Inevitabile ...

di bibabiba91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - Capitolo 1 - ***
Capitolo 2: *** - Capitolo 2 - ***
Capitolo 3: *** - Capitolo 3 - ***
Capitolo 4: *** . Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** . Capitolo 5 . ***
Capitolo 6: *** . Capitolo 6 . ***



Capitolo 1
*** - Capitolo 1 - ***


 

Questa non è la prima storia che scrivo, ma è la prima che pubblico qui. I personaggi sono quasi tutti reali, ed è stata scritta per rappresentare dei sentimenti particolari che provo in questo periodo. Mi piacerebbe avere dei consigli più che altro per quale tecnica narrativa usare. Spero che vi piaccia :) - Biba.
 


INEVITABILE

- Capitolo 1-


È un giorno di metà settembre, e l’aria inizia a farsi fredda. Adoro questo mese, è il periodo in cui inizio ad indossare le mie adorate felpe e maglioncini grandi quasi il triplo di me. Sono in questa nuova città da ormai tre giorni, e devo dire che me ne sono innamorata; poco frastuono, molto movimento e tanta natura. Peccato solo che sono sola. Tra qualche settimana inizio l’Università, e i miei compagni di “ casa” arriveranno solo domani. Spero solo siano normali e non rompi scatole. L’orologio segna le 18, cosi decido  di fare un giro e comprare qualcosa per la cena. Infilo una maglia nera presa al volo dall’armadio e la indosso sopra a dei leggins grigi, prendo la prima borsa che trovo, senza curare il fatto che stonasse con il resto dell’abbigliamento, e ci metto dentro portafoglio, chiavi, telefono e I-pod.  Chiudo la porta di casa con sei giri di chiave, abitudine che ho quando lascio casa vuota, e chiamai l’ascensore. Avrei potuto scendere a piedi, ma l’appartamento era al quinto piano e siccome volevo tornare subito a casa, volevo fare qualcosa di veloce. Intenta a trovare la canzone perfetta, non mi accorsi però che, mentre uscivo dall’ascensore, un ragazzo mi stava venendo incontro, scontrandoci.
- Hey mai stai più attenta - disse con irritazione il ragazzo, che per non cadere indietreggiò.
-Se vedi una persona che ti viene addosso … scansati – ringhiai, presi la borsa che era caduta, e me ne andai senza dargli il tempo di rispondere.
Dopo quello scontro poco piacevole, andai al centro commerciale poco più avanti. Presi il giusto necessario: dell’acqua, della pasta e delle merendine; perché si, nonostante abbia 18 anni , faccio merenda come i bambini di 8. Fatto sta che ci sono dei momenti in cui veramente sembro una bambina, per esempio la mattina quando faccio colazione mentre guardo i cartoni animati.
-Ma che cavolo… - lasciai le borse della spesa fuori la porta di casa notando che essa era completamente spalancata.
Presi un ombrello all’entrata ed iniziai a dirigermi verso la cucina dove sentivo dei rumori. Se trovo qualcuno inizio ad urlare, qualcuno mi sentirà. Ma da quando i ladri girano per casa in mutande?
-Si può sapere che diavolo stai facendo nella mia cucina in mutande? -Il ragazzo sbandò udendo il mio tono di voce e si girò di colpo, momento ma è quello di prima.
-Prima mi investi e adesso mi minacci con un ombrello? –Facci cadere l’ombrello con un sorriso imbarazzato e poi lo guardai di nuovo.
-Fatto sta che non hai risposto alla mia domanda-
-Fatto sta che questa è anche la mia cucina-
Allungò un braccio verso una camera, dove era attaccato sopra una targhetta col nome. Andrea, che ridere, credevo che quell’Andrea fosse una femmina.
-Io sono Sabrina… e mettiamo in chiaro una cosa … aiutami a mettere la spesa al suo posto –Mi sorrise divertito.
Lo guardai uscire di casa per prendere la spesa … in mutande. Iniziamo bene, ho appena minacciato un mio co-inquilino con un ombrello.  No un momento…
-Perché la porta di casa è spalancata?- domandai seguendolo.
-Sto aspettando che arrivi  la mia libreria – mi disse.
Ritornammo in cucina con la spesa. Notai con che ordine poneva le cose nel frigo, le cose pesanti sotto e le cose leggere sopra, se era per me avrei messo una busta di latte sulle uova.
-Cosa studi? –
-Scienze ambientali – risposi ritornando a guardarlo- tu?-
-Ingegneria –Annui.
  Presi dello yogurt dal frigo, quelli de “ fai l’amore con il sapore”, che poi mischi il cioccolato o i cereali, ormai mi nutro solo di quelli. E poi anche se ho fatto la spesa,  mi è passata la fame.
-Se hai bisogno sono in camera mia – dissi con gentilezza.
-Di già?- lo guardai perplessa.
-Perché scusa? –
-Pensavo che passassimo la serata insieme, di conoscerci, fare amicizia e chissà … -Lo guardai torva e gli puntai il cucchiaio contro, i miei metodi di minaccia sono molto efficaci.
-Primo vedi se non fai il saputello o il casca morto che poi ti faccio cascare io, secondo scusami se sono restia con chi si presenta in mutande… ed un'altra cosa, spegni tutte le prese, che altrimenti la notte salta la luce- girai i tacchi e raggiunsi  la mia camera.
Sentì lui ad accennare un sorriso. Chiusi la porta della camera ed iniziai a ridere. Mi sorpresi di come avevo interagito con quel ragazzo. Da quando quel giorno la mia vita è completamente cambiata ho avuto difficoltà ad interagire con l’altro sesso, ed anche il rapporto con le mie migliori amiche era cambiato, ero diventata apatica e di mal’umore, ma nonostante tutte mi erano state accanto. Attaccai l’I-pod allo stereo e selezionai una canzone, quella canzone, la canzone che lui mi dedicò.

