Boys in Love di Lione94 (/viewuser.php?uid=85472)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Guru dell'amore ***
Capitolo 2: *** Gelosia, portami via! ***
Capitolo 3: *** La fase della negazione ***
Capitolo 4: *** Vendette pericolose ***
Capitolo 5: *** Ritorno con sorpresa ***
Capitolo 6: *** Tinte fregatura e abiti eleganti ***
Capitolo 7: *** Chiodo NON scaccia chiodo ***
Capitolo 8: *** Fragile apparenza ***
Capitolo 9: *** Il battito del cuore ***
Capitolo 1 *** Il Guru dell'amore ***
Il Guru dell’amore
Mi sistemai gli occhiali scuri sul volto per impedire che il sole
mi desse fastidio agli occhi e sbuffai scocciata mentre sentivo il
caldo appiccicarmi i vestiti addosso.
Era una calda giornata
d’inizio luglio e quel giorno ero stata in piscina con il mio gruppo di
amici dal quale ero inseparabile. Stavamo insieme dalle medie e sebbene
fossero già due anni che avevamo cambiato scuola per andare al liceo o
all'istituto che più ci piaceva, eravamo ancora uniti come non mai.
Mi girai un attimo a
guardarli e li vidi vicino al bar dall’altra parte della strada. I
maschi, cioè Nicola, Flavio e Christian erano tutti presi a giocare a
calcio con una lattina di coca cola mentre le femmine, Ludovica e Mary,
stavano spettegolando su chissà cosa. Solo Emma era rimasta vicino
l’uscita della piscina e sapevo che stava ascoltando dato che ci stava guardando spudoratamente.
Il ci eravamo io e
Marco, il mio ragazzo coetaneo che lavorava lì come bagnino, il quale
mi aveva fermato prima che uscissi perché doveva parlarmi.
Non stavo prestando
molta attenzione al suo discorso fino a quando non percepii alcune
parole. Alzai gli occhiali e trapassai i suoi occhi con il mio sguardo
marrone.
Mi stava forse
lasciando?
Davvero credeva di
poterlo fare?
Lui lasciare me?
Ok, questo ancora non
aveva capito con chi aveva a che fare. Prendete nota: Alba Maggio non
la molla nessuno, al massimo è lei che lo fa.
<< Perché mi stai
guardando così? >> mi domandò il ragazzo di fronte a me,
interrompendosi.
<< Senti Marco,
le tue scuse non m’interessano. Siamo stati insieme un mese ma adesso
basta, siamo giovani e possiamo fare anche altre esperienze >>
dissi con tono solenne, anche se mi stavo trattenendo per non ridere.
Marco mi guardò
spiazzato: << Cosa? >>.
<< Ti prego di
non insistere, non complicare le cose. Rimaniamo amici, ok? >> lo
bloccai prima che potesse dire qualcos’altro. Feci un sospiro molto
melodrammatico e dopo avergli lanciato l’ultima occhiata, lo piantai lì
a domandarsi chi aveva lasciato chi senza riuscire bene a capire.
Fui subito agguantata
per le spalle da Emma, la mia cosiddetta migliore amica.
<< Mio Dio, Alba,
sei incredibile! Solo tu riesci a rigirare un discorso in quel modo.
Povero Marco! >> esclamò e ridemmo insieme.
Già ero brava in quelle
cose e non potevo farci niente! Con i ragazzi non resistevo più di due
settimane, anzi era un miracolo che con Marco stavano per diventare
tre. Si vede che non era quello giusto, d’altronde era davvero noioso
sentirlo parlare tutto il tempo di se stesso.
E sempre ridendo
attraversammo la strada per raggiungere gli altri.
<< Ehi Nana, che
voleva Marco? >> disse Flavio, il mio migliore amico maschio da
sempre, voltandosi a guardarmi e intuendo qualcosa dal mio sorriso
<< Aspetta, fammi indovinare? Chi ha lasciato chi? >>
<< Io ho lasciato
lui, che domande! >> risposi con una scrollata di spalle e
giocherellando indifferente con una ciocca dei miei capelli biondi.
<< E Brava Alba!
>> esclamò Chris.
Feci un inchino:
<< Grazie >>.
Flavio scoppiò a ridere
e mi diede una grossa pacca sulla spalla che per poco non mi mandò con
la faccia dritta sul marciapiede.
<< Ma brutto…!
>> esclamai e gli diedi un pugno sul fianco.
<< Ti prego Emma,
liberami da questa pulce! >>.
Scoppiammo tutti a
ridere per le sue parole.
D’altronde se avevo
degli amici così che me ne facevo dell’amore?
Le
ultime parole famose.
Emma mi trascinò via,
mi prese sottobraccio e seguimmo gli altri mentre si avviavano verso la
fermata dell’autobus che ci avrebbe riportato a casa.
<< Beh adesso che
hai lasciato quel broccolo dobbiamo trovarti un ragazzo come si deve!
>> disse con enfasi lei.
Scossi la testa
contrariata: << Basta con i ragazzi, meglio la vita da single!
>> dichiarai solenne, poi la guardai mentre un’idea mi balenava
nella testa << Con la mia grande abilità in amore potrei
combinare qualche coppia! >>.
<< Ma sentila!
>> Emma mi guardò dubbiosa << E chi vorresti far
“accoppiare”, di grazia? >>.
Fece scorrere lo
sguardo sul gruppo fino a fermarmi sul nostro miglior amico. Emma seguì
i miei occhi e capì: << Flavio? >>.
<< Sì, è da
troppo tempo che è single… e poi meglio trovargli una ragazza che sia
nostra amica e che non ce lo porti via, piuttosto che una brutta
gallina, no? >>
<< Accipicchia
che ragionamento… ci sei arrivata tutta da sola? >> borbottò Emma
sottovoce.
<< Ti sentooo
>> cinguettai dandole una botta sul braccio e poi tornai a
guardare Flavio << Per lui ci vorrebbe una come… >>
<< Come te
>> suggerì lei pronta ma non la ascoltai.
<< E io che
c’entro? No, direi una come Mary >> decretai alla fine osservando
la mia amica dai corti capelli neri.
Sarebbero stati
perfetti insieme: lei timida, lui gentile. Una coppia d’altri tempi da
far invidia a tutti!
<< Chris ti
ucciderà >> disse Emma ricordandomi del cugino geloso.
<< Dai, non
essere così pessimista >>.
Sebbene Emma non fosse
convinta, niente poteva fermarmi. Ormai avevo deciso: avrei
creato la coppia perfetta e sarei diventata il Guru dell’amore,
tutti sarebbero venuti a chiedermi consigli e io, naturalmente, li
avrei dispensati a suon di quattrini.
<< Alba? Terra
chiama Alba, ci sei? >>
Emma tentò di
risvegliarmi dalle mie fantasie ma ormai ero partita in quarta.
L’Alba dell’amore… ecco il
fantastico nome della mia agenzia per cuori solitari!
Ovviamente se avessi
saputo che quell’idea folle mi avrebbe portato alla rovina non avrei
mai cercato di realizzarla, ma si sa che quando uno è matto si mette
nei guai con le sue stesse mani.
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Capitolo 2 *** Gelosia, portami via! ***
Gelosia,
portami via!
Il caldo infernale ormai
era definitivamente arrivato e noi povere anime prave che ancora ci
trovavamo in città per causa di forza maggiore (vedi genitori al
lavoro) avevamo deciso di rifugiarci, almeno per il fine settimana,
nella casa al mare di Flavio, che si trovava solo a un’oretta di
distanza dalla città e che quei giorni era libera perché i suoi
genitori sarebbero andati a trovare alcuni parenti lontani.
Mentre ci sistemavamo nella
casa, Nicola domandò: << Flavio perché non è venuto anche
Riccardo? >>.
Riccardo era il fratello
maggiore di Flavio e aveva diciotto anni, la stessa età delle mie due
sorelle, che tra loro erano gemelle, Claudia e Alessandra. Lo conoscevo
bene perché frequentavo la sua stessa scuola, il liceo scientifico
Aristotele.
<< Nah, è voluto
rimanere con i suoi amici >> rispose Flavio con una scrollata di
spalle.
Al contrario di Riccardo
che aveva preferito la città, io ero contenta come una pasqua di essere
lì. Finalmente, dopo giorni passati a scervellarmi sul mio piano, avrei
trovato l’occasione per poter iniziare il mio lavoro come Guru
dell’amore.
<< Alba, sei
consapevole di avere una faccia da psicopatica in questo momento?
>> osservò Emma tirandomi addosso un cuscino.
<< Ehy! >>.
Come due bambine iniziammo
una lotta all’ultima cuscinata che fu intercettata dagli altri e
divenne una vera e propria guerra.
Molte piume dopo scendemmo
al mare e feci di tutto per far sì che Flavio e Mary stessero il più
vicino possibile ma fu solo quando tornammo a casa che l’occasione
giusta arrivò.
<< Uffa! Non capirò
mai questa roba! >> esclamò Mary disperata, mettendosi una mano
fra i capelli, mentre cercava di fare gli esercizi di recupero di
matematica che le aveva dato la sua professoressa. Brutta cosa il
debito, per fortuna io avevo passato il mio secondo anno di liceo
scientifico molto facilmente.
<< Che succede?
>>
<< Niente >>
rispose con un filo d’isterismo nella voce << Non mi viene
niente. Non potresti darmi una mano tu che sei forte a mate? >>
<< Io? >>
esclamai in tono melodrammatico facendo voltare tutti << Non io,
Mary… Flavio è più bravo di me in queste cose, d’altronde frequenta
l’istituto di ragioneria >>.
Flavio mi lanciò
un’occhiata stupita: << Stai forse ammettendo che sono più bravo
di te in qualcosa? >>.
Annuii, facendo spallucce.
<< Wow, ragazzi
questa me la segno sul calendario! >>.
Mi trattenni dal dargli un
pugno mentre tutti gli altri ridevano e con molta dolcezza e garbo lo
condussi vicino a Mary: << Avanti, caro Flavio, compi un atto di
gentilezza verso questa bellissima pulzella in difficoltà >>.
Lo sguardo sbalordito del
mio migliore amico cambiò in perplesso per poi diventare sospettoso.
Ok, forse dovevo evitare
quella frase zuccherina che non era proprio da me.
Per riprendermi aggiunsi
alla fine: << Forza muoviti, scemotto! >>.
Lui si portò la mano destra
alla tempia e fece il saluto militare. << Sissignora! >>
Emma fece un sospiro e mi
lanciò un’occhiataccia che interpretai come un “ho capito che ha
partorito la tua testolina malata”.
Prima che Mary e Flavio
capissero cosa succedesse intorno a loro, trascinai tutti gli altri al
mare per lasciarli soli.
