Stranger in a Strange Land.

di CyanideLovers
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Shadow, HERE IT COMES! ***
Capitolo 2: *** I'm Sorry. ***
Capitolo 3: *** Nightmare ***
Capitolo 4: *** Cry ***
Capitolo 5: *** Horror Photographs and Burning Love. ***
Capitolo 6: *** As the World falls Down. ***
Capitolo 7: *** Leads. ***
Capitolo 8: *** Labyrinth ***
Capitolo 9: *** These Damned Memories ***
Capitolo 10: *** Stranger in a Strange Land ***
Capitolo 11: *** Dark Wood Circus ***
Capitolo 12: *** In contrary was what it is it would’t be and what it wouldn’t be it would,You see? ***
Capitolo 13: *** Tears of Blood: The End? ***
Capitolo 14: *** The Butterfly Effect ***
Capitolo 15: *** Chaos Teory ***
Capitolo 16: *** Your Latest Trick ***
Capitolo 17: *** The Secret is Out. ***



Capitolo 1
*** The Shadow, HERE IT COMES! ***



The Shadow Men, HERE IT COMES!
 
Lunga ed impervia è la strada che dall'Inferno si snoda verso la luce.
-Paradiso perduto



La notte, scura e priva di stelle e luna, avvolgeva il ragazzo dai capelli color della neve come una coperta o un manto trapuntato di stelle.
 Nonostante il suo aspetto particolare nessuno lo aveva notato, perfettamente mimetizzato nell’oscurità osservava la piccola casa da dove stavano uscendo proprio ora una madre con il suo bambino. I suoi occhi erano luminosi come stelle, era l'oscurità in persona.  "Quanto tempo sarà passato Jenny? Nove? Forse dieci anni dall’ultima volta che ci siamo visti?" sussurrò tra se e se come se stesse parlando con una vecchia amica. Cercò di non pensare al suo difficile castigo e tornò tranquillo ad aspettare. Quando finalmente le luci si spensero il ragazzo scomparve in una nuvola di fumo nera.

 Dentro la casa, in un corridoio adiacente al salone, ascoltò due ragazze che parlavano piano. Una di loro all’improvviso si alzò. Stava andando proprio dov'era l'uomo ombra, poteva vedere i suoi capelli neri che dondolavano lungo la schiena, il suo viso in ombra aveva qualcosa di particolare che non riuscì ad afferrare. Non sapeva perché ma improvvisamente sentì un dolore lancinate al petto che lo fece piegare in ginocchio, cadde, rivelando la sua presenza alla luce. Era un dolore terribile e non aveva mai sofferto tanto prima. Si appoggiò al muro, ma il dolore non ne voleva sapere di placarsi. Scivolò lentamente sul pavimento nello stesso momento in cui lei apriva la luce e gridava per lo spavento. Non si aspettava di vedere qualcuno lì. Gli occhi della ragazza brillarono dallo stupore e la preoccupazione. Erano di un incredibile viola.”ha il fascino delle tenebre e la grazia di un angelo” era l’unica cosa che riusciva a pensare. La guardò sperimentando una strana sensazione, il dolore non si era attenuato, anzi era sempre più forte, ma i suoi pensieri erano chiari e cristallini, la curiosità di sapere chi fosse lo divorava. Poteva vedere i suoi occhi specchiarsi nei sui.
 -Julian!- urlò Jenny spaventata e anche lei si avvicino a lui.
 -lo conosci?- domandò la ragazza mentre lo aiutava a metterlo supino.
 -Si. Elly possiamo portarlo a casa tua?- sentì chiedere alla ragazza. Ma l’unica cosa che riuscì a percepire era il suo nome, poi... solo tenebre.

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Capitolo 2
*** I'm Sorry. ***


I'm Sorry


Si svegliò in un lettino comodo. Non sentiva alcun rumore se non il suo respiro, Aveva una maglietta a maniche corte di un azzurro scolorito. Anche se era dicembre non aveva freddo perchè la stanza era calda e confortevole. Sentì gli occhi pesanti e desiderò tornare a dormire, ma non poteva farlo. Voleva scoprire chi era la ragazza di nome Elly e dov’era in questo momento. Si alzò, aprì la porta e si ritrovò in un corridoio con delle scale che portavano al piano inferiore. Già dai primi scalini poteva sentire le parole che otto persone si stavano scambiando.
-Oh dovevate vederlo. Non so proprio cosa gli è potuto succedere.- questa era la voce di Jenny, calda e preoccupata.
-come ha fatto a tornare? Voglio dire… era morto. No?!?!- questo era Tom, invece,preoccupato che Julian potesse tornare a mettersi tra lui e Jenny.
 Scese un altro gradino.
 Ecco ora poteva sentire anche Michael e Audrey
-In effetti c’era la possibilità che qualcuno riscrivesse il suo nome.-
 -Si, ricordo che ce lo avevi detto Mikey-
restarono in silenzio per un po’. Da qualche parte un orologio ticchettava. Cercò di cogliere qualsiasi rumore ma era come se fosse diventato sordo.
-Hai ragione. Qualcuno ha riscritto il mio nome.- disse infine Julian scendendo le scale. Quando lo videro tutti poterono vedere il profondo cambiamento in nell’uomo ombra. Era pallido ed era dimagrito, i suoi occhi erano come velati. Sembrava un bambino non un ventiseienne. Nella sua voce erano spariti arroganza e cattiveria, il suo sguardo sembrava dire “Ho perso il gioco ma so incassare il colpo”
-Cosa ti è successo?- domandò Jenny tra le braccia di Tom. Julian la guardò con aria torva, perché in fondo la domanda giusta non era quella ma…
-in realtà tu vuoi chiedermi perché sono qui. Non cosa mi è successo.- rispose enigmatico. Ecco, quella era la domanda giusta.
-Si-
Nei suoi occhi danzava una fiamma che neanche la morte aveva potuto estinguere
-Ma io ho già risposto. Eppure non so chi ha riscritto il mio nome. Dovrei ringraziarlo però, stavo per scottarmi.- rispose come un alunno che viene interrogato dalla maestra e che sa la lezione a memoria. Scese gli ultimi scalini.
-Cosa significa? Stavi per scottati?- domandò Dee curiosa rialzandosi dalla sua posizione da leonessa.
-Dimmi, tu non vedi che sto bruciando?-
-Cosa?no!- rispose Jenny perplessa. Julian venne riscosso da quelle parole. Se nessuno poteva vedere le fiamme intorno a lui voleva dire che solo lui poteva vederle? Stava diventando pazzo?
 
 Elly si alzò. Lei era l’unica che non sapeva nulla di quella storia ma quando vide Julian i suoi occhi vibrarono.
-Tom, non capisco. Posso sapere cosa sta succedendo?- domandò dopo aver ascoltato in silenzio.
-Non so come spiegartelo, è troppo complicato. Vedi è iniziato tutto quando…-
 -Io sono un uomo ombra. Dieci anni fa ho imbrogliato Jenny e le ho fatto comprare un gioco. Il gioco consisteva nel superare tutti i loro incubi, e hanno vinto. Li ho sfidati in altri due giochi e hanno sempre vinto e nell’ultimo…sono morto- rispose Julian ignorando Tom
-sei morto?- domandò perplessa. –è la verità??- aggiunse dopo scrutando tutti i visi dei presenti e soffermandosi sul volto scarno di Julian.
-Si- le fiamme del camino danzavano nei suoi occhi,sembrava davvero che stesse bruciando in fuoco invisibile.
-Bene. Allora puoi restare qui a dormire, ho una stanza per gli ospiti.- rispose semplicemente lei. Tutti la guardarono sconcertati, nessuno si aspettava che credesse alla storia, ma lei era speciale, riusciva sempre a capire chi era sincero e chi no.
-Cosa?! Ma tu sai almeno di cosa sto parlando?-
 -Si. Nel mio paese sono uomini dei ghiacci che osservano gli esseri umani dall’ombra. Sono bellissima ma crudeli e sadici.-
-Ma…ma allora, perché mi inviti a casa tua?- chiese scioccato. Era l’unica cosa che si aspettava da una umana che lo conosceva appena e che avrebbe dovuto aver paura di lui. Quella ragazza invece lo guardava con un dolce sorriso stampato in viso e con gli occhi luminosi.
 Gli rispose –Non mi sembri cattivo.-
 -Sono un lupo in veste d’agnello. Semplice come il bianco e il nero.-
chiuse gli occhi, non sopportava più di vedere la sua figura specchiata nei suoi occhi. Desiderava tornare al buio, solo, dove tutto era più semplice. Cercava di persuaderla, non sapeva che quando si metteva in testa una cosa era irremovibile.
-Dunque, ora sei umano?- domandò Tom interrompendo il flusso di pensieri di Julian.
-Bhe... presumo di si.-
 - E non puoi usare tutti quei poteri che avevi nei giochi. Vero?- gli occhi screziati di verde si illuminarono quando l'uomo ombra annuì.
 -Bene- disse. Si girò leggermente e poi, di scatto, gli tirò un pugno in faccia.
 Julian, sia per il colpo che per la sorpresa, cadde all’indietro sbattendo la testa contro lo spigolo del camino e rischiando di finire dritto nel fuoco. I suoi capelli soffici e bianchi come la brina si sporcarono di sangue. Sangue umano.
-Tom!- urlarono Elly, Audrey e Jenny spaventate. Michael si alzò subito seguito da Dee e spinsero Tom in un angolo. Nessuno amava la violenza, neanche Dee, soprattutto se sfoggiata senza un motivo. Una voce si levò sopra le altre mentre si chinava ad aiutare Julian che aveva un brutto taglio in testa.
-Perché lo hai fatto Tom? Chiedi subito scusa!- ringhiò Elly arrabbiatissima.
-Perché?? Come perché?? Tu…tu non sai cosa ci ha fatto passare. Cosa ci ha fatto…uff. senti puoi anche arrabbiarti ma fidati di me. Se lo merita. È cattivo. Non credere che sia cambiato.- disse rosso in viso, come se ricordare quello che era successo nei giochi lo stesse torturando. Jenny lo guardò. Si era sempre chiesta cosa gli fosse successo con Julian quando lei affrontava tutti i tranelli e gli intrighi dei giochi, sempre più pericolosi dell’uomo ombra. Tom in realtà non pensava ciò che stava dicendo, anche lui aveva visto il profondo cambiamento in lui. Era solo furioso.. Julian si alzò, pur essendo più basso di Tom di qualche centimetro poteva guardarlo negli occhi. Sembrava dispiaciuto ma anche deciso.
-Non ti sto prendendo in giro. non so neanche perché sono tornato. Ma non ti preoccupare, non ho nessuna intenzione di darvi fastidio. Me ne vado, è meglio-  si mosse verso la porta e dopo averla aperta si tuffò nell’oscurità. Chiuse la porta dietro di ma tutti erano sicuri di avergli sentito dire "Mi dispiace"

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Capitolo 3
*** Nightmare ***








Chiedo umilmente perdono per il mio ritardo. il problema è che mi si è distrutto il computer e ho dovuto scrivere il capitolo da 5 pc diversi, che mi sono stati gentilmente offerti dai miei compagni xD
per chi segue la storia dalla pagina facebook ho appena creato quella ufficiale se la cercate si chiama ''Cyanide Lovers'' tanto poi metto il link in fondo alla pagina.
per le risposte hai commenti risponderò li o in fondo al capitolo :)
da questo capitolo in poi la storia sarà molto dark e horror (whahahahah cosa che adooooro :D) spero vi piaccia, lasciate un commentino se ne avete voglia :)






Nightmare.
 
Tutti rimasero in silenzio per un secondo, poi Elly si alzò in piedi, prese il suo giaccone e quello di suo fratello e uscì fuori anche lei. La neve stava scendendo morbida e silenziosa illuminata dal chiarore della luna piena. Non sapeva dove andare e dove fosse quello strano ragazzo. Per qualche strano motivo si era sentita subito legata a lui, non sapeva perché ma sentiva di avere in comune qualcosa con lui. Iniziò a camminare spedita seguendo la scia di orme che le sue scarpe avevano formato. Lo ritrovò poco più avanti tra i tre alberi che c’erano davanti alla sua casa, si era arrampicato su quello più basso e teneva la testa tra le mani. I capelli nivei erano sporchi di rosso e le sue braccia bianche spuntavano dalle maniche corte. Non sembrava sentire il freddo, ma forse fingeva di non sentirlo.
 -Non hai freddo?- gli domandò arrampicandosi a sua volta.
 -Ho vissuto per secoli e secoli in una terra fatta di ghiaccio.- disse con uno strano sguardo negli occhi di un colore indefinito. Ormai accanto a lui gli posò il secondo giaccone sulle spalle.
 –Non è una risposta alla mia domanda.- gli disse avvicinandosi ancora di più, gli posò il giaccone sulle spalle, lo vide muoversi con una strana espressione
 (imbarazzato, forse?)
 -voglio sapere perché sei così gentile con me.- rispose Julian con fermezza.
 - sai… io sono come te. Non sono mai stata accettata perché non sono nata qui.- disse abbassando gli occhi. Solo ora aveva notato il suo forte accento francese.
 -Non è una risposta alla mia domanda.-
 -Non lo so… mi ricordo quanto faceva male essere sempre rifiutata e…non voglio che qualcun altro si senta come mi sono sentita io.-
 - tanto anche se tu tratti bene una persona ci sarà sempre tutto il mondo che la tratta male.- disse fulminandola. Lei rimase sconcertata, fece una specie di smorfia
 (Era arrabbiata?)
 e poi iniziò a scendere dall’albero.
 -Sai una cosa? Hai ragione. Sono troppo stupida e non dovrei preoccuparmi della gente che non conosco. Ma hai due opzioni: o vieni con me, te ne stai a casa mia al caldo, e trovi un modo per tornare a casa tua, oppure stai qui a fare il fungo.- rispose mentre si allontanava nervosa. Julian guardò i suoi morbidi capelli ondeggiare via, scese velocemente e andò verso di lei. Stava per raggiungerla ma la testa gli girava così tanto che mancò poco che non cadesse a terra. Cercò di inspirare in fondo l’aria gelida ma non riusciva a respirare, si chinò su se stesso sentendo tremare le gambe.
 -Vieni… quella botta in testa ti deve aver fatto perdere un bel po’ di sangue.- disse Elly prendendolo per un braccio, si sentì trascinare mentre continuava a tenere gli occhi semi chiusi.
 La strada verso l’ospedale era interminabile anche se durava solo una ventina di minuti. Voleva dire qualcosa ma non sapeva bene cosa.
 Parlare con gli umani è così difficile. Basta una parola sbagliata e rovini tutto.Pensò in uno stato totalmente confusionale mentre premeva la testa contro il vetro gelato.
 -Grazie…- decise in fine di dire sperando che quelle fossero le parole giuste.
 -Non ti preoccupare. Comunque io ci lavoro in ospedale quindi non c’è problema per me.- rispose con un sorriso appena accennato.
 -Lavori??-
 -Sono una quasi-dottoressa. Mi sono laureata l’anno scorso. Tu… sai che cos’è un dottore, vero?-
 -Certo che si. Perché non dovrei saperlo?-
 -non lo so… era solo una domanda.- rispose ridacchiando rendendosi conto della brutta figura che aveva fatto, quando scesero dalla macchina per poco Julian non scivolò nel ghiaccio, si accorse di non avere più tutta quella fluidità nei movimenti che lo avevano caratterizzato quando era un uomo ombra e ora si sentiva privato delle sue sicurezze.
 Guardò per terra, riusciva a specchiarsi nel ghiaccio gelido eppure non riusciva a vedere realmente se stesso.
 Elly stava ancora parlando, ma lui continuava a guardare per terra cercando di capire bene chi fosse.
 

L’unico modo che esiste
per avere potere su se stessi è conoscere se stessi.
 
 
Non aveva paura del dolore, forse perché non aveva mai provato dolore, ma il fatto di doversi mettere i punti e di star perdendo un consistente quantitativo di sangue era l’ultimo dei suoi problemi. Si sdraiò nel lettino dell’ambulatorio come un automa e aspettò che la ragazza si cambiasse.
 Arrivò qualche secondo dopo con un camice blu chiaro e dei guanti, la sua voce era vellutata, tanto che stava per addormentarsi al suo suono, parlava e a lui parve che stesse cantando, non capiva cosa diceva ma per la prima volta la guardava negli occhi.
 Non come prima, no.
 Molto più intensamente, la scrutava in profondità annegando nei suoi occhi. Cosa vedeva in quei occhi?
 Serenità, generosità, allegria, eppure
(era come se ci fosse qualcosa dietro, qualcosa di antico, quasi dimenticato. Qualcosa che non poteva essere spiegato a parole. Una specie di sensazione, di pericolo primordiale.)
sembrava impaurita, terrorizzata da qualcosa. Leggeva anche un vecchio rimorso. Non sapeva quanto allungo aveva guardato i suoi occhi ma dopo quelli che gli sembrarono anni (secoli) anche se in realtà erano passati pochi secondi riuscì a capire una cosa.
Io la conosco!
 No, continuò a pensare. Non è possibile, non posso conoscerla. Non l’ho mai vista prima, pensò ragionevole eppure quella sensazione non lo abbandonò. Era impossibile ma era sicuro di conoscerla ma allo stesso tempo di non averla mai vista. Come era possibile?
-Fatto!- disse con allegria mettendogli un grosso cerotto in testa.
-Ecco, prendi queste. Ti faranno passare il mal di testa. Io vado a controllare un secondo i miei pazienti e poi andiamo a casa.- disse uscendo di corsa. Quando Elly arrivò all’ingresso si ritrovò faccia a faccia con il pallido riflesso del vecchio Julian. Aveva qualcosa nel suo viso che lo faceva assomigliare ad un rettile pronto ad attaccarti, anche se non aveva più poteri emanava un alone di mistero e pericolo. I suoi occhi erano come fari azzurri nella notte, così simili al centro della fiamma da sembrare infuocati. Era appoggiato al muro, con la testa leggermente piegata ad osservarla.
-Scusa il ritardo. Andiamo a casa? Hai fame? Sete? Mal di testa? Hai già preso le medicine?- iniziò a sommergerlo di domande, come se volesse distrarlo da qualche particolare che non voleva che notasse. O magari parla troppo, pensò Julian.
-Ehm… come vuoi tu…?- riuscì a rispondere perplesso emergendo da quel fiume di parole.
-Parlo troppo vero?- disse con una faccia buffa.
 Julian aveva una voglia pazzesca di ridere, le spalle già gli tremavano per l’ilarità ma cercava comunque di mantenere un certo contegno, quell’affermazione era troppo per lui. Iniziò a ridere di cuore inclinando la testa all’indietro.
-Oh, perfetto. Mi prendi anche in giro?-
 -Scusami. Ma avevi una faccia proprio buffa. Secondo me non parli troppo, anzi, mi piace quando parli.-
Elly rise con lui mentre nella macchina si avvicinavano a casa.


 Non appena aperta la porta Julian notò i bellissimi quadri appesi alle pareti. Si chiese come aveva fatto a non vederli visto che ricoprivano quasi tutte le pareti. Si avvicinò ad uno incredibilmente grande che raffigurava una ballerina mentre eseguiva un salto, talmente vivido che gli sembrava di vedere un film. Il palco illuminato da una fievole luce tratteneva l’ombra che era tremolante come se non riuscisse a seguire il corpo della ragazza.
 Era meraviglioso, ed era uno dei tanti, perché non appena girò il capo poté vederne un altro ancora più bello e poi un altro e uno ancora. La modella era sempre una ragazza e prima che potesse dire qualcosa si voltò e vide che Elly lo osservava in silenzio.
-Ti piacciono i quadri di mio fratello?- domandò avvicinandosi a lui
-Sono davvero belli.- rispose continuando ad osservare tutti i quadri.
- Sei tu la modella?-
 -Si. Quelli dove sono vestita da ballerina li ha fatti quando ancora danzavo.- disse con una certa malinconia nel viso. Poteva anche essere un umano ora ma riusciva ancora a leggere negli occhi delle persone. Nei suoi lesse ‘’Ti prego, niente più domande su questo argomento” così finse di essere stanco e si sedette sul divano. Mangiarono in silenzio e Julian andò a dormire con una calda sensazione di benessere. Avrebbe voluto sapere cosa fosse successo alla ragazza per soffrire tanto del suo passato, ma capiva che quello non era il momento.
C’è un tempo per tutto, quello semplicemente non era il momento adatto. Capirò tutto alla fine e se non accadrà significa che non sarà la fine.
Si sdraiò e chiuse gli occhi che nel frattempo erano diventati pesanti come macigni. Sognò allungo senza ricordare cosa.
 Era in una foresta, respirava velocemente e non riusciva a capire perché il cuore gli battesse così forte.
 ( paura)
 aveva paura di qualcosa ma non capiva cosa. Non c’erano ne ombra ne mostri terrificanti. Era solo, in una foresta e si specchiava in un lago nero.
-Chi sei?- domandò alla figura davanti a sé
-Chi sei?- ripeté muovendosi allo stesso modo.
-Perché sei qui?-
 -Perché sei qui?-
iniziò ad innervosirsi, rabbia e frustrazione iniziarono a crescere dentro di lui come un vulcano pronto ad eruttare.
-insomma, vuoi rispondermi?!-
 -Come desideri principino.- rispose il suo riflesso laconico.
 Lo afferrò per le spalle e lo tirò dentro l'acqua. Il suo volto si era trasfigurato in una tremendo ghigno, così ampio da sembrare il sorriso dello stregato.
 Fu trascinato sott'acqua per così tanto tempo che non riuscì ad identificare, i polmini bruciavano come se stessero andando a fuoco, e quando iniziò a credere che sarebbe morto...l'acqua sparì, come se fosse sbucato dal fondo di un bicchiere invisibile, e atterrò in una stanza. Si rese conto che era il soggiorno della ragazza solo con qualche differenza. C’erano gli stessi dipinti ma questi si muovevano, il divano e la televisione erano spariti proprio come la libreria. Tutte le ballerine avevano smesso di danzare e ora ridevano di cuore, maligne, indicando un altro quadro dove c’era Elly che piangeva disperata. Era vestita con un tutù completamente nero e una corona*, dai suoi occhi colavano delle lacrime nere. Urlava dal dolore cercando perdono. Julian corse verso di lei ma si interrompe a metà strada. Dietro di lui la chiamava Jenny bella come il sole. Ebbe un momento di indecisione e questo gli costò caro. Entrambe le ragazze sparirono, la stanza si sciolse, i quadri si fracassarono con un frastuono simile ad ossa rotte. Notò che aveva la pelle d’oca, corse lungo un corridoio stretto e con mura oblique che davano la sgradevole sensazione che si stessero chiudendo su di lui. Corse a perdifiato cercando una via d’uscita fin quando non sentì un rumore che gli gelò le ossa.
 Acqua.
 Non semplice acqua ma una valanga d’acqua che stava per sommergerlo. Corse più veloce che poté ma non riuscì a sfuggire….
Si svegliò di soprassalto sudato e con il fiatone,  anche quando era un uomo ombra non era raro per lui sognare ma non aveva mai avuto un incubo simile. Sentì nella sua testa il rumore dell’acqua che non gli lasciava scampo, sentiva ancora la minaccia dei muri opprimenti.
-Julian, sei sveglio?-
Elly, pensò nel panico, cosa gli era successo?! Uscì quasi correndo dalla stanza e corse di sotto, i quadri erano normali, le immagini immobili.
 Andò in cucina da dove proveniva un odore di cibo invitante, oltrepassò la porta e vide la ragazza in perfetta salute, con i capelli legati in uno chignon e una maglieta di cotone corta che lasciava scoperti i fianchi.
 Vederla sana e salva lo fece sospirare di sollievo come se si fosse tolto un peso.
-Hey principino, vanno bene le uova per colazione?- disse con allegria. A Julian in vece venne quasi un colpo,
principino, non mi aveva chiamato così anche il mio riflesso?
-Ehm, si vanno benissimo.- disse a disaggio. La osservò allungo. Era molto bella, questo lo doveva ammettere, ma non era sicuramente pericolosa.
-Hai un tatuaggio?.- domandò guardandogli un fianco.
-Cosa? Ah, si.- disse indicando una frase seminascosta dalla maglietta.
 
Dreaming Dreams no Mortal ever dared to Dream Before.*
 
-È una frase molto bella- disse dopo un po’. Aveva notato, e la cosa solleticava in modo perverso il suo senso dell’umorismo, che la frase rispecchiava perfettamente il suo sogno. Era ancora assorto nei suoi pensieri quando ad un tratto suonarono alla porta. Elly si voltò di scatto come in preda al panico, sembrava eccitatissima, il sorriso brillava.
-Oh no! Non può già essere arrivato!- disse con le mani sulla bocca e spegnendo tutti i fornelli.
-Arrivato, chi?- domandò Julian incuriosito. Lei non lo ascoltò neanche, corse di sopra urlandogli
-Ti prego Julian, vai ad aprire!-
sentì i suoi passi arrivare fino alla sua stanza, andò alla porta, l’aprì e si ritrovò faccia a faccia con un ragazzino.
 I suoi capelli neri e luminosi brillavano sotto il sole, i suoi occhi erano nascosti dagli occhiali del medesimo colore, dimostrava si e no sedici anni, ma sembrava incredibilmente maturo.
-ehm, scusa tu chi sei?- domandò il ragazzino guardandolo dal basso verso l’alto.
-Cosa??.. sono..Sono Julian, tu chi sei!?-disse guardandolo con un’aria stupita
-Jean!- urlò dietro di lui Elly, lui si spostò di lato per farla passare. Aveva una semplicissima maglietta bianca lunga e dei pantajeans neri, corse ad abbracciare il ragazzino, mentre lui la salutava silenziosamente.
 
-Ohhhhh vous avez enfin arrivé. frère ne pouvait pas attendre.**- urlò felicissima mentre lo stritolava.
-Per favore Elly, mi stai uccidendo!- disse con un fortissimo accento francese, cercò di liberarsi ma Elly lo teneva ben stretto. Finalmente lo lasciò guardandolo dritto negli occhi attraverso le lenti.
-Sono felicissima! Ma non dovevi venire pomeriggio?- domandò mentre entravano.
-Lo so, ma sono riuscito a prendere prima il treno- Disse mettendogli un braccio intorno al collo.
-Comunque chi è il tipo strano?- chiese sussurrando all’orecchio della sorella. Lei rise lievemente e poi indicò Julian
-Jean ti presento Julian. Julian questo è Jean, mio fratello.- disse con un sorriso a trentadue denti.
-Piacere, bene! Sai che sono un fratello magnifico vero Elly?-
 -Ho quasi paura di quello che stai per dirmi.-
 -Ho trovato i biglietti per la festa da ballo in maschera più famosa di tutta la città, biglietti out da settimane, sorella. E questo sai perché? perché sono un dio!- disse pieno di orgoglio sventolandogli i biglietti sotto il naso.
-OH. MIO. DIO!!! Non ci posso credere! Come hai fatto?!- urlò abbracciandolo.
- E sei anche fortunata cara, perché ho trovato anche i biglietti per i tuoi amicie e ce ne uno anche per il tuo principe azzurro! Ahahah- disse sghignazzando con una faccia che faceva intendere molte cose. Julian sentì come un calore tremendo alle guance, si voltò troppo tardi per nascondere che era arrossito
- Io sono solo un ospite. Non sono il suo fidanzato.- disse con aria seria.
 -è vero Jean, non dovresti saltare a conclusioni affettate.- confermò con un tono di rimprovero ma comunque allegramente.
-Mamma mia che persone permalose. Rilassatevi, io vado un po’ a dormire intanto e ricordati di conservare i biglietti.- disse sbadigliando
-Vai già a dormire?-
 -Non sono riuscito a dormire sul treno stanotte, c’era una ragazza che continuava a parlare in una lingua strana e mi stava facendo impazzire.- disse seriamente togliendosi gli occhiali e rivelando delle pesanti occhiaie sotto gli occhi viola intenso.
-Oh, mi dispiace. Dormi pure… a proposito quando è la festa?-
 -Tra un mese esatto.-
 
 
-Ma io non voglio andare fra i matti- osservò Alice
 -Bhé, non hai altra scelta- disse lo Stregato
–Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta.-
-Come lo sai che sono matta?- disse alice
-Per forza- rispose il gatto – Altrimenti non saresti venuta qui.-
 
 

Le due settimane passate in quella casa non erano state così male dopotutto. Jean era un ragazzino interessante sotto ogni punto di vista, nonostante gli iniziali battibecchi con la sorella, Elly era semplicemente favolosa in tutto. Riusciva sempre a mettere fine a qualsiasi discussione, anche quando Tom e Julian si urlavano a dosso, Jenny aveva cercato di evitarlo in qualsiasi modo, senza successo però. Julian era ancora innamorato di lei eppure non riusciva a capire quello che gli stava succedendo.
Non riusciva più a vederla come la ragazza perfetta che aveva giocato con lui a sedici anni. Ai suoi occhi la sua pelle non era più luminosa e scintillante come una volta, gli occhi erano di un comunissimo colore verde, senza alcunché di speciale. Era addirittura arrivato a chiedersi cosa ci avesse visto in lei. Diceva che l’amava e tutte le volte gli rimaneva una strana sensazione in bocca.
 I suoi incubi continuavano. Ogni notte erano sempre più tremendi e orribili.
 Una notte aveva addirittura sognato che la sua stanza iniziava a riempirsi d’acqua gelida fin quando non moriva affogato, ogni volta si svegliava furente e spaventato.
 Aveva scoperto che poteva andare d’accordo con gli amici di Jenny se evitava di prenderli in giro su i loro incubi e che , cosa a cui avrebbe fatto particolarmente attenzione, senza i suoi poter Dee poteva metterlo ko con un calcio al plesso solare.
 Quella mattina si svegliò di colpo sudato, annaspando l’aria come se non riuscisse più a respirare. Ogni fibra del suo corpo gli urlava di scappare,
 (Paura, terrore, voglia di correre il più lontano possibile da li eppure era come se fosse inchiodato al letto. )
 la sua mente lavorava velocemente intimandogli di non rimanere un minuto di più in quel luogo. si alzò e andò in bagno, si spogliò completamente ed entrò nella doccia. L’acqua calda accarezzò il suo corpo delineando in maniera perfetta ogni suo muscolo, con una meravigliosa sensazione di calore abbandonò la testa all’indietro così che il vapore potesse scorrere anche lungo il collo. Sentì tutto il gelo che lo abbandonava, a occhi chiusi poteva sentire i capelli appiccicarsi sulla faccia. Appoggiò la schiena perfetta al muro, per sentire la differenza tra l’acqua calda e le mattonelle fresche. Le palpebre tornarono ad essere pesanti come se non avesse dormito veramente, come in trans, sotto il getto d’acqua vide Elly davanti a lui che urlava. Non sentiva nulla, ne il rumore dell’acqua ne le grida disperate della ragazza. Aveva gli occhi pieni di lacrime in una oscurità che sembrava divorare tutto. Si teneva il costato con le braccia, lo stringeva, ma il sangue continuava a scorrere inesorabile. Lo guardava come se cercasse di chiedergli qualcosa.
(Perché? Perché Julian, Perché mi hai fatto questo?)
 
la guardò spaventato, e con ancora più terrore si guardò le mani sporche anch’esse di sangue, fece cadere il coltello che teneva stretto e si avvicinò cautamente a lei. La vide muovere qualche passo in dietro, spaventa, ma era così debole che non riuscì a muovere più di due passi. Cadde a terra come un uccellino con un’ala spezzata. Julian la prese tra braccia cercando un aiuto, guardandola ansante, ma non c’era niente da fare. Con dei gemiti muti abbandonò il suo corpo con gli occhi spalancati. La osservò per qualche secondo, poi nel panico, iniziò ad urlare il suo nome. Ma non sentiva più neanche la sua voce. Tutto quello che poteva fare era…Svegliarsi.

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Capitolo 4
*** Cry ***





Cry





Julian aprì di scatto gli occhi. Si sentiva soffocare, uscì di corsa dalla doccia, si vestì alla velocità dalla luce e scese di sotto con ancora i capelli bagnati.
-Elly! Elly!- urlò cercandola per tutta la casa.
-Ma cavolo, Julian! Sono le sei del mattino… che hai da urlare!?!?- strillò Jean dalla cucina.
-Jean dov’è Elly?-
-é andata a lavoro, ma stai bene ?- domandò trangugiando i suoi cereali ormai sveglio.
-Si si. È che ho fatto un sogno un po’ strano e dovevo chiederle una cosa…- disse evasivo mentre prendeva del latte dal frigo e se lo versava apparentemente più calmo.
-Che tipo di sogno?-
-Non proprio un sogno, direi piuttosto un tremendo incubo.Era molto strano.- disse bevendo e massaggiandosi la testa umida.
-Oh, bhè mi dispiace ma avvolte capita...- rispose Juan accigliato. Julian gli sorrise, quel ragazzino era molto gentile. Salì in bagno e si asciugò i capelli. Non poteva raccontare il suo sogno ne a Elly ne a suo fratello. In realtà credeva di non poterlo raccontare a nessuno. Chiuse un secondo gli occhi ma si ritrovò ancora una volta  il viso insanguinato di Elly, li aprì di scatto osservando il suo stesso volto allo specchio. I capelli nivei erano tutti disordinati e sembrava stanco.
Scese di nuovo in cucina dove trovò Jean che studiava, era nervoso, e non vedeva l’ora che la ragazza tornasse a casa per essere sicuro che stesse bene.
Aiutò il ragazzo a fare i compiti, sistemò i libri nella libreria. Verso le quattro del pomeriggio sentì suonare alla porta e, in un misto di confusione e speranza, pensò che potesse essere la ragazza. Quando si affacciò alla porta trovò Jenny, sorridente e radiosa, che gli porgeva gentilmente una torta appena sfornata. In quel momento realizzò che era la prima volta che era deluso, davvero deluso, di vederla.
-Julian stai bene?- domandò Jenny guardandolo negli occhi dopo un po’ che parlavano seduti sul divano. Avevano mangiato la torta e bevuto il te, stavano parlando da ore ormai. O almeno, lei parlava e lui ogni tanto diceva qualche parola.
-Si…non ho dormito molto sta notte.-
-Mi dispiace.-
-Non ti preoccupare.-Si strofinò gli occhi come se cercasse di rimanere sveglio.
-Julian… c’è qualcosa che ti preoccupa?- disse Jenny, improvvisamente seria . Il ragazzo si voltò verso di lei e la guardò negli occhi.
Dal suo arrivo aveva cercato di non guardarla più negli occhi e di evitarla per un po’. Doveva capire cosa gli stava succedendo, perché…. perché la verità è che non era sicuro di amarla. Ora invece la stava fissando negli occhi sentendo il suo sguardo che si perdeva nei suoi occhi di un azzurro impressionante e indefinito.
-Ho fatto un sogno. Un sogno molto strano. Io…io credo che dovrei andarmene.- rispose lentamente non sapendo bene cosa dire. Era confuso, sarebbe voluto rimanere li ma allo stesso tempo aveva paura che avrebbe potuto far del male ad una.. amica.
-Che tipo?-
-Oh… non credo di poterne parlare.- disse sentendosi a disagio. Cosa gli succedeva? Aveva davvero paura di quello che Jenny avrebbe potuto pensare? Eppure aveva vissuto un’eternità venendo considerato sia un mostro che un principe delle tenebre.
-Julian puoi fidarti di me. Non lo dirò a nessuno.- Julian ebbe l’impressione di annegare in quei occhi color pino, erano così profondi ed espressivi che gli fece ricordare il motivo per cui aveva passato così tanto tempo ad osservarla.
-io.. io uccidevo Elly.- disse infine mettendo una mano davanti a gli occhi con noncuranza, la verità era che non aveva voglia di vedere degli occhi che lo giudicavano.
Non ora.
Non in quel momento.
-Julian era…era solo un sogno- disse dolcemente Jenny dopo qualche minuto con la voce che gli tremava leggermente.
-Si? Ma i miei sogni si avverano, o almeno… si avveravano! Che faccio se scopro che non era solo un sogno?- urlò innervosito Julian alzandosi dal divano.
Si bloccò di colpo, guardò l’orologio e si accorse che stavano parlando da più di due ore e mezza e che Elly sarebbe dovuta tornare almeno un’ora fa. Come se l’avesse chiamata sentì la porta aprirsi e poi sbattere, si affacciò nell’entrata con Jenny alle spalle.
-Elly?- domandò lui guardando la ragazza appoggiata a capo chino sulla porta, gli occhi chiusi come se fosse distrutta. Vederla così era tremendo, Julian rabbrividì ripensando ancora una volta al sogno. Poi la sua mente si mise improvvisamente a lavorare a tutta velocità ricordandogli che Elly quando tornava a casa, anche se stanca, affamata o assonnata trovava sempre l’energia di dedicargli uno dei suoi meravigliosi sorrisi, ora invece aveva il viso grigio e i suoi occhi sembravano pieni di lacrime.
Li superò senza neanche guardarli, lasciò cadere il suo zaino contro il muro mentre correva in camera.
La osservarono sbigottiti e seguirono il rumore dei suoi passi che provenivano dal piano di sopra. Jenny e Julian si guardarono negli occhi, poteva vedere la preoccupazione del ragazzo stagliarsi nelle irridi chiarissime.doveva trovare un modo per tranquillizzarlo anche se anche lei era preoccupata. Elly non si comportava mai così.
-Forse dovrei parlarle.- disse Jenny osservando le scale con aria indecisa.
-No… vai a casa Jenny. Ci penso io.- disse sospirando come se cercasse il coraggio di salire fino alla sua stanza. Jenny lo salutò con un bacio sulla guancia e uscì di casa, fuori pioveva e il rumore dell’auto che si allontanava dal vialetto era attutito dalle gocce che scendevano pesantemente.
Salì lentamente e quando si ritrovò davanti alla porta ebbe un momento di esitazione.
‘’Sei un uomo ombra! Puoi fare tutto, anche parlare con quella ragazza.’’
C’era un desiderio che bruciava dentro di lui da giorni ormai, voleva capirla, scoprire cos’era quella luce
(o quelle tenebra)
 che danzavano dentro di lei. Sentiva che aveva una cicatrice dentro di se e si chiedeva cosa sarebbe successo se fosse riuscito ad aprirla e finalmente distruggerla
(e vederla rinascere di nuovo)
-Elly, posso entrare?-
nessuna risposta, la porta era chiusa. Dietro di essa si sentivano dei respiri corti, singhiozzi. Era triste sentirla piangere senza poter fare nulla. Lo faceva sentire impotente, inutile.
-Elly, per favore. Fammi entrare. Voglio solo parlarti.- ripeté appoggiando la testa sul legno, esausto.
Era come se la ragazza avesse sentito che aveva bisogno di lei come lei di lui. Julian sentì la serratura scattare ma lasciò che passassero qualche secondo prima di entrare. Si aspettava di trovarla stesa sul letto e invece dovette far vagare lo sguardo un po’ nella stanza prima di individuarla. Era seduta per terra accanto alla scrivania, rannicchiata e con le mani al volto scossa da tremiti di pianto. Fuori tuoni e lampi facevano tremare le finestre mentre Julian si avvicinava a  lei. Le si mise vicino abbracciandola leggermente con fare rassicurante mentre lei gli teneva la mano. Cercava il momento adatto in cui parlare ma alla fine decise che, forse, era meglio non parlare proprio e lasciarla sfogare.
Pianse, pianse a lungo stringendo convulsamente la sua mano, lasciando che il capo cadesse nell’incavo del collo. Julian rimaneva semplicemente immobile osservando le sue lacrime che sembravano brillare.
-Cosa è successo?- domandò quando vide le lacrime diventare sempre meno copiose.
-Io, io… oh Julian, sono un essere orrendo!- rispose abbracciandolo e scoppiando ancora una volte in lacrime.
-Cosa?! Tu… no! Tu sei la ragazza più dolce e buona di questo mondo. Come puoi essere un essere orribile?- domandò sconcertato.
-Oggi io dovevo trovare una soluzione e per colpa mia un bambino è morto! UN BAMBINO! Ti rendi conto?! Aveva solo sette anni!- disse sempre più sconvolta, mentre il tremore alle mani aumentava. Julian la vide curvarsi su se stessa mentre si stringeva il petto come se il cuore gli stesse per esplodere dal dolore.
-è tutta colpa mia! Io sono un pessimo dottore. Avrei potuto salvarlo… ne sono sicura.-
continuava a incolparsi mentre i tuoni  e la pioggia aumentava come se la natura fosse partecipe del suo dolore.
-Non è stata colpa tua.- riuscì a dire solo Julian mentre la stringeva forte.
Restarono così per molto tempo. Nessuno dei due sapeva per quanto ma parlarono molto.
-Non è colpa tua, queste cose succedono purtroppo. Non sei un essere orribile, io lo sono. Guardami! Sono un uomo ombra….tutto quello di cui la gente ha paura e sto stringendo tra le braccia una ragazza stupenda e fantastica. Io sono un mostro, tu…tu sei un angelo.- disse in fine mentre guardava gli occhi arrossati dal pianto di Elly diventare sempre più pesanti e piccoli. Erano ancora a terra e quando vide la sua testa cadere sul suo petto, mentre il corpo si abbandonava al sonno, lui la prese tra le sue braccia e la portò a letto stringendola in modo protettivo.
-Julian…- disse lievemente sussurrando altre parole nel sonno che non riuscì a capire. Si chinò verso di lei cercando di decifrare quello che stava sussurrando ma non capì una sola parola.
In quel momento Elly si girò finendo per sfiorare appena il volto del ragazzo.
-Je te prie, tu restes avec moi cette nuit. j'ai peur tout seul.*- toccò il suo viso e poi si fece spazio tra le coperte coprendola con le braccia. Appoggiò il suo viso nell’incavo della schiena e respirò il suo profumo e quello dei suoi capelli lisci, neri e perfetti. Si sentì per la prima volta davvero bene, felice, amato, anche se aveva paura che questa ferita nel sua anima difficilmente si sarebbe rimarginata.

And I find it kind of funny
I find it kind of sad
The dreams in which I’m dying
Are the best I’ve ever had
[ E trovo un po' buffo/ lo trovo un po' triste/ i sogni di cui sto morendo/ sono i migliori che io abbia mai avuto]
 
 
L’aria mattutina era fresca e profumata, i raggi pallidi del sole le colpivano gli occhi, si coprì il viso con la mano infastidita. Sbadigliò e si alzò lentamente. Aveva il viso gonfio  per via del pianto e un forte mal di testa. Guardò la sveglia appoggiata sul comodino accanto a lei. 10:02
-Oddio è tardissimo!-  disse scattando in piedi e correndo di sotto.
-Elly che fai?- domandò Julian con una tazza di caffè fumante in mano, Elly si fermò, lo guardò di traverso come se fosse la domanda più stupida del mondo.
-Devo andare a lavoro..sono in ritardo!- rispose lentamente, come se stesse aparlando con un bambino.
-No, ho chiamato Jenny e le ho detto che non ti sentivi bene e mi ha detto che ti avrebbe sostituito lei in ospedale- disse con un sorriso porgendole la tazza.
-Lei è un’assistente sociale. Non può…-
-Pensavo di andare un po’ al parco, che ne dici?-  spiegò interrompendola. Elly guardò Jean accanto a Julian, sapeva che stavano facendo di tutto per risollevarle il morale. Sorrise tra se e se felice che ci fossero persone così buone con lei.
Il parco era illuminato da una luce magica quel giorno, erano tutti e tre sdraiati sul prato verde accarezzati dal dolce profumo dei fiori freschi. Elly guardò Julian da sotto gli occhiali, era bellissimo con la luce che illuminava i suoi capelli argentei.
-Grazie- disse avvicinandosi a lui.
-Non ti preoccupare. Sai, ho osservato per molto tempo la terra ma non ho mai visto un dottore che si preoccupa così tanto per i proprio pazienti.- disse strappando qualche filo d’erba.
-Non ti ho mai chiesto niente su… bhe, sulle tue origini, quando sei nato?-
-Io non sono nato, il mio nome è stato scritto su una verga runica- rispose con aria da saccente enfatizzando sulle ultime due parole.
-OH, scusa tanto! Avanti sono curiosa, quanti anni hai?- disse ridacchiando
-Oh, sono molto, molto antico. Neanche io so di preciso da quanto tempo osservo la terra.- rispose con un sorrisetto compiaciuto
-Bhè, in ogni caso devo dire che li porti proprio bene!-
-Ahahah grazie!- rispose mentre si alzava e si stiracchiava.
-Immagino che mentire e distruggere tutto distendi la pelle.- disse cupamente dopo un po’.  Stavano passeggiando, osservando piacevolmente Jean che giocava con una ragazza alta poco meno di lui.
-Perché dici così? sono sicura che non è vero.-
-Invece si, è nella mia natura.-
-Ascolta un secondo! Io, tu… anche se un tempo eri in quel modo, un mostro o un demone, non mi importa. Io ho conosciuto un ragazzo dolce e gentile che aveva solo bisogno di un po’ di fiducia. Non mi importa cosa c’era prima perché anche io…- si accorse di aver parlato a raffica e troppo. Stava per rivelare un segreto molto importante e questo non poteva accadere. Si vide specchiare nelle pupille di Julian, il viola che si mescolava con l’azzurro creando una sfumatura nuova di colori.
-Cosa stavi dicendo prima?-
-Io? Niente!- rispose voltandosi e tornando in dietro prendendo la borsa e rimettendoci dentro la tovaglia da picnic sulla quale, fino a qualche minuto fa, erano sdraiati.
-Sai ieri notte hai parlato in francese.- disse Julian con un lieve sorriso comprendendo che non aveva voglia di parlare ma sempre con il forte desiderio di conoscere tutto di lei.
-Oh, ieri non è stata una bella giornata. –
-Me ne sono accorto.-
-E comunque io sogno sempre in francese. Sono nata e cresciuta a Parigi.- spiegò con una bella espressione sul viso, tra il divertito e il nostalgico
-sogni in francese? È una cosa molto strana. Un po’ come Audrey che sogna in tedesco.- disse ridendo
-Audrey sogna in tedesco?-
-No, in realtà in molte lingue. Una volta addirittura in cantonese.- rispose prendendo le ultime cose.
-Tu capisci il cantonese?-
-Davvero sei più stupita dal fatto che io possa conoscere il cantonese che dal fatto che io possa entrare nei sogni della gente?-
-Non è da tutti conoscere il cantonese…- disse alzando le spalle e Julian pensò che quella era la ragazza più strana di tutti i mondi che conosceva.







*ti prego resta con me stanotte, ho paura da sola.

si ammetto  che la francese che è in me si aggitava XD
fatemi sapere cosa ne pensate, se la storia vi piace o se c'è qualche errore che secondo voi dovrei sistemare :)
a presto!

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Capitolo 5
*** Horror Photographs and Burning Love. ***


Horror Photographs and Burning Love.

