un momento: così cambio' la mia vita

di lyy223
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sei la mia unica salvezza! ***
Capitolo 2: *** Diventa ciò che sei ***
Capitolo 3: *** Sveglia! ***



Capitolo 1
*** Sei la mia unica salvezza! ***


Vivo nella periferia di Dallas, in Texas. I miei genitori sono i soliti perfezionisti. Appena sposati volevano una
casa perfetta, una famiglia perfetta e il loro più grande desiderio, da come avete capito, era quello di avere una vita perfetta.

La loro vita fu perfetta fino a quando nacqui io. Con i miei due fratelli maggiori tutto ando' liscio, li avevano
educati come tanto desideravano. Avevano Ottimi voti a scuola , bravi negli sport, rubacuori, bellissimi e
popolarissimi. Erano pero' i soliti stronzi ed egoisti a cui non importa nulla degli altri e che preferiscono
passarti addosso piuttosto che aiutarti.

Io invece sono la sfigata della famiglia: per nulla perfetta, per niente brava a scuola, goffa, non predisposta
per alcuno sport a meno che non sia quello chiamato "dormire", in cui modestamente sono una
campionessa. Non sono mai stata fidanzata, in realtà non voglio neanche esserlo. Preferisco starmene a casa
a leggere piuttosto che farmi abbordare da qualche idiota qualunque, per poi essere trattata come un
oggetto e lasciata come se fossi un vecchio cartone.

Tutto comincio' a causa dei miei genitori. Decisero di mandare me ed i miei fratelli ad un campo estivo. Io naturalmente avevo cercato di convincere i miei a cambiare idea così da lasciarmi in pace con i miei amati libri... Ma purtroppo quando decidono una cosa solo un miracolo può fargli cambiare idea.

Durante l' ultima ora dell'ultimo giorno di scuola prima della pausa estiva, mentre La signora Finch ci augurava di passare delle belle vacanze, tutti nella mia classe erano in trepidazione. A differenza di tutte le persone normali su questa terra che adorano le vacanze estive, io invece le odio. Per il semplice fatto che in estate le persone si divertono e si rilassano. Io invece no, dato che sono costretta a fare qualcosa che non voglio. Per me il campo estivo è solo una perdita di tempo. Quelle capanne di legno marcio, quegli istruttori
adrenalinici, quelle stupidissime attività che diciamoci la verità, non servono a nulla. E in più c'è mia madre che rincara la dose con le sue inutili parole:"Tania, figlia mia! Sii ragionevole, non essere sempre asociale. Ci saranno i figli di molte famiglie ricche, è meglio stringere già un buon rapporto con loro per favori futuri!". Ma chissene' dei figli dei ricchi: che vadano a quel paese! E' già tanto avere due fratelli con la puzza sotto il naso, immaginate un campo intero, pieno zeppo di questi esseri..

L'angoscia aumentava ogni secondo di più. Ero tanto immersa nei miei pensieri che quasi non mi accorsi che mancavano pochi minuti al suono della campanella. Mentre contemplavo l'orologio e il passare inesorabile dei minuti, qualcosa mi colpì. Qualcuno aveva lanciato una palla di carta. Guardai verso quelli che erano seduti nei banchi di fianco al mio e vidi Greg, il mio migliore amico, sorridermi.

Ebbene sì, anche una persona asociale come me poteva avere un amico. L'unico che riusciva a capirmi, l'unico che riusciva a tirarmi fuori dal mio piccolo mondo, era Lui. Un ragazzone affascinante e misterioso, dagli occhi celesti e dalle labbra carnose, capitano della squadra di basket, uno dei ragazzi più ambiti e desiderati della scuola, mi era amico.
Ci incontrammo per la prima volta ad una grigliata di quartiere. Avevamo circa 5 anni. Lui mi offri' un po' delle sue caramelle, io lo buttai in piscina senza motivo.. e chissà come, da quel momento non ci siamo più separati.

Da lontano mimo' di aprire il foglietto. Lessi, Il biglietto diceva: " Quest'estate non sarai da sola, mi dovrai sopportare. Il campo ci aspetta, Tia hai già preparato le valigie, vero?". Gli sorrisi, almeno il campo sarebbe stato sopportabile con lui al mio fianco.

Arrivarono finalmente gli ultimi 2 minuti. Alcuni sembravano pronti per gli 800m. La Finch, professoressa di matematica, vecchia zitella infoiata che adorava chiamare i bei ragazzi alla lavagna per ammirare il loro lato b, era seduta, immobile, sembrava quasi un uccello imbalsamato. Attendeva anche lei il suono fastidioso della campanella quasi con aria triste.
Quando suono' la fatidica campanella dell'ultima ora in meno di un minuto tutti si catapultarono fuori dalla porta. Mi alzai con tutta calma dal mio posto, ma improvvisamente fui trascinata fuori dalla classe. Mi ritrovai senza volerlo nella folla che si dirigeva verso le uscite, sembrava quasi di essere ad un concerto rock... mancava solo qualcuno che distruggesse una chitarra. Improvvisamente mi sentii tirare...

