Blood for Poppies

di Luxury__
(/viewuser.php?uid=240707)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 ***
Capitolo 6: *** Chapter 6 ***
Capitolo 7: *** Chapter 7 ***
Capitolo 8: *** Chapter 8 ***
Capitolo 9: *** Chapter 9 ***
Capitolo 10: *** Chapter 10 ***
Capitolo 11: *** Chapter 11 ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


Buona sera a tutti/e, io sono Hysteria. Sono nuova e ho deciso di pubblicare la mia storia qui, non è la prima di tutta la mia vita. Adoro scrivere.
Vi avviso che all'interno della storia ci saranno come personaggi Tom e Bill Kaulitz perchè al momento ho preso spunto da loro.
Spero vi piaccia, e ovviamente aspetto alcune recensioni con anche critiche o quant'altro, non sono qui per sentirmi migliore ma anzi per migliorare..Bene, buona lettura.
Hysteria.



Si girava e rigirava nel letto, sudava freddo. 
Era l'ennesima notte che non riusciva ad avere un sogno normale. Di preciso, l'ennesima notte che stava avendo lo stesso sogno.

Era lì, che si dondolava su di un'altalena. Lo spazio intorno a lei era immenso e scuro, somigliava ad un giardino abbandonato e senza vita, proprio come si sentiva lei: abbandonata e senza vita in quel momento.
Poi ad un certo punto l'altalena smise di dondolarsi, scorgendo una figura a pochi passi da lei. Una figura minuta e magrolina, con lunghi capelli di un nero corvino e scombinati, una figura selvaggia con un sorriso terribile che le contornava il volto pallido. La guardò con terrore, le metteva paura quella strana persona che aveva quasi il stesso aspetto, le somigliava molto, aveva notato. Gli occhi azzurri contornati di un verde smeraldo erano identici e così anche il naso e le labbra e il corpo. L'unica differenza era che lei era sempre stata bionda da bambina, mentre quella ragazza, apparentemente della sua stessa età, li aveva più scuri e spettrali. Sembrava quasi una sua gemella cattiva, le ghiacciò il sangue nelle vene quando le si avvicinò. Sentiva il cuore battere all'impazzata e si morse il labbro inferiore senza mai distogliere lo sguardo dalla Vicky cattiva. 
- Il mio nome non è Vicky, il mio nome è Kathrine...
Le sussurrò, non riuscì a spiegarsi come, in pochi secondi, era già lì, alle sue spalle sussurrandole quella frase all'orecchio e massaggiandole piano le spalle. Vicky ebbe un gemito, era una sensazione terribile ma piacevole al contempo; si sentiva trasportare da quella voce candida che continuava a ripeterle la stessa frase. 
Quando stava per abituarsi alla sua presenza, come al solito, Kathrine spariva, lasciando un senso di vuoto alla ragazza inerme, ipnotizzata, che ad un certo punto si sentiva mancare...

Si risvegliò con respiro affannato e le lacrime agli occhi, era sconcertata da quel sogno che si ripeteva ogni notte. Aveva fatto ricerche in molti libri nella biblioteca di casa e di scuola, si era anche azzardata ad avvicinarsi alla Sezione Proibita ma senza risultati. Non aveva avuto una risposta da quasi un mese, cioè dal tempo che quel sogno la persecuitava.
Si alzò dal letto, sentiva di non aver più sonno, di non essere più stanca alle quattro del mattino. Era una sua routine oramai.
Sospirò rassegnata e andò in bagno, sciacquandosi il viso delicatamente e si guardò allo specchio. Immaginò di nuovo quella strana ragazza dai lineamenti familiari, dei lineamenti che le appartenevano. Vicky riteneva ormai che quella Kathrine le somigliasse più di quanto le somigliava sua madre un tempo, alla sua età.
Eppure non era spaventata, era soltanto stordita. In fondo, non era mai stata una fifona ma bensì una ragazza sempre curiosa di svelare misteri e cose del genere. L'unica tortura, per lei, era quella di non poter svelare quel mistero che la notte la affascinava e tormentava al contempo.
Sospirò di nuovo ed uscì dal bagno piena di pensieri, scese le scale e si avviò in cucina intenta a preparare una buona colazione per suo padre, che di lì a un'ora si sarebbe alzato per andare al lavoro. Quel lavoro, riteneva Vicky, lo massacrava e non avevano quasi mai del tempo per stare assieme, cosa che la ragazza sperava capitasse una volta tanto.
Mise sul fornello dell'acqua per preparare il thè, poi riscaldò i croissant al microonde e si cimentò a preparare anche un frullato di fragole, il preferito di suo padre. 
Senza nemmeno rendersi conto del tempo, si ritrovò alle spalle l'uomo che le sorrideva assonnato.
- Già sveglia come al solito? Buon giorno tesoro.
Vicky gli sorrise a sua volta.
- Sai che adoro prepararti la colazione, papà. 
Mentì e si voltò per mettere le ultime cose al banco-colazione.
- Già, è l'unico momento della giornata che riesco a vederti...Non sai quanto mi fa male tesoro mio.
- Tranquillo, ogni notte prego perchè tu possa trovare un lavoro diverso.
Rispose con ironia la bionda.
Gli occhi verdi dell'uomo di mezz'età di fronte a lei si addolcirono e le sorrise nuovamente, senza dire niente stavolta.
Mangiarono con calma, come tutte le mattine, poi arrivò il fatidico momento in cui Ian Smith dovette andare a prepararsi e uscire di casa in fretta per non restare inchiodato al traffico. Era quello il momento in cui Vicky cominciava a rimanere da sola durante tutta la giornata.
Sparecchiò il banco-colazione e guardò l'ora: le cinque e trenta, aveva ancora tre ore per sistemare un po' la casa e poi prepararsi anche lei per la scuola.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


La scuola, al solito, era super affollata già alle otto del mattino. Vicky si guardò intorno, per un attimo smarrita, in cerca della sua unica e migliore amica: Chandra Lopez, si conoscevano dall'età di tre o quattro anni ma erano totalmente diverse, forse anche per questo erano riuscite a mantenere l'amicizia per tutto quel tempo.
Chandra era un tipetto tosto, dai lunghi capelli castani e gli occhi del medesimo colore, si vestiva in modo molto provocatorio ed era più bassa di Vicky di pochi cm. All'impatto sembrava la tipica puttanella senza cervello ma di cervello ne aveva eccome. Amava soltanto avere molti ragazzi attorno a sè ed essere notata per la sua straordinaria bellezza. 
La moretta notò l'amica e le fece cenno d'avvicinarsi.
- Hei!
La salutò con vivacità, come al solito. Questa era un'altra differenza, come Vicky poteva dimostrarsi introversa e taciturna, Chandra aveva un carisma straordinariamente esagerato; a volte invidiata dall'amica per ciò. Riusciva subito a fare conoscenza con chiunque e non le interessava il parere degli altri, inoltre amava dire le cose in faccia alle persone, cose buone o brutte, non le importava. Solitamente non riusciva a falsificare il suo caratterino sveglio.
- Ciao.
Ricambiò il saluto la bionda, col solito velo di tristezza negli occhi blu.
L'amica capì subito. Oramai, più che altro era una routine, non c'era nulla da capire all'impatto.
- Dai su, vieni, andiamo a prenderci un thè e ci rifacciamo gli occhi guardando i tipetti nuovi così dimentichi tutti i brutti pensieri!
La trascinò col braccio prima che l'altra potesse rispondere e si avviarono alle macchinette dell'ingresso.
- Tipetti nuovi?
Ripetè a bassa voce Vicky. Chandra la guardò con un sorriso a 32 denti ed annuì.
- Già! Ci sono due tipi nuovi a scuola, fighissimi, dicono siano gemelli ma a dire il vero non ho notato nessuna somiglianza. Uno più bello dell'altro in modi diversi. Come me e te, giusto?!
Disse entusiasmata.
- Si, giusto. Ma non credere che io sia in vena di nuove conquiste, perchè non ho intenzione di fare brutta figura.
Rispose Vicky imbarazzata più che mai dal tono trillante della voce della sua compagna d'avventure.
- Oh d'accordo, allora me li faccio entrambi io!
Scoppiò in una risata isterica, tipico , e Vicky non potè far altro che alzare gli occhi al cielo sperando che nessuno le avesse sentite. 
 
Suonò la campanella. Vicky si diresse in V L mentre la sua migliore amica nella classe accanto, V M. Si salutarono per la loro momentanea divisione, da sempre avevano cercato di stare in classe assieme ma c'erano talmente tanti ragazzi e tante richieste del genere che sicuramente le loro le avevano perse prima ancor di leggerle.
- Buon giorno.
Intonò con non tanto entusiasmo una biondina quasi sempre malinconica, i compagni però non avevano mai capito il motivo di questo suo malessere o se fosse solo caratteraccio il suo. In cinque anni non era riuscita a socializzare con almeno uno dei compagni in classe.
- Giorno!
Ripeterono alcuni.
La ragazza si avviò al suo banco, l'ultimo sotto la finestra, e con sua grande sorpresa lo trovò occupato. Era sorpresa perchè nessuno mai aveva deciso di socializzare con lei e tanto meno di sedersi al suo banco preferito, il suo, quello in solitudine. La sua solitudine.
- Scusa..
Disse con gentilezza, cercando di smuovere una specie di fagotto dipinto di nero ma dai capelli dorati, come i suoi. 
- Hei, dico a te.
Ripetè nuovamente , quasi innervosita per la prima volta di non essere calcolata da una persona. Mosse il banco, stavolta con fermezza e decisione, e finalmente quel fagotto si aprì su sè stesso. Dapprima mostrò gli occhi color nocciola chiarissimi assonnati, poi il resto del viso, e Vicky dovette notare una straordinaria bellezza. Le sorrise e tolse un auricolare.
- Ciao!
Disse lo strano ragazzo dalla barba lunga, sembrava parecchio più grande di tutti quelli che frequentavano la classe. Era sicuramente uno dei nuovi arrivati di cui Chandra le aveva parlato.
- Ehm, ciao, scusami. Questo banco è occupato.
Rispose impacciata lei. 
- Ah, è il tuo? 
Vicky annuì.
Intanto il professore di matematica fece il suo goffo ingresso in aula.
- Buon giorno, piccole grandi pesti!
Disse sorridendo, come di solito, e con un tonfo lasciò cadere la cartella sulla cattedra.
- Smith, che ci fai ancora in piedi? Mi onora vederti in piedi per me per la prima volta in cinque anni.
Intonò ancora lui, quel goffo professore dalle braccine piccole ed un pancione enorme.
Vicky diventò subito rossa e si sedette accanto allo sconosciuto con cui aveva scambiato due parole poco prima.
- Allora posso essere il tuo compagno di banco? Mi hanno detto i ragazzi che nessuno si è mai seduto con te.
- Se ti va. Non sono io che decido, faccio decidere gli altri delle loro vite.
Era una frase fredda, anzi freddissima, quella che aveva appena pronunciato al primo ragazzo che le aveva chiesto permesso per sedersi al suo fianco.
Se ne rese conto dopo, maledicendosi cento volte. In fondo non le aveva mica toccato il sedere!
 