 

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Capitolo 2
*** - Capitolo 2 - ***


INEVITABILE
 
-Capitolo 2 -

 
.Sabrina.
Il mattino dopo mi alzai con il freddo che era entrato nelle ossa, la finestra era aperta. Maledizione, dimentico sempre si chiamare qualcuno per aggiustarla. Apri gli occhi e la stanza era illuminata leggermente. Feci un respiro profondo ed un aroma di caffè entro dentro ai polmoni. Adoro l’odore del caffè, anche se non sono una fanatica. Infilai una giacca per riscaldarmi ed andai in cucina.
<< Buongiorno>> mi disse Andrea sorridendo e allegro.
Ricambiai il sorriso.
<< Buongiorno anche a te>>
Presi la mia tazza arancione e ci versai il latte freddo, presi il telecomando della tv…
<< Che fai?>> mi disse con un tono di voce che sembrava un urlo misto ad un rimprovero posandomi una mano sul braccio.
Guardai turbata prima lui, poi il telecomando e poi di nuovo lui, senza proferire una parola.
<< scusami … >> mi lasciò <<… a casa sono stato abituato a non guardare la tv mentre si mangia, l’unica eccezione sono i telegiornali>>
Annui. Devo ammettere che ero un po’ scioccata. Però cavolo se non guardavano la tv penso che per lo meno si scambiavano parole. Voglio chiedergli di più, sapere qualcosa in più di lui, e sapere perché va sempre in giro in mutande. Cavolo io sto morendo di freddo, spero solo che non sia influenza. Si alzò per prendere altri biscotti dalla mensola, e solo allora notai l’enorme tatuaggio che aveva dietro le spalle.  Ying e Yang, con un ala da diavolo ed una da angelo. Si vede lontano un miglio che ha un significato particolare. Lo fissai per un po’, notando ogni particolare di quel fisico perfetto. Scossi la testa per mandare via i pensieri e mi alzai-
<< Io vado… ho delle diverse cose da fare oggi>> dissi posando la tazza nel lavandino e andando in camera mia.
Chiusi la porta facendo un profondo respiro.  Fantastico, a quanto pare sono tornata ad essere di poche parole come una volta. Aprì l’armadio per decidere cosa mettere, anche se in realtà non avevo niente da fare, era solo una scusa per non stare in cucina con lui e quel silenzio imbarazzante. Presi l’asciugamano ed andai in bagno a farmi una doccia calda. Penso che a tutti capita di pensare nella doccia; cosa si è fatto nella giornata, alla gente che abbiamo conosciuto e ai discorsi fatti. Da un anno a questa parte però fare la doccia mi mette ansia. Quasi più si un anno fa ero sempre sotto un getto d’acqua caldo, pensavo ad una discussione che avevo avuto con il mio migliore amico la sera precedente. D’improvviso mia madre entrò nel bagno, non è sua abitudine disturbarmi mentre studio, sono sotto la doccia o altro, e quel giorno mi agitò.
<< Luca ha avuto un grave incidente>> mi disse con voce sottile come se si sentisse in colpa per quello che aveva detto; da quel momento in poi non fu la mia vita a cambiare, ma io.
Aprì la porta del box-doccia asciugandomi una lacrima innocente e mi avvolsi nell’asciugamano per lasciare il bagno libero ad Andrea. Aveva acceso la radio, e la casa fu avvolta dalla solita musica commerciale, strano però pensavo che essendo un ragazzo mettesse la musica ad alto volume e generi che non a tutti piacciono. Entrai in camera mia e me lo vidi davanti al comodino ad osservare delle foto che mi ero portata come ricordo.
<< Si può sapere che ci fai in camera mia?>> dissi molto irritata, mi sentivo violata.
<< Scusami, ho visto che la porta-finestra era rotto e quindi ho pensato di aggiustartela>> sorrise per farsi perdonare.
<< Grazie>> dissi secca e fredda.
Aveva fatto qualcosa di utile ma sempre che era entrato nella mia camera senza il mio consenso.
<< Posso farti una domanda?>>
Annuì sbuffando.
<< Quel ragazzo nella foto è il tuo ragazzo?>>  mi disse indicando la foto di me e Luca.
Sentivo gli occhi gonfiarsi di lacrime e il cuore che iniziava a battere all’impazzata, mancava poco che mi uscisse dal petto. Deglutii a vuoto e poi alzai lo sguardo verso di lui.
<< Ti prego esci dalla mia stanza >> dissi cercando di trattenere le lacrime, ma era troppo tardi.
Vidi lui avanzare verso di me dispiaciuto, ma mi misi di spalle.
<< Scusami … io non volevo…>>
<< Per favore vai via>> sentì il rumore della porta chiudersi.
Mi inginocchiai per terra appoggiando la testa al letto, scoppiando in un pianto silenzioso.
 