Li rividi solo dopo un’ora
mentre ci raggiungevano in spiaggia e li osservai mentre scherzavano
fra di loro. Mi soffermai a guardare Mary dai corti capelli neri che le
incorniciavano il volto, gli occhi scuri, e poi passai a Flavio. I
capelli castani con i riflessi rossicci, gli occhi castani, e il
sorriso bellissimo che non abbandonava mai il suo volto. Indossava un
costume blu che lasciava scoperti i pettorali definiti. Dall’estate
scorsa era cambiato moltissimo. Prima dov’erano tutti quei muscoli? E
poi adesso per guardarlo bene negli occhi ero costretta a essere
sollevata da una gru dato che si era alzato molto, arrivando fino quasi
a un metro e novanta mentre io ero solo una povera nana che arrivava a
malapena all’uno e sessanta. La mia, purtroppo, era una famiglia in cui
l’altezza scarseggiava molto.
<< Ti sei incantata a
guardarlo? >> mi domandò Emma guardandomi da sopra il libro che
stava leggendo.
Arrossii senza motivo.
Scocciata indossai gli occhiali da sole e mi stesi sul telo sotto di me
per prendere un po’ di sole.
Quando i due ci
raggiunsero, organizzarono con gli altri una partita di Beach Volley.
Io rimasi nella mia posizione di lucertola finché Mary non mi raggiunse.
<< Tu non vieni a
giocare? >>
<< No, grazie. Non ho
voglia di sudare >> quando era estate la mia pigrizia raggiungeva
livelli estremi.
<< Alla fine con
Flavio sono riuscita a risolvere tutti i problemi. E’ stato davvero
gentile ad aiutarmi, ha avuto davvero molta pazienza >>.
Nascosi un sorriso
soddisfatto: proprio quello che volevo sentire.
<< Già, Flavio è
davvero un bravo ragazzo e adesso è diventato anche un bel ragazzo >> inizia la mia
arringa “Pro Flavio” << Insomma altezza mezza bellezza, eh? E poi
il nuoto ha davvero aiutato i suoi muscoli a crescere bene… e come non
notare la fossetta che si forma sulla guancia sinistra quando sorride?
Davvero irresistibile >>
Mary mi lanciò un’occhiata
obliqua: << Davvero? >> si voltò per un attimo a guardare
l’oggetto del nostro discorso che come a conferma delle mie parole
schiacciava con forza la palla mettendo in mostra i muscoli tesi e poi
si voltava verso gli altri con un sorriso accecante << Non me
n’ero mai resa conto >>.
Ma
questa è cieca!
Ignorai il suo commento e
buttaì lì la frase con noncuranza: << Credo che tu un po’ gli
piaccia >>.
Mary, timida come sempre,
arrossì e mormorò: << Tu dici? >>.
<< Dico, dico anzi
affermo >> ribattei con sicurezza e per non farla dubitare delle
mie parole mi tolsi gli occhiali e le incatenai con uno sguardo deciso.
<< Oh >> fece
lei imbarazzata.
Quel corso di recitazione
che frequentavo da due anni stava dando i suoi frutti. Ormai ero
un’attrice!
<< Se questa sera non
si allontanerà da te sarà vero >> terminai.
La sera uscimmo per il
lungo mare e approfittai per avvicinarmi a Flavio mentre gli altri
camminavano davanti a noi. Eravamo appena usciti da una gelateria dove
non avevo potuto fare a meno di prendere i due soliti gusti che amavo,
anche se non erano buoni come quelli che faceva Mario.
<< Allora com’erano i
problemi di Mary? >> chiesi leccando il gelato.
<< Davvero facili per
un genio come me >>
<< Ah ah che
modestia! >> scherzammo. Dopo qualche secondo di silenzio, dissi:
<< Carina, vero? >>
<< Chi? >>
ribatté confuso.
<< Come chi! Mary
>>.
<< Oh, mmm… sì è
molto cambiata da quando stavamo alle medie ma è rimasta carina
>> disse gentile.
Sapevo che non poteva
esprimersi in epiteti d’amore da adesso ma era fatta. Per i maschi,
carina è già qualcosa.
<< Sai che anche lei
è appassionata di fumetti? Vero Mary che ti piacciono i fumetti?
>> ognuno aveva le sue fisse e quella per Flavio era proprio una
mania. Collezionava fumetti di ogni genere. La sua camera ne era piena.
<< Cosa? >>
fece lei, stralunata.
<< Vero? >>
ringhiai uccidendola con lo sguardo.
<< Oh sì! >>.
Parlarono tutta la sera e
il giorno seguente rimasero sempre vicini, tanto che quando il
pomeriggio uscirono da soli a comprare la spesa per la sera li seguii
per vedere che cosa succedesse. Mi ero travestita in incognito, con gli
occhiali che mi coprivano mezza faccia e un foulard sulla testa… ma non
era stata un’idea molto intelligente dato che rischiavo di morire di
caldo.
Mi nascosi dietro un albero
quando si fermarono su una panchina all’ombra di un albero. Sentii una
strana sensazione quando Flavio le sistemò una ciocca di capelli dietro
l’orecchio. Forse era solo l’euforia per la riuscita del mio piano!
<< Che cosa diamine
stai facendo? >> sbottò una voce dietro di me, scocciata.
<< Emma! Shh, vuoi
farci scoprire? >> la tirai dietro l’albero con me << Che
ci fai qui? >>.
<< Ti ho seguito. Si
può sapere che ti frulla in quella testa bacata? >>
<< Sto controllando
come procede tra i due >>.
<< No, mia cara. Tu
stai controllando cosa fa Flavio e basta. Sono due giorni che non gli
stacchi gli occhi di dosso e hai un umore da far paura. Credo che da un
momento all'altro prenderai a morsi chiunque ti si avvicini per il
nervosismo >>.
<< Ma che dici?
>> esclamai tutto d’un fiato.
<< Aha, vedi! La
verità è che ti sei incasinata con le tue stesse mani, mia caro Guru
dell’amore da quattro soldi. Hai voluto a tutti i costi che Flavio
guardasse un’altra ragazza e adesso ti becchi la gelosia >>.
...
Gelosia?
Le sue parole mi colpirono
come un colpo alla testa davvero forte.
Gelosa, io?
Io non ero gelosa!
<< E’ il mio migliore
amico >> mi giustificai.
<< Ah e da quando in
qua gli amici notano in altri amici fossette irresistibili nelle guance? >>
Colpita e affondata.
E nemmeno riuscii a
ritornare a galla dato che la gelosia mi affogò.
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Capitolo 3 *** La fase della negazione ***
La
fase della negazione
Ok, ero gelosa del mio
migliore amico ma questo non significava niente, vero?
D’altronde io ero gelosa di
una moltitudine di persone: di mia madre quando elogiava le mie sorelle
e non me, delle mie sorelle se mi trascuravano per i loro amici e anche
della stessa Emma, sì!
E poi anche lei consideravo
bella! Non mi soffermavo a guardare il suo corpo perché non ero…
Ma che
diavolo sto pensando?!
Nooo, non mi poteva piacere
il mio migliore amico!
<< Lo stai di nuovo
fissandooo >> osservò con perfidia Emma, canticchiando.
Presa in flagrante, mi
voltai verso di lei indossando la mia migliore faccia da poker.
<< Non è vero. Ero persa nei miei pensieri >>
<< Su di lui >>
mormorò Emma ma feci finta di non sentirla << Secondo me sareste
una bella coppia >> se ne uscì poi bella come il sole facendomi
quasi strozzare con la mia stessa saliva.
<< Smettila! >>
Ma che avevo fatto di male
per meritarmi una migliore amica così rompiscatole?
<< Uffa, Alba! Ma
perché sei entrata nella fase della negazione? >>
<< Io non sono
entrata in nessuna fase della negazione, ok? >> ribattei a denti
stretti << Lui è il mio migliore amico e non rovino il nostro
rapporto per una stupida fantasticheria >>.
<< Ok, va bene, sta
calma >> disse offesa, poi ridacchiò: << Come sei testona!
>>
<< Basta! >>
<< Va bene, sto zitta
>>
<< Bene >>
<< Bene >>
ripeté lei, scimmiottando il mio ciglio incavolato.
Soffocai un gemito
disperato.
<< Alba? >>
Alessandra, la mia
sorellona, si affacciò alla porta della camera che condividevamo.
<< Sì? >>
chiesi mentre sottolineavo con la matita un paragrafo importante sul
libro.
<< C’è Flavio
>> disse tranquilla e poi se ne ritornò in salone dove stava
guardando un film davanti al televisore.
Alzai la testa di scatto
dal libro che stavo studiando per le vacanze e sentii il cuore
sobbalzare.
Ma che diavolo! Che cosa ci
faceva qui? Dovevamo vederci dopo con gli altri.
Mi alzai e di corsa presi
lo specchietto dalla borsa, mi sciolsi i capelli e cercai di
sistemarli. Mi fermai solo quando capii che stavo facendo… no aspetta,
che cavolo stavo facendo? Lui era Flavio. Mi aveva vista anche in
condizioni peggiori di così, perfino quando portavo quell’orribile
apparecchio ai denti. Lanciai con forza lo specchio sul letto.
<< Stupida! >>
<< Che cosa stavi
facendo? >>
Mi voltai e mi prese quasi
un colpo a vederlo appoggiato allo stipite della porta.
<< Niente, ma non si
bussa più? L’educazione oggi l’hai lasciata a casa >> dissi
acida, ancora arrabbiata per il mio stupidissimo comportamento da scema.
Ignorò la mia frecciatina e
mi guardò in modo strano. << Ti stavi forse facendo bella?
>>
Mi fermai, irrigidita,
pietrificata. Mi aveva forse colpito con un Pietrificus Totalus?
<< No >>.
<< Ti sei sciolta i
capelli >>
Perché insisteva?
<< No >>.
Mio Dio, sembrava che in
quei giorni conoscessi solo quella parola!
<< Come dici tu
>> lasciò cadere il discorso e si sedette sul mio letto <<
Comunque ti stanno bene anche legati >>.
Oh no!
Cercai di impedire al mio
cervello di partire solo per quel piccolo e insignificante complimento.
<< Ma che ci fai qui?
>> gli domandai sedendo accanto a lui, che ridacchiò: <<
Grazie dell’accoglienza! >>.
<< Scemo! >>
<< Chris e Nicola
sono partiti con la squadra di calcio. Emma e Ludovica sono andate al
cinema a vedere quell’orribile film… >>
<< A già quella
schifezza con zombie e vampiri. Volavano portare anche a me ma io mi
sono rifiutata! >> lo interruppi ridendo.
<< Brava! Quindi ecco
che rimaniamo noi due soli, così sono passato da te >> concluse
con un sorriso, quel sorriso.
Perché quel “noi due soli” continuava ad echeggiare nelle mie orecchie
più del necessario?
<< Dimentichi Mary
>> dissi con un tono che non seppi dire se fosse più deluso o
sollevato.
<< Ah già, beh lei ci
raggiungerà più tardi direttamente al centro commerciale perché deve
badare alla sorellina finché la madre non torna a casa >>.
