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È brutto essere un sostituto. Pensi sempre che tutto ciò che
hai non ti appartiene davvero,perché sai
che quella è la vita di qualcun altro.Io
conosco bene quella sensazione, ero così felice quando mio padre veniva a
trovare all’orfanotrofio me e gli altri. Ci portava sempre dei regali, ma era a
me che andavano quelli più belli, quelli che facevano gola a tutti. Me lo
ripeteva sempre, il mio adorato padre,che
ero il suo figliolo prediletto,ed io
ero felice di esserlo, anche se non capivo perché quella scelta era ricaduta
proprio su di me. Poi ho capito e non sono più stato felice di sentirmi dire
quelle parole. Entrai nello studio di
mio padre per discutere con lui dei progressi della mia squadra quando la vidi.
La foto sulla sua scrivania. La foto che ritraeva il figlio che mio padre aveva
perso tempo prima. La foto del mio sosia: Kira Hiroto.
È così difficile sorridere quando conosci la verità, ti ripeti che non vali
nulla, che saresti dovuto morire tu al posto di chi sostituisci, ma io non sarò
più triste. Voglio tornare a sorridere, voglio andare avanti, voglio una mia
vita. Non sarò secondo a nessuno, non sarò il sostituto di nessuno. Diventerò
il figlio perfetto, non deluderò mai mio padre, farò avverare tutte le sue
speranze. Vedrai, caro Kira Hiroto, non mi limiterò a
prendere il tuo posto, io ti supererò in tutto! Mi amerai, padre mio, diventerò il tuo VERO figlio prediletto.
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Angolino
rotondo
Era da un po’ di
tempo che desideravo creare una raccolta di flashfic
che raccontassero i traumi ed i complessi dei vari personaggi, soprattutto
quelli meno calcolati, così ho iniziato da Hiroto.
Sembra un controsenso, lo so, ma mi sono sempre stupita di quanto poco peso si
desse alla sua somiglianza con Kira Hiroto! Sentirsi
il sostituto di qualcuno dev’essere doloroso, per questo secondo me Hiroto ci ha messo davvero l’anima per diventare il
capitano della Genesis. Però boh, è una mia opinione.
Spero non vi abbia fatto troppo schifo e tenterò di tornare presto con un nuovo
capitolo, su chi nemmeno io lo so! A presto.
È brutto
perdere un genitore, soprattutto quando si è tanto piccoli da non capire che
non tornerà mai più. Io ho perso mio padre quand’ero solo una bambina, morì in
un incidente, almeno così mi dissero all’inizio. Poi crescendo capii, i suoi
amici non volevano mai parlare di lui, i suoi allievi abbandonarono i suoi
insegnamenti. Poi un giorno mia madre me lo disse chiaro e tondo: mio padre
aveva preferito mettersi contro persone pericolose per riscattare lo sport che
tanto amava. Così mi autoconvinsi che mio padre amava quello sport più di me, e
decisi di odiarlo per questo, di odiare lui e tutto ciò che amava più di me.
Buttai tutti i suoi ricordi, li nascosi alla mia vista, volevo dimenticarlo,
non volevo più pensare a lui. Si salvò giusto un quaderno scarabocchiato ed un
paio di guanti logori, nulla di importante, almeno così credevo, fino a quando
non li ha trovati mio figlio. Il figlio che tanto amavo e che tanto somigliava
a mio padre ora si era innamorato dello sport che mi privò di un genitore, ed
io iniziai a vivere nel terrore. Passavo le notti a pensare, ripetendomi che,
fino a quando era solo un gioco innocuo, mio figlio era al sicuro. Ma una
mattina mi confessò di voler coronare il sogno di mio padre, e da allora non mi
sono più data pace. Continuavo ad immaginare la morte di mio figlio, ero
terrorizzata dall’idea di perdere anche lui.
Perché io amo Mamoru
con tutto il mio cuore, così come ho sempre amato te, papà, anche se lo negavo
a me stessa. Quindi proteggilo, proteggi mio figlio da coloro che ti hanno
separato da tutto ciò che amavi.
