This summer has forever changed every part of me

di Jonasmakemesing
(/viewuser.php?uid=190259)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Shirtless Summer ***
Capitolo 2: *** La piccola Sammie ***
Capitolo 3: *** L'inizio di una buffa amicizia. ***
Capitolo 4: *** -Non preoccuparti, me ne vado io. ***
Capitolo 5: *** un incontro ***
Capitolo 6: *** Finalmente la vide. ***
Capitolo 7: *** Si, io...mi prenderò cura di lei! ***
Capitolo 8: *** Sappi che non rimarrò molto tempo! ***
Capitolo 9: *** Cominciarono a raccontarsi delle proprie vite ***
Capitolo 10: *** -Che cazzo fai Samantha Moore?! ***
Capitolo 11: *** Presto qualcosa sarebbe tornata a turbarla. ***
Capitolo 12: *** Sam aveva aperto la porta e con i suoi tacchi alti era riuscita a scappare via ***
Capitolo 13: *** Ancora una volta la responsabilità gravava sulle sue gracili ossa. ***
Capitolo 14: *** Lei è "sporca", ""grezza", non è fatta per questa casa.. ***



Capitolo 1
*** Shirtless Summer ***


Intro : Shirtless
Certo che il sole delle Hawaii brucia. Non è un calore sopportabile, ecco perchè la maggior parte dei presenti in spiaggia era subito entrata in acqua. Di solito Nick rimaneva in riva mentre Frankie, il piccolino della casa,faceva i suoi castelli di sabbia. Joe invece passava ore steso al sole per avere un abbronzature impeccabile.
 'Cavolo,Nick! Dai,levati quella maglietta che fa un caldo insopportabile.'
Aveva urlato Joe al fratello che imperterrito non voleva spogliarsi.
 'Pensa agli affari tuoi, Mr 'figoeabbronzatoJonas'.
Aveva risposto Nick con un aria accusatoria.
 'OkOk. Però quando l'intera spiaggia ti riderà dietro perchè sarai diventato l'uomo-canottiera non venire da me, mozzarella!'
Joe non perdeva mai l'occasione per prenderlo in giro, con affetto ovviamente. Era più grande ed era fatto in un modo che Nick ormai conosceva benissimo. Fingeva di essere sempre più esperto in tutto e si dava delle arie da sbruffone perchè con le ragazze ci sapeva fare.  Nick lo ascoltava,lo lasciava parlare.
'Non dirmi che hai vergogna di levarti la maglietta perchè sei ridicolo. Guardati intorno ci sono un mucchio di belle ragazze qui. E guarda questo posto! .. sembra di essere in una cartolina.'
 Joe aveva ragione,era incantevole.
'Ok,daccordo me la levo la maglietta, mi hai stufato.'
 Nick non era convinto, ma decise di assecondare suo fratello che lo aveva scocciato.
 'Che ne dici fustacchione, andiamo a fare due tuffi..? E' un peccato avere due fisici scolpiti come i nostri e privarne la vista a queste incantevoli fanciulle che ci circondano. '
 Nick ,a volte, pensava che suo fratello era troppo presuntuoso, ma sapeva che Joe era fatto così. Fingeva. Faceva la rockstar per non sentirsi risalire a galla i brutti pensieri e il dolore che portava dentro. Anche quella che aveva passato lui non era una bella storia. Questi pensieri si sciolsero in un attimo grazie ad una voce.
'Nicholaaaas,tesoro,dove vai? Non lo sai che prima di bagnarti devi mettere la protezione solare..?
Piccolo mio hai la pelle delicata tu.'
 'Ohhhhhhhh mammaaaaaaa!! Se già mi sento uno sfigato da solo,bhè tu peggiori davverlo le cose trattandomi così.'
 Nick piagnucolò proprio come un bambino,senza rendersene conto.
'Oh sta zitto tesorino,lo sai che lo faccio per il tuo bene.'
Nick mise un po' di crema per far contenta sua madre , sperando che nessuno lo vedesse. Dopodichè corse in acqua con Joe. Bastò un tuffo e i suoi ricci impazzirono. Era bello comunque. Anzi, forse era l'acqua di mare che gli scivolava sul torace a renderlo la cosa più bella che quel sole stesse illuminando ,in assoluto.



#Jonasmakemesing say: si finisce qui perchè è una specie di introduzione.. non un capitolo vero e proprio.. gli altri non saranno così corti.
Ho pensato di scrivere poco di introduzione, se poi ricevo qualche recensione positiva (COSA CHE NON ACCADRA' AHAHHAHAHAH D: ) continuo con i capitoli veri e propri...!!
 ENJOY (?) ;)
                                                                                                                         

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La piccola Sammie ***


Samantha era arrivata. Aveva ancora il fiatone e i battiti del cuore accellerati per la corsa. Si fermò di botto, lasciandosi cadere con la schina contro il muretto adiacente alla spiaggia. Fissava il vuoto, con l'immagine squallida di quello che aveva visto poco fa,sempre lì, nella sua mente, bloccata. Rimase ferma, con lo sguardo cupo rivolto all'orizzonte del mare. Per un attimo, in un angolino della sua mente era tornata un'altra immagine. Quella della sera precedente: -Era distesa sul divano, le gambe incrociate l'una sull'alta, la testa comodamente appoggiata ad un braccio caldo che le girava intorno e ogni tanto, con una leggera carezza, le solliticava la guancia. Guardava la televisione nel salotto di casa sua.
Non ci abitava solo lei. I suoi coinquilini non erano proprio la compagnia che i genitori sognano per i propri figli, ma Sam li adorava, erano i suoi migliori amici: Bob, Jennifer e Laurence e un'altra persona speciale, che ora non lo era più. Il suo Andrew, che ora non lo era più.
Bob e Laurence erano entrati caotici sbattendo la porta e con un frastuono avevano disturbato la coppietta stretta sul divano. 'E' possibile che se non fate gli stonzi non siete voi?!' Andrew si era arrabbiato perchè l'avevano disturbato dalla sua beata quiete. I due amici però con tono canzonatorio avevano preso a deriderlo perchè ormai stava sempre in casa e faceva il fidanzatino perfetto. 'Amico dai e smettila! Divertiti, rilassati..!'
Sam senza rivolgere lo sguardo ai coinquilini, sbottando, aveva aggiunto un 'Ci stavamo provando'
'Signorina Moore nessuno l'ha interrogata!' disse Laurece dopo aver preso un tiro da quella che doveva essere la decima canna della serata.
'Dai bello, vieni con noi! Guarda che se la lasci un pochino non te la rubano.' lo implorò Bob chinandosi sulle ginocchia all'altezza del divano. ' E' da un po' che non ci facciamo un'uscita tra soli uomini' riprese ammiccando.
Andrew stufato fissò la sua ragazza e Sam con un sorriso dolce gli disse 'Tesoro va pure, lo sai che non mi dispiace. Noi due staremo insieme domani, per il grande giorno!'
Il visino del ragazzo chiaro e timido aveva cercato ulteriore conferma con uno sguardo di insicurezza. 'Amore t'ho detto vai e divertiti, mi raccomando' Samantha gli stampò un bacino sulle labbra e lo mandò via.

Solo adesso ripensava a con quanta facilità lo aveva lasciato andare, incitandolo a divertirsi. Non se lo sarebbe mai aspettata da lui. Lui non era così. E risuonava dentro di lei quella frase: LUI NON E' COSì  . Ecco che la prima immagine che la tormentava si fece più grande nel suo cervello.
-Andrew nella sua stanza, nel suo letto, dove dormivano insieme tutte le notti.., ma quella avvolta nelle lenzuola bianche non era più la stessa ragazza, non era lei.
Rabbrividì ancora, nonostante la calura della giornata.
Scosse la testa e si avvicinò alla riva, si sedette atterra, con le ginocchia strette tra le braccia e non riuscendo a liberare la mente ripercorse le linea di quello che era avvenuto dalla sera prima fino a quella mattina, in quelle poche ore tutto le era crollato addosso.
Sapeva già com'era andata, sapeva che Bob e Laurence la stavano cercando per prendersi la colpa di tutto. Sapeva che era proprio per quel motivo che non avrebbe mai più voluto incrociare gli occhi di Andrew, mai più.
Senza accorgersene si era già fatta davanti a sè la secena:-Arrivati al locale i tre avevano bevuto la solita birra e poi i due più sfrenati del terzetto avevano ricominciato con la solita storia. Avevano sfottuto Andrew dicendogli che ormai non era più un uomo libero da quando si era messo a giocare al bravo ragazzo con Sammie. Le due teste calde volevano bene alla ragazza, in quella casa erano tutti amici, ma essendo i più esuberanti del gruppo, soprattutto dopo un po' di birra e la centesima canna, avevano voglia di sfogarsi su Andrew che era il più serio tra loro. Di sicuro Bob aveva cominciato a contare quante se ne sarebbe  scopate quella sera indicando agli altri due le prede già individuate. E così aveva cercato di fare il fighetto con gli amici, facendoli sentire meno virili. Poi era partita la scommessa.                                 
 'Se sei davvero l'uomo che conosco devi farlo Drew!'                                                                   
Lo avevano fatto bere e poi fumare e ora pretendevano che facesse qualcosa che non si sarebbe mai sognato di fare. Ma Andrew in quel momento non era più lo stesso, quello che la piccola Sammie conosceva. Aveva intenzione di dimostrare agli amici che anche lui valeva qualcosa e che non si era davvero lasciato incastrare dalla relazione con la ragazza.                                         'Dimmi solo con chi.' aveva risposto suscitando totale incredulità da parte degli altri due.           'La vedi quella bionda là, seduta al tavolino?..quella col vestito rosso! Si, lei.' aveva sentenziato Bob facendo un occhiolino a Laurence e subito dopo Andrew, ubriaco, ma a passo sicuro le era andato incontro.

