Boys in Love

di Lione94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Guru dell'amore ***
Capitolo 2: *** Gelosia, portami via! ***
Capitolo 3: *** La fase della negazione ***
Capitolo 4: *** Vendette pericolose ***
Capitolo 5: *** Ritorno con sorpresa ***
Capitolo 6: *** Tinte fregatura e abiti eleganti ***
Capitolo 7: *** Chiodo NON scaccia chiodo ***
Capitolo 8: *** Fragile apparenza ***
Capitolo 9: *** Il battito del cuore ***



Capitolo 1
*** Il Guru dell'amore ***



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Il Guru dell’amore





Mi sistemai gli occhiali scuri sul volto per impedire che il sole mi desse fastidio agli occhi e sbuffai scocciata mentre sentivo il caldo appiccicarmi i vestiti addosso.

Era una calda giornata d’inizio luglio e quel giorno ero stata in piscina con il mio gruppo di amici dal quale ero inseparabile. Stavamo insieme dalle medie e sebbene fossero già due anni che avevamo cambiato scuola per andare al liceo o all'istituto che più ci piaceva, eravamo ancora uniti come non mai.
Mi girai un attimo a guardarli e li vidi vicino al bar dall’altra parte della strada. I maschi, cioè Nicola, Flavio e Christian erano tutti presi a giocare a calcio con una lattina di coca cola mentre le femmine, Ludovica e Mary, stavano spettegolando su chissà cosa. Solo Emma era rimasta vicino l’uscita della piscina e sapevo che stava ascoltando dato che ci stava guardando spudoratamente.
Il ci eravamo io e Marco, il mio ragazzo coetaneo che lavorava lì come bagnino, il quale mi aveva fermato prima che uscissi perché doveva parlarmi.
Non stavo prestando molta attenzione al suo discorso fino a quando non percepii alcune parole. Alzai gli occhiali e trapassai i suoi occhi con il mio sguardo marrone.
Mi stava forse lasciando?
Davvero credeva di poterlo fare?
Lui lasciare me?
Ok, questo ancora non aveva capito con chi aveva a che fare. Prendete nota: Alba Maggio non la molla nessuno, al massimo è lei che lo fa.
<< Perché mi stai guardando così? >> mi domandò il ragazzo di fronte a me, interrompendosi.
<< Senti Marco, le tue scuse non m’interessano. Siamo stati insieme un mese ma adesso basta, siamo giovani e possiamo fare anche altre esperienze >> dissi con tono solenne, anche se mi stavo trattenendo per non ridere.
Marco mi guardò spiazzato: << Cosa? >>.
<< Ti prego di non insistere, non complicare le cose. Rimaniamo amici, ok? >> lo bloccai prima che potesse dire qualcos’altro. Feci un sospiro molto melodrammatico e dopo avergli lanciato l’ultima occhiata, lo piantai lì a domandarsi chi aveva lasciato chi senza riuscire bene a capire.
Fui subito agguantata per le spalle da Emma, la mia cosiddetta migliore amica.
<< Mio Dio, Alba, sei incredibile! Solo tu riesci a rigirare un discorso in quel modo. Povero Marco! >> esclamò e ridemmo insieme.
Già ero brava in quelle cose e non potevo farci niente! Con i ragazzi non resistevo più di due settimane, anzi era un miracolo che con Marco stavano per diventare tre. Si vede che non era quello giusto, d’altronde era davvero noioso sentirlo parlare tutto il tempo di se stesso.
E sempre ridendo attraversammo la strada per raggiungere gli altri.
<< Ehi Nana, che voleva Marco? >> disse Flavio, il mio migliore amico maschio da sempre, voltandosi a guardarmi e intuendo qualcosa dal mio sorriso << Aspetta, fammi indovinare? Chi ha lasciato chi? >>
<< Io ho lasciato lui, che domande! >> risposi con una scrollata di spalle e giocherellando indifferente con una ciocca dei miei capelli biondi.
<< E Brava Alba! >> esclamò Chris.
Feci un inchino: << Grazie >>.
Flavio scoppiò a ridere e mi diede una grossa pacca sulla spalla che per poco non mi mandò con la faccia dritta sul marciapiede.
<< Ma brutto…! >> esclamai e gli diedi un pugno sul fianco.
<< Ti prego Emma, liberami da questa pulce! >>.
Scoppiammo tutti a ridere per le sue parole.
D’altronde se avevo degli amici così che me ne facevo dell’amore?
Le ultime parole famose.
Emma mi trascinò via, mi prese sottobraccio e seguimmo gli altri mentre si avviavano verso la fermata dell’autobus che ci avrebbe riportato a casa.
<< Beh adesso che hai lasciato quel broccolo dobbiamo trovarti un ragazzo come si deve! >> disse con enfasi lei.
Scossi la testa contrariata: << Basta con i ragazzi, meglio la vita da single! >> dichiarai solenne, poi la guardai mentre un’idea mi balenava nella testa << Con la mia grande abilità in amore potrei combinare qualche coppia! >>.
<< Ma sentila! >> Emma mi guardò dubbiosa << E chi vorresti far “accoppiare”, di grazia? >>.
Fece scorrere lo sguardo sul gruppo fino a fermarmi sul nostro miglior amico. Emma seguì i miei occhi e capì: << Flavio? >>.
<< Sì, è da troppo tempo che è single… e poi meglio trovargli una ragazza che sia nostra amica e che non ce lo porti via, piuttosto che una brutta gallina, no? >>
<< Accipicchia che ragionamento… ci sei arrivata tutta da sola? >> borbottò Emma sottovoce.
<< Ti sentooo >> cinguettai dandole una botta sul braccio e poi tornai a guardare Flavio << Per lui ci vorrebbe una come… >>
<< Come te >> suggerì lei pronta ma non la ascoltai.
<< E io che c’entro? No, direi una come Mary >> decretai alla fine osservando la mia amica dai corti capelli neri.
Sarebbero stati perfetti insieme: lei timida, lui gentile. Una coppia d’altri tempi da far invidia a tutti!
<< Chris ti ucciderà >> disse Emma ricordandomi del cugino geloso.
<< Dai, non essere così pessimista >>.
Sebbene Emma non fosse convinta, niente poteva fermarmi. Ormai avevo deciso: avrei creato  la coppia perfetta e sarei diventata il Guru dell’amore, tutti sarebbero venuti a chiedermi consigli e io, naturalmente, li avrei dispensati a suon di quattrini.
<< Alba? Terra chiama Alba, ci sei? >>
Emma tentò di risvegliarmi dalle mie fantasie ma ormai ero partita in quarta.
L’Alba dell’amore… ecco il fantastico nome della mia agenzia per cuori solitari!
Ovviamente se avessi saputo che quell’idea folle mi avrebbe portato alla rovina non avrei mai cercato di realizzarla, ma si sa che quando uno è matto si mette nei guai con le sue stesse mani.

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Capitolo 2
*** Gelosia, portami via! ***






Gelosia, portami via!





Il caldo infernale ormai era definitivamente arrivato e noi povere anime prave che ancora ci trovavamo in città per causa di forza maggiore (vedi genitori al lavoro) avevamo deciso di rifugiarci, almeno per il fine settimana, nella casa al mare di Flavio, che si trovava solo a un’oretta di distanza dalla città e che quei giorni era libera perché i suoi genitori sarebbero andati a trovare alcuni parenti lontani.
Mentre ci sistemavamo nella casa, Nicola domandò: << Flavio perché non è venuto anche Riccardo? >>.
Riccardo era il fratello maggiore di Flavio e aveva diciotto anni, la stessa età delle mie due sorelle, che tra loro erano gemelle, Claudia e Alessandra. Lo conoscevo bene perché frequentavo la sua stessa scuola, il liceo scientifico Aristotele.
<< Nah, è voluto rimanere con i suoi amici >> rispose Flavio con una scrollata di spalle.
Al contrario di Riccardo che aveva preferito la città, io ero contenta come una pasqua di essere lì. Finalmente, dopo giorni passati a scervellarmi sul mio piano, avrei trovato l’occasione per poter iniziare il mio lavoro come Guru dell’amore.
<< Alba, sei consapevole di avere una faccia da psicopatica in questo momento? >> osservò Emma tirandomi addosso un cuscino.
<< Ehy! >>.
Come due bambine iniziammo una lotta all’ultima cuscinata che fu intercettata dagli altri e divenne una vera e propria guerra.
Molte piume dopo scendemmo al mare e feci di tutto per far sì che Flavio e Mary stessero il più vicino possibile ma fu solo quando tornammo a casa che l’occasione giusta arrivò.
<< Uffa! Non capirò mai questa roba! >> esclamò Mary disperata, mettendosi una mano fra i capelli, mentre cercava di fare gli esercizi di recupero di matematica che le aveva dato la sua professoressa. Brutta cosa il debito, per fortuna io avevo passato il mio secondo anno di liceo scientifico molto facilmente.
<< Che succede? >>
<< Niente >> rispose con un filo d’isterismo nella voce << Non mi viene niente. Non potresti darmi una mano tu che sei forte a mate? >>
<< Io? >> esclamai in tono melodrammatico facendo voltare tutti << Non io, Mary… Flavio è più bravo di me in queste cose, d’altronde frequenta l’istituto di ragioneria >>.
Flavio mi lanciò un’occhiata stupita: << Stai forse ammettendo che sono più bravo di te in qualcosa? >>.
Annuii, facendo spallucce.
<< Wow, ragazzi questa me la segno sul calendario! >>.
Mi trattenni dal dargli un pugno mentre tutti gli altri ridevano e con molta dolcezza e garbo lo condussi vicino a Mary: << Avanti, caro Flavio, compi un atto di gentilezza verso questa bellissima pulzella in difficoltà >>.
Lo sguardo sbalordito del mio migliore amico cambiò in perplesso per poi diventare sospettoso.
Ok, forse dovevo evitare quella frase zuccherina che non era proprio da me.
Per riprendermi aggiunsi alla fine: << Forza muoviti, scemotto! >>.
Lui si portò la mano destra alla tempia e fece il saluto militare. << Sissignora! >>
Emma fece un sospiro e mi lanciò un’occhiataccia che interpretai come un “ho capito che ha partorito la tua testolina malata”.
Prima che Mary e Flavio capissero cosa succedesse intorno a loro, trascinai tutti gli altri al mare per lasciarli soli.
Li rividi solo dopo un’ora mentre ci raggiungevano in spiaggia e li osservai mentre scherzavano fra di loro. Mi soffermai a guardare Mary dai corti capelli neri che le incorniciavano il volto, gli occhi scuri, e poi passai a Flavio. I capelli castani con i riflessi rossicci, gli occhi castani, e il sorriso bellissimo che non abbandonava mai il suo volto. Indossava un costume blu che lasciava scoperti i pettorali definiti. Dall’estate scorsa era cambiato moltissimo. Prima dov’erano tutti quei muscoli? E poi adesso per guardarlo bene negli occhi ero costretta a essere sollevata da una gru dato che si era alzato molto, arrivando fino quasi a un metro e novanta mentre io ero solo una povera nana che arrivava a malapena all’uno e sessanta. La mia, purtroppo, era una famiglia in cui l’altezza scarseggiava molto.
<< Ti sei incantata a guardarlo? >> mi domandò Emma guardandomi da sopra il libro che stava leggendo.
Arrossii senza motivo. Scocciata indossai gli occhiali da sole e mi stesi sul telo sotto di me per prendere un po’ di sole.
Quando i due ci raggiunsero, organizzarono con gli altri una partita di Beach Volley. Io rimasi nella mia posizione di lucertola finché Mary non mi raggiunse.
<< Tu non vieni a giocare? >>
<< No, grazie. Non ho voglia di sudare >> quando era estate la mia pigrizia raggiungeva livelli estremi.
<< Alla fine con Flavio sono riuscita a risolvere tutti i problemi. E’ stato davvero gentile ad aiutarmi, ha avuto davvero molta pazienza >>.
Nascosi un sorriso soddisfatto: proprio quello che volevo sentire.
<< Già, Flavio è davvero un bravo ragazzo e adesso è diventato anche un bel ragazzo >> inizia la mia arringa “Pro Flavio” << Insomma altezza mezza bellezza, eh? E poi il nuoto ha davvero aiutato i suoi muscoli a crescere bene… e come non notare la fossetta che si forma sulla guancia sinistra quando sorride? Davvero irresistibile >>
Mary mi lanciò un’occhiata obliqua: << Davvero? >> si voltò per un attimo a guardare l’oggetto del nostro discorso che come a conferma delle mie parole schiacciava con forza la palla mettendo in mostra i muscoli tesi e poi si voltava verso gli altri con un sorriso accecante << Non me n’ero mai resa conto >>.
Ma questa è cieca!
Ignorai il suo commento e buttaì lì la frase con noncuranza: << Credo che tu un po’ gli piaccia >>.
Mary, timida come sempre, arrossì e mormorò: << Tu dici? >>.
<< Dico, dico anzi affermo >> ribattei con sicurezza e per non farla dubitare delle mie parole mi tolsi gli occhiali e le incatenai con uno sguardo deciso.
<< Oh >> fece lei imbarazzata.
Quel corso di recitazione che frequentavo da due anni stava dando i suoi frutti. Ormai ero un’attrice!
<< Se questa sera non si allontanerà da te sarà vero >> terminai.