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Angolino
rotondo
Bene, questo capitolo è dedicato ad AtsukoEndou, la madre di Mamoru, personaggio che secondo me merita di essere
considerato di più. Ancora mi chiedo perché la Level 5 stessa non le abbia
dedicato più spazio, mi sarebbe tanto piaciuto vedere una riconciliazione fra
lei ed il padre nella terza serie, invece niente. Il punto di vista che ho
voluto utilizzare è legato al videogioco di InazumaEleven, che presenta tutta la storia da un punto di vista
più crudo e realistico secondo me, si sentono ancora meglio i sentimenti di
ogni personaggio, ed Atsuko rientra fra questi. Una donna
che è riuscita a spronare il figlio ad inseguire i suoi sogni nonostante il suo
terrore di perderlo come il padre, una donna davvero coraggiosa secondo me!
Va beh, ora chiudo qui avvisandovi che
intendo alternare un capitolo dedicato ad un ragazzo con uno dedicato ad un adulto,
perché anche loro hanno davvero tanto da raccontare. Alla prossima!
È brutto tradire qualcuno, soprattutto quando questo qualcuno
si rivela un tuo amico. Dopo la morte del mio migliore amico ho sempre pensato
che non mi sarei più legato a nessuno, è per questo che, una volta arrivato in
Giappone, mi iscrissi alla Teikoku. Una grande scuola
in cui vige un clima freddo, in cui nessuno è amico degli altri e non ci si
fida del prossimo, dove l’unica cosa che conta davvero è il potere personale e
la vittoria, ed andavano conquistati ad ogni costo. Ed è stato per questo che
io, l’ultimo arrivato del club di calcio, venni mandato a spiare la Raimon. Ma lì le cose erano diverse: la fiducia veniva
conquistata con poco, tutti erano amici nonostante le loro differenze ed il
calcio era praticato come solo una vera squadra può fare. All’inizio pensai solo che quella situazione
non potesse che darmi vantaggi, ma mi sbagliavo. Lentamente mi lasciai
trascinare dall'entusiasmo di quei ragazzi e prima che potessi rendermene conto
iniziai a considerarli come amici. Poi c’è lei, la mia amica d’infanzia che,
nonostante avessimo vissuto lo stesso trauma, era riuscita ad andare avanti e
non chiudersi in se stessa, ed era sinceramente felice di vedermi giocare come
ai vecchi tempi. Per questo non posso più continuare ad ingannarli, mi dispiace
Kidou, ma, a costo di rivelarmi alla squadra per il
traditore che sono , non permetterò alla Teikoku di
rubare il sogno di Endou e degli altri. Ho già perso un amico, non ho intenzione di
perderne altri allo stesso modo.
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Angolino rotondo
Questo capitolo
tratta di Domon e delle sue riflessioni quando decide
di smettere di fare il gioco della Teikoku. Peso che
la perdita di una persona che ci sta a cuore porti in parte la gente ad
isolarsi per evitare di soffrire ancora, ed è così che ho pensato si sentisse Domon dopo la morte di Ichinose.
Che poi quest’ultimo si sia presentato vivo e vegeto spiegando la sua finta
morte con un “non volevo che mi vedeste incapace di giocare ancora a calcio” è
un’altra storia, ed io se fossi stata in Aki e Domon l’avrei ammazzato di botte prima di riabbracciarlo,
perché sentire una cosa così fa sinceramente male secondo me. Passiamo ora alla
Teikoku! L’ho definita come una scuola dal clima
freddo e competitivo perché mi è sempre sembrata così, anche se alla fine si
vengono a creare legami di stima ed amicizia anche lì come quello di Kidou e la sua squadra. Ma è inutile divagare qui, ci
sentiremo nel prossimo capitolo che sarà parzialmente collegato a questo!
Diciamo che saranno le stesse tematiche da un punto di vista diverso… Se
qualcuno indovina di chi parlo avrà in regalo una testa di banana infilata nel
letto.