Ecco perchè lo stronzo aveva dimenticato di alzarsi presto e mandare via la puttana. Era così sbronzo che avrebbe dormito per chissà quant'altro tempo se il rumore fracassante dei piatti  e le lacrime pesanti di Sam non l'avessero destato.
 La ragazzina si era svegliata prsto quella mattina, aveva dormito a casa della madre perchè sapeva che i ragazzi sarebbero rientrati tardi. Era felicissima di quella giornata di sole. Era il compleanno del suo amore.
 Aveva aperto la porta della loro camera di schiena perchè le mani erano impegnate a sorreggere il vassorio, aveva pensato di fargli una sorpresa e portargli la colazione a letto, aveva preparato la sua torta preferita. Ma ecco che li vide, lì, nudi, arrotolati nelle sue coperte. Il vassoio le cadde dalle mani e rovesciò tutto sul pavimento. Il rumore aveva rivegliato parzialmente Andrew che ancora intontito aveva alzato la testa dal cuscino, ma ,prima di poter realizzare bene cosa fosse successo, Sammie era già corsa via.


Angolo dell'autrice : Spero vi piaccia e che recensiate , Bye-.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** L'inizio di una buffa amicizia. ***


Samantha aprì gli occhi all'improvviso, poi li richiuse subito perchè la luce del sole era troppo forte, si sentiva come appena risvegliata da un sonno profondo. Gli occhietti vispi di un ragazzino che la fissava interessato le misero soggezione per la troppa vicinanza e si alzò di botto.
-Hei, marmocchio, che cosa vuoi?-
-Sei tu che sei svenuta sul mio bellissimo castello di sabbia e me lo hai rovinato- rispose la vocina dolce, tenendo sempre un tono educato.
Sam si fissò intorno, capì di essere svenuta a casua di quella testolina piena zeppa di pensieri tristi che si ritrovava. -Ti chiedo scusa. Io non volevo..davvero.- disse imbarazzata.
-Oh non preoccuparti, non stai bene quindi non posso arrabbiarmi con te. Mio fratello dice sempre che se qualcuno è triste dobbiamo aiutarlo e non accusarlo, così se ti va possiamo costruire un castello nuovo e ancora più bello, insieme!- La voce squillante di quel ragazzino riccioluto risuonava nelle orecchie della ragazza, era così veloce, come quei bambini carini e servizievoli delle buone famiglie, che parlano in continuazione.
-Senti piccoletto.. chi ti dice che non sto bene? IO STO BENISSIMO! ... non scocciarmi okay?- sbottò Sam facendo per alzarsi.
Da lontano una voce forte urlò -Frankie smettila di infastidire quella signorina!-
Nicholas stava uscendo dall'acqua e aveva per caso notato i due sulla riva, subito dopo si recò sotto l'ombrellone della famiglia Jonas, dove in tanto si erano riuniti a Denise anche Paul e la coppietta felice, Kevin e Danielle. Nick prese un asciugamano e cominciò a strofinarsi lentamente i pettorali, talvolta infastidito da qualche battuta del fratello maggiore che scherzava sulla sua abbronzatura ancora inesistenza.
Sam impietrita lo aveva seguito con lo sguardo, dal bagnoasciuga fino alla sabbia rovente.
-Que..que..quello lì è tuo fratello?!- gli era scappato di bocca.
-mhhh.. si, perchè? Lo conosci per caso?- aveva scherzato Frankie.
-E.. hei.. io ora devo proprio scappare eh, si è fatto tardi. Ci si vede piccoletto!- Aveva dato una leggera carezza sul capo del bambino cercando di essere il più naturale possibile, anche se era rimasta alquanto sconvolta alla vista del fratello. In seguito Sam si mise in cammino verso casa, nonostante fosse l'ultimo posto in cui avrebbe voluto andare.

Nick, raggiunto da Joe era andato invece a chiedere al piccolo di famiglia chi fosse la misteriosa ragazza. -Frankie con chi parlavi prima? Non credo di conoscere quella ragazza..-
-Si, bhè neanche io la conosco, lei ha distrutto il mio castello di sabbia!- il bambino affondava le mani sulla spiaggia mentre parlava -..poi abbiamo parlato un po', ora è andata via.-
Joe che aveva ascoltato attentamente stava già per rispondere con una delle sue, da simpaticone quale credeva di essere -Sai Frank, sei tutto tuo fratello Joseph! Sono orgloglioso di te, riesci a rimorchiare una tipa in spiaggia usando come scusa i castelli di sabbia, sei un mito fratello!- aveva detto dando il cinque a Frankie e poi aveva ripreso con battutacce riferendosi a Nicholas -Solo tuo fratello, Mr. ForeverAlone non riesce ad attirare una ragazza neanche con una calamita!-
Joe si compiaceva senpre delle sue battute per ridicolizzare i fratelli, ma infondo era l'unico che rideva, Frankie abbozzava un sorrisetto a stento mentere Nick lo fissava con lo sguardo di chi è sul punto di esplodere. Il ragazzo però non reagiva mai, non aveva mai osato contrabbattere ne replicare con una battute peggiore, perchè il riccio era il più sensibile della famiglia e non gli piaceva scherzare in questo modo. Inoltre sapeva che era soltanto il modo che Joseph aveva per non pensare a quello che portava dentro. Forse era il contrario. Lui avrebbe dovuto cercarsi una ragazza invece di continuare a pensare alla sua ex. L'aveva lasciata perchè lei stava male e non si era sentito in grado di sopportare la cosa, di starle vicino e farle coraggio. Nick sapeva che il fretello, per questo motivo si colpevolizzava ogni giorno , ogni singolo giorno. Lui non era il tipo da storie serie, infatti da allora non era più uscito davvero con nessuna, forse qualche scopata per riempire il vuoto, ma Joe aveva amato Dakota come nessun'altra ed era stata l'ultima e l'unica per lui. Non si sarebbe mai perdonato nella vita di essere fuggito per paura e di averla lasciata sola contro il suo male.


Eccomi con il nuovo capitolo, non è niente di speciale lo so.. ma è un nesso importante ai fini della storia , spero vi incuriosisca comunque :)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** -Non preoccuparti, me ne vado io. ***


Intanto nell'appartamento dei ragazzi..

-Mio Dio, sei un cazzone Drew!- Jennifer era furiosa, avrebbe voluto picchiarlo e lo stesso anche per gli altri due, ma adesso avrebbe dovuto pensare a stare vicino a Sammie.
-Io non....- Andrew era seduto sul bordo del divano con le mani sul viso.
-Tu cosa?! Stronzo! - camminando nervosamente avanti e indietro, quasi incendiando il pavimento, Jenn continuava a rimproverarlo. Il ragazzo tacque a lungo, fin quando si alzò di botto urlandole contro con rabbia -Io non devo dare conto a te di niente!- La biondina impertinente lo osservò ad occhi spalancati : come aveva osato rispondergli in quel modo?! Nessuno si era mai permesso di alzare la voce con lei in quella casa, meno d tutti quello stupido di Andrew. -Senti brunetto..-  disse a voce chiara e alta -non azzardarti mai più a parlarmi in quel modo!- fece una breve pausa, poi riprese -Prendi la tua roba e vattene! Non voglio che lei ti trovi qui quando torna...- e si voltò verso la cucina come se avesse concluso il suo discorso.
-Questa è anche casa mia!- ribattè il ragazzo.
-Era casa di tutti, quando eravamo tutti amici, quando tu e Sammie stavate insieme, quando qui dentro si respirava, ma ormai c'è solo tensione, freddezza e come pretendi che possiate continuare a convivere qui? Lei non vuole vederti mai più!- E l'espressione di Jennifer si fece più afflitta, afigurata, come se sentisse dentro di sè il dolore dell'amica.
-Lei mi perdonerà! Io le parlerò..le spiegherò..mi farò perdonare..e presto tutto tornerà come prima.- disse Andrew con voce rotta, non ci credeva neanche lui.
A queste parole la ragazza gli inveì contro e lui cerc di bloccarla con le braccia.
-Non capisci Drew? Davvero non capisci?! E' tutto finito. Non saremo mai più uniti come una volta. Nessuno di noi lo sarà.-

