Only One Destiny

di Echelon90
(/viewuser.php?uid=49049)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1: Il Principio ***
Capitolo 2: *** It’s your lucky day ***
Capitolo 3: *** The Doctor and the Vampire ***



Capitolo 1
*** Parte 1: Il Principio ***


 

Only One Destiny

 

Parte 1: Il Principio

 

 

1 – Two men in the night

 

 

Era notte fonda, ormai. In una strada di una zona periferica di Londra due figure, coperte da lunghi mantelli neri, camminavano con aria circospetta. Non era la prima volta che c’erano strani avvistamenti in quella zona, occupata per lo più da fabbriche ed uffici babbani. Fino a quel giorno, tuttavia, i sopralluoghi non avevano riportato nulla di sospetto. Ma quel giorno i due uomini avevano un brutto presentimento, che li faceva camminare vicini guardandosi attorno nervosamente e scattando al minimo rumore.

Un rumore più forte fece reagire uno dei due, che portò subito alta la bacchetta verso un vicoletto alla sua sinistra. Un gatto spelacchiato, che stava rovistando tra i rifiuti, lo guardò annoiato con i suoi grandi occhi gialli e poi continuò la sua occupazione ritenendo i due non particolarmente interessanti.

“Calmati, Bill!” disse la figura che non aveva reagito passando una mano sulla spalla del compagno di ronda.

“Scusa, Remus… è che… di questi tempi sono molto più suscettibile!” disse Bill passando entrambe le mani sul viso sfregiato dal lupo mannaro Grayback.

“Non ti preoccupare!” fece Remus, comprensivo, regalandogli un sorriso bonario. “Ti capisco!”

Non era certo una frase fatta. Remus poteva capirlo bene. Per quanto Bill Weasley fosse un uomo molto coraggioso era anche molto giovane, come lo era stato lui a suo tempo, nella prima guerra, e come Remus doveva fare i conti con la licantropia, anche se in forma più blanda.

“Comunque penso che qui non ci sia niente di allarmante. Mundungus deve essersi sbagliato di nuovo!” fece il giovane dai capelli rossi.

Remus si guardò intorno circospetto. Era normale, il più delle volte, che quel mago ubriacone prendesse qualche granchio, ma Remus Lupin sentiva che qualcosa non andava. Tutti i suoi sensi erano all’erta, come se si aspettasse qualcosa da un momento all’altro. Preferì comunque non allarmare il giovane Weasley, che pareva volersene andare da lì il prima possibile, e annuì lentamente.

“Bene!” fece Bill tranquillizzandosi all’istante. “Allora potremo cominciare a…”

Le parole di Bill furono bloccate dal gatto che soffiò, facendo sobbalzare entrambi, e poi scappò via con un miagolio terribilmente agghiacciante passando di fianco a loro.

“Mi sa, purtroppo, che abbiamo trovato quello che cercavamo!” disse Remus tirando fuori la bacchetta.

Rimasero in ascolto e subito avvertirono dei passi e dei lamenti. Passi strascicati e flebili ma perfettamente udibili. Poi, nel buio del vicolo da dove era fuggito il gatto, fece capolino una figura. Teneva la testa bassa e leggermente inclinata verso destra, come se le pesasse, con una zazzera di capelli castani spettinati e aggrovigliati. Portava un camice bianco, lungo fino alle caviglie, con una spilla raffigurante un ottagono a spicchi bianchi e rossi appuntata sul taschino. Remus notò che lo stesso simbolo campeggiava sullo stabile a fianco.

A prima vista non lo reputò un pericolo. L'uomo sembrava sofferente e il modo in cui si teneva aggrappato al muro, come se avesse paura di cadere svenuto, li convinse ad abbassare la guardia.

Remus sospirò e nascose la bacchetta: “Falso allarme!” sussurrò, per poi avvicinarsi di un passo alla figura. “Scusi, serve aiuto?”