Mancavano quattro giorni a ‘’La plus grande fête dans le monde.’’ Come la chiamava Elly nei momenti di pura euforia. In quei giorni Julian era stato costretto a sopportare di tutto. Giri interminabili per negozi, prove d’abito che sembravano non finire mai, e avvolte era così stanco che con Jean, Tom e Michael svenivano sulle panchine dei centri commerciali ricoperti di pacchi.
-Incredibile, ma come fanno a camminare tanto?!- domandò esausto Julian seduto al bar davanti ad un negozio. –E con i tacchi! Tacchi altissimi!!!-
-Ahhh! Questo è nulla, io ho sopportato per minimo 20 anni Jenny e le sue compere!- disse accanto a lui Tom mentre ordinava tre granite al limone. Erano tutti accaldati perché dentro c’era un caldo terribile ma erano vestiti pesanti perchè c’era un freddo tremendo fuori.
-Bhe, io ti avrei evitato questo supplizio se mi avessi dato Jenny!- lo stuzzicò Julian con un ghigno prendendo la granita e bevendone metà tutto d’un fiato causandosi il congelamento temporaneo.
-Spero che tu muoia Julian! Dove cavolo sono quelle due?!- domandò nervosamente mentre alzava gli occhi al cielo. Julian era praticamente piegato su se stesso reggendosi la testa gelata. Non avrebbe mai più scherzato con Tom… e non avrebbe mai più mangiato una granita! Gli veniva da piangere…
-Forza ragazzi non litigate. Credo che abbiano finito, o almeno spero!- disse Michael cercando di placare le acque mentre accanto a lui Jean se ne stava come al solito per i fatti suoi.
-Credo di essere fortunato, almeno mia moglie- Disse Tom sottolineando quelle parole guardando Julian, che in quel momento stava pregando qualsiasi figura religiosa gli venisse in mente – Non sia una guru della Moda come Audrey-
-Voglio morireeee- disse piano Julian mentre i due parlavano come se nulla fosse.
-ahh Audrey sta facendo di tutto per farmi cambiare! Saranno almeno dieci anni che mi veste lei proprio come quando ero piccolo-
finalmente, come una visione divina, le tre ragazze uscirono sorridenti come le quattro di ‘’Sex and the city’’ dal negozio con nuove buste che i mal capitati avrebbero dovuto portare in giro.
-Ciao amooooooore, ti ho fatto aspettare tanto?- domandò Jenny avvicinandosi a Tom per dargli un bacio, lui si alzò subito e l’abbracciò immediatamente perché quel giorno, nonostante tutto quello che stavano passando, era bella come il sole.
-Julian ma ti senti bene??- domandò Elly sedendosi accanto a lui e trovandolo praticamente agonizzante per il gelo.
-G-g-g-ghiacciaaaaaato- riuscì solo a dire come un demente.
-Questo genio, che ha solo duemila anni, ha avuto la brillante idea di bersi tutto d’un fiato la granita al limone.- Disse Tom chiedendosi come avesse fatto ad aver paura di un tipo del genere.
-Sei matto?!- gli disse Elly preoccupata
-è stato bellissimo! …Doloroso ma bellissimo. Sto bene ho solo bisogno di un martello e uno scalpello per togliere tutto questo ghiaccio dal cervello.- disse Julian alzando la testa dal tavolo.
Si alzarono dopo qualche minuto con Julian che giurava di sentirsi l’acqua nel cervello.
-Ahahah smettila!- disse ridendo Elly mentre gli prendeva la mano per tirarlo verso un negozio. Quel tocco, così leggero, gli fece rizzare i capelli sulla testa. Era così bella quel giorno, i suoi capelli corvini e lunghissimi erano raccolti in una morbida treccia e gli occhi di un intenso colore rosa erano il chiaro sentore della sua felicità. Era contento che si stesse divertendo, per questo cercava di non notare quando nei negozi, ogni tanto, si appoggiava in un angolo e fingendo di pensare ad un determinato colore o tessuto diventava triste e il colore degli occhi diventava irrimediabilmente di un vinaccia scuro.
-Ti stai divertendo?- le domandò mentre uscivano da un altro negozio.
-Moltissimo, grazie per esserti offerto di accompagnarmi.- disse mentre sistemava la treccia che gli dondolava sul fianco.
-So che sei stanco ma ti dispiace se entriamo un secondo anche in quel negozio?- oh, ed eccolo davanti ad una scelta improponibile. Se le avesse detto di si probabilmente lei sarebbe stata felicissima ma Tom e Michael (Jean se ne era andato con una amica qualche minuto prima) lo avrebbero ammazzato visto che non poteva fare niente contro di loro senza i suoi poteri. E se avesse detto di no lei sarebbe stata triste.
Gli crollarono le spalle ma infine disse –Ok…-
-Grazie! Vieni anche tu??- gli chiese con un gran sorriso.
-Certo.-
Quando Jenny gli disse che loro potevano tornare a casa Tom si voltò verso di loro dopo aver esultato come se avesse vinto il campionato di Football. Poteva ammettere di non essere un grande fan di Julian ma vederlo mentre si trascinava dietro Elly, stanco come un vero essere umano, era quasi dolce.





Il negozio era cupo e misterioso pur essendo in un centro commerciale. Elly si strinse involontariamente a Julian intimorita da quell’aria lugubre. Dal soffitto pendevano mille ciondoli dalle forme più strane e sul pavimento il bellissimo murales di un cielo stellato ti faceva credere di camminare sulle nuvole.
Su gli scaffali c’erano maschere di ogni genere e forma, alcune così bizzarre da sembrare vere opere d’arte. In fondo al negozio, quasi nascosto dietro la collezione di maschere, c’era un bancone dove la commessa stava riempiendo dei moduli come se non li avesse visti.
I capelli del colore del cielo a mezzanotte...
- Posso aiutarvi?- disse con un lieve sorriso spostando un grosso libro dal tavolo.
Gli occhi azzurri come fiori norvegesi, di un colore indefinito...
-Sto cercando una maschera per un ballo, qualcosa di davvero speciale!- disse con uno sguardo brillante mentre cercava di descrivere quello che voleva.
-Qualcosa di speciale?- ripeté la commessa laconica  –Ho qualcosa del genere- disse e andò nel retrobottega per poi tornare con una scatola riccamente decorata.
-Ecco… è questa la maschera che fa per te.- disse estraendola dalla scatola.
Era nera ma con dei disegni che andavano dal viola, all’oro, all’argento, allo smeraldo fino al blu intenso. Aveva una forma asimmetrica come se una farfalla avesse perso un’ala.
Era bellissima.
-Posso provarla?- domandò Elly accarezzando l’ala della maschera incantata
-Certo. C’è uno specchio li.- rispose la commessa indicando verso la destra.
La maschera era una vera opera d'arte che addosso ad Elly sembrava che si illuminasse di luce.
-ti sta benissimo! Sembra fatta apposta per te.- disse Julian incantato mentre si avvicinava a lei.

Era bellissima, ripetè ancora una volta a se stesso, come aveva fatto a non accorgersi di quanto fosse bella? -Sei sicuro?-
-Certo! Devi prenderla… ti fa sembrare una fata!-
Elly sorrise dolcemente a quelle parole dolci. Tornarono dalla commessa che incartò la maschera con cura e la ripose nella scatola.
(aveva qualcosa di particolare. Qualcosa che Julian non sapeva spiegarsi. La sua grazia, i suoi movimenti, così fluenti, così aggraziata da non sembrare umana.)
non aveva più importanza cosa pensasse. Pagarono e uscirono di fretta perché a nessuno dei due piaceva quel posto, anche se non lo avrebbero ammesso.
L’aria autunnale era sempre più fredda ma finché si stava al chiuso non si sentiva e nel centro commerciale faceva così caldo da sembrare giugno. Fuori dalla porta Elly e Julian ridevano di cuore mentre lei imitava una sua collega. Erano sempre più vicini, i loro visi stavano per sfiorarsi e i loro corpi erano abbracciati come per proteggersi dal freddo. Elly chiuse gli occhi quando vide che le labbra titubanti di Julian stavano per sfiorare le sue mentre lui teneva una mano tra i capelli intrecciati. Il silenzio di quel momento fu interrotto dallo squillo del cellulare di Elly che sorpresa si staccò velocemente da Julian e iniziò a frugare nella borsa per cercarlo.
Julian aspettò che lo trovasse per rispondere.
-J-Jean? Oh, si si, siamo a casa. Ok. No! No! Domani però torni a casa, capito??- sembrava nervosa. Tra lei e il fratello non mancavano i battibecchi ma alla fine erano molto uniti. Armeggiò con la chiave con ancora il telefono attaccato all’orecchio, rossa per il forte imbarazzo.
Entrò nell’ingresso e Julian la seguì portando i pacchi. Quasi le finì addosso quando si fermò, impietrita, con gli occhi sbarrati dal terrore, tra il salotto e la porta. Le sue grida perforarono l’aria e il cellulare finì per terra.







-Elly che ti prende?- domandò Julian spaventato e disorientato dalle sue grida.
Si zittì all’istante solo quando vide l’ingresso.
Ogni parete, mobile, mensola era ricoperto di foto. Non foto qualsiasi. Foto di lei da bambina o mentre danzava, scarabocchiate con frasi piene di minacce o insulti ed erano tutte sporche di sangue. La scritta in rosso ‘’Svela il segreto al sole’’ sovrastava tutte le foto insanguinate e c’erano altri fogli con nomi che lui non poteva conoscere, e con altri che conosceva bene.
Jenny, Tom, Audrey, Michael, Summer, Zach, Dee.
Tutti scritti in rosso. In una foto più grande delle altre c’era anche il suo nome e sotto di esso una frase che gli fece ghiacciare il sangue nelle vene.

Tu, colui che catturò una stella cadente,
oh uomo senz'animo, il tuo cuore mi appartiene.

Tutti i bellissimi quadri di Jean erano stati tagliati o macchiati. Nessuno di quelle meravigliose opere d’arte si era salvata.
Elly corse verso le foto e iniziò a strapparle tutte con furia incredibile tra le lacrime singhiozzando per lo spavento e la rabbia.
-Elly, calmati!- urlò Julian correndo verso di lei e abbracciandola per bloccarle le braccia. Tutta l’energia che quella vista orribile aveva infuso nella ragazza sparì improvvisamente lasciandola priva di forse e vuota, dovette sostenersi a Julian per non cadere, la adagiò sul divano e aspettò che si calmasse un po’ prima di chiamare Jenny.
-Jenny e Tom saranno qui tra qualche minuto.- disse guardando i suoi occhi pieni di lacrime color viola del pensiero.
-Ho fatto un sogno così l’altra notte. Ho paura, paura da morire. Chi è che mi vuole fare del male?- sembrava stesse delirando. Rimaneva rannicchiata nel divano con la testa coperta da una mano come se non volesse vedere mai più quel luogo e ripeteva quelle parole come fossero una cantilena.
-COSA? Hai fatto un sogno così?? che cosa succedeva dopo??- gli disse Julian saltando sul posto con mille campanellini d’allarme che gli suonavano in testa.Sapeva che sarebbe successo qualcosa prima o poi. E se il suo sogno si era avverato forse anche il suo…
-Julian ma che cavolo è successo qui? Sembra sia passato un tornado!- Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto da Tom che entrava con Jenny, entrambi si erano fermati a metà strada per osservare quello scempio. Elly non gli aveva risposto. Sembrava terrorizzata, e tremava violentemente, tanto che Jenny si avvicinò a lei e la abbracciò cullandola tre le braccia.
-Tom, vieni con me un attimo.- disse Julian guardando per un momento le due. Il ragazzo annuì e lo seguì in cucina.
-Che è successo?!- chiese Tom fissando Julian negli occhi.
-Non lo so. Siamo arrivati a casa ed era già così-
-Ma chi può essere così psicopatico da fare una cosa del genere. Tutte quelle foto erano negli album conservati nella stanza di Elly!- disse preoccupato
-Come fai a saperlo?-
-L’ho aiutata a fare il trasloco e li ho visti ma non è importante. Chi può minacciare Elly?-
Julian deglutì faticosamente pensando alla frase sopra la sua unica foto. Chiunque fosse entrato nella casa voleva lui.
-Julian, ci sei??- domandò Tom vedendolo un po’ perso nei suoi pensieri.
-Si, scusa stavo pensando.-
-credi che c’entri qualche tuo amico?.-
chiese ancora una volta perplesso affacciandosi lievemente dalla cucina per controllare la situazione nella stanza accanto.
-Forse. Quella frase che c’è sulla mia foto… l’ho già sentita da qualche parte. Non ricordo dove però! Comunque credo che sia meglio andare. Tornate a casa e domani chiamate tutti, io starò con Elly e la controllerò il più possibile, credo che vogliano….-
non finì la frase perché il pensiero non gli piaceva granché. Lui era un cacciatore e non gli piaceva l’idea di essere diventato una preda. Tom annuì vigorosamente e uscirono entrambi dalla cucina. Elly sembrava ancora sveglia anche se era in uno stato davvero pessimo. Tutte le foto che aveva buttato per terra costruivano uno strano tappeto decisamente inquietante. Iniziò a raccoglierle tutte, una per una, osservandole tutte con cura. Poi prese Elly tra le braccia e la portò in camera seguito da Jenny, infine tornò giù per togliere i quadri strappati . finì nel silenzio più totale di pulire per terra come se potesse cancellare quella sera dalle loro menti.
Tom era andato a casa ma Jenny aveva insistito per rimanere ancora un po’ di sopra con la ragazza, quando sentì che scendeva non alzò gli occhi dal pavimento.
-Julian- disse avvicinandosi – Elly si è addormentata.-
la guardò intensamente, si sentiva stanco e svuotato.
-Stai bene?- continuò a domandare Jenny sempre più preoccupata per il suo volto pallido.
Chiuse gli occhi e appoggiò la testa contro la parete, respirò a fondo e, con gli occhi ancora chiusi, sussurrò –Ti amo.-
Jenny rimase in silenzio per un momento.
-No, non è vero.-
-Non è che fosse una domanda! Ti amo punto e basta. Non si discute!- disse con forza Julian.
-Tu non mi ami. Non mi hai mai amato, ora sei confuso ed è normale. Ma se so una cosa è che non mi ami.- disse Jenny avvicinandosi sempre di più a lui. Julian si sedette sul divano e lei lo imitò, gli strinse la mano come per trasmettergli tutta la forza che aveva infuso in quelle parole.
-Come posso non amarti? Ho perso tutto per te! Eppure, ogni volta che vedo il sorriso di Elly il mio cuore fa una capriola e quando la vedo triste perde un battito. È così piena di luce ma allo stesso tempo così piena di tenebre da essere perfetta.-
Jenny lo guardò negli occhi. Sembrava un bambino con quei occhi così grandi e azzurri, così sinceri, così luminosi.
-Sai, questo vuol dire che la ami. E non come amavi me, tu mi volevi solo per capriccio. Ora invece tu hai bisogno di lei e lei di te…e scommetto che ti va bene così-
disse con un gran sorriso alzandosi e mettendosi il cappotto.
-Ci sentiamo domani così mi dici come sta.- disse e, dopo averlo salutato, se ne andò.
Julian rimase fermo per qualche istante e poi salì le scale ed entrò nella stanza di Elly.
Il corpo della ragazza era illuminato dalla luce artificiale del corridoio, le coperte erano appallottolate in un angolo e lei era completamente scoperta. Attraverso il suo pigiama corto si vedeva la frase tatuata sul fianco. Julian le si avvicinò, la osservò, guardò con attenzione il suo viso come se non volesse dimenticarlo mai più. Seguì con le dite le linee tracciate dalle lacrime sul suo volto fino ad accarezzare le labbra.
Elly aprì di scatto gli occhi spaventata. Non disse nulla quando vide su di se Julian ma, anche lei, lo osservò per un momento, che a Julian parvero secoli, e poi lo baciò.
Un bacio casto, stampato su labbra tremanti per paura di sbagliare qualcosa. 
Julian si attaccò ancora di più al corpo di Elly rimanendole seduto accanto mentre lei gli accarezzava il collo e i capelli. Lo spinse verso di se e lui si sdraiò accanto a lei guardandola negli occhi.
-Credo di amarti.- le disse fissando le sue irridi ancora umide di lacrime ma di un viola chiarissimo.
-Credo anche io. Voglio dimenticare tutto di questa notte ma non il nostro bacio.- rispose quasi sfiorando di nuovo le labbra.
Rimasero abbracciate tutta la notte, Julian sembrava una morbida coperta che avvolgeva Elly e che le accarezzava i capelli dolcemente facendola addormentare e finalmente, dopo tanto tempo, Julian si addormentò senza avere incubi e senza sognare alcunché.



 

These violent delights have violent ends
And in their triumph die, like fire and powder,
Which as they kiss consume: the sweetest honey
Is loathsome in his own deliciousness
And in the taste confounds the appetite:
Therefore love moderately; long love doth so;
Too swift arrives as tardy as too slow.*




Julian aprì gli occhi assonnato. Teneva Elly stretta tra le braccia ancora addormentata. Il suo volto rilassato si trasformò in una smorfia di fastidio quando la sveglia iniziò a suonare. I suoi occhi si aprirono e si ritrovò davanti a se il bellissimo viso di Julian che la guardava rapito.
-Buongiorno- disse dolcemente con una vena amara nella voce.
-Dormito bene??- le domandò con un lieve sorriso.
-Si…io credevo che avrei avuto degli incubi stanotte ma con te non mi succede mai.- gli disse e lo baciò dolcemente. Julian le passò le mani tra i capelli aspirando il suo profumo e assaggiando il sapore della sua pelle. I baciavano aggrappandosi l’uno all’altra con baci sempre più veloci e passionali. Il cuore di Julian batteva così forte che dovette fermarsi.
-Qualcosa non va??- gli domandò Elly passandogli una mano sulle labbra.
-Si deve amare con moderazione o ho paura che il mio cuore possa esplodere.-
rispose guardandola sorridere si sentì come se nel suo stomaco fossero nate centinaia di farfalle.
-Non andare!- le disse quando lei si alzò per vestirsi.
-Ma io devo lavorare!- disse mentre entrava nel bagno.
Mentre si faceva la doccia Julian pensò a un modo per farla stare a casa. Se qualcuno voleva quella ragazza, se qualcuno voleva rovinare tutta quella felicità, sarebbe dovuto passare sul suo corpo.
Si vestì velocemente, mentre si stava mettendo la maglia Elly uscì dal bagno vestita e con i capelli legati in una coda.
-Dove vai??- gli domandò vedendolo vestito di tutto punto.
-Vengo con te, mi pare ovvio!- disse finendo di allacciarsi le scarpe.
-Cosa? Perché vuoi venire in ospedale?- chiese fissandolo.
Avrebbe dovuto rispondere ‘’perché non voglio che qualcuno o qualcosa ti faccia del male, perché so che in fondo sarebbe colpa mia’’
-Voglio vedere dove lavori.-
-Ma tu ci sei già stato!-
-Avevo la testa spaccata perché Tom se l’era presa con me per una storia di dieci anni fa! Non ho visto tutto!- spiegò ragionevole. Poteva essere diventato un umano, poteva aver perso tutti i suoi poteri, ma di sicuro sapeva come convincere le persone.
Ad Elly crollarono le spalle sconfitta. Prese il cappotto e iniziò a scendere con Julian che trionfante sfoggiava un sorrisetto.
Salirono in macchina e si diressero velocemente all’ospedale.
-Elly… ma Jean dov’è??- domandò Julian ad un tratto.
-è da un suo amico per finire un quadro. Quando vedrà quello che è successo hai suoi mi ucciderà- disse tristemente.
-Mi dispiace.-
rimasero in silenzio per qualche secondo. La ragazza guidava velocemente e rimaneva in silenzio.
-Sai, Tom mi ha detto mille volte che tu sei un tipo pericoloso. Che sei un uomo ombra…ma più ti guardo e più sembri…- si interruppe perché il suo pensiero era troppo stucchevole.
-Sembro??-
-Un angelo. Con quei capelli così chiari e gli occhi azzurri…- spiegò rossa per la vergogna.
-Dici?- domandò lui toccandosi i capelli –Bhè sai… noi siamo lupi travestiti da agnelli è il nostro mestiere fingere di essere ciò che non siamo.- rispose in fine.
-Io non ho mai creduto a queste cose. Demoni, angeli… il diavolo.-
-il trucco più astuto del Diavolo è convincere il mondo che non esiste-
-Già lo credo anche io.- disse e poi tornò ad essere silenziosa. Julian iniziò a pensare al famoso segreto della ragazza. Quella scritta sul muro si riferiva a quello, giusto?
Arrivarono all’ospedale e non appena ne varcarono le soglie Elly fu letteralmente sommersa di lavoro.
-ok, tieni questo cartellino, io sono in ritardo per il giro visite e se mi becca il mio capo mi ammazza!- gli diede un bacio veloce e corse via.
La tenne d’occhio finché non la vide sparire dietro l’angolo, poi prese un libro dalla sua tracolla e iniziò a leggerlo.
-Filosofia e studio psicologico dei sogni? Lettura pesante…- disse Dee leggendo il titolo del libro. Julian sussultò vedendosela davanti. Solo ora si era accorto che c’erano lei, Michael e Audrey davanti a lui.
-Cavolo ragazzo ombroso i tuoi riflessi sono davvero pessimi.- lo schernì Dee sedendosi accanto a lui.
-Ridi, ridi. Non è colpa mia!-
-Andiamo non sarai diventato permaloso in questi dieci anni!-
Julian rise di gusto, con una risata che una volta avrebbe fatto paura a tutti e tre perché nessuno, nemmeno Dee, avrebbe mai avuto il coraggio di scherzare con lui se non fosse stato così evidente il suo cambiamento.
-Comunque, come mai stai leggendo quel libro?- domandò Michael.
-ecco.. Elly ha detto che ha sognato tempo fa quello che è successo ieri sera e sto cercando di capire come sia possibile che accada se non hai il mio genere di potere.-
spiegò alzandosi dalle scomodissime sedie e andando con loro nella mensa.
-Hai paura che possa capitare di nuovo?-
-No, non proprio. È che in questo periodo ho sempre incubi e sto cercando di dargli un senso.- rispose infine dopo averci pensato un po’.
Erano seduti da un po’ lì sorseggiando caffè quando li raggiunse anche Elly, sembrava stanca e affaticata.
-Salve ragazzi.- salutò accasciandosi sulla sedia. La sua pausa durò ben poco.
-Signorina Elisabeth se ha tempo da perdere nella mensa magari può compilare le cartelle.- disse un medico molto anziano con la faccia da lemure.
-Ma io sono appena arrivata!- protestò mestamente.
-Non si discute.- rispose il medico ignorandolo e le diede quattro cartelle piene di scritte ed altrettante vuote.
-Non so se avete presente, ma io a quest’ora, senza aver toccato ancora cibo, ho voglia di ammazzare la prima persona che viene ad infastidirmi.- disse appoggiando la testa sulle cartelle disperata. Elly delirava ma Julian sembrava più preoccupato per un altro punto.
-Elisabeth?? Ti chiami Elisabeth?!- Domandò come se fosse la cosa più assurda del mondo.
-Si! Che c’è che non va?-
-Mi sono ricordato!- urlò euforico Julian facendo girare altre persone.
-Julian non gridare! Che cosa ti sei ricordato?-
-Scusa. Mi sono ricordato chi mi ricordavi.- vedendo il suo volto interrogativo cercò di spiegarsi meglio. Era al settimo cielo. –Tu sei speciale, e non so come ho fatto a non accorgermene.-
i suoi occhi brillarono entusiasti ed eccitati mentre quelli della ragazza si scurirono improvvisamente.
Che avesse scoperto il suo segreto?
-Smettila, ti prego, mi spaventi- disse sottovoce –Ne parliamo stasera a casa.-
-Cosa? Ma tu finisci tardi.-
-Lo so. Vai a casa ed aspettami. Giuro che poi parliamo.-

Erano passate ore da quando era tornato a casa. Non appena era arrivato si era fiondato sul divano a leggere uno dei suoi libri e quando era arrivato Jean aveva dovuto lasciare a malincuore la sua tazza di the fumante per consolarlo per la perdita di tutte le sue opere.
Aveva aspettato per ore la ragazza seduto su quel maledetto divano perché non vedeva l’ora di baciarla ancora una volta.
Si rigirò in mano il libro consumato di “Romeo e Giulietta” che aveva trovato nel cassetto della sua stanza dove c’erano sottolineate tutte le frasi preferite di Elly. “Ama moderatamente” diceva un pezzo e lui stava iniziando a capire cosa significasse.
Stava impazzendo da quando si era reso conto di amarla. Il suo cuore batteva sempre più veloce non appena i suoi occhi incontravano il suo viso, non faceva che pensare a lei tutto il tempo e soffriva solo al pensiero di starle lontana.
Se era davvero questo l’amore non gli piaceva granché.

Elisabeth aprì la porta di casa lentamente, come se fosse spaventata al pensiero di trovare nuove brutte sorprese. Sentì una musica lieve provenire dalla stanza di Jean e il fuoco bruciare silenzioso. La fiamma illuminava il viso addormentato di Julian, dondolavano su i suoi capelli che sembravano lava fusa. Era incredibilmente bello, così privo di difese da sembrare un bambino. Si alzò per prendere una coperta e gli e la appoggiò addosso accarezzandogli il viso dolcemente.
-Elly….?- domandò svegliandosi lentamente al suo tocco leggero.
-Scusa, non volevo svegliarti.- sussurrò alzando un po’ il viso. Julian le mise le mani tra i capelli non potendo resistere al suo volto leggermente arrossato e la baciò delicatamente tenendola stretta.

La stinse con più forza e la avvicinò al suo corpo mentre lei gli accarezzava prima le spalle e poi i capelli. Rimasero legati l’uno all’altra per dei minuti finchè Julian non la lasciò.
 



Con la preda adatta, il seduttore diventa sedotto.



-Cosa c’è che non va??- domandò Elly vedendolo che la lasciava.
-Sei così bella che avvolte non riesco a respirare. i tuoi occhi, quando se felice, sono di un colore indescrivibile. Ma ora non lo sono.-
-Io sono felice!- disse Elly avvicinandosi e cercando di chiudere la discussione con un bacio.
-Non lo sei. Mi stai nascondendo qualcosa, sono un umano e non posso sapere tutto. So solo che mi nascondi qualcosa e che farei di tutto pur di poter stare ore e ore ad osservarti per scoprirlo, sapere cosa ti fa male, cosa ti spaventa e distruggerlo.- disse prendendole le mani e guardandola intensamente negli occhi, con una fiamma che bruciava dentro di lui.
-Mi dispiace, alcuni segreti devono rimanere tali.- disse dandogli un bacio sulla guancia e alzandosi dal divano per andare in camera. Julian rimase ancora un po’ sul divano a fissare il fuoco.
Non voleva che esistessero i segreti. Sapeva quanto facessero soffrire gli uomini. Li aveva visti, dall’era dei tempi, li aveva scrutati dall’ombra e aveva scoperto che dietro ogni sofferenza c’era una bugia ed un segreto. Ecco perché era sempre stato sincero con lei.
Si alzò e salì le scale che scricchiolarono sotto il suo peso. Andò fino alla porta della ragazza ed entrò dopo aver bussato lievemente.
La trovò seduta sul letto con una maglietta larga a farle da pigiama, con in mano il suo diario che leggeva.
-Non dovevo obbligarti a dirmi il tuo segreto. Mi dispiace.- disse anche se lei non aveva alzato gli occhi dalle pagine.
Chiuse il quaderno e lo mise silenziosamente nel cassetto del comodino accanto al letto e alzò il volto verso di lui.
-So che non ti piacciono i segreti…ma non ci riesco. Non posso dirlo a nessuno. Scusa.- disse avvicinandosi a lui e abbracciandolo. Julian sorrise. Così con la preda adatta chi era stato da secoli un seduttore veniva sedotto. Ormai Julian si arrese, aveva perso ancora una volta. Sapeva che sarebbe morto se non l’avesse avuta vicino.
Si chinò a sfiorargli la labbra morbide. Col secondo bacio le morse leggermente il labbro inferiore, facendola gemere mentre la spingeva verso il letto e si spogliavano a vicenda. Gli ricambiò prendendogli il viso tra le mani, ormai l’uno sull’alta, come per assaporare fino all’ultimo sorso un vino pregiato. Julian scese più in basso e la baciò per tutto il corpo facendo ondeggiare i suoi baci lievi e sottili lungo il petto fino in basso e soffermandosi ad accarezzarle le cosce. Elly gemette più forte arrossendo violentemente. Le accarezzò una guancia mentre si univano in un solo essere con un ultimo intenso bacio.
Si svegliarono il giorno dopo, Julian teneva stretta Elly accarezzandola di tanto in tanto e coprendola con il braccio. Si era svegliato molto presto per guardarla dormire in pace. Era assurdamente bella in quella posizione.
-Ehy, buongiorno…- disse Elly con un gran sorriso vedendolo già sveglio. Era ancora rossa in viso, ma continuò a sorridere e d accarezzare la guancia di Julian.
-Ciao splendore- rispose lui baciandola.
-Stasera dobbiamo andare alla festa. Non vedo l’ora!- era euforica ed entusiasta. Si alzò e iniziò a vestirsi per andare a lavoro.
-Ci vediamo stasera. Vengo alle 9 vi voglio trovare già vestiti perché io dovrò solo indossare il vestito visto che mi trucca e mi pettina Audrey. E se non fai come ti ordino ti punisco chiaro?-
disse ridendo e dandogli un bacio per poi sparire dietro la porta.
Quella sera sarebbe successo qualcosa, non sapeva perché ma aveva una strana sensazione. Chiuse gli occhi e si riposò ancora qualche minuto. Di sicuro amare era faticoso.
 Q
uella sera sarebbe successo qualcosa, non sapeva perché ma aveva una strana sensazione. Chiuse gli occhi e si riposò ancora qualche minuto pensando, la sua anima vibrava, amare era diventato faticoso ma anche più interessante. L'amore tra gli esseri umani era decisamente imprevedibile.





Chiedo scusa per il mio ormai abituale ritardo. purtroppo gli impegni scolastici non mi danno tregua!
spero che il capitolo vi sia piaciuto (è anche molto lungo, giusto per farmi perdonare)
è l'ultimo capitolo introduttivo nella storia perchè dopo la famosa festa tutto può succedere! ;D
fatemi sapere che ne pensate!
see you later <3
* frase bellissima di Shakespeare che amo in lingua originale.
"Queste gioie violente hanno violenta fine, e muoiono nel loro trionfo,
come fuoco e polvere da sparo, che si consumano al primo bacio.
Il più squisito miele diviene stucchevole per la sua stessa dolcezza,
e basta assaggiarlo per levarsene la voglia. Perciò ama moderatamente: l'amore che dura fa così."
 
Ho riletto per caso questa frase per caso e ho pensato a Julian che, diciamo, si è fatto bruciare da un amore troppo possessivo nei confronti di Jenny e l'ho immaginato mentre cerca di non commettere lo stesso errore con Elly. questo perchè sono convinta che se l'avesse amata sul serio non si sarebbe sacrificato ma nel primo gioco l'avrebbe lasciata con Tom per quanto difficile potesse essere. si, sono una persona un po' contorta O____o
vabbè che volete farci?
a presto! :)

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Capitolo 6
*** As the World falls Down. ***


Attenzione: Questo capitolo è inspirato alla canzone ''As the World Falls Down'' di David Bowie.vi consiglio di leggere la traduzione e di guardare il video su Youtube perchè sono quasi convinta di non essere riuscita a rendere perfettamente l'idea che volevo trasmettere.
Grazie a chi continua a recensire, i vostri consigli mi aiutano sempre a crescere :)

*infondo alla pagina lascerò tutti i chiarimenti su alcuni punti*
buona lettura!
 


As the world falls down.


 
Dormirò con i miei caldi incubi invernali,
e forse non mi accetterai,
perchè nella mia mente c'è il silenzio di chi urla.
 
Julian sentì il corpo pesante, schiacciato  terra da una forza invisibile. Sentiva il sapore della sabbia sulle labbra e l’odore del sangue gli dava la nausea. Faticava a respirare. Ogni volta che aspirava un po’ d’aria era come se gli dessero una  coltellata che lo faceva sanguinare annaspare. Non sapeva neanche come avesse fatto ad arrivare in quel posto.
Sentì una goccia tamburellargli in testa, un’altra e un'altra ancora.
Era immobile in quella posizione da diversi minuti, a pancia in giù, con le braccia lungo i fianchi e una guancia poggiata su un pavimento polveroso.
Quelle gocce lo avrebbero mandato al manicomio. Ne sentì altre finché non ne scivolarono due sulla fronte. Sentì il liquido viscoso scivolare con una lentezza estenuante lungo il viso fino a raggiungere la terra.
Rosso.
Sangue.
Julian osservò basito quelle due piccole macchie di colore costringendosi poi a sollevare il capo. Quel movimento gli causò un dolore lancinante a tutto il corpo ma infine riuscì a levare gli occhi al cielo e scoprire da dove veniva tutto quel sangue.
Elisabeth era una sagoma scura davanti a lui, era silenziosa e sembrava fissarlo dall’alto in basso, ma nella sua immobilità c’era qualcosa di innaturale.
Faticosamente, lottando, si alzò in ginocchio protraendosi verso di lei per vederla bene. Incurvò leggermente la schiena. Qualcosa lo afferrò, non con forza ma sottolineando una lieve minaccia. Delle labbra di seta si appoggiarono al suo orecchio, avrebbe voluto voltarsi ma non riusciva a staccare il viso dal corpo della ragazza.
-La vuoi?- chiese la voce.
-La vuoi davvero?- continuò come una cantilena.
-La vuoi davvero viva o morta??- chiese con un ghigno.
-Io la amo. Lasciala andare…- disse stancamente Julian cercando di liberarsi dalla sua presa ferrea.
-La ami…?- domandò la voce soffocando una risata –Sei da quasi un mese nel mondo degli umani e ti innamori? Sei così sciocco? Guarda il tuo grande amore logorata dai suoi segreti…- disse perfidamente costringendolo ora a fissare il volto in penombra di Elly.
La ragazza era in piedi ma sembrava che stesse per svenire da un momento all’altro, ondeggiava leggermente a destra e a sinistra con il capo piegati da un lato. I capelli neri erano sporchi e disordinati il suo volto pallido come la morte. Dai suoi occhi, invece di lacrime, scendevano gocce di sangue che scorrevano fino a terra, i suoi bellissimi occhi erano spariti lasciando spazio ad una oscurità infernale. Sotto il vestito viola, sporco e strappato, erano visibili dei tagli profondissimi.
Julian si scosse e si alzò violentemente in tempo per prendere tra le braccia Elly, esanime.
-Co-cosa ti ha fatto?- balbettò cadendo in ginocchio tenendo stretto tra le braccia la ragazza che non rispose ma chiuse gli occhi lentamente senza neanche averlo riconosciuto.
-è stata lei- disse la donna accanto a lui –Lei si è fatta del male da sola.- si muoveva come se stesse ballando, come se la cosa fosse divertente.
-No…-  gemette  –Non è vero!-
-Ma guardati! Ti comporti come un bambino a cui non hanno dato le caramelle. È colpa sua se si ritrova un’anima in quelle condizioni..-
il corpo di Elly tremò come se fosse solo un ologramma di un proiettore guasto.
-Non ha mai rivelato il suo segreto a nessuno.I segreti feriscono, dovresti saperlo bene anche tu.-
anche l’altra donna stava svanendo, come tutto in quella stanza. Era come vedere un film in 3D poco realistico ora. Julian tenette stretto ancora il corpo tra le braccia anche se presto si accorse di stringere solo aria.
Aveva gli occhi chiusi.
Quando li riaprì si ritrovò a letto, accaldato e ansante per essersi appena svegliato da un incubo.
 
***
Ancora non riusciva credere a quello che era successo con Julian. Non si era mai lasciata andare così con una persona che conosceva da poco, in realtà non si lasciava andare con nessuno. Non importava quanto una persona gli stava vicino, quanto le era amica, quanto si preoccupava per lei. C’era un muro invalicabile dentro di lei, un segreto  che non sarebbe mai stato svelato.
Where are the holy ones?
Selling the secret to the sun
Welcome to the Universe
 
Ora che Julian aveva iniziato a distruggere gli argini della diga si sentiva come priva di ogni difesa, nuda, come se il suo segreto stesse per essere rivelato e alla luce del sole.
Crollò sul letto della saletta dei dottori reperibili nell’ospedale. Aveva bisogno di pensare, pensare e cercare di trovare una soluzione. Ma, tutti i suoi sforzi si rivelavano vani. Bastava che chiudesse gli occhi e si ritrovava davanti il viso sorridente di Julian, così sincero e rassicurante, i suoi occhi grandi e azzurri, così innocenti de sembrare quelli di un bambino. La sua forza nel rincuorarla, nel proteggerla.
Era così bello sentire di appartenere finalmente a qualcuno.
Poteva dirgli tutto.
Spiegargli che tutte le notti sognava cose differenti e che spesso, che fossero sogni o incubi, finivano sempre con la stessa scena che la faceva svegliare ansante e piena di paure, come se nel buio ci fosse qualcuno pronto a ghermirla.
Raccontare e dire la verità sul suo passato, forse lui avrebbe capito.
portò le mani al volto cercando pace nell'oscurità che lentamente diventava sempre più profonda e fredda.
Tendeva le mani verso l’alto cercando di salvarsi da quell’acqua gelida che le bloccava i polmoni, che non la faceva respirare.
Ecco, stava sognando di nuovo.
Pur sapendo che quello era solo un sogno aveva davvero paura. Sentiva le forza che la abbandonavano, i polmoni pieni d’acqua, mentre lei cercava di annaspare e raggiungere una mano che si protendeva verso di lei.
Allungò una mano, e sentì la pelle vellutata di Julian che la stringeva. Riuscì ad immaginare il suo volto contratto dallo stupore nel vederlo li, era sicura che con lui sarebbe stata al sicuro, la sua mano era calda non come l’acqua gelida che la stava facendo annegare nei suoi segreti.
I segreti feriscono.
Sussurrò la voce di una donna nella sua testa qualche istante prima di sentire qualcosa che le stringeva le caviglie come
(degli artigli)
una fune che la trascinava giù, sul fondo di ogni cosa, sul fondo di tutti i segreti, lontana da Julian e dalle sue mani calde e protettive, lontano dall’aria.
Circondata solo dal suo segreto, dove morte e distruzione non facevano che creare ghiaccio e dolore.
 Eccola era tornata a casa. era pronta a rivivere ancora una volta la sua peggiore paura, pregando di riuscire a non urlare questa volta.
 
***
 
La sala da ballo era piena di persone, con maschere e vestiti colorati e decorati con fili d’argento e oro, si muovevano tutti al ritmo di una musica dolce e lontana creando un’immagine confusa e caotica.  I muri color avorio erano addobbati con fiori freschi, le tende dorate e aperte lasciavano intravedere la luna piena. Le colonne in marmo si ergevano in tutta la loro altezza. Più guardava quelle scene più si convinceva di aver già vissuto una scena simile.
 (era ad un ballo di Sidhe*,molti secoli prima. portava una giacca nera con bottoni in argento. Tutto in sala brillava quella notte. C’erano Fate di ogni genere, goblin, e elfi che ballavano e suonavano vorticosamente. In un angolo delle fanciulle umane erano costrette a ballare contro la loro volontà dalla magia, ma le loro grida erano coperte dalle risate squillanti della corte)
Julian scosse la testa per liberarsi da quei pensieri. Elly aveva detto di amarlo ma chissà se lo avesse amato se avesse saputo quello che era tanti anni prima. cercò di farsi largo tra la folla seguendo Jean per raggiungere Dee, Zack e Summer. La camicia di mussola bianca era nascosta dal giaccone ricamato come quello di un pirata gentiluomo. Dee era incredibilmente bella quella sera con la pelle scura che luccicava illuminata dalla luce. Julian sorrise tra se e se pensando che neanche nel più assurdo dei sogni l’avrebbe vista con una gonna. Stava aspettando Elly che aveva avuto l’ultimo turno in ospedale e sarebbe arrivata con molto ritardo, ma era già un’ora che si faceva attendere. Mordicchiò una striscia di cannella con finta tranquillità anche se non riusciva a nascondere del tutto le sue nuove e conturbanti emozioni umane. Quando si era svegliato quella mattina, con Elly tra le braccia capendo di aver trovato finalmente qualcuno, aveva sentito il suo cuore esplodere in una nuvola di pura gioia, una energia che a malapena era riuscito a contenere. Ora invece, il suo corpo fremeva all’idea che qualcosa stesse ferendo quella ragazza.
Aveva bisogno di sentirla vicino, di vedere i suoi occhi illuminati dalla gioia e di sapere che era felice.
Libera da ogni preoccupazione.
Tante donne avevano cercato di ballare con lui ma si era sempre rifiutato fingendo che la sua dama fosse Dee.
-Sei un po’ nervoso Julian?- domandò divertita lei.
-Tu non hai idea di quanto io sia nervoso…- rispose a denti stretti lui.
-Posso capire. Non deve essere carino vedere la donna che ami mentre balla un lento col marito.- continuò Dee guardando Jenny e Tom abbracciati che si muovevano al suono della musica.
-Cosa?-
-Tu… non sei quello che ci ha rapito solo per avere Jenny??- domandò con un velo di ironia Dee che al contrario di tutti non aveva mai avuto minimamente paura di Julian.
-Si.- sussurrò abbassando gli occhi – mi dispiace.-
-Capisco. Non la ami più vero? Ora ami Elly e ti stai chiedendo perché.-
-Già-
-è normale sai? È normale che si sbagli. Ma si vede che tu ed Elly siete felici insieme. Mi basta guardare un secondo come ti guarda per sapere che ti ama.- disse Dee con un sorriso fin troppo dolce per essere rivolto a lui. Era tentato di dirle quanto fosse spaventato all’idea di perderla. Quanto fosse doloroso pensare che un giorno avrebbe scoperto che era un mostro e l’avrebbe abbandonato.  Ancora una volta quei pensieri si erano insinuati nella sua mente avvelenando ogni tipo di emozione positiva. Il ballo era troppo caotico per i suoi gusti, la stanza troppo calda e affollata, i ballerini fastidiosamente rumorosi.
-Guarda Julian, Elly è arrivata.-
bastarono queste cinque parole per salvarlo da quel sensazione asfissiante. Elly era dall’altra parte della sala.
In una sala sospesa fuori dal tempo, gremita di cuscini di raso. Lampadari di cristallo gocciolavano luce sugli invitati; specchi ornati da drappi di velluto riflettevano all'infinito immagini di decadente bellezza. Elly era stretta in un abito bianco e lucente, il busto fasciato nel corpino di seta, le spalle nude, indifese, le guance arrossate per un misto inebriante di imbarazzo ed eccitazione.
Occhi sconosciuti la seguivano da dietro orribili maschere; una donna guardò il suo viso celato: gettò all'indietro i boccoli rossi e scoppiò a ridere con perversa malizia.
Elly non le badò. I meravigliosi occhi viola, quella sera, sembravano splendere come diamanti. Continuò ad avanzare fra le gonne di tulle e i candelabri d'argento, cercando lui.
la maschera sul suo volto era una piccola opera d’arte, i suo capelli arricciati erano stretti con dei fermagli. Julian, guardandola avanzare tra la folla con grazia e pensò di non aver mai visto una ragazza più bella, in tutti quei secoli che aveva passato a osservare la terra dalla sua oscurità. Perché Elly era speciale. Era fatta di luce, senza sapere quanto nera e oscura fosse la sua anima.
Julian si mosse inconsciamente verso la sua direzione e iniziò a cercarla come se avesse paura che non potesse raggiungerlo.
There's such a sad love
Deep in your eyes,
a kind of pale jewel
Open and closed within your eyes
I'll place the sky within your eyes
 
Non appena Julian incontrò lo sguardo di Elly qualcuno iniziò a cantare una canzone magica e soffusa. Conosceva quelle parole da molto tempo come se fossero incise a fuoco nella sua anima. Prese tra le braccia Elly prima che lei potesse anche solo sorridere e guardandola come se cercasse di leggerle dentro cantava a bassa voce. sembrava stanca e segnata da una vena di tristezza. c'era qualcosa che la preoccupava? iniziò a chiedersi se aveva fatto ancora incubi e gli bastò incrociare per un solo secondo i suoi occhi per capire che aveva colpito il bersaglio.
la regola era non fare domande, a casa avrebbero parlato, ecco cosa dicevano i suoi occhi. continuò a cantare mentre ballavano dimenticando per un secondo tutte le preoccupazioni.

There's such a fooled heart

Beating so fast in search of new dreams
A love that will last, within your heart
I'll place the moon within your heart.
 
Elisabeth lo guardava come se cercasse di capire il suo strano comportamento. Quelle parole, quel luogo, quegli sguardi che gli mandava Julian li aveva già visti. Aveva visto un amore bruciare in quel modo e il suo cuore non aveva sopportato il dolore della fiamma  che si spegneva inesorabilmente.
Amore, amore, amore che non perdona mai, che cerca sempre di spingerti  verso le persone più sbagliate. Eppure, malgrado le sue mille paure, la sua diffidenza, era incredibilmente facile lasciarsi andare e farsi cullare dalla voce bassa e soave di Julian.
As the pain sweeps through
Makes no sense for you
Every thrill has gone
Wasn't too much fun at all
But I'll be there for you
As the world falls down.
 
Ballavano lentamente assaporando la dolce sensazione di avere qualcuno accanto, sentendo le loro mani unite e quella canzone che sigillava il loro giuramento d’amore. Ascoltavano silenziosamente i loro cuori battere, Perché qualunque cosa fosse successa Julian non avrebbe mai lasciato che potesse soffrire ancora. No, niente più pianti silenziosi, avrebbe nascosto il suo segreto e sarebbe stata felice con lui. perchè non poteva essere tutto così semplice?
I'll paint you mornings of gold
I'll spin you Valentine evenings
Though we're strangers till now
We're choosing the path between the stars
I'll leave my love between the stars
 
Le ultime parole fecero sorridere Elly. Julian strinse le sue braccia intorno hai sui fianchi come se volesse proteggerla. Si sentì cullare lentamente e lei chiuse gli occhi, sicura che nulla le avrebbe fatto mai del male finché fosse rimasta in quel modo.
-Lo sai che ti amo?- sussurrò con la testa china sul suo petto.
Ma Julian stava pensando ad altro. Stava pensando a quello che le aveva detto quella donna. I segreti feriscono, ti annegano e lasciano che nascondino la persona che sei veramente. Guardò la ragazza con un’espressione preoccupata in viso perché quella mattina l’aveva vista morire ancora una volta. Ancora una volta schiacciata da quel dannato segreto che si ostinava a portare sulle spalle.
-Anche io-  rispose Lui abbassando la testa per baciarle la fronte. La canzone intanto continuava mentre loro due si muovevano tra la folla senza sapere più chi teneva la mano a chi.
Erano seduti tutti insieme in un grande tavolo, accanto alla sala da ballo. Il rumore delle posate e delle persone che chiacchieravano erano un brusio indistinto per loro.
Parlavano del più e del meno da un po’ di tempo assaporando il vino che era incredibilmente dolce. Tutti avevano posato le maschere e gli occhi delle ragazze erano circondati da mille colori. Come a sostituire le maschere il trucco donava ad ognuna di loro un aspetto misterioso ed intrigante. Audrey, vestita da Cappuccetto Rosso, Michael vestito da duca, Tom e Jenny vestiti come i protagonisti del film Parnassus, Zack vestito da filosofo greco e Summer da ninfa dell’acqua e infine Elly e Julian vestiti come i protagonisti del film Labyrinth, Jean invece aveva scelto un vestito molto strano. Una tunica bianca e una cintura di smeraldi, Gli stivali gli arrivavano quasi al ginocchio ed erano nero come i pantaloni sotto la veste che delineavano i muscoli sottile. I suoi capelli cadevano quasi davanti a gli occhi. Era sicuo di aver già visto quell’abbigliamento…
Il ragazzo sentì il suo corpo irrigidirsi mentre una parte del cervello, quella più primitiva e animalesca,  gli consigliava di andarsene subito da lì. guardò i commensali acconto a lui ma non sembravano sentire quello che sentiva lui.
Come potevano esserne indifferenti??
Jenny e Elly parlavano tranquille continuando a sorseggiare il vino, mentre Michael sembrava interessato alle fotografie che Zack gli stava descrivendo a grandi linee, tutti totalmente estraniati da ciò che succedeva intorno a loro.
Si accorse che intorno a loro si era bloccato tutto, come se il tempo si fosse congelato. Ma intorno a lui non c’erano persone immobili come quando si ferma il tempo, ma un silenzio agghiacciante e senza età.
Risate, chiacchiere, musica, fino a qualche minuto prima c’era una vera baraonda di suoni. Ora, invece, non si sentiva volare una mosca. Si voltò verso il tavolo ma anche gli altri sembravano confusi. Nella sala, invece, non c’era più nessuno.
Erano spariti tutti, come fantasmi, come se non ci fossero mai stati. Sembrava un vero incubo. Si alzarono tutti dal tavolo guardandosi in torno. Poi, come se ormai fossero abituati a quella vecchia e raccapricciate sensazione, svennero l’uno dopo l’altro.
 





*I Sidhe sono gli elfi/fate che popolano ''l'Underground'' nella mitologia celtica rapiscono gli esseri umani e li coinvolgono nelle loro feste per farli ballare fino allo sfinimento o per farli diventare loro schiavi. visto che la scrittrice di questa trillogia si è ispirata alla mitologia celtica mi è sembrato plausibile che Julian possa aver partecipato ad una delle loro feste (dove potrebbe aver incontrato il vero Erlking?)
vi regalo anche un indizio: secondo la mitologia, spesso questi elfi si divertono a creare giochi impossibili da superare per gli esseri umani.

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Capitolo 7
*** Leads. ***



Leads.