Il rumore dellaTriumph di Samantha si avvicinò assordante.
-Eccola, è lei- Jenn era preoccupata. Andrew impaziente e confuso si alzò per andare in contro a Sam.
La ragazza tirò un calcio alla porta ed entrò con la testa china sulpavimento, senza degnare di un cenno i presenti. Drew le si buttò davanti per ostacolarle la strada, fece per parlare, ma non gli fu dato nenache il tempo di aprire bocca.
-NON VOGLIO VEDERTI MAI PIU' .-
Il ragazzo avrebbe voluto replicare, scusarsi, dirle che lui ci teneva alla loro storia, ma rimase impietrito dalle parole. Andrew sapeva bene, in cuor suo, che Sam non l'avrebbe mai perdonato. Riuscì a dire solo -Devo mettere solo qualcosa in borsa e..-
L'esile ragazza dalla carnagione chiara e i capelli scuri alzò gli occhi e conficcò lo sguardo in quello del suo ex-ragazzo -Non preoccuparti, me ne vado io.- e senza aggiungere altro mise lo zaino in spalla e si diresse nuovamente verso la porta. Jennifer che non aveva ancora detto nulla, intervenne, implorando l'amica di non fare sciocchezze. -Ti prego Sam, è notte fonda, sei appena rientrata, sei distrutta, riposati un pò..dove vai adesso? - L'amica tornò indietro , avendo ascoltato le parole di quella che per lei era come una sorella. Le prese le mani , gli occhi di entramnbe in lacrime - tesoro, ascoltami, io devo...nessuno meglio di te può capirmi, ti prego...almeno tua accetta la mia decisione-
-Ma Sam, coem faccio io senza di te?-
Samantha sorrise -Ma guarda che non parto mica per l'Europa! Ti prometto che ci vedremo tutti i giorni, non cambierò niante fra noi...e appena trovo una sistemazione vengo a prenderti, promesso sorella! - e le diede un bacio sulla testolina bionda; giò i tacchi e uscì sbattendo l aporta ad Andrew che era rimasto immobile a fissare la scena.

La piccola Sammie era sola e senza meta.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** un incontro ***


Lo so che è cortissimo, ma è quanto basta per creare un po' di curiosità in voi.. anche se bhè non ricevo alcuna recensione, ma fa niente.. lo faccio prima di tutto per me stessa ;)


Nick era corso fuori casa dopo essere tornato un paio di volte indietro per aver dimenticato prima le chiavi della macchina, poi il cellulare. Era innervosito tremendamente perchè non era riusciuto a chiudere occhio quella notte, era uno straccio, i suoi giovani e freschi liniamenti erano più gonfi, sotto il sole aveva sempre la sua solita bellezza, ma quella mattina era una bellezza sbattuta.  In pochi secondi si era fiondato in macchina, con il solo pensiero che quella era una delle poche volte in cui era in ritardo, la sua precisione era quasi maniacale, soprattutto se si trattava di lavoro. Kevin e Joe erano in studio da più di dieci minuti e lo attendevano ansiosi di cominciare a lavorare. Il loro nuovo album era già stato progettato, i testi erano stati buttati giù e Nick ne conservava le bozze nella cartellina celeste che portava con se quella mattina. La strada principale era trafficata e così il ragazzo pensò bene di prendere una scorciatoia .

Sam passeggiava a passo lento, stanca morta, dopo aver lasciato la casa si era diretta col suo borsone in giro per la città e aveva dormito forse un paio d'ore su di una panchina nel parco. La ragazza aveva i capelli in disordine e i vestiti del giorno prima un po' più spiegazzati, non che le importasse molto di come andava in giro , della sua apparenza o di quello che avrebbe potuto pensare la gente vedendola. Nenache si accorgeva di quello che le accadeva intorno, era troppo attontita e assonnata. Camminava come una svampita che non sa cosa fare ne dove deve andare, e infatti era così. Con questo andamento, senza curarsi di guardare la strada, si fiondò ad attraversarla per raggiungere l'altro marciapiede.

Nicholas accellerava, era quasi arrivato, ma anche un minuto in più per lui faceva differenza, e già sentiva i fratelli che lo rimproveravano . Questo non poteva proprio accettarlo, sul lavoro lui era impeccabile.

Un urlo improvviso, un botto. Il buoio. Solo il suono della sirena di un'autoambulanza da lontano che diveniva sempre più flebile.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Finalmente la vide. ***


Nick aprì gli occhi improvvisamente, erano come impazziti, le palpebre continuavano a sbattere freneticamente e la prima cosa che il ragazzo,sconvolto,riuscì a dire fu -Dov'è la ragazza?- la flebile voce si sentì appena. Un uomo in camice bianco si avvicinò al letto dove era disteso con il corpo immobile Nicholas -Oh ..vedo che hai preso conoscenza, bene..bene..proprio come avevamo previsto..- e continuò a parlottare per conto suo. Nick provò ad alzare la testa per parlare più forte, forse il dottore non aveva sentito bene la domanda. Il ragazzo si accorse, però, di avere il collo bloccato come il resto daltronde e allora forzò perchè voleva assolutamente attirare l'attenzione . Il dottore si accorse del movimento e lo fermò con prontezza -Hey..hey..che fai? Devi rimanere fermo,immobile. Quando uscirai dovrai tenere un collare per un po'.- Nick allora si guardò le gambe con aria triste come per chiedere spiegazioni -Sta tranquillo figliolo- esordì l'altro -potrai alzarti fra qualche ora, deve solo sparire l'effettodel trauma, è stato un brutto incidente. Tu però non sei messo così male.- Nicholas guardò il dottore dritto in faccia -Dottor..-
-Evans, si.. dimmi pure..-
Abbassò gli occhi di colpo e con un filo di voce disse -..come sta la ragazza?-
Il dottore non rispose, finse di controllare la cartellina che portava sotto il braccio.
Nick continuò -L'ho vista. Mentre invano tentavo di frenare.. io l'ho vista, c'era una ragazza e io.. l'ho investita.-
L'aria del dotore si era fatta più severa -E' in terapia intensiva.-
-C..come? Io non...- non riuscì a proferire parola.
-Signor Jonas- e le diede del lei per distaccarsi un po' dall'ambiente familiare che aveva creato inizialemente -fra poco i suoi parenti verranno a trovarla, ci vediamo più tardi per un controllo.-



Nella testa di Nick un universo di pensieri erano esplosi. Rabbia, rammarico, rassegnazione,autocriticità. Del resto lui era fatto così, non riusciva a perdonarsi gli errori. Ne aveva fatti nella vita, come tutti, ma per lui i suoi avevano un peso enorme e non riusciva a sopportarli. Ma, adesso..adesso la sua pace dipendeva da una vita o meglio la vita di una ragazza sarebbe dipesa da lui. -E se non ce la facesse? E se morisse?- Nicholas si tormentava. Non sapeva niente di lei eppure forse gli aveva rovinato la vita.
Qualcuno bussò alla porta e lo fece sussultare tanto che era sovrappensiero. Gli occhi scavati sul viso bianchissimo si rivolsero nervosamente alla porta e emettendo un suono d'assenso acconsentì all'ingresso.
-Tesoro mio! Come stai? .. Non sai quanto ci hai fatto preoccupare..- in un attimo era stato assalito dalla cordiale famiglia.
Denise aveva gli occhi arrossati dal pianto e si era già fiondata sul lettino del figlio e gli accarezzava i capelli e gli diceva parole dolci, chiedendogli a intervalli se aveva bisogno di qualcosa. Il padre era rimasto appoggliato alla trave della porta e gli sorrideva ogni quando Nick provava ad alzare il capo. Kevin e Danielle erano seduti ai piedi del letto e Joe era rivolto verso la finestra.
Nicholas cerco di non dare a vedere la sua ansia, non disse nulla. E appena potè chiese ai genitori di congedarsi per riposare.
Prima però chiese a Joe e a Kevin di tardare nell'uscita perchè avrebbe voluto parlare con i suoi fratelli in confidenza. Finalmente, libero dalle premure della mamma e da occhi indiscreti, Nick svelò la sua paura e la sua ansia ai fratelli.
-Ragazzi lei potrebbe morire. Per colpa mia.-
Nessuno dei due rispose. Kevin, ancora seduto sul letto abbassò lo sguardo a guardare i suoi stivaletti color cammello, mentre Joe, che fino ad allora era rimasto rivolto verso la finestra si girò, scopreno i suoi occhi ancora lucidi. I due fratelli maggiori avevano un forte istinto di protezione per il piccolo Nicholas. Loro lo chiamavano così anche se era "piccolo" relativamente. Kevin forse era più riservato, ma Joe, anche provandoci al massimo, proprio non riusciva a nascondere la profonda paura che aveva provato sapendo dell'incidente. Anch'egli si sedette sul letto così che si ritrovarono tutti e tre vicini. Occhi negli occhi. -L'importante è che tu adesso stai bene.-
-Io voglio vederla, ragazzi.-



Nicholas aspetto che i dottori si fossero allontanati , era sgattaiolato nel reparto di terapia intensiva ed era proprio lì, di fronte alla stanza numero 16. Aprì la porta con la la mano delicata. Era una stanza identica alla sua. Eccola. La vide. Samantha era lì. Giaceva in quel letto il suo corpo senza forze. Nick le si avvicinò piano. Nella stanza si sentiva il suo odore di ragazzina semplice, il suo viso era senza colore , ma i capelli nerissimi come sempre. Nick pensò comunque che fosse bella. Rimase a contemplarla per un po', mentre una lacrima gli solcava il viso. -Se quella creatura fosse mortà- pensò Nick -la sua anima non avrebbe più trovato pace.-

