The Seventh

di Evilcassy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** First Assemble. ***
Capitolo 3: *** First Tricks. ***
Capitolo 4: *** First Battle ***
Capitolo 5: *** First Victory ***
Capitolo 6: *** Morning, Trial, Aftermath. ***
Capitolo 7: *** Proposal, Judgment, Punishment. ***
Capitolo 8: *** Dates, Broccoli, Feathers. ***
Capitolo 9: *** Travels, Powers, Maddness. ***
Capitolo 10: *** Rescues, Ropes, Tricks. ***
Capitolo 11: *** Explainings, Venom, Pulse. ***
Capitolo 12: *** Passion, Setsback, Introducing. ***
Capitolo 13: *** Banquet, Keepers, Refreshments. ***
Capitolo 14: *** Escaping, Briefing, Deciding. ***
Capitolo 15: *** Morning Glories, Priorities, Caves. ***
Capitolo 16: *** Hard Decision, High Treason, Back in Action. ***
Capitolo 17: *** The Last Run ***
Capitolo 18: *** The Last Disguise ***
Capitolo 19: *** The Last Pain ***
Capitolo 20: *** The Last Chance ***
Capitolo 21: *** The Last Trick. ***
Capitolo 22: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


The Seventh

The Seventh

 

PARTE 1: Becoming.

PROLOGO

Pleased to Meet You, Hope you Guess my Name.

E' iniziato tutto...

Da dove? Sono poco lucida in questo momento, sto scivolando lentamente verso qualcosa di fresco e buio e i miei pensieri sono distratti da una fitta allo sterno ogni volta che respiro.    

Eppure voglio resistere con tutte le mie forze. Che non si dica che GreyRaven sia morta senza lottare sino all'ultimo. La resa non è mai stata un'opzione selezionabile dal mio punto di vista.

E quindi devo mantenermi vigile. Ci sono tonfi e grida, rumori di crolli e di esplosioni al di fuori di queste mura crivellate. Sarebbe così semplice chiudere gli occhi e lasciare che i polmoni si fermino, anche solo per un attimo a riprendersi, che sono ormai stanchi di muoversi tra le fitte.

No, Addison, mantieniti vigile. Pensa a qualsiasi cosa. Ricordati da dove è iniziato. 

Forza, rispondi alla domanda: Come hai fatto a ritrovarti qui, in questo stato?

Forse è iniziato tutto da quando ti sei trovata davanti il Direttore Fury nell'aula di detenzione del liceo?

No, anzi. Diciamo che è iniziato tutto quando il libro di scienze mi ha preso fuoco da sotto il braccio, davanti a metà corpo docente. Fuoco grigiazzurro, per la precisione.

Che poi è il motivo per cui mi sono ritrovata davanti a Nick Fury.

Anzi no, non è vero. E' iniziato tutto da una ragazza su un letto d'ospedale, la sacca per la trasfusione del sangue nel braccio sinistro e due buchi lividi sul lato destro del collo. Da qui si sono scatenati gli eventi che hanno portato il mio libro di scienze a prendere fuoco da sotto il mio braccio e poi a ritrovarmi in aula detenzione davanti ad un Nick Fury incuriosito.

No, non è neppure quello l'inizio. Quello semmai è il punto di svolta della mia esistenza.

L'inizio di tutto questo sono due occhi rossi come tizzoni ardenti che si voltano lentamente verso di me. Verso una bambina incastrata tra le lamiere di un'auto.

 

Al momento preferisco pensare al punto di svolta, piuttosto che al punto d'inizio. E’ più piacevole, in fondo.

All'ultimo Liceo che ho frequentato non ero una cheerleader, ma ero popolare. Non so neppure bene io il perché: i ragazzi mi reputavano carina e alla mano e le ragazze simpatica e innocua.

La mia migliore amica Valerie era una cheerleader. E una sera, tornando a casa da un allenamento finito poco prima di cena, è stata aggredita nel parcheggio della scuola: l'hanno ritrovata agonizzante le sue compagne di squadra. Nessun segno di violenza, a parte due buchi sul collo e molto sangue in meno.

Come nel migliore cliché di un film horror studentesco, la polizia cercava l'aggressore tra i vivi senza credere all'esistenza di altro. Due buchi sul collo, tanto sangue in meno. Un vampiro, che altro vuoi che sia?

Beh, diciamocelo: quanto è credibile la storia del vampiro? Nulla, ci arrivo pure io.

Eppure... eppure c'era qualcosa in me che mi portava a credere fosse vera.

Era la stessa sensazione di sensibile fastidio di quando una crosta viene tolta dalla ferita prima che si sia completamente cicatrizzata. La ferita non è aperta, ma l'epidermide sottile e fragile acuisce le sensazioni al tatto.

Era la stessa percezione che avevo colto l'attimo prima che l'auto si ribaltasse e mi ritrovassi ad urlare tra le lamiere contorte scrutata da uno sguardo di fuoco, tanti anni prima. Un'increspatura nell'aria, mi era sembrata all'epoca.

Dovevo esternare quello che provavo e non starmene con le mani in mano. Di certo non lo potevo fare con chiunque ma sentivo di aver bisogno di non agire in solitaria. Scelsi bene la mia squadra: Il mio vicino di casa nerd senza speranze, la sua ragazza goth patita di Buffy l'AmmazzaVampiri e il capo del club cattolico della scuola.

Sinceramente, quest'ultimo l'avevo scelto per mio mero diletto: i giocatori di football avevano messo in giro la diceria che avesse il pene più grosso della scuola. Ma essendo ultrareligioso, non l'avrebbe riposto tra le grinfie di una ragazza senza che prima si fosse sposato. Prima che finisse su di un letto d’ospedale avevo scommesso con Valerie che gli avrei fatto cambiare idea. Riesco sempre a convincere le persone, è una delle mie abilità. 

E poi un vergine nella squadra tornava sempre utile, quando si trattava di vampiri. Bela Lugosi docet.

La farò breve: capito chi era (Una goth e un hacker insieme sono una spettacolare squadra di ricerca) e stabilito un piano, mi sono proposta io stessa di andarlo a stanare. La certezza di poterlo battere, di essere abbastanza forte mi scorreva nelle vene e potevo sentire in bocca il sapore della sfida, il gusto del pericolo e del mistero.

Prima di partire all’attacco piagnucolai sulla spalla dell'ultrareligioso dicendogli che temevo per la mia incolumità, essendo i vampiri attratti dalle vergini.

Ehehe, al risveglio Valerie mi avrebbe dovuto venti dollari.

Si, aveva un pene notevole. Si, si è accorto che la storia della mia verginità era piuttosto falsa. Si, gli ho mentito dicendo che dovevo essere stata accidentalmente deflorata durante una lezione di equitazione.

No, non sono mai salita su un cavallo ma so mentire in modo convincente e lui era piuttosto ingenuo.

Ad ogni modo, la trappola scattò con una puntualità disarmante e mi ritrovai davvero faccia a faccia con un vampiro.

Dimenticatevi le fatine sbarluccicanti, i petti lucidi e i vestiti alla moda di quelle mezze checche di Twilight. Qui avevo davanti un mezzo mostro. Simile al Nosferatu cinematografico, però con i capelli. E un alito pestilenziale.

Ho sbagliato una mossa e lui è riuscito a ghermirmi e a mordermi. Al collo, si, cliché tremendo e prevedibile.

La cosa strana è stata che però non ho avvertito alcun dolore.

La cosa ancora più strana, è stato che ho sentito qualcosa dentro di me esplodere e percorrermi tutto il corpo. E' stata una scossa.

E stato come spalancare la vetrata di una stanza opprimente su una montagna innevata.

E' stato gelido e caldissimo insieme. Piacevole e doloroso. Troppo breve e lunghissimo. E liberatorio.

E subito dopo avevo la forza di staccargli la testa dal mio collo, scaraventarlo a terra e prenderlo per la gola. "Hai addentato la mela sbagliata." Qualcosa di caldo mi è scivolato nelle vene del braccio ed è passato attraverso le mie dita strette attorno alla sua gola. E l'ha incendiato di fiamme grigiazzurre.

All'ospedale, Valerie ha aperto gli occhi.

Con calore dalle ceneri del vampiro sulle mani, mi sono alzata e lo sguardo mi è caduto sul vetro rotto di una finestra della casa in cui l’avevo intrappolato.

Il mio riflesso era diverso. I lineamenti erano sempre i miei, ma il mio sguardo era d’oro, la pelle del mio viso sembrava così bianca e perfetta e le mie labbra avevano assunto il colore del sangue vivo.

Il morso di quell’essere sembrava aver risvegliato in me qualcosa di sopito, una forza affascinante e nascosta che si era rivelata nella mia capacità di scaraventarlo a terra senza problemi e di incendiarlo con delle fiamme emesse dal mio stesso corpo. Ero confusa, ma mi sentivo bene. Non provavo paura, sentivo questa forza mia come se lo fosse sempre stata. E forse lo era.

La mia squadra mi ha accompagnato a casa, trattandomi da eroina. L'ultrareligioso voleva prima portarmi da un esorcista ma davanti al mio sguardo schifato è andato ad accendere un cero in chiesa a ringraziare qualche santo a me sconosciuto e a chiedere perdono per aver ceduto alle tentazioni della carne.

Sono rientrata di nascosto in casa, senza accendere le luci per non svegliare nessuno scivolando silenziosa in camera mia. Solo lì ho acceso la luce della lampada di fianco allo specchio.

Il mio aspetto stava tornando quello di prima: gli occhi avevano ancora qualche riflesso ambrato, ma la pelle era tornata ad assumere un colore normale, le piccole efelidi sul naso stavano lentamente ricomparendo.

Alle mie spalle, individuai una sagoma al di là del vetro della finestra.

E un leggero bussare al vetro: Toc Toc.

Ok, sono venuti a prendermi. Ho pensato aprendo la finestra con una spavalderia incauta.

Fuori, seduto sul davanzale con la schiena appoggiata al muro con noncuranza, c'era un uomo sulla trentina. La luce fredda del lampione della strada gli gettava addosso una penombra quasi fatata.

Un uomo che mi sembrava di aver già visto da qualche parte. Dove?

I capelli scuri gli cadevano in leggere onde i sulle spalle coperte da quella che sembrava una casacca cremisi decorata con dei fili d'oro. Gli occhi castani erano venati della stessa ambra che avevo scorto nei miei qualche istante prima. Mi restituì lo sguardo perplesso grattandosi il pizzetto scuro. "Posso entrare?"

"Non se sei un vampiro."

"Ti sembro un vampiro?"

No, era del tutto diverso da quello che avevo appena incenerito. Eppure umano non lo poteva essere: non con quegli occhi e non sdraiato sul davanzale di una finestra a quindici metri da terra come se nulla fosse. "Palliduccio lo sei."

L'uomo scoppiò a ridere di gusto e temetti che potesse svegliare il resto della casa. "In effetti io e il sole non siamo compatibili. Ma se fossi un vampiro non credo risponderei positivamente alla tua domanda diretta. Ti facevo più sveglia, sai? Dopotutto, hai appena sconfitto un non morto senza sapere esattamente a cosa andavi incontro. O sei molto stupida, o sei maledettamente..."

"Istintiva" suggerisco. Piegando la testa di lato con una smorfia affermativa mi fa capire di essere d'accordo. "Cosa diavolo mi sta succedendo?"

"Ecco, Diavolo è una delle parole chiave. E' una storia piuttosto complicata. Non per essere insistente, ma spiegarla in bilico sul davanzale risulterebbe piuttosto scomodo."

Gli ho fatto cenno di entrare che aveva già una gamba al di qua della finestra. "Speravo che saresti diventata così normale." Sembrava piacergli la mia stanza. Osservava i poster alle pareti e il caos adolescenziale con vivo interesse e un sorriso divertivo. "Lieto che tu la sia stata sin'ora. Peccato che sarai costretta a cambiare..."

"Che vuoi dire?"

"Che ora che le porte si sono spalancate e ci hai guardato ciò che nascondevano, non vorrai mai più chiuderle."

"E questo è un bene?"

Alzò le spalle: "Esistono diversi punti di vista. Avrai tempo per costruirtene uno tuo. Scema non la sei."

Si, era dannatamente famigliare, eppure non riuscivo ad afferrarne l'identità. "Chi sei?"

Si avvicinò a me e mi posò una mano sulla guancia. Ricordo quel contatto come un brivido. Era qualcosa che andava ben oltre all'essere famigliare. Era un gesto che sentivo mio dal profondo dell'anima. Il gesto dolce di una notte maledetta. La carezza di un'ombra alata e alta china su una bambina spaventata.

Occhi ambrati che avevano appena spento quelli di brace con la lama di una spada.

"Il mio nome è Amon, Sovrano del Limbo. E tuo cugino, Addison."

 

Quindi, mi sono presentata il giorno dopo a scuola con il libro di scienze sotto il braccio e lo sguardo completamente assente.

Giusto in tempo per vedere schierato mezzo corpo docente davanti ai miei occhi a chiedermi notizie.

Notizie? Che ho scoperto di essere un mezzo-demone, di una stirpe di mezzi demoni nati dall'incontro di tale demone Astarot con la strega irlandese Morrigan prima dell'anno Mille, stirpe spazzata via dalla faccia della terra da tale Baal, in modo da poter avere meno pretendenti al trono degli inferi (pare ci sia stata una specie di guerra civile, laggiù) a sua volta fatto fuori da Amon, alias mio cugino di settantaseiesimo grado davanti ai miei occhi la notte della morte dei miei genitori.

Si, quella simpatica scena del gigante con gli occhi di brace che tutti gli psicologi infantili a cui sono stata in cura hanno identificato come una manifestazione del mio stato di shock indotto dall'incidente automobilistico.

Notizie? Che da grande voglio fare la psicologa. Mi piace l'idea di essere pagata per sentire assurdità e dare una spiegazione plausibile farcita di tanti paroloni.

Mi piacciono i paroloni. Suonano bene. Tra l'altro, sono capacissima di convincere la gente a fare ciò che dico. Ciò fa di me una Manipolatrice? Ok, vada per la Manipolatrice, tanto non ho vinto nessuna borsa di studio per pagarmi il college.

"Addison, volevamo avere notizie di Valerie." precisa la professoressa di matematica. Oh, Valerie, giusto.

Cielo, non ho detto tutte quelle cose prime ad alta voce, vero? Mi agito, e prima che me ne sia resa conto, ho la stessa sensazione di caldo della sera precedente nelle vene. Prima che possa fermarla è passata alle mie dita e al libro di scienze.

Che prende fuoco. Fuoco Grigiazzurro, appunto. E si scatena il putiferio.

 

All'ultima ora sono nell'aula di detenzione, da sola. Scommetto che la scuola abbia già avvisato i miei genitori affidatari e che stasera mi faranno una bella lavata di capo. Mi alzo dal banco e ciondolo verso una pila di libri su un tavolo. Ne scartabello qualcuno, ho bisogno di evitare di pensare, che le ultime ventiquattro ore sono state piuttosto incasinate. Tra i libri trovo un fumetto degli X-men, probabilmente confiscato da qualcuno. Ho uno scatto di stizza e lo lancio fuori dalla finestra, nel cortile.

Poi prendo il primo libro che mi capita, Racconti della Civiltà Norrena, e ritorno al banco. In realtà non riesco a leggere, ho la testa che vaga da tutt'altra parte, ma un libro in mano mi da un tono e chiunque entra da quella porta vedrà la solita Addison che, insolitamente in detenzione, passa il tempo nel modo migliore che si possa richiedere.

Ed infatti qualcuno entra.

"Miss Addison Borgo?"

Alzo gli occhi dal libro per trovarmi davanti un uomo vestito di nero con un lungo cappotto che gli arriva sotto le ginocchia un occhio bendato. Appoggio il libro sul banco senza riuscire a trattenere un sospiro.

Con l'andazzo di questi giorni, non farei fatica a credere di trovarmi davanti  al cosplayer guercio di Blade. O alla Morte in persona. "Lei non mi sembra uno dei servizi sociali."

"Dovrei esserlo?"

"I miei genitori affidatari sono piuttosto severi in materia scolastica. Aver saputo di una detenzione potrebbe indurli a richiamare i servizi sociali e farli cercare un'altra famiglia per me." cerco di assumere un tono a metà tra l'innocente e lo sconsolato. L'uomo alza un sopracciglio. "Un'altra ancora?"

Ah, ecco. Se conosce tutta la storia delle mie famiglie affidatarie, allora è davvero dei servizi sociali. Chissà come si è giocato l'occhio. Rissa tra divorziandi? Alzo le spalle, come se non potessi farci niente.

L'uomo si avvicina con studiata lentezza e prende una sedia. "Posso sedermi?" chiede avvicinandola al mio banco.

"Siamo in una scuola pubblica, io non posso impedirglielo."

L'uomo si siede, aggiustandosi il cappotto. Mi studia con lo sguardo e io lo sostengo. "Non mi ha ancora detto il suo nome. Sarebbe così cortese? In fondo lei conosce il mio."

Fa un mezzo sorriso, qualcosa di non molto decifrabile e neppure troppo tranquillizzante. "Il mio nome è Nick Fury."

Mi scappa una mezza risata, mentre incrocio le braccia. "Mi perdoni, ma ha l'aspetto e un nome da rockstar, più che da servizio sociale."

"Non sono dei servizi sociali, Miss Borgo." Risponde senza sorridere. Ecco, ora ha stimolato la mia curiosità. Faccio per aprire la bocca e riempirlo di domande, ma lui mi precede. "Il motivo della sua detenzione è piuttosto inusuale, non trova Miss Borgo?"

Diretto al punto. "Se devo andare in detenzione, ci vado con stile."

Ancora quel mezzo sorriso. "Emettere fiammelle azzurre ha indubbiamente un suo stile."

"Grigiazzurre, per la precisione."

"Giusto. Ed è una cosa usuale, per lei? Voglio dire, è il motivo per cui ha cambiato sei famiglie affidatarie negli ultimi tredici anni?"

Mi raddrizzo sulla sedia e allungo le braccia sul banco, le dita delle mani intrecciate. Questa mia posa vedo che suscita un guizzo d'interesse nel suo occhio scuro. So come trattare questo argomento. So come non passare per la vittima delle circostanze, ma neppure sembrare una menagramo: "Se lei dovesse pensare a cinque singole parole che descrivono la famiglia, quali sarebbero?"

L'ho preso alla sprovvista, e mi sembra piacevolmente colpito. Ci pensa un po' su. "Non sono molto esperto in materia." ammette. "Ma direi... bah! Calore. Somiglianza. Uhnm... Sincerità, forse. Sicurezza. Appartenenza."

"Appartenenza." questa volta sono io a sorridere. "Che bella parola. Difficile quando emetti fiammelle grigiazzurre dalle dita trovare una famiglia in cui sviluppare un senso d'appartenenza. Lasciamo pur stare la Somiglianza." In realtà ho scoperto il giochetto delle fiammelle solo ieri sera, ma questo Nick Fury non può saperlo. E d'altronde, la mia è una mezza verità: ho sempre chiesto di cambiare la famiglia affidataria non perché avessi dei problemi (a parte con una, se devo essere sincera), ma perché non riuscivo a trovare nulla da condividere con loro.

Ho imparato tanto da tutte quante. Ho avuto genitori affidatari hippies, artisti, professori universitari di letteratura, sportivi, esteti. Ho preso da loro le nozioni principali delle loro passioni, quelle che ci tenevano tanto a tramandare ai figli, e le ho sviluppate per mio conto. Sono molto veloce nell'apprendere.

"Miss Borgo…"

"Mi chiami Addison"

"Addison, allora. Perché non mi racconta come è andato l'incidente in cui sono morti i suoi genitori?" Deglutisco e faccio per aprire la bocca per raccontare quello che hanno cercato di mettermi in testa tutti quanti, in questi anni, e cioè che ricordo solo uno schianto fortissimo e nulla più, ma lui mi precede di nuovo: "Realmente"

"Realmente?" Mi sfugge una risata: "Non credo sia possibile quello che ho visto, per tanto le darò la spiegazione più plausibile se non le spiace.”

"Plausibile come delle fiammelle grigiazzurre?"

Touché. Ok, se vuole la versione splatter dell'evento, l'accontenterò. Cerco di apparire distaccata anche se dentro sono un tumulto: "Ricordo di aver avvertito che stava per capitare qualcosa e subito dopo uno schianto su un lato dell'auto. Non so chi o cosa fosse: era buio e fuori pioveva a dirotto. L'auto ha iniziato a rotolare di lato e io ho perso i sensi. Quando li ho riacquistati, la prima cosa che ho visto è stato il corpo di mia madre steso sulla strada, decapitato: non hanno mai ritrovato la testa. E poi c'era...” Questa parte mi è sempre stata molto difficile da descrivere. L’ho disegnata, un paio di volte e per un paio di psicoanalisti, che ovviamente hanno convento all’unisono che tale ‘cosa’ era talmente irreale da dover per forza essere un frutto della mia mente traumatizzata. “Lei ha visto Il Signore degli Anelli? Ha presente il Balrog?" Nick Fury annuisce non molto convinto. "Ecco, era una cosa molto simile. Teneva mio padre alzato per un braccio e... e l’ha… squartato” Deglutisco e prendo un bel respiro; per quanto ci provi, rimanere distaccata dal racconto è pressoché impossibile: “Ricordo di aver urlato. Di aver gridato con tutta la forza che avevo in corpo, e che cercavo di scappare. Ma ero incastrata tra le lamiere dell'auto. Il...coso ha gettato via i resti di mio padre e mi ha... guardato." Deglutisco di nuovo: sento la gola riarsa e non so cosa darei per avere un bicchiere d'acqua. Tutto d'un tratto l'odore di sangue, fumo e carne bruciata mi torna tutto nelle narici. L'odore della morte. L'odore della mia paura. Lo sguardo di Fury mi incalza a continuare. "Si stava avvicinando per prendermi, quando dal nulla è stato colpito e scaraventato a terra. Era... un demone, si. Con le ali e il resto, e una spada lunga e dorata. Hanno iniziato a combattere, e mentre lo faceva una donna mi ha liberato dalle lamiere."

"Una donna normale?"

Scuoto la testa: “Ha piegato le lamiere come fossero di cartone. Aveva dei capelli dorati lunghissimi, mi ricadevano tutti addosso. Mi ha tenuto al sicuro finché il demone ha ucciso quel coso che assomigliava al Balrog. Poi lui è venuto da me e mi ha accarezzato. E poi lì sono svenuta, davvero."

"Sai chi era?"

Resto un attimo in silenzio, indecisa se mentire o meno. Poi penso che tanto valeva, prendermi per pazza prima o dopo ormai non aveva più nessuna importanza.  "Il suo nome è Amon, ed è il Re del Sottomondo, l'Anticamera degli Inferi. La donna è sua moglie, si chiama Erzsebet”

"Il Sottomondo?"

"Si, il Limbo. E' che Re del Limbo suona ridicolo, non trova?"

Nick Fury sogghigna.

"Ed ora, se non le spiace, signor Fury... vorrei sapere a chi ho avuto il piacere di raccontare la mia storia."

E fu così che venni a sapere dello S.H.I.E.L.D . Ovviamente Fury me lo spiegò in modo diretto e molto esaustivo. Non è di certo uno che spreca qualche parola in più del necessario. 

Mi lasciò un cellulare minuscolo, dicendomi che quello non mi avrebbe intercettata nessuno che aveva un'unica linea diretta con lui, e che mi dava comunque la libertà di scelta sull'entrare a fare parte dello S.H.I.E.L.D. o meno, una volta raggiunta la maggiore età.

Non credo che ce l'avessi davvero, tuttavia. Una volta scoperta mi avrebbero tenuta sott'occhio comunque: le mie capacità potevano essere un’arma pericolosa che non potevano lasciare andare tanto facilmente. Tanto valeva collaborare, ricavarci un lavoro e prendere quanto più di positivo si potesse.

Magari una borsa di studio per l’Università, per esempio.

Al mio diciottesimo compleanno mancavano solo tre settimane. Quattro, al Prom di fine anno.

 

Ecco, appunto. Il Prom. Croce e delizia di ogni fine carriera scolastica. Quello a cui avevo partecipato, in ghingheri e contesa tra più ragazzi, aveva preso una piega del tutto imprevista. Appena dopo l'incoronazione di Valerie e del suo ragazzo a regina e re del ballo, il mio amico ultrareligioso (che, a differenza della coppia Nerd-Goth non avevo più frequentato dalla famosa sera) era salito sul palco per fare un annuncio.

Davanti a tutta la scuola, aveva confessato il suo peccato carnale con la sottoscritta e mi aveva chiesto di sposarlo, con tanto di anello.

 

"Fury, Fury? Ehm... a proposito della tua proposta... pensavo di accettare. ORA."

"Ottimo. Qual'è la tua situazione?"

"...di merda, al momento."

"Una macchina sarà davanti alla tua posizione tra tredici minuti."

 

Sette anni dopo, durante l'annuale brindisi per gli auguri di Natale dello S.H.I.E.L.D., un Phil Coulson al terzo bicchiere di spumante raccontò di come avesse inchiodato l'auto, dodici minuti e quarantotto secondi dopo la chiamata di Fury, davanti alla Kenneth High School in tempo per vedere l'uscita di scena più bella che mai si potesse vedere in un Prom:

Inseguita da tutti i partecipanti del ballo, professori inclusi, uscivo correndo dalla scuola sollevandomi la gonna del vestito viola sopra le ginocchia, mi tuffavo nella macchina senza controllare chi fosse davvero per poi sporgermi dal finestrino aperto ed infine puntualizzare, mentre la macchina partiva sgommando, che la verginità l'avevo davvero persa a cavallo - si, ma di uno dei compagni di squadra del mio disperato pretendente.

Tutto questo prima di sprofondare in uno stato di agitazione tale da mettermi a sproloquiare ad alta voce su tutta quella situazione ed essere talmente fastidiosa da indurre Romanoff, che in quel momento era sdraiata nel sedile posteriore con ancora in corpo i postumi di una dose da cavallo di sedativo, a riprendere di colpo coscienza di sé e tentare di strangolarmi con una cintura di sicurezza.

Solo un cinque minuti e sei sbandate dopo riuscimmo ad arrivare ad una tregua: io le offrii le mie sigarette, lei un sorso di vodka da una fiaschetta che teneva chissà dove. 

Il nostro arrivo alla base non passò inosservato: Un agente in giacca, cravatta ed aria sfatta, una rossa assassina russa vestita in una attillata tuta nera ed occhiali da sole ancora più scuri e una neodiciottenne in abito da ballo scolastico, claudicante su un paio di scarpe con un tacco rotto.

Clint ammise che avrebbe dato un rene per essere presente su quell'auto, Maria Hill soffocò una risata dentro al suo bicchiere di spumante e Fury si prodigò in un sorriso meno inquietante del solito.

Fu l'ultimo brindisi di auguri di Natale a cui Coulson partecipò.

 

 

 

Premetto che non solo è la prima fiction sui Vendicatori, ma anche che li conosco solo tramite il film e che è la primerrima ficiton che scrivo con un OC come protagonista.

Con questo non voglio giustificare oscenità, amenità e pallosamenti vari. Se riuscirete ad andare oltre ai primi capitoli, probabilmente riuscirete a leggere qualcosa di originale. Probabilmente, neh.

E’ solo per mettere le mani avanti.

Giuro che poi migliora. (...uhnmph.) Vabbè, ci proverò.

Scusate anche per la lungagghine e per la vaga mignottaggine della protagonista. (Poi migliora anche questo. Forse)

Mo’ fate vobis.

EC

 

 PS: la frase all'inizio la citazione di Sympathy for the Devil dei Rolling Stones.

 

 

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Capitolo 2
*** First Assemble. ***


The Seventh

 

PARTE 1: Becoming.

        FIRST ASSEMBLE.

Welcome to the jungle
We got fun n' games
We got everything you want
Honey, we know the names
We are the people that can find
Whatever you may need
If you got the money, honey
We got your disease

 

Nell’oscurità silenziosa del bunker incastro le caviglie nel sostegno del controsoffitto e mi allungo verso il basso. Un uomo normale non avrebbe potuto vedere nulla senza un paio di occhiali ad infrarossi. La mia vista dorata invece mi permette di ferire le tenebre e avere una visuale abbastanza limpida. Proprio sotto la mia testa, ecco l’oggetto che cerco: la forma di un quadrato con gli angoli smussati, grande poco meno del palmo della mia mano. Un prodotto della migliore nanotecnologia esistente, rubato appena tre giorni prima da un laboratorio affiliato dello S.H.I.E.L.D.  Fa parte di uno dei gadgets di contorno al macchinario del Tesseract, il cubo di energia cosmica che i migliori scienziati stanno studiando per conto dello S.H.I.E.L.D. e che una spia infiltrata nell’organizzazione ha sottratto. Spia su cui mi sono messa immediatamente sulle tracce e che ho trovato senza troppo affanno.

Se mi fossi chiamata Natasha Romanoff a quest’ora quel uomo avrebbe quattro buchi in testa, ma non reputo necessario farlo fuori personalmente. Basterà sottrargli l’oggetto ed ho già predisposto le cose in modo che possa essere sospettato dai propri mandanti di fare il doppio gioco: il lavoro sporco, quello di macchiarsi le mani di sangue, lo faranno poi loro.

Le dita circondano il dispositivo e lo spostano di lato, mentre con l’altra mano lascio scivolare contemporaneamente una maquette: La maquette altro non è che una forma di dimensioni e peso identiche all’originali, viene utilizzato in genere dai designer per mostrare all’acquirente finale un campione fisico di come l’oggetto in questione sarà realizzato.

Le maquette vengono utilizzate anche nel campo della tecnologia. Pare che Tony Stark ne sia un avido collezionista:  con Natasha ipotizzavo che un piano della nuovissima Stark Tower sia completamente dedicato a questa sua strana collezione. Le è parsa una cosa plausibile: Stark è una persona abbastanza fuori dal comune –psicologicamente ed economicamente- da permettersi una simile bizzarria.

Poi lei è partita per una missione in madrepatria e io sulle tracce di questo qui. Piego il corpo verso l’alto e ritorno all’interno del pannello del controsoffitto. Lo chiudo e striscio attraverso i condotti dell’areazione.

I passaggi sono strettissimi e fatico a passarci, ma muovendomi come un serpente riesco a guadagnare l’uscita. L’aria fresca è manna per i miei polmoni e mi asciuga il sudore dalla fronte. Richiudo la grata del condotto di areazione e mi avvio verso la bicicletta che ho nascosto tra alcuni bidoni dell’immondizia.

Inizio a pedalare, silenziosa e mimetizzata nel buio circostante. La mia moto si trova a due chilometri, ma per allontanarmi da questo posto ho bisogno di essere silenziosa.

Ecco il modo di operare di GreyRaven. Nel silenzio e nel buio, garantisco un lavoro pulito e senza chiasso.

Il più delle volte. In qualche caso la colluttazione ci scappa. Un paio di volte sono stata costretta a fare le cose ‘Alla Barton’ e a far saltare qualcosa per aria fuggendo e sparando all’impazzata.

Casi limite, si intende: Io non sono una macchina di morte. Sento qualcosa posarsi sulla mia spalla e un lieve gracchio nell’orecchio: ecco la mia controparte magica, quella marcia in più che mi assicura uno spettro di poteri decisamente maggiori di un umano: Morrigan.

Morrigan è un corvo reale. L’ho chiamato così in onore della mia antenata, e anche perché ci siamo incontrati in Irlanda. Quel viaggio mi è stato consigliato da Amon in persona: i corvi sono messaggeri, fanno da tramite tra questo mondo e l’aldilà. Piuttosto necessaria la sua presenza, dato che i miei poteri sono legati al Sottomondo da cui la mia stirpe ha avuto origine. Con Morrigan posso teletrasportarmi da questo mondo all’Altro ad altri ancora ed è un catalizzatore per altri poteri.

La sua fiducia l’ho conquistata scalando le scogliere di Moher, su cui lei aveva fatto il nido. Una volta terminata l’impresa, lei mi si è posata su una mano e mi ha beccato fortissimo: il suo modo per stabilire un legame con me, per darmi la sua fiducia e per permettermi di darle un nome.

Porto ancora quella cicatrice sul dorso della mano destra, in rilievo tra le altre che mi sono procurata tra lavoro e addestramento.

Il mio nome in codice deriva anche da lei, ma il vero significato lo sanno solo quattro persone: Fury, Barton, Coulson e naturalmente Natasha.

A proposito di Nat, vorrei tanto mandarle un messaggio per vantarmi del mio nuovo trionfo: chissà a che punto è la sua missione.

Una leggerissima vibrazione all’orecchio destro mi avverte che qualcuno sta cercando di contattarmi tramite auricolare. Lo premo e mi connetto: “Borgo a rapporto: sono in fase di allontanamento, ho con me il gadget.”

La voce di Hill mi sembra molto affaticata. Sospira e mormora un ‘ottimo’ poco convinto.

C’è qualcosa che non va: prima di tutto perché Maria Hill solitamente non mi chiama mai. Secondo, l’affanno nella voce mi fa venire la pelle d’oca. “Agente Borgo, qui è Hill. Siamo stati attaccati. Codice 7.”

Codice 7. Nella scala dello S.H.I.E.L.D è descritto con il sinonimo di “Nella merda sino al collo, necessità di personaggi cazzuti urgentemente richiesta.”

So perfettamente chi sono i personaggi cazzuti: ho stilato personalmente i loro profili psicologici e li ho rapportati a Fury. “Ricevuto. Sei ferita?”

“Graffi.” Per un agente come noi graffi può significare l’abrasione di una cuticola dell’unghia come un’emorragia interna estesa. Ma se non ha espressamente richiesto il mio aiuto, significa che Hill non ne ha bisogno. “Riguardati.” Mormoro soltanto.  “E dimmi chi devo chiamare.”

 

Gancio destro. Gancio Sinistro. Diretto Destro. Diretto destro. Montante Sinistro.

Oh si, potrei stare a guardarlo per ore. Il suo corpo da supersoldato che stilla sudore mentre sfoga le proprie frustrazioni contro un sacco da boxe rinforzato è uno spettacolo della natura. Non fossi qui per un motivo sin troppo serio, gli proporrei uno sparring match con finale a sorpresa.

Il diretto destro colpisce nuovamente il sacco e lo fa volare dall’altra parte della palestra. Si sbriciola sul pavimento liberando una notevole quantità di pallini di plastica.

Steve Rogers si terge il sudore dalla fronte con il dorso della mano. Ci fosse qui Natasha e non fossimo in servizio, esprimerei un giudizio ormonalmente volgare che le farebbe piegare all’insù gli angoli delle labbra.

Ma come dicevo, non sono qui a visionare uno spettacolo. Intanto Rogers si è avvicinato ad un altro sacco, ancora intero, appoggiato per terra e se l’è caricato su una spalla senza il minimo sforzo. Fa per allontanarsi nella direzione opposta alla mia. “Capitan America, leggenda d’oro dello spirito americano, esce da allenamento lasciando un simile macello per terra? Poco gentile nei confronti di chi dovrà resettare tutto, non credi?”

Rogers mi rivolge uno sguardo incuriosito. Resta un attimo immobile: sta cercando di ricordare chi sono. “Fai parte della squadra di Fury, giusto?”

Annuisco.

“… sei la psicologa, non è vero?”

Sorrido. “Sono prima di tutto un’agente.” Normali psicologi non vanno in giro con una tuta in kevlar attillata grigia e nera e spade di quaranta centimetri in un fodero dietro la schiena. Normali psicologi non saltano da grattacieli planando come opossum. Normali psicologi non hanno l’incarico di seguire supersoldati, scienziati sensibili alla collera o multimilionari in tute di metallo volanti. “Perdona l’intrusione, ma sono costretta ad essere molto diretta. So che Fury ti ha già parlato del progetto Avengers.”

Steve annuisce: “E’ qui per propormi una missione per riportarmi nel  mondo?” Poi abbassa la voce di un tono, un pensiero più tra sé e sé che una vera e propria domanda: “Un mondo a cui non appartengo più?”

"Oh si che appartieni." muovo un paio di passi verso di lui che volta appena il viso : "E' il mondo che tu, con il tuo sacrificio, hai contribuito a costruire. E' il mondo che la tua leggenda ha creato. Migliaia di ragazzi plasmano il loro coraggio e le loro capacità a tua immagine e somiglianza anche a distanza di settant’anni. Il mondo non ha mai dimenticato Captain America, e se proprio insisti posso snocciolarti una lista di almeno quindici prove di quanto affermo. E poi tu, Capitano, vorresti davvero dimenticarti del mondo?"

Steve Rogers appoggia il sacco per terra. Mi avvicino di qualche altro passo senza staccare gli occhi da lui. Movimenti lenti e ad una certa distanza, non voglio dare l'impressione di opprimerlo. "Alcuni hanno l'imbarazzo di una vasta gamma di strade da percorrere. Altri, come noi, hanno il privilegio di poter scegliere solo fra due sentieri."

"Bene o Male? Coraggio o Codardia?"

"Qualsiasi nome gli dia, sono sempre e solo due le scelte. In genere equivalgono alle affermazioni SI o NO."

China la testa sul sacco. Non ha motivazione, ma il senso del dovere lo spinge ad accettare. Mi dispiace per lui: è un uomo solo e questa non è stata una sua scelta. Si è addormentato nella gloria dei suoi successi e si è risvegliato avvolto nell'asettico lenzuolo della leggenda: tutti ne parlano, ma non c'è più nessuno che l'ha conosciuto davvero. In questo momento, davanti ai miei occhi, Captain America è solo un ragazzo di Brooklyn perso a Manhattan.

"Dicono che tu sia un demone." 

"Mezzo Demone." Preciso. Chi non mi conosce prova una comprensibile diffidenza nei miei confronti: a livello popolare un demone è un esser malvagio e doppiogiochista, ingannatore e traditore. E' un po' difficile spiegare che c'è una sottile differenza tra la cultura popolare ed essere davvero un demone: all'occhio umano, non è di facile comprensione. Con questo non giustifico la buona parte del mio albero genealogico con l’hobby della distruzione. Dico solo che il punto di vista demoniaco su stermini e carestie è diverso da quello umano.

Che poi, se proprio volessimo cercare il pelo nell'uovo, se controllassimo le biografie degli antenati molta gente non scoprirebbe cose piacevoli. Giusto i nonni materni di Steve Rogers so che venivano da Salem: chi mi assicura che nel diciassettesimo secolo non appendessero la vicina di casa per il collo accusandola di stregoneria?  E lasciamo perdere gli Stark, che non sono una che infierisce gratuitamente.

Appoggio delicatamente una mano sull’avambraccio del Capitano, che alza gli occhi azzurri per fissarmi e sospira. "E hai dovuto anche tu scegliere una strada da percorrere?"

Annuisco con un mezzo sorriso. Vorrei digli che in genere io i bivi li sorvolo: sono dell'idea che la verità stia nel mezzo e non mi getto a peso morto in una causa piuttosto che in un'altra. Si potrebbe dire che tengo un piede in due scarpe. Io preferisco definirmi di ampie vedute.

"E quale hai scelto?" incalza Steve. Beh, che lo S.H.I.E.L.D. sia fatto di chiaroscuri è abbastanza lampante: persino lui, scongelato e spaesato, si deve essere posto qualche domanda.

Questo non intacca il mio sorriso rassicurante: "Sono qui davanti a te e ti sto chiedendo di aiutarci a fronteggiare una nuova minaccia. Quale strada potrei aver scelto, Cap?" 

 

Mi rendo perfettamente conto che la pessima considerazione che ho di Tony Stark vada contro gli interessi del gruppo e della missione. Dovrei essere obbiettiva e accettare che si, abbiamo bisogno di lui e no, non c’è alternativa. Ordini superiori. Se Fury ha deliberatamente ignorato il mio report sul suo profilo un motivo dovrà pur esserci, e non è quello di una mia mancanza di analisi.

Tony Stark è Iron Man e quella sua dannata tuta metallica multifunzione è manna dal cielo in situazioni come questa. Situazioni in cui un singolo uomo si impossessa di un oggetto di una potenza inaudita, fa accartocciare su se stessa una costruzione in cemento armato di sei piani sottoterra e ricompare in Germania giusto in tempo per cavare un occhio ad uno scienziato davanti a un centinaio di persone.

Certo che spacconate come "Io ho un piano, attacco" mi fanno rivoltare la bile. E se le avesse pronunciate solamente a me o a chiunque altro con un po' di sale in zucca da rispondergli: "Fai pure, cazzi tuoi" e lasciarlo andare per la sua strada non si porrebbe un ulteriore problema.

Peccato che abbia fatto il borioso davanti ad un supersoldato in piena crisi esistenziale schiavo della leggenda da lui stesso creata che gli si è lanciato appresso con scudo e paracadute da un Quinjet in volo.

Bene, ottimo. Comincio a credere che questa idea dei Vendicatori sia stata una cazzata pazzesca. Facevo meglio a chiedere in prestito un esercito di non morti da Amon. Mi volto verso la plancia di comando e scambio uno sguardo di intesa a Nat: "Scusa, ma mi hanno appena contattato per fare la Baby Sitter questa sera."

"Fai pure. C'è troppo testosterone laggiù, finiranno per demolirsi a vicenda e a far scappare il prigioniero."

Sui fianchi della mia tuta ci sono due piccole zip. Le slaccio ed infilo l'avambraccio dentro, correndo verso il portellone aperto. Mi lancio nel vuoto aprendo le braccia e tendendo le mie ali: triangoli di stoffa che mi permettono di planare come un opossum. Ci vuole una discreta forza per governarli ed una buona tecnica, cose che ormai ho imparato da tempo.

La mia vista mi permette di capire dove mi trovo: sto planando sopra una foresta illuminata da lampi e raggi energetici: Iron Man si sta dando da fare, e di certo ha trovato un avversario notevole. 

Tuoni e Fulmini. Un martello come arma. Thor. 

Mitologia Norrena. Avevo letto qualcosa al liceo. Non sospettavo minimamente che mi ci sarei trovata faccia a faccia un giorno.

Tolgo lo sguardo dalla zuffa tra superuomini alla mia sinistra e cerco quello che realmente reputo importante. Oh toh, eccolo lì il mio uomo: Seduto su uno sperone di roccia che domina la foresta, sembra godersi lo spettacolo con un ghigno stampato sulla faccia. Plano alle sue spalle. Uno dei lampi ne illumina la schiena e i capelli neri mentre mi appoggio alla roccia. Non ha l'aria di voler andare da nessuna parte.

Questo non è un prigioniero: se lo fosse sarebbe già lontano sei miglia approfittando della testosteronica rissa là in basso. A questo manca solo il pop corn sotto mano per assomigliare allo spettatore medio del Monday Nitro.

Questo qui ha un piano e noi stiamo facendo il suo gioco. Deve aver sentito la mia presenza, perché si volta di scatto. Faccio in tempo comunque a scivolare dietro la roccia e a nascondermi: non voglio che mi veda, voglio studiarne le mosse.

Ma a parte sogghignare divertito dallo spettacolo non fa nulla. Sono quasi tentata di sedermi a suo fianco, offrirgli un pacchetto di M&Ms e intavolare una conversazione sui viaggi interstellari.

Sotto di noi, un lampo accecante e un boato distruggono mezza foresta. Giuro che contatterò il WWF e farò addebitare i danni morali a Stark.

 

"Sai, in The Mask la maschera che da i poteri a Jim Carrey dicevano fosse di proprietà del dio Loki." Cerco di alleggerire l'atmosfera e distrarre Nat dai suoi pensieri: Ha l'aria di esplodere da un momento all'altro. Mi rivolge il suo sguardo assassino che interpreto come un Non ora, Addison.

"Sono anche io preoccupata per Barton." ammetto. "Ma sono sicura che questo sia il suo gioco. Si è fatto prendere, si è fatto rinchiudere, e sta cercando di farci saltare i nervi a tutti quanti: la sua stessa presenza qui dentro basta a creare scompiglio." Abbasso la voce e guardo con la coda dell'occhio il dottor Banner seduto in un angolo, occhi fissi a terra e stecca degli occhiali nervosamente tra le labbra: "Mi correggo, la sua presenza crea ulteriore scompiglio."

Natasha solleva un sopracciglio, è d'accordo con me ma non alza gli occhi chiari dallo schermo del tavolo del posto di comando: nella gabbia di vetro Loki è immobile e impassibile. "Io condisco il pollo e tu lo cuoci" sussurra.

Scuoto la testa: "Ci conviene fare il contrario: Barton è sotto il suo controllo, l'avrà brieffato a dovere su chi doveva incontrare." Mi alzo dal tavolo. "Dammi otto minuti."

Mentre esco dall'ufficio, sento Thor chiedere spiegazioni a Steve sul perché mi stia dirigendo nelle cucine.

"Credo abbiano usato un linguaggio in codice."

Continuo a credere che l'esercito di non-morti potesse essere un'idea migliore.

 

 

 

Bon, ok. Siamo nel film.

Diciamo che la ‘prima parte’ è proprio basata su questo… Dovrò pur infilare GreyRaven da qualche parte, no?

(Non siate volgari, su!)

Grazie mille a chi ha letto e commentato e grazie anche a chi ha letto e se ne è sbattuto del commento. Vi apprezzo comunque.

À la prochaine.

EC.

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Capitolo 3
*** First Tricks. ***


  The Seventh

 

PARTE 1: Becoming.

        FIRST TRICKS

I am the thorn in your side
That seeks accomplishment

 

Occhi screziati d'ambra tra una cascata di ondulati capelli castani che cadono sulla schiena. Pelle di porcellana e labbra innaturalmente vermiglie. Oggettivamente la descrizione che Barton le aveva fatto non le rende giustizia: l'arciere si era soffermato più a metterlo in guardia dall'abilità di quella ragazza di estorcere informazioni. "E' un mezzo demone, e una psicologa. Può farti dire quello che vuole senza che tu te ne renda realmente conto."

Ipnosi? "No, ma ha abilità magiche, anche se non gliele ho mai viste usare al di fuori di un combattimento: Vede nel buio e sprigiona fiamme azzurre dalle dita. Ha un aspetto quasi da ragazzina che la fa sembrare molto meno pericolosa di quanto non lo sia. Lei e la Vedova Nera sono amiche: è importante non finire in mezzo a loro due." Barton si era poi prodigato a descrivere nei particolari la letalità di Natasha Romanoff: Le grinfie di GreyRaven potevano spogliare, ma da quelle della Vedova Nera non ci si usciva vivi.

 

Trovandosela davanti, ad un palmo di naso dal vetro infrangibile della gabbia, Loki si scopre curioso di come quella ragazza possa causargli qualche danno.

"GreyRaven, giusto? Vedo che lo S.H.I.E.L.D. intende procedere per gradi al mio interrogatorio."

Il modo in cui la ragazza restituisce il sorriso di scherno con uno quasi compiaciuto acuisce la sua curiosità. "Il direttore Fury è certo che per me tu sia un libro aperto."

"Oh, certo. Tu usi la psicologia, non è vero?"

"Lieta che tu conosca la mia qualifica. Quando prima è stata nominata in laboratorio, tuo fratello pensava fosse un piatto locale."

Divertente e plausibile, Loki non può fare a meno di sorridere. GreyRaven si avvicina allo schermo dei comandi della gabbia e ne schiaccia un paio di tasti. Per un attimo Loki pensa che aprirà la voragine sotto ai suoi piedi per cercare di mettergli pressione, ma invece il pannello d’entrata scorre di lato e apre la gabbia. Questo è davvero curioso: Forse fingerà di offrirgli la libertà in cambio di informazioni. Troppo semplice come metodo, ne resterebbe deluso se fosse questo.

Senza fretta la ragazza si avvicina ed entra nella gabbia con lui mentre la porta le si chiude alle sue spalle. 

Se si espone così significa che o non ha compreso bene chi si trova davanti o è certa di avere le spalle ben coperte. Oppure semplicemente è un'aspirante suicida. "Il tuo non essere completamente mortale ti fa credere di essere nella posizione per competere con un dio?"

"Chiamalo con il suo nome, il mio stato di mezzo demone. O, come l'hai chiamato prima nel tuo scambio di opinioni con Fury, di creatura smarrita."

"Ti senti punta sul vivo, vero? Non sei né carne né pesce. Né completamente umana né completamente demone. Dov'è il tuo posto, splendida Addison?"

Reclina la testa di lato, una mano sul fianco e risponde alla provocazione con tono ugualmente canzonatorio: "Dov'è il tuo posto, magnifico Loki?"

Loki scoppia a ridere. Questo gioco potrebbe risultare interessante, almeno per passare il tempo. Potrebbe addirittura essere la prossima ad aggiungere alla sua schiera di servi. "A capo di questo insulso mondo."

La ragazza fa un cenno di noncuranza con la mano: "Piuttosto scontata come risposta."

"La trovi banale?"

Annuisce, pare un po' delusa. "Compari dal nulla, crei scompiglio agitando uno scettro sostenendo di essere venuto con la gloriosa intenzione di diventare nostro sovrano. Fai fuori ottanta persone in un paio di giorni; rapisci un mio collega, uno scienziato e un cubo energetico che da solo potrebbe spazzare via mezza galassia. Interrompi un interessante vernissage a Stoccarda, anche qui semini il panico e ti fai catturare mentre ti bulli in mezzo ad un nutrito gruppo di tedeschi in ginocchio. Certo, hai creato del caos, ma non abbastanza da pensare di poterci far credere davvero di essere capace di dominare il mondo. Mondo che, a parte Stoccarda, hai visto solamente attraverso i cellophan di una base mobile in New Mexico."

Oh, questa è bella. Thor deve aver avuto più di un colloquio in laboratorio con questa ragazza. GreyRaven sembra leggergli nel pensiero: "No, non me l'ha detto tuo fratello."

"Non ho fratelli."

"Neanche io credevo di avere parenti." Fa spallucce: "Io ero in New Mexico, quella sera. E, si, per inciso anche io ho provato a sollevare inutilmente il Mjolnir." Muove qualche passo, il semidio pensa stia cercando di sembrare una gatta che gioca con il topo. E' diventata seria, gli screzi d'ambra negli occhi si intensificano: "Sei scivolato silenzioso sulla Terra sicuro di non trovare nessuno che potesse scorgerti. Reso invisibile agli occhi degli umani dai tuoi poteri e così certo dell'inferiorità di questa razza da non darti neppure pena di prestare attenzione ai tuoi sensi e percepire che no, non c'erano solo mortali attorno a te." Quella ragazza sta diventando un po' troppo impertinente ma il semidio non ferma le sue parole: vuole vedere sino a che punto vuole portarlo, sino dove osa spingersi. "Se devo essere sincera sono stata tentata di farti notare quanto sciocco sembrassi a cercare di sollevare quel martello."

"E cosa ti ha fermato dal farlo? Il timore che mi scagliassi contro di te?"

"No, affatto. Semplicemente non amo girare il coltello nella ferita. Mi parevi abbastanza frustrato per conto tuo."

Prova l'impulso di colpirla, ma comprende che farebbe il suo gioco. Vuole portarlo all'esasperazione, vuole farlo crollare. Preferisce contrattaccare, batterla sul suo stesso terreno: "E così non sei intervenuta. Sei rimasta sul tuo trespolo e hai lasciato vivere la preda, lasciandola libera di diventare il predatore che porterà all'estinzione di tutta questa razza che tu stessa dichiari di proteggere." Loki ride di nuovo, mima un applauso. "Lo sanno i tuoi superiori che ti ammirano tanto che questa tragedia è anche colpa tua?"

La ragazza non sembra scomporsi.  "Beh, anche se fosse ora lo avrebbero scoperto: questo posto pullula di telecamere e microfoni, e a quest'ora non c'è niente di interessante in televisione. Tuttavia " continua "I miei superiori sono perfettamente a conoscenza della mia natura."

Si avvicina di due passi. Pochi centimetri li separano: "Io sono un corvo. Attendo che siano altri ad uccidere la preda. Io, semplicemente, strazio le loro carni quando sono ormai cadaveri. Pasti gratis, senza fatica."

"E questo ti solleva dalle tue responsabilità? E questo ti fa credere di essere immune dal giudizio di chi sta sopra di te?"

"L'essere considerato figlio di Odino ti solleva dalla tue responsabilità? Ti fa credere di essere immune dal giudizio di chi sta sopra di te?"

Loki fatica a dissimulare un fremito: quella conversazione lo sta innervosendo. "Non sono il figlio di Odino." sibila lentamente.

"Già. Me l'hanno detto. Non ne condividi il sangue. Né condividerai la sua gloria. O quella di Thor. Sempre nell'ombra, o al massimo a brillare di un poco di luce riflessa, Ma mai realmente tua. Ed ora arrivi qui, lanci strali e maledizioni a destra e a manca per dimostrare le tue capacità. Dimmi, Loki: cerchi di convincere tutti noi… o solo te stesso?”

"ADESSO BASTA!" La mano che scatta e colpisce.

Un rumore di vetro infranto e GreyRaven altro non è che un mare di pezzi di cristallo neri sparsi sul pavimento della gabbia di vetro. Sarebbe solo dovuta cadere a terra, ed invece è in frantumi.

Loki ha il respiro affannoso dell'ira che scema davanti a quello spettacolo imprevisto.

E’ confuso, questa non se l’aspettava.

Toc Toc. Un leggero bussare al vetro alle sue spalle e il gracchiare di un corvo che sembra schernirlo.

Si volta di scatto e al di là del vetro eccola di nuovo. 

I suoi occhi hanno solo una vaga traccia d’ambra e il suo incarnato meno perfetto di prima. Le labbra hanno un colore normale e i lunghi capelli sono legati in una treccia alta dietro la nuca. Solo la forma del sorriso, a metà tra lo scherno e lo spavaldo, resta identica.

Il corvo sulla sua spalla gracchia ancora. “Proiezioni astrali. I miei effetti speciali preferiti.” La ragazza alza un braccio e l'animale le zampetta fin sulla mano. "Per essere il Dio dell'Inganno, sei piuttosto ottuso." lo rimprovera senza più sorridere. "Puoi tenere in scacco molte persone qua dentro. Puoi celare i tuoi reali intenti e le tue vere possibilità. Puoi bluffare, e lo stai facendo piuttosto bene. Quello che non riesci a vedere, o non ti dai pena di farlo, è che non sei l'unico qui dentro che conosce l'arte dell'inganno, accecato come sei dall'ambizione e dalla brama di potere. Spero per te che tu abbia qualche altro asso nella manica, perché non vincerai solo con quelli."

Loki dovrebbe essere furente per quell'affronto, invece si sente stranamente calmo. L'unica cosa che lo infastidisce, e questo deve rendergliene atto, è che quella ragazza abbia perfettamente ragione riguardo una sua cecità. Avesse giocato meglio le sue carte, forse, la punta dello scettro avrebbe avvelenato il suo di cuore.

Quel mezzo demone sarebbe stato un alleato prezioso, ma non poteva escludere di riuscire a farla diventare, in futuro. Il solo essere costretta a dire agli ordini mio Re, con quelle labbra di sangue sarebbe stato il prezzo che avrebbe pagato per quel tiro mancino.

Mentre GreyRaven gli volta la schiena ed esce dalla stanza avverte dietro di sé un'altra presenza silenziosa. Può intuire chi sia senza voltarsi. "Poche persone riescono a prendermi alle spalle." 

"Ed oggi ne hai già incontrate due. Sapevi che sarei venuta."

"Dopo… Dopo tutte le torture che Fury avesse escogitato... Saresti sembrata un'amica, un balsamo. E io avrei collaborato."

 

Il giochetto della proiezione astrale non l’avevo ancora mostrato pubblicamente. Infatti, quando la porta scorrevole si apre, mi ritrovo davanti agli occhi spalancati ed increduli di praticamente tutto l'equipaggio. 

Non posso evitare di sorridere soddisfatta.

Phil Coulson, badass come sempre, passa e mi lancia una bottiglia di Cola che apro e bevo dirigendomi verso una sedia vuota del tavolo ancheggiando spudoratamente. Mi siedo vicino a Stark che mi chiede scusa per il 'cornacchietta' con cui mi ha apostrofato poche ore prima sul Quinjet. Faccio un segno di noncuranza con la mano.

"Sei stata davvero... forte." mormora Captain America. Lo ringrazio con un sorriso sincero, in fondo mi sembra davvero ammirato.

In quel momento sento di colpo la mancanza di Clint: E' sempre stato il primo a congratularsi con me e quello che mi lanciava la mia Cola preferita. Ed ora quella Cola che lui non mi ha potuto lanciare mi sembra abbia un sapore peggiore: se la sua mancanza fa questo effetto a me, figuriamoci a Natasha. Sospiro ed indico uno degli schermi con un cenno del capo. "Il vero capolavoro lo vedrete tra poco." Nat sta parlando con Loki e sembra piuttosto condiscendente a raccontargli quello che lui vuole sentirsi dire. "Io ho condito il pollo, lei lo sta cuocendo."

Thor ha un moto di stanca stizza: "Attenta a come parli di Loki. E' pur sempre..."

È adottato!" Stark, Rogers ed io abbiamo intonato un coretto inconsapevole.

Chissà, forse è questo l’inizio del nostro lavoro di squadra.

 

Un giorno io e Phil abbiamo parlato delle nostre origini geografiche. Non dell’asse demoniaco / umano, ma proprio da dove geograficamente venissero i nostri predecessori.

Il mio cognome, Borgo, è palesemente italiano. Non ricordo se sia stato mio nonno o il mio bisnonno a partire da un paesello della Toscana alla volta di Ellis Island. Quel che so per certo è che i miei nonni materni fossero entrambi di Cork, Irlanda, e che mia madre fosse la loro prima figlia nata sul suolo americano. Ho molta Irlanda nel sangue, le piccole efelidi sul mio naso ne sono la prova.