.Andrea.
Usci dalla stanza molto dispiaciuto. Non volevo farla stare male. La conosco da nemmeno un giorno e già è il lacrime per colpa mia. l’istinto mi dice di tornare da lei ed abbracciarla per consolarla, ma forse non è il caso. Forse non dovevo entrare nella sua camera e osservare quelle foto.  Tornai in camera mia ed alzai il volume della radio. Mi gettai sul letto ed un fiume di pensieri  mi invasero la mente.
<< Non ci pensare Andrea, dimentica>>
Mi alzai con uno scatto per fare una doccia e prepararmi. Un giro in città mi avrebbe aiutato.
 

 

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Capitolo 3
*** - Capitolo 3 - ***


Ecco qui il terzo capitolo, scusatemi se vi ho fatto aspettare ma questo è stanto un periodo un pò bò strano XD ... e scusatemi per gli errori del capitolo precedente, spero che qui non ce ne siano anche perchè vadi di fretta e non ho avuto tempo di controllare... spero che vi piaccia alla prossima
 


INEVITABILE
 


Capitolo 3

 
.Andrea.
Odio il freddo, se fosse per me vivrei sei mesi al caldo e sei mesi al caldo. Mi chiedo perché non sia andato in città più calda a studiare invece di venire qua a Pescara.  Lasciamo stare, se penso alla normalità e alla tranquillità di questa città, lontano dai mille problemi che ho lasciato a casa, andrei a vivere anche in Norvegia. Adesso però per caricarmi ci vuole una bella tazza di caffè caldo. Non sono tipo da caffè, ma da quando ho iniziato i corsi se non bevo caffè non mi alzo, e poi ci sono le mie coinquiline che me lo fanno trovare sempre pronto.
<< Buon giorno>>
Entra in cucina Alice, la nostra nuova coinquilina. È da qui da una settimana, ma di lei so poco. In realtà non conosco per niente le ragazze con cui vivo, lei è sempre fuori, la vedo solo la mattina e Sabrina … Sabrina da quando è successo quel piccolo incidente non ho avuto più modo di parlare, solo un ciao e buona sera quando ci vediamo la mattina a colazione.
<< Bene io scappo … ci vediamo domani>>
Alice la bionda prende una fetta biscottata ed esce di casa trascinandosi la sua tracolla per casa. Non so manco cosa studia.  Una musica di sottofondo  interrompe i miei pensieri. Proviene dalla camera di Sabrina. Mi avvicino alla sua porta per bussare e chiederle cosa vuole per colazione, cosi per lo meno sono io a fare il primo passo. Ma il mio telefono mi interrompe. Leggo sul display un nome, un nome che ho evitato per otto mesi.
<< Cosa vuoi?>> rispondo freddo ed anche un po’ indispettito.
<< Voglio solo parlarti>>
<< Ci dovevi pensare otto mesi fa … adesso è troppo tardi>>
Chiudo la chiamata. Chiudo gli occhi ripensando a tutto quello che è successo durante l’ultimo anno, ed in questo momento l’unica cosa che provo è solo rabbia e delusione. Prendo l’I-Pod e una sigaretta e vado in terrazzo.
 