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Si, io...mi prenderò cura di lei! ***


Il cellulare squillò un paio di volte, poi Nicholas, accortosi del numero sconosciuto, rispose più presto che potè.
-Pronto..?-
-Signor Jonas.. chiamiamo dall'ospedale.-
-Mi dica.- La voce di Nick si fece subito seria e fredda.
-Volevamo avvisarla che la signorina Moore si è risvegliata. Sta bene ora.-
Il ragazzo non credeva alle sue orecchie, finalmente la buona notizia che aspettava da oltre due settimane. Sussurro tra sè un -Grazie a Dio- e tornò a interloquire con la centralinista dell'ospedale.
-Sono felicissimo, la ringrazio per avermi avvisato.-
-Si .. bhè, lei aveva detto che ci teneva ad essere messo al corrente di ogni novità..-
-..passerò presto a trovarla, vengo oggi stesso!- disse senza nemmeno controllare l'agenda, infischiandosene di qualsiasi appuntamento avesse per quel giorno. Poi riprese -...avete già avvisato i familiari, vero? Quando vengono a prenderla?-
-Mhh..- la donna esitò nel parlare - a proposito di questo...-
-Voglio incontrarli per chiedere scusa e soprattutto ci tengo a fargli sapere che non si devono preoccupare di nulla perchè provvederò a tutte le spese mediche.-
-Vede.. signor Jonas.. i suoi genitori non verranno a prenderla. Nessuno verrà.-
Nick ascoltava non capendo cosa la donna stesse dicendo.
-La ragazza non ha i genitori, nessun parente vicino che possa accoglierla.. e noi non possiamo tenerla ancora per molto, lo sa.. questo è un ospedale, abbiamo bisogno di liberare il posto per altre persone che stanno poco bene..- cercò di scusarsi nella flebile voce.
-Mh, capisco. Non si preoccupi, provvederò anche a questo- Nicholas guardo tutto in torno alla stanza in cui si trovava. -Si, io...mi prenderò cura di lei!- disse con sicurezza.


-Ma, cazzo. Ci penso io a me stessa. Come ho fatto in questi schifosissimi 16 anni di vita.-
Sam aveva appena ricevuto dal dottor Evans la notizia. Sarebbe andata a vivere a casa del "riccone che l'aveva investita". Così l'aveva definito lei, mentre strepitava ancora in quel letto d'ospedale per dichiarare la sua indipendenza. -Sono capace di badare a me stessa!-
-Ne sono sicurissimo signorina, ma da sola, non avendo ancora compiuto il diciottesimo anno, lei non può garantire e quindi firmare per essere dimessa dall'ospedale. Noi non possiamo permettere che una minore finisca, ancora in convalescenza, in mezzo ad una strada!-
il dottore aveva davvero preso a cuore il caso della ragazzaq e forse era proprio quella non voluta pena che risuonava nelle voci di tutti che faceva infuriare Sam.
-Cazzo ma chi lo conosce a questo? Secondo lei uno completo sconosciuto può garantire per me?- la ragazza non capiva davvero come potessero consegnarla nelle mani di qualcuno che non aveva nemmeno mai visto bene in volto. -E se una volta a casa sua, sto porco mi fa del male? Che ne posso sapere io? Perchè ci devo andare?-
Il dottore rise sonoramente -Ma cosa dice? Conosciamo benissimo il signor Jonas, si fidi, vogliamo tutti il suo bene.- e concluse con un sorrisino di cortesia che non convinse per niente Sammie.
-Ora, per favore, si alzi dal letto e si prepari, fra poche ore Nicholas verrà a prenderla-
-Viene lui?- chiese sorpresa.
-Chi altri?- rispose il dottore.
-Credevo che i ricconi mandassero gli autisti e facessero fare tutto ad altri per poi starsene su un divano a poltrire- borbottò la ragazza mentre si alzava, poi rise stupidamente pensando a quello che aveva detto.
-Signorina, la prego di avere rispetto, sta parlando di qualcunoc he non conosce , descrivendolo in un modo per niente consono a quelloc he realmente è. Provi a conoscerlo e soprattutto sia grata per quello che sta facendo per lei..- l'uomo sorrise ancora e poi uscì dalla stanza.
-Certo..è facile fingere di aiutare, prima mi mette sotto e poi fa il buon samaritano..- pensò Sam e senza accorgersene una smorfia cattiva le apparve sul volto. -Dai Sammie vestiti e andiamo da sto tipo, sto Jonas, mah.!- disse a gran voce, preparandosi.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Sappi che non rimarrò molto tempo! ***


Sam aveva indossato i suo paio di jeans migliore, bhè non mancava di buchi e borchie come suo solito, ma erano i più decenti che aveva, quelli maggiormente indicati ad un incontro con una persona diversa da quelle con cui aveva accheffare di solito. Aveva abinato a quei jeans una canotta grigia tinta unita, che spuntava sotto al classico giubbotto di pelle nera, quello che metteva quando guidava la sua moto. I capelli sciolti le arrivavano sulle spalle e con gli occhi bassi si era ritrovata a fissare le sue converse, abbinate al giubbotto, davanti alla porta di casa Jonas. Diete un'occhiata tutto intorno più di una volta per poi tornare a fronteggiare il campanello che tardava sempre a suonare, forse un po' delusa dal fatto che, come si aspettava, la superstar non aveva mantenuto la sua promessa ed era finita in un macchinone con un autista straniero che le aveva freddaamente rivolto si e no qualche cenno con il capo. -Cavolo Sam, che ci sei venuta a fare qui? Questa non è roba per te- e ricominciava con gli occhi il giro di perlustrazione della villa, poi riprendeva a pensare nella sua testa -lo sai già come andrà a finire, questi sono i soliti ricconi ..magari ti mettono a fare la sguattera in casa- e poi sorrise pensando ad una surreale immagine di se stessa impegnata nei lavori domestici, scosse il capo. Finalmente si decise a bussare il campanello e subito una voglia di scappare via le attraversò la mente.  Troppo tardi. La porta si era aperta in un batter d'occhio. E un omuncolo le si presentava davanti.
-Casa Jonas. Salve! In cosa posso aiutarla?-
-Cavolo marmocchio, ma che sei un nastro registrato?- rise Sam
-Hei, ma io ti conosco! Tu sei quella tipa che mi ha distruttop il castello di sabbia l'altro giono in spiaggia!- si rivolse a lei il piccolo Frankie con un aria sorpresa di vederla proprio lì, a casa sua.
-"Tipa!" Ma sentilo!- rise ancora -Che dici bello mi fai entrare?-
-Oh si , ma.. che ci fai qui?- Frankie fece spazio alla ragazza e la fece entrare in casa , chiuse poi la porta.
-Bhè ti dirò ...- e con un'espressione interrogativa aspettò che il ragazzino dicesse il suo nome.
-Frankie..-
-Si bhè marmocchio.. non lo so nemmeno io cosa ci faccio qua!- e sbuffando si sedette sul divano prima che nessuno l'avesse invitata a farlo.
Nicholas scese le scale frettolosamente,aggiustandosi la cravatta -Hei Frankie , hanno suonato?- e subito si ammutolì, ritrovatosi di fronte la brunetta affossata nel divano.
Sam si alzò con calma e un po' incerta riuscì a dire un - Ciao.- che sembrò abbastanza naturale.
-Hemm ciao, tu.. tu devi essere Samantha.. io non..- balbettò.
-Si, non mi aspettavi forse..- Sam si sentì un po' di troppo per la prima volta da quando aveva messo piede in quella casa.
-Hei nono..- Nicholas si corresse - mi fa piacere cnoscerti e fece per stringerle la mano, ma Sam lo ignorò. Poi il riccio continuò -Samantha .. io volevo chiederti scusa. Sai che sono stato io ad investirti, vero?- azzardò
Sam scoppiò a ridere e si ributtò sul divano -Certo che lo so, stavo per rimanerci secca- e si voltò verso Frankie che aveva riso con lei.
Nick un po' stranito le sedette accanto e con voce tranquillizzante le disse che le avrebbe mostrato la sua camera: una stanza enorme, con un letto matrimoniale tutto per lei, e pensare che nella casa in cui viveva prima condivideva la stanza con Jennifer , ma  ci dormivano in quattro in quel letto a castello, lei e Andrew di sotto e a a volte Jennifer si portava Luarence di sopra e così stavano tutti stretti e al caldo quando il riscaldamento non funzionava. Quei ricordi le suscitarono un sorriso appena abbozzato, ritornò in sè e si fece seria. La nuova stanza piuttosto le piaceva e ora aveva un armadio gigantesco dove i suoi vestiti sarebbero stati pochissimi.
-Se vuoi puoi andare a riposare..- disse Nick dolcemente ponendole una mano sulla spalla.
-Hey tipo, levami quelle manaccie di dosso- Sam gli lanciò un occhiataccia e si alzò immediatamente, poi abbassò il capo e disse con voce seria -Sappi che non rimarrò molto tempo, giusto pe rla convalescenza .. che poi è roba da medici perchè io mi sento già benissimo- e corse di sopra.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Cominciarono a raccontarsi delle proprie vite ***