È brutto essere traditi, soprattutto da qualcuno che
consideravi un compagno. Davvero, non mi sarei mai aspettato qualcosa del
genere, nemmeno da lui. Ho sempre considerato la nostra squadra una grande
famiglia. Avevamo i nostri battibecchi, anche io, che sono il capitano, mi sono
messo più volte a discutere con gli altri, ma in fondo eravamo estremamente
uniti. Però lui era diverso, non ha mai legato con nessuno, si allenava da
solo, le uniche volte in cui scambiava qualche parola con il resto della
squadra era per litigare. Ma in fondo la colpa era anche un po’ nostra, invece
di ascoltare l’allenatore e tentare di coinvolgerlo abbiamo lasciato che si
isolasse sempre di più. Tutta la squadra l’ha sempre considerato un peso, forse
non è tanto strano che si sia vendicato. Anche quando è stato cacciato dalla
squadra nessuno si è opposto, nemmeno io ho provato a prendere le sue difese,
eppure era un mio compagno, invece mi sono sentito sollevato come tutti gli
altri a vederlo andarsene per sempre dal nostro spogliatoio. Che stupido che
sono stato, non mi merito il titolo di capitano. Un capitano dovrebbe capire le
esigenze di tutti i suoi compagni di squadra. Invece io non ho mai nemmeno
provato a capire le sue, ancora adesso non riesco a capirlo: perché ci ha
traditi? Perché ha sabotato il nostro autobus? Cosa ci ha guadagnato nel farci
perdere la finale a tavolino? Non mi darò per vinto, costi quel che costi avrò
la risposta a queste mie domande, ed andrò a chiedergliele di persona, anche se
dovesse fuggire in capo al mondo io lo seguirò insieme al coach Daisuke per scoprire la verità. Preparati, Kageyama, perché la prossima volta
che ci vedremo dovrai darmi delle spiegazioni, volente o nolente. E questa
volta cercherò sul serio di capire quello che ti passa per quella testa bacata
che ti ritrovi.
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Angolino rotondo
Ed eccoci qui con
questo nuovo capitolo! Per chi non l’avesse capito (anche se dubito che
qualcuno non abbia capito, ma specificare non fa mai male) il protagonista di
oggi è Hibiki! Ho tentato di descrivere i suoi pensieri dopo
il tradimento di Kageyama. Anche per questo capitolo
mi sono basata molto sul videogioco, in cui, grazie ai flash back, si capisce
che aria tirava nell’InazumaEleven
originale, era una squadra molto unita ma anche divisa spesso da litigi fra
compagni. E Kageyama… Beh, si fa vedere quanto poco
legato ai suoi compagni! Anche se ho cambiato un particolare, nel videogioco è Kageyama ad andarsene dalla squadra, mentre qui ho scritto
che viene cacciato da Daisuke. Non so,a volte mi piace vederla così, altre volte
rimango fedele alla versione originale. Si, sono molto volubile in certi
aspetti. Nel capitolo precedente ho detto che questo sarebbe stato in parte
legato a quello, ebbeneho voluto
legarli per le tematiche trattate: nel primo si vede il punto di vista del “traditore”
in questo quello del “tradito”. Anche perché
i fatti accaduti alla InazumaEleven
e quelli che stavano per accadere alla Raimon sono
uguali, entrambi si sono ritrovati con un autobus sabotato, la fortuna di Endou e compagnia è che Domon si
è rivelato essere un bravo ragazzo alla fine. Ho in mente di fare altri
capitoli del genere, trattando un solo tema da due punti di vista opposti. Spero
che anche questo capitolo sia piaciuto, alla prossima!
È brutto
dover rinunciare ai propri sogni, soprattutto quando si hanno grandi
possibilità di farli diventare realtà. Io ho avuto un incidente ed ora non
potrò più giocare a calcio. Dovrò rinunciare alla mia più grande passione, il
mio futuro. Ero riuscito anche ad entrare nella nazionale, le più forti squadre
del mondo si scannavano a vicenda per convincermi ad entrare nella loro rosa
quando sarei cresciuto. Ed ora non mi rimane nulla di tutto questo. Il grande
dono che mi era stato dato è scomparso e con lui il mio futuro. E come potrei
presentarmi davanti ai miei amici in questo stato? Non sono più quello che
conoscevano ed amavano, sono morto dentro. Non posso mantenere la promessa che
ci siamo fatti, non ho il diritto di rivederli ancora.
