Perchè l'hai fatto...? di La Lady (/viewuser.php?uid=3433)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Itachi e Kisame ***
Capitolo 2: *** Sasori & Deidara ***
Capitolo 3: *** Hidan & Kakuzu ***
Capitolo 1 *** Itachi e Kisame ***
Perchè l'hai
fatto...?
Itachi e Kisame
Un altro giorno di cammino. Un altra sera passata vicino ad un fuoco
improvvisato. Un altra notte passata guardando le stelle prima di
addormentarsi. Stelle fin troppo lontane.
Due figure con un lungo cappotto nero si confondevano con la notte
intorno a loro; le piccole e fredde fiamme del fuocherello a mischiarsi
con le tre nuvole rosse disegnate nei loro cappotti.
Come tutte le sere, il loro pellegrinare di villaggio in villaggio si
ripeteva. Come tutte le sere, i due consumavano una misera cena davanti
ad un fuoco. Il silenzio ero un loro degno compagno. Soprattutto di
uno, i cui occhi sembravano esser sempre rivolti a pensieri e momenti
lontani e passati.
Ma quella sera era diversa. Il gruppo cui facevano parte i due
individui era quasi arrivato al completamento della missione. Mancava
poco... Ancora tre demoni e tutto sarebbe finito.
Un rumore improvviso dietro di loro, uno strusciare di rappi e foglie.
Subito l'uomo più alto si alza, con una velocità
pazzesca per la sua fattura prende un grande spadone vicino a se e
colpisce sicuro una pianta.
dietro di essa un coniglio ormai morto faceva scorrere il suo sangue
sul terreno.
-Che ne dici di un po' di coniglio per cena?- domandò l'uomo
più alto.
-Stasera siamo di lusso allora Kisame...- rispose scherzoso l'altro.
La cena venne consumata in silenzio, i due intenti a non sprecar neppur
il più piccolo pezzo di carne.
Era primavera inoltrata, e la sera il vento leggero faceva capolino in
una piacevole carezza.
Altri pezzi di legna vennero sistemati con cura sul piccolo
falò, il ragazzo moro dalle profonde occhiaie sapeva
dominare l'elemento del fuoco.
Kisame osservava il compagno curioso. Il ragazzo era così:
abile, taciturno, serio, senza emozioni.
-Itachi... Perchè tu l'hai fatto?-
Domandò l'uomo avvicinandosi al falò, la
carnagione bluastra a contrastro col rossore del fuoco.
Il moro continuò ad osservar le fiamme, come se esse fossero
eleganti ragazze intente ad una lussuosa danza. Kisame
sospirò, le mani che vanno a massaggiarsi il collo. Sapeva
che aveva parlato troppo. O meglio, sapeva che il compagno non era di
parola facile e neppur molto propenso a parlar del suo passato. L'uomo
allora si maledì mentalmente, chiedendosi come
avesse fatto a trovare una domanda così stupida.
-Perchè essere capaci ha anche degli svantaggi. I
più potenti finiscono per isolarsi e cadere preda della
superbia.- Itachi prese un attimo di tempo, nel quale il compagno
rimase allibito nella strana risposta.
-Ero l'Uchiha più dotato. Ero quello cui tutti portavano
rispetto, quello che tutti adoravano. Quello da cui tutti si
aspettavano grandi cose. Il clan Uchiha si aspettava tutto da me... Il
problema di molte.. Anzi, della maggior parte delle persone.. Esse
quando vedono un ragazzo di talento si avvinghiscono su di esso,
dimenticandosi di ciò che gli intorno. vedi Kisame... Guarda
la luna.. Stanotte è al massimo del suo splendore essendo
visibile per intero... E' stupenda non è vero Kisame?-
Domandò l'Uchiha guardando il cielo.
Il compagno guardava ancor più curioso il ragazzo davanti a
lui, ascoltando attentamente le sue parole per poi alzare gli occhi
alla luna piena che riempiva il cielo.
-Si è vero...Questa notte è veramente bella...-
Rispose.
-Cos'è che particolarmente ti piace questa notte della
luna?- Chiese il moro sempre con gli occhi fissi sul satellite.
Kisame allora lo guardò male.