Sam aprì gli occhi, i raggi di sole che attraversavano i vetri della sua stanza la avvisavano che era arrivata ora di alzarsi, ma alla ragazzina piaceva un sacco coccolarsi ancora di più nel letto, a quell'ora, perchè spesso di notte non dormiva. Si ricordò improvvisamente che quella però non era casa sua e che sarebbe stata una buona idea alzarsi, fu icoraggiata dal cellulare che avvisò l'arrivo di un sms, allora Sam dovette alzarsi per forza. Si mise a sedere sul letto, era ancora in mutande e una maglia un po' più larga che aveva trovato li in giro da qualche parte , in uno dei grandissimi armadi della casa, che le copriva poco le gambe. Prese il cellulare e lesse, era Jenny che ansiosa le chiedeva che fine avesse fatto e perchè non rispondeva più alle sue chiamate. Dopo la storia dell'incidente, la bionda era andata a trovarla tutti i giorni, portando ogni tanto i dsaluti degli "amici", senza specificare i nomi così da non portare alla mente il nome di Andrew.
Samantha chiamò la sua migliore amica e uscì dalla stanza, scendendo le scale a piedi nudi, proprio come era , senza vestirsi.
-Stronza! Degnarti di rispondere no eh?-
-Oh ma che cazzo vui? Mi scoccio!-
Ch enel loro linguaggio stava per
-Mi hai fatto preoccupare tantissimo!
-Sta tranquilla, sto bene-
e loro lo sapevano per questo subito scoppiarono a ridere sonramente in coro.
Sammie le raccontò brevemente del suo arrivo a casa Jonas e della sua voglia matta di andarsene da lì al più presto, sedendosi a gambe incorciate sul divano, senza curarsi di capire se era o non era sola in casa.
-E com'è il signor Jonas?- la provocò Jenny
-Ma senti questa! Ma smettila, credi davero che io possa interessarmi ad uno come lui? Questo riccone sfondato!- sbottò Sam
-Secondo me non è male.. perchè non lo presenti a me?-scherzò l'amica dall'altra parte del telefono.
-Si così te lo scopi e coni soldi che ti paga ce en andiamo insieme a vivere in Europa!- rispose a tono la brunetta.
Un rumore di chiavi che entravano nella porta distrasse la ragazza che liquidò in fretta l'amica al telefono, promettendole che l'avrebbe tenuta aggiornata.

-Samantha, buongiorno- Nicholas era entrato dalla porta con il suo solito gran sorriso di chi vuole mettere buon umore a tutti.
-Hey .. ma non ti si paralizza la faccia?- risa di gusto Sam -smettila di ridere così, sembri un coglione!- e continuò a prendersi gioco di lui.
Nicholas la guardò stranito e andò a sedersi a fianco a lui -Mah.. proprio non ti capisco- la guardò negli occhi.
-Cosa?- azzardò Sam aggrottando le ciglia
Nick riprese -l'altro giorno mi hai trattato con totale freddezza ed ora..scherzi con me e mi insulti e mi parli come se mi conoscessi da chissà quanto,non lo so- il ragazzo si passò una mano tra i capelli, si alzò e si diresse in cucina. La ragazza lo seguì e si sedette sul tavolo di marmo proprio difronte a lui -Scusami, hai ragione- abbassò la testa -io.. sono strana. Ma sono fatta così- sorrise un pochetto -sono una ragazza semplice, pratica e tutto questo lusso poi.. non ci sono abituata, mi rende nervosa-
Nicholas rise e la guardò così lei continuò - Cerca di capirmi, mi comporto così perchè non.. io non so che ci faccio qui. Io non ti conosco nemmeno e tu mi hai obbligata a vivere a casa tua. Lo so che sembra tutta una cosa di buone intenzioni, ma non mi quadra. Che vuoi da me? IO NON HO NIENTE-
Il riccio l'aveva ascoltata e quando lei zitt prese la parola, le alzò il viso con le dita -Samantha io capisco le tue perplessità, è naturale. Sei una ragazzina e sei sola e hai ragione non mi conosci, ma io non mi sarei mai perdonato di averti lasciata senza un posto dove stare dopo averti provocato un mese di coma- si intristì anche lui e Sam lo notò nella voce.
-Una ragazzina? Hei bello ma con chi ti credi di parlare?- rise per cacciare via i cattivi pensieri e i risentimenti dalla mente di Nick e quando lui alzò gliocchi e scoppiò in un afragorosa risata, Sam capì di essere riuscita nel suo intento. Solo allora notò quegli occhi. Li aveva visti una volta sola , alla spiaggia, ed era rimasta per un attimo senza fiato e ora erano lì di fronte a lei e li stava fissando. Quei momenti di silenzio avrebbero potuto far intuire al ragazzo che lei era rapita dal suo sguardo e Sam non voleva, aveva giurato che mai più avrebbe fatto sì che un maschio la tenesse in pugno. Cercò di continuare a parlare e ritornò a scherzare, solo così sapeva distrarre gli altri dalle sue paure e le sue insicurezze -Solo perchè parli e vesti come un vecchio non significa che tu sia un uomo, quanti anni hai?
-Quasi venti- rispose lui -hai ragione non sono così vecchio, ma almeno io sono maggiorenne- e lo disse in tono canzonatorio mentre si sedeva di fianco a lei sul tavolo.
-Cosa cosa?Adesso sei tu che sfotti Jonas?Non ti facevo da battute!- sorrise - chiamami babina quanto vuoi, resta il fatto che hai solo 4 anni più di me, ho fatto piangere tanti ventenni- e scivolò dal tavolo in modo sexy ed ammicante.
Nick che non era quel tipo di ragazzo non si era lasciato distrarre dall'abbigliamento di Sammie prima di quell'atto. Improvvisamente si perse. I suoi occhi si incollarono a quelle gambe e si vergognò subito di averla guardata. Si sentì in imbarazzo e non capiva la spudorata quiete con cui la brunetta ancheggiava verso il salotto , pronta a spaparanzarsi di nuovo sul divano. -Sei a corto di donne, Jonas?- Sam si accorse dell'occhiata insistente e ci scherzò su, aveva capito bene che Nicholas era un ragazzo per bene e finalmente si era tranquillizzata.
Nick deviò subito la domanda mentre divenbiva rossissimo in viso
-Vedo che hai indossato una mia maglia, anzi no quella  di mio fratello Joe, almeno lo era prima che partisse- e questa volta non si azzardò a guardarla.
-Hai un altro fratello? Wow!-
-Ne ho altri due in realtà- sorrise.
-E... questo Joe vive qui, con noi? azzardò lei.
-Si vive qui, ma ora è in tour , tornerà fra due mesi e si starà con noi, vedo che ti senti già a casa- Nick le diede una spinta e lei cadde di peso sul divano, per la prima volta si sentiva una complicità fra i due.
Anche Sam si stava cominciando a sentire a casa -Fa una cosa Jonas , prendi due birre e vieni a sederti qui a canto a me.. se devo vivere qui dobbiamo imparare a conoscerci-
Nick corse a prendere dal frigo una birra e una coca per lei e la raggiunse.
-Jonas? HO DETTO DUE BIRRE! Cos'è sta roba?- aggrottò le ciglia e lo rimproverò.
Il riccio con aria di superiorità la prese in giro - Non hai ancora l'età giusta per bere.-
La ragazza gli diede un pugno - Ma sta zitto e dà qua- gli prese con forza la lattina di coca dalla mano - ti odio lo sa?- entrabi risero. Cominciarono a raccontarsi delle proprie vite, l'una meno fortunata dell'altra, ma comunque vite travagliate, ricche di sentimenti e di passioni. Nick le parlò della sua splendida famiglia e della sua vita da artista.
-Qualche volta voglio ascoltare cosa suoni, am la musica.- si guardarono negli occhi.
-Bhè, dicono che sono piùttosto bravo!- si vanto scherzosamente lui arricciandosi i capelli con un dito.
-Vedremo Jonas, vedremo!- lo sfidò lei.
-Smettila di chiamarmi così Samantha!-
-E tu chiamami col mio nome allora. Sono sempre stata Sam per tutti!- sorrise e lui fece cenno di sì con la testa.
La piccola Sammie, seduta lì a gambe incrociate, inq uella casa che dopo un paio di giorni non le sembrava più così estranea, cominciò a raccontare la sua vita, olto brevemente. Non le piaceva parlare di se e aprirsi lasciando uscire il dolore. Disse freddamente della morte dei suoi genitori fin da quando era bambina, di come aveva dovuto cavarsela da sola, di quanto aveva sudato per ogni cosa. Parò anche poco dei suoi amici, tralasciando l'orribile fine che aveva avuto la sua storia con Drew.
Continuarono ad ascoltarsi per tutta la sera.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** -Che cazzo fai Samantha Moore?! ***


