Spider-man vs. Venom - L'ultima battaglia

di Joe McFly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incontro ***
Capitolo 2: *** La vicenda ***
Capitolo 3: *** La simbiosi ***
Capitolo 4: *** A spasso con Venom ***
Capitolo 5: *** Il distacco ***
Capitolo 6: *** L'ultima battaglia ***
Capitolo 7: *** La fine ***



Capitolo 1
*** L'incontro ***


L’ultima battaglia di Venom

1. L’incontro

Peter Parker era nella sua stanza, immerso nello studio. Da tempo aveva smesso di pensare al mondo fuori da quella finestra. Sarebbe uscito dopo…
Spider-man saltava di palazzo in palazzo, lanciando la sua ragnatela verso punti stabili per poter muoversi più rapidamente nella città. Era alla ricerca di un auto della polizia, di un allarme, di una qualsiasi persona da salvare. Aveva smesso di pensare allo studio…
Tutto ad un tratto, la sua tela si spezzò e lui precipitò verso il basso. Fece in tempo a lanciare una seconda ragnatela, scese al suolo dolcemente e, poi, in fretta, scalò un palazzo. Arrivato sulla terrazza, iniziò a pensare ad alta voce. Credendo fosse opera di un nemico, si guardò intorno, senza scorgere nessuno.
“Che cosa può essere successo? La ragnatela deve essersi spezzata da sola… Forse era debole. Oppure sto perdendo i miei poteri! Già, i miei poteri: se ci fosse di mezzo un nemico, il mio senso di ragno avrebbe pizzicato. Ma non è successo! O perché non c’è nessuno e mi sto preoccupando inutilmente, oppure può esserci di mezzo solo Lui… Ma no, pensieri folli. Non può essere Lui!”…
I pensieri di Spider-man tornarono al passato, all’arrivo del Simbionte Alieno sulla Terra; alla nascita di uno dei suoi nemici più crudeli. Infatti, nettamente superiore, questi non attiva il Senso di Ragno ed ha anche lui gli stessi poteri di Spider-man.
Ma quelli che erano soltanto timori, divennero realtà.
Nonostante il suo Senso di Ragno fosse “assente”, Spider-man sentì la presenza di qualcuno, di qualcuno che si avvicinava. Si voltò e, dopo tanto tempo, lo rivide. Era lui. Era tornato. Era Venom…

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Capitolo 2
*** La vicenda ***


