Le zanne della principessa.

di EmaEspo96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


I Mikaelson erano appena arrivati in città. Le persone li conoscevano come normali esseri umani, li conoscevano come nuovi concittadini. Le famiglie fondatrici, invece, li conoscevano come gli Originari. Con il ritorno di Esther, tutti i fratelli furono riuniti pronti ad un'eternità con la loro famiglia. E per commemorare tale avvenimento, fu proprio Esther ad organizzare una grande festa alla quale sarebbero state invitate tutte le famiglie fondatrici di Mystic Falls, come fosse un modo per conoscersi meglio. Elena sistemava gli ultimi particolari per la sua pettinatura. Nonostante Damon fosse stato chiaro riguardo la sua partecipazione a quella festa, Elena agiva come al solito di testa sua. Non avrebbe dovuto andarci, eppure il suo istinto la spingeva a fare il contrario. Sospirò profondamente all'esterno dell'ingresso della dimora dei Mikaelson. Il cuore batteva forte, al pensiero che lì dentro alloggiavano i suoi peggiori nemici. Poi si fece coraggio ed attraversò l'uscio sorreggendo la lunga gonna del vestito ai lati, osservandosi intorno con aria elegante. Damon, che era a pochi passi dall'entrata, non tardò ad accorgersi di lei. Aggrottò la fronte in una maniera nervosa e le si avvicinò velocemente. Al contrario, Stefan la vide dall'altra parte ed avanzò verso di lei con piccoli passi lenti, misurati. In poco tempo entrambi si ritrovarono accanto alla doppelganger, che li osservava uno alla volta prima di soffermarsi su Damon.
<< Non hai potuto impedirmi di partecipare a questa festa. >> affermò lei anticipando la predica di Damon.
Stefan li fissò mentre Damon rimuginava su una risposta da darle, stringendosi i pugni ed irritandosi dell'ennesima dimostrazione della testardaggine di Elena. Lei lo guardò, poi fissò Stefan ed abbassò lo sguardo portandolo qualche istante dopo a guardare l'enorme sala piena di gente vestita in maniera elegante, tutti gli invitati alla festa. Ma degli Originari nemmeno l'ombra.
<< Sai bene che Esther vuole me. >> disse Elena, rivolgendosi chiaramente a Damon sebbene non lo stesse guardando.
<< Non sappiamo cosa vuole da te quella donna. Devo ricordarti che è la donna che ha messo al mondo l'ibrido che ti ha uccisa!? >> rispose immediatamente lui, senza alzare il tono di voce ma dimostrando palesemente quanto fosse contrariato.
Stefan rise appena e poi si volse al fianco di Elena, porgendole il braccio. Elena afferrò subito il gesto e gli si mise a braccetto, guardandolo e poi guardando Damon.
<< Suvvia Damon, ormai è qui. Permettile di divertirsi. >> intervenì Stefan guardando suo fratello con un sorriso sarcastico.
Damon sospirò seccato, portandosi anche lui al fianco di Elena e porgendole il braccio come fatto dal fratello così da accompagnarla verso l'interno della sala. Nonostante potesse contare sull'appoggio di entrambi i Salvatore, per Elena era come se non ci fossero. Era come se stesse andando ad affrontare una guerra totalmente sola, ma soprattutto disarmata.
Si avvicinarono al lungo tavolo del buffet, incontrando anche lo sceriffo Forbes che si guardava intorno un po' spaesata. Elena allontanò le sue braccia dai Salvatore guardando il lungo tavolo sul quale poggiavano bibite e cibarie di ogni tipo, perfettamente adatte per una festa.
<< Non credo di riuscire a mangiare niente. E' davvero per una festa che Esther mi ha chiamata qui? >> si domandò lei, sotto gli occhi dei due fratelli.
Damon si voltò appoggiandosi leggermente contro il tavolo mentre Elena rifletteva e Stefan la guardava, alternando lo sguardo tra lei e del vino che aveva adocchiato. Fu in quel momento che sulla rampa di scale che dava al piano superiore si mostrò la figura di Esther.
<< Buonasera signori. Vi ringrazio per essere venuti a questa festa da me organizzata. Per iniziare, i miei figli vogliono mostrarvi un antico ballo al quale mi piacerebbe partecipaste anche voi. >> disse Esther, guardando dall'alto ogni invitato alla festa.
Elena sobbalzò voltandosi di scatto, Damon sollevò lo sguardo incrociando quella figura e Stefan si girò lentamente mantenendo un'aria impassibile. Pian piano, sulla rampa di scala, avanzavano i figli di Esther accompagnati dai rispettivi cavalieri o dalle damigelle per il ballo. A capo della fila vi era Klaus, accompagnato dalla bella Caroline. Lui aveva un sorriso contento, raggiante, che non stonava con la bellezza del suo volto. Caroline, avvolta in quel vestito blu da lui stesso regalatole, forzava un sorriso per non apparire inappropriata. Non avrebbe voluto accompagnare Klaus, ma vista la lontananza di Tyler e la noia che la sovrastava, non poté farne a meno. Iniziarono a scendere quelle scale avviandosi verso la sala da ballo che era stata lasciata libera per loro, seguiti da Kol che era accompagnato da una graziosa fanciulla avvolta in un abito bianco, dai lunghi capelli biondi. Subito dopo Rebekah se ne stava a braccetto con Matt, scendendo quelle scale con aria orgogliosa. Finn teneva il braccio di una giovane ragazza dai corti capelli rossi, avvolta in un abito nero ed infine Elijah chiuse la fila. Sorrideva accompagnato da una ragazza che lì a Mystic Falls nessuno aveva mai visto, portata in quel posto dagli stessi Originari. L'elegante vestito blu ch'ella aveva stringeva un corpo minuto che camminava al fianco di Elijah orgogliosa e timida, stretta al suo braccio. Non sembravano affatto estranei come avrebbero potuto essere Kol e Finn con le rispettive fanciulle. Elijah e quella ragazza avevano un'aria del tutto unita, mentre scendevano quelle scale. Raggiunsero tutti la sala da ballo e si strinsero uno contro l'altro per la posa di quella danza. Ognuno fissava il proprio compagno, o la propria compagna, mentre anche gli invitati alla festa iniziarono a cercarne dei rispettivi per poter unirsi al ballo. Elena si voltò dopo aver osservato titubante tutta la scena. Cercò Stefan istintivamente, ma quando se ne rese conto si accorse che Stefan era sparito dal suo fianco.
<< E' appena andato via. >> disse Damon verso di lei, andando a guardarla.
<< Avrei dovuto capirlo. >> rispose lei, tradendo un tono di voce ferito.
Poi si voltò verso di lui e deglutì, avanzando con piccoli ed eleganti passi sino a portarsi davanti a lui. Fece un leggero inchino porgendogli una mano, mantenendo comunque la sua insuperabile eleganza.
<< Ora che siamo qui, potremmo ballare. Che ne dici? >> domandò a Damon con una certa timidezza.
Lui sorrise in quella maniera che soltanto lui sapeva fare e poi raccolse delicatamente la mano di Elena, accompagnandola al centro di quella sala, lì dove corpi appiccicati tra loro avevano iniziato a danzare. Caroline guardava scocciata Klaus che invece la fissava con aria ammaliata. Rebekah e Matt sembravano andare d'accordo, lui sorrideva e lei faceva altrettanto, nonostante lo stesso Matt sapesse cosa fosse in realtà la bionda che aveva davanti a sé. Finn e Kol danzavano liberi con le loro rispettive fanciulle, sorridendosi l'un l'altro e rispettando i passi del ballo che la loro madre aveva scelto per quella festa. Poco più in là Elijah si muoveva con una certa eleganza ed una certa abitudine insieme alla ragazza che l'aveva accompagnato a quel ballo. Lei lo guardava tranquilla e sorridente, lui faceva altrettanto.
<< Quindi ormai vi siete riuniti? >> gli domandò sottovoce, nascondendo le proprie parole sotto la musica che aleggiava nel loco.
<< Non è da mia madre, perdonare così facilmente Klaus dopo quello che le aveva fatto. Non sono ancora convinto del fatto che le sue intenzioni siano realmente queste. >> rispose Elijah, mutando la sua espressione in un viso serio, mentre continuava a muoversi seguendo la musica.
<< Cosa potrebbe voler fare tua madre ai suoi figli? >> lei gli domandò quasi subito, con un'aria interrogativa.
Riusciva a scorgere nelle risposte di Elijah un accenno di disperata malinconia, ma nonostante tutto non esitava a porgergli delle domande. Voleva sapere come comportarsi, come agire, ora che gli Originari sembravano aver intenzione di camminare lungo la strada di una vita felice, e lei voleva farlo insieme a loro.
<< Di tutto Elizabeth, di tutto. >> rispose Elijah. Poi le sorrise come farebbe un fratello maggiore con una sorella minore. << Dovresti ballare invece di parlare. Hai sempre detto che ti piace tanto ballare, no? >> le disse lui, e lei annuì leggermente.
Quando ormai le parole si persero, di fianco a loro Damon ed Elena ballavano come avevano fatto durante la festa per Miss Mistyc Falls. Sorridevano entrambi, nonostante Damon avesse voluto vedere Elena a casa ora. Solo improvvisamente lei girò su sé stessa venendo lasciata da Damon e finendo direttamente tra le braccia di Stefan. Lui la guardò lasciandola sorpresa.
<< Come mai stai ballando? Di solito ti fai pregare per farlo. >> lei gli disse, rimembrando tutte le volte in cui ha davvero dovuto farlo.
<< Non ho potuto rifiutare un invito da parte del sindaco Lockwood. > rispose, cingendola e prendendo a ballare con lei.
Nonostante avesse potuto considerare Stefan il suo ragazzo sino a qualche settimana prima, ora non riusciva più a farlo. In realtà, non sapeva più cosa ci fosse tra loro. Si sentiva imbarazzata, spaventata ed allo stesso tempo si sentiva insicura con lui. Passarono proprio di fianco a Klaus e Caroline che ballavano, e la bionda guardò Elena con aria di supplica. Elena, di rimando, la fissò confusa e sconcertata. Come poteva una delle sue migliori amiche danzare con Klaus? Non riuscì a rispondersi ma sapeva che avrebbe dovuto chiederlo alla stessa Caroline. Klaus guardò Stefan e poi spostò immediatamente lo sguardo per dedicarsi alla bionda che ballava con lui.
<< Non sapevo che tra Klaus e Caroline ci fosse del tenero. >> disse Stefan, tradendo la stessa confusione che albergava in Elena.
<< Magari lui l'ha soggiogata. >> rispose subito Elena, non volendo pensare a qualche tipo di tradimento da parte della sua amica << O magari...gli Originari hanno davvero intenzione di cambiare tutto. >> aggiunse poco dopo.
Si ritrovarono a ballare a pochi passi da Elijah e Elizabeth, che ballavano in maniera tranquilla e rilassata. Elena li guardò, subito dopo anche Stefan entrambi tremendamente curiosi. Quel senso di osservazione improvvisa costrinse Elizabeth a voltarsi verso di loro. Guardò dapprima Elena, sorridendole cordialmente, ma quando volse lo sguardo verso Stefan si bloccò. Rallentò il suo movimento e perse il sorriso. In pochi istanti Elijah si ritrovò a trascinare un corpo incantato in quella danza. Stefan la guardava curioso e così anche Elena, prima che entrambi si fermassero. Elizabeth sgranò gli occhi incredula, Elijah si fermò e fermò anche lei mentre il respiro della ragazza diventava pian piano più pesante.
<< ...Beth? >> era una voce che risuonava offuscata in quel momento, Elizabeth non riusciva a sentire niente, era come se non ci fosse nulla. C'era quell'uomo vestito in giacca e cravatta, dalla pettinatura sistemata, dagli occhi verdi e profondi.
<< ...Lizabeth? >> di nuovo sentì qualcosa, ma non capiva. Non riusciva a distogliere lo sguardo, non riusciva a sentire altro se non il battito del proprio cuore che accellerava ed i pensieri confusi che si sparpagliavano nella propria testa.
<< Elizabeth? Che ti prende? >> riuscì solo dopo a distinguere la voce di Elijah che la scosse appena, facendola ritornare alla realtà.
Improvvisamente ritornò la musica, ritornò la sala in cui si trovavano, ritornarono gli sguardi confusi di Elena, Stefan e Elijah. Ritornò il suo respiro regolare così come il battito cardiaco mentre lei batteva le palpebre in maniera confusa, guardando Stefan per qualche altro istante prima di rivolgersi a Elijah che la guardava preoccupato.
<< Che succede? >> le chiese ancora lui, insistente ma comunque garbato.
<< ...Io...Niente credo. >> rispose Elizabeth, allontanandosi poi dall'Originario.
Sollevò una mano e se la portò alla fronte come se le girasse la testa, cosa che effettivamente sentiva in quel momento. Guardò di nuovo Stefan, soffermandosi infine su Elena più e più volte. Avevano entrambi un'aria così familiare e lei non riusciva a spiegarselo. Era come se li avesse visti tante, troppe volte. Come se, nonostante non ricordasse niente del proprio passato in quel momento, l'immagine di quei due si fosse stampata all'interno della propria testa. Poi scostò la mano ed andò a guardare Elijah.
<< Credo di aver bisogno di un po' d'aria. C'è troppa gente qui, forse ho solo bisogno di respirare un po'. >> gli disse. Ma nonostante rispose in quel modo, Elijah sapeva perfettamente che c'era qualcosa che non andava. Si voltò verso Elena e Stefan che si erano fermati lì vicino ed Elena si avvicinò di un paio di passi.
<< Vuoi che ti accompagno fuori? >> le chiese gentilmente, il suo altruismo non riusciva a riposare nemmeno in quel momento.
<< No no, non preoccuparti. Vado da sola. >> rispose Elizabeth, sorridendole in maniera forzata.
Si voltò quasi subito ed iniziò ad avviarsi verso il giardino all'esterno, ticchettando sulla pavimentazione con quei tacchi alti che si abbinavano con il vestito. Stefan guardò Elena ed Elena quasi istintivamente guardò lui in maniera confusa.
<< Perdonatemi Elena, Stefan. >> si scusò garbatamente Elijah, congedandosi subito dopo per seguire Elizabeth.
Elena avrebbe voluto seguirlo, in effetti era in procinto di farlo. Ma poi Esther la trattenne, apparendo all'improvviso e facendola sobbalzare.
<< Esther! >> disse Elena, mettendo inevitabilmente Stefan sull'attenti.
Lei le sorrise e poi fece un cenno a Stefan come volesse calmare un innocuo cagnolino.
<< Non preoccuparti Elena, non voglio farti del male. Voglio solo che tu venga da me, di sopra, fra dieci minuti. Mi troverai nella mia stanza, quella con le due grandi porte. >> le spiegò, voltandosi poi ed allontanandosi sotto lo sguardo di Finn che cessò la sua danza.
Elena guardò Esther sparire e poi guardò Stefan che di rimando guardava lei. Esther voleva farle del male? Voleva ucciderla per impedire a Klaus di creare altri ibridi? Oppure voleva semplicemente chiederle scusa per tutto quello che le aveva fatto passare insieme alla sua famiglia? Erano tutte domande che le giravano per la testa, dimenticandosi di quanto accaduto poco prima. Giusto un attimo dopo prese la mano di Stefan.
<< Vieni con me. >> disse, senza dargli modo di obbiettare. 
Anche se, se Stefan avesse voluto farlo, gli sarebbe bastato poco. Si lasciò trascinare da Elena verso una delle stanze attualmente vuote, entrandovi e chiudendo la porta. Si voltò verso Stefan che sorrideva impassibile come al solito.
<< E va bene Elena, cosa vuoi che faccia? Vada lì ad uccidere Esther? >> le domandò lui, portandosi le mani alle tasche.
Lei restò esterrefatta e poi scosse il capo.
<< Assolutamente no. Stefan, io voglio che tu fermi Damon. Vorrà di certo impedirmi di incontrare Esther, lo farà in tutti i modi. Ed io non voglio che lui mi fermi, voglio incontrare Esther. >> gli disse con una certa determinazione.
<< Tu non hai paura di Esther? >> le domandò Stefan con aria strafottente.
Era un atteggiamento che Elena non tollerava, ma dopo quanto fatto da Klaus non sapeva più cosa fare per aiutarlo. Si concentrò, però, sulla domanda da lui posta. Avrebbe dovuto dirgli di si, in fin dei conti lei aveva paura di Esther. Non sapeva cosa aspettarsi da lei tanto quanto gli Originari stessi, però scosse il capo ugualmente.
<< No, non ho paura. Se Esther ha fatto tutto questo per incontrarmi, sarà sicuramente qualcosa di serio. >> rispose, guardandolo.
Stefan si ammutolì per qualche minuto, poi sospirò.
<< E va bene. Fermerò Damon. >>



Elizabeth s'accomodò su di una panca in salda pietra che decorava quel giardino, osservando l'immensità della notte illuminata dalle luci della casa. Sospirava pesantemente mentre Elijah la raggiunse subito dopo. Si fermò proprio di fianco a lei, osservandola dall'alto. La guardava preoccupato, una parte di sé riusciva a comprendere chiaramente cosa le stesse succedendo, l'altra non voleva immaginarlo.
<< Elizabeth. Sicura che vada tutto bene? >> le chiese, andando ad accomodarsi accanto a lei.
<< Si, non preoccuparti. Ho solo avuto un capogiro. >> gli disse lei, voltandosi a guardarlo ed accennando un sorriso.
Non esistevano parole per spiegare cosa fosse accaduto in quel momento. Non riusciva in alcun modo a spiegarsi quell'improvvisa reazione avuta in presenza di Stefan ed Elena. Ma proprio quando Elijah stava per chiederle altre cose, riuscì a sentire non molto distanti le voci distinte dei due Salvatore e della stessa Elena Gilbert. Lei avanzava con passi decisi e veloci sorpassando sia Stefan che Damon, il quale tra i due era il più furibondo.
<< Avrebbe potuto ucciderti! E se l'avesse fatto? >> insisteva Damon, cercando di raggiungerla.
Non gli era difficile, gli bastò correre come tutti i vampiri sapevano fare per superarla e mettersi dinnanzi a lei. Elena rimase sbigottita fermando improvvisamente il suo passo, guardandolo con un'espressione severa.
<< Damon! >> esclamò.
Lui l'afferrò delicatamente per le spalle, guardandola preoccupato nonostante proprio a due passi ci fosse Stefan. Lui li guardava mantenendo un'espressione impassibile, sebbene dentro di sé andasse consumandosi lentamente, dolorosamente.
<< Elena, per una volta, solo per una volta ascoltami. >> diceva lui ma lei non esitò ad interromperlo.
<< Damon, io so badare a me stessa. Non dovresti essere così insistente, non dovresti preoccuparti così tanto per me. >> mantenendo un tono di voce severo.
<< Il fatto è che io ti amo Elena. >> confessò.
Stefan li guardava, si voltò ed incrociò involontariamente gli sguardi di Elizabeth ed Elijah seduti poco più in là che li guardavano con aria curiosa ed invadente.
<< Credo che sia proprio questo il problema. >> rispose Elena.
Si sfilò dalla presa di Damon che restò senza parole, immobile, guardando proprio davanti a sé. Elizabeth calò lo sguardo incrociando quello di Stefan che restò perplesso, Elijah lo spostò per discrezione. Damon deglutì nervoso, nascose un certo senso di tristezza. Non guardò nessuno, si limitò a correre via, con quella velocità sovrannaturale che caratterizzava i vampiri. Stefan lo seguì sino a vederlo sparire, poi guardò Elena che si allontanava verso la macchina di Matt. Guardò Elizabeth ed Elijah per l'ultima volta, avanzando con passi svelti verso Elena.
<< Ti accompagno a casa. >> disse Stefan.
<< Posso andarci da sola. >> rispose Elena, tradendo una certa freddezza.
<< Con la macchina di Matt? Non si arrabbierà? >> chiese ancora Stefan, impedendole di aprire la portiera dell'auto.
<< Ti ho detto che posso andarci da sola! >> aggiunse ancora, volgendo poi a Stefan lo sguardo.
Si fermò dinnanzi a quegli occhi verdi, strinse le labbra ed abbassò lo sguardo. Stefan sorrise, sollevò quasi istintivamente una mano che accostò ad una sua guancia per donargli una carezza. Lo fece senza quasi rifletterci, scostandola pochi secondi dopo.
<< Forza. >> aggiunse Stefan, prima che Elena lo seguisse verso la sua auto.
Poco più in là Elijah si alzò dalla panchina per avviarsi verso l'interno. Sapeva che Esther voleva parlare con Elena, da quella situazione venutasi a creare era facile capire che l'avesse fatto, ma non era di certo quello il momento adatto per chiederlo ad Elena o ad uno dei due fratelli Salvatore. Avrebbe dovuto aspettare il momento adatto per farlo. Nel frattempo Elizabeth aveva seguito tutta la scena, torturando insensibilmente e senza motivo i tessuti del suo vestito. C'era qualcosa in tutto quello che le faceva sentire un dolore debole, qualcosa che la infastidiva, qualcosa che le portava alla mente situazioni passate di cui non aveva ricordo. Poco dopo anche lei si alzò dalla panchina per ritornare dentro e seguire Elijah, così da chiudere la festa che avrebbe dovuto inaugurare il Ritorno dei Mikaelson, il Ritorno degli Originari.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Inizialmente era tutto buio. Quando gli occhi si aprirono, davanti a lei si manifestò una Mystic Falls risalente al'800. Dall'architettura, i modi di vestirsi delle persone che le passavano davanti, dal proprio modo di vestire, riuscì facilmente ad intuire che si trattava di quell'epoca. Elizabeth si guardava intorno spaesata. Quando iniziò a muoversi, quegli abiti raffinati non le pesavano per niente, era come indossare un qualsiasi vestito del ventunesimo secolo. Avanzava lungo una strada popolata guardandosi intorno confusa, alcune persone le passavano di fianco inchinandosi elegantemente e lei quasi istintivamente ricambiava alla stessa maniera. Avrebbe voluto chiedere cosa stesse succedendo, dove si trovava, ma non riusciva nemmeno a muovere le labbra. Quel posto era proprio Mystic Falls, un po' vecchia ma era sicuramente quella cittadina. Il passo si fermò improvvisamente senza che lei glielo avesse ordinato. Si voltò a guardare l'altro lato della strada dove una carrozza con due cavalli bianchi stanziava davanti ad una grande dimora, che lei non poté fare a meno di guardare estasiata. Sorreggeva quella grande gonna con entrambe le mani ed osservava la situazione curiosa. Riuscì a scorgere una figura scendere da quella carrozza e qualcun'altro, che le appariva nascosto, attenderla. Non riusciva più a muoversi. Solo improvvisamente la carrozza riprese ad avanzare e lasciò spazio a due figure, una minuta, femminile ed elegante. L'altra più spessa, maschile ma anch'essa sicuramente elegante. La cascata di capelli mori raccolti dietro la testa della donna le impediva di riconoscerne i lineamenti; dopotutto era alle sue spalle, praticamente impossibile riuscire a vederla da quella posizione. Ma quando lei s'inchinò, quel qualcun'altro fino a quell'istante nascosto non esitò a mostrarsi: era Stefan.
Si svegliò di sovrassalto dentro il grande letto della camera che i Mikaelson le avevano offerto. Si ritrovò a fissare il soffitto senza nemmeno accorgersene. Nella sua testa ancora si dimenavano quelle immagini, ma era stato solo un sogno. Si portò seduta sul letto prima che la voce di Rebekah potesse addirittura spaventarla. Sussultò volgendo lo sguardo verso la porta che venne immediatamente aperta da Rebekah, già vestita.
<< Liz, stavi ancora dormendo? Avevi detto che saresti venuta a scuola con me. Devo farti vedere un paio di mosse che ho imparato nella squadra delle cheerleader. >> le disse.
Nonostante Rebekah fosse praticamente scorbutica ed antipatica con tutti reputava Elizabeth la sua unica amica. In fin dei conti, quella Barbie vampira aveva solo un carattere un po' difficile, bisognava semplicemente prenderla alla giusta maniera. Elizabeth la guardò un po' titubante inizialmente, battendo le palpebre confusa, prima di rendersi conto di aver effettivamente fatto tardi al suo primo giorno di scuola.
<< Ah, è vero! Oh mamma, scusami! Mi preparo subito! >> esclamò.
Saltò giù dal letto senza nemmeno infilare le pantofole mentre Rebekah era rimasta alla porta, palesando un'espressione un po' sorpresa. Poi sospirò seccata.
<< Ti aspetto giù allora. Non fare tardi. >> affermò, prima di richiudere la porta.
Passarono pochi minuti prima che Elizabeth iniziasse a scendere quelle scale con una certa fretta, mentre Rebekah l'aspettava all'ingresso della casa. Esther era seduta su una poltrona nella sala e la vide, accennando un sorriso.
<< Divertitevi. >> commentò, da buona madre di famiglia.
Elizabeth riuscì a rispondere con un Sì soffocato, afferrando la maniglia della porta ed uscendo fuori di fretta seguita subito da Rebekah. Kol le guardava dall'interno con un sorriso sarcastico che loro non notarono affatto.
<< E' una cosa davvero buffa vederle andare a scuola. Una vampira di quasi mille anni e la sua amichetta ritardataria. Non capisco cosa ci trovino di divertente. >> commentò Kol, facendo subito dopo spallucce.
Esther lo fulminò col solo sguardo e lui calò il capo allontanandosi da quella sala. Nessuno aveva chiesto ad Esther di cosa avesse parlato con Elena. Elijah non aveva avuto il tempo di andare a casa Gilbert per domandarlo, così come non era riuscito ad andare alla dimora dei Salvatore. Elizabeth non era nemmeno riuscita a salutarlo quella mattina, per paura che Rebekah potesse arrabbiarsi seriamente. Durante tutto il tragitto in auto verso la scuola, la bionda non fece altro che proporre cose divertenti da fare durante quella giornata. E chissà perché tutte quante nascondevano un certo carattere subdolo e presuntuoso. Ma la stessa Elizabeth non volle farsi spiegare niente o addirittura criticare il modo di fare dell'altra, si limitava ad annuire assente. Ripensava al sogno fatto quella notte, nonostante cercasse di non dargli troppa importanza. Non aveva legami con Stefan, non l'aveva mai incontrato prima di allora, e probabilmente aveva associato il suo volto a qualcosa di visto da qualche parte. Insomma, tutte coincidenze. L'auto si fermò improvvisamente nel parcheggio della scuola e Rebekah iniziò a scendere dall'auto. Ogni suo movimento era atto a provocare, ed Elizabeth pensava che magari non lo faceva nemmeno in maniera volontaria, ma non esitò a scendere anche lei dalla macchina richiudendosi la portiera alle spalle. Da quel che le aveva detto Rebekah, era la scuola che anche Matt frequentava, perfino la vampira Caroline. Si guardò intorno un paio di volte prima di scorgere non troppo distante Elena, che camminava al fianco di una ragazza bruna e dalla pelle scura. Non aveva mai conosciuto Bonnie prima di allora, nemmeno alla festa. Vide Rebekah avviarsi direttamente verso Matt e la squadra delle cheerleader, e non sembrava volere la propria presenza. Quindi iniziò a camminare verso Elena e Bonnie nonostante fosse imbarazzata dal proprio comportamento della sera precedente, alla festa. Elena la vide per prima.
<< Oh ciao, non sapevo frequentassi anche tu questa scuola. >> disse stupita.
<< Infatti inizio oggi. >> rispose Elizabeth, chinando appena il capo e poi riportandolo timidamente su di lei. << Ieri non abbiamo avuto modo di presentarci a dovere e ti chiedo scusa. Comunque, io sono Elizabeth Mikaelson. >> aggiunse.
<< Io sono Elena Gilbert e lei è Bonnie Bennett. >> disse Elena, presentando anche Bonnie.
<< Piacere mio Elizabeth. >> rispose, con una certa freddezza.
Mikaelson era il nome della famiglia degli Originari, portarlo significava essere automaticamente reputata un vampiro Originario, sebbene Elizabeth non riusciva nemmeno ad immaginarlo questo. Elena pensò a questo solo nel momento stesso in cui notò l'espressione cupa e pensierosa di Bonnie ed Elizabeth si sentì maggiormente imbarazzata a quella situazione.
<< Elizabeth! >> improvvisamente una voce riuscì a distrarla costringendola a voltarsi: era proprio la voce di Rebekah che la chiamava per accompagnarla all'interno e presentarle alcune amiche.
<< Bene allora io vado eh. Ci vediamo Elena, Bonnie. >> salutò garbatamente entrambe le ragazze, come se avesse ereditato da Elijah ogni atteggiamento.
Poi si voltò avviandosi verso la bionda che iniziò a muoversi solo una volta vicina, nonostante presentasse atteggiamenti nervosi e contrari delle prime persone che Elizabeth aveva voluto conoscere in quella scuola. Proprio Elena che le aveva rubato Stefan e Bonnie che era la strega amicona di Elena. Insomma, non erano proprio le sue migliori amiche. E mentre le due Mikaelson si allontanavano, Bonnie guardò seria Elena.
<< Da dov'è uscita quella ragazza? Le bare erano esaurite. Significa che ne nascondevano altre? >> domandò immediatamente, avvicinandosi ad Elena per non farsi sentire da nessuno lì intorno.
<< Non lo so. Ma non sembra una cattiva ragazza no? >> rispose Elena, come se cercasse una qualche inutile giustificazione.
<< E' una Mikaelson, Elena! Ciò vuol dire che è un'Originaria! >> bisbigliò nervosamente Bonnie << E tu sai che gli Originari sono pericolosi. Lo sai meglio di me. >> aggiunse ancora Bonnie.
<< Lo so. >> aggiunse Elena.
Dal suo tono di voce sembrava nascondere qualcosa, qualcosa che le era tornato in testa solo in quel momento. Le parole di Esther, quello di cui avevano parlato la sera prima e che lei non ha avuto il coraggio di raccontare a nessuno, nemmeno ai due fratelli Salvatore. Bonnie lo notò subito ed iniziò ad essere sospettosa.
<< Elena, c'è qualcosa che dovrei sapere? >> le chiese.
<< Non posso dirtelo adesso, Bonnie. E poi dobbiamo sbrigarci ad andare in classe. >> rispose immediatamente Elena, cercando di troncare lì il discorso.
Sicuramente Bonnie non avrebbe dimenticato quelle parole e le avrebbe chiesto una volta per tutte tutto ciò che stava nascondendo Elena. Iniziarono a camminare verso la scuola per poter entrare e raggiungere finalmente la classe.
Alaric sedeva dietro la scrivania mentre sfogliava le pagine di un libro. Si alzò in piedi soltanto quando iniziarono ad entrare gli studenti della sua classe, richiudendo il libro. Si sistemò vedendoli tutti accomodarsi ai propri posti.
<< Buongiorno ragazzi. Allora, oggi prima di tutto voglio presentarvi la nuova studentessa che prenderà parte alle nostre lezioni di storia. >> disse.
Elena e Bonnie si erano sedute una di fianco all'altra ma non avevano notato la presenza di una testolina in più. Alaric sollevò quasi immediatamente una mano per andare ad indicare la chioma rossa che stanziava sulla testa della nuova arrivata.
<< Tu sei... >> Alaric si fermò per qualche secondo, come se non riuscisse a ricordare il suo nome.
<< Mi chiamo Elizabeth Mikaelson. >> si presentò lei, accennando un sorriso timido verso il professore.
Sia Bonnie che Elena restarono sorprese, ma dopotutto c'era da aspettarselo. La lezione passò facilmente, la nuova studentessa si dimostrò essere brava quasi quanto Stefan con le date ed Alaric non poté non notarlo. Ritornò a casa con Rebekah, ovviamente, e Bonnie ed Elena avevano seguito ogni suo movimento durante la giornata.
<< Non mi sembra una cattiva persona. >> disse Elena pensierosa.
<< Ricordati Elena, non esistono vampiri che non siano cattivi. Né tanto meno se sono Originari! >> rispose subito Bonnie, mentre entrava nella sua auto e vedeva Elena fare altrettanto.
Si ritrovarono una accanto all'altra e Bonnie iniziò a far partire il veicolo portandolo all'esterno del parcheggio della scuola. Elena sperava che Bonnie avesse dimenticato del particolare segreto che non ha ancora detto a nessuno, ma così non fu.
<< Forza Elena, adesso dimmi quella cosa che mi stai nascondendo. >> le disse, guardandola di soppiatto ma poi concentrandosi sulla strada mentre si avviava verso la casa dei Gilbert.
<< E' difficile da spiegare ma cercherò di essere breve. Prima di tutto, Bonnie, voglio che tu non lo dica a nessuno. E quando dico nessuno, intendo NESSUNO. >> sottolineò Elena, nonostante non temesse che Bonnie potesse deluderla in qualche modo.
Bonnie scosse leggermente il capo sorridendole in maniera rassicurante, sebbene nell'espressione si notasse ancora la serietà del momento.
<< Sai benissimo che non ne parlerò, soprattutto se sembra essere una cosa tanto importante. >> ammise.
<< Ho stretto un patto con Esther. >> Elena si fermò pochi istanti, si aspettava una qualche reazione da parte di Bonnie che sembrava stesse arrivando, ma si trattenne. Avrebbe voluto di già rinfacciarle di aver fatto una pazzia, ma si ammutolì pensando di volerle far terminare il discorso.
<< Esther vuole uccidere i suoi figli, vuole uccidere Klaus. Per lei sono oltraggi alla natura e non avrebbe dovuto crearli tempo fa. E' stata lei a compiere l'errore di tramutarli in vampiri ed adesso vuole rimediare. >> iniziò a spiegare.
<< Ed in cosa consiste questo patto di cui mi hai parlato? >> domandò subito Bonnie, impaziente.
<< Serviva il sangue di una doppelganger per fare l'incantesimo che Esther sta preparando. Ed io, ovviamente, le ho offerto il mio. >> rispose Elena.
<< In cosa consiste quest'incantesimo? >> domandò ancora Bonnie, ancora più impaziente di prima.
<< Vuole unire i suoi figli per farli diventare un unico essere. Se muore uno, muoiono tutti. E' anche il suo modo per eliminare Klaus. >> rispose ancora Elena.
La conversazione andò avanti per molto ed alla fine Elena riuscì a convincere Bonnie di aver fatto la scelta giusta, ma la strega Bennett sapeva, dentro di sé, che Esther sarebbe stata a trovarla in uno di questi giorni. Una sola strega, per quanto forte, non basta per un simile incantesimo. Non se è una strega ritornata in vita da poco, soprattutto. Quando ritornarono a casa, Bonnie parcheggiò l'auto fuori la casa dei Gilbert e scese dal veicolo insieme ad Elena. Non aveva intenzione di tornare a casa immediatamente, sarebbe stata un po' con Elena prima. Elena aprì la porta con calma e quando finalmente guardò l'interno, si ritrovò davanti Elijah.
<< Elijah! >> esclamò all'unisono con Bonnie, entrambe paralizzate.
Cosa voleva improvvisamente un Originario da loro? Lui si scostò dall'entrata sorridendo e sorseggiando un buon bicchiere di rhum che aveva trovato in casa Gilbert.
<< Non preoccupatevi, non voglio farvi del male. >> rispose lui, sorridendo ad entrambe.
Le lasciò entrambe entrare, andando ad accomodarsi sul divano in soggiorno. Si comportava maleducatamente, come se fosse a casa sua. Ma l'avevano invitato, dopotutto, ad entrare in quella casa. Molto tempo prima di allora.
<< Perché sei qui, Elijah? >> domandò immediatamente Elena, mentre Bonnie le stava al fianco, incollata, seduta accanto a lei.
<< Non è niente di importante, credo. Elena, ho saputo che hai parlato con mia madre durante la festa. >> disse << Volevo sapere cosa ti ha detto. >> aggiunse poco dopo, fissando Elena intensamente.
<< Perché vuoi saperlo? >> chiese subito Bonnie.
Elijah volse lo sguardo verso di lei e la guardò mutando il suo viso in un'espressione seria ed allo stesso tempo inconsapevolmente terrificante, tanto da far rabbrividire Bonnie.
<< Mia madre è tornata dopo tanto tempo. La conosco, dopotutto è mia madre, e non riesco a credere che lei voglia soltanto portare la nostra famiglia alle origini e farci vivere tutti insieme felicemente. Non è da lei. >> disse.
<< Ed invece è questo che vuole. >> intervenì subito Elena, ingoiando la verità che stava nascondendo.
Elijah la guardò per lunghi istanti, cercando atteggiamenti nella Gilbert che potessero servirgli a scoprire se stava mentendo o meno. Ma poi sospirò, appoggiando il bicchiere col rhum sul tavolino nei pressi del divano.
<< Quindi lei vuole soltanto ricongiungere la famiglia? >> domandò l'Originario ancora una volta.
<< Si. >> rispose prontamente Elena.
Elijah si alzò dalla poltrona guardandole entrambe, poi accennò un sorriso.
<< Capisco. >> aggiunse, sembrava ugualmente sospettoso, ma sicuramente meno di prima.
<< Mi ha chiesto scusa per quanto accaduto, per avermi coinvolta negli affari della vostra famiglia. Mi ha detto che lei vuole soltanto che i Mikaelson possano vivere felicemente a Mystic Falls ed è lo stesso motivo per cui ha organizzato quella festa. >> disse Elena improvvisando tutto.
<< Allora ti ringrazio Elena Gilbert. Mi dispiace avervi recato disturbo. >> disse Elijah rivolgendosi ad entrambe le ragazze presenti.
Fece un breve saluto prima di avviarsi verso l'uscita ed andarsene. Nessuna delle due parlò, entrambe sapevano che Elijah poteva sentirle, nessuna delle due sapeva se lui stava origliando o meno dietro la porta. Si limitarono a guardarsi e Bonnie riuscì chiaramente a leggere nell'espressione di Elena la presenza della paura che lei aveva nascosto in presenta dell'Originario. Ma non disse niente, le sorrise e poi l'abbracciò silenziosamente. Non parlarono di quella cosa per lunghi momenti, entrambe avevano paura del fatto che Elijah avesse potuto sentirle.


<< Dove sei stato? >> domandò Elizabeth ad Elijah vedendolo entrare all'interno della casa dei Mikaelson.
Era seduta sulle scale ad attenderlo, lui le aveva promesso che le avrebbe mostrato la città quel giorno.
<< Dovevo fare delle commissioni. >> rispose lui. Odiava mentirle, ma sapeva che Esther poteva sentirlo e non voleva far sapere a sua madre che sospettava di lei.
Elizabeth si alzò in piedi iniziando a salire le scale per andare a prendere ciò che le serviva per uscire ed Elijah, naturalmente, la seguì. Non sembrava esserci nessuno in casa, tutto era silenzioso. Elizabeth raggiunse la sua camera dopo avergli detto di attendere lì nel corridoio. Nel frattempo Elijah si ritrovò davanti allo studio in cui sua madre aveva parlato con Elena. Vi entrò senza pensarci nemmeno due volte, scrutando la stanza attentamente e muovendosi tra i mobili. Vi erano gli scaffali con i libri e naturalmente la scrivania. Lo sguardo si puntò proprio su quest'ultima notando una cosa che soltanto una strega avrebbe potuto fare, i resti di un incantesimo utile ad impedire ai vampiri di sentire ciò che si dice in una determinata stanza.
<< ...Elena. >> sussurrò Elijah, stringendo i pugni.
<< Elijah, eccomi! >> esclamò Elizabeth uscendo dalla sua camera.
Ma quando si riportò nel corridoio, non c'era nessuno. Era tutto desolato, immerso in un silenzio spaventoso ed Elizabeth non riusciva a spiegarsi l'improvvisa mancanza di Elijah.
<< Elijah? >> lo chiamò, guardandosi intorno.
Iniziò a camminare lungo quel corridoio passando davanti allo studio di Esther, dinnanzi al quale si fermò. Si affacciò lì dentro per riuscire a vedere la figura dell'Originario, ma non c'era. L'unica cosa che notò fu quei resti dell'incantesimo atto a non far udire ad un vampiro le parole pronunciate in una determinata stanza, lo stesso incantesimo che qualche istante prima aveva spinto Elijah a sparire. Elizabeth provò un improvviso senso di paura, come se immaginasse che stesse per accadere qualcosa, come se il suo idolo, il suo mentore, il suo fratello maggiore e l'unica persona di cui potesse fidarsi, stesse per cacciarsi in un serio guaio. Mollò lì al suolo la giacchetta e la borsa che aveva recuperato dalla propria stanza allontanandosi dallo studio ed iniziando a correre verso l'uscita della casa. Doveva cercare Elijah, doveva trovarlo. Non sapeva nemmeno da dove partire, non sapeva dove avrebbe potuto essere Elijah, ma doveva assolutamente trovarlo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Qualcuno bussò alla porta della casa dei Gilbert. Elena, l'unica presente in casa, ne rimase inizialmente sorpresa prima di muoversi per andare ad aprire. Magari era Alaric tornato dalle sue faccende, o chissà chi altro. Fatto sta che andò ad aprire, spalancando la porta e rimanendo paralizzata: era Elijah.
<< Ciao Elena. >> le disse.
Era serio, sembrava nervoso e teneva entrambe le mani nelle tasche. Ma manteneva ugualmente quell'aspetto elegante che tanto lo caratterizzava. La Gilbert, inizialmente, non sapeva cosa rispondergli. Avrebbe dovuto invitarlo ad entrare? No, in realtà Elijah poteva già farlo. Tenere nascosto un segreto così importante ad una persona tanto potente non fu la scelta migliore ed Elena non faceva altro che ripeterselo.
<< Elijah. >> sussurrò lei, costringendosi a restare calma.
<< Elena, vorrei che tu venissi con me a vedere un posto. E' molto importante. >> affermò lui, apparentemente calmo.
Elena sembrò un po' titubante, ma in quel momento riuscì solo a pensare che se si fosse rifiutata avrebbe dato nell'occhio. Esther le aveva assicurato che non sarebbe successo nulla, né a lei e né ai suoi cari, pertanto Elena aveva ben compreso che gli Originari non avrebbero mai scoperto cosa stavano tramando. Non si rifiutò di andare con Elijah, afferrò la giacchetta ed uscì richiudendosi la porta alle spalle. Elijah si avviò verso la sua auto parcheggiata davanti alla casa dei Gilbert e vi entrò, attendendo la doppelganger lì dentro. Elena non tardò ad arrivare, si avvicinò all'auto e vi entrò timorosamente, lanciando qualche occhiata ad Elijah di tanto in tanto.
<< Dovresti essere più rilassata, Elena. Non voglio farti del male. >> disse lui, sorridendole e poi facendo partire l'auto.
Iniziò a correre lungo quella strada trascinando con sé Elena in un posto che lei in quel momento ignorava, ammassando la sua esile figura sul sedile anteriore dell'auto, proprio accanto ad Elijah. Non riusciva nemmeno a guardare fuori dal finestrino, si limitava a guardare l'Originario con aria interrogativa.
<< Precisamente, dove mi stai portando? >> gli domandò lei, guardandolo.
<< E' un comportamento ingenuo da parte tua acconsentire al mio invito senza nemmeno sapere dove ti sto portando, non trovi? >> chiese lui, guardandola per pochi istanti e sorridendole affabile.
Elena si zittì, abbassando lo sguardo. Rimase in silenzio fino al momento in cui l'auto si fermò, tra alti alberi secolari e spiazzi di terreno sporco. Non vi era nessuno lì, a parte loro. Elijah fermò l'auto e poi aprì la portiera ed Elena stava quasi per imitarlo, sussultando quando lo vide dall'altra parte del vetro in meno di due secondi. Le aprì la portiera e la invitò elegantemente ed educatamente ad uscire, richiudendola in modo galante. Un cenno con la mano da parte dell'Originario spinse la doppelganger a seguirlo mentre avanzava tra gli alberi con una certa calma infilando ancora una volta le mani nelle tasche.
<< Tanto tempo fa, in questo posto vivevamo noi. Io, Rebekah, Niklaus, Esther...tutta la mia famiglia. Era molto diverso da com'è oggi, qui vi erano delle case ed avevamo anche dei vicini. >> iniziò a spiegare, senza neppure guardare la doppelganger. << Eravamo felici, come si usa dire. >> e poi si fermò, virandosi col corpo verso Elena che di conseguenza fece altrettanto, cessando immediatamente il suo moto.
<< Eravate una famiglia. >> disse lei con un fil di voce.
<< Esattamente Elena, eravamo una famiglia. Conosco la mia famiglia da quasi mille anni, posso capire quando qualche comportamento non va bene. >> continuò lui, ma impedendole di parlare << Quindi io ti porrò la stessa domanda dell'altro giorno: cosa ti ha detto mia madre? >> guardandola con uno sguardo severo.
Elena esitò per qualche secondo, si strinse tra le braccia in maniera tesa.
<< Te l'ho detto, abbiamo parlato della vostra felicità. >> le rispose, evitando di balbettare.
<< Stai mentendo Elena, lo sento. Sento il tuo cuore battere più forte e succede quando una persona mente. >> la illuminò lui, poi sollevò lo sguardo.
<< Mia madre sa essere davvero molto convincente certe volte. >> aggiunse Elijah, sbuffando leggermente.
In pochi istanti avvolse Elena con un solo braccio stringendola tanto forte da impedirle di scappare. Lei sussultò leggermente tra le sue braccia mentre lo guardava sollevare un unico piede e piantarlo al suolo con forza, tanto da farne cadere le rocce e rivelare quelle gallerie sotterranee che usavano in passato. Le si soffocò un urlo in gola mentre l'Originario se la trascinò giù, in un posto in cui non avrebbe trovato vie d'uscita. La lasciò lì sotto e poi saltò in alto riportandosi sul bordo del buco venutosi a creare, accovacciato e guardandola dall'alto.
<< Elijah, ti prego. Non fare cose di cui potresti pentirti. >> supplicò Elena, scuotendo leggermente il capo.
<< Tu l'hai già fatto Elena. Adesso dimmi una volta per tutte cosa stai tramando con mia madre. >> e lui quasi glielo ordinò, con un tono terribilmente nervoso.
<< I-Io... >> balbettò Elena inizialmente mentre indietreggiava di un paio di passi. Era nella tana del lupo e non poteva di certo scappare, arrivati a quel punto.
<< Esther vuole uccidervi tutti. Vi ha resi una cosa sola il che significa che se muore uno, morirete tutti. Siete stati i suoi errori e vuole rimediare. >> disse lei tutto d'un fiato.
Elijah la guardò per lunghi istanti e poi si sollevò in piedi passandosi una mano sulla faccia. Non riusciva a crederci. La loro madre li voleva uccidere così come li aveva creati. Si sentì improvvisamente il suo cuore morto, a pezzi. Ferito. Deglutì e poi abbassò nuovamente lo sguardo su Elena.
<< Goditi il tuo soggiorno lì sotto, Elena. Chissà, magari uno dei due Salvatore verrà a salvarti. Non sperare di scappare, avrai delle belle compagnie. >> affermò lui serio, prima di correre via come solo i vampiri sanno fare, lasciandola lì sotto.
 
Il cellulare iniziò a vibrare sul tavolino del salone della dimora dei Salvatore, era proprio il cellulare di Stefan. Fu lui ad avvicinarsi al tavolino e raccoglierlo, rispondendo così alla chiamata.
<< Stefan Salvatore! Che piacere sentirti. >> affermò la voce dall'altra parte del telefono.
<< ...Elijah? >> fece Stefan incuriosito ed allo stesso tempo perplesso.
<< Stefan, Elena non ti ha detto niente di quello che sta succedendo a noi Originari? >> domandò quindi l'Originario.
Stefan rimase paralizzato per alcuni istanti. Chissà perché ogni volta che il nome Elena e la parola Originari si trovavano nella stessa frase, non era mai una buona notizia. Non rispose ma Elijah andò ugualmente avanti.
<< Esther vuole ucciderci e la tua amata li ha aiutati. Stefan, non trovi che Elena sia davvero carina? Molto gentile, altruista... >> continuò Elijah.
<< Elijah, cosa hai fatto ad Elena? >> domandò quasi subito Stefan, stringendo il telefono.
Damon, che era in un'altra parte della stanza, lo sentì parlare grazie ai suoi poteri da vampiro e corse nel salone affiancando Stefan, guardandolo con aria preoccupata ed interrogativa. Il cenno da parte di Stefan gli fece intuire di stare zitto in quel momento, cosa che l'altro Salvatore rispettò, almeno in quell'istante.
<< Io niente. Ma pare sia rimasta bloccata sottoterra con Rebekah. Povera la mia sorellina, so già quale potrebbe essere la sua reazione. Potrebbe impazzire sino a... >> si fermò << ...ammazzare qualcuno. >> quasi lo sussurrò.
A quelle parole entrambi i Salvatore si paralizzarono e Damon non attese più, strappando il cellulare dalle mani di Stefan.
<< Elijah! >> esclamò << Giuro che se toccherete anche un solo capello di Elena io... >> ma fu interrotto dallo stesso Elijah.
<< Damon Salvatore, stai pure tranquillo. Alla signorina Gilbert non accadrà nulla se farete ciò che vi chiederò. >> affermò.
Inevitabilmente Damon strinse con maggior forza il cellulare mentre dietro di lui Stefan si martoriava cercando di elaborare subito una soluzione.
<< Cosa vuole che facciamo? >> domandò Stefan a Damon. Non fu nemmeno necessario che Damon ripetesse la domanda.
<< Voglio che mi aiutate a contrastare l'incantesimo di mia madre. Sono riuscito ad informarmi e la cosa è molto semplice. >> disse, nascondendo un'espressione terribilmente seria.
Entrambi i Salvatore ascoltarono attentamente. C'era in ballo la vita di Elena ed entrambi avrebbero dovuto impegnarsi al massimo per poterla salvare.
 
Si aggirava in quei cunicoli bui illuminandosi la strada con il display del cellulare. Aveva paura, aveva freddo e dentro di sé il cuore batteva a mille. Di tanto in tanto Elena inciampava in qualche masso non notato o addirittura finiva per incontrare pareti non desiderate. Sperava, in cuor suo, che uno dei due fratelli Salvatore andasse a salvarla. D'improvviso qualcuno sbucò dal nulla, bloccando l'incedere della doppelganger e paralizzandola in quel punto.
<< Elena, da quanto tempo! >> affermò la figura in modo falsamente cordiale: era la voce di Rebekah.
In pochi istanti anche il volto e l'intera figura dell'Originaria si palesarono dinnanzi alla Gilbert.
<< ...Rebekah... >> sussurrò Elena.
Fra tanti Originari, scegliere quella che l'odiava fin dal proprio del suo cuore fu la più crudele punizione che Elijah potesse darle. La bionda la guardava girandole intorno con fare sensuale, le carezzava i capelli e sorrideva nascondendo una malvagità immortale.
<< E così...pensavi di nasconderci che nostra madre voleva ucciderci, eh? >> domandò la bionda, fermandosi proprio davanti a lei e lasciando cadere entrambe le braccia lungo i fianchi.
Elena restava letteralmente paralizzata dinnanzi a quella vampira che nascondeva una cattiveria innaturale.
<< Rebekah, non è come pensi. Io...Non potevo... >> ma la doppelganger nemmeno terminò la frase che Rebekah la afferrò per la gola.
<< Cosa non potevi, Elena!? >> ringhiò la bionda << Tu non puoi un sacco di cose, eppure agisci sempre come una stupida. Avevi paura di mia madre? E di me non hai paura? Se solo potessi, ti staccherei la testa in questo preciso istante. >> e con uno scatto della mano l'Originaria spinse Elena al suolo, che impattò contro un terreno duro e composto da rocce.
Rebekah indietreggiò di un paio di passi sfilando il cellulare da una tasca. Impostò la videocamera e poi iniziò a filmarla.
<< Allora, Elena Gilbert? Cosa si prova ad essere in trappola come un topolino? Divertente, vero? >> ghignò la bionda ed Elena non poteva essere più spaventata di quel momento.
 