Durante la prima ora non si scambiarono nemmeno una parola, forse perchè era troppo timida lei e lui troppo affaccendato a scrivere qualcosa su di un taccuino color pece.
Al cambio dell'ora, Vicky restò seduta, cambiando libri e quaderni. Quando si voltò, ebbe un frontale con un altro sconosciuto che, con nonchalance, le porse la mano e le sorrise a dovere.
- Ciao, sono Tom. Il fratello di questa testa bionda, avete già fatto amicizia? Purtroppo sono capitato in un'altra classe e volevo fare la conoscenza della nuova fiamma di mio fratello. Io ne ho già sei di fiamme in classe!
Il ragazzo, con le treccine more, completamente vestito differente e con un piercing stomacale al labbro le afferrò la mano e gliela strinse. 
Vicky sorrise infastidita e si alzò dal banco.
- Bravo Tom, bella mossa.
Bill guardò il fratello disgustato.
- Perchè stai accanto quella zombie depressa?
- E' lei.
I due si guardarono negli occhi e poi il moro si avviò verso l'uscita della classe, con un cenno di saluto a tutte le sue ammiratrici.
- Ptf, sbruffone..
A Bill scappò un sorrisetto guardando il fratello andar via.

Ti sento.

La voce gli arrivò dritta al cervello, acuta e fastidiosa.
 
Lo so.
 
Rispose lui, poi tra i suoi pensieri cominciarono a fluttuare nuove idee per socializzare con la ragazza che sedeva al suo fianco.
Avevano bisogno di lei, e non avevano molto tempo a disposizione.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Chapter 3 ***


- No guarda, una cosa disgustosa. Mi sa che mi ritiro se ogni giorno quel trecciolone mal cresciuto viene nella mia classe, nel mio santo banco, a rompere le palle!
Stava quasi strillando al telefono. Si trattava di una ragazza di quasi diciotto anni, troppo timida e troppo nel suo mondo, che era stata appena ''maltrattata mentalmente''. Così aveva riferito all'amica, che all'altro capo del telefono sentiva l'orecchio trillare.
- Oddio, quanto sei esagerata! Ma svegliati V, vuoi davvero restare vergine fino alla morte? E poi che c'è di male?! Hai diciotto anni, devi divertirti...sei sempre lì, con quel muso, sempre in difensiva con gli altri credendoti meglio di loro. Ma sai cosa pensa la gente? Che sei pazza!
Il fiato le si mozzò in gola e non rispose per cinque minuti.
- Chi ti ha detto una cosa del genere?
- Dico, in generale, stupida. Sai che parlo spesso coi ragazzi e alcuni mi hanno chiesto un appuntamento anche con te, ed il motivo per cui sei così chiusa. Diamine, Vicky, sei bellissima agli occhi del mondo, non hai nulla di cui vergognarti e se fossi un po' più aperta i ragazzi ti verrebbero dietro col numeretto e messi in coda!
- Certo, tu per ''aperta'' intendi aperta in qualsiasi modo. Ai ragazzi basta che apri le gambe per farti la coda col numeretto! 
- Sei un caso patologico, beh sai che ti dico? Fà come vuoi, ma dato che il biondo, Bill, non ti ha fatto nulla e non ti molesta sotto al banco per ben due giorni; fattelo amico. Sarà diverso dal fratello, si vede... Comunque sia io devo scappare, ho..delle cose da sbrigare! Ciaaao, baci.
- Cià.
Infilò le mani nelle grandi taschi della felpona che indossava e si buttò sul divano in modo non tanto elegante. Non aveva voglia di far nulla in quel momento, solo pensare a come poter cambiare...In fondo, riteneva che l'amica avesse ragione un po'. Ed era l'unica di cui si fidava ciecamente, dall'asilo non si giudicavano e così era sempre stato. 

In fondo Bill, non è poi così tanto male... E' pure carino.
 
Diventò subito rossa a quell'ultimo pensiero e strizzò gli occhi.
 
Eh no, devo farmelo solo amico! L'amore non esiste e lo sai bene Vicky.
 
Quella sua botta di ipocrisia la frastornò per qualche minuto, poi accese la tv e cominciò a cambiare canale ma come al solito, spense subito l'apparato e rimase in silenzio in quella stanza che sembrava talmente grande per lei, per lei che era da sola. 
Ad un certo punto, desiderò così tanto avere compagnia. Desiderò una compagnia in generale, ma la compagnia del suo compagno di banco. Avrebbe voluto conoscerlo meglio, i suoi occhi blu si inumidirono e quello fu l'ennesimo pomeriggio che scoppiò in lacrime per la solitudine. Nessuno avrebbe mai compreso quanto vuoto sentiva dentro di lei tutti i santissimi giorni. 
Si accucciò su sè stessa e piano si addormentò.

Sedeva nuovamente su quella dannata altalena.
Sentiva tremare le gambe e stavolta non si dondolava avanti e indietro. 
Due occhi blu le si piazzarono davanti e Vicky ebbe un sussulto, ma non riusciva ad alzarsi. Aveva paura e non poteva scappare, le gambe tremavano e restavano inermi. 
Deglutì.
Non aveva altra scelta che stare al suo gioco, al gioco che Kathrine stava giocando con lei. Non aveva la minima idea di chi fosse quella donna, quella ragazza che non la lasciava in pace.
- Che vuoi...da me?
Riuscì a balbettare Vicky, impaurita più di prima. Sentiva il cuore che quasi le usciva fuori dalla cassa toracica. 
- Non avere paura, non sarò io a farti del male. 
Le mise una mano sulla guancia, era gelida, come per rassicurarla. E ad un tratto Vicky non ebbe più paura, ma quasi le sorrise.
- Devi stare attenta Vicky...il mio nome è Kathrine...
La solita frase che le ripeteva.
- Ho capito come ti chiami, ma cosa vuoi da me? 
La mora sorrise e Vicky notò una cicatrice sul labbro.
- Devi stare attenta...
Poi svanì.

Si svegliò di soprassalto e sgranò gli occhi, intimorita. 
Sentiva la presenza di qualcuno in casa, in quella stessa stanza. Si alzò lentamente e prese una bombiniera di vetro sul tavolino del salone, avvicinandosi lentamente verso l'angolo più lontano della stanza. 
- Chi c'è?!
Gridò, alzando la bomboniera in segno di minaccia.
Sentì qualcosa alle sue spalle e si voltò di scatto.
- Chi cazzo c'è qua dentro?!
Urlò più forte, ma restò ferma lì. Piena di paura e lo stesso batticuore del suo sogno.
Le tornarono in mente le parole di Kathrine. 
''Devi stare attenta'' le aveva ripetuto.
Era confusa, aveva paura e non riusciva a muoversi.
- Lasciatemi in pace!
Continuò a gridare ma non ebbe mai la vera certezza che qualcuno la stesse ascoltando.
Fece un respiro profondo e scappò verso la cucina, cercando un coltellaccio. Il coraggio le tornò di colpo e anche l'ansia era quasi sparita. 
Quei continui cambiamenti d'umore la stressavano, non riusciva a capire cosa stesse accadendo. 
Si sentiva soltanto manipolata da qualcosa o qualcuno.
- Kathrine!
Urlò. 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Chapter 4 ***


Vicky.
Un'ora dopo si convinse finalmente che nessuno era in casa tranne lei.
Cercò di rilassarsi con un thè freddo e chiuse gli occhi per qualche secondo.
Suonarono al campanello. Sussultò e guardò l'ora: erano soltanto le sei del pomeriggio, Ian non sarebbe tornato prima delle dieci. Alzò le spalle e si diresse alla porta, aprendola.
Con sua grande sorpresa si ritrovò davanti un biondino alto circa due metri e mezzo a suo confronto, con una strana capigliatura, vari piercing al viso e un sorriso dolce stampato sulle labbra.
- Ciao!
Esordì.
Vicky pensò per qualche secondo prima di rispondere. 
Era Bill, e che faceva Bill in casa sua?
Lo guardò e finse un sorriso, cercando di nascondere il sospetto.
- Hei..
Rispose al saluto.
- Come stai? Ero passato per un saluto ai miei vicini, ma non sapevo ci conoscessimo già.
Dio santo.
- Ah...eh, beh ciao. Io sto, bene, insomma...bene sì. Tu?
Il ragazzo continuava a sorridere, Vicky non sapeva se sentirsi felice e lusingata dalla visita oppure, come al solito, prendere la difensiva e sbattergli la porta in faccia.
- Posso entrare?
Il suo cuore cominciò a battere fortissimo, forse per paura. Cosa avrebbe potuto volere quel ragazzo da lei? Non erano nemmeno amici.
- Guarda, al momento, sono sola e mio padre tornerà tra poco...non vorrei pensasse male trovando un ragazzo in casa. Scusa.
Mentì, mentì spudoratamente perchè una parte di lei sentiva di doversi avvicinare a lui. Le avrebbe solo fatto bene, ma d'altro canto era la solita introversa, taciturna e pure, a volte, stronza Vicky Smith di sempre.
Bill sembrava imbarazzato e si grattò dietro l'orecchio, alzò le spalle e continuò a sorriderle.
- Beh..ero solo passato per un saluto, non sapevo vivessimo accanto. Tutto qui, non vorrei pensassi male di me. Allora io...beh vado...
Vicky annuì ma lui restò fermo sull'uscio di casa sua.
- Ah, un'altra cosa. Se domani avessi bisogno di un passaggio per andare a scuola, sono a disposizione. 
La bionda annuì nuovamente.
- Bene, vado...eh, ci vediamo. Ciao!
- Ciao.
Accennò un sorrisetto e chiuse la porta con fermezza, un po' infastidita dall'invadenza di quel ragazzo. 
 
