Il mio inizio (sei tu?)

di MaCk_a
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Batticuore ***
Capitolo 2: *** La goccia che fa traboccare il vaso ***
Capitolo 3: *** La cavalcatura ***
Capitolo 4: *** C'era una volta ***
Capitolo 5: *** Outing ***



Capitolo 1
*** Batticuore ***


Nota: questa storia era già stata pubblicata (ma le differenze erano parecchie) nella raccolta ‘Attraverso il buco della serratura’; la collocazione però non mi convinceva e quindi…ecco il risultato! Chiedo scusa a chi aveva recensito la precedente versione!
 
 
‘e ho preso bravissima 10 e lode stamattina!’, sedeva in braccio a Marron, che le accarezzava i capelli.
‘ma allora sei proprio una bambina in gamba!’, le sorrise teneramente; per avere meno di diciott’anni possedeva già uno spiccato senso materno.
‘eh, si!’ esclamò Bra afferrando il biscottino che le porgeva , ‘le maestre mi fanno sempre i complimenti, infatti!’
Per una ragazza che frequentava ancora le scuole superiori, fare da babysitter alla figlia della donna più ricca del pianeta era la più grande fortuna che si potesse immaginare; tra l’altro, Bra era una bambina adorabile, vanitosa e non poco, si, ma tenerissima. Per non parlare del fatto che…
 
‘TRUNKS!’ esclamò la piccola, felice, ancora stretta alla ragazza bionda.
Il fratello era appena entrato nella stanza.
 ‘ciao Marron’, le sorrise.
La pace. La pace si sentiva dentro, quando lui sorrideva.
Un occhiolino. Oh, no. Aveva proprio intenzione di farla morire quel giorno.
‘Ciao, Trunks!’, tentò di non sembrare troppo inebetita.
Andò a sedersi accanto a loro, accese la tv e lei, involontariamente, strinse più forte Bra al petto.
Lui sembrava molto preso da un programma televisivo. Lei si guardava nervosamente attorno. La bambina, dal canto suo, appariva pensierosa.
‘Marron!’ esclamò a un tratto, ‘ma come fai a tornare a casa stasera?’
La domanda era strana; qualcuno si degnava sempre di andare a prenderla e, se non succedeva, Bulma non esitava a chiamare un autista per farla accompagnare…e Bra lo sapeva bene.
La ragazza esitò, come sempre le succedeva, ultimamente, in presenza di una certa persona. ‘Ehm, io ancora non lo so…’
‘Che problema è?!’, Trunks le interruppe, ‘ti accompagno io’
Eccolo, Trunks Brief: generoso, gentile, sempre disponibile, spontaneo.
 
Com’era sempre, spontaneo. Ricordava ancora quando, un annetto prima circa, si erano ritrovati lei, lui e Goten relegati in un tavolo a parte, durante una festa alla Capsule Corporation.
Parlavano di relazioni amorose, o meglio: Goten ne parlava.
‘questa volta è quella giusta, la amo tanto’
Le sue storie duravano due mesi al massimo ma, bisognava ammetterlo, tutte le volte credeva di essere innamorato davvero.
Trunks sorrideva. Lei anche.
‘dovresti fare come me anche tu’, aveva detto all’amico, ‘fidanzarti e smetterla di passare così, da un letto all’altro’
Avere amici uomini voleva dire anche quello: ascoltare in diretta e senza censura pensieri e concetti solitamente poco galanti.
Lei aveva spalancato gli occhi. Che il ragazzo piacesse e tanto l’aveva capito, ma l’aveva sempre ritenuto…più…rispettoso?
Trunks aveva notato l’espressione stranita. ‘Non fare quella faccia, Marron’, aveva sorriso, sorrideva sempre, ma perché?
Lei aveva abbassato lo sguardo. ‘non si trattano le altre persone come oggetti’, aveva detto risoluta.  Lei era il grillo parlante del trio.
‘ma quali oggetti!’, aveva esclamato, ‘io non faccio del male proprio a nessuno’, si era quasi offeso.
‘non approfitterei mai di una persona innamorata di me’, aggiunse.
Goten la guardò: ‘hai capito che finezza? Se qualcuno prova un qualche sentimento per lui, non si batte chiodo’
‘Certo’, Trunks era serissimo, ‘queste sono le giuste premesse per le storie da notte’
L’amico alzò le spalle.
‘Ma io non capisco’, non era riuscita a trattenersi, ‘che senso ha?’
La guardarono stupiti. ‘Che senso ha un rapporto di una notte?’
L’accusato rispose che non aveva tanto un senso quanto uno scopo; gli uomini hanno dei bisogni e…lei l’aveva interrotto, dicendo che era un ragionamento da animali.
‘Sei troppo dolce per capire queste cose, Marron’, le aveva rivolto uno sguardo molto tenero, ‘ quando un giorno lontano deciderò di fare il serio, spero di trovare una ragazza romantica come te’
Come me. Come me. E perché non me, direttamente?
Poi Bulma si era avvicinata con la fotocamera e Trunks, che era in mezzo, aveva poggiato le braccia sulle spalle degli altri due, avvicinando i loro visi al suo.
Spontaneo. Senza pensare che lei, solo a immaginarlo con una donna, aveva i brividi. Senza pensare che quelle ultime parole le avrebbero riempito la testa da quel momento in poi. Senza pensare che quel gesto, così amichevole e naturale, le faceva battere il cuore come un tamburo.
Ma forse era meglio così. In quanto amico, non l’avrebbe perso mai…lei sarebbe stata sempre più importante di quelle donne senza nome di una notte. Si, lei c’era da una vita. Poi, quando lui avrebbe deciso di mettere la testa a posto e accasarsi…lei…lei…non voleva neanche pensarci.
 