La sera uscimmo per il lungo mare e approfittai per avvicinarmi a Flavio mentre gli altri camminavano davanti a noi. Eravamo appena usciti da una gelateria dove non avevo potuto fare a meno di prendere i due soliti gusti che amavo, anche se non erano buoni come quelli che faceva Mario.
<< Allora com’erano i problemi di Mary? >> chiesi leccando il gelato.
<< Davvero facili per un genio come me >>
<< Ah ah che modestia! >> scherzammo. Dopo qualche secondo di silenzio, dissi: << Carina, vero? >>
<< Chi? >> ribatté confuso.
<< Come chi! Mary >>.
<< Oh, mmm… sì è molto cambiata da quando stavamo alle medie ma è rimasta carina >> disse gentile.
Sapevo che non poteva esprimersi in epiteti d’amore da adesso ma era fatta. Per i maschi, carina è già qualcosa.
<< Sai che anche lei è appassionata di fumetti? Vero Mary che ti piacciono i fumetti? >> ognuno aveva le sue fisse e quella per Flavio era proprio una mania. Collezionava fumetti di ogni genere. La sua camera ne era piena.
<< Cosa? >> fece lei, stralunata.
<< Vero? >> ringhiai uccidendola con lo sguardo.
<< Oh sì! >>.
Parlarono tutta la sera e il giorno seguente rimasero sempre vicini, tanto che quando il pomeriggio uscirono da soli a comprare la spesa per la sera li seguii per vedere che cosa succedesse. Mi ero travestita in incognito, con gli occhiali che mi coprivano mezza faccia e un foulard sulla testa… ma non era stata un’idea molto intelligente dato che rischiavo di morire di caldo.
Mi nascosi dietro un albero quando si fermarono su una panchina all’ombra di un albero. Sentii una strana sensazione quando Flavio le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Forse era solo l’euforia per la riuscita del mio piano!
<< Che cosa diamine stai facendo? >> sbottò una voce dietro di me, scocciata.
<< Emma! Shh, vuoi farci scoprire? >> la tirai dietro l’albero con me << Che ci fai qui? >>.
<< Ti ho seguito. Si può sapere che ti frulla in quella testa bacata? >>
<< Sto controllando come procede tra i due >>.
<< No, mia cara. Tu stai controllando cosa fa Flavio e basta. Sono due giorni che non gli stacchi gli occhi di dosso e hai un umore da far paura. Credo che da un momento all'altro prenderai a morsi chiunque ti si avvicini per il nervosismo >>.
<< Ma che dici? >> esclamai tutto d’un fiato.
<< Aha, vedi! La verità è che ti sei incasinata con le tue stesse mani, mia caro Guru dell’amore da quattro soldi. Hai voluto a tutti i costi che Flavio guardasse un’altra ragazza e adesso ti becchi la gelosia >>.
...
Gelosia?
Le sue parole mi colpirono come un colpo alla testa davvero forte.
Gelosa, io?
Io non ero gelosa!
<< E’ il mio migliore amico >> mi giustificai.
<< Ah e da quando in qua gli amici notano in altri amici fossette irresistibili nelle guance? >>
Colpita e affondata.
E nemmeno riuscii a ritornare a galla dato che la gelosia mi affogò.

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Capitolo 3
*** La fase della negazione ***




 La fase della negazione






Ok, ero gelosa del mio migliore amico ma questo non significava niente, vero?
D’altronde io ero gelosa di una moltitudine di persone: di mia madre quando elogiava le mie sorelle e non me, delle mie sorelle se mi trascuravano per i loro amici e anche della stessa Emma, sì!
E poi anche lei consideravo bella! Non mi soffermavo a guardare il suo corpo perché non ero…
Ma che diavolo sto pensando?!
Nooo, non mi poteva piacere il mio migliore amico!
<< Lo stai di nuovo fissandooo >> osservò con perfidia Emma, canticchiando.
Presa in flagrante, mi voltai verso di lei indossando la mia migliore faccia da poker. << Non è vero. Ero persa nei miei pensieri >>
<< Su di lui >> mormorò Emma ma feci finta di non sentirla << Secondo me sareste una bella coppia >> se ne uscì poi bella come il sole facendomi quasi strozzare con la mia stessa saliva.
<< Smettila! >>
Ma che avevo fatto di male per meritarmi una migliore amica così rompiscatole?
<< Uffa, Alba! Ma perché sei entrata nella fase della negazione? >>
<< Io non sono entrata in nessuna fase della negazione, ok? >> ribattei a denti stretti << Lui è il mio migliore amico e non rovino il nostro rapporto per una stupida fantasticheria >>.
<< Ok, va bene, sta calma >> disse offesa, poi ridacchiò: << Come sei testona! >>
<< Basta! >>
<< Va bene, sto zitta >>
<< Bene >>
<< Bene >> ripeté lei, scimmiottando il mio ciglio incavolato.
Soffocai un gemito disperato.




<< Alba? >>
Alessandra, la mia sorellona, si affacciò alla porta della camera che condividevamo.
<< Sì? >> chiesi mentre sottolineavo con la matita un paragrafo importante sul libro.
<< C’è Flavio >> disse tranquilla e poi se ne ritornò in salone dove stava guardando un film davanti al televisore.
Alzai la testa di scatto dal libro che stavo studiando per le vacanze e sentii il cuore sobbalzare.
Ma che diavolo! Che cosa ci faceva qui? Dovevamo vederci dopo con gli altri.
Mi alzai e di corsa presi lo specchietto dalla borsa, mi sciolsi i capelli e cercai di sistemarli. Mi fermai solo quando capii che stavo facendo… no aspetta, che cavolo stavo facendo? Lui era Flavio. Mi aveva vista anche in condizioni peggiori di così, perfino quando portavo quell’orribile apparecchio ai denti. Lanciai con forza lo specchio sul letto.
<< Stupida! >>
<< Che cosa stavi facendo? >>
Mi voltai e mi prese quasi un colpo a vederlo appoggiato allo stipite della porta.
<< Niente, ma non si bussa più? L’educazione oggi l’hai lasciata a casa >> dissi acida, ancora arrabbiata per il mio stupidissimo comportamento da scema.
Ignorò la mia frecciatina e mi guardò in modo strano. << Ti stavi forse facendo bella? >>
Mi fermai, irrigidita, pietrificata. Mi aveva forse colpito con un Pietrificus Totalus?
<< No >>.
<< Ti sei sciolta i capelli >>
Perché insisteva?
<< No >>.
Mio Dio, sembrava che in quei giorni conoscessi solo quella parola!
<< Come dici tu >> lasciò cadere il discorso e si sedette sul mio letto << Comunque ti stanno bene anche legati >>.
Oh no!
Cercai di impedire al mio cervello di partire solo per quel piccolo e insignificante complimento.
<< Ma che ci fai qui? >> gli domandai sedendo accanto a lui, che ridacchiò: << Grazie dell’accoglienza! >>.
<< Scemo! >>
<< Chris e Nicola sono partiti con la squadra di calcio. Emma e Ludovica sono andate al cinema a vedere quell’orribile film… >>
<< A già quella schifezza con zombie e vampiri. Volavano portare anche a me ma io mi sono rifiutata! >> lo interruppi ridendo.
<< Brava! Quindi ecco che rimaniamo noi due soli, così sono passato da te >> concluse con un sorriso, quel sorriso. Perché quel “noi due soli” continuava ad echeggiare nelle mie orecchie più del necessario?
<< Dimentichi Mary >> dissi con un tono che non seppi dire se fosse più deluso o sollevato.
<< Ah già, beh lei ci raggiungerà più tardi direttamente al centro commerciale perché deve badare alla sorellina finché la madre non torna a casa >>.
<< Capito >>.
Rimanemmo in silenzio per un po’.
Finsi di interessarmi con attenzione alle decorazioni delle infradito che portavo ai piedi, poi quando fui sicura che il suo sguardo non fosse su di me, io spostai il mio su di lui. Osservai prima il suo volto mentre curiosava tra i titoli dei libri sulla mensola di fronte a noi, scivolai sul corpo seguendo la linea delle spalle e poi quando tornai al suo volto incontrai i suoi occhi.
<< Sei strana >>
Ops! Mi morsi il labbro inferiore.
<< No, che dici >>.
<< Oggi ti si è forse rotto il disco su quella parola? >> mi domando ridendo.
<< No! >>
Mi diede uno scappellotto sulla fronte che mi fece cadere sdraiata sul letto. Gli diedi una pizza sulla schiena e lui per tutta risposta prese a farmi il solletico.
<< Basta, basta! >> esclamai senza fiato e con le lacrime agli occhi per le risate.
<< Ti arrendi al nemico? >> domandò lui continuando a torturare il mio fianco sinistro.
<< Sì sì mi arrendo! Smettila, ti prego >> urlai cercando di liberami dalle sue dita.
Flavio rise e si buttò sdraiato accanto a me. Avevamo tutti e due il fiatone per le troppe risate.
Si voltò a guardarmi: << Vedi che allora sai ancora parlare… purtroppo >>.
Roteai gli occhi al soffitto in un gesto di esasperazione e sbuffai. Girai il volto per guardarlo quando sentii la sua mano giocare con un ciuffo di capelli che mi era finito davanti gli occhi per poi sistemarlo dietro l’orecchio. Senza fiato, lo fissai negli occhi castani e lui sorrise con la fossetta sulla guancia.
<< Allora… mi dici che cos’hai? >>
Il suo tono di voce si era abbassato o era solo una mia impressione?
Mi alzai di scatto e spezzai l’atmosfera strana che si era creata. Noi di solito non eravamo così… elettrici.
<< Andiamo? >>




