fare altro- disse un po' acidamente-
Feci una faccia fintemente offesa. -E io che credevo che ti piacesse passare del tempo con la tua coinquilina! Alla faccia dell'amicizia-
Lei mi sorrise. -Lo sai che sei la migliore coinquilina del mondo, ma devi capire che sono in astinenza di uomini, non sono come te che odio il sesso occasionale. A proposito da quant'è che non fai sesso?- chiese mettendodi le mani ai fianchi.
-Ehm...da quando mi sono lasciata con Matt...un anno. Già proprio così-
-Un anno! Fai prima a farti suora!- esclamò schivando un  pomodoro lanciato da me.

Giocavo con la penna nervosamente nell'attesa della modella. Io, Elizabeth e Damon l'aspettavamo seduti sulle poltrone. La tensione era tangibile, per la nostra azienda Ashley Burns signficava dollari a palate che ci avrebbe potuti salvare dalla piccola crisi. E avrebbe potuto salvare me dal licenziamento.
-Vuoi stare ferma con quella penna mi da su i nervi, quel dannato rumore- sbraitò Elizabeth fasciata dal suo mini vestito blu notte.
Io ero vestita in jeans neri e magliettina bianca, e infine decolletè con un po' di tacchetto nere. Non mi ero preparata un discorso e inoltre gli occhi di Damon a volte puntati su di me non mi aiutavano di certo. -Mi scusi Vostra Maestà se l'ho infastidita con il mio rumoraccio-
 Elizabeth non mi rispose, evidentemente era nervosa anche lei, ma almeno non rischiava il posto visto che riscaldava le lenzuola del capo!
Cody urlando disperatamente ci avvertì che Ashley era arrivata. -E' qui! Capo è qui! Lei è qui! O Santo Cielo, sistemate quelle piante voi due!-
-Sì ma smettila di urlare come una femmina!- esclamò Elizabeth sprezzante. Io e Damon la fulminammo con lo sguardo, evidentemente Cody era l'unico con cui Damon era quasi gentile, a volte mandava a quel paese anche lui.
Fasciata da un abito bianco mettendo in risalto la sua carnagione olivastra comparve in tutta la sua bellezza Ashley Burns. Aveva trent'anni, ma onestamente aveva un fisico di una ventenne.
Damon con fare ruffiano si avvicinò a lei ed eseguì un perfetto baciamano.
-Ashley quanto tempo! Sono onorato di averti qui di nuovo-
-Damon! Sono passati cinque anni e tu resti sempre lo stesso, ricordo che la prima volta che ho posato per la tua rivista era il primo anno che amministravi,  quanti anni hai adesso?-
-Ventisei- Cavolo gliene avrei dati, almeno ventitre.
-Bene. So perché mi hai chiamata, ma io ho già fatto un accordo con Niklaus Michaleson- disse aggiustandosi i lunghi capelli biondi.
Damon sorrise ruffianamente. -Ma lo so cara Ashley ma due delle mie dipendenti vorrebbero parlare con te- Damon si spostò e la bionda fece spostare lo sguardo autoritaro da me ad Elizabeth.
-Parlerò prima io!- escamò la voce impertinente di Elizabeth, perfino la modella ne fu infastidita. -Bene- disse solo.
E sparirono nell'ufficio. Io e Damon restammo da soli e continuai a torturare la penna.
-Elizabeth ha ragione, quel rumore è insopportabile- constatò sedendosi nella poltrona accanto alla mia.  Sbuffai e guardai le mie scarpe.
-Ti avverto non farmi perdere l'affare, sennò...-
Lo bloccai ero esasperata. -lei ha già fatto un accordo con i Michaelson! Non potevamo trovare un'altra modella che...-
Questa volta mi bloccò lui. -No, io voglio lei per Giugno!-
-Perché sei così freddo e malinconico?-
O Santi Numi! Che cavolo avevo detto? Ero talmente nervosa che non mi accorsi di avere espresso la domanda ad alta voce! Lentamente mi voltai verso di lui, che già mi guardava con i suoi meravigliosi occhi sbalorditi. Non si sarebbe mai aspettato quella domanda almeno non da me.
Ormai il danno era fatto.
-Io non credo che tu sia così, dentro di te so che sei diverso riesco a percepirlo-
Mi guardava come se fosse ipnotizzato dai miei occhi, e io sentìì il sangue affluire nelle mie guancie, ero arrossita. Non sapevo perché gli stavo dicendo quelle cose, forse era il nervisismo per Ashley o forse perché volevo dirlo davvero.
Il rumore della porta che si era aperta ci fece tornare alla realtà, la magia si era spezzata. Ashley aveva un'espressione arrabbiata sul volto, Elizabeth sembrava normale.
La modella mi guardò infastidita, io mi alzai sorridendo timidamente, ma si capiva che era un sorrisetto nervoso.
Andammo in ufficio ed Ashely prese subito parola.
-Ragazzina, nessuno mi farà cambiare idea è inutile che parliamo-
Cominciamo bene.
-Almeno mi faccia parlare-  dissi schietta.
Fu colpita dal mio tono e mi invitò a parlare. -Mi scusi per il tono è che è il mio primo "colloquio" con le modelle. So benissimo che la nostra cifra è troppo bassa per una modella del suo calibro, so benissimo fin dove è arrivata, e che dai Michaelson è più conveniente per lei. Ma vede la rivista dei fratelli Michaelso è tutto fumo e niente arrosto vede?- esclamai progendole una copia di Aprile.
Lei la sfogliò e diede un'occhiata, deglutendo ripresi a parlare.
-E' scarna di articoli nuovi! Ci sono sempre le stesse cose, la rivista dei Michaelson ha solo la nomina. La nostra anche è molto nominata ma almeno è sempre ricca di nuovi argomenti ed è la più letta dalle donne, ma qualcosa è andato storto e la rivista più scarna ha più popolarità. Una rivista di moda per essere letta ha bisogno di figure e di argomenti validi sennò non funziona, se lei accetterà di posare per noi mi impegnerò i stessa a migliorare questi punti..-
La modella mi guardava quasi interessata. -Mi dispiace...come ti chiami?-
-Elena- dissi sconsolata. Mi accasciai sulla sedia.
-Perché sei diventata improvvisamente triste?-
-Perché perderò il posto-
-Parlami di te-
La guardai senza capire, ma risposi comunque. -Beh non c'è molto da dire. Ho venti anni, vengo da Mystic Falls situato in..-
-So dov'è..vengo anche io da lì- disse sorridendo.
Sorrisi anche io. -Ti capisco, sei giovane hai voglia di trovare un posto nel mondo anche io ero così quando avevo la tua età-
-Già ma adesso me ne tornerò a Mystic Falls-
La modella abbassò lo sguardo e si alzò dalla sedia. -Mi dispiace Elena, ma questo è contro i miei interessi- disse quando mi diede le spalle.
Sentìì le lacrime pizzicarmi negli occhi, ma le trattenni. Uscimmo dall'ufficio e Damon dalla mia faccia capì che era andata male.
-Arrivederci Damon, come ti ho già detto prima non cambio idea-
Detto questo la bionda uscì dall'edificio. Sospirai e con uno sguardo pieno di dignità esclamai: -Vado e prendere le mie cose-
-Sì vai, non ci sei riuscita, non abbiamo bisogno di una come te qui- disse Elizabeth soddisfatta.
-Hai ragione, questo posto ha bisogno solo di sgualdrine come te-
Guardai Damon che mi stava freddando con lo sguardo. Poi girai i tacchi e mi diressi verso il mio ufficio a testa alta. Ero ancora giovane avrei trovato qualche altra cosa.
Una voce bloccò i miei passi.
-Aspettate!-
Mi voltai e vidi Ashley che mi guardava sorridente. La guardai senza capire. -Damon non osare licenziare quella ragazza, lei sono sicura che porterà in alto la tua azienda, per questo ho deciso di posare per te-
Mi strozzai con la mia stessa saliva. Avevo capito bene? Aveva accettato? Ritornai dov'ero prima e la guardai grata.
-Elena cara lo faccio per te, sono sicura che non mi deluderai- disse dandomi una carezza quasi materna.
-Non te ne pentirai Ashley e grazie-
-Ringrazia Elena e non me. Se era per Elizabeth, me ne sarei andata all'istante-
Non potei fare a meno di fare un sorriso soddisfatto. -Ci vediamo domani allora, ciao ciao-
La modella andò via definitivamente.  Avevo ancora la bocca aperta e le gli occhi fissi sulla porta. Ci ero riuscita!
-Sei ufficialmente assunta!- esclamò Damon. Elizabeth gli rivolse un'occhiata stizzita. -Elizabeth non guardarmi in quella maniera, Elena è stata brava e merita un premio, infatti sta sera sarà presente alla nostra festa- rivolse il suo sguardo a me, e mi guardò compiaciuto, ovviamente mi aveva assunto per la mia professionalità e non per altro. Ne ero quasi delusa...
Ma che cavolo andavo a pensare? Io volevo essere solo la sua segretaria nulla di più.
-Ma sta sera ho un appuntamento con Tyler-
Ecco che ritornò il suo sguardo di ghiaccio. -Lo rimandi- esclamò secco. Lo guardai con disappunto, accettavo che lui mi comandasse a lavoro, ma non nella mia vita privata e poi non volevo andare ad una stupida festa di avvoltoi.
-Sei la mia segretaria e devo presentarti-
Ma che diamine andava a blaterare? Io ero una semplice segretaria a chi mi doveva presentare? Prima che potessi ribattere, lui disse: -Sta sera alle 20:30, passo a prenderti io. Dammi il tuo indirizzo di casa- Come un'automa gli diedi l'indirizzo. Lui lo lesse e fece una faccia schifata.
-Ehy! E' un posto come tutti gli altri, sai non sono nata con i dollari, e non posso di certo far pagare un affitto molto alto ai miei genitori- Era un quartiere normale, appunto per lui troppo normale.
-Cerca di essere puntuale non mi piace aspettare!- detto questo mi lasciò lì con la bocca ancora spalancata.

-Vichyyyyyy! prestami immediatamente uno dei tuoi vestiti, possibilmente non troppo scollati! O Santo Cielo sono in ritardo!-
Vichy spuntò nella camera con due vestiti: uno era rosso troppo succinto, l'altro era nero, molto più semplice. Vichy mi gettò quello nero sul lettino.
-Sapevo che avresti scelto quello- disse con un sorrisetto. Lo indossai, mi stava bene per fortuna. Feci tutto di corsa, mancava un quarto d'ora.
-E così esci con l'affascinante Damon, Damon...ma che nome è? Il mio pitbull si chiamava così-
-E ti assicuro che non c'è differenza tra lui e un pitbull- le risposi mentre mi passavo un leggero strato di rossetto. Qualcuno improvvisamente suonò il clackson. Mi affacciai alla finestra e vidi Damon che aspettava impaziente battendo il piede destro a terra, appoggiato allo sportello di un fantastico Mercedes nero.
-Cavolo che macchinone!- urlò Vichy. A quell'esclamazione Damon alzò il suo sguardo, accidenti che figuraccia.
Salutai Vichy e scesi le scale, richiando di inciampare.
-Sei in ritardo di due minuti- mi fece notare lui in modo antipatico mentre mi apriva lo sportello della macchina. Ma io lo bloccai e lo aprìì da sola.  Notai che aveva i suoi occhi incollati su di me, improvvisamente mi sentìì a disagio.
-Grazie ma so farlo da sola-
-Cercavo solo di essere gentile-
-Gentile?- esclamai sarcastica -gentile è un aggettivo che non può essere associato alla tua persona-
Salimmo in macchina, io non osavo girarmi verso di lui. Sembravo un  quattordicenne al suo primo appuntamento, peccato che il mio non era un appuntamento romantico.
Il mio cellulare squillò. Guardai il display e lessi che era mio padre, ma perché dovevano chiamarmi proprio in quel momento?
-Pronto- esclamai guardando Damon, che aveva gli occhi puntati sulla strada.
Tesoro del papà! Come stai Elenuccia?
Sgranai gli occhi, Damon aveva sentito tutto e adesso stava sghignazzando. Lo fulminai con lo sguardo.
-Benissimo papà e tu?-
Sto bene, ma vorrei che tu fossi qui con noi! Ma ancora non capisco perché sei partita? Capisco la tua voglia di indipendenza, ma qui a Mistyc Falls avresti trovato qualcosa! Sei lontana chilometri da noi! E io non sto per niente tranquillo, sei ancora una bambina! Una bambina cresciuta in una piccola cittadina, che adesso è da sola a New York
Grayson lasciala stare! L'importante è che mangi abbastanza!
Ma perché non si mettevano in testa che ero cresciuta e non ero più la piccola Elenuccia combina guai? Beh..i guai li combinavo ancora, ma rimaneva il fatto che avevo vent'anni!
Damon si lasciò sfuggire una risata.
-Ehm papà adesso non posso parlare, salutami tutti ciao-
Chiusi la chiamata e diventai rossa per l'imbarazzo.
-Quanto manca?- chiesi per sviare qualsiasi discorso riferente alla mia conversazione.
-Poco, Elenuccia-
-Non sei divertente- lo rimbeccai stizzita.

Damon
La mia segretaria quella sera era un vero schianto, non sapevo il reale motivo per cui avevo deciso di portarla con me. Non avevo portato con me nemmeno Elizabeth in una di quelle serate tra i capi delle aziende più potenti. Elena era bella ed intelligente, ed era riuscita a farmi avere la modella per il mensile di Giugno.
C'era qualcosa di speciale in lei che mi spingeva ad essere gentile lei riusciva a farmi stare sereno, anche se litigavamo. Mi voltai a guardarla e non riuscìì a non deglutire, il suo sguardo e i suoi occhi pensierosi e le sue gote ancora arrossate per l'imbarazzo, mi toglievano il respiro.
Perché mi fai questo Elena? Perché ogni tua parola e ogni tuo sguardo che rivolgi a me mi stordisce?
-Manca ancora molto?- La sua voce è dannatamente impertinente e fastidiosa, è la quarta volta che me lo chiede. Tuttavia mi piace lo stesso.
-Ti ho detto che stiamo per arrivare, smettila di chiederlo sempre!-
-Perché forse mezz'ora fa mi hai detto: "Cinque minuti e arriviamo"- rispose cercando di imitare la mia voce.
Arrivammo al ristorante, la festa si sarebbe svolta nel giardino dove c'era una grandissima piscina. Elena era a bocca aperta.
-Coraggio Elenuccia, scendiamo- dissi quando parcheggiai.
-Ti ho detto che non devi chiamarmi così!-
Ci incamminammo verso l'entrata, appena entrammo un cameriere ci offrì due coppe di champagne, ne presi uno e lo porsi ad Elena e uno lo presi per me.
-E' bellissimo qui, perché hai portato me e non Elizabeth?- mi chiese calcando il nome della ragazza con sdegno.
Sapessi Elena. Per me è Elizabeth non era nulla, lei per me stava iniziando ad essere dannatamente importante in pochissimo tempo.
-Sei stata tu a farmi avere la mia modella- in realtà era una scusa.
-Giusto...-rispose delusa. O almeno era sembrato a me.
Klaus Michaelson ci venne incontro, soffermando il suo sguardo su Elena. La stava guardando troppo per i miei gusti, instintivamente la ragazza indetreggiò e si mise di più accanto a me.
-Buona sera Damon! Chi è questa splendida fanciulla?Non eri mai venuto a queste tipi  di feste con una ragazza- constatò, guardando prima me e poi Elena.
-Lei è la mia segretaria: Elena Gilbert. Colei che ha convinto Ashley a posare per la nostra rivista- dico con orgoglio.
Sapevo che Klaus ce l'aveva a morte con me, e camuffava il suo odio sotto il suo falso ruffianismo.
Klaus guardò con stupore Elena.  -Te la sei scelta davvero bene stavolta, in tutto e per tutto-
Colsi immediatamente il doppiosenso di quell'imbecille, lo freddai immediatamente con lo sguardo. Elena non era una di quelle.
Anche la mora capì il doppiosenso, perché esclamò: -Signor Michaelson mi creda, non è stato parecchio difficile convincere la signorina Burnes a posare per noi, le ho solo fatto notare alcune piccole ma importanti differenze-
Ghignai quando guardai l'espressione furiosa di Klaus. Il biondo stava per rispondere, ma arrivò anche suo fratello non appena Elena lo vide, sul suo viso si formò un'espressione di puro stupore.
-Elijah?-



Salve spero che questo capitolo scritto di getto vi sia piaciuto ^^
Non so assolutissimante niente di aziende, riviste e cose varie quindi mi sono inventata tutto di sana pianta eheheh ^^''
Comunque sia spero che mi lascerete qualche piccolo commentino, anche negativo non fa nulla, io non mi offendo u_u
Baci Morgana ^^


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Capitolo 4
*** 4. 4. La festa parte 2 ***


capo4
Quando gli opposti si attraggono
4.La festa parte 2. "Adorabile imbranata"



Niklaus "Klaus" Michaelson era un dannato sbruffone. La sua espressione da io-sono-il-più-bel-editore-capo-del-mondo, mi faceva imbestialire, i suoi ammicamenti non mi toccavano per nulla.

All'improvviso qualcuno dalla voce calda e anche conosciuta ci salutò, rimasi di sasso non appena visti chi era. Elijah, il ragazzo per cui avevo tradito Matt, beh non ci ero andata a letto però in quel periodo avevo perso la testa per lui. Ma poi ripartì e perdemmo i contatti.
-Elijah?- esclamai piacevolmente stupita. Anche lui lo era, ma mi sorrise caldamente.
-Elena ma che ci fai qui? Accidenti quanto tempo!- esclamò abbracciandomi. Io risposi all'abbraccio sotto gli sguardi sconvolti di Damon e Klaus.
Ci staccammo e lui salutò anche Damon. -Sera Damon-
-Sera Elijah- rispose Damon con la voce un po' incazzata. Ma possibile che il mio capo fosse così fastidiosamente lunatico? I suoi cambi di umore erano inquietanti.
-Sono la sua segretaria- dissi indicando il moro accanto a me. -e tu?-
-Sono il fratello di Klaus, Elena. Elijah Michaelson.- disse con voce tetra.  Spalancai la bocca, ma allora io e lui eravamo una sorta di rivali.
-Elijah sai che è stata lei a farci perdere la Burnes?- esclamò Klaus ghignando perfidamente.
L'uomo spostò lo sguardo su di me. -Elena ha una parlantina e dei modi di fare che fa innamorare le persone è una sua dote naturale- esclamò guardandomi negli occhi.
Arrossì stavo per rispondere ma Damon mi interruppe. -Bene, ragazzi non vi dispiace se io e la mia segretaria vi lasciamo un momento, vero?-
Damon aveva un sorisetto nervoso. Elijah e Klaus annuirono, ma quando gli dammo le spalle sentivo i suoi occhi scuri puntati su di me.
Il mio capo aveva un'espressione furiosa. E adesso che cosa avevo fatto? Mi prese poco delicatamente per un polso e mi portò lontando da tutti gli invitati. Lo guardavo senza capire il perché del suo comportamento. Finalmente si fermò ma tenne salda la presa sul mio polso.
-Mi spieghi cosa vuol dire?- esclamò incazzato indicando con la mano libera i fratelli Michaelson lontani da noi, ma ben visibili.
-Cosa vuol dire cosa?- chiesi stizzita, cercando di liberarmi dalla sua stretta.  
-L'incontro con il tuo vecchio amico. Elijah.-
-Non mi sembra che siano affari tuoi!- gli risposi senza frenare la mia dannata linguaccia, un po' mi dispiaceva rispondergli in quela maniera, ma mi stava facendo male. -Potresti lasciarmi il polso? Mi stai facendo male!-  I suoi occhi mi lanciavano scintille,in quel momento erano così dannatamente espressivi che mi persi in quei due oceani.
-Non te lo lascio finché non me lo dici!- urlò facendomi sobbalzare.  Lo guardai sconvolta, perché si era messo ad urlare? Anche lui fece la mia stessa espressione e incredulo mi lasciò il polso.
Lo guardai indignata e mi allontanai da lui, lasciandolo lì. Non sapevo cosa gli fosse preso, un attimo va tutto bene e l'attimo successivo si mette ad urlarmi in faccia.
Chi diavolo si crede di essere? Andai vicino la piscina ed inspirai profondamente per calmarmi.
-Tutto bene?- Mi voltai e sorrisi al ragazzo che mi porgeva una coppa di champagne.
-Sì, grazie- dissi anche se non era vero nulla. Quella piccola discussione avuta con Damon aveva lasciato una grande malinconia dentro di me.
Elijah si avvicinò a me e mi alzò il mento. -No, che non va bene Elena. I tuoi fantastici occhi sono troppo espressivi, lui ti ha fatto qualcosa?- Capìì che si era riferito a Damon.
-No!- esclamai un po' troppo forte. -Non mi ha fatto nulla, abbiamo avuto solo una piccola discussione tutto qui, sai quelle cose del lavoro...-  continuai nervosa non mi andava di raccontare ad Elijah ciò che era successo davvero, anche perché in un certo senso volevo coprire Damon.
-Capisco..senti che ne dici se ci scambiamo i numeri e ci vediamo- mi propose con fare suadente.
Se fosse stato una settimana fa avrei fatto i salti di gioia e gli avrei risposto subto di sì. Ma in quel momento non provavo alcun entusiasmo, ok era gravissimo. Elijah mi era sempre piaciuto, mi prendeva sia mentalmente che fisicamente, ma adesso era passato tutto. Comunque accettai lo stesso.
-Ok, va bene!- risposi sorridendo, così ci scambiammo i numeri.  
-Elena!- Una voce squillante mi chiamò, era Caroline. Ero così contenta di sapere che anche lei era lì, mi sembrava sorpresa.
-Che ci fai qui tu?- disse ignorando completamente l'uomo accanto a me.
-Sono venuta con Damon-
-Con...con Damon!?- chiese quasi urlando per lo stupore ed io mi limitai ad annuire. -Oooh! Che sbadata buona sera Elijah-
-Buona sera Caroline- rispose eseguendo un baciamano.
-La cena è pronta, che ne dite se andiamo?- propose Caroline. Io annuìì silenziosamente e la seguìì. Anche se la cena era pronta a me mi si era chiuso lo stomaco.

Damon
Bene avevo commesso una grossa cazzata! Non avrei dovuto aggredire Elena in quel modo, ma da quando ho visto gli sguardi che si sono scambiati con quell'idiota di Elijah non ci ho visto più, sentìì una morsa allo stomaco fastidiosissima. Purtroppo sapevo benissimo cosa era, perché l'avevo provata in passato con quella -se si può definire, ragazza-
Rebekah si era fidanzata con me solo per i miei soldi, quando trovò qualcuno più ricco di me mi lasciò. Buttò via il mio amore, io non ero abbastanza per lei. Ero stato usato da una donna.
Mi aveva fatto soffire come un cane, e giurai che non mi sarei legato mai più ad una donna. Poi era arrivata quella ragazzina. Tutto il contrario di Rebekah, Elena era vera, sincera, umile e anche molto sensibile, era forte ed orgogliosa. Ma era anche insolente, impertinente, fastidiosa ma era perfetta. Fottutamente perfetta.
La vidi in lontanaza con Caroline ed Elijah, era aggrappata al suo braccio.  Contrassi la mia mascella fino a farmi male. Non sapevo cosa fare.
Non sapevo se andare lì e rimediare e di conseguenza comportarmi in modo carino con lei, rimediare e fare l'indifferente e rosicare oppure non fare nulla e rosicare comunque.
Al diavolo! Imprecando contro quella ragazzina speciale, decisi di raggiungerla e scusarmi. A cena non era presente, decisi di andare a cercarla.
La vidi seduta sul prato vicino alla piscina. Mi sedetti accanto a lei senza dire nulla.
-L'ho conosciuto un anno fa nella mia cittadina. Era in viaggio e si fermò per qualche settimana lì. Io ero fidanzata da tre anni e mezzo con il mio compagno di scuola, ma le cose ultimanente non andavano bene tra di noi. Ho conosciuto Elijah e dopo un po' tradìì il mio fidanzato con lui, perché avevo perso la testa. Non ci ero andata a letto è stato solo un bacio, ma mi lasciai comunque- mi raccontò tutto quello senza girarsi. Io la guardavo attentamente.
-Sei ancora presa da lui?- chiesi sperando che mi rispondesse di no.
-Non lo so- rispose girandosi verso di me. Dio quanto era bella.
-Elena senti, mi dispiace per prima. Io..non avrei dovuto.- mormorai accarezzandole un braccio -Scusa se ti ho fatto male-
-Non è nulla, non è successo niente- mi rassicurò facendo un  mezzo sorriso. Distolsi lo sguardo dai suoi occhi, rimaneva comunque il fatto che lei aveva preso una sbandata per l'idiota, si doveva rimediare alla cosa. -Torniamo di la? Io avrei un po' di fame- Io annuìì.
Ma quando ci alzammo per poco lei non arrivò se non ci fossi stato io ad afferarla. Le mia mani le circondavano la sua vita.
-O santo Cielo! Sono un'imbranata, mi si è slogata la caviglia- esclamò aggrappandosi alla mia spalla.
-Sì in effetti un po' imbranata lo sei. Sei un' adorabile imbranata Elena-
Mi guardò sorpresa, perché il mio tono era dolce. La aiutai a sedersi nuovamente. -Aspettami qui, prendo un  po' di ghiaccio-
Andai dentro e presi del ghiaccio, mio fratello Stefan stava intrattenendo una conversazione con persone molto importanti. Uscìì di nuovo e misi il ghiaccio sulla caviglia quasi gonfia di Elena.
La ragazza mi guardava sospettosa. -Ok dov'è il trucco?- chiese incrociando le braccia.
-Quae trucco?-
-ti scusi, mi impedisci di cadere, mi metti il ghiaccio nella caviglia...-
-Non c'è nessun trucco Elena. Faccio queste cose perché sento di farle, puoi stare tranquilla non ho nessuno scopo con te-
Parve convincersi perché mi sorrise, il suo sorriso era davvero bellissimo e radioso.
-Vuoi che ce ne andiamo?-
Lei mi guardò stupita. -E la cena, quelle persone che vogliono parlare con te?-
Scossi la testa. -Ci penseranno Stefan e Caroline, compreremo qualcosa da mangiare strada facendo-
Lei mi sorrise ed annuì, faceva fatica ad alzarsi così l'aiutai. Faceva anche fatica a camminare, così le misi una mano nelle spalle e una nelle gambe e la sollevai.
-Damon non vorrai portarmi in braccio fino alla macchina?- chiese imbarazzata con una punta di nervosismo nella voce.
-Sì, ho intenzione di portarti fino alla macchina. Con la caviglia slogata non posso permetterti di camminare-
Il suo dolce profumo di vaniglia mi stava stordendo e le mie mani a contatto con le sue gambe lisce e morbide non miglioravano la situazione.
Elena non disse nulla, si limitò a guardare davanti a se. Aveva le guancie rosse, era imbarazzata, e quel rossore la rendeva più piccola della sua età.
Arrivammo in macchina e la feci sedere, poi  misi in moto la macchina.

Elena
Ero confusa, piacevolmente confusa però. Damon si era comportato bene e si era addirittua scusato. Anche lui allora sapeva essere dolce, ma allora perché tutti i giorni indossava quella maschera piena di freddezza e di ostilità verso gli altri? Io lo avevo capito che lui non era veramente così.
-Damon posso farti una domanda? Però devi rispondermi seriamente-
-Certo-
-Mi avresti licenziata se Ashley non fosse tornata indietro?-
Non mi rispose subito, ne mi guardò. Lo vidi soltanto deglutire. -No-
La sua risposta mi fece sorridere. -Ti avrei fatto raccogliere le tue cose, salutare tutti e po ti avrei detto che eri assunta- esclamò ghignando.
-Tu mi avresti fatto fare quelle cose inutilmente?- chiesi sconvolta, anche se mi veniva da ridere.
-Sì, una sorta di punizione per non essere venuta a letto con me-
Eccolo che ritornava sull'argomento! Alzai gli occhi al cielo, stavo per dirgli che io non ero una di quelle ma lui mi interruppe.
-No, lo so Elena. Tu sei una ragazza seria. Ho capito che non ti piace andare a letto con il primo che capita-
-Visto che lo hai capito, potresti non tornare sull'argomento?-
-Ok. Guarda c'è un pub mangiamo qualcosa qui?-
Io annuìì vigorosamente, perché stavo morendo di fame. Mi aiutò a scendere dalla macchina e io dovetti appoggiarmi al suo braccio per non cadere, la caviglia mi faceva malissimo.
Io ordinai un hot-dog con wusterl, patatine, maionese e ketchup, lui un panino molto più semplice.
-Come fai a mangiare quelle schifezze?-
-Schifezze? Non direi proprio!- esclamai addentando il panino. -E' buonissimo!- dissi dopo aver inghiottito.
Il mio cellulare squillò era un messaggio. Quando lessi il mittente mi strozzai con il panino. Era Elijah.
Che fine hai fatto, mia dolce Elena?
Sono andata a mangiare qualcosa con Damon.  
-Chi è?- chiese indifferente.
-Elijah- sussurai in imbarazzo.
-Forse avresti preferito stare con lui, che con me-
-NO!- esclamai troppo forte, infatti alcune persone si girarono per guardarmi. Lui invece era divertito dalla mia reazione.
-No, preferisco stare qui a mangiare con te- mormorai arrossendo.
Lui non rispose ma mi sorrise, sfoderando la sua dentatura bianchissima. Un altro messaggio.
Stai attenta che lui usa le ragazze per arrivare ai suoi deplorevoli scopi

Mi arrabbiai quando lessi quelle parole, io avevo fiducia in Damon, lui sapeva che io non ero una delle ragazze da portarsi a letto. E odiavo quando qualcuno mi metteva contro le persone.
Non  è così! Lui mi rispetta
-Che sta dicendo il "caro" Elijah?-
-Che mi usi per i tuoi deplorevoli scopi- Cazzo, che avevo detto? Perché non riuscivo mai a frenare la mia benedetta linguaccia? -No...-tentai di rimediare quando lo vidi irrigidirsi.
-E tu ci credi?- chiese un po' duramente.
-No, Damon. Io mi fido di te. Io non credo a ciò che dicono gli altri.-
Chiusimo lì la conversazione, lui era molto più sollevato. Sapeva anche essere divertente, infatti io ridevo alle sue battute con le lacrime. Mi piaceva molto questo Damon.
Mi accompagnò a casa, il tempo era volato in fretta.
-Bene! Allora a domani!- eclamai sorridente.
-Aspetta ti aiuto a salire le scale- esclamò scendendo dalla macchina.
-Non..non è necessario- mormorai mentre mi apriva lo sportello. Prese la mia mano, a quel contatto il mio cuore prese a galoppare forte.
Cercai le chiavi nella mia borsa ma non le trovavo. Sicuramente le avevo scordate a casa, era tardi e Vichy quando dormiva non sentiva nemmeno le cannonate.
Mi aiutò a salire i cinque scalini e suonai il campanello. Attesi due minuti, ma niente.
-Vichy! Ma guarda che situazione...-
-Forse non avrà sentito, prova di nuovo- esclamò Damon bussando.
-La mia coinquilina quando dorme non sente nemmeno le cannonate...Vichy! Vichy!-
Finalmente si accese la luce, e una Vichy coperta solo da una maglietta lunga tra l'altro mia aprì la porta.
-Ma non avevi le chiavi?- disse con voce assonnata.
-Le avevo scordate-
Vichy si accorse di Damon. -Oh Santo Cielo!- esclamò nascondendosi dietro la porta. Io soffocai una risata.
-Allora a domani- dissi tendendogli la mano.
Lui la guardò, ma non la strinse. -A domani adorabile imbranata- e mi diede un bacio sulla guancia. Lo guardai partire con la sua macchina, quando sparì nella curva io entrai in casa con un sorriso disegnato sulle labbra.
-Vichy mi ha chiamato adorabile imbranata!- esclamai sognante.
La bionda mi guardò come un'aliena e se ne andò a dormire borbottando: -Contenta lei, che la chiama così-

Damon
Tornai a casa stranamente felice, era lei che mi rendeva così. Sbottonai la camicia e accesi la luce, trovandomi davanti l'ultima persona che avrei voluto vedere.
Se ne stava seduta sul divano a sorseggiare il Bourbon, adesso unica cosa che avevamo in comune.
-Ciao Damon, contento di rivedermi?- mormorò con voce roca. Una voce che anni prima mi faceva salire il sangue alla testa, in quel momento invece mi provocava solo fastidio e disgusto.
-Rebekah- esclamai mascherando la mia rabbia, in un'espressione di indifferenza.

