From Yesterday

di _Eleuthera_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo Ottavo ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nono ***
Capitolo 10: *** Capitolo Decimo ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undicesimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodicesimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredicesimo ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattordicesimo ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quindicesimo °Epilogo° ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***


FROM YESTERDAY

‘From yesterday, it's coming!
From yesterday, the fear!
From yesterday, it calls him
Fighting off the world all around’
From Yesterday – 30 seconds to Mars


1. È arrivato il momento di scegliere fra ciò che è giusto e ciò che è facile. (Albus Silente)

«Non puoi stare qui dentro tutto il giorno a piangerti addosso!»

«Non mi sto piangendo addosso!»

«Non vuoi uscire?»

«No.»

Leda sospirò. Ormai conosceva Murtagh da quasi nove anni e da almeno cinque quella storia si ripeteva. In quel periodo dell’anno si chiudeva in sé stesso più di quanto era abituato a fare. Sempre, quando si avvicinava il suo compleanno, diventava così… insopportabile. Leda si sedette accanto a Murtagh sul letto, sconsolata, chiedendosi se almeno quell’anno sarebbe riuscita a trascinarlo fuori dalla sua camera. Murtagh era disteso sulla schiena e guardava verso la finestra, dove il paesaggio di Uru’baen si estendeva a perdita d’occhio. Il cielo era coperto da nuvole.

Leda si alzò e si avvicinò alla finestra, imponendosi nella visuale di Murtagh.

«Certo che sei strano…»

Murtagh sorrise maligno «Non sono io quello che cavalca di nascosto, che non sta fermo un attimo e che scappa almeno tre volte al giorno…» Leda gli lanciò un’occhiata torva e Murtagh sogghignò «oh, dimenticavo, e che vuole diventare Cavaliere…»
br> «Avevo dieci anni quando l’ho detto!» Leda arrossì violentemente. Murtagh tirava sempre fuori la stessa storia, quando voleva metterla in imbarazzo. E ci riusciva sempre.

Murtagh rise «Ti ci vedo proprio»

Leda si spazientì e gli tirò un cuscino, centrandolo in pieno. «Io vado a cavalcare, se vossignoria vuole onorarmi della sua presenza sa dove trovarmi».

Murtagh buttò per terra il cuscino che l’aveva colpito in faccia e guardò la ragazza uscire. A volte gli sembrava che lei fosse l’unico motivo per cui restava lì, per cui andava avanti. Si erano conosciuti che erano bambini, e adesso lui stava per compiere diciotto anni.

Leda si riaffacciò sulla porta «…dai, vieni. Non puoi restare chiuso qui dentro per l’eternità.»
Murtagh scese precipitosamente dal letto cercando di cancellare l’espressione avvilita che aveva dipinta in volto. «Va bene, vengo.» Non voleva che lei sapesse come si sentiva. Non voleva che lo sapesse nessuno. Avrebbero provato pietà, e lui non ne voleva – non ne aveva bisogno.

Leda sorrise, ma con amarezza. Aveva visto le lacrime negli occhi di Murtagh, e ricordò dell’unica volta in cui lo aveva visto piangere. Avevano entrambi tredici anni all’epoca, e non se l’era mai dimenticato.

«Murtagh…» Leda gli tocca una spalla, quasi timorosa. I singhiozzi di Murtagh sono rabbiosi, silenziosi, ma violenti.

Murtagh scrolla le spalle per liberarsi della mano di Leda. Leda la ritira, sentendosi fuori posto, una stupida, e per un attimo si odia.

«…vuoi che me ne vada?» gli chiede. Dopotutto, se non la vuole non la vuole, e lei rispetta la decisione.
Murtagh si volta verso di lei e non dice niente. Leda è senza parole, non sa che cosa dire, non lo ha mai visto esprimere le sue emozioni, mai piangere.

D’istinto lo abbraccia. Si aspetta che Murtagh si ritragga, la mandi via, ma invece rimane stretto a lei e piange. Leda sente la sua rabbia, la sua tristezza infinita.
E inizia a credere che le voci sul suo conto, su suo padre, siano vere.
Capisce.
E lo stringe più forte, lo consola sentendo quella tristezza diventare anche sua.

Da quel giorno la loro amicizia divenne un legame indissolubile, ma Leda non vide mai più Murtagh piangere.

Murtagh osservò Leda sellare il cavallo.

«Tuo padre approverebbe?»

Leda fece un gesto noncurante con la mano. «Credo che ormai si sia rassegnato. E poi, è sempre impegnato con le truppe e con la sua guerra…»

La guerra… mentre cavalcavano verso un pianoro poco distante da Uru’baen, Murtagh rifletté a lungo. In quegli anni la guerra gli era sempre sembrata distante, lontanissima. Eppure vedeva i soldati feriti tornare e sentiva i racconti agghiaccianti degli scontri.

«Tu da che parte stai?» chiese a Leda quando rallentarono in prossimità del pianoro.

«Che cosa?»

«Ti sei mai chiesta se fossimo noi ad essere dalla parte sbagliata? Se l’Impero non fosse quello che pensiamo che sia? Cosa sappiamo dei Varden, in fin dei conti? Che si sono ribellati. Ma perché? Non sappiamo il motivo per cui combattono contro l’Impero. Forse sono loro nel giusto, e noi stiamo sbagliando.»

Leda scosse la testa. «Io non sto da nessuna parte. Mi sono fatta spesso queste domande, ma non ho mai trovato una risposta. Sono arrivata anche a pensare che… non vogliano farci trovare la risposta. La mia fiducia nell’Impero non è molta. Ma che cosa possiamo fare?»

Si sedettero sull’erba del pianoro. Venivano lì da sempre, e sormontavano l’intera città di Uru’baen.

«Potremmo scappare» disse Murtagh, dopo qualche istante di silenzio.

«E andare dove?» chiese Leda, con la rabbia nella voce, e Murtagh comprese l’odio profondo che la ragazza custodiva «Non sappiamo neppure da che parte stare. È come essere prigionieri.»

Leda pronunciò l’ultima parola con disprezzo e con rabbia, come se le facesse male dirlo. Murtagh la guardò in volto e vide che aveva uno sguardo duro, impassibile, una maschera di ghiaccio.

«Vivrò là per sempre. Se lascerò la reggia, sarà solo perché mio padre mi darà in sposa a qualche vecchio capitano. Questa non è la mia vita, questa non è vita. Questo è solo aspettare che gli eventi avvengano, restare a guardare… Questo è esistere, nient'altro» Leda aveva la voce ferma, maledettamente ferma.

Murtagh rimase attonito.

Esistere... è già qualcosa.
Ma non è abbastanza.


«Ce ne andremo» disse all’improvviso, con la voglia di libertà che gli irrompeva nel petto «Ce ne andremo di qui, te lo prometto.»

Le prese una mano e restarono così per molto tempo, immobili, l’uno accanto all’altra.

Quando tornarono a corte, un servo disse a Murtagh che il re voleva cenare con lui.










.................corner A
Ebbene, è da febbraio che lavoro a questa fic e finalmente l'ho quasi finita. Così inizio a postare.
Lo stile, mano a mano che pubblico i capitoli, vi sembrerà cambiare, diventare diverso. E' perché gli ultimi capitoli li ho scritti con il mio nuovo stile, alcuni mesi dopo. Abbiate pazienza^^

Se questa fic vi è piaciuta, non vi è piaciuta, vi intriga o vi incuriosisce... commentate! :P
Arigatoo, e sayonara.

Ele.

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo ***


2. Non importa cosa vi dicono, le parole e le idee possono cambiare il mondo. (L’attimo fuggente)


Murtagh tornò nella sua stanza con la testa che gli girava. Si sentiva come inebriato dalle parole che Galbatorix gli aveva rivolto.
“Figlio del mio amico, vuoi essere al mio fianco nel realizzare questo paradiso?”

Murtagh aveva risposto di sì senza neppure chiedersi se stava sbagliando. Ogni incertezza di quel pomeriggio era svanita. Sentiva ancora l’eccitazione che lo aveva pervaso mentre ascoltava la visione di Galbatorix. Come poteva non essere nel giusto un uomo parlava di scopi così nobili? Unificare Alagaësia sotto un’unica bandiera e ripristinare l’Ordine dei Cavalieri.

Adesso i suoi vecchi dubbi gli sembravano ridicoli.

Il mio destino è nell’Impero. Come ho potuto dubitarne?

Incontrò Leda quando ormai era quasi arrivato alla sua stanza e neppure se ne accorse: per poco non le andò addosso.

La ragazza lo guardò in modo interrogativo, preoccupata. «Va tutto bene?»

«Non sono mai stato meglio» rispose Murtagh, riscuotendosi.

«Sicuro?» Leda lo guardò negli occhi e Murtagh vide che era preoccupata. «Sembri strano.»

«Ho parlato con Galbatorix.» il ragazzo sollevò lo sguardo: Leda lo guardava con un’ombra di inquietudine. «Mi ha descritto la sua visione. Dovevi sentirlo mentre parlava, Leda: era… stupefacente. Non ho mai sentito nessuno parlare così. Combatterò per lui, Leda, lo aiuterò a realizzare la sua visione.» Murtagh notò l’espressione di diffidenza sul volto della ragazza. «Vuole ripristinare i Cavalieri e riunire Alagaësia…»

Leda fece una smorfia. «E tu gli credi?»

«Non dovrei?»

«Murtagh, sembri stregato. Fino a poche ore fa dicevi addirittura che non eri convinto che l’Impero sia nel giusto… e adesso vai giurando fedeltà a Galbatorix!»

Murtagh la guardò «Sembra che la cosa non ti piaccia.»

«Come potrebbe piacermi? Te l’ho detto, la mia fedeltà nell’Impero non è molta. Ho sentito mio padre e gli altri ufficiali parlare della guerra, Murtagh. Parlare dei Varden… e di Galbatorix. Ti basta guardarlo negli occhi per capire che quell’uomo è pazzo…»

«Se ti sentissero, ti arresterebbero per altro tradimento…» sibilò Murtagh. Non capiva il perché di tutta quella diffidenza, era deluso dalla reazione di Leda. E la cosa che gli faceva più rabbia era che in effetti anche lui aveva visto una scintilla di pazzia negli occhi del re…

«Ho più paura di quello che Galbatorix potrebbe fare che di essere arrestata.»

«Non sai quello che dici…»

«Se è per questo, neanche tu.»

«Combatterò per Galbatorix, con o senza il tuo appoggio!»

«Oh, non penso che il nuovo fantoccio del re abbia bisogno dell’appoggio di una comune mortale!»

«Come mi hai chiamato?»

«Mi hai sentito benissimo!»

Murtagh e Leda si fronteggiarono per un attimo. Avevano litigato altre volte, ma quella volta erano entrambi furibondi.

«…bene!» disse Murtagh dopo aver fulminato Leda con gli occhi ed essersi visto restituire un altro sguardo assassino.

«Bene!» ribatté Leda. Poi gli spinse qualcosa fra le mani e si allontanò spedita, rivolgendogli un ultimo sguardo carico di delusione.

Murtagh rimase immobile, sentendosi un idiota.

Rivolse la sua attenzione all’oggetto che Leda gli aveva dato; non si era neppure accorto che la ragazza avesse qualcosa tra le mani, quando l’aveva incontrata.

Si trattava di un pesante involto di stoffa. Murtagh si sedette sul letto e lo svolse: all’interno c’era uno spadone a una mano e mezza infilato in un fodero nero.

Un regalo.

Si sentì ancora più stupido e si maledisse sottovoce.

Provò la tentazione di alzarsi e di andare a cercare Leda per ringraziarla, ma poi l’orgoglio ebbe la meglio.

«Stupido…» sibilò a denti stretti, lasciandosi cadere sul letto e ammirando lo spadone.

Per un attimo, la sua fiducia in Galbatorix vacillò, poi i suoi pensieri indugiarono su Leda e sulla sua diffidenza.

Misurò la sua fiducia per il re con quella verso l’amica e si rese conto a malincuore che quella verso Leda non era neanche lontanamente paragonabile.

Improvvisamente provò ancora il familiare odio verso tutto e tutti.

Lo scacciò, poi chiuse gli occhi e lasciò che il sonno calasse su di lui, per cancellare anche solo per una notte l’amarezza e la rabbia che lo tormentavano.











.................corner A
Secondo capitolo postato. Non ho molto da dirvi, se non da ringraziare chi commenta *-* due persone! Woah! XD

Elweren carissima Elwe! Uhm, cosa potrei dirti? D'altronde, tu conosci parecchio bene questa storia^^ Spero ti divertirai a rispolverarla un po'^^ qualche capitolo l'ho leggermente modificato...

Elva 95 ecco il seguito!! Che ne pensi? *-* Grazie mille di aver commentato!!


Sayonara!
Ele.

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo ***


3. Chi sei tu, che difeso dalla notte, entri nel mio oscuro pensiero? ( William Shakespeare)


Passò un mese. In quell’arco di tempo Murtagh e Leda non si rivolsero neanche una parola. Se si incrociavano si ignoravano palesemente, anche se in realtà si squadravano, e ne erano perfettamente consapevoli. Ma nessuno dei due aveva intenzione di chiedere scusa. Entrambi erano convinti che fosse l’altro a dover fare il primo passo.

Murtagh era sempre sicuro della sua scelta, e fremeva nell’aspettare di venire convocato di nuovo al cospetto del re. E ancora non capiva la diffidenza di Leda nei confronti del suo nuovo incarico.

Era da poco iniziato il secondo mese senza parlarle quando, senza volerlo, fu costretto a rivolgerle la parola.

Murtagh stava cavalcando nei dintorni di Uru’baen quando la vide: cavalcava anche lei, ma parecchio lontano da lui e a un galoppo sfrenato.

Murtagh ci mise poco a capire che non era un galoppo volontario, e spronò il suo cavallo verso Leda.
L’animale della ragazza si imbizzarrì, e Leda si strinse saldamente alla redini, ma non abbastanza per riuscire a rimanere in sella e cadde a terra di schiena, mentre lo stallone proseguiva la sua corsa. Murtagh arrivò troppo tardi, quando ormai lei era già caduta, terrea in volto.

Per un attimo sentì il panico farsi strada nella sua testa, ma lo allontanò. Prese il polso della ragazza e sentì che pulsava. In quell’istante Leda riaprì gli occhi e incrociò il suo sguardo, confusa e con un’ombra di spavento sul volto.

Cadde il silenzio, e i due si guardarono ostili, incapaci di pronunciare una parola. Leda fece per dire qualcosa ma rimase a bocca aperta senza riuscire a dire niente. La richiuse e abbassò gli occhi, cercando di tirarsi in piedi. Murtagh fece per aiutarla, ma lei si divincolò.

«Posso farcela da sola!»