-Itachi ma che cazzo stai dicendo questa notte? Ti faccio presente che
a me non interessano queli del mio stesso sesso... A me interessano
tette e culi...- si difese l'uomo color del mare allontanandosi un po'
dal fuoco.
Itachi, per conto suo scosse il capo:
-Ma che cazzo hai capito coglione...- CHiuse gli occhi, per poi
riaprirli e portarli di nuovo alla luna- Questa notte tutti hanno gli
occhi solo per la luna. Perchè la luna, sia piena che no, ha
sempre il suo fascino splendente.. E quando essa è il cielo,
tutti si dimenticano che intorno a lei ci sono miliardi di stelle di
bellezza pari ad essa. Tutti guardano la luna perchè
è la luce più grande del cielo. Ma vedi- Itachi
indica un punto nel cielo- Vei Kisame? quella stella li
è Sirio ed è la stella più luminosa
del cielo.-
Kisame si alzò, non prima di aver seguito le indicazioni del
compagno. Stirandosi andò a prendere la sua arma per poi
fare strane manovre con essa. SEntir tirare i muscoli per lo sforzo
nell'alzarla, sentir il peso che viene dominato dalla sua forza; questo
rilassava molto Kisame.
-E Sirio chi sarebbe, Itachi...?- Disse con un sorriso Kisame fra un
fendente e l'altro.
-Ho voluto fargli vedere la vera forza. PEr essere forti bisogna odiare
una persona. Se non hai odio, allora non devi neppur uccidere. E'
inutile uccidere una persoan innocente. MA se una persona ha commesso
degli errori, se una persona si merita l'odio, allora è
giusto ucciderla.- Disse il moro calmo mentre si scioglieva il laccio
che teneva la coda di capelli color ebano.
-Tu ritieni gisto che la gente ci dia la caccia vero Itachi? Noi
meritiamo la morte.-
-Si Kisame. Perchè anche io sono una persona che ha
commesso...- Tentò di terminare l'uchiha
-Perchè semplicemente ti annoiavi a morte dei soliti
allenamenti...- Finì per lui Kisame.
-Idiota che non sei altro... Beh, una delle ragioni fondamentali era
quella comunque- Rise il moro facendosi una nuova coda- Più
che altro ho accontentato il clan. Loro volevano che diventassi
forte...Io ero il "prediletto"... Mio padre mi adorava e voleva che
diventassi sempre più forte. Diciamo che ho esaudito le sue
volontà no?- Rise scherzoso il moro mentre si alzava per
fermare la spada del compagno
Kisame tirò altri colpii diretti a Itachi mentre lui ne
schivava con estrema facilità tutti. Il fuoco si stava a
poco a poco affievolendo mentre i due continuavano il loro allenamento
serale.
Stanchi, posarono le loro armi vicino ai resti del falò per
poi andarsi a sdraiare poco più lontano. La luna, insieme
alle stelle, riusciva facilmente ad illuminar a sufficenza i due che
tentavano di regolarizzare il respiro.
-Avevi tutto...- Disse piano Kisame col fiato corto.
-Già... Ma mancava la cosa essenziale..- il moro prese
fiato- Lui...lui...- ghignò scuotendo la testa- Era solo uno
sciocco bambino... Voleva diventare come me. Voleva arrivare ai miei
livelli. Ecco, gliene ho data la possibilità. Io sono
spietato come i ninja richiedono. -
Kisame rise. Sapeva i veri pensieri del compagno. Anche se silenzioso e
riservato, Itachi per Kisame era ormai un libro quasi del tutto aperto.
Aveva poco più di 15 anni quando si unì al gruppo
e da quel momento avevano fatto coppia fissa nelle missioni.
-Non ridere.-
-rido perchè ami definire tuo padre una testa di cazzo; e
poi subito dopo dichiari di non aver mai avuto famiglia. sei molto
ambiguo sai? Quella cosa non l'ho mai capita di te- Kisame
portò le braccia dietro la testa da far da cuscino.
-Lui non meritava di vivere-
-Perchè mai?- Chiese curioso l'altro. Non aveva mai
approfondito quel lato con Itachi.