2. La vicenda

 Spider-man era rimasto di sasso, di fronte a quell’enorme figura scura. Lui rideva, mostrando i suoi lunghi denti. Lo temeva, pur se non lo avrebbe mai ammesso. Lui era più forte, più agile e, inoltre, conosceva la sua identità.
Il Lui vi era un doppio odio: quello di
Eddie Brock, il giornalista finito in miseria a causa di Peter Parker, e quello del costume alieno, che si sentiva tradito dal “rifiuto” di Spider-man. Insieme, formavano un potentissimo essere, chiamato Venom!
Tante volte aveva tentato di sconfiggerlo, ma Lui era sempre tornato. Fino a quando era sparito, definitivamente. Ma ora era lì, pronto a combattere come le altre volte. Spider-man attendeva un suo attacco.
“Così siamo di nuovo qui, io e te!”, disse Venom, non privando, al suo nemico, quel sorriso di denti minacciosi.
“Pensavo che non saresti più tornato. Credevo fossi morto”.
“È difficile liberarsi di me. Io ricordo ancora quando mi abbandonasti. Ricordo il dolore che mi hai fatto. Io sono qui per vendicarmi, Spider-man!”.
Così disse, e, di scatto, si scaraventò su nemico. Lo colpì al petto con un urto violentissimo, spingendolo oltre il bordo della terrazza. Ma Spider-man riuscì a lanciare una ragnatela su questo, e vi rimase appiccicato.
“Dimentico che il mio senso di ragno non ha effetto con Venom. Sarà difficile evitare i suoi colpi”.
Mentre pensava questo, Venom si affacciò dalla terrazza e vide Spider-man un po’ più giù. Unì i pugni e tentò di colpirlo. Questi schivò, lanciandosi in una capriola all’indietro e risalendo la parete del palazzo opposto. Il colpo di Venom fu così forte da creare un enorme buco nel muro.
Ora erano distanti, uno su un palazzo e uno su l’altro. Ma Venom, con un balzo, raggiunse il suo nemico e, con un altro pugno, lo scaraventò alla fine di quest’altra terrazza.
Si alzò lentamente, portandosi una mano alla testa. Gli doleva, ma non aveva tempo per risposarsi. Presto Venom avrebbe attaccato di nuovo. Doveva guadagnar tempo…
“Ti ricordavo meno forte… Cosa hai fatto? Hai allenato il tuo corpo ospite?”.
“Stai mentendo – rispose l’altro – Io sono sempre stato superiore a te. Sono l’invincibile e tu non sei mai riuscito a sconfiggermi realmente”.
Non furono le sue parole da spavaldo, ma fu qualcos’altro a colpire Spider-man. Qualcosa che anche un suo più grande fan avrebbe notato subito.
“Strano. Di solito parli al plurale, poiché in te coesistono due entità. In questa nostra battaglia, Eddie Brock non ha voce in capitolo?”.
“Chi ti dice che ho un corpo ospite, in questo momento?”, rispose ridendo.
Spider-man ebbe un sussulto…

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Capitolo 3
*** La simbiosi ***


3. La simbiosi

Spider-man non riusciva ancora ad accettare ciò che aveva sentito. Forse la sua mente aveva corso troppo, arrivando a conclusioni affrettate. Eppure, sin dall’inizio, aveva sentito che c’era qualcosa di diverso in Lui, qualcosa di terribile, ma di altrettanto affascinante.
Venom pregustava quel momento e sapeva che il suo nemico era troppo stupito per riprendere il discorso. Così, intervenne Lui per primo.
“Dall’ultima nostra battaglia sono cambiate tante cose. Io non sono più quella vittima, quell’essere indifeso che aveva bisogno di un corpo ospite per sopravvivere. Ad un certo punto, passando di corpo in corpo, mi sono reso conto che la natura stessa del costume si modificava, grazie alla forza che riceveva dagli altri corpi. Così, in un momento particolare, ho assorbito il corpo ospite, rendendolo solo lo scheletro della mia nuova simbiosi. Non devo dividere la mia esistenza con nessuno. Sono l’unico e semplicemente Venom!”.
Questo voleva dire solo una cosa, pensò Spider-man. Venom, adesso, era ancora più forte, persino più dei suoi figli. Perché era il Venomita a controllare il corpo, la mente… Nessuno ostacolo poteva opporsi alla sua volontà. E la sua volontà, adesso più di prima, era di sottomettere una volta per tutte Spider-man.
Temendo che non aveva più nulla da fare, Spider-man si ricordò del suggerimento di un amico, di una tecnica che in passato aveva già usato, uscendone vincitore, poiché Venom era troppo legato al corpo ospite da non riuscire a completare totalmente il distacco. Questo volta, però, l’unione si sarebbe completata. Era l’unico modo per impedire che Venom facesse del male a persone innocenti.
E considerava, inoltre, che era stato lui a portare l’alieno sulla Terra. Doveva assumersi la responsabilità di tutto. Eppure, Spider-man sapeva che la sua scelta non era guidata unicamente dalla responsabilità di ciò che poteva avvenire: Venom, il suo essere forte e superiore, il potere che donava, creava assuefazione e fascino. Spider-man aveva dimenticato tutto questo. Ma adesso, ritrovandoselo dinanzi, fu di nuovo colto dal desiderio di riunirsi con lui.
Questo pensò, mentre disse:
“Forse è la cosa più stupida che faccio. O la più intelligente. Ma so che, in ogni caso, non riuscirò mai a sconfiggerti. Sei troppo forte e continuare a combattere sarebbe inutile. Se è me che vuoi, allora son qui”.
Venom non fu stupito della sua decisione. Per qualche secondo non fece altro che sorridere. Poi, lentamente, gli si avvicinò. Lui era mastodontico, due volte più grande di Spider-man. Dalla sua bocca cadeva una bava verde e in ogni momento mostrava i suoi enormi denti. Quando furono vicinissimi, Venom poggiò la sua mano sulla spalla del nemico e, lentamente, iniziò la simbiosi.
Venom iniziò a perdere forma, a ridursi di dimensione e, contemporaneamente, scorreva sul corpo inerme di Spider-man. Prima fu coperto il suo corpo e alla fine la testa. Quando ciò avvenne, Spider-man emise un gemito di paura e cadde al suolo...