“Ecco perché io e te andiamo d’accordo.” Aveva riso Phil. “Scozzesi e Irlandesi sono sempre stati storici alleati.” Così avevo scoperto che Phil Coulson era nato a Glasgow ed era un americano naturalizzato.

E mentre il suo corpo senza vita scivolava nella cella frigorifera dell’obitorio intonai ad alta voce Auld Lang Syne.

Più tardi Fury mi ringraziò: l’avevo salvato dal dover fare un discorso di commiato che mai come in quel momento aveva trovato difficile da formulare.

Tutt’ora trovo comunque odioso pensare che la coesione tra i Vendicatori si sia creata solo grazie alla morte di Phil.

 

 

Innanzitutto, ringrazio vivamente per le recensioni!!  Mi è molto utile sapere se sto scrivendo una mera cazzata oppure sto facendo un lavoro… decente, suvvia. Ok, GreyRaven è una piscologa. Io di psicologia ne so una beata mazza, se non per qualche informazione mozzicata qua e là su quella grandiosa risorsa che è la rete.

Morale, sto facendo del mio meglio per farla sembrare plausibile.

La citazione ad inizio capitolo è tratta da ‘March of Mephisto’ dei Kamelot.

À la prochaine.

EC

 

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Capitolo 4
*** First Battle ***


  The Seventh

 

PARTE 1: Becoming.

        FIRST BATTLE

Here we belong, fighting to survive
In a world with the darkest powers 

"Nat!"

"Lo vedo!" Natasha vira il Quinjet e si posiziona in linea con la Stark Tower.

Apro le zip sui fianchi e ci infilo gli avambracci, mentre faccio cenno a Clint di aprire il portellone . "Questa è la mia fermata.".

Captain America mi augura in bocca al lupo ed io gli rispondo premendomi le dita della mano sulle labbra ed inviandogli un bacio, prima di lanciarmi nel vuoto e allargare le braccia. Sopra di me, il fragore di un'esplosione: Posso avvertire il calore del fuoco sulla mia schiena. Chiamo all'auricolare: "Nat? Clint?"

"Loki ci ha colpiti, dobbiamo tentare un atterraggio di emergenza." spiega Clint, soffocando un paio di imprecazioni.

"La Parker si apre su una piazza a quattrocento metri da qui, attenti al viadotto." li avviso, planando nella direzione opposta per non trovarmi nella traiettoria del Quinjet precipitante. Individuo un veivolo dei Chitauri alla mia destra e mi aggancio con il braccio al collo di uno dei due occupanti, facendolo precipitare e prendendone il posto. Il suo collega si prende una palla di fuoco in faccia. Questo affare mi può essere utile, ma schiodare il pilota dalla plancia di comando si rivela impossibile: sembra letteralmente incastrato nei comandi. Provo a piegargli il collo all'indietro, lo faccio virare verso l'alto. Punto alla Stark Tower, ma di certo se non trovo un modo per prendere il comando di questo affare non andrò molto lontano.

Per esempio, la terrazza di un grattacielo mi si para davanti e non riesco ad evitarla.

Posso solo riaprire le braccia e saltare all'indietro.

"Adie!" la voce di Stark nell'auricolare.

"Tutto ok, sono solo una frana nei parcheggi" rispondo, riassettandomi al livello del terreno.

E ad un tratto lo vedo. Il piccolo cervo bastardo. Si è lanciato dalla terrazza della Stark Tower per sfuggire a Thor ed ora ha deciso di portare un po' di caos in città seguito da un corteo di chitauri.

 

Riesco ad atterrare sul suo veivolo e ad estrarre le mie lame scagliandomi contro, ma le ferma con la corazza nell'avambraccio e un sorriso beffardo. La buona notizia è che non ha più lo scettro con sé. "Due coltellini soltanto?"

Le fiamme grigiazzurre avvolgono le lame. "Me li farò bastare." Le sfrego contro il bracciale e provoco scintille azzurre che si avventano contro i suoi occhi. Loki arretra di quel poco che mi permette di rifilargli un calcio sul ginocchio che lo fa piegare da un lato. Riesco a bloccargli un braccio sotto il mio piede e lo colpisco in pieno viso: il bastardo si è però voltato appena in tempo e il mio colpo non può far altro che scalfirgli leggermente l'elmo.

Pianto una delle spade in mezzo agli occhi di un chitauro che ha chiamato in suo soccorso e cerco di colpirlo con l'altra. L'improvvisa sterzata del pilota mi fa sbilanciare e Loki ne approfitta per liberarsi e fermarmi la mano armata. Con la sinistra sono io a bloccargli l'altra. "Tutto fumo e niente arrosto" sibila con un mezzo sorriso di giubilo mentre mi spinge verso il bordo del veicolo. Riesco ad appoggiarmi al chitauro pilota, faccio leva con la schiena e alzo la gamba sinistra colpendogli il braccio con forza. Perde la presa della mia mano quanto basta per permettermi di afferrargli la gola.

Se c'è qualcuno che fumerà, di qui a poco, non sarò di certo io

Loki digrigna i denti quando le mie fiamme gli si attaccano alla pelle. Cerca di divincolarsi e di colpirmi, ma il chitauro alla guida viene centrato da qualcosa e perde il controllo del mezzo. Sono costretta a lasciarlo andare, mentre cerca di spegnersi le fiamme di dosso lanciandosi giù e atterrando su un altro veicolo.

Cerco di seguirlo ma due alieni alla schiena mi sparano. Per virare e schivare perdo troppo quota e non posso fare altro che desistere. Decido di planare al suolo, ma atterro troppo velocemente e ruzzolo. Mi alzo con un colpo di reni giusto in tempo per trovarmi davanti un altro alieno. Iniziano ad essere noiosi. Lo infilzo dopo una lieve colluttazione e richiamo la spada mancante.

Me la ritrovo in mano in tempo per doverla piantare in gola ad un altro mostro.

Il quarto che si sta lanciando contro di me viene atterrato da due proiettili. "Mai stata così felice di vederti, Nattie." Mi chino a terra e striscio tra le auto distrutte sino al taxi vicino a cui sono accucciati Steve, Natasha e Clint.

Cap ci fa notare i civili ancora intrappolati su autobus e macchine, ci prodighiamo a liberarli e a farli scappare mentre Nat ci copre le spalle sparando a più non posso sui chitauri. Ben presto però sono costretta a lasciar perdere le operazioni di soccorso e a seguirla: per non sprecare troppa energia in fiamme recupero uno dei fucili di un chitauro morto ed imparo alla svelta ad usarlo contro i suoi simili. "Nat, ho trovato cosa regalarti per il tuo compleanno!" esclamo, provocandole una mezza risata mentre mira ad uno dei piloti e fa fuoco, facendolo deviare ed esplodere contro la vetrata di un palazzo.

Saltando dal cavalcavia per raggiungere un gruppo di poliziotti nella strada di sotto Steve ha attirato l’attenzione di alcuni di loro, che lo inseguono. Clint fa andare l’arco a più non posso, Natasha fulmina con i suoi bracciali un chitauro, e io mi do da fare con le mie lame e le mie fiamme. Thor interviene incenerendo un gruppo di alieni atterrando mentre Cap ritorna tra noi e ne falcia un altro paio con lo scudo.

“Come va lassù, Thor?”

“La barriera attorno al Tesseract è impenetrabile.”

Nell’auricolare ci arriva la voce di Stark che asserisce. Natasha chiede idee su come farli fuori.

“Steve, piani?” domando, riprendendo fiato. La mia è una richiesta totalmente inutile: Capitan America ha già preso il comando della situazione ed inizia a darci indicazioni, mentre il rumore di una moto giunge ad interromperlo.

Boys on Bike. Da sempre i miei preferiti” commento riconoscendo il dottor Banner scendere dalla moto con l'aria di chi si sta scusando per il ritardo.  

 

E così ci siamo, finalmente. I Vendicatori sono riuniti: 

Un Semidio. 

Un super soldato, una leggenda vivente che vive nella leggenda. 

Un uomo con seri problemi a gestire la sua rabbia.

Un genio miliardario playboy filantropo con una tuta metallica super attrezzata.

Un paio di assassini provetti.

Una mezzo demone.

E lui, quel bellimbusto che svolazza qua e là con aria boriosa, è riuscito a farci incazzare tutti quanti. Se questo era il suo piano, non è granché. 

 

Alla fine imparo anche a pilotare uno dei veivoli. Praticamente pianto le lame nelle scapole del chitauro pilota e lo manovro così. Non ho una gran precisione nelle virate, ma almeno non sbatto da nessuna parte.

Inoltre, imparo alla svelta a schivare gli avversari e farli scontrare tra di loro.

Quelli che si salvano li conduco alla portata delle frecce di Clint o tra le braccia di Hulk. Un paio di loro li faccio fuori con un lancio di fiamme dietro alla mia schiena che comando senza neppure guardare. "Che virtuosismo!" commenta Clint completando l'opera.

Siamo una squadra micidiale, una macchina dall'ingranaggio perfetto. Fianco a fianco, spalla a spalla. Uno para, l'altro colpisce: Seguo Natasha verso la terrazza della Stark Tower, dove il Tesseract lancia il raggio del portale. Le tengo il campo sgombro per le sue operazioni, mantenendo i chitauri a distanza. Riesco a recuperare una delle loro lance ed utilizzo quella per risparmiare energia: ormai ho le mani spelate a furia di emettere fiamme ed i miei guanti sono completamente laceri.

Come se non bastasse, all'auricolare mi arriva la comunicazione che un razzo nucleare sta raggiungendo Manhattan. Impreco ad alta voce, mentre Stark ci saetta di fianco e corre ad intercettarlo.

Faccio esplodere il chitauro che lo insegue e penso che, si, ho decisamente cambiato opinione a suo riguardo. 

L'ho cambiata talmente tanto che, quando scompare alla nostra vista dentro la bocca del portale, mi si blocca il cuore.

Senza ormai più munizioni nella lancia e con l'energia ormai ridotta ai minimi termini, lancio il veicolo a schiantarsi contro altri due e plano al suolo tra Thor e Capitan America, atterrando su un Chitauro e gettandolo a terra. Questo colpo mi fa storcere una caviglia, ruzzolo sull'asfalto e solo l'intervento del martello di Thor mi salva da un Chitauro lanciato sul mio collo.

"Mi dispiace, Stark" sento mormorare Natasha. Una parte di me vorrebbe urlarle di attendere ancora un attimo, che forse Tony Stark riesce a cavarsela anche questa volta, ma capisco che non c'è più tempo e chiudo semplicemente gli occhi sperando con tutta me stessa nel miracolo, mentre Natasha interrompe il flusso del Tesseract con lo scettro di Loki.

 

Situazioni come queste meritano una punta di ilare volgarità. Perchè non riesco ad apostrofare in altro modo che con un 'fottuto stronzo fortunato' Tony Stark che passa, appena in tempo, l'entrata del portale illuminata dalla deflagrazione del razzo.

Che cade, meglio dire.

A peso morto, senza reazione.

Finché l'Hulk non lo intercetta e lo porta sino a terra in mezzo a noi e ai cadaveri dei Chitauri caduti improvvisamente senza vita.  

 

E quando, all'urlo di Hulk, Tony Stark apre gli occhi di scatto, mi scappa un grido di gioia.

"Ditemi che nessuno mi ha baciato!" esclama, mi fissa con gli occhi sbarrati. "A parte te, Cornacchietta. Tu puoi sbaciucchiarmi quanto vuoi."

"Lo farei davvero Stark, ma non mi piace la roba d'altri." Scherzo, ancora in ginocchio di fianco a lui.

"Peccato, volevo proprio portarti fuori a cena. Qui a due isolati fanno lo Shawarma, non so cosa sia.Voglio uno Shawarma!"

Steve si lascia scivolare a terra. "Abbiamo vinto." Sussurra.

Siamo in mezzo alle macerie e al fumo, al rumore di sirene e all'odore di gomme e carburante bruciati.

Mi fa male la caviglia, non ho più sensibilità alle mani e più i secondi passano, più scema l'adrenalina e compaiono altri dolori.

Ma abbiamo vinto. Davvero.

"Non è ancora finita" mormora Thor, porgendomi la mano aiutandomi ad alzarmi mentre Tony Stark ribadisce la sua ferma volontà di provare lo Shawarma.

Thor ha ragione, c'è ancora una questione in sospeso. Mi rivolgo al Gigante di Giada che ho visto prima uscire dalla Stark Tower: "Hulk, dove hai appoggiato Loki?"

 

Ok. La parte originale sta arrivando. Giuro J (anche perché ormai è finito il film, quindi…)

La citazione all’inizio del capitolo è tratto da ‘Princes of the Universe’ dei Queen.

Ad ogni modo, infiniti ringraziamenti a chi sta seguendo e commentando questa storia: la vostra presenza è indispensabile al mio ego.

Buona lettura!

EC

 

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Capitolo 5
*** First Victory ***


  The Seventh

 

PARTE 1: Becoming.

        FIRST VICTORY

 

Una lunghissima doccia, due ore in infermeria e tre bendaggi dopo ho di nuovo la mia Morrigan sulla spalla destra. L’avevo lasciata sull’Helicarrier per non farle correre nessun pericolo, e Fury mi ha assicurato che si è comportata in modo egregio, seguendolo come un’ombra e lasciando una striscia di guano su ognuno dei monitor dei Consiglieri.

 

È notte ormai quando busso alla porta dell'alloggio di Thor.

"Scusami se ti disturbo, ma ricordo che nel marasma ti averti sfiorato con una delle mie fiamme." spiego appena mi fa cenno di entrare. "Volevo controllare che non fosse nulla di grave, posso procurare delle bruciature piuttosto infide."

Seduto sulla brandina, mi risponde con un sorriso stanco: "Mi hai preso solo di striscio. Al Chitauro a cui era indirizzato è andata molto peggio"

"Era quella l'intenzione." Individuo una striatura rossa sul polso e sul dorso della mano sinistra e apro il vasetto bianco che tengo tra le mani. "Quando ho iniziato ad usare i miei poteri mi succedeva spesso di farmi del male da sola. Questo proviene dal Limbo, ed è l'unico unguento in grado di curare le ustioni da FuocoFatuo” Mi domanda se il Limbo sia la mia casa, ma scuoto la testa. "È solo uno dei miei posti d'origine, la mia sorgente di potere. Posso...?"

Annuisce e mi avvicino per spalmargli delicatamente l'unguento sulla parte colpita. Lo vedo fissare l'ustione e annuire: "Il sollievo è immediato" afferma ringraziandomi. Nonostante continui a sforzarsi di sorridere scorgo un velo di tristezza nei suoi occhi celesti. 

"Altre ferite? Mi hanno detto che non hai neppure fatto un giro in infermeria..."

"La medicina di Midgard non ha effetti su di me. Questo può bastare." Dice, toccandosi la borsa del ghiaccio secco appoggiata sulla spalla destra. Sembra che voglia aggiungere qualcosa e che si stia trattenendo, perciò incalzo:  "C'è altro?"

"Ho visto piaghe simili a queste sul collo di Loki, ma più profonde."

"Abbiamo avuto una disputa."

Sospira: "Come tutti.”

Posso capire quali siano i suoi sentimenti: Ora che conosce di cosa è capace Loki, è diviso tra l'avversione per chi ha causato il disastro nel mondo che ama e la preoccupazione per il fratello ferito e prigioniero. Nonostante tutto, Thor lo ama ancora.

O, quantomeno, lo odia molto meno di quanto non voglia fare.

"Secondo la terza convenzione di Ginevra, come parte vincitrice dobbiamo comunque assicurare cure mediche ai prigionieri di guerra. Tuttavia" Thor mi fissa attentamente "Sono convenzioni applicate ad appartenenti a questo mondo, non vi sono precedenti di eventi simili. Se devo essere sincera, i paramedici di questa base sono piuttosto restii ad entrare nella sua cella e chiunque quassù è tacitamente d'accordo sull'ignorare la convenzione." Vorrei aggiungere che in genere lo S.H.I.E.L.D le convenzioni e gli obblighi, morali o meno, li ha spesso saltati a piè pari o ne ha fatto un uso prettamente arbitrario. "Ma se tu lo ritieni opportuno, posso dire a Fury di ordinarlo."

Thor pianta lo sguardo a terra. "Su questa nave vi sono persone più meritevoli di cure che Loki."

"A rigor di logica e di azioni, si. Eppure non mi sembri in pace con questa considerazione."

"Non sarò mai in pace per quello che è successo." Mormora. 

Prendo la sua mano sana e ci appoggio il barattolo. Mi fissa incredulo: "Magari, ecco, non spalmarglielo in modo così delicato come ho fatto io con te."

Mi sorride di nuovo, e non posso fare a meno di pensare che sia davvero di una bellezza straordinaria. Sto per assicurargli che ne parlerò personalmente con Fury, quando alcuni passi nel corridoio ci fanno voltare. Maria Hill fa capolino dalla porta aperta e rimane un attimo perplessa nel vederci insieme.

Sbatte le palpebre un paio di volte, prima di riferire che c'è in linea una persona per Thor. "Ma...se questo è un momento sbagliato io..."

"No, Hill. L’ho ferito accidentalmente con una delle mie fiamme e gli ho portato l'unguento per la piaga." Spiego brevemente; e lo sguardo scettico che mi restituisce sembra dire: Bella Scusa, Borgo.

Thor si alza in piedi di scatto, con il sorriso ancora più radioso sembra essersi scrollato di dosso la stanchezza della battaglia. "Jane?"

Hill annuisce e accende lo schermo nell'alloggio. Immette la password di ingresso e spiega a Thor brevemente che si possono vedere attraverso la webcam.

Quando provo ad intervenire con un ‘Ma…’ Thor si riavvicina e mi restituisce il barattolo. Sta trattenendo a freno l'eccitazione di rivedere, anche solo in uno schermo, la donna di cui è innamorato.

Ecco, la prova vivente che il cuore dei maschi sia come quello delle fate: troppo piccolo per contenere più di un sentimento per volta. "Sono costretto a chiederti un favore, Lady GreyRaven."

"Ehm... io credo di avere da fare in..."

"Ti prego. Farò il possibile per onorare il mio debito verso di te."

Togliti armatura e maglia e mi riprendo il debito."Mi stai chiedendo un favore troppo grande per la situazione in cui siamo..." cerco di convincerlo.

"Magari non spalmarglielo in modo così delicato come hai fatto con me..." Risponde con un occhiolino d’intesa.

Sto per ribattere e lanciargli addosso le peggiori bestemmie che possano passarmi per la testa dopo una giornata di strenui combattimenti, ma lo schermo si illumina e compare il viso di Jane Foster. Mentre Thor mi volta le spalle per dirigersi verso lei e Hill mi trascina fuori dall’alloggio chiudendo la porta, ricordo improvvisamente il perché mi sia sempre rifiutata di pregare una qualsiasi divinità.

 

"Sapevo di aver interrotto qualcosa... Ti dirò, in realtà in plancia avevano iniziato da poco le scommesse su te e Cap... Forse faccio ancora in tempo a mandare qualche messaggio e puntare su te e Thor..."

Ecco, tipico di quelli in plancia di comando scommettere sottobanco. Solitamente è un gioco a cui partecipo, ho i miei informatori sulle quote e favorisco questo o quello in base alla percentuale che mi offrono; tuttavia questo non mi pare il momento migliore per iniziare un giro di scommesse su me e Steve.

Sbuffo e le rifilo una gomitata. "Sei in servizio?"

"In pausa, per la precisione."

"Ottimo, allora non avrai nulla di meglio da fare che accompagnarmi."

"...dove?"

 

"Ma chi gli ha messo la museruola?"

"Non è una museruola. È un bavaglio."

"Di metallo? A me sembra più una museruola."

"Una museruola non zittisce, il bavaglio si. E comunque, idea di Fury d'accordo con Thor. Per evitare che lanci incantesimi, o tentil'ipnosi o semplicemente che menta o che dia ancora della vulvetta lamentosa a qualcuno."

"Ammettilo, quello era un bell'insulto."

"Notevole, rendiamogliene atto."

"Al maschile come sarebbe suonato, Prepuzio Querulo?"

Hill si ferma dal battere il codice sulla porta della cella. Cerca di trattenersi ma le scappa una risatina: "Non farmi ridere proprio adesso, Borgo."

Alzo le spalle. "Perché no? Lo infastidirebbe. E di certo non sono qui per fargli un favore."

"...ma per far colpo sul fratellone alto e biondo che ti ha appena snobbato."

"Non mi piace la roba d'altri" replico. "E comunque mi ha fregato. Sì, lo ammetto: mi sono lasciata fregare come un'idiota! Ma sono stanca, piuttosto provata da questa giornata e non sto digerendo lo Shawarma. Non sono lucida e il fatto che io sia qui lo prova. Sono quasi tentata di entrare e bullarmi del risultato della battaglia, peccato non sia una che prova piacere a girare il coltello nella piaga."

"Quello è Stark."

"Giusto, chiamiamo Stark, sarà più divertente."

"Stark è ancora in infermeria e sicuramente sarà troppo impegnato a postare tutto su Twitter. Chissà che ci prova a dire a tutti i fatti propri, il suo egocentrismo è patologico."

"Sospetto sia affetto da disturbo Narcisistico di Personalità: ha un senso grandioso di importanza ed è assorbito dalla costante e frenetica ricerca di successo, potere, fascino, bellezza e amore ideale; ma più di tutto questo è il credere che gli altri lo invidino a soddisfarlo. Richiede costantemente un’ammirazione eccessiva, ha la certezza di essere speciale e unico e di dover frequentare e poter essere capito solo da altre persone speciali o di classe elevata. Quando ho dovuto stilare il suo primo profilo per il progetto Avengers, ho rilevato una irragionevole aspettativa di trattamenti di favore o di soddisfazione immediata delle proprie aspettative.

Anche la sua presunzione ne è un sintomo. Tuttavia ha un buon gradi di empatia nei confronti delle altre persone e ha gradatamente perso, con l'età, la caratteristica di sfruttamento interpersonale."

"A volte dimentico di parlare con una psicologa."

"E poi oggi ha salvato il culo a tutti."

"Giusto." Batte finalmente il codice sulla tastiera. "E di questo, cosa ne pensi?"

"Non posso esprimermi senza un quadro ben definito di storia pregressa e concause, al momento posso solo definirlo uno stronzo."

Hill si volta dall'altra parte: "Ti avevo chiesto di non farmi ridere."

"E tu non farlo."

 

La luce dei neon della cella infastidisce me che ci sono appena entrata, figurarsi a restar dentro a lungo. Loki è incatenato in modo da essere costretto a rimanere seduto in posizione eretta, non proprio l'ideale per uno che era a cui l'Hulk in persona ha favorito un massaggio contro un pavimento di marmo.

Eppure lo sguardo che mi rivolge quando apre gli occhi arrossati è inizialmente di sfida. Che altro? Sembra domandare.

"Su questo mondo che tu tanto sprezzi abbiamo leggi che ci obbligano a prestare cure mediche ai prigionieri di guerra, a prescindere dall'entità dei loro crimini." Spiego, mentre lui rotea gli occhi con noncuranza. Proseguo: "Avrei fatto volentieri a meno di trovarmi qui in questo momento, ma tuo fratello mi ha chiesto di farlo." Ha un moto di insofferenza con la testa, immagino sia per aver nominato Thor come suo fratello. Non so cosa mi spinga a tacere sul fatto che abbia preferito mandare me per non saltare una videoconferenza con la sua pseudo fidanzata.

Mi avvicino aprendo il vasetto tra le mani spiegando che sono a conoscenza dell’inutilità delle cure terrestri, e che cosa sia l’unguento, poi gli alzo il mento con una mano per controllargli il collo e ne rimango quasi nauseata: la pelle è rosso vivo e completamente ricoperta di vesciche, lacerata dove ho affondato le unghie ai lati. Solo il movimento di alzare la testa gli ha fatto contrarre il viso in una smorfia di dolore e strizzare gli occhi. Cerco di vincere il moto di pena nei suoi confronti e di non usare la delicatezza che ho usato con Thor, ma già ai primi tocchi di unguento vedo la sua espressione distendersi e non può trattenere un lieve gemito di sollievo. "Ti basterà per le prossime ore."

Ritorno da Hill, che mi porge la valigetta di primo soccorso che abbiamo portato con noi. La apro e riempio la siringa che c'è dentro con una fiala. Mi chiede cosa sia ed io rispondo che si tratta di siero del supersoldato.

"Scherzo." Smentisco subito, vedendo la sua espressione di panico. "È morfina. Non ho idea se possa fare effetto, ma male non gli farà." Pianto l'ago in un punto del collo di Loki non ricoperto dalle ustioni, avvertendolo che non sono proprio un asso nelle iniezioni. "Ma immagino che tu non abbia niente da ridire."

Quando ritiro l’ago muove leggermente il collo indolenzito e mi fissa. Sostengo il suo sguardo restando immobile. “Perché ho come l’impressione che ti vada bene anche così?” domando. Hill ci rivolge uno sguardo incuriosito, sorreggendo Morrigan su un polso: “È vero, hai perso la tua guerra, il potere e tutto il contorno, finendo umiliato e prigioniero dei tuoi nemici ma… com’è che ho come l’impressione che sarebbe stato peggio per te se non ti avessimo preso? Colui che ti ha donato esercito e scettro non sarà molto contento di aver sprecato risorse militari senza ritrovarsi in mano… nulla.”

Inaspettatamente, Loki fa un lieve cenno affermativo con la testa, quasi impercettibile. “Immagino che abbia altre risorse militari, a parte quelle che abbiamo fatto fuori, giusto? E che sia piuttosto incazzato con te. Fossi in lui ti cercherei in ogni angolo della Galassia e ti concerei in modo che neppure Hulk con tutta la sua creatività potrebbe riuscirci. Torni in catene ad Asgard e la punizione che ti riserveranno sarà sicuramente inferiore a quella che potrebbe infliggerti il tuo creditore.” Loki continua a fissarmi negli occhi: devo aver centrato il punto.

“E se non riuscissi a nasconderti per sempre? Dovrai pure avere un piano, no? Non mi sembri il tipo che rimane lì, con le mani in mano e il cuore in pace, ad attendere le conseguenze del suo operato lasciandosi trascinare dagli eventi. Con te c’è da stare sempre all’erta: Mai domo, mai finito, eppure sempre più ingarbugliato nelle trame che tu stesso hai ordito. Ne vale davvero la pena? Saresti in grado di dirmi che i tuoi propositi sono talmente gloriosi che la pena vale eccome, profetizzando un giorno in cui tornerai più potente e ci soggiogherai tutti quanti. Ma poi, ci credevi davvero che sarebbe stato possibile quel risultato?”

Gli occhi di Loki ora saettano per terra, furiosi fissano le righe del pavimento.

“Borgo, il capo ci sta chiamando” mi interrompe Hill premendosi la mano sull’auricolare. “Dice che ti deve parlare. Dobbiamo andare.” Impacchetta di nuovo la valigetta del pronto soccorso ed esce dalla cella. Rivolgo un ultimo sguardo a Loki, al pazzo che ha ucciso uno dei colleghi a me più cari e tanta altra gente innocente e mi sorprendo a provare più pena per lui che rabbia. Quando esco, sono consapevole dei suoi occhi fissi nuovamente su di me.

“Meno male che non ti piace girare il coltello nella piaga…

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E teoricamente qui dovrebbero iniziare le 'Parti Originali'...

Citazione all'inizio di We Are the Champions dei Queen (ammappa che originalità...) canzone che canterò molto probabilmente venerdi prossimo alle 17.30 in ufficio, quando scatteranno le ferie... ormai sto sbarellando pesantemente.

Ad ogni modo, ringrazio come sempre i miei followers...!

À la prochaine.

EC

 

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Capitolo 6
*** Morning, Trial, Aftermath. ***


The Seventh

 

PART2: Becoming

        Morning, Trial, Aftermath.

No mercy for the lost
No soothing for the sad
The line is never crossed

They are the walking dead

 

“Dove si trova il Tesseract?”

“E’ dove si dovrebbe trovare: fuori dalla nostra portata.”

“La decisione non spettava a lei.”

“Infatti, ma non ho contraddetto il dio che l’ha presa.”

“Gliel’ha permesso di portarlo via insieme a Loki, un criminale di guerra che doveva rispondere per i suoi delitti”

“Oh, ma credo che ne risponderà. Subirà la giustizia di Asgard. E una delle mie migliori agenti, nonché membro della Squadra dei Vendicatori, sarà presente al suo processo in rappresentanza della Terra.”

 

La parte preferita del giorno di Natasha Romanoff era la sera. Amava le ombre lunghe del tramonto e la luce soffusa, l’idea che un’altra giornata si era conclusa e lei era ancora viva.

Tuttavia aveva iniziato proprio quel giorno ad apprezzare la mattina. Certo, a determinate condizioni: la mattina che sapeva di caffè e con il sole che illuminava l’appartamento. La mattina con il risveglio avvolta dal suo profumo e dal privilegio di potersi concedere di alzarsi, vestirsi e fare colazione con innaturale calma.

La mattina con una scatola di ciambelle profumate sul tavolo e un fitto battibecco di sottofondo sull’utilizzo del bagno.

La mattina con Clint in tuta e maglietta che compare dal corridoio sbuffando e grattandosi la testa. “La tua coinquilina è decisamente nervosa, Nat.”

“Ha abbastanza motivi per esserlo.” Avvicinandosi, Clint morde la ciambella di Natasha prima di versarsi una tazza di caffè.

Lei alza un sopracciglio con aria falsamente seccata: “Hey, ho ucciso per molto meno”.  Poi lo sguardo scivola lungo la schiena muscolosa dell’uomo e più in basso facendole decidere che per quel giorno l’avrebbe risparmiato.

 

“Ok. Tailleur nero con camicetta bianca. Classico, sobrio e formale. Capelli a chignon morbido e trucco minimal. Il punto è:” Addison saltella sul piede sinistro: “Scarpa decolleté nera a punta o ” Saltella sul destro per mostrare l’effetto con una calzatura diversa. “Sdrammatizzato da Peep-Toe bianca e grigia?”

Clint e Natasha soffocano una risata ed Addison sbuffa, lamentandosi che non sono d'aiuto.

“E’ che non sei molto credibile.” Afferma l’uomo arricciando il naso e Natasha gli fa eco: “Si trovano su Asgard, hai visto Thor come va vestito, no? Dovresti avere nel tuo guardaroba qualcosa di più… non so. Come ti vesti per andare a trovare tuo cugino?”

…come mi pare.” Ribatte l’altra imbronciandosi. Poi schiocca le dita, un’idea in testa: “Il vestito del giubileo di Amon!” cinguetta correndo in camera.

“Il Giubileo…?”

“L’anno scorso suo cugino Amon ha festeggiato i primi venti anni da Re del Limbo.”

Uhnm… qualcuno di nostra conoscenza troverebbe questo molto invidiabile.” Clint abbandona il suo caffè e preferisce assaggiare la spalla nuda li vicino.

Natasha si lascia sfuggire un sorriso morbido, mentre le labbra dell’uomo risalgono la spalla sino al collo. "Dopo." sussurra, senza riuscire a farlo desistere. "Mi si raffredda il caffè." brontola.

"Non è una buona scusa" risponde raggiungendo la bocca. Morrigan gracchia sul davanzale della finestra, come se volesse lamentarsi delle effusioni della coppia. 

"Hey, voi due, a bada gli ormoni e ditemi come sto."

I due si staccano appena, senza voltarsi. "Rompiscatole, torna più tardi, qui siamo impegnati."

"Barton, tieni la freccia nella faretra per altri dieci minuti, per favore." Clint si volta per replicare ma rimane a bocca semiaperta. Natasha pure. "E quello cos'è?"

"Il mio abito per il Giubileo di Amon."

"Ah, pensavo il Cosplay della Regina dei Dannati."

"Si, in effetti mi ero ispirata ad Akasha per il vestito."

L’arciere scuote la testa "Tu non vai da nessuna parte vestita così."

Addison appoggia le mani sulla cintura dorata che orna i fianchi nudi: "Che fai, il geloso? Non sono io la tua ragazza, sono solo l'inquilina della camera a fianco che ieri notte ha fatto fatica ad addormentarsi."

Le guance di Nat si imporporano. "Sei pregata di non sbandierarlo ai quattro venti."

"Sbandierare ai quattro venti cosa?"

"...esatto. Comunque... beh, credo che andare ad Asgard e far prendere un infarto a tre quarti della popolazione non sia una buona mossa."

 "Lo prendo per un complimento." Sbuffa di nuovo e pesta i piedi per terra in un moto infantile e scocciato. "Che cavolo mi metto..." borbotta tornandosene in camera.

 

"Per vostra informazione sappiate che alla fine ho optato per la divisa GreyRaven versione Deluxe." Rumore di tacchi veloci e la porta dell'ingresso dell'appartamento si apre e si chiude. Morrigan vola in picchiata giù dalla finestra dopo un saluto gracchiato.

"...quelli erano i miei stivali..."

"Lascia perdere, Tasha... siamo soli e abbiamo ancora mezz'ora di tempo prima di..."

"Un momento, com'è che è uscita prima di noi? Ha detto che la veniva a prendere qualcuno?"

Clint rotea gli occhi: "Forse vuole solo farci restar soli... permetti che..."

Ma lei è già sgusciata via dalla sua presa e si è affacciata al balcone del soggiorno. "Hey, Occhio di Falco, vieni un attimo qui..."

Diciassette metri più sotto, Clint individua senza dubbio un casco di capelli biondi molto familiari appartenenti ad un uomo a cavallo di una Harley Davidson. "Rogers!"

I due amanti si scambiano uno sguardo e un istante dopo hanno già in mano i cellulari. "Boys on Bike, le sono sempre piaciuti, dovevamo sospettarlo, Clint."

"Dieci dollari che si mettono insieme."

"Venti che non durano più di un mese..."

 

Addison Borgo e il glorioso momento in cui sei a cavallo di una Harley Davidson abbracciata al busto muscoloso del primo supereroe della Terra. Se Phil potesse vedermi, vomiterebbe verde dall'invidia.

Magari, in qualche parte nell'Aldilà, può ancora avere coscienza di ciò che succede sulla Terra ed imprecare in scozzese contro la sottoscritta.

Steve si ferma diligentemente ad un semaforo rosso e si volta appena la testa. "Vado troppo veloce?"

"Sei perfetto!" lo rassicuro, appoggiando il mento sulla sua spalla. "Dovresti solo metterti il casco."

"E perché?"

Abbasso la voce ad un sussurro: "Perché è diventato obbligatorio per legge. Ora come ora... sei un delinquente."

"Oh no..."

"Non preoccuparti, non ti denuncerò alle autorità competenti. Anche perché sono ancora troppo impegnate nel casino di Midtown."

"Grazie per la copertura."

"Non c'è di che. Mi devi un favore, Rogers."

"Salderò il mio debito appena possibile" sorride e mi rendo conto che è la prima volta che ammiro davvero il suo sorriso. "Non vedo l'ora Cap..." 

 

Addison Borgo e l'imbarazzante momento in cui arrivi su di una Harley Davidson abbracciata a Captain America ad un appuntamento di lavoro ed i tuoi stimati colleghi, vedendoti, mettono tutti mano al cellulare ed iniziano a scrivere messaggi.

Banner fa pure una foto.

Questa cosa delle scommesse inizia a prendere un po' troppo piede...

 

Con Morrigan appoggiata sulla spalla, a cui raccomando di imparare bene la strada, appoggio la mano su una delle maniglie del contenitore del Tesseract dallo stesso lato in cui la tiene Thor. Ho il cuore in gola: non è la prima volta che mi teletrasporto, ma solitamente la mia destinazione è il Limbo, ed è Morrigan a fare da catalizzatore per l'energia necessaria del viaggio.

Questa cosa è del tutto nuova e mi rende un po' nervosa: di certo non migliora la situazione avere tra le mani un oggetto così pericoloso come il Tesseract. Ma tant'è, gli ordini sono stati quelli e io devo ubbidire. Senza contare che mi incuriosisce non poco l'idea di una visita ad Asgard.

Il mio compito non credo che sarà difficile, pura formalità, invero. Thor è sicuro che suo padre abbia già deciso la sentenza: si tratta solo di sapere se sia una condanna a morte (Thor è rabbrividito al solo pensiero) o la prigionia eterna.

 

Thor fa un cenno di saluto con il capo e gira la maniglia del cilindro. Attorno a me il mondo si dilata e diventa una macchia indistinta di colori. Sento il mio corpo allungarsi e subito dopo restringersi: una sensazione del tutto diversa dal viaggiare usando Morrigan come tramite, che non vedo l’ora che finisca.

Tengo gli occhi serrati e ricaccio indietro la nausea finché non sento nuovamente la terra sotto ai piedi, il corpo nella sua dimensione normale e lo stomaco al proprio posto.

Quando li riapro, faccio fatica a tenere la bocca chiusa dallo stupore: siamo in un immenso portico: il tetto d'oro è altissimo e sorretto da immense statue scintillanti.

E' tutto così maestoso, intarsiato, prezioso: ovunque cadano i miei occhi mentre seguo Thor e Loki lungo il corridoio è sfarzo puro.

Anche attraverso le aperture del porticato non vedo altro che tetti dorati e giardini rigogliosi di fiori e fontane. Ci vengono incontro tre uomini e una donna bellissima,, che Thor sembra lieto di vedere: un lieve sorriso gli stende le labbra, mentre Loki seguita a tenere lo sguardo piantato a terra.

"Sono i miei amici" mi spiega il Dio del Tuono un attimo prima che ci raggiungano.

 

I convenevoli sono molto brevi: la donna, che risponde al nome di Sif, sembra mangiarsi Thor con gli occhi e mi rivolge solo un breve saluto. Uno degli amici di Thor, un biondino dall'aria altezzosa che se non ho capito male risponde al nome di Fandral, mi bacia la mano con sguardo da seduttore e si offre di farmi da accompagnatore attraverso il regno di Asgard. Ringrazio mantenendo il tono più neutrale possibile e cortesemente rifiuto: rimarrò qui solo il tempo necessario ad assolvere il mio compito e poi sarò costretta a dover tornare sulla Terra.

Devo declinare l'invito più di una volta, perché Fandral sembra non accettare che una donna gli possa dire di no. Sif lo richiama e mi volta un attimo le spalle.

So che è un gesto infantile quello di pulirsi il la mano baciata, ma mi ha indisposto talmente tanto che non posso impedirmelo: strofino il dorso sui calzoni della tuta e questo non passa inosservato a Loki; incrocio per un istante il suo sguardo, ha un barlume quasi ilare. Scommetto che se non avesse la museruola ad impedirglielo, sul suo volto avrebbe stampato un ghigno canzonatorio. 

Poi noto nessuno dei quattro ha rivolto uno sguardo al prigioniero. 

Certo, non mi aspettavo che facessero i salti di gioia, ma da quello che ho capito da Thor sono cresciuti tutti quanti insieme e si conoscono da quando erano bambini. Uno sguardo, seppur furioso, o addirittura una frase di disprezzo me la sarei aspettata.

Ed invece Sif guarda me di sbieco, Volstagg ciancia di quando è arrivato sulla Terra e si è gustato un suntuoso piatto ripieno di carne, Fandral ci riprova di nuovo ed Hogun tace e fissa il vuoto dando pacche amichevoli sulla spalla di Thor. 

Inizio a credere che Fury mi abbia mandato qui per tirarmi un brutto scherzo.

 

La nostra direzione è la sala del Trono: un uomo vestito di una corazza d'oro e dagli occhi del medesimo colore - Heimdall, come ci presenta Thor, ci è venuto incontro per avvisarci che erano già tutti riuniti e attendevano solo noi per iniziare il processo.

 

Ed ecco, sulla soglia della Sala del Trono, la prima persona che si rivolge a Loki avvicinandosi per sfiorargli le mani frenando l’impulso di abbracciarlo: La sua madre adottiva, Frigga, Regina di Asgard.

Loki non ne sostiene lo sguardo, ma non scosta neppure la testa infastidito, mentre lei reputa insulsa la museruola e ne sfiora le ferite sul volto. Quasi ha le lacrime agli occhi nel vedere le ustioni sul collo "Madre..." cerca di intervenire Thor.

Lei lo zittisce. "Non dire nulla. So benissimo cosa è accaduto e perché, ma non posso fare a meno di..." Le parole sembrano morirle in gola, quando Heimdall ricompare di nuovo.

Prendendo un profondo sospiro e cercando di riprendere il controllo, Frigga rialza la testa, precedendoci. Thor mi rivolge uno sguardo: Sembra quasi una richiesta d'aiuto. Cerco di sembrare il più incoraggiante possibile, ma in realtà mi sorprendo a sperare che Odino abbia davvero intenzione di tagliare la testa a Loki e di finirla una volta per tutte. Magari proprio adesso, tipo la fine di Ned Stark nel Trono di Spade.

Mi scrollo di dosso questo pensiero barbaro mentre seguo Thor e Loki all'interno della Sala.

 

I capi di imputazione di Loki vengono elencati velocemente, come se fossero una semplice lista della spesa, nel silenzio generale: non che ci sia molto da dire, né contro né a difesa.

I suoi crimini sono orrendi e palesi, nessuno si prende la responsabilità di aprire bocca in sua difesa e nessuno sente la necessità di rincarare la dose.

Loki men che meno: la museruola non gli è stata rimossa, le mani gli sono state legate dietro alla schiena e si trova in ginocchio alla base della scalinata del trono. Mi domando quanto possa bruciargli l’umiliazione della sconfitta in questo momento.

Quando l’elenco finisce, Odino si alza dal trono e richiama l’attenzione del prigioniero. “Loki Laufeyson” pronuncia lentamente, come a voler rendere ben chiaro il concetto che tutti sanno chi sia, ora, e che neppure lui lo consideri più suo figlio. Mi ritorna in mente il momento in cui Thor ha detto che era stato adottato, come a voler scaricare dalla coscienza la sua strage, come a dire che nella sua vera famiglia non esistevano criminali simili.

Ma Odino stesso è stato un guerriero, e le guerre portano sempre con sé crudeltà ed assassinii, a prescindere dal motivo per cui sono state mosse.

Forse anche gli Asgardiani hanno lo stesso concetto labile di crimini dei demoni, ed in tal caso allora Loki ha buone probabilità di cavarsela con qualche secolo di prigione e basta.

“I delitti di cui ti sei macchiato, secondo la legge di Asgard, non meritano altro che la morte.”

Un leggero mormorio pervade la folla. Vedo Hogun annuire leggermente e scambiarsi uno sguardo d’intesa con Heimdall. Non mi sorprenderebbe se uno dei due avesse intenzione di proporsi come boia.

Mi rifiuto di incontrare il viso della Regina, ma sento Thor fremere al mio fianco.

Loki, invece, ha semplicemente perso lo sguardo a terra: sembrava non aspettarsi altro.

“Tuttavia”  la voce del Padre degli Dei riporta il silenzio nella Sala. “Neppure il padre degli Dei può condannare a morte un Principe, che nonostante le sue colpe, resta pur sempre tale. La sua pena sarà quindi ciò che secondo la legge di Asgard è seconda solo alla pena capitale: il Supplizio del Serpente.”

Vedo Loki sgranare gli occhi di scatto, restando comunque fissi a terra. I presenti sono rimasti per un istante attoniti e poi si sono scambiati sguardi e mormorii bassi e stupiti: colgo una frase da un gruppo di uomini vicino a me che borbottano che non è mai stata applicata negli ultimi quindici secoli.

Frigga freme e scuote la testa e Thor la sorregge.

Chiedo a bassa voce a Sif, alla mia sinistra, di cosa si tratta. Si mordicchia il labbro inferiore, sembra quasi che trattenga un sorriso soddisfatto: “Loki verrà incatenato in una grotta e un serpente farà colare il veleno sul suo viso, corrodendolo. Non lo ucciderà, ma ne sarà gravemente piagato in continuazione.”

E’ Odino a continuare, mentre io stento a credere a quello che ho appena sentito: “Le urla provocate dal tuo dolore scuoteranno la terra, ma sarà impedito a chiunque di prestarti soccorso. Questo Supplizio seguiterà finché il Re di Asgard non ti accorderà il suo perdono. Passeranno i secoli, prima che ciò accada.”

“Una cosa inutile.” Non posso fare altro che mormorare. Sif mi fissa in parte incredula, ma non pretendo che capisca. Mi rivolgo a Thor invece, fremente ed incredulo alla mia destra. Gli scuoto il braccio ma è troppo intento a sorreggere la Regina per darmi ascolto. Muovo quindi un passo avanti e sono mi rivolgo direttamente al Re, sprofondando in un inchino. “La Rappresentante della Terra chiede di poter conferire con Voi, Padre degli Dei.”

Sento gli occhi di tutti gli astanti puntati alla mia schiena. I mormorii si sono spenti, restano tutti con il fiato sospeso in attesa di vedere cosa succederà subito dopo.

“Come parte offesa, Lady GreyRaven, Midgard ha diritto ad esprimere la propria opinione in merito alla sentenza.”  Mi concede Odino, sedendosi nuovamente sul Trono.

Prendo fiato: parlare con Amon è tutt’altra cosa: anche se è un Re, è pur sempre mio cugino. Non sono formale e se devo esprimere una sua opinione in sua presenza lo faccio senza troppi preamboli o formalità. Una volta ho dato del coglione ad un suo consigliere e ho fatto scaturire una rissa: errore di gioventù, non ne ho mai più commessi di quel tipo.

Ora però mi trovo davanti ad Odino, ai piedi della gradinata del trono con il peso opprimente dell’oro e della sua magnificenza che cerca di intimorirmi.

Non posso permettermi di parlare davanti a tutti questi Asgardiani, da quello che ho capito la maggior parte di loro non potrebbe afferrare il concetto che voglio esprimere e penserebbero erroneamente che stia cercando di favorire il prigioniero e contraddicendo il loro sovrano.

Per tanto, chiedo ad Odino di accordarmi un’udienza privata.

Il Re di Asgard ne rimane sorpreso. Lancia un’occhiata al suo erede, che gli risponde con uno sguardo quasi implorante. “Così sia, Lady GreyRaven di Midgard.”

 

Orbene, ordunque, eccoci ufficialmente approdati alla Seconda Parte.

Bene: giusto un paio di precisazioni:

Si, Sif mi sta sulle palle. E anche SI, mi stanno un po’ sulle noci tutti gli Asgardiani in genere (so che si dice Aesir, ma dato che nei film non viene mai usato, ho deciso che continuo così.) in quanto cazzari,  a parte Thor, of course. (ma per motivi ormonali, credo)

Fatemi sapere che ne pensate… i commenti e le recensioni sono davvero utili. Negativi o Positivi che siano, basta che siano costruttivi.

Vi ringrazio in ogni caso, vostra

EC.

 

PS: la citazione è da ‘Dangerous & Moving’ delle t.A.T.u. Prima di linciarmi e gettarvi per terra dal ridere, ricordatevi che in questo mondo esistono gruppi tipo i One Direction e Justin Bieber…

In confonto le t.A.T.u. sono musiciste filarmoniche con testi scritti da Shakespeare.

 

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Capitolo 7
*** Proposal, Judgment, Punishment. ***


The Seventh

 

 

   The Seventh

 

PARTE 2: Being.

         Proposal, Judgment, Punishment.


Someone told me love would all save us,
But how can that be,
Look what love gave us,
A World full of killing,
And blood-spilling, that world never came.

 

“Immagino che speravate nella pena di morte.” Suggerisce il Re di Asgard, appena le porte della stanza si sono chiuse e ci troviamo da soli. Anche in questo spazio, decisamente più piccolo della Sala del Trono, non mancano sfarzo e oro a profusione.

Del castello di Asgard non ho ancora visto una superficie che non sia tirata a lucido, brillante e non dorata.

“Ammetto che pensavo sarebbe stata questa la sentenza, ma non la auspicavo.” Rispondo. Il Re di Asgard chiama il coppiere a gran voce facendomi trasalire e questo arriva con passo svelto, porgendogli un vassoio sul quale sono appoggiati una brocca di vino e due coppe. Mi invita a bere ed io accetto per non offenderlo, ringraziandolo.

Il coppiere ci riempie i calici ed esce con la stessa velocità con cui è entrato. Bevo solo un piccolo sorso di vino e lo trovo estremamente liquoroso: mi brucia in gola, è troppo forte per i miei gusti. Approfittando che il Re di Asgard mi stia dando le spalle, lo vuoto giù dalla balconata.

Qualcuno nel giardino protesta, ed io mi affretto a spostarmi dalla finestra fingendo noncuranza.

“Non potevo condannarlo a morte” dal tono capisco che non è solo questione di leggi Asgardiane. “Ma Loki va punito severamente: agli occhi dei cittadini di Asgard deve essere lampante la gravità delle sue azioni.”

“Certamente” asserisco. “Ho visto con i miei occhi di cosa è capace. Di come il suo rancore e la sua follia abbiano causato la distruzione di una intera città e la morte di parecchi innocenti. Ho perso un amico per sua mano e un altro ha subito il suo controllo mentale. Che Loki sia pericoloso non ne ho nessun dubbio.”

“E allora perché hai chiesto udienza?”

Appoggio la coppa vuota sul tavolo. Devo scegliere bene le parole. “Perché, Padre degli Dei, sono costretta a chiedere di mutare la vostra decisione in merito alla sentenza.”

“Oseresti contraddire la mia capacità di giudizio?”

“Mai mi permetterei, Maestà. Ma… voi avete detto che questa punizione è soggetta al perdono del Sovrano di Asgard e che le urla di dolore di Loki saranno talmente grandi da far tremare la terra, giusto?”

“Se non hai sentito bene, ho anche detto che il perdono non sarà facile.” Puntalizza piccato.

“Ma ci sarà, un giorno. Che siate voi a concederlo o chi vi seguirà e che non potrà più sopportare un tale strazio, a Loki un giorno le catene saranno tolte. Forse il suo volto sarà completamente sfigurato, ma chi può dire che la sua ira si sarà calmata?”

“Il dolore doma.”

“Il dolore fa impazzire. Il dolore fa impazzire una mente sana, Maestà, figurarsi quella di Loki. E la sua furia sarebbe di nuovo libera di potersi abbattere su chi ha causato la sua pena. E questa volta non attaccherà per conquistare un trono o per sfregio nei confronti del fratello prediletto: lo farà per cruda e pura vendetta, senza freno alcuno.

Probabilmente quando ciò accadrà nessuno di noi Vendicatori avrà il privilegio di essere ancora in vita: eppure la Terra ci sarà ancora, e sarà questa volta indifesa agli attacchi di Loki.

Come sua Rappresentante, questo è un rischio che non posso farle correre.”

Odino sembra pensieroso, domanda la mia proposta.

“Il carcere, questo si. Il più lungo possibile, in modo che possa aver tempo per riflettere sulle proprie azioni. Non dico che non debba essere punito, ma non in un modo che possa solo alimentare il suo odio, o temo ne pagheremo tutti le conseguenze. Per il resto, mi rimetto alla vostra saggezza. Sire.”

Il Re mi ha fissato con interesse durante tutto il mio discorso. Soppesa le mie parole e poi mi volta nuovamente le spalle.

“Ciò che profetizzi ha buone possibilità di avverarsi, Lady GreyRaven. Sei dotata di lungimiranza.”

Vorrei fargli notare che è un semplice ragionamento a cui chiunque potrebbe arrivare, ma è comunque il Padre degli Dei e faccio un lieve inchino di ringraziamento.

“Vai, ora. Non posso promettere che cambierò la mia posizione, ma prenderò in seria considerazione la voce di Midgard.”

Ringrazio per avermi ascoltata e mi accomiato.

Fuori dalla porta c’è Thor ad attendere che mi tempesta subito di domande. Gli faccio segno di allontanarci e ci dirigiamo verso una terrazza immensa e deserta che domina tutta Asgard, dove gli spiego brevemente il colloquio avuto con suo padre.

“Non so come ringraziarti  per la tua intercessione.” Dice prendendo la mia mano tra le sue e sedendosi al mio fianco su una panca di marmo.

“Ho fatto quello che ritenevo più giusto. Fury mi ha mandato apposta.”

“Fury è un comandante saggio.” Afferma sospirando. “Ora non resta che sperare che mio padre dimostri di ancora una volta di esserlo. Anche io ho provato ad intercedere per mitigare la pena di Loki, o per lo meno per sapere in anticipo cosa si prospettava per lui, ma il Re si è rivelato sordo alle mie richieste, come a quelle di mia madre. La collera di Odino non può sentir ragioni.”

“Non è detto che ascolti le mie.”

“Permettimi di essere fiducioso, milady.”

Gli sorrido e stringo la sua mano forte con la mia. Lo vedo ricambiare il sorriso con quello stesso, medesimo della sera nel suo alloggio sull’Helicarrier.

“Vuoi parlare?”

“A che servirebbe?”

“Suppongo ti sentiresti meglio, se ti sfogassi un po'."

“Avrei dovuto essere il suo custode.” Mormora dopo un istante di silenzio “Avrei dovuto essere la sua guida, non un modello di perfezione per lui inarrivabile.”

“Non puoi addossarti una colpa del genere."

Thor si alza con uno scatto nervoso, avvicinandosi alla balaustra. “L’ammirazione degli altri e l’arroganza con cui mi fregiavo del mio titolo e dei miei successi mi hanno reso cieco di fronte al malessere del mio stesso fratello più piccolo. L’ho deriso quando correva meno veloce di noi e quando dimostrava meno forza, ed invece sarei dovuto essere il primo che lo difendeva dalle angherie degli altri. Mi piaceva essere il campione di Asgard e non mi davo mai pena di pensare che potesse ferirlo il mio comportamento.”

“I bambini sanno essere crudeli, ma non credo sia stato questo a…”

“Ha contribuito. Loki è sempre stato considerato l’anello debole, e a nulla valevano i suoi sforzi, la sua conoscenza della magia e la sua furbizia per cambiare questo. E più gli anni passavano e più l’invidia cresceva, e si tramutava in astio e in desiderio di rivalsa.”

“Thor, una persona non diventa un criminale perché ha avuto compagni d’infanzia def…”

“… non erano solo i nostri compagni di giochi.”

La voce di Thor non era stata che un sussurro, un pensiero ribellatosi alla repressione. Si appoggia alla balaustra di marmo della terrazza e restiamo in silenzio.

Questa ammissione ha aperto una possibilità che non avevo calcolato, nell'essere rosa dalla rabbia per quello che Loki aveva fatto alla Terra.

Se fino a pochi minuti fa pensavo che Loki avesse scelto di sua spontanea volontà il sentiero dell'odio e della distruzione, ora mi domando se non sia mai stato impedito veramente di imboccarlo. Invitarlo, addirittura.

Da quel poco che ho visto la maggior parte degli Asgardiani non brilla per intelligenza: ho avuto l'impressione che basino la propria superiorità sulla forza fisica ed ammirino semplicemente chi si dimostra più forte, più alto, più grosso o più bello. Non chi è il più intelligente. La malizia insita in Loki deve aver peggiorato la situazione, rendendolo agli occhi degli altri non solo inferiore ma anche inviso e denigrato. 

Quanto può aver inciso la stoccata di venire a conoscenza delle proprie origini?

Ciò non fa di lui un martire, né giustifica le sue colpe; ma, per deformazione professionale, mi fa avere un quadro più chiaro del personaggio.

Come sempre, la verità sta nel mezzo  e non sempre è semplice e piacevole.  

"...ora lui ci odia." sussurra nuovamente Thor.

"E' pur sempre un sentimento, e non è il peggiore che possa provare." Mi rivolge uno sguardo confuso, perciò mi alzo e proseguo la mia spiegazione avvicinandomi. "Se prova odio nei tuoi confronti, allora significa che prima provava dell'altro. O sbaglio?" 

"Diceva di amare suo fratello. Tanto quanto amava suo padre e sua madre." ammette. “Ma è sempre stato un bugiardo. Ora a chi e a cosa devo credere?”

"Il confine tra odio e amore è una linea sottile e valicabile da entrambi i lati: l'uno non è il contrario dell'altro. L’indifferenza lo è, e ciò vorrebbe dire dire che non siete significati nulla ai suoi occhi. Rabbia cieca e odio sono conseguenze, non cause." 

"Mi stai dicendo che dovrei sentirmi sollevato dall'apprendere dell'astio che nutre nei miei confronti?"

"Beh, si. Nulla può cancellare ciò che è stato fatto, e le cose non potranno mai tornare come erano un tempo. Ma è così: la storia si evolve e cambia. Non si può far altro che affrontare i problemi ed arginare le difficoltà."

Thor trova incredibile il fatto che io non sia qui a chiedere vendetta. "A che gioverebbe?" domando. "Riporterebbe i morti in vita? Ricostruirebbe una città distrutta? Non servirebbe a nulla. Vendetta per cosa, per essersi rivelato un nemico della Terra? Si stima che le azioni di Loki abbiano portato alla morte di quasi un migliaio di persone nell'arco di quattro giorni: Ottanta di suo pugno solo nei primi due. Sai quante persone muoiono sulla Terra per decisione, mano od ordine di un singolo uomo, al giorno? Basta che qualcuno schiacci un pulsante ed ecco che esplode una bomba e compie una strage. Loki non è peggiore dei veri nemici dei mortali, noi terrestri abbiamo una capacità innata di macellarci a vicenda. E’ stato solo il nemico alieno ed imprevedibile, ma non di certo il più folle o il più visionario"

"Sono le stesse parole che lui ha pronunciato, lo sai Lady GreyRaven?"

"Mentirei se ti dicessi che non sono vere almeno in parte. Lo sappiamo anche noi stessi, di essere il nostro stesso veleno e la nostra peggiore nemesi, solo che ammetterlo ci toglierebbe anche l'ultima speranza di poterci migliorare. Credo che Loki questa speranza volesse strapparcela perché lui stesso non ne ha più una."

"E perché allora anche tu ammetti la meschinità della razza umana? Neppure tu hai più speranza?”

