Giocare a CLUEDO nuoce gravemente alla salute

di Enigmista96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0. PROLOGO ***
Capitolo 2: *** 1. WHITE ***
Capitolo 3: *** 2. RED ***
Capitolo 4: *** 3. YELLOW ***
Capitolo 5: *** 4. BLUE ***
Capitolo 6: *** 5. VIOLET ***
Capitolo 7: *** 6. GREEN ***
Capitolo 8: *** 7. EPILOGO ***



Capitolo 1
*** 0. PROLOGO ***


Era una notte buia e tempestosa…
Ops, scusate ho sbagliato storia…lasciatemi ricominciare.
Era un tranquillo sabato sera per i sei ragazzi riuniti nell’appartamento 16C della 52^ strada.
Robert, Derek, Sara, Peter, Madison e Diane si godevano la loro pizza davanti al grande televisore del salotto mentre una sfilata di scherzi e gag scorreva sullo schermo scatenando le risa del gruppetto di amici e dei presentatori del programma.
I genitori di Derek, il maggiore della combriccola (solo di qualche mese ma insiste che lo precisi), erano fuori città per lavoro e lui “era stato affidato” alla nonna che avrebbe preferito, per usare le sue esatte parole, «farsi mangiare viva dalle tarme» piuttosto che badare «a quel gruppo di mostriciattoli dispettosi ed arroganti».
Le lattine di Cola e le due bottiglie di birra, «alle quali non dovevano nemmeno avvicinarsi, mi raccomando», giacevano immobili a lasciare aloni sul parquet scuro, vuote.
Era tutto tranquillissimo, ma…
Un suono squillante interruppe la monotonia della scena: uno scampanellio.
I ragazzi, allarmati, cercarono di mettere più ordine possibile e far sparire ogni traccia di alcolici, credendo fossero i genitori del padrone di casa.
Derek andò alla porta, già pronto a pronunciare la fatidica frase «Mamma, papà, non è come sembra! Posso spiegare tutto, fidatevi di me!».
Tuttavia ad aspettarlo sullo zerbino con la ben poco originale scritta “Welcome” non c’era niente e nessuno, eccezion fatta per…
Una scatola?! Una scatola.
Ecco, da bravo autore potrei ingigantire i fatti ed aggiungere frasi del tipo:
“La scatola grondava quello che i ragazzi riconobbero come sangue ed al suo interno vi era un testa mozzata”
Oppure:
“Dalla scatola si sollevò un singhiozzo e, aprendola, il gruppo di amici scoprì che conteneva il figlio del gobbo di Notre Dame”
Ma no, dato che amo l’onestà vi dirò che era solo una comunissima scatola di cartone (anche usata se volete sentire la mia).
Incuriosito, il ragazzo la portò nel salotto e chiamò a raccolta gli amici.
Con il coltellino svizzero di Peter, lo Scout del gruppo, tagliarono lo scotch marrone e aprirono i lembi del pacco.
Ciò che trovarono all’interno di esso, fu ancora più incredibile della scoperta della scatola stessa e avrebbe cambiato l’intera vita di ogni ragazzo…

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Capitolo 2
*** 1. WHITE ***


D’accordo, lo ammetto, sono stato un cattivo autore…
Come ho fatto ad essere tanto crudele da lasciarvi con quella domanda irrisolta a martellarvi nel cervello?
Ma per farmi perdonare vi dico che dovete aspettare altri tre giorni per il cap…Oh, e tu che vuoi fare con quella spranga?
Va bene, stiamo calmi, riprendiamo da dove vi ho lasciati.
 