Salve! Questo capitolo non è niente di che, anche se Elena e Damon hanno fatto già un passo avanti.
Inoltre si sono aggiunti i due rivali: Rebekah ed Elijah che renderanno difficili le cose, alla nostra coppia.
Ringrazio:
-Iansom
-Esperanza97
-AmoTVD98
-Delena_93
-nicletta91
-JenSalvatore  che hanno recensito la storia

Ringrazio le persone che hanno messo la mia storia nelle ricordate/preferite/seguite. Siete davvero gentili =)
Mi fate emozionere molto ^^
Al prossimo capitolo baci Morgana =)
Qualcuno mi dice come si fa ad inserire un'immagine? Ho fatto un banner per la storia, ma con NVU non so come inserirlo. Qualcuno sa come si fa?
Grazie ^^

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Capitolo 5
*** 5. Cena romantica ***


capo5

5. Cena romantica


-Dimmi perché cazzo sei a casa mia!- urlai spazientito.  -E come hai fatto ad entrarci?-
La bionda mi guardava senza scomporsi dalla mia reazione.
-Sono qui dalle 20:00, la domestica è stata così gentile a farmi entrare. Non è stato abbastanza difficile convincerla-
Il suo tono così calmo mi stava facendo alterare moltissimo. Strinsi i pugni, cosa voleva ancora quella lurida ragazza?
Sorrisi amaramente. -Cos'è il tuo nuovo fidanzato ha capito che razza di persona sei e ti ha lasciata?-
Lei scosse la testa ghignando. -No, l'ho lasciato io mi ero stufata e poi mi mancavi- disse alzandosi dal divano per poi avvicinarsi a me accarezzandomi lascivamente il petto.
Eh no Bekah, non hai più alcun effetto su di me. Le fermai la mano e la scostai malamente da me.
-Ah com'è strano il destino! Tu non mi sei mancata per nulla- le dissi sarcastico. Lei scoppiò in una fragorosa risata.
-Oh andiamo Damon! Ma a chi vuoi darla a bere? Sappiamo benissimo entrambi che non hai mai smesso di amarmi!-
-Beh resta nella tua convizione, a me di te non mi importa più nulla, perché sei una grandissima stronza e opportunista, ed io delle ragazze come te non so che farmene-
Vidi la rabbia e l'indignazione sul suo viso, strinse i pugni come una bambina viziata a cui le hanno negato il giocattolo.
-E ora se non ti dispiace vorrei andare a dormire, quindi vattene, lì c'è la porta- la liquidai con la mano.
-Non ti libererai facilmente di me, sai benissimo che non mi hai mai dimenticata-
Guardai la mia ex ragazza uscire da casa mia. Ripensando mestamente all'ultima volta che era stata lì.

-Mi stai lasciando Rebekah?- esclamai con le lacrime agli occhi.
-Sì Damon. Non ti ho mai amato, partirò domani per Parigi con William-
Il dolore mi stava dilianiando, in quei due anni lei mi aveva solo usato per i miei soldi non mi aveva mai amato davvero. E adesso mi guardava in modo freddo, il mio viso contratto in una smorfia di dolore non suscitava nulla in lei.
-Mi hai usato...- Non era una domanda. Lei abbassò lo sguardo. Non aveva il coraggio di dirmelo in faccia. Ero stato uno stupido.
-Addio Damon-
In quella notte fredda di Dicembre il mio cuore si spezzò e giurai di non legarmi mai più ad una donna, guardai sparire dietro la porta la ragazza che amavo.
-Rebekah...- sussurai lasciando cadere le lacrime.

Non provavo dolore nè amore. Solo disgusto per quella donna. Mi buttai sul letto, ripensando alla mia bella segretaria. Al suo dolce sorriso, al suo essere così goffa e imbranata.
Chiusi gli occhi mentre riscoprivo una verità. Mi stavo innamorando di Elena, e per la prima volta in vita mia ebbi paura di questo sentimento.

Elena
Quella mattina mi sentivo felice. Non mi diede nemmeno fastidio l'aspirapolvere di Vichy. Zoppicando andai in cucina per mangiare qualcosa al volo. Decisi di lasciare i miei capelli ondulati, non avevo voglia di stirarmeli quella mattina anche perché non potevo stare molto in piedi a causa della caviglia slogata.
-Buongiorno Vichy!- esclamai felice e scattante.
-Ma come siamo felici, tu non me la racconti giusta Elena Gilbert! Non mi hai fatto nemmeno storie per l'aspirapolvere..! Ah, i capelli così ti stanno molto meglio lasciatelo dire da una parrucchiera!- esclamò puntandomi un dito sporco di nutella.
-Poi ti spiego, adesso devo scappare! Ciao ciao-
Con il sorriso sulle labbra arrivai al lavoro, per fortuna non ero in ritardo. Anche se la caviglia mi dava un po' di problemi riuscìì ad entrare nell'edificio, fortuna che c'erao gli ascensori.
-Buongiorno Cody!-
-Ciao Elena...- rispose con voce triste. Mi fermai e mi avvicinai a lui preoccupata.
-Qualcosa non va?-
-Il mio ex si è fatto risentire...-
-Oh, non dovresti esserne contento?-
Cody stava per rispondermi, quando l'uragano Forbes mi travolse.
-Oh Elena vieni con me, mi serve il tuo aiuto subito!-
-Ok..ehy piano, non posso camminare veloce!- esclamai quando iniziò a correre. Caroline tornò indietro e mi aiutò a camminare, le raccontai di come mi ero slogata la caviglia.
-Ma...che è successo? Perché sei così agitata?-
-Oggi la Burnes deve fare il servizio fotografico e ancora non hanno preparato il set! Damon ha incaricato me, ma da sola non ce la faccio!-
Quando la bionda nominò Damon il mio cuore perse un battito. -Ok, ti aiuto io nessun problema-
Entrammo nella sala. In sala c'erano solamente Elizabeth, Stefan e Damon, quest'ultimo era incazzatissimo.
-Ashley viene tra mezz'ora e ancora non è pronto un bel niente! Cerca di darti una mossa!- sbraitò contro Elizabeth.
-Ciao Elena!- mi salutò Stefan sorridendo, quando il ragazzo mi salutò Damon fece scattare il suo sguardo su di me.
-Ciao Stefan! Buongiorno Damon, ciao...Elizabeth-
Damon mi fece un cenno con la testa sorridendo. -Niente paura Damon, ci aiuterà anche Elena- esclamò Caroline.
-Elena ha una caviglia slogata, non può fare sforzi!-
Le mascelle di Caroline e Stefan toccarono il pavimento. I due fidanzati si guardarono sorpresi negli occhi.
-Beh che c'è?- chiese stizzito il moro.
-Non importa Damon, non fa tanto male- esclamai mettendomi all'opera.
-Ooh allora la cosa è seria...non è che?- sentìì sussurrare Caroline a Stefan. Vidi quest'ultimo annuire sorridendo.
Preparammo il set ma ancora mancava molto quando la voce squillante di Cody mi fece sobbalzare.
-Capo è qui! E' arrivata! O mio Dio, ancora non è prnto! Danazione Elizabeth muovi il tuo culo pieno di cellulite e lavora!-
Io e Caroline scoppiammo a ridere. Ci bloccammo però quando entrò Ashley Burnes seguita dai fotografi.
-Ancora non è pronto?- chiese nervosa.
Damon si avvicinò a lei. -Vedi Ashley abbiamo avuto un piccola problema...- La modella lo guardò con disappunto, decisi di intervenire mi avvicinai ai due zoppicando, acciddenti che figura.
-Ehm è colpa mia, purtroppo ieri ho preso una storta alla caviglia e a causa di questo ho rallentato i lavori, non è colpa sua-
Ashley mi guardò duramente, mi aspettavo che mi insultasse ma ciò non avvenne.
-Beh allora se è così non fa nulla, nel frattempo vado a darmi una rinfrescata, fai anche con comodo ah Elizabeth portami un caffè con due cucchiaini di zucchero non di più-
Appena si allontanò sospirai di sollievo.
-Grazie Elena-
Mi girai e alzai lo sguardo verso quello di Damon, vedevo i suoi occhi brillare come diamanti.
-Di niente capo!- risposi allegra
Mi accarezzò dolcemente una guancia, lo guardai come se fossi stata ipnotizzata. -Ehm è meglio che continui il lavoro- mormorai a bassa voce.
Lui staccò la sua mano dal mio viso ed annuì.
Finimmo il nostro lavoro in pochi minuti. Mentre io, Caroline e Stefan ci dirigevamo alla macchinetta del caffè il ragazzo esclamò: -Noi tre facciamo una bella squadra, non trovate ragazze?-
-Eggià- confermò Caroline con un sorriso a trentadue denti -Elena è formidabile, ed è la prima ragazza che non cerca di soffiarmi il ragazzo sotto il naso-
Scoppiamo a ridere. Ma la mia risata si gelò quando vidi Elijah avanzare verso di me con uno sguardo di disappunto.
Che ci faceva nell'azienda del suo peggior nemico?
-Io e te dobbiamo parlare Elena-
Caroline e Stefan mi guardarono, io annuìì e mi lasciarono sola con lui. -Che c'è?-
-Che c'è? Ti ho fatto un sacco di chiamate ieri, e ti ho invitato una ventina di messaggi e non ti degni di rispondere! Ecco che c'è!- urlò incazzato.
-Non sono obbligata a risponderti a tutti i messaggi e a tutte le chiamate!- risposi stizzita dal suo comportamento.
Gli voltai le spalle e mi diressi nel corridoio dove c'era il mio ufficio, era vicino a quello di Damon.
Ma lui mi bloccò e mi tirò a lui.
-Avevi altro da fare vero?-
-lasciami mi fai male! E non permetterti a fare certe insinuazioni su di me con quell'idiota di tuo fraello Klaus!- esclamai incazzata. Come si permetteva?
-Ieri sera eri con lui- esclamò con sdegno rafforzando la presa sul mio braccio.
-Anche se fosse non sono affari che ti riguardano, sparisci per un anno, poi ti accorgi che sono la segretaria di Damon Salvatore e fai il geloso? Ma chi ti credi di essere Elijah? E lasciami mi fai male!-
-Lasciala- una voce minacciosa ma che conoscevo bene ci interruppe. Damon aveva uno sguardo indecifrabile.
-Non prendo ordini da te-
-Oh sì invece. Con che coraggio ti presenti qui ad importunare Elena? Adesso lasciala, sarà meglio per te- sibilò avvicinandosi a noi.
Elijah mi guardò minaccioso e poi mi lasciò, feci un sospiro di sollievo massaggiandomi il braccio. Il ragazzo se ne andò senza dire nulla, lo guardavo stupita.
Quando lo avevo conosciuto non era così, anzi sembrava un ragazzo di altri tempi per la sua gentilezza e cavalleria. Adesso sembrava un altro uomo.
-Stai bene?- mi chiese Damon parandosi davanti a me preoccupato.
-Sì grazie-
-Sicura?-
-Sì, tranquillo- dissi ridendo. -Voglio solo un caffè! Ne vuoi uno anche tu? ormai lo so a memoria due cucchiaini di zucchero non di più-
Lui sorrise e disse che mi aspettava nel suo ufficio. Presi i due caffè e li portai.
-Elena, sta sera vorresti venire a cena con me?-
A quella richiesta buttai il bicchere con tutto il caffè sulla scrivania di Damon, macchiandogli tutti i fogli. Ero molto sorpresa.
-O Cielo! Scusa non l'ho fatto apposta rimedio subito- esclamai alzandomi di scatto, ma una fitta alla caviglia mi costrinse a sedermi di nuovo . -Ahi-
-Elena non fa nulla! Siediti e blocca la tua elettricità per un attimo- esclamò divertito. -Allora accetti sì o no-
-Ehm..ok!- dissi sorridendo. -Davvero non sei arrabbiato per questo disastro?- chiesi indicando la scrivania.
-No, tanto ormai sono abituato-
-Stai insinuando che combino sempre guai?- dissi facendo l'offesa.
-Sì e ne hai fatto anche uno molto grosso-
-Davvero e cosa?-
-Non posso dirtelo!- disse facendo spallucce -Forse te lo dirò un giorno-

-Vichy ti prego aiutami a scegliere sono indecisa!- mi lamentai osservado tutti i vestiti miei più quelli di Vichy sparsi sul lettino. La bionda corse in mio aiuto.
-Considerando che Damon è proprio un bel maschione...-iniziò lei.-Propongo quello nero a destra!-
-Non esiste io quel mini-coso non lo metto!-
Vichy sospirò rassegnata. -Quello blu, sono convinta che ti starà bene-
Optai per quello blu e seguìì il consiglio della mia coinquilina, lasciai i capelli naturali aggiustandomi solo i boccoli che mi arrivavano fino alla schiena.
-Dai che sta sera si sco...-
-No!- bloccai l'entusiasmo perverso di Vichy.
-Oh ma andiamo Elena! Vai a cena con quel figone e non ci fai nulla?-
-Proprio così-
-Tu non sei normale-
Sorrisi alla mia coinquilina. Poi un colpo di clackson mi fece precipitare alla finestra, Damon era arrivato.
-Vichy mi aiuti a scendere gli scalini?-
La bionda annuì ma quando aprimmo la porta mi ritrovai Damon davanti.
-Ehy!-
-Ehy, ero qui perché sapevo che ti faceva male ancora la caviglia quindi volevo aiutarti-
-Ti ringrazio. Ciao Vichy a più tardi-
Vichy mi stampò un bacio sulla guancia e mi fece l'occhiolino. Mi appoggiai a Damon e salimmo in macchina.
-Sei bellissima Elena- mi disse facendomi arrossire. -Grazie-
-E' la verità-
"In this California king bed we're ten thousan miles apart..."  Il mio cellulare squillò, avrei dovuto immaginare che era mio padre.
-Papà come stai?-
Elenuccia! Bambina mia io sto bene e tu? La mamma mi chiede se mangi abbastanza.
Mi spalmai una mano sulla fronte. -Sì rassicura la mamma e io sto bene, ho solo una cavigli slogata- non l'avessi mai detto.
COSA? UNA CAVIGLIA SLOGATA! O mio Dio Elena, come stai? Sei in ospedale? Puoi camminare? Possibile che non stai mai attenta quando cammini? Vuoi che prendo il primo aereo e vengo lì?
Papà lasciala respirare!
I miei occhi si illuminarono non appena sentìì la voce di mio fratello. -papà sto benissimo salutami Jer e la mamma ora devo staccare ciao!-
Decisi di staccare il cellulare.
-Scusa, ma mio padre mi chiama ogni sera a questa ora, appena finisce di lavorare-
-Non preoccuparti Elenuccia, tuo padre è simpaticissimo-
-Smettila di chiamarmi così!- dissi dandogli un pugno sulla spalla.
-Ahi che dolore- esclamò beffardo.
-Dove siamo diretti?-
-E' una sorpresa-
Lo guardai torva, ma poi sorrisi. Era bello stare insieme a lui, mi sentivo serena.

Damon
-Ti annuncio che siamo arrivati!- esclamai alla ragazza.
Elena sgranò gli occhi, aveva l'espressione di una bambina entusiasta.
-Ma è bellissimo qui!- esclamò scendendo dalla macchina. Da dove eravamo si poteve vedere tutta New York, mi persi a guardare gli occhi di Elena che in quel momento brillavano come due stelle.
Senza riuscire a dire nulla le porsi il mio braccio e entrammo dentro il ristorante, il cameriere ci portò al tavolo che io avevo ordinato.
Eravamo molto in disparte da altra gente. Il cameriere portò immediatamente una bottiglia di vino e il menù.
-Perchè mi hai portato qui?- chiese Elena una volta diventata seria.
La sua schiettezza a volte mi disarmava. Non mi aveva nè ringraziato nè fatto moine come Rebekah, aveva subito voluto sapere il motivo.
-Perché mi andava di portarti qui-
Elena piegò la testa di lato inarcando un sopraciglio, non voleva scuse.
-E va bene. Mi piaci-
Elena si strozzò con il vino. -Io ti...ti piaccio?- chiese balbettando. Era sconvolta, le sembrava una cosa impossibile giudicando la sua espressione.
Io annuìì. -Non esserne stupita, non dirmi che non l'avevi capito?-
Lei fece di no con la testa. -Non lo avevo capito, perché non pensavo che io ti potessi piacere- rispose abbassando lo sguardo e diventando rossa.
-E perché?-
-Perché tu sarai abituato a ragazze più belle e meno imbranate di me-
Le presi una mano. -Elena tu mi piaci anche per questo. Mi piace la tua sponteneetà, il tuo essere sempre allegra, mi piace il tuo viso, il tuo carettere mi piace tutto di te-
-Non..non mi stai prendendo in giro, vero?-
Io feci di no con la testa, come poteva farlo?  Lei mi sorrise. Il cameriere ci portò la cena e mangiammo.
La risata di Elena mi riempiva il cuore. Finito di cenare, andammo a fare una passeggiata fuori. Io le presi la mano, lei con sguardo titubante guardò le nostre dita intrecciate.
-Elena smettila di fare quella faccia, non ti sto prendendo in giro. Forse è che tu non mi ricambi, ma sei troppo buona per non feririmi- esclami lasciandole la mano, dandole le spalle.
Già non avevo preso in considerazione l'ipotesi che le non potesse ricaambiarmi, che mi vedesse come il suo capo o al massino un amico nulla di più.
Sentìì due mani piccole posarsi sulle mie spalle dolcemente.
-Damon-
Mi voltai e la guardai negli occhi.
-Mi piaci anche tu è solo che ho paura di soffrire-
Sorridendo le presi il volto tra le mie mani. -Non soffrirai, io non ti farò soffrire non pensarlo nemmeno-
Lei sorrise ed io come ipnotizzato, la baciai. Lei si irrigidì un attimo, ma poi la sentìì sciogliersi mentre mi ricambiava il bacio. Le accarezzai la schiena e lei portò le sue mani nei miei capelli.
Fu un bacio casto ma molto dolce. Ci staccammo e ci guardammo negli occhi, sembra una Dea.
Le accarezzai i capelli e poi il viso. Poi lei prese l'iniziativa e mi baciò di nuovo, questa volta fu un bacio molto passionale.
Baciare Elena era sublime, le sue labbra erano morbide e sembravano fatte apposta per baciare le mie. La strinsi maggiormente a me, adesso che l'avevo tra le mie braccia non l'avrei fatta più andare via. Passammo un'ora a baciarci e a coccolarci seduti in quel giardino. Poi vidi che si era fatto tardi, avevo una sorpresa in serbo per lei.
-E' tardi vuoi che ti riaccompagni a casa?- chiesi appoggiando la mia fronte alla sua. Lei annuì anche se di malavoglia.
Dopo un quarto d'ora Elena si addormentò nella mia macchina, la guardai sorridendo dolcemente. La mia sopresa sarebbe riuscita meglio.


Salve a tutte! Eccomi qui con il quinto capitolo =)
Spero che vi piaccia, perché sono molto insicura su questo capitolo xD
Ringrazio tutte quelle meravigliose ragazze che recensiscono la mia storia e mi infondono molta voglia di continuare. Davvero siete fantastiche *_*
Non pensavo di avere tutte queste recensioni, per me è un traguardo molto importante =)
Il banner vi piace? xD
Alla prossima baci Morgana ^^

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Capitolo 6
*** 6. Un giorno a Manhattn ***


capo6

6. Un giorno a Manhattan

Un rumoraccio mi costrinse a svegliarmi, non era possibile! Vichy rompeva anche la domenica mattina con quell'aspirapolvere che faceva un gran fracasso. L'avrei fatta sparire un giorno o l'altro.
Feci una smorfia infastidita ero ancora con gli occhi chiusi. -Vichy puoi spegnere quella dannata aspirapolvere? E' domenica mattina!- sbraitai insonnolita, mettendo la testa sotto al cuscino.
Non ricevetti alcuna risposta. Tolsi il cuscino dalla testa ed aprìì gli occhi. La prima cosa che notai furono delle sedie nere attaccate al pavimento, un tavolino e delle finestre con tendine blu, e capìì che quel rumore non era prodotto dall'aspirapolvere di Vichy, visto che era continuo. Quella non era la mia camera, mi voltai a destra e notai due occhi azzurri che mi fissavano divertiti.
Dalla mia bocca uscì un piccolo urletto, e mi sedetti di scatto. -Ma...ma dove siamo?- chiesi non capendo.
-Sul mio piccolo aereo- esclamò Damon con un sorriso a trentadue denti.
-Sul tuo aereo? E dove staremmo andando?- chiesi stupita.
-Sorpresa- Lo fissai ancora con gli occhi spalancati. Avrei voluto fargli un sacco di domande per esempio come ero finita lì, che ore erano, ma non capìì più nulla quando le sue labbra perfette baciarono le mie. -Buongiorno- sussurrò lui, appoggiando la sua fronte alla mia.
-'Giorno- dissi ancora stordita dal suo bacio, mi fiondai ancora sulle sue labbra, non ero mai sazia di lui.
Lui si portò su di me scostando la coperta, passò le mani dai fianchi fino alle cosce per poi risalire sotto al seno. Mi baciò il collo e io ansimai, poi scese fino al petto scostandomi il vestito alla meno peggio.
Poi mi resi conto di quello che stavamo facendo, lo desideravo, ma ancora non me la sentivo.
-Damon..-lo chiamai bloccandogli la testa. Lui alzò lo sguardo su di me e capì la mia espressione.
-Scusa se ancora non te la senti, posso aspettare anche se mi è difficile-
-Grazie- gli dissi baciandolo dolcemente.
-Con te ci andrò piano perché ho capito che sei diversa dalle altre anzi sei unica. Perciò attenderò tutto il tempo che vorrai- esclamò guardandomi intensamente.
Gli sorrisi dolcemente. Era fantastico quel ragazzo, e io che avevo detto a Vichy che tra lui e un pitbull non c'era alcuna differenza.  Lui mi guardò con la stessa intensità con cui lo guardavo io.
-Hai fame?- mi chiese accarezzandomi i capelli. Io annuìì. Lo vidi alzarsi e sparire dietro una tenda, per poi ricomparire con un vassoio colmo di cibo.
Io presi un cornetto alla nutella. Adoravo la nutella. Lui invece lo prese vuoto.
-Damon ma non ho vestiti per cambiarmi!- dissi non appena finìì il cornetto.
-Tranquilla appena scenderemo troverai tutto quello che hai bisogno- disse dandomi un bacio sulla fronte.
-Preparati che tra un un po' si scende!- mi avvertì sorridente.
Bevvi il caffè e andai in bagno per rinfrescarmi. I capelli arruffati erano uno spettacolo orrendo, presi la spazzola e li pettinai. La caviglia non mi faceva male più come prima ed era sgonfiata del tutto.
Uscìì dal bagno e per poco non caddi, capìì che stavamo atterrando. Damon prese la mia mano e scesimo dal piccolo aereo privato di Damon.
Non potevo crederci Damon mi aveva portato a Manhattan. Chiamammo un taxy che ci portò nel centro della città.
-Non eri mai stata qui?- chiese Damon, mentre io guardavo ogni centimento della città.
-No, però volevo visitarla da quando ero piccola-
Andammo in un negozio di vestiti e scarpe e lì potei comprare qualcosa di più comodo. Poi andammo a prenotare una stanza in un albergo, perché saremmo partiti il giorno seguente a tarda mattinata.
La stanza era carina, osservai il letto matrimoniale che avrei dovuto condividere con Damon. Chissà come sarebbe stato dormire con lui.
-Oh no, guarda che nuvoloni..-esclamò Damon guardando fuori dalla finestra. Mi avvicinai a lui, in effetti il cielo si stava riempiendo di nubi grigie, che non promettevano nulla di buono.
Speravo che non si scatenasse un temporale, primo: perché volevo visitare la città, secondo: perché avevo una paura matta dei fulmini e del rimore insopportabile dei tuoni. E non volevo che Damon lo scoprisse. -Vado a farmi una doccia- esclamai dandogli un bacio sulla guancia.
-Vuoi che ti faccia compagnia?-
Gli tirai una scarpa dal bagno e poi richiusi la porta. -Scherzavo!-

-Manhattan è proprio bella, anche con il cielo grigio- esclamò Elena che teneva la sua mano nella mia.
-Ci sono cose più belle di Manhattan- esclamai guardandola.
-Tipo?- chiese lei fissandomi con i suoi occhietti curiosi. Mi fermai e le presi l'altra mano.
-Tipo te- le risposi baciandola con vigore, lei lasciò le mie mani e si strinse a me, forse per ripararsi dalla folata di vento freddo.
Un lamento, ci interruppe. Proveniva da una stradina, assomigliava ad un pianto. Elena entrò in quella stradina. Io la seguìì.
-Damon guarda!- esclamò talmente forte da farmi sobbalzare. Mi avvicinai a lei e mi accorsi che teneva un gattino rosso nelle mani.
-Elena lascialo a terra, potrebbe avere qualche malattia- La ragazza mi fulminò con gli occhi.
-Non possiamo lasciarlo qui! Guarda sta tremando dal freddo!-
Io alzai gli occhi al cielo, quando quella ragazza si fissava era impossibile farle cambiare idea.
-E dove vorresti portare quel coso?-
-Non è un coso è un gattino. E lo porterò con noi!- esclamò in tono di sfida.
-Ma in albergo non ce lo fanno tenere è contro le regole!-
Lei sfoderò un ghigno made in Damon. Volevo i diritti di autore. Quando Elena sfoderava quel ghigno non prometteva nulla di buono, proprio come le nubi grigie che incombevano sulla città.
-Mai infranto le regole signor Salvatore?- chiese maliziosa.
-Elena io non voglio quel coso nella nostra stanza!- esclamai distogliendo lo sguardo dal suo viso sexy. Iniziò a piovere.
-Damon ti prego! Guarda sta iniziando anche a piovere- esclamò facendo gli occhi dolci.
-E va bene!-sbottai non riuscendole a dirle di noi. -Ma gli dovrai fare un bagno però-
Lei in tutta risposta mi diede un bacio mozzafiato, se mi avesse baciato sempre così  mi sarei aperto un canile per gatti!
La pioggia si fece più intensa quando arrivammo davanti alla porta dell'hotel, Elena ficcò il gattino dentro la sua borsa enorme lasciando aperta la cerniera.
Arrivammo in camera ed Elena liberò il gattino. Gli fece il bagnetto e lo asciugò. Io mi sedetti sul letto offeso, presa com'era da quel sacco di pulci mi stava trascurando.
Quando uscì dal bagno si accorse della mia espressione e si avvicinò a me.
-Qualcosa non va?-
-Mi stai trascurando- esclamai. Elena scoppiò a ridere si distese sul letto e appoggiò la testa sul mio torace abbracciandomi. La pioggia batteva violenta sulle finestre e un lampo illuminò la stanza seguita dal rumore intenso di un tuono. Sentìì la ragazza irrigidirsi e stringermi più forte affondando di più la testa nel mio petto.
-Elena- la chiamai dolcemente, facendole alzare la testa. -Va tutto bene?-
Lei annuì vigorosamente, ma al rumore di un altro tuono si fiondò di nuovo su di me. Capìì tutto, aveva paura dei temporali.
-Ecco adesso riderai di me- mormorò stringendomi ancora.
Io sorrisi intenerito. Ammettevo che se fosse stata un'altra ragazza sarei scoppiato a ridere, ma con lei no. Trovavo perfetta anche questa sua piccola paura.
-Ehi, piccola io non rido di te- all'ennesimo tuono la strinsi io di più. Lei alzò lo sguardo su di me e mi baciò accarezzandomi il petto, i suoi lunghi capelli mi provocavano un leggero solletico al collo.
-Elena...-mormorai eccitato -Se continui così...io-
Elena capì perché sgranò gli occhi e senza dire nulla ritornò nella posizione di prima. Sinceramente ero un po' deluso, speravo che mi dicesse: "E tu non fermarti" o altre cazzate varie, invece niente.
Le avevo promesso che l'avrei rispettata, e avrei mantenuto la promessa. Guardai il gattino che dormiva vicino la porta.
-Dovresti trovargli un nome, è maschio?- Un altro tuono, ma stavolta Elena non si irrigidì, forse perché era stretta a me.
-No è femminuccia, avevo deciso di chiamarla Sissi...-
-Sissi?- esclamo sconvolto. Che nome sdolcinato.
-Non ti piace? Ehy che ne dici se la chiamassimo Delena?-
-Delena?-
-Sì è l'unione dei nostri due nomi...-mi spiegò lei stringendomi la mano.
-E' perfetto- risposi io posandole un bacio tra i capelli. Era bello stare lì con Elena stretta a me, provavo sensazioni travolgenti, sensazioni che non avevo provato nemmeno con la stronza. Con Elena era tutto così vero ed entusiasmante, la ragazza era capace di far tirare fuori la parte di me che avevo "spento". Si era fidata di me nonostante tutto.
-Damon..- mi chiamò con voce pensierosa.
-Sì?- risposi smettendo di accarezzare i suoi bellissimi capelli.
-Ma..io..io e te cosa siamo?- mi chiese imbarazzata. Io inarcai un sopracciglio e scossi la testa. La guardai negli occhi, era così insicura, aveva un'aria da bambina, un'aria che mi faceva letteralmente impazzire.
-Elena, ti ho portata a Manhattan con il mio aereo privato, ti ho detto che mi piaci, ci baciamo, ci teniamo per mano..secondo te cosa siamo?- le dissi sorridendo intenerito.
-Siamo fidanzati? Seriamente?- mi chiese lei con una luce negli occhi.
-Certo, sei la mia ragazza- affermai io stringendola.
Lei mi sorrise e mi baciò dolcemente.
 Dopo un paio di minuti squillò il mio cellulare. Mi scostai da Elena e presi il mio cellulare, e mi avvicinai alla finestra. Osservai pensieroso la scritta: "Numero sconosciuto", poi presi la chiamata.
-Sì?-
Damon..
Rebekah. Avrei dovuto immaginarmelo che non mi avrebbe dato pace. Rebekah era una donna subdola e meschina, avrebbe fatto di tutto per arrivare ai suoi scopi.
Elena si era messa a giocare con il cucciolo, e ogni tanto mi lanciava degli sguardi.
-Cosa vuoi?- sbottai infastidito. Elena mi guardò. Dopo le avrei dovuto spiegare tutto.
Sai benissimo cosa voglio. Te...! 
-Quello che vuoi tu non è più possibile ormai. - Lei scoppiò in una fragorosa risata.
Dimmi, la tua Elena sa che io sono tornata? Oh aspetta forse non sa nemmeno che esisto...bisogna rimediare non credi?
Non sapevo che te la fai anche con le ragazzine, quanti anni ha Elena venti? Tu non hai bisogno di ragazzine Damon, tu hai bisogno di donne.
-Lei non è una ragazzina e tu non farai proprio nulla! Mi hai capito?- urlai. Come faceva a sapere di Elena? Forse era stata Elizabeth, l'aveva corrotta in qualche modo.
Tu. Tu. Tu. Tu. Tu. Tu. Tu
La stronza aveva staccato. Elena si mise accanto a me, e mi guardò seria.
-Qualcosa non va?-  chiese mettendomi una mano sulla spalla. La guardai, era ora di raccontarle tutto, prima che lo facesse Rebekah.



Buongiorno a tutte *_*
Eccomi qui a postare il sesto capitolo della storia, non vi ho fatto aspettare molto per la sorpresa, visto? xD
Beh che dire spero che vi sia piaciuta :D Rebekah si è fatta sentire per telefono, dal prossimo capitolo sarà presente fisicamente a rompere le scatole, e nasceranno tanti guai per la coppia.
Ringrazio tutte le fantastiche lettrici che recensiscono, sarò ripetititva ma non smetterò mai di ringraziarvi =)
Al prossimo capitolo ^^
Baci Morgana <3


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Capitolo 7
*** 7. Rebekah ***


capo7


7.Rebekah


Damon sembrava preoccupato e arrabbiato per l'ultima chiamata ricevuta.