L'auto si fermò nei pressi della vecchia casa delle streghe, due individui ne uscirono lasciandola lì tra gli alberi e poi corsero silenziosamente verso la casa. Dall'altra parte quattro persone si muovevano illuminate dalla luce del fuoco, ora che il tramonto era ormai passato. Esther era ferma al centro di una sorta di pentacolo composto sul terreno, con lei Finn accendeva tramite quel fuoco le asti in legno ai vertici del pentacolo mentre Bonnie e sua madre Abby erano ferme una al fianco dell'altra all'esterno del rito magico. Finn si era offerto come sacrificio umano per quel rito che avrebbe portato tutti gli Originari a diventare umani, ed uccidendone uno avrebbe significato la morte istantanea di tutti gli altri. Solo all'improvviso Finn si fermò e sollevò la testa, incuriosendo Esther.
<< Che succede, Finn? >> domandò lei, e così anche Bonnie ed Abby furono improvvisamente incuriosite.
<< Stanno arrivando. >> rispose Finn con un fil di voce, guardando in un'unica direzione.
Esther comprese subito e si voltò verso Bonnie ed Abby indicando l'enorme casa dietro di loro. Era vecchia ed era stata costruita sul terreno in cui centinaia di streghe furono arse vive. Entrambe le streghe Bennett si avviarono verso la casa così da nascondersi in essa per salvarsi dall'imminente pericolo che si avvicinava. Finn riuscì a scorgere delle figure che si avvicinavano. Elijah era in testa al piccolo gruppetto ed era seguito subito dopo da Klaus e Kol. Avevano tutti un'espressione di sdegno e nervosismo.
<< E così è proprio vero, madre. >> affermò Klaus, ormai avvicinatosi quanto poteva al luogo del rito. Compiere un passo in più significava venir investiti dalle fiamme.
<< Elijah, Kol, Niklaus... >> sussurrò Esther, guardandoli semi-nascosta da suo figlio Finn, il quale scrutava minacciosamente i fratelli.
<< E noi che pensavamo fossi tornata per vivere eternamente felici. >> aggiunse Kol, spostando lo sguardo.
<< Voi non capite. >> iniziò a dire Esther << Voi non dovreste esistere. Crearvi è stato alterare l'equilibrio della realtà, ed io ora sto solo cercando di porre rimedio al mio errore. >> aggiunse la strega.
<< Vorresti dire che noi, i tuoi figli, meritiamo una simile punizione da nostra madre? La stessa donna che ha voluto renderci ciò che siamo? >> disse Elijah.
<< E' proprio perché sono stata io a crearvi che sarò io ad eliminarvi. E poi, figlio mio adorato...vi ho guardati per tutto questo tempo. Il male che avete fatto alle persone è imperdonabile. Vi ho visti uccidere, nutrirvi di innocenti...vi ho visto comportarvi come dei mostri. >> rispose Esther.
A quelle parole Elijah si paralizzò incredulo, come se solo in quell'istante fosse stato investito da tutti i suoi sensi di colpa, mentre Klaus e Kol sembravano essere rimasti impassibili.
All'interno della casa, invece, Bonnie faceva segno a sua madre di seguirla nei meandri di quei corridoi per poter raggiungere la stanza in cui sarebbero state al sicuro. Fu in quell'istante che due individui sbucarono dal nulla, mostrando le loro zanne bianche.
<< Stefan, Damon! >> esclamò Bonnie spaventata.
<< Mi dispiace Bonnie ma stanno minacciando Elena. Non possiamo fare altrimenti. >> disse Stefan nello stesso momento in cui Damon corse sfruttando la sua velocità ed afferrando Abby con un solo braccio, perforandosi i polsi coi canini e facendo sgorgare del sangue.
<< NO! >> esclamò Bonnie, venendo immediatamente bloccata da Stefan.
Ma tutti si bloccarono. Qualcosa, all'esterno di quella casa, si avvicinava minacciosamente ed addirittura loro riuscivano a sentirlo. Damon e Stefan, che potevano sentire anche a distanza di molti metri, udivano un lamento sommesso da parte di qualcuno, qualcuno che non riuscivano a riconoscere. Si voltarono tutti verso le finestre della casa allentando le prese e nascondendo quelle zanne, perfino Damon ripulì il sangue contro i suoi stessi vestiti. Anche Klaus, Kol, Esther, Finn e perfino Elijah potevano sentire questa figura avvicinarsi sino a poterne vedere l'ombra non molto distante. In realtà, erano tre figure, ma una pareva intrappolata e sembrava dimenarsi debolmente fra le braccia di una delle altre due. Ma quando finalmente riuscirono a scorgere i lineamenti, tutti sgranarono gli occhi: due vampiri sembravano aver catturato Elizabeth.
<< Elizabeth! >> gridò Elijah in procinto di correre verso quelle figure. Riusciva a sentirne l'odore del sangue anche a metri di distanza.
<< Calmo, calmo, calmo Elijah. Non c'è bisogno che ci agitiamo così tanto, non le abbiamo fatto niente. >> ghignò una delle due figure che avanzava elegantemente verso il gruppo << Ma potremmo fargliene. Se non ti muovi da lì, potrai abbracciarla ancora. >> sorrise affabile verso l'Originario prima di guardare Esther.
Era un uomo giovane, probabilmente quasi sulla trentina, dai capelli castano scuro e gli occhi del colore del ghiaccio, vestito in maniera a dir poco elegante. L'altro, al suo fianco, sembrava decisamente più vecchio. Le sue zanne sporche, gli occhi iniettati di sangue, la barba incolta ed i capelli neri scompigliati, poteva avere almeno una quarantina d'anni fisicamente. Era lui a stringere Elizabeth con forza, quasi da soffocarla, e teneva il collo della ragazza ben vicino alla sua bocca che aveva già assaggiato il dolce sapore del sangue di lei. Quelle due fessure sul collo, ancora fresche, ne davano un'ottima dimostrazione. Tremava, sembrava anche piangere dal dolore, era a dir poco spaventata.
<< Oh, mia cara Esther. Cosa diavolo stai combinando? >> pronunciò verso Esther la figura giovane del duo, mentre scuoteva platealmente il capo.
Intanto dalla casa uscirono anche le due streghe Bennett ed i due Salvatore, che restarono paralizzati dinnanzi alla scena. Ma più di tutto, nell'aria i due Salvatore riuscivano chiaramente ad annusare il dolce profumo del sangue. Elijah sembrava un cane rabbioso davanti a quella scena, avrebbe voluto azzannarli sino a squartarli, ma minacciavano Elizabeth. Probabilmente, pensò, era la stessa situazione in cui si trovavano i due Salvatore. Esther era rimasta a guardare tutta la scena restandosene all'interno del pentacolo, nei pressi di Finn.
<< Sebastian. Non dovresti intrometterti, sono affari di famiglia. Ma soprattutto...lascia stare quella ragazza. >> ordinò la strega, timorosa.
<< Dovrei lasciarla andare? Ci tenete molto voi streghe a lei, vero? >> domandò lui, avvicinandosi ad Elizabeth che sussultò scuotendo debolmente il capo, i suoi lamenti divennero quasi più forti. Quell'individuo accarezzò le sue ferite cogliendone le gocce di sangue, sangue che sembrava tormentare Stefan poco distante. Si leccò le dita con un certo gusto << Effettivamente, anche noi vampiri ci teniamo molto a lei, sai? Il suo sangue è terribilmente buono. >> aggiunse.
Elijah piantò un piede a terra ora che avevano ormai toccato la sua debolezza. Eppure, non riusciva a spiegarsi cosa mai Elizabeth potesse centrare con le streghe.
<< Ti ho detto di lasciarla in pace. >> ringhiò l'Originario Elijah.
<< Tranquillo Elijah, sta bene. Elizabeth, diglielo anche tu. >> affermò Sebastian, incitando il compagno a scostare la mano dalla bocca di Elizabeth.
<< S-S-Sto...sto...bene... >> disse la ragazza, seppur la voce le tremava. 
<< Allora Esther, da dov'è saltato fuori questo rito per eliminare i vampiri? >> domandò Sebastian alla strega, tenendo d'occhio tutti gli altri presenti. Erano tutti sospesi su un filo, il primo che l'avrebbe spezzato avrebbe spezzato anche la vita della ragazza, e nessuno pareva volerlo.
<< Sto facendo solo quello che è giusto. >> rispose Esther.
<< No, Esther. Stai facendo la cosa più sbagliata che possa esisterci al mondo! Quindi te lo chiederò gentilmente. Dì alle tue amichette streghe di annullare tutto o la testa della vostra adorabile rossa salterà. >> ordinò minacciosamente l'individuo Sebastian.
Bonnie ed Abby si guardarono. Bonnie, più di tutti, si aspettava che qualcuno facesse qualcosa per salvarla. Non voleva che gli Originari continuassero a vivere, non voleva che uccidessero Elizabeth ed a quanto pare anche Elena era in pericolo.
<< Perché quella ragazza è così importante per le streghe? >> fu la domanda che partì direttamente da Damon, il quale avanzò di un passo incuriosito.
Sebastian volse a lui lo sguardo sorridendogli in modo affabile.
<< Damon Salvatore, ho sentito molto spesso parlare di te. Ai piani alti vieni reputato il migliore. >> rispose Sebastian, nonostante non desse una vera e propria risposta per quella domanda che Damon aveva posto.
<< Ai piani alti? >> domandò Bonnie, stavolta.
<< Si. Pensavate che gli Originari fossero in testa a tutto? O meglio, pensavate che tutto è partito da quegli Originari? >> domandò Sebastian, sollevando una mano ad indicare Elijah, Kol e Klaus.
<< Cosa diavolo stai dicendo? >> improvvisò Klaus.
Ma Finn non volle attendere, piantò a terra la torcia che usava per accendere le restanti e balzò fuori dal pentacolo.
<< No, Finn! >> esclamò Esther.
Lo sguardo di Sebastian volò verso l'Originario ed in pochi istanti sfoggiò un ruggito spaventoso che si accompagnò con pallide zanne acuminate. Corse incontro a Finn afferrandolo con prepotenza e scaraventandolo lontano. Elijah che, nel frattempo, era partito verso il vampiro che teneva Elizabeth, sentì una fitta alla schiena così come anche Klaus e Kol, perfino Rebekah mentre filmava Elena in quelle gallerie che diede dimostrazione dell'impatto che Finn aveva avuto con una delle mura della casa. I Salvatore avrebbero dovuto ripagare Elijah con la sua stessa moneta, lasciando Elizabeth tra le mani di morte certa, ma Stefan non volle farlo. Scattò verso il vampiro al posto di Elijah ed in pochi attimi strappò via la testa dal suo collo allontanandolo da Elizabeth, che cadde al suolo inerme e piagnucolante. Coprì con una mano la sua ferita mentre Klaus balzò come un lupo, come un ibrido, verso Esther infilzandole il petto con una sola mano. La lasciò senza fiato, ma soprattutto la lasciò senza cuore. Lo strappò dal suo petto come aveva fatto in passato. Le fiamme iniziarono a volteggiare ripetutamente, si innalzavano minacciose ed avvolsero il corpo della strega millenaria che prese a bruciare. Lo stesso Klaus si allontanò per non essere coinvolto e Sebastian guardava la scena compiaciuto.
<< No, madre! >> gridò Finn.
Elijah si avvicinò ad Elizabeth cingendola in un abbraccio rassicurante, quasi un perdono per averla abbandonata pensando alla propria vita, assistendo tristemente alla scena. Esther bruciò viva accompagnata da urla strazianti, Bonnie abbracciò sua madre spaventata, si coprivano le orecchie per non sentirla e Kol sembrava ormai sparito. A poco a poco le fiamme diminuirono sino a sparire, e della donna non vi era altro che cenere. Finn si alzò dalla sua posizione e corse via mentre Damon aveva assistito a tutta la scena. Se solo non fosse stato per il salvataggio di Elena, avrebbe sicuramente aiutato Esther ad eliminare gli Originari, ma soprattutto ad eliminare Klaus. Dopodiché regnò il silenzio. Sebastian si voltò verso Elizabeth che sembrava sempre più spaventata.
<< Elisabetta. Ti chiedo perdono per aver minacciato quella strega con la tua vita. >> si scusò, ma Elijah non sembrava accettarlo.
<< Chi sei tu!? >> ringhiò lo stesso Elijah, eppure non voleva staccarsi da Elizabeth.
<< Lei, non si ricorda di me vero? >> domandò lo stesso Sebastian, poi scosse il capo. << Non importa, ti ricorderai presto di me. Non è finita qui Elisabetta, non è finita per nessuno di voi. >> e sorrise << Scusami ancora principessa. >> verso la rossa, prima di dileguarsi velocemente.

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Note dell'autore:
Ehilà!
Ecco a voi il terzo capitolo. :3
In realtà da qui, se tutto va bene,
dovrei iniziare a parlare della MIA storia
e quindi entrare più nello specifico con
le cose che non c'entrano con TVD.
Spero sia di vostro gradimento. :)

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Correva. Correva con tutte le sue forze scansando alberi ed inciampando in piccoli cespugli. Ma nonostante tutto si rialzava, non preoccupandosi di rovinare il vestito ottocentesco che la vestiva. Quella lunga gonna le intralciava il cammino, spesse volte se l'è tirata su maggiormente, spesse volte ci è inciampata su impattando direttamente col corpo su quel terreno sporco che caratterizzava il bosco. Ma non correva per scappare da qualcuno, lei correva per raggiungere qualcuno. Nonostante non ne conoscesse il motivo aveva paura, era disperata, avrebbe voluto piangere. Iniziò ad intravedere la fine di quegli alberi, iniziò ad intravedere le luci che brandivano gli abitanti di quella piccola cittadina ottocentesca, poi si affacciò oltre quei cespugli bloccando immediatamente il suo passo. Vi erano tre persone poco più in là ed una sorta di carrozza. Una delle tre era distesa al suolo, le altre due parevano chinate su di lei. Fu nello stesso momento in cui si udì uno sparo ed una delle due figure cadde al terra, passarono pochi istanti prima che il secondo sparo gettasse al suolo anche la seconda figura. Gli occhi della ragazza si sgranarono, avrebbe voluto gridare, avrebbe voluto correre ancora per cercare di salvarli, ma qualcosa la cinse da dietro. Due braccia la afferrarono, una mano le tappò la bocca impedendole di gridare e poi venne trascinata verso l'interno di quel bosco, in quel buio pesto fatto di natura.
<< Elizabeth? >> la chiamava una voce, prima che lei saltasse dal sonno.
S'aggrappò alla figura di Elijah che se ne stava seduto sul bordo del letto, voleva svegliarla con calma eppure, a quanto pare, non c'era riuscito. Gli si aggrappò con entrambe le mani tremando appena, aveva un'espressione spaventata prima di rendersi conto di ritrovarsi nella sua stanza, nella dimora dei Mikaelson. C'era un silenzio spaventoso in quella casa, la maggior parte erano andati via ed in quell'istante c'erano soltanto lei ed Elijah.
<< Va tutto bene? >> le chiese lui preoccupato, sebbene andasse a guardarle il collo coperto da una fascia bianca causata da un morso di vampiro.
Lei si prese qualche istante prima di calmarsi, rilassandosi. Lo guardava, deglutì e poi si scostò carezzandosi la fascia bianca al collo.
<< Ho fatto un sogno. >> ammise lei con un tono di voce rattristito, e lui la guardò incuriosito.
<< Un sogno? >> domandò Elijah di rimando, non riuscendo a non preoccuparsi nemmeno per simili piccolezze.
<< Si. Ho assistito a due omicidi. Due persone sono state sparate davanti ad i miei occhi. >> aggiunse Elizabeth, abbassando lo sguardo.
Ma in quell'istante è come se Elijah avesse avuto un'illuminazione. Raccolse una mano della ragazza dai capelli rossi, la guardava intensamente.
<< Non sei riuscita a vedere queste due persone? >> domandò lui, cercando di non forzarla.
<< No, non sono riuscita a vederle. Ma nel mio sogno, io le conoscevo. Ero molto triste per quello e quando avrei voluto soccorrerli, qualcuno mi ha trascinata via. >> continuò, sollevando lo sguardo verso Elijah.
Lo guardava, era spaventata, era confusa. In quel periodo non faceva altro che fare sogni del genere, incontrava persone che sembravano conoscerla, le streghe la volevano viva, i vampiri l'avevano aggredita e salvata allo stesso tempo. Sospirò, Elijah non rispose e lei non riuscì nemmeno a capire perché, in realtà nemmeno se l'era chiesto. Si limitò ad avvicinarsi a lui, su quel letto, abbracciandolo. Lui fece altrettanto, passandole una mano tra i capelli rossi. Quella ragazza era una maledizione, la sua maledizione.
 
Erano tutti riuniti nella dimora dei Salvatore. Damon, Stefan, Elena, Bonnie, Abby, perfino Alaric e Jeremy. C'era tutto il gruppetto disperso per il salone, tutti uno più pensieroso dell'altro.
<< Come dovremmo agire? >> domandò Alaric per primo, spezzando immediatamente quel silenzio.
<< Quell'individuo, Sebastian, diceva che non era finita lì. >> aggiunse Abby, stringendosi timorosamente le braccia al petto.
Stefan guardò Elena che se ne stava seduta sul divano, al suo fianco c'erano Jeremy e Bonnie mentre proprio dietro il divano c'erano Alaric ed Abby. Damon girava avanti ed indietro come un matto, cercava una qualche soluzione ma il suo unico problema era il non sapere cosa stava accadendo precisamente.
<< Ma soprattutto, cosa volevano da Elizabeth? >> domandò Damon impaziente, guardandoli tutti uno ad uno.
Elena sollevò lo sguardo, si passò una mano tra i capelli e sospirò, stringendo le gambe.
<< Mi dispiace che Elizabeth sia stata coinvolta in tutto questo. >> sussurrò chiaramente.
<< No, Elena! Non deve dispiacerti! Sbaglio o il suo ragazzo ti ha mandata sottoterra insieme alla sua adorabile sorellina? >> intervenne Damon, non controllando il tono della sua voce.
Lei non rispose più, non provava alcun rancore nei confronti di Elijah sebbene ciò che avesse fatto. Lei gli aveva mentito, aveva mentito e si era intrufolata negli affari della loro famiglia, in fin dei conti meritava pienamente quello che l'Originario aveva fatto. Nel frattempo qualcuno bussò alla porta, tutti si voltarono in quella direzione incuriosendosi; non aspettavano nessun altro. Stefan guardò Damon e poi mosse alcuni passi verso la porta aprendola. Rimase sorpreso al vedere Elijah ed Elizabeth che attendevano fuori. La ragazza sorrise, eppure al vederlo provò una sorta di fitta al cuore che non riuscì a nascondere.
<< Stefan. >> disse Elijah, riusciva a sentire la presenza di tutti gli altri all'interno << Sapevamo di trovarvi tutti qui. >> aggiunse.
Elizabeth lo guardò poi ritornò a guardare Stefan.
<< Voleva... >> scosse il capo << ...Volevamo chiedervi scusa. >> corresse, sorridendogli.
Stefan si scostò dall'ingresso guardandoli un po' perplesso e li fece accomodare. Elijah camminava timorosamente pochi passi più indietro rispetto ad Elizabeth. Tutti quelli presenti nella stanza videro quella fascia intorno al collo, pochi avevano ben in testa il sangue che le ferite avevano perso al seguito del morso. Elizabeth guardò Elena e poi si fermò, guardando Elijah. Lui sospirò, l'aveva convinto, obbligato a farlo, ma era anche nella sua natura infondo.
<< Elena Gilbert. >> lei si alzò in piedi lentamente, guardandolo dritto negli occhi, ma non gli diede nemmeno l'opportunità di continuare.
<< Elijah, mi dispiace averti mentito. Non avevo alcun diritto di decidere per te la tua vita, di tenerti nascosta una cosa del genere. >> scosse il capo, voleva continuare ma poi fu lui a parlare.
<< Mi devo scusare anch'io per come mi sono comportato. Trattarti in quel modo...è stato mostruoso. >> le disse, serio.
Damon li guardava, ma più di tutti guardava Elizabeth. Non riusciva a togliersi dalla testa quelle parole pronunciate da Sebastian, il nome con cui l'ha chiamata.
<< Elisabetta. >> disse, fissandola.
In pochi istanti tutti si voltarono verso di lui incuriositi, anche Elizabeth si voltò. Strinse le mani ed Elijah mutò l'espressione in un volto minaccioso.
<< Perché ti ha chiamata in quel modo? Perché diceva di conoscerti? Lo conosci? >> continuò a chiedere Damon verso la rossa, ma non le diede nemmeno il tempo di risponderle << Chi sei in realtà, Elizabeth? Cosa hanno a che fare le streghe con te? Perché... >> si fermò, per un istante, deglutì pesantemente < ...non riesco a mantenere il controllo quando sento l'odore del tuo sangue? >> le domandò.
Elizabeth impallidì, sollevò di scatto una mano e se la portò al collo.
<< Damon! >> esclamò Elena.
Stefan lo guardava, si sentiva maledettamente d'accordo, perfino in quel momento. Le ferite erano ancora fresche, erano ancora aperte, bastava infilarvi i canini all'interno, bastava succhiare per poter nutrirsi. Restava a debita distanza per evitare di saltarle addosso martoriandosi mentalmente. Alaric si scostò dal divano vedendo la stanza nuovamente crollata in un silenzio innaturale, notò addirittura gli sguardi minacciosi che Elijah donava a Damon per quello che aveva detto. Fu proprio quest'ultimo a voltarsi, come se per un istante non fosse stato padrone di sé stesso. Bonnie si alzò dal divano e si avvicinò ad Elizabeth.
<< Ehi, Elizabeth. >> la chiamò, e lei si voltò verso la strega.
<< Bonnie. >> sussurrò appena.
<< Forse ti potrà sembrare un po' strano, ma siamo tutti curiosi di conoscere le risposte alle domande fatte da Damon, eccetto l'ultima. >> e quando Bonnie pronunciò l'ultima parte di quella frase, quasi fulminò Damon.
Elizabeth lanciò un'occhiata ad Elijah, come se gli stesse chiedendo aiuto.
<< Purtroppo non le conosce. E non le conosco nemmeno io. >> rispose Elijah al posto suo.
<< Il fatto è che...Bonnie, io non ricordo nulla. Nulla di quello successo prima che incontrassi Elijah. O meglio...Prima che Elijah mi trovasse. >> rispose Elizabeth, sebbene tradisse il tono di chi non vorrebbe per niente toccare un argomento del genere.
Fu un momento in cui tutti restarono abbastanza perplessi, poi Alaric si avvicinò ad Elizabeth e la incitò ad accomodarsi.
<< Suvvia, suvvia. Non preoccuparti. >> la rassicurò mentre lei si accomodava un po' incerta.
<< E' una situazione strana anche per me. Quell'uomo...io...sono sicura di non averlo mai visto. >> aggiunse lei, riferendosi a Sebastian.
Elijah si voltò nascondendo le mani nelle tasche, sembrava guardare altrove. Non che l'argomento non gli interessasse, solo che si dedicava ai propri pensieri.
<< Elizabeth. >> la chiamò Elena, sorridendole. << Per adesso dedichiamoci ad un'altra parte di te. >> aggiunse ed Elizabeth la guardava incuriosita. << Come ti senti? >> le domandò, riferendosi ai segni sul collo.
<< Ah...quelli. Fanno un po' male, sempre. Ma penso stiano guarendo. >> affermò in risposta portando una mano verso la fascia bianca che avvolgeva il collo.
Iniziò a sfilarla piano piano, rivelando sempre più la pelle nuda del collo. Si aspettava del dolore, ma non arrivò niente. Sulla fascia vi erano i segni delle ferite, eppure il collo era liscio e limpido. Nessuna ferita, niente era rimasto di quel morso che le era stato dato il giorno prima. Tutti in quella stanza restarono perplessi, perfino Elijah nonostante sapesse molte più cose di chiunque altro. Elizabeth toccò il collo più e più volte, come fosse incredula, spaventata.
<< Non ci sono... >> sussurrò. << Non ci sono più... >> aggiunse ed istintivamente sollevò lo sguardo verso Elijah.
E se lui le avesse dato da bere il suo sangue senza che lei se ne accorgesse? Era possibile, se lui l'avesse fatto mentre dormiva. Dopotutto, era lì accanto a lei quando si è svegliata.
<< Elizabeth, calmati. E' possibile che...tu le abbia fatto bere il tuo sangue? >> domandò immediatamente Alaric a Elijah.
Lui si limitò a scuotere la testa mentre la guardava con occhi perplessi, tanto quanto quelli degli altri. Elizabeth si sollevò in piedi cercando freneticamente uno specchio dentro il quale riflettere la propria immagine. Mise in mostra il collo vuoto di segni ed il respiro si fece quasi più pesante.
<< Elizabeth, calmati. >> disse Elijah, quasi insieme ad Elena che lo disse poco dopo di lui.
Lei si voltò verso entrambi scuotendo il capo, poi Elijah intervenne.
<< Potresti aver involontariamente bevuto il sangue di quel vampiro, ieri, quando ti teneva in ostaggio. Stai tranquilla, non è niente. E' comunque un bene che siano guarite così presto. >> e le sorrise, cercando di essere rassicurante.
<< Io sono sicura di non aver bevuto nemmeno una goccia di sangue ieri! >> esclamò Elizabeth verso lo stesso Originario.
<< Potrebbero essere state le streghe. >> affermò Abby, guardandoli tutti seriamente.
Per un attimo Bonnie si fermò a riflettere, era possibile che le streghe morte, che a quanto pare proteggevano Elizabeth, fossero in grado di sfruttare incantesimi curativi e curarla? Abbassò lo sguardo, si chiuse in un silenzio tombale mentre tutti gli altri erano concentrati su Abby.
<< Si è ormai capito che le streghe tengono molto a te, per un motivo che per adesso ignoriamo. >> continuò Bonnie, fermandosi a guardare Elizabeth.
Tirò un sospiro e poi si sollevò in piedi.
<< Per qualsiasi cosa, non c'è bisogno di allarmarsi tanto. Dopotutto, l'importante è che siano guarite, no? >> affermò Alaric, guardando Elizabeth sorridente.
Tutti lì dentro si chiedevano cosa mai stesse succedendo, troppe domande assillavano le menti di ognuno di loro mentre Elizabeth carezzava, grattava quel punto del collo in cui aveva sentito i denti del vampiro. Restò in piedi a pochi passi dallo specchio prima che Elena si sollevasse in piedi.
<< Forse per stasera è meglio se restiamo tutti qui. Quel tipo di cui avete parlato aveva detto che non era finita per nessuna di noi, no? Quindi verrà sicuramente a cercarci e la cosa migliore è restare uniti. >> disse, attirando l'attenzione di tutti i presenti.
Si guardarono un paio di volte donandosi occhiate veloci che volevano cogliere eventuali risposte da parte di tutti, ma poi fu sempre Alaric a rompere il silenzio sospirando pesantemente e poi battendo le mani tra loro.
<< E sia. Dopotutto, questa casa ha davvero molte stanze e noi non siamo tanti. Dobbiamo solo recuperare le cose adatte per trascorrere una nottata fuori casa. >> disse il professore di storia, guardandoli tutti.
Più o meno tutti acconsentirono e si sollevarono dalle loro sedie o poltrone, chi già era in piedi mosse qualche passo verso l'ingresso. Stefan, invece, guardò Damon che non sembrava molto d'accordo con questo. Ma Damon non ricambiava lo sguardo del fratello, guardava Elena con amarezza. Avrebbe dovuto odiarla per quello che lei gli aveva detto durante la festa dei Mikaelson, eppure non riusciva nemmeno a mentire a sé stesso. Si accorse di Stefan che lo stava guardando solo nel momento in cui lo vide avvicinarsi.
<< Allora, io accompagno Elena a casa insieme ad Alaric e Jeremy. Tu resti qui? >> domandò Stefan a Damon.
Damon annuì e nel momento stesso Elizabeth li guardò.
<< Resto anch'io. >> affermò lei con una certa fermezza, incuriosendo Elijah.
<< Resti qui? Non dovresti tornare a casa a prendere la tua roba? >> le domandò Elijah avvicinandosi a lei.
Elizabeth abbassò lo sguardo mentre Bonnie ed Abby erano già fuori, Alaric e Jeremy insieme ad Elena attendevano Stefan sotto l'uscio e la Gilbert non faceva altro che guardarlo. Damon fissò perplesso e stupito Elizabeth e lei scosse il capo in risposta alla domanda di Elijah.
<< Sai più o meno cosa potrebbe servirmi per stare qui. >> sussurrò la rossa in risposta.
Damon sospirò avvicinandosi alla ragazza ed avvolgendo le sue spalle col proprio braccio in una sorta di semi abbraccio al quale Elijah assottigliò appena lo sguardo.
<< Forza forza Elijah, va pure. La controllerò io. >> affermò Damon leggermente ghignante.
Elijah gli si avvicinò stando a pochi centimetri dal viso del Salvatore.
<< Bada bene a quello che fai, Damon Salvatore. >> minacciò l'Originario, con un tono maledettamente serio e spaventoso. Poi si voltò guardando Elizabeth per un'ultima volta e si avviò verso la porta insieme a Stefan. Elizabeth e Damon li guardarono uscire uno alla volta, fino a vedere Stefan che lanciò un'ultima occhiata a Damon, come a dirgli di stare attento. Damon annuì sorridendo beffardo, poi si scostò da Elizabeth guardandola e lei fece altrettanto. Lo fissò per alcuni istanti come se leggesse in lui qualcosa di familiare, poi si voltò e si avviò verso il divano accomodandosi lì, con ancora la fascetta bianca fra le mani. Era rimasta sconvolta.
<< Ehi, chi ti ha detto che potevi accomodarti sul mio divano? >> domandò Damon. Era una presa in giro, ovviamente, ma lo disse in una maniera seria.
Tanto che Elizabeth lo guardò e poi si sollevò ancora una volta riportandosi in piedi dinnanzi al divanetto. Damon inarcò un sopracciglio e poi rise, scuotendo il capo.
<< Hai un aspetto quasi tenero, Elizabeth. Ti prendevo in giro, puoi accomodarti. >> le disse, sorridendole affabile.
Per quanto fosse ferito, cercava di non darlo assolutamente a vedere. Elizabeth non si accomodò, si limitò a fissarlo scoprendo il collo pallido.
<< Damon, mordimi. >> gli disse.
Il vampiro restò sorpreso, o per meglio dire, restò sconvolto da quelle parole. Muto a fissarla per qualche secondo, nonostante non potesse fare a meno di portare lo sguardo su quel collo che lo provocava.
<< Cosa stai dicendo? >> le chiese, facendosi forza.
Lei si carezzò il collo tradendo un leggero spavento per quello che aveva appena chiesto, ma poi annuì leggermente col capo guardandolo intensamente. Nonostante ne fosse spaventata, era convinta di quello che gli aveva chiesto. Voleva che Damon la mordesse in quel preciso istante.
<< Voglio che mi mordi Damon. Non è stato Elijah a darmi il suo sangue, allora perché sono guarita così velocemente? Non c'è nemmeno un singolo segno, come se io non fossi mai stata morsa. >> insistette. L'espressione di Elizabeth era determinata ma allo stesso tempo spaventata.
Damon la guardò per altri lunghi istanti poi si rilassò passandosi una mano sulla faccia e guardandosi intorno. Non sapeva che fare. Una parte di lui voleva morderla, il solo odore di quel sangue lo aveva reso una delle più grandi bramosie di quel vampiro. L'altra parte, però, sapeva perfettamente che se l'avesse fatto Elijah si sarebbe vendicato, Stefan non sarebbe stato d'accordo ed Elena gli avrebbe fatto la predica. Ma nonostante questo, nonostante Elizabeth lo sapesse, lei gli stava chiedendo di farlo.
<< Oh, al diavolo tutti quanti. >> commentò Damon rassegnato e poi corse verso di lei come solo i vampiri sanno fare.
In pochi secondi Elizabeth se lo ritrovò addosso. Si ritrovò spaventata sul divano e lui le era addosso come un animale. Gli occhi di Damon si iniettarono di sangue, le labbra si spalancarono a mostrare i canini, era pronto a morderla. Lei tremava, lui la sentiva tremare sotto di sé, riusciva a sentire il battito del suo cuore farsi sempre più forte. Le stringeva le spalle con delicatezza per tenerla premuta sul divano.
<< ...Ti fermerai vero? >> gli domandò lei, con un fil di voce.
<< E' questo che vuoi? Vuoi che ti morda e poi smetta subito? >> le chiese Damon di rimando. Non era d'accordo, ma non voleva di certo ucciderla.
<< Riuscirai a fermarti? >> rispose lei porgendogli un'altra domanda.
Erano così vicini, la mano di Damon iniziò a salire carezzandole il collo con i soli polpastrelli delle dita. Lei rabbrividì a quel tocco. Nonostante con quegli occhi, quei canini ben in mostra, quell'espressione da animale in procinto d'azzannare la sua preda, Damon riusciva ad essere attraente, magnetico, sensuale. Lui le sorrise, nascondeva un animo gentile almeno in quell'istante e poi annuì. Allungò una mano verso un tavolino lì nei pressi del divano senza preoccuparsi di farsi di più su di lei, sebbene la mettesse a disagio, afferrando una delle armi di Alaric che aveva lasciato lì e che Damon le diede stando attento a non farle del male.
<< Sarò buono questa volta. Tienilo per sentirti più al sicuro, attaccami in caso non mi staccassi alla tua prima richiesta, stai ben attenta a dove miri perché non voglio morire. >> iniziò a dirle dolcemente << Bada bene che se mi uccidi, tornerò dal mondo dei morti solo per vendicarmi. >> disse in modo giocoso, ma nonostante questo la spaventò.
Le carezzò leggermente una guancia così da rassicurarla e poi lei annuì. Damon spalancò la bocca mostrando i canini e lei strinse immediatamente gli occhi. Il vampiro ruggì calando velocemente la testa ed infilzando quei canini aguzzi e pallidi nella carne della ragazza. Lei gemette al sentire quella scarica di dolore, stringendo la mano libera dall'arma sulla camicia di Damon. Sentì pian piano il sangue venir tirato via dal vampiro.
<< D-Damon...basta. >> gli sussurrò.
Eppure sentì Damon gemere goduriosamente, le si stirngeva addosso sempre di più, strinse gli occhi inebriato dal sapore di quel sangue. Era diverso, era più buono, lo saziava come nessun altro tipo di sangue aveva mai fatto ma alla richiesta di lei, lui non si scostò.
<< Damon! >> esclamò lei, non voleva fargli del male.
Lo spingeva debolmente, si sentiva sempre più debole man mano che lui si nutriva di lei.
<< Damon! >> urlò Elizabeth ancora, stringendo l'arma e poi sollevando la mano con l'intenzione di colpirlo. Strinse i denti per trattenere il dolore che provava mentre Damon la privava del suo stesso sangue e nel momento stesso in cui stava quasi per colpirlo, qualcuno afferrò Damon per le spalle allontanandolo brutalmente dal corpo minuto di Elizabeth. I canini le graffiarono ulteriormente la pelle mentre Damon veniva lanciato per la stanza. Rotolò su di un tavolo trascinandosi tutto ciò che poggiava su di esso e poi finì a terra con un tonfo ed un gemito di dolore. Elizabeth restò perplessa con la mano sospesa a mezz'aria, cingente l'arma, e l'altra che premeva sulla ferita che perdeva sangue. Non riuscì inizialmente a capire, ma cercò la figura che aveva afferrato Damon e...non era Elijah. Non era nessuno di quelli che loro conoscevano, era un volto totalmente sconosciuto, bello, giovane, moro, elegante. Si voltò di scatto verso di lei che tremava sul divano e poi le sorrise avviandosi verso Damon che nel frattempo si stava rialzando. Quando il Salvatore scattò ringhiando verso lo sconosciuto quest'ultimo estrasse una siringa che piantò direttamente nel collo del vampiro, iniettando una grande quantità di verbena nel corpo di Damon. Si sentì mancare, poi cadde al suolo tra gemiti e lamenti ed infine perse i sensi.
<< Damon! >> gridò Elizabeth alzandosi dal divano.
Ma non ebbe il tempo di soccorrerlo, qualcosa la colpì dietro la nuca, o meglio...qualcuno. Un unico impatto e lei si sentì mancare, la vista s'appannò e poi cadde al suolo macchiando il pavimento della casa del proprio sangue, ormai priva di sensi.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Mugolò appena quando si mosse su quella pavimentazione fredda ed umidiccia, sicuramente non era la dimora dei Salvatore quella. La testa ancora le faceva male mentre si muoveva lentamente, fra un lamento e l'altro, per portarsi a gattoni. Aprì gli occhi riuscendo ad avere una visione sfocata di quella che sembrava la cantina vuota di una casa. Il pavimento era freddo, era bagnato e sporco di polvere. Vi era poca luce lì dentro, probabilmente fuori era notte o comunque non era pieno giorno, il sole ancora non c'era. Ma c'era una figura lì dentro con lei. Se ne stava inginocchiata col capo chino ed i polsi raccolti da delle catene che la tenevano legata al muro: era Damon. Sgranò gli occhi al vederlo lì, esposto di fronte alla piccola finestrella che c'era in quella cantina.
<< Damon! >> esclamò Elizabeth facendosi forza in entrambe le mani per portarsi in piedi, ma non riusciva nemmeno a farlo.
Si sollevò e cadde subito dopo. Damon sollevò lo sguardo ed accennò un sorriso beffardo.
<< Non agitarti dormigliona, ti hanno prelevato molto sangue. >> sussurrò lui con un fil di voce.
Era ferito, non aveva più l'anello che lo proteggeva dal sole e soprattutto sembrava addirittura incapace a muoversi. E dato che lei non riusciva a tenersi adeguatamente in piedi, trascinò quel corpo debole e minuto verso Damon portandoglisi proprio davanti e raccogliendogli il polso con una mano.
<< Oh mio Dio...Damon... >> piagnucolò.
Lui la guardava, le sorrideva e poi mosse debolmente una mano.
<< Scappa. >> le sussurrò Damon.
Lei scosse il capo prepotentemente e s'aggrappò alle catene che lo tenevano legato come un animale. Si sforzò a toglierle in qualsiasi modo, senza ottenere risultati. Cercò addirittura una qualsiasi chiave che potesse aiutarla o un oggetto per rompere quella catena, ma non trovò nulla.
<< Non scappo senza di te, Damon. >> lei gli rispose, intensamente. Lo guardò, lui era in una situazione pietosa ed aveva bisogno di aiuto. << Ti offrirò un po' del mio sangue, ti riprenderai. >> gli disse, sollevando e porgendogli un polso.
Lui la guardò stranito, poi ridacchiò.
<< Ma sei stupida? Hai visto come mi sono comportato prima? Non riuscivo più a staccarmi Elizabeth. >> e l'espressione di Damon si fece pian piano più seria << E poi ti hanno preso di già troppo sangue. >> aggiunse.
Lei rabbrividì, si portò istintivamente una mano al collo lì dove aveva sentito i canini di Damon morderla, ma i segni non c'erano più. Tremò appena ed abbassò lo sguardo senza accorgersi che Damon mutò la sua espressione in un volto minaccioso. Qualcuno era apparso dietro Elizabeth e lei non l'aveva nemmeno sentito arrivare, almeno fino all'istante in cui fu proprio lei a sentire una mano posarsi su una propria spalla che la tirò indietro lontano da Damon con una certa brutalità. Non riuscì nemmeno ad urlare, si ritrovò lontana spaventata, distesa al suolo dopo il dovuto impatto doloroso. Tremava, lo fissava con occhi sgranati. Quell'uomo...no, era un ragazzo. Un ragazzo nemmeno troppo adulto, poteva addirittura essere ancora minorenne. La fissava con un'espressione dispiaciuta mentre si posizionava tra lei e Damon. Aveva dei corti capelli scuri, gli occhi di un marrone tanto diverso da sembrare rosso ed una carnagione pallida, ma soprattutto era alto.
<< Chi...Chi diavolo sei tu!? >> gridò lei spaventata mentre Damon, dietro l'uomo, voleva dimenarsi per azzannarlo, ma nemmeno riusciva a muoversi a causa della verbena.
Il ragazzo la guardò infinitamente triste poi si chinò davanti a lei allungando una mano a carezzarle il viso, poi il collo.
<< Allora è vero che non ricordi proprio niente, Elisabetta? >> domandò l'uomo, abbassando lo sguardo.
Elizabeth rabbrividì ancora una volta, restò immobile e perplessa a quel nome, a quelle parole. Un'altra persona che sembrava conoscerla, un'altra persona di cui lei non aveva più memoria.
<< Chi...Chi sei tu? >> domandò ancora lei, mentre il ragazzo ritornò a guardarla.
<< Sono io. Sono Lapo, Elisabetta. Come puoi non ricordarti più di me? >> le chiese lui, stringendole i capelli tra le mani in una morsa dolorosa che le strappò un gemito di dolore.
<< Lasciami! >> gridò lei, dimenandosi.
Era una presa forte, molto forte per essere una stretta umana. Lui la guardava sempre più triste, Damon iniziò a dimenarsi e ad urlare di lasciarla non riuscendo, però, a liberarsi da quelle catene. Poi, improvvisamente, una porta in cima alle scale presenti in quella stanza si aprì. Lapo mollò la presa su Elizabeth e si riportò in piedi guardando verso le scale.
<< Fratello. >> disse, verso la figura che iniziò a scendere le scale elegantemente.
Era anch'egli alto, simile a Lapo, solo palesemente più grande. Avevano entrambi un aspetto incredibilmente elegante, i capelli scuri e gli occhi dello stesso colore. L'uomo si fermò ai piedi delle scale sorridendo verso Elizabeth.
<< Lapo, cosa stavi facendo? >> domandò l'uomo verso Lapo, mentre Elizabeth trascinava debolmente il corpo indietro fino ad incontrare un muro che impattò dietro la propria schiena.
Il cuore le batteva forte, davvero forte, tremava da capo a piedi e Damon digrignava i denti ferocemente. Lapo s'inchinò dinnanzi alla nuova figura, abbassò la testa umilmente.
<< Ti chiedo scusa, Tristano. Speravo solo che lei si ricordasse di noi, mi fa rabbia sapere che ha dimenticato tutto quanto. >> disse.
A quel nome, Elizabeth sgranò gli occhi. Era familiare, maledettamente familiare. Ma non era piacevole, le entrò in testa come un pugnale, faceva male. Si paralizzò contro la parete e Damon non riuscì a non notare la sua reazione. Lo sguardo della ragazza puntò verso l'uomo, verso Tristano, che avanzò di qualche passo verso di lei. Le regalava un'espressione dispiaciuta, ma che agli occhi di lei nascondeva un'insana pazzia.
<< Ne abbiamo già parlato, Lapo. Lei non ricorda niente ma io conosco il modo per farla ritornare in sé. >> sussurrò verso il fratello, accovacciandosi davanti ad Elizabeth che continuava a tremare. << Però sai perfettamente che voglio essere io a farle rinvenire ogni ricordo. Sarò io, vero Lapo? >> domandò Tristano al fratello.
<< Certamente, fratello. Non oserei mai toglierti tale onore. >> affermò Lapo, andando a guardare Damon. << Per quanto riguarda lui, lo lasceremo morire appena sorgerà il sole? >> domandò.
<< Si, lui morirà. Non ne abbiamo bisogno. Abbiamo altri cento vampiri di là che ci aiuteranno. Anzi, Lapo... >> e Tristano si sollevò in piedi andando a guardare il fratello << ...vai a controllarli, non vorrei facessero qualcosa di sbagliato. >> ordinò.
Lapo annuì, lanciò un'ultima occhiata ad Elizabeth che si accompagnò con un sorriso e poi si avviò lentamente di sopra, sparendo dalla vista dei presenti. Tristano guardò Elizabeth, le sorrise e poi si voltò verso Damon sorridendo alla stessa maniera. Si avvicinò all'unico armadio che vi era lì dentro e lo aprì, rivelando una grande quantità di armi. Ne raccolse una a caso, un pugnale la cui lama bagnò nella verbena prima di voltarsi verso Damon ancora una volta e ghignare. Entrambi gli altri due presenti capirono al volo le sue intenzioni ed Elizabeth si fece forza per riportarsi in piedi.
<< No, non farlo... >> sussurrò lei supplicando e scuotendo il capo.
<< Perché non dovrei? >> domandò Tristano, mutando la sua espressione. La guardava serio, vagamente infuriato.
Era una domanda facile eppure Elizabeth non sapeva cosa rispondere. Teneva a lui? L'aveva conosciuto da poco, eppure lei teneva a Damon. Avanzò di qualche passo verso Tristano che le sembrava sempre più minaccioso. Ma lui scattò velocemente, come un vampiro, ed infilzò il pugnale con la verbena in un braccio di Damon che, di conseguenza, urlò dolorosamente, tramortito.
<< Damon! >> urlò Elizabeth prima di correre verso Tristano e lanciandosi letteralmente contro di lui.
Ma lo costrinse a scostarsi da Damon lasciandogli il pugnale conficcato nella spalla che strappava al vampiro lamenti ed urla sempre più strazianti. Tristano, però, non indietreggiò di molti passi dopo l'impatto con Elizabeth e la afferrò con entrambe le braccia. Ghignò in maniera sadica, mostrò due occhi iniettati di sangue e azzannò la ragazza direttamente al collo. Lei urlò, urlò dolorosamente mentre si dimenava sotto quella stretta. Succhiò via del sangue, lui, prima di estrarre quei canini dalla carne di lei e gettarla ai piedi di Damon, con le ferite ancora aperte. Damon la guardò, si sentì incredibilmente attratto ma non riusciva a muoversi e soprattutto si preoccupava per lei.
<< Elizabeth... >> sussurrò lui, ma sembrava piuttosto un ringhio.
<< Damon...scusami... >> rispose lei, piagnucolante.
Stava piangendo, singhiozzava, aveva paura. Si teneva le ferite con una sola mano mentre l'odore del sangue si andava espandendo per la stanza. Perfino per l'olfatto di Tristano era qualcosa di divino e Damon, secondo lui, provava la stessa sensazione che provava Stefan praticamente ogni volta che si trovava davanti a del sangue umano. Lui strinse i denti e Tristano guardava la scena compiaciuto.
<< Damon, giusto? >> disse verso il Salvatore. << Vorresti assaggiare quel sangue? >> domandò, avvicinandosi a Damon ed estraendo brutalmente il pugnale dal suo braccio.
Lui strinse i denti e poi guardò Elizabeth che cercava di rimettersi in piedi tenendosi il collo con una mano. Nonostante fosse per tutti facile, in quel momento le sembrò la cosa più difficile del mondo.
<< Sai Damon, se non la mangerai tu, morirà sbranata da ben cento vampiri. Vuoi che succeda questo? >> domandò Tristano, sussurrandolo a Damon come un pazzo psicopatico. Sorrideva, lui era felice di quello che stava accadendo.
Sia Elizabeth che Damon restarono sconvolti e portarono di fretta lo sguardo su Tristano che, intanto, giocherellava col pugnale sporco del sangue di Damon. Elizabeth tremava, aveva perso il conto delle lacrime perse tra un atto di coraggio e l'altro, tra un urlo di dolore ed una supplica fatta in quegli ultimi istanti. Ma proprio mentre stava per dire qualcos'altro, di sopra si udì un forte rumore. Tristano si fermò, sollevò lo sguardo così come fecero gli altri due e strinse la presa sul pugnale.
<< Lapo. >> sussurrò.
Lanciò un'ultima occhiata ai due.
<< Io torno subito, non muovetevi da lì. >> ordinò minacciosamente e poi corse via, con la stessa velocità di un vampiro.
Di sopra i rumori si facevano sempre più forti, come fossero tanti passi veloci, come se fossero mobili rovesciati. Si iniziarono ad udire delle urla, erano numerose e non erano tutte maschili o tutte femminili. C'era qualcuno di sopra e non erano pochi, erano cento. Elizabeth guardò Damon approfittando di quel momento di solitudine e si portò in piedi, si sforzò. Passò la mano sulla ferita che rilasciava sangue e se la sporcò dolorosamente. S'aggrappò su Damon per reggersi in piedi e poi stampò velocemente quella mano sulle sue labbra.
<< Muoviti, prendi. Annullerà l'effetto della verbena. >> disse Elizabeth verso Damon, con poca forza.
Lui non avrebbe voluto farlo, ma non riuscì nemmeno ad obbiettare. Non era tanto sangue e per quanto viscido fosse, raccolse quel sangue dalla mano di Elizabeth. Iniziò a sentirsi più forte, alcune ferite si rimarginarono quasi immediatamente mentre Damon si spingeva contro Elizabeth portando il viso verso il suo collo. Lei si sentì spaventata, dopo quello che era successo alla dimora dei Salvatore, ma lui ne aveva bisogno.
<< Non mordermi. >> chiese, donandogli il collo.
Lui la guardò per lunghi istanti, gli occhi erano ormai iniettati di sangue. Le mani della ragazza si strinsero sulla camicia ormai sporca di Damon mentre sentiva il suo respiro contro la propria pelle nel frattempo che si nutriva di quel sangue. Non servì molto affinché Damon ritornasse di nuovo in forze e con un unico movimento delle braccia strappò le catene dalle pareti. Elizabeth lo scostò da lei con forza, una forza debole tra l'altro alla quale lui, inizialmente, obbiettò. Ma poi riuscì a calmarsi, riuscì a controllarsi quanto bastava per allontanarsi da lei e ripulirsi la bocca dal sangue della ragazza. Era pallida, era debole, aveva perso troppo sangue ma non poteva di certo abbattersi proprio ora. Guardarono entrambi verso le scale, di sopra vi erano ancora rumori mentre Damon si liberò definitivamente da quelle catene.
<< Devo trovare l'anello. >> disse verso Elizabeth.
Si guardò intorno velocemente, correva con una velocità disumana per la stanza mettendo a soqquadro qualsiasi angolo, qualsiasi oggetto trovasse sino a quando riuscì finalmente a trovare l'anello. Elizabeth rimase ferma lì, barcollando. Non riusciva a muoversi mentre teneva con una mano la ferita sul collo. Poi Damon le si avvicinò, strappò un lembo di quella camicia e la avvolse delicatamente intorno al collo di lei così da evitare l'ulteriore fuoriuscita di sangue.
<< Non allontanarti mai da me. Evidentemente di sopra c'è il finimondo. Se le parole di quel tizio erano vere, ci sono almeno cento vampiri affamati ad attenderci ed il tuo sangue è irresistibile perfino per me. >> le disse guardandola intensamente.
Elizabeth si voltò, era spaventata, stava piangendo in silenzio e la ferita le faceva male. Tristano l'aveva morsa con forza e le avevano preso troppo sangue anche prima, ogni punto del suo corpo le faceva male.
<< Elizabeth. >> sussurrò Damon, guardandola serio << Io ti proteggerò. >> aggiunse, deciso.
Lei annuì e poi gli sorrise debolmente, un sorriso che Damon ricambiò pienamente per pochi istanti. Si guardò intorno scostandosi da lei per qualche istante, vigile su qualsiasi rumore sentiva provenire dai piani superiori. Raccolse il pugnale sporco di sangue e verbena che Tristano aveva usato attimi prima contro di lui, stando attento a non toccarne la lama, lo porse verso Elizabeth.
<< Tienilo. Non permettere a nessuno di avvicinarsi, colpisci senza indugiare nemmeno un istante. Di sopra sono tutti nemici. Okay? >> domandò Damon verso di lei, serio.
Lei continuava ad annuire, si sentiva stanca addirittura per parlare. Strinse l'arma tremando, aveva paura. Non sapeva cosa avrebbe potuto incontrare una volta sopra, ma si fidava di Damon. Perché si fidava di Damon così tanto? Non riusciva nemmeno a spiegarselo, era come conoscerlo da sempre, era come sapere ogni suo comportamento in qualsiasi situazione. O era semplicemente il fatto che lui non l'aveva dissanguata qualche attimo prima per curarsi nel migliore dei modi, o ancora era solo che quell'individuo nascondeva, in realtà, un animo buono. Fatto sta che Damon la strinse con entrambe le braccia, la sorreggeva e la guidò verso le scale senza forzarla troppo. Dopotutto lei era debole. Salirono al piano di sopra. Era una casa, una vecchia ma grande casa. Alcuni mobili erano distrutti, sedie sparse sul pavimento, c'era addirittura del sangue. I rumori andavano allontanandosi. Elizabeth tremava tra le braccia di Damon, lui era attento a qualsiasi cosa e la stringeva per trasmetterle sicurezza. La capiva perfettamente, o almeno comprendeva il motivo di tutta quella paura. Si guardarono intorno ed iniziarono a muoversi cercando una via d'uscita da quel posto, visto che era la cosa più importante: uscire di lì sani e salvi. Accompagnava la ragazza dai capelli rossi in qualsiasi movimento, percorsero corridoi, cercarono addirittura finestre. Si accorsero troppo tardi di qualcuno che li aveva trovati, un vampiro. Si bloccarono e questa donna, questa vampira, sbucò dal nulla mostrando canini e bocca sporca di sangue. Damon ringhiò verso ella mostrando anche i suoi di canini, la afferrò con entrambe le braccia lanciandola indietro. Non poté non notare che puntava direttamente ad Elizabeth e quest'ultima si paralizzò dal terrore non intralciando, però, Damon che combatteva. All'improvviso sentì due braccia stringerle le spalle, erano due braccia spesse, forti. Sussultò lasciandosi scappare un urlo mentre qualcuno ansimava famelicamente al proprio orecchio. Puntava al proprio collo, lo sentì cercare di sfilare via quel pezzo di camicia dal proprio collo coi soli denti. Iniziò a dimenarsi mentre il Salvatore ficcò la sua mano nel petto della vampira, estraendone il cuore. Si sollevò di scatto mentre Elizabeth piantava gomitate sempre più forti nello stomaco del vampiro che l'aveva presa, sino a quando questo non la mollò. Si voltò di fretta e non esitò, caricò il pugnale con entrambe le mani e lo ficcò nel petto del vampiro, più di una volta. Non si preoccupò di sporcarsi o di apparire brutale, aveva paura, voleva andarsene. Sentì il vampiro sputare fuori il suo ultimo respiro e poi sembrò essiccarsi. Cadde d'un pezzo al suolo e lei venne trascinata dal suo peso, cadde in ginocchio con ancora il pugnale tra le mani. Lo estrasse dal suo petto mentre Damon corse verso di lei.
<< Va tutto bene, Elizabeth. Va tutto bene. >> le sussurrò aiutandola a riportarsi in piedi.
La strinse di nuovo a sé e si guardò intorno più attento, non sarebbe dovuto più capitare un attacco del genere. A quanto pare, erano tanto intelligenti da saper attaccare in gruppo. C'erano corpi al suolo: bruciati, alcuni avevano dei paletti conficcati nel cuore, altri erano privi di testa. Passarono tra quei cadaveri puntando direttamente verso quella che sembrava essere la porta d'uscita. Damon non pensò alle buone maniere, quando fu abbastanza vicino ad essa piantò un calcio fino ad abbatterla, portando Elizabeth all'esterno. La situazione fuori era addirittura peggio.
<< Corri, corri! >> disse Damon verso Elizabeth.
Lei si fece forza ed iniziò a correre, per quanto le era possibile, insieme al Salvatore. Superarono un gruppo di vampiri che sembravano zombie affamati per i loro movimenti, per il loro aspetto ed il loro modo di presentarsi. Nuovamente un vampiro sbucò dal nulla. Damon si staccò da Elizabeth ed afferrò il vampiro per le braccia, lanciandolo. Poco più in là Lapo brandiva una balestra, come quelle che possedeva Alaric, pronto a sparare un paletto di legno ben affilato. Elizabeth sgranò gli occhi, quel paletto non era destinato a lei ma a Damon.
<< NO, DAMON! >> urlò.
Lui si voltò di scatto, Lapo fece partire il paletto. Non poteva sopportarlo, l'aveva già visto. Aveva già vissuto una situazione del genere ed in quel momento si sentì assolutamente inutile. Non poteva permettere che Damon morisse. Si mosse frapponendosi velocemente fra Damon ed il paletto impedendo a quest'ultimo di raggiungere Damon, ma raggiunse lei. Si conficcò direttamente nel suo petto, riuscì a sentire lontanamente Damon che urlava, ringhiava. Gli altri vampiri si paralizzarono, videro la loro cena cadere all'indietro, mollare quel pugnale al suolo ed essere afferata dal Salvatore. Il cuore cessò immediatamente il suo battito, era stato preso in pieno, e lei morì.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


"Quella esile figura coperta da vestiti nobiliari risalenti all'Alto Medioevo si avvicinava con passi lenti ed eleganti alla figura dell'uomo, un signore di quelle terre. Era una giovane donna. Anzi no, era ancora una ragazza. Suo padre l'attendeva al fianco dell'uomo che la guardava con occhi sognanti, catturati dalla bellezza di quella ragazza.
<< Vostro padre me l'aveva raccontato, ma non immaginavo possedeste così tanta bellezza. >> disse l'uomo che si lasciò scappare un leggero inchino nei confronti della ragazza.
Lei si sistemò meglio quella sorta di scialle sulle spalle e poi sorrise dolcemente sia all'uomo che al padre.
<< Il vostro nome è Tristano Lancaster, giusto? >> domandò lei, con tono educato.
<< Non sbagliate, signorina. >> rispose elegantemente, guardandola fissa negli occhi.
<< Il mio nome è Elisabetta di Borbone. >> si presentò << Posso chiedervi di accompagnarmi a fare una passeggiata sul mio cavallo? >> domandò lei ulteriormente, cercando uno sguardo complice nel volto del padre.
Tristano annuì ed allungò una mano verso la ragazza ammirandone l'eleganza di ogni passo e l'accuratezza con la quale erano stati sistemati quei capelli rossi. La accompagnò fino all'esterno di quella dimora cogliendo gli sguardi sorpresi, felici, di ammirazione che ogni singola persona donava alla ragazza lì presente. Era l'idolo di tutto il feudo, era l'opera d'arte della sua famiglia. L'aiutò a salire sul cavallo bianco che apparteneva alla sua stessa famiglia facendo in modo che lei non si facesse del male e la sorreggeva mentre guidava il cavallo ad avanzare con passi lenti. Si allontanarono dai posti affollati per attraversare quelle terre libere ma pulite che sarebbero, presto o tardi, diventate parte integrante del feudo. La ragazza dai capelli rossi teneva lo sguardo alto e fiero mantenendo un sorriso radioso stampato su quelle sottili labbra. Tutti avrebbero potuto innamorarsi di lei, dei suoi occhi, dei suoi movimenti, della sua voce. Perfino Tristano se ne era innamorato, sino al punto da impazzire."
I ricordi scorrevano nella sua testa come un fiume in piena, erano violenti. Le immagini passavano velocemente, le parole erano sfocate eppure perfettamente comprensibili. Tutto stava tornando, ogni singolo istante della sua vita stava ritornando, ogni emozione, ogni sentimento, perfino il dolore.
"Richiuse le catene intorno ai suoi polsi mentre la guardava con occhi pazzi.
<< Perché lo state facendo!? >> domandò lei incredula e spaventata.
Aveva paura, era ferita. Volevano ucciderla. Il vestito era logoro, sporco, la sua pelle pallida era macchiata di sangue e lividi sempre più frequenti mentre gli occhi erano gonfi di lacrime e di rabbia. Sentiva dolore in tutto il corpo, non riusciva nemmeno a muoversi. Tristano la guardava sorridendo, era un sorriso insano quello che le regalava. Si accovacciò davanti a lei e le carezzo il viso freddo, tremante.
<< Perché io vi amo, Elisabetta. E vi amerò per sempre. >> sussurrò, baciandole la fronte."
 