Bill.
 
Non sarebbe mai riuscito a convincerla, era assolutamente impraticabile quella ragazza.
Aveva degli occhi dolcissimi e un viso dannatamente bello, ma riusciva a celare una freddezza disumana dentro sè. 
Continuò a guardare la tv senza interesse, pensando alla cosa migliore da fare per un approccio migliore. In fondo era stato abbastanza carino e gentile, che altro pretendeva quella piccola testa dura? Che le si inginocchiasse, pregandola? Nah, non era il solito fare di Bill.
Decise che sarebbe passato al piano B, e se non avesse avuto ancora l'occasione di parlarle a dovere, allora si sarebbe inventato qualcos'altro.
- Hei!
Tom sbucò dalla doccia, a petto nudo, ancora tutto bagnato, col solo asciugamano a coprire le sue parti intime.
- Hei..
Rispose pensieroso il fratello.
- Stai ancora pensando alla Smith? 
Il biondo annuì, senza rispondere.
- Ma non puoi dirle direttamente tutto?
- Ma sei completamente fuori?! Le verrebbe un colpo.
- Allora Infatuala e te ne esci.
- No, sai che non adoro questo genere di cose...
- Io si invece, sai quante signorinelle me la danno tutte le sere?
- A Los Angeles è pieno di zoccole, hai pure bisogno di Infatuare le persone per portartele a letto? 
Bill scoppiò in una grassa risata.
- Si sentono bene anche quando le mordo, è questa la cosa migliore.
Tom strizzò l'occhio al fratello e poi andò in camera, si vestì velocemente e lo raggiunse di nuovo.
- Io esco!
- Dove vai?
Chiese l'altro, un po' irritato.
- Non so ancora, se vuoi dopo ti chiamo e ti dico il luogo...mammina.
- Stupido, abbiamo una missione da compiere!
Sbottò accigliato il biondo.
Tom scrollò le spalle e sistemò il cappuccio della felpa sulle treccine nere.
- E' capitata in classe con te, nello stesso banco, e ci siamo trovati una casa di fronte alla sua. Più facile di così? Tanto non mi sopporta! 
Il ragazzo rise di gusto, uscendo da casa, lasciando il fratello un po' incerto sul da farsi e con un'aria accigliata e infastidita al contempo dal suo comportamento inopportuno.
Sospirò ed uscì anche lui, se fosse rimasto a casa ancora altri dieci minuti sarebbe impazzito.
Chiuse la porta a chiave e in un attimo si volatilizzò.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Chapter 5 ***


Vicky
 
Quel giorno, a scuola, sentì una serenità che da tempo aveva perso. 
Aveva ripensato all'offerta che gli aveva fatto Bill il giorno prima e aveva concluso che un giorno di quelli, se gliel'avesse richiesto, avrebbe accettato. In fine le aveva provocato una certa curiosità quel ragazzo, non le dava affatto una brutta impressione eppure restava sempre nel suo, quella ragazza tanto strana quanto diffidente. Era sempre lì, ferma in un punto da circa tre anni oramai, era rimasta al giorno che vide sua madre impiccata in salone nella sua vecchia casa in Canada. Si erano trasferiti, poi, pochi giorni dopo il funerale e non era mai riuscita a capire il motivo per cui la madre, una donna sempre allegra e serena, avrebbe dovuto uccidersi così, ad un certo punto, tutto d'un tratto senza spiegazioni e motivazioni. Non aveva lasciato nulla, solo il vuoto nei cuori dei parenti, soprattutto del padre di Vicky, che da quel giorno non era più lo stesso uomo di sempre. Riteneva che la figlia somigliasse troppo alla madre e guardarla negli occhi più di cinque minuti gli provocava un dolore assoluto nel cuore ancora infranto dall'unica donna che aveva mai amato; dunque si era trovato un lavoraccio pieno di straordinari per ''scappare'' dalla figlia in un certo senso, o almeno così pensava Vicky. Era rimasta praticamente da sola, ma compativa il padre, lo sentiva urlare in sonno quando non riusciva a chiudere occhio la notte a causa dei continui sogni ambigui che aveva da un mese circa.
Non ne aveva parlato con nessuno di quei strani sogni, nemmeno con Chandra, lei era troppo superficiale per queste cose. 
- 'Giorno.
Una voce conosciuta la risvegliò da quei pensieri, era Bill. 
Per la prima volta, senza fingere, gli sorrise, un po' contenta di vederlo. Non vedeva l'ora, adesso, di accettare qualsiasi richiesta fatta dal ragazzo. Il giorno prima, non sapeva perchè, non voleva farlo e si era nuovamente chiusa in sè stessa ma quella notte non aveva avuto incubi e aveva dormito serenamente, Kathrine forse si era presa una piccola pausa e l'aveva mollata per quella volta, così lei si sentiva raggiante quella mattina come mai si era sentita dopo tre anni.
- Ciao Bill!
Rispose, ma subito dopo si rese conto del troppo entusiasmo con cui aveva pronunciato il saluto. Doveva tenersi nel suo ancora, non poteva farsi vedere così felice quella mattina sennò avrebbe creduto fosse pazza, come già aveva fatto la sua migliore amica. 
- Siamo raggianti stamani, eh?
Vicky s'infastì un po', forse Bill era troppo invadente, ma l'ignorò. 
- Come stai?
Disse non curante della frase che aveva pronunciato prima il ragazzo.
Lui decise allora di non farle scomparire l'allegria al momento. 
- Bene e tu?
- Bene, sì bene.
La ragazza annuì, poi la lezione cominciò e decise di non distrarsi a guardare il ragazzo. 
 
Alla fine delle lezioni, cercò Bill con lo sguardo, non le aveva detto nulla quella mattina, così decise di perdere l'autobus per tornare a casa. Finalmente lo scorse fra la folla e lo raggiunse, si trovava assieme al fratello che teneva la mano ad una ragazza, le sopracciglia biondissime di Vicky si avvicinarono quando notò che quella ragazza fosse proprio la sua migliore amica.
- Chandra!
La chiamò e la ragazza si girò, lasciando subito la mano a Tom, poi le si avvicinò e le sorrise.
- Hei! 
Disse con fare imbarazzato.
- Ci sono novità e non me lo fai sapere? Che cattiva ragazza.
Sbottò la bionda, con un sorrisetto sarcastico stampato sulle labbra.
Chandra alzò le spalle.
- Beh sì...è successo tutto di fretta, sai...stamattina mi aspettava in classe e mi ha dato un bacio così...poi beh...
- Ah, allora è un pazzo che viene a baciarti di punto in bianco! Wow, e per di più proprio il figo che avevi adocchiato tu eh...che fortuna sfacciata!
Recitò la frase senza interesse, non le importava proprio della nuova conquista dell'amica al momento quindi si avvicinò ai due ragazzi che si erano fermati ad aspettarle.
- Hei, Bill.
Sbottò.
- Vicky, dimmi.
Le sorrise come al solito, tanto che Vicky si chiese se facesse colazione con una canna o qualche allucinogeno che gli portava tanta felicità durante il giorno.
- Beh, cercando Chandra in giro e...adesso ho scoperto con chi stava... - diede uno sguardo veloce a Tom - ho perso l'autobus...e dato che stiamo vicino, mi chiedevo se...potessi accompagnarmi a casa, ecco.
Lo sguardo di Bill sembrò illuminarsi e il fratello gli diede una pacca sulla spalla, divertito, cosa che irritò la bionda che era pronta a dileguarsi all'istante e cercare una scusa. Sperava vivamente di non capitare con Tom in auto, lo sperava con tutto il cuore.
- Ma certo! Tanto Tom oggi mi avrebbe comunque abbandonato e sono solo al ritorno, andiamo insieme!
Rispose con entusiasmo.
- Bene, allora andiamo...vorrei..cambiare area..
Alzò un sopracciglio nel vedere Chandra e Tom avvinghiati e intenti a baciarsi in mezzo alla folla che si smaltiva pian piano.
- Sì, andiamo. Mio fratello avrebbe il coraggio di riprodursi davanti a noi se non ci sbrighiamo.
- Uhw...
Era un qualcosa che le fermentava lo stomaco provare solo ad immaginare quei due in certe occasioni, bleah. A volte Chandra riusciva a fare schifo...nel vero senso della parola.
 