Ma non mi
darò per vinto, non l’ho mai fatto e non inizierò ora! Non importa quello che
dicono i medici, non rinuncerò a ciò che amo di più al mondo! Ci riuscirò, in
qualche modo tornerò a correre dietro un pallone. Ritroverò la mia ragione di
vita, il coraggio di guardare di nuovo in faccia i miei amici, la forza di
tornare a vivere. Perché senza i miei
sogni io sono morto, ma rinascerò, costi quel che costi o non mi chiamo più IchinoseKazuya!
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Angolino
rotondo
Si, l’ho
fatto. Ho dedicato un capitolo ad Ichinose. Dopo
tante critiche mi sono messa d’impegno ed ho cercato di capire il motivo della
sua decisione di darsi per morto.Fa
schifo? Si. Dovrei ritirarmi su una montagna tibetana? Ovviamente. Il prossimo
capitolo sarà legato a questo e parlerà sempre di sogni. Il primo che indovina
vincerà… Boh… Facciamo la possibilità di richiedere un capitolo su un
personaggio speciale! E ricordatevi che uso l’alternanza nuova-vecchia
generazione.
È
brutto veder svanire i propri sogni, ma è ancora più brutto vederli trasformati
in incubi. Ero riuscito a coronare ogni mia ambizione: lo sport che amavo era
diventato il mio lavoro, ero l’asso della nazionale, la gente mi amava e mi
sosteneva ad ogni partita ed anche la mia famiglia era fiera di me. Poi è
iniziato l’incubo. Venni estromesso dalla nazionale, l’allenatore disse che il
mio tempo era finito e che dovevo lasciare spazio alla nuova generazione. Ma io
non potevo accettarlo, io ero l’asso, avevo portato la nazionale più volte alla
vittoria con i miei gol, non potevo essere cacciato in quel modo. Così sfidai
il nuovo portiere e nuovo capitano della nazionale, un ragazzo di nome Daisuke
Endou. Nessuno era mai riuscito a parare i miei tiri, invece lui ci riuscì. E
da allora una strana paura iniziò a formarsi dentro la mia mente: forse l’allenatore
aveva ragione, forse il mio tempo era davvero passato, forse non ero più il
fuoriclasse che ero all’inizio. Quella paura iniziò ad accompagnarmi sempre ed
ogni volta che mi trovavo davanti alla porta avversaria la paura si faceva più
forte, impedendomi di tirare il pallone come volevo. I tifosi che prima tanto
mi amavano iniziarono ad odiarmi, le squadre presto non vollero più avere a che
fare con me. Passai l’ultimo periodo della mia carriera guardando le partite dalla
panchina. Ma l’incubo non si fermò lì. Poco tempo dopo mia moglie morì di
malattia, l’aveva nascosta fino all’ultimo per non aumentare i debiti che già
ci sommergevano. Ed ora sono solo a crescere un figlio, un figlio che mi
somiglia tanto, forse anche troppo, un figlio che sta crescendo da solo. I suoi
compagni non fanno altro che prenderlo in giro a causa mia, spesso cerca di
reagire e finiscono per picchiarsi. A volte lo sento piangere nella sua stanza,
ma non vuole parlarmi, non riesco a comunicare con lui ed aiutarlo. Io invece
cosa faccio? Ho tentato disperatamente di trovare un lavoro, ma nessuno vuole
assumere un perdente come me. Così passo le giornate chiuso nel mio studio,
circondato dai ricordi della mia carriera, affogando il mio dolore nell’alcool,
come si addice ad un perdente come me. Non ce la faccio più, sono un uomo
distrutto. Mia moglie è morta a causa mia e mio figlio soffre sempre a causa
mia. È meglio se io scompaia dalla faccia della terra, così mio figlio potrà
rifarsi una vita ed essere felice. Per questo ho deciso di andarmene, cercherò
un posto in cui morire senza che nessuno possa più ritrovarmi. Scusami Reiji, tuo padre ti ha deluso. Spero
solo che tu possa vivere una vita felice senza che la mia influenza la rovini.
Addio figliolo, ti ho sempre voluto bene e sono sempre stato fiero di te.