I ragazzi frugarono nel pacco, tirandone fuori il contenuto.
«Sono magliette!» Esclamò Robert.
«E sono anche fuori moda…ma avete visto che colori?» Aggiunse Madison guadagnandosi uno sbuffo generale.
«Dicevo…» Riprese il ragazzo «…questa viola ha sopra il mio nome! E quella verde il tuo Der…ci sono anche le vostre»
Gli altri membri del gruppo presero le rispettive magliette, Diane quella bianca, Peter la gialla, Rosso per Madison e Blu per Sara.
Robert, il patito di film, libri ed investigazione, nonché NERD ufficiale del gruppo, fissò gli amici, interdetto.
«Ragazzi, questi colori mi ricordano qualcosa ma non riesco a ricordare cosa…»
Mormorò.
Diane si avvicinò al pacco, accorgendosi che, foderata di carta dello stesso marrone dell’esterno, c’era una scatola più piccola.
La tirò fuori mostrandola al gruppo.
«Secondo voi che contiene?» Peter appariva piuttosto preoccupato.
La ragazza la scosse.
«Beh, di certo non è una bomba…e poi fa molto rumore»
Con mani tremanti, gli amici la scartarono.
La confezione del CLUEDO, il classico gioco da tavolo che rimane a prender polvere nello sgabuzzino fino al periodo natalizio, venne rivelata ai loro occhi.
Nella casa si diffuse la risatina nervosa di Robert.
«Ma certo! Ora ho capito cosa mi ricordano, le nostre maglie rappresentano un personaggio! Io sono Plum, Dereck è Green, Madison rappresenta Scarlett, Peter sarebbe Mustard, Diane è miss White e Sara, tu sei Peacock»
Spiegò.
«Sì, geniaccio, ma perché qualcuno, nel cuore della notte, dovrebbe mandarci una scatola con un CLUEDO e delle maglie colorate?»
«Beh, Mad, questo non lo so…ti sembra che sulla mia tessera della biblioteca ci sia scritto Sherlock Holmes oppure Doc Brown?»
«Ragazzi, calmiamoci un po’, mh?» Intervenne la saggia Sara.
La confezione del gioco venne aperta.
Un biglietto color crema era posto sopra il tabellone ripiegato.
La parola “Istruzioni”, scritta con una calligrafia alquanto agghiacciante, copriva la parte superiore del foglio.
«Peter, leggi tu…»
Il ragazzo, sempre più spaventato, prese il foglietto.
 
 

Istruzioni

 
1.   Indossare le magliette
2.   Sistemare il tabellone
3.   Preparare le carte e la busta della soluzione
4.   Giocare sei partite da morir di divertimento
 
PS: Divertitevi e…non tiratevi indietro a metà dell’opera o…

 
«Non mi piace per niente…»
«Oh, è solo un gioco e poi che ci costa?»
Seguirono le istruzioni ma, quando aprirono il tabellone, scoprirono con sconcerto che non era la classica piantina della villa del gioco, bensì quella della casa di Derek.
Prendendola sullo scherzo, decisero di fare comunque una partita.
Pescarono una carta personaggio, un’arma e una stanza.
Tirarono i dadi e raccolsero i vari indizi.
Diane si allontanò per rispondere alla telefonata della madre.
Toccò a Madison rivelare la soluzione.
«Bianco, in bagno con la corda»
Aveva indovinato.
Si concessero la terza bottiglia di birra, attendendo l’amica per la seconda partita.
Passarono i minuti, ma di Diane nemmeno l’ombra.
«Ma secondo voi sta raccontando ai suoi l’intera trilogia del Signore degli Anelli?» Chiese Robert.
«Ma no, magari sta spiegando a suo padre come eseguire un nodo gassa d’amante alla sua cravatta» Rispose Peter, scherzoso.
«Io direi di vedere che sta combinando…magari sta finendo tutta la scorta di patatine senza dirci nulla» Propose Derek.
I cinque amici si divisero per cercare di capire che fine avesse fatto.
Nulla era fuori posto, tutto come lo avevano lasciato, eppure una strana atmosfera era calata sulla casa, un peso che opprimeva i petti degli adolescenti.
Di Diane non c’era traccia, le patatine erano nella credenza e non si sentiva parlare di Compagnia dell’Anello o di nodi e amanti.
Ad un tratto…


Un urlo agghiacciante squarciò il silenzio, padrone indiscusso dell’appartamento, quello di Sara.
I suoi compagni di avventura (o sventura, dipende dai punti di vista) si precipitarono a vedere cosa fosse successo.
In quel momento desiderarono con tutte le loro forze eclissarsi in una nuvola di fumo o, meglio ancora, che il misterioso pacco fosse arrivato all’indirizzo sbagliato.
«Diane, nel bagno, con la corda… Diane, nel bagno, con la corda… Diane, nel bagno, con la corda… Diane, nel bagno, con la corda… Diane, nel bagno, con la corda… Diane, nel bagno, con la corda… Diane, nel bagno, con la corda...»
Il cellulare della ragazza non ripeteva altro.
Esasperato, Derek, lo lanciò contro il muro, nella speranza che smettesse di ripetere quell’agghiacciante frase.
 