 
Chiudere gli occhi era stato automatico. Si erano sentiti tutti deboli ed era stato così dolce chiudere le palpebre e lasciarsi andare per una volta. Basta lottare e cercare di vincere delle forze più grandi di loro, c’era qualcosa di saggio nell’abbandonarsi al torpore.
Julian sollevò lentamente la testa dolorante, era steso su un terriccio rosso, i suoi capelli erano ricoperti dalla polvere. li scompigliò per levarsi di dosso quel granelli fastidiosi e poi si guardò in torno. Accanto a lui c’era Jenny e poco più in là Tom. Si alzò e vide anche Summer e Zack. Dee era quasi addossata a Michael che teneva per mano Audrey. Guardò a destra dove anche Elly era addormentata. Erano tutti lì, l’unico che mancava era Jean. Lentamente si stavano tutti svegliando, mentre si stropicciavano gli occhi l’uomo ombra si guarda in torno senza riuscire a vedere granché.
-Julian fottuto bastardo!- urlò Tom andandogli in contro. –Sapevo che non dovevamo fidarci di te!- sbraitò prendendolo per il collo della camicia e sollevandolo di qualche millimetro da terra. Julian cercò di divincolarsi ma stava iniziando già a sentire gli arti formicolare e gli mancava l’aria.
-Tom smettila! BASTA, gli fai male!- urlarono Jenny e Elly insieme mentre Michael e Zack cercavano di allontanarlo dal ragazzo, dopo qualche secondo di lotta Tom fu costretto a lasciare Julian che cadde a terra tossendo. La bruna corse verso di lui e si chinò cercando di farlo respirare sbottonandogli un po’ la camicia.
-Julian perché ci hai portato qui?- domandò con le lacrime agli occhi Summer atterrita.
-Io.. io… giuro…- disse con voce strozzata –Non so perché siamo qui.- continuò cercando di prendere più aria possibile.
-Che cos’è questo posto??- domandò Elly seduta per terra con la testa del ragazzo appoggiata sulle gambe che cercava di tornare a respirare normalmente. Era una pianura desolata. Anzi, per meglio dire un altopiano. Sotto di loro, come se stessero guardando il fondo di un burrone, si ergeva vastissimo un’enorme labirinto con al centro un gigantesco castello completamente nero. I loro sguardi si persero nell’infinita vastità di quel luogo.
-Ti prego Julian, dimmi che sai dov’è Jean.- sussurrò con una nota di panico Elly sopra di lui.
-Non ti preoccupare lo troveremo.- sussurrò pianissimo vicino a lei.
-Ne sei sicuro?- chiese qualcuno alle loro spalle.
Quella voce apparteneva ad una donna appoggiata di spalle ad una roccia. I capelli bianchi come la neve erano attraversati da delle ciocche blu simili a lampi in una notte scura.Il suo incarnato era cianotico, gli angoli della piccola bocca erano tirati in un sorriso affabile ed ossequioso, che stemperava l’aristocratica ed altera eleganza dei suoi modi, donandogli un aspetto di innocua innocenza. Ma i suoi occhi ne tradivano la vera natura: occhi dal taglio allungato, dal colore glauco che sembravano variare tra il blu mare, e l’azzurro cielo. Così simili, seppur nello stesso tempo diversi, da quelli di Julian. Aveva un vestito di un blu spettrale lungo fino ha piedi, le spalle nude e la scollatura era attraversata da qualche ciocca di capelli.
Si voltarono non appena la sentirono, e Julian si parò subito davanti ad Elly emettendo uno strano suono sibilante, come quello di un serpente che striscia sulla terra e allo stesso tempo come il latrato sommesso di un lupo.
-Lan-awn-Shee- sibilò tra i denti stringendo dietro di lui a mano di Elly. Costringendo tutto il gruppo dietro di lui a fare qualche passo indietro.
 La sua rabbia crepitava nell’aria come un fuoco ardente. Cercò di rimanere calmo, stringendosi in un morsa di volontà concentrata.
-Vedo che ti ricordi di me.- rispose con un ghigno malizioso e con movimenti languidi.
-Come potrei dimenticarmene?! È stata tutta colpa tua se sono rimasto imprigionato per due secoli!- disse seccamente Julian guardandola con disprezzo.
-Che diavolo vuoi?- disse dopo due secondi di silenzio.
-Vendetta..- rispose guardandolo negli occhi.
-Hai vinto tu! Perché dovresti vendicarti?- stava volutamente perdendo tempo mentre cercava di ricordare un modo per uscire in fretta da li. Lei non era di certo stupida, li aveva messi apposta in un luogo all’aperto così da non potergli sfuggire. Erano letteralmente in trappola.Perché se sei all’aperto non puoi aprire una porta e fuggire.
-Per questo- disse immobile spostando una grossa ciocca di capelli dalla spalla e scoprendo una ferita nera e profonda dalla quale si allargavano delle venature di rosso che assomigliavano tanto a delle zampe di ragno. Delle radici che nascevano da un cuore marcio fatto i odio e disperazione.
-Sei stata tu vero?! Hai preso Jean. Dimmi subito dov’è oppure io…-
-Tu cosa? Mi mandi addosso il tuo lupo e il tuo serpente? Sono stati servitori fedeli e ottimi capi d’arredo.- quando finì di parlare gettò il capo all’indietro trasfigurando il suo corpo sotto le convulsioni della sua risata maligna.
-Farai il mio labirinto. Se riuscirai a attraversarlo tutto, incolume, ti lascerò andare. Altrimenti… sai quello che accadrà!- continuò notando, con gioia, di essere riuscita a spaventarlo.
-No, aspetta! Lo faccio da solo il labirinto. Falli tornare a casa, non ti daranno alcun fastidio.- esclamò indicando Elly, Jenny e gli altri ragazzi immobili e terrorizzati davanti a quella figura tanto bella quanto spaventosa.
-Cosa?!- esclamò Elly –No! Non ti lascio andare da solo!-
-è vero! Lascia che ti aiutiamo Julian.- esclamò Tom, pentito per averlo incolpato ingiustamente. Anche gli altri annuirono vigorosamente, tutti pronti ad aiutare l’uomo ombra che li aveva torturati per ben tre giochi.
-Sai Julian? Sono sempre più stupita dalla tua stupidità- disse lentamente la donna svanendo lentamente.
-Davvero pensi che tu sia l’unica cosa che mi interessi?-
sparì lasciandosi dietro queste parole che volarono nel vento. Non c’era più nessuna traccia di lei se non un orologio che segnava 13 ore invece di dodici.
-Bhè, immagino che abbiamo 13 ore per finire questo labirinto.- esclamò Michael guardando l’orologio.
-Come facciamo? Non abbiamo poteri e sembra molto tortuoso visto da qui.- chiese Audrey pacata, da quando era lì si era come irrigidita. Non doveva essere facile per lei che aveva sempre avuto paura del sovrannaturale.
-Non avere paura. Penso a tutto io.- rispose Julian con uno strano sguardo negli occhi. Iniziò a camminare verso il labirinto cercando di non cadere lungo la scarpata, tutti lo seguirono aiutandosi a vicenda. Quando raggiunsero le porte del labirinto si accorsero di non aver mai visto niente di più meraviglioso e tremendo.
C’era un altissimo muro di cinta. Tra i mattoni che componevano il muro  dei bellissimi fiori di un cremisi acceso brillavano sotto il sole aranciato, le foglie e i rami correvano lungo esso finendo in alto. Uno spettacolo di sublime bellezza.
-Se proprio dobbiamo fare questo labirinto facciamolo alla svelta.- Disse seccamente Tom sbottonandosi la giacca pesante e si avvicinò sicuro di se verso le porte semi aperte.
Julian corse verso di lui, lo afferrò dalla maglia da dietro e lo trascinò il più lontano possibile dal muro.
-Che diavolo fai Julian?!- urlò voltandosi verso di lui.
-Guarda! Stupido, ti ho appena salvato la vita!- rispose irritato dalle urla del ragazzo.
Tom si voltò in direzione del suo sguardo. I rami e le foglie si erano allungati fin dove un attimo prima c’era la Testa di Tom, i fiori così belli e colorati avevano spalancato la loro enorme bocca mostrando dei denti affilati come coltelli.
-Cosa diavolo sono quelli?- domandò facendo ancora de passi indietro.
-Non lo vedi? Sono Fiori carnivori.- rispose conciso Julian.
-E come facciamo ad entrare?- domandò Zack
-Ci sto pensando.- disse più a se stesso che a gli altri.
-Audrey?- chiamò un po’ più distante con il volto basso.
-Si, Julian?-
-Hai un rossetto?- domandò spolverando un po’ la terra poco lontano da loro.
-Si… a che ti serve?- domandò stupita e curiosa per la domanda assurda
-Me lo presti?- le chiese andando in fretta vicino a lei. Nessuno avrebbe mai potuto negargli nulla se lo chiedeva con quello sguardo pieno di innocenza.
Gli pose il piccolo oggetto dorato nella mano e lui tornò dov’era prima disegnando un grosso quadrato.
-Che fai?- domandò Elly avvicinandosi, sempre a debita distanza dal muro, con tutti a seguito.
-Una porta.-
-Una porta?- ripeté lei guardandolo stranito.
-Guarda…- sussurrò disegnando una maniglia e facendosi leggermente più in là. Aveva un leggero sorriso sulle labbra, quel mondo,in fondo, gli era mancato.
Sentirsi speciale e potente, anche se non aveva poteri nel labirinto.
Dalle linee tracciate si alzò un po’ di polvere come quando la sabbia viene spostata, la maniglia divenne tridimensionale. Quando aprì la nuova botola nel terreno al suo interno iniziarono a crescere degli scalini di pietra.
-Wow…- sussurrarono tutti stupiti.
Scesero le scale e seguirono tutti Julian in fila indiana con lui al capo ed Elly subito al seguito. Gli stringeva forte la mano donandogli sicurezza, la guardò di sfuggita, solo per un secondo, ma non vide paura nei suoi occhi. Era una ragazza estremamente coraggiosa. Il corridoio era piccolo e stretto, tanto che dovevano camminare a testa bassa e a fila indiana. Quando finalmente Julian si fermò per aprire la seconda botola sopra di loro, li accolse un cielo scuro e pieno di stelle. Erano nel labirinto. Tutto poteva accadere.











***
So che il capitolo è un po' corto. in realtà fa parte di un capitolo molto più lungo, ma rileggendolo lo trovavo un po' pesante e così ho deciso di spezzarlo. non temete la seconda parte arriverà a breve! come sempre commentate e fatemi sapere le vostre opinioni :) un bacione

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Capitolo 8
*** Labyrinth ***


Labyrinth 

A nightmare created to be a darkness and the fear of darkness in every human heart.

A black mirror, made to reflect everything about itself that humanity will not confront.

Un incubo concepito per essere il buio e la paura del buio che c'è in ogni cuore umano.
Uno specchio nero, nato per riflettere su tutto ciò che l'umanità non si confronta.

 
 Una volta usciti dal tunnel appena creato tutti si guardarono intorno inorriditi. Il labirinto si estendeva intorno a loro come una enorme ragnatela nera, i muri erano stretti e claustrofobici. Julian iniziò a camminare verso nord facendo un piccolo cenno per farsi seguire, ogni tanto tastava una delle pareti come se stesse cercando una porta nascosta. Camminava veloce tanto che non dovevano rallentare neanche un secondo per non perderlo di vista.
-Julian, rallenta!- disse con il fiatone Audrey portandosi una mano alla caviglia stretta in un paglio di scarpe Chanel. Il suo vestito gonfio e pieno di decorazioni si era rovinato tutto, era così sporco e strappato che ormai era da buttare.
-Rallentare?!- domandò tra l’incredulità e il nervosismo.
-Ma voi avete capito dove siamo?! Siamo in un labirinto che può realizzare tutti i nostri incubi e le nostre paure. Non come la mia casa! La casa dove vi ho rinchiuso dieci anni fa è la versione per bambini di questo labirinto!. La nostra unica possibilità è attraversare questo dannatissimo dedalo prima che tutti si accorgano che siamo qui- rispose dopo averli guardati scioccati della loro stupidità.
-Tutti chi?!- domandarono in coro. Julian si massaggiò le tempie infastidito. Loro non potevano sapere come funzionava da quelle parti.
-Ok, va bene, ve lo spiego. Ma dovete prestare attenzione perché è una storia complicata, lunga e non abbiamo tempo.- il gruppo annuì silenzioso e l’uomo ombra continuò –Avete superato la casa, siete sopravvissuti al ‘’Agnelli e mostri show’’ e, incredibile a dirsi, siete usciti vivi da quel dannato parcogiochi. Ma questo posto…- sospirò incapace di spiegarsi
-….Può realizzare le nostre paure- continuò Zack leggermente preoccupato ma sempre con la sua solita aria impassibile.
-Si. Quella donna è la regina di questo posto. Tutti la temono, anche gli uomini ombra. Sono sicura che ha chiesto a qualche mio ‘’parente’’ di darle una mano a cacciarci.- aveva uno sguardo scuro. Sembrava molto preoccupato.
-Ma si può sapere chi è??- domandò Audrey ormai visibilmente stanca di quel posto.
-Si chiama Leanan-Sidhe. È comparsa nel nostro mondo qualche secolo prima del nostro incontro, Jenny. Lei è…- si fermò senza trovare una descrizione che potesse fargli capire quanto crudele fosse.
-Ha detto che avete già giocato. Quindi tu sai come si supera questo labirinto.- ipotizzò certa di se Dee.
-Non è così semplice.Il labirinto è un incubo concepito per essere il buio e la paura dell’oscurità che c’è in ogni cuore umano.- rispose enfatizzando sull’ultima parola -È come uno specchio nero per riflettere su tutto ciò che l’umanità non  si confronta. È costruito su di noi, su di me e anche su di voi, per questo sarà difficile- continuò riprendendo a camminare, ora il cielo che il cielo era sempre più scuro.
-Cosa significa? Ce la faremo?-
-Spero di si. Io conosco molte cose di voi e so cosa devo aspettarmi. C’è solo una persona che non conosco abbastanza bene…- rispose guardando dritto negli occhi Elly che abbassò lo sguardo, intimorita.
Rivelare i suoi segreti? Era questo che le stava chiedendo?
No, mai!
-Elly mi dispiace. So, che avevo detto che non volevo saperlo. Ma, ti prego, è importante.- le disse avvicinandosi.
 -No, ti scongiuro Julian. Io non posso!- evitata di guardarlo negli occhi, troppo puri contro i suoi macchiati dal peccato. Indietreggiò di qualche passo, così, come se il suo corpo le imponesse di scappare.
-Per favore. Dillo solo a me. Solo così potrò proteggerti.- la supplicò lui.
Elly rimase in silenzio senza poter rispondere. Aveva ragione, aveva dannatamente ragione. Scosse la testa, i fermagli si erano rotti e ora i suoi capelli neri come la notte ondeggiavano a quel suo movimento.
-Non capisci che è pericoloso? Non rischi solo tu la vita ma anche tutti i tuoi amici. Non ti interessa? Non ti importa di loro, di me, di te?- urlò facendo in modo che le sue parole la colpissero. Provava l’irrefrenabile impulso di scuoterla fino a farle sputare tutta la verità, per proteggerla e smettere di essere tormentato dal suo volto insanguinato che lentamente perde colore. Era logorato da quegl’incubi
Solo in quel momento tutti realizzarono davvero quanto potesse essere pericoloso quel luogo. C’era una nota di terrore nelle parole di Julian.
 L’uomo ombra era spaventato.
-Questo posto non realizza gli incubi, lo vuoi capire? Ma le paure! Tutto quello su cui l’umanità non fa luce. Non devi dirmi proprio il segreto. Solo la tua paura più grande. Ti prego, è importante!-
Elly lo guardò per un istante. La sua paura più grande? Tutto quello che la terrorizzava era così legato al suo segreto che, qualche volta, sentiva l’impulso viscerale di prendere una pistola e spararsi un colpo in testa. Così, giusto per non sentire più nulla.
Non sopportava l’idea di essere guardata in quel modo dai suoi mici, dalle persone che più amava. Non voleva essere trattata come una vittima.
Scosse la testa mentre sentiva il corpo tremare.
No. Un no categorico.
-Sei una stupida.- Julian le voltò le spalle arrabbiato. Chiuse gli occhi e iniziò a camminare senza aggiungere nulla.Rimasero tutti in silenzio per un po’ ascoltando il rumore sinistro che producevano i loro piedi. Elly aveva uno sguardo basso e ogni tanto guardava di sottecchi Julian. Sentiva una strana sensazione nel bassoventre come se uno stormo di farfalle le stessero divorando lo stomaco. Era il senso di colpa che la divorava da anni che, improvvisamente, aveva deciso di attaccarla. Strinse i pugni per reprimere le lacrime. Era stanca di sembrare debole.
-Basta Jenny. Lo taglio questo stupido vestito!- sbuffò Audrey accanto a lei interrompendo il silenzio che risuonava per tutto il dedalo, estrasse dalla borsa una forbice e iniziò a tagliare tutto il vestito.
-Credo tu abbia ragione. Lo faccio anche io.- rispose secca, aiutandola e togliere anche il cerchio e iniziando a tagliare anche la sua gonna. Dopo di loro toccò anche al povero vestito di Summer subire lo stesso trattamento. Anche Elly si unì a loro in modo silenzioso, senza alzare lai lo sguardo da terra. Ora che le gonne arrivavano a tutte alle ginocchia erano molto più pratiche, forse avrebbero dovuto togliersi anche i tacchi.
-Ci siete ragazze?- domandò Michael avvicinandosi a loro.
-Ti dirò Micky, ora molte cose saranno più semplici. Prima di tutto camminare!- disse ridendo Summer, cercando di smorzare l’atmosfera pesante .
Continuarono a camminare per ore. Ogni tanto Julian estraeva del taschino un orologio d’argento che Elly non aveva mai visto. Mentre il cielo diventava sempre più scuro aveva preso un ramo da terra e aveva acceso un fuoco creando una torcia che illuminava il loro cammino.
Si fermò di colpo. Davanti a loro c’era sempre il solito corridoio tortuoso e stretto ma lui sembrava più interessato al muro accanto a lui.
-Ehm.. Julian, tutto ok??- domandò Tom avvicinandosi a lui. Sembrava ancora molto arrabbiato.
-Ci deve essere una specie di passaggio qui. Reggimi questa- rispose porgendogli la torcia e indicandogli di fare luce in alcuni punti.
-Al diavolo! Dovrebbe essere qui!- sbuffò dopo aver passato almeno mezz’ora a spingere tutti i muri intorno a loro. Sembrava stanco, si accasciò contro una parete asciugandosi il sudore dalla fronte.
-Julian, sei sicuro…-
-Si, sono sicuro che è qui!- sbottò lui interrompendo Jenny.
-Julain, non penserai che il mio labirinto si fa giocare due volte allo stesso modo?!- disse una voce dietro di loro. Tutti si voltarono verso la donna dagli occhi color zaffiro. Julian si alzò, la scrutava con odio profondo.
-Non vale. Non puoi imbrogliare!-
-Chi te lo fa pensare?- rispose lei con una ferita sul viso che assomigliava ad un sorriso perverso.
-Tu… hai fatto un giuramento quando ci hai fatto entrare nel dedalo. Lo so! So tutto di questo posto.- respirava velocemente, sembrava quasi
(spaventato?)
come un animale in trappola.
-È vero che non posso imbrogliare. Ma sono come un uomo ombra, sono quello che eri tu… solo meglio.- rispose andandogli incontro, ora erano così vicini da poter sentire l’uno il profumo dell’altra.
-Sei proprio una stronza. Dimmi dov’è Jean!- urlò atterrandola di colpo e afferrandole i polsi, la teneva stretta, per terra, tra la polvere, senza farla muovere. Era su di lei, i suoi occhi fiammeggiavano, eppure per quanto potesse fare paura lei lo guardava con un’espressione tranquilla, come se non stesse succedendo nulla. Intorno a loro tutti erano immobili spaventati dallo scatto di Julian.
-Vuoi il ragazzino? Secondo me sai già dov’è.- la sua voce assomigliava al sibilo di mille serpenti, il suo sguardo si era trasfigurato in una maschera di derisione.
-Dove sono i passaggi?!-
-Lo sai benissimo che non ho paura di te, non c’è nessun bisogno di gridare, non vorrai farti sentire… i tuoi genitori non saranno molto entusiasti di vederti qui.- Julian la guardò con gli occhi sbarrati. Non ci aveva neanche pensato. Come poteva essere così stupido?
-Sono generosa, il primo livello ve lo farò passare facilmente. Qualcosa di semplice, giusto per riscaldarci. Che ne dici?- continuò entusiasta dell’espressione impaurita del ragazzo. Svanì lasciandolo a terra a quattro zampe, senza lasciare tracce, come prima. Julian chiuse gli occhi, respirò a fondo cercando la forza di combattere.
-Tom. Di cosa hai paura?- domandò alzandosi in piedi.
-Di molte cose. Tutti gli esseri umani hanno paura.- rispose il ragazzo accanto a lui.
-Lo so, è questo il problema. Ora sono umano anche io. Questo vuol dire che ho paura anche io.- sembrava parlare con se stesso e non con loro.
-Non capisco. Che voleva dire quella donna? Sai dov’è Jean? Che vuol dire che il labirinto ha dei livelli?- domandarono in coro Dee e Zack, lo avevano accerchiato, solo Elly era rimasta in disparte, ferita per il comportamento di Julian.
-Vi spiego tutto ma intanto dobbiamo andare.- rispose iniziando a camminare e scegliendo subito una strada dopo l’altra.
-Questo labirinto non è un normale labirinto. È costruito a livelli, il primo livello consiste nell’attraversare la porta, il secondo è quello dei mostri. Il terzo è quello intorno al castello ed è il più difficile… oh, e ci sono le segrete.-
-Eh?!-esclamarono in coro seguendolo e svoltando a destra.
-Si.. in tutto il dedalo ci sono delle botole a trabocchetti che si aprono e ti fanno cadere dentro, e se ci cadi…- un tremendo rumore lo aveva interrotto. Tutti guardarono davanti a loro. Un rumore tremendo, come il latrato di un cane, solo molto più grande. Si bloccarono di colpo, rimanendo immobili, uniti in una silenziosa preghiera che diceva:
‘’Non è vero, fa che non sia vero’’.
Il rumore era come un fiume in piena, cresceva a dismisura. La fiaccola illuminava tutto il corridoio dal quale cresceva sempre di più un’ombra. Era l’animale più grosso che avessero mai visto e gli occhi, indescrivibili, erano due gocce di sangue.
Si poteva annegare in quel rosso.
Il lupo li osservò per un secondo, come se volesse studiare la preda, mentre tutto il gruppo, immobile, si nascondeva quasi meccanicamente dietro l’uomo ombra.
-Lentamente… scappate mentre io lo tengo occupato.- sussurrò in modo che lo sentissero solo loro. Elly perse un colpo, come poteva chiederle di fare una cosa del genere? Abbandonarlo a quel mostro, non ci voleva neanche pensare. Si sentì trascinare da Tom e Zack perché era rimasta immobile vicino a Julian per un bel po’. Aveva voglia di urlare, di gridare che non voleva lasciarlo, ma sapeva di non potere. Il lupo e l’uomo ombra si fissavano negli occhi l’uno stregato dall’altro.
Quando, come un fulmine, il lupo spostò lo sguardo e si soffermò su Michael che spaventato fece un movimento brusco.
-NO, Michael non correre!- urlò Julian girandosi verso di lui. Ma era troppo tardi. Il lupo fece un balzo verso di lui e iniziò ad inseguirli. Fu come guardare una scena a rallentatore. Julian si voltò verso il ragazzo e gli corse dietro eliminando qualsiasi possibile contatto visivo con l’animale. Corse verso Michael ma il lupo era molto più veloce e, senza sapere perché, invece di cercare di fermare la bestia, lo spinse di lato facendolo quasi cadere contro Audrey quando ormai il lupo stava facendo un balzo verso di loro. Era durato un solo secondo ma parve a tutti che fossero passate delle ore. Julian si ritrovò a terra con la bocca piena di sabbia mentre aspettava che lo sbranasse, alzò le mani quasi senza accorgersene e, quando ormai poteva sentire il respiro dell’animale su di se, da esse iniziò a uscire una strano fumo azzurro.
L’uomo ombra spalancò go occhi, sorpreso. Da quello che sembrava fumo, la sostanza azzurra iniziò a bruciare come fuoco. Era bellissima e splendente, si specchiava negli occhi dei presenti come luce divina. La spinse con forza verso il muso dell’animale, che fu scagliato dall’altra parte del corridoio sotto lo sguardo scioccato di Julian.
-I… miei poteri??- domandò mentre era ancora sdraiato per terra, con il capo sollevato mentre si fissava incredulo le mani.
-Julian, stai bene?- domandò Tom avvicinandosi lentamente.
-Ho di nuovo i miei poteri.- sussurrò a se stesso sollevando di più le mani e appoggiando il capo per terra. Erano di un blu incredibilmente brillante, quasi quanto i suoi occhi, e da esse usciva un fumo azzurro, come se stessero per andare a fuoco, sembravano ricoperte di luce, di pura energia.
Il ragazzo con i capelli color della neve sembrava tornato bambino. Si era messo seduto di scatto senza mai staccare gli occhi grandi e spalancati dallo stupore dalle mani. Sembrava eccitato eppure sembrava nello stesso momento in trance. Non rispondeva elle loro domande, guardava le sue mani, con una luce negli occhi che metteva i brividi.
-Julian…?- sussurrò Elly timorosamente, perché non aveva il coraggio di parlargli da quando avevano litigato.
-Julian non c’è…- sussurrò in maniera così lieve che dubitava di averlo detto ad alta voce.
-Cosa?! C-certo che ci sei. Sei qui, sei tu.- gli disse con calma lei, avvicinandosi e appoggiandogli una mano sulla spalla. Quel tocco sembrò dargli fastidio perché scrollò le spalle e si alzò.
-Smettila di trattarmi come se fossi un bambino, sono più vecchio di quanto pensi. Dovresti dirmi il tuo segreto così non rischieremmo di morire ad ogni angolo.- sentenziò con voce dura, guardandola con occhi di ghiaccio. –Siamo nel livello dei mostri. Tutti i mostri di cui avete paura. Quel lupo assomigliava al mio. Chi ne ha paura?- domandò poi, vedendo Elly che si era chiusa nel suo silenzio. Avrebbe voluto scusarsi, non si aspettava di sentire quelle parole
(tutta, troppa, rabbia e rancore)
rivolte verso di lei.
Aveva provato qualcosa di molto strano. Sentiva di amarla e di temere per lei, in realtà tutta la sua rabbia derivava soprattutto da quello, ma ciò che lo faceva infuriare di più era il fatto che non si fidasse di lui.
La prima volta che l’aveva incontrata era svenuto. Qualcosa che, diciamolo, non è molto affascinante. Si era ritrovato in casa sua, lei lo aveva ospitato senza sapere neanche chi fosse. E aveva capito che mentiva quando aveva detto che era una persona normale. Gli aveva creduto quando gli aveva detto cosa e chi fosse stato. L’aveva amato. Per la prima volta qualcuno l’aveva amato sul serio.
E ora quella persona stava versando delle lacrime amare e silenziose per una lama che si era puntata al petto da sola.
-Credo che sia il mio mostro allora.- disse Michael –Dal secondo gioco ho sempre avuto degli incubi con il tuo lupo.-
-Giààà- esclamò con così tanta enfasi che distrasse tutti dal suo piccolo momento di mutismo. –Non era un’opera d’arte? Ah, se solo potessi riavere i miei giocattoli!- si portò una mano al volto e strofinò gli occhi distrattamente.
-Da che parte si va ora??- domandò Dee con il suo atteggiamento da leonessa.
-Non ti agitare. Andiamo a destra. Finchè non arriviamo alla fine del livello preparatevi ad aspettarvi qualsiasi tipo di mostro.- prese la torcia dalla mano di Tom ed iniziò a camminare. Sentiva già l’aria riempirsi di adrenalina e terrore. Chiunque sarebbe venuto a fargli visita doveva prepararsi: finalmente si gioca alla pari.
 
 
 
 
 
 
 
 
 Vorrei ringraziare la mia adorata Chiara per il supporto nello stressarmi per scrivere la storia!
...e si avevo detto che ci avrei messo poco a scrivere questo capitolo. che posso dire? sono una bugiarda!
spero vi piaccia e di non aver scritto cavolate T___T
PS: il labirinto è ispirato a quello del film Labyrinth (solo più nero e macabro)
''Leanan-Sidhe'' invece è una elfa ( o uno spirito. anche se Sidhe vuol dire elfo) della mitologia nordica che, si pensava, fosse la musa dei poeti. chi veniva ispirato da lei viveva una vita breve ma piena di onori. altre leggende dicono che fosse una vampira dell'isola di pan. quando voleva punire qualcuno lo rinchideva in un labirinto magico e gli dava la caccia. che dire?? una ragazza che speri di avere come compagna di classe!
fatemi sapere che ne pensate.
un bacio :*
Cyanideloves <3

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Capitolo 9
*** These Damned Memories ***




These Damned Memories







Da quanto dura questa cantilena?
Non correre da sola nel bosco.
Non fermarti da sola per la strada.
Non devi fidarti dell'estraneo che si avvicina con gentilezza.
La beltà s'accompagna alla saggezza.
Il lupo assume le più strane forme,
con l'ambigua parola che t'inganna.
Mai lui rivelerà i propri inteni.
Più dolce la sua lingua, più aguzzi i denti.

[In compagnia dei lupi]




Il verso gutturale che proveniva dal fondo della galleria risuonò per tutto il labirinto, era come un animale affamato a cui veniva offerta una succulenta bistecca, cercava di trattenersi dal divorarla in un sol boccone giusto per il gusto di sentire la carne che si sbriciolava sotto i denti, lentamente, solo per udire il dolce e macabro rumore delle ossa che si spezzano. Julian sollevò la fiaccola e iniziò a camminare con una espressione seria in viso, se quel livello era difficile da superare non voleva neanche immaginare come potevano essere gli altri. Era totalmente inutile pensare a cosa sarebbe successo in futuro, con tutti i suoi poteri, faticava ad immaginare di poter sopravvivere. Ma aveva giurato a se stesso che avrebbe salvato quei ragazzi, i suoi amici.
Chiuse gli occhi e inspirò, e si accorse dopo qualche momento di star facendo dei passi, come se il suo corpo fosse più coraggioso della sua mente ormai diventata umana. Il corridoio girava a destra, dall'angolo si alzavano delle fittissime tenebre come se l'oscurità avesse vita propria. Erano sagome senza forma, nere come la morte, pronte a ghermirle.
-Oh, no...- sussurrò Julian avvicinandosi ancora un po', rimanendo al limite tra luce ed ombre.
-Che succede?- domandò Jenny con una nota di panico nella voce. Era tremendo vedere il ragazzo dai capelli nivei preoccupato. Deglutì bloccandosi, incerto.
-Se voi siete qui, la vostra più grande paura può prendere forma. Ma questa ''regola'' credo valga anche  per me.- rispose con un sussurro per poi chiedersi nei suoi pensieri. Un uomo ombra di cosa ha paura? si chiesero tutti. Jenny ricordò l'aria triste e malinconica che Julian aveva nell'ultimo gioco: il solo pensiero che non avrebbe mai potuto avere l'unica cosa che voleva davvero. Veder andare via la persona che si ama non deve essere facile pensò Jenny ''...e ora che lui ed Elly non si parlano non voglio neanche immaginare cosa stia provando.'' In effetti Julian non aveva una bella cera, era talmente evidente che addirittura Zach sussurrò a Summer qualche nota di preoccupazione nei suoi confronti. Sembrava stanco, come se qualcosa si stesse nutrendo della sua anima.E i suoi occhi...oh, i suoi occhi erano velati da una profonda tristezza. Ogni tanto ruotava la testa per guardare Elly ma lei rimaneva con la testa bassa, cercando di non guardare nessuno, come se avesse paura che da un momento all'altro qualcuno potesse aggredirla e costringerla a rivelare la verità. Elly si voltò a guardarlo, ma lui voltò il capo dall'altra parte e con una espressione triste in volto Elly fece lo stesso.
-Credo che sia la mia paura quella laggiù...- non fece neanche in tempo a dirlo che le ombre esplosero e si inalzarono sopra tutto il labirinto, oscurando il cielo.
 

Il buio non era nero, conteneva in se infiniti colori, ogni colore era un'emozione, un filamento di luce che poteva essere afferrato, separato dagli altri, tirato. L'oscurità si sfilacciava come una maglia sottile. Ogni cuore si fermò per qualche secondo, con la mente che urlava ''siamo morti, ormai'' eppure riuscivano a sentire il respiro della persona accanto a se, L'oscurità sembrava vestirli come un abito elegante. Julian cercò a tentoni la mano di Elly ma non la trovò. Spalancò ancora di più gli occhi ma il buio lo divorava ad ogni battito.
Elly si sentì la mano stringere e sussultò, in mezzo alla penombra poteva vedere gli occhi di Julian scintillare come stelle. li vide posarsi su di lei e sentì la sua mano che la stringeva più forte. La tirò verso di lei per poi condurla in uno dei corridoi del labirinto. la sua mano era calda e morbida, si sentiva protetta ma il cuore non smetteva di battere.
Cos'era quella strana sensazione di paura primordiale?
il buio li avvolgeva come un mostro che spalancava le fauci. Solo di una cosa era sicura: era sola con Julian.


Julian era davanti a Jenny e Tom che a loro volta erano davanti a Dee, Summer e Zach e,ancora più indietro, Audrey e Michael. Da quando le ombre li avevano avvolti non avevano osato muovere un muscolo.
Poi, come era apparsa, l'oscurità si diradò. La luce della luna li irradiò con il suo candore, uccidendo il nero che sapeva di morte. La luce era pura perfezione.
Davanti a loro, immobile, c'era una giovane ragazza.
Il suo vestito, di seta blu scuro,  ricordava molto quello delle nobildonne inglesi, i suoi capelli neri come la notte erano arricciati e legati ad arte e i suoi occhi erano di un viola così acceso da sembrare delle gemme di ametista. Dondolava su se stessa, facendo svolazzare un po' il vestito, non sembrava essersi accorti di loro perchè guardava intorno a se stessa canticchiando una canzone lenta e arcana.
- Elly?- domandò Summer girandosi.Elly era proprio dietro di lei un attimo prima, ora invece, non c'era nessuno.Bella come la notte, ma con la pelle che rischiarava come luce. Luce ed ombra che si fondevano creando una sola ed unica creatura.
-Salve Julian.- Salutò la giovane ignorando tutti eccetto lui. Julian fece un mezzo inchino, con un sorriso sghembo e una mano al cuore.
-Salve Elisabeth. Come state,My Lady?-
-Morta.- Il sorriso dal volto di Julian, per quanto tirato fosse, sparì all'istante. La ragazza continuava a muoversi come se sentisse una musica nella sua testa che ogni tanto imitava a mezza voce.
-Mi è stato chiesto, da una gentil donna, di parlarvi... My Lord- come aveva fatto Julian enfatizzò sulle ultime due parole.
-S...siete stata molto gentile, ma abbiamo molta fretta purtroppo. Dovremmo rimandata i nostri discorsi in un momento più opportuno.- Julian indietreggiò impercettibilmente, negli occhi della ragazza
(la seconda Elly, come nella mente di tutti era stata soprannominata)
comparve una luce di odio e vendetta.
- Io so cosa sei. Avevi giurato che non avresti fatto mai più del male ad altre persone. Eppure guardati: Per colpa tua i tuoi amici moriranno.-Iniziò a dire con voce forte ed autoritaria arrivando faccia a faccia con Julian in una frazione di secondo. tutti gli altri indietreggiarono per lo spavento, aveva un aspetto minaccioso e furioso. Spinse il ragazzo dai capelli color della luna contro uno dei muri del corridoio, e iniziò ad avvicinarsi verso di lui con un sorriso che si allargava per tutto il viso, un sorriso pieno di crudeltà e malvagità. La donna si avvicinò a lui con la mano dalle dita lunghe e ossute, talmente minacciose da sembrare degli artigli,occhi fiammeggiavano come torce, mandava mille lampi, ma in quel momento Jenny ebbe più paura per il ragazzo. Julian guardava la donna con aria persa, sembrava annaspare come se fosse dentro una vasca piena di acqua ghiacciata ma, soprattutto era immobile. Sembrava paralizzato
(o ipnotizzato)
dallo sguardo fiammante della donna che si avvicinava.
-Julian!- urlò Tom, facendo sobbalzare Perfino Dee. Corsero verso di loro ma qualcosa li tratteneva lontano. Con una mano sollevata, la ragazza, costruì intorno a loro un muro di cristallo. Poi tornò a fissare Julian. I suoi movimenti erano così veloci che l'uomo ombra a mala pena si accorse che gli aveva afferrato il collo, con una violenza inimmaginabile, e gli sbatteva la testa contro il muro.
Il dolore era qualcosa di inumano.
Aveva già sofferto in passato, anche se non molto. Quando era un uomo ombra non poteva soffrire ne fame, ne freddo e i suoi movimenti erano così veloci e perfetti che nessuna l'ama aveva mai sfiorato la sua carne. Ecco una delle sue più grandi paure: sentirsi impotente.
Non aveva modo di difendersi o allontanare Elly da lui, non poteva fare in modo che smettesse di fargli colpire il muro con la nuca mentre le sue dita si stringevano intorno al suo collo. Di sicuro, le sue braccia abbandonate lungo i fianchi, non si sarebbero mosse.
Il sapore e l'odore del sangue gli facevano girare la testa, aveva la nausea e sentiva tutti i rumori ovattati. Percepiva a poca distanza da lui le grida dei suoi amici e fu assalito dal terrore che potessero essere in pericolo.
Forse, si disse, Forse uno dei loro mostri si è materializzato. Devo fare qualcosa, qualcosa...qualcosa...
Aprì gli occhi di scatto, così velocemente che Elly sussultò e, per un momento, smise la sua tortura. A Julian bastò quell'istante per sopraffarla. Afferrò la mano della ragazza con uno sguardo di un blu liquido. Se qualcuno avesse fissato i suoi occhi in quel momento avrebbe avuto la sensazione che gli occhi sarebbero colati lungo le guance da un momento all'altro. Strinse ancora più forte il polso e in quell'istante fu invaso da una forza primordiale, Partiva dai suoi occhi per poi diffondersi intorno a lui e nelle sue mani.
-AAHHHH- la ragazza urlò di dolore mentre i suoi occhi prendevano fuoco -Se mi uccidi... il tuo rimorso non morirà con me! TROPPE VITE, TROPPE VITE DISTRUTTE PER CAUSA TUA!- le sue urla gelarono il sangue del ragazzo, lo sguardo divenne cupo ma non si fermò. avvicinò il viso a quello della donna che continuava a gridare e dimenarsi
-Brucierò all'inferno, questo è vero. Ma prima salverò queste persone,dovesse anche costarmi fino all'ultima goccia del mio sangue scaccerò i loro demoni.- Disse con forza per poi allontanarsi e guardare il corpo che si sgretolava come una statua di gesso. Lasciò andare lo scheletro solo quando fu sicuro che la sua pelle era bruciata come si deve. Quando tutto il potere, la rabbia, l'adrenalina finirono il loro effetto si sentì così svuotato da non riuscire neanche a reggersi in piedi. Appoggiò la testa contro il muro, faceva male da morire e in quel momento avrebbe gradito qualcuno che gli e la staccasse per quanto era forte il dolore. Si aggrappò al muro per non cadere mentre respirava faticosamente, si trascinò fino alla lastra di cristallo dove erano intrappolati i suoi amici.
-Julian! Oh Dio, sei ferito!- Si accorse solo ora di quanto sangue colasse dal suo viso, di quanto fosse ridotto male. Uno straccio inutile che a mala pena riusciva a tenere aperti gli occhi.
-Julian! Julian non ti addormentare. riesci a liberarci?-
Si.
Non sapeva se aveva effettivamente pronunciato quelle parole o se le aveva solo pensate. Fatto sta che iniziò a disegnare diverse rune sulla lastra liscia e perfetta finché il muro non iniziò a spaccarsi, furono tutti molto felici di uscire da li ma capirono che quella era stata la goccia che fece traboccare il vaso. Julian cadde a terra stremato, il suo respiro era così lieve da sembrare quello di un bambino.
-Julian! Forza rimani con noi.- Urlò Jenny accanto a lui girandolo e sbottonandogli la camicia. -Julian, non puoi lasciarci. Non conosciamo la strada per uscire dal labirinto!- Audrey, anche lei accanto a lui, provò a far leva sul suo onore. Julian non le stava simpatico ma, e ne era certa, non li avrebbe mai lasciati li. Julian aprì lievemente gli occhi, non vedeva granché e sentiva come una patina tra il suo sguardo e il resto del mondo. Tuttavia, nonostante il corpo fosse addormentato, sentì un sollievo generale e due paglia di braccia che lo sollevavano. Michael e Tom lo alzarono tenendo le sue braccia sulle spalle. Dovevano muoversi, aveva perso davvero troppo sangue. E dovevano ancora cercare Elly. Dove diavolo era finita?
Da quando era ''tornata la luce'' la ragazza era sparita e si era presentata la sua copia perfetta ma non poteva essere lei.
Gli occhi di Elly erano molto più luminosi e i suoi capelli più lunghi.
Lei aveva una dolcissima ed esotica pronuncia francese, molto più di Audrey, e quando era arrabbiata aveva la tendenza a urlare in francese.
No, non poteva essere lei.
-Dove...dov'è Elly?- biascicò Julian come se avesse letto i pensieri di Tom.
-Non lo sappiamo, è sparita.-
-Cosa?Oh no, no... l'ha presa.- piagnucolò cercando di muoversi. in quell'istante una musica dolce e malinconica risuonò per il labirinto.
***


Tenebre. Era nel buio più totale. Si guardò intorno, girandosi per quanto poteva. Se avesse visto anche un fiocco barlume...
ma non c'era nulla. Era sola con l'uomo ombra.
Avrebbe ceduto l'anima al Diavolo per un pizzico di luce. Tutte le sue più grandi paure
(paure umane, che infestano i cuori e le menti degli esseri umani da quando Adamo ed Eva avevano mangiato la mela)
gli danzavano davanti a gli occhi.
E se nel buio ci fosse un mostro? o dei ragni? o delle braccia pronte ad afferrarla?
Sarebbe morta di paura in quel caso, si disse.
Ma sapeva bene che la sua più grande paura aveva un volto e un nome.
Deglutì con forza. Non era necessario far riaffiorare quei pensieri, quel giorno era morta.
La luce tornò e la ragazza si ritrovò in una stanza calda ed accogliente. La ricordava appena eppure quella sembrava proprio la sua stanzetta di quando era una bambina.
Proprio al centro della sua stanza, di un dolce color glicine e molto spaziosa, si ergeva un bellissimo pianoforte a corde placcato di nero. Come se una forza mistica la chiamasse si sedette sullo sgabello e iniziò a sfiorare i tasti. Lentamente, e poi con rinnovata famigliarità con quell'oggetto iniziò a suonare.
Era una melodia dolcissima ma con retrogusto amaro, quelle note parlavano di una ragazzina di appena dici anni che non faceva cohe passare tutto il suo tempo libero a ripetere ossessivamente quel valse* così bello. Note, note che si susseguivano come se parlassero di un tempo passato, un tempo sognato e uno negato. Elly guardava i tasti neri e bianchi mentre faceva scorrere le mani lunghe e affusolate lungo di essi.
-Perchè mi hai portato qui?- domandò dopo un lungo silenzio. Non aveva smesso di suonare ma aveva fatto sedere Julian accanto a se per poterlo sentire.
-Ti fanno soffrire?-
-Cosa?-
-I ricordi.-
Elly annuì appena. Mille e mille immagini le affiorarono in testa. Il viso sorridente di sua madre, con i suoi occhi così simili a stelle, così simili ai suoi, che abbracciava suo padre e la sua sorellina identica a lei e suo fratello ancora in fasce. La famiglia perfetta.
-Conosco il tuo segreto, Elly.- Disse Julian facendo gelare il sangue nelle vene della ragazza. Interruppe l'esecuzione a metà con un suono secco e fastidioso dei tasti, si alzò come se cercasse di scappare. Respirò a fondo, girando le spalle al ragazzo per non vedere.
Per non vedere cosa, stupida ragazzina? domandò una vocina nella sua testa.
per non vedere gli occhi pieni di disprezzo del ragazzo, si rispose.
Occhi scuri, vigili, sardonici, crudeli, divertiti. Occhi antichi.
-Come hai potuto? Come hai potuto distruggere la tua famiglia?-
-No! No, no... tu non capisci, non sono stata io!- iniziò a ripete portandosi le mani al volto e accucciandosi per terra. Avrebbe preferito morire piuttosto che ricordare. Si chinò su di lei. Il volto di Julian era una meravigliosa maschera di derisione e malvagità.
-No? davvero? Dimmi la verità, tu non puoi mentirmi. So benissimo che li odiavi, li odiavi tutti, anche Jean- Assomigliava moltissimo alle rappresentazioni del lupo cattivo che ci sono nei libri dei bambini.
 

Chi si fida del lupo cattivo?
Nessuno.
Ma se è in veste d'agnello?
Allora si può essere ingannati.
Respirava sempre più velocemente, le girava la testa, le parole di Julian iniziavano a penetrare e i ricordi stavano riaffiorando.
Basta, ti prego, basta. Non sono abbastanza forte!
Ma Julian non sembrava volerla ascoltare. Si avvicinò ancora di più a lei e la colpì al volto. Uno schiaffo che aveva già sentito sulla sua pelle.Il ricordo della guancia che bruciava, la vergogna, e quelle dannate lacrime che non volevano fermarsi. Si, tra non molto, la diga avrebbe ceduto e lei sarebbe andata a fondo. Alzò lo sguardo: Julian la studiava con aria disgustata.
-I tuoi amici non sanno quello che hai fatto vero? Sono sicuro che quando lo sapranno ti volteranno le spalle e rideranno di te. Sono sicuro che saranno disgustati almeno la metà di quanto lo sono io.- Crudele, cattivo. Il lupo aveva gettato via la maschera da agnellino e la stava mangiando in un sol boccone. Spinse la ragazza contro il muro e le bloccò la testa artigliando le sue mani intorno al suo collo.
-Hai paura?- Il suo viso era a un centimetro da suo. Poteva vedere la sua anima attraverso gli occhi. Elly riusciva si e no a respirare, rispondergli era fuori questione. Cercava di scalciare per quanto poteva senza riuscire ad emettere neanche un grido d'aiuto.
Morirò per mano dell'unica persona che io abbia mai amato, poi andrò all'inferno ne sono certa. pensò tra le lacrime.
-Ma certo che hai paura. Lo sai cosa succede a gli assassini.- Sorrise trionfante quando una maschera di terrore si dipinse sul suo volto. Poco importava. Se fosse finita all'inferno avrebbe ripagato il suo debito.
-brucerai per l'eternità, oppure...- si interrumpe volutamente per catturare l'attenzione della giovane. Si allontanò da lei facendola finalmente respirare, rimase per qualche secondo con la mano a qualche centimentro dal suo collo e, con l'altra mano dietro la schiena. La fissava con uno sguardo nuovo, di sfida.
Portò le mani davanti a lui, faceva roteare una piccola sfera di vetro, in movimenti fluidi come se avesse vita propria.
-Potrei far avverare tutti i tuoi sogni, e cancellare gli avvenimenti nefasti.-
-Che cos'è?-
-Un cristallo, niente più. Ma se o fai ruotare così può farti vedere tutti i tuoi sogni. Lo vuoi?**- Elly lo osservava incantata. Dimenticare tutto quello che era successo e vedere i propri sogni, i sentì la sua anima che si protendeva verso di essa. La voleva. Si, la desiderava.
-Lo vuoi?- Ripeté con voce suadente, le sue labbra si inarcarono in un sorriso sornione. -Dimentica i tuoi amici, dimentica tuo fratello.-
C'era qualcosa di strano. Elly si sentiva completamente abbandonata al suono delle sue parole eppure... C'erano delle voci nella sua testa che non riusciva ad eliminare. Facevano male ed erano così familiari che sembravano parte di se. Anche se cercava di allontanarle una voce si alzava su tutte le altre come se cercasse di attirarla a se. Si accorse di avere gli occhi chiusi, quando li
riaprì si vide davanti Julian bello come non mai. Alla sua sinistra c'era sua madre, alla destra la sua sorellina. Tutto ciò che desiderava era davanti ai suoi occhi.
-Non posso...- disse a bassa voce. Non lo aveva pensato lei, era stato qualcun altro a suggerirgli quelle parole. Era un ragazzino magro dai capelli come la notte e gli occhi viola come ametiste, il suo sguardo era forte, molto forte, e infondeva un po' di forza anche in lei. Quello non è Julian, non pronunciò quelle parole ma sapeva d'aver ragione.
Tutti e tre tirarono il capo all'indietro e iniziarono a ridere di lei non appena nella sua mente presero forma quelle parole. Lo scatto del ''finto Julian'', come lo aveva soprannominato Elly, fu così veloce che non vide altro che una scia di luci. In meno di un secondo le fu a dosso, tenendola a qualche centimetro da terra per il collo. Le sue labbra erano a pochi millimetri dalle sue ed erano tirate in un sorriso empio, stava per baciarla. Poteva sentire il suo respiro su di se, cercò di allontanarlo ma le braccia e le gambe non rispondevano ai suoi comandi. Il buio la stava avvolgendo di nuovo mentre sentiva tutto il corpo che l'abbandonava.