Accettò l’offerta, salutò con un bacio la piccola Bra, lo seguì fuori.
‘ti fa penare mia sorella, eh?’, si mise al volante.
‘mi facevi penare più tu, quando eravamo piccoli e volevi escludermi perché ero femmina!’ esclamò in tutta franchezza. Lui scoppiò a ridere.
‘ero proprio misogino!’
Magari fosse rimasto misogino, pensava lei.
‘non come ora’, osò.
‘ma dai, Marron, non fare come mia madre’, appariva comunque tranquillo, ‘non ti devi preoccupare: sono tutte maggiorenni, consenzienti, sentimentalmente disinteressate a me e, soprattutto, consapevoli del fatto che dopo aver consumato io non vorrò rivederle mai più’
Incrociò le braccia; quando era nervosa, la timidezza e la gentilezza lasciavano spazio alla rabbia e allo sgarbo e somigliava parecchio a sua madre. ‘Bella schifezza!’, esclamò, ‘tu e loro! Complimenti!’
Sorrise, come sempre. ‘è così ora ma poi, quando deciderò di fidanzarmi…’
‘…la tua ragazza non potrà guardarsi intorno, perché si vedrebbe circondata da altre che ti sei scopato!’
Spalancò gli occhi: era sempre così delicata, fine, non l’aveva mai sentita esprimersi così.
Erano arrivati. Provò a salutarla ma lei scese prima che lui ne avesse il tempo.
 
 
‘Mamma’, la piccola Bra si stava sistemando sotto le coperte, ‘tu cosa senti quando vedi papà?’
Vide la madre sedersi sul letto. ‘Che domanda difficile mi hai fatto, tesoro’, le sorrise.
‘Sento…sento di essere al sicuro, mi sento felice e se lo guardo negli occhi mi sembra di volare’, arrossì. ‘anche se mi fa arrabbiare, so di poterlo perdonare sempre. Quando c’è lui ho sempre voglia di sorridere, dimentico tutte le cose che devo fare perché vorrei stare solo con lui e mi batte forte forte il cuore’
La accarezzò.
‘Ti batte forte il cuore, mamma? E questa cosa succede solo quando si è innamorati?’, si mise a sedere, emozionata: allora aveva visto giusto…
‘Si, succede solo se si è innamorati’, la fece tornare a stendersi.
‘mamma’, era pensierosa, ‘la sai una cosa?’, i loro occhi azzurri tornarono a incontrarsi.
‘Mi sa che Marron è innamorata di Trunks’
La madre la guardò, perplessa.
‘Io ero in braccio a lei e me ne sono accorta: il suo cuore ha cominciato a battere fortissimo quando è entrato lui ed era tutta rossa!’
 
Bulma distolse lo sguardo. Che il figlio piacesse a molte l’aveva sempre saputo, come aveva sempre saputo che il ragazzo si concedesse alla bella vita, cosa che per niente gradiva. Ne aveva parlato anche a Vegeta.
‘ma che vuoi che me ne importi’, le aveva risposto, ‘sono fatti suoi!’
Lei aveva provato a difendere la propria posizione, ma non era servito.
‘alla sua età frequentavo prostitute e distruggevo pianeti’, le aveva ricordato, ‘se sono riuscito io a mettere la testa a posto, lui non avrà problemi.
Poi, con continue e pressanti richieste, l’aveva convinto a parlargli ma il risultato era stato pessimo.
L’aveva visto avvicinarsi al figlio, ‘a me quello che fai non interessa’, gli aveva detto, ‘ma vedi di stare attento: sai bene che se dovesse diventare nonna a quest’età tua madre comincerebbe a dare di matto’
Quando si dice ‘raccomandare le pecore al lupo’
 
‘mamma? Hai capito che ti ho detto?’, la richiamò alla realtà.
‘ah, non ci pensare, tesoro. Queste sono cose da grandi’, le diede un bacio e uscì dalla stanza.
Se da un lato sapeva che il figlio non avrebbe mai ferito i sentimenti di una persona amica, dall’altro sperava che le intuizioni della piccola fossero sbagliate; Marron era tanto dolce…Trunks aveva tantissime qualità, però…però evidentemente non era ancora pronto per una storia impegnativa.
 