Murtagh corrugò la fronte. «Non è esattamente il ringraziamento che mi aspettavo…»

Leda lo fissò sospettosa, poi accettò la mano che le stava porgendo. «Vuoi delle scuse? O un bacio di ringraziamento?»

Murtagh sogghignò. «Non è mica una cattiva idea…»

Leda lo fulminò con lo sguardo. Tremava ancora dallo spavento e dalla botta ricevuta. Lasciò che Murtagh la sorreggesse, e per un attimo anche Murtagh quasi tremò al contatto con il corpo della ragazza. Si chiese il perché, confuso, poi la guardò in volto. «Che cosa è successo?»

Leda scosse la testa. «Non lo so. Non sono mai caduta fino ad oggi…»

Murtagh vide come tremava ancora e si rese conto che doveva essere terrorizzata. L’abbracciò, e lei lo lasciò fare, e Murtagh provò ancora quel brivido.

Leda gli sorrise e Murtagh capì che era il suo modo per farsi perdonare. Sorrise anche lui e si sedettero, al riparo di uno degli alberi che crescevano solitari nei dintorni di Uru’baen.

Murtagh guardò Leda: alla luce del tramonto gli sembrava quasi diversa da come l’aveva sempre vista. Per lui era stata la figura più simile a sua madre che avesse mai avuto: una sorella, un’amica, l’unica persona a cui sembrava importare poco di chi era suo padre.
Anche se non ne avevano mai parlato, Murtagh sapeva che Leda conosceva la sua storia.

All’improvviso si chiese se era proprio a causa della sua storia che Leda non voleva che combattesse per Galbatorix. Ha paura che diventi come mio padre…

No, questo non succederà mai. Io sono diverso da lui.

Leda sorrise, persa nei suoi pensieri, e improvvisamente Murtagh ebbe paura di perderla.
Molte ragazze dell’età di Leda si sposavano, e lasciavano la corte. E Leda....

Sentì invaderlo un inspiegabile moto di gelosia.

Ma che accidenti mi sta succedendo?

Guardò Leda negli occhi, si sentì pervadere da un calore sconosciuto. Improvvisamente le prese il volto fra le mani e la baciò.

Murtagh corre in quel palazzo immenso che odia.
Prova solo rabbia, verso tutto e verso tutti.
Sa che lo considerano alla stessa stregua del padre anche se ha solo dieci anni e non ricorda quasi nulla di lui, a parte il volto infuriato, la spada rossa che balena e… il dolore… e la cicatrice…
Corre fino a che non arriva nel cortile.
Quel palazzo assomiglia di più a una prigione che ad una corte, con quei muri altissimi che gli impediscono di vedere qualsiasi cosa al di là, neri come la pece.

Corre, ma all’improvviso si ferma. I mattoni delle mura si sono interrotti per lasciare spazio ad una finestra, non molto grande ma da cui filtra la luce intensa del tramonto.
E c’è una piccola figura che guarda da quella finestra, con il volto bagnato dai raggi del sole: una figura minuta con capelli lunghissimi e occhi che lo perforano non appena lo guardano.

«Chi sei?» le domanda. Illuminata dal sole, sembra quasi non appartenere a quel mondo.

La bambina sorride. «Mi chiamo Leda.»



Leda si separò da Murtagh con il cuore che le batteva in modo innaturale.

Era triste ed era felice, era spaventata e si sentiva sicura come non mai.

Guardò Murtagh con aria interrogativa, senza riuscire a guardarlo in un altro modo.

Non aveva mai pensato che… loro due…

Cosa sto facendo?

Eppure non riusciva a smettere di guardarlo. Si sentì terribilmente in errore.
Anche lui la guardava in quel modo strano che non riusciva a capire. Rimasero in silenzio così a lungo che alla fine Leda si maledisse per non essere stata capace di dire la verità.

Non so se è giusto.

Ricordava ancora le labbra di Murtagh sulle sue…

Alla fine si alzò, con il sole che lanciava gli ultimi appelli di luce, e disse, odiandosi: «È tardi. Torniamo a palazzo.»












.................corner A
A mio parere, questo è il capitolo peggiore della fan fiction. E' quello che mi piace di meno. Il bello deve ancora venire!

Ringrazio tutti coloro che leggono, specialmente chi commenta^^

Elweren anch'io adoro quello spadone *-* Sono davvero lieta che Leda l'abbia regalato a Murtagh :P a presto!

angie83 già, io ed Elwe siamo amiche, ci siamo conosciute su GedweyIgnasia.it, e siamo entrambe affette da 'Murtagghite Acuta'! Eh, gran bella malattia... *-* Sono felice che ti piaccia la fic, continua a seguirmi, il bello sta per venire!

Queen_of_Sharingan_91 ma com'è che ti trovo sempre ovunque? :P sono davvero felice che ti piaccia questa fic su "Eragon". Presto inizierò a pubblicare anche un'altra fan fiction a capitoli su "Naruto"! Nel frattempo, ecco il 3° capitolo, e a brevissimo tempo arriverà anche il 4°! A presto, dunque!

Sayonara!
Ele.

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Capitolo 4
*** Capitolo Quarto ***


4. Puoi chiudere con il passato, ma il passato non chiude con te. (William Shakespeare)


Leda guardava fuori dalla finestra e si torceva le mani in preda all’angoscia. Non aveva dimenticato il bacio che Murtagh le aveva strappato il giorno prima, e il ricordo le faceva male. E inoltre Murtagh era appena stato convocato al cospetto del re.

Leda smise di torcersi le mani e le strinse a pugno.

No… Murtagh non può diventare come suo padre. Sono completamente diversi… Morzan era malvagio, Murtagh lo conosco da una vita e non gli assomiglia per niente.

Si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro per calmare l’agitazione.

Galbatorix potrebbe convincerlo… No, Murtagh non si farebbe piegare facilmente… Ma ha cambiato idea sull’Impero solo dopo aver ascoltato il re parlare. Ho paura di quello che Galbatorix potrebbe fargli… No, Murtagh non è come suo padre, non si farà piegare.

Leda si sedette sul letto e guardò ancora fuori dalla finestra. Apparve un fulmine: stava per scatenarsi un temporale.


* Il cuore di Murtagh ribolliva di rabbia e di umiliazione.

Come ho potuto farmi ingannare così da un uomo tanto spregevole? Come ho potuto essere così cieco?! Continuò a maledirsi, mentre la collera lo divorava. Ho rischiato di piegarmi al suo regno del terrore, di uccidere chissà quanti innocenti. Ma io non gli obbedirò, se pensa che io sia come mio padre si sbaglia di grosso!

Doveva assolutamente parlare con qualcuno… i suoi pensieri andarono a Leda.


* «Avevi ragione tu.»

Alle parole di Murtagh, Leda nascose un sorriso, sebbene fosse preoccupata dalla rabbia del ragazzo.

«Non servirò questo Impero.» proseguì Murtagh. «Ho visto com’è Galbatorix veramente. E… avevi ragione tu, quell’uomo è pazzo. Mi ha comandato di uccidere degli innocenti. Non si fermerà di fronte a niente e a nessuno, a costo di sterminare l’intera Alagaësia.»

Murtagh guardò verso la finestra: infuriava un temporale.

«…cosa possiamo fare?» chiese Leda, distogliendolo dai suoi pensieri. La voce della ragazza era piena d’angoscia.

Murtagh fece un respiro profondo, guardandola negli occhi. «Non resterò qui. Ti ho detto che ce ne andremo, e lo faremo.»

«Ma andare dove?» ribatté Leda, anche se la cosa che desiderava di più era andarsene. Sei il figlio di Morzan, ti ucciderebbero senza pensarci due volte.

Tacque, riflettendo ma senza dare voce ai suoi pensieri.

Murtagh si passò una mano sul volto. «I Varden mi ucciderebbero.» guardò Leda. «Ti accompagnerei, se scoprissimo come raggiungerli. Ma non ci andrò, a loro basterebbe sapere chi è mio padre per perdere ogni fiducia…» E la perderebbero anche per te, perché saresti arrivata con me. Mi odierei per questo.

Leda rimase sconcertata al pensiero che si sarebbero dovuti separare. Uno strano calore le invase il petto, e cercò di ignorarlo.

«Ma tu che farai?…» Si chiese se sarebbe mai riuscita a vivere in pace con i Varden, sapendo che avrebbero potuto trovare e uccidere Murtagh da un momento all’altro.

«Te l’ho detto, ti accompagnerò… Adesso l’unica cosa che voglio è essere lontano da qui il prima possibile.»

Leda lo guardò e per un attimo la speranza brillò nei suoi occhi. «Va bene. Verrò. Se ritieni che sia meglio per me restare dai Varden, lo farò… ma dovrai promettermi che sarai al sicuro» Voglio solo che tu sia felice, dopo quello che hai passato.

Murtagh s’illuminò, poi rimase a riflettere per qualche istante. Quando parlò, la sua voce era così decisa da far invidia al migliore dei generali. «Chiederò aiuto a Tornac, il mio maestro d’armi. So che non ha il re in simpatia, e sono certo che ci aiuterà a fuggire.»
Alzò gli occhi verso Leda e per un momento sentì di nuovo quel calore strano. Un sorriso malevolo si dipinse sul suo volto. «Ce ne andremo. E poi, quando raggiungeremo i Varden, potrai diventare un Cavaliere al servizio della giustizia!»

Leda lo spinse, irritata ma sarcastica. «Non la smetterai mai, vero?»

«Mai!»


* Aveva piovuto per due giorni di seguito e l’aria era ancora carica dell’odore pungente della pioggia.
Murtagh camminava silenzioso, ma colmo di adrenalina.
Finalmente avrebbe lasciato quel posto che odiava.

Davanti a lui camminava Tornac, mentre dietro lo seguiva Leda. Poteva sentire l’angoscia della ragazza nell’aria. C’era terrore e adrenalina, e ad ogni passo Murtagh si sentiva sempre più vicino alla libertà.

All’improvviso, Leda gli afferrò un braccio e gli fece un cenno: qualcosa si era mosso nel buio.

Murtagh si fermò, guardingo, nascondendosi nell’ombra.
Un nugolo di frecce si levò sopra di loro come un sudario. Leda soffocò un urlo appiattendosi contro il muro, e Murtagh liberò d’impeto il suo arco e incoccò una freccia, sempre rintanato nel buio. Sentiva che anche Tornac faceva la stessa cosa, mentre le frecce sibilavano attorno, poi senza neppure pensare scoccò. Udì un lamento strozzato da qualche parte e rabbrividì.

Ho ucciso un uomo.

Non appena le frecce cessarono un attimo, i tre fuggitivi ripresero a correre nel buio.

Galbatorix deve aver sospettato una fuga… Murtagh sentì il sangue lasciargli il volto. L’agitazione gli divorava il petto, gli sembrava che nell’ombra ci fossero ovunque nemici pronti a ucciderlo.

Una dozzina di guardie armate sbucò dall’oscurità con le spade sguainate. La mano di Murtagh andò alla sua, al regalo di Leda, legato alla cintura. Uccise due uomini senza rendersi neppure conto di quello che faceva: c’era posto solo per quella paura terribile che lo tormentava.

Leda accanto a lui aveva sguainato un pugnale e lo usava con una maestria che Murtagh non ricordava, e Tornac combatteva al suo fianco; ma ogni uomo ucciso sembrava essercene un altro a prendere il suo posto.

Poi tutto sembrò accadere all’improvviso: l’arrivo alle porte del palazzo, riuscire ad aprirle, il sangue; Tornac riverso in una pozza scarlatta e Leda che si liberava delle guardie lottando disperata.

Murtagh si sentì sopraffare dagli eventi, gli salirono le lacrime agli occhi. Lui era ormai fuori, nascosto nel buio; e Leda sulla soglia del palazzo, a terra e con il terrore sul volto. Non riusciva a muoversi e i suoi abiti erano macchiati di sangue; Murtagh fece per raggiungerla mentre i soldati arrivavano verso di lei.

Leda gli scoccò uno sguardo implorante che diceva tutto. «Vai via… almeno tu.» mormorò abbastanza forte perché Murtagh la sentisse. Il ragazzo scosse la testa e mosse un altro passo del buio.

«Vattene! Se torni indietro non te lo perdonerò mai!» gli gridò Leda, disperata, con il pugnale ancora stretto in mano e il sangue sul volto. Improvvisamente Murtagh si sentì stanco come non lo era mai stato, e un peso nel petto, mentre le immagini degli uomini uccisi gli balenavano davanti agli occhi.

«No…» ma ormai lui era troppo lontano e le guardie troppo vicine. Leda gli rivolse un ultimo sguardo.

«Ti prego, vai…»

I soldati ormai le erano addosso. In un gesto di disperazione, Leda conficcò il pugnale nella gamba del primo uomo che si trovò davanti. Nonostante ciò le guardie l’afferrarono e lei continuò a dibattersi come una belva ferita.
Guardò verso Murtagh e vide che era scappato: il sollievo e la tristezza la colmarono, poi venne trascinata via, ed ebbe solo paura.


* Come ho potuto lasciarla lì? Perché l’ho fatto?! Non merito di essere sopravvissuto! Leda voleva che me ne andassi… ma non avrei dovuto ascoltarla, non faccio mai quello che mi dice, perché accidenti stavolta le ho dato retta?!?! E Tornac è morto, e io non l’ho neppure vendicato! La prossima volta non dovrò esitare, non dovrò avere compassione per nessuno. Non sarò così debole la prossima volta...
Perché non l’ho salvata?! Perché non sono tornato indietro? Perché?! PERCHÉ?!












.................corner A
Adesso iniziano le danze! ^_^
Grazie di aver letto questo capitolo, e grazie a chi commenta e anche a chi mi segue senza commentare. Ricordatevi che mi fa sempre molto piacere ricevere una recensione^^

Smartgirl ecco il prossimo capitolo. Aggiorno piuttosto in fretta, quindi controlla spesso questa storia^^ a presto!

angie83 già, quella canzone è stupenda! Il video, poi!! Appena ne ho avuto l'occasione, ho voluto sceglierla come titolo e intro di una mia fic^^ spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto...!

Elweren oh, ti quoto. Io fossi stata Leda non mi sarei staccata molto facilmente ^//^ Meglio se non ti ricordi come continua, te la godrai di più!^^ Grazie di leggere e commentare anche se tempo fa l'hai già letta&commentata *me commossa*

Queen_of_Sharingan_91 le tue recensioni mi piacciono moltissimo (la mia autostima gongola!), per cui non mi dispiace per niente sapere che non me ne libererò per molto tempo! ^_^ Per un po' non ci saranno più molti flashback, ma li ritroveremo fra qualche capitolo. Nel frattempo, ecco il quarto, un anello fondamentale nella storia. E a breve il quinto!^^

Sayonara, ragazzi (anzi, ragazze, visto che siete tutte donne che commentate!)
Ele.