-Perché quella chiamata ti ha turbato tanto?- gli chiesi dolcemente accarezzandogli una guancia. Lui parve distendersi a quel contatto.
Si sedette sul letto e mi invitò a fare lo stesso.
-Vedi, prima al telefono era la mia ex: Rebekah-
A quella frase mi turbai io. Forse amava ancora la sua ex? Mi sentìì improvvisamente triste, non mi andava di essere scaricata per un ex.
-Tranquilla tra me e lei è tutto finito- mi rassicurò, forse aveva intuito i miei pensieri. Gli sorrisi e mi risollevai.
-Io ho amato molto Rebekah, siamo stati insieme per due anni. Ma lei non mi aveva mai amato, mi aveva solo usato per i miei soldi. Lei mi abbindolava e io ci ero caduto. La credevo un angelo, ma poi in una fredda sera di Dicembre si rivelò per quello che era: una stronza doppiogiochista e approfittatrice. Mi scaricò per un miliardario francese e partì con lui-
Si vedeva che per lui quella storia non era abbastanza facile da raccontare. Gli accarezzai una guancia, non sapendo cosa dire. Non ero brava a dire qualcosa in quelle situazioni, avevo paura di dire qualcosa di sbagliato. La mia mano scese sulla sua e gliela strinsi, per fargli capire che io c'ero, e non avrei fatto la stessa cosa della sua ex.
-Ma allora perché ti ha chiamato? Cosa vuole?-
-Lei è qui. E' tornata, e dice che mi vuole, ma lei ha sempre un tornaconto personale. Elena lei è pericolosa farà di tutto per farci dividere-
Si posizionò meglio sul letto e mi prese il viso tra le sue mani avvicinandosi di più.
-Ma io Elena, non lo permetterò. Stai diventando troppo importante per me e non voglio perderti. Quindi se ti dovesse contattare tu non starla a sentire sono solo bugie per farti allontanare da me capito?-
Io annuìì e lo abbracciai forte. -Tranquillo io non mi spavento di nessuno!- esclamai determinata.
-E poi neanche io voglio perderti...-ammisi arrossendo. Lui mi sorrise e mi baciò. Si mise su di me e mi accarezzò i fianchi, l'atmosfera si stava surriscaldando troppo. Ma io ancora non ero pronta, non ero vergine, ma ancora non me la sentivo.
-Damon..è tardi forse è meglio che scendiamo a cena- mormorai schiarendomi la voce. Lui si bloccò e si alzò.
-Ok, scendiamo-
Mi sorrideva, ma sapevo che un po' ci era rimasto male. Andammo nel ristorante dell'hotel. Damon scelse il tavolo più appartato che c'era.
-Peccato che piove, non abbiamo potuto visitare nulla- esclamai delusa.
-Tranquilla ci verremo di nuovo qui e potremmo visitare tutta l'isola- mi rassicurò facendomi un occhiolino.
-Martedì si ritorna al lavoro!- esclamai entusiasta. -Così potrai rivedere Elizabeth..-commentai acida.
No, Elena non è il momento di fare la gelosa. Lui non prova nulla per quell'oca in calore. Però non potevo fare a meno di pensare gli sguardi epliciti che gli lanciava ogni santo minuto della giornata.
Lui si accorse del mio sguardo omicida.
-Elena, sei gelosa?- mi chiese divertito.
-Sì! Ehm..no!-
-Sei gelosa- affermò lui.
-Io gelosa di quella? Figurati!- esclamai addentando un pezzo di pane.
-Ehi per me lei è stata solo una delle ragazze con cui andavo a letto, nulla di più-
-Ora sì che mi tranquillizzo- risposi sarcastica.
-Ma hai capito? Una delle tante, Elena. Tu invece sei una cosa seria, sei stata una cosa imprevista che mi ha travolto completamente. Quando mi darai l'onore di conderti a me, io non farò sesso con te. Faremo l'amore Elena- esclamò con una dolcezza capace di farmi sciogliere. Ero stata una stupida, mi ero fatta prendere dall'impulsività.
-Scusa, sono stata troppo impulsiva..-mormorai imbarazzata.
-No, vuol dire che tieni a me piccola-  sussurrò stringendomi la mano e facendomi un occhiolino.
"In this California king bed we're ten miles apart..." Il suono della suoneria del mio cellulare interruppe la magia che si era creata, sbuffando guardai chi era. Vichy.
-Pronto?-
Ehiii! Allora come va? Com'è Manhattan? E con il tuo sexy capo??
-Beh non abbiamo potuto vedere molto visto che qui si sta abbattendo un temporale con i fiocchi- risposi lasciando la parte del "sexy capo"
Un temporale? Beh allora stasera ti avvinghierai a lui con la scusa del temporale e...e vi mettete a scop..
-NO!- la bloccai un po' troppo forte attirando gli sguardi dei clienti su di me. Damon aveva intuito qualcosa perché aveva visto il rossore sulle mie guancie.
Vichy era sempre la solita. Pensava solo al sesso!
Oh andiamo Elena. Tu e quel gran figone soli nella stanza, vuoi dirmi che non ci farai nulla?
La sua voce era scettica e scandalizzata allo stesso tempo. Sospirai. -Proprio così-
Elena. Elena. Appena torni devo darti un paio di lezioni sulla vita. Adesso ti lascio che devo uscire con un ragazzo. Ciao ciao.
Chiusi la chiamata, Damon fece finta di nulla ma aveva sentito tutto, infatti si stava trattenendo le risate.

Ero disteso sul letto. Guardai fuori dalla finestra, quando si metteva a piovere in quella città non la smetteva più.
Elena era in bagno che si stava cambiando. Delena dormiva comodamente sopra una sedia. Infondo non era male quella gattina, guardandola adesso mi sarebbe dispiaciuto lasciarla lì sotto quel violento temporale. La porta del bagno di aprì ed uscì Elena coperta da una maglietta nera e dei pantaloncini rossi. Appena mi vide si bloccò.
-Tu..tu dormi così?- chiese facendo scorrere i suoi occhi sul mio corpo.
-Io dormo sempre in boxer- dissi con un sorrisetto. La vidi deglutire, e avvicinarsi lentamente al letto. Un lampo illuminò tutta la stanza e al rumore di un tuono Elena si fiondò sul letto a velocità supersonica si infilò sotto le coperte e mi abbracciò. Io scoppiai a ridere.
-Sei proprio buffa- esclamai facendo una dolce carezza sulla sua guancia. Senza dire nulla costrinse anche me a coprirmi, così potei abbracciarla meglio.
Strinsi il suo esile corpo mentre lei mi lasciava piccolo baci sulla guancia. Anche se sapevo che non si sarebbe concessa a me, mi sentivo completo lì con lei.
La tenevo stretta a me, come se da un momento all'altro dovesse scappare via.
-Buona notte Damon- mormorò dandomi un dolce bacio.
-Notte mia piccola imbranata-

Il rientro a New York fu leggermente triste, quei giorni erano passati in un lampo. Damon mi accompagnò a casa erano le 21:00, ci saremmo visti la mattina seguente, ma già mi mancava.
Vichy appena aprì la porta fece per abbracciarmi ma quando vide il gattino si fermò.
-E questo?-
-Ti presento Delena!-
Vichy prese in braccio la gattina. Sapevo che lei andava matta per i gatti. -Delena?- chiese inorridita.
-Sì, è l'unione del mio nome e quello di Damon- spiegai entrando in casa.
-Povera cucciola, che nome orribile-
-Ehi!- la rimbeccai, piccata.
-Vabbè passiamo a cose più serie. Avete...?- mi chiese lanciandomi un'occhiata eloquente.
Io la guardai esasperata. -No-
Lei si spalmò una mano sulla fronte. -Ti voglio bene, ma certe volte sei tonta! Elena sei in un albergo di Manhattan soli tu e lui, che tra l'altro è davvero un mandrillone e cosa fai? Ci dormi e basta?!-
-E' una cosa seria Vichy...- le dissi bloccando il suo fiume di parole. La bionda aprì e poi richiuse la bocca.
-Oh, per l'amor del Cielo..ti sei innamorata?-
Io feci di sì con la testa. Mi abbracciò e poi mi disse. -Potevi scopare lo stesso però-
Scossi la testa, la mia coinquilina non sarebbe cambiata mai. Mentre la seguivo in cucina mi arrivò una chiamata: era Damon. Io sorrisi.
-Ehi..-
Ehi, già mi manchi
-Mi manchi anche tu, ma fra meno di dodici ore posso riabbracciarti- esclamo scatenando la sua risata.
Sei impaziente eh?
-Se si tratta di te sì-
Da quando sei diventata così diretta?
-Non lo so- esclamai scoppiando a ridere.
Elena ascoltami, forse è meglio se per adesso non lo diciamo a nessuno, beh solo mio fratello e Caroline
Io annuìì. -Certo hai ragione-
Ci vediamo domani, piccola, sogni d'oro
-A domani, notte-
Vichy se ne spuntò con due vaschette di gelato. -Oh ma come siete sdolcinatamente romantici- disse quasi schifata.
-Quando troverai un ragazzo che ti fa battere il cuore e tremare le gambe e che diventerà un tuo pensiero fisso, mi capirai-
Vichy preferì non rispondermi. -Dai "adorabile imbranata" mangiamoci su-

Quel giorno era un viociare continuo, appena entrai dentro l'edificio vedevo i miei colleghi intenti a spettegolare. Beh non era la prima volta, però in quel momento mi sembrava molto esagerato doveva essere successo qualcosa. Vidi Cody correre da una parte all'altra, decisi di fermarlo.
-Ciao Cody, ma come mai sono tutti così...così?-  gli chiesi non sapendo trovare un termine adatto.
-Oh ciao cara. Vedi nell'ufficio di Stefan c'è il Grande Capo-
-Il grande Capo?-
-Sì, Giuseppe Salvatore il padre di Stefan e Damon e sembrava parecchio incazzato. Noi qui abbiamo tutti paura di lui, è più acido di uno yoghurt scaduto da dieci anni-
-Oh, e come mai è qui?-
-Non lo so, lui non viene mai qui, scusa tesoro ma adesso devo andare a dirigere il lavoro di Elizabeth è una vera incapace quella ragazza- disse sbuffando.
Sorrisi e lo lasciai andare. Chissà che cosa ci faceva il padre di Damon qui. Stavo andando a salutare Caroline ma una voce grezza mi bloccò.
-E' lei la segretaria di Damon?-
Mi voltai e mi ritrovai davanti un uomo con i capelli bianchi e con dei baffoni dello stesso colore, intuìì che era Giuseppe. Io annuìì.
-Bene potrebbe annunciarmi a mio figlio?-
-Certo..ma..non potrebbe andare lei?-
Mi guardò con disappunto. -Io e mio figlio non ci parliamo più da molto ormai. Ma è indispensabile che parli con lui oggi, quindi sarebbe così gentile da accompagnarmi?- disse in tono asciutto e distaccato.
-Ok- Presimo l'ascensore per salire al piano successivo, quello era il piano dove lavoravo io. Più che altro mi occupavo di cose burocratiche assieme a Caroline. Cody e Tyler si occupavano della stampa e coordinavano i lavori.
Finalmente l'ascensore si aprì. Bussai nell'ufficio di Damon ed entrai. I nostri occhi si illuminarono non appena i nostri sguardi si incontrarono, ma dovevo assumere un tono professionale.
-Signor Salvatore. Il signor Salvatore vuole vederla- Lui mi guardò senza capire. "Tuo padre" mimai con le labbra.
-Oh, fallo entrare- esclamò gelido.
Il padre entrò in ufficio io uscìì e chiusi la porta, ma restai lì ad ascoltare.
-A cosa devo questa tua visita. Papà- il tono di Damon era sprezzante.
-Ai guai che combini tu Damon! Stai mandando quest'azienda alla rovina, ho parlato con tuo fratello, perché ti ostini a non vendere una parte?!-
-Io non venderò nè ora e nè mai! La mamma ha creato quest'azienda con tantissimi sacrifici e tu lo sai benissimo! E non li renderò vani! Ma tu non sai cosa vuol dire la parola sacrificio eh? Hai sempre vissuto nel lusso-
-Questo non c'entra nulla! Mi stai facendo perdere molti soldi. Sei un'incapace! Se Stefan fosse stato il fratello maggiore e se  lui fosse stato il titolare tutto questo non sarebbe successo!-
-Stefan..Stefan. Sempre lui! Sai che ti dico? Andate a quel paese tu e lui! E ora esci di qui non voglio più vederti! E sappi che non venderò mai!-
Sentìì  Giuseppe che strisciò la sedia così mi nascosi dietro al muro per non farmi vedere. Non appena lo vidi uscire, entrai nell'ufficio di Damon.
Il ragazzo era di spalle e rivolgeva lo sguardo alla finestra. Non sapevo se avevo fatto bene ad origliare o meno.
-Damon..- lo chiamai avvicinandomi a lui.
Lui si voltò verso di me. -Hai sentito tutto vero?-
Io annuìì. -Mi dispiace- sussurrai abbracciandolo. Lui mi strinse forte e lo sentìì sospirare.
-Troverai una soluzione senza vendere. Capisco che è molto importante per te tutto questo-
-Purtroppo non vedo una via di uscita..-
-C'è sempre una soluzione!- lo incoraggiai. Lui mi accarezzò una guancia e mi baciò.
-Mi sei mancata- sussurrò sorridendo.
-Anche tu-
Stavamo per baciarci di nuovo ma qualcuno entrò nello studio facendoci distaccare. Cody ci fissava a bocca aperta.
-O-mio-Dio-
-Cody quante volte ti ho detto che devi bussare?- lo riprese Damon infastidito per l'interruzione.
-Ma..ma capo io ho bussato, eri troppo impegnato per sentire- rispose ridacchiando. -Ma state insieme?-
-Sì- rispose Damon.
-Ma è fantastico!- urlò. -Shhh- esclamammo io e Damon. -per ora non lo deve sapere nessuno, ok?- spiegai avvicinandomi a lui.
-Oh cari non preoccupatevi il vostro segreto è al sicuro con me!-
Una Caroline sconcertata entrò nello studio di Damon. Più che sconcertata era preoccupata.
-Damon...c'è Rebekah qui-
-Oh, non c'è bisogno che lo avverti!- una voce calda e annoiata nello stesso tempo bloccò la bionda. Nell'ufficio entrò una ragazza bionda anche lei, ma lì erano tutte bionde?!
Molto bella. I suoi occhi verdi scattarono su Damon e le sue labbra colorate di rosso sorrisero maliziosamente.
-Io e Damon ci conosciamo molto bene- continuò ghignando. Poi la bionda mi guardò dalla testa ai piedi.
-Tu devi essere Elena- esclamò.
-Sì- risposi con una punta di acidità.
-Devo parlarti, andiamo nel tuo ufficio-
-No!- intervenne Damon.
-Oh andiamo Damon...voglio solo fare due chiacchiere con lei-
-Ok- Lanciai un'occhiata rassicurante a Damon, e io e la bionda entrammo nel mio ufficio.
-Mollalo- esclamò minacciosa.
-Prego?- dissi facendo finta di non capire. Ma chi si credeva di essere?
-Lo devi lasciare, Damon non fa per te. Credi davvero che ti voglia veramente? Lui ama solo me, non mi ha mai dimenticata fino ad un mese fa mi chiamava. Ti sta usando per dimenticarmi-
Fino a un mese fa la chiamava? Stava mentendo. Damon era sincero con me.
-Non ti credo, mi ha raccontato di come sei-
Lei scoppiò in una fragorosa risata. -Io ti ho avvertita Elena, io adesso non sto più in Francia, sto qui a New York. Damon prima o poi tornerà da me, perché lui è mio-
- Buona fortuna- risposi in tono di sfida.
Il suo sguardo canzonatorio si gelò. -Non provocarmi Elena-
-Ehm...questa è la parte in cui io dovrei avere paura?- chiesi sarcastica.
-Lo vedrai- mi lanciò in sorrisetto (da prendere sicuramente a schiaffi) e se ne andò. Anche se sapevo che mentiva quelle parole mi avevano turbata e mi avevano fatto un po' male.
Damon entrò nel mio ufficio e mi abbracciò. -Ehi stava mentendo io non ti lascerei mai per lei...-
Le sue parole mi avevano rassicurata, io lo strinsi forte a me. Se voleva la guerra Rebekah, l'avrebbe avuta.

Finalmente c'è stato lo scontro frontale tra Rebekah ed Elena, inoltre ho aggiunto Giuseppe Salvatore, personaggio secondario, ma avrà un ruolo importante nella storia (credo xD)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto^^
Ringrazio ancora le persone che hanno recensito =) Ringrazio anche colore che leggono silenziosamente =)
A presto baci Morgana =)
P.S: Il titolo di questo capitolo non  è bello lo so, ma non avevo ispirazione per qusto capitolo xD Vi avviso che dalla fine del prossimo capitolo in poi per Elena ci saranno grossi guai

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Capitolo 8
*** 8.Guai in vista ***


capo8


8. Guai in vista


-Ah le ex, io odio le ex- esclamò Vichy muovendo la sua pedina.

Stavamo giocando a Monopoli. E mentre giocavamo le raccontai tutto.
-Sì, ma il problema è che lei farà di tutto per riprenderselo!- sbottai irritata. Spostai la mia pedina di cinque caselle. Ed ero finita nell'albergo di Vichy.
-Se lui tiene a te per come dice, non dovresti avere paura. Paga 500 dollari-
Non ero molto fortunata a quel gioco, ogni volta Vichy mi prosciugava. -Una rapina a mano armata!- esclamai dandole i soldi.
-Elena, il gioco è gioco!- Sì, fortuna che non erano soldi veri. Qualcuno bussò alla porta.
-Ti prego non dirmi che è il signor Morris! Glielo abbiamo dato ieri l'affitto cos'altro vuole quel pervertito?!- esclamò Vichy inviperita mentre andava a vedere chi era.
Il signor Morris era il nostro padrone di casa, era avido e anche un po' maniaco. Sgranocchiai altre patatine, mentre attendevo la mia coinquilina.
Sentìì i passi. -Era il maniaco pervertito?- chiesi ridendo.
-No-
Mi girai incredula. Era Damon fasciato da una camicia di raso nera che metteva in  risalto il suo fisico perfetto, altro che signor Morris. Gli regalai un sorriso e corsi ad abbracciarlo.
Vichy divertita si sedette dove era prima. Delena fece le fusa tra le gambe di Damon evidentemente la gattina si era ricordata di lui.
-Immagino che qui posso sistemare tutto- esclamò Vichy iniziando a sistemare il gioco.
Io annuìì. -Bene vorrà dire che ti straccerò un'altra volta-
Portai Damon nella mia stanza e chiusi la porta, lui si guardò attorno. La mia stanza era composta da un lettino, un armadio, un comodino, una scrivania e una sedia. Sulla scrivania avevo messo delle fotografie che mi ritraevano con i miei genitori e con i miei amici.
-Eri una ragazza pon-pon?- mi chiese divertito, osservado me vestita da cheerleader.
-Sì- esclamai con orgoglio. -Precisamente il capitano-
-Mhh, mi fanno impazzire le cheerleaders- esclamò posando la fotografia per poi avventarsi sulle mie labbra. Incastrò una mano tra i miei capelli lisci, con l'altra mi accarezzava la schiena causando brividi su tutto il mio corpo. Passai le mie mani sul suo petto fasciato da una camicia nera, forse quella che avevo macchiato io con il caffè tempo fa.
Prese a baciarmi il collo, dannazione lo desideravo da morire! Mi stava torturando. Per istinto iniziai a sbottonare la sua camicia, mi stavo lasciando andare.
Damon mise le mani sotto la mia maglietta, a quel contatto andai fuori di testa. Lo liberai della sua camicia e lo spinsi sul lettino mettendomi a cavalcioni su di lui.
Lo sentìì sospirare quando passai la mia bocca sul suo petto, mi accarezzò i fianchi e mi tolse la maglietta e così restai con il mio reggiseno bianco.
Ribaltò le posizioni e non fece nulla. Lo guardai stupita. Mi accarezzò amorevolmente una guancia i suoi occhi erano lucidi.
-Elena sei sicura?- mi chiese non smettendo di accarezzarmi.
-Sì- risposi sorridendo. -E' strano dirlo dopo così poco tempo, forse è anche da pazzi. Ma ti amo-
Deglutendo chiusi gli occhi, avevo paura di qualche sua reazione negativa. Ma non avvenne sentìì le sue labbra che mi davano un bacio a stampo.
-Elena...ero venuto per dirti proprio questo-
Aprìì gli occhi. -Ti amo anche io-
Dopo quell'attimo di romanticismo, la passione prese il sopravento. E finalmente i nostri corpi diventarono un unico essere.

Un fracasso infernale mi fece svegliare di scatto. Ma che cavolo era? Sentìì Elena lamentarsi e imprecare qualcosa ancora insonnolita. Sorrisi, era molto buffa con i capelli scompigliati.
Guardai la sveglia che segnava le 6:10. Ma chi era quel deficente, che faceva quel rumore a quell'ora della mattina?
Elena alzò il busto coprendosi con le coperte. Sbadigliò e con entrambe le mani si strofinò gli occhi come fanno i bambini, poi la sua aria infantile lasciò il posto al nervosismo.
-Vichy! Un giorno o l'altro ti farò sparire quell'aggieggio infernale!-sbraitò per poi ricadere nel cuscino.
Posò i suoi occhietti dolci su di me. -Buongiorno-
-Noto con piacere che ti sei ricordata di me- risposi divertito dandole un dolce bacio.
-Scusa è che quella cosa mi fa perdere il lume della ragione- rispose abbracciandomi.
Un altro rumore più forte e il suono della sveglia, ci fece abbandonare l'idea di addormentarci di nuovo, così ci alzammo.
Una volta pronti, seguìì Elena in cucina. La sua coiquilina mi guardò sorpresa.
-Lui è stato qui?- chiese ad Elena indicandomi. Lei annuì.
-O mio Dio! Scusa per il rumore, ma ero io con l'aspirapolvere, sai adesso che abbiamo un gattino è meglio passarla come si deve- esclamò notevolemente imbarazzata. Poi guardò Elena in un modo eloquente, e quest'ultima arrossì all'improvviso.
-Sì,.ma non alle 6 di mattina- sibilò Elena minacciosa, mentre preparava la colazione.
Qualcuno suonò il campanello di casa, Elena e la bionda si guardarono stupite.
-Chi può essere a quest'ora?- si chiese la mia fidanzata mentre andava ad aprire la porta.
Dopo un secondo entrò in cucina con un'espressione preoccupata ed incazzata allo stesso tempo, seguita da un uomo che sembrava la brutta copia di Babbo Natale.
Era basso, grosso capelli neri e barba un po' lunghetta del medesimo colore.
-Signor Morris a cosa dobbiamo la sua visita?- chiese Vichy sorridendo in modo teso.
-Dovete pagarmi 100 dollari di condominio, più i 50 del mese scorso, ti ricordi che me ne hai dati solo metà biondina?- esclamò con un vocione spaventoso. Elena sputò tutto il latte.
-Che cosa? 100 dollari di condiminio? Ma stiamo scherzando?! Questa è una vera rapina!- esclamò la mora, uscendo dalla borsa 50 dollari. -Questi sono più che sufficenti, le ricordo che questo non è il centro della città- Elena gli spiaccicò i soldi nel petto. Quella ragazza era davvero una tigre. Vichy si spalmò una mano sulla fronte.
-Senti ragazzina, il condomio è 100 e me ne devi dare 100!- urlò prendendola per un polso. Io allora intervenni.
-La lasci immediatamente- esclamai stringendo il braccio dell'uomo.
-E tu chi saresti?-
-Damon Salvatore-
L'uomo boccheggiò per un po' mentre lasciava sconvolto, il braccio di Elena. -50 dollari, saranno sufficenti, vero?- continuai io in modo persuasivo.
L'uomo annuì e se ne andò . Elena sorrise trionfante.
-Non fare più scenate del genere, sembra pericoloso dalla faccia-
-Pericoloso? E' solatanto un po' maniaco ed è anche irritante ma non fa nulla- replicò Vichy pulendo il pavimento dove ad Elena era caduto il latte.
Sicuramente era una maniaca della pulizia.
-Non preoccuparti..adesso andiamo a lavoro, ok?- chiese Elena dolcemente. Io annuìì e andammo in azienda.
Appena arrivammo qualcosa non andava, notai che tutti guardavano Elena di traverso. Anche lei se ne accorse, infatti ci guardammo negli occhi senza capire.
Incrociammo gli sguardi preoccupati di Stefan e Caroline, poi vidi Elijah sorridere beffardo, accanto a Rebekah ed Elizabeth.
-A cosa devo queste visite indesiderate?- chiedo con ostilità.
-Vuoi sapere perché gli affari ti stanno andando male?- rispose Rebekah -Perché hai una spia, e la spia è lei- esclamò puntando un dito contro Elena.



Buongiorno xD
Questo capitolo fa un po' schifo ed è anche corto lo so. Però è un capitolo di transizione in cui ho voluto lasciare un po' di suspence xD
Spero che vi piaccia lo stesso. Ecco..io nelle scene lemon non sono brava, quindi non me la sono sentita di descrivere l'atto..perché non volevo rovinare la storia =)
Se avete critiche o altro le accetto ^^
Baci Morgana <3




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Capitolo 9
*** 9. Spia ***


capo9

9. Spia

Non stavo capendo nulla, ma il mio istinto mi diceva che c'erano grossi guai per me. Guardavo Rebekah senza capire, mi aveva accusato di essere una spia, ma una spia di cosa? Di chi?
Damon la fissava con un sopracciglio inarcato, poi guardò me.  Damon ci disse di andare tutti nel suo ufficio visto che tutto lo staff ci guardava.
-Che..che stai dicendo?- chiesi confusa. Guardai Caroline, che mi guardava quasi con occhi lucidi e Stefan mi stava studiano. Elijah era soddisfatto.
-E' inutile che fingi ormai. Non serve più Elena- disse calmo quest'ultimo.
-Ma fingere cosa? Non sto capendo nulla...e..- Damon mi fece segno di fermarmi. -Che intenzioni avete?- chiese con gli occhi ridotti a due fessure.
-Adesso sentirai, tesoro- rispose Rebekah senza scomporsi minimamente. Poi guardò Elijah che era accanto a lei.
-Vedi caro Damon, Elena non è venuta qui per caso. Non ha letto l'inserzione on-line come afferma- Lo guardai perplessa, ma che diamine stava imbrogliando?
-L'ho mandata io qui, per spiarti e per sedurti. Tu le raccontavi le cose e lei rapportava a me..a proposito come vanno le cose con tuo padre?- chiese beffardo. Vidi Damon stringere i pugni, il suo volto era contratto in una smorfia di rabbia ed io ero schifata ed amareggiata dal comportamento di Elijah.
-Questa è una bugia!- urlai sconvolta e in preda all'amarezza. -Io non ho mai fatto nulla del genere, non ne sarei nemmeno capace! Damon ti prego non credergli, non è come dice lui!- Mi avvicinai a lui quasi spaventata e se ci avesse creduto? Lo chiamavo ma lui non osava voltarsi verso di me. Mi voltai verso Caroline supplicante.
-Caroline..sai che non farei mai una cosa del genere-
-Io, infatti non ci credo- esclamò lei determinata. La ringraziai con lo sguardo, poi mi voltai verso Rebekah.
-Voi vi siete alleati! Questa è una vendetta! Visto che mi accusate, dove sono le prove? E poi se io fossi una tua spia, perché vai a dire proprio a lui che giocavi sporco?- le parole mi uscirono a raffica, mi stavo agitando e quando mi agitavo diventavo un'altra.
Lui non si scompose minimamente dalla mia reazione. Quanto avrei voluto prenderlo a schiaffi e l'avrei fatto, oh sì che lo avrei fatto, si sarebbe dovuto perdere il nome di Elena Gilbert.
-Ma le prove ci sono, e poi Damon sa bene che nel nostro mondo tutto è lecito, ma ancora tu non puoi capire mia giovane Elena- Sua? Avrei preferito gettarmi dal grattacielo più alto della città.
Aveva le prove? E che prove poteva avere se io non avevo fatto proprio nulla? Guardai un'altra volta Damon, si ostinava a non guardarmi, instintivamente mi salirono le lacrime agli occhi.
Elijah uscì fuori il suo cellulare. -Allora...33*******, mi pare che questo sia il tuo numero vero?-
Io annuìì conscia che sarei caduta nella trappola. -Damon, questi sono i messaggi-
Damon prese lentamente il cellulare di Elijah in mano, e lesse i messaggi che io sicuramente non avevo mandato. Appena finì, sempre con lo sguardo rivolto dalla parte opposta mi tese il cellulare, io lo presi e quando lessi il contenuto dei messaggi, per poco non mi venne la nausea per ciò che c'era scritto.
Non avrei mai potuto scrivere quelle cose orribili! Non avrei mai fatto questo a Damon! Caddi nello sconforto più totale.
-Damon non sono stata io! Non ho scritto io questi messaggi, non ho fatto io la spia, non ho mai curiosato nel tuo computer! E soprattutto non ti ho tradito!-
-Solo tu hai l'accesso che sei la segretaria...!- urlò Elizabeth. Mi voltai verso di lei nera dalla rabbia. -Nessuno ha chiesto il tuo parere e chiudi il becco!-
Mi posi davanti a Damon che mi gelò con lo sguardo, uno sguardo che faceva più male di mille schiaffi.
-E' il tuo numero quello Elena..- la sua voce era incolore, priva di qualsiasi tono. Osservai distrattamente Rebekah che aveva un'aria soddisfatta, e uno sguardo: "Te l'avevo detto io di non provocarmi"
Si erano uniti contro di noi, avevano ottenuto ciò che volevano ed io mi sentivo così dannatamente impotente, ma la cosa che mi faceva stare più male era Damon che non mi aveva creduta.
-Mi dispiace Elena averti usata ma vedi...io non ti ho mai amata. Grazie comunque per quello che hai fatto, le tue informazioni mi si sono rivelato molto utili per incassare una montagna di dollai-continuò scoppiando a ridere. Lo guardai schifata.
-Oh ancora non sono così disperata da volere il tuo amore..preferirei chiudermi in uno stanzino per il resto della mia vita- risposi a tono e lui parve incazzarsi.
-Bene- esclamò Damon schiarendosi la voce -Potreste lasciarmi solo con la mia segretaria?-
La sua segretaria. Mi aveva chiamato "La mia segretaria", pensai mestamente mentre tutti si accingevano ad uscire.
Dopo che uscirono tutti, si susseguì un attimo di estenuante silenzio. -Signorina Gilbert...- esclamò lui con voce distaccata.
-Damon...- provai io.
-Per te sono il Signor Salvatore!- mi fermò lui, freddandomi con lo sguardo.
-E' caduto ai miei piedi è cotto di me..! Sono stata brava Elijah? Oggi sono entrata nel suo pc mentre lui non c'era e ti ho inviato tutti i dati del nuovo progetto, avete anticipato tu e Nick? Tesoro non essere geloso lo faccio solo per te, non ne sei orgoglioso? Dai che sta notte mi faccio perdonare!- iniziò a recitare tutti i messaggi che secondo lui io avrei scritto, il numero era mio, ma non avevo perso il cellulare negli ultimi giorni. Quindi mi avevano clonato il numero, ma per clonare il numero ci vogliono le giuste conoscenze!
-Sono tutte bugie Damon, perché non mi credi?- sbottai io incazzata.
-Perché hai finito di incantarmi! Non so cosa mi avevi fatto, ma in quei giorni non ero più in me e ringrazio paradossalmente il tuo amante che mi ha sbattuto in faccia la verità-
-Non è il mio amante!- urlai con tutta la voce che avevo.
-Ah no?- chiese lui sarcastico. Mi aveva stancata.
-Sai che ti dico Damon? Credi ciò che vuoi, se non mi credi vuol dire che non  mi hai mai amata! Ma quando verrà a galla la verità, io per te non esisto più Damon, perché non mi hai concesso nemmeno il beneficio del dubbio. Io ti amo, non so se smetterò mai di farlo ma mi hai delusa!- esclamai trattenendo a stento le lacrime. Non volevo piangere davanti a lui.
-Io ti ho deluso?! E allora tu che te la facevi alle mie spalle, ferendomi nei sentimenti e nel lavoro?!-
-Io non ho fatto nulla...-ripetei stancamente guardandolo negli occhi.
-Esci- esclamò lui. Io scossi leggermente la testa ed uscìì, al di fuori dell'ufficio trovai Elijah assieme agli altri. Mi avvicinai a lui, e gli diedi un pugno bello forte, poi mi rivolsi anche a Rebekah.
-Non esultate perché sono caduta. Piangete per quando mi rialzerò-
Girai i tacchi e me ne andai ricorsa da Caroline e Stefan.
-Noi ti crediamo Elena, vedrai che mio fratello non appena saprà la verità...-iniziò Stefan ma io lo bloccai scuotendo la testa.
-No Stefan. Lui la verità doveva sentire da me, ma non mi crede. Quando salterà fuori, beh io non ci sarò più-
-Ha ragione- convenne la bionda. -Elena per qualsiasi cosa noi ci siamo- esclamò sorridendo.
-Grazie- risposi abbracciandola.
-Tesoro...- era la voce di Cody. Mi voltai verso di lui. -Io non credo che tu sia una spia. Vuoi che gli spacco la faccia ad Elijah? Però sarebbe un vero peccato rovinare una faccia sexy come quella..eehm volevo dire che ha una faccia da stronzo- esclamò imbarazzato. Io scoppiai a ridere.
-No tranquillo, non la passerà liscia nè lui nè quella biondina da strapazzo, adesso vado a casa-
Gli altri annuirono e mi lasciarono andare. Non vedevo l'ora di sfogarmi.