Cosa sarà successo alla cara Diane?
Chi ha spedito il misterioso pacco?
Come facevano a sapere di loro o della casa?
Quando era avvenuto tutto?
 
 

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Capitolo 3
*** 2. RED ***


Ah, poveri i miei lettori, con tutti gli autori dei quali potevate leggere avete scelto proprio il più dispettoso e cattivello…
Ma per vostra fortuna mi hanno strappato il calendario ed ora segna il 25 dicembre e voi saprete che a Natale si è sempre più buoni, no?
Quindi non vi ho fatto attendere il mese che avrei voluto per il seguito del nostro piccolo racconto.
Chi mi ricorda dove eravamo arrivati?
Oh, proprio lì, grazie…si, parlo con te davanti al PC…tu con gli occhiali…
 
Dicevamo:
I ragazzi temettero un attacco di cuore vista la macabra scena alla quale stavano assistendo.
La loro migliore amica, Diane, penzolava dal lampadario del bagno con una  corda intorno al collo.
Sulla candida maglietta, campeggiava ora la frase “GAME OVER”, vergata probabilmente con un pennarello indelebile rosso.
Peter e Derek tirarono giù il corpo, tremanti e prossimi alla nausea, mentre Robert tentava di calmare Sara, in lacrime e con le mani ai capelli.
«Sui nodi avevi indovinate, Peete»
Io ho due ipotesi su Madison..o è completamente decerebrata oppure non ha chiaro il concetto di reazioni umane normali.
«Santo Dio, ma ti sembra modo e momento di scherzare?»
A quanto pare il povero Robert la pensava come me.
Infatti la fissò, estremamente sconvolto ed adirato.
«Cercavo solo di sdrammatizzare»
«Dannazione, Mad, Diane è morta! Assassinata!»
«L’ho capito che è decessa!»
«D-E-C-E-D-U-T-A!!»
Sbottarono in coro i ragazzi.
«Volete chiudere la bocca per un istante, maledizione?» Urlò Derek.
Il silenzio calò come una pesante coperta su tutti loro.
«Cosa facciamo adesso?»  Mormorò poi.
Chiamare la polizia era senza dubbi la scelta più saggia, ma ormai è risaputo, cari lettori, i giovani non sono quasi mai saggi.
Cominciarono a proporre modi per disfarsi del corpo, che andavano dal classico “La tagliamo a pezzetti e poi la facciamo sparire nel tritarifiuti” a “ La nascondiamo nell’appartamento della vicina antipatica per far ricadere la colpa su di lei”, quando un tonfo sordo proveniente dal salotto li fece precipitare nella stanza.
La pedina bianca mancava dal tabellone e le carte che segnavano la soluzione della partita erano state sostituite da tre biglietti.
«Der, le-leggi t-tu?» Balbettò Peter.
Il maggiore annuì.
«Non vorrete già tirarvi indietro, vero? La strada è ancora lunga» Recitava il primo.
«La vostra amica è fuori dal gioco e alla fine ne rimarrà solo uno…forse» Continuava il secondo.
«Ah, un ultima cosa, non chiamate aiuto o…PERDERETE, TUTTI» Terminava il terzo.
Sul retro di ogni biglietto figurava uno smile un po’ particolare, spaventoso, oserei dire…un misto tra Joker ed It.
«Ragazzi, dobbiamo andare via da qui…»Sibilò Sara con una certa apprensione nella voce.
«Concordo, non voglio morire con le doppie punte»
«Madison!» Esclamarono in coro i ragazzi.
Lasciarono perdere la ragazza, cominciando a cercare una via d’uscita.
Porte e finestre erano bloccate e loro avevano fatto la fine dei topi in trappola.
Il telefono era staccato e non c’era connessione internet.
«Non ci resta che giocare» Considerò Sara, arrendendosi.
Gli altri ragazzi accettarono di buon grado l’unica possibilità rimasta.
Di nuovo organizzarono il gioco.
La partita la vinse Derek, quando indovinò la combinazione
«Rosso, camera da letto, mazza da baseball»
Avevano appena deciso di non muoversi quando un rumore sinistro li convinse a girare per la casa in cerca della fonte di quest’ultimo.
Che vi avevo detto? Stupidi, stupidi, stupidi!
So che state urlando consigli come durante un film Horror, ma rassegnatevi, non possono sentirvi.
Una volta tornati tutti (o quasi) in salotto, si accorsero che c’era qualcosa di strano.
Non si sentiva quell’orribile profumo dolciastro allo zucchero filato, né la solita vocina squillante ed impertinente che parlava di cosmetici o faceva battute di pessimo gusto.
«Diamine!» Esordì Robert, il primo ad accorgersi di tutto.
Si precipitò in camera da letto, dove per poco non svenne.
Avete presente la musichetta delle partite di Baseball dei cartoni animati?
La radiosveglia la riproduceva come sottofondo di una macabra risata.
Lo sguardo del ragazzo, ormai raggiunto dal gruppo di amici, si spostò sulla parete.
Un conato di vomito lo travolse e fu costretto ad allontanarsi.
 