<< Capito >>.
Rimanemmo in silenzio per
un po’.
Finsi di interessarmi con
attenzione alle decorazioni delle infradito che portavo ai piedi, poi
quando fui sicura che il suo sguardo non fosse su di me, io spostai il
mio su di lui. Osservai prima il suo volto mentre curiosava tra i
titoli dei libri sulla mensola di fronte a noi, scivolai sul corpo
seguendo la linea delle spalle e poi quando tornai al suo volto
incontrai i suoi occhi.
<< Sei strana >>
Ops! Mi morsi il labbro inferiore.
<< No, che dici
>>.
<< Oggi ti si è forse
rotto il disco su quella parola? >> mi domando ridendo.
<< No! >>
Mi diede uno scappellotto
sulla fronte che mi fece cadere sdraiata sul letto. Gli diedi una pizza
sulla schiena e lui per tutta risposta prese a farmi il solletico.
<< Basta, basta!
>> esclamai senza fiato e con le lacrime agli occhi per le risate.
<< Ti arrendi al
nemico? >> domandò lui continuando a torturare il mio fianco
sinistro.
<< Sì sì mi arrendo!
Smettila, ti prego >> urlai cercando di liberami dalle sue dita.
Flavio rise e si buttò
sdraiato accanto a me. Avevamo tutti e due il fiatone per le troppe
risate.
Si voltò a guardarmi:
<< Vedi che allora sai ancora parlare… purtroppo >>.
Roteai gli occhi al
soffitto in un gesto di esasperazione e sbuffai. Girai il volto per
guardarlo quando sentii la sua mano giocare con un ciuffo di capelli
che mi era finito davanti gli occhi per poi sistemarlo dietro
l’orecchio. Senza fiato, lo fissai negli occhi castani e lui sorrise
con la fossetta sulla guancia.
<< Allora… mi dici
che cos’hai? >>
Il suo tono di voce si era
abbassato o era solo una mia impressione?
Mi alzai di scatto e
spezzai l’atmosfera strana che si era creata. Noi di solito non eravamo
così… elettrici.
<< Andiamo? >>
Alle sei e mezza anche Mary
si unì alla nostra compagnia e all’improvviso il pomeriggio non mi
sembrò più così divertente. Insomma io e Flavio da soli stavamo molto
meglio, solo con lui riuscivo a divertirmi a fare il gioco degli
sguardi e a immaginare i dialoghi della gente che passava. Da quando
era arrivata Mary lui non mi prestavano troppa attenzione e mi rodevo
in silenzio che io avevo creato ciò.
La
verità è che tu lo vuoi avere solo per te!
Gelosa!
<< Zitta >>
sussurrai alla mia testa ma fu lei che lo urlò a me quando notai che
quei due davanti erano troppo vicini.
<< Ehi ragazzi!
>> mi misi in mezzo a loro e presi il braccio di Flavio sotto il
mio << Uh, andiamo in quel negozio, che bello! >> esclamai
tutto d’un fiato prima che potessero chiedere qualcosa sul mio
comportamento perché avevo scelto di fiondarmi in un negozio di
articoli casalinghi, che solito evitavo << Mi serve un
pelapatate! >>.
<< Beh mentre tu ti
diverti qui, io e Flavio potremmo… >> cercò di dire Mary,
annoiata dal mio ennesimo sproloquio su uno scolapasta.
<< No! >>
risposi pronta, aggrappandomi con troppa enfasi a Flavio << Ehm…
cioè ho un bisogno estremo di una consulenza, ma se tu vuoi, Mary, puoi
andare fuori… >>
Sì,
fuori dai piedi!
<< D’accordo, vi
aspetto alla panchina qui vicino >>.
Evitai lo sguardo di Flavio
e mi concentrai sui colori delle tazze di un servizio da te.
Fantastico, mi ero infatuata del mio migliore
amico! E la cosa mi aveva anche reso più scema del solito.
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Capitolo 4 *** Vendette pericolose ***
Vendette pericolose
Con un sospiro mi accasciai
sul tavolo della cucina dando volontariamente una testata.
Che cosa me ne facevo di
una grattugia multiuso? Che cosa diamine me ne facevo? Ci avrei potuto
tritare Mary, Flavio e il mio povero cervello malato per crearci un
delizioso piatto. Voilà, ecco la specialità della casa: “Insalata della folle folle folle gelosia”,
oppure “Il triangolo no, non l’avevo
considerato!”.
<< Sorellina, non
dirmi che sei andata al centro commerciale e hai fatto acquisti solo
per mamma >> disse Alessandra entrando in cucina per la colazione
e guardando divertita la fonte della mia disperazione che era in bella
vista sul tavolo accanto alla mia testa.
Mi raddrizzai tentando di
sorridere ma ne uscì fuori solo un mezzo ghigno orribile che invece di
un sorriso somigliava più a una smorfia per il mal di denti.
<< Oh tesoro, grazie
>> disse mamma entrando dopo di lei insieme a papà. Mi diede un
bacio sulla guancia e mentre iniziava ad armeggiare con la caffettiera
disse: << Che dolce >>.
<< Chi, Alba?
>> rise Ale sedendosi accanto a me.
<< Alessandra!
>> la riprese papà prendendo posto di fronte a me e seppellendosi
dietro un giornale.
<< Ma tu che ci fai
sveglia a quest’ora? >> chiesi a mia sorella.
Di solito i miei quando si
preparavano per andare al lavoro d’estate erano sempre soli dato che le
loro tre figlie dormivano come ghiri in pieno letargo.
<< Mi sono svegliata,
ho visto il tuo letto vuoto e mi sono alzata perché non riuscivo più a
dormire >>
<< Pure tu >>
osservai malcontenta.
<< Troppi pensieri
per la testa >> borbottò papà voltando pagina del quotidiano.
Veramente,
mio caro paparino, il mio di pensiero era uno solo, con i capelli
rossicci e il fisico perfetto.
Non sapevo per quale
ragione (bugia, sapevo il perché… ma era meglio non esplicitarlo
troppo) il mio cervello aveva partorito la geniale idea di evitare il
più possibile Flavio.
Iniziai a uscire con gli
amici di mia sorella Claudia ma purtroppo il mio pregiudizio verso gli
studenti del liceo classico - o semplicemente quello che erano amici di
una piattola come Claudia - aveva preso il sopravvento e così mi ero
appoggiata alla comitiva di Ale, dove c'erano alcune persone che
venivano alla mia scuola e che quindi conoscevo. L’unica pecca era che
c’era anche il fratello di Flavio, Riccardo, ma d’altronde lui non
aveva nessuna colpa se era parente di quello che torturava con dolcezza
la mia mente.
Strinsi amicizia con tutti,
specialmente approfondii molto quella con Beatrice, la migliore amica
di mia sorella, che già conoscevo perché veniva spesso a casa nostra.
Quella ragazza mi ricordava molto Emma… Emma, la suddetta amica che
ogni giorno mi telefonava per ramanzine assurde e che mi mandava e-mail
minatorie. Era un vero uragano, ma le sue minacce mi stavano iniziando
a mettere sul serio paura.
Il cellulare vibrò. Ecco un
suo messaggio.
“Dove sei? :@”
“In giro con la comitiva di
Ale :P”
Quel giorno, per rifugiarci
dalla calura, eravamo andati al parco del quartiere a sdraiarci sotto
l’ombra dei grandi alberi.
“Questa me la paghi! Muhaha
°-°”
Ridacchiai (in verità un
po’ spaventata) al suo messaggio. Mi sarei dovuta ricordare che lei
trovava sempre il modo per attuare una vendetta… e me lo ricordai bene
quando Riccardo arrivò insieme a un certo qualcuno, che oggi aveva deciso per puro caso (cioè Emma, quella…
grrr!) di uscire con noi.
<< Flavio! Oggi sei
anche tu con noi? >> domandò Bea allegra, inconsapevole che le
sue innocue parole mi avevano fatto ghiacciare il sangue nelle vene.
Strinsi convulsamente il
cellulare che avevo tra le mani e Alessandra mi lanciò un’occhiata
stranita… probabilmente si stava domandando perché non gli saltassi
addosso, attaccandomici come un koala, come facevo di solito per
salutarlo.
Mi alzai a sedere come un
automa per confutare ogni sospetto, infondo tra noi non era cambiato
niente, no? Io non mi ero presa una cotta per il mio cosiddetto miglior
amico e non erano giorni che lo evitavo, ma semplicemente volevo
passare più tempo con nuove persone… Oh, ma a chi volevo prendere in
giro! Per la mia mente tutto era cambiato e il leggero tremore che
aveva catturato le mie mani (tipico segno di quando ero nervosa) ne era
la conferma.
Non riuscivo a muovermi.
<< Non avrete mica
litigato? >> mi domandò Ale notando il mio strano comportamento.
<< Ehm… no >>
ammisi infine: non volevo inventare bugie. Avevo deciso che avrei
estromesso semplicemente alcuni dettegli. Mi ributtai sulla fresca erba
e dissi: << Non mi va di alzarmi >> …perché non so più come comportarmi con lui.
Il tempo sembrò passare più
lento che mai.
Flavio era lì, a ridere e
scherzare con gli altri del gruppo mentre io rimanevo sdraiata tra Bea
e mia sorella, spiando ogni sua mossa con il cuore che mi arrivava in
gola ogni volta che si girava e che credevo si sarebbe avvicinato.
Insomma… perché non si avvicinava?!
Ok, ero diventata un po’
(tanto, troppo) incoerente. Non sapevo nemmeno io cosa volevo, ma
essere ignorata così da lui mi stava semplicemente uccidendo.
Basta!
Mi misi in piedi con uno
scatto improvviso, tanto che per qualche secondo mi girò forte la testa.
<< E adesso dove vai?
>> mi chiese Bea, perplessa.
<< Mi sono stufata di
stare qui sdraiata, vado al bar da Mario a prendermi qualcosa di fresco
>> risposi, forse a voce un po’ troppo alta.
<< Vuoi che ti
facciamo compagnia? >> domandò lei gentile mentre mia sorella
annuiva.
<< No, non
preoccuparti. Non starò via molto >> le sorrisi con una mezza
smorfia brutta.
A mai più! Esclamò invece il mio
cervello ed io gli diedi la mia completa approvazione. Sarei andata a
seppellirmi la testa da qualche parte come uno struzzo vigliacco.
Veloce attraversai il parco
per uscirne e mi diressi versi il bar lì vicino. Il chiosco di Mario
era una costruzione di legno dalle grandi finestre che lasciavano
entrare il sole all’interno, rendendolo luminoso.
<< Ciao Alba!
>> mi salutò allegro il proprietario, un uomo sulla sessantina
dai capelli brizzolati e lo sguardo vispo.
<< Ciao Mario!
>> risposi dirigendomi verso l’angolo dei gelati dove c’era il
figlio ventenne che stava servendo una bambina di sei anni che voleva
il gelato al puffo.