I giorni passavano e le cose andavano sempre meglio. Dopo il primo mese e mezzo di convinenza insieme Sam e Nick erano ormai amici per la pelle, inseparabili. Facevano tutto insieme e quando non andava loro di fare niente, rimanevano a casa ad oziare sul divano, ma sempre insieme. Spesso Sammie si divertiva a sfidare il ragazzo ai videogioche perchè lei era un asso e puntualemente Nicholas perdeva, ma continuava a giocare per farla contenta e per permetterle di divertirsi a prenderlo in giro. Si, gli piaceva un sacco quando lo prendeva in giro e si ritrovavano lì a ridere insieme per le sue battute su quanto Nick fosse scarso e finiva sempre per provocarlo.
-Sfortunato in gioco, fortunato in amore- sorrise alzandosi dal divano, dopo aver vinto la centesima partita di quel pomeriggio.
Nick si voltò a guardarla mentre beveva la coca cola dalla sua lattina -Si certo, mi sa che faccio schifo in entrambe le cose- sbuffò e approfittò che la ragazza si fosse alzata per stendersi sul divano. 
Lei lo raggiunse, poggiandosi con il sedere sulle sue gambe per non fare peso -Naaah, non ci credo riccetto! Secondo me vai forte con le ragazze! - e gli diede un leggero colpo allo stomaco. 
-E tu..Sam?- azzerdò il ragazzo.
-Io cosa?- prese un altro sorso dalla lattina quando Nick gliela strappò da mano come per ricordarle che era sua e lei se la stava finendo tutta, così Sam sorrise imbarazzata.
-Intendo.. vale anche per te? Sei così brava a giocare..- scherzò lui.
La brunetta si alzò per legarsi i capelli con l'elastico, quando ebbe fatto, rispose velocemente sperando di far passare inosservata  quella risposta -Si, è esattamente così.-  diete un colpo sulla gamba del ragazzo ancora steso -..e ora vammi a preparare la cena, papi- suonò così dolce. Certe volte Nick aveva l'assurda sensazione che Sammie fosse una bambina di cui doveva prendersi cura. Altre, sembrava sicurissima di sè e esperta della vita, in ogni cosa che diceva o faceva c'era quel vissuto di una giovane che aveva passato di tutto nella sua breve esistenza.
-Vado subito tesorino- disse scoccandole un bacio sulla guancia e si diresse in cucina lasciandola sul divano a guardare la tv.
 
Sam era appena uscita dalla doccia -Ncholas?- la dolce vocina arrivò attraverso il piccolo spiraglio lasciato aperto della porta dello studio di Nick.
-Si ..?- Nick alzò appena gli occhi verso la porta, distraendosi dai fogli che stava attentamente leggendo, ripetendo col labbiale qualche frase ogni tanto e scarabocchiando con la matita.
Sam fece scorrere la mano pallida sulla porta color ciliegio e la scosto di un altro po', il ragazzo riuscì finalmente ad intravedere l'esile figura, ingrossata leggermente da un asciugamano le le cingeva il corpo dal petto al ginocchio e i capelli bagnati che colavano sui piedi nudi. -Stai scrivendo una nuova canzone?-
Nick cercò di rispondere senza fissarla troppo perchè non voleva che fraintendesse, ma sospirando prima di aprire bocca, decise che non era giusto privare i suoi occhi di una visuale così angelica e con un po' di imbarazzo la scrutò attentamente, con molta più cura di quella che aveva riservato per le bozze della sua nuova canzone.
Sam si sentì penetrare da quello sguardo e misto al silenzio che in quella stanza regnava, scandito solo da qualche goccia d'acqua che filtrava dai capelli, arrossì leggermente, sentiva gli occhi di Nicholas pungergli sulle braccia e fargli tremare le gambe.
-Si .. sto cercando di scrivere qualcosa.. ma..- il silenziò fu rotto,la voce si rinforzò andando avanti con la frase, era iniziata molto più bassa, quasi affogata e striminziata in quei pensieri di bellezza in cui aveva accolto il corpo di Sam.
La ragazza di accorse della precedente situazione, almeno solo allora riuscì a realizzarla davvero e vergognandosi ancora chiuse la porta di scatto , correndo di sopra a vestirsi.
Lei non l' avrebbe fatto mai di proposito, il pensiero che Nicholas avesse potuto avere una minima considerazione di questo genere su di lei le metteva ansia.
Si sedette sul letto , di fronte a lei l'armadio con i suoi pochi vestiti ormai aperto.
-Che cazzo fai Samantha Moore?! Perchè cavolo non ragioni?! Che credevi di fare eh? Provocarlo? Sai solo metterti in ridicolo!- e si passava una mano fra i capelli bagnati.
Lei sapeva benissimo che non era quello. Non l'aveva fatto per farsi guardare. Assolutamente. Non era una di quelle ragazze. Lei era solo -molto sbadata- , sua madre glielo diceva già all'età di 8 anni.  Non badava mai a quello che gli altri potevano pensare, alle conseguenze di un azione che per lei poteva essere il nulla totale. Era abituata a vivere in una casa con i suoi amici di sempre e lì tutti giravano mezzi nudi senza preoccuparsi di nessuno perchè era tutto okai. Era cresciuta in un posto diverso. In quella casa, dopo un mese e mezzo, si stava sentendo di nuovo leggermente oppressa, non apparteneva a quel mondo. Lei e Nicholas si stavano avvicinando. Erano ormai amici, ma erano due tipi di persone "differenti". Per Sam quella sicurezza e quella tranqullià , quella non vergogna di girare per casa come voleva stava a significare di essersi davvero ambientata e di fidarsi dell'altra persona, di sentirsi a suo agio con essa. Si era appena ccorta che però l'imbarazzo era stato troppo, per entrambi. Forse Ncholas avrebbe tenuto le distanze dopo quell'accaduto. Aveva completamente trascurato il pensiero che quella cosa che lei considerava normale , come sentirsi a suo agio, avrebbe potuto rovinare il loro rappoto in così poco tempo.
Si alzò dal letto, indosso un jeans lungo, non troppos tretto, sopra una felpona grigia enorme, come a chiedere scusa per prima.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Presto qualcosa sarebbe tornata a turbarla. ***


La ragazza scese timidamente le scale trovando Nicholas seduto sul divano.  
-Me la fai ascoltare?- azzardò per vedere se effettivamente le cose erano cambiate dopo l'accaduto della doccia.
Nick le fece posto accanto a se sul divano -Certo- e le sorrise.
-Oddio, Sammiem li fuori è primavera. Che ti sei messa?- e scoppiò a ridere fissadola in viso.
Sam si vergognò della brutta figura, ma si era vestita così per reprimere l'altra di figuraccia e invece l'unica cosa che aveva ottenuto era che lui la prendesse in giro. A lei non piaceva affatto. Era lei quella che sfotteva.
-Me la fai ascoltare o no, Nicholas?!- si rivolse a lui acidamente al chè il ragazzo impugnò la chitarra e cominciò a suonare.
Subito un aria quasi magica si venne a creare nella stanza e Sam sentiva sempre più caldo. Delle vampate di rosso le accendevano il viso ma allo stesso tempo la sua mente era libera come non mai. Muoveva il corpo a mò di onda e si lasciava trasportare da quella melodia. Nicholas cominciò ad intonare qualche suono anche con la voce, poi le diede il foglio.
-Ti va di aiutarmi? Seguimi con la voce.-
-Oh no.. ma sei matto?! Io non.. sono stonata come una campana, io non..- era stata presa di sorpresa e aveva paura di fare una figuraccia esemplare delle sue.
-Tu non cosa?! Non canti, forse?!- Nicholas sbuffò divertito -chi vuoi prendere in giro Samantha Moore?!-.
La ragazza lo guardò con aria interrogativa ma subito lui riprese a raccontargli di tutte le volte che la sentiva cantare sotto la doccia, o mentre puliva la cucina, quelle poche volte che cercava di rendersi utile per ripagare Nicholas dell'ospitalità.
-Cazzo, ma tu.. mi spii!- scoppiò in una fragorosa risata e si appoggiò a lui con una spalla.
Rise di risposta anche lui e si fissarono per breve tempo negli occhi. L'atmosfera era ancora quella. Magica. Fatta di quella magia che solo una canzone meravigliosa sa dare. O quella che si trova quando sei con la persona giusta. Lei e Nicholas erano ancora gli stessi. Non era cambiato nulla. Sam decise che avrebbe dovuto cantarla con lui. E magari sarebbe stata la loro canzone.


Sam era davvero felice. Non sapeva che presto qualcosa sarebbe tornata a turbarla.