Elena aveva afferrato il corpo di Elizabeth giacente al suolo, la sorreggeva da sotto le ascelle ed usufruiva di tutta la sua forza per trascinarla lontana da quel campo di battaglia. Elijah fronteggiava con incontrollabile rabbia Tristano puntando direttamente alla sua morte mentre Damon non esitava a strappare il cuore dal petto a qualsiasi vampiro gli si parasse dinnanzi. Si era scatenato il finimondo. Matt ed Alaric, armati fino al midollo, facevano in modo che nessun vampiro si avvicinasse ad Elena che portava il cadavere di Elizabeth in salvo, per così dire. Perfino Klaus e Rebekah erano presenti ed affrontavano a testa alta Lapo che sembrava immensamente più forte di loro. Stefan scaricava tutta la rabbia accumulata in quel periodo su coloro che si avvicinavano, Tyler azzannava ferocemente chiunque gli si parasse davanti mentre Caroline gli copriva le spalle. Bonnie ed Abby usavano i loro poteri per bruciare i vampiri che osavano affrontarle. Tutti erano occupati contro quei cento vampiri che sembravano non terminare mai. Alcuni preferirono scappare davanti ad un simile abominio, altri erano tanto impazziti da combattere fino alla morte per poter avere anche solo una goccia di quel sangue che scorreva nel corpo morto di Elizabeth.
<< Vi ucciderò! >> urlò Elijah verso Tristano con gli occhi pieni di rabbia.
<< Dovresti essermi grato, Elijah. Ti ho restituito la tua Elizabeth! >> rispose Tristano contrastando ogni attacco da parte dell'Originario.
<< L'hai uccisa! >> rispose Elijah, riuscendo a colpire con un pugno in pieno viso il suo avversario.
Tristano indietreggiò raccogliendo con la lingua il sangue che gli colò dal naso e dalla bocca mentre Elijah sfogava la sua rabbia con ringhi incessanti e furiosi. Lui lo guardò e gli sorrise.
<< Non è la prima volta. >> rispose alle parole di Elijah. Adorava vederlo furibondo, arrabbiato fino a quel punto << Non è stata la prima volta che ho ucciso Elisabetta. >> aggiunse ed Elijah caricò immediatamente un altro colpo che andò a segno.
Damon era frustrato, si liberò dell'ultima vampira uccidendola senza ritegno, poi si voltò verso Elena che aveva raggiunto l'auto con cui era arrivata lì appoggiando dolcemente al suolo il corpo di Elizabeth guardando quel paletto che ancora aveva conficcato nel petto, non avendo avuto il coraggio di estrarlo. Si voltò per aprire il bagagliaio sicura che Matt ed Alaric fossero in grado di continuare a proteggerle. La mano pallida di Elizabeth si mosse con scatti frenetici, le dita si scuotevano come se stessero iniziando a prendere vita mentre le labbra si inumidirono man mano che venivano mosse. Le palpebre tremavano ma erano movimenti quasi impercettibili, almeno fino a quando si aprirono. Gli occhi erano iniettati di sangue, quelle venature le davano un'aria terrificante. E quando Elena ebbe aperto il bagagliaio si voltò, sgranando gli occhi davanti a quella scena: Elizabeth si era svegliata. Vide la sua mano sollevarsi ed afferrare il paletto che estrasse bruscamente dal petto, gemendo dolorosamente. La doppelganger era sconvolta.
<< Elizabeth... >> sussurrò con un fil di voce.
La ragazza dai capelli rossi la guardò confusa. Dove si trovava? Un attimo prima era nel 1864 e poi si ritrovò in un'epoca del tutto diversa. Iniziò ad alzarsi lentamente ansimando. Aveva fame, aveva troppa fame. Guardava Elena con uno sguardo famelico e la Gilbert indietreggiò sino a sentire l'apertura del bagagliaio dietro di sé. Riconobbe quel viso, quei particolari, Elizabeth era una vampira. Scuoteva il capo come a negare il proprio sangue ad Elizabeth che si riportò in piedi in maniera scomposta, era debole. Si guardava intorno, sentiva ogni sensazione moltiplicata centomila volte. Riuscì addirittura a riconoscere alcuni volti prima di accorgersi di qualcuno che si avvicinava minacciosamente: un vampiro famelico era riuscito a fiutare l'odore di un'umana, l'odore di Elena, e puntava a lei correndo come un animale. Elena riuscì a stento a trattenere un urlo che attirò l'attenzione di Matt nello stesso momento in cui Elizabeth corse in maniera disumana imprigionando il vampiro da dietro. La punta del paletto mirava direttamente al suo petto, il vampiro si paralizzò.
<< Ti prego...non farmi del male. Io...Io non le avrei fatto niente. >> sussurrò il vampiro, spaventato. Il paletto avrebbe potuto ucciderlo, eppure Elizabeth non accennò ad infilzarlo.
Annusò la sua pelle e poi spalancò la bocca mostrando quei pallidi canini aguzzi. Azzannò il vampiro con gusto, ne sentì le urla strazianti mentre lo prosciugava di ogni singola goccia del suo sangue sino a svuotarlo definitivamente, infilzando quel paletto nel suo petto. Lo lasciò cadere al suolo, ai propri piedi e guardò Elena terrorizzata che si teneva a debita distanza. Si era appena nutrita di un vampiro? Non riusciva a spiegarselo, nemmeno Matt ed Alaric, entrambi sconvolti, riuscivano a spiegarselo. Gocce di sangue cadevano dai denti e dalla bocca di Elizabeth mentre il suo olfatto quasi impazziva a sentire così tanto sangue in quel luogo. Damon restò senza parole vedendo Elizabeth di nuovo in piedi, si liberò di un altro vampiro e poi corse verso di lei come solo i vampiri sanno fare.
<< Elizabeth! >> gridò, prendendola per le spalle.
Vide la sua bocca sporca di sangue ed istintivamente guardò Elena, ma Elena non era ferita. Si accorse di quel vampiro e sgranò gli occhi, gli bastò quello per capire che lei si era appena nutrita di sangue di vampiro. Si sentì improvvisamente in pericolo, tanto che avrebbe voluto allontanare le mani da Elizabeth, ma lei non glielo permise. Gli prese i polsi e lo guardava con aria disperata mentre intorno a loro la lotta continuava, fino all'ultimo vampiro.
<< ...Ho fame... >> sussurrò lei, abbassando lo sguardo verso il collo di Damon.
Era così invitante, la provocava, emanava un profumo che la inebriava ancor prima di poterne vedere il sangue che sentiva scorrere nelle sue vene. Avanzò col viso come per afferrarlo, lo faceva lentamente mostrando la lotta che stava affrontando dentro di sé. Nel frattempo Tristano afferrò prepotentemente Elijah scaraventandolo via e correndo verso Elizabeth e Damon. Afferrò il Salvatore allontanandolo dalla ragazza, lo lanciò proprio verso l'auto. Poi si dedicò a lei guardandola con un sorriso contento.
<< Eccoti finalmente, Elisabetta! >> gridò Tristano, attirando l'attenzione di Lapo che si liberò di Klaus e Rebekah in un solo colpo.
Elizabeth sgranò gli occhi pian piano prima di mutare la sua espressione e regalargli un volto aggressivo.
<< TRISTANO!! >> urlò lei ringhiando.
Lo afferrò con tutta la propria forza, una forza che aveva dormito per anni, e lo scaraventò via sotto gli occhi di tutti. Mostrava i canini sporchi di sangue senza alcun ritegno, gli occhi iniettati di sangue guardarono il corpo di Tristano atterrare poco più in là dolorosamente prima che si riportasse in piedi velocemente, continuando a sorriderle.
<< Oh, amore mio. >> aggiunse Tristano verso di lei, allargando le braccia.
<< TI UCCIDERO'! >> urlò, correndo verso Tristano.
Lapo intervenne afferrando Elizabeth e spingendola indietro con forza, mostrandole i suoi canini. Poi guardò Tristano che continuava a sorridere in maniera insana prima che entrambi corressero via, scappando e sparendo dalla vista di tutti i presenti. Stefan corse verso Elizabeth afferrandola al volo, prima che potesse impattare al suolo, accompagnandola delicatamente e rimettendola in piedi. Sentiva le prese di Elizabeth forti su di sé, sentiva il modo in cui ansimava e guardava il vuoto alla ricerca di Tristano e Lapo. E quando lei si accorse di Stefan lo guardò per lunghi istanti, poi lo spinse via. Aveva fame, ma allora perché non voleva nutrirsi di Stefan? Tutti quanti volsero verso di lei lo sguardo mentre Elijah si sollevò dolorosamente dal suolo e corse verso di lei.
<< Elizabeth. >> le sussurrò.
Lei lo guardò, aveva un'espressione disperata mentre si piegava su sé stessa premendo le dita ai lati della propria testa. Gemeva, si sentiva impazzire. Tutte quelle sensazioni, tutti quei ricordi che ritornavano, sentiva tutto più forte. E poi c'era la fame, una fame che aveva messo da parte per 145 anni.
<< Calmati, Elizabeth. >> disse Elijah.
<< Non...Non ci riesco! >> rispose lei.
Stefan guardava incredulo tutta la scena, poi guardò Elijah come se cercasse spiegazioni. Elizabeth s'inginocchiò al suolo prima che Elijah la prendesse, cercando di trasmetterle sicurezza. Avrebbe dovuto immaginarlo che prima o poi sarebbe successo, ma in quel momento non sapeva minimamente come aiutarla.
<< Bevi il mio sangue. >> le disse Elijah, scoprendosi un polso.
Riusciva a capire che era quello il desiderio di Elizabeth, in quel momento, o comunque era la prima cosa da fare ora che aveva recuperato tutto, perfino la sua morte.
<< No...No, non voglio... >> piagnucolò Elizabeth.
Tutti si guardavano tra loro, c'era addirittura chi si accertava che non vi fossero altri vampiri e Klaus e Rebekah sparirono quando ormai si erano accertati che Elijah ed Elizabeth erano in salvo, Si, erano lì per questo, erano lì perché sentivano che il loro fratello aveva bisogno d'aiuto. Elizabeth scostò il polso di Elijah mentre cercava di riportarsi in piedi. Stava rivivendo tutto, stava rivivendo la sua fame, stava rivivendo la sua morte. Sentiva ancora il dolore provocato dalle torture di Tristano sulla sua pelle e questo le strappava continue lacrime.
<< Ti fermerai Elizabeth, io so che ti fermerai. >> continuò Elijah.
<< Non...non lo farò. Non...voglio farlo. >> rispose lei ancora una volta.
Elena si avvicinò a Stefan, lo guardò seria. Tanto seria da far comprendere immediatamente le sue intenzioni al Salvatore. Stefan abbassò lo sguardo su Elizabeth restandole al fianco, poi si scoprì prepotentemente un polso e si ferì tramite i suoi canini. Fu il breve istante in cui gli occhi di Elizabeth si iniettarono di nuovo di sangue, sentendo il profumo di quello di Stefan. Lo guardava come fosse ipnotizzata. Lui non le lasciò la possibilità di scegliere, avvicinò il polso ferito alla bocca di Elizabeth e la costrinse ad incontrare quella ferita. Inizialmente si dimenò ma quando sentì il sapore del sangue di Stefan espandersi dentro la propria bocca, non poté fare a meno di nutrirsi, stringendo il suo braccio e guardando Stefan con le lacrime agli occhi. Quello...era davvero Stefan.
 
Erano di nuovo tutti riuniti lì, di nuovo tutti nella dimora dei Salvatore. Durante tutto il tragitto erano rimasti in silenzio eppure tutti volevano risposte, risposte su tutto ciò che riguardasse Elizabeth. Lei si accomodò sul divano al fianco di Elijah, ne strinse debolmente una mano. Aveva l'espressione stanca nonostante avesse quasi bevuto tutto il sangue di Stefan. Jeremy li aveva aspettati lì ed alla fine tutti presero posizione. Elijah li guardava uno ad uno, riusciva a leggere nei loro volti il sospetto che lui avesse conosciuto ogni risposta sin dall'inizio.
<< Tu lo sapevi. >> disse Bonnie verso l'Originario che la guardava impassibile.
Tutti guardarono Bonnie e poi ritornarono a guardare Elijah.
<< Si, lo sapevo. O almeno, ero a conoscenza di qualcosa. >> rispose per niente dispiaciuto.
<< E perché non l'hai detto prima? Hai rischiato che Damon ed Elizabeth morissero! >> intervenne Alaric.
Quando si accorse che Elizabeth aveva portato lo sguardo su di lui si rese conto di aver sbagliato a formulare la frase, dopotutto Elizabeth era morta.
<< Non sapevo sarebbe accaduto tutto questo. Non avrei dovuto forzarla a ricordare. >> continuò a rispondere Elijah, guardando i suoi interlocutori.
Avevano tutto il diritto di essere arrabbiati, infastiditi. Ma lei non aveva voglia di ascoltarli, si alzò dal divano ed avanzò verso le scale che portavano al piano di sopra sotto gli occhi di tutti. Caroline la guardò ed avrebbe voluto seguirla ma Tyler la bloccò scuotendo il capo. Damon si mosse seguendola e congedandosi dalla scena, non gli importava più nulla di quello che avrebbero potuto dire, avrebbero sicuramente continuato a colpevolizzare Elijah fino allo sfinimento. Elizabeth s'intrufolò nella prima stanza che trovò ma non fece nemmeno in tempo a richiudersi la porta alle spalle che Damon la bloccò, facendola voltare.
<< Damon, non voglio parlare. >> sussurrò lei.
Lui scosse leggermente il capo intrufolandosi nella stanza e richiudendo la porta, fuori era l'alba.
<< No, non ti farò parlare. Permetti almeno a me di parlare. >> disse lui con un fil di voce.
Lei lo guardava, abbassò lo sguardo e s'arrese. Lui le prese una mano e la strinse sentendola sussultare. Aveva chiesto di parlare ma non sapeva nemmeno che cosa dire, si limitava a fissarla intensamente. Lei si sentì improvvisamente imbarazzata, sembrava addirittura voler ritrarre la mano da quella presa ma lui non glielo permetteva.
<< Sappi che non è colpa tua. >> iniziò a dire Damon, attirando immediatamente l'attenzione della ragazza.
<< Come può non esserlo? >> domandò subito lei, stringendo le labbra.
<< Non lo è. >> insistette lui, sorridendole.
Lei non sembrava convinta, si sentiva in colpa nei confronti di Damon e non riusciva nemmeno a toglierselo dalla testa. Le tremarono le labbra, gli occhi si gonfiarono di lacrime.
<< E se ti avessero ucciso... >> singhiozzò, avrebbe voluto piangere.
<< Non l'avrebbero fatto. >> aggiunse Damon, sembrava infinitamente buono.
Poi le raccolse il viso con entrambe le mani, scrutava gli occhi di lei lucidi.
<< E' tutto più forte... >> sussurrò lei.
<< E' questo che significa essere vampiro. >> rispose Damon.
<< Dovrei saperlo, sono così da tantissimo tempo. >> piagnucolò Elizabeth.
<< Ma l'avevi dimenticato. >> rispose prontamente Damon, continuando a fissarla.
<< Non riesco a perdonarmi, Damon. E' come se sentissi di averti ucciso. E' come se sentissi di aver abbandonato Elijah, adesso che è di sotto. E...la rabbia, la paura, la tristezza...è tutto amplificato. Il dolore... >> aggiunse confusa.
Aveva perso tutto questo per lunghi anni ed ora tutto stava ritornando così forte ed amplificato da impedirle di ragionare.
<< Avrebbero potuto ucciderti, avrebbero potuto uccidervi tutti e...non ce la faccio Damon, non riesco. >> continuò lei.
Sentì il calore delle lacrime rigarle le guance, le sentì venire raccolte dalle dita di Damon e poi sentì le sue braccia stringersi intorno a quel corpo minuto. Sibilava invogliandola a non parlare, spinse il suo viso contro quel petto scolpito mentre Elizabeth singhiozzava sempre più forte tra le sue braccia. L'abbracciò carezzando quei capelli rossi, passava le sue dita tra di essi ed appoggiò il volto contro la sua testa. Aveva un buon profumo, non poté non notarlo.

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Ehilà, eccovi il sesto capitolo!
Sto scrivendo più veloce di quanto avrei mai potuto pensare.
Di solito sono molto lenta ad elaborare le mie idee. xD
Coomunque, questo capitolo serviva a spiegare un po' di cose,
pertanto spero vi sia piaciuto. :)
Mi farebbe piacere leggere qualche recensione ma soprattutto
sappiate che non è finita qui, il tempo di elaborare meglio
le mie idee e scriverò prestissimo anche il settimo capitolo!
Grazie a tutti quelli che stanno seguendo la storia :3

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


"L'uomo prese la mano gelida e ferita della ragazza morta. Stava piangendo, le sue lacrime cadevano calde bagnando le dita. Stringeva i denti per non urlare mentre carezzava il volto della ragazza.
<< Ti prego...riportala indietro. >> singhiozzò l'uomo verso la donna dai bei abiti che restava in piedi accanto al letto su cui poggiava la ragazza morta.
La donna guardò l'uomo mostrando un'impassibile espressione seria. Lui stringeva i denti mentre la guardava, ella sembrava restare calma.
<< Sei davvero sicuro di ciò che vuoi? La condannerai ad una vita eterna e maledetta. >> rispose la donna, guardandolo.
L'uomo annuì più e più volte, ormai avvolto dalla disperazione. Strinse maggiormente la mano inerme della ragazza morta giacente su quel letto.
<< Non mi importa! Voglio solo che tu mi restituisca mia figlia, voglio che tu mi restituisca Elisabetta! >> urlò verso la donna, piangendo.
Ella sospirò, non esitò più. Guardò la donna bruna poco più dietro di lei, una strega. Quest'ultima annuì nello stesso momento in cui l'altra donna si squarciò un polso con una lama, senza provare dolore, e lo fece ricadere sul viso della ragazza morta. L'uomo restò sconvolto. Bastarono delle formule magiche pronunciate dalla strega, del sangue ed un'anima per poter occupare quel corpo morto che giaceva sul letto. Poi un corpo caddè al suolo privo di vita, rinsecchito, e la ragazza si svegliò di sovrassalto cercando aria."
 
Erano tutte immagini che le vagavano per la testa mentre seguiva Stefan in quel bosco. Teneva lo sguardo basso sul terreno che calpestava sentendo i passi di Stefan poco più avanti. Eppure, era tanto sovrappensiero che non si accorse del fatto che lui si era fermato e gli finì debolmente contro.
<< Oh, scusa! >> esclamò Elizabeth indietreggiando di un paio di passi mentre guardava Stefan incuriosita.
Lui la fissò, poi sospirò in una maniera tale da fargli sembrare quel sospiro come una risatina.
<< Devi per forza seguirmi? >> domandò lui, voltandosi completamente verso di lei.
<< Ti dà fastidio? >> chiese lei di rimando, guardandolo.
<< No è che...dovresti essere a scuola adesso. >> aggiunse Stefan, continuando a sorriderle.
Il fatto che non fosse definitivamente morta era rassicurante per tutti, eppure vi erano ancora molti interrogativi su Elizabeth e su ciò che Tristano e Lapo sembravano volere da lei. Nessuno sapeva quando avrebbero attaccato di nuovo o cosa avrebbero dovuto aspettarsi da loro.
<< Anche tu dovresti essere a scuola. >> rispose Elizabeth, sorridendogli divertita.
Stefan sospirò e poi si voltò per guardarsi intorno.
<< E' alquanto imbarazzante pensare che mi guarderai mentre mangerò un coniglio. >> affermò lui, stavolta tenendo lo sguardo lontano da lei.
Elizabeth si mosse sorpassandolo di qualche passo e guardandosi attentamente intorno. Riusciva a sentire ogni cosa, stranamente si sentiva unita positivamente alla natura che la circondava. Il vento che soffiava sul viso sembrava migliore di quanto lo fosse stato in quegli anni, i versi degli animali lontani sembravano vicini. Era tutto nuovo e lei non riusciva a fare a meno di volerlo provare, come fosse una bambina.
<< Va bene allora, non ti guarderò. Quando arriverà il momento mi girerò e coprirò gli occhi. Anche se... >> disse lei fermandosi per qualche istante.
Roteò su sè stessa per portarsi col corpo verso Stefan, sorridendogli. Sembrava davvero una bambina, anche quando si muoveva, e Stefan lo notò divertito.
<< Anche se...? >> chiese lui curiosamente.
<< Tu mi hai guardata mentre io bevevo il tuo sangue. >> ammise timidamente.
Ancora sentiva il sangue di Stefan scorrerle dentro eppure era a conoscenza del particolare rapporto che avevano Stefan Salvatore ed Elena Gilbert, tanto che non riusciva ad ammettere niente di tutto questo. Stefan, intanto, la guardò per lunghi istanti e poi si voltò improvvisamente insieme a lei. C'era una volpe poco distante che li guardava attenta, furba, già pronta a scattare. Anche Stefan sembrava volerlo fare eppure ebbe troppa pena per quell'animale tanto da lasciarlo scappare nell'immensità del bosco. Elizabeth lo guardò, lo sentì sospirare e quasi le dispiaceva di essere un peso per lui in quel momento. Ma non voleva restarsene a casa, ad avvertire la solitudine. Elijah doveva sbrigare degli affari con Klaus e Rebekah, Damon era sparito ancor prima che lei si svegliasse, Abby era ritornata a casa e tutti gli altri avevano la scuola. Forse era lì il suo posto, a scuola. Fatto sta che poi guardò Stefan.
<< Facciamo così. >> iniziò a dire, attirando l'attenzione del Salvatore.
Lui la guardò incuriosito, restando in silenzio.
<< Faremo una gara. >> aggiunse Elizabeth, entusiasta.
<< Una gara? >> domandò Stefan sorpreso.
<< Si, una gara. Il primo che trova un coniglio, vince. >> continuò lei.
Stefan ne restò sorpreso e perplesso allo stesso tempo, tanto da non sapere cosa risponderle. La guardava fisso e lei colse il suo sguardo imbarazzandosi.
<< Se trovi tu il coniglio, potrai mangiartelo. In compenso, da parte mia, ti troverò qualche altro animale da mangiarti. >> iniziò ad elencare lei, seppur timidamente.
<< E se trovi prima tu il coniglio? >> le chiese Stefan.
<< Resterai a digiuno, o al massimo...mangerai solo il coniglio che ti ho portato. >> rispose lei.
Stefan sembrava quasi non voler accettare, eppure lesse nello sguardo di Elizabeth il bisogno di dover occupare quel tempo che le sembrava davvero vuoto, anche se con cose stupide come queste.
<< Il primo che trova un coniglio, tornerà qui. >> incalzò Stefan, raccogliendo un piccolo tronco e piantandolo bruscamente nel terreno.
Lei sorrise, sembrava contenta, poi sollevò una mano.
<< Al mio tre. >> disse verso di lui.
Stefan la guardò, era già pronto a scattare e sorrideva beffardo.
<< Uno... >> sussurrò Elizabeth, guardandolo.
L'espressione sembrava trasmettergli quella sfida. Al seguito sussurrò un due che trasmise ad entrambi maggiore tensione. Lei era solo divertita, per Stefan, invece, ne andava della sua fame. Quando scattò il tre, entrambi partirono verso direzioni diverse, muovendosi tra gli alberi. Quando Stefan partì si sentì quasi pentito, ma la sentiva muoversi tra gli alberi strusciando contro le foglie dei cespugli, calpestando ramoscelli lasciati in terra dall'autunno. Elizabeth si fermò nascosta dietro un albero qualche istante dopo, affacciandosi a guardare una piccola figura al centro di una radura che sembrava curarsi di qualcuno. Una docile ed indifesa lepre, presumibilmente madre, coccolava tre cuccioli della sua stessa specie. Lei rimase affascinata, quasi incantata a guardarli. Si espose un po' affacciandosi ulteriomente oltre l'albero. Avrebbe dovuto portare quelli a Stefan? No, lei aveva detto un coniglio, e per quanto la lepre gli somigliasse così tanto, le dispiaceva anche solo ad immaginarseli fra le fauci di Stefan. Abbassò lo sguardo per pochi istanti mentre azzardava passi insicuri verso la mamma lepre ed i suoi figli, la quale ovviamente sembrava già pronta a scappare. Elizabeth sorrise, scosse leggermente il capo e stranamente l'animale si calmò. Si avvicinava sempre più, avrebbe voluto toccarli. Da quanto tempo non vedeva un animale da così vicino? Probabilmente una vita intera, contando che non ricordava assolutamente niente qualche giorno prima. Ma qualcosa destò la lepre ed i suoi cucciolotti, già pronti a scappare. Qualcosa destò anche lei. Aveva sentito un rumore proprio lì intorno e non riusciva a distinguerne la vicinanza. Era vicino o era lontano? Tutto sembrava incredibilmente stravolto in quei giorni, in effetti. Iniziò a guardarsi intorno con un leggero accenno di paura, avrebbe dovuto accorgersi immediatamente di cosa stava succedendo eppure non riusciva a farlo. Sentì la lepre ed i suoi cuccioli scappare via e lei rabbrividì. Solo improvvisamente due forti braccia la strinsero ad altezza delle braccia, bloccandogliele, era una presa incredibilmente forte quella che rischiava di spezzarle ogni osso pur di tenerla ferma. Le si raggelò un urlo in gola quando si sentì improvvisamente in trappola. Sentiva un alito pesante abbattersi sul suo limpido collo, sentiva qualcuno bramarla come farebbe un affamato davanti ad una bistecca. E nel momento stesso in cui sgranò gli occhi spaventata, quel qualcuno che la teneva ferma spalancò le fauci piantando dolorosamente due canini aguzzi nel suo collo: solo in quel momento lei gridò. Fu un urlo da far raggelare il sangue che si espanse in tutto il bosco, un urlo che giunse anche alle orecchie di Stefan e che gli fece scappare il coniglietto che aveva finalmente trovato.
<< Elizabeth! >> esclamò lui, guardandosi furiosamente intorno per riuscire a rilevare la provenienza di quell'urlo, cosa che non gli risultò nemmeno troppo difficile. Iniziò a correre, corse in maniera disumana non badando a niente di tutto ciò che incontrava lungo il tragitto.
Elizabeth si dimenava tra le braccia di quell'essere, gli occhi si gonfiarono immediatamente di lacrime mentre si iniettarono di sangue facendo apparire quelle venature e quei canini all'interno della bocca. Si muoveva con forza eppure l'uomo non pareva aver intenzione di lasciarla, le faceva soltanto provare la dolorosa sensazione del sangue che veniva tirato via. Non riusciva a muoversi più di quanto stesse facendo, l'aveva catturata così forte da impedirle di attaccarlo in qualsiasi modo. Provava anche a calciarlo via nonostante le stesse dietro, provava a spingersi indietro ma tutto quello che ottenne fu solo una perdita dell'equilibrio che la portò ad impattare col petto a terra, con l'uomo disteso su di sé. La teneva inchiodata al suolo mentre lei si agitava, urlava, quando d'un tratto tutto si alleggerì. I canini dal proprio collo sparirono e sentì un forte tonfo dietro di sé, il rumore di qualcuno che impattava contro un albero. Il vampiro finì con la schiena direttamente contro un albero grazie a Stefan. Elizabeth voltò lo sguardo a guardarlo e quasi nello stesso istante Stefan fece lo stesso, attratto dal sangue che sgorgava dalle ferite sul collo di Elizabeth. Eppure era sangue di vampiro ma aveva un odore tremendamente delizioso. Non si accorse in tempo che il vampiro, intanto, si era rialzato e corse verso Stefan velocemente braccandolo come un giocatore di rugby.
<< No, Stefan! >> urlò Elizabeth vedendolo impattare contro un albero sotto la pressione del nemico.
Il Salvatore si agitò e poi contrastò la forza del vampiro mostrandogli i suoi canini minacciosamente, sferrava calci e pugni che il vampiro nemmeno riusciva a schivare e poi lo lanciò di nuovo indietro. Rotolò su sé stesso un paio di volte mentre Stefan si riprendeva. La mancanza di sangue, la fame, l'odore di Elizabeth sotto il naso lo distraevano, e non poco. Corse verso il vampiro nel momento stesso in cui lui afferrò un grosso e robusto ramo dal suolo e quando Stefan gli fu addosso, velocemente lo infilzò con quell'arma improvvisata. Colpì ad altezza dello stomaco, involontariamente, non causandone la morte. Elizabeth sentì il gemito di dolore di Stefan e lo vide accasciarsi al suolo, sgranò gli occhi che in poco tempo si iniettarono ancora una volta di sangue. Si alzò di fretta, una fretta disumana e poi sorpassò Stefan raggiungendo il vampiro. Lo afferrò per i capelli sollevandogli forte e violenta la testa prima di squarciargli la gola con i denti. Lo fece in maniera famelica, feroce, sino a strappargli fino all'ultima goccia di sangue ed infine una mano mirò al petto, penetrandolo e strappandone il cuore. Si nutrì, lo fece essiccare ormai morto e poi lo lasciò cadere al suolo. Solo in quel momento si voltò preoccupata verso Stefan, per quanto lei sembrasse un mostro con lo sguardo da vampiro, quei canini in mostra ed insanguinati e quel sangue che le sgorgava dalle labbra. Stefan soffriva, afferrò il ramo piantato nel suo stomaco e lo estrasse guardandola, sembrava quasi sudare freddo. Cercò di portarsi in piedi dolorosamente tanto che lei riuscì a comprendere ciò che gli serviva.
<< Stefan, mangia muoviti. >> gli disse, scoprendosi il collo.
Stefan la guardò perplesso, poi scosse la testa debolmente per quanto attratto da lei, in quel senso.
<< No Stefan, ne hai bisogno. Non vanno bene solo i coniglietti, non vedi che ti sei fatto mettere al tappeto quasi subito? >> fece lei, avvicinandosi di un passo verso Stefan che, di rimando, indietreggiò nonostante gli occhi si stessero iniettando di sangue e quelle venature avevano fatto la loro comparsa sotto i suoi occhi.
<< Non ti avvicinare... >> sussurrò lui, ai limiti del suo controllo.
<< Stefan...sei corso in mio aiuto, ti ho solo disturbato stamattina ed ora...hai solo bisogno di mangiare. >> lei le disse < ...Io non posso morire. >> aggiunse.
Non poteva morire, ma nonostante questo aveva comunque paura quando si ritrovava vittima come qualche istante prima. Si ritrovò Stefan addosso in pochi istanti. Si precipitò su di lei facendola ricadere a terra, standole sopra. Le stringeva le spalle mentre la guardava. Lei si sentì ribollire in volto. Per un attimo sussurrò il nome di lui poi strinse gli occhi quando sentì i canini di Stefan penetrare quelle stesse fessure lasciate dal precedente morso ricevuto, che non erano ancora guarite.
 
"<< Lui chi è? >> domandò la ragazza dai capelli rossi all'affascinante uomo che le stava sul fianco, stretto in abiti ottocenteschi.
La ragazza indicò un ragazzo che camminava lentamente lungo la strada insieme ad una donna dall'inestimabile bellezza con in mano un ombrellino. Elijah guardò Katherine e Stefan, poi andò a guardare Elizabeth.
<< Perché ti interessa? >> le domandò e lei spostò lo sguardo intimidita, Stefan si era accorto che lei lo stava fissando.
<< Si chiama solo curiosità. >> rispose lei alla domanda dell'Originario, accennando a ritornare a guardare il Salvatore.
<< Si chiama Stefan Salvatore. E quella donna è Katherine Pierce, anche meglio conosciuta come Katerina Petrova. >> rispose Elijah.
<< Quella...Katerina Petrova? >> chiese Elizabeth, andando a guardare curiosamente l'Originario.
<< Esattamente. >> continuò a rispondere Elijah, prima di voltarsi ed accennare a continuare la loro passeggiata.
Elizabeth guardò Stefan per un'ultima volta. Fu una delle prime volte che lo vide, così elegante. Riusciva a leggerne la personalità anche standogli a metri di distanza, riusciva a leggerne i pensieri, riusciva a saggiarne l'animo buono.
<< Vuoi conoscerlo? >> chiese Elijah ad Elizabeth.
La ragazza esitò qualche istante, avrebbe voluto dirgli di sì. Poi si voltò insieme ad Elijah e gli si mise a braccetto, guardando orgogliosamente ed elegantemente davanti a sé. Scosse il capo debolmente, poi iniziò ad avanzare trascinandosi dietro anche Elijah.
<< Va bene così. >> rispose, accennando a guardare indietro per altri istanti. Non sapeva, a quel tempo, quanto se ne sarebbe pentita in futuro."
 
Stefan non riusciva a credere a ciò che aveva fatto. Eppure si era controllato. No, non l'aveva fatto, era stata Elizabeth a spingerlo via quando ormai sentiva il suo cuore faticare a pulsare del nuovo sangue. Lei ci aveva messo un po' a calmarlo ma nonostante questo, erano riusciti entrambi a tornare a casa vivi. Ripensò a quando l'aveva visto per la prima volta, ripensò a come si sentiva...non era per niente diverso da come si sentiva adesso. Camminava qualche passo dietro di lui prima di raggiungere la porta d'ingresso della dimora dei Salvatore che Stefan aprì con una certa violenza, impazienza. Damon, che se ne stava all'interno a sorseggiare un po' dei suoi alcolici, accennò un sorriso beffardo sentendoli arrivare.
<< Oh, fratellino! Hai trascinato anche Elizabeth a cacciare i coniglietti del bosco? >> domandò sarcastico verso il fratellino.
Elizabeth entrò subito dopo Stefan e guardò Damon abbassando lo sguardo, avrebbe voluto riprenderlo ma ci pensò Stefan ignorandolo ed avviandosi verso il piano di sopra. Damon restò sorpreso, poi guardò Elizabeth che richiuse la porta ed avanzò di qualche passo verso l'interno. Si guardava intorno attenta.
<< Dov'è Elijah? >> chiese verso Damon.
<< Cos'è successo nel bosco? >> domandò Damon verso di lei.
Le strappò un accenno di nervosismo che si mostrò nell'espressione.
<< Damon, ti prego, non rispondermi con un'altra domanda. >> chiese lei educatamente.
<< Allora tu rispondi alla mia. >> disse Damon, avvicinandosi a lei. << Cos'è successo nel bosco? >> domandò ancora una volta, fissandola intensamente.
Elizabeth lo guardò dritto negli occhi, riuscì a vedere quella sorta di preoccupazione nell'animo di Damon che la lasciò abbastanza perplessa. Si preoccupava per lei? E perché? Lei deglutì, poi sospirò scocciata.
<< Non è successo niente. Abbiamo cacciato coniglietti. >> rispose, spostando lo sguardo.
Lui le prese il viso e la forzò a guardare nella sua direzione.
<< Elizabeth. >> sussurrò verso di lei.
<< Perché ti preoccupi così tanto per me? >> domandò immediatamente la rossa.
<< Ed io perché non dovrei? >> chiese Damon di rimando.
Lei si zittì, poi sollevò una mano e scostò la sua.
<< ...Sono stata aggredita da un vampiro, Stefan mi ha salvata e poi gli ho offerto un po' del mio sangue. >> rispose Elizabeth tutto d'un fiato.
Damon la guardò per lunghi istanti, sembrava ferito. Elizabeth lo guardò perplessa, aggrottò le sopracciglia mentre il Salvatore si fece indietro lasciandole la possibilità di spostarsi.
<< Elijah non è ancora tornato, è ancora con Klaus e Rebekah. Sai com'è, una giornata tra fratelli... >> sussurrò Damon, sorridendo alla sua maniera strafottente.
Lei non poté fare a meno di continuare a guardarlo stranita, vedendolo sparire verso le altre stanze di quell'enorme casa. Avrebbe dovuto rincorrerlo e chiedere spiegazioni? Doveva anche calmare Stefan per quanto successo al bosco, almeno calmarlo definitivamente. Sospirò e si voltò verso le scale per iniziarle a salire. Più le saliva e più sentiva l'odore e la presenza di Stefan, tanto da riuscire a capire in quale stanza si trovasse. Si fermò davanti alla porta e bussò un paio di volte senza ricevere risposta, poi entrò maleducatamente. Lo vide seduto ai piedi di un letto con lo sguardo perso nel vuoto.
<< Stefan... >> sussurrò entrando nella stanza.
Lui voltò lo sguardo verso di lei e poi lo spostò subito dopo.
<< E' normale, credimi. Anche Damon non si trattenne la prima volta. >> disse lei verso di lui.
<< Per me è così sempre. >> rispose Stefan immediatamente.
<< Però...Però guardati. Non sei impazzito, non stai cercando di azzannarmi o chissà che altro. >> affermò lei ironicamente.
D'un tratto si ritrovò Stefan contro che la spingeva contro la porta, facendola impattare con la schiena. Lei sussultò inizialmente mentre lo guardava, lo sentiva ringhiare contro di sé in costante lotta con sé stesso.
<< E' perché mi sto trattenendo, Elizabeth! Non riesco a togliermi dalla bocca il sapore del tuo sangue! >> le urlò in faccia.
<< Stefan, calmati... >> sussurrò Elizabeth debolmente.
Gli occhi di Stefan si iniettarono di sangue mentre si abbassavano sul collo di Elizabeth. Aveva di nuovo fame, avrebbe voluto morderla di nuovo. Lei lo vide, tremò appena e poi sollevò una mano sfiorando il viso di Stefan. Tremava, lui lo sentì, lo guardava sognante. Stava davvero accadendo? Era davvero così vicina a Stefan? Lui sollevò lo sguardo verso di lei e la fissò mentre sentiva quelle dita tremanti carezzargli delicatamente una guancia.
<< E' stato il ringraziamento per avermi dato da mangiare, l'altra sera. Per avermi salvato la vita... >> gli disse, ma non continuò la frase.
Scostò immediatamente la mano dal volto di lui quando lo vide calmarsi, lo sentiva tirare profondi sospiri e vide i suoi occhi ritornare alla normalità. Per alcuni istanti si perse in quel verde profondo, per alcuni istanti la mano continuò a fremere. Poi Stefan si scostò e lei si allontanò dalla porta.
<< Non permetterò che tu impazzisca. >> gli sussurrò lei, decisa.
<< Perdonami. >> rispose lui.
Lei scosse il capo, sussurrandogli un "va tutto bene" che gli strappò un leggero sorriso. Nello stesso momento sentì Elena di sotto arrivare, ne avvertì la presenza e ne sentì il profumo. In quell'istante si sentì sbagliata, non avrebbe dovuto essere lì con Stefan, non avrebbe dovuto offrirgli il suo sangue. Si voltò, aprì la porta ed uscì senza degnarlo più di alcuna parola, di nessuno sguardo.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Aprì gli occhi lentamente. Era distesa su qualcosa di freddo, duro, scomodo. A tratti sembrava morbido ed umido, ma sicuramente era freddo. In alto non vi era più soffitto della sua camera ma vi era un cielo plumbeo, grigio. Si portò lentamente seduta, guardandosi intorno: era circondata da lapidi. Non riusciva nemmeno a leggerne i nomi, sembravano sfocati, altri scritti in una lingua strana. Si portò in piedi, tutto sembrava incredibilmente familiare. Si guardava intorno leggermente spaventata prima di voltarsi e ritrovarsi improvvisamente davanti due donne: entrambe avevano dei capelli scuri, vestivano abiti molto vecchi ma non rovinati, solamente non sembravano di quell'epoca. La donna che era più avanti aveva una pelle scura, gli occhi della medesima tonalità, e lo sguardo severo. L'altra donna, invece, leggermente più alta di quella che le stava davanti aveva una carnagione chiara, era incredibilmente bella e sembrava cordiale e rilassata.
<< Bonnie Bennett. >> richiamò la donna dalla pelle scura.
Bonnie sussultò, sembrava ritrovarsi ancora una volta in un faccia a faccia con Emily. Indietreggiò di un unico passo prima di sentirsi paralizzata. Non ci mise molto a pensare che una di quelle due donne doveva essere una strega e che sicuramente quello era un sogno, la parte più importante era dover riuscire a capire il messaggio che volevano trasmetterle.
<< Chi sei tu? >> domandò Bonnie intimorita.
La donna dalla pelle scura sospirò.
<< Mi chiamo Eleonor, e sono una strega. >> rispose velocemente << Ma non è questo il punto, Bonnie. Tu devi proteggere Elisabetta. >> aggiunse la donna.
L'altra, dietro di lei, se ne stava tranquillamente in silenzio, ma quegli occhi color smeraldo attiravano di tanto in tanto l'attenzione di Bonnie.
<< Elisabetta? Vorresti dire Elizabeth? >> domandò Bonnie e la donna annuì.
<< Non devi mai perderla d'occhio, nessuno deve farle del male e soprattutto...tienila lontana da Tristano e Lapo, non hanno buone intenzioni. >> aggiunse.
<< Perché devo proteggerla? >> domandò Bonnie sospettosa.
<< Perché è il tuo compito da strega. >> rispose la donna.
Poi tutto svanì, improvvisamente l'immagine del cimitero, delle due donne, iniziò a sfocarsi sino a sparire e Bonnie si ritrovò distesa nel suo letto, nella sua camera. Si guardò intorno e poi afferrò il cellulare dal comodino di fianco al suo letto. Fece il numero di Elena e la chiamò.
 
<< Vai a scuola stamattina? >> domandò Elijah, seguendo Elizabeth nella dimora dei Salvatore, passo dopo passo.
Lei si voltò a guardarlo e poi gli sorrise facendo spallucce.
<< Ha chiamato Elena poco fa. Passerà a prendermi fra poco con Bonnie. Tu stamattina cos'hai da fare? >> domandò ad Elijah.
Lui non rispose, si limitò a guardarla mentre si infilava forzatamente quella magliettina rossa, non riusciva proprio a farla entrare. Le si avvicinò standole dietro e si mise ad aiutarla con entrambe le mani.
<< Nulla. Credo che resterò nei paraggi della scuola. >> rispose, allontanandosi da lei dopo averla aiutata e vedendola voltarsi.
<< Hai paura che possano tornare? >> domandò Elizabeth verso Elijah, abbassando lo sguardo poco dopo.
<< Io non ho paura, Elizabeth. So che torneranno, non era solo riportarti alla normalità la loro intenzione, questo è certo. >> rispose Elijah.
Lei ritornò a guardarlo, raccolse la borsa dalla sedia lì di fianco e se l'appoggiò su una spalla.
<< Elijah. Anche tu sapevi come avrei recuperato la memoria? >> domandò Elizabeth, fissandolo intensamente.
Lui parve esitare un po' a rispondere. Avrebbe voluto tanto che Elena arrivasse proprio in quel momento, ma così non fu.
<< Avrei dovuto ucciderti. >> rispose lui.
<< Significa che lo sapevi? >> domandò insistente Elizabeth.
<< Si. Nonostante lo sapessi, non ho mai fatto niente per ovviare alla situazione. Non ho mai avuto il coraggio nemmeno di farti un graffio, non potevo sopportare l'idea di dover ucciderti per riaverti indietro. >> rispose ancora una volta Elijah.
Sembrava dispiaciuto. Lei gli sorrise e poi sentì il suono del clackson dell'auto di Bonnie. Gli si avvicinò di un paio di passi e poi si sollevò sulle punte dei piedi per posare delicatamente le sue labbra su una guancia di Elijah, in un gesto affettuoso.
<< Grazie. >> sussurrò al suo orecchio.
Si allontanò subito dopo avviandosi verso la porta d'uscita della dimora dei Salvatore.
<< Divertiti a scuola. >> le disse Elijah, sorridendo.
<< Lo farò! >> esclamò lei nel momento stesso in cui aprì la porta ed uscì.
 
L'auto di Bonnie parcheggiò lentamente nel parcheggio della scuola. C'era anche Caroline con loro, era un ambiente alquanto piacevole. Caroline non aveva fatto altro che parlare della nuova festa d'Halloween che avrebbe dovuto organizzare la scuola e quasi aveva trasmesso il suo entusiasmo a tutte le presenti. Quando uscirono dall'auto raggiunsero immediatamente il corridoio della scuola. Tutte quelle persone, quel chiacchiericcio continuo, tutti quei respiri, tutte quelle presenze...ad Elizabeth venne in mente di non essere mai stata in una vera e propria folla da quando si era risvegliata dalla morte ed aveva ricordato tutto. Trattenne a stento un certo nervosismo mentre Bonnie le lanciava occhiate continue, di cui lei se ne fece sfuggire poche. Le prime lezioni passarono tranquillamente, ascoltò buona parte delle cose, ne ricordava molte in tutti i suoi anni di vita e solo alla fine si ritrovò di nuovo nel corridoio con Bonnie, Caroline ed Elena.
<< Allora, mi aiuterete ad organizzare la festa? >> domandò Caroline, ancora maledettamente entusiasta.
Bonnie ed Elena si guardarono, poi guardarono anche Elizabeth. Sospirarono tutte e tre e poi sorrisero, quasi tutte nello stesso momento.
<< Beh, se ce lo chiedi così...non possiamo dirti di no. >> rispose Elena, sorridendole.
Caroline sembrò ancora più contenta nello stesso momento in cui sbatté la porta dell'armadietto per chiuderlo.
<< Ci aiuterai anche tu, Elizabeth? >> domandò immediatamente Bonnie alla rossa.
Elizabeth la guardò, iniziò a rifletterci per un po' e solo dopo accennò un sorrisino imbarazzato.
<< Non ho mai organizzato una festa. >> ammise timidamente.
Lasciò tutte senza parole. In tutti i suoi anni di vita non aveva mai organizzato una festa? Caroline ridacchiò incredula guardando le altre, poi decise di smuovere un po' la situazione.
<< Posso insegnarti io tutti i trucchi del mestiere! >> esclamò.
Bonnie ed Elena scoppiarono a ridere mentre Elizabeth accennò solo un sorrisino ironico per non sembrare troppo estranea alla situazione.
<< Allora, prima di tutto dovrai aiutarci a scegliere un posto in cui fare la festa. >> continuò a dire Caroline, guardando comunque tutte quante.
Elizabeth si guardò intorno come se lo stesse già cercando ed Elena scosse il capo leggermente.
<< Tranquilla Elizabeth, possiamo cercarlo dopo la scuola. Ci faremo dare il permesso per restare qui anche dopo la fine delle lezioni e penseremo a tutto quanto. >> disse Elena sorridendole.
La guardò per lunghi istanti e solo dopo annuì anche lei. Come detto dalla doppelganger, riuscirono ad ottenere il permesso per restare a scuola anche una volta finite le lezioni. Caroline era in testa al gruppo mentre Elizabeth camminava al fianco di Bonnie ed Elena. Ora che non vi era più nessuno a parte loro la scuola sembrava quasi più vivibile.
<< Potremmo sfruttare la palestra. >> disse Elena, guardando Caroline.
Improvvisamente lo sguardo di tutte si spostò su di lei e solo Bonnie e Caroline annuirono acconsentendo a quella proposta.
<< Tu che ne dici Elizabeth? >> domandò Bonnie ad Elizabeth.
<< Beh, se è grande direi che va bene. >> rispose timidamente.
<< Bene allora. Mentre Elizabeth ed Elena vanno a prendere le chiavi per aprire la palestra, io e te, Bonnie, andiamo a procurarci qualcosa per prendere appunti. >> affermò Caroline, guardandole una ad una.
Bonnie sembrò un po' titubante poi si arrese e guardò Elena, come a farle capire di stare attenta. Elena annuì decisa e poi sorrise ad Elizabeth avviandosi con lei lungo quei corridoi e quindi separandosi da Caroline e Bonnie, che presero tutt'altra strada. Quei corridoi erano irrimediabilmente silenziosi e vuoti, illuminati dalle poche luci della scuola ed Elena camminava tranquillamente al fianco di Elizabeth, stando ben attenta a qualsiasi cosa si muovesse lì intorno a parte loro. In tutto quel silenzio, qualsiasi rumore era facilmente percettibile perfino per un'umana. Trovarono le chiavi ed invece di attendere Caroline e Bonnie, da qualche parte per la scuola, raggiunsero la palestra. Fu Elena ad aprirne la porta e poi entrarvi. Ma c'era qualcuno lì dentro ad attenderle, proprio al centro della stanza. Elena si fermò e subito dopo di lei anche Elizabeth, che assottigliò lo sguardo verso quell'individuo dall'aspetto familiare. Dava le spalle, eppure riusciva a riconoscerne alcuni particolari. Si voltò improvvisamente e platealmente allargando le braccia, sorridendo beffardo: era Sebastian. Elena guardò subito Elizabeth come a coglierne eventuali espressioni mentre Elizabeth, quasi istintivamente, andrò a porre un braccio dinnanzi alla doppelganger come volesse proteggerla.
<< Suvvia, non c'è bisogno di mettersi così sulla difensiva. >> affermò Sebastian, sorridendo.
Avanzò di un paio di passi avvicinandosi maggiormente a loro. Batté i palmi delle mani tra loro e poi si guardò intorno, ritornando solo infine su Elizabeth.
<< Ho sentito che finalmente ricordi tutto. >> commentò verso Elizabeth, continuando a sorriderle, ma in questo sorriso quasi si intenerì.
<< Avrei preferito non ricordare assolutamente niente di voi. >> rispose lei, acida e fredda.
Elena indietreggiò di qualche passo, voleva avvisare Caroline o Bonnie. Avrebbe anche solo potuto urlare, Caroline l'avrebbe sicuramente sentita, ma l'uomo gliel'avrebbe sicuramente fatta pagare cara.
<< Oh, Elisabetta. Come sei acida ultimamente. Ti preferivo quando mi dicevi di voler sposare Tristano. >> rispose lui, guardando poi Elena << Oh, vedo che hai un'amichetta con te. >> e sorrise anche verso di lei.
Ma nonostante sorridesse, manteneva comunque un'aria minacciosa, qualcosa che induceva sia Elizabeth che Elena ad avere paura.
<< Cosa volete da lei!? >> domandò subito Elena, alzando anche un po' il tono della voce.
Sebastian scosse la testa e le mani avanzando con passi decisi verso le due.
<< Elena Gilbert. E' proprio un bel nome, ed hai anche un bell'aspetto. Chissà perché tutte quante voi della discendenza delle Petrova siete così carine. >> rispose Sebastian, adulandola.
Ma ovviamente Elena non perse quella sua grinta, lo guardava con un'espressione decisa, combattiva.
<< Oh... >> sussurrò Sebastian, guardandola. Elizabeth lo fulminava con lo sguardo come a volergli impedire di avvicinarsi ulteriormente. Lui sbuffò dispiaciuto, fermandosi. << ...Vogliamo solo il suo sangue. Quello delle doppelganger serve per creare gli ibridi, quello di Elizabeth serve per rafforzare i vampiri. >> rispose, guardandole entrambe.
Elizabeth sembrò un po' dubbiosa al sentirlo, eppure non riuscì a nascondere la sorpresa.
<< Ah, le streghe non te l'hanno mai spiegato? >> domandò Sebastian, fingendosi anch'egli sorpreso << E' per questo che continuano ad attaccarti. E' per questo che è come una droga per Damon Salvatore, ed è lo stesso motivo per cui...non riuscirai mai ad impedire a suo fratello Stefan di impazzire per il tuo sangue. >> sussurrò lentamente quelle parole taglienti che spezzarono immediatamente la pazienza di Elizabeth.
Elena guardò subito la rossa, pochi istanti prima che gli occhi di lei andassero ad iniettarsi di sangue e la bocca a spalancarsi a mostrare due canini aguzzi e spaventosi.
<< STAI ZITTO! >> gli urlò, facendo risuonare nella palestra vuota quell'urlo bestiale.
Scattò contro di lui con una velocità disumana. Avrebbe voluto braccarlo, spingerlo contro una parete e poi azzannarlo, ma Sebastian aveva previsto quel suo comportamento e le sorrise compiaciuto afferrandola con entrambe le braccia. Spinse contro la sua forza e la spinse al suolo portandosi sopra di lei, bruscamente. La sentì gemere leggermente e la guardava con occhi scuri, iniettati di sangue, e due canini che le sorridevano minacciosamente.
<< Hai più di mille anni, ormai per me sei come un libro aperto, Elisabetta. Per quanto mi dispiaccia farti del male, sei l'unica cosa di cui abbiamo bisogno. >> le sussurrò con voce rauca, tanto che ringhiava come un animale.
Si dimenticò di Elena. Si dimenticò della piccola guerriera che viveva nel corpicino della Gilbert e si accorse di lei solo quando sentì la mazza della scopa abbattersi dietro la propria nuca. Gemette dolorosamente e chinò appena il capo prima di sollevarlo di scatto verso la doppelganger ringhiandole minacciosamente. Si sollevò in piedi di scatto e le strappò l'arma improvvisata dalle mani lanciandola sulla pavimentazione della palestra. Stava per correre verso di lei per azzannarla ed ucciderla per essersi intromessa quando qualcosa gli corse contro braccandolo e spingendolo contro una parete.
<< Elijah! >> esclamò Sebastian, sgranando gli occhi.
<< Non vi permetterò più di farle del male. >> rispose l'Originario, caricando poi la mano col paletto in legno che si era portato dietro e piantandolo direttamente nel cuore dell'altro vampiro.
Stefan corse verso Elena afferrandone le spalle.
<< Elena, stai bene? >> domandò preoccupato ed Elena lo guardò titubante per qualche istante.
Annuì solo poco dopo. Era spaventata. Elizabeth li guardò quasi ferita mentre si portava in piedi, poi guardò Elijah che lasciò cadere al suolo il corpo morto di Sebastian. Una mano l'aiutò a rialzarsi, una mano alla quale lei s'aggrappò senza nemmeno pensarci. Quando si ritrovò in piedi Damon la guardò, nascondendo la preoccupazione che provava per lei.
<< Stai bene? >> le sussurrò, guardandola da capo a piedi.
Elijah li guardava, non intervenì, mentre Bonnie e Caroline varcarono la porta d'ingresso della palestra.
<< Oh mio Dio. Elena, Elizabeth. >> affermò Caroline, guardandole e poi guardando Sebastian al suolo.
Elizabeth annuì e lasciò la mano a Damon che continuava a guardarla. Le sorrise subito dopo e poi guardò Stefan ed Elena. Elena lo stringeva mandando via tutti i brutti momenti che le aveva fatto vivere Stefan in quel periodo e lui faceva altrettanto. Li guardava attento, deglutì pesantemente ed Elizabeth non poté fare a meno di notare quel particolare: Damon stava soffrendo.
<< E' meglio se andiamo via di qui. >> disse Bonnie, guardandoli tutti.
Elijah annuì, subito dopo anche tutti gli altri. Damon si avvicinò al cadavere di Sebastian aiutando Elijah a raccoglierlo per liberarsene mentre Caroline si avvicinò ad Elizabeth.
<< Vieni, andiamo. >> le sussurrò.
Notò come guardava Elena e Stefan insistentemente, almeno fino a quando voltò lo sguardo e iniziarono ad avviarsi verso l'esterno della scuola. Nessuno parlò. Stefan prese la mano di Elena e la accompagnò fuori raggiungendo le auto mentre Elizabeth camminava al fianco di Caroline e Bonnie e li guardava avanzare davanti a sé. Faceva male, in fin dei conti, come avrebbe fatto male nel 1864. Un tesoro, ecco cos'era Stefan per lei. Un tesoro che avrebbe voluto custodire da sola per l'eternità. Elijah e Damon si liberarono del cadavere di Sebastian dopo essersi assicurati che non si risvegliasse più, dopotutto era stato lui a parlare di altri Originari oltre la famiglia dei Mikaelson. Ritornarono tutti alla dimora dei Salvatore, perfino Caroline e Bonnie. Era loro solito fare sempre delle riunioni in quel modo, dovevano riuscire a capire in che modo comportarsi con questi nuovi nemici. Le ragazze si accomodarono sul divano mentre Elijah, Stefan e Damon restarono in piedi. Damon raccolse una bottiglia contenente il suo solito alcolico e ne versò un bicchiere dopo aver chiesto agli altri se volevano favorire, con tutte risposte negative tra l'altro.
<< Dunque. Abbiamo capito che ce l'hanno con te. >> iniziò Stefan riflettendo, indicando quindi Elizabeth.
Lei annuì debolmente. Era consapevole del fatto che li stava mettendo tutti nei guai con la sua sola presenza.
<< Vogliono il mio sangue. >> rispose Elizabeth verso Stefan, sollevando una mano e carezzandosi il collo.
Damon buttò giù l'alcolico tutto d'un fiato in attesa di una reazione da parte del fratellino. Lo vide stringere un pugno e spostare lo sguardo, chiaramente infastidito da quelle parole. Anzi, piuttosto Stefan si sentiva tentato. Elijah lo fissava standosene fermo ed in piedi, era a conoscenza di ciò che avevano fatto Stefan ed Elizabeth e di ciò che provasse ora il Salvatore. Elena guardò Elizabeth, poi guardò Stefan ed abbassò appena lo sguardo.
<< E vogliono il tuo sangue perché pare sia in grado di rafforzare i vampiri, giusto? >> domandò Bonnie, spezzando quindi il silenzio che si era venuto a creare.
Elizabeth annuì verso la strega, guardando poi i due Salvatore. Damon si versò un altro bicchiere poi ritornò a guardare la rossa.
<< Se quel Sebastian è morto significa che non era un Originario. Di solito si risvegliano. >> disse Damon, lanciando subito dopo un'occhiata sarcastica ad Elijah.
<< Non lo era. >> intervenì Elizabeth con un tono di voce alquanto deciso << L'ho trasformato io. >> aggiunse.
Attirò tutta l'attenzione su di sé. Chiunque in quella stanza restò perplesso, perfino Elijah. Damon, a tratti, sembrò anche irritarsi mentre Caroline, Elena e Bonnie facevano palesemente capire quanto fossero sorprese, tanto quanto Stefan.
<< Quindi tu puoi anche trasformare gli altri in vampiri? >> domandò Caroline spinta da una certa curiosità.
<< Si, posso. Teoricamente io sono come voi. Ho bisogno di nutrirmi di tanto in tanto, all'inizio la luce del sole mi dava fastidio, ma non bruciava, la verbena si invece. Sono anche in grado di trasformare gli esseri umani proprio come fate voi. >> rispose verso la bionda, mantenendo un'aria concentrata ed attenta.
<< Perché non l'hai detto prima? >> domandò Stefan verso il quale subito dopo Elizabeth volse lo sguardo.
<< Ho mille anni di ricordi da farmi tornare. Alcune cose non riesco nemmeno a captarle, ritornano in mente piano piano. >> rispose la rossa, passandosi poi una mano tra i capelli.
<< Perché...l'hai trasformato? >> domandò Elena titubante.
Elizabeth volse a lei lo sguardo, la fissò per alcuni istanti e poi abbassò lo sguardo. Si fece ritornare in mente quella scena, si fece ritornare in mente quando la peste gliel'aveva portato via, quando tutta la sua famiglia era stata spazzata via da quella malattia senza rimorsi. Strinse un pugno contro la stessa gamba e poi spostò lo sguardo dalla Gilbert facendo cogliere agli altri come il solo pensiero la facesse stare male.
<< Gli volevo bene. >> rispose Elizabeth con un fil di voce << Non potevo sopportare l'idea che fosse morto. Una strega mi spiegò come funzionava la trasformazione e quindi lo trasformai. >> aggiunse, iniziando a martoriarsi i vestiti con le dita.
Elijah la guardò così come fecero tutti gli altri. L'Originario avrebbe voluto raggiungerla, abbracciarla, consolarla. Ma non poteva farlo davanti a tutte quelle persone e soprattutto era consapevole che non era il suo conforto che voleva adesso Elizabeth, ma quello di qualcun'altro.
<< Non potrò mai perdonargli quello che ha fatto. >> mormorò la rossa prima di sentire una mano di Caroline posarsi sulle sue spalle.
Voleva rassicurarla, in fin dei conti in quella stanza aveva dei nuovi amici, se così poteva reputarli. Sollevò di nuovo lo sguardo solo quando si assicurò di avere un'espressione forte. Il pensiero che il suo migliore amico si fosse messo contro di lei e che ora fosse morto di nuovo la distruggeva, ma non poteva perdonargli il suo tradimento.
<< E Tristano e Lapo? Li hai trasformati tu? >> domandò Stefan con un tono di voce basso, esitante.
Aveva paura di toccare un altro tasto dolente mentre la guardava con occhi attenti, incollati su di lei. Più volte aveva deglutito pensando al suo sangue, più volte si era voltato per non bramarla come un predatore davanti alla sua preda.
<< No. Tristano e Lapo non li ho trasformati io. >> rispose Elizabeth scuotendo la testa.
<< Sono Originari? >> domandò Damon, sorseggiando continuamente dal bicchiere.
<< Questo non lo so. Potrebbero esserlo. Mi ricordo che Sebastian disse che i Mikaelson non erano gli unici Originari esistenti. A meno che non ci sia qualcun'altro a comandare le gesta di Tristano e Lapo, dovrebbero essere loro gli Originari di cui parlava. >> aggiunse la rossa, guardando un po' tutti.
Vi fu un silenzio che durò alcuni istanti durante il quale tutti riflettevano. Damon mandò ancora una volta giù tutto l'alcolico che aveva nel bicchiere e poi si voltò verso il tavolino a posarlo, andando a fissare Elijah subito dopo.
<< Abbiamo una sola possibilità, quindi, per ucciderli. Prenderemo i pugnali che possedete voi Mikaelson, li addormenteremo per l'eternità e poi li bruceremo. >> affermò Damon lanciando sguardi veloci a tutti i presenti.
Sembravano tutti più o meno d'accordo. Elijah annuì riguardo i pugnali, avrebbero dovuto essere ancora a casa dei Mikaelson nelle bare in cui Klaus ha fatto riposare i suoi fratelli per un bel po' di tempo. Elizabeth si portò in piedi e poi annuì.
<< Ma voglio almeno l'onore di poter eliminare Tristano con le mie mani. >> disse alquanto decisa.
Non vi fu alcuna protesta. L'importante era eliminare quei due e permettere quindi a tutti di dormire sonni tranquilli. La riunione terminò lì. Stefan accompagnò Elena a casa, Bonnie accompagnò Caroline ed Elijah si avviò verso la dimora dei Mikaelson direttamente quella sera. Elizabeth decise di ritornare nella sua stanza abbandonando Damon ai suoi alcolici, quando tutto divenne silenzioso. Aprì la porta ed entrò nella sua camera distendendosi su quel morbido letto che da qualche giorno accompagnava le sue notti. Socchiuse gli occhi, pensava. Pensava a quando ancora era un'umana, quanto le mancasse quell'epoca che tutti chiamavano Medioevo, pensava a quanto sentisse la mancanza della sua famiglia, ormai morta. Non si accorse di Damon che aveva finito di dedicarsi agli alcolici ed era salito nella sua camera avvicinandosi al letto sopra al quale era distesa Elizabeth. Si accorse di lui solo quando sentì il suo respiro infrangersi sulla pelle della propria faccia ed aprì lentamente gli occhi. Lo guardava, era lì accovacciato di fianco al letto che la fissava serio. Per un attimo si fermò a fissare quegli occhi azzurri, così attraenti, così misteriosi.
<< Elizabeth. >> la chiamò lui in un sussurro.
Era ormai buio fuori e lei poteva addirittura dire di avere sonno, in quell'istante. Le giornate stavano diventando pesanti perfino per lei. Non rispose a Damon ma si limitò a guardarlo per fargli intendere che lo stava ascoltando.
<< Sei ferita? >> domandò lui.
Lei scosse leggermente il capo. Non aveva capito, in quel momento, che Damon non parlava di ferite fisiche.
<< Non intendo...quelle ferite. >> sussurrò ancora, continuando a guardarla. Allungò una mano verso il suo viso e glielo carezzò con due dita, morbidamente << Quando prima hai parlato di Sebastian mi sei sembrata ...ferita. >> aggiunse Damon.
Gli faceva strano parlare in quel modo. Da quanto tempo non si preoccupava per qualcuno che non fosse sé stesso o Elena? Da molto, ormai. Lei nascose il viso contro il letto per alcuni istanti, poi iniziò a sollevarsi portandosi seduta al centro del letto. Lui si sollevò e si accomodò sul letto al suo fianco. La guardava preoccupato e lei lo fissava intensamente. Damon non stava pensando al sangue in quel momento, lui stava pensando a Lei, stava pensando ad Elizabeth, e lei non riusciva a spiegarselo.
<< Era il mio migliore amico. >> rispose Elizabeth, spostando lo sguardo da lui. Aveva bisogno di parlarne, almeno con qualcuno << Era come un fratello per me. Gli raccontavo tutto. >> aggiunse, ridacchiando un poco subito dopo << Gli avevo perfino confidato di voler diventare la sposa di Tristano. Gli ho ridato la vita quando è morto ed ora lui aveva deciso di stare dalla parte del mio nemico. Aveva deciso di diventare un mio nemico. >> continuò lei con un fil di voce.
Damon l'ascoltava standosene in silenzio e seduto al fianco di lei. La guardava nonostante lei non gli donasse il suo sguardo, nonostante lei non lo guardasse.
<< Ed in più... >> solo in quel momento Elizabeth voltò lo sguardo verso Damon << ...mi manca la mia famiglia. Mi manca mio padre, mi mancano i miei fratelli. Mi manca il mio passato, Damon. Mi manca tutto. >> aggiunse, tradendo gli occhi che si gonfiarono di lacrime.
Spostò lo sguardo da Damon e si passò due mani sulla faccia per non piangere. Lo stava facendo troppo spesso in quel periodo e soprattutto lo stava facendo troppo spesso davanti a Damon. Lui rimase in silenzio, sollevò una mano come volesse abbracciarla eppure non lo fece e la ritirò poco dopo.
<< E tu Damon, ti sei mai sentito così ferito? >> domandò Elizabeth, lanciandogli uno sguardo.
Lui rimase a guardarla per lunghi istanti, la fissava con quegli occhi azzurri e gelidi allo stesso tempo. Avrebbe dovuto risponderle ma non gli usciva nessuna parola. Si limitò a scuotere il capo lentamente e poi si sollevò in piedi quando sentì la porta d'ingresso della dimora dei Salvatore aprirsi, Stefan era tornato.
<< No, Elizabeth. Basta spegnere i sentimenti, basta non badare a nessun altro oltre sé stessi e non soffrirai mai. Basta solo non provare nulla e la tua vita eterna scorrerà liscia come l'olio. >> rispose lui, totalmente privo di umanità.
Elizabeth lo guardò dubbiosa, non si sarebbe mai aspettata una risposta del genere. Lo vide voltarsi ed avviarsi verso l'uscita della camera, lasciandola lì da sola. Ma lei sapeva, sapeva che Damon le aveva mentito. Lo sentiva più di ogni altra cosa: Damon aveva dei sentimenti.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***



