I will protect you

di TheHeartIsALonelyHunter
(/viewuser.php?uid=255139)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** E' stato solo un bacio ***
Capitolo 3: *** E' stata una bella battaglia ***
Capitolo 4: *** Passato ***
Capitolo 5: *** Ti renderò fiero ***
Capitolo 6: *** Coscienza ***
Capitolo 7: *** Amici ***
Capitolo 8: *** Primo giorno:Caccia ***
Capitolo 9: *** Primo giorno:Protezione ***
Capitolo 10: *** Secondo giorno:Silenzio tra noi ***
Capitolo 11: *** Terzo Giorno: La vita ***
Capitolo 12: *** La storia di Sid ***
Capitolo 13: *** Decimo giorno: Cuore morto ***
Capitolo 14: *** Undicesimo giorno: Perdono e risate ***
Capitolo 15: *** Così importante ***
Capitolo 16: *** Quattordicesimo giorno:Un incubo e una rivelazione ***
Capitolo 17: *** Quattordicesimo giorno:La figlia della tigre bianca ***
Capitolo 18: *** Quattordicesimo giorno:Acqua di mare ***
Capitolo 19: *** Quattordicesimo\Quindicesimo giorno: Cuccioli? ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Sono 18 anni che sto con i ragazzi.
Non scherzo. 18 ANNI.
Sono tanti. Veramente tanti.
Io, Sid e Manny siamo sempre rimasti insieme da allora. Bè, escludendo quella mia momentanea esclusione dal branco…
Sono stati i 18 anni migliori della mia vita.
Ho voluto bene a tutti nella branco. Quando è arrivata Ellie sono stato pronto ad accettarla, e quando anche Pesca è arrivata, è stata per me una gioia indescrivibile.
Ho sempre invidiato Manny per la sua famigliola privata.
Non ho mai capito perché, esattamente. Forse perché i problemi della figlia lo stanno lentamente allontanando da noi.
Ma non avrei mai pensato di poter avere nostalgia della mia vecchia famiglia.
Non ci avevo più pensato e non volevo più pensarci.
Il passato oramai era diventato solo un ricordo sbiadito ma allo stesso tempo ancora vivido in me.
Poi è arrivata lei.
Lei è uguale a me.
Lei è una tigre.
Ed è così simile a lei che a volte vorrei piangere vedendola.
Lei ha riaperto una ferita dentro di me.
Lei è una femmina.
Ma non è solo una femmina.
È una femmina bella.
Incredibilmente bella.
Così bella che è quasi pericolosa.
Le femmine belle possono essere pericolose.
Molto pericolose.
Delle femmine belle ti puoi innamorare…
 
Se non fosse un pappamolle sarebbe quasi simpatico. Lo si può definire in tutti i modi possibili e immaginabili: è di sicuro forte, ed ha un che di inquietante, in fondo. Ma è un pappamolle.
È una vergogna per la nostra specie.
Mai vista una tigre dai denti a sciabola fare comunella con un mammuth grasso, un bradipo scemo e una bradipo femmina ancora più scemo.
Io ucciderò quella tigre. Lo ucciderò anche a costo di morire. Lo ucciderò perché mi ha riportato alla mente troppi ricordi. E troppo dolorosi.
Potrete pensare che io fuori sia forte, ma dentro sono debole. Sì, esatto debole. Debole perché ogni ricordo che faceva troppo male io l’ho semplicemente dimenticato e sotterrato, come si fa con i morti. Sono debole perché non posso sopportare un passato che è stato troppo doloroso.
Sono debole, perché anche a costo di dimenticare, sono andata insieme a quella banda di pirati e insieme a Capitan Sbudella, per dimenticare per sempre e definitivamente.
E lui mi ha salvato la vita. Mi ha salvato facendomi dimenticare. Perché quando dimentichi per non morire non è vigliaccheria, è solo sopravvivenza. E io sono sopravvissuta. E sopravvivrò. Sono abbastanza forte da sopportare lui e i suoi amici.
Sono sempre stata più forte di chiunque osasse dire che non lo ero.
E lo sarò anche ora.
L’armatura che ho da anni sulla pelle non si spezzerà solo per un ricordo lontano. Io dimenticherò. Come ho sempre fatto.
Scapperò. Come ho sempre fatto.
E non mi volterò indietro.
In effetti, ora che ci penso, tutta la mia vita è stata solo un’enorme fuga. 

OK, questo era solo un prologo per spiegare le posizioni dei due personaggi l'uno verso l'altro. Il primo a parlare è Diego, la seconda Shira.
Allora, che posso dire... Recnesite e... Il prossimo capitolo sarà praticamente quello delle vecchia storia "I will protect you". Potrei cambiare spesso i capitoli, quindi fateci l'abitudine. Chiedo scusa a chi questa introduzione smielata può non piacere, ma a me vengono molto bene (credo) queste cose, e invece storie come quella del vecchio Primo capitolo vengono peggio (come si sarà notato) e vorrei migliorare con questa storia.
OK, per favore recensite e... Grazie se avete letto tutte le mie stupidaggini!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** E' stato solo un bacio ***


Non si vede nulla a un palmo di naso.
Socchiudo un attimo gli occhi cercando di districarmi in questo ammasso informe di bianco.
Qui c’è TROPPA nebbia.
Sono sempre riuscito a scorgere non tutto, ma almeno QUALCOSA nella nebbia, grazie alla mia vista da tigre. E all’allenamento con le Sciabole.
Forse sto invecchiando sul serio.
“Non troverai nulla.”
La voce vicino a me è quella di Shira. È da quando siamo partiti che sta zitta come una morta, e quasi mi ero dimenticato che fosse qui con noi. E per fortuna. La odio sempre di più ogni volta che apro bocca.
Perché non è rimasta zitta?
“Com’è che sua Maestà ci degna di ascoltare la sua voce?”
“Ah – ah. Molto divertente.”
La tigre si siede accanto a me, e per qualche minuto rimane zitta.
Anch’io resto zitto, aspettando che dica qualcosa.
Mi appoggio con il mento sulle zampe, cercando di rilassare i muscoli delle zampe. Ma la sua vicinanza mi innervosisce stranamente.
“Ti odio, lo sai?”
Io alzo lentamente la testa gli sorrido con noncuranza.
“Dovrebbe importarmene?”
“Sì, dovrebbe. Perché ora hai un nuovo nemico.”
Sai che novità…
“Tranquilla, uno in più non farà molta differenza.”
Sembra veramente molto contrariata. Ha la faccia di un bambino a cui rubano le caramelle. Mi scappa una risata che la fa innervosire ancora di più.
“Perché ridi?”
Santo cielo, quanto sono prevedibili le femmine…
“Perché sei buffa.”
Il suo viso si contrae in una smorfia di sincera rabbia.
“Ti detesto.”
Mi da con forza una gomitata che però non mi scalfisce neanche.
Mi alzo in piedi e la colpisco con forza, ma non sembra che quella smorfiosa provi qualcosa. Neanche un po’ di dolore.
“Ti detesto anch’io!”
“Ti ho detestato prima io!”
“Vedremo…”
Mi ringhia sommessamente contro. So che dovrebbe essere un avvertimento, ma in quel momento la sua espressione di ira mi fa solo divertire ancora di più.
Lei ha riso di me e ora io rido di lei. 1 a 1, smorfiosetta.
Ricomincio a fissare l’oceano, e per qualche minuto non si sente nulla. Shira sembra essersi arresa dopo quella chiacchierata.
Beata innocenza.
“Se vuoi proprio saperlo, io non farò del male solo a te… Ma anche ai tuoi amichetti qui!”
Sbianco.
1 a 2 per lei.
“L’ultimo che ci ha provato è morto trafitto da alcune stalattiti…” L’ho detto più per rassicurare me stesso che per farla spaventare.
Avevo combattuto con molti nemici per difendere la nostra amicizia: dinosauri, due mostri marini giganti, Soto… Avevo detto addio con quella battaglia al mio passato.
Lei però… Non ero sicuro di poter combattere con lei. Lei era…
LEI.
“E li ucciderò, anche!”
“Cosa ne ricaveresti?”
“Il rispetto!”
“Rispetto? Sei il secondo di Sbudella, combatti meglio di alcuni tigri maschio che conosco…”
WOW. Ho… appena… detto… quello che ho detto?
Era un complimento?Le ho DAVVERO FATTO UN COMPLIMENTO?
Cavolo, Diego, quella tigre ti ha invischiato ben bene.
Lei si mette a scrutare l’orizzonte con sguardo indistinto. Forse spera di vedere un iceberg apparire per tornare a prenderla. Forse spera che il suo capitano sia lì da qualche parte per riportarla alla sua vita di dissolutezze.
Forse.
Beata innocenza.
“Alla ciurma non va a genio che una femmina sia il primo ufficiale del capitano. Soprattutto a Sguincio…”
La squadro un attimo cercando di trovare una qualche sensazione UMANA sul suo volto. Ma c’è solo una fredda indifferenza che quasi mi spaventa.
“Ti riferisci al coniglio di Pasqua?”
Annuisce.
“A lui non piaccio. Dice che il capitano me lo sono comprato. Ma io sono una tigre di tutto rispetto!”
Ehm… Sì, molto di rispetto, escludendo il fatto che sei una pirata, che sei il secondo dello scimmione pazzo che comanda sui mari e che avrai ammazzato non so quanta gente.
“Sai, Shira… A volte il rispetto, non serve a molto, se non c’è la felicità…”
è vero. L’ho imparato a mie spese.
Lei mi guarda con un disappunto misto a ira e… odio credo.
“Dici delle cose scandalose.”
“GRAZIE!”
“Ti sei aggiudicato il primo premio per più seccatore dell’iceberg, vuoi un applauso?”
Si alza in piedi e si mette apertamente contro il mio muso.
“Sì, grazie! E vorrei avere il premio in contanti, se è possibile!”
Lei mi sorride in faccia, con quel suo sorriso sarcastico e un po’ odioso che ha sempre. Cavolo quanto la odio…
“Mi dispiace, ma al momento il premio non è disponibile al ritiro…”
“Oh, magari possiamo discutere insieme dei termini di consegna…”
Lei mi ruggisce contro. Lentamente, io comincio a girare intorno al perimetro dell’iceberg, ruggendo lievemente come monito.
Lei mi ruggisce di rimando.
Siamo uno al lato dell’iceberg opposto.
Mi acquatto lievemente, pronto ad attaccare. Vedo anche lei piegare le gambe…
Sono pronto a saltare, quando…
“SIIIID!”
Al grido di Manny segue la rottura dei due lati dell’iceberg.
Mi spingo sempre più veloce verso il centro. Cavolo ci mancava poc…
Shira mi cade addosso.
Ce l’ho addosso.
La sto toccando.
La sto baciando.
Cavolo.
È piacevole. E stranamente… strano, credo. Terribile ma… bellissimo.
Vedo la tigre che spalanca gli occhi disgustata.
Bellissima.
“CHE COSA HAI FATTO?!?!?!”
“Io non ho fatto…”
Cerco di rialzarmi ma lei mi blocca ancora a terra con le zampe.
“TU… Che stai cercando di…”
“Niente, io…”
“Imbarazzoooooo…”
“STA ZITTO SID!”
Riesco con uno scatto a rialzarmi, e lei si stacca immediatamente da me.
“Tu sei pazzo!”
IO sono pazzo?
“IO sono pazzo? Non sono io che sono caduto addosso al primo che capita e l’ho baciato!”
“è stato un incidente…
“Oh, certo, MICIA!”
Si gira verso di me. Ha voglia di strangolarmi, lo sento. Bene, ho un conto in sospeso con lei.
“Ripetilo, se ne hai il coraggio, TENERELLO!”
COME MI HA CHIAMATO?!?!?!
Tene…
Adesso la uccido!
Alzo lentamente una zampa.
Lei mi sorride serafica. Si mette a sedere lentamente, aspettando il mio colpo.
“Fallo”.
Oh, sì certo che lo farò. E farà molto male…
Ma la zampa è come bloccata, e sembra non volersi muovere.
Cosa diavolo mi sta facendo quella strega?
“Fallo.”
Sì…
Fallo, gatto fifone.
Fallo. Tanto una botta non le farà male.
Anzi, le farà meglio di tutto.
Il suo sguardo diventa improvvisamente serio.
“Fallo.”
La zampa non si muove. Forza, Diego, è solo una botta in testa, l’hai fatto tante volte, su, forza…
Con disappunto ritraggo la zampa lentamente.
Lei sorride soddisfatta.
“Ero certa che non ce l’avresti fatta…”
Con noncuranza tira fuori la zampa e mi da una sonora botta in testa.
“AHI!”
“Voi maschi siete così prevedibili…”
Si gira a guardare l’orizzonte, ancora seduta vicino a me.
“MANNY! Ti posso parlare un attimo?”
Lui si gira verso di me.
“Ti volevo chiedere se…”
“No.”
“Ma non hai neanche…”
“No.”
“E se…”
“No.”
“Shira può…”
“No.”
“Ma non mi stai neanche ascoltando!”
“Se vuoi chiedermi di spostare Shira da qualche altra parte dell’iceberg è no. Sid ne ha rotto almeno metà, e per colpa sua tu te la dovrai sorbire per tutto il viaggio!”
Brutto… Sid mi sorride lievemente dall’altra parte dell’iceberg, e con una mano mi sorride imbarazzato.
POV Sid
Ops… Appena scende mi uccide.
POV Diego
 Appena scendiamo lo uccido.
“E quanto può durare il viaggio?”
La sua faccia diventa improvvisamente seria. Il suo sguardo cerca di vedere qualcosa nel bianco orizzonte. Forse una terra dove poter attraccare.
Forse un’altra barca che vada a riva.
Forse un ponte e le sue due donne.
Forse.
“Non lo so, Diego. Non lo so.”
Mi siedo con disappunto vicino a Shira. Mi rendo conto che sorride, divertita dalla scenetta.
“Il tuo amico lì ti è di molto aiuto…”
“Ah, perché Sbudella è il capo più simpatico del mondo…”
“Bé, mica dovete baciarvi di nuovo…”
“STA ZITTO SID!”
Ci guardiamo un attimo imbarazzati. L’abbiamo detto insieme.
Forse non siamo così diversi come pensavo…
Forse potrebbe…
No. No.
No.
È stato solo un bacio.
 

 
Ok, con questo… Chiudo.
Fa veramente schifo, lo so. Ma credo che loro due si siano veramente odiati molto all’inizio.
Poi col tempo il loro rapporto migliorerà. Credo.
Per il momento non c’è molto romanticismo tra loro due, se avete notato. Vi prego, non abbandonate subito la storia solo perché questo capitolo vi sembra una schifezza totale! Vedrete che andando avanti verrà meglio e ci saranno anche cose più belle tra loro due di un bacio “per sbaglio”.
OK, chiudo, e per favore recensite! Solo per farmi sapere cosa ne pensate e per avere delle idee.  
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** E' stata una bella battaglia ***


Non so cosa mi spinge a odiarlo così tanto.
Forse il fatto che mi ha strappato da Sbudella.
Forse il fatto che mi tratta male in qualsiasi situazione.
Forse quel bacio…
Forse non avrei dovuto essere così debole da concederglielo.
 
“LASCIAMI ANDARE, LASCIAMI ANDARE!”
“Stai tranquilla, micia, non ti mollo.”
Si avvicina a me e mi sorride lentamente.
“E non ti mollerò mai!”
Lo guardo un attimo negli occhi e penso che…
WOW.
Non mi ero accorto che avesse degli occhi così belli….
SHIRA! Che vai a pensare! Quello è il nemico, non te ne rendi conto?!?!?!
Comincio a dimenarmi disperatamente, mentre lui mi fissa leggermente sconcertato.
Non credo di poter combattere con lui…
Lui è così…
Solo ora me ne sono resa conto ma…
NO!
NO.
No.
Pensa a tutto quello che ti ha fatto, Shira, sì. Pensaci.
Pensa a quando ha affondato la nostra nave.
Un colpo con la zampa. Non va a segno.
Pensa a quando ti ha strappata dal tuo capitano!
Altro colpo.
PENSA A QUANDO TI HA BACIATA!
Stavolta la rabbia ha il sopravvento su tutto, e d’improvviso sento il mio corpo incendiarsi.
Continuo a divincolarmi dalla sua presa con tutte le mie forze, ma lui blocca qualsiasi attacco cerchi di dargli.
La furia mi muove e la retorica non conta più. Se mi vedesse ora Sbudella si vergognerebbe di me.
Il mio stesso corpo cerca di ribellarsi a quell’illogicità senza controllo, ma il mio corpo continua a muoversi.
Riesco a liberare con fatica una zampa e con mossa veloce provo a graffiarlo sul muso.
Ma prima che possa fare qualsiasi cosa, lui si sposta con la testa, senza lasciarmi mai.
Ecco, lui sì che combatte. Combatte con incredibile lucidità. È concentrato ma non è teso. Sento i suoi muscoli sotto le mie zampe, e mi rendo conto di non essergli mai stata così vicina.
Se ascoltassi bene potrei sentire ora il battito del suo cuore.
Ma il battito del MIO cuore sovrasta tutto, e una leggera coltre di nebbia comincia a formarsi davanti ai miei occhi.
Sono a terra, con lui sopra di me, e le sue zampe sul petto che mi bloccano.
Se qualcuno ci vedesse potrebbe equivocare.
Continuo a lottare con forza, senza mai fermarmi, ma lui sembra non stancarsi mai, e prontamente para ogni mio attacco.
Io invece mi sto stancando. Combatto da quasi dieci anni e in dieci anni non mi era mai capitato di sentirmi così stanca.
Devo ammettere che questo micio ha molta grinta da vendere, in effetti.
Minuscole gocce di sudore mi imperlano la fronte. La mia vista comincia ad appannarsi.
Sento il mio cuore battere forte.
Troppo forte.
E il respiro affannoso e pesante.
No, no, no.
Non mi sono mai arresa e non mi arrenderò ora. Non mi fermerò davanti a questo bellimbusto.
Sento però sempre di più la stanchezza, e lo vedo a malapena.
E Diego sembra accorgersene, perché sorride compiaciuto.
“TI ODIO, TI DETESTO, TI DETESTO CON TUTTO IL MIO CUORE!!!”
Ma non sono certa che sia così vero.
                  “Stai tranquilla, micia, non ti mollo.”
Continuo a gridare, e a scalpitare, e ad agitarmi nella sua presa, e a cercare di sgattaiolare via.
                            “E non ti mollerò mai!”
E alla fine crollo sotto la sua resistenza eroica, tra le sue zampe.
Sento il suo fiato sulla mia pelle e lo vedo leggermente prima di chiudere gli occhi, io, corpo esanime sul campo di battaglia.
Sorride, Diego.
Sorride e sembra soddisfatto.
“2 a 2 pari, micia.”
Mi si avvicina lentamente all’orecchio e lo sfiora con una leccatina.
“Ma è stata una bella battaglia.”

 
Questo mi piace molto di più del primo. E questo è lo stile che vorrei mantenere per i prossimi capitoli.
Trovo che sia venuto meglio dell’altro.
Qui finalmente i due cominciano a sopportarsi. Volevo dare l’idea che Shira si rendesse conto del fatto che Diego è un bravo avversario e che c’è una certa attrazione tra loro due.
Più che altro carnale.
Al momento.
Ah, e se non l’aveste capito, questo è il momento del film in cui Diego la cattura dopo che ha cercato di scappare. 
Stavolta è Shira a parlare

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Passato ***


Fa troppo freddo in quell’albero. Me ne sono accorto appena ci sono entrato.
Forse dovevo scegliere un altro albero.
È troppo freddo persino per una tigre.
“è freddo qui dentro.”
“Tanto noi non la vogliamo viva.”
Fa freddo qui.
Non può sopravvivere.
“IO la voglio viva.”
 
La sento muoversi leggermente e rantolare nel buio.
Mi volto verso l’albero e cerco di cogliere qualche movimento della nostra prigioniera. Senza rendermene conto, il cuore comincia a battere più forte.
Riesco a vedere il suo contorno sfocato che si mette lentamente in piedi.
Shira si muove con calma, cercando di capire dove si trovi, con gli occhi spalancati e le gambe che tremano.
Sorrido con piacere.
Mi sembra una bambina che si è persa nel bosco.
“Ciao, dormigliona!”
Si avventa contro il bordo dell’albero con forza.
Mi allontano leggermente, anche se so che non può prendermi. Quella tigre è pericolosa quando è arrabbiata.
“TU…”
“Ti sei fatta una bella dormita, sai? Hai quasi battuto il record di Sid!”
Vedo il suo viso ritrarsi leggermente dall’incavo nel tronco in cui si trova. Il suo volto è completamente smarrito e mi sembra confusa come non mai.
Si volta senza dirmi una parola e si siede.
E…quindi… Finito così?
“Va tutto bene?”
“Vattene.”
Mi avvicino lentamente all’albero, con passo incerto, sperando di attirare la sua attenzione.
Ma lei resta ancora zitta senza guardarmi.
Il silenzio si prolunga per alcuni lunghi minuti.
Comincio a sentirmi lievemente imbarazzato, lì, in attesa di una parola o di un qualche segno di vita.
“Io…”
“VATTENE.”
Il suo tono è perentorio e sembra non ammettere discussioni.
Per un istante mi fa una gran pena.
Per un istante vorrei dimenticare il fatto che sono una tigre forte e potente e che lei è un nemico.
Vorrei solo che si fidasse di me…
Ma tutta la sua fiducia ora è nelle mani del suo caro Capitan Sbudella e Dio sa quando si renderà conto che la vita che ha scelto è uno schifo.
“Voglio solo aiutarti…”
Lei si volta verso di me e, anche se non vorrebbe farlo vedere, noto che ha gli occhi lucidi.
“Allora fammi un piacere: vai via, sparisci, dimenticami, io non ti voglio nella mia vita!”
Rimango un attimo interdetto.
“Io non ho mai detto di voler essere parte della tua vita…”
Lei si gira nuovamente con un singhiozzo, e io mi rendo conto di quanto invece vorrei averla amica.
“Vattene…”
No.
Non me ne vado.
“Io… so cosa si prova a essere…”
Stavolta si alza in piedi e mi si para apertamente addosso, con una rabbia e una ferocia che non credevo possedesse.
“VATTENE, LO VUOI CAPIRE? VATTENE! TU NON SAI NIENTE DI ME!!! TU NON HAI IDEA DI QUELLO CHE HO PASSATO!!!!!!”
Poi si allontana dall’albero e torna sul fondo, dove a malapena riesco a scorgere il suo viso.
Ma nonostante tutto… Sono una tigre, vedo bene al buio.
Lentamente, il suo volto cambia espressione. Dalla sicurezza quasi bestiale che aveva poco prima, a una triste incertezza, e alla fine il terrore.
Si gira ancora e stavolta non dice nulla.
Mi sembra di sentire tutto il suo dolore fluttuare nell’aria.
Non capisco se c’è l’ha con me o se l’ho fatta soffrire in qualche modo. Ma io non le ho fatto molto, e, anzi, è stata lei, a volte, a farmi male.
“3 a 2 per te.”
E poi capisco. Capisco che ora sono io in vantaggio su lei. Mentre prima Shira era nettamente sopra di me, ora sono io ad avere in mano la sua vita.
E stranamente questo mi fa sentire terribilmente in colpa.
“OK”.
Io mi allontano più velocemente possibile.
Ma non abbastanza veloce da non sentire le lacrime.
 
