Perchè l'hai fatto...?

di La Lady
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Itachi e Kisame ***
Capitolo 2: *** Sasori & Deidara ***
Capitolo 3: *** Hidan & Kakuzu ***



Capitolo 1
*** Itachi e Kisame ***


Perchè l'hai fatto...?
Itachi e Kisame
Un altro giorno di cammino. Un altra sera passata vicino ad un fuoco improvvisato. Un altra notte passata guardando le stelle prima di addormentarsi. Stelle fin troppo lontane.
Due figure con un lungo cappotto nero si confondevano con la notte intorno a loro; le piccole e fredde fiamme del fuocherello a mischiarsi con le tre nuvole rosse disegnate nei loro cappotti.
Come tutte le sere, il loro pellegrinare di villaggio in villaggio si ripeteva. Come tutte le sere, i due consumavano una misera cena davanti ad un fuoco. Il silenzio ero un loro degno compagno. Soprattutto di uno, i cui occhi sembravano esser sempre rivolti a pensieri e momenti lontani e passati.
Ma quella sera era diversa. Il gruppo cui facevano parte i due individui era quasi arrivato al completamento della missione. Mancava poco... Ancora tre demoni e tutto sarebbe finito.
Un rumore improvviso dietro di loro, uno strusciare di rappi e foglie. Subito l'uomo più alto si alza, con una velocità pazzesca per la sua fattura prende un grande spadone vicino a se e colpisce sicuro una pianta.
dietro di essa un coniglio ormai morto faceva scorrere il suo sangue sul terreno.
-Che ne dici di un po' di coniglio per cena?- domandò l'uomo più alto.
-Stasera siamo di lusso allora Kisame...- rispose scherzoso l'altro.
La cena venne consumata in silenzio, i due intenti a non sprecar neppur il più piccolo pezzo di carne.
Era primavera inoltrata, e la sera il vento leggero faceva capolino in una piacevole carezza.
Altri pezzi di legna vennero sistemati con cura sul piccolo falò, il ragazzo moro dalle profonde occhiaie sapeva dominare l'elemento del fuoco.
Kisame osservava il compagno curioso. Il ragazzo era così: abile, taciturno, serio, senza emozioni.
-Itachi... Perchè tu l'hai  fatto?- Domandò l'uomo avvicinandosi al falò, la carnagione bluastra a contrastro col rossore del fuoco.
Il moro continuò ad osservar le fiamme, come se esse fossero eleganti ragazze intente ad una lussuosa danza. Kisame sospirò, le mani che vanno a massaggiarsi il collo. Sapeva che aveva parlato troppo. O meglio, sapeva che il compagno non era di parola facile e neppur molto propenso a parlar del suo passato. L'uomo allora si maledì mentalmente, chiedendosi  come avesse fatto a trovare una domanda così stupida.
-Perchè essere capaci ha anche degli svantaggi. I più potenti finiscono per isolarsi e cadere preda della superbia.- Itachi prese un attimo di tempo, nel quale il compagno rimase allibito nella strana risposta.
-Ero l'Uchiha più dotato. Ero quello cui tutti portavano rispetto, quello che tutti adoravano. Quello da cui tutti si aspettavano grandi cose. Il clan Uchiha si aspettava tutto da me... Il problema di molte.. Anzi, della maggior parte delle persone.. Esse quando vedono un ragazzo di talento si avvinghiscono su di esso, dimenticandosi di ciò che gli intorno. vedi Kisame... Guarda la luna.. Stanotte è al massimo del suo splendore essendo visibile per intero... E' stupenda non è vero Kisame?- Domandò l'Uchiha guardando il cielo.
Il compagno guardava ancor più curioso il ragazzo davanti a lui, ascoltando attentamente le sue parole per poi alzare gli occhi alla luna piena che riempiva il cielo.
-Si è vero...Questa notte è veramente bella...- Rispose.
-Cos'è che particolarmente ti piace questa notte della luna?- Chiese il moro sempre con gli occhi fissi sul satellite.
Kisame allora lo guardò male.