Resto un secondo in silenzio, poi abbasso gli occhi e sono costretta a spiegare: "Perché essendo mortale solo per metà ho una visione più ampia e distaccata." Mi appoggio alla balaustra, inseguendo le minuscole venature del marmo con l'unghia dell'indice. "Quando l'umanità mi delude, mi cullo all'idea di non essere completamente come loro. Quando invece sono i demoni a farlo, e questo ti garantisco è più frequente, faccio appello alla mia umanità. L’essenza di un ibrido è anche questo: non si è mai completamente né l'uno né l'altro. Eppure ho abbracciato il mio essere: ciò che poteva divenire la mia debolezza è invece la mia forza. Prendo il meglio da entrambe le parti. Mi rifugio in uno stato piuttosto che in un'altro all'occorrenza."

"Non deve essere facile."

"Esistono cose facili?"

Thor sorride, Poi si muove nella mia direzione e mi abbraccia: praticamente mi solleva da Terra e costringendomi a ricambiare il suo abbraccio: non che io sia restia, dopotutto è pur sempre Thor e fa sempre piacere avercelo tra le braccia.

Vorrei vedere la faccia di Nat in questo momento, e mi pare di sentire la voce della Hill che commenta che non mi smentisco mai.

 

Se ci avesse scoperti a letto insieme, l'espressione di Lady Sif sarebbe stata meno shockata. Thor mi riappoggia a terra e scioglie l'abbraccio.

La guerriera si sforza di riprendere il controllo e balbetta che Odino è pronto per emettere la sentenza definitiva. Thor si affretta a tornare nella Sala del Trono ed io lo seguo a passo svelto ignorando, non senza un mezzo sorriso, lo sguardo di fuoco di Lady Sif.

 

Potersi coricare su un fianco dopo quasi tre giorni aveva permesso alla schiena di Loki di provare un minimo sollievo.

Una cosa momentanea, un attimo di respiro prima del supplizio: quanto tempo sarebbe passato prima di poter avere un barlume di riposo?

Forse era stata l'umiliazione della sconfitta o i colpi subiti, forse erano le catene ai polsi che gli toglievano i poteri o forse era stata la sentenza emessa dal padre e la prospettiva di una sofferenza lunga e atroce, ma Loki non si era mai sentito più sopraffatto dalla stanchezza di così. Poteva concedersi qualche minuto di sonno, tanto ormai cosa importava restare vigili? 

La sua concentrazione era catalizzata nello sforzo di muovere le scapole e le gambe, cercando quasi di massaggiare gli arti contro il pavimento freddo e duro della cella in cui era stato gettato.

Voleva sforzarsi di trovare un piano, di non darsi ancora per vinto, ma il buio della cella dopo tre giorni di luce incessante sparata negli occhi opprimeva i suoi pensieri e lo costringeva a sopirsi.

Tanto ormai era tutto perduto.

Era inutile che mentisse persino a sé stesso anche in quella situazione: Fosse scappato il suo ex alleato si sarebbe immediatamente messo sulle sue tracce e l’avrebbe punito per la mancata consegna del Tesseract. Restando prigioniero di Asgard avrebbe invece subito il Supplizio del Serpente. Solo a pensarci lo stomaco si chiudeva in una morsa dolorosa.

Atroce, barbara, futile pena: avrebbe preferito la morte, ma non gli era stata neppure concessa la possibilità di chiederla.

Non gli era stata neppure concessa la possibilità di urlare il proprio odio, di spiegare le sue motivazioni o solo di invocare pietà.

Nulla. La prova più lampante di come Odino non lo considerasse più suo figlio.

Un padre non condannerebbe la sua progenie ad una tale sofferenza.

O forse si: in fondo il suo vero padre aveva scelto di lasciarlo su un altare a morire di stenti quando era solo un infante macchiatosi della colpa di essere nato piccolo in un regno di giganti, in una famiglia di stirpe reale che più di ogni altra doveva dimostrare perfezione e supremazia.

Nato e cresciuto in posti diversi ed entrambi errati. Non adatto ad essere il figlio di Laufey né di Odino.

E quella che non riusciva a chiamare in un modo diverso che madre si lasciava sorreggere dalle braccia del figlio da lei generato, anziché tentare di salvare quelle del figlio da lei cresciuto che sosteneva di amare in egual modo.

L'unica che aveva mosso un passo fuori dalle schiere degli Asgardiani consenzienti era quella che più di tutti aveva diritto a richiedere la sua vendetta.

Forse il mezzo demone aveva giudicato la sua pena troppo mite. Lo manteneva comunque in vita, quando lui non aveva fatto lo stesso con tanti altri. Gli dava la possibilità di liberarsi e di attaccare nuovamente, in un futuro in cui un re di Asgard poteva valutare il perdono.

Probabilmente ora il Padre degli Dei le aveva già concesso la sua testa. E Loki non si meraviglierebbe se a vestire i panni del boia fosse stata proprio GreyRaven. Se gli avessero tolto la museruola, si sarebbe pure preso la briga di ringraziarla. Così la mezzo demone, meno ottusa e stupida degli altri, ne sarebbe rimasta colpita. Segnata, se si fosse giocato bene il momento. Avrebbe messo in discussione ciò in cui credeva e avrebbe passato la vita a rimuginare su quel momento.

Magari avrebbe potuto scatenare un putiferio, in quella testolina calcolatrice e piena di sé.

Peccato non esserci per vederne il risultato. Beh, gloria postuma, la più indelebile.

Dietro alla museruola Loki sorride, tenendo chiusi gli occhi che pizzicano e bruciano più delle ferite.

Un ulteriore sforzo, quello di ripetere nella mente una frase.

Era la stessa da tanti anni, ed ogni volta si adattava a qualcosa di diverso: la spossatezza per magie imparate a padroneggiare, il sapore amaro di una sconfitta contro Thor, la rabbia sorda per essere stato messo di nuovo in secondo piano, il dolore per aver conosciuto le proprie origini:

Tutto questo un giorno mi sarà stato utile.

Tutto questo un giorno mi sarà stato utile.

Tutto questo dolore un giorno mi sarà stato utile.

 

La porta della cella si apre nuovamente e questa volta entra la tremula luce di una torcia. Loki si alza a sedere faticosamente ancora prima di aprire gli occhi: sa che il momento, qualsiasi esso sia, è giunto.

Thor.

Thor è stato mandato a prenderlo. Il Padre degli Dei deve essere proprio in vena di scherzi. Fa per alzarsi ma è Thor a sedersi di fronte a lui. Ha qualcosa in una mano, mentre con l’altra gli fa chinare il capo. Loki sente la serratura della museruola scattare e poi aprirsi.

D’istinto si passa il dorso della mano sulla mascella, la massaggia. “Odino vuole proprio sentire tutte le mie urla, nevvero?”

L’altro sostiene il suo sguardo beffardo: “Non vi saranno urla, Loki.”

“Beh, farò del mio meglio.” Ghigna Loki continuando a massaggiarsi la mascella. L’osso della mandibola fatica a ritrovare la sensibilità. “Non è di certo mia intenzione tenervi svegli la notte.”

“La pena è stata commutata.”

“E la mia testa finirà su una picca a dimostrare a tutta Asgard quale sia il destino di un traditore?”

Thor ignora le sue parole di sfida e prosegue: “Resterai in questa cella. Non ti verranno tolte i ceppi ai polsi e non potrai utilizzare la magia. Avrai modo di riflettere su ciò che hai fatto e, se lo vorrai, potrai anche chiedere il perdono.”

“Non pensavo che Odino si sentisse così generoso… tu e Madre avrete pianto tutte le vostre lacrime, immagino, per muoverlo così tanto a compassione.”

“Padre non ci avrebbe ascoltato. E’ stata di qualcun altro la richiesta che è stata accolta.”

Loki lo guarda inizialmente senza capire. Poi aggrotta la fronte, incredulo.

 

Gli occhi ambrati di Addison brillano nella penombra della cella, osservando Loki ridere. “Sei patetica.”

Reclina la testa di lato e si lascia andare ad un sarcastico “Prego, non c’è di che.”

“Sei patetica perché la sola idea del supplizio che Odino aveva deciso ti sconvolgeva. Non potevi accettare una simile crudeltà… né avevi il coraggio di impugnare la scure e staccarmi la testa. Non tu e la tua insulsa umanità. E così mi hai dato la possibilità di vivere, di restare qua dentro e di… avere la mia rivincita, un giorno.” Si interrompe e rimane di stucco quando GreyRaven gli appoggia lieve la mano sul petto e lo fa indietreggiare sino che le ginocchia toccano il bordo della branda. Una lieve pressione sul collo ancora dolorante gli fa perdere l’equilibrio all’indietro e lo fa sedere.

“Fury mi ha mandato qui apposta perché mi reputa l’unica che non si fa vincere dalla rabbia e dalla sete di vendetta. Sa che sono abbastanza razionale e lungimirante per capire quanto una pena possa essere utile o meno. Quello che lui non afferra” Il viso di Addison ora è chino a pochi centimetri da quello di Loki. “E’ che ti sto consegnando ad un destino peggiore, dando la possibilità a colui con cui hai contratto il tuo debito di avere la sua vendetta. Pensa: lui vuole il Tesseract e la tua testa su un piatto d’argento, ed entrambi si trovano nello stesso regno. Credi che non ti raggiungerà la sua collera? Cosa pensi che verrà scelto, tra proteggere il Tesseract e quindi il destino di Asgard e della Terra e proteggere il traditore prigioniero nelle segrete?

Non provarci nemmeno a fare appello alla compassione e all’amore che i tuoi famigliari provano per te. Perché quel giorno, quando arriverà, io sarò qui a combattere al loro fianco, Loki. E farò in modo che la loro attenzione sia tutta sul Tesseract.” Il suo indice risale la gola e il mento, facendogli alzare la testa. “E farò in modo che gli invasori - saranno sempre Chitauri? Se ne vadano però con il premio di consolazione.”

Loki ride di nuovo, questa volta però la nota nervosa nella sua voce è evidente. “Ne sei convinta?”

“Tanto quanto tu ne sei spaventato.” La mano della ragazza si ritrae e lei si rialza.

“Già, tu sei un corvo. Tu banchetti sui cadaveri, non li uccidi.”

 

Mentre mi accomiato da Thor, Morrigan si è tolta una piuma dalla coda e me la porge, fissandomi insistentemente e dandomi colpetti con il becco alla spalla. Capisco cosa stia proponendo e le sfilo la piuma dal becco, per poi porgerla a Thor. "Nel caso ci siano problemi, di qualsiasi genere, spezza la piuma a metà: Mi comparirà davanti e capirò che hai bisogno del nostro aiuto." spiego. Il semidio mi ringrazia mentre Sif, dietro di lui, non riesce a trattenere una leggera smorfia infastidita.

Poi Morrigan spiega le ali nere, e si posiziona sul mio pugno. Gracchia tre volte, prima di piantarmi il becco sul dorso della mano.

Un attimo dopo, mi ritrovo nella sala del trono di Amon.

 

 

=============================================================

 

Cioè, io, vi giuro, sono preda dell'esaltazione più pura nel constatare di come la mia storia stia lentamente prendendo piede e vi piaccia.

Adoro. Giuro. Non so come ringraziarvi.

Spero di essere stata abbastanza in linea, con questo capitolo e di non fare un 'tonfo' rispetto alle aspettative che trapelano dai vostri commenti.

Detto ciò, resto in trepidazione per sapere cosa ne pensiate, negativo o positivo che sia. Purchè costruttivo.

Un Inchino.

EC.

 

PS: La citazione è 'Hero' dei Nickleback, colonna sonora di DareDevil che, vi posso assicurare, è stato uno dei più deludenti film su un eroe Marvel che abbia mai visto. (Battuto solo da Elektra).

Ma aveva comunque questa bella canzone come Soundtrack.

Au revoire!

 

 

 

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Capitolo 8
*** Dates, Broccoli, Feathers. ***


The Seventh

   The Seventh

 

PARTE 2: Being.

         Dates, Broccoli, Feathers.

No one could ever know me
No one could ever see me
Seems you're the only one who knows
What it's like to be me
Someone to face the day with
Make it through all the rest with
Someone I'll always laugh with
Even at my worst I'm best with you, yeah

 

La fregatura del mio ruolo nello S.H.I.E.L.D. sta nella sua ambivalenza: Come Agente (e membro dei Vendicatori) sono in congedo. Come responsabile dei profili psicologici di Ricerca, Addestramento e Qualifica del Personale no, a quanto pare. La presentazione dei nuovi test psicoattitudinali per le nuove reclute e per gli agenti già in servizio deve essere comunque fatta ed è richiesto il mio contributo. Mi rifiuto comunque di andare alla base, perciò il mio letto è pieno di blocchi per appunti (Ho l'impressione che Stark riderebbe a crepapelle per le mie note così old fashioned), libri e riviste a cui posso attingere informazioni e spunti, oltre al mio fido MacBookPro.

Come Rappresentante della Terra sono in pieno sbattimento.

Colpa forse delle poche ore di sonno. L'altra sera, al ritorno da Asgard, mi sono fermata da Amon: ero piuttosto confusa su tutto quello che era successo, e parlare con mio cugino ed Erzsebet mi ha schiarito un po' le idee e mi ha fatto calmare. Mi è utile soprattutto Erzsebet, in questi casi: parlare con lei mi riesce a far capire meglio come differenti personalità possano interagire nello stesso individuo.

Erzsebet, circa cinquecento anni fa, di cognome faceva Bathory. E' un personaggio abbastanza famoso.

Quello che non si sa in giro sono le sue origini: è l'unico caso noto di nata vampira: Sua madre si fece vampirizzare mentre l'aveva nel grembo, dopo che i precedenti figli erano morti a causa di malattia date dalla consanguineità stretta dei genitori. Non vi erano dei precedenti, perciò nessuno aveva potuto prevedere quello che sarebbe successo: dato che nessun vampiro può partorire (è impossibile che un non-morto dia la vita), per far nascere Erzsebet si dovette conficcare nel petto della madre il classico paletto di frassino: dalle ceneri della donna la bambina venne alla luce perfetta e fisicamente sana. La sete di sangue di Erzsebet però si manifestò presto in tutta la sua ferocia, e per tutta la sua vita l'accompagnò, facendola impazzire e uccidere sino allo sfinimento. Il perché Erzsebet si nutrisse solo di donne vergini era solo per evitare di contrarre qualche malattia del sangue: i vampiri sono creature dallo stomaco delicato, a quanto pare.

La sua fama arrivò all'Inferno e Amon desiderò ardentemente conoscerla. I due si innamorarono, la fece diventare un demone completo (liberandola quindi dalla necessità e dall'ossessione del nutrirsi di sangue) e si sposarono.

Erzsebet è ricordata dalla storia come la più feroce serial killer mai comparsa sulla Terra. Io la ricordo come la donna dai capelli d'oro e gli occhi vermigli che mi estraeva dalle lamiere dell'auto e mi teneva al sicuro tra le braccia mentre il duello tra Amon e Baal infuriava.

Tra queste due verità (male allo stato puro /salvezza) c'è la vera Erzsebet, che non nega i suoi crimini, ma che spiega la sua storia.

 

Rapportarmi con lei, dopo l'esperienza di Asgard ed i brevi colloqui con Loki, mi chiariscono la mente.

Alla fine abbiamo passato tutta la serata a sbevazzare vino del Secondo Girone (Il mio lato demoniaco lo adora) e fissare il bagliore infuocato provenire dalla Voragine Infernale dalla balconata del palazzo.

Tornata a casa che che albeggiava, appena in tempo a scrivere e spedire online il mio rapporto a Fury che Steve suonava il citofono e dopo solo due tentennamenti mi chiedeva se volevo accompagnarlo a fare un giro in moto, la destinazione la sceglievo io.

Non me lo sono fatto ripetere due volte: l'ho portato a Coney Island.

 

Steve l'ha trovata un'idea grandiosa. "E' cambiata anche questa zona, ma ha mantenuto il suo fascino!" Sorride, indicando poi una bancarella di dolciumi. "E vendono ancora le mele candite!"

"Spero non siano le stesse dell'ultima volta che sei stato qui!" scherzo prima di ammettere non averne mai mangiata una.

Steve strabuzza gli occhi celesti, incredulo: "Dobbiamo rimediare subito." Mi trascina verso la bancarella e ordina due mele candite.

Addento la mia e la trovo un po' troppo dolce per i miei gusti, ma non voglio offendere Steve che sembra invece estasiato e al settimo cielo. La giornata è magnifica: ridiamo a crepapelle ad uno spettacolo al Circo, vinciamo un gigantesco pupazzo a forma di orca marina, perdiamo il pupazzo a forma di orca marina dentro ad un Labirinto degli Specchi (a dire la verità l'ho lasciato là dentro apposta perchè mi ero stufata di portarmelo sempre appresso e a casa Nat mi avrebbe preso troppo in giro), mangiamo un'ottima frittura di pesce in un ristorante italiano vicino alla spiaggia, e facciamo cinque giri di fila sul Cyclone: sfida a chi cede per primo. Finisce in parità.

In questo momento, non siamo due Vendicatori e non siamo due salvatori del mondo: siamo semplicemente un ragazzo (bellissimo, tante ragazze si voltano a fissarlo con tanto d'occhi) e una ragazza che si concedono una gita domenicale.

Ormai sta tramontando il sole, e Steve mi chiede se ho voglia di sedermi in spiaggia.

I bagnanti se ne stanno andando a frotte, rimangono sulla sabbia qualche coppia innamorata o qualche gruppetto di ragazzi armati di chitarre o frisbee.

Cavaliere come sempre (trovo le sue attenzioni squisitamente fuori tempo e divertenti, finché non si mette a farle davanti agli altri,che allora avvampo.) stende per terra la sua giacca e insiste perché mi ci segga sopra. Accetto, accorgendomi di quanto sia diverso dai ragazzi che ho frequentato sino ad ora.

Certo, è anche un po' difficile trovare in giro supersoldati rimasti ibernati per settant'anni che dimostrano una simile bellezza e gentilezza. Ed è anche vero che sono sempre stata una ragazza piuttosto... pratica nei rapporti con l'altro sesso. Anche perché le relazioni sentimentali serie sono piuttosto difficili, quando sei un'agente dello S.H.I.E.L.D., quindi tanto vale prendere la parte più divertente della cosa e lasciare le complicazioni a qualcun'altro.

Guardo gli occhi velati di malinconia di Steve e penso che complicarmi la vita non deve essere malaccio, in fondo.

 

"Allora, piaciuta la mela candita?" esordisce, interrompendo il flusso dei miei pensieri.

Annuisco con vigore. "Davvero una bella scoperta" mento: era decisamente troppo dolce e sono quasi certa mi causerà una carie. Restiamo in silenzio per un po', fissando il sole scendere sull'Atlantico. Nessuno dei due sa bene cosa dire, abbiamo davvero poche cose in comune e decisamente argomenti diversi da trattare: io sarei curiosa di fargli domande sul suo passato, ma aprire la porta ai suoi ricordi e farlo scivolare nel tunnel della malinconia è una cosa che vorrei evitare: nel suo passato, quando la missione era finita, lui aveva amici, una squadra ed una ragazza da corteggiare nel mondo che conosceva. Ora è tutto così tremendamente diverso... ci vorrà un bel po' per farlo aprire e fargli capire che anche qui può avere amici e ragazze. Che anche se nulla potrà tornare come prima, non è detto che questa vita non possa fornire valide alternative.

"Oh, un labrador!" esclama improvvisamente indicando una coppia che passeggia con un cane color miele al guinzaglio. "Li adoro." esclamo entusiasta, lieta di avere una distrazione al nostro silenzio imbarazzante.

"Da piccolo avevo un meticcio." ricorda con un sorriso. "Ross. Cane fantastico, mi seguiva ovunque. Mi piacerebbe averne un altro, ma temo di non poter avere molto tempo per occuparmene."

"Una mia famiglia affidataria era proprietaria di un allevamento di Collie. Sai, come Lassie."

Steve è stupito che conosca Lassie e che la sua fama sia perdurata nel tempo. "Era un semplice racconto per ragazzi! E Rin Tin Tin?"

"Oh si! Conosco anche quello! Era un Pastore Tedesco, giusto?"

Finalmente riusciamo ad intavolare una conversazione piacevole. Il tempo vola e Steve si offre di accompagnarmi a casa. "Paura del coprifuoco, Capitano?"

"Beh, non mi stupirebbe che l'Agente Romanoff te ne avesse imposto uno!"

La Harley scivola tra il traffico, e ci troviamo troppo presto a salutarci. Lo ringrazio per la giornata mentre scendo e gli restituisco il casco. "Puoi tenerlo... se prometti di usarlo solo in moto con me."

Resto così piacevolmente colpita che mi scappa una risatina stupida e mi avvicino per invitarlo a baciarmi.

Solo che le labbra di Steve si appoggiano sulla mia guancia anziché sulla bocca, prima di augurarmi una buona serata e ripartire.

Oh, Uff. Attenzioni d'altri tempi. A volte le odio.

 

Natasha, come tutti ben sanno, non è una persona loquace.

Affatto. C'è da dire che non è neppure qull'algido androide dell'immaginario popolare.

E' solo molto selettiva, nelle parole e nel chi rivolgerle. Sono quasi certa che parli in maniera molto morbida a Clint, nel privato.

Con me in genere è abbastanza confidenziale. Oltre ad essere la sua migliore (e prima come lei sottolinea spesso) amica, sono anche una delle psicologhe dello S.H.I.E.L.D., quindi pure la sua, e questo fa di me un soggetto con cui essere bendisposti ad intavolare una conversazione.

Peccato che questo succeda, in genere, nei momenti più sbagliati: L'unica crisi esistenziale della sua vita Natasha l'ha avuta mentre ero in mezzo ad una sparatoria in Guatemala, ed è un po' difficile stare al telefono con la propria amica in preda ad una crisi isterica mentre ti svuotano un AK-47 addosso.

Altro pessimo momento è la notte. Natasha dorme pochissimo, e per non rimuginare si tiene impegnata in attività di vario tipo: Spesso si allena (Ha il sacco da boxe in camera), altre volte fa una camminata salutare (a Manhattan. D'inverno. In ciabatte e con una Beretta M9 infilata nell'elastico dei calzoni del pigiama.) ultimamente si è data ai puzzle, con somma gioia della sottoscritta che non ne poteva più di doverla rincorrere in giro per SoHo sotto una nevicata copiosa e svegliarsi con il cuore in gola perchè il sacco della Boxe si è staccato dal gancio e ha colpito la parete (Una volta le ho lanciato addosso una secchiata d'acqua gelata, per farla smettere. Secchio incluso.). In genere tutto questo serve anche ad attirare l'attenzione della sottoscritta, in modo da avere qualcuno con cui parlare. Di grazia che le ho sequestrato i razzi da segnalazione, che sennò chissà che macello combinava in corridoio.

Dato che ora -finalmente- ha intrapreso una seria e soddisfacente relazione con Clint e questo occupa abusivamente casa nostra ed il suo letto, Natasha trova profondamente ingiusto turbare il suo sonno con luci accese, colpi al sacco, gavettoni d'acqua gelata o che altro.

Quindi sta coricata nel letto di fianco a lui e, dato che non è tipa da passare il suo tempo ammirando i lienamenti dell'amato bene alla penombra fatata delle luci notturne di New York, rimugina. I pensieri notturni sono cose fastidiose ed inopportune per una persona con una vita normale, figurarsi per Natasha Romanoff che di normale non ha neppure il modo in cui si lava la faccia alla mattina.

Al culmine del suo disagio notturno, decide che così non può continuare, che Clint si è messo a russare e a sbavare sul cuscino e ha i piedi freddi, che la tenda lascia filtrare troppa luce e che ha davvero urgenza di parlarmi e affanculo il 'passare la notte insieme al tuo ragazzo che è tanto bello e dolce' dei film a cui lei non ha mai creduto.

 

"Adie... Adie...!" Mi scuote leggermente. Steve mi slaccia il top del costume da bagno per spalmarmi meglio l'olio solare sulla schiena. Mi stiracchio morbidamente sul lettino da sole, avendo ben cura di muovere le curve nel modo giusto. La brezza leggera dei caraibi muove l'aria calda, mentre sul cielo limpido non c'è neppure una nuvola. Il mare brilla, ha mille colori, ed io penso proprio che a breve mi ci tufferò insieme a Steve, ed insieme ci avvinchieremo tra le onde e.... "Adie? ADDISON!"  SCIAF! Le rifilo una manrovescio che la fa ribaltare sul letto. "Ma sei impazzita?"

Se c'è qualcosa che può davvero farmi uscire dai gangheri è essere svegliata nel bel mezzo di un sogno spettacolare. Natasha deve ringraziarmi di essere ancora viva. "...che cazzo vuoi?"

Nella penombra la vedo massaggiarsi la guancia (oddio, questa me la devo segnare: ho colto alla sprovvista la Vedova Nera.) per poi infilarsi sotto le lenzuola di fianco a me. "Oh no... no, Nat... ti prego, non stantotte, ho avuto una giornata assurda e domani devo..."

"Non mi interessa. Ho bisogno che tu mi spieghi una cosa."

Mi viene da piangere. Se chiudo gli occhi posso vedere Steve con il flacone dell'olio solare guardare sconsolato il lettino lasciato vuoto dal mio brusco risveglio. Magari se rispondo in modo esaustivo, la Romanoff se ne tornerà alla svelta nella stanza di fianco ad importunare il mio collega. "Dimmi."

"Loki."

"No, senti, vaffanculo te e..."

"No, adesso mi ascolti: Ho letto il tuo rapporto e non riesco ad afferrare, davvero, il concetto riguardo al motivo per cui hai contestato la sentenza di Odino e sulle osservazioni che hai fatto su Asgard. Davvero... forse ero distratta, non lo so, ma a volte sui tuoi paroloni da psicologa mi ci perdo."

Sospiro: Questa cosa andrà per le lunghe, già lo so. Bye Bye Steve con l'olio solare ed il costume da bagno attillato che mi aspetta per fornicare tra le onde.

"Dunque. D'accordo. Facciamo che te lo spiego in modo basilare. Dimmi, Nat... qual'è la cosa che più ti fa schifo al mondo? Non che disprezzi, proprio schifo. Senso, ecco."

Natasha ci pensa un po' su e poi infine dichiara che sono i broccoli.

"Bene. I Broccoli fanno schifo anche a me. Tanto. E anche a Clint. A lui fanno proprio venire il vomito. A dire il vero tutti quelli che conosci odiano i Broccoli alla follia. Non riescono a trovarci nessuna qualità buona. Intesi?"

"Ok. Quindi...?"

"Bene. Ora immagina che tu, per caso, per un esame del DNA specifico o durante una lastra ad un ginocchio, scoprissi di essere un Broccolo, anzichè un Pomodoro come hai sempre pensato di essere. Come ci rimarresti?"

Resta talmente in silenzio che mi pare quasi di sentire gli ingranaggi delle ruotine del cervello che girano per formulare il pensiero. "Ci rimarrei male."

"...e?"

"Mi farei schifo. Si, proverei schifo verso me stessa. Brrr! Sono un Broccolo, sono viscida e verde e tutta filamentosa..."

"Esatto! Bene, e sai pure che tutti gli altri odiano i Broccoli!"

"E perchè sono in mezzo a Pomodori che mi odiano e non tra i Broccoli che sono i miei simili?"

"Perchè ti hanno buttato in mezzo ai Pomodori da piccola. Non eri un Broccolo di prima scelta. Non avevi i cespugli abbastanza larghi e anche il tuo gambo era più sottile di quelli di prima qualità. Ai Broccoli non è passato neppure per l'anticamera delle cime che potessi contenere anche tu, nonostante la tua forma, fibre e vitamine importanti."

"Quindi mi odiano tutti?"

"Certo. Già prima non eri simpatica ai Pomodori... insomma, diciamo che il tuo essere con ciuffi verdi sparati per aria ti rende piuttosto diversa rispetto a noi altri, tutti rossi, polposi e rubicondi. Sei qualcosa che noi abbiamo sempre schifato. Così tanto che cambiamo posto nel frigo per non stare vicino ai tuoi simili. Anzi, ti dirò di più: facciamo in modo di farli ammuffire prima."

"E' tremendo. E non è giusto. Io contengo Calcio e Vitamina C e B1! Mi sento incompresa!"

"Finirai anche tu così."

"Oh, No!"

"Oh, si. Non importa ormai che tu sia amica del Pomodoro Capo. Cioè Io. Fai schifo a tutti."

"Non posso permetterlo. Non lo dirai mica agli altri pomodori, vero? Devo impedire che gli altri lo sappiano."

"Uhnm. Bene. Dunque?"

Natasha giocherella con l'orlo delle lenzuola. "Se gli altri Pomodori non vedranno più Broccoli in giro, forse si scorderanno di quanto erano viscidi e schifosi. E sarà una mia vendetta verso i Broccoli che mi hanno abbandonato."

"Bene, abbiamo centrato il punto."

"Tu dici? Uhmmmmm. Oh, cavolo si... credo proprio di si."

"Ragazze, si può sapere di cosa state parlando alle Tre di mattina?" La testa di Clint ha fatto capolino dalla porta, nella penombra indovino che cerca di fissarci attraverso occhi gonfi di sonno. Non che la voce sia messa meglio, impastata e pressochè irriconoscibile.

"Broccoli." rispondo.

"Broccoli incompresi e Pomodori arroganti." aggiunge Natasha.

Clint è comprensibilmente perplesso. "...e le carote?"

"Che c'entrano le carote? Loro sono neutrali."

"Oh, giusto. come ho fatto a non capirlo. Beh... se avete finito io.."

Sbadiglio sonoramente: "Abbiamo finito." Steve, aspettami....!

"No, che non abbiamo finito. Cioè: ora abbiamo centrato il primo punto. Ma un Broccolo, seppur incompreso e disperato, non può fare un simile macello in tutto il frigo. Le altre verdure non c'entrano niente con il suo disagio!"

"Ok. Sono le Tre di notte e non afferro il filo del vostro discorso. Però mi ha incuriosito. Posso stare ad ascoltare?"

"Ti piacciono i Broccoli?"

"No, ma adoro i Pomodori." Cominciamo a starci stretti, dato che anche Clint si è infilato sotto le lenzuola di fianco a Natasha, che si lascia scappare un lamento. "Non provare a toccarmi, insulso detestatore di Broccoli."

 

Proseguo: "Dunque, dicevamo. Natasha, cos'è che odi oltre ai Broccoli?"

"I Crauti."

"E perchè? non sono male!"

"Oh, CLINT, ti prego!"

"Perfetto. Tu sei un Broccolo che odia i Crauti, ma loro piacciono al Pomodoro che tu ami!"

"Ma come fanno a piacerti? Devi avere un qualche problema, non c'è dubbio. Odi i Broccoli e ami i Crauti, Oh, questa è bella!"

"Che ci posso fare? Se non ami la verdura il problema è tuo!"

"Ah si, è così? D'accordo. Da oggi, guerra ai Crauti, non ne rimarrà neppure uno. Ti posso garantire, farò una pulizia che neppure immagini.

"Ed ecco, abbiamo centrato anche il secondo punto."

"...Oh!"

Avrò in tasca un Nobel prima dei quaranta, ne sono certa.

 

E poi mi sono dovuta mettere di buona lena a lavorare sui test psicoattitudinali.

Con tutta la discussione della nottata precedente e le poche ore di sonno, il mio lato umano inizia ad accusare, soprattutto dato che non sono ancora totalmente ripresa dalla battaglia di Manhattan. Mi riaggiusto la borsa del ghiaccio sulla caviglia (Si è rigonfiare dopo la storta durante i combattimenti a causa della lunga camminata per Coney Island e degli stivali di Nat con cui ho tacchettato per tutta Asgard) e mi sistemo i cuscini dietro alla schiena.

Faccio appena in tempo a rimettermi a lavorare che sento bussare alla porta e Clint entrare.

Oh, toh. Ancora tu? Ma non dovevamo rivederci più?

Quindi, con oggi siamo ad almeno tre giorni di autoreclusione con Natasha. Alla faccia dell’entusiasmo degli inizi…

"Pensavamo di ordinare una pizza per cena. Vuoi...?"

"Pepperoni e doppio formaggio. E una porzione di patatine fritte ENORME."

Clint getta un'occhiata alla mia camera, alla luce del giorno la trova decisamente diversa da quella di Nat, ma mi sembra piacevolmente colpito dai poster alle pareti e dai colori con cui le ho dipinte: caldi, rilassanti. Questa stanza è il mio piccolo rifugio dal mondo, deve rispecchiare i miei interessi e le cose che mi fanno stare bene.

Quella di Nat è stata a lungo molto spartana e vuota: solo ieri mattina, quando sono entrata per rubarle gli stivali, ho visto che è comparso giusto un paio di quadri che ritraggono ballerine alla sbarra.

"Che fai, lavori?" mi domanda Clint fissando il caos sul mio letto. Gli spiego che sto preparando i nuovi test attitudinali.

"Prendendo ispirazione da Hunger Games?" Ad Occhio di Falco non è sfuggita la completa trilogia sparsa tra i vari appunti e libri di psicologia.

"Offre ottimi spunti per i test basati su situazioni di forte stress emotivo."

"Ah, poco ma sicuro. Beh, se cerchi una Katniss... sai dove trovarmi."

Gli mostro la lingua e sogghigno maliziosa: "Seguirò la traccia audio che porta alla camera di fianco..." Clint mi lancia un cuscino e poi esce, raccomandandosi di non fare tardi a cena che stasera in TV danno la quarta puntata del Trono di Spade (o, come lo chiamiamo noi, di Tette) e dobbiamo commentarla in diretta.

Gli sto per restituire la cuscinata quando, a mezz'aria davanti ai miei occhi, compare qualcosa che mi fa bloccare e raggelare il sangue nelle vene.

E' la piuma nera di Morrigan. Spezzata a metà.

 

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Bon, mo' so' cazzi.

Allora, andiamo per gradi: mi rendo conto dell'insulsosità del capitolo.

Ma avevo bisogno di 'staccare' ed avere un passaggio tra un fatto e l'altro.

ORA: IL TEOREMA DEL BROCCOLO è nato davvero in un modo molto simile a quello raccontato: eravamo tre ragazze, a letto, e parlavamo di una quarta tizia. Dato che le mie amiche (all'epoca non eravamo neppure maggiorenni) avevano la profondità di una pozzanghera nel capire le ragioni del comportamento della quarta, è toccato alla sottoscritta l'onere di una traduzione comportamentale usando esempi basilari.

Il risultato è stato il Teorema del Broccolo. Immagino che non freghi nulla a nessuno (per altro, giustamente), ma volevo mettere questo Teorema in una delle mie storie già da un po'. (Per la cronaca, con le due pisquane non ci parliamo più da secoli, con la quarta sono ancora molto amica - tanto da essere la sua testimone di nozze)

Ok. Ringrazio chi mi ha concesso il proprio parere, e spero di riceverne di altri: per me sono preziosi, in quanto sono sempre atta al miglioramento (Visto che non sono una scrittrice vera e propria, ma sono una squinzia qualunque) e mi piacerebbe, davvero, scrivere qualcosa di piacevole per tutti.

Che ci volete fare, sono un Cancro, ho bisogno di rassicurazioni. :P

Alla prossima,

EC.

 

PS: La canzone all'inizio è... I'll Be There For You  dei Rembrants. E' la colonna sonora di Friends. Il Telefilm INNO alla convivenza tra amici. (mio sogno da adolescente e - come il 99% dei miei sogni da adolescente- mai realizzato.)

 

 

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Capitolo 9
*** Travels, Powers, Maddness. ***


   The Seventh

 

PARTE 2: Being.

        Travels, Powers, Maddness.

Do you wonder why you Hate?
Are you still too weak
to survive your Mistakes?

 

Io e Morrigan compariamo esattamente nel punto dove siamo partiti qualche ora prima. La mancanza di sonno si è fatta sentire nell’immediato capogiro che ho provato subito dopo essermi materializzata.

Impreco tra me e me: sarà difficile trovare le energie necessarie per tornare indietro ed avvisare gli altri sul da farsi.

Clint e Nat si sono precipitati alla Stark Towers e hanno allertato Fury, mentre io mi sono teletrasportata ad Asgard per vedere dal vivo la situazione: ho pochi dubbi sul reale bisogno di aiuto, Thor non mi avrebbe mai chiamato per qualcosa di poco conto.

Ed infatti, appena mi riprendo dal capogiro, mi rendo conto di essere avvolta dal fumo e avverto il calore delle fiamme sin troppo vicine.

Tossendo, riesco a scavalcare il muro del porticato praticamente a tentoni, atterrando su qualcosa che osservandolo attraverso gli occhi che pungono, capisco di conoscere fin troppo bene. Un chitauro.

Oh, cazzo.

Riesco ad alzarmi e ad uscire dalla cortina di fumo, per trovarmi nel cuore della battaglia. E’ solo grazie ai miei riflessi che schivo un chitauro comparso al mio fianco e riesco ad afferrargli il collo per  torcerlo e spezzarglielo, per poi recuperare la sua arma e ad utilizzarla contro altri due che mi sorvolano.

Attorno a me Asgard brucia e i suoi abitanti sono impegnati nella battaglia. Mi avvento contro un gruppo di alieni che stanno per entrare nel palazzo reale facendogli saltare la testa e mi lancio dentro al corridoio dell’entrata.

Con un colpo elimino l’avversario contro cui Sif si sta battendo: lo sguardo che mi rivolge è più indispettito che grato.

Le chiedo dove sia Thor, ma un fulmine accecante alle nostre spalle incenerisce i Chitauri che si sono sostituiti a quelli che ho decapitato.

Lo abbraccio di slancio quando mi si avvicina causando il ringhio di Sif. “Gli  altri attendono che torni indietro a fare rapporto, verremo tutti insieme. Da quanto siete sotto assedio?”

“Quasi dieci ore. Stanno arrivando a frotte, sono molti di più di quelli su Midgard. Hanno aperto un portale dove prima c’era il Bifrost, mio padre si trova li.” spiega indicandomi un punto al di là dell’entrata: Sul ponte spezzato la battaglia infuria, bagliori di energia respingono a malapena la folla di nemici. Uno dei vermi che tanto ci avevano fatto penare a New York ha appena fatto la sua comparsa.

“Devo andare ad aiutare mio padre. Lady GreyRaven, ti devo chiedere di prenderti cura del Tesseract.”

Annuisco, qui non è al sicuro. Giusto ieri mi aveva mostrato dove era custodito, così mi lancio verso la gradinata che mi porta nelle viscere del palazzo. Le guardie che si sono radunate davanti alla porta si scansano riconoscendomi e li esorto con un paio di imprecazioni ad andare a combattere all’esterno.

Mi ubbidiscono quasi senza fiatare, devo proprio essere stata convincente.

 

Il Tesseract è ancora dentro al cilindro, lo vedo brillare sinistro in fondo alla stanza.

 Sento rumori di battaglia alle mie spalle e due gridi di agonia e comprendo che le due guardie devono essere state sopraffatte.

Corro dentro alla stanza con il fiato dei nemici sul collo ed afferro una delle maniglie del cilindro al volo, voltandomi con un salto e facendo fuori uno degli inseguitori con una sfera di Fuoco Fatuo, ma un altro riesce a bloccarmi la mano e di riflesso calo con tutta la mia forza il cilindro del Tesseract sulla testa.

Vetro e cranio si sfondano l’uno con l’altro e il Cubo rotola sul pavimento scuro. Complimenti Addison, spera solo che non si sia rotto.

Altre urla provengono dalla gradinata: non c’è tempo, devo recuperarlo e senza pensarci troppo lo prendo in mano.

Le dita pizzicano al contatto, il bagliore azzurro del Cubo Cosmico aumenta.

Altri chitauri compaiono sull’entrata: E’ questione di un istante: La mano mi corre sull’impugnatura di una lama e la estraggo già coperta dalle fiamme: una sferzata e i miei avversari, lontani a me di parecchi metri, vengono carbonizzati da una falce di Fuoco Fatuo che squarcia anche i muri tutto attorno. La potenza del colpo è stata tale che sono quasi caduta all'indietro dall'inaspettata portata del rinculo.

Resto un istante attonita a fissare il risultato dello stesso potere che ho creato: Non mi era mai successo prima, non di una tale entità.

Guardo incredula il Tesseract che sembra attirare la mia attenzione brillando ulteriormente nella sua luce azzurra. E’ipnotizzante.

E’ questo dunque il suo potere? E’ questa l’energia che dona?

Mi sento euforica, follemente energica: la stessa sensazione che mi ha regalato il morso del Vampiro, quella sera di sette anni fa.

E’ come se una scarica elettrica mi passasse continuamente attraverso la mano e il braccio, arrivasse al cuore e da lì fosse pompata ad irrorare tutto il corpo.

Con questa energia posso tornare sulla Terra, e anche su altri mondi volendo. Con questa energia posso combattere tutti i chitauri là fuori. Anche da sola.

Devo solo stringere il cubo tra le dita e la mia mano farà il resto.

Li sterminerò tutti. Con questo potere, nessuno potrà mai sottovalutarmi.

Potrò…

Potrò… potrò…

Sbatto gli occhi, recuperando a fatica un barlume di consapevolezza grazie ai richiami insistenti di Morrigan, che mi ha appena raggiunto e mi sbatte in faccia le ali.

Questo potere corrompe più di qualsiasi altro, se anche io ho perso per un attimo il senso della realtà lasciandomi sedurre dal suo bagliore azzurro. Chissà cosa può aver provocato in altri.

Chiunque con una forza di volontà più debole, con una sete di potere e una disperazione maggiore non poteva che soccombere davanti alla tentazione di usare questa energia, di prenderla dentro di sé e di farla sua.

Improvvisamente non lo voglio più. Seppure mi sia servito per ricaricarmi, per darmi quel potere che non avevo e che ora mi fa vibrare le vene, non desidero più avercelo in mano.

Ma ho il compito di proteggerlo, e mentre altri chitauri stanno per raggiungere la porta, Morrigan gracchia tre volte spalancando le ali e pianta il becco sul dorso della mia mano.

E mi ritrovo davanti il volto accigliato di Fury.

 

Lascio andare il Tesseract come se improvvisamente fosse ustionante: rimbalza sul pavimento e lascia tracce di bruciature dove passa.

Tra i presenti scende il silenzio, tutti fissano il Cubo e me. Me e il Cubo.

Il Tesseract stà già corrodendo il pavimento lucido della Stark Tower. Ma come ho fatto a tenerlo in mano senza che mi abbia causato danno?

Devo essere speciale. Un’eletta, ecco, che può tenere in mano il Tesseract, rifocillarsi con la sua energia e non esserne ferita.

Il primo a riprendersi dallo sbalordimento è Stark. “JARVIS,  un contenitore adatto, presto.”

Mentre un braccio meccanico della domotica della Stark Tower si allunga da una parete ed afferra il Cubo prima che crei un buco maggiore nel pavimento per poi incastrarlo dentro ad un supporto,  Fury mi rivolge la parola: “E’ così grave la situazione?”

Annuisco con vigore, con ancora l’energia del Tesseract in giro per il corpo mi sento tutta un fremito: devo avere anche un aspetto folle, dato lo sguardo a metà tra il perplesso e il preoccupato dei miei compagni.

Faccio un breve rapporto e chiedo formalmente ai restanti Vendicatori di aiutare Asgard, come Thor ha fatto con la Terra.

Non c’è bisogno di convincerli: Stark ha già l’armatura addosso e Steve stringe già il suo scudo. Clint incocca già una freccia esplosiva e Nat carica le pistole, mentre Banner fa respiri profondi che mi inducono a chiedergli di non arrabbiarsi per i prossimi due minuti.

Fury mi domanda se ho abbastanza energie per teletrasportarci tutti ed io rispondo con una risata squillante ed esaltata, come se teletrasportare fosse la cosa più facile del mondo e quella la domanda più stupida che mi sia mai capitato di sentire.

Non è da me ed infatti la perplessità negli occhi dei presenti aumenta: “Avanti, tutti quanti con le mani addosso a me.” Ordino, scuotendo i capelli e spingendo il petto in fuori: “Tu Steve sei autorizzato a metterle dove vuoi” aggiungo maliziosa facendo arrossire Captain America.

Nat mi da un pizzicotto, forse spera di farmi tornare in me.

Ma l’energia del Tesseract mi rende euforica e spavalda. Mi sento selvaggia, illimitata, eccitata dall’idea di mostrare ancora le mie facoltà. Stento a trattenermi da mostrarle a tutti, ed invece impiego le mie risorse a portarli tutti su Asgard.

 

Il mio stato di folle eccitazione mi ha portato ad inventare sul momento nuove mosse con cui utilizzare il Fuoco Fatuo. Roteo su me stessa creando un cerchio grigiazzurro che incenerisce qualsiasi cosa nell’arco di metri, lasciandomi sola in mezzo ad un cratere.

Nat cerca di riportarmi alla ragione, strigliandomi via auricolare, ma ad un certo punto la zittisco accusandola di invidia profonda.

“Ma ti rendi conto di come stai parlando?” mi rimbecca lei, ed in parte me ne accorgo. Eppure la frenesia che pervade il mio corpo ottenebra i sensi quanto esalta i miei poteri: in una situazione come questa, è meglio avere poteri amplificati ed un ampio spettro di azione che remore e lucidità.

Non passa molto tempo che Stark chiede a Natasha di lasciarmi in pace. “In fondo sta facendo un buon lavoro. Le tirerai le orecchie dopo a casa.” Sostiene, mentre spedisce una fila di Chitauri giù dal ponte.

Io sto cercando di allontanare più nemici possibili dal Palazzo: Thor ha detto che ci sono troppe reliquie preziose all’interno, e non è consigliabile che qualcosa di meno potente del Tesseract, ma comunque pericoloso, cada in mani nemiche.

Mani nemiche che, nonostante i nostri sforzi, continuano a comparire sempre più numerosi.

Dobbiamo trovare un modo per fermarli!” esclama Cap.

“Ma davvero, Capitan Ovvio? Ed io che pensavo di allestire un Barbeque..." rispondo sarcastica. Poi mi rivolgo ad IronMan: “Il trucchetto dell’esplosione dell’astronave?”

“Buona idea, Cornacchietta, peccato che i quindici razzi che ho lanciato all’interno del loro portale mi siano tutti tornati indietro con gli interessi.” Risponde tra un lancio di razzi ed un altro.

Scanso Morrigan che mi è volata addosso, infastidita. “Figli di puttana, hanno imparato la lezione…” Continua a sbattermi le ali in faccia “Oh, Morrigan, smettila che non è il momento di fare la Voce della Coscienza!” urlo esasperata mentre stacco di netto la testa ad un chitauro e la scaglio verso il suo compagno, provocandogli un buco nel petto.  Poi mi fermo un istante, un piccolo barlume di lucidità, comprendendo quello che il mio Corvo vuole dirmi: seguimi.

Annuisco e, senza smettere di lanciare strali a destra e a manca, la seguo attraverso il palazzo.

Fin nelle segrete.

 

Il cadavere del chitauro cade di lato trafitto dalla lama di una spada, mentre la Regina di Asgard si prepara a fronteggiarne un altro, che però è finito prima tra le mie grinfie.

Davanti alla porta della cella i cadaveri sono almeno cinque. Frigga ha le vesti macchiate di sangue, ma mi rassicura non sia suo. “Non l’avranno mai.” Mormora decisa. Morrigan le si posa su una spalla, le da colpetti di conforto sulla testa bionda, scarmigliata dalla battaglia. “Loki è ancora mio figlio.” Aggiunge. Le fisso gli occhi determinati e feroci, pronti ad uccidere chiunque osi avvicinarsi e minacciare chi protegge. “Con quelle manette ai polsi… Loki non potrebbe difendersi. Non è necessario togliergliele, finché posso essere qui io a proteggerlo.”

Ero venuta qui convinta che Morrigan mi stesse suggerendo il modo di far terminare questa battaglia: Prendere Loki e consegnarlo ai Chitauri. Ma invece il mio Corvo, saggio e lucido al contrario della sottoscritta, mi ha portato da chi aveva aiuto.

"Ti devo chiedere il grande favore di portarlo via di qui. Posso contare sul tuo aiuto, Lady GreyRaven?"

Non posso davvero credere che la Regina di Asgard mi stia chiedendo questo.

Non ci penso minimamente a fargli da babysitter, né ora né mai. Tantomeno sapendo che la sua consegna potrebbe salvare il didietro sodo degli Asgardiani, oltre che il mio.

Mi domando come diamine le sia solo venuto in mente di chiedermelo.

Poi, improvvisamente, ricordo mia madre che mi afferrava la mano prima che attraversassimo una strada trafficata: era qualcosa che non mi era mai tornato in mente prima.

Lo stomaco mi si stringe in una morsa quando mi rapporto questo mio ricordo alla protezione di Frigga per Loki.

 

Potrei usare questa cosa a mio vantaggio: fare allontanare la Regina e trascinare Loki dai Chitauri per un orecchio.

Ormai dovranno pur essersi resi conto che il Tesseract non è più qui. Tanto vale dargli il premio di consolazione e farli andare via. E’ un pensiero allettante.

Molto.

Troppo.

E’ un pensiero vigliacco e non è da me. Ma tant’è, anche Loki è un vile: questa sarebbe la giusta punizione che merita. Tra l’altro, gliel’ho pure augurata giusto un paio di giorni fa.

Morrigan mi gracchia in un orecchio, invitandomi a dare una risposta a Frigga e ai suoi occhi grigi imploranti: sarebbe inutile una cosa simile, lei lo impedirebbe comunque, ed in ogni caso susciterei l’odio di Thor.

Sospiro, odio essere messa con le spalle al muro:  "D'accordo, Maestà."

Nel bel volto della Regina torna un sorriso di sollievo. Mi accarezza una guancia e mi ringrazia.

Le dico di uscire, le indico dove si trova la battaglia e le chiedo di non rischiare. Ordino a Morrigan di accompagnarla e poi di ritornare da me appena possibile.

Poi Frigga si sfila dal collo le chiavi della cella di Loki e me le lascia sul palmo della mano.

 

Loki è una figura pallida appiattita contro una colonna. Ha gli occhi fissi e dilatati, un velo di sudore sulla fronte e un leggero ma costante tremore alle mani che cerca di nascondere paventando una parvenza di spavalderia palesemente falsa.

“Amici tuoi?” domando alzando uno dei cadaveri ai miei piedi. Loki sembra deglutire a fatica, è talmente spaventato da non riuscire completamente a dissimulare.

Ah, Dio degli Inganni, allora un limite ce l’hai pure tu…  “Che c’è, a furia di portare la museruola hai dimenticato come si parla?” lo punzecchio.

Seguita a non rispondermi e la mia rabbia aumenta con il pensiero che sono costretta a salvarlo, anziché rendergli pan per focaccia. “Chissà quanto saranno contenti di averti tra le mani” sibilo. “Guarda, cosa hai causato!” lo trascino per una spalla sin sulla soglia della cella e gli tengo ferma la testa perché possa vedere la distruzione che, anche in piccola parte, ha preso piede nelle segrete. “Lo senti l’odore di fumo? E di carne bruciata? E di distruzione? Arriva fin quaggiù, e fuori è peggio! Asgard è in fiamme, sta cadendo e anche le nostre forze congiunte non riescono a contrastarlo.”

“Thor non può fallire a salvare il suo regno.” La voce di Loki è a malapena un sussurro.

“Quale parte della frase le nostre forze congiunte non riescono a contrastarlo non ti è chiara?”

“Lui è già arrivato?” aggiunge, un lieve tremore nella voce.

“Lui chi?”

Thanos di Titano. Colui a capo dei Chitauri.”

“Non si è ancora presentato eppure siamo nei guai fino al collo. Figurati se arrivasse!”

Gli scappa un gemito. Lo lascio andare, facendolo praticamente cadere a terra. “Vuoi consegnarmi, dunque?” Geme nuovamente, il tremolio nella voce più evidente. “Forse… forse se glielo chiederai… forse mi concederà una morte veloce.”

“Cosa?”

Si volta appena. Posso intravedere gli occhi chiari diventare più lucidi e le spalle percorse da un fremito. Respira con difficoltà, le labbra sottili schiuse. “Tu sei brava ad ottenere ciò che vuoi.”

Lo alzo da terra e lo incollo allo stipite, una mano sulla gola e tanta voglia di lasciare andare le mie fiamme. Loki lo capisce e trattiene il respiro: Mi accorgo che provo un discreto piacere ad incutere un po' di terrore e rincaro la dose: “Ed invece se chiedessi di farti provare il dolore più atroce? Sarebbe più che meritato. Gli Asgardiani ed i Terrestri tutti sarebbero d’accordo con me.”

Ha il fiato corto mentre mormora: “Fallo.”

…come?”

Fallo! Così la finiremo. Una volta per tutte.”

Lo lascio andare, lo guardo disgustato: un altro dei suoi insulsi trucchetti, delle sue manipolazioni, la parte dell’arreso. Spera di farmi pena, forse? “Tua madre ha rischiato la vita per proteggerti.”

I suoi occhi serpeggiano attorno, respira quasi a fatica.

“Ha raggiunto gli altri in battaglia. E mi ha fatto promettere che ti avrei portato in salvo.”

…e tu mentivi?”

Scuoto la testa. Loki mi fissa senza sembrare sollevato “Tu, sola, contro tutti questi Chitauri. Mi prenderanno comunque. I tuoi sforzi saranno vani e la tua promessa sarà stata stolta.”

In quel momento l’urlo dell’Hulk squarcia l’aria e il palazzo trema fortissimo. Loki si riappoggia allo stipite della porta, ancora più pallido.

Gli afferro un braccio: “Oh, non preoccuparti, non lascerò che quel cattivone del mio amico ti rimetta le mani addosso…” lo canzono.

I suoi occhi diventano fessure, immagino che stia architettando in quale modo farmela pagare. Ma prima che possa dire qualcosa, lo afferro per un braccio e lo trascino fuori dal corridoio.

“Ora, sii utile, riprenditi e fammi da guida!”

 

Ora: mi rendo perfettamente conto che Loki in questo capitolo ci stia facendo una figura da mammoletta, non me ne vogliate, ma non riesco ad immaginarmelo diversamente da così: Ha le mani letteralmente legate, colui che gli ha giurato di fargliela pagare abbastanza cara sta arrivando a riscuotere il suo debito, non ha possibilità di difesa e una certa str… GreyRaven gli compare davanti, giusto un paio di giorni dopo che gli aveva messo la pulce nell’orecchio sulla sua fine e sul fatto che sarebbe stata lei ad assicurarla.

Diciamo che me la sarei fatta sotto pure io.

Anyway. Vi ringrazio per i commenti e vi chiedo di continuare a farmi avere i vostri pareri in merito. Per me è importante, non avete idea di quanto ci tenga a questa storia e di quanto mi stia impegnando per scriverla. Mi piace sapere se sto scrivendo qualcosa di sensato e di piacevole o una ciofecata pazzesca senza capo né coda.

Grazie ancora, à la prochaine,

EC.

 

PS: citazione iniziale: Sweet Sacrifice degli Evanescence. E sono due giorni che penso a che cavolo metterci senza riuscire a trovare di meglio. Se vi viene in mente qualcosa di più attinente, fatemelo sapere e vi invierò un paio di piume di Morrigan come ringraziamento.

CRAAC CRAAC.

PPS: so che non ve ne fregherà una benemerita mazza ma IO sono in FERIE. E’ una sensazione così bella che lo dico a tutto il mondo.

OH, LA!

PPSS: Broccoli Assembled! (Mi piace questa cosa.)

 

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Capitolo 10
*** Rescues, Ropes, Tricks. ***


   The Seventh

 

PARTE 2: Being.

        Rescues, Ropes, Tricks.

There is a fire inside of this heart and a riot about to explode into flames

 

“Da questa parte!” Grida Loki indicando con la testa un ramo del corridoio: davanti a noi è comparso un nutrito drappello di Chitauri.

Morrigan non si è ancora vista, ho la certezza che stia cercando di aspettarmi all’esterno e che deve esserle difficile entrare. Abbiamo smesso di salire delle scale e ho perso il conto di a che piano dovremmo trovarci: questo palazzo è un dedalo dorato, e mio malgrado sono costretta ad affidarmi a Loki cercando di seminare più chitauri possibili.

All’esterno infuria la battaglia, ed io sono costantemente in contatto via auricolare con i miei compagni: Mi preoccupo quando all’auricolare mi arriva un urlo di dolore che riconosco essere di Cap, ma subito mi assicura di essere tutto intero.

Sento lo scoppio feroce dei tuoni di Thor e una inesorabile scarica di mitragliatrice: Nat deve aver avuto un nuovo giocattolino in dotazione.

Passiamo attraverso un muro crivellato da colpi e Loki si blocca, fissando attonito il profilo incendiato di Asgard e il ponte gremito di gente che combatte.

Quattro giganteschi vermi fluttuano nel cielo: Sopra ad uno Hulk si sta dando da fare pestando tutto ciò che gli capita a tiro, eppure mi sembra in difficoltà. Questi Chitauri sono più attrezzati dei precedenti: sembrano avere lacci e reti, arnesi che imprigionano oltre che alle loro lance.

Comprensibile: devono fare prigionieri, devono avere un'arma aggiuntiva di scambio.

E sono in quantità enormemente maggiore. Il portale aperto al di là del Bifrost spezzato continua a vomitarli. Iron Man ci individua e mi dice di proseguire, dandomi indicazioni su dove posso trovare Morrigan: “Torna presto cornacchietta, abbiamo bisogno della tua spassionata furia omicida anche oggi.” Faccio fatica a smuovere Loki dal suo posto, è impietrito. Gli impreco contro e lo scuoto forte. “Sentimi, non è il momento di farsi venire delle remore, d’accordo? Ci puoi pensare tranquillamente dopo. A meno che tu non ti voglia consegnare spontaneamente, al che…

Loki mi fissa perplesso, sbattendo le lunghe ciglia e boccheggiando. Mi sorge il dubbio stia soppesando la mia proposta, quando il portale si illumina di una luce violacea e l’aria viene squarciata da un urlo superiore a quello dell’Hulk.