.Sabrina.
Dopo la mia musica mattutina, esco dalla stanza per fare colazione. Di solito non c’è nessuno, Andrea e Alice sono già fuori visto che hanno le lezioni presto. 
<< Andrea?>>
Lo chiamo notandolo nel terrazzino, ma lui sembra non avermi sentito. Mi avvicino a lui, gli sfioro con una mano la spalla, nell’incertezza se disturbarlo o meno, ma a quanto pare il mio tocco non era poi cosi delicato.
<< scusami non volevo disturbarti>>
Sorrido dispiaciuta.
<< No tranquilla>>
Mi risponde facendo l’occhiolino.  Incrocio le braccia cercando di ripararmi di più nel mio golfino per il freddo.
<< Come mai non sei a lezione?>> Domando.
Andrea spegne la sigaretta che era solo a metà e la getta nel vuoto.
<< Senti volevo chiederti scusa per quello che è successo qualche giorno fa … non dovevo essere invadente>>
<< No … ma stai tranquillo>> dico cercando di mantenere la calma.
<< Comunque oggi non ho voglia di andare a lezione … sai la gente è capace di rovinarti la giornata anche a chilometri di distanza … cosa fai oggi?>>
Lo guardo perplessa.
<< Ho lezione alle due>>
<< Ti va di fare un giro? Dai visto che dobbiamo passare i prossimi 5 anni insieme cerchiamo di conoscerci o no?>> dice ritrovando l’allegria che poco prima non aveva.
<< Va bene >> gli sorrido.
Non ci metto molto a prepararmi. La sincerità con la quale Andrea mi ha chiesto scusa mi ha tranquillizzato. Alla fine non ha fatto nulla di male.
<< Sei pronta?>> urla dal soggiorno.
Prendo la mia sciarpa di lana nera e mi ci avvolgo dentro. Lo raggiungo di là pronti per uscire.
 
L’idea di andare a lezione alle due oggi è andata sfumata. Da una semplice passeggiata io e Andrea siamo passati ad un pranzo e ad un caffè.  Il fatto che sia passato del tempo cosi velocemente è positivo, vuol dire che mi trovo bene con lui.
<< Sai non sei di molte parole o sbaglio?>> Mi domanda ponendomi del gelato.
<< No … mi definisco strana >> sento addosso il suo sguardo perplesso.
<< Vedi … non mi fido molto della gente,ci metto un po’ a farlo. E se sono di poche parole non è perché non me ne frega niente della gente, perché mi piace, lo trovo un modo per far sfogare la gente … >>
<< E tu come ti sfoghi? >>
<< Disegnando, ma adesso non faccio più manco quello … sono successe diverse cose nella mia vita che mi hanno portato ad ignorare tutto, in senso buono, penso solo a me e alla gente a cui tengo di più>>
Gli sorrido. Annuisce leggermente, come per indicarmi che ha capito quello che intendo dire.
<< Mi hai incuriosito … voglio vedere dei tuoi disegni>>
<< No … non disegno più da un po’ e non ho disegni da farti vedere qui con me pur volendo>>
Si alza dalla panchina facendo un giro su se stesso.
<< Fammene uno>> dice schietto.
<< Come scusa?>> dico alzando un sopraciglio.
<< Fammi un disegno … qualsiasi cosa, non importa se ci metterai un mese, un anno o una vita, ma voglio che tu mi faccia un disegno>>
<< Ma solo se tu fai qualcosa per me>> dico alzandomi anche io e puntandogli un dito contro.
<< Ti scrivo una canzone>>
<< Tu scrivi canzoni?>> domando come una bambina di cinque anni.
<< Si e no … lo facevo fino a qualche mese fa ma poi diciamo che ho smesso>>
<< come io con  i disegni>> penso ad alta voce << ok … allora aspetto una canzone>>
Mi sorride.
 
.Andrea.
Mentre siamo sul pullman per tornare a casa, penso alla giornata passata in compagnia di Sabrina. Dopo tutto tra noi è iniziato col piede sbagliato, ma è una brava ragazza e mi da una sicurezza e fiducia che non trovavo da tanto tempo. La osservo mentre sceglie con sicurezza la canzone da ascoltare.
<< Posso farti una domanda?>> si toglie una cuffietta e mi sorride.
<< Però mi devi rispondere con sincerità e da donna>> annuisce un po’ perplessa.
<< Tu abbandoneresti mai un amico … >>
<< Io non abbandono mai un amico punto>> mi risponde senza darmi il tempo di finire la domanda.
<< Non abbandono nessuno, ci sono sempre per le persone che amo>> mi sorride.
Abbasso lo sguardo, ripensando un po’ alla chiamata di questa mattina. Stringo i pugni per la rabbia, ma Sabrina mi prende le mani e mi sorride con un sorriso che solo le donne possono avere, un sorriso materno e responsabile. Poi mi abbraccia. Inizialmente rimango un po’ perplesso, poi ricambio l’abbraccio. Era da tanto che qualcuno non mi abbracciava in modo spontaneo e sincero. Questa ragazza ha qualcosa di speciale.
 