Bra osservò la sua coppia sposata di bambole. ‘sono cose da grandi’, si ripeté.
 ‘grandi come me’, aggiunse.
Quella notte dormì poco, troppo presa a pensare un modo per far fidanzare il fratello.

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Capitolo 2
*** La goccia che fa traboccare il vaso ***


Erano stesi sulla spiaggia, Goten al centro.
‘…e quindi ci siamo lasciati’, sospirò.
Avevano vissuto quella scena migliaia di volte.
‘Tu che mi dici, Marron?’, la guardò, ‘ho fatto male?’
Sempre le stesse domande…
‘non saprei, Goten, se non l’amavi non aveva senso continuare a stare insieme’
…sempre le stesse risposte.
‘Io ti dico’, Trunks s’intromise, ‘che dovresti venire con me, stasera. Ti porto a una festa, vedrai…’
Era ancora misogino. La ignorava.
L’altro ascoltava, attento; era allettato…ma titubava. L’amico lo notò.
‘Abbiamo vent’anni, Goten’, parlava con un tono grave, ‘dobbiamo divertirci!’
Scimmioni. Ci sono anch’io, qui.
‘Perché concederci a una sola, quando possiamo lasciare che tutte godano della nostra bellezza?’, rise, ma era serio.
‘povera Marron, costretta a sentire questi discorsi’, si voltarono: era Videl, li aveva raggiunti perché Pan stava per spegnere le candeline e urgeva scattare la foto di gruppo con la torta.
I ragazzi si alzarono; ‘allora, Trunks’, chiese divertita, ‘com’è il fatto dell’ammaliare tutte con la vostra bellezza?’
La guardò. ‘non scherzare, la mia è una vera e propria opera di beneficienza’
 
 
Erano le quattro del pomeriggio e se la festa di compleanno si era tenuta sull’isola del genio era perché tutti avevano l’intenzione di fare un bel bagno; fatto sta che il pranzo era stato abbondante e nessuno aveva il coraggio né la forza di andare a tuffarsi in acqua. Tutti tranne…
‘Mamma, sono un saiyan, non può succedermi niente!’, Goten poteva combattere mostri terrificanti ma non Chichi, che riteneva una nuotata pericolosa per la digestione.
Le bambine si erano addormentate e…Trunks si stava togliendo la maglietta, ignorando le lamentele della madre e spronando l’amico a imitarlo.
Via anche i pantaloni.
Dai, Marron. L’hai visto così milioni di volte.
‘Muoviti, Goten!’, il ragazzo lo guardava. ‘Scusami, mamma!’, in un attimo si spogliò e si gettò in mare, anticipando l’altro che cominciò a correre per raggiungerlo e…
‘Marron’, lei era lì, impalata, ovviamente vestita, a guardare la scena, ‘vieni anche tu!’, le afferrò il polso.
Trunks. Trunks seminudo. Trunks seminudo che stava toccando.
‘Non ho il costume’, concluse velocemente.
Che scusa idiota; come posso non avere il costume, se sto a casa mia?
Trunks non ci badò; ‘neanche noi’, esclamò con semplicità; mica era un problema mostrarsi a tutti in biancheria. ‘Andiamo…’, la trasse più vicino,
‘smettila!’, ebbe uno scatto, ‘smettila di trattarmi come un maschio!’
Uno sguardo stupito, una scrollata di spalle.
‘Fa’ come ti pare’
 
Li osservava.
Guardali, Marron, sono i tuoi amici. Trunks è bello, si, ma anche Goten, no? Guarda, i loro fisici sono identici. Si. Si. No. No, gli occhi di Goten non portano in sé il cielo e il mare. No…e il suo sorriso non spalanca le porte del paradiso, come quello dell’altro. O forse si, ma tu non lo noti perché…perché lui è solo un amico. Lui.

 

*************************

 

Lo sapeva. Sapeva che prima o poi sarebbe successo. Era ovvio. Ma tra tutte le sue compagne di classe, proprio la più t***a doveva andare a pescare?
‘…e così mi ha detto che il mio nome non gli interessava, perché tanto non ci saremmo più rivisti…e l’abbiamo fatto’
Complimenti per la dignità.
‘ah, che notte, ragazze…’, si alzò, prima che la descrizione scendesse nei particolari, ma la ‘cantastorie’ la richiamò: ‘perché vai via, Marron? È una racconto troppo hot per le tue caste orecchie?’
Si voltò. ‘Le mie caste orecchie ascolteranno anche la versione di Trunks Brief’, specificò, ‘e mi annoia ascoltare lo stesso resoconto due volte’
Lasciò di stucco lei e tutte le altre ma non andò via, come aveva pianificato: l’aveva sfidata ad ascoltare? Avrebbe ascoltato, cercando di mostrarsi assolutamente indifferente ai fatti di quella notte.
Come se fosse facile.
Il Trunks descritto in quell’episodio non era l’amico gentile, sorridente e un po’ vanesio che conosceva lei; era un essere freddo e senza personalità, che si avvicinava a una ragazza senza neanche guardarla in faccia e le chiedeva direttamente e senza troppi giri di parole se era interessata ad appartarsi con lui e…la compagna di classe aveva parlato di passione ma per Marron non poteva esistere passione senza amore e, dunque, l’aggettivo giusto per descrivere la loro ‘liaison’ era voracità.
 
