Leslie -Ink Exchange Vol.2-

di TushiUndDark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo uno. ***
Capitolo 2: *** capitolo due ***
Capitolo 3: *** tre. ***
Capitolo 4: *** capitolo quattro. ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque. ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei. ***



Capitolo 1
*** capitolo uno. ***


Salve!
Da poco, una decina di giorni circa, ho terminato la lettura di Ikn Exchange. Ovvero il secondo capitolo della saga di Melissa Marr che spero tutti voi conosciate. La storia inizia un anno dopo la rottura tra Leslie e il mondo fatato. La protagonista, della quale spero di rispettare  le caratteristiche, vive in un bilocale poco fuori al sua città natale e sta cercando, con discreto successo, di riprendere le redini della propria vita, lontana da fate, magie e tutto ciò che riguarda Irial e la sua vecchia vita. ha voglia di ricominciare, di essere una persona normale, come non smette mai di ripetersi. Ma il destino ha in serbo qualcosa di diverso per lei.
Spero vi piaccia.
Baci, vostra
Fè.



CAPITOLO UNO.





Era già passato un anno.
Trecentosessantacinque giorni; cinquecentoventicinque milioni novecentoquarantottomila settecentosessantasei minuti ed esattamente trentuno miliardi cincquecentocinquantaseimila novecentoventisei secondi erano trascorsi dall’ultima volta che quegli occhi malinconici avevano incrociato i suoi.

Le sottili cicatrici bianche e azzurre, che le decoravano la schiena come un macabro quadro, erano ancora li; e come a scandire il tempo che passava inesorabile, si attenuavano sempre di più come l’immagine che di lui aveva stampata nella mente perdeva i contorni. Si faceva incerta, tremolante, sfocata. Ma in fondo era questo quello che voleva no? Dimenticare.

Portare avanti una vita normale, senza esseri fatati, Corti malvagie, strani tatuaggi o roba simile.

Voleva essere normale, e per questo desiderio aveva sacrificato tutto; compreso il suo amore per lui. Ma era libera. Non era quello che importava? La libertà?

Fissò quell’inerte intrico ti rovi. Il traliccio che la univa a Irial, oramai scuro e vizzo come un tronco senza più radici. Nemmeno più una scintilla di luce azzurra l’aveva attraversato da quando l’aveva allontanato l’anno prima;nessuna scossa, niente di niente.
Ma “andava bene così”, si ripeteva ogni volta che si sorprendeva a pensare a lui.
L’aveva deciso da sola.
La scelta era stata sempre e solo sua.

Si alzò bruscamente dal letto sul quale era sdraiata e si guardò intorno: l’appartamentino che Aislinn era stata così gentile da trovarle, un bilocale poco fuori Huntsdale, non era il massimo del comfort.
Era piccolo e i vicini anche abbastanza rumorosi, ma era caldo ed accogliente e Leslie, oramai, ci si sentiva meglio che a casa.

Casa.

Non aveva più cercato né suo padre né suo fratello i quali, dal canto loro, avevano fatto altrettanto. Aislinn le aveva detto di aver intravisto Ren per le strade della città vagare come uno zombie confessandole che avrebbe voluto tanto aiutarlo ma che Seth le aveva proibito anche solo di rivolgergli la parola.

E di certo non aveva tutti i torti: Ren era pericoloso, soprattutto quando era lucido; e nonostante non avesse mai completamente perdonato Aislinn per tutto quello che era successo continuava a volerle un bene immenso e non voleva che nessuno, suo fratello in particolare, le facesse del male.

Come se un umano avesse, in ogni caso, potuto nuocere alla Regina dell’Estate!

Sbuffò e scacciò quei pensieri: lei era una persona normale, non doveva più pensare a certe cose.

Diede un’occhiata all’orologio: le sette e tre quarti, tra poco sarebbero venuti a prenderla.
Si fiondò sotto la doccia lasciando che l’acqua tiepida le carezzasse la pelle, le scorresse lungo tutto il corpo, la avvolgesse completamente portandosi via quei pensieri inopportuni che, ora più spesso di prima, le avvinghiavano la mente come rovi pungenti.
 
Serrò forte gli occhi mentre portava il viso direttamente sotto il bocchettone della doccia e quando li riaprì un ricciolo di tenebra danzava davanti ai suoi occhi.
Li richiuse immediatamente sperando con tutta se stessa che fosse solo frutto della suggestione e dei ricordi che erano riaffiorati impertinenti in quelle ultime ore e con suo sommo piacere, quando dischiuse le palpebre per la seconda volta, si trovò a fissare solamente le piastrelle bianche della doccia.

Chiuse l’acqua e uscì dalla cabina, afferrò l'asciugamano, si frizionò i capelli e si avvolse nell’accappatoio. Dopodichè uscì dalla stanza diretta verso l’armadio bianco laccato.

Aveva appena finito si asciugarsi i capelli quando il cellulare cominciò a vibrare sul tavolo della cucina, così, raccattò tutto quello che avrebbe potuto tornarle utile, si infilò il giubbotto di pelle nera e si chiuse la porta alle spalle.

L’aria era frizzante e, nella penombra, sorrise a quella leggera brezza che le sfiorava la pelle quando una voce familiare richiamò la sua attenzione. Leslie non si voltò, paralizzata com’era dalla paura che le attanagliava le viscere.

No, ti prego.













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Capitolo 2
*** capitolo due ***



Quando aveva lasciato casa sua, più di un anno prima oramai,Leslie aveva creduto di poter ricominciare da capo; di potersi scegliere una vita, portare avanti la sua struzione, trovare un lavoro, un appartamentino fuori città, cambiare il colore dei capelli, riprendere a giocare a squash e magari comprarsi anche un gatto.
Era convinta di poter fuggire e forse avrebbe potuto farlo, ma non lo aveva fatto abbastanza lontano o non abbastanza in fretta.

“Leslie”. Sapeva che quel giorno sarebbe arrivato prima o poi.

“Cosa vuoi Ren?” chiese con voce atona e priva di ogni emozione.
“Quanto entusiasmo,” ironizzò staccandosi dal muro al quale era poggiato.