 
 

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Capitolo 4
*** . Capitolo 4. ***


Capitolo 4 .
 

.Sabrina.
“… si dice amore se tutto prende ma non ti importa perché tanto lo sai che è inevitabile …”
La mente è qualcosa che mi ha sempre affascinato. Conoscere il vero significato dei nomi, o capire quelle piccole coincidenze che ti gioca la mente, come oggi. Oggi è un giorno particolare, e mi sono svegliata, nel cuore della notte, con una canzone in mente, anche questa è particolare, insomma oggi tutto è particolare. Mi alzo dal letto, trovando la forza non so dove, infondo sono solo le 4 del mattino e fa un freddo cane. Infilo una felpa molto pesante e le mie adorate pantofole bianche e vado in cucina a prepararmi una cioccolata calda. Amo la tranquillità della notte, è tutto un silenzio che ti circonda, senti il ticchettio della sveglia che non vede l’ora di suonare e svegliarti, il rumore delle auto che passano che tornano a casa o che sono appena usciti. Però è anche vero che ad ogni minimo rumore in casa ti spaventi e pensi che dei ladri assassini  siano entrati in casa, come in questo momento. Sento un rumore provenire dalla porta di entrata, l’istinto mi dice di armarmi di coltello, ma troppo tardi, un ondata di capelli biondi entra in cucina.
<< Alice mi ha spaventata>>
<< Scusami credevo stessi dormendo>> dice prendendo una mela dal portafrutta.
<< Non riesco a dormire … come mai rientri a quest’ora?>> le domando mentre vado in cerca di cioccolata.
<< Lavoro per pagarmi gli studi in un locale qui vicino>>
<< Fino a quest’ora?>> le domando stupita.
<< In realtà no, sai quando il locale chiude ci sono quelli che rimangono a pulire , ed io rimango li a studiare perché si crea un’atmosfera … strana>>
Sorrido, è come me con la casa vuota di notte insomma.
<< Io vado a dormire … per fortuna domani non ho lezione>>
<< Buona notte>>
<< Mi dispiace non poter passare del tempo con te e … >> si ferma e fa una faccia corrucciata come se si fosse dimenticata qualcosa.
<< … Andrea>> termino io.
<< Si … lui, buona notte>> mi sorride e torna in camera sua.
Finalmente la mia cioccolata è pronta. Ma vengo di nuovo interrotta.
<< Che bello uno spuntino di mezza notte>> la voce di Andrea rimbomba nel silenzio.
<< Diciamo che è una cioccolata carenza d’affetto … vuoi?>> annuisce.
<< Come mai carenza d’affetto?>>
Non rispondo. Prendo la tazza di Andrea e ci verso dentro della cioccolata.  Lui mi fissa in attesa di una risposta.
<< Oggi doveva essere il compleanno di un mio amico … quello nella foto>> dico abbassando lo sguardo, cercando di nascondere quel velo di tristezza.
<< Avete litigato?>> mi domanda innocentemente.
<< Magari … >> Inizio a sentire gli occhi gonfi, a questo punto mi alzo per andare in salotto.
Andrea mi segue.
<< è in un’altra città a studiare?>> scuoto la testa.
Mi siedo sul divano e poggio la tazza sul tavolino in legno, ormai rovinato dal tempo.
<< è morto un anno fa>> dico col magone in gola asciugando una lacrima.
Andrea si siede accanto a me, e con  un gesto che non mi aspettavo, mi tira verso di lui abbracciandomi forte. Affondo la testa nella sua felpa marrone e le lacrime silenziose iniziano a scendere.
<< Scusami non volevo essere invadente>> mi dice mentre mi accarezza i capelli.
Lascio la presa e mi asciugo le lacrime con la manica del pigiama.
<< No tranquillo … >> gli sorrido << … anzi ti devo dire grazie>>
Mi guarda facendo una smorfia.
<< Perché?>>
<< Perché ne parlo con poca gente … vuol dire che mi fido di te>> mi guarda sorridendo e si accarezza la nuca imbarazzato.
<< incidente?>> mi domanda poco dopo, annuisco.
<< Usciamo fuori?>> domando.
Andrea annuisce prendendo il pacchetto di sigarette dal tavolino. Usciamo fuori in balcone e un ondata di aria fredda mi entra nelle ossa. Prende una sigaretta, ma la rubo dalle sue mani. Mi guarda male ma poi scuote la testa sorridendo. Ne prende una anche per lui e poi le accende.
<< Eravamo migliori amici e quella sera avevamo litigato … sai come vanno certe cose, prima o poi uno dei due si innamora>> dico dando un’aspirata alla sigaretta. Andrea mi guarda in silenzio. 
<< Più che migliori amici eravamo “migliori fidanzati” , lui ci chiamava cosi, facevamo di tutto insieme … poi un giorno lui si inizia a sentire con una, che mi stava sulle palle, e che continua ad esserlo … >> Mi stringo nelle spalle per il freddo.
Andrea si toglie la felpa poggiandomela sulle spalle.
<< … grazie … >> sorrido, lui fa spallucce << … e poi ho iniziato a nutrire gelosia, mi ero innamorata del mio migliore amico, ma con lei lo vedevo felice e quindi ho cercato di farmela piacere e mettermi da parte. Poi un giorno, dopo un mese che si erano fidanzati in modo ufficiale, nel frattempo ci siamo molto allontanati, lei mi contatta dicendomi che dovevo stare lontana da lui, e che non mi dovevo far più sentire …>>
<< Mmmh si, diciamo che ne so qualcosa>> spegne la sigaretta nel posacenere e si siede sul cornicione che divide il balcone con quello del soggiorno e la camera di Alice.
<< … allora tutta incazzata decisi di andare alla capannina, era una piccola casetta sull’albero che i nostri genitori ci avevano costruito nella villa al mare, dove ci siamo conosciuti, era la nostra capannina, solo e soltanto nostra, e per me era importante, ma quando arrivai vidi lui e lei mezzi nudi mentre facevano l’amore … da quel momento non ci ho visto veramente più.>> spengo la sigaretta, ma la butto di sotto.
Penso di essere una persona cattiva, ma mi piace vedere ogni mattina il portiere che si lamenta dei mozziconi in un dialetto salentino molto stretto.
<< Abbiamo litigato e gli dissi che se mi comportavo come una fidanzata gelosa era perché ero innamorata di lui … me ne andai, ma pioveva e lui nel tentativo di raggiungermi in auto … andò fuori strada … >> mi fermo perché non riesco a dire altro.
 