***
Bonjour ma chére :D
chiedo infinitamente perdono per il mio ritardo D:
Purtroppo gli esami di pianoforte mi stanno distruggendo, ma giuro che quando li finirò non farò altro che scrivere e scrivere!!!
vorrei fare solo qualche precisazione:
* Quando parlo di valse intendo il ''valse d'amelié'' il valse che suonerò per i miei esami. visto che l'ascolto sempre volevo rendergli omaggio visto che è una composizione bellissima.
** questa frase è del film labyrinth. non ci posso fare niente. è un film che guardo fin da quando ero bambina e lo amo con  tutto il cuore. La scena del cristallo non è scelta a caso perchè questa proposta tornerà molto spesso ;)
ok, possiamo dire che ci siamo giocati Elly ù__ù che succederà ora??
vi lascio con questa botta su suspance!
un bacione
Jessy

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Capitolo 10
*** Stranger in a Strange Land ***





Stranger in a Strange Land




Enemy of mine
I'm just a stranger in a strange land
Running out of time
we better go.. go.. go!
Angel or demon
I gave up my soul
I'm Guilty of treason
I’ve abandoned control
Tonight...
[Mio nemico/Sono solo uno straniero in terra straniera/che ha esaurito il proprio tempo/ Meglio andare...andare...andare!/ Angelo o demone/ Ho rinunciato alla mia anima/ Sono colpevole di tradimento/ Ho perso il controllo/ Stanotte...]
30 Seconds to Mars- Stranger in a strange Land




La musica si era interrotta di colpo lasciando il gruppo interdetto per qualche secondo. Erano messi tutti molto male: Julian aveva un taglio spaventoso alla testa e perdeva tantissimo sangue, era bianco come un fantasma e, benché avesse ripreso un po' di colore, ancora non riusciva a reggersi in piedi. Michael aveva sbattuto la spalla quando era stato attaccato dal lupo e ancora gli doleva. Ma in generale tutti erano stanchi e provati. Erano passate a malapena due ore e avevano già affrontato fin troppi mostri. Tom e Zack trascinarono fino alla fine del corridoio Julian, Michael e le ragazze dietro di loro, davanti a loro adesso si apriva un bivio. Fino ad allora avevano seguito la musica ed erano riusciti ad orientarsi in qualche modo, ora invece erano abbandonati a loro stessi.
-Forza Julian, dicci che strada prendere.- Disse Tom cercando di fargli alzare un po' più il capo, era in uno stato pietoso e sentiva il suo respiro affaticato che gli tagliava il petto come mille coltelli. Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro, poi un altro e un altro ancora. Riaprì gli occhi, che per un momento erano diventati di nuovo luminosi, e indicò il corridoio alla sua sinistra.
-Da quella parte. Dobbiamo percorrere tutta la strada dritta e poi girare a destra...- se avessero sentito solo la sua voce avrebbero pensato tutti che fosse invecchiato di colpo e certo, quei capelli argentei non li aiutavano a combattere questa immagine nella loro testa. Ripresero a camminare sempre più velocemente, man mano che percorrevano quei corridoi riuscivano a percepire qualcosa. Sentivano parlare delle persone, c'era qualcuno che si lamentava o piangeva. Quando voltarono l'ultimo angolo, guidati da quelle voci, si ritrovarono davanti ad una scena grottesca.
Julian era in piedi e in piena forma e stritolava in gracile collo di Elly, togliendole il respiro. Aveva un braccio abbandonato lungo il corpo e gli occhi stretti come se cercasse di concentrare tutte le sue forze nel tentativo di allontanare il ragazzo con l'altro braccio. Julian fece scivolare il braccio dalla spalla di Zack alla quale era appoggiato rimanendo agrappato solo a Tom, chiuse anche lui gli occhi e iniziò a pronunciare una serie di rune. Latro Julian si voltò verso di lui trasformandosi in Leanan.
-Noooo- urlò quando dalle mani Di Julian saettò un raggio azzurro che la fece sparire. Quando la donna sparì, sparì anche la sua magia. Elly cadde a terra, ormai senza vita. Corsero verso di lei e Julian per la fretta di raggiungerla cadde a terra. Si rialzò velocemente e si mise accanto a lei alzandole la testa e scrollandola. No, non poteva essere.  
-Elly svegliati! Ti prego, ti prego, ti prego. Non mi importa se non vuoi dirlo. Ma devi, DEVI, aprire gli occhi.- I suoi occhi, un tempo carichi d'odio e di derisione per gli umani, e poi aperti ai mille colori del mondo, ora erano scuri di paura e spalancati come quelli di un bambino, le pupille enormi e dilatate per lo spavento. Era bianco perfino alla luce della luna che faceva capolino dietro le nubi. E tremava, tremava come una foglia. Jenny non lo aveva mai visto tremare in quel modo, ne era quando era morto ne quando lei stessa aveva rischiato di morire. Quello era un tremore diverso. Era la dimostrazione che Julian non l'aveva mai amata veramente. Perchè Julian stava piangendo. Teneva il capo nascosto tra i capelli corvini di Elly bacindone alcune ciocche, sussurrandole parole incomprensibili, in lingue a loro sconosciute. La abbracciava e la toccava, stringendola delicatamente, come se fosse il corpo fragile ed inerme di un uccellino.
-Svegliti, svegliati...sveglliati ti prego...- potevano sentire il cuore dell'uomo ombra che si spezzava ad ogni suo respiro. Era come un bambino a cui avevano strappato via l'unica cosa che amava.
-Julian... non possiamo fare niente, dobbiamo andare.- Disse Tom impacciato. Anche lui era rimasto atterrito quando aveva visto il corpo di Elly scivolare senza vita. Tuttavia, anche se sul suo volto comparvero alcune lacrime non poteva dimenticare che sua moglie, la donna che amava, e i suoi più cari amici, rischiavano di morire se fossero rimasti in quel luogo.Ma il ragazzo non sembrava averlo sentito, continuava a cullare la ragazza con gli occhi chiusi.
(Improvvisamente capì una cosa: Non era per lui. L'amore non era nel suo DNA, non scorreva nelle sue vene. Era un sentimento troppo complicato per essere compreso ed apprezzato per un essere creato e concepito per la distruzione. Tutto ciò che aveva sempre desiderato, l'amore umano, tutto ciò che aveva invidiato ai colori della terra, non erano per un mostro come lui.)
-Noooo. No, ti prego, non lasciarmi.- singhiozzò asciando che le lacrime bagnassero il suo volto. Quel dolore era peggio di qualsiasi altra tortura, sarebbe stato meglio morire.
-Julian, per favore...- disse Jenny avvicinandosi e sfiorandoli una spalla. Neanche quel lieve tocco riuscì a risvegliarlo dal suo trance, sembrava sempre più disperato.
-Cederei la mia anima per farti riaprire gli occhi. Navigherei all'nferno, percorrerei le valli più oscure, morirei, solo per riavere un tuo sorriso- Elly continuava a rimanere immobile, lasciando sprofondare Julian nella disperazione più totale. Non c'era nulla che pottesse fare? Avrebbe dato qualsiasi cosa per lei. L'anima, l'orgoglio, il potere. Cosa significavano senza di lei.
Lievemente, piano, come la farfalla schiude con cura le sue ali dopo essere uscita dal suo bozzo, Elly aprì gli occhi. Sbatté due o tre volte le palpebre senza capire cosa fosse successo. La sua mente era confusa, perchè Julian la stringeva con così tanta cura se la odiava??
-Hmmm...Julian?- sussurrò sfiorandogli il volto con la mano. A quel contatto il ragazzo sussultò. Quando la vide con gli occhi aperti spalancò i propi per lo stupore, la fiamma che si era spenta dietro di essi si riaccese con un grande vigore, Sfiorò a sua volta la guancia di lei, studiandola come se fosse il più grande e raro tesoro dell'universo. Poi, tuffò il suo viso tra i suoi capelli abbracciandola forte, assaporando il suo profumo, aveva bisogno di sentire che era calda e viva.
-Grazie!- le sussurrò all'orecchio. Lei sorrise dolcemente accarezzandogli i capelli, erano stretti in un dolcissimo abbraccio difficile da sciogliere. Elly sarebbe rimasta volentieri così per sempre, ma c'erano cose da fare e persone da salvare. Intorno a lei però in quel momento infuriava una festa come mai non se ne erano viste: Jenny e Tom si abbracciarono teneramente, Zack e Summer si scambiarono un bacio carico di timidezza e Audrey e Michael rimasero semplicemente ad osservarli tenendosi per mano.
-Cosa è successo?- Domandò Elly Alzando la testa dal collo di Julian. Aveva la bocca secca e impastata, e le labbra erano gonfie per lo sforzo.
-Fai piano.- Disse aiutandola ad alzarsi. Quando furono in piedi Julian dovette appoggiarsi al muro per non svenire. Era ancora più pallido, sembrava perfino dimagrito. Aveva i capelli rossi per tutto il sangue che aveva perso e ancora un visibile tremore alle gambe.
-Julian, ma cosa ti è successo?!- Domandò spaventata la bruna facendolo sedere.
-Prima...prima tu. Dimmi cosa è successo.- rispose chiudendo gli occhi e portandosi un braccio sul ginocchio per appoggiare la testa, non avrebbe avuto la forza di parlare se prima non chiudeva per qualche secondo gli occhi. Non aveva mai desiderato tanto un letto caldo nel quale addormentarsi.
Elly raccontò loro tutto, tralasciando qualche ''piccolo dettaglio'', e infine raccontò loro anche della sfera. La meravigliosa sfera che l'aveva stregata, ammaliata, che le avrebbe fatto vedere ed esaudito i suoi sogni. Mentre raccontava si strappò un pezzo della gonna e iniziò a fasciare Julian, dopodiché sistemò anche il braccio di Michael.
-Non ero io.- disse dispiaciuto guardandola dritto negli occhi. I suoi occhi erano di un blu innocente come l'acqua dei fiori norvegesi. In quel momento capì cos'era stato: Un meraviglioso quanto spietato principe delle tenebre, così bello che cederesti l'anima per un bacio e nello scambio ti sembrerebbe addirittura di guadagnarci. Intrappolato in una valle oscura, che avrebbe dovuto chiamare casa ma che non sentiva come tale. Uno straniero in terra straniera, un bambino concepito nel ventre della solitudine che aveva imparato a combattere con le unghie e con i denti per ciò che desiderava, anche quando si trattava d'amore. Il fuoco che vedeva nei suoi occhi era antico, molto antico, e bruciava per lei. Poteva vederlo, poteva sentire quanto fosse sincero perchè lei poteva riconoscere la verità in mezzo alle menzogne.
-Lo so.-
Ripresero a camminare, ma il percorso era sempre più tortuoso. Ad ogni svincolo che prendevano i corridoi diventavano sempre più stretti, tanto che in alcuni punti erano costretti a camminare in fila indiana, non avevano il tempo di riposarsi un secondo che un nuovo mostro li assaliva. Quando il "mostro" che tormentava la mente di Summer li aggredì Julian dovette scusarsi. In fondo era colpa sua se gli scarafaggi adesso le facevano più paura, forse era stata una cattiva decisione quella di farla mangiare da uno di quegli insetti giganti. Il castello era sempre più vicino, ma più si avvicinavano più i mostri aumentavano.  
Non si fermarono fin quando un enorme cancello di ferro non bloccò loro la strada. Davanti ad esso c'era un uomo in giuba nera che gli ostacolava il passaggio. Julian si voltò verso gli amici e fece segno di fare silenzio per poi avvicinarsi al soldato. Quando fu abbastanza vicino da scorgere il suo volto attraverso l'oscurità la guardia gli domandò chi fosse e cosa sapesse.
-So tutto.- disse il ragazzo ombra rispondendo solo alla seconda domanda.
-Allora potrai dirci perchè la fontana del mercato che, di solito, gettava vino, ora si è prosciugata e non dà più nemmeno acqua.-Rispose La guardia allargando leggermente le braccia con fare speranzoso.
-Devo pensarci. Se mi farai vedere la fontana e mi farai uscire dalla città te lo dirò- promise il giovane. Il soldato assentì entusiasta e li condusse all'interno della città.
-Julian, ma che...?- iniziò a chiedere Audrey, ma lui la zittì portandosi un dito alla bocca.
-Qui mi conoscono e sanno che sono un traditore, se mi scoprono siamo morti.- sussurrò così piano che a mala pena riuscivano a sentirlo. Attraversarono la città protetti al soldato fino ad arrivare alla fontana al centro della piazza, era enorme e bellissima ma non sgorgava neanche un goccia d'acqua. Le statue asciutte, senza i giochi d'acqua, sembravano tristi, come se i loro poteri d'incantare i cittadini si fossero esauriti. Senza mai pronunciare una parola, Julian salì sul bordo della fontana e si fece scivolare fino al fondo. Toccò il centro e poi risalì il bordo, disse che aveva capito cosa fosse successo e quando il soldato lo spronò a dirgli qual'era la causa di quel guasto Julian rispose soltanto:
-Un patto è un patto, quando saremo fuori dirò tutto.-
Detto ciò iniziò a camminare facendosi sorpassare solo dalla guardia che fece loro strada fino alle mura della città. Quando superarono il cancello che li avrebbe fatti uscire dalla cittadina Julian si fermò e tutti si raccolsero intorno a lui, compresa la guardia, e ascoltarono la risposta del ragazzo ombra: -C'è un rospo sotto la pietra, cercatelo, uccidetelo e la fontana darà di nuovo vino in abbondanza.-
La guardia li ringraziò e consegnò loro una chiave d'argento, poi chiuse il cancello e girò loro le spalle. Lo guardarono tornare al suo posto di guardia con passo militare, come un burattino impettito.
-Credi sia un messaggio di quella donna??- chiese Jenny quando il soldato fu lontano dalla loro vista.
-No. perchè me lo chiedi?- domandò Julian riprendendo a camminare.
-Si chiama ''esperienza personale''. Tutto quello che ci finiva fra le mani, nei tuoi giochi, erano sempre messaggi e indicazioni per il gioco.-
-Oh, quello? Si, hai ragione. Ma qui c'è una differenza sostanziale.- rispose dopo averci pensato un po'
-E quale sarebbe??-
-Mi annoiavo. Eravate dei giocatori davvero noiosi e se non vi avessi aiutato in qualche modo sareste morti o avreste perso subito. Leanan si vuole vendicare, e se moriremo presto lei potrà tornare a fare ciò che ama di più.-
-Moooooolto poetico.- commentò con stizza Tom, innervosito.
-Scusa. Non sono fiero di ciò che ero prima.- riprese a camminare, mettendosi la chiave nella tasca del soprabito, con uno sguardo basso ma deciso. Se avesse portato fuori da quel posto i suoi amici avrebbe cancellato quella macchia rossa, quella colpa, che gli ricordava costantemente quale mostro fosse.
dopo quasi mezz'ora di cammino si ritrovarono ancora una volta davanti ad un cancello nero. Come in un Déjà vu si ritrovarono davanti una guardia che sbarrava loro la strada. Anche qui il guardiano della porta gli chiese chi fosse e cosa sapesse.
-So tutto.- rispose il ragazzo dai capelli color argento, rispondendo come sempre alla seconda domanda.
-Allora potrai dirci perchè l'albero della nostra città, che di solito portava mele d'oro, ora non mette più nemmeno le foglie.-
-Lascia che io  tocchi l'albero e alle porte della città ti dirò perchè il vostro albero sta morendo.-
Come se ormai si fossero abituati  a quella strana pantomima lo seguirono lungo le strade di una città fiorente quasi quanto la precedente. Come aveva fatto con la fontana, toccò il centro dell'albero ad occhi chiusi e iniziò a parlare a mezza voce. Fatto ciò fece un cenno di assenso e iniziò a camminare dietro il militare che li condusse alle porte della città, come aveva promesso Julian si fermò davanti all'uomo e con fare sicuro disse:
-Uccidete il topo che rosicchia le radici e l'albero darà di nuovo mele d'oro.- Per ringraziarlo il guardiano gli consegnò una luccicante chiave d'oro, così brillante che illuminava la mano di Julian come una piccola stella.
-Forza, andiamocene.- Disse con aria truce mentre faceva scivolare nella tasca la piccola chiave.
-Come facevi a sapere quelle cose?- domandò Elly camminandogli vicino, curiosa. Stavano camminando con passo spedito e, anche se erano tutti molto stanchi, lei era felice che almeno lui stesse un po' meglio. Non aveva dimenticato il suo sguardo che indugiava sul suo corpo esanime, terrorizzato. Non avrebbe mai dimenticato quegli occhi lucidi e carchi di tristezza e paura.
-Me lo hanno detto quegli oggetti. L'albero e la fontana.- spiegò con un mezzo sorriso, incontrando il suo sguardo color glicine.
- Questa sarebbe la cosa meno strana, presumo.- Sentenziò lei con aria ironica. Julian la squadrò con uno sguardo carico di ilarità. Forse, pensò, forse non si stupirebbe neanche se da un momento all'altro mi spuntassero le ali, come quello stupido di cupido.
Sorrise e continuò a seguire la strada avvolto nell'oscurità della notte. Alla luce della luna i suoi capelli sembravano emanare delle scintille di un azzurro difficile da definire. Era bello come le stelle del cielo, i suoi occhi erano come uno specchio che riflette il paradiso, ma la fiamma che bruciava al loro interno era la più nera dell'inferno.

-Che succede qui??-
Elly si era completamente estraniata, tanto che non si era accorta del corridoio che si allargava e si divideva in altri due tunnel men che meno aveva notato lo strano ammasso di stracci che aveva parlato. Si guardarono tra loro. Che fosse un incubo?
-Niente.- rispose Julian avanzando di un passo, portando una mano davanti ad Elly e a gli altri in modo protettivo.
-Niente? NIENTE, TRA LA LA??- La sua risata sferzò l'aria. Dal cumulo di stracci si eresse Leanan in tutto il suo splendore. Emanava pura malvagità, sembrava così crudele che il Diavolo in persona l'avrebbe lodata e le avrebbe ceduto il suo regno per dimostrare quanto fosse fiero di tale crudeltà. Portava con fierezza un sorriso sornione e guardava con trionfo misto a rabbia Julian stanco e provato, indossava un vestito corto e nero che evidenziava la bellezza della sua pelle bluastra, i capelli sciolti che le incorniciavano il viso e le spalle erano bianchi come la neve ma diventavano neri come il vestito nelle punte.
-Che cosa vuoi, Leanan? I mostri sono finiti, non puoi farci nulla finché non arriviamo nel secondo livello. Le regole non si possono cambiare.- disse alterato Julian parandosi davanti a lei in tutta la sua altezza.
-Calmati principino. Conosco le regole e ho sempre vinto senza mai violarle. Avevo solo voglia di chiacchierare un po', è molto noioso osservarvi mentre vi muovete come formichine nel mio gigantesco labirinto. Allora Julian, hai trovato il coraggio che ti serve per dire a Jenny quello che hai provato a dirle quando stavate per entrare nel labirinto??.- come un gatto si era seduta sul muro del dedalo che, solo per lei, era diventato abbastanza basso da poter rimanere seduta e poter guardare dall'alto al basso i suoi ospiti.
-Che cosa mi devi dire?- domandò Jenny guardando negli occhi Julian.
-Niente di importante. Lasciala perdere.-
-Come niente di importante? Non vuoi farle sapere che quando sei morto sei finito qui? Non vuoi dirle quanto è stato doloroso e tremendo e spaventoso essere imprigionato in questo posto, solo come un cane, dove il tuo unico passatempo, tra una tortura all'altra, era pensare a cosa stesse facendo di bello con il suo adorato Tom my? Sicuro che non sia importante?- La sua espressione e il suo tono di voce erano simili ad una dama ottocentesca che raccontava una favola o che faceva una domanda impertinente. Faceva ondeggiare il suo sguardo languido tra Julian e Jenny con un sorriso mesto stampato sulle labbra.
-è vero Julian?- Domandò Jenny prendendolo per il braccio per farlo girare verso di lei. Julian non rispondeva, non faceva altro che guardare con aria truce.
-è vero?- insistette Jenny scrollandolo ancora.
-Si, è tutto vero. Sono rimasto qui per anni cercando un modo di uscire. Ma quei dannati incubi, e i miei genitori mi trovavano sempre quando ero quasi al castello. Oh, quelli della mia specie, poi, sono pieni di fantasie quando si parla di torture!- rispose esasperato. Teneva quel peso nel cuore da così tanto tempo che era quasi piacevole vedere lo sguardo colpevole di Jenny.
-Io non lo sapevo.-
-Lo so.-
-Pensavo fossi entrato in un sogno. Non avrei mai creduto che ti potesse succedere una cosa del genere.-
-Lo so Jenny, e credimi non sto dicendo che sia colpa tua. Ma quella volta, prima che i miei antenati arrivassero, ti avevo chiesto di attraversare quella porta. Non dovevi fermarti, per una volta non potevi arrenderti? Fingere che fosse stato solo un brutto sogno e dimenticarmi?- domandò con gli occhi scuri, carichi di domande troppo difficili per trovarvi risposte, dietro di esse, c'era tutta la confusione ed il rammarico per aver scoperto che dopo tutti quegli anni di torture aveva semplicemente sbagliato persona.
-Non potevo lasciarti li.-
-Se mi avessi lasciato li, voi ora non sareste qui. Ma se tu non fossi tornata io non avrei mai conosciuto Elly e, forse, tutto quel tempo e tutto quel dolore sono serviti a qualcosa.- Sembrava tranquillo. Era così bello vedere la pace nei suoi occhi. Guardava Elly come se fosse l'angelo che lo aveva tirato fuori dall'inferno.
-Oh, odio questi sguardi sdolcinati. Dov'è l'odio, il senso di colpa, la rabbia?! Non la odi per quello che ti ha fatto, July caro? Conosco la tua razza. Voi non sapete neanche cosa sia l'amore! Voi distruggete tutto.- Ogni sua parola era carica d'enfasi, di passione, di forza. Ma Julian la guardò con scherno, con un meraviglioso sorriso rilassato.
-Non puoi farci nulla. non al momento, almeno.- concluse infine.
Sconfitta, Leanan scomparì in mille farfalle nere che svolazzarono intorno a loro per tre volte come un uragano prima di librarsi in aria lasciandosi dietro solo la sua voce, che con aria grave diceva:
Tutto ciò che possiedi è l'ennesima cosa che un giorno perderai.

Nel gruppo era calato il silenzio. Quelle parole avevano gelato il sangue nelle loro vene, ma la determinazione che stava nascendo in loro non era venuta meno. Erano forti, potevano farcela. Eppure qualcosa si era infranto, dentro di loro, dietro i loro sguardi. Julian li aveva chiusi in una casa e costretti ad affrontare i propri incubi, li aveva lasciati indifesi, li aveva umiliati e fatti passare per assassini. Era stato spaventoso, crudele, ignobile e cattivo, ma allo stesso tempo onesto,leale. Così leale da sprofondare lui stesso nelle sue stesse emozioni e di soffrire.
Così speciale, così antico. Eppure così dannatamente umano. Tutto il contrario di tutto, non si era sempre definito così??
-Siamo arrivati.-Rumpe il silenzio indicando un fiume, nero e gorgogliante, così profondo da far paura. Le acque turbinavano con forza, potenti.
-Che significa''siamo arrivati''? Non c'è niente qui.- Domandò Dee indicando davanti a se.
-C'è il fiume.-
-Si, ma non possiamo di certo attraversarlo a nuoto! Non puoi creare un ponte o roba del genere?- contestò ragionevolmente Audrey.
-Ceeeeeerto, e come no!- Rispose ironico -Non posso fare quello che voglio. Ci sono delle regole da seguire.- Commentò per poi sedersi per terra a gambe incrociate.
-E cosa facciamo ora?- Domandò Zack mettendosi di fronte a lui.
-Aspettiamo il traghettatore.-
-E ti sembra una mossa furba?- Domandò Dee come al solito piena di energie, pronta a combattere al primo ostacolo.
-Che altro potremmo fare? Non possiamo, volare, nuotare, materializzarci dall'altro lato e di sicuro non possiamo trasformarci in pesci.- Julian sembrava scocciato di quelle domande così insistenti e stupide.
-Si ma... e se il traghettatore, come lo chiami tu, non arrivasse mai? Potrebbe aspettare tranquillamente dall'altra parte del fiume che passino le dieci ore.- Il suo ragionamento non faceva una piega, ma Julian curvò il capo da una parte come se stesse ascoltando una conversazione vagamente interessante.
-Non può barare. Il traghettatore sarà qui tra poco, fidatevi.- come a confermare le sue parole, dopo una decina di minuti, una piccola barchetta sormontata da una figura incappucciata si fece largo tra le acque. Quando fu sulla riva li osservò tutti, studiandoli.
-Chi siete? cosa sapete?- domandò con voce cavernosa. Il mantello gli copriva tutto il corpo, lasciando scoperti solo gli occhi rossi come la brace.
-Tutto- rispose Julian alzandosi da terra.
-Dimmi allora, per piacere, perchè devo andare su e giù sul fiume senza che nessuno mi dia mai il cambio-
-Aspetta che tori e lo saprai.-
Felice, il barcaiolo li fece salire sulla piccola barchetta e iniziò a remare. Passato il fiume, approdarono su una terra nera come la pece, il un bosco nero come la notte. L'uomo guardò con tremore la foresta ma rivolse uno sguardo speranzoso a Julian, attendendo la sua risposta.
-Quando verrà qualcuno che ti chiederà di passare il fiume, mettigli in mano il remo e sarai libero.-
-Oh, Ti ringrazio ragazzo. E visto che io non sono una guardia e non posso consegnarti ne chiavi ne castelli, ti concedo di pormi una domanda.-
-In questo caso...da che parte per il castello?-



****
Buongiorno! :D
allora oggi non ho molto da dire. come avete potuto vedere non ho ucciso davvero Elly (mi sarebbe dispiaciuto, poveretta u___u)
mhà, in questo capitolo mi sono data agli indovinelli (che adoro. e poi a Julian piacciono no??)
sono presi in prestito da una vecchia storia che mi raccontava sempre mia nonna intitolata ''i tre capelli d'oro del diavolo''
in ogni caso:
la canzone all'inizio si chiama (come avrete già capito) Stranger in a Strange Land dei 30 Seconds to Mars.
mi piace da morire e la trovo perfetta per descrivere Julian, il nostro demone preferito tra cielo e terra :)
vorrei solo avvisarvi che andrò in vacanza e non potrò scrivere per un po' quindi i capitoli potrebbero tardare, ma cercherò di farli più lunghi per rimediare.
un mega salutone a tutti :**
un bacione
CyanideLovers 

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Capitolo 11
*** Dark Wood Circus ***


11



Dark Wood Circus



With your feet in the air and your head on the ground
Try this trick and spin it, yeah
Your head will collapse
But there's nothing in it
And you'll ask yourself:
Where is my mind?
[Con i tuoi piedi in aria e la tua testa sul pavimento/ provi questo giochetto e giri, si/ La tua testa collasserà/ ma non c'è niente in essa/ e chiederai a te stesso:/ Dov'è la mia mente?]
Where is my Mind? -Yaov & Emily Browing


-Le foreste non mi piacciono.- sentenziò nervosamente Audrey guardandosi intorno.
-Lo hai già detto Audrey. Ma ti invito a riflettere di più su quello che potrebbe capitarci se continui a parlare e attiri i miei amorevoli familiari.- Rispose ironico Julian. Davvero, con tutto quello che poteva capitargli, una stupida foresta era il minimo. Sapeva bene che quella non era una foresta normale. Era la foresta. Simile a quella dei sogni di Audrey ma molto più interessante.
Il nomignolo che le aveva affidato, nel mese in cui era rimasto intrappolato per una scommessa con Leanan, era ''Foresta delle fantasie perverse'' e neanche lui sapeva come funzionava. Davanti ai suoi occhi c'erano ombre danzanti, di specchi più reali delle immagini che che riflettevano, di volti senza dimora e pianure vegliate da divinità senza occhi.
-Tutto ok, Julian?- sussurrò Dee vedendolo un po' pallido.
-Sono solo stanco.- sussurrò -Dobbiamo stare attenti a non finire nella trappola.- rispose spostando un ramo per poter meglio passare.
-Quale trappola?-
-Oh, la conosco molto bene, perchè ci sono caduto svariate decine di volte.-
-Ce ne puoi parlare? Anche se, dalla tua espressione, non sembra essere una cosa molto piacevole.- domandò Zack incerto.
-Si narra che in questa foresta ci siano dei piccoli demoni servi e figli di Leanan. Sono le anime dei bambini morti prima della nascita. Ma neanche io so cosa faranno questa volta, tutte le volte che ci sono caduto hanno preso forme differenti.Con voi nel labirinto non so proprio cosa potrà fare.- Confuso, continuava a spiegare tutto quello che sapeva, tuttavia non finì la frase che la selva, fitta ed intricata,si aprì in una pianura verdeggiante, quasi paradisiaca, e poco più in là una fiorente città.
Non c'erano cancelli questa volta, così il gruppetto si addentrò nei vicoli larghi e prosperosi della cittadina incantati da tanta bellezza. Erano così affascinati da quelle mura che trasudavano felicità che per un momento fatale dimenticarono il labirinto, Leanan, Jean. I loro sensi erano appagati dalla sicurezza che la città infondeva in loro.
Un piccolo, tuttavia sostanzioso, gruppo di cittadini si erano accerchiati intorno ad una bambina si e no di dieci anni. Aveva capelli neri come il fondo di una tomba e occhi del medesimo colore, la pelle così bianca da sembrare carta pronta a strapparsi. Distribuì alla piccola folla dei fogli, volantini, nei quali la figura di Audrey si stagliava silenziosa, di profilo. Sembrava una modella in quella foto in bianco e nero, con il suo corpo simile ad una bambola abbandonata sulla sedia, eppure con qualcosa di seducente nel modo di tenere la bocca socchiusa,  lo sguardo intenso e perso ad ammirare qualcosa di distante,  la spallina leggermente abbossata di una sottoveste nera.
-Michael! Dov'è Audrey?!- Esclamò Dee guardando la foto.
-Chi?- domandò il ragazzo che sembrava più interessando alle lusinghe che una giovane gli stava facendo.
-Magnifico. è già iniziata.- commentò ironico Julian strappandolo, con una vena di nervosismo che gli pulsava sul collo, dalla bellissima donna.
-Stupido ammasso di carne. Svegliati!! Dobbiamo andare a prendere Audrey prima che quei demonietti la trasformino in un tappeto, in una bambola o in un posacenere. Mi hai capito?!?!- Urlò Julian scrollando il povero Mickey con tale forza da farlo barcollare.
-Scusa, scusa. Non so cosa mi sia preso.-
Julian non lo degnò di uno sguardo, come un lampo di luce che si staglia nel cielo carico di pioggia così era apparsa una dolce, rapace, crudele,ammaliante, piccola, indifesa bambina. Aveva i capelli neri come le ali di un corvo, la veste di un rosso tanto simile al tramonto da sembrare eterea, e gli occhi... difficile descrivere gli occhi della piccola creatura. Erano dello stesso colore di un rubino appena estratto dalla fredda roccia, brillante e madido delle fatiche di chi lo aveva estratto dalla sua prigione.

Oh, sei qui, sei qui!
Questa sera assisteremo...
Al triste destino che il mondo ha donato ad alcuni,
Che Dio ha abbandonato,
Strisciando via, senza sosta dalle loro vite.
Bambini che possono solo trascinarsi sulle loro membra storpie,
Scuotendo le loro lingue e gridando.
La loro mente è attraversata da nuvole oscure.
Sorridono, sognando un abbraccio dalla propria madre.
Vieni a dare un'occhiata!

 La sua voce sferzò l'aria: era più pura del vento che danza tra le foglie. Ma come il vento è volubile, anche l'anima della bambina era fuggente come una foglia nella tempesta. Sparì in un soffio, o anche meno, lasciandoli a bocca aperta, riuscendo solo a vedere qualche sbuffo del suo vestito che fluttuava verso gli alberi della foresta. Non appena mossero un passo verso la foresta, intorno alla città, che gli spettatori si gettarono addosso al piccolo gruppetto che riuscì ad allontanarsi solo grazie a Dee e ad una delle sue mosse di kung fu. Il bosco era sempre più oscuro man mano che vi si addentravano, le piante d'ebano avvolgevano il cielo nascondendo la luce della luna. Ogni tanto il piccolo esserino si fermava ad osservare i suoi inseguitori, attendendoli, invitandoli con sguardo malizioso a seguire i suoi passi.
Il fruscio del suo vestito rosso ricordava il suono dolce e melodioso del mare ingannatore, come fuoco primordiale che danza al centro della terra. Appariva veloce come un’apparizione ma era talmente reale da bruciare ogni corteccia che toccava, ed ogni impronta annerita era una traccia.
Julian si sentì per un momento di nuovo l’antico e temibile cacciatore, per lui era una sensazione così forte che gli sembrava di essere sommerso da un’onda di ricordi, di essere spazzato via da un vento d’empia libertà, arso dal fuoco dei peccati per poi rinascere dalla terra in cui il grande albero della vita affonda le sue radici.*
Oh, se solo avesse la più piccola possibilità che creare di nuovo i sogni!
Scapperebbe da li, portando tutti i suoi amici il più lontano possibile.
Quando raggiunsero il centro della foresta si ritrovarono davanti un enorme tendone colorato. Tutto potevano immaginare, men che meno di trovarsi davanti ad un carosello di pagliacci che uscivano in festa, eseguendo uno dopo l’altro una moltitudine di salti e capriole. E poi, trapezisti, domatori, mangia fuoco, donne barbute e donne cannone, equilibristi e giocolieri. Sembrava d’essere proprio davanti al circ du soleil.
-Un circo? Chi ha paura dei pagliacci?- domandò con un velo d’ironia Tom. Julian strinse le spalle, in fondo doveva aspettarsi che Audrey fosse finita in un posto così caotico visto che era un’amante dell’ordine e dell’eleganza. I circhi erano nati proprio per contrastare il lusso e l’eleganza, portava una ventata di follia nelle corti, perché nei circhi tutto era concesso.
-Ad Aud non piacciono per niente. Ha il terrore dei pagliacci.- rispose Michael facendo un passo avanti. 
-In somma, che paura stupida, perchè si dovrebbe aver paura di uomini che si truccano?- esclamò Tom sbuffando sonoramente.
-Non è per nulla una paura stupida, in realtà la trovo una paura molto saggia. 

-Saggia? Proprio non capisco- Dee si fermò per un momento. Era diventata così bella negli ultimi anni da somigliare sempre più a Nefertiti, la pelle olivastra sembrava non sentire la fatica del gioco, lo sguardo sicuro e coraggioso, tanto da infondere un po' di coraggio anche a chi gli stava intorno.

-Per voi umani può sembrare una paura stupida ma raramente riflettete sulle cose semplici ed essenziali. Osservate questi uomini baldanzosi e allegri eseguire scialbi numeri di magia con un sorriso finto, eppure e come se fin da bambini sapeste che quel trucco, quelle risate, quei giochi, sono solo una farsa. I pagliacci sono impenetrabili un po' come l'oscurità. Un pagliaccio è la chiara conferma che ci può essere qualcosa di cattivo anche nella luce.- Aveva pronunciato quelle parole con uno sguardo così vitreo e serio che, per un momento, tutti sentirono dei brividi di paura scorrergli lungo la schiena. 
-Se non ti conoscessi potrei pensare fanno paura anche a te.- disse Dee avvicinandosi a lui, scrutandolo con un’aria divertita.
-Ah- si liberò per un momento della tensione accumulata per tutto il gioco con una piccola risata, più simile a un sospiro - Come vorrei avere paura di una cosa così facile da sconfiggere! Ma se voi foste vissuti quanto ho vissuto io, se aveste visto ciò che ho visto io, smettereste di tremare difronte a delle maschere, e anche se ammetto di non amarli in modo particolare mi sento vicino a loro- Serrò le labbra aspettando che qualcuno parlasse, ma nessuno riuscì a proferire parola. L'aria distesa si era gelata e Julian si sentì per un momento a disagio.
– la bambina si sta muovendo, Andiamo.-
L’interno della tende era quello di un normalissimo circo ma, continuando a camminare, si accorsero che era molto più grande di quel che sembrava dall’esterno; c’erano strade e stanze, gabbie e recinti, corridoi immensi che si snodavano in ogni direzione. L'aria era rovente, ogni respiro era come se nei polmoni loro polmoni entrasse lava incandescente.
Oh, e poi le persone di quel circo erano particolarmente stravaganti: Jenny quasi svenne dalla paura quando vide due bambini cuciti insieme. Avevano entrambi i capelli biondissimi, gli occhi spagliati, uno rosso come il sangue e uno azzurro come il cielo. Camminavano in modo goffo perché erano cuciti la metà di uno con la metà dell’altro: avevano il busto attaccato ed ad entrambi mancava il braccio che avrebbe dovuto essere tra di loro, così come le gambe. Le teste erano vicine ed intorno ai loro colli erano visibili le cuciture nere e grossolane. Eppure ridevano con la bocca spalancata cantando in lingue sconosciute. Un’altra ragazza dai capelli lunghissimi e castani era seduta in un angolo con aria malinconica, il lungo vestito beige nascondeva a malamente le gambe da capra. Lo sguardo che gli rivolse gelò loro il sangue, era tremendamente rassegnato, erano occhi che desideravano solo la morte. Camminarono ancora, ma ogni passo era un’agonia perché davanti a loro si incamminavano sempre più bambini mutilati e deformi. Tutti con sguardi folli, di chi non capisce neanche cosa stia succedendo al proprio corpo.
-Julian, ma chi sono questi bambini?- Domandò Summer spaventata.
-L’ho già detto: sono i figli di Leanan, bambini morti alla nascita nel vostro mondo. Lei arriva di soppiatto nella notte e tocca il ventre della donna a cui è appena morto il figlio. Così diventa di sua proprietà.-
Tutti furono pervasi da un brivido, era orribile immaginare che un mostro del genere che di soppiatto, nella notte, avvolta nell’oscurità che viene a prendere l’anima del tuo bambino.
-Non c’è un modo per liberarli?- domandò Jenny
-Vuoi ripetere quello che è successo nel nostro ultimo entusiasmante gioco? Non ho nessuna intenzione di rischiare, ormai sono anime perdute- rispose duramente Julian. Era stato un brutto colpo quello di ricordarle cos’era successo l’ultima volta che lo avevano sfidato. Lui non aveva mai capito perché avesse voluto rischiare la sua vita pur di liberare il nonno e due ragazzi che la volevano solo derubare. Tuttavia non c’era tempo per quelle domande, se aveva fatto quelle cose orribili a quei bambini di sicuro stava progettando qualcosa di davvero speciale per un’umana come Audrey.
Un brivido gli scivolò lungo la schiena, aveva torturato e ucciso molte persone in passato ma aveva il difetto di essere troppo buono,così da donare occasioni succulente ai suoi fratelli: lasciava che osservassero il piccolo, inesperto, strano, bizzarro Julian che liberava i bambini da un padre feroce, che uccideva un prigioniero condannato ad una tortura eterna e quando gli chiedevano giustificazioni lui riusciva sempre a trovarne di nuove-Quei bambini non sopravviveranno una settimana al mondo umano.- oppure - Infondo le nostre torture non sono niente a confronto di quelle che subirà all'inferno. Gli uomini sono strani, si aggrappano a quell'appiglio che chiamano fede...- E loro erano contenti, divertiti dal perfetto uomo ombra che avevano creato.
Era quasi un puro in confronto ai loro crimini. Ma non pensava mai a tutti i delitti che aveva compiuto per noia, a tutti i caduti nei suoi giochi. Pedine inutili, messi su una scacchiera truccata, a cui venivano affidati indovinelli impossibili. Chissà perchè invece aveva affidato a Jenny e ai suoi amici una casa così facile, perchè si era curato di tenere lontano da loro i suoi consanguinei, perchè non aveva corso più veloce. Perchè non aveva ucciso Summer? Si era risposto che non lo aveva fatto solo perchè, altrimenti, Jenny l'avrebbe odiato ancora di più, e poi perchè era una ragazzina insulsa e che vederla morire non gli avrebbe fatto ne caldo ne freddo. Infine guardandola dopo la sua morte aveva trovato un'altra domanda: ''Perchè avrebbe dovuto ucciderla?'' 
Lo spettacolo a cui stavano assistendo era qualcosa che aveva già visto prima, In altri volti e in altri luoghi. Una piccola bambina dai capelli ricci e ispidi cantava mentre intorno a lei ridevano. Si portava le mani alle orecchie e stringeva gli occhi cantando sempre più forte, come a voler sopraffare quelle voci. Bastò quel momento di esitazione per farsi accerchiare da quelle creature infelici, li presero per le braccia e per le gambe, stringendoli con una forza inumana, portandoli ognuno in una direzione diversa. Si dimenavano e scalciavano, urlavano senza che nessuno potesse udirli. 
Julian!- urlò Elly mentre perdeva i sensi. Il suo grido si era tramutato in un attimo in un sussurro inudibile, e anche lui sentiva il corpo che si abbandonava, eppure cercava in ogni modo di rimanere vigile non poteva perdere proprio ora...




-Con i tuoi piedi in aria e la tua testa sul pavimento
provi questo giochetto e giri...-