Cosa avrà visto Robert di così sconcertate?
Che fine ha fatto la povera (forse) Madison?
Chi sarà il prossimo a subire lo strike decisivo (mi sembrava in tema come battuta, no?)?

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Capitolo 4
*** 3. YELLOW ***


 
Diciamo che mi sono particolarmente divertito a farvi attendere di più per questo capitolo.
Sì, sono crudele…dovrei provare la mia risata malefica prima del prossimo capitolo…
Ma forse è meglio che rimandi le lezioni o la mia incolumità ne risentirebbe, quindi (e preciso che non sono stato condizionato in questa decisione da nessun lettore con spranga, catene e forconi) riprendiamo da dove vi avevo lasciati.
 
«Dio mio…» Sussurrò Derek portandosi una mano sulla fronte, sudata.
«Per Cristoforo Colombo!» Esclamò Peter.
Sara nemmeno parlò, uscendo per raggiungere Robert nel doppio servizio (Quello dove non avevano impiccato Diane, ovviamente).
I due ragazzi non riuscivano a distogliere lo sguardo dalla parete.
Strike, eliminato!
Era la frase scritta con i resti del cranio della ragazza, che giaceva priva di vita in un lago di sangue sulla moquette crema.
Con la mazza da baseball, abbandonata accanto al corpo esanime, Peter fracassò (letteralmente…) la radiosveglia, fino a quando la macabra risata non si spense in un ronzio metallico.
Uscirono fuori da quella stanza degli orrori, chiudendo la porta a chiave alle loro spalle.
Andarono alla ricerca degli altri, senza smettere di guardarsi intorno.
Li trovarono immobili, pietrificati, davanti al tabellone, nel salotto.
Come prima pedina e carte erano svaniti.
«Ha lasciato altri tre biglietti…» Mormorò Robert passandoli ai due amici.
«Meno due giocatori, chi sarà il prossimo?» Lesse il primo Peter.
«Sapete, ero battitore al college» Recitò il secondo Derek.
«Amo i giochi e mancano ancora quattro partite alla fine di questo…sapete come si dice, no? Altro giro altra morte» Completò una tremante Sara.
«Beh, come direbbe lei, anche Madison è decessa» Sussurrò Robert.
«Ora ti metti a citare un morto?» Sbottò Sara.
«Dobbiamo chiamare aiuto» Propose lo scout.
Provarono i telefoni ma la linea era staccata.
I loro cellulari non prendevano.
La casa era sigillata.
Erano spacciati.
«Se il solo modo per far finire tutto questo è giocare, non ci resta che farlo» Si arrese l’ultima ragazza.
Con un sospiro rotto e il cuore pesante, i ragazzi giocarono nuovamente a quello che, prima di quella sera, consideravano un innocuo gioco di società (Anche un po’ noioso e ripetitivo).
Sapevano che chiunque fosse stato il morto nel gioco, lo sarebbe stato anche nella realtà.
Quella partita la vinse Robert.
«Mi spiace Peter…» Sussurrò lanciando le carte della soluzione sul tabellone.
«Ve-verrò ucciso c-con un col-tello da cu-cucina sul tuo zerbino, Derek!»
Urlò balbettando in preda al panico.
«No, non accadrà» Rispose l’interpellato.
«Non ti lasceremo solo nemmeno un istante» Lo rassicurò Sara.
«In gruppo non può colpire» Sottolineò Robert.