“Cosa ti aspetti che faccia?” gli rispose voltandosi finalmente a fronteggiare suo fratello.

Non era cambiato molto dall’ultima volta che lo aveva visto: i capelli castani erano forse più lunghi e gli arrivavano quasi alle spalle, aveva un grosso taglio sulla guancia, il piercing al labbro e le voragini viola sotto gli occhi erano più marcate di quanto ricordasse.

“Vattene via Ren,” intimò dando un’occhiata alla strada deserta. Avrebbero già dovuto essere qui.

“Oh andiamo Leslie” disse avvicinandosi con passo sicuro, “sono pur sempre tuo fratello no?” la guardò sorridendo. No, non lo sei.

“Ti ho detto di andartene” soffiò prendendo a due mani quel po’ di coraggio che le era rimasto, “esci dalla mia vita, non tornare mai più.”

La brezza che prima le aveva accarezzato la pelle sembrava essersi tramutata in un vento gelido, la luna aveva una luce sinistra e disegnava strane ombre sul viso di Ren che sorrideva incurante.

“Tu devi aiutarmi,” non era una richiesta, era un’imposizione, una pretesa.

“Va via!” disse con più convinzione avviandosi all’incrocio più vicino stringendosi nel giubbotto di pelle scuro.

“Ho bisogno di soldi Leslie,” le corse dietro affiancandola con pochi passi cosicchè lei si fermò, voltandosi a guardarlo mentre serrava i pugni e stringeva la mascella.

“Trovati un lavoro, smetti di drogarti, fa qualcosa!” gridò, “ma lascia in pace me!”

“Leslie!” ringhiò nervoso e la sua voce, seguita dall’eco, si allontanava nell’aria della sera spegnendosi dietro l’angolo.

Quel tono, quello sguardo, quella situazione, bloccarono del tutto il suo sistema nervoso tanto che s’immobilizzò all’istante.

Chiuse gli occhi e un brivido ghiacciato le attraversò la schiena riversandosi completamente sui vizzi intrichi legnosi che le spuntavano dalla schiena.

La sua vita passata le rovinò addossò schiacciandola sotto un peso invisibile ed insostenibile: i pianti e le lacrime versate, gli schiaffi e le molestie, le nottate di straordinari al lavoro per evitare di tornare a casa, l’alcool, la droga, gli stupri. Tutto.

L’aria le mancava e la strada si faceva sempre più stretta ai suoi occhi. Non voleva che tutto tornasse come prima, non rivoleva Ren nella sua vita o almeno non nel modo in cui lui aveva intenzione di ritornarci.

“Staremo bene insieme” le sussurrò minaccioso sorridendo tra i suoi capelli, “vedrai, tornerà tutto come prima”.

“Lasciami Ren,” supplicò trattenendo a stento le lacrime, “lasciami.”

“Sta zitta!” sbraitò tirandole una manata in pieno viso. La spinta fu più forte di quanto Leslie avesse immaginato e, presa alla sprovvista, perse l’equilibrio finendo contro i bidoni dell’immondizia.

“Ok Ren” soffiò alzando lo sguardo mentre stringeva la spalla dolorante, “come vuoi.”

“Ora, andiamo a casa” sentenziò incamminandosi per la stradina scura senza nemmeno voltarsi per assicurarsi che lei lo seguisse;tanto lo avrebbe fatto e lo sapevano entrambi.

Raccattò la borsetta e si rimise in piedi dandosi una pulita veloce al jeans mentre Ren si fermava all’angolo della strada per aspettarla.

La mente vuota, incapace di elaborare qualsiasi tipo di pensiero vagava in un baratro scuro; gli occhi vitrei fissavano il nulla verso quale la sua vita si stava irreversibilmente avviando.

Suo fratello le diede un ultima occhiata prima di voltare l’angolo mentre Leslie muoveva passi incerti verso di lui.

La strada si fece, se si può, ancora più buia e anche l’unico lampione acceso si spense di colpo senza un rumore. Nonostante fosse stata, anche se per un breve periodo, una creatura del buio era talmente sconvolta e presa dal pensiero di ciò che sarebbe accaduto, che non si accorse nemmeno degli spiriti fatati che la stavano osservando;né tanto meno dei riccioli scuri che le si muovevano tutt’intorno.

Il vento si era fatto più forte e le scompigliava i capelli che emanavano ancora il forte odore dello shampoo al gelsomino.

Voltò l’angolo lentamente aspettandosi di trovare Ren poco lontano ad aspettarla sorridente;ma la strada era buia, fredda e totalmente deserta. Si guardò intorno sconcertata. Com’era possibile?

Non poteva aver immaginato tutto, era stato così reale. Spostò il suo sguardo verso il lampione che aveva giurato di vedere spegnersi e con somma sorpresa e non poca frustrazione lo trovò ad illuminare l’entrata del palazzo dove abitava.

Portò immediatamente la mano alla spalla esercitando una leggera pressione poco sopra la clavicola. Serrò le palpebre e quasi pianse quando il dolore le scoppiò nel cervello.

“Hey Leslie!”

Una ragazza bassina, dai capelli biondo platino a spazzola e il sorriso spalancato fece capolino dietro l’angolo facendola sobbalzare.

“Caroline!! soffiò Leslie distratta dai suoi pensieri, “mi hai fatto prendere un colpo”.

“Oh scusami tanto”.

“N-no figurati” farfugliò tornando a fissare il lampione che continuava beffardamente a proiettare luce.

“Su, andiamo, gli altri staranno in pensiero”.

“Si,” sussurrò dando un’ultima occhiata al vicolo nel quale era sparito Ren, “andiamo”.

Affiancò Caroline sovrastandola di almeno venti centimetri cercando di ricomporsi ed assumere un’aria la più naturale possibile e quando pensava di esserci riuscita, la sentì.

Quella voce.

Non ti farà più del male.

Aveva immaginato miliari di volte di risentire quella voce; in tutti quegli anni non era passato giorno che non fosse stato riempito dalla voglia di sentire quella voce, di nutrirsi di essa.