<< Ehilà Alba
>> esclamò appena si liberò << Sempre il solito? >>
Ormai ero diventata una
cliente affezionata.
<< Sai che non
rinuncerò mai al pistacchio e al cioccolato >> ribattei con un
sorriso finalmente rilassato. Ora che ero sicura che nessuno mi avesse seguito mi
sentito molto meglio: il confronto era stato evitato.
Mi sedetti a uno dei tavoli
esterni dietro il bar e mi gustai il mio amato gelato. Non ero molto
amante dei dolci ma il gelato pistacchio e cioccolato di Mario era
troppo buono!
Troppo assorta nella
venerazione del cioccolato non mi accorsi che qualcuno si era seduto
vicino a me. Solo il rumore che aveva fatto la sedia sull’asfalto mi
risvegliò dall’estasi che aveva preso le mie papille gustative.
<< Mi ero accorto che
da qualche giorno eri strana, ma non credevo che la cosa fosse
degenerata fino a questo punto >> disse la sua voce
inconfondibile con un tono che andava dall’irritato al… forse
preoccupato?
Incontrai il limpido
sguardo castano di Flavio che sembrò volesse oltrepassarmi la mente per
sondare i miei pensieri. Distolsi il mio prima che potesse intuire
qualsiasi cosa e feci scivolare sul naso gli occhiali da sole che avevo
sulla testa per nascondermi.
<< Sei arrabbiata con
me? >>
Cosa?
<< Ciao anche a te
>> dissi, schiarendomi la voce che mi era uscita bassa e mezza
tremante.
<< Smettila! >>
mi urlò contro perdendo la sua solita calma e togliendomi gli occhiali
per costringermi a guardarlo, occhi negli occhi.
<< Ma sei impazzito?
>> esclamai offesa. Il gelato mi cadde dalle mani e finì a terra.
Prima mi ignorava e ora mia
trattava in questo modo?
<< Ehm va tutto bene,
signorina? >> mi domandò un anziano signore seduto al tavolo più
avanti che ci guardava.
<< Sì, ci scusi
>> mi affrettai a rispondere.
In un gesto di strizza, mi
alzai facendo cadere la sedia di plastica su cui ero seduta e mi
allontanai ferita.
<< Finiscila di fare
l’indifferente Alba! >>
Flavio mi rincorse e grazie
alle sue gambe molto più lunghe delle mie, mi raggiunse in un attimo
riuscendo a bloccarmi, afferrandomi per il polso.
Magari
fossi indifferente!
<< Sei sparita per
giorni, non rispondi alle mie chiamate… non ti eri mai comportata così.
Mi dici che ti succede, per favore? >> chiese a denti stretti le
ultime parole, cercando di non arrabbiarsi di nuovo.
Sentii uno strano calore
avvolgermi per tutto il corpo e soprattutto bruciore dove la sua mano
toccava la mia pelle.
<< Sei… sei
preoccupato per me? >> mormorai impedendomi di sorridere.
Flavio fece un sospiro e
chiuse per un attimo gli occhi: << Certo che sono preoccupato per
te! >> disse lasciandomi il polso e riaprendo gli occhi, adesso
il suo sguardo era indecifrabile.
<< Io sto bene Flà.
Non sono arrabbiata con nessuno, volevo solo cambiare aria per un po’
>> dissi infine dopo un lungo e teso silenzio che si era creato
fra noi.
Si avvicinò e mi porse gli
occhiali che prima mi aveva rudemente strappato dal volto. L’ossigeno
sembrò all’improvviso mancare, sarei potuta vivere del suo profumo.
<< Sabato vieni con
noi al centro >> m’invitò, dandomi un buffetto sulla guancia e
sorridendomi.
Mi era mancato quel
sorriso!
Senza che ne rendessi
conto, sfiorai con un dito la fossetta sulla sua guancia sinistra. Lui
seguì il gesto con il volto, inclinandolo, e prima che ritrassi la mano
la afferrò nella sua.
<< Domani parto per
una settimana in montagna con la mia famiglia >> risposi senza
riuscire a staccare lo sguardo dal suo, ipnotizzata.
Avevo sussurrato così piano
che per capire che cosa stessi dicendo si era dovuto chinare verso di
me. Le sue labbra erano così vicine che non resistetti e mi alzai sulle
punte dei piedi per eliminare ogni distanza che ci separava.
S’irrigidì per un attimo ma
una scarica d’eccitazione mi attraversò il corpo quando capii che
invece di allontanarmi aveva seguito le mie labbra, schiudendo le sue,
e stava ricambiando il bacio.
Non sapevo per quanto tempo
eravamo rimasti a rincorrere l’uno le labbra dell’altro, finché lui non
si staccò di colpo, confondendomi.
Mi lanciò uno sguardo
stralunato.
<< Scusa, io…
>> mi morsi a sangue il labbro inferiore, incerta su come
continuare << Il caldo >>.
Che stupida cosa che avevo
detto!
<< Già >> annuì
lui distante e senza guardarmi più di tanto si allontanò del tutto da
me << Adesso devo andare >>.
Mi lasciò lì senza darmi la
possibilità di fare o dire qualcos’altro.
Mi portai una mano alle
labbra dove sentivo ancora il suo sapore su di me e lo guardai sparire
dalla mia vista.
Che cosa avevo combinato?
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Capitolo 5 *** Ritorno con sorpresa ***
Ritorno con sorpresa
Che cosa aveva significato quel
bacio?
Per me era stata la
conferma dei nuovi sentimenti che provavo nei suoi confronti… ma per lui?
Che cosa aveva significato per Flavio?
<< Alba la smetti di
guardare quel cellulare? >> esclamò Claudia.
Mi rigirai il mio nokia tra
le mani e osservai le facce sorridenti di me ed Emma sullo sfondo.
Nessun messaggio. Nessuna
chiamata.
<< Adesso mi stai
innervosendo >> disse mia sorella guardandomi irritata <<
Sono due giorni che sei attaccata a quel cellulare! >>.
<< Non rompere Cla!
>> risposi più acida del solito.
Erano cinque giorni che mi
trovavo in quel paesino di montagna sperduto in mezzo alle Alpi e
Flavio non mi aveva mai cercata.
E se si fosse arrabbiato?
Ogni volta che avevo
provato a scrivergli un messaggio alla fine non lo avevo più inviato
perché c’era sempre qualcosa che non andava.
Ciao. Come va? Troppo freddo.
Che si dice da quelle parti? Troppo
scialbo.
Ehi, perché non mi hai chiamata?Mi manchi.
Troppo… disperato!
Uff, accidenti!
Gettai quel maledetto
aggeggio elettronico nella valigia vicino al letto matrimoniale che
dividevo con Alessandra, dove poi mi buttai a peso morto sbuffando come
un treno.
Claudia mi lanciò un’altra
occhiata irritata dalla brandina dov’era adagiata per guardare uno
stupido film sdolcinato che trasmettevano nella piccola televisione
della camera.
<< Con te è
impossibile guardare un film >> osservò, alzando il volume.
Feci finta di niente e
continuai a crogiolarmi nelle mie pene.
<< Oh insomma!
>> Alessandra chiuse di scatto il libro che aveva tra le mani e
che stava leggendo da quando avevamo finito di pranzare <<
Lasciala in pace! >>.
<< Non stavo parlando
con te >> ribatté offesa Claudia.
Purtroppo, da qualche
tempo, le mie due sorelle maggiori avevano preso ad attaccarsi anche
per le cose più sceme. Crisi tra gemelle.
<< Sisi, ti voglio
bene Ale! Anch’io Cla! >> le interruppi imitando le loro voci,
per impedire che iniziassero a litigare tra loro per l’ennesima volta.
Scoppiarono a ridere ma le
zittii quando sentii un rumore conosciuto. La suoneria del cellulare!
Inscenai una stupida lotta con le gemelle, che dimentiche dell’astio
nei loro confronti, si erano alleate per non farmi arrivare al
cellulare.
<< Finitela! >>
esclamai isterica, strappandolo dalle mani di Alessandra e dando una
botta a Claudia. Forse era...! Trattenni il respiro e saltellai per la
stanza, cercando di fare un balletto per la felicità. Nemmeno quando
cappottai riuscii a spegnere quell’euforia che mi aveva colpito.
<< Oddio sei davvero
imbarazzante quando sei felice >> mi avvertì Ale ridendo.
<< Ma si può sapere
chi è? >> domandò Claudia ammiccando.
Guardai il cellulare e il
sorriso si spense.
Nana com’è
andata la passeggiata sulla montagna di ieri? Sei ancora viva o ti
hanno mangiato i lupi? Nick ;)
Era Nicola. Sapevo che non
era giusto, ma dentro di me ero delusa che non fosse Flavio. Quei
giorni Nicola mi aveva scritto molti messaggi. Era stato davvero carino.
Gli risposi e poi mi
ributtai sul letto più musona che mai.
Le due gemelle si
scambiarono un’occhiata esasperata. << E chi la regge altri due
giorni in questo stato? >> disse Ale e Claudia annuì,
ridacchiando.
Qualche ora dopo convinsi i
miei a lasciarmi girovagare per il paese invece di andare in montagna e
mentre camminavo infagottata nel mio cappotto e nella mia sciarpa con
il vento che mi sferzava il volto (quanto odiavo il freddo d’estate!)
notai che in una delle vie secondarie c’era un internet point. La mia
salvezza!
Mi sedetti a uno dei
computer in un angolo riscaldato della sala e mi collegai a internet
per accedere a facebook decisa a sapere che notizie mi ero persa in
quei cinque giorni.
Ludovica si era impegnata
con un certo Daniele, Emma mi aveva impiastricciato la bacheca di
messaggi metà dolci e metà minacciosi, Nicola mi aveva taggato in un
link e Christian mi aveva invitato ad un evento. Mentre rispondevo alle
pazzie della mia migliore amica, la chat si aprì di scatto e quasi mi
venne un colpo apoplettico.
Flavio mi stava scrivendo!
Ehi Nana!
Il freddo della montagna ti ha congelato così tanto le dita da
impedirti di scrivermi un messaggio? :P
Repressi un gridolino di
gioia.
Qui non c’è
molto campo. Non prende quasi mai. E tu invece? Oddio forse ero stata troppo
diretta.
Lo sai che io
sono sempre a corto di soldi :D Rispose lui.
Ah già,
dimenticavo che ogni volta finisci anche i miei! Cercai
d’ignorare le occhiate perplesse di una ragazza ma non riuscivo ad
impedirmi di saltellare sulla sedia con un grosso sorriso.
Qui si
sente la mancanza della tua pazzia (:
Gli mancavo! Allora non era
arrabbiato! Tutto era tornato come prima, eccetto un bacio di troppo.
Certo ma quello poteva essere ignorato… credo.