Era sabato sera e il cellulare di Sam squillava insistentemente mentre lei dormiva sul divano.
Nicholas non voleva svegliarla così rispose
-Hei piccola, lo so che non vuoi sentirmi ma.. ho bisogno di te- la voce maschile dall'altra parte non aveva aspettato nemmeno un cenno, era partita diretta con un fare di chi vuole essere pietoso.
Nicholas esitò, fece per attaccare poi si vide sorpreso da Sam che alle sue spalle lo tirava per il braccio,ancora assonnata, come a chiedergli il cellulare. Nick lo diede alla proprietaria e si allontano tenendosi sempre a non troppa distanza per poter ascoltare indisturbato la telefonata.
-Si, ti sento. Perchè dovrei? Non lo so. Non rompere il cazzo ok? Sei tu che devi stare alle mie condizioni.- Sam rispondeva un po' infastidita talvolta -Sia chiaro che non lo faccio per te, io con voi tre non voglio più averci accheffare, non dico che lo farò.. ma Jenny può contare solo su di me.- chiuse la telefonata e con gli occhi di chi è un po' pensieroso, lanciò il cellulare sul cuscino dove prima riposava la testa.
Nick non voleva essere invadente e temeva che Sam si arrabbiasse così non chiese subito, andò da lei fingendo indifferenza e le diede un forte abbraccio da dietro.
-Che c'è? Che ti sta venendo?- la ragazza si liberò malamente da quella stretta e sembrò molto infastidita da quel gesto, senza dire altro, senza nemmeno guardarlo negli occhi, salì le scale lasciando in salotto da solo. Nick non si era mai sentito così un idiota come allora.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Sam aveva aperto la porta e con i suoi tacchi alti era riuscita a scappare via ***


Era venerdì. Quasi una settimana era volata da quella telefonata che aveva turbato Sammie, rendendola fredda e distaccata nei confronti di Nicholas, come se avesse un problema a cui non smetteva di pensare nemmeno per un momento. Quella sera la ragazza aveva indossato un vestitino nero, attillato, molto corto, senza spalline, con delle perline che caratterizzavano il corpetto, sotto le calze nere velate e un tacco abbastanza alto. Si truccava spesso gli occhi con una leggera linea di matita, ma quella sera aveva proprio esagerato. Non era così volgare come si sentiva. Mise un ultimo filo di rossetto rosso fuoco , si sistemò i capelli con i palmi delle mani difronte allo specchio e fece per aprire la porta. Nicholas era lì in piedi, inpalato sulla porta che la fissava.
-E tu dovre credi di andare?-
-Sto uscendo Nicholas, non rompere le palle.- tentò di nuovo di uscire , ma lui le bloccò il passaggio.
-Sta per arrivare mio fratello Joe, ricordi? Pensavo avresti voluto conoscerlo e che avremmo cenato insieme- disse con aria cauta continuando a scrutarla. Non riusciva a non pensare ad altro che -Come cavolo si era vestita? Non l'avrebbe mai lasciata uscire così!-
-Si Jonas, più tardi parteciperò alla tua stupida seratina col fratello, se fai il bravo e mi lasci in pace adesso, dopo starò al tuo gioco e ti farò sembrare figo agli occhi del tuo fratellone. Ma più tardi ho detto.- riuscì ad uscire dalla stanza e scese le scale facendo risunare i tacchi che battevano su ogni gradino.
-Samantha.. più tardi? Sono le undici. Ti sembra l'ora di uscire? - si fece duro -..Joe arriverà a momenti- tornò ad essere più morbido quando la ragazza lo guardò tremendamente male per la questione dell'ora.
-Io non voglio fare nessun giochetto, non ho detto a Joe che sei la mia ragazza. Per chi mi hai preso?- si sentì un po' offeso per l'insinuazione, ma era chiaro fosse dettata dalla rabbia.
Lei lo ignorò copletamente.
Nicholas si posizionò davanti alla porta per non farla uscire. -Si può sapere almeno dove vai?-
-Esco.- disse secca.
-Dove? Con chi?!- chiese arrabbiato.
-Dove mi pare. Con chi mi pare, papà.- sorrise sgorbuticamente.
-Hei, per favore.. sei sotto la mia responsabilità adesso..io non posso lasciarti andare così..- Nicholas aveva un aria pietosa , non sapeva come fare per convincerla a restare a casa. Da quando Sam abitava con lui non era uscita così spesso, non a quel ora o vestita in quel modo perlomeno.
La ragazza lo prese per un braccio e lo spostò dalla porta con un aria tranquilla -Nicholas, sono io a chiedertelo per favore. Devo andarci. E' una cosa che riguarda la mia vecchia vita e devo risolverla.-
-Ma andare dove?- ritentò di persuaderla almeno a dargli delle informazioni.
-Lo so che ti preoccupi per me e sei molto carino- per un attimo tornò quella che era stata precedentemente all'accaduto della misteriosa telefonata -ma non c'è bisogno, so cavarmela.- così dicendo Sam aveva aperto la porta e con i suoi tacchi alti era riuscita a scappare via, lasciando ancora una volta Nick, lì , da solo, come uno stupido.


-Andiamo fratellino che hai? Stai pensando a lei , vero?-
Joseph era tornato, aveva posato la valigia all'ingresso e si era subito fiondato a salutare il fratello minore con un grande abbraccio. Ora erano a tavola, la tv accesa ad un volume minimo e Nicholas rigirava quel piatto di spagatti senza mai mangiarne un boccone. Joe aveva subito notato l'assenza della ragazzina nella casa, Nick gli aveva spesso raccontato di quanto fosse pazza e squinteranta e di quanta vita aveva portato nella sua vita inq uei mesi. Si aspettava infatti di trovarla lì e invece Sam non c'era.
Nick non rispose alla domanda, era ovvio che stava pensando a lei. Dove cavolo era.
-Hei, nond irmi che ti sei già innamorato di lei?- fece un sorrisino beffardo Joseph, come a dire te lo chiedo ma già conosco la risposta.
Nicholas si rivolse a lui con uno sguardo indiavolato -Ma che cavolo dici? E' una ragazzina!-
-Chissà con chi se la sta spassando la ragazzina- giocò ancora per far innervosire il fratello che arrabbiato si alzò da tavola facendo rumore con la sedia e andò di sopra.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Ancora una volta la responsabilità gravava sulle sue gracili ossa. ***


La via era isolata, completamente. I pochi lampioni rotti non aiutavano molto e non si vedeva il fondo della strada. Era un percorso molto spoglio., qua e là qualche cumulo di spazzatura e cenere di vecchi fuochi. Sam non ci faceva caso, quante volte aveva fatto quella strada a cavallo della sua moto metallizzata per andare a recuperare uno dei suoi coinquilini sbronzi e salvarli da una rissa. Questa volta il guiao che avevano combinato era peggiore. E la sua rabbia era maggiore. Come era potuto accadere.. la sua Jenny. Quasi non ci credeva. Non voleva credere che si fosse ridotta a tanto. C'erano sempre stati dei problemi, ma non fino a quel punto. Avevano parlato al cellulare poche sere prima che Lawrence chiamasse e lei sembrava stare bene. Era la sua migliore amica, dannazione, perchè non aveva capito che stava male?!
Pensava, ma non distoglieva mai lo sguardo dalla strada. Le faceva quasi ridere il fatto che non aveva mai avuto un incidente, nemmeno uno piccolo con la sua amata moto e poi si era fatta inchiodare in un letto d'ospedale quando passeggiava a piedi. Com'è strana la vita , si diceva tra sè. 
 
Arrestò la corsa, spense il motore, scese e si tolse il caso. I suoi capelli corvini , liscissimi, le scesero a contornare il viso. Si avviò verso il locale a passo sicuro.
 
Jenny era seduta al banco con Bob e Lawrence. Due uomini in giacca nera , molto grossi, li fissavano. Sammie poteva quasi leggere la paura negli occhi dell'amica. Le fece un effetto stranissimo: mai, in 16 anni aveva visto la bionda in quello stato. Intorno a loro tutto si svolgeva regolarmente al "Red show", il locale più squallido che esistesse nella zona. Uno di quelli frequentati solo da spacciatori, puttanelle e pezzi grossi. I divanetti tutti occupati e ragazzine della loro stessa età che ballavano seminude. Come si erano ridotti a stare li? Facile. Basta un piccolo problema. Basta ritrovarsi soli a fronteggiarlo e vederlo crescere sempre più e sentirsi sempre più piccoli al suo cospetto. Sam si sentiva in colpa. Se lei fosse rimasta con Jenny.. le cose sarebbero andate in modo diverso.
 
Samantha entro a passo cauto, ma il rumore dei tacchi la tradì. Tutti si girarono a fissarla per un istante.  Aveva dovuto vestirsi come mai avrebbe fatto solo per sembrare una del posto. Avrebbe dovuto trovare un modo per tirare fuori gli altri, i suoi amici da quel guaio. 
Si sedette al tavolo, senza degnare di uno sguardo i tre ancora immobili sugli sgabelli.
Uno dei due omoni, il più vecchio, prese parola per primo.
<< Salve bella signorina!>> la sua enfasi e il suo modo di guardarla, di certo non inviso, le davano così fastidio, ma restò calma e, pur non avendo alcun piano, cominciò improvvisando.
<<Ho saputo che ci sono problemi, sono venuta per parlare.. d'affari.>> e disse l'ultima parola con tono suadente. 
I due uomini, seduti entrambi di fronte a lei, si guardarono in viso e poi tornarono a lei.
<<Ma cosa ne capirà mai una bambolina come te.. di affari?!>> e risero sonoramente in coro provocando una grande rabbia nello sguardo di Sam. La piccola non rispose. Forse era davvero una situazione troppo grande anche per lei. Forse non doveva venire, ma come avrebbe potuto continuare a respirare sapendo che i suoi amici erano nei guai?! Eppure, cavolo, lei era la più piccola del gruppo, l'unica minorenne e guarda caso l'unica in grado di togliere di mezzo le scocciature ogni volta. Ce l'avrebbe fatta sta volta? Smise di pensare. Non voleva sembrare piccola e fragile com'era agli occhi dei due che le stavano di fornte. 
<<Che ne dite di trattare?>> azzardò allora la ragazza.
Questa volta fu il tipo più "giovane" a rispondere. 
<<Trattare? Ragazzina ma sei matta? Quella strnzetta della tua amica ci deve parecchi soldi, te l'ha detto? Cosa cazzo vorresti trattare?>> e si girò a fissare Janny dalla testa ai piedi. Aveva una minigonna nera e una camicetta a righe bianche e nere, il trucco pesante sbavato dal pianto, segni rossi sulle braccia candide. Cosa le avevano fatto quei porchi? E que due deficenti? Bob  e Lawrence? Vatti afidare dei tuoi migliori amici. Che pezzi di merda, nemmeno in grado di difenderla, l'avevano lanciata per prima in pasta a quegli schifosi.  Niente a che vedere con Nicholas, lui si che era un bravo ragazzo e sapeva come trattare una donna. Ma che c'entrava lui adesso, perchè le veniva in mente? Forse lui poteva aiutarli? No, non avrebbe mai dovuto sapere di quella storia, non poteva metterlo in mezzo.
Era ancora una volta sola e doveva cavarsela come meglio poteva. Ancora una volta la responsabilità gravava sulle sue gracili ossa.
<<Qualsiasi cosa, pagherò il debito, io in persona, in qualsiasi modo.>>
 