Le tenebre si fecero più fitte ma Caroline sembrava non accorgersene, continuava a parlare di qualcosa alla quale al momento Leslie non riusciva davvero a dare alcun importanza.

Perchè l’aveva sentito.

Irial le aveva parlato.

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Capitolo 3
*** tre. ***


Leslie restò immersa nei suoi pensieri per tutta la sera tanto che quando i suoi amici, visibilmente scocciati del suo comportamento, le chiesero se volesse essere riaccompagnata a casa in anticipo non se lo fece ripetere due volte.

Non era possibile.

Irial non poteva essere tornato; loro due avevano fatto un patto, avrebbe dovuto scomparire per sempre. Lasciarle vivere la sua vita come aveva deciso, senza quell’amore malato che non li avrebbe portati da nessuna parte.

Gettò le chiavi di casa sul tavolo della cucina e si lasciò cadere sul letto, psicologicamente distrutta.

Cosa avrebbe fatto se Irial avesse deciso di tornare fisicamente parlando non lo sapeva, ma sperava vivamente che questo non succedesse.

L’aveva salvata dalle grinfie di Ren, per la seconda volta;e di questo le era immensamente grata ma l’idea che l’inferno da cui era fuggita già una volta la riacciuffasse ora che tutto cominciava a girare per il verso giusto le toglieva il fiato.

Non voleva di nuovo Irial nella sua vita ma, allo stesso tempo, il suo cuore sembrava più leggero.

Come se quell’attimo, quell’unico istante nel quale lo aveva sentito di nuovo vicino, di nuovo suo, le avesse tolto tutto il peso che aveva in corpo. Non era come quando era alla Corte Oscura, le sue emozioni non erano state risucchiate avidamente dalle creature del buio; si erano semplicemente anestetizzate.

Non riusciva a provare nulla, completamente vuota.

Carezzò l’intrico di rovi scuro e silenzioso come se stesse sfiorando il suo viso e nell’oscurità della stanza, sorrise.

Sorrise al suo ricordo anche se restava fermamente convinta di ciò che aveva deciso: la sua vita sarebbe andata avanti molto meglio, senza il suo Re.


                                                                              ***


La mattina seguente Leslie si svegliò stranamente tranquilla, come se tutto quello che era successo la sera prima fosse stato soltanto un sogno;anche se aveva la consapevolezza che non era così.

Fece colazione con un toast integrale con un velo sottile di marmellata alla ciliegia e una tazza fumante di caffè, si fece la doccia, si vestì e si scapicollò all’università: non poteva fare tardi ancora.

La giornata trascorse tranquilla tra una lezione e l’altra e Leslie quasi dimenticò Irial fino a che, sulla strada del ritorno, non fece un incontro a dir poco inaspettato.

Sbucò dal nulla, come sputata dall’ombra. Non era cambiata di una virgola dal giorno in cui l’aveva vista l’ultima volta. Forse era leggermente più alta, ma il sorriso e gli occhi attenti erano gli stessi: Tish.

“Leslie!” urlò euforica allargando le braccia.

“Tish” sussurrò di rimando stringendo con entrambe le mani la cinghia di pelle della sua tracolla.

“Che c’è? Non mi saluti nemmeno più ora?” la rimbeccò spostando le mani sui fianchi.

Non poteva essere una coincidenza;Irial si rifaceva vivo dopo un anno e il giorno dopo Tish si prendeva la briga, dopo altrettanto tempo, di farle una visita di cortesia? No, doveva esserci qualcosa sotto.

“Certo che si!” rispose andandole incontro e abbracciandola furtiva.

Dopotutto se voleva scoprire cosa stava accadendo, ammesso che lo volesse sul serio, doveva comportarsi nel modo più naturale possibile, e poi, era pur sempre una delle uniche amiche sincere che avesse mai avuto nonostante fosse una creatura del buio. Ora che ci rifletteva, del resto, tutte le persone che avessero contato almeno un poco per lei fino ad allora erano esseri fatati.

“Come stai testa di rapa che non sei altro?”

“Bene Tish e t..oh no smettila!” tentò di fermarla mentre le scompigliava affettuosamente i capelli.

“Va bene, va bene! La smetto, cavoli Leslie ti ricordavo più simpatica” disse incamminandosi verso chissà quale luogo “andiamo.”

Ecco, dove voleva portarla?

“Dove, Tish?” chiese sospettosa senza seguirla.

“A casa tua no?” come se fosse stata la cosa più ovvia del mondo, “non ci vediamo da secoli e non mi offri nemmeno un caffè?”

Leslie sorrise, in fondo era semplicemente Tish.

“Il mio appartamento è dalla parte opposta, pensavo voi esseri fatati foste più intelligenti sai?” rise aspettando che l’amica l’affiancasse e insieme si diressero verso casa.

Appena arrivate, Leslie mise su la caffettiera facendo accomodare Tish scusandosi per il disordine.

“Oh, non preoccuparti, vedessi com’è ridotta la mia stanza!”

“Oh, la ricordo bene, Ani ti sbraitava sempre contro perchè non mettevi mai niente al suo posto” rise al pensiero, “a proposito, dov’è?”
Tish abbassò lo sguardo rabbuiandosi completamente, tanto da spaventarla.

“Sta bene vero?” chiese Leslie preoccupata, “non le è successo nulla di male, giusto?”

“No, no lei sta bene” cominciò mentre il profumo di caffè si faceva largo nella stanza, “sta tranquilla, è solo che..” trasse un lungo respiro mentre Leslie le offriva la tazza fumante.

“Non la vedo da quasi dieci mesi.”

“dieci mesi?” ripetè sbalordita;da quando conosceva Ani e Tish non le aveva mai viste separate, erano sempre insieme e nessuna delle due faceva qualcosa senza l’altra. Era strano apprendere che non si vedessero da mesi.

“Ma com’è possibile.”

“Non lo sai?” chiese zuccherando il caffè.

“Sapere cosa?”

“E’ la nuova regina nel buio, Leslie.”

Quelle parole le tolsero il fiato;non poteva essere. Irial non poteva averla rimpiazzata con Ani. No.

“I-Irial ha..”

“No” rise Tish, “non Irial. Niall.”