Lui non le ama, Marron. Non ne ha amata nessuna. Le possiede e basta. Non è una posizione invidiabile la loro. E’ un falso, maschilista, meschino. Fa tanto il bravo ragazzo e poi…
Non devi pensare a lui. Non merita il tuo amore, al massimo i tuoi schiaffi.
 
Questi erano i suoi pensieri…di giorno. Ma la notte…la notte si trovava a immaginare la scena che aveva sentito raccontare…e la coprotagonista era lei. 

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Capitolo 3
*** La cavalcatura ***


Tu, sulla tua cavalcatura, smisurata creatura
Sei la più bella fioritura di un’eretta natura
Tu monti e sei la montatura
E un vanto per la lussuria
 
Se alla luce del Sole era fermamente risoluta a non pensare a Trunks se non come un amico, il suo amico, il ragazzo gentile, egocentrico ma affabile, nottetempo le cose cambiavano un po’; ricordava il racconto udito qualche giorno prima e, mentre si stringeva tra le lenzuola rosa, immaginava che a toccarla fosse non la seta ma…le sue mani…e poco importava se a spingerlo non sarebbe stato  il vero amore che sempre aveva desiderato trovare in un uomo…le sarebbe bastato averlo, anche una volta…le sarebbe bastato essere guardata come una donna, una volta tanto, non come un’amica. Si era ritrovata a guardarsi attentamente allo specchio più volte, ultimamente:  era una bella ragazza, in fondo! Gracilina, questo si, non molto formosa, ok, ma quel fisico slanciato era ben fatto e molto grazioso; i capelli biondi e lunghi erano uno spettacolo a vedersi…anche se li imprigionava sempre in due codini. Ah, ma avrebbe smesso, si. Gli occhi erano grandi e le lunga ciglia che li contornavano li rendevano particolarmente dolci. Dunque, avrebbe avuto discrete possibilità di piacergli…se solo lui si fosse deciso a guardarla come si guarda una ragazza.
Neanche nei sogni la lasciava in pace, quel cretino. Ecco che si veniva a trovare in un prato…fatato, bellissimo, magico. Lei era completamente vestita di bianco e camminava scalza, leggiadra. Poi…poi vedeva lui, meraviglioso, sorridente come sempre, in groppa al suo fiero destriero…la salutava da lontano, bello come il sole, come un dio. Gli correva incontro estasiata e lui, ora non più in sella al cavallo bianco, la aspettava. Fin qui, tutto regolare: più volte aveva sognato, anche a occhi aperti, una scena del genere che continuava con un baciamano e terminava con loro due che passeggiavano, per mano, in un bosco.
Ora qualcosa era cambiato: quando il suo principe del sogno la vedeva, la guardava con una strana espressione e, invece che alla candida mano, mirava direttamente alle bretelline del vestito…la nuova versione dell’idillio vedeva, infine, loro due sdraiati tra i fiori, lui ovviamente senza armatura, lei coperta solo dall’amato e qui...lei si svegliava, sudata. Maledetto Trunks e maledetti ormoni.
 
I miei sogni appena nati
Caro, tu li hai soffocati
E adesso stammi a sentire
Io vengo e voglio venire
A rotolarmi nel fango
E allora stringimi
 