Non potevo crederci, Elena era una sporca spia. Avrei dovuto immaginarmelo, perché era troppo perfetta. Chi l'avrebbe mai detto che dietro quel visino d'angelo si nascondesse una traditrice?
Ci ero cascato di nuovo. Possibile che ero così sfortunato con le donne? Ero ambito da molte, ma quelle che mi interessavano davvero mi usavano senza pietà.
Ma questa volta era diverso, mi sentivo cento volte peggio. Essere tradito da Elena era stato come se mi fosse crolatto addosso un macigno di mille chili.
Mi sentivo triste e arrabbiato nello stesso tempo. Anche se avessi creduto ad Elena, io avevo smesso di legarmi alle persone. E con Elena rischiavo di soffire molto se mi avesse deluso ed io sinceramente ero stufo marcio. Colto da uno scatto d'ira misi a soqquadro l'intero ufficio, diedi un pugno ad una vetrina e mi ferìì una mano. Ma non era niente in confronto a quello che avevo provato nel leggere quei messaggi, la cosa che mi faceva stare male di più era il fatto che lei non mi avesse mai amato e che amava lui.
-Damon- Mi voltai verso l'uomo che avrei voluto tanto uccidere in quel momento.
-Elijah! Cosa sei venuto a fare? Accidenti che livido..-lo canzonai per l'occhio nero.
-Oh..è stata la ragazzina con il cuore infranto. Sai l'ho ingannata...e sai come sono le ragazzine-
-Ok. Che cazzo vuoi?- chiesi finemente tagliando il suo discorso che mi fece stare doppiamente male. Comunque Elena aveva un bel gancio destro. Ecco sempre a vantarla, mi diedi del cretino da solo.
-Niente, volevo dirti che non vale la pena. mettere a soqquadro il tuo ufficio per quella..sgualdrina-
Improvvisamente lo presi per il colletto della camicia e lo strattonai. -Non chiamare Elena, mai più in quella maniera chiaro?- sibilai minaccioso.
Anche se aveva fatto quello che aveva fatto non sopportavo che qualcuno la chiamasse in quella maniera. Poi lo lasciai spingendolo leggermente.
-Ok. Ok- esclamò lui divertito.
-Dimmi un po', ma tu che beneficio ne hai tratto da tutto questo? Potevi ancora continuare a spiarmi-
Elijah ghignò. -Ecco. Rebekah ti ama molto e l'altra volta l'ho incontrata per strada, ci siamo presi un caffè e mi ha raccontato la situazione. In poche parole abbiamo fatto un accordo: lei mi caricava in conto un  mucchio di soldi ed io mi smascheravo da solo. Comunque stai tranquillo, non farò mai più una cosa del genere. Buon proseguimento Damon-
L'uomo mi lasciò solo. Tutto questo era molto strano.Rebekah che donava soldi? E Rebekah che mi amava?
Non feci in tempo a formulare questi pensieri che me la ritrovai davanti.
-Mi dispiace..- mormorò con una faccia dispiaciuta. -Non ti meriti questo-
Feci un sorriso sghembo. -Ok adesso puoi andartene? grazie-
-Senti..sei deluso,lo so ti comprendo ma..che ne dici se ci riproviamo, io non ti deluderò mai più Damon..io ho capito l'errore che ho commesso. Io ti amo!
La osservai, non ci credevo, ma ero curioso di vedere dove voleva arrivare. Feci finta di cascarci di nuovo.
-Prometti che non mi farai soffrire?- le chiesi accarezzandola, quanto adoravo giocare con chi aveva giocato con i miei sentimenti. Lei sorrise teneramente.
-No amore mio..non ti farei mai soffire- deglitìì anche io avevo detto così ad Elena...no! Basta pensare a lei.
Baciai Rebekah quasi con rabbia. In quel momento vorre che ci fosse stata Elena al posto suo, non volevo il corpo della bionda ma quello bellissimo di Elena.
Non volevo fare sesso con Rebekah, ma volevo fare l'amore con Elena.
Buttai Rebekah sul divano e mentre la spogliavo e le procuravo piacere, staccai la mente per non pensare a quei bellissimi occhi da cerbiatta.

Stavo piangendo ma molte ore ormai e non accennavo a smettere. Perché questo a me? Perché Damon non mi credeva?
Ero disperata! Volevo mia madre, lei mi sapeva dare ottimi consigli ma lei non era lì con me e non volevo fara preoccupare.
Sentìì la porta aprirsi e rinchiudersi accompagnata dalla voce squillante di Vichy che cantava "Bad Romance". Sempre cantando entrò in bagno ma si bloccò alla strofa: -I want your love, I want your revenge...cazzo Elena, Dio mio perché piangi?- esclamò sedendosi accanto a me preoccupata. Mi gettai tra le sue braccia singhiozzando.
-Vichyy! Mi...nno...ata...cose...bili!- Non riuscivo nemmeno  a parlare per l'agitazione, infatti la bionda non capì nemmeno una parola.
-Cosa? Elena calmati e raccontami tutto- disse accarezzandomi i capelli. Sempre piagnucolando le raccontai tutto, la sua bocca ormai formava una "O".
-Dammi l'indirizzo di quella sgualdrina e di quel bastardo e gli spacco la faccia ad entrambri!- sbraitò incazzata nera.
-Vichy voglio far venire la verità a galla, ma non so come fare. Ho bisogno del tuo aiuto ne va della mia dignità!- Non era solo della mia dignità che mi preoccupavo, volevo far vedere a Damon chi ero veramente.
-Ci inventeremo qualcosa, ma adesso riposati, vai a dormire!- rispose lei aiutandomi ad alzarmi.
Il mio cellulare squillò, velocemente lo presi dalla mia tasca. Ti prego fa che sia Damon. Non era Damon lessi con delusione che era Caroline.
-Care...-
No, sono Stefan, senti volevo dirti che se vuoi puoi diventare aiutante di Caroline nel mio settore dove mio fratello non può mettere lingua
Stefan mi stava offrendo il lavoro, ovviamente Damon mi aveva licenziata. Ma io gli avrei fatto vedere che non ero io la spia, perché a quanto avevo capito i dati mancavano davvero dal pc di Damon.
-Stefan, grazie davvero- esclamai ricominaciando a piangere.
Non devi ringraziarmi, Ehi non piangere si sistemerà tutto. Ti passo Caroline e...forza Elena.
Tesoro..come stai?
-Sto malissimo. Ma ce la farò Care...-
Certo che ce la farai. Io, Stefan, Cody e Tyler ti vogliamo bene e crediamo in te
-Siete unici vi ringrazio-
Buona notte Elena a domani
Chiusi la chiamata e mi diressi in camera da letto, Vichy era andata a preparare la cena. Mentre ripensavo ai momenti passati insieme a Damon, realizzai che c'era un'unica persone che mi poteva aiutare, anche se mi costava molto nell'orgoglio: Nicklaus Michaleson.
Non potevo crogiolarmi nel dolore, anche se era difficile dovevo reagire, dovevo dimostrare a tutti che io non ero la spia.

Ok, ehm...*si ripara dietro ad un muro per evitare: pomodori, zucchine, melanzane, meloni, pesche e tutta la frutta di stagione* Non linciatemi xD
Spero che apparte la rottura della coppia, vi sia piaciuto il capitolo *_*
Tranquille Elena è testarda e determinata, domostrerà a tutti la verità u_u
E Damon...si sentirà un emerito idiota xD anche se dentro di lui sa che Elena è onesta e buona, ma purtroppo la delusione che ha ricevuto con Rebekah lo ha segnato molto, quindi preferisce la parte più facile quella di non legarsi a nessuno xD
Baci Morgana <3

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Capitolo 10
*** 10. Non sono in grado di amare ***


capo9


10. Non sono in grado di amare


La determinazione mi era passata non appena mi ritrovai di fronte l'edificio, anche se Caroline, Cody, Stefan e Tyler credevano in me, Elizabeth mi aveva sputtanato con tutti ne ero sicura, e anche se ero forte non mi piaceva essere additata come una spia. Ma non potevo dargliela vinta a quella bionda rifatta, io dovevo continuare a lavorare perché non avevo fatto nulla di male, e cascasse il Mondo lo avrei dimostrato a tutti. Facendomi forza e mostrando uno dei miei migliori sorrisi entrai nell'edificio, fortunatamente al piano terra non c'era nessuno.

Presi l'ascensore, stavo per premere il numero 2...il piano di Damon.. poi mi ricordai che lui non mi aveva creduta e mi aveva trattata malissimo e che io non lavoravo più per lui, le lacrime rischiavano di scendere ma io con tanti sforzi le trattenni e premetti il numero 1, il piano di Stefan.
Appena si aprirono le porte qualcuno mi guardò di sbieco, io ignorai tutti, sentivo spettegolare su di me, ma non ci facevo caso.
Caroline mi venne incontro e mi abbracciò. -Ehi, hai fatto bene a venire qui! Dimostra a tutti che si sbagliano...!- esclamò prendendomi una mano.
-E' questo il problema, devo trovare un modo per far venire a galla la verità e...ho bisogno l'aiuto di una persona, solo questa persona può aiutarmi anche se sarà molto difficile.-
Gli occhi azzurri di Caroline si accesero di curiosità. -Chi?-
-Klaus Michaelson-sussurrai. Lei spalancò la bocca e mi guardò come se avessi detto la cos più brutta del Mondo.
-Ma lui è un nostro nemico! Elena! Non puoi chiedere aiuto a lui..! Anche se potrebbe aiutarti, questo è certo, ma ricordati che Klaus Michaelson non fa mai niente per niente..- mi avvertì.
Questo lo sapevo bene, ma non avevo altra scelta.
-Vado a prendere un caffè...-
-NO!- mi fermò Cody ridendo nervosamente.Io inarcai un sopracciglio. -E perché?-
-Perché...ehm..vado a prenderlo io tesoro! Non ti muovere da qui..- Cody mi stava nascondendo qualcosa, io lo ignorai e andai alla macchinetta del caffè mentre lui cercava di fermarmi.
La scena che vidi, mi spezzò il cuore. Rebekah stava avvinghiata a Damon, si stavano baciando e lui le accarezzava i fianchi. Ma cosa ci facevano nel settore di Stefan?
Capìì perché Cody non voleva che andassi lì, forse avrei fatto bene ad ascoltarlo. Ma presa da una rabbia improvvisa, mi avvicinai alla macchinetta dove accanto c'era la nuova coppia.
Feci finta di non vederli, non volevo guardarli. Non volevo guardare Damon baciare un'altra.
Ma Rebekah ovviamente infierì. -Ehi tu! Anche se ti ha assunto Stefan non pensavo che avevi la faccia tosta di ripresentarti qui, dopo quello che hai combinato ma dico non ti vergogni?-
Io non le risposi, anche se le avrei tirato volentieri i capelli. -Parlo con te ragazzina-
Niente, la ignoravo. Ma quel caffè quanto ci metteva ad uscire? Damon si limitava ad osservarmi, non mi parlava.
-Mi vuoi rispondere?!- esclamò arrabbiandosi.
-Senti mi hai rotto le scatole!- sbottai io, voltandomi verso di lei. -Puoi chiudere quella boccaccia per due secondi?-
Lei ghignò. -La verità brucia eh?- Ok, mi aveva proprio stufata. Presi il bicchiere con il caffè. Feci finta di inciamapare e le buttai il caffè addosso.
-Ops che sbadata!- dissi facendo una faccia fintemente mortificiata.
-Lo hai fatto apposta!- esclamò lei.
-Ma dai?- dissi allibita, facendo un ghigno. Mi stavo prendendo gioco di lei.
-Elena non credi di esagerare?- chiese Damon con voce calma.
-Oh scusi Signor Salvatore se ho versato accidentalmente il caffè sulla maglietta della sua bellissima e buonissima fidanzata a proposito congratulazioni! Com'è che si dice? Ah sì! Dio li fa e Dio li accoppia, ora scusate devo andare-
Damon mi guardò disgustato e io andai via, non potevo vedere e sentire altro.
Improvvisamente sentìì il tono alterato di...Vichy?! Che ci faceva Vichy lì?
Mi avvicinai, e vidi che stava discutendo con Caroline. La mia collega si ostinava a non portarla da qualcuno.
-E' tutto apposto Caroline è la mia coinquilina, Vichy ma che ci fai qui?-
-Voglio parlare con Damon Salvatore-
-Vichy è completamente inutile..-
-Fammi fare un tentati....- si bloccò all'istante guardando qualcosa dietro di me, io confusa mi voltai e vidi Tyler mangiare con lo sguardo la mia coinquilina. Io sorrisi.
-Vabbè visto che la conosci la posso accompagnare- disse Caroline, ma io le misi una mano sul braccio.
-Ci penserà Tyler, vero? Potresti accompagnare la mia amica da Damon?-
-E' una tua amica?- chiese curioso.
-Precisamente sono la sua coinquilina, piacere Vichy..-  disse lei prontamente. Quella ragazza non se ne lasciava scappare neanche uno!
-Tyler- si strinsero la mano e si allontanarono. Scambiai un'occhiata eloquente con Caroline e poi ci misimo all'opera.

-Gliela farò pagare a quella..!-
Io e Rebekah eravamo nel mio ufficio, non la smetteva di fare piani malvagi contro Elena. Io cercavo di calmarla.
-Dai, non fare tante storie, poi la richiamerò io- Lei mi fulminò con lo sguardo e mi puntò un dito contro, iniziando ad urlare.
-Tu! Non mi hai neanche difesa pensavo che tu amassi me, invece provi ancora qualcosa per lei dopotutto quello che ti ha fatto. Quella ti ha rincoglionito Damon!-
Era la pura verità, non ruscivo a non smettere di amarla. Per quanto provassi ad odiarla e a distrarmi con Rebekah, nella mia mente e nel mio cuore c'era sempre e solo Elena.
-Ma che stai dicendo? Lo sai che non mi piace fare scenate davanti a tutti- esclamai con una voce molto convincente. -Io per Elena non provo più nulla, solo repulsione e basta...-
Magari fosse vero.
-Meglio così, perché ti ha solo usato-
Strinsi i pugni, Elena mi aveva usato senza pietà. Però..lei mi sembrava sincera, sembrava veramente sconvolta quanto me, sembrava veramente che lei in tutta quella storia non c'entrasse proprio nulla.
Lo dicevano i suoi occhi.
-Ok, basta parlare di quella sgualdrina..-disse avvicinandosi maliziosamente a me. Come osava chiamarla sgualdrina? No, non potevo tradirmi ma non mi andava di fare sesso con lei, perché aveva chiamato la mia Elena, sgualdrina. No, Elena non era più mia, ma odiavo quando la chiamavano così.
-Non mi va Rebekah devo lavorare..-
Sentimmo bussare. -Avanti- dissi ignorando il suo sguardo stizzito. Feci una faccia incredula quando vidi la persona che era entrata nel mio ufficio, che ci faceva Vichy lì?
-Tu saresti?- chiese immediatamente Rebekah. L'amica di Elena la squadrò da capo a piedi.
-Non sono affari che ti riguardano. Devo parlare con il signor Salvatore, lui mi conosce-
La mia "fidanzata" mi fulminò con gli occhi, si aspettava che io la difendessi, ma cazzo lei la lingua ce l'aveva!
-Bekah lasciaci soli per favore..-
-Ma..-
-Lasciaci soli- urlai perdendo la pazienza. Lei se ne andò sbattendo la porta.
-Come mai qui Vichy?-
-Lo sai il motivo Damon: Elena-
-Non c'è nulla da dire su di lei..- dissi nervoso.
-Andiamo Damon! Elena non sarebbe capace di fare del male a nessuno tanto meno a te, all'uomo che ama-
-Amore?- chiesi sarcastico -Quello che ha fatto, tu lo chiami un atto d'amore?!-
-Lei non ha fatto nulla! Ti facevo più intelligente, invece sei come tutti gli altri. Voi uomini siete tutti uguali! Vi fate abbindolare da un paio di belle gambe e credete a tutto!-
Era ovvio che si  riferisse a Rebekah, e quelle generalità che faceva sugli uomini, mi fece capire che lei aveva problemi ad instaurare un rapporto serio. Ma francamente in quel momento non mi interessava proprio un bel niente dei suoi problemi con gli uomini.
-Io non mi faccio abbindolare da nessuno, non più!-
-Senti, Damon Salvatore adesso tu mi ascolti senza interrompere! Elena non fa che piangere, sembra forte ma in realtà non lo è. La notte la sento singhiozzare, anche nel sonno, odio vederla in quello stato. Ma non piange perché l'hanno accusata di cose che non ha fatto! Piange perché l'uomo che affermava di amarla le ha voltato le spalle come se nulla fosse! Credimi, lei è davvero innamorata di te, quando parla di te le brillano gli occhi.
Anche quando mi ha raccontato tutto con un tono rabbioso e disperato, il tuo nome lo ha detto in un modo dolcissimo..-
-Basta Vichy, smettila!- sbottai io. Non potevo più sentirla. Mi sentivo un verme.
-Di cosa? Di farti sapere le cose come stanno realmente?!- urlò.
-Non ho alcuna intenzione di litigare con te, Vichy non raccontarmi più nulla!- Non avrei cambiato idea, anche se mi sentivo l'essere più schifoso della terra. Non potevo sopportare l'idea che Elena piangesse, non potevo sopportare che passasse le notti in bianco a causa mia. Anche quando l'avevo vista prima, ho potuto notare che il suo viso era segnato dalla sofferenza e i suoi occhi erano gonfi, il trucco non era riuscito a mascherarlo.
Vidi la bionda alzarsi dalla sedia con un'aria soddisfatta. -pensa a quello che ti ho detto e rimedia finchè sei in tempo-

Stavo commettendo una follia lo sapevo. Caroline e Stefan mi avevano avvertita, Klaus non fa mai niente per niente.
Queste parole mi rimbombavano fastidiosamente nella testa, ma non potevo lasciarmi spaventare. Varcai la soglia dell'edificio, non tanto diverso dal nostro.
Parlai con una ragazza, seduta alla reception. Dal cartellino attaccato alla sua maglietta scoprìì che si chiamava Jude.  -Ehm..scusi, vorrei parlare con Nicklaus Michaelson-
La ragazza mi squadrò. -Chi devo annunciare?-
-Elena Gilbert-
La ragazza parlò al telefono con Klaus, poi riagganciò spiegandomi dove era il suo ufficio. Seguìì le indicazioni e bussai.
-Entra pure Elena-
Entrai e lo trovai con un'espressione soddisfatta e stupita nello stesso tempo. -A cosa devo questa tua visita, Elena?- chiese composta, calcando però il mio nome.
-Lo sai bennissimo- esclamai guardandolo di traverso. Lui mi guardò perplesso.
-Oh andiamo sai bene perché sono qui! Per quello che ha combinato tuo fratello!- sbottai irritata. La sua espressione però non cambiava, lui non sapeva nulla?!
-Elena non so di cosa tu stia parlando- disse leggeremente irritato, forse avevo alzato troppo la voce.
-Ok. Allora ora lo scoprirai...-sospirai e accantonai con molta difficoltà il mio orgoglio. -Mi serve il tuo aiuto...- sussurrai con un filo di voce.
La mia dignità e il mio orgoglio, erano andati a fare una vacanza romantica ai Caraibi. Lui mi mi guardò ghignando.
-Non ho capito potresti ripetere?- chiese divertito.
-Hai sentito benissimo, non lo ripeterò mai più- sibilai rabbiosa.
-Bene raccontami la situazione- esclamò lui.
Gli raccontai tutto. La sua faccia era diventata seria.
-Mio fratello non è il tipo che fa queste cose a meno che...-
-Ti giuro che è la verità- lo interruppi quasi supplicante.
-Ti credo. Ma vedi, siccome tu hai preferito Damon a lui si è vendicato e vi ha fatto rompere, anche se il suo modo non lo approvo completamente-
 Correva voce che Elijah che appunto era il maggiore dei fratelli fosse il più responsabile, mentre Klaus quello più impulsivo e disonesto, scoprìì che era il contrario.
-Come posso fare a far venire a galla la verità?-
-Ci vogliono soldi...- rispose lui.
-Vuoi dei soldi?- chiesi allibita. Cioè io povera, dovevo pagare lui che aveva soldi a palate? Lo guardai sbigottita.
-Ma che hai capito! Ci vogliono soldi per far cantare quello che ti ha clonato il numero che tra l'altro so chi è, e altri soldi per Elizabeth la vera spia..-
-Ma io non mi ritrovo tutti questi soldi..- dissi mestamente.
-Li posso pagare io...- esclamò lui. Io alzai lo sguardo su di lui speranzosa. -davvero lo faresti?-
-Sì ma io non faccio mai niente per niente- disse ghignando.
Ecco, le parole che in quella giornata stavo odiando molto.
-Cosa vuoi in cambio?-
-lavora per me-
Sgranai gli occhi. No, non mi sarei allontanata da Damon ehm da Caroline.
-Non se ne parla-
-Ok allora nulla- si affrettò a dire lui.
-Tutto ma non questo!- esclamai fulminandolo con lo sguardo. Lui mi osservò, stava rimurginando qualcosa.
-E va bene, visto che tu non verrai mai a letto con me..- Lo guardai shoccata, ma perché volevano venire tutti a letto con me?! -Procurami un appuntamento con Caroline-
-Non esiste, lei è fidanzata e rispetto Stefan.- Lui sbuffò.
-Ma non voglio farci nulla, voglio parlarle..e basta- esclamò guardandomi negli occhi. Non sapevo se fidarmi o meno, e se me mi avesse ingannata?
-Ok, ma prima devo parlarne con Caroline- dissi sospirando. Non avevo altra scelta. Speravo solo che Caroline e Stefan fossero d'accordo, sì perché avrei messo al corrente anche lui.
-Ancora non capisco perché stai facendo tutto questo per quel citrullo!- esclamò quasi disgustato.
-Damon non è un citrullo!- precisai alterata.
-Sì che lo è. Non sa amministrare, è un cretino- mi sfidò lui.
Mi alzai dalla sedia e sbattei le mani sulla sua scrivania. -Non parlare di Damon in questo modo!- urlai, riducendo gli occhi a due fessure. Nessuno si doveva permettere ad insultarlo, solo io potevo perché non mi aveva creduta, ma gli altri dovevano ficcarsi la lingua in bocca.
-Però non ti ha creduta- osservò ghignando. Ecco lo sapevo che metteva il dito nella piaga.
-Senti possiamo non parlare di lui?- sbottai nervosa
Klaus fece un sorriso soddisfatto. -Ecco questo è il mio numero- disse dandomi il suo bigliettino da visita. -Non appena hai la risposta definitiva chiamami-
Annuìì e usciìì dall'edificio molto più risollevata. Speravo solamente che i miei amici mi aiutassero.

Alla fine Caroline e Stefan avevano acconsentito, all'inzio erano titubanti ma era l'unica speranza che avevo.  Il ragazzo aveva acconsentitolo solamente perché Klaus aveva detto che voleva solo parlare, sennò non si sarebbe fatto nulla. Era sera, io avevo dovuto parcheggiare la macchina un paio di isolati prima di casa mia perché non c'era più posto.
Ero sola, e nella mia solitudine ripensai di nuovo a Damon. Lasciai finalmente le lacrime sgorgare dai miei occhi.
Mi veniva in mente l'immagine di quella mattina, e mi sentìì male. Non potevo sopportare che lui si baciasse con un'altra e che amasse un'altra, specialmente quella che mi aveva fatto cadere in quella lurida trappola che mi aveva fatto apparire agli occhi dell'uomo che amo, come un mostro.
E pensare che fino a poco tempo fa eravamo felici, proprio lui mi aveva detto che non mi avrebbe fatto mai soffire, proprio lui mi aveva detto che nulla poteva dividerci, non era stato così invece!
E quel dolore che mi dilaniava l'anima era insopportabile. Me ne stavo a testa china e con le mani affondate nei jeans.
Senza accorgemene sbattei contro qualcuno. -Scusi...ma cosa..?- Rimasi a bocca aperta, e con le lacrime che ancora scendevano dai miei occhi osservai stupita quegli occhi di ghiaccio leggermente sgranati. Una puzza di alcool invase le mie narici; era ubriaco.
-Elena...-sussurrò accarezzandomi una guancia. Quel contatto mi era mancato molto, ma poi mi scostai come se mi fossi scottata. Lui deluso abbassò la mano.
-Cosa ci fai qui?- chiesi arabbiata. Non avevo tutto il diritto di esserlo?
-Non piangere- sussurrò ignorando la mia domanda. -Sei così bella Elena perché é successo tutto questo?- chiese come parlasse da solo. Era ubriaco marcio.
-Damon va a casa- dissi deglutendo, lo avrei baciato all'istante. Lui avvicinò il suo viso al mio, incatenammo i nostri sguardi sofferenti e in un attimo posò le sue labbra sulle mie.
Una scarica elettrica percorse la mia schiena e risposi al bacio, ma poi la mia mente si ricollegò.
Mi stava baciando perché era ubriaco non perché lo voleva. Lui non mi amava più, ma io sì e non poteva farmi soffrire in quella maniera. Non era giusto.
Gli diedi uno schiaffo. Lui si massaggiò la guancia colpita e mi gelò con lo sguardo.
-Che c'è forse ti sei accorta che non sono Elijah?- chiese spingendomi verso il muro, facendomi male.
-Ti è piaciuto andare a letto con lui eh?- chiese con rabbia, intrappolandomi le braccia con le mani.
-Non sono andata a letto con  lui, lasciami mi fai male!- urlai spaventata. Mi baciò con forza, ma quello era un bacio dettato dalla rabbia, cercai di scostarmi ma non ero abbastanza forte, ero intrappolata dal suo corpo. Le sue mani si intufolarono dentro la mia maglietta, sbarrai gli occhi: non poteva farlo.
-Lasciami Damon! Non voglio! Mi fai male!-
Lui non accenava a smettere e mi slacciò il giubbotto, cercò di strapparmi la maglietta.
-Damon non voglio ti prego! lasciami!-
Improvvisamente smise e sbarrò gli occhi anche lui. Si allontanò da me, io mi aggrappai al muro piangendo. Perché si era comportato in quella maniera?
-Perdonami Elena- disse mentre le lacrime scendevano anche dai suoi occhi. -Non volevo scusa, scusa, scusa-
Mi fece pena e tenerezza. Stava per farmi male però.
-Lo stavo facendo perché ce l'ho a morte con te. Perché mi hai fatto innamorare di te?!- esclamò dando un pugno nel muro. -Non volevo farti male però...non volevo arrivare a questo. Nonostante tutto rimani la persona più importante della mia vita e sei l'ultima persona a cui vorrei fare del male-
Non ce la facevo più, quindi scappai mentre lui mi chiamava disperatamente. 

Non so come ma arrivai a casa sano e salvo, avevo guidato come un pazzo rischiando di lasciarci le penne.
Arrivai a casa e mi sbottonai la camicia, mi passai una mano tra i capelli. Mi sentivo un mostro, stavo per fare male ad Elena.
Nella mia mente si formava il suo sguardo pieno di paura e mi sentìì male. Adesso lei avrà paura di me, ma non volevo farlo, mi sono lasciato governare dal mio istinto. Quando lei si era scostata da me e mi diede lo schiaffo, diventai furioso, non potevo concepire l'idea che per quel breve attimo che rispose al mio bacio nella sua testa si materializzava il volto di Elijah, la gelosia mi rendeva un animale.
Diedi un pugno sul tavolo e scaraventai a terra le bottiglie dei liquori. Stefan scese le scale con uno sguardo preoccupato.
-Ma che cavolo fai?- chiese shoccato, guardando le bottiglie rotte a terra.
-Non ora fratellino. Non ho bisogno delle tue paternali-
-Sei ubriaco?-
-Non sono affari che ti riguardano-
-Sì invece! Sono tuo fratello dannazione! E mi preoccupo per te! Da quando quella stronza di Rebekah è tornata sei diventato come una volta, ferendo Elena. Tu non sei così Damon!-
La rabbia mi passò e con lo sguardo perso nel vuoto confessai a mio fratello l'azione tremenda che avevo fatto.
-Stavo per farle male...-
Lui boccheggiò per un paio di secondi e si avvicinò a me.
-Che le stavi per fare Damon?- chiese spaventato da una mia possibile risposta.
-La stavo...- non ce la facevo nemmeno a continuare. Ma lui capì e chiuse gli occhi.
-Così la stai facendo allontanare di più da te...come hai potuto fare una cosa del genere?!Ad Elena poi che non se lo merita completamente!-
-Lei mi ha tradito...-
-Non ti ha tradito! Lo vuoi capire sì o no che hanno agito alle vostre spalle? E tu come un coglione ci hai creduto!-
Non risposi. Forse aveva ragione o forse no. Ma in quel momento non mi importava, mi importava solo che Elena stesse bene.
Con me Elena non poteve essere felice. E io non volevo questo. Volevo che Elena stesse bene, volevo vedere il suo meravoglioso sorriso sul suo volto radioso.
Volevo vederla serena e irritante, come sempre.
-Io non posso renderla felice Stefan. Io..non sono in grado di amare..-
-Dunque è così! Ti arrendi eh? Sai che c'è? C'è che sei un grandissimo codardo! Tu lo sai che Elena non c'entra nulla, ma ti nascondi dietro questa cosa per le tue sciocche paure dovresti vergognarti!- sbottò deluso dal mio comportamento.
Senza rispondere me ne andai a letto, conscio che avevo perso Elena del tutto.




Per la gioia di alcune mie fedeli lettrici xD ho fatto entrare in scena Klaus, siete contente? xD
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Damon si è comportato da stronzo lo so, però era arrabbiato e poi era ubriaco.
Vichy e Stefan hanno cercato di farlo rinsavire, ma lui resta sempre del suo parere: non è in grado di rendere felice Elena.
La verità presto salterà a galla non temere, non vedo l'ora di scrivere la scena in cui Elena caccia a calci nel sedere Rebekah muahahahaha *risata sadica e malefica*
Elijah presto avrà un altro occhio nero muahaahah
Caroline e Klaus andranno a cena insieme, sempre con il consenso di Stefan *santo Stefan, menomale che ci sei tu* chissà cosa succederà tra i due?
Però vi dico che Care è innamorata di Stefan, quindi non ci sarà il Klaroline in questa storia =) anche se accadrà qualcosa di intenso (credo).
Vi voglio bene <3
Baci Morgana <3

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Capitolo 11
*** 11. Lasciarti andare? ***


capo11


11. Lasciarti andare?

Passò una settimana: Damon non si era fatto vedere al lavoro, io avevo rischiato di buttare Rebekah dall'ultimo piano del palazzo e Klaus non si era fatto sentire nè per l'appuntamento con Caroline nè con le prove. Ero nervosa al massimo se quel figlio di una buona donna mi aveva preso in giro se ne poteva andare dal continente Americano, perché io non gli avrei dato tregua.