La figura alzò il volto verso di Remus e quello che il mago vide servì per paralizzare sul posto lui e Bill. Il viso di quella persona non aveva niente di umano. Sembrava una donna, ma nessuno dei due avrebbe potuto affermarlo con assoluta certezza. Gli occhi avevano preso una sfumatura bluastra mentre la pupilla anziché nera era bianca e vuota. Le labbra cianotiche erano semi aperte, mostrando una bocca lorda di sangue scuro, ed emetteva un rantolo minaccioso e disumano.

In un attimo fu addosso a Remus, senza dargli il tempo di realizzare cosa stesse succedendo, non dandogli nemmeno il tempo di recuperare la bacchetta. L’essere diede un morso al braccio del mago prima che Bill potesse impedirlo. Il giovane Weasley estrasse fulmineo la bacchetta e riuscì a schiantarlo mandandolo a sbattere contro il muro.

“Tutto bene, Remus?” chiese preoccupato Bill, avvicinandosi all’uomo senza abbassare la bacchetta. “Co… cos’era? Un’inferi?”

Remus gemette stringendo forte il braccio all’altezza del morso. Faceva un male del diavolo. Bruciava come se del veleno si stesse propagando per tutto il braccio.

“Non so… non lo era, penso… ma gli assomigliava molto…” gemette

In quel momento l’essere si mosse e si rialzò, dando mostra di un braccio penzolante ed evidentemente rotto per l’impatto contro il muro. Li guardò entrambi, bramoso, in particolare Remus, che aveva intanto recuperato la bacchetta e la teneva puntata verso quell’essere nonostante il dolore al braccio fosse intenso e accecante.

Altri rumori provenienti dal vicolo fecero congelare loro il sangue nelle vene, e prima che potessero anche solo pensare alla fuga avevano una dozzina di esseri, simili a quello che li aveva attaccati, che venivano dritti verso di loro. Erano tutti uomini o donne ma sembravano come… morti… eppure erano lì davanti a loro, con i visi tumefatti, gli arti rotti o mancanti, o deturpati da orribili ferite che Remus avrebbe giudicato, a prima vista, mortali. Il primo essere che li aveva attaccati si avventò di nuovo su Remus, ma questa volta l’uomo fu più veloce e lo colpì con uno schiantesimo mettendolo momentaneamente ko. Subito, però, fu attaccato da altri due. Bill, intanto, non era messo meglio di lui: cercava di tenere lontani gli esseri lanciando incantesimi di ogni tipo che sembravano, però, non sortire alcun effetto.

“Sono troppi!” ansimò infatti dopo esser riuscito a mandarne uno, con il volto del tutto sfigurato, contro un lampione, per poi vederlo rialzarsi poco dopo. “E sembrano resistere ad ogni incantesimo… non possiamo farcela…”

“Ma se continuiamo così non riusciremo mai a chiamare rinforzi… ” disse Remus che cercava a stento di restare lucido nonostante il dolore intenso al braccio.

Dovevano trovare una soluzione e dovevano trovarla in fretta o non sarebbero mai arrivati vivi al giorno seguente.

 

 

 

Disclaimer

 

 I personaggi citati in questo racconto non sono miei,  ma appartengono agli aventi diritto. Servendo di loro non ottengo nessuna forma di lucro.

 

N.d.A.

 

Salve a tutti i coraggiosi che hanno deciso di leggere questa FF.

 

Qui vi scrive l’Autrice, ovvero Echelon90, 22 anni, per niente, e mente malata Crossover (a detta di molti)!!!

Questo che state per leggere (se deciderete di continuare a leggere) è tanto per cambiare un SuperCrossover. Nel corso dei capitoli troverete una miriade di personaggi da vari libri, film, telefilm e quant’altro.