Una voce soffice come una carezza del paradiso sfiorò la sua mente, facendo ritornare indietro un po' di coscienza. Sentiva il suo corpo stretto da corde e catene, ma in quel momento non gli sembrava così importante. Chi sei? Sembri così triste, perchè sei nella mia testa? Il cervello rischiava di esplodergli, ma c'era qualcosa dentro di lui che gli intimava di scoprire chi stesse contando. Non sapeva perchè ma era importante, come se ne dipendesse la sua stessa vita.
Apri gli occhi, si comandò. Ma erano ancora troppo pesanti, come se fossero stati cuciti con del filo d'argento.
-
La tua testa collasserà
ma non c'è niente in essa
e chiederai a te stesso:
-
La canzone si interruppe per una frazione di secondo, lenta e impenetrabile, come se volesse concedergli il tempo di analizzare affondo quelle parole, gelando l'anima dell'uomo ombra. Doveva aprire gli occhi, ma erano così pesanti, e anche se fosse riuscito ad aprirli non sarebbe di certo riuscito a fuggire. Solo ora era riuscito a percepire il freddo dell'acqua che gli arrivava fino alle ginocchia.
-Dov'è la mia mente?-
A quelle parole, come se fosse stato colpito da una scarica elettrica, alzò di colpo la testa e spalancò gli occhi. L'acqua saliva, e saliva e più cercava di liberarsi più sentiva le corde che premevano nella carne.
Leanan mi ucciderà. Perchè sono stato così stupido? Me lo sarei dovuto aspettare!
Sentiva il cuore battere così forte che sembrava volesse uscire dal petto. Si agitava in fretta, cercando di allentare le corde, guardandosi intorno cercando una via d'uscita.  Intanto l'acqua era arrivata al busto.
-Leanan!- ringhiò verso la donna che era comparsa su una sedia proprio davanti a lui. Portava la stessa sottoveste che aveva Audrey nella foto, la pelle candida in bella vista, come il segno della bruciatura sopra il cuore, i capelli bianchi come la prima neve arricciati in modo sobrio ed elegante. Era davvero meravigliosa, con i suoi glaciali occhi azzurri lo fissava muoversi in modo tormentato.
-Ti starai chiedendo: Perchè l'acqua?- Posò sul piattino la tazzina da tè che teneva in mano, il suo tono tranquillo e distaccato, il suo modo altezzoso di posare le mani in grembo, come se nulla di strano stesse succedendo, faceva impazzire Julian.
-No, ho già capito tutto. Mi stupisci, tu non sei il tipo da usare questi mezzucci.-
-Infatti non sono io, i tuoi fratelli ti hanno rintracciato.- rispose con grande serietà lei. Lo guardava apprendere la notizia con una nota di terrore nel volto.
-Bene, che farai ora? Li conosci bene, sai che non scherzano. Aspetterai che mi uccidano o mi salverai e continueremo con il nostro gioco?-
-Sono stanca della loro presenza. Ogni volta interrompono i miei giochi, come se avessero paura di me! Sono stanca anche di te.- Si alzò innervosita guardandolo con odio, si avvicinò a lui premendo la mano contro la sua spalla che iniziò a bruciare. Urlò di dolore, le gambe erano completamente congelate dal freddo dell'acqua che continuava a salire e aveva l'impressione che la spalla gli stesse per andare a fuoco.
-Arrenditi. I tuoi amici sono già tutti morti, non farti uccidere.- Julian la guardò per un momento, la sentiva contro la pelle, la sensazione fisica di qualcosa che si lacerava dentro di lui. Respirava a fatica, ma ormai riusciva ad ignorare ogni tipo di dolore, l'acqua gelida gli accarezzava il volto, sentiva la mano di Leanan che gli prendeva il viso tra le mani, che si sedeva su di lui che, con stupore della donna, rimaneva immobile con gli occhi aperti di un blu impenetrabile.
-Julian.-
Niente aveva senso ormai, aveva fallito. Si era giurato a se stesso che li avrebbe salvati, aveva promesso ad Elly che avrebbe riportato a casa suo fratello...
-Julian...Julian-
Aveva fallito, fallito. Avrebbe preferito morire in quel modo che continuare quel gioco.
-Ju..lian... svegliati forza.-
Alcune gocce gli tamburellarono in testa, non sapeva perchè ma aveva come l'impressione che non fossero acqua. TIC-TAC, TIC-TAC, TIC-TAC, il suono era simile a quello di un orologio. Poi due gocce gli finirono sulla fronte ed iniziarono a scivolare lungo il viso. Respirò velocemente, quella sensazione era così simile al suo sogno, aprì gli occhi con un nodo alla gola e il suo cuore iniziò a battere all'impazzata non appena vide l'acqua molto più bassa ma macchiata di sangue. Leanan era sparita ma continuava a sentire una presenza alle sue spalle.
-Ju...Julian.- La voce affaticata di Tom gli fece rizzare i capelli in testa, teneva una mano sulla spalla (Proprio la spalla che mi ha bruciato Leanan, che fosse stato tutto un inganno?) Non riusciva a vederlo, ma sentì il rumore della sua mano che affondava nell'acqua e che lo liberava. Si alzò immediatamente guardandolo, dall'alto al basso. Aveva il corpo piegato su se stesso, con una mano si teneva lo stomaco, copiosi rivoli di sangue sgorgano dalla ferita.
-Tom! Cosa è successo?!- urlò preoccupato facendolo aggrappare a lui, un po' come aveva fatto lo stesso ragazzo per lui, uscendo dalla porta che aveva varcato lui.
-Ero in una stanza e...quella donna ha detto che Jenny era morta...io credo di aver perso la testa, non lo so. So solo che mi sono svegliato per terra così e che ti ho sentito gridare.- Spiegò stancamente.
-E sei venuto ad aiutarmi?- domandò stupito Julian. Non se lo sarebbe mai aspettato, non da lui.
-Siamo amici, non è vero?-
-Credo che tu abbia battuto la testa troppo forte e che ora non riesci a ragionare.- Rispose Julian con un lieve sorriso scherzoso mentre lo trascinava fuori da li. Stava cercando di rassicurarlo in qualche modo ma sembrava stesse andando tutto a rotoli: La ferita allo stomaco probabilmente lo avrebbe fatto morire dissanguato in pochi minuti, Gli altri sembravano spariti e sentiva ancora le parole di Leanan turbinargli in testa.
-E questo che posto è?- domandò Tom, esausto.
-Credo che dovremmo scegliere quale porta aprire.-
-Oh, ti prego. Non ne posso più!- Imprecò il ragazzo esasperato.
-Non parlare, ci penso io qui.-
Senza neanche rifletterci, guidato dal puro istinto che aveva sempre caratterizzato la sua razza, l'uomo ombra spinse la prima porta. Si ritrovarono in una stanza grande e simile alla stanza dove era stato lui, con le pareti ricoperte di rocce e il pavimento scuro, come se fosse stato bruciato.
-Jenny, Elly!- esclamò sorpreso  e felice.
Le due ragazze corsero verso di loro, erano chiuse in una gabbia dorata e sembravano stanche come non mai, anche loro, come Audrey nella foto e Leanan, indossavano una sottoveste nera e leggera.
-Tom! Oddio, che ti è successo?- urlò nel panico Jenny, notando solo ora le grossa macchia di sangue che si estendeva per tutto il busto del ragazzo, poi guardò Julian con qualcosa negli occhi come se volesse chiedergli ''Puoi salvarlo, vero?'' ma il punto era quello: avrebbe potuto salvarlo?
-Julian, puoi fare qualcosa?- domandò lei attraverso la gabbia, reggendosi a malapena alle sbarre d'oro, le gambe le tremavano per la paura di perdere l'unico uomo che avesse mai amato.
-Non sono un guaritore- La vide trattenere a stento le lacrime accovacciandosi su se stessa, disperata. -Ma... forse, c'è qualcosa che posso fare.- aggiunse infine con un finto sorriso. Elly sussultò a quella vista, quel sorriso, era tutta una bugia.
Julian abbassò la testa, i capelli nivei gli accarezzarono gli occhi blu e appoggiò il ragazzo per terra, doveva far uscire prima loro da li.
-Abbiamo bisogno di una chiave...- riflettè guardando le serratura al lato, infilò la mano nella giacca, estrasse la chiave d'oro e la serratura scattò all'istante. Aprì la porta e fece uscire le ragazze, entrambe corsero da Tom, preoccupate.
-Devo andare a cercare gli altri.- disse Julian guardandole.
-No. To prego, aiutalo.- lo supplicò Jenny, inginocchiata accanto a lui.
-Stai tranquilla, devo anche cercare delle...cose.- rispose uscendo da li, il cuore gli batteva all'impazzata. Doveva essere proprio impazzito per fare una cosa del genere, ma se proprio doveva farlo la prima cosa da trovare era del sale. Aprì la seconda porta e trovò Dee e Summer: erano in piedi accanto alla sala, quello che Julian poté identificare come uno zombie le stava per aggredire.
-Da questa parte!- urlò lui facendole girare. Con uno scatto felino Dee si tuffò fuori dalla porta, trascinando con se Summer.
-Oh, almeno questa volta sono uscita.- sussurrò la biondina, respirando a pieni polmoni.
-Buon per te. Dovete aiutarmi.- Disse Julian, constatando che stavano entrambe bene.
-Come?- domandò Dee, l'unica che sembrava ancora piena di energie.
-Tom è ferito. Ho bisogno di sale e un coltello d'argento per aiutarlo.- Le due si guardarono interrogative, avevano sentito bene?
-A cosa serve?- domandò Summer timorosa, non rivolgeva quasi mai la parola a Julian. Era una ragazza piena di paure e la maggior parte di esse riguardavano lui.
-Capirai dopo.- Rispose, misterioso.
-Tieni,questo è un coltello d'argento- disse Dee porgendogli la lama intagliata con simboli africani, allo sguardo stupito di Julian la leonessa rispose con un sorriso di sfida. -Lo porto con me da quando siamo tornati dal mondo delle ombre.-
-Capisco.- rispose Julian. Quella ragazza era quantomeno bizzarra, non pensava che potesse conoscere quelle vecchie magie.
Entrò nella terza stanza dove Zach e Michael si stavano alzando, proprio in quel momento, da un tavolo di pietra riccamente imbandito di ogni pietanza.
-E qui... che succede?- domandò Julian avanzando nella stanza guardando i due ragazzi e osservando il tavolo di pietra.
-Julian? Leanan ha detto che eri morto.- disse Michael guardandolo, come si guarda un cadavere all'obitorio, il ragazzo, invece, era più interessato alla caraffa di sale sul tavolo,proprio accanto ad una ciotola di insalata con le foglie così lucenti da risplendere sotto la luce artificiale della lampada.
-Voi avete visto Leanan?- domandò in allarme, come se si aspettasse di vederla spuntare fuori dalla penombra.
-Si- lo sguardo di Zach era scuro e preoccupato - Ha detto a Michael che Audrey sarebbe morta da li a poco.-
Julian prese la caraffa di sale e la tese a Dee perchè gli e la tenesse, non doveva perdere un solo minuto di tempo, ogni secondo era prezioso. Non capiva perchè ma l'idea che Tom morisse lo disturbava, quasi come l'immagine di Jenny così spaventata, quasi più di quando aveva preso il ragazzo e suo cugino.
Entrò correndo nell'ultima stanza. Era grande, ma risultava claustrofobica per via dell'oscurità che avvolgeva tutto, tranne la fragile figura di Audrey che rimaneva immobile sotto un fascio di luce. Julian si avvicinò a lei, si accovacciò facendo arrivare il suo viso alla stessa altezza di quello della ragazza, le accarezzò i capelli osservando gli occhi ormai diventati inespressivi: Era rimasta li troppo allungo.
-Cosa le è successo?- domandò Michael preoccupato.
-Questa stanza è così simile alla mia casa...- sussurrò lui più a se stesso che al ragazzo accanto a lui -Posso vedere tutte le paure di Audrey che ruotano intorno a noi. Sei rimasta qui troppo a lungo, non è vero? Ora la tua mente è annebbiata dalla paura.- Audrey rimaneva in piedi retta su se stess, con gli occhi vitrei come specchi appannati.
-Dobbiamo portarla via da qui.- disse prendendola in braccio, come una bambola senza vita, e la portò nella prima stanza.
-Julian, presto!- urlò Elly, spaventata, mentre lei e Jenny premevano le mani sulla ferita aperta del ragazzo per terra.
-Uscite da qui.- ordinò appoggiando Audrey accanto al muro e trascinando in bruno al certo della stanza, quando sentì la porta chiudersi incerta corse a prendere il sale e l'argento. Disegnò intorno a Tom un cerchio con in lare, poi uno più grande, con il rossetto di Audrey disegnò quattro occhi, tutti opposti tra loro
-Il sale: protezione; Gli occhi: nord, sud, est, ovest, per lo scambio.*- sussurrava a mezza voce conpiendo movimenti frettolosi ma precisi.
-Poi...qualcosa di entrambi le parti- disse tagliandosi una ciocca i capelli e spargendoli lungo il cerchio, i fili del colore della foschia ondeggiarono prigamente nell'aria per poi sparire tra il sale.
-Julian, ma che fai?- La voce di Tom era un lievissimo sussurro, e Julian non avesse avuto un udico così sviluppato non lo avrebbe mai sentito.
-Ti faccio stare meglio.- rispose continuando ad aggiungere ingredienti: con il coltello tracciò la runa Uruz e poi altri simboli che Tom non riuscì ad identificare.
-Ma hai detto di non essere un guaritore.-
-Infatti non lo sono, ma posso comunque fare qualcosa.- Tom per un momento vide balenare negli occhi del ragazzo che era stato il suo nemico, rivale, incubo e adesso amico(?) una scintilla di preoccupazione che, con finta noncuranza, cancellò subito dal viso.
-Ho quasi finito, fa silenzio. Devi cercare di rilassarti.- disse entrando nel cerchio a sua volta. Si chinò su di lui e apoggiò la mano sulla ferita lasciando che il sangue sporcasse la sua mano e fu pervaso scarica elettrica che percorse tutto il corpo, era come se in milliando di ragni gelidi
(topi, pensò con una nota di disgusto)
gli camminassero ovunque.
Pose uno sguardo sul ragazzo davanti a lui, piccole goccioline di sudore gli bagnavano la fronte, il suo respiro spezzato evidenziavano la fatica di quella magia. Poi, con sua grande sorpresa, iniziò a sentire sempre meno quel dolore che gli attanagliava lo stomaco ma, con una nota di allarme, vide una macchia sembre più grande color bordeux che si apriva nella camicia di mussola binca di Julian. Non riuscì a parlare, tutto il rituale durò pochi minuti, quando lui staccò la mano dal ventre, Tom vide la sua pelle sporca di sangue ma completamente integra. Era guarito ma con una evidente condizione: Julian ora era ferito.
-Cosa mi hai fatto?!- urlò facendolo sdraiare.
-è uno scambio- sussurrò -Non potevo curarti così ho fatto in modo che la tua ferita si spostasse sul mio corpo. Ora con la runa Nauthiz chiudo temporaneamente la ferita.-
-Temporaneamente?- ripeté lui preoccupato.
-Si, probabilmente quando saremo di nuovo a casa si riapriaranno- con finta, perchè nei suoi occhi era visibile la sofferenza e lo sforzo di quel gesto, si incise la runa con il coltello d'argento. Tutta la ferita si accese di una luce blu, come se fosse illuminata da una colata di zaffiro liquido. Poi la luce si spense, la pelle di Julian tornò perfetta e intatta come quella di una statua. Ci mise diversi secondi per alzarsi, sembrava stanchissimo. Ma prima di uscire dalla stanza si accovacciò su Audrey e le remette le mani contro le tempie: ora che vedeva dall'alto in basso quello che succedeva poteva capire meglio, dagli occhi della ragazza fuoriusciva uno strano fumo rosso che si insinuò nelle vene delle mani di Julian per poi arrivare fino alle tempie. Con un'ultimo sbuffo il rosso era divetato dello stesso colore degli occhi dell'uomo ombra, che si alzò impiedi sicuro e leggermente barcollante.
Audrey sbattè finalmente gli occhi
(Occhi vivi e non vitrei come prima, come se fosse tornata a vivere)
guardandoli sorpresa.
-Tom, Julian. State bene?- domandò indugiando sul loro visi spossati e sulle loro cammicie sporche di sangue.
-Si, non ti preoccupare. Ricordi qualcosa?- domandò Julian, ignorando Tom che stava per rispondere '' No, Julian non sta bene. Quando torneremo nel nostro mondo lui morirà dissanguato''
-No, ricordo solo la città e una bambina bellissima che mi chiedeva di seguirla.-
-Ok. Non ti preoccuapre ora usciamo da qui.- disse aprendo la porta. Audrey corse incontro a Michael e lui, come se la vedesse per la prima volta in vita sua, la baciò delicatamente.
-Julian tu...-
-Ok, devi pomettermi una cosa.- disse Julian senza farsi sentire, tirandolo in disparte. -Non devi dirlo a nessuno, almeno finquando non torneremo a casa. Conosco fin troppo bene Jenny per sapere che andrebbe in crisi all'idea che sto per morire e credo che Elly non me lo permetterebbe mai. Per favore, non dire niente.- Sussurrò senza farsi sentire da nessun'altro se non da lui.
-Daccordo.- annuì con un nodo in gola.
-Tom!- Anche Jenny era corsa verso di lui abracciandolo e baciandolo non appena erano usciti dalla stanza poi, senza nessuna protesta da parte di Tom, aveva abbracciato Julian e gli aveva regalato un casto bacio sulla guancia -Grazie-
Julian abbozzò un sorriso, Elly gli sorrise, il primo vero sorriso da quando erano li dentro, e lo abbracciò.
-Perchè lo hai salvato?- Gli domandò avvicinandosi a lui.
-Siamo amici, non è vero? e poi... tu volevi che io lo salvassi.- rispose dopo averci pensato un po'.
-Lo hai fatto per me?- rimase stupita da quella affermazione, lei voleva bene a Tom ma si aspettava che lo avesse fatto per Jenny, non per lei.
-Sempre.- disse sicuro, e aggiunse -Farei qualsiasi cosa per te.- Non ebbe il coraggio di sfiorarle le labbra anche se il desiderio era fortissimo, ma si limitò a stringerle la mano, suggellando il loro precario, ma fortissimo, legame.









Oddio ** non posso credere di aver finito questo capitolo!
buona sera a tutti!
So che volete lanciarmi cavoli, pomodori e tutta lafrutta sul bancone del fruttivendolo ma vi prego perdonatemi per il mio ritardo!!! *Cyanide si prosta ai piedi dei lettori* come ho già detto a chi è stato così carino da commentare l'altra storia, sono stata un mese su una nave, in mezzo all'oceano, senza internet, e con il mal di mare che mi faceva avere visioni mistiche!
per quanto riguarda questo capitolo: l'ho scritto tre volte! e tutte le tre volte non mi piaceva, non me lo aspettavo così difficile da realizzare. ma... ce l'ho fatta!!
allora: il rituale di guarigione è preso dal film ''the skeletron key'' anche se li non era di guarigione ma di passaggio da un corpo all'altro, mi sembrava tuttavia adatto. Piccola precisazione: Julian si incide sulla pelle la runa Nauthiz (la ricorderete perchè è la runa che il nonno di Jenny incide sulla porta dello sgabbuzzino per tenere gli uomini ombra) Questa runa rappresenta la maturazione delle idee e dei propositi o, della nascita, dell'attesa e del destino, che da i suoi frutti purchè si abbia pazienza. La runa Naudiz è la metafora di colui che regge un fardello scomodo e pesante. Quindi non è solo una runa di contenimento. D'ora in avanti Julian porterà sulle sue spalle il fardello di un segreto e, come mi ha fatto riflettere Davide98, capirà mglio Elly per qusto.
Il circo, il titolo e la filastrocca della bambina sono ispirati alla canzone ''Dark wood circus'' dei Vocaloid.
all'inizio ho scelto la canzone where is my mind? perchè Julian non sa dove si trova (fate attenzione perchè uesta canzone ha diversi significati e ritornerà spesso nella storia, capirete più avanti il perchè)
spero di aver scritto un bel capitolo -bello lungo sopratutto-
un salutone,
baci
Cyanidelovers :)

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Capitolo 12
*** In contrary was what it is it would’t be and what it wouldn’t be it would,You see? ***


12

In contrary was what it is it would’t be and what it wouldn’t be it would,You see?



-If I had a world of my own everything will be nonsense-
-Nothing will be what it is because everything will be what it isn’t-
I invite you to a world where there is no such thing as time
And every creature lens themselves to change your state of mind
And the girl that chase the rabbit drank the wine and took the pill
Has locked herself in limbo to see how it truly feels
To stand outside your virtue
No one can ever hurt you, or so they say
[-Se avrò un mondo tutto mio, ogni cosa sarà una sciocchezza-/-Niente sarà ciò che è perché tutto sarà quel che non è-/ Ti invito in un mondo in cui non ci sono cose come il tempo/ Ed ogni creatura mette a fuoco/ se stessa per cambiare la tua disposizione d’animo/ E la ragazza che insegue il coniglio ha bevuto il vino e ha preso la pillola/ Si è rinchiusa nel limbo per vedere come ci si sente realmente/ Per rimanere fuori dalla tua virtù/ Nessuno potrà mai ferirti, o per lo meno questo è quel che si dice]
Her Name is Alice- ShineDown






-Usciamo da qui.- disse Julian chiudendo la prima porta, per poi aprirla di nuovo. Teneva sempre la mano stretta a quella di Elly come se avesse paura di lasciarla. Quando la porta si aprì per la seconda volta  quello che c'era al di la era cambiato: corridoi stretti, un cielo aperto, di nuovo il labirinto.
-Certo che questo posto è davvero assurdo.- disse Summer sporgendosi per vedere un po' meglio, sentì, con suo piacere, che Zack le aveva sfiorato al fianco. Le era vicino, anche se ormai era abituata alle sue minime effusioni quando erano in pubblico.
-Concordo con te.- esclamò Elly, guardando stupita la stanza che era stata poco fa. -Insomma...che diavolo di posto è questo? Un labirinto non dovrebbe avere città, foreste e circhi al suo interno!-
-è come la tua casa, vero?- domandò Jenny a Julian - nel senso che sta usando le nostre menti contro di noi.-
-Esatto.-
 Si erano aspettati di sentire la voce del ragazzo che con tono canzonatorio diceva loro  ''Ma va?'', invece una voce morbida e vellutata, come acciaio rivestito di seta nera. Leanan era proprio dietro di loro, con un bellissimo vestito bianco che gli arrivava fino ai piedi, le spalle nude, i capelli raccolti in una acconciatura elaborata. Sembrava una dea greca, Persefone,  pensò Jenny. Rimaneva a guardarli con aria innocente, le mani conserte e vicino al corpo.
-Oh , Tommy. Vedo che ti senti meglio.- disse con un sorriso più esteso. I ragazzi con gli occhi screziati di verde e con gli occhi azzurri più del mare si irrigidirono, aspettando che, cudele, rivelasse il loro segreto.
-Complimenti Djinn, questa è magia d'alta classe.- e batté le mani con fare affabile, il sorriso tirato in un ghigno, ironica.
-NON OSARE CHIAMARMI PIU' IN QUEL MODO!!- urlò fremente di rabbia, ma la donna non si scompose, anzi, portò una mano alla bocca e ridacchiò divertita.
-Non è carino negare il proprio essere, Djinn.- ripeté quella parola solo per ferirlo ancora di più, poi inclinò la testa poi la mano le scivolò dalla bocca e le arrivò mento donandole un'aria pensosa, come se stesse riflettendo.
-Non sono più uno di loro. Sono cambiato, sono stato cancellato dalla tavola dai miei stessi fratelli, come se non fossi mai esistito.- Elly lo guardò senza capire ma gli strinse lo stesso la mano, la sua espressione rapace non gli piaceva. Per un momento sperò che Leanan sparisse in fretta per paura che Julian potesse incenerirla con lo sguardo.
-Sono la fuori Julian. Te l'ho già detto, continuano ad interrompere i miei giochi.- per un momento era sembrata triste, nervosa -Dammi la ragazza, vieni con me. Diventiamo immortali insieme.- il suo sguardo era difficile da spiegare: aveva il fascino delle rose selvatiche. Tendeva la mano verso Elly che, spaventata, si era stretta impercettibilmente a Julian.
-No.- Avrebbe potuto aggiungere dell'altro ma riteneva che non ce ne fosse motivo, era stato deciso, forte.
-Bene.- rispose seria -Vorrà dire che mi prenderò ciò che desidero con le mie stesse mani.- e sparì come fumo nell'aria. Le sue parole volavano ancora nel vento quando un rumore gutturale fece congelare loro il sangue nelle vene. Il lupo, non la patetica copia che avevano visto nel primo livello, quello era il lupo fedele a Julian. Il suo ringhio era simile al rumore di cento ossa spezzate, ad ogni suo passo l'aria diventava talmente gelida da congelare la terra intorno a loro, ed era... enorme! Colossale e furioso.
-Correte.- sussurrò pianissimo, quasi intimorito che il lupo potesse sentirlo. -CORRETE- urlò non appena vide muovere le zampe dell'animale in modo più deciso verso di loro. Ma correre era difficile, il ghiaccio li faceva scivolare ad ogni passo e il labirinto era talmente stretto ed intricato da percorrere che in una manciata di secondi li aveva raggiunti tutti.
-MICHAEL- l'urlò di Audrey era il rumore più orribile che Julian aveva mai udito, ma non era nulla paragonato al suono della carne del ragazzo, che veniva divorata famelicamente dalla bestia. Guardò per un momento la scena con occhi sbarrati. Tremava, non riusciva a farne a meno. e il suo lamento... era quasi come sentire il proprio figlio che piange e non poter raggiungerlo, era accaduto tutto così in fretta.
-Michael... No!- urlò disperata Audrey correndo verso il lupo che la allontanò dal suo pasto con una enorme zampata nera. La ragazza fu scagliata a due metri di distanza ma, anche se con un braccio completamente insanguinato e probabilmente rotto, si alzò ancora una volta e iniziò a correre verso il lupo.
-No, Audrey.- Julian la fermò che era a pochi centimetri, la stringeva, impedendole di continuare a camminare.
-No.. ti prego Julian! Devo salvarlo!- urlò in lacrime. Il ragazzo la guardò per un momento, aveva i capelli arruffati e il trucco completamente sciolto, il mascara che gli colava lungo le guance, ma quello che lo spaventava di più era la sua espressione folle. La prese di peso, mentre lei si dibatteva per andare da lui, e iniziò a correre verso uno dei vicoli più vicini con a seguito tutti gli altri. Urlava e si graffiava il viso, è davvero impazzita, pensò nel panico Jenny guardando la ragazza che era sempre stata l'emblema della compostezza.
-Basta Audrey, mi fai male.- disse Julian mentre cercava di tenerla ferma, tentando di evitare che si facesse male da sola. I passi del lupo si erano fermati, probabilmente è sazio, pensò con un brivido freddo.
La spinse, verso uno dei corridoi a destra, più stretti e più in ombra.Sentiva l'improvvisa necessità di urlare, ma si trattenne, e l'urlo silenzioso si trasformò in un tremore leggero.
-Dee, il coltello.- disse tendendo la mano verso la bruna, che inspirava aria a pieni polmoni.
-Tieni- prese al volo il coltello e iniziò ad incidere delle rune in modo confusionario sporcandole con il suo sangue. Poi, come aveva fatto con il tunnel per entrare nel labirinto, aveva intagliato velocemente il profilo di una porta.
-Entrate, presto.- disse aprendo la porta e sollevando Audrey che era scivolata a terra, completamente sfinita. Si ritrovarono in una stanza stranissima: i muri erano completamente ricoperti di rune che brillavano di un blu-azzurro elettrico, c'era un letto a baldacchino dal quale scivolavano tende di seta nera e lucida, e altre porte che si aprivano, costituendo uno spazio aperto ma rassicurante.
-Julian... dove siamo?- domandò Jenny stupita.
-La mia stanza, l'unico luogo dove Leanan non può entrare in tutto il labirinto.- rispose secco, stendendo Audrey sul letto. Un letto molto, molto strano. A prima vista sembrava che ci fosse un copriletto marrone, per niente in tinta con i muri celesti e il pavimento nero, invece, visto da vicino, si rivelò ricoperto da pietre rotonde e dure. Pietre, vere pietre. La cosa assurda è che sembravano anche incredibilmente soffici e morbide. Tutta la stanza era assurda, la porta da cui erano entrati era di legno azzurro, era quasi difficile notarla, sul soffitto c'erano una decina di candelabri accesi, ma le candele pendevano verso il basso, la fiamma puntava verso il pavimento, eppure le gocce della cera cadevano verso l'alto, attaccandosi al soffitto. Nel camino acceso, se così si poteva definire, la fiamma era immobile e cristallina, ghiacciata. Julian ignorò i loro sguardi esterrefatti e si tolse la giacca scostando i capelli rossi e disordinati, bagnati dalle lacrime, della ragazza e le toccò il braccio rotto, lo sentì freddo.
-Tom, accompagneresti le ragazze a cambiarsi nel bagno a destra?- domandò con voce chiara, senza distogliere lo sguardo dal braccio della ragazza.
-Che vuoi fare?- domandò preoccupato. Il suo volto era scarno e pallido, e probabilmente quella era una domanda inutile, sapeva quello che voleva fare solo che non gli piaceva. ''Stupido'' pensò ''Non capisci che ti farai ammazzare così?''
- Ci sono dei vestiti negli armadi che forse potrebbero andare bene per le ragazze, cambiatevi anche voi.- ordinò, notando l'espressione preoccupata di Tom ma senza badargli. Audrey gemette nel sonno, la vide portarsi la mano al petto come se si fosse rotto il cuore, non il braccio. Julian si tolse la giacca, alzò la manica della camicia fino al gomito e poi, come aveva fatto con Tom, toccò la spalla di Audrey. Il dolore era come una carezza calda ed oprimente, come se un serpente rovente si stesse facendo largo tra la carne e i tendini, il rumore delle sue ossa che si rompevano con una calma estenuante lo fece barcollare. ''OK, non è una cosa che si deve fare in piegi'' pensò con la testa che gli girava furiosamente. Cercò di aggrapparsi al comodino, ma sembrava sfuggirgli, il pavimentò assunse improvvisamente una strana angolazione.


Era all'aria aperta, il sole luccicava sulla sua testa facendo scintillare i capelli. Si sentiva confuso. Un momento prima era nella sua stanza, davanti ad Audrey svenuta, Tom era preoccupato, Elly sconvolta, Jenny sembrava lottare con tutte le sue forze per non urlare. Summer... lei invece si era semplicemente sciolta in lacrime, anche gli occhi inespressivi di Zach sembravano diversi. Dee... anche la forte Dee sembrava non poter credere a ciò che era successo. E io? si chiese, e io come mi dovrei sentire, cosa dovrei provare?
Può sembrare una cosa stupida, il non sapere come dover sentirsi, ma è una sensazione molto simile al disagio che si prova quando si entra in una stanza piena di sconosciuti con tua madre che ti obbliga a fare amicizia con qualcuno... si, provi disagio, ma ti chiedi anche ''cos'altro dovrei provare?''
Non che avesse mai avuto una madre o fosse mai stato obbligato a conoscere qualcuno...anzi, tutt'altro. i suoi pensieri erano confusi, non sapeva neanche cosa pensare.
Allora provò a guardarsi intorno: Il prato color mente, ricco di fiori e di farfalle, il cielo dello stesso colore dei suoi occhi, le nuvole come  suoi capelli. Buffo che si paragonasse a cose così luminose.
-Ciao Julian.- La voce cristallina di Leanan era come un lampo a ciel sereno, e lui era così infuriato con lei che a stento riuscì a non ucciderla in una sola mossa.
-Leanan, che cosa vuoi?- domandò infastidito.
-Il tuo aiuto.-
-AH! vuoi scherzare?-
-Basta. Basta, Julian sono stanca. Non vedi cosa sta succedendo? Moriranno tutti i tuoi amici se non vieni con me. Non puoi semplicemente prenderti addosso tutte le loro cicatrici, non sei abbastanza forte.-
-Non mi importa. Tutto ciò che desidero è salvare quei ragazzi.- lo sguardo era duro, fiero. Una maschera azzurra di coraggio.
-Non capisci che morirai? perchè, perchè sacrificarsi per loro che neanche ti volevano?-
-Perchè dovrei rimanere con te?!- domandò incollerito Julian senza rispondere alle sue domande, senza ascoltare il suo tono...supplicante.
-Svegliti.- ordinò Leanan con voce ferma.


Un  momento prima stava guardando gli occhi azzurri, tanto quanto i suoi, di Leanan e un momento dopo quelli color ametista di Elly. Vide lo sguardo che non voleva vedere, preoccupato, in ansia. Nella sua mente una voce la implorava di non guardarlo in quel modo: non ne aveva il diritto.
-Julian stai bene?- gli chiese aiutandolo ad alzarsi. Ecco, solo in quel momento si era reso conto che ancora non si era guarito, che gli stavano tutti intorno, che Tom aveva coperto il braccio con la sua giacca e che faceva un male tremendo.
-Si... devo andare a rinfrescarmi un momento.- disse portandosi la mano alla testa, che sembrava essere diventata pesantissima. Ondeggiò, non poteva certo dire che stesse camminando, fino al bagno e si chiuse dentro. Scivolò lungo la porta ad occhi chiusi, inspirando profondamente mentre si auto-sistemava le ossa. Dovette richiamare tutto il suo autocontrollo per non svenire di nuovo, solo quando sentì di nuovo le dita della mano che si muovevano osò abbassare lo sguardo. Sul braccio era comparsa Nauthiz, pulsante e di un blu elettrico. Andò a sciacquarsi il viso ignorando la sgradevole sensazione delle gambe molli.
-Julian... tutto bene?- La voce di Elly sembrava ovattata, distante.
-Non devi preoccuparti per me.- le sussurrò aprendo la porta. Lei guardò nei suoi occhi come se si fosse persa, come se potesse sprofondare in quei laghi di luce blu e entrargli nell'anima. Il suo sguardo lo attraversò come una stilettata avvelenata.
-Non devo?- domandò abbracciandolo forte, come se avesse paura che potesse svanire da un momento all'altro.
-Perchè non dovrei avere paura?-
-Paura di me?- domandò costernato, ascoltando solo il battito del suo cuore, non osava abbracciarla, era come se improvvisamente sentisse di avere le mani sporche
(di sangue)
e non volesse imbrattare la sua pelle candida. Lei sollevò lo sguardo, il suo viso sorpreso vicino al suo...
-Stupido. Ho paura per te!- disse abbracciandolo e nascondendo il viso nel suo petto, desiderava che la abbracciasse, voleva sentire le sue mani stringersi intorno alla vita. Sembrò quasi buffo quando il suo piccolo desiderio si avverò. Julian la toccò con mani incerte, chinando la testa per sentire il suo profumo. La strinse forte come se da un momento all'altro qualcuno, o qualcosa, avrebbe potuto dividerli.
-Dobbiamo andare.- disse a malinquore sciogliendo l'abbraccio -Siamo vicini al castello, presto troveremo Jean.- sussurrò. Il ricordo del fratello era come una lama che affondava nella carne, ma non pianse. Non voleva più piangere.
-OK. Possiamo andare.- sussurrò lei seguendolo. Lui si passò una mano fra i capelli, poi si avvicinò cautamente al letto. Audrey si era svegliata, era agitata e non ne fu stupito. Ma lo guardò con cui lo guardò era puro odio.
-Tu. E' tutta colpa tua!- urlò spingendo Jenny e Tom che cercavano di calmarla. -Perchè sei tornato? se non fossi tornato Michael non sarebbe...- non finì la frase, non ne aveva la voglia. Faceva male sentirselo dire, ma in fondo non la biasimava: era stata colpa sua.
-Mi dispiace.- sussurrò voltando lo sguardo.
-Ti dispiace?! Riportalo indietro.- urlò isterica. Ma il suo tono era implorante, con una piccola nota di speranza. Tutto inutile, Leanan non era come lui... lei non avrebbe risparmiato nessuno.
-Non posso, mi dispiace.-
-Smettila di dire che ti dispiace!- portò le mani alla testa e ispirò l'aria, sembrò più calma. -Ti prego Julian. Dimmi che c'è un modo, un qualsiasi modo, per far tornare Michael.-
-Non c'è nessun modo.-
-Allora andiamo.- Aveva immaginato che si sarebbe messa di nuovo a piangere, invece ostentava una grande sicurezza, sembrava una leonessa molto simile a Dee. Il ragazzo rimase stupito, ma non obbiettò.
Andò a cambiarsi anche lei, in silenzio, senza neanche ringraziarlo per averle salvato la vita o il braccio. Julian non se ne curò, era evidente quanto fosse scossa.
-Questa stanza è incredibile, come fa ad essere così...irreale?- domandò Zach, in effetti ricordava molto uno dei quadri del suo amato Magritte. Il ragazzo fece scivolare la mano sui libri ordinati nella scrivania, tutti al contrario, con le lettere che sembravano spostarsi per fargli un dispetto.
-Non aprire il frigo, potresti impazzire.- rispose con un ghigno che non pronosticata nulla di buono. Zach fu colto da una curiosità così forte che, anche se non a parole, convisse Julian a fargli vedere. Lo condusse nella cucina, tutto era di un nero lucido e brillante, incredibilmente luminoso
-Attento a non scottarti.- disse, e con un gesto teatrale aprì la porta del frigo. Una fiammata rossa si protrasse verso Zach, che saltò di un metro all'indietro.
-Pura irrealtà- esclamò Zach che si maledisse per non avere la sua macchina fotografica.
-Cosa ti aspettavi da me?-
Sembrava molto, molto stanco. Pur ostentando un comportamento sicuro e composto, era evidente quanto fosse provato. Aveva una certa dignità, mentre cercava di sollevare l'umore ad ognuno.
Audrey si era cambiata, erano tutti vestiti di nero, con magliette comode e jeans dello stesso colore, come se Julian non avesse mai indossato altro.
-Ma perchè hai così tanti vestiti da donna?- domandò Summer sistemandosi la maglietta, della sua taglia esatta.
-Il mio armadio fa apparire ciò che voglio indossare, ovviamente questo può capitare anche con voi. Avrete pensato ''Speriamo ci sia qualcosa che mi stia bene'' e ovviamente il mio armadio mi ha preso in parola.- rispose come se fosse la cosa più normale del mondo.
-Dio, questo è sicuramente un sogno.- disse Elly strofinandosi il volto. Stavano approfittando di quel rifugio per riposarsi qualche minuto, erano tutti seduti sul letto, sulle poltrone o sul divanetto.
-Davvero lo credi?- domandò Julian inclinando il capo, curioso.
-Sono una dottoressa, applico sempre la teoria del rasoio di Occam.- rispose risoluta.
-Il rasoio di chi?- domandò Tom confuso.
-C'è un antico principio in medicina: la risposta più semplice di solito è quella giusta. è chiamato rasoio di occam. Non so come la pensate voi ma mi sembra più plausibile che io stia sognando non che una donna con dei poteri sovrannaturali ci ha rinchiuso in un labirinto dove tutto è possibile!-  rispose portando, con enfasi, le mani in alto.
-Lo pensi davvero?- domandò Julian un po' deluso, se non credeva in quello allora non credeva neanche in lui. Gli aveva detto che gli credeva quando gli aveva detto di essere un uomo ombra.
-Lo penserei se non ti avessi mai conosciuto. Ma so che eri sincero, non lo metterei mai in dubbio.- rispose prontamente facendo sorridere, lievemente, l'uomo ombra. Si erano riposati a sufficienza, guardò il suo orologio d'argento che, con allarmante precisione, li avvertiva che mancava poco meno di tre ore.
-Dobbiamo andare, è tardi.- disse  lo chiuse di scatto. Indicò la porta e, dopo aver girato quattro volte il pomello, la aprì rivelando un paesaggio del tutto diverso. Uscirono uno ad uno lasciando per ultimi Julian ed Elly, che si fermò un momento a guardarlo.
-Julian- disse lei guardandolo dritto negli occhi -C'è qualcosa che dovrei sapere?-
Il cuore gli abbatteva all'impazzata, quanto tempo era passato da quando era impenetrabile? quegli occhi viola gli trafiggevano l'anima in profondità. Lo scrutavano attentamente, come si osserva la preda prima di colpirlo con il fucile, in attesa, studiandolo.
-No.- rispose -Dobbiamo sbrigarci, Elly- e allungò una mano verso di lei. Abbassò lo sguardo e la prese, non voleva vedere i suoi occhi attanagliati dal senso di colpa.
Ma, infondo, perchè soffriva così tanto? Ogni persona ha i propri scheletri nell'armadio, scheletri che vanno tenuti nascosti agli occhi delle persone a cui vogliamo bene... anche se in questo modo non possiamo essere del tutto sinceri. Ma faceva comunque male.
-Quando ha iniziato a piovere?- domandò Zach guardando fuori dalla porta, uscendo con cautela.
-Dal basso verso l'alto.- notò scioccata Jenny. Era incredibile. Tremendamente assurdo, surreale, come neanche un sogno dovrebbe essere.
-Com'è possibile?- domandarono guardando Julian.
-Bhè, cosa c'è di strano?- domandò inclinando la testa come un bambino curioso.
-Cosa c'è di strano? Non può piovere dal basso verso l'alto... è impossibile!-
-e contrariamente a quello che sarebbe dovuto essere, e quello che non sarebbe dovuto essere ora lo è.Vedete?- rispose come se recitasse una poesia, guardando dritto davanti a se, era diventato improvvisamente serio. No, non aveva capito granché ma c'erano cose più importanti a cui pensare.
Il castello era norme, sembrava gigantesco anche dall'alto piano prima di entrare nel labirinto ma visto da vicino sembrava davvero gigantesco, monumentale. Era costruito con mattoni di marmo neri, lucidi e perfetti. Ma il castello era irregolare con le torri che sembrava potessero cadere da un momento all'altro. Essere bagnati dalla pioggia dava una sensazione strana, potevano vedere chiaramente l'acqua che saliva verso il cielo in piccole gocce, ignorando le leggi base della fisica, ma le sentivano sulla nuca, come se stessero cadendo nel modo giusto. Era completamente assurdo quel posto.
Il portone era di un color mogano acceso, massiccio e pesante, come se nulla potesse scalfirlo. Eppure delle parole erano state incise in profondità, chiare come se fossero comparse solo ora
Vedere non si può e neanche sentire
Fiutare non si può e neppure udire.
Sta sotto i colli e dietro le stelle
ed empie tutti i vuoti, tutte le celle.
Per primo viene ed ultimo va,
a vita e riso termine da.

-E questo? Chi lo ha messo qui?- domandò Julian stupito, si era avvicinato al portone e lo accarezzava con la mano vellutata come quella di un gatto.
-Sono stata io, ovviamente.- Leanan li guardava come si guardano dei bambini che recitano una poesia. Sembrava diventare sempre più bella, con i capelli che le avvolgevano le braccia e gli occhi di un blu glaciale.
-Leanan. Cosa vuoi ancora?- Ogni volta che la vedeva era come se non l'avesse mai vista, c'erano sempre nuovi dettagli da scorgere. Faceva roteare una sfera di cristallo, grande quanto il suo palmo, lo guardava, mentre scorreva da una mano all'altra come se fosse attratto dalla sua pelle.
-Djinn...Non sei stanco di tutto questo...?- domandò guardandolo attraverso la sfera, facendone comparire altre due, con un movimento fluido del braccio.
-Si, ma non ci arrenderemo a te.-
-Capisco.- rispose secca -Non vuoi sapere perchè ti volevo qui?-
-Vendetta, Lo hai detto tu.- rispose sicuro.
-Ne sei sicuro?- sembrava stanca, inclinò la testa di lato come faceva sempre Julian. E lui? ne era sicuro?
-Perchè altrimenti?- domandò infastidito, tutte le sue certezze stavano crollando come una scultura di sale.
-Per capirlo dovresti svegliarti-
-Cosa..?- domandò inclinando a sua volta la testa.
-Le porte della percezione sono infinite, e basta aprirne una per far in modo che se ne presentino altre. Ma la mente è soggetta agli inganni, proprio come il corpo.- sembrava guardare attraverso Julian, come se potesse leggere nella sua anima e marchiare a fuoco quelle parole. Non sembrava avere altro da aggiungere. Sparì di nuovo, come faceva sempre, lasciando come un vuoto.
-Non ho capito, cosa intendeva dire?- domandò Tom accigliato.
-La capisco meno di voi, cerchiamo di capire questo indovinello.- rispose stancamente, e tornò a studiare la porta. Sentiva la pelle fredda sotto la camicia, ma non se ne preoccupò, ogni volta che la vedeva gli venivano sempre i brividi.
-Voi sapete cos'è l'unica cosa che non si può ne vedere, ne sentire, ne fiutare e ne udire?-
-L'aria? Non avrebbe molto senso...- rispose incerta Jenny.
-Oh, andiamo Jenny. è un indovinello estremamente facile.- la stava osservando con un ghigno simile a quello di un lupo -Sono sempre stato con te, e tu non mi hai mai sentito o visto. Ero ovunque, sempre presente. E come hai potuto notare quando entravo io in una stanza potevo dare fine alle risate o anche alla vita di qualcuno.- il suo sguardo vagò su tutti i volti soffermandosi su quello roseo di Summer.
-Sei tu?-
-Ovviamente no. Sono pur sempre l'uomo ombra no? Certo, voi mi avete conosciuto con tanti nomi diversi ma sono sempre la medesima cosa.-
-L'oscurità...- rispose Jenny stupita. Non perchè lo aveva capito solo ora, ma perchè si era resa conto che avrebbe sempre dovuto saperlo.
La porta si aprì lentamente, forse per fargli perdere tempo, forse perchè sembrava pesare diverse tonnellate. Davanti a loro si inalzavano delle scale dorate, sembravano le scale del paradiso, talmente alte da sembrare condurre fino al paradiso. La terra tremò, forte come mai aveva tremato in tutti i secoli, Jenny non aveva mai sentito un terremoto così forte. La terra si spaccò in due, grossi lingue nere guizzarono dalle crepe del pavimento, avevano occhi blu come il cielo stellato, e corpi deformi, come mostri di inimmaginabile cattiveria.
Erano gli occhi che Julian vedeva in tutti i suoi incubi; occhi scuri, vigili, sardonici, crudeli, divertiti. Occhi antichi, di chi scruta nelle tenebre da quando la terra era una bambina.
-JULIAN- La voce degli antenati del ragazzo erano tremende, era come sentire una montagna che si spezza. Era fredda come il ghiaccio, sporca dei peccati.
Julian indietreggiò fino ad inciampare negli scalini, sembrava davvero terrorizzato.
-NO!- urlò quando uno (O più di uno? era impossibile capirlo, erano troppo veloci) gli lanciò contro una delle strane lingue di materia nera. Si avvinghiarono intorno alle caviglie e iniziarono a trascinarlo giù, come se volesse fargli attraversare il pavimento.
Gli uomini ombra risero divertiti.
-Devi Pagare Julian, questo non è un gioco.- Con un forte strattone lo tirarono a se. I lacci di tenebra, (come altro avrebbero potuto definire quei filamenti lunghissimi e neri?) lo sollevarono come una bambola, stringendogli il collo.
-Devi pagare, devi pagare.- urlarono gli altri uomini ombra. Il viso di Julian era rosso per lo sforzo, gli mancava l'aria e aveva la strana sensazione che tra poco avrebbe dato di stomaco. Non voleva neanche immaginare cosa gli avrebbero fatto, non ne aveva i coraggio. Lo sguardo si stava appannando, tutto stava diventando nero, confuso. Il sangue che pulsava nelle vene era assordante, non sentiva altro.



-Voi...- gli occhi da coccodrillo dall'uomo ombra si posarono sui piccoli umani -Voi siete gli umani che ci hanno impedito di prendere la ragazza...- avevano il  cuor in gola, si sentirono stringere con quelle corde che avevano una struttura gommosa, come se fossero dei piccoli serpenti. Julian dimenava le gambe furiosamente, cercando di liberarsi, ma stava perdendo tutte le forse. Lo videro abbandonare le braccia attorno al collo, mentre si arrendeva.
-NO!- un vento nero li invase, la potenza della notte li avvolse, liberandoli. Eppure, per un momento, credettero di morire. Julian cadde a terra con un tonfo sordo, tornare a respirare era dannatamente doloroso.
Leanan era una furia, i capelli bianchi erano arricciati con delle rose blu che si incastravano tra le ciocche di un meraviglioso colore lunare, gli occhi come cabalto liquido e la pelle bluastra, il vestito bianco latte, lungo fino ai piedi e scollatissimo sul seno. Era bella come una dea, fiera come un leone. Una principessa delle tenebre vestita d'argento e diamanti.
-Leanan, non vorrai sacrificarti per loro. Non vorrai essere come lui.- indicò il ragazzo che era stato un uomo ombra, uno della sua stessa specie, un suo fratello, figlio della sua stessa pietra, con disgusto. Leanan lo guardò un momento e poi tornò a guardare il suo antenato.
-Io non sono della tua stessa specie. Non puoi cancellare il mio nome, perchè il mio cuore non c'è più. Sono più immortale di quanto non lo sia tu. E' per questo che dovete smetterla di interrompere i miei giochi, sono miei. Questo è il mio labirinto.- il suo sguardo serio e posato scioccò per un momento tutti gli uomini ombra. Erano orribili e, per un certo senso, magnifici.
-Tu...piccola insolente. COME OSI SFIDARE NOI?-
-Sono molto più antica di voi. Non vi sto sfidando, sto difendendo il mio territorio.- rispose pacatamente, come se stesse parlando con un bambino particolarmente stupido.
-Sono nostri. ci appartengono.-
-Allora faremo uno scambio.- rispose risoluta Leanan con un sorriso simile al ghigno dello stregato. Un sorriso da lupo incredibilmente bello, luminoso.
-E cosa ci offri?- domandò l'uomo ombra leccandosi le labbra, famelico.
-Il mio corpo.- rispose fiera.
Julian si pietrificò sul posto. Non che prima non lo fosse, era letteralmente terrorizzato, per la prima volta in tutta la sua esistenza aveva avuto paura di morire, ma ora c'era qualcosa di diverso. Lei è il nemico, si disse. Perchè si sta sacrificando per noi?
La guardò per un momento, bella come mai era stata prima, sotto una luce nuova, un lupo in veste di agnello, in veste di lupo, in veste di agnello.
-...Se supereranno il labirinto mi avrete, avrete il mio corpo e potere su di me.- osservando senza espressioni gli uomini ombra che si leccavano le labbra e strofinavano le mani come mercanti davanti ad una merce preziosa.
-Lo farai davvero? Sarà un piacere per noi spezzare il tuo corpo...- disse languidamente avvicinandosi a lei, senza mai sfiorarla.
-Solo se promettete di non intralciare in alcun modo il gioco, ovviamente.-
-Ovviamente- risposero in coro lasciando la sala in un turbinio nero di risate malevole.
Julian si alzò in piedi, osservandola. Erano faccia a faccia ora, come se si vedessero per la prima volta.
-Perchè?- domandò Julian scioccato.
La dama nera gli sorrise, lasciandoli senza fiato. Non disse una parola ma si dissolse nell'aria tramutandosi in uno stormo di farfalle blu notte.








Na na na :D
che ne pensate? ho messo un bel po' di suspance??
perdonate il mio ritardo (che onestamente non è poi chi ssà quanto u___U) ma ne ho approfittato per sistemare i capitoli precedenti cercando di correggere tutti gli errori che trovavo (considerando che era solo l'una di notte immaginate che lavorone!:'D)
le cose al contrario mi hanno sempre affascinata, sono una grande lettrice di Alice nel paese delle meraviglie & attraverso lo specchio (l'ho letto solo in lingua originale, ma almeno un miliardo di volte!)
spero di aver scritto un bel capitolo perchè non sapevo proprio che inventarmi!
ok, facciamo un piccolo riassunto:
Mikey è morto (sing, mi stava simpaticissimo Michael sono  comparsi quei simpaticoni dei nostri uomini ombra (le cheraleders come le chiamo io XD)
e Leanan ci ha stupito con uno strano atto di bontà!
inutile che mi chiedete cosa succederà perchè invento tutto al minuto -è anche per questo che ci metto un secolo!-
Anyway see you soon!
buonanotte/buongiorno
Cyanidelovers. 

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Capitolo 13
*** Tears of Blood: The End? ***


13



Tears of Blood: The End?






Siamo tutti delle tante storie alla fine. Fa che sia una bella storia però, eh?
-Doctor Who






Doveva capire, capire perchè lo aveva fatto.