Guardavo sempre la porta, speravo di vedere Damon varcare la soglia con il suo sguardo perennemente incazzato. Aveva cercato di farmi male, si era comportato in una maniera che non si può nememno definire, ma...ma non riuscivo ad odiarlo. Ma che mi stava succedendo?
Se fosse stato un altro lo avrei odiato fino alla morte, ma con lui non ci riuscivo. Lui era sempre al centro dei miei pensieri, e il fatto che non lo vedevo a lavoro mi faceva soffrire e un po' ero preoccupata per lui.
-Elena..mi hai sentito? Terra chiama Elenaaa-
La voce di Cody mi fece sobbalzare, non lo avevo sentito completamente. Lui mi stava sventolando una mano davanti agli occhi.
-Ehm cosa?-
Cody sospirò. -Elena, Elena.- cantilenò come faceva mia madre, quando combinavo qualcosa che a lei non andava a genio. -Si può sapere a chi pensi? Ah non dirmelo, pensi ad un uomo sexyssimo, con gli occhi color del ghiaccio e con un fisico statuario da far invidia alla migliore scultura del mondo...e...-
-Si hai reso perfettamente l'idea, Cody- lo bloccai divertita.
-Le cose si aggiusteranno cara, me lo sento-
-Non credo, ma grazie Cody- dissi abbozzando un sorriso. -Ma hai visto Caroline?-
-No, non l'ho vista completamente-
-Ok chiederò a Stefan ora vado a stampare ci vediamo nella pausa pranzo-
Cody annuì e tornammo al nostro lavoro. Vicino la macchiana fotocopiatrice c'era Elizabeth, Klaus mi aveva detto che era lei la spia. Involontariamente la guardai torva, come si era permessa ad invadere la privacy di Damon? Se Klaus magari si fosse dato una mossa si sarebbe scoperto tutto, decisi che appena finiva il mio turno l'avrei chiamato.
Stava passando troppo tempo, e lì tutti mi trattavano come se avessi la peste.
-Ehi Stefan!- lo chiamai non appena lo vidi, speravo che dietro di lui ci fosse il fratello, ma non c'era. Stefan si accorse della mia espressione delusa e si avvicinò a me.
-Non è venuto- mormorai
-Ho tentato in tutti i modi di convincerlo...-
-Beh tanto non mi importa più nulla ormai!- sbottai indifferente. Lui alzò un sopracciglio con l'espressione: Ma-a-chi-la-dai-a-bere?
-Comunque...hai visto Care?- chiesi cambiando discorso.
-E' a casa mia con la febbre alta-
-Cavolo! La febbre a fine maggio?- esclamai meravigliata.
-Sì, lei la prende sempre in questo periodo tra la primavera e l'estate, credo che derivi da qualche allergia-
-Mi dispiace...-
-Senti perché dopo non passi? E le fai una visita?-
-Oh, non sono mai venuta a casa vostra...-
-Ti accompagno io-
-No Stefan non me la sento, non per te ma per tuo fratello-
-Ti assicuro che non vedrai nemmeno l'ombra di Damon se non vuoi-
Perché?  Io volevo vederlo! Cioè no...ooooh ma perchè mi ero ficcata in quella situzione? Non potevo starmene a Mystic Fall's con i miei genitori asfissianti e con un fratello dispettoso e scapestrato?
-Ok..-

Per tutto il tragitto io e Stefan non fiatammo. Io non volevo parlare ero troppo ansiosa. Stefan mi disse che eravamo arrivati, i due fratelli stavano in una villetta fuori città era molto bella.
Mi accorsi che avevano anche la piscina e il giardino era immenso, una vera e propria reggia. Stefan sorrise per la mi espressione stupita ed entrammo dentro la villa enorme.
L'interno era tutto in stile antico, ma comunque molto bello e surreale direi.
Dopo attimi di silenzio sentìì Caroline che si lamentava e Damon che sbraitava.
-Damon, ti ho detto di portarmi l'acqua non il bourbon! Insomma vuoi farmi morire? Hai idea dell'effetto che fa un'aspirina dentro un alcolico!- esclamò Caroline con la voce ovattata dal raffreddore.
-Mi scusi Vostra Maestà, ma il Bourbon è per me, l'acqua arriva subito- rispose lui esasperato.
-Da quando parli come Elena?- chiese questa divertita. Non lo sentìì rispondere ma mi scappò un sorriso. Entrai in camera e vidi Caroline pallidissima, con gli occhi un po' lucidi.
-Ehy come stai?-
I suoi occhi appena mi videro si illuminarono. -Elen...etciùùùù! Elena! Che bello rivederti!-
Mi sedetti sul letto e l'abbracciai. Quando Damon entrò in camera si fermò sul posto non appena mi vide, aveva una faccia quasi mortificata, il mio cuore prese battermi talmente forte tanto da farmi male. I nostri sguardi si incatenarono, non riuscivamo a distogliere i nostri occhi per guardare altrove.
Mi mancava tanto Damon.
-Ehmm, mi dispiace interrompere questi sguardi focosamente intensi ma io devo prendere l'aspirina- esclamò la bionda imbarazzata.
La prima a distogliere lo sguardo fui io e lo abbassai subito, mentre Damon si avvicinava a noi per dare l'acqua a Caroline ma potevo sentire comunque i suoi occhi su di me.
Insomma ma perché si comportava così? Lui non mi amava più, mi considerava una spia, ma allora perché i suoi sguardi verso di me non erano cambiati?
Mi arrivò un messaggio, era Klaus. Scartava i momenti migliori quel biondo! Pensai sarcasticamente, sotto lo sguardo curioso di Damon lo lessi velocemente.
Domani sera alle 21:00 fatevo trovare tutti davanti l'azienda di Damon, sono riuscito a convincere entrambi. Ah ricordati il patto.
Guardai Caroline. Lei mi guardava confusa.
-Chi era?- chiese Damon.
-Affari che non ti riguardano!-
-Era solo curiosità- disse con fare indifferente
-Bene!- esclamai io a tono
-Bene!- ripetè lui con il mio stesso tono.
La bionda guardava una volta me e poi Damon.
-Oh smettetela di litigare! Mi fa male la testa-
-Comunque domani sera alle 21:00, dobbiamo andare all'azienda-
-E perché?- chiese Damon scontroso.
-Perché devi fidarti di me-
-Mi risulta un po' difficile-
-Ti chiedo solo questo, poi ti lascerò in pace se è questo che desideri!- sbottai irritata. Poi mi rivolsi alla bionda. -Spero che la febbre ti passi...-
Lei fece spallucce. -Verrò lo stesso-
-Ma almeno mi spiegate il motivo...?- si intromise Damon.
-No- risposi alzando il tono della voce, quel giorno era davvero irritante.
-Non alzare il tono della voce con me, ragazzina-
-Non chiamarmi ragazzina-
-E come dovrei chiamarti? Spia, traditrice?- rispose più tagliente di una lama. Ogni volta che lui mi chiamava così era come se mi dassero una coltellata al cuore.
-Ti pentirai di tutte le cose che mi hai detto Damon e anche delle cose che stavi per fare..- ovviamente alludevo all'ultima volta che ci eravamo visti.
Lui se ne andò sbattendo la porta.

Non sapevo perché, ma stavo andando all'azienda. Avevo dato ascolto ad Elena, non capivo perché dovevamo riunirci tutti lì a quell'ora.
Arrivai e all'entrata vidi Stefan, Caroline, Elena e...Klaus?!
Scesi velocemente dalla macchina. E mi diressi verso il gruppetto con un'espressione incazzata.
-Qualcuno si degna a spiegarmi?! Ne avrei il diritto no?- mi rivolsi soprattutto ad Elena. Si limitava a fissarmi con superiorità.
-Adesso capirai-
Klaus se ne stava zitto, con un ghigno stampato sul volto. Incrociai le braccia. -Sto aspettando, Elena-
Lei alzò lo sguardo su di me. -Ancora non ci siamo tutti-
Quell'attesa mi stava snervando ancora di più. Se non si sarebbero decisi a parlare, e a dirmi il motivo di quella simpatica riunione me ne sarei andato. Non sopportavo la presenza di un Michaelson.
In contemporanea i fari di due auto, mi costrinsero a socchiudere gli occhi. Vidi Elijah e Rebekah  scendere dalle loro rispettive auto.
Non appena ci videro, si guardarono sopresi negli occhi e si avvicinarono a noi.
-Come mai mi hai chiamata Nicklaus?- iniziò Rebekah.
-Adesso vedrai biondina- rispose il ragazzo girandosi completamente, per poi fare un cenno con la mano. Dal parcheggio uscirono Elizabeth con un'aria un po' nervosa e un ragazzo bassino, magro con un paio di occhiali più grandi della sua faccia. Elijah e Rebekah iniziarono ad agitarsi.
-Bene- iniziò Elena schiarendosi la voce. -Qualcuno mi ha accusata di aver commesso cose che io non ho assolutissimamente fatto e adesso ho le prove. Sono stata vittima di un tranello ben congeniato da questi due individui e con l'aiuto di Elizabeth..e di questo ragazzo che è stato pagato per clonare il mio numero-
Rebekah ringhiando provò a scappare ma Stefan ed Elena la trattennero. -Ah. Ah. Prima devi ascoltare il discorso, poi ti mando io via a calci nel sedere- esclamò Elena soddisfatta.
-Damon..sono stata io a prenderti tutti i dati dal tuo computer, Rebekah ed Elijah mi hanno pagata...mi dispiace, non è stata Elena- mormorò abbassando lo sguardo. -Elijah mi aveva detto che non si sarebbe venuto a sapere nulla e che la colpa sarebbe ricaduta su Elena e io ero incazzata nera con lei, quindi ho accettato per vendicarmi-
Iniziò a parlare anche il ragazzo con gli occhiali troppo grandi. -I messaggi invece sono stati inviati dal mio computer, è stata la signorina Rebekah a scriverli e io poi li ho mandati. Il signor Michaelson mi ha pagato molto bene..e avevo bisogno di soldi..-
-Si sono scoperti gli altarini! Etciùùùù- esclamò Caroline.
La verità si era scoperta, fissavo Rebekah sconcertato. Mi sentivo un coglione perché avevo dubitato di Elena, come avevo potuto farlo?
Come avevo potuto incolpare la mia dolce Elena di tutte quelle cose orribili? Come ero stato così deficiente da non capire che era un piano contro di lei? Insomma perfino Stefan l'aveva capito!
-Bene si è scoperta la verità, adesso chi è la traditrice Rebekah tu o io?- chiese Elena alla bionda. Lei scoppiò a ridere, Elena la guardò di sbieco.
-Forse ti sarai guadagnata di nuovo la fiducia di tutti, ma sono riuscita dove volevo: Damon oramai non è più tuo.-
-Perché accanirsi su di lui così? Ma non hai una coscenza?- urlò Elena. Nonostante tutto mi stava difendendo. -Perché rovinargli la vita una seconda volta? -
Rebekah si limitò a fissare Elena ma non rispose, la mora la guardò con disgusto. Io mi avvicinai ad Elijah minaccioso.
-Questa me la paghi Michaelson..- detto ciò gli diedi un pugno che lo fece barcollare. Lo presi per il colletto della camcia. -Ti renderò la vita un inferno...- sibilai per poi lasciarlo andare.
Lui scoppiò a ridere. -Io sono riuscito a farti rompere con Elena. Sono riuscito a metterti contro di lei, però sai non pensavo che ci avresti creduto subito, invece l'hai accusata immediatamente hai reso le cose facili..dubito che lei ti voglia ancora, lei è una ragazza troppo intelligente per stare con uno come te-
Si divertiva ad infierire ancora di più, io mi fiondai su di lui e iniziammo a prenderci a pugni. Stefan e Klaus cercavano di dividerci, ma io ero troppo arrabbiato e spinsi anche mio fratello.
Sentivo la voce di Elena che ci urlava di smetterla. Alla fine la ragazza si mise in mezzo ed Elijah fu costretto a bloccarsi, sennò avrebbe colpito lei.
-Basta! Smettetela! Tu vattene se non vuoi che ti faccio un altro occhio nero- esclamò Elena minacciosa. L'uomo prese la sua macchina e se ne andò, Rebekah, Elizabeth e quel ragazzo con gli occhiali enormi se ne erano andati. Mi tamponai il naso sanguinante.
-Bene io me ne vado, è stato un piacere assistere all'annientamento di mio fratello- esclamò Klaus ghignante. Guardò in particolare Caroline e poi se ne andò.
Stefan e la sua fidanzata mormorando qualcosa ci lasciarono soli. Elena mi dava ancora le spalle e non mi parlava.
Io non sapevo cosa dire. -Elena...- Lei lentamente si voltò verso di me e mi fulminò con lo sguardo.
-Che c'è? Hai intenzione di chiedermi scusa?- chiese sarcastica, poi scosse la testa. -No Damon. Sarebbe perfettamente inutile, credi davvero che io adesso cada nelle tue braccia e dico: "Amore mio, finalmente è tutto finito! Che bello adesso mi credi?", sai benissimo che non andrà così-
Io mi limitai a fissarla, senza rispondere. Aveva ragione, non me la sarei cavata con un semplice "scusa". Anzi non me la sarei cavata affatto, perché non mi avrebbe mai abbandonato.
Infondo era meglio così, io non la meritavo. Lei doveva sentirsi amata, io non la facevo sentire così. Avevamo passato due giorni magnifici lontano da tutti, ero diventato un altro, ma poi la magia era finì e tornammo alla realtà.
-Ne sono consapevole..-
Lei mi fissò a bocca aperta e le lacrime iniziarono a scendere dai suoi occhi. Non facevo altro che ferirla.
-Tu sei uno stronzo Damon! Tu non mi hai mai amata! Cercavi di dimenticare quella stronza più di te, usandomi. Se mi avessi amata mi avresti creduta subito e avresti mandato via a calci nel sedere Rebekah, invece sei tornato di nuovo con lei, lo sai come mi sono sentita io in quel momento?!-
-Elena io non amo Rebekah, io ho amato te e continuerò ad amarti ancora...quindi è finita?- chiesi sgranando leggermente gli occhi e deglutendo a fatica.
Lei fece fatica a sostenere il mio sguardo ferito. -Lo hai voluto tu...- rispose guardando a terra. Io la raggiunsi e la costrinsi ad a guardarmi negli occhi.
-Dimmelo guardandomi negli occhi Elena e ti lascerò andare, dimmi che non mi ami più e io lo farò- sussurrai accarezzandole una guancia.
-Io ti amo, ma mi hai delusa, quindi tra noi non può funzionare Damon. Io non voglio soffrire- esclamò piangendo ancora. Annuìì rassegnato e le accarezzai i capelli, le diedi un bacio a fior di labbra e lentamente lasciai la sua mano, per poi andarmene.
Mentre guidavo per andare a casa, ripensavo alle sue parole e al suo sguardo. Lei mi amava ma non poteva funzionare perché io ero sbagliato, mi avrebbe dimenticato e avrebbe trovato un altro che l'avrebbe resa felice per come meritava.
Tornai a casa distrutto, l'avevo persa e questa consapevolezza mi faceva stare male, pesava nello stomaco in un modo orrendo.
Involontariamente le lacrime scesero dai miei occhi mentre bevevo direttamente dalla bottiglia il Bourbon.  Sussurravo il suo nome disperatamente, mi facevo schifo da solo, ero patetico.
Non avevo fatto nulla per riprenderla ma la volevo disperatamente.

Tornai a casa con il cuore infranto. Delusa dal comportamento di Damon, non aveva fatto o detto nulla che potesse farmi tornare con lui, mi aveva lasciata andare.
Le lacrime scesero per l'ennesima volta dai miei occhi.
Vichy corse verso di me, con il viso ansioso. Io scossi la testa disperatamente e l'abbracciai. Mi aggrappai con tutte le me forze a lei.
-E' finita! Definitivamente-
-Mi dispiace tesoro...- sussurrò lei con la voce incrinata. Presi una decisione che non era affatto facile mettere in atto. Me ne sarei andata, sarei tornata a Mystic Fall's.
Non ce la facevo a lavorare lì e incontrarlo tutti i giorni, non potevo guardarlo negli occhi senza soffrire.
Gli avrei detto definitivamente addio, e forse sarei andata avanti.


Ciao a tutte xD La verità si è finalmente scoperta ma questo non ha sistemato le cose tra la coppia.
Damon assmiglia un po' a Stefan del telefim in questo capitolo O_O non trovate? Ed Elena sta prendendo in considerazione l'idea di andarsene e tornare a casa.
Chissà come la prenderà Damon! la fermerà? La farà andare via? Voi che dite? xD Ah mi ero dimenticata una cosa molto importante: per tutte quelle che adorano Klaus: l'appuntamento tra lui e Caroline ci sarà nel prossimo episodio, non temete ;)
Baci Morgana <3

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Capitolo 12
*** 12. Troppo tardi ***


capo12


12. Troppo tardi

Pov. Caroline.
Era giunta la "grande" serata. Dovevo cenare con Klaus, lo avevo fatto solamente per aiutare Elena. Sì certo. In realtà Klaus mi era sempre piaciuto, c'era qualcosa in lui che mi ammaliava. Qualcosa che non sapevo definire, forse erano i suoi modi o i suoi occhi. Amavo Stefan e anche molto. Quello che provavo per Klaus era solamente attrazione.
Tuttavia ero molto nervosa, non mi era mai capitato di stare con lui. Ero arrivata al ristorante da lui indicato, mi aveva chiesto se poteva venire lui a prendermi, ma io preferìì andare da sola.
Mi sedetti al tavolo e impazientemente lo aspettai, era in ritardo di dieci minuti.
Nel frattempo mandai un messaggio a Stefan cercando di tranquillizzarlo di più. Sentìì la sedia strisciare alzai lo sguardo e vidi Klaus guardandomi in modo soddisfatto.
-Levati quel sorrisino soddisfatto da quella tua faccia da prendere a schiaffi, l'ho fatto solo per Elena- precisai posando il cellulare nella borsa.  Lui ghignò ancora di più.
-Stai attenta che a forza di ripeterlo potresti convincerti...- esclamò lui guardandomi negli occhi.
-Non c'è niente di cui io mi debba convincere. Amo Stefan e sarà sempre così..-
-Andiamo Caroline ci conosciamo da due anni, e in questi anni ho capito che sei follemente attratta da me-
Alzai gli occhi al Cielo. Anche se era in quella maniera, non cambiava nulla. Io ero legatissima a Stefan e non gli avrei mai fatto un torto del genere.
-Convinto tu..- dissi con fare indifferente. Lui non rispose, poi ordinammo e mangiammo. Non che avessi molta fame, la sua vicinanza mi faceva uno strano effetto come la mancanza di appetito.
Dopo che finimmo di mangiare, decisimo di uscire fuori a fare una passeggiata.
-Quindi tu non provi nulla per me- esordì lui facendomi sobbalzare.
-Esatto-
Lui si fermò e si parò davanti a me e mi guardò negli occhi. -I tuoi occhi così espressivi ti tradiscono, Caroline-
Divenni improvvisamente rossa. Non riuscìì a controbattere, perché ero ipnotizzata da lui. Klaus sorrideva, non ghignava ma sorrideva.
Improvvisamente lui avvicinò il suo viso al mio, io ero troppo impegnata ad osservare la sua bocca che si avvicinava alla mia.
Le nostre labbra si sfiorarono, ed io ebbi una scarica elettrica. Mi staccai subito, che cavolo stavo facendo? Pensai immediatamente a Stefan e il senso di colpa si espanse ancora di più.
-Non posso Klaus...- detto questo corsi verso la macchina e scappai da lui.


Pov Elena
Passarono giorni e l'estate era ormai cominciata.  Erano stati giorni terribili. Peggio di quando mi avevano accusata, perché dovevo pensare come fare uscire la verità quindi non pensavo molto a Damon ed al suo comportamento.
Speravo che una volta risolto il problema mi sarei risollevata, invece è stato il contrario. Ero caduta in uno stato di tristezza e delusione, vivevo quei giorni apaticamente.
A lavoro Cody e Tyler cercavano di tirarmi su con i loro finti battibecchi, con le loro pessime battute, ma non riuscivo a ridere completamente sembrava che mi ero dimenticata come si facesse.
Forse anche Damon se ne era accorto, ma non faceva nulla. Poi decisi di andarmene. Caroline, Stefan, Cody e Tyler non presero bene la notizia.
-Non puoi farlo- esclamò la bionda in modo autoritario.
-Scappare non servirà a nulla- disse Stefan in modo saggio.
-Io adesso come farò a conquistare Vichy se tu non ci sei? - mi chiese Tyler in modo disperato.
-Chi mi darà consigli per Tom?- si lamentò Cody strattonandomi un braccio.
Io sospirai. Non volevo lasciarli ma non potevo più rimanere lì. Alla fine si rassegnarono.  Raccolsi le mie cose, e li misi in uno scatolone.
Nel corridoio andai a sbattere contro qualcuno e caddi a terra con tutti gli oggetti.
-Ma che diami...Damon!- esclamai io stupita. Lui guardò prima me, lo scatolone e gli oggetti caduti a terra.
-Che stai facendo?- il suo tono lasciava trapelare una certa ansia mista a stupore.
Io mi alzai da terra e lo fronteggiai. -Torno a casa, non ho più niente che mi trattiene qui ormai- dissi sprezzante. Mentre mi voltavo per raccogliere lo scatolone, lui mi bloccò per un braccio.
E ancora una volta mi persi nei suoi occhi, che in quel momento mi sembravano smarriti.
-Hai un lavoro, Elena- mi fece notare con fare ovvio. Possibile che non capiva mai nulla? Sospirai e scossi la testa.
-Tu non capisci, la tua presenza mi fa soffocare e non posso continuare così Damon, io devo andare avanti e devo farlo senza averti attorno-
Forse ero stata troppo diretta, ma le parole mi erano uscire spontanee. Lui mi guardò quasi ferito. Ma cosa pretendeva? Mi aveva detto che era consapevole del sbaglio che aveva commesso, mi aveva lasciata andare senza combattere. Non poteva quindi trattenermi lì, non aveva il diritto.
-Perché scappi?-
Io sbuffai. -Senti da che pulpito viene la predica, se non sbaglio Damon anche tu stai scappando, non so cosa ti passa per quel cervello bruciato che ha,i ma adesso credo che sia troppo tardi per parlarmi, domani alle 8:00 ho il volo per la Virginia e me ne andrò-
Detto questo lo superai, ben consapevole che non sarebbe stato facile lasciarlo per sempre. Nonostante tutto lo amavo ancora, lo amavo intensamente. Lui mi era entrato dentro, e non riuscivo ad odiarlo o a dimenticarlo. L'ultima speranza che mi rimaneva era Mystic Fall's.
Andai a casa per preparare le valigie, Vichy mi stava aiutando con le lacrime agli occhi.
-Ne sei sicura? Sei ancora in tempo...-mormorò lei asciugandosi le lacrime. Io mi misi davanti a lei e le presi le mani.
-Vichy, io ti voglio bene. Ti considero una sorella, ma devo andarmene o impazzirò qui. Verrò a trovarti tranquilla, poi le porte di casa mia per te saranno sempre aperte chissà tu voglia venire a trovarmi qualche volta..-
Lei mi abbracciò e alla fine scoppiò a piangere. Io piansi con lei, mi ero affezionata a quella pazza maniaca della pulizia. Guardai l'aspirapolvere appoggiato al muro, mi sarebbe mancato anche quello.
-Adesso a chi romperò le scatole alle sei di mattina?- chiese ancora singhiozzante cercando di sdrammatizzare la situazione. Io risi.
-Troverai un'altra coinquilina...-
Lei scosse la testa. -Nessuna sarà mai come te!-

-Damon sone le 6:45..-esclamò mio fratello, con uno strano tono.
-E allora? Scusa ma so come si legge un orologio-
-Fra un'ora Elena se ne andrà..-
Avevo capito che mio fratello mi aveva informato dell'orario perché Elena fra un'ora sarebbe partita. Mio fratello voleva che io andassi lì in aereoporto e le impedissi di partire, no, non l'avrei fatto.
Elena voleva dimenticarmi, e io l'avrei aiutata. Aveva fatto la scelta migliore.
-Lo so fratellino, non c'è bisogno che me lo dici..- cantilenai esasperato.
-Sei un coglione- esclamò lui parandosi di fronte a me.
-Purtroppo sono tuo fratello- risposi sarcastico. Lui alzò gli occhi al Cielo, era esasperato dal mio comportamento apatico verso tutto ciò che mi circondava. Stava per ribattere ma io lo interruppi.
-Senti hai visto in questi giorni, in che stato era Elena? Dico li hai visti i suoi occhi spenti? E' colpa mia Stefan, e adesso io devo fare la migliore cosa per lei e per la sua felicità: lasciarla andare-
Lui scosse la testa con disapputo.
-Tu adesso verrai con me e proverai ad impedirle di partire-
-No!- urlai. Possibile che mio fratello fosse così tonto? Che avevo fatto di male per ritrovarmi un fratello così?! Non capiva che io stavo soffrendo come un cane, per la partenza di Elena!
Neanche io volevo che se ne andasse! Io la volevo lì in azienda. Sapevo che non sarebbe stata la stessa cosa senza di lei, ma non potevo impedirle di partire.
-Fanculo Damon!- esclamò Stefan uscendo di casa. Dovevo essere stato davvero irritante, mio fratello raramente mi mandava a quel paese e perdeva la pazienza.
Mi sedetti sul divano e mi presi la testa tra le mani. Elena stava per partire, stava per lasciarsi tutto alle spalle. Stava lasciando me alle sue spalle. E questo pensiero mi faceva sentire uno schifo.
L'amore faceva schifo! I minuti scorrevano ed io ero sempre più irrequieto.
Ripensai il nostro giorno a Manhattan.
Manhattan è proprio bella, anche con il cielo grigio la sua voce radiosa, l'entusiasmo contagioso...
Ci sono cose più belle di Manhattan..
Tipo? La sua curiosità...
Tipo te. Le sue graziose guancie arrossate, e il suo stupore..
La sua paura per il temporale, la sua dolcezza, il suo carattere forte e ribelle. Come potevo lasciarla andare?

-Bene ci siamo!- esclamai sforzandomi a sorridere. C'erano tutti: Caroline, Cody, Stefan, Tyler e Vichy. Mancava solo lui, notai tristemente.
-Sei sicura?- tentò Caroline. Io la guardai ed annuìì.
-Ho passato dei giorni indimenticabili con voi ragazzi. Siete stati i migliori amici che io potessi mai desiderare- iniziai a parlare mentre le lacrime cominciavano a scendere. -Non vi dimenticherò mai...vi voglio bene!- Immediatamente Caroline e Vichy mi stritolarono nel loro abbraccio.
-Venite a trovarmi...- momorai sorridendo. Loro annuirono. Salutai i ragazzi, e l'hostess mi avvertì che l'aereo stava per partire.
Con le lacrime agli occhi salìì sull'aereo e mi sedetti nel sedile, piangendo di più. Damon non era venuto nemmeno a salutarmi. Era un grandissimo stronzo! Poteva degnarsi almeno di salutarmi, di vedermi un'ultima volta!
Ripensando però, forse era meglio che non era venuto sennò forse non avrei avuto la forza di andarmene. Addio Damon..
Mentre l'aereo decollava mi addormentai, e sognai l'ultima volta in cui ero stata in un aerero.

Guidavo ad alta velocità, dovevo raggiungere l'aereoporto prima delle 8:00, anche se mancavano solo cinque minuti.
Non potevo stare senza di lei, il pensiero di saperla lontana a chilometri di distanza mi faceva impazzire. Al diavolo tutto! Dannazione io l'amavo, e l'avrei rinconquistata.
Arrivai all'aereoporto e bloccai un hostess.
-Scusi l'aereo diretto verso la Virginia è già partito?- chiesi speranzoso. Ma la risposta dell'hostess fece crollare tutte le mie speranze.
-Sì cinque minuti fa-
Cazzo! Se solo fossi arrivato prima e non avrei fatto il coglione, forse lei sarebbe con me. Non dovevo arrendermi! Presi nuovamente la macchina e andai a casa di Vichy ed Elena.
Suonai il campanello un paio di volte. La porta si aprì e comparve Tyler senza maglietta.
-Tu che ci fai qui?- chiesi confuso e inorridito da quella visione.
-Vichy è la mia ragazza. Comunque Elena è...-
-Lo so- esclamai bloccandolo. -Chiama Vichy, mi serve un informazione-
Dopo dieci minuti comparve Vichy che mi fulminò con lo sguardo, anche lei era contro di me.
-Elena..è..-
-Sì lo so. Dammi l'indirizzo di casa sua..!- la bloccai impaziente. Lei mi guardò senza capire, poi suo suo viso comparve un sorriso a trentadue denti.
-Riportala qui- esclamò dandomi il pezzettino di carta. Sorrisi e me ne andai.
Mi sarei preso un paio di giorni di ferie anticipate, avrei riconquistato Elena e l'avrei portata qui. Non mi sarei mai più separato da lei.
Avrei fatto di tutto per riportarla da me, in un modo o nell'altro mi sarei fatto perdonare.
Perché io senza Elena non ero nulla. Mi sentivo completo solo con lei.


Hola :D
Ok, questo capitolo non è molto bello ma è di transizione =)
Alla fine Damon è arrivato tardi, ma adesso il nostro bel ragazzo dagli occhi di ghiaccio è determinato a riportarla indietro =)
Secondo voi ci riuscirà? Spero che la cena tra Caroline e Klaus vi sia piaciuta :D
Baci Morgana :D



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Capitolo 13
*** 13. Ritrovandosi ***


capo13


13. Ritrovandosi


Mistyc Fall's quanto mi sei mancata! Era bello respirare l'aria di casa, senza quel traffico e quel caos di New York! Mi sentivo già meglio.
Prima tappa ovviamente casa mia! Non avevo detto nulla a nessuno, volevo fare una sopresa a tutti. Suonai il campanello di casa, dopo un paio di secondi mio fratello aprì la porta.
-Sorellona!- urlò abbracciandomi, io ricambiai l'abbraccio con forza. Quanto mi era mancato il mio fratellino?
I miei genitori erano dietro di noi con la bocca aperta, mia madre aveva perfino le lacrime agli occhi.
-Mamma! Papà!- esclamai abbracciandoli entrambi.
-Elenuccia! Tesoro! Come mai qui? Quanto ti fermerai!- iniziò mio padre con il suo tono gentile.
-Dio mio! Elena sei magrissima! Adesso ti preparo una cena con i fiocchi- esclamò mia madre provocandomi un sorriso.
-Beh ho preso qualche settimana di ferie..-mentìì, non volevo raccontare a loro la verità. Decisi di farmi una doccia ed uscire un po', magari sarei passata dal Grill a salutare Matt e Bonnie.
Il Grill era il luogo di ritrovo di tutti i ragazzi, lì avevo trascorso tutta la mia adolescenza.
Entrai nel locale, era tutto come avevo lasciato. Intravidi Matt al bancone e corsi a salutarlo. Lui non appena mi vide si fiondò su di me.
-Elena! Cavolo non mi sembra vero! Che ci fai qui?-
-Mi mancava Mystic Fall's e i miei amici!- esclamai sorridente. Ci misimo a parlare, lui aveva conosciuto una ragazza ed era felicemente fidanzato, io ero contentissima per lui, almeno lui era felice ed aveva trovato la persona giusta. Di me non si poteva dire la stessa cosa. Ero contenta di essere tornata lì, ma mi sentivo vuota e incompleta, mancava qualcosa o meglio qualcuno.
Qualcuno che mi aveva lasciato andare senza combattere.
-Elena Gilbert?- una voce stupita e calda mi fece voltare. Mason, il figlio del sindaco di Mystic Fall's, il ragazzo per cui avevo preso una bella cotta, quando avevo 13 anni. Lui era più grande di me, ma più piccolo di Damon, ecco perché dovevo tirare in ballo sempre lui? Dicevo, quando io avevo 13 anni ero pazza di lui, ma non sembrava nemmeno considerarmi all'epoca.
L'anno dopo partì e non lo visti più. E in quel momento constatai che la sua bellezza era aumentata, ma non arrivava a quella di Damon.
-Mason!- esclamai piacevolmente stupita.
-Cavolo! Son passati tanti anni, accidenti come sei cresciuta. Come va?- chiese squdrandomi da capo a piedi, mi sentìì un po' a disagio.
-Sono tornata qualche ora fa da New York, sai ho lavorato lì in un importante azienda-
-Wow! Anche io sono tornato adesso dalla California, comunque come va con il fidanzato?-
Ahi! Cos'era quel muscolo che mi aveva fatto incredibilmente male? Ah nulla solo il mio cuore che batteva così forte, perchè avevo ripensato a Damon.
-Non ho un fidanzato- dissi sorridendo.
-Dai non ci credo! Una bella ragazza come te è single?- chiese stupito. Io annuìì. -Se vuoi possiamo rimediare- propose lui con fare suadente.
Forse qualche mese fa avrei fatto i salti di gioia, ma..perché non me la sentivo? Insomma era Mason! Il più figo di Mystic Fall's!
-Ehm, possiamo a vederci come amici..-esclamai imbarazzata. Lui mi guardò insistentemente. -Ok, per ora come amici-
Sorrisi. E menomale che dovevo andare avanti! Io avevo l'impressione di ritrovarmi sempre nello stesso dannato punto.
-Domani sera c'è una festa qui, perché non ci andiamo insieme?- propose lui, sfoderando la sua dentatura bianchissima.
-Oh sarebbe fantastico, comunque scusa sta chiamando mia madre è meglio che torni a casa..allora a domani?-
-Sì passo a prenderti io alle 20:00-
Tornai a casa, e mia madre mi fece mangiare una quantità di cibo che io solitamente mangio in un mese. Jeremy non la smetteva più a prendermi in giro, ma ero felice di trovarmi lì con la mia famiglia, anche se mi mancava lui. Mi mancava terribilmente.
Non sarei riuscita ad andare avanti, non  senza di lui.