Alle sei e mezza anche Mary si unì alla nostra compagnia e all’improvviso il pomeriggio non mi sembrò più così divertente. Insomma io e Flavio da soli stavamo molto meglio, solo con lui riuscivo a divertirmi a fare il gioco degli sguardi e a immaginare i dialoghi della gente che passava. Da quando era arrivata Mary lui non mi prestavano troppa attenzione e mi rodevo in silenzio che io avevo creato ciò.
La verità è che tu lo vuoi avere solo per te!
Gelosa!
<< Zitta >> sussurrai alla mia testa ma fu lei che lo urlò a me quando notai che quei due davanti erano troppo vicini.
<< Ehi ragazzi! >> mi misi in mezzo a loro e presi il braccio di Flavio sotto il mio << Uh, andiamo in quel negozio, che bello! >> esclamai tutto d’un fiato prima che potessero chiedere qualcosa sul mio comportamento perché avevo scelto di fiondarmi in un negozio di articoli casalinghi, che solito evitavo << Mi serve un pelapatate! >>.
<< Beh mentre tu ti diverti qui, io e Flavio potremmo… >> cercò di dire Mary, annoiata dal mio ennesimo sproloquio su uno scolapasta.
<< No! >> risposi pronta, aggrappandomi con troppa enfasi a Flavio << Ehm… cioè ho un bisogno estremo di una consulenza, ma se tu vuoi, Mary, puoi andare fuori… >>
Sì, fuori dai piedi!
<< D’accordo, vi aspetto alla panchina qui vicino >>.
Evitai lo sguardo di Flavio e mi concentrai sui colori delle tazze di un servizio da te.
Fantastico, mi ero infatuata del mio migliore amico! E la cosa mi aveva anche reso più scema del solito.


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Capitolo 4
*** Vendette pericolose ***





  Vendette pericolose






Con un sospiro mi accasciai sul tavolo della cucina dando volontariamente una testata.
Che cosa me ne facevo di una grattugia multiuso? Che cosa diamine me ne facevo? Ci avrei potuto tritare Mary, Flavio e il mio povero cervello malato per crearci un delizioso piatto. Voilà, ecco la specialità della casa: “Insalata della folle folle folle gelosia”, oppure “Il triangolo no, non l’avevo considerato!”.
<< Sorellina, non dirmi che sei andata al centro commerciale e hai fatto acquisti solo per mamma >> disse Alessandra entrando in cucina per la colazione e guardando divertita la fonte della mia disperazione che era in bella vista sul tavolo accanto alla mia testa.
Mi raddrizzai tentando di sorridere ma ne uscì fuori solo un mezzo ghigno orribile che invece di un sorriso somigliava più a una smorfia per il mal di denti.
<< Oh tesoro, grazie >> disse mamma entrando dopo di lei insieme a papà. Mi diede un bacio sulla guancia e mentre iniziava ad armeggiare con la caffettiera disse: << Che dolce >>.
<< Chi, Alba? >> rise Ale sedendosi accanto a me.
<< Alessandra! >> la riprese papà prendendo posto di fronte a me e seppellendosi dietro un giornale.
<< Ma tu che ci fai sveglia a quest’ora? >> chiesi a mia sorella.
Di solito i miei quando si preparavano per andare al lavoro d’estate erano sempre soli dato che le loro tre figlie dormivano come ghiri in pieno letargo.
<< Mi sono svegliata, ho visto il tuo letto vuoto e mi sono alzata perché non riuscivo più a dormire >>
<< Pure tu >> osservai malcontenta.
<< Troppi pensieri per la testa >> borbottò papà voltando pagina del quotidiano.
Veramente, mio caro paparino, il mio di pensiero era uno solo, con i capelli rossicci e il fisico perfetto.


Non sapevo per quale ragione (bugia, sapevo il perché… ma era meglio non esplicitarlo troppo) il mio cervello aveva partorito la geniale idea di evitare il più possibile Flavio.
Iniziai a uscire con gli amici di mia sorella Claudia ma purtroppo il mio pregiudizio verso gli studenti del liceo classico - o semplicemente quello che erano amici di una piattola come Claudia - aveva preso il sopravvento e così mi ero appoggiata alla comitiva di Ale, dove c'erano alcune persone che venivano alla mia scuola e che quindi conoscevo. L’unica pecca era che c’era anche il fratello di Flavio, Riccardo, ma d’altronde lui non aveva nessuna colpa se era parente di quello che torturava con dolcezza la mia mente.
Strinsi amicizia con tutti, specialmente approfondii molto quella con Beatrice, la migliore amica di mia sorella, che già conoscevo perché veniva spesso a casa nostra. Quella ragazza mi ricordava molto Emma… Emma, la suddetta amica che ogni giorno mi telefonava per ramanzine assurde e che mi mandava e-mail minatorie. Era un vero uragano, ma le sue minacce mi stavano iniziando a mettere sul serio paura.
Il cellulare vibrò. Ecco un suo messaggio.
“Dove sei? :@”
“In giro con la comitiva di Ale :P”
Quel giorno, per rifugiarci dalla calura, eravamo andati al parco del quartiere a sdraiarci sotto l’ombra dei grandi alberi.
“Questa me la paghi! Muhaha °-°”
Ridacchiai (in verità un po’ spaventata) al suo messaggio. Mi sarei dovuta ricordare che lei trovava sempre il modo per attuare una vendetta… e me lo ricordai bene quando Riccardo arrivò insieme a un certo qualcuno, che oggi aveva deciso per puro caso (cioè Emma, quella… grrr!) di uscire con noi.
<< Flavio! Oggi sei anche tu con noi? >> domandò Bea allegra, inconsapevole che le sue innocue parole mi avevano fatto ghiacciare il sangue nelle vene.
Strinsi convulsamente il cellulare che avevo tra le mani e Alessandra mi lanciò un’occhiata stranita… probabilmente si stava domandando perché non gli saltassi addosso, attaccandomici come un koala, come facevo di solito per salutarlo.
Mi alzai a sedere come un automa per confutare ogni sospetto, infondo tra noi non era cambiato niente, no? Io non mi ero presa una cotta per il mio cosiddetto miglior amico e non erano giorni che lo evitavo, ma semplicemente volevo passare più tempo con nuove persone… Oh, ma a chi volevo prendere in giro! Per la mia mente tutto era cambiato e il leggero tremore che aveva catturato le mie mani (tipico segno di quando ero nervosa) ne era la conferma.
Non riuscivo a muovermi.
<< Non avrete mica litigato? >> mi domandò Ale notando il mio strano comportamento.
<< Ehm… no >> ammisi infine: non volevo inventare bugie. Avevo deciso che avrei estromesso semplicemente alcuni dettegli. Mi ributtai sulla fresca erba e dissi: << Non mi va di alzarmi >> …perché non so più come comportarmi con lui.
Il tempo sembrò passare più lento che mai.
Flavio era lì, a ridere e scherzare con gli altri del gruppo mentre io rimanevo sdraiata tra Bea e mia sorella, spiando ogni sua mossa con il cuore che mi arrivava in gola ogni volta che si girava e che credevo si sarebbe avvicinato. Insomma… perché non si avvicinava?!
Ok, ero diventata un po’ (tanto, troppo) incoerente. Non sapevo nemmeno io cosa volevo, ma essere ignorata così da lui mi stava semplicemente uccidendo.
Basta!
Mi misi in piedi con uno scatto improvviso, tanto che per qualche secondo mi girò forte la testa.
<< E adesso dove vai? >> mi chiese Bea, perplessa.
<< Mi sono stufata di stare qui sdraiata, vado al bar da Mario a prendermi qualcosa di fresco >> risposi, forse a voce un po’ troppo alta.
<< Vuoi che ti facciamo compagnia? >> domandò lei gentile mentre mia sorella annuiva.
<< No, non preoccuparti. Non starò via molto >> le sorrisi con una mezza smorfia brutta.
A mai più! Esclamò invece il mio cervello ed io gli diedi la mia completa approvazione. Sarei andata a seppellirmi la testa da qualche parte come uno struzzo vigliacco.
Veloce attraversai il parco per uscirne e mi diressi versi il bar lì vicino. Il chiosco di Mario era una costruzione di legno dalle grandi finestre che lasciavano entrare il sole all’interno, rendendolo luminoso.
<< Ciao Alba! >> mi salutò allegro il proprietario, un uomo sulla sessantina dai capelli brizzolati e lo sguardo vispo.
<< Ciao Mario! >> risposi dirigendomi verso l’angolo dei gelati dove c’era il figlio ventenne che stava servendo una bambina di sei anni che voleva il gelato al puffo.
<< Ehilà Alba >> esclamò appena si liberò << Sempre il solito? >>
Ormai ero diventata una cliente affezionata.
<< Sai che non rinuncerò mai al pistacchio e al cioccolato >> ribattei con un sorriso finalmente rilassato. Ora che ero sicura che nessuno mi avesse seguito mi sentito molto meglio: il confronto era stato evitato.
Mi sedetti a uno dei tavoli esterni dietro il bar e mi gustai il mio amato gelato. Non ero molto amante dei dolci ma il gelato pistacchio e cioccolato di Mario era troppo buono!
Troppo assorta nella venerazione del cioccolato non mi accorsi che qualcuno si era seduto vicino a me. Solo il rumore che aveva fatto la sedia sull’asfalto mi risvegliò dall’estasi che aveva preso le mie papille gustative.
<< Mi ero accorto che da qualche giorno eri strana, ma non credevo che la cosa fosse degenerata fino a questo punto >> disse la sua voce inconfondibile con un tono che andava dall’irritato al… forse preoccupato?
Incontrai il limpido sguardo castano di Flavio che sembrò volesse oltrepassarmi la mente per sondare i miei pensieri. Distolsi il mio prima che potesse intuire qualsiasi cosa e feci scivolare sul naso gli occhiali da sole che avevo sulla testa per nascondermi.
<< Sei arrabbiata con me? >>
Cosa?
<< Ciao anche a te >> dissi, schiarendomi la voce che mi era uscita bassa e mezza tremante.
<< Smettila! >> mi urlò contro perdendo la sua solita calma e togliendomi gli occhiali per costringermi a guardarlo, occhi negli occhi.
<< Ma sei impazzito? >> esclamai offesa. Il gelato mi cadde dalle mani e finì a terra.
Prima mi ignorava e ora mia trattava in questo modo?
<< Ehm va tutto bene, signorina? >> mi domandò un anziano signore seduto al tavolo più avanti che ci guardava.
<< Sì, ci scusi >> mi affrettai a rispondere.
In un gesto di strizza, mi alzai facendo cadere la sedia di plastica su cui ero seduta e mi allontanai ferita.
<< Finiscila di fare l’indifferente Alba! >>
Flavio mi rincorse e grazie alle sue gambe molto più lunghe delle mie, mi raggiunse in un attimo riuscendo a bloccarmi, afferrandomi per il polso.
Magari fossi indifferente!
<< Sei sparita per giorni, non rispondi alle mie chiamate… non ti eri mai comportata così. Mi dici che ti succede, per favore? >> chiese a denti stretti le ultime parole, cercando di non arrabbiarsi di nuovo.
Sentii uno strano calore avvolgermi per tutto il corpo e soprattutto bruciore dove la sua mano toccava la mia pelle.
<< Sei… sei preoccupato per me? >> mormorai impedendomi di sorridere.
Flavio fece un sospiro e chiuse per un attimo gli occhi: << Certo che sono preoccupato per te! >> disse lasciandomi il polso e riaprendo gli occhi, adesso il suo sguardo era indecifrabile.
<< Io sto bene Flà. Non sono arrabbiata con nessuno, volevo solo cambiare aria per un po’ >> dissi infine dopo un lungo e teso silenzio che si era creato fra noi.
Si avvicinò e mi porse gli occhiali che prima mi aveva rudemente strappato dal volto. L’ossigeno sembrò all’improvviso mancare, sarei potuta vivere del suo profumo.
<< Sabato vieni con noi al centro >> m’invitò, dandomi un buffetto sulla guancia e sorridendomi.
Mi era mancato quel sorriso!
Senza che ne rendessi conto, sfiorai con un dito la fossetta sulla sua guancia sinistra. Lui seguì il gesto con il volto, inclinandolo, e prima che ritrassi la mano la afferrò nella sua.
<< Domani parto per una settimana in montagna con la mia famiglia >> risposi senza riuscire a staccare lo sguardo dal suo, ipnotizzata.
Avevo sussurrato così piano che per capire che cosa stessi dicendo si era dovuto chinare verso di me. Le sue labbra erano così vicine che non resistetti e mi alzai sulle punte dei piedi per eliminare ogni distanza che ci separava.
S’irrigidì per un attimo ma una scarica d’eccitazione mi attraversò il corpo quando capii che invece di allontanarmi aveva seguito le mie labbra, schiudendo le sue, e stava ricambiando il bacio.
Non sapevo per quanto tempo eravamo rimasti a rincorrere l’uno le labbra dell’altro, finché lui non si staccò di colpo, confondendomi.
Mi lanciò uno sguardo stralunato.
<< Scusa, io… >> mi morsi a sangue il labbro inferiore, incerta su come continuare << Il caldo >>.
Che stupida cosa che avevo detto!
<< Già >> annuì lui distante e senza guardarmi più di tanto si allontanò del tutto da me << Adesso devo andare >>.
Mi lasciò lì senza darmi la possibilità di fare o dire qualcos’altro.
Mi portai una mano alle labbra dove sentivo ancora il suo sapore su di me e lo guardai sparire dalla mia vista.
Che cosa avevo combinato?