Il peso che le chiudeva lo stomaco si allentò, ma non del tutto. Cosa c’entrava Niall con Ani e con la Corte del buio? Lui non era di nessuno, era solo Niall.

“Niall?” domandò sconcertata mente un pensiero si faceva largo prepotente nella sua testa; ma non era possibile.

“Per farlo Niall dovrebbe essere..”

“..il nuovo Re del buio” concluse scrutandola di sottecchi.

Passarono i secondi, scivolarono lenti ed inesorabili strisciando tra i piedi del tavolo, impregnando di silenzio e tensione qualsiasi cosa toccassero.

“Ma non è possibile” fu tutto quello che riuscì a dire, dopo chissà quanto tempo, scuotendo la testa.

Niall non era di nessuno, non aveva mai voluto appartenere a nessuno, era uno spirito libero e solitario e soprattutto, per quel che Leslie ne sapeva, era soprattutto un essere buono. Non poteva governare la Corte del buio.

“Non pensarlo nemmeno Leslie” la scosse Tish come se sapesse esattamente quello che stesse pensando, “Niall non è solo quello che tu hai avuto modo di conoscere”.

“Ma perchè Ani? Perchè farle una cosa così orribile!” rabbrividì al sol pensiero di tutto quello che aveva passato nel periodo in cui era stata lei la Regina del Buio.

“Per lei è diverso, Leslie” spiegò, “Ani è una creatura del Buio, è più forte di te e poi, era destinata a diventare quello che è.”

L’espressione interrogativa che si era fatta largo sul volto di Leslie bastò a Tish per andare avanti prima che l’amica glielo chiedesse.

“Riesce a succhiare le emozioni umane senza l’aiuto del sangue del Re del Buio. Niente tatuaggi, niente sortilegi o magie, niente di niente. E’ sempre stata capace di farlo ma Rabbit l’ha tenuto nascosto” vuotò la tazza, si alzò, e la ripose nel lavello per poi tornare a sedersi, “aveva paura.”

“Paura di cosa?”

“Paura che lei finisse come te, Leslie” la fulminò con i suoi occhi nero pece, “Rabbit ha dovuto scegliere. Eri come una sorella per lui, e anche per noi ma non potevamo. Capisci? Era Ani.”

Leslie sentì una rabbia sovrumana montare in lei;le agitava lo stomaco e le faceva tremare le mani. L’avevano venduta, avevano sacrificato la sua vita per quella di Ani.

L’avevano condannata; cosa sarebbe successo se non avesse avuto abbastanza forza di volontà da abbandonare Irial e la sua corte? Sarebbe morta o impazzita; per colpa loro.

“Rabbit ha provato a dirtelo Leslie” rincarò Tish leggendo la rabbia nei suoi gesti, “ha tentato in tutti i modi di farti desistere, di farti scegliere un altro tatuaggio; ma tu volevi quello, Leslie. Volevi Irial.”

Il cuore fece una doppia capriola e atterrò in malo modo in qualche luogo scuro e remoto del suo stomaco.

Io volevo Irial.

“L’hai scelto.”

L’ho scelto.

“NO!” gridò rovesciando la tazza e facendo finire il caffè sul pavimento.

“E’ sempre stata una tua scelta, sempre.”

“Io non ho scelto di finire così!” sbraitò con le lacrime agli occhi sbattendo le mani sul tavolo bianco, “non ho mai scelto niente nella mia vita! Non ho scelto che mia madre se ne andasse, che mio padre cominciasse a bere e mio fratello a drogarsi;eppure è successo e le ripercussioni di tutto questo sono cadute tutte su di me” ora stava piangendo sul serio.

Calde lacrime le rigavano le guance mentre Tish restava immobile, a lasciarla sfogare.

“Non ho scelto io che tutte le persone intorno a me fossero esseri fatati, non ho scelto io di immischiarmi in questa storia! E’ stato lui a scegliere me. Ricordo benissimo il senso d’impotenza; sapevo di poter scegliere, ma allo stesso tempo non potevo. E tu non capirai mai.”

“Però hai scelto di andare via.”

“E cosa credi che mi resti, ora?” si sedette mentre la rabbia sbolliva, respirando a fondo e lentamente, “io non ho niente, Tish. Ho solo il riflesso di una vita normale che probabilmente non avrò mai, come potrei del resto, dopo tutto quello che è successo; dopo tutto quello che ho visto?”

Rilassò i muscoli.

“Ho sempre creduto che tutto fosse stato frutto delle mie scelte, come hai detto tu. Dovevo crederci per evitare di sentirmi come una foglia d’autunno in una tempesta: trascinata, inerme, insignificante anche per se stessa. Ne avevo bisogno, mi serviva. Ma non è così, non è mai stato così”.

Si alzò di scatto, agguantò lo straccio e cominciò a pulire il pavimento.

“Cosa sei venuta a fare qui, Tish” quella conversazione doveva finire.

“A cercare Irial”.

“Non è qui” disse tentando di mantenere la calma al sol sentir pronunciare il suo nome.

“L’hai sentito vero? Non mentirmi Leslie, sono un segugio anche io ora” disse tirando su la manica della maglietta lasciandole vedere i tatuaggi sul braccio.

“Ma sei anche mia amica” si voltò verso di lei ancora china sulla macchina di caffè.

“Si” sospirò.

“Cosa volete da Irial?”

“Questo non puoi chiedermelo”.

“E se lo facessi?”

“Non ti risponderei” si alzò e fece per avviarsi alla porta, “ti teniamo d’occhio Leslie, se tornerà, stavolta lo sapremo” e si volatilizzò prima di toccare la maniglia sussurrando un misero “mi dispiace”.

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Capitolo 4
*** capitolo quattro. ***


Dieci minuti dopo che Tish si era smaterializzata in una spira di tenebre proprio davanti ai suoi occhi ancora lucidi, Leslie era ancora li, con una mano poggiata in terra ed un’altra a premere lo straccetto umido sulla macchia di caffè.