Lo scout non smise di tremare e sudare freddo.
Sara si alzò dal parquet del salotto.
«Io devo andare al bagno, torno subito…»
Con un leggero timore si allontanò dal gruppo.
Tempo due minuti ed un urlo di puro terrore pervase l’appartamento.
I ragazzi scattarono in piedi, correndo verso il doppio servizio cominciando a pensare al peggio.
Davanti la porta del bagno, presero a bussare freneticamente.
La ragazza aprì quasi subito, sistemandosi la camicetta.
«Che succede?» Chiese spaesata.
«Non sei…stata tu ad urlare?» Rispose Robert con una domanda.
«No, credevo foste stati voi…»
«Ma era un urlo da donna!» Fece notare Derek.
«Voi non siete forse delle femminucce?»
«Oh, da quale pulpi…»
«Aspettate!» Esclamò Robert «Che fine ha fatto Peter?»
«Era dietro di noi, no?»
«Idioti! Lui contava sul nostro aiuto, maledizione! Non vi si può lasciare soli un momento»
Li scansò, correndo nell’ingresso.
«Der, di che colore era il tuo tappeto dell’ingresso?»
«Giallo, perché?» Rispose quello raggiungendola con l’amico al seguito.
«Non dovrai comprare quello rosso che voleva tua madre….» Sussurrò la ragazza.
I tre amici rimasero impietriti all’orrore di quella scena degna dei più splatter tra i film horror.
Lo stesso urlo che avevano udito poco prima era ora riprodotto nuovamente da un piccolo iPod collegato a delle casse portatili.
Robert notò un lembo di stoffa bianca sbucare da sotto il cosiddetto “mobile delle cianfrusaglie”.
Lo tirò fuori, rimanendo a fissare quello che si era rivelato un grembiule da chef.
Non fu tanto l’inusuale capo d’abbigliamento, quanto il ricamo sulla tasca centrale a scioccarlo…
 
Potrei stuzzicare la vostra curiosità con le solite tre domande ma, cattivo come sono, preferisco dirvi che vi lascerò a rimuginare su questi interrogativi impliciti per più tempo del solito…muahahahahah-coff,coff…devo allenarmi di più, decisamente.
Al mese prossimo, lettori miei…
Sgherzo! (O no?...altra domanda insoluta…)

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Capitolo 5
*** 4. BLUE ***


Sono crudele, merito l’ergastolo, sono peggio di ogni cattivo presente nei film, eccetera eccetera…
Ma che ci volete fare se sono bravo a scrivere e non potete fare a meno di continuare questa storia, anche se vi siete consumati le mani a forza di contenere la curiosità?
Beh, questa volta ho voluto farvi attendere un po’ di più (anche se non il mese che volevo…) ma non è stata colpa mia se mi sono svegliato col piede sbagliato, il quadro con la luna davanti al mio letto era storto e il gatto aveva deciso di rompere uno specchio passando sotto una scala e rovesciando il sale, no?
Comunque ora sono qui e ho deciso di accontentare voi poveri lettori per evitare suicidi di massa (oppure un autoricidio) quindi riprendiamo da dove vi ho lasciati…
 
…E così si concluse quella terribile avventu…
Come dici? Ho saltato qualche parte? Oh…beh, è passato tanto tempo…Ah, se fai tanto il sapientone, perché non mi dici tu il punto esatto, eh?
Ehm…hai ragione, eravamo proprio lì, coff-coff…
 