Io la vorrei solo come amica.
La vorrei aiutare. So cosa si prova a sentirsi padroni della propria vita e a sentirsi i re del mondo.
Mi ricordo ancora la prima volta che Soto mi ha chiesto di uccidere.
Avevo poco più di quattro anni.
Fu un uccello.
Un piccolo uccellino che non aveva mai fatto nulla di male nella sua vita e che aveva un unico peccato: quello di essere il figlio di un nemico.
E Soto lo voleva morto.
Io mi ero unito da poco alle Sciabole ma ero già uno dei migliori nel campo.
Ero bravo nel salto e in tutte le altre materie in cui una tigre deve eccellere per entrare nella banda di Soto.
Oscar, che aveva sette anni, allora, ed era il secondo di Soto, mi guardava già con disprezzo e con un modo altezzoso. Non credeva in me, non ci aveva mai creduto.
Soto, invece, mi apprezzava. Mi considerava IL migliore.
Fu per quello che mi diede l’incarico.
E quando tornai con il corpo dell’uccello stretto tra le zanne, non esitò a nominarmi suo secondo.
Da allora Oscar dovette guardarmi con un certo riguardo. Ma sotto sotto era ancora invidioso, io lo sapevo. E mi crogiolavo in quella gloria che mi toccava.
Mi sentivo ogni volta ebbro, quando uccidevo. E omicidio dopo omicidio la mia forza e la mia voracità aumentavano.
Avevo bisogno di sentire il sangue a bagnarmi le labbra ogni volta che potevo, e ogni nemico doveva essere sventrato per bene.
Mi sentivo… VIVO, quando uccidevo.
E stavo bene. Incredibilmente bene.
Così passarono i primi dieci anni della mia vita.
Poi sono arrivati i ragazzi.
E io ho dimenticato.
Non avevo più pensato alla mia vita con Soto. Né mai pensavo di doverci più pensare. I ragazzi non mi facevano pesare la scelta che avevo fatto anni appresso, unendomi alla banda sbagliata, né mai avevano raccontato a Pesca o a Ellie cosa avevo fatto.
Avrei potuto dimenticare tutto.
E stavo dimenticando tutto.
Poi è arrivata lei.
Ed è stato come riaprire una ferita che si stava rimarginando.
18 anni sono rimasto in attesa di una VERA libertà.
Poi è arrivata lei.
E tutto quello che ho fatto è tornato a galla. E stavolta non potrò dimenticare così facilmente.
Vorrei davvero che capisse quello che io ho imparato anni addietro: a volte sentirsi importanti è solo un’assurda trappola e la vera libertà è poter stare con chi vuoi tu e con chi ti vuole bene.
Io le voglio bene.
Lei forse mi odierà, probabilmente.
Ma io le voglio bene.
Lei è uguale a me. 

DIEGUCCIO.... Ti amo alla follia, lo sai?
OK, avrei sempre volut raccontare le loro rispettive storie, e con questa inizio con quella di Diego.
Poi un po' alla volta proprio il loro passato li avvicinerà inevitabilmente...
OK, In questo capitolo il rapporto è "Diego vorrebbe esserle amico, ma lei lo rifiuta perchè è troppo orgogliosa."

La storia si fa complicata, eh?

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Ti renderò fiero ***


Sono rimasta tutta la vita a rantolare nel buio.
Tutto quello che di brutto c’è stato ho cercato di dimenticarlo.
E ora arriva lui…
E cambia tutto.
Quando tutto questo finirà, dimenticherò. Di nuovo.
E continuerò a dimenticare fino a quando ci saranno dei ricordi belli da ricordare.
 
Sono passate circa due ore da quando mi ha lasciato in questo albero. E in questo due ore non ho fatto altro che riflettere.
Riflettere su quanto sono stata stupida a farmi battere così facilmente da una sottospecie di imitazione di una tigre. E a quanto sono stata debole.
E al fatto che tuttora sono debole.
O almeno questo è quello che pensano loro.
E sono sciocchi se pensano che mi arrenderò così semplicemente.
Dovranno combatter duramente per piegarmi alla loro volontà.
 
Un ramo spezzato.
C’è qualcuno.
Ringhio contro l’albero.
“Tranquilla micia. È acqua. Ne hai bisogno!”
Riconosco subito la voce.
è lui.
È tornato.
Odioso.
Mi verrebbe voglia di spezzargli l’osso del collo.
Gli avevo detto di andarsene, e quel pagliaccio torna qui con dell’acqua per farmi stare buona?
Oh, appena esco da qui…
“Ti avevo detto di andartene…”
“Sì, ma non hai detto per quanto…”
Ooh…
Quanto è…
Guardo un attimo l’acqua che mi ha portato. Non ho bisogno della sua pietà, cosa crede?  
Mmh. Si è impegnato però, lo devo ammettere. Se non fosse che so che è un trucco, potrei commuovermi.
L’acqua sembra limpida e… incredibilmente… Dissetante…
Ho sete.
Non me ne ero accorta prima.
Oh, santo cielo, non mi ero accorta di avere COSI’ sete.
E se…
NO! No, Shira, no.
No.
Lui è il nemico.
Lui è contro il Capitano.
Lui e quei suoi odiosi amici. SOPRATTUTTO i suoi odiosi amici.
Con una zampata la faccio uscire da un’apertura sotto al tronco.
“Non voglio nulla da te.”
“Benissimo. Muori di sete. Te lo fai da sola il dispetto.”
Lo sento allontanarsi lentamente.
No!
“Aspetta!”
Qualcosa in me lo ha voluto chiamare. E non capisco se è stata una supplica accorata perché restasse o se sia stata la sete.
Brutta traditrice.
“La prenderò.”
La sua zampa spinge di nuovo l’acqua nell’albero.
Contratti col nemico? Brava, Shira. Così mandi all’aria la fedeltà verso il tuo capitano?
Sei una pirata, cavolo!Che vada a quel paese la fedeltà, io ho sete!
“GRAZIE!”
Una singola parola e una così grande fatica nel pronunciarla. Lui non se la meriterebbe.
L’ho detta solo per convenienza. Non gli sono veramente grata.
Lui non si merita la mia gratitudine. Lui non si merita nulla da me.
“Sai, tu hai un modo strano di dire grazie, sembra che dici “Spero che crepi!””
Non posso fare a meno di sorridere.
“è un dono…”
E lo è sul serio.
Mi avvicino al tronco dell’albero con paura, quasi con terrore, di guardarlo ancora negli occhi. Ricordo ancora quella stretta al cuore che mi aveva preso quando l’ho guardato durante il combattimento.
Mi avvicino lentamente, più lentamente possibile.
Non so se voglio confrontarmi con lui…
Oh, Shira, ti fai emozionare così da un tigrotto da strapazzo?
Fai l’indifferente.
L’indifferente.
Non devi pensare.
Non devi pensare a nulla.
Neanche al fatto che somiglia incredibilmente a Sabor.
Un ultimo passo avanti e…
WOW.
L’indifferenza funziona sempre.
Dal non poterlo guardare affatto al saperlo anche insultare di nuovo.
Oh, mi mancava il sapore delle ingiurie sulle labbra.
Non mi incanti più, brutto tenerello!
“3 a 3” penso trionfante dentro di me.
Evviva la vecchia Shira, mi eri mancata tanto, amica mia.
Lui rimane a guardarmi per qualche istante, ma non dice nulla.
Il silenzio sembra imbarazzarlo, io invece resto ferma, fiera e silenziosa a guardarlo.
Abituata al silenzio.
È da quando sono piccola che sono cresciuta nel silenzio.
Mia madre e mio padre non avevano nessuno che venisse a congratularsi della mia nascita. Figuriamoci poi sussurrarmi paroline dolci e chiamarmi “Tesorino…”
Non mi avevano mai voluta, perché volermi bene solo perché avevo fatto l’errore di nascere?
Solo dopo un po’ lui prende la parola.
“Tra qualche giorno attaccheremo la nave di Sbudella.”
Cosa vogliono…
“Vogliamo rubarla per andare a casa.”
Sì, bella idea, darsi alla pirateria contro una banda di pirati.
Questa la voglio proprio vedere! E non devi essere così sicuro di te, verrete sconfitti d sicuro.
Aspetta…Tu sei TROPPO sicuro. Come se fossi sicuro della vostra  vittoria.
Cos’è, avete qualche arma segreta nascosta… Da qualche parte?
Devo estorcergli qualche informazione in più. Sbudella mi ringrazierà, quando sarò libera.
“E… Perché, se vossignoria vuole dirmelo?”
Lui mi sorride. Mi dà fastidio la gente che sorride.
“Perché sorridi sempre?”
Lui fa spallucce con indifferenza.
“Perché ho qualcosa per cui sorridere, forse?”
Oh, sì, certo, il fatto che io sono qui dentro lo fa felice. Cosa, altrimenti?
“Non credere di esserci solo tu nell’universo, micia.”
Lo fisso sconcertata per qualche istante.
Cosa…
Ha voluto…
Poi di nuovo mi sento pervadere da quella strana sensazione.
I suoi occhi verdi…
Uguali a quelli di…
Sono veramente belli, lo devo ammettere.
“Cosa vuoi da me?”
Lui stavolta sorride più ampiamente, soddisfatto.
“Voglio solo esserti amico. Non ti chiedo granché. Solo di poterti aiutare.”
Aiutarmi?
“Aiutarmi? Io sto bene dove sto, grazie!”
“Non mi sembra che lì tu abbia molti amici!”
“Certo che ho amici. Sbudella mi è amico!”
Lo vedo roteare le pupille degli occhi leggermente seccato.
“Sì, certo. Un vero amico se non ti ha mandato a cercare.”
Bé… In effetti…
Non ero mai stata in pericolo, ecco perché non è venuto a prenderti, SA che te la puoi cavare da sola.
Troppo stima per me, ecco cosa gli impedisce di venire.
Oh, falla finita.
E tu non ti ci mettere, non mi serve la tua sentenza, signora coscienza!
Forse Sbudella non ti vuole così bene come credo.
Oh, sono venti anni che non ti uso più, cosa me ne faccio di te ora?
Però…
In effetti…
Insomma, non sono un’esperta, ma potrebbe almeno…
Ehm…
Venirmi a prendere.
Così, per…
Magari facciamo un picnic attorno al fuoco e ci facciamo due risate su tutta questa storia dopo averli uccisi tutti.
Ma allora, perché non viene?
Perché non ti vuole bene come credi.
Shira, che vai pensando?
Lui non ti sta cercando perché…
Perché…
Perché…
Perché crede che tu sia morta! Sì! E probabilmente ora si starà struggendo di dolore per la tua perdita.
Mi chiedo chi abbia nominato primo ufficiale, ora, se io non ci sono.
Ma si ricrederà, quando tornerà! Vedrà che sono viva e mi riconfermerà suo primo ufficiale.
E poi uccideremo il mammuth.
Lo guardo, davanti a me, in attesa di una risposta.
La mia coscienza ha ripreso a parlare da quando c’è lui nella mia vita.
Ebbene, io lo caccerò dalla mia vita.
E lo ucciderò con le mie zampe. Farò qualsiasi cosa perché il suo sangue macchi le mie zampe. E poi mangerò dalla sua carne putrida e secca, anche se sarà il sangue di un codardo quello che sto bevendo, lo mangerò tutto, cosicché i suoi amici non potranno mai, MAI PIU’, avere una tomba su cui piangere.
Vi farò male, molto male.
Ma mi servono informazioni.
Ridacchio lievemente, tra me e me.
“OK, tenerello, hai vinto. La mia vita è nelle tue mani. Fa di me quello che vuoi.”
Il suo viso si stira in una mossa di preoccupazione lieve.
Oh, no.
Ha capito?
Adesso mi poterà probabilmente dal suo amico e mi farà uccidere.
Cavolo, non posso morire. Non prima di averlo ucciso...
Ti prego, fa che non se ne sia accorto, ti prego, fa che non se ne sia accorto…
Lui non ti ucciderà.
Sta zitta.
Perché lui non  come te.
Lentamente se ne va, silenzioso.
Uuuh…
C’è mancato poco.
Sì, molto poco.
SSHHHHH! SSSSSH!
STA ZITTA! Non ti voglio più sentire nella mia testa.
Sono io che ho il controllo qui.
Non tu.
Sono IO che prendo le decisioni, IO che dico cosa fare, IO faccio di me quello che voglio.
E se andrò all’Inferno per tutta la vita non mi importa.
Dovessi marcire nel fuoco dopo la mia morte, io non mi lascerò mai più guidare da sciocche scelte sentimentali.
Sabor sarà fiero di me.
 
Sabor era il capovillagio.
Era come una specie di sacerdote, amministrava tutti i conti del branco, contava tutte le bestie uccise, preparava i riti…
E i sacrifici.
Quelli non li faceva lui però.
Quelli li facevano i cosiddetti “prescelti”.
Ogni anno circa 20 tigri maschio appena nate venivano lasciate davanti alla caverna di Sabor perché li addestrasse al sacrificio e li preparasse ad amministrarli per la comunità. I genitori li lasciavano lì perché magari la madre non aveva latte, o perché nella loro caverna non c’era abbastanza spazio per un nuovo arrivato.
O semplicemente perché non li volevano.
E quell’anno fui lasciata anch’io davanti alla caverna. Nonostante fossi femmina.
I miei non mi volevano. Non mi volevano a tal punto che mi lasciarono al freddo per una notte intera, con una bufera di neve in atto, con altri 19 tigri maschio che morivano di freddo.
Il giorno dopo Sabor andò a raccogliere, di malavoglia, i corpicini morti delle tigri prescelte. Erano morte tutte assiderate nella notte.
Ma di certo Sabor non si aspettava di trovare un piccolo fagotto lì, piccolo, infreddolito, certo, ma ancora vivo. E soprattutto era una femmina.
Ero io.
Io ero l’unica sopravvissuta di quella che in seguito fu chiamata la “Bufera di Autunno” e che aveva ucciso 19 tigri maschio.
Ma non l’unica femmina che c’era in quella massa.
Io ero sopravvissuta.
E Sabor mi prese subito sotto la sua ala protettiva.
Ero la sua favorita tra tutti i giovani maschi che allora venivano addestrati. Questo non vuol dire che con me si concedesse in carezze o smancerie simili, ma che semplicemente mi stava addestrando molto meglio degli altri.
Mi stava addestrando all’arte dell’omicidio.
Ed io ero pronta a tutto pur di soddisfarlo.
Lui era colui che mi aveva portato nella sua caverna e mi aveva sfamato e resa forte per tutti quegli anni. Lui era colui che mi aveva insegnato ad essere forte e a non lasciarmi sopraffare dalle emozioni.
Colui che ormai era come un Padre e più di un Padre.
Era un Maestro.
Il mio Maestro, con la lettera maiuscola.
Io lo rispettavo profondamente, volevo che fosse fiero di me e che non mi lasciasse mai andare. Non volevo assolutamente che mi lasciasse andare.
Gli volevo bene, in fondo.
Dei miei genitori non ho più saputo nulla.
Ma dopo la Bufera, Sabor mi ha raccontato di aver trovato, tra i corpicini di quelle poveri tigri, anche il corpo, ben conservato, di due tigri adulte.
Un maschio e una femmina. 


OK, questo capitolo entra ufficialmente ne "Il mio preferito".
è stato difficile captare bene la personalità di Shira, ma spero che alla fine sia chiaro quello che voglio dire.
Grazie a Morgana le Fay e balck dalia per aver aggiunto la storia a le seguite.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Coscienza ***


Se crede che non abbia capito il suo gioco, allora è proprio una stupida.
Mi sono reso conto di ciò che cerca di fare.
Del fatto che la sua fedeltà al suo capitano è ancora troppo alta.
Che la sua fiducia verso di me è troppo poca.
Ma tre settimane sono molte.
E io potrei farle cambiare idea.
 
Quando vado a portarle l’acqua, non mi ringhia addosso. Rimane seduta sul fondo dell’albero, calma e docile come un gattino.
Troppo docile, direi.
“Ciao…” mi dice solamente, la voce leggermente seccata.
Mi viene voglia di ridere, al pensiero di quanto le costi dire le cose più semplici.
Appoggio con attenzione il guscio pieno d’acqua sul terreno e ricambio il saluto.
“Ciao.”
Con una zampata abbastanza decisa, Shira infila l’acqua nell’albero.
Poi mi fissa per alcuni istanti con quasi disprezzo.
Oh, fantastico, siamo arrivati al QUASI disprezzo.
Faccio passi da giganti.
“Ehi, Shira…”
Doveva sembrare un inizio conversazione, ma evidentemente non mi è riuscito molto bene.
Lei non dice nulla e, con calma fredda, si siede e comincia a bere a sorsetti.
Continuo a guardarla senza un motivo ben preciso.
Ma lei non mi dice nulla, e io rimango lì, fermo, impalato, come uno scemo, aspettando che mi dica qualcosa per iniziare una qualche discussione.
Magari anche sul tempo.
Lei ogni tanto mi lancia qualche sguardo leggermente imbarazzato, tra un sorso e un altro.
Non mi vuole qui, me ne rendo conto.
Non mi vuole a guardarla come un’idiota.
“Ehm… Te ne vai?”
“S…Sì.”
Troppo incerto.
“Sì!”
Le volto le spalle e me ne vado, cercando di cancellare quella sensazione allo stomaco che mi ha preso improvvisamente.
 
Non mi ero mai sentito così stupido in tutta la mia vita.
Mai sentito così in imbarazzo.
Nemmeno con Enya.
Con lei mi sentivo a mio agio.
Mi sono sempre sentito a mio agio.
Noi due eravamo…
Stranamente uguali.
Uguali come gocce d’acqua.
Gli stessi sentimenti, le stesse passioni, le stesse convinzioni.
Ma quella tigre…
QUELLA tigre mi fa sentire quasi male.
Accidenti a me per aver creduto di poterla aiutare! Non ci riuscirò mai.
Le voglio bene, questo è vero, ma mi sento terribilmente stupido, vicino a lei.
E lei non vuole bene a nessuno.
A nessuno eccetto quel suo Capitano.
Quel suo Capitano che è quasi un idolo per lei.
Lei è splendida, ma è così…
Fredda.
Sì, esatto, fredda come il ghiaccio che ho sotto le zampe.
Così fredda e, anzi, più fredda.
E io non posso fare nulla per cambiarla.
Cosa credevo, cambiare una vita intera da così a così?
È… è impossibile.
Non…
Non ce la posso fare.
Non posso.
E così ti arrendi…
Oh, su, arrendersi è una parola grossa…
Questo non me l’aspettavo da te, Diego.
Insomma, non fare…
Ti fai battere da un’altra tigre?
Ehi, vuoi stare…
Chi è stata l’ultima tigre che ha provato a batterti?
Abbasso gli occhi.
Oh, lo ricordo molto bene.
Soto.
E che fine ha fatto?
Inghiotto con fatica la saliva.
Anche questo lo ricordo bene.
Trafitto da delle stalattiti.
Vedi?
Scusa, vedi cosa?
Vedi che puoi farlo?
Ma se ti dico che non POSSO!
Non puoi….o non vuoi?
Ehi, coscienza, che fai, colpi bassi?
Io la vorrei aiutare, lo vorrei con tutto me stesso, il problema è che non so COME!
Prova con l’iniziare a comportarti da tigre!
Ah, perché fino a ora mi sono comportato da bradipo…
Cosa ti ha insegnato Soto quando eri suo allievo?
Ehi, cosa c’entra…
COSA… Ti ha insegnato?
Ehm… Uccidi subito e poi mangia?
L’altra.
Salta e scatta?
No.
Ammazza tutti, anche donne e bambini?
No-o…
Coscienza, dammi una mano, non me lo ricordo!
Te lo ricordi.
Allora…
Dunque…
Ehm…
Visto che non stiamo parlando di uccisioni…
Né di morti…
Né di scannamento…
D’un tratto una regola che credevo dimenticata ritorna alla mente.
E mi rendo conto di non averla mai dimenticata veramente.
Una vera tigre non si arrende mai.
Esatto, Diego.
Quindi, ora, che dovrei fare?
Dalle fiducia. Alle femmine piace.
Darle fi…
La stupirai.
Scapperà.
No.
Sì.
No-o.
Sì-ì.
Non lo puoi sapere.
L’ho inseguita già una volta.
E l’hai presa.
Touché, coscienza.
Bé, forse…
Dormici sopra, Diego. Hai 20 giorni per conquistarla.
Io non ho mai detto di volerla…
Ehi, sono io la tua coscienza, saprò quello che vuoi!?!?!
….
OK.
Ho una coscienza decisamente pazza. 


Breve capitolo per farsi due risate.
Dal prossimo capitolo i loro rapporti diventeranno sempre più...
INTIMI.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Amici ***


Credo che gli amici siano la cosa più preziosa che ho mai avuto in tutta la mia vita.
Credo che siano stati i momenti passati con loro i momenti più belli della mia vita.
E credo che prima di incontrare Manny e Sid è come se non avessi vissuto.
 
Sono rimasto tutta la sera ad aspettare che Manny finisse la sua lezione agli Hirax. E devo dire che mi sono anche lievemente spazientito a fare la bella statuina, aspettando di poter parlare con “Il grasso capo”. È così che gli Hirax hanno ribattezzato Manny. “Il grasso capo”.
Povero Manny.
Non posso fare a meno di sorridere.
Sid invece è il “Grande Capo”.
Sid ci ha fatto una testa così con questa storia per tutta la mattina.
Ma è solo perché capisce la loro lingua. Oh, Sid. Non è per altro.
Non ti adorerebbero se tu non capissi la loro lingua.
Non ti devi vantare come uno sciocco solo perché quegli animaletti ti considerano quasi un Dio. Mi sbaglio, o anche quei bradipini ti consideravano un Dio? E come è andata a finire?
Mi sfugge un altro sorrisetto.
Manny, finalmente, si alza dalla sua postazione e si avvicina a me. Vedo con la coda nell’occhio gli Hirax seguire Sid nel folto della foresta, urlando come matti.
Svampiti.
“Allora, che volevi chiedermi?”
Prendo fiato lentamente. Mi sono già preparato tutto il discorso in testa. Ma non sono certo di poterlo presentare bene.
“Senti, Manny…ehm…”
Ecco, comincio bene.
“Per quanto riguarda…Shira…”
Manny mi guarda per un istante con occhio critico, come se avesse già capito dove voglio andare a parare.
“Non è che potrei… Ecco, io…”
Mi passo nervosamente la zampa sul naso, cercando di non pensare al suo sicuro no.
 “Vorrei, domani…”
Non riesco a guardarlo in faccia.
Sembro un teenager che, con la certezza di essere respinto, chiede alla mamma di andare fuori.
Chiudo gli occhi nervosamente.
Forza Diego, FORZA!
Prendo un lungo respiro e dico, tutto d’un fiato:
“Vorrei farla uscire per farla venire a caccia con me.”
Fine.
Uh.
Terribile.
Apro lentamente un occhio, cercando di non guardarlo direttamente negli occhi.
Ma so già che è stupito.
E che non vorrebbe davvero farmi fare una mossa così avventata.
Apro anche l’altro occhio.
Tengo la testa bassa con fare supplice, quasi spaventato. Mi faccio vergogna da solo.
Mai sceso più in basso di così.
Mai stato più in imbarazzo col mio migliore amico.
Oh, perché è così difficile…
Io e lui ci siamo sempre detti tutti, sempre confessati segreti e detti pensieri che ad altri non avremmo mai detto. Tra noi c’era sempre stata un’intimità complice e una grande affinità.
Io gli voglio bene.
E lui ne vuole a me.
Perché dovermi vergognare davanti a lui?
Oh, cosa mi succede?
Una tigre dai denti a sciabola in crisi d’identità mi fa balbettare come uno scemo e non riesco a dire mezza parola al mio migliore amico.
Ehi, Diego, non è che Sid ti ha posseduto oggi?
No, non credo. Capirei una parola di quello che dicono gli Hirax.
Mi sento lo stomaco stringersi e attorcigliarsi nella pancia.
Perché mi sento in imbarazzo con lui?
Non dovrei.
Non dovrei sentirmi così diverso da lui.
Ma stranamente mi rendo conto che è da molto, da troppo, che noi due siamo separati.
Da quando Ellie è entrata nel branco.
Lui non ha avuto più tempo per me, da allora.
Non gliene faccio una colpa. Capisco che dopo aver conosciuto Ellie, e poi Pesca…
No, no, non può essere una colpa.
Ma non aveva più avuto molto tempo per noi.
È la prima volta dopo anni che gli parlo come un vero amico.
È la prima volta che gli chiedo un favore.
Ed è solo perché anch’io mi sto affezionando a qualcuno.
COS…
COS…
Affe…
Non…
Non è…
DIEGO! Contegno!
Ah, sì, giusto.
Respiro affannato, in attesa della risposta.
Ho paura di un no.
Un sì mi sembrerebbe anche troppo.
Ma ciò che mi dice mi stupisce veramente.
Non è nulla di ciò che mi aspettavo.
“Ci tieni a lei?”
Cos…
“Come… Che…”
Balbetti. Di nuovo.
Calma.
Calma Diego.
Calma.
“Ehm… Io… Credo… Di…”
Lo guardo negli occhi per un istante.
Anche lui ha avuto i suoi bei casini con Ellie.
Anche lui voleva cambiarla.
Anche lui voleva il suo bene.
Mi ha capito.
Mi ha capito davvero.
Sorrido.
“Sì. Ci tengo a lei”.
Vedo il suo viso aprirsi in un largo sorriso.
Mi ha capito.
La sua testa fa lentamente cenno di sì.
Mi allontano da lui contento come non mai.
Sento il cuore battere forte nel petto.
E una felicità così intensa che per un istante ho paura di scoppiare.
Credo che abbia davvero capito le mie motivazioni.
Sì, lui mi ha sempre capito, in fin dei conti.
Come ogni vero amico.
Non ha mai smesso di esserlo. 