Forse era ora di lasciar perdere principi azzurri, cavalli bianchi e boschi incantati. Forse era giunto il tempo di accontentarsi di ciò che si poteva avere. Negli ultimi giorni, Bulma l’aveva telefonata molte volte; pare che Bra avesse continuamente bisogno di qualcuno che le stesse dietro. Bambina adorabile. Marron era sempre corsa alla Capsule Corporation, lasciando i bei capelli finalmente liberi e sciolti e sostituendo ai vestitini da bambolina canotta e pantaloncini; d’altro canto, era Maggio, cominciava a far caldo. Aveva anche incontrato Trunks, cosa non facilissima date la grandezza di quella casa e, con suo grande compiacimento, si era resa conto di averlo in qualche modo colpito; ‘stai bene con i capelli così’, le aveva detto, guardando più il resto che il cuoio capelluto. Tuttavia, non era facile riuscire a passare del tempo con lui; pare che stesse preparando un esame e studiava molto. Il giorno. Quel bastardo.
‘Marron’, la piccola Bra diventava sempre più dolce ai suoi occhi, ‘secondo te mio fratello è bello?’
La guardò; ‘oh…io…’, esitò, ‘si, è un bel ragazzo’, concluse velocemente.
Sorrise. ‘Anche secondo me’, disse, ‘alle mie amichette e alle mie maestre piace tanto’
Pure alle maestre?!
‘secondo me lui ha tante fidanzate’, continuò la sua tattica, ‘ma sai perché?’
Sospirò. ‘No, Bra. Perché?’
Assunse un’espressione seria. ‘Perché non gli piace nessuna! Se ti piace una poi lasci le altre. Ma a lui non piace nessuna e ne ha tante’
Mmm. Ragionamento contorto.
‘lo sai cosa mi dice, Marron?’, continuò.
La ragazza scosse la testa.
‘dice che lui vuole sposarsi con una ragazza bella, dolce, gentile, educata, paziente e intelligente e devono piacerle i bambini, perché mi ha detto che quando io divento grande lui poi non sa con chi giocare e deve farne tanti!’
Trunks Brief. Il ragazzo dalla doppia personalità. Seduttore di notte, fratello e studente esemplare di giorno.
‘sono cose belle, Bra’, sperò di sembrare tranquilla.
‘Marron, tu sei proprio come dice Trunks! A te lui non piace? Neanche un pochino?’
Si fece rossa. Balbettò qualcosa di incomprensibile, prima di concludere con un ‘non è così semplice’.
La bimba la guardò contrariata; ‘secondo me è proprio semplice invece’
 
Che Bra avesse ragione? No, no. O si? Forse si! Forse.
Se non altro, ora la guardava per bene, quelle poche volte che si vedevano. Doveva essere un esame davvero pesante, se rinunciava a perdere tempo come al solito.
Urgeva prendere una decisione, si, doveva decidersi una buona volta a…ad abbassarsi al suo livello. Magari sarebbe stato così all’inizio ma poi lui si sarebbe innamorato e…no, no! Basta favole.
Bulma intanto osservava Marron attentamente e le sembrava di rivedersi; anche lei aveva esitato tanto prima di approcciarsi a Vegeta, anche lei si era posta tanti problemi, anche lei aveva il timore di essere usata solo come un oggetto….però, alla fine era andato tutto per il meglio. C’era voluto tanto tempo, si, ma Vegeta era un caso a parte; Trunks poteva somigliargli, ok, ma era molto più ragionevole rispetto al padre…dopotutto, era il figlio della donna più geniale del pianeta!
 
Per la settimana successiva, continuò a esercitare questa ben retribuita professione di babysitter ogni giorno. Trunks si vedeva sempre meno.
‘Marron, io ho sonno’
Sonno? Alle cinque del pomeriggio? La osservò: quella bimba tramava qualcosa.
‘ho sonno, ora vado a dormire ma tu non andar via, così quando mi risveglio sto con te!’
Ecco.
‘chissà Trunks come vorrebbe un bicchiere di aranciata fresca…’, disse vaga, prima di correre via.
 
…e strappa via la mia cintura
Tu, vieni in me, lordura!
Fammi sentire la lussuria!
 