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Angolino rotondo
Bene, sono riuscita a scrivere ben cinque
capitoli prima di scriverne uno con un protagonista che faccia Kageyama di
cognome. È un record, sul serio! Kageyama Tougo per me è il personaggio che
incarna meglio il concetto di incubo. Un uomo che vede le sue paure avverarsi e
distruggere la vita perfetta che era riuscito a crearsi, sembra proprio un
incubo. Trovo che Tougo (così come suo figlio) sia un personaggio molto ignorato
ed incompreso. Devo dire che all’inizio provavo antipatia per lui visto come
aveva abbandonato il figlio, poi però mi sono chiesta “perché lo ha fatto?”.
Così è nato questo capitolo, ho tentato di esprimere al meglio il dramma di un
uomo distrutto, ma non credo di esserci riuscita pienamente… Comunque per
concludere devo dire che magari questa mia versione dei fatti è un po’
fantasiosa, ma è così che me la sono immaginata. Così come il finale,
conoscendo il rapporto che hanno i giapponesi con il suicidio mi è venuto
naturale pensare che fosse stata anche l’estrema scelta di Tougo. Così ho
interpretato la sua “fuga” come un modo per non creare ulteriori problemi al
figlio. Per il prossimo capitolo non so ancora quale personaggio sceglierò,
devo mettere in ordine un po’ le idee.
È
brutto essere abbandonati, soprattutto se ad abbandonarti sono le persone che
dovrebbero amarti più di chiunque altro. Sono nato in una famiglia poco unita e
la mia nascita non ha fatto altro che peggiorare i rapporti fra i miei
genitori. Ho passato i primi anni della mia vita chiuso nella mia cameretta
tentando di ignorare le furiose e continue litigate fra mio padre e mia madre.
Alla fine divorziarono ed iniziarono a litigare per chi dovesse tenermi:
nessuno dei due mi voleva, entrambi volevano iniziare una nuova vita e non c’era
spazio per me. Dopo una lunga ed estenuante scenata davanti al giudice, quest’ultimo
decise di affidarmi a mia madre. Io all’inizio ero felice, volevo ricominciare
anche io da zero ed essere un figlio invidiabile. Ma per quanto mi impegnassi,
ottenendo oltretutto ottimi voti a scuola, mia madre non mi degnava mai di uno
sguardo: passava la giornata divisa fra il lavoro ed il suo nuovo fidanzato,
riuscivo a vederla al massimo un’ora al giorno. Poi un giorno mi propose di
fare una gita, mi portò alla stazione e si allontanò dicendomi che andava a
comprare qualcosa da mangiare. Non tornò più indietro. Di recente ho scoperto
che, dopo avermi abbandonato su una panchina, era fuggita in un’altra città con
il suo amante. Io invece rimasi ad aspettarla per ore ed ore, continuando a
ripetermi che sarebbe tornata da un momento all’altro. Alla fine l’allenatore
della Manyuuji mi notò e mi prese con sè, ma io intanto avevo fatto una promessa a me stesso: non
mi sarei mai più fidato di nessuno. Crescendo sono entrato alla Manyuuji grazie alle raccomandazioni del mio nuovo tutore e
subito mi iscrissi al club di calcio, uno sport che mi aveva appassionato fin
da quando ero piccolo. Però stare in quel club non mi piaceva: facevamo degli
allenamenti strani e non giocavamo mai contro nessuno, inoltre i miei compagni
di squadra non mi facevano mai allenare e mi mettevano sempre a fare dei
lavoretti, così io mi vendicavo facendo loro degli scherzi. Poi sono arrivati
quegli strani alieni ed hanno iniziato a distruggere le scuole del Giappone.
Hanno anche sfidato pubblicamente la mia squadra, ma il nostro capitano ha
rifiutato a priori di giocare. Invece sono arrivati dei ragazzi pieni di
entusiasmo che volevano sfidare di loro spontanea volontà gli alieni. Sembra
una cosa da pazzi, ma il loro entusiasmo è stranamente travolgente, soprattutto
quello del loro capitano e della manager dai capelli blu. Mi hanno chiesto di
giocare con loro ma… Mi devo fidare? Non
voglio soffrire di nuovo, non voglio essere deluso. Mi sono ripromesso di non
fidarmi più di nessuno però… Quel sorriso che hanno sulle labbra voglio averlo
anche io! Voglio giocare allo sport che amo e voglio degli amici! Li metterò
alla prova, forse viaggiare con loro sarà divertente.