Resisti,
tornerò tra pochi giorni :D
Due giorni dopo ero
sopravvissuta alle innumerevoli scampagnate per la montagna con la mia
famiglia ed ero tornata sana e salva in città. Emma mi aveva costretta
ad accompagnarla per i negozi del quartiere accanto al nostro, alla
ricerca di un nuovo vestito per la festa di compleanno che Christian
avrebbe dato tra pochi giorni a casa sua alla quale noi, ovviamente,
eravamo state invitate.
<< E allora ho detto
a Ludo che… Oh Alba! Guarda qui! >> esclamò a un tratto la mia
migliore amica interrompendo il suo spettegolare, afferrandomi per le
spalle e girandomi con forza.
<< Ehi! >>
protestai mentre mi trascinava vicino a un manichino del negozio.
<< Guarda che bella
questa gonna! Dobbiamo provarla! >> disse con voce stridula
dall’emozione.
<< Bleah, dici
quell’orrore? Non ci penso proprio >>.
Mi ribellai alla sua
stretta, mi voltai e rimasi pietrificata. Fuori dalla vetrina c’erano
Flavio e Mary e… si tenevano per mano. Mary stava sorridendo per
qualcosa che lui aveva detto e si alzò in punta di piedi per lasciargli
un leggero bacio sulle labbra, per poi indicare qualcosa nel negozio.
Sentii un grande peso opprimermi il petto così tanto che il respiro
quasi mancò. Cercai di nascondermi dietro il manichino con la gonna
orribile prima che potessero notarmi ma incontrai lo sguardo sorpreso
di Flavio.
Li salutai con un sorriso
forzato e un debole cenno della mano e mi fecero segno di raggiungerli.
<< Ciao Emma, Alba
allora sei tornata! >> esclamò Mary quando uscimmo dal negozio.
<< Ehm già >>
cercai di guardarli in volto, ma non riuscivo a distogliere lo sguardo
dalle loro mani intrecciate << Ci sono novità? >>
… perché non riflettevo
prima di parlare? Stupida e ancora stupida!
<< Oh Alba adesso
stiamo insieme e tutto questo grazie a te >> disse Mary contenta,
abbracciandomi.
<< Cosa? >>
<< Cosa? >>
<< Cosa? >>
Tre “cosa” furono esclamati
all’unisono, uno flebile e disperato, uno decisamente seccato, e uno
meravigliato. Ovviamente eravamo io, Emma e Flavio.
<< Cosa “cosa”?
>> domandò Mary, perplessa.
<< Che cosa… Argh! >> esclamò Emma
guardandomi con le mani fra i ricci capelli senza nascondere
l’irritazione che le avevano dato quelle parole.
<< Eh? >>
Ok, qui mi ero persa
anch’io.
<< Qualcuno mi vuole
spiegare che cosa c’entra Alba in questa storia? >> domandò
Flavio guardando Emma mentre mi minacciava di una morte lenta e
dolorosa solo con lo sguardo.
<< Niente! >>
strepitai ma Mary mi interruppe: << Ma sì, tesoro, se non fosse
stato per lei non avrei mai osato farmi avanti, timida come sono
>>.
Tesoro? Tesoro?! Ora vomito.
<< Un vero Guru
dell’amore, eh? >> mormorai con una tono d’isterismo nella voce
ed Emma mi guardò con le scintille che uscivano dagli occhi: sembrava
fosse stata impossessata da un demone.
Flavio mi guardò
indecifrabile e non riuscii più a staccare lo sguardo dal suo. Sembrava
all’improvviso così freddo e sentii gli occhi pizzicarmi di lacrime.
<< Okaaaaay… ora noi
andiamo! >>
Emma, capendo al volo il
mio stato d'animo, mi trascinò via dalla nuova coppietta e poi mi
assalì: << Lo hai lasciato in pasto a quella gatta morta?!
>>
<< Ma non era tua
amica? >> ribattei con tono mogio.
<< No, io la odio a
quella! >> sbottò lei cambiando in due secondi l’opinione di anni
<< Nessuno può fare soffrire la mia migliore amica! >>
Le lacrime che avevo
trattenuto, sdrabordarono dagli occhi e mi rigarono le guance.
Abbracciai Emma stretta mentre il pensiero correva a quelle mani intrecciate in cui la
mia sarebbe stata solo di troppo.
<< Io credo che… oh
insomma, lui mi piace >> le confessai mentre mi asciugavo il
volto.
Mi guardò dritta negli
occhi: << Lo so, Alba. Ma perché diavolo tu te ne sei accorta
così tardi? >>.
<< Davvero non lo so
>>.
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Capitolo 6 *** Tinte fregatura e abiti eleganti ***
Tinte
fregatura e abiti eleganti
Mi
osservai allo specchio e quella che vidi mi sembrò un’altra persona.
Quei capelli neri non erano i miei, non sembravo più me stessa. Fare
una tinta per assomigliarLe
non avrebbe risolto nessuno dei miei problemi, anzi me ne avrebbe
causati altri: se i miei mi avessero vista in quelle condizioni
avrebbero dato sicuramente di matto. Uscii dal bagno e mi diressi di
soppiatto in camera dove tirai un sospiro di sollievo perché non mi
aveva vista nessuno.
Avevo combinato proprio uno stupido pasticcio.
<< Argh! >>
Un urlo mi perforò le orecchie mentre cercavo il mio largo basco nero
per coprire lo scempio che avevo fatto alla mia testa. Mi girai di
scatto per vedere Alessandra guardarmi allibita.
<< Che cavolo hai fatto? >>
<< Era solo una prova >> borbottai nascondendo il misfatto
sotto il cappello << Tanto tra qualche lavaggio si toglierà
>>.
Lei rimase per un attimo a guardarmi con il capo inclinato da una parte
e poi si avvicinò per sistemarmi una ciocca sfuggita dal cappello.
<< Grazie >>.
<< Se mamma ti vede così le prenderà un colpo >> disse
ridacchiando.
Sospirai sedendomi sul letto: << Lo so >>.
<< Stasera vuoi andare conciata così alla festa di Christian?
>> mi domandò Ale sedendosi accanto a me.
Annuii incerta e lei mi prese per mano. << Forza allora,
sbrigati! Esci prima che tornino mamma e papà. Dopo avrai tutto il
tempo che vuoi per farti mettere in punizione >>.
Le sorrisi raggiante e la stritolai in un abbraccio soffocante. Ero
davvero fortunata avere una sorella maggiore come lei!
Mentre mi avvicinavo all’armadio per prendere i vestiti, la sua voce mi
bloccò: << Però ti coprirò solo a una condizione… >> disse
con uno sguardo strano.
<< Cos… no! >> risposi capendo a cosa alludeva << Non
ho nessuna intenzione di mettermi il vestito che mi avete regalato tu e
Claudia! >>.
<< Oh, e perché? >> domandò osservandosi le unghie della
mano sinistra, facendo l’indifferente. Ormai sapeva di avermi in pugno,
quella sorellastra ricattatrice!
<< Perché si! >> sbottai testarda << Insomma non è da
me, è troppo… troppo elegante, ecco. No, quel vestito non me lo metto
>> conclusi con decisione.
<< Peccato >> disse Alessandra con tono mellifluo <<
Questa sera i tuoi amici saranno tutti a divertirsi mentre tu sarai
costretta in casa a sentire i rimproveri di nostra madre >>.
Le lanciai un’occhiata truce: << Che cos’hanno di male questi
vestiti? >> sventolai quelli che avevo in mano.
Lei guardò con orrore i miei shorts di Jeans e la mia canottiera
arcobaleno piena di paillette.
<< Stai scherzando, vero? >>
<< No >> risposi seria.
<< No vestito, no party >> cantilenò Ale.
<< Ok! Va bene, hai vinto! >> le concessi esasperata e lei
sorrise trionfante << Però i tacchi non me li metto! >>.
Così andai alla festa di Christian con indosso lo stupido vestito
che mia sorella, con l’aiuto della sua perfida gemella, mi avevano
infilato a forza. Non era male, ma non era decisamente da me. Era senza
spalline, con una morbida gonna corta e una fascia sotto il seno che lo
stringeva facendolo apparire più grande. Con il trucco e le ballerine
rosa ai piedi sembravo una barbie.
Argh! Il cappello dalla testa però non era riuscito a togliermelo
nessuno.
<< Alba?! >> il festeggiato mi accolse con una faccia
stupita << Sei… wow! >> esclamò osservando il mio corpo.
<< Grazie Chris! >> dissi seccata dandogli un pugno leggero
sul braccio, poi gli porsi il mio regalo - un costoso profumo della
Calvin Klein che avevo fatto insieme a Emma - e mi sporsi a dargli un
bacio sulla guancia << Buon compleanno! >>.
Lui sorrise e dopo avermi ringraziato, mi fece entrare.
La sua casa era davvero grande dato che era costruita su due piani e
aveva anche un giardino sul retro. La festa era già iniziata da qualche
tempo: le torture delle mie due sorelle mi avevano fatto ritardare per
più di una buona mezz’ora (eravamo riuscite a uscire appena in tempo
prima che tornassero i nostri genitori). Nel salone c’erano già molte
persone che ballavano seguendo il ritmo della canzone Waka Waka di
Shakira.
Mi avvicinai al tavolo posto in un angolo della sala dove era sistemato
il cibo e mentre mi rifornivo di pizzette, salutai molti dei miei
amici.
<< Ehi Nana! >> mi salutò Ludovica quando la raggiunsi
della parte delle bevande << Sei davvero bella stasera >>
disse facendomi l’occhiolino mentre prendeva un bicchiere d’aranciata
<< Ma perché quel cappello? >>.
<< Ehm… storia complicata >> mi guardai intorno con una
certa agitazione << Dove sono gli altri? >>
<< Mary è lì, vicino a Chris >>.
Ludo indicò un punto alla nostra destra e la vidi: era davvero bella nel suo
corto vestito nero con la gonna vaporosa, i tacchi e i capelli neri
(lucenti e non fintamente tinti) acconciati in tanti boccoli. Mi sentii
ancora più stupida. Davvero avevo pensato che sarei riuscita ad
assomigliarle? Sembravo solo una sua brutta copia riuscita male.
Io ero Alba Maggio e basta.
<< Invece Emma non è ancora arrivata e… Nicola, eccolo lì! Cè
anche Flavio >>.
Cercai di ignorare la stretta alla stomaco che mi provocò quel nome e
sgranocchiai una manciata di patatine.
Mi voltai per vedere i miei due amici. Flavio, per fortuna era girato:
anche di schiena potevo vedere quanto fosse bello con i capelli ribelli
sistemati con il gel e quella camicia bianca infilata nei Jeans scuri.
Il mio sguardo si soffermò per un attimo sul suo fondoschiena e poi,
quando lo rialzai scuotendo la testa per schiarirmi le idee, notai Nick
guardarmi con la stessa espressione da pesce lesso che aveva fatto
Chris all’inizio. Incontrai il suo familiare sguardo castano, adesso
interrogativo, e lui s’indicò la testa in una muta domanda. Feci
spallucce e mi allontanai prima che potesse chiamare un certo suo amico
dai capelli rossicci vicino a lui per fargli notare la mia presenza.