E il Dio degli Inganni si riprende subito dal panico. Scatta di lato con tanta foga che quasi mi trascina.

Fatico a stargli al passo, mentre lancio fiamme contro chitauri che ci vengono incontro e ne infilzo un paio al volo.

“E’ lui? E’ Thanos?” chiedo. La domanda è retorica: nient’altro può esercitare un simile terrore su Loki. “Dobbiamo allontanarci!” mi grida di rimando. “Il più velocemente possibile!”

Uno degli alieni riesce ad attaccarlo ma lo schiva velocemente e para il colpo bloccandogli le braccia. Lo infilzo in fretta e Loki gli strappa la lancia tra le mani. Poi la punta contro un altro alla sua destra e fa fuoco, colpendolo in pieno, per poi riprendere la corsa precipitosa.

Improvvisamente sento mancarmi la terra da sotto i piedi:  uno dei vermi trapassa il palazzo appena dietro di me: faccio a malapena in tempo a saltare ed aggrapparmi contro i resti del pavimento, cercando in tutta fretta di tirarmi su puntellandomi sulle ginocchia. Perdo momentaneamente la presa quando un alieno dall’altra parte della voragine spara un colpo che mi manca di un soffio.

Lui e il compagno vengono centrati al volto e al petto dai colpi esplosi sopra la mia testa. Alzo appena gli occhi e vedo Loki, la lancia tesa in avanti ancora fumante.

Riesco a rimettermi sul pavimento in posizione sicura e gli faccio segno di andare. Mentre corriamo mi rendo conto che mi ha appena salvato la vita e che non l’ho neppure ringraziato.

E’ anche vero che io sto salvando la sua, quindi direi che siamo abbastanza pari.

 

Loki, avanti a me di pochi metri, improvvisamente sparisce in una biforcazione mentre sono impegnata a sbarazzarmi di un altro alieno che mi è piombato addosso: la mia foga è tanta che gli stacco la testa con un calcio rotante.

Mi guardo attorno: altri chitauri si stanno avvicinando rapidamente, ed io ho perso il prigioniero. Impreco mentalmente, le lame sguainate ed avvolte dalle fiamme e mi ritrovo con le spalle al muro quasi circondata dai nemici.

Lo stato d’esaltazione del Tesseract fa di nuovo capolino. D’accordo. Se proprio volete provarci…

Incrocio le lame delle spade spade davanti al viso: le fiamme grigiazzurre si uniscono in un vortice infuocato, che parte in ogni direzione appena le faccio scivolare l’una contro l’altra e apro le braccia.

Il boato è assordante. I chitauri sono letteralmente inceneriti. Il muro già danneggiato davanti a me si apre di nuove crepe che arrivano sin sulla volta.

Sento il pavimento cedere e la volta crollare, ed un istante prima che mi piombi addosso una gigantesca testa taurina, una mano si aggrappa a me e mi tira di lato per la prima cosa su cui fa presa: la scollatura della tuta.

Quando la nube di polvere si dirada mi rendo conto di trovarmi in una stretta fenditura, stretta tra il muro e qualcosa di più morbido. Tossisco e cerco di aprire gli occhi, sbattendoli per recuperare la visuale.

“Fai luce.” Tossicchia Loki: la sua voce cosi vicina a me da sembrare proprio attaccata.

Schiocco le dita a formare una fiammella. “OH!” Sono stretta tra un muro e Loki, in quello che sembra un lungo, tortuoso e strettissimo passaggio segreto.

 Di improvviso mi torna in mente la mano che mi tirava per la scollatura e di impulso me la sistemo, provocandogli uno sbuffo che mi scompiglia i capelli sulla fronte a causa della vicinanza.

“Dobbiamo sbrigarci. Arriveremo alle scuderie.” Spiega senza accennare a togliersi da quella posizione. E’ così stretto che fatico ad alzare la testa e a guardarlo in faccia. “Avremo bisogno di essere veloci, quando usciremo di qui e troveremo il tuo corvo.” Aggiunge. Annuendo non posso fare a meno di strofinare il naso contro il suo petto. “Ora però dovremmo…

“Sbloccarci.” Sbuffa, cercando di muoversi. “La forza d’urto della tua esplosione ci ha fatto incastrare.”

Alzo gli occhi al cielo. Tra tutte le cose assurdamente ridicole che potevano capitarmi in missione, questa è la migliore.

Provo a spostarmi di lato, a muovere le ginocchia e le spalle e a scivolare. Se la situazione fosse completamente diversa, magari con Steve al suo posto e fuori da un campo di battaglia, la troverei indubbiamente provocatoria e divertente. Anche perché sono costretta a muovere i fianchi per disincastrarmi. Sento Loki deglutire sonoramente.

Eh no, eh!

“Prova a piegare le ginocchia e a chinarti” propongo. In questo modo evito di ancheggiare e di creare imbarazzi. Senza fiatare, Loki fa come gli ho indicato. Le nostre ginocchia si scontrano e di riflesso piego il viso in avanti.

E’ una frazione di secondo: i nasi si incrociano e le labbra si sfiorano.

Ci ritiriamo entrambi con tale foga che picchiamo le rispettive teste contro il muro.

OHI!

Ok, Basta, è ridicolo. Muovo i fianchi con una spudorata e noncurante forza: non ne posso fare a meno e me ne frego se questo non riuscirà a dormire per le prossime sette notti.

Ammesso che riesca a farlo arrivare alla fine di questa giornata.

Anche lui si impegna a divincolarsi e finalmente riesco a scivolare di lato, in avanti. Loki mi fa cenno di proseguire ed io, sempre camminando di lato data la strettezza del passaggio, vado in avanti verso l’oscurità.

 

 

“Avanti, prendi quello e sali.” Ordina Loki indicando un cavallo bruno. “Non perdere tempo con la sella, forza!”

Ecco. Il momento giusto per ricordarsi di due cose:

Primo, non sono mai stata a cavallo, checché abbia millantato una perdita di virtù a causa di un corso di equitazione un miliardo di anni fa.

Secondo, non sono mai stata a cavallo perché io odio i cavalli. Non sono affidabili. Non mi piacciono. E’ più forte di me.

E per non farmi passare proprio questa paura, il cavallo bruno mi guarda accigliato. “Senti, non c’è dell’altro?”

“Oh, certo, le capre di Thor.” Non sta scherzando. In un angolo, quattro caprette con le corna dorate brucano il loro mangime e belano beate, ignare di tutto quello che sta capitando attorno. Guardandole, credo di aver capito dove abbia tratto ispirazione Loki per il design del suo elmo.

Se c’è qualcosa che detesto di più dei cavalli sono proprio le capre. Puzzano e sono stupide.

Con un balzo Loki è già sul cavallo e mi fissa con aria impaziente. “Fammi spazio, salgo dietro di te.”

Alza un sopracciglio, ma poi scivola in avanti. “Devo tenerti sott’occhio.” Aggiungo, senza suonare molto credibile. Ad issarmi stringo con un po’ troppa foga Loki che appena sente serrarsi lo stomaco tra le mie braccia soffoca un’imprecazione.

Postumi dell’Hulk, non devono ancora essere passati.

Mentre Loki sprona l'animale rischio di cadere all'indietro: qualcosa mi sta bloccando il braccio: Un chitauro è riuscito ad afferrarmi tra le spire della sua frusta e mi tiene ferma. Basta che le mie dita sfiorino la corda dell'arma che le fiamme l'avvolgono, risalendo sin sull'impugnatura ed avvolgendone il padrone.

Mi sbarazzo dei resti ancora avvolti all'avambraccio, accorgendomi che sono puntellati da piccoli uncini: se la mia tuta non fosse rinforzata in quel punto, a quest'ora avrei un braccio sbrindellato anziché un piccolo graffio di uno degli uncini che è riuscito ad insinuarsi.

 

Lancia il cavallo fuori dalle scuderie ed io mi azzardo a guardarmi attorno. Attraversiamo il cortile interno mentre Loki seguita ad incitare l’animale e nel mentre atterro un alieno pronto a colpirci.

Vedo Morrigan scendere in picchiata contro di me, virando stretta tra i vermi e i veivoli alieni. Loki è costretto a far girare il cavallo improvvisamente a causa di macerie che ostruiscono la via e ci ritroviamo davanti a pochi metri da un plotone di chitauri. “AVANTI, AVANTI!!” Lo incito, puntellando le caviglie contro le cosce dell’animale e spingendomi verso l’alto aggrappata alle sue spalle. Tendo la mano verso Morrigan e lei è a pochi centimetri… e mentre salgo in ginocchio sulla schiena del cavallo, tenendomi ben salda alla veste di Loki e lui lancia ancora in avanti il cavallo come se fosse un kamikaze contro il gruppo di chitauri, Morrigan mi colpisce il dorso.

Tutto attorno a noi ruota e sfuma. Al giardino del palazzo di Asgard si sovrappone l’immagine dell’acciaio lucente e degli schermi della plancia di comando dell’Helicarrier. Loki tira le redini del cavallo, ma gli zoccoli scivolano sul pavimento liscio ed è lanciato a tale velocità che ne percorre un lungo tratto, sfiora qualcuno che temo possa essere il mio capo, abbatte la working station di Fury e ci catapulta entrambi giù dalla balaustra.

Sinceramente, poi, non so bene cosa accade. So di aver preso un gigantesco colpo al fianco e alla testa, di aver abbattuto una postazione intera e di essere rotolata aggrappata a qualcosa che, come me, era completamente fuori controllo.

Tutto questo tra nitriti, urla e scintille dai cavi d’alimentazione tranciati.

Quando riapro gli occhi sono sotto ad un cumulo di acciaio, schermi e pezzi di resti di working stations, dolorante e aggrappata a quel qualcosa che è rotolato con me e che ora mi è addosso.

Metto a fuoco la situazione  e mi ritrovo davanti ad un paio di occhi chiari confusi quanto i miei tra ciocche arruffate di capelli corvini.

Oh cacchio.

Colpo di grazia, un oggetto appuntito scivola giù da uno dei pannelli distrutti della scrivania e mi cade dritto in fronte.

“AGENTE BORGO!” La voce di Fury mi fa trasalire. Scosto Loki con così tanta forza che lo faccio sbattere – con un ringhio – contro una porzione di working station distrutta. Scatto in piedi con non troppa sicurezza e mi tampono il labbro: sto sanguinando, probabilmente nell’urto mi sono morsa. Un cubo di Rubik mi cade dal grembo. Ecco la cosa spigolosa che mi è cascata in piena fronte.

“Direttore Fury.” Riprendo fiato. Sono circondata da canne di pistole sfoderate e senza sicura puntate su di me.

Anzi, no. Su di Loki, giusto.

Il cavallo, imbizzarrito, si è lanciato contro la vetrata e lo sento nitrire e scalpitare lungo il corridoio. “Si tratta di una situazione di grave emergenza.”

L’occhio di Fury rotea. “Beh, era il minimo!"

 

Scorto Loki da sola nella cella che occupava prima di essere riportato su Asgard. Si lascia cadere sulla brandina e mi fissa riprendendo fiato, poi mi porge i polsi.

Nel caos di prima , la catena si è spezzata a metà ed ora penzola dai bracciali. “E’ inutile” dico. “Sono i bracciali che ti tolgono i poteri. Della catena possiamo anche fare a meno.” Armeggio con l’anello più vicino al polso e glielo spezzo, gettando la catena in un angolo della cella. Mi accingo a fare lo stesso con l’altra, ma lui mi blocca la mano.

Thanos è invulnerabile.” Sussurra. Ha gli occhi folli, dilatati, completamente terrorizzati. “Nulla potete contro di lui.”

“La resa non è per me un’opzione valida.”

“Dategli il Tesseract, è quello che realmente lui vuole. Negoziate una resa. Tu sei brava a negoziare.”

“Ti consegneresti?”

Loki rimane in silenzio. Ha un fremito nel labbro inferiore e stringe di più il polso che mi tiene fermo. “Non possiamo consegnare il Tesseract.” Ribadisco. “E non ci sarà una resa da negoziare. Distruggerà Asgard per vendetta nei tuoi confronti e la Terra per essersi messa in mezzo.”  Deglutisce e abbassa lo sguardo, lasciandomi il polso. “Come lo battiamo?” incalzo.

“E’ invulnerabile.” Ripete. Mi fissa di nuovo, chinata come sono i nostri visi sono ad un palmo e mi torna in mente che le mie labbra hanno sfiorato le sue pochi istanti fa. Ricaccio quel pensiero indietro: “Loki, un modo ci deve essere.”

“Scappa.” Mormora. “Lascia perdere. Se torni su Asgard finirai per soccombere.”

“Cazzate.” Ringhio. Maria Hill entra nella cella alle mie spalle, informandomi che il cavallo è stato domato e che Fury attende mie indicazioni per come muoverci.

Mi volto nuovamente verso Loki. Com’è possibile che neppure il tanto decantato Dio dell’Inganno abbia qualche idea? Che la mancanza di poteri e la paura per la sua sorte –e per quella di Asgard intera, non mi è passato inosservato il suo fremito e i suoi occhi lucidi prima – l’abbiano irretito a tal punto?

Aspetta un attimo.

“Invulnerabile agli attacchi, giusto?” Poso la mia mano sul suo petto ed inspiro profondamente. Una parte di me scivola via dalle membra, dal busto, dalla mia testa. Si stacca e fa un passo indietro, restando a fissarmi immobile.

“E agli inganni è vulnerabile questo Thanos?”

Le labbra di Loki si schiudono a sorpresa, poi sposta gli occhi sulla mia proiezione astrale che, alle mie spalle, sta mutando forma.

 

C'è una nuova tecnica di combattimento che sto imparando.

Si basa sull'utilizzo di lacci, sia per strozzare che per immobilizzare l'avversario. Natasha è una maestra di quest’arte, mentre io l'ho usata un paio di volte a Manhattan, ma siccome non la padroneggio ancora bene non sono ancora così abituata a considerarla mia e a farne ampio utilizzo.

Eppure con l'eccitazione dell'energia del Tesseract ancora in corpo mi sembra tutto più facile: i freni dei miei dubbi si sciolgono in un istante, mentre stringo tra le dita un lungo laccio di materiale ultraresistente con due anelli di metallo alle estremità e ne avvolgo un altro, ancora più lungo, al mio braccio destro.

Torno su Asgard con uno zaino di munizioni e mi lancio nel caos della battaglia. Individuo dopo poco Nat, sanguinante ad una spalla e con l'aria stremata. Le consegno le munizioni, poi premo sull'auricolare e impartisco le mie istruzioni agli altri compagni: IronMan sta iniziando ad avere problemi di potenza, deve cercare di salvare le energie per l'attacco che sto per indirizzare. Clint ha solo due frecce nell'arco ed è talmente lieto di sapere che ho provveduto a portare con me anche un set completo che mi promette una cena in un lussuoso ristorante di Manhattan, mentre scivola lungo una corda da un punto in alto del Palazzo Reale e raggiungere me e Nat alla nostra posizione. Ha un taglio lungo la gamba che mi affretto a fasciare alla bell'e meglio per  bloccare l'emorragia. Cap comunica a Thor, vicino a lui nella battaglia, le mie istruzioni e l'Hulk... beh, l'Hulk si sta divertendo con Thanos, quindi è già in posizione.

"La vita dei Chitauri è legata al luogotenente." spiego, in base alle informazioni che mi ha dato Loki. Ammesso e non concesso che siano veritiere. "Ucciso il luogotenente si uccidono tutti i Chitauri."

"A meno che non trovi il funghetto salvavita. E’ disponibile anche su XBox questo gioco?" ironizza Stark.

"Nel caso di NewYork il luogotenente si trovava ancora sulla nave, perciò quando l'hai fatta esplodere è morto. Questa volta però è sceso in campo anche Thanos, perciò ci sono buone possibilità che il Luogotenente sia con lui. E' altamente probabile che si tratti di uno dei suoi servi più fedeli. Nome in codice: 'L'Altro'"

"Ma che fantasia…" borbotta Barton.

Anche Stark ha da ridire: "Preferisco Jack. Possiamo chiamarlo Jack?"

"Dateci un taglio voi due" sbotta Natasha, rimettendosi in piedi e togliendosi il sangue dalla spalla con un gesto stizzito. Si infila le pistole nella fondina e prende in mano il fucile del Distruttore che ho portato con me. Lo soppesa e si lascia scappare un ghigno d'approvazione. "Bene, cerchiamo questo Altro." aggiunge, guardandomi.

"Tenetemi il ponte il più sgombro possibile. Stark, fammi strada dall'alto. Barton, posizionati in modo tale da coprirmi le spalle. Cap, tu ogni tanto dai un'occhiata ai miei fianchi: devo procedere in modo molto veloce."

I miei compagni asseriscono e parto all'attacco.

 

Primo passo, cercare Hemidall: ho bisogno di sovrapporre un portale tutto mio a quello nemico e Morrigan farà da catalizzatore per la direzione del portale. Il mio Corvo l'ha già localizzato, vola radente sopra la sua testa, attirando la sua attenzione e facendogli posare per un istante la sua pesante spada. Corro veloce verso di lui facendo appello a tutte le mie energie: piano piano sento che quelle che mi dato il Tesseract stanno scemando: teletrasporti, proiezioni astrali, fiamme e combattimenti mi stanno lentamente prosciugando, ma non sarei riuscita a fare tutto ciò senza la risorsa del Cubo Cosmico.

Anche se mi ha ottenebrato i sensi, è stato davvero utile. Mentre raggiungo Heimdall trovo questo pensiero detestabile.

 

Passo secondo: il lavoro di squadra.

Thor copre Heimdall, lasciandolo libero di agire. All'auricolare, Cap sostiene di aver capito chi è l'Altro e Natasha si prende l'onere di fronteggiarlo.

L'Hulk sta facendo un lavoro ammirevole contro Thanos, anche se sembra perdere colpi. Poco importa, ora tocca a me.

 

Passo Terzo: l'Arte dell'Inganno. Lascio libera la  proiezione di trasferirsi sul Bifrost: passa a fianco al colosso viola e blu e ne attira l'attenzione. Si libera di Hulk con un solo colpo, facendolo quasi cadere dal Ponte e si lascia andare ad una risata divertita.

 

 

Loki ha il Tesseract in mano e sembra correre verso l'abisso, alla disperata ricerca di una via di fuga. Scivola sulle ginocchia passando sotto il braccio dell'Hulk che viene scagliato via da Thanos e riesce a schivare il colpo dell'alieno di un soffio.

Quasi in bilico sul precipizio, Loki sembra esitare, stringendo di nuovo il Cubo Cosmico tra le dita che brilla ulteriormente.

Thanos ha l'attenzione talmente calamitata verso di lui che non si accorge che i Chitauri sono caduti a terra senza vita.

Vedova Nera. Letale come sempre.

"BARTON, ORA!" Grido all'auricolare, sfilando un capo del laccio lungo dal braccio e lanciandolo alla mia sinistra.

Precisa, infallibile, la freccia di Occhio di Falco si infila nell'anello all'estremità del laccio e lo ancora al Ponte. Scatto in avanti, scivolo in ginocchio tra le gigantesche gambe dell'alieno e lancio il resto del laccio a Stark, sempre alla mia sinistra.

E' questione di un secondo: Loki salta nel vuoto, Thor urla, IronMan si blocca a mezz'aria tendendo il laccio ed io ancoro il laccio più corto all'altro e affondo con tutta la mia forza la lama nella caviglia di Thanos. La lama si spezza ed io lancio un urlo che cerca di essere di puro orrore. Il colosso si protende in avanti ad afferrare Loki ed il cubo e nello stesso momento mi rifila un calcio per farmi allontanare come se fossi un moscerino fastidioso. Stringendo il laccio più corto rotolo e cado dal ponte, penzolando per una frazione di secondo prima di avvolgermi il laccio ad una gamba, spingere il bacino in alto e puntellare i piedi alla superfice del Bifrost a testa in giù.

"STARK, LASCIA!"  E' inutile che lo dica: L'armatura di IronMan ha esaurito la sua energia e Stark per un soffio riesce ad atterrare sul Bifrost anziché cadere nel vuoto.

Thanos non ci presta attenzione: è riuscito ad afferrare Loki e lo alza dal bordo del Bifrost con esasperante, vittoriosa lentezza, un ghigno sadico stampato sul volto e gli occhi neri, due baratri senza fine di male si accendono di una scintilla.

In tutta risposta anche Loki sorride, il Tesseract ancora in mano.

Ed esplode in una marea di schegge di cristallo nero.

Sulla mano di Thanos non resta altro che un cubo di Rubik.

Completato.

"HUUUUUULK, SPAAACCAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!" urliamo all'unisono io e Steve.

Thanos ruota sulla caviglia libera ed atterra con un solo colpo l'Hulk lanciato in corsa e lo scudo di Captain America scagliato sulla fronte, ma non riesce a parare la freccia esplosiva di Clint e il colpo dal Fucile Distruttore di Nat diretti in contemporanea al piede su cui appoggia.

Si piega leggermente e un fulmine di Thor diretto allo sterno gli dà il colpo di grazia. L'enorme corpo viola di Thanos cade all'indietro nel portale che Heimdall e Morrigan richiudono immediatamente.

Lo slancio con cui è caduto fa da contrappeso all'altro lato della corda a cui sono appesa. Vengo sbalzata per aria, mi esibisco in una elegante capriola, afferro il cubo di Rubik che Thanos ha lasciato andare durante la caduta ed atterro come un gatto. Mi alzo lentamente, una mano su un fianco scuotendo la testa per aggiustarmi capelli e poi lo sguardo trionfante verso i miei compagni.

E poi vomito giù dal Bifrost.

 

Bene! E siamo arrivato al punto in cui i Vendicatori devo aggiustare i casini combinati da Loki!

Yu-huu!

Descrivere la battaglia e il tranello finale è stato davvero difficile: ammetto di non essere riuscita a fare granché, mi dispiace, ho davvero fatto il possibile.

Qualche precisazione:

Le Capre.  Stando alla mitologia norrena imparata su Wikipedia qualche giorno fa, Thor va in giro su di un carro montato da capre, non da cavalli. (Evidentemente perché suo fratello ne fa un uso diverso. Hihihi)

Bene, direi che il Babysitteraggio di Loki è andato a buon fine.

‘Ucciso il Luogotenente, uccisi tutti i Chitauri’ so che suona uribile, ma tant’è, non sapevo spiegarmi di come cascavano a terra morti nel film dopo l’esplosione della nave.

Ad ogni modo, rinnovo i miei più sentiti, commossi ed esaltati ringraziamenti a chi commenta, aggiunge ai preferiti/seguiti ma anche solo legge la mia storia. Non sapete quanto state pompando il mio ego: ancora un po’ e superera in grandezza quello di Stark.

Fatemi sapere che ne pensate di questa cazza bubbolata di capitolo…

A’ la prochaine,

EC

 

PS: Citazione iniziale: Tratta da Hurricane dei 30Seconds to Mars. (anche in questo caso, ci ho messo dei giorni a trovare qualcosa di –nondicoadatto-ma comunque vagamente sensato. Checavolo.)

 

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Capitolo 11
*** Explainings, Venom, Pulse. ***


   The Seventh

 

 

PARTE 2: Being.

        Explainings, Venom, Pulse.

I've been biding my time
Been so subtly kind
I got to think so selfishly
'Cos you're the face inside of me

 

 

Nick Fury nella sua vita ne aveva viste tante.

Se non fosse stato abituato alle situazioni impossibili (da nemici geneticamente modificati ad multimiliardari in corazze supertecnologiche) molto probabilmente non sarebbe stato neppure il direttore dello S.H.I.E.L.D.

Certo, c'erano situazioni limite, dove poteva permettersi un istante di smarrimento, ma dopo aver aggiunto nel suo elenco personale di Missioni Completate la voce 'Invasione Aliena', era abbastanza certo di non potersi più sorprendere di nulla.

Ma, come diceva un noto slogan pubblicitario, Impossible is Nothing: neppure con tutta l'immaginazione possibile sarebbe riuscito a prevedere un'entrata in scena trionfale come quella dell’Agente Borgo.

Sapeva del teletrasporto, era stata una rivelazione eccezionale questa sua abilità. Aveva immaginato che toccare il Cubo Cosmico avesse ampliato i suoi poteri (oltre ad una certa infantile e scocciante spavalderia che l'aveva fatta assomigliare pericolosamente a Tony Stark) ed era certo possedesse l'autocontrollo necessario per non perdere completamente il senno e diventare la versione mezzo demone di un certo semidio di loro conoscenza con enormi smanie di protagonismo.

Ma comparire sulla plancia di comando a cavallo, accompagnata dal sopraccitato famoso semidio facendo saltare per aria schermi e costosissime attrezzature...

Beh, no. Questo era stato troppo anche per lui.

Con i Vendicatori rientrati parzialmente vittoriosi e più o meno sani poteva finalmente tirare un profondo sospiro di sollievo. Anche questa volta.

Appoggiandosi ai resti della balaustra si concesse il lusso di stare solo a guardare il disastro sottostante. Personale di varie qualifiche stava cercando di ripristinare i collegamenti e di rimettere a posto le working station danneggiate.

Nonostante il caos, il disastro e la prospettiva di un pericolo imminente qualcuno del personale di plancia si era preso la briga di aggiornare il prospetto delle scommesse sottobanco: gioco pressoché innocuo che Fury non si era mai preso neppure la briga di proibire, che il morale delle truppe è sempre stato prezioso per i comandanti.

Captain American - GreyRaven  Cinque a Uno.

Greyraven - Stallone Asgardiano Venti a Uno.

Fury sperò vivamente stessero parlando del cavallo.

 

"...Shawarma?"

"Oh, Stark... per favore! siamo in mezzo all'Oceano… Non ho proprio voglia di pilotare il Quinjet sino al primo Shawarma..."

"Ma lo Shawarma della vittoria!"

"Vittoria temporanea..."

"... ed Asgard è distrutta."

"Uhnm. Sushi, allora?"

"STARK!"

"D'accordo, d'accordo... mi accontenterò di un pacchetto di Nachos. Ci sono Nachos su questa nave, vero?"

Thor si alza in piedi con uno scatto infastidito e si appoggia con il braccio alla parete dell'infermeria, lo sguardo rabbuiato perso fuori dall'oblò che da sul corridoio. Basta quello per far scendere il gelo nella stanza.

E' Banner a parlare per primo: "Devi scusarlo, Thor... sai come è fatto. Non intendeva sminuire..."

"Ne sono consapevole." asserisce soltanto. Poi si volta e ci fissa, chi seduto sul lettino dell'infermeria, come Natasha a cui hanno appena rimesso in sede una spalla e Steve che ha delle fitte al costato quando respira, chi seduto in attesa del proprio turno, come Banner, Stark e me.  Mi tengo per ultima, mi sembra che la mia squadra abbia feriti più gravi: io ho qualche indolenzimento sparso e il graffio sul braccio sinistro che brucia ma che riesco a disinfettarmi da sola.

"Anzi, vi ringrazio per il vostro aiuto nella difesa di Asgard: senza di voi saremmo perduti. Il vostro coraggio e la vostra generosità verranno ricompensati."

"Tu hai fatto lo stesso con la Terra, prima." Clint aggiusta la borsa del ghiaccio sulla spalla infortunata di Natasha e si scambiano un impercettibile sorriso.

"Ma non mi sono rifiutato di entrare in una camera della guarigione per dare la precedenza a guerrieri con lesioni più gravi delle mie. Vi ringrazio anche di questo." aggiunge grato. Poi si avvicina a me, che sto cercando goffamente di avvolgere una garza attorno al graffio che ha inaspettatamente iniziato a sanguinare. Probabilmente gli sforzi fatti devono averlo aperto ulteriormente.

Prende la fasciatura tra le dita e provvede a girarmela attorno all’avambraccio. "Le mie dita sono intorpidite." spiego. "Ci ho preso troppo gusto con il fuoco, oggi." Lui controlla i miei palmi arrossati e mi consiglia una certa pomata che proviene dal Limbo, fantastica per ustioni di questo genere. "Non credo che tu la conosca." aggiunge strizzando l'occhio. Posso cogliere lo sguardo torvo di Steve e quello divertito di Stark. A Banner sfugge pure una risatina e sento il *bip* della fotocamera del cellulare di qualcuno.

Questa storia delle scommesse deve finire.

"Lady GreyRaven" la voce di Thor si fa nuovamente grave. "Vi è stato un tempo in cui credevo che vincere una guerra impiegando le arti magiche fosse sinonimo di codardia e bassezza. Non nego di aver pronunciato questi pensieri ad alta voce più di una volta. E alla persona sbagliata. Oggi mi hai fatto capire quanto invece possano essere indispensabili, a volte. Peccato averlo compreso troppo tardi."

Afferro al volo quello che vuol dirmi e gli appoggio una mano sulla spalla. "Se vuoi fare una chiacchierata, magari più tardi..."

Mi sorride di rimando: "E' meglio che ti lasci riposare."

Riposare? Si, certo, magari. Peccato che proprio in quel momento compaia Fury alla porta.

Distolgo lo sguardo: mi sento in imbarazzo per la mia entrata in scena non propriamente sobria e mi sorge pure il dubbio che mi verrà detratto dallo stipendio l'ammontare dei danni.

"Inutile dire che mi congratulo con voi." dice, guardandoci. "Anche con te, Borgo."

"Soprattutto con Addison" puntualizza Clint.

"Già. La cornacchietta sa il fatto suo." aggiunge Stark, e Banner gli fa eco: "Sei stata davvero brillante, non immaginavo che tu potessi avere tali risorse, davvero."

"Leggi tra le righe che non ti pensava così intelligente." sogghigna Stark mentre Banner arrossisce violentemente e cerca di correggere il tiro: "Intendevo risorse magiche, davvero!"

Natasha tende la mano verso di me: "Ci hai davvero salvati tutti oggi." La stringo e ci scambiamo un sorriso. Nonostante sia abituata ai complimenti e so di meritarmeli, mi sento avvampare sino alla radice dei capelli. "Beh, senza di voi non avrei fatto granché. Siamo una squadra notevole, no?"

Steve mi sorride, annuendo. "La migliore direi."

"E poi le mie 'incredibili' risorse magiche sono state date da..."

Thor alza un sopracciglio: "...dal Tesseract?"

Parlarne mi rende nervosa, ma non posso nasconderlo ai miei compagni di squadra. "Quando l'ho toccato... cavoli... ho compreso quello che diceva Loki. E' un abisso di energia, conoscenza, risorse. E' stata come una bomba di adrenalina allo stato puro. Elettrizzante. Ma... ma da alla testa. Vi giuro che è così."

"L'avevo notato. Eri più insopportabile di Stark." Natasha non lascia la mia mano, Tony protesta. "Come ti senti, ora?"

Rifletto un secondo: vuota? irrequieta? nervosa? Ho come l'idea di stare attraversando una specie di piccola crisi d'astinenza. La testa mi gira e fatico a contenere il fremito nelle mani. Un istante fa avevo caldo, ora muoio di freddo. Mi stropiccio gli occhi. "Spossata." rispondo infine. "Credo che potrei dormire per una settimana di fila."

"A chi lo dici..." commenta laconico Banner facendosi scrocchiare il collo.

"Ti devo chiedere un ultimo sforzo, Borgo. Permetti?"

Non posso dire di no al Direttore Fury. Men che meno dopo avergli distrutto mezza sala controllo. "Si, Signore. Basta che non sia pulire la plancia..."

Tony Stark alza gli occhi al cielo. "Oh, Fury, andiamo... lasciala un po' in pace!" Anche Banner si unisce alla protesta. Solo Clint e Natasha tacciono: come agenti sanno bene come non ci si possa sottrarre ad una richiesta di Fury.

"Di che si tratta, Direttore?"

"Le informazioni che ci avete portato su Thanos sono preziose, ma non sufficienti. Soprattutto tenendo in considerazione un suo futuro e sicuro attacco."

Già. Thanos non potrà restare a lungo dove l'ho spedito. Ed è giù tanto che Amon non sia montato su tutte le furie minacciando di diseredarmi e cancellarmi dalla linea di successione.

Come se mi interessasse veramente, poi.

"L’unico che può fornirci ulteriori informazioni è Loki. Temo occorra interrogarlo." aggiunge Fury. Thor sostiene che non sia necessario che me ne occupi io. "Si è già disturbata abbastanza oggi per colpa di mio fratello."

"E' quello che ho pensato anche io. Ma Loki ha chiesto espressamente di lei."

Oh. Ecco. Ho gli occhi di tutti puntati addosso, ora. "Il primo che manda un sms di qualsiasi genere si prende una fiammata in mezzo agli occhi. Giuro."

 

Mi sono concessa una lunga doccia sperando fosse rigenerante, ed invece mi sento più sonnolenta e stordita di prima. Clint si prodiga a rifarmi la fasciatura sull’avambraccio, facendomi notare che si è gonfiato. “Ho fatto la doccia con l’acqua calda.” Spiego. Insiste che mi infili in bocca qualcosa di consistente. “Hai un aspetto orribile.”

“Grazie Clint, sei un tesoro anche tu.” Ribatto piccata, mangiando comunque un paio di biscotti che mi porge. Non mi do neppure pena di asciugarmi bene i capelli e mi infilo un paio di jeans sdruciti che avevo nell’armadietto da chissà quanto tempo e una canotta nera con il Logo dello S.H.I.E.L.D., probabilmente residuo del torneo di Beach Volley aziendale dell'anno scorso. Mi dirigo verso la stanza dell’interrogatorio in infradito, ignorando bellamente il rimbrotto di scherno di Clint sullo smalto rovinato delle mie unghie.

 

Prima però passo dalla Sala Ristoro: ho bisogno di qualcosa da bere che sia estremamente zuccherato. Saluto una ragazza dai capelli castani seduta al tavolo con una tazza di caffè in mano, e mentre prendo due brick di the freddo al limone mi viene il dubbio di conoscerla o meno: la fisso di sottecchi, no, decisamente non è una dello S.H.I.E.L.D.

Ci metto un po’ a focalizzare “Mi scusi, lei è Jane Foster?” La ragazza si alza annuendo, le stringo la mano con la bocca semiaperta. “E’ un piacere conoscerla dal vivo, sul serio…”

“Erik Selvig mi ha fatto accordare il permesso di venire sulla nave, so che ha parlato con il Direttore Fury.”

  Mi lascio scappare un sorrisetto. “Facciamo che le faccio arrivare qui il motivo della sua presenza su questa nave, d’accordo?”

“Le sarei grata, il pass che mi hanno dato non mi permette di girare liberamente per la nave. E ora sono tutti un po’ impegnati, da quello che ho capito qualcuno ha distrutto la sala comando con un cavallo. Curioso, no?”

“uhnm…si.”

 

“Lady GreyRaven, desidero presenziare all’interrogatorio di Loki. Non mi interessa se non…”

“Ok. Va bene”

“Mi accordi il tuo permesso?”

“Certo, in fondo è tuo fratello, no? Prima però ti posso chiedere un favore? Mi andresti a prendere un altro di questi nella Sala Ristoro? Ho bisogno di reidratarmi…”

“Ma certamente, attendi qui, sarà mia premura portartelo immediatamente. Il tuo aspetto è talmente emaciato…”

Grazie Thor. Ed io che ti ho pure fatto un favore…

 

Loki si è infilato nuovamente la sua espressione preferita, quella da saccente presuntuoso.

Al di là del tavolo di acciaio della stanza sostiene in mio sguardo con aria arrogante e l'ombra di un mezzo sorriso.

Tutt'altra persona rispetto al volto pallido dal panico di qualche ora prima. Devo ammettere che questo range di sfaccettature del suo aspetto è notevole: riesce ad indossare talmente tante maschere diverse in così poco tempo che mi fa venir voglia di mettermi li, seduta, a farle cadere una ad una sino a rivelare il suo vero volto.

 

Faccio scivolare il brick del the ancora intatto nella sua direzione e riesco ad ottenere una lieve smorfia sorpresa. "Avrai pur bisogno di zuccheri anche tu, no?" Il modo in cui fissa di sottecchi la cannuccia tra le mie labbra per capire dove vada infilata nel brick mi fa sorridere.

Poi realizzo che sta guardando la cannuccia tra le labbra che ha sfiorato, seppur accidentalmente, e quasi la sputo.

L'ultima cosa di cui ho bisogno ora è di apparire una sensuale tentatrice. Beh, considerando che due uomini hanno appena evidenziato il mio aspetto terribile, direi che non corro grossi pericoli.

"Capisco non ti stia simpatico Fury, ma la Hill è carina, dai... farsi interrogare da lei non è male. Quando non ha oggetto contundenti in mano" ...E lontana dal ciclo, mi verrebbe da aggiungere. Il semidio alza un sopracciglio e smette di bere. "Dovresti sentirti compiaciuta dall'essere preferita di altri agli occhi di un dio."

"Problemi se mi sento solo scocciata?"

Alza una spalla con noncuranza.

"Allora. Veniamo al dunque."

"Dove l'hai spedito?" Loki mi fulmina con lo sguardo.

Oh, beh. E dire che pensavo di essere io ad interrogare. "Va bene. Una domanda a te e poi una a me, ok?" Bevo un altro sorso e faccio scrocchiare il collo. Sono davvero a pezzi, meglio non tirarla per le lunghe impuntandosi sul metodo. "Dritto nella Voragine Infernale. Heimdall ha fornito l'energia necessaria - non chiedermi come abbia fatto - e Morrigan ha indirizzato il portale. Tocca a me: Con chi abbiamo avuto l'onore di discutere, oggi?"

"Thanos di Titano. E' un Eterno."

"Suona altisonante."

"Si definisce un Corteggiatore della Morte."

"Suona astioso."

"E' immortale, invulnerabile e con poteri illimitati."

"Suona presuntuoso. Se i suoi poteri sono illimitati perché vuole il Tesseract?"

Oddio, la risposta la so già: Sete di Potere, l’ho appena sperimentata sulla mia pelle. Più hai potere e più ne agogni. E’ una droga e non è vero che logora tutti quanti.

Gli occhi gelidi di Loki ruotano: "Pensavo fosse il mio turno di domanda." Gli faccio cenno di continuare. "Quella Voragine di cui parli potrà contenerlo?"

Fornisco la spiegazione che mi ha dato Amon pochi minuti fa: "Al momento si. Ma non per tanto. Possiamo definirla una soluzione temporanea. Per quanto possa essere forte, ci impiegherà comunque almeno sette giorni per risalirla, raggiungere la Selva e tornare in questa dimensione. Mio cugino predisporrà tranelli in modo che gli risulti il più difficile possibile trovare la via di uscita. Io ho suggerito un Labirinto: abbiamo a nostra disposizione una persona capace di costruirne uno, e se non sbaglio il Minotauro ultimamente lamentava poca attività."

"Thanos non è uno stolto. E cosa..."

"Ah-ha, tocca a me: parliamo di eserciti. In confronto a quello di oggi, l’armata che ti aveva concesso sembrava una squadra di calcetto amatoriale. Suppongo che però abbia altre risorse, giusto?"

Loki annuisce: "Il numeri di chitauri è immenso. Non sono esseri completamente viventi. Loro sono  a metà tra una creatura e qualcosa di tecnologicamente avanzato."

"Biogenetica meccanica, androidi con elementi organici. Stark era certo fosse così a giudicare da quello che aveva potuto vedere a Manhattan. Posso presupporre che ne vengano prodotti in quantità illimitate."

Annuisce nuovamente. "Mi domandavo quale importanza avessero i tuoi parenti negli Inferi, dato che possono vantare una simile possibilità d'azione sul loro territorio."

Eheheh. Quasi ridacchio mentre gli spiego di chi sono la cugina, e sono molto tentata di aggiungere: Quando ti suggerivo di sceglierti meglio gli alleati, alludevo a questo, ma capisco che sia meglio non dargli corda su questo campo. E poi l'interrogatorio sarà sicuramente registrato e ascoltato da tutti quanti, non desidero dare l'impressione di essere una potenziale arma di distruzione di massa:

"Come accordi con gli altri Sovrani Infernali il suo territorio è un cuscinetto tra la dimensione dei vivi e quella dei morti. Quando un vivo, come Thanos in questo caso, entra per un motivo o per l'altro negli Inferi - per esempio scaraventato attraverso un portale - La decisione in merito a cosa farne spetta a lui: in questo caso non lo lascerà semplicemente uscire, ma non può trattenerlo a viva forza perché non è morto, né può ucciderlo sul suo territorio. Queste sono leggi che regolano le due dimensioni e non possono essere trasgredite per nessuna ragione.

Amon mi ha assicurato che comunque presenterà una mozione ai restanti Sovrani a riguardo, ma i demoni ahimè sono piuttosto menefreghisti su quello che capita dalle nostre parti: Per loro gli stermini sono positivi: più morti, più anime. Più anime, più potere. Se la guerra non arriva da loro, quello che capita altrove non gli può interessare. Lanciargli Thanos nei denti potrebbe aizzarli a combatterlo, ma temo che trovino più allettante l'idea che combini disastri nella nostra dimensione."

"Non ti facevo di lignaggio così elevato."

"Neppure tu figuri bene con i ceppi ai polsi."

Loki alza un sopracciglio guardandosi le braccia. Poi inaspettatamente sorride. "Fortunatamente chi mi ha preso in carico non ha mantenuto la promessa di consegnarmi a Thanos... Devo ringraziare il tuo buon cuore, GreyRaven."

"Ringrazia quello di tua madre." Stringe i pugni ma si sforza di mantenere inalterato il ghigno sardonico. "E' la seconda volta che non mi consegni al boia... cosa devo iniziare a pensare?"

Sorrido di rimando per schernirlo e schiocco le labbra in un bacio:  "Che io e te saremmo una splendida coppia." Loki sbatte gli occhi perplesso. "Sto palesemente scherzando." Svuoto il brick e lo getto nella spazzatura. "E poi tu ti sei già sdebitato oggi, quindi siamo pari. A proposito, grazie."

"Avevo necessità tu rimanessi in vita. Mi servivi per salvare la mia."

"Si, lo so, ma non sono una maleducata e ti ringrazio comunque."

"Perché?"

"Te l'ho detto, perché non sono una maleducata."

"Perché non mi hai consegnato quando hai potuto?"

Faccio un respiro profondo, mi sembra di avere un macigno sul petto. Sono decisamente stanca, mi massaggio il collo indolenzito: "Oh, per una marea di motivi che non ho voglia di elencare. A che sarebbe servito? Thanos si sarebbe fermato solo il tempo necessario per utilizzarti come punching ball personale. Mi è stato chiesto - beh, praticamente ordinato, dato che è stata la stessa Regina a farlo - di portarti fuori di lì e io ho eseguito gli ordini. Per questo che ti ho chiesto più di una volta se volevi consegnarti: che tu lo facessi di tua spontanea volontà era un conto; ma sprecare tempo ed energie per trascinarti al cospetto di Thanos no. E poi prima o poi tutto ciò che hai causato ti ritornerà indietro. Sono una creatura degli Inferi, li conosco e so come funziona. Non sei immortale, per quanto tu proclami di esserlo. Prima o poi verrà pure la tua ora..."

"Oh... come spicca la tua natura di mangiacadaveri...!"

"Oh beh, questa è l'essenza di una mangiacadaveri!" rido. Poi mi faccio seria: "Sai, la parte più profonda della Voragine è dedicata ai crimini più orrendi: un esempio? Uhnm... Tradimento, Sterminio, Parricidio. Ti ricordano qualcosa?" Gli occhi di Loki si riducono a fessure strette.

"Borgo, può bastare." la voce di Fury mi arriva all'auricolare. "Veniamo a riprenderlo."

"D'accordo" asserisco, prima di tornare a rivolgermi al mio interlocutore che seguita a fissarmi con astio. "La cosa assurda, comunque, è che avresti pure delle attenuanti."

Lo sguardo del semidio ora è sorpreso, schiude le labbra e sembra voler dire ribattere, ma la porta alle mie spalle si apre e rientrano Hill e Thor. Thor mi porge altro the freddo, senza riuscire a trattenere un sorriso di intesa riguardo all’inaspettata sorpresa che ha incontrato nella Sala Ristoro. Mi alzo dalla sedia e fatico a reggermi in piedi: la vista mi si offusca, sento la fronte imperlarsi di sudore freddo e un brivido mi sale lungo la schiena.

Decisamente non va bene. Cerco di ignorare il capogiro, ma il brick mi cade di mano. Hill mi fissa e Thor si blocca dal fare alzare suo fratello "Addison, che hai?"

"Il suo braccio..." Ho gli occhi chiusi nel tentativo di resistere, ma riconosco la voce di Loki.

Guardo l'avambraccio sinistro, lo sento in fiamme: la garza è completamente rossa, il sangue solca il polso sino alla mano e poi lungo le dita. Due gocce sono già a terra.

Le ginocchia mi cedono improvvisamente e solo la prontezza di riflessi di Thor evita che cada sul pavimento. Poi tutto si fa scuro e sento solo qualche voce concitata il lontananza che chiama il mio nome.

 

 

"Giurami che non le hai fatto niente."

"Hai visto benissimo che non l'ho toccata. E anche se fosse, ho ancora queste addosso." Loki alza un polso come spiegazione e per confutare ogni dubbio, anche se questo non placa la furia del fratello, che continua a girare in tondo nella cella come un animale in gabbia.

"E prima?"

"Quando i chitauri ci sparavano addosso o quando siamo stati catapultati da un cavallo dalla balaustra?"

"BASTA!" Thor è talmente adirato da sbattere un pugno contro il muro, lasciandoci una vistosa ammaccatura. Loki decide che è meglio tacere ma non può fare a meno di alzare un sopracciglio.

"Giurami che non sei stato tu la causa di questo."

"Cominciano a starti un po' troppo a cuore troppi midgardiani, Thor."

"GIURAMELO!"

"Non l'ho neppure sfiorata." Non era vero: si erano incastrati in uno dei passaggi del palazzo: era stato più che un semplice contatto accidentale, quello. Ma il senso era che la colpa non fosse sua, almeno in quel frangente. "Sei disposto a credermi?" Lo sbeffeggia. Thor si allontana e gli da le spalle con un ringhio esasperato. "E' stato un chitauro."

"Cosa?"

"Uno dei chitauri le ha catturato il braccio con una frusta. Lei lo ha incenerito, ma evidentemente ha fatto in tempo a ferirla."

"...era solo un graffio, l'ho visto con i miei stessi occhi."

"Beh, ha lasciato una scia di sangue piuttosto significativa per essere un semplice graffio, non trovi?" Thor ringhia di nuovo, odia sentirsi impotente. "E' evidente si tratti di veleno."

"Veleno? L'arma dei codardi e dei traditori."

"Oh, non guardarmi male. Ti ho già spiegato di non esserne il fautore. Credimi, farla soffrire e soccombere così non mi da alcun diletto: lo sai perfettamente come io prediliga uccidere dopo aver utilizzato la gente per i miei scopi."

I pugni di Thor si stringono e freme. Lo guarda disgustato e per un attimo il sorriso di scherno di Loki si blocca. Poi il Dio del Tuono esce dalla cella senza aggiungere altro.

 

Questa volta, almeno, le luci vengono spente: della sua precedente prigionia il neon perennemente acceso è quello che ricorda con più fastidio.

Sopportare la luce era stato peggio della museruola e del dover essere costretto a stare seduto tutto il tempo con la schiena percorsa da scariche di dolore lancinanti.

E poi c'era l'ustione alla gola, ma per quello almeno le era stato concesso il sollievo.

Oh, meglio, lei glielo aveva concesso, su richiesta di Thor.

E l'aveva salvato, su richiesta di sua madre e per non contrariare Thor.

Ma faceva sempre quello che le chiedevano gli altri?

Loki si corica sulla brandina: è più dura e stretta di quella della sua cella di Asgard, ma quasi non se ne accorge.

E se la mezzodemone avesse fatto tutto quello perché...

No, impossibile. La reputava troppo sveglia per innamorarsi di Thor. 

Davvero sveglia e sagace. Ed abile, dannatamente abile. Certo, i suoi poteri erano stati accentuati dal Tesseract, ma comunque la ragazza si era rivelata capace di gestirli ed aveva dimostrato una notevole padronanza di impiego.

Ecco qualcuno che nessuno avrebbe mai potuto accusare di mancare di convinzione.

Poco importava, tanto ormai stava morendo. O forse no, chi poteva saperlo: già lei pareva piena di risorse inaspettate, e poi i guaritori di quella nave sembravano avere eccezionali qualifiche, o almeno questo era quello che sosteneva Barton per cercare di calmare una Romanoff più che furente.

Magari la ragazza avrebbe presto aperto gli occhi e desiderato avere una cannuccia di bevanda fresca e zuccherina tra le labbra.

Come si era scansata quando gliele aveva sfiorate...

Diamine. Era imbarazzante ricordare quell'istante. Superato solo dal ricordare di come aveva mosso i fianchi contro i suoi per liberarsi. E il suo fiato sulla fronte accaldata.

Quando aveva voltato il viso di lato e lui aveva piegato le ginocchia le aveva sfiorato il collo e i suoi capelli ondulati gli avevano solleticato la punta del naso. E prima ancora l'aveva trascinata via dall'esplosione tirandola per la scollatura...

Oh dannazione, c'era troppo caldo in quella cella.

Ed era tutto così frustrante: Aver perso, di nuovo, e non avere prospettive di vittoria. Non avere possibilità di fuga, non avere più i propri poteri, portare ancora i segni della battaglia di Manhattan, essere prigioniero e aver assistito alla distruzione di Asgard.

Questo non l'aveva previsto. Questo non l'aveva voluto. Un'altra goccia nel mare delle cose che non aveva desiderato eppure erano capitate, per sua diretta colpa o meno.

Improvvisamente detestò con tutto sé stesso il buio: la luce lo infastidiva ma teneva le riflessioni lontane. L'oscurità faceva aggrappare i pensieri, le frustrazioni e i timori come sanguisughe.

Mai come in quel momento i ceppi ai polsi gli erano sembrati così castranti e fastidiosi. Ringhia esasperato, li graffia con le unghie soffocando un singhiozzo.

Una crepa.

Una piccola, minuscola crepa. Forse creata durante uno scontro, nell'esplosione da cui aveva salvato GreyRaven, dalla caduta da cavallo o da chissà che altro.

E se un istante prima la disperazione stava piegando la schiena del semidio, ora sul suo volto era comparso un ghigno, un barlume di speranza. Da quella piccola crepa un'infima parte del suo potere fluisce.

Non è ancora perduto.

 

Prima di agire davvero, di elaborare un piano, doveva rendersi conto delle proprie capacità in quella situazione: che poteri poteva utilizzare e con quale intensità. Fare una copia di sé stesso e scivolare fuori dalla cella era stato difficile, ma c’era riuscito dopo un paio di tentativi e un principio di emicrania.

 

Scivola nella penombra del corridoio: non aveva fatto fatica a trovare quel settore, c'era un via vai piuttosto frenetico che l'aveva praticamente guidato. Non aveva dubbi che quello fosse il comparto della base dedicato ai feriti gravi, a giudicare dalla luce soffusa e dal silenzio imposto.

Quasi senza rendersene conto la individua al di là dell'ultima delle porte del corridoio e ne raggiunge la soglia senza fare il minimo rumore.

 

La pelle di Addison può essere confusa con le lenzuola, tale è il suo pallore. Così chiara da scoprire le vene azzurre delle braccia da cui spuntano tubicini e medicazioni. Ciocche di capelli castani abbracciano il cuscino e il sudore che le imperla la fronte scende sulle guance e le riga, scivolando sui lati di una maschera che copre naso e bocca. Si avvicina lentamente, tenendola d'occhio che non si svegli o faccia movimenti improvvisi.

Associa il debole e continuo suono di uno schermo al suo fianco alla quella cadenza regolare e lenta dei battiti del cuore.

Anche solo avvicinandosi può sentire il calore emesso dal suo corpo. Un calore simile non l'avevano neppure gli Asgardiani. Sollevando la maschera dal volto il respiro diventa quasi immediatamente più pesante e faticoso.

Non riesce a fermare la propria mano che si posa sulla guancia. E' bollente. La febbre la sta rodendo, l'interno delle labbra appena schiuse è del colore del sangue.

Boccheggia lievemente per un istante, poi lascia sfuggire un debole gemito di sollievo, muovendo leggermente la testa contro la mano, come a richiedere un contatto maggiore.

Loki ne è stupito: La sua pelle innaturalmente fresca era stata fonte di sospetto ed imbarazzo, un altro punto a suo sfavore agli occhi degli Asgardiani, che vedevano nel calore delle proprie membra il riflesso della loro gloriosa e ostentata forza fisica.

Prima di lei solo Thor, da bambini e dopo un colpo violento preso alla spalla, aveva tratto beneficio dal suo tatto freddo. Lo ricordava spesso, prima che la situazione precipitasse.

La mano scivola dalla guancia alla spalla e poi lungo il braccio: nel suo sonno febbricitante, Addison mugola qualcosa di incomprensibile e sulle labbra schiuse compare l'ombra di una piccolo sorriso sollevato. Loki ne è attratto: passa le dita attorno al polso e sulla mano: le dita di Addison si intrecciano di riflesso alle sue. Passa l'altra mano sulla fronte, sulla guancia: sente di voler udire ancora quel suono, lo trova affascinante e invitante come l'antipasto ad un lauto banchetto.

In quelle condizioni non può accorgersi di chi le sta dando inaspettatamente sollievo, e per un attimo Loki è infastidito dal pensiero che non potrà collegarlo a quel momento di conforto. Poi però pensa che sia indubbiamente un vantaggio: Non può sottrarsi né chiamare i rinforzi.

Rumori di passi veloci in corridoio lo fanno staccare bruscamente dalla ragazza e fa appena in tempo a rimetterle a posto la maschera e a fare due passi indietro contro il muro, rendendosi invisibile agli occhi di chiunque entri.

 

"Natasha, rifletti: non abbiamo nessuna conoscenza della reazione al siero, quella sostanza potrebbe ucciderla."

La Vedova Nera è praticamente rincorsa da Banner che fatica a mantenersi calmo: la sua voce sta assumendo un tono pericolosamente tremolante. "Il suo organismo ha elementi diversi da quello umano: puoi vederlo anche tu, la sua temperatura ora è superiore ai 60gradi. Non puoi basarti sull'effetto che ha fatto su un essere umano."

"Reputare Stark un essere umano potrebbe causare un duro colpo alla sua autostima" ribatte la donna frugando in uno degli armadietti. Loki rimane immobile: le è talmente vicino da poter vedere che stringe tra le dita una piccola fiala e lo sguardo gelido incrinato dalla preoccupazione: ha gli occhi leggermente arrossati e lucidi. Riesce a trovare una siringa e la scarta, gettando a terra l'involucro di plastica senza troppe attenzioni. Sospirando, Banner lo raccoglie.  "Nessuno riesce a trovare alternative e dobbiamo prendere tempo. E' l'unica possibilità che abbiamo, me ne assumo tutte le responsabilità." Infila l'ago nella fiala e ne aspira il contenuto concentrata, picchiettando poi la siringa per fare uscire le bolle d'aria.

"...Natasha, non posso permetterti di..."

"Bruce, prova a fermarmi e farò sembrare la furia dell'Hulk quella un coniglietto pasquale."

Oh, Toh. La Vedova Nera pare più sconvolta di quando era Barton ad essere in pericolo. Forse aveva calcolato male i rapporti interpersonali tra i vari agenti: da come Barton gli aveva parlato di Natasha Romanoff durante la sua possessione ne era certamente innamorato, ma forse quella donna prediligeva un altro genere di compagnia.

Ruota gli occhi: Frustrante l'ipotesi che potesse essere ricambiata.

Fissano entrambi per un istante il volto della ragazza, poi Banner le sfiora la fronte con il dorso della mano: "Che strano. E' più fresca. E anche le guance." Si infila gli occhiali e guarda il monitor. "La temperatura però è sempre stazionaria. Sai se è entrato qualcuno prima di noi?"

"Rogers se ne è andato qualche minuto fa." risponde la donna. Si siede sul materasso di fianco ad Addison, poi le afferra un braccio. Pare avere un attimo di ripensamento, ma poi affonda l'ago nella pelle e preme lo stantuffo.

Un istante dopo il suono dello schermo aumenta ed il volto terreo di Addison si contrae in una smorfia di dolore.

La Vedova Nera stringe convulsamente una mano della ragazza, mormorando qualcosa in una lingua straniera e anche Banner si precipita al suo fianco.

Passa qualche secondo in cui Loki stringe senza rendersene conto i pugni talmente forte da piantarsi le unghie nella pelle e poi il corpo della ragazza torna a rilassarsi.

"Adie..." mormora Natasha, tergendole il sudore dalla fronte. "Addison, parlami, avanti!" La ragazza fa una smorfia, increspa le labbra secche e poi apre gli occhi gonfi. Banner tira un sospiro di sollievo e si accascia su una sedia li di fianco, togliendosi gli occhiali e passandosi il dorso della mano sulle palpebre.

"Brava ragazza. Non osare farmi mai più prendere colpi di questo tipo."

"Natasha..."

"Sssht. Devi riposare. Ti ho iniettato un siero, non è una cura ma è un palliativo. Ti farà sentire meglio mentre cercheremo un antidoto. Da molta assuefazione, perciò non potrai prenderne troppo."

"Grazie Nattie. Temevo volessi operare su di me una ricalibrazione cognitiva." sorride. Poi si sfrega la guancia, domandando chi ci fosse nella stanza prima del suo risveglio.

"Steve è stato qui sino ad una decina di minuti fa."