Solitamente tendo al demenziale, ma questa ff vorrei che fosse un po’ Horror, un po’ Angst e spero di non deviare in strade dementi come sempre…

In ogni caso la FF è quasi del tutto conclusa. Manca solo il finale e alcune revisioni quindi penso di non tardare molto con gli aggiornamenti, tempo permettendo. In questo momento infatti mi trovo in Irlanda dove faccio da Babysitter a tre adorabili Mostriciattoli che non mi danno molto tempo per scrivere a volte, soprattutto se usano il mio pc per giovare a Angry Birds o guardare Scooby Doo…@_@

Ma vi prometto che cercherò di aggiornare quanto prima!!! J

 

Quindi… Grazie mille a quanti leggeranno e commenteranno e…

 

Buona Lettura,

 

Echelon90

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** It’s your lucky day ***


It’s your lucky day

 

 

Remus e Bill erano ormai al limite delle forze e con le spalle al muro quando il rombo di una moto coprì i rantoli disumani. La moto correva a tutta velocità verso di loro senza accennare di volersi fermare. Quando fu a pochi metri, Remus fu costretto a prendere Bill per il mantello e gettarsi a terra fuori dalla traiettoria della moto, che andò contro alcuni degli esseri mentre il motociclista, con uno spettacolare salto, smontava e si andava a posizionare davanti a quei mostri. Portava una tuta nera integrale da motociclista e il casco a celare il volto.

I due uomini si riscossero subito, vedendosi arrivare due degli esseri addosso, mentre gli altri si lanciarono contro il nuovo arrivato come se fosse molto più allettante di loro due messi insieme. Presto il motociclista sfoderò delle armi babbane, di cui Remus e Bill avevano solo sentito parlare o avevano visto disegnate o riportate nei libri. Con quelle riuscì senza fatica a far fuori un paio degli esseri, mentre altri li sistemò a mani nude I due maghi intanto facevano quello che potevano con gli incantesimi che conoscevano, anche se non sembravano servire granché.

“La testa,” venne in loro aiuto la voce del motociclista. “mirate alla testa!”

I due fecero come era stato loro suggerito, e in poco tempo riuscirono a farne fuori alcuni. Gli ultimi individui li sistemò il motociclista senza la minima fatica.

I tre rimasero in silenzio per alcuni minuti, contemplando quello spettacolo orribile di corpi ormai morti definitivamente. Remus e Bill avevano il fiato corto mentre il tizio sembrava perfettamente riposato. Se ne stava dritto a pochi passi da loro e sembrava scrutarli da dietro la visiera del casco.

D’improvviso si avvicinò a Remus con passo sostenuto e, con un gesto tanto repentino da non permettere all’uomo nemmeno di aprire bocca, gli prese il braccio ferito stringendo con forza la ferita e facendolo urlare di dolore. Il tizio lasciò andare subito Remus come se fosse stato scottato e scattò all’indietro puntandogli l’arma contro.

“Da quanto?” chiese minaccioso.

“Qualche minuto fa!” disse sicuro Remus portando la mano alla ferita.

Sentirono chiaramente un sospiro di sollievo mentre il tizio riponeva l’arma e si sganciava il casco. Quando lo tolse rivelò il bel volto di una giovane donna con un paio di occhi di un azzurro intenso, che li guardava con un sorrisetto malizioso.

“Oggi è il tuo giorno fortunato, amico!”

 

 

La ragazza era non era una strega, o almeno era quello che sembrava, ma Remus sapeva che non era una normale babbana. Credeva, però, di potersi fidare, perciò, quando la ragazza intimò loro di seguirla, i due obbedirono e mezz’ora dopo si ritrovarono in una piccola stanza di un Bed&Breakfast dall’aria decisamente squallida. Era costituita solo da un letto, un armadio scrostato e un bagno. La ragazza tirò fuori da sotto il letto una valigetta di alluminio, dopo aver ordinato a Remus di sedersi.

“Fa vedere il morso!” ordinò la ragazza dopo aver posato la valigetta sopra il letto.

