Fiabe senza luce

di kutinjiu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Principessa Rossa ***
Capitolo 2: *** La Ragazza Insignificante ***
Capitolo 3: *** Il Regno Promesso ***
Capitolo 4: *** Il Cigno Innamorato ***



Capitolo 1
*** La Principessa Rossa ***


La Principessa di magma

La Principessa Rossa


C'era una volta, dentro un magico vulcano, un popolo di esseri fatti di magma. I loro corpi nuotavano immersi nella materia incandescente quasi fossero liquide creature marine. Questo regno era isolato da quello degli umani, ma da secoli circolavano storie e leggende sulle meraviglie di quell'inesplorato mondo esterno. Nessuno però si era mai spinto oltre i confini, sia per l'impossibilità fisica di risalire il cratere
, sia per le molte bellezze che quel luogo bollente offriva. Prima tra tutte, vi era la principessa, l'unico erede della longeva casata reale. I suoi capelli erano rossi e fluenti, il suo corpo abbronzato e flessuoso, ma soprattutto i suoi occhi ardevano come il Sole e parimenti ardevano i cuori degli uomini trafitti da un suo breve sguardo. Anche le donne non potevano esimersi da una sincera ammirazione, infatti ella era più vicina ad una dea che ad una di loro. Idolatrata e viziata, quella ragazza visse lunghi anni felici. Col trascorrere del tempo però, la principessa si stancò di quel piccolo mondo che ruotava attorno a lei e si ritrovò spesso a fissare le scie fumose, invidiandole per la loro capacità di viaggiare liberamente. I genitori ebbero paura di queste sue fantasie ed a lungo cercarono di trovarle un marito. In questo modo speravano che ella trovasse finalmente la felicità, ma al contempo rimanesse intrappolata nella gabbia dorata del vincolo familiare. Prima scoraggiati, poi oltraggiati, dagli innumerevoli rifiuti della figlia, il re e la regina organizzarono nella reggia un ricevimento al quale invitarono tutti i pretendenti del regno. Gli ospiti dovevano indossare abiti semplici ed era vietato qualsiasi sfoggio di ricchezza o nobiltà, così che tutti apparissero uguali davanti a leiLa principessa, tuttavia, non aveva alcuna intenzione di sposarsi ed aveva già escogitato uno stratagemma. Conversò amabilmente con un giovane dall'aria spavalda e, prima di lasciarlo, gli donò un anello prezioso, dicendogli di indossarlo. In tal modo, la ragazza avrebbe potuto in seguito identificarlo come il suo prescelto. L'uomo accettò trionfante e non resistette alla tentazione di sfoggiare apertamente il privilegio che pensava di aver ottenuto. La principessa però, agì nello stesso modo anche con altri pretendenti, in questo modo ognuno di loro credette di aver conquistato il suo cuore indomabile. Ben presto nella reggia si scatenò un tumulto; infatti gli ospiti accusavano quei pochi che indossavano un anello di aver infranto le regole. La principessa negò apertamente le spiegazioni veritiere dei malcapitati, chiedendo la loro cacciata. A queste parole, gli invitati si scaldarono sempre più, fino a quando la loro furia scatenò una tremenda lotta. Con la scusa del difendere del proprio onore, essi cercavano di stabilire chi fosse il migliore. Le ondate di magma, mosse dai colpi possenti di quegli uomini, turbarono lo stato dormiente del vulcano, che infine eruttò con violenza inaudita. La ragazza, sfruttando quella forza, potè fuoriuscire dal cratere, finendo nel mondo esterno. Assistette alle grandi meraviglie che le vecchie leggende le avevano promesso: vide anche il momento in cui il Sole tramonta ed il cielo si tinge di un rosso come quello dei suoi capelli. Presto si accorse di non potersi più muovere ed inorridì nel capire cosa le stesse accadendo. Il suo corpo impiegò solo qualche ora a solidificarsi completamente e di lei rimase solo una nera statua rozza e spigolosa, un cupo spettro della carnagione splendida, dei tratti delicati e delle forme perfette che un tempo aveva incarnato.
Se la bellezza viene strappata dal proprio ambiente, muore in agonia.
Se viene confrontata con altre bellezze, deperisce e scompare, perchè è la sua unicità ciò che le dà significato.