"E adesso?"

"Adesso non c'era nessuno." Banner la rassicura: "E' normale esser confusa, Adie, la febbre gioca brutti scherzi. Sicuramente ti ha fatto perdere la nozione del tempo."

Ma Addison non ne sembra convinta. Loki scivola all'indietro fuori dalla porta. Ripercorre il corridoio celato alla vista umana. Incrocia Barton che si ferma un istante come se avesse percepito qualcosa, ma poi Banner si affaccia dalla stanza di Addison e gli fa cenno di entrare e lui riprende a camminare velocemente.

 

La copia che ha lasciato nella cella scompare ad un suo cenno appena rientra. E' soddisfatto da come, in una fessura, lui riesca a far passare tanto potere. Non è ancora abbastanza, ma piano piano la riuscirà ad allargare, a spezzare quei sigilli e a prendere di nuovo pieno possesso della sua magia.

Nel frattempo però deve solo aspettare. Tanto meglio, così potrà elaborare un piano e studiarlo nei dettagli: questa volta dovrà andare tutto per il verso giusto e non dovranno esserci contrattempi.

Si corica nuovamente sulla brandina. Nel buio, però, l'unica cosa cui riesce a pensare è la consistenza della pelle di GreyRaven sotto le dita e alle sue labbra schiuse.

 

 

 

 

Capitolo palesemente di passaggio!! Che dire, a parte ringraziare chi non è ancora andato in ferie e passa di qui a leggere, magari lasciando un commenticciolo?

Una esagerata valanga di grazie… io sto facendo il countdown per la partenza per la Scozia… manca una settimana!!!

Per quanto riguarda gli Inferi… si, ci ho piantato una significativa manciata di Inferno dantesco, che non guasta mai.

Il siero che inietta Natasha ad Addison è lo stesso che da a Tony in IronMan2.

L’idea di Bruce Banner che rincorre Natasha cercandola di farla ragionare mi piace tanto e mi fa sorridere. Praticamente, fa la cosa contraria del film.

 

A là Prochaine!

EC

PS: citazione iniziale: Secretly degli Skunk Anansie, e porca miseria, almeno questa mi è venuta subito. Tra l’altro, è una canzone che tornerà. (credo)

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Capitolo 12
*** Passion, Setsback, Introducing. ***


 

   The Seventh

 

PARTE 2: Being.

        Passion, Setsback, Introducing.

Tell me what do you do, when it all falls apart       

PLINPLON.

Attendo giusto qualche secondo prima di aprire la porta, fingendo di non essere già li dietro.

"Steve! Che sorpresa!"

Non è vero, per un fortuito caso ero affacciata alla finestra quando ho visto la sua moto arrivare e questo mi ha dato il tempo di darmi un’aggiustatina ai capelli e alle sopracciglia, una lavata ai denti e togliermi di dosso l'inguardabile pigiamino rosa di Dumbo regalatomi per scherzo da Natasha per infilarmene uno decisamente meno castigato e che gli risulti familiare. Ed infatti dopo avermi salutato porgendo un mazzo di rose rosse, mi guarda ed esclama: "Betty Boop! Non pensavo che fosse ancora famosa!"

Fingo casualità nel soggetto del mio striminzito pigiama e lo invito ad accomodarsi mentre prendo un vaso dove mettere i fiori.

"Cosa posso offriti? CocaCola, Birra, Soda al limone... ho anche della vodka in freezer, ma ti avverto che è di Natasha ed è roba piuttosto forte."

"Una CocaCola va benissimo, grazie." Steve sorride e per poco il mazzo non mi cade di mano: ha un sorriso talmente radioso che illumina tutto il soggiorno. "Non sai quanto sono contento di vederti star bene."

"Beh, il siero sta facendo ancora effetto, finché dura basta un'iniezione al giorno e tiene sotto controllo tutto." Non riesco a trovare nessun vaso, così per opto per l'ex boccia di Frankenstein: era il nostro pesce rosso, ma io e Nat non riuscivamo mai a metterci d'accordo per nutrirlo, così nel dubbio continuavamo a dargli da mangiare. Di ritorno da una missione, Nat mi fece sedere sul divano e tenendomi la mano mi condfidò di quanto fosse certa che anche gli animali possedessero un'anima e che quelli buoni andassero in Paradiso, assicurandomi che Frankenstein era sicuramente uno di loro. Lasciammo scivolare il suo pingue e fragile corpo squamato nel water intonando una ballad russa delle t.A.T.u. dopo una breve funzione ufficiata via Skype da Coulson. "Comunque, nel complesso, sto bene."

Ci stappiamo un paio di CocaCole e mi chiede dove sia Natasha. "Ho cacciato lei e Clint a cenare fuori e poi al cinema, non ne potevo più di vedermeli girare attorno e anche loro avevano bisogno di staccare un po' la spina."

"Allora loro due... è vero che..."

Alzo gli occhi al cielo: in realtà la cosa non è mai stata ufficializzata davanti agli altri, ma dato che Banner li ha beccati in flagrante in uno sgabuzzino dopo che sono uscita dal coma, direi che è inutile negare. "Da dopo la battaglia di Manhattan Clint ha praticamente fatto il nido qui."

"Oh!" Steve si guarda attorno e sbatte gli occhi, un po' confuso. "...quindi tu e Nat dormite nella stessa stanza?"

Per poco non sputo la CocaCola. Va bene tutto, però... "Ehm... Steve, veramente…"

Si batte la mano sulla fronte e scoppia a ridere: "Si, si, hai ragione...che stupido... è che... non ci sono ancora abituato a tutta questa... familiarità nelle relazioni. Ecco."

Oh, tesoro, ti ci abituerai. Già mi immagino le facce di Clint e Nat che si ritrovano davanti Steve per colazione.

Domani mattina, magari.

"Un passo per volta" mi sforzo di pigolare, anche se da come accavallo le gambe e mi appoggio allo schienale della sedia ho intenzione di comunicare tutt’altro.

Restiamo un secondo in silenzio e poi Steve ricomincia: "Vuoi ridere?"

"Sempre!"

"Thor ha intenzione di presentare Jane ai suoi genitori."

Scoppio a ridere, certe cose sono davvero così simili in tutti i mondi? "Davvero? Oh, allora è una faccenda seria!" Capisco che Thor voglia fare un passo in avanti prima che Thanos si ripresenti a chiedere il conto del simpatico scherzetto che gli abbiamo giocato e far conoscere alla sua gente la persona a lui più speciale, però davvero, non riesco a smettere di ridere al pensiero.

"E ci ha invitati tutti su Asgard per celebrare l'evento."

Alzo un sopracciglio. Cosa? Asgard è stata praticamente distrutta meno di una settimana fa, il pericolo non è ancora passato e i suoi abitanti preparano un gigantesco banchetto per la presentazione della fidanzata del principe? La loro lista delle priorità avrebbe bisogno di una ricalibrazione.

"Se ci pensi, la cosa ha senso" ribatte Steve, tamburellando le dita sul piano del tavolo. "Potremmo essere tutti morti tra poco. Tanto vale... fare quello che desideriamo, no? Goderci quel poco che ci resta."

Oh, si, eccome ragazzo. Ora si che parli la mia lingua. Senza rendermene conto sorrido. Forse un po’ troppo invitante. “Per cosa stiamo vivendo a fare, se non possiamo neppure assaggiare quanto di più saporito la vita ci sta offrendo ora?”

Steve deglutisce. Si appoggia al tavolo, una mano scivola sulla superficie, trova la mia.

Le nostre dita si intrecciano.

Non posso più resistere. Spingo la CocaCola di lato, mi sporgo dalla sedia e premo le labbra su quelle di Steve.

Esita per la breve frazione di un istante, poi sposta tutto il tavolo e gli sono addosso. E' come se venissimo sopraffatti da un tornado, da un turbine di sensazioni, emozioni, calore e desiderio.

Mi stringe a sé e mi alza appoggiandomi sul tavolo. Gli circondo i fianchi con le gambe senza smettere di baciarlo e penso a quanto sia dannatamente bello che abbia deciso di mandare a ramengo la cavalleria Anni 40 che lo caratterizzava. Le mie mani percorrono i suoi addominali, i pettorali scolpiti e le spalle perfette, mentre lui dedica le labbra all'esplorazione del mio collo.

Avrò un succhiotto enorme, ma chissenefrega. Ho cerone in abbondanza per coprirlo.

Lo aiuto a sfilarsi la giacca e gli sbottono la camicia facendogli saltare un paio di bottoni e lancio entrambi gli indumenti sul pavimento, insieme alle mie ballerine e al top del pigiama. Lo stringo di più a me e mi sento al settimo cielo. Oh, andiamo... sono avvinghiata a Captain America! E' da quando l'ho visto la prima volta che desidero questo momento.

E da come si prodiga nei miei confronti direi che vale lo stesso. Mi alza di nuovo, non si stacca da me ed io mi ci aggrappo, poi punta verso il corridoio e io faccio appena in tempo ad indicargli la porta a destra che mi ritrovo appoggiata al letto. La cintura dei suoi pantaloni vola da qualche parte della stanza e sto per attaccare la zip quando si ferma e mi prende la mano.

Se la porta alle labbra e la bacia, riempiendomi di brividi.

Poi abbassa gli occhi celesti e mormora che non può.

Come? Cosa? Credo di non aver capito bene. "Mi dispiace Addison ma..." Si scosta da me che resto immobile. Stato di shock è il termine esatto.

Si siede sul materasso sospirando. "Steve, certo certo che puoi... tu...io..."

"Non posso. Davvero. Mi dispiace."

Si alza e recupera la cintura, uscendo quasi di corsa dalla stanza a recuperare il resto dei vestiti. "Mi piaci, mi piaci un sacco ma non riesco. Non ora e non in questo modo. Non con una guerra alle porte e la possibilità di perdere qualcuno a cui tengo così tanto di nuovo."

Recupero la maglietta del pigiama ma non me la infilo: "Tu… tu non mi perderai... davvero, Steve, non dicevi di 'goderci il momento' e..."

"Non riesco!"

"Ce la stavi facendo benissimo, parola mia, sono un'esperta nel campo." Mi pento subito di averlo detto perché Steve mi rivolge uno sguardo decisamente perplesso, quasi ferito. "Io... beh, ecco... forse è meglio se torno a casa, d'accordo?"

Alzo le braccia sconfitta. Ho ancora sulle labbra il sapore della sua bocca e mi sembra di sentire ancora la sua vicinanza, ma sono troppo delusa ed amareggiata per provare a fermarlo.

Dovrò farmi una doccia gelata.

 

Steve si riveste paonazzo in volto e anche io mi rimetto la casacca del pigiama. Lo riaccompagno alla porta.

"Mi dispiace, sul serio. E tu mi piaci. Sul serio. Per questo non voglio che la nostra sia una... follia consumata in fretta e furia con la spada di Damocle della fine del mondo sul collo. Io voglio... voglio dell'altro e..."

"Arrivederci Rogers." chiudo la porta.

Forse sono stata eccessiva, ma sono troppo arrabbiata per provare a mitigare. Troppo delusa.

Ritorno nel mio pigiama rosa e mi butto sul divano.

 

La porta d'ingresso si apre e Clint accende le luci. Sta ridendo e ha Nat sottobraccio.

Trasalgono quando mi vedono sul divano circondata da cartacce di tortillas e popcorn, tre birre vuote, due shots di Tequila, una confezione di gelato affogato in una valanga di sciroppo d'acero e una marea di rose triturate e sparse ai piedi del divano

"Oh! Ti senti meglio allora... ti è tornato l'appetito!" Fulmino Clint con lo sguardo e Nat capisce al volo che c'è qualcosa che non va. "Aspettami in camera" gli sussurra all'orecchio. "Arrivo subito."

Quando le orecchie di Clint sono fuori dalla nostra portata le racconto tutto e si lascia andare ad un lungo sospiro prima di sedersi di fianco a me per poi passarmi un braccio attorno alle spalle. "Cosa posso fare per aiutare la mia amica?"

Alzo le spalle sconsolata.

"Ho un’idea: che ne dici se ci riguardassimo Bambi insultando i suoi amichetti e brindando allo sparo del cacciatore?"

Santa Natasha. Tu si che mi capisci.

 

Alla fine opto per infilarmi il vestito del giubileo di Amon: Direi è quello che farà più colpo di tutti e ho necessità che TUTTI rivolgano sguardi sbavanti alla sottoscritta e che anche Steve stesso si renda conto a CHI abbia detto di no.

Che rabbia. Che nervi.

La fasciatura sull'avambraccio sinistro fa a pugni con la gonna di raso nero e ancora di più con il corpetto-gioiello argentato.

Cerco di camuffarla ma non mi riesce molto bene. Pazienza, tanto agli Asgardiani le ferite di guerra piacciono. Spingo la cintura al limite sotto i fianchi, in modo che spunti il tatuaggio del Corvo con le ali spiegate sul basso della schiena: è sempre risultato molto intrigante ed è di questo genere di attenzioni che ho bisogno ora.

Dopodiché riempio una siringa con una fiala e mi pratico l'iniezione giornaliera: ho imparato a farmela da sola quando Hill si è ricordata del suo terrore per gli aghi dopo avermi perforato il braccio, scappando via a gambe levate lasciando la siringa conficcata nella pelle. Una scena talmente raccapricciante da aver fatto tagliare la corda anche a Stark e quasi svenire Thor.

Ad ogni modo, quel siero brucia. I primi dieci - quindici secondi sono una tortura. Mi mordo il labbro inferiore e mi massaggio la zona dove ho praticato l'iniezione. Lentamente il dolore svanisce.

Secondo i medici il mio fisico ha una resistenza eccezionale per non essersi ancora assuefatto al siero: un uomo normale poteva resistere per circa tre, quattro giorni. Io sono già al sesto e apparentemente sto bene.

Non sono ancora riuscita ad ammettere con nessuno di come la punta delle dita mi si intorpidisca frequentemente, di come sento di avere il fiato corto con più facilità rispetto a prima e che i miei poteri stiano lentamente scemando. Se continuo così, in battaglia avrò poche speranze.

E nessuno ha idea di come trovare un antidoto. Ho quattro alchimisti del Limbo, la divisione medica dello S.H.I.E.L.D. e quella chimica - farmaceutica delle Stark Industries che lavorano praticamente giorno e notte, eppure nessuno ci sta saltando fuori con la cura.

Credo di poter capire in pieno Banner. E' vero, io non rischio di perdere il controllo e di uccidere persone innocenti, ma il suo tempo non è così limitato come il mio.

Mi guardo allo specchio e cerco di mantenere il mio sguardo fermo e deciso. Non do a vedere a nessuno la mia preoccupazione e i miei fastidi. Neppure a Nat, non voglio che si preoccupi ulteriormente per me.

Già lo sta facendo, lo vedo da come studia i miei movimenti, da come con mere scuse tasta i miei riflessi. Sino ad ora me la sono cavata, ma ogni giorno compare un sintomo in più che non so sino a che punto potrò nascondere.

Stark è quello che sembra più coinvolto: se non viene trovato un antidoto si sentirà responsabile, in quanto il suo Laboratorio ha fallito nella ricerca della cura. E poi anche lui conosce gli effetti di avere del veleno in circolo e la sensazione di avere le ore contate.

Tra me e Steve è sceso il gelo: non gli ho praticamente rivolto più la parola dalla famosa sera della fuga precipitosa. Lui ci prova comunque, ma io non gli do corda. Vedo che ci rimane male ma non posso farci nulla: in fondo è meglio così, se devo crepare almeno avrà il minor numero di rimpianti possibile.

Beh, ok. E' più una questione di orgoglio.

Lo sguardo che restituisce il mio specchio è fermo e deciso, ma gli occhi mi diventano umidi all'improvviso e una lacrima rotola sulla guancia. Sul trespolo alla mia destra Morrigan gracchia e poi vola verso di me, appoggiandosi alla sedia più vicina, e strofina la testa piumata contro la mia mano, pizzicandomi delicatamente le dita con il suo becco. Non mi lasciare.

Ah, dannazione, basta. Mi si scioglierà il trucco.

 

Il mio ingresso nella cosiddetta Avengers Lounge della Stark Tower fa letteralmente ammutolire tutti i presenti. Stark lascia fin cadere il suo drink.

Natasha si batte la mano sulla faccia: "Allora te lo sei messo davvero..." e Clint scuote la testa.

Una tesissima Jane mi fa un piccolo sorriso, facendomi i complimenti per il fisico. "Accidenti se ti sta bene quel vestito..."

"Stai davvero molto bene anche tu." la rassicuro: il vestito da sera di seta color lavanda le fascia morbidamente il petto e scende sino a terra. “Farai morire d’invidia parecchie Asgardiane.” Altroché. Non vedo l’ora di trovarmi davanti la faccia di Sif. 

Steve cerca di farmi anche lui un complimento ma il mio sguardo gelido lo blocca. Clint gli da un paio di pacche amichevoli sulla schiena e Stark sogghigna.

Thor alza il cilindro di vetro, evidentemente impaziente e su di giri: Si scambia uno sguardo d’intesa con Jane e un sorriso, poi la ragazza appoggia la mano sulla maniglia. Ad uno ad uno facciamo lo stesso.

 

Primo: Seminare Fandral. Dal nostro arrivo è partita la caccia, ed è stato più pressante di come lo ricordassi.

Secondo: Trovare una toilette. Ma perché non ci sono andata prima di partire? Lo faccio sempre, che avevo in testa?

Per il primo punto sono costretta a zigzagare per i corridoi del Palazzo  - è impressionante la velocità con cui lo stanno ricostruendo –  e dopo un paio di gradinate, mi ritrovo sulla terrazza su cui io e Thor ci siamo messi a parlare qualche giorno fa.

Nei pressi di una balaustra, alta e splendida nel suo manto dorato, la Regina Frigga sembra in attesa. Sentendo i rumori dei miei sandali sul pavimenti si volta di scatto, sul volto l’espressione di più stupita gioia potessi mai immaginare.

Ne rimango interdetta, faccio un inchino frettoloso. “Maestà…

“TU!”

Se prima ero interdetta, ora sono proprio perplessa: “E’ un piacere anche per me incontrala di nuovo.”

Si posa una mano sul petto e cerca di recuperare un'espressione più neutra e composta, ma il sorriso eccitato e sorpreso non accenna a spegnersi mentre si avvicina: “Thor mi aveva assicurato ti avrei trovata incantevole… e così è… Non vi era bisogno di questi convenevoli per presentarti, né di farne mistero quando hai visitato Asgard in precedenza.”

Eh?

“Ti sei battuta con tale ardore che dovevo per forza immaginarlo quale sentimento ti legasse alla nostra terra.”

Come?

“Suvvia, non mi dire che Thor ti ha lasciato da sola ad presentarti… dov’è ora?”

Oh non mi dire che… “Maestà, guardi che… temo di non essere la persona che lei creda io sia.”

Mi guarda con aria spaesata.

“Ehm. Nel senso che... Ci deve essere stato un equivoco.”

“Oh! Oh, cara! Quindi tu non sei…

“Eh no, proprio no. Mi dispiace.” Alla Regina scappa una risata imbarazzata e io credo di essere avvampata nel frattempo. Getto uno sguardo dalla balaustra e vedo Thor e Jane avvicinarsi dal giardino. Thor le parla fitto fitto e lei sorride nervosa. “Eccoli, giustappunto. Io credo che andrò a…

“Ah.” Commenta solo la Regina. “E… dimmi, è anche lei una guerriera?”

Chi, Jane? Quella che due giorni fa veniva rincorsa da un ragno in cerca di vendetta per la distruzione casuale della sua ragnatela? “No, Maestà. Jane Foster è un’astrofisica.”

“Oh.”

“Molto intelligente.” Mi affretto ad aggiungere vedendo l’espressione di Frigga farsi meno entusiasta. “è una di quelle persone che... rendono Midgard migliore.”

“Indubbiamente.” La Regina sospira.  Io… io credo che mi ritirerò per qualche ora nelle mie stanze. Sai, la mia emicrania”

 

Devo trovare Natasha, ho bisogno di sghignazzare con qualcuno.

 

 

BON! Penultimo aggiornamento prima della pausa vacanze! Martedì si parte per la SCOZIA!!!

La purezza di Steve è un problema serio.

Mai quanto una futura suocera sovrana di Asgard, però.

Ah, e per l’abito del Giubileo, come dicevo qualche capitolo fa, ho preso spunto da questo: http://www.availableimages.com/images/pictures/2002/queen-of-the-damned/aph_16.jpg Il film è penoso, ma lei (Aaliyah) era stratosferica. Cambiate i colori di tessuto e corpetto, togliete quell’ambaradano in testa che deve pesare una tonnellata e avrete il sobrio vestito di GreyRaven. Quando una vuol far colpo…

Citazione iniziale: When it All Falls Apart delle VERONICAS.  A me piace.

 

Ringrazio solennemente chi ha letto, commentato e/o infilato la storia tra le preferite, scelte o seguite.

Per me è oro.  Spero siate clementi e generosi nel regalarmi un microsecondo del vostro tempo per farmi pervenire i vostri pareri: positivi o negativi che siano, purché costruttivi, sono sempre FANTASTICAMENTE accetti. Ne sono avida e ingorda.

Che ci volete fare, dovrò cercarmi un buon psicologo (non guardare me, io accetto solo casi limite ndGreyRaven)

A’ la prochaine,

EC

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Capitolo 13
*** Banquet, Keepers, Refreshments. ***


 

   The Seventh

 

You trick your lovers
That you’re wicked and divine
You may be a sinner
But your innocence is mine

PARTE 2: Being.

- Banquet, Keepers, Refreshments.

 

Solitamente a me piacciono le feste. Piace ballare, piace fare nuove conoscenze, piace avere una serata divertente e spensierata, piace vincere le gare di resistenza all’alcol,  eccetera.

Però questa volta è diverso. Al di là che non sono estremamente in vena di festeggiare, per quanto devo ammettere che ritrovarmi con 'i ragazzi' al di fuori delle basi S.H.I.E.L.D. fa un immenso piacere, questo 'banchetto' è decisamente caotico e noioso. Non c'è musica, a parte uno strimpellare di un qualche strumento a corda, e al quindicesimo racconto borioso della battaglia di pochi giorni fa ho temuto di poter soffrire di orchite.

I miei compagni invece ci stanno dando dentro: Stark inizia ad essere brillo e Banner e Clint lo stanno istigando a fare del casino. Pepper vorrebbe sprofondare, ma fortunatamente Natasha la distrae con un qualche dialogo a caso sui viaggi nel Vecchio Continente.

Steve è il più assente di tutti: ogni tanto mi getta qualche occhiata che ignoro palesemente.

Ad un certo punto si fa coraggio e mormora: "Sei bellissima."

"Lo so." rispondo secca fingendo di provare interesse in quello che ho nel piatto. No, non ce la posso fare: la carne è ben cotta ma è decisamente troppa e il vino brucia in gola. Va meglio con la birra, ma non è comunque abbastanza. Ormai sono ad un tale livello di scocciatura che non provo neppure più soddisfazione a guardare la faccia di Sif verde di bile mentre fa saettare lo sguardo verso Jane, trascinata da Thor in giro per tutta la stanza.

Ad un tratto sbotto definitivamente e dico che vado a prendere un po' d'aria.

Mi dirigo verso la balconata a passo svelto, zigzagando tra gli Asgardiani in festa attirando l'attenzione dei più. Comincio a credere che questo vestito non sia stata una buona idea. Stark sostiene che ad Odino sia rispuntato l’occhio mancante quando mi ha visto.

Saluto Heimdall che mi guarda incuriosito, fermo ed impettito all'entrata della terrazza e poi esco.

L'aria della sera è tiepida e respiro profondamente: anche il resto della città sta festeggiando, dalla terrazza si vede la gente riversarsi in giro per le strade e per le piazze, qualcuno barcolla vistosamente e anche dall'altezza in cui mi trovo possono arrivare schiamazzi e risate.

Una festa che non mi sarei persa per niente al mondo in condizioni diverse, ed invece eccomi appoggiata alla balaustra di marmo sbeccato a fissare il panorama con una decisa voglia di starmene per i fatti miei. Ringhio quando ricordo di non essermi portata dietro neppure il pacchetto di sigarette.

Può andare peggio?

"Lady GreyRaven!"

Si, può andare peggio.

Fandral non ha capito l'antifona. O, meglio, è sicuro di potermi far cambiare idea. Lo saluto con un sopracciglio alzato senza che lui si scomponga: anzi, si prodiga in uno dei suoi insopportabili baciamani.

Ho la sopportazione al limite. "Mi rattrista vederti in disparte durante una festa così bella."

"A me no."

"E mi trovo costretto, che non si creda che qui ad Asgard siamo insensibili ed ingrati, ad insistere affinché mi concedi un ballo. Ti prego, milady, di darmi la possibilità di..."

Polso destro piegato all'esterno.

Salto, gamba destra dietro al collo e sinistra davanti. Schiena che fa da contrappeso e perno.

Senza rendersene conto, Fandral si ritrova a fare una capriola giù dalla balaustra e ad atterrare dentro ad un cespuglio di biancospino.

"...Addison, avrei bisogno di parlarti"

Stessa sorte per Steve, stasera non sono di buonumore.

 

Rientro nella sala, fermandomi sulla soglia a fianco di Heimdall.

E’ stata proprio una pessima idea venire qui e devo trovare il modo di andarmene senza offendere i padroni di casa con la mia assenza (soprattutto dopo che ho lanciato uno dei Tre Guerrieri giù dalla veranda), ma ho proprio voglia di rilassarmi, fare mente locale su tutto questo e restarmene da sola.

Come?

Mi guardo attorno e noto le immense gradinate dorate all’entrata del salone.

Idea.

Assumo l'espressione più neutra possibile e mi rivolgo ad Heimdall: "Ho visto che tutta Asgard è in festa."

Il Guardiano annuisce: "E' usanza per il nostro popolo condividere simili avvenimenti." 

Sorrido: "E' davvero una bella cosa. Voglio dire... capita anche da noi di avere delle festività a cui si partecipa in tanti però... non così. E' molto... caloroso, ecco."

Sul volto severo di Heimdall compare un piccolo sorrisetto compiaciuto: "Abbiamo numerose cose da festeggiare: oltre all'introduzione a corte di Lady Jane Foster c'è anche la vittoria contro Thanos e poi questo banchetto è anche in vostro onore, in quanto salvatori di Asgard."

Arrossisco "Grazie, davvero" Mi guardo attorno, voglio dare l'aria di essere più sollevata. "Che strano vedere tutti così sollevati dai loro obblighi e..."

"Non tutti lo sono." Concedo ad Heimdall di pensare che non capisca a cosa mi stia riferendo. "Io sono sempre all'erta, qualsiasi cosa accada nulla deve sfuggire al mio sguardo. Soprattutto dopo quello che è successo. E poi naturalmente le guardie alla prigione di Loki."

"Oh, giusto." sbatto le palpebre e mi mordicchio il labbro pensierosa. "Immagino il loro disappunto a perdersi questa festa per colpa di Loki." Sospiro e chino la testa di lato per sottolineare che non li invidio proprio. Sia io che Heimdall restiamo un po' in silenzio, poi lui mi domanda come mai non sia lanciata nelle danze e nel fitto chiacchiericcio del banchetto. Alzo l'avambraccio fasciato come risposta. "E non sono molto in vena." mormoro mestamente, facendogli comprendere la gravità della mia condizione da avvelenata. "Anzi, forse dovrei ritirarmi. Non vorrei guastare l'umore di nessuno, stasera."  Mi volto come per andarmene, poi esito e alzo un sopracciglio, come se mi fosse venuta un’idea improvvisa in quell’esatto momento. "E se… uhn, no." Sento lo sguardo di Heimdall studiare il mio profilo attentamente, mi invita a parlare. "E se sostituissi le guardie, giù nelle segrete? Così loro potrebbero partecipare ed io avrei un po' di silenzio e di tranquillità." Propongo con timida modestia.

Heimdall soppesa le mie parole. Pare che sia d'accordo, la proposta non gli sembra insensata. "Thor è responsabile della prigionia di Loki. Solo lui può concederti il permesso o meno."

 

Com'è che dice Nat? "Questo sistema di difesa offre copiose lacune" ?

Se avessi davvero cattive intenzioni potrei agire indisturbata. Gli Asgardiani sono troppo sicuri delle loro abilità per prestare attenzione ai particolari. E' troppo facile fargliela sotto il naso e quello che ho appena ottenuto è la riprova di un mio sospetto.

Per Loki ingannargli è stato sin troppo facile. Ed ingannarli di nuovo lo sarà altrettanto.

Scendo le scale delle segrete con due calici di vino in mano e la chiave della cella consegnatami da Thor nella tasca interna della gonna.

Vado incontro alle due guardie e gli offro i calici, spiegando il cambio di programma ed invitandoli a chiedere conferma a Thor, se proprio non mi credono. I due si scambiano uno sguardo e poi scappano via con i calici in mano a passo svelto.

Chissà perché dubito chiederanno conferma al Dio del Tuono…

 

Le segrete sono fresche e silenziose. Ottimo, proprio quello che mi ci vuole.

Scivolo sul pavimento lucido  (Oro anche qui, inizia a diventare noioso) e appoggio la schiena alla parete. Mai in vita mia ho apprezzato così tanto il silenzio e la tranquillità. Mi guardo attorno: anche qui la ricostruzione è in parte terminata: manca giusto qualche orpello al soffitto e qualche colonna è ancora sbeccata, ma nel complesso è già tutto in ordine.

Questo posto ha l’aria di essere qualsiasi cosa tranne che una prigione. Anche la porta di bronzo della cella di Loki è intarsiata. Noto tre piccole grate a tre diverse altezze, chiuse da una lastra scorrevole. Mi domando perché non rimanga aperta: l’isolamento può solo dare l’occasione a Loki di agire di nascosto.

Senza parlare che la mancanza di contatto esterno continuo di certo non migliorerà la sua psiche.

Mi domando quante visite riceva al giorno. Sicuramente quella di sua madre, Thor mi ha confermato che lo visita quotidianamente, anche se lui non interagisce molto con lei.

Almeno la Regina ci prova costantemente, devo ammirare la sua costanza di madre.

E Thor? E Odino?

Dubito che Thor abbia si sia preso la briga di presentare Jane a Loki. Non lo biasimo, non sarebbe stato molto incoraggiante per lei trovarsi davanti quella linguaccia avvelenata.

Però forse costringendolo a questo atto Thor l’avrebbe spinto a tentare di essere parte di nuovo della famiglia. 

Dopo pochi minuti mi pento di non essermi portata dietro un libro o qualcosa con cui passare il tempo, anche perché i miei pensieri hanno preso una piega decisamente cupa, mentre mi fisso la fasciatura del braccio: se sopravvivessi, se si trovasse la cura per questo veleno, mi rimarrebbe la cicatrice. Cerco di fantasticare su quando prenoterò dal chirurgo plastico per farmela rimuovere e lui mi proporrà anche un naso nuovo, o una taglia in più di seno.

Zigomi più alti, magari.

Il pavimento è così lustro che posso specchiarmi. Cerco di mimare l’esito degli interventi chirurgici sul mio volto. Labbra più carnose, come Nat. Sopracciglia più alte? Assomiglierei alla strega di Biancaneve.

Dopo poco neppure quel giochetto mi distrae più. Chissà che starà facendo il prigioniero?

Forse potrei infastidirlo un po’. Credo che uno scambio di battute al vetriolo gli faranno piacere.

Faccio scivolare la lastra della grata a mezza altezza: Seduta come sono contro lo stipite della porta, è proprio davanti al mio sguardo.

Quasi mi scappa un grido quando mi ritrovo di fronte ai suoi occhi gelidi. E’seduto come me, ma dalla parte opposta della cornice della porta. “Che cavolo ci fai lì?”

Posso vedere solo gli occhi, ma lo sento ghignare. “Questa è la mia cella e non ho limitazioni nella decisione di dove sedermi. Tu piuttosto mi pari alquanto fuori luogo.”

Alzo le spalle. “La festa mi stava annoiando.”

“Oh! Dev’essere così difficile per te vederlo accompagnare la sua donna presentandola come futura regina di Asgard davanti ai tuoi occhi. Essere messa da parte deve essere un boccone troppo amaro per te, Lady Addison.”

Alzo gli occhi al cielo: davvero mi ci vedono così in tanti a sbavare per Thor? “Stai parlando con la persona sbagliata, io non sono Sif.”

Loki ride. “E allora perché non partecipi al lauto banchetto? In fondo, è anche in vostro onore… e tu più di tutti hai diritto a venir festeggiata per l’esito della battaglia.”

“Te l’ho detto, è noiosa. E poi ho lanciato Fandral giù dalla terrazza.”

Sento di nuovo la risata di Loki, mi pare davvero divertito; sono certa che gli faccia un enorme piacere sapere di una simile disfatta, seppure sciocca. Scappa da ridere anche a me, la scena è stata esilarante.

“Ah e Sif tagliava la carne con talmente foga da rompere in due il piatto con il coltello.” Ehehehe, a vederla Nat si è dovuta infilare sotto il tavolo perché non riusciva a trattenersi dal ridere. “Dovresti vederla, manca poco che vomiti bile. E’ furiosa.”

“Oh, immagino, conosco bene la furia di quella a quella sciocca gallina arrogante. Quando eravamo bambini le ho tagliato i capelli per dispetto e per farle abbassare la cresta. Non sono più cresciuti dorati come erano prima.”

Ammetto di aver fatto una cosa simile alle elementari, lanciando sui boccoli d’oro dell’ochetta di turno un mirabile prodotto chimico a base di plastilina, alcool etilico e gesso. Le avevano dovuto rapare i capelli a zero.  Poi gli racconto della scena di qualche ora prima con sua madre, sempre sulla terrazza. “Ho come l’impressione che non sia felicissima della tua futura cognata.” Loki si sbellica letteralmente dalle risate. Lo vedo scivolare sulla parete.

“Oh fidati… Alla fine la conoscerà e l’apprezzerà enormemente. Ciò che Thor fa, decide e propone è sempre perfetto  agli occhi di tutti.”

“Thor perfetto? Non è lo stesso che l’anno scorso è stato bandito sulla terra?”

“Un punto a tuo favore, Lady Addison. Eppure, nonostante l’evidenza dell’errore, chiunque su Asgard difendeva a spada tratta le sue scelte e il suo comportamento.”

“A parte vostro padre.”

“Odino non è mio padre.”

“Un punto a tuo favore - siamo pari.” Sospiro e muovo il collo, facendolo scrocchiare. Quando tutto questo sarà finito giuro che mi prenderò una lunghissima vacanza in un posto sperduto. “Ok, ho una curiosità. Vorrei farti una domanda, se possibile” Loki tace e continuo: “Come gigante di Ghiaccio dovresti avere un aspetto diverso da quello degli Asgardiani… qual è?”

Aggrotta la fronte. “E, di grazia,  per quale motivo dovrei mostrartelo?”

“Hai di meglio da fare?  No, perché se eri impegnato in qualcosa di più produttivo non devi far altro che dirmelo e…

SBAM! Sobbalzo.

Loki ha picchiato entrambi i pugni ai lati della grata. Con il viso all’apertura e ora i suoi occhi rosso sangue mi fissano rabbiosi incorniciati dalla pelle blu scuro. “Soddisfatta la tua curiosità, Lady Addison?”

Mi siedo meglio, nella sorpresa quasi sono caduta all’indietro. Incrocio le gambe e appoggio i gomiti sulle ginocchia, sorreggendo il mento e annuisco.

Con un ringhio Loki ritorna alla sua posizione precedente, appoggiandosi di nuovo alla parete alle sue spalle. La sua pelle ritorna nuovamente bianca e gli occhi chiari ora sono rivolti altrove. Dalla posizione che hanno assunto le sue spalle sono certa che abbia incrociato le braccia al petto.

Posizione chiaramente di difesa emotiva, palese segno di disagio emozionale e sociale.

“Pensi di avere l’aspetto più temibile che abbia mai visto?” Scaccio dalla mia mente l’immagine del demone dagli occhi di brace che ha ucciso i miei genitori e cerco di tenere la mia voce ferma e la solita nota sarcastica. “Ti ricordo che sono in squadra con l’Hulk.”

Loki emette uno sbuffo quasi divertito, ma non ha assunto l’espressione malignamente ilare di prima.

Ne approfitto: “Però mi aspettavo qualcosa di diverso. Non lo so… brina tra capelli, occhi di ghiaccio… ecco.”

Abbassa gli occhi, intuisco si stia guardando le mani. La sua voce altro non è che un sussurro, mi pare di cogliere una nota di rammarico. “Non sono grosso come loro. Ma sono comunque di ghiaccio.”

Non ho altro da chiedere. Mi pare una conferma ad un mio sospetto. Ora ho bisogno solo della prova definitiva.

 

Sono passati diversi minuti dall’ultima volta che abbiamo parlato. Ho chiuso la grata quando ho sentito dei passi percorrere le scale: Banner è venuto a vedere come stavo e a portarmi una coppa di vino. Cerca di convincermi in parte a tornare di sopra: pare che Stark sia ubriaco e stia dando spettacolo.

Lo ringrazio ma ribadisco che preferisco rimanere qua sotto. “Filmami tutto, così lo ricatteremo in tempi non sospetti.”

Bruce ritorna al piano di sopra. Attendo ancora qualche minuto e poi chiudo gli occhi e lascio fluire il potere lungo le mie membra. Quando li riapro, la mia proiezione astrale è al mio fianco nella mia stessa identica posizione.

 

La serratura della cella scatta e apro la porta quanto basta per lasciarmi scivolare al suo interno mentre la proiezione richiude tutto.

La cella è appena illuminata dalla tremula luce di una piccola torcia e, a parte un tavolo con uno sgabello e la branda sul quale Loki è coricato, è completamente spoglia.

Quando mi sente entrare apre gli occhi e si mette a  sedere, guardandomi incuriosito. Vedendo che non mi muovo si alza e si avvicina di un qualche passo, studiandomi. “Hai bisogno di vedere una dimostrazione da una distanza più ravvicinata?” sibila infastidito.

“No, ho già ottenuto quel che volevo sapere. Hai recuperato i tuoi poteri, almeno in parte. Giusto?”

Ecco, questa non se l’aspettava. Capisce di aver fatto un passo falso a mostrarmi il suo aspetto da Gigante di Ghiaccio e posso immaginare quanto sia furioso con sé stesso di essersi lasciato prendere in giro.

Di nuovo.

“I ceppi sono ancora al proprio posto.” Dice, alzandoli cercando di dissimulare la sua sorpresa. “Non posso ancora nuocere a nessuno.”

“Ma piano piano recupererai il tuo potere e scapperai. E’solo questione di tempo. Nessuno credeva davvero di poterti tenere legato tanto a lungo. Ma è una cosa di cui mi preoccuperò dal momento che sarà sconfitto definitivamente Thanos. Finché lui è in giro, so che sarà un brutto colpo alla tua autostima, ma sappi che sarai un problema secondario.”

Fa un cenno infastidito con il capo, come se questo concetto gli fosse esageratamente famigliare e lo disturbasse.

“Ma io vorrei sapere un’altra cosa.”

“Vuoi sapere un po’ troppe cose.” Loki mi ha voltato le spalle e quando gli afferro la mano mi rivolge un’espressione interdetta.

La sua mano è fresca tra le mie dita. Non gelida, ma ha solo una vaga traccia di calore corporeo. Potrebbe essere solo una coincidenza, e per esserne certa me la porto al viso, appoggiandola sulla guancia. Loki non si ritrae, resta a fissarmi in attesa della mia reazione.

“Eri tu.” Ora ne ho la certezza. “Quando ero in infermeria, prima che Natasha mi desse il siero, c’eri tu. Credevo di aver avvertito la tua presenza ma… non mi sembrava possibile. Pensavo fosse stata la febbre a confondermi.”

“Era la febbre, indubbiamente.” Cerca di convincermi senza arretrare di un passo. Anche se non la sto più trattenendo, la sua mano rimane appoggiata alla mia guancia.

Si avvicina e per un secondo mi viene il dubbio voglia provare a spaventarmi con questa sua caratteristica innaturale. Alzo il viso a sostenere il suo sguardo e lui si china verso di me.

Le nostre labbra si incontrano per un breve secondo.

 

Loki si ritira appena e mi osserva, come se fosse in attesa di una mia reazione. Mi accorgo che mi sto succhiando il labbro inferiore, come se lo stessi assaggiando.

E’ come baciare un mazzo di menta. Riesco a descrivere solo in questo modo quel bacio fresco.

Sembra sorpreso dalla mia reazione. Si aspettava forse che scappassi urlando? Lascia scivolare le mani lungo le mie spalle e le mie braccia.

Mi piace. Questa volta sono io a baciarlo di nuovo, mentre le sue braccia mi cingono la schiena nuda, regalandomi brividi freschi dove le dita sfiorano la mia pelle.

 

Approfondisco il bacio, le nostre lingue si incontrano e quando a Loki scappa un debole gemito morbido mi rendo conto che sino ad ora ha trattenuto il respiro.

 

Curiosità: per quanto mi lascerà andare avanti?

Desiderio: sulla mia pelle calda ancora da una traccia di febbre il suo tocco mi da sollievo.

Eccitazione: Questo è Loki, l’antitesi della purezza di Steve che solo pochi giorni fa volevo fare mia. La nemesi della Terra. Il dio dell’Inganno, l’Assassino, la Menzogna incarnata. Ed ora mi sta baciando e mi sta sfiorando come se non desiderasse altro.

 

Dovrebbe essere la cosa più sbagliata e irrazionale che mi sia saltata in mente, ma non riesco a fermarmi né a provare rimorso. Non ho la mente annebbiata eppure la mia coscienza tace e non cerca di smorzare ciò che sto provando.

Mi incanta sentire come mi tiene tra le braccia e mi sfiora la pelle, come mi passa le dita tra i capelli e come esplora la mia bocca. Si stacca solo un istante, appoggia la fronte alla mia, gli occhi chiusi come se si stesse concentrando, come se stesse assaporando il momento.

Riesco a sentire il suo cuore, batte fortissimo contro il mio petto.

Lo spingo piano all’indietro, le sue ginocchia battono contro il legno della brandina e lui si lascia cadere senza staccare le mani da me.

Mi ci siedo in grembo e le nostre labbra si trovano di nuovo. Le mie mani vagano sulla casacca di cuoio, trovano le fibbie e la aprono, facendola cadere sul materasso. Loki si stacca solo per far scivolare via anche la corta tunica verde dalle spalle.

Ha la pelle diafana e per un attimo rimango rapita dalla sensazione di sentirla così fresca sotto le mie dita. Non riesco a capacitarmi di come gli Asgardiani avessero potuto considerarlo inferiore o disprezzarlo fisicamente: ha muscoli perfettamente delineati, senza essere esagerati e gonfi. Mi rendo conto di trovarlo molto più bello e piacevole, da toccare e da vedere, di Steve. Non è così esagerato, non è così perfetto. E’ molto più affascinante, stuzzicante. Invitante.

La pelle candida è ancora arrossata sul collo, e prima che me ne accorga sono le mie labbra ad accarezzarla.

Deglutisce, il respiro più affannoso mentre mi attrae di più a sé. Sento il suo desiderio aumentare e guido le sue dita sul  piccolo corsetto cesellato: voglio sganci il fermaglio e lo tolga.

Le sue mani percorrono ogni centimetro della mia pelle, disegnano carezze lungo la mia schiena e sul mio petto, prima di risalire lungo il collo e raggiungere nuovamente il viso.

Mi riporta a sé per baciarmi nuovamente: è come se mi assaggiasse. Non c’è foga, non c’è forza. Se volessi, potrei ritrarmi e lui non mi tratterrebbe. Se continuo a baciarlo, se continuo a tenerlo stretto a me è per mia volontà.

Tiene lo sguardo fisso sui miei occhi: non è famelico o lascivo come quello di qualsiasi uomo al suo posto. Piuttosto direi ammaliato, a tratti quasi incredulo da ciò che sta capitando.

Senza smettere di baciarlo lo spingo delicatamente a coricarsi sulla branda.

 

Loki, devo andare.” Mi pesa doverlo dire e sento il bisogno di giustificarmi: “Ci potrebbero scoprire da un momento all’altro. Ed è quasi ora che prenda il mio siero.”

I suoi capelli mi solleticano la spalla quando muove la testa. Credo si fosse assopito.

“Stai diventando più calda.”

“Cosa strana, con te addosso…” ironizzo. Si alza da me, ma le sue braccia indugiano ancora sui miei fianchi. Cerco di muovermi appena nel suo abbraccio, non voglio dargli l’impressione di respingerlo e anche per me è una forzatura: ma devo andare, non c’è alternativa.

Mi siedo sul bordo del letto, recupero il corpetto e lo riallaccio mentre le dita della sua mano stanno ancora sfiorando la pelle della schiena. Poi si alza lentamente e mi raccoglie la gonna. Cinge i miei fianchi con la cintura argentata e l’aggancia: quel leggero pezzo di stoffa è stato l’ultimo ostacolo tra di noi, sembra che voglia ristabilire quella barriera lui stesso. Poi si ferma e mi guarda dritto negli occhi:

E adesso?

Adesso che facciamo? Esco da quella porta e fingo non sia successo nulla? Nego anche a me stessa questo momento?

Loki farà lo stesso? Ne sarei certa, se non ce l’avessi li davanti che mi scruta in attesa. Si rimette anche lui i pantaloni addosso mentre mi riallaccio i sandali e mi ravvivo i capelli. Non c’è uno specchio nella cella e non posso controllare il mio aspetto, ma sento di avere le guance in fiamme.

Sistemandomi i capelli mi accorgo che mi manca un orecchino e che le dita di Loki sono strette attorno a qualcosa. “Potresti…?”

“No.”

Il suo diniego secco mi fa ricordare tutto d’un tratto che ho a che fare con il Dio dell’Inganno, che sta recuperando i suoi poteri e di come oggetti appartenuti a determinate persone possano essere utilizzati contro di esse.

“Sono costretta ad insistere.” Mi impunto. “Sono affezionata a quell’orecchino.”

Loki apre le dita restio e mi porge l’orecchino. Ora non mi fissa più. “Sciocca ragazza che dona il proprio affetto ad oggetti inanimati.”

“Non dono il mio affetto solo ad oggetti inanimati.” Mi rivolge un breve sguardo e poi torna a fissare un punto imprecisato della stanza.

Mi liscio la stoffa della gonna e mi riassesto bene la benda nel braccio, che si è allentata di un poco.

“Allora, io vado.” Lo vedo annuire appena. Mi avvicino ma non mi rivolge le labbra, così gli bacio una guancia liscia. Sfiora ancora il mio volto con due dita della mano.

“Io e te dobbiamo fare un patto, d’accordo?”

“Quale sarebbe, che tutto ciò non è mai accaduto?”

Scuoto la testa, non è questo che voglio che lui pensi, non lo sto rinnegando. “Dobbiamo fare in modo che questo resti il nostro segreto. Va bene? Io non dirò a nessuno che stai recuperando i tuoi poteri, e tu non dirai a nessuno che io sono stata qui stanotte. Può andare?”

“Mi pare equo.” Ora Loki mi sta sorridendo. Le sue labbra schiuse lasciano intravedere i suoi denti perfetti. “E cosa capiterà quando li recupererò in tutta la loro forza e sarò di nuovo una minaccia? Pensi forse che un’ora di lussuria possa avermi domato?”

Gli sorrido di rimando: comincia a piacermi questo continuo sfidarci tra di noi. “Oh, no, assolutamente. Ne resterei delusa se così fosse. Ma Loki, lo stesso vale per me.”

“Un giorno saremo di nuovo l’uno contro l’altra. Mi pregherai di risparmiarti, ti offrirai volontariamente a me per non essere uccisa e sarai mia per tutta l’eternità.” C’è una scintilla nei suoi occhi, ora sono eccitati e allo stesso tempo frenetici. E' lo sguardo di Loki: mai domo, sempre follemente ambizioso.

Alzo l’avambraccio fasciato. “Ti conviene fare alla svelta, allora.”

La sua espressione si rabbuia nuovamente, le labbra si increspano. Lo bacio ancora, cerco di mantenermi leggera ed ironica, non voglio che nulla scalfisca il mio sorriso. “Guarda, che tu ci creda o no, sono piuttosto fiduciosa.”

Lo lascio così, in una briciola di confusione e seminudo sulla brandina della cella.

Busso tre volte alla porta e la mia proiezione mi apre in silenzio. Quando sono fuori dalla cella e la serratura è nuovamente bloccata, la proiezione si sfalda per terra in minuscoli frammenti che evaporano in pochi istanti. Mi appoggio allo stipite della porta e mi lascio scivolare sul pavimento.

 

Bon, ecco arrivati al punto in cui qualcuno mi lancia un raudo nei denti. Fondamentalmente me lo merito.  C’è da dire che Addison non sta esattamente li a pensarci due volte in un certo genere di cose.

Spero non siate troppo in collera con me e non la giudichiate una ‘caduta di stile’. Ad ogni modo, ora scappo in Scozia e vi lascio qui a sbollire l’ira.

PROMETTO che questi due non diventeranno due coglioncelli patetici. PROMETTO, giuro.

Stiamo parlando di Loki e GreyRaven, non di BimbiMinkia!

Anyway, come sempre porgo i miei più sentiti, vivi e giganteschi ringraziamenti a chi sta seguendo, leggendo, commentando ed insultando questa storia. Vi voglio bene, sinceramente.

Il mio ego è ai massimi livelli.

Ed ora scappo in Scozia a prendere giusto due gocce di pioggia. Vi saluto Nessie, se la vedo.

A la prochaine!!!

EC

 

PS: citazione iniziale: MUSE, Undisclosed Desire. (che, oserei dire, è un’ottima Soundtrack per Loki,)

PPS: Se qualche anima candida all’ascolto non avesse nulla di meglio da fare che farmi un piccolo bannerino della storia, sarei veeeeramente una delle persone più felici dell’universo,

Grazie.

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Capitolo 14
*** Escaping, Briefing, Deciding. ***


   The Seventh

 

PARTE 2: Being.

-  Escaping, Briefing, Deciding.

I hear you callin' and it's needles and pins (and pins)
I wanna hurt you just to hear you screaming my name
Don't wanna touch you, but you're under my skin (deep in)
I wanna kiss you, but your lips are venomous poison

 

Agire. Subito.

La crepa sul ceppo al polso si era aperta abbastanza per permettergli di forzarla con i propri poteri e spezzarla.

Bastava poco. Un piccolo sforzo e sarebbe stato libero.

Una volta fuori dal palazzo avrebbe imboccato uno dei sentieri oscuri che solamente lui conosceva e avrebbe lasciato il regno facendo perdere le proprie tracce.

Dove?

Non esisteranno regni, o lune deserte... né crepacci dove lui non verrà a trovarti. Pensi di conoscere il dolore? Lui ti farà capire... quanto quel dolore sia niente!

Ricorda le parole dell'Altro come se gliele stesse ancora sibilando nell’orecchio. Ma ora il più fidato dei luogotenenti di Thanos era cibo per vermi, e lo stesso Thanos era imprigionato nella dimensione dei Morti.

Provvisoriamente.

Sette giorni per risalire la Voragine. Altri tranelli per bloccargli il più possibile l'uscita. Aveva  assicurato Addison.

Il tempo era limitato. Troppo breve forse per mettere tra sé e il suo debitore una distanza tale da garantirgli sicurezza. E allora, come sempre, Loki avrebbe dovuto ingegnarsi per sfuggire alla sua vendetta. Nascondersi, celarsi, confondersi tra le creature dell'Universo.

Se lui avesse vinto, con l'Universo ai suoi piedi e il Tesseract in mano, dargli la caccia sarebbe stato del tutto inutile, giusto?

No, impossibile. Thanos non era tipo da dimenticare di riscuotere i propri crediti.

L'unica era sperare che fossero i Vendicatori a vincere. Già lo avevano fatto una volta. Perché non una seconda?

Perché Thanos non si lascerà ingannare di nuovo.

Perché i poteri dei Vendicatori sono nulla in confronto a quelli del Titano.

Perché la squadra dei Vendicatori sta perdendo uno dei suoi membri più brillanti.

Addison avrebbe visto la battaglia? Sarebbe stata in grado di partecipare? Quanto poteva resistere, ancora, con quel veleno nel corpo? Quel siero di Midgard non avrebbe funzionato in eterno. Ben presto la febbre sarebbe tornata a tormentarla e il suo fisico avrebbe ceduto.

Se quella sciocca non avesse accolto la richiesta di Frigga questo non sarebbe accaduto.

Stupida, insulsa ibrida che muore per aver accordato di salvare il nemico della sua preziosa Terra.

Piccola canaglia conturbante concessasi per distrarlo dai propri propositi, per ammansirlo con le sue grazie, sicura di poterlo ingannare con il balsamo delle sue labbra ed il suo sguardo ambrato.

Davvero era così stolta da pensare che potesse essere asservito in quel modo? Che potesse rinunciare alla magia, al dominio di Asgard e ai suoi sogni di gloria solo perché sedotto da una femmina infida?

No, GreyRaven non poteva essere così stupida. Era abile, manipolatrice e cinica abbastanza da non sottovalutarlo.

 Era lampante quanto fossero simili, non poteva negarlo e provava un leggero senso di soddisfazione a constatarlo.

E c’era ancora il suo profumo sulla branda ed era di una piacevolezza fastidiosa che lo invita restarci, tra quelle coperte, a dimenticare tutto il resto e lasciarsi andare all’oblio estatico che quella fragranza suggerisce.

 

Le fanciulle di Asgard erano ben diverse. Certo, non tutte erano insopportabili ed arroganti come Sif o ridacchianti gallinelle come quelle che componevano il corteo di Fandral, ma quelle che avevano apprezzato le singolarità del principe cadetto di Asgard si potevano contare sulle dita di una mano, e neppure la completavano.

Loki era troppo magro, con troppi pochi muscoli e con troppo poco calore sulla pelle per i canoni di bellezza di Asgard.

Thor no. Thor era inseguito dalle fanciulle.

Preda ambita e sognata, con le sue spalle larghe, i suoi muscoli guizzanti, l’ardore della battaglia nei suoi occhi e la sua bellezza virile.

Tutte le donne di Asgard cercavano un compagno come lui. Lo desideravano, lo sognavano, lo ponevano come esempio inarrivabile di perfezione.

Addison invece aveva di apprezzato l’esatto contrario.

Il modo in cui intrecciava le dita tra le sue e le guidava ad afferrarle i fianchi. Come gettava la testa all'indietro e si mordeva il labbro inferiore, estatica.

Un piacere guardarla. Un piacere maggiore ad essere dentro di lei. Un piacere enorme, ad essere il fautore di quell'estasi.

Dannazione. Pensava ancora a lei. Era questo a cui mirava?

Poco importava, ne avrebbe pagato le conseguenze. Sarebbe stata sua, e sua soltanto.

Astuta, abile, potente. Di nobili natali e discendente di una stirpe reale. Decisamente un’utile alleata. Averla al suo fianco poteva davvero fare la differenza.

Prima di tutto, comunque, doveva vivere.

 

Loki stringe i pugni: il potere fluisce e si concentra sui polsi. Trova la crepa, la riempie, la spinge, l'allarga.

Spezzare quel sigillo. Agire. Fuggire.

Le guardie se ne sarebbero accorte troppo tardi.

La colpa sarebbe ricaduta su GreyRaven: aveva passato ore da sola davanti alla cella e tutta Asgard aveva visto dal vivo la portata dei suoi poteri.

Heimdall poteva essere ingannato di nuovo e chi poteva giurare che la ragazza non avesse deciso di liberarlo?

Oh, Loki lo sapeva bene, come il sospetto strisciava veloce tra gli Asgardiani e di come le arti magiche ne fossero abbondante fonte agli occhi di ignoranti e stolti guerrieri.

Anche se lei si fosse discolpata - e con quella lingua lunga ce l'avrebbe fatta eccome - il dubbio non si sarebbe comunque dissolto.

Attecchisce. E' una sanguisuga. E da Asgard si sarebbe propagato tra il resto dei suoi compari. La fiducia è un castello di carte che il vento della calunnia spazza via senza fatica.

La Vedova Nera. Una volta intaccata la fiducia della sua migliore amica, Addison si sarebbe sentita messa in disparte. Sola.

E piena di disperato rancore.

E lui sarebbe apparso a porgerle la mano. Sarebbe stata sua... com'era allettante quella prospettiva...!

Che il resto del gruppo perisse o vincesse non aveva poi molta importanza. Con lei alla sua destra e il Tesseract in mano l'Universo intero sarebbe stato alla sua portata.

 

Il bracciale del polso sta per cedere quando la serratura della cella che scattava lo fa sussultare e desistere.

"Fratello..."

Thor? "Quale sorpresa, di prima mattina. La tua donna ti ha cacciato dal talamo per caso?"

 

 

"Miss Borgo, la simulazione del labirinto è pronta."

"Grazie Jarvis."

L'ologramma del modello del labirinto è solo per soddisfare una mera curiosità dei miei compagni.

Attorno al tavolo dell’Avengers Lounge i Vendicatori riuniti ascoltano le mie spiegazioni suoi vari tranelli e sulla sua composizione.

"Wow. E' questo che fai nel tempo libero?" ironizza Banner

"Beh, il corso di tip tap è finito..." Alzo le spalle con un sorriso e sorseggio il mio bicchiere d’acqua fresca: "Il tempo di percorrenza minimo è di circa due giorni, e lui vi è entrato da appena trenta minuti" Sul touch screen Jarvis fa comparire un countdown a numeri rossi. "Questo significa che tra circa quarantotto ore Thanos potrà presentarsi a noi in tutto il suo… uhnm, splendore."