Remus obbedì subito, slacciandosi la camicia e scoprendo il braccio ferito, rabbrividendo quando la stoffa, che si era appiccicata alla ferita, si staccò. Non capiva come poteva fidarsi così ma sentiva che doveva, anche se, per quanto ne sapeva, poteva essere una nuova mangiamorte maledettamente brava. Bill sembrava tranquillo, anche se visibilmente sconvolto per l’attacco, e se ne stava in piedi al fianco di Remus, alternando lo sguardo dalla ragazza all’amico.

La ragazza esaminò la ferita con occhio critico per poi sbuffare, e rivolgendogli il primo sorriso sincero da quando l’aveva incontrata.

“Ti assicuro che ho visto di peggio” disse mettendosi la valigetta sulle ginocchia. “Quanto meno non ti hanno sbranato vivo!”

Bill ridacchiò ma poi, vedendo lo sguardo serio della ragazza, esclamò: “Lo possono fare?”

“Hanno fame. E’ il loro istinto primario.” disse con semplicità la ragazza picchiettando con velocità su di un piccolo schermo ad un angolo della valigetta che si aprì da sola con un leggero sibilo.

Dentro c’erano delle strane boccette con dei liquidi verdi e azzurri, e vicino c’era uno strano aggeggio metallico che somigliava terribilmente alle armi che la ragazza aveva utilizzato per eliminare gli esseri. Era dello stesso materiale lucente e argenteo della valigetta e aveva una punta lunga ed acuminata. La ragazza lo prese con sicurezza, insieme ad una delle boccette con il liquido verde che inserì con un colpo secco. Poi, dopo averla posata con delicatezza, andò all’armadio e prese un astuccio nero da cui tirò fuori un cordino giallognolo che legò stretto alla base del gomito dell’uomo, sotto lo sguardo attonito di quest’ultimo che deglutì a vuoto.

Lei lo guardò e si lasciò scappare una risatina: “Sembra che non hai mai visto una siringa e un laccio emostatico. Forse questo tipo di siringhe non si trovano in circolazione, ma sono necessarie se si deve iniettare il siero a dei soggetti appena morsi e incontrollabili.” Spiegò posando una mano sull’incavo del braccio di Remus. “Sentirai una puntura e temo che il liquido brucerà parecchio. Ma è per il tuo bene!”

La ragazza rimase qualche istante a guardare Remus negli occhi. L’uomo annuì e cercò di rilassare il braccio. La ragazza si mise all’opera dando dei piccoli colpetti al braccio per poter trovare la vena, e dopo averci passato un batuffolo imbevuto di disinfettante, che aveva estratto dall’astuccio, inserì l’ago sulla carne.

Remus ebbe un brivido improvviso e subito sentì un bruciante dolore propagarsi man mano che il liquido si trasferiva dalla siringa al suo organismo.

“In ogni caso è la prima volta che vedo oggetti di questo tipo” fece l'uomo con un sorriso tirato, rivolto alla ragazza che gli estraeva l’ago dal braccio.

La ragazza sorrise di nuovo ma non fece commenti, ricominciando a riporre il tutto nella valigetta e chiudendola.

“Comunque… non ci siamo presentati!” disse Bill, avanzando. “Io sono Bill Weasley!”

“E io Remus Lupin” aggiunse il licantropo, tenendo il braccio ferito mentre la ragazza prendeva da una sacca, posta dentro l’armadio, altro disinfettante e bende.

“Piacere di conoscervi. Io sono… solo Alice!”

 

 

 

“Quindi siete maghi!” disse la ragazza con tranquillità uscendo dal bagno e frizionandosi i capelli ancora bagnati con un asciugamano che poi buttò sul letto.