Vi ringrazio per i commenti e per l’attenzione… Mi scuso per l’attesa, ma sono stato impegnato contro la mia volontà. Spero di terminare questa bella storia il più presto possibile.
Vi saluto,
Joe McFly

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Capitolo 4
*** A spasso con Venom ***


4. A spasso con Venom

Il sole illuminava la terrazza, dove ora giacevano due corpi. Uno era Spider-man, svenuto; l’altro, assomigliava molto a quello di Eddie Brock, ma era consumato, quasi decomposto, ridotto al solo scheletro. Ecco cosa intendeva Venom quando diceva di aver trasformato il corpo ospite nel suo scheletro…
Qualche minuto più tardi, Spider-man si risvegliò. Si alzò lentamente, portandosi la mano alla testa: il dolore non si era attenuato. Anzi, era aumentato. Teneva gli occhi chiusi per trattenere un urlo, ma quando li riaprì e notò quel corpo decomposto, capì che non si era trattato di un sogno, ma di un agghiacciante realtà.
Proprio allora, infatti, sentì una voce che lo chiamava dal di dentro. Era una forza nuova che si stava impadronendo di sé. Improvvisamente non ebbe più il controllo dei suoi poteri, delle sue gambe, del suo corpo. Mentre si piegava in un urlo agghiacciante, dal suo corpo fuoriuscì una melma nera, un costume che lentamente lo ricopriva. In quel momento, Venom prendeva possesso del corpo di Peter Parker.
“Ora ti mostrerò tutto quello a cui hai rinunciato, quando mi mandasti via”.
Spider-man si rese conto di non aver più il controllo di sé, ma di essere il prigioniero di Venom e temeva che, se si sarebbe ribellato, lo avrebbe risucchiato come era successo con il suo precedente ospite.
Una figura nera viaggiava di palazzo in palazzo. Peter Parker poteva solo osservare quello che i suoi occhi vedevano, ma non poteva intervenire. La sua bocca si muoveva solo al volere di Venom, e, stranamente, il suono che ne usciva assomigliava alla voce di Spider-man. In quelle condizioni, Venom avrebbe potuto ingannare i suoi amici, distruggendo la reputazione dell’eroe. Ma fino ad allora, l’unica cosa che aveva intenzione di fare, era portarlo a fare un giro. Un giro, a spasso con Venom…
Volteggiava in modo incredibile. Era più agile, più forte e più resistente era il suo corpo e la sua ragnatela.
“Tutto quello che potevo donarti, lo hai rifiutato. Mi hai usato fin quanto ti faceva comodo. Poi mi hai gettato via…”.
Peter voleva poter dire che il costume aveva, però, aumentato la sua rabbia, mettendolo contro tutto e tutti. Ma non poteva. E in fondo, Lui lo sapeva benissimo.
“Non è rabbia quella che sentivi, ma il piacere del potere, la superbia che potevi raggiungere. Senza di me, sei un ragazzino con poteri che non sai nemmeno gestire. Alcuni di questi poteri ti sono persino oscuri e non sai usarli. Con me, invece, realizzavi te stesso al pieno delle capacità e ti rendevi conto di possedere poteri immensi e di poter ottenere tutto ciò che desideravi. Non ero io a rimanere attaccato a te: eri tu a desiderarmi!”.
Improvvisamente Peter capì: è sempre il desiderio di superbia che spinge le azioni umane, e Venom non è che un tramite per raggiungerla. Anche lui era un uomo e, per un momento, aveva assaporato quel piacere. Prima di diventarne succube, doveva liberarsi, o non sarebbe più riuscito a distinguere il bene dal male…