Proprio un tenero ragazzo…
Ecco ciò che lesse Robert una volta preso in mano il grembiule.
«L’assassino è anche spiritoso…» Considerò.
«Io ho i brividi» Ammise Derek spegnendo l’iPod.
Sara nel frattempo aveva coperto il corpo con la divisa da cuoco ed era rimasta silenziosa ed in disparte.
Nel gruppo sapevano che tra lei e Peter c’era una certa affinità…
«Sentite: l’assassino deve per forza essere uno di noi…non ci sono altre spiegazioni; abbiamo setacciato la casa e non abbiamo trovato nessun altro»
«Cosa intendi dire?» Derek aveva inarcato entrambe le sopracciglia.
«Sta insinuando che uno di noi è l’assassino»
«E so anche chi potrebbe essere!»
«Mh, è arrivato Sherlock Holmes» Fece Derek con aria di superiorità.
«Fai poco lo spiritoso, Belloccio da Film»
«Manteniamoci calmi» Li ammonì Sara, peraltro convinta che Derek avrebbe realmente ucciso a botte Robert che non aveva proprio un fisico da giocatore di Football.
«Secondo me la colpevole sei tu, Sara» La additò.
«I-io? Dico ma…ti sei bevuto il cervello o troppe birre?»
«Sapevo che eri un po’ suonato ma non immaginavo così tanto, amico» La difese il padrone di casa.
«Riflettici, Der, chi è stato a trovare sempre i corpi o che era sola al momento degli omicidi? Lei! Echi è che ci ha sempre spronati a continuare a giocare? Sempre lei!»
L’altro ragazzo si prese il mento tra pollice e indice, con fare meditabondo.
«Beh…»
«Non gli darai ragione, voglio sperare?»
«Le sue ipotesi sono fondate…»
«Beh, perché non potrebbe essere lui il killer? In fondo sta tentando di metterci l’uno contro l’altro» Si difese.
«Io sto tentando di proteggerci!» Ribatté.
«Ragazzi, basta, c’è un solo modo per sapere se Rob ha ragione ed è giocare»
Il NERD annuì.
«Però a lui non dai dell’assassino perché propone di giocare» Sibilò la ragazza, risentita.
Tornarono al tabellone.
Con una triste mancanza di sorpresa, notarono che le carte e la pedina erano sparite ed al loro posto vi erano tre cartoncini.
«La migliore serata della mia vita!» Lesse il primo Derek.
«Voglio tingere camera mia di rosso» Il secondo tocco a Sara.
“Ha anche il tono giusto per una killer…”
Pensò silenzioso Robert prima di leggere il terzo biglietto che diceva:
«Il mio psichiatra dice che odio la gente...»
Deglutirono l’amaro boccone di una morte imminente.
Il primo a giocare fu Robert e Derek, appena dopo che il primo ebbe tirato i dadi mormorò:
«Il dado è tratto»
L’esperto di investigazioni aggiunse in un sibilo:
«Tu quoque, Sara, amica mi(*)»
L’interpellata storse le labbra in una smorfia.
Andarono avanti con la partita, fino a quando Derek non svelò la soluzione.
«Beh, caro il mio detective, hai sbagliato deduzione»
Mostrò le carte.
«Sara, in sala da pranzo con il candelabro?» Chiese, incredulo.
Secondo il mio modestissimo parere era più sconvolto di aver errato che la sua amica rischiasse la vita.
«Ora non dobbiamo lasciarla sola nemmeno un momento, chiaro? Ne sono già morti troppi e fra qualche ora sarà mattina e qualcuno sentirà le nostre richieste di aiuto» Il ragazzo dalla maglietta verde era entrato nel ruolo del generale militare…
Passarono mezz’ora a guardarsi intorno, senza muoversi dal tabellone, quando…
Udirono una voce.
«Mh…i miei cuccioli hanno scelto il branco…ed io che credevo di aver ucciso il lupetto del gruppo»
Gracchiò dalla cucina.
Quasi all’istante scattarono in piedi.
Derek fece cenno di stare in silenzio ed i due annuirono.
«Avete forse paura di un gioco?» Continuava dallo studiolo del padre.
Si guardarono intorno, decidendo che Robert sarebbe andato in cucina mentre Derek e Sara a controllare nello studio.
Robert tornò in salotto dopo aver trovato in cucina solo un registratore vocale con la traccia della voce in memoria.
Nel frattempo, però, due mani afferrarono silenziosamente Sara e la trascinarono lontana dal suo amico, prima che questi potesse notare nulla.
«Qui non c’è»
Urlò Derek in avvertimento all’amico.
Voltandosi e non vedendo più la ragazza, corse in sala da pranzo chiamandola a gran voce.
Il ragazzo in viola, avendo intuito la situazione, lo raggiunse.
Avrebbe preferito perdere i sensi piuttosto che vederla.
Una lampadina rossa rendeva l’atmosfera agghiacciante.
La svitarono, usando gli schermi dei cellulari come torce per leggere meglio ciò che era scritto su un’altra lampadina avvitata sopra il finto candeliere che giaceva accanto al corpo.
 