Allora... Premetto subito che sono stra-super-mega-ulta-iper-arci-super-mega contenta che abbiano aperto FINALMENTE la sezione dell"Era Glaciale". perchè è un cartone che merita veramente. Per me il primo resta sempre il migliore, perchè l'amicizia che c'è dentro è straordinariamente bella. Per questo ho voluto scrivere qualcosa su loro due, perchè li trovo veramente due amici AZZECCATI. E loro tre, anche, sono bellissimi, come amici, e li amo alla follia.
Forse scriverò qualcosa su loro tre...

Comunque, volevo scrivere qualcosa su loro tre perchè la loro amicizia, per me, dovrebbe rimanere comunque il tema portante dei film.
Invece dal terzo in poi (nel secondo sono sempre veramente dolcissimi...) si comincia a focalizzare sulle avventure.
Oh, non è negativo, ma...
Comunque, ho odiato profondamente il terzo film perchè non c'erano loro tre e sono contenta che almeno nel quarto li abbiano riuniti (anche se Manny pensava sempre alla sua antipatica mogliettina...).
Allora, grazie sempre a chi mi segue e chi mi recensisce.
E... qui c'è un intervista sull'Era Glaciale 4 che mi è sembrata straordinariamente bella, e ho voluto condividerla coi fan della saga (sì, quanti ce ne saranno..)
E poi, ultima cosa, vorrei sapere quale film vi è piaciuto di più, perchè, e vorrei sapere che ne pensate della loro amicizia...
Che ci volete fare, li amo...

http://www.abruzzo24ore.tv/news/L-Era-Glaciale-4-Continenti-alla-deriva-dal-28-settembre-in-tutti-i-cinema/98545.htm 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Primo giorno:Caccia ***


È buio qui.
E fa freddo.
È umido qui.
E fa freddo.
Vorrei avere qualcuno a cui stringermi.
 
La luce mi ferisce quando entra nell’albero.
Mi volto di scatto e per un attimo non riesco a distinguere nulla nel soffocante bagliore.
Cavoli…
Mi sono abituata MOLTO al buio, eh?
A parte quella lucettina che viene dalla cavità dell’albero, in effetti, quale altra luce ho visto fino ad ora?
Ci metto qualche istante prima di riuscire a vedere chiaramente.
Riesco ad aprire per un istante gli occhi e lo vedo.
Lui.
Il mio cuore si ferma per un istante.
È venuto a prendermi.
È venuto per me.
Per liberarmi.
Per…
SHIRA, SHIRA! Calma, calma, calma.
Calma.
È una tattica.
Sì, è tutta una tattica.
DEVE essere una tattica.
Non mi farebbe mai uscire sul serio.
Lui mi odia.
“Vieni, forza.”
La sua voce mi sembra molto più seria dell’altra sera.
Riesco finalmente a distinguerne i tratti e per un istante mi soffermo sui suoi occhi.
E mi rendo conto, ancora una volta, di quanto siano belli.
“Forza, esci!”
Lo vedo con le zampe sul pezzo di tronco che ha appena abbattuto. È proprio quel tratto di tronco più tenero, mi rendo conto.
Quello che volevo usare per scappare.
Mi ha davvero semplificato il lavoro?
“Vuoi che me ne vada?”
“Non te ne andrai.”
La sua voce è fredda, ma riesco a  sentirci anche una punta di sicurezza che mi spiazza completamente.
Davvero crede che non avrei tentato la fuga appena possibile?
Io sarei tornata da Sbudella anche a costo di scorticarmi le zampe fino al midollo.
Avrei potuto strappare quel pezzo di tronco appena possibile.
Ma non l’avevo ancora fatto solo perché avevo bisogno di altre informazioni.
Tutto qui.
Che non si monti tanto la testa, il signorino.
IO sono la padrona della mia vita.
“Cosa vuoi fare?”
Lui si mette a sedere tranquillo come se nulla fosse.
“Bé, avevo intenzione di invitarti, molto gentilmente, come vossignoria gradisce…”
Lo dice con un tono così ossequioso e servile che mi scappa un lieve sorriso.
Ah-ah.
“…Avevo intenzione di portarti a caccia con me.”
Alzo un sopracciglio.
A caccia?
Davvero?
WOW.
Bel pensiero.
Avevo proprio bisogno di ammazzare qualcuno di prima mattina.
Speravo fossi tu, ma…
“è così che rimorchi le donne, tu?”
Vedo il suo volto contorcersi in un’espressione stranamente imbarazzata.
Sorrido.
Mi piace rigirarmelo tra le dita, il tigrotto.
“Se non ti senti capace…”
Cosa…
Ma sta parlando con me?!?!
No, sul serio, mi sta prendendo in giro?
Ah, si vede che non mi conosce!
Quando lo ucciderò non farà tanto lo sbruffone…
Ma sul suo viso non riesco a cogliere note di sarcasmo o di quella spudoratezza che tanto lo contraddistingue.
Sono abituata  a riconoscere chi mente. È la prima cosa che mi ha insegnato Sabor.
Riesco a sfoderare il mio miglior sorriso e, non senza una certa dose di sicurezza, affermo:
“Certo che mi sento capace. E, ti dirò di più. Sono molto più capace di te.”
 
“Sono un’incapace!”
“No…”
“Ma sì, guarda che schifo di prede che ho preso!”
“Ma no…”
Non mi ero mai sentita sfiduciata in tutta la mia vita.
Nemmeno con Sabor.
Cioè, sì, qualche volta con Sabor, ma i primi tempi!
Ora invece…
Non sono più una novellina e faccio gli stessi errori di una novellina?
“Non so cosa mi sia preso…”
Sento la mia voce supplice e piccola piccola.
Piccola piccola come io da piccola.
Mi ricordo ancora io che chiedevo con aria vergognosa a Sabor perdono per qualche sbaglio, da piccola.
Ma stavolta è diverso.
Stavolta non sono più piccola.
Sono passati venti anni dal mio ultimo allenamento con Sabor, sono cresciuta.
Stavolta era uno sbaglio troppo madornale.
Stavolta qualcosa aveva catturato la mia attenzione.
E ero quasi certo che fossero stati gli occhi di Diego.
“Mi dispiace, Diego. Mi dispiace tanto…”
Non mi riconosco più.
La Shira che conosco non farebbe mai questo.
Non si piegherebbe mai al livello del nemico e non chiederebbe mai scusa.
La Shira che conosco non dice mai né grazie né scusa.
La Shira che conosco non è lì, in quel momento.
Non è quella che ora supplica.
Non è quella che si è persa nei suoi occhi.
Quella che si vergogna per un piccolo errore.
Io non sono così.
Perché?
Perché lo sto facendo?
“Non importa, sul serio…”
Poi capisco.
La freddezza si impadronisce di me.
È lui.
È lui che mi ha stregata.
È lui che ha fatto questo.
È lui che mi ha resa questo mostro che non sono.
È stato per pochi istanti.
Ma lui vuole che duri per sempre.
“Troverò qualcos’altro per Sid e Manny…”
Sembra soddisfatto.
Oh, certo.
Gli è piaciuta la mia debolezza, per qualche istante.
Se l’è goduta.
Si è divertito.
Bene.
Spero che te lo faccia bastare.
“Perché tutto questo interesse per i tuoi amici?”
Sembra stupito. Non se l’aspettava quella domanda.
Sorrido soddisfatta.
Mi piace prenderlo in giro.
“Perché…”
Si piega lentamente a terra, appiattendosi sotto l’erba.
Capisco che ha avvistato qualcosa e lo seguo fulminea.
Lo sento ruggire lentamente vicino a me, ma non oso guardarlo direttamente.
È da codardi.
Ma stranamente non ne sento vergogna.
Non è un peccato, in fondo.
È sopravvivenza, Shira.
È solo sopravvivenza.
Tutta la tua vita è stata una grande ricerca della sopravvivenza. E anche ora non lo sto guardando per sopravvivere.
E sto cacciando per sopravvivere.
Ed è sempre stata sopravvivenza.
Tutto qui.
Non c’è stato mai spazio nella mia vita per altro.
Mi chiedo all’improvviso se la mia vita potrebbe essere diversa.
Diego scatta veloce fuori dall’erba all’improvviso con un ruggito feroce.
D’un tratto, mi sento totalmente stupida.
Sento un grido alto e una improvvisa frenata sulla terra.
Corro fuori dall’erba più veloce che posso.
E non so se ridere o piangere per quello che vedo.
Sid è sotto le zampe di Diego urlando come un ossesso, mentre Diego sembra anche più stupito di lui.
Quando mi vedono apparire dall’erba, Diego, con la zampa alzata nel vuoto, dice imbarazzato solo:
“Shira…”
Sid tace all’improvviso e mi fissa scosso come non l’avevo mai visto.
Non l’avevo mai visto così sinceramente sorpreso.
Sarà il viso di Diego che è incredibilmente imbarazzato, o quello di Sid che è incredibilmente sorpreso, o forse tutti e due, ma comincio a ridere a crepapelle.
Una risata sincera, pura, vera, come non ne facevo da anni.
Una risata perché mi sto divertendo sul serio.
Una risata quasi liberatoria.
Perché dentro di me sento, d’improvviso, qualcosa di grande: l’aria.
Come se non avessi respirato da tanto tempo, sento l’aria.
Ed è fresca, e pura, e tutto intorno ce n’è ancora.
Tanta aria e tutto un mondo fatto solo di aria.
Aria di terra.
Aria di mare.
Quanto sono diverse.
Diego si unisce alla mia risata poco dopo, e insieme rimaniamo a ridere a lungo, fino a quando non ci vengono le lacrime agli occhi.
Sid ci guarda con aria allo stesso tempo spaventata e stupita, come l’aria di chi ha visto un fantasma e non ne sospettava minimamente l’esistenza.
Il suo volto è così strano e lui così silenzioso, che ci sembra naturale ridere più forte, e ridere ancora, e ancora, e ancora, fino a rotolare per terra.
Aria.
Vedo con la coda dell’occhio Sid allontanarsi frettoloso, ma non mi importa.
Continuo a ridere, e ridere.
E Diego ride con me.
E quando finalmente la pancia comincia a farmi male, e io riapro gli occhi, trovo sopra di me Diego che mi guarda estasiato.
Io vorrei ritirarmi all’istante, ma sembra che il mio cervello si sia paralizzato.
Penso velocemente a qualche modo per scrollarmelo di dosso, qualche scusa credibile, QUALSIASI cosa, ma non mi viene in mente nulla.
Lui continua a guardarmi.
E sembra felice.
“Hai degli occhi bellissimi.”
Anche tu, vorrei dire.
Ma tutto il mio corpo sembra improvvisamente paralizzato.
E nulla mi spingerebbe in quel momento ad andarmene dalla sua stretta.
Lui è bellissimo…
 
Rimaniamo a cacciare per tutta la mattina.
Lui mi parla del più e del meno, della sua storia e della sua “famiglia”. Dei suoi amici, e delle mogli dei suoi amici, e dei figli dei suoi amici.
E io lo ascolto estasiata.
Lo ascolto come se fosse mio amico da sempre.
Lo ascolto attenta perché non voglio dimenticarmi nulla.
E per un istante credo di non stare fingendo.
Ma è solo per un istante.
Perché in fondo io sto ancora fingendo.
E niente e nessuno mi distoglierà dal mio scopo.
Ho promesso con tutta me stessa che l’avrei ucciso.
E l’ucciderò.
Lasciamogli credere di essere caduta nel suo piano.
Lasciamoglielo credere, và! Tanto non potrà che darmi altri vantaggi.
 
Quando mi riaccompagna all’albero è notte fonda.
Rientro con passo incerto e poi lui chiude con decisione l’apertura nell’albero.
Seguo i suoi spostamenti con lo sguardo, senza rendermene conto, fino a che non si ritrova davanti a me.
E riesco a vedere i suoi occhi.
“Buonanotte.”
Fa per girarsi.
“Ah! E non provare a scappare che sono qui fuori!”
E ti pareva…
Sorrido lentamente.
Poi mi giro anch’io.
Sono stanca.
E ho mangiato poco.
Qui su quest’isola sembra non ci siano molti esseri viventi.
A parte gli Hirax.
Ma quando gli ho chiesto se potevamo mangiarli, lui ha detto di no.
No categorico, no sicuro.
E no perché non voleva che gli amici di Sid morissero.
Io vorrei capire perché ci tiene così tanto a quei due.
 
Terza persona
 
Era notte fonda.
Manny dormiva profondamente con gli Hirax avvolti intorno.
Sebbene volessero più bene a Sid, gli Hirax erano intelligenti e preferivano la calda pelliccia di Manny alla ispida e puzzolente pelle del bradipo.
Sid si alzò lentamente dal suo giaciglio che la luna era già alta nel cielo.
Con passo felpato si avvicinò a Manny, cercando di non fare rumore.
Quando fu abbastanza vicino, si avvicinò al suo orecchio e sussurrò:
“Manny…”
Sebbene fosse stato poco più che un sussurro, Manny si svegliò all’istante. Aprì lentamente gli occhi e quando riuscì a inquadrare Sid disse, anche lui a bassa voce:
“C’è qualcosa che non va?”
“Lo sai che Diego caccia con Shira?”

Il suo tono era preoccupato e stranamente allarmato. Sid era sempre stato uno nervoso, ma Manny non l’aveva mai visto così nervoso.
Non così nervoso da poterlo svegliare nel cuore della notte.
Sospirò lentamente.
“Sì che lo so. Gliel’ho concesso io.”
Sid rimase impressionato.
Il suo volto diventò improvvisamente marmoreo e la sua espressione quasi terrorizzata.
“COME HAI…??!?!”
“SSSH!”
Sid aveva alzato decisamente troppo il tono della voce.
Subito dopo, però, tornò al tono basso:
“Come hai potuto fare una cosa del genere? Lei è una nemica!”
“Ma Diego ci tiene a lei…”

Anche stavolta Sid rimase sorpreso.
“Cosa stai….?!?!”
“SSSSSH!”
“Cosa stai dicendo?”
“La verità, Sid. Il nostro caro Diego si sta innamorando.”

Stavolta il volto di Sid divenne bianco. I suoi occhi si spalancarono e la sua bocca anche.
Per qualche istante a Manny venne da ridere, ma pensò che non era il caso.
Sid sentì d’un tratto un CRIC sinistro alla parte sinistra del corpo.
E pensò che era il suo cuore che si spezzava in mille pezzi.
 
POV Sid
 
Quando Manny si è innamorato, io ho approvato.
Quando io mi sono innamorato dei miei piccoli, loro hanno approvato.
Ma stavolta io non posso approvare.
E non posso approvare che Diego si innamori semplicemente perché è una cosa impossibile.
Diego non avrebbe dovuto, non DEVE innamorarsi!
Se anche lui si innamora e decide di andare a vivere con lei lontano, cosa nel sarà del branco?
E della nostra famiglia?
Cosa sarà di tutto quello che abbiamo costruito per anni?
Perché deve finire tutto così?
Lei non può venire qui e portarci via il nostro Diego!
No, no, NO!
Non può.
Non lei.
Lei è una nemica.
Lei lo porterà via.
Lo porterà dalla sua parte.
Lei ce lo strapperà.
E allora non saremo mai più una famiglia.
 

 
 Ci ho messo un sacco a fare questo capitolo. Spero siate clementi. E spero che non vi sembri troppo "lesto" il loro avvicinamento.
Si accettano consigli per varie situazioni e\o dialoghi, perchè, se non si fosse capito, non sono bravissima in questo...

 
 

  
Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Primo giorno:Protezione ***


POV Diego
Enya era al servizio di Soto da quasi due anni. Era una tigrotta di appena sette anni, e io ne avevo sei.
Non l’avevo mai considerata veramente, in quei due anni.
Per me era solo la femmina del branco che aveva bisogno di protezione e di cure amorevoli.
Soto si spazientiva spesso con lei, era debole.
Troppo debole per stare nel branco.
Se non fosse stata la nipote di Soto.
E Soto l’aveva sempre favorita. Era molto più in gamba di sua madre.
Era morta quando aveva cinque anni.
Nessuno ha mai saputo nulla della sua morte.
Ma io sapevo che era stato Soto ad ucciderla.
Aveva ucciso sua figlia.
Al tempo mi sembrava una cosa completamente normale.
Era un’incapace. Meritava di essere uccisa.
Per i primi due anni io e Enya fummo due completi estranei. Io avevo le mie missioni e lei le sue. Soto non le aveva ancora fatto uccidere nessuno. Ciò significava che non la considerava ancora matura.
Ma fu al terzo anno del suo addestramento, Soto volle che uccidesse.
E mi chiamò per accompagnarla.
Dovevamo uccidere un mammuth.
Era chiaro che Soto voleva liberarsi anche di sua nipote.
E io ero d’accordo.
Enya era un’incapace.
E lo sarebbe rimasta per sempre, probabilmente.
Era dolce, e piena di speranza, e carità.
Non voleva uccidere.
Non POTEVA uccidere.
Era più grande di me ma era in qualche modo più piccola.
Fu durante la passeggiata per arrivare nel bosco che capii che non potevo lasciarla morire.
Non so cosa mi abbia fatto esattamente.
Mi parlò, ricordo.
E mi disse tante cose.
Mi ricordo che sapeva quanto suo nonno la odiasse.
E sapeva che la voleva morta.
Sapeva che sua madre l’ aveva uccisa lui.
Ma non serbava rancore per lui.
Lo amava, nonostante tutto.
“è mio nonno.” Mi ricordo che mi disse. “Ha ragione lui. Io sono inutile. Devo morire.”
E non c’era risentimento nella sua voce, né tantomeno odio.
Solo una consapevolezza quasi profetica della sua imminente fine.
Non potevo farla morire.
No.
No, mai.
Uccisi io quel mammuth.
Enya era salva.
E lo sarebbe stata per molto.
Non avrei mai permesso che morisse.
L’avrei protetta qualsiasi cosa sarebbe successa.
Mi diede un bacio sulla guancia, prima di tornare indietro.
E quel bacio non lo dimenticai mai.
Mi sembra di sentire ancora il suo dolce fiato sul mio muso.

POV Shira
Rihanna era una delle sacerdotesse di Sabor.
Era stata lasciata davanti alla porta del mio mentore cinque anni dopo me.
I suoi genitori non la volevano.
Proprio come i miei avevano deciso di liberarsi di me, i suoi avevano pensato di liberarsi di un peso inutile.
Non avevo mai creduto di essere davvero un peso per i miei.
Avevo sempre sperato che venissero a riprendermi.
Non sapevo della loro morte.
Speravo sinceramente che venissero a riprendermi.
Che capissero quanto ero brava e che decidessero finalmente che gli ero utile.
Ma comunque non mi potevo lamentare della mia posizione nel gruppo.
Ero l’unica femmina tra tutti.
Per cinque anni portai alto il mio onore di tigre e di femmina del branco.
Ero forte e indipendente, e la alunna migliore di Sabor.
Lo diceva lui stesso.
Io sapevo di essere la migliore.
E anche Sabor lo sapeva.
Per i primi cinque anni.
Al quinto anno arrivò Rihanna.
E lei era completamente diversa da me.
Lei era…
Debole, per certi versi.
Era piccola, aveva pochi giorni di vita quando arrivò davanti alla porta di Sabor.
Ed era così dolce e piccola e indifesa, che Sabor aveva già deciso di non lasciarle fare la prescelta già la prima volta che l’aveva vista.
Sapeva che non poteva fare la prescelta.
Fu lui ad affidarmela.
Mentre tutti gli altri prescelti venivano lasciati senza latte materno, poiché, avendo già qualche mese, erano pienamente autonomi.
E nessuno si era mai lagnato di quel sistema.
I prescelti più forti sopravvivevano.
Quelli più deboli morivano.
E i più forti erano prescelti di nascita.
Ma Rihanna era diversa. Sabor sapeva che era debole.
Ma non voleva che morisse.
Si era affezionata a quella piccoletta così dolce e indifesa, e forse la mancanza di paternità nella sua vita l’aveva reso ancora più protettivo sia verso di me che verso quella palletta di pelo.
Così me l’aveva data.
Aveva detto che dovevo allattarla.
Avevo già sviluppato tutto il mio corpo e potevo perfettamente allattare un cucciolo piccolo. Avrei potuto diventare madre, se avessi voluto.
E così, comincia a dargli da mangiare.
E piano piano, mi affezionai anch’io a Rihanna.
Mi piaceva guardarla, e osservare ogni suo piccolo movimento, e ogni istinto, e la sua curiosità al mondo.
Per i primi due anni fui come una madre per lei.
E come ogni madre, divenni protettiva e fiera della mia bambina.
Le volevo bene.
E anche Sabor le voleva bene.
Era per quello che non la faceva uscire dal tempio. 

OK, qui volevo tornare un po' nel passato di entrambi e far vedere che entrambi hanno avuto delle persone "amate" da giovani. Che forse gli hanno anche cambiato la vita.
Ma allora perchè ora stentano a fidarsi l'uno dell'altra?
Alla prossima, con il "Secondo giorno" della "Terapia Diego".
Ah, e non so se notate le diverse note di protezioe che ci sono in questa storia...
Sid che vuole proteggere Diego e la famiglia da Shira, Diego che vuole proteggere Shira dalla sua natura, e più avanti anche Shira che vuole prteggere Diego da Sbudella...
E queste due tigrotte così importanti per la loro vita...

