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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Capitolo 1: Il ballo in maschera *** Capitolo 2: *** Capitolo 2: Un anno dopo *** Capitolo 3: *** Capitolo 3: I nuovi insegnanti *** Capitolo 4: *** Capitolo 4: Certe notti *** Capitolo 5: *** Capitolo 5: Una giornata decisamente movimentata! *** Capitolo 6: *** Capitolo 6: Nuove convivenze *** Capitolo 7: *** Capitolo 7: Inizi… *** Capitolo 8: *** Capitolo 8: Primi sbagli *** Capitolo 9: *** Capitolo 9: Riappacificazioni e avvicinamenti *** Capitolo 10: *** Capitolo 10: La festa *** Capitolo 11: *** Capitolo 11: Non mettermi nei guai... *** Capitolo 12: *** Capitolo 12: Gelosia e attrazione *** Capitolo 13: *** Capitolo 13: Il giorno dopo *** Capitolo 14: *** Capitolo 14: Un passo in più *** Capitolo 15: *** Capitolo 15: Ricordi felici *** Capitolo 16: *** Capitolo 16: Un giorno con te *** Capitolo 17: *** Capitolo 17: Insieme *** Capitolo 18: *** Capitolo 18: Auguri, Dayana! *** Capitolo 19: *** Capitolo 19: Auguri, Ian! ...Più o meno! *** Capitolo 20: *** Capitolo 20: Hic et Nunc *** Capitolo 21: *** Capitolo 21: Di bene in meglio! *** Capitolo 22: *** AVVISO ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1: Il ballo in maschera ***
Capitolo 1: Il
ballo in maschera
-Non riesco a
credere che tu mi abbia convinta!- sibilai, stretta alla mia migliore amica,
mentre i tacchi mi facevano già incredibilmente male.
-Ma dai! Non
fare la difficile. Che sarà mai?!- minimizzò lei, mentre la fila procedeva.
-Che sarà mai?! No, ma dico:
intrufolarsi di nascosto nella festa privata del cast di The vampire diaries, ti sembra una cosa da niente?!-
Koral, la mia
amica, la mia migliore amica, mi guardò, come se solo in quel
momento stesse veramente realizzando la cosa. Sul serio non ci
aveva pensato? Stavamo per essere schedate dall'FBI e lei ci pensava solo adesso?!
-Beh, in fondo,
io sono una di loro.- fece lei, nemmeno troppo convinta, scrollando le spalle.
Guardai scettica Koral, inarcando le
sopracciglia. -Tu hai cercato di farti assumere, invano, per pulire gli studi
quando nonc'è nessuno, non sei una di
loro.- precisai.
Era ufficiale: mi sarebbe venuta una
crisi di nervi, mentre lei, l'artefice di quel piano malato, se la stava
godendo come una matta.
-Su, una botta di vita ogni tanto!-
-Sentirai che botta quando ci
sbatteranno fuori a calci nel...-
-...Adesso non mi sembra il caso di
fare le volgari!- mi bloccò, prima che potessi finire. -E poi, dai! Chi vuoi
che ci riconosca? Siamo tutte in ghingheri e poi abbiamo queste.- disse,
indicando le maschere che entrambe portavamo.
Ma perché mi ero fatta trascinare
dalla sua mente perversa e dal suo incrollabile entusiasmo?
Adesso mi ritrovavo con un vestito
bianco, con lo scollo a "cuore", aveva due fasce intrecciate sotto al
seno, per poi scendere largo sui fianchi,"rubato"
nello spogliatoio dell'aula di recitazione, a fare la fila per entrare nell'esclusivissima
e privatissima festa che cast e produttori di "The vampire diaries" avevano dato per festeggiare l'inizio delle
riprese della seconda serie. Tutto contornato da tacchi vertiginosi e maschere
che davano il prurito.
-Sai, mi sono sempre chiesta perché,
nonostante tu abbia una montagna di soldi, hai voluto provare a fare la donna
delle pulizie.-
-Per due semplici motivi: il primo è
che non volevo darla vinta a quella strega della mia matrigna e il secondo è
che, cazzo Dayana, avrei lavorato sul set di The vampire diaries,
ti rendi conto?! Sai quanto amo quel telefilm e soprattutto...-
-Soprattutto il tuo amato Paul.-
finii io per lei, ormai conoscevo quella storia a memoria.
-Sì e stasera potrò incontrarlo! E
lui capirà che sono io la donna della sua vita e non...non...quella racchia
spelacchiata di Torrey!.-
La guardai: era davvero convinta di
quello che diceva? A volte avevo seri dubbi sulla sua santà
mentale.
-Sarà.- feci io, guardandomi intorno.
-Ma io non ci vedo niente di speciale in quel telefilm. Forse perché ho visto
si e no due episodi.-
-E non sai cosa
ti perdi, baby. Non è un telefilm, è un capolavoro.-
-Come gli
attori, vero?- la presi in giro io, sorridendole.
Adoravo quella
ragazza, anche se era un po' pazza e mi trascinava sempre nelle sue idee folli,
ma, in fondo, glie lo dovevo. Lei c'era sempre quando io mi ficcavo nei miei
immancabili casini.
-Koral ricorda che io a mezzanotte
devo ritornare, sai com'è fatto Gary e non voglio avere altri problemi...-
mormorai amara, mentre anche lo sguardo di Koral si rabbuiò.
-Non preoccuparti, Dayana.-
-Ho un brutto presentimento...-
dissi, cercando di cambiare argomento.
-Beh, tienitelo per te, perché stiamo
per entrare.-
Sospirai e, facendoci coraggio,
entrammo.
Quello che vidi era la cosa più bella
che avessi mai visto. La stanza era enorme e tutto era immerso in colori accesi,
musica dolce e risate contagiose. Sembrava di essere entrata in un universo
parallelo e io stessa non mi sentivo quasi più io.
Eravamo ancora in cima alle scale,
abbagliate da tutto quel luccicare. Ma tutto brillava sul serio o ero io che
non ero abituata a scenari da principessa?
Riguardai i miei abiti: il mio
vestito stile sposa, le mie scarpe alte e la mia maschera mi davano quella
sicurezza che quotidianamente non avevo. Forse non era stata una cattiva idea
essere lì, magari per una notte avrei potuto anche fingere di essere qualcuno
di diverso. Sarebbe stato tutto un bel sogno e domani mattina, con i miei jeans
scoloriti e le converse consumate sarei ritornata la solita e incasinata
Dayana. In fondo tutti, almeno una volta, meritano di vivere un sogno, no?
Guardai Koral: anche lei era
bellissima, stretta nel suo vestito blu, ma il suo non proveniva dall'aula
recitazione, ma dalla boutique della sua matrigna.
Ci ridestammo
dal nostro stato di trance e soltanto in quel momento ci rendemmo conto che
tutti, ma proprio tutti, ci stavano guardando.
-Koral...abbiamo
qualcosa di strano?- le sussurrai, mentre cominciammo a scendere le scale,
cercando di restare in equilibrio sui tacchi.
-Credo di no.
Qui suppongo si conoscano tutti e forse stanno solo cercando di capire chi
siamo o...-
-O?- chiesi titubante.
-O siamo troppo belle. Sei una gran
figona amica mia, complimenti!- fece divertita Koral, tendendomi la mano.
Scoppiai in una fragorosa risata e le
strinsi la mano. -Anche tu, sorella!-
Ancora sorridendo cominciai a
camminare per la sala, sempre stretta a Koral.
-Secondo te, chi è Paul?-
-Ma se io a stento riesco a
riconoscerlo normalmente, figuriamici con la
maschera!-
-Non sei per niente utile.-
-Sorry.- le
sussurrai, mentre prendevo un bicchiere di champagne che il cameriere mi
porgeva.
Lo portai alle labbra, guardando
tutta la sala. Notai che poco distante da me, appoggiato mollemente a una
colonna c'era un ragazzo che guardava insistentemente verso di noi, mentre un
altro ragazzo gli sussurrava qualcosa all'orecchio. Non sapevo se
oggettivamente stesse guardando me, ma nonostante ciò, mi sentivo spogliata dal
suo sguardo.
Sorseggiai un po' di champagne,
distogliendo lo sguardo, ma poco dopo ritornai a guardare quel ragazzo. Aveva i
capelli neri e lo smoking nero sembrava disegnato apposta per lui. L'altro
ragazzo aveva i capelli castano chiaro e aveva anch'egli lo smoking nero.
-Ehi, Koral.-
-Dimmi, cocca.- fece lei,
perfettamente a suo agio in quell'ambiente, mentre addentava una tartina.
-Quei due ci stanno guardando.-
dissi, dando loro le spalle.
-Ma chi?-
-Quelli vicino alla colonna.-
-Ehm...Dayana, non c'è nessuno vicino
alla colonna.-
Mi voltai di scatto: i due ragazzi
erano spariti.
Sbuffai: mi stavo seriamente
annoiando. Guardai Koral che chiacchierava amabilmente con un baldo giovane dai
capelli biondi da circa un'ora, mentre io divoravo tartine. Si stava dando
proprio alla pazza gioia.
Beh, di certo non avrebbe sentito la
mia mancanza se mi fossi allontanata un po', no?
Cominciai a camminare lenta per la
stanza, osservando le varie coppie danzare. Erano tutti davvero molto eleganti
e io mi sentivo sempre di più un pesce fuor d'acqua. Quello non era il mio
mondo e anche se avevo voluto illudermi per una notte, non lo sarebbe mai
stato.
Presi un altro bicchiere di champagne
che il cameriere mi porgeva, ma avevano deciso di farmi ubriacare quella sera?!
Sorseggiai
lentamente, mentre la maschera cominciava a darmi fastidio sul serio.
Era davvero una villa enorme e
credevo che girovagare un po' per le mille stanze che vi erano, non avrebbe
fatto male a nessuno: sarei passata inosservata e non avrei toccato nulla.
Tutti i miei propositi, però,
sparirono nell'istante in cui entrai in una stanza e proprio di fronte a me,
stupendo e magnifico, c'era un enorme pianoforte nero.
Quasi come se fossi attirata da quel
sublime oggetto, mi avvicinai, toccando appena con i polpastrelli la superficie
sottile.
Controllando che in giro non ci fosse
nessuno, mi sedetti e, sfiorando i tasti, cominciai a suonare la prima canzone
che mi veniva in mente.
Mi sentivo così libera e spensierata
quando cantavo. La musica aveva il potere di farmi dimenticare tutto e
trasportarmi in un altro mondo, dove io ero tutto quello che volevo, dove non
ero immersa in quello schifo di mondo.
Nella stanza c'era l'eco e la canzone
di Kelly Clarkson, Because
of you, rimbombava tra quelle quattro splendide
pareti.
Cantare era l'unica cosa che sapevo
fare o, almeno, l'unica che sapevo fare bene.
Quando finii la canzone, sentii
qualcuno alle mie spalle applaudire e io mi alzai di scatto, completamente rossa.
Sì, sei stata beccata mia cara
Dayana!
Speravo ardentemente che non fosse
uno dei padroni di casa, altrimenti sarei stata fregata, con o senza maschera.
Quando mi voltai, però, trovai la
faccia sorridente e tentatrice del baldo giovane che qualche ora prima mi stava
fissando appoggiato alla colonna.
-Sei molto brava.- mi disse
solamente, appoggiandosi alla porta.
La prima cosa che pensai?
Mamma mia che voce!
-Gra...grazie...-
sussurrai, guardando in basso. -Mi dispiace, non volevo essere invadente.-
dissi, accennando con la testa al pianoforte.
-Non preoccuparti: non sono il
padrone di casa.-
Tirai un sospiro di sollievo: almeno
per quella sera la sfiga aveva deciso di lasciarmi stare.
-Meno male.- sorrisi. -Beh...adesso
vado...-
Cercai di "strisciare" via
da lì, il mio piano per passare più inosservata possibile stava fallendo
miseramente.
-Aspetta.- fece quel ragazzo,
afferrandomi per il braccio.
Cominciò a fissarmi intensamente,
come se mi stesse studiando e io ero impalata lì, pietrificata dagli occhi
azzurri più incredibili che avessi mai visto. Sembrava che avesse imprigionato
nei suoi occhi due spicchi di cielo.
Avevo sempre avuto un debole per gli
occhi chiari e quelli di quel misterioso ragazzo erano magnetici, di un colore
particolare, unico.
-Dovrei...andare...- riuscii a
sussurrare, non essendo capace di staccare i miei occhi dai suoi.
Lui continuava a non parlare, mi
fissava semplicemente, come se davanti avesse una visione.
Non avrei retto ancora quello
sguardo, quegli occhi indagatori e sensuali ancora per molto su di me.
-Chi...sei?- mi chiese.
-Qualcuno che non dovrebbe essere
qui! ...mi dispiace.-
Mi divincolai dalla sua salda presa e
uscii di corsa dalla stanza. Dopo un pò sentii dei
passi affrettarsi dietro di me, ma per fortuna io mi ero già dileguata nella
folla.
Uscii in terrazza, mentre l'aria
leggera di fine aprile scompigliava i miei capelli neri, che quella sera erano
tutti boccoli grazie alle amorevoli cure della mia migliore amica.
Avevo il cuore a mille e gli occhi di
quel ragazzo erano ancora impressi nella mia mente.
Mi sentivo svuotata, come se quel
ragazzo, semplicemente guardandomi, mi avesse rubato l'anima.
Mi appoggiai alla ringhiera di marmo
e mi misi a guardare il cielo. C'erano molte stelle e a me era sempre piaciuto
perdermi in quel blu infinito.
Sospirai, pregando che quella serata
finisse presto.
C'erano stati fin troppi imprevisti.
-Sai.- fece una voce ironica alle mie spalle. -Se vuoi
nasconderti non dovresti scegliere il posto più in vista dell'intera villa.-
Come era già successo una volta, mi voltai di scatto,
ritrovandomi di nuovo davanti lo stesso ragazzo.
-Ti annoia così tanto la festa?-
Io guardai in basso, portandomi una ciocca di capelli dietro
l'orecchio. -Ehm, un po'.- affermai sincera.
-Ti va se ti faccio compagnia?-
Gli sorrisi, mentre gli indicavo il
posto accanto a me. Gli diedi le spalle e ritornai a guardare il cielo.
-Non sei del set, vero?- mi disse
subito e io mi voltai di scatto verso di lui.
-Cosa te lo fa credere?- cercai di
sembrare il più tranquilla possibile, ma dentro di me avevo una tempesta.
Come si suol
dire: è stato bello finché è durato.
-Non saresti passata inosservata,
credimi.-
-No, non sono del set.- dissi,
diventando rossa. -Sono con una mia amica, che ci lavora.- beh, non era una
bugia, stava a lui decidere come interpretarla. -E tu? ci lavori?-
-Se te lo dicessi dove finirebbe il
mio alone di mistero?- fece, sorridendo.
Restai incantata dal suo sorriso:
aveva dei denti bianchissimi e le labbra erano perfette. E diciamocelo: anche
il resto non era niente male!
-Come ti chiami?- mi chiese dopo un
po', appoggiandosi con la schiena alla ringhiera.
-Così perderei il mio
di alone di mistero.- risposi ironica, girandomi completamente verso di lui.
Mi piaceva giocare con quel ragazzo,
c'era qualcosa che mi attirava verso di lui.
-Non ti renderebbe meno interessante,
se può consolarti.-
Io abbassai lo sguardo, per poi ritornare
a guardarlo.
-Grazie...- sussurrai. -Facciamo un
patto.- dissi poco dopo. -Tu ti togli la maschera e io in cambio ti dico il mio
nome.-
-Non sarebbe uno scambio equo.-
-Prendere o lasciare.-
Senza nemmeno rispondermi si portò le
mani dietro la testa e sciolse il fiocco della sua maschera.
Se non fossi stata ancorata saldamente
a quella benedetta ringhiera, sarei svenuta sul colpo.
-Ian Somerhalder?!- biascicai, non
riuscendo a credere ai miei occhi.
-Delusa?-
Dal vivo era mille volte più bello
che in tv e vedendolo così...così tremendamente vicino, mi si mozzò il respiro.
Ma cosa stavo
facendo?! Credevo davvero che una come me poteva chiacchierare tranquillamente
con Ian Somerhalder?!
-No...è che...io
non dovrei essere qui...- dissi per la seconda volta. Probabilmente risultavo
molto noiosa ai suoi occhi.
Mi voltai per andarmene via di lì,
scappando per l'ennesima volta, ma purtroppo Ian non era dello stesso parere.
-Aspetta! Il tuo nome...-
-Aya...-
sussurrai, mentre lui mi teneva ancora lì. Beh, non era il mio nome, ma il
nomignolo che mi aveva affettuosamente affibbiato Koral, ma tanto lui non
l’avrebbe mai saputo.
Cercavo in tutti i modi di non
pensare alla sua mano stretta intorno al mio polso e ai suoi occhi che mi
scrutavano.
-Aya, non
scappare...-
Mi bloccai, cercando di calmarmi. In
fondo conosceva solo il mio nome, anzi il mio soprannome, non poteva succedere
niente di grave o compromettente.
-Ok.- sussurrai e feci qualche passo
verso di lui, mentre mi lasciava il polso.
-Non ho mai fatto quest'effetto a una donna.- fece lui
ironico.
-Quale? Farle venire un colpo?- chiesi io, con la sua stessa
ironia.
-Beh, diciamo di si.-
-C'è sempre una prima volta.- dissi, sorridendo.
-Hai un sorriso dolcissimo.- disse lui, ma non era un
complimento, non aveva secondi fini, no, lo disse come se fosse semplicemente
una costatazione, come dire che il cielo è azzurro.
-Grazie...- dissi, diventando rossa, ringraziando la notte
che nascondeva il mio imbarazzo.
Ancora non riuscivo a credere che una come me stesse parlando
tranquillamente (ovviamente lui) con Ian Somerhalder.
-Hai detto che sei qui con un'amica. Chi?-
Mi irrigidii: le domande non avrebbero portato a nulla di
buono.
-Non credo tu la conosca.-
-Tenta.-
-Non credo sia una buona idea.-
-Non sei una fan che si è imbucata, vero?- chiese lui
ridendo.
Ci mancò poco che non mi venisse un infarto.
-Ma...certo che no! Cosa vai a pensare.- dissi, cercando di
essere il più tranquilla possibile.
-E allora perché sei così...-
-Riservata?-
-Frenata.- fece lui di rimando.
-Non mi piace rivelare troppe cose di me.- buttai lì la prima
cosa che mi venne in mente. Probabilmente sembravo davvero antipatica.
-Ti va di andare a fare un giro?-
-No, preferirei restare qui, se a te non dispiace. Ho paura
che la mia amica non riesca a trovarmi.-
Mi portai una ciocca dietro l'orecchio, cercando di non
pensare all'immenso dolore ai piedi.
-Un po', ma non importa.-
Io gli sorrisi. Mi faceva sentire indifesa quel ragazzo.
Tra di noi calò un imbarazzante silenzio e io distolsi lo
sguardo da lui. Chi sa dov'era finita quella pazza di Koral, probabilmente tra
le grinfie di qualche bel ragazzo.
Quando mi rivoltai a guardarlo, lo sorpresi a fissarmi.
-Sai.- mi disse subito dopo. -Credo che non dimenticherò mai
i tuoi occhi.-
-Ehi Somerhalder, ma sbaglio o tu sei fidanzato?-
-Non ho detto nulla di male. E' un dato oggettivo che i tuoi
occhi sono bellissimi.-
-Beh...-
Purtroppo, però, venni interrotta a metà dall'esuberante
entrata di Koral.
-Finalmente! Ti ho cercata ovunque! Sono le 23.45!-
Non sembrò notare chi ci fosse di fronte a me, ma quando lo
fece, quasi si pietrificò.
-Aya...lui...tu...I...-
-Piacere, Ian.- fece Ian, tendendole gentile la mano.
-Piacere.- disse Koral, completamente imbambolata.
-Cazzo Koral, è tardissimo!- feci anche io, guardando
l'orologio, mentre lei cadeva in uno stato di trance. -Scusa.- feci, rivolta a
Ian. -Adesso devo scappare sul serio.-
Mi voltai e, prendendo Koral per la mano, corsi verso la
sala.
-Aspetta!- mi bloccò Ian.
Io mi voltai, supplicandolo con gli occhi di lasciarmi
andare.
-Come faccio a ritrovarti?-
Sospirai.
Ma quando mi sarebbe ricapitata un'occasione del genere? Non
sarei mai più stata faccia a faccia con Ian Somerhalder, perciò feci la cosa
più azzardata della mia vita.
Corsi verso di lui e, specchiandomi nell'infinità dei suoi
occhi azzurri, gli diedi un leggero bacio a stampo, appoggiando entrambe le
mani sul suo viso.
Il semplice contatto con le sue labbra mi elettrizzò,
facendomi battere il cuore a mille.
-E' stato bello conoscerti, Somerhalder, addio.-
Mi voltai, questa volta lasciando sul serio quella terrazza.
Ehm Ehm…
Ebbene si, nonostante io abbia già una storia in corso, non
sono riuscita a frenarmi dal pubblicare questa storia xD
Non so se possa magari piacervi, so solo che io mi sto
divertendo come una matta a scrivere e spero di far divertire anche voi xD
Questa è la prima storia che pubblico in questo fandom (escludendo una oneshot), quindi davvero non so come andrà a finire!
Mi farebbe piacere se magari mi diceste cosa ne pensate, se
vi piace l’idea o no! Sono bene accette anche frasi del tipo “ritirati, mi sa
che è meglio!” xD
Detto questo vi lascio…lasciandovi i link delle altre mie
storie!
Grazie in anticipo a tutte coloro che leggeranno e magari
troveranno cinque minuti anche per recensire!
Io mi voltai, supplicandolo con gli
occhi di lasciarmi andare.
-Come faccio a ritrovarti?-
Sospirai.
Ma quando mi sarebbe ricapitata
un'occasione del genere? Non sarei mai più stata faccia a faccia con Ian Somerhalder, perciò feci la cosa più azzardata della mia
vita.
Corsi verso di lui e, specchiandomi
nell'infinità dei suoi occhi azzurri, gli diedi un leggero bacio a stampo.
Mi alzai a sedere di scatto sul letto, con la fronte
imperlata di sudore. Mi portai le mani tra i capelli, smuovendo quella folta
massa nera, imprecando contro me stessa.
L'avevo sognato, di nuovo. Quei due spicchi di cielo e
quelle labbra calde e accoglienti non volevo lasciare i miei sogni, nonostante
fosse passato un anno da quell'incontro, che definire magico significava
minimizzarlo.
Se ci ripensavo, quella sera mi sembra ancora
incredibile.
Ritornai a letto, quel letto sgangherato e scomodo. In
effetti, ripensandoci, anche la ragazza di quella sera mi sembrava incredibile:
non ero io. Era migliore, ma forse solo perchè tutti, a quella festa, non mi
vedevano per quella che realmente ero: un'orfana, che riusciva ad andare ad una
prestigiosa scuola privata solo perchè aveva la fortuna di avere una migliore
amica ricca.
Proprio per quello, torturarmi a scuola era diventato
quasi uno sport: la poveraccia che veniva aiutata dall'amica ricca. Non c'era
niente di meglio per le male lingue borghesi di quella odiosa scuola.
Ma, odiosa o no, quella scuola aveva il più famoso e
importante corso di recitazione di mezzo paese e quella che mi aveva offerto Koral era davvero un'occasione unica.
Erano anni che insistevo per ripagarla, ma lei si
arrabbiava e diceva che queste cose non esistevano tra amiche. Così mi ero
trovata mille lavoretti, per ripagarla in qualche modo, ma anche per
sopravvivere visto che Gary, il gentilissimo essere umano che si era preso la
briga di accogliermi nella sua vita, mi lasciava fuori "casa" la
maggior parte delle volte.
Era solo un verme viscido, che mi aveva
"prelevato" da un posto altrettanto viscido. A lui interessava solo
incassare il mensile dallo Stato, per il resto, come vivevo e cosa facevo, non
era poi affar suo.
In compenso, però, mi faceva generosamente lavorare
nel suo orribile bar. Carino da parte sua, vero?
Sospirai. Chi sa Ian cosa stava facendo in questo
momento.
Probabilmente aveva già dimenticato
"cenerentola". In fondo era fidanzato con quella bellezza di Nina,
non c'era neanche una possibilità che lui si ricordasse di me.
...E invece io, come un'idiota, non riuscivo a
cancellare i suoi occhi dalla mia mente.
Com'era possibile che ricordassi ancora le sue mani
strette sui miei fianchi?
Sbuffai. Perdermi in quei ricordi non mi avrebbe
aiutato. Dovevo dormire, continuare la mia vita e smetterla di rovinarmi le
giornate a guardare quel maledetto telefilm.
Da che conoscevo appena il titolo, ero passata ad
esserne una fan sfegatata. Avevo fatto di tutto pur di guardare ancora quegli
occhi, quelle labbra, quei mezzi sorrisi.
Mi ridistesi sul letto, cercando di riaddormentarmi,
ovviamente con scarsi risultati.
Pov Paul
-L'amore...fa schifo!- si lamentò Ian, mentre io, il
mal capitato Paul Weasley, cercavo di sorreggerlo per le braccia.
-Ian, per favore! Sono le quattro del mattino!- feci
io, stanco.
Avevamo girato per locali tutta la notte e tenere
"buono" Ian era un'impresa alquanto impossibile.
-Vi siete solo lasciati, le cose si sistemeranno.-
cercai di consolarlo, mentre provavo a farlo sedere su una benedetta panchina.
Dopo vari tentativi, Ian riuscì a sedersi, per poi
scoppiare a ridere.
-Solo? Ho il cuore a pezzi, fratello.- disse, puntandomi
contro un instabile dito.
-Sei ubriaco, Som, dai, torniamocene a casa.- tentai
io, ma, ovviamente, fu tutto inutile.
Ian non dava segni di volersene tornare a casa e
riposare tranquillo, anzi, sembrava sempre più pieno di energie ad ogni minuto
che passava.
-Mi ha lasciato...- ripetè.
-Nina mi ha lasciato dopo due anni. Cazzo, Paul, due anni. Pensavo davvero
fosse quella giusta.-
Sospirai, sedendomi accanto a lui.
Odiavo vedere il mio migliore amico così. Non avevo
mai avuto una particolare simpatia per Nina, ma dirgli "te l'avevo
detto" in quel momento, non mi sembrava il caso.
-Ian, in fondo te n'eri accorto anche tu che le cose
non andavano ed è stato meglio lasciarvi adesso invece di continuare: avreste
distrutto voi e la serenità sul set.- gli feci notare io.
-No, Paul. Io l'amavo e l'amo ancora.- disse,
calcandosi la testa tra le mani.
-Ma se mi hai confessato tu stesso di pensare spesso a
"Cenerentola".-
Storsi il naso. Non ne potevo più di quella storia.
Mi aveva riempito la testa con quella fantomatica
ragazza, sui suoi straordinari occhi e le labbra da sogno.
-Che c'entra. Cenerentola è un mistero.-
-Ma se l'hai raccontato anche a Torrey!-
protestai io, mentre lui scoppiava a ridere, inspiegabilmente.
-Ma che razza di nome è Torrey!-
-Stai davvero prendendo in giro Torrey?!-
mi alzai dalla panchina, guardandolo infuriato.
Lui sembrò pensarci su un attimo. -No.- sentenziò
sicuro. -Io adoro Torrey.-
-Ecco.- mi sedetti di nuovo accanto a lui.
Eravamo comici, veramente comici. O pietosi. Dipendeva
dai punti di vista.
-Cos'è quella, Paul?- chiese Ian.
-Quella è una scuola. Ha anche un importantissimo
corso di recitazione se non sbaglio.-
I suoi occhi si illuminarono e io sentii un brivido
corrermi lungo la schiena.
Quello era lo sguardo delle cazzate.
Si alzò e cominciò a correre, senza nemmeno darmi il
tempo di fermarlo.
Arrivò davanti alla scuola, cominciando a toccare
porte e finestre.
-Ma cosa diavolo fai?!-
-Voglio seguire una lezione di recitazione!- mi
rispose lui serio, continuando a cercare un modo per entrare.
-Sai.- feci io, con tutta la pazienza possibile. -Non
credo ci siano corsi alle quattro del mattino.-
-Tu credi?-
-Credo. Ma forse è solo un mio pensiero, eh!-
Ian fece spallucce, poi, prima che potessi fermarlo,
ruppe una finestra ed entrò dentro la scuola.
-Ian!- urlai, seguendolo all'interno dell'edificio.
Ma vedi che mi dovevo trovare a violare una scuola per
inseguire quel deficiente del mio migliore amico!
Ma dove cazzo era finito?!
Non feci nemmeno in tempo a raggiungerlo, che suonò
l'allarme.
Rabbrividii, mentre il sangue mi si gelava nelle vene.
Eravamo davvero nella merda.
-Ian!- urlai e fortunatamente lui mi raggiunse subito.
-Ma che hai fatto?!-
Non fece nemmeno in tempo a rispondermi, che subito
una luce ci colpì in pieno viso.
Oh, cazzo, il custode...
E fu così che...venimmo arrestati...
Un suono fastidioso mi svegliò. Ancora assonnata mi
alzai dal letto, anche se di mala voglia e con il morale a terra.
Quel giorno non avevo proprio voglia di andare a
scuola. Avevo uno strano presentimento.
Distrattamente
andai all'armadio, tirando fuori un jeans chiaro e una maglia rossa con lo
scollo a v.
Mi chiusi nel
bagno, aprendo il rubinetto della vasca e lasciando che il rumore dell'acqua
attutisse quello dei miei pensieri.
Cominciai a
spogliarmi e quando la vasca fu piena, mi immersi, lasciando che l'acqua
lavasse via tutte le mie preoccupazioni.
La doccia durò
un abbondante mezz'ora e alle sette uscii dal bagno, con un accappatoio verde
alquanto imbarazzante.
Mi vestii piano,
ben sapendo che Koral avrebbe fatto di sicuro tardi.
Andai verso un
piccolo mobiletto e presi il cofanetto con i pochi trucchi.
Misi solo il
fard e la matita.
Poi andai di
nuovo in bagno e mi pettinai quella massa di capelli lisci neri con poca
voglia.
Ero stanchissima
e quel giorno mi aspettava anche l'interrogazione di letteratura! Ed era solo
il primo mese di scuola!
Guardai l'ora:
erano le sette e mezza.
-Io vado!-
urlai, prendendo lo zaino e andando alla porta.
Scesi
velocemente le scale e aprii il portone del palazzo e mi ritrovai subito una
sorridente Koral sul suo motorino nero.
-Buon giorno!-
le scoccai un bacio sulla guancia, che lei ricambiò gioviale come sempre.
-Ho portato i
cornetti!- mi disse, esibendo un sacchetto un po' sporco di nutella.
-Mhm...cosa ti devi far perdonare?-
Lei si morse il
labbro. Ormai la conoscevo come le mie tasche e per portarmi i cornetti fino a
casa, era qualcosa di grosso!
-Bhe...vedi...ti prego non mi uccidere!- la sua voce era
davvero implorante, cosa che mi preoccupò non poco.
-Allora?- a me
scappava da ridere, era troppo comica quando doveva confessare qualcosa!
-Vedi...io ho
preso il biglietto per la convention di The vampire diaries...o
meglio, i biglietti-
Inarcai le
sopracciglia, con un brutto sospetto in testa. -Quindi?-
-ti prego!
Accompagnami! Ti prego, ti prego, ti prego!-
Se avesse
potuto, la mia mascella sarebbe arrivata a terra.
IO a una
convention su the vampire diaries?!
Ma nemmeno sotto
tortura!
Come poteva
chiedermi una cosa del genere dopo quello che era successo un anno prima?!
-Puoi
scordartelo- io non ci sarei andata mai. Non ci sarebbe stato niente che mi
avrebbe convinto ad andare tra quella massa urlante di ragazzine allupate a
vedere quella maledetta convention, dove c'era quel maledetto attore con la sua
maledetta ragazza!
-Dai! Altrimenti
non ci posso andare nemmeno io!...sei la mia migliore amica, mi devi aiutare
nel momento del bisogno!-
-Sono
irremovibile!-
-Non ti
costringerò mai più ad andare a una loro convention! Solo questa volta!-
La guardai.
Aveva quegli occhi enormi pieni di finte lacrime alla cartoni animati e le mani
congiunte.
Era vero che non
mi piacevano, ma lei era sempre la mia migliore amica e quello che era
importante per lei, lo era per me.
-Mi dovrai più
di un misero cornetto!- mi arresi, salendo sul motorino.
-Davvero?!
OLEE!- quasi ci fece cadere quel suo scatto di felicità.
Era davvero
contenta e io lo ero ancora di più visto che avevo potuto contribuire.
In fondo era
solo una convention. Non aveva mai fatto male a nessuno andare ad una
convention.
Ma quella
mattina non sapevo ancora che non avremmo più avuto bisogno di andare a quella
convention, perchè...
Salveeeee! Come va?
Ed ecco il
secondo capitolo di una storia su cui ho ancora molti punti interrogativi xD
Questo capitolo
non ha niente di particolare, serviva solo a me e a voi per addentrarci meglio
nella storia e per conoscere meglio i personaggi xD
Spero che almeno
un po’ vi piaccia e che magari alla fine della lettura (sempre se leggerete!)
non vomiterete xD
Inutile dire che
mi piacerebbe sapere le vostre opinioni, perché si sa che quando una persona
mette su carta ciò che sente, spera sempre di poter leggere tante recensioni,
ovviamente belle o brutte che siano…!
Detto questo, la
smetto con questo papiro e vi lascio!
Entrammo a scuola, io davanti che giocherellavo con il
cellulare di Koral e lei dietro, che chiacchierava tranquillamente con Kelly Jump, la troia della scuola.
Entrammo in classe: alla prima ora avevamo
recitazione, cosicché dovevamo andare in classe per fare l'appello e poi raggiungere
l’aula recitazione.
Arrivai, gli occhi bassi e ancora il cellulare tra le
mani: sapevo che il professor Robert era sempre irrimediabilmente in ritardo.
-Buon giorno.- disse cordiale una voce, che non
apparteneva a nessuno dei miei insegnati, men che meno a Robert.
Così, curiosa, alzai lo sguardo.
Pessima, pessima mossa!
Rischiai seriamente un infarto.
Davanti a me, bello come il sole e con un sorriso
quasi ultra terreno, c'era Ian Somerhalder e al suo
fianco Paul Wesley.
Per poco non
morivo sul colpo. No, non poteva essere.
Doveva essere necessariamente un sogno. Tutto quello
non poteva assolutamente essere reale, perché non aveva nessun senso
logico che due attori super fighi si trovassero nella mia aula!
Sgranai gli occhi, mentre il cuore aumentò i battiti: temevo
davvero che a breve potesse uscirmi dal petto e finire diritto tra le sue mani.
Come la regina di tutte le idiote, il cellulare mi
cadde dalle mani, schiantandosi al suolo con un orribile tonfo.
Subito mi attanagliò la paura che lui potesse
riconoscermi, ma sapevo razionalmente che quella era una paura stupida, perché
la ragazza di quella sera non aveva nulla a che vedere con quella che lui
adesso stava guardando.
Mi resi conto che dovevo risvegliarmi dal mio stato di
trance e mi abbassai, con l'intento di raccogliere il cellulare dal pavimento,
ma quel giorno la sfiga sembrava avercela particolarmente con me, perchè anche
Ian, nello stesso momento, si abbassò per raccogliere l'oggetto.
Le nostre dita si scontrarono lievemente e i nostri
visi si ritrovarono a pochi centimetri di distanza.
I nostri occhi
si incontrarono, si incatenarono e per poco non si riconobbero.
-Ci siamo già conosciuti?- mi chiese lui confuso,
guardandomi intensamente negli occhi e porgendomi il cellulare.
-Non vedo dove mi possa aver incontrato signor Somerhalder.- mormorai formale, alzandomi e deviando il suo
sguardo, incontrando così per un breve istante quello di Paul.
Un attimo...
Solo in quel momento mi ricordai di Koral. Infatti la
mia migliore amica era ancora sull'uscio, che guardava Paul con gli occhi
sgranati e la lingua a terra.
-Koral...Koral, dai, andiamo...- le sussurrai,
tirandola per un braccio, ma niente.
Non si risvegliava dal coma.
La trascinai al banco, mentre lei non la smetteva di
guardare Paul, che, ovviamente, la guardava alquanto preoccupato.
Sembrava una dannata maniaca!
Mi sedetti al mio banco, cercando di non guardare Ian,
che invece mi osservava intensamente. Era come incantato, perso e ciò mi
metteva in agitazione.
-Bene.- disse Paul in imbarazzo, dando una gomitata ad
Ian che non la smetteva di osservarmi. -Non credo ci sia bisogno di dirvi chi
siamo.-
Detto questo dei gridolini estasiati si propagarono in
tutta la classe, facendomi sbuffare scocciata.
-Grazie ad un colpo di genio che non sto qui a
raccontarvi, abbiamo avuto il compito da chi è più in alto di noi di dirigere
il corso di recitazione fino alla fine dell'anno.- disse sbrigativo.
Sgranai gli occhi, guardando Koral.
No, un attimo…Cosa significava?!
O meglio, avevo capito, ma mi rifiutavo
categoricamente di accettare quella situazione.
Avevo il cuore a mille e da li a breve sarei
sicuramente svenuta.
-Beh, saremo i vostri insegnati di recitazione, in
pratica.- rimarcò Ian più sbrigativo, con un meraviglioso sorriso.
Non terminò nemmeno la frase, che tutte le ragazze
della classe cominciarono ad urlare come impazzite e a fare mille domande ai
due, a chiedere foto, autografi e baci.
Io guardavo confusa Koral: tutto quello non aveva
senso.
Cosa avevano fatto per far sì che due famosi attori facessero
da insegnanti in una scuola?!
Mi calcai la faccia tra le mani: quello era l'inizio
della mia fine.
Alzai lo sguardo e lo fissai su Ian.
Un altro colpo al cuore: lui mi stava fissando.
Mi voltai verso Koral, che guardava Paul con le
lacrime agli occhi: lei era decisamente contenta di come si era messa tutta
quella situazione.
Un pensiero mi balenò nella testa.
Avrei dovuto nascondere il vestito di Cenerentola! Non
potevo lasciarlo in bella mostra nell'aula recitazione.
Poi respirai e mi calmai. Non avrebbe fatto nessuna
differenza se Ian avesse visto il vestito: lui non si sarebbe mai ricordato
della ragazza di quella sera.
Ian, intanto, sorridendo e facendo svenire molte
ragazzine, prese il registro e cominciò a fare l'appello.
Dopo svariati nomi, arrivò il turno di Koral.
-Koral Raynolds.- disse,
aggrottando le sopracciglia.
-Pre...sente...- sussurrò,
alzando debolmente la mano.
Mi portai una mano sul viso. Di quel passo l'avrei
persa a breve.
Ian si fermò un attimo, poi riprese.
-Dayana Smith.-
-Presente.- alzai sicura la mano, mentre lui ritornò a
guardarmi intensamente.
-Bene.- disse Paul, mentre Ian posava il registro.
-Direi di andare nell'aula recitazione.-
Tutti esultarono felici, impazienti come non mai di
cominciare la lezione. Solo io maledivo mentalmente quella situazione.
Non era per niente buono stare a stretto contatto con
lui per tutto l'anno.
Mi alzai scontrosa, uscendo dall'aula e dirigendomi in
quella di recitazione, ignorando gli altri che si erano fermati a parlare con i
due attori.
Arrivai nell'aula, sbuffando e appoggiandomi a un
muro.
-Va tutto bene?- mi voltai di scatto, trovandomi Ian
davanti.
-Una meraviglia.- sbottai.
-Sicura? Mi sembri turbata da qualcosa.- disse lui,
con un sorriso.
Le immagini di quella sera mi ritornarono alla mente,
facendomi rispondere in modo più aggressivo del dovuto.
-Sei una sorta di insegnante o uno psicologo?-
Lui stava per rispondermi, ma l'entrata di tutti gli
altri glie lo impedì.
Così, ci mettemmo tutti in cerchio e per circa
mezz'ora chiacchierammo: i due super mega iper fighi
volevano entrare in sintonia con tutti noi e conoscerci meglio.
-...Alla fine dell'anno, poi, ci sarà uno spettacolo.-
finì di spiegare Paul.
-E quale spettacolo?- chiese Koral.
-Non lo so, lo decideremo adesso insieme. Vi va?-
-Guarda, possiamo fare tutto quello che vuoi insieme!-
sbottò Koral, facendo scoppiare a ridere tutti, attori compresi. Io gli diedi
una gomitata, diventando rossa per lei.
Aveva una faccia tosta incredibile quella ragazza.
Tutti cominciammo a pensare a qualcosa, ma tutte le
idee erano o troppo difficili o troppo banali.
-Io avrei un'idea.- proruppe Ian all'improvviso. -Che
ne dite di...Cenerentola?-
Per poco io non svenni. La vista quasi mi si annebbiò
e il cuore mi scoppiò nel petto.
Guardai velocemente Koral, che stava ghignando
malefica.
Brutto segno...
-E' una bellissima idea!- proruppe Kelly. -Io potrei
fare Cenerentola.- ovviamente era la solita super oca esibizionista.
-Io credo che tu, invece, saresti perfetta come
sorellastra.- fece Paul, facendo scoppiare a ridere tutti.
Koral alzò la mano.
Pessimo segno...
-Si?-
-E se Cenerentola la interpretasse Dayana? Secondo me
sarebbe perfetta! Ce la vedo proprio in quel ruolo!-
Spalancai così tanto la bocca, che per poco la
mascella non toccò terra.
L'avrei uccisa quella maledetta ragazza!
Avevo quasi dimenticato che quando era Koral a parlare
non c’era limite al peggio.
Ian, intanto, si fece spazio tra la piccola folla e
venne diritto verso di me.
Puntò i suoi meravigliosi occhi azzurri nei miei,
restando fermo a fissarmi.
-Credo che tu sia la scelta migliore. Brava Koral.-
sentenziò dopo poco.
Si allontanò da me, mentre io volevo decisamente
morire.
-Ma...- tentai io, ma venni bloccata da Paul.
-Niente ma. Sei...perfetta.- disse serio.
Sbuffai. Cazzo.
Guardai di sottecchi Koral, maledicendola mentalmente,
mentre lei se la rideva di gusto.
-E chi sarà il principe?- chiese un'altra ragazza.
Ecco, bella domanda.
-Beh...- fece Paul, con la stessa aria diabolica di
Koral. Sarebbero stati una coppia eccezionale quei due. -Il principe nella
storia ha gli occhi azzurri e i capelli neri.-
Tutta la stanza cadde nel silenzio.
No, no, no, NO!!
A rompere il silenzio, fu la divertita e sadica risata
di Koral.
Si, l'avrei ammazzata. Anche di fronte a tutti, non mi
importava.
-Cosa stai insinuando, Wes?-
fece angelico Ian.
-Che tu sarai il bel principe di Cenerentola.-
Un tonfo.
Si, ero svenuta.
Cazzo...Che figura di merda...
Salveee! Come va?
E finalmente Ian e Dayana si sono incontrati!
Ovviamente Koral elabora un’altra delle sue idee geniali, cosicchè
Ian e Dayana si ritroveranno a dover interpretare proprio Cenerentola e il bel
principe! xD
Voi che ne pensate di questo capitolo? Vi confesso che
a me non è che piaccia chi sa quanto, però io vedo orribile tutto ciò che
scrivo xD potrei essere di parte xD
Beh, detto questo non voglio annoiarvi troppo, quindi
vi lascio!
Un’ultima cosa: davvero grazie mille a tutte quelle
persone che hanno letto e recensito, ma anche chi ha solo letto! Davvero
grazie!
Andai avanti e
indietro sul pianerottolo, maledicendo quel mentecatto che mi ritrovavo come
tutore.
-Gary! Gary,
aprimi!- urlai, tempestando la porta di pugni, ma niente.
Sapevo già che
era inutile: mi aveva di nuovo lasciato fuori casa e per giunta erano anche
mezzanotte.
Sbuffai ancora,
scompigliandomi i capelli e lasciando le mani sulla testa.
Ma cosa avevo fatto
di male per meritarmi un'esistenza del genere? Probabilmente nella mia vita
passata ero stata qualche sorta di deliquente o una
scomunicata dalla Chiesa.
Tentai ancora, ma
nulla. Di sicuro si era rinchiuso in casa con una delle sue amichette notturne
e adesso se la stavano ridendo di gusto alle mie spalle.
Mi misi di nuovo
lo zaino in spalla e me ne andai, ormai certa che per quella sera avrei dovuto
trovarmi un altro posto dove dormire.
Purtroppo non
potevo andare da Koral: la matrigna mi odiava e di certo
non mi potevo presentare da lei a quell'ora.
L'aria della
notte era gelida e per strada non c'era nessuno. Era anche martedì e il locale
di Mick era chiuso.
Adoravo quel
locale: era come se fosse la casa che non avevo e Mick era la seconda persona
più importante della mia vita.
Decisi di andare
a scuola: quello era il luogo dove mi rifugiavo più spesso quando quell'ameba
di Gary mi lasciava fuori.
Avevo cominciato
anche a pensare che lo facesse di proposito, per alimentare la sua naturale
perfidia, non che farmi lavorare nel suo bar non lo fosse.
Arrivai a scuola
ed entrai attraverso un piccolo condotto che dava direttamente nell'aula
recitazione.
Una volta lì non
avevo potuto non pensare ad Ian e ai suoi occhi su di me.
Quei suoi occhi
che adesso avevano visto Dayana, non Cenerentola.
Avevo dimenticato
quanto fosse calda e profonda la sua voce, avevo dimenticato il suo profumo,
che ancora adesso non riuscivo a togliermi di dosso, anche se tra noi non c'era
stato alcun contatto.
Andai
all'armadietto dei vestiti e raccolsi qualche abito che avrei usato come letto.
Quella sera faceva particolarmente freddo, anche se era appena la fine di
settembre.
Addio belle
giornate di sole, anche se, da un lato, erano quelle che odiavo di più, perchè
in quei giorni Gary mi faceva lavorare il doppio.
Poggiai la testa
su quel cuscino improvvisato e mi maledii per non
avere un cellulare: avrei potuto parlare con Koral in
quel momento, così mi avrebbe fatto compagnia.
Fortunatamente
ero troppo stanca per perdermi ancora nei miei pensieri, così, con poca
difficoltà, mi addormentai.
Mi sentii
scuotere, tuttavia non avevo nessun’intenzione di svegliarmi. Ero in uno stato
di dormiveglia e se anche avessi voluto svegliarmi, di certo non avrei potuto.
Sentii una mano
leggera che mi spostava i capelli dal viso, per poi sussurrare ancora una volta
in tono basso il mio nome.
Aveva una voce
calda, carezzevole e io mi beavo al suono del mio nome.
In un momento di
lucidità, mi ricordai che stavo dormendo a scuola e se c’era qualcuno che mi
chiamava, significava che mi avevano scoperto.
Balzai
letteralmente a sedere con uno scatto, portandomi al corpo la sorta di coperta
che avevo, come se quello strato invisibile di stoffa avesse potuto
proteggermi.
Avevo gli occhi
pieni di lacrime: nessuno avrebbe dovuto trovarmi lì e invece…
Alzai lo sguardo
per vedere chi fosse e per poco non morii di vergogna. Davanti a me c’era Ian,
che mi guardava confuso e quasi preoccupato.
Ma che ore
erano?!