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Capitolo 5
*** Il distacco ***


5. Il distacco

Peter poteva solo pensare. Il resto, era Venom a comandarlo. Se Spider-man avesse potuto comandare il Simbionte, sarebbe stato un punto in più a favore dell’umanità. In questo modo, invece, poteva solo esserne un nemico.
I pensieri bastavano a sconvolgerlo completamente, mentre a malapena ascoltava le parole dell’invasore.
“Io e te siamo una forza nuova, un nuovo essere. Smettila di ribellarti e saremo invincibili”.
Peter assaporava i pregi della nuova simbiosi, ma sapeva che presto avrebbe dovuto farne a meno, in un modo o nell’altro. Ma liberare Venom avrebbe scatenato una guerra tra i due. Una guerra che certamente non avrebbe vinto.
Quello che gli prometteva Venom era difficile da rifiutare. Come un diavolo tentatore, Peter era spesso spinto a cedergli. È difficile rifiutare il potere, quando ti viene donato. Ma quello che lui sapeva è che, seppur difficile, non è impossibile.
Mentre volteggiava leggero per la città, senza che nessuno notasse il nuovo costume di Spider-man, Venom sentì torcere qualcosa dentro.
“Tenti di ribellarti? Perché lo fai? Siamo nati per stare insieme… Non ti permetterò di distruggere questo mio sogno”.
Il rapporto d’odio-amore che Venom ha nei confronti di Spider-man è risaputo. Ma Peter non lo aveva mai visto sotto quest’aspetto: lo aveva sfruttato, talvolta, per salvarsi la vita e, proprio ora, per realizzare la simbiosi. Ma adesso capì che persino Venom era debole davanti al desiderio di supremazia. Persino Venom desiderava il potere, un potere che solo il corpo di Spider-man poteva donargli. Lo aveva cercato per anni, in tutti i luoghi, solo per realizzare la simbiosi ultima, quella definitiva.
Capendo di non essere l’unico essere debole tra i due, Peter doveva distaccarsi dal Simbionte, prima che fosse troppo tardi.
Tentò ancora di ribellarsi, provocando un piccolo dolore al suo corpo e quindi, indirettamente, a Venom.
“Oramai ho il comando totale del tuo corpo. E, tra un po’, ti ridurrò al mio burattino personale”.
Peter aveva paura e la disperazione aumentò il suo potere. Con una contrazione, riuscì ad indebolire Venom, che cadde tra i rifiuti, in un vicolo scuro. Lì, rimase fermo, ferito. Peter sapeva che doveva insistere, prima che si riprendesse. Così cercò nuovamente di liberarsi del costume. Si contorceva, si dimenava, cercava di provocare più dolore possibile a se stesso, perché Venom era oramai parte di sé.
Allora, pian piano, avvertì di aver riottenuto il possesso degli arti. Si portò le mani al corpo, quasi volesse sfilare via quella melma. Cadde in ginocchio, esausto. Non era, però, convinto di volersi arrendere. Il Simbionte opponeva una forte resistenza ai suoi tentativi di libertà, ma lui ci provava comunque.
Improvvisamente, tutto gli apparve più semplice. Con naturalezza e senza sforzi, riuscì a liberarsi di Venom, come la pelle di un serpente oramai vecchia.
Non riusciva a capirne il perché, ma rivedendo di nuovo il suo costume, notando di essere nuovamente libero e in possesso del suo corpo, provò un’enorme gioia. Si piegò dalla felicità e pianse persino, inumidendo la maschera. Dopo un po’, se la sfilò via, avvertendo il bisogno di respirare.
Alzò il capo verso l’alto, tenendo gli occhi chiusi in un’espressione di soddisfazione totale. Ma ancora in ginocchio, un po’ esausto, quando riaprì gli occhi, si accorse che il costume scivolava lontano da lui. Quando giunse alla fine del vicolo, attaccò un passante e n’assorbì il corpo, esultando di gioia.
Spider-man si ritrovò davanti di nuovo quell’enorme figura scura. Tutto era stato inutile. La battaglia finale, come aveva previsto, era inevitabile...