-Itachi ma che cazzo stai dicendo questa notte? Ti faccio presente che a me non interessano queli del mio stesso sesso... A me interessano tette e culi...- si difese l'uomo color del mare allontanandosi un po' dal fuoco.
Itachi, per conto suo scosse il capo:
-Ma che cazzo hai capito coglione...- CHiuse gli occhi, per poi riaprirli e portarli di nuovo alla luna- Questa notte tutti hanno gli occhi solo per la luna. Perchè la luna, sia piena che no, ha sempre il suo fascino splendente.. E quando essa è il cielo, tutti si dimenticano che intorno a lei ci sono miliardi di stelle di bellezza pari ad essa. Tutti guardano la luna perchè è la luce più grande del cielo. Ma vedi- Itachi indica un punto  nel cielo- Vei Kisame? quella stella li è Sirio ed è la stella più luminosa del cielo.-
Kisame si alzò, non prima di aver seguito le indicazioni del compagno. Stirandosi andò a prendere la sua arma per poi fare strane manovre con essa. SEntir tirare i muscoli per lo sforzo nell'alzarla, sentir il peso che viene dominato dalla sua forza; questo rilassava molto Kisame.
-E Sirio chi sarebbe, Itachi...?- Disse con un sorriso Kisame fra un fendente e l'altro.
-Ho voluto fargli vedere la vera forza. PEr essere forti bisogna odiare una persona. Se non hai odio, allora non devi neppur uccidere. E' inutile uccidere una persoan innocente. MA se una persona ha commesso degli errori, se una persona si merita l'odio, allora è giusto ucciderla.- Disse il moro calmo mentre si scioglieva il laccio che teneva la coda di capelli color ebano.
-Tu ritieni gisto che la gente ci dia la caccia vero Itachi? Noi meritiamo la morte.-
-Si Kisame. Perchè anche io sono una persona che ha commesso...- Tentò di terminare l'uchiha
-Perchè semplicemente ti annoiavi a morte dei soliti allenamenti...- Finì per lui Kisame.
-Idiota che non sei altro... Beh, una delle ragioni fondamentali era quella comunque- Rise il moro facendosi una nuova coda- Più che altro ho accontentato il clan. Loro volevano che diventassi forte...Io ero il "prediletto"... Mio padre mi adorava e voleva che diventassi sempre più forte. Diciamo che ho esaudito le sue volontà no?- Rise scherzoso il moro mentre si alzava per fermare la spada del compagno
Kisame tirò altri colpii diretti a Itachi mentre lui ne schivava con estrema facilità tutti. Il fuoco si stava a poco a poco affievolendo mentre i due continuavano il loro allenamento serale.
Stanchi, posarono le loro armi vicino ai resti del falò per poi andarsi a sdraiare poco più lontano. La luna, insieme alle stelle, riusciva facilmente ad illuminar a sufficenza i due che tentavano di regolarizzare il respiro.
-Avevi tutto...- Disse piano Kisame col fiato corto.
-Già... Ma mancava la cosa essenziale..- il moro prese fiato- Lui...lui...- ghignò scuotendo la testa- Era solo uno sciocco bambino... Voleva diventare come me. Voleva arrivare ai miei livelli. Ecco, gliene ho data la possibilità. Io sono spietato come i ninja richiedono. -
Kisame rise. Sapeva i veri pensieri del compagno. Anche se silenzioso e riservato, Itachi per Kisame era ormai un libro quasi del tutto aperto. Aveva poco più di 15 anni quando si unì al gruppo e da quel momento avevano fatto coppia fissa nelle missioni.
-Non ridere.-
-rido perchè ami definire tuo padre una testa di cazzo; e poi subito dopo dichiari di non aver mai avuto famiglia. sei molto ambiguo sai? Quella cosa non l'ho mai capita di te- Kisame portò le braccia dietro la testa da far da cuscino.
-Lui non meritava di vivere-
-Perchè mai?- Chiese curioso l'altro. Non aveva mai approfondito quel lato con Itachi.
-Perchè lui a sua volta, anche se incosciamente, stava uccidendo suo figlio.- Rispose l'Uchiha serio
-Si vabe... Ma tua madre?-
-COme hai già detto tu prima mi annoiavo a morte...-
Kisame rise.