Non me la sentivo di affrontarlo. Ero ancora indecisa se scoppiargli a
piangere davanti o mollargli un pugno sul naso.
...Oppure avrei potuto chiuderlo in
uno stanzino e levargli quella camicia...
Zitti
ormoni impazziti!
Rimasi a chiacchierare per qualche tempo con gli amici della squadra di
calcio del festeggiato ma non potei resistere a lungo... Faceva davvero
molto caldo quella serata! Salii al piano di sopra ed entrai nella
camera di Chris. Dopo essermi accertata che non ci fosse nessuno, mi
sfilai il capello e scossi la testa lasciando che i capelli neri mi
ricadessero sciolti sulle spalle. Rimasi lì, appoggiata al davanzale
della finestra mentre il tiepido venticello serale mi accarezzava il
volto.
All’improvviso la porta dietro di me si aprì di scatto e la mia
migliore amica comparì sulla soglia.
<< Ecco dov… Alba?! >> mi guardò stralunata.
<< Emma >> fu l’unica cosa scema che riuscii a dire. Mi
passai una mano tra i capelli in un gesto nervoso che a lei non sfuggì.
<< Ma… quando sei arrivata? >>
<< Adesso. Ti stavo cercando per il regalo di Chris… >>.
<< Gliel’ho già dato >>.
<< Che cavolo hai fatto ai capelli? >> domandò
richiudendosi la porta alle spalle e avvicinandosi.
<< Avevo voglia di cambiare >> ribattei con voce decisa,
come se la cosa mi fosse indifferente. Sperai che avesse creduto a
quella bugia ma dal suo sguardo eloquente capii che non l’aveva bevuta.
<< Sì certo, come no! >> disse roteando gli occhi e poi
aggiunse quasi mormorando tra sé e sé: << Invece scommetto che in
questo cambiamento centra qualcuno >>.
Scossi con forza la testa e lei ridacchiò. Mi afferrò la mano e rimase
a guardarla. << E che fine ha fatto lo smalto colorato che porti
sempre? >> fece un melodrammatico sospiro << Vabbé adesso
scendi giù con me e lascia qui quel brutto cappello! >>.
<< Ma… >>
<< Niente ma, nessuno noterà i capelli, sta tranquilla. Con
questo vestito sei un vero schianto! Scommetto che sono state le tue
sorelle, eh?! >> la sua allegra risata mi contagiò.
Quando scendemmo al piano di sotto la tranquilla festa che avevamo
lasciato per qualche minuto era decisamente degenerata. Gli invitati si
erano raddoppiati e quelli che prima erano sobri non lo erano più.
Cercai di sedermi su uno dei divanetti del salotto al riparo dalla luce
ma un po’ perché erano stati tutti prontamente occupati da coppiette
affette da sbaciucchiate acute, e un po’ perché Emma mi costrinse con
le minacce a seguirla, mi ritrovai nel giardino dove molte persone si
scatenavano a ritmo di musica. Per fortuna i genitori di Christian
avevano avvertito il vicinato della festa, altrimenti chissà quante
proteste gli sarebbero arrivate con tutto questo chiasso.
Vicino la porta finestra, cioè a pochi passi da noi, vidi comparire una
testa dai capelli rossicci molto familiare, così trascinai Emma
nell’angolo più lontano e meno illuminato del giardino.
Ballammo per chissà quanto tempo e per un po' riuscii anche a scordarmi
dei miei problemi. A un tratto Emma scomparve, così mi ritrovai sola e
mi scontrai contro un corpo. Delle braccia mi impedirono di cadere a
terra e un forte profumo mi stordì, prima che potessi allontanarmi
delle labbra catturarono le mie in un bacio passionale.
Sapevo che era tutto sbagliato ma non potei fare a meno di abbondarmi a
lui.
Quando la mancanza di ossigeno ci costrinse a separarci incontrai gli
occhi di Flavio e nel buio riuscii a leggere una leggera confusione nel
suo sguardo appannato. Era davvero ubriaco. Probabilmente brillo
com’era mi aveva scambiato per Mary…
<< Sei… sei bella… >>
Riuscii a stento a comprendere il suo mormorio strascicato prima che si
riavvicinasse alle mie labbra. Il cuore aveva preso a battermi
all’impazzata.
La voglia di mollargli un pugno sulla sua splendida faccia aveva per un
attimo surclassato quella di piangere. Sì, prima avrei menato a lui e
poi sarei andata a buttarmi da un ponte con la consapevolezza che
quello che provavo per lui non era una semplice attrazione o cotta, mi
ero definitivamente innamorata del mio migliore amico.
Quell’appellativo non andava più bene per me.
Mentre la sua lingua s’intrecciava nuovamente alla mia sentii un enorme
peso sul petto.
No.
Era sbagliato.
Io ero sbagliata.
Lui non stava baciando me ma la persona che credeva che fossi.
Lo allontanai e scappai prima che potesse dirmi qualcosa, prima che
potesse capire davvero chi fossi e confermare quel pensiero che mi
faceva tanto male.
Nicola m’intercettò appena rientrai in casa.
<< Alba che è successo? >> mi domandò preoccupato <<
Hai una faccia… >> aggiunse a mo’ di spiegazione.
<< Non mi sento tanto bene >> sussurrai.
<< Vuoi che chiamo qualcuno? Là fuori ho visto Flavio… >>.
<< No! >>.
A quel nome finalmente le lacrime che avevo trattenuto fino a oggi per
quella situazione iniziarono a rigarmi il volto.
L’amore faceva davvero schifo!
Abbracciai il mio amico e mi confortai con il calore del suo petto
mentre lui ricambiava la stretta senza un attimo di indecisione.
<< Non preoccuparti, adesso ci penso io a te >>.
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Capitolo 7 *** Chiodo NON scaccia chiodo ***
Chiodo NON scaccia chiodo
Quella sera io e Nicola passammo molto tempo insieme dato che
rimase con me ad aspettare l’arrivo delle mie sorelle per tornare a
casa. Mi asciugò tutte le lacrime che avevo versato e grazie al suo
sorriso riuscii per un attimo a risollevarmi il morale e a evitare di
pensare a tutti i casini che avevo combinato. Tinta e bacio compresi.
Come avevo previsto mamma, appena mi vide, mi mise in punizione: mi
proibì le uscite serali per un tempo indeterminato, staccò il computer
per una settimana e mi scorticò la testa per aiutarmi a lavare via il
nero dai capelli. Il risultato fu che rimasi per molto tempo maculata
di castano scuro ma alla fine tornai al mio naturale biondo.
Uno dei pomeriggi di libera uscita Nicola m’invitò a stare un po’
insieme e io accettai. Emma era partita e lui era uno dei pochi rimasto
a farmi compagnia. Fu un pomeriggio libero da ogni pensiero che mi
rendeva triste... ma sapevo che la pace sarebbe durata poco.
Decidemmo di andare al giardino zoologico.
Era da quando ero piccola che non ci andavo e mi divertii moltissimo,
specialmente a farmi le foto con le figure di cartone degli animali.
<< Ti prego, ti prego, ti preeeego! >>
<< No >>
<< Dai, dai, dai, dai! >>
Nick roteò gli occhi e sbuffò esasperato: << E va bene! Però
questa è l’ultima, eh! >>.
Con un grande sorriso lo trascinai verso le sagome delle scimmie e dopo
aver messo la mia testa su un lemure e lui su un babbuino, ci facemmo
fare l’ennesima foto.
<< Oddio, guarda che facce! >> dissi ridendo mentre
guardavo la foto sul mio cellulare che un’innocente passante aveva
accettato di scattare.
<< Se avessi saputo che saremmo finiti a fare questa cosa
imbarazzante non avrei mai accettato di venire qui con te >>
borbottò lui scontroso << Se solo osi mettere quelle foto su
facebook ti ammazzo >>.
Gli pizzicai un fianco e lui protestò.
<< E dai, fammi un sorriso! >> dissi con tono scemo.
Iniziammo a fare una lotta a colpi di solletico e ben presto ci
ritrovammo a ridere tutti e due come pazzi.
Una signora dai capelli completamente bianchi passò di lì con un
bambinetto attaccato al braccio e commentò la scena con un: <<
Che carini! >>.
Io e Nick ci guardammo per un attimo in faccia e scoppiammo a ridere
un’altra volta ancora.
Quando riuscii a calmare la ridarella e a riprendere fiato, dissi:
<< Dai andiamo a vedere le giraffe! >> e lo trascinai via.
Quando finimmo di girare per lo zoo, ci dirigemmo verso il parco lì
vicino. Nick mi prese una mano quando entrammo ed io lo lasciai fare
mentre passeggiavamo chiacchierando tra gli alberi.
<< … così ho detto a quella scimmia di mia sorella Claudia che
ero stata io a rompere la sveglia e ho quasi rischiato di beccare quel
rottame in testa e poi Ale… >>.
<< Alba? >> m’interruppe Nick all’improvviso.
<< Mmm? >> mi girai verso di lui per vederlo guardarmi
intensamente. Si era fermato e sembrava avere un’aria strana. Mi
riavvicinai a lui un po’ preoccupata. << Nick, va tutto bene?
>>
<< Mai stato meglio di così >> mi rispose sistemandomi
dietro l’orecchio una ciocca di capelli ribelle.
Un silenzio strano cadde su di noi mentre ci sorridevamo.
Anche una delle scimmie che avevamo visto nella gabbia di prima si
sarebbe accorta di quello che stava accadendo. Nick stava cercando di
trasformare quella che era sempre stata la nostra amicizia in qualcosa
di più. Lo avevo intuito da dopo la festa ma adesso tutto questo era
una conferma. Per tutto il tempo allo zoo mi era stato più vicino del
consentito e ogni occasione era buona per sfiorarmi e poi, conoscendolo
bene da tanto, sapevo che quello sguardo era quello che indossava
quando doveva fare colpo su una ragazza.
Era davvero lusinghiero ricevere le sue attenzioni (Nick era pur sempre
un bel ragazzo dai capelli scuri come i suoi occhi e il fisico ben
messo) e poi nelle relazioni con i ragazzi quella era la parte che mi
piaceva di più. Poi arrivava l’emozione dei primi baci e dopo qualche
settimana – che di solito non diventavano più di tre – mi ero già
stufata di tutto. Era per questo che ero sempre io a lasciare i
ragazzi. Non sapevo ancora se era un bene o un male ma preferivo
pensare a favore della prima opzione.
Forse con Nick niente di questo sarebbe successo. Con lui ero e sono
sempre stata bene… dopotutto era uno dei miei amici più stretti, no?
Peccato che si è svegliato nel
momento sbagliato. Sussurrò nella mia testa una vocina dal tono
irritante.
Sì questo è perché sono diventata una
stupida masochista!