''Perchè? Perchè hai fatti una cosa così stupida?'' La mente di Julian turbinava in maniera folle, sconnessa con la realtà, solo l'improvviso dolore al petto lo fece affiorare dalla confusione della sua testa.
-Julian, che ti succede?- domandò spaventata Elly vedendolo piegato su se stesso. Tom si mise davanti a lei e aiutò il ragazzo a sedersi per terra, respirando in modo forzatamente controllato. Lo guardò, sembrava il fantasma di se stesso, l'immagine del temibile uomo ombra era diventata sfumata e difficile da cogliere, aveva lasciato spazio al ragazzo seduto per terra, pronto a sacrificarsi per i suoi amici.
-Come ti senti? Ti  fa molto male?- domandò Tom chino su di lui, sussurrando per non farsi sentire. Si accorse con un sussulto che gli stava stringendo la spalla, la stessa che aveva toccato, con mani infuocate, Leanan.
-Sto bene, era solo....forza andiamo, siamo quasi arrivati.- rispose alzandosi in piedi e interrompendosi. La scala dorata e paradisiaca li invitava a scoprire cosa c'era ad attenderli.
Tutti si stupirono del suo strano comportamento, cos'era quella smorfia di dolore che aleggiava sul suo viso? dov'era la sicurezza sfrontata, dov'era finita?
Eccola, si risposero.
Ecco la voglia di combattere, di vivere, di sognare, eccola riaffiorare in lui. Potente come un colpo di pistola.
Ogni scalino era una storia, un'emozione.
Il giorno in cui era stato imprigionato in uno sgabuzzino, i suoi antenati che agitavano le loro lingue appuntite, le loro grida fameliche;
Il giorno in cui quella porta si era aperta, la  piccola Jenny in un turbinio di lucentezza che si era trasformato in ceco terrore, raramente aveva visto qualcosa di così luminoso.
Ogni giorno, ora, minuto, secondo in cui la osservava. Lentamente cresceva, bella come un raggio di sole;
Il suo bacio con il piccolo Tom Locke, una pugnalata al suo cuore di demone;
Lei che comprava il gioco nel suo negozio, agitata e preoccupata;
Il suo rifiuto; la sua vittoria nel primo gioco;
la scottante consapevolezza d'essere stato raggirato.
E poi ancora....Lui che usciva dallo sgabuzzino,
la sua caccia, inebriante come un vecchio liquore;
il fuoco dal quale la ragazza era riemersa come una fenice.
La paura di averla persa per sempre per un suo stupido errore, lasciarla sola in una caverna con in agguato i suoi antenati,
Il pensiero che loro avrebbero potuto avere qualcosa che sentiva di appartenergli.
La sua morte, era stata quasi una bella sensazione se messa a confronto con la sua vita.
Certo, poi era precipitato in un mondo dove lui era la preda e Leanan la cacciatrice, ma ne era valsa la pena.
Il ricordo del suo ritorno, umano,  il petto che bruciava, L'urlo della ragazza che lo aveva trovato in una stanza buia;
Il suo viso,
il suo nome,
il suo corpo perfetto,
la sua anima, incorniciata tra cielo e terra,
luce e tenebre.
Quel segreto che tante volte lo aveva costretto ad odiarla,
con un'incredibile voglia di aprire in due la sua testa, violare ogni cancello che l'anima aveva costruito intorno al segreto come fosse un tesoro e scoprire cosa c'era da nascondere.
Eppure....Elly, Elly, Elly, Elly, Elly....
sentire di provare qualcosa per una ragazza che non fosse Jenny era....come una sbornia.
Lo aveva completamente sconvolto;
quella sensazione....quella sensazione era diventato amore;
un amore bruciante che avvolte lo lasciava senza fiato.
Anche un povero diavolo ha diritto ad un'altra chance.
Ogni scalino d'oro era un ricordo, un pensiero, un sorriso, una lacrima...finché non arrivarono in cima.
Davanti a loro c'era Jean in piedi ad aspettarli. Sembrava terribilmente stanco, come se fosse rimasto li in piedi ad aspettarli per tutto quel tempo. Julian lo guardò come se lo vedesse per la prima volta; indossava una tunica bianca che scendevano sui fianchi stretti, evidenziando il suo fisico asciutto e muscoloso, degli stivali dello stesso colore e una cintura di smeraldi. Come aveva fatto a non notarlo? eppure era lo stesso completo che indossava alla festa, era vestito da Erlking.
-Jean!- urlò Elly, felice e preoccupata. Non appena lo toccò il ragazzo svenne, come se tutte le sue energie fossero state prosciugate. Elly lo fece stendere, con l'aiuto dell'uomo ombra, prese la testa e la appoggiò sulle gambe. Poi, da bravo medico, iniziò a controllare il polso e il respiro.
-Come sta?- domandò Julian preoccupato. Dopo tutto quello che era successo sentiva il bisogno di una buona notizia, e poi gli sarebbe dispiaciuto se quel ragazzino...
-Sta bene, non ti preoccupare. E' solo molto stanco.- Elly sentì Julian fare un lungo sospiro di sollievo, che aumentò quando Jean aprì gli occhi.
-Elly.- sussurrò lievemente -Perdonami, è tutta colpa mia.- disse disperato, mentre si metteva a sedere.
-Perchè dici così?- domandò lui, come se qualcosa gli stesse sfuggendo, qualcosa di davvero pericoloso.
-Quella ragazza... è stata lei a darmi i biglietti. Sono stato uno stupido, ma lei ora mi spaventa, Julian. Ha detto che mi vuole strappare gli occhi.- disse terrorizzato, sforzandosi a deglutire. Gli occhi erano quasi neri per la paura, Julian lo fissò per un momento come se quello che gli avesse detto non avesse senso. ''Gli occhi?'' si domandò ''Perchè?''
-Non ti preoccupare, ora ce ne andiamo.- mentì, non riuscì a farne a meno. Come poteva dirgli che non aveva la minima idea di come uscire da quel dannato labirinto?
Anche se erano arrivati al castello Leanan  li avrebbe ostacolati in qualche modo, ne era sicuro. Si guardò in torno, la sala era enorme, con i muri color crema e le colonne in oro. Non una porta, ovviamente.
-Mi stavi aspettando?- Sentire la sua voce, bella come quella di una sirena, proprio dietro di lui fu quasi poetico. E' apparsa proprio quando ho formulato il suo nome nella mia testa, pensò con un sorriso da lupo, voltandosi. Lei era incredibile, bella come una rosa selvatica. Aveva un vestito del colore del cielo, andava dal blu notte al viola pervinca in una sfumatura uniforme ed era decorato con dei piccoli diamanti, le costellazioni erano sistemate con una precisione millimetrica. Le spalle cianotiche, come il resto della schiena nuda, erano accarezzati dai capelli lunghissimi e bianchi, aveva una torcia d'argento in mano. La luce della fiamma danzava nei suoi occhi, creando uno strano effetto, come se un mare arancione si scagliasse contro l'azzurro del cielo.
-Leanan...- Commentò osservando il suo viso perfetto, le labbra carnose erano tirate un sorriso compiaciuto.
-No, per il momento sono Ecate.- rispose come se fosse una battuta. Tutti la guardarono stupiti, senza capire, mentre Julian buttava il capo all'indietro e si scioglieva in una risata di lupo.
-Che ti prende?- domandò Audrey scontrosa, voleva uscire da li, o che Julian staccasse la testa a quella strega. Era stata lei, era stata colpa sua se Michael....
-Perdonami. Ovviamente, si è paragonata ad Ecate perchè è la dea della notte, degli inganni e dei lupi. Se c'è una cosa che ho sempre apprezzato di te è il grande senso dell'umorismo.-  disse dopo aver improvvisamente cambiato umore. Lei lo ignorò, si spostò verso Jenny e la guardò con i suoi occhi di ghiaccio.
-Sai Jenny... fu Ecate a sentire le urla disperate di Persefone quando Ade la portò con se negli inferi.- disse molto seriamente, come se le stesse raccontando una brutta disavventura.
-Cosa... cosa vuoi dire?- domandò lei, con un visibile tremore nella voce. Si avvicinò a Tom, agrappandosi al suo braccio, senza farsi notare.
-Tu le assomigli molto, capisco cosa abbia visto Julian in te. Ma ora sembri diversa come se ti fossi spenta, è un tale peccato...- sussurrò voltandole le spalle. Jenny si portò le mani tra i capelli, urlando. Julian corse verso di lei, mente si accasciava a terra, senza mai smettere di urlare. Stringeva gli occhi come se le stesse per esplodere il cervello. Tom la sorresse, terrorizzato.
-Leanan, basta!- urlò Julian, anche lui spaventato. Lei lo guardò con uno sguardo empio, come se gli stesse chiedendo qualcosa di molto noioso, lo sguardo arrabbiato di un bambino a cui è stato appena chiesto di interrompere il suo gioco preferito. Con un ghigno, schioccò le dita e Jenny smise di urlare. Tremava come una foglia, gli occhi erano spalancati e respirava velocemente.
-Stai bene?- domandò Tom aiutandola ad alzarsi, sorreggendola. Lei annuì appena, troppo scossa anche per parlare.
-In ogni caso.- disse Leanan come se nulla fosse successo - Un giorno Ade vide una bellissima ninfa di nome Methis e se innamorò, erano passati secoli e ancora Persefone non lo ricambiava, seppur sposati... e lui aveva così tanto bisogno d'amore! Perchè sprecare l'eternità per Persefone che non lo avrebbe mai amato, se adesso il suo cuore batteva di nuovo? Tutta via a quel tradimento lei impazzì di dolore e uccise la ninfa.- il suo sorriso da lupo si era allargato in modo spaventoso. Jenny ebbe un sussulto, come se qualcuno l'avesse pizzicata, i suoi occhi divennero di un inespressivo grigio.
Si alzò in piedi come un automa, spingendo da parte Tom. Non appena cercarono di raggiungerla delle grosse catene nere comparvero intorno a loro, erano pesantissime e, più si agitavano, più diventavano strette. Julian urlò il suo nome, ma lei sembrò non sentirlo. Si avvicinò a Dee e le sfilò il coltello d'argento dall'ampia tasca dei pantaloni.
-Raggio di sole, cosa ti succede?- domandò lei, che stava cercando di dimenarsi. Rimanere ferma per lei era davvero una tortura. La ragazza ignorò anche lei e si avvicinò in modo pericoloso ad Elly, l'unica (oltre Jenny) che ancora si poteva muovere. Arretrava lentamente, come si fa con le persone instabili.
-Jenny, guardami. Sono io. Che cosa stai facendo?- domandò Elly lentamente mentre la bionda si avvicinava verso di lei con il coltello in mano. Improvvisamente, con suo grande terrore si sentì sfiorare i polsi, ed ebbe giusto il tempo di vedere le catene che avvolgevano anche lei nelle catene.
Jenny alzò il coltello e iniziò ad incidere la pelle di Elly, fiotti di sangue caldo iniziarono a scendere come lacrime dai suoi occhi.
Julian non sapeva cosa fare. Non riusciva a liberarsi, e ogni urlo di dolore di Elly era come una coltellata in pieno petto, avrebbe voluto urlare anche lui. La chiave! il suo cervello si mise in moto alla velocità della luce, ricordandosi della piccola chiave d'argento che aveva ricevuto in cambio della soluzione dell'indovinello. Una piccola chiave d'argento. La cercò frenetico, con le orecchie piene delle grida disperate della ragazza. Non riusciva più neanche a muovere le mani da quanto erano strette le catene, quando riuscì a prendere la chiave, finalmente, la provò senza esitazione e la infilò nel lucchetto.
Con il cuore in gola, perse un battito, quando non sentì il meccanismo scattare. La chiave non girava, non era quella giusta.
-Leanan!- urlò furioso. I suoi occhi erano così scuri e minacciosi che anche la persona più coraggiosa del mondo si sarebbe spaventata. Ma non lei. Si girò lentamente, proprio per farlo innervosire ancora di più. Poteva sentire il suo terrore, la sua rabbia. Era un sapore quasi dolce al palato.
-Si?- disse chinandosi verso di lui.
-Basta. Non puoi farlo, è contro la legge! Stai imbrogliando.- urlò, ma la sua voce fu sopraffatta dalle urla di Elly che diventavano sempre meno potenti.
Le stava cavando gli occhi. Jenny, la dolcissima, buona, bellissima Jenny le stava cavando gli occhi. Non riusciva a pensare ad altro, se non al dolore.
-Non posso?- domandò inclinando di lato la testa come una bambina -A cosa ti riferisci di preciso?-
-Sai benissimo a cosa mi riferisco. Stai imbrogliando, non puoi catturarci e non darci la possibilità di liberarci. E' una delle prime regole che...- La voce di Elly si era affievolita ancora di più, Julian riusciva a sentire i suoi respiri affannati, terrorizzati. Doveva assolutamente trovare il modo per portarla fuori di li, se fosse riuscito a raggiungerla prima che morisse, se l'avesse guarita come aveva fatto con Audrey e Tom, lei si sarebbe salvata.
-Oh, ma io non sono della tua razza, ricordi? In più quella non è una regola scritta, diciamo che è il vostro accordo per rendere interessanti i vostri giochi.- la risposta gelò il sangue all'uomo ombra. Era assurdo, non poteva credere che per un momento aveva avuto paura per lei.
-Tuttavia...- disse alzando gli occhi con fare vago -Potrei permetterti di salvare gli altri.- Julian sentì una crepa profonda che si allargava dentro di lui, sentì il sospiro sommesso di Elly e la fine di tutte le sue urla. Era come se si fosse perso in una nebbia nera, non faceva che pensare No, no, no.... lei no, ti prego, resisti. Resisti. Ma non poteva fare nulla. I suoi poteri erano completamente inutili per spezzare le catene, e la piccola chiave d'argento non girava, si sentiva inutile, avrebbe preferito morire lui al suo posto. Jenny ebbe un forte sussulto e incespicò su i suoi passi mentre arretrava, terrorizzata.
-Elly!- urlò cadendo all'indietro. Il viso della bruna era una maschera di sangue, al posto degli occhi vi erano due grosse cavità che ricordavano due tunnel scuri. -Oddio. Mi dispiace, i-io non volevo. Lo giuro, lo giuro, lo giuro...- portò le mani al volto, ma si accorse che erano ricoperte di rosso. Respirava a pena, aveva la nausea ma non faceva che pensare a quello che aveva fatto.
-Hmmm.... Quella ragazza è davvero fastidiosa quando piange. Dovrei ucciderla.- disse avvicinandosi a Jenny. Julian sembrò non sentirla, aveva gli occhi vuoti, come se fosse morto di nuovo. Avrebbe voluto esserlo.
-Julian, ti prego, perdonami. Non volevo.- singhiozzò disperata. Lui distolse lo sguardo, avrebbe preferito non vedere nulla. Ma anche se l'avesse perdonata non poteva fermare Leanan che le si avvicinava, fiera come una regina.
-Leanan...- Jean pronunciò quel nome con una voce vuota e priva di emozione, era totalmente sotto shock. La donna si voltò verso di lui, con un sorriso dolcissimo, si sedette accanto a lui e prese il suo viso tra le mani, come un'amante che vede il suo innamorato dopo anni di separazione.
-Si, piccolo mio?-
-Ti prego, non uccidere Jenny. Lei è buona, non farle del male.- Parlava in modo monotono, lentamente.
-Oh, tesoro... nessuno ti ha mai detto che al mondo non interessa ciò che vuoi? A loro importa solo di strapparti via il cuore, nessuno ama sul serio. Tutto finisce, irrimediabilmente. L'amore non fa eccezione.- Sussurrava  quelle parole con una grande serietà e per un momento parve triste, come se le fosse difficile ammetterlo.
-LEANAN- urlò arrabbiato -Liberami subito, ti puniranno.- stava cercando di spaventarla, anche se quello che diceva era vero. L'avrebbero uccisa se non avesse giocato seguendo le regole. Le rune non potevano essere ignorate.
-Molto bene.- Disse alzandosi. Con uno schiocchino di dita le catene si dissolsero, così come a tutti gli altri. Il corpo di Elly cadde a terra in modo scomposto, grottesco. Julian corse verso di lei, superando Jenny in ginocchio accanto a lei. Sapeva che non poteva fare nulla per lei, lo sapeva....ma non riusciva a capacitarsene. Non era come quella volta che l'aveva creduta morta, non si sarebbe svegliata, non l'avrebbe guardato meravigliato, non gli avrebbe regalato uno dei suoi sorrisi ampi e luminosi. Non poteva fare altro che stringerla tra le braccia, ma era quasi doloroso...poteva sentire tutte le lacrime che aveva versato durante quell'agonia, tutto il suo dolore che diventava il suo.
La porta era proprio alle spalle di Leanan. Era un portone circondato da colonne strette e da capitelli completamente dipinti di un blu oltremare. Proprio come la casa del film ''Notting hill'', il film che Elly gli aveva fatto vedere almeno tre volte perchè le piaceva l'attore. Rideva quella volta, con gli occhi luccicanti mentre sgranocchiava i suoi pop-corn da una ciotola verde. Per tutto il tempo lui non era riuscito a seguire a storia, era stata la prima volta che aveva notato quanto fosse bella, speciale.
Si alzò, furioso. Provava un odio ceco, che aveva quasi dimenticato. La terra lo aveva in qualche modo ammorbidito. Ma ci sono cose che non possono cambiare, nessuno può cambiare ciò che realmente sei, forse solo l'amore.
-Bravo Julian, Odiami. E' questo che fa un uomo ombra, odia, distrugge.- Con il coltello stretto nella mano, in un movimento fulmineo, le fu a pochi centimetri, i loro visi per poco non si sfioravano. Senza pensarci due volte, le conficcò il coltello allo stomaco.
Spalancò gli occhi, sorpresa. Si aggrappò a lui, mentre la sua mano affondava la lama nella carne, gocce scure cadevano per terra.
Mi hai tolto tutto ciò che volevo, tutto ciò che desideravo. Pensava furioso Ti odio, ti odio, ti...
La sentì tremare mentre portava le braccia intorno al suo collo, mentre infrangeva le distanze, mentre o abbracciava. La sentì sospirare sofferente quando le sue labbra toccarono le sue, e le gambe le cedettero quando strinse la sua mano tra i capelli.
...Odio, ti odio...
Lei lasciò le sue Labbra, si sciolse dal bacio, ma gli rimase ancora agrappato. Sembrava passata un'eternità ma ciò che rimaneva sulla pelle erano solo una manciata di secondi e qualche goccia rossa.
-Questo sogno era fantastico, non credi? Come una droga o una storia che finisce come meno te lo aspetti, dovremmo crearne un'altro.-
La spinse via, il suo sguardo era indecifrabile, gli occhi ormai spenti. Era stesa a terra, le braccia aperte, come se si aspettasse un abbraccio. Terribile e bellissima, con un fiore che le cresceva in petto, rosso come sangue. Ma non c'era more in quel bacio, solo qualcosa di più misterioso e profondo che per un attimo aveva era riuscito a cogliere, per poi vederlo sparire.
-Andiamo, presto.- Ringhiò prendendo tra le braccia il corpo di Elly, era così leggera...come una farfalla con un'ala spezzata. Dee prese Jean, che sembrava non riuscire a muoversi. Era preoccupato, per lui era stato uno shock vedere morire la sorella, ma non lo avrebbe abbandonato, avrebbe fatto in modo che vivesse in modo sereno, lontano dalle ombre. Era questo che avrebbe voluto Elly.
Tom fece alzare Jenny e la trascinò fuori dalla porta, corsero prima che qualcosa potesse andare storto, dovevano sbrigarsi. Ma Julian faticava a fare l'ultimo passo, si voltò i in dietro, a guardare la ragazza che poco fa lo aveva baciato. Morta, eppure lo aveva avuto in pugno.
Cosa significava quel bacio? non lo aveva capito. Forse, si disse, non lo avrebbe lai saputo.
Con passo deciso, si volto e traversò la porta.
Si sentì cadere, una profonda e innaturale sensazione di vuoto lo travolse, i viaggi nei mondi non erano così. C'era qualcosa di innaturale,sbagliato. Ma prima che potesse capire da cosa provenisse quel senso di empietà, le sue mani toccarono a terra,si sentì schiacciare dalla forza di gravità, l'asfalto era nero e freddo. Rimase senza fiato per un secondo o due, rimanendo a terra, cercando di percepire qualche suono, qualcosa.
Ma era solo, in una strada deserta, davanti una casa. Il cielo era scuro e privo di stelle e di luna, indossava il suo spolverino nero e i pantaloni del medesimo colore, si sentiva completamente disorientato. Non perchè non sapeva dove fosse, ma perchè sapeva esattamente dov'era.
Dove tutta quella storia era iniziata, dov'era cambiato.

Possibile che fosse tornato indietro?




















Buona sera e buongiorno :D
BHè, che dire? io lo so che mi beccherò tutto il carretto del fruttivendolo, che ho incasinato le cose, che probabilmente non si saprà mai il segreto di Elly, e no, Leanan non mi è sembrata affatto buona u___u o magari, tutto si sistemerà, chi può dirlo? (attenzione: sono sadica, se dico così potrei anche cambiare idea)
Spero di non ricevere solo insulti, non sapevo bene come realizzare questo capitolo, quindi perdonatemi se non è molto convincente, ma ditelo! le critiche sono sempre bene accette :)
ok, ammetto che non so bene cosa dire su questo capitolo :/ sappiate solo che è stato tosto. in più mi hanno fatto notare che il personaggio di Julian era un po' OOC in questa storia. che ne pensate? ammetto che in effetti ci ho pensato anche io!
prometto che la prossima storia che scriverò (che ho già in mente) sarà scritta ed ideata meglio u__U mi ci impegnerò con tutta me stessa!
un super-mega bacione.
con tanto affetto Cyanidelovers!

PS: ringrazio chi sta seguendo la raccolta ''come to the dark side, we have cookies :D si, nell'ultima ''the hunt'' finalmente Julian si è ripreso il ruolo che gli spettava, grazie a Light_sun per l'aiuto ;D
un bacio (ancora)

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Capitolo 14
*** The Butterfly Effect ***


14

The Butterfly Effect




Dormiamo; un sogno ha il potere di avvelenare il sonno.
Ci alziamo; un pensiero vagante contamina il giorno.
Sentiamo, comprendiamo, o ragioniamo; ridiamo o piangiamo,
accettiamo con amore il dolore, o gettiamo via i nostri affanni:
è lo stesso.Perché che sia gioia o sofferenza,
il sentiero della sua partenza è ancora libero.
Lo ieri dell’uomo non può mai essere come il suo domani;
niente può durare, tranne la mutabilità.
Mary Shelley - Frankenstein



L'asfalto era freddo, leggermente bagnato, doveva aver appena finito di piovere. La notte era così scura da celarlo, le ombre danzavano sul suo corpo come se riconoscessero la sua natura. Sembrava una statua di ghiaccio, gli occhi luminosi, di un azzurro scuro e penetrante, i capelli color brina. Guardava la casa davanti a lui con aria  confusa. Che diavolo ci faceva li? Come poteva essere finito in quel posto? Diamine, sentiva che la testa presto gli sarebbe esplosa. Aveva ucciso Leanan, aveva visto il suo corpo per terra,il sangue. Non poteva essere un suo trucchetto. Ma allora, perchè da quella finestra si vedevano i capelli corvini di Elly, la chioma bionda di Jenny e i loro sorrisi luminosi, senza una nota di sofferenza o paura? 
Insomma, cosa cavolo succede nei nove mondi, cos'è la fiera delle assurdità?
Tornò a studiare la casa, come se da un momento all'altro si potesse trasformare in un giocattolo di carta. Si guardò le mani, probabilmente aveva ancora i poteri. Era una forza difficile da spiegare, era come un'energia che gli pulsava nelle vene, forte e primordiale.
Sparì in una nuvola di fumo nero, la sensazione di Deja vù era come un tornado.
Ecco, la stanza era buia, le sentiva parlare a bassa voce. La casa era deserta, tutto come all'ora. C'era stato tantissime volte, spesso aiutava Jenny per riscattarsi. Era una casa per bambini senza genitori, una specie di orfanotrofio, ma non rimanevano li a dormire e potevano giocare tutto il giorno. Non sapeva neanche quante volte era tornato a casa di Elly con grossi segni di pastelli e pennarelli per tutto il corpo. Gli piaceva, pensò con una nota carica di auto-ironia, quei piccoli umani lo stupivano sempre con domande cariche di grandi significati della vita. Sorrise, i bei vecchi tempi sarebbero mai tornati? Sapeva che nella vita (e nell'eternità) la vita è una strada ricca di deviazioni, di cambiamenti e metamorfosi.
Si portò le mani al petto, la ferita aveva iniziato a bruciare, ancora la sensazione di Deja vù gli fece girare la testa, faceva troppo male. Si accasciò a terra, respirando a stento, mentre con la coda dell'occhio vedeva la luce che si accendeva, la bella ragazza con gli occhi luminosi si stava avvicinando.
NO, non posso farlo!

-Uh-
-Che c'è Elly?- Jenny si avvicinò a lei, aprì la luce ma la stanza era vuota, dipinta con colori pastello, caldi e rassicuranti.-
-Nulla. Mi sembrava di aver visto qualcuno...- Sussurrò -Comunque devo andare in ospedale, ho il turno di notte e mi hanno dato un bambino in cura. Non riesco proprio a capire cos'abbia.- disse con voce preoccupata. Jenny l'abbraccio, rincuorandola. Aveva visto un'ombra strana nella stanza prima di aprire la luce e il suo pensiero era scattato veloce intorno ad un solo, vecchio, nome.
Julian...?

Doveva solo ignorare quanto facesse male. Era ricomparso a casa della ragazza, l'odore che aleggiava sapeva di famiglia. Non aveva mai provato una sensazione così bella. Non aveva mai avuto una famiglia. Ma doveva sbrigarsi, se aveva ragione, Elly non sapeva neanche della sua esistenza. Si era sdraiato a terra, respirando profondamente, aspettando che il dolore passasse. Era molto difficile, non era solo dolore fisico.
L'ho fatto...ma perchè? Potevo riaverla, e invece sono scappato. si disse, neanche lui riusciva a capire cosa gli fosse successo in quel momento. Aveva solo pensato ''Se tutto accade come era già accaduto, lei morirà di nuovo. Non voglio che accada''
Si alzò controvoglia, e iniziò a vagare per casa, come un'ombra solitaria. Ogni stanza gli regalava un ricordo, e ogni ricordo era una stoccata di freccia avvelenata.
Avrebbe preferito cancellare tutto, avrebbe voluto ciò che era suo.
Si fermò davanti alla stanza di Elly. I mobili erano raffinati, in un interessante misto tra moderno e romantico. Si avvicinò al cassetto, dove c'erano una piccola lampada e un vecchio libro consumato, lo aveva notato una volta sola, il titolo lo aveva attratto scoprendo-con disappunto- che era solo un libro per bambini. Quando le aveva chiesto spiegazioni gli aveva risposto ''Oh, si. Si chiama Gli incubi di Heazel. E' un libro che leggevo spesso da bambina, mi aveva letteralmente stregata.E' come se facesse parte di me, come se mi raccontasse. E quando sono triste ne leggo qualche pagina, perchè mi ricorda che nella vita non si può essere sempre felici. Bisogna amare la pioggia per vedere un bell'arcobaleno''
Lo guardò, lui non aveva nulla che gli ricordasse la sua esistenza, che fosse legato alla sua anima. Non aveva un vecchio oggetto che raccontava qualcosa di se.
Si sedette sul letto e aprì il cassetto, un piccolo quadernino era poggiato in modo invitante.
-Ok, non sono così meschino.- bisbigliò a se stesso, prendendo tra le mani il diario, non poteva leggerlo. -Ma che dico? Sono un uomo ombra!- un meraviglioso, e spaventoso, sorriso da lupo era comparso sul suo volto. Infondo era una cattiva azione fatta a fin di bene.
 Eppure sfogliando le pagine non aveva ricevuto quella tanto agognata conoscenza.
-QUI NON C'È' SCRITTO NIENTE!- ringhiò scagliando il piccolo quadernino contro il muro. Avrebbe voluto distruggere tutto, avrebbe voluto....
NO!
Non doveva fare niente di avventato. Si conosceva, conosceva la sua razza. Distruttori; ecco cos'erano.
Si era impegnato così tanto per cambiare, per nascondere in profondità i suoi desideri più oscuri. Non poteva rovinare tutto ora, doveva essere sicuro che Elly fosse felice, con lui o senza di lui.
Raccolse i fogli e li rimise nel quaderno, lo ripose nel cassetto, come se nessuno lo avesse mai toccato. Si alzò dal letto e andò in cucina dove, nella penombra della notte, il grande foglio degli orari dei turni degli specializzandi era sistemato con precisione maniacale.
-Bene, oggi è lunedì sera. Se non fosse stato per un certo uomo ombra che è apparso in una specie di asilo, terrorizzandola, e non avesse chiesto ad una collega di sostituirla per quella notte, lei starebbe seguendo la corsia numero 3. Starà via dalle otto di sera alle cinque del mattino.- Stava riflettendo con freddezza analitica, studiando tutti i momenti in cui avrebbe avuto la casa libera. Doveva arginare il problema alla radice, ma non si doveva far scoprire perchè altrimenti lo avrebbe conosciuto. Era davvero un casino incredibile.
-Abbiamo la casa tutta per noi stanotte. Cosa hai voglia di fare, tesoro?- Leanan era proprio dietro di lui, indossava dei shorts neri, stivali e canottiera dello stesso colore, era seduta sul piano della cucina come se fosse del tutto a suo agio.
-Tu! Come diavolo fai ad essere ancora viva?- ringhiò voltandosi. Come sempre era bellissima, ma aveva qualcosa di diverso che in quel momento non riuscì ad afferrare.
-Potremmo guardare un film e ordinare delle pizze. Io amo la biancaneve, bianca e semplice.- Si era alzata, i suoi piedi avevano toccato terra con un piccolo saltello, fuori iniziava a nevicare.
-Leanan, non scherzo.Non farmi arrabiare, non ti piacerei.- continuò minaccioso, i suoi occhi erano attraversati da lampi che avrebbero fatto paura al Diavolo stesso.
-Cosa stai combinando?- la sua voce era cambiata, non stava più giocando, era diventata incredibilmente seria. Lui la guardò senza capire, con la testa inclinata e i grandi occhi azzurri spalancati.
-Perchè hai cambiato la storia? Perchè non sei andata da lei, non la ami?- Sembrava davvero confusa, per un essere che vive dall'inizio dei tempi, abituato come loro ad avere tutto ciò che desideravano, non era normale quel comportamento.
-E' complicato.- rispose Julian, distogliendo lo sguardo. Come lei, il suo umore era cambiato.
-Complicato? Capisco.-
-Come fai ad essere ancora viva? Ti ho uccisa.- doveva capirlo, assolutamente, doveva capire perchè la vedeva ancora, perchè sentiva le sue mani calde accarezzargli il collo, perchè sentiva il suo corpo sottile e sinuoso stretto in un abbraccio perverso. Si erano baciati, ma non c'era stato amore il quel bacio, solo odio, rancore, e un'emozione che non era riuscito ad afferrare.
-Tutto cambia e si trasforma. Anche la morte è una trasformazione.- rispose sillibina.
-Lo so bene. Ma non si può tornare dalla morte, non è possibile.- Si era avvicinata ancora di più ma lui non era arretrato dun passo, aveva uno sguardo duro, i suoi glaciali occhi azzurri la trafissero come coltelli.
-Ma allora, come hai fatto a tornare tu?- Julian rimase per un attimo interdetto, era quello che si chiedeva tutti i giorni appena sveglio.
-Non lo so.- confessò abbuiandosi.
-Quindi, forse tornare dalla morte non è impossibile. E se invece fossimo pura fantasia? E se non esistessimo? e se questo fosse tutto un sogno, come lo capiresti?- Il suo sguardo si era trasformato, in quel momento gli parve più piccola, sembrava talmente confusa...Come se stesse per impazzire.
-Non lo so.-
Rimasero per un momento in silenzio, due divinità celate dall'oscurità di una cucina in piena notte. I loro occhi scintillavano come lampi, i capelli erano bianchi come neve che cadeva silenziosa fuori dalla finestra.
-Non mi piace più questa storia.- Leanan distolse lo sguardo, sembrava infastidita.
-Di che storia parli?-
-Di questa. Se la ami, dovresti lottare per lei.- sbottò incrociando le braccia al petto, non lo guardava e lui non capì i suoi sentimenti in quel momento.
-Perchè te ne lamenti? E' una mia decisione ed è tutta colpa tua se ora non va come sarebbe dovuta andare, è la vita.- Anche lui portò le braccia al petto, in una posa speculare alla sua. La odiava, i suoi cambiamenti di umore erano tremendi. Un momento prima gli aveva salvato la vita e quello dopo aveva ucciso la donna che più amava al mondo.
-Ma se hai smesso di lottare per lei, per cosa lotterai adesso, cosa diavolo stai facendo?- Il suo sguardo era incredibilmente penetrante.
Già, cosa diavolo stava facendo?
-Avvolte, se ami una persona, devi lasciarla andare. Lasciarle vivere una vita piena e felice, anche se non la vivrà con te... Anche se non la dimenticherai mai.- non sapeva da dove avesse preso quella risposta, gli era uscita spontanea, aiutandolo a capire di più quel sentimento così estraneo
-E' quindi questo l'amore?-
-Mi ci è voluto molto tempo per capirlo, ma si. E' questo l'amore.-
tornarono a studiarsi in silenzio, i due grandi nemici che discutevano di amore e della vita. Perchè, invece, non si erano affrontati? Quello era sembrato un momento talmente solenne da non poter essere infranto. Poi, come se fosse punta da un ago, si voltò di scatto guardando il grosso pendolo che batteva le due di notte.
Era davvero passato tutto quel tempo?
-
Devo andare.-
Come sempre, prima che potesse protestare o dire qualcosa, era già sparita. La imitò, nascondendosi tra le ombre. Avrebbe aspettato che Elly tornasse.




Le ore erano passate lentamente, in modo noioso. Era quasi l'alba quando la porta di casa si aprì con un piccolo scatto, la ragazza dai capelli corvini sembrava stanca, esausta. Eppure, non l'aveva mai vista andare subito a dormire, appena rientrava iniziava a sistemare tutte le sue cartelle, e prendere appunti e a studiare. Con un piccolo ghigno si ricordò di tutte le volte che era rimasto sveglio con lei per farle compagnia ''L'esistenza di un essere umano è noiosa e io non ho sonno.'' le aveva detto una volta facendola ridere.
Entrando nell'accogliente salone gli passò ad un palmo di naso, ma non lo vide. Salì silenziosamente le scale e i mise comoda, posò il borsone e tolse i camici sporchi, li infilò in lavatrice e l'accese. La macchina emetteva un rumore tremolante, attutito dal suono dell'acqua della doccia. Era... bella,così bella da far male. Forse perchè era così fuori dal comune, forse perchè sapeva che era sua. Quando uscì dalla doccia strinse tra le mani i capelli lunghissimi, lasciando che dondolassero sulla spalla, si infilò il pigiama e iniziò a prendere appunti e a scrivere. Julian guardò la sua scrivania con un sorrisetto divertito: c'era il caos più totale, la casa del padre di Michael era ordinata a confronto. Il pensiero del ragazzino con gli occhi da spaniel bussò alla sua testa, avrebbe dovuto informarsi su come stava. Erano passate almeno due ore e ancora lei non aveva finito di studiare.
Diavolo, Elly. Se ti stanchi così ti ammalerai.
lo sussurrò a labbra strette ma lei sembrò sentirlo. Non nel senso materiale del termine, non poteva udire la sua voce, ma si alzò e si strofinò gli occhi. Chiuse i taccuini e i libri e si infilò a letto, e in poco tempo si addormentò.
Solo in quel momento Julian osò tornare visibile. Non che prima fosse invisibile, ma piuttosto nascosto nell'ombra. Si sedette sul letto, accanto a lei, sfiorandole la fronte, pensieroso. Si sentiva come quando osservava Jenny tutte le notti nascosto. Ore e ore, senza mai distogliere lo sguardo, senza mai essere visto. Davvero frustrante.
Elly si mosse nel sonno, scoprendosi. Mugugnava qualcosa di incomprensibile in francese. Lui lo capiva molto bene, essendo rimasto tanti secoli ad osservare la terra conosceva ogni lingua, eppure non era riuscito a capire. Emetteva uno strano suono strascicato, come se stesse chiamando qualcuno.
-Maman...T-trouver la clé, trouver l-le trésor.- le parole che diceva non avevano nessun senso tra loro. Julian si accucciò osservando bene il viso della giovane, aveva gli occhi stretti e dei brividi di freddo le percorrevano tutto il corpo, alzava e abbassava il petto respirando affannosamente. Un incubo.
Conosceva incubi e sogni d'ogni genere, e nessuno era mai come gli altri. Tuttavia, aveva imparato a classificarli attentamente: C'erano i sogni nati da bei e brutti ricordi, quelli che nascevano da paure legate all'infanzia, o concepiti da sensi di colpa. Era impossibile elencarli tutti, non sarebbero bastati mille libri. La madre, trovare una chiave e un tesoro. Come potevano avere senso quelle parole? Erano semplicemente frammenti di ricordi, di un vecchio gioco creato per dei semplici bambini. Nulla di pericoloso e spaventoso.
Le toccò la fronte madida di sudore con il palmo della mano, raccolse il lenzuolo, che aveva allontanato con un gesto violento, e la coprì in modo che si riscaldasse. Il suo volto tornò sereno, con un dolce sorriso a solcarle il viso.
-Da uomo ombra sei diventato la fatina che scaccia gli incubi?- Sussurrò Leanan al suo orecchio. La scostò infastidito, l'ultima cosa che desiderava era parlare con lei.
Lui la ignorò, coprì bene Elly con cura, le spostò i capelli dalla fronte e le accarezzò il viso. Infine, si voltò verso Leanan. Si era cambiata di nuovo, indossava una maglia a monospalla nera e una gonna a balze rosso scuro.
-Che vuoi ora? Bada a te, non sono dell'umore adatto.-
-Non ti annoi a fissarla senza poterla toccare?- domandò lei curiosa
-Finché non capisco perchè non sei morta credo sia inutile cercare di ucciderti.- disse Julian con freddezza -Ma almeno cerca di non starmi sempre intorno. Non sono proprio un maestro nel trattenere la rabbia-
-Continua pure a seguirla, a osservarla dall'ombra. Ma non finirà bene e sai che sono davvero pochi i viaggi che si possono fare nel tempo.- disse severamente.
-Solo due, lo so.- confermò lui, improvvisamente serissimo.
Se era riuscito a tornare in dietro (e di questo, ormai, non ne aveva più dubbi) non voleva sprecare le sue occasioni.
-Bene. Au revoir-
Perchè con quella donna non sapeva mai come comportarsi? e pensare che gli era intorno da secoli ormai!
Andò nell'unica stanza in cui raramente Elly metteva piede, la stanza degli ospiti. Non quella dove aveva alloggiato lui per due mesi, ma quella più piccola e vicino alla mansarda. Si sdraiò nel letto consumato, con n l'odore della naftalina che gli invadeva le narici. Aveva bisogno di riposo, si sentiva esausto. Ma aveva l'impressione di non riuscire a prendere sonno, o di essere già caduto il uno strano sogno senza essersene accorto.

Era sdraiato in un letto... o almeno credeva. Era sdraiato orizzontalmente, questo è sicuro. Vedeva delle luci sopra la sua testa che si muovevano in linea retta, velocissime. Sentiva un odore strano
Naftalina?
No, troppo aspro.
Cos'era?
Accidenti, che strano sogno... mi chiedo cosa significhi.
Stava ancora riflettendo quando la figura di Elly lo distrasse. Aveva il viso graffiato, sembrava spaventata. Terrorizzata.
-Julian, Julian riesci a sentirmi?- domandava continuamente
Si, che ti sento. Che succede?
-Julian, svegliati ti prego! Ho...ho bisogno di te, non lasciarmi sola!- ora si stava trattenendo dall'urlare. Parlava con voce rotta dal pianto, stanchissima.
Cosa dici? io sono già sveglio!
-Ti prego, dì qualcosa.- lo supplicò
Provò allora a parlare, ma dalla sua voce provenì solo un lieve bisbiglio, parole messe alla rinfusa senza un ordine logico.
-Svegliati, Julian.. Non lasciarmi ti prego...ho bisogno di lei.
Questo. è. solo. un. sogno.

Si ordinò di aprire gli occhi, la luce del sole illuminò i suoi occhi azzurri come il vetro di una finestra che si affaccia sul mare. Onde blu, talmente belli che donne in epoche diverse si erano concesse solo per poter essere risucchiate da quei occhi, profondi e oscuri come pozzi.
Giorno? Era giorno?
Cavolo, cavolo, cavolo!
L'odore della ricca colazione che cucinava Elly arrivava anche al secondo piano della casa. Mentre si nascondeva tre le ombre la sentì canticchiare una vecchia canzone, sembrava felice e lui sapeva anche perchè.
3, 2, 1... suonano alla porta.
Ovviamente, saoeva chi aveva suonato.
La sentì imprecare a bassa voce, mentre chiudeva di corsa il gas e correva ad aprire la porta. Il giovane Jean venne accolto dalle braccia sottili e leggermente abbronzate della ragazza, con una serie di domande a raffica, mentre il ragazzino cercava in tutti i modi di divincolarsi per non finire soffocato.
-Oh, fratellino, non vedevo l'ora che tu arrivassi!- esclamò elettrizzata, aiutandolo a portare dentro i bagagli.
-Per favore,Elly. Mi stai uccidendo.- Finalmente, lo lasciò andare poi, sempre con il suo meraviglioso sorriso stampato sulle labbra sottili, gli cucinò la colazione.
-Sono felicissima. Ma non dovevi arrivare questo pomeriggio?- domandò
-Lo so, ma sono riuscito a prendere il treno prima.- rispose lui mettendogli un braccio intorno al collo. Entrambi rimasero in silenzio abbracciati. Forse, quando c'era Julian non si erano lasciati andare ad una simile smanceria per pudore. Ora, nell'intimità di una casa deserta, i due fratelli potevano rimanere fermi, aggrappati l'una all'altro.
-Elly sai che hai un fratello meraviglioso?- disse quando si staccarono
-Ho quasi paura di quello che mi dirai.- Julian ne fu stupito, ma rimase lo stesso ad ascoltare. Aveva un bruttissimo presentimento.
-Ho trovato i biglietti per la festa da ballo in maschera più famosa di tutte la città, biglietti aut da settimane, sorella. Questo sai perchè? Perchè sono un Dio!- disse pieno d'orgoglio. Da quel momento in poi Julian smise di prestare attenzione. Era nascosto nell'ombra proiettata dalla colonna che divideva l'entrata dal salotto, alzò la testa e vide Leanan che, a differenza di lui, era molto interessata alla scena. Senza essere notato la raggiunse, era vestita in modo molto sobrio, una maglia nera e degli jeans del medesimo colore.
-Perchè hai dato lo stesso i biglietti al ragazzo?- le domandò quando fu abbastanza vicino
-Perchè ti interessa? Tecnicamente non dovresti essere qui.- lo fulminò con lo sguardo. Perchè non capiva che non poteva scombussolare di nuovo la vita di Elly?
-Dimmi che cosa stai progettando.- insistette ignorandola
-Non sono affari tuoi.-
-Ti volevi vendicare di me? ci sei riuscita! Insomma guardami: sono quasi senza poteri, ho perso le due persone più importanti della mia fottuta eternità, i miei antenati mi danno la caccia e se Dio ha pietà di uno sfigato come me probabilmente le rune che tengono la ferita si scioglieranno e io morirò in un lago di sangue. Potresti farmi il favore di non incasinare anche la sua vita?- era furioso,i suoi occhi erano scuri e pieni di ombre.
-Cosa ti fa credere che il mio unico scopo sia vendicarmi di te?- domandò seria.
Julian non seppe cosa rispondere. Aveva già detto una cosa simile, erano ancora nel labirinto, precisamente davanti alla porta.

-Djinn...Non sei stanco di tutto questo...?- domandò guardandolo attraverso la sfera, facendone comparire altre due, con un movimento fluido del braccio.
-Si, ma non ci arrenderemo a te.-
-Capisco.- rispose secca -Non vuoi sapere perchè ti volevo qui?-
-Vendetta, Lo hai detto tu.- rispose sicuro.
-Ne sei sicuro?- sembrava stanca, inclinò la testa di lato come faceva sempre Julian. E lui? ne era sicuro?
-Perchè altrimenti?- domandò infastidito, tutte le sue certezze stavano crollando come una scultura di sale.
-Per capirlo dovresti svegliarti-

Ma perchè doveva volere Elly se non per vendicarsi di lui? Iniziava a stancarsi di quel gioco... lui, che amava quel genere di gioco. Ma essere una preda non era per nulla divertente.
-Sai, se solo tu volessi potresti essere di nuovo un cacciatore.- disse come gli avesse letto nella mente.
Lui sorrise, un meraviglioso quanto spaventoso sorriso da lupo. Il genere di sorriso per cui ti accascia a terra svenuto o scappi via terrorizzato.
-Non ho bisogno di essere un lupo, sono un agnellino molto combattivo.-
-Allora combatteremo senza esclusioni di colpi.- aggiunse lei, ferma e decisa.
-Molto bene. Ma sarà solo tra me e te, non devi interferire con lo svolgimento delle loro vite.-
-D'accordo, te lo concedo. Ma fa attenzione... molte cose potrebbero cambiare ora che non ci sei.-
Julian la guardò per un momento. Come se sotto la sua pelle si nascondesse ogni segreto, ogni risposta.




Le due settimane erano passate velocemente. Elly era sempre a lavoro e Jean usciva sempre con i suoi amici o rimaneva chiuso nello studio a dipingere.
Ricordava vagamente Zach, così scollegato dalla realtà.
Julian, dal suo era rimasto nascosto nelle tenebre per tutto il tempo. Seguiva Elly per l'ospedale trasformando il colore dei capelli o degli occhi, o nascondendosi. I suoi incubi continuavano, sempre più apocalittici ed insani, sembravano non avere un filo logico.
Era incredibile come passassero veloci i giorni.
La porta sbattè con violenza, un fruscio di vestiti invase l'abitazione silenziosa. Elly rimase aggrappata alla maniglia, senza riuscire a fare più un altro passo. Respirava profondamente, cercando di non far cadere le lacrime che le affollavano gli occhi. Aveva i capelli in disordine, ci sarebbe voluta un'ora prima di riuscire a pettinarli decentemente, ma non gliene importava nulla.
Era come se avesse un macigno nello stomaco.
Avrebbe voluto....Urlare, distruggere tutto. Non sapeva perchè non volesse sfogarsi in quel modo, era sola a casa. Eppure non ci riuscì. Era come se sentisse la presenza di qualcuno, come se fosse osservata. Quella sensazione era comparsa un giorno, all'improvviso, e non l'aveva più abbandonata.
Si portò le mani al volto, era assurdo pensare a cose del genere in quel momento. Si sentiva quasi soffocare, aveva bisogno di sfogarsi, assolutamente.
Si tolse dalle spalle lo zaino, il giaccone. Li lasciò per terra, in mezzo al salone. Andò davanti al suo pianoforte, ne accarezzò i tasti bianchi e neri. Una calda scarica di energia si propagò dal FA diesis al suo dito, poi iniziò a suonare. Era una melodia forte e nostalgica, piena della sua rabbia, della sua frustrazione. Infondeva nei tasti e nei pedali tutta l'energia di cui era capace, cercando di scaricare i nervi.
Non ci riuscì. Finì in SI bemolle, con un grosso tonfo. Lasciò che la nota si disperdesse nell'aria, lasciò che i suoi pensieri volassero con lei. Chiuse il piano ma non riuscì a separarsene, appoggiò la testa al copri tasti e la avvolse con le mani. Una volta, tanto tempo fa, quel piano era l'unica cosa che la distraeva da ciò che le capitava intorno, la sua famiglia, i suoi amici e i suoi problemi non esistevano quando era seduta su quello sgabello. Poi aveva conosciuto la danza. Po teva abbandonarsi completamente alla musica, lasciando che ogni movimento rigido e perfetto la lavasse da ogni preoccupazione. Nella sala da ballo, sotto le luci soffuse, c'erano solo lei e la musica.
Ma quella volta sembrava che nulla potesse sistemare ciò che era successo. Era un dottore, lo era diventata dalla morte della sua sorellina. Era un dottore e non era riuscita a trovare una cura per un bambino di appena sette anni.
Uscì di casa, poco importava che fosse senza giubbotto e che fosse Gennaio. Aveva bisogno di correre.