Salirono in auto e Bill avviò il motore, Vicky si liberò della sacca e la poggiò delicatamente accanto ai suoi piedi e, un po' innervosita dal silenzio, si ritrovò a guardare fuori dal finestrino.
- Beh..so che nel profondo sei buona, Vicky, l'ho capito subito...
Bill fu il primo a prender parola.
- E tu che ne sai?
- Ecco - rise - hai visto? Prima mi chiedi di darti un passaggio con degli occhioni dolci e poi mi rispondi in malo modo. Ma io non ci faccio caso, sai, ho molta pazienza; basta solo pensare che vivo con Tom! 
Quella battuta le fece scappare un sorrisetto.
- Ti ho vista! Hai sorriso, oggi è la seconda volta che lo fai.
Ma come poteva essere così gentile e carino al tempo stesso? Sicuri che si poteva parlare dell'esemplare ''maschio'' quando si parlava di Bill? Forse era gay, Vicky trovò quella conclusione anche ripensando al modo in cui si vestiva. I ragazzi del genere o erano sempre cupi e si ''tagliavano le vene'' ritenendosi Emo, Punk, Metallari o cose così, oppure erano semplicemente gay.
Bill alzò un sopracciglio e Vicky sentì come se i suoi pensieri volassero, come se volesse proteggerli...come se quel ragazzo potesse leggerli, ma va...stava davvero impazzendo!
- Beh...sai, oggi mi sono svegliata con più zuccheri nel sangue del solito. 
- Wow! Che rivelazione, hai mangiato dolci ieri sera?
Risero assieme.
- Okay, okay. Mi scuso per come mi sono presentata, ma non sono realmente così antipatica.
- Ho notato, ti ho capita subito sai? 
La ragazza annuì.
- Beato tu che mi capisci allora!
Gli sorrise di nuovo e poi notò che Bill stesse parcheggiando, diamine erano già arrivati! Voleva rimanere ancora in quell'auto con Bill, si era sentita bene.
- Bene.
Prese la sacca e aprì lo sportello, poi guardò il ragazzo al suo fianco. Lui la guardava col suo stesso sguardo, come se volesse continuare la discussione ma era come spaventato nel farsi avanti.
Vicky sospirò e poi si buttò.
- Vuoi rimanere a pranzo? Devo ricambiare il favore in qualche modo.
Lui si mostrò contento, ma si incupì subito pensando a chissà che cosa.
- Mi spiace, Vicky, non posso. Oggi avevo promesso a mia madre di aiutarla...ma possiamo fare questo pomeriggio, ti va di andarci a prendere un caffè? 
La agazza ci pensò su e poi annuì, prima che il buon senso tornasse ad accecarla.
- Va bene, allora ti aspetto!
- Passerò per le sei..
- Bene, allora ci vediamo alle sei. Ciao Bill e grazie del passaggio!
- Di niente, figurati. A dopo!
Si sorrisero poi Vicky rientrò in casa, chiuse gli occhi e quando li riaprì notò che non stesse sognando. Era sempre lei, ed aveva sempre la stessa voglia di vedere Bill quel pomeriggio.
Si chiese poi che fine avesse fatto la vecchia Vicky, ma scoprì che non le interessava più di tanto in quel momento.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Chapter 6 ***


Vicky
Aspettò con impazienza le sei di quel pomeriggio. 
Aveva deciso di vestirsi più carina del solito per quell'occasione, tirò su la tracolla e si guardò un'ultima volta allo specchio. Non usciva con un ragazzo da almeno quattro anni, e a 18 anni la cosa era grave. 
Era una cosa davvero ambigua, ma coi ragazzi era sempre stata una frana anche se molti le facevano la fila ma riusciva sempre a spaventarli. Riteneva che l'amore non esistesse, non riusciva a concepire di poter volere tanto bene ad una persona tanto da rinunciare alla sua stessa vita. Quelle cose erano romanticherie che davano alla tv per le ragazzine impazzite di 15 anni in preda a crisi d'amore, pronte a darla al primo che gli dica ''sei la mia principessa'' o ''ti amo''. Era tutte puttanate, gli uomini amavano solo il sesso, il sesso si faceva con le donne, gli uomini amavano le donne che facevano sesso. Era tutto un ciclo dannatamente schifoso dove la donna non era altro che strumento di piacere, poi se anche lei si ribellava ed usava l'uomo meglio ancora. Non c'erano problemi di cuori infranti o cose così che la donna creava quando non si sentiva più desiderata.
I suoi macabri pensieri furono trascinati via dal suono del campanello, e subito si precipitò alla porta.
- Ciao!
Bill sorrise e le porse un mazzo di fiori, erano papaveri con una rosa blu al centro.Lei adorava sia i papaveri, sia le rose dipinte di blu. Credette che Bill avesse come un sesto senso anche nel capire i gusti delle persone.
- Grazie, Bill. Dio sono bellissimi!
Vicky si mostrò quasi commossa da quel gesto, lo fece entrare e posò i fiori in un vaso.
- Ho portato i papaveri perchè mi piacciono, ma moriranno presto purtroppo.
- Li hai raccolti tu?
- Sì! Poco fa..
La bionda lo guardò e gli sorrise.
- Sei davvero gentile, Bill..grazie mille.
- Di niente, sono contenta che ti siano piaciuti.
- Scherzi? Io amo i papaveri...
- Ah davvero? Allora avrò fatto bene!
 
Il bar dove la portò non era molto lontano dalle loro case, era un piccolo bar carinissimo, sicuramente si era aperto da poco.
Si sedettero nei tavoli fuori in terrazzo ed ordinarono due caffè alla cannella.
Vicky restò soprafatta come potessero avere così tante cose in comune quei due.
Bill continuava a sorriderle e parlava tanto, Vicky notò che nei suoi occhi c'era qualcosa di strano. La luce del sole sembrava illuminarli e il nocciola di sempre diventava dorato. Erano belli tanto che la ragazza ne restò affascinata.
- Eh, Vicky? Tu che ne pensi allora?
Ma, ancora una volta, la strappò dalle sue fantasie. 
La ragazza arrossì e lo guardò smarrita.
- Cosa?
- Non mi stavi ascoltando?
Il biondo alzò un sopracciglio.
- Scusa, stavo pensando una cosa..
Si giustificò lei.
- A cosa?
- Stupidaggini.
Gli sorrise e cambiò discorso, nel frattempo arrivarono i caffè e cominciò a sorseggiare il suo.
 
Dopo il caffè, Bill volle portarla da una parte ritenendo fosse una sorpresa allora la ragazza accettò e chiuse gli occhi per tutta la durata del viaggio, che durò poco. 
- Non sbirciare perchè ti vedo!
Il ragazzo rise, vedendola richiudere un occhio e rise anche lei, spensierata. Aveva deciso che quel giorno si fosse fidata di lui.
- Siamo arrivati, non aprire ancora gli occhi. Ti aiuto io.
Vicky annuì e aspettò che il ragazzo l'aiutasse a scendere, con stupore notò che fosse gelido, sembava quasi morto. Non l'aveva mai toccato, ma solo sfiorando la sua pelle rabbrividì.
- Sei gelido...
Gli sussurrò, Bill s'irrigidì e sorrise.
- Non è nulla, sono sempre così...a volte sembra che non abbia sangue nelle vene io.
Gli scappò un risolino isterico e poi le fece aprire gli occhi, Vicky restò affascinata dalla bellezza di quel campo. Non era mai stata lì, a dire il vero, non era mai stata da nessuna parte lei. Il campo era pieno di papaveri e potè notare che era desolato, esistevano soltanto loro due in quel momento.
- Li ho presi qui e ho deciso di portarti qui subito dopo averlo scoperto. E' fantastico. Ti piace?
- Sì, è stupendo. Mi stupisci sempre più Kaulitz.
- Tu non mi hai dato il tempo di scoprirmi e adesso recupererai due settimane andate a monte così.
Risero assieme e si incamminarono verso il campo, si sedettero l'uno accanto all'altra.
Vicky, voltandosi verso il ragazzo, potè notare che la luce del sole tramutava la sua pelle in qualcosa di lucido. Sembrava quasi fatto di porcellana.
- Bill...la tua pelle è strana...
Gli fece notare nuovamente la ragazza, un po' preoccupata.
- Non è niente, ti dico che sto bene...sono fatto così che ci puoi fare?
Vicky alzò le spalle ma Bill sapeva che sarebbe andata a fondo in questa storia, i suoi pensieri svolazzarono leggeri ma si ritraevano, come per nascondersi, cosa che non riusciva a capire; come se quella ragazza potesse avvertire la sua presenza nella sua testa. 
- Allora, parlami un po' di te.
Disse Vicky accendendosi una sigaretta.
Bill le sorrise, un po' sorpreso nel vederla fumare.
- Pensavo fossi una brava ragazza..
Accennò. Vicky sorrise.
- Beh, dovrò pur avere i miei sfoghi personali no?
- Capisco.
Bill annuì e continuò a guardarla, notò che fosse bellissima, sembrava un angelo. Se non fosse stato il suo obiettivo, avrebbe anche fatto un piccolo pensierino a quella ragazza. 
- Beh..non mi dici nulla di te?
Continuò lei, con un sbroncio buffo che lo fece ridere.
- Non c'è molto da dire, veramente...sono arrivato qui da poco e sto cercando di ambientarmi. Mi piace Los Angeles, anche se è un po' caotica.
La bionda annuì senza mai staccare lo sguardo dal paesaggio che l'affascinava.
- E tu?
Chiese poi il ragazzo.
- Lo stesso, sto qui da tre anni ma non sono riuscita ancora ad ambientarmi per bene.
- Ho notato, ma come mai? Cioè, una ragazza bella come te dovrebbe essere di un certo rango invece ho notato che ti perdi tra la folla e sembri insicura a volte di te stessa. 
 
Diglielo, di lui puoi fidarti. Devi dirglielo Vicky...
 