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Capitolo 5
*** Capitolo Quinto ***


ATTENZIONE: fra il capitolo precedente e questo capitolo sono trascorse le intere vicende contenute in "Eragon", il primo libro della Trilogia dell'Eredità.


5. Una parola ci libera da tutto il peso e il dolore della vita: quella parola è amare. (Sofocle)


«Che cosa farai da grande?»

«Il Cavaliere dei Draghi!» risponde Leda con enfasi, illuminandosi.

Murtagh fa una smorfia.

«Il Cavaliere?»

«Perché no?»

«Le femmine non fanno i Cavalieri…»

«Allora io sarò la prima!»

«Sì, ma le femmine…»

«Secondo te non ne saremmo capaci?»

«Non ho detto questo!»

«Però l’hai pensato…»

«Non è vero!»

«Ci potrei scommettere!»

Murtagh tira le trecce a Leda e lei reagisce con un’esclamazione indignata. Murtagh ride e corre via, e lei salta giù dal muretto dov’è seduta per inseguirlo.

«Un giorno diventerò Cavaliere!»

«Sì, e io sarò l’uomo più pericoloso dell’Impero! E magari, già che ci sono divento Cavaliere anch’io!»

All’improvviso, a Murtagh venne in mente suo padre.


Murtagh non aveva idea di dove lo avessero portato: era stato drogato e per giorni gli erano arrivati solo suoni indistinti e aveva visto immagini confuse, poco più che ombre. Non sapeva neppure se erano passate settimane o semplicemente un giorno.
L’unica cosa di cui era stato veramente consapevole dopo che i Gemelli lo avevano tramortito, era stata la consapevolezza di qualcosa di freddo sotto di sé: un pavimento, probabilmente.
E anche se non poteva sapere dov’era, temeva di essere proprio nel luogo da cui aveva desiderato scappare per anni. Uru’baen.

Mano a mano che le ore… o forse i giorni, passavano, Murtagh sentiva la mente tornare ad essere lucida e i ricordi gli si affollavano in testa.

Ajihad che cade a terra nel sangue… lui che brandisce la spada… fa appena in tempo a vedere i Gemelli sorridere il loro ghigno malefico… ancora i Gemelli che gli scagliano contro qualcosa che assomiglia molto a della luce bianca… ancora sangue, i Beor lontani…
un dolore lancinante alla testa… la sensazione di essere in trappola.


La consapevolezza della realtà arrivò all’improvviso, e all’improvviso se ne andò l’effetto della droga.

Murtagh aprì gli occhi di scatto, e la prima cosa che sentì fu il freddo.

Provò a tirarsi in piedi tremando ma ricadde all’indietro, mentre la testa gli esplodeva di dolore. Si portò le mani alla fronte e vi trovò una grande macchia di sangue rappreso.

Ma cosa…

Il dolore esplose di nuovo e Murtagh si arrese a restare a terra.

I Gemelli… sono stati loro l’ultimo ricordo che Murtagh aveva era dei Gemelli e della loro luce bianca che gli avevano scaraventato addosso. Poi erano solo immagini confuse.

Si guardò intorno. Era quasi completamente buio, ad eccezione per una minuscola apertura in alto, neanche una finestra, da cui penetrava un debole raggio di luce.

Murtagh si trascinò verso la parete e vi si appoggiò. Gli sembrava che la testa stesse per scoppiargli.

Si sentì riempire dalla rabbia pensando che i Gemelli erano dei traditori, ed era per colpa loro che si trovava lì, e che Ajihad era morto. Quei due li aveva sempre odiati… strinse i pugni cercando di calmare il dolore alla testa.

Improvvisamente un altro pensiero fece capolino nella sua mente annebbiata: Leda.

Se sono a Uru’baen, allora anche lei è qui… Per un attimo, ebbe il terrore familiare che fosse morta. Era vissuto per mesi con quel terrore, senza riuscire a tornare a palazzo per salvarla. E ancora una volta, la paura terribile che fosse stata uccisa gli balenò nella testa. A causa mia…

La porta della cella si aprì e Murtagh fu investito da un fiotto di luce improvviso; per un attimo non riuscì a vedere nulla, poi riconobbe due ombre alte e nere troppo familiari.

...



Murtagh fu spinto di nuovo nella cella e cadde a terra senza la minima resistenza.

Si sentiva svuotato.

Altre volte avevano cercato di leggergli la mente, e lui aveva sempre respinto ogni attacco. Sebbene fosse resistito ai tentativi dei Gemelli, ora gli sembrava di essere vuoto, di annegare nel limbo dell’oscurità.

Ora ne era sicuro, era a Uru’baen.

Si tirò su a fatica e si chiese se le torture erano appena cominciate.

Non dirò niente…Non mi sono fatto piegare da Galbatorix, mi sono ribellato, posso farlo di nuovo…

Cercò di calmare il battito frenetico del cuore rilassando il respiro, ma non ci riuscì. Dopo tanto tempo, il terrore lo attanagliò.

La porta si aprì di nuovo e Murtagh voltò la testa di scatto, con gli occhi che gli bruciavano per colpa della luce. Stavolta però l’ombra sulla soglia non appariva minacciosa come quella dei Gemelli: conosceva bene anche questa, ma era… diversa… Sentì il cuore salirgli in gola.

Leda.












.................corner A
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto^^ ma la vera chicca sarà il prossimo, dove finalmente leggerete il colpo di scena che vi prometto dall'inizio della storia^^
Grazie a tutti di leggere e di commentare... sono sempre molto ma molto rata a chi commenta, non sapete il piacere che mi fate, raga ç_ç

angie83 eh, Leda ha una personalità molto forte: penso che una bella sberla a Murtagh non gliel'avrebbe tolta nessuno, se non avesse ascoltato Leda^^ già, poco cavalleresco... ma necessario alla trama della storia :P grazie di aver recensito. A presto!

Queen_of_Sharingan_91 ecco l'incontro fra Murtagh e Leda: veramente lo approfondirò nel prossimo capitolo, ma comunque se non altro sai di per certo che sono ancora vivi entrambi^^ il vero colpo di scena ti aspetta nel prossimo capitolo... grazie di aver commentato ^^

Elweren sigh, temo che tu ricorderai fin troppo bene il prossimo colpo di scena... be', intanto spero che ti sia piaciuto rileggere questo chap! Sono molto felice che ti piaccia leggere un'altra volta questa storia^^ Riguardo a Tornac, già, mi ispira molto come personaggio, ma sarò sincera: non mi andava di approfondirlo XD l'ho fatto morire molto velocemente U_U. Be', che altro dire... grazie della recensione!! A presto^^

Sayonara a tutti!
Ele.

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Capitolo 6
*** Capitolo Sesto ***


6. C’è del buono in questo mondo. È giusto combattere per questo. (Sam in "Il Signore degli Anelli")


«Leda…»

Leda si chiuse la porta alle spalle cercando di non fare il minimo rumore.

«Spero che non mi abbiano seguita…»
Guardò Murtagh e nessuno dei due riuscì più a reprimere la gioia: Murtagh cercò di tirarsi in piedi ma non ci riuscì; Leda invece lo raggiunge e lo abbracciò, e Murtagh la strinse come se ancora non credesse che fosse davvero lei.

Le sfiorò i capelli con una mano, e si accorse che li aveva tagliati.

«Murtagh…»

Leda si scostò da lui e Murtagh la guardò: era sempre la stessa, ma i suoi lineamenti si erano fatti più adulti e aveva il volto stanco, un’ombra negli occhi come e se stesse sopportando in silenzio un fardello terribile.

Leda sorrise un sorriso triste.

«Mi sono precipitata qui non appena ho saputo…» la sua voce tremava.

«Come hai fatto a saperlo?»

«Ho le mie fonti…»

La risposta non convinse per niente Murtagh, ma la sua attenzione era concentrata su Leda: non l’aveva mai vista così triste… così preoccupata.

«Leda, cosa ti hanno fatto?»

«Niente» rispose Leda evasiva, scuotendo la testa come se volesse scacciare il pensiero. «Non importa…»

«Importa eccome!» sbottò Murtagh «Non avrei dovuto lasciarti qui, non dovevi chiedermelo…»

«È colpa mia se non sono riuscita a scappare.» Leda guardò i lividi sul volto di Murtagh e gli sfiorò una guancia, quasi con timidezza.

Il ragazzo trasalì.

«Cosa ti hanno fatto?»

Murtagh non rispose.

«Come sei arrivato qui?»

«Non posso dirti niente. Se dovessero ispezionare la tua mente…»

Leda annuì in silenzio. Abbassò lo sguardo e Murtagh vide che aveva gli occhi pieni di lacrime.

«Perché non vuoi dirmi cosa ti hanno fatto?!» le chiese, cercando di mantenere la calma che non aveva «Dimmelo, Leda!»

Leda scosse la testa. «No. Non… posso.»

«Perché?» Iniziava a preoccuparsi, mentre il suo cuore iniziava ad accelerare il battito.

«Non me lo chiedere!» sbottò Leda, con la stessa enfasi di una volta, quando era sull’orlo dell’esasperazione. I suoi occhi erano gelidi.

«Invece sì, Leda! Ho sopportato un senso di colpa che neppure ti immagini per più di un anno. Ho passato notti insonni pensando che tu fossi morta per colpa mia. Devo sapere, non capisci?!?»
Devo sapere che cosa ti hanno fatto… giuro che la pagheranno…
Murtagh cercò di guardarla negli occhi, ma Leda teneva lo sguardo basso. Sembrò metterci un’eternità per trarre un solo respiro. Alzò gli occhi e Murtagh vide che erano sconvolti.

«Galbatorix…»

«Cosa ti ha fatto?»

Leda respirò profondamente. «Il punto non è quello che ha fatto, ma quello che è…»

«Leda, dimmi cos’è successo.»

Ancora un respiro profondo. «Niente Murtagh. Niente... Ho solo scoperto la verità.»

«Murtagh, lui è mio padre.»





.................corner A
Vi aspettavate Leda figlia di Galbatorix?... devo ammettere che gli ultimi capitoli sono davvero corti, non più di una pagina, ma i prossimi dovrebbero essere un po' più lunghi ^^ Aggiornerò un po' più lentamente perché ho il pc rotto e devo connettermi da un altro apparecchio... comunque ho scritto giusto l'altra sera l'ultima capitolo, quindi la storia è completa, non vi preoccupate, avrete la conclusione^^

Ringrazio tutti coloro che commentano (raga siete fantastici!!) e anche coloro che leggono ma non commentano -oh, perché non commentate? Mi fareste un così grande piacere :(

Elweren tarattatà, ecco il colpo di scena^^° spero te lo sia goduta anche se ormai la storia la conosci... a proposito, c'è un piccolissimo tributo alla tua fic nell'ultimo capitolo che ho scritto l'altra sera, ma dovrai attendere fino al 15° chappy... be', un motivo in più per rispolverare la storia, no? ^^ Grazie mille di recensire, o anima pulcherrima *.* a presto!!

angie83 già, vedrai nei prossimi capitoli come la loro rimpatriata non porterà esattamente buone conseguenze... grazie di aver commentato, sayonara!!^^

_Queen_of_Sharingan_91 complimenti, sei davvero arrivata molto vicina al colpo di scena *.* che perspicacia!! Be', riguardo al terzo cavaliere vedrai, non sarà molto scontato... sembrerà ma non sarà... mh, come sono profonda oggi, vero? XD arigatoo per la recensione, e a presto!!

Elva95 tranquilla ^_- spero ti sia goduta il nuovo capitolo. A presto con il nuovo aggiornamento!! E grazie di avermi lasciato una recensione!

Sayonara a tutti!
Ele.

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Capitolo 7
*** Capitolo Settimo ***


In questo capitolo è Leda a narrare del suo incontro con Galbatorix, avvenuto alcuni mesi prima.


7. Quando hai paura di fare qualcosa, ma la fai comunque, quello è coraggio. ("Coraline", Neil Gaiman)



Io, non ho paura. Ho scelto di non averne. Mentre camminavo verso la sala del trono, mi sentivo come pietrificata. Continuavo a camminare senza quasi rendermi conto di farlo. Un passo, un altro, un altro passo… come se non contasse niente.

Solo pochi minuti prima un servitore era venuto a dirmi che il re in persona voleva vedermi, e da quel momento mi ero sentita diventare di pietra, dentro. Il re non aveva voluto vedermi neppure quando ho tentato la fuga, quasi un anno fa, e sono stata catturata. Più che altro, è stato mio padre ad arrabbiarsi, a costringermi in stanza e a minacciarmi di farmi sposare il primo disposto ad accettare una moglie come me. E l’avrebbe fatto, se non fosse morto solo un mese dopo la mia tentata fuga, mentre combatteva per l’Impero. Già allora mi era sembrato strano che Galbatorix mi permettesse di restare a palazzo, sia dopo che avevo dimostrato di volermene andare, sia dopo la morte di mio padre. Ricordo di averlo pensato, ma era il tempo del dolore, di piangere mio padre, e alla fine avevo accettato l’atteggiamento del re, senza chiedermene il perché…

Ci pensavo mentre andavo verso la sala del trono e mi sentivo di pietra. Perché, perché voleva parlare con me? Era forse arrivato il momento di punirmi per la mia fuga? I pensieri mi rimbalzavano in testa, quasi senza avere un senso compiuto. Sentivo il battito del mio cuore nelle orecchie. “Una volta un saggio disse: quando hai paura di fare qualcosa, ma la fai comunque, quello è coraggio.” Indugiai con la mano sulla maniglia del portone. Il freddo fuori sembrava il mio dentro…

Alla fine la spinsi, e mi sentii pervadere dal gelo. Era il freddo della sala del trono, oppure ancora veniva da me?

Galbatorix era seduto sul trono a una decina di metri di distanza. Era come le altre poche volte in cui lo avevo visto: impassibile e gelido, con quell’aria compiaciuta e allo stesso tempo furiosa. Rabbrividii.
«Re Galbatorix.» dissi con un veloce inchino, sperando che la mia voce non tremasse.
«Avvicinati, Leda.» la voce del re era profonda, aveva qualcosa di… ammaliante.

Paura… un brivido gelido, un laccio alla gola. Un tremito nel diaframma.

Murtagh diceva di adorare quella voce. Il tempo è passato troppo in fretta, ora non c’è più nessun Murtagh, e nessun io…

Mossi qualche passo e quando alzai lo sguardo vidi il re scrutarmi il volto. Lo abbassai immediatamente.

«Sai perché sei qui, Leda?» chiese il re, continuando a osservare il mio viso.

«No, sire.» risposi senza guardarlo.

«Sai che siamo in guerra?»

Osai lanciargli uno sguardo. Sostenni il suo cercando di sembrare meno spavalda di quello che mi sentivo. Non capivo, che senso aveva quella domanda? «Certo, me ne parlò mio padre, ma non capisco come questo possa centrare con…»
«Tuo padre…» Il re rise.