Dunque era quella la cittadina in cui era cresciuta Elena! Non mi restava che trovare un albergo, beh dovevo ammettere che Mystic fall's era un luogo davvero carino.
Avevo l'indirizzo di Elena, la cittadina era piccola quindi mi era molto facile trovarla.
Mi sistemai in un albergo molto piccolo e umile, ma carino. Era sera, feci una doccia e senza neanche riposarmi uscìì per cercare la ragazza.
Ero determinato e riportarla con me a New York. Trovai finalmente la casa, sperando che era quella e suonai il campanello.
Mi aprì una donna con lunghi capelli castani e occhi dello stesso colore, era bella e giovane assomigliava molto ad Elena.
-Ehm salve poss aiutarla?- chiese cortesemente, anche se dal suo tono di voce si capiva che era confusa.
-Salve. Sono Damon Salvatore, c'è Elena in casa?-
-No, è uscita poco fa con un suo amico..- Amico? Quella parola non mi piaceva per niente. -E' andata al Grill..aspetti ma lei è il suo datore di lavoro?-
Io annuìì sorridendo. La donna mi sorrise e chiamò qualcuno.
-Jeremy! Percaso stai andando al Grill?-
Dopo pochi secondi comparve un ragazzo, sicuramente più piccolo di Elena.-Sì perchè?-
-Potresti accompagnare il signor Salvatore al Grill? E' il capo di Elena...-
-Mi chiami pure Damon-
Jeremy mi squadrò da capo a piedi. Poi annuì e mi fece cenno di seguirlo.
-Elena mi ha detto che è in ferie, come mai la cerchi?- chiese lui cordialmente. Non aveva detto la verità ai suoi, chissà perché. Forse non aveva intenzione di deludere la sua famiglia. Decisi di mantenerle il gioco, glielo dovevo.
-Beh mi sono dimenticato di dirle una cosa, che per telefono non posso dire-
Lui annuì e non chiese altro. -Quindi Elena è uscita con un amico..- Jeremy sbuffò scocciato.
-Sì con Mason. E' il figlio del sindaco, un pallone gonfiato. Mia sorella quando aveva 13 anni era pazza di lui, ma quel cretino non la considerava nemmeno. Adesso che ha notato che è una bella ragazza, si è mollato subito-
-Che intendi per mollato?- chiesi allarmato. Tutto questo non mi piaceva per niente, avevo fatto bene ad andare subito lì.
-Beh intendo che le ha fatto la proposta, ma lei ha detto che voleva essere sua amica..poi non so più nulla-
Tranquillo Jeremy hai fatto più del tuo dovere, bravo! Arrivammo al Grill e una musica scatenata mi fece capire che quello era un locale per adolescenti con gli ormoni a tremila, entrando constatai che era così. Dovevo assolutamente trovare Elena, mi feci largo tra la folla di ragazzi, finalmente la trovai.
Se ne stava con un'espressione infastidita, seduta al bancone con la testa sorretta dalle mani. Osservava il suo cocktail ancora intatto, mentre un ragazzo le parlava, ma lei sembrava non ascoltarlo.
Aveva lo sguardo perso, non sembrava affatto felice. Restai lì senza muovermi incatanto a guardarla, la musica e gli altri erano spariti.
Era passato solo un giorno, ma per me era stata un'eternità, finalmente si accorse di me.
Strabuzzò gli occhi, forse non era sicura che ero io. Le sorrisi ma lei mi osservava a bocca aperta, incredula.

Mi stavo annoiando, Mason era un bel ragazzo ma era troppo vanitoso, stava parlando da un po' di tutte le sue gare di surf. Non me lo ricordavo così logorroico!
Alzai lo sguardo come se fossi attratta da qualcosa, sgranai gli occhi. Avevo anche le allucinazioni?!
Poco lontando da me c'era Damon che mi sorrideva. Ma era impossibile! Lui era a New York e...
-Elena, chi è quel ragazzo che ti sta fissando insistentemente?- chiese Mason infastidito. No, non era un'allucinazione, era Damon. Era venuto davvero a Mystic Fall's.
Ma che ci faceva lì?  Mason continuava a chiamarmi insitentemente, ma io non potevo distogliere lo sguardo da lui.
Il mio cuore prese a galoppare e le gambe si mossero da sole. -Scusa Mason..-
Raggiunsi Damon e mi parai davanti a lui con le mani ai fianchi. -Che ci fai qui?- chiesi scontrosa
-Sono venuto a scusarmi e volevo parlare con te- Io alzai entrambe le sopracciglia e poi lo fulminai con lo sguardo, adesso voleva parlare?
-Beh è troppo tardi- esclamai, feci per andarmene ma lui mi bloccò prendendomi per il braccio destro.
-Ti prego...- chiese quasi supplicante. Ci pensai un attimo, e poi annuìì.  Uscimmo dal locale, per parlare meglio dentro non si capiva nulla.
Una volta fuori, lo guardai interrogativa.
-Elena...sono stato uno stronzo lo so, ne sono consapevole. Ma avevo paura..-
-Paura?- chiesi scioccata.
-Sì paura. Paura di poterti fare soffrire..-
-Beh la tua paura si è rivelata esatta. Mi hai fatto soffrire.- risposi tagliente.
-Io sapevo che non eri stato tu, nel profondo l'ho sempre saputo, ma ho preferito allontanarti perché...perché era la prima volta che provavo questo sentimento e ne sono rimasto traumatizzato e avevo paura di prendere un'altra delusione..-
Spalancai la bocca indignata. -Quindi ti sei parato il sedere così?! Hai preferito far soffrire me facendo il codardo!- mi avvicinai a lui e instintivamente gli diedi uno schiaffo.
Lui rimase fermo e abbassò lo sguardo.
-Potevi combattere, invece ti sei arreso- mormorai con le lacrime agli occhi. -E adesso perché diamine sei venuto qui? Mi pare di essere stata chiara l'altro giorno! Sei venuto solo per dirmi questo bene! Adesso te ne puoi anche and...- Damon mi bloccò, non con le parole ma con un bacio, le sue mani racchiudevano il mio viso, instintivamente mi lasciai andare. Mi erano mancate troppo le sue labbra. Poi mi scostai, cavolo non dovevo cedere.
-Sono venuto per dirti che ti amo e voglio stare con te, torna con me a New York Elena, non ti deluderò più te lo prometto-
Ero felice, incazzata e confusa nello stesso momento. Non sapevo cosa dire. Poi dissi la cosa più naturale, la cosa più ovvia che potevo dire in quel momento.
-Mi serve tempo..-
I suoi occhi si illuminarono e sorrise. Dio quanto era bello. -Aspetterò qui, tutto il tempo che vuoi-
-Cosa?-
-Sì starò qui a Mystic Fall's-
-Ah- risposi più confusa e incredule che mai.  Poi lui mi tese la mano, io lo guardai sospettosa.
-Tregua? Intendo amici?-
Io guardai la mano e poi lui, e fu il suo viso teso e speranzoso nello stesso tempo che mi fregò.
-Ok- dissi stringendo la mano. Gli avrei dato un'ultima possibilità, perché lo amavo troppo. Le noste mani erano ancora unite, quando Mason mi chiamò.
Damon si infastidì molto.
-Elena sei sparita! E tu saresti...?- chiese notando le nostre mani ancora unite, io mi staccai da Damon. -E' il mio capo-
-Ok torni dentro?- Guardai Damon e poi Mason. Mason e Damon. -Ehm...ecco io...no, rimango ancora qui-
-Ok- esclamò incazzato. Mason tornò dentro stringendo i pugni.
-Come mai non sei tornata dentro con Mister Muscolo?- chiese curioso, ma pote notare nei suoi occhi un lampo di felicità.
-Io e te dobbiamo recuperare no?- risposi sorridendo. Lui ricambiò il sorriso e senza sapere come iniziammo a camminare, descrivendogli ogni angolo della citttà, ogni cosa che avevo fatto prima di andare a New York.
-Quindi hai conosciuto mio fratello..- esclamai sorridendo. Chissà cosa avrebbe potuto pensare Jeremy di lui, peccato che Bonnie era in vacanza dal padre sennò glielo avrei presentato.
-Sì, mi sembra un ragazzo a posto e mi è sembrato protettivo nei tuoi confronti..-
Sorrisi, era vero Jeremy anche se era più piccolo di me cercava sempre di proteggermi, anche se non lo dava a vedere.
Mentre camminavamo lui mi sfiorò la mano, mi veniva voglia di afferarla e stringerla tra la mia, ma ancora era presto. Quindi feci finta di nulla.
Senza nemmeno accorgermene, arrivammo a casa mia, mi fermai e notai che ancora c'erano le luci aperte, beh era ancora presto e i miei andavano a letto tardi.
-Vuoi andare a casa?- chiese lui un po' deluso. Io annuìì. -Vuoi entrare?- chiesi sorridendo, ignorando il fatto che mio padre lo avrebbe buttato fuori.
Damon annuì, un po'...imbarazzato?!
-O signor Salvatore, è rossore quello che vedo sulle sue guancie?!- chiesi scandalizzata.
-Senti chi parla..-replicò lui. Ecco che arrossìì di nuovo. Suonai il campanello ed aprì mia madre.
-Elena! Ma che fai qui a quest'ora? Di solito rincasi tardi!-
-Beh non avevo voglia di restare fuori sta sera, volevo prensentare Damon a papà, nel senso che è il mio capo-  mi accorsi che la frase era troppo ambigua, infatti lui inarcò un sopracciglio divertito.
Mia madre dallo sguardo che mi rivolse, capìì che lei aveva intuito qualcosa e ci fece entrare.
Trovai mio padre seduto sul divano intento a guardare la tv.
-Papà...- lo chiamai dolcemente.
-Dimmi bambina, come mai sei tornata così presto?- chiese con il mio stesso tono, io arrossìì immediatamente. Mi aveva chiamata bambina davanti a Damon.
Mia madre fulminò il marito con lo sguardo e gli fece notare che non ero sola, quando si accorse di Damon il suo sguardo si indurì un po'.
-E lei?-
-Sono Damon Salvatore, il datore di lavoro di sua figlia- rispose Damon, sfoderando la sua dentatura bianchissima che incantò mia madre.
Mio padre invece fece un sospiro di sollievo e poi sorrise cordiale.
-Ah! Per un attimo ho pensato che eri un probabile fidanzato di mia figlia, invece sei solo il suo capo! Posso darti del tu vero? Sei così giovane..posso offriti qualcosa? Io comunque sono Grasyson-
Io mi strozzai con la mia stessa saliva e scoppiai a ridere in modo nervoso e guardai Damon, anche lui tratteneva a stento le risate.
Ci scambiammo un'occhia d'intesa e mi piacque, perché stavamo ritrovando la stessa chimica che avevamo prima che Rebekah ed Elijah architettassero contro di noi.
Mi era mancata quella intesa, guardai mia madre che aveva uno sguardo: Tu-devi-raccontarmi-un-paio-di-cose-Elena. Io annuìì lentamente.
-Sì, certo che può darmi del tu. Non vorrei disturbare!- esclamò Damon stringendo la mano a mio padre.
-Non disturbi affatto, ti offro...il Bourbon ti piace?-
Damon annuì e si diressero nel soggiorno. Io li guardai sorridente.
-Elena Gilbert, tu mi devi delle spiegazioni!- esclamò mia madre mettendosi le mani ai fianchi. Io allora le raccontai tutto.
-Tesoro, si vede lontano un miglio che è pazzo di te, ti guarda in una maniera che...che non so spiegare. Una maniera che solo una persone follemente innamorata può fare. Elena, tutti sbagliano nella vita e tutti hanno bisogno di una secondi possibilità, e poi....è davvero sexy! Ottima scelta, piccola!-
-Mamma!- esclamai arrossendo. Le parole di mia mamma mi fecero riflettere. Raggiunsimo i due in soggiorno e notai che stavano parlando tranquillamente. Io sorseggiavo un po' di caffè.
-Dimmi un po' Damon...ma la mia Elenuccia è fidanzata? Qualcuno a lavoro la corteggia?- chiese mio padre. Io mi strozzai con il caffè ed iniziai a tossire, Damon scoppiò a ridere, questa volta non ce la fece a trattenere le risate.
-Papà!- esclamai stizzita.
-Che c'è?- chiese lui confuso.
-No, sua figlia non è fidanzata non si preoccupi-  Mio padre sorrise sollevato - E tu Damon? Sei fidanzato?-
Damon guardò me e poi rispose. -Beh è una situazione complicata, sono innamorato follemente di una ragazza, una ragazza molto speciale. E' riuscita a rubarmi il cuore in pochissimo tempo, ma ho fatto un grosso casino: l'ho delusa, l'ho ferita e di questo me ne pento moltissimo. Le ho detto cose che non si meritava e Dio solo sa quanto ci sto male adesso. Lei è bellissima...è una bellezza semplice e pulita, una bellezza che mi ha fatto girare la testa. Poi il suo sorriso e qualcosa che non si può descrivere, ha un sorriso contagioso che riscalda anche le giornate più buie,  la amo disperatamente e spero che mi dia una seconda possibilità-
Le lacrime sfuggirono dal mio controllo, mi ero emozionata. Nessuno mi aveva mai detto delle cose così belle, mia madre lo guardava incantata. Mio padre come al solito non  capì nulla.
-Sei un bravo ragazzo Damon, presto se ne accorgerà-
Finalmente Damon alzò lo sguardo su di me, e si accorse che stavo piangendo, mi sorrise e disse: -Lo spero tanto, ma sono determinato a riprenderla con me-
Con una scusa mi defilai e raggiunsi la mia camera, il mio cuore batteva all'impazzata, le parole di Damon erano state...oh non c'era un aggettivo tanto bello da definirle.
Asciugai le ultime lacrime e quando mi fui calmata aprìì la porta e mi ritrovai un paio di occhi azzurri che mi fissavano intensamente.


Hola xD
Che ne dite di questo capitolo? Io preferisco la parte dei genitori ** Elenuccia ahahahah xD
Spero che vi sia piaciuto, non smetterò mai di ringraziarvi abbastanza! Siete fantatische
Baci Morgana **

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Capitolo 14
*** 14. Di nuovo insieme ***


capo14


14. Di nuovo insieme


Con la scusa del bagno, avevo trovato la camera di Elena e senza pensarci feci per bussare. Ok, sapevo che aveva bisogno di tempo, ma io avevo bisogno di lei e del suo amore.
Ma prima che il mio pugno potesse bussare la porta si aprì, Elena mi guardava confusa. La sua bellissima espressione confusa, non resistevo più e senza capire nulla mi fiondai sulle sue labbra.
Lei stavolta non si scostò da me, anzi, le sue mani si infilarono tra i miei capelli, amavo quando lo faceva le cinsi la vita e la strinsi possessivamente a me.
-Da...Damon..mio padre..-farfugliò sulle mie labbra.
-Non ci sente..- dissi io continuando a baciarla vigorosamente. Lei ridacchiò e dopo un po' ci staccammo, ci guardammo intensamente. Io ero troppo felice per dire qualcosa, lei mi accarezzò il viso e mi sorrise, finalmente vidi il sorriso che io tanto amavo.
-Ti amo- esclamò lei abbracciandomi.
-Mi hai perdonato?- chiesi speranzoso, stringendola a me. Lei annuì.
-Siamo di nuovo insieme?- chiesi io con un tono ansioso. Lei alzò il suo viso e mi guardò maliziosa. -Secodo te?-
Non le risposi, la baciai, questa volta più dolcemente. Qualcuno ci interruppe ed Elena mi spinse via. La madre ci guardava divertiti.
-Tesoro, Damon. Grayson potrebbe insospettirsi- bisibigliò. La guardai interrogativo? Come faceva a sapere la madre che io ed Elena...?
-Però...-continuò la donna -Posso dire a papà che vuoi accompagnare Damon in albergo, che ne dici?- la donna ci fece un occhiolino.
-Grazia mamma!-
-Sì però non facciamo tardi signorina eh!- l'ammonì la madre. Elena annuì.
Salutai Grayson e Miranda, ed uscimmo di casa. Mi invitò a salire sul suo fuoristrada.
-Ehm..guidi tu?- chiesi fintamente spaventato. Lei mi lanciò un'occhiata perplessa.
-Sì, so guidare, come credi che venivo a lavoro secondo te?-
-Non ti ho mai vista guidare- osservai divertito.
-Bene adesso vedrai- esclamò lei girando la chiave e ingranando la marcia. Per farmelo apposta fece una sgommata che fece traballare tutto, ma io non mi scomposi minimamente.
Ero abituato a questo genere di cose, da quando avevo preso la patente. Lei mi guardò quasi delusa e con un accenno di broncio, tornò a guardare la strada.
Mi accorsi che non prese la strada che portava all'albergo. La guardai perplesso.
-Dove stiamo andando?-
-Fra cinque minuti, vedrai- rispose vaga, con un sorrisetto.
Non  dissi più nulla e sorrisi. Per il resto del tragitto non dissimo nulla, le parole erano niente in confronto ai nostri sguardi, anche se lei non riusciva a stare zitta per più di due minuti.
Infatti parlò. -Cosa ti ha fatto cambiare idea?- chiese curiosa.
-Beh..un po' di cose. Tipo mio fratello che mi ha mandato a quel paese, Caroline che mi voleva uccidere per poi fare il mio corpo a pezzettini, per poi darlo in pasto ai pesci e poi...poi mi sono reso conto che avevo commesso un'enorme cazzata. Non potevo andare avanti senza di te, il solo pensiero mi faceva male come una coltellata al cuore e presi la mia macchina e rischiando di schiantarmi contro un muro arrivai all'aereoporto pochi minuti dopo che l'aereo era partito. Non mi sono perso di animo e sono andata nel tuo appartamento, ho dovuto sopportare l'orrenda visione di Tyler senza maglietta e ho chiesto a Vichy di darmi il tuo indirizzo e sono partito questa mattina..non ho nemmeno avvisato al lavoro, adesso mio fratello gestisce lì per tutto il tempo che mancherò- finìì il discorso con una nota di spavento nella voce, non osavo pensare cosa stesse combinando. Elena sorrise e parcheggiò la macchina.
Eravamo..in un parco. C'erano anche dei giochi per bambini in un punto, si vedeva il lago. Non capivo perché mi avesse portato lì.
-Come mai mi hai portato qui?- chiesi passandole un braccio sulle spalle e stringendola a me.
-Non lo so, è che questo è il mio posto preferito. Quando ero una studentessa del liceo, dopo la scuola venivo qui e scrivevo sul mio diario. Questo posto mi rilassa molto e poi qui ho passato un'infanzia felice, ogni domenica mio papà mi portava qui e mi faceva giocare, mi prendeva tra le sue braccia e mi faceva "volare"...- disse sorridendo mentre guardava l'altalena.
Sorrisi intenerito, in certi aspetti Elena sembrava una bambina e capivo perché il padre era iperprotettivo nei suoi confronti.
Le baciai la fronte e lei si strinse di più a me.
-Poi qui è stato il luogo della mia prima volta!- esclamò ridendo,  abbassai lo sguardo su di lei, in un certo senso mi stava provocando.
Mi dava fastidio il fatto che lei fosse andata a letto con un altro.
-Sei geloso!- esclamò staccandosi da me per vedere meglio la mia faccia.
-Non sono geloso, non posso essere geloso dei ragazzi del tuo passato!- Invece lo ero e molto.
-Punto primo: c'è stato solo un ragazzo prima di te, non parlare al plurale. Punto secondo: lo capisco dalla tua faccia, non mentire!- disse puntandomi un dito contro, come se fosse un giudice il fatto che c'era stato solo un ragazzo, mi tranquillizzò un po', visto che ero lì, me lo devo far conoscere ero troppo curioso.
Invece di risponderle, mi fiondai su di lei e la feci distendere su quel prato, lei mi guardò sorpresa. La guardai negli occhi, per farle capire che la desideravo in quel momento, lei mi accarezzò la guancia e poi mi spostò i capelli dalla fronte. Sembrava ipnotizzata dai miei occhi. Le baciai dolcemente una guancia, e le lascia una scia di baci lungo la mascella, tremava ed era rigida come un bastoncino di legno, qualcosa non andava.
-Elena?- chiesi confuso.
Poi ricordai: la sera in cui mi ero ubriacato avevo tentato di farle male. Anche se mi aveva perdonato, forse aveva ancora paura.
Mi alzai e mi sedetti accanto a lei, con lo sguardo basso.
-Scusami..-mormorò lei. -E' che...-
-No, non devi scusarti. Lo capisco, mi sono comportato in modo meschino con te..non ti forzerò dovessi aspettare dieci anni. Sappi solo che io non potrei farti mai del male-
Lei si mise a sedere e mi abbracciò forte, passarono minuti e non ci staccavamo, io appoggiai la testa nell'incavo del suo collo.
Inspirai il suo odore di vaniglia che mi inebriava, poi accostò la bocca al mio orecchio, provocandomi una quantità di brividi indefinita.
-Fai l'amore con me Damon...-mormorò quasi imbarazzata. La guardai sopreso.
-Mi fido di te, non voglio avere paura di te..io ti amo, non ho paura dell'uomo che amo- esclamò sorridendo stringendomi la mano.
Prima che potessi dire o fare qualcosa, iniziò a spogliarmi, anche se era imbarazzata. Adoravo quando faceva così, sembrava così innocente e questo mi eccitava ancora di più.
La bloccai e la distesi nuovamente, tremava sì, ma non di paura stavolta.
-Ti amo- esclamai prima di farla nuovamente mia, lì in quel prato.

Caroline
Dopo una giornata estenuante di lavoro e una cena con Stefan, un bel bagno rilassante ci voleva.  Lasciai i capelli bagnati, faceva troppo caldo per asciugarli ed indossai un una canotta e dei pantaloncini. Mi guardai allo specchio, e mi sentìì in colpa. Fottutamente in colpa.
Stefan non se lo meritava proprio, ma non potevo fare a meno di pensare a Klaus e quel mezzo bacio che c'era stato, per quelle sensazioni meravigliose e travolgenti che avevo provato con un sottilissimo contatto, mi portai instintivamente il dito indice alla labbra. Il biondo aveva ragione: provavo qualcosa per lui, e sapevo che non era solo attrazione e la cosa mi spaventava.
Ooooh ma che cavolo stavo facendo? Sbuffai e nel frattempo suonarono al campanello, chissà cosa si era dimenticato Stefan stavolta.
Aprìì la porta sorridente. -Cosa ti sei dimenticato...Klaus- esclamai stupita.
Perché si era presentato a casa mia, con quella faccia da cane bastonato? Lo guardai quasi impaurita. Sapevo che quella faccia non prometteva nulla di buono.
-Perché sei qui?- chiesi quasi attaccandolo.
-Volevo parlarti, l'altra volta sei scappata e mi hai lasciato solo come un coglione-
Ecco, che avevo detto?
-Senti io non voglio parlare, ok? Quindi Goodnight!- feci per chiudere la porta ma lui la bloccò.
-Non me ne vado finché non parliamo- Sembrava così deciso, alzai gli occhi al Cielo e mi spostai per farlo entrare. Lui mi squadrò dalla testa ai piedi e si accorse del mio abbigliamento casalingo.
-Però...sexy anche così- esclamò malizioso. Mi voltai dall'altro lato, non potevo reggere quello sguardo.
-Cosa vuoi Klaus?- chiesi incrociando le braccia, lanciandogli l'occhiata più nera che potessi avere. Ma evindetemente non ci ero riuscita bene, perché lui ghignò.
Odiavo quei ghigni alla tipo: Io-sono-sexy-e-so-di-esserlo.
Beh in effetti non è che aveva tutti i torti, poi le sue labbra, i suoi occhi blu che sembravano una calamita e per non parlare del fisico...
-Caroline!-
-Eh? Che c'è?- chiesi una volta tornata alla realtà.
-Sono due ore che ti chiamo..ah ho capito, mi stavi immaginando nudo nel tuo letto-
-Klaus!- esclamai tirandogli la prima cosa che mi fosse capitata nelle mani. Ed era la mia borsa.
-Mi piaci quando sei così aggressiva- esclamò avvicinandosi a me, una vicinanza troppo pericolosa.
-Andiamo! Dimmi cosa vuoi e chiudiamola qua! Ho sonno!- dissi facendomi del male da sola.
-Sono venuto qui per dirti..di mollare Stefan- disse più serio che mai. La mascella per poco non mi cadde a terra, lo guardai allibita. Ma si era rincoglionito per caso?
-Klaus il fatto che sono venuta a cena con te...-
-E mi hai mollato lì- disse con disappunto.
-Beh sì, ti ho mollato lì. Non vuol dire che provi qualcosa per te!-
-Uuuuh! Vedo un grazioso naso allungarsi a dismisura! Non lo sai che le bugie fanno crescere il naso?-
-Smettila di fare il cazzone! Sono seria e non è una bugia! Io non provo nulla...per..te- dissi deglutendo, mentre lui si avvicinava di più a me. I miei occhi fissavano le sue labbra, come se fossi ipnotizzata. -Dimmelo guardandomi negli occhi- sussurrò con voce roca.
Lo guardai negli occhi, erano...erano davvero intensi in quel momento. -Io....- non conclusi la frase perché lo baciai. Non fu un casto contatto stavolta, le nostre lingue si scontravo passionalmente, mi aggrappai alle sue spalle e lui mi fece appoggiare al muro. Quando scese con  le mani sui miei fianchi, nella mia mente si formò il viso di Stefan.
Ma che stavo facendo? Non potevo! Lo scostai bruscamente da me. Il biondo mi guardò confuso.
-Non posso! Vattene- esclamai indicandogli la porta.
-No-
-Non rendere la cosa più difficile di quanto già lo sia, esci!- dissi in modo disperato. Lui mi guardò e se ne andò.
Mi buttai sul letto, Elena dove sei quando servi?

Elena
Eravamo sdraiati sull'erba, io avevo la testa appoggiata sul petto di Damon. Finalmente mi sentivo a casa e non mi riferivo a Mistyc Fall's, mi riferivo alle braccia di Damon.
Finalmente eravamo di nuovo felici. Eravamo tornati ad essere quelli di sempre e lui era di nuovo il solito spaccone.
-Damon...- lo chiamai alzando la testa.
-Mh?-
-Senti ma...il posto di segretaria è ancora libero?- chiesi sorridendo. Lui mi guardò stupito e smise di accarezzarmi i capelli.
-Stai dicendo che..?- Io annuìì.
-Voglio tornare a New York con te- esclamai mettendomi a sedere per poi guardarlo negli occhi. Mi accarezzò lentamente la guancia, le sue iridi in quel momento erano meravigliosamente espressive, era sorpreso, piacevolmente sorpreso.
-Quando?- chiesde lui impaziente.
-Anche dopodomani! Ma prima però dobbiamo fare una cosa- esclamai ghignando. Damon parve inquietarsi un po' una volta mi aveva detto che quando ghignavo lo spaventavo, perché quando ghignavo io non promettevo nulla di buono, per lui.
-Cosa?-
-Beh devo vendicarmi in qualche modo no? Dovrai dire a mio padre la verità, che noi due siamo fidanzati-
Damon boccheggiò per un paio di secondi.
-Ti rendi conto di cosa stai dicendo? Mi fucilerà!-
-Gli hai fatto una buona impressione..- dissi con fare sadico
-Tu..tu sei davvero..una brutta ricattatrice!- esclamò iniziando a farmi il solletico. Sapeva che io soffrivo il solletico, specie sui fianchi. Iniziai a dimenarmi.
-Damon basta! Ti prego non ce la faccio più- dissi  ridendo come una matta. Lui smise e mi fece mettere a cavalcioni su di lui.
-Sei bellissima quando ridi così...- disse baciandomi con passione, risposi molto volentieri al bacio. Stavamo per spogliarci un'altra volta, ma il mio cellulare squillò.
-Pronto?- dissi con una punta di delusione nella voce.
Tesoro quando vieni? sono le due! urlò mia madre.
-Le due?!- esclamai stupita -Ok cinque minuti e sono lì-
Chiusi la chiamata e intimai a Damon di muoversi. Salimmo in macchina e partìì a tutta velocità, prendendo questa volta la strada dell'albergo.
-Ci vediamo domani allora?- chiesi non vedendo l'ora che si facessero le 8.
Lui annuì. -E parlerò con tuo padre. Dirò che sono il tuo fidanzato, che gli ho imbrogliato e lui come minimo mi staccherà la testa-
-No dai, al massimo può urlarti contro-
Lui mi diede un bacio mozzafiato e scese dalla macchina. Lo salutai con la mano e andai a casa, finalmente con il sorriso sulle labbra.