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Capitolo 5
*** Ritorno con sorpresa ***




Ritorno con sorpresa






Che cosa aveva significato quel bacio?
Per me era stata la conferma dei nuovi sentimenti che provavo nei suoi confronti… ma per lui?
Che cosa aveva significato per Flavio?

<< Alba la smetti di guardare quel cellulare? >> esclamò Claudia.
Mi rigirai il mio nokia tra le mani e osservai le facce sorridenti di me ed Emma sullo sfondo.
Nessun messaggio. Nessuna chiamata.
<< Adesso mi stai innervosendo >> disse mia sorella guardandomi irritata << Sono due giorni che sei attaccata a quel cellulare! >>.
<< Non rompere Cla! >> risposi più acida del solito.
Erano cinque giorni che mi trovavo in quel paesino di montagna sperduto in mezzo alle Alpi e Flavio non mi aveva mai cercata.
E se si fosse arrabbiato?
Ogni volta che avevo provato a scrivergli un messaggio alla fine non lo avevo più inviato perché c’era sempre qualcosa che non andava.
Ciao. Come va? Troppo freddo.
Che si dice da quelle parti? Troppo scialbo.
Ehi, perché non mi hai chiamata?Mi manchi. Troppo… disperato!
Uff, accidenti!
Gettai quel maledetto aggeggio elettronico nella valigia vicino al letto matrimoniale che dividevo con Alessandra, dove poi mi buttai a peso morto sbuffando come un treno.
Claudia mi lanciò un’altra occhiata irritata dalla brandina dov’era adagiata per guardare uno stupido film sdolcinato che trasmettevano nella piccola televisione della camera.
<< Con te è impossibile guardare un film >> osservò, alzando il volume.
Feci finta di niente e continuai a crogiolarmi nelle mie pene.
<< Oh insomma! >> Alessandra chiuse di scatto il libro che aveva tra le mani e che stava leggendo da quando avevamo finito di pranzare << Lasciala in pace! >>.
<< Non stavo parlando con te >> ribatté offesa Claudia.
Purtroppo, da qualche tempo, le mie due sorelle maggiori avevano preso ad attaccarsi anche per le cose più sceme. Crisi tra gemelle.
<< Sisi, ti voglio bene Ale! Anch’io Cla! >> le interruppi imitando le loro voci, per impedire che iniziassero a litigare tra loro per l’ennesima volta.
Scoppiarono a ridere ma le zittii quando sentii un rumore conosciuto. La suoneria del cellulare! Inscenai una stupida lotta con le gemelle, che dimentiche dell’astio nei loro confronti, si erano alleate per non farmi arrivare al cellulare.
<< Finitela! >> esclamai isterica, strappandolo dalle mani di Alessandra e dando una botta a Claudia. Forse era...! Trattenni il respiro e saltellai per la stanza, cercando di fare un balletto per la felicità. Nemmeno quando cappottai riuscii a spegnere quell’euforia che mi aveva colpito.
<< Oddio sei davvero imbarazzante quando sei felice >> mi avvertì Ale ridendo.
<< Ma si può sapere chi è? >> domandò Claudia ammiccando.
Guardai il cellulare e il sorriso si spense.
Nana com’è andata la passeggiata sulla montagna di ieri? Sei ancora viva o ti hanno mangiato i lupi? Nick ;)
Era Nicola. Sapevo che non era giusto, ma dentro di me ero delusa che non fosse Flavio. Quei giorni Nicola mi aveva scritto molti messaggi. Era stato davvero carino.
Gli risposi e poi mi ributtai sul letto più musona che mai.
Le due gemelle si scambiarono un’occhiata esasperata. << E chi la regge altri due giorni in questo stato? >> disse Ale e Claudia annuì, ridacchiando.
Qualche ora dopo convinsi i miei a lasciarmi girovagare per il paese invece di andare in montagna e mentre camminavo infagottata nel mio cappotto e nella mia sciarpa con il vento che mi sferzava il volto (quanto odiavo il freddo d’estate!) notai che in una delle vie secondarie c’era un internet point. La mia salvezza!
Mi sedetti a uno dei computer in un angolo riscaldato della sala e mi collegai a internet per accedere a facebook decisa a sapere che notizie mi ero persa in quei cinque giorni.
Ludovica si era impegnata con un certo Daniele, Emma mi aveva impiastricciato la bacheca di messaggi metà dolci e metà minacciosi, Nicola mi aveva taggato in un link e Christian mi aveva invitato ad un evento. Mentre rispondevo alle pazzie della mia migliore amica, la chat si aprì di scatto e quasi mi venne un colpo apoplettico.
Flavio mi stava scrivendo!
Ehi Nana! Il freddo della montagna ti ha congelato così tanto le dita da impedirti di scrivermi un messaggio? :P
Repressi un gridolino di gioia.
Qui non c’è molto campo. Non prende quasi mai. E tu invece? Oddio forse ero stata troppo diretta.
Lo sai che io sono sempre a corto di soldi :D Rispose lui.
Ah già, dimenticavo che ogni volta finisci anche i miei! Cercai d’ignorare le occhiate perplesse di una ragazza ma non riuscivo ad impedirmi di saltellare sulla sedia con un grosso sorriso.
Qui si sente la mancanza della tua pazzia (:
Gli mancavo! Allora non era arrabbiato! Tutto era tornato come prima, eccetto un bacio di troppo. Certo ma quello poteva essere ignorato… credo.
Resisti, tornerò tra pochi giorni :D