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Capitolo 2
*** La Ragazza Insignificante ***


La Ragazza Insignificante
La Ragazza Insignificante


C'era una volta una ragazza che era talmente piccina e timida, che nessuno si accorgeva di lei. Perfino i suoi genitori l'avevano dimenticata durante uno dei loro viaggi e da allora era vissuta da sola nella foresta. Quella vita non le dispiaceva, però si chiedeva come mai le persone che vedeva in città fossero sempre sorridenti e divertite mentre lei non provava alcuna emozione particolare. Allora si mise a cercare un lavoro e dare una svolta alla propria esistenza. Per prima cosa, si recò dall'azzeccagarbugli del paese che tuttavia non udì nemmeno la sua richiesta, abituato com'era ai gran discorsi espressi nel tribunale cittadino. Allora provò ad imparare i segreti della pesca, ma poco ci mancava che la scambiassero per un'esca e l'infilzassero sull'amo. Dovette ritornarsene a casa mesta e delusa. Ad un tratto, percepì un'acre odore di fumo e si rese conto che la sua dimora bruciava assieme a buona parte della foresta. Dopo essersi riscossa dal panico, corse verso un ruscello lì vicino ed attinse dell'acqua nella vana speranza di contrastare l'incendio. Purtroppo, la folla degli improvvisati soccorritori non le prestò attenzione nella confusione e gli spintoni finirono col farle rovesciare il prezioso liquido che portava con sè. Atterrita, fuggì da tutto e da tutti, inoltrandosi nel profondo della foresta fino a quando le gambe non le cedettero. Il Sole del mattino le donò un dolce risveglio, guardandosi attorno la ragazza notò di essere sulla riva di un modesto lago. Una figura sedeva pacifica sull'altra sponda e sembrava che la stesse invitando con lo sguado a farle compagnia. Quando lei ci si avvicinò, quella persona si presentò come la fata della Generosità e iniziò a raccontarle la sua storia. "Ogni giorno il mondo sprofonda sempre più nell'abisso della malvagità. Gli esseri umani ormai si sono dimenticati dell'esistenza della magia buona e da lungo tempo nessuno si è presentato a chiedermi aiuto. Così ho cominciato a recarmi in questa foresta a versare le mie amare lacrime. Codesto lago non esisteva in passato, ma è il frutto della mia tristezza". Dopo una lunga pausa, la donna riprese a parlare: "So quanto tu abbia dovuto sopportare nella tua breve esistenza ed ho deciso di offrirti la possibilità di ottenere ciò che desideri. Potrai cambiare la vita di una singola persona, a patto che tu riesca a capire chi essa sia". La gentil fata non si fermò nemmeno a riscuotere qualche parola di gratitudine, poichè scomparì in un lampo. La ragazza allora intraprese un viaggio alla ricerca dell'improbabile, cercando di fare la differenza nella vita delle persone senza però mai essere notata. Pensando più agli altri che a sè stessa, finì per ammalarsi: le sue condizioni peggioravano in continuazione e dovette trovare rifugio in una caverna poco ospitale, sapendo che quella sarebbe stata la sua ultima dimora. Si rese conto di quanto fosse stata inutile la sua ricerca, in quanto era lei stessa la persona alla quale poteva cambiare la vita, ma ormai era troppo tardi per rimediare. Di lei non rimase nemmeno il ricordo.
A dare tutto agli altri, si rimane senza nulla.

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Capitolo 3
*** Il Regno Promesso ***