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Capitolo 6
*** L'ultima battaglia ***


Volevo ringraziare tutti coloro che mi hanno seguito e in particolare a Micky90 (grazie per i commenti!).
Volevo avvertirvi che proprio in questo capitolo è richiesta la vostra fantasia (come dicevo nell’introduzione). Maggiore sarà la vostra immaginazione, maggiormente lo apprezzerete.
E poiché stiamo per giungere al termine, è doverosa una domanda: se Venom è superiore a Spider-man, come farà questi a sconfiggerlo, se mai lo sconfiggerà?
Ho dovuto sforzare un po’ le cose, ma spero di non avervi deluso.
Ci risentiremo nell’ultimo capitolo! Buona lettura…

6. L’ultima battaglia

La disperazione di Spider-man era più forte di qualsiasi razionalità o speranza: non era in grado di sconfiggerlo. Sapeva che prima o poi Lui avrebbe attaccato. Era arrabbiato, molto deluso ed intento solo ad uccidere Spider-man. Altro, non poteva desiderare.
Solo che Spider-man non riusciva a capire perché, improvvisamente, era andato via, si era lasciato staccare. Ripensava a quello che aveva detto in precedenza:
“Non sono stato io a rimanerti attaccato: eri tu a volermi!”.
Forse era davvero solo questo: bastava rifiutare Venom per non esserne più vittima, o lui c’era riuscito solo perché più potente?
Nessuno avrebbe risolto i suoi dubbi. L’unico in grado di poterlo fare era ora dinanzi a lui, intento ad annientarlo.
Ma se ancora non lo attaccava era perché era ancora molto legato a Spider-man e gli costava fargli del male. Seppur in passato lo aveva fatto, era perché Eddie Brock voleva la morte di Peter. Venom voleva l’unione.
E adesso che, invece, era Venom a volere la sua morte, in che modo si sarebbe difeso?
“Hai perso la tua ultima opportunità. Questa volta proverai il lato oscuro di me, quello che molti hanno già sperimentato: il dolore. Perché stavolta, è la tua morte che desidero. Non ho più bisogno di te…”.
Spider-man, seppur già sapeva questo, rimase ferito nell’orgoglio: l’amore era reciproco e pure lui si sentiva legato “sentimentalmente” al Simbionte. Sentirsi rifiutato fu per lui un duro colpo. Con il dolore nel cuore e la rabbia negli occhi, partì in contrattacco, completamente impazzito.
“Hai già provocato troppo dolore agli altri. È ora di eliminarti una volta per tutte”.
Con uno scatto, gli balzò contro. Mentre Venom fermò un suo braccio, con l’altro riuscì a dargli un pugno, mettendolo al tappeto e, con una capriola, ritornò coi piedi per terra. Si voltò, unì i pugni e cercò di colpire il corpo inerme di Venom.
Ma questi si alzò in piedi e, girando su se stesso, colpì col braccio Spider-man, scaraventandolo contro il muro.
Spider-man, a terra, si rialzò. Grazie ad una ragnatela, salì sopra il palazzo, subito seguito da Venom.
Appena Venom mise piede sulla terrazza, Spider-man cercò di colpirlo, ma questi si scansò.
“Dimentichi che anche io ho un debole “senso di ragno”?”, disse, colpendolo in pieno petto e sbalzandolo più in là.