Nate, un ragazzo enorme, amico di Greg, era stato incaricato di prelevarmi dalla massa e di portarmi in salvo. Fui portata di peso fuori dalla scuola, appena mi mise giù, subito Greg mi sorrise e mi abbracciò. Mi gurdava sempre con quel suo fare "dannato e misterioso" che faceva crollare le ragazze ai suoi piedi.. anche se sapeva che con me non funzionava, ne ero immune. Il suo sguardo aveva qualcosa in più questa volta, una luce diversa. Nel suo viso si intravedeva la felicità per la libertà dal "carcere scolastico".

Per strada iniziò ad elencare tutte le cose che avrebbe portato ma Si accorse ben presto che non lo stavo ascoltando.. Scrutava il mio volto tentando di capire cosa stessi pensando.
"Tia, perchè sei così silenziosa? Non vuoi che venga?" Quasi sparì quella lucina nei suoi occhi.
"No! Sei la mia unica salvezza!"
"Cos'è che ti turba? Sei più silenziosa del solito.."
"Ho un brutto presentimento.."
"Sì certo! Ecco che torna "Tia la chiromante" : con soli 3 dollari scruterà nel vostro futuro" e subito inizio' a farmi il solletico e io risposi con i pizzicotti. Sembravamo due bambini. Mi spinse in un cespuglio, inciampai nei rami e caddi. Mi aiuto' a rialzarmi ma questa volta fui io con molta fatica a farlo cadere, urlai:" Che la guerra abbia inizio!".

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Capitolo 2
*** Diventa ciò che sei ***


Mancavano poche ore alla partenza. Quella sensezione di inquietudine non mi aveva abbandonata. Avevo passato la notte insonne, girandomi e rigirandomi nel letto, cercando una posizione che mi autasse a rilassarmi. E invece il mio letto, soffice il giorno prima, quella notte sembrava fatto di spine.

Le prime luci iniziarono ad illuminare il cielo. Decisi allora di prendere un po' d'aria fresca.
Aperta la finestra, subito la mia pelle avvertì il cambiamento, e quell'aria pungente mi provocò dei brividi lungo la schiena. Chiunque in quella situazione avrebbe chiuso la finestra e si sarebbe buttato tra le calde coperte. Io invece amavo quei piccoli brividi, mi facevano sentire viva come non lo ero mai stata prima. Sono strana, lo so, ma sono fatta così.
Contemplavo il cielo, seguivo con lo sguardo i leggeri contorni di quelle poche e soffici nuvole che lo ricoprivano. Ascoltavo il cinguettio leggero degli uccellini sugli alberi. Improvvisamente però quella quiete fu interrotta dalla voce di mia mamma, silenziosa come al suo solito.

"Allora, pronta la valigia?"
"Sì..." risposi io, scocciata da quella sua fissazione nel tenere tutto sottocontrollo.
"Ecco, questo è per te. Volevo dartelo già da un po', ma non ne ho avuto mai l'occasione".
Si avvicinò a me, mi mostrò un ciondolo a forma di mezza luna, blu e argento, su cui erano state incise le iniziali "I.W."
"Questo ciondolo viene tramandato di madre in figlia, si dice che renda la portatrice di animo nobile. E' appartenuto a Irene White, Una nostra lontana antenata che è scomparsa improvvisamente in un bosco a soli trent'anni. La figlia Ingrid si dice che l'abbia trovato, qualche anno più tardi, in un cofanetto, nascosto in uno scompartimento segreto della scrivania della scomparsa madre. Si dice sia stata rapita da qualche strana creatura".
Sorrise.
Sapevo che non credeva a quella storia, mia madre è una di quelle persone che non credono alle leggende, alle dicerie.
"Conservalo, la nonna l'ha dato a me e adesso io lo cedo a te, trattalo con cura, è sempre un ricordo di famiglia".
Quando mia madre uscì dalla stanza, analizzai meglio quel ciondolo. In base alla luce quel ciondolo cambiava continuamente sfumature. Aveva un non so che di speciale.
Toccandolo notai che vi erano altre incisioni sul lato posteriore del ciondolo. Lo voltai e vidi che erano lettere greche.
Le conoscevo perchè a scuola avevo partecipato al corso di teatro e proprio quell'anno il professore, con le sue manie di grandezza, decise di mettere in scena una tragedia di Sofocle e ci costrinse ad imparare e a leggere alcuni passi dell'opera in greco antico.

"Γένοιο οἷος εἷ" (Genoio, hoios ei). Questa era la scritta.