Paura.

Mi sentii avvampare. Cos’aveva da ridere di mio padre? Il suo ricordo bussò prepotente alla mia mente.

Il suo volto, i suoi occhi, la sua voce calda. Papà…

Mi sembrò di avvampare ancora di più dalla collera. «Mio padre era un uomo giusto, e morì per…» mi morsi la lingua. “…per difendere un re che non merita di essere difeso da nessuno”. Lo avrei detto, oh se lo avrei detto. Ma ho imparato la prudenza molto tempo fa.

Strinsi i pugni dalla rabbia, ma non dissi altro.

Galbatorix sembrò cogliere i miei pensieri, perché sorrise.

«Sei sfrontata, ma perché provi rabbia. E la rabbia può essere una potente alleata.»

Le parole mi gorgogliavano nei baratri della gola. Le frenai le parole che risalivano prepotenti la mia gola;

Non più il gelo della pietra dentro. Ma la paura annodava la mia testa…

“Quando hai paura di fare qualcosa, ma la fai comunque, quello è coraggio…”

«Cosa volete da me?» non mi importava più di sembrare insolente. Murtagh si era ribellato andandosene, io mi sarei ribellata così, come potevo.

Galbatorix si protese sul trono per potermi guardare meglio negli occhi. Sostenni lo sguardo, gelida.

«Ti ho fatta chiamare» disse il re «perché l’Impero ha bisogno di te. Presto ci sarà una battaglia, più grande di tutte le altre. Allora l’Impero dovrà giocare tutte le sue carte…»

«Cosa c’entro io?» chiesi. Continuavo a non capire… perché me? Io che importanza potevo avere?

Il re sorrise. Ancora. Improvvisamente, un terrore gelido mi attanagliò il cuore…

«Per troppo tempo sei rimasta nell’ombra.» disse Galbatorix «Un ruolo che non si addice all’erede al trono di Alagaësia…»

Lo guardai senza capire. Poi i miei occhi si spalancarono sulla realtà, ma ancora mi era inconcepibile.

«Io?! Mio padre era un vostro generale, lo sapete meglio di me! E mia madre…»

«Tua madre è morta quando tu nascesti.» ribatté secco Galbatorix. Per un attimo, mi chiesi se uno come lui potesse provare… dolore.

«Mia madre è morta quando avevo undici anni! Io non c’entro niente con…»

«Era troppo pericoloso che l’erede dell’Impero crescesse sotto gli occhi di tutti.» proseguì Galbatorix. Il tono della sua voce era freddo, ma all’improvviso mi sembrò di sentire dell’affetto nelle sue parole. …affetto? Lui?

«Alla morte di tua madre, fosti affidata a Gwydion e a sua moglie, con la promessa solenne che non ti avrebbero mai rivelato chi sei veramente… Ma adesso è arrivato il momento che tu conosca la verità.»

No… non ci credevo. Io non ci credo. Io sono figlia di Gwydion e di sua moglie Nimue, la madre che mi ha insegnato a parlare, il padre che mi ha insegnato a cavalcare…

Cos’è questo lampo nella mia testa? Questo dolore? Questo odio?
Avrei voluto prendere a pugni un muro…

Scossi la testa. «No… Io…»

«Tu sai che è vero.» disse Galbatorix. Si alzò dal trono e mosse qualche passo verso di me.

D’istinto, indietreggiai. «No.»

«Il tuo posto è qui, Leda.» Galbatorix mi guardò ancora il volto «Leda… era lo stesso nome di tua madre. Le assomigli…»

«No!» urlavo.

Quell’uomo è mio padre, quell’uomo è mio padre e nelle mie vene scorre il suo sangue… non riuscivo a pensare ad altro. Avevo voglia di piangere, ma ancora di più di gridare.
Galbatorix… mio padre… fece per dire qualcosa, ma non seppi mai che cosa, perché mi voltai e corsi via.

Non potevo fuggire da quel luogo che adesso odiavo ancora di più, non potevo scappare da lui… ma anche solo per un attimo, volevo poter provare l’illusione di esserne davvero lontana, di aver deciso il mio destino lontano da lui.

Ma lui adesso è mio padre, e io lo odio, lo odio come non ho mai odiato nessuno… Il dolore, l’affetto, ma davvero lui può provare tutto questo? E mia madre… la mia vera madre… lo amava? Mio padre… Quell’uomo è mio padre… io che non l’ho mai considerato un uomo, ma un mostro, qualcuno da odiare e basta… mio padre…

E adesso… adesso che mio padre è il re… adesso che io sono figlia dell’uomo che odio… adesso che cosa devo fare?






.................corner A
Mi dispiace aver aggiornato con così tanto ritardo... ma sono stata via alcuni giorni e ho ancora problemi con il computer. Ringrazio tutti coloro che commentano e che leggono! ^^ Presto dovrei pubblicare l'ottavo capitolo. Piano piano ci stiamo avvicinando alla fine...
Sayonara!
Ele.

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Capitolo 8
*** Capitolo Ottavo ***


8. Io dico che è meglio lasciarci che non esserci mai incontrati. (F. De Andrè)



«…sono passate tre settimane da quel giorno. Ho saputo da lui che eri stato portato qui, due giorni fa. Non appena ho potuto, mi sono precipitata da te.»

Murtagh aveva ascoltato Leda in silenzio, senza dire una parola. All’inizio quasi non le credeva, ma Leda non avrebbe avuto motivo di fingere, e mentre parlava sul suo volto passavano ombre di angoscia e di rabbia. Murtagh l’ascoltava impassibile, anche se ancora faceva fatica a rendersi consapevole di quello che stava dicendo.

Figlia di Galbatorix. Non aveva mai neppure pensato che Galbatorix avesse voluto un erede, o che gli avesse permesso di vivere, geloso com’era sempre stato del suo Impero.
Eppure, perché avrebbe dovuto fingere che Leda lo fosse?
Non ne aveva motivo… o forse sì?
Adesso che ci pensava, Leda aveva sempre avuto qualcosa… forse la sua determinazione, la decisione… la rabbia.

Forse quasi assomigliava al padre.

Murtagh scacciò quel pensiero con un brivido.

Leda teneva lo sguardo basso, perso nel vuoto. Murtagh la guardò e ricordò quello che provava lui quando pensava a suo padre. Le toccò una spalla, ma lei rimase ferma a guardare l’oscurità.

«La cosa peggiore» mormorò, con la voce ridotta a un sussurro «è che dovrei provare affetto. È mio padre. Ed io l’ho odiato ogni istante della mia vita. Dovrei credere che mi vuole bene, e non che mi vuole vicino a sé perché non vuole perdere il suo Impero? Ma allora mi chiedo perché non mi ha uccisa… lui è Galbatorix, e io sono solo un’arma nelle sue mani, soltanto un’arma..»

Murtagh la tenne stretta per un po’, ma Leda non si lasciò sfuggire neanche una lacrima.

Murtagh poteva sentire la tensione nei pugni della ragazza. Gli sembrava impossibile che lei, Leda, avesse nelle vene il sangue di Galbatorix. Sembrava così diversa…

All’improvviso, Murtagh ebbe paura che Leda potesse cambiare. Galbatorix aveva quasi piegato lui, poteva tentare anche con lei, e con un vantaggio, perché in fondo era suo padre… E se Leda un giorno avesse dovuto governare Alagaësia, Galbatorix si sarebbe voluto assicurare che avrebbe continuato il suo regno del terrore.
Non riusciva a immaginare che quella ragazza all’apparenza così fragile che lo stava abbracciando sarebbe potuta diventare come Galbatorix, e governare Alagaësia con lo stesso pugno di ferro…

No, non succederà mai, non Leda.

Alla fine Leda si scostò da lui in un gesto di gelido imbarazzo.

«Scusami.» disse, passandosi una mano sul volto. «Hai già abbastanza preoccupazioni per conto tuo… Forse potrei farti scappare, o in qualche modo…»

«No.» il tono di Murtagh era così deciso che Leda sobbalzò. «Hai già rischiato venendo qui oggi. Se un giorno regnerai su Alagaësia, sarai la nostra unica speranza. Non rischiare più, Leda.» Leda scosse la testa e fece per dire qualcosa, ma Murtagh la interruppe: sapeva che se non avesse detto subito quello che stava per dire, non lo avrebbe detto più. «Lasciami qui. Non venire più, dimenticami e dimentica il mio destino. E non cedere a Galbatorix, se un giorno salirai su quel trono potrai mettere fine a tutto questo. Promettimi che non mi cercherai più. Promettimelo.»

«Non posso lasciarti qui a morire!» sbottò Leda, e stava per dire altro, ma Murtagh la precedette.

«Io ti ho lasciata qui. Se l’ho fatto io, puoi farlo anche tu.» Rischieresti troppo a cercarmi ancora, e io non posso permetterlo.

Leda abbassò gli occhi e rimase in silenzio.

«Lo farò.» disse alla fine, con la voce fredda come il ghiaccio. Poi abbracciò Murtagh per l’ultima volta.

«Stai attenta a Galbatorix…» le parole gli morirono in gola, e per un attimo Murtagh provò l’antico odio. Ora Galbatorix mi ha portato via anche lei…

Leda sorrise tristemente, e per un attimo i loro volti si sfiorarono, distanti meno di un soffio. Ma fu questione di un istante, perché Leda si alzò e raggiunse la porta.

«Non è un addio.» disse con voce ferma.

«No.» disse Murtagh, ma aveva già smesso da tempo di sperare.

La porta si richiuse portandosi via anche l’ultimo filo di luce.








.................corner A
Come al solito sono in ritardo con l'aggiornamento... nei prossimi giorni però dovrei sveltirmi^^ E i capitoli saranno anche più lunghi.
Ringrazio come al solito coloro che commentano, anche se siete davvero pochi ç_ç ad ogni modo, grazie di seguire "From Yesterday"^^
Sayonara!
Ele.

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Capitolo 9
*** Capitolo Nono ***


9. C’è del buono in lui… io lo so… (Star Wars))



Leda sentiva suo padre parlare, ma non lo stava ascoltando veramente. Le parlava di magia e di Antica Lingua, perché sosteneva che l’erede al trono di Alagaësia non poteva non conoscere certe cose. Leda aveva accettato, memore di quello che le aveva detto Murtagh. Non correre rischi. Non poteva rischiare di finire nei guai, se voleva riuscire a cambiare le cose. In verità la possibilità di dover un giorno governare non le piaceva per niente, e per conto suo l’Antica Lingua era come non impararla, perché non sentiva neanche un briciolo di magia nelle vene. Suo padre sosteneva che l’aveva, e che col tempo si sarebbe rivelata. Leda, ricordandosi che forse il destino di Alagaësia dipendeva da lei, lo aveva assecondato.

Imparava l’Antica Lingua, ma i suoi pensieri erano rivolti altrove.

Erano passate tre settimane da quando aveva promesso a Murtagh che non avrebbe corso rischi e, se ve ne fosse stata la possibilità, avrebbe cambiato le cose in Alagaësia. Non solo non aveva idea di come fare, ma non aveva smesso di pensare a Murtagh per ogni singolo momento da quando era uscita dalla sua cella.

Lui era i suoi giorni e le sue notti, era il suo tempo.

Leda si struggeva al pensiero di quello che era potuto succedergli. Non avrei dovuto promettergli niente. Qualche volta un calore prepotente le riaffiorava al petto, come a voler bilanciare la rabbia enorme e la frustrazione, e lei puntualmente lo scacciava.
Aveva quasi paura di quella sensazione.
Era troppo strana.

E intanto, mentre sentiva la voce del padre senza udirla veramente, pensava a Murtagh come se il suo pensiero potesse arrivargli.

***



Murtagh venne sbattuto di nuovo nella sua cella.

Cadde a terra con un gemito, mentre la porta si richiudeva con uno scatto della serratura.

Erano giorni che cercavano di piegarlo. Le domande erano sempre le stesse: dov’era Eragon, gli elfi, il Surda… ad alcune non sarebbe stato in grado di rispondere neppure volendo.
Che cosa credono, che sia il confidente privato dei Varden?

Ma il punto era questo: lui non voleva rispondere.

Mi considerano già abbastanza un traditore.

Sapeva di essere solo. Che nessuno sarebbe venuto a cercarlo, e che probabilmente era dato per morto.

La soluzione più semplice… un morto non ha bisogno di essere salvato.

Aveva incominciato di nuovo ad odiare.

Gli unici volti umani che vedeva erano quelli dei suoi aguzzini, il resto era buio. Odiava tutti, i Varden, Eragon, tutti.

Odiava pure Leda, senza sapere un motivo preciso.

No, le ho detto io di dimenticarmi, di pensare solo al suo dovere. Gliel’ho detto io.
Ma odiava, odiava comunque.

La testa gli pulsava e gli occhi gli bruciavano come un ferro incandescente. Non sapeva per quanto le sue barriere mentali avrebbero retto.

Si appoggiò stancamente al muro. Quelle erano le mura della sua infanzia, la sua prigione da sempre.

La porta si aprì di nuovo, lentamente, disperdendo l’oscurità che lo avvolgeva. Murtagh sentì la paura colmarlo e chiuse gli occhi per un istante.

***


Galbatorix congedò Leda, e mai come in quel momento la ragazza fu felice di andarsene. Sentiva che stava per succedere qualcosa, se lo sentiva nel sangue.
All’improvviso avvertì una sofferenza non sua.
Murtagh.

***


«Il Re Galbatorix ordina di mostrarti al suo cospetto»

Murtagh rise, sprezzante. «Vedere me? Il grande re che si abbassa a tal punto?»

La guardia non reagì alla provocazione e gli intimò di alzarsi. Murtagh obbedì, mascherando la sua paura con l’orgoglio.

E che succeda quello che deve succedere. Non gli darò la soddisfazione di vedermi implorare pietà. Se è la morte che mi aspetta… che morte sia.

***


Leda rimase nascosta appena fuori dalla sala del trono, in una porta laterale, dove poteva seguire lo svolgersi degli avvenimenti.

Sentiva qualcosa di strano nelle vene, come se una grande potenza fosse sul punto di venire liberata.

Strinse le dita attorno alla veste per calmarsi, ma poi Murtagh entrò dal portone principale e Leda sentì ogni calore lasciare il suo volto.

***


Murtagh si sforzò di rendere il volto impassibile. Adesso che era al cospetto del re quasi non provava paura. Odiava del suo solito odio, rancore antico, rabbia.

E poi, seppellita in fondo al suo cuore, la tristezza.

Galbatorix fece un gesto e le guardie uscirono, lasciando Murtagh immobile, in piedi di fronte al re, con i polsi legati e il volto contratto in una maschera di gelo.

Galbatorix scese dal trono e iniziò a girargli intorno, come una belva con la sua preda. Murtagh non reagì.