Una voce balenò nella sua testa e la fece sobbalzare, la ragazza respirò con affanno. Riconobbe quella voce, era Kathrine, di nuovo lei. Pensava che potesse disturbarla solo in sogno, adesso si riteneva davvero una pazza. Cosa diamine stava succedendo? Sentiva voci nella testa, la sognava, ma chi era Kathrine e che voleva da lei? 
- Vicky, stai bene?
Chiese Bill, quando vide che la biondina s'irrigidì e cominciò a respirare con affanno.
- Stai male?
Chiese di nuovo, ma Vicky non gli rispose. 
Adesso aveva paura, Kathrine era ormai nella sua testa. Non riusciva più a distinguere fantasia dalla realtà, e ciò la stava facendo dare di matto. Cosa le stava accadendo? Mille domande si riversarono nella mente, poi le sue gambe si mossero da sole. 
Cominciò a correre verso casa.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Chapter 7 ***


Vicky
 
Le lacrime le sgorgarono dagli occhi, aveva paura. Si sentiva oppressa da quella cosa. 
Aprì la porta di casa e si precipitò in camera sua, accendendo il computer. Aspettò il caricamento e cercò su internet qualcosa che potesse avvicinarsi a quella presenza.
Non trovò nulla in particolare, quando riuscì a scorgere un sito web tra le ultime pagine. Era già stato cliccato in precedenza, notò dal colore violetto, ma lei non lo aveva di certo aperto mai. 
 
Vampiri, streghe e fantasmi.
La vera origine di queste creature non è mai stata definita e non si sa nemmeno da chi è stata creata.
Si suppone che il primo Vampiro in circolazione diede vita a tanti della sua specie, sparpagliandoli nel Mondo per una qualche missione che fino ad oggi non si è mai manifestata.
Umani, vampiri, streghe e fantasmi convivono assieme da anni e anni. 
L'uomo ha sempre pensato che esistesse qualcosa sul Pianeta oltre alla sua specie, ma non ha mai davvero voluto sapere cosa.
Sin dall'antichità si è parlato di streghe, si tratta di donne dotate di intelligenze tali da saper comprendere il mistero della vita e dell'Immortalità. Si narra che furono grandi esperte di erbe e medicinali di ogni genere, che tutt'oggi aiutano anche l'uomo.
In passato, però, l'uomo non fu mai sicuro delle donne che mandavano al rogo e sicuramente almeno una è riuscita a scappare.
Oggi, queste leggende non sono più in circolo ma da qualche parte, o forse anche dietro di noi, Vampiri e Streghe tramano ancora qualcosa di Oscuro e fatale per l'uomo. Sarà troppo tardi quando ci accorgeremo del pericolo che incombe per noi.
I fantasmi, invece, non sono altro che presenze (spiriti) di persone defunte.
Si distinguono in fantasmi buoni e cattivi, come tutti del resto, viaggiano tra di noi, nel Mondo, perchè non esiste un Paradiso o qualcosa dopo la Morte, aspettando la loro ventesima discendenza per reincarnarsi in quella persona che sia un suo vecchio pro-nipote.
 
I Vampiri preferiscono la notte, amano la solitudine e la loro caratteristica è la pelle, ma anche il mancato controllo nel vedere un essere umano. Molte persone sono morte ma questi fatti vengono infondati, perchè secondo l'ignoranza NON esistono. 
Ma, amici miei, esistono eccome.
 
Finiva là, Vicky sentì percorrere dei brividi alla schiena. Si morse un labbro e ripensò a Bill, lui era strano, pallido, freddo, era congelato. 
Il suo cuore cominciò a battere all'impazzata, e Kathrine cos'era? E perchè quella pagina era già stata aperta? E da chi poi?
Altre domande, altri mille pensieri, altri brividi.
Si mise le mani sulla fronte, tutto ciò che aveva vissuto e creduto per 18 anni era andato a monte. Non si sarebbe mai aspettata che potessero esistere cose del genere e per di più che stessero accanto alla sua casa!
- Maledizione...
Sussurrò incerta se credere o no a quel sito, eppure nella descrizione del Vampiro combaciavano molte cose col suo nuovo amico.
Serrò la porta, ricordandosi che Bill fosse sicuramente là fuori in cerca di spiegazioni per il suo comportamento.
Restava comunque il dilemma più grosso: Kathrine, cosa diamine era? Forse uno spirito e lei era la sua ventesima pro-nipote. Intanto le presenze non potevano torturare così il ventesimo ma bensì il diciannovesimo, perchè si sarebbero poi reincarnati nel loro figlio.
Che razza di pazzia era quella? 
E Dio dov'era andato a finire?
Chi aveva creato il Mondo e quelle creature?
Sospirò.
Non avrebbe mai trovato le risposte, eppure il coraggio le crebbe in corpo. 
Se Bill si fosse solo avvicinato, l'avrebbe infilzato come nei film d'orrore.
 
Bill.
 
Kathrine aveva rovinato tutto, perchè mai si era inserita nella mente di Vicky? Non spettava a lui il compito di portargliela davanti? Cos'aveva intenzione di fare?
- Bene, l'hai fatta scappare. Come credi che possa parlare ancora dopo questo? L'hai spaventata!
Era adirato, prima gli impartiva gli ordini e poi faceva di testa sua.
La voce si infilò nella sua di testa adesso.
 
- Mi sa che la piccolina abbia scoperto tutto, viso pallido.
- Sei stata tu, io avrei potuto convincerla con altri modi.
- Stai al tuo posto, è meglio così. Adesso lei sa tutto e dovrà accettare anche la sua di natura.
- Quando riavremo nostra madre?
- A tempo debito, Kaulitz. Hai 280 anni e ancora non conosci i nostri patti più antichi?
- Sei una dannatissima stregaccia!
- E tu un dannatissimo succhia-sangue. Vedi, piccolo Bill, non arrabbiarti...è tutto così semplice. Il tuo compito sta per finire, perchè voglio raggiungerla io stessa. Voglio vederla in carne e ossa. Sarà bellissima.
- Kathrine, voglio una data così mi terrò pronto.
- Diciamo che sono in viaggio, per ciò riesco a parlarvi anche da svegli. Sarò lì tra non molto.
 
La discussione si chiuse lì, Bill riprovò a chiamarla ma non udì più alcuna voce nella sua testa. Soltanto agitazione, voleva riabbracciare sua madre adesso.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Chapter 8 ***


Scusate se il capitolo è breve ma è uno dei più importanti, ve ne accorgerete quando leggerete. Non temete gli altri saranno più lunghi e interessanti, buona lettura.
Luxury__

Frustato e malinconico, il vampiro sedeva sul divano ripensando alla conversazione fatta con Kathrine. Era stato un dilemma averla incontrata, dato che l'aveva soltanto usato. 
Lo ricordava bene quel giorno, era uscito dalla sua vecchia casa a Mosca per prendere una boccata d'aria e per non ascoltare più le lamentele di Tom sul suo comportamento inadeguato nel 'divertirsi' con le ragazze; divertirsi nel senso di farci sesso e poi svuotarle di tutto come faceva il fratello. Avevano avuto serie discussioni su questo fatto, Bill non amava uccidere gli esseri umani ma cercava di cibarsi il più possibile con animali; inoltre, non amava nemmeno la vita che era costretto a fare a causa della sua vecchia fiamma, Madline Korch, una 'bellissima donna' come la descriveva il fratello, che a Bill aveva rubato il cuore e poi, egoisticamente, aveva scelto di impossersarsi della sua Anima.
''Staremo insieme per sempre..per il resto dell'Eternità'' gli aveva sempre ripetuto per due mesi, poi ne aveva preso atto sul serio. Una sera, dopo il solito sesso, si era nutrita di lui, gli aveva lasciato appena qualche goccia di sangue per sopravvivere alla Morte, che avvenne poco dopo. Bill aveva sofferto troppo alla scoperta della 'Nuova Vita' da Immortale, non lo aveva affatto desiderato. Era sempre stato un ragazzo intelligente, buono e ambizioso. Da grande voleva fare il medico per aiutare gli altri, si era sempre preso cura degli altri, di sua madre, del suo gemello e dei suoi amici, si era perfino preso cura di ''Maddy'' che sino ad allora si era presentata come una ragazzina dolce e sensibile, innamorata di lui, alludendolo a vivere una vita insieme felici e contenti, come nelle favole, ma invece che una favola Bill ebbe il suo Risveglio nell'incubo più terribile che poteva mai immaginare e che ancora viveva da 280 anni. Allora viveva nella vecchia Mosca con la madre e il suo compagno Frank, e suo fratello Tom.
Era uscito di casa, sbattendo la porta, poi si era volatilizzato. Si ritrovò,incosciamente, nel bosco, dove venne illuminato dalla figura di una ragazza. A guardarla gli sembrò bellissima,somigliava a Madline. Capelli neri e lunghissimi, viso pallido e occhi azzurri e profondi come il mare. Aveva notato che non fosse una di loro, perchè i Vampiri o avevano gli occhi rossi, alla loro nascita, oppure gialli sul nocciola, come li aveva lui, suo fratello e sua madre.
Si avvicinò e la ragazza non parve scostarsi o intimorita nell'essere sola nel bosco, sembrava invece che lo stesse aspettando.
-Hei, ragazzina, ti sei persa?
Le aveva domandato ma lei scosse solo la testa, sorridendo quasi malignamente.
Bill si avvicinò ancora e notò che i suoi occhi fossero fantastici, quasi magnetici. Era rimasto ipnotizzato dalla sua bellezza e lei ne sembrava soddisfatta.
- Come ti chiami?
Non gli aveva risposto, infastidendo il Vampiro.
- Perchè sei da sola nel bosco? Sai che potrebbe essere pericoloso, non hai un Coprifuoco?
Effettivamente in quell'epoca le donne erano trattate come delle Dee da venerare, preziosissime e preda di famelici maschi in cerca di moglie. Avevano un loro coprifuoco e molte altre regole ristrettive alla loro libertà, soprattutto poi se avevano fratelli e padri possessivi. Ma lei continuava a non muoversi e a non rispondere, così che Bill, ritrovatosi di fronte a lei, ebbe quasi il timore che non lo stesse ascoltando.
Ma poi la ragazza aprì bocca.
- No.
Sussurrò tranquillamente, sorridendo ancora.
- Sei la prima senza questo problema, sai? Sei nuova?
Lei annuì.
- Qual'è il tuo nome?
-Kathrine.
Sembrava un interrogatorio e Bill si sentì a disagio in quella situazione, di solito erano le ragazze che si mostravano così curiose nei suoi confronti. Annuì e poi tentò un'ultima volta.
- Vuoi che ti riaccompagni a casa? Ascoltami, è davvero pericoloso qui fuori dopo le dieci.
La sua gentilezza parve intenerire la mora di fronte a sè, che sorrise di nuovo.
- Mi andrebbe di fare una passeggiata, se gradisci.
Bill s'illuminò e si affrettò a rispondere.
- Certo...non vorrei ti accadesse qualcosa!
Ma la sua preoccupazione in quel momento non era del tutto quella, solo di conoscere più a fondo quella strana ragazza senza coprifuoco nè paure.
Così cominciarono a camminare.
Bill parlava troppo, lei parlava poco ma sembrò che s'intendessero in un certo senso. Kathrine gradiva la sua compagnia, e lui non si era reso conto che il Male stava nuovamente di fronte a sè, passeggiando timidamente a lato i suoi fianchi e sorridendo di volta in volta.
Non passò tanto tempo perchè il Vampiro si rendesse conto della vera natura della ragazza, una strega.Maligna e sadica cercava la sorella gemella da cui era stata separata alla nascita. Una storia stramba, perchè la sorella non sapeva proprio un bel nulla della sua Origine e del suo potenziale, era stata addormentata poi all'età di cinque anni per risvegliarsi dopo tanti anni, incantesimo che fu fatto dalla madre per eliminare i suoi poteri. Dunque la bambina, diversa dalla sorella, con boccoli dorati ma coi suoi stessi occhi aveva proseguito una vita normale sicura di avere solo 18 anni...ma Kathrine sapeva che non era così e l'affetto, ma anche forse l'egoismo, l'aveva portata a cercarla ma non era esattamente facile per lei, quindi le serviva un povero malcapitato, in questo caso Bill, con poteri quasi pari ai suoi e bisognoso del suo amore.
Tutto qui, il segreto era svelato a tutti tranne che a Vicky, che non sapeva ancora di essersi ritrovata con un padre adottivo e mille misteri da scoprire su di sè.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Chapter 9 ***