 << Signorina Mikaelson. >> disse una voce, chiamandola.
Elizabeth fu destata dai suoi pensieri venendo improvvisamente riportata alla realtà dalla voce dell'insegnante di quella lezione. Era seduta dietro il banchetto con lo sguardo perso nel vuoto, o almeno fino a quando qualcuno non l'aveva chiamata e non era Alaric, sfortunatamente, in quel momento.
<< Si? >> disse lei titubante, sentendosi irrimediabilmente sotto gli occhi di tutti.
Elena e Bonnie la guardavano preoccupate ora che si trovava alle prese con l'insegnante.
<< Cos'ha di così attraente quel muro da tenerla ipnotizzata per così tanto tempo? >> domandò scorbutico l'insegnante.
E lei portò lo sguardo su quella parete rendendosi sempre più conto della figuraccia appena fatta.
<< Beh...Niente, direi. >> rispose sottovoce.
<< Allora mi spiega perché lo guardava così attentamente? Sbaglio o ero io a spiegare la lezione? >> aggiunse l'insegnante, puntando la sua penna sul banchetto della ragazza.
Lei lo guardò per lunghi istanti, spostò lo sguardo un paio di volte prima di abbassarlo umilmente.
<< Mi scusi, cercherò di stare più attenta. >> sussurrò, prima che l'insegnante si allontanasse.
Quella era una delle poche cose che odiava della scuola. Insegnanti stressanti, corridoi troppo affollati, bulletti in ogni angolo ed una miriade di provoloni. Avrebbe voluto dedicarsi ai suoi assillanti pensieri, avrebbe voluto seguire attivamente la vicenda riguardante Tristano e Lapo, avrebbe voluto ucciderli il prima possibile per potersi godere a pieno ogni situazione. Ed invece no, non doveva fare altro che sopportare, essere paziente. Si alzò dal banchetto al termine della lezione e lanciò un'occhiata fugace all'insegnante attendendo Elena e Bonnie poco fuori la porta della classe. Era l'ultima lezione, dopo quella sarebbero dovute tornare a casa. Caroline si stava occupando dei preparativi per la festa con un altro gruppo, gli aiuti sporadici delle sue amiche non le erano utili e pertanto aveva chiesto anche a qualcun'altro. Il cellulare vibrò nella propria tasca ed attirò anche l'attenzione di Bonnie ed Elena che si fermarono insieme a lei nel mezzo del corridoio. Lo prese e ne lesse l'sms appena giunto: era Elijah.
<< Cosa dice? >> domandò Elena verso Elizabeth sporgendosi appena col viso per poter leggere il messaggio.
<< Ho tutto. >> rispose Elizabeth, sollevando lo sguardo verso le altre due ed inviando una fugace risposta all'Originario tramite gli stessi sms.
<< Vuol dire che ha i pugnali. >> disse Bonnie.
Sia Elena che Elizabeth annuirono. Erano passati giorni da quando avevano ucciso Sebastian, da quando Damon le aveva fatto quella strana dichiarazione e da quando avevano deciso di usare i pugnali dei Mikaelson per eliminare definitivamente Lapo e Tristano. Avevano anche individuato un presunto posto in cui avessero potuto trovarsi, ma in caso la cosa non servisse avevano comunque elaborato un piano B. Bonnie afferrò il cellulare e mandò un sms a Caroline per avvertirla. Avrebbero dovuto saperlo tutti, serviva l'aiuto di tutti per eliminare una simile minaccia. Solo dopo si avviarono verso l'uscita della scuola: c'era da mettere in atto il piano, c'era da sconfiggere quel nuovo terrore che aveva messo piede a Mystic Falls. L'auto di Damon le attendeva all'esterno della scuola, nel parcheggio. Quel giorno le aveva accompagnate ed era passato a prenderle per ripassare il piano ogni due minuti. S'intrufolarono tutte nella vettura, sedute tutte sui sedili posteriori. Elizabeth scorse, attraverso il piccolo retrovisore all'interno dell'auto, lo sguardo insistente di Damon che si posava su Elena seduta al proprio fianco, in quell'istante distratta. Abbassò lo sguardo e poi ripassarono ancora una volta il piano. Il Salvatore sembrava compiaciuto, era eccitato all'idea di poter liberarsi di quei due, c'era bisogno della pace in quella cittadina e Klaus già bastava. L'auto si fermò davanti alla dimora dei Salvatore lì dove avrebbero dovuto trovare Caroline, tutti uscirono dall'auto e Damon s'avvicinò alla porta per aprirla. Una figura femminile li attendeva nel salone della casa, seduta su di una poltrona a godersi una sacca di sangue del gruppo A+ che aveva trovato in quella stessa casa, ma non era Caroline. Aveva dei capelli corti e rossi, di un rosso davvero acceso, e gli occhi azzurro cielo. Le labbra tinte di un rosso pesante ed i vestiti aderenti ed in pelle nera che mettevano in risalto ogni angolo del corpo. Sentì la porta aprirsi e si sollevò in piedi sorseggiando altro sangue, guardando le figure entrare. I tacchi a spillo ticchettavano piano sulla pavimentazione della dimora.
<< Come hai fatto ad entrare? >> domandò immediatamente Damon, accorgendosi di quella presenza sconosciuta.
Lei gli sorrise sensuale ed accennò un occhiolino nei suoi confronti.
<< Mi avevano detto che viveva qualcuno qui. Se quel qualcuno sei tu, potrei anche decidermi di trasferirmi. >> lei gli rispose, osservando Damon con un grande sorriso atto a provocarlo.
Lui sembrò sospettoso in un primo momento ma non poteva negare le bellezza di quella ragazza.
<< Il mio nome è Coraline e sono qui solo per dirvi alcune cose. >> affermò, bevendosi altro sangue.
Lanciò un'occhiata ad Elizabeth, sembrava azzannarla col solo sguardo ed Elizabeth non poté fare a meno di notare l'odio che quella donna trasmetteva nei suoi confronti. D'altro canto, però, Bonnie era già pronta ad incendiarla in caso avesse fatto qualche passo falso.
<< Cosa devi dirci? >> domandò Elena titubante, ma nonostante ciò si manteneva coraggiosa.
<< Mi manda qui Tristano. >> rispose Coraline e tutti sembrarono rabbuiarsi << Pensavate di escogitare piani ed agire alle sue spalle? Lui vi osserva sempre. >> ridacchiò la donna << Ad ogni modo, abbiamo preso una di voi. Quella gallina della biondina, non fa altro che gridare. >> aggiunse Coraline, sbuffando sonoramente.
<< Caroline! >> esclamò Elizabeth, sgranando gli occhi.
<< Si, proprio lei. >> rispose Coraline, guardando minacciosamente Elizabeth << Se posso dire la mia, avresti potuto concederti a Tristano senza portarlo a cose simili, ma sei sempre stata così stupida mi hanno detto. >> commentò, lasciando cadere al suolo la sacca ormai vuota.
<< Vai al sodo. >> ordinò Damon, guardandola con sguardo minaccioso e tagliente.
<< Tristano vuole Elisabetta. Consegnerete lei ed i pugnali fatti con il legno della quercia bianca entro stasera, oppure strapperemo il cuore alla carissima bionda. >> terminò con un tono di voce assolutamente rilassato.
Tutti rimasero in silenzio, per un attimo Elizabeth abbassò lo sguardo e strinse i pugni furiosa. Stava andando tutto così bene che quasi si era dimenticata di dover aver paura di un attacco improvviso da parte di quei due.
<< Il luogo dell'incontro sarà la vecchia casa abbandonata, nel bosco. Un luogo perfetto direi. Avete tempo fino a stasera. >> continuò Coraline, avanzando di qualche passo verso l'uscita e ticchettando sulla pavimentazione. Ogni passo era sensuale e ben misurato, presuntuoso. << E sono stati buoni con te. >> sussurrò a Elizabeth, passandole di fianco << Sanno quanto adesso avrai bisogno di decidere e discutere. Ma non metterci troppo. Il peso della colpa è fastidioso da sopportare per l'eternità. >> le disse ed infine si avviò verso l'uscita abbandonando quella dimora.
Aveva lasciato in quella stanza la tensione, la confusione, la paura. Damon, che apparentemente sembrava quello più tranquillo, si guardava intorno e poi volse lo sguardo verso Elizabeth. Lei stava riflettendo, martoriava le mani stringendosele e graffiandosele con le sue stesse unghie. Non poteva sopportare la morte di Caroline, non in una maniera così ingiusta, lei non c'entrava niente.
<< Tu non andrai. >> disse Damon, rompendo il silenzio.
Tutte sollevarono lo sguardo verso di lei e Bonnie sembrava d'accordo, almeno in parte, c'era in gioco la vita di Caroline dopotutto.
<< Andrò, invece. Non mi importa niente di quello che direte. Stasera andrò all'incontro. Vado a chiamare Elijah e mi farò dare i pugnali. >> disse Elizabeth ed avanzò di qualche passo verso l'interno della casa così da raggiungere la propria stanza e chiamare Elijah. Ma fu proprio in quell'istante che si ritrovò davanti Damon, con un'espressione rabbiosa e seria, che la tenne bloccata lì.
<< Fai anche solo un altro passo e... >> sussurrò ma non terminò la frase perché lei lo interruppe.
<< ...E cosa, Damon? Cosa dovrei fare? Starmene con le mani in mano? Non potrei sopportarlo e loro non si fermeranno fino a quando non avranno ottenuto quello che vogliono! >> esclamò verso il Salvatore, quasi ringhiava verso di lui.
Elena e Bonnie li guardavano. Elena si stava mentalmente torturando cercando una qualche soluzione che potesse essere utile a salvare la vita di Caroline.
<< Non mi importa niente della vita di quella bionda se in gioco c'è il fatto che tu non faresti altro che renderli più forti. >> rispose Damon insensibilmente.
Tutte restarono sconvolte. Elizabeth sgranò lo sguardo verso di lui, lo guardava incredula così come anche Elena. La Gilbert sembrava disgustata, spaesata, mentre Bonnie spostò lo sguardo per non ucciderlo in quel preciso istante. La rossa deglutì, nascose quegli occhi che si stavano gonfiando di lacrime. Come aveva potuto essere così insensibile? Come poteva preoccuparsi solo di quanto diventassero forti Tristano e Lapo?
<< Quindi non mi permetterai di andarci? >> domandò lei in un sussurro verso il Salvatore.
<< No, non ci andrai. >> rispose Damon, ancora una volta.
Sembrava rassegnata, si guardò intorno e poi guardò Elena e Bonnie come se cercasse un qualche tipo di aiuto.
<< Cercheremo una soluzione Elizabeth, davvero. Non permetteremo loro di fare del male a Caroline. >> disse Elena, guardandola dispiaciuta.
Elizabeth scosse lentamente il capo mentre Damon si voltava ormai sicuro che Elizabeth non si sarebbe mossa da lì. Ma in qualsiasi caso, l'avrebbe trattenuta anche con la forza. Si avviò verso il salone per calmare la tensione ed il nervosismo con qalche alcolico, ma proprio in quell'istante Elizabeth gli corse alle spalle con una velocità disumana. Da dietro gli afferrò la testa con entrambe le mani e con un movimento veloce e brusco gli spezzò il collo. Elena sussultò e gridò appena vedendo il corpo di Damon accasciarsi al suolo privo di vita, almeno temporaneamente.
<< Cosa...cosa hai fatto...?! >> domandò Elena rabbrividendo.
Corse verso Damon disteso al suolo e gli si accovacciò al fianco, raccogliendo la sua testa con entrambe le mani. Elizabeth si voltò, sentiva Elena piangere alle sue spalle. Lanciò un'occhiata a Bonnie che la guardava sconcertata.
<< Quando si risveglierà...digli di non odiarmi. L'eternità rende insopportabile ogni cosa. >> sussurrò Elizabeth verso Bonnie, attirando anche l'attenzione di Elena e Bonnie si sentì impotente, non poteva impedirle di andare senza farle del male, ed allo stesso tempo non poteva permetterle di farsi del male.
Salì al piano di sopra, verso la sua stanza, per procurarsi il cellulare e contattare Elijah. Ma non lo fece. Nemmeno Elijah le avrebbe mai permesso di andarci da sola. Sarebbe andata a prendere i pugnali a casa Mikaelson da sola, prima che lo facesse l'Originario.
 
Tristano la guardava inchiodata a quella sedia, perfettamente esposta alla luce del sole. Sarebbe bastato sfilarle quell'anello per vederla bruciare tra urla atroci e sofferenti, ma voleva godersi quel momento fino alla fine. Le sorrideva tranquillo, Caroline lo guardava con un'espressione sofferente ed allo stesso tempo rabbiosa e determinata. Avrebbe voluto azzannarlo, se solo avesse potuto.
<< Non è ancora qui. Secondo te arriverà? >> domandò Lapo a Tristano, standogli al fianco.
Tristano sorrise compiaciuto, ridacchiò a quella domanda e volse lo sguardo verso il fratello minore. Lo guardò con aria tranquilla, del tutto sicura.
<< Arriverà, ne sono certo. E' Elisabetta, dopotutto. Non lascerà che una delle sue nuove amiche muoia in questo modo. >> disse, ritornando a guardare Caroline.
Si sollevò dalla poltrona in pelle rossa sulla quale era rimasto seduto fino a quell'istante, vedendo Coraline entrare in quella stanza. La donna lanciò un'unica occhiata a Caroline, poi si dedicò a Tristano.
<< Oh, Tristano. >> sussurrò verso l'uomo, andandogli praticamente addosso.
Gli si strusciava contro come una gatta morta e Tristano la strinse con un braccio obbligandola a sollevare il viso con l'altra mano. La baciò, la baciò appassionatamente e lei sembrava oltremodo appagata. Lapo spostò lo sguardo e Caroline sembrò disgustata davanti a quella scena.
<< Non capisco perché tu insista così tanto con quella ragazzina quando hai me. >> sussurrò Coraline, scostandosi da quel bacio.
Tristano la guardò e sorrise, carezzandole morbidamente il viso.
<< C'è bisogno che ti risponda? >> sussurrò Tristano, baciandola ancora una volta.
La mano si spostò dal viso della donna e la costrinse a voltarsi, mentre la baciava, la fece cadere sulla poltrona sulla quale sedeva lui poco prima e le si mise proprio sopra. Lei sembrava contenta, gli sorrideva provocante, sensuale e lui ricambiava quel sorriso in maniera presuntuosa. Una mano s'insinuò segretamente in un'apertura nella pelle della poltrona dalla quale estrasse, senza farglielo notare, una siringa contenente verbena. Posò le labbra sul suo collo, glielo carezzava con piccoli tocchi delicati ed umidi prima di sollevare di scatto la mano ed infilzarle una gamba con quell'ago robusto. La sentire gemere sotto di sé, nell'incavo del suo collo nascondeva un ghigno malefico e fece scorrere dentro di lei ogni singola goccia di verbena che quella siringa conteneva. A Coraline sembrava quasi le mancasse il fiato, si paralizzò su quella poltrona sotto le tremende torture della verbena e Tristano si sollevò da lei lasciandola lì distesa.
<< Adesso non ti muoverai da qui. >> ordinò. Non la stava soggiogando, non poteva farlo in quel momento.
Si voltò verso Caroline sorridendole, lei sembrava spaventata, scuoteva leggermente la testolina terrorizzata al pensiero che lui potesse farle del male. Le sorrise, voleva rassicurarla, almeno in quel momento non le avrebbe fatto del male. Poi sentì qualcosa, qualcuno si stava avvicinando a quella casa che puzzava di vecchio e di polvere e quel sorriso rassicurante diventò un ghigno compiaciuto.
<< E' arrivata. >> sussurrò Tristano verso Lapo, il quale annuì.
Si voltò e si avviò verso l'ingresso di quella casa abbandonata lasciando Tristano con Caroline, in una delle stanze della casa. Aprì la porta ed attese che Elizabeth si avvicinasse. La scorse spuntare dal nulla con in mano una borsa, era sola. Lo sentiva nell'aria, non c'era nessun altro lì. Le sorrise, ma era un sorriso malinconico quello che Lapo le regalava. Si scostò dalla porta e le fece cenno di entrare facendosi seguire sino alla stanza in cui avrebbero trovato Tristano. Lei tremava, aveva paura. Ma era riuscita a liberarsi di Damon ed a procurarsi i pugnali, nemmeno sapeva quanto tempo le avrebbero concesso prima che quelli del gruppo dei Salvatore arrivassero a salvarla, a modo loro. Tristano la guardò, allargò le braccia.
<< Elisabetta. Vieni, abbracciami. >> le disse apparentemente contento.
Lei si bloccò all'ingresso, strinse la presa sulla borsa ma non accennò ad avvicinarsi. Guardò Caroline per alcuni istanti, voleva chiederle scusa solo guardandola, la sentiva chiaramente terrorizzata.
<< Elisabetta. >> la chiamò Tristano, facendosi più serio << Abbracciami. >> marcò quella parola quando glielo chiese di nuovo, tradendo un ordine minaccioso.
Lapo si avvicinò ad Elizabeth prendendole la borsa che aveva in mano così da accertarsi che avesse portato tutti i pugnali, pugnali che c'erano come richiesto. Lei si avvicinò titubante a Tristano, il quale ancora aveva le braccia allargate, e la accolse in un caloroso ma spaventoso abbraccio. Lei lo ricambiò nolente, non riusciva più a provare niente per lui oltre che odio e paura. Lui la sentì tremare, sorrise compiaciuto e soddisfatto. Fu in quel momento che Elizabeth si accorse di Coraline adagiata sulla poltrona in quella stanza. La guardò stranita, non sembrava presuntuosa come l'aveva vista nella dimora dei Salvatore. Tristano allentò quell'abbraccio e le prese le spalle guardandola, sorrideva verso Elizabeth.
<< Elisabetta. Non sai quanto mi sei mancata. Ti va di danzare come ai vecchi tempi? >> domandò Tristano, sotto gli occhi invidiosi e malinconici di Lapo che teneva d'occhio le altre due donne.
Elizabeth lo guardò per lunghi istanti, scosse il capo.
<< Non voglio giocare, Tristano. Vai direttamente al sodo. >> rispose acida.
<< E' questo il sodo, Elisabetta. Voglio riaverti per me, voglio sentirti di nuovo mia. Voglio porre rimedio a tutti i miei sbagli, capisci? Possiamo ricominciare di nuovo da capo, io e te. >> sussurrò Tristano verso di lei, sembravano quasi vere quelle parole.
Le prese le mani, la costrinse a stringerlo in una posa come se dovessero davvero ballare.
<< Eri la mia Dea. >> aggiunse ancora una volta, guardandola dritto negli occhi.
Lei era incredula, sospettosa, faceva comprendere chiaramente nella sua espressione tutto l'odio che provava per lui.
<< Sono qui, adesso. >> disse verso di lui << Libera Caroline. >> continuò.
Lui scosse il capo e le sorrise.
<< Non lo farò fino a quando non saprò che posso di nuovo sentirti mia. Balla con me, Elisabetta. >> ripeté Tristano.
Elizabeth strinse i denti e poi annuì nonostante fosse decisamente contrariata.
<< Ricordi la prima volta che ballammo? Quella musica così libera. Era una delle prime musiche che l'essere umano stava scoprendo. >> disse e lei annuì.
Iniziò a trascinarla in quella danza di cui la musica risuonava solo nella mente di loro due. Per un istante Elizabeth si sentì di nuovo catapultata a quei tempi, quei tempi in cui ancora era umana. Si muove leggiadra, libera, elegante, femminile e pura. Iniziò a farlo tra le braccia di Tristano proprio davanti agli occhi di Caroline che non riusciva a crederci. Si muovevano per la stanza tenendosi l'un l'altro come avrebbero fatto in passato, come quel ricordo che lei aveva vissuto come un sogno. Tristano sorrideva, gli piaceva, sembrava sincero mentre si muoveva elegante ed esperto in ogni passo. Coraline li guardava, sembrava stanca, vuota, era l'effetto della verbena. Quel ballo cessò solo quando a Tristano parve venire un'idea.
<< Hai fame? >> domandò verso Elizabeth, fermandosi.
Lei si fermò e lui indicò Coraline adagiata sulla poltrona. Le si raggelò il sangue nelle vene al solo pensiero, e se lui l'avesse attaccata proprio in un attimo di debolezza mentre si nutriva? Tristano scosse il capo come a rassicurarla prima del tempo e poi la lasciò, avvicinandosi a Coraline. Allungò una mano verso Lapo che gli si avvicinò a porgergli un coltello. Lo strinse e fu proprio con quello che recise un polso di Coraline, strappandole un altro gemito. L'odore di quel sangue così invitante e così vicino s'espanse quasi subito nella stanza, sotto il naso di Elizabeth. Gli occhi della ragazza si iniettarono di sangue, i canini iniziarono a sporgersi nonostante stesse cercando di darsi una calmata, nonostante cercasse di non azzannarla per non abbassare la guardia. Indietreggiò di un paio di passi ma Tristano sollevò il braccio di Coraline, la cui ferita andava rigenerandosi, proprio verso Elizabeth.
<< Forza, Elisabetta. In onore dei bei tempi passati. >> sussurrò verso la ragazza.
In un attimo Elizabeth si avvicinò a quel polso che si era ormai rigenerato, lo strappò dalle mani di Tristano e spalancò le fauci piantando quei canini direttamente nella carne di Coraline. Ne bevve il sangue, poche gocce, prima che sentisse il bruciore della verbena. Sgranò gli occhi, tirò fuori i denti e vomitò quel sangue tra gemiti sofferenti sentendo l'intera bocca e la gola bruciare come il fuoco, consumarsi e rigenerarsi allo stesso tempo sotto l'effetto della verbena. Avrebbe voluto insultarlo ma tutto ciò che le usciva erano gemiti soffocati ai quali Tristano sorrideva, ridacchiava divertito, compiaciuto. Avrebbe voluto ammazzarlo in quel preciso istante ma l'unica cosa che seppe fare fu sputare ogni residuo di quel sangue per liberarsi dalla verbena. Respirava faticosamente, a tratti ringhiava. Caroline si agitava sulla sedia, voleva soccorrerla, ma non riusciva assolutamente a muoversi. Lapo guardava la scena sofferente, restandosene in un angolo come se riuscisse a sentire anche lui il dolore della verbena.
<< Non hai nemmeno un minimo di resistenza al dolore! >> esclamò Tristano portandosi in piedi ed allargando platealmente le braccia << Ho saputo che avete ucciso Sebastian. Questa era la tua punizione, Elisabetta. >> aggiunse, mutando la sua espressione e mostrando nient'altro che serietà.
<< Lo...Lo meritava... >> rispose Elizabeth con voce rauca.
Deglutiva più volte per sciacquarsi la gola ed alleviare quel bruciore che andava scemando. Tristano si avvicinò a Caroline accarezzandole leggermente il viso.
<< E' davvero una bella biondina. Perfino Klaus se n'è innamorato. >> disse, sentendo Caroline agitarsi e tremare, aveva paura << Vorresti il suo di sangue? >> domandò, andando poi a guardare Elizabeth.
Lei scosse il capo e Caroline la fissava intensamente, sospettosa di un Sì da parte della rossa.
<< Non lo voglio. >> rispose Elizabeth.
Tristano raccolse nuovamente la lama e quando Caroline la vide sgranò gli occhi, lamentandosi ed agitandosi.
<< Sta calma biondina, finisce che ti rompo una vena. >> affermò Tristano, immobilizzandole il braccio.
<< Lasciala stare! >> gridò Elizabeth ma non fece in tempo ad avvicinarsi a lui che Lapo la bloccò, cingendola con forza.
Iniziò ad agitarsi per farsi lasciare mentre Tristano poggiava la lama sull'avambraccio di Caroline iniziando a reciderne la pelle, la carne, a formare una ferita dalla quale sgorgava copioso sangue.
<< Caroline... >> sussurrò, incredula.
Caroline urlava dal dolore oltre quella benda che le impediva di azzannare o anche solo mostrare i suoi canini. La ferita accennava a richiudersi ma Tristano glielo impediva.
<< Vieni Elisabetta. Questo sangue ti sta chiamando. Non lo vuoi? Sta andando sprecato. >> sussurrava cantilenando Tristano, mentre il sangue di Caroline gocciolava sul bracciolo della sedia, altre gocce discendevano sino alla pavimentazione.
Tristano lanciò un'occhiata a Lapo invogliandolo a lasciare Elizabeth i cui occhi si erano di nuovo iniettati di sangue. Aveva fame, troppa fame. Aveva smesso di bere il sangue da quando si era svegliata ed ora ne era incredibilmente attratta. Una volta libera si avvicinò con passi lenti e cauti a Caroline che scuoteva il capo spaventata, Elizabeth la guardò dispiaciuta come a chiederle scusa. Giunse nei pressi della sedia vicino alla quale c'era anche Tristano che la guardava, lasciando richiudere la ferita sull'avambraccio di Caroline. Ma quando raggiunse finalmente la bionda e l'Originario, Elizabeth si voltò di scatto ringhiando verso di lui e saltandogli letteralmente addosso puntò direttamente al suo collo cogliendolo impreparato. Ne perforò la carne coi canini aggrappandosi a lui come una belva, ne succhiava il sangue che aveva un sapore sicuramente più buono di quello di Coraline.
<< Lapo! >> urlò Tristano, dimenandosi sotto la stretta di quel corpo minuto ed accorgendosi di avere ancora l'arma in mano.
Puntò una spalla di Elizabeth ed infilzò la lama in essa strappandole un lungo urlo acuto che la costrinse a spostare la testa dall'incavo del collo sanguinante di Tristano. Allentò qualsiasi presa su di lui e mentre cadeva indietro in preda al dolore lui la afferrò bruscamente per il collo, guardandola serio e rabbioso.
<< Non avresti dovuto farlo. >> ringhiò, sfilando la lama dalla spalla di lei.
Gli occhi si gonfiarono di lacrime per il dolore, la ferita sanguinava macchiando la magliettina che indossava e le mancava il respiro sotto quella stretta di Tristano. La ferita non si rimarginava, non aveva nemmeno la forza di leccare quel sangue che le colava dalla bocca come resto del morso dato all'Originario. Lui la guardò per lunghi istanti, la sollevò maggiormente facendo nascere un ghigno compiaciuto sul volto. La guardava, la bramava, la sognava morta. Caricò l'arma e stavolta colpì una coscia infilzandola con la lama intera. Lei urlò di nuovo, un urlo stridulo e sofferente. Sentiva il dolore pervaderle il corpo, dal basso verso l'alto e viceversa, sentiva la vita andare via lentamente. Il respiro si fece sempre più irregolare e la vista si appannava, diveniva sfocata, per alcuni istanti. Estrasse la lama dalla sua coscia bruscamente lasciando nient'altro che una ferita spessa e sanguinante. Sentiva che avrebbe potuto perdere i sensi da un momento all'altro, magari definitivamente. Non sarebbe male morire definitivamente, pensò. E alla fine Tristano puntava a colpirla direttamente allo stomaco mentre gli occhi di Elizabeth si socchiusero, sentì due lacrime colarle dagli occhi, le sentiva calde scorrerle lungo le guance.
<< Adesso basta! >> urlò una voce.
Non riuscì a distinguerla in quel momento, faticava a sentire con tutto quel dolore, con tutta quella confusione, non riusciva nemmeno a respirare come avrebbe dovuto. Cadde dolorosamente sulla pavimentazione quando qualcuno corse incontro a Lapo facendogli cadere l'arma dalle mani. Aprì lentamente gli occhi, vedeva solo immagini sfocate ma qualcuno aveva afferrato Tristano, ne vedeva i piedi. Lo colpiva, sentiva Tristano gemere di dolore sotto quei colpi e quando sollevò gli occhi vide Lapo colpire suo fratello più e più volte. La stava proteggendo, solo adesso, stava cercando di salvarla e stava piangendo.
<< Perché lo stai facendo se la ami!? Perché sei così, fratello!? Non posso più permettere che tu le faccia del male! >> urlava Lapo.
Tristano lo afferrò, lo guardò con del sangue che gli colava dal naso e dalla bocca.
<< Sapevo che prima o poi mi avresti tradito. Sei così debole, Lapo. Sei sempre stato così debole! >> urlò Tristano contro il fratello e lo sbalzò indietro contro una parete.
Lei socchiuse di nuovo gli occhi. Lo ricordava, ricordava com'era Lapo a quei tempi. Il secondogenito dei Lancaster, avrebbe dovuto diventare un monaco secondo il volere del padre, eppure lui provava continuo peccato solo vedendola. Peccava, sognando l'affetto ed il corpo di una donna ma ancor più peccava sognando l'affetto ed il corpo della donna che sarebbe dovuta diventare la sposa di suo fratello maggiore. Numerose volte l'aveva aiutata, l'aveva consigliata, numerose volte avrebbe voluto dirle tutto ciò che provava per lei e lei lo leggeva chiaramente nei suoi occhi. Eppure, eppure era stato partecipe quando la uccisero, si era fatto convolgere così tanto dal fratello. Doveva la vita a suo fratello per essergli così tanto schiavo da accettare qualsiasi sua richiesta. Le ferite sul corpo di Elizabeth iniziarono a rimarginarsi molto lentamente, la fame la portò a questo.
<< Voglio smettere di essere il tuo giocattolino, non posso permetterti di ucciderla ancora. Per quanto ancora lo farai? >> domandò Lapo al fratello, in lacrime ormai.
<< Ho un'eternità davanti insieme a lei. Ritornerà in vita, fratello! Non sei contento? La nostra Elisabetta non può morire! La avremo per noi per sempre! >> esclamò Tristano, colpendo il fratello.
Lapo accusò il colpo, ripulì il suo naso e si voltò furioso verso il fratello, mostrando quei canini aguzzi.
<< Non è questo che sognavo per lei! >> urlò Lapo verso di lui, correndogli incontro.
Bastò poco, Tristano fu più veloce e gli penetrò il petto con una mano. Quelle dita sporche, eternamente giovani, sfioravano il cuore di Lapo. Lui aveva gli occhi sgranati, Tristano lo spinse contro un muro mostrandosi altamente superiore, pronto ad ucciderlo da un momento all'altro.
<< Oh, mio piccolo e povero Lapo. Hai davvero perso la testa per lei. E' così bella, vero? E' sempre stata gentile, altruista, elegante. Era ed è perfetta, non è vero? >> sussurrava Tristano al fratello cantilenando.
Lapo lo guardava, strinse i denti al dolore che provava mentre Tristano sfiorava il suo cuore con le dita, senza ucciderlo. Non gli rispose, non riusciva a farlo, sentiva la sua vita sospesa ad un filo.
<< Adesso dimmelo, Lapo. Dimmi che vuoi il mio perdono ed io te lo darò. Dimenticherò questo tuo atteggiamento, sono un bravo fratello. Capisco come l'eternità ti abbia fatto impazzire, ma sei il mio fratello...ti perdonerò. >> sussurrò, avvicinando le sue labbra ad un orecchio di Lapo.
Li sentiva, standosene lì in terra, e Caroline guardava esterrefatta la scena. Era spaventata, incredula, non riusciva a credere a quanta pazzia ci fosse in una sola stanza. Lapo scosse il capo, ringhiò verso il fratello.
<< Io non voglio il tuo perdono, fratello. Io ho sempre desiderato la tua morte. >> sussurrò Lapo, mostrando tutto l'odio per il fratello.
Tristano sembro rattristrirsi, era plateale in qualsiasi cosa facesse, poi cinse con più forza il cuore di Lapo sino a schiacciarlo ed infine lo strappò via facendogli trasalire l'ultimo respiro. Lasciò il corpo del fratello che cadde al suolo inerme, morto. Lui non era un Originario. Tristano lo fissò per alcuni istanti e solo allora si voltò verso Elizabeth.
<< Vedi a cosa mi porti? E non mi ringrazi mai! Sei il mio tormento, Elisabetta! Adesso mi hai costretto ad uccidere anche mio fratello, ed io ora ucciderò te! >> urlò verso Elizabeth i cui occhi spaventati mostravano tutto il dolore che stava provando.
Iniziò ad avvicinarsi ancora a lei mentre Elizabeth cercava di riportarsi in piedi, trascinandosi con una sola gamba ed un solo braccio. Ma prima che lui potesse raggiungerlo qualcosa sfrecciò davanti a lei velocemente gettandosi su Tristano e braccandolo sino ad una parete: era Elijah. Piantò nel corpo di Tristano un paletto di legno macchiato di verbena sulla punta che gli strappò un urlo feroce di dolore.
<< Elijah... >> sussurrò Elizabeth.
Lo guardava poco prima che qualcuno le coprisse la visuale e si accovacciasse davanti a lei. Ci mise un po' a distinguere la sagoma di Damon che si ferì un polso coi suoi stessi canini e subito dopo lo spinse tra le labbra della rossa obbligandola a berne il sangue. Gli occhi di lei si iniettarono di sangue ed in quelle stesse ferite che aveva fatto Damon, Elizabeth ficcò i suoi denti bevendone il sangue con voglia, ingorda. Stefan sfilò la benda dalla bocca di Caroline e le porse una sacca di sangue che si erano portati dietro liberandola da tutte le prese che quelle sedia aveva su di lei. Damon guardava Elizabeth, la guardava con gli occhi di chi avrebbe voluto picchiarla ma che provavano comunque per lei una certa pena. La fissava in quegli occhi scuri, iniettati di sangue, che si lasciarono scappare altre lacrime. Sei stupida, pensò lei, l'hai ucciso e solo ora te ne penti. Stefan si voltò verso Elijah alle prese con Tristano. Lo vide essere scaraventato via verso quella poltrona rossa sulla quale avrebbe dovuto esserci Coraline ma che probabilmente scappò via al momento più opportuno. Le ferite di Elizabeth si curarono e Damon allontanò il suo polso dalla sua bocca sanguinante nonostante lei non volesse. Lo guardò, avrebbe voluto chiedergli scusa ma lui la guardò con uno sguardo severo facendole morire ogni parola in gola.
<< Io e te parleremo più tardi. >> le sussurrò, portandosi in piedi.
Tristano sfilò via il paletto dal suo corpo bruscamente, ringhiò dal dolore e poi li guardò tutti e tre, sempre gli stessi eroi.
<< Voi...voi non potete uccidermi! >> urlò, ridendo, con un'espressione pazza in volto.
Elijah si alzò e Stefan fece cenno a Caroline di tenere d'occhio Elizabeth.
<< Io la ucciderò, ancora...e ancora...e ANCORA! >> continuò Tristano, continuando a ridere, li guardava tutti e poi guardò Elizabeth nascosta da quelle figure.
<< Elisabetta...Elisabetta io ti amo...è tutto ciò che sento per te. Ho ucciso mio fratello per te...volevo..volevo solo sentirti mia! >> urlò ancora, gli occhi si iniettarono di sangue, stava dando di matto.
<< La ami eppure l'hai uccisa. Sei alquanto incoerente, signor fratello maggiore. >> affermò sarcasticamente Damon mentre sfilava dal giubbotto di pelle una siringa ricolma di verbena che si era portato dietro.
<< ...Si, l'ho uccisa. >> sussurrò Tristano << Ma l'ho fatto per questo, l'ho fatto perché era l'unica cosa che avrei potuto farle ed essere stato l'unico a farlo! Tutti la facevano sorridere, tutti la facevano ballare, tutti la amavano...però...solo io potevo ucciderla. >> rispose ancora, preso dalla pazzia.
Damon corse verso di lui e gli piantò la siringa nel collo mentre Tristano lo stringeva con forza, voleva spezzargli il collo ma la verbena iniziò a scorrergli dentro così forte da fargli male e nonostante questo prese Damon e lo scaraventò via strappandosi dal collo la siringa.
<< DATEMELA! >> urlò correndo verso Elizabeth ma venendo puntualmente bloccato da Stefan che lo spinse indietro con forza e violenza.
Elizabeth iniziò a muoversi, puntava alla borsa con i pugnali che si era portata dietro. La aprì e ne prese uno, stringendolo con forza. Guardò come Damon, Stefan ed Elijah colpivano violentemente Tristano ferendolo e riempiendolo di verbena in qualsiasi punto, gli stavano strappando ogni respiro ma lui non poteva morire.
<< Tristano! >> urlò verso l'Originario attirando l'attenzione di tutti, già pronti ad attaccare Tristano.
Tristano la guardò, aveva un'espressione sofferente e le corse incontro. Non aveva notato il suo pugnale dal momento che Elizabeth lo teneva nascosto e lui non aveva nemmeno pensato che vi fosse la possibilità che volesse ucciderlo.
<< Elizabeth! >> esclamò Elijah già pronto a correrle in soccorso ma Caroline lo fermò.
<< Ti amo, Elisabetta. >> mormorò Tristano, le accarezzava il viso.
<< Non hai nemmeno saputo fare il cattivo. >> mormorò Elizabeth << Dopo non aver saputo essere un buon marito. >> aggiunse.
Tristano la guardò sofferente. Aveva perso quell'espressione cattiva e psicopatica, adesso badava solo a lei, badava ai ricordi che lui aveva di lei prima di perdere la testa. Elizabeth sollevò la mano col pugnale di scatto e poi la piantò direttamente nel cuore del vampiro. Lo sentì irrigidirsi, vide i suoi occhi sgranarsi ed il respiro mancargli mentre la pelle s'essiccava. Lo fece ricadere al suolo trattenendogli nel petto quel pugnale e poi guardò gli altri. Elijah non esitò a corrergli incontro sorpassando il corpo di Tristano e cinse Elizabeth in un abbraccio stresso, preoccupato, protettivo. La stringeva contro di sé, ne carezzava il capo non preoccupandosi degli sguardi che gli altri le dedicavano.
<< Non provarci mai più. >> sussurrò l'Originario.
Elizabeth riusciva a vedere Damon oltre le spalle spesse di Elijah, riusciva a vederlo in piedi ancora severo. La guardava prima di fare cenno a Stefan di raccogliere il corpo di Tristano e portarlo fuori di lì. Caroline lì seguì fuori ed Elizabeth restò lì, stretta ad Elijah. Lui allentò man mano la presa raccogliendole il viso e guardandola, aveva le labbra strette, per quanto sporche di sangue, e non accennava nemmeno un po' a sorridere.
<< Elizabeth... >> sussurrò Elijah.
<< Mi odieranno adesso. >> disse lei singhiozzando << Mi odieranno tutti. Se non foste arrivati non avrei salvato Caroline, sono stata del tutto inutile e...e anche Lapo è morto. >> aggiunse, le guance vennero nuovamente rigate da alcune lacrime calde mentre lei stringeva le labbra con forza per evitare di farlo.
<< Elizabeth... >> disse ancora Elijah, guardandola.
<< Ho...Ho ucciso Damon perché credevo di essere forte e non ho fatto altro che rendere la situazione peggio di quel che era. Sono stata una stupida, una stupida! >> esclamò, agitandosi appena nelle mani di Elijah.
Lui la bloccò e la obbligò a guardarlo in volto.
<< Elizabeth, guardami. Calmati ed ascoltami. Loro non ti odiano. >> iniziò a dire, sussurrandole dolcemente << Se ti avessero odiata sarei venuto da solo qui. Se Damon ti avesse odiata non sarebbe venuto a salvarti. E' venuto qui per te, non per salvare Caroline, per quello sarebbe bastato Stefan. Erano tutti preoccupati per te a casa, anche Damon ed anche Stefan. >> le sussurrò, iniziando a sorriderle.
Le carezzò il viso, sentiva il suo battito cardiaco accellerato e voleva solo rassicurarla.
<< Vieni con me? >> le domandò, lasciandole il viso ed invogliandola a prendergli una mano.
Lei la prese, si asciugò timidamente le lacrime come fosse una vampira e poi si lasciò guidare fuori da lì guardando il corpo di Lapo per un'ultima volta, prima di uscire. Era finita, era davvero finita. Sentiva la puzza del corpo di Tristano bruciare, puzzava di morte, cattiveria, pazzia, inutilità per il suo olfatto. Aveva un tanfo terribile, peggio di qualsiasi altro odore lei avesse sentito. L'avevano tormentata per anni, per anni aveva avuto il timore del loro ritorno e quando uscì fuori da quella casa le sembrò di sentire davvero per la prima volta la notte carezzarle la pelle, era tutto vero adesso.
 
Saliva le scale piano dopo aver ascoltato le prediche e le parole di tutti per il suo atteggiamento. Dovevano andare a dormire, avrebbero dovuto farlo perché le persone normali lo facevano, ma non i vampiri. Sapeva che Damon era ancora sveglio, sapeva che avrebbe dovuto ascoltarlo prima o poi e voleva farlo prima che sorgesse l'alba del nuovo giorno. Si fermò davanti alla porta della stanza di Damon, si guardò intorno lungo quel corridoio del piano di sopra per accertarsi che non vi fosse nessuno. C'era Elijah di sotto, ma non sarebbe intervenuto. Gli altri erano tornati nelle loro case e Stefan avrebbe accompagnato Elena a casa. Bussò, timidamente, leggermente come se avesse il timore che lui la sentisse ma Damon non le rispose. Lo sentiva oltre la porta, sentiva il suo respiro infrangersi nell'aria della stanza, avvertiva la sua presenza nonostante fossero separati. Abbassò la mano sulla maniglia della porta e la aprì introducendosi lentamente nella stanza, era lì fuori al balcone che guardava verso l'interno con un'espressione delusa, offesa, severa. Lei rabbrividì ed oltrepassò la porta con calma richiudendosela alle spalle.
<< Non dovresti essere qui. >> commentò Damon, non trattenendo il suo sdegno.
Lei si fermò a due passi dall'entrata e sentiva il cuore martoriarle il petto, sembrava quasi farle male.
<< Invece devo. >> rispose con un fil di voce.
<< Sei venuta ad uccidermi di nuovo? Magari perché questa volta ti impedisco di andare al bagno? >> domandò lui sarcastico, appoggiato alla balaustra in pietra del balcone.
<< Non avrei voluto farlo. >> rispose lei, scuotendo il capo sinceramente dispiaciuta.
<< Ma l'hai fatto senza nemmeno esitare un secondo. >> rispose Damon immediatamente.
Lei restò ferma nel buio della stanza, esitante. Non sapeva cos'altro aggiungere, non sapeva in che modo scusarsi. Quelle mani che si sollevarono sino al petto si martoriavano tra loro con forza, le dita s'intrecciavano timidamente, lo sguardo si perse nell'ombra.
<< Perché sei venuto a salvarmi, allora, se mi odi così tanto? >> domandò lei.
Lui la guardò, poi accennò un ghigno sarcastico e ridacchiò appena, restò fermo in quella posizione.
<< Perché volevo avere io la possibilità di ucciderti. >> le rispose, minaccioso.
<< Non è vero... >> sussurrò lei e nonostante fosse fermamente convinta di quel che diceva, Damon la spaventava.
Lui la guardò intensamente, attentamente, non riusciva a distogliere lo sguardo da lei. La vide avanzare verso di lui con passi decisi nonostante fossero leggermente intimiditi, le andò incontro velocemente e la afferrò per le spalle ma non era brusco, era delicato. Iniziò a spingerla facendola ricadere con la schiena su quel grande letto morbido che ospitava Damon ogni notte e lui si mise proprio sopra di lei. La teneva inchiodata lì, non le aveva dato la possibilità di obbiettare o muoversi e la guardava con quei suoi occhi azzurri così penetranti. Lei si paralizzò sul letto sotto di lui, sentì irrimediabilmente il cuore battere più forte.
<< Me l'hai chiesto l'altra notte. Mi hai chiesto se sono ferito, se mi sono mai sentito ferito ed io ti rispondo Sì, Elizabeth. Io sono ferito, costantemente ferito. Perché provo qualcosa per una donna che non posso avere. Ma tu...tu Elizabeth... >> sussurrò, si fermò per alcuni istanti mentre la guardava, la guardava con un'espressione dolce, o almeno era quello che lei coglieva in Damon, un'espressione sincera << ...le stai curando lentamente ed io non capisco perché tu lo stia facendo, non capisco perché stia funzionando. >> continuò mentre la guardava.
Lei non parlava, si limitava a guardarlo sorpresa.
<< Ed è questo il motivo. E' questo il motivo che mi ha spinto a disprezzarti solo per pochi secondi quando mi sono svegliato stasera, quando ho capito chi era stata ad uccidermi. Ed è lo stesso motivo per cui ho desiderato tanto che quel vampiro ti lasciasse in pace, lo stesso per cui sono corso a salvarti. >> terminò, guardandola.
Per un istante entrambi si chiusero in un silenzio tombale, Elizabeth non aveva la più pallida idea di cosa dire, si limitò a sussurrare il suo nome con un tono di voce sorpreso. Vide il viso di Damon avvicinarsi minacciosamente, colse quelle labbra, quegli occhi. Avrebbe dovuto evitarlo, aveva conservato tutto questo perché amava un'altra persona, ma non lo fece. Andò incontro a quelle labbra e le incontrò, si macchiò di quel bacio passionale, colmo di quel sapore, socchiuse gli occhi assaporando il respiro di Damon e la sensazione che le faceva sentire sotto la pelle. Lo sentì spingersi di più su di sé, sentì il suo petto adagiarsi sul proprio mentre saggiava quelle labbra morbide e godeva delle carezze che la mano di Damon le regalava inoltrandosi tra quei capelli rossi e morbidi, tra i propri capelli. Avrebbe continuato così per tutta la notte, a rabbrividire di quel contatto con Damon, a sentirlo più di qualsiasi altra cosa sentisse in quella stanza ma le labbra si distanziarono ed entrambi aprirono gli occhi incontrandosi l'un l'altro. Non c'erano parole da aggiungere, quel bacio così appassionato e pieno aveva spiegato tutto, aveva perdonato e detto tutto più di qualsiasi altra parola avesse mai potuto fare.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


<< Allora, come sto? >> chiese Caroline parandosi dinnanzi alle ragazze all'ingresso della scuola.
Era la notte di Halloween, finalmente, ed erano passati diversi giorni da quando si erano liberati di Tristano e Lapo, o anche solo di Tristano. Caroline aveva deciso di vestirsi da regina, stretta in quello sfarzoso abito elegante e nero dalle rifiniture rosse, un po' consumato. I capelli biondi spettinati e i cosmetici a darle un'aria morta così da interpretare perfettamente lo zombie di una antica regina: era questa la sua idea. Elena, vestita da zombie infermierina sexy in quell'abito corto e bianco, la fissava un po' delusa.
<< Stai benissimo ma...quasi mi dispiace non aver saputo scegliere niente di meglio che lo stesso vestito degli anni precedenti. >> rispose la Gilbert a malincuore.
Bonnie, vestita da streghetta, dava gli ultimi ritocchi al vestito di Elizabeth prima di entrare dentro la scuola, Annuì assente verso Caroline in risposta al suo dire mentre Elizabeth sorrideva un po' confusa: non aveva mai partecipato a feste del genere, nonostante avesse ovviamente conosciuto Halloween già da molto tempo. L'abito nero, dal corpetto stretto al busto che ne risaltava le forme e la magrezza, si perdeva in tanti piccoli merletti che componevano quella gonnella larga e corta - arrivava sino a metà delle cosce - e quelle calze a rete nere finivano in un paio di scarpe anch'esse nere dai tacchi alti, molto scomodi. I capelli erano sciolti sulle spalle, molto mossi rispetto al solito, e le labbra erano state colorate con un rosso acceso. Intorno agli occhi la matita ne risaltava il colore scuro delle iridi. Caroline la fissò, poi sorrise ed infine ridacchiò.
<< Una strega ed una vampira che si travestono da strega e vampira? >> domandò un po' divertita. Ma né Bonnie né Elizabeth parvero offese.
<< Era molto carina come idea. Sembra quasi che oggi possiamo essere noi stesse. >> rispose Bonnie, guardando poi Caroline.
 