.Andrea.

Leggo nei suoi occhi il senso di una colpa che non ha, e tutto ciò mi fa ricordare quello che è successo a me qualche mese fa. Leggo nei suo occhi tanta malinconia, che stona con il suo sorriso radiante che porta ogni giorno. Vorrei aiutarla, ma l’unica cosa che mi viene da fare è abbracciarla.
<< Non è colpa tua>> le sussurro.
La sento stringermi più forte .
<< Grazie >>
<< Quando vuoi >>
Sciogliamo l’abbraccio e ritorniamo dentro.
<< Credo che la cioccolata non sia più calda >> dico osservando le due tazze.
Sabrina fa spallucce.
<< Domani mattina a colazione crema di cioccolata>> mi sorride.
<< vado a dormire …>> si avvicina a me e mi da un bacio sulla guancia << … e ancora grazie>>

                                                 
 

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Capitolo 5
*** . Capitolo 5 . ***


Ecco qui finalmente. purtroppo non è molto perchè la mia testa pensa al tornado che ha colpito Tarato la mia città. Fino a stamattina credevo che certe cose esistessero solo nei film , ma mi sbagliavo... comunque non lo auguro a nessuno. Ecco qui un breve breve capitolo. Ah dimenticavo, lo so che anche nei "I figli della luna" c'è un personaggio che si chiama Isabella, e che c'è anche qui XD la differenza è che qui i personaggi sono tutti reali tranne per la storia , mentre li credevo che Isabella fosse un nome appropriato per una principessa XD. Comunque buona lettura e chiedo perdono per la scarsità del capitolo ç_ç giuro che mi impegnerò un pò di più
 


Capitolo 5.