Lui tese una mano
verso di me, ma io gli sfuggii, tirandomi ancora di più indietro. Avevo una
paura incredibile: paura che lui avesse potuto denunciarmi e fatta cacciare
dalla scuola.
-Non voglio farti
niente...- sussurrò dolce, come se stesse parlando a un cucciolo.
Infatti si
avvicinò lentamente, spostandomi di nuovo i capelli dal viso.
Io non sapevo
cosa fare: mi vergognavo da morire, mi sentivo una ladra, una poveraccia. E
avrei dovuto subire anche le conseguenze di quella situazione, perché a Gary
non piaceva avere problemi.
-Ti prego, non
dire niente a nessuno...- lo implorai, mentre lui si sedeva accanto a me.
-Perché dormi
qui?- mi chiese lui confuso.
Non gli risposi
subito: mi sembrava così strano stare a parlare con una persona che avevo visto
solo in tv.
-E’ capitato, non
succederà più. Ti prego, non dirlo al preside, lui mi odia. Già non vuole che
una poveraccia come me si mischi ai suoi preziosi figli di papà!- mi morsi
all’istante la lingua. Non dovevo spifferargli troppo, ma la paura mi aveva portato
a parlare a raffica.
-Non dirò nulla,
a meno che non ci sia qualche situazione strana sotto. Perché dormi qui, Dayana?- mi ripetè di nuovo lui.
-Non devo
raccontarti i fatti miei!- scattai subito sulla difensiva.
-Ok, se è
così...- disse lui, alzandosi, chiaro segno che sarebbe andato dal preside.
-No, aspetta!- lo
afferrai così violentemente per il braccio, che perse l’equilibrio, finendomi
addosso.
Stavamo a pochi
centimetri di distanza e io non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi, così
come lui.
Io distolsi lo
sguardo e solo allora lui si alzò, sedendosi di nuovo al mio fianco.
-Sei scappata di
casa?-
Sorrisi amara.
Quale casa? –Certo che no! E’ capitato solo ieri notte. Sono uscita di casa
senza chiavi e non sapevo dove andare. Non ricapiterà più.-
-I tuoi genitori
li hai chiamati?-
Un colpo al
cuore. Stavo quasi per piangere, ma non potevo davanti a lui, altrimenti non mi
avrebbe più lasciata andare.
-Adesso li
chiamo, ma non staranno in pensiero, non preoccuparti. –un sorriso forzato.
Lui inarcò le
sopracciglia. Stava soppesando se credermi o no, poi lo vidi distendere la
faccia e sorridermi.
Mi aveva creduto.
-Bene, allora
preparati che tra mezz’ora verranno gli altri.- disse, alzandosi.
-Grazie,
professore...- sussurrai formale.
Lui sorrise, venne
di nuovo verso di me e mi afferrò per il mento.
-Chiamami
semplicemente Ian.- si limitò a dire, ma quello bastò per infiammarmi.
-Ovviamente solo quando siamo soli.- terminò con un sorriso.
Ero diventata
sicuramente tutta rossa e il cuore mi batteva a mille.
-O...ok...-
-Allora, su,
andiamo mia Cenerentola!- disse, porgendomi una mano.
Per poco non mi
si mozzò il respiro.
Speravo che
quella commedia sarebbe andata avanti ancora per molto...
-Ehi, tu, razza
di idiota! Mi hai messo in un mare di guai!- afferrai Koral
per un braccio, tirandola in disparte.
Ero ancora
agitata per l'incontro di quella mattina e anche se l'ora di matematica era
stata piuttosto tranquilla, mi sentivo ancora scossa e senza vie di fuga.
-Cosa avrei fatto
questa volta?- chiese Koral angelicamente, portandosi
un lecca lecca alla bocca.
-Che faccia
tosta! Cenerentola, ecco cosa hai combinato!-
Koral scoppiò in una fragorosa risata.
-Credo, invece, sia la cosa più intelligente che abbia mai fatto! Sarà uno
spasso chiamarti signora Somerhalder!-
Io sgranai gli
occhi e dovetti sbattere più volte le ciglia per riprendere contatto con la
realtà. -Signora Somerhalder?! Tu ti sei fumata il
cervello! Koral, ma ti rendi conto di chi stiamo
parlando? Una star internazionale, di 32 anni e sentimentalmente legato a
un'altra persona! Ma cos'hai in quella testa bacata per anche solo aver pensato
che possa accorgersi di una come me?!- dissi tutto d'un fiato, ma Koral sembrava ancora fermamente convinta delle sue idee.
-Se proprio
vogliamo mettere i puntini sulle i, non sta più con Nina e poi fino a poco
tempo fa sembrava impossibile anche solo vederlo da vicino e invece adesso...-
lasciò la frase in sospeso.
Io speravo sul
serio non pensasse davvero quelle cose, altrimenti avrei dovuto seriamente
dubitare delle sue facoltà mentali.
-Secondo me tu
stai fantasticando un po' troppo.-
-Ma Aya! Ha fatto gli occhi a cuoricino quando ha proposto
cenerentola!-
-Secondo me te lo
sei immaginato.- tagliai corto io.
Koral stava per rispondermi, quando venimmo
interrotte dalla fastidiosissima voce di Kol Grey.
-Ehila, guarda un po' chi abbiamo qui, la svitata e la
pezzente.- fece, con la sua tipica voce sprezzante.
Kol Grey era il tipico figlio di papà:
capelli biondi, occhi azzurri, portamento elegante, aria da strafottente e
l'atteggiamento di chi si crede superiore a tutti.
Era il
"re" indiscusso della scuola, titolo che gli era stato affibbiato sia
per i suoi modi "regali", sia perchè era sempre circondato da quelli
che tutta la scuola chiamava la "corte".
Ovviamente erano
tutti figli di papà che giocavano a fare i grandi mascherandosi dietro
l'importanza dei loro cognomi.
-Guarda un po'
chi si vede, il biondo ossigenato.- feci io di rimando.
Da quando avevo
messo piede in quella scuola, Kol Grey e la sua banda
di idioti non facevano altro che rendere la mia vita impossibile.
Era odioso e
altezzoso e davvero non riuscivo a capire come tutte le ragazze della scuola
potessero trovarlo carino.
-Sta attenta a
come parli, pezzente.- mi rispose Ben Jordan, il "braccio destro" di Kol.
-Oh, ti sei
comprato il pappagallo, Grey?- feci divertita io.
-Dayana, smettila...- mi disse sottovoce Koral,
che cercava sempre di evitare ogni contatto con quei tipi.
Si mormorava che
l'ultima persona che si era messa contro Kol Grey
avesse dovvuto lasciare la scuola.
-Dovresti seguire
il consiglio della tua amichetta.- fece Kol,
avvicinandosi a me.
-E tu dovresti
seguire il mio: va a farti fottere!- sibilai sprezzante.
Ero agitata:
dovevo pur sfogarmi con qualcuno, no?
Gli occhi di Kol si accesero d'ira e il suo sorrisetto si tramutò in una
smorfia.
Alzò la mano e mi
colpì in viso con uno schiaffo, provocando le risatine dei suoi amici idioti.
Lo schiaffo fu
così forte che fui costretta a voltare la testa di lato. Poi, non ci vidi più
dalla rabbia.
Ma come osava
quel maledetto bastardo a mettermi le mani addosso?!
Mi scaraventai su
di lui, cominciando a riempirlo di schiaffi.
Avrei sicuramente
continuato se due forti braccia non mi avessero letteralmente staccato da
quell'idiota.
-Lasciami andare!
Lo massacro!- sbottai nevrotica, cercando di ribellarmi a quel qualcuno che mi
teneva saldamente per le braccia e mi allontanava da lì.
Mentre una folla
di studenti si era radunata intorno a noi, vidi il professor Philipps afferrare Kol.
Benissimo. Philipps era il santo protettore dei figli di papà di
quella scuola e, ovviamente, riuscii a sentire benissimo le parole
"entrambi dal preside!", prima che la figura alle mie spalle mi
allontanasse dal corridoio e mi portasse in un'aula poco distante a lì.
-Se ti lascio mi
assicuri che ti calmi?- solo in quel momento capii che la persona che mi aveva
"staccato" da Kol era Ian.
-D'accordo.-
ringhiai e poco dopo Ian mi lasciò.
Mi voltai,
trovandomelo di fronte, ovviamente bello come il sole.
Stava per
chiedermi cosa fosse successo, quando le sue domande morirono alla vista del
mio labbro.
Lo vidi fissarmi
le labbra, corrugando la fronte. Quindi lo schiaffo di quell'idiota era stato
più forte di quanto avessi immaginato.
Ian non mi chiese
più nulla, si limitò ad avanzare verso di me e, sempre in silenzio, mi prese il
mento tra le mani e cominciò ad ispezionare le mie labbra.
-Non sapevo ci
fossero idioti del genere in questa scuola.- si limitò a dire poco dopo.
-Ci farà
l'abitudine.- dissi, mentre Ian tolse le mani dal mio mento.
-Credo dovremmo
andare dal preside.-
-Sarà solo una
formalità. Come sempre daranno la colpa a me e magari coglieranno la palla al
balzo per buttarmi fuori.- dissi amara.
-Se buttano fuori
te, devono buttare fuori anche quel tipo.- mi fece notare Ian.
Io scoppiai a
ridere. -Purtroppo qui usano due pesi e due misure. Dai, andiamo.- dissi,
avviandomi in presidenza seguita da Ian.
Salve ragazze!
Lo so, sono
imperdonabile perché ho aggiornato con un mostruoso ritardo, ma con le feste di
natale, il volontariato, le corse per i regali ecc
non ho avuto nemmeno un secondo xD
Cercherò di
accorciare i tempi per gli aggiornamenti e spero che almeno un po’ questa
storia continui a piacervi, anche perché è il mio primo esperimento in questo fandomxD
Detto questo vi
lascio, non voglio annoiarvi troppo!
Volevo solo
ringraziare le persone che leggono e quelle che riescono a trovare un po’ di
tempo per recensire questa mia storia!
Capitolo 5 *** Capitolo 5: Una giornata decisamente movimentata! ***
Capitolo 5: Una
giornata decisamente movimentata!
Sentivo Ian dietro di me che mi seguiva, in silenzio
tombale.
Era strano considerare che la persona che per me fino
a poco tempo fa era "quello di The Vampire diaries",
adesso fosse semplicemente Ian.
Ian il mio insegnante, Ian la persona a cui davo del
tu quando eravamo soli, Ian che mi stringeva tra le braccia inconsapevolmente,
Ian che mi parlava con semplicità, Ian che adesso era così facile da toccare.
Ian e basta.
Non Ian Somerhalder,
l'attore trentenne di the Vampire diaries, amato da
tutto il mondo e impossibile da raggiungere.
Sorrisi ironicamente.
Ian Somerhalder che mi
accompagnava dal preside.
Aveva un chè di
incredibilmente frustante quella situazione. Non volevo apparire ai suoi occhi
più ragazzina di quanto in realtà già non fossi.
Ma, in realtà, che importanza poteva avere che mi
vedesse come una ragazzina o come una donna?
Lui era un uomo e non poteva minimamente relazionarsi
a me come io volevo, perchè, in ogni caso, anche se avesse voluto anche lui, io
ero minorenne e Ian non si sarebbe mai sognato di far scoppiare uno scandalo.
Mi fermai davanti alla porta della presidenza,
voltandomi a guardare Ian e indicandogli la porta con un cenno ironico.
Era solo una formalità. Ero sicura che per il
professor Philips era anche inutile spedirmi dal preside: io avevo
automaticamente torto.
Così, Ian mi sorpassò e bussò alla porta e quando il
preside a gran voce urlò un -Avanti!-, Ian aprì la porta e si spostò di lato.
Io lo guardavo e lui guardava me. Poi quando si rese
conto che io non avevo minimamente capito perchè si fosse fermato, mi fece un
cenno con la mano, facendomi capire che sarei dovuta entrare prima io.
Beh, non era colpa mia se non avevo capito! Non ero
abituata a una simile gentilezza, dal momento che l'unico modo in cui le
persone, Gary, mi facevano entrare in un edificio era a calci!
Sorrisi a Ian e entrai nella stanza, seguita poco dopo
da lui, che si richiuse la porta alle spalle.
-Di nuovo qui, signorina Smith.- fece sprezzante il
preside, mentre Philipps e Kol
erano già seduti di fronte al preside.
-A quanto pare, signor preside.- feci io, con il suo
stesso tono di voce.
-Bando alle ciance, preside, arriviamo al punto. La
Smith ha attaccato violentemente il signor Grey.-
Ma perchè io ero sempre "la Smith" e lui era
sempre il signor Grey?!
Semplice. Perchè io ero una pezzente e lui un fottutissimo
riccone.
-Sempre la stessa storia, sono sempre stato contrario
alla sua permanenza in questa scuola.-il preside, il signor Gregory, incrociò le dita, guardandomi come se
fossi feccia.
Io ormai non rispondevo nemmeno più: sapevo che era
inutile, quindi meglio restare in silenzio e fargli credere che avesse ragione.
-Non tollero che si aggredisca in quel modo un mio
studente. Qui siamo in una scuola prestigiosa e non per strada.- il signor Philipps mi lanciò una fugace occhiata. -Perciò chiedo che la
signorina Smith venga espulsa.-
Cosa?!
Kol si portò una
mano alla bocca, per mascherare la sua palese risata.
-Mi scusi.- per la prima volta, Ian, alle mie spalle,
parlò. Avanzò di un passo, appoggiandomi una mano sulla spalla. Quello,
stranamente, bastò ad infondermi sicurezza. -Ma se volete espellere Dayana, dovete espellere anche il signor Grey, dal momento
che la colpa di Dayana è stata solo quella di
rispondere alla violenza con la violenza. E, soprattutto, persone che si
permettono di aggredire una ragazza, non dovrebbero nemmeno avere tutto questo
riguardo.- lanciò un'occhiata a Philipps. -Almeno
questo è quello che penso io.-
-Cosa sta insinuando, signor Somerhalder?-
-Beh, credo offenderei la sua intelligenza
spiegandovelo, signor Gregory, dal momento che basta guardare Dayana per capire cosa intendo.-
Io guardavo Ian con occhi sgranati, di certo non mi
sarei aspettata che lui mi difendesse.
Il cuore cominciò a martellarmi nel petto, non
riuscendo a togliere l'attenzione dalla sua mano appoggiata sulla mia spalla.
-Lei mi ha provocato!- scattò subito Kol, guardandomi con occhi accesi di ira.
-E questo è un buon motivo per alzare le mani su una
ragazza? Perciò, se verrà espulsa lei, dovrà essere espulso anche Grey, è una
questione di giustizia.-
-Ma quale giustizia? Questa è la nostra scuola! Lei
non ha il diritto di stare qui, è solo una pezzente!-
Stavo per scattare di nuovo. Avrei cancellato quella
faccia da borioso viziato una volta per tutte!
Purtroppo, però, la presa sulla mia spalla si fece
ancora più forte. Alzai lo sguardo per guardare Ian, vedendo che guardava
diritto davanti a sè, con la mascella contratta.
Mi stava palesemente dicendo di stare ferma.
Cercai di tornare calma, imponendomi di non staccare a
morsi la testa di quel deficiente.
-Davvero di gran classe i suoi studenti.- commentò
ironico Ian, guardando diritto negli occhi il professor Philipps,
marcando maggiormente "i suoi studenti", come precedentemente aveva
fatto lui.
Philipps si fece livido
per la rabbia, ma lo sapeva: Ian era intoccabile, sapeva che lui avrebbe potuto
far scoppiare uno scandalo di livelli impensabili.
-Io direi di lasciarci tutto alle spalle, ma la
prossima volta che ricapiterà un evento tanto spiacevole, prenderemo seri provvedimenti.-
fece il signor Gregory, palesemente contrariato.
-D'accordo. Andiamo, signor Grey.-
Kol si alzò,
guardandomi sprezzante, stessa occhiata che Philipps
riservò a Ian.
Ian, dal canto suo, aveva le mani nelle tasche dei
jeans scuri e lo guardava con la sua tipica espressione "alla Damon".
-Arrivederci signor Preside.- fece Ian, poi mi indicò
la porta.
Uscimmo dalla stanza. Di Kol
e Philipps neanche l'ombra.
Mi voltai a guardare Ian, che aveva la schiena
appoggiata al muro e le braccia incrociate al petto.
-Ehm...grazie professore.- dissi, palesemente in
imbarazzo, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Ti avevo detto che potevi chiamarmi Ian quando
eravamo soli, o no?-
Lo guardai.
Non riuscivo a capire se era così solo con me o si
faceva chiamare Ian da tutti i suoi studenti quando nessuno ascoltava.
-Allora...grazie Ian.-
-Non ringraziarmi, ho solo fatto quello che farebbe un
insegnante, anche se mi fa sempre ridere ogni volta che mi reputo tale.- fece,
con un mezzo sorriso.
-Non era tenuto a farlo. Cioè...nessuno è mai stato
dalla mia parte, certo, tranne Koral.- vidi Ian che
mi guardava con uno sguardo interrogativo. -Aspetti, Aspetti! Non voglio
sembrare melodrammatica! Voglio semplicemente dire che sono poche le persone
che mi trattano con rispetto, tutto qui. Ma di certo io non ne faccio una
tragedia.-
-Chi è che non ti rispetta, Dayana?-
Dio Santo quella voce!
Chi sa com'era quando...
Cercai di scacciare via quei pensieri osceni dalla mia
mente.
-Devo ritornare in classe! Mi scusi!- sorpassai Ian,
cercando di non rispondere alla sua domanda.
-Dayana!- lui mi richiamò e
io mi voltai. Si staccò dalla parete. -Dammi del tu. Buona lezione.- detto
questo mi sorrise.
Ok, il mio cuore era decisamente andato!
Non ci potevo credere! Davvero!
Ma quanto ero sfigata da uno a dieci?!
Per la seconda volta in due giorni, Gary mi aveva
lasciato fuori casa e io mi ritrovavo di nuovo a dormire a scuola.
Ormai mi era più familiare l'aula di recitazione che
la casa di Gary, che, teoricamente, dovevo chiamare "casa mia", ma
Gary si era decisamente impegnato a farmi sentire sempre un peso.
Certo, gli assegni dello Stato, però, non gli
pesavano!
Guardai il cielo scuro, dove brillava qualche stella
timida. Chi sa cosa stavano facendo i miei genitori biologici, se erano ancora
vivi, se pensavano a me ogni tanto.
Io pensavo spesso a loro, ma soprattutto pensavo come
sarebbe stata la mia vita se loro avessero deciso di tenermi.
Ma, molto probabilmente, però, non avrei incontrato Koral.
-Sapevo che ti
avrei trovata di nuovo qui.- fece una calda voce alle mie spalle.
Mi voltai di scatto,
non perchè non sapessi chi fosse, anzi, lo sapevo fin troppo bene, ma perchè mi
aveva colto totalmente di sorpresa.
-Ian...-
biascicai, dimenticando anche che era il mio insegnate.
-Sai, il fatto
che tu sia cosi stupita di vedermi dovrebbe offendermi.- fece qualche passo,
avvicinandosi a me. -Credevi davvero che avessi creduto alla tua storia?-
Non sapevo come
comportarmi: se restare li a supplicarlo o fuggire via.
-Cosa...cosa vuoi
da me? Perché sei qui, alle 23.00?- cercavo di apparire una dura, come se fosse
lui ad aver sbagliato e non io che dormivo per l'ennesima volta nell’aula di
recitazione.
-Non ce li hai i
genitori, vero?- fece lui, rispondendo con una domanda alla mia.
Per il suo tono,
per il suo sguardo,per la sua comprensione,
mi sentii ancora più orfana e vagabonda di quanto in realtà non mi sentissi già.
Io i genitori
probabilmente ce li avevo, soloche,
semplicemente, loro non miavevano
voluto.
Avevo Gary però,
la cosa più vicina a una famiglia.
-Dipende che
intendi per genitori.- cercai di sviare, ma di certo non potevo prendere in
giro un uomo di 30 anni.
Un uomo.
Con dei magnetici
occhi ghiaccioe il corpo da dio greco.
Un brivido mi
percorse la schiena.
-Intendo una
famiglia, Dayana: un padre, una madre, magari dei
fratelli e anche un cane.-
Abbassai gli
occhi, schiacciata dal peso di non avere quella normalità.
-Ma perchè ti
preoccupi?- chiesi, cercando ancora di sviare il discorso.
-Perchè mi piace
occuparmi degli altri.-
-E cosa sarei
allora io? Il tuo ennesimo caso di beneficenza?- incrociai le braccia al petto,
facendo un passo indietro.
Ian sospiro.
-Mettiamola così allora: per adesso sono il tuo insegnante e tutto cio che avviene a scuola è affar
mio. E dal momento che in questo momento tu sei a scuola, questa storia è affar mio. ti basta come risposta?-
Abbassai lo
sguardo, per l'ennesima volta, per poi rivolgerlo altrove. mi costava troppo
anche guardarlo. -Non ce l ho i genitori.- ammisi alla fine.
Ian fece un passo
verso di me, costringendomi a guardarlo. -E dove vivi?-
-Sono...sono in
affidamento adesso.- gli confessai anche quello. Ma perchè non riuscivo a
restare zitta?!
-E non è una
persona particolarmente affidabile, giusto?-
Sospirai.
-Giusto.-
-Volevi dormire
anche stanotte su un ammasso di stracci?-
-...Si.- facevo
fatica a parlare.
Mi faceva schifo
constatare quanto apparissi squallida ai suoi occhi.
-Perchè non vai a
dormire da Koral?-
-Senti, non fare
finta di aver capito tutto di me adesso solo perchè mi hai visto dormire due
volte a scuola! Gary odia avere problemi e se qualcuno crea problemi a lui, lui
ne crea a me e io non voglio avere problemi. Quindi, per favore, se vuoi
davvero aiutarmi, esci da qui e fai finta di non avermi mai visto!- quella
sembrava più una supplica che una minaccia...
Guardai fuori
dalla finestra, incrociando le braccia al petto.
Dopo poco alzai
lo sguardo e incrociai le iridi di ghiaccio di Ian. Lui mi stava guardando con
la stessa intensità, come se stesse soppesando qualcosa.
-Cosa c'è
adesso?!-
Ian sospirò,
guardandomi con gli occhi di chi sapeva che stava facendo una cazzata ma aveva
deciso altamente di fregarsene.
-Dai, andiamo.-
disse, per poi darmi le spalle.
Mi si gelò il
sangue nelle vene. Aveva deciso di portarmi alla polizia per caso?!
-Dove vuoi
portarmi?!- il terrore nella mia voce si constatava benissimo e in quel momento
odiai il fatto che non riuscissi ad apparire calma e fredda.
Ian si voltò,
sospirando. -Credi davvero che possa farti dormire in una fredda aula il dieci
ottobre?- disse, come se fosse una cosa ovvia.
Io inarcai le
sopracciglia. No, non capivo. -Ti porto a casa mia. Mi sentirei un mostro se ti
lasciassi qui.-
CHE COSA?!
-Come?- ero
sconvolta. Decisamente.
-Dai, hai capito.
Solo per stanotte, domani ti accompagnerò io stesso da Gary, ok?-
Lo guardai,
indecisa se accettare o meno.
Certo, dormire in
un letto caldo non era male come idea, ma dormire sotto lo stesso tetto con Ian
Somerhalder lo era!
-Non...-
-Non mi piace
pregare le persone.- tagliò corto Ian, facendo poi un cenno con la testa alla
porta e voltandosi per avviarsi.
Bene, aveva già
deciso.
La sua non era
stata una proposta, aveva semplicemente detto ad alta voce quello che avrebbe
fatto.
Sospirai,
cedendo. Raccolsi le mie cose dal pavimento e rincorsi Ian.
In fondo non mi
avrebbe fatto male dormire per una volta da Ian e sapevo che lui non avrebbe
fatto trapelare niente.
Raggiunsi Ian,
che mi sorrise.
Quella notte
avrei dormito sotto lo stesso tetto con Ian Somerhalder.
Decisamente ero
la diciassettenne più invidiata del mondo in quel momento!
Ciaooo!
Come vi è parso il capitolo? Questo è un po’ più lungo
rispetto agli altri e spero non vi siate annoiate xD
Dayana va a dormire da
Ian e io sono decisamente d’accordo con lei: è la 17enne più invidiata!
Cooomunque, volevo
ringraziare infinitamente chi legge questa mia piccola fanfiction,
ma soprattutto chi con tanta pazienza trova 5 minuti anche per recensire *__*
grazie ragazze! Siete fantastiche!
Prima di andare, volevo lasciarvi due link, che se
visiterete di certo non ve ne pentirete!
Il primo è di un’altra storia scritta a quattro mani
da me e da una mia amica sempre sul cast. Fateci un salto se vi la!
Vi lascio una piccola introduzione: Selene e Iside, sorelle, anche se non di sangue,
si ritrovano, come ormai ogni anno, a lavorare nell’hotel a Miami del fratello
maggiore Chris. Ma mai, all’inizio dell’estate, si sarebbero aspettare che le
loro vite sarebbero cambiate in modo così drastico. Così, quando il cast di The
vampire diaries decide di passare le proprie vacanze
in quell’hotel, mai Iside e Selene avrebbero immaginato che l’amore avrebbe
bussato con una tale forza alla loro porta sotto le sembianze di due stupendi e
sexy attori come Ian Somerhalder e Joseph Morgan. Se
poi si aggiungono serate in discoteca, gelosie e malintesi, la storia si
complica...
Infine,
il link di una bellissima pagina su tvd, di cui io ho
l’onore di essere una delle admin!
Ian parcheggiò la macchina nel vialetto di una
bellissima villetta. Era tutta bianca e il giardino attorno sembrava quello
delle favole.
Scendemmo dalla macchina e ci avviammo alla porta,
mentre io non smettevo di guardarmi intorno.
C'era addirittura un gazebo al centro del giardino.
Chi sa come sarebbe stato stare accoccolata sul petto di Ian a guardare il
tramonto...
Scacciai quei pensieri. Stavo dormendo solo da lui,
per una notte, nulla di più. Non dovevo cominciare a farmi nessun tipo di film
mentale.
Nel frattempo, Ian aveva trovato le chiavi di casa,
inserendole poi nella toppa.
Come era già successo, Ian fece entrare prima me, per
poi seguirmi. Sebbenneavessi visto soltanto l'entrata, rimasi un
po' delusa dall'interno della casa.
La villetta era maestosa, lussuosa e arredata bene, ma...era
fredda, senza un oggetto caro, una cornice o cose del genere.
Ian mi portò in cucina, passando per il salone e in
entrambe le stanze ebbi la stessa sensazione che avevo avuto alla vista
dell'ingresso.
Era come se Ian vivesse lì senza realmente starci.
-Cosa stai pensando?- Ian mi ridestò dai miei
pensieri, estraendo dalla credenza due grosse tazze.
-Nulla...- risposi vaga, smettendo di guardarmi
intorno.
Probabilmente gli dava fastidio che un'estranea
cominciasse a scrutare incessantemente casa sua.
Beh, in effetti avrebbe dato fastidio anche a me...
-Hai uno sguardo così pensieroso. Ti aspettavi di
meglio?-
Guardai Ian. Dovevo esternare i miei pensieri?
Sospirai. -E va bene. E' come se...se questa casa non
avesse un'anima.-
Ian aggrottò le sopracciglia e si appoggiò con i
fianchi al lavello. -Cosa intendi? Le case non hanno anime.-
-Intendevo che questa casa è solamente arredata. Non
ci sono foto sparse per casa o oggetti che esprimano una qualche
affettuosità...è come se abitassi qui senza realmente starci.- espressi tutti i
miei pensieri, chiedendomi ancora se avessi fatto bene.
Ian ancora non mi rispondeva, poi mi sorrise e mi
diede le spalle, cominciando a trafficare qualcosa che non riuscivo a vedere.
-E' così perchè io ad Atlanta sono solo di passaggio.
La mia vera casa è a Covington.-fece,
con voce atona.
L'avevo forse offeso?
-Mi...mi dispiace...- dissi poco dopo, portandomi una
ciocca dietro l'orecchio, come facevo ogni volta che ero nervosa.
-Per cosa?- Ian si voltò, offrendomi una tazza.
-Non volevo offenderti.-
Ian mi accarezzò i capelli, scompigliandomeli. -Non mi
sono offeso. Hai semplicemente detto quello che pensi. Devi sempre dirmi quello
che pensi.-
Io divenni completamente rossa, cercando di non
pensare alla sorta di carezza di Ian.
Lui, con una tazza fumante tra le mani, andò a sedersi
su uno sgabello della cucina.
Il suo sguardo si incupì. -La verità è che tutto ciò
che di bello in questa casa c'era se ne è andato con Nina.- disse, fissando il
liquido scuro.
Io aggrottai le sopracciglia.
-Nina se ne è andata?-
Ian sospirò, come se gli costasse moltissimo rievocare
quei ricordi. -Si, mi ha lasciato da circa un mese.-
Sapevo che dovevo essere dispiaciuta per lui, ma in
fondo non ci riuscivo del tutto.
-Mi dispiace...- ripetei per la seconda volta,
andandomi a sedere anche io allo sgabello.
-In fondo lo sapevo da un po'. Le cose non andavano più
bene tra noi nell'ultimo anno.- mi confessò, appoggiando la tazza sul ripiano
della cucina.
Leggere la tristezza negli occhi di Ian, fece
intristire anche me.
-Mi dispiace davvero. Ma se non andava è stato un
bene.- feci con un sorriso, cercando di tirargli su il morale.
Ian mi regalò un altro suo magnifico sorriso, per poi
ritornare sereno. Sapevo che era ancora triste, ma sapeva mascherarlo bene.
-Parliamo di cose più allegre!-
Anche io sorrisi, abbassando poi lo sguardo sulla
tazza e scoppiando in una piccola risatina.
-Cosa c'è?-
-No niente, è che...- feci un altro sorrisino. -Questa
tazza ha il naso.-
Ian scoppiò a ridere, per poi avvicinare la sua tazza
alla mia. -Anche la mia ha il naso. In fondo qualcosa di bello l'ha ancora
conservato questa casa.-
...E non sono solo le tazze...
Pensai, specchiandomi in quelle iridi celesti.
-Avrei un po' sonno adesso...- ammisi, finendo di bere
il liquido scuro.
-Ti faccio vedere la tua stanza.-
Seguii Ian al piano di sopra e Ian mi mostrò una
bellissima camera azzurro pastello.
Aveva il letto a baldacchino, una scrivania con un
computer e un enorme armadio sulla destra. C'era anche una finestra, che
affacciava sulla piscina.
-E' bellissima!- non avevo mai avuto una camera così
bella. In realtà non ne avevo mai nemmeno viste di così belle.
-Sono contento che ti piaccia. La mia è quello
accanto.- mi informò. -Buona notte allora.-
-Buona notte, Ian.-
Ci sorridemmo ancora una volta, poi entrambi entrammo
nelle "nostre" camere.
-Buon giorno!- feci uno sbadiglio e poi mi sedetti al
banco accanto a Koral.
-Cos'è quella faccia?- mi chiese la mia migliore
amica, appoggiando la schiena al muro e voltandosi completamente verso di me.
-Ho dormito poco. Bene, ma poco.- la informai,
appoggiando la testa sul banco e chiudendo gli occhi.
Quella notte non ero riuscita a prendere sonno se non
per un paio d'oretta, nonostante il letto fosse di una comodità assurda.
Non ero riuscita a dormire perchè avevo pensato e
ripensato per tutta la notte che Ian Somerhalder dormiva nella stanza accanto
alla mia e quella cosa mi sembrava sempre più assurda ogni minuto che passava.
-Gary ti ha lasciato fuori casa?-
Annuii, avendo solo la forza per aprire gli occhi.
Quella mattina ero pure sgattaiolata via pur di non
incontrare Ian. Non volevo mi accompagnasse davvero da Gary, non volevo che
continuasse con le sue insistenti domande.
-E dove hai dormito? Potevi venire da me!-
-Koral sai che la strega non mi vuole a casa e poi
come avrei fatto ad avvisarti senza un cellulare?- la feci ragionare io.
-E scusa sei stata di nuovo qui?-
Ecco. Quella era la parte più difficile. Come facevo a
dire a Koral dove avevo dormito senza che cominciasse ad urlare come un'ossessa
per tutta la scuola?
-Ho dormito...- colpo di tosse simulato. -...da Ian.-
enorme colpo di tosse.
Koral si accigliò, avvicinandosi a me e costringendomi
ad alzare la testa dal banco. -No, scusa, non ho capito.-
Divenni completamente rossa. -HodormitodaIan!-
dissi tutto d'un fiato.
Koral inarcò le sopracciglia. Io sbuffai. -Ho dormito
da Ian.- ripetei più lentamente.
Koral prima aprì e chiuse gli occhi più volte, poi
assunse un'espressione confusa e dopo ancora, quando realizzò cosa aveva detto,
si alzò di scatto dalla sedia.
-Hai dormito a casa di...- cominciò ad urlare, ma io
riuscii a metterla seduta intimandole di stare zitta.
-Koral, per favore! Comunque si, ho dormito lì.-
-Ti sei intrufolata in casa? C'hai preso gusto eh!-
Roteai gli occhi. -No, mi ha beccato di nuovo in aula
recitazione mi ha portato a casa con lui.-
-Non ci posso credere! Hai dormito a casa di IAN
SOMERHALDER! E com'è in pigiama? L'hai visto nudo? Vi siete fatti la doccia
insieme?!-
Io scoppiai a ridere. -Partiamo dal fatto che ho
dormito in un'altra stanza. E poi non farti i tuoi soliti film. Non si
azzarderebbe mai ad avvicinarsi a me come pensi tu, io ho 17 anni, lui 33 e per
di più il mio insegnante.-
-Beh.- Koral non era troppo convinta. -Se proprio
vogliamo metterla così, i professori non si portano gli studenti a casa. Il mio
Paul non mi ha invitato a casa sua.-
-Forse perchè ha capito che lo violenteresti nella
notte.- dissi, con le lacrime agli occhi per le risate.
-Beh, si, forse si.-
Entrambe scoppiammo a ridere, ma quel clima sereno
sparì nel momento in cui entrò Philipps in classe.
Ovviamente quel giorno avrebbe interrogato in
matematica e indovinate un po' chi avrebbe chiamato?!
Uscii da scuola, parecchio arrabbiata a causa di
Philipps e delle sue carognate.
Sgattaiolai letteralmente via per non incontrare Ian.
Quel giorno non avevamo avuto la lezione di recitazione e quindi non l'avevo
visto, ma di certo non volevo sforzare la fortuna.
Esultai mentalmente per non averlo incontrato nemmeno
nel cortile, di certo non sarei riuscita a guardarlo negli occhi dopo essere
letteralmente scappata via da casa sua.
Svoltai l'angolo, tirando un sospiro di sollievo, che,
però mi si bloccò in gola.
Appoggiato alla sua bellissima auto nera, c'era Ian,
con le braccia incrociate al petto e gli occhi nascosti dalle lenti scure.
Il cuore cominciò subito a battere velocemente. Ma
come si poteva essere così belli?
-Sai.- Ian si staccò dalla macchina, per poi venire
verso di me. -Non è stato carino svegliarmi e non trovarti. Non si ringrazia
così con chi è stato gentile con te.-
Io ero completamente paralizzata, senza sapere cosa
dire.
-Ti hanno mangiato la lingua, Cenerentola?-
Per poco non svenni. Poi mi ricordai della recita e
che lui mi aveva chiamato così per il mio ruolo e non perchè avesse capito di
quella sera.
-Perchè sei scappata?- continuò.
-Perchè...- perchè mi vergognavo. -Senti, se sei
venuto fin qui per essere ringraziato lo faccio, eh! Ma non ti facevo un tipo a
cui piace sentirselo dire!- sbottai, incrociando le braccia al petto.
Ian scoppiò a ridere, facendo accelerare ancora di più
i miei battiti.
-Non voglio sentirmelo dire. Però non è stato carino
cercarti per tutta la casa. Potevi almeno salutarmi.-
-Dovevo andare a scuola.-
Ian fece un sorriso sghembo, forse aveva capito che
era inutile continuare in quella maniera con me.
-Dai, ti accompagno da...come hai detto che si chiama?
Gary?-
-No, Ian, davvero. A Gary non piacciono gli estranei.-
cercai di persuaderlo, ma ancora non avevo fatto i conti con la sua testardaggine.
-Io non sono un estraneo, sono il tuo insegnante. Dai,
andiamo.-
Ritornò alla macchina e mi aprì la portiera, per poi
farmi cenno di salire.
Sapevo che era inutile controbattere, così, sbuffando,
entrai in macchina.
-Puoi lasciarmi qui.- dissi a Ian, scendendo dalla
macchina.
Eravamo di fronte al locale di Gary.
-Una volta che sono qui ti accompagno.- Ian spense la
macchina e mi raggiunse.
Non volevo che Gary mi vedesse arrivare con lui,
perchè sapevo che dopo se la sarebbe presa con me. Gli piaceva da morire
prendersela con me.
-Ian, per favore...-
-Cosa c'è che non posso sapere, Dayana? Così mi fai
solo insospettire.- divenne serio, togliendosi gli occhiali e inchiodandomi con
i suoi occhi cristallini.
Sbuffai e per l'ennesima volta cedetti, sperando
almeno che non ci fosse Gary.
Mi avviai all'interno del locale, salutando qualche
ragazzo che lavorava lì, mentre vedevo Ian accanto a me scrutare ogni
particolare del locale.
-Non è come i locali a cui sei abituato tu. E' solo un
piccolo pub.- dissi, avviandomi verso l'ufficio di Gary.
Ad ogni passo i miei battiti aumentavano.
-Sembra piuttosto intimo. Non è male.-
-Beh, se devi lavorarci si.- feci un sorriso amaro.
-Lavori qui?-
-Ogni tanto.- per guadagnarmi da mangiare. Però,
ovviamente, quello non glie l'avrei mai detto. -Beh, sono arrivata, allora ciao
e grazie.- cercai di liquidarlo e molto probabilmente lui se ne accorse, perchè
scoppiò in una leggera risatina.
Stava per rispondermi, quando la porta alle mie spalle
si aprì.
-Dayana.- tuonò la voce alle mie spalle.
Oh, cazzo!
-Gary!- mi voltai, cercando di apparire più tranquilla
di quanto fossi. Non dovevo far insospettire Ian più del dovuto.
-Salve.- fece Ian alle mie spalle, tendendo la mano a
Gary. -Piacere Ian.-
Gary guardò sospettoso la mano tesa di Ian. -Gary.-
disse semplicemente, senza stringere la mano di Ian. -Dove sei stata?- tuonò
poi verso di me. -Chi è questo qui? Non è un po' troppo grande per te?-
-Sono il suo insegnate.- rispose freddo Ian, al posto
mio.
-Cosa cazzo hai fatto questa volta?- mi afferrò
aggressivamente per una spalla, strattonandomi verso di lui.
-Non ho fatto niente!-
Ian posò la mano sul polso di Gary, guardandolo
intensamente, per fargli capire che doveva lasciarmi.
Gary lo fece, ma lo sguardo che mi lanciò mi fece
chiaramente capire che me l'avrebbe fatta pagare dopo.
-L'ho semplicemente accompagnata a casa.-
-Bene. Grazie allora. Se adesso vuole scusarci.- Gary
gli indicò l'uscita, ma Ian non sembrava intenzionato a muoversi da lì.
-Ian...- biascicai accanto a lui, guardandolo
intensamente negli occhi. Speravo mi capisse, capisse che così stava solo
peggiorando la situazione.
-Ok. Arrivederci, allora. Ci vediamo domani, Dayana.-
-A domani professore.-
Ian lanciò un ultimo sguardo a Gary, poi sparì dietro
l'angolo.
Come c'era da aspettarsi, Gary mi afferrò per le
spalle e mi strattonò nell'ufficio, senza premurarsi nemmeno di chiudere la
porta.
-Quante cazzo di volte ti ho detto che non devi
crearmi problemi?!- sbraitò.
-Non ho fatto niente, Gary, te lo giuro!- nessuno
riusciva a farmi paura quanto lui.
-Niente, eh? E allora perchè quel damerino era qui?!-
-Gary, non...-
Ma non mi lasciò il tempo di finire la frase, perchè
mi colpì in viso con un violentissimo schiaffo.
Caddi a terra, massaggiandomi la guancia e guardandolo
con le lacrime agli occhi.
All'improvviso, come una furia, rientrò Ian nella
stanza, afferrando Gary per il colletto della maglia e inchiodandolo al muro.
Ma dove si era nascosto? Possibile che nè io nè Gary c'eravamo accorte
di lui?
-Lasciami andare, damerino.- fece Gary, per nulla
intimorito da Ian.
-Ma che cazzo di uomo sei a picchiare una donna!-
ringhiò Ian.
-Quella non è una donna. E' una morta di fame, una
bastarda figlia chi sa di chi!-
Le parole di Gary non mi colpirono più di tanto, ormai
le sentivo praticamente ogni giorno.
-Non la lascio qui un minuto di più.- Ian lasciò
andare Gary, guardandolo con disprezzo. -Ti denuncio non appena metto piede
fuori di qui.-
-Ian no, per favore!- se lo avesse denunciato, io
sarei dovuta ritornare in orfanotrofio.
-Stalla a sentire damerino. Non ti conviene.-
Mi alzai, tirando Ian per un braccio. -Nessuno
ricaverà niente di buono se lo denunci. Io e Gary abbiamo un patto!-
-Che patto?- mi chiese, senza staccare gli occhi da
Gary.
-Lui mi permette di stare a casa sua e in cambio io
sto buona, in modo che possa incassare l'assegno dello Stato.- gli dissi,
cercando di persuaderlo.
Ian guardò prima me, poi Gary. Come la sera prima, lo
vidi soppesare un'idea che gli balzava in testa.
Sospirò. Ecco, aveva di nuovo lo sguardo delle
cazzate.
-Ti propongo un patto.-
-Sentiamo.- fece Gary, incrociando le braccia al
petto.
-Io qui non la lascio un minuto in più. Dayana viene a
stare da me, ma tu continuerai ad incassare l'assegno.-
CHE COSA?!
Era impazzito, decisamente!
Ma perchè gli importava in quel modo?!
Gary mi guardò, decidendo se accettare o meno.
-Deve però continuare a lavorare al locale.-
-E' fuori discussione.- esordì subito Ian.
-Allora non ci sarà nessun patto.-
-Allora ti denuncio.- fece Ian, con il suo stesso tono
di voce.
-Solo due volte a settimana.-
-Ci sto!- feci io, bloccano Ian che di certo avrebbe
rifiutato.
-Perfetto, affare fatto.- fece Gary, contento di
sbattermi definitivamente fuori.
-Ok.- mormorò Ian tra i denti. -Andiamocene allora.-
mi mise una mano sulla spalla e ci avviammo alla porta.
Arrivato lì, però, si fermò. -Scusa, ho dimenticato
una cosa.-
Si voltò e ritornò da Gary, colpendolo con un
potentissimo pugno in faccia. -Le donne non si toccano, stronzo.-
Poi ritornò da me e insieme uscimmo dal locale.
Salveeee bellezze! Come state?
Che ne pensate del capitolo? …Ian si è portato casa
Dayana. Lei riuscirà a mantenere il suo segreto?
Fatemi sapere cosa ne pensate, anche perché non so se
poi effettivamente ne vale la pena di continuare o meno, anche se io mi sto
divertendo da matti a scrivere questa storia xD
Non voglio dilungarmi troppo, anche perché il capitolo
è già lungo da solo xD
Grazie mille a tutte coloro che leggono e
recensiscono!
-Questa allora da oggi a non so quando sarà casa tua.-
fece Ian con un sorriso, trasportando in casa le poche cose che avevo da Gary.
-Già.- dissi con un sorriso a metà tra il felice e
l'imbarazzato.
Io che abitavo con Ian Somerhalder.
Assurdo. Mi sembrava ancora così fuori dal mondo una
cosa del genere.
-Però mi raccomando: nè la
scuola nè la stampa deve sapere niente.- fece Ian
serio, richiudendosi la porta alle spalle.
-Non preoccuparti. Di certo non avevo l'intenzione di
andare in giro con un cartello che dice "sono la coinquilina di Ian
Somerhalder".- gli risposi, prendendo il mio zaino in spalla.
In realtà non mi era piaciuto il fatto che Ian
credesse che sarei andata a spandierare ai quattro
venti che abitavo con lui. Di certo non volevo incasinargli la vita...
-Speriamo non ci pensi Koral a quel cartello.- fece
Ian ridacchiando.
Sorrisi anche io, ma in realtà quella non era
un'ipotesi del tutto da scartare.
-Sei sicuro di quello che stai facendo?- dissi,
raggiungendolo in cucina.
-Certo che sono sicuro. Altrimenti non l'avrei mai
fatto.-
Ero in difficoltà. Decisamente non sapevo come
comportarmi.
Era già difficile mantenere il segreto solo a scuola,
ma vivere sotto lo stesso tetto forse non era proprio una bella situazione.
-Puoi mandarmi via quanto vuoi!- proruppi
all'improvviso, con il viso tutto rosso.
Ian venne verso di me e mi appoggiò una mano sulla
spalla. -Non ho nessuna intenzione di mandarti via. Nè
adesso nè in futuro. A meno che non sia tu a
volertene andare.-
...Ma come potevo decidere autonomamente di lasciare
quei meravigliosi occhi azzurri?!
-Grazie.- mi sentivo in dovere di dirglielo. Era come
se Ian mi avesse salvato e io stessi per cominciare una nuova vita.
Lui non mi rispose, si limitò a sorridermi e a
scompigliarmi i capelli.
-Sai, ho un'idea.- disse poco dopo, sparendo in
salotto, per poi ritornare dopo poco con una macchina fotografica tra le mani.
Era una di quelle macchine istantanee, che subito sviluppavano la foto. -Hai
detto che questa casa è fredda. Rendiamola più...viva.-
Si avvicinò a me, mi passò un braccio intorno al collo
e mi attirò maggiormente a lui. -sorridi.- disse e poi scattò la foto.
Probabilmente io ero venuta con la bocca aperta e gli
occhi spalancati, perchè mi aveva decisamente colto di sorpresa.
Sentivo le spalle quasi pulsare al contatto con il suo
braccio. Lo allontanò da me solo per prendere la foto. La agitò leggermente,
per poi soffermarsi a guardarla.
Fortunatamente non avevo nè
la bocca aperta e nè gli occhi spalancati. Entrambi
avevamo un sorriso dolce stampato in faccia e constatare che sembravamo quasi
padre e figlia fu come un pugno in pieno stomaco.
-Sembriamo padre e figlia.- dissi, dando voce ai miei
pensieri.
Ian scoppiò a ridere. -Li porto davvero così male i
miei anni?-
No, per nulla. Sei un figo assurdo.
No, di certo quello non glie lo potevo dire.
-Non li porti male. Constatavo solo che hai 13 anni in
più.- dissi solamente, imponendomi di non saltargli addosso.
-Beh, non pensiamoci va!- mi sorrise ancora, per poi
avvicinarsi al frigo e tenendo ferma la foto su di esso con una calamita.
Quel gesto mi riempì il cuore di tenerezza.
Forse per una volta potevo avere una famiglia.
-Hanno suonato!- dissi, con la mano infilata nei
popcorn, seduta sullo splendido divano blu di Ian.
Stavamo entrambi sul divano a guardare un film, un po'
tesi e a volte imbarazzati.