“Perché, perché, perché dovevo andarmi ad innamorare proprio del mio
miglior amico?! Quel bacio… poi quel bacio è stato il colpo di grazia!
E nel vero senso negativo della parola: una condanna a morte per il mio
cuore… e aggiungerei anche per il mio cervello dato che a forza di
tutto questo pensare mi verrà un terribile mal di testa!”
Scossi la testa per scacciare quelle voci moleste e impertinenti dalla
mia mente.
Nick si accorse della mia mossa. << Tutto ok? >>.
<< Sìsì >> mi affrettai a rispondere con allegria <<
Nick, grazie. Mi sto divertendo moltissimo >>.
<< E io sono contento di questo, non devi ringraziarmi >>
disse con un sorrisetto che gli illuminava gli occhi << ma… mmm…
c’è qualcosa che non va. Sei troppo pensierosa e troppo poco pazza
>> osservò e io commentai con un ringraziamento, questa volta
ironico però << è per le lacrime che ho visto alla festa di
Chris, vero? >> continuò lui.
Cercai di nascondere il turbamento che mi avevano provocato quelle
parole.
<< Ehi avevamo deciso che non avresti più accennato a quel fatto.
Non sia mai che si sparga la voce in giro che Alba Maggio sia diventata
una mammoletta piangente! >>
<< Mammoletta?! >> scoppiò a ridere.
<< Sì e io non lo sono! >> dissi spintonandolo per scherzo
e facendolo finire seduto contro una panchina che si trovava lì vicino.
<< Davvero Alba con quelle lacrime sembravi ancora più poppante
di quello che già sembri >> ribatté lui con un ghigno, tirandomi
a sedere vicino a lui.
<< Che cosa hai detto? Adesso ti levo quello stupido sorriso
dalla faccia! Come osi Nicola Marchiasi! >>
Mi tuffai su di lui per ingaggiare l'ennesima lotta a colpi di
solletico all’ultimo sangue. Purtroppo, essendo davvero troppo minuta
in confronto a lui, mi ritrovai presto nella stretta delle sue braccia
senza neanche essere riuscita a toccarlo.
Mi guardò beffardo: << E adesso? >> sussurrò con una voce
improvvisamente roca.
L’atmosfera intorno a noi si era fatta carica di una strana elettricità.
Il telefono iniziò a suonare e dopo averlo preso dalla tasca dei corti
Jeans vidi chi era che mi stava cercando. Era Flavio! Il cuore mi balzò
in gola e lo stomaco si strinse in una dolorosa morsa per la sorpresa.
Perché diamine mi stava chiamando?! Dopo una settimana di silenzio
pensava forse che una semplice chiamata sarebbe bastata per sistemare
ogni cosa? … Dio, da quando mi ero innamorata di lui era diventato
tutto così complicato! Io ero diventata una contraddizione vivente.
Rifiutai la chiamata, misi via il cellulare e tornai a guardare Nicola.
<< Non rispondi? >>
Scossi la testa.
<< Chi era? >> mi chiese allora curioso.
<< Nessuno d’importante >>
Ecco un’altra morsa allo stomaco per quella bugia. Ahio! Questa aveva
fatto male! Che razza di autolesionista che ero diventata…
<< Alba tu mi piaci >>
Quelle parole non ebbero l’effetto che avrebbero dovuto avere
normalmente...
Cercai di non pensare che forse era perché era la persona sbagliata a
pronunciarle.
Non risposi e quando Nick si avvicinò non mi spostai. Lasciai che mi
prendesse il volto tra le mani e che poggiasse la sua bocca sulla mia.
All the single lady,
all the single lady,
now put your hands up!
Il telefono riprese a suonare ma ignorai la voce di Beyonce che
continuava a cantare.
Ricambiai il bacio.
Le sue labbra erano davvero morbide, sapeva baciare bene e i posti
giusti dove poggiare le mani. Mentre le sentivo vagare sui miei fianchi
e il respiro si faceva involontariamente corto seguendo la scia degli
eventi, chiusi gli occhi e mi lasciai andare finalmente.
Adesso eravamo dappertutto e da nessuna parte, in quell’assurdo e
bellissimo luogo in cui ti ritrovi quando baci appassionatamente
qualcuno. Ero completamente circondata da lui. Sentivo le dita delle
sue mani intrecciarsi nei miei capelli e io portai una mano sulla sua
nuca giocherellando con i suoi corti capelli rossi e l’altra sulla sua guancia
alla ricerca della fossetta
del suo sorriso…
Flavio.
Quando ci staccammo per riprendere un po’ d’aria
inspirai forte il suo odore e qualcosa andò storto. Quello non era il
suo profumo. Da quando ne portava uno così fastidiosamente dolce?
Mi divincolai da quella stretta diventata improvvisamente così
soffocante scattando in piedi e aprii gli occhi per trovarmi davanti un
Nick ancora seduto sulla panchina con un’espressione un po’ confusa sul
volto.
Fu davvero un trauma tornare alla realtà e capire che non era Flavio
quello che mi stava baciando con così tanta dolcezza come avrei voluto
che facesse.
Avevo combinato l’ennesimo pasticcio.
La suoneria incessante che fino ad allora avevamo continuato a ignorare
finalmente cessò e il suo silenzio fu accompagnato dal suono di una
voce familiare.
<< Che diavolo stai facendo? >>
Mi girai di scatto per vedere Flavio (e questa volta non era la mia
ennesima allucinazione ma era lui in carne e ossa!) che riponeva nella
tasca dei Jeans il telefono che aveva usato fino a poco prima per
chiamarmi, guardarmi con rabbia, tanta rabbia. Il mio cuore inizio a
battere all’impazzata alla sua vista. Quant’era bello! Però mai lo
avevo visto con quello sguardo così e troppo tardi mi accorsi che non
rivolto a me ma era riservato interamente a Nick.
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Capitolo 8 *** Fragile apparenza ***
Fragile apparenza
Avete
presente la teoria del piano inclinato? No? Ve la spiego. Se mettete
una pallina su un piano inclinato la pallina comincia a scendere, e per
quanto impercettibile sia l'inclinazione, inizia correre e correre
sempre più veloce. Fermarla, è impossibile. Ma per fortuna gli uomini
non sono palline: basta un gesto, un'occhiata, una frase qualsiasi a
fermare il corso delle cose.
Se gli sguardi avessero
potuto uccidere le persone ero sicura che Nicola sarebbe morto
fulminato all’istante per come Flavio lo stava guardando.
<< Devi lasciar
stare, Nick >>
<< Non sono affari
tuo Fla! >>
<< Tu non ti rendi
conto… sei forse impazzito? >>
Erano in piedi uno di
fronte all’altro e io seguivo la scena come una spettatrice di una
partita di tennis: il mio sguardo saettava prima su un volto e poi
sull’altro a seconda di chi parlava, e ogni volta che si soffermava su
Flavio non potevo impedire alle mie guance di colorarsi.
Che confusione! Ma di che
cosa stavano parlando?
<< Ripeto: non sono
affari tuoi >> disse Nicola scandendo bene ogni parola come se
parlasse a una persona dura d’orecchi << Non ho bisogno del tuo
permesso >>.
<< Il mio…? >>
Flavio lo guardò stralunato << Tu le farai del male! >>
<< Ha parlato il
paladino della giustizia! >> ribatté Nick con spavalderia ma lo
vidi impallidire un po’ e lanciarmi un’occhiata nervosa. Sembrava come
se si stesse nascondendo da qualcosa che Flavio sapeva…
Ehi, un momento!
<< Io non sono
invisibile! >> sbottai all’improvviso attirando l’attenzione dei
due su di me << Mi potreste spiegare di cosa state blaterando?
Non perché se è così me ne posso anche andare a casa invece di starvi a
sentire parlare per enigmi come le Sfingi >>
Flavio rivolse un
sorrisetto – molto inquietante, a mio parere – a Nicola: <<
Avanti Nick, Alba vuole delle spiegazioni. Perché non inizi tu?
>>
<< Non capisco di
cosa tu stia parlando >> rispose l’altro incrociando le braccia
sotto al petto << Perché non te ne torni da dove sei venuto e ci
lasci in pace? >>
Flavio ignorò l’ultimo
commento. << Bene allora glielo dirò io >> si voltò verso
di me guardandomi con uno sguardo misto tra il rammarico e la rabbia
<< Devi sapere che il tuo caro amichetto ti sta solo prendendo in
giro >>.
Lo guardai sorpresa.
<< Non ascoltarlo
Alba… è solo invidioso di quello che posso avere io >> ribatté
Nicola acido.
Cosa? E questa frase
velenosa da dove gli era uscita?!
Ero quasi sicura di essere
finita dentro una soap opera.
<< Te lo concedo
>> disse Flavio con una strana calma << Ma perché non gli
dici di Mary? >>
<< Mary? E che
c’entra adesso lei? >> esclamai con voce stridula. Solo il suono
di quel nome mi aveva fatto scattare.
Che razza di situazione! Mi
sembrava di essere circondata da una gabbia di matti… con i miei
migliori amici che sproloquiavano di chissà cosa.
<< Li ho sentiti. Lui
e Mary si sono messi d’accordo. Doveva fare il cascamorto con te
>> rispose Flavio con la voce piena di disprezzo.
<< Dai, davvero vuoi
credere a queste stupidaggini? >> mi disse invece Nick.
Lo ignorai e guardai Flavio
intensamente. << E perché avrebbe dovuto farlo? >>
<< Per tenermi
lontano da te >>.
<< Ahahah bella
questa! >> mormorai con tono sarcastico.
L’espressione sul suo volto
rimase serissima. << E’ vero >>.
Smisi di ridacchiare di
colpo.
Ok, questo era anche troppo!
<< Voi siete matti,
matti! >> urlai un po’ troppo l’ultima parola << Quando
avete finito di delirare ci sentiamo, ok? Ma per adesso… addio! >>
Nick tentò di fare un passo
verso di me ma lo freddai con lo sguardo. Li superai cercando di
mantenere un’espressione composta e presi a camminare a grandi falcate
verso l’uscita del parco borbottando tra me e me imprecazioni contro
Nick, Flavio, Mary e il mondo intero. E per fortuna che la giornata era
iniziata bene…
<< Alba aspetta!
>>
<< Flavio, no!
>>
Non ero lucida. La rabbia
stava montando a mille. Che cosa mi stava a significare tutta quella
storia? Oh, se solo Emma fosse stata qui! Lei avrebbe saputo come
risolvere le cose. Dopo l’avrei chiamata per rimproverarla per avermi
abbandonato qui in città mentre lei se la spassava al mare in Sardegna.
<< Alba! >>
<< NO! >>.
Proprio quando stavo per
raggiungere l’uscita Flavio riuscì ad afferrarmi per un braccio e mi
strattonò, costringendomi a fermarmi.
<< Lasciami! Mi fai
male! >> sibilai con gli occhi improvvisamente lucidi di lacrime.