Intanto, all'interno, gli studenti si dimenavano in danze stravaganti e si gettavano di netto negli alcool. Damon era seduto al bancone che avevano allestito per gli alcolici, bibite e cibi vari insieme a Jeremy. Sorseggiava del bourbon mentre Jeremy si guardava intorno.
<< Chi stai aspettando? >> domandò Damon, fissandolo.
<< Bonnie. >> rispose frettolosamente Jeremy mentre si guardava intorno alla ricerca della streghetta.
Damon accennò un sorriso sarcastico e bevve tutto il bicchiere di bourbon d'un sorso. Damon non indossava alcun vestito particolare, in realtà era vestito dei suoi soliti abiti, quella maglietta aderente e stretta nascosta da un giubbotto di pelle che gli dava un'aria tremendamente provocante. Se ne stava al fianco di Jeremy che, invece, aveva deciso di abbinarsi a Bonnie vestendosi da semplice stregone con quell'unico mantello scuro e quel cappello a punta sul capo.
<< Eccola! >> esclamò Jeremy portandosi in piedi.
Immediatamente lo sguardo di entrambi si portò sulle quattro ragazze che fecero il loro ingresso. Bonnie camminava davanti al fianco di Caroline, la quale interpretava una parte davvero magnifica visto il modo in cui si trascinava una gamba come fosse rotta ma manteneva comunque una certa eleganza per il suo lato regale. Proprio dietro di loro Elizabeth camminava al fianco di Elena e Damon non poté non notarle. Ne rimase attratto, le guardava entrambe ed inspiegabilmente si sentì mancare il fiato. Quando si fermarono nel mezzo della folla, Elena si voltò a dire qualcosa verso Elizabeth. Ma lui la sentì, perché voleva sentirla tramite quell'udito sovrannaturale.
<< C'è Stefan di là. Vado da lui. Tu resti con Caroline e Bonnie, no? >> domandò Elena, guardandola sorridente.
<< Certo, non preoccuparti. Non mi perderò. >> le sorrise Elizabeth per rassicurarla e quindi vederla allontanarsi.
La seguì con lo sguardo sino a vederla accostarsi a Stefan. Non si lasciò sfuggire quel bacio veloce che si scambiarono ma nonostante questo...lei si sentì meno turbata. Aggrottò la fronte un po' incuriosita mentre li guardava. Il cuore faceva meno male al vederli insieme e per un attimo si sfiorò le labbra tinte di un rosso acceso come se avesse sentito qualcosa, come se ci fosse qualcos'altro in lei in quel momento. Ma quell'istante fu destato da una voce che la fece sobbalzare volontariamente. Trattenne un urletto che venne ugualmente nascosto dalla musica nel loco quando si voltò di scatto verso Damon che le sorrideva divertito, come un bambino.
<< Damon! >> urlò lei incredula ed ancora spaventata. Si portò una mano al cuore involontariamente per accertarsi che fosse ancora lì.
<< Ti vedevo così immersa nei tuoi pensieri. >> sussurrò lui prendendole una mano a guidandola sino al bancone.
Caroline era andata da Tyler, Bonnie aveva raggiunto Jeremy ed ormai lei era rimasta da sola con Damon. Si fece guidare fino al bancone che avevano allestito per la festa e si accomodò guardando Damon.
<< Allora Damon, da cosa saresti vestito? >> domandò lei alzando un po' il tono della voce visto il casino che c'era lì dentro.
<< Da me stesso. E' ovvio no? >> domandò retoricamente Damon sorridendo sarcastico.
<< Oh, è vero. Non c'è cosa più spaventosa di Damon Salvatore. >> ammise lei ridacchiando.
Lui la guardò per lunghi istanti. Sembrava catturato dalla sua immagine, dal suo comportamento, da quel suo sorriso così acceso nel buio della stanza. Si soffermò più e più volte su quelle labbra restando ammutolito mentre lei lo guardava incuriosita quando d'un tratto qualcuno intervenì: era uno studente presumibilmente al secondo anno. L'aveva visto sempre molto timido nei corridoi, lei, ma l'aveva riconosciuto. Era difficile per lei dimenticarsi un volto, almeno quando poteva contare su tutti i suoi ricordi.
<< Elizabeth! Posso chiederti di ballare o rischio che mi prosciughi? >> domandò il ragazzo divertito, riferendosi al travestimento che aveva lei.
Damon la guardò, la studiò attendendone una risposta. La vide volgere a lui lo sguardo per alcuni istanti e poi lei annuì verso il ragazzo in maniera ingenua.
<< Ritorno fra poco allora. >> sorrise lei verso Damon posandogli una mano su una spalla e si allontanò con il ragazzo.
Il Salvatore restò dubbioso per alcuni istanti. L'espressione mutò perdendo il suo sorriso mentre agitava quel nuovo bicchiere di bourbon che aveva ordinato poco prima di avvicinarsi ad Elizabeth. Seguì la rossa con lo sguardo, la vide inoltrarsi in quella folla al fianco di uno sconosciuto, la vide sorridere e ballare per mano di uno sconosciuto. Era questo, allora, che provava Tristano?, pensò. Ma quando si accorse di essersi fatto sfiorare da un pensiero del genere scosse immediatamente il capo e bevve d'un sorso anche quel bicchiere di bourbon facendosi bruciare la gola dall'alcolico appena ingerito, era oltremodo confuso riguardo tutto ciò in cui vi era Elizabeth, eppure in quell'istante si sentì di nuovo solo. Guardarla ballare con qualcuno lo irritava tanto quanto era fastidioso vedere Elena starsene con Stefan. Una mano sfiorò la sua, sul bancone, una mano fredda, esile e liscia mentre sentì qualcuno accomodarsi al suo fianco. Volse lo sguardo verso la figura e Coraline gli sorrideva provocante. Lui ricambiò quel sorriso riconoscendola immediatamente.
<< Disturbo? >> domandò lei. Quelle labbra accese, quegli occhi chiari penetravano direttamente l'animo di Damon, racchiudevano desiderio.
Damon si dimenticò di Elizabeth, in quell'istante, si dimenticò di Elena e donò a lei tutta la sua attenzione.
<< No, non disturbi affatto. >> rispose.
Quegli abiti aderenti stringevano il corpo longilineo di Coraline, il rossore dei capelli si abbinava con quello delle labbra. Quel sorriso, quelle espressioni atte a provocare, catturarono profondamente Damon.
 
Elizabeth sbucò lentamente fuori dalla massa che si muoveva. Rideva a tratti mentre lo studente di prima l'accompagnava.
<< Volevo ringraziarti per aver ballato con me. >> disse lui, ormai vicino al bancone, sorridendole timido.
<< No ma...grazie a te Joseph. >> rispose lei sorridendogli alla stessa maniera.
Lui abbassò lo sguardo e si accomodò su di uno sgabello subito dopo di lei.
<< Ti sembrerà strano sentirtelo dire. Cioè forse...non è poi così tanto strano. Sei così carina che credo tu ci sia abituata... >> iniziò a dire il ragazzo attirando inevitabilmente l'attenzione di Elizabeth << ...E' che...Tu mi piaci Elizabeth. Sin dal primo giorno in cui ti ho vista. Sei così gentile con tutti, così bella quando sorridi... >> disse e si interruppe come se attendesse una qualche risposta da lei.
Elizabeth lo guardò stranita ma per niente imbarazzata. Ci era abituata, ormai, dopo mille anni. Si zittì e lo sguardo finì per sbaglio oltre la figura di Joseph. Riuscì a vedere qualcosa che si distingueva fra i tanti presenti, qualcosa che le fece sussultare il cuore: Coraline che ballava con qualcuno tra la folla, qualcuno che dava le spalle a lei tanto che non riuscì a riconoscerlo. Qualcuno che la stringeva, la esplorava con quelle mani, la bramava.
<< Io...Ecco... >> sussurrò Joseph.
<< Zitto! >> gli urlò lei inevitabilmente furiosa.
Sentì una fitta al cuore, quasi si sentì male quando riuscì a riconoscere quel qualcuno che danzava con Coraline. La strinse e la baciò, sembrava spogliarla con quel solo bacio. La musica si spense nella sua testa ed Elizabeth non sentiva nient'altro che una sorta di dolore che la attraversava lentamente. Damon stava baciando Coraline. Damon, che le aveva assicurato protezione, che l'aveva baciata, abbracciata, che l'aveva salvata proprio da quella donna e dai suoi complici in quel momento la stava baciando senza preoccuparsi di niente. Joseph volse lo sguardo indietro come se riuscisse a capire quanto stava accadendo e si sentì inopportuno. Sussurrò delle scuse alzandosi ed allontanandosi quando nella mano di Elizabeth un bicchiere venne distrutto sotto la forza della sua rabbia. Coraline la vide, stringeva Damon e le sorrise, le sorrideva provocatoria, soddisfatta. Le sorrideva maligna. Non riuscì ad accorgersi di quei denti che si stringevano e quegli occhi che si iniettavano di sangue dalla rabbia nascosti dal trucco che le aveva messo Bonnie. Lasciò i resti del vetro sul bancone e si voltò di scatto furibonda sentendo la voce di Coraline sussurrare qualcosa a Damon, qualcosa come "qualcuna si sta irritando".
 
Evitò di incontrare qualcuno di conosciuto mentre si dirigeva verso l'uscita della palestra. Percorse quei corridoi furibonda, gli occhi erano rossi, le pupille nere e quelle venature le davano un'aria spaventosa. Il dolore, il disprezzo, la rabbia erano amplificati dalla propria eternità, quei canini si mostravano in un ringhio senza pudore. Raggiunse la porta d'uscita della scuola ed uscì spalancandola con entrambe le mani, i tacchi perforavano il suolo con tutta la forza che lei ci metteva in quei passi. Quando si ritrovò fuori, quando si accorse di essere sola, il sangue negli occhi sostituì le lacrime. Sollevò entrambe le mani e se le passò tra i capelli, li raccolse e li sollevò sin sopra il capo scoprendosi il viso. Si stringeva il labbro inferiore tra i denti per evitare di piangere. Damon stava baciando Coraline, stava baciando la donna che l'aveva minacciata, quella stessa donna di cui aveva bevuto il sangue ed aveva sentito l'aspro e doloroso sapore della verbena. No, non era quello il motivo di tutta quella rabbia, non era Coraline il problema ma era Damon. Non riusciva a spiegarsi come mai sentisse un tale attaccamento a Damon da star male vedendolo con un'altra. Adesso non piangere Elizabeth o scioglierai il trucco, pensò. Ma quell'odore arrivò alle sue narici, l'odore di Damon che la raggiunse di corsa sorpassando la porta d'uscita della scuola.
<< Ehi ehi Elizabeth, non dovresti startene qua fuori. Rischi che qualcuno ti faccia del male. >> disse lui, improvvisando una scusa per farla rientrare.
Lei gli dava le spalle. Si strinse i capelli tra le dita con più forza a sentire quell'affermazione. Lasciò colare un'unica lacrima, quell'unica lacrima che si trascinò il pesante colore nero della matita e lo portò a percorrere l'intera guancia lasciandone una riga imprecisa che si sfumò sul mento. Lei si voltò lentamente, lo guardava infuriata e lui, probabilmente per la prima volta, si sentì incapace di fare o dire qualcosa. La guardò stranito ed una parte di lui avrebbe voluto asciugare quella lacrima. Lei non gli rispose, lui la guardò e la vide allentare la presa tra i capelli facendoli cadere disordinatamente al loro posto. Lui schiuse le labbra, avrebbe voluto dire qualcosa ma non disse niente. Rimase lì fermo a fissarla.
<< Tu non te ne rendi nemmeno conto. >> ringhiò Elizabeth verso di lui interrompendo il silenzio che si era venuto a creare.
Lui sbuffò, poi aggiunse.
<< Di cosa, Elizabeth? Tu stavi ballando con un tuo amico ed io ballavo con una mia amica. >> rispose Damon innocentemente.
<< E tu la chiami AMICA!? >> urlò Elizabeth furiosa, con la stessa espressione di una belva << Lei mi ha... >> stava per dire, ma lui la interruppe.
<< Si certo Elizabeth. Lei ha minacciato di ucciderti e bla bla. Ma adesso è finita. Tristano è morto, fatti meno paranoie. Adesso non ha più niente a che vedere con te. >> le rispose freddo, guardandola.
Lei rimase paralizzata. Quel cuore che incessantemente aveva battuto per mille anni, in quell'istante sembrò fermarsi. Non riusciva a capire se sentirsi ferita o incredibilmente arrabbiata con Damon. Ma tutto il dolore si tramutò in rabbia, tutte le lacrime si tramutarono in sete di sangue. Gli occhi si iniettarono di sangue e le labbra si spalancarono a mostrare due denti aguzzi pronti a perforare la carne del Salvatore. Corse verso di lui, non un corsa normale ma una corsa sovrannaturale nonostante quei tacchi ed afferrò il colletto della giacca di Damon spingendolo contro una parete al fianco della porta di ingresso della scuola. Gli ringhiava furiosa, avrebbe voluto morderlo, quel suo profumo la invitava a farlo. Ma non lo fece. Lui la fissava senza proteggersi, senza contrattaccare.
<< Sei uno stronzo. >> ringhiò verso Damon, non curandosi delle sue origini nobili. Erano andate perse.
<< Eppure lo stronzo ti piace, mi sembra. >> rispose Damon strafottente.
Perché era così? Perché la istigava a fargli del male? Strinse maggiormente la presa sul suo colletto e gli ringhiò ancora una volta, poi una mano si mosse velocemente e perforò il busto di Damon raggiungendo lo stomaco. Gli strappò un gemito ed un'espressione di dolore, sentì il suo sangue macchiare la propria mano. La estrasse subito e si scostò da lui avvicinando le dita sporche alle labbra e leccandole. Nessuno li aveva visti, fortunatamente. Damon si accasciò al suolo doloramente e la guardò furibondo. Eppure quando incrociò lo sguardo di Elizabeth, quella rabbia aveva lasciato spazio al dolore, quegli occhi scuri non facevano altro che dimostrarlo.
<< Come potevi pretendere l'amore di Elena con un simile atteggiamento? >> gli disse in un sussurro tagliente e poi si voltò ripulendosi la mano sporca e lasciandolo lì.
Si allontanò frettolosa. Non voleva che lui la seguisse, non voleva che Damon vedesse ancora le sue lacrime. In realtà, non voleva che Damon la vedesse ancora.
 
Percorreva la strada di notte, da sola. Aveva freddo. Scansava persone ubriache, le trattava come stracci spingendoli via per non essere disturbata e poi stringeva tra quelle braccia esili il suo corpo minuto, avrebbe dovuto portarsi dietro una giacchetta per proteggersi dalla notte. Puntava direttamente alla dimora dei Salvatore e nella sua testa pensava che avrebbe preso Elijah e sarebbe scappata da lì, non aveva più alcuna intenzione di starsene in quella casa inutilmente. Che senso aveva alloggiare con loro? Lei era una Mikaelson, avrebbe dovuto vivere con loro ed invece era in quel posto, aveva sprecato il suo primo bacio con un uomo che ne dava a chiunque e la cosa la turbava incredibilmente. Era per Stefan che continuava a stare lì? Voleva vederlo ogni giorno per pentirsi di non essersi dichiarata molto tempo prima? No, Stefan non c'entrava più niente ormai. Stefan era ormai racchiuso nei sogni persi, Stefan era il motivo per cui avrebbe dovuto conoscere i Salvatore nel 1864 per poi impazzire per Damon. Qualche bambino passava nelle strade più popolate, avrebbero voluto farle uno scherzo o chiederle dei dolcetti ma quel viso macchiato di cosmetici sciolti e lacrime li spaventava e cambiavano strada. Si fermò nel bel mezzo di un marciapiede quando il rumore dei tacchi le permise di accorgersi di una figura che si fermò davanti a lei e quella figura stringeva un pugnale argentato decisamente uguale a quello usato per addormentare gli Originari.
<< Elizabeth Mikaelson. >> mormorò la donna, era Coraline.
Elizabeth si sentì improvvisamente furiosa, avrebbe voluto staccarle la testa in quel preciso istante. Sciolse l'intreccio delle braccia e scrutò minacciosamente Coraline che le sorrideva decisamente soddisfatta.
<< Che peccato averti fatto piangere. Tristano non mi perdonerebbe mai per questo. >> cantilenò Coraline.
<< Ci metto poco tempo a staccarti quella schifosa testa che hai sul collo ed appenderla come addobbo per Halloween fuori casa mia. >> ringhiò Elizabeth, seria ed irritata.
<< Non essere così sicura di te questa volta. Mi è bastato poco tempo per scoprire la tua debolezza, Elizabeth. Anzi, le tue debolezze. Guardati. Damon ti ha davvero spezzato il cuore stavolta. Eppure ti aveva baciata, aveva mostrato di provare dei sentimenti per te... >> stava dicendo ma Elizabeth la interruppe.
<< Stai zitta! >> le urlò stridula, palesando tutta la sua rabbia.
Coraline la guardò incerta, poi ridacchiò.
<< Verbena. Un miscuglio di erbe. Un pugnale fatto con la stessa materia della quercia bianca. Il potere delle streghe ed infine il tuo cuore. Elizabeth, io ti ucciderò stanotte. Non pensi che mille anni siano stati abbastanza? >> domandò Coraline, stringendo il pugnale.
Gli occhi di Elizabeth si iniettarono di sangue, le labbra si spalancarono a mostrare i denti aguzzi e pericolosi.
<< Mi dispiace averti resa il giocattolo di Tristano per così tanto tempo. Quanto? 500 anni? Oh mia povera piccola. >> cantilenò Elizabeth con la stessa cattiveria di cui si nutriva la rossa nei suoi confronti.
Coraline le corse incontro con quella velocità vampirica, brandiva il pugnale pronta ad infilzarlo nel petto di Elizabeth ma quando tese il braccio fu la stessa Elizabeth a reagire velocemente afferrando l'arto teso di Coraline e scaraventandola contro la porta chiusa del giardino di una casa spenta, presumibilmente in quel momento non c'era nessuno lì dentro. Ma lei non si preoccupava di farsi vedere, era soddisfatta del dolore che infliggeva a Coraline.
<< Dimmi Coraline, dove hai preso quel pugnale? >> domandò Elizabeth mentre avanzava verso di lei minacciosa, ticchettando con le scarpette sul marciapiede.
Coraline si portò immediatamente in piedi stringendo con più forza il pugnale, ridacchiava asciugandosi il sangue colato dalle labbra per la botta.
<< Dove l'ho preso? Elizabeth, sai chi custodiva questi pugnali? >> domandò Coraline beffarda.
Elizabeth cessò il suo passo, l'espressione si spense e mutò palesando nient'altro che paura, timore.
<< Elijah... >> sussurrò sgranando gli occhi mentre Coraline rideva.
<< Eh già, proprio lui! Credo che dormirà ancora per un po'. Sai, è difficile liberarsi degli Originari. Ma non posso farlo, Tristano non voleva. >> sussurrò lei ghignando.
Elizabeth raggelò, si sentì nuovamente debole. Nella sua testa si mostrò l'immagine di Elijah addormentato al suolo con un pugnale nel petto, quello stesso pugnale che lo rendeva morto fino a quando non veniva estratto.
<< Elijah.. >> sussurrò singhiozzando Elizabeth, iniziando ad indietreggiare.
Come aveva potuto fare del male ad Elijah? Come aveva potuto Elijah abbassare la guardia davanti a Coraline?
<< Ti manca, Elizabeth? Vorresti correre ad aiutarlo? Non ti senti improvvisamente sola, adesso? E' questo che si prova quando perdi delle persone. Hai perso Damon, gli avrai sicuramente spezzato il cuore con quelle parole. Hai perso Elijah... >> disse Coraline, fermandosi per qualche istante.
Qualcuno bloccò il passo di Elizabeth ma prima che potesse rendersi conto di chi fosse, quelle braccia forti e mascoline la strinsero da dietro tenendo ben scoperto il petto. Le impedivano qualsiasi movimento. Iniziò a dimenarsi, gli occhi si gonfiarono di lacrime dalla paura. Per un istante desiderò che arrivasse qualcuno a salvarla, come era successo nel bosco...ma lei non aspettava Stefan, lei desiderava ardentemente che fosse Damon a salvarla. Una mano le impedì di urlare facendone uscire solo urletti soffocati da quelle dita pesanti.
<< L'ho presa Coraline, muoviti! >> incitò una voce maschile alle proprie spalle. Non la riconobbe, non era nessuno che lei conosceva, ma era certa che fosse un vampiro.
Coraline scattò verso Elizabeth mettendosi davanti a lei. Si accertò che non vi fosse nessuno lì intorno, e nessuno c'era. Si poteva dire fosse una delle strade meno popolate di Mystic Falls, soprattutto ad Halloween, eppure era la strada che portava alla dimora dei Salvatore.
<< Goditi la morte, Elizabeth. Assaggia il suo sapore ancora una volta. >> sussurrò Coraline sadica e poi puntò il pugnale verso il petto della ragazza.
Iniziò a dimenarsi maggiormente. Su quel pugnale c'era verbena, la verbena le faceva male. Afferrò le braccia dell'uomo e vi conficcò dentro le unghie tinte di rosso per la festa ma non riuscì a liberarsi in tempo. In un attimo sentì quel pugnale conficcarsi nel suo petto. Gli occhi si sgranarono, lo sentì infilzarsi nel cuore, lo sentì bloccarne il battito. E la verbena aumentò il dolore, non la uccise immediatamente. Sentiva il petto bruciare, sentiva le forze mancarle, sembrava prendere fuoco all'interno. Ma c'era qualcos'altro, c'era qualcosa di molto più forte, qualcosa che le strappò ogni singolo respiro, le fece essiccare gli organi interni e la pelle. Gli occhi si sbiadirono, la vista si offuscò, stava davvero morendo stavolta. Il colore acceso dei capelli perse il suo colorito e le labbra si incresparono. Morì davvero quella notte, morì la notte di Halloween.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


C'erano tre persone che camminavano. La festa era finita, era notte. Tarda notte. Tutti erano rincasati e davanti a quella casa precedentemente spenta i proprietari avevano trovato il cancello del loro giardino leggermente ammaccato, eppure non avevano trovate niente che potesse spiegare tale cambiamento. Matt e Stefan camminavano davanti, dai loro passi pesanti sembravano piuttosto irritati mentre Damon camminava poco più dietro di loro con passo svogliato ma svelto. Dava l'impressione di non essere minimamente interessato alla persona che stavano cercando.
<< Come hai potuto lasciarla andare via da sola? Di notte, poi! >> esclamò Stefan nervoso << Bonnie era furiosa con te! Ti avrebbe ucciso se solo io glielo avessi permesso! >> continuò Stefan verso Damon che sembrava ridacchiare alle parole del fratello.
Matt li ascoltava parlare ma si limitava a guardarsi intorno, si limitava a tenere d'occhio la zona per cercare di scovarla. Avevano trovato Elijah morto, a casa, ed Elena e Bonnie sono rimaste alla dimora dei Salvatore mentre i tre ragazzi si apprestavano a cercare Elizabeth. Damon era turbato nonostante non lo desse a vedere. Cosa stava combinando? Aveva trattato in quel modo Elizabeth, doveva odiarla per come lei aveva trattato lui ancora una volta ed invece...era preoccupato tanto quanto gli altri e ce l'aveva a morte con sé stesso. Matt accellerò il passo passando davanti ad una casa con il cancello del giardino ammaccato, ma non si soffermò su quel particolare. Stefan attraversò la strada percorrendo il marciapiede dall'altra parte della via mentre Damon rallentò standosene apparentemente tranquillo. Delle voci giunsero offuscate all'udito umano di Matt e lui accellerò maggiormente sino a correre verso un vicoletto buio al fianco di quella casa, un vicoletto chiuso dai bidoni della spazzatura ai lati. Si affacciò e c'erano due persone lì, due persone che sembravano spassarsela con quei baci continui e quelle risate, tanto che a lui parvero ubriachi. Eppure due piedi sbucavano da dietro uno dei bidoni, qualcuno se ne stava seduto al suolo senza muoversi di un millimetro, qualcuno la cui pelle sembrava rinsecchita e vecchia. Ma quei tacchi...quei tacchi erano di Elena. Matt sgranò gli occhi ed avanzò immediatamente lungo il vicoletto attirando l'attenzione dei due presenti. La ragazza dai capelli rossi lo guardò e sorrise sadica.
<< Abbiamo trovato anche la cena. >> sussurrò verso il compagno, cingendolo in un mezzo abbraccio.
Matt non si preoccupò dell'affermazione di Coraline, puntò direttamente a sorpassare il bidone noncurante dell'identità di quei due, era pronto a prenderli a pugni dato il loro stato, secondo lui ubriachi entrambi. Riuscì a vedere una testa china dai capelli di un rosso pallido, capelli secchi che cadevano ai lati di un volto chinato e nascosto ed un vestito sin troppo familiare.
<< Elizab...! >> non riuscì a terminare la frase che Coraline gli corse incontro in quella maniera innaturale e gli puntò una mano alla gola, spingendolo contro una parete ed azzannandolo ferocemente al collo.
Matt urlò afferrando i capelli della vampira poco prima che Stefan percorresse in due secondi tutto il vicoletto ed afferrasse Coraline per le spalle scaraventandola contro il suo compagno. Anche Damon arrivò ma si paralizzò qualche istante dopo: quella ragazza accasciata a terra, quella ragazza in cui non sentiva più vita, era sicuramente Elizabeth. Ma era...morta. Coraline si sollevò in piedi asciugandosi il sangue di Matt.
<< Che rottura trovarmi sempre voi due tra le palle. >> affermò, ridacchiando in maniera psicopatica.
Damon si sentì strano...sentì qualcosa di familiare. Sentì lo stesso dolore che aveva provato durante il rapimento di Katherine o durante la morte di Elena nel rito di Klaus. No, era qualcosa di più forte, di più amplificato. Il compagno di Coraline puntò a Matt mentre la rossa si ritrovò in un faccia a faccia con Stefan. Lui la scaraventava via, le ringhiava contro mostrandole i suoi pieni poteri mentre lei inciampava addirittura in quei tacchi, la contentezza della morte di Elizabeth le aveva dato alla testa. Matt afferrò il coperchio di uno dei bidoni e colpì pesantemente il vampiro facendolo barcollare poco più in là, ne approfittò per cercare qualcosa di appuntito col quale colpirlo ma si ritrovò di nuovo bersagliato ed in poco istanti si ritrovò al suolo. Nello stesso momento Coraline scappò via correndo dal vicoletto, abbandonando il suo compagno, e proprio in quell'istante Stefan corse di nuovo ad aiutare Matt che si proteggeva costantemente con quel coperchio. Afferrò per le spalle il compagno di Coraline e lo tirò su prima di infilargli una mano nel petto, da dietro, attraversando le ossa e la gabbia toracica con prepotenza, spezzò la colonna vertebrale del vampiro con tutta la sua forza ed in pochi attimi raggiunse il suo cuore estraendolo e privandogli della sua vita. Lo lasciò cadere al suolo distante da Matt mentre il corpo del vampiro diventava nient'altro che pelle essiccata e morta. Lasciò al suolo anche quel cuore e poi volse lo sguardo preoccupato verso Matt che non gli diede nemmeno il tempo di parlare, si tirò in piedi facendogli segno di occuparsi di Elizabeth. Fu il giocatore di football a lanciare un'occhiata a Damon paralizzato a fissare il corpo di Elizabeth. Riuscì a leggere la disperazione negli occhi del Salvatore mentre Stefan si avvicinò ad Elizabeth. La guardò, non sapeva come corportarsi, vide quel pugnale e lo sfiorò come se ne avesse timore. Guardò quel volto rinsecchito, lo sollevò per guardarlo e gli si raggelò il sangue nelle vene.
<< E'...morta...? >> bisbigliò Stefan incredulo, dispiaciuto, si sentiva male a guardarla.
Damon corse e lo spinse via in maniera sovrannaturale. Si accovacciò davanti ad Elizabeth e si portò un polso alla bocca, lo perforò coi canini e sollevò il viso morto della ragazza premendo il polso sanguinante contro quelle labbra increspate dal rossetto secco e consumato. Sembrava essere morta da tempo.
<< Forza Elizabeth, bevi. >> disse Damon, sembrava un ordine e sembrava quasi singhiozzare. Stefan lo guardava e così anche Matt che pensava a curarsi la ferita. << Tu non puoi morire, non ti ricordi? Non...Non puoi farlo. L'hai detto tante volte, hai detto sempre che tu non puoi morire. >> sussurrò ancora Damon.
Le sue ferite si curarono e lui si bucò di nuovo il polso coi denti facendone uscire altro sangue col quale sporcò le labbra immobili di Elizabeth. Fu nell'istante in cui si accorse che Elizabeth non accettava il suo sangue che sentì qualcosa di bagnato rigargli una guancia: aveva iniziato a piangere.
 
Stefan spalancò la porta della dimora dei Salvatore. Elijah se ne stava seduto sul divano cercando di riprendersi dalla morte precedente, Elena era in piedi mostrando la sua impazienza e Bonnie andava avanti ed indietro mostrando la sua furia. Damon entrò dalla porta di fretta ed Elijah si sollevò di scatto dal divano. Sgranò gli occhi vedendo quella testa penzolare da un braccio di Damon, quella mano morta non dare il minimo segno di vita. Rabbrividì e sentì improvvisamente un senso di disperazione.
<< Elizabeth... >> sussurrò guardando Damon che la portò sul divano e la distese delicatamente. Appoggiò la sua testa morta e coperta da capelli di un rosso sbiadito.
Bonnie si sentì mancare ed Elena aveva ormai ingoiato ogni parola, ogni pensiero, ogni respiro in quell'istante. Damon afferrò il pugnale dal petto di Elizabeth e lo estrasse lanciandolo al suolo. La guardò speranzoso per lunghi istanti, ma lei non si svegliò. Ringhiò silenziosamente e nel momento in cui Bonnie stava per attaccare verbalmente Damon, Elijah lo fece fisicamente. Lo afferrò per le spalle e lo scaraventò via facendolo sbattere con la schiena contro una parete. Ne fece cadere i quadri, si portò dietro un po' di baccano prima che Damon ritornasse al suolo. O per meglio dire, Elijah non gli diede il tempo di appoggiare i piedi sulla pavimentazione che gli corse contro e gli afferrò la gola, preso dalla rabbia.
<< Avresti dovuto tenerla d'occhio. >> ringhiò l'Originario sputando fuori tutta la sua collera.
Damon restò immobile, dentro sé sapeva di meritarsi una cosa simile.
<< Elijah, aspetta... >> disse Elena ma Bonnie la interruppe.
<< No, Elena! Se lo merita! Doveva tenerla d'occhio, gli era stato chiesto soltanto questo. Elizabeth DOVEVA ESSERE a quella festa! Doveva festeggiare, te ne rendi conto? Ed ora, ora lei è morta. L'ha impedito per mille anni e lui è riuscito ad ucciderla in pochi minuti! >> urlò Bonnie in un misto di disperazione e rabbia.
Elijah alimentava quella presa sulla gola di Damon bloccandone il respiro, gli ringhiava contro perdendo ogni goccia della sua eleganza, gli occhi iniettati di sangue desideravano la morte istantanea di Damon.
<< Io...non sono un baby-sitter. >> rispose Damon soffocato.
Elijah lo spinse con forza contro la parete sino a sfondarla all'impatto con la testa di Damon.
<< Io ti ucciderò Damon Salvatore! Ti ucciderò! >>  gli urlò Elijah furioso.
Stava per farlo davvero ma Stefan lo bloccò spostando violentemente Elijah da Damon.
<< Stefan, non costringermi a coinvolgerti in tutto questo. >> lo minacciò l'Originario, avrebbe ucciso anche lui se solo si fosse intromesso.
<< Non voglio costringerti a fare niente Elijah. Ma invece di stare qui a litigare dobbiamo trovare un modo per porre rimedio a questa situazione. Abbiamo provato il sangue di un vampiro e non si è svegliata... >> stava continuando, Stefan, ma Elijah lo interruppe.
<< Perché è morta, Stefan! Elizabeth è morta! >> urlò Elijah tradendo la sua disperazione.
Elizabeth era sempre stata come una sorella per lui, se ne prendeva cura più della sua stessa vita ed ora non riusciva a sopportare tutto questo. Bonnie si avvicinò ad Elizabeth e la guardò, la studiò. Elena la raggiunse guardandola col cuore in gola: vedere Elizabeth conciata in quel modo era tremendo perfino per lei e probabilmente riusciva a capire come si sentisse Elijah. Non riuscì a trattenersi e lasciò che le lacrime le scorressero dagli occhi, lanciando una fugace occhiata a Damon che se ne stava immobile contro la parete. Aveva perso ogni vitalità, anche Damon stava morendo insieme a lei.
 
Aprì gli occhi, sentiva una sorta di fitta alla testa come se qualcosa l'avesse colpita con forza. E qualcosa le stringeva il busto, non erano semplici vestiti. La vista era offuscata, si lamentava leggermente prima che qualcuno le si avvicinasse.
<< Signorina, state bene? >> domandò una voce, le era familiare.
Le tese una mano e le diede un aiuto per riportarsi in piedi, un aiuto che lei accettò senza preoccupazione. La vista iniziò a tornare sino a quando davanti a sé non ebbe la visione di una Mystic Falls antica, una palla per il football ai propri piedi ed un Damon dall'insuperabile bellezza stretto in abiti comodi ottocenteschi che la guardava. Quei capelli così sistemati, quel sorriso preoccupato, quella camicia e quelle bretelle che tenevano i pantaloni. Lo guardò per alcuni istanti e poi si sentì furiosa.
<< Bastardo! >> gli gridò lasciandogli immediatamente la mano e chiudendo una delle proprie a pugno, un pugno che colpì Damon con forza facendolo barcollare.
Il Salvatore restò perplesso e si tenne la guancia colpita per alcuni attimi, poi la guardò sconvolto.
<< Non mi aspettavo una reazione del genere. Vi ho chiesto scusa per avervi colpito con la palla. Vede, io e mio fratello siamo così maldestri. >> disse Damon imbarazzato.
Elizabeth lo guardò perplessa. Avrebbe voluto colpirlo ancora una volta ma quando scattò verso di lui inciampò in abiti troppo lunghi e si sentì soffocare dal corpetto che le stringeva il busto. Damon la afferrò al volo cingendola per le braccia e lei sgranò gli occhi imbarazzata, tirandosi indietro immediatamente.
<< Che...Che diamine sta succedendo? Dove siamo? >> domandò immediatamente lei portandosi una mano alla fronte.
Damon la guardava stranito.
<< Siamo a Mystic Falls, signorina. E vi abbiamo appena colpito con una palla... >> sussurrò Damon mentre la fissava preoccupato.
<< No, io ero morta. E... >> si paralizzò guardando Damon, si rese conto in pochi momenti di quel che stava accadendo << ...sto sognando. >> sussurrò.
Ma Damon non parve prenderla per pazza, le sorrise annuendo leggermente col capo. Lei rabbrividì, era bloccata da qualche parte...da sola, con Damon.
 
Bonnie strinse la mano di Jeremy e lo guardava concentrata ma supplichevole mentre Jeremy ricambiava il suo sguardo. Era sorto il sole, fuori la dimora dei Salvatore Mystic Falls si era nuovamente animata.
<< Ti prego Jeremy, impegnati. Era una strega, molto vecchia, dai capelli e la pelle scura. Si chiamava Eleonor. >> disse Bonnie a Jeremy.
Tutti guardavano il piccolo Gilbert. Si erano spostati portando Elizabeth nella sua camera, distesa nel suo letto coperta da quelle lenzuola. Damon era seduto su una sedia nei pressi, Elijah stava accovacciato nei pressi del letto mentre guardava Jeremy anch'egli speranzoso. Lui doveva mettersi in contatto con la strega Eleonor come aveva fatto con Anna o con Vicky, ma in quel momento si sentiva davvero sotto pressione.
<< Ci provo, Bonnie. Davvero, cerco di contattarla. >> le disse come volesse rassicurarla.
Socchiuse gli occhi, cercava di creare nella sua mente l'immagine di una donna dalla pelle scura, i capelli dello stesso colore e si ripeteva silenziosamente il nome Eleonor. Quando riaprì gli occhi, una donna dagli abiti vecchi e medievali, la pelle scura stava in piedi al centro della stanza a guardarlo, sembrava nervosa.
<< Eccola. >> sussurrò Jeremy guardandola e tutti volsero lo sguardo in quella direzione: la vedevano.
Restarono un po' allibiti, Elena che era la più vicina si spaventò a ritrovarsela improvvisamente davanti. Eleonor guardò Bonnie con un'espressione di rimprovero, poi guardò tutti ed infine si soffermò su Elizabeth distesa sul letto.
<< Crediamo sia morta. >> sussurrò Bonnie.
<< No, Bonnie Bennett, non lo è ancora. >> disse la strega attirando la curiosità di tutti.
<< In...che senso? >> domandò Bonnie titubante.
Tutti guardavano la vecchia strega attendendone una parola mentre lei continuava a fissarli uno ad uno.
<< E' come se fosse sospesa nel tempo, tra la vita e la morte. Come se fosse in coma. Non farà altro che sognare sino a sognare la sua morte e morire definitivamente. >> disse ancora Eleonor.
Tutti raggelarono ed Elena intervenì.
<< Come possiamo fare per aiutarla? Quanto tempo abbiamo prima che muoia? >> domandò Elena, tradendo il nervosismo e la paura che provava in quel momento.
<< Non lo so. Potrebbe essere molto tempo, o poco. >> rispose Eleonor ma prima che potesse andare avanti, Bonnie la interruppe.
<< Dimmi come devo fare l'incantesimo ed io la salverò. >> disse la strega Bennett, avanzando di un unico e deciso passo.
 
Camminava al fianco di Damon tranquillamente. Non gli era troppo vicino, era ancora arrabbiata con lui. Con entrambe le mani sorreggeva la lunga e larga gonna di quel rosa pallido del vestito che indossava facendo in modo che essa non le finisse sotto i piedi rischiando di farla cadere.
<< E' strano ritrovarmi di nuovo nel 1864. >> disse Elizabeth timidamente e Damon la guardò sorridendo.
<< Chissà cosa sarebbe accaduto se ci fossimo conosciuti in questo tempo. >> rispose il Salvatore.
<< Sicuramente non avremmo litigato. Non sei così stronzo in questo tempo. >> aggiunse lei ridacchiando divertita, anche Damon sorrise.
<< Non dovresti usare simili termini, rovinano la tua femminilità. >> rispose Damon ancora una volta.
Elizabeth lo guardò per lunghi istanti, silenziandosi. Si fermò lungo quel marciapiede vedendo sfrecciare sulla strada una carrozza trainata da alcuni cavalli.
<< E' strano. >> disse la rossa verso il Salvatore. << Questo è un sogno ma sembra così reale. >> ammise.
<< E' reale. >> rispose Damon.
<< Com'è possibile? >> domandò Elizabeth.
<< E' quello che devi capire. >> rispose Damon << Perché sei qui con me, Elizabeth? Ti avevano pugnalata ed ora sei qui. >> aggiunse Damon, come se la stesse aiutando eppure Elizabeth non sembrava capire.
Scosse il capo leggermente e le porse un braccio educatamente.
<< Vieni, continuiamo a camminare. >> disse Damon.
Elizabeth abbassò lo sguardo e gli si mise a braccetto riprendendo a camminare. L'aveva fatto con Elijah, a quel tempo. Aveva sognato di farlo con Stefan, eppure ora lo stava facendo con Damon. C'era Damon al suo fianco. Perché c'era Damon al suo fianco? Ma improvvisamente si sentì mancare, sentì una dolorosa fitta al petto e gemette portandosi la mano libera in quel punto.
<< Cosa c'è, Elizabeth? >> domandò Damon, soccorrendola.
<< Il petto...fa male... >> mugolò Elizabeth ma quando scostò la mano, essa era macchiata di sangue. Sangue che sporcava anche il suo abito.
Damon la guardò preoccupato e le carezzò leggermente il viso, dispiaciuto.
<< Non avrei dovuto lasciarti andare via, quella sera. >> sussurrò e lei lo guardò forzando un sorriso.
<< Lo stai pensando davvero in questo momento, anche fuori dal sogno? >> domandò Elizabeth.
Damon la guardò e poi annuì.
<< Non riesco a pensare ad altro. >> rispose il Salvatore.
Elizabeth lo guardò sorridendo e si riprese, ripulendosi il sangue contro il vestito. Il petto faceva male di un'intensità sempre minore rispetto a prima ed era un dolore sopportabile.
<< Continuiamo a camminare. >> disse Elizabeth rimettendosi a braccetto con lui.
Lo stringeva forte, voleva sentirlo al suo fianco perché, nonostante non ne comprendesse il motivo, sentiva che la sua vita stava iniziando ad andarsene.
 
Elijah spalancò la porta della dimora dei Salvatore correndo in maniera sovrannaturale sino al piano di sopra. Aprì la porta della camera di Elizabeth in cui Elena, Caroline, Jeremy e Bonnie vegliavano sul corpo morto di Elizabeth.
<< Ho un pugnale e quelle erbe che avevi chiesto, Bonnie. >> disse Elijah, mostrandole una borsa che si era portato dietro dalla dimora dei Mikaelson.
<< Stefan e Damon arriveranno presto con la verbena di Alaric. >> disse Elena.
Nemmeno terminò la frase che Stefan e Damon entrarono nella camera portando la verbena necessaria a quell'incantesimo. Stefan la diede a Bonnie che annuì verso Jeremy, chiedendogli senza parole di richiamare nuovamente la strega Eleonor.
 
Nello stesso momento Elizabeth camminava al fianco di Damon, nel 1864. Si carezzava il petto con una mano e si guardava intorno. Stava riflettendo, stava cercando di capire perché era lì con Damon e non con qualcun'altro.
<< Stai pensando? >> domandò Damon, guardandola.
Lei annuì.
<< Credo di aver capito. >> rispose Elizabeth e poi socchiuse gli occhi come se volesse riposarsi << Credo di aver capito il motivo per cui sono qui. >> aggiunse.
Damon non commentò, si limitò a guardarla mentre la seguiva in quella passeggiata che non sembrava avere una fine, né portava in loro alcuna stanchezza.
<< Avrei dovuto conoscerti in questo tempo, Damon. Io non ero qui per Stefan, vero? >> domandò Elizabeth verso Damon riaprendo gli occhi, ma il ragazzo non le rispose << Era come se già lo sapessi. Era come se sapessi che non era Stefan la persona che volevo, per questo non ho mai voluto avvicinarmi a lui col timore di venire respinta. >> disse e qui fermò il suo passo.
Un'altra fitta al petto, una fitta che stavolta le fece sputare sangue.
<< Hai troppo poco tempo, Elizabeth, non passarlo così. >> disse Damon.
<< No. >> rispose Elizabeth non un fil di voce << Ora che...ora che ho capito, voglio dirtelo. Non penso avrò mai più il coraggio di farlo e se morissi davvero adesso, voglio avertelo detto. >> aggiunse la rossa guardandolo, stringendo la mano del Salvatore.
 
Bonnie prese una mano di Elizabeth socchiudendo gli occhi. Eleonor stava dall'altro lato del letto e teneva l'altra mano di Elizabeth. Socchiuse anche lei gli occhi mentre la mano di Elijah tremava intorno a quel pugnale sporco di verbena ed erbe magiche. Vide il petto di Elizabeth sporco di sangue, del sangue che prima non c'era.
<< Sta morendo. >> sussurrò a sé stesso.
Nello stesso momento Eleonor e Bonnie iniziarono trasmettendo il loro potere da strega nel corpo di Elizabeth. Eleonor sentiva la vita della ragazza venir prosciugata via velocemente, stava morendo. Improvvisamente nella stanza cadde una tensione incredibile: l'aria sembrava più pesante, la forza della magia di quelle due streghe poteva essere palpata nell'aria circostante. Damon guardava seriamente la scena, concentrato, Jeremy era non troppo lontano da Bonnie per aiutarla eventualmente le serviva aiuto. Alcuni oggetti nella stanza iniziarono a spostarsi, Elena si strinse a Stefan mentre assistevano a quella scena ed infine tutta la stanza sussultò e le due streghe si interruppero. Bonnie riaprì gli occhi asciugandosi il sangue che colava dal naso e Jeremy le sussurrò di riposarsi. Lei annuì ed Eleonor fece segno ad Elijah di colpire Elizabeth. L'Originario sembrò leggermente titubante, ma poi la colpì penetrandole il petto con quel pugnale.
 
Elizabeth improvvisamente sentì il petto bruciare. Ringhiò di dolore e si aggrappò a Damon che la sorreggeva.
<< Ti stanno riportando indietro, Elizabeth. >> disse Damon, come volesse invogliarla a parlare in fretta se proprio voleva farlo.
<< Lo...Lo sento. Fa male. E' verbena, stanno usando la verbena! >> disse, mantenendosi il petto. Lo sentì squarciarsi come se fosse stata pugnalata una seconda volta. << Damon. >> lo chiamò, guardandolo sofferente << Mi dispiace averti colpito in quel modo. Ma...Ma...Era fastidioso vederti con lei, era quello il punto. Avevi ragione, non era Coraline il mio problema ma eri tu. >> continuava a dire, velocemente.
Ancora una volta si sentì male, gemette accasciandosi al suolo e sputò sangue. Damon si accovacciò davanti a lei e la guardava preoccupato.
<< Se ti avessi conosciuto nel 1864... >> sussurrò Elizabeth, sorridendo. Socchiuse gli occhi, si sentiva debole. Nonostante le stessero ridando la vita, in quel tempo è come se la stesse perdendo << ...Io...Credo di essermi davvero innamorata stavolta e mi sono innamorata di te, Damon. >> aggiunse, finalmente.
Si sentì libera da un grosso peso ma prima che potesse rendersene conto, Damon la abbracciò. La strinse con dolcezza e la sentiva ansimare dolorante tra le sue braccia. Il dolore sembrò scemare quando si ritrovò stretta dal Salvatore. Damon, nella stanza di Elizabeth nella dimora dei Salvatore, avvertì una sorta di emozione in quell'istante, come se la stesse abbracciando sul serio. Ne restò perplesso.
Ma Elizabeth non poté godersi ancora quel piacere, si sentì di dover chiudere gli occhi ed improvvisamente sparì dalle sue braccia. Sgranò gli occhi sul letto della propria stanza, i capelli avevano ripreso il loro colorito e così anche la pelle. Il cuore aveva ripreso a pulsare sangue nelle vene e lei si portò seduta al centro del letto cercando aria per riempire i propri polmoni. Elijah scostò le mani e lei iniziò ad estrarre prepotentemente il pugnale dal petto, ringhiando dal dolore che le procurava la verbena. Tutti la guardavano, tutti erano contenti dentro loro e Damon si carezzava il petto come se l'avesse sentita tra le sue braccia qualche istante prima.
<< Elizabeth. >> sussurrò Elijah mostrando tutta la sua preoccupazione ed Elizabeth lo guardò e sorrise.
Lui la abbracciò delicatamente e lei fece altrettanto: era bello sentirsi di nuovo viva. Eleonor sparì e Bonnie attese la fine dell'abbraccio tra loro due per abbracciare anche lei Elizabeth, insieme ad Elena che aveva gli occhi lucidi per la commozione.
<< Quando la smetterai di farci preoccupare? >> le domandò la Gilbert guardandola.
Elizabeth sorrise. Jeremy sorrideva contento e così anche Stefan che si avvicinò al letto di qualche passo. Damon restò al suo posto, sentiva come se sapesse che Elizabeth gli avrebbe rinfacciato ancora una volta quanto successo, sentiva che lei l'avrebbe odiato. Di tanto in tanto sentiva quel suo sguardo puntare su di sé, la sentiva guardarlo con insistenza. Quando ormai tutti avevano smesso di preoccuparsi e di starle incollati addosso lei si portò in piedi. All'inizio sembrò barcollare come se non avesse usato quei piedi per un'eternità. Guardò Damon ricambiandone lo sguardo. Lui lo abbassò poco dopo ed ormai tutti si aspettavano una sfuriata da parte della rossa. Lei avanzò verso di lui con passi decisi e quando gli fu vicino Damon la guardò.
<< Fallo. Ti farà stare meglio. Tanto sai che mi risveglierò di nuovo. Uccidimi, Elizabeth, ti sentirai soddisfatta. >> disse lui senza preoccuparsi di avere lo sguardo di tutti su di sé.
Lei lo guardò seria, poi gli sorrise.
<< Sei davvero stupido, Damon Salvatore. >> gli sussurrò e sotto lo stupore di tutti, Elizabeth lo abbracciò con dolcezza.
Perfino Damon ne restò perplesso, perfino lui che non esitò a ricambiare quell'abbraccio pieno di sentimento. La strinse a sé preoccupandosi di farle del male con quei tocchi e lei gli si aggrappava addosso. Socchiuse gli occhi godendosi quel momento, un momento che aveva interrotto nel 1864 dei suoi sogni, con lui. Era uno strazio sapere che Damon non ricordava, ma doveva accettarlo fino a quando non le fosse venuto di nuovo il coraggio di dirglielo.
 
Quella figura snella avanzava lungo le strade buie di Mystic Falls, era stretta in abiti aderenti ed in pelle a risaltare ogni forma femminile avesse il suo corpo. I capelli rossi e corti erano sciolti e camminava con passo elegante alla ricerca di uno scopo in quella cittadina dopo aver ucciso Elizabeth. Doveva andarsene da lì, quella cittadina non aveva niente d'attraente. O almeno, lo pensò fino al momento in cui Damon sbucò da un vicoletto: Damon si che era attraente. Coraline si paralizzò ma vide il sorriso del Salvatore.
<< Coraline. >> sussurrò Damon << Perché sei improvvisamente sparita l'altra sera? >> domandò il Salvatore, allargando le braccia platealmente.
<< Beh, avevo paura voleste uccidermi. >> disse Coraline accennando un sorrisino provocante.
Damon le sorrise e scosse il capo.
<< Io non l'avrei fatto. >> disse lui.
<< Ho ucciso Elizabeth. >> rispose immediatamente Coraline, come se volesse capire se lui se n'era accorto o meno.
<< Già. In effetti iniziava a diventare pesante come cosa. Mi dispiace, le volevo bene ma tu...Coraline, hai tutto quello che può soddisfarmi. >> disse Damon.
Coraline abbassò immediatamente la guardia al sentire quelle parole e gli sorrise.
<< Un bel corpo, una grandissima grinta, sai anche baciare bene. >> disse Damon avvicinandosi a lei.
La raggiuse e le carezzò il volto guardandola provocatorio.
<< Oh, Damon Salvatore, stai cercando di confondermi? Non sapevo odiassi così tanto Elizabeth. >> disse Coraline spingendosi contro di lui.
Damon la strinse, la guardò per lunghi istanti.
<< Infatti Coraline, non la odiavo. >> rispose Damon.
Nello stesso momento qualcuno, alle spalle di Coraline, tirò fuori un coltello, di quelli grandi da cucina, e lo infilzò dietro la schiena della ragazza, senza ucciderla. Coraline sgranò gli occhi al sentire quella fitta e Damon mollò ogni presa su di lei. Delle mani femminili la afferrarono per le spalle mentre tenevano quel coltello piantato nella sua schiena.
<< Coraline, Coraline, Coraline. Cosa avevi detto? Che mi avresti uccisa? >> domandò Elizabeth cantilenando in maniera sadica, cattiva.
<< Elisabetta. >> sussurrò Caroline.
Cercava di dimenarsi ma non ci riusciva, evidentemente aveva colpito un punto del corpo davvero doloroso e con quella forza le aveva mandato in frantumi la colonna vertebrale.
<< Sarò buona con te. Farò in modo che tu soffra la metà di quanto ho sofferto io. >> disse Elizabeth.
Damon la guardava, sorrideva nonostante non l'avesse mai vista così...malvagia. Coraline scosse il capo ed Elizabeth piantò ulteriormente il coltello nella sua schiena prima che i suoi occhi si iniettassero di sangue e quei canini si mostrassero senza pudore.
<< No...Lasciami... >> sussurrò Caroline, ma non bastò.
<< Urla, Coraline, implorami di non ucciderti. >> sussurrò al suo orecchio Elizabeth, la stava soggiogando.
Subito dopo piantò i suoi canini nel collo di Coraline prendendone violentemente il sangue. Coraline urlava, la implorava di smetterla ma Elizabeth non faceva altro che andare avanti sino a prosciugarla, molto lentamente. La lasciò cadere al suolo estraendo il coltello, si chinò e la voltò conficcandogli il coltello nel cuore. Damon la guardò e lei si avvicinò osservando quelle labbra dalle quali colava ancora del sangue, con tutta la violenza con la quale l'aveva preso, e lei gli andò incontro. Non lo disse, ma Elizabeth era tremendamente bella anche sporca di sangue.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


<< Alaric, adesso come ti senti? >> domandò Elena sporgendosi dal sedile anteriore dell'auto di Stefan per guardare Alaric seduto al centro di quelli posteriori.
Alaric annuì debolmente scoprendosi gli occhi dalla mano che teneva sulla fronte e sorrise alla Gilbert.
<< Ti ho detto che non era niente di che, Elena. Non c'era nemmeno bisogno che chiamassi Stefan per un passaggio fino a casa. >> sussurrò Alaric in risposta.
Stefan, che era al volante, lo guardò attraverso il retrovisore in alto e gli sorrise educato.
<< Mi sa che hai bevuto un po' troppo. Dovresti imparare a contenerti. >> disse Elena sorridendogli divertita ed al contempo premurosa.
Anche Alaric le sorrise vedendola rimettersi a sedere in maniera composta. Erano passati diversi giorni dalla festa di Halloween. All'esterno Mystic Falls era stata invasa dal freddo e non era raro assistere a tempeste di neve che tenevano le persone rinchiuse in casa. La notte, tra l'altro, sembrava più cupa del solito ed in questo contesto Elena non poteva lasciare che Alaric tornasse a casa da solo, soprattutto a piedi e mezzo ubriaco.
<< Toglimi una curiosità, Alaric. Quel ragazzo con cui parlavi prima, è nella nostra stessa scuola giusto? >> domandò Elena, senza guardarlo.
<< Si chiama Joseph. E si, è nella nostra stessa scuola. E' un mio studente, davvero molto bravo oserei dire. >> rispose Alaric, tranquillo.
<< Mi pare di averlo visto alla festa di Halloween. Ballava con Elizabeth. >> intervenì Stefan.
Alaric annuì.
<< Già, ballava con Elizabeth. Senti Stefan... >> iniziò a dire il professore di storia, appoggiando una mano sulla borsa che aveva al suo fianco << ...Non ti stanchi mai di vivere per sempre? >> domandò.
Sia Elena che Stefan restarono allibiti ma solo Elena poté voltarsi.
<< Cosa stai dicendo? >> domandò la Gilbert allungando una mano verso il viso di Alaric, ma lui gliela scostò prima che potesse toccarlo.
<< Sto dicendo che, prima o poi tutti devono morire, non pensi? >> aggiunse Alaric.
Stefan guardò Elena e lei fece lo stesso scuotendo il capo confusa.
<< Quanto ha bevuto? >> domandò Stefan concentrandosi sulla strada, consapevole di quanto Elena fosse ancora spaventata dalle auto.
<< Molto, credo. >> sibilò Elena.
E nel frattempo Alaric infilò la sua mano nella borsa, di nascosto, estraendo un paletto con la stessa accurata attenzione; non voleva farsi sentire né vedere.
<< Non preoccuparti Alaric, adesso ti accompagno a casa. >> commentò Stefan puntando lo sguardo verso la strada.
L'auto sfrecciò veloce sul ponte di cui Elena aveva un brutto ricordo, lo oltrepassò con cautela. Alaric strinse il paletto in una mano, caricò un colpo e velocemente spinse quel paletto robusto contro lo schienale del sedile di Stefan, perforandolo. Il vampiro lo sentì, Elena sentì lo strappo del tessuto del sedile e si voltò di scatto. L'auto sfrecciò a destra, a sinistra sotto i comandi di Stefan. Elena gridò vedendo l'espressione sofferente che disegnò il volto del ragazzo e si sforzò di aggrapparsi all'interno dell'auto tendendo una mano verso Alaric che non si preoccupava delle curve che il veicolo prendeva, spinse maggiormente il paletto dietro la schiena di Stefan.
<< Elena! >> urlò Stefan stringendo i denti.
In pochi secondi sentì il paletto colpirgli il cuore e Stefan sgranò gli occhi, la sua pelle iniziò ad essiccarsi ed il corpo si irrigidì. Elena non ebbe il tempo di gridare ancora o iniziare a piangere, non ebbe il tempo di allontanare Alaric che l'auto sobbalzò, rotolò su sé stessa e tutto divenne buio.
 