Per quanto volesse dimostrarsi tranquillo, vedevo che
Ian non era più abituato ad avere una "coinquilina", anche se in quel
momento mi sentivo più un cane randagio che altro.
-Io non mi muovo!- fece di rimando lui, con gli occhi
incollati al televisore.
-Mi stai costringendo ad andare, vero?- un altro suono
del campanello.
Ian annuì con un ghigno, per poi infilarsi un altro
popcorn in bocca.
Sorrisi anche io, scuotendo la testa e mi alzai dal
divano per dirigermi alla porta.
L'aprii, senza nemmeno preoccuparmi di chiedere prima
chi fosse.
-Tu non mi sembri decisamente Ian.-
Davanti a me c'era un confuso Paul Weasley, che, molto
probabilmente, si stava chiedendo cosa ci facesse una sua alunna a casa di Ian.
-No, direi di no.- mi feci da parte, imbarazzata.
Forse Ian voleva che proprio nessuno sapesse che io
ero lì. Però se voleva "tenermi segreta" perchè mandare me alla
porta?!
-Ian cosa ci fa lei qui?- Paul entrò in casa, guardando
Ian come se fosse un marziano. -Amico, capisco che la rottura con Nina è stata
dura, ma addirittura con una minorenne...-
Divenni rossa tutta d'un colpo, mentre Ian scoppiò in
una fragorosa risata. Possibile che niente lo mettesse in imbarazzo?!
-Ma che hai capito!!- dissi stridula, facendo voltare
Paul verso di me.
-Le ho solo detto che poteva restare qui, dal momento
che non aveva un posto dove stare.- fece semplicemente Ian, invitando me e Paul
sul divano.
Entrambi, decisamente imbarazzati, ci sedemmo.
Io ero praticamente tra Ian e Paul.
Ecco, potevamo dire che la situazione non era delle
migliori, anche se molto probabilmente ero la ragazza più invidiata del mondo
in quel momento.
-E i genitori?- chiese Paul, prendendo qualche
popcorn.
Sembrava essere di nuovo a suo agio. Ma tutti gli
attori erano così lunatici?
-Non esistono.- mi intromisi, prendendo una manciata
di popcorn.
Ero l'unica a pensare che quella scena era
drammaticamente comica?
-Che significa che non esistono?-
-Cristo Santo, Paul, non ci sono, non li ha. Ma è un
interrogatorio!- sbottò Ian all'improvviso.
-Si, ok, ma non ti arrabbiare. Sai, se ti sale la
pressione alla tua età...può essere fatale...-
Ian, di tutta risposta, afferrò un cuscino del divano
e glie lo scaraventò contro, tutto questo con me tra di loro.
Paul, che ovviamente non aveva intenzione di
comportarsi da trentenne qual era, pensò che il comportamento giusto da avere
fosse quello di lanciare a Ian dei popcorn.
...Ed ero io la minorenne?!
Riuscii a schivare un altro cuscino di Ian rivolto a
Paul ( ma quanti cuscini c'erano su quel divano?!), ma, nell'alzarmi di scatto,
andai a sbattere contro il tavolino basso davanti al divano.
Bene. Come sciogliere definitivamente il ghiaccio se
non con una bella figura di merda?
Stavo per cadere a terra, aspettandomi anche di
distruggere quello che mi sembrava un costosissimo tavolino per salotti, quando
l'impatto col suolo non arrivò mai.
Mi sentii afferrare per le braccia e solo dopo mi resi
conto che ad avermi afferrata furono sia Ian che Paul, che erano scattati
subito dal divano. Entrambi mi tenevano per un braccio, con il risultato che ci
ritrovammo a pochi centimetri di distanza tra noi.
Imbarazzata e con la voglia di sprofondare,
riacquistai equilibrio e mi staccai da loro, cercando di riportare la
tranquillità di poco prima.
-Grazie..- sussurrai.
-Di nulla.- fece Paul, mentre Ian ritornò
semplicemente seduto.
Avevo già detto che quella situazione era assurda?
-Beh...io vado a dormire, vi lascio da soli.- sorrisi,
guardando entrambi. Ma come si faceva ad essere così belli. -Buonanotte...-
-Buonanotte, Dayana.- fece Ian, seguito poco dopo da
Paul.
-Ciao..- dissi di nuovo, dando un bacio sulla guancia
a Ian. -Grazie davvero.-feci un altro
cenno di saluto a Paul e poi mi diressi in camera mia.
Ovviamente inutile dire che diventai rossa per
l'imbarazzo.
Ma che diavolo mi era saltato in mente?! Dare un bacio
sulla guancia ad Ian e per di più davanti a Paul...
Quella situazione stava...decisamente degenerando.
Salveeee!
Allora, volevo cominciare col dirvi che mi avete
spiazzata! xD
Per la piega che aveva preso la storia, non mi
aspettavo di certo ben 8 recensioni per un solo capitolo! Davvero non so come
ringraziarvi e poi mi avete scritto tutte cose bellissime!
Siete fantastiche!
Coooomunque, questo
capitolo non è lungo come quello precedente, ma serviva per descrivere l’inizio
della vita di dayana con Ian e con un Paul Weasley
che sarà sempre più presente!
Era passata una settimane da quando mi ero
"traferita" a casa di Ian. Vivere con l'attore internazionale Ian Somerhalder stava diventando pian piano una cosa normale,
anche se non mi ero del tutto abituata a vederlo gironzolare in casa con solo
un asciugamano o a guardare film con lui seduti sul divano o semplicemente
ritornare a "casa" e vederlo.
Di certo l'assurdità di vivere con un attore famoso
aveva surclassato l'idea che un attore famoso ti facesse da insegnante di
recitazione.
Ovviamente, con il passare dei giorni, ero diventata
anche amica di Paul, che ormai non era più "l'altro insegnante", dal
momento che passava pressochè tutte le sere a casa di
Ian.
Erano davvero inseparabili e più che amici sembravano
due fratelli.
Avevo capito, quindi, il segreto del loro essere così
bravi su set: loro non fingevano di essere fratelli in modo impeccabile, loro
si sentivano davvero fratelli.
Era un po' il rapporto che io avevo con Koral: non riuscivo lontanamente a pensare una vita senza
di lei, scherzi e piani folli inclusi.
Oltretutto avevo saputo che tra i ragazzi del set si
era sparsa la voce che Ian si fosse portata una fantomatica ragazza a casa.
Forse era stato Paul a spargere quella voce, anche se lui negava costantemente
che fosse così.
Inutile dire che Koral aveva
cominciato ad odiarmi dal profondo del cuore, anche perchè le avevo detto che
non potevo invitarla di punto in bianco da Ian, dal momento che era troppo poco
tempo che abitavo lì per sentirmi a casa.
Quindi, per questo, mi beccavo maledizioni continue,
anche se non erano nulla che un bel gelato non cacciasse via. Koral era facilmente influenzabile, per mia fortuna.
Cosi, quel giorno, dopo un'interminabile lezione di
biologia, tornai a casa, desiderando ardentemente la tranquillità di quel
luogo.
Ogni volta che tornavo a casa, Ian era sempre lì che
mi aspettava: mi offriva una tazza di caffè (perchè sapeva che la mattina
raramente facevo colazione) e mi chiedeva com'era andata la giornata.
Quel semplice gesto mi piaceva, mi faceva sentire
coccolata, anche se Ian lo faceva probabilmente inconsapevolmente.
Quando rientrai a casa, però, quel martedì, non c'era
quella scena idilliaca ad aspettarmi.
Appena entrata sentii provenire delle voci arrabbiate
dal salotto: una era sicuramente quella di Ian, ma l'altra?
Era una donna, senza ombra di dubbio e sembrava
stessero discutendo animatamente.
Inizialmente mi preoccupai: i miei precedenti
familiari ( o meglio i miei numerosissimi affidi finiti male), non mi facevano
presagire nulla di buono.
Mi avvicinai piano al salotto, fermandomi sulla soglia
e constatando che la persona con cui Ian stava discutendo era Nina Dobrev.
Ma non si erano lasciati? Cosa voleva ancora?
In quel momento provai pena per Ian. Era sicuramente
difficile incontrare ogni santo giorno la donna che ti aveva spezzato il cuore
e fingere anche di amarla.
Certo, sempre che fingesse.
-Le mie decisioni non ti riguardano più, Nina.- sentii
dire ad Ian.
-Mi riguardano perchè per l'opinione pubblica noi
stiamo solo affrontando un periodo di crisi. Che figura farei se...- Nina si
bloccò all'improvviso, voltandosi verso di me. Bene, mi aveva notato. -E così è
questo il randagio che ti sei portato a casa?!- sibilò con sprezzo, puntandomi
un dito contro.
Un...che?
Inarcai le sopracciglia. Ma che voleva quella tizia?
Stavo per risponderle a tono, quando lo fece Ian per
me. -Ma come ti permetti! E' una persona, Nina! Sapevo che il tuo egocentrismo
ti impediva di considerare gli altri, ma qua siamo arrivati a livelli assurdi!-
sbraitò Ian.
Non riuscii a trattenere un sorrisino soddisfatto: mi
faceva piacere che Ian mi difendesse.
Il sorrisetto, però, non sfuggì a Nina.
-E tu che hai da sorridere tanto? Ma non ti rendi
conto che sei solo il suo nuovo caso umano?!-
Spalancai la bocca, incredula che quella fosse davvero
la Nina Dobrev dolce e carina che appariva in
pubblico, ma se credeva di potermi trattare così, aveva di certo sbagliato.
-Senti un po’.- questa volta fui a interrompere Ian.
-Non so cosa ti sia saltato in testa per arrivare qui e sbraitare come una
pazza. Il caso umano forse sarai stata tu, perchè sinceramente non vedo come
Ian ti abbia sopportato per tutto il tempo in cui siete stati insieme!- avevo
detto tutto d'un fiato, lasciando sbigottita non solo Nina, ma anche Ian.
Di certo nessuno dei due si aspettava una tale
sfuriata da me, ma quella ragazzina mi dava sui nervi.
Nina boccheggiò parecchie volte, ma poi, invece che
rispondere a me, si rivolse a Ian. -Bene, bel soggetto che ti sei portato a
casa. Non stupirti se ti distruggerà la casa...e la carriera.- sibilò, per poi
guardarmi un'ultima volta e superandomi per uscire.
Dopo che la porta venne sbattuta con forza, io e Ian
rimanemmo a fissare un punto impreciso della stanza.
Forse avevo decisamente esagerato...
Ian si sedette sul divano, appoggiando il mento sulle
mani intrecciate.
Mi avvicinai a lui. Aveva un'aria decisamente funebre.
Avrei dovuto consolarlo o scusarmi?
-Ian, non...non merita di farti stare così...- cercai
di consolarlo, appoggiandogli la mano sulla spalla, ma Ian la allontanò
seccato.
-E tu cosa ne sai di cosa merito?- inchiodò i suoi
occhi azzurri nei miei, che per la prima volta erano pieni di rabbia.
-Stavo...stavo solo...-
-Stavi solo cercando di intrometterti nella mia vita.-
davvero voleva dare la colpa a me?
-Ian, non...- per l'ennesima volta mi bloccò,
impedendomi di parlare.
-Niente Ian! Se vuoi restare in questa casa impara a
farti gli affari tuoi!- sibilò irritato, guardandomi sempre con più rabbia.
Io non sapevo cosa dire, anche perchè quello che avevo
detto a Nina non poteva averlo seccato così tanto.
-Se è per quello che ho detto a Nina, mi dispiace, ma
ho solo cercato di difendermi!-
-E' questo il punto! Tu non dovevi dire proprio nulla
a Nina perchè non dovevi proprio essere lì ad origliare!- Ian si alzò di scatto
e io feci un passo indietro, alzando le braccia davanti al viso.
Sgranai gli occhi. Era stato un gesto istintivo,
sapevo che Ian non mi avrebbe mai colpito, ma c'ero passata così tante volte
che mi era venuto automatico cercare di parare un eventuale colpo.
Alzai il viso, incrociando gli occhi di Ian.
Lui era immobile, stupito quanto me del mio gesto.
-Io...io...- mi sentivo in dovere di giustificarmi.
Ma non potevo parlare, non in quel momento. Così feci
la cosa più sbagliata, ma quello che ero abituata a fare: mi voltai e uscii di
corsa.
Come sempre, invece di reggere un confronto con le
persone, scappavo vigliaccamente.
Bussai per l'ennesima volta alla porta di Joe, il mio migliore amico da quando avevo tre mesi ed ero
stata trovata sulle scale dell'orfanotrofio.
Joe, come me, era
cresciuto all'orfanotrofio e quello che ci legava era più profondo di una
semplice amicizia.
Gli volevo bene al pari di Koral:
sapevo che su di lui potevo sempre contare, che ci sarebbe sempre stato per me
e che mi avrebbe difeso incondizionatamente.
Era la mia spalla su cui piangere, la persona a cui
rivolgermi se avevo bisogno d'aiuto.
Ovviamente era il migliore amico anche di Koral, che si era affezionata immediatamente a Joe, tanto da sembrare più due fidanzati che due amici.
-Joe, aprimi!- sapevo che
era in casa o almeno così speravo...
Dopo qualche interminabile secondo sentii dei passi
strascicati dall'altro lato della porta e poco dopo Joe
mi aprì, con gli occhi ancora assonnati e i capelli scompigliati.
Joe aveva i capelli
castano scuro perennemente in disordine, grandi occhi verdi, la carnagione
scura e l'accento terribilmente sexy. Tutto contornato da un fisico da Dio
greco e l'aria da bello e impossibile. Se non fosse il mio
"quasi-fratello" me ne sarei di certo perdutamente innamorata, ma sapevo
che tra noi non ci sarebbe mai stato un simile sentimento.
-Aya!- appena mi vide sembrò
svegliarsi del tutto e si spostò per farmi entrare. -Che è successo? Non dirmi
che quel porco ti ha di nuovo messo le mano addosso!- fece lui preoccupato,
prendendomi il mento tra le dita per ispezionarmi meglio.
-No, Joe, tranquillo, non
abito più da Gary.-
Joe inarcò le
sopracciglia, guardandomi scettico. -E dove staresti adesso?-
-Non posso dirtelo, ma è una persona apposto. E' di un
altro livello.- sentivo il bisogno di rassicurarlo.
-E allora perchè sei qui?-
-Quanta voglia di vedermi!- feci io ironica, andandomi
a sedere sul suo divano.
-Piccola, sai che ho sempre voglia di vederti. Ma ogni
volta che vieni dopo mi ritrovo inevitabilmente a prendermi a pugni con Gary.-
fece lui, sedendosi accanto a me.
-Adesso davvero non è successo nulla, avevo solo
voglia di passare del tempo col mio amico del cuore!- feci un sorriso a 32
denti, sperando che mi credesse.
-Farò finta di crederci, anche perchè deve essere
qualcosa di serio se mi hai svegliato dopo che ho lavorato tutta la notte al
locale di Mick.-
-Oddio è vero! Scusami, Joe!
A proposito, come sta Mick?-
Joe si grattò la
testa. -Mha, tutto bene. Anche se gli manchi. E anche
Koral.-
Sorrisi. Era incredibile come Koral
non appartenesse al mio mondo, trovandosi però così a suo agio in esso.
Era voluta bene da tutte le persone che erano
importanti per me.
-E allora stasera perchè non andiamo al locale? O devi
lavorare?-
-No, non devo lavorare. Però dato che io ho la moto
purtroppo non possiamo passare a prendere Koral.-
-Non importa, è relegata in casa a causa del quattro
in matematica.- gli spiegai.
-E' sempre la solita. Beh...ti fermi a mangiare qui e
poi andiamo al locale?-
-Volentieri!- sorrisi.
Io e Joe cominciammo a
parlare di tutto, prendendoci in giro e lanciandoci dei cuscini di tanto in
tanto.
Mi faceva bene stare con lui, era un toccasana a cui
non riuscivo a rinunciare.
Pranzammo, divertendoci a cucinare le cose più strambe
e costringendo l'altro a mangiarlo.
Era proprio il mio migliore amico!
Alle cinque del mattino seguente Joe,
con la sua moto nera, mi riaccompagnò a casa, guardando poi scettico la
villetta che gli avevo indicato.
-Sicura di abitare qui? Non è che sei completamente
ubriaca?- fece Joe, inarcando le sopracciglia.
-Beh, un...un po' ubriaca lo sono, ma...ma abito
davvero lì! Però...shhhh, nessuno deve saperlo! E' un
seeegreto!- dissi, per poi scoppiare a ridere.
Ok, ero decisamente andata.
-Va beh, non credo di voler sapere altro!- anche Joe sorrise, non del tutto sobrio.
Gli diedi così una pacca sulla spalla, scendendo poi
goffamente dalla moto. -Grazie per la serata, Joe.-
-Quando vuoi piccola. Sai che ci sono sempre per te.-
mi accarezzò una guancia, per poi rimettere in moto.
-Ci vediamo!- gli diedi un bacio sulla guancia,
avviandomi poi verso la porta di "casa".
Lo salutai con la mano prima che svoltasse l'angolo,
per poi trafficare nel mio zaino e trovare con difficoltà le chiavi che Ian mi
aveva dato una settimana prima.
Entrai in casa, barcollando leggermente e cercando di
non scoppiare a ridere come una stupida.
-Ti sembra questa l'ora di rientrare?- una voce
decisamente irritata mi arrivò alle spalle, facendomi sobbalzare.
Mi voltai, trovando un incazzatissimo Ian appoggiato
alla finestra che dava sul giardino.
-Ero preoccupato da morire.- si staccò dalla parete,
venendo verso di me. -Non la potevi fare una telefonata?!-
-Io...io...- scoppiai a ridere.
Ma perchè anche da ubriaca non riuscivo a essere
seria?!
-Sei completamente ubriaca?- ringhiò quasi Ian. -E chi
era quel tipo?-
-Ecco, mi hai appena chiesto due cose che non sono
affari tuoi.- dissi, puntandogli un tremolante dito contro.
-Se vivi a casa mia devi rispettare delle regole,
ragazzina. Tornare a un'ora decente e chiamarmi se fai tardi sono tra queste!-
-Sembri mio padre!- sbottai, lasciando lo zaino
nell'ingresso e avviandomi di sopra.
-Se avessi avuto un padre di certo non ti saresti
trovata in questa situazione.-
Ero arrivata solo al primo gradino, ma mi voltai per
fronteggiarlo. Aveva davvero detto quelle cose orribili?
-uno:"Quel tipo"
si chiama Joe ed è la persona più affidabile di
questo mondo e due: non ti ho chiamato perchè io non ho il cellulare, perchè
non ho mai avuto i soldi per comprarmelo, ma anche se l'avessi avuto, di certo
tu non ti sei preoccupato di darmi il tuo numero!- sibilai, arrabbiata almeno
quanto lui. -Mi dispiace che la mia presenza in questa casa ti infastidisca
tanto, posso levare le tende quando vuoi.- conclusi.
Guardai Ian. Nei suoi occhi non c'era più traccia di
rabbia, mi guardava semplicemente con rammarico.
-Ne riparleremo domani. Va a dormire.-
Non gli risposi, gli diedi semplicemente le spalle e
mi avviai in camera.
Ciaooo! …E buona
Domenica!
Che ne dite del capitolo? …Abbiamo fatto la conoscenza
di un nuovo personaggio, Joe, amico di Dayana da praticamente tutta la vita!
Dayana e Ian poi che
litigano... e lei si ubriaca ahahaha ..di bene in
meglio!
Beh, infondo Dayanaè la ragazza cresciuta tra l’orfanotrofio e
la strada, quindi non è il tipo che si chiude in camera e piange, lei infatti
fa cose sbagliate xD
Spero che il capitolo vi piaccia e colgo l’occasione
per ringraziare tutte le persone che hanno recensito, letto e messo tra i
seguiti/preferiti! Davvero grazie di cuore!
Capitolo 9 *** Capitolo 9: Riappacificazioni e avvicinamenti ***
Capitolo 9:
Riappacificazioni e avvicinamenti
Quella notte non ero riuscita proprio a prendere sonno
e per di più la sera sarei anche dovuta andare al locale di Gary.
L'idea non mi piaceva per niente, soprattutto
considerando che molto probabilmente Ian mi avrebbe mandato via.
Non sapevo se mi piaceva meno l'idea di ritornare da
Gary oppure quella di ritornare a considerare Ian solo il mio insegnante.
Anche se era passata solo una settimana, mi sentivo
incredibilmente bene in sua presenza e non avrei voluto mai abbandonare il
luogo che per la prima volta potevo definire casa.
Mi piaceva Ian, mi piaceva stare con lui, mi piaceva
passare le serate con Paul e mi piaceva vivere in quello stato di serenità e
benessere.
Sbuffai, chiedendomi se Ian ce l'avesse ancora con me.
Guardai l'ora: erano le sette del mattino. Sbuffai di
nuovo: dovevo prepararmi per andare a scuola e quella giornata avevamo anche la
lezione di recitazione.
Così, mi alzai dal letto, afferrando una felpa e un
paio di jeans e mi diressi in bagno.
-Dayana.- mi sentii chiamare alle mie spalle.
Mi voltai: Ian era sull'uscio della sua camera, con
indosso solo i pantaloni di una tuta. Aveva anche lui l'aria stravolta.
Che anche lui non avesse dormito?
-Possiamo parlare?-
Io annuii, posando i vestiti sul mobiletto del
corridoio e facendo qualche passo verso di lui.
-Dimmi...- sussurrai, cercando di prepararmi all'idea
che Ian stesse per mandarmi via.
-Mi dispiace per ieri. Ero arrabbiato per colpa di
Nina e me la sono presa con te. In fondo avevi tutti i motivi per risponderle a
tono.- disse, stupendomi.
Di certo non mi aspettavo che mi chiedesse scusa.
-Non...non importa.-
-No, importa invece. Importa perchè tu hai cercato di
difenderti da me. Dayana, io non ti colpirei mai, devi credermi.- si avvicinò
del tutto a me, prendendo le mie mani tra le sue.
Quindi era per quello che non aveva dormito?
Io lo sapevo che lui non mi avrebbe mai colpito e
l'idea che probabilmente non aveva dormito per quello mi riempì il cuore di
tristezza.
Non volevo si sentisse così.
Ebbi uno scatto, dimenticando quanto in realtà fossimo
già vicini. -Lo so!- mi affrettai a dire, a pochi centimetri da lui. -So che
non mi avresti mai colpito, Ian!-
Ian sorrise, lasciando una mia mano e accarezzandomi
una guancia. -Tutto chiarito allora?- mi chiese con dolcezza.
Io mi persi nell'infinità dei suoi occhi azzurri,
dimenticando anche la domanda che mi aveva fatto.
-Ma certo!- dissi, dopo aver ripreso contatto con la
realtà.
-bene, a tal proposito...- lasciò le mie mani e
ritornò nella sua camera, per poi ritornare di nuovo da me con un pacchettino
tra le mani. -Ovviamente non l'ho comprato, però ce l'avevo qui in casa e non
l'ho mai usato.-
Presi il pacchettino, che si rivelò essere la custodia
di un cellulare.
-Mi regali un cellulare?-
-Si.- disse, con la sua tipica semplicità.
-Grazie! E'...è bellissimo!- feci entusiasta.
-Sono contento che ti piaccia. Ho impiegato tutta la
notte a cercarlo! Beh, ovviamente il primo numero in rubrica è il mio.- mi
confessò, grattandosi la testa.
-Grazie!- poteva sembrare una cosa da niente, ma per
me quel gesto significava qualcosa di importante. Così, istintivamente lo
abbracciai di slancio, cogliendolo di sorpresa. -Grazie...- sussurrai di nuovo,
mentre le sue braccia si stringevano attorno a me.
Sentii subito dei brividi percorrermi la schiena,
desiderando che quel contatto non finisse mai.
Restammo così per un tempo indefinito, ma anche lui
non dava segno di volersi staccare. Ad un certo punto, però, fummo costretti a
farlo a causa del suono del campanello.
-Vado io...- dissi, staccandomi da lui.
Corsi alla porta: ovviamente era Paul.
-Buongiorno! Ho portato i cornetti!- disse, esibendo
un pacchettino bianco.
-Allora sei il benvenuto!- gli risposi, facendolo
entrare.
-Perchè se fossi venuto a mani vuote?- posò il
pacchettino sul ripiano della cucina.
-Non ti avrei fatto entrare, ovvio!- scherzai.
-Piccola insolente! Così stanno le cose, eh?!- Paul si
avvicinò in un attimo a me, cominciando a farmi il solletico. -E' questo il
rispetto per il tuo insegnante?-
-Paul...Paul...ti...prego...basta!- dissi, tra una
risata e l'altra.
Per cercare di allontanarmi da lui, arrivai a
scontrarmi con il tavolo della cucina e solo allora mi resi conto di quanto io
e Paul fossimo vicini.
Paul smise di farmi il solletico, cominciando a
guardarmi intensamente negli occhi.
-Ehi, Paul.-
Paul si staccò da me, per voltarsi a guardare Ian.
-Ehi, Som!- fece, ritornando subito allegro.
Ian non aveva una bella faccia. -Dai, vatti a
preparare che è già tardi.- mi disse.
-Si, hai ragione. Ci vediamo a scuola allora.-
Mi avviai al piano di sopra, per preparami.
Quella convivenza mi avrebbe causato molti problemi,
lo sapevo!
Anche quella stressante giornata scolastica era
finita, peccato però che io ero stata costretta a restare a scuola due ore in
più per punizione.
Ma non era stata colpa mia se il mio succo si era
spiaccicato sulla testa di Kol Grey!
Così, mi ritrovavo nell'aula delle punizioni, con
altre cinque persone alquanto strane e inquietanti, mentre non c'era nemmeno
l'ombra del professore che avrebbe dovuto farci da "guardia".
Mi alzai e uscii dall'aula, sicura che l’insegante non
si sarebbe fatto vedere ancora per un bel pezzo.
Stavo camminando per i corridoi, quando mi sentii
afferrare per la vita e premere una mano sulla bocca.
Inutile dire che cercai di divincolarmi in tutti i
modi, ma la presa su di me era troppo salda.
Che fosse Kol o qualche
deficiente al suo seguito?
-Sta zitta e ti prometto che sarà indolore!- fece una
voce alle mie spalle, mentre l'uomo mi portava in una classe vuota.
...Poi, all'improvviso, mentre io già mi ero data per
morta e avevo immaginato le inscrizioni sulla mia lapide, il mio aggressore mi
lasciò andare, scoppiando a ridere.
-Sei così buffa quando ti agiti!- un'altra risata.
-Paul, sei un cretino!- urlai, voltandomi di scatto
verso di lui, completamente rossa in viso.
Se era per l'imbarazzo o la rabbia non lo sapevo.
-Dai, stavo scherzando.- disse, per poi ritornare
serio.
-Mi hai fatto prendere un colpo!-
-Scusami, Cenerentola.- fece ammiccando, portandomi
due dita sotto al mento.
Come era successo quella mattina, Paul cominciò a
fissarmi intensamente negli occhi.
Anche io non riuscivo a staccare gli occhi da quelle
die profondi pozze verdi e ringraziai il fatto di non poter arrossire
maggiormente.
-Sai, hai proprio dei begl'occhi...- sussurrò,
spostando per un attimo lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra.
-Sono semplicemente azzurri. Quelli di Ian sono molto
più belli.-
Paul mi lasciò andare, andando ad appoggiarsi su una
cattedra. -Beh, molte ragazze hanno fatto pazzie dichiarandosi innamorate degli
occhi di Ian e credo che molti ragazzi ne farebbero per i tuoi.- disse, con
tono neutro.
Benchè nelle settimane passate da Ian avessi
instaurato un bellissimo rapporto con Paul, tanto da non vergognarmi a fare
cose idiote in sua presenza, in quel momento mi sentivo stranamente a disagio.
Forse perchè eravamo soli per la prima volta, forse
perchè con i muscoli tesi e i capelli sbarazzini mi sembrava terribilmente
tentatore, forse perchè io ero semplicemente una stupida che si agitava per
delle sciocchezze.
-Nah, non credo.- gli risposi, andandomi a sedere su
un banco.
Se qualcuno ci avesse visto in quel momento, avrebbe
sicuramente pensato che un insegnante aveva una tresca con una sua allieva.
Tralasciando anche il fatto che io non sarei dovuta
essere li in quel momento, ma nell'aula delle punizioni.
-Sei fidanzata?- mi chiese all'improvviso, con gli
occhi accesi di una strana curiosità.
Fidanzata? E quando ne avevo il tempo? L'unico ragazzo
fisso nella mia vita era Joe, ma eravamo lontani anni luce dall'essere
fidanzati.
-No, mai stata.- gli confessai, sentendomi subito
un'inetta ai suoi occhi.
-E perchè?- incrociò le braccia al petto, mettendo più
in evidenza il muscolo sul braccio.
A volte mi chiedevo se Ian e Paul fossero davvero poco
consapevoli di quando fossero dannatamente belli, oppure più semplicemente lo
sapevano, ma fingevano noncuranza.
-Non lo so...- ammisi, ma forse la verità era un po'
troppo difficile da raccontare. -Probabilmente è perchè non ho nulla da
offrire.-
Paul si allontanò dalla cattedra, avvicinandosi a me e
poggiando i palmi delle mani ai lati del banco, così da trovarci dannatamente
vicini. -Tutti hanno qualcosa da offrire. E credo che ci sia molto in te, anche
se ti diverte lasciar trasparire solo i lati negativi.-
Non gli risposi, anche perchè non sapevo cosa dire. O
molto più probabilmente perchè avevo dimenticato anche come si facesse a
parlare.
Abbassai gli occhi, per poi ripuntarli nei suoi. Ma
lui non era fidanzato o cosa?
Stavo proprio per chiederglielo, quando fummo
interrotti.
-Ma cosa state facendo voi due qui, da soli?- ci
voltammo verso la porta, dove Ian ci guardava alquanto confuso e...scocciato?
Paul si allontanò da me con indifferenza, come se
fosse stato sorpreso a giocare alla play con un suo amico.
-Parlavamo.- disse semplicemente, per poi ritornare ad
appoggiarsi alla cattedra.
Ian si richiuse la porta alle spalle, appoggiandovisi
contro.
Bene, adesso non ero da sola con un solo insegnante,
bensì con due.
-Beh, di certo sembravate molto intimi.- fece Ian,
atono.
-Sai, Som, se non ti conoscessi direi che sei geloso.-
fece divertito Paul.
Io mi ero completamente eclissata. Era come se volessi
far finta di non essere lì.
Ian inarcò un sopracciglio, incrociando braccia e
gambe. -Se non ti conoscessi, Paul, direi che ci stai provando con una
minorenne.-
Ma cosa prendeva a quei due?!
-Ehm, pensandoci io dovrei andare in aula punizione!-
per la prima volta in vita mia amai quell'aula.
-Ti accompagno.- fecero in coro Ian e Paul, per poi
guardarsi.
-Credo di riuscire a trovare la strada da sola!-
cercai di sdrammatizzare.
-D'accordo.- disse Ian. -A proposito, sabato ci sarà
una festa alla fondazione, ovviamente dovete venire entrambi.-
-Ian, ci saranno sicuramente i fotografi. Come
spiegherai poi che una tua alunna sarà alla tua festa?- chiesi, scendendo dal
banco.
-Di certo non sei la mia amante, quindi non vedo
perchè debba tenerti nascosta.- sbottò lui.
E la regola che potevo restare da lui a patto che
nessuno sapesse dov'era andata a finire?
-Quindi ti va bene che lo sappiamo anche qui a
scuola.- rincarò la dose anche Paul.
-Ian, non mi sembra una buona idea...- cercai di dire
io, più per non mettere nei casini lui che me.
-Ho 3o anni e non credo che devo giustificarmi con
giornalisti e insegnanti. Se nel caso qualcuno chiede, sei la figlia della mia
migliore amica.- tagliò corto lui, passandosi una mano nei capelli.
-Se sei convinto tu, Som.- fece anche Paul, che di
certo non aveva voglia di discutere con l'amico.
-Scusate, io ho solo un dubbio.- entrambi i ragazzi si
voltarono verso di me. -E' una di quelle feste in cui ci si deve mettere tutti
in ghingheri?- chiesi, temendo già la risposta.
-Si, è un ballo di gala.- Ian la faceva sembrare così
facile!
-E secondo te io dove li trovo i soldi per comprarmi
un vestito di gala?! Vado a vendere il sangue? Perchè sappiamo entrambi che
Gary non mi darà nemmeno un dollaro.- portai le mani sui fianchi, cercando
tutte le scuse possibili per non andare a quella festa.
-Te lo compro io.- fece Ian, come se fosse la cosa più
naturale del mondo.
-Non se ne parla, non posso accettare.-
-Beh, faresti prima a dire che non ci vuoi venire alla
festa.- si intromise Paul, ridacchiando.
Bene, il ragazzo aveva colto nel segno.
-Troverò un modo per farmi ripagare.- fece Ian con un
sorriso malizioso, aprendomi la porta della classe. -Adesso vai, non vorrei
fossi messa in punizione per non esserti presentata alla punizione.-
Mi aveva decisamente fatto capire che il discorso era
chiuso e che io sarei andata a quella festa.
Maledetto attore!
Così, sbuffando, uscii dalla classe.
Salveee! Come state?
Beh…in questo capitolo Dayana e Paul si sono
avvicinati…senza contare che Ian e Dayana hanno fatto pace! U.U
Cosa ne dite del capitolo? Non è molto lungo, ma spero
vi piaccia lo stesso! xD
Volevo ringraziarvi poi dal profondo del cuore, perché
mi avete regalato otto magnifiche recensioni, senza contare i seguiti,
preferiti, ma anche chi legge solo!
Grazie, grazie grazie!
Volevo solo specificare una cosa! In questa storia Ian
ha 30 anni, perché è un dato che mi serve per i futuri capitoli della storia!
Era arrivato il giorno della festa o meglio del
"gran galà" della fondazione di Ian e io ero ridotta a un fascio di
nervi.
Non ero adatta a stare in luoghi del genere e di certo
avrei combinato qualche casino colossale.
Alla festa non avevo nemmeno potuto portare Koral, dato che quel sabato aveva un'importante cena di
famiglia alla quale le era stato proibito di mancare.
Benchè cercassi di
dirmi che ero già stata a feste del genere con un abito principesco e che non
me l'ero cavata male, ero invasa da un'ansia crescente e avevo solo voglia di
fuggire e tornare il giorno dopo.
Da come mi aveva detto Ian, la festa si sarebbe tenuta
in una villetta poco fuori città e che io e lui ci saremmo preparati lì, dal
momento che lui doveva andarci prima per disporre di alcune cose.
Non capivo perchè Ian avesse insistito a portarmi lì
dal pomeriggio, dal momento che Paul si era offerto di accompagnarmi lui
direttamente la sera.
Così, adesso mi ritrovavo seduta su un enorme divano
di una villa super lussuosa, mentre vedevo Ian dare disposizioni.
Mi piaceva guardarlo. Era ancora più bello quando non
sapeva di essere osservato.
Era bello da mozzare il fiato anche con i jeans e una
semplice maglietta nera, quindi non sapevo se avrei retto un'altra visione di
lui in smoking.
Istintivamente mi strinsi di più al petto la borsa che
conteneva il mio vestito.
L'idea di dover indossare "quel coso" faceva
aumentare ancora di più la mia ansia. Era decisamente troppo elegante e io
avevo paura di non essere all'altezza di portare un vestito del genere.
Koral mi aveva
aiutato a sceglierlo e a detta sua era perfetto per quella serata e, testuali
parole, a far "venire un colpo ad Ian". Io, però, non volevo far
venire un colpo a nessuno, soprattutto se mi ritrovavo in un'enorme villa a
prepararmi tutta da sola.
Non ero mai stata un genio del make
up e all'unica festa di quel genere a cui avevo partecipato non avevo avuto
bisogno di truccarmi, dal momento che avevo indossato una maschera.
-E tu chi saresti?- un'allegra voce mi ridestò dai
miei pensieri, così, alzai il viso, ritrovandomi di fronte una biondina.
-Ehm...- bene, se non riuscivo nemmeno a pronunciare
il mio nome, quella sera sarebbe stato un successone. -Sono...- come mi dovevo
definire? L'alunnadi Ian? Il suo caso
umano? LA sua coinquilina?! -Sono Dayana.- molto più
semplice.
La ragazza mi guardò inarcando un sopracciglio, come
se stesse pensando, poi sul suo viso ricomparve un sorriso. -Ma certo! Sei la
ragazza che Ian si è portato a casa!-
Ecco, molto bene.
-Ehm, si.- meglio far dire tutto a lei.
-Piacere, io sono Candice.
Aiuto Ian a mandare avanti "la baracca".- mi fece un altro sorriso e
si sedette accanto a me.
-Piacere.- le sorrisi anche io. Ispirava simpatia
quella ragazza.
-Che ci fai qui tutta sola?- anche lei aveva un
borsone tra le mani.
-Ian ha detto che dovevamo essere qui prima per
organizzare delle cose e che poi ci saremmo preparati qui.-
-Ah, ecco.- sembrò pensare per un attimo a qualcosa.
-Ma quanti anni hai, scusa?- mi chiese dopo poco.
E quella domanda cosa c'entrava? Non credeva mica che
ero una sorta di amante di Ian?!
Il solo pensiero di essere in "certi
atteggiamenti" con lui mi fece andare il viso in fiamme.
-Diciassette.-
-Certo che Ian se le sceglie sempre più giovani!-
disse, per poi scoppiare a ridere.
-Io...io non sto con Ian!- scattai subito, forse con
un tono di voce di tre ottave superiore, perchè Ian, che stava parlando con un
uomo sulla quarantina, si voltò verso di noi.
-Candice, non sfinire Dayana.-
-Oh, no, tesoro, lascerò a te questo compito.- disse
melliflua, per poi concentrare la sua attenzione su di me. -Spero di non
metterti a disagio, scherzavo prima.-
-Non...non preoccuparti.-
-Senti.- si alzò, sempre sorridendomi. -Io adesso devo
andare ad aiutare quel nano malefico. Se ti serve qualcosa non esitare a
chiedere!-
-D'accordo, grazie!-
Candice mi fece
l'occhiolino e si voltò per andarsene.
Forse avrei potuto...
-Candice!- la richiamai e
lei si voltò a guardarmi. -Ti dispiacerebbe se dopo mi dessi una mano per
prepararmi? Ho paura di non essere adeguata...-
-Certo, tesoro.- mi sorrise di nuovo, per poi
andarsene definitivamente.
Mai farsi aiutareda Candice Accola.
Quella semplice frase l'avrei tenuta in mente per il
resto della mia vita e era la stessa frase che mi ripetevo da ore.
Dopo qualche ora dall'aver considerato Candice la mia salvatrice, adesso la consideravo la mia
aguzzina, dal momento che mi ritrovavo non solo ad indossare un vestito super
elegante, ma ero anche truccata così tanto da sembrare tranquillamente una
ventenne e oltre. Inoltre Candice si era
"battuta" per legarmi i capelli con uno chignon, dal quale ricadevano
alcuni ricci.
Così, anche quella volta, il mio piano per passare più
inosservata possibile era tranquillamente andato a farsi benedire.
Per di più, aveva affermato che le mie scarpe non
andavano bene col vestito, così mi aveva prestato un paio delle sue, dal tacco vertigginoso.
Morale della favola?
Avrei dovuto pregare tutti i santi affinchè
non mi spiaccicassi al suolo quella sera, mettendo in ridicolo non solo me, ma
anche Ian.
-Dai, smettila di guardarti allo specchio, sei
bellissima!- proruppe Candice alle mie spalle, mentre
finiva di spazzolarsi i capelli.
Ormai avevo appurato che le bionde erano la rovina
della mia vita, ma forse mi trovavo bene con Candice
perchè caratterialmente assomigliava un po' a Koral.
-E' che...Candice, cavolo,
ho 17 anni e così mi vedo troppo...troppo...-
-Spettacolare?-
-Appariscente.- la corressi io. -Non voglio che Ian
debba vergognarsi di me...- dissi, andandomi a sedere.
-Tesoro, ma come potrebbe vergognarsi di te? Ma
guardati: sei bellissima e la vergogna è l'unico sentimento che Ian non proverà
stasera. Credo che per la prima volta sarà più concentrato a tenerti lontano i
ragazzi che a raccogliere i fondi.- mi disse con un sorriso.
Sospirai, sperando davvero di non metterlo in
ridicolo.
-E se cadessi per colpa dei tacchi altissimi?-
mugugnai.
-Beh, allora in quel caso mi esibirò in una plateale
scena in cui ti ringrazierò pubblicamente per aver trovato il mio orecchino!-
fece e poi scoppiò a ridere, coinvolgendo anche me.
Era una vera forza della natura quella ragazza.
-Grazie.-
-Oh, non ringraziarmi, ti dirò già da adesso che ci
saranno volte in cui desidererai strozzarmi!-
-Non è detto che io resti tanto a lungo.- le feci
notare io, facendo un sorriso tirato.
Candice mi guardò,
facendo poi un sorriso sghembo. -Eppure io ho la netta sensazione che tu
rimarrai più di quanto immagini.-
-Chi sa...- tagliai corto io. -Credo che ora dobbiamo
andare.-
-Si comincia, bellezza. E ricorda: sorrisi e cenni
come se fossi d'accordo. questo è il segreto.-
-Perfetto!-
Pov Ian
La villa si era ben presto riempita di gente, cosa che
non poteva non rallegrarmi, dal momento che quello avrebbe significato più
fondi.
Mi guardai in giro, complimentando mentalmente me e Candice per il lavoro che avevamo svolto: quella villa
sembrava quasi essersi staccata dalla realtà ed essersi immersa in un clima
fiabesco.
Di Candice, però, non c'era
nemmeno l'ombra e mancava anche Dayana.
-Ehi, Som, bella festa!-
Paul arrivò al mio fianco, dandomi una pacca sulla spalla.
-Grazie, ma è anche opera di Candice.-
gli dissi, guardandomi per l'ennesima volta in giro.
Ma dov'era finita Dayana?!
Da quando l'avevo accompagnata al piano superiore per
prepararsi, non l'avevo più vista.
-Ma chi stai cercando?- Paul mi riportò alla realtà.
-Dayana e Candice.- dissi, guardando poi l'ora.
-Rilassati, saranno qui in giro.- fece Paul
sorridendo, prendendo poi un flute di champagne che
il cameriere gli offriva.
-Si ma...- gettai un'occhiata distratta alle scale,
per poi ritornare a guardarle a bocca apera.
-Paul...-
Paul guardò prima me e poi il punto in cui avevo lo
sguardo fisso, ritrovandosi anche lui imbambolato.
In cima alle scale c'era Dayana,
che sorrideva a Candice.
Indossava un bellissimo vestito blu, lungo dietro e
corto davanti, con lo scollo a cuore. Aveva i capelli raccolti e il trucco la
faceva sembrare più grande.
Era bellissima, da far mancare il fiato.
Non avevo mai visto una ragazza così bella, nonostante
non fosse ancora nell'età per essere considerata una "donna".
La fissavo ancora a bocca aperta, sembrandomi assurdo che
quella ragazza stupenda che adesso scendeva le scale con fare regale, fosse la
stessa che avevo sorpreso a dormire a scuola con dei jeans scoloriti e una
felpa.
Mi sembrava di vivere un deja-vù,
dal momento che solo una volta ero stato così incantato da una ragazza.
Mi voltai a guardare Paul, scprendolo
incantato come me, così come il resto della sala.
Cercai di scuotermi e di riprendere contatto con la
realtà, ma non riuscivo proprio a staccare gli occhi da lei.
Mi guardai di nuovo intorno, provando lo strano
impulso di sottrarla agli sguardi di tutti gli uomini della sala.
Ritornai in me, dando una gomitata a Paul, per farlo
riprendere.
-Che c'è?-
-Ha 17 anni Paul, per quanto può sembrare adulta in
questo momento.-
-Io stavo guardando Candice,
che ti credi!- fece lui, portandosi il bicchiere alle labbra.
-Si, eh?- dissi ironico, inarcando un sopracciglio.
-Mhmmhm.-
asserì lui.
-Bel cucciolo ti sei portato a casa, Smolder.- al mio fianco era comparso Steven.
Bene, ci mancava solo lui e Dayana
se la rideva accanto a Candice, come se l'intera
popolazione maschile di quella sala non la stesse spogliando con gli occhi.
-Non farti strani pensieri, Stev.-
lo ripresi io.
-Non sto facendo nessun pensiero che non abbia già
fatto tu in questo momento, Ian.- fece mellifluo lui, eliminando ogni mia
possibile risposta. -Ma, fammi capire una cosa, adesso è come se fosse tua
figlia o cosa?-
-Non è mia figlia, Steven!- sbottai io, più irritato
di quando avessi voluto.
Non era una bella sensazione sentirsi attratti da
qualcuno che teoricamente avresti adottato.
-Beh, amico, avete 13 anni che vi separano...- mi fece
notare Paul.
-Parli proprio tu! Non è che 10 anni siano diversi da
13. Io, invece, sono perfetto!- disse Steven, beccandosi una mia occhiataccia.
-Smettetela. Entrambi.- sibilai irritato, per poi
prendere due flute e dirigermi verso Dayana.
Quella serata si sarebbe rivelata decisamente più
lunga del previsto.
PovDayana
Ero accanto a Candice,
cercando di ignorare tutte le occhiate che mi stavano lanciando.
Speravo di non essere troppo fuori luogo e tutte
quelle persone che mi guardavano non mi mettevano di certo a mio agio.
Candice, al mio fianco,
stava parlando con un uomo sulla cinquantina circa la salvaguardia ambientale e
io pensavo solo che volevo scappare da lì.
Mi voltai a guardare la moltitudine di gente, quando
incrociai un paio di occhi azzurri.
Quasi mi si mozzò il fiato mentre vedevo Ian che
avanzava verso di me con due bicchieri in mano.
Indossava un colpeto grigio
e una camicia nera. Quel vestito sembrava disegnato apposta per lui, in modo da
definire il suo fisico perfetto.
Era bellissimo, sembrava un dio greco.
Arrossii, ringraziando il fatto che era ancora
distante e che quindi non poteva notarlo.
Mi lisciai di nuovo il vestito, cercando di far
ritornare il mio cuore a battere normalmente.
Una bellezza simile doveva essere illegale.
-Ehi...- Ian era arrivato del tutto da me,
costringendomi ad alzare il viso per guardarlo.
-Ehi...- ripetei anche io, facendo un debole sorriso.
Ian mi guardavanegli occhi, regalandomi uno di quei sorrisi che avrebbero sciolto anche
il ghiaccio.
-Sei...bellissima.- disse, porgendomi un flute.
Arrossii, prendendo il bicchiere tra le mani. -Gra...grazie.- balbettai. -Spero di andare bene.-
continuai, indicandomi il vestito.
Ian mi guardava in modo così intenso da sembrare quasi
che da ciò dipendesse la sua vita.
Io, d'altro canto, non facevo altro che cercare di
imprimermi addosso il suo sguardo.
-Vai benissimo.- fece un leggero risolino. -E'
incredibile come qualsiasi aggettivo che possa attribuirti stasera finisca
sempre con "issimo".-
Sorrisi anche io, portandomi il bicchiere alle labbra.
-Spero solo di non metterti in ridicolo, cercherò di impegnarmi!-
-Sii semplicemente te stessa, andrà benissimo lo
stesso.-
Adoravo quando cercava di mettermi a mio agio, adoravo
quando mi rivolgeva quel sorriso dolce e adoravo quando faceva scivolare il suo
sguardo su di me.