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Secondo giorno:Silenzio tra noi ***


Shira mi fa impazzire.
Stanotte l’ho sentita lamentarsi nell’albero.
Lei non è forte come crede.
O come vuole far vedere.
 
POV Sid
Mmmh….
Nessuna novità.
Diego non si è ancora svegliato.
Non sono ancora usciti.
Che noia.
Come fa Diego a fare questi appostamenti?
Sono a dir poco noiosi!
“E…E….Etciù!”
Stupida erba… Su quest’isola ci sono delle erbe che non avevo mai visto in tutta la mia vita e già sono allergico!
Misteri della natura.
Devo fare più attenzione, altrimenti la missione fallisce prima di essere cominciata.
Allora…
Cosa faccio per le prossime otto ore?
“Potrei mettermi a fare qualcosa all’uncinetto…Magari qualche collana…”
Che noia.
Se fossi intelligente forse ci avrei pensato due volte prima di appostarmi a quest’ora.
Ma io non sono intelligente.
È fin troppo ovvio che io non valgo nulla.
Altrimenti i miei non mi avrebbero abbandonato.
E non mi avrebbero appioppato Nonnina.
Mi appoggio tristemente con la testa sul terreno.
Mia madre.
Mio padre.
Mio fratello.
Zio.
Mi hanno abbandonato.
Di nuovo.
Probabilmente per loro il richiamo del sangue non è nulla.
Probabilmente loro si sono già dimenticati di me.
Probabilmente ora se la staranno spassando in giro per il mondo, senza Nonnina.
E senza me.
Oh…Mamma.
Mi manchi tanto, lo sai?
Mi sembra ancora di sentire la tua ninnananna le notti in cui non volevo dormire e fuori era buio.
Tu…
Mamma di una dolcezza infinita.
Dormi, bradipo puzzolente,
dormi e sogna la tua gente,
che ti dice “Vattene via!
Vattene con qualche compagnia.”
Dormi, Sid, non fare storie,
che chiamo papà e ti faccio picchiare.
Dormi, Sid, che non mi va
Di star sveglia solo per te.
 
“Ronf…ZZZZ…Ronf…ZZZZ….”
 
POV Diego
 
“Svegliati!”
Cerco di essere più brusco possibile.
Non me ne importa nulla se si offenderà.
Voglio che si renda conto della seccatura che sento dentro.
Voglio che si renda conto di quanta fatica mi sta costando.
Saprò affrontarla se mi schiafferà addosso la mia sgarbataggine.
Chi crede di essere, la signorina, la padrona del castello?
Crede di potermi offendere e poi non ricevere la punizione che si merita?
Ah, ma lei non mi conosce…
Sono una tigre, cavolo.
E se una volta le ho permesso di ingannarmi, non sarò tanto stupido da farlo un’altra volta.
Ieri è stata falsa con me, e questo non glielo permetto.
Ha finto interesse solo per estorcermi informazioni, lo so.
Lei è così, lei è semplicemente una falsa.
Non c’è altro nel suo cuore se non la fiducia verso Sbudella.
Lei è ancora legata al suo capitano.
E io non lo posso accettare.
Lo deve dimenticare.
Glielo devo far dimenticare.
“Svegliati, ti ho detto!”
Sono davanti all’albero. Non le ho ancora aperto.
Non voglio aprirle.
Prima le voglio, le DEVO parlare.
Si alza lentamente dal letto di foglie su cui è posata con fatica, e quando vedo un raggio di sole illuminarle il viso, il mio cuore perde un battito.
Caspita.
Lei è…
Bellissima.
Gliel’ho già detto.
Non c’è tempo per la tenerezza, Diego.
Gliene hai già concessa troppa.
Ora è il momento di essere duri.
E severi.
Perché un’allieva può essere trattata con tutta la dolcezza e la tenerezza di questo mondo, ma senza un minimo di severità non crescerà mai.
Non cambierà mai.
E io VOGLIO farlo cambiare.
E per sempre.
“Che vuoi?”
Nel suo tono non c’è traccia di odio o di profondo astio, come ieri.
È lo stesso tono della Shira che ieri mi ha chiesto scusa.
Shira mi sta sorridendo.
Ha degli occhi bellissimi.
È bellissima quando sorride…
DIEGO! Non fare la femminuccia, forza…
Devi affrontarla. È un trucco.
È un altro dei suoi trucchi.
È un altro trucco di quella tigre malefica.
Resta concentrato.
Non guardarla se è necessario.
È impossibile.
Ma ce la puoi fare.
È uguale a Enya quando sorride…
“Io… Ti devo parlare.”
Sento la mia voce flebile e debole.
La determinazione che volevo metterci è andata da qualche altra parte.
Stupida coscienza, perché non stai zitta a volte?
Non la devi rimproverare. Lei non voleva…
Zitta, stai zitta per un istante!
Solo per un istante!
Ti ho sempre ascoltato, che importa se non ti uso per una volta?
Anche quando eri con Soto non mi ascoltavi.
Silenzio.
Ti ricordi?
Come posso dimenticarlo?
Allora non tornare la tigre che eri diciotto anni fa. Altrimenti fai il suo gioco.
La tigre di diciotto anni fa…
Quello che ha ucciso così tanti animali innocenti per i capricci di un potente.
Tu non vuoi tornare quello, Diego.
Hai ragione, coscienza.
Sono diciotto anni che cerco di dimenticarlo.
E lei non verrà a trasformarmi nel mostro che ero una volta.
“Vieni.” Dico soltanto.
E con le zampe tremanti, le apro.
Hai fatto la cosa giusta.
 
POV Shira
Abbiamo cacciato tutto il giorno.
Lui non mi ha parlato affatto.
È stato tutto il giorno zitto ad osservarmi.
E in realtà mi sarebbe piaciuto molto sentirlo parlare.
Mi piace la sua voce.
Mi piace il modo in cui racconta le cose.
Mi sono stupita stanotte a pensare che ha vissuto delle avventure persino più strane delle mie con la sua FAMIGLIA.
Chissà cos’è poi una famiglia?
Io non sono mai stata in una famiglia.
Quando ero con Sabor ero solo una sacerdotessa.
E noi eravamo un branco.
Non so cos’è una famiglia, ma sono sicura che quella non era una famiglia.
Non me ne sarei andata se quella fosse stata una famiglia.
E invece, Sbudella e la ciurma?
QUELLA è una famiglia?
Quella è qualcosa per cui vale la pena restare?
Diego dice che lui non lascerebbe mai la sua famiglia.
Io lascerei mai Sbudella?
 
POV Sid
“Sid…”
Ah…Mmmh…
Ancora cinque minuti, mamma…
“Sid…”
No, facciamo dieci minuti…
“Sid.”
No, quindic…
“SID!”
AH!
Balzo in piedi, sorpreso.
“Ehi, sono sveglio, sono sveglio!”
Mi stiro velocemente, cercando di mettere a fuoco il mio interlocutore.
Che ore posso essere?
Sbadiglio fragorosamente.
C’è luce.
Tanta luce.
Forse ho dormito più di quanto pensassi…
Ma perché ero qui stanotte?
Di solito dormo con gli Hirax e Manny, perché mi sono sistemato qui og…
Ma certo, DIEGO!
Devo ancora impedirgli di innamorarsi di Shira!
La vista si schiarisce.
E vedo chiaramente chi mi ha svegliato.
“Manny! Ciao.”
Lo saluto con la zampa e poi provo a correre lungo la collina.
Ho fretta, ho fretta!
Forse sono ancora in tempo.
Manny mi afferra la testa con la proboscide.
“Non serve a nulla.”
Mi poggia a terra.
Ritorno a correre.
DEVO FERMARLI!
Mi afferra per la testa.
“Oh, ma dai….”
“Non puoi fare niente.”
“Perché no?”
“Perché sono già andati a caccia.”
“Sono già…”
Dannazione! La missione è fallita.
Come fallisce sempre tutto nella mia vita.
“Ti posso dare un consiglio?La prossima volta non metterti in postazione all’una di notte!”
Sì, grazie tante, bel conforto.
Ho lasciato che si incontrassero di nuovo.
Ho lasciato che Diego si innamorasse ancora di più.
LI HO LASCIATI DA SOLI!
“Scusa, Sid, posso sapere cosa avevi intenzione di fare?”
Ehm… Non so rispondere.
In realtà non avevo un piano ben definito.
Io sono un tipo alla “vai e fuggi”, Manny lo sa.
Vedo un ramo, mangio la foglia, e fuggo.
Perché fuggo?
Perché magari l’albero si offende.
“Io… Volevo…”
Ehm…
Ecco, bravo Sid.
Fai la figura dell’idiota…
 “Volevo… dargli…”
Manny alza con ironia il sopracciglio destro. Lo fa sempre quando vuole prendermi in giro. E io lo so bene, l’ha fatto TAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAANTE volte.
“Io…ecco…”
Vedo di sfuggita un sasso vicino a me.
E ho un’idea.
Strano.
Io di solito non ho idee.
O comunque non sono buone idee…
“Volevo tirargli addosso questo sasso!”
Sorrido come un ebete e indico il sasso con tale energia e soddisfazione, che Manny per un istante mi guarda stupito.
Poi la sua espressione si trasforma in rimprovero.
Un rimprovero tacito e allo stesso tempo chiaro come il sole.
Lui non mi crede.
Come sempre.
Perché io non valgo nulla. 

Riuscirà Sid a fare qualcosa di sensato in tutto questo casino in cui i primi a non capirci nulla sono Shira e Diego?
Non lo saprete oggi.
Comunque...
Volevo ringraziare black dalia, Elelovett, metadolphin e Morgana Le Fay per aver messo questa storia nelle seguite e TokorothX3 per averla messa nelle preferite.
Volevo aere da voi un giudizio: Sid vi sembra troppo OOC?
E Manny?
A voi l'ardua scelta...

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Terzo Giorno: La vita ***


“Tu a cosa pensi quando cacci?”
Una domanda sbagliata nel momento sbagliato.
Lo so.
Ma è una curiosità che volevo togliermi da un po’ di tempo.
è strano guardare una tigre e pensare “chissà che le passa per la testa?”…
Soprattutto se quella tigre è qualcuno che dovresti odiare.
Lei mi lancia un’occhiata curiosa.
“Che intendi dire?”
“Sì, insomma, a… a qualcosa dovrai pur pensare, no?”
Sì, certo.
E se non pensa a nulla tu che fai, fai la figura dell’idiota.
Non è che fino ad ora abbia fatto chissà che bell’impressione, ma comunque…
Lei storce un attimo il naso, mentre pensa.
O forse non pensa affatto.
Forse vuole solo farmi stare in tensione.
Quanto amo questa tigre…
DIEGO!!!!!
“Bè… Credo…”
Mi guarda un istante prima di parlare.
E io le sorrido.
“Sai, penso che… bè… sto per uccidere un innocente, e… Mi dispiace, ma… Bè, è una necessità, e quindi…”
Abbassa lo sguardo e chiude gli occhi, come immersa in qualche recondito pensiero nella sua anima.
“Forse è la mia vita che non è una necessità.”
Rimango a bocca aperta.
Lei invece non dice nulla.
Continua solo a camminare, trascinandosi pesantemente e a faccia a terra.
“Potrei vivere o morire, tanto a nessuno interesserebbe nulla…”
Non è vero.
Quante volte l’ho pensato anch’io.
E quante volte ho debellato la debolezza che quel triste, piccolo rimorso, mi provocava.
E cercavo di tenerlo nascosto, e di non dire nulla, semplicemente perché io VOLEVO vivere.
Ma se non si ha davvero la voglia, non credo che si possa andare avanti.
Io avevo degli amici vicino a sostenermi.
E forse anche lei li aveva.
Aveva Sbudella, la sua ciurma, il suo ruolo di secondo…
Ed è solo in quell’istante che mi rendo conto di quanto quella vita dovesse significare molto per lei.
Perché se davvero era felice di una vita così sregolata e malferma, quella che era venuta prima era stata probabilmente peggiore.
E le parole che mi escono dalla gola sono le ultime che mi aspetterei di sentire dire da me.
“A me importerebbe.”
L’ho…Detto… Davvero?
Ho… detto… una cosa da sentimentale?
Insomma, sentimentale, chiamiamola più… fraterna.
Sì, una cosa fraterna.
WOW, Diego.
Da dove l’hai cacciata fuori?
Da quanto tempo è che non dici qualcosa di carino a Manny o a Sid?
O a una ragazza?
Da tanto tempo.
Tanto, troppo.
Com’è difficile esternare i propri sentimenti.
Ma ne vale la pena.
Perché ciò che tre giorni prima mi sarebbe sembrato impossibile e ora diventa improvvisamente vero avviene: Shira mi bacia sulla guancia.
E il calore che sento nel cuore è forte, e mi brucia, e mi dice che è come con Enya.
Più che con Enya.
Sì, Diego, decisamente hai detto una cosa da sentimentale. 

Mini capitolo per descrivere un momento fluffoso.
Probabilmente anche i successivi saranno così.
Ormai si sono avvicinati.
E, chi mi segue lo saprà, ho cancellato gli ultimi tre capitolli.
ma non vi preoccupate, non svaniranno.
Li riciclerò più avanti.
Avevo solo bisogno di scrivere di più su di loro.
Per eventuali domande, chiedete pure.
Per un po', forse terrò da parte la questione "Sid"; ma qualche scena l'avrà anche lui, non preoccupatevi.
la sua situazione verrà più fuori nella seconda parte del racconto.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** La storia di Sid ***


“Sid…”
Qualcuno che ti chiama.
Qualcuno che nel buio dice il tuo nome.
“Sid…”
La voce di tua madre.
La voce dell’angelo.
La voce di colei che ti ha cresciuto.
“Sid.”
Voce dolce, calma, paziente, bella, romantica, sussurrata, a malapena udita, tranne che da te e da lei.
E il suo profumo, oh! Il suo profumo.
Ti entra nelle narici e ti scalda l’anima, e il cuore batte, e non hai paura!
Lei.
Tua madre.
Non la riconosci subito.
Nel ricordo la sua voce non è più quella che per tanto tempo ti ha cullato nel sonno, quella che dolcemente ha reso ogni incubo un sogno, e ogni sogno un’indicibile meraviglia.
La memoria nella tua mente è ormai sbiadita, come un’orma che, sulla sabbia, viene spazzata dall’acqua del mare, lentamente e inesorabilmente. E tu ricordi poco, troppo poco, di come tua madre ti ha amato. Forse perché eri troppo piccolo. Forse perché non c’è molto da ricordare.
Tua madre probabilmente ti ha sempre considerato una zavorra. Da quando nascesti aveva subito capito che tu eri la disgrazia della famiglia. Insieme a Nonnina, naturalmente.
Anche tutti gli alti lo avevano capito, ecco perché hanno tentato di sbarazzarti di te, nei primi mesi.
Forse tutti sapevano da subito che tu eri inutile.
Ma tua madre ha voluto illudersi, almeno per i primi tempi, che col tempo tu ti saresti dimostrato in qualche modo buono, o forse in lei l’amore materno era ancora troppo forte per poterti lasciare. Forse per lei eri ancora il figlio che era cresciuto nella sua pancia e che ora ninnanannava con un affetto e un dolcezza non comuni.
Forse la tua vita è stata percepita da subito come un disastro.
Forse tutti, ma proprio TUTTI sapevano che tu non valevi nulla.
Eri il nulla.
Eri una cacchetta di uccello, uno sfigato, un puntino nero su un foglio.
Eri tutto ciò che la tua famiglia odiava e tutto ciò che più gli faceva ribrezzo.
E di cose che potevano fargli ribrezzo ce ne erano molte.
Strano, eh? Tuo zio Fungus non si lavava le ascelle da quasi nove anni, Nonnina favoleggiava di una balena preistorica che ancora la seguiva, tuo padre non era capace di guidare un tronco, e Marshall… Bè, forse lui è nato solo per compensare le tue carenze.
Lo ricordi ancora, come tua madre e tuo padre avevano tanta paura che dalla loro rinnovata unione sarebbe nato un nuovo essere come te.
Un piccolo, piccolo, baco da seta mai sbocciato in farfalla.
Avevano paura che quel secondo figlio, invece che restituire loro la serenità che gli spettava, li avrebbe rovinati ancora di più.
Avevano paura che Marshall sarebbe diventato come te, da grande.
Avevano paura quando non sapeva fare qualcosa, e lo esortavano con un rimprovero che ancora è chiaro e nitido nella tua testa:
“Non vorrai diventare come Sid.”
Strano, che i tuoi parenti schifassero proprio te.
Tua madre aveva preso sempre più le distanze da te, con gli anni. Succede inevitabilmente, quando si è adolescenti. Ma solitamente è il figlio che cerca di allontanarsi dalla madre, magari rincorrendo una fittizia libertà che non è loro concessa.
Tu, invece, cercavi in ogni modo, ogni modo possibile, di avvicinarti sempre di più a tua madre, stupendola, magari, con giochi di prestigio disastrosi, o cercando di essere almeno un minimo ciò che i suoi genitori volevano che fossi: RESPONSABILE.
E mentre gli altri bambini ridevano di quel piccolo cretino che, invece di godere della bella vita del figlio solitario, tentava in ogni modo di stare vicino a sua madre, tu facevi cadere ripetutamente Marshall dalle altalene e prendevi rimproveri che erano tutto meno che fatti a fin di bene.
“Cresci un po’, Sid!”
“Ci provo!”
“Tu non devi provare, devi riuscire! Nella vita non ci sarà sempre qualcuno pronto a coprirti le spalle, signorino!”
Strano che tu invece qualcuno che ti guardasse le spalle lo hai trovato. Ma quella è un’altra storia e tu ora vuoi solo scavare nei reconditi angoli della tua mente per trovare un istante, un momento, un’ora, un giorno, un secondo, una sola immagine da fissare nella testa come un’istantanea.
Il tempo di un respiro, in cui tua madre ti ha amato.
In cui tutto è stato perfetto.
In cui non c’erano bambini che ridevano dietro e nonne che gridavano che era ora di cena.
Nonnina cucinava sempre, questo lo ricordi. Bè, cucinare per modo di dire. La sua cucina era composta da alcuni scarti di verdure e di gusci di noce che “lei non sapeva aprire”. E così le sere le passavate a digiuno.
Ma di tanto in tanto, quando ancora il vento ti era favorevole e la voce di tua madre era ancora e perpetuamente tua, l’avevi sentita venire nella notte e appoggiarti vicino un piatto colmo di prelibatezze che aveva fatto lei.
Col tempo aveva smesso quella strana abitudine e tu, per non morire di fame, avevi dovuto andare a cercare cibo da solo. Chissà, forse era una tattica. Magari volevano davvero farti morire di fame. Non lo sai e non lo vuoi sapere.
Sai solo che una notte l’hai sentita portare la cena a Marshall.
Tu non odi tuo fratello, no. Come potresti? Sei troppo pigro per portare rancore. E non dovresti comunque. Tuo fratello non ha nessuna colpa della tua stupidità. Non ne ha colpa se è nato meglio di te, poverino…
E non è neanche colpa di tua madre o di tuo padre la tua stupida stupidità.
Non è colpa di nessuno se non di te.
Sei davvero tu la rovina della famiglia e ciò che stai pagando è ciò che meriti.
E ti chiedi quand’è che quel filo così forte e sottile che tra madre e figlio si forma si è, misteriosamente e definitivamente, spezzato.
E perché, poi, perché?
Ma non c’è risposta.
Forse quel bel filo che tanto hai accarezzato nelle lunghe notti senza luna, quel filo che la faceva correre da te quando c’era bisogno di amore, forse, forse quella lunga corda che all’apparenza è tanto robusta, s’è rotta quando il tuo cuore ha iniziato a battere.
 
Ti svegli di scatto e senti il cuore battere.
E hai paura, perché tua madre è scomparsa.
Portata via dal vento invernale che, spietato, ti ha tolto l’illusione.
E senti delle risate poco lontano.
E li vedi da lontano.
Shira e Diego.
Che parlano.
E parlano.
E parlano.
E sembrano essere già così in sintonia che il cuore si stringe.
E allora sospiri.
Forse è proprio un mestiere rovinare famiglie.
 
Uellà a tutti! Ciao! (guarda la data d'aggiornamento) CAVOLO, SOLO UNA SETTIMANA?!?!?! Miglioro, eh! Peggio per voi.
Comunque, oggi sto alla grande. Sto male? No, sono normalissima per quanto può essere normale una ragazza che si mette a urlare perchè sua zia le ha regalato il DVD de "L'era glaciale 4" per il suo compleanno. Ebbene sì, oggi è anche il mio compleanno. Bellissima giornata. Festeggio con parenti domenica, con amiche sabato a una festa di carnevale.
Mi spiace se questo capitolo può non esservi piciuto, ma quando ho iniziato a scrivere, invece di scrivere su Shira e Diego, che è il nostro pairing preferito (almeno il mio) scrivo su Sid (Il nostro personaggio preferito dopo un certo tigrotto mucho sexy). Bè, come avrete capito la mia storia non vuole essere solo una semplice storia su una coppia, ma vuole essere (molto arditamente) una storia corale su i nostri tre protegonisti (Shira Diego e Sid... Più avanti anche Manny, non preoccupatemi.) per spiegare meglio ragioni che spingono i personaggi a fare certe cose, a comportarsi in quel determinato modo...
Bè, ho finito per ora.
Sto alla grande, YOOOOOO!