Era seduta al tavolo del salone della dimora dei Salvatore. Davanti a lei un piccolo quadernino ed una penna erano pronti per essere utilizzati. Si passava una mano tra i capelli rossi grattandosi il capo, come se stesse riflettendo. Incrociava e muoveva le gambe nervosamente sotto il tavolo mentre fissava i fogli bianchi del quaderno. Damon passò di lì e la vide, incuriosendosi. Si avvicinò di pochi passi al tavolo riabbottonandosi quella camicia nera con una certa calma.
<< Che stai combinando? >> le domandò incuriosito.
Elizabeth sollevò lo sguardo e lo fissò per alcuni istanti.
<< E' una cosa assurda, Damon! >> esclamò lei, incredula, attirando maggiormente la curiosità di Damon << Ho mille anni e non ho assolutamente niente da scrivere! >> aggiunse allargando le braccia.
Damon restò perplesso ma allo stesso tempo sembrava divertito dal comportamento della rossa.
<< Su cosa non sai cosa scrivere? >> domandò ancora una volta Damon, sorridendole.
<< Un diario. Ce l'ha Stefan, ce l'ha Elena, anche Caroline mi ha detto di averne uno. Quindi ho pensato di scriverne uno anch'io ma proprio non mi viene in mente niente da scrivere. >> aggiunse la ragazza.
Damon le si avvicinò ridacchiando, non preoccupandosi di quanto la cosa la facesse innervosire. Superò il tavolo e l'affiancò sporgendosi su di lei. Elizabeth non poté non notare come ogni movimento di Damon la provocasse, la spingesse a guardarlo con insistenza. Quando sentì il suo profumo farsi inevitabilmente così vicino rabbrividì e maggiormente lo fece quando sentì le braccia di Damon sfiorare volontariamente il proprio corpo. Abbassò lo sguardo sul foglio nascondendo una leggera tensione e cinse la penna con più decisione. Damon la guardò e sorrise.
<< Vediamo, cosa potresti scrivere. >> sussurrò Damon.
Eppure il suo sguardo si posò su quel collo liscio e pallido della ragazza, scoperto dai capelli rossi. Ne rimase attratto. Si sentiva come se riuscisse a vedere al di sotto di quella pelle le vene piene di sangue denso e dolce. Non s'accorse di quelle labbra che si schiusero e quei canini le cui punte s'intravedevano appena spuntare dalla bocca. Era astinenza? Da quanto tempo non beveva il sangue di Elizabeth? Riusciva a sentire il sapore nella sua bocca, mosse la lingua per coglierne immaginarie gocce insaporire il palato.
<< Non ho mai chiesto il tuo aiuto. >> rispose Elizabeth, distogliendo in parte l'attenzione di Damon che venne riportato alla realtà.
Lo sentì scostarsi e lei si rilassò quanto bastava per riprendere a respirare regolarmente. Mai nessun uomo le aveva portato simili sensazioni e l'essere un vampiro la rendeva maggiormente vulnerabile, le permetteva di coglierne ogni minima emozione in ogni centimetro di pelle. Sollevò lo sguardo per guardare Damon restando un po' sorpresa dagli occhi cupi di Damon che volevano iniettarsi di sangue. Da tempo, quel Salvatore, non coglieva l'insopportabile sensazione del desiderio incontrollabile.
<< Posso darti io qualcosa da scrivere. >> sussurrò Damon, fissandola.
<< Hai fame. >> affermò Elizabeth, ma più che esserne consapevole ne era sconvolta.
Aveva dato il suo sangue a Damon molte volte, l'aveva dato anche a Stefan, eppure ogni volta sembrava essere qualcosa di inspiegabilmente spaventoso. Damon non le rispose, le prese delicatamente un braccio e la sollevò velocemente in piedi spingendosela contro. La fissava con quegli occhi di un azzurro scuro misto allo spettrale buio che racchiudevano gli occhi di un vampiro. Ad Elizabeth scappò la penna dalle mani, o meglio, fu involontariamente lei a farla ricadere su quel tavolo. Attendeva che lui si fermasse, sperava che lui lo facesse sebbene non volesse in alcun modo negargli il proprio sangue. Damon sollevò anche l'altra mano prendendola per una spalla e la spinse velocemente contro un muro. Era la velocità dei vampiri ma la fece impattare con la schiena contro la parete con la stessa delicatezza con la quale la teneva. La guardò, lei non sembrava opporre resistenza, non riusciva a farlo. Non contro Damon. Si limitava a guardarlo stringendogli il polso di una mano.
<< Mi sento come se stessi per impazzire. >> sussurrò Damon, ringhiando.
<< E' normale. >> disse Elizabeth, sebbene non ne fosse sicura.
Lui accolse quella risposta come una risposta positiva a quella domanda che non aveva fatto a parole, ma col solo sguardo: posso bere il tuo sangue? Lei deglutì, sentiva il cuore battere più forte nel petto ed inevitabilmente Damon sentiva molto più sangue venir trasmesso alle vene tramite le pulsazioni del cuore di lei. Abbassò il viso verso il collo della ragazza, la invogliò a sollevare il mento e lei lo fece. Sentiva il respiro di Damon accarezzare morbidamente il proprio collo. Sentì quelle labbra sfiorarlo più e più volte. Quando l'avrebbe morsa? Damon riusciva a cogliere i brividi che scorrevano funesti sotto la pelle della ragazza, avrebbe voluto coglierli per assaggiare la verità di quelle sensazioni che lei provava. Quel desiderio, quelle sensazioni che lui stesso stava provando furono così improvvise da non rendersi conto di quello che faceva. Quando spalancò la bocca ringhiando sotto la comparsa di quei lunghi canini e quegli occhi che fissavano il collo di Elizabeth più di qualsiasi altra cosa, qualcosa vibrò nella tasca di Damon. Tutto si bloccò ed Elizabeth riaprì gli occhi facendoli perdere nell'oscurità dei capelli di Damon di cui sentiva l'odore proprio sotto il naso.
<< Il tuo telefono. >> sussurrò, ma Damon non sembrava volersi spostare nonostante si fosse fermato.
Lei sollevò una mano e lo scostò debolmente, riusciva a sentire quanto Damon fosse contrario a rispondere ad una telefonata invece di nutrirsi. Lei lo spostò con più forza ed alla fine Damon accettò, infilando velocemente una mano in una tasca e tirò fuori quel cellulare, senza nemmeno guardare chi fosse a chiamarlo.
<< Spero tu abbia un valido motivo per disturbarmi in questo momento. >> ringhiò innervosito.
Elizabeth lo guardò carezzandosi il collo. Involontariamente riusciva a sentire i rumori provenienti dall'altro capo del telefono, rumori provenienti dalla zona in cui si trovava la persona che stava chiamando: qualcuno sembrava singhiozzare, piangere.
<< Damon! E' morto...ti prego Damon corri, non so cosa fare! >> singhiozzò.
<< Elena... >> sussurrò Damon << Aspetta, Elena. Dove ti trovi? Corro subito da te, non muoverti! >> esclamò Damon.
Elizabeth sembrò perplessa. Quando Damon riagganciò, non servì alcun invito. Senza nemmeno pensarci due volte, entrambi si avviarono di corsa verso l'uscita della casa. Elena aveva assolutamente bisogno di aiuto.
 
Una gocciolina di sangue scuro colava dalle labbra di Elena, ma non era il suo sangue. Gli occhi arrossati dal pianto non cessavano di far colare continue lacrime che bagnavano incessantemente quel viso pallido della Gilbert. I capelli erano disordinati, le mani raccoglievano la testa di Stefan ed era accanto a lui che Elena si era fermata, sul fianco della strada. Una delle quattro ruote dell'auto capovolta aveva cessato di girare da un paio di minuti, era una bella macchina prima di finire in una situazione del genere.
<< Quell'uomo. Sta bene. >> disse una voce verso Elena.
La Gilbert alzò lo sguardo verso quella ragazza, la guardava con un'espressione disperata.
<< Ne sei sicura? >> singhiozzò, tirando su col naso << Perché ha fatto una cosa del genere? >> domandò Elena, piangendo.
La ragazza la guardò, non sapeva cosa risponderle poiché ignorava il motivo del comportamento di Alaric.
<< Non so dirtelo. >> rispose, poi sollevò lo sguardo improvvisamente guardando verso l'infinita oscurità della strada, in quella notte.
Un'auto sfrecciava velocemente sulla strada, ad un certo punto la ragazza riuscì ad intravederne le luci, riuscì a sentirne i ruggiti del motore ancor prima che potesse farlo Elena. L'auto si avvicinò rallentando sino a fermarsi ed Elena volse lo sguardo in quella direzione, abbagliata dalla luce. Le portiere ai lati dell'auto si aprirono di scatto e da essa sbucarono fuori un Damon in camicia nera e pantaloni scuri, dallo sguardo preoccupato, ed una Elizabeth con una canotta e dei pantaloni corti - il suo solito pigiama. Non avevano avuto il tempo di prepararsi, ovviamente. Damon lasciò la portiera dell'auto aperta incrociando una figura in più, ma conosciuta. Ma non ebbe il tempo di dirle altro che s'accorse di Stefan, disteso tra le braccia di Elena, morto.
<< Stefan! >> esclamò Damon.
Si sentì inevitabilmente crollare il mondo addosso nel momento in cui si avvicinò al cadavere del fratello adagiato tra le braccia della ragazza che amava. Lo sfiorava con quelle mani, non aveva la più pallida idea di cosa fare, si sentiva disperato, avrebbe voluto piangere. Elizabeth richiuse la portiera dell'auto, incrociò quella figura per lei nuova e la guardò. Allo stesso tempo notò Alaric disteso al suolo non molto distante da loro, svenuto ed infine vide Stefan. Sgranò gli occhi, le si raggelò il sangue nelle vene.
<< Era già morto quando li ho trovati. >> intervenì la ragazza nuova ed Elena guardò Damon.
Il Salvatore sembrò domandare cosa fosse accaduto, senza nemmeno porgere quella domanda.
<< E' stato Alaric. Non so cosa gli sia successo...l'ha...l'ha ucciso, Damon. Alaric ha ucciso Stefan. >> pianse ancora Elena, stringendo i denti.
Elizabeth si spostò dall'auto ed avanzò verso di loro gelando dal freddo che sentiva.
<< Posso salvarlo. >> disse Elizabeth, avvicinandosi a Stefan.
Elena si spostò e lei si mise al posto della Gilbert. La vide stringersi nelle spalle mentre si accovacciava velocemente al fianco di Stefan e quella strana ragazza giunta dal nulla si avvicinò ad Elena come volesse rassicurarla. Vide le mani di Elizabeth avvicinarsi all'estremità acuminata del paletto che sbucava dal petto di Stefan, la vide titubante e Damon afferrò quello che lei avrebbe voluto fare. Sollevò Stefan, si fece aiutare da quelle gelide mani della rossa e poi sfilò fuori il paletto dal petto morto di Stefan, lasciarlo lì sarebbe stato inutile. Elizabeth guardò Damon. Si perse nei suoi occhi per pochi istanti, il tempo di riuscire a leggere la disperazione, la tristezza, il dolore che il vampiro provava in quell'istante. Nel frattempo si avvicinò un polso alle labbra, gli occhi si iniettarono di sangue ed i canini perforarono la propria stessa pelle, quella di Elizabeth, facendone colare del sangue. Portò il polso nei pressi delle labbra di Stefan, fece segno a Damon di aprirgliele e quelle goccioline rosse caddero direttamente all'interno della bocca di Stefan. Damon non poté non notare l'espressione concentrata di Elizabeth, la vide compiere diverse smorfie di dolore mentre armeggiava con la sua stessa ferita per permettere al sangue di scendere senza problemi, la vedeva tremare ed infine la vide riprendere fiato e scostare la mano, stringendosi nelle braccia.
<< Si riprenderà. >> sussurrò Elizabeth, un po' a tutti.
L'altra ragazza, al fianco di Elena, la guardò insistente.
<< Ma allora tu sei...Lei... >> sussurrò verso la rossa.
Elizabeth volse lo sguardo verso di lei mentre cercava di non avvertire il freddo, si incuriosì al sentire le sue parole.
<< Lei? >> domandò la rossa ed Elena si scostò da lei, guardandola.
<< Cosa sai di lei, Chloe? >> domandò Damon, riportandosi in piedi.
<< Quello che dicono gli altri vampiri. Che il suo sangue ci rinforza, che siamo il suo cibo, che è la preferita delle streghe e che è in grado di riportare in vita un vampiro ancora una volta. >> rispose Chloe, guardandoli tutti.
Elizabeth guardò Damon nonostante restasse accovacciata al fianco di Stefan, pronta ad accoglierlo al suo risveglio.
<< Chi è lei, Damon? >> domandò la rossa tradendo un pizzico di scortesia.
Damon alternò lo sguardo tra Chloe ed Elizabeth ed infine si soffermò sulla ragazza al fianco del fratellino.
<< E' una mia vecchia conoscenza. Aveva detto che sarebbe passata a trovarmi... >> stava dicendo Damon, ma non terminò perché Chloe intervenì.
<< ...Ed ho scelto il momento peggiore per arrivare, credo. >> disse, senza divertimento.
Elena scosse il capo mentre stringeva al petto le sue mani, ancora sconvolta, ancora col viso bagnato dal suo stesso pianto.
<< Ci hai salvati. >> commentò di rimando la Gilbert.
Chloe la guardò, poi guardò Damon e gli sorrise leggermente. Elizabeth li notò ed infine andò a guardare Elena.
<< Aiutami a mettere Stefan in auto, è inutile aspettare qui che si risvegli. >> disse ed Elena le si avvicinò senza attendere.
Elizabeth era dotata di una certa forza, pari a quella di un vampiro se non più forte, pertanto non fu difficile nemmeno per Elena trasportare Stefan verso l'auto ed accomodarlo sui sedili posteriori. L'altra auto era inutilizzabile, avrebbero dovuto stringersi in quella che avevano portato Elizabeth e Damon. Damon si preoccupò di raccogliere Alaric, ancora svenuto. Era il suo migliore amico, non poteva lasciarlo giacere lì nemmeno sapendo che era stato lui ad uccidere Stefan. Si strinsero nell'auto con i due corpi svenuti e Chloe, e ritornarono alla dimora dei Salvatore. Alaric si risvegliò sul divano nel salone di quella grande casa, si guardò intorno spaesato con una leggera ferita sulla fronte e si sollevò seduto quando s'accorse che Damon era lì, nella sala, a fissarlo con un sorriso sarcastico.
<< Finalmente ti sei svegliato. >> sussurrò il Salvatore.
<< Oh mio Dio, cos'è successo? >> domandò retoricamente Alaric, riportandosi in piedi << Dov'è Stefan? >> domandò.
<< Allora te lo ricordi? >> chiese Damon posando sul tavolino vicino il bicchiere ormai vuoto dal suo bourbon, era stato a guardarlo per tutto il tempo bevendosene in quantità.
<< Damon...Tu non sai quanto mi dispiace. Ma...non ero io in quel momento! >> affermò Alaric riportandosi faticosamente in piedi << Dov'è? >> domandò ancora una volta.
Damon sembrò esitante, non sapeva come si sarebbe comportato Alaric ritrovandosi di nuovo davanti a Stefan ed inoltre lo stesso Stefan non si era ancora svegliato. Di sopra, nella camera di Stefan, Elena era seduta al fianco del letto guardando attentamente la pelle del ragazzo riprendere ad essere sempre più liscia, sempre più viva. Sollevò una mano per carezzargli delicatamente il viso mentre Chloe la guardava. Si sentiva tesa a stare in quella casa in un momento del genere, eppure sapeva di non poterli abbandonare ora che si era tirata in ballo offrendo il suo sangue ad Elena per farla riprendere. Damon aprì la porta della stanza attirando l'attenzione di Elena e di Chloe che erano al suo interno le quali sollevarono lo sguardo verso di lui. Alaric seguì Damon verso l'interno e si bloccò alla soglia notando Stefan non ancora sveglio.
<< Si riprenderà? >> domandò Alaric ed Elena strinse le labbra annuendo.
Lanciò una fugace occhiata a quella ragazza che non conosceva ma non ci si soffermò, sentiva un senso di colpa crescere dentro di lui con forza sapendo di aver ucciso Stefan e di aver rischiato che sia lui che Elena morissero in un incidente con l'auto.
<< Elena...Mi dispiace... >> sussurrò Alaric.
Elena lo guardò, cercava di contenersi ma i suoi occhi si riempirono di lacrime ancora una volta, cercava di contenere la rabbia eppure non riusciva a farlo.
<< Perché l'hai fatto? >> domandò Elena, lasciandosi scappare una lacrima.
Alaric abbassò gli occhi, non sapeva cosa risponderle ma capiva perfettamente cosa provava Elena.
<< Non lo so, Elena. Se fossi stato in me non l'avrei mai fatto, non potrei mai fare del male a Stefan. >>  le rispose, avanzando di pochi passi verso l'interno.
Damon si scostò verso Chloe che s'alzò dalla sua sedia e si avvicinò a lui. Non gli diede il tempo di avvicinarsi ad Elena che lei lo afferrò con delicatezza e lo trascinò verso l'esterno. Socchiuse la porta ora che si trovavano nel corridoio.
<< Dov'è Elizabeth? >> domandò Damon, guardandola.
<< Mi sembra abbia detto che aveva bisogno di una doccia. >> rispose frettolosamente Chloe, poi scosse il capo << Damon, so di essere venuta nel momento sbagliato ma... >> si fermò, non sapendo cosa dire.
Damon la guardò per lunghi istanti, poi sorrise.
<< Se hai intenzione di restare qui, dovrai abituarti. Siamo un po' scossi per qualche tempo, poi ci calmiamo e siamo contenti per alcuni giorni, infine qualcosa ci sconvolge di nuovo. Siamo a Mystic Falls, dopotutto. >> rispose Damon e Chloe gli sorrise << Sono felice che tu sia qui, Chloe. >> aggiunse e lei non esitò ad abbracciarlo.
All'interno della stanza Alaric guardava Elena e Stefan, Stefan iniziò a dare segni di vita prima di alzare di scatto la testa e prendere una lunga boccata d'aria. Aveva bisogno di riempire i suoi polmoni. Elena sobbalzò.
<< Stefan! >> esclamò contenta.
Damon aprì di scatto la porta vedendo il fratello che si portava seduto sul letto e si toccava il petto con una sola mano. Guardò Alaric mentre respirava pesantemente.
<< Mi dispiace, Stefan. >> sussurrò il professore di storia.
Stefan lo fissò, sembrava concentrato su altro.
<< Ehi fratellino, stai bene? >> domandò Damon, avvicinandosi al letto di qualche passo.
Elena gli prese una mano, gliela carezzava e Stefan ricambiava in parte: sembrava tremare. Si leccò le labbra un paio di volte ed Elena lo guardò.
<< Stefan, come ti senti? >> chiese ancora, sembrava scosso.
Stefan annuì leggermente in risposta a quelle domande e nello stesso momento la porta della camera si aprì di nuovo, definitivamente. Un accappatoio bianco avvolgeva morbidamente il minuto corpo di Elizabeth, i capelli li aveva raccolti dietro la testa per comodità. Entrò nella camera e guardò Stefan, sorridendo.
<< Si è svegliato finalmente. >> mormorò.
Stefan la guardò, scostò la mano dalla mano di Elena. In pochi secondi gli occhi del vampiro si iniettarono di sangue ed in un unico ringhio feroce annunciò la sua fame, spalancando la bocca a mostrare quei due artigli che aveva al posto dei denti. Scattò dal letto con la velocità dei vampiri ed afferrò Elizabeth prima che gli altri potessero rendersene conto, cogliendoli impreparati. In un attimo Elizabeth si ritrovò le mani di Stefan a cingerla con forza, violenza, senza la minima delicatezza ed infine i canini del ragazzo le perforarono il collo, ancora una volta.

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Angolo dell'autrice:
E va bene, è saltato fuori un altro personaggio, lo so x°D
Ma nella mia testa questa fanfiction durerà ancora per mooolto!
Ho cercato di non dare molti indizi su alcuni comportamenti
dei personaggi, come per esempio quello di Alaric e con questo
spero vivamente di avervi quantomeno incuriositi a leggere
il prossimo capitolo! Ovviamente mi piacerebbe leggere
qualche vostro commento. :3 Al prossimo capitolo!

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Tutto accadde velocemente, troppo veloce affinché qualcuno riuscisse a fermare la situazione ancor prima che iniziasse. Il dolore lancinante che provò la rossa quando si ritrovò i denti di Stefan nel collo la portarono ad urlare dolorosamente. Per quanto cercasse di spingerlo via con tutta la forza che aveva in corpo, il minimo movimento che Stefan faceva con quei canini ficcati nella propria carne la costringevano a soffrire di più. La mordeva con forza, fame, violenza, sembrava quasi volerle staccare la testa. Quando quel fugace momento di stupore passò, Damon se ne rese conto. Si voltò verso il fratello afferrandolo per le spalle, ignorando quanto stesse realmente soffrendo la ragazza, e lo allontanò bruscamente dal minuto corpo della rossa facendo in modo che quei canini rigassero la pelle della ragazza ancor prima d'uscire fuori allargando ulteriormente quella ferita. Stefan venne scaraventato verso l'armadio non troppo distante dal suo stesso fratello, impattò contro il mobile con la schiena ma si rimise in piedi in pochissimi secondi guardando Damon con un'espressione priva di contegno, priva di dispiacere per quanto aveva fatto pochi istanti prima. Elizabeth si portò una mano alla ferita, con gli occhi pieni di lacrime, premendo sul sangue che colava: era sconvolta. La sua espressione trasudava tristezza e paura, sembrava rischiare di scoppiare a piangere da un momento all'altro, il cuore correva nel petto per la tensione alla quale era stato sottoposto. Alaric si avvicinò di scatto ad Elizabeth premendo quell'accappatoio imbrattato del suo stesso sangue contro la ferita.
<< Non ti preoccupare Elizabeth, tieni premuto forza. >> la incitava il professore mentre la prendeva protettivamente e la guidava verso l'uscita della stanza, mettendo il suo corpo come muro tra la rossa e Stefan.
Damon leggeva nell'espressione del fratello le stesse emozioni che provavano quei vampiri che cercavano di attaccare Elizabeth quando Tristano li rapì, un'incontrollabile voglia di quel sangue che portava alla pazzia.
<< Stefan, calmati, ADESSO. >> sottolineò Damon verso il fratello, sollevando pacificamente le mani verso di lui.
Elena era rimasta sconvolta, guardava quel sangue che colava dalla bocca del suo ragazzo, quell'impassibilità che aveva il volto di Stefan.
<< Stefan... >> sussurrò debolmente.
Chloe sembrò paralizzata dalla scena, paralizzata da quanta furia avesse messo Stefan in quel morso, paralizzata dall'odore di sangue che ancora albergava in quella stanza. Lasciò che fosse Alaric a prendersi cura di Elizabeth, era sicuramente il più appropriato in quel momento.
<< Lasciami mangiare, Damon. >> ringhiò Stefan fissando il fratello.
Damon sembrò nervoso, poi scosse il capo.
<< Non ti permetterò di toccarla nemmeno con un altro dito. >> rispose con tono minaccioso.
Stefan corse, con quella velocità vampirica, cercando di deviare il fratello ma Damon lo bloccò ancor prima che lui potesse superare la propria figura. Lo braccò con entrambe le mani e lo spinse di nuovo indietro facendolo impattare al suolo. Ma stavolta non gli diede il tempo di rialzarsi che gli corse addosso piantandolo al suolo. Gli stringeva il mento con una mano e con l'altra mano lo teneva a stretto contatto con la pavimentazione.
<< Respira profondamente, vedrai che la fame passerà. Forza, calmati. >> sussurrava Damon con tono alquanto premuroso.
Stefan lo guardava, respirava pesantemente, non sembrava essere pienamente sé stesso in quel momento. Elena tremava al fianco del letto e Chloe valutava se doveva ancora intervenire, non l'avrebbe fatto sicuramente uscire dalla porta. Alaric aveva accompagnato Elizabeth in bagno, lontano da lì, per permetterle di calmarsi ma ovunque lei si trovasse in quella casa, Stefan non riusciva ad ignorare il delizioso profumo del suo sangue.
<< Va tutto bene, Stefan, Va tutto bene. >> sussurrò ancora Damon.
Lo fissava intensamente negli occhi mentre lo teneva a terra, bastarono pochi secondi prima che gli occhi del fratellino ritornassero normali, di quel verde profondo. Le prese di Damon su di lui si allentarono e dall'espressione di Stefan sembrava chiaramente sconvolto.
<< Oh mio Dio...Stefan... >> sussurrò Elena, avanzando di pochi passi verso loro.
<< Stai bene? >> domandò Damon, sollevandosi piano piano.
Stefan restò paralizzato al suolo, stava rimettendo in ordine ogni singolo pensiero di quella giornata.
<< ...La...La stavo uccidendo... >> mormorò alternando lo sguardo tra Damon e Elena.
Si passò una mano sulla bocca sporcando le sue stesse dita col sangue di Elizabeth. Elena gli si avvicinò, tremava nonostante volesse toccarlo mentre ormai Damon era in piedi, davanti al fratello.
<< Tranquillo Stefan, si riprenderà. >> gli sussurrò la Gilbert e Stefan la guardò.
<< Non riesco...a togliermela dalla testa. >> sussurrò in risposta il ragazzo << Non riesco a non pensare a quanto desidero il suo sangue. >> continuò.
Elena rabbrividì rammentando i momenti da squartatore di Stefan, Damon si voltò verso Chloe facendole segno di restare lì e lei annuì. Nel frattempo lui si voltò verso la porta ed uscì di fretta dalla stanza raggiungendo il bagno in pochi attimi. Varcò quell'ingresso notando gli asciugamani che Alaric stava usando per tamponare quel sangue e Damon gli si avvicinò in fretta.
<< Ci penso io adesso, va pure. >> intimò al professore.
Elizabeth lo guardò, aveva ancora palesi residui della paura provata qualche istante prima mentre Damon la guardava attendendo che Alaric uscisse dal bagno. Perfino Damon si ritrovò a combattere contro sé stesso davanti alla visione di quel sangue che tanto piaceva a lui come piaceva agli altri vampiri. Scostò meglio i capelli di Elizabeth scoprendo ulteriormente la ferita, quei tagli che i canini di Stefan avevano inciso sulla pelle.
<< E' stata colpa mia, avrei dovuto stare più attento. >> le disse Damon e lei scosse debolmente il capo. << Hai bisogno di sangue, vero? >> le domandò ulteriormente.
Elizabeth lo fissò ed annuì leggermente. Damon, di rimando, sollevò una mano scoprendo per metà il braccio. Avvicinò il polso scoperto alle labbra bagnate di Elizabeth, la guardava e le sorrise annuendo invogliandola a nutrirsi affinché quelle ferite si curassero. Elizabeth gli si avvicinò e raccolse la sua mano, gli occhi si iniettarono di sangue e le labbra si schiusero mostrando quei canini. Perforò il polso di Damon con delicatezza raggiungendo il sangue che beveva direttamente dalle sue vene ed il ragazzo contorse leggermente il volto: all'iniziò provò dolore, eppure qualcosa cambiò man mano che Elizabeth lo prosciugava del suo sangue. Fu probabilmente che erano soli in quel momento, fu probabilmente che ormai da entrambe le parti arrivava qualcosa ma a Damon stesso sembrò piacere il modo in cui la ragazza prendeva il suo sangue. La cinse con l'altro braccio in maniera affettuosa, ne carezzava i capelli rossi e si accorse di quelle ferite che si rimarginarono lentamente sino a sparire, quel collo ritornò perfettamente intatto nonostante fosse sporco. E durante tutto il pasto che lui gli fece consumare, non fece altro che guardarla, guardarla con dolcezza, con affetto.
 
Elena aprì la porta osservando la figura di Elijah, stretto in abiti sempre eleganti, che aspettava all'ingresso. Lo fece entrare mostrandogli il salone della dimora dei Salvatore occupata dai precedenti presenti: Stefan era seduto su una poltrona, Elizabeth sul divano al fianco di Chloe, Alaric era in piedi così come Damon che sorseggiava il suo adorabile bourbon. Quando Elijah fece il suo ingresso Elizabeth si portò in piedi e gli sorrise, un sorriso che lui ricambiò pienamente.
<< Stai bene adesso? >> domandò verso la rossa, ovviamente aveva saputo tutto.
Stefan abbassò lo sguardo a quella domanda, alla quale Elizabeth annuì tranquilla, come se ancora si sentisse in colpa. Elijah lo guardò, sembrava serio nell'istante in cui volse a lui lo sguardo, nascondeva la voglia di ucciderlo in quel preciso istante. Una voglia che dovette sopprimere perché sapeva quanto Elizabeth l'avrebbe disprezzato se solo lui avesse osato fargli del male.
<< Allora, vogliamo iniziare? Mi avete chiamato qui perché vi serve anche il mio aiuto, no? >> domandò Elijah, impaziente.
Elena andò a sedersi al fianco di Chloe, anche Elizabeth tornò a sedersi mentre Damon terminò il suo secondo bicchiere di bourbon.
<< Allora, Elijah. Abbiamo un po' di problemi che non riusciamo a capire. Il primo è... >> iniziò a dire Damon, indicando Alaric << ...Alaric impazzisce, ammazza Stefan e non sa nemmeno perché. In realtà non voleva farlo, per questo l'abbiamo perdonato. >> ammise il Salvatore, sorridendo sarcastico verso l'amico.
Elijah andò a guardare Alaric ed infine guardò Stefan.
<< E, fatemi indovinare, Elizabeth ha riportato in vita Stefan che di conseguenza l'ha azzannata appena sveglio, giusto? >> domandò l'Originario.
Tutti restarono allibiti, Damon sorrise.
<< Sei davvero intelligente, Elijah. Si, è andata proprio così. >> rispose il ragazzo.
Elijah sospirò e guardò la rossa. Elizabeth sembrò imbarazzata e nervosa mentre martoriava quelle dita tenendo lo sguardo basso lontano da quello dell'Originario.
<< L'avete provato anche voi, no? >> domandò retoricamente Elijah << Quando assaggiate il suo sangue, è come se diventasse una droga. Volete averlo a tutti i costi alla prima occasione, no? >> aggiunse Elijah, guardando sia Stefan che Damon.
Sapeva che erano stati gli unici, in quella stanza, ad assaggiare il sangue della rossa. Entrambi i Salvatore si ammutolirono mentre alternavano lo sguardo tra Elijah ed Elizabeth e fu Damon l'unico a soffermarsi su di lei.
<< E' il motivo per cui ora non ti sto uccidendo Stefan, a parte il fatto che Elizabeth non me lo perdonerebbe mai. >> disse Elijah, guardandolo.
<< Elijah! >> esclamò Elizabeth, come a rimproverarlo, ma lui le regalò un solo sguardo.
<< Sei stato riportato in vita dal suo sangue, pertanto il tuo corpo ti obbliga a desiderarlo sino allo sfinimento. Per molti aspetti Elizabeth è una maledizione per noi vampiri ed è il motivo per cui le streghe la tengono così cara a sé. >> disse ancora Elijah, andando nuovamente a guardare la rossa.
Lei lo fissava, sembrava essere contraria dalle parole che l'Originario stava pronunciando, o comunque dal suo modo di pronunciarle.
<< Come possiamo risolvere questa situazione? Non possiamo rischiare che Stefan attacchi Elizabeth al minimo accenno di fame. >> disse Alaric, leggermente nervoso.
Elijah sorrise, guardò Elizabeth e nello stesso momento in cui incrociò lo sguardo della rossa il sorriso svanì. Avrebbe detto qualcosa di poco opportuno alla situazione, qualcosa come "basterebbe ucciderlo" se solo Elizabeth non l'avesse fulminato con quei suoi occhi scuri. L'Originario deglutì e poi andò a guardare Stefan.
<< Passerà da sola. Oltretutto Stefan è anche molto...incontrollabile, no? >> domandò ed Elena rabbrividì al pensiero.
Lanciò un'occhiata a Stefan che sembrava martoriarsi psicologicamente da solo, avrebbe voluto abbracciarlo ma non era di certo il momento adatto. Nella sala cadde il silenzio per alcuni istanti, dopodiché Chloe lo spezzò intervenendo.
<< E per quanto riguarda... >> si fermò, guardando Alaric e non rammentandone il nome << ...lui? >> chiese infine, un po' titubante ed imbarazzata.
Elijah la guardò non riconoscendola, non l'aveva mai vista prima ma intuì facilmente che era una vampira: dal suo odore, soprattutto.
<< Lo terrò d'occhio io. >> sospirò Elijah.
Una frase che gli uscì senza rifletterci, una frase che gli uscì al pensiero di un Alaric che continuava a portare scompiglio nella vita di Elizabeth.
<< Non sappiamo ancora perché agisce in quel modo, potrebbe essere legato a molti fattori. Ed ha l'anello per non morire, giusto? Se lo lasciassi nelle vostre mani, non lo uccidereste. Infatti, è ancora vivo. Io non esiterò. >> affermò.
Elena si portò in piedi di scatto mostrando quanto fosse sconvolta, perfino Elizabeth non ne sembrò contenta e Damon volse lo sguardo verso Alaric cogliendo l'attimo di paura che il professore attraversò, ma sembrò farsi coraggio. Alaric notò Elena in procinto di dire qualcosa, ma lui la fermò.
<< No, ha ragione Elena. Non posso essere un pericolo per tutti voi. Andrà bene stare sotto il suo controllo. >> disse e sorrise verso la Gilbert.
<< Ma...Alaric! >> esclamò Elena, non riuscendo a capire come lui potesse essere d'accordo.
Il professore di storia scosse leggermente il capo e le sorrise ancora una volta mettendola a tacere. La riunione si sciolse lì, almeno fino al momento in cui non avrebbero scoperto di più le regole del gioco sarebbero state quelle. Elena si alzò dal divano e si avviò di sopra seguita da Stefan ed Alaric, sicuramente avrebbero continuato la conversazione in privato per convincere la Gilbert e Stefan non voleva restare da solo con Elizabeth col rischio di ucciderla. Chloe restò ferma al suo posto ed Elijah venne accompagnato alla porta da Elizabeth. Lo fermò all'esterno della dimora dei Salvatore, stretta in quelle braccia per alleviare il freddo che provava ed Elijah la guardò con tenerezza mentre all'interno Damon si accomodò al fianco di Chloe. Elizabeth socchiuse la porta d'ingresso dei Salvatore e restò davanti all'Originario mentre all'interno Damon sospirò e Chloe s'appoggiò col capo su una sua spalla.
<< Hai intenzione di restare qui? >> domandò Damon a Chloe, guardandola di sottecchi.
<< Per ora si. E' un disturbo? >> chiese Chloe di rimando, ricambiando il suo sguardo.
Damon scosse il capo sorridendole in quella maniera che soltanto lui sapeva fare, sollevò una mano e le carezzò il viso. Sembravano più intimi di quel che davano a vedere.
<< Ne abbiamo già parlato prima, non lo è. >> rispose ancora Damon.
All'esterno della casa Elijah guardò Elizabeth, la guardava da capo a piedi ed avvicinò una mano ai suoi capelli carezzandoglieli leggermente.
<< Hai intenzione di restare qui fuori per molto? >> domandò l'Originario << E' quasi l'alba, fa ancora più freddo e tu non sei immune come me. >> continuò.
<< Voglio vedere l'alba, ti va? >> domandò Elizabeth, sorridendogli << Come facevamo una volta, ti ricordi? >> aggiunse.
Elijah sorrise, si sfilò quella giacca nera ed elegante e l'appoggiò sulle spalle della ragazza per coprirla dal freddo quanto poteva.
<< Si, me lo ricordo. L'abbiamo guardata davvero molte volte, anche insieme a Rebekah. >> rispose Elijah, ma scosse il capo ugualmente << Ma non credo di essere io la persona con cui dovresti guardare l'alba adesso. >> affermò Elijah.
Elizabeth sembrò restare un po' perplessa da quelle sue parole, come se non avesse ancora realmente capito che Elijah era in grado di esplorarle l'anima più di quanto lei stessa potesse fare. Quando finalmente capì davvero il senso di quelle parole, sorrise verso l'Originario.
<< Tu torni a casa, allora? >> domandò lei verso di lui ed infine Elijah annuì.
Lei si sfilò nuovamente la giacca e la diede all'Originario, si voltò verso la porta d'ingresso e ritornò a guardare Elijah.
<< Salutami Rebekah e Klaus. Dì loro che mi mancano. >> affermò ed Elijah annuì ancora una volta.
Infine aprì di nuovo la porta di casa e si portò all'interno. Il salone era desolato. Sentì Elijah allontanarsi definitivamente quando lei richiuse la porta e si guardò intorno. Anche Damon e Chloe erano spariti dal divano, eppure lei era sicura di averli lasciati lì. Sentì una sorta di tonfo al cuore, un inspiegabile tonfo al cuore. E se fossero andati di sopra, insieme, a festeggiare a modo loro il ritrovo della tranquillità in quella casa? E se in questo momento Damon si fosse dimenticato di lei e stesse esplorando il corpo di Chloe in ogni singolo centimetro? Erano tutte domande che le passavano per la testa in quel momento, prima che lei scuotesse il capo prepotentemente per allontanarle. Sospirò delusa e si avviò verso le scale raggiungendo il piano di sopra. Avanzava diretta verso la propria camera ed inevitabilmente passò davanti a quella di Damon: la porta era chiusa. Sentì il cuore accellerare il suo battito, lo sentì preoccuparsi tanto quanto si preoccupava lei di quello che avrebbe potuto trovare all'interno di quella stanza. Si voltò verso quella porta, sollevò una mano verso la maniglia ed iniziò ad aprirla lentamente, cercando di fare il minimo rumore. Man mano che l'apriva iniziava ad intravederne l'interno poco illuminato, l'inizio del letto e poi una voce proveniente dalle sue spalle la spaventò, riportandola alla realtà.
<< Non dovresti spiare le camere altrui. >> disse Damon, sarcastico.
Lei sussultò e si voltò di scatto portandosi una mano al petto. E stavolta il cuore lo sentiva volare dalla paura.
<< Damon, mi hai spaventata! >> affermò lei, come se non fosse di già palese.
<< Che cosa stavi combinando qui fuori? Non dovresti essere a letto? >> domandò Damon.
E la colse impreparata, perché lei non aveva la più pallida idea di cosa rispondergli. Nonostante il corridoio fosse buio intorno a loro, si perse in quegli occhi color ghiaccio che la scrutavano attentamente, dolcemente ma per niente sospettosi.
<< Mi domandavo...dove fossi finito. E dove fosse finita Chloe. >> rispose lei.
Damon la guardò per molto tempo, poi si decise a risponderle.
<< E' uscita. Aveva bisogno di fare due passi. E' arrivata qui per me e si è ritrovata coinvolta in tutto questo casino. >> le disse ed Elizabeth annuì.
Sembrava imbarazzata. Mancava poco tempo all'alba, probabilmente non era nemmeno il momento adatto per chiederglielo, si sentiva stupida anche solo a pensarci. Abbassò lo sguardo timidamente rimasta davanti alla porta della camera inutilizzata di Damon, si guardava intorno ma evitava lo sguardo del ragazzo. E se dal lato di lei rifletteva su questa idea dell'alba, dal lato di Damon lui non faceva altro che guardarla. Guardarla con ammirazione, con dolcezza, con desiderio. Guardava quel suo collo liscio scoperto dai capelli, guardava quel suo viso che si nascondeva dal proprio sguardo, quel piccolo corpo che ultimamente era il principale protagonista dei suoi pensieri, quelle labbra che tanto lo attiravano, così perfette. Aveva dimenticato Elena, inspiegabilmente l'aveva dimenticata in così poco tempo. Aveva dimenticato cosa si provasse a desiderare il suo amore sino a ferirsi da solo, aveva dimenticato cosa si provasse a non soffrire ad ogni sguardo di una persona. Restarono fermi lì per alcuni minuti, in silenzio.
<< Elizabeth. >> la chiamò, in un sussurro.
Elizabeth sollevò lo sguardo incuriosita, pronta ad accogliere le parole del ragazzo. Ma non arrivarono parole da parte di lui. Damon le si avvicinò raggiungendo le sue labbra. Le raccolse con dolcezza e delicatezza, quelle stesse caratteristiche che formavano il Damon del 1864, quel Damon che lui aveva tenuto da parte per molto tempo. Elizabeth non parve obbiettare, nemmeno inizialmente. Restò sorpresa da quel suo gesto ma sentì il sapore delle labbra di lui e non fece altro che accoglierlo con amore. Al diavolo l'alba, pensò lei, questo è molto meglio. Socchiuse gli occhi raccogliendo il viso di Damon mentre si baciavano con la stessa passione con cui i loro cuori battevano, in quel momento, cuori vivi da tempo ormai. Damon iniziò a sospingerla, sollevò una mano ed aprì ulteriormente la porta della camera guidandola delicatamente verso l'interno. Se la richiuse alle spalle mentre raccoglieva le morbide labbra di Elizabeth in quel bacio che sembrava durare un'eternità, un'eternità in cui Damon stesso sembrò sentirsi nuovamente vivo. Non aveva mai capito perché Elizabeth gli avesse sempre fatto quell'effetto, non aveva mai capito come quella ragazza avesse potuto renderlo vivo in poco tempo, ogni volta che i loro sguardi si incrociavano. La guidò verso il letto sopra il quale la accompagnò distendendola sotto di sé. Quando interruppero quel bacio si guardarono per lunghi istanti, lei dimenticò dell'alba che avrebbe voluto vedere, le bastava essere con Damon per sentirsi felice. Ed era strano perché non aveva mai pienamente provato sensazioni del genere con una persona, non era mai riuscita ad immaginare come potessero essere forti quei brividi che scorrevano sotto pelle ad ogni tocco di quel ragazzo. 
<< Va bene se non mi trattengo più, Elizabeth? >> domandò Damon, cercando un suo consenso.
Lei lo guardò, si sentiva emozionata, si sentiva insicura. Quanti anni erano? Mille? Ed era la prima volta, la prima volta di tutto. Andava bene condividerla con Damon, si diceva. Era Damon la persona che lei voleva sentire tra le sue braccia. Annuì lentamente e bastò per permettere a Damon di capire che poteva, poteva gettare tutti i suoi sentimenti su di lei in quel momento. Quelle mani la raggiunsero sciogliendole i capelli e lasciando che cadessero come una cascata di un rosso intenso sul bianco di quel letto prima che azzardassero avvicinandosi minacciosamente a quella canotta bianca che caratterizzata il pigiama della ragazza. E lui riusciva a sentire ogni cosa di lei, come se fosse la prima volta perfino per lui, come se non avesse mai toccato una donna prima di allora. Si chinò con le labbra su di lei, raccolse un suo bacio prima di lasciarne numerosi sul suo mento e scendendo direttamente verso il collo. Lei sollevò il mento come a dargli più spazio lì dove con quelle labbra morbide e maschili Damon si soffermava per occuparsi di ogni singolo centimetro del suo corpo. Si riportò in alto solamente quando finalmente decise di sfilare via quella canottiera mostrando la pelle pallida e liscia della ragazza, quel busto perfetto che non esitò a guardare nemmeno per un secondo. Si chinò sul suo petto, scese col viso sull'incavo di quel reggiseno e la sentì lasciarsi scappare un sospiro più caldo, s'innamorò del profumo della sua pelle. Sollevò lo sguardo verso di lei, le permise di perdersi nell'azzurro dei suoi occhi e le sorrise incontrando ancora una volta le sue labbra in un bacio caldo, pieno, durante il quale si spingeva sopra di lei facendole avvertire la propria presenza. Le piccole dita di Elizabeth armeggiavano coi bottoni della camicia di Damon, li aprivano uno ad uno lentamente per scoprire sempre più il corpo perfetto di quel ragazzo e lui la aiutò a sfilarla quando arrivò il momento. La spogliò di quei pantaloncini, la ammirò mezza nuda sotto di sé. E lei lo invitò a continuare, a spogliarla ed a spogliarsi di ciò che indossavano entrambi, impaziente. Lo sentì, infine, adagiarsi su di sé caldo e nudo, lo sentì entrarle dentro con il corpo e con l'anima. Si strinse a lui con quelle braccia magre mentre al minimo movimento quei petti si toccavano l'un l'altro e non poté non sentire una mano di Damon perdersi tra i propri capelli. E si assaporarono sino alla fine, con quei lunghi baci e quei lunghi tocchi che trasmettevano sensazioni lunghe un'eternità.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Sussultava, tremolava leggermente nel sonno ad ogni carezza delicata che il ragazzo le regalava sulla schiena. Era un fastidio, un disturbo piacevole che le impediva di continuare a dormire. Dopo quella notte, aveva ormai preso il piacevole vizio di andarsene a dormire ogni notte al fianco di Damon e lui si sforzava ad addormentarsi insieme a lei per rendere quel momento ancor più dolce, ma non ne aveva bisogno e nonostante tutto non osava rivelare la verità su quanto gli piacesse vederla dormire. Lei aprì gli occhi lentamente agitandosi debolmente tra le braccia di lui e non riusciva a coglierne il sorriso beffardo e divertito che il vampiro aveva sulle labbra, un sorriso che si macchiava spudoratamente di dolcezza nonostante tutto. Alzò lentamente una mano portandosela dietro la schiena e cercò quella dell'altro per prendergliela ed impedirgli di muoverla ulteriormente.
<< Da quanto tempo sei sveglio? >> gli domandò lei, sollevando piano lo sguardo e guardando il suo volto restando appoggiata al suo petto.
<< Tanto abbastanza da poter dire che hai dormito davvero profondamente. >> rispose lui, fissandola intensamente.
Lei si portò lentamente seduta sul letto così da tenere il viso ad altezza del suo. Erano passati diversi giorni da quella notte, diversi giorni in cui la vita aveva iniziato a scorrere lentamente, diversi giorni che li avevano avvicinati sempre più alla festa dei fondatori sino a raggiungerla, diversi giorni in cui tutti erano stati tranquilli, compreso Alaric, tranne Stefan. Odiava vederlo torturarsi e trattenersi ogni volta che avvertiva un pizzico di fame in più e magari i coniglietti non bastavano più nemmeno per lui. Anche se, in realtà, non erano mai bastati. Damon la guardò sorridendole e sollevò una mano a scostarle una ciocca di capelli rossi dal viso.
<< Ben svegliata. >> le disse in un sussurro lento, come a coglierne attentamente ogni lettera.
Lei gli sorrise ed iniziò a scoprirsi di quelle lenzuola tendendo i piedi verso i bordi del letto, ma lui la fermò.
<< Ehi, dimentichi niente? >> domandò lui guardandola e lei si volse a fissarlo con un'innocente espressione incuriosita, da bambina.
Bastò poco affinché quell'espressione mutò disegnando un sorriso divertito e lei volgesse interamente il corpo verso di lui, quasi standogli addosso.
<< Potresti anche dire 'per favore Elizabeth, potresti darmi la colazione'. >> sentenziò lei, guardandolo beffarda.
Lui le sorrise, poi tirò fuori il labbro inferiore ed imitò perfettamente l'espressione di un cucciolo offeso, con due occhioni azzurri in cui lei non poté fare a meno di perdersi. Le scappò una risata cristallina, alla quale rise anche lui, prima che s'inginocchiasse sul letto al suo fianco e gli porgesse un polso. Avevano iniziato a farlo ogni mattina, scambiarsi il sangue per iniziare bene la giornata. Dopotutto, dipendevano l'uno dall'altra. Damon prese delicatamente il suo polso e se lo portò alle labbra. Gli occhi mutarono iniettandosi di sangue mentre le labbra posarono un delicato bacio sul polso di lei. Non disse niente, le sorrise per ringraziarla e lei ricambiò il suo sorriso, un sorriso che soffrì leggermente quando i canini di Damon si conficcarono nella propria carne raggiungendo le vene e facendo in modo che quel sangue scorresse direttamente nella sua bocca. Lei socchiuse gli occhi per pochissimi istanti e li riaprì per guardarlo mentre si nutriva di lei, soddisfatto. Non si era mai chiesta cosa rendeva il proprio sangue diverso dagli altri, probabilmente il solo fatto che era speciale dovrebbe giustificarlo. Schiuse le labbra facendosi scappare un sospiro, guardando insistentemente gli occhi di Damon che erano chiusi a godersi pienamente quel momento. Quando si scostò, nolente, dal suo polso sollevò lo sguardo verso di lei. Aveva le labbra leggermente imbrattate di sangue, il sangue di Elizabeth, e lei non poté non soffermarsi su quello. Lui continuava a sorreggerle il polso mentre lei gli prese delicatamente il viso e lo sollevò verso il proprio appoggiando le proprie labbra candide a quelle sue, sporche. Tremò a quel tocco, si sporcò le labbra del suo stesso sangue mentre lo baciava con morbidezza guardandolo con quei due occhi che si iniettarono di sangue in pochissimo tempo, e solo dopo iniziò a discendere verso il suo collo raggiungendone l'incavo con piccoli e teneri baci. Lui sorrise, tanto ormai aveva capito a cos'era arrivato quel gioco, e lei schiuse le labbra piantando con delicatezza i suoi due canini nel collo di Damon. Iniziò a nutrirsi di lui così come aveva fatto l'altro, socchiuse anche gli occhi mentre lo faceva totalmente presa da quel momento. Il suo cuore batteva, forte, come se fosse emozionato. Era tutto ciò che Damon le portava: fremiti, batticuore, desiderio. Permise a quelle ferite fatte da Damon sul proprio polso di rigenerarsi velocemente rispetto al solito grazie al sangue che stava prendendo dal vampiro e si scostò soltanto quando Damon la incitò a farlo, ormai sicuro che si fosse nutrita abbastanza. Si allontanò e gli sorrise fissandolo con quegli occhi scuri che caratterizzavano le proprie iridi, quelle umane. Si ripulì attentamente le labbra e lui fece altrettanto prima di portarsi definitivamente in piedi. Quando Elizabeth aprì la porta si ritrovò davanti Chloe, con quel suo sguardo e quel sorriso beffardo, quegli occhi di un verde intenso e quei capelli mossi di un nero scuro. Era sicuramente un bella ragazza e da quando aveva trovato Elena con Stefan morto ed Alaric svenuto, non aveva ancora lasciato la dimora dei Salvatore.
<< Oh, stavo appunto venendo a svegliarvi. >> sorrise Chloe presuntuosamente, verso Elizabeth.
Lei arrossì ed abbassò lo sguardo mentre Chloe guardava Damon all'interno della stanza rivestirsi, o comunque rimettersi addosso la maglietta ora che le ferite del morso di Elizabeth si erano curate.
<< Possiamo anche svegliarci da soli, tranquilla. >> sibilò Elizabeth tenendo lo sguardo basso.
<< Ha chiamato Elena poco fa. Ha detto che passerà a prenderti più tardi per andare a fare shopping, come vi eravate messe d'accordo. >> continuò Chloe verso di lei, avvisandola.
<< Oh, okay allora, inizio a prepararmi. >> affermò Elizabeth, sollevando lo sguardo verso Chloe e sorridendole solo ora << Grazie. >> aggiunse, avviandosi verso la porta della propria camera. Vi entrò, per potersi vestire adeguatamente. Dovevano prepararsi per la festa dei fondatori, alla quale erano stati invitati anche i Mikaelson ed alcune famiglie della cittadina, per non andare lì e fare una brutta figura. Quando Elena arrivò, andò direttamente Elizabeth ad aprirle.
<< Eccomi, ci sono. Vuoi salutare Stefan prima di andare? >> le domandò sorridendo quando ormai Stefan era già dietro di lei.
<< Tranquilla Elizabeth. >> le sussurrò il vampiro << Sono già qui per salutarla. >> aggiunse.
Elizabeth si spostò verso l'esterno dando ai due la possibilità di salutarsi adeguatamente, con uno dei loro teneri baci. O almeno, era quello che sembrava a lei. Li guardò a lungo non preoccupandosi di apparire invadente e non si lasciò nemmeno scappare quel "ci vediamo dopo, amore" che Elena sussurrò al ragazzo. Quando la Gilbert si voltò verso di lei, anche Elizabeth si diresse verso l'auto di Elena e vi entrò dentro sedendosi al fianco del guidatore. Partirono verso il centro della città raggiungendo i migliori negozi d'abbigliamento sui quali Mystic Falls poteva contare, parcheggiando l'auto nei dintorni. Vi entrarono tranquillamente ammirando i manichini esposti coi vestiti nuovi e le mensole con gli accessori più disparati. Nonostante Mystic Falls fosse una piccola città, aveva l'occorrente giusto.
<< Uhm, io non ho la più pallida idea di dove partire. Mi servirebbe anche un vestito nuovo se non voglio usare quello del ballo dei Mikaelson. >> affermò Elizabeth ed Elena sorrise.
<< Tranquilla, ti aiuto io a scegliere. Conosco Caroline da moltissimo tempo, ormai ho imparato da lei. >> la rassicurò la Gilbert, ironica.
Elizabeth la seguì all'interno del negozio ammirando ogni singolo pezzo in vendita. Si soffermò su un vestito rosso dalla gonna corta e la coda lunga che cadeva sino a metà dei polpacci, ma più di tutto di quel vestito la attirò il modo in cui si trasformava in tanti piccoli fiorellini di stoffa ad altezza del seno, privo di spalline. Si sarebbe perfettamente abbinato ai suoi capelli e fu la prima cosa che lei pensò. Avanzò verso il vestito senza badare alle persone che la circondavano e sfortunatamente si ritrovò ad imbattersi in una donna, finendole contro debolmente ma evitando entrambe di cadere.
<< Oh, mi scusi! >> esclamarono tutte e due quasi all'unisono.
Elizabeth sollevò lo sguardo verso di lei per accertarsi di non averle fatto niente e la donna la guardò. Poteva avere una trentina d'anni, aveva un fisico longilineo ed era sicuramente bella con quei capelli biondo rame e gli occhi scuri. Ma le sembrò tremendamente familiare, tanto da guardarla stranita per lunghi istanti.
<< Oh, non si preoccupi signorina. E' anche colpa mia, quando mi ritrovo in simili negozi non posso fare a meno di... >> stava dicendo la donna, ma Elizabeth la fermò.
<< Io la conosco. >> le disse, quasi sicura di ciò che stava dicendo ma la donna sembrò stranita.
<< Davvero? >> domandò di rimando.
<< Si. Lei mi è...familiare. >> aggiunse la rossa.
Nel frattempo Elena si avvicinò al gruppo tradendo un "va tutto bene?" sussurrato così debolmente da essere ignorato da tutte e due le altre presenti. La donna sembrava confusa, accennò un sorriso imbarazzato come se temesse di aver dimenticato qualcuno.
<< Oh Dio. Cioè, scusami ma io non mi ricordo assolutamente. >> aggiunse la donna.
Elizabeth la fissava insistente non riuscendo a togliersi dalla testa l'idea di averla già incontrata. Poi scosse la testa e sorrise imbarazzata.
<< Mi scusi, devo averla scambiata per qualcun'altro. Spero di non averla messa a disagio. Ecco io...mi dispiace. >> si scusò Elizabeth sotto lo sguardo sospettoso di Elena.
La donna scosse la testa e poi si dileguò allontanandosi sotto lo sguardo di Elizabeth. Elena le si avvicinò e la guardò attentamente.
<< Elizabeth, va tutto bene? >> le chiese incuriosita e l'altra annuì.
<< Mi sembrava di averla già incontrata, tutto qui. Ma forse mi sto solo confondendo. >> rispose subito << Senti io ho trovato questo vestito, è perfetto. >> le disse ancora, ormai ammaliata da quell'abito.
Elena sorrise e guardò l'abito, annuendo. Bastarono pochi e semplici passi per chiamare la commessa ed acquistarlo, così che nessun altro arrivasse nel frattempo a comprarlo. Si accertarono anche di acquistare degli accessori, delle scarpe per abbinarli ai vestiti di entrambe. Raggiunsero di nuovo l'auto poco dopo così da potersi avviare verso il Mystic Grill lì dove le avrebbero attese Bonnie e Caroline.
<< Allora? >> iniziò Elizabeth, guardando Elena alla guida << Come sta Alaric? >> chiese, sinceramente preoccupata per il professore.
<< Elijah lo tiene costantemente sotto controllo, sembra stia bene. E' tranquillo, vive normalmente, non dà cenni di pazzia momentanea o cerca di uccidere nessuno. Si comporta normalmente. >> rispose la Gilbert.
Elizabeth s'appoggiò con la testa al finestrino chiuso osservando l'esterno.
<< Mi domando cosa gli sia successo per essersi comportato in quel modo. >> sussurrò ed Elena la guardò di sottecchi.
<< Non penso siano stati gli alcolici a renderlo così. Insomma, non è possibile che ne abbia bevuti così tanti da impazzire. Deve esserci qualcos'altro dietro ed io ho intenzione di scoprirlo. Non posso permettere ancora una volta che le nostre vite vengano messe in pericolo da chissà quale altra forza sovrannaturale. >> affermò Elena.
Elizabeth restò stupita dalla sua determinazione e si voltò a guardarla. Per un attimo anche Elena ricambiò il suo sguardo.
<< Volevo ancora ringraziarti per quello che hai fatto per Stefan. >> sussurrò.
Elizabeth scattò sul sedile e le sorrise.
<< Oh dai Elena, non c'è bisogno di ringraziare. Non potevo lasciarlo morire, non devi sentirti in debito con me. >> sottolineò immediatamente ed Elena le sorrise.
<< Ah bene, allora cambiamo discorso. Sta diventando una cosa seria? >> domandò Elena, fissando la strada.
Elizabeth restò incuriosita non riuscendo a comprendere esattamente cosa la ragazza intendesse.
<< Cosa? >> chiese immediatamente.
<< Dai, fra te e Damon. Quando ho chiamato stamattina, Chloe mi ha detto il motivo per cui non potevi rispondere ed il fatto che ogni mattina usciate sempre dalla stessa stanza. >> rispose la Gilbert, sorridendole.
Elizabeth arrossì quasi subito, nascondendo il rossore del volto che andava espandendosi mimetizzandosi col colore dei capelli, tanto che Elena rise.
<< Oh guarda, siamo arrivate. >> ammise Elena poco prima di parcheggiare l'auto poco distante dal Mystic Grill.
Uscirono dall'auto e Bonnie e Caroline le aspettavano lì. Sorridevano entrambe.
<< Allora, possiamo andare a prepararci tutte a casa mia, no? >> propose Elena, guardandole mentre erano tutte sedute ad un tavolo del Grill.
Elizabeth sembrò titubante, tanto da attirare l'attenzione delle altre. Teneva lo sguardo basso sul bicchiere riempito d'acqua che aveva preso per stare in compagnia delle altre.
<< C'è qualcosa che non va, Elizabeth? >> domandò Bonnie immediatamente e la rossa sollevò lo sguardo lentamente.
<< Beh ecco, io avevo promesso a Bekah che l'avrei aiutata a prepararsi. >> affermò, ridacchiando imbarazzata e destando tutte le altre.
<< Bekah...Rebekah? Oh, beh se vuoi possiamo fare solo noi tre, non preoccuparti. >> rispose Caroline, sorridendole.
Elizabeth scosse il capo con una soluzione in testa di cui nemmeno era sicura.
<< Possiamo andare tutte a casa dei Mikaelson. Klaus non si lamenterà di certo... >> affermò, guardando Elena << ...te lo terrò lontano, tranquilla. >> aggiunse.
Tutte le altre si guardarono leggermente titubanti, poi continuarono ad ascoltare.
<< Convincerò io Rebekah e le impedirò di uccidervi tutte. Per un giorno solo, basterà comportarci come delle normali ragazze che si riuniscono insieme per vestirsi ed andare ad un ballo tutte insieme. >> sibilò, sentendosi leggermente ridicola.
Nuovamente le altre si guardarono e poi sorrisero, Elena scosse il capo.
<< Se Rebekah è d'accordo, per me non c'è problema. Mi fido di quel che dici. >> affermò, strappando un ampio sorriso alla rossa.
 