Tony fa il punto dei dispositivi Made in Stark attivati in giro per il mondo: "Da qualsiasi parte decida di comparire, i rilevatori intercetteranno la sua traccia con un anticipo di 75 minuti. Dovranno bastarci per farci trovare già pronti ed aver evacuato la zona interessata dai civili."

Nick Fury snocciola i numeri degli agenti, dei soldati e delle ulteriori forze messe in campo dallo S.H.I.E.L.D. "Nel caso si presenti con un esercito" Clint borbotta qualcosa come 'di nuovo?' "Dobbiamo essere pronti a fronteggiarlo noi stessi, in modo da potervi lasciare liberi di concentrarvi su di lui." Continua il Direttore.

Il mio massaggiarmi la tempia non passa inosservato a Steve che domanda se mi senta bene.

In un attimo ho addosso gli sguardi di tutti quanti. "Sto bene, ragazzi, state tranquilli. Sto solo pensando."

Faccio sparire l'ologramma del labirinto. "Credo che dovremmo teletrasportarlo, ovunque compaia, in un posto isolato dove possiamo combatterlo senza doverci preoccupare di ulteriori vittime.”

"Tendergli una trappola?" Fury sembra ponderare positivamente la mia proposta.

Alzo le spalle. "Anche negoziare, volendo. Proporglielo con le buone, prima. Qualcosa del tipo Vuoi uno scontro leale? Seguimi. Se si rifiuterà lo teletrasporterò io stessa. Dobbiamo solo individuare il sito." lascio passare sullo schermo immagini di deserti e posti ameni.

"Si vendicherà dello sgambetto sul Bifrost e ti farà fuori prima che tu possa farlo comparire da qualche altra parte." obietta Clint.

Alzo di nuovo le spalle dicendo che darò la colpa a Stark. Sullo schermo ho l'immagine dell'Antartide. "Tra combattere in un arido deserto o nelle lande ghiacciate quale preferite?"

"Mi ricorda lo Jotunheim."

Ecco, grazie Thor. Mi serviva proprio che mi facessi tornare in mente tuo fratello.

A proposito... "Ci hai parlato stamattina?"

Annuisce:  "Ti sono grato di questo consiglio. Avevi ragione, mi sono tolto un peso sulla coscienza accertandomi delle sue condizioni."

"Bene." gli do un colpetto sul braccio. "Era molto importante che lo andassi a trovare prima di ripartire." Beh, non l’avevo spronato a caso. Loki non resterà a lungo confinato lì dentro una volta recuperati i poteri. Per quanto ne sappiamo, a quest’ora potrebbe già essere riuscito a fuggire, e se ciò fosse capitato appena dopo la mia guarda in solitaria della scorsa nottata avrei destato sospetti: sono straniera e faccio un indiscreto utilizzo della magia, due cose che possono mettermi in odore di tradimento agli occhi di Asgardiani piuttosto ottusi.

Una visita di un Thor morso dai sensi di colpa per non aver fatto partecipare il fratello al banchetto poteva sviare i sospetti.

Povero, lo sto usando come ha fatto Loki. È anche abbastanza semplice fregarlo, un po’ come sparare sulla Croce Rossa.

Loki è per tutti noi un problema secondario. Nel mio caso, anche terziario.

Se non avessi tanta voglia e bisogno di sentire nuovamente quella pelle fresca sulla mia.

Decidiamo di comune accordo di concederci una pausa dalla riunione. Stark, Steve, Nat e Clint decidono di fare uno spuntino, mi invitano ma non ho fame. Vado nel salottino a fianco dell’Avengers Lounge e mi stendo sul divano. Vorrei solo riposarmi un po’, ma il divano è così comodo e J.A.R.V.I.S. sta diffondendo in stereo una musica lounge talmente rilassante che mi addormento all’istante.

 

Per svegliarmi Nat mi ha dovuto scuotere per un bel po’.

Fuori è quasi buio. Mi stropiccio gli occhi, imprecando mentalmente per il velo di sudore sul mio viso: la febbre si è alzata di nuovo e sono passate solo dodici ore dall’ultima iniezione: il mio fisico si sta abituando al siero, tra poco non avrò neppure questo palliativo dalla mia parte.

Pausetta lunga…” commento, cercando di distogliere l’attenzione della mia amica dal mio aspetto.

“Ti ho lasciato dormire.”

“Cosa?”

“Ne avevi bisogno. Guarda che lo so che dormi poche ora di notte.”

Sono sbalordita. Mi alzo a sedere e mentre una rabbia sorda mi monta in petto. “E immagino che avrete preso anche delle sacrosante decisioni in mia assenza?”

Natasha annuisce. “Dovevamo comunque fissare dei punti.”

“E nel mio lungo pisolo mi sono persa qualcosa del tipo –uhn - la mia sospensione dal servizio? Faccio ancora parte dei Vendicatori o sono la Bodyguard dello strip club all’angolo?”

“Cerca di calmarti.” Sospira.

“Calmarmi un cazzo!”

“Devo operare una ricalibrazione cognitiva?”

Mi alzo in piedi di scatto e mi allontano da lei furibonda. Come hanno potuto escludermi? Dopo tutto quello che ho fatto, mi pare di essermi guadagnata il mio posto in squadra, di aver dato prova delle mie capacità. “Adie…

 “E voi approfittate di un attimo di distrazione per farmi fuori?”

Adie…

“Ti degnerai di farmi un riassunto della situazione, per lo meno, o andrò allo sbaraglio e dovrò improvvisare?”

Adie tu non parteciperai alla battaglia contro Thanos. Non se non si sarà trovato un antidoto al veleno.”

Le braccia mi cadono lungo i fianchi. Non posso credere a quello che ho appena sentito.

“In queste condizioni non hai possibilità di…

“Io ho SEMPRE delle possibilità, Natasha, lo sai bene. Dici tu stessa che sono ‘La pennuta dalle mille risorse!”

“Non questa volta.”

 Insisto. “Mi stai sottovalutando.”

“No, Addison, sono realista. Chi credi di prendere in giro? Sei forte, sei stoica, hai una resistenza incredibile ma guardati obiettivamente: ogni giorno sei più debole. Ti ho vista che all’allenamento di ieri che avevi il fiatone. Come sei messa con i tuoi poteri? Amon ti ha fatto avere le lame nuove, come mai non mi hai ancora mostrato la tua abilità in merito? Di solito avresti saltellato come un'esagitata per tutta la base, utilizzandole anche per tagliarci il pane.”

Mi pizzicano gli occhi e mi prudono le mani: non voglio cedere, non voglio arrendermi. Ma Natasha mi fissa con il suo sguardo di ghiaccio che non ammette repliche ed io mi sento talmente furiosa che vorrei saltarle addosso e prenderla a schiaffi.

“Non potremo aiutarti se starai male durante la battaglia. E in questo caso un anello debole potrebbe esserci fatale.”

“Avete già individuato chi mi sostituirà o i casting sono ancora aperti?” Sibilo con ironico disprezzo.

“O Fury o la Hill. Ma dobbiamo ancora decidere. Fosse per me, non ti sostituiremmo."

"Oh, ottimo. Ho appena saputo di essere stata tagliata fuori e ora so anche che la mia presenza è reputata comunque inutile."

"Non travisare le mie parole, Addison. Sai perfettamente quanto tu sia indispensabile ed importante."

“Consolante, Nat. Belle parole, davvero.” A ramengo la mia razionalità che mi fa ammettere che Natasha abbia in parte ragione: esco dalla stanza come una furia, schivo i miei compagni, spingo Steve di lato con tanta veemenza da farlo finire sul tavolo ed esco sulle scale, dirigendomi sulla terrazza superiore.

Ho bisogno d’aria e di stare da sola.

 

Clint fa per seguirla ma Natasha lo richiama indietro. “Lasciala stare. Ha bisogno di rifletterci su, non è facile per lei.”

I Vendicatori rimasti si guardano l’uno con l’altro. E’ come se la realtà fosse stata schiaffata con violenza in mezzo a loro. Sino a quel momento ciò che era una remota possibilità non era stata toccata in modo tangibile.

Finché Stark non aveva ricevuto sullo Starkphone i risultati delle ultime analisi sull’antidoto: Negative. Il nuovo siero creato in laboratorio aveva attaccato voracemente le cellule del campione di sangue e le aveva distrutte in pochissime ore.

Erano ancora lontani dalla soluzione e di sicuro ci sarebbe voluta più di una settimana.

Da qualsiasi angolazione si guardasse, la settimana non sarebbe saltata fuori. Certo, se Addison si fosse messa a riposo –assoluto, questa volta – forse si poteva guadagnare qualche giorno, ma quantificare il tempo reale a disposizione era impossibile.

Con queste basi, il suo intervento in battaglia era decisamente fuori discussione.

“Sarebbe un pericolo per lei e per gli altri” aveva convenuto infine Fury. Si erano trovati tutti d’accordo, seppure a malincuore e tentennando.  

Natasha infine si era alzata, e si era diretta verso la saletta a fianco, esprimendo la propria volontà di essere lei a metterla al corrente di quella decisione.

Il silenzio del gruppo era stato interrotto solo da una domanda di Banner: “Ed ora come faremo senza la nostra Cornacchietta?

 

Salgo direttamente all'ultimo piano del grattacielo ed esco sul tetto con il fiatone. Mi siedo sul parapetto, le gambe a penzoloni nel vuoto.

Il vento è molto forte ma non provo fastidio.

Lascio che la mia rabbia scemi e cerco di calmarmi. Faccio appello a tutta la mia razionalità, e per tutta risposta mi ritrovo con le guance umide di lacrime.

Odio piangere.

Non lo faccio mai. Odio dover sembrare così pateticamente debole, odio avere gli occhi gonfi e ed odio che mi si legga in faccia quanto possa star male.

Colpisco il parapetto con un pugno e "Ahia." sto piangendo anche per il male, ora.

Sto morendo e non ho neppure la possibilità di cadere combattendo.

Sto morendo e ci sono tante cose che vorrei fare

Sto morendo, sento la febbre salire e l'unica cosa che mi viene da pensare è che vorrei tanto avere due braccia fresche attorno a me.

Ecco, appunto. Sto morendo e ho anche tradito la fiducia della mia squadra, la memoria di Coulson e la lealtà verso la Terra andando a letto con uno dei nemici del mio pianeta.

Non mi sono mai sentita più miserabile di così in tutta la mia vita. Mi concedo fin di singhiozzare apertamente da tanto mi faccio pena.

Non che potrei fare diversamente, dato che non riesco a smettere di piangere. Le mie cateratte emotive sono aperte e la diga si sta svuotando tutto d’un colpo.

Potrebbe andar peggio di così?

"Oh... povera GreyRaven... vittima invero di un pessimo scherzo”

Si. Potrebbe.

Parli del diavolo e spuntano le corna. Appunto. Le corna.

 

La lama del coltello gli ha sfiorato la punta dello stivale ma Loki non si è scomposto. La fissa con aria quasi divertita e commenta ironico che so davvero come tenere le persone a distanza. "Una mira eccelsa, lasciatelo dire."

"Mira eccelsa? Ti ho mancato!" La mia risposta sembra divertirlo. Abbozza un sorriso e sono estremamente tentata di chiamare gli altri. Mi ferma solo l'idea che lui possa rivelare i nostri trascorsi.

In tal caso, ovviamente, negherei. Sarebbe la mia parola contro la sua.

E' abbastanza? Ha qualche prova da presentare?

Oddio, l’orecchino l’ho ripreso, vero?

E le mutande?  

 

Tergiversare. Spostare l’attenzione verso un altro elemento, un diverso argomento.

"Se cerchi il tuo scettro, lo trovi al ventisettesimo piano, laboratorio D, prima porta a destra. Quella a fianco del distributore dell'acqua, per intenderci." dico cercando di riprendere un po' di dignità incrociando le braccia al petto e rizzando la schiena. "Vai a prenderlo, se ci riesci."

"E' questo che suggerisce la tua perspicacia, Addison?"

"No di certo." Muovo qualche passo di lato per non avere il vuoto dietro la schiena: trovarmi su un cornicione a centinaia di metri di altezza non è esattamente la posizione ideale quando si ha davanti il Dio dell'Inganno. "Non entreresti mai lì dentro per prenderlo di persona, sai che non ci sono possibilità di riuscita ed ultimamente hai fallito un po' troppe volte per i tuoi gusti. Tu sei qui, in un posto isolato in cui sai che nessuno ci può vedere, per convincermi a rientrare là sotto e prenderlo al tuo posto."

"Pronunciato da quelle labbra invitanti questo proposito suona ancora migliore."

"Ma davvero?" alzo un sopracciglio: "Ti ho appena dato del codardo e ho appena definito il tuo piano banale."

"Ed io invece ti ho appena offerto la possibilità di batterti attivamente per la salvezza del pianeta a cui tieni tanto, dimostrando ancora una volta ai tuoi alleati il tuo valore e come la tua presenza sia indispensabile nella squadra."

"Restituendoti la staffa dimostrerei solo la mia stupidità. O credi che, con il fiato della morte sul collo, non mi interessi più nulla di tutto questo?"

"Non pretendo di essere tanto capace di irretire il tuo cuore a tal punto, anche se non ti nascondo mi piacerebbe esercitare un tale potere su di te. Se tu fossi innocente, pura ed ingenua a quest'ora sarei già riuscito a corrompere la tua mente e il tuo cuore.

Ma, Addison, tu non sei affatto nulla di quello che ho detto ed in fondo preferisco così. Sai essere un'avversaria molto stimolante."

"In più sensi."

"Non scadiamo nel volgare, ti prego." Si muove nella direzione opposta alla mia: stiamo disegnando un cerchio, sembriamo due pugili che si studiano prima di sferrare l'attacco. "Lo Scettro amplifica i poteri, è legato alla tua energia ma soprattutto alla tua forza di volontà. Cosa che non ti manca, nevvero?"

"Quella mai. Ma ammetto di trovarmi un po' in defaillance sul campo energetico."

"Usando lo scettro potrai sopperire a questa tua mancanza."

Mi sfioro il mento, fingo di rifletterci e di prendere sul serio in considerazione questa sua proposta. "Quindi io potrei prendere lo scettro e portarlo fuori di qui che tanto gli altri di me si fidano, e poi partecipare all'Apocalisse. Magari mi lasceresti pure sparare un paio di colpi, prima di riprendertelo."

"Uh... colpirti alle spalle? Mi reputi proprio meschino Addison. Io non sono come i tuoi compagni giù riuniti. Non ti strapperò lo scettro di mano."

"Promise il Dio della Menzogna."

Lo sguardo di Loki si incupisce, aggrotta la fronte e serra le labbra sottili. "Che c'è, ti stupisci che non ti creda? Che garanzie ho? Permettimi di essere piuttosto scettica sull’affidabilità della tua parola." Ho smesso di muovermi, non ho paura di affrontarlo e sono abbastanza disperata per farlo anche a mani nude. Attraverso quindi il cerchio immaginario che abbiamo stabilito di un paio di passi continuando a sostenere il suo sguardo.

"Già, e in chi riponi la tua fiducia, mia cara? Chi è che reputi amico? Dovrebbero esserti grati per quello che hai fatto. Dovresti essere la loro leader tanto hai dimostrato di valere più di tutti loro. Ed invece, approfittano di un istante di debolezza per escluderti. Perché sapevano che se tu fossi stata presente e se avessi avuto la possibilità di difenderti ciò non sarebbe stato possibile. Mi domando se non ci sia un po' di gelosia in questa loro scelta."

"Oh, ma per favore!"

"Sei molto amica di Occhio di Falco, lui mi parlò del vostro rapporto. Quando sei entrata allo S.H.I.E.L.D. eri così giovane,  ai suoi occhi eri una sorellina, ed in fondo ti vede ancora così. Non credo però che alla tua amica Natasha piaccia altrettanto..."

"Ancora non hai capito che Natasha non è una vulvetta come tutte le altre? Sa benissimo che non sfiorerei Clint neppure per sbaglio. E lo sai anche tu, ma pensi di far leva sulle mie frustrazioni per farmi perdere la fiducia in lei."

"La questione non è la tua fiducia nei loro confronti. Ma la loro nella tua. Escludendoti dalla battaglia non hanno già dimostrato di non averne? E cosa direbbero se sapessero cosa è successo ieri sera?"

"Perché, che cosa è successo ieri sera?"

Gli occhi di Loki si stringono in due fessure gelide e pericolose, avanza di un qualche passo e ci ritroviamo ad un palmo l'uno dall'altra. "Ti sei concessa al loro più acerrimo nemico."

"Non ricordo di essere andata a letto con Thanos. Oh! Ma tu stavi parlando di te...!"

"Attenta, stai scherzando con il fuoco."

"Dici? Ti ricordavo piacevolmente fresco..."

"Stolta ibrida"

"Vile mezzogigante."

"Piccola intrigante."

"Continuiamo ancora a lungo o ti decidi a togliermi i vestiti di dosso?"

Come zittire la lingua d'Argento di Asgard. "Sto palesemente scherzando. Non mi veniva in mente nessun insulto forbito."

"La mia pazienza ha un limite."

"La mia è già finita da un pezzo." Mi massaggio la tempia. E' tornata a pulsare e non è un bel segno. "Ascoltami, non è un bel momento d'accordo? Ora, appurato che non prenderò in mano quello scettro ma, anzi, essendo esonerata da qualsiasi attività da Vendicatrice sarà mia premura tenerlo sotto osservazione meglio, credo che tu possa andare. Ho poco tempo a mia disposizione e una lunga lista di cose da fare."

"Come frignare come una mammoletta su un tetto lontano da tutti?"

Mi innervosisce che mi ricordi di essermi fatta vedere in quelle condizioni, ma mi sforzo di dissimulare: "Mah, io pensavo al parapendio, invece."

Lo sguardo di Loki muta di nuovo. E' lo stesso che ho trovato nella sua cella la sera scorsa, la rabbia è scomparsa. Amarezza, forse rammarico e dispiacere. E’ affascinante cercare di afferrare ciò che passa attraverso quegli occhi di ghiaccio.

Ha mille sfaccettature, mille maschere, mille volti e mille sfumature. E' un caleidoscopio di emozioni e sentimenti continuamente mutevoli e contrastanti.

La gioia di ogni buon psicologo. Se decifrassi i suoi pensieri vincerei un Nobel.

Scosta una ciocca dal mio viso passandomela dietro l'orecchio. Le dita indugiano sulla guancia.

Sollievo. Non posso fare a meno di provarlo al suo tocco.

"Stai diventando più calda."

"La febbre sta tornando. E' il caso che vada a spararmi il mio siero in vena."

Pare indugiare su cosa dire, infine domanda "Fa male?" Trovo curioso che me lo chieda.

"Brucia. Un po'. Ma non dovrò sopportarlo a lungo."

Ora la sua mano è aperta su tutta la mia guancia. Il pollice sfiora le labbra ed in quel momento mi accorgo di quanto siano secche, umettandole quasi involontariamente.

Le labbra di Loki si stendono e un secondo dopo sono sulle mie. E' breve, la frazione fresca di un istante.

"Tu non morirai."

"E' l'unica tua affermazione che vorrei fosse vera." Le mie dita sono sul suo polso alzato, mi sta ancora accarezzando e non desidero che interrompa quel contatto.

"Sarà così. Tu prendi lo scettro, io farò il resto."

"Cos'è, un patto?"

Lascia scivolare le dita via dalla mia guancia e si allontana lentamente, camminando all'indietro. "Farò in modo di essere un amante meritevole."

No, aspetta, tu cosa?

Ma Loki, in un battito di ciglia, è già sparito.

 

Bene. Perfetto. Non sono più disperata. Ora sono assurdamente confusa, agitata, ed inquieta. Decisamente inquieta.

Prima che qualcun altro possa decidere di apparire all'improvviso e stravolgermi le ultime facoltà mentali rimaste, prendo le scale e mi ci precipito.

 

Recupero la giacca e il casco: è quello che mi aveva dato Steve e non gliel'ho ancora restituito, anche se non vado più in moto con lui ma ne ho presa una in prestito dal parco auto dello S.H.I.E.L.D: è una Ducati Monster 1100S nera e rossa, una bomba che mi fa ricordare con una punta d'orgoglio il mio lato italiano.

Ho decisamente bisogno di farmi un giro, di scaricarmi, di non stare chiusa qui dentro e di non vedere gli altri: sono abbastanza sconvolta, non voglio che mi leggano in faccia qualcosa che non riuscirei a dissimulare

Giustappunto, in ascensore becco Tony Stark.

"Tutta sola? Niente Steve?"

Mi rifiuto di rispondere.

"Dai, eravate così carini insieme..."

Se continua giuro che gli spacco il naso con il casco. Stark preme improvvisamente la tastiera dell'ascensore e lo fa bloccare. Sono al limite della sopportazione, fremo.

"Ascoltami, ho una vaga idea di come ci si senta."

"E quindi? Vuoi farmi la pappardella del 'non tutto è perduto', 'la speranza è l'ultima a morire' o mi lasci scassare una delle tue ville alla ricerca di un nuovo elemento? Non ho un reattore ARC in mezzo alle tette, credo sia piuttosto inutile questa cosa ma ammetto che l’idea di distruggerti casa al momento è allettante.”

Stark china la testa e alza un sopracciglio, fissandomi al di sopra dei suoi RayBan: "Ti sembro uno che predica false speranze?"

"Non è nel tuo stile."

"Esatto. Ascolta, non ho idea di quanto ancora tu abbia a disposizione, ma so solo che reputo una perdita di tempo tenere il muso a tutti quanti: questo non è nel tuo stile."

"Il mio stile è piuttosto eclettico, Tony."

"Il tuo stile non è Emo, Addison. Ascoltami, dico sul serio: se hai poco tempo, non sprecarlo.

Una volta ho domandato ad una persona, che credo tu conosca molto bene, come avrebbe festeggiato il suo compleanno sapendo fosse l'ultimo. Testuali parole: Farei tutto quello che vorrei fare, con chi ha voglia di farlo. Sinceramente, questa persona non è esattamente il massimo della trasparenza... e neppure della sincerità. Ma sono sicuro che non mentisse a proposito. Per inciso, si tratta di Natasha."

"Io non sono Natasha e questo non è il mio compleanno."

"Non fare l'ottusa e cerca di capire quello che intendo dirti: vivi. Più che puoi, finché puoi. A tal proposito, hai il mio jet privato a tua completa disposizione: prendi su Hill e Natasha e fatevi un bel giro a Las Vegas. Oppure prendi su Steve e portalo in un qualche posto romantico. Sconsiglio caramente di scambiare le due cose: Steve a Las Vegas potrebbe..."

"Ho capito, ho capito!" Faccio ripartire l'ascensore. Le porte si aprono al piano richiesto da Tony e lui esce. "Ti ringrazio" mormoro.

"Happy Hogan attende un tuo sms per far decollare la zucca, Cornacchientola."

 

Rientro a casa che sono le otto passate. E' tutto spento, Nat e Clint saranno ancora alla Stark Tower a fare briefing su briefing.

Mi pento di essermene andata, ora che sento il bisogno di non starmene da sola. E ho pure bisogno di parlare del mio incontro sulla Stark Tower.

Quello di cui non ho bisogno ora è di essere confusa, ed invece sono qui con un vortice di emozioni e non riesco a raccapezzarmi.

Farò in modo di essere un amante meritevole.

Oh, diamine. L’ultima volta che Loki ha cercato di dimostrare quanto meritasse qualcosa per poco non ha fatto fuori un intero regno.

 

Giro pigramente per la mia stanza: apro i cassetti della scrivania per inerzia. Dentro ci sono diversi buoni spesa mai utilizzati, qualche matita sfusa, alcune foto che non mi sono mai data la pena di sistemare. Ce ne è una bellissima mia e di Nat di quando avevamo finito le rispettive missioni e ci eravamo incontrate a metà strada: Nassau. Avevamo chiesto ad un turista di passaggio di fotografarci sulla spiaggia. La mia abbronzatura (ero tornata dal Medio Oriente) è in netto contrasto con la pelle sempre candida di Nat. Belle, sorridenti e sembravamo tutto fuorché due spie. In questa foto siamo due semplici ragazze, due amiche in vacanza.

Decido di tenerla fuori, voglio che le rimanga questa foto.

 

Morrigan picchietta con il becco alla finestra della stanza. La lascio entrare e lei mi vola in grembo. Si appallottola tra le mie mani, arruffando le penne dal piacere mentre l'accarezzo.

"Vecchia mia, ed ora che succede?"

Gracchia morbidamente, si strofina ancora di più su di me. Guardo fuori dalla finestra le luci di New York ed in quel momento capisco che, si, per una volta posso accettare un consiglio da Stark.

 

"E' stato un colpo basso, capisci?"

Natasha annuisce, ribadisce che le dispiace ma che era una cosa necessaria.

"Si, l'ho già sentita questa frase. Ma tu non avresti dovuto giocarmi questo scherzo. Sei la mia migliore amica Nat, questa scorrettezza mi ha dato fastidio soprattutto perché c'eri tu di mezzo."

Sospira.

"Non ci siamo sempre dette che avremmo sempre avuto fiducia l'una nell'altra? Ti ricordi?

Due Occhi della stessa Faccia, Due braccia dello stesso Busto, Due Chiappe dello stesso Culo."

Non riesce a trattenersi dal sorridere.

"Sto parlando seriamente. Chiedimi scusa."

"Ti chiedo scusa, Addison."

Le sue scuse sono sincere, di questo non ho dubbi, ma resto comunque in silenzio e soppeso bene la situazione. So che Nat e gli altri mi hanno fatto uno sgambetto, ma io d'altro canto ho dato una gioiosa ripassata al nemico. Dovremmo essere pari.

Forse dovrei anche dirglielo, a Nat. Conosco poco il suo passato, non me ne parla mai se non a mezze parole e ad allusioni, ma credo che sia stata a letto con gente peggiore.

Più spregevole di Loki?

Si. Loki in sé non è spregevole. Le sue azioni lo sono state. Probabilmente lo saranno in futuro.

Detesto scindere la persona che le ha compiute dai fatti, ma in questo caso lo devo fare: Loki non è solo il bastardo che ha cercato di ucciderci tutti (...e che riproverà a farlo), è anche il bambino rinnegato e rifiutato, il ragazzo inviso e diverso che scopre di essere una creatura maledetta e nemica e il giovane Re che ha tentato di governare senza mai aver avuto un briciolo di fiducia neppure in partenza.

E' anche l'uomo che ieri notte mi sussurrava che ero bellissima "E tutta mia."

Cambiamo argomento, è meglio.

Potrei dirlo a Nat solo se Loki non fosse anche l'assassino di Phil e il soggiogatore di Clint. Ma così non posso farlo, non capirebbe.

E poi una donna ha sempre i suoi segreti.

"Bene. Scuse accettate. Ora fila in camera tua, infilati quel tubino nero che ti spinge le tette in alto e riassestati il trucco. Ti voglio pronta tra mezz'ora, agente Romanoff: il jet privato di Stark ci sta attendendo e non voglio perdermi la mia serata libera a Las Vegas."

"Oh." Nat sbatte le ciglia e china la testa su una spalla. "Ad una condizione: ci prendiamo su Pepper Pots."

"... Giro di Gin e interrogatorio su Stark? D'accordo Chiappa, chiamo la Hill."

 

Sono Tornata.

Ammetto che preferivo restarmene in Scozia. E’ fantastica. L’ho adorata. (Per quanto come Dublin non amerò mai nessun’altra città).

Bene, allora, dove eravamo rimaste? Ah, si. Han ciulato. Mo però la vita prosegue, eh!

Spero, davvero, di aver perseverato nel mio intento di non trasformarli in due caricature di twilightiana debosciata memoria. Spero di averli mantenuti IC e di continuare ad essere di vostro gradimento. Fatemi sapere.

Nel frattemo ringrazio coloro che hanno letto, recensito, messo nei preferiti eccetera questa storia. Ho l’EGO a mille e non vi ringrazierò mai abbastanza.

Vi stimo.

Alla prossima,

EC.

PS: La citazione. E’ POISON di ALICE COOPER. Trovo ci possa stare nel rapporto tra questi due.

Credo.

 

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Capitolo 15
*** Morning Glories, Priorities, Caves. ***


   The Seventh

 

PARTE 2: Being.

-  Morning Glories, Priorities, Caves.

 

I have hours, only lonely
My love is vengeance
That's never free

 

Nella piscina galleggia un costume da suora. Questo è curioso, vorrei sapere chi l’ha indossato. E se siamo state anche ad una festa in maschera ieri sera.

Ho dei ricordi piuttosto vaghi e confusi. La luce del giorno non aiuta. Meno male che ci sono un paio di occhiali da soli a fianco del mio sdraio, proprio accanto alla mia mano a penzoloni. Li infilo senza domandarmi di chi siano. Non miei, direi, sono troppo larghi e poi a me i Carrera non piacciono.

Dunque: eravamo sull’aereo. Guidava Happy Hogan e Maria Hill alterata dai primi tre shots di Tequila lo trovava molto attraente.

Credo ci sia stato un momento in cui abbiamo capito che avevano messo il pilota automatico, probabilmente quando si sono chiusi dentro alla cabina di pilotaggio. Poi siamo atterrati e…

Uhnm. C’era una limousine? Ricordo uno scooter d’acqua. Ma a Las Vegas non c’è il mare, no?

Ah no, forse era una pubblicità che piaceva a Jane. Perché a Jane piaceva quella pubblicità?

Perché era già completamente ubriaca, ecco perché. Che presumibilmente è il motivo principale per cui ora è coricata nello sdraio vicino a me vestita di un costume in stile Elvis rosa shocking.

Non le sta neppure male.

Del perché invece Pepper sia avvolta dalla bandiera della Francia non ne ho la più pallida idea. Forse lo dovrei chiedere a chi sta nuotando ora nella piscina. Cerco di mettere a fuoco lo sguardo.

Oh, toh, è Natasha.

Risale le scalette della piscina e si sdraia su uno dei lettini liberi vicino a me. Recupera i propri occhiali e fissa di sottecchi Pepper e Jane con aria divertita.

"Non credo siano state addestrate a dovere."

“Già. Mi aspettavo di più dalle fidanzate di Thor e Stark.” Mi metto a sedere, gambe incrociate, e mi massaggio la tempia. Credo comunque di aver esagerato pure io. La mia amica, invece, sembra appena assonnata. “Di chi era il costume da Suora?”

“Di Hogan, non ricordi?”

Uhnm… si, hai ragione. Siamo andate ad una festa in maschera?”

…una specie.”

…era il Gay Pride, non è vero?”

Natasha ridacchia, io pure. Oddio inizio ad avere dei ricordi divertenti, nonostante le meningi mi stiano esplodendo. Chiedo che fine abbia fatto la Hill.

"Ha sempre avuto problemi con la tequila."

“Perché ho l’ultimo ricordo di lei ed Hogan in una cappella?”

Rumori di vetri infranti all’interno dell’Hotel. Due colpi violentissimi. Rumori di legno spezzato. Urla isteriche.

Io e Natasha ci guardiamo. “Oh, cavolo, Nat. Dimmi che non è vero.”

“Ma se le hai fatto da testimone tu!”

"Dovremmo andare a salvare Hogan. In fondo mi è simpatico e ci serve il pilota per tornare indietro."

"Non preoccuparti, ho tolto i proiettili dalla pistola."

Imprecazioni. Bestemmie. Altro vetro infranto. "Dovremmo dirglielo che il matrimonio è annullabile in meno di ventiquattro ore."

“Prima che distrugga l’Hotel e ce lo addebiti sul conto.”

Uhnm… aspetta….” Frugo nella bandiera drappeggiata attorno a Pepper e trovo la carta di credito. Puzza di Vodka. “Tranquilla, abbiamo la MasterStark.”

Il cellulare di Natasha squilla. "Romanoff. Ho prenotato un massaggio total body alle ore dieci e zerozero ante meridian, quindi che sia una cosa veloce e poco complicata."

"Che razza di messaggio vocale hai registrato sulla segreteria?"

"Oh. Addison, quando si sveglia, ricorda a Jane che ieri sera non eravamo al Karaoke e che quello che teneva in mano era il mio telefono e non un microfono. Che succede?"

Dal modo in cui si rizza a sedere e si toglie gli occhiali capisco di cosa tratti la telefonata. "Arriviamo."

"Thanos?"

"No, Loki. E' fuggito da Asgard."

Oh, ma toh. Davvero? Che tempestività nell'allarme, eh... "Dannazione!" esclamo fingendo stupore. "Immagino che queste due dovranno essere trascinate..."

"Faccio io. Sono brava ad occultare."

Santa Natasha. Tu sai sempre cosa fare.

 

…e come ha fatto a scappare se era costantemente sorvegliato?” Il tono della voce di Clint sfiora l’isteria. Fatica a mantenere il controllo e sono certa che se potesse avrebbe già polverizzato lo stabile con quattro frecce delle sue. “Fior fior di guerrieri sparsi in giro per il castello come parmigiano sui maccheroni e questo spezza le manette, se ne esce indisturbato e sparisce dalla circolazione senza che nessuno faccia nulla? Ti scongiuro, Thor: dimmi che ha corrotto le guardie. Dimmi che gli ha rifilato un paio di verdoni nei perizoma e loro l’hanno fatto uscire.”

Loki è un maestro di magia: una volta liberatosi dai ceppi e recuperato i propri poteri, per lui fuggire è stato semplice.” Thor è allo stesso tempo mortificato e furibondo: “Pensavamo che quei sigilli fossero sufficienti a contenerlo.

“Evidentemente l’avete preso sottogamba.” Natasha non fa nulla per mitigare lo stato di agitazione di Clint, anzi, se è possibile lo sta fomentando.

“Stai insinuando che le guardie di Asgard siano incompetenti?"

“Si.” Decisamente fomentando. Decido di intervenire prima che ci scappi una rissa non richiesta: “Calmiamoci tutti, è inutile recriminare: la colpa potrebbe essere anche mia che ho chiesto una pena più mite invece di farlo sfigurare da un serpente murato in una grotta. Quello che è fatto è fatto: finché Thanos non sarà sconfitto Loki starà giocando a nascondino da qualche parte. È un problema secondario: concentriamoci prima del suo amichetto.” È preoccupante come la mia voce sia praticamente ridotta ad un sussurro.

L’espressione mortificata di Thor non diminuisce, tuttavia Nat distoglie lo sguardo e Clint recupera il controllo passandosi una mano tra i capelli a spazzola.

Mi siedo sul divano mentre Steve mi porge un bicchiere d’acqua. Lo ringrazio e ricevo un sorriso mesto e preoccupato come risposta. “Sto bene, davvero.”

“Si, diceva così anche Pepper mentre vomitava, un paio d’ore fa.” Stark ghigna sornione. “Pare vi siate divertite.”

“Normale amministrazione.” Commento. Davanti a Fury ed in una situazione del genere non è proprio il caso mi metta a descrivere la nostra Notte da Leonesse a Las Vegas. "Credo che dovremmo aumentare la sorveglianza dello Scettro, ora che Loki è libero."

Fury concorda. "Hill, te ne occuperai tu."

Mi offro volontaria: Per quanto la Hill possa essere preparata ed efficiente, sono io quella che conosce meglio Loki e i suoi trucchi. Ma il Direttore scuote la testa: "No, Borgo. La tua priorità è un'altra e sai bene quale."

"Direttore, non sarò in campo aperto, non parteciperò a degli scontri e se vedrò Loki qui tutto quello che farò sarà ..."  portarmelo a letto di nuovo "...distrarlo mentre arrivano i rinforzi. Non vedo perché non possa occuparmene io."

Stark mi fissa scettico "E come, esibendoti in un perfetto svenimento? Oppure hai in serbo un giochetto del tipo… che ne so, danza del ventre?”

"Non scherzare, è molto competente in merito." taglia corto la Hill.

"Sulla danza del ventre o sullo svenire?"

Natasha piega la testa di lato: "Entrambe." Clint annuisce.

"Direttore, ormai non ho nulla da perdere..."

"Borgo, non riuscirai mai a tenergli testa. La discussione è finita. Non costringermi a sospenderti dal servizio e cacciarti fuori da questa stanza."

Non posso fare a meno che lasciar cadere le braccia ed arrendermi.

 

Le differenze sostanziali tra Svartalfheim e lo Jotunheim sono essenzialmente due: La prima è che gli abitanti dell’ultimo sono di gran lunga più barbari del primo. L'altra è che, conoscendo i luoghi giusti, almeno qualcosa di utile su Svartalfheim è possibile trovarlo.

Entrambi comunque erano tutto fuorché regni alleati di Asgard: in più riprese, sin dai tempi antichi, elfi oscuri o giganti di ghiaccio avevano provato ad impossessarsi del regno asgardiano. Come dargli torto, vivere tra quelle lande desolate non era molto piacevole.

Eludere la sorveglianza degli Elfi Oscuri si era rivelato un compito più arduo che nascondersi agli Asgardiani che, ottusi e boriosi qual'erano, non riuscivano a guardare al di là del proprio naso.

Gli Elfi Oscuri invece erano molto ricettivi.

O forse avevano drizzato le orecchie appena ricevuta la notizia che il Principe Perduto di Asgard era fuggito dalla sua prigionia. O forse ancora sapevano di Thanos. Aveva quasi distrutto Asgard, in fondo, si capiva non fosse un nemico di poco conto.

Loki stringe i pugni sino a farsi diventare le nocche bianche: un giorno anche lui sarebbe stato temuto alla stessa maniera. Ma prima i Vendicatori avrebbero dovuto sbarazzarsi del Titano.

E lui aveva doveva recuperare una cosa, in quel posto.

 

Nelle ore passate ad assimilare quanta più conoscenza potesse aveva imparato molte cose sulle piante magiche, sui luoghi dove si trovavano e sulle loro proprietà.

Quella che stava cercando in quel momento cresceva solo nel buio di alcune grotte dello Svartalfheim: individuarne una non era stato un problema, ma aveva impiegato alcune ore  - preziose - per riuscire ad entravi senza essere visto. Quello a cui si era trovato davanti nel buio della caverna era degno di essere chiamato spettacolo, e prova una minuscola fitta di rammarico nel trovarsi li da solo: simili meraviglie si gustavano meglio quando si potevano mostrare, spiegare a qualcun'altro. Quasi si immagina ad entrare li dentro con Thor, come quando erano adolescenti e si faceva trascinare in avventure simili.

Poi ricorda che Thor non avrebbe apprezzato: in fondo per lui quel luogo non mostrava alcuna utilità: non vi erano armi particolari o nemici precisi da sconfiggere. Sino a poco tempo prima sarebbe stata una delle cose che più l'avrebbero ferito, simile a quando gli mostrava un nuovo incantesimo o qualcosa che aveva scoperto sui suoi libri e riceveva in cambio uno sbuffo simile ad un grugnito, uno sbadiglio ed un commento sull'inutilità di certe nozioni.

Un campo di pallidi fiori a campana iridescenti sotto una volta di minerali brillanti gli avrebbero solo fatto alzare le spalle.

Pensandoci, era una cosa che lo feriva anche in quel momento. Sono qui con un proposito giusto e non vi è nessuno che possa incoraggiarmi. Né apprezzare il mio sforzo o il mio coraggio. Ironia della sorte: ogni volta che i suoi propositi erano di diversa natura aveva sempre davanti folle oceaniche.

 

Loki raccoglie uno dei fiori facendo ben attenzione a non reciderlo ma a sradicare anche le fragili radici.

I petali perdono un poco di luminescenza.

Sfiora la sabbia brillante del terreno con le dita della mano libera, la modella, la scioglie tra piccole fiamme sino a farla diventare un'ampolla di cristallo traslucido e poi lascia scivolare il fiore dentro e la richiude con cura: appassirà presto e sfiorendo si liquefarà in un fluido perlaceo. Un siero curativo, un filtro potente ed universale.

Poche stille possono guarire da mali incurabili, epurare ferite gravemente infette ed essere l'antidoto per qualsiasi tipo di veleno.

Qualsiasi.

Le sue parole non potevano avere effetto sul cuore di GreyRaven: non era ingenua né sentimentale, ma neppure ingrata. Questa sua azione le avrebbe salvato la vita, l’avrebbe colpita, e avrebbe potuto chiedere qualcosa in cambio.

Con la vita e la Terra salve non poteva negargli un accordo.

Anche se non avesse accettato di essere sua - pensiero che lo infastidisce come una minuscola scheggia nella mano - non si sarebbe mostrata irriconoscente nei suoi confronti.

Addison non è né luce né buio. È la penombra che leviga le superfici e rende affascinanti le cose, non mostrandone completamente i difetti ma non celando neppure i pregi.

È l'esatta via di mezzo. Una continua, coerente contraddizione vivente: né demone né umana, né completamente buona ma neppure completamente cattiva.

Eppure in equilibrio. Come il colore Grigio che portava addosso e nel nome di battaglia, perfetto bilanciamento tra tenebra e luce.

Si, decisamente il venire in quella grotta era stato un passo necessario, per quanto pericoloso.

Loki fissa ancora una volta il fiore che appassisce nel cristallo, poi infila l'ampolla al sicuro nella casacca di cuoio e risale la grotta.

 

 

Ok. Loki pare essere d’aiuto. Se mi troverò una molotov sotto casa, capirò che questa storia starà prendendo una piega decisamente sbagliata e assurdamente OOC.

Capitolo decisamente breve rispetto ai precedenti, è di passaggio. Collegherà a breve il Disastro dei Disastri.

Nel frattempo, vi annuncio dato che a nessuno fregherà, che ho preso il dvd degli Avengers. Ha-ha! (Il mio moroso NON è molto contento…)

Anyway… non so come ringraziare le commentatrici. Sono giù di testa, in brodo di giuggiole! Ragazze, attente, state creando un mostro squittente. Fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo. Anche solo due parole in croce per me sono fondamentali.

Grazie, Grazie, Grazie, Grazie anche a chi legge questa storia senza commentarla, donando solo un nichelino del suo tempo alle mie elucubrazioni senza capo ne coda.

Grazie, davvero.

Alla prossima,

EC.

 

PS: Citazione iniziale: Behind Blue Eyes, degli WHO.

 

 

 

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Capitolo 16
*** Hard Decision, High Treason, Back in Action. ***


The Seventh

 

 

   The Seventh

 

PARTE 2: Being.

-  Hard Decision, High Treason, Back in Action.

 

They should have seen it in your eyes
What was going around your heart.

 

“Adie, Adie svegliati.”

Gli occhi mi si aprono a fatica ed il primo pensiero che mi salta in mente è ultimamente sono stata a spassarmela alla grande a Las Vegas, quindi subirò i postumi del mio gozzovigliare. Probabilmente ho anche dormito più del dovuto e sarò in ritardo su una qualche tabella di marcia S.H.I.E.L.D.

Mi trovo invece in una stanza completamente bianca, ho una flebo attaccata al braccio e gli altri sei Vendicatori nelle loro tute ed uniformi attorno al mio letto.

Fossero stati i postumi di una sbronza leggendaria ne sarei felice. Peccato sia tutt’altro, invece. Ci metto un po' a realizzare di essere svenuta -di nuovo- e chissà per quanto, questa volta.

E se i ragazzi sono in uniforme, significa che mi sono persa un passaggio fondamentale: "...è arrivato?" mormoro.

"Diciassette minuti fa i nostri dispositivi hanno rilevato la sua traccia e localizzato il punto di apertura del portale. E’ in arrivo, lo S.H.I.E.L.D. sta già provvedendo a stabilire un perimetro entro cui provvedere all'evacuazione di emergenza e noi lo stiamo raggiungendo." Natasha è seduta sul letto a fianco a me, la sua mano guantata sulla mia e Morrigan in grembo.

"Dove?"

"New York."

Ruoto gli occhi: "Di nuovo? Qualcuno può gentilmente far notare ai nostri avversari che il mondo è vasto e ci sono tantissimi altri splendidi posti da distruggere? Ulan Bator... Pechino... il New Jersey..."

Clint abbozza un sorriso tirato stringendosi le spalle: "Sai com'è, il fascino della Grande Mela..."

"Siamo venuti a salutarti, cornacchietta." Anche Stark si sforza di sorridere, piccole rughette si formano attorno agli occhi che non brillano della solita luce sarcastica: "Ci vediamo al solito Shawarma Restaurant per il post battaglia, d'accordo?"

Arriccio il naso: "Nah, sai che non lo digerisco. Che ne dici di un buon sushi, questa volta?"

Stark è d'accordo e anche gli altri annuiscono.

"Tra poco evacueranno anche questo edificio, ti porteranno sull'Helicarrier." Spiega Banner, prendendo una siringa ed iniettando il contenuto nella cannula della flebo. "E nel frattempo un po' di siero per darti un po' di tono."

"Preferivo un Mojito, sinceramente." mi sforzo di scherzare: questo momento con loro potrebbe essere il nostro ultimo saluto, e tutto ciò che desidero è che sia il più leggero e meno traumatizzante possibile. "Non è necessario che mi portino sull'Helicarrier. Posso aspettare qui, non c'è problema. Mi basta solo un buon libro e il mio I-pod."

"Uhn... temo ci siamo scordati entrambi. Però ho qui l'ultimo numero di Vanity Fair. Ci sono anche gli Oroscopi del Successo."

"E il Test sulle affinità sessuali." aggiunge Clint mostrandomi la copertina della rivista.

"Ecco, questo mi interessa di più. Steve, sei Cancro, giusto?”

Natasha preme l'auricolare. "D'accordo" mormora. Poi si volta verso gli altri e annuisce. "E' ora di andare." spiega con un sospiro.

"Bene. In bocca al lupo." auguro mentre la mia migliore amica stringe più forte la mia mano, gli occhi azzurri piantati nei miei. Tante cose da dirsi e solo i nostri sguardi riescono a parlare. "Nat, davvero, non ti preoccupare. Io vi aspetto."

"Ti conviene."

Thor è il secondo ad avvicinarsi e ad abbozzare un sorriso: "Lady GreyRaven, onoreremo il tuo coraggio e la tua dedizione dedicando a te la nostra vittoria." Lo ringrazio, mentre Stark ironizza: "Uhn, si. Faremo noi tutto. Come sempre, sfaticata di una cornacchietta." Banner mi fa le ultime raccomandazioni -anche qui l'ironia è palpabile - sul rimanere calma.

Clint mi abbraccia, stringendomi senza dire nulla e piano piano i miei compagni escono.

Rimane solo Steve: "Ci tengo davvero che tu accetti le mie scuse, prima di andare."

"E' acqua passata. La colpa è anche mia, non avrei dovuto reagire così."

"Era comprensibile." Si avvicina e si siede accanto a me nel posto prima occupato da Natasha. "Io... io ci tengo davvero a te. Vorrei tanto ritornare a quel giorno a Coney Island e ripeterlo all'infinito. Sono stato così bene e... era da tanto che non mi sentivo così. Soprattutto con una ragazza. E' stato un giorno speciale. Tu, sei speciale. Per me. Per noi tutti."

Sensi di Colpa, certa gente sa proprio come causarteli senza rendersene conto: "E' stato un bel appuntamento." commento, sprofondando nella meschinità. "Peccato non poterlo replicare."

"Non arrenderti, Adie."

"La resa non è un'opzione valida dalle mie parti."

Mi rivolge uno dei suoi sorrisi luminosi, poi avvicina il viso al mio.

Oh beh, tanto sto morendo, no?

Morrigan gracchia quasi volesse riportarmi alla ragione. Piego la testa per baciarlo.

Farò in modo di essere un amante meritevole.

Mi volto di scatto all'ultimo istante. Steve rimane interdetto. "Niente baci d'addio." spiego velocemente. "Portano sfortuna."

Scoppia a ridere, posando la fronte sulla mia ed una mano sulla mia guancia. "Giusto, giusto. Hai ragione." Resta un attimo assorto, immobile, quindi si alza e si incammina verso la porta. "Avrò modo di prendermelo più tardi." Promette infilandosi la maschera e salutandomi con il più radioso, aperto e sincero dei sorrisi.

Capitan America esce dalla porta della mia stanza d'ospedale ed io resto sola con Morrigan e la sensazione di essere un verme.

 

"L'Helicarrier è sotto attacco: a tutte le unità aeree, ripiegare verso Upper Bay!"

"Ostili nell'Helicarrier, ripeto: Ostili nell'Helicarrier. Attuare procedura di emergenza in  difesa del Tesseract."

"Unità di terra: mantenere le posizioni su Battery Park!!! Ripeto, Mantenere BATTERY PARK!"

 

Mi sono iniettata un'altra dose prima di uscire dalla mia stanza. L'effetto della precedente era scemato quasi del tutto, ed ora ho la consapevolezza di avere poco più di un'ora di tempo per fare la mia mossa.

L'auricolare radio mi ha tenuto in contatto con la battaglia esterna facendomi capire la gravità della situazione e che non posso più attendere.

New York è di nuovo sotto assedio, i Vendicatori stanno cercando di mantenere Thanos confinato a Central Park, in modo da causare meno danni possibili, ma da come sto capendo i loro sforzi sono piuttosto vani.

Si, si è ripresentato con un esercito. Pare vadano di moda quest'anno. Ben più nutrito che su Asgard, ben più attrezzato e feroce.

E se il grosso delle truppe sta combattendo tra Lower Manhattan e Midtown, un gruppo non meno consistente ha attaccato l'Helicarrier, danneggiandolo e facendogli perdere quota.

Fury è stato costretto ad atterrare al largo di Upper Bay, ma questo lo rende molto più alla portata del nemico.

 

Quella che è arrivata, inaspettata, è stata una piuma nera comparsa a mezz'aria con una piccola pergamena.

La mozione è stata accolta, ci stiamo muovendo ora. Porta da questa parte il Titano e non uscirà mai più questa volta.

Amon è comparso subito dopo, una fiammata improvvisa che ha incenerito le tende della stanza e riempito il posto di odore di zolfo.  "Il Consiglio dei Re Infernali ha finalmente deciso." ha esclamato trionfante.

Alla buon ora! "Ce ne è voluto di tempo!" Mi sto già sfilando l'ago della flebo dal braccio e recuperando la mia tuta, appallottolata insieme ad altri miei effetti personali in un borsone dentro l'armadio.

I muscoli mi dolgono, credo che questo veleno stimoli l’acido lattico.

Mio cugino fa spallucce: "Oh beh... c'è stata una rissa..."

"Non avrei mai detto, con me assente..." Richiamo le mie lame: non so dove siano esattamente nell'edificio, ma dopo pochi secondi sento dei rumori avvicinarsi ed intuisco stiano arrivando attraverso muri, condutture e scale.

"Come ti senti?"

"Di merda, ma posso farcela."

Lo sguardo dorato di Amon si fa più morbido, sospira impotente. "Sai che non posso intervenire io su questa dimensione."

"Lo so, non preoccuparti. Hai me, basta e avanza." Le spade trovano i miei palmi e stringo le impugnature, facendole roteare per poi infilarle nei foderi dietro la mia schiena. Morrigan mi si posiziona sulla spalla.

"Gli Alchimisti sostengono di essere vicinissimi ad una soluzione per l'antidoto."

"Digli allora di sbrigarsi."

"Sempre che il tuo inaspettato alleato non riesca ad esserti di aiuto."

Mi fermo dall'avvolgermi un laccio al polso. Oh, Cavolo. Dissimulare, e alla svelta. "Ho un alleato?"

"Sai benissimo di chi sto parlando."

Dannazione. E come ha fatto a saperlo? "Ho i miei informatori" chiosa mio cugino, roteando gli occhi. "Non essere sciocca, non devi raccomandare il mio silenzio. Al momento solo io ed Erszbet sappiamo di voi due."

"...e non hai nulla da dire in contrario?"

Amon alza le spalle di nuovo: "Beh... non sono esattamente nelle condizioni di poterti proibire di frequentare qualcuno perché pericoloso e dedito ad azioni nefaste, non credi?"

"In effetti suonerebbe piuttosto ipocrita."

"Ti chiedo solo di stare attenta. Anche se so già che possiedi abbastanza senno per non lasciarti fregare."

Lo ringrazio per la fiducia e lo abbraccio. Ci stringiamo forte. "Mi sei molto cara, bella cugina." sussurra. "Vorrei solo poter fare di più per evitarti tutto questo."

"Stai facendo il possibile. Tocca a me ora. Sono il tramite tra questa e la vostra dimensione. Questo è il mio compito." Annuisce con forza, accarezzandomi i capelli. "Immagino tu abbia un piano."

"Più o meno."

"Vai, bella cugina. Rendimi orgoglioso."

 

"Borgo! Ti stavo venendo a prendere!"

Incrocio Maria Hill nell'entrata distrutta dell'edificio: da tanto è presa a puntare le pistole alla vetrata crivellata dai colpi non mi ha sentito arrivare, e per poco non mi piglio una pallottola in testa. "Abbiamo evacuato ma non ho ordini diversi da quelli di mantenere la posizione e il mio obbiettivo."

"Quindi mi stai dicendo che dobbiamo starcene in cantina con lo scettro di Loki?"

Maria mi fissa con aria grave. "Le comunicazioni con l'Helicarrier si sono interrotte." Mi appoggio con la schiena al muro, il mio cuore ha mancato di un battito. "...il Tesseract..." non oso pensare che sia finito nelle loro mani.

"Non ho ricevuto altri ordini."

"Che facciamo? Sei tu il vice di Fury, direi che dovresti prendere il comando."

"Ci stiamo attrezzando per uscire e raggiungere la squadra Alfa a Battery Park. Hanno elicotteri ancora operativi, metteremo lo scettro al sicuro e poi ci uniremo alle truppe di terra. Tu è il caso segua lo scettro. Sul Quinjet, al sicuro."

"Dov'è lo scettro ora? Ancora nel laboratorio?"

La Hill annuisce: "Ho lasciato tre agenti di guardia, altri cinque sono venuti qui con me a sgomberare la strada. Gli altri..." le parole le muoiono in gola in un lieve tremolio del labbro inferiore mentre deglutisce.

"... hanno timbrato il cartellino." concludo cupa.

 

"Ti serviranno entrambe le mani libere. Dallo pure a me."

Il soldato esita, tiene lo scettro in pugno e guarda la Hill per avere istruzioni. Sono molto tentata da rifilargli una testata ed impossessarmene ma mi trattengo, continuando a mantenere l’espressione neutra, sfiancata e rassicurante che deve suggerire ai presenti quanto io sia innocua. La Hill, schiena appiattita contro una parete, annuisce.

Quando le mie dita si stringono attorno allo scettro mi rendo conto che me lo aspettavo più pesante, chissà poi perché. Mi domando se Loki mi stia fissando, nascosto da qualche parte.

Se così è, probabilmente se la starà ridendo sfregandosi le mani.

 

Uno degli agenti commenta quello che vediamo fuori come L'Inferno sceso in terra. Se non ci fossi stata davvero, se non sapessi come è fatto, probabilmente anche io lo descriverei così.

Se non fosse che all'Inferno il Caos è nettamente inferiore.

Scortata su un blindato e arrivati con non poche difficoltà a Battery Park, vengo fatta salire per prima su uno degli elicotteri a terra.

Ma invece di attendere gli altri, faccio scorrere e chiudere il portellone di colpo. Intravedo la faccia prima perplessa e poi furente della Hill: non capisce cosa stia succedendo, mi urla di scendere, ma mi metto ai comandi e faccio partire l'elicottero.

Chi è nei paraggi si getta a terra per evitare le pale.

Beh, questo è stato il punto di non ritorno. Da qui in poi sono ufficialmente nei guai, e se sopravvivessi vedrei seriamente compromessa la mia permanenza nello S.H.I.E.L.D.

Posso essere considerata una traditrice solo per questo mio gesto, figurarsi se si venisse a sapere tutta la storia...

Ma ora non ha importanza. Il Fine giustifica i mezzi, direi.

Faccio alzare il veivolo e lo dirigo verso Central Park.

 

La radio di bordo si mette a funzionare quando già vedo la fine della 59sima e l'ingresso del Parco. Cè Stark in aria e sono talmente felice di vederlo da falciare lo stormo di chitauri che ha appresso con un urlo di gioia.

"Hey cornacchietta, paparino non ti aveva proibito di venire alla festa?"

"Sono uscita di nascosto dalla finestra, Non me la sarei persa per niente al mondo."

"Addison? Che diavolo ci fai qui!?"

"Anche io sono contenta di vederti, Clint. Ragazzi ascoltatemi, dobbiamo cercare di portarlo all'Inferno."

"E' quello che stiamo cercando di fare!"

 

E ad un tratto lo sento.

E' come un CLICK nella mia testa. E' l’increspatura nell'aria, la scia di energia che solo chi l'ha avuta tra le mani, chi l'ha lasciata scorrere nel proprio sangue può riconoscerla.

Il Tesseract.

Un lampo azzurro passa nella via parallela a quella dove mi trovo io. Viro l'elicottero zigzagando attraverso i grattacieli per inseguire il gruppo di Chitauri.

Sposto il bersaglio verso di loro ed inizio a fare fuoco all'impazzata.

Ne falcio la maggior parte e colpisco di striscio quello che regge il Tesseract , gioendo nel vederlo perdere quota. Sto per dargli il colpo di grazia quando uno dei suoi compari colpisce le pale e l'elicottero inizia a precipitare.

Morrigan vola subito fuori, posizionandosi in alto, sopra i cornicioni. Come da mie istruzioni, deve tenersi lontano dal pericolo, o non potrà aiutarmi nel mantenere i miei poteri né nell'aprire il portale.

Afferro lo scettro e mi lancio fuori un istante prima che l'elicottero sfondi la vetrata di un palazzo ed esploda.

I detriti dell'esplosione investono me e i chitauri che sto inseguendo.

La forza d'urto danneggia ulteriormente il veivolo che trasporta il Tesseract che colpisce il palazzo di fronte e precipita al suolo in una palla di fuoco.

Riesco ad atterrare malamente a pochi metri: Una scheggia di vetro si è conficcata nella coscia e la estraggo con un grido esasperato.