-Se mai ti prendessero Itachi, guarderai i tuoi assassini con occhi fieri...-
-No.-
Kisame smise di ridere, trattenendo quasi il respiro.
-Nessun ninja potrà mai prendermi ed uccidermi.- Rispose sempre serio l'Uchiha puntando gli accchi alle stelle.
-Ti sei convertito come Hidan alle strane religioni immortali pure tu Itachi?- Chiese preoccupato il copmagno accanto a lui.
Itachi si alzò, spazzolandosi la veste con cura:
-Solo una persona potrà uccidermi. E quando arriverà il momento, quella persona si dovrà presenatre a me con i miei stessi occhi. Fino a quel momento Kisame, io non morirò.-
L'uomo chiuse gli occhi, il silenzio che lo circondava gli annunciava che la discussione era finità, L'Uchiha era andato a fare il turno di guardia.
-Ecco perchè lo hai fatto. Per salvare tuo fratello da morte certa. Per salvare tuo fratello dal peso di tuo padre. Facendo così tu sei divenatto il tiranno e lui improvvisamente il membro Uchiha rispettato e coccolato. Per questo Itachi... Per questo io provo ammirazione nei tuoi confronti. Perchè per tuo fratello hai scelto una morte certa... Se gli altri lo sapessero..che ridere Itachi! La marmottina con i sentimenti...-Rise in un sussurro l'uomo girandosi di lato.
-Guarda che ti ho sentito Kisame! Sei un pesce morto se apri bocca!- Si sentì la risposta lontana.
-Questa è la nostra coppia Itachi... - Rise Kisame prima di cadere nel sonno.
*
Questa fic è stata fatta in un momento di follia..cioè circa dieci minuti fa.
SEcondo me
questo è Itachi.
Secondo me lui l'ha fatto solo per il fratello.
Spero piaccia come cosa.
Ditemelo voi!
Il prossimo capitolo , se la cosa piace, sarà con Sasori e Deidara.
Ditemi se continuare o meno!
Un bacio dalla vostra leggenda

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Capitolo 2
*** Sasori & Deidara ***


Perchè l'hai fatto...?
Sasori & Deidara
Fuori pioveva, una piccola e fitta nube che s'insinuava negli angoli più nascosti della piccola selva. Il silenzio regnava sovrano, la sola pioggia dolce e triste nenia solitaria. Il bosco era costernatro d'alberi di ogni tipo, grandi e possenti guardiani ormai gocciolanti. Una casa veniva protetta da tutta quella natura. Una casa dove ormai la natura ne sarebbe stata padrona. All'interno due figure coperte da un cappotto nero cercavano riparo dalla bufera che da li a poco sarebbe caduta. Uno di questi stava in piedi davanti alla gfinestra, gli occhi ormai rapiti dalla monotonia del tempo. Le tre nuovole rosse del cappotto facevano contrasto col suo umore, il volto contratto in un espressione di noia; se ne stava li ad osservar fuori come un bambino adirato della mancata passeggiata nei prati con gli amici. Piccoli rumori provenivano da fianco a lui, rumori ormai anch'essi monotoni per il biondo alla finestra che sbuffò voltandosi verso il compagno vicino a lui. Esso se ne stava seduto poco distante da lui in una sedia di vimini, i due cadaveri degli abitanti della casa ormai ridotti in legno. Il rosso stava seduto articolando un braccio dell'ormai defunto con olio e bulloni. Deidara si perse nell'osservar i movimenti del compagno: le mani che, come guidate da sentimenti ardenti, carezzavano lievemente gli arti in legno come se toccassero il sinuoso corpo di un amante. Gli occhi che, quasi chiusi, sanno esattamente che punto toccare per arivare alla perfezione. Deidara, anche se l'orgoglio non glielo permetteva, amava guardare come Sasori costruisse le marionette.
- Perchè l'hai fatto Capo, uhm?- Domandò il biondo con il suo solito tono di chi è sicuro di se, andando ad appoggiarsi contro la fredda parete di legno.