«Sei molto riconoscente, Murtagh.» disse il re con una nota di sarcasmo nella voce. «Dimentichi forse che sono stato io a darti una casa quando nessuno ti voleva, che io ho provveduto alla tua istruzione, che io ero pronto ad assegnarti una parte nel mio Impero? Ed è questa la tua riconoscenza?»

Murtagh rimase impassibile anche quando la voce di Galbatorix divenne vibrante di odio e di rabbia, così irosa che il ragazzo sentì il cuore iniziare ad accelerare il suo battito. Era la paura… anche se aveva cercato in tutti i modi di soffocarla, e si era illuso di esserci riuscito, invece era ancora lì ad assalirlo a tradimento. Sentì improvvisamente un impeto d’orgoglio.

«Non avevo saputo vedere.» disse, la voce ferma e dura nonostante tutto. «Non voglio una parte nel tuo Impero. Non mi caverai di bocca una parola, e lo sai.»

Galbatorix si incupì e per un attimo Murtagh sentì riaffiorare la speranza, mista all’agitazione e ai battiti del cuore che scandivano il tempo, inarrestabili.
Poi Galbatorix sogghignò, prendendo in mano qualcosa celata nell’ombra.

***


Quando suo padre si era avvicinato all’ombra, Leda aveva temuto che la vedesse. Si era acquattata vicino alla porta, velando il più possibile il respiro. Il re non l’aveva notata e Leda aveva rivolto un altro sguardo alla scena.

Non riusciva a sentire perfettamente tutto quello che dicevano, ma dai loro volti capiva tutto. E quello che vedeva negli occhi di Murtagh la spaventava: non lo aveva mai visto provare così tanto odio, quella freddezza non sua nello sguardo.

Sperò con tutto il suo cuore che non la vedesse, che mantenesse la calma.

Poi però la sua attenzione venne attirata dall’oggetto che Galbatorix reggeva in mano: all’apparenza poteva sembrare una grande e lucida pietra rossa, ma Leda, che ormai ne era esperta, sapeva che quello era un uovo di drago.

***


Murtagh si sentì percorrere da un fremito di paura. Sapeva che, se quell’uovo si fosse schiuso davanti a lui, sarebbe diventato un Cavaliere al servizio dell’Impero.

No!

Il re sogghignò. Quando fu di nuovo di fronte a lui, il silenzio sembrò diventare ancora più intenso e assoluto di prima.

Poi una crepa comparve sulla dura superficie dell’uovo, e gli occhi di Murtagh si spalancarono, immersi nel terrore.

«No…»

Galbatorix rise. «Ho dovuto attendere che i tempi fossero maturi, ma ne è valsa la pena.»

Murtagh si scagliò contro di lui, accecato dalla rabbia, ma a Galbatorix bastarono poche parole nell'antica lingua per scaraventarlo a terra.

Mentre cadeva, uno spruzzo di sangue si levò dalla sua spalla, come se fosse stato colpito da una spada invisibile. Murtagh si maledì per quella rabbia immensa che non riusciva a controllare: tutto l’odio represso, tremendo verso quell’uomo, più bestia che umano…

Provò ad alzarsi ma non ci riuscì. Il sangue usciva copioso dalla ferita, e Murtagh fu colto da una vertigine di dolore e ira.

Stai calmo… fu l’unica cosa che riuscì a pensare.
Galbatorix si chinò su di lui, piantando lo sguardo cupo dritto negli occhi blu del ragazzo.

«Non sei così diverso da tuo padre come credi, Murtagh…»

Murtagh provò l’impeto di scagliarsi ancora contro di lui, ma si trattenne.

Dannazione…

Il ricordo di suo padre lo aveva assalito come non faceva da molto tempo.

All’improvviso, pensò che quell’uomo spietato che gli stava davanti era il padre di Leda.

Il ricordo di suo padre, Leda figlia del re, l’uovo di drago che si stava schiudendo… non ce la faceva più, aveva voglia di urlare, si sentiva impazzire.

L’immagine prepotente di suo padre prese il possesso della sua mente, e il ricordo gli si avventò contro come una belva: suo padre, Zar’roc… il sangue… la cicatrice… poi lui che piangeva, abbracciato a Leda, il ricordo dell’antica vergogna, dell’umiliazione, della rabbia…

Sentì improvvisamente qualcuno forzare le barriere indebolite della sua coscienza: una forza malsana, sbagliata, dolorosa iniziò a leggergli i ricordi.

No!
Vattene!!


Murtagh urlò nella sua mente con tutte le forze che gli restavano. Non voleva Galbatorix nella sua testa, il dolore era già insopportabile…

Alzò di colpo le sue barriere. Il dolore si fece meno acuto e Galbatorix scivolò lentamente via dalla sua coscienza, ridendo piano, come se volesse sottolineare l’umiliazione.

«Oh, Murtagh, proprio con mia figlia… cerchi sempre di vedere il buono nelle persone, non è così? Non è molto maturo, da parte tua…»

Murtagh ringhiò di rabbia, ma non fece nulla, rimase in ginocchio, ansimante.

Galbatorix rise ancora. «Non l’hai capito neppure quando Leda ti ha detto chi è veramente? Murtagh, mi deludi…»

Murtagh alzò debolmente lo sguardo, sentendo ancora una volta il terrore.

Galbatorix sorrise e si chinò verso di lui, parlando in un soffio: «Era tutto già stabilito. Leda ha sempre saputo di essere mia figlia, e legare con te è stato il suo compito fin dall’inizio. Secondo te, chi mi ha detto di rafforzare la guardia proprio il giorno della tua fuga? Leda mi ha aiutato nel mio progetto: farti diventare quello che sei. Guardati: la tua rabbia si è moltiplicata da quando sei scappato. La tua rabbia è la tua forza.»

Ma ormai Murtagh non sentiva più quello che Galbatorix stava dicendo. I suoi occhi erano spalancati sulla verità che le parole del re gli avevano rivelato.

No.

I pensieri gli rimbombavano in testa.

No, non ci credo, non ci crederò mai. Leda non avrebbe mai fatto una cosa simile, non Leda, non lei! Io ho visto il suo sguardo quando mi ha parlato di Galbatorix, l’ho vista inorridire quando mi ha visto in cella… il ricordo di quel vecchio bacio lo colpì come una pugnalata, e lo sorvolò Leda non sarebbe stata capace di fare una cosa simile! Leda non è così!

«Tu menti!» gridò, al culmine della disperazione «Menti!»

Galbatorix rise sommessamente. «Non ne avrei motivo.»

Ed era vero… quale motivo avrebbe potuto avere per mentire? Murtagh si sentì sprofondare nella tristezza, nella delusione, nella rabbia. Per tutti questi anni… è stato finzione per tutti questi anni…

Galbatorix si avvicinò come se capisse cosa Murtagh stava provando. Il suo volto era inespressivo, ma sembrava che un’ombra di perfidia vi sostasse. Murtagh sentì lo sconforto invaderlo. Era stata finzione, finzione!! Strinse i pugni fino a farsi male.

«Questo è il tuo destino, Murtagh.» disse Galbatorix. «Dimmi il tuo vero nome e giura di servirmi. Non hai alternative.»

«Oh, sì che ce l’ho.» Murtagh era furente, con il re e con sua figlia. Non gli avrebbe dato alcuna soddisfazione. «Preferisco la morte.» La sua voce tremò un poco mentre parlava. Stava mentendo, amava la vita come… come nient’altro al mondo, adesso che pure Leda lo aveva tradito.

Galbatorix rise un’altra volta. «No, tu non morirai. Morirà il tuo drago, se rifiuterai. L’ho detto, che non hai alternative. E adesso, lasciami entrare nella tua mente e leggere il tuo vero nome.»

Murtagh guardò l’uovo rosso semi schiuso con un tremito di angoscia. Il drago non era ancora nato, ma lui già gli voleva bene, forse per via di quell’antico legame che da secoli legava drago e Cavaliere.

Non se lo sarebbe mai perdonato.

Forse questo è davvero il mio destino.

Dopo il tradimento di Leda, niente lo stupiva più.

Mentre abbassava le barriere della sua mente, si sentì, ancora una volta, vuoto.








.................corner A
Ve lo aspettavate questo colpo di scena? E secondo voi, qual è la verità? Chi è stato a mentire, Galbatorix oppure Leda? E Leda è davvero la figlia di Galbatorix?
Starete a vedere! I colpi di scena non sono ancora finiti! E niente sarà come sembra...

Vi ringrazio di seguire questa fan fiction! Spero di riuscire ad aggiornare un po' più in fretta nei prossimi giorni! I capitoli sono già stati tutti scritti, devo solo postarli.

Vi ringrazio anche di commentare la fan fiction. Ringrazio anche chi legge e non commenta... però guardate che non vi costa niente lasciare due righe! XD E anche a chi mette questa fan fiction fra i suoi preferiti senza lasciare neanche un commento... ditemi almeno qualcosa! ^^°

stefy_81 konnichi wa collega! ^^ in effetti ho modificato qualcosina pubblicando la fic qui su EFP, ma sostanzialmente resta uguale. La trama non cambia. Ti ringrazio tanto per i complimenti! ^^ Inutile dirti che anche tu sei bravissima *.* Spero di beccarti di nuovo presto qui su EFP oppure su Gedwey! A presto!

Elva95 in verità se ritardo è solo perché non ho tempo di postare. La storia è già stata scritta fino all'ultimo capitolo. Comunque spero di aggiornare un po' più velocemente! Grazie per i complimenti^^ ciao!

Queen_of_Sharingan_91 un happy ending? Vedrai, vedrai... kukuku! ^//^ il primo finale pensato per questa storia era decisamente "morte, dolore & distruzione", ma poi ho cercato di smorzarlo un po'. Vi farò sapere anche questo tipo di finale quando pubblicherò l'epilogo. Ma il finale vero e proprio è uno solo e mancano ancora sei capitoli! Cercherò di aggiornare in fretta XD Sono felice che la storia ti piaccia, e sono felice anche per i complimenti che mi fa *blushing* ^//^ Grazie mille, e sayonara!


A presto con il nuovo aggiornamento, ragazzi! (Anzi, ragazze... siete tutte femmine, o miei commentatrici!)
Sayonara!
Ele.

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Capitolo 10
*** Capitolo Decimo ***


10. –Dolore nelle mie parole. – Dolore davanti ai miei occhi. (Eschilo – Sette contro Tebe)



Leda aveva assistito alla scena con occhi sbarrati. Non solo aveva visto l’uovo schiudersi, ma anche un terrore infinito sul volto di Murtagh, e poi la promessa che avrebbe servito Galbatorix come Cavaliere.

Quando Murtagh uscì dalla stanza, si precipitò fuori anche lei. Aveva atteso tre settimane lontana da lui, senza sapere come stava, cosa gli stavano facendo, se era vivo.

Non riconosceva più i suoi occhi: il suo sguardo era gelido.

Cosa gli hanno fatto?


Murtagh venne investito dalla collera quando vide Leda avvicinarsi. Non si preoccupò neppure di chiedersi perché lo stava cercando, e non cercò di riconoscere le sue emozioni. Era quasi arrivato alla sua stanza, la sua prima prigione.

«Murtagh!» lo chiamò Leda. Fece finta di non sentire: anche solo la voce della ragazza gli faceva male. Fece per chiuderle la porta in faccia, ma quando si trovò davanti il suo volto non ci riuscì.

«Murtagh...»

«Vattene!»

Leda rimase interdetta. Murtagh sentì ancora più rabbia, quando vide che i suoi sentimenti sembravano essere sinceri.

«...cosa?»

«So tutto, Leda! Non fingere più, d’accordo? Hai fatto fin troppo bene la tua parte, sono sicuro che tuo padre sarà orgoglioso di te...»

«Cosa stai dicendo?!» esclamò Leda, e Murtagh si infuriò ancora di più.

«Smettila di fingere!» ruggì.

«Non sto fingendo!» rispose Leda, a voce un po’ più alta.

Murtagh cercò di ignorare lo stupore nelle parole della ragazza, non ci credeva, stava recitando… «Non capisco di che cosa parli! Murtagh, ma cosa ti…»

«Tuo padre mi ha finalmente detto la verità.» la interruppe Murtagh, gelido. «So tutto adesso, Leda!Smettila, va bene? Non serve più a nulla, il vostro piano è riuscito. Avete vinto. Sei felice, adesso?»

Leda aveva gli occhi sbarrati e tanto pieni di stupore e amarezza che per un attimo Murtagh si chiese se era possibile che a mentire fosse stato il re.

«Perché mi stai dicendo questo?» disse Leda flebilmente, cercando i suoi occhi con lo sguardo. Murtagh lo distolse. «Cosa ho fatto, Murtagh? Dimmelo tu, perché io non so di che cosa stai parlando. Dici che fingo, ma tu sei sempre stata l’unica persona a cui ho sempre detto la verità… Io…»

«Bugiarda.» mormorò Murtagh a denti stretti.

La sua parola lo colpì come un fendente, e anche a Leda fece lo stesso effetto, perché i suoi occhi si colmarono di dolore e di gelido stupore. «So che hai finto di essere mia amica perché te lo ordinò tuo padre. È stato il vostro piano fin dall’inizio. Fino a dove ti saresti spinta, eh, Leda? Fino a dove saresti arrivata con le tue bugie?» Lo assalì il ricordo del bacio. Murtagh si odiava per quello che stava dicendo, ma ancora di più odiava Leda.

La ragazza adesso aveva pure gli occhi pieni di lacrime.

Ipocrita…

«È Galbatorix che ti ha mentito, Murtagh» disse Leda con la voce ridotta a un sussurro. «Non io. Non ci ho mai neppure pensato… Non ho modo di provartelo, Murtagh. Ma tu ti ricordi quando eravamo bambini? Ti ricordi? Quale bambino avrebbe potuto accettare di fare una cosa simile? …sei l’unica persona con la quale ho mai parlato veramente, Murtagh. Non ti avrei mai fatto una cosa simile, né la farei ora. Io non sono come mio padre…»

Murtagh quasi rabbrividì sentendo pronunciare da Leda quella frase che lui aveva pensato così tante volte.

Si maledisse, provando il terrore assoluto di essere stato giocato da Galbatorix ancora una volta, di essere stato persuaso dalla voce del sovrano a credere ad una menzogna.

Ma le parole di Galbatorix erano ancora nitide nella sua mente, e così la rabbia nei confronti del sovrano e di sua figlia.

«Non ci credo, Leda.»

Leda sembrava essere sul punto di scoppiare in lacrime, ma le reprimeva tenendo la testa alta.

«Io non posso provartelo, Murtagh. Ci siamo sempre fidati l’uno dell’altra, adesso perché preferisci ascoltare le bugie di un uomo che non ha mai avuto la tua lealtà?! Murtagh, che cosa devo fare per convincerti?!?»