Hola! xD spero che questo capitolo, vi sia piaciuto *^*
Elena e Damon hanno fatto pace ** E Caroline...ha avuto una visita inaspettata, adesso le cose per la bionda si complicheranno!
Baci Morgana <3

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Capitolo 15
*** 15. Gelosia ***


capo15


15. Gelosia

Era passata una settimana e mezzo, da quando Elena mi aveva chiesto di dire tutta la verità a suo padre. Ci eravamo goduti una breve ma bella vancanza, ma era tempo di tornare a lavoro, ed Elena mi seguiva solo se io avessi parlato con il padre. La domenica era il giorno preferito di Grayson, Elena mi diceva che la domenica era sempre di buon'umore l'uomo.
Mi avevano invitato a pranzo lì, e io accettai, portai anche una bottiglia di Bourbon, liquore preferito di Grayson ed anche il mio.
Deglutendo suonai il campanello, dopo pochi minuti mi aprì Miranda.
-Ciao Damon! Oh hai portato il Bourbon! Non dovevi assolutamente disturbarti!- esclamò la donna sorridente, si spostò e mi fece entrate.
Mentre salutavo Grayson, sentivo Elena lamentarsi ed il fratello che sghignazzava.
-Insomma Jeremy! Vuoi smetterla? Sei sempre il solito cretino!- urlò Elena dal piano di sopra.
-E tu sei sempre la solita rompipalle!- rispose il fratello trattenendosi le risate. Sentìì correre, alzai lo sguardo e vidi Jeremy inseguito da Elena, solo che quest'ultima inciampò negli ultmi gradini non appena mi vide e cadde addosso a me, io persi l'equilibrio e mi ritrovai disteso sul pavimento con la ragazza a cavalcioni su di me.
Sgranò gli occhi e diventò rossa, io le riservai un'occhiata sensuale.
-Elenuccia! Possibile che non stai mai attenta quando cammini?- la richiamò il padre, leggermente infastidito dalla situazione che si era creata. Elena si alzò in piedi e io feci lo stesso.
-Ehm..scusami Damon, ma stavo inseguendo quel cretino di mio fratello. A proposito dove si è nascosto?!-  Il suo grazioso visino imbarazzato divenne furioso. A mio parere quando era furiosa era davvero...eccitante e sexy. Andò alla ricerca del fratello, povero Jeremy non vorrei essere nei suoi panni.
-Allora Damon!- esclamò Grayson affabile -Quando tornerai a New York?-
-Presto- esclamai sedendomi a tavola già apparecchiata. Mirando tornò in cucina ed urlò ad Elena di aiutarla. Dopo pochi minuti comparvero Jeremy con un'espressione infastidita ed Elena con un aria trionfante, le feci un occhiolino e lei mi sorrise timidamente.
Miranda comparve con una teglia di lasagne che emanavano un profumino delizioso.
-Mamma per me basta così- esclamò Elena quando solamente una metà del piatto fu riempita. La madre la guardò sconvolta.
-Elena mangi troppo poco, diglielo anche tu Damon!- esclamò Miranda riempiedole il piatto.
-Beh quello che lascia Elena me lo mangio io!- esclamò Jeremy.
Elena era seduta di fronte a me e di nascosto a suo padre, la fissavo intensamente le mimavo frasi che la facevano arrossire e lei mi fulminava con lo sguardo ed io ghignavo.
-Bene vado a prendere il dolce!- esclamò Elena con un sorrisetto nervoso, non vedeva l'ora di trovare una scusa per dileguarsi almeno cinque minuti. Con la scusa del bagno la raggiunsi e mentre era di spalle le cinsi i fianchi baciandole il collo. Lei provò a scostarsi da me, ma non ce la fece. Si girò e mi baciò, la strinsi a me ma prima che potessimo approfondire il contatto lei si staccò, io la guardai deluso.
-Damon..c'è mio padre di la!- sussurrò gesticolando.
-E allora? tanto dopo il dolce glielo devo dire no?- dissi avvicinandomi di nuovo a lei, chinandomi per baciarla. Lei si staccò.  Volevo baciarla lì in quel momento! Non resistevo più!
-Sì però è meglio se non ci vede..e poi potresti smettere di fare quella cosa con gli occhi?- disse arrossendo.
-Quale cosa con gli occhi?- chiesi facendo finta di non capire mentre avvicinavo il mio viso al suo, ma sapevo benissimo a cosa si riferiva, infatti lo stavo rifacendo.
-Questo..- rispose in modo perplesso. Io scoppiai a ridere.
-So benissimo che ti fa impazzire, baby!-
Lei scosse la testa e prese la torta, la seguìì in cucina con il coltello, i piatti e le forchettine.
Dopo che finimmo la torta preparata da Elena, che tra l'altro era davvero buonissima, iniziai il mio discorso. Non sapevo però cosa dire, sicuramente Grayson mi avrebbe staccato la testa, era molto legato a sua figlia e non voleva vedere portarsela via, ma la mia ragazza ci teneva tanto perciò.
-Ehm Grayson, Miranda e anche...Jeremy- esclamai alzandomi in piedi, Elena sospirò rumorosamente.
-Dicci tutto Damon- esclamò Grayson amichevolmente. Presto non sarebbe stato più amichevole.
 -Ehm...vedi Grayson. Io ed Elena... Elena è la mia ragazza- esclamai cercando di trapelare sicurezza. Jeremy si strozzò con la torta e il padre di Elena smise di respirare alcuni attimi.

-...e poi si potrebbe fare così, beh non è una grande idea però dovrebbe funzionare..ma Caroline mi stai ascoltando?-
No, che non ti sto ascoltando Stefan. Io e Stefan eravamo a pranzo fuori, io stranamente stavo in silenzio e lui cercava di trovare un argomento che poteva sembrarmi interessante.
Niente poteva sembrarmi interessante, nemmeno l'ultimo modello di borse firmate Gucci. Ed era gravissimo.
Da quando Klaus mi aveva baciata, o meglio da quando io avevo baciato Klaus pensavo sempre e solo a lui, la notte lo sognavo anche e non erano sogni proprio casti. E ogni volta che guardavo Stefan negli occhi mi sentivo un mostro.
-Sì Stefan, ti sto ascoltando è che muoio di caldo, vado in bagno a darmi una rinfrescata e torno ok?- gli dissi sorridendo.
Non appena gli diedi le spalle chiusi gli occhi e sospirai. Non meriti tutto questo.
Andai nel bagno e mi guardai allo specchio, aprìì il rubinetto dell'acqua fredda ed iniziai a rinferescarmi i polsi.
Alzai lo sguardo sullo specchio e urlai dalla sorpresa. Insomma mi perseguitava per caso? Klaus mi fissava con le braccia incrociate.
-Questo è il bagno delle donne!- esclamai stizzita. -Si può sapere cosa vuoi da me?-
-Semplice- esclamò schioccando la lingua, poi si inumidì le labbra. Dio com'era sexy in quel momento. Che cavolo andavo a pensare? C'era Stefan di la, l'unico uomo che io avessi mai amato.
Allora perché ogni volta che fissavo il biondino, mi dimenticavo completamente di Stefan?
-Voglio il tuo cuore Caroline..- esclamò accarezzandomi una guancia.
-Beh non è possibile- tagliai corto cercando di svignarmela ma lui mi bloccò.
-Lo vuoi capire o no, che mi sono innamorato di te?- esclamò quasi con rabbia. Rimasi a bocca aperta, Klaus era innamorato di me? Delle fidanzata del suo peggior nemico in affari?
-E so che anche per te è' lo stesso- mi soffiò sul collo. Le gambe stavano per cedermi, il suo soffio a contatto con la mia pelle mi provovò mille brividi lungo la schiena.
-Non è così- risposi con la voce incrinata.
-Ah no? E come mai l'altra volta invece di dirmi che non sei attratta da me, mi hai baciato?- chiese lui inarcando un sopracciglio.
Mi aveva colta alla sprovvista, non sapevo cosa dire, mi limitai ad abbassare lo sguardo. -Anche se fosse...non è giusto per Stefan-
Lui mi alzò il viso con due dita. -Pensaci Caroline, con me non avresti bisogno di lavorare. Io ti tratterei come una regina, come la mia regina-
Lo guardai quasi stizzita. -Senti a me piace lavorare! Non sono fidanzata con Stefan solo per i soldi..-
-Lo so, lo so. A te non interessano i soldi, ma..avrai anche il mio amore Caroline. Perché l'amore che Stefan prova per te non è paragonabile al mio. Io ti ho sempre amato, dal primo nostro incontro e ti ho sempre ammirata da lontano, ma poi mi sono stufata e con la storia di Elena ho preso la palla al balzo..-
Ok, ero troppo sconvolta. Lui che affermava di amarmi..di essere innamorato di me..
Oh Cielo, stavo per avere un infarto. Non sapevo cosa dire, il suo sguardo era troppo bello per dirgli qualcosa di brutto, fortunatamente mi salvò da quella orrenda situazione.
-Non voglio una risposta ora, pensaci- mi diede un bacio sulla fronte ed uscì dal bagno.
Non sapevo cosa fare, amavo Stefan, ma provavo qualcosa di molto potente e travolgente per Klaus..
Dovevo parlarne con Elena appena sarebbe tornata!

Quell'attimo di silenzio era stato davvero pesante. Deglutìì rumorosamente, osservano l'espressione pietrificata di mio padre. L'unico che trovava divertente la situazione era mio fratello, che guardava con occhi divertiti e curiosi le esressioni mie e di Damon, quest'ultimo aveva uno sguardo davvero deciso puntato su mio papà.
Invidiavo quella sicurezza. Mio padre alla fine si decise a parlare e guardò mia madre.
-Miranda hai sentito?- chiese con voce tetra, che per un attimo mi fece rabbrividire. Mia madre annuì trattenendosi le risate.
-Quindi...-iniziò mio padre guardando Damon -La ragazza che hai fatto soffrire è stata mia figlia vero?-
Damon annuì e vidi per un attimo la sua sicurezza vacillare.
-Ma abbiamo fatto pace! Non è vero che sono in ferie, sono scappata da New York e Damon mi ha seguita fino a qui, con l'intento di farsi perdonare...papà io lo amo- intervenni io.
Mio padre mi guardò sconvolto, io, la sua Elenuccia amavo un altro uomo, non era più lui l'unico uomo della mia vita.
Vidi mio padre alzarsi e fronteggiare Damon, non è che voleva dargli un pugno? Guardai mia madre e poi Jeremy che stava ridendo silenziosamente, gli diedi uno scappellotto sul collo. Non c'era nulla da ridere. Vidi una cosa che spiazzò me, Jeremy e mia madre. Papà stava stringendo la mano a Damon?!
-Ti avverto Damon non farla soffirire, oppure prendo uno dei miei fucili- lo minacciò mio padre. Poi la sua espressione divenne affabile come sempre.
-Mamma che roba hai messo nelle lasagne? E in quella torta, Elena?- chiese Jeremy stupito. Beh in effetti tutti eravamo stupiti, io sinceramente non immaginavo che mio padre la prendesse bene.
-Non si preoccupi Grayson, io amo sua figlia e non la farò soffrire più-
Mio padre annuendo e sorridendo gli diede una pacca sulla spalla. -Bravo ragazzo-
Si sedette di nuovo al suo posto e mi accarezzò i capelli. -Elenuccia, bambina mia sei cresciuta-
-Papà te ne accorgi adesso?- chiese Jeremy divertit, beccandosi un'occhiataccia da mio padre.
Continuammo a mangiare il dolce recuperando l'atmosfera di prima. Io e Jeremy continuavamo a lanciarci frecciatine scatenando le risate di Damon.
-Damon sai giocare alla play?- chiese Jeremy.
-Certo!- rispose Damon. Io lo guardai scettica, uno come lui che giocava alla play?
-Oh Damon Salvatore che gioca alla play? Questa non me la voglio perdere!- esclamai seguendo i due nella camera di Jeremy.
-Sorellona, è roba per maschi questa...- esclamò Jeremy con fare superiore. -Tu limitati ad assistere-
-Ehi! Sono più grande di te, devi portarmi rispetto!-
Mentre Jeremy montava la play alla televione, Damon si avvicinò a me e mi abbracciò.
-Direi che andata bene..- mormorò al mio orecchio.
-Sì, gli stai molto simpatico, allora- risposi cercando di mantenermi calma, c'era mio fratello in stanza con noi e non potevo lasciarmi andare.
-Nessuno resiste al mio fascino e alla mia simpatia-
Io alzai gli occhi al Cielo. -E soprattutto alla tua modestia-
Lui mi baciò risposi al bacio impazientemente dimenticandoci di Jeremy. Ma mio frattelo ci interruppe con un colpo di tosse, mormorò un "bleah" e i due iniziarono a giocare.
Damon sembrava proprio un ragzzino, e mi piaceva vederlo così sorridente e felice.
Dopo mezz'ora mia madre mi annunciò che era passato Mason a trovarmi, a quel nome Damon si alzò e mi accompagnò sotto.
Soffocai una risata, Damon quando era geloso era molto divertente.

Miranda entrò nella camera di Jeremy e ci disse che un certo Mason era venuto a trovare Elena. Mason era la prima cotta di Elena, quindi mi irriggidìì un attimo e seguìì Elena di sotto.
Non pensavo che ad Elena piacessero i biondi, pensai stizzito, anche se lo avevo visto una settima prima, era sera per cui non l'avevo visto bene in volto. Vidi le mani del biondino arpionare la schiena della mia ragazza, mentre l'abbracciava.
-Ciao Mason- esclamò felice Elena. Tossìì, se quel Mason non si staccava dalla mia ragazza gli avrei rotto un braccio.
Elena capì che mi stavo infastidendo, infatti si staccò dal biondino.
-Elena- esclamai con un tono fintemente gentile -Perché non mi presenti il tuo amico?
-Sì! Mason lui è Damon, il mio ragazzo. Damon lui è Mason, un mio amico-
-Ma non era il tuo capo?- chiese quasi arrabbiato. -L'altra sera mi avevi detto così-
Mi dispiace deluderti, ameba. Ma io sono il suo ragazzo.
-Beh è una storia lunga- esclamò Elena.
Strinsi la mano a Matt un po' troppo forte. Poi passai un braccio intorno alla vita di Elena, tanto per fargli capire che doveva tenere giù le zampe dalla mia ragazza.
-Piacere di conoscerti Damon- Io feci un segno di assenso con la testa.
Miranda lo invitò a prendersi un caffè, e il biondino guardandomi con aria di sfida accettò volentieri il caffè. Era chiaro che aveva intenzione di avere Elena tutto per sè, ma mi dispiace deluderti biondino Elena ama me.
Ci sedemmo tutti e tre nel soggiorno, Elena era tesa aveva capito che io e lui non andavamo d'accordo. Dal suo sguardo capì che si sentiva tra due fuochi.
Io l'abbracciai e lei abbandonò il capo sulla mia spalla.
-Sai Damon, io sono la prima cotta di Elena- affermò l'ameba gongolante. Io non mi scomposi minimamente e sorrisi in modo angelico.
-Beh Elena mi aveva avvertito che prima di conoscere me aveva commesso degli errori, ma non mi aveva specificato quali-
Elena mi diede un pizzicotto sulla schiena, Mason mi guardò torvo.
 Damon: 1 , Ameba: 0
Elena andò ad aiutare sua madre, mi diede un bacio e ci lasciò soli.
-Credi davvero che Elena, starà sempre con te?- chiese Mason.
-Lei mi ama ed io amo lei. Se a te non sta bene non posso farci nulla-
-Prima però le piacevo io..-ringhiò.
-Ma tu l'hai rifiutata giusto?- chiesi ghignando.
-Elena tornerà da me-
-Io non ne sarei così sicura- esclamò Elena avvicinandosi a noi. Sicuramente aveva ascoltato tutto. -Mason è vero, tu mi piacevi ma eri una semplice cotta. Io ti voglio bene ma..amo lui e tornerò a New York la prossima settimana-
Mason sospirò sconfitto e salutandola con mio disappunto con un bacio sulla guancia se ne andò.
Poi Elena si girò verso di me con uno sguardo ammonitore.
-Sai che quando sei geloso sei antipatico?-
Io feci spallucce e sorrisi. -Che vuoi farci? Ti guardava troppo e soprattutto toccava troppo!-
Lei sorrise divertita e mi abbracciò, la mia piccola non sapeva tenermi il broncio per più di due minuti. Eh il mio fascino!

Pov Autrice.
Stefan sedeva alla scrivania di Damon, parlava con Elijah.
-Perciò affare fatto?-
Stefan annuì sconfitto. Damon lo avrebbe massacrato sicuramente.



Hola xD
Spero che questo cap vi sia piaciuto.
Baci Morgana <3
P.S: scusate per il titolo stupido, ma non sapevo che titolo mettere ^^''

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Capitolo 16
*** 16. Ritorno a New York ***


capo16


16. Ritorno a New York


Eravamo ritornati a New York. Io ero più felice che mai, Damon tornò a lavoro tanto per cambiare, ed io andai immediatamente a casa.
Volevo fare una sorpresa a Vichy, era lunedì ed era il giorno libero dei parrucchieri, se non era in giro a fare shopping sicuramente era a casa.
Suonai al campanello e dopo pochi minuti mi aprì. -Oh ciao Elena- io sorrisi. Poi fece una faccia felice. -Oh mio Dio! Elena sei tornata! Che bello rivederti! Quanto mi sei mancata!- esclamò stritolandomi nel suo abbraccio.
-Anche tu mi sei mancata!-
-Alla fine Damon ci è riuscito eh? sapevo che voi due non potevate stare lontani! Ah l'amore- disse con gli occhi a cuoricino. La guardai sconvolta, Vichy non era mai sdolcinata in quella maniera e soprattutto non aveva mai quell'espressione sognante. -Stai bene?-
-Sì sono innamorata! Di Tyler, stiamo insieme!- rispose quasi urlando dalla gioia.
Ero davvero contenta per lei. Finalmente aveva trovato l'amore anche lei. Le raccontai tutto quello che era successo a Mystic Fall's, di come si era comportato Damon e di tutte le cose belle che mi aveva detto. -Menomale che gli è passata ed ha capito in tempo. Comunque guarda come è cresciuta Delena?.-
Delena, la mia gattina venne verso di me e fece le fusa era diventata un bellissimo felino.
-Ma ciao piccola!- dissi coccolandola tra le mie braccia.
-Ok, adesso posa il gatto perché c'è lui che ti aspetta- esclamò Vichy indicando l'aspirapolvere. Ok, aspirapolvere a noi due!

Entrai dentro l'edificio. I dipendenti mi salutarono. Avevo una certa ansia, ogni volta che lasciavo il comando a mio fratello ne combinava sempre delle sue.
-Buongiorno Cody!-
-Capo sei qui!- esclamò il ragazzo allarmato. Quando Cody era allarmato non era mai buon segno.
-Sì sono qui-
-E...Elena?- sussurrò sottovoce. Io sorrisi ripensando alla mia dolce ragazza.
-Elena anche, verrà oggi pomeriggio!-
-Fantastico!- urlò battendo le mani. Poi fece di nuovo quell'espressione che di solito mi faceva preoccupare.
-Ehm Cody c'è qualcosa che devi dirmi?- Lui scosse la testa energicamente. Pessimo bugiardo. Con una scusa banale si dileguò e raggiunse Tyler che evitò il. mio sguardo. Qualcosa mi diceva che qualcosa non andava. Presi l'ascensore e salìì al piano successivo, non appena la porta si aprì, ridussi gli occhi a due fessure.
Che cazzo ci faceva Elijah lì? E soprattutto perché stava dando direttive ai miei dipendenti?! Mi avvinai velocemente a lui, non appena si accorse di me ghignò in modo soddisfatto.
-Che cazzo ci fai qui?-
-Buongiorno anche a te..collega- rispose guardando un paio di foglio. Collega?
-Ah Stefan non te l'ha detto? Mi ha venduto un quarto dell'azienda-
-Che cosa?- urlai sconvolto. Non gli diedi nemmeno il tempo di rispondere che mi fiondai immediatamente nell'ascensore, per andare nello studio di quel coglione di Stefan. Aveva superato il limite, come aveva potuto vendere ad Elijah?! Dopo tutto ciò che ci aveva fatto?! Non sopportavo la presenza di Elijah, non sopportavo tanto meno il fatto che sarebbe stato vicino ad Elena, anche lei non l'avrebbe presa tanto bene. Senza nemmeno bussare aprìì la porta e la chiusi sbattendola, a quel rumore Stefan e Caroline sobbalzarono, sembravano incazzati forse la coppia storica aveva litigato.
-Che cazzo hai fatto, fratellino?- dissi sbattendo le mani sulla scrivania. -Come hai potuto?-
-Papà me lo ha imposto!-
-E tu alla tua età, fai ancora quello che ti dice paparino?! Io non voglio lavorare con quell'imbecille! Insomma devo ricordarti ciò che ha fatto a me e ad Elena?-
-L'amore non c'entra con il lavoro!-
-Trova il modo di rimediare a questo guaio ed in fretta se non vuoi che ti rovini il tuo bel faccino!- Aprìì la porta e sbuffai. -Cosa ho fatto di male, per meritarmi un fratello idiota ed incompetente come te?!-

Non vedevo l'ora di rivedere i miei amici: Caroline, Tyler, Cody, Stefan e soprattutto volevo riabbracciare Damon.
Entrai dentro e sorrisi. Vidi Cody sorseggiare un po' di caffè e leggere delle carte, mi parai davanti a lui con un sorriso a trentadue denti.
-Cody!- Lui alzò il viso dalle carte e mi guardò, posò le carte e il caffè sul tavo e mi abbracciò.
-Oh cara! Quanto mi sei mancata! Ragazzi! Elena è tornata!-
Vidi Caroline correre verso di me e per poco non cademmo a terra. -Elena! Finalmente sei tornata!- esclamò con gli occhi lucidi.
-Sì, finalmente è tornata- una voce calma e inquietante mi fece sobbalzare, che cavolo ci faceva lì Elijah. Lo guardai furente e incredula nello stesso tempo, la sua espressione invece era calma e soddisfatta.
-Hai ancora il coraggio di presentarti qui? Cosa vuoi?- chiesi minacciosa, mettendomi le mani ai fianchi. Damon mi affiancò subito.
Elijah scoppiò a ridere. -Beh, io qui ci lavoro..-  Sgranai gli occhi, no quello era un incubo, no, non stava succedendo davvero. Mi voltai a guardare Damon quasi implorante.
-Devo vedere la sua brutta faccia tutti i giorni?! Ma..ma come è possibile..? Damon dì qualcosa!- iniziai a parlare a raffica.
-Mio fratello gli ha venduto un quarto della nostra azienda, mentre noi eravamo a New York...e-
Non lo feci finire di parlare che andai immediatamente in bagno, dovevo vomitare. Dopo aver rigettato tutto, mi sciaquai il viso e la bocca. Damon mi fu subito accanto e mi guardò preoccupato.
-Ehi tutto bene?- chiese abbassandosi alla mia altezza e accarezzandomi i capelli. Io annuìì ma poi ebbi un capogiro e se non fosse stato per lui, sarei caduta sicuramente a terra.
-Non mi sembra- mi ammonì con lo sguardo. -Sei pallidissima, non pensavo che tutta questa storia ti avrebbe fatto questo effetto-
-Non lo voglio qui Damon!- esclamai abbracciandolo.
-Adesso non pensarci, stai nel mio ufficio, non sei in condizioni di guidare. Sta sera ti accompegnerò io ok?-
Annuìì e con il suo aiuto mi sdraiai sul divano del suo ufficio e mi addormentai.


Seriamente, Klaus mi aveva rotto le scatole. Possibile che ogni mattina ricevevo sempre un suo regalo? Mi sedetti sul letto guardando quel braccialetto bellissimo.
Mi passai stancamente una mano tra i capelli. Ultimamente non era un bel periodo: litigavo spesso con Stefan ed Elijah lavorava con noi, inoltre oggi Elena era stata male.
Da quando cenai con Klaus, sentivo Stefan sempre più lontano. Non era più dolce e amorevo come una volta, era..distaccato.
Mentre Klaus faceva di tutto per entrare nelle mie grazie. Suonarono al campanello, sapevo perfettamente chi era.
Appena aprìì la porta, la mia teoria era confermata. -Klaus..- esclamai stancamente.
Lui sorrise e mi diede una busta color panna. La aprìì e lessi che era un vito per il ballo di beneficenza che aveva organizzato lui.
-Visto che adesso mio fratello amministra per un quarto l'azienda in cui lavori...-sussurrò -Siete tutti invitati-
-Ne parlerò con Damon e Stefan..- Lui annuì e ci guardammo intensamente. Io dovetti distogliere lo sguardo dai suoi occhi magnetici.
-Beh...Goodnight sweetheart- arrossìì al suo saluto sensuale, mentre stava per andarsene lo fermai. Ma poi me ne pentìì.
-Klaus..-
-Sì?- si girò immediatamente lui, con uno sguardo speranzoso.
-Niente...buonanotte-


Salve! Chiedo scusa se questo capitolo fa un po' schifo. Ma in questi giorni mi è venuto il blocco dello scrittore ^-^''
Spero che comunque vi sia piaciuto ^^ Il prossimo sarà meglio =)
Baci Morgana <3

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Capitolo 17
*** 17. La festa di beneficenza ***


cap 17


17. La festa di beneficenza


-Elena, dovrei prepararmi anche io. E' due ore che sei in bagno!- sbraitò Vichy battendo alla porta. Non avevo problemi a prepararmi davanti a lei, ma non volevo che mi vedesse in quello stato; avevo vomitato parecchie volte in quella giornata e stavo malissimo, sicuramente avevo preso qualche virus. Aprìì la porta.
Vichy mi osservò sospettosa. -Santo Cielo, Elena! Hai l'aria di una che ha appena sparato ad un panda!- disse sconvolta. Io accennai un sorriso sarcastico.
-Grazie Vichy-  Lei sgranò gli occhi e farfugliò qualcosa, forse delle scuse.
-No, Elena non intendevo dire che...voglio dire che tu stai male. Sei pallidissima!-
-Sto bene tranquilla..sarà influenza. Adesso prepariamoci che è tardi! Damon e Tyler saranno già lì!-
Sorrisi mentre indossavo il vestito, a Damon non era uno che piaceva aspettare. Chissà cosa mi avrebbe detto quando mi avrebbe vista vestita in quella maniera, io ero una ragazza semplice, non indossavo mai abiti del genere, ma la festa di quella sera era importante. Feci un paio di boccoli con la piastra e fui pronta, io e la mia vanitosa coinquilina ci guardammo un'altra volta allo specchio ed uscimmo di casa.
-Vichy, mi sento a disagio con questo vestito! E' troppo..troppo!-
-Elena..stai benissimo non iniziare!- esclamò mettendo la quinta.
-Ehm..Vichy, vorrei arrivare viva a Villa Michaelson!- Pensare che ci sarebbe stato anche lo stronzo di Elijah, mi faceva venire la nausea di nuovo. Mi trattenni, non volevo rovinare il vestito e soprattutto la macchina di Vichy, perché sennò mi avrebbe uccisa.
Finalmente arrivammo alla Villa, era addobbata benissimo, c'era tutta l'alta società. Io e la mia amica iniziammo a camminare alla ricerca di qualche conoscente.
-Caroline!- esclamai scorgendo una chioma bionda boccolosa. Non sapevo con chi stesse parlando, ma siccome non si girò decisi di andare io da lei, mentre Vichy raggiungeva un Tyler stordito dalla bellezza di quest'ultima. Con profondo disgusto notai che Care, stava litigando con Elijah. Lui mi squadrò dalla testa ai piedi, lo avevo detto io che quell'abito era troppo trasparente dal petto fino alla vita.
-Ehm..Caroline, hai visto Damon?-
-E' dentro con non so chi..- esclamò questa arrabbiata, la guardai senza capire e senza curarmi di Elijah la presi per un braccio e ci allontanammo.
-Qualcosa non va?-
-Tutto non va Elena! Stefan si è allontanato, Klaus non la smette di corteggiarmi e questi tacchi fanno un male cane!- Le presi le mani e la feci calmare.
-Care, tu cosa provi per Klaus?-
-Non lo so, non lo so. Non voglio prendere in giro Stefan non se lo merita per niente!-
-Lo so, ma se non lo ami più è inutile starci insieme, lo prenderesti in giro comunque e...- un capogiro fece fermare le mie parole. Per fortuna mi calmò, la bionda mi guardò preoccupata.
-Stai bene? E' da ieri che ti gira la testa..-
-Sì, avrò un po' di influenza. Comunque dicevo che se non ami più Stefan è inutile starci insieme, perché lo prenderesti in giro comunque..prendi tempo e fa la scelta che dice il tuo cuore-
Lei mi sorrise ed annuì e andai a cercare Damon.

Era passata un'ora dall'inizio della festa ed Elena non si era ancora fatta vedere, stavo sostenendo una conversazione noiosa con gli ideatori della festa.
All'improvviso, qualcuno all'entrata del salone catturò la mia attenzione e le parole dei coniugi Stewart sembravano lontane anni luce.
Elena quella sera era bellissima, il suo abito le stava una meraviglia, deglutìì a quella splendida visione, facendo pensieri poco casti. Aveva l'espressione smarrita e cercava sicuramente me con lo sguardo, alla fine riuscì ad intercettare il mio e si avvicinò velocemente a me, rischiando di inciampare.
-Scusa se ho fatto tardi, ma ho parlato con Caroline e...- si bloccò perché si accorse che non ero solo, io trattenni una risata.
-Elena- esclamai prendendole una mano. -Ti presento Adrian e Hilary Stewart, sono loro che hanno ideato la festa, signori lei è la mia fidanzata e collaboratrice, Elena Gilbert-
Elena arrossì e imbarazzata porse la mano ad Adrian che con mio disappunto, guardava la mia ragazza con troppo interesse, le baciò la mano.
-Incantato, signorina-
-Sei davvero giovane Elena!- trillò Hilary. -E già in carriera! Complimenti-
-Grazie-
-Beh adesso se volete scusarmi, signori- Mi dileguai in fretta per salvare Elena da quella situazione. La portai fuori e la baciai, non ce la facevo più, avevo resistito anche troppo.
Lei infilò le mani tra i miei capelli e si strinse di più a me, le mie mani vagavano sul suo corpo perfetto messo in risalto da quel vestito aderente.
-Da...Damon...dobbiamo fermarci- esclamò staccandosi a malincuore da me. Io alzai gli occhi al Cielo.
-Giusto, non siamo ad una delle nostre solite cenette romantiche, dove possiamo farlo anche nei bagni. Comunque questa sera sei una Dea, la Dea del mio cuore- esclamai dandole un casto bacio.
-Grazie, ma ho una fame pazzesca andiamo a mangiare?-
-Certo!- l'abbracciai e ci diressimo al buffet, dove lei prese un'infinità di cose.

Di solito a questi balli mi divertivo molto. Ma quellla sera non avevo proprio voglia di divertirmi, Stefan era completamente freddo con me e la cosa mi faceva stare malissimo.
Sentìì dei passi accanto a me, mi voltai; era Klaus che ancora non si era accorto di me, poi si girò e sgranò gli occhi, mi guardò dalla testa ai piedi, provai disagio.
Sembrava ammaliato da me e si avvicinò.
-Sei bellissima sta sera, tesoro- sussurrò baciandomi una mano.
-Grazie- dissi ritirando la mano troppo velocemente. Accidetnti Klaus Michaleson, che diavoleria mi avevi fatto?
-Ancora...non ti sei decisa eh? Ma vedo che porti il braccialetto- disse soddisfatto. Lo guardai torva e poi guardai il braccialetto, non sapevo nemmeno io perché lo avevo messo.
-Si abbinava bene al vestito- dissi decisa.
-Certo..- rispose capendo che era una scusa. All'improvviso si avvicinò a me e appoggiò le mani sulle mie spalle nude. Avvicinò il suo viso al mio.
-Scegli me Caroline. Anche se non mi ami, imparerai a farlo col tempo..non rifiutarmi- mi sussurrò terribilmente serio. I suoi occhi, la sua bocca, il suo viso, la sua voce erano una tentazione per me.
Volevo baciarlo e stavo per farlo, ma qualcuno ci  interruppe, mi voltai e vidi Stefan che si schiariva la voce.
-Stefan...- sussurrai con voce spezzata, portandomi le mani alla bocca per la vergogna. Lui però mi sorrise. -E' tutto ok, Caroline. Voglio solo parlare con lui- marcò la parola "lui" con disprezzo.
Io ero incapace di dire o fare qualcosa. Vidi Stefan avvicinarsi a Klaus.
-E così, hai pensato bene di soffiarmi la ragazza,  hai colto la palla al balzo con Elena.- esclamò Stefan con un tono basso. Klaus non rispose si limitò a fissarlo.
-Sei un grandissimo coglione. Dovrei prenderti la faccia a pugni, ma non lo faccio e sai perché? Anzi per chi non lo faccio? Per lei..- esclamò indicandomi. -Lo faccio per la ragazza che amo, ma che ama te- Rimasi sconvolta, come faceva a saperlo? Anche Klaus rimase allibito e mi guardò.
-Ora potresti lasciarci soli, cinque minuti?- chiese Stefan. Il biondo mi guardò un'ultima volta e ci lasciò soli. Io singhiozzando mi fiondai tra le sue braccia, lui mi accolse amorevolmente.
-Perdonami Stefan. Tu non lo meritavi, io ti amo ma...-
-Non abbastanza. Non quanto ami lui- esclamò accarezzandomi i capelli.
-Non voglio perderti! Non posso vivere senza la tua presenza!- esclamai stringendolo ancora di più a me.
-Piccola non mi perderai, sarò sempre con te, possiamo rimanere amici!-
Lo strinsi ancora di più, Stefan era davvero buono e mi aveva perdonata nonostante tutto.
-Mi sento un mostro, non meritavi questo! Specialmente da me!-
Lui gentilmente si scostò da me e mi guardò negli occhi. Mi asciugò le lacrime.
-Non piangere, tu non sei un mostro. Io lo avevo capito, per questo mi sono comportato in modo distaccato con te, per renderti facile le cose. Io ti amo Caroline, e per questo io ti lascio libera. Adesso vai a rifarti il trucco. E ricordati che io non ti abbandonerò mai-
Annuìì sorridente. -grazie- poi andai in bagno ad aggiustarmi il trucco.