Sasori, per conto suo, continuò ad articolare il braccio della marionetta, i rossi capelli corti che gli andavano a nascondere poco il volto concentrato e rilassato.
-Io credo nella mia arte... Cosa che tanti non riecono a cogliere...- Rispose il maestro burattinaio alzando il corpo di legno e osservandolo attento.
Deidara alzò un sopracciglio nel sentir la strana ma aspettata risposta, la bocca che si storge in una smorfia.
-Rispondi sempre con risposte vaghe tu, uhn. - esclamò il biondo andando a prender posto nell'unica sedia rimasta nella piccola costruzione. Li stese le gambe in una comoda posizione, le mani che andarono dietro la testa a sorreggerla come un cuscino.
-Io tradì il mio villaggio per il semplice motivo che tutti mi consideravano matto, uhn- Esortò dopo Deidara, l'occhio destro color del cielo puntato sul soffitto pieno di ragnatele.
-Forse perchè in verità lo sei- Fu la semplice risposta di Sasori, che prese a lavorar nell'altro cadavere.
-Yeah, i matti erano loro che non riuscivano e non riescono tutt'ora a capire la vera essenza dell'arte, uhn. Per loro, le mie esplosioni non erano altro che futili bizze di un bambino viziato.- Deidara scosse la testa adirato, la mano destra che andò a staccarsi dalla nuca per andar a prugare in una borsetta che teneva legata in vita.
-Cosa ne sapevano loro dell'arte? Poveri e stolti esseri ciechi, uhn. Avevano paura per la mia arte, paura di una cosa così bella, yeah...- il ragazzo estrasse elegantemente la mano dalla sacca, porgendo il palmo verso l'alto, mettendo a nudo la bocca che regnava nel suo centro. Essa masticava silenziosa per poi tirar fuori una statua a forma di pennuto con la lingua.-  Come si può aver paura di un attimo? Tutti noi viviamo di attimi, uhn. Attimi che purtroppo la gente sciocca dimentica, uhn.-
Il silenzio piombò di nuovo nella piccola costruzione, la pioggia che andava in costante aumento.
-Tu sei giovane e non puoi ancora capire la vera forma d'arte...- disse piano Sasori andando a carezzare la guancia della nuova marionetta- Tutte le persone, dai secoli dei secoli, fanno in modo che le cose durino nel tempo, che siano immortali per l'uomo e per i loro successori... Tutti noi consideriamo l'immortalità arte. -Silenzio ancora, dove la figura del ragazzo della sabbia andava a sistemare le sue nuove creazioni- Io ho ucciso il terzo Kazekage; l'ho reso immortale nella mia arte. Tutti a Suna mi consideravano pericoloso...Eppure tutti compravano le mie marionette. Allora chi è veramente l'assassino? Chi usa il pugnale per uccidere o chi passa il pugnale a colui che lo userà?- LE mani del rosso andarono di nuovo alle articolazioni dei due fantocci di legno, messi in posizione seduta accanto ad un caminetto spento, le teste che andarono ad incontrarsi fra loro sorreggendosi a vicenda- Il Kazekage provò a fremarmi, provò a fermare la mia arte. Io non avevo chiesto nessuna sfida. Fu lui a lanciarla e fu lui a condannare la mia vita a Suna. Eppure tutt'ora trasmetto la mia arte alla gente tramite le mie marionette- Un ultimo tocco dietro la nuca dei pupazzi, la mano di Sasori che andò ad attaccare il suo marchio di riconoscimento- Tutte le marionette esistenti hanno il marchio dello scorpione rosso. Tutte quelle in possesso dai marionettisti. Ancora oggi mi chiedo chi sia davvero l'assassino di tanta ignoranza.-
Deidara rimase a contemplare il compagno spostarsi, la mano che ancora giocherellava con la statuina.