[Vicky]
 
L'aria fredda del mattino le ghiacciò le spalle, si strinse nella sua magliettina leggera e si maledisse per averla indossata senza mettere nulla sopra. 
Ormai ottobre era arrivato ed era mancato molto più di una settimana a scuola, aveva dovuto riflettere, anche se le spiegazioni di quella situazioni erano assurde. Aveva dedotto che Bill fosse un Vampiro, Kathrine un fantasma che la perseguitava e Tom il solito deficiente. Se avesse solo immaginato di confidare questi pensieri a Chandra, l'avrebbe definitivamente ritenuta una pazza di manicomio...Anche perchè la sua storia con Tom andava alla grande e non si era nemmeno preoccupata di chiamarla per quella settimana, anche per chiederle solo cos'avesse.
Vicky si strinse nelle spalle e perdonò l'amica, lei era fatta così..Due giorni c'era, poi riusciva a scomparire per mesi e farsi viva per altri. Anche per questo la loro amicizia andava avanti, perchè nessuna dipendeva dall'altra e non era affatto superficiale, si volevano bene quanto bastava per vivere un giorno più sereno e divertente di sei mesi assieme, loro erano fatte così. Sembravano una bilancia quelle due: Vicky era quella che misurava il rispetto, la serietà e il mutismo mentre Chandra era il divertimento assoluto di qualsiasi cosa, esattamente l'opposto della bionda che si curava di rimanere seria e stabile anche ad una festa scatenata.
Ma la sua preoccupazione più grande non era Chandra, ma bensì il suo compagno di banco Bill. Non sapeva che reazione avesse avuto nel vederlo e sicuramente il ragazzo le avrebbe chiesto spiegazioni per il suo comportamento strambo al loro primo appuntamento. I brividi che avvertì alla schiena, era sicura, non erano dovuti al freddo.
 
Entrò in classe, titubante, con i soliti sguardi scrutatori dei suoi amorevoli compagni puntati addosso, e si affrettò a prendere posto dalla parte opposta al suo banco. Cosa che non passò inosservata agli individui più curiosi della classe, soprattutto le ragazze, quelle più odiose per altro, che subito però si sistemarono e sorrisero gentilmente e con occhioni dolci a Bill, che era appena entrato nell'aula. Vicky sperò vivamente di diventare invisibile, se esistevano tutte quelle ambiguità perchè nessuna era toccata a lei? Le serviva l'invisibilità, davvero!
Bill la guardò e fece per avvicinarsi, ma il professore lo precedette e lo pregò di sedersi al proprio posto. Vicky tirò un sospiro di sollievo, ma il peggio doveva ancora arrivare, lo sentiva.
Al suono della campanella, Bill stavolta fu più scaltro e si avvicinò immediatamente alla bionda che alzò gli occhi in cielo, col cuore che batteva all'impazzata. Si sentì quasi svenire al suono della sua voce, dalla paura però..sia chiaro.
 
[Bill]
 
Kathrine gli aveva fatto capire chiaramente che del suo aiuto adesso non c'era il bisogno, ma quella mattina aveva sperato con tutto il suo gelido cuore che Vicky si presentasse a scuola dopo quella settimana infernale passata a pensarla.
Le sue preghiere furono esaudite e quando entrò in classe, la vide, notando però che fosse seduta dalla parte opposta del solito banco. Non ebbe il tempo di avvicinarsi e i suoi occhi gli mostrarono quanto nemmeno lei lo volesse in realtà, sembrava spaventata e la capiva ovviamente. Ma Bill non volle pensar al peggio: quando sarebbe arrivata Kathrine e allora Vicky doveva aver bisogno d'aiuto, il suo. Dunque prese la decisione di rivelarle tutto, prima dell'arrivo della strega che non avrebbe avuto sicuramente un bell'impatto sulla ragazza dato che l'ossessionava tutte le notti.
Al cambio dell'ora, prese le sue cose e come un fulmine la raggiunse, si sedette senza chiedere e la guardò.
- Ciao Vicky!
Sbottò contento di vederla, era ormai chiaro che quella ragazza aveva qualcosa che lui cercava, e non era il sangue, anche perchè non doveva trattenersi molto in sua presenza, come con le altre. Era diversa da tutte le ragazze che aveva conosciuto, era chiusa, sofferente e tenebrosa, misteriosa a tal punto da stuzzicare in Bill la voglia di averla per sè ma non era il momento giusto quello di dichiarare la sua cotta.
Bill attese una risposta dalla bionda che non arrivò.
- Vicky, senti, ti devo parlare...
Riprovò speranzoso, ma nemmeno in quel caso smosse la ragazza che si voltò, invece, dal lato opposto, guardando il muro.
- Vicky, so che hai qualcosa, ma vorrei chiarirti le idee. Davvero, vorrei parlare con te dopo la scuola...per favore, parlami. Non voglio farti del male...
Vicky ebbe una fitta al cuore, Bill lo capì dal modo in cui sussultò. Aveva sicuramente sentito già quelle parole, pensò, ma dato che non poteva leggerle la mente, rimane nel dubbio e ritentò nuovamente ma non fece in tempo ad aprire la bocca che gli occhi di Vicky si puntarono dritto verso i suoi.
- Senti, mostro, so cosa sei e cosa vuoi. Ma io non sono in vendita ai morti, mi spiace, cercatene un'altra. E se non stai lontano da me di dieci km minimo, ti infilzo e ti faccio pentire di esser nato....o morto.
Era fredda, dura, i suoi occhi trasmettevano rabbia. Bill, quasi scioccato, continuava a guardarla in quegli occhi che una settimana prima erano stati teneri nei suoi confronti. Si sentì mortificato, anche se non aveva fatto niente lui.
- Non sai cosa sono, o almeno non per certo dunque dammi la possibilità di spiegartelo. Giuro che dopo ciò non ti darò alcun fastidio, ma un male terribile incombe su di noi e presto verrà a cercarti, io so che la notte tu la sogni...Kathrine, io so tutto di te e vorrei darti l'occasione di saper qualcosa su di me.
Tentò di essere più duro di quanto lo fosse stata lei, e ci riuscì. La ragazza sbarrò la bocca nel sentirlo parlare in quel modo e vide nel suo viso la curiosità crescere, così le diede appuntamento nel pomeriggio accettando anche il fatto di non rivederla mai più se non a scuola e di non parlarle.
Ma magari, parlandole, lei avrebbe capito che non era cattivo e tutta l'acidità l'avrebbe scagliata a chi davvero lo meritava, a chi la tormentava, a tempo debito Kathrine l'avrebbe pagata, ne era certo.
 