Murtagh avrebbe voluto solo urlare e chiudere gli occhi e fuggire da quell’incubo. Ma lui non era il tipo da simili cose. Era già fuggito una volta, e l’aveva pagata cara.

«Non posso crederti, Leda.»

«PERCHÉ? Perché non puoi credermi?» adesso la ragazza aveva davvero il tono della voce rotto e disperato.

Murtagh la guardò diffidente, chiedendosi se stava recitando. Ma se quelle che aveva negli occhi erano le emozioni che l’avevano già tormentata, e che lui aveva visto, allora come poteva capire se erano vere o meno?

«Murtagh, ti prego…» Leda allungò una mano verso di lui e gli sfiorò la spalla. Murtagh era così assorto nei suoi pensieri che neppure se ne accorse: quando la vide, si scansò si scatto.

«Vattene, Leda.» La rabbia gli montò in corpo, troppi ricordi lo soffocavano, lo riempivano di emozioni dimenticate, di calore perduto e di tristezza che non aveva mai abbandonato. Aveva voglia di prendere a pugni il muro.

Leda non fece nulla. Abbassò lo sguardo in cerca della calma che non aveva.

«Forse a un certo punto ti ho anche amato.» disse, e Murtagh si sentì cadere nel vuoto. «E ti giuro che non sto mentendo.»

Fece per andarsene, ma adesso era Murtagh che non voleva lasciarla andare.

«Perché Galbatorix non avrebbe dovuto dire la verità?» le disse mentre si stava allontanando. Leda si voltò con uno sguardo d’ira, di tristezza e di... di odio.

«Perché» disse, e si sentiva che tratteneva il dolore atroce «vuole che proviamo rabbia. Vuole che troviamo la forza nell’odio. Vuole che passiamo dalla sua parte. E tu, Murtagh, gli hai creduto.»

Il silenzio li legava come un filo, e nessuno dei due riuscì a dire una parola. Leda se ne andò e Murtagh si rinchiuse nella sua stanza.

Tirò finalmente un pugno contro il muro, liberatorio.

Il dolore gli sembrava relativo, in confronto a quello che stava provando. Sempre le stesse emozioni, sempre la stessa rabbia e l’odio verso sé stesso.

Odiava Galbatorix per quello che gli aveva detto, e Leda perché sosteneva il contrario e non lo aiutava ad avere almeno una certezza.

La voce ammaliante del re gli riempì ancora la testa. Ma no, era Leda a mentire, ancora una volta.
Era lei.

Anche questa volta, l’ho abbandonata.








.................corner A
Sempre meno capitoli ci separano dall'epilogo...
E voi, a chi credete? A Leda? A Galbatorix?
Cosa pensate?
Qualsiasi cosa vogliate dire... per favore, lasciate un commento ç_ç cosa vi costano due righe?
Arigatoo^^
A presto con il nuovo aggiornamento! Settimana prossima non ci sarò, ma poi i nuovi capitoli verranno pubblicati piuttosto velocemente. Conto di postare tutta la storia prima dell'inizio della scuola! ^^
Sayonara!
Ele.

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Capitolo 11
*** Capitolo Undicesimo ***


11. I wanna know the truth instead of wondering why (Linkin Park – Runaway)



Leda era furibonda. Nel suo cuore si agitavano la disperazione ma ancora di più il furore assoluto, mentre camminava a passo troppo svelto verso la sala del trono.

Murtagh me lo aveva detto, di fare attenzione a Galbatorix. Avrei dovuto immaginarmi qualcosa del genere.
Ragionava con la freddezza dettata dall’ira.
Aveva sopportato l’idea di dover chiamare padre quell’uomo, aveva sopportato di dover fare buon viso a cattivo gioco con lui, ma quello non lo avrebbe sopportato.

Non indugiò neppure un secondo davanti alle porte: le spalancò ed entrò a passo deciso. Galbatorix non sembrò stupito di vederla. Non disse niente, e Leda lo odiò come non aveva mai fatto.

La pagherai, la pagherai, la pagherai…

Sembra bruciare dalla furia, ardere dalla disperazione.

Da mesi ormai non provava altro che disperazione, terribile e assoluta.

Si fermò di fronte a Galbatorix, senza avere paura di guardarlo dritto negli occhi.

«Perché hai detto quelle cose a Murtagh? Perché lo hai fatto?»

Forse il perché lo sapeva già, ma non le bastava. Voleva sentirglielo dire, e voleva capire il perché di tutta quella crudeltà. L’ho sempre considerato un uomo malvagio, ma adesso che è mio padre devo sapere perché lo è… devo sapere perché lo ha fatto…

Galbatorix la guardò con aria di superiorità: «Ci sono azioni che vanno fatte, volenti o nolenti, per il bene dell’Impero…»

«Per il bene dell’Impero?» esplose Leda «Hai rovinato la nostra amicizia per il bene dell’Impero?!»

Galbatorix scosse la testa, impassibile. «Non capisci, Leda? Era l’unico modo per convincerlo a servire l’Impero. C’era solo una cosa che lo legava ancora a quello che credeva: tu. È stato necessario.»

«Necessario? NECESSARIO?» Basta stare in silenzio, basta, basta, non posso più… «Un uomo dovrebbe essere libero di scegliere da che parte stare! Pur di portarlo dalla tua parte gli hai fatto di tutto, invece di rispettare la sua decisione! Dov’è la giustizia in tutto questo?»

Galbatorix la guardò di nuovo con aria di superiorità, e Leda si sentì avvampare di rabbia. «Non sarai mai un buon sovrano, se non accetti di fare qualunque cosa per il tuo Impero…»

«E chi lo dice che io voglia essere un sovrano?!» ribatté Leda, perdendo il controllo delle parole. «Perché stai certo che non salirò mai su quel trono, se dovrò governare come tu vorrai! Se dovrò ricorrere a questi modi subdoli per conquistarmi la fiducia dei miei sudditi, allora lascerò il tuo prezioso regno nel caos, me ne andrò via e nessuno sentirà più parlare di me!»

Solo dopo aver finito di parlare Leda fu presa da un’angoscia penetrante, rendendosi conto di aver appena rischiato. Non solo: probabilmente adesso Galbatorix non si sarebbe più fidato di lei.

Strinse i denti dalla rabbia.

Galbatorix si rivolse a lei con durezza: «E invece lo farai. È scritto nel tuo wyrda, Leda, e non puoi cambiarlo.» si alzò ignorando gli sguardi furiosi della figlia. «Non dovresti dubitare delle mie azioni. Murtagh ti ha mai detto cosa gli hanno fatto i Varden?» Leda non mosse un muscolo, ma Galbatorix continuò a parlare. «Non appena hanno saputo di suo padre, lo hanno imprigionato. Credi che si comporterebbero diversamente con te? Non puoi ignorare il tuo sangue. A te spetta un compito che non puoi rifiutare.» estrasse qualcosa dall’ombra, e Leda rabbrividì alla vista del terzo uovo, l’uovo verde. «Questo si schiuderà per te. E allora riunificheremo Alagaësia, e quando salirai al trono i ribelli non esisteranno più. Ti poni problemi che non ci sono, Leda: non c’è motivo per rinunciare a regnare. Non ci saranno ribellioni e l’Impero prospererà sotto il tuo dominio.»

La voce del re era calma e profonda. Era quasi affettuosa: quasi la voce di un padre. Leda si sentì sprofondare in uno strano torpore, ammaliata dalle parole di Galbatorix.

Stava per cedergli quando fece appello alle sue ultime forze per riscuotersi e indietreggiò dall’uovo.

Scosse la testa in un gesto di dissenso. Ora capiva come aveva fatto Murtagh a credergli, ora che aveva sentito la voce del sovrano. Ma su di lei non funzionava, forse perché era sua figlia…

«No, non andrà così.» disse, avvicinandosi all’uovo. Non accadde niente. «Questo drago non è destinato a me.»

Galbatorix sorrise. «Farlo schiudere non sarà un problema.»

Leda inorridì al pensiero che il re avrebbe potuto far schiudere l’uovo con la magia, contro il volere del drago. «No! Non diventerò Cavaliere!»

Il sovrano si incupì improvvisamente. Una vena gli pulsava sul collo. «Non mi lasci altra scelta…»

Leda neppure sentì le parole nell’Antica Lingua bisbigliate da suo padre. Ma un istante prima che la magia sfondasse le sue barriere mettendo a nudo la sua coscienza, l’energia che da giorni racchiudeva e sentiva nelle vene si liberò, e senza dire neanche una parola Leda ostacolò l’attacco, mentre tutto si faceva buio ai suoi occhi, come se all’improvviso fosse diventata cieca.

Ma non aveva bisogno di guardare per vedere: sentiva tutto quello che stava accadendo.

Improvvisamente provò l’ardente desiderio di vendetta e di riscatto bruciare nelle vene.

Perduta nella rabbia, pronunciò le parole nell’Antica Lingua imparate da pochi giorni e sentì ancora una volta l’energia fluirle dal corpo… troppa energia abbandonarla, più del dovuto.

Era talmente persa in quel flusso di magia che neppure si rendeva conto delle parole che pronunciava o di quello che accadeva attorno a lei: sentiva solo l’aria sferzarle il volto, come se ci fosse un forte vento.

Socchiuse le palpebre ma non vide niente comunque, solo il buio.

Poi improvvisamente crollò a terra come un sacco vuoto; le sembrò di impiegare un’eternità a toccare il pavimento. In quel momento sotto le palpebre abbassate si affollarono le immagini che gli occhi si erano rifiutati di vedere fino a quel momento: l’energia che aveva investito Galbatorix, che aveva prontamente alzato le sue difese, senza riuscire però a non indietreggiare; il vento che aveva iniziato a soffiare nella stanza; tutto che turbinava e il pavimento che si avvicinava.

Poi le dita che artigliavano la superficie fredda per fermare il capogiro.

Leda si alzò in piedi di scatto combattendo contro le vertigini. Mise a fuoco il volto di suo padre: era gelido, ma con un’ombra di celata soddisfazione.

«Non ti permetterò di entrare nella mia mente… nessun uovo si schiuderà per me…» sussurrò Leda, senza avere le forze per usare un tono di voce più alto. Galbatorix le lanciò un’occhiata umiliante.

«Prenderò dei provvedimenti con te.»

Leda abbozzò un bieco sorriso. Non aveva intenzione di mostrarsi mortificata o quanto più umiliata. Non si rallegrava dei poteri che aveva scoperto di possedere, ma adesso sapeva che cosa fare. Io lo ostacolerò. Non farà di me quello che vuole, non sarò la sua arma come lo è diventato Murtagh.

Adesso odiava tutto. Ogni cosa attorno a lei era offuscata dalla rabbia.

Uscì dalla stanza senza dire una parola, ma dentro di sé piangeva lacrime amare.

Ho vinto il primo scontro contro mio padre, non mi sono fatta incantare, mi sono dimostrata più forte di Murtagh nel resistergli. Ma allora, perché mi sento come se avessi perso? Perché non faccio altro che ricordare i tempi passati, quando c’eravamo solo io e Murtagh, e nient’altro?
Perché rimpiango i tempi in cui vivevo nell’illusione di essere chi non sono?
Perché mi sento come se avessi perso una parte di me?
Perché mi sento come se qualcosa mi mancasse, mi avesse abbandonata, come se avessi perduto ciò che era più importante?
Perché ho questa orribile, tremenda, assoluta sensazione di vuoto?


Passando accanto a una finestra, Leda vide Murtagh seduto sotto a un albero e il piccolo drago vicino a lui. Murtagh non alzò gli occhi per incrociare lo sguardo di Leda, come invece una volta accadeva puntualmente, e Leda non riuscì più a soffocare le emozioni. In lacrime, corse via.










.................corner A
Meno quattro capitoli alla fine! Che ne pensate dei nuovi sviluppi della storia? Come credete che finirà? E cosa ve ne pare di questo capitolo?
Purtroppo è passato parecchio tempo dall'ultimo aggiornamento perché sono stata in vacanza. Ma adesso sarò molto più veloce^^ devo solo tradurre in HTML!

Ringrazio tutti coloro che commentano e che leggono - ricordatevi che un commento è sempre ben accetto!!! ^^

A presto! Sayonara,
Ele.

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Capitolo 12
*** Capitolo Dodicesimo ***


12. Addio! Il cielo solo sa quando ci rivedremo. Sento nelle vede un leggero freddo brivido di paura, che quasi gela il calore della vita… (William Shakespeare – Romeo e Giulietta)



Sul dorso del drago scarlatto, Murtagh si tolse l’elmo perché l’aria potesse sferzargli il volto.

Era quasi arrivato a palazzo, eppure il suono della battaglia non lo aveva ancora abbandonato. Sentiva ancora l’impressione del metallo che gli sfiorava la pelle, e una sensazione bruciante in tutto il corpo.
Non era dovuta alle ferite.

Era colpa di Eragon, sempre di Eragon, come al solito.

Eragon che non aveva saputo trovare le parole per consolarlo di quello che gli era accaduto.

No, Eragon che aveva detto solo: “Lascia che ti uccida.” Eragon che lo aveva accolto come il fratello che era. Fortunato e privilegiato, lontano dalla realtà per anni, distante. Superiore. Così gli altri lo avrebbero considerato.

Mio fratello. Il mio stesso sangue.
Lui lo chiamano eroe… me, traditore…


Murtagh chiuse gli occhi cercando di godersi almeno quel momento di falsa libertà prima dell’arrivo a palazzo.



Leda spiò l’arrivo di Murtagh da lontano, da una finestra della sua stanza. Dopo lo scontro con suo padre, il re aveva dato disposizione perché la figlia rimanesse nella sua stanza per la maggior parte della giornata.

Leda non desiderava altro che la libertà, la libertà di poter scegliere, la libertà di andarsene, la libertà… cos’era la libertà? Probabilmente non sarebbe uscita dalla sua stanza neppure se ne avesse avuto il permesso.

Cavalcare sul pianoro, guardare il cielo ormai avevano perso il loro sapore di libertà… la libertà, per lei, sarebbe stata essere lontano da lì, il più possibile lontano…

…e dire a Murtagh che non era vero, che erano delle bugie, ed essere creduta…

…e ritrovare chi si è veramente, ed essere sé stessi, e non dover fingere. Per lei, la libertà non esisteva.



Murtagh si stese sul letto ancora ricolmo di gelida rabbia. Le ferite gli erano state bendate e sul volto non aveva più sangue, solo graffi a ricordargli la violenza della battaglia. La stanchezza non era dovuta alla lotta, era qualcosa di più, una stanchezza dentro. Un dolore senza scampo.

Mi ha chiesto di lasciarmi uccidere…

La rabbia cieca, il furore nero gli travolgevano la coscienza. Un velo di torpore lo avvolse, e ingoiò le lacrime imponendosi di non piangere. Un assassino non piange.