Ancora una volta, Spider-man si rialzò. Con una mano al petto e col sangue che gli colava dalla bocca, rimase un momento immobile per recuperare le forze. Quando Venom si accorse di questo, si rilassò e fissò il nemico con il suo sorriso soddisfatto, mostrando, come sempre, i suoi acuminati denti.
“Non ti attacco, tanto non ho fretta. So che, comunque, non potrai mai distruggermi. Renditene conto: il primo a cui mi son legato sei stato tu e da te ho ottenuto una straordinaria forza e nuovi poteri. Se mi fossi legato ad un comune mortale, a Brock, per esempio, ne sarebbe uscito un semplice uomo colmo di rabbia e leggermente più potente. Ma, pieno dei tuoi poteri, mi è bastato un semplice corpo ospite per raggiungere la forma attuale e diventare, finalmente, Venom. Rafforzando il mio corpo ospite, ho aumentato la mia forza ed ho imparato ad eludere il tuo senso di ragno.
Sei stato tu a dar vita a Venom. Ed è giusto che sia Venom a far fuori te”.
Spider-man era colto da rabbia, ma aveva appena sperimentato che questa non bastava a distruggerlo. Doveva usare la testa, come aveva fatto sempre. I semplici poteri non erano sufficienti a fare di lui Spider-man. Era uscito indenne da mille situazioni anche grazie all’ingegno. Ora doveva fare lo stesso.
Ma per quanto ci pensava, per quanto si sforzasse, non riusciva a trovare una soluzione a quel dilemma. Sapeva che Venom aveva ragione, in tutto. E le sue continue frasi goliardiche erano un attentato alla sua concentrazione.
“Inutile che ci provi. Non puoi uccidermi. Prima dovevo condividere il mio volere con quello del corpo ospite, che lasciavo vivo. Ed ero già più forte di te. Figurati adesso che il corpo diventa ed è solo il mio scheletro, un essere inanimato. Posso sfruttare al massimo i miei poteri ed il mio volere. Sono invincibile, per te…”.
In questi momenti, Spider-man si affidava sempre ai ricordi dello zio Ben, che lo aveva aiutato e gli aveva regalato la forza per andare avanti. Ricordare le sue parole, gli fu utile. Non era certo di ciò che stava per fare, ma era pur sempre un tentativo…
Per nulla colpito dalle parole di quello oscuro essere, Peter disse ciò che sentiva e, ad ogni parola, sentiva un’energia nascergli dentro.
“Sai, una volta mio zio mi disse: “Da un grande potere, derivano grandi responsabilità”. Questo io l’ho capito solo col tempo… E inizialmente ho creduto che i miei poteri potessero donarmi solo gioia. Adesso, invece, mi viene da pensare che alle volte siano solo una maledizione. Venom, so per certo di aver capito cosa volesse dire mio zio. Mio zio non volle solo rinfacciarmi le mie responsabilità, volle anche dirmi che ci saranno sempre degli ostacoli che dobbiamo superare, che con la forza possiamo abbattere e che più andiamo avanti, più grossi saranno gli ostacoli. Ma ce la faremo sempre…
Tu sai ancora poco del genere umano. Venom, sappi che: “Da un grande potere derivano grandi responsabilità… Ma anche nuovi punti deboli”.
Così disse. Prese un pezzo di legno che era lì per terra e corse verso il nemico. Cogliendolo di sorpresa, riuscì a colpirlo lì dove doveva esserci il cuore del corpo ospite…