Julian l'aveva vista rientrare a casa, completamente sconvolta. Si era dimenticato del bambino, e di quanto avesse sofferto, avrebbe dovuto pensarci prima. Si passò una mano tra i capelli, ora avrebbe dovuto inseguirla.
Uscì di casa, la rincorse stando attento a non esporsi alla luce. Ancora non voleva farsi vedere.
Elly correva, fuori si gelava, faceva un freddo incredibile.
La trovò seduta sul parapetto del ponte in pietra. Guardava l'acqua come se potesse esserci qualcosa di molto interessante.
Si avvicinò lentamente, evitando di essere sentito. Era la prima volta che la guardava così da vicino.
Lei si mosse, per un momento pensò che lo avesse visto, si alzò in piedi. Ondeggiava sul poggiamano di pietra, in bilico e sospesa tra l'acqua e il cielo.
-Ferma.- era completamente sconvolta, i suoi occhi viola erano opachi, come se avesse preso delle droghe. La voce ferma di Julian l'aveva fatta voltare leggermente.
-Chi sei?- domandò guardandolo a malapena.
-Mi chiamo Julian.- Lei sorrise, un sorriso spento ed ironico.
-Mi piace il tuo nome... ho come l'impressione di aver sognato per molto tempo questo nome, come se qualcuno con questo nome si nascondesse nell'oscurità dei miei sogni- la sua voce era profonda e remota, gli occhi non accennavano a prendere colore. Era come se stesse dormendo. Si sporse in avanti, dondolandosi.
-Elly, per favore. Scendi da li.- Julian si morse la lingua, non avrebbe dovuto dire il suo nome. Lei tornò a guardarlo, studiandolo prima di parlare. Era un ragazzo incredibilmente bello, con i capelli di un biondo chiarissimo che rilucevano, gli occhi erano cobalto liquido. La guardava con un'espressione preoccupata e stanca. Aveva un aspetto antico...non che fosse vecchio, doveva avere si e no la sua stessa età, ma c'era qualcosa dietro quegli occhi, dietro quel colore che non riusciva ad identificare, come se non ci fossero colori per eguagliarlo.
-Come conosci il mio nome?-
 E ora che mi invento? Pensò.
-Sono nuovo dell'ospedale e ti ho notata l'altro giorno.- Rispose.
-Oh- Il suo sguardo era triste, forse era stato un'errore nominare l'ospedale. Il suo sguardo era calato, come se sentisse i non poter guardare nessuno negli occhi.
-Mi dispiace, ma non voglio compagnia. Vai via.- Lo cacciò lei. Lui non si mosse invece. Dio, che fastidio! pensò furiosa Elly. Non aveva voglia di parlare con nessuno, figurarsi se aveva voglia di parlare con uno sconosciuto.
Lui sorrise, un sorriso sinistro e strano, difficile da attribuire ad un umano.
-Perchè non scendi dal parapetto, invece? Non ti hanno mai detto che è pericoloso?- Il suo tono ironico la infastidì. Sapeva benissimo che era pericolo so, per questo era li sopra. Non era mica pazza! e nemmeno depressa se era ciò che stava pensando quello strano ragazzo. Si sentiva tremendamente in colpa, voleva urlare, ma non ci riusciva. Allora aveva pensato di suonare, ma neanche le note più amare l'avevano aiutata a liberarsi. Allora, in un lampo di lucidità aveva pensato:
-Se salto, riuscirò ad urlare.- disse mentre si lasciava cadere.
NO
Non sapeva se avesse gridato quelle parole o se la sua mente si fosse accartocciata per la paura. Non gli importava. Raggiunse il parapetto in tempo per vedere i suoi capelli corvini scomparire tra le acque scure e vorticose del fiume, non ci pensò neanche, il suo corpo agì da solo. Saltò fulmineo sullo corrimano e si tuffò.
L'aria sembrava sfiorare ogni millimetro del suo corpo, sembrava accarezzarlo e allo stesso tempo ostacolarlo.
Perchè non toccava L'acqua?
Chiuse gli occhi e portò le mani in avanti per attutire la caduta contro l'asfalto freddo. Forse aveva appena piovuto, si ripeté.
La casa in mattoni rosa, le stanze color pastello e le due ragazze erano sempre nello stesso posto.
Alzò lo sguardo incontrando quello serio di Leanan.
-Perchè?-























Ora, so che mi odierete a morte perchè finisco i capitoli con queste sparate... ma date tempo al tempo!
Si, ho poca inventiva e così vi ho rifilato di nuovo i primi capitoli della fic. Insomma, perchè non provate ad indovinare come mai Julian torna sempre indietro a quel momento? ;D
Prima che mi possiate dire qualcosa! No, non ce l'ho con Elly, non è colpa mia se muore ogni volta. Avete ragione gente, ha meno speranze di sopravvivenza dei miei ultimi cinquanta pesciolini rossi :'D
per ora non mi viene nulla in mente, quindi credo che potremmo finirla qui. No! Il disegno di Julian D': lo so che dovevo postarlo, ma mia sorella lo aveva ucciso (lo giuro sigh) così ho fatto un piccolo trafiletto (ho disegnato gli occhi per intenderci) giusto per non deludervi. ed è qui.
Quando riuscirò a ri-disegnarlo ve lo farò vedere, lo giuro!
un megabacio :D

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Capitolo 15
*** Chaos Teory ***


15- Chaos Teory
Chaos Theory

Si dice che il minimo battito d'ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall'altra parte del mondo.
Teoria del Caos

dal film "The Butterfly Effect" di  Eric Bress e J. Mackye Gruber

 

Leanan rimaneva di fronte a lui, il suo sguardo impassibile lo faceva impazzire.
-Perchè?- ripeté ancora una volta, mentre si alzava in piedi  per fissarla nei suoi occhi azzurri.
-Lo capirai presto. Cosa fari questa volta?-
-Andrò da lei. Non posso proteggerla se non posso starle vicino, vorrei solo capire perchè fai tutto questo.-
-Dovresti svegliarti e aprire la tua mente, sai?-

Elly entrò nella stanza. Non capiva perchè lasciava sempre il suo cappotto lì, visto che era dall'altra parte della casa e che accanto alla porta c'erano dei pratici appendini. Probabilmente era solo abitudine. Aprì la luce e per poco non urlò per lo spavento.  Sotto di lei, accasciato a terra, c'era un ragazzo di massimo venticinque anni, con dei capelli di un biondo incredibilmente chiaro.
-Ehy, ti senti male? Jenny!- il suo istinto di medico ebbe la meglio. Lo fece girare, e lasciò che appoggiasse la testa sul suo giaccone. Dalla tasca estrasse la lampadina per le emergenze. Il 50% dei casi di svenimento era dovuto  a febbre/gravidanza/casi di fobie acute/spaventi improvvisi e troppo caldo.  Il ragazzo, tuttavia, non era ne caldo, non sembrava spaventato e di sicuro non era incinto. Un altro 50% dei casi di svenimento sono causati da aneurismi/tumori/traumi vari alla testa/infarti. La prima cosa da fare in quei casi è chiamare un'ambulanza. Elly aveva visto talmente tanta gente svenire all'improvviso che ormai ci aveva fatto l'abitudine. Il ragazzo si stringeva il petto, aveva gli occhi socchiusi, come se cercasse di studiarla e, ovviamente, non ci riuscisse perchè troppo debole. Aprì una delle palpebre e controllò che le pupille tremassero e si dilatassero, controllò il battito e il respiro talmente velocemente che non diede neanche il tempo a Jenny di arrivare.
Quando la bellissima ragazza entrò nella stanza per poco non svenne anche lei.
Uno ci può stare, ma due no! Pensò sarcastica.
-Julian!- esclamò sorpresa
-Lo conosci?- il suo tono era tra lo stupito e il meccanico.
-Si, Elly possiamo portarlo a casa tua?-
Il ragazzo inclinò la testa e chiuse gli occhi, in una definitiva perdita di coscienza.
-Cosa? Perchè a casa mia?-
-Mi dispiace, lo sai che non c'è posto da me. Sarebbe solo per questa notte, te lo giuro!- La implorò.
-Ok, ma forse dovremmo portarlo in ospedale...-
-No. Non possiamo, fidati di me.-Rispose chinandosi per accarezzargli il viso. Elly lo guardò bene, era bellissimo. I capelli che all'inizio gli erano parsi biondi erano bianchi come la neve, quando gli aveva sollevato le palpebre aveva scoperto che celavano dei meravigliosi occhi azzurri.
Chiamarono Tom e si fecero accompagnare a casa della bruna.
-Ora che ho fatto questa buona azione, non voglio mai più sentire nominare il Karma, chiaro Elly? Considerami come un santo, il paradiso è in debito con me!- sembrava davvero arrabbiatissimo, e lei non capiva perchè. Jenny invece sembrava aver capito.

Era sempre lo stesso sogno, solo con qualche differenza. Era sdraiato su qualcosa di morbido e si sentiva pungere sotto la pelle. Avrebbe voluto muovere il braccio, strapparsi quella cosa che lo pungeva, grattarla via fino a toccarsi le ossa. Non riusciva a muoversi, si sentiva come in trappola. Il cacciatore è in trappola, sghignazzava una vocina nella sua testa. Il rumore ticchettante, che nel primo sogno era debolissimo, adesso aveva un suono più acuto e leggermente più veloce. Quanto alle luci... non si muovevano più. Sopra di lui c'era una luminosa, e incredibilmente snervante, palla di luce.
NO! NO! STOP!
Che qualcuno chiuda quella luce!
Sentiva il bisogno opprimente di dormire, doveva chiudere di nuovo le palpebre altrimenti gli occhi gli sarebbero andati a fuoco, respirava affannosamente e l'odore acre che aveva sentito prima gli invase le narici. Stava forse impazzendo?
Un leggero movimento alla sua destra lo distrasse. Elly gli toccò la mano, i suoi occhi erano grandi e profondi, preoccupati.
-Julian, svegliati. Ho bisogno di te.-

-Non credo di aver capito bene.- Disse Elly seduta sul divano, i capelli stretti in una treccia ordinata.
-Cosa facciamo con lui?- squittì Michael, preoccupato, ignorando la protesta della ragazza deliberatamente.
-Non deve avvicinarsi a Jenny!- ringhiò sommessamente Tom.
-Lo sai che è cambiato, lo hai visto nell'ultimo gioco.- La voce ragionevole di Dee li colse di sorpresa, lei che difendeva Julian? La fine del mondo era vicina, dunque.
-Oh dovevate vederlo. Non so proprio cosa gli è potuto succedere.- La voce preoccupata di Jenny fece calare il silenzio.
-Ma come ha fatto a tornare? Era morto...no?- domandò Tom dopo un po'
-In effetti c'era la possibilità che qualcuno riscrivesse il suo nome.- Disse Michael.
-Hai ragione, qualcuno ha riscritto il mio nome.- Julian scese le scale. Era bellissimo come l'ultima volta che lo avevano visto, ma la pelle sembrava tirata e gli occhi erano stanchi e spenti.
-Che ti è successo Julian?- Lui fece un'espressione indefinita,tra il divertito e l'esasperato.
-Non lo so, Jenny. Qualcuno ha scritto il mio nome.- rispose tralasciando i convenevoli, era diretto come una lama di rasoio. Jenny ne fu stupita, lui parlava sempre con indovinelli e frasi a doppi sensi, non si riusciva mai a capire cosa intendesse realmente. Ora, invece, rispondeva come un automa. Sembrava stanco, davvero stanco.
-Insomma, mi spiegate cosa sta succedendo?- sbuffò Elly. Non aveva capito nulla di quello che le avevano spiegato, non che le avessero spiegato granché.
-E' troppo complicato Elly, non saprei come spiegartelo.- Le rispose Tom con un sorriso bieco, senza saper bene cosa dire.
-Ha ragione Lui, Elly. E' davvero complicato.- concordò Julian che stava cercando di velocizzare li discorso.
-Che diavolo ci fai qui?!- ringhiò Tom rivolto a Julian. I lampi di rabbia che scintillavano nei suoi occhi erano forti e minacciosi, ma non potevano far paura a Julian.
-Sono umano ora, sono vulnerabile. Puoi tirarmi quel pugno che ti fa prudere le mani da anni.- Tom e Julian erano in piedi, gli occhi che si specchiavano i quelli dell'avversario. Era come vedere due enormi tempeste, una blu e una verde. Poi Tom si voltò appena e scattò con il pugno alzato, centrando in pieno la guancia di Julian. Scivolò all'indietro (com'era da programma, pensò ironicamente lui) finendo a sbattere contro lo spigolo del camino. Sentì i calore del fuoco vicino al volto, e la sensazione bruciante del sangue che sgorgava dalla sua ferita.
-Tom! Sei impazzito?- urlò Elly, arrabbiata e sorpresa. Era risaputo che al ragazzo non piaceva la violenza e lei non la concepiva, sopratutto in casa sua.
-Cosa?! Tu non sai cosa ci ha fatto passare, non hai idea di cosa ci ha fatto!!- urlò. Julian si rialzò, malfermo ma ancora in piedi.
-Devo andare.- concluse Julian. Si voltò verso Elly, i suoi occhi incontrarono per la prima volta il suo sguardo confuso.
-Ti ringrazio per avermi ospitato, Elisabeth.- le rivolse il più dolce e affascinante dei sorrisi nel suo repertorio, uscì dalla porta e il suo volto si scontrò con l'aria gelida di Gennaio.

-Leanan.- non la chiamò né gli servì cercarla tra gli alberi. Sussurrò il suo nome e lei comparve accanto a lui.
-Salve.-
-Spiegami in cosa consiste questo gioco.- ordinò lasciando che lei si avvicinasse di più al suo corpo statuario.
-Non ero fatta così. Non ricordi? Ero pragmatica e non ti avrei mai rivelato i miei piani.- il suo improvviso cambio di tono lo disorientò.
Perchè parli al passato? Si chiese perchè non le aveva posto quella domanda ad alta voce, era ridicolo.
-Da quanto tempo ci conoscevamo?- domandò lei dopo qualche secondo di silenzio.
-Non me lo ricordo. Saranno una ventina di secoli? secolo più, secolo meno?- rispose vago. Non capiva cosa c'entrasse.
-Mi era sempre piaciuto il tuo modo di fare, non davi mai fastidio a gli altri uomini ombra e stavi sempre per i fatti tuoi. Dovevi sentirti molto solo la giù, non è vero?- domandò ancora.
Cosa avrebbe voluto che le rispondesse? Si, vivere l'esistenza in totale solitudine non era stato piacevole, ma lui era un uomo ombra. Non poteva cambiare ciò che era realmente.Era la natura che gli aveva dato quel posto nel mondo, e cos'era un uomo ombra messo a confronto con le potenze del caso e del destino?
-Così quando hai visto Elly per la prima volta lo hai capito, vero?-
-Cosa?-
-Che è un agnellino molto, molto spaventato.-
-Un agnellino spaventato- ripeté -Ma da cosa?- la conversazione si fa interessante, si disse.
-Come puoi non averlo capito? E' inciso a fuoco nei suoi occhi, c'è qualcosa in quel segreto che la distrugge ogni secondo di più-
-E' per questo che le hai strappato gli occhi?- si ritrovò a domandare. Non sapeva da dove era nata quella supposizione.
-Forse.-
Lui fu colto da un'ondata di odio puro, l'afferrò per le spalle e sbatté il suo corpo, sottile e sinuoso, contro il tronco dell'albero nero, le strinse le braccia. Le sue mani erano forti come tenaglie, le nocche diventarono bianche, e sulla pelle di Leanan comparvero i segni dei lividi che le aveva lasciato, con un velo di antica soddisfazione notò lo squarcio all'altezza del petto. Lei non si scompose granché, lasciò che si sfogasse, con il viso serio che affondavano nei suoi occhi blu.
-Ti odio.- scandì quelle parole con voce gelida e musicale, sentendo sotto le sue mani strette intorno alla pelle della donna un brivido. Ne era compiaciuto. Il suo tono crudele era simile al rumore di un limpido torrente di montagna che può straripare e uccidere chiunque incontri sulla sua strada.
-Dicono che amore ed odio sono due facce della stessa medaglia.- rispose con tono neutro, come se stessero commentando un libro poco interessante.
-Sparisci.-
-C’è ancora una cosa che dovevo dirti- disse mentre si allontanava. Lui la fulminò con lo sguardo –Ti ascolto-  sibilò
-Sai cosa dice la teoria del caos?- domandò-Il minimo battito d'ali di una farfalla può provocare un uragano dall'altra parte del mondo- recitò mordendo ogni parola.
-Mi sembra un consiglio adatto alla tua condizione, stai attento alle decisioni che prendi.-

-Non hai freddo?- Elly raggiunse quello strano ragazzo. Non capiva quella strana sensazione di familiarità che aveva provato quando i suoi occhi avevano incontrato quelli di...Julian? era così che si chiamava, giusto?
-Cosa? No, non ti preoccupare.- rispose. Non si aspettava di trovarsela dietro le spalle. Lei gli si avvicinò ancora. Oh, ti prego no. Non guardarmi con quell'espressione confusa e in ansia.
-Tom mi ha spiegato più o meno chi sei. O meglio, cosa sei.- sussurrò pianissimo.
-Oh. Anche cosa ho fatto?- si informò. Stupido Tom, sarebbe stato tutto più facile se non avesse parlato.
-Si. Sei ancora innamorato di Jenny?- La domanda lo stupì per la seconda volta.
-No, non mi interessa più- il suo sguardo ampio e sincero la lasciarono senza fiato. Dio, è bellissimo.
-Capisco. Verresti con me? Hai bisogno di qualche punto.- Lui si toccò la testa. Sangue? Ora che ho i poteri posso sanguinare? Oh, giusto sono ancora umano.
-Ti seguo.- rispose. Non che ne avesse motivo, sapeva benissimo dove parcheggiava la macchina, ma non poteva certo raccontarle tutto.
Salirono in macchina, la sensazione di Deja vù fece girare la testa ad Elly. Che diavolo mi prende? Datti una calmata, Elisabeth!
-A cosa pensi?- la sua voce era quasi più bella dei suoi occhi. Quasi... era ancora indecisa.
-Mi sto chiedendo se sia tutto vero, o se sto sognando.- 
-Se stessi sognando, non sogneresti uno come me.- gli occhi erano un po' più scuri. Forse perchè era in penombra, forse perchè stava pensando a qualcosa che non conosceva.
-Perchè non dovrei sognarti?-
-Semplicemente perchè, nel caso mi sognasti, non sarebbe altro che un incubo.- La sua voce divenne più profonda, gli occhi si incupirono di più. Era tremendamente serio.
-Uno come te? Un uomo ombra?- domandò
-Si-
-Perchè dovrebbe essere un incubo?- farfugliò -Non mi sembri così cattivo.- Julian sbuffò. Non le sembrava cattivo, Jenny era riuscita a superare i suoi giochi, a farlo cambiare. Che diavolo è successo nell'ultimo secolo? Pensò con stizza
-Sono un lupo in veste d'agnello, se facessi immediatamente paura che soddisfazione ci sarebbe?- rispose con un ghigno da lupo davvero convincente. Lei strinse i pugni intorno al volante, corrugò la fronte.
-Sono sicura che dici così perchè nessuno ti ha mai dato fiducia.- lo disse di getto, senza neanche sapere perchè lo avesse detto. Che diavolo le succedeva? le bastava un bel ragazzo per dire quelle cose assurde?
Lui la guardò, stupito. I suoi occhi erano profondi come i laghi cristallini della Norvegia, o come il blu al centro della fiamma oppure come l'oceano visto dall'aereo. C'era qualcosa di bello e familiare in quei occhi di un cobalto scuro, o qualcosa di pericoloso, non riuscì a capirlo.
-Perchè sei così gentile con me?- 
-So cosa si prova a non essere accettati dalla gente, ho provato questa sensazione sulla mia pelle per anni.-
- Perchè sei francese e ti sei trasferita in America?-
-Come lo sai?- era incredula.
-Il tuo accento.- improvvisò Julian, -E sicuramente un accento Parigino, il più dolce- continuò a spiegare. Il suo sguardo si addolcì, e le labbra si piegarono in un dolcissimo quanto amaro sorriso.
-Oh. Si, sono nata e cresciuta a Parigi.-

Lo fece sdraiare sul lettino. Posò la borsa nella sedia vicino e si andò a cambiare. Julian la guardò allontanarsi e, non appena la vide chiudere la porta, le prese la borsa e tirò fuori la piccola agendina rossa.
-Tom....trovato!- imparò a memoria il numero, se solo provava ad immaginare la loro conversazione gli veniva da ridere. Rimise subito a posto l'agenda e la borsa e si sdraiò di nuovo, giusto in tempo per vedere la porta che si apriva ed Elly che entrava nella stanza...lei e quel suo meraviglioso sorriso.
-Scusami, ci ho messo una vita.- si infilò i guanti in lattice sterili e iniziò a mettergli i punti, parlava e la sua voce, ancora una volta, aveva qualcosa di musicale, era dolce e leggera. Le guardò gli occhi e si chiese se Leanan avesse ragione. Forse era vero, forse aveva paura di qualcosa, ma di cosa? Che il suo segreto fosse svelato? 
-Fatto.- esclamò soddisfatta con un sorriso a trentadue denti.
-Grazie- Mormorò, si sentiva intontito e aveva un forte mal di testa.
-Ascolta, devo dare un'occhiata ai miei pazienti...ma ci metterò solo qualche minuto. Potresti aspettarmi nella saletta qui accanto?- domandò con i suoi fantastici occhi da cerbiatto.
-Non ti preoccupare.- In realtà era quello di cui aveva bisogno. Non appena la vide allontanarsi prese la cornetta del telefono dell'ospedale, compose il numero di Tom, e aspettò che rispondesse.
-Pronto?-
-Tom, sono Julian.-
-Julian!
Che diavolo vuoi? Se hai fatto del male ad Elly ti ammazzo...- urlò Tom, la sua voce era impastata per il sonno e, se solo fosse stato umano...veramente umano, forse sarebbe stato intimorito. Ma era di fretta e aveva cose molto più importanti a cui pensare.
- Non è proprio il momento per le minacce, non ho fatto del male a nessuno, tranquillo. Devo parlarti.- La sua voce calma e chiara scombussolarono il bruno.
-Di cosa dovremmo parlare?- domandò con una nota di curiosità nella voce.
Julian alzò gli occhi al cielo -Di cose importanti. Dico sul serio, devi venire subito qui.-
-Come posso fidarmi?- domandò con voce cupa.
-Tom, lo so che mi odi. Non ti chiedo di perdonarmi, lo so che quello che ho fatto è sbagliato per gli standard umani. Ma ho bisogno di una mano e Elly potrebbe essere in pericolo...- Non aveva calcolato che avrebbe dovuto convincerlo, non ci aveva minimamente pensato. Ora, invece, sembrava più che logico. Tom sbuffò sonoramente, ma aggiunse che sarebbe arrivato tra qualche minuto. Julian e riagganciò. Mentre lo aspettava si sfiorò lo stomaco con la punta delle dita, quanto sarebbero durate le rune? per quanto avrebbero resistito? L'idea di morire dissanguato lo impensieriva...e se non fosse riuscito a salvare Elly?
-Eccomi qui Julian, cosa mi dovevi dire di così importante?- Tom era arrivato in un baleno, l'uomo ombra ne fu stupito.
-Te l'ho già spiegato, Elly è in pericolo.- rispose sedendosi e abbassando le palpebre.
-Cosa vuol dire... perchè sarebbe in pericolo?-
Julian gli raccontò tutto. Del gioco, di Leanan, di tutto quello che era successo nel labirinto. Tutto. Non gli interessava avere segreti per il momento, doveva agire in fretta ed estirpare il male alla radice...buffo che fosse proprio lui a pensare una frase simile.
-Quindi...-  faticava a mettere insieme tutte quelle informazioni, era davvero assurdo. -Tu mi avresti salvato la vita?- domandò incredulo.
-Ehm, avevo bisogno di una mano.- rispose a disagio.
-Sai, forse Jenny aveva ragione.-
-In che senso?- domandò l'uomo ombra confuso.
-Non sei del tutto cattivo.- Tom lo stava guardando con uno sguardo così cristallino che Julian diede quasi di stomaco, cielo quanti sentimentalismi.
-Non ho fatto nulla di buono! Se tu fossi morto, Jenny avrebbe pianto e mi avrebbe rallentato- Si difese.
-Dio, perchè credi che aiutare la gente sia sbagliato? Cos'hai che non va?- domandò 
-Io..non c'è tempo per psicoanalizzarmi. Dobbiamo sistemare un po' di cose.- tagliò corto. Sotto la luce del neon ospedaliero i suoi capelli erano opalescenti e color nebbia, sembrava ancora più pallido del solito, gli dava un'aria spettrale come se non fosse realmente li.
-Che facciamo?- domandò Tom pronto all'azione.
-Dobbiamo sistemare una faccenda prima.- Julian si alzò dalla sedia e, con Tom al seguito, cercò la sala infermieri. Prese i primi due camici bianchi che trovò, ne infilò uno e l'altro lo passò a Tom.
-Bene, Dottor Hause. Perchè non mi spieghi che cosa vuoi fare, non lo sai che se ci beccano finiamo in un mare di guai?- Lo sgridò infilandosi il camice, era incredibile che si stesse fidando proprio di Julian.
-Dobbiamo fare visita ad un paziente.- spiegò alzando gli occhi al cielo e uscendo dalla saletta.
Tom 0gli camminava a testa bassa, pregando che nessuno lo notasse, Julian invece sembrava del tutto a suo agio. Dovevano evitare di passare dalle sale dei pazienti in cura a gli specializzandi altrimenti avrebbero incrociato Elly.
-Ciao, siamo i tuoi nuovi dottori. Dobbiamo farti una visita.- Disse Julian con fare rassicurante al bambino di circa sette anni, aveva un aspetto malaticcio e stanco. La madre doveva essersi appena addormentata.
-Tom- sussurrò al bruno -Controlla che non arrivi nessuno.- Perse la cartella del ragazzino e iniziò a leggere. Sui fogli ordinati la scrittura decisa e professionale di Elly spiccava, aveva provato davvero qualsiasi cosa. Si guardò la punte delle dita, poteva farcela.
-Farò una cosa...Ti farà un po' male ma non devi fare rumore perchè a tua mamma potrebbe svegliarsi.- gli spiegò in un sussurro.
Il bambino annuì, attento. Lo guardava con gli occhi grandi e spalancati, sembrava capire che quello strano ragazzo potesse aiutarlo. Julian scostò le coperte e gli sollevò il pigiama, poi prese un bisturi e si fece un taglio sul braccio. Si guardò per un attimo il taglio che si riempiva di Sangue, ne raccolse un po' con il dito e iniziò a fare un disegno veloce e preciso. Rune, il sangue iniziò a friggere sulla pelle candida del bambino, ma lui non fece un fiato.
-Ti senti meglio?- domandò gettando il bisturi, coprendolo e lanciando un'occhiata alla madre che continuava a dormire, anche nel sonno aveva un'aria preoccupata.
-Si.- sussurrò il bimbo.
-Bene. Non devi dire niente a nessuno, intesi?-
-Sei un angelo?- Chiese il bambino con gli occhi grandi di un intenso color nocciola. Julian rimase interdetto a quella domanda, lui...Un angelo? Gli sorrise, come non aveva mai fatto, aveva abbandonato per un momento il suo lato da lupo.
-No, sono qualcosa di un po' più antico. Ora dormi, e ricorda di non dire nulla a nessuno...mai-

-Julian, perdonami se ti ho fatto aspettare così tanto, ho...- Elly si fermò a metà frase, Tom rimase in silenzio aspettandosi una sfuriata da parte di Elly.
-Elly...non ti preoccupare, non sono qui per uccidere nessuno- scherzò alzando le mani come se fosse in arresto -Volevo solo scusarmi con Julian- spiegò guardando il ragazzo di qualche centimetro più basso.
-Scusa Julian- disse con tono serio.
-Ehm...- rispose confuso,  sembrava quasi stupito -Non fa niente-
Lei sorrise felice, compiaciuta. Li seguì fino alla macchina dove salutarono Tom, e tornarono a casa.
-Ti fa molto male la testa?- si informò lei.
-No-
-Ma hai preso gli antidolorifici, vero?-
-Si.-
-Parlo troppo?- domandò dopo l'ennesima domanda a raffica.
-Mi piaci quando parli, hai una voce molto dolce- rispose Julian notando, con gioia, che le guance di Elly si erano improvvisamente imporporate.
Rimasero in silenzio per tutto il resto del tragitto, anche se non era molto lontano. Per tutto il tempo non aveva fatto che pensare al suo segreto, odiava ammetterlo ma non ne veniva a capo. Non era certo onnisciente, ma riusciva a capire al volo le persone eppure non valeva per Elly. Quella ragazza era un'enorme punto interrogativo. Che c'entrasse la sua famiglia? Quando Leanan stava per ucciderla, la prima volta, aveva notato che aveva materializzato sua madre e una bambina, forse era sua sorella...Jean aveva accennato a qualcosa del genere.
-Siamo arrivati.- annunciò Elly parcheggiando la macchina nel vialetto. La casa aveva un aspetto comune e familiare, entrò e si fece guidare da Elly fino alla sua stanza dove le augurò la buonanotte. Lasciò sprofondare la testa nel cuscino, esausto. Devo scoprire quel segreto, i suoi pensieri erano vaghi, distratti e sconnessi. Lasciò che la mente vagasse nella nebbia del dormiveglia, aspettando che un nuovo incubo prendesse vita.
Il primo sogno che aveva fatto a casa di Elly riguardava lei. Questo invece riguardava lui.
continuava ad essere sdraiato ma la luce era spenta, per fortuna. E non c'era Elly.
-Elly? Elly...dove sei?- le sue parole si persero nel vuoto, sentiva il cuore pompare sangue a ritmo dei suoi respiri affannosi.
''Devo uscire da qui, devo alzarmi'' Fece un respiro profondo, doveva calmarsi e pensare, pensare seriamente. E cosa c'era di più isolato di un proprio sogno? Inspirò ed espirò, ecco i suoi polmoni. Sbatté due o tre volte le palpebre, poteva vedere. Schioccò le labbra, anche se non poteva palare poteva comunque muovere il viso.
''Ok, iniziamo di nuovo dall'inizio: con la mano sinistra A S D F, con la mano destra H J K L. Devo riscrivere la storia.''
Si alzò dal letto, era in una stanza piccola e bianca, nella penombra i muri assumevano un'inquietante grigio scuro. Ma lui ci era riuscito, era riuscito a muoversi.
Ne era così felice...si sentiva invincibile. Poi lo sentì; il rumore gocciolante come la morte, non voleva crederci. Dai muri iniziò a sgorgare acqua, lentamente. Leanan era in piedi di fronte al suo letto, lo sguardo imperturbabile, immobile come uno spettro, come un'immagine pallida e opalescente.
L'acqua continuava a colare come se piovesse, poco importava che fosse impossibile che piovesse in una stanza chiusa e priva di finestre, quello era un sogno. Il suo incubo personale.
Il rumore di una porta che sbatte lo distrasse da quella immagine, Elly era appena entrata nella stanza e lo guardava stupita e preoccupata.
-No, Elly.- urlò saltando dal letto e prendendola tra le braccia. -Vai via, ti strapperà gli occhi- si rese conto di aver esagerato, lui non reagiva mai in quel modo e quello era solo un sogno.
-Julian, va tutto bene....calmati ora.- gli prese il viso tra le mani guardandolo con quei occhi pieni di lacrime e preoccupazione.
Come faceva a stare calmo? La stanza continuava a riempirsi d'acqua e lei sarebbe morta.
L'acqua ora gli lambiva i fianchi ma lei cercava di prendergli le mani
-Calmo, Julian, calmati- continuava a ripetere.
L'acqua saliva e non poteva salvarla, che fosse quello il suo incubo? essere del tutto impotente davanti alla morte?
-Bene Julian, apri la mente, ci sei quasi-
L'acqua gli arrivava al collo e ormai non vedeva ne Elly ne Leanan, le parole della Sidhe gli erano state sussurrate con dolcezza ma non riusciva apprestarci attenzione in quel momento. Alzò lo sguardo e vide sopra di lui un'apertura.
Iniziò a nuotare, con energia, cercando di raggiungere la luce più velocemente che poteva...
Si alzò di scatto dal letto, portandosi una mano alla bocca. Era solo un sogno, e lo sapeva.  Allora perchè tremava così tanto? Si era sentito...era come se fosse stato vicino a qualcosa, qualcosa di molto importante. Si alzò dal letto e corse giù, la rivide per l'ennesima volta, bella e disordinata, con i capelli legati in uno chignon improvvisato a cantare canzoni trasmesse dalla radio nel soggiorno, intenta a cucinare la colazione, vestita solo di shorts di jeans e una maglietta corta che le accarezzava il fianco.
-Buongiorno Principino, hai dormito bene?- Domandò fulminandolo con i suoi bellissimi occhi viola. La prima volta che aveva visto quella scena lei cucinava tranquilla, non c'era ne musica, ne quel sorriso così largo.
-Buongiorno, ho dormito benissimo. Grazie- mentì bevendo in bicchiere d'acqua che gli porgeva.
-Mhh- mormorò -Allora perchè stai mentendo, se hai dormito così bene?- domandò distogliendo lo sguardo dalle uova strapazzate, il suo sorriso furbo ed indagatore era rilassato ed attento. Una vera volpe!
-Ti si bruciano le uova- disse Julian distraendola.
Lei distolse per un momento lo sguardo, concentrandosi sulla colazione. Gli servì uova e pancetta, del caffè e una mela.
-Dico sul serio- disse sedendosi davanti a lui -Hai dormito male?- domandò preoccupata.
Si agitò un po' sulla sedia, ovviamente non poteva dirle la verità e non poteva mentirle. L'agnellino aveva incastrato il lupo.
-Ho dormito come un sasso... ma ho fatto un incubo, tutto qui- rispose optando per dire una parte di verità. Per assurdo, un uomo ombra è sempre abituato a dire la verità proprio perchè, avvolte, la verità è più amara di una bella bugia.
-Ne vuoi parlare?- domandò sfiorandogli la mano vicino al piatto con la propria, la storia stava già cambiando.
-Non c'è molto da dire in realtà, non è durato tanto...non era neanche così spaventoso ora che ci penso...- ed era vero. Ora che ci rifletteva con un po' più di lucidità, una stanza che si riempie d'acqua non è chissà quanto spaventosa. La storia cambia se sei dentro la stanza, non puoi uscire e la donna che ami e li dentro. Le raccontò il sogno, anche se non le disse di averla sognata, ne di Leanan.
-Strano come sogno.- dice con uno strano sorriso, -Sai, anche io ho fatto un incubo stanotte...molto simile al tuo- La musica alla radio era cambiata, uno strano ritmo ovattato li circondava, il suono del basso e del piano che si fondevano creando una specie di lamento armonico, voci basse ed angeliche.
-Davvero? Cosa hai sognato?- domandò curioso, guardandola con la testa lievemente inclinata.

With your feet in the air and your head on the ground
-Ero sott'acqua, non so perchè....ma mi sogno sempre sott'acqua- spiegò con uno strano sorriso, forse notando l'espressione troppo concentrata di Julian,

Try this trick and spin it, yeah
-Ad ogni modo, ero lì che camminavo sul fondo del mare.- chiuse gli occhi, come se stesse rivivendo quel sogno...o quell'incubo.  -E tutt'attorno a me c'erano dei mostri. Da ogni parte.- la sua voce tremava, sembrava molto spaventata, e Julian le prese la mano, aveva intuito che stava per rivelare qualcosa di molto importante, era sul filo del rasoio e non desiderava altro che sapere. Aveva fame di verità.
-Allora...- aprì gli occhi e lo guardò con le guance che si imporporavano all'improvviso.
-Cosa?- domandò Julian esortandola a continuare.

Your head will collapse
-Solo ora mi rendo conto di quando sia stupido il mio sogno... è così imbarazzante.- disse distogliendo lo sguardo da quei meravigliosi occhi blu. -Ecco...ti ho sognato.-
-Davvero? Racconta- ordinò visibilmente colpito.
-Bhe, vedo questi mostri che mi nuotano accanto e hanno degli enormi occhi blu, come i tuoi... allora ti ho visto- fece un grosso sospiro -Gridavo, ma tu non mi sentivi. Ho cercato di raggiungerti...-
But there's nothing in it
-...Ma la corrente mi tratteneva.- la sua voce tremava, aveva la pelle d'oca - sentivo dentro di me la tua voce-

And you'll ask yourself
-Dicevi ''Devo tornare in dietro, ti strapperà gli occhi''-
Where is my mind?
-Finchè un mostro non azzanna con la sua bocca enorme, e urli. Mi sono svegliata così spaventata...- concluse come se non riuscisse a credere a quello che aveva appena detto. Era come se a Julian avessero versato a dosso una bacinella d'acqua gelida, era incredibile. Se ne ricordava, tutto quello che era successo se lo ricordava....Qualcosa catturò la sua attenzione, la canzone. L'aveva già sentita da qualche parte, ma li per li non si era reso conto dove. L'aveva cantata Leanan, quando era nella stanza piena d'acqua. Era una canzone strana, così triste e drammatica, non era da lei cantare quel genere di cose. Certo, loro erano uomini ombra. E si odiavano, era un po' triste ma si odiavano anche se erano della stessa specie, era nel loro DNA odiare e distruggere, tutti gli altri mondi li allontanavano continuamente, senza avere l'opportunità di redimersi. Non che volessero farlo in ogni caso. E lui si era sempre sentito un po' fuori posto, per questo osservava i meravigliosi colori della terra....da loro quei colori non esistevano,  e tutto ciò che creava era destinato a scomparire. Aveva vissuto un'esistenza da solo, e Leanan gli era stata in qualche modo vicina, a modo suo. Ma...lei? Davvero lei poteva essere triste, poteva provare davvero sentimenti? Si portò una mano al volto, pensieroso. Quelle parole avevano qualcosa di strano, doveva esserci sicuramente un motivo per aver scelto proprio quelle parole. Non era certo il tipo di donna che lascia tutto al caso.

-A cosa pensi?- domandò Elly avvicinandosi ancora a lui.
-A nulla di importante, stavo solo cercando di ricordare dove ho già sentito questa canzone- rispose indicando lo stereo. Il discorso cadde quando suonarono alla porta. Elly saltò sulla sedia come se l'avessero punta con un ago, tornando di nuovo la ragazza spensierata e felice che lo aveva accolto in casa.
Aveva aperto al fratello, lo stava abbracciando. Julian lo salutò con un cenno, presentandosi. Stava per salire in camere per chiamare Leanan quando Lei lo fermò. Elly era al centro della sala, il suo sorriso illuminava la stanza.
-Ho un grande annuncio da fare!- esclamò euforica -Ieri notte mi hanno chiamato dall'ospedale e mi hanno detto che un bambino che stavo seguendo, che sembrava spacciato, si è ripreso in una notte sola!- quasi urlò quelle parole talmente era felice.
-Sorella, è incredibile!- disse felicissimo Jean abbracciandola.
-E' una notizia fantastica.- disse Julian con un sorriso lieve, guardandoli abbracciarsi e scherzare felici. -Per questo, vi offro la cena stasera. Sono troppo felice per non festeggiare.- aggiunse.

Quella sera Julian era letteralmente su di giri. Jean, troppo occupato a gestire l'euforia e le performance ccanore di Elly, non aveva nominato i biglietti della festa e Julian era riuscito a rubarli. La sentiva cantare spensierata mentre si truccava gli occhi e si sistemava i capelli, e per la prima volta era riuscito a sentire i muscoli sciogliersi e si era rilassato. Non importava se lei non lo amava...non ancor, almeno. Ne se non ricordava nulla di quello che era successo, e non gli importava più neanche di sapere il suo segreto. Stava bene, si sentiva tranquillo e rilassato come non mai e non vedeva più da nessuna parte Leanan. Aveva anche provato a chiamarla ma lei non era venuta...il suo pensiero era l'unica cosa che rovinava il fantastico umore dell'uomo ombra. Probabilmente lei non si sarebbe arresa, e di sicuro sarebbe tornata con qualche scherzo.
-Sei pronto?- domandò Jean con un paglio di blue-jeans e un maglione color crema.
-Si- rispose Julian stringendo le spalle, odiava quando lo distraevano dai suoi pensieri.
-Ma vieni vestito così?- domandò Jean guardandolo storto. Julian si guardò i vestiti, i suoi jeans neri e stretti gli stavano in modo fantastico come la maglietta blu e una giacca.
-Cosa c'è che non va?- domandò Julian guardandolo di traverso.
-Non hai freddo?- domandò incredulo il ragazzino, era ovvio che ancora non sapeva che era un uomo ombra. Julian si mise a ridere a quelle parole, una risata da vero lupo cattivo, che venne interrotta da Elly, quando scese le scale vestita di un bel vestito nero. Era aderente e a maniche lunghe, ma corto lasciando le gambe lunghe e candide in bella vista, sulle spalline dei fili dorati si torcevano in ghirigori e spirali donando quasi un'aria imperiale a un vestito così semplice.
-Siete pronti?- domandò con un sorriso tranquillo.
Il tragitto il macchina era stato breve, o così era parso a Julian. Gli piaceva stare in macchina, vedere il paesaggio invernale che sfreccia sotto i suoi occhi, le chiacchiere senza senso dei suoi compagni di viaggio, la musica che invadeva l'abitacolo e il rumore rilassante del motore. Chiuse un momento gli occhi, cullato da quella sensazione.
Stava di nuovo sognando, non si era accorto di essersi addormentato. E gli uomini ombra NON dormono, mai. Era disteso e guardava il soffitto, ancora e ancora. Sarebbe mai finita quella agonia? Non c'era traccia di Leanan, ne dell'acqua, ne di Elly. Era solo.  Tutto ciò che udiva era il battito accelerato del suo cuore e il solito ticchettio stridulo che lo accompagnava.

-Ti sei svegliato- sussurrò una voce accanto a lui, voleva girarsi ma era legato da una forza invisibile, i suoi occhi erano socchiusi, vedeva la stanza solo attraverso le ciglia folte. La voce era dolce, lieve. Elly. Con la coda dell'occhio riuscì a scorgere la sua chioma nera, ma non poteva vedere i suoi occhi, ne il suo sorriso che per qualche ragione gli sembrava spento.
-Ascolta.- disse concentrandosi per non versare lacrime -Farei di tutto per farti svegliare Julian. E' stata tutta colpa mia, ti ho ferito. Ma ora devi svegliarti.- sussurrò pianissimo.
-Svegliati.- ordinò con forza.

Spalancò gli occhi, confuso. Era a terra, l'asfalto nero ad accarezzargli il volto, sdraiato in modo scomposto. Un altro vecchio clichè della letteratura era la stupida frase che si trova nei thriller di quarta categoria: cosa è successo? E lui non lo sapeva davvero, si guardò intorno cercando di scorgere la più labile traccia. Si voltò piano, facendo leva sui gomiti. La macchina era ridotta ad un cumulo di rottami, Elly sembrava ancora incastrata tra il volante e il sedile, l'auto che gli era venuta a dosso era tutta accartocciata contro la loro. Si alzò, mosse qualche passo incerto e ferito, ma la vista lo abbandonava e la nausea assaliva il suo stomaco. La sua ultima Chance, l'ultima partita, l'ultima battaglia era stata persa. Era stato sconfitto? L'asfalto acquisì una strana angolazione, stava svenendo.
NO, Elly...
l'oscurità era così uniforme da fargli pensare d'essere diventato cieco, e cos'altro poteva essere accaduto? Un uomo ombra scruta nel buio come un falco. Galleggiava in un dormiveglia forzato, con il corpo schiacciato verso terra, ma lui non si arrendeva e cercava di strisciare verso di lei.
Elly, Elisabeth. Arrivo, tu non rimarrai al buio, ti riporterò alla luce. Lo giuro, lo prometto. I-io sono quello che esce dall'ombra, con il sorriso da lupo e gli occhi antichi, pronto ad affrontare la follia. Scaccerò via tutti i demoni che affollano la tua mente. Dovesse anche costarmi fino all'ultima goccia del mio sangue mostruoso, divorerò i fantasmi che ti spaventano e poi sparirò lasciandomi dietro solo un cenno, una strizzata d'occhio e una battuta sagace. Cammino da solo...chi mai vorrebbe camminare con me?

La sua mente elaborava mille e mille idee, senza riuscire a connetterle tra loro.
Dovresti svegliarti, aprire la tua mente, gli aveva detto Leanan ma quando aveva aperto gli occhi nulla era cambiato.
L'immagine non è la realtà, facciamo vedere ad un bambino l'immagine di un cane e gli diciamo che è un cane ma non lo è, forse Julian è un'artista perchè riesce a far diventare le immagini reali.
Zach che spiegava quale poteva essere il suo potere, si aveva centrato il punto quella volta, ma un uomo ombra può realizzare i sogni, e Julian sapeva tutto su i sogni. Poteva suonarli come strumenti, manipolarli in modo che un sogno diventasse il peggior incubo mai vissuto. I suoi pensieri si stavano disperdendo, la mente vagava, attenta ma distratta. Come quando la notte i pensieri più assurdi sembrano reali, come quando le conclusioni più ovvie vengono percepite con chiarezza quasi dolorosa.
C'è un antico principio in medicina: la risposta più semplice di solito è quella giusta. è chiamato rasoio di occam. Non so come la pensate voi ma mi sembra più plausibile che io stia sognando...

Riaprì gli occhi solo per un momento, la consistenza dell'asfalto era cambiato, era più morbido, soffice...caldo. Toccò le lenzuola del letto di Elly, senza più avere la minima idea di cosa fosse successo nell'ultimo secolo per essere stato preso in giro così pesantemente dal destino.










E bene si, mancano pochi capitoli alla conclusione...non so bene quanti, ma sono pochi. che ne pensate?
Poi, se posso sviare un momento dall'agomento, ho ricevuto una meravigliosa notizia! Partendo dal principio, stavo parlando su Facebook con una mia amica americana, Stefanie, che mi raccontava che era sul sito della Smith. Sul sito della scrittrice, dove si possono fare domande, le ha chiesto se avesse intenzione di continuare il gioco proibito e questa è stata la risposta: Non ho neanche iniziato quel libro ancora. In primo luogo, devo finire l'ultimo libro della serie Night World, Strano Destino, e un libro che era originariamente parte di Strano Destino, ma è diventato così grande che l'ho fatto diventare il suo romanzo, che si chiama L'ultima Ninna Nanna. Dopo che ho finito entrambi questi libri, inizierò Il Gioco Proibito: Rivincita.
Cioè, probabilmente avrò ottantanni quando arriverà in italia, ma chissene! Se non fa risorgere in qualche modo Julian brucio il libro xD
Ok, ok. fangirleggio troppo quindi vi saluto!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, un megabacio
Cyanidelovers

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Capitolo 16
*** Your Latest Trick ***




Your Latest Trick







I don’t know it happened
It all took place so quick
But all I can do is hand it to you
And your latest trick
[Non so cosa sia successo/ è accaduto tutto così in fretta/ ma tutto quello che posso fare/ è fare I miei complimenti a te/ e al tuo ultimo scherzo]
Dire Straits- Your Latest Trick






 Si alzò di scatto, portandosi una mano alla bocca, tremante. Il suo orgoglio non glielo face ammettere, ma tremava dalla paura. La stanza era piccola ed accogliente, ma si sentiva ghiacciato, come se fosse appena stato scongelato.
-Impossibile.- sussurrò guardandosi i vestiti. Indossava di nuovo la maglietta di un azzurro stinto, i suoi capelli arruffati parlavano di almeno due ore di sonno profondo e agitato. Guardò l’orologio senza realmente vedere che ore fossero e scese le scale a due a due, sentiva le voci concitate di Tom e Dee, quella preoccupata di Jenny.
-Qualcuno avrà riscritto il suo nome.- sussurrò Michael, ragionevole.
-E chi mai avrebbe potuto riscrivere il mio nome?- domandò Julian apparendo come una furia. Due volte, era quello il massimo…solo due erano le opportunità che venivano date ai uomini ombra per rimediare a tutti i loro errori, e Julian li aveva sprecati, meritava la morte. Perché era tornato indietro? Non era possibile. Il ticchettio stridulo che sentiva nei sogni gli rimbombava nella testa, era accelerato…era tagliente come una lama di coltello. Si portò le mani alla testa, stringendo gli occhi ma il dolore era qualcosa di inimmaginabile, come se fosse caduto preda di un raptus che non gli faceva pensare ad altro che a quel rumore che sembrava fargli l’elettroshock.
-Julian, cos’hai?- Jenny gli corse incontro, mentre i suoi pensieri gli si presentavano come tanti frammenti sconnessi. Guardò verso di lei, ma non lei. Dietro i capelli biondi di Jenny La figura di Leanan si stagliava come una dea nera, tormentata e distrutta. Anche se lei stava distruggendo lui.
 Le irridi azzurre lo risucchiarono, l'oscurità lo chiamò a sè con forza irresistibile. Julian ne fu attirato come ferro da una calamita, ma la sensazione non fu di cadere in quelle profondità: fu di disgregarsi.
 Sentì il buio premere contro di lui, insinuarsi sotto la pelle.
L’immagine non è reale, e se gli uomini ombra fossero in grado di rendere reale ciò che non lo è?
 Il buio strisciò attraverso i muscoli, scollandoli. Riempì i vasi sanguigni, si fece strada nelle cavità delle sue ossa.
Elly, Jenny, Tom. Zach, Audrey, Michael, Dee, Summer
Gli inondò la mente, cominciò a scardinargli i pensieri.
Perdonatemi.
Il buio era freddo, freddo: divorava vita e calore e restituiva in cambio solo tenebra intatta.
Julian cercò di gridare: l'oscurità gli strinse la gola, si cibò del grido, lo ridusse ad gemito soffocato.

Poi si contrasse, si plasmò in immagini e volti incredibilmente concreti, e lui vi scivolò attraverso.
Non è reale.
Si aggrappò a quel pensiero con tutte le forze che le restavano.
Tutto questo non può essere reale.
(Devo credere)
Perchè se il buio e le immagini erano reali, allora il fantasma doveva essere lui.
Posso rendere reali i tuoi sogni più selvaggi.
E se non fossimo reali? E se questo fosse tutto un sogno, come lo capiresti?
Si alzò, puntando i piedi sul legno scuro.
-Non è reale.- disse con voce ferma, anche se in realtà tremava.
-Cosa dici Julian, noi siamo qui, sono con te. Cosa ti è successo?- La voce preoccupata di Jenny non gli arrivò, ma le sue parole si. Si voltò, senza darle spiegazioni e andò in cucina, prese il grosso coltello da cucina e tornò vicino al camino.
-Julian, posa quel coltello.- urlò spaventata Elly, quasi correndogli in contro.
-Non capisci? Tutto questo non è reale.- le disse, guardandola dritto negli occhi, viola e azzurro che si fondevano insieme creando colori mai visti prima.
Nessuno aveva notato Leanan che se stava in disparte a guardarlo, lo guardava intensamente e lui sembrava aver capito. Il dolore alla testa era diminuito, lasciandolo riflettere con più lucidità.
-Certo che è reale, ragiona.- insistette lei –Sei in casa mia, e io non capisco perché…ma è come se ti conoscessi da sempre, e ti sto dicendo che puoi rimanere qui se vuoi. Quindi ti prego non farlo.- i suoi occhi lucidi lo incantarono. E per un momento guardò la lama contro il suo stomaco, se si fosse sbagliato, probabilmente sarebbe morto.
-Proprio per questo è una finzione- sussurrò con sguardo triste.
-Non puoi ucciderti, qualsiasi cosa….la supereremo insieme.- pianse, senza sapere perché, forse per la sua impotenza o forse perché stava per perdere un ragazzo che amava da qualche minuto.
-E’ una vecchia leggenda: Se stai per morire in un sogno, ti svegli.- disse, deciso. Strinse ancora di più il pugnale tra le mani, la pelle tirata, le nocche bianche. -Anche se tu non te lo ricordi, ci siamo innamorati l'uno dell'atra.- disse guardandola, gustandosi la vista di quei meravigliosi occhi, forse, per l'ultima volta.
 Inspirò profondamente, rimanendo senza fiato quando il coltello perforò la carne.