Come al solito…che messaggio avrà lasciato il nostro killer?
Se Sara non è l’assassina, chi sarà mai questo losco individuo?
Chi sarà il prossimo? Derek, Robert o forse uno di voi? Magari potrei essere io?
 
Bene, vi lascio con altre domande ed altri dubbi in attesa del prossimo capitolo che non scriverò prima di Natale!
Vorrei anche informare i gentili lettori che ho comprato un giubbotto antiproiettile e un’armatura medioevale…
Che dire? Alla prossima MUAHAHAHAHAH (Sì, ho fatto pratica)
 
* Robert è un mezzo secchione, ho riadattato la celebre frase di Cesare in onore di Sara ;)

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Capitolo 6
*** 5. VIOLET ***


«Siamo spacciati, amico» Mormorò Derek.
«Guarda qui…fa anche ironia»
Gli porse la lampadina.
«”Questa ragazza aveva sempre delle idee luminose” ed anche pessima, oserei dire»
«Dobbiamo trovare un modo per sopravvivere…»
Fece il ragazzo in viola.
«Non c’è un modo, Rob, siamo spacciati, oramai»
«E cosa vorresti fare, mh?! Arrenderti ed accettare la tua morte?»
Sbottò il povero NERD.
«Io non ci tengo a finire come le pedine di un gioco, mi dispiace…»
Detto questo, Robert si alzò, diretto al salotto dove avevano giocato.
«Io non intendo giocare più»
Detto questo, tolse la sua pedina dal tabellone, ignorando i tre soliti messaggi dell’assassino.
«Non ricordi le regole?! Se lasci il gioco morirai a prescindere»
«Che parolone…sai fare lo spelling di “prescindere”?
«P-R-E-S-H…oh, non è quello il punto! Non puoi rinunciare così»
«Morirei comunque, Derek!»
«Allora tanto vale concederci un ultimo gioco, no?»
Forse fu solo merito del sorriso mesto del più grande che Robert si convinse a giocare.
Dopo qualche turno la soluzione venne svelata.
«Robert, tocca a te, in cucina con…con l’accetta»
Il ragazzo scattò in piedi come se il pavimento fosse stato fatto di braci ardenti.
«Lo sapevo!»
Si prese la nuca fra le mani, disperato.
«Lo sapevo che dovevo farla finita subito…avrei sofferto meno, dannazione!»
Quasi pianse per l’ansia.
«Rob…Robert, Dio, calmati!»
Lo schiaffeggiò.
«Come faccio? Hai mai avuto la consapevolezza di morire in uno dei modi più atroci al mondo?! Beh, io sì, adesso, e ti posso dire che non è per niente piacevole!»
Gli urlò contro.
«Sai cosa faccio adesso? Vado in cucina e aspetto…perché ritardare il tutto? Mi sento Socrate…posso solo sperare che la sua dottrina sia giusta»
«No, Robert, non farlo!»
«Ci vediamo dall’altra parte, Derek»
Non ci volle molto perché l’unico superstite udisse l’urlo straziato del suo amico.
«Maledetto!»
Urlò alla casa vuota.
Quasi non ebbe il coraggio di aprire la porta della cucina, ma si costrinse a farlo, quantomeno per realizzare cosa fosse successo.
Vomitò.
Le piastrelle del pavimento imbrattate del sangue del suo migliore amico e il corpo di quest’ultimo riverso sul bancone con la schiena aperta in due e l’accetta ancora incastrata nella spina dorsale.
Con i fiammiferi il killer aveva lasciato la sua solita scritta.
Con le lacrime agli occhi, Derek si prodigò per togliere l’arnese da giardino dalla schiena di Robert, poi si concentrò sull’ennesimo macabro messaggio.