Seguire i consigli di una bambina di sette anni…a cosa si era ridotta…prese davvero un bicchiere di aranciata e si avvio verso la camera di Trunks, preoccupandosi di tirare in giù la canotta, in modo da attirare l’attenzione verso la scollatura.
Dire che aveva il cuore in gola era un eufemismo.
Bussò.
‘Avanti’.
Poteva entrare. Poteva entrare. Ma voleva davvero entrare?
‘Avanti’, sentì ripetere.
Aprì la porta. Sperò di morire in quell’istante, ma non accadde.
‘Marron!’, esclamò felice, cercando di guardarla in volto ma evidentemente molto più attratto da un’altra parte del corpo.
Posò il bicchiere sulla scrivania, senza dire una parola.
‘ti ringrazio’, lui era comunque tranquillo.
Andò a sedersi sul letto. Muta.
‘Marron?’, quel comportamento era inquietante. Si sedette accanto a lei.
‘Marron, è tutto…’, lo baciò, le braccia strette attorno al suo collo; indietreggiò per ritrovarsi stesa e lo trasse con sé; era sopra di lei.
Stupendo lei stessa ancor più di lui, gli tolse la maglietta; Trunks, dal canto suo, sembrava totalmente preso dalla situazione e, dopo il primo momento d’incredulità, si era lasciato guidare dall’istinto…che in quel momento gli stava suggerendo di sfilare la canotta alla ragazza. Le mani correvano frenetiche tra il seno, i fianchi e…la cerniera dei pantaloncini di lei.
Lo strinse più forte; ‘Trunks…’
Quella voce lo richiamò in qualche modo alla realtà: che c***o stava facendo?
Si allontanò di colpo. ‘Marron!’, esclamò quel nome come se solo ora si stesse rendendo conto della persona che era lì con lui.
Lo vide mettersi le mani tra i capelli, ‘che stavo facendo…’, continuava a ripetersi, alternando questa frase a milioni di scuse.
‘Trunks’, si impose di parlare, ‘ho iniziato io…perché volevo farlo…mi piaci e ho pensato di adattarmi alle tue abitudini. So bene che ti interessa solo scopare ma non importa, oggi non importa…’, lo disse tutto d’un fiato, raccogliendo tutto il coraggio che aveva in corpo.
 ‘…torna qui’. In quel ‘torna qui’ c’era amore, disperazione, anche un po’ di vergogna, forse.
La guardò. ‘ma che dici?’, era confuso, ‘io ti voglio bene, Marron…non ti tratterei mai così, come…’ …come trattava tutte le altre, come delle prostitute.
‘anch’io ti voglio bene, Trunks’, aveva le lacrime agli occhi…per il nervoso. ‘Ma in maniera diversa’
Il sorriso solitamente beato e rilassato ora appariva imbarazzato; ‘questo caldo fa brutti scherzi, eh?’, voleva pure fare il simpatico.
Si alzò dal letto, triste: ‘tu mi fai lo stesso effetto anche a Gennaio’
Lui cercava di guardare altrove, in qualche modo si sentiva minacciato.
‘perdonami, Trunks, se ho osato turbarti tanto con i miei sentimenti’
Uscì dalla stanza e da quella casa.
Quando Bra si svegliò, non trovandola lì, andò a chiedere informazioni al fratello.
‘Marron?’, aveva un’espressione spaesata.
‘Io…io non lo so’, balbettò.
‘Dì a mamma che stasera non ceno a casa’, lo vide uscire, così, in pantaloncini e maglietta. Strano.
Ma la madre le aveva sempre detto che le persone innamorate facevano cose strane. Forse il suo piano aveva funzionato!

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Capitolo 4
*** C'era una volta ***


Ma che aveva fatto? Era un idiota, solo un idiota. Un animale sarebbe riuscito a controllarsi meglio di lui. Saltare addosso persino a lei. Una scopata non valeva un’amicizia. Ora, con quale coraggio l’avrebbe guardata in faccia? E poi, cos’è che aveva detto? Che lui le piaceva? Ma insomma, che fine avevano fatto le vecchie, buone ‘regole dell’amico’?
E adesso, che doveva fare? Parlarne con Goten? No, no. Si vergognava troppo. Far finta che nulla fosse accaduto? Forse sarebbe stato meglio.
 
Ma che aveva fatto? Come aveva potuto…come aveva potuto mettere da parte la razionalità e gettarglisi addosso – o meglio, trascinarselo addosso – in quella maniera? Aveva rovinato tutto. Non l’avrebbe più guardata in faccia e avrebbe fatto bene. Era stata una sciocca.
E adesso, che cosa doveva fare? Parlarne con Goten? No, no. Si vergognava troppo. Far finta che nulla fosse accaduto? Impossibile. Sparire dalla faccia della terra? Sarebbe stato meglio.
 
Bulma vedeva il figlio vagare per la casa come uno zombie dallo sguardo perso. Saltava quasi tutti i pasti ed era assurdo, vista la sua natura.
‘lascialo stare, mamma’, le disse un giorno la sua piccola, ‘ha il mal d’amore’
La guardò accigliata; ‘e tu che ne sai?’
Una scrollata di spalle, ‘si vede’, cominciò a sorseggiare il suo latte.
 