-Andrea –

Sapere che la lezione di fisica è salta, mi ha rovinato la giornata. Oggi la voglia di alzarmi e uscire era poca, per non parlare della voglia di andare in facoltà. Esco dal politecnico e vado al bar di fronte a fare colazione per poi cazzeggiare per la città fino a quando i miei piedi non saranno troppo stanchi i fino a quando la fame non si impossesserà del mio stomaco. Mangio con gusto un delizioso cornetto al cioccolato bianco fino a quando qualcuno non mi interrompe.
<< Andrea>>
Mi pulisco le labbra con quelli che spacciano per fazzolettini nei bar e mi volto.
<< Isabella, cosa ci fai qui?>>
Mi fa un strano effetto la reazione che ho avuto. Dovrei odiare e detestare questa ragazza che non vedo da otto mesi che mi ha fatto del male, alla quale ho chiuso il telefono in faccia l’altra sera, eppure rivederla ha dato la sensazione che si ha quando non si vede un amico da tanto.
<< Studio giurisprudenza e sono qui per chiederti scusa e parlarti>>
Pago quello che avevo ordinato ed iniziamo a passeggiare per la città. Avrei potuto offrirle qualcosa, ma camminare mi fa alleggerire il nervosismo di quella mattina, dove alla fisica si era aggiunto il ricordo. Mi chiede scusa, scusa che mi ha lasciato senza un motivo, scusa che quando l’ha fatto io ero su un letto con due vertebre rotte, scusa perché dopo otto mesi è tornata.
<< Sai certa gente sa essere davvero cattiva certe volte>>
Dico, e dal suo sguardo sa che mi riferisco a lei. Poi l’istinto mi dice di abbracciarla. Lei, non aspettandosi quel gesto inizia a piangere.  Riprendiamo a passeggiare parlando di quello che abbiamo fatto in questi mesi, fino a quando non mi rendo conto che devo tornare a casa.
<< Bè … ci sentiamo>>
Le dico. La saluto con una bacio sulla guancia e poi scappo a casa.
 
.Sabrina.
Appena apro il forno la casa viene invasa da un profumo di focaccia che ti fa venire l’acquolina in bocca. Poso la teglia sul tavolo ed in quel momento arriva Andrea con un sorriso da ebete stampato in faccia.
<< Di buon umore?>>
Fa un cenno con la testa.
<< Ho incontrato Isa oggi ed abbiamo parlato>>
Sentendo quel nome faccio volare, e per fortuna, il coltello nel lavandino. Lo guardo spaventata e stupita quel lavandini, poi scuoto la testa e guardo Andrea.
<< Isa? Quella Isa? Isabella?>>
<< Perché … quante Isabelle conosci?>>
Prende un coltello e taglia la focaccia. Lo fisso. Mi ha parlato di lei, e da come mi ha perlato non mi sembra una brava persona, non la conosco è vero, ma sono una che la gente è simpatica o meno a pelle.
<< Mi ha chiesto scusa e abbiamo parlato un po’. Penso che ci rivedremo>>
Lo fulmino con lo sguardo e prendo il coltello che aveva posato poco fa. Lo punto contro. 
<< Non la conosco, ma non mi piace come ti ha trattato, mi raccomando a te però>>
Andrea sorride.
<< Ti voglio bene>>
Mi abbraccia. Ricambio l’abbraccio.
<<  anche io >>
 
Alice questa sera non lavora, e finalmente posso passare una serata tranquilla con i miei coinquilini.  Guardiamo un film alla tv mentre mangiamo gelato. Ad un certo punto il telefono di Andrea inizia a squillare. Con un veloce sguardo leggo che è Isabella. Fa le cose veloci la ragazza. Si alza dal divano per andare in cucina e io ed Alice ne approfittiamo per prendere possesso di tutto il divano. Tira dei piccoli calci per attirare la mia attenzione.
<< Chi è?>>
Mi domanda.
<< La ex >>
Dico un po’ scocciata.
 
.Andrea.
Chiudo la telefonata ad Isa. Lancio il telefono sul tavolo e mi metto le mani dei capelli. Stamattina ero felice che lei era venuta da me per parlami, ma è successo tutto troppo in fretta. Ho bisogno di  Monica, della mia migliore amica.
<< Tutto bene?>>
Sabrina entra in cucina e si versa un po’ di latte.
<< No … ho bisogno di tornare a casa >>
Annuisce soltanto.
<< Vuoi venire con me?>>
Le va di traverso il latte.
<< Come?>>
<< Si dai, ormai siamo diventati buoni amici, voglio che vieni con me?>>
Posa il bicchiere nel lavandino.
<< Non creo disturbo?>>
<< Ho un villino immenso, posti letto da buttare … il problema si pone quando usi il bagno per ore e ore>>
Sabrina gli tira uno schiaffo sul braccio.
<< Ci sto>>
 
Oggi prima di andare in facoltà passo all’agenzia, prenoto due biglietti per il pullman per Taranto. Chiamo mia madre per avvisarla che domani sono a casa con un amica. Mi arriva un messaggio.
“ forse è troppo presto per dirlo o forse è inappropriato ma devi sapere che il mio cuore appartiene a te”
 

                                                 





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Capitolo 6
*** . Capitolo 6 . ***


Eccomi qui prima della fine dell'anno XD meglio tardi che mai. Non è molto ma come avete potuto vedere sono stata molto impegnata.
Auguri di buon anno a tutti <3


Capitolo 6


. Andrea.
Arriviamo a Taranto dopo 6 ore di viaggio, tra gente che si lamentava per il caldo, gente che parlava sempre al telefono e gente che dormiva. Usciamo dal pullman e prendo le nostre valigie, quando mi sento chiamare.
<< Alessio >>
Abbraccio il mio migliore amico.
<< Lei è Sabrina>>
Si presentano e poi ci da un passaggio a casa. Per tutto il tragitto non facciamo altro che parlare di come sta andando l’università, mentre Sabrina, osserva fuori la città facendoci qualche domanda di tanto in tanto.
 