-Ian.- Candice attirò la sua
attenzione. -Dobbiamo andare a salutare Gordon, sai che è un osso duro.- finì,
prendendolo sotto braccio.
-Si, hai ragione...Dayana,
mi raccomando: ci sono molti lupi questa sera.-
-Non preoccuparti, so badare a me stessa.- gli dissi
con un sorriso, per poi vederlo allontanare insieme a Candice.
Ero uscita in giardino per godermi un po' di aria
fresca. Avevo conosciuto così tante persone quella sera, che la testa stava
finendo per scoppiarmi e a forza di fare sorrisi la mia mandibola si era quasi
bloccata.
Andai ad appoggiarmi contro il tronco di un grosso
albero, alzando poi il viso verso le stelle.
C'erano così tante stelle quella notte ed erano così
belle, proprio come la sera che avevo conosciuto Ian.
A quel ricordo, al ricordo delle nostre labbra a
contatto, mi sentii infiammare e scossa da brividi. Quanto avrei voluto poter
toccare di nuovo quelle labbra, quel corpo...
-Già stanca della festa?-
Abbassai lo sguardo verso la persona che aveva
parlato, ritrovandomi davanti un sorridente Paul.
-La verità è che non ce la facevo più a sorridere.-
ammisi.
Paul fece qualche passo verso di me. Dovevo ammettere
che sotto la luce della luna, anche lui era molto bello.
Certo, lui sarebbe stato bello sotto qualsiasi luce,
ma era una bellezza diversa rispetto a quella di Ian.
Paul era il tipico ragazzo bellissimo, ma Ian...Ian
aveva una bellezza sconvolgente, era capace di far perdere la testa con un solo
sguardo.
-Beh, per chi non è abituato è una serata pesante.-
convenne Paul, ormai a un passo da me. -Ma Ian lo fa per un buon motivo, per
questo tutti noi del cast siamo sempre qui.-
-Ci sono tutti quelli del cast?!- possibile che io non
avevo visto nessuno?!
-Si, eri troppo impegnata tra un interlocutore e
l'altro per accorgertene. Stasera tutti hanno cercato di monopolizzare la tua
attenzione.- disse Paul, facendo un sorriso tirato.
-Cercavo solo non non
mettere in imbarazzo Ian e far vedere che anche io ero in grado di stare in un
ambiente del genere.-
-Credimi, ne sei stata all'altezza in tutti i
sensi...- sussurrò Paul, lasciando scivolare il suo sguardo su di me.
-Paul...posso farti una domanda?- gli chiesi,
mordicchiandomi il labbro inferiore.
Era un'idea che mi brulicava in testa da qualche
giorno.
-Dimmi.- disse, appoggiandosi anche lui all'albero.
-Secondo te...sono un peso per Ian?- dissi tutto d'un
fiato, temendo la risposta.
Paul sorrise, per poi accarezzarmi una guancia.
-Piccoletta, non sei un peso per nessuno e men che meno per Ian. E' un po'
diverso da quando tu gli gironzoli in casa.- finì con un sorriso.
-Se mai un giorno lo diventassi, me ne andrei senza
guardarmi indietro. Ammesso che io resti molto tempo...- mormorai, più a me
stessa che a Paul, ma lui parve sentirmi lo stesso.
-Io spero tu resti più tempo possibile.- si fermò un
attimo. -E poi se mai Ian dovesse stufarsi di te, cosa che non penso, puoi
sempre venire a stare da me!- concluse ironico.
Sorrisi anche io. -Beh, ci penserò!- feci col suo
stesso tono. -Grazie..-
-E per cosa?-
-Per mettermi di buon umore.-
-Per così poco! Dovere piccoletta!- disse, dandomi un
pizzicotto sulla guancia.
Io scoppiai a ridere, allontanandomi dall'albero. -Io
ritorno dentro, forse è meglio.-
-Io credo resterò un altro po' qui.-
-Ok. E grazie ancora, Paul.-
Lui mi fece l'occhiolino, così io mi voltai per
ritornare nella villetta, quando venni richiamata da Paul. Mi voltai.
-Mi sono dimenticato di dirti una cosa.-
-Cosa?-
-Sei bellissima stasera.- ammise, con una semplicità
che mi fece affluire tutto il sangue al viso.
-Gra...grazie.- balbettai e
poi mi voltai per ritornare definitivamente dentro.
Stavo appoggiata a una colonna della sala, osservando
le varie coppie ballare. Mi sembrava tanto uno di quei balli che organizzavano
a "Mystic Falls".
Erano tutti così bravi e adesso che potevo guardare la
sala tranquillamente, notavo tutti quelli del cast.
Candice ballava con
Joseph, con la testa appoggiata alla sua spalla, Steven ballava con una ragazza
mora e infine c'era Nina che ballava con Daniel.
Storsi il naso. C'era qualcosa che mi irritava in
quella ragazza e non solo per la discussione avvenuta.
-Mi concede questo ballo?- posai lo sguardo su Ian,
che mi guardava sorrdendo, porgendomi la sua mano.
-Ian io...non ne sono capace.- ci mancava solo che
cadessi proprio in mezzo alla sala.
-Ti guido io, dai. Fidati di me.-
E come potevo non fidarmi di lui se mi guardava con
quegli occhi di cristallo?
Mi sarei buttata anche nel fuoco se me lo avesse
chiesto con quella voce e quello sguardo.
Sospirai, prendendo la sua mano, mentre Ian mi
trascinava trionfante al centro della pista. Al solo contatto della sua mano
sulla mia schiena, sentii tutto il corpo bruciarmi. Ian mi prese l'altra mano,
cominciando a condurmi.
Sentivo il cuore battere così forte che avevo paura
potesse uscirmi dal petto.
-Non stai andando poi così male.- mi sussurrò
all'orecchio, non aiutando per niente i miei poveri ormoni.
-Solo perchè ci sei tu...- gli sussurrai anche io
all'orecchio, sentendo la sua presa su di me farsi più stretta, ma forse era solo
la mia immaginazione.
Lui continuava a guidarmi, mentre le dolci note di una
canzone a me sconosciuta mi stavano entrando pian piano dentro.
-Dayana...puoi restare da me
finchè vorrai, non mi stuferò di te.-
Feci un sorriso amaro. -Hai parlato con Paul, a quanto
pare.-
-Già. Non devi preoccuparti di nulla, comunque,
davvero.-
Istintivamente lo strinsi anche io. Nessuno mi aveva
rivolto parole così gentili, nessuna famiglia in cui ero stata.
-Grazie, Ian.- appoggiai la testa sulla sua spalla,
dando un'occhiata alla sala.
Guardai verso la colonna contro cui ero appoggiata
prima, stupendomi di trovare Paul.
Stava anch'egli fermo lì, con un bicchiere tra le mani
e guardava nella nostra direzione. Aveva uno sguardo strano, confuso forse.
Tenni per un po' lo sguardo su di lui, poi lo spostai,
pensando che non fosse carino mettersi a osservare in quel modo la gente,
quando mi resi conto che molte altre persone ci stavano guardando, come Nina,
stretta a Daniel, Candice e Steven.
Eravamo così curiosi visti da fuori?
Sfortunatamente il ballo finì e Ian si allontanò da
me, ma già sentivo la mancanza del calore che emanava.
La serata proseguì tranquilla e io feci la conoscenza
di tutti i ragazzi del cast, trovando fantastico Joseph Morgan.
Mi faceva ridere come una matta e c’era un’alchimia
con Candice straordinaria.
Tra chiacchiere e risate la serata finì. Gli ospiti
stavano man mano lasciando la festa, ma ovviamente io, Ian e Candice eravamo gli ultimi ad andarcene, dato che loro
erano gli organizzatori della festa.
Dopo poco, però, anche noi ci avviammo alle macchine e
io avevo tanto sonno che avevo paura di svenire all’istante e per di più avevo
i piedi che mi bruciavano.
Dopo poco, anche noi tre lasciammo la villa: io
camminavo davanti, cercando di "mantenere l'equilibrio", mentre
dietro di me Ian e Candice chiacchieravano
tranquillamente.
Sul serio non riuscivo più a camminare su quei tacchi:
sarei morta prima di arrivare alla macchina. Così, mi fermai e mi sfilai le
scarpe, per poi raggiungere Candice poco dietro di
me.
-Grazie mille per le scarpe. Credo di non poterle più
sopportare!- le dissi sorridente, per poi ridarle le scarpe.
-E arrivi scalza fino alla macchina?-
-Si. I miei piedi chiedono pietà!- mi voltai,
ritornando a camminare davanti, decisamente più sollevata.
Qualche secondo dopo, però, mi sentii sollevare da
terra. -Ian, ma che fai?!- chiesi allarmata, mentre lui camminava
tranquillamente con me tra le braccia.
-Non è sicuro camminare a piedi scalzi per strada.-
disse semplicemente, fermandosi dopo qualche secondo vicino alla sua macchina.
-Beh, buona notte allora ragazzi...- fece Candice con un sorrisetto malizioso, per poi aprire lo
sportello della sua macchina.
-No...notte Candice.- ero
completamente rossa.
Candice mise in moto e
partì, così, Ian mi mise giù e dopo avermi aperto la portiera e fatta
accomodare, raggiunse in fretta il posto del guidatore.
Ero decisamente stanca morta e quei sedili così comodi
mi invogliavano decisamente a dormire.
Così, quella sera, per un attimo ritornai bambina,
perchè mi addormentai sui comodi sedili della macchina di Ian e il giorno dopo
mi risvegliai sotto le coperte del mio caldo letto.
Salve bellezze!
Mi sorprendo che siate arrivate fin qui e non siete
morte di vecchiaia per leggere questo capitolo lunghissimo xD
Spero vi piaccia e che continuiate a dire tutte le
cose bellissime che avete scritto nelle vostre magnifiche recensioni!
Siete davvero uno spettacolo, ragazze!
Adesso non mi dilungo troppo, per il capitolo è già
lunghetto xD
Capitolo 11 *** Capitolo 11: Non mettermi nei guai... ***
Capitolo 11: Non
mettermi nei guai…
Una cosa che
odiavo erano i temporali nel cuore della notte.
Forse li odiavo
perchè all'orfanotrofio il soffitto cominciava a gocciolare e il gelo entrava
nelle stanze.
Sbuffai, mentre
l'ennesimo tuono mi faceva sobbalzare.
Odiavo i
temporali, li odiavo!
Non riuscivo a
dormire e questo mi rendeva ancora più nervosa. Avevo bisogno di una bella
dormita perchè l'indomani avrei avuto le prove dello spettacolo e il mio
sistema nervoso aveva bisogno di riposo per sopportare tutto quello.
Mi schiacciai il
cuscino sulla testa, sperando di attutire il rumore dei fulmini e dello
scrosciare della pioggia.
Imprecai. era
tutto inutile: il rumore si sentiva lo stesso.
Chiusi gli
occhi, per non pensare agli anni passati in orfanotrofio.
In notti come
quelle, i più grani rubavano sempre le coperte a noi più piccoli, così chè io ero costretta a rintanarmi nel letto di Joe e lui si
prendeva sempre a pugni con i suoi coetanei, beccandosi i più brutti castighi.
"uscii"
dal groviglio di coperte sotto al quale mi ero ficcata e decisi di scendere al
piano di sotto.
Mi sarei
preparata una camomilla: forse mi sarei calmata e sarei ritornata a letto.
Arrivai in
cucina e, facendo il minimo rumore, presi la solita tazza con il naso.
Stavo
cominciando a prendere tutto l'occorente per prepararmi
la camomilla, quando qualcuno alle mie spalle mi fece sobbalzare.
-Non riesci a
dormire?-
-I...Ian!-
balbettai, dopo essere riuscita a stento a non rompere nulla.
-Non riesci a
dormire?- mi chiese, di nuovo, gentile, sedendosi su uno sgabello.
-Ho...ho paura
dei...temporali.- ammisi, quasi vergognandomi.
Ma perchè
apparivo sempre così infantile davanti ai suoi occhi?
Volevo apparire
bella e seducente e mi ritrovavo ad essere una bambina.
-Anche io da
piccolo avevo paura dei tuoni.- disse lui, con un sorriso.
Ecco, appunto.
-Io non sono una
bambina, Ian.- feci burbera, forse più di quanto avessi voluto.
Ian si alzò dal
suo sgabello e venne verso di me, appoggiando le mani sul lavandino, proprio ai
lati dei miei fianchi.
Ma cosa faceva
adesso?! Perchè mi aveva intrappolato tra lui e il lavello?!
-Non sei una
bambina, ma nemmeno un'adulta. Hai 17 anni, l'età del limbo! Ce li avessi io
ancora 17 anni, bei tempi!- esordì, guardandomi negli occhi con quel suo
sguardo penetrante.
Non potevo
vedermi, ma ero sicura di essere arrossita.
Cosa voleva
significare quella frase?
Anche a me
sarebbe piaciuto se Ian avesse avuto 17 anni, sarebbe stato più facile
rapportarmi a lui, gli sarei potuta saltare addosso e basta.
Ma non ero poi
tanto sicura di voler Ian a 17 anni, perchè a me piaceva l'Ian uomo, l'Ian che
mi faceva passare per prima, l'Ian dalle braccia forti, l'Ian vissuto.
A me piaceva
l'Ian di oggi.
-L'età è solo un
numero.- dissi, con un filo di voce.
-Già,
interiormente si, ma si deve pur fare i conti con le convenzioni sociali.-
abbassò un attimo lo sguardo, per poi ripuntarlo nel mio.
Ma perchè era
così equivoco quella sera?!
-Se sono di
ostacolo perchè seguirle?-
Stava per
rispondermi, ma un fortissimo tuono mi fece sobbalzare, cosicchè
io finii diritta tra le sue braccia, con la faccia contro il suo petto.
Ian mi accarezzò
la testa. -Hai davvero paura...- sussurrò. -Ma io ho un rimedio contro questo
tipo di paura. Vuoi vederlo?-
Annuii. Un altro
tuono.
Così, Ian mi
afferrò per mano e, quasi correndo, salimmo al piano di sopra. Arrivammo nella
sua stanza e lui mi abbandonò al centro di essa.
Si avvicinò al
suo ipod, collegato a due grosse casse.
-Dimmi una
canzone.- mi chiese, con un enorme sorriso.
-Una canzone? Mhm, non mi viene in mente...-
Ian fece il suo
solito mezzo sorriso. -Va beh, metterò l'ultima canzone che stavo ascoltando!-
mi diede di nuovo le spalle, per poi continuare a trafficare con il suo ipod.
Poco dopo, le
note di Because of you
riecheggiarono nella stanza.
O. Mio. Dio.
Era la canzone
che lui mi aveva sentito suonare la notte del ballo.
Era quella
l'ultima canzone che stava ascoltando?!
Era una
coincidenza o anche lui ripensava ancora a quella sera?
Volevo
chiederglielo o cominciare a saltellare per la stanza, ma non potevo fare nulla
di tutto ciò.
-Spero che
questa ti piaccia.- mi disse Ian, ridestandomi dai miei pensieri.
-Si, mi piace
molto.- mi limitai a dire, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Ian mi sorrise,
poi alzò al massimo il volume dell'ipod, in modo tale
che io non sentivo più nè il rumore della pioggia nè quello dei fulmini.
Rimasi
sbalordita, spiazzata dalla dolcezza di quel gesto.
Come se non
bastasse, bellissimo e tentatore, Ian si avvicinò a me, tendendomi una mano.
Oh, mi stava
invitando a ballare!
Afferrai timida
la sua mano e in poco mi ritrovai tra le sue braccia, con il cuore a mille.
Dio, aveva un
profumo fantastico quell'uomo!
Alzai lo sguardo
e lo scontrai con Ian. Lo spostai subito altrove: ancora non riuscivo a farmi
guardare negli occhi.
-Ogni volta che
cerco di guardarti negli occhi, sfuggi sempre il mio sguardo...perchè?- mi
sussurrò all'orechio, perchè a causa della musica era
il solo modo che avevamo per comunicare.
-Ah, perchè, mi
guardi?- chiesi. Era un pallido tentativo di abbordaggio, lo sapevo!
-Ti guardo come
un uomo di 30 anni potrebbe guardare una ragazza di 17.- fece serio.
Ecco, era il suo
modo gentile per dirmi di non costruirmi mille film mentali.
-Non c'è bisogno
che mi ricordi ogni volta che abbiamo 13 anni di differenza.-
-Allora devo
ricordarti che sono il tuo insegnate?-
-Non vedo perchè
ci sia bisogno di ricordarmi i limiti, dal momento che non mi sembra li stiamo
sorpassando...- dissi, alzando di nuovo lo sguardo su di lui.
Non mi importava
di essere riconosciuta. Anzi, molto probabilmente lui non ci sarebbe mai
riuscito, dal momento che la frase di quella sera forse era solo un modo di
dire.
Ian mi guardò
negli occhi, per poi sospiare di frustrazione.
Ma che gli
prendeva quella sera?!
-Che hai...Ian?-
-Non...non
pronunciare il mio nome in quel modo!- sbottò, lasciandomi al centro della
stanza e andando a spegnere l'ipod.
Davvero non lo
riuscivo a capire quella sera. Era strano e io non avevo fatto proprio nulla.
-In che modo?-
dissi, evitando accuratamente di pronunciare il suo nome.
-Come se ne
dipendesse la tua vita.- disse burbero, passandosi una mano nei capelli. -Hai
17 anni, Dayana.-
-E sei il mio
insegnante. Lo so, Ian.-
-Si, sono il tuo
insegnate.- si avvicinò di nuovo a me. -Quindi smettila di essere così...- si
bloccò.
-...Così?-
-Intrigante.-
ammise, facendo aumentare ancora di più i battiti del mio cuore. -Non mettermi
nei guai, Dayana...-
Intrigante.
Per lui ero intrigante.
-Quale sarebbe
il rischio, Ian?-
Non riuscì
nemmeno a rispondermi, perchè il suo celliulare
suonò. Andò al suo comodino e lo prese tra le mani, fissando il display per
minuti interminabili.
-Nina?-
pronunciò, dopo aver risposto.
Ritornò a
guardarmi intensamente.
Beh, mi stava
dicendo di andarmene.
Così, senza
nemmeno voltarmi, uscii dalla sua camera e ritornai nella mia.
Volevo una
camomilla per calmarmi e adesso ero più agitata di prima!
Ero decisamente
in preda all'ansia!
Stavamo
aspettando tutti nell'aula recitazione per la prima prova dello spettacolo e io
avevo i nervi a fior di pelle.
Cosa mi dovevo
aspettare da quella situazione?
L'unica cosa
positiva era che Koral mi aveva detto di aver fatto sparire il famoso vestito
di Cenerentola, cosicchè Ian non potesse nè vederlo nè utilizzarlo.
Ma sarei stata
"al sicuro" lo stesso?
Avrei potuto
recitare una parte così vicina a quella sera?
-Bene, ragazzi,
dobbiamo provare una delle scene più importanti.- disse Paul, facendomi l'occhiolino.
-Quale?- chiesi,
avvicinandomi a Paul.
-Quella in cui
Cenerentola scappa.- disse, facendomi quasi strozzare con la mia stessa saliva.
Speravo che
quella scena sarebbe stata più lontano possibile e invece mi toccava già
girarla.
Istintivamente mi
voltai a guardare Ian: era appoggiato al muro e leggeva il copione con un'aria
decisamente corrucciata.
Come richiamato
dai miei pensieri, alzò lo sguardo, puntando i suoi occhi nei miei.
Mi sorrise
debolmente, per poi ritornare a leggere il copione.
Riportai la mia
attenzione su Paul. -Io non la posso girare questa scena!- affermai decisa.
-E perchè?-
-Perchè...- mi
bloccai. Cosa potevo mai dirgli?! -Non possiamo semplicemente cambiare scena?
Vorrei prepararmi meglio per questa!-
-Di cosa hai
paura, Cenerentola? Di fare una brutta figura? Non è che state recitando ad
Hollywood, è solo una recita scolastica, quindi sta tranquilla!- disse,
accarezzandomi la testa.
Ma perchè quando
stavo con Ian mi sentivo una bambina, mentre quando stavo con Paul un cucciolo
di una qualche specie animale?!
-Ti prego...per
favore!- dissi, battendo le ciglia e cercando di convincerlo con lo sguardo da
cucciolo tipico di Koral.
Non ero sicura
mi riuscisse bene come a lei.
Paul sospirò.
-Mi devi un favore, Cenerentola!- disse, puntandomi un dito contro.
-Grazie!-
esultai euforica, saltandogli al collo.
Subito dopo mi
ritrassi, diventando tutta rossa.
-Non si possono
abbracciare gli insegnanti vero?-
Paul sembrò
pensarci su. -Tu abbracci Philipps?-
-Assolutamente
no!- esclamai inorridita.
Io e Philipps.
Puah!
-Ecco, appunto.
Quindi mi sa di no.- fece Paul, scoppiando a ridere e coinvolgendo anche me.
-Dai, parliamo di cose serie. E allora quale scena dovremmo girare? Magari una
in cui Cenerentola canta?-
-NO!- quasi
urlai, ma subito dopo mi portai le mani sulla bocca. -Ecco...-
-Ma non hai
voglia di fare niente!- fece Paul, con un mezzo sorriso.
-Io...- e adesso
cosa mi inventavo? -Io non...non so cantare!- dissi all'improvviso.
Beh, era la
prima cosa che mi era venuta in mente!
-Non canti? E
come la fai Cenerentola, scusa?- Paul si accigliò.
-Puoi sempre
sostituirmi se vuoi...-
-Ma no! Tu sei
perfetta come Cenerentola! Ci inventeremo qualcosa!- disse sorridente,
tranquillizzandomi come sempre.
Adoravo quel
ragazzo e adoravo passare le serate con lui da Ian, mi metteva sempre di buon
umore!
-Grazie, Paul,
sei fantastico!-
-Sai.- disse
ridacchiando. -Non credo che un'alunna possa parlare così con un insegnante.
Dovresti darmi del lei.-
-Paul, ti ho
visto mentre ti prendevi a cuscinate con Ian e mentre ti esibivi in quella
strana danza dopo che la tua squadra preferita di baseball ha vinto. Credo
proprio di poterti dare del tu!- dissi, cercando di non scoppiargli a ridere in
faccia.
-Già, hai
ragione!- Paul rise. -Ci manca solo che mi vedi in mutande!-
-No, quello no,
grazie!- dissi, diventando tutta rossa.
-Già, anche
perchè penso Torrey poi sia molto contrariata!-
-Torrey?-
-Si, è la
mia...- si bloccò un attimo. -La mia fidanzata.-
-Non sapevo
fossi fidanzato...- dissi, con un pizzico di fastidio.
Ma no, forse era
solo la mia immaginazione!
-Beh, adesso lo
sai...- disse, facendomi un lieve sorriso. -Va beh, vatti a riposare,
Cenerentola, oggi si prova con i topolini!- concluse, accarezzandomi di nuovo
la testa e avviandosi verso gli altri della mia classe.
Quel ragazzo era
decisamente fantastico!
Dopo la fine
delle lezioni decisi di andare nel cortile della scuola per godermi quel
tiepido sole di fine ottobre, mentre aspettavo Joe che mi aveva promesso di
portarmi fuori a pranzo, ma con mia sorpresa, sul muretto dove mi sedevo sempre
io, trovai Paul, con un'aria decisamente afflitta.
-Ehi, che è
successo?- dissi preoccupara, sedendomi accanto a
lui.
-Nulla,
Dayana...nulla.- mi rispose, guardando altrove e stringendo il cellulare tra le
mani.
-Mi sembri
parecchio...scosso.-
-Senti, di certo
non vengo a raccontare i miei problemi a una ragazzina!- sbottò infuriato,
puntando i suoi occhi nei miei.
Che?
Da quando lui
era così scorbutico con me?
-Paul io
non...non volevo intromettermi. Scusa...- dissi, cominciando a scendere dal
muretto, ma mi sentii afferrare per un polso.
-No, non andare
via!- sospirò. -Scusami tu...non volevo prendermela con te, è solo che...ho...ho
litigato con Torrey. Non mi piace litigare con le
persone, men che meno con lei!-
Ritornai a
mettermi seduta meglio sul muretto, poggiando una mano sulla spalla di Paul.
-Negli ultimi
mesi non solo ci vediamo poco, ma litighiamo sempre. Mi rinfaccia le cose, mi
incolpa per il mio lavoro...non la capisco davvero più...- disse, sospirando di
frustrazione.
-Beh, non credo
sia facile essere fidanzati con una star internazionale. Anche lei ha le sue
difficoltà.-
-Si, lo so, ma è
come se non mi amasse più. Non stiamo più bene insieme, è un periodo
difficile...-
Istintivamente
gli presi la mano. -Vedrai che è solo un momento. Tutto quello che avete
costruito non si può distruggere in qualche mese.- gli feci un leggero sorriso.
-Tutto passa. Nella vita bisogna sempre guardare avanti.-
Paul fece un
sorriso amaro. -Sicura di avere 17 anni?-
Sospirai. -Si,
purtroppo si.-
-Vorrei che Torrey avesse la tua stessa maturità quando mi accusa di
essere l'uomo invisibile...-
Gli strinsi un
po' di più la mano. -Credo che Torrey abbia solo
paura di perderti. è difficile stare lontani dalla persona che si ama,
soprattutto se poi la si deve dividere col mondo. Vedrai che si sistemerà
tutto.- gli sorrisi, sperando di infondergli un po' di coraggio.
Paul rimase a
fissarmi, inclinando leggermente la testa di lato.
Alzò la mano
libera e mi accarezzò la guancia, facendomi imbarazzare.
-Grazie,
piccoletta.- mi sorrise.
Aveva un bel
sorriso. Trasmetteva calore.
-Di nulla,
prof.- dissi, cercando di stemperare la situazione.
-Ehi,
fannulloni!- entrambi ci voltammo, incontrando lo sguardo confuso di Ian. -Ma
che fate?- disse, accennando alla mano di Paul sulla mia guancia e alla mia che
gli stringeva l'altra.
Paul si ritrasse
lentamente, mentre io spostai velocemente la mano.
-Nulla!-
rispondemmo insieme, per poi guardarci e ridacchiare.
Ian inarcò le
sopracciglia, incrociando le braccia al petto. -C'è qualcosa che dovrei
sapere?-
-Per esempio?-
fece Paul, tranquillo.
-Non lo so,
dimmelo tu Paul. Non sono mica io che faccio le coccole a una minorenne.-
sbottò, con un tono decisamente burbero.
Ma che gli
prendeva?!
-Ehm...Ian,
non...non stavamo facendo...nulla.- tentai di dire. Ma perchè mi stavo
giustificando con lui?!
-Io non le stavo
facendo le coccole, la stavo ringraziando. Ma quale sarebbe il problema, Ian?-
Ma stavano
litigando?
Ian aveva un
tono contrariato, mentre Paul mi sembrava assolutamente tranquillo...
-Non ho nessun
problema, Paul.- disse Ian, più tranquillo. -Ma comunque hanno inventato la
parola "grazie" proprio per situazioni di questo tipo. Così non serve
nessun altro modo per ringraziare.-
-Ian, smettila
di essere così...burbero!- sbottai io, incrociando le braccia al petto.
-Non sono
burbero, Dayana, vorrei solo che un mio amico non venisse fotografato con una
minorenne e magari rovinare non solo la sua carriera, ma anche la sua
relazione.-
-Sai, Ian, se
non ti conoscessi direi che sei geloso.-
Mi voltai a
guardare Paul, fulminandolo con lo sguardo.
-Beh, ma mi
conosci Paul. Quindi conosci anche la risposta.-
-Oh, cavolo, ma
la smettete!- mi ero stufata di essere praticamente invisibile in quella
scenetta!
Ian spostò prima
lo sguardo di lato, per poi riportarlo di nuovo su di noi. -Si, hai ragione.
Ero solo venuto a prenderti per andare a casa.-
-Oh...ehm. Io
pranzo fuori.-
Ian aggrottò le
sopracciglia. -Con Koral?-
-Con...Joe.-
-Joe?- chiesero
in coro Ian e Paul.
Ma perchè quella
situazione mi sembrava ancora più imbarazzante di quella di prima?
-Joe è il mio
migliore amico.- dissi, scendendo dal muretto.
-E' il tipo con
cui sei tornata ubriaca?- chiese Ian, con tono quasi scocciato.
-Aspetta, sei
tornata ubriaca a casa?- rincarò la dose anche Paul, aggrottando le
sopracciglia.
Io aprii e
chiusi la bocca varie volte.
Da che non avevo
un padre, adesso ne avevo ben due.
Brava, Dayana,
bel record!
-Si. Ma non c'è
bisogno di essere così iperprotettivi!-
-Forse non
dovresti stare con quel tipo.- disse Ian, muovendo le sopracciglia come solo
lui sapeva fare.
Oh cavolo,
sembrava mamma chioccia!
-Ian, io sono
stata praticamente tutta la vita con Joe e mi ha tolto dai guai molte volte.
Credo sia la persona più affidabile di questo mondo.- cercai di
tranquillizzarlo.
Proprio in
quell'istante il rumore di una moto ci fece voltare. Joe era arrivato.
-Ha anche la
moto? Sono pericolose le moto! Vero, Ian?- fece anche Paul.
Pensavo
scherzasse, invece aveva uno sguardo alquanto serio.
-Molto.- rispose
Ian, annuendo.
Inarcai le
sopracciglia, esterrefatta.
C'era qualcosa
nell'aria quel giorno! Qualcosa che faceva impazzire la gente!
Joe suonò il
clacson, facendoci voltare di nuovo verso di lui.
-Oh, va anche di
fretta!- fece Paul.
Io afferrai
velocemente lo zaino da terra. -Ci vediamo a casa, eh, Ian! Ciao Paul!- li
salutai velocemente e mi avviai da Joe.
Dovevo scappare
da quella situazione!
-Dayana!- mi
chiamarono in coro, ma io montai velocemente sulla motocicletta di Joe, che
partì subito, lasciando indietro i due attori.
Salve bella
gente! Come state?
Che ve ne pare
del capitolo? …Devo ammettere che a me è piaciuto tanto scriverlo xD
Cosa ne pensate
di Ian? Come lo interpretate il suo “non mettermi nei guai”? Poi però arriva la
telefonata di Nina a rovinare tutto…chi sa! xD
Dayana doveva
provare le prime scene della recita, però, fortunatamente, facendo gli “occhi
dolci” a Paul è riuscita a scamparla xD
Ci sono anche le
liti tra Paul e Torrey e Dayana si comporta come una
buona amica, finchè non arriva Ian con la sua…gelosia?
Sta a voi dirmi cosa ne pensate!!
Beh…detto questo
vi lascio, sperando che il capitolo vi piaccia!
Volevo
ringraziare tutte coloro che hanno recensito, perché senza di voi ovviamente
questa storia non sarebbe nulla =) Spero, quindi, di vedere sempre crescere il
numero delle recensioni, perché non c’è nulla di meglio che “affrontare questa
avventura” insieme!
Capitolo 12 *** Capitolo 12: Gelosia e attrazione ***
Capito12: Gelosia
e attrazione
Tornai a casa verso le 16.00 e trovai Ian placidamente
seduto sul divano, con indosso solo un asciugamano legato in vita e tra le mani
un bicchiere di quello che forse era bourbon.
Ma come poteva girare così per casa?!
Sarebbe venuto un accidente a me e a lui!
-Ehm ehm...- mi schiarii la
gola, dal momento che lui non dava segni di avermi notata.
Ian portò, così, gli occhi su di me, provocandomi
l'ennesima fitta al cuore. Cavolo quanto era bello! -Ciao, Dayana.- disse, con
quel tono di voce capace di far dire di si a qualunque cosa.
-Ehm...perchè sei...nudo?- lasciai lo zaino in un
angolo, spostando lo sguardo ovunque, ma mai su di lui.
-Non sono nudo.- si alzò dal divano, posando il bicchiere.
-Mi sono fatto una doccia e poi mi ero fermato a pensare...- si bloccò,
avanzando verso di me. -...Divertita?- perchè avevo la sensazione che non gli
importasse davvero?
-Si, molto, grazie.- dissi, sentendolo molto vicino a
me, senza però guardarlo.
Non potevo farlo se aveva addosso solo un asciugamano
del cavolo!
Ian mi portò due dita al mento, costringendomi a
guardarlo. -Non mi piace che non mi si guardi in faccia quando parlo.- disse,
bruciandomi con quel suo sguardo intenso.
Istintivamente feci un passo indietro, cosicché Ian fu
costretto a interrompere il contatto.
-Ti...ti sto guardando...adesso.-
Ian fece un altro passo avanti. -Ti metto per caso in
soggezione?-
Stava per caso cercando di ammaliarmi con i suoi
sguardi e il suo corpo?
-Non mi metti in soggezione, Ian...-
-Ah, no?- mi prese una ciocca di capelli tra le dita,
per poi lasciarla andare.
Mi sembrava molto più Damon che Ian in quel momento.
-No.- affermai più o meno decisa, mentre Ian faceva un
altro passo verso di me.
Eravamo così vicini adesso che potevo quasi sfiorare
il suo petto.
-Sei innamorata di quel tipo con la moto?- mi chiese
all'improvviso, spiazzandomi.
-Cosa? No!- quasi urlai.
Ma come aveva potuto pensare una cosa del genere.
-Volevo esserne sicuro...- mormorò, accarezzandomi una
guancia.
Il suo tocco quasi mi bruciò. Mi ritrassi. Non ce la
facevo a farmi toccare da lui, non se avevo la paura di potermi spingere troppo
oltre.
-Cosa c'è? Solo Paul può farlo?- fece, con quella che
io interpretai come una punta di fastidio.
-Cosa c'entra Paul adesso?-
-Ti da così fastidio quando ti tocco io? Non mi
sembrava fossi così infastidita quando Paul ti accarezzava. -sbottò,
guardandomi quasi in modo duro.
Ma cosa gli prendeva?
-Sembra che Paul mi abbia "toccato" in chi
sa quale modo.- feci, con il suo stesso tono di voce. -"Toccarsi"
significa ben altro!-
Ian serrò la mascella, poi mi afferrò per le spalle e
mi inchiodò al muro. Eravamo vicinissimi, la distanza di un sospiro.
Ma cosa...
-Ian, cosa...-
-Cosa significa per te, "toccarsi"?-
Cavolo...era così...vicino...
-Hai...bevuto?!- chiesi, pur di non rispondere alla
sua domanda.
Ian fece un mezzo sorrisetto. -Un po'.- mi confessò.
Questo non poteva portare a nulla di buono.
-Ian...dai...smettila...- cercai di staccarlo da me,
ovviamente invano.
-Su, rispondimi. In che modo ci si tocca secondo te?-
all'improvviso mi afferrò la gamba all'altezza del ginocchio, per poi tirarla
verso di lui. Ilrisultato fu che i
nostri bacini si scontrarono. -Dovresti essere toccata così...?- sussurrò.
Io ero ormai incapace di parlare.
Quello non era l'Ian che io conoscevo, non era quello
che mi aveva implorato di non metterlo nei guai.
-I...Ian...- riuscii solo a balbettare, con il viso in
fiamme. -Sme...smettila...-
-Smettere di fare cosa?- adesso era arrabbiata. Non
riuscivo a stare dietro ai suoi cambiamenti d'umore.-Un uomo adulto attratto da una mocciosa. Che
scandalo!- sembrava quasi un pazzo.
Sentivo il cuore a mille. Lui era attratto da me?
Era sicuramente l'lacool a
farlo parlare, perchè non poteva essere!
-Non...non sono una mocciosa!- feci stizzita, cercando
di non pensare al resto della sua frase.
Meno ci pensavo e meglio era.
-Oh, si che lo sei. Perchè se non lo fossi stata...-
si fermò un attimo. -Se non lo fossi stata...avrei fatto molto altro invece di
prenderti solo per una gamba...- disse, stringendo la presa.
-Ian dai, smettila...questo non sei tu. Sei
ubriaco...- cercai di farlo calmare.
La ragione mi diceva di fuggire da li e aspettare che
si calmasse, mentre il cuore si sarebbe volentieri buttato tra le sue braccia.
-Si, sono decisamente ubriaco.- appoggiò la faccia
nell'incavo del mio collo.
-Ian...-tentai di chiamarlo.
-Mi sono ubriacato perchè ero geloso...e non capisco
perchè lo sono.-
Un altro colpo al cuore. -Geloso? Geloso di cosa?-
Mi lasciò andare la gamba, cosicchè
il mio unico contatto con lui era la sua testa sulla mia spalla. -Di quel
tipo.- si fermò un attimo. -E non mi piace.-
-Perchè non...non ti piace?-
Ian geloso di me.
Mi sentivo così euforica, così felice, eppure non
sapevo se dovevo esserlo.
-Perchè rappresenta una parte della tua vita che non
avrei mai voluto per te...-
Perchè anche da ubriaco faceva discorsi così
tremendamente seri e belli?!
Gli ubriachi dicevano cose stupide, non quelle che
fanno battere il cuore alle ragazze!
-Non...non è stata così male la mia vita, in fondo...-
molto in fondo...
Ian alzò il viso, inchiodandomi con i suoi bellissimi
occhi. -Dimmi che è sbagliato, dimmi che è ripugnante che un uomo di
trent'anni...provi attrazione per una ragazzina...-
Come poteva dirmi quelle cose e offendermi nello
stesso momento?
-Avrei voluto non trovarmi in questa
situazione...avrei voluto restare a casa quella sera invece di intrufolarmi
nell'aula recitazione...- sussurrò.
Io chiusi gli occhi.
Se n'era pentito. Era pentito di avermi portato a casa
con lui.
...Che si dannasse da solo in quel momento, allora!
Lo spinsi lontano da me, guardandolo con rabbia.
-Vaffanculo, Ian.- gli lanciai un'ultima occhiata, poi, prima che lui potesse
afferrarmi, uscii da casa.
Ormai avevo perso il conto da quanto tempo stavo
camminando, sapevo solo che ero uscita col sole e adesso era buio.
Non facevo che ripensare alle parole di Ian.
Prima mi confessava che era attratto da me e poi mi
diceva di essersi pentito di avermi portata a casa con lui.
Si era pentito di avermi conosciuto in pratica.
...Però non si era pentito di aver fatto il cascamorto
con "Cenerentola"!
Fanculo anche a lei! ...Che poi in sostanza mi stavo
mandando a fanculo da sola.
Sospirai, sentendo il cellulare vibrare in tasca. Era
un numero che non conoscevo.
-...Pronto?-
-Dove sei?- e lui come faceva ad avere il mio numero?
-Paul?- mi fermai nei pressi di una panchina,
sedendomi.
-Dove sei?- ripetè di nuovo.
-In giro...perchè?-
Lo sentii sbuffare dall'altro capo del telefono. -Sono
andato da Ian e l'ho trovato incazzato, ubriaco e depresso. E tu non c'eri. Mi
ha detto che ti aveva detto cose che non pensava e che tu sei scappata via
incazzata nera. Dove sei adesso?-
Gli aveva raccontato proprio tutto? O solo quello che
faceva comodo a lui?
-Paul, sto semplicemente facendo un giro. Me la sono
cavata anche prima di avere voi due come balie. E' stato Ian a darti il mio
numero?-
-In verità l'ho fregato dalla sua rubrica. E comunque
so che sei in grado di badare a te stessa, ma ciò non toglie che sono
preoccupato per te.- disse con voce seria.
Perchè Ian non poteva essere equilibrato e calmo come
Paul?!
-Sono...al parco.- gli dissi alla fine, sospirando.
-Dieci minuti e sono lì.- non mi diede nemmeno il
tempo di rispondere, che chiuse la telefonata, lasciandomi come una deficiente
attaccata al telefono.
Riposi il cellulare in tasca, stringendomi nella
sottile giacca che avevo. Non avevo portato con me nemmeno il giubbotto nella
fretta di uscire.
Forse aveva ragione Ian: sarebbe stato meglio non
andare così oltre, sarebbe stato meglio che lui fosse restato solo il mio
insegnante.
...Ma io sapevo che non sarebbe stato così facile,
perchè c'era sempre stato tra noi qualcosa che ci spingeva ad avvicinarci pur
non conoscendoci, come la sera della festa.
-Dayana!-
Mi voltai di scatto, trovandomi Paul a pochi metri da
me. -Ehi..- mi alzai dalla panchina.
Lui a grandi falcate si avvicinò a me, abbracciandomi.
Mi spiazzò. In fondo si era preoccupato troppo per una
cosa da niente... -Paul...-
-Sei congelata!- Paul si staccò da me, sfilandosi il
giaccone e mettendomelo sulle spalle.
-Grazie, ma non c'era bisogno ti precipitassi qui,
sarei tornata dopo a casa.-
-Ho trovato Ian così arrabbiato con se stesso che mi sono
preoccupato da morire. Anche se non mi ha spiegato cosa ti ha detto...-
Feci un'alzatina di spalle. -Forse sono stata anche io
che me la prendo per nulla...- abbassai la testa, ma Paul, mettendomi due dita
sotto al mento, mi costrinse a guardarlo.
-Che ti ha detto?-
Sospirai. Non sapevo se dirglielo o no, perchè non
sapevo se potevo spiegargli tutta la situazione o era meglio tacere.
-Nulla...solo che forse sarebbe stato meglio non portarmi a casa...in
sostanza.-
Paul aggrottò le sopracciglia. -Ti ha detto così?
All'improvviso?-
Spostai lo sguardo di lato. Non volevo dirglielo, non
volevo che si creasse un problema che non c'era.
Ian si era ubriacato ed aveva detto quelle cose. Non
c'era nient’altro sotto e io dovevo smetterla di pensarci.
Dovevo. Smetterla.
-Paul, non mi va di parlarne, davvero. Era solo
nervoso e lo ha esternato in questo modo.- portai lo sguardo su di lui,
sperando che la smettesse di fare domande.
Paul sospirò, attirandomi di nuovo a lui. -Va
bene...lascio stare. Ma mi hai fatto preoccupare, piccoletta. Dovresti smetterla
di scappare via ad ogni discussione...-
Questa volta anche io ricambiai il suo abbraccio.
Sentivo che potevo fidarmi di Paul, che lui ci sarebbe sempre stato. Sentivo
che era mio amico, benchè ci conoscessimo solo da due
settimane.
Ripensai alle sue parole. Aveva ragione, non potevo
scappare ogni volta. Dovevo imparare ad affrontare i miei problemi.
-Lo farò la prossima volta...- sussurrai.
-Almeno, se proprio devi scappare...scappa da me.
Almeno ti so al sicuro!-
Mi staccai velocemente da Paul, guardandola tutta
rossa. -Dovete smetterla di dirmi cose che mi fanno arrossire!- sbottai.
Paul mi guardò, inclinando la testa. -Che intendi
dire? Cosa ti ha detto Ian di imbarazzante?-
-Preoccupati di quello che dici tu.- sbuffai.
-Io mi sto solo comportando da buon amico. Forse il
fatto che sei così piccola e indifesa ai nostri occhi ci porta a volerti
proteggere. Non è colpa nostra se sembri un pulcino bagnato!-
Scoppiai a ridere. Quanto stavo bene con quel
ragazzo...
-Un pulcino bagnato, eh? Un po' come Stefan con la sua
Elena!- scherzai, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Direi più Damon con la sua Elena!-
Ridacchiai di nuovo, soffermandomi a guardare gli
occhi di Paul. Erano proprio belli...
Di scatto lo abbracciai di nuovo. -Grazie di essere
venuto qui praticamente di corsa...- sussurrai.
Paul mi circondò la vita con un solo braccio. -Non
ringraziarmi, piccoletta. In poco più di due settimane mi hai fatto affezionare
in modo assurdo...- sussurrò anche lui.
Misi il viso nell'incavo del suo collo e subito
ricordai Ian nella stessa posizione con me solo poche ore prima.
Mi ridestai dai miei pensieri perchè la presa di Paul
si fece più salda. -Ti voglio...bene piccoletta...- sussurrò di nuovo.
Sorrisi. Ero contenta di conoscere Paul e lo ero
ancora di più che fosse mio amico.
Ci staccammo. -Ti accompagno a casa?-
Guardai da un'altra parte. Non è che ne avessi tanta
voglia...
Paul ridacchio. -Ok, ho capito: ti porto a mangiare
fuori e dopo decidi?-
-Ok...grazie... sorrisi.
-Andiamo!- mi misi accanto a Paul e lui mi passò un
braccio sulle spalle e mi sorrise, tirandomi verso di lui. -Ci divertiremo!-
continuò, per poi lasciarmi andare.
Io gli sorrisi soltanto. Speravo solo di non pensare
costantemente Ian. Quello sarebbe già stato tanto!
Salve bellezze, come va??
Beh…cosa ne pensate del capitolo? Ne sono successe di
cose… xD
Ian per la prima volta afferma ad alta voce che è
geloso e attratto da Dayana e il detto “in vino veritas”
non sbaglia mai, a quanto pare!
Paul si comporta da “buon amico” e si precipita subito
da lei, ma non è poi così disinteressato il ragazzo, eh!
Che altro dirvi...spero che il capitolo vi piaccia e
che continuiate ad appoggiarmi in modo fantastico come state facendo!
Vi ringrazio dal profondo del cuore per tutte le
STUPENDE recensioni, che come ogni “autore”, spero crescano sempre di più!!
Tornai a casa il
sabato mattina, dopo aver dormito da Koral. Avevo passato tutta la serata con
Paul e mi ero anche divertita parecchio. Aveva subito fatto in modo che io mi
trovassi a mio agio: avevamo parlato di tutto, avevamo riso e scherzato e mai
una volta avevamo sentito il peso della differenza d'età che c'era tra noi.
Paul era
fantastico e insieme sembravamo più due grandi amici che alunna e insegnate. Mi
aveva portato in un fast food e aveva cercato in
tutti i modi di farmi sorridere e non farmi pensare al litigio con Ian. Avrei
dovuto anche dormire a casa sua, ma arrivati proprio davanti alla sua villetta,
mi ero sentita d'un tratto insicura, come se avessi paura che varcata quella
soglia fosse cambiato qualcosa, così, gli avevo chiesto di accompagnarmi da
Koral e lui, sorprendendomi, non aveva battuto ciglio davanti alla prospettiva
di fare cento kilometri per me.
Ovviamente era
stato divertentissimo essere aiutato da Paul ad entrare dalla finestra della
camera di Koral, mentre lei era rimasta imbambolata a fissarlo.
Così, appena
rientrata a “casa”, posai lo zaino nell'ingresso e sfilai il giaccone, trovando
la casa vuota. Ovviamente Ian era a scuola, dove sarei dovuta essere anche io,
ma non me la sentivo di andare lì, guardare Ian e fare finta di nulla.
Sentivo ancora
le sue mani bruciarmi addosso e le sue parole bruciarmi dentro. Se solo ci
ripensavo il cuore mi saliva in gola, ma inevitabilmente, anche se le sue
parole mi avevano ferito, sapevo che avrei sempre voluto le sue mani su di me.
Però non se lui
dopo doveva pentirsene, ovviamente.
Ancora non
riuscivo a crederci che lui aveva pensato quelle cose. Forse sarei dovuta
andare via o forse ero io che ingigantivo troppo le cose. Mi aveva detto che
era attratto da me e che si era pentito di avermi portata a casa sua, ma tutto
questo poteva solo essere causato dal fatto che era ubriaco.
Forse nemmeno
ricordava quello che aveva detto e io me la stavo prendendo tanto.