-Ho mangiato troppo!- esclamai mentre facevo una passeggiata con Damon. Lui mi guardò divertito. -Me ne sono accorto!-
Gli diedi un pugno sul braccio. -Ehi!-
-Domani chiamerò tua madre e riferirò la notizia! Scommetto che farà i salti di gioia!-
Scoppiammo a ridere, ma  bloccammo le nostre risate non appena vidimo Elijah. Alzai gli occhi al Cielo, vidi l'espressione di Damon indurirsi.
-Elena!- esclamò lui in tono cordiale avvicinandosi a noi. -Sei davvero splendida sta sera, direi una delle ragazze più belle della festa-
Damon mi strinse la mano, segno che si stava innervosendo a dismisura. Elijah si divertiva a provocarlo.
-Elijah ti consiglio di andartene in qualche altro posto della Villa- sibilò Damon.
-Questa, è la mia villa e vado dove voglio e soprattutto faccio quello che voglio- esclamò gurdandomi. Vidi Damon avventarsi su di lui e lo prese per il colletto della camicia.
-Un'altra insinuazione su Elena e ti spacco la faccia!- urlò Damon incazzato nero. Mi avvicinai a lui e cercai di calmarlo.
Immediatamente intervennero Klaus, Stefan e Tyler assieme a Vichy e Caroline.
-Damon, non dare spettacolo davanti a tutti- esclamò Tyler.
-Non ne vale la pena, Damon- continuò Stefan.
-Volete stare zitti!- tuonò Damon infastidito. Elijah allora riuscì a liberarsi dalla presa e gli mollò un  pugno, spalancai la bocca. Klaus allora lo spinse.
-Che cazzo fai?!-
Vidi Damon fiondarsi nuovamente su di lui, Tyler e Stefan lo trattennero a stento. Io, Vichy e Caroline li aiutammo, ma Damon era posseduto dalla rabbia.
-DAMON BASTA!- urlai prendendogli un braccio. Finalmente si calmò. Feci un sospiro di sollievo, poi mi avvicinai ad Elijah e gli diedi un pugno.
-Questo è per il pugno che hai dato al mio ragazzo.- Klaus fischiò in segno di approvazione. -Te lo sei meritato coglione di un fratello- osservò divertito.
Io presi la mano di Damon e ci allontanammo. Guardai il suo labbro spaccato e con un fazzoletto lo tamponai. Lui fece un'espressione sofferente allora io gli diedi un piccolo bacio sulla ferita.
-Uhm..così va meglio- sussurrò baciandomi.
-Non farlo più- lo ammonìì.
-Ma...-
-Niente ma! Come hai visto so difendermi da sola..-
Lui sorrise. -Te l'ho già detto che ti amo?-
-Mhhh no- dissi fintemente offesa.
-Ti amo-  I balli erano iniziati, e sentendo la canzone di Celine Dion "The Power of Love", Damon mi osservò.
-Me lo concedi questa ballo?-
-Certo!-
Andammo dentro ed iniziammo a ballare. Lui mi teneva dalla vita ed io appoggiai la testa sulla spalla. Si stava creando una bella magia, ma la magi si interruppe quando mi venne un forte giramente di testa, la musica mi giungeva sempre pià lontana così come la voce di Damon che mi chiamava, le gambe mi cedettero e l'ultima cosa che sentìì furono le braccia di Damon afferrandomi in tempo.

Elijah era davvero odioso, Klaus era molto diverso da lui. Elena aveva fatto più che bene a mollargli quel pugno. Vidi distrattamente Damon ed Elena ballare con lo sguardo sereno, che bella coppia!
Damon era proprio diverso da quando aveva conosciuto Elena. Klaus si parò davanti a me, io lo guardai con occhi sgranati e mi tese la mano.
-E' una bella canzone, ti va di ballare Caroline?-
-Ok- dissi spiazzandolo.
-Davvero? Niente sbraitamenti, insulti e cose varie?- chiese incredulo, ma con un sorriso che gli dipingeva il suo bellissimo viso.
-Proprio così? Ti sembra strano?- chiesi divertita e gli afferrai la mano mentre mi conduceva alla pista, proprio accanto ad Elena e Damon. Klaus mi afferrò la vita e io gli misi le braccia al collo.
-Molto-
Io sorrisi e non risposi. Quando la canzone arrivò al ritornello, io lo baciai di scatto. Lui all'inzio sembrò sorpreso ma poi ricambiò il bacio in modo molto dolce.
Ci staccammo e ci sorridemmo.
-Però ce ne è voluto di tempo!-
-Non rovinare questo momento!- lo ammonìì, però poi scoppiai a ridere. All'improvviso sentìì Damon che chiamava Elena, io e Klaus ci voltammo.
Vidi Elena pallida in viso per poi cadere tra le braccia di Damon, Vichy si avvicinò preoccupata.
Damon al prese in braccio e la portò fuori. Il mio istinto mi diceva che Elena non aveva una semplice influenza.

Salve ** Spero che questa cap sia stato di vostro gradimento **
Damon gliele ha suonate di sante ragione ad Elijah anche se questo gli ha dato un pugno, ma ci ha pensato Elena a vendicarlo u_u
Stefan ha lasciato Caroline, ma sono rimasti amici. Adesso Klaus ha campo libero e la biondina ne ha approfittato subito**
Vestito Vichy
Vestito Elena
Vestito Caroline

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Cause you'll always be my only destiny : Una Damon/Nuovo personaggio, bellissima e stravolgente. Autrice: Iansom
A drop in the Ocean: Una Damon/Elena, davvero originale e bellissima^^ Autrice: EssenceofBlood
All I Need: Una Damon/Elena davvero dolcissima ** Autrice: Esperanza97
Step up:  Una Damon/Nuovo personaggio molto ma molto intrigante ** Autrice: GhIan
Always and Forever:  Una storia divertente ed originale. Principalmente Klaroline e Delena ** Autrice: Winner_
For the Eternity:  Una bellissima storia d'amore Delena. Ve la consiglio molto** Autrice: EssenceOfBlood.

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Capitolo 18
*** 18. Nuovi arrivi ***


capo19


18. Nuovi arrivi





Elena si svegliò a causa di una frenata. -Vichy stai più attenta!-
-Scusa Caroline, ma la mia amica non sta bene ed è svenuta voglio arrivare in ospedale al più presto possibile!- esclamò la ragazza con un tono di isteria nella voce.
La mora non stava capendo nulla, aprì gli occhi. Era distesa nei sedili posteriori della macchina di Vichy con la testa appoggiata sulle gambe di qualcuno.
Si passò una mano sulla fronte, in quel momento ricordò che alla festa aveva perso i sensi, alzò lo sguardo e incrociò gli occhi preoccupati di Damon fissi davanti a sè e una sua mano le accarezzava un braccio. -Damon..?- mormorò confusa.
Il ragazzo immediatamente abbassò lo sguardo su di lei, visibilmente sollevato.
-Ehi..come ti senti? Ti stiamo portando in ospedale!- Elena si alzò. -Ma non c'è bisogno, sto meglio adesso!-
-Sì che c'è bisogno signorina!- la rimbeccò Caroline -E' da una settimana che non stai bene!-
-Ma può essere..-
-No!- la bloccò Vichy guardandola dallo specchietto retrovisore -Non dire che è la solita influenza, lo deve dire un medico prima!-
Elena non disse più nulla. Vichy e Caroline coalizzate erano terribili.  Si limitò ad appoggiare la testa sulla spalla di Damon, lui le circondò le spalle con un braccio e la strinse a sè.
Si sentiva un po' spossata, mangiava e rigettava tutto.
-Elena non è che sei incinta!- urlò Caroline girandosi verso di lei. Sia Damon che e Elena si strozzarono con la loro stessa saliva.
-E' impossibile- esclamò Damon categorico. Lui era sicuro di quello che diceva, ma Elena in quel momento che ci pensava ricordò che il ciclo le stava tardando, e lei non aveva mai avuto ritardi.
Poi le parole di Vichy la fecere preoccupare ancora di più.
-Sai Damon? Mia madre mi raccontò della mia nascita e anche mio padre era sicuro della sua "marcia indietro" ma indovina un po'? sono nata io!- disse tutta sorridente e compiaciuta.
Damon inarcò un sopracciglio. -Ti ricordo che io ho anni e anni di esperienza!- ribattè offeso. Elena gli diede una gomitata.
-Tesoruccio, non me ne importa un fico secco delle tue avventure amorose- esclamò piccata. Damon ghignò.
-Qualcuno qui è gelosa-
-Non sono gelosa! Sono avventure del passato- disse sentendosi colta sul fatto.
-Se fosse così allora, non avresti nessun problema a sentirmelo dire-
-Damon Salvatore, meglio che stai zitto oppure ti butto giù dal finestrino!-
-Ragazzi siamo arrivati!- Caroline pose fine a quel battibecco che si era creato tra i due.
I quattro entrarono in ospedale. Una dottoressa gli venne incontro. -Sono la dottoressa Fell. Posso aiutarvi?-
-Sì, la mia ragazza prima è svenuta e non è la prima volta da una settimana- rispose Damon indicando Elena. La dottoressa le fece cenno di seguirla, e i tre rimasero nella sala d'aspetto.
La dottoressa visitò Elena.
-Signorina...?-
-Gilbert!-
-Bene, signorina Gilbert quali sono i suoi sintomi?- chiese accennando un sorriso.
-Beh..vomito, nausee, sonnolenza, attacchi di fame improvvisa e questi capogiri!-
-Ha avuto percaso qualche ritardo con il ciclo?-
Elena annuì sapendo benissimo cosa stava cercando di dirle la dottoressa. -Di due settimane...-
-Lei è incinta di  quasi quattro settimane. Congratulazioni!- Elena boccheggiò per pochi secondi. Non rispose alle congratulazioni della dottoressa perché era troppo sconvolta.
Lo aveva sospettato, ma averne la conferma era un'altra cosa. A soli vent'anni sarebbe diventata mamma, ne era in grado?
Damon come l'avrebbe presa? -Signorina?- la chiamò la dottoressa preoccupata.
-Ehm sì. Grazie! Però, per ora non dica nulla sa...vorrei dare io la bella notizia al mio ragazzo- rispose deglutendo.
-Ma certo!-
Elena chiuse gli occhi e sospirò. Era inutile aspettare...avrebbe dovuto dirglielo subito a Damon, sperando in una reazione buona del ragazzo.
Sorridendo nervosamente uscì dalla stanza e andò nella sala d'aspetto. Vichy batteva nervosamente il piede a terra, Caroline era seduta e giocherellava con i suoi capelli e Damon guardava un punto fisso nel vuoto con l'espressione preoccupata, al rumore dei suoi tacchi i tre si girarono e le vennero immediatamente incontro.
-Come stai?-
-Allora?-
Le amiche la guardavano curiose e preoccupate nello stesso tempo. -Sto bene! Tranquille! Ehm...Damon devo parlarti- disse seria.
Damon sbiancò, Elena non l'aveva mai visto in quella maniera nervoso e preoccupato. I due si allontanarono e la ragazza prese un bel respiro profondo.
-Vedi...-
-Elena, non tenermi sulle spine- esclamò Damon impaziente mentre le accarezzava una guancia.
-Ok, vedi io...noiaspettiamounbambino!- esclamò troppo velocemnte chiudendo gli occhi.
-Elena non ho capito un tubo- disse confuso.
-Sono incinta, aspettiamo un bambino- disse più lentamente con una paura enorme. E se l'avesse lasciata? E se lui non voleva un bambino? E se...
La ragazza aveva quasi le lacrime agli occhi, lei voleva questo bambino, voleva crescerlo con lui.
Damon intanto non parlava si limitava ad osservare la ragazza con sguardo perso. Smise di accarezzarla, ma la mano restò comunque appoggiata sul suo viso.
-Damon..?- lo chiamò con un filo di voce. -Dì qualcosa...-
Finalmente Damon sbattè le palpebre e le sorrise e di slancio l'abbracciò facendola volteggiare. Elena fece un sospiro di sollievo e gli sorrise di rimando.
-Elena è meraviglioso! Ti amo! Non potevi farmi un regalo più bello, grazie! Amore mio...- iniziò a baciarle tutto il viso e abbracciandola forte.
Damon era felice per la prima volta in vita sua, non aveva avuto la fortuna di avere un buon padre, ma lui doveva esserlo, gli avrebbe dato tutto l'affetto di questo mondo non avrebbe deluso nè la sua Elena nè il bimbo o la bimba. Il ragazzo pianse silenziosamente sulla spalla di Elena, quest'ultima era anche commossa, Damon era perfetto.
-Ti amo Damon- mormorò stringedolo forte.
I due si staccarono di poco e si guardarono negli occhi e risero di gioia.
-E' meglio che diamo la notizia a quelle due o moriranno di infarto- scherzò Damon prendendola per mano. Andarono da Vichy e Caroline che discutevano, quelle due non andavano d'accordo perché avevano due caratteri molto simili.
-Ragazze fra nove mesi io e Damon diventeremo genitori!-  esordì Elena stringendo la mano di Damon.
-Aaaah diventerò zia!- esclamarono insieme, le due si fulminarono entrambe con lo sguardo.
-Io ovviamente sarò la zia che avrà più classe- esclamò Vichy sbuffando
-Tu la zia con più classe! Non farmi ridere, con te quella povera creatura crescerà con un trauma infantile!- sbottò Caroline.
Le due iniziarono a beccarsi, Elena e Damon si guararono e scoppiarono a ridere

All'azienda Salavote ormai, Caroline che non teneva mai la bocca chiusa, diede la bella notizia ai dipendenti. Cody iniziò a saltellare per tutto il piano, iniziò ad abbracciare tutti e inavvertitamente cozzò contro un petto solido, alzò gli occhi per poi sgranarli, non si era accorta la presenza di Klaus Michaleson,
-Oh! Signor Michaelson mi scusi non l'avevo vista-  Klaus lo guardò con sufficenza, diede un bacio sulla guancia a Caroline.
-Passo a prenderti dopo- esclamò facendole un'occhiolino, poi se ne andò. Cody sospirò con aria sognante. -Che uomo...-
Caroline rise, non appena Elena fece il suo ingresso Cody e Tyler si fiondarono su di lei.
-Tesoro è meraviglioso! Diventerai mamma! Se è maschio chiamalo Cody!-
-Tzè! Cody fa schifo come nome! Lo chiamerà Tyler è più possente! Comunque è fantastico Elena! Sono contento per te! Ehm..Vichy?- disse sorridendo in modo angelico.
Elena guardò entrambi e scoppiò a ridere, non sapeva come avrebbe fatto senza i suoi amici che ormai erano come una secondo famiglia.
-Grazie ragazzi siete davvero gentili! Vichy è a lavoro Tyler, passerà durante la pausa pranzo, scusate vado a salutare Damon e poi ci mettiamo a lavoro! Dobbiamo prepararci per l'autunno!- esclamò energicamente, salutò Caroline e poi si avviò verso l'ufficio del suo fidanzato. Entrò senza neanche bussare e lo vide che parlava con Elijah, la mora alzò gli occhi al Cielo e si lamentò sonoramente.
Elijah si voltò verso di lei, e la ragazza non potè trattanere le risate, due sere prima gli aveva fatto un bell'occhio nero.
-Santo Cielo! Assomigli ad un panda!-
L'uomo senza dire nulla uscì dall'ufficio con aria incazzata. Elena andò ad abbracciare Damon.
-Che voleva?-
-Dice che ha bisogno di un'assistente e Klaus non ha intenzione di collaborare con noi è come me...-
-Caroline resterà l'assistente di Stefan, nonostante si sono lasciati!-
-Sì lo so. Gli ho detto che io non posso perdere tempo a cercarle l'assistente- Elena annuì. Poi Damon la baciò dolcemente e le accerezzò i capelli.
-Tu come stai? Nausee, capogiri?-
-Un po' sì, ma ormai sono abituata, che fai sta sera?-
Damon divenne improvvisamente nervoso. -Ehm...sta sera sono..impegnato- disse passandosi una mano tra i capelli. Elena inarcò un sopracciglio, quando faceva in quel modo nascondeva qualcosa.
-Con chi?- chiese incrociando le braccia. Damon capì che la sua ragazza non era un'ingenua, ma doveva inventare una scusa plausibile.
-Ho un impegno con il commercialista, deve dirmi delle cose importanti e non posso proprio rimandare-
La ragazza lo guardò negli occhi, sembrava quasi sincero, ma non gliela dava a bere tuttavia fece finta di nulla.
-Uhm..ok! Allora io vado a dopo...- gli diede un bacio a fior di labbra ed uscì dall'ufficio di Damon, chissà cosa aveva da nascondere. Incontrò Elijah nel corridoio e improvvisamente le venne un conato di vomito che la costrinse a rifugiarsi in bagno. Quando uscì lo vide che parlava con una ragazza dai lunghi capelli rossi e occhi azzurri, molto bella.
Vide Damon uscire dall'ufficio e non appena il ragazzo vide la rossa andò ad abbracciarla.
-Sage!-



Ok Sono imperdonabile lo so =)
Spero che questo capitolo comunque vi sia piaciuto ^^
Baci Morgana <3

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Capitolo 19
*** 19. Sposami ***


capo19



19. Sposami



-Hai capito, Vichy? Si è messo a parlare con quella Sage, quasi tutto il pomeriggio! "Elena, ti presento la mia cara amica Sage"-
Elena era fuoribonda. Mentre guidava verso casa, parlava al telefono con la sua coinquilina, Damon le nascondeva qualcosa e sicuramente centrava quella rossa da quattro soldi.
Vichy intanto annuiva e dava ragione ad Elena, ma tentava di rassicurarla.
-Comunque, io passo la notte da Tyler...tu magari potresti andare da..-
-No! Deve essere lui a cercarmi! Io non vado proprio da nessuno!- sbottò battendo una mano sulo volante. Fece un respiro profondo, era pur sempre incinta e non le faceva bene tutto quel nervosismo.
-Comunque, sto arrivando ci vediamo dopo-
Elena parcheggiò la macchina e dalle finestre notò che le luci dentro casa erano spente. Forse Vichy era già andata via,  entrò in casa buttando la borsa a terra, accese la luce e sgranò gli occhi.
-Ma che...?-
Davanti a lei, il tavolo era coperto da una magnifica tovaglia bianca ricamata, ed era apparecchiato per due. Al centro c'era un mazzo di rose rosse e una candela spenta.
Inarcò un sopracciglio. -Ehm...Vichy?- Elena arrivò a pensare di aver sbagliato porta e di essere entrata in un'altra casa.
-Sbagliato- rispose una voce divertita ed Elena sapeva bene a chi apparteneva, nonostante fosse arrabbiata non riuscì a trattenere un sorriso.
Damon era di fronte a lei che la osservava. La ragazza non sapeva cosa dire. Damon vedendo l'imbarazzo della ragazza decise di parlare.
-Sapevo che eri arrabbiata con me, a lavoro mi sono comportato male lo ammetto. Quindi se io ti avessi chiesto di venire a cena con me mi avresti mandato a quel paese-
Elena ridacchiò, ormai Damon la conosceva molto bene.
-Perciò...mi sono messo d'accordo con Vichy e...ho organizzato questo!-
Elena incrociò le braccia e inarcò un sopracciglio. -Posso sempre sbatterti fuori- Damon sorrise.
-Non lo farai, perché devo spiegarti il motivo di tutto questo e del mio cattivo comportamento- esclamò prendedole le mani. Elena lo guardò sorridendo, la rabbia le era passata, era sempre così.
L'espressione di Damon si fece improvvisamente tesa e nervosa, deglutì rumorosamente senza smettere di guardare Elena. Si schiarì la voce ed iniziò a parlare.
-Sai..prima di incontrare te, non pensavo di poter pronunciare queste parole. Credevo che l'amore era una sciocca illusione, che non esisteva, o almeno per me. Invece mi sbagliavo, adesso penso che sia la cosa più bella del mondo, perché sei tu a darmelo...- mormorò accarezzandole una guancia. La ragazza non capiva dove Damon voleva arrivare. Vide il suo ragazzo inginocchiarsi davanti a lei e le accarezzò il ventre ancora piatto. Si vedeva chiaramente che Damon era in difficoltà. -Damon..- esclamò Elena confusa.
-Elena...presto siamo tre..io, tu e lui o lei. Vorrei che fossimo una famiglia...una vera ecco...- Dalla tasca dei suoi pantaloni prese un cofanetto di velluto blu notte e lo aprì mostrando una bellissima fedina in oro bianco.
-Sposami Elena- esclamò deglutendo. Elena trattenne il fiato e così fece anche Damon. Aveva paura di un rifuto, voleva che Elena diventasse sua moglie, la donna con cui passare il resto della sua vita.
La ragazza invece non poteva crederci e rimase per un paio di minuti imbambolata a fissare Damon che era prossimo all'infarto, forse aveva anche smesso di respirare.
Finalmente Elena rispose.
-Sì!-
-Sì?- chiese Damon alzandosi  e guardandola speranzoso. Elena lo abbracciò di scatto e gli sussurrò tanti "Sì", il ragazzo era ancora imbambolato con una mano si limitava ad accarezzare la schiena della ragazza e con l'altra reggeva ancora il cofanetto.
Poi Elena si staccò con gli occhi lucidi, e gli mostrava un bellissimo sorriso. -Allora? L'anello lo metto io da sola? Oppure ti decidi a farlo tu?- chiese ridendo
Damon sbattè le palpebre e sorrise e finalmente assunse l'aria che lo caratterizzava. Lentamente prese l'anello e lo mise nell'anulare sinistro della ragazza.
-Ti amo- sussurrò abbracciandola. Elena sorrise e lo strinse forte, sapeva che era giovane per il matrimonio, ma stare al fianco di Damon per tutta la vita era un sogno che si realizzava.

Nello stesso Caroline, Tyler, Vichy e Cody decisero di cenare tutti insieme in un pub della città.  Caroline e Vichy si provocavano a vicenda e Cody ogni volta si preoccupava a  sdrammatizzare la situazione.
-Non lo sai che le patatine fritte fanno ingrassare?- esclamò Caroline addentando il suo hamburger. Vichy alzò gli occhi al Cielo.
-Nel caso tu non l'avessi notato, siamo in un pub, e nei pub vendono solo questo e non caviale e champagne- rispose la ragazza mangiando fieremente una patatina pienissima di maionese.
Tyler preferì  non intromettersi o Caroline a lavoro si sarebbe vendicata.
-Ragazze, siete entrambe bellissime perché non la smettete con la vostra rivalità e.....O- mio -Dio, figo a ore 12!- esclamò Cody con aria sognante guardando un punto oltre la spalla di Vichy.
Caroline si girò e sorrise. Klaus si avvicinò al loro tavolo. Cody sospirò.
-Buonasera- esclamò dando un dolce bacio alla bionda. Tyler e Vichy risposero con un cenno del capo, mentre Cody ormai era completamente imbambolato.
-Non stavi a lavoro fino a tardi?- chiese Caroline, era contentissima di vederlo. Non avevano molto tempo per vedersi.
-Sì, ma ho deciso di staccare e continuare domani- prese una sedia e si sedette accanto a lei, si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò con voce sensuale: -Mi mancavi, sweetheart-
Caroline rabbrividì ed era sicura che le sue guance erano diventate rosse come due pomodori.
Vichy nonostante tutto corse in aiuto della bionda. -Ehm, Elena prima mi ha raccontato che avete una new entry a lavoro...aspetta come si chiamava...-
-Sage- concluse Tyler per lei.
-Sage?!- esclamò Klaus sorpreso. Caroline lo guardò interrogativa. -La conosci?-
-Beh è la mia ex ragazza e anche l'ex di Damon... comunque state attenti, io non mi fiderei tanto di quella.-
-E' l'assistente di tuo fratello!- rispose Caroline sprezzante.
-Allora state attenti il doppio-
-Se tuo fratello osa causare ancora problemi ad Elena giuro che ti farò diventare figlio unico!- lo minacciò Vichy.
-Per la cronaca: ho altri due fratelli!- esclamò con un sorriso a trentadue denti.
-Spero che non sono stronzi come il primo....- sussurrò Caroline. -Cody? Stai bene?-
Per tutto il tempo il ragazzo, era rimasto imbambolato. -Eh? oh sì scusate...pensavo!-
-Si è fatto tardi! Vichy tesoro andiamo?- esclamò Tyler lasciando i soldi sul tavolo. La ragazza annuì.
-Cody vuoi un passaggio?-
Cody annuì e insieme a Vichy e Tyler uscirono dal pub, lanciando un'altra occhiata sognante al biondo.
-Ehm...che ne dici se andiamo a casa mia?- propose Caroline torturandosi le mani. Aveva intenzione di fare una cosa, ma non sapeve se ne era in grado.
-Ok andiamo!- rispose Klaus ghignando. La casa della bionda era solamente a cinque minuti di macchina dal pub dove si trovava prima.
-E così..quella rossa antipatica è la tua ex!- esclamò Caroline infastidita dalla cosa. Klaus lo notò e sul suo volto comparve un ghigno, le piacevano molto le ragazze gelose e la bionda era molto più bella quando era arrabbiata.
-Sì ma era solo un passatempo, tu sei l'unica ragazza a cui  ho sbavato dietro..di solito sono le ragazze sbavano dietro di me!-
-Modesto..- esclamò Caroline pregando di non arrossire. I due una volta arrivati, salirono a casa della ragazza.
All'inizio rimasero in silenzio, Caroline era molto imbarazzata e Klaus non voleva metterle ulteriore imbarazzo. La bionda si avvicinò al mobiletto dei liquori, alcune bottiglie erano completamente svuotate; Damon ogni tanto le faceva visita esclusivamente per il Bourbon.
-Ti offro qualcosa?- la ragazza si schiarì la voce.
-Sì, grazie. Un wiscky se è possibile-
Caroline sorrise e versò nel bicchiere adatto il wiscky, sempre con un sorriso nervoso glielo porse rischiando di farglielo cadere sui jeans.
-Sei nervosa- Non era una domanda, era una constatazione.
-Io? No, ma che dici! E' il lavoro!- ripose Caroline con una risatina. -Beh comunque...io...vado a..a darmi una rinfrescata! Tu fai come se fossi a casa tua!-
Klaus guardò la bionda sparire oltre la porta del bagno. Era strano vedere la ragazza imbarazzata e tesa per una ragazzo. Lei era stata sempre così forte, sicura di sè e lucida.
In quel momento le sembrava un'altra persona, ma secondo lui era molto adorabile. Finì di bere il liquore e sorrise aspettando Caroline.
Caroline non appe chiuse la porta del bagno si mise le mani ai capelli.
"Ma perfavore! Forbes! Dove è finita tutta la sicurezza?" Che diamine lei era Caroline Forbes, la ragazza che era stata la Reginetta della scuola dal terzo al quinto anno, la ragazza che faceva girare la testa a tutti quelli che la incontravano. Dove era finita quella ragazza forte?
Da quando Klaus si era dichiarato, lei era diventata come un adolescente alla prima cotta. Si guardò allo specchio e fece un bel respiro profondo per calmarsi.
"Forza! Vai da lui e fa vedere chi sei!" Più facile a dirsi che a farsi.
Uscì dal bagno e trovò Klaus ancora seduto, con il bicchiere vuoto in mano. Aveva la testa china sul bicchiere che rigirava nella sua mano destra.
"E' davvero...non ci sono parole per descriverlo!" pensò Caroline che si era incantata a guardarlo. Ad un certo punto il ragazzo alzò lo sguardo, si accorse che la ragazza lo stava osservando da un po' e sul suo viso si formò un ghigno di soddisfazione.
-Così mi consumi, my love- sussurrò alzandosi lentamente, per poi avvicinarsi a lei. Le accarezzò la guancia con la punta delle dita, i loro occhi erano incatenati.
Caroline aveva la bocca secca e non sapeva cosa dire. Ormai era in tilt.
Klaus lentamente avvicinò la sua bocca a quella della ragazza, all'iniziò fece sfiorare le loro labbra poi le catturò in un bacio travolgente, appoggiando la mano destra nella nuca della ragazza e quella sinistra sul fianco. Caroline stringeva le ciocche dei capelli del ragazzo, mentre lui la spingeva verso la camera da letto.
Caroline notò l'impazienza che aveva Klaus, aveva immaginato che Klaus era completamente diverso da Stefan anche nell'intimità.
Stefan non era mai stato frettoloso, era calmo, gentile e delicato, per niente rude o focoso.
Klaus invece era un fuoco ardente e questo le piaceva. Le piaceva quella sensazione travolgente che era entrata dentro di lei togliendole anche la facoltà di respirare.
Il biondo iniziò a spogliarla una volta sdraiata nel letto, anche lei iniziò a privarlo della sua camicia. Sempre con molta impazienza Klaus cercò di sganciarle il suo reggiseno nero di pizzo.
-Come diamine si sgancia..?- esclamò Klaus, facendo ridere Caroline.
-E io che pensavo che ne avevi tolti a migliaia!- lo canzonò fingendosi scandalizzata.
Klaus la guardò con  aria di superiorità, adesso la bionda stava mettendo in discussione la sua mascolinità.
-Infatti ne ho tolti a migliaia- puntualizzò -Ma questo è davvero difficile!-
Caroline decise di aiutarlo, e in un  nano secondo fu privata anche di quel reggiseno in quel momento odiato dal ragazzo.
Klaus ammirò la bionda che aveva sotto di se'.  -Sei bellissima...- sussurrò al suo orecchio con voce roca. Una voce che a Caroline procurò un sacco di brividi lungo il suo corpo.
Si baciarono ancora una volta mentre Klaus accarezzava ogni centimetro della sua pelle, la ragazza inarcò la schiena per far scontrare le loro intimità.
Contatto che mandò Klaus completamente in estasi. E mentre entrava in lei sussurrò delle parole che non aveva mai detto in vita sua.
-Ti amo Caroline-
-Ti amo anche io-
Sorrisero quando pronunciarono quelle parole e continuarono ad amarsi più volte.

A villa Michaelson, Elijah discuteva animatamente con una donna dai capelli rossi. Sage aveva alzato il tono della voce, lo stesso fece l'uomo.
-Elijah ti ho già detto di no! Non farò nulla del genere! Quella ragazza è incinta di Damon! Non toglierò mai un padre ad un bambino, credimi so cosa significa crescere senza genitori!-
Elijah riacquistò la sua calma e posò il bicchiere dove prima c'era della vodka.
-Ma il bambino non c'entra nulla. Non toglierai un padre al bambino, voglio solo che tu lo provochi..lo seduci e prima o poi cadrà, sei o non sei una sua vecchia fiamma?-
Sage scosse la testa. -Non sono più come una volta, ho deciso di cancellare il passato. Voglio ricostruirmi una nuova vita onestamente e non voglio fare cattive azioni-
-E se io dicessi che tu eri una prostituta? Come la mettiamo? Damon e Stefan non vorranno far cadere la loro azienda nello scandalo...-
Sage sgranò gli occhi e strinse i pugni per la rabbia. Era una maledetta serpe quell'uomo.
-Sei un bastardo- sussurrò con voce spezzata.
-Vuoi il tuo lavoro? Bene. Fa come ti dico io e vedrai che resterai a lavorare quanto vuoi..oppure..vivrai in mezzo ad una strada. Ti lascio un giorno per decidere e adesso scusa ho da fare-
L'uomo liquidò Sage, quest'ultima era sconvolta. Lei non era più come una volta, e non voleva far lasciare Damon con la fidanzata.
Chissà perché Elijah si era accanito contro quella ragazza. Sage tornò a casa, non sapeva cosa fare.
Sarebbe stata capace a farli separare?



Buona domenica a tutte!
Scusate per il mio imperdonabile ritardo, ma ho avuto scarsa ispirazione.
Winner_  chiedo un perdono particolare a te, che te lo avevo promesso xD
Spero che il capitolo vi sia piaciuto =)
Scusate se non rispondo alle recensioni per ora, spero di trovare il tempo di rispondere da questo cap in poi.
Baci Morgana <3

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Cause you'll always be my only destiny : Una Damon/Nuovo personaggio, bellissima e stravolgente. Autrice: Iansom
A drop in the Ocean: Una Damon/Elena, davvero originale e bellissima^^ Autrice: EssenceofBlood
All I Need: Una Damon/Elena davvero dolcissima ** Autrice: Esperanza97
Step up:  Una Damon/Nuovo personaggio molto ma molto intrigante ** Autrice: GhIan
Always and Forever:  Una storia divertente ed originale. Principalmente Klaroline e Delena ** Autrice: Winner_
For the Eternity:  Una bellissima storia d'amore Delena. Ve la consiglio molto** Autrice: EssenceOfBlood.
Today my life begins:Un AU, dove sono tutti umani. Parla delle due coppie più belle di Tvd, ovvero: Delena e Klaroline. Una trama toccante ed originale. Autrice: Esperanza97



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