Remus e Bill avevano avvertito l’Ordine dell’attacco e poi avevano cercato di fare un incantesimo di memoria su Alice, incantesimo che non aveva avuto nessun’effetto sulla ragazza. Alice, dal canto suo, era rimasta piuttosto tranquilla e aveva spiegato che qualunque cosa avessero voluto fare con lei non sarebbe servita.

Quindi Remus e Bill avevano deciso di dirle la verità su di loro. Man mano che parlavano Remus si stupì nel notare che era difficile non risponderle o omettere qualcosa. Lei faceva le domande e loro rispondevano di getto, senza esitare. Era come se avessero preso del Veritaseum inconsapevolmente, cosa che lo turbava non poco.

Mentre la ragazza si faceva una doccia ne parlarono, trovandosi d’accordo. C’era qualcosa di… oscuro nella ragazza e dovevano indagare più a fondo. Non aveva ancora detto niente di lei, oltre al nome, ed ora che era uscita dal bagno la osservarono mentre infilava i suoi pochi averi nella sacca.

“Ma tu invece?” fece Bill spazientito. “Chi sei? Cosa sei? Chi erano quelli?”

La ragazza puntò gli occhi azzurri sul ragazzo, che rimase come bloccato sul posto senza fiatare. Poi Alice distolse lo sguardo e infilò una felpa rossa di qualche taglia più grande, per poi sospirare e fermarsi davanti ai due.

“Quelle creature… non sono umane. Questo lo avete capito anche voi. Un tempo lo erano ma ora non più. Lo stesso vale per me. Non me la sento di andare sui particolari ora. Non è sicuro qui. Sono riuscita a seminarli tutti ma la prudenza non è mai troppa. Potrebbero aver visto lo spettacolino di poco fa, ma non potevo lasciarvi in balia di quegli esseri, e nemmeno permettere che scorazzassero per Londra.”

“Di chi stai parlando?” chiese Bill confuso guardando anche Remus che invece sembrava aver colto qualcosa.

“Prova a pensarci, Remus,” disse la ragazza.

“La spilla che avevano, l’ottagono bianco e rosso…” fece lui lentamente. “Le persone che hanno quel simbolo… loro ti stanno cercando. Erano lì per te, quegli esseri!”

“Quasi… Ma ci sei andato vicino. Ora se non vi dispiace. Vorrei che mi portaste dal vostro capo!”

 

 

Disclaimer

 

 I personaggi citati in questo racconto non sono miei,  ma appartengono agli aventi diritto. Servendo di loro non ottengo nessuna forma di lucro.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** The Doctor and the Vampire ***


The Doctor and the Vampire

 

 

Ospedale St. Bartholomew, Londra. Nel pronto soccorso c’era un gran fermento. Quella notte c’erano stati un sacco di incidenti e perfino la Divisione Medica del Dottor Gregory House era impegnata ad aiutare, nonostante si trovassero a Londra per un convegno sulle malattie anti immuni.

“House!” disse con voce isterica la dottoressa Lisa Cuddy, andandosi a posizionare davanti al collega. Era stravaccato su una poltroncina della sala d’attesa, intento a leggere una rivista, tra un bambino che frignava tenendosi il braccio rotto e un uomo che aveva l’aria un po’ brilla e una busta di ghiaccio su un vistoso bernoccolo. “Ti vuoi muovere e fare qualcosa di utile?”

“Mi vuoi dire a che scopo?” fece l’uomo con fare annoiato senza guardare il superiore. “Qui non c’è niente di vagamente interessante per me… Solo stupide slogature e botte da niente” fece indicando i due pazienti seduti accanto a lui.

La Cuddy sbuffò esasperata incrociando le braccia al petto: “Ok, ma come puoi startene qui a non far niente mentre tutti danno una mano…”

House sbuffò: “Già… però io ti risolvo tutte le rogne peggiori, no? Per fare due suture qua e là e spalmare la pomatina sulla bua ti bastano i miei schiavetti!”

“House!” fece esasperata la donna.