Così, salii in
camera mia e mi guardai allo specchio.
Ian era attratto
da me.
Guardai ancora
lo specchio, incontrando nel riflesso i miei occhi azzurri. Erano così simili a
quelli di Ian, eppure così diversi. Con le mani mi alzai i lunghi capelli neri,
sperando, infantilmente, di sembrare "più adulta" in quel modo. Ma
anche se nel corpo potevo sembrare adulta, avevo comunque 13 anni che mi
separavano da lui, avevo il mio essere minorenne, avevo il suo essere il mio
insegnante, avevo il suo essere un personaggio pubblico.
Sospirai,
lasciando che i capelli mi ricadessero di nuovo sulle spalle. Cavolo, odiavo
quella situazione!
Odiavo dover
essere tranquilla solo quando ero con Paul o Koral. Non volevo sentirmi in
perenne ansia quando ero con Ian.
Andai in camera
mia e mi sfilai le scarpe, per poi andare di nuovo all'ingresso per recuperare
il mio cellulare. L' avevo abbandonato nel mio zaino ed era da ieri che ero
fuggita che non l'avevo controllato.
Presi il
cellulare tra le mani, notando che effettivamente era impostato sul silenzioso.
Guardai il display e sgranai gli occhi.
10 telefonate
perse.
8 messaggi non
letti.
Ovviamente tutte
le telefonate erano di Ian, così come i messaggi. Aprii il primo.
“From: Ian
Dayana, dove sei?”
Sospirai,
leggendo anche tutti gli altri.
Secondo
messaggio.
“From: Ian
Lo so che ho esagerato, ma non ricordo nè
perchè ero così arrabbiato, nè quello che ho detto,
ma se ti ha fatto fuggire ti avrò detto qualcosa di terribile, che sicuramente
non penso...scusami.”
Terzo messaggio.
“From: Ian
Dayana, ma dove cazzo sei? Mi stai facendo preoccupare da morire!"
Andai a sedermi
sul divano, mentre una parte di me era contenta che Ian si fosse preoccupato
per me.
Quarto
messaggio.
“From: Ian
E' l'una di notte, ti sembra il caso di andartene in giro a quest'ora?
Cavolo, Dayana, mi dispiace, sul serio, ma perchè non mi rispondi? ...Mi stai
facendo diventare matto!”
Quinto
messaggio.
“From: Ian
Non so dove sei, non so con chi sei...ti stai comportando da bambina! Se
vuoi essere considerata una donna comincia a comportarti come tale!”
Inarcai le
sopracciglia. Se quello era il suo modo di scusarsi aveva qualcosa da imparare
il ragazzo.
Lessi, così,
anche il sesto.
“From: Ian
Paul mi ha mandato un messaggio...sei con lui, non ci posso credere.
Dovresti venire qui e dovremmo parlare di quello che è successo e che io non
ricordo...dovresti confrontarti con me, non scappare come tuo solito. Rifugiarti
tra le braccia di Paul non risolve la situazione!”
E così Paul gli
aveva scritto che eravamo insieme….
Non ricordavo
nemmeno quando avesse mandato un messaggio ad Ian.
Sospirai,
passando al settimo messaggio.
“From: Ian
Sono le cinque. Non hai risposto nemmeno ad un messaggio, sei così
impegnata?”
Lessi l'ultimo
messaggio. Ne aveva spediti otto....ma non aveva nulla da fare la notte?
“From: Ian
Perdonami.”
Perdonami...Solo
quello diceva l'ultimo messaggio. Per cosa me lo chiedeva poi se neanche si
ricordava il motivo?
Posai il
cellulare sul divano e sospirai. Sapevo che Ian mi avrebbe fatto impazzire.
Quanto avrei voluto stare su un isola deserta in quel momento...magari con lui.
Con lui che mi
baciava ovunque...
Mi alzai di
scatto a sedere. dovevo smetterla, smetterla di pensarlo!
Ritornai nella
mia stanza e presi tutto l'occorrente per una bella doccia.
Pov Ian
Camminavo a
passo spedito per i corridoi, incurante delle occhiate adoranti delle ragazzine
e quelli ostili dei ragazzi.
Di solito ero
ben lieto di elargire sorrisi a tutti e fare il carino, ma in quel momento
avevo un solo obbiettivo.
Arrivai in sala
insegnanti, contento di trovarlo da solo, senza gli altri.
-Nel momento in
cui l'hai trovata dovevi riportarla a casa!- tuonai, aggrottando le
sopracciglia.
-Buongiorno
anche a te, Ian.- fece angelico Paul, seduto e con un libro tra le mani.
-Sapevi che
avevamo discusso ed era scappata, dovevi convincerla a tornare a casa sua.-
rincarai la dose, mentre Paul posava il libro.
Ero nervoso e
arrabbiato e la notte insonne non mi aiutava.
-Dopo quello che
le hai detto sicuro che sia casa sua?- Paul si alzò e tranquillamente mi
raggiunse.
-Non ricordo
quello che ho detto o fatto...- dissi, vergognandomi.
Mi capitavano
troppo spesso in quel periodo quelle situazioni.
-Le hai detto,
in pratica, che ti eri pentito di averla portata a casa, dopo aver fatto non so
cosa perchè non me l'ha detto. Io l'ho trovata nel parco e l'ho portata un po'
in giro. Non mi sembra di essermi comportato male.- borbottò Paul, incrociando
le braccia al petto.
Effettivamente
non era lui che aveva sbagliato, ma io provavo lo stesso una strana
irritazione.
Davvero le avevo
detto quello? Non lo pensavo minimamente, non lo avevo mai fatto. Ero contento
di avere Dayana nella mia vita. Anzi, ne ero felice.
C'era qualcosa
che mi portava verso di lei e mi faceva stare bene quando ero con lei.
-In ogni caso,
non era l'ideale passare la notte con una minorenne, Paul.-
-Non era
l'ideale per te o per me? E poi non ho passato la notte con lei. L'ho portata a
mangiare fuori e basta.- disse Paul, con tono freddo.
-Ma sapevi che
io ero a casa che mi preoccupato per lei e ti sei degnato di mandarmi un
messaggio alle tre di notte. Cazzo, Paul, le tre!- sbottai.
-Non vedo dove
sia il problema, Ian. Se eri davvero così preoccupato saresti uscito a
cercarla. Ma comunque non mi va di litigare.-
-Non stiamo
litigando, stiamo discutendo.- precisai io. -Ha dormito da te?- chiesi poco
dopo.
-Se dicessi si o
no cosa cambierebbe?- disse enigmatico lui, facendomi inarcare le sopracciglia.
Cosa voleva
dire? Non mi piaceva quando faceva l'ambiguo.
-Cambia se hai
dormito con una minorenne.-
-Ma perchè lo
sottolinei sempre?! Lo vuoi ricordare a me o a te? So che ha 17 anni e infatti
io sono solo suo amico, niente di più.-
Mi portai una
mano nei capelli, facendo un respiro pensante. -Sono solo preoccupato, non è
venuta nemmeno a scuola...e io avrei solo voluto scusarmi.- feci, capendo che
la discussione con Paul stava prendendo una brutta piega.
-Io l'ho
accompagnata a casa di Koral, ha dormito lì.- mi avvisò Paul. -E poi vive con
te, avrai mille occasioni per scusarti.-
-Si, hai
ragione. Adesso vado a casa...spero di trovarla lì...- gli voltai le spalle, ma
Paul mi richiamò.
-E' una ragazza
fantastica...eccezionale e piena di vita. Non voglio ritrovarmi più come ieri
sera a doverla consolare perchè tu hai fatto il cazzone. Dovrebbe stare meglio
da te, non peggio.- disse serio.
Aveva uno
sguardo strano e quelle parole non mi sembravano proprio dette da un amico.
Mi irritai.
Nessuno gli aveva detto di mettersi in quella posizione, anzi, se Paul si fosse
fatto gli affari suoi, probabilmente Dayana sarebbe tornata a casa anche prima.
-Lo so che
persona è. L'ho portata via da quella merda proprio per questo.- gli diedi di
nuovo le spalle e uscii dall'aula insegnanti.
Ma come poteva
farmi la paternale?
Non ne era proprio
nella posizione. Dopotutto, nessuno gli aveva chiesto nè
di intromettersi nè di prendere tanto a cuore Dayana.
Così, con questi
pensieri, mi diressi alla mia auto e dopo poco tempo arrivai a casa. Aprii la
porta e con la coda dell'occhio vidi a terra lo zaino di Dayana.
Era a casa?!
Posai
velocemente le chiavi e corsi al piano superiore, facendo gli scalini a due.
-Dayana!-
Nella sua camera
non c'era, provai nella mia, nel bagno, in cucina, ma niente...
Era tornata ma
non era più a casa.
Diedi un pugno
sul ripiano della cucina, passandomi le mani nei capelli.
Mi sentivo così
frustrato, con incapace di fare qualcosa.
Ritornai in
salotto e mi sedetti pesantemente sul divano. Notai che sul piccolo tavolino
proprio difronte a me c'era un biglietto, lo presi tra le mani.
"Sono
tornata a casa...sto bene...ho trovato solo adesso le dieci telefonate e gli
otto messaggi...Comunque stasera vado al locale di Gary, ho il turno. Ci
vediamo domani...forse.
Dayana"
Accartocciai il
foglietto tra le mani. Cosa significava forse? Ok, avevo sbagliato, ma non
avevo ammazzato nessuno!
Sbuffai e tirai
fuori il mio cellulare dalla tasca, poi mi venne un'idea e composi un numero.
-Pronto?-
-Candice, chiama
gli altri, stasera usciamo!- dissi.
-Sei ubriaco,
drogato o semplicemente euforico?- fece Candice dall'altro lato.
-Niente di tutto
ciò. Mi va solo di uscire con i miei amici. Non posso?- feci angelicamente.
-Si eh? E dimmi
un po'...dov'è che dovremmo raggiungere Dayana?- chiese melliflua.
Inarcai le
sopracciglia. Era un radar, non una ragazza.
-Dayana?- feci
finta di non capire.
-Si, Dayana.
Abbastanza alta, tremendamente carina e con due magnifici occhi azzurri, non so
se hai presente.-
-Senti, il fatto
che mi è venuta voglia di andare alFlowers e che casualmente Dayana stasera abbia il turno lì,
non significa che io ci vada per lei!- tenni a precisare.
-Si, si...come
no...- fece uno sbadiglio. -Io vi vedrei bene insieme.-
Per poco non
caddi dal divano. -Ma cosa vai blaterando?! Forse sei tu quella ubriaca!-
-Hn, io sono ubriaca e tu cieco.- ribattè.
-Candy, ha 17
anni e io 30. Siamo due mondi opposti.-
-Beh, non avrà
mica 17 anni a vita.- disse.
Sospirai. No,
non avrebbe avuto 17 anni a vita, ma ci sarebbero sempre stati i 13 anni di
differenza e tutto il resto.
-Io ho chiuso
con le donne.- feci. Nina mi aveva già distrutto abbastanza...
-Senti, amore,
sei un figo da paura e hai un culo che...guarda, non sto nemmeno qui a
spiegartelo, quindi, non puoi toglierti dalla piazza in questo modo. Pensa a
tutte le single del mondo!-
Scoppiai a
ridere. Candice era una forza della natura.
-Sarà, ma per
adesso non voglio una donna.- mi incupii. Non potevo negare che pensavo ancora
a Nina... -Allora per stasera?-
-Certo che
vengo. Voglio un posto in prima fila quando il famoso e sexy Ian Somerhalder si
metterà nei guai per il suo amore clandestino con una minorenne!- ridacchiò,
questa volta non coinvolgendomi.
-Vai un po'
troppo oltre con la fantasia. Non avrò mai questo genere di problemi. A
stasera, Candy.-
-Avverto anche
Paul?- chiese, con uno strano tono.
-Certo, perchè
non dovresti?-
-Ah, non lo so.
Non credo ti piaccia la concorrenza!- disse tutto d'un fiato.
-La che?!- era
impazzita sul serio.
-Nulla, nulla, a
stasera, Smolder!-
-A stesera!-
Riattaccai,
guardando l'ora.
Erano le quattro
e molto probabilmente mi sarei visto con gli altri verso le nove.
Andai nella mia
camera e decisi di ascoltare un po' di musica, avrei pensato dopo a "farmi
bello".
Mi distesi sul
letto e infilai le cuffiette nelle orecchie. Partì la canzone Because of you, l'ultima che
avevo ascoltato con Dayana.
Because of you...
Mi fu
impossibile non pensare a quella sera, che adesso sembrava così maledettamente
lontana.
Ripensai alla
mia bella Cenerentola e alle sue incredibili labbra.
Era incredibile
quanto sentissi ancora dentro il suo calore. Sarebbe stato bello sapere in
quale parte del mondo fosse in quel momento...magari come me stava ripensando a
quella sera.
Chiusi gli
occhi, facendomi cullare dalle note della canzone.
All'immagine di
Cenerentola si sovrappose quella di Dayana.
Dovevofar pace con lei quella sera.
E ci sarei
riuscito!
Salve, bellezze,
sono tornata!!
Cosa ne pensate
del capitolo? Dayana trova ben otto messaggi, OTTO! …Senza contare tutte quelle
telefonate xD
Che ne dite del “confronto”
tra Ian e Paul?
Devo ammettere
che ho amato scrivere la parte con Candice, la adoro sia come personaggio in
TVD sia come persona! È magnifica!
Spero che il
capitolo vi sia piaciuto e ringrazio dal profondo del cuore le otto splendide
persone che hanno lasciato una recensione al capitolo! Grazie davvero ragazze!!
Mi spostavo da un punto all'altro del bancone per
preparare le ordinazioni dei vari clienti, sotto lo sguardo stranamente vigile
di Gary.
-Ecco a lei, signore.- posai l'ennesimo drink sul
bancone.
Sospirai, muovendo la testa a ritmo di musica.
Passai le mani sulla mia mini- molto mini- gonna di
jeans, guardando la folla. Quella sera il locale era davvero pieno e vedevo
Gary alquanto compiaciuto delle sue nuove "ballerine" semi nude.
-Signorina, mi preparerebbe un drink alla menta? E
anche molto alcolico possibilmente!- fece una voce, ridestandomi dai miei
pensieri.
-Certo...- portai lo sguardo sul cliente, sorridendo
subito dopo. -Joseph!-
Adoravo quel ragazzo. Mi ero innamorata subito del suo
accento terribilmente sexy sin dalla sera della festa alla fondazione di Ian.
-Sono contento che ti ricordi di me!- mi sorrise anche
lui.
-Come potrei non farlo!- sorrisi. -Sei da solo?-
chiesi, urlando leggermente a causa della musica.
Speravo davvero che lo fosse, perchè l'eventualità di
incontrare Ian non mi allettava parecchio, dal momento che ancora non sapevo se
fossi riuscita a guardarlo negli occhi senza diventare tutta rossa.
-No, ehm...- sembrava imbarazzato. -Sono con gli
altri.-
Ecco, molto bene.
-Tutti i ragazzi del cast? E cosa ci fate qui? Il
Flowers non è di certo un locale alla moda!- dissi.
-Scusa, se hai finito di flirtare io vorrei la mia
birra!- fece un ragazzo accanto a Joseph, già palesemente ubriaco.
-Glie la porto subito!- quanto avrei voluto
rispondergli a modo, invece di dover fingere una gentilezza che non volevo.
-Ian ha proposto di venire a dare un'occhiata. Infatti
è carino qui.- fece Joseph, mentre io porgevo la birra al fastidioso ragazzo.
E così Ian aveva proposto di venire qui?
-Mhm...- voltai lo sguardo e vidi Gary guardami in
modo truce. Portai, così, lo sguardo di nuovo su Joseph. -Jos, ho la sanguisuga
attaccata al collo, non posso continuare a parlare...-
-Oh, si, scusa, hai ragione. Allora prendo il drink
alla menta e vado via!- mi sorrise ancora.
Certo che era parecchio sexy...
Decisi di allontanare da me quei pensieri e mi misi
subito al lavoro per preparare il drink a Joseph. Poco dopo, infatti, glie lo
porsi e lui, salutandomi poi con un cenno della testa, sparì tra la folla.
Ritornai a preparare vari drink, quando Cindy, l'unica
cameriera normale in quel locale, si avvicinò al bancone con aria decisamente
affranta.
-Non ne posso più!- si appoggiò al bancone.
-Non dirlo a me...- mi lamentai anche io.
-Cosa si deve fare per pagarsi gli studi!- fece
ironica, scoppiando a ridere.
-Pensa che io mi sto pagando la libertà!-
-Che ne dite di fare entrare anche me nella
conversazione, splendori? Magari si può organizzare qualcosa a tre...- il tono
viscido di un ragazzo accanto a Cindy, ci fece voltare.
-Come prego?- fece Cindy.
-Oh, hai capito, dolcezza.- fece il ragazzo, guardando
Cindy dalla testa ai piedi.
Cindy si voltò verso di me. -Dayana, dammi due birre
va', così me ne vado, prima che spacco la faccia a questo deficiente.-
Ridacchiai, porgendole le due birre, così lei, dopo
aver lanciato un'ultima occhiata al ragazzo biondo, se ne andò.
-E tu?-
-Io cosa?- feci, alquanto scocciata.
Avevo le tasche piene dei clienti maniaci e delle loro
avances, molto spesso senza senso.
-Sei proprio una meraviglia...- si passò la lingua
sulle labbra.
Ecco, adesso rischiavo davvero di vomitare.
-Si, si, certo...- ritornai a preparare le
ordinazioni, sperando che capisse l'antifona e se ne andasse.
-Forse tu non te ne rendi conto, ma c'è già della
magia tra noi!-
Ovviamente, non aveva capito niente.
Lo guardai, inarcando le sopracciglia. -Ecco, appunto,
allora sparisci.- feci un sorriso ironico.
Feci un cenno a Lucy, un'altra cameriera, di prendere
per un attimo il mio posto.
Dovevo allontanarmi da quel bancone e da quell'idiota.
Così, Lucy si avvicinò a me, sorridendomi, mentre io
aggiravo il bancone per andarmene. Purtroppo, però, non avevo fatto i conti con
la tenacia di quel ragazzo decisamente fastidioso, infatti, prima che potessi
andare via, mi afferrò per il polso, anche in modo abbastanza saldo.
-Dai...- mi guardò lascivo.
Stavo per rispondergli, quando una mano si posò sul
polso del ragazzo.
-Togli quella cazzo di mano.- alzai lo sguardo,
perdendo un battito.
Ian era accanto a me e aveva un'aria decisamente
minacciosa e irritata.
Il ragazzo mi lasciò subito andare, ma era
evidentemente troppo stupido per decidere di lasciar perdere.
-E tu che vuoi? Chi ti ha chiesto di metterti in
mezzo?-
Ian, con una mano, mi spostò piano alle sue spalle.
-Sono uno che tra cinque minuti ti spacca la faccia se
non sparisci immediatamente e non smetti di darle fastidio.- disse Ian, con
tono minaccioso.
Avevo visto tante sfaccettature di Ian, ma con quel
tono minaccioso, quei muscoli tesi e la mascella contratta non mi sembrava
proprio lui.
Ian e quel ragazzo erano decisamente troppo vicini e
decisi che era ora di intervenire, quando il ragazzo, fortunatamente, decise di
lasciar perdere.
-Ma si. Andate a fanculo tutti e due.- concluse, per
poi sparire tra la folla.
Solo allora Ian si voltò verso di me, guardandomi
ancora con irritazione.
Lo guardai meglio: indossava dei jeans neri, una
maglia bianca e un giubbotto di pelle nero.
Deglutii. Se mi si presentava così era normale non
ritrovare l'uso della parola.
-Non dovresti andare in giro conciata così,
soprattutto in un locale del genere.- mi rimproverò.
-E' l'abbigliamento che hanno tutte le altre ragazze
qui, tutte le altre cameriere.- tenni a precisare. -L'ha imposto Gary.-
Ian aggrottò le sopracciglia. -Io non le guardo le
altre ragazze.- mi rispose mellifluo. -E sinceramente me ne sbatto di quello
che "impone" Gary.-
Il mio cuore accelerò. Non guardava le altre ragazze,
però guardava me.
Abbassai lo sguardo, sperando non notasse il mio
rossore. Lo sentii sospirare e poi afferrarmi per la mano.
-Vieni con me.- mi disse, per poi
"immergersi" tra la folla.
Sentivo il calore della sua mano e se anche cercavamo
di districarci tra la moltitudine di persone, era come se fossimo solo io e
lui.
Riuscivo a concentrarmi solo sulla sua mano stretta
alla mia. Il battere incessante del mio cuore riusciva anche ad attutire il
rumore della musica.
Mi teneva così saldamente, come se avesse paura di
perdermi.
Arrivammo, così, all'uscita posteriore del locale,
dove la musica arrivava ovviamente di meno.
-Dobbiamo parlare.- disse Ian, inchiodandomi con i
suoi occhi di ghiaccio.
-E non potevamo farlo quando sarei tornata a casa?-
dissi, dopo aver ricordato come si parlava.
Ian appoggiò un braccio sul muro, proprio accanto alla
mia testa e si avvicinò leggermente a me. -Ho aspettato anche troppo.-
Divenni ancora più rossa, mentre il rumore del mio
cuore era quasi assordante.
-I...- stavo per parlare, ma lui mi bloccò.
-Mi dispiace.- ritornai a guardarlo. -Non pensavo
quello che ho detto. Non potrei mai pentirmi di averti portato con me.-
-Ian, senti...- tentai di nuovo.
-No, senti tu.- mi bloccò di nuovo. -O dico tutto
adesso o non lo dico più.- mi sorrise, anche se con nervosismo. -Ho
sottolineato tante volte la mia età, il mio essere uomo e tu solo una...- si
fermò. -una 17enne, ma adesso devo anche comportarmi da uomo, non esserlo solo
a parole.- si fermò di nuovo. -Ricordo quello che ti ho detto: ho ammesso di
essere attratto da te e non è da uomini rimangiarmelo o nascondermi dietro al
fatto che ero ubriaco.-
Dove voleva arrivare con quel discorso? Sapevo solo
che sentivo le gambe molli e tra poco il cuore mi sarebbe scoppiato dal petto.
-Anche perchè ero ubriaco a causa tua.- fece un
sorriso amaro. -Ero ubriaco, è vero, ma è vero anche che sono attratto da te,
per quanto questa cosa non possa piacermi e cerchi di respingerla. Ma non posso
oppormi a qualcosa che il mio corpo sente.- sospirò, passandosi l'altra mano
nei capelli. -Una cosa, però, posso farla: non ti toccherò mai più con un dito,
ma tu sbrigati a crescere. Perchè su una cosa Candice ha ragione: Non avrai 17
anni per sempre...- concluse.
Mi appoggiai ancora di più al muro per non rischiare
di cadere. Quelle parole...tutto il suo discorso...
Mi sentivo come in trance: mai avrei immaginato di
sentire quelle parole da lui. Ero pronta al fatto che lui si rimangiasse tutto,
non che lo ammettesse.
Mi portai una mano sul cuore, non riuscendo ancora a
parlare.
"Tu sbrigati a crescere".
Quelle parole mi rimbombavano nella mente.
...E se gli avessi detto che ero Cenerentola?
Se glie lo dicevo proprio in quel momento? ...Lo avrei
perso o lo avrei invece convinto a baciarmi proprio in quel momento?
-Perdonami se ti ho ferito...- sussurrò,
accarezzandomi una guancia.
Annuii piano, non staccando i miei occhi dai suoi.
Dio...quanto era bello, quanto era perfetto.
Sorrise e sospirò, come se si fosse tolto un grande
peso dal cuore.
-Ritorniamo dentro dagli altri. Gary non avrà nulla in
contrario se il tuo turno finisce qui.- mi sorrise e mi prese di nuovo per
mano.
Rientrammo nel locale, ma era come se io non
ascoltassi la musica. Mi sentivo ancora in trance, come se stessi vivendo un'esperienza
extracorporea.
Ci avvicinammo al tavolo, dove Candice parlava
allegramente con Michael e Joseph, seduto sulle gambe di quest'ultimo, Steven
stava parlando con Paul, che appena ci vide arrivare, guardò prima noi, poi le
nostre mani intrecciate. Io ed Ian ci staccammo subito.
-Ciao, ragazzi.-
-Ciao Dayana!- mi salutarono tutti, mentre vedevo
Candice ridacchiare.
-Dov'è Kat?- chiese Ian,
sedendosi e indicandomi il posto accanto a lui.
-Sta ballando con Claire.- disse Paul, dando un sorso
al suo drink.
-Che aspettiamo ad andare anche noi in pista?- fece
pimpante Candice, alzandosi e tirandosi dietro Joseph.
-Si, andiamo a ballare!- anche Steven scattò in piedi,
afferrandomi poi la mano. -Mi concede questo ballo?-
-...Come?- ritornai solo in quel momento alla realtà.
Non era colpa mia se tra le parole di Ian e la sua
vicinanza io non fossi molto mentalmente presente in quel momento!
-Vieni a ballare!- mi ripetè
Steven, facendomi alzare.
-Ok...- gli sorrisi.
-Steven, ti tengo d'occhio.- fece serio Ian,
guardandolo con sguardo truce.
-Non preoccuparti, rispetterò la tua dolce figlia!-
rispose, sarcastico.
Inarcai le sopracciglia. Io ed Ian padre e figlia...mi
veniva quasi da vomitare.
-Non fare il deficiente, Steven.- rincarò la dose
anche Paul.
Sembrava stranamente di malumore.
-Amico, dato che Torrey ti
ha lasciato, dovresti essere in pista a rimorchiare, non qui ad infastidire me
e questa bellissima ragazza.- disse Steven con un sorriso.
Portai subito lo sguardo su Paul. Lui e Torrey si erano lasciati? E quando?
-McQueen, un'altra parola e
ti spacco la faccia.-
-Ok, ok, andiamo a ballare!- si intromise Candice,
portando me, Steven e Joseph in pista.
Cominciammo a ridere e a ballare, mentre Steven faceva
ogni tanto il "cascamorto" con me. Io, invece, lanciavo di tanto in
tanto lo sguardo al tavolo: Ian non aveva distolto per un attimo lo sguardo da
me.
All'improvviso, però, una ragazza gli si avvicinò,
infastidendomi. Cosa gli stava dicendo?
Vidi Ian ridacchiare e poi prendere qualcosa che la
ragazza gli porgeva: era un pennarello.
Inarcai le sopracciglia, mentre vedevo la ragazza
abbassarsi la già troppo scollata maglia. Ian scosse la testa, per poi
scrivergli qualcosa sul seno. Unautografo, molto probabilmente.
No, ma dico, erano atteggiamenti normali?!
Perchè era così maledettamente contraddittorio! Dopo
quello che aveva detto a me, poteva risparmiarsela questa cosa proprio sotto al
mio naso.
La ragazza ridacchiò e se ne andò e Ian si voltò di
nuovo verso di me, smettendo di ridere dopo aver incontrato il mio sguardo
serio.
La musica cambiò e io distolsi lo sguardo da lui.
Se Ian voleva divertirsi, lo avrei fatto anche io.
Ritornai a ballare con Steven, questa volta
contraccambiando le sue occhiate e il suo ritmo sensuale.
Risi, buttando la testa indietro, mentre Steven faceva
uno strano movimento con il bacino. Lo abbracciai di slancio, mentre Candice si
avvicinava a noi.
-Me lo farai morire, così.- mi sussurrò all'orecchio,
indicando Ian.
Ritornai a guardarlo, mentre lui aveva uno sguardo
decisamente irritato. Guardava me e Steven con aria alquanto contrariata.
-Problemi suoi.- le dissi, facendo un'alzatina di
spalle.
Dopo poco, ritornammo al tavolo, dove Ian mi ignorò
per quasi un'ora. E adesso cosa voleva? Mica ero io che facevo autografi sulle
tette!
-Beh, ragazzi, io direi di andare!- fece Trevino,
sorridendo.
Tutti appoggiammo la sua idea, così, ci avviammo
all'uscita. Ian parlava con Joseph, dandomi le spalle.
Lo odiavo quando mi ignorava.
Sbuffai, mentre Candice mi si metteva accanto.
All'uscita del locale, ci dirigemmo al parcheggio,
dove Candice urlò, facendoci venire un infarto.
-Ma cosa cazzo ti prende all'improvviso?!- fece
Claire.
-La...la...- fece Candice.
-La cosa, Candy?- fece Kat,
inarcando le sopracciglia.
-Mi hanno rubato la macchina!-
-Candice, ma sei sicura?- fece Joseph. -Siamo in un
parcheggio, forse l'hai messa da un'altra parte.-
-No, era qui!- fece, in preda al panico. -E adesso
come faccio!- si portò una mano nei capelli.
Di bene in meglio quella sera...
Mi venne un'idea. Estrassi il cellulare dalla tasca
della gonna.
-Chi chiami?- fece Steven.
-Joe.- mi limitai a dire.
-Il motociclista?- fecero in coro Ian e Paul.
Al terzo squillo mi rispose. -Joe! Sono Dayana. Sono
al parcheggio del Flowers, in quanto puoi raggiungermi?....Ok, ti aspetto!-
chiusi la telefonata, mentre tutti mi guardavano. -Joe sarà qui tra cinque
minuti, per fortuna era in zona.-
-Era in zona, eh.- fece Paul, portandosi le mani in
tasca.
Poco dopo, infatti, Joe arrivò, fermandosi accanto a
me. -Ciao Dayana! ...Ehm, salve ragazzi.- salutò anche gli altri. -Qual è il
problema?-
-Mi devi accompagnare da Pitt.-
-E chi è Pitt adesso?- fece Ian, sbuffando.
-Ok, salta su!- fece Joe.
-Pitt rivende pezzi di auto rubate. Se la macchina di
Candice non è già stata fatta in pezzi, la troveremo da lui.- dissi, salendo
sulla moto di Joe. -Voi ci seguite con le auto?-
-Se pensi che ti faccio andare da un ricettatore di
auto rubate ti sbagli di grosso!- fece Ian.
-Non ti ho mica chiesto il permesso.-
-Forse è meglio di no...- fece anche Kat.
-Oh, andiamo, salite sulle vostre costose macchine e
seguiteci, Pitt non farà del male a Dayana.- fece Joe, sbuffando. -E io tra
un'ora devo essere a lavoro, quindi sbrigatevi.-
-Ragazzi, vi prego!- fece Candice.
-Ok, ma se vedo qualcosa che non va chiamo la
polizia.- disse burbero Ian, avvicinandosi alla sua macchina insieme a Paul.
-Trev, tu accompagna Kat, Claire e Steven a casa.- fece Joseph, salendo in
macchina insieme a Candice.
-E perchè?!- si lamento Steven.
-Per una sola volta non lamentarti e vattene a casa!-
sbottò Paul.
-Dai, Stev, andiamo...-
Michael lo portò alla sua auto, facendolo salire insieme alle ragazze.
-Bene...andiamo Joe...- dissi e poi mi voltai verso
Ian, che era al posto del guidatore nella sua auto, proprio dietro di noi.
Mi guardava e io sapevo che era arrabbiato, ma non era
quello il momento per pensarci.
Mi voltai di nuovo, stringendosi a Joe, che partì a
tutta velocità, sgommando sull'asfalto.
Speravo di trovare l'auto di Candice da Pitt e speravo
anche che lui non creasse problemi.
-Grazie, Joe.- gli dissi.
-Di nulla, piccola.- mi rispose e poi si lanciò a
tutta velocità nella notte, seguito dalle due auto.
Salve gente!! …Come state?
Cosa ne pensate del capitolo? Vi aspettavate che Ian “ammettesse”
tutto?
Certo, il suo discorso non significa “compi 18 anni e
ti sposo”, ma più che altro significa “cominciamo a togliere qualche problema”!
xD
…Per di più rubano la macchina a Candice e Dayana deve
utilizzare le sue “conoscenze”.
Ovviamente Ian vorrebbe sbranare sia lei che Joe! Hihihhi
Beh, non voglio annoiarvi troppo! …Vi voglio solo
ringraziare dal profondo del cuore per appoggiarmi così tanto! Ringrazio tutte
le ragazze che recensiscono, permettendomi così di conoscere persone
meravigliose!
Ovviamente ringrazio anche chi legge soltanto e mette
tra le seguite/preferite!
Scesi dalla macchina, dopo che la moto su cui
viaggiava Dayana si era fermata in un piccolo spiazzale poco fuori città.In breve tempo, anche Paul scese dall'auto,
affiancandomi insieme a Joseph e Candice.
Ero parecchio incazzato e l'idea che Dayana dovesse
incontrare questo fantomatico Pitt, per di più rivenditore di auto rubate, non
mi piaceva per niente. Aveva 17 anni, dannazione, non poteva conoscere un
ricettatore di auto!
Mi infilai le mani in tasca, mentre Dayana insieme a
quel tipo fastidioso si avvicinavano a noi. Non mi piaceva quel ragazzo, quel
Joe, e non mi piaceva la parte di vita che rappresentava per Dayana. Se avessi
potuto, le avrei impedito di vederlo.
...Sapevo che me la prendevo troppo per un
"semplice amico", ma per quanto cercassi di imprimermi bene in mente
questa cosa, non riuscivo a non infastidirmi. In realtà, come avevo potuto
notate più volte, mi infastidivo ogni qual volta si avvicinava a Dayana un
ragazzo che non ero io.
Ma questo era sbagliato.
Come poteva... piacermi.... una ragazzina?! Forse
stavo cercando di superare con lei la delusione che avevo provato per Nina, in
fondo, Dayana e Nina non avevano poi tutti questi anni di differenza.
Scossi la testa. Ero già confuso di mio, non dovevo
paragonare anche Nina e Dayana.
-Ragazzi, quella è l'officina di Pitt.- Dayana si era
avvicinata a noi, ovviamente con sempre Joe alle costole. -Io entrerò, cinque
minuti e sarò fuori. Voi non avvicinatevi e non fate niente di stupido come
chiamare la polizia.-
-No, aspetta, fammi capire. -cominciai io. -Davvero
credi che io possa lasciarti andare da sola? O entro anche io o non se ne fa
nulla.- affermai deciso. -Mi dispiace, Candice.- conclusi, guardandola.
-Ian, non mi succederà niente! E' solo Pitt!- si
lamentò lei, come se quello in torto fossi io.
-Potresti mettere anche un attimo da parte la tua
ossessione per questa benedetta ragazza!- sbottò Candice all'improvviso,
facendoci voltare tutti verso di lei.
-Non si tratta di ossessione.- rispose Paul per me.
-E' pericoloso. Quello che lei chiama "Pitt", è un criminale.
Potrebbe farle del male.-
-Oh, ma andiamo, ma che....- fece Joe. -Vi state
preoccupando per nulla. Non è la prima volta che abbiamo a che fare con lui.-
Io inarcai le sopracciglia. Lui era l'ultima persona
che poteva parlare: doveva persuadere Dayana a non incontrare quel dannato
Pitt, non incitarla.
-Dayana, tu sei sicura che non sia pericoloso?- disse
Joseph.
-Morgan, vende auto rubate, certo che è pericoloso!-
sbottai io. -Non stiamo andando da uno che vende caramelle!-
-Oh, se volete posso portavi anche da quello che vende
le caramelle, ma non credo sarebbero di vostro gusto.- disse Dayana, facendo un
mezzo sorriso.
-Non sei per niente divertente.- fece Paul, dando voce
ai miei pensieri.
Come potevano essere tutti così tranquilli se Dayana
incontrava un tipo del genere?
-Sentite, io vado, ma se può farvi stare più
tranquilli, parlerò con Pitt fuori dalla sua "officina".-
-E lui accetterebbe?-
-Per me, certo.-
-Vorrei proprio sapere com'è che hai questo tipo di
rapporto con una persona del genere.- incrociai le braccia al petto. -Ti do
cinque minuti, fai uscire quel tipo.-
-Ok...-
Dayana si allontanò da noi ed entrò nell'officina. Ero
molto in ansia, avevo paura che potesse succederle qualcosa. Non me lo sarei
mai perdonato....
Dopo poco, Dayana uscì, accompagnata da un ragazzo di
forse 30 anni. Cominciarono a parlare e Dayana non mi sembrava la 17enne che
conoscevo. Aveva le braccia incrociate al petto e si vedeva che stava sulla
difensiva.
Scambiai un'occhiata con Paul, anche lui era teso come
me.
-Speriamo non succeda niente...- disse Candice,
prendendo Joseph per mano.
-Ma cosa volete che succeda?- fece Joe, incrociando le
braccia al petto.
-Dovresti essere preoccupato per lei.- sbottai io,
cominciando ad innervosirmi più del dovuto.
-Sentite, voi vi state preoccupando troppo.- cominciò
lui, quasi spazientito. -Dayana non è la ragazzina fragile e indifesa che
credete voi. Il fatto che abbia 17 anni non significa che viva ancora nel mondo
dei balocchi. Ha visto più lei in 17 anni che voi in 30.- concluse.
Ma cosa significava quel discorso?! Io mi sarei
preoccupato per Dayana anche se avesse avuto 40 anni!
-Tu non capisci. Sta parlando con un tizio che vende
auto rubate!- sbottai io, perdendo la pazienza.
-Senti, Dayana e io siamo cresciuti per strada. Siamo
sopravvissuti ogni giorno in un quartiere dove non esitavano un attimo a spararti.
Dayana sa picchiare, se proprio lo vuoi sapere, perciò adesso non mi preoccupo
per lei. La strada era casa sua fino a poco tempo fa. Conosce un rivenditore di
auto rubate, conosce spacciatori e conosce altre persone che voi definite
"criminali". Ha cambiato due famiglie prima di Gary, entrambe perchè
la picchiavano. Ha dormito per strada, anche, quando restava chiusa fuori
l'orfanotrofio, perchè io avevo ricevuto troppe botte per andarle ad aprire.
Non riuscivamo mai a decidere se era peggiore la vita da strada o quella
nell'orfanotrofio. Dayana sa badare a se stessa, saprebbe sopravvivere da sola
anche nel deserto! Quindi evitate quelle facce afflitte, perchè proprio non vi
reggo.- concluse, guardandoci arrabbiato.
Non trovai la forza per ribattere o, molto più
probabilmente, non c'era niente da dire. Restai senza parole, schiacciato dal
peso di quelle parole. Non riuscivo ad immaginarmi Dayana in quelle situazioni,
non riuscivo ad immaginarla insieme ad uno spacciatore o a casa di qualcuno che
la picchiava.
Non riuscivo ad accettare che quello fosse il suo
passato.
Lei era cresciuta per strada tra mille pericoli. Più
questa consapevolezza mi colpiva e più avevo voglia di spaccare tutto.
Riportai di nuovo lo sguardo su Dayana. Stava
discutendo con Pitt e io l'unica cosa che riuscivo a fare era starmene lì a
guardare. Vidi Pitt estrarre il cellulare e fare una chiamata, mentre Dayana si
voltava verso di noi e ci faceva l'occhiolino.
-Tutto risolto.- disse Joe, facendo un sorriso.
Bene, almeno ce ne saremmo andati da lì. Provavo lo
strano impulso di chiudere a chiave Dayana a casa per tutta la vita.
Dayana salutò Pitt e si avviò, poi, ad un certo punto,
tornò indietro e afferrò Pitt per il collo della maglia, inchiodandolo al muro.
Stavo per scattare, ma Joe mi fermò.
-E' tutto sotto controllo.- si limitò a dire, senza
smettere di guardare Dayana.
Infatti lei, poco dopo avergli detto qualcosa, lasciò
andare Pitt, che ritornò nella sua officina, mentre lei ritornava da noi.
-Vai a prendere la tua auto domani alle otto dove
l'avevi lasciata al Flowers.- si limitò a dire Dayana, dopo averci raggiunto.
Io non parlavo, non riuscivo nemmeno a guardarla negli
occhi in effetti.
-Bene, possiamo tornarcene a casa, finalmente.- Paul
tirò un sospiro di sollievo, ficcandosi le mani in tasca.
-Grazie, grazie, grazie!- Candice corse ad abbracciare
Dayana.
-Non preoccuparti, Candy, non ho fatto niente di che.-
-In quale occasione hai conosciuto questo Pitt?- fece
Jos, dopo che Candice aveva lasciato andare Dayana.
-Credimi, non vorreste davvero saperlo.- fece un
sorriso amaro, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Piccola, io devo andare a lavoro.- disse Joe. -Dovrei
andare.-
Dayana lo abbracciò. -Si, vai, non preoccuparti.
Grazie per essere corso subito!-
-Dovere, baby!- ridacchiò, facendomi innervosire. Si
staccarono e il ragazzo maledetto salì sulla moto. -Buona... nottata, ragazzi.-
-Ciao...- lo salutammo tutti e poco dopo lui mise in
moto, abbandonando lo spiazzale.
-Torniamo a casa...- feci, pensieroso e incazzato.
-Si, non vedo l'ora di buttarmi sotto le coperte!-
fece Jos.
-Si, andiamo...- fece anche Dayana, seguendoci.
Joseph accompagnò Candice, mentre io lasciai prima
Paul a casa e poi mi diressi verso la mia...la nostra.
Pov Dayana
Rientrammo a casa, ancora in un religioso silenzio.
Durante tutto il viaggio di ritorno, io e ed Ian non avevamo scambiato una
parola. Ancora adesso mi sembrava perso nel suo mondo. Chi sa a cosa stava
pensando...
Mi sfilai le scarpe e lo guardai fare lo stesso con la
sua camicia. Era incredibile quanto non riuscisse a restare vestito... Niente
in contrario, ovviamente, ma in quel modo i miei già andati neuroni non avevano
un attimo di pace.
-Ian...- tentai di parlare, ma lui si voltò di scatto,
con gli occhi ridotti a fessure.
-Niente Ian, Dayana. In questo momento sono
così...incazzato.- disse.
Mi avvicinai a lui, reprimendo l'impulso di
abbracciarlo. -Sei arrabbiato per la questione di Pitt?-
-Anche per quello.- si limitò a dire.
-Ian, purtroppo quella è una parte di vita che non
posso cancellare. Conosco persone come Pitt, ho lavorato anche per persone come
Pitt.- dissi, scrollando le spalle.
Tutti avevano un passato e forse il mio era troppo
"pesante" per una ragazza della mia età, ma non potevo cancellarlo, anche
perchè era grazie al mio passato che sapevo distinguere il bene dal male.
-Ma perchè mi dici cose che fanno solo aumentare la
mia frustrazione?!- sbraitò Ian.
Si passò una mano nei capelli, imprecando tra se e se.
-Ian, guardami: sto bene! ...Sono felice adesso! Il
mio... passato, da più fastidio a te che a me.-
-Mi danno fastidio tante cose, Dayana, mi da fastidio
che tu sia cresciuta in un orfanotrofio, mi da fastidio che tu stasera sia
stata tranquillamente a parlare con un ladro d'auto, mi da fastidio che ti
picchiavano, mi da fastidio che l'esperienza che hai te la sei fatta per
strada!- disse, tutto d'un fiato.
Io lo guardavo con gli occhi lucidi e di slancio
l'abbracciai. Ian era così...dolce, così adorabilmente dolce, che avrei voluto
passare tutti i momenti della mia vita ad abbracciarlo.
Lo adoravo quando si preoccupava per me, lo adoravo
quando faceva il protettivo con me, lo adoravo qualsiasi cosa facesse o
dicesse.
In fondo...era impossibile non affezionarsi a Ian.
-Dayana...-
-Mi dispiace che tu ti sia preoccupato per me...- lo
bloccai. –Non sono abituata.- conclusi, appoggiando la testa sul suo petto.
Le braccia di Ian si strinsero attorno ai miei
fianchi. –E a me dispiace asfissiarti con le mie...preoccupazioni.- fece lui di
rimando.
Lo abbracciai ancora più forte, mentre una domanda mi
frullava nella mente.
-Ian...cosa...- mi bloccai un attimo.
–Cosa...significa il discorso che mi hai fatto...al Flowers…?- conclusi,
morendo di vergogna.
Dovevo pur chiederglielo...avevo come l’impressione
che tra di noi ci fossero un milione di cose irrisolte.
Ian si staccò da me e si sedette sul divano. –Non lo
so, ma sentivo che dovevo dirtele.- mi guardò. –Lo so che sei...piccola
paragonata a me, ma non potevo più ignorare ciò che ti ho detto. Certo, non
significa che compi 18 anni e ti sposo, ma...- mi sorrise. –Almeno cominciamo a
risolvere qualche problema...-
Io sospirai. Dio...quanto era ingarbugliata quella
situazione...
-Ti voglio bene, Ian.- gli dissi di getto, non
riuscendo a tenere dentro quelle parole.
Lui mi sorrise, tendendomi una mano. –Ti voglio bene
anche io, piccoletta.-
Afferrai la mano di Ian, ma subito dopo mi sentii
tirare sul divano, così da ritrovarmi seduta tra le gambe di Ian, con la
schiena appoggiata al suo petto.
Divenni tutta rossa, ringraziando Dio che Ian non
potesse vedermi perché ero di spalle.
Quel ragazzo aveva il potere di
destabilizzarmi...ragazzo poi...uomo!
-Ti va di…vedere un bel film?- mi chiese, appoggiando
la testa sulla mia spalla.
-Ce…certo!- avrei voluto dirgli che mi andava di fare
qualsiasi cosa con lui.
-Bene!- Ian sorrise e poi, prendendo il telecomando,
si sintonizzò su un canale dove davano un film.
Il film parlava di amori, segreti e dolci ricordi. Era
molto carino, anche se non mi stavo concentrando molto a guardarlo dato che mi
trovavo in quella posizione con Ian.
Quanto avrei voluto girarmi e baciarlo…
Quanto avrei voluto avere di nuovo quella maschera e
baciarlo, proprio come quella sera, ma forse, anche la Dayana senza maschera
poteva sperare di baciare Ian.
Però ero felice...perchè avevo capito che ero
importante per Ian almeno quanto lui lo era per me.
-Ian…- lo chiamai, tenendo lo sguardo fisso sullo
schermo.
-Dimmi...-
-Mi…mi racconti qualcosa di bello?- gli chiesi senza
motivo, girandomi per guardarlo in faccia.
-Qualcosa di bello?- fece confuso, sorridendomi.
-Si…questo film mi ha fatto venire voglia di ricordi
felici!- dissi, guardandolo negli occhi.
Ian mi fissò, pensandoci su. –Un ricordo felice...- si
fermò. –Ci sono, però non prendermi in giro!-
-Lo giuro!- mi portai le dita incrociate sulle labbra.
-Mhm ok.- sorrise. –Allora...circa un anno fa, a una
festa, vidi…- si bloccò un attimo. –Vidi una ragazza bellissima, la più bella
che abbia mai visto in vita mia…la sentii cantare e mi innamorai della sua
voce…- mi sorrise, mentre io sentivo il mio corpo andare a fuoco. –Riuscii a
parlarle fuori in terrazza e mentre la guardavo negli occhi sentivo il cuore
battermi come un tamburo. Poi a mezzanotte è sparita, proprio come
Cenerentola...di lei so solo che si chiama Aya e che…aveva delle labbra
morbidissime. – si grattò la testa, con imbarazzo. –E i suoi occhi…le dissi che
non avrei mai dimenticato i suoi occhi…da quella sera, però, non l’ho mai
più…incontrata. La mia Cenerentola…-
Io rimasi a bocca aperta.
Lui…lui non solo si ricordava di quella sera, ma lo
considerava anche un ricordo felice.
Io ero il ricordo felice di Ian.