-Perchè lui a sua volta, anche se incosciamente, stava
uccidendo suo figlio.- Rispose l'Uchiha serio
-Si vabe... Ma tua madre?-
-COme hai già detto tu prima mi annoiavo a morte...-
Kisame rise.
-Se mai ti prendessero Itachi, guarderai i tuoi assassini con occhi
fieri...-
-No.-
Kisame smise di ridere, trattenendo quasi il respiro.
-Nessun ninja potrà mai prendermi ed uccidermi.- Rispose
sempre serio l'Uchiha puntando gli accchi alle stelle.
-Ti sei convertito come Hidan alle strane religioni immortali pure tu
Itachi?- Chiese preoccupato il copmagno accanto a lui.
Itachi si alzò, spazzolandosi la veste con cura:
-Solo una persona potrà uccidermi. E quando
arriverà il momento, quella persona si dovrà
presenatre a me con i miei stessi occhi. Fino a quel momento Kisame, io
non morirò.-
L'uomo chiuse gli occhi, il silenzio che lo circondava gli annunciava
che la discussione era finità, L'Uchiha era andato a fare il
turno di guardia.
-Ecco perchè lo hai fatto. Per salvare tuo fratello da morte
certa. Per salvare tuo fratello dal peso di tuo padre. Facendo
così tu sei divenatto il tiranno e lui improvvisamente il
membro Uchiha rispettato e coccolato. Per questo Itachi... Per questo
io provo ammirazione nei tuoi confronti. Perchè per tuo
fratello hai scelto una morte certa... Se gli altri lo sapessero..che
ridere Itachi! La marmottina con i sentimenti...-Rise in un sussurro
l'uomo girandosi di lato.
-Guarda che ti ho sentito Kisame! Sei un pesce morto se apri bocca!- Si
sentì la risposta lontana.
-Questa è la nostra coppia Itachi... - Rise Kisame prima di
cadere nel sonno.
*
Questa
fic è stata fatta in un momento di follia..cioè
circa dieci minuti fa.
SEcondo me
questo è Itachi.
Secondo me lui l'ha fatto solo per il fratello.
Spero piaccia come cosa.
Ditemelo voi!
Il prossimo capitolo , se la cosa piace, sarà con Sasori e
Deidara.
Ditemi se continuare o meno!
Un bacio dalla vostra leggenda
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Capitolo 2 *** Sasori & Deidara ***
Perchè l'hai
fatto...?
Sasori & Deidara
Fuori
pioveva, una piccola e fitta nube che s'insinuava negli angoli
più nascosti della piccola selva. Il silenzio regnava
sovrano, la sola pioggia dolce e triste nenia solitaria. Il bosco era
costernatro d'alberi di ogni tipo, grandi e possenti guardiani ormai
gocciolanti. Una casa veniva protetta da tutta quella natura. Una casa
dove ormai la natura ne sarebbe stata padrona. All'interno due figure
coperte da un cappotto nero cercavano riparo dalla bufera che da li a
poco sarebbe caduta. Uno di questi stava in piedi davanti alla
gfinestra, gli occhi ormai rapiti dalla monotonia del tempo. Le tre
nuovole rosse del cappotto facevano contrasto col suo umore, il volto
contratto in un espressione di noia; se ne stava li ad osservar fuori
come un bambino adirato della mancata passeggiata nei prati con gli
amici. Piccoli rumori provenivano da fianco a lui, rumori ormai
anch'essi monotoni per il biondo alla finestra che sbuffò
voltandosi verso il compagno vicino a lui. Esso se ne stava seduto poco
distante da lui in una sedia di vimini, i due cadaveri degli abitanti
della casa ormai ridotti in legno. Il rosso stava seduto articolando un
braccio dell'ormai defunto con olio e bulloni. Deidara si perse
nell'osservar i movimenti del compagno: le mani che, come guidate da
sentimenti ardenti, carezzavano lievemente gli arti in legno come se
toccassero il sinuoso corpo di un amante. Gli occhi che, quasi chiusi,
sanno esattamente che punto toccare per arivare alla perfezione.
Deidara, anche se l'orgoglio non glielo permetteva, amava guardare come
Sasori costruisse le marionette.
- Perchè l'hai fatto Capo, uhm?- Domandò il
biondo con il suo solito tono di chi è sicuro di se, andando
ad appoggiarsi contro la fredda parete di legno.