I due uomini si riguardarono in viso con un ghigno di soddisfazione.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Lei è "sporca", ""grezza", non è fatta per questa casa.. ***


 
Quando Sam aprì la porta con la sua copia di chiavi, cercò di fare molto piano, in punta di piedi, quasi lo toccava a stento , velocemente, come se il pavimento fosse fatto di fuoco. L'ora era tarda e Nick andava a dormire molto presto soprattutto quando il giorno dopo doveva andare in studio per lavoro. Stava pensando proprio a lui, nel suo letto ordinato , al caldo, che faceva sonni beati, col suo soloito viso rilassato. Quella sera , invece, l'espressione del ragazzo era tutt'altro che tranquilla. Sam incorociò i suoi occhi all'altezza delle scale, seduto lì in cima che l'aspettava. 
Non riuscì nemmeno a respirare che Nicholas le si fiondò contro urlando << Ma che diamine! Ti sembra l'ora di rientrare? Sono rimasto ad aspettarti senza sapere neanche se saresti tornata! >> . 
Samantha non lo aveva mai visto così arrabbiato. Era una parte di Nicholas che non conosceva?
<<Scusami>> abbassò la testa in segno di mortificazione. <<Io...>>
<< Io domani ho da lavorare, non come te che non fai niente. In questa casa ci sono delle regole. Ti rendi conto che sei sotto la mia responsabilità? E se ti fosse successo qualcosa? Sei una stupida ragazzina.>> continuava ad urlare e urlare, con una tale rabbia in quella voce. Sam non riusciva  acrederci. 
<<Questa "stupida ragazzina" è stata costretta a venire qui. >> e scappò su per le scale , dirigendosi in camera sua e sbattendo la porta.
Nicholas rimase davanti alla porta inerme. Si pentì subito per come l'aveva trattata. Sam era una ragazza molto molto molto orgogliosa. Sarebbe stato difficile chiederle scusa. 
<<Credi di essere suo padre?>> fece un mezzo sorriso Joseph che aveva sentito tutto uscendo dal bagno. Era in pantaloncini, dorso scoperto, aveva appena fatto una doccia calda , probabilemente per smaltire la tensione del viaggio che ancora gravava su di lui.
Nick alzò la testa per guardare il fratello  <<Che vuoi tu?>>
Joe scese le scale con molta disinvoltura, a passo lento <<Mai sgridare una ragazza carina, fratello!>> fece per scherzare, ma il fratello minore non apprezzò una delle sue solite battute inopportune. Joe, allora, si fece più serio. <<Hei, è solo tornata un po' tardi, avrà il diritto di divertirsi pure lei!>>.
<<Cosa vuoi capirne tu? Fai tutto facile. Non hai un minimo di senso di responsabilità!>> .
Nick lo disse e se ne pentì, quella sera stava sfogando la sua rabbia su tutti e infondo ne era molto dispiaciuto. <<Joe, lei mi è satat affidata, io devo proteggerla!>> , si sedette sullo scalino e si passò una mano fra i capelli. <<Non so come fare..con lei..>>.
<<Ci pensi? Come ha fatto nostra madre con tre adolescenti e un piccolino?!>> scherzò di nuovo Joseph. <<Nick tu devi semplicemente trattarla per quello che è , una ragazza sveglia, si vede subito. Sa come uscire dai casini..>> scese e si sedette affianco a lui.
<<Ma lei..non può, è piccola Joseph, si è molto intelligente ma.. è strana inq uesto ultimo periodo. pensavo che fra di noi andasse tutto bene e invece..>> quasi piagnucolà il riccetto.
Joe fece un sorrisino beffardo <<Ecco, piuttosto di la verità, sei cotto di lei! Sei solo geloso!>>. 
Nicholas reagì subito con una gomitata <<Ma cosa dici? Geloso? Guarda che lo dico per lei. Una sedicenne dovrebbe avere amici rispettabili, gente che va a scuola o che lavora o che .. qualcuno che la tratti bene.. io ancora non riesco a capire perchè lei sia cresciuta così infretta. Sembra una donna.>>.
Il fratello maggiore ascoltava per bene , con attenzione le sue parole, sempre più convinto che fosse strainnamorato di Sam. Nicholas era così, quando si innamorava scoppiava il finimondo. <<Lo sai , le ragazze maturano prima.. o forse sei tu che ..>> e sorrise.
Nick si sentì preso in giro e si pentì di essersi confidato con Joe, non faceva altro che prenderlo in giro. Questa cosa gli dava una tale rabbia. Credeva di essere migliore di lui?
<<Forse sono io cosa.....?>> alzò il sopracciglio. 
<<Andiamo brò..>> e ammiccò.
<<Ma andiamo cosa?>>
<<No ma dico, davvero non capisci?>> Jos alzò le mani al cielo in richiesta di aiuto. <<Ma che cavolo Nick , ti devo dire proprio tutto? Lei non è una ragazzina, è una donna, lei l'ha vissuta la vita. Forse sei tu quello ingenuo qui, quello che crede ancora alle favole. Io al tuo posto..>> ma Nick lo interruppè. <<Al mio posto l'avresti lasciata andare e tornare quando voleva, certo!>>
<<No, l'avei tenuta inchiodata al mio letto, a me. Credimi, non sarebbe uscita da quelle coperte per nessuna ragione al mondo!>> disse con la sua solita aria da sbruffone.
Nick fu molto infastidito da quel discorso <<Non parlare di lei così.>>
<<Ma l'hai vista? E' una bambola!>> Jos si perse nei suoi pensieri, con gli occhi sognanti. Nicholas aveva quasi paura di chiedergli a cosa pensasse. <<Ma l'hai vista mezza volta sta sera, nemmeno te l'ho presentata, ci stavi spiando..!>> .
<<Ho visto quanto basta>> sorrise. <<Non vedo l'ora che me la presenti!>>
Forse Jos si era fatto un'idea sbagliata della piccola Sammie. Lei non era così..o almenoq uestoe ra il pensiero del fratello minore. <<Tu non la conosci come la conosco io, l'hai vista solo sta sera, vestita  etruccata inq uel modo.. sembrava diversa. Di giorno lei non è così, è una ragazza molto semplice. E' la prima volta che esce così.>> Nick ci teneva a precisarlo.
<<Ho sbirciato nella sua camera. Borchie, giacche e stivaletti di pelle, cappelli, tanti cd di buona musica. E' perfetta.>> Joe si alzò e andò in cucina. <<Cosa stai cercando di dirmi?>> Nick lo seguì a passo svelto. 
<<Che se non ti muovi te la soffieranno, forse è già successo sta sera.>> 
<<Perchè dovrebbe scegliere qualcun altro a me?>> Oddio, quella frase. Allora era davvero innamorato di lei. Ci pensò e ripensò, era così strano averlo detto. Ma si sentì anche fiero, Per la prima volta aveva preso una posizione, un po' di sicurezza nella voce.
<<Perchè sei di una famiglia rispettabile, ricco, educato e porti le scarpe del nonno!>> Jos scoppiò a ridere in una fragorosa risata e subito l'altro si guardò i piedi. <<Tu non sei come lei, non fai parte della "sua gente". Lei è "sporca", ""grezza", non è fatta per questa casa.. avrà frequentato gente e posti che neanche ti immagini. >> 
<< E tu, in una mezza spiata nella sua stanza hai capito tutto questo?>> Nick era sbalordito, era stato così profondo, così intenso quelloc he Jos aveva appena detto. Piaceva anche a lui? Cazzo.
<<IO SO. Le donne sono la mia passione, ma cosa te lo dico a fare .. uno come te..>> Joseph sembrava cattivo a volte, ma in realtà, anche si Nick non lo sapeva, lo faceva solo per spronarlo, per convincerlo a dimostrare e osare di più. 
<<Perchè credi che, quando si parla di ragazze, tra noi due, tu sia sempre la seconda scelta?>>  e diede il colpo di grazia.
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1048177