*

Voglio svegliarmi.
Voglio svegliarmi.
Voglio svegliarmi.
Faceva freddo, il suo corpo immerso nell’acqua non rispondeva ai suoi comandi. Poteva controllare incubi di ogni genere e non riusciva a controllare il suo stesso corpo. Era indubbiamente ironico. Anche sospeso tra vita e morte le sue labbra si tesero in un sorriso da lupo, piccole bolle d’aria si sollevarono verso l’alto…o verso il basso?
I suo pensieri erano sconnessi, come se fossero stati tirati e separati uno ad uno, le uniche parole che riconobbe con lucidità furono “Voglio svegliarmi’”.
Aprì lentamente gli occhi, il sale marino bruciava e gli annebbiava la vista, ma tuttavia riuscì a vederla, la scritta sul fondo che lo scherniva con la sua immobilità.
GAME OVER.
“Quando dirò tre ti sveglierai” la voce di Leanan gli arrivò chiara e cristallina come se fosse accanto a lui. Strinse gli occhi facendo uscire altre bolle d’aria, non capiva le sue parole, si era pugnalato e quindi si sarebbe dovuto svegliare subito. Perché era immerso nell’acqua, allora? Perché sempre quell’elemento?
“Uno”. Non sentiva più freddo alle mani, riusciva a sentire gran parete del suo corpo, strane immagini gli scorrevano davanti a gli occhi, come se avesse vissuto più di una vita, invece di un’eternità.
“Due”. Si dice che quando stai per morire tutta la tua vita ti scorre davanti…ma non tutta. Per qualche ragione vedeva solo errori davanti a se. Il suo ricordo più orribile, il suo incubo. La fugace visione dell’uomo ombra che aveva inciso il suo nome gli arrivò come uno schiocco di frusta, mostruoso, con la pelle della stessa consistenza del cuoio, gli occhi completamente rossi ad eccezione delle irridi blu, la bocca allargata come quella dello stregato “Ricorda, anche tu diventerai così un giorno.”
“Tre”. Si sollevò di colpo dal letto scomodo, con una mano premuta contro la bocca per reprimere l’urlo che lottava per uscire dalla sua gola. La camera dove si trovava era piccola ed ingombra del letto matrimoniale e di due comodini, i muri erano ricoperti di carta da parati scozzese, così come la coperta sulla quale era sdraiato, il tappeto, il gilè sulla camicia bianca che indossava. Quando lo tirò per osservarlo meglio fece uno strano rumore, come se fosse stato appena inamidato. Strappò via, confuso, la targhetta con il prezzo della camicia, notando solo ora che in quella stanza tutto aveva un prezzo. Corse fuori da quella stanza assurda, constatando con sorpresa che non era proprio una stanza ma una di quelle camere finte nei negozi di arredo, con l’unica differenza che ce ne erano decine tutte identiche. Correva lungo la strada di una normale cittadina, ma senza incontrare anima viva, nessuno che in quell’assolato pomeriggio avesse qualcosa da fare. Si fermò al centro dell’incrocio, guardando per un momento le sue ombre che si estendevano in tutte le direzioni, confondendolo anche di più se possibile. Si sarebbe dovuto svegliare, ma allora perché era in quel luogo, che fosse un altro scherzo di Leanan?
Alzò la testa, i suoi capelli sotto il sole splendevano con mille riflessi color oro, gli occhi di un azzurro chiarissimo, che lo facevano sembrare un bambino.
SVEGLIATI. A caratteri cubitale, un piccolo aeroplano giallo  si trascinava uno striscione con le lettere dipinte di un nero lucido. Avrebbe voluto urlare, con rabbia ceca, che ci stava provando con tutte le sue forze ma che tutto ciò che faceva era inutile. Aveva il fiatone, e quella dannata cravatta non lo faceva respirare. Allentò il nodo, girando su se stesso lentamente e cercando di riconoscere quel luogo. Si accorse che nulla era cambiato e allo stesso tempo nulla era come prima.
Era davanti la porta della casa da qualche minuto, senza sapere bene cosa fare. Doveva suonare o aspettare che la porta si aprisse da sola? Il suo volto veniva deformato dallo spioncino, sentiva il torace alzarsi e abbassarsi a ritmo accelerato, con quel fastidioso tintinnio ancora nelle orecchie, e dei passi dietro la porta, delle chiacchiere distratte. Suonò, sentendosi per l’ennesima volta uno straniero in un mondo oscenamente ordinato. La porta si aprì dopo qualche istante con un sommesso cigolio. Elly lo guardava stranita, la bocca carnosa e morbida aperta in una muta sorpresa. Aveva il suo stesso identico gilet, ma dal taglio più femminile, sembrava anche più grande con i capelli lisci e anonimi, teneva la porta semi chiusa, aspettava che dicesse qualcosa…ma cosa?
-Ti conosco?- domandò con la sua voce argentina, oscurata dal velo di diffidenza che si usa con gli estranei.
-Sono io!- esclamò aprendo e facendo da parte la porta –Sono io, Julian-  ripeté.
-Non ti conosco.-rispose confusa, indietreggiando lentamente.
-Cosa?! Certo che mi conosci- La abbracciò ma lei iniziò ad urlare e lottare.
-Tom, Aiuto!- ecco di chi doveva essere l’altra voce che aveva sentito, forse lui lo avrebbe ascoltato. Ma quando arrivò il ragazzo, non lo guardò ne con lo sguardo carico d’odio che si aspettava ne disse una parola. Lo spinse semplicemente fuori dalla porta, chiuso in un inreale mutismo. Quello era il uo inconscio, si era arreso all’evidenza, e forse per questo che era solo. Lui era sempre stato solo, dalla notte dei tempi. Ma conosceva quei ragazzi come se fossero un suo braccio  avrebbe potuto immaginare centinaia di conversazioni. Forse il suo subconscio non li conosceva realmente… non conosceva neanche se stesso.
Il ticchettio aveva iniziato a rimbombare di nuovo nella sua testa, era come sentire delle campane a pochi metri di distanza. Corse cercando un altro indizio, ignorando il mal di testa, cercando di fari largo tra i vialetti ben curati della cittadina.
-Julian…- si voltò, qualcuno lo chiamava. Era una voce che aveva già sentito prima anche se in quel momento non avrebbe potuto dire dove l’avesse sentita. Veniva dalla sua sinistra, quasi si aspettava di vedere del fumo nero, uno manciata di oscurità così fitta da farti credere di essere morto. Ma tutto ciò che gli apparve davanti era la cittadina tranquilla e silenziosa, così luminosa da fargli venire i brividi.
-Julian…- A destra, questa volta veniva dalla sua destra. Era bassa e roca, come pietre che si strofinano l’una con l’altra per creare del fuoco. La normalità agghiacciante lo schiacciò, ma poi lo vide: sulla collina, grosse lettere bianche contornate di nero erano state sistemate da silenziosi e velocissimi operai. JULIAN, CHIAMA: 123-581-1321
Ad un solo isolato di distanza c’era una vecchia cabina telefonica, se fosse stato più lucido in quel momento, se avesse pensato a ciò che stava facendo,avrebbe potuto pensare ad una trappola di Leanan o degli uomini ombra, quegli indizi erano troppo facili da seguire.
Ma Julian non stava riflettendo. No, lui era puro istinto, qualcosa che non può essere governato dalla ragione. Aveva paura, certo. Perché perdersi nella propria mente può farti scoprire cose terribili, ma era anche incredibilmente euforico, vivo. Il cacciatore era diventato la preda e tuttavia si stava divertendo, focalizzò nella sua mente il momento in cui avrebbe affondato i denti nella pelle nuda di Leanan, il momento in qui avrebbe sentito l’odore vibrante del suo terrore. Prese la cornetta e infilò la mano nei pantaloni, ne estrasse una moneta, grossa e d’oro massiccio.
“Tutto ciò è dannatamente divertente” pensò con un sorriso bieco e ironico, facendo scivolare il doblone nella fessura. Quella nuova situazione lo aveva stupito, ma lui non rimaneva impressionato a lungo, si chiese con selvaggia curiosità chi avrebbe risposto al capo opposto. Di sicuro non Elly… forse Leanan.
-Pronto? Chi è?- domandò una voce identica alla sua. Una voce nata nelle tenebre, risuonava della musica degli elementi, come acciaio rivestito di velluto rosso.
-Pronto? Chi è?- ripeté Julian corrugando la fronte.
-Chi è?- chiese con maggior forza la voce infastidita, si fece più minacciosa.
-Mi è stato detto di chiamare questo numero- sussurrò con le labbra che accarezzavano la cornetta grigio chiaro –Il mio nome è Julian- aggiunse. Attese una risposta, ma dopo qualche secondo sentì una lieve risata, aveva l’impressione che le labbra della voce si fossero tirate in un sorriso da lupo, mostrando dei letali denti bianchi.
-E’ uno scherzo?- Domandò con ancora i rimasugli di una orribile risata. Julian strinse un secondo gli occhi, era l’identica domanda che avrebbe voluto porre a se stesso.
-No, no… io..- stava cercando di spiegare qualcosa che neanche lui conosceva, ma a voce interruppe sul nascere la loro conversazione, lasciando Julian a fissare la cornetta. Ma non si fece intimorire, si riprese subito, infilò un altro doblone e premette il tasto per chiamare il centralino*.
-Operatore?-
-Si?- la voce impostata e meccanica della nuova voce lo snervava, ma doveva fare in fretta e quindi chiuse gli occhi e ispirò profondamente.
-Ho bisogno dell’indirizzo di questo numero:123-581-1321- disse velocemente, domandandosi se fosse sua quella voce così stanca e roca.
 -Attenda un attimo- rispose. Sempre con gli occhi chiusi, provò ad immaginare cosa stesse facendo Elly in quel momento. Poi, si chiese, cosa stesse facendo lui in quel momento. L’ipotesi più plausibile era che stesse dormendo, e non era detto che fosse passato tutto il tempo che immaginava. Il tempo nei sogni è soggettivo, sembra che sia passato un anno e invece sono passati venti minuti.
-12358, Heloise Street- La voce fredda e calcolata lo scosse da quei pensieri. Iniziò a correre, l’unica cosa sensata da fare.

Il numero della casa ciondolava, facendo un rumore stridulo, come quello delle unghie contro una lavagna. La casa del nonno di Jenny, ovviamente. Poco importava che fosse impossibile che fosse a pochi isolati dalla casa di Elly, poco importava che fosse l’ultimo luogo nel quale volesse andare. Molte cose erano successe in quel luogo: era stato catturato da un mago che poteva considerarsi un bambino, gettato in uno sgabuzzino come qualcosa di vecchio,  sofferto per la vicinanza ai suoi antenati, stolte e mostruose creature pronte a schernirlo, e non si poteva dire che quel vecchio non avesse pagato il suo debito. Lì era morto, felice per la prima volta dopo tanto tempo. Quella casa trasudava peccato, magia, usurata dal tempo. Troppo a suo parere, porte e finestre erano sbarrate da grosse travi di legno, e la casa sembrava inesorabilmente sul punto di crollare in pezzi. Ma, come già detto, era del tutto inutile perdersi in inutili osservazioni, quella era la sua mente, quanto poteva essere logica la situazione?
Staccò dalla porta sul retro due o tre travi, giusto per passare, l’edera ormai secca doveva essere stata, un tempo, verde e combattiva, perché era riuscita ad insinuarsi fin dentro casa. L’interno era fatiscente, la carta da parati porpora era scrostata e penzolante, i pochi mobili rimasti consumati e divorati dalle termiti, il pavimenti ricoperto da un consistente quantitativo di polvere. Un piccolo CD era appoggiato su una scrivania sembrava chiamarlo. Lo inserì nel lettore sotto il televisore al centro della sala e aspettò.
-Salve, Julian.-
La voce argentina, il tono beffardo. Una donna demoniaca apparsa nel televisore della sua mente. Ironico, senza dubbio.
-Leanan- salutò con un lieve cenno del capo, il sorriso mesto, la posa arrogante.
-Ti diverte il mio scherzetto, uomo ombra?- domandò curiosa, gli occhi grandi e blu che si stagliavano nello schermo.
-Una vera noia… mi aspettavo qualcosa di più spumeggiante da parte tua.- Rispose insolente.
Leanan sorrise dolcemente, sembrava felice…. E triste.
-Sai, ho sofferto molto nella mia vita.- disse con sguardo basso.
-E ora cosa c’entra? Sai bene che il mio cuore non c’è spazio per la compassione- rispose duro.
-Sei così arrogante. Ma sapevo bene che tu non sei altro che un bambino che è stato lasciato da solo a marcire… hai aspettato silenziosamente che la tua anima e il tuo corpo si deteriorassero, hai cercato di assopire il tuo bianco facendo prevalere la tua anima nera.-
-Non osare!- urlò Julian –Io sono ciò che sono, non ho mai cercato di cambiare.-
-Ma davvero?!- riversò in quelle parole veleno e dolcezza, un gusto afrodisiaco per l’udito di Julian. –Ma allora perché hai cerato di salvare quella dottoressa così tante volte? Perché hai avuto paura di perderla, cadendo nell’oblio del terrore… TU uomo, come credi di poter ingannare un’ingannatrice che ha vissuto secoli e secoli prima di te?- disse piena di astio, astio che sembrava mascherare qualcos’altro.
-Perché.. io…- non sapeva cosa risponderle, perché lo aveva fatto? La amava, ecco perché…eppure si era spesso chiesto, anche con Jenny perché fosse l’unico della sua specie ad amare, era un uomo ombra e gli uomini ombra non provano simili sentimenti. La sua specie, tutta la sua specie, era nata dalla fredda pietra, un’orrenda manciata di rune gettate senza molta grazia. Erano condannati a deteriorarsi come frutta sotto il sole, che nessuno accoglieva.
-Tu la ami, vero?- domandò lei con la testa inclinata di lato, i grandi occhi blu profondi come fiordi norvegesi.
-Si-
-E non ti è mai venuto in mente che questo, tutta questa storia potesse essere un sogno?- domandò Leanan aprendo le braccia, come a voler abbracciare tutta la casa.
-Io… non ho riflettuto.- rispose distogliendo lo sguardo, odiava essere trattato come uno stupido, ma lui era il più giovane tra gli uomini ombra. In qualche modo ci era abituato.
-Desideri che ti spieghi le regole del gioco?-
-Illuminami.- ordinò scettico.
-Quando hai curato Tom, il tuo corpo ha preso le sue ferite, lo hai guarito ma il dolore non scompare mai, si trasforma, si trasferisce da un corpo all’altro, si cura ma non scompare.- disse seria.
-Questo lo so bene.-
-Ma tu hai voluto strafare, hai curato anche Audrey, e Michael… e Audrey era rimasta per troppo tempo nella stanza…ricordi?-
Julian annuì appena, iniziava ad essere tutto chiaro. Se si rimaneva troppo tempo in quella stanza rimanevi imprigionato nei tuoi stessi incubi…e non come nella casa di carta! Rimanevi rinchiuso nella tua stessa mente, condannato a rivivere per sempre i tuoi incubi peggiori. Julian ne aveva avuto un assaggio, vedendo morire nei modi più disparati la donna che amava.
-Noto dalla tua espressione che hai già capito. Sei rimasto imprigionato nella tua stessa mente, e hai vissuto i tuoi incubi più orribili.- disse dura –Tu hai paura, Julian. Paura d sentirti impotente… proprio perché sei sempre riuscito a controllate qualsiasi cosa. Ma gli uomini vengono spesso sottovalutati, eppure hanno una volontà di fuoco.- aggiunse.
Julian rimase in silenzio, colpito dalla veridicità di quelle parole.
-Era il tuo sogno, vero?-
-Cosa?- domandò apatico.
-Essere felice.- disse Lei con semplicità.
-Non è così… io…io…- non sapeva come formulare quelle parole, voleva distruggere qualcosa, come se nella distruzione potesse vedere il suo vero essere.
-Io non è che volessi essere felice, questo no. Volevo…salvarmi, ecco:salvarmi.- rispose infine, incerto.
-Salvare la tua anima nera come la pece?-
-Si-
-Quel labirinto, lo hai attraversato così tante volte, non ti sei mai accorto che ti assomigliava?-
-Assomigliarmi? In che senso?-
-E’ complicato, spaventoso, impossibile da capire….e tu,ragazzo mio, sei il più grande interrogativo che l’eternità mi abbia mai posto. Sei come un indovinello senza risposta. Eppure… allo stesso tempo sei semplice. Come fa un essere dalla natura distruttiva come la tua ad amare qualcosa?-
-Non lo so, me lo sono sempre chiesto.-
-Forse tu sei speciale.- aggiunse, con la bocca che si piegava in un dolce sorriso.
-Non dovevi spiegarmi il tuo scherzetto? Credo di meritarmelo.- disse voltando le spalle a quel sorriso che attraversava lo schermo.
-Così sei rimasto intrappolato nel tuo stesso trucco, intrappolare le persone negli incubi.- ripetè, cristallina.
-Ironico sopra ogni altra idea congeniata.- rispose asciutto, le braccia strette al corpo.
-Ti ringrazio- disse piegandosi in un inchino –Per questo tutto era così confuso. Ma sono sicura che una domanda ti preme più di ogni altra; ebbene ponila pure.-
-Elly è dunque morta nel labirinto?- al pronunciare quelle parole perse un battito. Sarebbe stato meglio morire che vivere con la consapevolezza di aver ucciso, con la sua presenza, Elisabeth.
-Anche il labirinto era un sogno. Io ti avevo invitato, in origine, di nuovo nel parco dei divertimenti. Mi hai uccisa nel faro.- Per tutto il tempo, lei era rimasta seduta. Ora invece, in piedi, anche se con le gambe tagliate dall’inquadratura, poteva vederla a figura intera. Il suo vestito bianco, di raso lucido, era macchiato all’altezza dello stomaco. Rosso, rosso sangue.
Ma Julian quasi barcollò per il sollievo, sapere che Elly era viva, la consapevolezza che lei fosse in qualche posto al sicuro, che non era l’estranea che non lo aveva riconosciuto era una sensazione indescrivibile... tanto che non poteva crederci.
-Questo non è possibile.- affermò con estranea assennatezza -Me ne sarei ricordato, sono un uomo ombra, so riconoscere un sogno quando ci sono dentro.-
-Sei molto giovane Julian, non puoi accorgerti di un sogno creato da me.- rispose dolcemente, ancora quel tono lo confuse, facendogli inclinare la testa. -Dimmi, quando l'hai vista ''per la prima volta'' non hai avuto l'impressione di averla già vista, di conoscerla da molto tempo? Non pensi di esserti innamorato troppo in fratta di lei?-
I dubbi che lo avevano attanagliato per un mese si sciolsero, come una matassa che veniva tagliata.
-Due anni. Siete stati insieme due anni prima che mi intromettessi.- sibilò -Ti è piaciuto il mio scherzo, uomo ombra?-
-Il tuo scherzo è stato memorabile, ma ho ancora una cosa da chiederti.- disse Julian, gli occhi che fiammeggiavano come falò azzurri –Perché hai fatto tutto questo?-
-Prima di risponderti, c’è una cosa che dovresti sapere.- disse lei seria.
-Cosa?-
-Devi ascoltare la verità dalle sue labbra- Tese una mano verso di lui, immergendola nello schermo, lasciandola passare con tutto il braccio per protendersi verso di lui.
A Julian non servì altra spiegazione. Leanan era la verità, si diede dello stupido per non averlo capito prima. Prese la sua mano, si immerse nei pixel dello schermo, lasciò che come un liquido si formasse intorno a lui.
La stanza completamente nera lo inghiottì. Nel suo colore, il nero, nel suoi elemento, l’oscurità, lasciò che la mente vagasse e si preparò a scoprire tutta la verità.





Hello!! come state carissimi?
Allora, ho una schiera di fan (mia madre e mia sorella, sigh) che mi stanno facendo la  ola per la velocità con cui sto pigiando i tasti!!!
che dire? spero di aver sciolto tutti i dubbi!
Mancano ancora solo due grandi segreti: Perchè Leanan ce l'ha tanto con Julian e qual'è il segreto di Elly (il meglio per ultimo)
Non so quanto ci metterò per pubblicare il prossimo (spero poco)  e poi volevo dire a ''Destruction'' che è liberissima di aggiungermi si Facebook, anzi mi fa molto piacere che tu me lo abbia chiesto cara! Anche perchè gente, mi dispiace dirlo, ma sparirò dalla circolazione per un po' quando finirò Stranger (sigh T___T mi mancherete *abbraccia tutti*)
Anyway, che sono queste facce tristi? Un megabacione!
Jessy ♥

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Capitolo 17
*** The Secret is Out. ***


17

The secret is out


To buy the truth
And sell a lie
The last mistake before you die
So don't forget to breathe tonight
Tonight's the last so say good-bye
[per comprare la verità /e vendere una bugia /l'ultimo errore prima che tu muoia /quindi non dimenticare di respirare, stanotte /stanotte è l'ultima occasione per dire addio]
A modern Myth- 30 seconds to Mars

C’è una storia dietro ogni persona.C’è una ragione per cui loro sono quel che sono. Loro non sono così solo perché lo vogliono.
Qualcosa nel passato li ha resi tali e alcune volte è impossibile cambiarli.


-E' reale?- domandò Julian, toccando il muro di pietra nero.
-Siamo ancora nella tua mente.-
-E questo lo rende forse meno reale?-
-Sei tu che ti sei messo in trappola. Ma ora sei quasi cosciente, tra poco la vedrai.- Leanan si voltò. Avvolti  in una oscurità così fitta da avere un peso, solo loro potevano scrutarvici dentro.
Julian la vide voltarsi, celando il volto. Perchè aveva una strana sensazione, qualcosa che  gli sfuggiva dalle mani come fuoco freddo.
Il ticchettio che lo ossessionava aumentò di volume,  e lui iniziò a cercare la fonte del rumore, ma non vedeva altro che i muri neri. Quella era oscurità in cui neanche lui avrebbe potuto vedere.

Mi dispiace, Julian, perdonami.


Lui si voltò ancora una volta, non riuscendo a capire da dove provenisse quella voce.

-Stai fermo. Ascolta quello che ha da dire.- gli disse Leanan, il suo respiro profumato ad accarezzargli il corpo. Lui, per una volta nella sua esistenza, le diede retta. Chiuse gli occhi e lasciò che le parole affluissero intorno a lui. Non sentiva solo la sua voce, ma era quella che più le interessava.

Ascolta Julian, sono sicura che puoi sentirmi. Non sono mai stata così sicura in tutta la mia vita. E credimi, mi uccide vederti così. Cosa potrei dirti? Come vorrei che tu ti svegliassi e mi dicessi che che non hai bisogno di sapere queste cose. Apri gli occhi, ti prego.


Rimase in silenzio per qualche minuto, sperando che il ragazzo ascoltasse la sua preghiera, ma Julian era imprigionato e Leanan non lo avrebbe mai lasciato se lei non avesse trovato il coraggio di riportare alla memoria quei brutti ricordi. All'improvviso Julian realizzo quanto Elly assomigliasse a Jenny; tutte e due cercavano di sfuggire ai ricordi del loro passato.


 Ricordo la prima volta che ci siamo incontrati. Tu non avevi occhi che per Jenny, e io non...i-io ti vedevo come un semplice paziente. Ricordi? Tu e Tom non facevate che litigare e così ti offrii di venire a casa mia, che cosa stupida. Ma per qualche ragione mi piacevi, mi ricordavi un po' me e cosa significasse essere allontanati per degli errori del passato. 


Si interruppe per soffocare altre lacrime, era nata una piccola risata. Poi i singhiozzi aumentarono, Finchè non riuscì a domarsi.


Abbiamo iniziato a vivere insieme. Io facevo i panckecs e tu lavavi i piatti, io andavo a lavoro e tu mi accompagnavi, io aiutavo Jean a studiare e tu ci ascoltavi. Eri...sei-
si corresse - così assurdo. Avvolte mi spaventavi  cambiavi umore così velocemente che avvolte dubitavo che fossi la stessa persona. Ma tu non mi hai mai fatto del male, a differenza di molti esseri umani. Poi, c'è stato quel giorno...che quel bambino è morto... ero così disperata, avrei voluto distruggere qualcosa, o urlare fiero a farmi sanguinare la voce. Non pensavo che qualcuno avrebbe potuto tenermi in braccio come hai fatto tu, abbracciarmi. Era la prima volta che ti mostravi dolce verso qualcuno che non fosse Jenny. Mi sono aggrappata a te e abbiamo dormito insieme, completamente vestiti e senza sognare nulla. Da quel giorno, non sei stato più il solito estraneo pragmatico, anche se cercavi di avvicinarti ancora Jenny...sembravi cambiato. Non ti capivo, perchè eri così ossessionato da Jenny? Poi un giorno la mia curiosità venne colmata.
Tu mi raccontasti tutto. Ogni cosa. Chi eri...anzi, cos'eri. Non so cosa ti aspettassi. Forse che mi spaventassi e che ti dicessi che eri un pazzo, che ti buttassi fuori di casa? Come avrei potuto farlo...avevi un'aria così abbattuta, forse ti credevo pazzo, ma infondo non sembravi mentire. I tuoi occhi erano così simili ai miei...quando....


Fece un grosso sospiro. E Julian capì che presto avrebbe conosciuto il segreto che per tanto tempo lo aveva ossessionato, si chiese cosa avrebbe potuto fare di così grave una ragazza dolce come Elly per restarne tanto traumatizzata. Eppure, sapeva che non si sarebbe stupito. Secoli ad osservare la terra gli avevano fatto capire una cosa: ogni essere umano ha una parte malvagia.


Devo dirtelo ma, onestamente, spero che tu non possa sentirmi.
Ricordi quando ti dissi che eri la prima persona di cui mi sono mai innamorata? Non scherzavo, non ti prendevo in giro. Non mi ero mai innamorata di nessun’altro, questo perché quando ero molto piccola ho visto finire una storia d’amore proprio davanti ai miei occhi. Nessuno potrà mai capire quanto abbia sofferto, quanto dolore mi abbia causato, perché tutti credono che quando i tuoi genitori si separano sia tremendo, certo, ma superabile. Ma…Julian, ho iniziato ad odiare i miei genitori in un modo…non normale. Ma lascia che ti racconti tutta la storia.
Te lo devo.

Si interruppe di nuovo, Julian aveva la sensazione di poter sentire quelle lacrime lavarlo, le poteva sentire sulle mani come se fossero le proprie.  Sentiva il suo respiro spezzato, tanto che riusciva ad immaginarsi il suo corpo sottile percorso da spasmi di pianto.


E’ strano cosa rimanga impresso in una notte passata insonne. Per esempio, non mi ricordo cosa indossassi, ma sono sicura che i tappeti nella sala fossero nuovi, o che la mia stanza profumasse di arance e non di pesche come al solito. Ricordo le lacrime di mia sorella, un anno più piccola di me, mentre io cercavo di calmarla. Ci stringemmo l'una contro l'altra e iniziammo a giocare con il piccolo Jean, di pochi anni, cercando di ignorare le urla dei nostri genitori. Non ricordo che colore fosse il lenzuolo che usammo come tenda, ma ricordi distintamente le parole di mia madre
-Linda, calmati! Sveglierai i bambini!-
-Calmati tu!-
La voce di Robert, mio padre, di solito così mite, era un ringhio sommesso.
-Ragiona. I tuoi discorsi non hanno senso! Non puoi andartene così!-
La voce di mia madre si alzò di un tono, diventando quasi isterica.
-Sì che posso, certo che posso! Sono un'artista! Ho un lavoro, ho bisogno di stimoli! Non posso restare a marcire in questo posto!-
-Marcire? Tu hai una famiglia! Hai un marito! Hai tre figli!-
-Loro capiranno!-
-Capiranno?! Cosa dovrebbero capire? Elisabeth ha dodici anni, Annie undici e Jean ha appena sei anni! Ti adorano, vorrebbero essere come te! Come puoi andartene così? Sei la loro madre!-
Non ricordo molto, ricordo le mie mani sulle orecchie di mia sorella, le nostre lacrime che inzuppavano il cuscino.
E' un brutto sogno, pensai. La mamma non se ne andrà davvero. Farò la brava, sarò la bambina più brava del mondo, e la mamma ci vorrà di nuovo bene e non se ne andrà.
Ma, ovviamente, mia madre se ne andò.
Mio padre era disperato, io...lo ero. Così dopo mesi di notti insonni pregando che mia madre tornasse, notti piangendo, perchè solo io avevo capito che mia madre semplicemente si era stancata di me, di una famiglia ordinaria e felice -almeno per noi- lei era stanca. Infondo cosa importava se noi saremmo stati infelici? La chiamai, le chiesi se poteva venirci a trovare, e anche se non voleva vedere mio padre, avrebbe potuto trascorrere un po' di tempo con Annie e Jean. E sai cosa mi ha risposto?
-Ti avevo chiesto di non chiamarmi. Verrò a trovarvi a Natale-
-Ma mamma, siamo a Giugno. Ti prego, Annie non fa che piangere, gli manchi! Fallo almeno per lei.- la supplicai. La sentì imprecare a bassa voce, ma acconsentì.
Non hai idea di quanto l'ho odiata, Julian. Capisci cosa dico? ODIO, ho odiato mia madre. La odio ancora oggi, quella fottuta stronza ha rovinato tutto, e io la odio. Ma cosa c'è di sbagliato in me? Come fa una figlia ad odiare così tanto una madre, ero così spaventata da quello che provavo.  Lei si era innamorata di un altro uomo e io e i miei fratelli dovevamo pagarne le conseguenze, mio padre sempre ubriaco, un uomo distrutto che aveva perso il suo più grande amore, e noi che avevamo perso nostra madre, per un suo capriccio!

Le ultime parole arrivarono alla mente dell'uomo ombra come una cascata d'odio puro. Si sentì in difetto, si vergognò per tutti gli anni passati ad accertarsi che nessuno sfiorasse neanche con un dito Jenny, mentre lei soffriva in questo modo. La immaginò a dodici anni, un po' più bassa ma con i capelli corvini lunghi e  sbarazzini come li portava ora, le forme un più acerbe, gli occhi pieni di lacrime per la perdita della madre, che cercava di combattere il ricordo della donna che l'aveva abbandonata.

Due settimane dopo, mia madre si presentò a casa nostra -
continuò- dicendo che voleva vederci. Era completamente ubriaca, e urlava che io l'avevo chiamata e che le avevo detto che era una pessima madre. Il che era vero, certo, ma non glielo avevo detto. Tutto questo mentre io ero sopra in camera e così non mi resi subito conto di quello che stava per succedere. I miei genitori stavano litigando sulla porta, mia madre voleva entrare ma mio padre era furioso e non voleva lasciarla passare....e intanto Annie è arrivata da scuola.
Oh, se non avessi chiamato...come vorrei non averlo fatto! E' stata tutta colpa mia, non avrei mai dovuto...

Prese un grosso respiro, ma ormai aveva rinunciato a fermare le lacrime, così lasciò che scorressero sul suo volto.

Annie era arrivata a casa, proprio mentre la lite era diventata più furiosa, io vedevo tutto dalla scala principale che dava proprio davanti alla porta
-Non avrei mai dovuto conoscerti! I miei figli non sarebbero mai dovuti nascere!- urlò all'improvviso mia madre, spingendo, senza volere, Annie all'indietro con una tale forza che finì per colpire lo scalino con la testa.
Quel che ricordo con maggiore intensità di tutta questa storia, è il silenzio glaciale che si formò subito dopo. Non riuscivo a respirare. Mio padre era medico, e disse che lei era...m-morta.
Non vidi mai più più madre, ma sappi dai giornali che per via di un fatale ''incidente'' automobilistico era morta anche lei.
Quello che ho fatto, ho distrutto tutta la mia famiglia. Per un capriccio!
Perchè la verità è che ero io che avevo bisogno di vedere mia madre, non Annie.
Dopo il loro funerale, le cose andarono sempre peggio. Io avevo cercato di farmi perdonare in ogni modo, cercando di trasformarmi in una foglia modello, sempre pronta ad aiutare, impegnandomi a scuola e nella danza, accudendo Jean al massimo delle mie possibilità, ma mio padre- me ne resi conto troppo tardi- aveva capito che era stata colpa mia. Spesso mi picchiava, e non mi guardava mai negli occhi. Ogni volta che tornavo da scuola gli facevo vedere tutti i miei buoni voti, e lui mi diceva che non ero abbastanza. Era impazzito, completamente. Non mi importava se picchiava me, nessun livido mi avrebbe mai espiato il mio peccato, ma quando iniziò a fare del male a Jean ho iniziato a progettare una fuga. Sai, in Francia si diventa maggiorenni a 18 anni, quando compì gli anni, la notte stessa, presi con me Jean e scappai. Avevo lavorato per due mesi per mettere da parte tutti i soldi che servivano per il biglietto ma riuscì ad arrivare in America. Poi ho incontrato Jenny, l'unica persona che sembrava avermi capito. Le devo tutto... anche grazie a lei ho conosciuto te.
Quindi, per favore, svegliati adesso.

Al buio, tutto quello che Julian riuscì a sentire era il lieve respiro della ragazza. Si sentiva svuotato, incapace di accettare quelle parole.
-Non ha alcun senso!- disse dopo qualche minuto. -Non è stata colpa sua.-
-Ciò che ti è sempre sfuggito della mente degli uomini, Julian, è che spesso chi è buono si sente colpevole della cattiveria altrui. Jenny si era sentita in colpa per la morte di Summer anche se eri stato tu ad ''ucciderla'' ed Elisabeth si è sentita in colpa per la morte della sorella e della madre, non ha nessuna importanza che non sia stata lei a fare loro del male, perchè fino alla fine della sua vita rimpiangerà il giorno in cui ha alzato la cornetta per chiamare sua madre.-
-No... non può essere, ci deve essere dell'altro! Ha passato tutta la vita con un peso sul cuore, era completamente distrutta e questo solo per una telefonata? Come si può rimanere traumatizzati per così poco?!-
-Perchè credi che fossimo migliori di loro? Noi non ci facciamo schiacciare da simili colpe!-
Julian si voltò, furioso. Non gli importava, lei non era colpevole. Avrebbe voluto urlare quanto tutto questo fosse ingiusto ma sapeva che non avrebbe risolto nulla, la vita non è giusta.
-Lei non ha fatto nulla di male.- sussurrò con gli occhi in fiamme.
-Cosa credi? Tu dormi sonni tranquilli e hai le mani sporche di sangue; l'anima macchiata di una colpa immortale. Lei è solo colpevole di aver cercato l'amore di sua madre. E' l'anima che vi differenzia, e non importa se tu pensi che sia innocente, perchè la sua coscienza la punirà fino alla fine dei suoi giorni.- Julian rimase in silenzio, non potendo controbattere. Ovviamente, aveva ragione. Lui aveva fatto cose crudeli, ignobili, meschine. Per puro divertimento, mille e mille volte aveva costretto umani e spiriti buoni a giocare ai suoi giochi, a prendere e morire. Cosa poteva saperne lui di coscienza se a mala pena capiva cosa fossero le buone azioni e le cattive azioni?
-Per questo hai sempre cercato di ucciderla? Perchè era colpevole di una telefonata?!- urlò lui alterato.
-Come sei sciocco....l'ho fatto anche per te!- rispose sarcastica.
Julian levò il capo all'indietro, ridendo. -Per me? Avresti cercato di uccidere l'umana che amo....per me?-
-Vedi, caro, se lei fosse morta suo padre non ti avrebbe fatto quel brutto taglio sul braccio, tanto da farti vedere l'osso...- disse seria, mentre Julian si prendeva il braccio dolorante, lo guardò vedendo con disgusto il bianco dell'osso. -Non ti avrebbe fatto quel brutto taglio alla spalla.- questa volta, Julian dovette piegarsi per non sentire il dolore alla spalla, partiva poco sotto la giugulare fino a raggiungere il braccio, bruciava ed era incredibilmente profonda. -Non ti saresti rotto una gamba cadendo per cercare di salvarla alla fine- concluse mentre Julian cadeva barcollante a terra, mentre con uno scricchiolio aagghiacciante la gamba si rompeva. Aveva la fronte imperlata di sudore freddo, il dolore era indescrivibile, sentiva tutto il corpo bruciare.
-Ti fa male?- domandò con tono dolce Leanan.
Diavolo, si!
-NO!- urlò, pur di non dargliela vinta.
-Io non volevo che soffrissi, che il tuo corpo si rovinasse. Non volevo. Ma tu continuavi a combattermi, a cercare di salvarla....e io ho dovuto agire.- Lo sfiorò con i polpastrelli, e lui non sentì più dolore, il suo corpo era tornato perfetto e pieno di energie.
Julian ispirò profondamente, cercando di nascondere il tremore del corpo a lei e al suo orgoglio.
-Hai detto che sei venuta dopo due anni...- sussurrò cambiando discorso e lasciando defluire la sua ira -Perchè aspettare tutto questo tempo?- Lei trasse un grosso respiro, pronta a raccontare una lunga, difficile storia.
-Sai bene che la verga viene lasciata sotto terra per molti secoli e quindi gli altri non si erano accorti che era sparita.- rispose con uno sguardo quasi ammiccante.
-L'hai rubata?!- domandò incredulo.
-Chi pensavi avesse riscritto il tuo nome?- gli si avvicinò. Il suo sguardo velato dall'oscurità aveva un chè di drammatico, profondo e sardonico.
-Tu?- domandò scandalizzato -Perchè mai avresti dovuto farlo?-
-Vendetta!- disse, il suo sguardo fiero che si perdeva nel buio.
-Stai mentendo.-
Il viso della Fae si trasformò in una bianca bambola di porcellana, stupita oltre ogni misura, e Julian ne approfittò. Le prese con forza brutale, ruda, il polso, le strinse le spalle con le mani costringendola a guardarlo negli occhi.
-Perchè?- domandò furioso -Voglio sapere perchè!- ordinò.
-Vuoi sapere perchè?! Sei davvero così cieco? ho fatto tutto per te, di tutto! Ti sono stata vicina in ogni momento, ho riscritto il tuo nome, e ho cercato di impedire che venisse cancellato, mi sono data agli uomini ombra....tutto questo perchè ti Amavo, stupido!- quasi urlo, ferendolo con quelle parole. Il suo sguardo si rivelò così distrutto che lasciò Julian a bocca aperta. Lei si liberò dalla presa avvicinandosi a lui e stringendolo tra le braccia.
-Tu non puoi amarmi.- sussurrò lui quasi spaventato da quel contatto così intimo e dolce. -Tu non sai cosa sia l'amore.-
-E perchè? Chi sa cosa sia veramente l'amore? Io non sapevo cosa fosse, che forma assumesse eppure lo trovai. ma amarti era una macchia troppo peccaminosa per essere tollerata. Così venni esiliata. Non che mi importasse in ogni caso.-
A Julian parve di tenere tra le braccia una bambina in lacrime, il suo corpo sembrava quasi più sottile e fragile.
-Ma tu sei una Sidhe. Non puoi cambiare, nessuno può...nulla può cambiare ciò che siamo.-
-Solo l'amore e la morte cambiano ogni cosa. Cambiano tutti, anche noi.- sussurrò.

This is my last time
She said, and she faded away
It's hard to immagine
but one day you'll end up like me
Them she said:
If you want to get out alive
Oh oh, run for your life.
[Questo è la mia ultima volta/ disse lei, mentre scompariva/ è difficile da immaginare/ ma un giorno finirai come me/ poi lei disse:/ se vuoi uscirne vivo/Oh oh, corri per la tua vita]
Get out Alive-Three days grace


Julian rimase in silenzio, tutto ciò che risuonava nella stanza era silenzio, lacrime, sogni e cuori distrutti. Si diede mentalmente dello stupido, chiedendosi come avesse fatto a non capirlo prima. Lei gli era sempre stato accanto, sempre. Stupido!
Ora che ci pensava, lei era stata il suo unico conforto. Julian, non si era mai sentito l'uomo ombra che i suoi antenati si aspettavano, era...buono, in un certo senso. Non certo nei canoni degli umani, ovvio. E quando si doveva nascondere per non essere deriso...lei era sempre li a confortarlo.
Malato d'amore, Pazzo d'amore. Quando si infuriava per quelle dolorose parole, lei sembrava capirlo e il suo viso...sembrava sincero, per un momento.
Come aveva fatto a non capirlo?
-Tu avevi preso qualcosa di mio.- sussurrò Julian, guardandola di sottecchi.
-E' stata una cosa stupida, ma ho agito d'impulso. Se Jenny fosse morta non avrebbero cancellato il tuo nome.- spiegò alzando la testa con gli occhi scuri di pianto.
-Hai cercato di affogarla...lei avrebbe potuto guarire quel vuoto che sentivo! Non potevo lasciartelo fare.-
-E per questo dovevi per forza strapparmi il cuore?-
-Io....- non sapeva cosa risponderle.
-Si, perchè la tua natura è distruttiva....come lo era la mia d'altronde.- rispose per lei con sguardo triste.
-Ti ho uccisa?- domandò Julian. Quasi sperò di non averlo fatto, era strano ma sentiva di non volerla perdere, quasi come fosse una sorella maggiore che ti fa sempre i dispetti ma senza la quale la tua vita sarebbe più...vuota?
-Sai, un giorno diventerai come ero io un tempo, capirai che l'amore vuol dire sacrificarsi per la persona che si ama...non sempre significa che si deve morire per lei.-
-Cosa intendi dire?-
-Anche la terra è come il mondo delle ombre. La vita è un gioco, devi correre e superare degli ostacoli. Ci sono persone che mentono, finzioni, illusioni. Ma ci sono anche persone pure, che vivono senza dare nell'occhio come i gelsomini che sono minuscoli ma che emanano un profumo incredibile. Capirai cosa intendo vivendo, come fanno gli esseri umani che osservavamo insieme.-
-Va bene.- sussurrò ripensando alle sue parole. -Cosa ti succederà ora?-
-Ero brava a costruire le cose, a costruire finzioni. Ma sono stanca della finzione e mi piacerebbe vivere per una volta nella realtà pura e semplice.-
-Perchè parli di te al passato?- domandò Julian con lo sguardo perso nella sua gemella dagli occhi di ghiaccio.
-Mettiamola pure così: mi piace l'idea di parlare di me al passato, come se non esistessi più. Forse è così, forse è solo il tipo di percezione di vita ad essere diversa, ma fra vita e morte sono sicura di saper fare una netta distinzione. Vedi, io non esisto.... non nei criteri degli uomini o degli uomini ombra, ma sono reale....non potrò mai morire perchè sono fatta della stessa sostanza dei sogni, e quando ti sveglierai...io sparirò.-
-E se ti sognassi, e se pronunciassi il tuo nome o lo incidessi??- domandò quasi in ansia, ancora abbracciato a lei. Non la voleva lasciare. No, non voleva. Elly lo stava aspettando e dopo tanto tempo capì cosa aveva provato Jenny nei suoi confronti. Non amore, no. Era una sensazione strana, come quando ti abitui talmente tanto ad una persona che per quanto fastidiosa possa essere, se la perdi, ne senti la mancanza.
-Allora tornerò. Ma se pronuncerai o inciderai il mio nome non avrò indietro il mio corpo. Preferirei che tu non lo facessi, in ogni caso. Sono una manciata di cenere nell'aria, e così voglio restare. Libera e inafferrabile.-
-Mi mancherai.- Non poteva credere di averlo detto, se ne vergognò. Lui, Julian l'uomo ombra, temuto in tutti i nove mondi per la sua natura distruttiva che sente la mancanza di una Sidhe!
-Non temere, potremmo giocare a scacchi in uno dei tuoi sogni.- rispose con un sorriso liberandosi dalla sua stretta. divenne più sottile, più eterea.
-Voglio che tu mi prometta una cosa però-
-Cosa?-
-L'ultimo desiderio....voglio che tu ti dia l'opportunità di vivere in maniera serene. Vivi per tutti e due, amore mio.-
Sparì, come le nuvole che si dissolvono nell'aria. Senza meravigliosi giochi di luce, senza vezzose parole. La sua richiesta dolce e amorevole lo confuse, forse perchè in cuor suo sapeva di aver paura di vivere come gli esseri umani o di non esserne capace.

Il corpo si fece pesante e lui osservò la sua sinistra e poi la sua destra, le mani erano distese lungo i fianchi e stava fluttuando....no, era sdraiato in un letto, neanche tanto comodo per giunta!
Aveva gli occhi chiusi, aprirli era come cercare di sollevare una lastra di cemento con delle bacchette cinesi.
L'odore di disinfettante gli riempiva le narici, e aveva uno strano sapore in bocca...morfina?
La luce del giorno era fastidiosa, ferivano i suoi meravigliosi occhi blu. Li richiuse subito, esigendo ancora pochi minuti di calda oscurità.
Ma, Elly, ha bisogno che tu apra gli occhi. Quindi smettila di fare il bambino piagnucoloso e vedi di darti una mossa!
-Julian...Sei sveglio?- sussurrò a mezza voce lei.
Le era rimasta sempre accanto, ora che sentiva le dita, riuscì a percepire la mano intrecciata alla sua, tra tubicini e flebo. Gliela strinse, per dimostrarle che l'aveva sentita.
Sollevò lentamente le palpebre, provando a mettere a fuoco lo spazio che lo circondava, ma il mondo esterno sembrava essersi circondato di un grigiore nebbioso innaturale e sfocato. Rivide i muri che nei suoi sogni lo avevano ossessionato, poi si guardò le mani, e scoprì che l'orribile prurito che stava per farlo impazzire era causato dall'ago infilzato nella carne. e la sensazione di pesantezza? tutta la morfina che al secondo gli veniva sparata nel corpo, e i tubi che gli invadevano la gola.
Non seppe dire per quanto la osservò, cercando di capire se fosse veramente lei o una specie di allucinazione. Spalancò gli occhi, cercando di scrutare sempre di più in quel caldo, e al tempo stesso freddo, color glicine.
-Julian, io...- Non sapeva come dirglielo, lacrime di sollievo misto a senso di colpa iniziarono a scorrergli lungo le guance. Julian sentiva la bocca impastata e in quel momento non riuscì a parlare. Voleva dirle che non era colpa sua, che capiva. Che non gli importava, che aveva fatto di peggio. Che voleva solo e soltanto lei. E invece rimase in silenzio, gustandosi la sua vista, dolce e luminosa come l'alba.
Lei si chinò su di lui e gli stampò un casto bacio sulle labbra ferite.
-Ti amo.- sussurrò appoggiando le fronte sulla sua, guardando i suoi occhi di nuovo aperti.
-Elly...- la sua voce era flebile ed arrochita, ben lontana dalla sua antica armoniosità -Io...ho sentito tutto.-
Osservò con dolore il suo sguardo vibrante di dolore  e paura.
-Sono una persona orrenda.- disse piano, come se si vergognasse che potesse sentirla. Gli diede un rapido ma dolce bacio sulla fronte e si sedette sulla sedia, guardandolo con ansia e preoccupazione, stringendogli la mano.
-No...tu non...- le sue parole erano sconnesse e quello sguardo lo sconvolgeva.
Aveva visto decine di volte visi preoccupati, ma non per lui. Nessuno si era mai preoccupato per lui. Ed invece eccola li, quella ragazza con il cuore pieno di ombre e le occhiaie segnate per via delle notti in bianco al suo capezzale che sembrava terrorizzata all'idea che lui potesse pensare che fosse una persona orribile.
-Non ricordo nulla però. Sai com'è...ho preso una brutta botta in testa.- rispose con un ghigno furbo che si trasformò velocemente in un sorriso radioso.
-Julian io...-
-Non importa ciò che eri, importa ciò che sei ora.- rispose tornando serio per un momento.
-E sono tua.- aggiunse con un sorrise, stringendo più forte le dite vellutate.
-Certo, come io sono tuo.- ghignò soddisfatto.
-Il mio meraviglioso principe delle tenebre.- sussurrò infine, prima di chiudere la distanza tra loro, con un bacio.





***
Oddio, non ci posso credere ç__ç Questa è la prima storia in assoluto che finisco.
E' la mia prima long  che finisco, vado a stappare lo champagne!
Allora, se voi non aveste capito, non vi piacesse, o magari ( e dico magari!) aveste gradito la storia, fatemelo sapere!
Si, ammetto che questa storia non doveva finire bene, ma io sono una inguaribile romanticona e ho fatto un ''happy ending'' (o come lo ha definito la mia compagna di banco ''un finale da tarallucci e vino'') Non ci sentiremo per un po', ma prima scriverò una breve OS comica (ahahah no) sempre sui nostri personaggi...e probabilmente in un futuro anche un'altra long!
non so cosa dire ora come ora. Quindi ciao, mi mancherete, vi voglio bene *si dispera*
un bacione enorme :*
Cyanidelovers



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