La bionda si avvicinò lentamente alla porta, aprendola ed aspettandosi di ritrovare Elizabeth. Quando aprì però, non fu l'unica persona che vide lì fuori. Bonnie, Caroline, Elena erano tutte e tre poste dietro Elizabeth che sorridevano cordiali ed educate, nonostante Bonnie si stesse palesemente sforzando. A Caroline veniva molto più semplice ed Elena cercava di non provare alcun rancore nei confronti di nessun Originario.
<< Quando ti ho chiesto di venire ad aiutarmi coi preparativi non ti avevo detto di portarti dietro la squadra. >> affermò acida Rebekah.
Elizabeth sollevò immediatamente le mani supplicandola col solo sguardo.
<< Dai Rebekah, fallo per me! Ho bisogno di molte più mani per uscire preparata bene da questa casa! >> esclamò Elizabeth, fissandola.
<< Non ti fidi del fatto che ti avrei preparata bene per stasera, per caso? Preferisci che loro mi supervisionino? >> domandò, inacidita.
<< No no, assolutamente. Solo che, siete tutte mie amiche e non potevo dire di no a nessuna di voi. Quindi, che ne diresti di aiutarmi e mettere da parte tutto per stasera? Voglio solo che sia una giornata indimenticabile, è una festa dopotutto. >> rispose.
Rebekah la guardò per lunghi istanti non spostandosi dalla porta, la guardò per lunghi istanti come se la stesse trafiggendo col solo sguardo. Solo alla fine si spostò dalla porta e le fece accomodare tutte fermando Elizabeth all'ingresso.
<< Lo faccio solo perché sei tu, Liz. Ma sappi che non mi piaceranno mai. >> confermò ancora una volta, sussurrandoglielo.
Elizabeth le sorrise e si avviarono verso il piano di sopra. La camera di Rebekah era grande, munita di un grande specchio e di un grande letto, composta da mobili pressoché antichi.
<< Non sporcate in giro, non mettete in disordine la camera, non lasciate le vostre cose in giro perché dopo non mi va di raccogliere tutto. >> diceva Rebekah avanzando per la camera.
<< Tranquilla Rebekah, non sporcheremo niente. >> confermò Elena, cercando di apparire quanto più gentile possibile.
La serata passò tranquilla, più tranquilla di quanto si sarebbero aspettate tutte, Rebekah lanciò occhiate inacidite a Bonnie, Caroline ed Elena ma per la felicità di Elizabeth non osò di più. Venne la sera e le attendeva il ballo dei fondatori, a casa dei Lockwood. Si avviarono con l'auto di Elena e con loro c'era anche Rebekah, visto che ormai era stata tirata in ballo. Perfino Rebekah, che era una vampira, arrivata alla casa venne invitata in maniera più facile di quel che pensava senza destare sospetti. Lei indossava un lungo vestito color panna dalla gonna merlettata e quell'effetto brillantinato che caratterizzava l'intero vestito, con tacchi alti che ticchettavano la pavimentazione ed i capelli lisci sistemati sulle spalle. Bonnie indossava un abito corto e nero, assolutamente elegante e semplice ed alcune ciocche dei suoi capelli erano raccolte dietro la testa al di sopra di quell'ammasso scuro che, invece, cadeva verso le spalle. Nonostante non facesse parte di nessuna delle famiglie fondatrici della città, i Lockwood invitarono anche altre piccole famiglie di Mystic Falls fra cui i Bennett. Caroline aveva i capelli leggermente mossi sopra un vestito bianco latte lungo sino alle ginocchia, dalla gonna larga e due spalline i cui merletti sembravano piccoli fiori. Elena vestiva di un abito lungo, blu cobalto, che lasciava una spalla totalmente scoperta. I capelli erano mossi, come quelli di Katherine e lasciati sciolti sulle spalle mentre Elizabeth aveva potuto indossare l'abito comprato quel pomeriggio, di quel rosso che si abbinava perfettamente coi propri capelli mossi sulle spalle. Fecero tutte il loro ingresso perdendosi tra la folla del luogo e salutando i Lockwood. In poco tempo si dispersero per la casa mentre Caroline raggiungeva Tyler, Elena si avvicinò a Stefan e Bonnie si avviò verso Jeremy che li attendevano tutti in giacca e cravatta.
<< Quindi è Damon Salvatore? >> domandò Rebekah, sottovoce, ad Elizabeth. La rossa sussultò.
<< Da dove ti esce questa domanda? >> chiese, come se ne fosse spaventata.
<< Beh, è semplice intuirlo dal modo in cui vi guardate. Sinceramente, avrei scelto Stefan. >> affermò la bionda.
<< Stefan è fidanzato con Elena. >> sottolineò Elizabeth, fermandosi nei pressi del tavolo del cibo insieme a Rebekah. Stava chiaramente attendendo Damon.
<< Beh, questo non ha mai fermato nessuno. >> rispose Rebekah sorridendole presuntuosamente.
<< Damon non è il mio ripiego. Se ho scelto lui un motivo c'è, non credi? >> domandò Elizabeth mentre prendeva due bicchieri di champagne dal lungo tavolo, porgendone uno alla ragazza.
Lo sorseggiarono lentamente e nel frattempo Elijah le raggiunse, stretto elegantemente in quella camicia bianca sovrastata da una giacca nera ed una cravatta che gli davano un'aria matura e tremendamente rispettabile. Elizabeth strinse gli occhi al sapore dello champagne e lo guardò, accertandosi di regalargli un sorriso tanto che lui fece altrettanto. Rebekah li guardò e si scostò dal tavolo adocchiando Matt fare il suo ingresso più in là.
<< Vi lascio soli. >> affermò frettolosamente avviandosi verso il ragazzo e nel frattempo Elijah raggiunse la rossa.
Si mise proprio davanti a lei sorridendole nel mentre allungò una mano verso il tavolo raccogliendo un bicchiere di champagne, anche lui.
<< Questo vestito ti sta d'incanto, Elizabeth. >> le sussurrò, guardandola. Lei arrossì.
<< Grazie. L'ho comprato stamattina, mi è piaciuto proprio subito. >> ammise, sorridendogli timidamente.
Si voltò verso il tavolo raccogliendo uno degli stuzzichini messi per gli invitati mentre si rivolgeva nuovamente verso la porta d'ingresso da lì perfettamente visibile: stava aspettando Damon. Stefan c'era, ma il fratello no, o comunque non l'aveva ancora trovato. Fu in quel momento che vide delle nuove persone entrare da quella porta, ma nessuna di loro era Damon. Aggrottò la fronte incuriosita nell'accorgersi dell'identità di quelle persone: Joseph, il suo compagno di scuola, camminava al fianco di una donna bionda, la stessa donna incontrata nel negozio di vestiti. Quella sensazione di averla già incontrata non era sparita, quella donna aveva un'aria tremendamente familiare. Elijah s'accorse del modo insistente con cui la rossa guardava quella donna e volse lo sguardo verso di lei, ma non notò niente di particolare.
<< Va tutto bene? >> le chiese, subito preoccupato e lei annuì portandosi lo stuzzichino in bocca.
Lo infilò totalmente iniziando a masticarlo. L'espressione mutò in poco tempo lasciando spazio a smorfie disgustate da un sapore che non riusciva a riconoscere, un sapore fin troppo amaro, acre, un sapore che le distrusse violentemente le papille gustative. Deglutì ciò che restava dello stuzzichino portandosi una mano alla gola.
<< Elizabeth? >> chiese ancora Elijah, fissandola incuriosito.
Lei si carezzò il collo come se le bruciasse e poi aprì lentamente gli occhi lucidi.
<< Era orrendo. >> borbottò, come fosse una bambina.
Elijah sorrise, sembrava quasi voler ridere a quella reazione avuta dall'altra, ma preferì trattenersi. Volse lo sguardo altrove sorseggiando il suo champagne e godendosi di sottecchi la scena di Elizabeth che beveva champagne solo per sciacquarsi la bocca. Nel frattempo la sala dei Lockwood si popolò in pochissimo tempo ed una coppia di persone si avvicinò indisturbata ai due.
<< Oh, Elizabeth! >> esclamò uno dei due. La voce maschile di Joseph attirò l'attenzione sia di Elizabeth che di Elijah. Ma soprattutto, l'attenzione di Elizabeth venne attirata da quella donna bionda che stava al fianco del ragazzo. << Allora sei proprio tu la persona che ha conosciuto oggi mia madre! >> esclamò il ragazzo, sorridendo divertito.
Elizabeth sorrise imbarazzata. Voleva sprofondare. La donna alla quale era andata incontro e nei confronti della quale aveva fatto una brutta figura, era la madre di un suo compagno di scuola?
<< Oh...Io ecco, sono ancora dispiaciuta per quello che è successo oggi. >> affermò la rossa, abbassando lo sguardo timidamente.
<< Ah, ma non preoccuparti! Può capitare, tranquilla. >> sussurrò la donna bionda, sorridendole cordiale << Ad ogni modo io sono la madre di Joseph. Oggi non ho avuto la possibilità di presentarmi, per cui lo farò ora. Il mio nome è Emma Anderson. >> si presentò, tendendole una mano.
Ed Elizabeth le sorrise, porgendo anch'ella una mano << Il mio nome è... >> stava per dire, ma nel momento in cui entrò in contatto con la donna, sentì qualcosa. Qualcosa che sembrò attraversarle l'anima, una sensazione indescrivibile che sembrò raggiungerle il cervello lasciandola sbigottita per alcuni secondi. Elijah la guardava scorgendo qualcosa di diverso nel suo atteggiamento.
<< ...Elizabeth Mikaelson. >> terminò la rossa con un fil di voce e Joseph la guardava incuriosito.
Lasciò la mano della donna che continuava a sorriderle, sebbene un po' incuriosita. L'espressione di Elizabeth sembrava stranita, sentiva una strana stretta allo stomaco, una stretta che saliva sino alla gola come fosse un groppo impossibile da deglutire. Emma si passò una mano tra i capelli biondi e guardò Elijah, come se attendesse una presentazione da parte di lui.
<< Io sono Elijah Mikaelson. >> si presentò tranquillo, elegante, educato, prendendo la mano della donna ed imitando un perfetto baciamano.
<< Oh, siete fratelli? >> domandò immediatamente Emma, nascondendo l'imbarazzo a quel gesto da parte dell'Originario.
<< Più o meno. >> rispose vagamente Elijah, sorridendole.
La conversazione terminò lì. Si salutarono ed Elijah ed Elizabeth si allontanarono dal tavolo del buffet, uno affianco all'altro. Elijah la guardava di tanto in tanto mentre scansava gente con aria assente, un po' disgustata. Aveva l'espressione di chi avrebbe vomitato da un momento all'altro o di chi stava soffrendo di un bel mal di pancia sebbene fosse forzatamente sopportato.
<< Ti senti male? >> le chiese Elijah.
Fu in quel momento che l'Originario scorse Damon varcare la porta d'ingresso della casa, in compagnia di Chloe. Elizabeth prese una profonda boccata d'aria, li guardò insistentemente fermandosi nel mezzo della folla. La festa era iniziata come doveva, fuori era caduta la sera ed il giardino dei Lockwood era illuminato dalle miriadi di luci sparse per quella che poteva essere chiamata vistosa villa. Una mano di Elizabeth si avvicinò al braccio più vicino di Elijah scuotendolo appena, come per chiamarlo.
<< Vado un attimo in bagno. Quegli stuzzichini devono avermi fatto male. Ho bisogno di sciacquarmi la faccia. >> affermò insicura.
Lui annuì e la lasciò andare, guardandola fino a quando non sparì tra la folla cercando il bagno in quella grande casa. La guardò fin quando gli fu possibile sino a dedicare la sua attenzione a Damon e Chloe che si erano ormai avvicinati. Damon accennò un sorriso socievole verso Elijah, ma era comunque macchiato di quel perenne sarcasmo mentre Chloe, dall'aria molto più carina del solito in quell'abito viola e quei capelli sistemati egregiamente, sorrise increspando le labbra tinte di un rosso acceso.
<< Buonasera Elijah. Dov'è Elizabeth? >> domandò la ragazza, restando al fianco del Salvatore.
<< E' appena scappata via. >> sospirò Elijah, bevendo tutto d'un sorso ciò che restava dello champagne che si era portato dietro. Damon si guardò intorno cercando la figura di Elizabeth, tanto che Elijah riuscì a capirlo e scosse il capo.
<< Non la troverai qui. Credo che il cibo non sia stato cucinato come si deve, ha mangiato uno di quegli stuzzichini ed ha affermato che non erano molto buoni. >> disse deglutendo verso Damon, dopodiché si guardò intorno e si dileguò accennando agli altri due un saluto.
Damon e Chloe si guardarono prima che la ragazza lo salutasse perdendosi nei meandri della folla che popolava quella casa, dopotutto Damon stava aspettando chiaramente Elizabeth e lei non voleva essere in alcun modo d'intralcio. Si sarebbe divertita a corteggiare un futuro pasto, in fin dei conti la sua natura da vampira lo voleva.
 
S'appoggiò con entrambe le mani a quel lavandino in quel piccolo bagno. Era abbastanza lussuoso, munito di tutto il necessario. Respirava faticosamente standosene col capo chino verso il lavandino. I capelli ricadevano ai lati del viso mentre i tacchi alti venivano piantati al suolo. Sentiva una strana sensazione premere in tutto il corpo, scombussolarle ogni minima sensazione. Iniziò a sollevare il viso lentamente per potersi specchiare guardando tremolando i cambiamenti che stavano avvenendo nel suo viso: gli occhi si scurirono iniettandosi di sangue e lasciando spazio a quelle venature che si espansero sulle gote, un'espressione famelica ma allo stesso tempo spaventata. Sollevò una mano accarezzando il viso con le dita tremanti e scorrendo verso le labbra si accorse di quei canini che erano sbucati senza che lei glielo ordinasse. Deglutì pesantemente e quando sentì la porta del bagno aprirsi dietro di sé, si voltò di scatto incrociando la figura esile di una probabile invitata alla festa guardandola con quegli occhi affamati. L'aveva capito, era la fame a scombussolarla, era quell'insaziabile fame che aumentava sempre di più in maniera incontrollabile.
<< Oh mio Dio, scusami. La signora Lockwood non mi aveva detto che c'era già qualcuno! >> esclamò la ragazza ma solo in quel momento si accorse dei particolari del viso di Elizabeth e la guardò con occhi sconvolti << O-Oddio...i tuoi occhi... >> sussurrò la ragazza tremante ma non fece in tempo ad allontanarsi che Elizabeth la raggiunse con velocità da vampiro.
<< Verrai con me, adesso, non avere paura. >> la soggiogò fissandola direttamente negli occhi.
La ragazza annuì e lei le prese il polso con violenza, senza preoccuparsi di quanta forza mettesse in quei gesti, si sforzò a riportare il viso alla normalità e la trascinò fuori da quel bagno con sé, fuori da quella dimora. Aveva fame e non riusciva a controllarla, ma lei non si era mai nutrita di umani, non erano loro il suo cibo.
 
Damon si avvicinò lentamente a Stefan ed Elena che si erano fermati in un angolo del salone dei Lockwood a sorseggiare alcuni alcolici che avevano recuperato in giro. Dai sorrisi graziosi che si regalavano sembravano nel pieno di una conversazione tra fidanzati innamorati, ma Damon non si preoccupò nemmeno un po' di interromperli. Si avvicinò a loro guardando dapprima Elena, soffermandosi su di lei. Il suo cuore non batteva più come una volta ogni volta che la guardava, inspiegabilmente si era allontanato da lei davvero molto facilmente. Lei gli sorrise ed insieme anche Stefan.
<< Che c'è, Damon? >> domandò Stefan, incuriosito ma per niente scorbutico.
<< Oh niente. Mi chiedevo come tu ti sentissi, fratellino. >> chiese Damon portando il suo sguardo glaciale sul fratello e sorridendogli sarcasticamente.
Stefan lo guardò e sorseggiò l'alcolico nel suo bicchiere trattenendosi inizialmente una risposta, ma Elena non parve nell'intenzione di farlo.
<< Sembra stare bene. La fame è passata, o comunque la sta controllando. Ti preoccupi che possa nutrirsi di Elizabeth ogni volta che ti distrai? >> domandò Elena, tradendo un tono di voce beffardo.
Nella sua immaginazione, Damon si preoccupava di ciò perché non voleva che nessun altro bevesse il sangue di Elizabeth, a parte lui, piuttosto che un vero e proprio interesse per suo fratello minore.
<< E' mio fratello, Elena Gilbert. >> rispose Damon offeso ed inacidito, calpestando verbalmente il nome della ragazza. Lei rise. << A proposito di Elizabeth, l'avete vista per caso? >> domandò lui lanciandosi ampie occhiate intorno ma fra tutte quelle testoline presenti era davvero difficile distinguerne una precisa.
Elena guardò Stefan, e lui sembrava capirla. Damon sembrava più preso di quanto immaginassero ed in fin dei conti questa cosa rendeva felici sia Stefan che Elena, non c'era più bisogno che si preoccupassero di qualsiasi cosa dicessero per evitare di ferire Damon. Dopotutto, lei non aveva ancora dimenticato la reazione avuta alla festa dei Mikaelson ed era consapevole del fatto che non bastassero delle semplici scuse per porvi rimedio.
<< In realtà no. L'ultima volta che l'ho vista era con Elijah. >> ammise Elena, guardandolo, e Stefan annuì come a dar man forte.
Damon mugugnò storcendo le labbra in una smorfia pensierosa mentre tornava lentamente con lo sguardo su di loro.
<< Si, ho incontrato Elijah. Diceva che gli stuzzichini di questa festa hanno un brutto sapore, almeno secondo Elizabeth. Li avete già assaggiati? >> domandò Damon incuriosito.
Elena sembrò sorpresa e perplessa in un primo momento, confusa, non riuscendo a capire quale brutto sapore avesse trovato Elizabeth in quegli stuzzichini. Scosse lentamente il capo guardandosi il bicchiere che ancora aveva in mano. Aveva assaggiato qualcosa ma niente aveva avuto un brutto sapore per lei.
<< In realtà no, era tutto buono. >> ammise la Gilbert, inarcando un sopracciglio << Magari avrà assaggiato proprio gli unici che erano stati cucinati male e che la signora Lockwood non aveva ancora assaggiato. >> continuò la ragazza, facendo spallucce.
<< Comunque Damon, controlla meglio per la casa. Sono sicuro che la troverai. In caso la vediamo ti avvertiamo. Elena mi ha detto che si è preparata tutto punto solo per te. >> commentò Stefan ghignando sotto i baffi, divertito ma segretamente contento, nei confronti di Damon.
Il fratello lo guardò e sbuffò scocciato.
< Andrò a cercarla allora, grazie comunque. >> sbottò allontanandosi da lì.
Elena e Stefan si guardarono e sorrisero spostandosi da quel punto ed allontanandosi. Stavano per iniziare i balli e nonostante Stefan li odiasse, non voleva assolutamente perderseli. La musica si fece poco più forte in una sala, la stessa sala della casa in cui molte persone si riunirono coi loro compagni per poter danzare in quel ballo lento. Corpi incollati l'uno all'altro si muovevano lentamente per la sala seguendo la musica, perfino i corpi di Elena e Stefan che si stringevano. Tyler e Caroline, Bonnie e Jeremy, Chloe veniva accompagnata da uno sconosciuto ed Elijah preferiva guardare la sorella che danzava con Matt. Damon si fermò sulla soglia d'ingresso di quella sala prima che una mano prendesse una delle sue cingendola delicatamente, amorevolmente. La figura minuta ed esile di Elizabeth lo affiancò guardandolo con un sorriso docile.
<< Vogliamo unirci alla danza? >> domandò verso di lui, Damon la guardò stupito.
<< Ti stavo proprio cercando, dov'eri finita? >> domandò incuriosito, non rispondendo inizialmente a quella sua domanda.
<< In giro, questa casa è davvero immensa! >> esclamò lei, mutando l'espressione in qualcosa di infantile.
<< Eh già. Elijah mi ha detto che hai avuto una brutta reazione agli stuzzichini, ora come ti senti? >> le domandò lui premuroso, continuando a tenerle la mano, intrecciandone le dita con quelle sue senza preoccuparsi.
Lei gli sorrise, sembrò irrimediabilmente perdersi in quegli occhi. Lo guardò avvicinandosi ulteriormente col corpo al suo, sovrastandolo col proprio e raggiungendo il suo viso. Congiunse le labbra a quelle di lui in un bacio fugace ma che volle trasmettere tutti i brividi che stava provando in quel momento.
<< Benissimo. Damon, ti va di ballare? >> chiese lei, ancora una volta, stando a pochi centimetri dal suo viso.
Lui la guardò e sorrise compaciuto, annuendo.
<< Ma niente ballo lento per stasera. Troppo lento, troppo noioso, voglio qualcosa di movimentato. Ho bisogno di scatenarmi! >> esclamò scostandosi da lui e lasciandogli la mano.
Si allontanò dal Salvatore che la guardò sorpreso seguendola sino a vederla avvicinarsi al DJ della serata. Gli sussurrò qualcosa, la sentì e sembrava irrimediabilmente gentile. Qualcosa come "può mettere qualcosa di più movimentato, per favore?". Ignorava il fatto che lo stava soggiogando, non era disposta a ricevere una risposta negativa. L'uomo della musica annuì e le sorrise cordialmente facendo partire della musica sicuramente movimentata: Bounce with me di Kreesha Turner. Damon le si avvicinò guardandola ancora, la guardava agitarsi tra quelle persone che erano rimaste sorprese dall'improvviso cambiamento di musica.
<< Mia madre non lo apprezzerà. >> sussurrò Tyler verso Caroline, sorridendo divertito. La bionda scosse il capo guardandosi intorno.
<< Che ti importa? Per ora divertiamoci no? >> lo invogliò, prendendogli una mano.
E mentre i più anziani si allontanavano dalla pista da ballo, imbarazzati, quelli che erano più giovani si stringevano le mani dimenandosi tra la folla. Elizabeth afferrò la mano di Damon con delicatezza e gli sorrise incredibilmente contenta e divertita, lo tirò e si mosse tra le sue braccia roteando su sé stessa e facendo svolazzare la lunga coda della gonna. Lo fece apposta, a cadere tra le braccia del ragazzo. Rideva di sottofondo a quella canzone e Damon la guardava ammaliato. Ma smise di farsi trascinare nel momento in cui anche lui prese parte a quel gioco a cui buona parte dei presenti avevano iniziato a partecipare, accompagnandola in quella danza sfrenata durante la quale il vestitino che lei indossava si agitava come lei avrebbe voluto: bello, attraente, ammaliatore. Erano pensieri che le stavano passando per la testa in quel momento. E mentre si muoveva non esitava ad allungare le mani verso i vassoi dei camerieri che passavano e raccoglierne i bicchieri di alcool, lui faceva altrettanto facendosi chiaramente trascinare da quello che lei aveva messo in ballo. Beveva quanto trovava nel bicchiere tutto d'un sorso, senza preoccuparsi di finire per ritornare a casa ubriaca. In quel momento, le sarebbe piaciuto. Lasciava i bicchieri tra le mani dei primi che capitavano i quali, invece di irritarsi, ridevano di gusto divertiti dalla scena. In poco tempo Elena e Stefan lasciarono le pista da ballo e Caroline restò aggrappata al collo di Tyler guardando con un sorriso divertito la scena in cui Damon ed Elizabeth si agitavano sotto l'attenzione di tutti come due adolescenti ubriachi in una discoteca. Ma il tutto fu interrotto da un urlo, un urlo straziante e femminile che proveniva dall'esterno.

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Ed ho finalmente finito il quattordicesimo capitolo! D:
Mi rendo conto di averla tirata un po' per le lunghe ma
tra Halloween ed altri vari impegni, ho avuto pochissimo tempo.
Mi chiedo, inoltre, come sia riuscita a scrivere la OS che ho
pubblicato qualche giorno fa senza metterci una vita. x°D
Ad ogni modo!
Stiamo per entrare nel vivo di ciò che sta turbando le vite dei
nostri protagonisti. Chiamatemi cattiva, ho voluto interrompere
il capitolo sul momento più 'forte' per riuscire ad attirare la
vostra curiosità. Cercherò di essere più veloce per il prossimo capitolo!

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Quell'urlo interruppe prepotentemente quanto stava accadendo all'interno della dimora dei Lockwood. Ci furono scambi di sguardi veloci, confusi prima che gruppetti di persone iniziassero a movimentarsi verso l'esterno. In testa al gruppo, ovviamente, la proprietaria di casa raggiunse la donna che aveva emesso quell'urlo scoprendola proprio dietro la dimora. Perfino gli occhi del sindaco Lockwood andarono sgranandosi alla vista di quella scena ed ingoiò prepotentemente un urlo in gola.
<< Chiamate lo sceriffo Forbes, muovetevi! >> gridò la signora Lockwood.
Si avvicinò alla ragazza in piedi che guardava il corpo morto, adagiato al suolo con la schiena contro una parete della casa. Una ragazza, un'invitata a quella festa, la cui testa sembrava stesse per staccarsi da un momento all'altro come se qualcosa le avesse morso la gola con tanta ferocia da strapparle carne e pelle. La ragazza in piedi si teneva la testa perplessa e la signora Lockwood la raggiunse incitandola a spostarsi, prima che arrivasse lo sceriffo Forbes.
<< Qui non c'è niente da guardare, allontanatevi immediatamente. >> affermò la madre di Caroline, prima che prendesse il telefono e si accertasse di chiamare altre truppe.
E nel mentre lo faceva, lanciò un'occhiata a Damon, Stefan ed Elena che nel frattempo si erano immersi nel gruppo che era venuto a formarsi lì intorno. Lo sguardo di Damon saettò su Stefan che scosse il capo sconvolto. Nessuno di loro aveva mai toccato quella ragazza, Stefan era il più indicato ma da come stava reagendo era ovvio che non l'avesse mai nemmeno guardata. Elena si strinse a lui trattenendo gli occhi che si gonfiarono di lacrime per il solo fatto d'aver assistito all'ennesima morte mentre Elizabeth restò al fianco di Damon. Sembrava spaventata tanto quanto gli altri, con quegli occhi scuri sgranati che si incollavano sulla figura della ragazza giacente al suolo.
<< Dobbiamo andare via. >> sussurrò Elijah, una volta portatosi il gruppo fuori dalla mischia.
Elena si passava le mani tra i capelli, era sconvolta. Cos'altro li stava minacciando ancora? Stefan la strinse in un leggero abbraccio mentre le persone si radurono sconvolte nel giardino dei Lockwood.
<< Non possiamo andarcene, sospetterebbero di noi. >> sussurrò Elena, guardando l'Originario.
Elizabeth continuava a lanciare occhiate al corpo che veniva trasportato dai paramedici giunti sul luogo. Li fissava con insistenza e la sua espressione era indecifrabile. Sembrava spaventata ma allo stesso tempo soddisfatta, una soddisfazione che cercava di non far leggere nel proprio volto.
<< Ed invece, Elena, non possiamo restare qui. Quella ragazza è stata divorata, il che vuol dire che c'è un vampiro incredibilmente affamato che si aggira in questa città. Non posso permettere che qualcun'altro faccia del male ad Elizabeth. >> ammise Elijah, guardando seriamente la Gilbert.
Elizabeth lo sentì e volse immediatamente a lui lo sguardo, come se fosse sorpresa da quelle parole da lui dette in quel preciso istante. Lo guardava e le labbra s'incresparono a formare un leggero sorriso, quasi impercettibile. Elena li guardò uno ad uno e solo infine portò il suo sguardo su Elizabeth, non nascondendo quanto anche lei fosse preoccupata di questo, ma una ragazza era appena stata uccisa in maniera spaventosa e loro dovevano scoprire assolutamente chi era stato a farlo.
<< Mi dispiace Elena, ma Elijah ha ragione. Il sangue di Elizabeth potrebbe addirittura renderlo molto più forte, oltre che più affamato. >> affermò Damon, guardando Elena.
<< Voglio scoprire chi è stato a fare tutto questo. >> commentò Elena, determinata.
Stefan la guardò preoccupato, non poteva permettere che Elena si facesse del male. Ma la conversazione non riuscì ad andare avanti perché lo sceriffo Forbes si avvicinò minacciosamente a loro. Tutti si voltarono verso la donna che li guardava seria, sospirò pesantemente.
<< I vostri problemi non c'entrano nulla in tutto questo, vero? >> domandò lo sceriffo, guardandoli uno ad uno.
Si guardarono tra loro ed infine Damon si scostò da Elizabeth incitando lo sceriffo a seguirlo, allontanandosi dal gruppo di qualche passo. Le si mise al fianco guardandola con un'espressione seria, sospirò anch'egli scocciato dalla situazione incredibilmente pesante.
<< La prego di non fare parola su nulla, ritorniamo con gli attacchi degli animali. Purtroppo è qualcosa di molto più grande di noi. Potrebbe esserci un vampiro affamato che si aggira per Mystic Falls, si assicuri che tutti prendano la verbena o almeno la maggior parte delle persone della cittadina. Dobbiamo trovarlo ed ucciderlo. >> bisbigliò Damon.
Lo sceriffo lo guardò, guardò il gruppetto posto lì accanto ed infine ritornò su Damon.
<< Cercate di risolvere questa situazione di cui parli il prima possibile. Intanto andate via di qui. >> sussurrò, dopodiché si avvicinò maggiormente a Damon << Mi dispiace ma non accetterò nessun'altra morte dopo questa, sono stufa di tutto quello che i vampiri stanno portando in questa città. >> bisbigliò tagliente verso di lui, ed infine si allontanò.
Elizabeth guardò Damon, lui ricambiò il suo sguardo e così si guardarono anche Elena e Stefan. Quando Elijah appoggiò la sua mano su una spalla di Elizabeth la invogliò a muoversi, senza che nessuno di loro badasse a quale fosse il motivo per cui si era chiusa nel mutismo. Quegli occhi scuri della rossa incrociarono gli occhi chiari di un individuo che la fissava insistentemente, poco lontano: lo sguardo di Joseph la scrutava incredulo, come se lui avesse capito molto più di quanto avessero fatto loro in quel momento. E nonostante Elena non avesse voluto andare via da lì, tutti si avviarono verso le case. Stefan accompagnò Elena, Jeremy e Bonnie a casa Gilbert mentre Elijah, Elizabeth e Damon si avviarono verso la dimora dei Salvatore. Mentre tutti si stavano allontanando, all'ingresso della casa dei Lockwood, Tyler stringeva una mano di Caroline mentre la invogliava a seguirlo verso la sua auto, per poterla riaccompagnare a casa.
<< Tyler. >> lo chiamò una voce femminile, inducendolo a voltarsi.
Il sindaco Lockwood, o meglio la signora Lockwood, li guardava con un'espressione severa. Si era fermata all'ingresso della casa a guardarli e Tyler incrociò lo sguardo di sua madre, assolutamente curioso. Anche Caroline si voltò forzando un sorrisino per niente contento per quanto accaduto in quella casa quella sera, ma voleva apparire quantomeno gentile nei confronti di quella che poteva reputare sua suocera.
<< Dovresti restare qui, ho bisogno dell'aiuto di qualcuno di fidato per capire cos'è successo stasera. >> affermò la donna, guardando il figlio che in poco tempo restò sorpreso da quelle parole.
<< Accompagno solo Caroline a casa, non voglio che torni da sola. >> rispose Tyler, appoggiando una mano sulla spalla di Caroline che guardava incuriosita la scena.
<< Io voglio che resti qui, Tyler. Ho bisogno del tuo aiuto. Caroline è abbastanza sveglia e forte da proteggersi da sola. >> rispose ancora la signora Lockwood, fulminandolo col solo sguardo.
Tyler la guardò con un'espressione irritata, come se non credesse a quanto sua madre stesse dicendo.
<< Che diavolo stai dicendo? >> domandò, nervoso, mentre Caroline gli sussurrava di calmarsi. Dopotutto, poteva davvero ritornare a casa da sola.
Nel momento in cui Carol, la madre di Tyler, stava per aggiungere altro qualcuno fece il suo ingresso nella scena. Uscì dalla casa dei Lockwood avvicinandosi a Caroline che, di rimando, lo guardò nauseata.
<< Non preoccuparti Tyler. Accompagnerò io personalmente Caroline a casa, e quando arriverà ti farò telefonare così che tu sia sicuro che non l'ho sfiorata nemmeno con un dito. >> commentò Klaus con un gran sorriso sornione che fece rabbrividire Tyler.
La signora Lockwood sembrò d'accordo con quanto proposto dall'Originario, non nutriva una particolare simpatia nei confronti di Caroline e sia lei che Tyler l'avevano ormai capito. Tyler lanciò un'occhiata a Caroline come se cercasse una risposta nel suo sguardo. Nonostante alla Barbie Vampira non piacesse assolutamente la compagnia di Klaus, non poteva permettere che Tyler finisse in un brutto quarto d'ora con sua madre né tanto meno che lei la odiasse ancora di più. Annuì verso il ragazzo, scorgendo di sottecchi la signora Lockwood che si avviò verso l'interno. Caroline si avvicinò a Tyler stampando un morbido ed affettuoso bacio, ricco di passione, sulle sue labbra nonostante avessero gli occhi di Klaus piantati addosso, occhi che fecero per distogliersi nel momento in cui i due entrarono in contatto. Dopodiché Tyler si avviò verso l'interno seguendo sua madre e Klaus iniziò ad incamminarsi insieme a Caroline.
<< Sappi che, il fatto che io abbia accettato di tornare a casa insieme a te non fa di te una persona simpatica o per la quale nutra un particolare interesse. >> specificò la bionda, lanciandogli un'occhiata omicida. Klaus sorrise divertito.
<< Tranquilla biondina. Voglio solo portarti a casa, nessun secondo fine. Anch'io voglio accertarmi che tu arrivi nella tua camera sana e salva, dolcezza. >> sussurrò con un tono decisamente caldo rispetto all'aria invernale e fredda che albergava su Mystic Falls.
 
Damon spalancò la porta della casa dei Salvatore invogliando Elizabeth ad entrare subito dopo di lui, seguita infine da Elijah. Stefan avrebbe dovuto tenere d'occhio anche Bonnie e Jeremy insieme ad Elena mentre Elijah e Damon sarebbero tornati a casa per tenere sotto controllo Elizabeth. Tutti sapevano quanto i vampiri bramassero il suo sangue e probabilmente il fatto che ormai si fosse a conoscenza della sua presenza a Mystic Falls non faceva altro che peggiorare le cose.
<< Vado di sopra a cambiarmi. >> sussurrò debolmente Elizabeth, iniziando a salire le scale.
Damon ed Elijah si guardarono e l'Originario annuì, dandogli silenziosamente il permesso di seguirla al piano di sopra. Nonostante avesse voluto essere lui ad accompagnare Elizabeth per tenerla costantemente sotto controllo, non voleva intromettersi nella particolare relazione che si stava creando fra quei due. Osservò Damon salire di sopra sino a sparire subito dopo la rossa, perdendosi poi con lo sguardo per il salone. Era attento a qualsiasi cosa si muovesse o facesse rumore, fin troppo attento in realtà.
Elizabeth aprì la porta della propria camera senza nemmeno attendere Damon che la stava seguendo e non riuscendo a richiudere la stanza proprio a causa del Salvatore. Si voltò verso di lui e gli sorrise debolmente. Nell'espressione lei sembrava affranta, stanca, pensierosa.
<< C'è qualcosa che non va, Elizabeth? >> domandò Damon, fissandola a pochi passi da lei.
Lei si voltò interamente verso di lui e lo fissò, tradendo un pizzico di disperazione nel volto. Strinse le labbra guardandolo e lui aggrottò la fronte come se non s'aspettasse una simile reazione. Quasi istintivamente allargò le braccia vedendola pochi secondi dopo avanzare verso di lui con passi decisi e spingersi tra le sue braccia. Lui la accolse stupito stringendola con un braccio ed immergendo una mano tra i suoi capelli. La sentiva singhiozzare misteriosamente contro il suo petto. Probabilmente era sconvolta per quello che aveva visto o per il fatto che, nuovamente a causa sua, qualcuno era morto.
<< Ehi... >> sussurrò Damon delicatamente, un po' insicuro ed inesperto in qualsiasi movimento facesse.
Ancora provava fatica a consolare pienamente qualcuno senza usare modi troppo bruschi o schietti, per dire. Lei lo strinse, strofinandosi col viso contro il suo petto per come si era abbassata contro di lui e solo dopo lo sollevò portandolo contro una sua spalla. Strinse a sua volta Damon.
<< E' stata colpa mia... >> sussurrò con un fil di voce direttamente all'orecchio del ragazzo.
Damon scosse immediatamente il capo sospingendola indietro così da poter perfettamente guardare il suo viso. Non riuscì a non notare i suoi occhi pieni di lacrime che cercava di trattenere con tutte le sue forze.
<< Non è colpa tua. E' così sempre. Le persone muoiono, Elizabeth, non puoi accollarti le colpe ogni volta che accade. >> le sussurrò, fissandola nei suoi occhi scuri.
Fece per sfregare le sue dita contro le gote della ragazza cogliendone le piccole lacrime che erano colate e raccogliendole, per far in modo che il suo viso non si bagnasse ulteriormente. Lei lo guardava persa in quegli occhi color ghiaccio e forzò un sorriso poco convinto per far in modo che Damon non si preoccupasse ulteriormente di lei. Era questo che voleva, che Damon non si preoccupasse di lei. Sentì una stretta allo stomaco, qualcosa di troppo forte affinché lei trattenesse una smorfia su quel limpido viso, una smorfia che non passò inosservata agli occhi di Damon. Ne restò sorpreso, confuso e perplesso al contempo. Si scostò definitivamente da Damon indietreggiando e tenendosi la pancia.
<< Elizabeth. Elizabeth, che ti prende? >> domandò Damon preoccupato mentre avanzava di pochi passi verso di lei, passi che lei ricreava continuando ad indietreggiare.
Elijah riuscì a sentire ogni singola parola, ogni singolo movimento dei due al piano di sopra tant'è che non servì chiamarlo affinché lui varcasse velocemente la porta d'ingresso della camera. Vide Elizabeth piegarsi in avanti prima di spalancare la bocca e rigettare una notevole quantità di sangue direttamente sulla pavimentazione. La vomitò stringendosi il tessuto del vestito e martoriandolo sotto la sua stessa forza. Damon sgranò gli occhi a quella scena, sconvolto tanto quanto Elijah che stava poco dietro di lui. Mentre l'Originario stava per muovere qualche passo verso di lei Damon riuscì a precederlo correndo - come un vampiro - sino ad affiancarla. Le tenne le spalle ascoltando il suo respiro affaticato e sentendola tossire sangue, ma non era il suo. Il suo aveva un altro profumo. Quel sangue era di qualcun'altro ed entrambi i vampiri lo capirono quasi immediatamente. Una mano di Elizabeth si aggrappò alla giacca di Damon, lo strinse con forza mentre cercava di riportarsi eretta. Capì in quel momento il motivo per cui la sua fame poteva essere colmata solo dal sangue di vampiro: il sangue umano non riusciva nemmeno a tenerlo in corpo. Deglutì pesantemente chinando indietro la testa non accorgendosi di quanto i due vampiri presenti stessero faticando solo a guardarla, nessuno dei due sapeva come comportarsi. Sorrise socchiudendo gli occhi con quella cascata di capelli rossi che ricadevano sulle mani di Damon ancora adagiate sulle sue spalle, ma non spiccicò parola. Riaprì gli occhi incontrando lo sguardo di Elijah e gli sorrise tranquilla, ridacchiando qualche attimo dopo. Si mosse velocemente ed inaspettatamente affinché Damon si accorgesse della figura di Elizabeth che si rigirò tra le sue braccia piantando due canini aguzzi e sporchi di sangue nel suo collo, facendosi spazio tra i tessuti dei suoi vestiti. Gli strappò un improvviso urlo di dolore mentre succhiava volgarmente il sangue dalle sue vene, con gusto; era affamata, incredibilmente affamata. Non riuscì a berne troppo visto che Elijah si fiondò verso di lei allontanandola da Damon e stringendola con due braccia spesse e forti che le avvolgevano le spalle.
<< Lasciami mangiare! >> urlò lei.
Stava dando di matto ed agli occhi dell'Originario non sembrava assolutamente l'Elizabeth che aveva conosciuto in tutti quegli anni, nemmeno quella affamata. Sembrava un'altra persona. Lei lo afferrò per le braccia e fece forza chinandosi in avanti e catapultando la figura di Elijah al di sopra del proprio corpo piantandolo con la schiena al suolo, senza preoccuparsi di sangue. Giocava sul fatto che quei due erano rimasti troppo sconvolti e, soprattutto, li aveva presi alla sprovvista per contare sulle loro piene capacità di combattimento. Afferrò Elijah ancor prima che lui potesse riportarsi in piedi e lo lanciò, come fosse una palla, contro Damon. Aveva un sorriso insano stampato su quel piccolo viso da ragazza innocente con due occhi scuri ed iniettati di sangue e due canini che volevano sporgersi dalla fame che avevano. Inoltre, il sangue di Damon aveva iniziato a scorrerle in corpo e le dava una vitalità ed una forza fuori dal normale, umanamente e vampiricamente parlando. Rise cristallina, divertita dalla situazione, ma non diede loro tempo di seguirla che corse via con quella velocità che caratterizzava i vampiri e sparì dalla stanza riportandosi nel salone. Fu nel momento stesso in cui Chloe varcò la soglia d'ingresso della casa restando allibita da quella visione di Elizabeth che aveva davanti a sé, una Elizabeth completamente in rosso: oltre che coi capelli e col vestito, anche quelle labbra grondavano il sangue perso e quello preso da Damon. Ghignava piacevolmente verso la vampira.
<< Oh mio Dio, Elizabeth che ti prende? >> domandò ma l'altra non poté darle una risposta migliore.
Le corse incontro azzannandole il collo con ferocia, come volesse staccarle la testa dal collo, e si nutrì di quanto più sangue poteva. Chloe si lasciò scappare un unico, sonoro e lungo urlo straziante mentre stringeva i capelli di Elizabeth cercando di allontanarla ma nemmeno con tutta la sua forza riuscì ad allontanarla dal suo sangue. Elizabeth la lasciò lanciandola al suolo come fosse un giocattolo utilizzato e sparì all'esterno della casa prima che Elijah o Damon potessero seguirla. Damon corse giù per le scale avvicinandosi preoccupato a Chloe, dopo aver urlato il suo nome per richiamarla. Si chinò verso di lei raccogliendole il capo per scoprirla svenuta.
<< Che diavolo le prende!? >> gridò Damon verso Elijah che l'unica cosa che riuscì a fare fu scuotere il capo ancora sconvolto.
Non si sarebbe mai aspettato un comportamento del genere da parte di Elizabeth, nemmeno in preda alla fame. Non riusciva a togliersi dalla testa l'immagine di quel sorriso insano che aveva dipinto le sue candide labbra facendo fatica a ritornare alla realtà per porre rimedio a questa situazione.
<< Dobbiamo trovarla. >> esordì verso Damon.
Non sapeva quante altre persone avrebbe dovuto uccidere prima di essere sazia. Non sapeva quante altre persone ancora avrebbero dovuto fare la stessa fine di quella ragazza alla festa. Perché ormai aveva capito, era stata Elizabeth ad ucciderla.
 
<< Ti ho trovata d'incanto stasera, dolcezza. >> bisbigliò Klaus verso Caroline che gli camminava al fianco.
Era notte fonda a Mystic Falls. Molte persone non c'erano in casa, o dormivano, ma nonostante questo le strade erano desolate come ogni notte. La cittadina era piccola, i negozi preferivano chiudere prima visti i continui attacchi animali che si verificavano in tutta Mystic Falls. Camminavano l'uno accanto all'altra su quel marciapiede libero dalle persone e Klaus aveva le braccia distese lungo i fianchi mentre Caroline si teneva con entrambe una borsetta, attenta a qualsiasi movimento dell'Originario. Non si fidava di lei prima e non si stava fidando nemmeno in quel momento. Dopotutto era Klaus, il vampiro che ha ucciso la sua migliore amica e che ha minacciato la vita di tutti gli abitanti di Mystic Falls. D'un tratto i passi di Caroline si fermarono voltandosi col corpo completamente verso Klaus.
<< Allora, mettiamo in chiaro una cosa Klaus. Io non ho accettato di farmi accompagnare a casa affinché tu possa provarci tutto il tempo. >> disse, guardandolo infastidita << Secondo punto, possiamo terminare la recita adesso. Posso tornare a casa da sola, non c'è bisogno che mi accompagni fino alla porta. Ho accettato solo per Tyler. >> continuò, fissandolo dritto negli occhi.
Klaus perse il suo sorriso per qualche attimo fissandola incredulo. Ma non ebbe il tempo di risponderle che l'attenzione di entrambi venne attirata da continui singhiozzi non molto distanti da loro: qualcuno stava piangendo, silenziosamente. Klaus guardò Caroline cercando di capire se lei avesse o meno intenzione di soccorrere un'ipotetica fanciulla in pericolo. Ma Caroline non ricambiò il suo sguardo, si mosse con passo veloce ed umano lungo il marciapiede per riuscire a scorgere la provenienza di quei singhiozzi. Non vi mise molto a rilevare il punto scoprendo uno dei tanti vicoletti chiusi di Mystic Falls dentro il quale, affacciandosi, non scorgeva altro che tre bidoni della spazzatura che si affiancavano ad un lato del vicolo. Assottigliò lo sguardo seguita da Klaus che le stava dietro attento a qualsiasi cosa si muovesse lì dentro non volendo rischiare che qualcuno aggredisse improvvisamente la bionda lì presente. Sapeva essere ostinato più di chiunque altro nonostante lei non l'avesse trattato nel migliore dei modi nemmeno l'attimo prima. Un paio di gambe sbucavano da dietro i bidoni, delle gambe spesse e maschili che non accennavano a muoversi, oltre che un mezzo busto disteso disordinatamente al suolo. Insieme ad esso la punta di due piccoli piedi femminili, di cui uno nudo, sbucavano annunciando una posizione seduta di una seconda presenza insieme a quell'individuo che non dava segni di vita. Caroline mosse qualche passo verso l'interno ma Klaus le prese gentilmente il braccio intimandola a stare indietro, una richiesta che la bionda non gradì con quell'occhiata omicida che gli regalò; l'ennesima, da quando si conoscevano. L'Originario iniziò ad avanzare verso l'interno del vicoletto scoprendosi maggiormente la visuale che aveva della scena: non gli importava fino a quel momento, non gli interessava sapere chi o cosa avesse ucciso qualcun'altro. Avrebbe preferito tornare a casa con Caroline e cercare in qualche modo di conquistare la sua fiducia. Ma dovette ricredersi quando si accorse di chi si nascondeva oltre quei bidoni senza preoccuparsi della propria igiene, chi singhiozzava incessamente standosene seduta al fianco di un cadavere. Perché era questo che era, quell'uomo. Un cadavere totalmente prosciugato la cui testa era stata staccata a suon di feroci morsi, un cadavere dagli occhi sgranati che fissava incessantemente il vuoto.
<< Elizabeth. >> bisbigliò Klaus incredulo, attirando l'attenzione della rossa e di Caroline al contempo.
Elizabeth sollevò lo sguardo verso di lui. Aveva le labbra totalmente tinte di rosso, un rosso intenso che colava lungo il mento. Occhi gonfi dalle continue lacrime che colavano lungo le guance mescolandosi al sangue che macchiava la sua bocca. Sollevò quell'espressione disperata verso l'Originario che la fissava perplesso. Conosceva Elizabeth da molto, moltissimo tempo. Perfino per lui, per quel perfido e sudbolo opportunista di Klaus, Elizabeth era come una sorella minore. Una sorella di cui aveva conosciuto ogni atteggiamento, ogni comportamento, ogni segreto. Ed Elizabeth non era mai arrivata a tutto questo, non era mai arrivata ad uccidere un essere umano per saziare la sua fame, anzi lei non era mai nemmeno arrivata a provare una fame così incontrollabile. Caroline si avvicinò a lei precedendo Klaus che era rimasto spiazzato davanti ad una scena del genere.
<< Oh mio Dio, Elizabeth. >> mormorò la bionda, accovacciandosi davanti a lei.
Le carezzò una guancia lanciando occhiate fugaci al cadavere adagiato al loro fianco. Come avrebbe dovuto comportarsi? Non poteva di certo permettere che qualcuno li scoprisse e soprattutto scoprissero che era stata Elizabeth a farlo. Raccolse una sua lacrima prima di cercare di invogliarla ad alzarsi, ignorando dove avesse potuto finire l'altra scarpa della ragazza.
<< Elijah lo sa? >> domandò Klaus strappandosi da quell'improvviso silenzio.
La rossa si riportò in piedi aggrappandosi a Caroline. Strinse le labbra a quella domanda poco prima di stringere gli occhi e lasciarsi scappare ennesime lacrime. Elijah lo sapeva e non avrebbe dovuto saperlo, Elijah l'aveva vista mentre vomitava il suo reato come punizione per aver ucciso una persona. Damon, l'aveva vista. E non riusciva a perdonarselo. Si aggrappò a Caroline riaprendo gli occhi solo dopo qualche istante, senza porre risposta alle parole dell'Originario lì presente, ma quando lo sguardo finì per posarsi sul collo scoperto della bionda i suoi occhi non fecero altro che iniettarsi di sangue. Aveva ancora fame, una fame incontrollabile ed insaziabile che risvegliava la parte più lontana, più assopita, più sconosciuta di lei. Premette quelle dita con maggiore forza contro le braccia della bionda ringhiando in maniera sommessa per trattenere quella fame crescente nei confronti della vampira. Fu Klaus a notarla ed avvicinarsi a lei con uno scatto vampirico, strappandola dalle braccia della bionda in maniera brusca. Lui non era come Elijah, aveva i suoi modi per porre rimedio a delle situazioni ed era uno dei suoi principali problemi se davvero voleva essere apprezzato da Caroline. La prese per una spalla e per la gola piantandola con la schiena contro la parete, senza stringerla con troppa forza ma quanto bastava per tenerla inchiodata in quel punto. Ignorava che, se solo lei avesse voluto, avrebbe potuto rendersi più forte di lui. Strinse di nuovo gli occhi ed i denti ringhiando sotto lo sguardo leggermente spaventato e confuso di Caroline che restò alle spalle di Klaus.
<< Adesso calmati, Elizabeth. >> ordinò Klaus, guardandola con un'espressione seria.
Lei tossì, tossì a bocca chiusa. Sentì di nuovo quell'insopportabile senso di nausea, quella voglia di vomitare tutto ciò che aveva preso con la forza, quella punizione che il suo corpo le dava per essersi nutrita di un essere umano. Non aprì bocca sollevando il viso verso l'alto, così da evitare di colpire Klaus in qualche modo ma non riuscì completamente a trattenere quel sangue che non voleva restarle in corpo, quel sangue che colò sottoforma di gocce lungo le estremità delle sue labbra. L'Originario la guardò sconvolto allentando immediatamente la presa su di lei e dandole la possibilità di piegarsi in avanti e rigettare al suolo tutto quel sangue che aveva bevuto dal corpo dell'uomo disteso al loro fianco. Caroline si portò le mani alla bocca palesando tutto lo stupore e la paura che stava provando in quel momento.
<< Oh mio Dio. >> sussurrò tenendosi la bocca ed Elizabeth si sforzava a soffrire meno di quanto stesse facendo, in qualsiasi modo.
<< Devo portarla a casa, da Elijah. >> sibilò Klaus verso Caroline, senza guardarla << Dovrai occuparti tu del cadavere. >> annunciò, voltandosi a guardare Caroline.
Lei restò esterrefatta, non riuscendo a credere alle parole che Klaus aveva appena pronunciato. Scostò le mani dalla bocca guardandolo nervosa ed accusatoria.
<< Sono la figlia dello sceriffo. Credi che io possa fare una cosa del genere!? >> domandò Caroline non alzando troppo il tono di voce.
Klaus si avvicinò ad Elizabeth, le passò una mano tra i capelli raccogliendoglieli dietro la nuca e poi la sollevò, dopo essersi accertato che aveva sputato fuori ogni singola goccia di sangue superflua, portandosela in braccio come fosse una principessa. Lei gli si aggrappò al collo come fosse una bambina ma si stringeva le mani per evitare di azzannarlo. Solo in quel momento Klaus si voltò verso Caroline guardandola seriamente.
<< No Caroline, tu non sei così. Non sei il tipo di persona che occulta cadaveri per il bene di una persona per cui non prova il minimo interesse. Ma so che lo faresti per i tuoi amici, per la tua famiglia, per la tua vita. Prova ad immaginare cosa potrebbe succedere se scoprissero tutti l'esistenza dei vampiri. >> commentò Klaus verso di lei, sotto il suo sguardo incredulo. << Lo farei io se potessi, ma non posso lasciarti da sola con lei. Stava provando a morderti appena due minuti fa. >> aggiunse, continuando a fissarla intensamente tanto che Caroline si perse in quegli occhi seri e per la prima volta preoccupati per qualcuno << Te lo chiedo per favore. >> pronunciò, con un tono di voce più basso << Fa quanto io ti ho richiesto e poi torna a casa. Non dimenticarti di chiamare Tyler. >> annunciò infine, iniziando ad avviarsi verso l'uscita di quel vicoletto.
Caroline restò immobile, in piedi, nei pressi di quel cadavere. Avrebbe dovuto davvero occultarlo? Klaus non aveva torto, non lo aveva per niente. Eppure, sebbene ci fosse una parte di lei che non voleva ascoltarlo, lui gliel'aveva chiesto in una maniera così seria e preoccupata che in pochi secondi l'idea di ignorare la realtà dei fatti le era totalmente sparita dalla testa.
 