Io sono un assassino.


Si odiava.

Non c’è più niente in cui credere… Devo stare da questa parte, perché è l’unica dove poter stare. Sono molto più potente di mio padre, forse anche più di Galbatorix stesso…

Ancora quel desiderio di potere che da qualche tempo lo teneva in vita. Potere e vendetta.

Una volta neppure ci pensavo… che cosa sono diventato…
Sono un assassino.




Era ormai notte fonda quando Murtagh sentì un rumore nel corridoio. Più che un rumore, era una percezione. Scattò in piedi, legò Zar’roc alla cintura e uscì.

Tutto questo in qualche secondo, ma non abbastanza velocemente per riuscire a vedere la figura che sparì dietro l’angolo con un fruscio impercettibile.

Murtagh la inseguì, cauto nel buio, ricordandosi di una notte di chissà quanti mesi prima in cui aveva camminato all’ombra di quelli stessi muri, diretto alla libertà che lo avrebbe portato ad essere l’assassino che era…

La figura si muoveva veloce, sembrava non essersi accorta di lui. Murtagh attese un suo attimo di esitazione per afferrarla saldamente per le spalle.

«Leda!»

Incontrare gli occhi nuvolosi di Leda dopo tanto tempo fu peggio di una pugnalata. Distolsero lo sguardo tutti e due non appena riuscirono a spezzare l’alchimia che per un attimo si era creata.

«Dove stai andando?»

«Lasciami!»

«No! Leda, dimmi che cosa stai facendo!»

«Non se ne parla!»

«Dimmelo!»

Leda si divincolò, ma Murtagh la teneva stretta, cercando di rimanere impassibile davanti a quella furia, mentre dentro di lui si agitavano troppi sentimenti dimenticati.
Affetto. Amore. Poteva ancora provare amore?

«Vado via, vado dai Varden, vado a combattere questa guerra...»

Le parole di Leda lo colpirono con la stessa violenza di un fendente.

«Cosa?!?»

«Vado via! Non starò bene finché non sarò lontana da qui! Non combatterò la vostra battaglia, Murtagh, io non sto dalla vostra parte, io sono contro questo Impero!»

«I Varden non ti tratteranno meglio di quanto non hanno trattato me…»

«Occupo una posizione troppo importante perché mi facciano qualcosa…»

«Non puoi farlo!» disse Murtagh senza ragionare.

«Sono stanca di gente che mi dice cosa non posso fare! Lo farò, invece, me ne andrò da qui! Lasciami andare, Murtagh! Se mai nella tua vita hai tenuto a me, lasciami andare!»

«Non posso» disse ancora Murtagh d’istinto. Non posso… perché non posso?

«Te lo ha ordinato Galbatorix?» chiese Leda con un tremito.

Murtagh scosse la testa. Ma non posso…

«E allora lasciami andare!»

«Leda, ti ho già detto che se un giorno regnerai su questo Impero, sarai la nostra unica speranza…»

«La nostra?»

Murtagh rimase attonito. Sì, la nostra. La mia. «Non posso lasciarti andare.»

«Non aspetterò che avvengano altre stragi prima che inizi a regnare.»

«Leda, non posso…» o non voglio?

Leda abbassò gli occhi.

«Fammi andare via.»

L’istante sembrò interminabile, poi Murtagh allentò la sua stretta. Leda non scappò subito, rimase per qualche momento a indugiare in quella specie di abbraccio rubato. Alzò gli occhi, li riabbassò subito e Murtagh scostò le braccia, sciogliendo la stretta.

L’istante in cui Leda si dileguò nel buio valeva molto più delle parole.

Addio… un’altra volta.
Ma forse ho finalmente fatto la cosa giusta.

Murtagh non era per niente convinto, ma si dileguò nel buio anche lui. Distrutto dal rimorso si lasciò ricadere sul letto. Si accorse con stupore che potere e vendetta erano quasi un’ombra: c’era solo la tristezza.

E all’altezza del cuore, una pugnalata, un calore disarmante.










.................corner A
Questo capitolo segna la fine della seconda parte della storia, e l'inizio dell'ultima, che occuperà tre capitoli.
Segna anche un cambio di stile: il modo in cui ho scritto gli ultimi tre capitoli è molto diverso da questo, molto più simile a quello che utilizzo normalmente nelle fan fiction. Un po' di flusso di coscienza lì, niente punteggiatura là... chi mi conosce, sa cosa intendo^^

Ho scelto il cambio di stile perché sono Leda e Murtagh a cambiare. Leda fugge, compiendo una scelta estremamente importante; Murtagh resta il traditore dei Varden, il fedele Cavaliere dell'Impero.
Entrambi subiscono dei forti cambiamenti. Non sono più i ragazzi di diciassette anni che si scambiarono un bacio per sbaglio sul pianoro di Uru-baen. Sono la figlia del re e il Cavaliere dei Draghi.

La storia sta per volgere al termine. Spero che finora vi sia piaciuta.

Ringrazio tutti coloro che commentano!! Smakketè! Vi ringrazio enormemente per la vostra pazienza nel leggere e recensire codesta roba! ^^

A chi legge e non commenta: grazie di leggere. Ma potreste commentare, però... ^^°

Sayonara!
Ele.

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Capitolo 13
*** Capitolo Tredicesimo ***


13. Odi et amo. Quare id faciam, necesse requiris? Nescio, sed fieri sentio, et excrucior. (Catullo)



Rinchiusa in quella stanza, sarebbe voluta morire.

E poi ricordava ancora troppo bene.

Maledettamente bene, e ogni ricordo la distruggeva un po’ di più, man mano che il tempo passava, e man mano che ricordava.



«Ti ha mandato Galbatorix?»

A Leda gli occhi di Murtagh sembravano ancora più gelidi del solito. Freddi come il ghiaccio.

«Sì».

Leda sospirò. Se lo aspettava, immaginava che prima o poi suo padre avrebbe mandato qualcuno a cercarla per riportarla indietro. Soprattutto dopo essersi accorto che si era portata via con sé l’ultimo uovo, quello che si sarebbe dovuto schiudere per lei.

Leda sorrise, un sorriso bieco, malsano.

«L’uovo si è schiuso, sai? Io non conto più molto. So benissimo che non sono io quella che vuole Galbatorix, vuole l’uovo…»

«Gli ordini sono stati precisi. Devo riportarti indietro, con o senza uovo».

Il cuore di Leda riprese a battere più forte. L’amaro sapore della paura le salì per la gola.

«Provaci», disse a denti stretti. Il fremito di energia che ormai le era familiare la scosse e la pervase fino a farle provare un forte freddo e un calore improvviso nelle vertebre, nello stesso momento.



Il breve periodo passato dai Varden era diventato un ricordo nitido da fare male.

I segreti che aveva scoperto sulla famiglia di Murtagh, su cosa aveva fatto, quello che la gente pensava di lui. Una realtà che in tutta la sua chiarezza le aveva aperto gli occhi più del necessario.
L’aveva resa chiusa, e Leda non sapeva definire quel poco tempo più un sogno o un incubo.



Non c’era nessuno. I Varden non l’avrebbero salvata.
Murtagh, il Murtagh che conosceva, il suo amico, non l’avrebbe salvata.

Il suo potere non era stato sufficiente. Leda cadde a terra con una spalla insanguinata. La vista iniziò a confondersi, e più si ripeteva di non perdere i sensi e più si sentiva sprofondare nell’oscurità.

L’ultima cosa che vide furono quegli occhi ghiacciati che l’avevano distrutta dentro, e quando le tenebre si riaprirono era di nuovo nella sua stanza, prigioniera. E degli occhi gelidi di Murtagh, neanche l’ombra.

Solo il ricordo.



Murtagh avrebbe voluto urlare tanto feroci erano i ricordi che lo assalivano ogni giorno.

Non riconosceva più Leda. Forse per i segni della battaglia che portava sul volto, freddo, o forse per il sorriso cattivo che gli aveva rivolto quando lo aveva rivisto; ma adesso Murtagh aveva un nodo, al centro del petto, quando ci pensava. E una volta arrivò persino a chiedersi se Leda aveva provato quello stesso stravolgimento che provava lui, quando si era unito al re.

«Noi siamo amici, vero?»

«Certo!»

«E lo saremo per sempre, vero?»

«Ma che domande fai? Certo che sì!»

Dopodichè si misero a ridere e tornarono a rincorrersi.

Avevano nove anni entrambi.



Leda sorrise dopo tantissimo tempo nel vedere, dalla finestra, le truppe nemiche schierarsi e i draghi levarsi in volo.

Poi si mise a piangere.

Si odiava, odiava la sua vita, suo padre e Murtagh.

Odio verso di tutto.



Odio verso di tutto.

Colmò Murtagh mentre entrava nella sala del trono.

Odio verso un’altra battaglia che forse quel giorno sarebbe stata la fine per lui.

Odio verso Galbatorix, odio verso Leda, odio verso sé stesso.



Leda sentì la porta aprirsi improvvisamente, liberandola dalla prigionia che l’aveva condannata lì per più di un mese.

Vedere Murtagh sulla soglia fu come una secchiata di acqua gelida sulla testa.

«Andiamo» disse freddo Murtagh, prendendola per un braccio. Leda si divincolò.

«Andiamo dove?» chiese senza avere intenzione di seguirlo. Murtagh si fermò. La fissò negli occhi e Leda chiuse il suo cuore a doppia mandata.

«Via».

«Che risposta è “via”?! Io non vengo da nessuna parte se non mi dici dove accidenti vuoi portarmi! E soprattutto non ho intenzione di farmi trascinare via così da uno che… che…»
A Leda morirono le parole sulle labbra non appena Murtagh cercò di parlare.

«La conversazione è interessante, ma adesso ti conviene seguirmi», disse Murtagh con una nota di sarcasmo.

«Cos’è, un altro ordine di Galbatorix? Immagino che la sua arma preferita debba essere portata in suo soccorso…»

«No.» la voce di Murtagh era strana. Tremava come se qualcosa lo stesse divorando dentro. «Vuole che ti porti via. Vuole che porti in salvo sua figlia. Galbatorix, Leda, sta per morire. Stiamo tutti per morire, se non ti sbrighi a seguirmi.» la fissò.

Ti prego Murtagh ti prego non mi guardare così…

Lo seguì ma scoppiò in lacrime.

È tutta colpa mia.
Questa situazione è colpa mia.
Galbatorix è mio padre.
Come posso lasciarlo morire?











.................corner A
Ladies and gentlemen, the end is coming! Come vedete, Leda è stata riportata da Murtagh a palazzo. Ma l'uovo di drago si è schiuso, presso i Varden, presso un ipotetico cavaliere che noi non conosceremo mai. D'altronde, adesso la storia verterà su Murtagh e Leda. Il loro futuro è a un passo da noi...

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto^^ Vi ringrazio per i commenti!! E grazie anche a chi legge solamente!

Sayonara! (mi dileguo... la scuola sta per iniziare e io sono una lavativa di prima categoria. Vado a vivere ancora un po' prima dell'inizio delle lezioni -.-)
Ele

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Capitolo 14
*** Capitolo Quattordicesimo ***


14. Perché mi incombe questa angoscia, mi domina sul cuore e gli svolazza intorno come un cattivo presagio? (Eschilo – Agamennone)



Io… non… posso… come si muovono le gambe. Da sole. Perché? Io non voglio. Voglio fermarmi. Basta, non trascinarmi. Ti prego. Lasciami qui. Non serve a niente, non ho bisogno del tuo aiuto. Lasciami! È colpa mia. Tutta colpa mia. È colpa mia.

Rumore ovunque, quante vite stanno morendo? Quanta gente hai ucciso oggi? Hai la spada insanguinata. Quanta gente è morta a causa mia?

Tu, dimmi tu che lo sai da più tempo di me, meglio di me. Si può ignorare il sangue? Il sangue che ti scorre nelle vene è solo futile materia o è qualcosa di più nell’anima? È il tuo marchio? È la tua condanna il tuo destino?

Rosseggiare.

Il tramonto che muore.

Forse non ho mai smesso di amarti.

Rumore troppo rumore. Mi fa male la testa. Smettila di trascinarmi. Non voglio correre, voglio fermarmi e chiudere gli occhi… forse voglio scappare Voglio affrontare voglio restare qui.

Lasciami Murtagh.

Mi odi, vero?

Cosa è successo ai tuoi occhi freddi gelidi?

Io sto morendo. Da troppo tempo. Lo hai capito – no.

Non ho bisogno di farmi domande.

Ho bisogno delle tue risposte e basta.



Non so se Leda si rendesse davvero conto di quello che stava facendo, quando si è messa in mezzo fra Eragon e Galbatorix. Non ce l’ho fatta a fermarla. Lei è scappata, si è messa a correre e lo ha raggiunto… e la spada di Eragon si è fermata accarezzandole il fianco con la punta sanguigna, e ho visto un lampo di smarrimento, il mio stesso smarrimento.

Perché volevi conoscere la morte, Leda?

Ho sentito così tanta PAURA che neppure mai avevo pensato di…

Il terrore è peggio della morte sai?

La paura di vederti morta, Leda.




Puoi continuare a camminare ma io ho visto.
Mio padre sta combattendo contro Eragon…

BASTA, BASTA, BASTA!!

Non ce la faccio più, basta, vi prego basta…
Non serve a niente.



«Basta!» ha urlato Leda, estraendo la lama di Eragon dal fianco, rilucendo di energia che si spegneva lenta… troppo lenta… innaturalmente lenta…

«Basta… vi prego».

Poi è crollata a terra senza più luce, e il buio l’ha abbracciata, stretta.




Forse almeno il buio
Forse almeno il buio sarà capace di amarmi.



Io pietrificato.

Un idiota.

Sono arrivato giusto in tempo per raccoglierla, fredda sul pavimento.

Eragon che guardava la spada sconvolto.

Galbatorix che moriva, perché ormai per lui era troppo tardi, ma Leda non lo aveva capito.

E sul suo ultimo ghigno malefico passò un’ombra e sorrise davvero

prima di crollare anche lui.





Il buio era accogliente come un fiume gelato in piena. Come sfuggire alle sue onde, al suo abbraccio candido, freddo, trasparente come il cielo sporco?

Quando ho aperto gli occhi la prima cosa che ho visto sono stati gli occhi [così chiari] di Murtagh.

E mi è venuta voglia di piangere.



Io sì che avrei pianto, sai? Ma ho dimenticato come si fa e adesso è troppo tardi.





Amarti è sempre stato così difficile.

Così faticoso.

Però le sfide piacciono anche a te, giusto?

Ho sempre pensato che tu fossi il massimo… qualche volta mi scordavo che eri umano.

Ma le tue mani tremanti e i tuoi occhi lucidi non sono mai stati più belli di ora, Murtagh…



Ho dimenticato come si piange.