Si alzò lentamente, afferrò la sua tazza e la riempì di nuovo dopodiché, si sedette al tavolo intrecciando le dita fra loro. Era arrivato il momento di fare il punto della situazione e non perché le importasse delle faccende degli esseri fatati o della Corte del Buio ma perché, che lei lo volesse o meno, qualsiasi fosse la cosa che Irial o chi per esso stava architettando la toccava in prima persona.

E la cosa doveva essere anche abbastanza importante dato che Tish, che era un segugio, era stata mandata per sondare il campo, e se quella vita dalla quale aveva cercato di fuggire le stava così addosso, beh almeno voleva vederci più chiaro.

Cercò di raccogliere tutte le informazioni che aveva ricevuto: punto primo, chissà per quale assurdo motivo, Irial aveva abdicato. Il che di per se era già abbastanza sconcertante.

Bevve un sorso dalla tazza e quasi si scottò la lingua.

Maledizione!


Irial era stanco, questo era vero e lei lo aveva capito, ma amava molto le sue creature, più di quanto Leslie potesse concepire. Che poi avesse abdicato in favore di Niall, questo riusciva a capirlo ancor meno.

Soffiò sul caffè poggiando il labbro inferiore sul bordo della tazza e poi bevve ancora.
Se continuo così diventerà una vera e propria droga.

Poi c’era Ani che, capace di succhiare le emozioni umane senza bisogno di incantesimi, tatuaggi, o roba simile sedeva accanto a Niall come Regina del Buio e questo le provocava non poco fastidio, e non perchè fosse innamorata di lui; ma perché, al contrario, pensava che Niall provasse ancora qualcosa per lei.

Aveva percepito la sua presenza e i suoi occhi su di lei quando, non ancora del tutto ristabilita, aveva deciso di trasferirsi e di non vederlo più.

Sbuffò sonoramente e si portò le mani alle tempie massaggiandole con piccoli movimenti circolari: le stava per scoppiare la testa.

Tish aveva ricevuto da Niall l’ordine di trovare Irial, il motivo era quello che lei avrebbe dovuto scoprire;e l’unico modo per farlo era parlare con lui, con Irial.

Si alzò dalla sedia e si diresse verso la finestra che dava sulla strada: due creature del buio erano appostate nei paraggi, le vedeva, avvolte dai loro artigli affilati. Se avesse invocato Irial, lui sarebbe giunto, ne era certa;ma in quel modo l’avrebbe condannato ad essere catturato dai servi di Niall.

Non conosceva le sue intenzioni.

“Niall non è solo quello che tu hai avuto modo di conoscere."

Non sapeva cosa era diventato, e cosa fosse stato in grado di fare.
Le restava una sola strada ed era quella che, fosse stato per lei, non avrebbe mai intrapreso.

Scaraventò la tazza nel lavello, raccattò la borsa e chiavi e si chiuse la porta alle spalle.


***

Il parco era esattamente come Leslie lo ricordava: l’aria era calda e pesante, una miriade di fiori copriva il prato talmente bello e ben curato da sembrare che mai uomo ci avesse camminato. Le sculture di pietra levigata erano ancora li e, se possibile, erano ancora più lucide e belle dell’ultima volta che le aveva viste. Al centro del parco padroneggiava, grandissima, una fontana dorata dalle quale l’acqua sgorgava limpida e profumata di rose.

Tre Ragazze dell’Estate comparvero ancheggiando dall’ombra di un albero e quasi non si curarono di lei:le rivolsero solo un’occhiata fugace, convinte forse, che lei potesse ignorare la loro natura.

In effetti, una volta deciso di abbandonare Irial, il “dono” da lui ricevuto avrebbe dovuto esserle revocato. Ma lei non aveva voluto e, l’oramai ex Re del Buio, aveva esaudito la sua richiesta.

Attraversò il parco con passo deciso cercando di non cedere a quel senso di smarrimento che provava nel trovarsi li da sola e, soprattutto, di non badare al fatto che l’unica volta che aveva visitato quel posto l’aveva fatto in compagnia di Niall.

Scacciò quei pensieri e s’incamminò a passo svelto verso il portone;quel posto la innervosiva. Le metteva addosso una strana sensazione e la schiena aveva cominciato a prudere in modo davvero poco piacevole.

Varcò la soglia e si diresse sicura verso la porta della stanza dove, ne era certa, avrebbe trovato Keenan. La cosa che più la stupiva però, era che nessuna guardia, nessuna creatura dell’estate le aveva impedito di giungere fino a quella maledettissima porta bianca.

Oh, beh. Oramai sono in ballo.

E mentre la sensazione che il suo arrivo fosse atteso le si faceva largo nelle viscere, spalancò l’infisso e fece irruzione nella grande sala luminosa trovando il Re dell’estate, di spalle, intendo a scrutare l’orizzonte dalla grande vetrata che invadeva tutta la parete.

“Mi stavi aspettando, vero?”

“Ebbene,” disse voltandosi e scuotendo la sua chioma lucente “sapevo che avresti tentato  di parlare con me” la sua pelle riluceva al sole che gli illuminava il viso rendendo il colorito ancora più bronzeo di quanto già non fosse; “era solo questione di giorni.”

“Dimmi cosa sta succedendo Keenan” si avvicinò di un paio di metri bloccandosi esattamente al centro della stanza assolata.

“Non ho nessun obbligo nei tuoi confronti, Ragazza delle Tenebre”, e lo disse con un tono talmente sprezzante che a Leslie provocò un disgustoso senso di nausea mentre una rabbia sconosciuta le montava nello stomaco.

“Non sono più una Ragazza delle Tenebre, stupido reuccio presuntuoso!”

“Ti sbagli Leslie,” la raggiunse lasciando soltanto una decina di centimetri tra di loro “non si smette di essere una Ragazza delle Tenebre”.

Le diede le spalle e ritornò alla finestra riprendendo a fissare chissà che cosa.

“Sono qui per Irial” affermò sicura riacquistando un pò di fermezza.

“Come era ovvio che fosse.”

“Smettila con questi insulsi giochetti e dimmi cosa sta succedendo.”