-Ho sempre manovrato l'argilla grazie alle bocche che ho fin dalla nascita nei palmi delle mani; il destino mi ha dato questo grande dono, uhn. Perchè non usarlo? Mi accusano di averfatto parte degli attacchi terroristici della popolazione del villaggio della roccia; la mia non era guerra, la mia era arte! E lo è tutt'ora, uhn! Io facevo cosa mi dicevano loro, creavo la mia arte viva e pulsante!- LE parole di Deidara erano calde e piane di ardente desiderio, l'occhio che attento accarezza per un attimo i lineamenti perfetti della piccola argilla nella mano.
-Quante stronzate...- REplicò diretto Sasori.
- Non ho avuto famiglia e tutti al villaggio  mi consideravano diverso. Un giorno feci vedere la mia vera arte agli abitanti, uhn- Deidara si alzò di scatto, afferrando la statuetta agilmente nella destra, l'occhio lkibero puntato fuor di finestra, l'espressione triste non tipica di lui- Io amo l'esplosione. Essa è come un grande fuoco artificiale. Tutti guardano ammaliati quei disegni che l'uomo riesce a far esplodere nel cielo di notte, uhn. Ed io provai grande gioia e soddisfazione nel veder esplodere parte del villaggio che tante volte aveva osato definire sporca e sprecata la mia arte.-
-Il tempo sta migliorando. Preparati Deidara, partiamo.- Disse calmo Sasori mentre si apprestava a raccogliere i suoi oggetti sparsi nella piccola abitazione.
-Yeah Capo...-
Fuori aveva smesso di piovere, ma l'erba era ancora bagnata. Il sole autunnale tentava con tutte le sue forze di far entrare uno spiraglio di luce attraverso i fitti alberi bagnati. Due figure con un cappotto nero ripresero il cammino che tante volte prima d'allora avevano percorso, un cammino arduo e pieno si sassi.
-Essendo un inventore come me... Io ti stimo. Ma l'arte è un istante di effimero splendore, yeah.- disse il ragazzo più alto mentre si sistemava i lunghi capelli biondi.
-L'arte è qualcosa di incantevole che rimane nel tempo. E' la bellezza eterna la vera arte- Rispose calmo il compagno, le tre nuovole rosse che si muovevano lentamente sul cappotto nero ad ogni suo passo.
Fu un attimo. Un rumore assordante riempì la foresta facendo volar via spaventati i volatili che vi avevano trovato riparo. Pezzi di legno volavano da tutte le parti, la piccola statuetta d'argilla che era esplosa da dentro la casa.
-Deidara?- Chiamò il rosso, come se lo scoppio non gli evesse sfiorato l'anima.
-uhn?-
-Sei un idiota-
*
Ecco a voi il secondo capitolo boys & girls.
Ecco Sasori & Deidara come li vedo io
un maestro severo e attento ed un allievo intraprendente e con degli ideali
Speropiaccia come cosa.
Ditemelo voi!
Ilprossimo capitolo, se la cosa continua a piacere, sarà con Hidan e Kakuzu.
Ditemi se continuare o meno.
Ringrazio con tutto il cuore
DARTHTEO
QUEEN_OF_SHARINGAN_91
MIYA
AYKO
_ELEUTHERA_
HIME-CHAN
SAYURI CHAN
KOHARUCHAN
ELYON_CHAN
NARUFAN
PICCOLA91
KAMUSA
FENICEX8
KADAJ
REIKI
grazie davvero.
mi date la forza di andare avanti con lo scrivere.



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Capitolo 3
*** Hidan & Kakuzu ***


Perchè l'hai fatto...?
Hidan & Kakuzu

Il mattino era da poco sorto nel bosco che affiancava il paese della roccia. L'aria estiva renderva le giornate pesanti ed i pomeriggi duri da percorrere. Gli uccelli iniziarono vivaci il loro canto mattutino, la lieve brezza fresca che carezzava dolcemente le due figure che camminavano una a fianco a l'altra nel sentiero sterrato. Solo roccie vicino a loro, solitarie e potenti guardiano di quella terra padrona d'argilla e terreno.
-Che palle...Quanto ancora dobbiano camminare per arrivare?- Disse il tipo più alto, il cappotto nero con le tre nuvolette lasciato slacciato ad esporre il petto glabro ai raggi solari.