Quindi ora tocca a noi ricostruire questa terra?

L’eredità più grande e più pericolosa.

Ma se c’è una cosa che ho imparato è che puoi sfuggire da qualunque cosa, ma non da te stesso.

E quindi basta, basta rinchiudersi in sé stessi che è autodistruzione e basta dimenticare quello che sì è per poter essere quello che non si è…

Basta, apriamo gli occhi per una volta e usciamo allo scoperto, smettiamo di nasconderci.

Noi esistiamo e di questo c’è da esserne orgogliosi.

Quindi basta silenzio.

Io ti amo Murtagh.

Lo griderei al mondo intero.



E se non mi ami non importa – non importa più niente, perché io ti amo e sentire che non è così per te non cambierebbe le cose. Non posso smettere di amarti. Non so come si fa.

Allora prendiamo fra le mani questa eredità.



Leda si svegliò che era da qualche parte, oltre il campo di battaglia, oltre la città.

La prima cosa che vide furono gli occhi di Murtagh.

[Non più freddi, non più gelidi - chiari, chiarissimi…]

«Come stai?».

Leda gemette.

«Io…»

«Credevo che fossi morta».

«Pensi che io possa morire così facilmente?».

Sarcasmo. Leda non era mai cambiata davvero. Solo che adesso le lacrime si riflettevano pallide nei suoi occhi.

«Mi hai fatto prendere un colpo».

«Anche tu, quando mi sei andato addosso…»

«Io ti sono andato addosso?!»

«Sì! Con quella storia della finzione! Io non avevo detto nulla a Galbat…»

Un lampo di Terrore.

«Galbatorix…»

Murtagh non disse una parola.

«Lui è…»

Leda cercò gli occhi di Murtagh senza trovarli.

«…è morto, vero?»

Murtagh annuì.

Leda scoppiò in lacrime, in silenzio, come piange chi odia piangere.

E quindi basta, basta rinchiudersi in sé stessi che è autodistruzione e basta dimenticare quello che sì è per poter essere quello che non si è…



Murtagh decise che non gliene importava più niente, e l’abbracciò.

Per una volta decise di lasciare perdere ogni stramaledetta bugia di Galbatorix e strinse Leda come se non volesse lasciarla più andare.



«Murtagh?»

«Mh?»

«E adesso?»

«Immagino ci cercheranno per ammazzarci».

«Cosa?!»

«Tu sei la legittima regina di Alagaësia, e io il principale esecutore della battaglia delle Pianure Ardenti, il braccio destro di Galbatorix…»

«Tu sei Murtagh, Murtagh e basta, accidenti!»

«…»

«Non voglio dire che devi dimenticare o fare finta di non fare quello che hai fatto. Non ti tolgo alcuna colpa. Solo… ricordiamoci che la vita va avanti, con tutte le responsabilità eccetera, certo… ma bisogna essere capaci di vedere oltre le righe. Altrimenti, niente serve più a niente».

Basta, apriamo gli occhi per una volta e usciamo allo scoperto, smettiamo di nasconderci.





«Io ti amo».

«Cosa?!».

«Ti amo, Murtagh».

«…»

Anche a te piacciono le sfide, giusto?





«Leda?»

«Sì?»

«…»

«…»

«Andiamo ad affrontarli».

«I… i Varden?»

«Sì».

«Va bene».

«…»

«Murtagh?»

«Sì?»

«Promettimi una cosa».

«Cosa?»

«Qualunque cosa succeda, ti prego, almeno per una volta smettila di odiarti. Almeno per una volta».

Noi esistiamo e di questo c’è da esserne orgogliosi.





«…Leda?»

«Sì?»

«…forse ti amo anch’io».


«..forse?»

«No. Ti amo e basta».












.................corner A
Ragazzi, che tristezza. Questo è l'ultimo capitolo. Poi ci sarà l'epilogo. Che non sarà molto allegro.
Ebbene, voi come credete che finirà? Aspetto le vostre ipotesi, e i vostri commenti! ^^ A proposito di commenti, grazie a tutte quelle santissime creature che lasciano una recensione! Domo arigatoo!

Spero abbiate capito questo capitolo. Le parti in grassetto sono dedicate a Murtagh, le altre a Leda. Ho fatto largo uso del mio stile casinista - ovvero una sottospecie di flusso di coscienza, anche se flusso di coscienza propriamente non è. Spero vi sia piaciuto!

A presto, con l'epilogo. E' già scritto, dovrò solo tradurlo in HTML. Visitate spesso EFP, perché presto scorrendo la barra dei capitoli vedrete un numero 15 affiancato dalla scritta "Epilogo"...

Sayonara!
Ele.

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Capitolo 15
*** Capitolo Quindicesimo °Epilogo° ***


15. Non sapevo quanto tempo saremmo stati insieme. Ma chi è che non lo sa? (Blade Runner)



Fine della storia.





«Murtagh, qualunque cosa tu abbia in mente… non farti ammazzare».

Murtagh accarezzò i capelli di Leda che lo fissava, la preoccupazione nitida negli occhi dorati.

«Non ti preoccupare».

«Invece sì che mi preoccupo».

«Non ti fidi di me?».

«No».

Murtagh rise.

«Lo sapevo».

Baciò Leda sulla bocca, un bacio fin troppo timoroso, un bacio diverso da quello di molti anni prima dato per sbaglio – o forse non per sbaglio, sulla collina vicino alla città.

Leda gli circondò il collo con le braccia, accarezzandogli la nuca.

«Murtagh» gli disse con la voce salda e il respiro che tremava«Non potremo restare qui in eterno».

Murtagh non distolse lo sguardo dai suoi occhi neppure per un secondo.

«Potremmo scappare, ammazzare chiunque si metterà sulla nostra strada e vivere braccati per il resto della nostra vita».

Leda fissò a lungo un punto non definito, nel cielo nero della notte prossima alla morte.

«Potremmo».

«Ma è la vita che vorresti, Leda?».

«…no».

Leda indugiò un attimo, poi si alzò.

«Andiamo dai Varden. Sono l’imperatrice di Alagaesia, adesso, e come tale mi sottoporrò al loro giudizio» abbassò un attimo la testa. Murtagh si accorse che aveva paura. «Non mi aspetto di non venire giudicata per ciò che sono o che ho fatto. Ci giudicheranno esattamente per quello che è stato di noi in guerra. E qualunque sia il verdetto, be’, lo accetterò. Proprio adesso che potrebbe nascere una parvenza di giustizia in Alagaesia, di certo non mi metterò ad infrangerla».

Ma io Non. Voglio. Morire.

Non voglio Vederti morire.

Se c’è un destino, quale potrà essere il nostro?

Il nostro…

Il nostro destino…

Io. Non. Credo. Nel. Destino. – non più



Nasuada entrò nella stanza dove Leda attendeva, seduta. Si mordicchiava il labbro inferiore.

Leda alzò gli occhi verso la donna, guardandola fieramente nelle iridi scure. Nasuada scorse un’ombra di irrequietezza negli occhi della ragazza.

«La decisione è stata presa.» disse Nasuada in tono formale. Gli occhi di Leda sembrarono avere la tentazione di allentare la durezza dello sguardo, ma la ragazza non cedette. Nasuada ingoiò un sospiro «Tu sei la legittima erede al trono di Alagaesia, e questo non può essere messo in discussione. Saremmo dei tiranni se ti impedissimo il ruolo che ti spetta di diritto. Regnerai su Alagaesia, se prometti di farlo con saggezza e lontano dal regime di tuo padre, e consultando il consiglio dei Varden prima di ogni decisione.»

Leda tirò un sospiro di sollievo. Nasuada sorrise, aveva avuto modo di conoscere la giovane regina quando ancora era una ragazza fuggita dalla corte del padre, e si era rifugiata nel Surda, dai Varden: era certa che Leda avrebbe regnato con molta più giustizia di quanto la maggior parte del popolo non si aspettasse.

«Lo prometto.» disse Leda con la voce che quasi tremava «Non ho mai appoggiato il governo di mio p... padre, e non lo farò di certo ora. La mia non sarà una tirannia, ma un governo leale verso Alagaesia.» fece una pausa, durante la quale, finalmente, abbassò gli occhi.

Poi disse, in un soffio, come se temesse che se avesse aspettato le parole le sarebbero sfuggite.

«E che ne sarà di Murtagh?»

Nasuada sospirò profondamente.
Sapeva che sarebbe arrivato quel momento.

«Murtagh è stato processato per alto tradimento. Viste le circostanze in cui si è trovato, però, sono riuscita a ottenere un ridimensionamento della pena.»

Fece una pausa, breve ma intensa.

«Murtagh è stato condannato a dieci anni di esilio su Vroengard.»

Il cuore, sale, scende e forse non si fermerà più.

Non potevo essere del tutto felice.

Alla fine è andata così.

Penelope ha atteso venti anni perché Odisseo tornasse. Io sarò capace di attenderne dieci, sognando ogni notte il tuo ritorno?

Un anno. Due anni. Tre anni.


Il tempo prima non era abbastanza, ora è troppo.


Quattro anni. Cinque anni. Sei anni.


Il volto adesso è più sottile, conosce di più, conosce il trono, la vita, il sole dietro la pioggia, la pioggia dopo il sole.

Sette anni. Otto anni. Nove anni.


Il tuo volto è un’ombra. La tua voce è un eco. Eppure ti ricordo benissimo.



Dieci...

Dieci anni.



La reggia era la stessa, vista da lontano, dal pianoro così familiare.

Murtagh era stato lontano dieci anni.

Non sapeva se Leda lo aveva atteso, quali fossero i suoi pensieri di regina, i suoi occhi di regina.


Vista dal trono, la reggia può essere molto diversa.

Leda aveva atteso dieci anni.

Aveva tessuto le sue trame di ricordi, disfacendole ogni notte, nei sogni che agognavano il ritorno di Murtagh.


Mi aspetterai?

Tornerai?



O i tuoi occhi si saranno già persi, già spenti, già lontani.

O i tuoi baci saranno già altri, già sciocchi, già altrui.



Non è un ricongiungimento drammatico.

Anzi, è molto formale.

Leda osservava tutti i giorni fuori dalla finestra, attendendo il ritorno di Murtagh anche quando era perfettamente consapevole che non era quello il giorno. E adesso, anche se l’ora del ritorno è questa, non lo ha visto arrivare.

Le guardie annunciano un visitatore straniero.

Leda neppure pensa sia Murtagh, anche se tiene il conto dei giorni, dei mesi, degli anni e sa che è quello il giorno.

Murtagh entra nella sala del trono e quasi non la riconosce.
Ha il volto più magro, più maturo, gli occhi più profondi - anche se lo sguardo è lo stesso.

Neanche Leda riconosce subito Murtagh. Lui adesso ha una barba sottile che gli copre il volto, gli occhi pieni di ombre, alcune vecchie, altre nuove – anche se lo sguardo è lo stesso.

Lei adesso, invece, ha i capelli più corti.

Leda sorride, immediatamente. Come quando aveva dieci anni.

Murtagh attende un po’, guardingo come al solito. Poi piega le labbra e le lancia uno dei suoi sorrisi così preziosi. Come quando aveva undici anni.

Ormai si trovano faccia a faccia. Sono vicinissimi, distanti un soffio. Non si sfiorano, non si toccano: eppure, li separa un niente.

Murtagh sorride ancora.
«Allora mi hai aspettato.»

In quei dieci anni l’ha pensata come non mai aveva fatto.



Leda sorride ancora.
«Oh, ovvio.»

In quei dieci anni lo ha amato come mai aveva fatto.



In fondo, il tempo non è mai stato dalla loro parte.

Ma che importa?

Il tempo è solo un’inutile concezione dell’uomo, uno stupido bisogno umano...

L’amore va oltre certe cose... altrimenti, non avrebbe senso.

Altrimenti, non avrebbe avuto senso che Murtagh e Leda, ritrovatisi dopo così tanto tempo, non si siano subito gettati l’uno nelle braccia dell’altro.

Non avrebbe avuto senso che Leda avesse cominciato a piangere quando non piangeva da dieci anni.

E non avrebbe avuto senso che Murtagh incominciasse a baciarla sul volto, mentre lei piangeva, e lui le asciugava le lacrime con i baci, seguendo una scia che solo lui conosceva, e incontrava le sue labbra.

Dopo tanto tempo, questo non avrebbe avuto senso, se non fosse stato che quei due si amavano, sì, si amavano alla follia, anche se ci avevano messo quasi trent’anni della loro vita a capirlo e il futuro era ancora tutto da scrivere, e non sapevano se il loro amore sarebbe durato così tanti anni e così tanto tempo...

Ma il tempo è relativo, no?

Eppure niente di questo aveva senso. C’erano loro due, e loro due si baciavano, si amavano. Ed erano passati dieci anni.

Niente ha senso, forse perché non esiste un senso. Almeno, non per l’amore, questo stupido amore, questo maledetto amore...


FINE














.................corner A
E così... è finita.

Vi dirò, inizialmente la storia doveva terminare oiù o meno così:
Il Consiglio dei Varden esiliò Murtagh da Alagaesia. Leda, riconosciuta come legittima regina, prese il suo posto sul trono che fu del padre. Per suggellare l'alleanza fra Impero e popolo, sposò Eragon, il Cavaliere dei Draghi. Non sappiamo se riuscì ad essere felice.
Anzi, la primissima idea era identica a questa che vi ho proposto qui sopra in corsivo, solo che Murtagh veniva condannato a morte.
Poi ho preferito ammorbidire il finale.

Ed eccoci ai saluti, agli ultimi saluti, perché questa storia è ormai finita. Ringrazio tutti coloro che stanno leggendo queste righe, ciò vuol dire che siete riusciti a sopportare ben quindici capitoli - quanto ne sono felice!!! Grazie, grazie davvero a chi ha commentato sempre, a chi ha commentato solo qualche capitolo: Elweren, Elva95, Lady Sphinx, angie83, Queen_of_Sharingan_91, Smartgirl, stefy_81, Ketie1991, thoru honda, sesshy94, Silvietta, bimba'94. A TUTTE, UN ENORME "ARIGATOO"!

*Me inizia ad essere commossa*

In questo epilogo compare un piccolo tributo alle fan fiction di Elweren e Katie1991: Murtagh con la barba, un aspetto che da quel che ricordo piace particolarmente a queste due bravissime autrici. Vi invito a leggere le loro fan fiction, perché davvero meritano! ^_^

Spero che la fan fiction vi sia piaciuta. Che non sia sembrata troppo sdolcinata. Che i personaggi siano IC. Che vi siate divertiti.

Mi trovate comunque nella sezione riguardante a "Naruto", e su forumfree. Per chiunque voglia contattarmi, può utilizzare l'apposito servizio nella Pagina Autore.

Sayonara!
Ele.

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