Sasori, per conto suo, continuò ad articolare il braccio
della marionetta, i rossi capelli corti che gli andavano a nascondere
poco il volto concentrato e rilassato.
-Io credo nella mia arte... Cosa che tanti non riecono a cogliere...-
Rispose il maestro burattinaio alzando il corpo di legno e osservandolo
attento.
Deidara alzò un sopracciglio nel sentir la strana ma
aspettata risposta, la bocca che si storge in una smorfia.
-Rispondi sempre con risposte vaghe tu, uhn. - esclamò il
biondo andando a prender posto nell'unica sedia rimasta nella piccola
costruzione. Li stese le gambe in una comoda posizione, le mani che
andarono dietro la testa a sorreggerla come un cuscino.
-Io tradì il mio villaggio per il semplice motivo che tutti
mi consideravano matto, uhn- Esortò dopo Deidara, l'occhio
destro color del cielo puntato sul soffitto pieno di ragnatele.
-Forse perchè in verità lo sei- Fu la semplice
risposta di Sasori, che prese a lavorar nell'altro cadavere.
-Yeah, i matti erano loro che non riuscivano e non riescono tutt'ora a
capire la vera essenza dell'arte, uhn. Per loro, le mie esplosioni non
erano altro che futili bizze di un bambino viziato.- Deidara scosse la
testa adirato, la mano destra che andò a staccarsi dalla
nuca per andar a prugare in una borsetta che teneva legata in vita.
-Cosa ne sapevano loro dell'arte? Poveri e stolti esseri ciechi, uhn.
Avevano paura per la mia arte, paura di una cosa così bella,
yeah...- il ragazzo estrasse elegantemente la mano dalla sacca,
porgendo il palmo verso l'alto, mettendo a nudo la bocca che regnava
nel suo centro. Essa masticava silenziosa per poi tirar fuori una
statua a forma di pennuto con la lingua.- Come si
può aver paura di un attimo? Tutti noi viviamo di attimi,
uhn. Attimi che purtroppo la gente sciocca dimentica, uhn.-
Il silenzio piombò di nuovo nella piccola costruzione, la
pioggia che andava in costante aumento.
-Tu sei giovane e non puoi ancora capire la vera forma d'arte...- disse
piano Sasori andando a carezzare la guancia della nuova marionetta-
Tutte le persone, dai secoli dei secoli, fanno in modo che le cose
durino nel tempo, che siano immortali per l'uomo e per i loro
successori... Tutti noi consideriamo l'immortalità arte.
-Silenzio ancora, dove la figura del ragazzo della sabbia andava a
sistemare le sue nuove creazioni- Io ho ucciso il terzo Kazekage; l'ho
reso immortale nella mia arte. Tutti a Suna mi consideravano
pericoloso...Eppure tutti compravano le mie marionette. Allora chi
è veramente l'assassino? Chi usa il pugnale per uccidere o
chi passa il pugnale a colui che lo userà?- LE mani del
rosso andarono di nuovo alle articolazioni dei due fantocci di legno,
messi in posizione seduta accanto ad un caminetto spento, le teste che
andarono ad incontrarsi fra loro sorreggendosi a vicenda- Il Kazekage
provò a fremarmi, provò a fermare la mia arte. Io
non avevo chiesto nessuna sfida. Fu lui a lanciarla e fu lui a
condannare la mia vita a Suna. Eppure tutt'ora trasmetto la mia arte
alla gente tramite le mie marionette- Un ultimo tocco dietro la nuca
dei pupazzi, la mano di Sasori che andò ad attaccare il suo
marchio di riconoscimento- Tutte le marionette esistenti hanno il
marchio dello scorpione rosso. Tutte quelle in possesso dai
marionettisti. Ancora oggi mi chiedo chi sia davvero l'assassino di
tanta ignoranza.-
Deidara rimase a contemplare il compagno spostarsi, la mano che ancora
giocherellava con la statuina.
-Ho sempre manovrato l'argilla grazie alle bocche che ho fin dalla
nascita nei palmi delle mani; il destino mi ha dato questo grande dono,
uhn. Perchè non usarlo? Mi accusano di averfatto parte degli
attacchi terroristici della popolazione del villaggio della roccia; la
mia non era guerra, la mia era arte! E lo è tutt'ora, uhn!