Non sentendo risposta dal compagno, il ragazzo si lisciò i capelli indietro, sistemando poi la grossa e falce a tre lame sulla spalla destra.
Aveva caldo, un caldo insopportabile che lo portava  a sospirare di tanto in tanto.
-Kakuzu perchè non mi rispondi mai alla prima?- Domandò dopo pochi secondi il ragazzo voltandosi verso la figura sempre ammantata del compagno pieno di ciccatrici.
-Pagami se vuoi che risponda- fu la semplice risposta del secondo, portando la valigetta che teneva nella sinistra al petto e battendoci sopra con fare vezzeggiativo.- I miei servizi costano Hidan.-
Il ragazzo scosse la testa, la bocca che si storge in un espressione dispiaciuta.
-Kakuzu... Ma perchè sei così attaccato ad una cosa così lurida? Il denaro è una cosa immorale, una cosa terrena e passeggera che distoglie le persone da Dio. Janshin-sama ti punirà per questo-
Gli occhi di Hidan erano ancora bassi, intenti ad osservar la strada che veniva percorsa senza prestargli però molta attenzione. Kakuzu, per conto suo, inizò a ridere di gusto.
-Ancora con queste sciocche prediche sul tuo jankin o come diamine si chiama? hihi... Hidan, per piacere, non farmi ridere troppo; un mio cuore ne potrebbe risentire-
Il ragazzo trattenne a setnto la rabbia, allontanandosi dal compagno per andarsi a sedere sopra una roccia liscia rialzata.
-Cos'hai intenzione di fare adesso? Sbrigati, dobiamo tornare alla covo.- Disse serio Kakuzu, fermandosi anche lui nell'osservar Hidan.
Quest'ultimo si mise a gambe incrociate sopra la roccia senza dar ascolto al richiamo del compgano, le mani che vanno a portare il ciondolo che porta al collo davanti alla bocca stringendolo dolcemente, iniziando a bisbigliare una nenia solitaria.
-Oh no... No Hidan; non adesso!- Kakuzu alzò gli occhi al cielo, dicendo ad alta voce una bestemmia.
Passarono due pre, due ore nelle quali i due si riposarono dietro una roccia. Il mezzogiorno si stava avvicinando e con esso i il sole più caldo. Fu Hidan ad alzarsi dalla sua posizione, la bocca che si storge in un soddisfatto sorriso.
-Hai finito?- Domandò poco gentilmente Kakuzu, il quale aveva iniziato a contar le banconote che erano custodite dentro la valigetta.
-Si, adesso possiamo riprendere il percorso. Sai che la mattina devo pregare.-
I due ripresero il cammino, la strada che da sterrata iniziava a prender i colori dei boschi vicini. Camminavano in silenzio, unici compagni il rumore dei loro passi e la natura intorno.
 -Kakuzu? Perchè non provi anche tu a convertirti?- domandò ad un tratto il ragazzo dai capelli argentei, la falce che, di tanto in tanto, veniva spostata da una spalla all'altra.
-A me non interessano quei tuoi riti e balletti idioti, io credo nel denaro.- Rispose l'uomo, la veste nera a nuovolette che ondeggiava ad ogni passo.
-Perchè l'hai fatto Kakuzu? Una vita così; passare di cuore in cuore per sfuggire alla morte quando Janshin-sama ti potrebbe donare l'immortalità...-
-Hidan, Hidan... I soldi non portano alla felicità... Figuriamoci la miseria.- Rispose sarcastico l'uomo pieno di ciccatrici, gli occhietti verdi che, attenti, osservavano il paesaggiop intorno alla ricerca di possibili nemici; ma invano.
-Perchè nessuno vuole capire la vera ragione di vita? Tu sei un altro di loro; povero cieco davanti all'illuminazione del Dio.-
-E' per questo che sei entrato nell'Akatsuki Hidan? Perchè eri l'unico imbecille che credeva in quel tuo insulso Dio? Beh, sappi che nell'organizzazione non troverai fanatici come te- Kakuzu prese fiato, la valigetta sempre stretta nella mano- Ricorda ragazzo che io ho ucciso il primo Hokage. Quindi in tutti i miei anni ne ho viste di cose; e tutte queste cose mi hanno fatto capire una  cosa sola: se no  hai soldi non arrivi a niente-
Hidan si fermò di scatto posando la sua arma a terra, le mani che tremavano.