<< Ho avvisato Alaric, Stefan. Ho detto loro di chiamarci in caso la trovino. >> annunciò Damon scendendo di fretta le scale che portavano al salone dei Salvatore.
Elijah camminava avanti ed indietro per la stanza. Avrebbe dovuto contattare anche Klaus e Rebekah, ma loro l'avrebbero sul serio aiutato a trovarla? Anni e anni di vita li avevano portati ad allontanarsi sempre di più l'uno dall'altro e sapeva quanto Klaus e Rebekah fossero subdoli, opportunisti, non raccomandabili. Eppure erano la sua famiglia. Volse lo sguardo a Damon.
<< Andiamo a cercarla. >> affermò con poca calma non lasciandosi scappare l'annuire di Damon.
Si voltò verso la porta avanzando con lunghi passi decisi e poi la aprì scrutando il viale che separava l'ingresso della casa dei Salvatore dalla strada. Elijah fu il primo a vederlo, fu il primo a vedere la persona che portava la sua Elizabeth come fosse una principessa, la stessa persona di cui aveva dubitato pochi secondi prima.
<< Niklaus. >> sussurrò l'Originario avanzando di qualche passo verso l'esterno.
Pochi passi che divennero ampie falcate verso il fratello allargando le braccia e raccogliendo Elizabeth, sottraendola dalle sue braccia. Solo in quel momento lei aprì gli occhi e fece in modo che Elijah l'accompagnasse a poggiare i piedi freddi per terra. Gli si aggrappò contro con entrambe le mani e sollevò lo sguardo verso di lui con quegli occhi scuri pieni di lacrime.
<< Li ho uccisi... >> mormorò, singhiozzando. Lui la guardò e la strinse in un abbraccio che la costrinse a spingere il volto, sebbene bagnato e sporco, contro una sua spalla.
Damon li guardava oltre la figura di Elijah e Klaus faceva altrettanto, tradendo la curiosità che sentiva verso ciò che stava accadendo, ancora.
<< Non importa Elizabeth, non importa. >> sussurrò Elijah sollevando il suo sguardo verso il fratello. Silenziosamente, senza parole, lo ringraziava. Klaus gli sorrise sornione.
Entrarono all'interno della casa così che nessuno avesse potuto vederli o sentirli, in quel momento. Elizabeth si accomodò sul divano cingendo un bicchiere di bourbon in entrambe le mani ed Elijah si sedette al suo fianco. Damon la guardava ma lei non osava ricambiare il suo sguardo. Klaus era rimasto in piedi e fissava intensamente la rossa in attesa di un qualcosa che potesse illuminarlo riguardo a quanto accaduto.
<< Allora? Elizabeth, si può sapere cosa ti è preso? >> domandò Klaus, fissandola. Sia Damon che Elijah volsero immediatamente lo sguardo verso di lui. Lei scosse il capo.
<< Non l'avevi mai fatto. >> mormorò Elijah, poggiandole una mano su una spalla. Lei si scosse rifiutandola.
<< Lo so che non l'avevo mai fatto. Ma è più forte di me, anche adesso! >> esclamò lei sollevando immediatamente lo sguardo verso l'Originario al suo fianco << Non riesco a controllarlo! Non...Non riesco... >> mormorò, stringendo il bicchiere.
Damon abbassò lo sguardo rammentando l'azione di Alaric nei confronti di Stefan. Non poteva essere una coincidenza, nessuno dei due avrebbe mai fatto ciò che invece avevano fatto. Armeggiò con la bottiglia di bourbon versandosene un bicchiere e lo bevve subito dopo in un unico sorso. Quando appoggiò il vetro sul tavolino, un'idea balenò nella sua testa.
<< Non è molto diverso dalla situazione di Alaric. >> commentò verso Elijah, attirandone l'attenzione.
Klaus si mosse sul luogo palesemente annoiato, niente gli stava facendo capire perché Elizabeth avesse potuto fare una cosa del genere, niente aveva ancora colmato la sua curiosità. Afferrò la bottiglia di bourbon e se ne versò un bicchiere, bevendolo a piccoli sorsetti. Elizabeth sollevò lo sguardo verso Damon provando disagio davanti ai suoi occhi; l'aveva morso dopotutto, ed aveva rischiato di uccidere la sua migliore amica.
<< Se proviamo a paragonare le vicende sia di Alaric che di Elizabeth... >> stava dicendo Damon, ma Elijah lo fermò.
<< ...Ci sono molte coincidenze. >> mormorò. Damon annuì.
<< Alaric ha ucciso Stefan alimentato dal suo odio per i vampiri. Elizabeth ha ucciso delle persone alimentata dalla sua fame vampirica. Cos'altro potrebbero avere in comune? >> domandò Damon, guardandoli tutti.
Klaus faceva balzare il suo sguardo tra tutti i presenti soffermandosi su Elijah che parve voler proferir parola.
<< Avete detto che anche Alaric aveva parlato con Joseph, quella sera. Giusto? >> domandò l'Originario.
Elizabeth sussultò. Non ci aveva pensato prima. Non aveva pensato a Joseph o a tutto quello che aveva provato davanti a sua madre. Quelle sensazioni, quel sapore e poi quell'improvvisa fame. Fissò il vuoto per attimi lunghi un'eternità davanti a quel pensiero. Non poteva essere vero, Joseph non era altro che un normalissimo compagno di scuola che ha una veloce cotta per te di cui poi, casualmente, incontri la madre.
<< Ma certo. Joseph. L'ho visto anche prima di lasciare la festa. Lui mi...mi stava fissando. E, quella nausea. La casualità del loro ingresso. Tutto si collega. >> commentò Elizabeth bevendo tutto d'un sorso il bourbon e poi sollevandosi in piedi.
Non le piacevano gli alcolici, ma tutti dicevano che erano ottimi amici in momenti del genere. Barcollò giusto un po' quando si riportò in piedi ma non ebbe il tempo di cadere che Damon le corse incontro prima che Elijah si portasse in piedi, afferrandola per non farla cadere.
<< Per stasera tu resti qui, Elizabeth. Qualsiasi cosa sia successa, lo scoprirò. >> le bisbigliò Damon guardandola premuroso.
Elijah si sollevò in piedi e Klaus storse l'espressione in una smorfia davanti a quella romantica tanto quanto nauseante e raccapricciante scena. Si voltò verso la porta d'uscita della dimora dei Salvatore seguito subito dopo da Elijah. Quando la aprì non vi ritrovò altro che Stefan che aveva fatto il suo ritorno a casa con un'espressione oltremodo preoccupata. Klaus gli sorrise sornione facendolo passare. Tradì attimi di confusione che lo portarono ad indirizzare il suo sguardo verso Damon ed Elizabeth all'interno della casa e subito dopo oltrepassò i due Originari portandosi nei pressi del fratello e della rossa. Non riuscì a spiccicar parola regalando soltanto occhiate ed espressioni continuamente confuse verso Damon. Klaus uscì ed Elijah si fermò sotto la soglia.
<< Niklaus. >> lo chiamò con un fil di voce. Klaus si voltò verso di lui. << Grazie. >> mormorò ancora sotto il sorriso subdolo del fratello.
<< Siamo fratelli, non ricordi? E lei è importante per te. Prendilo come un modo per chiederti scusa per tutto quello che ti ho fatto passare. >> rispose sarcasticamente. << Tienila d'occhio. >> disse infine, prima di allontanarsi con passi lenti e sicuri.
Quando Elijah si voltò verso l'interno riuscì solo a vedere Stefan dentro la sala, segno che Damon aveva ancora una volta accompagnato Elizabeth di sopra. Richiuse la porta e si avvicinò al Salvatore, ancora privo di parole.
<< Resterò qui stanotte, Stefan. >> commentò. Stefan annuì, non aveva intenzione di controbbattere.
Dopotutto, la casa dei Salvatore era un po' diventata la casa di chiunque pur non volendo.
 
Sfilò anche l'altra scarpa man mano che avanzava all'interno della stanza di Damon. La sua era sporca, dopotutto. Mosse gli arti debolmente sotto gli occhi di ghiaccio di Damon che la fissava stando nei pressi della porta, chiusa. Lei si voltò verso di lui, si sentiva colpevole. Si sentiva sbagliata. Sentiva una scarica di sensazioni negative che non riusciva a spiegare, tutte sensazioni che la portavano a capire quanto si sentisse dispiaciuta per quello che aveva fatto a Damon. Quando schiuse le labbra in procinto di parlare, lui le si avvicinò con uno scatto posandole un dito sulle labbra ancora sporche.
<< Non voglio sentire altro. Dimmi solo se stai bene adesso. >> mormorò verso di lei. Lei lo guardò confusa, ma scosse il capo senza parlare. Solo in quel momento Damon spostò il dito dalla sua bocca.
<< Hai fame? >> domandò ancora, fissandola.
<< Si. >> bisbigliò in risposta.
Lui sospirò, sembrava rassegnato. In realtà, sembrava più tranquillo in quel momento. Era Elizabeth, quella, lo sentiva. Era la ragazza che prima di fare qualsiasi cosa cercava un consenso nelle tue risposte o nei tuoi movimenti, era quella ragazza che doveva chiedere scusa mille volte prima di sentirsi davvero in pace con sé stessa. Lui mosse le sue mani avvicinandole al suo vestito, ne cercò gli attacchi per iniziare ad aprirlo con la chiara intenzione di sfilarglielo.
<< Posso fare da sola. >> mormorò lei.
<< Zitta. >> sibilò subito in risposta. La vide gonfiare le guance offesa e si lasciò scappare un sorriso divertito. Un mezzo sorriso, in verità, preso com'era dallo spogliarla.
<< Chloe come sta? >> chiese lei, rammentando il modo con cui l'aveva azzannata prima di sparire. Damon annuì facendole capire che stava bene, importava solo quello.
La fece voltare in maniera tale da far scorrere quel vestito lungo la sua pelle liscia rivelando il busto pallido e nudo della ragazza. Ne guardava la schiena e la osservava muoversi per far scorrere meglio quel vestito.
<< Ti stava benissimo. >> mormorò Damon al suo orecchio accarezzando distrattamente i suoi capelli.
Lei sorrise impercettibilmente. Si sentiva ancora in colpa per tutto, si sentiva ancora strana, affamata, stanca. Damon si scoprì un polso prima di cingerle una spalla con l'altra mano, fece passare il braccio intorno a lei per portare il polso davanti alle sue labbra.
<< Damon, io... >> ne fu contraria, come se temesse di non riuscire a fermarsi.
<< Oh, andiamo Elizabeth. L'abbiamo fatto così tante volte e tutte le volte avevamo paura di non fermarci. Lo farai anche adesso, ne sono sicuro. >> rispose lui.
Lei deglutì guardando quel polso. Sentì ogni sensazione del suo corpo alimentarsi, confondersi, combattere e bruciare sotto la pelle. Ma la fame, soprattutto, premeva in ogni punto del suo corpo. Sollevò le mani prendendo il polso di Damon con quella voglia nei denti che non riusciva a controllare. In pochissimo tempo gli occhi si iniettarono di sangue e quelle dita premettero maggiormente sul polso del ragazzo. Spalancò la bocca piantando quei due canini nella sua carne ed in poco tempo si riempì la bocca del suo sangue. Era buono, era gustoso, delizioso. Era diverso da qualsiasi altro provato, perché era il suo. Lo sentì adagiarsi col viso tra i propri capelli e respirare il proprio profumo. Si sarebbe nutrita sino allo sfinimento perché ne aveva bisogno per ripulirsi la bocca dalla morte degli innocenti, perché lei aveva bisogno di Damon più di qualsiasi altra cosa.
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Note dell'autore:
Okay, ci stiamo avvicinando sempre più alla fine della storia.
Ed io, francamente, penso che gli ultimi capitoli mi stiano uscendo
davvero moooolto male. E mi dispiace parecchio perché
questa storia mi piace e mi è piaciuta scriverla. D:
Intanto spero che lasciate qualche recensione (non me ne aspetto
di positive, a dirla tutta) e ringrazio tutti coloro che mi seguono!

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Lo sceriffo Forbes varcò velocemente quell'alta porta a due ante richiudendosene una alle spalle, quella aperta, per poter fare il suo ingresso. Svariate persone erano all'interno della stanza che le si era parata davanti, di cui alcune restavano accomodate sui divani o le poltrone presenti. Lo sceriffo rimase a pochi passi dall'entrata a guardare i volti corrucciati e sospettosi dei presenti fino a cadere con lo sguardo su quella donna bionda in piedi che si teneva il fianco con una mano: era Emma Anderson. Il sindaco Lockwood intrecciava le sue dita nervosamente.
<< Sceriffo Forbes, meno male che è arrivata. Pensavamo di non vederla più. >> annunciò la donna, sorridendole sarcasticamente. Un sorriso che lo sceriffo non gradì.
<< Credo di avere i miei impegni, signora Anderson. Ad ogni modo, a cosa devo questa riunione improvvisa? >> domandò lo sceriffo e la signora Lockwood sollevò lo sguardo verso di lei, preoccupata.
<< Lo abbiamo saputo, Liz. E' inutile che continui a nasconderlo, basta fingere. Sappiamo tutti che tua figlia Caroline è una vampira e che Tyler Lockwood è un... >> stava dicendo un uomo quando si fermò, dimenticando quel termine a loro tutto nuovo.
<< ...ibrido. >> terminò Emma Anderson, guardando prima l'uomo e poi lo sceriffo.
<< Cosa? >> chiese improvvisamente lo sceriffo, cercando di mostrarsi divertita dalla situazione. Non voleva che scoprissero sua figlia.
<< Oh, Liz. Posso chiamarti così, vero? Lo ha detto lui, basta fingere. Ho tutte le prove e, soprattutto, ho i nomi di tutti i vampiri e gli ibridi in città. Vi assicuro che entro questa settimana li avrò eliminati tutti. >> sogghignò Emma spostando la mano dal fianco. La signora Lockwood trasalì abbassando di nuovo lo sguardo.
<< Aspetta, aspetta. Partiamo dal presupposto che tutti loro siano cattivi... >> stava dicendo lo sceriffo Forbes ma un uomo la interruppe sollevandosi bruscamente dalla sedia su cui era seduto.
<< Ma smettila, Liz! Esseri del genere non possono convivere con noi. Sono la malignità in persona, se così vogliamo definirli! Ci sono stati altri attacchi questa settimana. Due persone sono state ritrovate quasi senza testa. E tu dov'eri, Liz? A procurare delle sacche di sangue fresco a tua figlia!? >> domandò l'uomo retoricamente alzando il tono di voce.
Emma sollevò le mani e incitò l'uomo a riaccomodarsi e stare calmo. Lanciò presuntuosamente un'occhiata allo sceriffo Forbes e ghignò nuovamente.
<< Non siamo contro di te, Liz. Sei sua madre, dopotutto. Ma lei è morta nel momento in cui è diventata una di loro, ormai tua figlia Caroline non esiste più. Pertanto, non ti biasimiamo se hai voluto proteggerla. Ma da adesso in poi ti chiediamo di starne fuori. Fuori dal consiglio e dai suoi affari. Come ho già detto, entro questa settimana tutti i vampiri e simili di Mystic Falls saranno uccisi. >> sentenziò Emma.
Non vi fu altro da dire, sia Carol Lockwood che lo sceriffo Forbes furono scortate fuori da quella stanza. I loro figli erano in pericolo e le due donne lo ammisero con un solo ed unico scambio di sguardi. Uno scambio di sguardi in cui entrambe erano d'accordo su una sola cosa da fare.
 
Si guardò intorno attentamente un paio di volte dopodiché scese velocemente quelle scale raggiungendo il piano più basso della dimora dei Salvatore. Non doveva essere sentita, nessuno doveva accorgersi di lei. Si avviò verso l'angolino in cui era piazzato il grande congelatore perennemente pieno, le scorte dei due fratelli, e ne prese la parte superiore già pronta ad aprirlo. Ma quando accennò a farlo, qualcosa glielo impedì prepotentemente portando il congelatore a richiudersi con un tonfo. Lei strinse i denti facendo saettare lo sguardo su Damon, al suo fianco. Le sorrideva sarcastico, furbo.
<< Ti ho già detto molte volte che non devi toccarlo. Odio ripetermi, Elizabeth. >> mormorò il Salvatore muovendosi ed appoggiandosi al congelatore, proprio davanti a lei, per impedirle di aprirlo ancora. La spinse indietro giusto un po' per allontanarla.
<< Che t'importa? Non posso attaccarmi al tuo polso ogni volta, non vedo perché non dovrei prendermi una sacca di sangue e farmela bastare per un giorno intero. >> rispose lei fissandolo irritata. Lui scosse il capo prendendosi gioco di lei.
<< O vena, o niente. Non puoi prenderti una sacca di sangue perché è sangue umano, quello. E sappiamo entrambi come ti senti ogni volta che lo bevi. Mi hai ricordato lontanamente Stefan, solo che lui non lo vomitava. >> disse ancora Damon, restando appoggiato al congelatore. Lei spostò lo sguardo gonfiando le guance in maniera infantile.
Le si avvicinò attratto da quel suo modo di comportarsi così infantile e dal fatto che fosse davvero ottusa. Si portò a pochi centimetri da lei finendo con lo strusciare col corpo contro quello della ragazza ed afferrò morbidamente il suo viso con una mano obbligandola ad immergere i suoi occhi scuri nei propri occhi azzurro ghiaccio.
<< Forza. Se ogni volta fai una scenata del genere, mi fai pensare che il mio sangue non ti piace. >> commentò Damon facendo il finto offeso.
Ci vollero pochi secondi affinché gli occhi di Elizabeth si iniettassero di sangue e dalle sue labbra morbide e candide partisse un ringhio aggressivo. Afferrò velocemente una mano di Damon e lo scaraventò col petto contro una parete standogli dietro ad appiccicarlo contro il muro per impedirgli di muoversi. Si nutrì dell'espressione confusa di Damon cogliendo l'attimo in cui l'aveva lasciato stupefatto. Sorrise divertita standogli alle spalle e tenendolo piantato contro la parete.
<< Oh, è proprio questo il problema Damon. Ricordi? Quando ti mettevano davanti il tuo piatto preferito e non riuscivi mai ad esserne sazio. Ne volevi sempre di più sino ad esplodere. >> commentò in un sussurro nei pressi dell'orecchio di lui. Fece spallucce << O ti fermavano, dipende. >> rise della sua stessa battuta. Lui ridacchiò insieme a lei semplicemente trascinato dalla ragazza.
<< Okay, ho capito. Ma penso che tu adesso possa anche lasciarmi, non credi? O vuoi fare...qualche giochino violento? >> aveva chiesto lui sottolineando maliziosamente le ultime parole.
La fece arrossire ed istintivamente la ragazza gli afferrò i capelli spingendolo con la fronte contro la parete davanti a lui. Lo mollò definitivamente solo dopo godendosi il gemito fuoriuscito dalle labbra del ragazzo. Aggrottò la fronte nuovamente offesa gonfiando le guance e voltandosi. Aveva tutta l'intenzione di andarsene visto che le era stato impedito di mangiare, lui rise.
<< Suvvia Elizabeth, stavo solo scherzando. >> mormorò Damon tenendosi la fronte per altri pochi istanti. Gliel'aveva sbattuta così forte da fargliela sanguinare.
Nel momento in cui lei stava per voltarsi nuovamente verso di lui, alcuni tonfi si fecero udire dal piano di sopra. La voce di Stefan risuonò in tutta la casa, un urlo che chiamava il nome di qualcuno, il nome di Chloe. Entrambi sollevarono lo sguardo verso l'alto come se cercassero di vedere attraverso la pavimentazione. Non riuscirono a capire, inizialmente, ma Damon si fece spingere dal suo affetto per il fratello e per la sua migliore amica correndo - vampiricamente - di sopra. Elizabeth lo seguì in poco tempo. Quando si ritrovarono al piano di sopra la prima cosa che potettero vedere fu una sedia volare proprio in direzione di Damon che si chinò trascinandosi dietro anche Elizabeth, il mobile passò sopra le loro teste battendo e rompendosi contro un muro.
<< Ma che diamine...!? >> sbottò Damon incredulo.
<< Eccoli, ci sono anche loro! Uccideteli immediatamente! >> esclamò un uomo.
Numerose persone avevano fatto il loro ingresso in casa portando disordine e caos. Indossavano tutti una sorta di tuta scura che copriva in parte i loro volti, potevano essere almeno una decina. Il corpo di Chloe era adagiato al suolo con un paletto nel petto, ormai priva di vita.
<< Chloe! >> urlò Damon e stava per correre verso di lei quando uno degli uomini mirò a lui.
Si muovevano con una velocità disumana: erano anche loro vampiri. Damon lo afferrò con prepotenza e lo scaraventò al suolo, al proprio fianco, correndo verso Chloe. Avrebbe trascinato con sé anche Elizabeth se lei non l'avesse rifiutato e si fosse fiondata sul corpo del vampiro al suolo. Gli si lanciò sopra come una predatrice trattenendolo al suolo, senza badare ad eventuali attacchi che avrebbero potuto farle. Chinò indietro la testa facendo cadere la cascata di capelli rossi dietro la schiena e scostò qualsiasi cosa dal collo del vampiro in un tempo tanto breve da lasciarlo spiazzato prima di aggrapparsi coi canini al suo collo. Lo sentì gridare aiuto ai suoi compagni mentre si dimenava sotto di sé e lei gli strappava ogni singola goccia di sangue tanto velocemente da perdersene alcune che le colavano ai lati della bocca e lungo il mento. Il corpo del vampiro si essiccò e si irrigidì velocemente. Lei sollevò lo sguardo palesando un raccapricciante ghigno sul suo volto.
<< L'ho trovata. >> annunciò un uomo dietro di lei, con la stessa tuta di quello morto sotto il proprio corpo, e quando fece per voltarsi verso di lui vide quell'enorme mazza in ferro che lui brandiva, già caricata e pronta a colpirla.
Sgranò gli occhi che erano tornati normali ma quando stava per allontanarsi per non farsi colpire e l'uomo, invece, stava per farlo qualcuno lo raggiunse e gli afferrò il braccio contorcendoglielo sino a strappargli l'arma dalle mani ed infilzargliela nel petto. In poco tempo il vampiro si essiccò e cadde al suolo tutto d'un pezzo con la figura di Elijah trionfante che volse il suo sguardo verso Elizabeth. Era serio, preoccupato, furioso.
<< Muoviti, scappa. Corri! >> le urlò, intimandola a scappare.
Elizabeth si sollevò dal vampiro ormai essiccato vedendo Elijah estrarre dal petto dell'altro vampiro la stessa mazza in ferro che aveva utilizzato per ucciderlo caricando il colpo e colpendo con violenza un altro vampiro che si stava avvicinando, un colpo tanto forte da scaraventarlo lontano.
<< Vai via, Elizabeth! >> esclamò ancora l'Originario lanciandole un'occhiata autoritaria.
<< Non vi lascio qui. >> rispose prontamente la rossa.
<< Invece tu adesso andrai via. Sono qui per te, Elizabeth, devi scappare! >> urlò l'uomo.
Damon e Stefan, che erano poco più in là, si liberarono dei rispettivi vampiri e poi volsero lo sguardo ad Elijah. Tutti i vampiri presenti sembravano puntare ad Elizabeth. Ma non volevano catturarla, volevano ucciderla. Così come volevano uccidere loro. Damon infilò una sua mano nel petto di un vampiro estraendone il cuore, dopodichè afferrò il corpo che andava irrigidendosi e lo scaraventò contro un altro così da impedirgli di inseguirli. Aveva afferrato il volere di Elijah sentendolo gridare e lui, tanto quanto l'Originario, sapeva che Elizabeth doveva essere portata in salvo. Corse verso Elizabeth scavalcando mobili e corpi, colpendone altri e contando sull'aiuto di Stefan. Raggiunse Elizabeth stringendola con entrambe le braccia, la spinse da un lato per piantare il suo piede nello stomaco di un vampiro che si era avvicinato. Lo allontanò quanto bastò per permettere a Stefan di raggiungerlo ed ucciderlo velocemente, con ben poco ritegno.
<< Andate! >> urlò ancora una volta Elijah.
Damon la stringeva e lei non poteva opporre resistenza. Guardò Elijah dimenandosi tra le braccia del Salvatore mentre veniva trascinata verso l'esterno. Elijah era un Originario, avrebbe potuto combatterne mille di quei vampiri ed uscirne vincente, ma lei non poteva abbandonarlo. Non voleva perderlo.
<< Elijah! >> urlò, prima che Damon e Stefan la portassero fuori.
Elijah era davvero capace di contrastarli tutti, tanto che nessuno dei vampiri che era entrato in quella casa era riuscito a raggiungerli. Damon e Stefan raggiunsero la loro auto velocemente ed Elizabeth era ancora stretta tra le braccia del Salvatore, la teneva in maniera così forte da impedirle di muoversi. Quando raggiunsero il veicolo, Stefan si mise al volante e Damon s'infilò sui sedili posteriori insieme alla rossa per impedirle di uscire e raggiungere Elijah.
<< Damon, lasciami! >> aveva urlato lei, senza ottenere risultati positivi.
Quando lui la infilò nell'auto, richiuse la porta poco dopo che il veicolo partisse velocemente abbandonando la dimora dei Salvatore. L'auto sfrecciava velocemente sull'asfalto e Damon continuava a restare incollato alla rossa per impedirle di aprire la portiera e gettarsi dall'auto durante la corsa.
<< E' così che agite voi!? L'avete abbandonato! Damon, devo tornare da Elijah. Adesso! >> urlò la ragazza lanciando occhiate furiose al ragazzo al suo fianco. Lui la guardò confuso, nascondendo il dispiacere che stava provando. Chloe era morta.
<< E cosa potresti fare, tu? >> domandò Damon, fulminandola con gli occhi.
Nel frattempo Stefan raccolse il cellulare componendo il numero di Elena e la chiamò immediatamente. Guidava con destrezza lungo quella strada buia nonostante avesse avuto brutte esperienze con le auto.
<< Oh, potrei salvarlo per esempio. Quello che voi non avete voluto fare. >> ringhiò Elizabeth verso Damon, non curandosi di quello che stava facendo Stefan, davanti.
<< Sei tu a dover essere salvata! >> le urlò contro Damon, infastidito. La ammutolì, vedendola incassare la testa nelle spalle.
Lei lo sapeva, era consapevole che ogni problema era causato da lei e dalla sua presenza ed il fatto che Damon glielo rinfacciasse in quella maniera non la faceva sentire affatto bene. Spostò lo sguardo stringendo i tessuti della sua maglia con entrambe le mani.
<< Elena! >> esclamò Stefan quando sentì la voce della Gilbert dall'altra parte del telefono.
<< Che succede, Stefan? >> domandò Elena dall'altra parte, leggermente assonnata.
<< State bene? Insomma, non è successo niente? >> chiese lui ancora una volta, raggiungendo Wickery Bridge con l'auto.
<< Si, stiamo bene. Ma...cos'è successo Stefan? Sei in auto? Dove stai andando? >> chiese Elena, preoccupata.
<< Ci hanno attaccati, Elena. Sono venuti a casa nostra. Hanno ucciso Chloe e...Elijah è rimasto lì. Stiamo scappando. Non muoverti, passo a prenderti. Non aprire la porta Elena e non invitare NESSUNO. >> sottolineò Stefan.
Elena, dall'altra parte del telefono, acconsentì dando al Salvatore l'opportunità di riattaccare e dedicarsi alla guida. Damon lo guardava e guardava l'esterno rimuginando sul da farsi. Non potevano scappare, non in quel modo. Dove avrebbe portato Elizabeth, in quel momento? Aveva agito così istintivamente da non accorgersi che la cosa migliore sarebbe stata essere rimasto lì, a contrastarli con tutte le sue forze. L'aveva sempre fatto, contrastare altri vampiri per salvaguardare la propria vita. Ma fu nel momento in cui Damon era avvolto dai suoi pensieri che Elizabeth s'aggrappò al sedile su cui sedeva Stefan.
<< Stefan, attento! >> urlò lei alla vista di alcune figure al centro del ponte.
Damon sollevò lo sguardo ma fu troppo tardi perché l'auto non sbandasse dopo la curva che Stefan l'aveva portata a fare. Era la seconda volta in pochissimo tempo che Stefan si ritrovava a combattere con un veicolo per impedirgli di ribaltarsi ma non fu possibile. L'auto saltò, si ribaltò e rotolò sul legno del ponte fermandosi sottosopra oltre lo stesso. Elizabeth aveva battuto la testa più volte in tutto quel trambusto e, a differenza dei due Salvatore, finì col perdere i sensi. Non vide e sentì null'altro, dopo il dolore della botta.
 
Elena scendeva le scale velocemente avvicinandosi alla porta d'ingresso alla quale qualcuno aveva bussato. Stava aspettando Stefan, non si aspettava nessun'altro a parte lui, ma si premunì di accertarsi dell'identità della persona all'esterno prima di aprire. La figura di Alaric si mostrò alla piccola Gilbert dopo che la porta era stata aperta.
<< Elena. >> mormorò lui oltrepassando l'ingresso e portandosi all'interno.
<< Ho provato a chiamarlo, non risponde. Alaric, che diavolo sta succedendo? Stefan mi ha detto che...stavano scappando. >> affermò Elena.
Nell'espressione sembrava calma, eppure nel tono di voce si facevano intravedere la paura e la disperazione che stava provando. Ancora una volta, qualcosa di molto più grande di loro li stava minacciando. E lei non poteva fare niente per evitarlo.
<< Sono quelli del consiglio. >> rispose Alaric palesando la sua espressione seria.
Jeremy oltrepassò la porta della cucina guardandoli, preoccupato dalla situazione.
<< Cosa vogliono quelli del consiglio adesso? Non bastavano i nostri problemi? >> domandò Jeremy, spazientito ed infastidito.
<< Qualcuno ha parlato dei vampiri durante una riunione del consiglio. Me l'ha detto lo sceriffo Forbes dicendomi di avvisare Stefan e Damon, ma quando sono arrivato a casa loro ho trovato solo distruzione, ovunque, e cadaveri ammassati al suolo. Inoltre ho saputo che Caroline e Tyler sono già scappati. >> informò il signor Saltzman guardando entrambi i presenti.
Elena si passò le mani tra i capelli tremando.
<< Elijah? >> domandò Elena, guardando Alaric << Avrebbe dovuto essere a casa di Stefan e Damon. >> annunciò ancora scorgendo la confusione del professore.
<< Non c'era, Elena. Quando sono arrivato io non c'era nessuno. >> affermò Alaric, guardandola intensamente.
Elena batté le palpebre più volte. Sentiva gli occhi bruciare dalla voglia di piangere ma si diede la forza per continuare a sostenere quella conversazione.
<< Dobbiamo salvarli, Alaric. Hanno preso Stefan e...e Damon. Li hanno presi, avrebbero dovuto essere già qui. >> affermò Elena mordicchiandosi un labbro.
Alaric la fissò più e più volte. Ma cosa avrebbe dovuto fare? Contrastare il consiglio significava mettersi contro l'intera Mystic Falls. Rimuginò sulla situazione guardando Jeremy ed abbassando lo sguardo sul suo anello, era ancora lì. Rubò qualche minuto prima di portare il suo sguardo determinato sul viso di Elena.
<< Li salveremo, Elena. Non preoccuparti. Scopriremo chi è stato ad attaccarli ed andremo a salvarli. >> annunciò il professore cercando risposte negli sguardi dei due Gilbert. Erano entrambi d'accordo. Sarebbero andati personalmente a riprendersi i loro vampiri.
 
Riaprì gli occhi pian piano. Le scoppiava la testa e faticò a riacquistare una vista perfetta. Sentiva delle risate proprio lì vicine a sé, delle risate familiari. Batté le palpebre un paio di volte prima di aprire gli occhi.
<< Oh mio Dio, Stefan, ma chi ti ha insegnato a guidare? >> aveva detto Damon ridacchiando sommessamente. Dal suo tono sembrava soffrire.
<< La prossima volta guidi tu, fratello. >> rispose Stefan, con lo stesso tono di voce.
Elizabeth sollevò lo sguardo di scatto cercando i due fratelli Salvatore ma quando fece per muovere per braccia, tirate verso l'alto, qualcosa le strappò un agghiacciante urlo di dolore. Damon sollevò immediatamente lo sguardo davanti a quella scena ma non poteva muoversi per correre da lei, non poteva alzarsi da quella sedia sulla quale era stato letteralmente inchiodato a fargli soffrire le pene dell'inferno con quelle catene zuppe di verbena che gli stringevano gli arti ed il collo.
<< Elizabeth... >> mormorò.
Non poté nemmeno cercare l'aiuto del fratello, nella sua stessa situazione. Si limitava a guardare Elizabeth aggrappata a due ganci che penzolavano dal soffitto, due trappole simili a quelle per orsi anch'esse zuppe di verbena le cui lame le perforavano i polsi come fosse un animale. Il minimo movimento era come un'indescrivibile tortura che le strappava sangue che colava lungo il braccio. La vedeva tenere la testa penzolante e respirare faticosamente ma non riusciva ad intravedere quegli occhi pieni di lacrime e di terrore che si nascondevano oltre la chioma rossa che ricadeva ai lati del viso. Le punte dei piedi sfioravano la pavimentazione lasciandola aggrappata a qualcosa che le faceva male. Ogni centimetro di pelle le bruciava con la verbena in circolo e lei iniziò a lamentarsi stringendo i denti e sollevando il capo.
<< Stai ferma! >> esclamò Damon mentre la fissava. Si agitò un po' sulla sedia ma con scarsi risultati. Avrebbe voluto correre a salvarla.
Lei lo guardò con un'espressione pietosa mentre stringeva i denti per non urlare dal dolore. Improvvisamente udirono dei passi che si avvicinavano alla porta della piccola stanza in cui erano stati portati e tutti sollevarono lo sguardo. La porta d’ingresso venne aperta ed una donna bionda, Emma Anderson, fece il suo ingresso. Subito dopo di lei anche suo figlio Joseph ed erano entrambi seguiti da cinque uomini apparentemente normali, ovviamente tutti e cinque vampiri. Emma guardò Elizabeth e poi i due Salvatore.
<< Ne mancano altri. So per certo che non sono gli unici in città. >> rifletté lei, passandosi una mano tra i capelli.
Elizabeth sollevò faticosamente lo sguardo a guardarla, a guardare Joseph con uno sguardo carico di odio. Se solo avesse potuto, con tutte le sensazioni che stava provando il quel momento, gli avrebbe staccato la testa. Ma non poteva nemmeno muoversi in quel momento, il minimo movimento la portavano a perire le pene dell’inferno. Joseph ricambiò il suo sguardo, poi lo abbassò pietosamente. Emma la notò fissare suo figlio così insistentemente e mosse alcuni passi verso di lei.
<< Cosa c’è, Elizabeth? Hai fame? >> domandò la donna, guardandola maleficamente.
Elizabeth non le rispose, non ne aveva le forze per farlo, e si limitò a stringere i denti. Emma le prese il viso e glielo sollevò obbligandola a guardarla negli occhi. Damon, sulla sua sedia, si dimenò ringhiando ed urlando un sonoro << Lasciala stare! >> al quale Emma, divertita, rise di gusto, voltandosi con lo sguardo verso di lui.
<< E’ quasi assurdo vedervi provare dei sentimenti quando voi orribili mostri non badate ai sentimenti degli altri. >> mormorò la donna con sdegno.
Appoggiò una mano al petto di Elizabeth e la spintonò indietro prima di allontanarsi, strappandole un ennesimo ringhio di dolore per il movimento che l’aveva costretta a fare. Damon sembrava sempre più furibondo davanti a quella scena.
<< Si può sapere che diamine vuoi da noi? >> domandò in un ringhio sommesso mentre la fissava, uccidendola col solo sguardo. O almeno, avrebbe voluto farlo.
<< Damon Salvatore. Non mi metterei a volere qualcosa da voi mostri, voglio semplicemente eliminarvi. Tutto qui. >> annunciò la donna, facendo spallucce.
Joseph sollevò lo sguardo verso la madre e si strinse le mani nervosamente. Occhiate veloci vennero lanciate verso Elizabeth che restava muta.
<< Mamma. >> la chiamò con tono basso << Forse…Forse stiamo sbagliando. Perché stiamo facendo tutto questo? >> domandò il ragazzo.
La donna trasalì voltandosi velocemente verso il figlio. Lo fulminò con lo sguardo al sentire quella domanda insulsa. Sperava, in cuor suo, che Joseph non fosse una delusione per lei.
<< Ed osi chiedermelo, figliolo? Sono dei mostri! Quelle dannate streghe hanno sbagliato a crearli, moltissime persone sono morte a causa loro! >> esclamò la donna innervosita verso il figlio. Lui abbassò lo sguardo.
<< Forse lo sceriffo Forbes aveva ragione, forse non sono tutti uguali. >> mormorò il ragazzo.
<< L’hai visto anche tu, Joseph. Hai visto come lei si è comportata alla festa, come ha ridotto il corpo di quella povera ragazza e come ha ridotto il corpo di quel ragazzo quella stessa sera. Individui del genere dovrebbero esistere? >> domandò la donna, sempre più infastidita, mentre indicava Elizabeth.
La rossa abbassò immediatamente lo sguardo. Strinse le labbra. Sentiva l’amaro sapore del sangue umano ancora ad imbrattarle la bocca, ne aveva assaporato ogni singola goccia di sangue non pentendosi sino al momento in cui il corpo che aveva stretto fino a quel momento non si accasciava al suolo privo di vita. E questo non l’aveva fermata, quei sensi di colpa non l’avevano fermata.
<< Sei stata tu a spingerla a farlo. >> obbiettò il ragazzo guardando la madre.
<< Ho solo spento il suo lato umano. >> mormorò la donna in risposta << Ma adesso basta, Joseph. Ho sempre saputo che tu fossi solo una delusione, proprio come tuo padre. Puoi ancora tirarti indietro se vuoi, io andrò fino infondo. Tra l’altro. >> annunciò, voltandosi verso Elizabeth alle sue spalle << Le avevo già dato l’occasione per tirarsi fuori. >> disse.
Elizabeth la scrutò curiosamente fissandola con quell’espressione sofferente. Provò a deglutire ma anche il più semplice dei movimenti le portava insopportabile dolore. Non servirono parole, quegli occhi colmi di confusione e curiosità fecero comprendere ad Emma che la ragazza non l’aveva capito e che non ricordava.
<< Oh, almeno quell’incantesimo è andato a buon fine. Almeno in parte. Elizabeth. >> mormorò la donna avvicinandosi a lei << Sono stata io a cancellarti la memoria. Non ti ricordi? >> le chiese, carezzandole il volto in maniera subdola.
Gli occhi di Elizabeth andarono sgranandosi lentamente, come se qualcosa le fosse appena entrato in testa. Sentì una sorta di pressione al cervello che la costrinse a rimembrare ogni singolo momento in cui aveva visto il volto di quella donna, prima di quei giorni. Il momento in cui le aveva portato via la memoria, il momento in cui Emma l’aveva lasciata sul ciglio di una strada non preoccupandosi di chi l’avrebbe trovata, ignorando che sarebbe stato Elijah rendendo i suoi sforzi assolutamente vani. Ed era Emma a volerlo, a volere che lei ricordasse tutto in quel momento.
<< Tu… >> mormorò Elizabeth incredula, faticando a parlare.
<< Joseph non vuole che io ti uccida. >> le sussurrò la donna, standole a pochi centimetri dal viso << Posso cancellarla di nuovo. Posso eliminarti tutta la sofferenza, tutti le false dimostrazioni di sentimenti di cui ti riempiono ogni giorno coloro che ti circondano. Posso cancellare tutto, anche un amore falso. >> continuò.
<< Che…Che diavolo stai dicendo…? >> domandò Elizabeth con poca voce, ma Damon e Stefan riuscivano a sentirli.
<< Che loro non ti amano Elizabeth. Vedi il tuo caro Elijah, qui? E’ venuto a salvarti? Sarà scappato insieme alla sua famiglia. Tu non ne facevi parte, Elizabeth. E lui? >> domandò, accennando a Damon.
<< Stai zitta! >> le gridò lui, dimenandosi sulla sedia.
<< Pensi davvero che ti ami? Lui ama Elena Gilbert. L’ha sempre amata, e sempre l’amerà. Come ha amato Katherine Pierce e come ancora la amerà. >> continuò la donna.
<< Come fai a sapere tutto questo? >> chiese Elizabeth, eppure il suo tono di voce era disperato e sofferente, macchiato di delusione ed improvvisa tristezza. Le parole di Emma le entravano in testa come proiettili e trovava impossibile ignorarle o reputarle false. Le stava facendo il lavaggio del cervello.
<< Io so tutto Elizabeth. Allora? Vuoi che io ti cancella di nuovo tutto? Mi basterà poco tempo. >> mormorò la donna con tono affabile.
Damon stringeva i pugni su quella sedia e Stefan fissava la scena incredulo. Avrebbe voluto intervenire, avrebbe voluto impedire che quella donna giocasse ulteriormente coi sentimenti di Elizabeth. In cuor suo avrebbe voluto attaccarla come un animale.
<< Elizabeth, non ascoltarla. Sai perfettamente che tutto quello che sta dicendo è falso. >> supplicò Stefan, scuotendo il capo.
<< Avanti, Elizabeth. >> insistette Emma, sotto lo sguardo incredulo di suo figlio.
Elizabeth sollevò ulteriormente lo sguardo. Mosse le dita doloranti delle mani, strinse i denti dolorosamente a quelle parole. Il battito cardiaco aveva improvvisamente accelerato nel petto. Lanciò un’occhiata a Damon che la fissava preoccupato, scuoteva il capo. Il suo sguardo, profondo ed azzurro, le diceva di non fidarsi di quella donna ed in realtà, anche il suo istinto le diceva di non farlo. Ma c’era qualcosa di molto più forte, qualcosa che giocava spaventosamente col suo cuore. Una marea di dubbi l’assalirono. Ma proprio quando stava per risponderle, un forte colpo alla porta d’ingresso la sfondò colpendo uno dei vampiri che era rimasto con loro nella stanza a godersi la scena. Il piede di Elijah, dopo aver combattuto col legno della porta, ritornò sulla pavimentazione accompagnando la figura dell’Originario minacciosamente verso l’interno. Insieme a lui Jeremy caricò un paletto nella balestra e mirò al petto di uno dei vampiri colpendolo con una certa maestria. Emma si voltò di scatto, incredula.
<< Che diamine ci fai tu qui!? >> ringhiò la donna voltandosi definitivamente verso l’Originario, che restò paralizzato davanti alla scena di Elizabeth.
<< Come hai osato farlo? >> ringhiò Elijah verso la donna.
Ma i restanti vampiri non le diedero il tempo di rispondere che corsero verso l’Originario. Uno fu immediatamente ucciso da Jeremy dopo che quest’ultimo aveva caricato l’ennesimo paletto nella balestra, arma di Alaric tra l’altro. Gli altri due, invece, vennero afferrati da Elijah il quale caricò le mani e le infilò nei loro petti estraendone i cuori brutalmente. Pochi secondi prima che tutti i vampiri presenti in quella stanza si ritrovassero morti al suolo. Elijah avanzò minacciosamente nella stanza, puntando direttamente ad Elizabeth.
<< Sta indietro, oppure non rivedrai più la tua adorata Elizabeth. >> mormorò la donna verso Elijah.
<< Oh, tu non oseresti mai. Potrei uccidere te e tuo figlio in pochissimi secondi. >> annunciò Elijah, tremendamente serio.
<< Sono diventata più forte Elijah. Posso farlo. Posso ucciderla prima che tu mi ferma. >> affermò la donna.
Elizabeth fissava Elijah confusa. Era davvero corso a salvarla ed ora era lì, in quella stanza, solo per lei. Sentì gli occhi riempirsi di lacrime per il semplice fatto che si sentiva tremendamente inutile, inchiodata al soffitto come un animale rabbioso. Elijah ghignò alle parole della donna e quando la vide effettivamente scattare verso Elizabeth con l’intenzione di attaccarla, corse verso di lei con quelle capacità sovrumane afferrandola per la gola e piantandola con la schiena contro la parete della stanza. La inchiodò al muro ritrovandosi minacciosamente col viso a pochi centimetri dal suo.
<< Non ti darò più l’opportunità di farle del male. Hai esaurito ogni possibilità che io abbia potuto darti. Oh, e guarda un po’, anch’io sono diventato più forte. Non ho paura di voi dannati stregoni. >> ringhiò Elijah.
Sollevò velocemente una mano e la piantò nel petto della donna strappandole l’ultimo respiro con brutalità, dopodichè strappò via il suo cuore frantumandone la gabbia toracica e la lasciò ricadere al suolo sotto lo sguardo perplesso di Joseph.
<< No, mamma! >> urlò, correndo verso di lei e verso di Elijah.
Afferrò un paletto dal petto di uno dei vampiri e si precipitò incosciente verso l’Originario che si voltò verso di lui velocemente afferrando il polso della mano del ragazzo che cingeva il paletto. Lo vide il lacrime ma non provò alcun rimorso verso di lui o alcuna pietà.
<< Predicava tanto la nostra morte perché siamo dei mostri ma una donna con simili pregiudizi ed ideali è molto più mostruosa di noi. Mi dispiace solo che tu abbia dovuto soffrirne la presenza per tutto questo tempo. >> commentò Elijah con una certa freddezza strappando il paletto dalle mani del ragazzo.
Scorse negli occhi di Elizabeth che lei non voleva che lui non lo uccidesse, tant’è che Elijah si limitò a privarlo di quell’arma ed a gettarla lontano.
<< Non proverai alcuna sofferenza per tua madre. Sai tanto quanto noi che lei non meritava le tue lacrime. >> lo soggiogò, fissandolo intensamente.
Gli occhi di Joseph si sgranarono ed ogni forza contro l’Originario divenne nulla tanto che il ragazzo indietreggiò e il vampiro lo lasciò andare. Intanto Jeremy si scostò dalla porta proprio quando stava per soccorrere Stefan e Damon, ma Elena si precipitò all’interno della stanza chiamando il nome del suo ragazzo e lasciando al suolo l’arma che si era portata dietro. Corse verso la sedia di Stefan ed iniziò ad armeggiare con le prese che quella sedia aveva su di lui per cercare di liberarlo. Stefan la guardò incredulo.
<< Elena, c’eri anche tu? >> domandò preoccupato.
<< Non potevo lasciarti qui, Stefan. >> mormorò lei tremando, con le lacrime agli occhi. Lo baciò dopo avergli liberato una sola mano e lui ricambiò, per quanto afflitto e dolorante.
Alaric si avvicinò alla sedia di Damon cercando di liberarlo.
<< Rick, perfino tu? >> domandò Damon incredulo. Alaric ridacchiò.
<< Certo. Ogni volta che finisci nei guai, devo correre a salvarti. Cerca di non abituarti troppo, eh. >> commentò ironicamente il professore.
Nel frattempo fecero il loro ingresso nella stanza anche Bonnie e Matt, che avevano aiutato allo sterminio di ogni inutile vampiro che aveva aiutato quella donna. Joseph era rimasto al suolo paralizzato, come in trance, eppure Elijah non vi aveva badato troppo avvicinandosi ad Elizabeth e cercando di aiutarla. La sentì mugolare dal dolore di quelle lame conficcate nei suoi polsi ed Elijah strinse i denti.
<< Resisti, Elizabeth. Te ne libererò subito. >> mormorò lui. Proprio quando stava per liberarla, qualcuno si avvicinò a loro.
Damon sollevò ulteriormente Elizabeth per impedirle di restare aggrappata ed Elijah trovò più facile liberarla. Nonostante Damon sentisse ancora il dolore e la stanchezza che gli provocava la verbena non esitava a voler starle accanto, soprattutto dopo che Emma le aveva messo in testa tutte quelle idee. Faticava, però, davanti all’odore del suo sangue. Strinse i denti e finalmente vide il primo polso libero da quella morsa. Elizabeth sospirò più tranquilla lasciando ricadere la mano lungo il fianco ed Elijah iniziò a cercare di aprire quell’altra trappola cercando di non farle troppo male. Quando finalmente si ritrovò coi piedi per terra, Elizabeth non esitò a restare aggrappata a Damon data la mancanza di equilibrio e stabilità negli arti. Si sentiva male, aveva perso troppo sangue, ancora una volta. Bonnie si avvicinò a lei prima che Damon o Elijah potessero porgerle una vena e le diede una sacca di sangue.
<< Non può berlo. >> l’ammonì immediatamente Damon e Bonnie gli fece segno di stare zitto.
<< L’ho preso da uno di quei vampiri. Ho controllato che non ci fosse verbena, è pulito ed è adatto a lei. >> rispose Bonnie << Tieni Elizabeth, bevilo. Ti farà stare bene. >> mormorò la ragazza.
Elizabeth si scostò da Damon guardando la strega un po’ titubante. Ancora una volta stavano salvando lei, ancora una volta stava procurando guai. Ma il sorriso gentile di Bonnie le permise di distrarsi e prendere quella sacca di sangue, consumandola sul posto.
 
Il sole splendeva in alto nel cielo ad illuminare un angolo sperduto del cimitero di Mystic Falls. I loro sguardi erano bassi sulla tomba ancora viva, gli abiti neri trasmettevano il dispiacere di un’ennesima perdita. Damon si avvicinò alla tomba posandovi sopra un fiore, lo fece in maniera spaventata, dopodichè si riportò in piedi. Alaric era al fianco di Elena, con Jeremy, e non osavano spiccicar parola. Stefan era al fianco del fratello a trasmettergli la sua presenza mentre Elijah restava al fianco di Elizabeth.
<< Era una brava ragazza. >> pronunciò Elena, guardando Damon. Leggeva la tristezza del suo volto.
<< Mi ha aiutato, ed ha aiutato Elena. >> continuò Alaric cercando di trasmettere il loro dispiacere e cercando di essere vicini a Damon più di quanto lo siano stati in altri momenti.
<< Era la mia migliore amica. >> intervenì Damon, tenendo lo sguardo basso sulla tomba.
Il nome di Chloe sapeva di nuovo, riusciva a sentire il suo cuore spento sotto quell’ammasso di terreno sporco.
<< Mi aveva salvato il culo numerose volte. Mi aveva confortato quando ne avevo bisogno. Mi aveva aiutato a cercare Katherine, a perdonare mio fratello. Lei era tutto e nonostante fosse una vampira, trasmetteva la vita. >> continuò Damon, stringendosi le mani davanti al vestito nero.
Elizabeth lo guardò e poi ritornò a fissare la tomba.
<< Era divertente. Non dimenticherò mai il suo sguardo accusatorio quando veniva a svegliarci la mattina. >> rispose Elizabeth.
<< Riposerà in pace. >> concluse Damon.
Il gruppo iniziò pian piano a sciogliersi dopo aver lanciato un ultimo saluto a Chloe, ormai lontana da loro. Elena, Jeremy, Stefan, Alaric si allontanarono. Dopo di loro anche Elijah scorgendo Elizabeth in procinto di farlo. Quando la rossa ebbe mosso qualche passo, Damon si voltò lentamente verso di lei.
<< Elizabeth. >> la chiamò. Lei si voltò a guardarlo << Resta qui. >> mormorò, indecente. Lei parve incuriosita, dispiaciuta ma non sembrava aver intenzione di restare. Era titubante.
Damon la guardò e comprese immediatamente la situazione, sospirando davanti a quella scena.
<< Ti sei lasciata convincere. >> affermò, sicuro.
<< No, Damon. Non mi sono fatta convincere. E’ la realtà! >> ammise lei << Mille anni, Damon. Mille anni e sono stata tradita da più persone di quanto tu possa immaginare. Tristano, Lapo, anche Joseph non ha esitato. Non posso più sopportarlo, non m’importa se resterò sola per l’eternità. Ma non ho più spazio per altro dolore. >> commentò lei, tradendo un singhiozzo.
<< E non pensi ad Elijah? >> domandò, vedendola abbassare lo sguardo << O a me? >> aggiunse.
<< Non c’entra. >> rispose lei, mordicchiandosi il labbro indecente.
<< C’entra, invece! Non puoi farlo, Elizabeth. Non puoi entrare nella vita delle persone e fare come se niente fosse! >> esclamò Damon verso di lei. La vide ammutolirsi per alcuni istanti.
<< Ed allora cosa dovrei fare? Prepararmi ad essere tradita ancora? Magari da Elijah? O da te…? >> domandò lei. Una lacrima cadde rigando una guancia.
<< Io non ti tradirei mai, Elizabeth. >> rispose immediatamente lui.
<< Perché? Perché no? >> domandò Elizabeth. Per l’ennesima volta, davanti a lui, stava piangendo come fosse una bambina.
Damon la guardò intensamente, esitò a rispondergli iniziando ad avanzare verso di lei con passi decisi ma proprio quando la vide indietreggiare lui accelerò il passo afferrandola per le spalle prima che lei potesse allontanarsi di più. La guardò perdendosi innumerevoli volte nei suoi occhi scuri.
<< Perché io ti amo, Elizabeth. >> annunciò, con tono deciso.
E lei non poté non notare quanto fosse diverso da tutte le altre volte. Non poté ignorare quel cuore che aveva preso a galoppare nel petto in maniera incontrollata. Fissò gli occhi di Damon per lunghi istanti, rabbrividì dimenticando ogni parola che avrebbe voluto dire. In un attimo, si sentì stupida anche solo per aver pensato di abbandonarlo. Avrebbe abbandonato l’unica cosa che la teneva aggrappata alla vita, l’unica cosa che le permetteva di sentirsi davvero umana, davvero amata. Gli andò incontro stringendosi a lui e lui fece altrettanto raccogliendole le labbra in un bacio, un bacio che sembrò durante davvero un’eternità. Un’eternità che lei pensava di voler vivere con lui, un’eternità di cui non si sarebbe mai stancata. Perché c’era Damon e l’avrebbe amato fino alla fine dei suoi infiniti giorni.
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Note dell'autore:
Ed ecco qui l'ultimo capitolo. :D
Voglio solo dire che mi è piaciuto molto scrivere questa FF,
soprattutto perché era la prima in assoluto. Spero che possiate
trovare piacevole questo capitolo, anche perché è l'ultimo, ma
ovviamente accetto qualsiasi tipo di critica. :3
Inoltre, vorrei ringraziare tutti quelli che mi hanno seguita,
tutti quelli che hanno letto la FF, quelli che l'hanno aggiunta tra le seguite 
o le preferite, tutti quelli che l'hanno recensita. Voglio ringraziarvi davvero
tanto. :) Grazie mille per il vostro supporto!

E colgo l'occasione di dirvi che questa FF è stata solo il primo traguardo,
infatti mi sono già adoperata a scriverne una nuova! Ed è She never dies.
Non vi nascondo che mi piacerebbe sapere cosa ne pensate anche di quella, e non vi anticipo niente. :3

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