Il Regno Promesso
Il Regno Promesso

C'era una volta, nel lontano Oriente, un misero contadino tormentato dalla fame e dal dolore. Egli tirava avanti soltanto grazie alla speranza: un tempo una Majyo, una strega malfamata, gli aveva predetto che sarebbe divenuto sovrano. L'uomo volle crederci e ci credette, appoggiandosi a quel pensiero glorioso nei periodi neri. Visto che la miseria lo calzava stretto come un'abito inferiore di qualche taglia, decise di tentare la fortuna ed intraprendere un viaggio. Sperava di trovare un paese dove poter essere felice, non gli sembrava di chiedere molto. Quel che aveva sopportato durante i lunghi anni precedenti probabilmente gli aveva maturato una dose sufficiente di buona sorte, dato che riuscì a procurarsi un pezzo di terra che fruttava tre volte tanto ciò che il venditore aveva creduto. I suoi ultimi risparmi che erano volati via in quell'investimento, tornarono indietro in compagnia di altri amici argentei e sonanti. Il duro lavoro aveva temprato l'uomo, che, dopo essersi ripulito dalla terra del suo campo, risultava di bell'aspetto, dati i muscoli scolpiti, la pelle abbronzata e gli occhi imperscrutabili. Gli riuscì dunque facile accasarsi, e fu graziato anche dalla benedizione di un primogenito maschio che diventò presto il suo orgoglio. Molti anni dopo il suo arrivo, ebbe l'occasione di scoprire chi regnasse quel luogo prospero: infatti la regina era salita al trono in circostanze confuse e non si era mai fatta vedere. Ella si mostrò pubblicamente quando annunciò di voler trovarsi un marito, dato che desiderava un erede. L'uomo riconobbe la figura femminile avvolta in solenni vesti nere: era la Majyo che gli aveva predetto la sua ascesa al trono. Ricordandosi dunque la profezia, non riuscì più a trovare pace e decise di prendere il potere con la forza. Lui ormai era troppo vecchio per affrontare quella potente strega, ma il figlio era nel fiore della gioventù. Tuttavia, è risaputo che per sconfiggere la magia occorre una lama incantata, così l'uomo partì alla ricerca della leggendaria Muramasa. Questa era una spada forgiata nel fuoco infernale e temprata col sangue di innocenti vittime, pochi avevano la determinazione e la purezza d'animo necessari a controllarla. Il contandino era fiducioso nel suo destino, dunque purchè esso si avverasse non esitò a sfidare le tenebre. Non si può dire molto del suo tremendo viaggio, se non che fu costretto ad estrarre la lama dal proprio corpo sanguinante e sopravvisse solo grazie ad un feroce istinto animale, lascito dei primordi della razza umana. Tornato a casa, consegnò Murasame al figlio, ordinandogli di fingersi un pretendente ed uccidere la regina strega. I suoi occhi di brace non lasciarono spazio a repliche ed il giovane ubbidiente partì verso il castello della Majyo. Ella, come ogni fattucchiera malvagia che si rispetti, era intenta a progettare misfatti per gettare nel caos quel regno prospero che già accusava i primi segni di decadenza. Il suo nuovo piano per maledire tutti i giovani del regno era stata un lampo di genio, essi tornavano a casa uguali nell'apparenza, ma un suo incantesimo li vincolava a compiere atrocità. Quando il figlio del contadino giunse a palazzo, la regina lesse nella sua mano l'identità del padre e ricordò il cattivo scherzo fatto anni addietro ad un misero pezzente che lavorava il suo campo. Basta poco per accendere l'animo di chi vuole credere che la speranza esiste. La Majyo sedusse il giovane inesperto che rinunciò ai suoi intenti sanguinosi e si abbandonò al desiderio. La regina dunque invitò il padre, fingendo di voler organizzare le nozze. L'uomo manifestò il suo disappunto per la condotta del figlio e decise di regolare i conti quella notte stessa. Murasame, che era rimasta impolverata nel magazzino della reggia, lo chiamò e gli annebbiò la mente, lasciandogli solo il pensiero di uccidere. L'uomo irruppe così nella camera da letto della Majyo ed affondò con furore la spada. Non si rese conto di aver trafitto il figlio fino a quando non udì la risata di scherno della strega, che abbandonò il palazzo per sempre: quell'uomo dannato sarebbe stato un re ben peggiore di lei. Mentre viaggiava in cerca di un'altra terra da rovinare, si fermò brevemente a predire il futuro ad un passante.
Se ci si sofferma troppo a guardare il Sole, si rischia di accecarsi e di non notare il buco in mezzo alla via.
Dal profondo del buco il Sole continua a brillare con pari intensità e non ci si accorge delle tenebre fino a quando non è notte, quando è troppo tardi ed il buio ci ha già inghiottito.