Due giorni dopo ero sopravvissuta alle innumerevoli scampagnate per la montagna con la mia famiglia ed ero tornata sana e salva in città. Emma mi aveva costretta ad accompagnarla per i negozi del quartiere accanto al nostro, alla ricerca di un nuovo vestito per la festa di compleanno che Christian avrebbe dato tra pochi giorni a casa sua alla quale noi, ovviamente, eravamo state invitate.
<< E allora ho detto a Ludo che… Oh Alba! Guarda qui! >> esclamò a un tratto la mia migliore amica interrompendo il suo spettegolare, afferrandomi per le spalle e girandomi con forza.
<< Ehi! >> protestai mentre mi trascinava vicino a un manichino del negozio.
<< Guarda che bella questa gonna! Dobbiamo provarla! >> disse con voce stridula dall’emozione.
<< Bleah, dici quell’orrore? Non ci penso proprio >>.
Mi ribellai alla sua stretta, mi voltai e rimasi pietrificata. Fuori dalla vetrina c’erano Flavio e Mary e… si tenevano per mano. Mary stava sorridendo per qualcosa che lui aveva detto e si alzò in punta di piedi per lasciargli un leggero bacio sulle labbra, per poi indicare qualcosa nel negozio. Sentii un grande peso opprimermi il petto così tanto che il respiro quasi mancò. Cercai di nascondermi dietro il manichino con la gonna orribile prima che potessero notarmi ma incontrai lo sguardo sorpreso di Flavio.
Li salutai con un sorriso forzato e un debole cenno della mano e mi fecero segno di raggiungerli.
<< Ciao Emma, Alba allora sei tornata! >> esclamò Mary quando uscimmo dal negozio.
<< Ehm già >> cercai di guardarli in volto, ma non riuscivo a distogliere lo sguardo dalle loro mani intrecciate << Ci sono novità? >>
… perché non riflettevo prima di parlare? Stupida e ancora stupida!
<< Oh Alba adesso stiamo insieme e tutto questo grazie a te >> disse Mary contenta, abbracciandomi.
<< Cosa? >>
<< Cosa? >>
<< Cosa? >>
Tre “cosa” furono esclamati all’unisono, uno flebile e disperato, uno decisamente seccato, e uno meravigliato. Ovviamente eravamo io, Emma e Flavio.
<< Cosa “cosa”? >> domandò Mary, perplessa.
<< Che cosa… Argh! >> esclamò Emma guardandomi con le mani fra i ricci capelli senza nascondere l’irritazione che le avevano dato quelle parole.
<< Eh? >>
Ok, qui mi ero persa anch’io.
<< Qualcuno mi vuole spiegare che cosa c’entra Alba in questa storia? >> domandò Flavio guardando Emma mentre mi minacciava di una morte lenta e dolorosa solo con lo sguardo.
<< Niente! >> strepitai ma Mary mi interruppe: << Ma sì, tesoro, se non fosse stato per lei non avrei mai osato farmi avanti, timida come sono >>.
Tesoro? Tesoro?! Ora vomito.
<< Un vero Guru dell’amore, eh? >> mormorai con una tono d’isterismo nella voce ed Emma mi guardò con le scintille che uscivano dagli occhi: sembrava fosse stata impossessata da un demone.
Flavio mi guardò indecifrabile e non riuscii più a staccare lo sguardo dal suo. Sembrava all’improvviso così freddo e sentii gli occhi pizzicarmi di lacrime.
<< Okaaaaay… ora noi andiamo! >>
Emma, capendo al volo il mio stato d'animo, mi trascinò via dalla nuova coppietta e poi mi assalì: << Lo hai lasciato in pasto a quella gatta morta?! >>
<< Ma non era tua amica? >> ribattei con tono mogio.
<< No, io la odio a quella! >> sbottò lei cambiando in due secondi l’opinione di anni << Nessuno può fare soffrire la mia migliore amica! >>
Le lacrime che avevo trattenuto, sdrabordarono dagli occhi e mi rigarono le guance. Abbracciai Emma stretta mentre il pensiero correva a quelle mani intrecciate in cui la mia sarebbe stata solo di troppo.
<< Io credo che… oh insomma, lui mi piace >> le confessai mentre mi asciugavo il volto.
Mi guardò dritta negli occhi: << Lo so, Alba. Ma perché diavolo tu te ne sei accorta così tardi? >>.
<< Davvero non lo so >>.


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Capitolo 6
*** Tinte fregatura e abiti eleganti ***







Tinte fregatura e abiti eleganti







Mi osservai allo specchio e quella che vidi mi sembrò un’altra persona. Quei capelli neri non erano i miei, non sembravo più me stessa. Fare una tinta per assomigliarLe non avrebbe risolto nessuno dei miei problemi, anzi me ne avrebbe causati altri: se i miei mi avessero vista in quelle condizioni avrebbero dato sicuramente di matto. Uscii dal bagno e mi diressi di soppiatto in camera dove tirai un sospiro di sollievo perché non mi aveva vista nessuno.
Avevo combinato proprio uno stupido pasticcio.
<< Argh! >>
Un urlo mi perforò le orecchie mentre cercavo il mio largo basco nero per coprire lo scempio che avevo fatto alla mia testa. Mi girai di scatto per vedere Alessandra guardarmi allibita.
<< Che cavolo hai fatto? >>
<< Era solo una prova >> borbottai nascondendo il misfatto sotto il cappello << Tanto tra qualche lavaggio si toglierà >>.
Lei rimase per un attimo a guardarmi con il capo inclinato da una parte e poi si avvicinò per sistemarmi una ciocca sfuggita dal cappello.
<< Grazie >>.
<< Se mamma ti vede così le prenderà un colpo >> disse ridacchiando.
Sospirai sedendomi sul letto: << Lo so >>.
<< Stasera vuoi andare conciata così alla festa di Christian? >> mi domandò Ale sedendosi accanto a me.
Annuii incerta e lei mi prese per mano. << Forza allora, sbrigati! Esci prima che tornino mamma e papà. Dopo avrai tutto il tempo che vuoi per farti mettere in punizione >>.
Le sorrisi raggiante e la stritolai in un abbraccio soffocante. Ero davvero fortunata avere una sorella maggiore come lei!
Mentre mi avvicinavo all’armadio per prendere i vestiti, la sua voce mi bloccò: << Però ti coprirò solo a una condizione… >> disse con uno sguardo strano.
<< Cos… no! >> risposi capendo a cosa alludeva << Non ho nessuna intenzione di mettermi il vestito che mi avete regalato tu e Claudia! >>.
<< Oh, e perché? >> domandò osservandosi le unghie della mano sinistra, facendo l’indifferente. Ormai sapeva di avermi in pugno, quella sorellastra ricattatrice!
<< Perché si! >> sbottai testarda << Insomma non è da me, è troppo… troppo elegante, ecco. No, quel vestito non me lo metto >> conclusi con decisione.
<< Peccato >> disse Alessandra con tono mellifluo << Questa sera i tuoi amici saranno tutti a divertirsi mentre tu sarai costretta in casa a sentire i rimproveri di nostra madre >>.
Le lanciai un’occhiata truce: << Che cos’hanno di male questi vestiti? >> sventolai quelli che avevo in mano.
Lei guardò con orrore i miei shorts di Jeans e la mia canottiera arcobaleno piena di paillette.
<< Stai scherzando, vero? >>
<< No >> risposi seria.
<< No vestito, no party >> cantilenò Ale.
<< Ok! Va bene, hai vinto! >> le concessi esasperata e lei sorrise trionfante << Però i tacchi non me li metto! >>.

Così andai alla festa di Christian con indosso lo stupido vestito che mia sorella, con l’aiuto della sua perfida gemella, mi avevano infilato a forza. Non era male, ma non era decisamente da me. Era senza spalline, con una morbida gonna corta e una fascia sotto il seno che lo stringeva facendolo apparire più grande. Con il trucco e le ballerine
rosa ai piedi sembravo una barbie. Argh! Il cappello dalla testa però non era riuscito a togliermelo nessuno.
<< Alba?! >> il festeggiato mi accolse con una faccia stupita << Sei… wow! >> esclamò osservando il mio corpo.
<< Grazie Chris! >> dissi seccata dandogli un pugno leggero sul braccio, poi gli porsi il mio regalo - un costoso profumo della Calvin Klein che avevo fatto insieme a Emma - e mi sporsi a dargli un bacio sulla guancia << Buon compleanno! >>.
Lui sorrise e dopo avermi ringraziato, mi fece entrare.
La sua casa era davvero grande dato che era costruita su due piani e aveva anche un giardino sul retro. La festa era già iniziata da qualche tempo: le torture delle mie due sorelle mi avevano fatto ritardare per più di una buona mezz’ora (eravamo riuscite a uscire appena in tempo prima che tornassero i nostri genitori). Nel salone c’erano già molte persone che ballavano seguendo il ritmo della canzone Waka Waka di Shakira.
Mi avvicinai al tavolo posto in un angolo della sala dove era sistemato il cibo e mentre mi rifornivo di pizzette, salutai molti dei miei amici.
<< Ehi Nana! >> mi salutò Ludovica quando la raggiunsi della parte delle bevande << Sei davvero bella stasera >> disse facendomi l’occhiolino mentre prendeva un bicchiere d’aranciata << Ma perché quel cappello? >>.
<< Ehm… storia complicata >> mi guardai intorno con una certa agitazione << Dove sono gli altri? >>
<< Mary è lì, vicino a Chris >>.
Ludo indicò un punto alla nostra destra e la vidi: era davvero bella nel suo corto vestito nero con la gonna vaporosa, i tacchi e i capelli neri (lucenti e non fintamente tinti) acconciati in tanti boccoli. Mi sentii ancora più stupida. Davvero avevo pensato che sarei riuscita ad assomigliarle? Sembravo solo una sua brutta copia riuscita male.
Io ero Alba Maggio e basta.
<< Invece Emma non è ancora arrivata e… Nicola, eccolo lì! Cè anche Flavio >>.
Cercai di ignorare la stretta alla stomaco che mi provocò quel nome e sgranocchiai una manciata di patatine.
Mi voltai per vedere i miei due amici. Flavio, per fortuna era girato: anche di schiena potevo vedere quanto fosse bello con i capelli ribelli sistemati con il gel e quella camicia bianca infilata nei Jeans scuri. Il mio sguardo si soffermò per un attimo sul suo fondoschiena e poi, quando lo rialzai scuotendo la testa per schiarirmi le idee, notai Nick guardarmi con la stessa espressione da pesce lesso che aveva fatto Chris all’inizio. Incontrai il suo familiare sguardo castano, adesso interrogativo, e lui s’indicò la testa in una muta domanda. Feci spallucce e mi allontanai prima che potesse chiamare un certo suo amico dai capelli rossicci vicino a lui per fargli notare la mia presenza. Non me la sentivo di affrontarlo. Ero ancora indecisa se scoppiargli a piangere davanti o mollargli un pugno sul naso.
...Oppure avrei potuto chiuderlo in uno stanzino e levargli quella camicia...
Zitti ormoni impazziti!