  

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Decimo giorno: Cuore morto ***


Prefazione: Capirete il motivo di questo salto di tempo presto

Terza persona
Nei giorni seguenti la temperatura salì a temperature vertiginose.
Nel quarto giorno la temperatura salì a quasi 30 gradi, mentre nella notte si arrivò a quasi 35.
Manny e Sid erano riusciti a trovare riparo in una grotta poco lontana dalla spiaggia, in cui la temperatura era straordinariamente fresca.
Diego e Shira si erano abituati a dormire insieme nell’albero delle tigre bianca, in cui si arrivava a temperature di quasi 25 gradi.
Per il primo giorno, dunque, il gruppo riuscì a sopravvivere, pensando che quel caldo soffocante fosse solo un fenomeno passeggero.
Ma quando, il giorno dopo, si arrivò alla bellezza di 38 gradi solo al mattino, l’ottimismo e la concentrazione andarono a farsi benedire.
Manny e Sid fecero fatica a rimanere svegli, la mattina, per parlare agli Hirax e spiegare loro il piano.
A volte si dovettero interrompere per alcune traduzioni errate che Sid propinava agli animaletti senza riuscire a concentrarsi minimamente. La notte, infatti, il bradipo aveva dormito poco a causa dell’aria terribilmente rovente, e aveva passato tutta la notte a sventagliarsi con la zampa.
Diego aveva evitato di andare a cacciare, sfinito da una notte passata, anche lui, insonne.
Shira si era naturalmente lamentata con la tigre arancione e, con orgoglio felino, era andata nel bosco da sola.
La sera non era ancora tornata, e Diego, preoccupata, era andata a cercarla.
L’aveva trovata vicino al mare, colpita da un colpo di sole, riversa a terra con il muso vicino all’acqua.
Aveva dovuto riportarla all’albero sulle sue spalle, e solo la mattina dopo la tigre si era risvegliata, confusa e ancora stordita.
Stranamente, gli Hirax sembravano immuni al caldo asfissiante che invece stava togliendo il fiato al trio. Forse perché vivere in quelle zone del pianeta li aveva abituati a temperature elevate.
Ma per la tigre, il mammuth e il bradipo che venivano dall’era glaciale, quell’afa era terribilmente sofferta.
L’aria che si respirava sull’isola era sempre più pesante, e i muscoli di Diego e Shira si stavano rilassando troppo per la sedentarietà prolungata.
Altri due giorni di caldo eccezionale li aveva infatti costretti a rimanere fermi, immobili, nell’albero, dove c’era una temperatura di 32 gradi circa.
Anche Manny e Sid erano rimasti fermi nella grotta per i due giorni successivi. Sid ogni cinque minuti urlava la sua fame e la sua sete, con tono cantilenante e straordinariamente irritante.
Manny era sempre più preoccupato che presto Sbudella sarebbe partito, e cercava ogni minuto per provare a uscire dalla caverna.
Ma i consiglia di Diego erano di chiudersi in casa, per evitare anche lui un colpo di sole.
A quel rifiuto, il mammuth si era opposto fermamente, ma alla replica che stare male non gli avrebbe dato la nave di Sbudella, Manny non aveva replicato.
Il giorno dopo, finalmente, la temperatura scese fino a 30 gradi.
Shira uscì dopo tre giorni di totale sedentarietà alle 5 del mattino, decisa a trovare qualcosa con cui sfamarsi.
Ma la caccia era diventata dura, sia per l’incapacità della tigre di muoversi agilmente che per l’assenza di animali sull’isola.
Probabilmente quei pochi mammiferi che avevano trovato qualche giorno prima avevano deciso di emigrare in zone più fresche.
L’ottavo giorno sull’isola, finalmente anche Diego, soddisfatto della temperatura di circa 28 gradi, si avventurò fuori dall’albero.
Le tensione tra i due amici era sempre più alta, e la comunicazione si limitava spesso solo a lamenti e discussioni.
Shira diventava sempre più intrattabile ogni giorno che passava. Rimproverava a Diego di non aver provato a uscire prima, e di non esserle mai stato utile in quei giorni.
L’aria calda e la stanchezza dei suoi muscoli, disabituati dopo soli tre giorni al ritmo di caccia, l’avevano resa sempre più stanca durante la caccia, e spesso la tigre si doveva fermare, sempre sotto consiglio di Diego. Da sola la tigre bianca non avrebbe mai ammesso di doversi sedere a riprendere fiato.
Diego, da parte sua, cercava di sopportarla e di capirla. Era calmo con lei, e cercava di evitare discussioni inutili e litigi. Capiva la sua situazione e spesso sentiva sinceramente il peso della situazione.
Ma dopo due giorni, anche su di lui l’afa crescente ebbe un effetto devastante.
La fame lo rendeva nervoso e incline alla rissa, e il suo rapporto con Shira riportò devastazioni enormi.
Sid si teneva lontano dai due, capendo benissimo da sé che probabilmente quella coppia si sarebbe sfasciata prima di nascere.
 
POV Shira
“Cacchio, che fame…”
“Stai calma, micia… Il nido è qui vicino!”
Annusa l’aria con aria concentrata.
“è mezz’ora che lo dici!”
“Sssh…”
Odio quando mi zittano.
“No, tu ‘Ssssh’ non me lo fai!!!”
“Stai calma, micia. Siamo vicini.”
Salta su una roccia vicina, con passo felino e aggraziato.
“Lo sento.”
Sì…
Stamattina neanche un uccellino.
Niente di niente, nemmeno un animaletto piccolo piccolo.
Quest’isola è praticamente deserta…
E Diego non è che aiuti molto. Di solito, della compagnia, è la femmina quella che crea più problemi.
Stranamente, stavolta sono IO ad essere la più attiva qui.
Sì, può sembrare strano ma è così.
Almeno io non sto tutto il giorno a “parlare” con dei cosetti pelosi che non sanno neanche come si dice “banana”…
“Ehi, genio! Quando dovremmo trovare un po’ di cibo, secondo te?”.
“Ti ho detto che siamo vicini!”
Alza la testa nel vento e torna ad annusare.
Io mi tengo sempre sotto la roccia.
La foresta dietro di noi è deserta, e il caldo afoso mi toglie il respiro.
“Sono stanca morta…”
“Oh, mi scusi, VOSTRA ALTEZZA, vuole forse che la porti con un baldacchino?”
Mi sorride sarcastico e alza le sopracciglia.
“Ah-ah, molto divertente…”
Alzo lo sguardo al cielo.
Niente. Non un uccello.
E non lo biasimerei.
Questo è il posto più caldo sulla faccia della Terra.
“È tutta la mattina che giriamo!”.
“Speravi che il cibo ci arrivasse direttamente in bocca?”
Sta ancora girato.
È odioso quel tigrotto, a volte…
“No, ma credevo che tu avessi un piano!”
Stavolta si gira, lievemente sorpreso.
“Piano?”
“Sì. Per trovare quei dodo.” Mi siedo a terra e aspetto, paziente, che lui si ricordi della nostra ultima conversazione.
Aveva detto che era sicuro di aver trovato una tana di dodo da qualche parte.
Bè, non è che l’abbia proprio vista con i suoi occhi, ma ieri sera ha detto di aver sentito l’odore di qualcosa.
Può darsi anche che il suo fiuto sia guasto, in effetti, non mi stupirei. Anche il suo cervello è guasto.
Lui mi fissa perplesso.
Io alzo le sopracciglia.
Sveglia, piccolo.
“AH!”
“AH!” Gli faccio il verso, aspra.
Scuote la testa, come se ricordasse improvvisamente qualcosa.
“Sì, quei dodo…”
“Sì, quei dodo…” La mia voce stridula è come un tuono nella foresta completamente zitta.
Mi scocca un’occhiata glaciale.
“Io non parlo così…”
“Si chiama sarcasmo, baby.”
“Non l’avevo capito…”
“Non mi sembra strano, visto che ne sei completamente privo…”
Occhiataccia.
Io sorrido.
Quanto è bello vincere…
Ma stavolta lui non replica.
Si gira un’altra volta e mi ignora.
Di nuovo.
Odio essere ignorata.
“Ci siamo quasi, lo sento…”
Contorce il naso in cerca del famigerato lezzo di dodo o di un qualsiasi odore per trovare un qualsiasi animaletto.
Giro le pupille spazientita.
“ ‘Ci siamo quasi, lo sento…’ è tutto il giorno che vai avanti così!”.
“Senti, saprò riconoscere l’odore di un dodo io, no?”
“Per quanto potrei saperne tu non hai mai cacciato un dodo!”
“E qui ti sbagli!”
Sorride e si gira verso di me.
“Fermiamoci un attimo. Dobbiamo riposare.”
“Io sono già seduta”. Rimarco le parole, con forza e con una certa rabbia.
“Non fare la principessa viziata!”
“Non sto facendo la principessa viziata!”
“A me sembra di sì!”
“E perché, se posso saperlo?”
“è la quinta volta, oggi, che ti fermi!”
Colpo basso.
Eh, no, carino.
Non mi puoi rinfacciare i miei errori così facilmenti.
Non ti lascerò vincere così facilmente.
Scatto in piedi e lo fisso trionfante.
“Vedi? Posso ricominciare a cacciare quando vuoi…”
Mi sorride.
E si siede a terra.
Che arrogante, Diego…
Mi fissa con aria superiore, come se si sentisse davvero superiore.
Io resto ferma dove sono.
Non ho bisogno di qualcuno che mi dica cosa fare.
“DEVI riposare, tenerello!”
“DOBBIAMO, micia. Non fare finta di non essere stanca…”
Sì, in effetti sono molto stanca….
Ma piuttosto che dargliela vinta vado al macello.
“Non sono stanca!”
“Se ti siedi ti racconto una storiellina, bella bambina…” Tono cantilenante, come una ninnananna ipnotica terribilmente fastidiosa.
Come quando parli a un bambino.
“E perché dovrei sentire la tua stupida storiellina, nonnina?”
“Perché non hai altro da fare, al momento.”
“Tutto è molto meglio che stare a sentire una storia del genere ‘pace e amore’!”
“Non ho mai detto che sarebbe stata ‘pace e amore’…”
“Però l’hai pensato…”
Lui alza lo sguardo spazientito.
“Senti, siamo tutti nella stessa barca, OK? Quindi non mi sembra il caso di stare tanto a fare la Miss Universo!”
Come mi ha…
COME SI PERMETTE QUEL BRUTTO CRETINO?!?!?!
Tu…
TU!!!!!
IO TI ODIO, TI ODIO!
Sei odioso con me, non mi tratti altro che male! Fai tanto il capo ma in realtà non sei tu, il mio capo! Io sono libera, libera, CHIARO??? Io faccio quello che voglio QUANDO VOGLIO, e posso permettermi tutto ciò che voglio.
Sono io che comando la mia vita, NON TU!
“Tu non sei il mio capo, tenerello!”
Scatta in piedi, con lo sguardo furente.
“E dov’è, ora, il tuo capo, micia?”
Gli artigli si contraggono sotto la zampa, pronti a scattare sulla sua carne.
“IO NON CE L’HO UN CAPO, Zanna Bianca!”
Lui sorride con calma.
Per un attimo mi sembra che i suoi occhi perdano il fuoco che era acceso in sé.
Per un attimo penso di aver vinto.
Ma mi sbagliavo.
“E Sbudella cos’è, allora, piccola?”
Te la sei cercata, tenerello.
 
POV Terza persona
Sid e Manny li trovarono avvinghiati nel mezzo della foresta la sera tardi.
Avevano fatto a botte.
Diego sanguinava dal volto e dalle zampe, mentre Shira aveva il ventre ricoperto di graffi e il viso sfregiato da una cicatrice.
Quando tentarono di dividerli, Shira urlò, con tutto il fiato che aveva in gola:
“BRUTTO BASTARDO, CRETINO, STUPIDO!IO TI ODIO, TI DETESTO!!! IO NON APPARTENGO A NESSUNO, CHIARO?????”
Diego, di risposta, abbassò solo lo sguardo.
E non disse nulla.
 
POV Diego
Che cosa ho fatto?
Perché ho permesso che la rabbia avesse la meglio su di me?
Perché non mi sono trattenuto?
Perché ho rovinato tutto?
Ho semplicemente lasciato uscire fuori di me quello che fino a quel momento mi ero tenuto dentro.
Ma non dovevo permetterlo.
Io non sono così.
Io non sono una bestia sanguinaria.
Io non sono un nemico da combattere.
Io volevo essere suo amico, perché non lo ha capito?
Non volevo rovinare tutto, lo giuro!
Se potessi tornare indietro ora, non farei nulla di tutto ciò che ho fatto.
Cambierei, sì, sì, cambierei per lei.
Non l’avrei picchiata, non avrei cercato quel contatto così violento, non l’avrei uccisa.
Perché in fondo è quello che ho fatto, quando ho messo le sue mani su di lei.
L’ho uccisa, la mia piccola Shira.
Ho ucciso quella parte di lei che lentamente, discretamente, stava venendo fuori.
Quella Shira che mi sorrideva e mi dava i baci sul muso, e che il caldo non rendeva una bestia.
Forse sono morto un po’ anch’io con lei.
Eh, sì.
Sono morto perché quando l’ho ferita ho ferito me.
Quella vita che anche lei ha perso l’ho persa anche io.
E con la sua morte, anche la mia.
Ormai, lo devo ammettere, noi due siamo collegati.
Forse perché con lei ho parlato come non ho ami parlato con nessun altra donna.
Neanche con Enya, ho parlato così.
Perché con Shira ho parlato con un linguaggio più importante di quello delle parole o dei fatti.
Ho parlato col cuore.
E ora, per un attimo soltanto, un attimo così piccolo, ho rovinato tutto.
 
POV Shira
Piango.
Nel silenzio dell’albero, le mie lacrime cadono lentamente sulle ferite.
Hanno smesso di sanguinare e forse anche il mio cuore, tra un po’ smetterà.
Mi ha tradito.
Mi ha dimostrato di essere qualcuno che non è.
Io ci credevo in lui, ci credevo veramente.
Lo sapevo che era diverso dagli altri, lo sentivo. Ero sicura che fosse diverso dagli altri, che fosse buono, dolce sensibile….
Che ci tenesse a me, che mi volesse bene.
Che sinceramente, dolcemente, non mi stesse mentendo.
Che non fosse un violento, un picchiatore, uno stupido individualista.
Credevo che fosse diverso.
Ma non era così.
Lui è esattamente come tutti gli altri.
Come tutti gli uomini che mi hanno delusa e che ancora mi deluderanno.
Mio padre, Sabor…
E ora tu.
E chissà chi altri verrà dopo di te.
Un altro che fingerà, e che si impossesserà, solo per pochi piccoli istanti, del mio cuore.
E che mi renderà schiava del suo cuore e del suo corpo.
E che poi stringerà quel cuore con tutte le sue forze e lo farà in mille pezzi, riducendolo a una poltiglia grigiastra senza vita.
E mentre lo penso, guardo fuori dal buco nell’albero, e lo vedo.
L’iceberg che svetta sul mare, imponente e incredibilmente bello.
Oh…
Tu…
Tu, Sbudella, non mi hai tradita, no.
Non mi hai mai fatto del male tu.
Mi hai sempre detto che ero la migliore della ciurma, che ero il tuo secondo, la tua piccola Shira.
E non mi hai mai chiamato micia, mi hai rispettato, tu…
Oh, Sbudella…
Arrivo.

Non è molto elaborato, ma ci ho provato. Dovevo scrivere qualcosa, no?
Quando sarò più ispirata continuerò ho già in mente, più o meno, come continuare la storia.
NON SPOILERO NIENTE!!!
Vi do solo questa curiosità: tra SHira e Enya c'è un collegamento ben più stretto che il semplice fatto che sono le "ragazze" di Diego.
E Sabor non è stato solo il "papà" di Shira, ma qualcosa di molto più oscuro...

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Undicesimo giorno: Perdono e risate ***


Se c’è una cosa buona che Soto mi ha insegnato, è che nella vita bisogna guadagnarsi tutto ciò che si vuole avere.
Che nulla è dovuto e che bisogna sempre meritarsi un premio nella vita.
Che il perdono o l’odio sono sempre motivati, e che per avere uno o l’altro bisogna ottenerli da soli con l’impegno.
Respiro profondamente.
Mi guardo nell’acqua che ho in bocca per un secondo.
È ora.
Se la cura lenta non ha funzionato, la cura veloce deve ASSOLUTAMENTE funzionare.
Ci siamo.
Uuuuh…
O la va o la spacca.
 
Un lieve ringhio dall’albero.
Sorrido lievemente.
Prevedibile.
“Ah…” la sento dire “Sei tu….”
Disprezzo.
Odio.
Una punta di malcelata indifferenza.
Bé, non posso pretendere che mi stia a sentire dopo che l’ho umiliata così malamente…
Si avvicina lentamente verso l’apertura nel tronco.
Un raggio lunare le illumina per alcuni secondi il viso, e io riesco a vederla.
Bella.
Bella come nessun altra tigre è stata.
Desiderabile.
Desiderabile come lo era Enya nei miei sogni più erotici.
E straordinariamente forte.
Una miscela esplosiva.
Bella.
Bella…
Vorrei dirle subito che mi dispiace, che non volevo, che da quel momento non l’avrei offesa più, ma la mia bocca, serrata dalla ciotola che ho in bocca e dalla dolce incertezza, non emette suono.
DIEGO, DIEGO, DIEGO!
Calma, amico, calma.
Non dire nulla, non aprire bocca, non dire cose di cui poi potresti pentirti, amico!
Calmo, calmo…
Ho un mio contegno, da difendere.
“Che cosa vuoi?”
Superbia. Mi mostra lentamente le zanne, scoprendo leggermente le labbra.
Mi guarda minacciosa, come un predatore pronto all’attacco che guarda la sua preda prima di ucciderla.
Incoraggiante, eh?
Con la testa le faccio segno all’acqua che le ho portato.
La vedo guardare quella ciotola.
Poi me.
Poi di nuovo la ciotola.
Un sorriso, sul suo viso.
OH, OH, OH, OH!!!
Mi ha sorriso.
MI HA SORRISO!
Mi ha sorriso…
Bella.
Bellissima.
Forse l’ho pre…
WASH!
Ehm…
Non l’ho presa.
Ahi.
Acqua in faccia.
Una zampata perfetta.
ZAP!
Un lampo bianco, preciso e perfetto.
WOW.
Questa non me l’aspettavo.
È veramente cattiva.
Molto cattiva.
È veramente….
Un raggio le illumina nuovamente il muso.
Bella…
BELLA E CATTIVA, DIAMOCI UNA CALMATA, AMICO!!!
Respira…
Uuuuh…
Espira…
Oooh…
OK.
OK, OK.
Uuuuh…
Sto bene.
Con una zampa, certo di asciugarmi malamente la faccia.
“Bè, direi che ti stai facendo un dispetto da solo, ma sarei ripetitivo…”
Lei mi fissa attenta, come a cercare un qualche segno di sarcasmo o astio nella mia voce, ma sembra non trovarne, perché sorride e dice solamente:
“Sì, direi che sei abbastanza prevedibile.”
Ridacchio lievemente, poi rimango per un istante a fissare il suo muso illuminato dalla luna.
Sorride.
Mi piace quando sorride.
Le si spalanca il viso il modo straordinario.
Diventa più luminosa.
Chissà se il suo “caro” Sbudella si è mai reso conto di quanto fosse bello il suo sorriso.
Forse non si è mai neanche accorto che il suo primo ufficiale sapeva sorridere.
L’importante è che sapesse uccidere e obbedire agli ordini, no?
Poco importa sapere se sapeva anche sorridere…
Anche io sorrido.
“Direi che me lo sono meritato, in effetti.”
Ride.
Come è bella quando ride…
Quanto è bella in ogni azione che fa…
Oh, Shira…
Sei…
Tu…
Sei…
Continua a ridere, divertita dalla situazione, o forse dalla mia battuta, fatto sta che continua a ridere.
E io la guardo con un sorriso mentre ride, e ride, e ride.
E vedo il suo viso tendersi in un’espressione gioiosa, e allegra.
Strano pensare che la prima volta che l’ho vista era così fredda, in viso.
Sì, non indifferente, ma fredda.
Fredda come può essere una persona vissuta senza amore e senza nessun sentimento.
Come chi ha troppe cose da ricordare e ancora di più da dimenticare.
Così…
Triste.
Così…
Così irreale.
E invece lei è così vitale.
Lei è veramente magnifica.
Lei è dolce, e scattante, piena di vita, pura, vera, ALLEGRA.
Allegra.
Possibile che Sbudella non si era mai accorta di quanto fosse allegra, lei?
Ma non allegra nel senso di “allegramente malvagia”.
Non nel senso di una allegra pirata a bagno nel mare.
Ma nel senso di…
Allegra come…
Come una bambina.
Sì, proprio così, una bambina.
Una piccola cucciolina con il pelo bianco e la dolce curiosità di chi si affaccia per la prima volta al mondo.
Dolce.
Magari un po’ dura, a volte.
Ma dolce.
“Mi perdoni, allora?”
Glielo chiedo con tutta la speranza e la buona anima che posso mettere in una domanda.
Lei smette di ridere e mi guarda, sorridente.
Ti prego…
Ti prego dimmi sì, dimmi sì!!!
Per piacere, fallo per me…
Vorrei solo tornare a cacciare con te, a parlare del più e del meno, vorrei tornare a interrogarmi su cosa ti passa per quella testolina.
Vorrei tornare ad accarezzare con lo sguardo quel pelo bianco senza avere il rimorso di averlo macchiato, per poco tempo di sangue.
Ti prego…
Perdonami e sarò felice come non sono mai stato prima.
Lei sorride, di nuovo.
“Forse ho esagerato…”
Sì.
Sì…
“Sì?”
Shira si avvicina a me, e io a lei.
“E…forse potevo fare meno la capricciosa…”
Sì.
Sì, sei stato molto capricciosa.
“Mi perdona lei, Zanna Bianca?”
Ridacchio.
E ciò che mai avrei creduto di dire mi sale sulle labbra.
“Piccola, ti ho già perdonato.”
 
POV Sid
WOW.
Non immaginavo che quella Shira ci tenesse così tanto a lui.
Forse sono partito troppo prevenuto verso di lei.
Forse mi sono fatti un po’ di pregiudizi.
Forse…
Forse, in fondo, potrebbe non essere una rovina per la nostra famiglia.
Come può essere una rovina, in effetti?
Oh, che stupido che sono stato!
Come ho potuto anche solo pensare che l’amore potesse rovinare la nostra famiglia?
L’AMORE?!?!?!
L’amore è la cosa più bella del mondo…
Perché volevo impedirlo?
Idiota che sono stato.
Come sempre, d’altronde…
 
POV Shira
 
Forse sono partita un po’ prevenuta con lui.
Sì, in fondo non è così male.
Sono partita con l’idea che era un nemico di Sbudella, e che quindi era anche un nemico mio…
Ma in realtà non è affatto male.
È una brava persona, tutto qua.
È…
È un tigrotto alquanto fuori dagli schemi, ma non è male.
Mi ha fatto ridere più volte, in questi giorni.
Oh, da quanto tempo che non ridevo VERAMENTE!
E anche se ero sicura che mai, MAI l’avrei perdonato per aver offeso Sbudella, mi rendo conto solo ora che forse mi sono fatta troppi problemi.
In fondo, una boccata d’aria non fa male a nessuno…
Mi divertirò un pochino con Zanna Bianca.
E poi chissà…
Forse, tornata da Sbudella, potrei aver imparato qualcosa…
 
  
Al mio tre, tutti insieme:
UNO....DUE....
EVVAI!!!!!!!!!!!!!!
Shira e Diego sono ufficialmente amici.
Anche se Shira ha ancora l'idea di tornare da Sbudella, ora sono amici.
CACCHIAROLA, HO AGGIORNATO PIU' DI UN MESE FA!!!!
Avvertitemi però, ragazzi, se sforo troppo!
Comunque, buona Pasqua a tutti in anticipo!!
Voi che ne pensate del uovo papa?
Io personalmente LO ADORO!!!
Vorrei sentire i vostri pareri, se non vi spiace.
Ah, e passate su un canale YouTube di una mia amica, pubblichiamo dopppiaggi nostri (avviso che non abbiamo un microfono ma che presto vorrei comprarmene uno)!
http://www.youtube.com/user/musictwinsi 
E passate anche sul canale della grandissima Elelovett, mi ha sempre supportato moltissimo.
Al prossimo doppiaggio GIURO che avrò un microfono!!!!
Da ora in poi, comunque, nella storia, si cominciano a delineare momenti romantici.
Quindi preparatevi al fluff diabetico, perchè ho un paio di idee favolose (secondo me)!!!!
Al prossimo capitolo, e cercherò di essere un po' più puntuale...


Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Così importante ***


Terza persona
I giorni che seguirono furono i giorni più felici nella vita di Shira.
Diego la riempiva di attenzioni e la chiamava, scherzosamente, “Sua Altezza Shira”, o “principessa”, facendole fare una smorfia di finto orrore ogni volta. Una volta se n’era uscito con “La mia principessa”, e per un momento a Shira si era attorcigliato lo stomaco al pensiero di quanto quel tigrotto si stava affezionando a lei.
Ma poi aveva scacciato veloce quel pensiero, cercando di convincersi che in fondo anche lei gli voleva bene.
E in fondo in fondo, lei gli voleva bene davvero.
Le piaceva scherzare con lui, e rotolarsi come due gattini nell’erba alta dell’isola, lontani da occhi indiscreti.
E le piaceva quando, poco prima di andare a dormire, lui entrava nel tronco e insieme si mettevano a guardare le stelle dal piccolo buco che dava sull’esterno.
E si guardavano per lunghi secondi cercando di capire l’uno i pensieri dell’altro, e lei lo ascoltava mentre decantava con tono da falso cicerone tutti i nomi delle costellazioni. E spesso toccava a lei correggerlo con finto fastidio.
“Ecco, vedi, quella lì è la costellazione del Capricorno…”
“Veramente è il Sagittario.”
Lui l’aveva guardato come offeso.
“Credi di poterne sapere più di me, micia?”
“Sì. Ho navigato tutta la vita e quelle stelle le ho viste sopra la mia testa ogni notte quando andavo a dormire.”
In realtà non lo aveva mai raccontato a Diego, ma era stato Sbudella a insegnarle tutti i nomi di tutte le costellazioni di tutto il cielo, e anche qualche stella.
Shira poteva orientarsi con una tale sicurezza in mare, che spesso veniva usata lei stessa come bussola quando il capitano non era molto brillo.
Dieci volte su dieci ciò che diceva Diego sulle stelle era sbagliato, ma Shira cercava sempre di non farglielo pesare, stando zitta. Avrebbe dovuto poi spiegare, naturalmente, da chi aveva imparato tutto ciò che sapeva.
E Shira non voleva parlare di Sbudella.
Non in quei pochi giorni magici che ancora restavano.
Diego era riuscito a ottenere qualche altro giorno per loro due, anche perché la nave di Sbudella era stata deturpata seriamente dal riscaldamento di quei giorni, e Manny attendeva che fosse perfettamente sistemata per potersene andare.
Ma Manny l’aveva subito detto: appena il momento giusto sarebbe arrivato, l’attacco sarebbe avvenuto, e Diego avrebbe dovuto dire addio a Shira.
Se lei avrebbe deciso di seguirli, quello era un altro discorso.
Un discorso che non era stato affatto esaminato.
Ma su cui Diego riponeva molta fiducia.
Shira era sempre più vicino a lui, ogni minuto che passava, con la mente e con il corpo.
Non si vergognava più di guardarlo a lungo negli occhi e di poter dire “Sei bellissimo”.
Come non si vergognava di fargli notare i suoi innumerevoli difetti e di chiedergli, semplicemente ammiccando e sbattendo le ciglia, con una semplicità assoluta, che distruggeva ogni sua barriera di orgoglio e di semplice pudore, qualsiasi favore, solitamente molto imbarazzante, che le passava per la testa.
Gliene aveva fatti fare di chilometri in quei soli tre giorni!
Diego si chiedeva spesso come sarebbe stato quando sarebbe andata a vivere con loro, quante fatiche avrebbe dovuto sopportare.
Si diceva, ormai convinto, che sarebbe venuta certamente con loro, senza neanche minimamente pensare che a Shira potesse mancare qualcosa con lui.
E qualcosa in effetti le mancava: le mancava il vento tra il pelo, e l’odore dell’acqua salmastra a svegliarla, e il sentire, tutti i giorni a ogni ora, la paura dell’ignoto, della disorganizzazione, del disordine, di quel disordine che tanto amava e che ora mancava in quella vita così “perfetta”. E l’eccitazione sulla pelle, come adrenalina pura, quando si attaccava, e quando terminava l’attacco si stava sempre sul chi vive.
E le mancava Sbudella.
Soprattutto Sbudella.
Il suo modo di imporsi, il suo modo di fare, il suo modo di farla sentire… viva.
Sì, perché si sentiva viva quando, dolcemente, le si avvicinava e le passava la mano nel pelo bianco, sorridendo e dicendo “Brava”.
E le piaceva anche quando, i primi giorni sulla nave, l’aveva picchiata violentemente.
Sì, l’aveva picchiata molto tempo prima.
Sembrava così lontano il giorno in cui aveva scelto quella vita e lui.
Sembrava talmente distante il tempo in cui la picchiava per farsi ubbidire.
A Shira non erano mai piaciuti i comandi.
Né quando era Sabor a darglieli, sia quando era stato, molto tempo prima, Sbudella.
Ma col tempo aveva imparato a rispettarlo.
Aveva imparato che solo su quella nave era veramente protetta dall’ipocrisia e dai tanti ricordi.
E che Sbudella, in fondo, la proteggeva.
E sempre l’aveva protetta.
Ma ora, su quell’isola, di nuovo a terra dopo anni, con quel tigrotto, Shira cominciava a dubitare.
Dubitare di sé, di Sbudella, di tutto il mondo perfetto che in anni si era costruito su un iceberg galleggiante.
Non si era mai accorta di quanto fosse bello avere le zampe a terra, sul terreno saldo, con le zolle di terriccio tra gli artigli, e di quanto triste era l’illudersi di poter dimenticare.
E si era reso conto di che illusione era stato quel Sbudella.
Si chiedeva, per la prima volta nella vita se quel suo desiderio di picchiarla non fosse stato, invece di un tentativo di domarla, il gesto di un sadico, un possessivo, un violento.
Ma chi era lei, per giudicare, quando anche lei aveva picchiato, malmenato, ucciso nella vita?
Che gli avrebbe detto, quando sarebbe tornata da lui, su quella nave, senza il mammuth e la tigre.
Non avrebbe mai potuto uccidere Diego, l’aveva capito.
Ormai tra loro c’era un’intesa fortissima, e Shira non aveva il cuore di ucciderlo.
Cosa avrebbe detto a Sbudella? Si chiedeva.
Mi ucciderà, probabilmente.
Potrei anche non tornare, magari.
Potrei restare con Diego per sempre.
Potrei rimanere con la sua banda, e ridere ogni giorno per qualche sciocchezza di quel bradipo o anche farsi chiamare “Sua Altezza Shira” da Diego.
Non l’avrebbe mai fatto fare a Sbudella.
E non l’avrebbe mai fatto fare a nessuno, mai.
Neanche Sabor le aveva mai appioppato stupiti nomignoli da neonata, e neanche i tigrotti che vivevano nel tempio: l’ultimo che ci aveva provato era andato dritto dritto all’ospedale.
Ma stranamente, quello Zanna Bianca sbucato fuori dal nulla, così, all’improvviso, aveva potuto.
E non le dispiaceva, stranamente, farsi chiamare “micia”, “Principessa” e (il suo preferito), “Piccola”.
Ricordava ancora quel giorno in cui le aveva dato quel soprannome. “Micia”.
Si era arrabbiata come una matta.
L’aveva sovrastato.
Ma, contro le aspettative, lui si era dimostrato addirittura più forte di lei.
E l’aveva sovrastata.
Era diventato davvero così importante per lei da farle piacere, addirittura, i nomignoli che le dava?

SCUSATEMI, SCUSATEMI SCUSATEMI!!!
Capisco che ci ho messo una barca di tempo a pubblicare questo schifoso capitolo, ma ero a zero ispirazione.
Forse dal prossimo episodio passerò ai momenti fluffosi, ma per ora volevo pubblicare una riflessione di Shira per far capire meglio la sua situazione.
Ringrazio vladimir e
 Kikka97Starky per i commenti. GRAZIE!!!!!!!!!!!!

A
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Quattordicesimo giorno:Un incubo e una rivelazione ***


POV Diego
 
Occhi chiusi.
Respiro pesante.
 
ENYA!!!
 
Provo ad aprire gli occhi ma non ce la faccio.
 
Non puoi farci nulla, Diego…
 

Con affanno provo a riemergere dal buio denso del sonno, ma una forza invisibile mi blocca gli occhi e la mente. E io rivedo, sempre più sconvolto, quella terribili immagini.
 
MA PERCHE’???
 
Affanno.
Delirio.
La ricerca disperata di un appiglio, di qualcosa di reale a cui aggrapparsi e da cui riemergere lentamente.
Ma non c’è nulla accanto a me che possa impedirmi quella discesa.
 
Non piangere…
 

Il denso dell’incubo.
Il nero che mi circonda e mi sporca come pece.
Come acqua impedisce il respiro e blocca completamente.
Sento le gambe paralizzate e le braccia impossibilitate a muoversi vicino a me.
Sento ancora il mio corpo ma è distante da me, distante da tutto ciò che sta succedendo, distante da quell’albero e anche da Shira, che dorme accanto a me.
 
Andrà tutto bene…
 
E le immagini sempre più nitide…
 
La caccia…
Quella corsa contro il tempo…
E il sangue, sulla neve.

 
E il respiro ancora più affannoso.
 
NOOOOOOOO!!!!
 
Apro gli occhi.
Scatto in piedi.
Sudo.

 CHE COSA LE AVETE FATTO????

 

“Diego…”
Mi giro verso Shira.
Lei si è appena svegliata.
Mi guarda curiosa e preoccupata, come a chiedermi spiegazioni.
E probabilmente le dovrei molte spiegazioni, se solo avessi voglia di spiegare.
Sono completamente sudato, e mi sono svegliato di scatto nel bel mezzo della notte, spaventato come un bambino.
Faccio respiri fondi e profondi, cercando di recuperare fiato.
“Va tutto bene?”
Domanda stupida. Ti sembra che vada tutto bene? vorrei risponderle.
Ma sfogarmi con lei non servirebbe a nulla.
Riaprirebbe solo ferite quasi rimarginate e porte rimaste chiuse a chiave per troppo tempo.
“Non è niente.”
Prendo un altro, lungo, respiro.
Sono in piedi.
Fermo davanti a lei, che mi guarda sorpresa e preoccupata allo stesso tempo.
Non mi ha mai visto così.
Tento un piccolo sorriso per rassicurarla, ma evidentemente non mi viene bene.
Allora dico solo, con una voce flebile e poco udibile che non sembra la mia:
“è stato solo un incubo”.
 
È stato solo un incubo…
Magari lo fosse stato.
MMMMMMMH…
UUUUUUUUH….
Piano piano cerco di tornare al respiro normale.
MMMMMH…
UUUUUUH…
Da quanto tempo era che non lo sognavo più?
Il respiro per un istante torna ad appesantirsi, ma è solo un istante.
MMMMMMH…
UUUUUH…
Respira…
E inspira…
MMMMH…
OK.
OK, OK.
Va tutto bene, va tutto bene.
No, no, non va tutto bene, ma va comunque meglio.
OK.
Sì.
L’aria aperta e il cielo che, piano piano, schiarisce davanti a me, mi rilassano molto di più dell’aria stantia dell’albero.
È tutto a posto, Diego.
L’hai sognato una volta.
Non accadrà più.
Ne sei sicuro, tigrotto?
Coscienza! Da quanto tempo non ci si sente, eh?
Ti sono mancata?
Tantissimo… Mi sono divertito molto con Shira anche senza di te.
Hai pensato a cosa fare con quella ragazza?
Cosa… Scusa, a cosa dovrei pensare?
Vuoi portarla con te?
Bè, ecco, io…
O vuoi che torni da Sbudella?
Io non…
Dì la verità, non ti piacerebbe affatto che se ne tornasse dal suo capitano, uh?
Senti, coscienza, sono in un momento critico, ne possiamo parlare un’altra…
Un’altra volta?NO.
Come sei secca.
C’è da parlarne subito, ti dico.
Che fretta hai, scusa? Ho tutto il tempo…
NON HAI tutto il tempo, Diego! Sono passati già 14 giorni. 14 GIORNI DA QUANDO SIETE QUI SULL’ISOLA. Hai avuto 14 giorni per stare con lei e decidere cosa farne. E tra meno di 2 settimane, se sei fortunato, Manny attaccherà Sbudella.
E tu dovrai prendere una decisione.
Bè, c’è ancora un po’ di…
No, Diego, no. Sei stato anche troppo indulgente con Shira.
Che cosa dovrei fare, secondo te?
Tu cosa vuoi fare?
Non lo so, lo sto chiedendo a te!!
Mi viene voglia di ucciderti,a volte…
Provaci, Zanna Bianca!
Ehi! Nessuno mi può chiamare come mi chiama Shira!!!
E perché, di grazia?
Perché solo lei può darmi soprannomi!!!
Lei e nessun’altra?
LEI E NESSUN’ALTRA!!!
Silenzio, per un istante.
Uuuh…
Forse se n’è anda…
Ti sei innamorato, micio.

Cos…
Ma che…
No, io…
NOOOOOOOOO!
Di Shira?
Io?
Con lei?
Ma stai scherzando!
No, sono serissimo.
Ti prego, parliamone in…
Cosa vuoi fare con lei?
Io…. Non lo so cosa voglio per lei, che scelga lei cosa fare!!
Se scegliesse di tornare da Sbudella, tu la lasceresti andare?
ASSOLUTAMENTE NO!!!
Se quella fosse la sua felicità…
Quella NON E’ la sua felicità! OK? La conosco meglio di chiunque altra e quella vita, QUELLA SCIMMIMA NON-E’-LA-SUA-felicità.
La fermeresti?
Sì.
E che le diresti?

Io…
Io…
Io, le direi…
La vedo per un istante, con la coda nell’occhio, mentre fuori dalla caverna si sgranchisce i muscoli.
E mi rendo conto di quanto sia bella.
E di quanto sia bello e desiderabile quel suo corpo.
E di come siano belli quegli occhi così freddi e così vispi.
E di come sia bella e di come la voglia.
E di come l’unica cosa che vorrei è che stesse con me.
Le direi che non voglio che se ne vada. Che voglio che resti con me. Voglio renderla felice. Questo è ciò che voglio. Voglio che sia felice. E…
E io…
La guardo.
Sorride.
Ed è dolce.
E io so di essere la sua felicità.
E lei è la tua?
Sì.
E non ti importa se la sua sola presenza la notte ti fa venire gli incubi?
Ehi, non è per questo che io ho…
Smettila di fingere!Certo che è lei la causa dei tuoi incubi! E sai perché?
Dai, spiegamelo.
Perché lei è uguale, identica alla madre.
Come…
Sono la tua coscienza, e tu hai sempre saputo che era lei la bambina.
Lei non ha mai ritrovato sua figlia, come potrebbe…
Ma tu l’hai cercata, o mi sbaglio?
Eccome se l’ho cercata. L’ho cercata con tutte le mie forze, e lo sai.
E perché l’hai cercata?
Io…
Non ci credo.
L’ho cercata perché volevo renderla felice. Volevo farle fare una vita migliore. Mi rapportavo a quella cucciola come a un padre….
E, dimmi, la madre della bambina, come aveva il pelo?
Oddio…
Bianco.
Bianco. E come lo ha Shira?
Bian…Co…
E anche il mio viso diventa un po’ bianco, mentre la osservo.
È vero.
È uguale.
È identica.
Mio Dio…
Io…
Io l’ho sempre saputo che era lei la cucciola.
Era lei la bimba perduta della tigre bianca.
Io l’ho sempre saputo.
Era lei l’unica ragione che mi aveva tenuto in vita per i primi anni.
La speranza di poter trovare quella tigre e poter fare con lei ciò che non avevo fatto con la madre: proteggerla. La speranza di trovarla e di crescerla.
Come avevamo voluto fare.
Poi la speranza era diventata rassegnazione e avevo perso la fiducia.
Non l’avrei più trovata.
E mi ero obbligato a obbedire agli ordini di Soto e a essere una pedina di un gioco macabro.
E ora me la trovo davanti.
Cresciuta.
Bella.
Da fievole ragione di vita è diventata frutto della mia passione.
E ora la amo.
E provo ancora l’istintivo, dolce sentimento di proteggerla che provavo anni fa.
Tu l’hai sempre saputo.
E d’improvviso è tutto così chiaro.
Quella speranza di farla cambiare, quel brivido che mi prende quando siamo vicini.
E' uguale a sua madre... E io la amavo, un tempo.
Quella voglia di farle cambiare vita e di proteggerla...
Proteggere.
è questa la parola chiave.
Ciò che con la madre non ho potuto fare, ora lo riverso sulla figlia, senza sapere che era lei.
Istintivamente ero portato a volerle bene e a amarla, perché era lei che per anni avevo considerato mia figlia anche se non lo era.
Quello che per anni era stato il mio ruolo di padre ora è diventato quello di amico e di amante.
Ora la amo con amore passionale, allora la amavo paternamente.
Ma ciò che provo per lei, dunque,è stato dettato solo dall’istinto paterno che avevo?
Tutte quelle attenzioni, quei momenti, quei nomignoli…
Solo frutto di un desiderio del passato?
Forse la somiglianza alla tigre bianca, forse solo un amore dettato da quella somiglianza, forse solo la speranza di ritrovare qualcosa che avevo perso?
Posso dirmi di no, che non lo sapevo, ma in fondo io l’ho SEMPRE saputo.
Lei me lo ha aveva detto.
Era l’ultima tigre bianca rimasta.
E Shira è sua figlia.
Non c’è dubbio.
È lei.
È lei la figlia di Enya.


E...SORPRESA!!! Shira è la figlia di Enya. No, non sto scherzando.La vecchia fiamma di Diego e la nuova fiamma di Diego sono madre e figlia. Verrà più approfondito il tutto nei capitoli successivi. Comunque, questo fatto porterà ancora più confusione nella testa di Diego, che oltre a non essere sicuro dell'amore verso Shira e del fatto che voglia o meno restare con lui e se lo ami, ora si chiede anche se ciò che ha fatto per lei in tutto quel tempo era solo amore "paterno" e amore verso Enya.
L'ho caricato anche u po' in anticipo, quindi GIOITE!! (o forse no).
Ultima cosa: DUE SETTIMANE FA HO FATTO LA CRESIMA!! EH, sono felice come un re.
FINE!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Quattordicesimo giorno:La figlia della tigre bianca ***


Terza persona
Nella calura di mezza estate, all’alba già cocente, un bradipo accaldato correva con passo sbilenco e barcollante verso un mammuth che, lentamente, si stava avviando verso la baia.
Sid inciampa un paio di volte prima di arrivare alle gambe dell’amico.
Con una mano artigliata gli prende una gamba e, picchiettandola, chiama debolmente:
“Manny?”
Vedendo che il mammuth non l’ha affatto notato, il bradipo ritenta, più forte:
“Manny??”
Niente.
Allora, con uno scatto di impazienza e alzandosi in piedi con violenza, il bradipo urla:
“MAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAANNY!!!!!!!”
Il mammuth si gira improvvisamente, leggermente spaventato.
“Sid!!”
“Ti devo parlare!”
Manny, portandosi la proboscide al cuore e respirando profondamente, ancora spaventato, commenta:
“Non serve che urli così tanto!”
A Sid cadono le braccia.
Rimangono per alcuni istanti zitti, Sid ancora fermo in piedi con le braccia lungo il corpo e lo sguardo vacuo, e Manny col respiro corto.
“Ti sei ripreso?” chiede poco dopo Sid, spezzando il silenzio.
Manny ancora respira affannosamente.
“Mi hai quasi fatto venire un infarto…”
“Non esageriamo, adesso. Sei una montagna di grasso, prima o poi ti verrà comunque.”
“Non sono grasso, è…”
Sid, spazientito, borbotta:
“Senti, possiamo parlare dopo del tuo quasi infarto? Ho una cosa da chiederti.”
Il mammuth tira un respiro più profondo degli altri, chiude gli occhi e poi li riapre.
“Sono a posto.”, afferma.
Sid si prepara a parlare.
“Senti, Manny…” Per spezzare l’imbarazzo, si mette a disegnare coll’unghia del piede sulla sabbia. Il mammuth lo guarda improvvisamente con fare curioso.
“Io…Io avrei…Un amico.”
Che bell’inizio, pensa Sid.
Manny lo guarda ancora più attentamente. È sicuro di averlo visto arrossire sotto il pelo giallognolo.
“E…Credo…Che questo amico…Sia innamorato.”
Manny, d’improvviso, sgrana gli occhi.
“E…Come…Dovrei fare…Per…Capire…Se…”
Sid balbetta come un bambino.
“Se…è…Inna…Morato.”
Sid deglutisce nervosamente. Sente le mani scivolose e le stringe convulsivamente.
Manny si distende e sorride. Tra sé e sé trattiene una risatina.
“Dai, dimmi, chi è?”
Sid alza improvvisamente lo sguardo.
“C…Chi?”
Manny scoppia improvvisamente in una risata fragorosa. Sid, stupito, lo guarda.
Poi, per rompere l’imbarazzo, si mette a ridacchiare anche lui, tutto rosso in viso.
Quando finalmente Manny riesce a fermarsi, il bradipo quasi tira un respiro di sollievo.
“Allora…Hai capito?” La voce di Sid è sottilissima.
Manny lo guarda ancora ridacchiando tra sé e sé.
“Ma certo che ho capito!! Non serve che fingi con me.”
Sid comincia a non capirci niente. Insomma, è normale che non capisca niente, ma ora capisce ancora meno che niente. Di che sta parlando, esattamente, Manny?
“La classica scusa dell’amico…Che stupido che sei, Sid!”
Grazie mille, vorrebbe dire il bradipo. Ma si limita a fare tanto d’occhi, mentre comincia a capire qualcosa.
Miracolosamente.
“Aspetta, Manny…”, cerca di fermarlo, prima che dica altro. Sarebbe così imbarazzante dover spiegare, poi…
Ma il mammuth neanche lo sente, e continua, sorridendo e ridendo a parlare:
“E tutto questo per nascondere… Che sei cotto di una bradipa!!! Oh, Sid…”
E ride, ancora, una grassa risata.
Sid cerca di zittirlo, si mette un dito sulla bocca, fa segni, ma Manny continua a ridere, ancora, e ancora, e ancora.
“Uh, uh, uh, Sid! Che stupida scusa hai inventato, poi!! “Ho un mio amico…”, ah ah ah!!!!!”
Sid ormai fa tutti i gesti possibili e immaginabili, in tutti i modi cerca di zittirlo, anche sospendendosi sulla testa, facendogli segno col dito con gran veemenza e sbattendo il cranio contro un albero, disperato.
“Ah ah ah! Sid!!! Tu hai solo me e Diego come amici!!! E io sono già sposato!!!! E Diego…”
D’un tratto Manny zittisce, con gli occhi spalancati e improvvisamente consapevoli.
“Oh…” sussurra.
Sid alza le spalle, come a dire “Volevo dirlo.”
Manny sembra essere morto sul posto, tanto è fermo e vitreo il suo sguardo.
Il bradipo, preoccupato, si arrampica con fatica, scivolando leggermente sulle zanne, sul cranio del mammuth, e gli passa una mano davanti agli occhi.
L’animale non da segni di vita.
Allora Sid schiocca le dita, una, due, tre volte.
Ancora nulla.
Quando finalmente Manny alza la testa e urla:
“DIEGO E SHIRA?!?!?!?!?!?” , Sid cade a terra.
POV Sid
Ahi.
Ohi.
Uuh…
Mi sono rotto qualcosa…
Manny finalmente riesce a parlare e, con ansia, comincia a pestare i piedi in giro, urlando:
“COME PUO’ ESSERE, COME PUO’ ESSERE?!?!?! E IO GLI HO ANCHE PERMESSO DI AVVICINARSI A LEI!!!!”
Urla, e nel frattempo si mette a passeggiare nervosamente attorno, con quella grazia che è tutta dei mammuth.
Oddio, adesso mi schiaccia.
Oddio, adesso mi schiaccia!!!
Mi copro con le braccia, cerco di rotolarmi da una parte o di fare qualsiasi cosa, ma non riesco a muovermi.
Manny è agitato al massimo, non riesce quasi a pensare.
Urla, e quello che urla è senza senso.
Non ci capisco niente.
So solo che sono spiaccicato a terra.
E un mammuth mi sta per calpestare.
“Manny!!”
Chi è?
Provo ad alzare lo sguardo, ma non riesco a muovermi.
Uhi..
AHI!! Il muscolo…
“DIEGO!”
Diego… Diego?
Non riesco neanche a fare nulla per spostarmi e per vedere la tigre.
L’ultima cosa che vedo è il sedere di Manny.
Cavoli…
 