[Vicky]
 
Ripensò ai suoi occhi diventati freddi d'un tratto, non erano più bellissimi come quando l'aveva conosciuto. 
Da quel momento in poi Bill aveva cominciato a farle paura, ma un po' si fidava. Lo aveva conosciuto e non le aveva fatto alcun male, possibile che un Vampiro le era stato vicino per così tanto tempo e non le aveva sfiorato nemmeno un capello? Possibile che Bill fosse davvero diverso come sosteneva lui? E possibile che Tom avesse già fatto male a Chandra? Già, Chandra...era caduta nella trappola di un Vampiro seduttore e se l'avesse già morsa? La paura adesso non l'aveva solo per sè ma anche per l'amica, che, stupidamente, si era fatta ragirare da un Vampiro demenziale. Non aveva mai sentito tutta quella rabbia dentro sè e non sapeva nemmeno il motivo, non aveva nessuna ragione per essere incazzata nera anzi doveva aver paura, essere intimorita da quello che le stava accadendo. Non riusciva ancora a crederci, ma quella mattina Bill le aveva confermato le sue complessità di sette giorni. La rabbia la infastidiva e più era infastidita più si arrabbiava, non aveva provato mai quel sentimento in tutta la sua vita e notò di aver letteralmente carbonizzato il telecomando con lo sguardo. Stupita, si chiese come quell'aggeggio fosse scoppiato con solo il suo sguardo. Era ancora più confusa e uscì di casa.
 
Bussò alla porta della casa accanto, era una villa bellissima più che altro, molto diversa dal suo appartamento. Non aveva mai notato di aver avuto per tre anni accanto una villa del genere. 
L'uscio di casa si aprì e comparve Bill, bellissimo come sempre, con sguardo un po' stupito...sicuramente non si aspettava di vederla.
- Ho fatto scoppiare il telecomando!
Sbraitò la bionda, frastornata.
Il ragazzo rise ma si placò immediatamente, incenerito dal suo sguardo.
- Entra, dai.
Con un gesto del capo la invitò ad entrare e la fece accomodare in salotto.
- C'è Tom di sopra, non è un problema vero?
Vicky scosse il capo e si guardò intorno, doveva ammettere che i fratelli Kaulitz avessero molto buon gusto...almeno nell'arredamento.
- Preparo un thè e ti raggiungo.
La ragazza annuì, ancora silenziosa, e cominciò a picchiettare le mani sulle ginocchia dal nervosismo. Era strana, confusa e arrabbiata, una sensazione inaspettata che l'aveva colpita all'improvviso.
Sospirò e poi Bill la raggiunse, sedendoti al suo fianco. Le porse una tazza di thè e prese la sua, cominciando a sorseggiare del buon thè. Vicky, sforzandosi, fece lo stesso per cortesia perchè odiava il thè e odiava ancor di più stare in quella casa, accanto al biondo che le avrebbe spiegato cosa le stesse accadendo.
- Sei arrabbiata.
- Grazie, non me ne ero accorta.
- Sei arrabbiata e non sai il perchè, stai entrando nella fase iniziale..
Bill parlava tranquillo, come se stessero commentando l'ultima puntata di Beautiful.
- In che senso ''fase iniziale''?!
Strillò lei.
- Nel senso che sei stata influenzata dalla sua presenza.
Vicky si sentiva ancora più confusa.
- Bill, vuoi spiegarmi perchè cazzo ho incenerito un telecomando?
- Tu sei stata pacata in tutti questi anni, perchè Kathrine non era presente. 
Kathrine, cosa c'entrava adesso quella? Di nuovo lei, di nuovo a distruggerle le giornate.
- Cosa c'entra lei?
Bill sospirò e si decise una volta per tutte a parlare.
- Io sono un Vampiro, Tom è un vampiro e mia madre lo stesso. Kathrine è una strega ed è tua sorella, gemella per precisione...siete state separate da piccole e tu non hai 18 anni, ma molti di più, tua madre era una strega e ti ha incatenato in un incantesimo all'età di cinque anni bloccandoti la crescita e dunque l'affermazione dei poteri, ma Kathrine era molto più potente, dunque fu spedita via..da tua nonna. - mentre parlava notò lo sguardo sconvolto della ragazza ma non le badò e continuò a spiegarle - Conobbi Kathrine molto tempo fa, nemmeno ti immagini la data ma non è importante, e me ne innamorai dopo poco...ma lei aveva già cominciato la missione di ricerca e volle il mio aiuto, io da stupido, dopo altro tempo, riuscii a scovarti e sono qui adesso, ma non credevo che Kathrine ti avesse già trovata da tre anni e avesse fatto fuori tua madre, dunque dopo averti conosciuta mi hai incuriosito, non più per Kathrine ma bensì per il tuo modo di essere. Sei misteriosa, fai sonni difficili e soffri di giorno in giorno, ho capito subito che in te c'era qualcosa che non andava e non è stato difficile trovarti.
- Ma allora perchè lei non è qui?
- Semplice. Perchè i Vampiri siamo molto più potenti e veloci delle streghe, per ciò a Kathrine serviva il mio aiuto...ma quando decisi di lasciarla, rapì mia madre e la rinchiuse in uno dei suoi incantesimi bastardi. Quindi sono stato costretto a cercarti.
- Io non capisco, e se fossi una strega, come dici tu, e mia madre aveva spezzato i miei poteri perchè allora ho incenerito il telecomando?
- Perchè quella rabbia è di Kathrine, non la tua. Tutta la sua angoscia ricade su di te, che sei più debole, e lei è vicina adesso. Quel giorno, quando sei scappata, le ho parlato e mi ha detto che stava arrivando ma nulla di più. Non so che intenzioni abbia ma sento non buone, vorrà portarti con sè e farti diventare come lei...e ti dico che non è una simpaticona.
Vicky sbattè più volte le palpebre e chiusa la bocca, che sino a quel momento era rimasta aperta.
Possibile che tutte quelle cose le stesse sentendo o era solo un sogno ironico e stupido? Ma si pizzicò un braccio e notò di essere davvero sveglia, di aver davvero un Vampiro davanti e la consapevolezza della sua natura, neanch'essa umana. Ma quante bugie le aveva raccontato suo padre?
- Ma allora mio padre sa tutto?
- Esattamente non è tuo padre, ma solo un sosia che tua madre plasmò. Tuo padre è morto con lei nell'incidente causato da Kathrine, quel Ian Smith che conosci tu non ha sentimento nè prova amore verso te. E' stato soltanto qualcosa per tenerti umana, fino ad oggi per lo meno.
Sbam. Distrutta. Tutto ciò che aveva creduto e vissuto per 18 anni non era reale, si rese conto di essere piombata nella realtà e si sentì una bambina indifesa, e poi quanti anni poteva avere? Non riusciva più a parlare, era paralizzata, la verità l'aveva ferita. Avrebbe avuto voglia di andar via, a casa sua, dormire e risvegliarsi nella sua vita, quella che credeva di aver costruito, quella che aveva prima di incontrare Bill e le sue stramberie da manicomio.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Chapter 10 ***


Nei giorni seguenti giorni non seppe nemmeno il motivo per cui con Bill si sentiva protetta, col tempo aveva imparato a conoscerlo e lo shock iniziale passò molto presto. Aveva conosciuto meglio anche Tom, ma la sua convinzione iniziale che fosse un 'playboy andato a male' non scomparve del tutto.
Aveva chiesto più volte di Chandra, ma Tom non le rispose mai e il dubbio cominciò a percuoterle la mente. Che fine aveva fatto la sua amica? Con i mille pensieri che aveva in testa, si era anche dimenticata del fatto che a scuola fosse scomparsa e in più non la vedeva gironzolare in casa Kaulitz come di norma fanno le fidanzatine affiatate e come di norma fa lei, credendosi sposata col primo che capita.
Adesso stava seduta in cucina, con Bill al suo fianco, aveva deciso di coalizzarsi per riavere Simòne e per sconfiggere Kathrine se avesse in mente qualche anomalo pensiero di portarla con sè.
- Che sai...magari vuole solo parlare con me..
Tentò la bionda.
Bill la guardò accigliato come se avesse appena bestemmiato.
- Certo, viene qui per riprendere il vostro rapporto perduto da quasi millenni per fare una bella festa di compleanno!
Sbottò Tom, che era appena spuntato in camera, con le braccia conserte.
- Oh, beh..magari tu potresti dirmi che fine ha fatto la mia amica tipo?
Vicky lo guardò e lui alzò le spalle tranquillo.
- Ci siamo lasciati, che ne posso sapere io?
- Tom, sei sicuro che non le sia successo nulla di grave? Che le hai fatto?
- Io niente, davvero, non ho mai osato Influenzarla o morderla!
Vicky sospirò e provò a chiamare l'amica, ma il cellulare risultò spento. Si alzò in piedi e li guardò.
- Io vado a casa sua.
Bill la seguì e l'affiancò.
- Va bene, ti accompagno. Ma subito dopo dobbiamo continuare il piano, è importante. Credo che ormai non manchi tanto a Kathrine..
La bionda annuì e si avviarono verso l'auto.
 