Rimasi a chiacchierare per qualche tempo con gli amici della squadra di calcio del festeggiato ma non potei resistere a lungo... Faceva davvero molto caldo quella serata! Salii al piano di sopra ed entrai nella camera di Chris. Dopo essermi accertata che non ci fosse nessuno, mi sfilai il capello e scossi la testa lasciando che i capelli neri mi ricadessero sciolti sulle spalle. Rimasi lì, appoggiata al davanzale della finestra mentre il tiepido venticello serale mi accarezzava il volto.
All’improvviso la porta dietro di me si aprì di scatto e la mia migliore amica comparì sulla soglia.
<< Ecco dov… Alba?! >> mi guardò stralunata.
<< Emma >> fu l’unica cosa scema che riuscii a dire. Mi passai una mano tra i capelli in un gesto nervoso che a lei non sfuggì. << Ma… quando sei arrivata? >>
<< Adesso. Ti stavo cercando per il regalo di Chris… >>.
<< Gliel’ho già dato >>.
<< Che cavolo hai fatto ai capelli? >> domandò richiudendosi la porta alle spalle e avvicinandosi.
<< Avevo voglia di cambiare >> ribattei con voce decisa, come se la cosa mi fosse indifferente. Sperai che avesse creduto a quella bugia ma dal suo sguardo eloquente capii che non l’aveva bevuta.
<< Sì certo, come no! >> disse roteando gli occhi e poi aggiunse quasi mormorando tra sé e sé: << Invece scommetto che in questo cambiamento centra qualcuno >>.
Scossi con forza la testa e lei ridacchiò. Mi afferrò la mano e rimase a guardarla. << E che fine ha fatto lo smalto colorato che porti sempre? >> fece un melodrammatico sospiro << Vabbé adesso scendi giù con me e lascia qui quel brutto cappello! >>.
<< Ma… >>
<< Niente ma, nessuno noterà i capelli, sta tranquilla. Con questo vestito sei un vero schianto! Scommetto che sono state le tue sorelle, eh?! >> la sua allegra risata mi contagiò.
Quando scendemmo al piano di sotto la tranquilla festa che avevamo lasciato per qualche minuto era decisamente degenerata. Gli invitati si erano raddoppiati e quelli che prima erano sobri non lo erano più.
Cercai di sedermi su uno dei divanetti del salotto al riparo dalla luce ma un po’ perché erano stati tutti prontamente occupati da coppiette affette da sbaciucchiate acute, e un po’ perché Emma mi costrinse con le minacce a seguirla, mi ritrovai nel giardino dove molte persone si scatenavano a ritmo di musica. Per fortuna i genitori di Christian avevano avvertito il vicinato della festa, altrimenti chissà quante proteste gli sarebbero arrivate con tutto questo chiasso.
Vicino la porta finestra, cioè a pochi passi da noi, vidi comparire una testa dai capelli rossicci molto familiare, così trascinai Emma nell’angolo più lontano e meno illuminato del giardino.
Ballammo per chissà quanto tempo e per un po' riuscii anche a scordarmi dei miei problemi. A un tratto Emma scomparve, così mi ritrovai sola e mi scontrai contro un corpo. Delle braccia mi impedirono di cadere a terra e un forte profumo mi stordì, prima che potessi allontanarmi delle labbra catturarono le mie in un bacio passionale.
Sapevo che era tutto sbagliato ma non potei fare a meno di abbondarmi a lui.
Quando la mancanza di ossigeno ci costrinse a separarci incontrai gli occhi di Flavio e nel buio riuscii a leggere una leggera confusione nel suo sguardo appannato. Era davvero ubriaco. Probabilmente brillo com’era mi aveva scambiato per Mary…
<< Sei… sei bella… >>
Riuscii a stento a comprendere il suo mormorio strascicato prima che si riavvicinasse alle mie labbra. Il cuore aveva preso a battermi all’impazzata.
La voglia di mollargli un pugno sulla sua splendida faccia aveva per un attimo surclassato quella di piangere. Sì, prima avrei menato a lui e poi sarei andata a buttarmi da un ponte con la consapevolezza che quello che provavo per lui non era una semplice attrazione o cotta, mi ero definitivamente innamorata del mio migliore amico. Quell’appellativo non andava più bene per me.
Mentre la sua lingua s’intrecciava nuovamente alla mia sentii un enorme peso sul petto.
No.
Era sbagliato.
Io ero sbagliata.
Lui non stava baciando me ma la persona che credeva che fossi.
Lo allontanai e scappai prima che potesse dirmi qualcosa, prima che potesse capire davvero chi fossi e confermare quel pensiero che mi faceva tanto male.
Nicola m’intercettò appena rientrai in casa.
<< Alba che è successo? >> mi domandò preoccupato << Hai una faccia… >> aggiunse a mo’ di spiegazione.
<< Non mi sento tanto bene >> sussurrai.
<< Vuoi che chiamo qualcuno? Là fuori ho visto Flavio… >>.
<< No! >>.
A quel nome finalmente le lacrime che avevo trattenuto fino a oggi per quella situazione iniziarono a rigarmi il volto.
L’amore faceva davvero schifo!
Abbracciai il mio amico e mi confortai con il calore del suo petto mentre lui ricambiava la stretta senza un attimo di indecisione.
<< Non preoccuparti, adesso ci penso io a te >>.

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Capitolo 7
*** Chiodo NON scaccia chiodo ***





Chiodo NON scaccia chiodo




Quella sera io e Nicola passammo molto tempo insieme dato che rimase con me ad aspettare l’arrivo delle mie sorelle per tornare a casa. Mi asciugò tutte le lacrime che avevo versato e grazie al suo sorriso riuscii per un attimo a risollevarmi il morale e a evitare di pensare a tutti i casini che avevo combinato. Tinta e bacio compresi.
Come avevo previsto mamma, appena mi vide, mi mise in punizione: mi proibì le uscite serali per un tempo indeterminato, staccò il computer per una settimana e mi scorticò la testa per aiutarmi a lavare via il nero dai capelli. Il risultato fu che rimasi per molto tempo maculata di castano scuro ma alla fine tornai al mio naturale biondo.
Uno dei pomeriggi di libera uscita Nicola m’invitò a stare un po’ insieme e io accettai. Emma era partita e lui era uno dei pochi rimasto a farmi compagnia. Fu un pomeriggio libero da ogni pensiero che mi rendeva triste... ma sapevo che la pace sarebbe durata poco.