-Tu..Tu non ti rendi conto di ciò che dici Kakuzu! Janshin-sama ti punirà per questo!e la sua punizione sarà orribile!-
-Che ne sai tu Hidan, è? Tu sei vissuto col tuo credo e non ti importava di esere un poveraccio. Forse perchè i tuoi genitori erano di buona finanza. Ma di questo, credimi, non me ne importa niente. Solo ti chiedo do non fare stupidi pregiudizi sulla gente e farneticare sul tuo Dio. Basta, ne ho le scatole piene.- Kakuzu si sedette ai piedi di un grosso albero, gli occhi portati alla vegetazione.- Ho vissuto nella miseria totale, costretto alle volte a chiedere la carità per mangiare. Sai cosa significhi abbassarsi a cose del genere? Abbassarsi a chieder la carità Hidan?-
Anche il compagno l'aveva raggiunto, e anch'esso si era seduto di fianco a lui, prendendo un filo d'erba mettendoselo in bocca.
-Non mi importava niente dei miei genitori. Un giorno Janshin-sama mi chiese in sacrificio il sangue del mio sangue ed io gli diedi loro.-
-interessante- rispose sempre sarcastico il taccagno- e per caso, che fine hanno fatto i loro soldi?magari li potresti dare in beneficienza all'associazione-
-Ancora col denaro! Ti ho detto che non me ne frega un bel niente di una cosa così immorale! Semplicemente lasciai il villaggio e trovai voi. da allora faccio servizio aiutato dal volere di Janshin-sama.-
-Non riesco a capirti e credo che mai ti capirò. Ma non sono l'unico credimi. -Kakuzu guardò il cielo, la fascia che rispecchiava i raggi del sole.-Solo ti chiedo di non sperperare i soldi dell'associazione e di non interferire fra me ed i nostri acquirenti. Sono un commerciante e non ho bisogno di interferenze fra i piedi.-
-SEi costretto a cambiare ogni tanto uno dei tuoi cinque cuori per poter sopravvivere e poi parli male di colui che mi ha dato la vita eterna?- ribatte il giovane
-No, ti ho solo detto che non voglio più sentirti parlare del tuo Dio. Se vuoi pregare, fallo. Se vuoi fare sacrifici, falli. Ma basta che tu li faccia lontani da me e dai miei clienti!- Urlò alterato l'uomo, alzandosi e avviandosi verso il sentiero, la valigetta ben stretta nella sinistra.- Andiamo, non abbiamo tempo di perderci in queste stronzate; il capo aspetta.-
Così dicendo kakuzu iniziò a scomparire dalla vista del giovane, costringendolo a seguirlo velocemente.
-E va bene. Ma ricorda che...-
-Si, che il tuo Jankin mi punirà in futuro- terminò per lui il taccagno senza degnarlo di uno sguardo.
-Mi dispiace Kakuzu... Pregherò per te- finì Hidan, guardando il compagno con compassione, mentre si apprestava ad un lungo viaggio di silenzio.
- E già che ci sei Hidan, di al tuo dio di farmi un prestito. se mi deve punire è bene che lo faccia per una ragione logica.-
Il sole era ormai arrivato in vetta al cielo, i raggi che, anche se potenti, non riuscivano a penetrare i rami più fitti e profondi dell'oscurità del bosco.
*


Mi sono divertita molto a scrivere questo capitolo,
Hidan mi sta molto a cuore, un pg "tenero" che tenta di portare nella via della Fede il suo compagno.
Ditemi voi se continuare o meno
Il prossimo capitolo sarà su Zetsu e Tobi.
Un grazie a
DodoRouge
Kamusa
Piccola91
Rukia
Hime_chan
Lou Asakura
Elyon_chan
Miya
Koharuchan
Ayko
Grazie di cuore
Mi date la forza di scrivere ancora.

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