Sbattei le palpebre più volte per scacciarle. Non avrebbe avuto senso
piangere proprio ora.
Flavio sobbalzò e mi lasciò
di colpo come se si fosse scottato.
<< Scusami >>
sussurrò mentre mi massaggiavo il braccio arrossato << ma devi
ascoltarmi >>
<< Non voglio >>
<< Insomma smettila
di fare la bambina capricciosa e ascoltami, Alba >> disse
rialzando la voce e afferrandomi per le spalle. Questa volta il suo
tocco fu così delicato che riuscì a destabilizzarmi. Dio com’ero
diventata dipendente di lui! << E’ la verità, spiacevole certo,
ma lo è >> iniziò con un sospiro << E mi dispiace davvero
di essere stato io a dirtela… >>
<< Potevi anche non
farlo >>
Roteò gli occhi per la mia
lingua tagliente. << Certo e poi lui avrebbe giocato con il tuo
cuore fino a romperlo >>.
<< E a te che
t’importa?! >>
Mi guardò meravigliato:
<< A me importa di te, Alba! >>.
Gli lanciai un’occhiata
rabbiosa che lo fece indietreggiare impercettibilmente, anche se la
stretta sulle mie spalle era sempre ferma.
<< Certo Flà… con le
parole siamo tutti bravi, ma poi i fatti? Tu sei sparito! >>
scandii bene l’ultima parola << S p a r i t o >>.
Si passò una mano tra i
capelli per scompigliarli in un gesto nervoso e mi guardò con quei suoi
occhi così castani.
<< Io proprio non ti
capisco Alba >>
<< Cosa? Cosa non
capisci? Il fatto che tu non mi abbia parlato per giorni? >>
<< Alba sei stata tu
a fare tutto. Tu sei scappata, mi hai evitato e poi sono venuto anche a
sapere che tu - proprio tu! - mi avevi spinto tra le braccia di
un’altra. Che senso avrebbe avuto fingere? >>
La mia rabbia svanì di
colpo e sentii una strana sensazione artigliarmi il petto al suono di
quelle parole. Mi sentivo come svuotata da ogni cosa.
<< E questo cosa
significa? >> sussurrai.
Flavio sospirò e chinò la
testa per guardarmi intensamente negli occhi. Era così vicino che
riuscivo a vedere le pagliuzze verdi nei suoi occhi, a contare le
piccole efelidi sul suo volto e a sentire il suo respiro scontrarsi
contro il mio. Adesso eravamo così vicini fisicamente, ma perché allora
sentivo che eravamo ancora così lontani?
<< Non ti chiedi
perché Mary ha detto a Nick di tenerti lontana da me? >>
Ma quando Flavio iniziò a
parlare mi sembrò di fare un passo dopo l’altro. Veloce, sempre più
veloce, iniziammo a correrci uno incontro all’altro e ad accorciare
quella distanza che ci aveva allontanato.
<< Perché? >>
mormorai con il cuore che batteva forte.
Ehi dove stai andando?
<< Perché è gelosa di
te. Gelosa del fatto che al primo posto nei miei pensieri ci sei sempre
tu >>.
Da lui. Stava andando da
lui.
<< Perché mi hai
evitato? >>
<< Non l’ho fatto. Ma
sì è vero mi sono allontanato, che altro potevo fare? Dopo quel bacio
vicino la gelateria di Mario ho capito perché nessuna ragazza mi
interessava più da tempo ma poi tu mi hai spinto da Mary e alla festa
di Chris sei scappata >> allora non era del tutto ubriaco! E,
cosa più importante, non mi aveva scambiata per Mary! << Non
riuscivo più a stare vicino a te sapendo che mi consideravi solo il tuo
miglior amico ma non volevo nemmeno rovinare la nostra amicizia…
>>
<< Ma io sono
innamorata di te >>
Mi tappai la bocca e
sgranai gli occhi. Che cosa avevano appena pronunciato le mie labbra
davanti a lui?!
Flavio ridacchiò. <<
Cosa? >>
<< E’ così! >>
ribattei con tono di sfida per la sua risata << Io Alba Maggio
sono innamorata di te, Flavio Silli! >>
Lui smise di colpo di
ridere. << Oh mio Dio, sei seria? >>
<< Si >>
<< Sul serio? >>
<< Si! >>
<< Davvero? >>
<< SI! Ma che ti sei
bevuto il cervello?! >>
<< E’ colpa tua
>>
<< Che? >>
<< La tua presenza mi
destabilizza >>.
Non feci in tempo a
ribattere che le sue labbra erano sulle mie, impegnate in un bacio
mozzafiato. Finalmente! Urlarono gli ormoni impazziti nel mio corpo
iniziando a ballare la conga dalla gioia.
<< Ti amo anch’io
>> mi sussurrò lui quando ci staccammo per riprendere fiato, a
pochi centimetri dal mio orecchio.
Intrecciamo le mani e
scoprii che s’incastravano perfettamente tra di loro. Quello era il
posto giusto. Ci guardammo a lungo negli occhi, sorridendo silenziosi.
E proprio mentre stava per
riavvicinare il suo volto al mio, me ne uscii con un: << Flà?
>>
<< Dimmi >>
<< Certo che sei
stato proprio un ritardato a dirmelo solo adesso! >> lo presi in
girò, ridacchiando.
<< Sta zitta e
baciami >>
Sorrisi ancora sulle sue
labbra e riprendemmo a baciarci, abbracciati stretti stretti.
La corsa finalmente era
finita, eravamo arrivati a noi.
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Capitolo 9 *** Il battito del cuore ***
Il
battito del cuore
Quell’estate era
ormai giunta alla fine, la scuola tra pochi giorni sarebbe iniziata e
io avrei frequentato il mio terzo anno di liceo scientifico
all’Aristotele.
In quei tre mesi c’erano
stati molti cambiamenti.
Il primo era che mi ero
innamorata del mio miglior amico e lui di me.
Stavamo insieme da due
settimane ma questa volta ero certa che la storia sarebbe durata ben
oltre le solite tre perché nessuno dei due aveva la minima intenzione
di lasciarsi, anzi! Passavamo molto tempo insieme eppure mi sembra
sempre troppo poco. Dato che andavamo a due scuole diverse facevamo
scorta per i giorni che non ci saremmo potuti vedere a causa dello
studio.
Inoltre il nostro gruppo di
sempre si era diviso.
Flavio non voleva più avere
niente a che fare con Nicola perché aveva cercato di ingannarmi. Mary
non mi sopportava più perché affermava che le avevo fregato il ragazzo
e di conseguenza, essendo Ludovica la sua miglior amica, si univa al
suo odio. Io da parte mia non riuscivo a sopportarle perché le
consideravo due stupide. Christian non voleva più vedere né me né
Flavio perché avevamo preso in giro sua cugina. Bel pasticcio, non è
vero?
Eravamo rimasti io, Flavio
ed Emma, la mia migliore amica, che avevo scoperto che supportava la
nostra coppia da molto più tempo di noi due stessi. Degli altri non
m’importava se loro erano con me.
<< Mi farete venire
il diabete con tutta questa dolcezza, attenti eh! >> disse Emma
in uno sbuffo mentre io e Flavio ci scambiavo l’ennesimo cazzotto in
seguito alle nostre solite discussioni. Anche se adesso era diventato
il mio ragazzo non aveva certo smesso di essere il mio miglior amico.
Ridemmo alle parole di Emma.
<< Davvero ci
preferisci in versione sbaciucchioni? >> disse il roscio affianco
a me sghignazzando.
Mi lanciai a dargli tanti
sonori baci sulle guance. Smack,
Smack, Smack!
Emma roteò gli occhi.
<< No, ok! Per carità! >>
Ridemmo ancora: ci
divertivamo troppo a esasperarla!
Lei ci guardò in cagnesco e
se ne andò dagli scalini dov’eravamo seduti.
Ci trovavamo nella
piazzetta del quartiere dove abitavamo insieme alla comitiva del
fratello maggiore di Flavio, Riccardo, tra cui c’era anche la mia
sorellona Alessandra. Ormai da quando il nostro si era diviso eravamo
entrati nel loro gruppo.
<< Sei davvero un
cafone Argentini! >> sentii sbraitare la voce di mia sorella.
Ci girammo per vederla
litigare con Leonardo, il miglior amico di casa Silli. Quei due erano
come cane e gatto: non facevamo altro che litigare, anche per le cose
più stupide.
<< Oh avanti, sempre
a fare la principessina tu! >> rispose Leonardo dai ribelli
capelli neri e gli occhi scuri dall’espressione beffarda.
<< Principessina… a chi?! >>
Flavio scosse la testa con
un sorriso e se ne uscì con una vera perla di saggezza: <<
Secondo me quei due finiranno per ammazzarsi… oppure s’innamoreranno
>>.
Una lampadina si accese
nella mia testa. << Sarebbero carini insieme, non è vero? >>
Flavio mi lanciò
un’occhiata sospettosa. << Quello sguardo da psicopatica mi dice
che il tuo cervello ne ha appena partorita un’altra delle sue >>.
Lo scossi per le spalle
rischiando di farci dare una capocciata. << Massì è perfetto! E’
un compito per l’agenzia dell’Alba dell’amore. Certo dovrei aggiungere
il tuo nome ma potrei sempre metterti come socio, tipo… >>
M’interruppi quando mi
accorsi che mi stava guardando allucinato.
<< Ma di che cosa
stai parlando? >>
<< Flavio, focalizza!
>> gli indicai mia sorella e Leonardo intenti a scannarsi
<< Leo, Ale… potremmo farli mettere insieme >>
<< Cos…? No, non se
ne parla! >>
<< Non vuoi fare il
Guru dell’amore? >>
<< Alba devo
ricordarti che cosa è successo l’ultima volta che ti è venuta in mente
un’idea del genere? Un casino! >> gli feci una linguaccia
<< Non sei stata molto professionale dato che ti sei innamorata
del ragazzo a cui facevi da presunto Guru >> mimò il gesto delle
virgolette con le mani quando pronunciò l’ultima parola.
<< Gelosone! Che hai
paura che m’innamori di Leonardo? >>
Flavio non rispose ma mise
su un cipiglio offeso. Cercai di trattenere un risolino.
<< Sei geloso!
Gelosooo! >> cantilenai nel suo orecchio. Con uno scatto si girò
e mi imprigionò tra le sue braccia impedendomi di scappare. <<
Non preoccuparti… a me piacciono i rosci >> sussurrai a un palmo
dal suo viso << Oddio potrei sempre incontrare il principe Harry
d’Inghilterra… >> sbattei le ciglia con fare innocente.
<< Sei proprio
terribile, lo sai Nana? >> Sorrisi persa nei suoi occhi castani e
ci baciammo ancora. Tutti i pensieri scomparvero e mi concentrai sul
battito impazzito dei nostri cuori. Vera musica per le mie orecchie.
<< Però ti amo >>
<< Sei proprio finito
nei guai, mio caro! >>
Fine
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