“Cuddy!” le fece il verso il Dottore

“Dottor Gregory House, vedo che non è cambiato affatto!” fece una voce melodiosa e gentile.

Entrambi si girarono verso un uomo affascinante che era arrivato accanto a loro senza che nemmeno se ne accorgessero. Alto, biondo, dall’aria giovanile, con la pelle diafana e gli occhi color miele chiaro. Molti pazienti in attesa lo osservavano come incantati e il bambino accanto ad House smise subito di piangere, osservando il medico con le guance ancora bagnate ed il moccio al naso.

House grugnì, fingendo di concentrarsi nuovamente sulla sua rivista: “Dottor Carlisle Cullen!” fece scandendo bene il nome. “Chi non muore si rivede… Ah, scusa, tu non puoi, no?”

“Sai bene che posso, eccome!” fece tranquillamente Cullen ignorando il sarcasmo dell’uomo.

“Comunque anche tu non hai perso la tua aura divina! Ti diverti ancora a brillare al sole?” disse House con un sorrisetto ironico, posando la rivista e alzandosi.

I due si osservarono come divertiti e poi Carlisle Cullen scoppiò a ridere e porse la mano ad House.

La Cuddy guardò i due, confusa e leggermente irritata dal comportamento menefreghista di House.

“Carlisle, ti presento la primario del Princeton-Plainsboro Teaching Hospital e mio superiore, Lisa Cuddy!” fece House ricordandosi della presenza della donna.

L’uomo le rivolse un sorriso cordiale e le strinse la mano: “E’ un piacere, conoscerla! Ho sentito molto parlare di lei…”

“House,” fece la donna guardando il collega piacevolmente sorpresa. “Hai parlato di me?”

“Beh, ho solo voluto rendere partecipe qualcuno di che razza di incapaci mi lavorano vicino…” disse lui candidamente mandando un occhiata alla sua squadra, indaffarata qua e là con i vari pazienti. “e naturalmente ho grandemente lodato il tuo fondoschiena!”

La Cuddy lo guardò con un espressione tra l’indignato e l’esasperato che fece ridacchiare Carlisle. Come aveva potuto pensare anche solo per un secondo che House, in fondo non fosse il gran bastardo misogeno di sempre?

“Anche tu al convegno, quindi. ” chiese House.

“Non esattamente… Visita di piacere. Sono qui con la mia famiglia per incontrare amici.” spiegò il Dottor Cullen infilando le mani nelle tasche dei pantaloni eleganti. “Ma sono passato non appena ho sentito degli incidenti!

House corrugò la fronte: “E perché mai?”

Carlisle gli rivolse un sorriso enigmatico e fece per rispondere, ma in quel momento le porte del pronto soccorso si aprirono di botto e dei paramedici entrarono trascinando una barella. La Cuddy si precipitò subito seguita da 13 e da una giovane dottoressa dall’aria un po’ spaesata e stanca. Anche Carlisle si mosse repentino, tanto da far mettere sull’attenti House che decise di seguire le mosse dei medici.

“Cosa gli è successo?” chiese subito 13 quando ebbero sistemato il paziente in un lettino esaminando una ferita sanguinante al lato destro del collo.

Il Dottor House osservo l’uomo dalla porta aperta. Doveva avere 30, 35 anni al massimo e vestiva abiti sportivi da jogging. Aveva una ferita al collo, e nonostante il grosso quantitativo di sangue avrebbe giurato che quello fosse un morso. Era privo di sensi, decisamente pallido e sudaticcio. Doveva essere stato attaccato di sorpresa da qualche animale mentre correva dato che non aveva segni di lotta addosso e sospettava una brutta infezione.

“Non lo sappiamo!” rispose uno dei paramedici. “Stavamo tornando da un falso allarme e questo ci è sbucato di botto in mezzo alla strada. Per poco non lo mettevamo sotto… Era sotto shock… urlava ‘i morti, i morti’… E’ svenuto durante il trasporto.”