Io facevo cosa mi dicevano loro, creavo la mia arte viva e pulsante!-
LE parole di Deidara erano calde e piane di ardente desiderio, l'occhio
che attento accarezza per un attimo i lineamenti perfetti della piccola
argilla nella mano.
-Quante stronzate...- REplicò diretto Sasori.
- Non ho avuto famiglia e tutti al villaggio mi
consideravano diverso. Un giorno feci vedere la mia vera arte agli
abitanti, uhn- Deidara si alzò di scatto, afferrando la
statuetta agilmente nella destra, l'occhio lkibero puntato fuor di
finestra, l'espressione triste non tipica di lui- Io amo l'esplosione.
Essa è come un grande fuoco artificiale. Tutti guardano
ammaliati quei disegni che l'uomo riesce a far esplodere nel cielo di
notte, uhn. Ed io provai grande gioia e soddisfazione nel veder
esplodere parte del villaggio che tante volte aveva osato definire
sporca e sprecata la mia arte.-
-Il tempo sta migliorando. Preparati Deidara, partiamo.- Disse calmo
Sasori mentre si apprestava a raccogliere i suoi oggetti sparsi nella
piccola abitazione.
-Yeah Capo...-
Fuori aveva smesso di piovere, ma l'erba era ancora bagnata. Il sole
autunnale tentava con tutte le sue forze di far entrare uno spiraglio
di luce attraverso i fitti alberi bagnati. Due figure con un cappotto
nero ripresero il cammino che tante volte prima d'allora avevano
percorso, un cammino arduo e pieno si sassi.
-Essendo un inventore come me... Io ti stimo. Ma l'arte è un
istante di effimero splendore, yeah.- disse il ragazzo più
alto mentre si sistemava i lunghi capelli biondi.
-L'arte è qualcosa di incantevole che rimane nel tempo. E'
la bellezza eterna la vera arte- Rispose calmo il compagno, le tre
nuovole rosse che si muovevano lentamente sul cappotto nero ad ogni suo
passo.
Fu un attimo. Un rumore assordante riempì la foresta facendo
volar via spaventati i volatili che vi avevano trovato riparo. Pezzi di
legno volavano da tutte le parti, la piccola statuetta d'argilla che
era esplosa da dentro la casa.
-Deidara?- Chiamò il rosso, come se lo scoppio non gli
evesse sfiorato l'anima.
-uhn?-
-Sei un idiota-
*
Ecco
a voi il secondo capitolo boys & girls.
Ecco Sasori & Deidara come li vedo io
un maestro severo e attento ed un allievo intraprendente e con degli
ideali
Speropiaccia come cosa.
Ditemelo voi!
Ilprossimo capitolo, se la cosa continua a piacere, sarà con
Hidan e Kakuzu.
Ditemi se continuare o meno.
Ringrazio con tutto il cuore
DARTHTEO
QUEEN_OF_SHARINGAN_91
MIYA
AYKO
_ELEUTHERA_
HIME-CHAN
SAYURI CHAN
KOHARUCHAN
ELYON_CHAN
NARUFAN
PICCOLA91
KAMUSA
FENICEX8
KADAJ
REIKI
grazie davvero.
mi date la forza di andare avanti con lo scrivere.
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Capitolo 3 *** Hidan & Kakuzu ***
Perchè l'hai
fatto...?
Hidan & Kakuzu
Il mattino era da poco sorto nel bosco che affiancava il paese della
roccia. L'aria estiva renderva le giornate pesanti ed i pomeriggi duri
da percorrere. Gli uccelli iniziarono vivaci il loro canto mattutino,
la lieve brezza fresca che carezzava dolcemente le due figure che
camminavano una a fianco a l'altra nel sentiero sterrato. Solo roccie
vicino a loro, solitarie e potenti guardiano di quella terra padrona
d'argilla e terreno.
-Che palle...Quanto ancora dobbiano camminare per arrivare?- Disse il
tipo più alto, il cappotto nero con le tre nuvolette
lasciato slacciato ad esporre il petto glabro ai raggi solari.