Avrei voluto buttarmi su di lui e dirgli che ero io la
sua Cenerentola, ma, in quel momento, mi venne un’altra domanda da porgli.
-E perché non l’hai mai menzionata in un’intervista?
…Magari lei avrebbe ascoltato e sarebbe venuta da te...-
-Perché avrebbero cominciato a inseguirmi ovunque
dicendo di essere Cenerentola e io odio le bugie. Riesco a perdonare tutto…ma
non una personache mi mente.- disse,
sorridendomi.
In quel momento la voglia di dirgli che io ero
Cenerentola sparì del tutto.
Io gli avevo mentito dal primo momento che c’eravamo
visti a scuola e lui non mi avrebbe mai perdonato per avergli mentito per un
mese.
Sospirai,sentendo gli occhi pizzicarmi.
-Che c’è? …Perché hai gli occhi lucidi adesso?- mi
chiese, aggrottando le sopracciglia.
-No, nulla.- cercai di sorridere. –E’ una
bella...storia.-
-Una favola…più che altro.-
Si…era una favola e tale doveva rimanere.
Non avrei mai sopportato l’odio di Ian per avergli
mentito. In fondo, lui voleva bene a “Dayana” indipendentemente da
“Cenerentola”. Non era indispensabile per lui sapere che io e Cenerentola
eravamo le stesse persone.
-Forse è meglio se…vada a dormire, domani c’è scuola.-
gli dissi, alzandomi dal divano.
Anche Ian lo fece, scompigliandomi i capelli. –Si, a
domani, piccoletta. Buonanotte…-
Mi accarezzò un altro po’ la testa, poi si avviò al
piano di sopra.
Sospirai, volendo sprofondare proprio in quel momento…
Avrei dovuto dirgli chi ero davvero fin dal nostro
primo incontro…magari adesso potevamo essere insieme.
Così, mi diressi al piano di sopra, non vedendo l’ora
di andare a scuola per passare un po’ di tempo con Koral.
Mi spogliai e mi infilai a letto, ma sapevo che
addormentarmi sarebbe stata un’impresa a dir poco ardua.
Saaalve gente, come state?
Ammetto di aver aggiornato con un po’ di ritardo, ma
spero di riuscire a farmi perdonare con questo capitolo!
…Cosa ne pensate?
Ian è decisamente molto nervoso per l’incontro di
Dayana con Pitt, ma Joe lo “rassicura” (seh, come no!) dicendogli che Dayana se
la sa cavare…
E anche qui Dayana è stata a un passo dal dire ad Ian
di essere Cenerentola, ma purtroppo anche questa volta si è dovuta fermare.
Condividete la sua scelta?
Beh, detto questo vi lascio, perché non voglio
annoiarvi troppo!
Volevo solo ringraziarvi con tutto il cuore per le
recensioni e le visite al capitolo! Davvero grazie infinitamente!
-Non potevi darmi notizia migliore!- scattò Koral, con
un sorriso a 32 denti, poi si bloccò di colpo, ritornando seduta. -Certo, però
mi dispiace se lui ci soffre...- continuò, pensandoci.
Io la guardai, inarcando le sopracciglia. -E' normale
che ci soffre, si sono lasciati da poco.- feci io, appoggiando le braccia sul
mio banco.
Le avevo appena raccontato della rottura tra Paul e Torrey e lei gioiva come una pazza. Certo, non perchè Paul
soffrisse, ma perchè, a detta sua, adesso avrebbe potuto provarci con lui senza
problemi.
Come se prima avesse avuto qualche scrupolo a farlo!
-Beh, potrei in ogni caso consolarlo!- rise,
appoggiandosi con la schiena al muro dietro di lei.
Io scrollai le spalle: se voleva farlo di certo non
l'avrei fermata io. In un certo senso, sarebbe stato bello uscire a
quattro...lei con Paul e io...beh, io con Ian!
Scossi subito la testa.
Dovevo smetterla di fare quei pensieri assurdi! Per
quanto lo volessi, tra me e Ian non poteva succedere un bel niente e se anche
lui mi aveva fatto quel discorso, io non potevo mentirgli per il resto della
mia vita.
Non sarei riuscita a stare con lui, a guardarlo negli
occhi e ad accarezzarlo senza dirgli che io ero..."Cenerentola". D'altra
parte, se glie lo avessi confessato, lui non mi avrebbe mai perdonato e io
avrei finito in ogni caso per perderlo.
Era davvero un bel problema...senza contare i fattori
età, popolarità e carriera.
Glie l'avrei rovinata se si fosse saputo che Ian aveva
un "certo rapporto" con una ragazza poco più che maggiorenne.
Sbuffai. Dovevo smetterla di pensare quelle cose:
stavo correndo troppo con la fantasia.
A ridestarmi dai miei pensieri, però, non fu Koral, ma
la vibrazione del mio cellulare.
Lo presi dalla tasca e vidi che era un messaggio.
"From: Paul
Aula insegnanti...ti aspetto!
<3"
Rilessi più volte il messaggio. Era successo qualcosa
di grave? Ad Ian, magari?
No, se fosse stata una cosa del genere, non avrebbe
messo un cuore!
-E' successo qualcosa?- fece Koral, guardandomi
confusa.
Portai lo sguardo su di lei e sorrisi. -No, nulla.
Devo uscire un attimo!- dissi veloce, ringraziando che il professore della
terza ora ancora dovesse arrivare.
Così, mi alzai e uscii, raggiungendo in breve tempo
l'aula insegnanti.
Aprii la porta e trovai Paul seduto su uno dei tavoli,
che guardava il vuoto con aria seria. Quando sentii il rumore della porta, alzò
il viso verso di me, sorridendomi.
-Ciao!- mi salutò, scendo dal tavolo e venendomi incontro.
-Ciao...è successo qualcosa?- chiesi subito, mentre
Paul scoppiava a ridere.
-Perchè deve essere successo qualcosa? Non potrei solo
avere voglia di...vederti?- mi chiese. -Di solito gli...amici hanno voglia di
vedersi!-
Io gli sorrisi e mi rilassai.
Ovvio, non doveva accadere per forza una cosa brutta!
-Io faccio schifo come amica...- lo guardai, mentre
lui mi guardava confuso. -Non ti ho ancora chiesto come...stai.- precisai,
portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Paul abbassò lo sguardo, poi lo ripuntò di nuovo su di
me. Sapevo che voleva farsi vedere allegro, ma che in realtà non lo era.
Poi, inaspettatamente, si abbassò verso di me e mi
abbracciò. -Adesso...si.- sussurrò soltanto, abbracciandomi di più. -Grazie per
averlo chiesto...- continuò, dandomi un profondo bacio sulla guancia.
Io mi sentii subito andare a fuoco, mentre sentivo il
cuore aumentare leggermente i battiti.
Adesso capivo perchè migliaia di ragazzine perdevano
la testa per due ragazzi come loro: ci sapevano proprio fare! ...Erano in grado
di far sciogliere una ragazza anche solo con lo sguardo.
-Ma cosa è successo?- gli chiesi, dopo che lui mi
lasciò andare.
Paul scrollò le spalle. -Ennesima litigata. Diceva che
io ero troppo distante, che non gli davo attenzioni. Credeva addirittura
che...- si fermò un attimo. -Che avessi un'altra.- continuò.
-Quindi è stata lei a...- dissi, senza però finire la
frase.
-Praticamente si, ma era già finita da tempo, solo che
io non trovavo mai il coraggio che invece sembra aver trovato lei.- disse,
ritornando verso il tavolo, seguito anche da me.
-Ci soffri tanto?-
Mi dispiaceva così tanto per lui. Paul era la tipica
persona che dalla vita doveva avere solo cose belle, perchè si meritava solo
quelle.
Aveva tutte qualità positive...era davvero una persona
fantastica.
-Credevo di soffrirci di più in realtà...- ammise,
guardandomi intensamente negli occhi. -Certo che sei proprio una nanetta!-
continuò poco dopo, afferrandomi per i fianchi e facendomi sedere sul tavolo.
-Ma che fai!- urlai quasi, aggrappandomi alle sue
spalle.
Solo dopo, però, mi accorsi che eravamo vicini...molto
vicini.
Paul era letteralmente tra le mie gambe, mentre io lo
tenevo saldamente per le spalle. Potevo quasi sentire il suo respiro sul viso.
Paul mi guardava negli occhi, per poi spostare lo
sguardo per una frazione di secondo sulle mie labbra.
-Così...sei alla mia altezza...- sussurrò, cominciando
ad accarezzarmi un fianco.
Davvero non riuscivo a capire quella situazione. Paul
era strano. Troppo strano.
Però, mi sentivo strana anche io.
Certo, non era la stessa sensazione che provavo quando
Ian mi si avvicinava, ma ci andava molto vicino.
-Ehm...Paul...- cercai di riportare entrambi alla
normalità, ma Paul non dava segni di voler smettere di toccarmi il fianco.
-Vuoi venire a mangiare qualcosa con me, stasera?- mi
chiese all'improvviso, sorridendomi.
-Come scusa?-
Forse avevo capito male. Decisamente.
-Stasera ho voglia di uscire. Voglio distrarmi. Mi fai
compagnia?- mi chiese di nuovo, mentre gli occhi gli brillavano.
Era forse un...appuntamento?
Mi diedi mentalmente della stupida. Era Paul! Di certo
non mi stava chiedendo un appuntamento. Era triste per la fine della sua storia
e voleva uscire per distrarsi un po'.
Non c'era niente di male.
-Ehm...si!- gli sorrisi anche io. -Ti ci vuole del
sano divertimento per eliminare la tristezza!- conclusi, scendendo dal tavolo e
interrompendo il nostro contatto.
-Perfetto!- mi sorrise anche lui. -Ti vengo a prendere
alle otto da Ian.-
Oh, Ian.
Chi sa come l'avrebbe presa.
Beh, in fondo stavo solo uscendo con un amico, non
c'era niente di male.
E poi che cavolo! Iannon era il mio padrone!
-Allora a stasera! ...Adesso devo ritornare in
classe.-
-Si, vai piccoletta.- mi diede un bacio sulla guancia,
poi io lasciai l'aula inseganti.
Sentivo una strana sensazione dentro, ma mi decisi a
non pensarci.
Ritornai in aula, cercando di concentrarmi sulla
lezione.
-Iron Man 3 o Se scappi ti
sposo?- mi chiese all'improvviso Ian, appena arrivai nel salone.
Aveva in mano due cd e mi guardava con aria indecisa.
-Come?- posai la borsa e mi sfilai il cappotto.
Ian guardò prima ciò che aveva in mano e poi di nuovo
me. -Serata film. Forza: quale scegli?-
Bene. E adesso come gli dicevo che invece dovevo
uscire con Paul? ...Come si faceva a rifiutare una serata film con Ian
Somerhalder?
Mi portai una mano nei capelli. Perchè diavolo ora mi
sentivo in colpa?!
-...Paul.- ammisi, cercando di sembrare più calma
possibile.
Ma perchè adesso mi sentivo così in difficoltà? Non
stavo facendo nulla di male e di certo non stavo tradendo Ian, visto che non
era nemmeno il mio...ragazzo!
-Ah.- disse soltanto. -Ok.- continuò, per poi avviarsi
in cucina.
Io sospirai e lo seguii. Non volevo ci restasse male.
-E' un amico che ha bisogno di uscire.- ci tenni a
precisare, mentre Ian prendeva una tazza e la riempiva di caffè.
-Perchè ci tieni a precisarlo? Io non ho detto nulla.-
si voltò verso di me, appoggiandosi con la schiena alla cucina.
-Perchè mi sembra te la sia presa. Non sto preferendo
te a lui.- cercai di farlo ragionare. -Si è lasciato da poco con Torrey.-
Ian inarcò le sopracciglia. -Beh, io mi sono lasciato
con Nina.- disse, bevendo un sorso di caffè.
Ma faceva sul serio? E ora cosa c'entrava Nina?
-Ma perchè fai così?-
-Così come?-
-Ian!- sbottai esasperata.
Lo odiavo quando faceva così! Ma cosa diavolo gli
prendeva?!
Si stava comportando come un ragazzino, quando invece
mi aveva sempre sbattuto in faccia di essere un uomo.
-Volevo semplicemente vedere un film con te, ma se tu
hai da fare non preoccuparti, troverò di sicuro altro da fare.- fece
un'alzatina di spalle, inchiodandomi con i suoi occhi ghiaccio.
Era impossibile da trattare quando faceva così.
-Di certo non mi sarei aspettato il contrario da chi
autografa le tette della gente!- sbottai, non riuscendo a trattenere quella
parole.
Così, sbuffai e ritornai di la, intenta ad andare in
camera mia, Ian però, mi venne dietro e mi afferrò per il polso.
-E cosa c'entra adesso?-
-Nulla, sei tu che hai cominciato a dire cose senza
senso.- ci tenni a precisare.
Ero infastidita. Decisamente troppo.
-Stiamo litigando?- Ian aggrottò le sopracciglia,
tirandomi leggermente verso di lui.
-No, ci stiamo informando. Io esco con Paul e tu...-
mi tirai il braccio. -Tu con chi vuoi. Vado a fare i compiti.- salii
velocemente al piano di sopra, senza nemmeno dargli il tempo di rispondere.
Mi chiusi in camera mia, sbuffando.
Solo lui aveva la capacità di innervosirmi in quel
modo!
Cercai di non pensarci, perchè rimuginare sulle
stranezze di Ian mi avrebbe solo fatto impazzire.
Mi sdraiai sul letto e estrassi il cellulare dalla
tasca. Proprio in quel momento, il cellulare vibrò.
Un messaggio.
"From: Ian <3
Ti voglio bene"
Sorrisi leggendo il messaggio e lasciai il cellulare
sul letto, alzandomi.
Quel ragazzo aveva il potere di farmi cambiare umore
in un nano secondo...
Uscii dalla mia camera e lo trovai proprio di fronte a
me, con ancora il cellulare tra le mani. Senza dirgli nulla, gli andai incontro
e lo abbracciai.
-Anche io ti voglio bene.- gli dissi, mentre le sue
braccia mi circondavano i fianchi.
-Mi dispiace per prima, scricciolo. Divertiti stasera
con Paul...-
-Dispiace anche a me...ma tu...non divertirti troppo!-
ridacchiai, mentre Ian mi lasciava andare.
Ci sorridemmo, poi io tornai in camera e lui di sotto.
Cavolo...quel ragazzo era...
...Perfetto!
-Canestro!- urlai, lanciando in aria le mani.
-Solo culo!- sbottò Paul, prendendo di nuovo la palla
tra le mani.
Mi stavo divertendo come una matta: Paul era davvero
uno spasso.
Era venuto a prendermi alle otto e mi aveva prima
portata a mangiare qualcosa.
Certo, mangiare panini del Mc Donald’s
seduta su un muretto con un attore internazionale era un qualcosa di
eccezionale.
Paul aveva la maionese ovunque, mentre io non facevo
altro che ridere.
Avevamo chiacchierato e riso per tutta la serata,
quando, passando accanto a un campetto di basket, Paul mi aveva sfidato.
Ovviamente, dopo ben cinque tiri, io ero riuscita a
fare canestro e adesso esultavo come una pazza, come se avessi vinto il torneo
internazionale di basket.
-Sono forte!- dissi, puntando un dito contro Paul.
-Seh, come no! Dopo 10
tentativi!- disse, lasciando cadere la palla e venendo verso di me.
-5 per la precisione. Ma questo tiro era da vera
campiona!- dissi, scoppiando poi di nuovo a ridere.
-E' stato solo culo!- disse di nuovo lui, cercando di
trattenere una risata.
-Si, ma un bel culo!- feci, piegandomi in due dalle
risate.
Non riuscivo a smettere di ridere. Paul faceva delle
facce assurde ed era impossibile non ridere.
-si, proprio un bel culo.- disse, guardandomi.
Io smisi di ridere e recuperai la palla da terra.
-Adesso però non prendermi così tanto in giro!-
Paul venne verso di me e mi prese la palla dalle mani.
-Grazie per questa serata.- mi disse, improvvisamente
serio.
-Dovere!- gli sorrisi, portandomi una ciocca di
capelli dietro l'orecchio.
Lui era sempre venuto da me quando io ne avevo bisogno
e adesso dovevo assolutamente ricambiare il favore.
-Grazie lo stesso...- mi prese per i fianchi e mi
attirò a lui, dandomi un bacio molto vicino all'angolo delle labbra.
Ma come faceva a passare da un estremo all'altro?
Io gli portai le mani sulle spalle, mentre Paul
cominciò a guardarmi intensamente negli occhi.
-Sono tua amica...era giusto farlo.- gli dissi, mentre
lui faceva uno strano sorriso e mi lasciava andare.
-Già.- disse soltanto.
Calò per un attimo il silenzio tra noi, poi Paul
ritornò a parlare. -Forse dovrei accompagnarti a casa...-
Io presi il cellulare e guardai l'ora: era l'una.
-Ehm, si, direi di si.- dissi anche io.
-Andiamo, piccoletta.- mi tese la mano e io l'afferrai
subito.
Ritornammo alla sua macchina e dopo poco tempo
arrivammo sotto casa mia e...di Ian.
Mi faceva ancora strano dirlo.
-Siamo...arrivati.- disse Paul, spegnendo la macchina
e voltandosi verso di me.
-Si...- gli sorrisi. -Grazie per la bella serata.-
-Questo dovrei dirlo io...- mi sorrise anche lui.
-Beh...allora io vado. Ciao, Paul!- mi sporsi e gli
diedi un bacio sulla guancia, poi mi voltai per aprire la portiera.
-Dayana!- mi richiamò Paul e io mi voltai. Lo
guardavo, ma lui sembrava non voler proferire parola. -No...nulla.- disse poi,
quasi deluso.
Lo salutai ancora, poi uscii dalla macchina ed entrai
in casa.
-Ian?- chiamai, visto che tutte le luci erano spente.
Nessuna risposta.
Mi sfilai la giacca e andai al piano di sopra, ma Ian
non c'era nemmeno nella sua stanza.
Ancora non era tornato...
All'improvviso una strana ansia mi invase, ma decisi
di restare tranquilla.
Era uscito...era adulto e vaccinato...poteva fare
quello che voleva...
E se era con una donna?
Scossi la testa.
Non era il mio uomo, poteva fare quello che vuole!
Sbuffai e andai in camera mia, mentre il mio cellulare
vibrava per l'ennesima volta.
Quella giornata aveva avuto un tempismo perfetto.
Lessi il messaggio.
"From: Koral
Qui c'è qualcosa che non quadra!"
Era un mms e quindi aprii
subito il file allegato per capire a cosa si riferisse Koral.
Quando lo feci, apparve davanti ai miei occhi una foto
in cui Ian parlava all'orecchio di una ragazza e l'altra in cui lei gli
sfiorava le labbra.
Strinsi il cellulare tra le mani, mentre sentivo una
strana sensazione partire dal cuore e propagarsi in tutto il corpo.
Certo che non perdeva un attimo...
Dalla troppa rabbia non risposi nemmeno a Koral e
lanciai il cellulare sul letto.
...Lui aveva tutto il diritto di uscire con una donna.
E allora perchè a me faceva così male?
Decisi di andare al piano di sotto, ma poi, quando
passai davanti alla camera di Ian, decisi di entrare lì.
Mi guardai intorno.
Sospirai e mi andai a sdraiare sul letto.
Si sentiva il profumo di Ian. A pensarci bene, in
quella casa il profumo di Ian era ovunque...
Beh...era casa sua...
Chiusi gli occhi, mentre sentivo il cuore battere
forte.
...Perchè mi sentivo così triste?
Sospirai e poco dopo mi addormentai, dimenticando di
essere sul letto di Ian.
Forse...era stato proprio il suo profumo a cullarmi,
fino a farmi addormentare.
Salve bellezze e buona domenica!
Cosa ne pensate del capitolo?
Paul comincia già ad essere diverso dopo la rottura
con Torrey...chiede addirittura un'uscita con Dayana
e non sembra nemmeno stare così male!
Ian invece decide di uscire anche lui e si sa...è
inevitabile che le donne non gli si buttino addosso xD
Koral ha il colpo di genio di inviare a Dayana le foto
che aveva trovato su internet e lei ovviamente ci soffre.
Povera cucciola xD
Beh...non voglio dilungarmi troppo! ...Spero che
questo capitolo vi piaccia e come sempre voglio ringraziare tutte le BELLISSIME
persone che recensiscono...siete davvero favolose!
Mi svegliai all'improvviso, ma sentivo gli occhi così
pesanti, che li aprii molto lentamente. Era tutto buio e non vedevo nulla di
familiare: ovviamente non ero in camera mia.
Cercai di ricordare cosa fosse successo la sera prima,
poi misi a fuoco l'uscita con Paul e le foto che mi aveva mandato Koral.
Oh, giusto.
Ero nella camera di Ian, immersa nel buio più totale.
Mi stropicciai gli occhi, ignorando completamente che
ora fosse. Cercai di alzarmi, ma qualcosa di pesante sul mio fianco me lo
impedii.
Inizialmente mi prese il panico, poi, ruotando
leggermente il busto, per quanto mi fosse possibile, accesi la piccola lampada
che Ian teneva sul comodino. Poi mi voltai di nuovo.
...E mi prese un colpo.
Di fronte a me, disteso sul letto, c'era Ian. Era così
vicino a me che le nostre fronti si sfioravano. Era sdraiato su un fianco, i
capelli tutti scompigliati e la bocca leggermente aperta.
Rimasi impalata a fissarlo, rendendomi conto solo dopo
che quel "qualcosa" che mi aveva impedito di alzarmi, era un suo
braccio.
Il cuore cominciò a battermi forte, mentre sentivo
anche il respiro mancare.
Stavo dormendo con Ian.
STAVO DORMENDO CON IAN!
...O meglio, fino a qualche minuto prima stavo
dormendo con Ian!
Cercai di calmarmi. Dovevo ASSOLUTAMENTE calmarmi. In
fondo non era successo niente.
Certo...come se dormire con IAN SOMERHALDERnon fosse niente. Ero sullo stesso letto, a
un respiro di distanza con uno degli uomini più belli esistenti sulla terra.
Ma perchè si era sdraiato accanto a me invece di
svegliarmi e riportarmi a letto, nella mia stanza?
Dovevo respirare. Respirare.
E poi?
L'avrei dovuto svegliare o continuare a dormire?
Beh, di certo mi sarebbe piaciuto accoccolarmi sul suo
petto, ma in un certo senso ero ancora arrabbiata con lui.
Si, ero arrabbiata!
Non poteva prima sbaciucchiarsi con quella ragazza e
poi intrufolarsi in camera e dormire con me!
...Che poi era camera sua, ma questi erano dettagli!
Improvvisamente si mosse, avvicinandosi, per quanto
possibile, ancora di più. Il cuore mi stava scoppiando nel petto e stavo
reprimendo l'impulso di buttarmi su di lui e schiacciarlo sotto di me.
Cosa avrei dovuto fare? Non riuscivo ad addormentarmi
e fare finta di nulla.
-Mhm...- mugugnò all'improvviso Ian, portandosi la
mano che aveva sotto la testa sugli occhi.
Oh, giusto...forse gli dava fastidio la luce della
piccola lampada. Così, ruotando di nuovo il busto, spensi la luce, immergendomi
di nuovo nel buio di quella stanza.
Ritornai a guardare Ian, rendendomi conto che era la
cosa più bella che avessi mai visto in vita mia. Forse l'unica cosa bella.
Sospirai e chiusi gli occhi, ma le immagini di quel
mezzo bacio invasero la mia mente e mi costrinsero di nuovo a riaprire gli
occhi.
Ma perchè mi sentivo così tradita da lui? Non stavamo
insieme, non eravamo niente...
Eppure...sentivo il cuore stretto in una morsa. Odiavo
sapere che lui baciava altre donne e odiavo che le donne ci provassero con lui.
Sentii i miei occhi inumidirsi, così, per evitare di scoppiare a piangere a due
centimetri da Ian, gli spostai il braccio e mi alzai dal letto, recandomi nella
mia stanza.
Mi sedetti sul letto e recuperai il mio cellulare, che
intanto lampeggiava. Lo sbloccai, notando che erano le quattro del mattino.
Sbuffai e decisi di leggere il messaggio che mi era arrivato.
"From: Koral
Finalmente, ringraziando quel gran
figone del ragazzo di cui sei pazzamente innamorata (non provare a negarlo!),
posso farti gli auguri di buon compleanno a mezzanotte! Quindi...BUON
COMPLEANNO AMICA! ...Ora sei 18enne!"
Rilessi più volte il messaggio.
Il mio compleanno?
Ritornai a guardare il display del mio cellulare, per
controllare la data.
Venerdì, 1 Dicembre.
Si, era proprio il mio compleanno. Con tutti gli
avvenimenti degli ultimi mesi non mi ero nemmeno resa conto che fosse arrivato
il giorno del mio compleanno. Rilessi il messaggio di Koral ancora una volta.
...Ora sei 18enne!
Si...ero 18enne.
-Dayana...- sussultai, alzando lo sguardo verso la
porta.
Sulla soglia c'era Ian, che mi guardava assonnato.
Perchè adesso lo guardavo con occhi diversi? Perchè
sentivo come una strana forza che mi attirava ancora di più verso di lui.
-Sei sveglio...-
-Si, mi sono svegliato e mi sono accorto di non averti
accanto.- disse lui, entrando nella mia camera.
Lo guardai, appoggiando di nuovo il cellulare sul
letto, cosa che non sfuggì ad Ian.
-Chi è che ti manda messaggi alle quattro del
mattino?- aggrottò le sopracciglia. -Paul?- aggiunse poco dopo.
Ma perchè aveva quell'ossessione per Paul?!
Mi alzai anche io dal letto. -No, non era Paul, ma
anche se lo fosse, di certo non sarebbero problemi tuoi.- dissi scontrosa,
incrociando le braccia al petto.
Non ero riuscita ad essere gentile con lui, non dopo
che la foto di lui e quella donna non volevano abbandonare la mia mente. Anzi,
non volevo essere gentile con lui! ...che ritornasse alle sue numerose
gallinelle e non facesse quella faccia così offesa se io messaggiavo
con qualcuno!
-Perchè sei così acida?- fece un passo verso di me.
-Non sono acida, ti ho solo detto in altri termini che
la mia vita sentimentale non è un tuo problema.- precisai, aggrottando le
sopracciglia.
Ian mi guardava confuso, ma presto il suo sguardo si
animò anche di un'altra cosa. Rabbia forse.
-E da quando Paul c'entra con la tua vita sentimentale?-
mi chiese scontroso.
-Ma perchè sei ossessionato da Paul? Non è lui che mi
ha mandato un messaggio. Preoccupati più delle ragazze con cui ti baci,
piuttosto.- mi sfuggì, pentendomene subito dopo.
Chiusi per un attimo gli occhi. Non avrei voluto
dirgli quella frase, non volevo che lui pensasse che io ero un'altra delle sue
innumerevoli fans che cercavano sue notizie su internet.
-Cosa? E questo cosa c'entra?-
-Non c'entra niente, hai ragione.- sbottai, cercando
di sorpassarlo, ma Ian mi afferrò per un polso, costringendomi a voltarmi verso
di lui.
-Non è come credi.- mi disse, poi sospirò. -L'ho
conosciuta in un locale e ci siamo messi a parlare. Lei si è avvicinata a me
all'improvviso e mi ha baciato, ma a quel punto mi sono alzato e l'ho piantata
lì.- precisò poco dopo, guardandomi intensamente negli occhi.
-Non mi devi nessuna spiegazione, Ian.- mi limitai a
dire, guardandolo anche io con la stessa intensità.
-Dannazione, ma perchè ti comporti così?!- sbottò,
lasciandomi andare il polso.
Perchè sono gelosa, Ian, cazzo!
-Non mi comporto in nessun modo! Tu puoi baciare chi
ti pare!- feci stizzita, portandomi nervosa una ciocca di capelli dietro
l'orecchio.
-Sei sicura?- mi chiese, guardandomi con uno strano
sguardo. -Credimi, non posso baciare chi mi pare.- continuò.
-Vado di sotto a bere qualcosa.- dissi esausta,
sorpassandolo di nuovo.
Non avevo voglia di discutere con lui e nemmeno di
pensare ai doppi sensi delle sue frasi. In quel momento volevo solo bere
qualcosa e ritornamene a letto, dimenticando tutta quella discussione.
-Tu invece?- disse all'improvviso Ian, facendomi
bloccare sulla soglia della mia camera. -Ti sei divertita con Paul? E' andato
bene il vostro appuntamento?- chiese ironico, voltandosi verso di me.
Ma con quale presunzione ora si comportava anche come
un marito geloso?
-Da quanto tu puoi baciare tutte le donne del mondo e
io non posso uscire con un mio amico?- sbottai. -Comunque si, Ian, sono stata
benissimo, Paul è meraviglioso e io adoro stare con lui!- quasi urlai, mentre
Ian strinse i pugni.
-...Ti piace?- mi chiese di nuovo, a denti stretti.
-Si, Ian, mi piace!- urlai questa volta.
Quanto avrei voluto dirgli che si, Paul mi piaceva, ma
che non mi faceva battere il cuore come invece sapeva fare solo lui. E invece
ci ritrovavamo ad urlarci contro e a dire mezze frasi.
Vidi Ian stringere ancora di più i pugni, poi, in
pochi passi, fu di fronte a me e mi abbracciò con un tale slancio e con una
tala forza che mi fece quasi male.
-Non mi dire che ti piace un'altra persona...-
sussurrò.
Chiusi gli occhi, sentendoli di nuovo inumidirsi.
Perchè godeva nel farmi del male? Perchè non capiva che quelle frasi mi
ferivano?
Quelle frasi dovevano accompagnarsi a dei gesti. Non
poteva farmi sentire sua solo a parole e io avevo bisogno di capire se lui
provava solo uno strano senso di possessione o c'era dell'altro.
Perchè per me c'era!
Mi staccai da lui, mentre Ian mi lasciò fare senza
opporsi.
-Come dovrei interpretare tutto quello che mi dici,
Ian?- gli chiesi, cercando di mantenere la voce più stabile possibile.
-Dayana, io...- si bloccò un attimo. -Io non riesco a
controllare quello che sento per te, ma...ma so che non posso andare oltre con
te, io...- si bloccò di nuovo, sospirando di frustrazione. -Facciamo finta che
questa conversazione non sia mai avvenuta.- continuò, per poi sorpassarmi lui e
ritornare nella sua camera.
No, non poteva scappare ogni volta che le cose tra noi
diventavano serie! Così, lo seguii, entrando anche io nella sua camera.
-E se io non volessi più fare finta di niente?- gli
chiesi, restando sulla soglia della porta, mentre Ian era accanto alla
finestra, a qualche metro da me.
Mi guardò, implorandomi quasi di non affrontare quel
discorso, ma quella volta non mi sarei arresa.
-Oggi è il mio compleanno, Ian.- lo bloccai, mentre
lui mi guardava confuso. -Ora sono maggiorenne.- continuai.
Volevo urlargli di prendermi con lui, perchè adesso
l'unico impedimento era solo la sua morale.
Adesso non aveva più scuse, non poteva più bloccare
quello che stava nascendo tra di noi.
Ian sgranò gli occhi, facendo un passo avanti, ma poi
si fermò di nuovo. -No, Dayana...questo non cambia le cose, non...-
Si stava tirando indietro, per l'ennesima volta. Ma io
adesso dovevo dirglielo, non potevo più tenerlo per me, perchè quel sentimento
mi stava scoppiando dentro il petto.
-E non le cambia nemmeno il fatto che...- mi bloccai
un attimo. -...Che ti amo?- sussurrai, cercando di non piangere.
Prendimi Ian...prendimi ora...
Ian si bloccò, sbattendopiù volte le palpebre. -Cosa...-
-Hai capito bene, ho detto che ti amo.- ridissi,
tremando. -E non posso più fare finta di non provare niente per te. Perciò, se
tu non provi lo stesso, io non posso più restare qui, perchè mi sto facendo
solo del male.- continuai, sussurrando.
Ian non dava segni di voler rispondere o altro, quindi
io abbassai lo sguardo. Non potevo guardarlo negli occhi mentre mi rifiutava di
nuovo. Dovevo andarmene da quella stanza, da lui...da quello che provavo.
Mi voltai e uscii dalla camera di Ian, sentendomi una
stupida.
All'improvviso, però, mi sentii afferrare per il
polso, ma quando mi voltai, non ebbi nemmeno il tempo di dire una parola, che
Ian mi attirò verso di lui, baciandomi.
Mi afferrò per le spalle, attirandomi ancora di più a
lui. Lo sentivo tremare ed ero certa che lo stessi facendo anche io.
Ian mi stava baciando. Mi stava tenendo stretta a lui
e mi stava baciando.
Sentivo il cuore esplodermi nel petto e senza
aspettare oltre, gli legai le braccia in vita, per quanto mi era possibile.
La sua stretta era forte e il suo bacio disperato. Mi
teneva così saldamente...quasi avesse paura di perdermi.
Ma io non mi sarei mai mossa da li, non sarei mai
andata in nessun altro posto, perchè era tra le braccia di Ian che io mi
sentivo completa.
Mi passò la lingua sulle labbra e io le dischiusi, per
permettergli di approfondire il nostro bacio.
Mi sentii morire nell'attimo in cui le nostre lingue
si incontrarono.
Diavolo, era così giusto stare così, tra le sue
braccia!
Ian si allontanò solo per un attimo per riprendere
fiato, ma poi io mi rituffai di nuovo sulle sue labbra. Adesso che ero con lui,
non volevo più lasciarlo andare.
Le nostre lingue si toccavano, per poi fuggire. Avevo
voglia di abbandonarmi, avevo voglia di perdermi dentro di lui, avevo solo
voglia di poterlo vivere liberamente.
Le labbra di Ian erano così morbide e più la sua
lingua mi accarezzava la bocca, più sentivo il corpo andare a fuoco.
Io ed Ian ci stavamo baciando, mi sembrava ancora così
incredibile.
Ci baciammo ancora e ancora...niente aveva più
importanza, se non stringerci e accarezzarci.
Dopo un tempo indefinito, ci staccammo e io quasi
sentii un male fisico.
Guardai Ian negli occhi e vidi che anche lui mi
guardava con la stessa intensità.
Aveva gli occhi lucidi e un sorriso bellissimo
stampato sulla faccia.
-Sei una pazza se pensi che ti lascerei andare via da
qui...da me...- sussurrò, baciandomi di nuovo.
No, non sarei andata da nessuna parte.
-Ti amo...- gli sussurrai di nuovo, mentre lui mi
strinse ancora di più.
Adesso che avevo trovato il coraggio di dirglielo, non
riuscivo più a smettere.
Lo volevo, lo volevo troppo.
All'improvviso, Ian mi passò le mani sotto le
ginocchia, prendendomi in braccio. Mi colse così alla sprovvista, che gli
intrecciai le braccia intorno al collo, fortissimo.
-Ehi, tranquilla, principessa, non ti faccio mica
cadere!- disse ironico lui, mentre io lasciavo un po' la presa.
Lo guardai, diventando incredibilmente rossa. -Lo...lo
so...- sussurrai.
Perchè adesso mi riusciva facile dirgli ti amo e non
guardarlo negli occhi?!
Si voltò, cominciando a camminare. -Do...dove
andiamo?-
Entrò in camera sua, rendendo ovvia la risposta. -Ti
porto a dormire con me...come si deve!-
Si sedette sul letto, tenendomi ancora tra le sue
braccia.
Cavolo, ero così tesa, così in imbarazzo...
Perchè lui invece ora era così rilassato?! Dov'era
finito l'Ian teso e frenato?!
Mi appoggiò al suo fianco, ma prima che io potessi
dire una parola, mi attirò sul suo petto.
Io chiusi gli occhi, cercando di calmarmi.
Ero così felice...mi sentivo così completa.
-...Sei mio ora?- chiesi all'improvviso, diventando
ancora più rossa, ma per quanto mi imbarazzasse quella domanda, dovevo capire
cosa significava per lui quel bacio.
...Stavamo insieme? Stavo correndo troppo?
Sentii Ian ridacchiare, poi voltarsi e schiacciarmi
sul materasso col peso del suo corpo.
-In verità, non ricordo un momento in cui non lo sono
stato da quando ci siamo incontrati.-
Il cuore, se possibile, cominciò a battermi ancora più
velocemente.
-Tutto questo, però, non semplifica le cose...-
continuò. -Tutti gli ostacoli ci sono ancora...dobbiamo andarci piano e...e per
un po' quello che c'è tra noi dovrà restare tra di noi...- concluse, anche se
vedevo che gli costava fare quel discorso.
In pratica, potevamo stare insieme, ma in segreto.
In quel momento, però, non mi importava. Se potevo
avere lui, i suoi baci e i suoi abbracci non mi importava che il mondo non lo
sapeva.
-Non...non è un problema...- gli dissi, sorridendogli.
-Però, da oggi in poi, evita di farmi morire dalla
gelosia.- ridacchiò.
-Ma perchè ora sei così eloquente e prima mi sembravi
uno "Stefan" represso?- dissi, trattenendo una risata.
Era impossibile non notare quanto fosse cambiato in
poco più di mezz'ora. Prima era così frenato, ora invece...era praticamente
l'opposto.
-Beh, perchè adesso stiamo insieme!- disse, facendo un
sorriso a 32 denti.
Sorrisi anche io, abbracciandolo così forte da fargli
male.
Stavamo insieme...stavamo insieme...
Non ci potevo credere...
-Così però mi spezzi il collo!- lo sentii mugugnare e
lasciai un po' la presa.
Finalmente, dopo tanto tempo, arrivava anche per me un
po' di felicità.
Lo baciai di nuovo, stringendolo.
Era così bello baciare Ian!
Dopo poco ci staccammo e Ian mi spostò una ciocca di
capelli dal viso. -Dai, ora andiamo a dormire, che domani c'è scuola...-
-Mhm mhm...- annuii e Ian si
spostò da me, mettendosi al mio fianco.
Appoggiai la testa sul suo petto, mentre Ian mi
circondava i fianchi con un braccio.
-Dayana...- mi richiamò.
-Si?-
-Buon compleanno.-
Salve bellezze!!
Beh….
Ve lo aspettavate?
No?
Nemmeno io!
Questo capitolo mi è uscito di getto. Non avevo
pianificato di farli “dichiarare” proprio in questo capitolo. La storia ha
preso una piega che decisamente non mi aspettavo xD
Spero che, in ogni caso, vi piaccia lo stesso!
Cosa ne pensate?
Vedete troppo “affrettato” questo capitolo? Forse
avrei dovuto ritardare ancora un po’?
Non lo so…so solo che ho adorato scrivere questo
capitolo e spero che anche voi vi emozionerete un po’ a leggerlo, come mi sono
emozionata io a scriverlo xD
Prima una bella litigata, poi Dayana confessa i suoi
sentimenti ad Ian…
Lui, ovviamente, non se lo fa ripetere due volte e la
bacia!
Bravo Ian!
Beh…detto questo vi lascio, perché non vorrei
annoiarvi troppo!
Volevo solo ringraziarvi per tutte le bellissime cose
che mi dite nelle recensioni! …Siete fantastiche ragazze, davvero e ogni volta
che leggo le vostre recensioni mi emoziono!
Come era
successo solo poche ore prima, mi svegliai lentamente, stropicciandomi poi gli
occhi con una mano.
Mi sentivo
incredibilmente serena e felice, comeormai non mi capitava da molto tempo. Sorrisi, chiudendo nuovamente gli
occhi. Le immagini della sera precedente invasero la mia mente, riempendomi il
cuore di gioia.
Se ci pensavo,
mi sembrava ancora tutto assurdo. Era davvero successo tutto quello con Ian o
era stato solo un meraviglioso sogno?
Mi voltai su un
fianco, convincendomi che non era un sogno: avevo davvero confessato i miei
sentimenti ad Ian e tutto era andato nel modo migliore. Più di quanto avessi
potuto sperare.
Allungai un
braccio, ma quando capii che non c'era nessuno al mio fianco, aprii gli occhi
di scatto.
Ian non era lì.
Possibile che
era andato a lavoro o a scuola senza nemmeno svegliarmi o lasciarmi qualche
bigliettino?
Certo, non avevo
bisogno di una lettera, però non potevo evitare di sentirmi triste e sola in
quel letto enorme. Mi alzai a sedere, portandomi distrattamente i capelli
indietro.
Volevo vederlo
quella mattina...avrei voluto almeno salutarlo.
Forse lui si era
pentito di qualcosa? Forse, alla luce del giorno, aveva capito che di notte si
fanno le cose più folli e ora voleva tornare indietro?
Fortunatamente,
i miei mille film mentali non continuarono, perchè la porta della camera di Ian
venne aperta e sulla soglia apparve lui, bello come il sole e con una sorta di
vassoio tra le mani.
Il cuore
cominciò a battermi velocemente. Allora non era andato via, era solo andato al
piano di sotto. Tirai un sospiro di sollievo, mentre lui si avvicinava al letto
e mi metteva sulle gambe il vassoio colmo di ogni prelibatezza.
Lo guardai
sorridendo, mentre Ian portava le mani dietro la schiena. Poco dopo, tra le
mani, aveva una spendida rosa rossa.
-Buongiorno,
principessa.- sorrise. Anzi, fece QUELsorriso: quello che faceva sciogliere il cuore e tremare l'anima.
Dio, era così
incredibilmente perfetto, così bello.
E voleva me.
Questa era la cosa più bella. Per la prima volta nella mia vita, ero la prima
scelta di qualcuno.
Adesso non
c'erano più estranei che mi passavano davanti dicendomi che non andavo bene,
che ero troppo ribelle. Ian mi voleva: lui si era fermato e mi aveva detto che
andavo bene.
-Buongiorno.-
sorrisi anche io, prendendo la rosa tra le mani.
Ritornai a
guardare Ian, che intanto mi stava guardando con altrettanta intensità.
-Posso baciarti?
Perchè hai l'aria di chi sta per avere un collasso.- disse all'improvviso lui,
facendomi scoppiare a ridere.
Sapeva sempre
come tranquillizzarmi, come farmi ridere e io lo amavo ancora di più per
questo.
-Beh, puoi
chiedere a tutte le ragazze del mondo come reaggirebbero
se si presentasse Ian Somerhalder a portarle la colazione a letto e tutte ti
darebbero la stessa risposta.- feci io, rigirandomi la rosa tra le mani.
Ian Somerhalder
che mi chiedeva se poteva baciarmi...le cose andavano decisamente fin troppo
bene!
-Allora.- Ian
spostò il vassoio sul comodino, sedendosi accanto a me. -Punto numero uno: io
per te non sono Ian Somerhalder, ma solo Ian e punto numero due: non mi
interessa chiedere a tutto il mondo, dal momento che mi interessa la reazione
di una sola ragazza.- sorrise di nuovo, facendomi incendiare.
Era impossibile
che fosse perfetto qualsiasi cosa dicesse!
-Sei
solo...Ian.- esclamai anche io, sorridendogli felice.
-Si, solo Ian,
solo il tuo ragazzo.- fece lui, accarezzandomi una guancia. -O meglio dovrei
dire il tuo uomo, visto che ho superato la soglia del "ragazzo".-
ridacchiò.
Era il mio
uomo...si era tutto mio...tutto meravigliosamente mio.
Fino a quel
momento non credevo esistesse una felicità così completa. Mi sembrava di aver
abbandonato la mia vita ed essermi catapultata in una favola.
-Beh, in fin dei
conti non ti conservi proprio male!- esclamai io, appoggiandogli una mano sulla
spalla.
Dio, era così
buffo quando muoveva le sopracciglia in quel modo strano. Probabilmente era
l'unico al mondo che sapeva moverle in quel modo!
-Non mi conservo
male?- inarcò le sopracciglia. -Ragazzina impertinente!- si lanciò
letteralmente su di me, cominciando a farmi il solletico.
-N...no, I...Ian
ti...prego!- dissi tra le lacrime, cercando di difendermi la pancia più che
potevo.
Solo in un
secondo momento, quando Ian smise di farmi il solletico, mi resi conto che lui
era praticamente seduto su di me e la mia maglia era mezza alzata. Alzai il
viso e lo guardai: Ian era diventato improvvisamente serio e non spostava le
mani dalla mia pacia.
Poi, cogliendomi
del tutto alla sprovvista, si abbassò verso di me, baciandomi. Io inizialmente
non ricambiai, poi chiusi gli occhi e mi feci trasportare in quel vortice di
emozioni, che solo lui era capace di darmi. Spostò le mani dai miei fianchi e
intrecciò le sue dita con le mie, portandole sopra la mia testa. Sentivo le sue
labbra premute contro le mie...sentivo il suo corpo premuto contro il mio.
Mi sentivo
morire e rinascere nello stesso momento. Sentivo il cuore battermi come
impazzito e lo stomaco in subbuglio.
Cavolo...mi
sentivo creta tra le sue mani.
Alzai
leggermente la testa per arrivare ancora di più a lui, così Ian approfondì
ancora di più il nostro bacio, che in un attimo divenne acceso. Passò la lingua
sulla mia bocca, per poi prendermi il labbro inferiore tra i denti. Sentivo un
calore propagarsi in tutte le parti del mio corpo e sentivo cambiare le carezze
di Ian.
Erano diventate
più esigenti, più volute...un po' come il nostro bacio. Cercai di "stargli
dietro", ma quando una sua mano si intrufolò sotto la mia maglietta, persi
del tutto il lume della ragione.
Sentivo caldo,
molto caldo.
All'improvviso,
però, forse attraversato da un lampo di lucidità, si staccò subito da me,
spostandosi di scatto al mio fianco, lasciandomi letteralmente con...il
fiatone.
-Mi dispiace.-
disse a denti stretti, voltandosi poi verso di me.
Quanto avrei
voluto dirgli che doveva scusarsi per essersi fermato e non il contrario.
-Non...non è
successo niente.- mi voltai anche io verso di lui e gli sorrisi, per
dimostrargli che non doveva scusarsi.
-Adesso è ancora
più difficile tenere in mente che sei...che hai diciotto anni.- ammise lui,
sospirando.
Mi avvicinai a
lui e gli appoggiai la testa sul petto. -L'età è solo un numero.- gli dissi,
abbracciandolo.
Ian mi passò un
braccio dietro la schiena e mi attirò maggiormente a lui. -Dai, piccola,
facciamo colazione...-
-Mhm mhm...- feci per spostarmi da lui, ma Ian mi tirò di nuovo
a lui.
-Ma cosa fai?-
mi chiese, come se chi sa quale crimine avessi commesso.
-Ehm...non lo
so...- lo guardai, aggrottando le sopracciglia.
Ian ridacchiò,
poi si mise seduto, portandomi tra le sue gambe e facendomi appoggiare la
schiena al suo petto. Prese il vassoio dal comodino e me lo adagiò sulle gambe.
-Cosa prendi per
primo?- mi chiese, stampandomi un sonoro bacio sulla guancia.
Te, cavolo,
prendo te!
-Ehm...questo!-
presi un cornetto a cioccolata e lo portai alle labbra.
-Io lo prendo a
crema, allora.- disse, per poi prendere anche lui il suo cornetto.
Io mi voltai
leggermente, appoggiando la testa sulla sua spalla, per poterlo guardare in
viso. Quanto avevo desiderato tutto quello. Sembravamo una coppia normale...in
quella stanza non eravamo divisi da tutto ciò che appena la sera prima ci
sembrava insormontabile.
-Posso farti una
domanda?- gli dissi all'improvviso, dando un altro morso al mio cornetto.