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Capitolo 4
*** Il Cigno Innamorato ***


Il Cigno Innamorato

Il Cigno Innamorato


C'era una volta, in uno stagno talmente grande da essere quasi un laghetto, una colonia di molti superbi cigni. La dame di corte visitavano spesso quel luogo poichè era uno spettacolo toccante osservare il volo delle coppie di quegli animali. Le donne si sedevano sulla riva, sospirando dolcemente ed appagavano i proprio sogni romantici. L'unica pecca di quella visione era un povero cigno solitario. L'unica compagnia di cui godeva era quella del proprio mesto riflesso sull'acqua verdina. A lungo le dame avevano provato ad alleviare le sue sofferenze, ma nulla era servito. Quel cigno non era come gli altri: lui non desiderava una compagna qualsiasi, bensì la compagna della sua vita, ed era disposto ad attendere in eterno. Se le donne avessero saputo ciò, si sarebbero sentiti molti più sospiri struggenti sulle rive del bel laghetto. Comunque, non tutti i loro tentativi furono vani; infatti un giorno incaricarono un cavaliere di trovare una femmina di cigno così bella da poter irretire il rassegnato animale e porre fine alla sua solitudine. L'uomo cercò in lungo ed in largo ma non trovò nessuna possibile compagna. Mentre attraversava una foresta, sulla via di casa, calò una nebbia densa che gli fece perdere l'orientamento. All'improvviso sentì uno strano canto e decise di seguirne la direzione: era pur sempre un punto di riferimento. Quando fu vicino alla fonte di quel suono, all'improvviso la nebbia si diradò, rivelando una gabbia con dentro uno stupendo cigno. Finalmente la sua ricerca era conclusa.
Gli occhi dell'animale lo osservarono profondamente, il cavaliere si sentì spezzare il cuore. Subito liberò il povero animale e lo portò nel laghetto, tra la meraviglia delle dame. Il cigno solitario, alla vista del nuovo ospite, capì di essere giunto al termine della sua attesa e di appartenere solo a lei. Si aggirava attorno alla sua amata e cercava di attirarne l'attenzione, tuttavia ella lo ignorava completamente. A dire il vero, ignorava chiunque; così la piccola speranza dell'innamorato infelice non si era spenta. Ad ogni modo, ora gli esseri solitari di quel laghetto erano due. Intanto, il cavaliere non era riuscito a dimenticare gli occhi meravigliosi dell'animale ed aveva deciso di tornare a farle visita. Quando il cigno vide il suo salvatore, si diresse verso di lui e lo guardò come aveva fatto la prima volta. Allora l'uomo provò ancora quella profonda tristezza e versò una lacrima. basta questo per annullare l'incantesimo della strega. Davanti a lui, l'animale si trasformò in una giovane fanciulla dai capelli color miele che gli sorrise timidamente. In quel giorno, la coppia si promise amore eterno e partì verso la felicità. Il cigno innamorato sprofondò invece nel suo dolore. Qualche settimana più tardi una vecchia maga passava di là e notò il dolore dell'animale. Gli offrì l'opportunità di diventare un essere umano e seguire il suo cuore, tuttavia lo ammonì severamente: l'incantesimo era irreversibile. Lui accettò, in realtà non aveva alcuna possibilità di scelta. Con l'aspetto di un uomo, vagò per il mondo in cerca della sua compagna, come prima aveva fatto il cavaliere. Paradossalmente, il destino gli fece incontrare lui e non l'amata. Lo trovò in una taverna, dimesso ed ubriaco: sconvolto, udì la sua storia. La fanciulla lo aveva abbandonato dopo pochi mesi: aveva preferito la compagnia del principe di quel regno e presto ci sarebbero state le nozze. Colui che un tempo era un cigno, finalmente si rese conto di cosa fosse diventato. Non era colpa di nessuno se l'amore è cieco e la furbizia ha dieci occhi, non era colpa di nessuno se disprezzava la sua metamorfosi. Versò delle lacrime, ma non questa volta non c'era nessun incantesimo da sciogliere: solo il rimorso, che si paga vivendo e si cancella morendo.

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