Keenan sorrise come se avesse gli avessero appena raccontato una barzelletta mediocre, poi, si sedette sulla grande poltrona accanto alla finestra facendole cenno di accomodarsi su quella di fronte. Leslie tentennò un istante, uno solo, poi accettò l’invito e si lasciò andare sul tessuto imbottito.

“Da dove cominciare” sorrise mellifluo il Re dell’Estate, “ah, si. Io inizierei da quando Irial ha lasciato il trono designando Niall come suo successore”.

Leslie ebbe un sussulto e lo stomaco cominciò a contorcersi in modo atroce, ma decise di non darlo a vedere. Keenan non poteva vincere così.

Il Re aspettò un suo cenno e poi andò avanti.

“E’ successo poco dopo la tua decisione di allontanarti dal nostro mondo, scelta da me condivisa ovviamente” aggiunse intrecciando le dita, “ma che, ahimè, non sei riuscita a portare avanti del tutto a quanto pare”.

“Io sono ancora convinta della mia decisione” sputò velenosa.

“Allora perchè sei qui?” chiese retorico senza abbandonare quel sorrisetto che Leslie avrebbe volentieri strappato via a morsi.

Senza aspettare una sua replica continuò “Irial era stanco, non aveva le forze necessarie per portare avanti la sua reggenza;amava e ama ancora le sue creature, è stato per il loro bene che ha scelto di abbandonare la corte e lasciare il trono a qualcuno che avrebbe potuto risollevare le sorti del suo regno.”

“Niall..” la voce le uscì quasi come un sussurro.

“Niall” confermò Keenan, e nello stesso momento un’ombra scura spense per un attimo la fiamma che ardeva nei suoi occhi color del miele.

“Perchè lui?” chiese più all’aria pesante della stanza che a colui che aveva di fronte. Niall non avrebbe mai voluto essere il Re del Buio;lui era fuggito da tutto quello, Niall era buono.

“E chi altri altrimenti?” rise Keenan.

“Bananach” azzardò inorridendo al sol pensiero di quella donna bellissima dalle piume nere.

“E provocare così una guerra?” domandò Keenan il quale era evidentemente al corrente delle tendenze rivoluzionarie e attiviste della donna uccello. In quel momento Leslie si chiese quante cose ancora il reuccio sapesse e, quante di queste, condivideva con Aislin.

Lei era sovrana tanto quanto lui, eppure, Keenan non la metteva al corrente di tutto quello che le succedeva intorno. E questa cosa a Leslie non era mai andata giù del tutto.

“Niall era l’unico degno successore di Irial”.

“No!” quasi gridò, “Niall..era buono, tutto questo non ha senso”.

“No Ragazza delle Tenebre, Niall non era buono” abbassò gli occhi e inspirò a fondo prima di riprendere, “è una creatura oscura come lo è Irial, Gabriel o Bananach;niente di più e niente di meno. E’ come loro e lo è sempre stato, ha soltanto cercato di cambiare la sua natura. Una natura che lo disgustava, che gli dava la nausea” parlava con fervore, con una strana rabbia che andava crescendo nella sua voce ogni volta che pronunciava una parola.

“Forse sarà per la sua corte un Re migliore di quanto Irial lo sia mai stato e di certo più di quanto Bananach potrà mai essere;ma ciò non cambia le cose.”

Leslie rimase inchiodata dalla durezza di quelle parole. Lei aveva conosciuto Niall, forse più di Keenan o Irial stesso:lei sapeva che c’era del buono in lui.
Da come l’aveva guardata, da quello che aveva rischiato per lei mettendo a repentaglio più volte la sua stessa vita solo per difenderla.

No, Keenan si sbagliava.

“Ma pare,” rincarò, “che Irial non sappia stare al suo posto” affermò sorridendo quando l’espressione di Leslie divenne interrogativa.

“So che Irial è tornato” disse lei sulla difensiva.

“Oh, certo che lo sai. Non saresti qui altrimenti.”

“Sputa il rospo Keenan” ringhiò infastidita dal suo comportamento e dalla sua atroce aria di superiorità ma, quando il Re dell’Estate decise di parlare chiaro, Leslie avrebbe preferito non essersi mai recata da lui.

“Irial ha deciso di diventare mortale.”





[Salve a tutte! Mi scuso per il tremendo ritardo nell’aggiornare ma tra sessione d’esami e contrattempi vari non ho avuto il tempo per continuare questo capitolo, la cui stesura è stata intralciata anche dal mio solito blocco. Il capitolo non è lunghissimo, e mi scuso anche per questo ma se avessi deciso di allungarlo probabilmente sarebbero passate altre settimane. Spero di riuscire ad aggiornare più regolarmente da oggi in poi dato che sono anche un filino più libera.
Spero comunque che apprezzerete il capitolo e lo sforzo disumano della sottoscritte che all’una di notte ha tentato di chiuderlo come meglio poteva.
Grazie della pazienza.
Vostra,
Fé * ]

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque. ***


“Irial ha deciso di diventare umano”.

Diventare umano.

Umano.
No, questo non era possibile.

“Tu menti Keenan!” gridò saltando giù dalla poltrona dorata mentre la sua voce lacerava il silenzio che oramai nella stanza s’era fatto palpabile.

“Mentire? Davvero? E perché dovrei farlo?” chiese il Re lasciando anche lui la poltrona ed avvicinandosi di nuovo alla grande vetrata.

“Questo ancora non lo so, ma ti giuro su tutto ciò che mi è più caro, brutto sputo di sole infernale, che lo scoprirò” disse con voce calma e posata mentre una nuvola nera si formava intorno a lei danzandole tra i capelli proprio come le ombre scure avevano preso a danzarle negli occhi, “e farai bene a stare attento Re dell’Estate perché sarà anche passato un anno ma, come tu stesso hai detto, sono pur sempre la Ragazza delle Tenebre!”

“E io il Re dell’Estate” ribatté Keenan spingendo il palmo della mano destra verso Leslie, “e tu sei pur sempre nel mio palazzo”, al suo comando le ombre che stavano invadendo la stanza si dissiparono, tutte, tranne quelle che continuavano a svolazzare frenetiche negli occhi della Ragazza delle Tenebre.