Decidemmo di andare al giardino zoologico.
Era da quando ero piccola che non ci andavo e mi divertii moltissimo, specialmente a farmi le foto con le figure di cartone degli animali.
<< Ti prego, ti prego, ti preeeego! >>
<< No >>
<< Dai, dai, dai, dai! >>
Nick roteò gli occhi e sbuffò esasperato: << E va bene! Però questa è l’ultima, eh! >>.
Con un grande sorriso lo trascinai verso le sagome delle scimmie e dopo aver messo la mia testa su un lemure e lui su un babbuino, ci facemmo fare l’ennesima foto.
<< Oddio, guarda che facce! >> dissi ridendo mentre guardavo la foto sul mio cellulare che un’innocente passante aveva accettato di scattare.
<< Se avessi saputo che saremmo finiti a fare questa cosa imbarazzante non avrei mai accettato di venire qui con te >> borbottò lui scontroso << Se solo osi mettere quelle foto su facebook ti ammazzo >>.
Gli pizzicai un fianco e lui protestò.
<< E dai, fammi un sorriso! >> dissi con tono scemo.
Iniziammo a fare una lotta a colpi di solletico e ben presto ci ritrovammo a ridere tutti e due come pazzi.
Una signora dai capelli completamente bianchi passò di lì con un bambinetto attaccato al braccio e commentò la scena con un: << Che carini! >>.
Io e Nick ci guardammo per un attimo in faccia e scoppiammo a ridere un’altra volta ancora.
Quando riuscii a calmare la ridarella e a riprendere fiato, dissi: << Dai andiamo a vedere le giraffe! >> e lo trascinai via.
Quando finimmo di girare per lo zoo, ci dirigemmo verso il parco lì vicino. Nick mi prese una mano quando entrammo ed io lo lasciai fare mentre passeggiavamo chiacchierando tra gli alberi.
<< … così ho detto a quella scimmia di mia sorella Claudia che ero stata io a rompere la sveglia e ho quasi rischiato di beccare quel rottame in testa e poi Ale… >>.
<< Alba? >> m’interruppe Nick all’improvviso.
<< Mmm? >> mi girai verso di lui per vederlo guardarmi intensamente. Si era fermato e sembrava avere un’aria strana. Mi riavvicinai a lui un po’ preoccupata. << Nick, va tutto bene? >>
<< Mai stato meglio di così >> mi rispose sistemandomi dietro l’orecchio una ciocca di capelli ribelle.
Un silenzio strano cadde su di noi mentre ci sorridevamo.
Anche una delle scimmie che avevamo visto nella gabbia di prima si sarebbe accorta di quello che stava accadendo. Nick stava cercando di trasformare quella che era sempre stata la nostra amicizia in qualcosa di più. Lo avevo intuito da dopo la festa ma adesso tutto questo era una conferma. Per tutto il tempo allo zoo mi era stato più vicino del consentito e ogni occasione era buona per sfiorarmi e poi, conoscendolo bene da tanto, sapevo che quello sguardo era quello che indossava quando doveva fare colpo su una ragazza.
Era davvero lusinghiero ricevere le sue attenzioni (Nick era pur sempre un bel ragazzo dai capelli scuri come i suoi occhi e il fisico ben messo) e poi nelle relazioni con i ragazzi quella era la parte che mi piaceva di più. Poi arrivava l’emozione dei primi baci e dopo qualche settimana – che di solito non diventavano più di tre – mi ero già stufata di tutto. Era per questo che ero sempre io a lasciare i ragazzi. Non sapevo ancora se era un bene o un male ma preferivo pensare a favore della prima opzione.
Forse con Nick niente di questo sarebbe successo. Con lui ero e sono sempre stata bene… dopotutto era uno dei miei amici più stretti, no?
Peccato che si è svegliato nel momento sbagliato. Sussurrò nella mia testa una vocina dal tono irritante.
Sì questo è perché sono diventata una stupida masochista!
“Perché, perché, perché dovevo andarmi ad innamorare proprio del mio miglior amico?! Quel bacio… poi quel bacio è stato il colpo di grazia! E nel vero senso negativo della parola: una condanna a morte per il mio cuore… e aggiungerei anche per il mio cervello dato che a forza di tutto questo pensare mi verrà un terribile mal di testa!”
Scossi la testa per scacciare quelle voci moleste e impertinenti dalla mia mente.
Nick si accorse della mia mossa. << Tutto ok? >>.
<< Sìsì >> mi affrettai a rispondere con allegria << Nick, grazie. Mi sto divertendo moltissimo >>.
<< E io sono contento di questo, non devi ringraziarmi >> disse con un sorrisetto che gli illuminava gli occhi << ma… mmm… c’è qualcosa che non va. Sei troppo pensierosa e troppo poco pazza >> osservò e io commentai con un ringraziamento, questa volta ironico però << è per le lacrime che ho visto alla festa di Chris, vero? >> continuò lui.
Cercai di nascondere il turbamento che mi avevano provocato quelle parole.
<< Ehi avevamo deciso che non avresti più accennato a quel fatto. Non sia mai che si sparga la voce in giro che Alba Maggio sia diventata una mammoletta piangente! >>
<< Mammoletta?! >> scoppiò a ridere.
<< Sì e io non lo sono! >> dissi spintonandolo per scherzo e facendolo finire seduto contro una panchina che si trovava lì vicino.
<< Davvero Alba con quelle lacrime sembravi ancora più poppante di quello che già sembri >> ribatté lui con un ghigno, tirandomi a sedere vicino a lui.
<< Che cosa hai detto? Adesso ti levo quello stupido sorriso dalla faccia! Come osi Nicola Marchiasi! >>
Mi tuffai su di lui per ingaggiare l'ennesima lotta a colpi di solletico all’ultimo sangue. Purtroppo, essendo davvero troppo minuta in confronto a lui, mi ritrovai presto nella stretta delle sue braccia senza neanche essere riuscita a toccarlo.
Mi guardò beffardo: << E adesso? >> sussurrò con una voce improvvisamente roca.
L’atmosfera intorno a noi si era fatta carica di una strana elettricità.
Il telefono iniziò a suonare e dopo averlo preso dalla tasca dei corti Jeans vidi chi era che mi stava cercando. Era Flavio! Il cuore mi balzò in gola e lo stomaco si strinse in una dolorosa morsa per la sorpresa. Perché diamine mi stava chiamando?! Dopo una settimana di silenzio pensava forse che una semplice chiamata sarebbe bastata per sistemare ogni cosa? … Dio, da quando mi ero innamorata di lui era diventato tutto così complicato! Io ero diventata una contraddizione vivente.
Rifiutai la chiamata, misi via il cellulare e tornai a guardare Nicola.
<< Non rispondi? >>
Scossi la testa.
<< Chi era? >> mi chiese allora curioso.
<< Nessuno d’importante >>
Ecco un’altra morsa allo stomaco per quella bugia. Ahio! Questa aveva fatto male! Che razza di autolesionista che ero diventata…
<< Alba tu mi piaci >>
Quelle parole non ebbero l’effetto che avrebbero dovuto avere normalmente...
Cercai di non pensare che forse era perché era la persona sbagliata a pronunciarle.
Non risposi e quando Nick si avvicinò non mi spostai. Lasciai che mi prendesse il volto tra le mani e che poggiasse la sua bocca sulla mia.
All the single lady,
all the single lady,
now put your hands up!
Il telefono riprese a suonare ma ignorai la voce di Beyonce che continuava a cantare.
Ricambiai il bacio.
Le sue labbra erano davvero morbide, sapeva baciare bene e i posti giusti dove poggiare le mani. Mentre le sentivo vagare sui miei fianchi e il respiro si faceva involontariamente corto seguendo la scia degli eventi, chiusi gli occhi e mi lasciai andare finalmente.
Adesso eravamo dappertutto e da nessuna parte, in quell’assurdo e bellissimo luogo in cui ti ritrovi quando baci appassionatamente qualcuno. Ero completamente circondata da lui. Sentivo le dita delle sue mani intrecciarsi nei miei capelli e io portai una mano sulla sua nuca giocherellando con i suoi corti capelli rossi e l’altra sulla sua guancia alla ricerca della fossetta del suo sorriso…
Flavio.
Quando ci staccammo per riprendere un po’ d’aria
inspirai forte il suo odore e qualcosa andò storto. Quello non era il suo profumo. Da quando ne portava uno così fastidiosamente dolce?
Mi divincolai da quella stretta diventata improvvisamente così soffocante scattando in piedi e aprii gli occhi per trovarmi davanti un Nick ancora seduto sulla panchina con un’espressione un po’ confusa sul volto.
Fu davvero un trauma tornare alla realtà e capire che non era Flavio quello che mi stava baciando con così tanta dolcezza come avrei voluto che facesse.
Avevo combinato l’ennesimo pasticcio.
La suoneria incessante che fino ad allora avevamo continuato a ignorare finalmente cessò e il suo silenzio fu accompagnato dal suono di una voce familiare.
<< Che diavolo stai facendo? >>
Mi girai di scatto per vedere Flavio (e questa volta non era la mia ennesima allucinazione ma era lui in carne e ossa!) che riponeva nella tasca dei Jeans il telefono che aveva usato fino a poco prima per chiamarmi, guardarmi con rabbia, tanta rabbia. Il mio cuore inizio a battere all’impazzata alla sua vista. Quant’era bello! Però mai lo avevo visto con quello sguardo così e troppo tardi mi accorsi che non rivolto a me ma era riservato interamente a Nick.


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Capitolo 8
*** Fragile apparenza ***





Fragile apparenza








Avete presente la teoria del piano inclinato? No? Ve la spiego. Se mettete una pallina su un piano inclinato la pallina comincia a scendere, e per quanto impercettibile sia l'inclinazione, inizia correre e correre sempre più veloce. Fermarla, è impossibile. Ma per fortuna gli uomini non sono palline: basta un gesto, un'occhiata, una frase qualsiasi a fermare il corso delle cose.