Strappo a morsi un pezzo del tessuto delle ali e lo lego attorno alla ferita. Ho bisogno di tutto fuorché di meno sangue, in questo momento.

 

Il Tesseract.

Posso prenderlo. Posso farcela. Solo toccandolo potrò riacquistare l'energia necessaria per correre dentro Central Park.

Posso prenderlo. Posso stringerlo tra le mie mani come quando l'ho portato via da Asgard: Aprirò il portale io, questa volta. Risucchierò Thanos nel più profondo della Voragine e ce lo porterò personalmente.

Un viaggio senza ritorno, ma tanto di speranze non ne ho comunque.

Non riesco avvicinarmi al Cubo Cosmico a causa del calore del fuoco, così rivolgo lo Scettro di Loki contro la colonnetta rossa di un idrante li vicino e lo faccio saltare.

Mentre l'acqua spegne l'incendio però, mi devo prodigare a tenere a bada gli altri chitauri. L'abbinamento Fuoco Fatuo -Scettro da i suoi frutti, ma loro sono comunque troppi. Mentre sto puntando verso l'alto vedo una macchia rossa che rotea verso la direzione opposta a Central Park. Una marionetta scagliata dalla forza bruta di un bambino manesco: "STARK!" Urlo senza ottenere risposta.

E' un attimo di distrazione che mi costa caro: mi ritrovo accerchiata.

Roteo di nuovo lo scettro. Una, due, tre volte. La mia energia è sempre più limitata, i miei colpi sono sempre meno letali. Uno dei Chitauri riesce ad afferrarmi la mano che tiene lo scettro: lo infilzo con una delle lame.

Il suo compagno è subito dietro di me e tenta la stessa mossa. Ormai sono costretta ad uno sfiancante corpo a corpo.

Un cerchio di Fuoco Fatuo. Di nuovo. Quelli che si trovano più vicini a me sono in fiamme, ma io sono in ginocchio.

Mi puntello con lo scettro per tornare in piedi. Ormai lotto più per disperazione che per altro, per non cadere. Le gambe faticano a reggermi e ogni respiro è una stilettata nello sterno. Quasi decapito un chitauro che mi si è avvicinato.

SBAM. Un colpo alla schiena che mi fa cadere con la faccia a terra. Mi rialzo sui gomiti, allungo la mano per afferrare nuovamente lo scettro, ma qualcuno è arrivato prima di me.

Oh no.

Alzo gli occhi ho la vista appannata ma riconoscerei tra mille la sua sagoma alta e la forma del suo elmo.

LOKI.

 

====================================================================

Ta ta ta taaaan...

Ta ta ta taaaan!!!

Embè. E Mo so cazzi.

Allora, siamo all'inizio della fine, abbiate pietà: da qui in poi ci sarà la Parte 3: Ending, ovvero si scavalca la barriera e ci si lancia nel baratro.

Non è facile da scrivere. Pe' gnente. Perciò ho bisogno del vostro aiuto, anche piccino, per sapere se sto andando nella direzione giusta o meno.

Ed io vi ringrazio in anticipo.

Come ringrazio, come sempre, chi commenta, legge o aggiunge tra seguiti/preferiti questa storia. Grazie.

Mi ci sto impegnando molto (anche se probabilmente non è così evidente questa cosa) e sapere che c'è qualcuno che apprezza, là fuori disperso in questo grande e caotico mondo, mi rende radiosa come una Xenon.

Grazie.

A presto, spero,

EC.

 

PS: Citazione iniziale: Runaway du Bon Jovi. (Quando era un Bonazzone con tanta lacca nei capelli)

 

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Capitolo 17
*** The Last Run ***


 

   The Seventh

 

PARTE 3: Ending.

-  The Last Run

 

You will wait until it's over
To reveal what you’d never shown her

 

 

LOKI.

Muove lo scettro come se stesse scacciando un nugolo di mosche ed i Chitauri che stavo fronteggiando sono scagliati metri indietro.

Provo a muovermi, con il solo risultato di una fitta dolorosa alla schiena, dove ho ricevuto il colpo che mi ha fato cadere a terra. "Mi hai colpito." Non è una domanda. Realizzo che è stato esattamente così.

Loki non mi guarda, lo vedo concentrato verso i resti fumanti in cui si trova il Tesseract. "Allora...sei davvero così meschino come pensavo.."

"Stupida." Sibila. I chitauri che aveva spazzato via tornano alla carica.

Mi puntello sui gomiti, la gamba urla di dolore, il mio corpo intero urla di dolore.

Alzarmi è una tortura che impugnare le lame acuisce, mentre Loki è impegnato a tenere gli alieni lontani dal Tesseract.

Lo odio. Lo odio talmente tanto che ciò che più desidero in questo momento è restituirgli il colpo alla schiena e conficcargli una lama nella spina dorsale.

E ancora di più detesto me stessa. Sono cascata nella sua trappola, ho fatto il suo gioco. E pur sapendo che era uno dei suoi tranelli, ho preso comunque lo scettro praticamente consegnandoglielo in mano.

Bravo, davvero bravo. Mi ha spinto al punto di non vedere altra via d'uscita.

Ma ora Loki è un problema secondario. Finché tiene a freno i chitauri posso operare.

Ora o mai più.

Scatto verso il Tesseract.

"FERMA!"

Scavo furiosamente con la punta di una delle lame nel groviglio disgustoso di membra carbonizzate e metallo contorto e fuso.

Un buco.

Il Tesseract ha corroso l'asfalto ed è precipitato giù. Lo vedo brillare a metri e metri di profondità.

Probabilmente ora è atterrato tra i binari della metropolitana. Allargo il buco con qualche colpo di spada.

"FERMATI!!" Urla di nuovo Loki, ma non lo ascolto. Un altro colpo schiva la mia testa, e poi lo sento correre verso di me.

Non posso lanciarmi per prenderlo, è troppo lontano e non saprei come risalire. Loki mi afferra per il bavero della tuta ed io gli rifilo un calcio che lo fa atterrare di schiena. Poi punto la lama infuocata dentro il buco nell'asfalto.

Un colpo, una fiammata.

Il Tesseract ora è imprigionato dal Fuoco Fatuo. Mi sento riafferrare di nuovo e trascinare via, ma questa volta non riesco ad opporre resistenza.

Loki getta uno sguardo dentro al buco e grida frustrato. Mi rivolge uno sguardo carico di rabbia, a cui rispondo con una risata sprezzante. "Che c'è, non ti fidi ad andarlo a prendere? Brutti ricordi del mio fuoco? Se vuoi ti aiuto a superare il trauma." Non riesco a far altro che a mettermi in ginocchio. "Chiamiamola Terapia d'Urto."

 

Il rumore di un elicottero a bassa quota.

E poi qualcosa cade sull’asfalto mancandomi solo di un pugno di metri ed esplode con violenza. Sento il mio corpo venire sollevato dalla forza d'urto e il calore delle fiamme.

Vengo scagliata di fianco. Serro gli occhi con forza e mi proteggo la testa tra le braccia. Colpisco qualcosa, credo sia un pezzo di muro, poi inizio a rotolare di lato. Mi fermo che ho la faccia a terra e il respiro mozzo.

Faccio fatica a respirare, mi fa male dappertutto. Ci metto qualche minuto a capire dove mi trovo, i suoni della battaglia mi arrivano attutiti.

Quella è stata una granata, non ho quasi dubbi a riguardo.

Riesco a voltarmi sulla schiena, solo per avvertire la peggiore fitta di dolore possibile. Passo la mano sulla zona lombare e quando la ritiro è rossa e collosa dal sangue.

Oh no. E' la fine.

No. No. No. No.Non ora, non ora!

"AMON!" Chiamo. "AMON!!!!!" urlo ancora più forte. Nessuna risposta. Sono sola, nella hall di un edificio semidistrutto. Fuori c'è una battaglia e i miei amici non sanno neppure della mia posizione.

Sto sanguinando.

Il veleno mi sta corrodendo le vene ed alimenta quel germe della paura che non riesco più a soffocare dentro di me, ora.

Non posso arrendermi. Non posso arrendermi. Non posso, non posso, non posso.

Mi giro su di un fianco e lentamente, stringendo i denti dal dolore, mi metto in ginocchio. Prendo respiro.

Rumori di spari, di colpi, di grida e di esplosioni, là fuori.

Per terra c'è una pozza di sangue, goccia dopo goccia scende dalla mia schiena.

Un'altra esplosione fa tremare il terreno. polvere di calcinacci che mi scende addosso.

C'è forse qualcuno che chiama il mio nome, ma non ne sono sicura. L'auricolare non funziona. Dovrei toglierlo, ormai a che serve?

Stark è stato sbalzato via come una marionetta. Magari ora è già morto.

Che ne è stato di Natasha, la mia Nat? E di Clint? di Thor? e di Banner? di Steve? - Oh, Steve... . Steve a cui ho promesso un bacio. Steve che non merito né in fondo desidero pienamente.

Banner che cerca di rassicurarmi, di farmi star calma - ironia della sorte - e che colleziona gaffes stratosferiche che Stark fa notare in continuazione.

Stark che mi prende in giro, mi chiama Cornacchietta e quasi gli prende un colpo quando mi vede nel mio vestito del Giubileo.

Thor che si fida di me, che mi rivolge uno sguardo quasi implorante prima del processo a Loki, che mi abbraccia sollevandomi da terra.

Clint che mi fascia il braccio e prende in giro. Che si lamenta che passo troppo tempo in bagno alla mattina e si becca una secchiata d'acqua come risposta, che mi lancia la mia cola preferita senza guardarmi dietro agli occhiali scuri, ultimate badass.

Natasha che cerca di strozzarmi con la cintura di sicurezza dell'auto di Coulson. Che mi insegna scioglilingua russi sul divano con la bottiglia semivuota di vodka che ondeggia pericolosamente in mano. Natasha con cui basta uno sguardo per capirci. Io condisco il pollo e lei lo cuoce.

Non posso. Non posso. Non posso.

Devo spiegare alla Hill che non l'ho tradita.

Non devo tradire la fiducia che Fury ha sempre riposto in me.

Non posso e non devo mollare.

Ma devo riprendermi, senza cadere nella tentazione di svenire.

Respiro.

Aria. Fuori.

Dentro.

Fuori.

Dentro.

Pensa, Addison, mantieni il tuo cervello attivo, non lasciarlo cadere nell'oblio. Pensa a come sei arrivata qui. Pensa a tutta la strada che hai fatto. Al tuo addestramento, alle tue missioni, alle persone che hai conosciuto, alla squadra che hai contribuito a creare.

Pensa, ricorda, motivati, respira.

Respiri brevi, ritmici. Come i colpi di Steve al sacco la sera che l'ho chiamato.

Profondi. Come le scuse di Natasha per aver preso una decisione alle mie spalle.

Dolorosi ma necessari, come la trasformazione di Banner ad Hulk.

Continui, come le battute sarcastiche di Stark.

Concentrati, come Clint quando è alle prese con le sue frecce.

Passi che si avvicinano e sono ancora chitauri, ormai li riconosco dall'odore.

Mi alzo in piedi. Richiamo le lame.

Io sono GreyRaven, e sono la Mezzodemone. Sono il collegamento tra la dimensione dei Vivi e quella dei Morti.

E quest'ultima non mi avrà tanto facilmente.

 

Fuoco Fatuo.

Fiamme.

Colpo. Parata. Cerchio, fuoco.

Una lama nella gola, un'altra sventra il petto.

Scivolo sul mio stesso sangue. Trascino l'ultimo chitauro con me, gli sono a cavalcioni e lo infilzo con entrambe le lame.

Grido. Rabbia, frustrazione, dolore ed esaltazione. La vista ormai è completamente sfuocata.

 

Ma non riesco a rimettermi in piedi.

Ce ne è un'altro. Prende la rincorsa per lanciarsi: in ginocchio come sono non posso far altro che alzare le lame e sperare ci cada sopra.

Ed invece viene sbalzato di lato colpisce una colonna. Cade a terra con un breve rantolo e non si muove più.

Chi è stato?

Loki.

 

No, questo è troppo. Davvero. Non riesco a governare le dita della mano. Lasciano andare le impugnature delle lame e scivolo di lato, a fianco dell'ultimo chitauro che ho ucciso, il corpo scosso da spasimi.

Febbre. Alta.

Il cuore batte sempre più piano e mi rimbomba nelle orecchie.

La sagoma di Loki si avvicina lentamente.

Mi farà soffrire sino all'ultimo? O, almeno, mi concederà la stoccata finale subito? "Fai presto" Rantolo.

"Cosa?"

"Uccidimi. Ora. Dammi il colpo di grazia."

"No!" esclama sdegnato, appoggiando lo scettro a terra mentre si avvicina e si china su di me per poi scostarmi delicatamente le ciocche di capelli dalla fronte, con le sue dita lasciano scie fresche dove passano. Un suo braccio dietro la schiena, l'altro sotto le ginocchia, mi solleva. "Sciocca." ripete. Mi pare di sentire un accenno di tremore nella sua voce, ora che sono così vicina posso vedere i suoi occhi verde acqua. Sono lucidi, spalancati, attenti ad ogni mio movimento.

Deglutisce come se avesse un groppo in gola e po muove qualche passo svelto.

La galleria dove ci troviamo si apre su numerosi negozi, ora deserti e semidistrutti. Si dirige verso quello più lontano dall'entrata: Per entrarci deve prendere a calci il neon dell'ingresso che blocca la porta.

Tossisco e lo sento stringermi di più. Raggiunge i camerini, la parte più interna del negozio, e finalmente mi appoggia per terra, sostenendomi la schiena con un braccio. Poi fruga nella casacca di pelle e ne estrae qualcosa che fatico a mettere a fuoco.

E' una fiala. Contiene un liquido perlaceo che irrora un leggero alone luminoso. "Cos'è?"

Loki stappa l'ampolla e me l'avvicina alle labbra. "E' il tuo antidoto." risponde semplicemente. "Avanti, bevilo." mi incoraggia vedendo la mia esitazione.

Dovrei fidarmi? Magari è un altro veleno. Magari vuole concedermi questa crudele speranza, prima di uccidermi.

Ma d'altronde, che ho da perdere?

"Avanti!" L'imboccatura della fiala forza le mie labbra e le schiudo.

Il liquido è un balsamo per la mia gola riarsa dalla polvere e dalla fatica. Non ha un sapore ben definito, sento solo il sollievo che mi dona.

"Ancora. Ultimo sorso." Loki versa il resto della fiala tra le mie labbra. Azzardo la lingua sull'imboccatura e lecco il vetro. Oh, è così piacevole! "Così, brava!"

Loki guarda l'ampolla vuota. C’è dentro solo una goccia, sembra pensare di che farne, poi richiude nuovamente la fiala, la infila nella casacca ed infine si toglie l'elmo. Ciocche di capelli corvini gli incorniciano il viso di un pallore perfetto. "Guarirà anche tutte le tue ferite, Addison." Spiega, l'espressione più calma e controllata. "Ora però devi riposarti." Sembra quasi che voglia staccarsi ma lo trattengo per un polso. Non voglio che se ne vada ma non riesco a dirglielo.

Un secondo prima lo odiavo a morte, ora mi ha dato quel balsamo. Sono confusa. "Mi hai colpito alla schiena." riesco solo a sussurrare.

"Ti saresti fatta ammazzare, eri una furia." Le labbra sottili che si stendono in un debole sorriso. "Una splendida furia."

"Resta." Sembra piacevolmente stupito dalla mia richiesta: Si siede appoggiando la schiena contro il muro e mi avvicina a sé. Appoggio la testa sul suo petto, mi accoccolo tra le sue gambe. Le sue braccia mi circondano e le labbra si posano sulla mia fronte.

"Sta facendo effetto." mormoro. Sento la febbre scendere, mi rode di meno ed i polmoni riprendono a funzionare senza provocarmi dolore. Anche la schiena mi fa meno male, così come la gamba e le mani. "Sto guarendo."

Annuisce, prima di raccontarmi di che filtro si tratta, di dove è andato a prenderlo e della grotta in cui si trovava. "Mi piacerebbe vederla." le parole mi sono sfuggite di bocca, ma lo sento sorridere. Ne sembra lieto.

"A prescindere da come finirà questa battaglia, io...sparirò per un po'. Devo... calcolare nuovi piani. Trovare altri artefatti magici per i miei scopi."

"Sempre tentare di conquistare la Terra?"

"Oh, non posso svelarti i miei piani Addison. Non posso rischiare che tu mandi tutto all'aria."

Già, sa che lo farei, nonostante mi abbia appena salvato la vita e nonostante ora sia abbracciata a lui, quasi abbandonata in un modo in cui non sono mai stata con nessun altro uomo. Una parte di me vorrebbe avere il tempo e la possibilità di restare così, riprendere le energie e poi baciarlo sino a togliergli il fiato.

Un'altra parte però sa che questo momento durerà ancora per poco, che non posso ignorare il caos là fuori e che devo porci fine, in un modo o nell'altro.

"Però" prosegue Loki, pensieroso. "Se tu desiderassi conoscerli, dovresti seguirmi. Ed io non ti impedirò di farlo."

Seguire Loki. Seguirlo tra mondi sconosciuti, nella grotta dei fiori ed in tanti altri posti.

L'idea quasi mi alletta e provo una leggera fitta di senso di colpa per questo. "E' una decisione importante."

"E quando vorrai tornare, potrai dire ai tuoi amici che ti ho rapita, che agivi sotto il mio influsso. Se l'ho fatto con Selvig e Barton, perché non con te?"

"So inventare ottime scuse anche da sola."

Loki ride. "Oh, di questo ne sono assolutamente certo." Mi solleva il mento, cerca le mie labbra ed io mi lascio guidare dalle sue. Lo stringo di più a me e sento che per quanto questa proposta possa suonare intrigante non posso accettarla. Non riuscirei.

"Non posso seguirti." sussurro staccandomi lentamente dalle sue labbra. Mi dispiace dirlo e stringo di più la casacca tra le dita per evitare che mi scosti, anche se non da segno di volerlo fare: "Non puoi o non vuoi?"

Resto un attimo in silenzio, soppeso la sua domanda: Nel semplice cambio di una lettera Loki cerca di capire cosa possa essere per lui.  "Non posso."

Studia il mio sguardo, le mie parole: "Può bastarmi." sussurra infine. "Un giorno anche tu imparerai a fare quello che ti pare."

 

Un'esplosione fortissima e una nuvola di polvere e calore ci riporta alla realtà. Scattiamo entrambi in piedi.

Cielo, quanto è passato? Venti, trenta minuti? La situazione era già grave prima. Ora?

Premo convulsamente l'auricolare nella speranza di sentire qualcosa, ma a parte un basso ronzio non mi arriva nessun suono. "Devo andare"

Loki mi blocca: "Quante volte te lo devo ripetere che non c'è più niente da fare? Che è invulnerabile, che è tutto perduto?"

"E cosa dovrei fare, voltare le spalle a tutto questo? Dovrei starmene qui a guardare mentre Thanos macella ogni singolo abitante? Mentre usa l'energia del Cubo su di noi? Tu faresti questo?"

"Non c'è..."

"Loki, guardami negli occhi e dimmi che faresti questo ad Asgard. Dimmi che lasceresti che tua madre - non provare a negare, neppure tu la riesci a chiamare in modo diverso- e tuo padre muoiano. Dimmi che abbandoneresti Thor al suo destino. Avanti, guardami negli occhi e dimmelo."

Mi aspettavo una delle sue solite menzogne, ed invece mi sembra di averlo davvero spiazzato.

La mia furia e le mie parole l'hanno lasciato di stucco. Resta in silenzio, boccheggia, mi fissa con occhi lucidi senza riuscire a sostenere il contrario. Poi mi scansa con un grido rabbioso e batte i pugno contro il bancone del negozio, distruggendolo. "E' invincibile!" ripete quasi con un singhiozzo.

Insisto che deve avere per forza un punto debole

"Non ne ha ti ripeto, sei sorda per caso?"

"Ah si? E allora com'è che l'altra volta l'ho fregato?"

Un barlume di speranza, una scintilla negli occhi chiari di Loki. La sua voce è più morbida ora. "Non è così stupido da cadere due volte nella stessa trappola, Addison. Occorre inventarne un’altra, perlomeno."

"Il che avere il Dio degli Inganni a portata di mano gioca a nostro favore, al momento."

Ne sembra compiaciuto, sfodera un mezzo sorriso: "Dovrei dunque sposare la causa dei Vendicatori che tanto ho combattuto?"

"La coerenza è lo gnomo cattivo delle menti piccine, dice qualcuno. E poi anche a te interessa che Thanos sia sconfitto, giusto? Se mi aiuti io verrò con te. Davvero, prometto. Dammi una mano, troviamo un modo per spedire quel bestione in un'altra dimensione ed io sparirò con te." Gli prendo la mano, come per sancire l'accordo, e lui la stringe. "Forse un punto debole Thanos ce l'ha."

Ci penso un istante, schiocco le dita. "Hai detto che è un corteggiatore della Morte, giusto?"

"Esatto. Proprio così."

"... Ok, è ora del Gossip, Loki. Raccontami tutto."

 

 

Bene, siamo arrivati ad un punto di svolta: da qui in poi The Seventh diventerà un crossover con Gossip Girl.

XD Scherzi a parte,  se non l’avete capito ne stanno per combinarne una delle loro, che sono piuttosto pratici nel fare tiri mancini alla gente…

La citazione è di Antoine de St Euxpery. Credo, perché non ne sono certissima e stranamente Google non aiuta. Comunque qualcuno l’ha detta davvero, al di là che personalmente non la condivida: ci stava comunque bene in questo momento. Suppongo.

Ad ogni modo, io non so come ringraziarvi! Sia chi mi sta leggendo, che chi sta commentando chi sta inserendo questa storia tra le preferite o le seguite!! Siete ogni giorno di più!! AIUUUTO!!

Vi ringrazio, vi ringrazio a manetta. Spero che questo capitolo risulti comunque IC, anche se Loki salva Adie e ha un ‘momentino’ solo con lei.

Fatemi sapere, i vostri commenti sono PANE per la mia creatività (…creativicosa???)e soprattutto negative o positive che siano, purchè costruttive, sono sempre accettatissime.

 

GRAZIE!

Alla prossima,

EC.

 

PS: la citazione è tratta da Muscle Museum dei MUSE.

 

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Capitolo 18
*** The Last Disguise ***


   The Seventh

 

PARTE 3: Ending

-  The Last Disguise.

 

Of our elaborate plans, the end

 

Mi aggiusta bene i capelli dentro il cappuccio: il suo mantello ora è sulle mie spalle, nero come la notte e adattato alle mie dimensioni. Mi copre tutta, sfiorando i miei piedi nudi.

"Il suo volto è più ovale del tuo" spiega, accarezzando con entrambe le mani le mie guance, modellando i miei lineamenti secondo il suo ricordo. Pollici sugli zigomi, che sono più alti rispetto ai miei, e poi sugli occhi, che devono essere più obliqui.

"E' incredibile come te la ricordi bene anche se l'hai vista per una manciata di secondi."

"Ho una buona memoria per i volti." Loki ha visto la Morte nel suo terribile aspetto scheletrico, quando era giunto al cospetto di Thanos dopo essersi lanciato nel vuoto cosmico. Eppure, da un riflesso dell'armatura del Titano aveva colto il modo in cui lui vedeva la sua amante: donna bellissima e silenziosa, dai lineamenti freddi e marcati.

"Le tue labbra devono essere blu." Sussurra tramutandole con un bacio.

"Dai, questa è stata una scusa, ammettilo." sorrido e lui fa lo stesso, prima di tornare improvvisamente serio ed raccomandarmi di non ridere e di non parlare. "Lei non gli rivolge mai la parola, non finché non sarà soddisfatta. Dovrai trarlo in inganno proprio facendo leva sul suo desiderio di compiacerla." Il suo tocco scivola sulle mie spalle, lisciando il mantello lungo le mie braccia. Le nostre mani si stringono forte.

"Come sto?"

"Sembri terribile."

Scherzo "Oh, lo sono!"

"Lo so." Sorride di nuovo, è evidentemente compiaciuto del lavoro che ha operato su di me.

Un'altra esplosione. Dobbiamo muoverci.

"Loki, non ti chiederò di combattere al mio fianco o cose simili. Mi hai già aiutato tanto, più di quanto potessi immaginare."

Apre la bocca per dire qualcosa, ma poi la richiude ed annuisce solamente.

"Mi attenderai qui?"

"No. Questo posto ha l'aria di voler crollare da un momento all'altro. Ti verrò a prendere, appena avrai concluso."

"Bene."

"Bene."

Probabilmente questo è il momento topico in cui, nei film, i due amanti si scambiano una dichiarazione altisonante sulla pseudo eternità del loro grande amore. Invece io e Loki restiamo per un istante a fissarci annuendo come due ebeti. Evidentemente entrambi non siamo esattamente sicuri di cosa siamo l’uno per l’altra. A pensarci, io sono molto confusa a riguardo. Non ci ho mai creduto veramente in queste cose.

L'amore è per bambini, ha sempre detto Natasha. Ed ora è evidentemente, palesemente ed inequivocabilmente innamorata di Clint.

L'amore è un gioco, Le ho sempre fatto eco io. Ed ora sono piuttosto confusa su chi sia il vincitore.

Conoscendolo, Loki avrebbe ribadito il concetto di come l’amore sia il più subdolo degli Inganni. Non credo che voglia smentirsi, anzi, sono quasi certa che dietro alla sua richiesta di avere me in cambio del suo aiuto ci sia dell'altro.

Vedrò di non farmi raggirare ulteriormente, al momento ho bisogno di lui, mi ha salvato la vita ed adoro i brividi che salgono ogni volta che mi tocca.

O mi bacia.

O mi parla in quel modo criptico con la voce così bassa che...

"...devo andare, ho un mondo da salvare."

 

L’auricolare torna a funzionare proprio nel momento in cui Natasha –stento a mantenere la mia espressione composta e neutrale a sentirla viva – Urla il nome di Steve. 

Questo mi fa ripiombare nell’incubo. Steve? Ferito, magari morto?

I battiti del mio cuore iniziano a galoppare. Sono così tentata dal chiedere notizie, dal dire ai miei amici che sono qui e che andrà tutto bene che la mia mano scatta da sotto il mantello e arriva quasi sull’orecchio.

No. No. Sto recitando una parte ed è fondamentale che io ne sia all’altezza. Morrigan scende in picchiata dall’alto di un palazzo, e mi viene incontro. Mi sale sulla spalla e picchietta il becco contro la guancia, lieta di trovarmi in buono stato.

“Ascoltami vecchia mia” sussurro, facendo il possibile per muovere poco le labbra. “Ora tu devi tornare in alto, sopra il palazzo. Attirerò qui Thanos, gli farò prendere il Tesseract e poi andrò verso di lui come se lo volessi premiare. Dal momento in cui lo toccherò, dovrai venir giù immediatamente e aprire un portale per gli Inferi, chiaro?”

Morrigan gracchia, un tono di domanda.

“Si, Devo essere sicura di riuscire a mandarlo a destinazione.”

Piega la testa di lato, fissandomi con i suoi piccoli occhietti neri. Sembra perplessa, ma poi emette un verso affermativo. Riprende il volo per eseguire gli ordini ed io mi incammino verso Central Park, nell’orecchio sinistro le imprecazioni di Natasha e nell’aria i fulmini di Thor e le urla dell’Hulk.

 

Per la prima volta nella sua vita Natasha Romanoff si sente completamente impotente. Una sensazione nuova per lei, uno spillo freddo piantato nella spina dorsale che liberava schegge di ghiaccio per tutto il corpo.

Di fronte all’impossibilità di fare qualcosa contro ThanosGià due volte era finita a terra, già due volte i suoi attacchi erano andati a vuoto, già due volte aveva sentito il crack secco di un osso che si spezzava, si era dovuta infine arrendere e fare l’unica cosa sensata: Con Stark lanciato chissà dove e Steve svenuto sulle rive del laghetto di Central Park, Natasha si era costretta a lasciare tutto nelle mani di Thor e dell’Hulk, gli unici due Vendicatori rimasti in piedi, per raggiungere il punto in cui era rotolato Clint.

Avrebbe voluto farlo prima, quando le dita di Thanos avevano respinto – come se fosse una mosca fastidiosa! – una delle frecce esplosive di Occhio di Falco, restituendogliele con gli interessi: era esplosa a pochissimi metri dall’arciere che, sotto gli occhi terrorizzati di Natasha, era stato sbalzato all’indietro dal ponte su cui si trovava per una visuale migliore, atterrando di schiena sul prato del parco e rotolando per diversi metri prima smettere di muoversi.

Invece si era scagliata di nuovo contro il mostro, colpendo e lanciando scariche elettriche inutili: ben preso un colpo al costato l’aveva raggiunta, facendola cadere a terra dieci metri indietro e con almeno due costole incrinate.

Si fa forza e a carponi lo raggiunge.

Lo volta, lo tocca, lo scuote piano. Sto già perdendo Addison, non posso perdere anche te. Sarebbe troppo, anche per me.
Le sopracciglia sono bruciate e anche i capelli a spazzola – quanto amava passarci sopra le mani- presentavano segni neri di strinature. Un lungo taglio sul sopracciglio sinistro, un grosso ematoma sullo zigomo destro e un rivolo di sangue tra le labbra. -Nella foga l'aveva morso, la sera prima, magari quel sangue era causa sua - “Clint...!” Posa la mano sul petto, la casacca è lacera e sporca -La stoffa è ruvida a contatto con la sua pelle e Natasha si chiede come faccia a portarla senza avere fastidio mentre si accende la sigaretta tra le labbra: le cinque di mattina, albeggia fuori dalla finestra ed il sonno è arrivato e scomparso da almeno un paio d'ore. Dal letto, i suoi occhi gonfi che gli regalavano un'espressione tonta e sguardo confuso."Quella è la mia..." Smette di farfugliare, riprende a russare. Natasha ride.

Cerca freneticamente il battito cardiaco. C’è. Respira. Ma non possono rimanere così. Lo alza a fatica –fitta di dolore al costato, ma non è tempo di lamentarsi – e claudica portandolo a spalla poco più in là, in mezzo ad alcuni tronchi spezzati.

Non è al sicuro comunque, ma meglio che sul terreno aperto. “Clint, riprenditi. Devi svegliarti! Rispondimi!” Sta implorando e non se ne rende neppure conto  “Clint, ti prego… non…io…

…Romanoff, Capitano, Barton, mi sentite? Sono ancora intero, com’è la situazione li?”

“STARK! E’ un piacere sentirti, lasciatelo dire. Barton e Cap sono a terra. Al momento solo l’Hulk e Thor stanno combattendo. Qual è la tua posizione?”

Ahem… sono finito nel New Jersey. Si, lo so, è una vergogna essere qui, in provincia... Devo tornare alla Stark Tower e cambiare armatura… questa non può reggere un altro assalto come questo.”

“D’accordo. Fai alla svelta. Non so quanto possano resistere.” Un lampo accecante. Un rombo e un urlo. Thor scagliato in un qualche angolo di Central Park. “Fai molto alla svelta.”

Natasha…” Clint si muove, apre gli occhi. “Manda a fanculo Stark da parte mia. Stavo per ricevere una dichiarazione con i fiocchi…

Altro che dichiarazione d’amore! Alla Vedova Nera l’istinto dice di prenderlo a pugni. Ma poi alza lo sguardo di nuovo verso il campo di battaglia e –cazzo- Thanos sta lasciando Central Park.

Anche l’Hulk è stato sconfitto.

 

E così non mi devo neppure dare troppa pena a raccogliere il Tesseract io stessa e percorrere i pochi metri che mi separano dall’entrata di Central Park.

Thanos sta venendo da me.

Dovrei essere in panico. Il cuore dovrebbe schizzarmi nel petto da tanto batte forte, ed invece sono follemente tranquilla. Pressoché immobile, nel mio viso mantengo l’espressione più neutra possibile, quasi apatica, che Loki mi ha consigliato.

Resto in mezzo alla strada, a pochi passi dal buco del Tesseract. Con lo sguardo richiamo a me il Fuoco Fatuo che lo proteggeva, giù nel buco.

I passi pesanti di Thanos, e la consapevolezza che se ha lasciato il suo precedente campo di battaglia significa che nessuno è riuscito ad impedirglielo.

Che Nat, Clint, Steve, Banner, Thor e Stark hanno fallito. Solo a pensarlo mi monta la furia, ma non posso lasciarmi andare. Non è il caso di farlo, se voglio sconfiggere il mascellone viola.

 

Per quanto ne fosse geloso, per quanto invidiasse tutto di lui, Loki non poteva non ammettere con sé stesso che Thor fosse di una bellezza incredibile. Tutto, nel suo corpo, era un’esibizione, un tripudio della forza e della bellezza di cui Asgard tanto si fregiava.

Anche quando dormiva, come sembrava fare in quel momento: steso a terra in mezzo ad una chiazza d’erba verde perfettamente curata, la testa reclinata contro una spalla muscolosa e le braccia aperte, se non fosse stato per le macchie di sangue ed il volto sudicio di polvere e sudore Loki avrebbe potuto pensare si stesse concedendo un attimo di ristoro.

In mezzo a quella devastazione, l’unico quadrato di verde salvato è quello su cui giace il Dio del Tuono.

Non si sentono le voci degli altri Vendicatori, né rumori che potessero far pensare che, oltre a lui, ci sia qualche altro essere vivente. Con Thanos che si allontana, il silenzio è calato pesantemente.

Meglio così, decisamente.

I piedi di Loki sfiorano il petto possente di Thor, e per un attimo è tentato dal sadico desiderio di rifilargli un calcio sulla cassa toracica, sfondargli lo sterno e sentirlo urlare di dolore per causa sua.

No, non è il momento, per quanto quello possa essere l’unica sua occasione di vittoria in un corpo a corpo con Thor.

L’ampolla contiene soltanto una piccola goccia, salvata dalle avide ed assetate labbra di Addison. Può bastare, per un Dio.

Il vetro è sulle labbra di Thor e la piccola perla liquida scivola dal flacone sino all’imboccatura e poi tra i denti. Inizialmente non si muove, e a Loki viene il sospetto di essersi sbagliato: che le ferite di Thor siano ancora più gravi di quanto pensasse?

Attende un secondo, e poi altri due. Si alza in piedi impaziente e getta a terra l’ampolla, che si frantuma. “Andiamo, MUOVITI!” ringhia, e questa volta il calcio nel costato glielo rifila davvero.

Thor rotola di lato ed inizia a tossire sempre più forte.

L’ennesima riprova che con le buone maniere si possono ottenere dei risultati nella vita.

Loki ha finito ora, può tornare indietro. Thor sveglio può essere un valido piano alternativo, nel caso l’incanto di GreyRaven non funzionasse.

Si, Thor ha riacquistato forza e vigore, non è più in pericolo e non morirà per mano di altri.

Dietro di sé gli sembra che stia rantolando il suo nome. Si ferma per un secondo, quasi si volta per fissarlo, schernirlo od insultarlo, ma poi decide di non cedere alla tentazione di leggere la gratitudine  negli occhi azzurri di suo fratello, o di dargli una speranza irreale;  il che è strano per lui sottrarsi alla possibilità dell’ennesimo inganno, e continua a camminare.

 

Thanos è grande più dell’Hulk e ha lo sguardo, di un azzurro brillante quanto il Tesseract, gioiosamente feroce.

La pelle viola è madida di sudore, eppure da nessuna parte riesco a vedere tracce di ferite. Nulla è riuscito a scalfirlo. E’ invulnerabile davvero.

La prova che almeno per una volta Loki sia stato sincero.

E poi lo sguardo di Thanos quasi si addolcisce quando si posa su di me. Su quella che crede la Morte, sua amante irrequieta ed intrigante, che chiede tributi senza mai offrire una parola di compiacimento.

Resto immobile, lo fisso soltanto in attesa.

“Mia adorata.” Sussurra lui, la sua voce è carezzevole, è sicuro di avermi compiaciuta e che mostrerò la mia ammirazione verso di lui. Resta in attesa di una mia mossa, di una mia parola, mi porge la mano gigantesca sperando che vi posi la mia.

Ma non lo faccio. Resto ferma al mio posto senza mutare di un muscolo la mia espressione. Non è abbastanza vogliono suggerirgli i miei occhi gelidi.

Non mi muovo neppure quando percepisco un’altra presenza alle mie spalle. Passi strascicati che mi arrivano vicino –troppo vicino- e qualcuno che mi striscia accanto. Occhi fissi su di me e sulle mie mosse, mi studia e non reagisco neppure sentendo il suo respiro pesante addosso.

Ho gli occhi su Thanos e solo lui mi interessa. E’ il Titano, per primo, ad abbassare lo sguardo. “I tuoi desideri sono ordini per me.”  Si guarda attorno, pensa alla prossima mossa. “Vuoi le anime della città intera, mia adorata? D’accordo, dunque.”

Richiama a sé l’essere al mio fianco. Striscia via dal mio fianco e finalmente lo posso vedere: un grosso lucertolone con una lunga coda e la faccia allungata, non ha nulla di simile rispetto ai Chitauri che ho visto prima.

Il Luogotenente. Deve essere lui quello nuovo.

Che colpo di fortuna… trascinare sia Thanos che il suo Luogotenente dritti dentro la Voragine: due piccioni con una fava.

Thanos indica al lucertolone il buco dove si trova il Tesseract e quest’ultimo ci infila dentro la coda prensile e lo tira fuori.  Oh, bravi, bravissimi!  

Non potrei chiedere di meglio.

Le dita del Titano si stringono attorno al Cubo e lo tolgono dalla coda ustionata del Luogotenente. Poi lo alza e lo guarda brillare con un ghigno stampato sulla faccia rugosa. “Mia amata Morte” le sue parole sono di nuovo carezzevoli. Il Lucertolone ci lascia soli arrampicandosi sul muro di un palazzo di fianco. “Stasera colmerò i nostri calici di sangue e brinderemo al nostro nuovo, immenso potere.”

Mi avvicino di un paio di passi e per lui sembra essere un grande onore. La sua espressione muta: dal ghigno crudele si fa stupefatta, quasi commossa. Attendo che si inchini al mio cospetto per avvicinarmi ulteriormente. 

“E così, ho la tua approvazione, mia unica gioia?” Anche se sprofondato nell’inchino Thanos mi sovrasta.

Bene, Morrigan. Direi che questo è il momento. Il volto del Titano ora è poco più in alto del mio: lentamente, alzo le braccia e lo prendo tra le mani. E’ immobile, mi fissa a bocca aperta completamente spiazzato ed incredulo.  “Mia adorata parlami…” mi supplica.

Morrigan, ora.

CRAAA!

Thanos corruga la fronte.

Morrigan, veloce!

CRAA!

Serra le labbra di scatto contraendo la mascella ed io fatico a mantenermi impassibile: la fronte mi si imperla di sudore freddo.

MORRIGAN!

CR..

Un colpo. Il gracchiare di Morrigan che si trasforma in un sibilo, in un lamento. Qualcosa che precipita a terra sfiorandomi la spalla.

Il cuore mi si ferma di un battito. Una piuma nera mi danza davanti al volto. Chino lo sguardo.

Piume nere ondeggiano nell’aria e si posano incerte sopra la loro padrona, quasi a volere ritornare al loro posto, a riprendere la loro funzione. Ali spalancate come in segno di resa, becco schiuso e occhi neri sbarrati sembrano chiedere scusa per non essere riuscita a portare a termine il suo compito.

Sotto il suo piccolo corpo nero e fumante si sta allargando una chiazza di sangue scuro.

Morrigan, il mio Corvo,  compagna inseparabile di tante avventure e catalizzatore dei miei poteri, giace morta sull’asfalto martoriato di una strada di New York.

 

 

Essere nei casini sino al collo, lo stai facendo nel modo giusto!

Pare che la proverbiale Sfiga di Loki abbia contagiato GreyRaven.

Ad ogni modo, io ringrazio come sempre tutti i recensori e tutti coloro che mi seguono…

…ma un po’ vi devo tirare le orecchie.

Un po’.

Io, come ben sapete, sono avida di pareri e recensioni. In questa storia ci sto mettendo non dico l’anima (che quella l’ho venduta per comprarmi l’auto) ma comunque buona parte del mio tempo, delle mie energie e delle mie (già limitate) facoltà mentali.

A fronte di un sacco di visualizzazioni ed inserimenti tra seguite/ricordate/preferite vedo pocherrime recensioni. Il che mi lascia perplessa, perché magari sto sbagliando io qualcosa… ma vorrei sapere cosa! Addison è la mia prima ‘creatura’ un personaggio che ho amato creare e di cui ho amato scrivere, inserendo in uno dei miei film preferiti. 

La storia è stata una gestazione velocerrima, ma con un parto lunghissimo ed infinito.

Insomma… mi piacerebbe sapere cosa ne pensiate. Che siano pareri negativi o positivi, consigli o tirate d’orecchia. Io accetto di tutto, purché sia costruttivo.

Grazie per la lettura, sia della storia che di queste poche note, e buona serata.

 

PS: La citazione iniziale è The End dei Doors.

 

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Capitolo 19
*** The Last Pain ***


 

   The Seventh

 

PARTE 3: Ending

-  The Last Pain.

 

And the pain will make you crazy
You're the victim of your crime

 

Thanos ha notato il mio tremore, ma ancora non riesce a realizzare in pieno il tranello in cui stava per cadere. Un urlo stridulo e alzo gli occhi sul palazzo: il Luogotenente, aggrappato con le unghie al muro, alza la testa in segno di vittoria ed emette di nuovo il suo grido.

Cosa….”  Gli occhi del Titano stanno tornando di quell’azzurro gelido e feroce di prima.

Indietreggio.

Il mantello scivola dalle spalle e cade ai miei piedi in una pozza verde smeraldo. Una ciocca di capelli castani mi danza davanti al viso.

Con Morrigan morta, la magia di Loki è scivolata via da me.

Gli occhi del Titano si accendono di una luce furiosa ed alzo le mani davanti al volto scatenando il mio Fuoco Fatuo d’istinto. Una bomba di fiamme grigiazzurre colpisce ed avvolge Thanos.

Ho pochi secondi.

Scatto nella direzione opposta del Titano e richiamo le mie lame, che in un secondo sono di nuovo nelle mie mani.

Il Luogotenente si para davanti bloccando la mia fuga. Schivo la sua coda per un soffio e la colpisco con una lama infuocata, tagliandola e bruciandola. Strilla di dolore ma non cede, questa volta è la lingua biforcuta a farsi largo tra i denti aguzzi e saettare nella mia direzione.

Non riesce a prendermi. Qualcosa lo colpisce di lato, spostandolo e facendolo schiantare contro il muro di un palazzo.

E' stata un'onda di energia azzurrissima. La conosco bene, ne ho viste scagliarne dozzine nelle ultime settimane. Da uno scettro.

Loki!

Dal grattacielo sventrato lo vedo, a pochi piani dalla strada. I nostri occhi si incontrano per l’incredula e breve frazione di un istante.

 

Fuggire è inutile, lo so già, ma non ho altra scelta, per lo meno devo riuscire a nascondermi ed organizzare le idee: mi è difficile farlo tra alieni che cercano di farmi la pelle. Mi lancio in una corsa sfrenata attraverso la 59esima.

Il Luogotenente si è ripreso e ha cambiato obiettivo, lanciando un grido stridulo si rimette sulle zampe ed inizia a scalare velocemente il palazzo in direzione di Loki.

Vorrei aiutarlo ma non riesco, Thanos si è liberato dalle mie fiamme e dal suo urlo feroce capisco che non posso davvero che optare per una ritirata strategica.

Sempre che faccia in tempo.

L’asfalto trema sotto i suoi passi pesanti, ed improvvisamente vengo scagliata in aria.

Improvvisamente, sono di nuovo la bambina intrappolata tra le lamiere di un'auto.

 

"Avengers, qui unità Helicarrier, sono Fury. Rispondete!" Nessuna risposta. "Rogers, Romanoff, Barton! Ricevete?"

"...ed IronMan non è richiesto?"

Sospiro di sollievo: "Stark, dacci un taglio. Qual è la tua posizione?"

"Stark Tower, era richiesto un pit stop tecnico. Parto ora in direzione Central Park."

"Qui Rogers. Ci sono agenti feriti."

Banner apre gli occhi, accanto a lui il Capitano è in ginocchio, con una mano sull'orecchio e l'altra a tamponarsi una ferita alla testa. "L'altro tizio se ne è andato." sussurra. "Pare proprio sul più bello."

"Thor!" Steve è sorpreso di vederlo senza particolari danni. Da quello che ricorda, gli pareva di averlo visto soccombere. “…lieto di vederti in piedi!”

"E' stato Loki." spiega il semidio. Aiuta Banner a rialzarsi, chiedendogli se sia tutto a posto. "Non so cosa mi abbia dato ma... beh, sto meglio, ora." C'è l'ombra di un sorriso sul volto sporco e stanco. "Già che c'era, poteva essere così gentile da portarne un po' anche per noi..." commenta laconico il dottore, muovendo il collo indolenzito e lasciandosi scappare un gemito. "Ah, già, non credo di essergli molto simpatico."

"Dove sono gli altri?"

"Qui Barton." Dall'auricolare arrivano colpi di tosse. "Romanoff è ferita, probabile emorragia interna.

"Io non..."

"Stai zitta." Altri colpi di tosse. "Io sono disarmato e con scarse risorse a mie disposizione. Fury, com'è la situazione li da voi?"

"Chitauri tutti a terra. Hanno preso il Luogotenente."

"Ottimo. Chi è stato?"

La voce di Natasha è un sussurro rauco con una punta flebile di sollievo: "Addison!"

"Probabile, ma non riesco a comunicare con lei. L'Helicarrier è seriamente danneggiato, ci sono molti morti e feriti. Non possiamo fronteggiare un altro attacco. Dobbiamo ripiegare."

"Arrenderci?" Capitan America si guarda intorno, gli occhi sgranati. "Direttore, se battiamo in ritirata la città sarà perduta e..."

"Se restiamo e moriamo tutto il mondo sarà perduto. Capitano, non abbiamo alternative al momento. Sto mandando un elicottero a prendervi, mantenete la posizione.

Stark, tu recupera Borgo, fai il possibile. Thor, distrai il nemico finché le operazioni di recupero non saranno terminate, poi batti in ritirata. Dobbiamo riorganizzare la difesa. Aggiornatemi appena possibile, passo e chiudo."

Il Dio del Tuono ringhia, è evidente quanto gli costi la resa. "Ho visto mio fratello incamminarsi laggiù." dice puntando il Mjolnir nella direzione in cui è scomparso anche Thanos.

"...pensi che..."

"No, è impossibile che abbia stretto nuovamente un'alleanza con lui. Ho visto il terrore negli occhi di Loki, Thanos è qualcuno da cui desidera fuggire più di qualsiasi altra cosa." Il martello ora rotea velocemente, alzando la polvere. "Ma devo avere una risposta." E con un balzo, Thor si alza in volo.

 

La presa di Thanos è una morsa implacabile tra le spalle e il collo di Addison. La blocca a mezz’aria e poi la sbatte contro il muro martoriato del palazzo, tenendola ferma. Addison si divincola, richiama le sue lame, cerca di scalfire la pelle viola della sua mano.

Lotta e non si arrende. Nessuna mancanza di motivazione neppure davanti all’evidenza della sconfitta.

Il duello con il Luogotenente deve finire in quel momento: Loki punta lo scettro, ne libera il potere mentre il lucertolone apre la bocca zannuta e sputa una palla di saliva viola.

L’energia azzurra la manca di un millimetro, ma centra l’alieno al costato e lo trapassa, facendolo atterrare con una piroetta sgraziata tra le macerie. Il grumo viola colpisce Loki con violenza e lo scaglia contro il muro. Nell’urto, scettro ed elmo cadono a terra, metri più sotto.

Capisce un istante dopo di quale trappola mortale si tratta: la saliva disgustosa si è solidificata diventando una spessa resina che lo incolla alla parete.

Come GreyRaven sul muro di fronte e pochi metri più sotto, anche Loki scalcia e si divincola, puntellandosi contro la parete alle sue spalle. Anche lui, senza successo.

Le grinze nel volto di Thanos sono corrugate in un ghigno sadico mentre sposta lo sguardo azzurro prima sulla ragazza e poi sul Dio degli Inganni. Li ha entrambi alla sua portata e di certo non li farà scappare. Loki si guarda attorno.

Nessuno all'orizzonte. E’ la fine.

“Dunque dunque Sua Altezza si è fatto una nuova alleata.” Sogghigna. Addison gli scocca uno sguardo feroce e ribatte che lei non è l’alleata di nessuno, men che meno di un mostro come Loki.

Lo sta coprendo.

E sta coprendo sé stessa.

Tipico di GreyRaven, cercare di salvare capra e cavoli.

“Ma davvero… e non mi dirai che le tue straordinarie abilità magiche siano tutte farina del tuo sacco…

Addison si sforza di scoppiare a ridere: è evidente che non ha un piano, sta solo prendendo tempo. “Ma certo, per chi mi hai presa!”

“Coraggiosa e sfrontata… un pregiato sacrificio per la mia amante. Apprezzerà indubbiamente.”

“Mai pensato di portarla da Tiffany?”

Probabilmente sa che qualcuno sta accorrendo in loro aiuto. E sta mantenendo su di sé l’attenzione, per dargli una possibilità di fuga.

Se solo riuscisse a togliersi quella specie di resina di dosso…

 

“Fossi in te non andrei da nessuna parte, Principino.” Thanos sposta di nuovo lo sguardo ed Addison riprende a divincolarsi come una furia. Una delle lame rimbalza sulla pelle coriacea del Titano e cade a terra senza che lui dia segno di essersene accorto. “Non vorrai affrettare la tua dipartita. Sai, prima volevo divertirmi un po’ con la tua amichetta. Permetti, nevvero?”

Ora è Loki a scoppiare a ridere: “Prenditi tutto il tempo che vuoi, per me non fa alcuna differenza.”

“Vuoi dirmi che per te questa ragazza è insignificante?”

Fa un cenno infastidito, per quanto gli sia possibile data la semi immobilità causata dalla resina. “E’ una sciocca mezza terrestre. Un mediocre ibrido senza senso, utile per tanti versi quanto petulante ed insulsa in tanti altri.”

“Lurido Figlio di un Ciclope!”

Ecco, Addison sa sempre come farlo trasalire, questa proprio non se l’aspettava. Gli sorge il dubbio di aver esagerato.

“Mediocre? IO? Mi sembravi piuttosto ammirato quando ho spedito il qui presente con il mio trucchetto delle proiezioni astrali. Petulante ed insulsa? Essere venuto a letto con me non ti da il diritto di chiamarmi in questo modo, pomposo cornuto! Avessi fatto almeno un buon lavoro!”

“Cosa fai, sputi nel piatto in cui hai mangiato? Mi sembravi piuttosto carina nei mie confronti. E soddisfatta, soprattutto.”

“E tu mi credi anche?”

La sceneggiata, per quanto sciocca, sembra funzionare: Thanos ha l’aria piuttosto interdetta. “Le vostre disquisizioni mi stanno facendo venire l’emicrania.”

“Oh, ma davvero? POVERINO, guarda! Vuoi che la smettiamo? D’accordo, allora catapultami lassù e lasciami finire quel bastardo a mani nude.”

“Infima Vulvetta.”

PREPUZIO QUERULO!”

Il Titano sbatte nuovamente Addison contro il muro come fosse una bambolina di pezza. La ragazza si lascia scappare un gemito e stringe ancora di più l’elsa dell’unica lama rimasta.

Nell’attimo in cui Thanos ha distolto lo sguardo da lui, Loki è riuscito a guardarsi di nuovo intorno.

Ecco lontano nel cielo una scia di fuoco, quasi una cometa, che si sta avvicinando a velocemente.

L’Uomo di Metallo. Mai stato più lieto di vederlo.

“Parete piuttosto in sintonia per odiarvi così tanto.” Sogghigna Thanos, ma Loki ora non cerca più argomenti da ribattere. Lo fissa dall’alto, celando a malapena il piccolo sorriso che si fa strada sulle labbra sottili e tagliate dai colpi subiti.

Stretta contro il muro, Addison alza lo sguardo su lui. Un occhiolino, piccolo e veloce: Anche lei ha visto chi si sta avvicinando.

“Resterei a fissarvi per ore. Ma questo è un giorno importante. Il giorno del Sacrificio, per essere precisi.” Si volta nuovamente verso Loki, alza una mano nella sua direzione. Il sorriso del semidio si spegne.

L’Uomo di Metallo è ancora troppo lontano.

La spada di Addison colpisce il Titano dietro alla nuca. Infuocata e precisa, si infila nella pelle come uno spillo. Ha usato certamente tutto il potere ancora a sua disposizione, per poter riuscire a scalfirlo.

Gli occhi di Thanos si spalancano di sdegnata sorpresa. La mano che puntava verso Loki va a sfilare la lama e la porta davanti agli occhi per studiarla. “Notevole.” Commenta a bassa voce. Poi di nuovo lo sguardo torna su di lui.

Quanto ci mette ad arrivare l’Uomo di Metallo?

“Ti avevo promesso il più sublime dei dolori.” Gli ricorda mentre Loki si prepara alla stoccata che, già sa, sarà diretta al suo petto. Stretta nella morsa di Thanos, Addison si divincola. “Sono sicuro che questo sia un ottimo inizio.”

E la lama penetra, con una crudele lentezza, nello sterno di GreyRaven.

 

E’ Loki ad urlare, così forte che sente le vene delle tempie gonfiarsi.

Addison spalanca gli occhi dorati e la bocca vermiglia. Il grido le muore in gola, mozzo come il respiro.

Boccheggia e spasima, mentre un rivolo di sangue tra le labbra si mescola al fiotto che le esce dal petto.

La mano di Thanos la lascia nell’istante esatto in cui Stark finalmente riesce a colpirlo, scagliandolo a terra metri più indietro in un susseguirsi di colpi.

 

Loki quasi non lo vede.

Impietrito, attonito, si dimentica praticamente di respirare.

Il braccio di GreyRaven cerca di afferrare la lama che la trapassa inchiodandola al muro, ma vacilla e cade lungo il fianco.

Alza il viso nella sua direzione, lo sguardo d’ambra che si spegne e l’espressione attonita di chi non ha bene afferrato la fine di quel susseguirsi di eventi.

Ha un altro spasimo, una specie di convulsione che le fa contrarre le gambe e sgranare ancora di più gli occhi.

Poi piega la testa a terra e non si muove più.

 

 

 

Sadicità… adesso è tutto così semplice… perché sei tu l’unica complice… di questa Fanfic querula!! (Da cantarsi sulle note di Sincerità di Arisa). Ho immaginato questo momento dall’istante esatto in cui la mia mente ha partorito GreyRaven, prima ancora della storia intera. Sono cambiate tantissime cose nel mezzo, eppure questo momento tragico è rimasto.

E’ strano come abbia amato (ami tuttora) così tanto il mio OOC da farlo morire. Perché?

Perché sono sadica, ecco perché. Perché gli Happy Ending ‘semplici’ e ‘normali’ non mi piacciono. Perché non mi piacciono proprio gli Happy Ending, punto.

Ed ora?

Beh, diciamo che il POV di Addison non si vedrà più. Che altro devo dirvi?

 

Ah, si.

GRAZIE. GRAZIE per aver risposto alla mia ‘Tirata di Orecchie’. Continuate a farlo, perché davvero ora più che mai ho bisogno di sapere i vostri pareri. Quindi, vi prego, lasciate un commento: non importa se lungo o corto, se negativo o positivo: purché sia costruttivo e mi faccia capire se è giusta la direzione in cui sto andando.

Che poi, pensate che la storia sia finita qui? Che vi ho abituato così male sino ad ora? :P

Resto in attesa di vostre news. Spero di riceverne tante!

 

Vi ringrazio dal profondo del cuore per aver comunque letto, sino ad ora, questa storia.

E spero non mi abbandoniate ora.

GRAZIE.

Alla Prossima,

EC

 

PS: la scelta della citazione questa volta è stata più difficile del solito: ormai ero sul punto di mettere il Pulcino Pio e basta.  Ad ogni modo, si tratta di ‘Too Much Love Will Kill You’ dei Queen.

 

GRAZIE ancora.

 

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Capitolo 20
*** The Last Chance ***


   The Seventh

 

PARTE 3: Ending

Yes, there are two paths you can go by,

but in the long run

There's still time to change the road you're on

 

 

-  The Last Chance.

 

 

“Dottoressa Foster, so che i suoi pensieri in questo momento sono altri, ma la prego di raccontarci quello di cui è stata testimone.”

Il Direttore dello S.H.I.E.L.D., che di solito si presenta sempre nei suoi abiti scuri d’ordinanza, volto impassibile e schiena dritta, non fa neppure cenno di alzarsi dalla sedia. Ha l’aria stanca e provata: Il volto porta ancora i segni della battaglia e sono comparse rughe che prima non c’erano e ha un braccio e una spalla completamente fasciati: clavicola rotta, dopo l'interrogatorio si sottoporrà ad un intervento.

Jane resta muta, cerca di raccogliere idee e di parlare, ma trova il farlo sfiancante.

“Ho perso una delle mie migliori Agenti, oggi. I Vendicatori hanno perso più di un membro della squadra ed Addison Borgo non era un’estranea neppure per lei. Ci aiuti, la prego, a capire cosa è successo.”

La donna deglutisce.

Che racconto fare? Cosa dire?

Che cosa ha visto, soprattutto?

 

Loki, Addison. Abbracciati.

Il sollievo sul volto della ragazza. Le labbra di lui appoggiate sulla sua fronte.

Riabiliterebbe il fratello di Thor con il suo racconto, ma getterebbe fango sul ricordo di GreyRaven.

 

Jane non è brava a mentire. E’ sincera, schietta. Comincia il racconto da capo.