‘Trunks! Trunks, giochiamo’, il fratello era steso sul divano.
‘non ho voglia di alzarmi, Bra’. Era raro trovarlo così di malumore.
‘non serve che ti alzi’, lo assicurò, ‘giochiamo allo psicologo!’
Prese un paio di occhiali della madre e li indossò; afferrò un agendina e una matita e si sedette accanto a lui.
‘allora, signore, qual è il problema?’, gli strappò un sorriso.
‘secondo me i sintomi sono chiari, signore! Lei ha il mal d’amore!’, lo vide sbarrare gli occhi.
‘adesso, signore, le racconto una fiaba’, il fratello la schernì: ‘parli troppo per essere una psicologa’, le disse, ma lei lo ignorò e diede inizio al racconto.
‘C’era una volta, tanto tempo fa, ma non proprio tantissimo, un principe bellissimo, fortissimo e intelligentissimo, che viveva in un palazzo enorme e aveva tanti tanti soldi. Lui era tanto bravo ed era già grande, quindi doveva scegliere una sposa, ma non sapeva decidersi, anche perché non trovava mai altre principesse alla sua altezza; l’unica sarebbe stata la sorellina, ma era già promessa sposa al re padre. Il principe cercava una fanciulla dolce ed educata, simpatica e bellissima, gentile e amorevole con tutti, ma trovarla era difficile. Un giorno, poi, si accorse che la dama di compagnia della sorellina, che era anche sua amica, era proprio come voleva lui! All’inizio era insicuro, perché la ragazza non aveva il sangue blu come lui, ma poi capì che non importava; si dichiarò, la sposò e vissero per sempre felici e contenti!’, gli mostrò il taccuino dove aveva appena disegnato i due sposi felici.
La prese in braccio. ‘Non funziona proprio così’, le diede un bacio sulla fronte.
‘No, infatti. Bisogna prima che ci esci qualche volta, voi due soli, così prima della dichiarazione sei sicuro che è lei la donna giusta!’
La guardò. Quell’esserino era pericoloso.
‘non è come dici tu, Bra. Io e Marron non siamo come il tuo principe e la sua dama’
La piccola sbuffò. ‘Ma che ne sai?’, s’innervosì, ‘se non provi, che ne sai?’
Forse non era il caso di contraddire quella mina vagante.
‘Facciamo una scommessa, Bra. Domani io non vado all’università e tu non vai a scuola – ma non dirlo alla mamma – e, insieme, andiamo a chiedere a Marron se vuole unirsi a noi. Eh? Se dirà di si, usciremo insieme noi tre. Così vedrai finalmente come stanno davvero le cose’
Gli occhi le si illuminarono; ‘giuramelo, Trunks! Giura che non dici bugie!’
‘Giuro’
Lo strinse forte e corse via.
Come gli era venuto in mente di dirle ciò? Un’altra enorme cretinata. Ma, ormai, una in più o una in meno, non cambiava nulla.

 

*******************

 

Aveva detto alla madre che avrebbe accompagnato lui Bra a scuola e ora eccoli lì, davanti al liceo di Satan City, a sperare di vedere Marron. Ogni ragazza che passava guardava Trunks con occhi estasiati e lui tendeva a restituire lo sguardo. ‘Smettila!’, la bambina lo rimproverò, ‘dobbiamo vedere Marron!’
Come se fosse facile, tra tutta quella gente. Era praticamente impossibile…
‘MARRON!’, la piccola usò tutta la voce che aveva, prima di cominciare a salutare con la manina.
La ragazza si avvicinò, sbigottita.
‘perché non sei a scuola?’, almeno se parlava con lei poteva evitare di guardare l’altro. Ma…
‘io e Bra oggi abbiamo deciso di prenderci una vacanza’, intervenne, ‘vieni con noi?’
Tranquillo, come se nulla fosse accaduto. Forse voleva davvero rimuovere quello spiacevole episodio e far tornare tutto alla normalità. Forse sarebbe stato bene andargli incontro e accettare.
‘ok’, quella risolutezza sconvolse anche lei. Prese per mano Bra e lo stesso fece Trunks; si allontanarono, a piedi.
Fu una lunga e stancante giornata, passata tra grandi magazzini, ristoranti, gelaterie e tanti negozi di giocattoli… Il rapporto tra Trunks e Marron sembrò risanarsi, a ogni minuto che passava c’era una risata in più e l’imbarazzo finì col svanire completamente lasciando spazio – o almeno così sembrava a Bra – anche a qualcosa di nuovo: quei due erano passati dalla diffidenza della prima a mezz’ora a sorrisi, pacche sulle spalle, pizzicotti, sguardi divertiti…e, con molta nonchalance, per un po’ avevano camminato anche a braccetto. Per concludere il suo piano perfetto, chiese infine di essere accompagnata al parco.
Mentre lei cercava di perdere tempo sulle giostre, cosa che non le costava affatto fatica, gli altri due si sedettero su una panchina non molto distante. Trunks si mise comodo e spalancò le braccia, trovandosi a coprire dunque anche le spalle delle ragazza; lei, inizialmente composta, finì col poggiare la testa su quel petto, gesto così spontaneo da non recare disturbo a nessuno dei due.
Bra li guardava: quegli sciocchi! Se avesse saputo che sarebbe bastato così poco, avrebbe fatto tutto un paio d’anni prima.
Non erano passati ancora dieci minuti e aveva visto il viso del fratello avvicinarsi lentamente a quello della ragazza e baciarlo. Si erano abbracciati, poi baciati di nuovo e ancora abbracciati. Insomma, erano già diventati quasi noiosi, ma non importava: a loro era concesso. Continuarono così fino a quando non la richiamarono, dicendo che bisognava tornare a casa.
Da quel giorno, Marron e Trunks cominciarono a uscire ogni benedetto pomeriggio, clandestinamente; solo Bra sapeva di quella storia e solo lei doveva saperlo, per il momento. C – 18 si chiedeva a cosa fossero dovuti gli improvvisi e immotivati sorrisoni della figlia e Bulma non capiva come mai Trunks avesse rinunciato alle uscite notturne, dedicando quelle ore solo allo studio; bah. Almeno sembravano contenti.