.Sabrina.
Alessio ci lascia davanti un plesso residenziale.
<< è stato un piacere conoscerti>>
Mi dice sorridendo. Ricambio il sorriso e poi inaspettatamente mi abbraccia affettuosamente.
<< A stasera>>
Si salutano, poi il cancello si apre e percorriamo il viale fino all’ultima villa, quella di Andrea. Un piccolo bastardino mi salta addosso, è di piccola taglia e grigio, e mi gira tra le gambe come se mi conoscesse.
<< Lui è Lenny>>
Mi dice Andrea. Entriamo in casa, ma non c’è nessuno, i suoi sono al lavoro, e la sorella a scuola.
<< Casa mia è piena di scale>>
Mi dice mentre osservo la scalinata in cucina che porta nelle stanze.
<< Mi piace>>
Dico osservandomi intorno.
<< Adesso riposiamoci, stasera si esce>>
<< Posso farti una domanda?>>
Andrea annuisce, mentre maneggia con dei cavi in camera sua.
<< Ma Alessio … è cosi affettuoso?>>
<< Si … lui è fatto cosi. Ti ha dato fastidio?>>
Scuoto la testa.
<< No per niente, è stato gentile>>
Sorrido e mentre Andrea sistema quei cavi, perché non riesce a stare mai fermo , io mi vado a fare una doccia e riposarmi.
 
.Andrea.
Dopo esserci riposati per tutto il pomeriggio, ci vestiamo per uscire insieme ad i miei amici.
<< La mia bambina>>
Mi siedo nella mia auto ed accarezzo il volante, se ad una donna non dovete togliere un gioiello a me non toglietemi la mia auto.
<< E queste luci rosse?>>
Mi domanda Sabrina.
<< Sono una piccola modifica che ho fatto… una delle tante>>
Si siede accanto a me e si infila la cintura. Raggiungiamo gli altri che sono in un locale.
 
.Sabrina.
Arriviamo in questo locale ed Andrea mi presenta i suoi amici. Hanno tutti la faccia da mezzi drogati, ma sono molto simpatici e carini nei miei confronti. Ci sediamo dentro ad un locale che sembra di essere a casa tua e subito arriva un ragazzo per prendere le ordinazioni.
<< Manca qualcuno?>>
Domando guardando il posto vuoto accanto al mio.
<< Scusate il ritardo>>
Alessio entra dalla porta, saluta tutti con il solito saluto che hanno gli uomini, poi si avvicina a me e mi da un bacio schioccante sulle guance.
<< Come ti trovi?>>
<< Bene>>
Sorrido. Ricambia il sorriso e poi ordina anche lui qualcosa da bere.
 
.Andrea.
Dopo una bella bevuta decidiamo di andare sul lungo mare a fare una passeggiata. Ascolto quello che gli altri mi dicono e di quello che hanno fatto in questi ultimi mesi, ma la mente pensa a lei, e gli occhi osservano Sabrina ed Alessio che passeggiano davanti a me sotto braccio.
<< Sai Andrè …>>
La voce di Sergio e la sua mano possente sulla mia spalla mi fanno tornare alla realtà.
<< … penso che tu sia venuto qui perché qualcosa ti turba. Ed un’altra cosa, non farlo accadere di nuovo>>
Avrà anche l’aspetto di un orso rimbambito, ma sa quando qualcosa mi turba.
<< Sabrina andiamo a casa>>
Interrompo subito.
 
.Sabrina.
A quella frase di Andrea sbuffo.
<< Dai sarà per la prossima volta, ci andiamo a prendere un caffè?>>
Annuisco sorridendo. Mi alzo sulle punto per dargli un abbraccio ed un bacio sulle guance. Saluto tutti gli altri e poi risalgo in macchina.
<< Sono tutti simpatici>>
Gli dico.
<< Alessio?>>
Annuisco.
<< Anche lui>>
Non dice nulla, mette una canzone alla radio e si accende una sigaretta e torniamo a casa.
 

 

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