-Dimmi.-
-Ieri...stanotte,
mi hai baciata perchè sono diventata maggiorenne e ti sentivi meno in colpa?-
Ian fece un
sorriso sghembo. -No, stanotte ti ho baciata perchè mi hai detto che mi amavi.-
fece, sorridendomi ancora. -A proposito.- continuò, lanciando uno sguardo alla
sveglia sul comodino, che segnava le 10.30. -Sono esattamente sei ore che non
me lo dici.- concluse, lanciandomi uno sguardo ammonitore.
Ridacchiai.
Quell'Ian non era proprio la stessa persona che fino a poco tempo prima mi
guardava come fossi l'Anticristo.
Lo guardai negli
occhi. -Ti amo, Ian.- gli dissi, sentendo per l'ennesima volta il cuore battere
all'impazzata.
Ian sorrise e mi
baciò di nuovo, anche se questa volta era solo un timido sfiorarsi di labbra.
Stava per dire qualcosa, quando sentimmo suonare il campanello.
-Vado io...-
dissi a malincuore, mentre Ian mi lasciava andare.
Scesi
velocemente al piano di sotto e arrivai all'ingresso. Aprii la porta,
trovandomi davanti un fattorino con un immenso mazzo di rose bianche con il
bordino rosso.
-Ehm...si?-
chiesi timida.
-Cerco la
signorina Dayana.- disse il fattorino, con aria parecchio scocciata.
-Sono io.- mi
portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, cominciando a pensare chi
avesse mai potuto mandarmi quel bellissimo mazzo di rose.
-Allora questi
sono per lei.- mi porse l'enorme mazzo, che io feci quasi fatica a prendere.
-Ma chi le
manda?-
-Credo sia
scritto tutto nel biglietto, signorina.- disse, facendomi, stranamente un
sorriso.
-Ah, grazie
mille, allora.- salutai il fattorino e mi chiusi velocemente la porta alle
spalle.
Arrivai in
cucina e appoggiai le rose sulla penisola, staccando poi il bigliettino.
"Dei
fiori...per un fiore. Buon compleanno piccola, ti voglio bene.
Paul
<3"
...Cosa? Paul? E
come faceva a sapere che oggi era il mio compleanno?
Guardai di nuovo
le rose, poi rilessi il bigliettino.
-Di chi sono
queste rose?-
Sobbalzai,
quando la voce di Ian mi colse all'improvviso alle spalle. Fece dei passi verso
di me, con uno sguardo strano.
Gli passai il
bigliettino, stranamente in agitazione.
Dannazione, io
non avevo fatto proprio niente di male!
-Paul?- disse
poco dopo, posando il bigliettino. -Come sa che è il tuo compleanno?-
-Non lo so.-
scrollai le spalle e mi avvicinai ai vari mobiletti della cucina.
-Cosa cerchi?-
-Un vaso. Non
posso mica far appassire queste rose.- dissi, continuando a cercare.
Sentii dei passi
dietro di me. -I vasi sono in salotto.- mi informò freddo.
-Ian, c'è
qualche problema?- gli chiesi, alzandomi e guardandolo negli occhi.
Sorrise, ma
sapevo che non era un sorriso vero. -No, perchè dovrebbe essere un problema se
la mia donna riceve dei fiori da un altro uomo,ma figurati!-
Beh, il mondo
ruotava decisamente al contrario.
Adesso IAN
SOMERHALDER l'uomo più desiderato della terra...era geloso di me?!
No, questo non
era ammissibile in nessun universo!
Mi avvicinai a
lui e gli puntai un dito sul petto. –Tu sei geloso.-
Ian inarcò le
sopracciglia. –E quindi?-
Stavo facendo
davvero molta fatica a trattenere le risate. Ian era uno spasso: lo era anche
quando stava zitto. Faceva delle facce buffe allucinanti!
Anche io inarcai
le sopracciglia. –Che significa e quindi?- lo guardai allibita.
-Sono geloso…e
quindi?- disse lui, come se stesse dicendo la cosa più naturale del mondo.
Mi ritrovai a
sbattere le ciglia più volte, non sapendo cosa rispondergli.
-Ian, dovrei
essere io quella gelosa. Tu decisamente no!- gli feci notare io, come se stessi
parlando con un bambino.
-E chi l’ha
decisa questa cosa? Io sono solo un uomo come tutti gli altri, che si sente
ribollire dentro se vede che un altro uomo fa il cretino conla propria donna.- concluse il tutto con un
blando sorriso.
Decisi di non
rispondergli, con lui servivano i fatti, perché a parole era sempre più bravo
lui. Così, mi avvicinai e dopo essermi messa in punta di piedi, lo baciai.
-Sono
completamente tua. Anima e corpo. Paul ha solo voluto essere gentile.- sorrisi.
Ian mi guardò
per minuti infiniti, forse stava decidendo se lasciar perdere o continuare
quella che a me sembrava una discussione inutile. Fortunatamente, decise di
lasciar perdere, perché mi sorrise e mi strinse a lui.
-Si, hai
ragione.- si staccò da me e andò a sedersi su uno sgabello della cucina.
–Allora.- continuò poco dopo. –Cosa vuoi fare oggi? Dopotutto è il tuo
compleanno.- concluse, puntando un gomito sulla penisola e appoggiando la testa
sul palmo della mano.
Feci un sorriso
a 32 denti e mi sedetti accanto a lui. –Non lo so.-
-Cosa facevi di
solito?- chiese curioso.
-Mhm.- ci pensai
un attimo. –Di solito uscivo a bere una birra con Koral e Joe.- affermai,
vedendo Ian storcere il naso.
-Vada per Koral,
ma Joe…-
-Dai! Non posso
festeggiare senza di lui! È il mio migliore amico.- feci lo sguardo da cucciola
e infatti poco dopo Ian scosse la testa.
-So già che mi
fregherai molte volte con questo sguardo…- mi prese la mano. –Che ne dici se
andiamo in qualche localino carino? Magari chiamiamo anche i ragazzi del set,
ormai sei diventata la nostra mascotte. Candice ti ama e Joseph ti considera la
sua figlioccia!- disse Ian, facendomi scoppiare a ridere.
-Allora è
deciso: stasera andremo tutti a bere qualcosa fuori! Tu chiama i ragazzi, io
chiamo Koral e Joe!- sorrisi e mi alzai.
-Si, tanto io
adesso devo andaresul set.- anche Ian
mi imitò, avviandosi poi verso l’entrata. –Puoi far venire Koral se ti fa
piacere. A dopo.-
Mi diede un
altro bacio e poi andò via.
Cominciai a
saltellare per tutta la casa come una cretina. Ero così felice e sapevo che
questo sarebbe stato il compleanno più bello della mia vita.
Senza pensarci
due volte chiamai Koral e Joe.
Finalmente avevo
un compleanno con i fiocchi!
-Se mandi giù
anche quello, comincio davvero a preoccuparmi per il tuo fegato!-
-Oh, Jomo, non
mi scocciare!- brontolò Candice, bevendo il suo ennesimo drink.
-Ricorda che
sono stato la voce della ragione!- fece di rimando lui, prendendo tra le mani
il suo bicchiere colmo di liquido rosso.
In tutta
risposta Candice gli fece la linguaccia, facendo scoppiare a ridere tutti.
-Un brindisi al
compleanno di Dayana!- fece di nuovo Candice, alzando un bicchiere in aria.
-Glie ne hai
fatti 15 di brindisi, Candice!- disse anche Ian, ridacchiando.
Sorrisi anche io
e mi guardai in giro.
Ero davvero
fortunata ad essere circondata da persone così meravigliose. Li guardai uno ad
uno: cominciando da Ian, alla mia destra, che mi aveva organizzato una serata
bellissima, per finire a Koral, alla mia sinistra.
Quando le avevo
detto che la sera saremmo usciti con i ragazzi del suo telefilm preferito,
aveva urlato così forte che probabilmente l’avevano sentita fino in Siberia.
Adesso, infatti,
teneva il suo drink tra le mani e guardava tutti con aria sognante.
Beh, non tutti.
Eravamo solo io, Ian, Candice, Joseph, Paul e Koral.
Purtroppo Joe
non era potuto venire, dal momento che aveva il turno a lavoro, ma mi aveva
promesso che domani avremmo passato il pomeriggio insieme e che si sarebbe
fatto scusare.
-Quella che
dovrebbe ubriacarsi sono io. Tra poco mi scoppieranno gli occhi se sto ancora a
guardarvi fisso!- disse Koral, facendo scoppiare a ridere tutti.
Fortunatamente,
Koral era riuscita subito ad integrarsi con tutti, che la considerarono parte
del gruppo sin dal primo istante.
-No, dai, ti
prego, credo che ne resterei leggermente traumatizzato!- esordì Paul,
sorridendo.
-Credimi, io ti
traumatizzerei con ben altro!- esclamò Koral, scatenando di nuovo l’ilarità di
tutti.
-Koral!- la
richiamai io, dandogli una leggera gomitata.
Paul ridacchiò,
mentre Ian mi lanciò una lieve occhiata.
Sorrisi, per poi
spostare lo sguardo sulla pista da ballo. Mi sembrava ancora incredibile che
ancora nessuno avesse riconosciuto i ragazzi, dal momento che era passata già
un’oretta.
Mi voltai di
lato e vidi che Ian mi stava guardando. Quanto avrei voluto accoccolarmi sul
suo petto e baciarlo, ma non potevo fare niente di tutto quello. Dovevo
guardarlo e fare finta di non amarlo.
Ian mi sorrise,
per poi ritornare a parlare con tutti gli altri.
-Ti va di andare
a ballare?- mi chiese all’improvviso Paul, facendo zittire Ian e Candice che
stavano chiacchierando tra loro.
-Paul non credo
sia il caso. Già siamo stati fortunati per non essere stati fotografati in
compagnia di due nostre studentesse.- proruppe Ian, cercando di sembrare più
naturale possibile.
-Credo abbia
ragione Ian…- concordai anche io, portandomi una ciocca dietro l’orecchio.
-Tu dici che in
mezzo a una pista del genere riconoscono proprio Paul?- fece Joseph, beccandosi
un’occhiataccia da Ian e Candice.
-Mai tentare la
sorte!- rincarò la dose anche Koral, sorridendo diabolica.
-Secondo me state
esagerando.- disse Paul.
-Meglio non
rischiare.- fece Ian, stringendo di più la presa sul suo bicchiere.
Quello era l’unico
gesto che lasciava capire che si stava innervosendo, perché al di fuori era
completamente calmo, sembrava quasi di ghiaccio.
Paul sbuffò. –Adesso
non posso neanche divertirmi.-
-Dai, Paul, non
roviniamoci la serata. Ian e Candice hanno ragione.- dissi, cercando di
riportare di nuovo il clima di serenità che c’era stato fino a qualche secondo
prima.
-D’accordo, come
volete.- si arrese alla fine Paul, estraendo il cellulare dalla tasca.
Sospirai di
sollievo. Temevo che quella situazione sarebbe andata per le lunghe e invece
Paul aveva cambiato idea molto velocemente.
-La prossima
volta che fa il cretino non sarò così…diplomatico.- mi sussurrò Ian all’orecchio,
facendomi rabbrividire.
Assomigliava
molto a Damon quando minacciava in quel modo pacato.
Si allontanò
velocemente da me, ritornando a scherzare con tutti come se niente fosse.
-Scusatemi un
attimo…vado in bagno…- mi alzai e passando davanti a Koral che non faceva altro
che guardare Paul con gli occhi a cuoricino.
Cercai di
districarmi tra la folla e dopo non poco tempo, riuscii ad arrivare nei bagni.
Mi avvicinai al lavandino e mi bagnai leggermente le mani.
Adoravo la
sensazione dell’acqua fredda sul mio corpo, in particolare sulle mie mani.
All’improvviso,
però, sentii il mio cellulare vibrare e, dopo essermi asciugata le mani, lo
estrassi dalla tasca dei jeans.
“From: Paul
Avrei tanto
voluto ballare con te…ho voglia di stringerti, piccoletta.”
Fui costretta a
rileggere molte volte quel messaggio.
Beh, se non
avesse avuto un doppio senso…non me lo avrebbe scritto in un messaggio, no? Me
l’avrebbe detto da vicino…
Decisi di non
rispondere al messaggio, anche perché non avrei saputo nemmeno cosa dirgli…
Ritornai dagli
altri, ignorando le occhiate che mi aveva lanciato Paul.
-Dayana, mi
accompagni a prendere la torta in auto?- mi chiese poi Ian, facendomi uno
strano sorriso.
-Ehm, si, ok..-
mi alzai di nuovo.
-Ian, se vuoi ti
accompagno io.- disse Joseph, prendendo distrattamente la mano di Candice.
-No, no, non
preoccuparti.- sorrise Ian, alzandosi.
Così, ci
avviammo al parcheggio, ma appena arrivati alla macchina, invece di prendere la
torta come aveva detto, Ian mi prese per le spalle e mi fece scontrare
dolcemente con la portiera, per poi baciarmi.
Mi mise le mani
sui fianchi e mi attirò verso di lui.
-Ian…cosa…- gli
dissi, tra un bacio e l’altro.
-Morivo dalla
voglia di toccarti…- sussurrò roco, ricominciando a baciarmi con più passione.
Scese a baciarmi
il collo, mentre io sentivo il corpo andarmi a fuoco. Incurante di trovarci in
un parcheggio, incurante di qualcuno che potesse vederci…lo baciai con la
stessa passione, infilandogli le mani sotto la maglia.
Ian ritornò a
baciarmi, passandomi la lingua sulle labbra.
Era incredibile
che voglia avessi di toccarlo…
-A…aspetta…qui
ci…vedranno…- mi staccai un attimo da Ian, con gli occhi lucidi per la voglia
che avevo di lui.
Ian si guardò in
giro, poi estraendo le chiavi dalla tasca, fece scattare l’allarme della
macchina e aprì la portiera.
Mi sorrise e
dopo essere entrato in macchina mi tese una mano. Io l’afferrai, tremando
leggermente per tutti i sentimenti che sentivo dentro. Ian mi tirò verso di
lui, così da ritrovarmi seduta a cavalcioni sulle sue gambe.
Ritornammo a
baciarci.
Io avevo bisogno
di lui e Ian ne aveva di me.
Le labbra di Ian
erano così morbide e le sue mani che vagavano sulla mia schiena mi riempivano
di adrenalina.
Questa volta fui
io a baciargli il collo, mentre la sua presa su di me si faceva più salda.
-Dayana…-
sussurrò roco, mentre io sentibo la sua erezione sotto di me attraverso i jeans.
Le sue mani si
posarono sulle mie gambe, cominciando ad accarezzarle da sopra a sotto.
Le sue carezze
erano fuoco…e io mi sentivo come in un oblio tra le sue braccia.
Arrivò all’orlo
dei miei jeans, infilandoci un pollice dentro e facendolo scorrere piano,
mentre io gli alzavo leggermente la maglietta per baciargli il petto.
Quanto lo amavo…quanto
lo desideravo.
Ian mi fece
alzare il viso e mi baciò, mentre una sua mano mi sbottonava abile il jeans.
-Ian…-
-Non…non voglio
farti mia qui…così…- un altro bacio. –Rilassati…- sussurrò roco, mentre la sua
mano si infilava oltre i miei slip.
Trattenni il
fiato quando la sua mano arrivò dove mai quella di nessuno era arrivata.
Era di una
dolcezza disarmante, ma allo stesso tempo di una passione incredibile. Mi
sfiorava abile, ma non interrompeva mai il contatto tra i nostri occhi e le
nostre labbra.
Tremai e gli
afferrai le spalle saldamente. Sentivo un calore incredibile invadermi il
corpo, mentre la mano di Ian si muoveva a ritmo dei miei sospiri.
-Dimmi…che mai
nessuno ti ha…toccata così…ti prego…- mi sussurrò sulle labbra, mentre io mi
sentivo così in estasi da non riuscire quasi a sentirlo.
-Ne…nessuno…te
lo…giuro…- riuscii a sussurrai io, tra un gemito e l’altro.
No, nessuno mai
mi aveva toccato così e in quel momento stavo provando sensazioni che non
sapevo nemmeno esistessero.
Ian sorrise e mi
fece sdraiare sul sediolino posteriore, mettendosi poi su di me. Ritornò a
baciarmi e io ad ogni bacio lo amavo di più.
Ad ogni bacio
ero sempre un po’ più sua.
Più di quando
non lo fossi già.
Le carezze al
cuore della mia femminilità ricominciarono e io cominciai a non riuscire più a
stare ferma. Ian appoggiò la sua fronte contro la mia, velocizzando il ritmo
delle sue carezze.
Chiusi gli
occhi, lasciandomi andare all’ondata di calore che era partita dal mio ventre e
si era propagata in tutto il mio corpo, urlando il suo nome.
Ian sfilò la
mano, abbracciandomi poi con tutta la forza che aveva nel corpo.
Quella fu la
prima volta che raggiunsi il piacere tra le braccia dell’uomo che amavo.
Salve bellezze e
buona domenica!
Dopo quella che
secondo me è un’eternità, ho aggiornato!
Che ve ne pare
del capitolo?
Vi è piaciuto il
“risveglio” o vi aspettavate qualcosa di meglio?
Paul fa arrivare
delle rose a Dayana, scatenando le gelosie di Ian. La sera poi, da bravo
fidanzatino, organizza una festicciola per la sua amata e li…
Beh, spero che
la mia decisione di far succedere già qualcosa di “fisico” tra i due non vi
dispiaccia. Non credo sia una cosa così strana da far succedere tra i due,
anche se poi vedrete nel prossimo capitolo la sorta di “reazione” di Ian.
Beh, dal momento
che non voglio dilungarmi troppo nelle note, visto che il capitolo è già
abbastanza lungo, vi lascio!
Vorrei
ringraziare le persone meravigliose che mi regalano le loro parole bellissime!
Grazie ragazze, mi fate sempre sorridere e emozionare con quello che mi
scrivete!
Da ben sette
giorni (erano pochi, ok, ma per me erano un sogno!) ero la "donna" di
Ian Somerhalder, l'uomo più bello e dolce della terra. In quei sette giorni che
mi ero svegliata accanto, o meglio stritolata, a lui, mi ripetevo quanto fossi
fortunata a poter stare accanto ad una persona del genere.
Perchè Ian non
era bello solo per quei meravigliosi occhi azzurri, per le sue braccia
muscolose o per quel sorriso malizioso capace di far sciogliere chiunque...no,
Ian era bello soprattutto dentro: era sempre ottimista, vivace, generoso....lui
era...perfetto.
Soprattutto, in
quei bellissimi sette giorni, avevo capito quanto le persone si sbagliassero a
chiamarlo "occhi di ghiaccio": i suoi occhi erano ciò che di più
caldo esistesse al mondo. Nei suoi occhi potevi leggervi tutte le emozioni che
provava in quel momento: la felicità per un momento passato insieme, l'emozione
alla vista di qualcosa di meraviglioso, la tristezza per non poterci amare alla
luce del sole, come una coppia normale.
Ian era speciale
e io mi svegliavo ogni giorno con il sorriso sulle labbra per avere la
possibilità di stare accanto ad una persona così meravigliosa.
...E proprio per
questo mi chiedevo continuamente cosa ci facesse con una come me. Lui era
perfetto e io di perfetto non avevo proprio niente.
Vivevo nella
costante paura che lui un giorno apra gli occhi e si rendesse conto che accanto
a lui non c'è nessuno di speciale, ma solo una...ragazzina noiosamente normale,
con problemi più grandi di lei sulle spalle. Avevo paura che lui capisse che
meritava di meglio, magari qualcuno che fosse del tutto sincero con lui...
Cavolo, dovevo
dirgli che ero Cenerentola, ma proprio non riuscivo a trovare il coraggio di
guardarlo negli occhi e confessargli che ero io quella ragazza che appena un
anno prima gli aveva rubato un bacio. Ma sapevo che a quel punto Ian mi avrebbe
respinta, perchè lui perdonava tutto, ma non le bugie. Quelle le detestava e io
non potevo sopportare l'idea che lui mi detestasse, ma purtroppo sapevo che
prima o poi tutta quella storia sarebbe venuta a galla.
-Ehi, ma a cosa
stai pensando? Non hai capito niente di quello che ti ho detto!- la voce
squillante di Koral mi riportò alla realtà, facendomi ricordare di essere fuori
scuola e che un'altra interminabile giornata di scuola era finita.
-Scusami, oggi
ho un po' la testa tra le nuvole...cosa mi stavi dicendo?- le sorrisi, cercando
di restare concentrata e di non ritornare a pensare ad Ian.
Cosa
maledettamente difficile.
-Niente di
speciale, mi lamentavo solo del fatto che Paul continua ad ognorarmi.
Ma quando capirà di amarmi?- disse lei, facendo un'alzatina di spalle. -Oh, è
arrivato mio padre, devo andare tesoro, ti chiamo più tardi!- continuò poco
dopo, scoccandomi un bacio sulla guancia e avviandosi verso la Mercedes di suo
padre, a metà strada, però, si voltò, sorridendomi. -A proposito: fai gli
auguri al tuo uomo da parte mia!- concluse, per poi voltarsi e correre di corsa
in auto.
Io scossi la
testa, ridendo. Koral era l'essenza della vita racchiusa in una persona.
Decisi così di
avviarmi verso il set dove lavorava Ian. Almeno il giorno del suo compleanno
potevo presentarmi lì e fargli una sorpresa!
Chi sa come
avrei fatto ad entrare però...
-Dayana!- mi
sentii chiamare e mi fermai subito, riconoscendo la voce di Paul.
In verità era un
po' imbarazzata, perchè dal giorno del mio compleanno non avevamo praticamente
più parlato, anche se lui mi aveva inviato un messaggio o due.
Ma quando è Ian
Somerhalder a distrarti con i suoi baci mozzafiato non sempre si hanno le
facoltà mentali per rispondere ai messaggi.
-Ehi.- cercai di
sorridere a Paul, dopo che mi aveva raggiunto appena voltato l'angolo della
scuola.
-Ciao.- sorrise
anche lui, anche se forse era un po' tirato. -Come va? E' un po' che non
parliamo noi due...- continuò, abbassando per un attimo lo sguardo.
Io mi passai le
mani nei capelli. -Hai ragione, sono una pessima amica, ma ho...ho avuto delle
cose da fare. Comunque a me va tutto alla grande, te?-
Paul si infilò
le mani in tasca, posando velocemente lo sguardo su una macchina che passava,
per poi concentrarsi su di me. -Diciamo...normale. E' un po' che io e Torrey ci siamo lasciati e...non lo so, è come se fosse
normale la sua assenza.- ammisse, grattandosi la
testa.
-Forse questo è
il segno che la vostra storia era già finita da un bel po', perchè altrimenti
sentiresti la sua mancanza. O almeno credo, non ho molta esperienza in
materia.- esclamai, ridacchiando leggermente.
Beh...se mai Ian
mi avesse lasciato probabilmente io avrei sguazzato in un mare di depressione e
malinconia.
Cavolo...ero già
così dipendente da lui?!
-Si, forse hai
ragione, anche perchè la mia testa in questo momento è...- si fermò un attimo,
piantando i suoi occhi nei miei. - Altrove.- concluse.
Ecco...e io ora
non sapevo cosa dire. Dopotutto cosa avrei mai potuto dirgli?
-Dayana...- la
sua voce mi riportò alla realtà. Lo guardai: sembrava in difficoltà, quasi
avesse paura di dire qualcosa. -A...a proposito del messaggio...quello della
sera del tuo compleanno...beh, spero non ti abbia turbato e che tu non mi abbia
evitato per questo.- disse velocemente, concludendo con un sorriso tirato.
Il messaggio del
mio compleanno? ...Oh, quel messaggio.
Mossi più volte
le palpebre. Di certo non lo stavo evitando per quel messaggio. Beh, in effetti
non mi ero proprio accorta che lo stavo evitando.
-Paul io...no,
figurati, quel messaggio non mi ha turbata. E perdonami, non mi ero accorta che
ti stavo evitando, avevo solo la testa da un'altra parte...- mi affrettai a
spiegarli.
Non volevo
pensasse che lo stessi evitando. Io gli volevo bene ed era importante per me
che Paul capisse che per lui ci sarei sempre stata.
Paul fece un
sospiro di sollievo, ritornando subito il Paul spensierato di sempre.
-Bene, mi fa
piacere sentirlo. Quindi...posso farlo ora?- mi chiese dopo poco, sorridendo.
-Cosa?- feci
senza capire. Decisamente Ian mi aveva fatto evaporare il cervello, perchè mi
ero alquanto rincoglionita da quando stavo con lui.
-Stringerti.
Posso farlo?- chiese di nuovo, stupendomi.
Paul
voleva...abbracciarmi?
... E perchè?
Dopo qualche
secondo sorrisi tra me e me. Che stupida: magari aveva solo bisogno di un
abbraccio di un'amica per risollevarlo da tutto quel periodo strano.
-Certo Paul.-
gli sorrisi e lui subito fece lo stesso.
Poi venne verso
di me, passandomi le braccia dietro la schiena e attirandomi a lui. Mi strinse,
forse troppo per essere un semplice abbraccio tra amici o forse ero io che mi
stavo facendo qualche film mentale.
-Paul...- mi
ritrovai a sussurrare dopo poco. Volevo abbracciarlo, ma in un certo senso
tutto quello mi sembrava così...sbagliato.
-Ti prego, solo
un attimo...- sussurrò di rimando lui, appoggiando la fronte sulla mia spalla.
Ma cosa
significava tutto quello? Cosa gli prendeva?! Non aveva mai fatto così e adesso
mi sembrava così diverso dal Paul che era mio amico.
Che fosse
successo qualcosa di grave?
Stavo per
chiedergli se voleva parlarmi di qualcosa, quando lui si staccò da me. Aveva
uno sguardo strano.
-A domani,
Dayana.- disse solamente, come se poco prima non fosse successo assolutamente
nulla.
-A...a domani.-
feci anche io, un po' confusa.
Paul mi sorrise
ancora, poi svoltò di nuovo l'angolo, sparendo dalla mia vista. Decisamente
aveva qualcosa di strano: si comportava in modo ambiguo e poi subito dopo come
se niente fosse accaduto.
Decisi che non
era quello il momento per pensare alle stranezze di Paul: dovevo andare da Ian
e augurargli buon compleanno.
Così,
canticchiando, mi avviai, sperando di trovare Ian ancora sul set.
Io amavo Joseph
Morgan.
Era più forte di
me: lo amavo e basta. Avrei lasciato Ian e sposato lui, ne ero più che certa!
...Ero arrivata
mezz'ora prima agli Studios, ma come era ovvio che
fosse, la sicurezza mi aveva bloccato subito, dicendomi che non potevo
assolutamente entrare. Quando gli avevo spiegato per la dodicesima volta che
ero amica dei ragazzi del cast, mi aveva guardato con le sopracciglia inarcate,
dicendomi di fare silenzio perchè lui era il detective Conan in incognito.
In pratica...mi
stava prendendo per il culo.
Quindi, mentre
il tipo se la rideva di gusto, io vedevo sempre di più la mia sorpresa
allontanarsi.
Quando poi,
però, era arrivato Joseph proprio dietro di me e mi aveva circondato le spalle,
scoccandomi un bacio sulla guancia, quello della sicurezza era decisamente
sbiancato, spostandosi di lato per farci passare.
In pratica, dopo
mezz'ora, dopo il divino arrivo di Joseph, io ero diventata sua nipote, quindi
adesso potevo andare sul set ogni volta che volevo.
Grande...grandissimo
Joseph!
-Sappi che ti
amerò per tutta la mia vita!- gli dissi, mentre lui mi conduceva in sala relax,
dove probabilmente c'era Ian.
Ero proprio
curiosa di vedere che faccia avesse fatto quando mi avesse visto sbucare dalla
porta.
-Ne sono
lusingato scricciolo, ma ho la netta sensazione che ad una certa persona non
piacerebbe questa frase!- disse, per poi scoppiare a ridere.
Io divenni rossa
in meno di due secondi. -No, ma che dici. Non gli darebbe fastidio!-
Joseph sorrise
malizioso, come se avesse scoperto chi sa che grande verità. -Beh, allora
avresti dovuto chiedermi a chi mi riferissi no?- dichiarò poco dopo, voltandosi
a guardarmi.
Io aprii e
chiusi la bocca più volte. Beh, mi aveva decisamente disarmato, aveva vinto
lui.
-Sei così
criptico che non ti capisco mai.- tentai di sembrare assolutamente innocente.
Possibile che qualcuno si fosse accorto di quello che c’era tra me e Ian?
No, non era
assolutamente possibile. Eravamo sempre attenti e quando eravamo con i ragazzi
evitavamo anche di guardarci.
-Dai, non ci
pensare. Comunque siamo arrivati.- tagliò corto Jos,
indicandomi con la testa la porta della sala relax oltre la quale si sentivano
risate e schiamazzi. Beh, si poteva tranquillamente distinguere la voce di Ian…
Jos mi sorrise e poco dopo aprì la porta, spostandosi per
farmi entrare per prima. Quando, però, i miei occhi si posarono su Ian, notai
che la sorpresa l’aveva fatta lui a me. Ian stava praticamente sdraiato a terra
e Nina era seduta a cavalcioni su di lui, entrambi ridevano come matti.
-Ian, guarda un
po’ chi ci ha fatto una sorpresa!- proruppe Joseph, appoggiandosi con la
schiena alla porta.
Ian e Nina si
voltarono verso la porta e quando gli occhi di Ian si posarono su di me, il suo
sguardo passò dalla sorpresa all’imbarazzo.
Si, maledetto
Somerhalder, sentiti in colpa per avere praticamente la tua ex spalmata
addosso.
Non spostai lo
sguardo da lui, limitandomi ad incrociare le braccia al petto. Ian velocemente
fece spostare Nina, alzandosi da terra e aiutando anche lei a farlo.
-Ciao ragazzi,
scusate per il disturbo.- dissi cordiale, facendo un enorme sorriso.
Ian si irrigidì,
passandosi una mano nei capelli. Si, fai bene a tremare attorino
da quattro soldi, perché la finta aria calma l’ho imparata proprio da te.
-Ciao, Dayana.-
fece anche Nina, completamente tranquilla.
Odiavo la sua
faccia da “io sono migliore di te”. Poteva anche crederlo, ma Ian aveva scelto
di stare con me.
Le feci un
sorriso, cercando di apparire più tranquilla possibile. Calò il silenzio,
interrotto poi dai passi di Ian, che si era mosso per venire verso di me.
-Ciao,
piccoletta. Che bella sorpresa.- mi abbracciò, anche se non era come quegli
abbracci che mi riservava quando eravamo nella nostra casa, a coccolarci sul
divano a luci spente.
-Ciao…- sussurro
anche io, staccandomi poco dopo. –Sono venuta solo per augurarti buon
compleanno…- continuai, come a voler giustificare la mia presenza lì.
Ian sorrise.
–Grazie, sono contento tu sia venuta.-
-Giusto, oggi è
il tuo compleanno, Som.- Nina si avvicinò a noi, sorridendo ad Ian. –Adori
ancora i compleanni? Ricordi quando ti svegliai nel cuore della notte con
quella torta tra le mani?- ridacchiò in modo finto, posando per un attimo lo
sguardo su di me. –Ancora oggi sono curiosa di sapere che sapore avesse…-
concluse, sorridendo maliziosa.
Io ingoiai. Dovevo
restare calma, non dovevo raccogliere le sue provocazioni. Avevo capito
benissimo com’era finita “quella sorpresa”, ma non le avrei dato la
soddisfazione di vedermi infastidita.
Ian fece un
sorriso tirato. –Ehm, si…- poi si voltò verso di me. –Ti va di vedere un po’ il
set?- mi chiese poco dopo.
-Ian, dobbiamo
girare tra poco.- ci interruppe Nina, sempre con quella sua aria da Alice nel
paese delle meraviglie.
-non
preoccuparti, Nina.- si intromise Joseph. –Ci sono prima le scene tra te e
Paul. C’è ancora tempo per quelle con Damon.- sorrise.
Si, lo amavo
proprio.
-Ci vediamo
dopo, ragazzi.- Ian fece l’occhiolino a Joseph e poco dopo, appoggiandomi una
mano sulla spalla e conducendomi fuori.
Quando la porta
si richiuse alle nostre spalle, Ian tirò un sospiro di sollievo. –Non mi
aspettavo di vederti qui.- sorrise.
-Si, immagino.-
sorrisi anche io. –Dai, andiamo a visitare questo set!- continuai ironica,
avviandomi, ma la mano di Ian sul mio polso mi fermò.
-Perché sei
arrabbiata ora?- mi chiese, puntando i suoi occhi magnetici su di me.
-Cosa ti fa
credere che io sia arrabbiata?- replicai, sciogliendo la presa sul mio polso.
-Andiamo a
parlare in un posto più tranquillo.- Ian mi prese per mano e guardandosi in
giro mi portò nel suo camerino. Chiuse la porta a chiave e poi vi si appoggiò
contro con la schiena.
-Di cosa
dobbiamo parlare?- mi appoggiai alla “postazione trucco”, guardandolo diritto
negli occhi.
Ian si staccò
dalla porta e venne verso di me. –Sei arrabbiata perché giocavo con Nina?-
-No, perché dovrei
essere arrabbiata se la tua ex si siede su di te?- affermai ironica,
sorridendo.
In tutta
risposta Ian mi prese il viso tra le mani e mi baciò. –Sei bellissima quando
diventi gelosa.-
-Non vale…non
puoi comprarmi così ogni volta.- dissi in tono dolce. Con i suoi baci riusciva
sempre a farsi perdonare. Se mi avesse ucciso mentre mi baciava, gli avrei
perdonato anche quello.
Ian sorrise,
ritornando di nuovo a baciarmi. Si infilò tra le mie gambe per tenermi
maggiormente vicino a se.
-E invece a me
non piace essere gelosa.- replicai io, mentre Ian cominciava ad accarezzarmi le
braccia.
-Credimi, non
hai nessun motivo per esserlo.- disse, bloccando le mani sulle mie spalle.
Io sbuffai,
spostando per un attimo lo sguardo di lato. –Per te è tutto semplice. Io invece
ti devo condividere con tutto il mondo…devo vedere che milioni di fan possono
urlare di amarti, mentre io, che ti amo davvero, posso solo sussurrartelo in un
orecchio mentre siamo soli. Devo accettare che ovunque vai le donne ti si
buttano addosso.- sospirai. Non lo avevo guardato in faccia neanche un attimo.
–Io sono completamente tua, mentre tu sei del mondo.- conclusi, concedendomi
solo in quel momento di lanciargli un’occhiata.
Ian era
immobile, aveva le mani sulle mie spalle e gli occhi puntati nei miei. Poi un
bellissimo sorriso comparve sulle sue labbra. Il sorriso di Ian era speciale
perché lui non sorrideva soltanto con la bocca…il suo sorriso nasceva negli
occhi.
Si avvicinò a
me, o meglio, al mio orecchio. –E’ Damon Salvatore che dividi con tutto il
mondo. Ian invece è soltanto tuo.- soffiò al mio orecchio, procurandomi milioni
di brividi.
-Già...spiegalo
a quella snob della tua ragazza...odio lei e le sue torte.- borbottai.
Ian si avvicinò
maggiormente a me. -Non pensare aNina...lei è il passato. Tu sei il mio presente...Siamo insieme...qui
e ora... il resto non è importante...-
Senza
rispondergli gli presi il viso tra le mani e unii di nuovo le nostre labbra.
Ian aveva la capacità di dire la cosa giusta al momento giusto. Avevo bisogno
di sentirlo solo mio, perché talvolta sentivo la nostra storia scivolarmi dalle
dita.
E io non potevo
concedermi di perderlo.
Ian portò le
mani dietro la mia schiena, approfondendo il nostro bacio. Aveva un modo unico
di baciare: non sapevo se perchè lo amavo da morire o perchè aveva 30 anni e di
esperienza ne aveva già fatta molta.
Strinse
maggiormente la presa su di me, quasi volesse farmi sparire nel suo abbraccio.
Gli passai le braccia intorno ai fianchi, dimenticandomi di tutto il mondo. In
quel momento non c'era nessuna ex stronza, lui non era un attore famoso, io non
ero Cenerentola e noi potevamo volerci bene come una qualsiasi coppia.
Mi prese tra le
braccia e io gli intrecciai le gambe in vita. Non avevo nemmeno bisogno di
riprendere fiato, perchè il mio ossigeno era lui.
Mi appoggiò con
la schiena al muro, mentre i suoi baci diventavamo più intimi, più esigenti.
-Ian, devi
andare sul set!- la voce di Candice ci ridestò, facendoci riprendere contatto
con la realtà. -Ian! Ma sei morto o cosa lì dentro?!- continuò lei.
Ian fece un
sorriso tirato, appoggiando la sua fronte contro la mia. -Beh, ci stavo andando
vicino...- mi sussurrò sulle labbra, per poi darmi un ultimo bacio prima di
mettermi a terra.
Io feci un
mugolio di protesta. Non volevo muovermi, volevo restare tra le sue braccia e
volevo riempirlo di baci.
Ian mi guardò,
per poi abbassare imbarazzato lo sguardo verso i suoi pantaloni. -Questo sarà
molto difficile nasconderlo...- ridacchiò.
Istintivamente
guardai anche io, per poi spostare subito lo sguardo.
Beh...in
effetti...
Si
"aggiustò" meglio che poteva, poi corse alla porta ad aprire. -Sono
ancora vivo.- fece, sorridendo.
-Lo vedo, ma
cosa...- si bloccò, vedendo me alle spalle di Ian. -...oh.- lanciò poi uno
sguardo malizioso a Ian e poi a me. -No, di certo non eri morto. Anzi, eri più
vivo che mai, vero Som?- ridacchiò. -Ciao, piccoletta!-
-Ciao, Candy.-
sorrisi debolmente anch'io, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Candy, i tuoi
giri di parole non li capisco normalmente, immagina alle due del pomeriggio
senza aver nemmeno mangiato.- brontolò Ian, appoggiandosi alla porta.
Ma non dovevano
andare a lavorare quei due?! Cavolo, come mi sentivo in imbarazzo!
Facevamo tanto
per non dare nell'occhio, eppure sembrava che tutti avessero capito che tra noi
ci fosse qualcosa.
Candice scoppiò
a ridere. -Diciamo che oggi la scena tra Damon e Elena verrà particolarmente
bene.- affermò, per poi lanciare uno sguardo ai jeans di Ian.
Oh...oooh!
In quel momento
diventai tutta rossa. -Io torno a casa!- dissi tutto d'un fiato. -Ciao
ragazzi!- sorpassai velocemente i due e mi lanciai letteralmente fuori dal
camerino, accompagnata dalle risate di Candice e le frasi sconnesse di Ian.
Bene. Era quasi
pronto. O meglio, era quasi pronto quello che non avevo maldestramente
bruciato...
Cara Dayana, la
cucina non fa decisamente per te, ecco perchè da più di due mesi tu e il tuo
bell'Ian vivete di cibo in scatola e pizze.
-E che palle!-
sbraitai all'ennesimo campanellino che mi avvisava che l'arrosto in forno era
già pronto.
-Che è
successo?! Che hai bruciato?!- la voce squillante di Koral mi giunse dal
vivavoce del cellulare.
si, perchè come
se non bastasse, avevo avuto la malsana idea di chiamare Koral, quindi la
situazione era questa: stavamo in vivavoce e lei, piccola maniaca dei computer,
mi teneva aggiornata sulle ricette prese da internet.
Come
sempre...eravamo una coppia pericolosa!
-Non ho bruciato
niente.- mi giustificai. -E' il trillo del forno che mi sta mandando in
escandescenza!-
-Beh, tesoro,
dopo i due vassoi di dolcetti, la torta di compleanno, i muffin andati a male,
le patatine decisamente troppo cucinate e l'arrosto, credimi...- si fermò un
attimo, come per dare più enfasi alla frase. -E' lui ad andare in
escandescenza!- concluse, scoppiando a ridere.
Sfilai l'arrosto
dal forno e lo poggiai sulla penisola della cucina. -Sei poco divertente,
davvero.- sbuffai, passandomi poi una mano sulla fronte.
Guardai la
cucina, che più che una cucina, era un campo di battaglia.
Avevo cominciato
a cucinare dalle quattro e ben quattro ore dopo...io ancora non avevo finito!
Avevo bruciato
così tanta roba da poter sfamare il terzo mondo, ma avevo ricominciato a
cucinare altrettanta roba.
Guardai
soddisfatta l'abbondantissimo antipasto che avevo preparato, l'arrosto con le
patate, bacon e uova, l'insalata con dentro di tutto, le bistecche e la pasta
ancora da cucinare, i dolcetti, i muffin un po' bruciacchiati e la torta di compleanno...che
dovevo ancora ricoprire di panna!
-Dayana? Sei
ancora viva?-
-Ehm, si. stavo
pensando che devo ancora ricoprire la torta di panna.- aggrottai le
sopracciglia, dirigendomi al frigo per prendere tutto l'occorrente.
-E muoviti! Tra
poco lui sarà a casa!- era più eccitata lei che io...il che era tutto dire!
-Non mettermi
ansia!- mi lamentai, cominciando a montare la panna.
-Mi raccomando,
domani voglio la descrizione nei minimi dettagli!- mi disse, forse per la millionesima volta.
-Si, si, certo!-
Mi concentrai a
montare la panna, dopodiché presi la torta e stando molto attenta cominciai a
ricoprirla con la panna. La torta preferita di Ian era panna e nutella, proprio
come i bambini.
-Finito!-
esclamai contenta poco dopo.
-Bene, ora
mettila in frigo. Hai finito di cucinare, amica!- fece contenta anche lei.
-No.- dissi,
posando la torta in frigo. -Manca ancora la pasta e le bistecche.-
-Che devi
cucinare quando verrà Ian, non stare in ansia!-
Stavo per
rispondere, quando la voce di Ian mi giunse dall'entrata. Cavolo era già
arrivato!
-Adesso devo
andare!- staccai velocemente la chiamata, senza nemmeno ascoltare il saluto di
Koral e dopo essermi sfilata il grembiule e pulita, uscii dalla cucina,
premurandomi di chiudere bene la porta.
Arrivai nel salotto
e lì trovai...
Il sorriso sparì
dalle mie labbra.
In salotto
c'erano tutti. Ma proprio tutti!
-Ciao...- dissi,
senza nascondere un pizzico di delusione nella voce.
Se ne sarebbero
andati, vero?
-Ehi, ciao!- Ian
venne verso di me e mi diede un bacio sulla guancia, mentre Paul mi guardava.
Poi salutai
velocemente tutti i ragazzi, che ricambiarono facendomi un enorme sorriso.
-Vi abbiamo
invaso!- disse Steven.
-Avete invaso
Ian, questa è casa sua.- sorrisi, lanciando un'occhiata ad Ian.
-Abbiamo
organizzato ad Ian una festicciola a sorpresa nel suo locale preferito...spero
non ti dispiaccia.- disse Nina, usando quel tono di finta cortesia.
Loro...cosa?
Voltai lo
sguardo verso Candice, che mi restituì uno sguardo dispiaciuto. Sapevo che lei
non era a conoscenza di nulla, altrimenti me l'avrebbe detto quando l'aveva
incontrata sul set.
-Quindi non
restiamo a casa?- chiesi ad Ian.
No, non poteva
farmi questo. Cazzo, Ian, cucinavo da quattro ore!
-A proposito di
questo...- lanciò un debole sorriso agli altri e mi portò in disparte, lontano
dalle orecchie e dagli occhi degli amici. -Non posso portarti con me...-
sussurrò, dispiaciuto.
Io mi ritrovai a
sbattere le palpebre più volte.
-Come?- forse
non avevo capito bene.
-Il giorno del
mio compleanno oltre a festeggiare io, festeggiano anche i paparazzi. Sono
ovunque, Dayana e scattano milioni di foto...- cominciò a dire. -Non possiamo
permetterci di essere fotografati insieme. Immagina cosa sarebbero capaci di
scrivere se mi fotografassero con una mia alunna.- concluse.
Io ero esterrefatta.
Mi stava davvero dicendo che io sarei dovuta restare a casa mentre lui usciva a
festeggiare?
-E perchè questo
problema non te lo sei creato anche al mio compleanno?- gli chiesi, incrociando
le braccia al petto.
-Dayana è
diverso, tu sei...- si bloccò, imprecando.
-Dillo, Ian,
dillo. Sono...normale, sono una qualunque!- sbottai, non riuscendo a credere
alle sue parole.
-Non è questo
che intendevo dire e lo sai. Non voglio buttarti in questo mondo, non voglio
spazzare via la nostra tranquillità in questo modo. Non staremo in santa pace
nemmeno in casa nostra.- esclamò lui, puntandomi i suoi occhi azzurri addosso.
No, Ian, questa
volta non mi avresti convinto facendo quel giochetto con gli occhi!
-Ma quando ti
andrò bene Ian? Quando la smetterai di vergognarti per...per amarmi?- sibilai,
cercando di restare calma.
Tecnicamente lui
non mi aveva mai detto "ti amo", però me lo aveva fatto capire in
mille modi, quindi era come se me lo avesse detto.
-Io...- si
bloccò, sospirando. -Io non mi vergogno di...stare con te. Voglio solo tenerti
lontana da tutto ciò.-
-Tutto ciò è la
tua vita, Ian. Non puoi tenermi lontana dalla tua vita se stiamo insieme.-
dissi.
Dovevo
trattenere le lacrime. Dovevo farlo.
-Dayana, non...-
-Se ero Nina
però non ti saresti creato tutti questi problemi.- sbottai, senza lasciarlo
finire.
-E cosa c'entra
ora Nina?- chiese scontroso, infilandosi le mani in tasca.
-Non lo so, Ian.
Cosa c'entra?!- replicai, guardandolo in modo duro.
Possibile che
non capiva che mi stava ferendo?
-Se non me lo
dici tu io come faccio a saperlo?- disse spazientito.
-Lasciamo
perdere Ian. Ormai ho capito che le tue promesse non valgono nulla.- spostai lo
sguardo, combattendo l'impulso di tirare su col naso.
-Ma cosa dici?-
mi prese per un braccio, voltandomi verso di lui.
-Avevi promesso
che avresti passato con me il tuo compleanno.- gli spiegai, guardandolo con gli
occhi lucidi.
Ian sospirò,
lasciando andare la presa sul mio braccio. -Avevi organizzato qualcosa?-
Lo guardai.
Ero arrivata
all'improvviso nella sua vita e glie l'avevo sconvolta. Negli ultimi mesi aveva
pensato solo a me...forse gli serviva un po' di tempo da dedicare ai suoi
amici...
Io non volevo
che lui perdesse la sua vita precedente per me e se lui non aveva sentito
l'impulso di festeggiare un giorno tanto importante con me, allora io non
potevo costringerlo.
Non sarebbe
stato giusto nè per lui nè
per me.
Sospirai. -No,
non avevo organizzato nulla.- dissi, cercando di trattenere il groppo che
sentivo in gola.
-Allora facciamo
così...adesso vado con i ragazzi, perchè altrimenti i giornalisti cominceranno
a supporre cose assurde...e domani festeggiamo solo io e te dopo l'intervista
che devo fare...che ne dici?- mi sorrise, ma vedevo che in fondo non era sicuro
nemmeno lui.
Dio, Ian! Urlami
di restare con te! Chiama gli altri e annulla tutto...resta con me...
-Ti chiamo, te
lo prometto.- mi diede un bacio a fior di labbra e poi raggiunse gli altri.