Non sentendo risposta dal compagno, il ragazzo si lisciò i
capelli indietro, sistemando poi la grossa e falce a tre lame sulla
spalla destra.
Aveva caldo, un caldo insopportabile che lo portava a
sospirare di tanto in tanto.
-Kakuzu perchè non mi rispondi mai alla prima?-
Domandò dopo pochi secondi il ragazzo voltandosi verso la
figura sempre ammantata del compagno pieno di ciccatrici.
-Pagami se vuoi che risponda- fu la semplice risposta del secondo,
portando la valigetta che teneva nella sinistra al petto e battendoci
sopra con fare vezzeggiativo.- I miei servizi costano Hidan.-
Il ragazzo scosse la testa, la bocca che si storge in un espressione
dispiaciuta.
-Kakuzu... Ma perchè sei così attaccato ad una
cosa così lurida? Il denaro è una cosa immorale,
una cosa terrena e passeggera che distoglie le persone da Dio.
Janshin-sama ti punirà per questo-
Gli occhi di Hidan erano ancora bassi, intenti ad osservar la strada
che veniva percorsa senza prestargli però molta attenzione.
Kakuzu, per conto suo, inizò a ridere di gusto.
-Ancora con queste sciocche prediche sul tuo jankin o come diamine si
chiama? hihi... Hidan, per piacere, non farmi ridere troppo; un mio
cuore ne potrebbe risentire-
Il ragazzo trattenne a setnto la rabbia, allontanandosi dal compagno
per andarsi a sedere sopra una roccia liscia rialzata.
-Cos'hai intenzione di fare adesso? Sbrigati, dobiamo tornare alla
covo.- Disse serio Kakuzu, fermandosi anche lui nell'osservar Hidan.
Quest'ultimo si mise a gambe incrociate sopra la roccia senza dar
ascolto al richiamo del compgano, le mani che vanno a portare il
ciondolo che porta al collo davanti alla bocca stringendolo dolcemente,
iniziando a bisbigliare una nenia solitaria.
-Oh no... No Hidan; non adesso!- Kakuzu alzò gli occhi al
cielo, dicendo ad alta voce una bestemmia.
Passarono due pre, due ore nelle quali i due si riposarono dietro una
roccia. Il mezzogiorno si stava avvicinando e con esso i il sole
più caldo. Fu Hidan ad alzarsi dalla sua posizione, la bocca
che si storge in un soddisfatto sorriso.
-Hai finito?- Domandò poco gentilmente Kakuzu, il quale
aveva iniziato a contar le banconote che erano custodite dentro la
valigetta.
-Si, adesso possiamo riprendere il percorso. Sai che la mattina devo
pregare.-
I due ripresero il cammino, la strada che da sterrata iniziava a
prender i colori dei boschi vicini. Camminavano in silenzio, unici
compagni il rumore dei loro passi e la natura intorno.
-Kakuzu? Perchè non provi anche tu a convertirti?-
domandò ad un tratto il ragazzo dai capelli argentei, la
falce che, di tanto in tanto, veniva spostata da una spalla all'altra.
-A me non interessano quei tuoi riti e balletti idioti, io credo nel
denaro.- Rispose l'uomo, la veste nera a nuovolette che ondeggiava ad
ogni passo.
-Perchè l'hai fatto Kakuzu? Una vita così;
passare di cuore in cuore per sfuggire alla morte quando Janshin-sama
ti potrebbe donare l'immortalità...-
-Hidan, Hidan... I soldi non portano alla felicità...
Figuriamoci la miseria.- Rispose sarcastico l'uomo pieno di ciccatrici,
gli occhietti verdi che, attenti, osservavano il paesaggiop intorno
alla ricerca di possibili nemici; ma invano.
-Perchè nessuno vuole capire la vera ragione di vita? Tu sei
un altro di loro; povero cieco davanti all'illuminazione del Dio.-
-E' per questo che sei entrato nell'Akatsuki Hidan? Perchè
eri l'unico imbecille che credeva in quel tuo insulso Dio? Beh, sappi
che nell'organizzazione non troverai fanatici come te- Kakuzu prese
fiato, la valigetta sempre stretta nella mano- Ricorda ragazzo che io
ho ucciso il primo Hokage. Quindi in tutti i miei anni ne ho viste di
cose; e tutte queste cose mi hanno fatto capire una cosa
sola: se no hai soldi non arrivi a niente-
Hidan si fermò di scatto posando la sua arma a terra, le
mani che tremavano.