Terza persona
“Allora, vediamo se ho capito bene: hai scoperto che Shira aveva una madre, naturalmente, come tutte le persone normali, ma questa madre era la tua fidanzata 18 anni fa, quando eri ancora con Soto, ma anche se era fidanzata con te ha avuto una figlia che è Shira, ovvero la tigre che ci siamo portati dietro per carità animale e che ha cercato anche di ucciderci?”
Diego si ferma davanti a Manny con un sorriso laconico.
“Riassunto eccellente.” Si mette a sedere. “Se non per un dettaglio: LEI…NON E’…MIA FIGLIA.”
La sua determinazione a ribadire quel punto quasi spaventa il mammuth.
Annuisco.
 “Come ne sei tanto sicuro?”
Diego prende fiato e poi parla, con un tono concitato e lievemente spezzato:
“Quando Enya me ne parlò, mi disse che l’aveva avuto quando era giovane.”
Manny inarca le sopracciglia.
“PIU’ giovane.” Precisa Diego.
Manny si porta la proboscide alla testa e chiude gli occhi, forse cercando di seguire un ragionamento che gli sfugge.
“Aspetta, ripetimi tutto: tu avevi 6 anni quando stavi con lei e lei…”
Diego sorride divertito, mentre ascolta l’amico che cerca di arrivare a una soluzione, e spiega, pazientemente.
“A 1 anno compiuto d’età, una tigre può già procreare.”
Il mammuth spalanca gli occhi sorpreso.
“Ah…Ah sì?”
Diego annuisce.
“Ah, bè, allora …. Allora beati voi!!”
La tigre rotea gli occhi leggermente spazientito.
“Sì, Manny, possiamo tornare al mio problema, ora?”
Il mammuth trasale, come se qualcosa lo avesse preso per la zampa e ritirato su dal mondo dei sogni.
“Sì, giusto, allora…”
Manny prende un sospiro.
“OK, adesso faccio uno di quei discorsi tipo psicoanalisi…”
Diego gli sorride, divertito.
“Non sei il tipo da psicoanalizzare.”
Manny sorride a sua volta.
“Proprio no, eh?
Diego scuote la testa.
“I discorsi motivazionali non sono mai stato il tuo forte.”
Il mammuth rotea gli occhi.
“Sì, fammi almeno provare, no? Magari ti faccio stare meglio, no?”
Diego scuote la testa, di nuovo, con il sorriso sardonico ancora stampato sul viso.
“No, Manny, no. Non è della psicoanalisi che ho bisogno.”
Manny respira, cercando di capire cosa la tigre cerchi di dire.
“E allora cosa vuoi, Diego?”
La tigre sospira anche lei, guardando un punto lontano all’orizzonte.
L’alba è ormai passata, e Shira lo starà cercando.
Con che coraggio tornerà da lei e potrà guardarla negli occhi
Ci vuole coraggio, troppo coraggio.
Un coraggio che lui non ha in quel momento.
No, non se la sente di vederla, no.
Deve stare da solo, sì.
Deve pensare.
È troppo confuso ciò che prova per lei in questo momento.
Così, di tutte le cose che vorrebbe dire a Manny, l’unica che dice è:
“Se Shira ti chiede di me, dille che sono in giro a cacciare. E che…”
Prende un altro respiro per dire ciò che deve dire.
Non vuole allontanarla, no.
Non è allontanarla quello che stai facendo, Diego.
Tutti hanno bisogno di una pausa, ogni tanto.
Tu più di tutti in questo momento.
“…Che preferirei stare solo oggi.”
Manny, con lo sguardo triste, annuisce.
Diego vorrebbe dirgli altre cose, ma non riesce a proferire parola.
Così, l’unica cosa che fa, è camminare, a passi incerti, verso la baia.
“Senti, ma…”
La voce di Manny lo fa girare.
“…E… la madre di Shira… Insomma, che…Che fine ha fatto?”
Il suo tono è imbarazzato e leggermente incrinato.
Diego stringe gli occhi.
Le lacrime salgono lentamente agli occhi.
Ma lui le trattiene.
I ricordi riaffiorano lentamente, più forti e vividi che mai.
Fa male.
Fa molto male.
Con tutta la forza che riesce a trovare, dice, con voce spezzata, che non sembra quasi sua:
“è morta.”
 
POV Diego
Quando Enya mi ha raccontato della cucciola che aveva avuto, ho creduto di morire.
Mi sembrava così astratta l’idea che la tigre che avevo amato fosse già stata con un altro uomo prima di me…
Ma in fondo, perché stupirmi? Le tigri, dopo l’anno, possono già fare figli, e prima si ha un cucciolo, meglio è.
Enya mi parlò della cucciola con le lacrime agli occhi.
Mi disse che era così bella, quando era nata, e che aveva degli stupendi occhi blu, e il pelo bianco, proprio come lei.
Mentre ne parlava, la sua voce era rotta e fiebile, e parlava tra i singhiozzi, quasi a scatti.
Mi disse che il padre era stato uno del branco di Soto, e che lo aveva amato davvero. Si chiamava Igor, ancora ricordava il suo nome… Con un leggero sorriso, mi aveva raccontato di come passavano le notti insieme, e di come il suo cuore battesse forte come un tamburo quando c’era lui. E io trasalendo, avevo rivisto in quella narrazione la storia del loro amore, quello mio e di Enya, così timido e così puro. E mi ero chiesto se quel sentimento che la tigre diceva di provare per me non fosse altro che la ricerca di un amore impossibile che se n’era andato. Perché se era così, io l’avevo amata per tutto quel tempo (perché sicuramente l’avevo amata) senza mai essere ricambiato.
Quando era nata, la bambina (di cui non aveva voluto dirgli il nome) non era sola. Altri tre cuccioli erano nati con lei.
Ma quando il parto era finito, Enya era stanca e esausta, circondata da un mare di sangue, e i cuccioli deboli e malaticci.
Non sarebbero sopravvissuti a quella notte.
E Enya si era disperata, perché, nonostante quei cuccioli per suo zio fossero una vergogna, lei li voleva più di ogni altra cosa al mondo.
Aveva pianto tutta la notte, stesa in una grotta, con Igor accanto, aspettando con angoscia, la morte dei piccoli di tigre.
Uno ad uno, poco a poco, i neonati si erano spenti tutti quanti.
Ed Enya aveva coperto di baci e lacrime ogni singolo corpicino che lentamente diventava sempre più freddo.
E così, tutti erano morti.
Tranne uno.
La piccolina col pelo bianco.
La più bella di tutti.
La prima a nascere, Enya se lo ricordava.
Era stata la prima a venire al mondo.
Ed Enya, quando quella terribile notte era passata, l’aveva presa con sé e l’aveva allattata debolmente.
Igor era stato ucciso poco dopo.
Soto non aveva approvato affatto la scappatella di sua nipote, e ancora di più non approvava quei cuccioli di tigre che erano nati e che, secondo la versione che la nipote gli aveva raccontato, erano morti tutti.
E per un certo periodo la tigre ci aveva creduto.
A Enya non aveva fatto domande, e lei, clandestinamente, aveva continuato a prendersi cura della sua piccolina.
Parlando di lei, la tigre bianca mi aveva sorriso spesso, parlando di quanto fosse bella e dolce con lei. E anch’io avevo sorriso, cercando di non pensare al fatto che la mia Enya aveva una figlia.
Non mi sembrava vero.
La storia, però, non finiva così.
No.
Un giorno, sfortunatamente, Soto l’aveva scoperta ad allattare una cuccioletta di tigre bianca come lei.
E subito tra i due era stata guerra.
Enya voleva tenere quella bambina con tutte le sue forze e, anche se da sola, crescerla.
Soto disapprovava totalmente e, anzi, aveva tentato in tutti i modi di strappargliela dalle braccia.
Forse aveva intenzione di farla crescere col branco e scacciare Enya. Addestrarla all’arte dell’assassinio e trionfare dove aveva fallito con la nipote.
Ma Enya, anche se debole, era riuscita a difendersi e a stordire Soto.
Ormai la piccola non era più al sicuro con lei.
Soto l’avrebbe cercata anche se fosse andata in capo al mondo, e probabilmente l’avrebbe trovata e uccisa. Doveva nasconderla.
E così, mi disse piangendo ancora più forte, l’aveva portata davanti alla porta di un tempio e lì lasciata.
Saputo il fatto, Soto non aveva potuto fare nulla. Per regola, se una tigre viene ospitata in un tempio e se è protetta dal sacerdote in persona, è vietato ucciderla o toccarla.
Enya aveva potuto tirare un sospiro di sollievo per la sua piccola, anche se suo zio, da quel giorno, la uccideva di botte e la puniva corpolarmente.
Erano quattro anni che la tigre viveva nell’inferno.
Erano quattro anni che la “mia” Enya viveva nell’inferno.
Il mio piccolo tesoro, il mio fiore proibito, veniva picchiata e maltrattata.
E aveva una figlia.
Ma lo shock più grande fu, per me, quando lei mi propose di scappare insieme, noi tre.
Io, lei e la bambina.
L’aveva, dopo lungo tempo, rintracciata, e aveva assolutamente intenzione di riprenderla.
Tutto ciò che le serviva era parlare col sacerdote che l’aveva accudita e andarsene.
Da sola non avrebbe mai potuto difendersi da Soto, ma con me al suo fianco…
Ancora oggi, mi chiedo se la mia partecipazione a quella fuga doveva essere perché lei mi amava o perché, da approfittatrice, aveva pensato bene di usarmi come arma di difesa.
Ma non importava, perché, nonostante la confusione che avevo in testa, le dissi sì.
E, alla fine, quell’idea della fuga, col tempo, non mi sembrò così terribile come mi era sembrata all’inizio: saremmo stati io e Enya, e poco importava se lei mi amava veramente o meno. Io la amavo e tanto bastava.
Inoltre, con Soto i ponti erano tagliati da molto. Da tempo non mi ritrovavo più negli insegnamenti e nelle lezioni di vita che mi aveva imposto. E dopo ciò che aveva fatto a Enya, il mio odio verso lui era immenso.
E così, la fuga era progettata.
Saremmo stati io, Enya e la bambina.
L’idea di poter essere padre mi spaventava e mi attraeva al tempo stesso.
L’immagine della cucciola era poco definita nella mia mente, ma cercavo sempre di figurarmela piccola, indifesa, bisognosa del mio aiuto.
E ora me la ritrovo qui, dopo più di 18 anni, grande, indipendente e assolutamente impenetrabile.
Forse l’immagine che Enya mi aveva dato di lei non era esattamente corretta.
Eccola qui, la mia bambina.
Quella che per mesi era stata la mia curiosità e la mia paura maggiore.
Una piccola, dolcissima bambolina, così me l’ero figurata.
Chissà se avevo pensato al fatto che avevamo solo due anni di differenza.
Bè, a quell’età, forse, questa differenza bastava per essere padre e figlia.
E ora, a questa età, chiamarla “figlia” mi farebbe vergogna, e la nostra differenza è quella giusta tra due amanti.
Come pensavo di vederla? Forse come una bambina?
No, io non pensavo di vederla una volta nella vita, veramente.
Ma se avessi dovuto figurarmela, me la sarei figurata ancora piccolina, attaccata alle mammelle di Enya, una sola e indifesa cucciolina…
Eccola qui, la “sola e indifesa cucciolina”.
Una pirata.
No, più, di una pirata.
Un primo ufficiale di un capitano pirata.
La mia bambina è cresciuta.
Sua madre sarebbe fiera di lei?
Forse dovevo continuare a cercarla.
Forse non dovevo arrendermi dopo i primi anni.
Dovevo provare a mettermi in contatto con lei, crescerla, forgiarla secondo la giusta via…
Non le sono stato accanto come avrei dovuto.
Ma come avrei potuto starle vicino se non sapevo neanche il suo nome?
Bella scusa Diego, ma resta il fatto che l’hai lasciata sola contro il mondo avverso.
Quella cuccioletta…
Sorrido.
Bè, in un aspetto Enya non si è sbagliata descrivendomela: è assolutamente bellissima.

Allora... Ho innanzitutto cominciato gli esami. Finisco gli scritti martedì e faccio l'orale il 25.
Poi... Tra un po' mi arriva il mio computer tutto mio.
E... 
Sul capitolo. Quasi nulla da dire.
La scena comica all'inizio ci voleva, dai!!
Per la sorte di Enya, tenetevi aggiornati e abbiate pazienza.
Forse tra un paio di capitoli al massimo, Shira scoprirà la sconcertante verità su Diego e sua madre.
Tramite chi???
Indovinate.
E...
Bò, sono stanchissima, non ragiono più, mi si è fuso il cervello.
Notte.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Quattordicesimo giorno:Acqua di mare ***


POV Shira
 
Uffa…
Quanto ci mette Diego a venire?
Stamattina è scappato come se avessi la lebbra…
Faccio avanti e indietro davanti all’albero.
Uff…
Tra poco mi consumo le zampe.
Mmmh…
Dai, Dieghito… Ho bisogno di muovermi!!!
Muoio…
È già l’alba, forza!!
Che noia…
Ti prego!!! Tra poco non ci sarà più nessun animale in giro!!
Dai, Zanna Bianca…
È già difficile trovare un animale prima dell’alba, figuriamoci dopo.
Un crampo allo stomaco mi fa fermare.
Ahi…
Mi siedo per terra, cercando di fermare la fame.
Sono tre giorni che non mangio nulla…
Cerco di frenare i morsi che mi attanagliano lo stomaco.
Sto male…
A Diego non ho detto nulla. Non gli serve preoccuparsi per me tra le altre cose.
Già è abbastanza difficile trovare il cibo, non gli serve sapere che questa privazione mi distrugge.
Un altro crampo.
Aaah…
Con Sbudella c’era sempre cibo a sufficienza.
A volte anche più di quello che era necessario.
Un sorriso mi scappa sulle labbra quando ripenso a Sguincio che si infilava nella cambusa a rubare le provviste.
Perché se n’è andato, stamattina?
Ho fatto qualcosa di sbagliato, ieri?
Non mi sembra, davvero…
Forse…
Il mio sguardo si fissa nel vuoto.
Ieri sera…
Nell’albero…
No.
 
Stesi nell’albero, uno vicini all’altro, le due tigri osservano le stelle dal piccolo foro che Diego ha praticato per poter vedere i bagliori nel cielo.
La “lezione” di Diego sulle stelle si è interrotta quando, esasperata e divertita, Shira l’ha corretto sulla posizione della Stella Polare.
Ora, da lunghi minuti, i due sono in silenzio, a fissare semplicemente la volta stellata con sguardo attonito e stupito.
Alla fine, quando la tigre arancione si decide a parlare, la sua voce quasi rimbomba nel silenzio che poco prima si era formato.
“Tu hai viaggiato molto seguendo quelle stelle, vero?”
Shira lo guarda quasi stupita, coi suoi occhi zaffiro che scintillano nel buio, e poi sussurra, timorosa, un debole:
“Sì”.
Nella oscurità Shira non riesce a distinguere la sua espressione, ma sente uno smorzato “Mh” che non le lascia presagire nulla di buono.
Nervosamente, la tigre femmina si sistema lentamente in una posizione più comoda, urtando Diego vicino a lei.
Anche Diego cerca di non incrociare il suo sguardo, e si gira da un’altra parte impacciato.
Shira cerca di ignorare il torrente di sensazioni che le stanno entrando nell’anima, mentre, lentamente, i suoi occhi tornano su di lui.
Ancora, con lo sguardo vacuo fisso sul cielo stellato, Diego chiede, indagatorio:
“E…”. Una pausa, nervosa, e una leggera inclinazione nella sua voce.
“E ti manca viaggiare?”
Shira abbassa lo sguardo, leccandosi le labbra per il nervosismo.
Sì.
Oh, sì.
Ma come spiegargli quanto gli manca la sensazione del vento che scompiglia il pelo?
Come spiegargli quanto è meravigliosa la sensazione dell’aria salata che ti sferza il viso? E di come è bello sentirsi dire da Sbudella quel caro “Brava, Shira…”.
Forse, la soddisfazione per quel riconoscimento, forse, dovuta alle poche attenzioni avute nell’infanzia da Sabor, forse quella dolce realizzazione che gli riempiva il cuore quando guardava Sguincio e notava il suo sguardo geloso…
Forse, è per questo che non può restare.
Prende fiato prima di parlare.
“Tutti e due sappiamo che non posso restare”.
Diego la guarda e, stavolta, Shira può vedere chiaramente i suoi occhi scintillare.
“Perché?”. La sua voce è esitante, rotta da un singhiozzo lievemente trattenuto, bassa e roca.
Anche a Shira un singhiozzo sale per la gola, e si ferma, incerto.
No.
Non la vedrà piangere.
Non questo.
Tutto ma non questo.
Ci sarebbero tante cose che potrebbe dire (che VORREBBE dire): ti voglio bene, ma… Mi sono affezionata a te ma… Ma, ma, ma…
Tanti ma.
Non è coi ma che si fanno la storia.
“Potresti anche restare.”
La sua voce è ancora rotta, quasi piangente.
“Con noi”.
Nel buio, Shira vede i suoi occhi verdi (bellissimi) brillare e poi lui ingoiare lentamente.
“Con me.”
Stavolta gli occhi della tigre bianca si spalancano, e poi, lentamente, scintillano di lacrime.
E le parole che pronuncia sono anch’esse spezzate e rotte da singhiozzi incontrollabili.
“Lì è la mia casa, Diego…”
Diego abbassa lo sguardo, confusa, ma lei continua a parlare.
“è l’unico posto dove sono veramente al sicuro! E se sono lì, anche tu sei al sicuro! Sbudella non mi cercherà, non si vendicherà su te…”
Ormai i suoi occhi zaffiro sono ricolmi di lacrime, e il bianco pelo è macchiato, sotto gli occhi, di candide goccioline.
“Io…Noi…”
Non sa più cosa dire. Quindi, prende un respiro e rimane, zitta, a guardarlo.
Lui non la guarda direttamente.
Sta zitto, fissando il buio, e da ciò che Shira può vedere della sua espressione, è assorto in qualche riflessione.
Si volta verso lui e chiede, interrogativo:
“Quindi…” Shira lo sente deglutire nel buio, e nuove lacrime gli salgono agli occhi.
“Non… vuoi… neanche… provare?”
La fronte della tigre bianca si imperla leggermente di goccioline bianche, mentre la sua mente pensa velocemente a una risposta che possa non ferirlo.
Sente così tante sensazioni passarle nella testa che quasi le scoppia.
Trema violentemente vicino a lui.
E sussurra, leggermente incerta:
“Questa non è casa mia…”.
Lo vede voltare la testa nel buio, a fissare di nuovo quelle candide e luminose stelle. La luna gli fa brillare, per un momento, gli occhi, e lei pensa che preferirebbe morire piuttosto che vedere quegli occhi piangere.
“Sai, io ho sempre creduto che casa è dove sono le persone che ami…”
La sua voce è stranamente calma, senza nessuna inflessione particolare, semplicemente…vuota.
O almeno questo è ciò che le sembra.
Con lo sguardo lo cerca, lo trova, e vede il suo sguardo perso in quelle stelle.
Non sa che dire.
Forse bisogna solo stare zitti.
E così rimane anche lei zitta, a fissare le stelle, e a sperare che da un momento all’altro lui decida di parlare.
Ma lui non dice una parola.
Si addormenta dopo pochi minuti.
E lei non può fare altro che addormentarsi vicino a lui, con quella stessa frase che le rimbomba nella testa.
“Casa è dove sono le persone che ami…”
Ma c’è qualcuno che ami in quella stramba compagnia?
Alza lo sguardo e incontra i suoi occhi, ora chiusi, ma di cui ancora vede, nei suoi pensieri, il bel riflesso verde.
Sì.
Forse c’è qualcuno…
 
Si sarà offeso?
Si può essere offeso per così poco?
Con lui è come cercare di ballare un valzer: bisogna stare attenti a non pestare i piedi all’altro.
Possibile che davvero, DAVVERO ciò che ho detto l’abbia fatto star male?
Mi sembrava tranquillo ieri…
Che cosa posso avergli mai detto di così brutto, gli ho solo detto che forse sarei tornato da Sbude…
Aspetta.
Aspe, spe, spe spe…
Potrebbe…
E se…
Solo l’idea mi terrorizza.
Possibile che abbia seriamente…
Pensato…
Che…
Le zampe agiscono prima di me.
In un attimo sono in piedi.
E poi corro.
E la mia testa sta pensando più in fretta del vento che mi scompiglia il pelo, e il mio cuore batte forte.
Il vuoto nello stomaco torna a farsi sentire, ma lo ignoro.
Devo correre.
Veloce.
Prima che…
 
Terza persona
Diego è vicino alla costa, a guardare con gli occhi luccicanti il mare sotto di lui.
Le luci del sole appena nato lo fanno sembrare ancora più blu, e il luccichio dell’acqua si riflette nelle sue iridi verdi.
La massa blu sotto di lui, invitante, sembra chiamarla con la sua voce dolce e melliflua.
Il freddo venticello estivo gli passa sulla pelle veloce, e a lui passa un lieve brivido lungo la schiena, ma è un attimo.
Si ritrova a guardare, con la coda nell’occhio, la nave ancora ancorata lì, nell’Insenatura a ZigZag, e la luce che il ghiaccio sprigiona.
Un sorrisetto gli sfugge per un istante.
Basterebbe lasciarla andare…  E tutto questo finirebbe.
Basterebbe lasciarla partire… E non sentirebbe più quel senso di colpa roderlo da dentro e mangiarlo vivo.
Basterebbe che se ne andasse…
E lui la ricorderebbe per tutta la vita.
Forse non la lascerebbe neanche partire. Appena lei si allontanerà di pochi metri, lui gli correrà incontro e gli urlerà dietro di non andare via. E lei non potrà fare altro che urlare dalla nave, e provare a raggiungerlo senza riuscirci.
Sarà sempre così, tra noi due? si chiede. Sarà sempre un perderci e cercare di riacchiapparci?
Forse un giorno la perderà davvero per sempre.
Forse un giorno non riuscirà più a riprenderla.
Teme quel giorno con la stessa intensità con cui lo desidera.
 
POV Shira
Più veloce, più veloce…
Forse è già tardi, forse l’ha fatto…
No, no, no.
Shira, non ci pensare.
Corri.
Veloce.
Forza.
Puoi raggiungerlo.
VUOI raggiungerlo.
 
Terza persona
Possibile che quello che prova sia così intenso?
Possibile sia vero amore?
Si è innamorato solo una volta, e ricorda a malapena i sintomi.
Forse perché allora era troppo giovane per capire l’amore o forse ora è troppo vecchio per risentirlo.
 
POV Shira
Lo perdo…
Corri o lo perdo…
Corri…
Più veloce…
O la perdo…
 
Terza persona
La figlia di Enya…
Chi l’avrebbe detto.
E lui doveva fargli da padre…
E ora si ritrova innamorato della sua stessa figlia.
Non è MIA figlia.
Il pensiero l’ha torturato per anni.
È la figlia di un'altra tigre.
Non lo hai mai ammesso, ma quella ferita ancora brucia dentro te.
 