N.d.A.
E finalmente, in questa storia, delle vere N.d.A., mi scuso per questo enorme ritardo ma sono tornata da poco dall'America e non ho potuto scrivere i capitoli.
Per farmi perdonare colmerò subito molti vostri dubbi postando due capitoli insieme...per l'epilogo beh...dovrete attendere un po' di più.

L'Enigmista

 
 

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Capitolo 7
*** 6. GREEN ***


“Sognava solo di essere accettato per ciò che era. Io l’ho fatto”
Ecco cosa recitava il messaggio fatto di fiammiferi.
Adirato con l’assassino e con sé, Derek si precipitò in salotto come un tornado.
«Vuoi giocare?! Bene, giocheremo…»
Andò direttamente nella stanza delle soluzioni ed urlò a squarciagola:
«Derek, in salotto con la pistola!»
«Bene, bene, bene»
Si sentì nella stanza.
Il ragazzo si guardò intorno.
Alla sua nuca un sinistro clik! lo fece voltare lievemente.
Con una Glock nella mano guantata di nero, lo osservava il suo carnefice.
«Vedo che avete perso tutti, Derek»
Fece questi con la sua vera voce.
«Piaciuti i miei trucchetti? E’ stato un gioco divertente, devo ammetterlo»
«T-tu? N-no…»
Paralizzato dalla paura il ragazzo non terminò nemmeno la frase.
Il killer si tenne pronto a far fuoco.
Il dito fremette sul grilletto, assaporando ogni millesimo di secondo che avvicinavano il proiettile alla nuca del ragazzo.
L’assassino premette a fondo il grilletto e….

Come sarà andata a finire?
Chi è l'assassino?
Cosa sarà del nostro ultimo eroe rimasto?
Queste ed altre domande risolte nell'epilogo di questa interminabile storia che non terminerò prima della settimana prossima...
Sì, sono tornato ad essere cattivo ;)
PS: Prima di questo c'è un altro capitolo...

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Capitolo 8
*** 7. EPILOGO ***


 
Derek scattò sulla sedia come un giocattolo a mola.
Le carte del gioco appiccicate alla guancia sudata, il fiato corto, le pedine in disordine, gli scatoli della pizza vuoti sul bancone e…la nonna che ronfava davanti a lui.
Spaesato si guardò intorno come alla ricerca di qualcosa.
Quando realizzò cosa era realmente successo si passò una mano sul volto, per poi scoppiare a ridere.
Come era anche solo possibile che sua nonna fosse stata l’assassina dei suoi migliori amici?
Che sogno (incubo) sciocco!
«Mai più pizza, cola e CLUEDO quando c’è nonna in casa»
Decretò riaccucciandosi nella posizione precedente e riprendendo a dormire.
 
Passò qualche minuto e…
La tenera (?) vecchietta sollevò una palpebra, rivelando uno sguardo penetrante accompagnato da un sorrisetto crudele da fare invidia ai peggiori antagonisti dei film horror e…
AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH
 

FINE (O no?)

Ed eccoci all'ultimo capitolo di questa sofferta storia.
Vi ho fatto attendere parecchio, eh?
Ma faceva tutto parte del vero divertimento...
Vi siete divertiti?
NO?! Beh, non importa...io Sì ;)

Il vostro crudele autore vi prega di lasciare una recensione in caso vi sia piaciuta la storia, una in caso non vi sia piaciuta ed una in caso siate rimasti indifferenti.
Alla prossima.


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