-Tu..Tu non ti rendi conto di ciò che dici Kakuzu!
Janshin-sama ti punirà per questo!e la sua punizione
sarà orribile!-
-Che ne sai tu Hidan, è? Tu sei vissuto col tuo credo e non
ti importava di esere un poveraccio. Forse perchè i tuoi
genitori erano di buona finanza. Ma di questo, credimi, non me ne
importa niente. Solo ti chiedo do non fare stupidi pregiudizi sulla
gente e farneticare sul tuo Dio. Basta, ne ho le scatole piene.- Kakuzu
si sedette ai piedi di un grosso albero, gli occhi portati alla
vegetazione.- Ho vissuto nella miseria totale, costretto alle volte a
chiedere la carità per mangiare. Sai cosa significhi
abbassarsi a cose del genere? Abbassarsi a chieder la carità
Hidan?-
Anche il compagno l'aveva raggiunto, e anch'esso si era seduto di
fianco a lui, prendendo un filo d'erba mettendoselo in bocca.
-Non mi importava niente dei miei genitori. Un giorno Janshin-sama mi
chiese in sacrificio il sangue del mio sangue ed io gli diedi loro.-
-interessante- rispose sempre sarcastico il taccagno- e per caso, che
fine hanno fatto i loro soldi?magari li potresti dare in beneficienza
all'associazione-
-Ancora col denaro! Ti ho detto che non me ne frega un bel niente di
una cosa così immorale! Semplicemente lasciai il villaggio e
trovai voi. da allora faccio servizio aiutato dal volere di
Janshin-sama.-
-Non riesco a capirti e credo che mai ti capirò. Ma non sono
l'unico credimi. -Kakuzu guardò il cielo, la fascia che
rispecchiava i raggi del sole.-Solo ti chiedo di non sperperare i soldi
dell'associazione e di non interferire fra me ed i nostri acquirenti.
Sono un commerciante e non ho bisogno di interferenze fra i piedi.-
-SEi costretto a cambiare ogni tanto uno dei tuoi cinque cuori per
poter sopravvivere e poi parli male di colui che mi ha dato la vita
eterna?- ribatte il giovane
-No, ti ho solo detto che non voglio più sentirti parlare
del tuo Dio. Se vuoi pregare, fallo. Se vuoi fare sacrifici, falli. Ma
basta che tu li faccia lontani da me e dai miei clienti!-
Urlò alterato l'uomo, alzandosi e avviandosi verso il
sentiero, la valigetta ben stretta nella sinistra.- Andiamo, non
abbiamo tempo di perderci in queste stronzate; il capo aspetta.-
Così dicendo kakuzu iniziò a scomparire dalla
vista del giovane, costringendolo a seguirlo velocemente.
-E va bene. Ma ricorda che...-
-Si, che il tuo Jankin mi punirà in futuro-
terminò per lui il taccagno senza degnarlo di uno sguardo.
-Mi dispiace Kakuzu... Pregherò per te- finì
Hidan, guardando il compagno con compassione, mentre si apprestava ad
un lungo viaggio di silenzio.
- E già che ci sei Hidan, di al tuo dio di farmi un
prestito. se mi deve punire è bene che lo faccia per una
ragione logica.-
Il sole era ormai arrivato in vetta al cielo, i raggi che, anche se
potenti, non riuscivano a penetrare i rami più fitti e
profondi dell'oscurità del bosco.
*
Mi
sono divertita molto a scrivere questo capitolo,
Hidan mi sta molto a cuore, un pg "tenero" che tenta di portare nella
via della Fede il suo compagno.
Ditemi voi se continuare o meno
Il prossimo capitolo sarà su Zetsu e Tobi.
Un grazie a
DodoRouge
Kamusa
Piccola91
Rukia
Hime_chan
Lou Asakura
Elyon_chan
Miya
Koharuchan
Ayko
Grazie di cuore
Mi date la forza di scrivere ancora.
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