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Capitolo 5
*** Outing ***


Uscivano insieme da un paio di mesi ormai e nessuno li aveva scoperti perché, per fortuna, nessuno aveva organizzato feste e loro sapevano nascondersi bene. Quel  giorno, però, la famiglia di Trunks era fuori città e Marron si era lasciata convincere a passare la giornata alla Capsule Corp.
Aveva cucinato lei, quel giorno; ‘non capisco perché sprecarsi’, le aveva detto, ‘quando lo può fare un robot’, ma non gli aveva dato ascolto: un robot non poteva competere con le sue mani di fata.
Da tempo Trunks avrebbe desiderato passare un po’ di tempo in una casa e non per strada, in gelateria o dentro un negozio; dopotutto, non era stato facile passare tutto d’un tratto dalla vita più dissoluta a quella dolce e casta degli ultimi tempi e si sentiva un po’ in crisi di astinenza.
Finalmente si erano stesi sul suo letto, abbracciati. Le diede un bacio sulle labbra, poi sulle palpebre, poi di nuovo le labbra, poi il collo e…lui era già in boxer, perché ad Agosto non riusciva a fare altrimenti, ma lei indossava un prendisole. ‘Fa caldo, no?’, lo sfilò via, vedendola sorridere.
‘Come sei prevedibile, Trunks’, lo guardò divertita, ‘le tue intenzioni mi erano state chiare già quando ho ricevuto il tuo invito a venire qui’.
Poggiò la testa contro il suo seno e lei lo accarezzò. ‘povero amore mio, come sono stata cattiva a privarti dei tuoi piaceri notturni, eh?’, lo canzonava.
‘sei stata perfida’, specificò lui, ‘verso tutte le donne della città, che non possono più godere di certe meraviglie’
Lo strinse più forte, portando quel viso così bello vicino al suo; ‘tieni bene a mente che io non ho mai fatto l’amore con nessuno’
Le accarezzò una guancia: ‘se è di fare l’amore che parli, non l’ho mai fatto neanche io’
…e quel giorno il saiyan scoprì che, appunto, quando c’è l’amore il tipo di piacere provato è di gran lunga più profondo e di natura assai diversa da quello puramente fisico.
 
Aveva provato a opporsi in tutte le maniere, ma era stato inutile: Crilin aveva detto che il diciottesimo compleanno della sua unica figlia doveva essere festeggiato e in grande; anche il vecchio Muten era stato d’accordo, voleva davvero bene alla ragazza, era l’unico donna  che, se pure gli fosse passata davanti nuda, non avrebbe risvegliato in lui alcun istinto: era la sua bambina, la sua nipotina, di fatto anche se non di sangue…e ora ecco l’isoletta abbellita da candele  e addobbi e gli ospiti ormai erano tutti lì. Marron e Trunks avevano deciso che, per una sera, sarebbe stato meglio ignorarsi; a sapere della loro relazione era solo Goten, che non aveva intenzione di tradirli e aveva appreso con filosofia della nuova coppia, commentando che era sicuro che sarebbe accaduto, prima o poi. Stare lontani non era stato neanche troppo complicato, perché la festeggiata era continuamente circondata da gente e, sebbene il collier che il ragazzo le aveva regalato fosse difficile da ignorare, non fu particolarmente impegnativo eludere le domande rivolte a scoprire da dove provenisse un regalo così bello.
Era giunto il momento delle foto con la torta: eccola posare con le varie coppie, poi con il ‘nonno’ Muten, con Yamcha, Oolong e Pual, con Bra e Pan insieme e, ovviamente, con loro, gli amici di sempre…ecco Trunks e Goten circondarla, uno a destra, l’altro a sinistra, sorridenti…scattarono la foto e i due, ovviamente, si allontanarono ma…
‘MA DEVI FARLA ANCHE SOLA CON TRUNKS!’, Bra urlò, per essere sicura che tutti sentissero.
‘non c’è tempo per fare foto con tutti singolarmente, tesoro’, Bulma cercò di tenerla buona.
‘ma mamma, mica con tutti, con lui!’, si guardò intorno preparando nuovamente il tono di voce, ‘PERCHE’ SONO FIDANZATI!’
La guardarono. Le rispettive madri avevano gli occhi spalancati…come i figli, del resto. Vegeta non aveva mosso un muscolo. Crilin stava semplicemente per perdere i sensi. Gli altri si erano imitati a zittirsi.
Trunks, però, ritrovata la tranquillità da bradipo che era la sua peculiarità, poggiò il braccio sulla spalla della ragazza: ‘allora?’, esclamò, ‘vogliamo muoverci con questa prima foto ufficiale?’, sorrise.

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