In quel momento il ferito cominciò ad avere delle forti convulsioni.

“Sembra uno shock anafilattico” disse la Cuddy cercando di infilare l’ago della flebo di fisiologica. “L’ossigeno presto!” intimò verso 13 che si affrettò a recuperare la mascherina.

La ragazza fece per mettergliela, ma l’uomo aprì di botto gli occhi e con un a mossa improvvisa e repentina fece per addentare la mano della ragazza.

Quello che accadde dopo fu talmente veloce che perfino gli occhi attenti e abituati ad osservare di House fecero fatica a seguire il tutto. Carlisle si era precipitato al fianco di 13 e aveva afferrato la ragazza per la vita scostandola appena in tempo facendola cadere a terra. Immobilizzò allo stesso tempo per le braccia l’uomo, che rantolava tenendo la bocca spalancata sforzandosi in tutti i modi di addentare Carlisle. In un attimo Cullen gli spezzò il collo senza che nessuno si rendesse conto di niente. Un attimo prima l’uomo si dimenava ringhiando e l’attimo dopo il dottor Cullen teneva ferme le braccia di un cadavere.

Per qualche minuto nella stanza regnò il silenzio. I paramedici e le due dottoresse guardavano l’uomo privo di vita con aria sconvolta mentre 13 non accennava ad alzarsi da terra. Carlisle si scostò dal corpo con aria preoccupata. A quella vista House si irrigidì sul posto. Sapeva bene della vera natura del dottor Cullen. Poteva ingannare chiunque, ma non lui. Non ci era voluto molto per scoprire il suo segreto. Per lui gli indizi erano più che palesi ed ovvi. Ma Carlisle e la sua famiglia erano bravi a celare le caratteristiche che li avrebbero potuti tradire. Quindi se Cullen era preoccupato voleva dire solo una cosa… stava per succedere qualcosa di serio e pericoloso.

“E’… morto!” fece per prima la voce di uno dei paramedici.

Cuddy si avvicinò per prima al corpo e con senso pratico sentì il polso e poi controllò il cadavere: “Collo rotto!” constatò incredula.

“Mi… mi stava mordendo!” fece 13 a terra con voce tremula.

Carlisle le fu a fianco e le porse una mano per aiutarla a rialzarsi.

“Mi dispiace di averla fatta cadere” fece con un sorriso molto rassicurante che avrebbe incantato chiunque. Infatti la ragazza sembrò dimentica dell’accaduto per alcuni minuti mentre Carlisle le osservava le mani. “Fortunatamente non ci sono ferite!” constatò come sollevato. “Dottoressa Hooper?”

La giovane dottoressa del Bart’s sussultò sentendosi chiamata in causa e rivolse tutta la sua attenzione al dottore. “So che lei è la patologa dell’ospedale. Le sarei obbligata se facesse portare questo cadavere all’obitorio e mi concedesse di esaminarlo io stesso!”

La dottoressa Hooper annuì: “Certo, non ci sono problemi!”

Carlisle le rivolse un sorriso pieno di gratitudine e abbozzò un piccolo inchino con il capo, facendo arrossire la giovane patologa.

Poi si rivolse a House “Posso parlarti un secondo? In privato!”

House annuì e seguì il dottore fuori dalla stanza. Provò a riflettere sull’accaduto, sulle condizioni di quell’uomo… come poteva aver fatto preoccupare una creatura antica come Carlisle, tanto da portarlo a comportarsi in quel modo? L’unica cosa che gli venne in mente era la ferita… ferita infetta al collo. La realtà gli si palesò nella mente come una grossa scritta rossa al neon di pericolo.

“Cosa ha morso quell’uomo?” chiese House quando furono in una stanza vuota, lontani da orecchie indiscrete. 

“Sapevo che saresti arrivato da solo al punto” sospirò Cullen. “E la tua collega ha rischiato grosso!”