“L’elicottero che trasportava me, Pepper e Hogan è stato abbattuto. Hogan ha fatto un atterraggio di emergenza, ci ha salvati pur rimanendo ferito. Ci siamo nascosti nella metropolitana, ci sembrava il posto più sicuro. Abbiamo tentato di raggiungere Brooklyn, di uscire dalla zona rossa, ma camminando nei tunnel abbiamo dovuto deviare il percorso più volte: alcuni erano bloccati, altri crollati… Ci siamo persi. Hogan non poteva continuare a camminare, così Pepper è rimasta con lui ed io sono andata a cercare una via, in avanscoperta.”

 

Ed era stato così che, percorsi pochi passi in uno dei Tunnel, Jane aveva letteralmente visto la luce.

Blu, per l’esattezza.

Cadere tra i binari da un buco nella volta.

Sfregandosi le palpebre, aveva cercato di convincersi che la stanchezza doveva aver sicuramente preso il sopravvento. Perché era impossibile che, lì a pochi passi, ci fosse il Tesseract.

 

Qualcuno stava lottando furiosamente là fuori: dal buco arrivavano grida e colpi e dopo un istante di silenzio una fiammata era penetrata, colpendo il Cubo e avvolgendolo come una protezione.

Fiamme Grigiazzurre.

Il Fuoco Fatuo di GreyRaven.

 

“Non capivo. Adie… l’Agente Borgo, non doveva combattere… non doveva trovarsi lì!”

“Si, corretto, questi erano stati i miei ordini.”

“C’era l’uscita di emergenza della metropolitana, lì a fianco, ho preso le scale e sono salita. Ero… ero in uno dei palazzi, quello dei negozi. L’entrata nella hall era bloccata, ho dovuto spingere molto per aprire la porta e poi…

“E poi?”

 

Loki aveva in braccio Addison,che pareva svenuta. Aveva raggiunto un negozio, preso a calci l’insegna crollata ed era entrato.

“Temevo che le volesse fare del male… anche se…

“Anche se?”

“Mi sembrava strano il modo in cui la teneva. Però io… io dovevo fare qualcosa.”

“E’ stata molto coraggiosa, Dottoressa." La rassicura Fury riempiendole un bicchiere d’acqua. “Che cosa ha visto?”

Jane scuote la testa: Non sapeva davvero cosa aveva visto. Non riusciva a crederci, non riusciva ad afferrare o a capire sul serio.

Addison aveva tradito? Era stata stregata da Loki?

 

Un’esplosione aveva interrotto le sue congetture: l’onda d’urto l'aveva spinta a terra e lei si era raggomitolata su sé stessa appiattendosi contro il muro del negozio, investita dalla polvere e dal fumo, trattenendo il respiro e coprendosi la testa con le braccia mentre una scarica di dolore le attraversava l'orecchio. Da quel momento non sente più nulla dalla parte destra, il medico le ha appena diagnosticato la rottura del timpano in seguito alla deflagrazione.

Era rimasta così, le gambe strette attorno al petto, tremando e maledicendosi per la sua avventatezza che l’aveva messa in quelle condizioni, ad essere ferita e a fare quella scoperta.

Poi, quando la polvere si era diradata aveva osato aprire di nuovo gli occhi e li aveva visti:  Loki e un’altra donna, rigida ed altera avvolta in un mantello nero, percorrere lentamente la hall distrutta e dirigersi verso l’uscita.

Nella posizione in cui si trovava era passata inosservata.

Jane era strisciata verso l’entrata del negozio: vuoto.

Chi era quella donna? Era GreyRaven travestita? Il piano di Loki era di fuggire sotto mentite spoglie?

Li aveva scrutati mentre restavano un istante immobili ed anche se non era riescita a sentire nulla era sicura stessero parlando. Poi la donna si era diretta verso l’uscita del grattacielo mentre Loki, dopo un istante di esitazione, si incamminava velocemente dalla parte opposta.

 

Jane era rimasta attonita per minuti interi, indecisa sul da farsi. Voleva tornare nella metropolitana, nascondersi nel buio, razionalizzare quello a cui aveva assistito, trovare una risposta plausibile e logica.

Loki si era impossessato della volontà di Addison, come aveva fatto con Eric.

Come aveva fatto con Barton.

Oppure Addison aveva tradito, si era innamorata di Loki in un assurdo vortice autodistruttivo.

Non si chiamava Sindrome di Stoccolma? No, quello era per le vittime di rapimento.

Non poteva comunque restare lì a lungo: l’edificio rischiava di crollare da un momento all’altro. Incespicando e appoggiandosi ai muri, che la sordità seppur parziale le aveva anche destabilizzato l’equilibrio, Jane aveva raggiunto l’uscita.

Qualcuno stava combattendo là fuori.

Ancora una volta, Jane Foster era stata costretta a restare nascosta.

Ma aveva visto tutto.

 

La voce di Jane trema e si interrompe. “…e Loki ha urlato.” Stringe le mani sino a farsi venire le nocche bianche.

Il resto del suo racconto è inutile.

E’ inutile raccontare che quando IronMan ha colpito Thanos si è precipitata d’istinto in strada ed ha raggiunto il muro a cui era inchiodata Addison. E’ inutile raccontare di come si sia trovata a fianco di Pepper, uscita in superficie per vedere cosa stesse succedendo.

Di come il sangue le sia schizzato addosso quando ha estratto la lama e di come quel corpo si sia afflosciato su di loro.

L’avevano portata, trascinata, sorretta sin giù nella metropolitana.

Si era tolta la giacca e aveva tamponato quello squarcio nella carne ben sapendo dell’inutilità di una simile azione. Aveva cercato il battito, le aveva urlato di resistere, aveva gridato e pianto finché non si erano arrese all’evidenza e si erano abbandonate l’una nelle braccia dell’altra a singhiozzare.

 

Poi Pepper le aveva chiuso gli occhi castani.

E tra le lacrime aveva visto Loki scendere le scale praticamente ruzzolando dalla foga.

 

Si era resa conto solo in quel momento di non essersi mai trovata, di persona, davanti al fratello e nemesi dell’uomo che amava. Loki era stato una minaccia vissuta sulla sua pelle in New Mexico senza che mai si fosse presentato personalmente. Aveva visto il suo volto per la prima volta durante una trasmissione televisiva sul primo attacco a New York, inquadrato di sfuggita dalla telecamera di un reporter avventato.

Thor aveva parlato di lui tante volte in tanti aneddoti diversi e contrastanti sulla sua personalità, l’aveva descritto con il tono furioso di un uomo tradito e con quello rammaricato di chi aveva perso un fratello.

Le sembrava di conoscerlo anche senza averlo mai incontrato realmente

Ora, invece, eccolo davanti a lei libero dalla resina che lo inchiodava a quel muro.

E con gli occhi fissi sul corpo di Addison.

Come aveva fatto a liberarsi? Era stata la sua prima domanda. Poi Thor era comparso dalla volta delle scale e aveva capito che era stato lui.

 

Ci impiega alcuni secondi per percorrere i pochi metri tra le scale ed il corpo di Addison: si muove lentamente, come se ritardando i propri passi cercasse di dare il tempo a quella visione di dissolversi. Jane lo vede deglutire più di una volta, le mani percorse da un fremito.

Fa spostare Pepper con un gesto quasi inconsapevole e si inginocchia. Allunga una mano su quel viso che impallidendo rende le chiazze di sangue ancora più evidenti, sfiorandolo appena per liberarlo dalle ciocche di capelli.

Jane vede le sue labbra muoversi, ma non percepisce alcun suono, mentre stringe la mano di Pepper, incredula quanto lei.

La punta delle dita di Loki si macchia di sangue quando sfiora il collo della ragazza e la mano si ritrae, stringendosi in un pugno. China la testa, si morde il pugno, sembra stia trattenendosi dall’urlare di nuovo, il corpo percorso da un fremito continuo. Jane pensa stia piangendo, ma da come tiene la testa piegata non riesce a vederne le lacrime.

Fuori si continua a combattere. Lo sguardo di Thor si sposta dalle scale alla schiena fratello in continuazione, indeciso sul da farsi: dovrebbe uscire ed aiutare IronMan, ma non riesce a staccarsi.

 

Possono essere passati pochi minuti quanto ore intere quando Jane si azzarda a parlare.

“Credo che dovremmo andarcene.” Loki non si muove. “Anche tu” aggiunge. “Restare qui… è rischioso, non trovi?”

“Credi che sia possibile sfuggirgli?” La voce del semidio è solo un sibilo sprezzante, seguito da una bassa risata folle. Si sfrega gli occhi, alza la testa con fare stanco. “Sarebbe più sensato, da parte vostra, chiedermi di uccidervi subito anziché lasciarvi alla mercé di Thanos." Si rimette in piede e si volta verso di loro e Jane resta paralizzata dal suo sguardo: gli occhi sono spalancati, lucidi ed illuminati da una luce spiritata, le labbra sottili tirate in un sorriso folle. “Sarei pietoso, nei vostri confronti, non vi farei patire alcun dolore. Così, come ringraziamento per aver tentato di recuperare questi poveri resti  prima che ne facesse ulteriore scempio.”

Si avvicina di un passo, il sorriso non scompare quando allarga le braccia: “Orsù, prega Loki di ucciderti, donna di Thor. Chiedimi di addormentarti in mezzo a questa guerra a voi incomprensibile. Vi sveglierete forse in un posto migliore. Lontano dalla paura, da ogni tipo di dolore, di pena.” Si afferra il petto con la mano, il volto sfigurato da una smorfia di furore: “Anche dalla peggiore esistente.”

Thor chiama il nome del fratello, muove un passo nella sua direzione, ma lui lo ignora completamente.

Lo sguardo di Jane cade sul corpo di GreyRaven, immobile ed ormai freddo nella sua pozza di sangue. Ricorda il giorno che è arrivata sull’Helicarrier, quando l’ha incontrata nella Sala Ristoro dopo la Battaglia di Asgard. Di come avesse assistito via video al suo interrogatorio a Loki al fianco di Thor. Addison sapeva parlare a Loki, lo pungolava ma allo stesso tempo ne captava i bisogni. D'altronde, era una psicologa.

Che cosa gli avrebbe detto in quel momento?

 

La cosa assurda, comunque, è che avresti pure delle attenuanti

“E tu, dopo, cosa farai?”

“Non è affar tuo, donna.”

“Ucciderci non lenirà il tuo dolore.”

Il sorriso folle torna ad allargare le labbra pallide: “Non hai capito, allora? Non resterà nessuno che possa piangervi. Ormai è evidente: Thanos sta vincendo… sterminerà tutta la vostra razza.”

“Anche te?”

“Soprattutto me.” Risponde con voce morbida e crudelmente affabile. Alza una mano e Jane sa che sarà diretta al suo collo: dietro di lui, Thor sta già alzando il Mjolnir.

“Togli la soddisfazione a Thanos di toglierci la vita, ma gli lasci l’occasione di uccidere te come ha fatto con GreyRaven, facendoti soffrire sino all’ultimo?”

“Mi stai suggerendo di suicidarmi?”

“No. Però:” Loki abbassa appena la mano e dietro di lui Thor fa lo stesso con il Mjolnir.

“Però Selvig mi ha parlato molto del Tesseract. Dice che è più che conoscenza, è verità. E che tu ne conosci l’utilizzo più di chiunque altro.” Loki si allontana di un passo, improvvisamente pensieroso. Jane ne approfitta per incalzare: “Se ciò è vero, il Tesseract non può fornirti la soluzione per uccidere Thanos?”

Thanos è troppo potente per…

“Se è così potente, perché ha bisogno del Tesseract?”

 

Resta perplesso. Quella domanda gli è già stata posta e già allora non aveva saputo rispondere. Torna a fissare il cadavere della ragazza, vicina com’è Jane può vedere le labbra di Loki incresparsi.

Vederlo accarezzare Addison con lo sguardo è una cosa che le fa serrare lo stomaco in una morsa.

Si ricorca che Loki aveva chiesto espressamente di lei, per quell'interrogatorio. Segno forse che la reputava più intelligente degli altri o che già maturava qualcosa per lei?

Poi le rivolge la schiena e si incammina in silenzio verso le scale.

"Fratello..." mormora Thor facendo cenno di fermarlo, ma l'altro lo scansa intimandogli di non intralciarlo. "Cosa intendi fare?" Loki non risponde, lo sguardo fisso sui gradini, perso nei suoi calcoli e nei suoi piani. "Non ti permetterò di combattere contro Thanos, non da solo. Sarebbe un suicidio, capisci? Un martirio inutile."

"E chi l'ha detto che vado a combatterlo?" la voce di Loki è talmente calma da risultare quasi afona. "Sei tu il guerriero, non io. Io sono un mago, un bugiardo, un vile ingannatore. E' questo che so fare meglio e non vedo il motivo per cui cambiare proprio ora."

"Loki..."

"Non mi intralciare, Thor. Prendi la tua sciagurata donna e vattene."

"...non intendo...."

"Fallo. Ragiona, per una volta nella tua vita. A meno che tu non voglia un altro cadavere."

Il Dio del Tuono guarda Jane e Pepper, prima di lasciare andare la manica del fratello. "Tornerò." promette.

"Più sei lontano da me e più mi sei utile." mormora Loki salendo le scale lentamente.

 

"Così Thor ha portato lei e Miss Potts lontano da Manhattan. Avete trovato l'Helicarrier in Upper Bay e siete atterrati qui."

"Si, poi è tornato indietro a recuperare Hogan. E anche Addison. Non potevamo...lasciarla li."

 

 

Allora:

Questo è il famoso capitolo che ho riscritto SEI volte, cambiando per CINQUE volte POV: prima c’era Natasha, poi  Thor, poi IronMan, poi Pepper ed infine Jane, è quella che mi è sembrata più adatta di tutti. E’ stato il capitolo più difficile da scrivere, in assoluto. Spero di essere stata in linea con le aspettative che ho creato con il precedente. (…ammappa, tra l’altro!)

Per il resto non so che cosa dire, a parte che sono letteralmente commossa dalla valanga di commenti che ha ricevuto il capitolo precedente: abbiate pietà se non ho ancora risposto e ringraziato, lo sapete che ci tengo a farlo e appena avrò un minuto libero non mancherò di ringraziarvi una ad una. Non avete idea di come mi stiate rendendo felice!

Sono davvero davvero davvero al settimo cielo, ed ora come non mai mi dispiace mettere fine a questa storia.

Il prossimo capitolo sarà l’ultimo, e poi ci sarà l’epilogo.

Probabilmente verrò rincorsa da fangirls con la motosega accesa pronte per accarezzarmi.

Vi voglio bene, davvero.

EC

 

PS: Citazione, as usual: STARWAY TO HEAVEN, Led Zeppelin.  (… e scusate la citazione!!)

 

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Capitolo 21
*** The Last Trick. ***


The Seventh

 

The Seventh

 

PART 3: Ending

-  The Last Trick.

I tried so hard
And got so far
But in the end
It doesn't even matter
I had to fall
To lose it all
But in the end
It doesn't even matter

 

 

Il momento in cui il pugno di Thanos si ferma a mezz'aria permette ad IronMan di approfittarne per accendere i propulsori e scivolare via di parecchi metri, lontano dalla scarica di colpi che lo stava sopraffando.

Si rintana dietro le macerie di un edificio a riprendere fiato e a fare con J.A.R.V.I.S. la conta dei danni. "Quel bestione picchia forte." commenta, il cuore in gola. Questa volta c'è mancato davvero poco, e se lo ammette lui vuol dire che l'armatura è arrivata al limite.

Il Titano non lo trattiene, anzi non lo guarda nemmeno: la sua attenzione è stata calamitata da qualcos'altro, alla sua destra.

Il Tesseract è sospeso a mezz'aria, la punta dello scettro di Loki appena appoggiata ad uno dei suoi angoli, come se lo sorreggesse ignorando ogni legge della forza di gravità.

"Sua Altezza ha deciso di facilitarmi il compito, dunque?"

Gli occhi di Loki sono abbassati a terra, sembra essere prosciugato da qualsiasi energia: sul volto terreo i segni della lotta spiccano scarlatti, la punta delle dita attorno allo scettro sono intrise di sangue. "Possiedo sempre la dignità di riconoscere una sconfitta."

"Più che dignità io la chiamerei abitudine." lo deride Thanos, studiando il Cubo con sguardo avido.

"E' tuo."

"Oh, lo era già da tempo, Principino: mi hai solo risparmiato la fatica di chinarmi a prenderlo." La mano del Titano scatta veloce ed afferra il Tesseract, , mentre con l'altra afferra il capo di Loki spingendolo verso terra. Sembra opporre una breve ed inutile resistenza, ma poi piega le gambe e si inginocchia lasciandosi sfuggire un singhiozzo frustrato.

"Così, Principino, proprio così. A terra, nella polvere della sconfitta, questo è il tuo luogo." Ghigna senza allentare la presa. "Non ti senti a casa, così?" Studia il Cubo con un ghigno sadico, rapito dal bagliore azzurro.

"...ora che hai il Tesseract..."

"Più forte, asgardiano, non ti sento!"

Loki deglutisce, si sforza di cacciare il nodo alla gola e di mantenere la voce ferma. "Ti ho consegnato il Tesseract. Ora potresti..."

"Lasciarti andare? Oh... asgardiano di vane speranze...!"

"...Uccidermi." conclude in un sussurro veloce.

"Non ho intenzioni differenti, infatti. Ti immolerò alla Morte: strazierò le tue carni lentamente, prolungherò la tua agonia il più possibile, godendomi ogni tuo gemito di dolore.

Sino. Alla. Fine."

Le spalle di Loki tremano e deglutisce nuovamente. "A che pro?" la voce fa fatica ad stare ferma. "Perché non uccidermi subito, ora che hai tutto quello che vuoi? Ora che hai il Tesseract tra le tue mani, ora che puoi assorbire la sua energia infinita, la sua conoscenza illimitata... Puoi torturare altre persone... I Vendicatori, per esempio. Thor, c'è anche lui... si considera ancora mio fratello, non potresti..."

 

Nella sua posizione, Stark stringe i pugni: Bastardo. Sibila tra sé e sé. Se un istante prima gli aveva fatto talmente pena che quasi era stato quasi tentato di intervenire, a sentire la sua bassezza ne rimane disgustato.

 

"Verrà anche la loro ora... i Vendicatori mi hanno sfidato e sono stati sconfitti... ma tu, asgardiano, tu mi hai ingannato. Ed ora sei così vile da propormi di scambiare il tuo dolore con quello di tuo fratello!" Poi Thanos si ferma, compie un mezzo giro attorno a Loki, riafferra i capelli corvini e li strattona all'indietro per fargli alzare il volto.

"Tuttavia... assorbire il Tesseract, hai detto?" Lo spinge nuovamente verso terra con tanta forza che Loki sbatte il mento al suolo. "Inglobare l'energia del Tesseract...! Ucciderebbe qualsiasi mortale solo a toccarlo! Ma io, io sono un Eterno... invulnerabile! E potrei così divenire un essere...senza limiti!” Il Cubo brilla nella sua mano mentre gli occhi di Thanos saettano voraci, pregustando l’idea di sconfinatezza che quel bagliore promette. “Mostramelo, Asgardiano. Ed io, per ricompensa, ti regalerò una morte veloce."

Loki sembra esitare, alzandosi lentamente sulle ginocchia. Lo fissa implorante, uno screzio di speranza negli occhi verde acqua: "Quanto veloce?"

"Non sei nella posizione di poter mercanteggiare. Mostrami come posso assorbirlo."

L’altro deglutisce, si tampona il labbro ferito, il mento graffiato.

"AVANTI!"

Il tremolio nelle mani non accenna a diminuire, quando Loki riprende in mano lo scettro. "E' la chiave." spiega in un sussurro. Deglutisce nuovamente, sembra cercare di raccogliere concentrazione ed energie.

 

E’ l’attimo di distrazione in cui IronMan decide di scattare in avanti, propulsori al massimo.

Viene respinto da Thanos con un semplice manrovescio, senza che si scomponga e neppure si volti e rimbalza all'indietro come una pallina da tennis, rotolando sulla strada dissestata sino a perdere i sensi davanti all'entrata di Central Park.

 

Ora Loki è nuovamente in ginocchio, il volto sfigurato dallo sforzo e lo scettro teso in avanti. L'energia azzurra che il Tesseract sta vomitando e che viene assorbita dal braccio di un Thanos trionfante fa vibrare lo scettro e graffia il suo corpo con minuscole schegge di doloroso potere.

Poi improvvisamente tutto sparisce e perde l’equilibrio, cadendo nuovamente a terra, quasi svenuto dalla fatica. Rantola, si aggrappa con le unghie all'asfalto e spera, spera con tutte le sue forze che sia stato abbastanza, che non può permettersi un tentativo simile un’altra volta.

Riesce ad alzarsi quel poco che gli permette di vedere qualcosa che cade a terra davanti a sé:  Un cubo trasparente. Vuoto.

Thanos ha assorbito tutto il potere del Tesseract.

Loki sorride.

 

L’elicottero atterra nell’istante in cui Banner, l’unico tra i Vendicatori a riuscire a stare ancora in piedi, riesce a trascinare IronMan all’interno del parco.

La prima che viene fatta salire è Natasha, che tossisce nuovamente sangue. Mentre viene issato Stark riprende conoscenza e il dottore aiuta la squadra di recupero nei primi soccorsi, infilando a Natasha una maschera per l’ossigeno istruendola sul respirare lentamente e profondamente. “Hai delle costole rotte, probabilmente ti hanno perforato un polmone.” Spiega mantenendo un tono calmo e asciutto. Steve rimane a terra, si guarda intorno con ansia.

Il pilota gli urla che sono pronti a partire. “Manca qualcuno?”

“ASPETTA! Thor e Borgo non sono tornati!”

Natasha si agita, cercando di voltarsi tossendo e Banner cerca di calmarla in tutti i modi, tenendole le mani e cercando di convincerla a non muoversi

“Dalla base mi informano che Thor è riuscito a portare dei civili sull’Helicarrier.” Il pilota si picchietta la cuffietta, sembra non riuscire a ricevere bene. “Pare ci sia anche l’Agente Borgo, ma non riesco a capire…”

“Hai sentito, Nat? E’ tutto a posto. C’è anche Adie, è salva, andrà tutto bene.”

Razionalmente sa che non è vero. Che Thanos è ancora in giro, libero e vivo, che hanno fallito e che devono tornare a combattere presto. Ma i Vendicatori ci sono ancora tutti, sono tutti vivi.

Seguendo il consiglio di Banner, Natasha smette di dimenarsi e respira più lentamente, cercando di sopportare le fitte di dolore al fianco.

Siamo salvi, ci riprenderemo, andrà tutto bene.

 

Alla fine, ognuno sarà solo con sé stesso.

Però Loki lo era già da prima. Forse si era sempre sentito un po' solo, diverso in mezzo alla folla. Ne aveva fatto un baluardo, della sua unicità, ergendosi su un piedistallo di diffidenza e distacco verso gli interessi più comuni, una volta che aveva appurato -non senza una certa umiliazione - che non eccelleva in nessuno di essi.

Era un bravo guerriero - ma non eccezionale.

Era un discreto cacciatore - ma non così bravo.

Aveva una buona mira - ma non infallibile.

Ma modellava la magia a suo piacimento con una facilità incredibile e con splendidi risultati.

Peccato che non fosse una materia di interesse generale, ad Asgard.

Forse sarebbe bastato che fossero lodate le sue capacità tanto quanto quelle di Thor.

Ma così non era stato, e Loki era stato consumato giorno dopo giorno, sino al midollo, infettato dal più tossico dei veleni: l'invidia.

In fondo, il venire a conoscenza delle sue origini era stata solo la stoccata finale. Anzi, probabilmente era stata solo la motivazione più forte per far tacere la flebile voce della coscienza che reclamava attenzione nella sua mente: io non sono come loro, ho tutto il diritto di volerli soggiogare, distruggere, eliminare.

Alla fine era arrivato solo a distruggere sé stesso.

Eppure, sarebbe bastato così poco per evitarlo...

 

Alla fine, ognuno sarà solo con sé stesso.

Si, lo era. Lo era davvero. Solo alla fine. Il solito discorso sulle folle oceaniche...

Certo, non che stesse perseguendo un giusto proposito. In fondo a lui di quel regno - anzi, di quell'Universo, non gliene importava nulla.

Né dei suoi abitanti. Tantomeno dei suoi difensori.

Quello che stava per compiere era un favore a sé stesso, che almeno una morte decorosa se la meritava.

Si, stava agendo anche per vendetta.

L'ultimo Inganno dedicato a colei che sola, a parte lui, li apprezzava e ne faceva ampio uso.

Ciò non faceva di lui un Vendicatore, comunque.

 

Impugna lo scettro in modo diverso da quanto fatto prima, puntando l'estremità aguzza verso il basso -verso il contenitore vuoto del Tesseract, la mano sinistra stretta appena sotto le lame e la destra verso la fine del manico.

Non avrebbe avuto molti colpi a sua disposizione, doveva usare tutta la forza possibile.

 

Un Contenitore di Energia resta tale anche quando è vuoto. L'Energia lì prima racchiusa  rilascia una traccia che collega direttamente i diversi Involucri, creando un legame tra di loro.

Un Contenitore non può essere distrutto mentre l'Energia lo abita.

Dal momento che ne è privo, dopo che l'Energia è stata trasferita - assorbita, inglobata- da un altro Involucro, il Contenitore recupera fragilità e può essere distrutto.

Il legame fra gli Involucri è tale che una volta distrutto uno, anche gli altri saranno soggetti a rottura nel medesimo momento.

La pura Energia non può esistere in forma libera.

Quando pontificava sulla grande menzogna che era la libertà...!

Imploderà, quindi, insieme alla traccia rilasciata sui suoi Contenitori.

Loki sorride, di nuovo. Conoscenza. La verità insita nel Tesseract gli aveva suggerito direttamente come distruggerlo.

 

La lama dello scettro si alza e ricade pesantemente sul cubo trasparente.

L'espressione di pura estasi di Thanos si interrompe. Una crepa, piccola, sulla superficie del contenitore e del volto del Titano.

Un altro colpo. La crepa si allarga. Avrebbe voluto fosse tutto diverso.

L'urlo di Thanos è furia pura, mentre si scaglia contro Loki.

Un terzo colpo, la lama penetra nella superficie. Avrebbe voluto vincere, almeno per una volta.

Thanos stramazza a terra e inizia a divincolarsi, contorcendosi terribilmente, agitando le mani in direzione di Loki senza riuscire a raggiungerlo.

Avrebbe voluto che la sua incoronazione fosse stata diversa. Loki prende fiato. Alza nuovamente la lama.

Un quarto colpo. Tra ovazioni e feste, come quella di Thor che lui stesso aveva contribuito a rovinare.

E un lampo di luce azzurra acceca le rovine della città.

Poteva sentirsi libero di immaginarselo, quel giorno: salire i gradini del trono davanti a tutta Asgard, ricevere lo scettro direttamente da Odino.

Essere incoronato Re.

Cercare i suoi occhi dorati tra la folla e trovarli. Vedere le sue labbra stendersi in sorriso, piccolo e ammiccante.

Si, decisamente, avrebbe voluto fosse tutto diverso.

 

"...L'ATOMICA!" Stark si puntella sui gomiti, alzando la schiena dal fondo dell'elicottero. "Quei figli di puttana questa volta l'hanno lanciata!"

Clint si piega sulla lettiga di emergenza che trasporta Natasha, a farle da scudo con il suo corpo. Sente le mani di lei che si aggrappano alla stoffa della divisa e il suo fiato caldo sul collo dove tuffa il viso. Sul ponte dell'Helicarrier le squadre di soccorso si sono tutte accovacciate a terra, pronte ad una ondata incendiaria che non arriva.

"No...!" Hill è la prima a rialzarsi sulle ginocchia facendosi schermo con la mano. "Il vento... guardate! non viene dalla luce, va verso la luce!"

Steve si rialza da terra, guarda con gli occhi socchiusi quel bagliore gelido, e riconoscendolo un brivido gli percorre la schiena. "E' il Tesseract!"

E la luce, così come è arrivata, scompare.

 

I piedi di Thor colpiscono il suolo un istante dopo. Accecato dalla luce che lo ha avvolto improvvisamente, ci mette qualche secondo per recuperare la vista, sfregandosi gli occhi.

Sbatte le palpebre diverse volte, cercando di mettere a fuoco ciò che trova attorno a sè. Ghiaia. I suoi piedi stanno calpestando un fondo ghiaioso, non l'asfalto della strada. Percorre qualche metro, confuso e stordito. Eppure quella è una delle strade principali della città. Lo sguardo percorre i muri rovinati dei palazzi: neppure un vetro si è salvato.

Neppure nelle carcasse annerite dei veicoli.

E non c'è neppure un filo di fumo o un velo di polvere, nulla.

L'aria è tersa ed inodore, la luce del sole uniforme.

Deglutisce, il peso sullo stomaco aumenta e la gola si stringe in un nodo, ma continua a camminare.

In un punto della strada, appena dopo una colonna di resti di lamiere d'auto, la ghiaia si è accumulata in una montagnola.

Prova a scalarla con fatica, è molto friabile e scivola più volte indietro, sino a che non scorge qualcosa emergere. Scosta la ghiaia con una mano: è uno stivale.

Scava con più foga a mani nude, libera la gamba, poi l'altra.

Dissotterra la schiena, il tessuto lacerato delle vesti, l'armatura ammaccata e tagliata. Le braccia nude e le mani annerite. Le ciocche scomposte ed impolverate del capo.

Il peso sullo stomaco esplode e Thor sente solo un dolore sordo che si accumula nel petto e gli schiaccia i polmoni. Trema nel voltare delicatamente il corpo di suo fratello.

Gli occhi verdi, fissi e vuoti, sono aperti verso il cielo. Così lucidi che quando Thor li chiude due lacrime scivolano sulle guance più pallide e fredde del solito.

 

==============================================================================

E dopo questo, credo che prenderò un biglietto per le Galapagos e scapperò alla velocità della luce.

Che forse ho esagerato, a questo giro.

O forse no, il mio sadismo è quasi illimitato. (segue bassa risata malvagia).

Ad ogni modo, manca solo l'Epilogo, ed ho il groppo in gola a terminare - davvero- questa storia.

Non ringrazierò mai abbastanza chi ha sostenuto, consigliato, commentato, apprezzato, letto ed aiutato in questa avventura.

Sono in debito con voi - con tutti voi.

Resto a vostra disposizione per venire bersagliata da minacce feroci. Fatemi sapere cosa ne pensate di questa follia.

Grazie, Grazie, Grazie.

Vostra - sempre, comunque, dovunque

EC

 

PS: Citazione iniziale tratta da In The End dei Linkin Park.

 

 

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Capitolo 22
*** EPILOGO ***


The Seventh

 

 

 

PARTE 3: Ending

 

EPILOGO.

Everything Dies…

 

Compare da un angolo buio della stanza.

E' bionda e alta, bella da mozzare il fiato. Composta e fiera, la schiena dritta e negli occhi dorati un velo di tristezza, tutti capiscono chi sia anche senza che si presenti. Si avvicina ad uno dei tavoli

“Sei.. venuta a prenderla?”

Maria Hill la segue, ad un cenno del capo della donna scopre il lenzuolo bianco sino al collo.

Il viso di Addison è stato pulito ed i capelli ancora bagnati pettinati. La mano diafana della donna si sovrappone a quella della Vice Direttrice e la guida a spostare il lenzuolo sino al petto. Lo squarcio non è ancora stato ricucito, taglia di netto lo sterno ed espone gli organi interni. Una visione che neppure Hill può sopportare e che le fa voltare il viso di lato. La donna invece osserva, sospira, poi rimette il lenzuolo al suo posto, una carezza sul capo coperto della cugina acquisita ed un momento di silenzio.

“Mi dispiace.” Sussurra la Hill, ma lei non risponde. Un fruscio di vesti accompagna i suoi passi verso un altro tavolo. Scosta il ltelo rivelando il volto dell’uomo e lo fissa. “Aveva dei bei lineamenti.” Mormora. “Capisco perché ne fosse attratta.”

La mascella di Barton si serra di scatto. “Addison è stata sicuramente posseduta dallo scettro, non avrebbe mai potuto di sua volontà…

Mai è un concetto assoluto.” Lo interrompe laconica la Regina del Sottomondo. “E da come la conosco io, GreyRaven non è mai stata così categorica.”

“Non con un mostro come Loki.”

Erzsebet gli lancia un’occhiata gelida. “Anche mostro è piuttosto perentorio come giudizio. So cosa ti ha fatto, arciere, e so cosa ha causato Loki in questa dimensione. Ma il motivo che l’ha scatenato? Tale rabbia, tale rancore, non nascono mai da soli.”

Le mani di Thor si serrano sul bordo del tavolo al quale sono appoggiate, formando piccole crepe sulla superficie di legno laccato.

“Non è un fattore…

“Arciere, ami una donna che si è macchiata di innumerevoli delitti. Alcuni dettati da una falsa dottrina, altri perché costretta, ma altri di sua spontanea volontà. Dimmi la verità: quando le sue mani percorrono il tuo corpo, riesci a ricordare le vite che hanno strappato?.”

"Lei non è più quella persona." Barton scuote il capo testardo. “Non è la stessa cosa. Natasha non ha causato un disastro simile.”

“Non ha mai posseduto un potere simile a quello di Loki.” Erzsebet sospira. “Tutto è relativo, Barton. E nulla è assoluto. Esiste solo un’infinita scala di grigio, ed ognuno ne coglie una sfumatura diversa a seconda del suo punto di vista.”

Rimangono qualche istante in silenzio, poi è sempre Erzsebet a parlare: “Negli Inferi, quando qualcuno muore, il suo assassino ne mangia le carni. E’ considerato anche un segno di rispetto, portare dentro di sé le carni del proprio avversario, non lasciandole in balia della putrefazione.”

“Calcolando che poi vengono anche cagate.” Interviene Stark, alzando la nuca dalla parete sul quale era appoggiato e scostando per un secondo la fiaschetta di liquore dalle labbra. “Ma forse, anche questo per voi è un segno di rispetto.”

Erzsebet lo ignora. “Tuttavia il suo assassino è morto.”

“Si, fondamentalmente, è nel tavolo di fianco. Quello con i bei lineamenti che ti piacciono tanto.” Anche questa volta l’ironia acida di Stark non viene presa minimamente in considerazione.

“… e quindi non esiste una tradizione, negli Inferi, riguardo la conservazione di un corpo.”

“Gli eroi devono essere seppelliti con tutti gli onori.” Interviene Steve. E’ stato in silenzio per tutto il tempo, piegato su una sedia con gli occhi rossi e l’aria stravolta. Nelle ultime trenta ore nessuno aveva più sentito la sua voce: lo fissano tutti come se fosse un fantasma.  

Poi Thor chiede ad Erzsebet se Addison amasse suo fratello.

“Non lo so, a dire il vero. Sono stati amanti, questo è certo. Per una volta soltanto ma lo sono stati. E se non fossero entrambi morti, lo sarebbero stati di sicuro nuovamente. Ma da qui a decifrare i loro sentimenti purtroppo non ne sono in grado.”

“Ad Asgard, gli amanti che muoiono insieme vengono seppelliti nella stessa tomba” Gli occhi di Thor non si alzano da terra, incrocia le braccia al petto e deglutisce. “Vorrei onorare questa nostra tradizione. Secondo le nostre credenze, in questo modo potranno ritrovarsi sotto forma di spirito nel Walhalla e passare l’eternità insieme. Potrebbe essere di conforto a mia madre, sapere che Loki non riposerà da solo.”

“Che stronzata.” Biascica Stark rimettendosi la fiaschetta tra le labbra.

“Questo sarebbe un affronto ad Addison.” Gli fa eco Barton. “Essere seppellita di fianco a Loki? Stiamo scherzando? Questi due non sono i Romeo e Giulietta di Asgard. Probabilmente, per quanto ne sappiamo, Addison gli ha dato una ripassata per hobby. Lo faceva, sapete?”

“Attento a come parli di lei, Barton!”

Rogers, calmo. Barton non intendeva offendere nessuno.”

“Davvero, Vice Direttrice? A me pareva il contrario.”

…ragazzi…

“Il mio non era affatto un insulto. Sono l’unico qui dentro che non getta fango su di lei cercando di farla seppellire di fianco a Loki.”

…Io la cremerei e getterei le sue ceneri da…

…ragazzi…!”

“Oh Stark, stai zitto una buona volta.”

“Piuttosto che saperla di fianco ad un mostro le darei fuoco io stesso.”

“RAGAZZI!”

Banner, dalla soglia della porta ha dovuto alzare la voce per farsi sentire: guarda l’interno dell’obitorio incredulo ed Erzsebet gli domanda se si comportino sempre così.

“In genere si, ma non pensavo si accapigliassero in un momento come questo. Dove avete la testa?” Steve e Clint abbassano lo sguardo, Thor si risiede. La Hill torna a fianco del tavolo di Addison e Stark riappoggia la testa al muro.

“Comunque sono venuto a dirvi che Natasha si è risvegliata.”

La Regina del Sottomondo annuisce, mentre Barton si avvicina alla porta. “Addison reputava Natasha la sua più grande amica, al pari di una sorella.”

L’arciere si ferma, un piccolo sorriso malinconico gli stende le labbra. “Più che sorelle. Talmente legate che, se devo essere sincero, talvolta ne sono stato persino geloso.”

“Credo che lei sia la persona più adatta per decidere dove possa riposare GreyRaven.”

 

...Baby that's a fact...

 

I Re non sono infallibili, per quanto si atteggino a tali. La vera saggezza di un Re sta nel riconoscere il proprio errore, per quanto sia stato drammatico e difficile da ammetterlo..

E porvi rimedio, in un modo o nell’altro.

Aveva mandato sua cugina contro un essere troppo potente per lei, certo che la sua esperienza e la sua perspicacia l'avrebbero aiutata a risolvere la situazione.

Aveva dato troppo poco peso alla furia di Thanos, al suo legame con la Morte ed alle avversità del Fato.

Se Morrigan non fosse morta ci sarebbe stata una possibilità.

I Corvi, i messaggeri tra i Mondi, sono gli unici che potevano tuffarsi tra le anime ed avere contatti con loro: con un po’ di tempestività e fortuna avrebbe potuto fermare l’anima di Addison sulla soglia degli Inferi, prima che scendesse nella voragine e venisse sottoposta al Giudizio, troppo tardi per riuscire a portarla indietro.

La Morte aveva giostrato la fine di Addison in maniera precisa: crudele punizione per avere assunto le sue sembianze ed avere ingannato il suo servo più fedele.

Il Re del Sottomondo aveva chiamato a raccolta Alchimisti, Consiglieri e Saggi, ma tutti erano convenuti sullo stesso punto: Non si poteva farla tornare indietro.

“Anche se il suo Corvo fosse ancora in vita, strappare un’anima dalle mani della Morte sarebbe un affronto grave, le conseguenze sarebbero terribili.” Aveva decretato uno di loro.

Alla fine, quindi, Re Amon aveva deciso di sciogliere quel consiglio, accettando le loro affermazioni. Fremendo di rabbia impotente aveva infine deciso di attendere la moglie, in ambasciata presso il corpo di GreyRaven, fuori dagli Inferi.

 

Albeggia, non vi è ancora nessuno.

Se alla sua comparsa l'aria era mossa da una fresca brezza leggera, ora il vento ha aumentato di intensità e cambiato improvvisamente direzione. Metri e metri sotto ai suoi piedi, il mare schiuma contro la parete scura della scogliera in rombi potenti. All’orizzonte compaiono delle nubi che si avvicinano in fretta.

Amon sorride.

Luce e ombra, vento e calma, rumore e tranquillità: quel posto è una contraddizione di elementi, non si meraviglia che Addison l’avesse trovato così spettacolare, quando cinque anni prima aveva scalato le scogliere di Moher dopo mesi di allenamento. Probabilmente aveva incontrato Morrigan proprio in quel punto sulla terrazza a strapiombo sul mare in cui si trova lui adesso.

 

Sente la presenza di Erzsebet e si volta, per trovarla vicina al parapetto del sentiero panoramico dei turisti.

Volta le spalle allo strapiombo e si incammina verso sua moglie, dando le spalle ad uno stormo chiassoso di gabbiani.

Il gracchiare di un Corvo.

Amon si ferma. Guarda Erzsebet, a pochi passi da lui, che fissa incuriosita qualcosa alle sua spalle.

Si gira.

Tre Corvi sono atterrati sulla terrazza e fissano i Sovrani del Sottomondo attraverso i piccoli occhietti neri. Sembrano attendere.

 

Oscuri messaggeri piumati, nel loro piccolo corpo possono contenere una saggezza ed una magia incredibili.

Sanno che Re Amon si trova lì per un motivo triste, e anche loro sono in lutto.

Anche qualcuno di loro è stato ucciso, quel giorno.

I Sovrani del Sottomondo si inchinano, in segno di rispetto ai messaggeri.

Uno dei corvi si stacca dal gruppetto zampetta verso di loro. Il Re si china, allunga una mano ed il Corvo salta sulle dita candide. “Immagino che anche la vostra congiunta Morrigan ora si trovi nello stesso luogo in cui vi è la nostra.”

Il Corvo annuisce.

“Posso ben credere che anche voi desideriate riabbracciarla.” Il Corvo piega la testa di lato, gli occhietti neri fissi in quelli d’oro del Re.  Poi allarga le ali, gracchia, e colpisce con forza il dorso della mano con il becco.

 

 

...But Everything that Dies...

 

 

Il dolore è un mostro dai denti aguzzi che strazia le viscere lentamente. E' un vortice nero che risucchia tutte le energie, le sensazioni, le emozioni. Un terremoto devastante che fa crollare qualsiasi cosa.

No, non il dolore fisico: quello è da considerare buono. Significa vita, possibilità; in alcuni casi persino vittoria.

Questo è un altro tipo di dolore, sconosciuto e più acuto.

Gliel'avevano detto, durante il suo addestramento nella RedRoom, che legarsi alle persone era pericoloso. Che chiunque poteva tradire, andarsene, morire.

Che nella sua vita non poteva permettersi distrazioni e sentimenti, che avrebbero logorato il suo spirito sino ad annientarlo.

E ci aveva creduto, davvero, a quella dottrina.

Sino a Budapest dove un agente dello S.H.I.E.L.D. aveva fatto una scelta diversa.

Sino all'auto di Coulson dove una ragazzina in abito viola sproloquiava sulla sua uscita di scena dal Prom.

Poi, piano piano, qualcosa si era insinuato dentro di lei.

L'agente si dimostrava affidabile, interessante e dotato di un'ironia pungente. La ragazzina abile, sagace e acuta.

Un giorno l'aveva vista sfogliare un giornale di annunci e aveva commentato i prezzi degli affitti a New York - proibitivi. Le aveva proposto di dividere un appartamento, almeno sino a quando il suo stipendio da agente non avesse raggiunto un livello accettabile alla sopravvivenza. L'aveva convinta, in un modo o nell'altro - lei era brava a convincere le persone.

Erano passati cinque anni.

Quando Addison aveva iniziato a star male ci aveva pensato, all'eventualità che se ne andasse. Ma poi aveva scacciato via quel pensiero orribile dalla testa.

Adie non era una persona qualunque, lei era una pennuta dalle mille risorse.

Ed invece era successo. Con dinamiche diverse, ma era successo.

Natasha schiaccia di nuovo il tasto della morfina. Oblio, ha bisogno solo di quello. Ora.

Che se il corpo è ancora intorpidito dall'anestesia dell'intervento, la sua mente è purtroppo ben vigile e attiva.

Che doveva capirlo, che se Addison non le era corsa incontro quando era atterrata su ponte dell'Helicarrier doveva essere successo qualcosa.

Che prima che l’addormentassero sulla lettiga, in quella sala operatoria improvvisata in mezzo alla base mobile distrutta, aveva voltato la testa verso il corridoio: al di là della porta scorrevole, tra il via vai dei medici, un drappo rosso avvolgeva un corpo adagiato su un tavolo.

Un drappo che assomigliava al mantello di Thor.

Doveva capirlo.

Ed invece le parole di Clint e Banner l'avevano colpita con una violenza inaudita.

Non era neppure riuscita a piangere, o a dire qualcosa. Aveva assimilato il racconto di Clint, parola per parola immaginandosi tutto, passivamente, lacerandosi dentro.

Gliel'avevano detto che i sentimenti annientavano, distruggevano, laceravano.

Non aveva mai creduto potessero possedere una tale ferocia.

Natasha… la morfina è già stata dosata, per un paio d’ore non ne sarà erogata di nuovo, per quanto tu possa chiederla.” La voce di Clint è morbida, mentre tiene la sua mano: Natasha riesce a voltare appena la testa per guardarlo. Dovrebbe essere sollevata che almeno lui sia lì con lei, ad accarezzarle la mano e il braccio con le dita steccate e fasciate.

Ed invece non riesce a provare nessuna consolazione. Nulla. Si sente prosciugata.

“Hai male?” 

Lei annuisce tornando a fissare il soffitto. “Dammi qualcosa che mi mandi KO.”

Natasha… prova a…

Mandami KO, Clint.” La voce le trema e una lacrima si libera dalle ciglia e rotola giù dalla tempia. “Non voglio stare qui. Non voglio sentire nulla. Non ce la faccio.”

“Io sono qui, puoi contare su di me.”

Quando era tornata da una missione in Ucraina e si era ritrovata a dover uccidere un'altra ex allieva della RedRoom - poteva esserci lei al suo posto, questa cosa l'aveva costretta a riflettere, Addison aveva pronunciato le stesse parole.

E poi gliele aveva comunicate in altri modi, come usavano fare loro: senza parole, a piccoli gesti.

Rincorrerla in giro per New York sotto una tormenta di neve con una giacca a vento più pesante, lanciarle una secchiata d’acqua con annesso secchio mentre si allenava con il sacco da boxe facendo volutamente confusione.

Lei chiedeva a modo suo, Adie rispondeva a modo suo.

Ed ora c’era quell’artiglio che scava nelle sue viscere.

Non ci sarebbero stati più post-it ironici sul frigo o chiacchierate notturne. Il primo messaggio al termine di una missione non sarebbe stato più il suo e non si sarebbe più trovata i vestiti e le scarpe fuori posto.

Se non avesse conosciuto tutto questo, non le sarebbe mai mancato. Ma aveva condiviso sette anni della sua vita con una persona, ed ora c’era solo un vuoto opprimente.

Per la prima volta, Natasha si pente di aver accettato quella proposta di OcchioDiFalco.

 

...Someday Comes Back.

 

ARIA ARIA ARIA ARIA ARIA ARIA ARIA ARIA ARIA ARIA ARIA ARIA  !!!!!!

I polmoni mi stanno scoppiando.

Ossigeno, ossigeno, subito!

Mi sembra di avere un macigno piazzato addosso, i muscoli non rispondono ai miei comandi ed anche aprire la bocca è un’impresa.

Aria, aria, ARIA!

Non so quanto tempo sia passato prima che riesca finalmente ad aprire gli occhi e ad avere un respiro più regolare. C’è poco ossigeno qui.

Qui dentro. Dentro dove?

E' buio, umido e sento un leggero odore di muffa.

Devo sbattere le palpebre più volte prima che la mia vista dorata inizi a funzionare. E’ strano, di solito ci metto pochissimi secondi ad abituarmi all’oscurità, ed invece ora mi sento gli occhi asciutti ed una patina sulla retina che mi sfoca la vista.

Non che ci sia molto da vedere: mi è pressoché impossibile muovere il collo.

I muscoli sono tutti intorpiditi. Ho le gambe di pietra, non riesco a piegarle, le dita della mano insensibili.

Mi ostino a muoverle, lente e continue, per recuperare la sensibilità. La mia bocca completamente secca; provo ad emettere un grido, un suono, ma tutto ciò che mi esce è un sibilo strozzato che mi fa bruciare ulteriormente la gola riarsa.

Finalmente riesco a muovere la mano sinistra e a sfiorare una superficie fredda e liscia.

Sembra pietra. Marmo, per la precisione.

Una tomba di marmo.

Oh, cazzo. Ora ricordo.

Avevo la mia stessa lama conficcata talmente in profondità nello sterno da ancorarmi al muro.

Ero morta.

Sono morta. Dovrei, per lo meno. Però ora il mio cuore batte. Forte, direi, il battito mi rimbomba nelle orecchie.

Me lo dicevano che sarei finita nei guai.

E’ che non pensavo di questa portata.

Per la precisione, non avrei mai pensato di risvegliarmi dentro ad una tomba.

Cosa è successo?

Forse non ero completamente morta.

No, impossibile. Quel dolore era inconfondibile: la carne lacerata, le ossa spezzate, la vita che scivola via -si strappa lentamente - dal corpo.

Ricordo tutto. Non posso sbagliarmi.

Thanos, il mio assassino, che fine ha fatto? Se mi trovo in una tomba, adagiata su cuscini di velluto –si, il tatto sta tornando! Evidentemente qualcuno è riuscito a seppellirmi con i dovuti onori. Quindi qualcuno è rimasto.

O hanno addirittura vinto! Come hanno fatto?

Mi accorgo solo ora che c'è qualcosa sopra che la mano destra che tiene ferma.

Provo a muoverla, a studiare con il tatto ancora debole delle dita di cosa si tratti.

Un altro movimento, al mio fianco. E non è il mio.

Un mormorio rauco. E non sono stata io.

Oh cielo, ho un coinquilino persino nella tomba.

Poi capisco che quella che sto toccando è una mano, e che le sue dita si stanno aprendo e chiudendo debolmente attorno alle mie, quasi intrecciandosi.

Dita lunghe, affusolate, maschili. Fredde.

Ho un tuffo al cuore - Si, ce l'ho davvero, l'ho sentito mancare di un battito. Incredibile quanto rumore faccia un cuore redivivo!

Lo sento muoversi, riprendere sensibilità. Le nostre braccia, le nostre spalle, si stanno sfiorando.

Riesco a girare appena la testa. I suoi capelli mi solleticano il naso. Riesco solo ad individuare una figura sfocata, la vista seguita a rimanere appannata, ma riconoscerei il suo profilo tra mille.

Stringo le dita tra le sue, piano, non ho forza.

Ricambia.

Vedo le sue labbra schiudersi e stendersi, credo sia cercando di sorridere, le palpebre ancora chiuse.

Prova a muoversi meglio, cerca di parlare.

“Con calma” riesco a mormorare “credo che avremo un sacco di tempo a nostra disposizione.”

 

Potrebbero essere passate ore o solo pochi minuti. La percezione del tempo è diversa quando sei chiusa in una tomba al buio e stai cercando di riprendere il controllo del tuo corpo.

Dobbiamo uscire di qui, tra poco non ci sarà più ossigeno.

Che poi, a me fa un po’ senso starmene in una tomba, anche se è la mia e c'è Loki al mio fianco.

A proposito, perché ci hanno seppelliti insieme?

“Tradizione Asgardiana” riesce faticosamente a mormorare con voce roca. E' riuscito finalmente a voltare il viso verso di me, siamo talmente vicini che i nostri nasi si sfiorano e il suo fiato ancora gelido mi solletica le labbra. Posso vedere i suoi occhi verdi brillare, le sue labbra sottili appena schiuse.

"Credo abbiano scoperto la nostra tresca.”

Sorride nuovamente mentre mi stringe la mano con più forza di prima. “Il Tesseract… l’ho distrutto.”

“E hai ucciso Thanos?” Annuisce. Riesco ad alzare una mano, a fatica raggiungo il suo viso per accarezzarlo. La sua pelle è fresca e asciutta sotto le mie dita: quando gli sfioro le labbra le appoggia in un bacio.

“Grazie.” Mormoro. “Come hai fatto?”

“L’ho ingannato.” Risponde con ironica semplicità. Le nostre risate sono appena abbozzate, basse e rauche. “Gli ho fatto assorbire l’energia del Tesseract e poi ho distrutto il contenitore.”

“Lo sapevo...”

“Cosa? Che sarei passato dalla parte dei Vendicatori? Ti sbagli io non…” Lo zittisco appoggiando un dito sulle labbra. “Lo sapevo che sei un genio.”

“Avrei dovuto pensarci prima.” Richiude gli occhi, sembra fremere. “Ti avrei evitato...”

“Non importa, siamo tornati, no?”

“Oh si.” Sorride, riapre gli occhi e mi regala uno sguardo brillante. “A proposito, come…?”

“Ah, non ne ho idea. Io pensavo fosse una cosa piuttosto definitiva.”

“Si, l’ho sempre supposto anche io.”

“Qualche idea su dove ci troviamo?”

“Probabilmente su Asgard. Credo nella cripta, anche se dubito che mi abbiano seppellito in quella di famiglia.”

“D’accordo.” Tamburello le dita guardandomi intorno. “Immagino che per uno che è riuscito a sconfiggere Thanos, uscire di qui sarà cosa di poco conto, vero?”

“Ehm.”

Poi sento che mi manca l’appoggio dietro la schiena a precipitiamo.

 

Il Limbo non è un brutto posto per riprendersi.

Tornare dall’Oltretomba non è come nei film: certe ferite rimangono – Dopotutto sono stata inchiodata ad un muro e Loki è stato investito dall’energia più pura dell’Universo, e non si rimarginano tanto facilmente.

Sono fortunata ad avere come cugini Amon ed Erszebet, ospitali e con una brillante predisposizione a trovare i cavilli: se siamo qui, è merito loro.

Amon ha stretto un legame con un Corvo. Ed il Corvo è andato a recuperare l’anima di Morrigan.

E Morrigan è planata subito nella voragine per cercarci.

Entrambi, che non si dica che Re Amon sia un ingrato: lasciare in balia del Giudizio Loki, che mi aveva salvato prima la vita e poi il mondo – anche se insiste a dire che non fosse quello il suo intento – gli sembrava ingiusto.

Siamo qui, siamo tornati. Insieme, per ora, per quanto sappiamo tutti e due che ben presto le rispettive nature richiameranno le nostre volontà per altri obbiettivi. So che Loki non seppellirà mai l’ascia di guerra, che al momento si sta solo riprendendo. Cerco di aiutarlo, di stargli vicino, so che me ne è grato ma neppure io, con tutta la buona volontà di questo universo, potrò mai guarirlo completamente.

I sentimenti non guariscono gli animi feriti, sono solo un palliativo che dopo poco non basta.

Ed in fondo, l’imprevedibilità e l’indomabilità di Loki a me piacciono tanto.

Mi manca la Terra, voglio tornarci al più presto, ma so benissimo che Loki non potrà (né vorrà) venire con me.

Mi manca Nat, a cui ho cercato di inviare messaggi: la stazione radio che si sintonizza su una delle 'nostre' canzoni, una mia forcina che le capita in mano mentre fruga in un cassetto in bagno. Erszebet mi ha consigliato di smettere, tutto questo la sta facendo sentire peggio anziché meglio.

Così al momento resto qui, a riprendere energie e ad imparare qualche nuovo trucchetto utile. Una specie di meritata vacanza.

D’altronde non c’è fretta, per i nostri mondi siamo morti. In un modo giudicato molto romantico, tra l’altro, dato che ci hanno seppellito insieme.

Probabilmente tutti piangeranno una coppia di inseparabili innamorati che hanno preferito abbracciare la morte piuttosto che vivere senza separati. Una storia piuttosto strappalacrime, non di certo nel nostro stile, per quanto questa nostra ‘vacanza’ si stai rivelando molto…

Uhnm, stimolante. Possiamo definirla così.

Li abbiamo fregati, fondamentalmente.

E di tutti i nostri inganni, di sicuro questo è quello più riuscito.

Sino ad ora.

 

 

L

O

K

I

D

ED E’ FINITA!! Mi sento abbastanza prosciugata… Questa storia ha richiesto tanto mio impegno, sia per essere scritta in modo ‘decente’ sia per essere proprio ideata.

E’ stata un vero e proprio parto, di cui sono molto orgogliosa del risultato.

A volte avrei voluto avere più feedbacks, ma ad ogni modo numeri o non, la soddisfazione che mi ha regalato The Seventh non l’avevo mai provata.

E rimane comunque la mia storia più recensita, apprezzata e amata. Io gongolo all’inverosimile.

Vi ringrazio ad una ad una, voi che avete speso qualche minuto del vostro tempo per recensire ed anche voi che avete inserito la storia tra le preferite, tra le seguite o tra le ricordate.

Ringrazio chi l’ha letta, chi mi ha aggiunto su FacciaLibro, chi mi ha scritto in PVT. Ringrazio chiunque abbia speso qualche minuto del proprio tempo in compagnia della mia Addison.

Spero di non avervi deluso, con il finale.

Dico sempre che gli HappyEnding non mi piacciono, ma poi cerco di farceli saltare fuori. D’altronde, io sono una contraddizione vivente – al pari di Adie.

D’altronde, loro al momento sono insieme, nel limbo: non pensiate di certo che questi due siano una coppietta innamorata e stucchevole, vero?

Questi due, un domani, si ritroveranno ad accapigliarsi l’uno con l’altra. Non cambiano –l’amore non cambia MAI le persone, ricordatevelo. L’amore non guarisce, se pensate che annullarvi per un uomo vi porterà un giorno ad essere felici… beh, state sbagliando di grosso.

E la mia Adie non è tipo da cambiare per un uomo. Neppure se è Loki. – Lei non è una crocerossina e questa storia non è una storia melensa.

Grazie, davvero.

Grazie a tutte voi e soprattutto il  ringraziamento più grosso devo farlo a: il sinonimo.com : senza questo sito questa storia sarebbe stata molto più povera! J

Vostra,

Always,

EC.

 

PS: La Citazione, of course: Atlantic City, Bruce Springsteen. Ho spezzettato un intero verso per adattarlo alla storia.

GRAZIE!!!

 

 

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