Decisi di fare una veloce ricerca e scoprì che quella frase significava "Diventa cio' che sei", iscrizione presente nel tempio di Delfi, in cui si andava per consultare l'oracolo sul da farsi riguardo questioni importanti e personali. 
Quella frase rendeva ancora più affascinante quella leggenda.
La mia mente inizio' a formulare domande e teorie riguardo quel ciondolo: Perchè mai quella donna ha inciso questa frase su questo ciondolo per me così affascinante? Perchè ,proprio legato a quel ciondolo, veniva tramandata la leggenda di Irene White? Speravo di trovare prima o poi risposte a questi quesiti.

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Capitolo 3
*** Sveglia! ***


"Tania.. Tania.. amore sveglia!", la voce stridula di mia mamma mi trapanava la testa. Quanto odiavo quella vocina. "Lavati, vestiti, metti le ultime cose in valigia e fai colazione.

Su su su! Veloce! Perfetta! Truccati anche un po'! Non uscire sempre come un gufo di casa, sempre con quelle occhiaie ben in vista!". Le sue parole mi entravano dall'orecchio

destro e uscivano senza lasciare traccia dall'orecchio sinistro ancora poggiato sul morbido cuscino. "Bla bla bla bla" queste erano le uniche cose che capivo.
Mi alzai lentamente come fossi un bradipo. Attraversai il corridoio parcollando, come se la sera prima avessi preso una sbronza pazzesca. Tentai di aprire la porta del bagno.

Era chiusa a chiave. -Quei due cretini erano ancora chiusi in bagno? Che femminucce!-
"Dementi! Uscite da questo maledettissimo bagno! Muovetevi! Altrimenti butterò la porta giù con la dinamite!". "Sesese" questa fu l'unica risposta di Brian. "Provaci" disse

Darren.
"Ah è così? Bene! Conto fino a 10, se non uscite, la butterò giù!".
Nessuna risposta. "1!..."
"Dai entra. Abbiamo fatto...odiosa".
Appena aprirono la porta, uscì da quella stanza un sacco di vapore, misto a profumo, misto a dopobarba, misto a deodorante. Adoravo le persone profumate, ma in quella

stanza oramai non c'era più ossigeno. "Che diavolo..", continuavo a tossire.. stavo muorendo asfissiata.
Lentamente mi preparai. Misi le ultime cose nella valigia. La chiusi con fatica sedendomici sopra. Alla fine scesi per fare colazione.
Entrai nella mia amata cucina. Luminosa grazie alle grandi vetrate che davano sul giardino con i suoi coloratissimi fiori che risplendevano alla luce del sole. Sentivo l'odore di

frittelle. L'unica cosa in cui mamma era brava era proprio il saper cucinare. Amavo i suoi manicaretti. Metteva in funzione l' immaginazione, la fantasia per mettere insieme dei

sapori che mai erano utilizzati nella stessa ricetta.
"Frittelle?" disse mia mamma tutta sorridente. "Certo!" risposi io tutta felice. Il cibo era l'unica cosa che mi rendeva felice. Era una dolce droga per me.
"Allora ragazzi, mi raccomando fate i bravi. Non fate troppe conquiste, non date troppo fastidio ai gestori del campo. E per ultimo, ma non meno importante: Fate tante

amicizie!". Esordì improvvisamente mio padre mentre posava il suo amato quotidiano. Disse quelle ultime parole con tanta fierezza. Era solo un pallone gonfiato che mi aveva

sempre disprezzato. Per lui non rappresentavo 'la figlia ideale, quella che tutti vorrebbero'. Meglio essere normale che una bastarda senza dignità! Proprio su questo aspetto

ci eravamo spesso scontrati...
Lui guardava solo i miei fratelli quella mattina. Era fiero solo di loro. Era come se non avesse una figlia. Almeno riconoscevo che mia madre spesso si interessava a me. Lui no.

Ero invisibile. Si ricordava di me solo quelle poche volte in cui vincevo qualche premio scolastico.
Ogni volta che sentivo quelle parole rivolte ai miei fratelli, la tristezza prendeva il controllo del mio corpo. Era una sconfitta per me. Sono comunque sua figlia...

Finito di mangiare mi alzai. Stava per arrivare l'ora X. I miei fratelli portarono giù le valigie. Improvvisamente prima di uscire di casa mi ricordai di aver lasciato l'amuleto di

famiglia sul comodino vicino al mio letto. Involontariamente tornai indietro. Velocemente salì le scale. Era come una calamita per me. Lo presi. Lo guardai. Aveva cambiato di

nuovo colore. Ma come? Stanotte era blu, adesso era rosso. Che strano.

"Tia fai in fretta! Stiamo aspettando te!". In un batter d'occhio i miei fratelli muscolosi avevano messo le valigie nel bagagliaio della macchina. Scesi velocemente le scale, non

per volontà, ma per non dover sopportare le lamentele di mia mamma del tipo 'Sei lenta! Muoviti! Sei sempre la solita'.
Velocemente Entrammo nella nostra grande macchina. Partimmo.

 

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