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Capitolo 7
*** La fine ***


7. La fine

Spider-man rimase per qualche istante a fissare i Suoi immensi occhi bianchi, immobile. Tremava, perché temeva un suo attacco improvviso. Invece, lentamente, il costume nero colò giù, fino a quando Spider-man non si ritrovò dinanzi il corpo ospite, con un paletto infilzato nel petto.
Il simbionte si sparse per terra, e un po’ ne cadde giù per il muro, fino al vicolo nel quale prima avevano combattuto. Spider-man lasciò cadere il corpo umano oramai morto, che ancora sanguinava. Quel particolare confermò le sue idee.
Finché Venom conviveva con il corpo ospite, era legato solo per una necessità non vitale. Infatti, uccidendo il corpo, Lui si spostava su un altro, senza problemi. Ma nel momento stesso in cui faceva del corpo ospite il Suo corpo, acquisendo grandi poteri, viveva attraverso esso. Uccidendo il corpo, moriva anche lui.
Ne diventava immune solo quando distruggeva il corpo del tutto, portandolo persino alla decomposizione, come aveva fatto in precedenza. Ma per combattere con Spider-man, non aveva avuto il tempo necessario di avviare questo mutamento. Il corpo, seppur ridotto a totale schiavo, era ancora vitale e, quindi, legato al Simbionte come Lui lo era a questo.
Grandi poteri… nuovi punti deboli.
Era stato lo zio Ben, seppur indirettamente, a suggerirgli questo. E, capì, allora che abbiamo bisogno degli altri, alle volte, per salvarci, che da soli non possiamo vivere, non possiamo vincere. Venom era stato sconfitto perché era solo, perché non conviveva davvero con il corpo, ma lo sfruttava per i suoi interessi. Lui non aveva qualcuno che credeva in lui. Nessuno ha mai creduto in lui…
Eppure Spider-man provava pena per Lui. Lui non era diverso da tutti. Come tutti, desiderava superare chiunque, diventare invincibile. Anche Spider-man lo aveva desiderato, per qualche istante. E anche lui si sentiva molto legato al Simbionte, non poteva negarlo.
Capì, inoltre, perché si era lasciato staccare, dopo la loro simbiosi. Non era debole, né  ferito. Venom aveva compreso che Spider-man non lo desiderava, lo stava rifiutando per l’ultima volta. Era stato questo a mutare i suoi sentimenti verso di lui e ad indebolirlo.
In fondo, non voleva che un po’ d’amore…
Spider-man, con un fil di ragnatela, scese lentamente nel vicolo e recuperò la sua maschera. Quando risalì sulla terrazza, prese un po’ del costume simbionte, oramai inanimato e innocuo, e ne spalmò in parte sulla sua maschera, prima di indossarla.
Era un segno: avrebbe così, finalmente, ricreato quel legame reciproco che provavano i due. Avrebbe dimostrato che Spider-man non era altro un uomo come noi, pure lui pronto a sfruttare una buona occasione per sentirsi superiore. E che Venom, seppur alieno, non era per niente diverso.
Adesso doveva tornare a casa. Tornare da Mary Jane. Sicuramente si sarebbe spaventata nel vedere la sua nuova maschera. Ma avrebbe capito. Avrebbe dovuto capire cosa significava e che non c’era nulla da aver paura.
Così aveva deciso Spider-man…

The End

Così finisce la mia prima FF a capitoli. Rinnovo i miei ringraziamenti a tutti coloro che hanno letto la FF ed anche a coloro che hanno inserito qualche commento.
Adesso cercherò di continuare un po’ la parodia dei film, ma nonostante ciò, Vi chiedo di inserire nuovi commenti a questa, per sapere se vi è piaciuta e cosa avrei dovuto cambiare.
Vi saluto con affetto e vi ringrazio per l’attenzione e la pazienza ricevuta.
Il Vostro piccolo scrittore di quartiere,
Joe McFly  

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