No...non
farlo...non voltarmi le spalle...
In silenzio
raggiunsi anche io il salone, giusto in tempo per vederlo indossare il giubbotto
di pelle, mentre rideva con Trevino.
Guardai Candice,
che mi restituiva lo stesso sguardo dispiaciuto.
-Allora...ciao,
ragazzi.- dissi, mentre tutti si voltavano a salutarmi.
-Ciao Dayana e
non preoccuparti: te lo teniamo al sicuro noi.- sorrise melliflua Nina.
-Sono sicura che
è in buone mani.- dio, quando la odiavo!
-Certo, il
tuo...paparino è più che in buone mani.- disse ancora, per poi voltarsi verso
gli altri. -Su, andiamo.-
Ian mi lanciò un
ultimo sguardo e insieme a tutti gli altri sparì dalla mia vista.
Appena chiusa la
porta, mi concessi di portarmi le mani al viso e scoppiai a piangere.
Mi sedetti a
terra, sempre con il viso tra le mani.
Paparino...Paparino...
Lui avrebbe
passato tutta la serata con lei...e non aveva voluto me.
Avrebbe sempre
vinto Nina, perchè lei faceva parte del suo mondo...quel mondo che io cercavo
di conquistarmi a spintoni.
Quella non era
la mia vita...e Ian non poteva essere semplicemente mio. Anche perchè lui non
faceva nulla per esserlo.
Era andato
via...era stato così facile per lui lasciarmi lì, da sola. Non aveva saputo
leggere nel mio sguardo o forse più semplicemente non aveva voluto.
Mi alzai da
terra e mi avvicinai al divano.
...Lui era
davvero sicuro di volermi?
Davanti ai miei
occhi passarono le ultime quattro ore della mia vita. Tutto quel cibo...la
fatica che avevo fatto nel prepararlo...l'amore con cui avevo cucinato...
Niente...lui non
sapeva niente...
E adesso mi
ritrovavo come una stupida a piangere distesa su un divano.
Stupida...stupida...stupida.
...E mi
addormentai.
Mi svegliai di
botto, forse avevo fatto un brutto sogno.
La casa era
avvolta dall'oscurità: l'unica luce proveniva dal display del mio cellulare.
Mi stropicciai
gli occhi e mi misi seduta, prendendolo tra le mani.
Le 2.10.
E Ian non era
ancora tornato.
Sul mio telefono
c'era un solo messaggio: Koral.
Mi chiedeva come
fosse andata la cena.
Una meraviglia,
Koral, decisamente la più bella della mia vita. Ricontrollai di nuovo: non
c'era ne un messaggio ne una chiamata di Ian.
E mi aveva
promesso di farlo...lui e le sue promesse inutili...
Mi portai le
mani al viso, facendo un profondo respiro. Dovevo stare
tranquilla...tranquilla...
Allontanai le
mani dal viso e presa da uno strano impulso, andai su twitter.
Magari qualcuno dei ragazzi aveva postato qualche foto.
Andai sul
profilo di Ian...effettivamente c'erano delle foto...
Lui che brindava
con tutti i ragazzi...lui che rideva come non lo avevo mai visto fare...lui che
ballava allegro con un drink tra le mani...
Ma tutte quelle
foto c'era sempre un elemento fondamentare: Nina era SEMPRE accanto a lui...
Uscii da twitter. Sentivo un peso enorme sul cuore e la voglia di
piangere stava per ritornare.
Andai su
internet, precisamente su una delle pagine dedicate ai meravigliosi "Nian".
E mi prese un
colpo al cuore.
Sulla homepage
del blog, c'era una foto di Ian e Nina (una ragazza li aveva avvistati nel
locale e aveva subito postato la foto) che ballavano vicini...molto vicini.
C'era anche una
scritta.
"Fan
di tutto il mondo gioite...i Nian sono tornati!
"
Con rabbia
spensi il telefono e lo scaraventai sul divano.
Volevo urlare,
piangere, odiarlo e dire a tutto il mondo che ero io la ragazza di Ian, non
lei.
Ma non potevo
fare nessuna di queste cose...io ero quella che doveva restare a casa, ero
quella da nascondere al mondo...mentre lei era quella da poter mostrare in
giro...
Quanto avrei
desiderato poter condividere anche io un momento come quello con Ian.
Lui era
mio...eppure non lo era affatto.
Ricacciai di
nuovo indietro le lacrime, alzandomi dal divano e andando in cucina. Quando
aprii la porta, sentii dei nuovi brividi.
Era ancora tutta
lì, la mia sorpresa per Ian...
Mi feci forza e
mi avvicinai al cibo.
Dovevo buttare
tutta quella roba...era stata una sorpresa inutile...inutile...
Presi
l'arrosto...lo guardai...
Buttato...
I muffin...i
dolci...
Proprio in quel
momento sentii il rumore della porta che si apriva e poco dopo i passi di Ian.
Non volevo
guardarlo...non volevo parlargli...
Sentii i suoi
passi avvicinarsi...probabilmente aveva visto la luce accesa della cucina.
-Dayana...-
sussurrò.
Ecco...era sulla
soglia.
Non alzai lo
sguardo verso di lui, ne dissi una sola parola, mi limitavo solo a buttare
tutto ciò che avevo preparato per lui.
Mi sentivo così
male...così esclusa...così rifiutata...
-...Mi
dispiace.- sussurrò ancora, avvicinandosi alla penisola della cucina.
Gli
dispiaceva...era l'unica cosa che sapeva dire.
Io ancora non
gli parlavo...avevo troppa paura di rompermi se lo avessi fatto.
Fanculo lui e i Nian...
-Ti
prego...guardami...- mi disse, mentre io buttavo anche l'insalata.
Solo in quel
momento decisi di alzare il viso e guardarlo...ormai avevo buttato tutto.
-Se...se avessi
saputo...- sospirò di frustrazione. -Perchè non me l'hai detto? Sarei rimasto.-
Guardai i suoi
occhi.
Poteva anche
risparmiarsela l'aria afflitta.
Senza parlare mi
avvicinai al frigorifero e presi la torta, voltandomi poi verso di lui.
Ian si irrigidì,
poi mi guardò con gli occhi lucidi.
Mi avvicinai a
lui. -Buon compleanno.- afferrai meglio la torta e glie la spiaccicai
addosso...sempre con l'aria più fredda del mondo.
Ian sgranò gli
occhi, guardandosi la maglia e poi di nuovo me.
-Ecco, questa è
la seconda torta di compleanno che non assaggi.- dissi fredda, poi lo superai e
mi diressi in camera mia.
Chiusi la porta
a chiave e mi lanciai sul letto. Era una settimana che non dormivo lì.
-Dayana!- sentii
i colpi di Ian alla porta. -Cazzo, aprimi!-
Mi alzai e presi
il mio ipod. Infilai le cuffiette nelle orecchie e mi
ridistesi a letto.
Vaffanculo, Ian
Somerhalder.
Salve ragazze!
Ho un ritardo
ENORME nell'aggiornare, ma vi prego: non uccidetemi!
In compenso,
però, vi ho scritto un capitolo un po' lunghetto e quindi colgo anche
l'occasione per fare i miei complimenti a tutte le anime coraggiose che sono
riuscite ad arrivare fin qui! xD
Che ne dite del
compleanno di IAn? Voi al posto di Dayana come
avreste reagito?
Ho amato
l'ultima parte e credo che Ian se lo sia meritato xD
Oltre al pessimo
comportamento di Ian, Dayana ha dovuto sopportare anche tutte quelle foto e le
frasi delle fan...povera!
Beh...non voglio
dilungarmi anche qui altrimenti mi uccidete! Spero solo che il capitolo vi sia
piaciuto e grazie ragazze per avermi supportato fino ad ora!
Da quanto tempo
ero immobile a fissare il soffitto?
Secondi,
minuti...ore? Non lo sapevo, ma ormai conoscevo a memoria ogni dettaglio di
quel maledetto soffitto. Non avevo chiuso occhio tutta la notte e verso le
cinque e mezza mi aveva abbandonato anche il mio ipod,
ma per fortuna a quell'orai colpi di Ian
alla mia porta erano già terminati.
Fortunatamente,
aveva deciso presto di arrendersi. O forse no, forse aveva bussato
ininterrottamente fino alle cinque, questo non potevo dirlo: avevo ascoltato la
musica ad un volume così alto che molto probabilmente avevo perso l'udito.
Chiusi gli
occhi, odiando persino la vista di quel soffitto, l'unico compagno di quella
mia notte insonne. Quella, però, fu una pessima mossa: le immagini che avevo
trovato su internet si ripresentarono di nuovo davanti ai miei occhi e con esse
la domanda che mi ero posta durante tutta la nottata: era davvero me ciò che
Ian voleva?
...E questa
domanda, inevitabilmente, mi portava ad un'altra domanda, ben più difficile di
questa: era giusto restare con lui?
Sospirai,
cercando ancora una volta di cacciare indietro le lacrime che prepotente mi
ricordavano quanto fossi fragile...quanto Ian mi rendesse fragile.
Mi alzai a
sedere e guardai la porta: cosa mi aspettava oltre quella soglia? Ian era
ancora a casa? Era a scuola o sul set? Magari era con lei...
Scossi la testa.
Non volevo uscire da lì, mi sentivo protetta e lontano da quel mondo che non
volevo affrontare. Ero troppo vulnerabile in quel momento e l'idea di
affrontare Ian rendeva tutto ancora più difficile.
Ma una cosa era
sicura: avevo bisogno di parlare con Koral, di andare a scuola e riprendere
quella routine che ora, confinata in questa stanza con le lacrime che
minacciavano di uscire, non mi sembrava più così male. Abbandonai quel letto
tanto sicuro e presi dei vestiti dall'armadio. Appena uscita da quella stanza
sarei stata di nuovo catapultata in quella realtà che a me non piaceva, quindi
dovevo uscire velocemente da quella casa, sperando in un colpo di fortuna e non
incontrare Ian.
Mi vestii
velocemente e ringraziai per avere la borsa in camera mia, così non avrei perso
altro tempo per trovarla in punti improbabili della casa.
Mentre mi
dirigevo alla porta, mi fermai un attimo davanti allo specchio, odiando il mio
riflesso. Occhiaie e occhi rossi. Il massimo.
Aprii piano la
porta, cercando di fare il meno rumore possibile. Stavo per uscire, quando mi
bloccai sulla soglia. A terra, con la schiena appoggiata al muro, c'era Ian,
che dormiva con una smorfia dipinta in faccia. Ero così stupita e assorta in
quel momento che sarebbe anche potuta scoppiare una bomba, tanto non me ne
sarei minimamente accorta.
Lo guardai
ancora un po': i capelli scompigliati, la maglia leggermente stropicciata e
quella smorfia innaturale. Beh, di certo era in una posizione scomoda e al suo
risveglio avrebbe accusato un pesante mal di schiena e...
Dannazione!
Imprecai contro
me stessa. Possibile che mi preoccupavo per lui anche quando mi faceva male il
solo vederlo?! Sospirai pesantemente. Dovevo sorpassarlo, senza guardarlo e
soprattutto reprimendo l'impulso di svegliarlo con un calcio nelle...
Scossi la testa,
voltandomi per raggiungere le scale, portandomi meglio lo zaino in spalla.
-Dayana...- un
flebile sussurro arrivò alle mie orecchie, facendomi sussultare. L'aveva detto
nel sonno o si era svegliato? Non avevo il coraggio di guardare, ma quando
sentii dei rumori dietro di me capii che Ian era sveglio e che si stava
alzando. -Dayana.- appunto...
-Devo andare a
scuola.- mi limitai a dire, non voltandomi a guardarlo. Mi lanciai
letteralmente verso le scale, ma mi fermai di nuovo, questa volta bloccata
dalla mano di Ian stretta intorno al mio polso.
-Dove pensi di
scappare, ancora?- la sua voce era dura, anche se ancora leggermente impastata
dal sonno. -Adesso possiamo parlare?-
Forza Dayana,
sii forte.
Mi voltai e
quando incrociai gli occhi cielo di Ian temetti di sgretolarmi lì, davanti a
lui, cosa che non potevo assolutamente permettermi. Aveva l'aria distrutta, la
mascella era contratta e lo sguardo duro.
-Devo andare a
scuola.- ripetei per la seconda volta. Non volevo affrontare ne lui ne quella
discussione.
-Credo che
questo sia più importante.- disse, lasciando andare la presa sul mio polso.
Fece un passo verso di me e io automaticamente ne feci uno indietro.
-Beh, quando
ieri mi hai letteralmente abbandonato a casa per divertirti con i tuoi amici
non mi sembrava che...questo.- dissi, marcando maggiormente l'ultima parola.
-...fosse così importante.- replicai acida.
Ian imprecò
passandosi una mano nei capelli, puntando poi di nuovo i suoi occhi nei miei.
-Credi che mi sia piaciuto abbandonarti, come dici tu, a casa?- sbottò lui.
Cercai di
sorridere, anche se molto probabilmente era venuta fuori solo una smorfia. -Si,
credo che ti sia piaciuto. Su questo non ci sono dubbi.- incrociai le braccia
al petto. -Twitter è la tua maledizione.- conclusi,
per fargli capire che avevo visto le foto.
Lui sospirò,
come se solo in quel momento si fosse ricordato di quelle foto. -Ti ho spiegato
i motivi per cui non ti ho potuta portare con me, anche se avessi voluto.-
-Non dire
cazzate, Ian, eri più che felice di passare in quel modo il tuo compleanno,
almeno ti ho liberato dalla mia ingombrante presenza e ti sei goduto la festa
insieme alla tua bella Nina.- sputai con cattiveria, mentre sentivo un nodo
stringermi la gola.
Ian batté le
palpebre più volte. -La mia bella Nina?- esclamò allibito. -Ma ti senti quando
parli? Cosa c'entra adesso lei?- disse, agitando le mani.
-E tu ti vedi
quando agisci?- stavo per aggiungere qualcosa, ma con Ian non servivano le
parole. Così, sotto il suo sguardo stralunato posai lo zaino a terra e estrassi
il cellulare, recuperando facilmente la foto in cui lui e Nina ballavano a due
centimetri di distanza. -Ti vedi?- richiesi, puntandogli contro il mio
cellulare.
Gli occhi di Ian
indugiarono sulla foto, mentre sul suo viso si dipingeva un'aria colpevole.
-Quello era solo un ballo con una vecchia amica, non...non sono più innamorato
di Nina.- aveva un tono di voce più calmo, ma comunque non nascondeva il fatto
che era diventato teso.
-E come mai non
ci sono foto in cui balli con Candice, per esempio?- sbottai. Adesso avevo io
il coltello dalla parte del manico e non mi sarei lasciata scappare
quell'occasione.
Misi il
cellulare in tasca, mentre Ian cercava ancora qualcosa da dire.
-Non c'è nulla
tra me e Nina e mi dispiace per quello che è successo ieri, non era mia
intenzione ferirti.- mi guardò diritto negli occhi, mentre il suo sguardo era
quasi diventato cristallino.
Ingoiai. Dovevo
combattere l'impulso di lanciarmi tra le sue braccia, dovevo essere forte,
dovevo farli capire quanto mi avesse ferito. E non sarei riuscita a fare tutto
ciò se lui mi avesse raggirato con i suoi modi gentili.
-Quando la
smetterai di sentirti in colpa per quello che c'è tra noi?- questa volta non
ero riuscita a mantenere un tono fermo, la mia voce si era incrinata
leggermente. -Quando la smetterai di vedere poco pulito il nostro rapporto?-
Ian si appoggiò
con le spalle al muro, passandosi una mano sugli occhi. -Non mi sento in
colpa.- disse, con voce non troppo convinta.
-Ah no? Ne sei
sicuro?- feci un passo verso di lui, guardandolo con occhi lucidi. -Sai cosa mi
ha fatto più male nelle foto che hai pubblicato?- mi fermai un attimo. -Vedere
quanti fossi libero, quanto ti sentissi a tuo agio. Non ridi mai così quando
sei con me, sei sempre sull'attenti, persino quando siamo chiusi nella tua
stanza.- sussurrai, guardandolo fisso negli occhi.
Sentivo il cuore
pesante. Una litigata non sanciva la fine di una storia, ma quello mi sembrava
davvero un discorso di non ritorno.
-Dayana, non...-
tentò di parlare, ma io lo bloccai.
-Non riesci
nemmeno a sfiorarmi senza sentirti in colpa. L'idea di sfiorarmi ti fa così...-
non sapevo che parole usare, sentivo solo la vista annebbiarsi per le lacrime.
-Ti fa sentire sporco.-
-Quando non fare
sesso è diventato oggetto di questa discussione?- fece lui, senza però
controbattere ciò che avevo detto.
Mi portai le
mani nei capelli, sforzandomi di cacciare indietro le lacrime. -Tu sei un uomo,
Ian e io una ragazzina, come mi fai sempre notare tu. E questo discorso c'entra
con ieri sera, perchè se io fossi stata un'avvenente trentenne non ti saresti
vergognato di me e magari avremmo cenato insieme e forse dopo...- abbassai lo
sguardo, aggiungendosi alle lacrime anche il rossore. -...dopo avremmo fatto
l'amore...- conclusi la frase sussurrando.
-Ma come puoi
pensare che io mi vergogni di te?! E' assurdo!- sbraitò, agitando le braccia.
-Sei sicuro di
volermi davvero, Ian? Stai con me senza farmi entrare del tutto nel tuo mondo,
mi chiudi fuori, non permettendomi davvero di avvicinarmi a te. Non posso
biasimarti se ora ti rendi conto che in realtà hai superato un limite senza
volerlo davvero.- una lacrima sfuggì al mio controllo, ma io subito la spazzai
via con il dorso della mano. -Ieri hai preferito ritornare alla tua vecchia
vita, invece di restare con me a vivere quella che hai ora. Ancora una volta
hai rimarcato il confine che ci divide. Se non ti va bene amarmi, a me non va
bene elemosinare attenzioni. Forse non dovremmo stare insieme se tu non sei
pronto ad avermi nella mia vita.Forse è
con Nina che devi stare se con lei ti senti più libero. Forse è giusto che io
mi faccia da parte...che me ne vada...-
Ian mi guardava
con la bocca leggermente aperta. Aveva lo sguardo perso e le spalle rigide.
-E' questo che
credi?- sibilò con voce dura. -Credi che io non ti desideri? Che non voglio
portarti nel mio mondo perchè non ti voglio, perchè mi fai...schifo?- venne
verso di me, afferrandomi con forza il polso.
Lo guardai
stupida, non riuscendo a spiegarmi quel suo cambio improvviso di comportamento.
-Ian...cosa...-
provai a sussurrare.
-Hai detto tutte
cazzate e non capisci quanto per me sia difficile. Vuoi sapere cos'è che mi fa
vergognare davvero?- mi avvicinò al suo viso, con gli occhi iniettati di
rabbia. - Mi fa vergognare volerti come un pazzo, mi fa vergognare la voglia di
fare l'amore con te come un animale, mi fa vergognare la voglia di rinchiuderti
in casa e non farti uscire, mi fa vergognare il fatto che voglio che i tuoi
occhi guardino solo me.- mi strattonò ancora, mentre io spalancavo la bocca.
-Questo mi fa vergognare, perchè io voglio rispettarti, voglio andare piano con
te, perchè voglio che TU sia sicura di tutto questo.Voglio essere la persona giusta per te, ma
l'unica cosa che penso quando ti vedo è che vorrei saltarti addosso. E tu
invece...credi che...- aveva detto tutto con una tale velocità, che non potevo
giurare di aver afferrato tutte le sue parole.
Sentivo il corpo
andare a fuoco, mentre vedevo Ian tremare e il suo sguardo riempirsi ancora di
più di rabbia. Ero allibita, quello che aveva appena visto non aveva niente a
che fare con l'Ian calmo che cercava sempre di tenere la situazione sotto
controllo.
-I...Ian...-
sussurrai, mentre la sua presa sul mio polso si faceva più forte.Stava cominciando a farmi male...
-Credi non ti
voglia?- mi strattonò verso di lui, facendomi scontrare con il suo petto. -Che
mi vergogni di te?- mi baciò, ma non aveva niente a che fare con i nostri
soliti baci, questo era violento, voglioso. -Credi che non mi senta tremare
ogni volta che il tuo corpo mi sfiora?!- mi prese per i fianchi senza che io
potessi fare niente per oppormi e dopo due secondi mi ritrovai sul mio letto,
schiacciata dal corpo di Ian, che mi baciava con una foga che non avevo mai
visto. -Credi non ti voglia nella mia vita?-
Le sue mani
corsero veloci sotto la mia maglia, mentre Ian si posizionava tra le mie gambe,
spingendo il suo bacino verso di me. Cominciò a baciarmi così forte che sentivo
le labbra farmi male.
-Ian....Ian...per....per
favore...-tremavo, mentre le sue mani
erano ovunque sul mio corpo. Mi stava facendo male, non solo fisicamente, ma
anche emotivamente. Cercai di allontanarlo, ma con scarsi risultati. Era come
impazzito: quello non era l'Ian che amavo.
Mentre mi
baciava il collo le sue mani corsero al bottone dei mei jeans, che sbottonò con
estrema facilità. Con un ginocchio mi allargò le gambe, usando invece le mani
per bloccare le mie sul materasso, proprio sopra la mia testa.
I suoi baci
erano violenti e le sue carezze mi stavano disgustando. Sentivo gli occhi
offuscati dalle lacrime. Aveva ragione lui, quando era diventato il sesso il
centro della nostra discussione? Stavamo parlando del suo comportamento della
sera prima, come eravamo arrivati a quello?
-Ian mi stai
facendo paura!- urlai, con la voce strozzata.
A quelle parole
Ian si bloccò di scatto, puntando i suoi occhi sgranati nei miei, come se solo
in quel momento si fosse reso conto di ciò che stava accadendo.
-Dayana...- mi
guardava sconvolto, riprendendo solo in quel momento il contatto con il suo
corpo.
Anche io lo
fissavo con occhi sgranati, non riuscendo a capire cosa dire, ma forse le
parole in un momento come quello non servivano. Così, odiando stare nel posto
che avevo sempre amato, lo spinsi di lato, alzandomi velocemente dal letto e
volando fuori dalla stanza.
-DAYANA!- urlò,
ma io mi ero già precipitata sulle scale ed ero uscita di casa, con gli occhi
appannati e il cuore a mille.
Come era
successo tutto quello? Perchè aveva reagito così? Dovevamo solo discutere del
suo avermi lasciata sola al suo compleanno, dovevamo discutere delle foto e di
Nina.
...Cosa diavolo
era successo?!
Era da più di
due ore che ero distesa sulle gambe di Koral, con lei che mi accarezzava i
capelli. Ero arrivata a casa sua in lacrime e fortunatamente era da sola.
Singhiozzando le
avevo spiegato tutto, con l'unico risultato che avevamo anche saltato la
scuola.
Koral mi aveva
ascoltato in silenzio, poi mi aveva fatto stendere e aveva cominciato a
toccarmi i capelli.
-Come siamo
arrivati a tutto quello...- sussurrai per l'ennesima volta, tirando su col
naso.
-Beh, secondo me
quello che è successo ieri sera è stata solo la goccia che ha fatto traboccare
il vaso e stamattina non vi siete limitati a litigare solo su ciò che era
successo, ma su tutto quello che vi tenete dentro da quando vi siete visti la
prima volta...- disse lei, non smettendo mai di accarezzarmi la testa.
-Forse...forse
hai ragione. Gli ho lanciato contro tutte le mie paure e lui ha reagito
così...- sussurrai, chiudendo gli occhi.
-Certo che è
focoso il ragazzo...- ridacchiò, mentre io mi alzavo a sedere sul letto.
-Non è
divertente...- incrociai le gambe, lanciando un'occhiata all'orologio. -Cavolo,
sono le due.- mi sorpresi.
Era davvero
passato tutto quel tempo senza che io me ne accorgessi?
-Giusto! Stavo
per dimenticarmene!- urlò all'improvviso Koral, lanciandosi alla ricerca di
qualcosa. -Ma dove cavolo è!-
Io inarcai le
sopracciglia. -Ma cosa stai cercando?-
Non mi rispose,
perchè la vidi sbucare poco dopo da sotto il letto con un telecomando tra le
mani. La guardai senza capire. Che doveva fare con quel telecomando?
-Adesso va in
onda l'intervista ai ragazzi!- mi ricordò, ritornando a sedersi sul letto e
accendendo la tv.
-Io non la
voglio vedere...- sussurrai, sdraiandomi di nuovo sul letto.
-Invece tu stai
zitta e la guardi.- mi ammonì, mettendosi comoda.
Stavo per
ribattere, quando il viso di Ian sullo schermo mi fece dimenticare anche il mio
nome.
Era così bello,
anche con quell'espressione triste e tormentata sul volto. Accanto a lui
c'erano anche Paul.
Grugnii qualche
imprecazione, mentre Koral mi costringeva a mettermi seduta.
-Peccato, è già
cominciata...- si lamentò Koral, mentre l'intervistatrice faceva una domanda a
Paul.
" Ian,
vedo che sul tuo braccio c'è un tatuaggio che non abbiamo mai visto!"
L'attenzione
della giornalista passò subito ad Ian, che la guardò stralunato, come se solo
in quel momento avesse preso contatto con la realtà.
Ian abbassò il
viso verso il suo braccio, mostrandolo poi con aria fiera alla giornalista.
"Si,
questo. L'ho fatto proprio questa mattina."
Il cameramen
fece un'inquadratura sul braccio di Ian, dove spiccavano chiare due parole.
"E
cosa significa questo tatuaggio?"
Ian sorrise,
passandosi le mani sulla scritta. "Hic et Nunc.
Qui e ora."
Prestai più
attenzione all'intervista.
Qui e ora...
Qui e ora...
Era quello che
mi aveva detto quel giorno in camerino. Tu sei il mio presente...qui e ora...
La giornalista,
intanto, guardava Ian incuriosita. "E cosa ti ha spinto a tatuarti
proprio questa frase?"
Ian sospirò,
puntando di nuovo gli occhi sull'intervistatrice. "L'ho fatto per
ricordare alla mia donna che sono solo suo. Che il mio cuore è solo suo."
affermò deciso, guardando diritto in camera.
Mi portai una
mano sul cuore. Era come se Ian stesse parlando direttamente con me.
"Ma
questa è una dichiarazione d'amore in piena regola! Sei consapevole, vero, che
stai facendo scoppiare a piangere tutte le tue fan?" la
giornalista ridacchiò. "E puoi dirci anche il nome della fortunata?".
Ian indugiò un
attimo, mentre al suo fianco vedevo Paul guardarlo con aria interrogativa.
"No,
non posso proprio dirlo, perchè ci tengo che la mia storia resti lontana dalle
prime pagine dei giornali." ridacchiò.
"Anche
con una piccola delusione accettiamo la tua decisione. Se lei ti sta vedendo
ora, cosa vorresti dirle?"
Ian puntò di
nuovo lo sguardo verso le telecamere. "Vorrei dirle che...che mi
dispiace." abbassò lo sguardo, per poi puntarlo di nuovo sulla
giornalista.
"Quindi
mi sembra di capire che così smentisci tutte le voci su un presunto ritorno di
fiamma tra te e la tua bella collega Nina"
"Non
c'è nessun ritorno di fiamma. Nina non è più la mia ragazza da molto tempo e
entrambi abbiamo trovato il nostro modo di essere felici".
Mi portai la
mano sulla bocca. Sentivo il cuore a mille e le lacrime pronte ad uscire di
nuovo.
"E tu hai trovato la felicità con la ragazza del tatuaggio".
Cinguettò la giornalista.
-Amore, quello è
cotto alla grande!- esordì Koral, non staccando gli occhi dallo schermo.
"Si,
lei è la cosa più bella della mia vita."
Vidi Ian
sospirare, poi l'attenzione della giornalista ritornò su Paul.
Sentivo il cuore
scoppiarmi nel petto. Mi voltai a guardare Koral, come a cercare conferme su
ciò che avevo sentito.
-E' pentito, Aya...- fece Koral, spegnendo la tv, dato che l'intervista
era appena finita.
-Io...-
-Tu cosa?-
esordì lei. -Ti ha tatuata addosso e tu sei ancora qui a rimuginare? Ha
sbagliato questa mattina, ma solo perchè si è trattenuto molto tempo per paura
di offenderti.-
Abbassai lo
sguardo. Koral aveva ragione e io adesso non riuscivo a togliermi dalla mente
gli occhi luccicanti di Ian mentre confessava che lui...era solo mio.
-Si...-
-E quindi cosa
aspetti? Corri dal tuo uomo!-
Alzai di nuovo
lo sguardo, mentre vedevo Koral sorridere. Così, mi alzai dal letto e corsi
fuori.
Corsi verso casa
e mai il viaggio verso casa di Ian mi era sembrato tanto lungo.
Dopo circa
mezz'ora arrivai nel vialetto di Ian. Purtroppo avevo dovuto prendere un
pullman, perchè se avessi corso fino a casa sarei arrivata il giorno dopo.
Sospirai,
prendendo le chiavi dalla borsa. Cosa avrei dovuto fare una volta entrata in
casa?
Non volevo
pensarci, volevo fare ciò che mi sentivo...
Aprii la porta ed
entrai dentro, trovando la casa in un silenzio surreale. Possibile che non era
ancora rientrato dall'intervista?
Arrivai in
salotto e quando vidi Ian fermo sulle scale che portavano al piano di sopra, il
mio cuore cessò di battere o forse aveva cominciato a farlo così velocemente
che ora non riuscivo più a distinguere i battiti.
Non sapevo cosa
fare, non sapevo cosa dire.
Ian mi guardava
con gli occhi sgranati, forse non si aspettava di vedermi piombare a casa.
Eravamo entrambi
impalati ai nostri posti, senza mai interrompere il contatto visivo.
-Mi dispiace per
questa mattina, non so cosa mi sia preso.- fu Ian il primo a rompere quel
surreale silenzio.
-Mi hai fatto
paura...- dissi, quando ritrovai la voce per parlare.
Ian sospirò di
frustrazione, restando però al suo posto. -Ti prometto che non ricapiterà mai
più una cosa del genere, ma...- si bloccò.
-Ma?- lo incitai
a parlare.
-Ma quando hai
cominciato a vaneggiare sul lasciarmi, sull'andare via...io ho perso la testa.
In un attimo si sono avverati tutti i miei peggiori incubi...-
-Ian...-
sussurrai, con gli occhi di nuovo velati di lacrime.
Era di nuovo il
mio Ian...
-Tu credi che io
non ti voglia del mio mondo, che non riesca ad accettarei miei sentimenti, ma la verità è che mi
spaventa constatare quanto sia diventato dipendente da te in soli tre mesi.-
sospirò, passandosi le mani nei capelli. -E ho reagito così...ma io non ti
forzerei mai, non ti farei mai del male...- sussurrò l'ultima frase, poi
cominciò a scendere qualche gradino.
-Quello che hai
detto durante l'intervista non cambia le cose.- affermai, cercando di mostrarmi
dura, quando in realtà il mio cuore l'aveva già perdonato.
-Lo so.- scese
un altro scalino.
-Quello che hai
detto ora non cambia le cose.-
-Lo so.-
cominciò ad avanzare verso di me.
-Il tatuaggio
non cambia le cose.- dissi per la terza volta, mentre Ian era ormai di fronte a
me.
A quest'ultima
frase, però, Ian non rispose, ma, stupendomi, cadde in ginocchio, appoggiando
la fronte contro la mia pancia e cingendomi i fianchi con le sue braccia.
-Perdonami...-
sussurrò.
Mi si strinse il
cuore a vederlo in quel modo. Adesso era così indifeso tra le mie mani...
-Non farmi più
sentire come negli ultimi due giorni...- opposi la mia ultima, pallida,
resistenza.
La presa di Ian
si fece più salda su di me.
-Ti amo.-
sussurrò.
Chiusi gli
occhi, cominciando a tremare.
-...Perdonato.-
Salve a tutte
ragazze!!
Beh...questo
capitolo è decisamente lungo, ma comunque molto intenso xD
A me è piaciuto
molto scriverlo e immaginare un Ian così mi ha prima elettrizzata poi sciolto
il cuore.
Come in ogni
discussione, si parte da un punto, per poi arrivare a tutt'altro...cosa ne
pensate voi della reazione di Ian?
Credete abbia
sbagliato a descriverlo così?
Per quanto
riguarda la questione del tatuaggio era da un po' che mi frullava in testa
un'idea del genere e mi sembrava molto carino che quel tatuaggio magari fosse
un modo di Ian per chiedere scusa a Dayana.
E alla fine ci
scappa anche il ti amo di Ian...troppo affrettato o momento giusto per dirlo?
Sta di fatto che
io ho trovato molto dolce la parte finale e spero che questo capitolo vi
susciti qualche emozione!
Adesso vado,
perchè ancora non ho risposto alle vostre magnifiche recensioni del capitolo
precedente, che, oltretutto, sono state tantissime!
Capitolo 21 *** Capitolo 21: Di bene in meglio! ***
Capitolo
21: Di bene in meglio!
Dalla
mia riconciliazione con Ian erano passate due settimane, durante le
quali io e Ian avevamo vissuto nella nostra bolla staccata dal mondo:
non c'era nessuna Nina, che cercava in tutti i modi di avere le
attenzioni di Ian, non c'era Paul con il suo comportamento ambiguo,
non c'erano fan che rivolevano i "Nian".
C'eravamo solo io e lui.
Tutto
era ritornato alla normalità e io ringraziavo ancora in tutte
le lingue del mondo per risvegliarmi ogni giorno accanto a Ian.
Beh,
ovviamente svegliarsi con il muscoloso braccio di Ian stretto in
vita, aprire gli occhi e vedere quell' Hic et nunc, per poi voltarsi
e incontrare i suoi occhi azzurri era un qualcosa di meraviglioso.
-Tieni.-
sorrise Ian, porgendomi una tazza di caffè, mentre io
riprendevo contatto con il mondo.
-Umh,
grazie.- afferrai la tazza fumante, perdendomi a contemplare Ian con
un maglione bianco da capogiro.
Ma
si poteva essere così perfetti?
-Quando
mi guardi così mi viene sempre voglia di farti avere un
incontro ravvicinato con il mio letto.- fece malizioso,sporgendosi a
baciarmi.
Io
appoggiai la tazza al ripiano della cucina, godendomi quel bacio
magnifico. Ogni volta che Ian mi baciava, sentivo lo stomaco stretto
in una morsa e il cuore a mille. Mi sarebbe mai passato tutto ciò?
Lo avrei mai visto come un normale "fidanzato"?
Probabilmente
no, perchè Ian sarebbe rimasto per sempre l'uomo dei miei
sogni.
-A
cosa stai pensando?- si sedette accanto a me, bevendo un sorso di
caffè dalla sua tazza.
-Quella
non è la faccia da niente.- sorrise di rimando lui,
incantandomi.
Beh,
era il mio ragazzo dopotutto...perchè mi sentivo sempre in
imbarazzo?
Perchè
era un uomo di 30 anni, perchè era incredibilmente bello e
sorrideva in un modo mozzafiato.
-Stavo
pensando che...- poggiai di nuovo la tazza sul tavolo. -che...credo
tu possa davvero essere l'uomo della mia vita.- dissi, quasi tutto
d'un fiato, mentre vedevo il sorriso di Ian abbandonare il suo viso,
per lasciare il posto a un'espressione più seria.
Si
alzò, inchiodandomi con il suo sguardo magnetico. Venne verso
di me, poi, come se pesassi quanto una piuma, mi prese tra le sue
braccia, in perfetto stile principessa.
Cominciò
a guardarmi intensamente negli occhi, mentre io mi tenevo stretta
alle sue spalle, chiedendomi perchè all'improvviso si
comportasse in modo così strano.
-Tu,
credi.- disse, non interrompendo mai il contatto con i miei occhi.
-Io invece sono sicuro che tu sei la donna della mia vita.- concluse,
con l'aria più seria che gli avessi mai visto.
Io,
dopo le sue parole, sentivo il cuore scoppiarmi nel petto. Avevo
aperto e chiuso la bocca probabilmente una decina di volte, senza
trovare mai cosa dire.
-Ian...-
sussurrai e il solo pronunciare il suo nome aveva il potere di
riempirmi l'anima.
-Ti
amo, Dayana.- continuò lui, come se le sue parole precedenti
non fossero abbastanza. -E sarai mia per sempre.-
Questa
volta non fu necessario trovare le parole per rispondergli, perchè
Ian suggellò quelle parole con un bacio. Mi strinse ancora di
più a lui, approfondendo quel bacio così perfetto.
Gli
passai una mano sul petto e la fermai all'altezza del su cuore.
Potevo sentirlo, potevo sentire il suo battito. Il cuore di Ian
batteva fortissimo, proprio come il mio in quel momento.
Ci
allontanammo, giusto il necessario per riprendere fiato. Guardai Ian
negli occhi.
-Amo
vedere me, nei tuoi occhi...- sussurrai, accarezzandogli una guancia.
-Ci
sei sempre nei miei occhi. Anche quando li chiudo, perchè nei
miei sogni ci sei sempre e comunque tu.- sussurrò anche lui.
Sorrisi,
abbracciandolo, per quanto mi era possibile e nascondendo il mio viso
nell'incavo del suo collo.
Ero
felice, perchè finalmente tra le sue braccia...
...Avevo
trovato il mio posto nel mondo.
Quel
pomeriggio decisi di uscire con Koral, dato che in un modo o in un
altro non dovevo pensare al fatto che in quel momento Ian fosse sul
set, a girare scene "Delena".
Sbuffai,
sedendomi sulla panchina del parco ad aspettare Koral.
Odiavo
il Delena.
Mi
strinsi maggiormente nel cappotto, mentre osservavo dei bambini
giocare poco distante.
C'erano
molte coppiette che passeggiavano. Quanto mi sarebbe piaciuto stare
con Ian, mano nella mano, proprio come quelle coppie. Ma, purtroppo,
io mi ero scelta una relazione complicata e sapevo che avrei dovuto
aspettare un bel po', prima di poterlo baciare liberamente davanti a
tutti.
-Dayana!-
la voce di Koral mi distolse dai miei pensieri. Mi voltai, vedendola
corrermi incontro. -Scusa per il ritardo!- disse tutta trafelata,
dopo essere arrivata proprio accanto a me.
Si
lasciò andare sulla panchina, facendo un enorme respiro.
-Scusa per il ritardo.- continuò, guardandomi.
-Non
preoccuparti, questa volta ho aspettato solo venti minuti!-
ridacchiai, mentre lei borbottava qualcosa.
-Allora,
come va col principe azzurro?- mi chiese dopo un po, allentandosi il
cappotto alla gola.
-Va
tutto alla grande!- risposi subito, con un sorriso a trentadue denti.
-Sono
contenta per te.- sorrise anche lei. -Io, invece, ancora non so come
conquistare il mio, di principe azzurro!-
-Ti
prego, dimmi che non ti riferisci a Paul!- mi infilai le mani in
tasca, inarcando le sopracciglia.
-Certo
che si!- soffiò lei, come se avessi detto la cosa più
stupida del mondo. -Chi altri? Lui dovrà capire prima o poi
che sono la donna della sua vita!-
Scoppiai
a ridere, più per la faccia buffa di Koral che per le sue
parole.
Avevo
decisamente sottovalutato la cotta che Koral aveva per Paul, ma lui
non mi sembrava per niente intenzionato ad avvicinarsi a lei in quel
senso...
Però...se
Ian si era avvicinato a me, tutto poteva succedere, no?
-Koral...forse
dovresti concentrarti su qualcosa di più...concreto.- tentai,
grattandomi la testa.
Non
volevo che lei soffrisse e avevo come la sensazione che quella cosa
non sarebbe andata a buon fine.
-Io
voglio lui. E poi fino a qualche tempo fa era incredibile anche che
la mia migliore amica si fidanzasse con Ian Somerhalder!-
-Mhm
mhm.- mi arresi. Non l'avrei mai spuntata in una conversazione con
Koral, quindi era inutile anche provarci.
-Beh,
allora cosa facciamo?-
Stavo
per risponderle, ma mi sentii improvvisamente afferrare per una
spalla. Non ebbi nemmeno il tempo di voltarmi, che venni strattonata
indietro, ritrovandomi poco dopo faccia a faccia con...Gary.
Sentii
subito il sangue nelle vene gelarsi. Stando con Ian avevo quasi
dimenticato quella parte della mia vita, ma a quanto sembrava era
stato un grande errore.
-Sapevo
che ti avrei trovata qui!- sibilò la viscida voce di Gary.
-Co...cosa
vuoi da me?- riuscii solo a sussurrare, mentre Koral si alzava
allarmata dalla panchina, spostando lo sguardo da me e Gary.
-Cosa
voglio? ...Cosa...- Voglio?!- tuonò, facendomi sussultare e
voltare alcuni passanti. -Credi che adesso che sei maggiorenne puoi
lasciarmi alle spalle?- mi strattonò ancora, ma quella volta,
per fortuna, mi lasciò andare. -Tu sei in debito con me!-
-Lei
non ti deve proprio niente!- scattò Koral, tremante.
Lo
sguardo furioso di Gary si spostò su Koral, guardandola come
se fosse il più insulso insetto presente sulla faccia della
terra. -E a te chi ti ha interpellato?- sibilò, facendo un
passo verso di lei.
Io,
istintivamente, mi misi tra loro, per evitare che Gary potesse fare
qualcosa a Koral, ma sapevo che non era stupido: non avrebbe alzato
le mani su una di noi nel bel mezzo di un parco.
-Il
problema ce l'hai con me, lascia lei fuori.- dissi, cercando di avere
una voce ferma.
-No,
non ce l'ho con te il problema, sei tu il problema!- fece un altro
passo. -Tu mi devi qualcosa. Se non fosse stato per me, avresti
marcito in quell'orfanotrofio!-
Mi
irrigidii, stringendo i pugni. -Ti ho fatto da schiava da quando
avevo tredici anni, non ti devo un cazzo!- cominciai ad alterarmi
anche io, mentre Koral mi tirava per una manica.
-Ascoltami
bene, ragazzina.- fece un ultimo passo, per poi afferrarmi saldamente
per un braccio. -Ti voglio nel mio locale e se non mi ripagherai,
troverò il modo di farla pagare a te e a quel bell'imbusto che
ti porti dietro.-
Strinsi
gli occhi, riducendoli a due fessure. Avrebbe potuto minacciare me
quanto voleva, ma non doveva nemmeno azzardarsi ad alludere ad Ian.
-Va a...- mi avvicinai al suo viso, così tanto che potevo
quasi sentire il suo respiro sulla mia faccia. -...farti fottere.-
strattonai il braccio, per poi mollare un pugno sul viso del
bastardo.
Dio,
come mi sentivo bene ora! Erano anni che desideravo farlo.
Gary
mi guardò sconvolto, pulendosi il sangue dal naso, mentre
Koral era scattata verso di me, prendendomi per mano.
-Te
ne pentirai.- ringhiò soltanto Gary, prima che io mi voltassi,
lasciandomelo completamente alle spalle.
Senza
lasciare la mano di Koral, recuperai la borsa dalla panchina.
-Dayana...-
tentò di dire Koral, ma io la bloccai.
-Non
ora.- mi limitai a dire, cercando di non pensare alla mano che mi
faceva male.
-O...ok...-
si limitò a stringermi la mano, mentre, in completo silenzio,
ci perdevamo per le strade della città.
Quando
tornai a casa ero ancora completamente frastornata. Dopo il breve
momento di adrenalina che mi aveva portato a dare un pugno a Gary,
era subentrata la preoccupazione.
Gary
non era una persona che faceva minacce a vuoto e io ero preoccupata
non tanto per me, ma per Ian.
E
se Gary gli facesse del male?
Sospirai
di frustrazione, lanciando la borsa in un angolo e liberandomi
velocemente del cappotto.
Odiavo
tutto quello. Odiavo dover fare continuamente i conti con il mio
passato. Perchè non potevo semplicemente godermi il presente?
Perchè non potevano lasciarmi in pace?
Mi
ritrovai, quasi attirata come una calamita, davanti all'enorme
pianoforte che Ian teneva nella saletta accanto al salotto.
Sfiorai
i tasti con le dita. Quante volte avrei voluto sedermi lì, ma
ero sempre in casa con Ian e lui non doveva assolutamente scoprire il
mio segreto.
Quella
volta, però, a casa ero da sola e io avevo un enorme bisogno
di sfogarmi. E, ovviamente, riuscivo a farlo solo cantando.
Così,
cercando di chiudere i pensieri fuori dalla mia mente, mi sedetti,
tenendo ferme le mani.
Quanto
mi sarebbe piaciuto che Ian mi sentisse cantare, proprio come quella
sera, ma io, invece, come una stupida, dovevo nascondermi.
Sospirai
ancora, poi, come accadeva sempre quando cominciavo a suonare, mi
chiusi nella mia musica, staccandomi per una manciata di minuti dalla
realtà.
Suonai
le prima note di Just Give Me a Reason, di Pink: era la prima che mi
era venuta in mente.
Chiusi
gli occhi, facendomi trasportare da quella musica che ormai conoscevo
a memoria.
Per
una volta, ringraziai il fatto che Ian fosse a lavoro e che sarebbe
tornato soltanto stasera, perchè in quel momento, non riuscivo
a controllare il bisogno che avevo di cantare.
Suonavo,
cantavo... e per un attimo mi sembrava di essere lontana da tutto, ma
sapevo che era solo una mera illusione.
Non
mi accorsi nemmeno dei rumori alle mie spalle, ero solo concentrata
in quello che stavo facendo.
-Allora
sei tu Cenerentola.- esclamò una stupita voce alle mie spalle.
Mi
bloccai all'istante, sgranando gli occhi. No, non poteva essere.
Mi
voltai lentamente, trovandomi addosso un paio di occhi sbalorditi.
...Ero
stata scoperta.
Salve
gente!
Oh
mamma, da quanto tempo non aggiornavo questa storia! Voi come state?
xD
Spero
non vi siate dimenticate di me, anche se con questo aggiornamento
così in ritardo, le possibilità sono altissime!
Posso
solo giustificarmi dicendo che ho cominciato l'università, ed
è molto difficile stare dietro a corsi, studio e per di più
al giapponese! xD
Beh...sempre
se vi ricordate dove eravamo rimaste (meritate una medaglia se la
risposta è si!)...che ne pensate di questi nuovi eventi?
E
la parte finale?
Sono
curiosissima di leggere le vostre ipotesi! X3
Quindi...evito
di scrivere papiri e mi limito a ringraziare tutte le meravigliose
persone che recensiscono questi miei ritardatari capitoli, ma anche
chi legge soltanto.
Manco
da così tanto tempo che vi sarete dimenticate sia di me che
delle mie storie e non posso nemmeno darvi torto!
Ho
perso il filo anche io, credetemi, ma in questo periodo ho avuto così
tanti problemi che non mi è stato proprio possibile stare
anche dietro alle storie.
E
adesso vi chiederete...e ora che vuoi?!
Ottima
domanda!
Vi
vorrei fare una domanda che mi frulla da un po' nella testa (anche se
non sono ancora sicura di riuscire nel mio intento):
Vorrei
rimettere mano sia alle storie concluse (vorrei decisamente
migliorarle, senza cambiare la trama ovviamente) che quelle in
corso...vorrei revisionarle e magari ritornare a pubblicare...Vi
farebbe piacere o comunque ritornereste a leggere le varie storie
lasciate in sospeso?