House lo guardò corrugando la fronte: “Che vuoi dire? Quello è…”

“Non è come me!” disse Carlisle piano. “E’ qualcosa di peggio!”

 

 

 

Disclaimer

 

 I personaggi citati in questo racconto non sono miei,  ma appartengono agli aventi diritto. Servendo di loro non ottengo nessuna forma di lucro.

 

N.d.A.

 

Salve a tutti!!!

Dopo tre capitoli pubblicati ci tenevo prima di tutto a ringraziare quanti hanno avuto il coraggio di leggere.

Poi vorrei fare un po’ di precisazioni. Allora… prima di tutto su Harry Potter:

Questa FanFiction è stata scritta mentre finivo di leggere l’ultimo libro. I fatti raccontati in questa storia si verificano all’inizio dei Doni della Morte. Harry è alla Tana ma non c’è ancora stato il matrimonio di Bill e Fleur, quindi il Ministero non è ancora nelle mani di Voldemort; Sirius, Silente, Malocchio sono morti; ci sono le stragi dei Mangiamorte; Harry, Ron ed Hermione sanno degli Horcrux e stanno progettando la missione per trovarli tutti. Ma tutto cambierà dal punto di vista della storia…

Su Resident Evil devo precisare che ho potuto vedere solo i primi tre film (che ho amato alla follia), ma non ho mai giocato al videogame. Non che non volessi, ma perché mia mamma era contraria a questi tipi di giochi. Inoltre ho potuto avere internet solo quando ho potuto pagarmelo… cioè dopo la maturità. Quindi non ho idea di come sia la storia nel videogioco e non so nemmeno se il film segui la vera trama o meno. Ma ho amato alla follia tutti i personaggi come Alice, Matt, Rain, Valentine, Carlos e gli altri… Quindi ho deciso di tener conto della trama del primo film ma di salvare alcuni dei poveri agente della S.T.A.R.S. e altri compariranno comunque da soli nel corso della storia.

 Inoltre la strage non accade al laboratorio a Raccoon City, ma a Londra.  Ho immaginato in questa storia che l’Umbrella abbia laboratori segreti sparsi in tutto il mondo. Credo sia anche vero ma non ne ho la certezza assoluta, ho provato a fare ricerche ma non ho trovato conferme su questo punto. (Se i veri fan ne sanno qualcosa ditemi che sono curiosa XD). Quindi uno di questi famosi laboratori segreti ho immaginato si trovi in Nevada e questo punto sarà importante per il prossimo cap.

Su  Dottor House ho dovuto fare una grande modifica alla ff originaria, perché non aveva per niente senso dato che avevo lasciato il nostro dottore e i suoi collaboratori al Princeton-Plainsboro Teaching Hospital mentre i fatti si tenevano a Londra… E non me ne sono nemmeno resa conto subito XD!!! Quindi ho ritenuto plausibile che il nostro Dottore sia andato con la sua squadra a Londra per un convegno. In ogni caso nel telefilm siamo più o meno verso la quarta stagione. Quindi con la nuova squadra ma con alcuni di quella vecchia. Del resto non ho altro da dire oltre che tra House e la Cuddy non c’è niente!!!

Di Twilight devo dire che non sono una grande fan… Ho letto tutti i libri ma mi piace solo il primo, ho visto tutti i film, ma non me ne piace nessuno. Ma mi piace il personaggio di Carlisle e altri minori… quindi ho deciso di tenerli in questa fanfiction perché sennò che supercrossover sarebbe??? XD Quindi tenete presente la trama di Twilight Saga fine alla fine dell’ultimo libro.

Ok… per ora non vi dico altro… ma ho pensato che man mano entreranno in scena nuovi fandom metterò queste piccole (piccole??? Hem… haha…) precisazioni.

Quindi grazie per aver letto,

Baci dalla vostra Echelon90!!!!

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1341950