Si avvicinarono alla casa e suonarono al campanello, ma nessuno rispose.
Riprovarono due o tre volte e poi Bill, non pensandoci due volte, la buttò giù facendo spaventare Vicky.
La guardò e scoppiò a ridere.
- Che c'è?
Lei lo guardò accigliato ed entrò.
- La prossima volta che vuoi fare Superman davanti a me, avvisa. Sai, non mi sono ancora abituata all'idea che un mio amico sia un qualchecosadistrano.
Bill si stupì e sorrise, seguendola dentro la casa apparentemente abbandonata.
- Allora sono un tuo amico?
Si guardono negli occhi e Vicky sorrise, tranquilla.
- Si.
- Bene arrivati piccioncini, vi aspettavo...
Una voce soave, calma, molto diversa dalla solita voce di Chandra. Vicky si voltò di scatto e l'osservò per bene, Chandra non era Chandra. Sembrava trasandata, coi capelli sporchi e gli occhi di uno strano colore.
- Chandra?
Sibilò l'amica, non credendo ai suoi occhi, ma le si fiondò addosso abbracciandola. Chandra, però, non rispose all'abbraccio e con uno spintone la scaraventò dall'altra parte della stanza.
Bill si buttò sulla mora, scrutandole gli occhi, bloccandola. Chandra ringhiò, facendo uscire i denti aguzzi, cominciando la lotta con Bill che riuscì a bloccarla una volta per tutte, stordendola. La mora cadde a terra e Bill si avvicinò a Vicky, che si era appena ripresa ed aveva assistito alla scena con le lacrime agli occhi.
Guardò Bill e si alzò lentamente.
- Che ha?
Chiese con voce soffocata.
- E' un Vampiro.
Vicky lo guardò quasi con odio.
- E' stato Tom!
- No, Vicky...ho letto la sua mente, Tom non c'entra nulla. C'è qualcun altro in questa città, ma è riuscito a camuffare la sua presenza...perchè non l'abbiamo percepito.
- E' assurdo! 
- Portiamola a casa per adesso.
Il ragazzo prese Chandra inerme sul pavimento e si avviarono nuovamente verso casa sua.
 
Arrivarono a casa Kaulitz e pogiarono sul divano la figura inerme di Chandra. Vicky guardava Tom con le lacrime agli occhi e Tom la guardava con sguardo vuoto, che si posava di tanto in tanto sulla mora che apparentemente dormiva, pallida come la neve.
- Quanto tempo ancora resterà così?
Chiese la bionda, avvicinandosi al corpo che un tempo apparteneva alla sua migliore amica, ma Tom la prese per un polso tirandola a sè. 
- Tra non molto si sveglierà e vedi di starle alla larga, è pericolosa al momento. Non vorrei badare a due Nuove Creature anziché una sola...
Rispose Tom, ma la sua amara ironia non colpì nemmeno lui. Vicky, per la prima volta, gli diede ascolto ed annuì come una bambina ubbidiente.
- Bene, quando si sveglierà dovremmo interrogarla a dovere, è impossibile che non abbiamo percepito nessun'altra creatura nelle vicinanze...
Iniziò Bill, ma il fratello lo precedette nel concludere la frase.
- ...A meno che sia talmente Vecchio e potente da saper ormai gestire la sua Aura, talmente potente da poter rendersi invisibile anche a noi come e quando vuole..
- Ma Tom, ne sei sicuro?
- Certo, è scritto nelle Antiche Leggi, ricordi? Quando un Vampiro arriva ad un'età specifica, oltre ad essere potentissimo è anche capace di mostrarsi o no agli altri vampiri più giovani e non. 
Bill riflettè per qualche secondo e poi annuì.
- Sì, hai ragione.
I due fratelli si guardarono ed una scintilla apparve nei loro occhi identici, ma non fecero in tempo ad avvisare Vicky che Bill la prese con sè e la portò immediatamente nella stanza accanto appena in tempo quando un fulmine attraversò il loro salone ben arredato e subito si trovò affianco del fratello, scaraventandolo in fretta dall'altro lato della stanza.
- Sta più attento, Tom...
Sussurrò e lui si scusò, tenendosi in allerta.
Si scostarono, questa volta, in tempo quando il secondo fulmine attraversò nuovamente la stanza e illuminò i loro visi stupiti. Dopodiché una figura esile apparve sull'uscio di casa.
- Sono arrivata appena in tempo per la riunione familiare vedo, che bellezza!
Una voce stridula e acuta uscì dalle sue labbra carnose, uguali a quelle di Vicky, che si aprirono in un sorriso malizioso, il viso era adornato da lunghissimi capelli color della pece e gli occhi blu, che riuscivano ad incantare chiunque, brillavano. Kathrine e il suo solito modo di fare, amava fare scena, per lei la sua ''vita'' era perennemente un film in cui lei era l'unica protagonista ed entrava in scena a dovere ovunque.
Dietro di lei, un uomo teneva tra le braccia Simòne, la madre dei gemelli, i quali strinsero i pugni e riempirono gli occhi di rabbia nel vederla lì inerme tra le braccia di uno sconosciuto e nelle mani di Kathrine, che avrebbe potuto farle solo del male.
- Come state miei giovani e cari ragazzi?
Chiese tranquillamente la ragazzina, come se fossero amici da sempre.
- Bene...fino a dieci minuti fa...
Sbottò Tom a denti stretti, ma la mano di Bill sfiorò la sua e nella sua mente lo implorava di stare calmo, di non scherzare con Kathrine perchè tutto quello che avevano desiderato fino a quel momento era lì, in braccio all'uomo che seguiva la strega.
- Sempre più simpatico, eh Tom?
Kathrine rise di gusto nel leggere nel viso di Tom una rabbia assurda e potente, sentendo lei stessa la sua intensità.
- ...Ma non sono certamente venuta qui per fare dell'humor.
Continuò divertendosi, notando sul divano di pelle bianco sostava un'altra ragazza anziché la sorella.
- Oh, la conoscevate lei?
Indicò Chandra, provocandoli con un altro dei suoi sorrisetti ma stavolta fu Bill a risponderle.
- Che le avete fatto?
Disse in modo brusco ma Kathrine, per niente spaventata, rise di nuovo sbattendo le ciglia come una bambina ingenua.
- Abbiamo sbagliato casa e Alfred, vi ricordate Alfred?, aveva sete e non voleva ucciderla e blablabla...cose di voi vampiri. Perchè? E' ancora viva?
- L'ha trasformata.
La risposta non venne fuori dai fratelli ma bensì da Vicky, che unendosi ai suoi amici, guardò con odio e disprezzo quella che sarebbe dovuta essere la sua gemella omozigota. Ed effettivamente era proprio così, solo i capelli erano diversi e Vicky non ebbe nessuna reazione nel vederla dal vivo, non in quella circostanza almeno.
- Ciao sorellina!
Trillò allegra la mora.
Vicky la fulminò con gli occhi.
- Non ti conosco.
- Eh...non sai quanto ho faticato per cercarti.
- Mettendo a repentaglio la vita della loro madre e quella della mia migliore amica? No, non credo che tu fatichi molto nel compiere cattiverie, sorella.
L'ultima parola suonò più come un insulto e Kathrine pensò prima di rispondere.
- Non farmi arrabbiare eh. 
Rispose e poi le si avvicinò. Le accarezzò il viso e la guardò negli occhi, specchiandosi nei suoi.
- Non sono io la cattiva qui, Vicky. Sono Kathrine, tua sorella, tua gemella e sono qui ora. Non sei contenta?
- No.
La risposta di Vicky fu netta e precisa, fredda e insapore, provocando un brivido alla mora che le stava di fronte, quasi appiccicata, spegnendo il suo sorriso divertito ed aprendone uno malizioso. Alzò un sopracciglio e si allontanò.
- Vedrò di farti abituare.
Dopodiché i loro sguardi si incrociarono ancora una volta, stavolta pieni di rabbia da parte di entrambe.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Chapter 11 ***


Kathrine continuava a gironzolare per la sala sotto gli sguardi d'odio dei fratelli Kaulitz e della sua gemella. Teneva uno scettro tra le mani, che somigliava più che altro ad un bastone malandato. Si decise a fermarsi e piantò il suo sguardo sui due vampiri.
- Vi ridarò vostra madre.
Sorrise, ma i due, tintennanti se crederle o no, continuarono a guardarla con odio. 
- Beh? Che ho detto? Non siete contenti?
Il sorriso malizioso della mora non li spronò a cambiare espressione ma la ragazza gli si avvicinò e carezzò una guancia a Bill, guardandolo negli occhi.
- Sei sempre bellissimo...
Gli scoccò un bacio sulla guancia, che al solo contatto infiammò il ragazzo coi vecchi ricordi, era lei a trasmetterli però e Bill ebbe la forza di divincolarsi da quella tortura, scrollandosela di dosso.
- Non ti sono mancata?
Bill grugnì, uscendo fuori i canini. Segno che no, non le era mancata nemmeno un po'. Sentimentalmente per lei provava solo odio e rancore, che in quel momento erano stati alimentati ancor di più dal ragazzo.
- Che hai in mente?
Sbottò Tom.
- Nulla, voglio solo ridarvi vostra madre...
Si mise comoda sul divano più vicino e tornò a guardare verso di loro.
- ...Sai, mi è servita soltanto per farvi muovere e mi sa che la cosa sia andata come previsto. Bravi. Adesso ognuno ha ciò che desiderava.
Sorrise ancora, disgustando Tom che fece una smorfia di disapprovazione.
- Che vuoi fare a Vicky?
Chiese Bill, con aria palesemente più tranquilla ma nervosa.
Kathrine alzò le spalle e fece l'espressione come se fosse intenta a pensare.
- Fammi vedere...affari miei?
Rispose sarcastica e spostò lo sguardo verso sua sorella, che continuava a guardarla diffidente.
- Avrete vostra madre, che problemi ci sono ora? Vi siete affezzionati a lei?
Continuò a guardarla indifferente con un sorriso quasi sadico, poi scrollò le spalle nuovamente e schioccò le dita, così il bestione dietro di lei lasciò cadere dalle braccia il corpo inerme di Simòne ma subito Tom scattò e riuscì a prenderla in tempo prima che cadesse sul pavimento. Dopodiché Kathrine con un altro schiocco delle dita fece scomparire Vicky, Alfred e il suo corpo.
Note finali: capitolo corto e mi scuso per ciò, spero vi piaccia e che continuiate a leggere questa storia. Vedo che le recensioni sono poche ma so che continuate a leggere anche senza commentare, e ne sono felice. Spero di avervi soddisfatte almeno un po' nel leggerla e che continui ad incuriosirvi così da arrivare al capitolo finale e completarla completamente. Saluti, da Luxury__

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1297008