“E ora va via” ordinò, “noi non abbiamo più niente da dirci.”

“Un momento” s’affrettò a dire in tono tanto supplichevole che il sopracciglio di Keenan s’alzò tanto in fretta che il Re dell’Estate non poté opporre resistenza a quel movimento involontario; “voglio parlare con Aislin.”

“Questo purtroppo non è possibile.”

“E’ mia amica, e voglio vederla” ripeté abbandonando il tono di supplica che si era lasciata sfuggire in precedenza e riacquistando l’arroganza che la contraddistingueva.

“Le hai tenuto tutto all’oscuro vero?” accusò avanzando di un passo, Keenan non si mosse; ”Non sa niente di Irial o del fatto che io sia qui.”

“Queste non sono faccende che ti riguardano, Leslie.”

“E’ la tua regina, dannazione!” imprecò, “meriterebbe come minimo il tuo rispetto!”

“Ti ripeto che non sono situazioni di tua competenza, e ora va via” così dicendo voltò le spalle alla sua ospite e prese a contemplare due ninfe che si rincorrevano nel prato del suo palazzo ridendo e lasciandosi alle spalle polvere dorata.

“Oh, Re dell’Estate, tu dovresti simboleggiare tutto quello che c’è di più puro e bello in questo mondo e in quello a cui tu appartieni,” pronunciò Leslie scuotendo la testa rassegnata, “e invece non sai cosa sia la lealtà o l’amore. Io piango per Aislin perché benché anch’io abbia scelto di divenire Ragazza delle Tenebre, pagandone il prezzo cento volte e forse di più ,” sollevò lo sguardo fino ad incontrare gli occhi miele di Keenan “io l’ho fatto per amore”; oro e inchiostro si fusero in quello sguardo carico di mille emozioni, “tu puoi dire di aver mai provato lo stesso?”
 
E con queste parole Leslie voltò le spalle alla stanza assolata e al Re dell’Estate che, per ciò che quelle parole avevano risvegliato in lui o per l’ombra che si era sprigionata tutta d’un tratto senza che lui potesse farci niente, rimase immobile finché la porta non si chiuse.
 
 
 
 
 
 
***


 
Mentre attraversava il parco del Palazzo del Re dell’Estate e si lasciava alle spalle il portone dalle marmoree colonne dorate, Leslie si sentì cogliere da uno sconforto tale che il fiato si smorzò e si sentì quasi svenire; il caldo era soffocante, la luce l’accecava e le cicatrici sulla schiena avevano preso a pruderle in modo ancora più insistente ed insopportabile.
 
Senza realmente sapere dove stesse andando si ritrovò in un parco: una piccola macchia verde nel bel mezzo del grigio cittadino. Si sedette su di una panchina, portò le ginocchia al petto e vi poggiò la testa dolorante incapace di pensare.
 
Era assurdo.
 
Tutto quello che stava accadendo, niente aveva senso.
 
Irial che desidera diventare umano, Niall che prende il suo posto come Re del Buio.
 
Oh Niall, mio povero e dolce Niall.
 
Ani, Ani la Regina delle Tenebre che siede al fianco di Niall e succhia le emozioni a suo piacimento; Tish che segue le orme del padre diventando un segugio della Corte Oscura; Aislin, relegata chissadove dal suo capriccioso reuccio da quattro soldi.
 
Perché? Ora che tutto sembrava andare per il meglio, perché?
 
Quante domande aveva ancora da porre, di quante risposte aveva ancora bisogno!
 
C’era però un altro posto dove doveva andare.
 
E mentre una folata di vendo incandescente le scompigliava i capelli, abbandonò la panchina solitaria e si diresse sicura verso la città.


Nota dell'autrice

Salve a tutti, ebbene sono tornata. Ho avuto un blocco talmente assurdo che pensavo davvero di non riuscir mai più a mettere "la penna sul foglio", ma ora mi sto pian piano riprendendo e spero di riuscire a postare a termine questa storia che mi è davevro tanto cara. Colo l'occasione per porvi i miei migliori auguri di un felice 2012 e mi scuso ancora per la mia imperdonabile assenza. A presto.
Vostra,
Fé :*
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo sei. ***


Leslie raggiunse la città che il sole era già calato da un pezzo.

Non che la strada fosse lunga, ma il correre frenetico dei suoi pensieri la portava a distrarsi tanto facilmente che anche
le strade a lei più familiari, per le quali aveva errato per tutti i venti lunghi anni della sua vita, avevano finito per diventare un dannato ed intricatissimo labirinto.

Dopo aver vagato senza nemmeno accorgersene per quasi tutta la città, alla fine si ritrovò, dopo tanto tempo di nuovo di fronte a quella porta, li dove tutto era iniziato.
Quel posto non era cambiato per niente dall’ultima volta: la porta grigia era sempre coperta di ruggine ed il cartello
penzolante non era stato riparato. Ma, nonostante tutto sembrasse al suo posto, c’era qualcosa che a Leslie non quadrava.

C’era qualcosa di diverso, di strano, di..sbagliato.

Ma quello non era il momento più adatto per farsi altre domande quando quel che veniva a cercare erano risposte;così, raccolto a due mani tutto il coraggio che il suo animo aveva da offrirle, respirò a fondo e afferrata saldamente la maniglia spinse la porta che si aprì con un cigolio e un suono di campanello.

Appena varcata la soglia, se possibile, il senso di sconforto che pesava come un macigno sul suo stomaco divenne ancora più insostenibile.

Tutto era rimasto come un tempo: c’erano sempre i soliti vecchi poster ad ingombrare le pareti, in fondo alla stanza c’era sempre lo scaffale affollato dai raccoglitori dalle pagine ingiallite e il fatto che quel posto che era sempre stato casa sua, ora, era per lei freddo come una prigione d’inverno le opprimeva il cuore.

Non aveva più rivisto Rabbit dal giorno in cui si era separata da Irial.
Lei non l’aveva cercato, non aveva cercato nessuno e nessuno aveva cercato lei.
Aveva completamente voltato pagina lasciandosi alle spalle la sua vita passata e tutto quello che ne aveva fatto parte, compreso lui, Ani, Tish, Rabbit, Nial, Aislinn, Seth..tutti.