POV Shira
D’un tratto…
Un muso.
Un ricordo.
RIHANNA!
Devo rallentare.
Chiudo gli occhi.
No, no, no…
Ti prego, non lo fare!
Veloce, devo andare più veloce!!!!
Ma l’orrore mi paralizza, e mi rallenta, e per quanto cerchi di correre, di muovere le zampe, loro sembrano più lente di come vorrei andassero.
Piccola, ti prego…
No, non di nuovo…
Che cosa è successo?
No, stavolta no.
Sono arrivata tardi.
Stavolta non arriverò tardi.
 
Terza persona
Il mare, sotto di te, luccica e brilla.
La tua immagine, riflessa lì in fondo, ti ricambia un sorriso poco convinto.
Eppure, basterebbe così poco, pensi.
Basterebbe così poco per far finire tanti dolori.
Il mio, il suo…
Basterebbe così poco per finire una vita.
Sa bene come la vita può essere strappata via nelle maniere più svariate e in secondi anche scarsissimi. Lo sa. Ha visto lui stesso la sofferenza di mille animali uccisi dalle sue zampe assassine.
Squartati, infilzati, azzannati…
Ma il suicidio…
È una strada che non ha mai contemplato.
Forse perché l’ha sempre ritenuta una scemenza.
Togliersi una vita che ci è stata donata.
Uccidersi.
Da soli.
Una sciocchezza.
L’ha sempre vista così.
Ma in effetti, ora capisce molto di più le motivazioni che possono spingere un qualcuno ad uccidersi.
Sorride.
C’è voluta lei per capirlo.
Strano come si altaleni il suo ruolo di fonte di gioia e di sofferenza.
Strano il suo ruolo nella sua vita.
Prima figlia, poi amica, e infine innamorata.
Una stranezza dopo l’altra.
Eppure lui la ama.
Sissignore, la ama con tutta la sua anima e tutto il suo corpo.
Si sente ardere di passione se solo sono vicini, e ama tutto di lei.
Ama i suoi sorrisi e i suoi silenzi.
Ama le risate e i pianti.
Ama le confidenze e i segreti.
Ama le sue fusa e i suoi ringhi.
Ama il suo orgoglio e la sua fragilità.
Ama corpo e anima.
Ama sua figlia o ama la sua amante?
L’acqua, sotto di lui, scintilla.
Sempre più invitante lo chiama.
 
POV Shira
E intanto, inevitabili, altri ricordi risalgono alla mente.
NOOO!!!!
Un urlo che squarcia la notte.
Il sangue, sulla neve.
Tutto quel sangue…
Il tempio, davanti a me, che pare, con le sue luci alle finestre, quasi chiamarmi come un mostro per mangiarmi.
E poi…
Buio.
E mi risveglio sul mare.
E Sbudella è con me.
NON PERDERE LA CONCENTRAZIONE!!!!
E corro, corro, fino a che comincia a girarmi la testa.
Fa caldo.
Ho fame.
Ma continuo, traballante, a correre come posso.
Continuo.
Avanti.
Sempre più incerta.
O la perdo.
 
Terza persona
Ad un tratto, qualcosa, improvviso, attira la sua attenzione.
Un lampo bianco, vicino alla costa, poco lontano da dove si trova ora.
Balza sulle zampe con uno scatto felino.
Impossibile non riconoscerlo.
“Shira…” sussurra, indeciso se essere stupito o solo leggermente incuriosito dalla sua presenza lì.
Ma non c’è tempo per pensare, perché già sa cosa stia andando a fare.
La vede dirigersi verso la nave.
Non c’è neanche tempo per chiedersi “Che cavolo fa?”
La sta già rincorrendo.
Sta andando da Sbudella.
 
POV Shira
Forza, forza, forza!!!
Forse ce la faccio.
Il respiro comincia a mancarmi.
Cavolo…
Non ho mai corso così in fretta, e per tutto questo tempo.
Sono abituata a lunghe distanza e a velocità elevate, ma stavolta ci ho veramente dato dentro.
Shira, resisti, FORZA SHIRA!!
Sei una tigre o una mammola?
D’un tratto, sento un passo di corsa dietro di me, che mi raggiunge, che si fa sempre più veloce.
Ma chi…
Prima che me ne possa accorgere, sono a terra, schiacciata da un peso più potente di me.
Quando alzo lo sguardo, vedi gli occhi verdi.
“DIEGO!”.
 
POV Diego
Sento tutto il viso in fiamme mentre, con le zampe, la trattengo.
La scena mi ricorda, vagamente, un evento successo molto, molto tempo prima.
Lei tra le mie braccia, come ora, a ringhiarmi contro un “Ti odio!” forte e deciso, e io a cercare di calmarmi.
Ora è Shira ad essere calma, anzi, quasi spaventata, e io furioso a provare, ancora, a non farla andare via.
Strano come poco prima ho desiderato intensamente che lei se ne andasse.
E ora la trattengo qui, vicino a me, con me, sulla terraferma.
Possibile non riesca mai a separarmene davvero? Mi è entrata nel cuore così profondamente?
“Diego…”. Un sussurro, quasi un sospiro, una supplica, lieve, delicata.
Ma stavolta non la mollo.
No, non la lascio andare.
“Credevo… Tu… Stessi andando da Sbudella?”
La guardo stupito. Che…
“Cosa?”
“Pensavo mi volessi consegnare a lui! Pensavo… Dopo…Ieri…”, spiega, quasi affannata, in cerca delle parole giuste, leggermente spaventata, ma sempre combattiva. Vedo il lampo di determinazione che ben conosco passarle negli occhi.
“Tu…” sussurro, stupito. “Stavi venendo…per me?”. Non so se esserne felice o sconcertato.
Forse dovrei solo esserne terrorizzato. Lei non riesce a lasciarmi andare, come io non riesco a lasciar andare lei.
“Ti avrebbe ucciso…” sussurra, flebile e sommessa.
La guardo, ancora, stretta tra le mie braccia, dolcemente spaventata e stranamente piccola.
Quasi una bambina.
La MIA bambina.
Ma ora non posso pensarci.
Non VOGLIo pensarci.
Riesco solo a dire, anche io sommesso come lei:
“E io credevo tu stessi andando da Sbudella…”.
Lei fa tanto d’occhi, e d’improvviso mi trovo a perdermi in quell’azzurro così puro e calmo come il mare a cui lei appartiene.
Così belli…
Gli occhi della MIA cucciola.
“Mi avresti lasciato.”
Lei, a questo punto, abbozza una risata, che però si spegne subito nella sua gola. Un tentativo scarso di far sembrare la cosa una cosa inutile, stupida, sciocca.
Ma sappiamo tutti e due che non è stata una cosa stupida.
Né sciocca.
È stata la cosa più bella che sia successa tra noi due.
“Ci stavamo rincorrendo a vicenda…” mi trovo a sussurrare, più a me stesso che a lei.
Shira deglutisce, lentamente, e un sorriso lieve appare sulle sue labbra.
“Volevi proteggermi?”
La guardo, stralunato.
E lì, tra le mie braccia, sorridente e con gli occhi accesi di infantile gioia, rivedo, come l’avevo sempre vista nelle mie fantasie, la piccolina che coccolavo col pensiero nei miei sogni.
E d’un tratto il passato e il presente si mischiano, e una nuova immagine appare davanti ai miei occhi, al posto della sua.
Enya.
“Ti proteggerò a qualunque costo”.
Rimane un istante a guardarmi.
Le sue labbra sono a pochi centimetri dalle mie…
E in un baleno, così all’improvviso, le sono addosso.
Ed il bacio è lento, dolce, quasi un piccolo assaggio.
La vedo sussultare sotto di me, la sento dibattersi per un istante, poi anche lei si abbandona alla dolcezza del momento.
E lì, con l’acqua che prima avevo tanto agognato sentire sulla pelle, baciandoci con la passione di due tigrotti ai primi amori, lì si consuma il nostro primo VERO rapporto.
E io mi ritrovo a tremare per il desiderio che sento bruciare dentro il petto, per lei, sì, per la tigre che ho di fronte.
Ormai, lo so, l’ho capito, la Shira bambina non esiste più, e l’amore paterno non è questo, no.
Ma mentre la bacio, mentre la accarezzo dolcemente e respiro con avidità il suo profumo d’acqua salata, un nuovo dubbio sale alla mia mente.
È Enya o Shira?
 
POV ?
“Signore, guardi un po’ cosa abbiamo a riva!”
L’animale passa veloce il cannocchiale al suo vicino, che scruta, con avidità, il punto indicato.
“Mmmh…Due pesci piuttosto grossi, direi.”
Il piccolo vicino a lui, in tono semi isterico e veloce, domanda con voce rauca:
“Li sbudelliamo all’istante, capitano?”
“No, no!” esclama lui, frenando l’entusiasmo del coniglio.
“No, Sguincio…”. Si toglie il cannocchiale da viso, rivelando il muso da scimmione e i denti gialli. “Ho un’idea migliore…”

Note dell'autrice:
Tutti insieme a tre.
1...2...3...
FINALMENTE!!!!!
E qui direi davvero "finalmente". Ho finalmente aggiornato (scusate, sono imperdonabile, un ritardo pazzesco, ma ero in vacanza, giuro!!!) e finalmente i nostri due tigrotti si sono rivelati.
Ma le cose finiscono qua?
Naturalmente...NO.
Li ho fatti tribolare troppo poco, non trovate? (risata malvagia).
Sì, lo so che ormai mi seguite da quasi 20 capitoli che escono a distanze improponibili e che questa roba è mielosa da far star male ma...
La storia sarà ancora lunghetta.
Per il momento vi posso dire alcune cosette:
1) Shira scoprirà che Enya e Diego erano fidanzati;
2) Un evento arriverà a rendere felici le due tigri, ma sarà poi causa di disperazione e dolore;
3) Qualcuno (sì, avete capito tutti di chi si tratta) farà di tutto per mettersi in mezzo, anche se non facendosi vedere...;
4) Un personaggio della saga diventerà molto amico di Shira:
5) E, infine, Nonnina è un dottore. ... NON GUARDATEMI COSI', E' VERO!!! 
Lo so, non sembra vero ma è così: Nonnina ha studiato (non chiedetemi dove) da dottore.
E questo sarà spesso importante per ferite, lesioni o malori vari.
Quindi, in tutti i casi, tranquilli: ABBIAMO UN MEDICO IN FAMIGLIA!!!
Al prossimo capitolo! Grazie a tutti quelli che mi seguono, vi adoro, non credevo di avere tanto successo!

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Quattordicesimo\Quindicesimo giorno: Cuccioli? ***


Premessa: La prima parte è totalmente uguale a quella della prima versione del capitolo.

Terza persona
“Ahi…”
“Smettila di frignare.”
Il mammuth avvolse un’altra benda intorno alla gamba del bradipo davanti a sé.
“AHI!”
“LA VUOI PIANTARE DI LAGNARTI??”
“Non mi lagnerei tanto se tu non mi fossi piombato addosso con quel tuo grasso sederone!”
“Non è grasso, è tutto quel pelo che…”
“Lo fa sembrare rotondo, lo so, lo so! È diciotto anni che lo ripeti, Manny!”
Sid accasciò la testa al suolo, stremato dalla conversazione.
Il mammuth davanti a lui sospirò sconsolato e, scuotendo la testa, tornò a occuparsi della sua gamba: il bradipo aveva dimostrato difficoltà a muoverla e un dolore intenso a ogni movimento, ma fortunatamente nessuna ferita. Probabilmente non era neanche rotta, ma Sid, nelle sue manie di protagonismo sfrenate, aveva voluto essere trasportato sul dorso di Manny (tra l’altro esibendo urli acuti a ogni scossone) e aveva cominciato a dare, dalla sua postazione per terra, con il piglio di un re, ordini al malcapitato amico.
Il mammuth aveva risposto a queste richieste alzando gli occhi al cielo, leggermente infastidito dal comportamento del bradipo, ma non aveva replicato a una singola richiesta, in un tentativo di accattivarselo per poi chiedergli ciò che veramente gli premeva sapere.
“Ahi…”
“Si-Id!”
“Fa veramente male, che diamine vuoi??”
Manny sospirò, stavolta esasperato: non poteva resistere ancora per molto.
I piedi del bradipo puzzavano, e i suoi lamenti erano strazianti.
Era tutto il giorno che andava avanti e indietro per portargli quella o quell’altra cosa, per fargli qualche massaggio alla schiena o per farlo spostare sull’isola.
“Non potresti evitare almeno di chiedermi di tagliarti le unghie?” gli aveva chiesto una volta, veramente terrorizzato dall’idea dei suoi alluci fetidi.
“Trattamento speciale per gli invalidi!” aveva ribadito Sid, aggiungendo all’affermazione uno sguardo eloquente, come a voler ricordare a Manny che era stato lui a farlo diventare “invalido”. Se era per farlo sentire in colpa o per infastidirlo ancora di più, il mammuth non lo capiva.
Capiva solo che non c’era più ragione per aspettare, e che ormai era abbastanza che faceva il suo valletto: si decise a porgere la domanda solo quando Sid gli chiese, con voce lamentosa, di pettinargli il pelo.
“Sid…” domandò, in un tentativo di eluderlo dall’idea di farsi pettinare da lui.
Il bradipo era steso con le braccia dietro il collo (le ascelle emanavano un tanfo orrendo) e gli occhi chiusi, rilassato e calmo come non era da tempo.
Sì, era decisamente ora.
“Mh-mh?”
“Per caso, tu…”
“Mh?”
“Per caso hai sentito qualcosa della mia discussione con Diego?”
Sid alzò lo sguardo su di lui, leggermente insospettito da quella domanda.
Per non far notare l’agitazione che gli scorreva negli occhi, Manny abbassò la testa e fissò con sguardo vacuo il terreno sotto di sé: era più che importante sapere se il bradipo era a conoscenza di qualcosa su Enya, Diego e Shira.
Sid lo fissava ancora a bocca aperta, e Manny cominciò a ridacchiare nervosamente per cercare di riempire il silenzio.
Quando il bradipo si decise ad aprire bocca, Manny quasi sobbalzò.
“C’era Diego con te?”
Il mammuth riuscì ad alzare lo sguardo stavolta: fissò Sid con sguardo indagatorio, come a voler carpire qualche segreto dalla sua espressione, ma sembrava abbastanza sincero.
“Oh, sì!” rispose sollevato Manny, decidendosi a prendere il pezzo di pietra che Sid gli aveva passato e cominciando a lisciare il pelo con la proboscide.
“Oh, sì, era proprio con me!”
Sid strinse per alcuni istanti le palpebre.
“E… Di cosa avete parlato?”
“DI NIENTE!”
Manny si tappò la bocca non appena si accorse di avere quasi urlato: non poteva farci nulla, quando era nervoso straparlava.
Non era capace di mentire, tantomeno con i suoi amici. Ma il segreto di Diego andava protetto, per lui, per Sid e per il suo rapporto con Shira. Non poteva immaginare cosa avrebbe fatto la tigre non appena avesse scoperto la verità.
“Di niente…” si affrettò a correggere Manny, in un tentativo di dissimulare tutta l’ansia che l’aveva preso pochi istanti prima.
Tornò a lavorare più alacremente, mentre Sid ancora lo fissava curioso, incurante della puzza che emanavano le sue ascelle e di quanto sporco fosse il suo pelo: l’euforia l’aveva preso tutto, e probabilmente non l’avrebbe abbandonato più.
Il bradipo fu quasi sicuro di averlo sentito canticchiare a un certo punto.
Manny si compiaceva, per una volta, dell’ignoranza di Sid e si disse che sì, gli avrebbe anche lavato la testa se lo avesse chiesto.
Qualche minuto dopo l’euforia si abbassò tanto quanto bastava da fargli riacquistare il buon senso: mai, E POI MAI avrebbe lavato la testa al bradipo.
Sbuffò non appena si rese conto, di nuovo lucido, di cosa stesse facendo: ma dov’era Diego quando gli serviva?
 
POV Diego
Immobile.
Tremante nell’albero.
L’alba è appena accennata, l’inizio di un nuovo giorno è lenta a salire, ma dal buco dell’albero posso vedere la luce iniziare a salire, e tutto il panorama illuminarsi di azzurrino.
Shira è stesa a terra, addormentata, un sorriso lieve accennato sul muso costantemente imbronciato, respira regolarmente, sembra i pace con sé stessa.
Non posso dire lo stesso per me.
È stato terribile e allo stesso bellissimo farlo con lei, stringerla a me, baciarla come solo un innamorato può fare, con la foga e la passione che mi avevano animati anche con Enya.
Non posso negarlo, è proprio Enya il problema, ormai è evidente: mi sembra di tradirla a ogni bacio, mi sembra di denigrarla a ogni tocco, mi sembra di frustare la sua memoria a ogni singolo passo che mi avvicino a lei, a sua figlia, alla sua “bambina”, la bambina che dovevamo crescere insieme e che è cresciuta, invece, senza né padre né madre.
Il dolore, ora, è più opprimente e più forte di qualsiasi sensazione che io possa provare: l’eccitazione se n’è andata, la passione si è spenta, e il silenzio mi opprime e mi grava sulle spalle.
Quando Shira non è vicino a me, quando non è abbastanza vicina per farmi fondere il cervello, allora posso ragionare a mente chiara, posso fare distinzioni precise tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
E questo, la nostra storia, la nostra relazione, è decisamente una cosa sbagliata.
Non può essere, non DEVE essere.
Devo lasciarla andare, lasciarla uscire dalla mia vita, magari anche mandarla via con la forza, ma DEVE andarsene.
Non posso stare più con lei.
Non è lei che voglio, è sua madre.
Il ricordo di Enya è ancora dentro di me, la sogno ancora la notte, e non posso ignorare che, in qualche modo, Shira mi ricorda la madre.
Che idiota che sono, diavoli!
Dovevo cacciarla già tanto, tanto tempo fa.
Perché non l’ho fatto?
Non ne ho idea.
Forse sono solo uno stupido indeciso, che non sa che farsene della propria vita, e dunque l’affida nelle mani di altri.
Forse sono solo un codardo che non trova la forza di dire “no” a una femmina, un codardo il cui coraggio è andato perso dall’istante in cui ha incrociato quegli occhi meravigliosi.
Forse sono solo una tigre.
Forse sono solo fragile come ogni tigre.
Magari non abbiamo il coraggio di ammetterlo, ma anche noi abbiamo paura.
E io ne ho ora, in questo momento.
Non può restare, non DEVE restare.
Non con me, non nel mio mondo, no, non con me.
La sua felicità è altrove, e anche la mia.
Glielo dirò quando si sveglierà, sì.
Gli dirò tutto, senza paura e senza vergognarmi di dirle la verità.
Non la amo.
È molto semplice.
Sono sol tre parole, Diego.
Non ti amo.
Rabbrividisco.
Strano come solo tre parole possano essere così potenti.
Sento il suo corpo muoversi vicino a me, e il suo respiro affannarsi leggermente.
Mi volto: si sta svegliando.
“Buongiorno…” sussurra con voce impastata.
Io inghiotto la saliva per non far notare il groppo in gola che ho.
“Buongiorno a te”.
Lei stiracchia lievemente le zampe nel poco spazio che c’è, come un gatto, con una grazia e un movimento così adorabile che le salterei subito addosso per farle le coccole e per accarezzarle la pancia.
DIEGO!!
Vorrei prendermi a schiaffi.
Cavolo, mi fonde il cervello.
Calmo, calmo, calmo…
Devi dirle la verità, DEVI farlo!
Lo merita.
Sì…
È per il suo e il tuo bene.
Avanti…
Su, gatto fifone!
Prendo un respiro, cerco di calmarmi.
“Shira, io…” lei mi blocca prima che possa dire altro, con una domanda che mi ghiaccia.
“Hai mai pensato a dei cuccioli?”
Resto basito.
Cos…
“Cu…” tossicchio, teso come non mai. “Cuccioli, Shira?”
Lei annuisce.
Io vorrei morire.
No, ti prego, no…
“Sai no, piccole copie di me e te, tigrotti zampettanti e allegri, palle di pelo senza controllo…” Alza le spalle.
“Chiamali come più ti piace.”
Sbianco.
Cuccioli?
SERIAMENTE???
Non ci avevo mai pensato nemmeno con Enya, figuriamoci con lei!!
No, no, no, no, no, no.
No.
Deve sapere la verità, se la MERITA.
Penso a tutte le scuse possibili e immaginabili (“Ho una malattia molto rara”, “Non sono ancora pronto”, “Non sarei un buon padre”, “Siamo troppo vecchi per avere figli”, “Sono in fin di vita”) ma nessuna di esse mi soddisfa abbastanza.
No, così non funziona, no!
Mi ero riproposto di dirle la verità, e la verità le dirò: Shira, io non ti amo e non voglio dei cuccioli con te.
Fine.
Punto.
Non c vuole tanto.
Oh, Santo Cielo…
Che situazione assurda!!
“Shira, io…Io non so…”
Mi sento male solo a pensarci.
FIGLI??
No, non sono pronto.
O meglio, potevo essere pronto 18 anni fa.
Ma ora…
Potrei ancora averne, forse, ci sarebbe una possibilità su 10 ma potrebbe andare anche bene.
Ma se io non li volessi dei cuccioli tutti miei?
Tutti NOSTRI?
“Sì, lo so, c’è una possibilità su 100 che funzioni e bla bla bla, ma…” Shira si avvicina lentamente a me.
Sento il petto scaldarsi e una miriade di sensazione pervadermi tutto.
Passione.
Prima di tutto.
Il suo corpo è dannatamente bello, e i suoi occhi stupendi.
Vergogna.
Le gambe cedono lentamente quando lei è a pochi centimetri dalla sua bocca.
Paura.
Più di tutte le sensazioni che riesce a provare, ma in fondo solo un piccolo pensiero in una mente troppo confusa per ragionare.
E poi le che parla.
E la sua voce mi strega totalmente.
“In fondo, abbiamo ancora tempo.”
Arrossisco, o almeno credo di arrossire.
E con scatto felino la mando a terra, bruciante di passione oltre ogni confine.
Ma sì, al diavolo Enya e tutto il mondo!
Al diavolo Manny e i suoi discorsi alla psicologo!
Al diavolo Sbudella e la sua ciurma da strapazzo!
Al diavolo la paura, il rimorso, il rimpianto!
In quell’albero siamo solo noi due, e il mondo non può disturbarci.

Note d'autrice:
E...
Torno con il nuovo capitolo che mi soddisfa MOLTO di più di quello vecchio.
Allora...
Che dire?
Qui entra in scena uno de temi che ci saranno tra non molto nella storia: la paternità.
L'idea di diventare genitori partirà da qui, e all'inizio sarà essenzialmente solo Shira a volere dei cuccioli (sembra strano, vero?) ma alla fine anche Diego si convincerà.
Ma, come accennato anche in questo capitolo, i due non sono più giovanissimi (una trentina d'anni ce li avranno) e il tentativo di avere dei bambini, diciamo che diventerà una sorta di corsa contro il tempo.
Poi c'è naturalmente Diego ancora indeciso sul sentimento che prova per Shira (si tratta di semplice passione o vero amore?) e anche questo sarà un tema importante, che si intreccerà a quello di sopra.
Ma so la domanda che tutti vi porrete ora: alla fine Diego e Shira avranno i tanto sognati cuccioletti?
Bè...
Diciamo che all'inizio ci saranno dei risultati, ma poi qualcosa stravogerà totalmente l'esito dei loro progetti.
Se poi nel finale farò un epilogo in cui li avranno, ancora non l'ho deciso.
Godetevi questo capitolo.
P.S.: Io il 12 torno a scuola, devo fare la prima liceo e sono agitata DA MORIRE!!

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1358764