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Angolino rotondo
Ebbene, in
questo capitolo il protagonista è Kogure! Siccome non si sa nulla su di lui a
parte che è stato abbandonato mi sono sbizzarrita con la fantasia. Ho scelto il
tema del divorzio perché è (purtroppo) un tema vicino a molte persone e
ragazzi, spero che nessuno di loro abbia avuto la sfortuna di Kogure. Ho
interpretato la sua voglia di fare scherzi ai ragazzi della Raimon come un modo
per metterli alla prova e vedere se lo abbandonavano anche loro. Non so perché
ma quest’idea mi sembrava credibile. Il prossimo capitolo sarà sempre sul tema
dell’abbandono ma trattato dal punto di vista opposto, quello di chi abbandona
la propria famiglia. Ok, ho detto talmente tante cose che potrei anche dirvi il
nome del personaggio, ma non lo farò perché mi scoccia.
Grazie a
tutti i lettori e chi recensisce, vi voglio tanto bene!
È brutto
abbandonare qualcosa, soprattutto se si tratta della propria vita. Io non mi
sono mai arreso, in nessuna occasione. Che si trattasse di una partita di
calcio o della ragazza che mi piaceva, ho sempre insistito fino a quando non
ottenevo ciò che desideravo. Ed invece ora sono su questo aereo, pronto ad
abbandonare la mia identità. Lascerò alle mie spalle la mia famiglia, i miei
amici, i miei ragazzi, mi crederanno tutti morto mentre io mi nasconderòin un altro paese. E pensare che fino a stamattina
sembrava tutto normale, stavo finalmente per scoprire cosa era successo
esattamente il giorno della finale del Football Frontier ed in un lampo ho
perso tutto. Sono ancora confuso… L’incidente, la fuga, è successo tutto così
in fretta che mi sembra tutto un sogno. Ma il dolore delle ferite mi ricorda
che questa è la realtà, che non è un’illusione. Ma dopotutto sono stato
fortunato, avrei potuto essere già morto a quest’ora e, invece posso andare
avanti con le mie indagini. Una delle persone più fidate che conosco ha
accettato di prendersi cura di mia moglie e mia figlia, comunicherà loro la
notizia della mia morte. Odio l’idea di doverle lasciare ma è meglio così, se
rimanessi insieme a loro probabilmente diventerebbero i prossimi bersagli di
quell’uomo, Garshield. Sono sconvolto, non pensavo che Kageyama si fosse
alleato con persone tanto pericolose, quel ragazzo finirà per rovinarsi con le
sue stesse mani. Non posso permetterlo, non posso permettere a Garshield di
distruggere la vita ad altre persone. Continuerò ad indagare e, anche se mi ci
volesse una vita, troverò le prove delle sue malefatte. È una sfida, ed in
palio c’è tutta la mia vita. In Africa darò tutto me stesso per raggiungere il
mio scopo, ma il mio cuore rimarrà sempre qui, ad Inazuma-cho,
con la mia famiglia. Non preoccuparti
Atsuko, piccola mia, papà adesso deve andare ma non ti abbandonerà mai sul
serio. Un giorno tornerò a casa, fino ad allora sii forte proteggi la mamma. Ti
voglio bene.
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Angolino rotondo
È passato tanto tempo dall’ultima
volta che ho pubblicato qualcosa, più o meno un mese. Ma sono tornata, ed ho
deciso di terminare questa raccolta. Perché? Perché ho dimenticato le idee che
avevo! No, non sto scherzando. Ricordo che avevo idee da utilizzare nei
capitoli dopo questo, il problema è che non ricordo quali fossero! Per questo
preferisco terminare qui la raccolta, con il capitolo otto, che è tanto
simmetrico, e con Daisuke. Forse un giorno mi torneranno in mente delle idee,
ma, visto il mio repentino allontanamento da Inazuma
in questo periodo, non penso che quel giorno arriverà tanto presto, così preferisco
non dare false speranze su un nuovo capitolo e chiudo qui. Ringrazio tutti i
lettori e coloro che mi hanno recensito, ogni vostra parola mi ha veramente
resa felice. Ciao a tutti!