Tutto.

Non arrivò nemmeno al centro della stanza che una voce giunse lontana.

“Arrivo!”

Rumore di sedie che vengono spostate e una porta che si apre, poi, Rabbit apparve sulla soglia con i soliti capelli bianchi striati di blu e la borchia al labbro inferiore che faceva capolino tra la barba.

La prima reazione di Rabbit fu quella di restare completamente immobile, con le mani penzoloni lungo i fianchi e lo sguardo esterrefatto.
L’unica persona da cui non si aspettava una visita di cortesia era Leslie, ma non era così stolto da pensare che non ci fosse un motivo altro a quell’apparizione che la semplice voglia di ripercorrere il vecchio viale dei ricordi.

Soprattutto se quel viale era pieno zeppo di fango.

“Leslie!”, esclamò dopo quell’attimo di smarrimento, “sono felice di vederti” s’azzardò per nulla convinto a dire avvicinandosi.

“Anche io Rabbit” buttò lì senza molta enfasi Leslie.

Non aveva dimenticato il suo ruolo in tutta la faccenda;tanto più ora che sapeva del fatto che lui fosse a conoscenza del potere di Ani, non poteva nasconderlo.

“Devo parlarti” s’affrettò ad aggiungere prima che la forza che aveva racimolato venisse meno, “in un posto sicuro, lontano da orecchie indiscrete.”

“Questo posto è sicuro Leslie” rispose lui posandosi le mani sui fianchi. Se l’era aspettato dopotutto.

“Se mi assicuri che nessuno, e ripeto, nessuno”  disse scandendo bene ogni sillaba e sottolineando le sue parole con un regolare movimento dell’indice “sentirà quello che ci diremo qui dentro, allora resteremo qui. Non è sicuro parlare per le strade se non si vuole essere sentiti dagli amici con le ali, gli artigli, le antenne o quello che è” soffiò passandosi una mano tra i capelli.

“Dimmi allora. Cosa c’è?”, volle sapere Rabbit facendo scivolare verso di lei una sedia, “è successo qualcosa?”

Certo che è successo qualcosa!
Cosa credi che sia venuta fin qui solo per chiederti come ti vanno le cose?
O pensi che voglia un altro fottutissimo tatuaggio!?
 
Pensò stringendo i pugni.

“Sì.”

“Stai bene?”

Una meraviglia!

“Si..no, non lo so.”

“Leslie..”

Vaffanculo!
 
“Niente va bene Rabbit!” sbraitò scansando la sedia in malo modo mentre il suo corpo era interamente percorso da scosse di rabbia. Le sinapsi invase dall’ira.

“Cosa volete ancora da me?” chiese mentre sul volto del suo interlocutore si dipingeva un grosso punto interrogativo.

“Non capisco di cosa tu stia parlando, ora per favore calmati..”

“Calmarmi?! CALMARMI?” sputò sentendo la rabbia crescere in modo smisurato, “come faccio a star calma quando tutto quello per cui ho lottato, tutto quello che ho costruito dopo che tu e tutti quelli come te avete distrutto quel poco di vita normale che avevo, sembra esser messo di nuovo in discussione?!”

“Leslie” la pregò, “sta’ calma. Giuro che non riesco a comprenderti.”

“Oh, tu non comprendi?” ironizzò, “come non comprendevi ciò che mi sarebbe successo dopo avermi marchiato per il tuo Re? Sei all’oscuro di tutto come eri all’oscuro del potere di Ani? Potere che avrebbe potuto salvarmi?”

Rabbit rimase come pietrificato.

Lei sa.

Non era possibile, non poteva sapere.

“Leslie” sussurrò prendendosi il volto tra le mani e fissando il pavimento, “mi dispiace io davvero non so cosa dire” mormorò mentre la rabbia si spegneva negli occhi di Leslie lasciando posto alle lacrime.

“Non ero sicuro di niente. Non sapevo di preciso cosa ti sarebbe successo se t’avessi tatuata come non sapevo cosa sarebbe accaduto ad Ani se Irial avesse scoperto cos’era e cosa poteva fare” gemette lasciandosi andare ai singhiozzi.

“Eri come una sorella per me, credimi, ma ho dovuto farlo. Ho dovuto.”

“Non sono qui per parlare di questo Rabbit” sibilò ricacciando indietro le lacrime che invece scorrevano copiose sul viso del suo interlocutore perdendosi nella barba. “Sono qui per Irial, Rabbit”.

“Irial?” chiese stupito il ragazzo.

Irial era scomparso un anno prima e nessuno aveva più avuto sue notizie. Non che la Corte del Buio si curasse di metterlo al corrente dei fatti ora che Ani era la nuova Regina, Tish un segugio e non c’era più bisogno di qualcuno che imprimesse sortilegi sulla pelle.

“Non l’ho più sentito da quel giorno, mi dispiace, non so a cosa ti riferisci!” dichiarò asciugandosi il viso contro la manica della maglietta.

“Tu non..sai?” biascicò Leslie stupita, “come fai tu a non sapere?”

“Non sono più un pezzo grosso” rise amaro, “non lo sono mai stato in realtà. Ad ogni modo, ora non sono più utile né alla Corte né al mio Re quindi non mi sorprendo del fatto che non si prendano il disturbo d’informarmi riguardo alcunché” snocciolò, “ma ora dimmi, cosa sta succedendo?”

Incerta sul da farsi, assodato che effettivamente Rabbit non era al corrente di ciò che stava succedendo, si chiese e era il caso di portare avanti quella conversazione. Avrebbe potuto finire con il mettersi in guai ancora peggiori di quelli in cui navigava, ma avrebbe anche potuto cercare di spillare a Rabbit qualche informazione per capirci qualcosa;un nome, qualsiasi cosa.

Mentre il suo cervello varava tutte le possibili opzioni in merito, come un fulmine a ciel sereno, Leslie capì all’improvviso cosa era cambiato di quel posto: aveva perso tutta la magia.

“Ti racconterò quello che so Rabbit, ma poi, sarai tu a dover dire qualcosa a me.”

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