Se gli sguardi avessero potuto uccidere le persone ero sicura che Nicola sarebbe morto fulminato all’istante per come Flavio lo stava guardando.
<< Devi lasciar stare, Nick >>
<< Non sono affari tuo Fla! >>
<< Tu non ti rendi conto… sei forse impazzito? >>
Erano in piedi uno di fronte all’altro e io seguivo la scena come una spettatrice di una partita di tennis: il mio sguardo saettava prima su un volto e poi sull’altro a seconda di chi parlava, e ogni volta che si soffermava su Flavio non potevo impedire alle mie guance di colorarsi.
Che confusione! Ma di che cosa stavano parlando?
<< Ripeto: non sono affari tuoi >> disse Nicola scandendo bene ogni parola come se parlasse a una persona dura d’orecchi << Non ho bisogno del tuo permesso >>.
<< Il mio…? >> Flavio lo guardò stralunato << Tu le farai del male! >>
<< Ha parlato il paladino della giustizia! >> ribatté Nick con spavalderia ma lo vidi impallidire un po’ e lanciarmi un’occhiata nervosa. Sembrava come se si stesse nascondendo da qualcosa che Flavio sapeva…
Ehi, un momento!
<< Io non sono invisibile! >> sbottai all’improvviso attirando l’attenzione dei due su di me << Mi potreste spiegare di cosa state blaterando? Non perché se è così me ne posso anche andare a casa invece di starvi a sentire parlare per enigmi come le Sfingi >>
Flavio rivolse un sorrisetto – molto inquietante, a mio parere – a Nicola: << Avanti Nick, Alba vuole delle spiegazioni. Perché non inizi tu? >>
<< Non capisco di cosa tu stia parlando >> rispose l’altro incrociando le braccia sotto al petto << Perché non te ne torni da dove sei venuto e ci lasci in pace? >>
Flavio ignorò l’ultimo commento. << Bene allora glielo dirò io >> si voltò verso di me guardandomi con uno sguardo misto tra il rammarico e la rabbia << Devi sapere che il tuo caro amichetto ti sta solo prendendo in giro >>.
Lo guardai sorpresa.
<< Non ascoltarlo Alba… è solo invidioso di quello che posso avere io >> ribatté Nicola acido.
Cosa? E questa frase velenosa da dove gli era uscita?!
Ero quasi sicura di essere finita dentro una soap opera.
<< Te lo concedo >> disse Flavio con una strana calma << Ma perché non gli dici di Mary? >>
<< Mary? E che c’entra adesso lei? >> esclamai con voce stridula. Solo il suono di quel nome mi aveva fatto scattare.
Che razza di situazione! Mi sembrava di essere circondata da una gabbia di matti… con i miei migliori amici che sproloquiavano di chissà cosa.
<< Li ho sentiti. Lui e Mary si sono messi d’accordo. Doveva fare il cascamorto con te >> rispose Flavio con la voce piena di disprezzo.
<< Dai, davvero vuoi credere a queste stupidaggini? >> mi disse invece Nick.
Lo ignorai e guardai Flavio intensamente. << E perché avrebbe dovuto farlo? >>
<< Per tenermi lontano da te >>.
<< Ahahah bella questa! >> mormorai con tono sarcastico.
L’espressione sul suo volto rimase serissima. << E’ vero >>.
Smisi di ridacchiare di colpo.
Ok, questo era anche troppo!
<< Voi siete matti, matti! >> urlai un po’ troppo l’ultima parola << Quando avete finito di delirare ci sentiamo, ok? Ma per adesso… addio! >>
Nick tentò di fare un passo verso di me ma lo freddai con lo sguardo. Li superai cercando di mantenere un’espressione composta e presi a camminare a grandi falcate verso l’uscita del parco borbottando tra me e me imprecazioni contro Nick, Flavio, Mary e il mondo intero. E per fortuna che la giornata era iniziata bene…
<< Alba aspetta! >>
<< Flavio, no! >>
Non ero lucida. La rabbia stava montando a mille. Che cosa mi stava a significare tutta quella storia? Oh, se solo Emma fosse stata qui! Lei avrebbe saputo come risolvere le cose. Dopo l’avrei chiamata per rimproverarla per avermi abbandonato qui in città mentre lei se la spassava al mare in Sardegna.
<< Alba! >>
<< NO! >>.
Proprio quando stavo per raggiungere l’uscita Flavio riuscì ad afferrarmi per un braccio e mi strattonò, costringendomi a fermarmi.
<< Lasciami! Mi fai male! >> sibilai con gli occhi improvvisamente lucidi di lacrime. Sbattei le palpebre più volte per scacciarle. Non avrebbe avuto senso piangere proprio ora.
Flavio sobbalzò e mi lasciò di colpo come se si fosse scottato.
<< Scusami >> sussurrò mentre mi massaggiavo il braccio arrossato << ma devi ascoltarmi >>
<< Non voglio >>
<< Insomma smettila di fare la bambina capricciosa e ascoltami, Alba >> disse rialzando la voce e afferrandomi per le spalle. Questa volta il suo tocco fu così delicato che riuscì a destabilizzarmi. Dio com’ero diventata dipendente di lui! << E’ la verità, spiacevole certo, ma lo è >> iniziò con un sospiro << E mi dispiace davvero di essere stato io a dirtela… >>
<< Potevi anche non farlo >>
Roteò gli occhi per la mia lingua tagliente. << Certo e poi lui avrebbe giocato con il tuo cuore fino a romperlo >>.
<< E a te che t’importa?! >>
Mi guardò meravigliato: << A me importa di te, Alba! >>.
Gli lanciai un’occhiata rabbiosa che lo fece indietreggiare impercettibilmente, anche se la stretta sulle mie spalle era sempre ferma.
<< Certo Flà… con le parole siamo tutti bravi, ma poi i fatti? Tu sei sparito! >> scandii bene l’ultima parola << S p a r i t o >>.
Si passò una mano tra i capelli per scompigliarli in un gesto nervoso e mi guardò con quei suoi occhi così castani.
<< Io proprio non ti capisco Alba >>
<< Cosa? Cosa non capisci? Il fatto che tu non mi abbia parlato per giorni? >>
<< Alba sei stata tu a fare tutto. Tu sei scappata, mi hai evitato e poi sono venuto anche a sapere che tu - proprio tu! - mi avevi spinto tra le braccia di un’altra. Che senso avrebbe avuto fingere? >>
La mia rabbia svanì di colpo e sentii una strana sensazione artigliarmi il petto al suono di quelle parole. Mi sentivo come svuotata da ogni cosa.
<< E questo cosa significa? >> sussurrai.
Flavio sospirò e chinò la testa per guardarmi intensamente negli occhi. Era così vicino che riuscivo a vedere le pagliuzze verdi nei suoi occhi, a contare le piccole efelidi sul suo volto e a sentire il suo respiro scontrarsi contro il mio. Adesso eravamo così vicini fisicamente, ma perché allora sentivo che eravamo ancora così lontani?
<< Non ti chiedi perché Mary ha detto a Nick di tenerti lontana da me? >>
Ma quando Flavio iniziò a parlare mi sembrò di fare un passo dopo l’altro. Veloce, sempre più veloce, iniziammo a correrci uno incontro all’altro e ad accorciare quella distanza che ci aveva allontanato.
<< Perché? >> mormorai con il cuore che batteva forte.
Ehi dove stai andando?
<< Perché è gelosa di te. Gelosa del fatto che al primo posto nei miei pensieri ci sei sempre tu >>.
Da lui. Stava andando da lui.
<< Perché mi hai evitato? >>
<< Non l’ho fatto. Ma sì è vero mi sono allontanato, che altro potevo fare? Dopo quel bacio vicino la gelateria di Mario ho capito perché nessuna ragazza mi interessava più da tempo ma poi tu mi hai spinto da Mary e alla festa di Chris sei scappata >> allora non era del tutto ubriaco! E, cosa più importante, non mi aveva scambiata per Mary! << Non riuscivo più a stare vicino a te sapendo che mi consideravi solo il tuo miglior amico ma non volevo nemmeno rovinare la nostra amicizia… >>
<< Ma io sono innamorata di te >>
Mi tappai la bocca e sgranai gli occhi. Che cosa avevano appena pronunciato le mie labbra davanti a lui?!
Flavio ridacchiò. << Cosa? >>
<< E’ così! >> ribattei con tono di sfida per la sua risata << Io Alba Maggio sono innamorata di te, Flavio Silli! >>
Lui smise di colpo di ridere. << Oh mio Dio, sei seria? >>
<< Si >>
<< Sul serio? >>
<< Si! >>
<< Davvero? >>
<< SI! Ma che ti sei bevuto il cervello?! >>
<< E’ colpa tua >>
<< Che? >>
<< La tua presenza mi destabilizza >>.
Non feci in tempo a ribattere che le sue labbra erano sulle mie, impegnate in un bacio mozzafiato. Finalmente! Urlarono gli ormoni impazziti nel mio corpo iniziando a ballare la conga dalla gioia.
<< Ti amo anch’io >> mi sussurrò lui quando ci staccammo per riprendere fiato, a pochi centimetri dal mio orecchio.
Intrecciamo le mani e scoprii che s’incastravano perfettamente tra di loro. Quello era il posto giusto. Ci guardammo a lungo negli occhi, sorridendo silenziosi.
E proprio mentre stava per riavvicinare il suo volto al mio, me ne uscii con un: << Flà? >>
<< Dimmi >>
<< Certo che sei stato proprio un ritardato a dirmelo solo adesso! >> lo presi in girò, ridacchiando.
<< Sta zitta e baciami >>
Sorrisi ancora sulle sue labbra e riprendemmo a baciarci, abbracciati stretti stretti.
La corsa finalmente era finita, eravamo arrivati a noi.

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Capitolo 9
*** Il battito del cuore ***




 Il battito del cuore









Quell’estate era ormai giunta alla fine, la scuola tra pochi giorni sarebbe iniziata e io avrei frequentato il mio terzo anno di liceo scientifico all’Aristotele.
In quei tre mesi c’erano stati molti cambiamenti.
Il primo era che mi ero innamorata del mio miglior amico e lui di me.
Stavamo insieme da due settimane ma questa volta ero certa che la storia sarebbe durata ben oltre le solite tre perché nessuno dei due aveva la minima intenzione di lasciarsi, anzi! Passavamo molto tempo insieme eppure mi sembra sempre troppo poco. Dato che andavamo a due scuole diverse facevamo scorta per i giorni che non ci saremmo potuti vedere a causa dello studio.
Inoltre il nostro gruppo di sempre si era diviso.
Flavio non voleva più avere niente a che fare con Nicola perché aveva cercato di ingannarmi. Mary non mi sopportava più perché affermava che le avevo fregato il ragazzo e di conseguenza, essendo Ludovica la sua miglior amica, si univa al suo odio. Io da parte mia non riuscivo a sopportarle perché le consideravo due stupide. Christian non voleva più vedere né me né Flavio perché avevamo preso in giro sua cugina. Bel pasticcio, non è vero?
Eravamo rimasti io, Flavio ed Emma, la mia migliore amica, che avevo scoperto che supportava la nostra coppia da molto più tempo di noi due stessi. Degli altri non m’importava se loro erano con me.
<< Mi farete venire il diabete con tutta questa dolcezza, attenti eh! >> disse Emma in uno sbuffo mentre io e Flavio ci scambiavo l’ennesimo cazzotto in seguito alle nostre solite discussioni. Anche se adesso era diventato il mio ragazzo non aveva certo smesso di essere il mio miglior amico.
Ridemmo alle parole di Emma.
<< Davvero ci preferisci in versione sbaciucchioni? >> disse il roscio affianco a me sghignazzando.
Mi lanciai a dargli tanti sonori baci sulle guance. Smack, Smack, Smack!
Emma roteò gli occhi. << No, ok! Per carità! >>
Ridemmo ancora: ci divertivamo troppo a esasperarla!
Lei ci guardò in cagnesco e se ne andò dagli scalini dov’eravamo seduti.
Ci trovavamo nella piazzetta del quartiere dove abitavamo insieme alla comitiva del fratello maggiore di Flavio, Riccardo, tra cui c’era anche la mia sorellona Alessandra. Ormai da quando il nostro si era diviso eravamo entrati nel loro gruppo.
<< Sei davvero un cafone Argentini! >> sentii sbraitare la voce di mia sorella.
Ci girammo per vederla litigare con Leonardo, il miglior amico di casa Silli. Quei due erano come cane e gatto: non facevamo altro che litigare, anche per le cose più stupide.
<< Oh avanti, sempre a fare la principessina tu! >> rispose Leonardo dai ribelli capelli neri e gli occhi scuri dall’espressione beffarda.
<< Principessina… a chi?! >>
Flavio scosse la testa con un sorriso e se ne uscì con una vera perla di saggezza: << Secondo me quei due finiranno per ammazzarsi… oppure s’innamoreranno >>.
Una lampadina si accese nella mia testa. << Sarebbero carini insieme, non è vero? >>
Flavio mi lanciò un’occhiata sospettosa. << Quello sguardo da psicopatica mi dice che il tuo cervello ne ha appena partorita un’altra delle sue >>.
Lo scossi per le spalle rischiando di farci dare una capocciata. << Massì è perfetto! E’ un compito per l’agenzia dell’Alba dell’amore. Certo dovrei aggiungere il tuo nome ma potrei sempre metterti come socio, tipo… >>
M’interruppi quando mi accorsi che mi stava guardando allucinato.
<< Ma di che cosa stai parlando? >>
<< Flavio, focalizza! >> gli indicai mia sorella e Leonardo intenti a scannarsi << Leo, Ale… potremmo farli mettere insieme >>
<< Cos…? No, non se ne parla! >>
<< Non vuoi fare il Guru dell’amore? >>
<< Alba devo ricordarti che cosa è successo l’ultima volta che ti è venuta in mente un’idea del genere? Un casino! >> gli feci una linguaccia << Non sei stata molto professionale dato che ti sei innamorata del ragazzo a cui facevi da presunto Guru >> mimò il gesto delle virgolette con le mani quando pronunciò l’ultima parola.
<< Gelosone! Che hai paura che m’innamori di Leonardo? >>
Flavio non rispose ma mise su un cipiglio offeso. Cercai di trattenere un risolino.
<< Sei geloso! Gelosooo! >> cantilenai nel suo orecchio. Con uno scatto si girò e mi imprigionò tra le sue braccia impedendomi di scappare. << Non preoccuparti… a me piacciono i rosci >> sussurrai a un palmo dal suo viso << Oddio potrei sempre incontrare il principe Harry d’Inghilterra… >> sbattei le ciglia con fare innocente.
<< Sei proprio terribile, lo sai Nana? >> Sorrisi persa nei suoi occhi castani e ci baciammo ancora. Tutti i pensieri scomparvero e mi concentrai sul battito impazzito dei nostri cuori. Vera musica per le mie orecchie. << Però ti amo >>
<< Sei proprio finito nei guai, mio caro! >>



Fine

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