There is a place in the distance.

di thehurtlocker
(/viewuser.php?uid=271152)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Last chance, last summer ***
Capitolo 2: *** Brace Yourself ***
Capitolo 3: *** I can feel the heartbeat underneath the concrete. ***
Capitolo 4: *** I don't wanna lose you. ***



Capitolo 1
*** Last chance, last summer ***


Ciao! Questa è la mia seconda fanfiction, e come la mia prima ff, è appena all'inizio. Ho deciso di farle alternate perché non ho molto tempo per scrivere, quindi, quando mi viene l'ispirazione per una delle due scrivo e pubblico. Spero che vi piaccia anche questa sul mio idolo DJ Madeon! :D
P.S.
Scusate se è un po' corto ...




Guardava fuori dalla finestra, cercava ispirazione. Era da un po' che non riusciva a comporre musica; si sentiva così male per
questo. Era depresso, triste, neanche i suoi amici riuscivano a rallegrarlo.
Era davanti alla scrivania con un foglio bianco e una penna; cercava di estrarre in tutti i modi qualcosa di buono, di fattibile come
nuovo brano.
Sentiva il secco rumore dell'aspirapolvere passare per tutte le stanze; quello assordante delle casse di sua sorella; sentiva persino
il faticoso rumore del suo cervello sforzarsi. Eppure, niente.
Entrò sua madre con l'aspirapolvere accesa ancora in mano; la spense.
- Ehi amore, cosa fai? - chiese gentilmente, anche se sapeva già la risposta.
- Sto ... pensando. - la sua dolce mamma comprese, si avvicinò e gli strofinò i folti capelli con un gesto apprensivo della mano.
- Scommetto che fuori troverai quello che cerchi, - gli sussurrò all'orecchio - E poi devo pulire camera tua, quindi devi uscire comunque!
Hugo sorrise e mentre usciva da casa portò con sè quel foglio e quella penna.
Fuori era davvero una bella giornata di sole; nonostante fosse agosto, vi era un vento abbastanza freddo, e quindi c'era già chi portava maglie a manica lunga, o addirittura delle felpe.
Hugo non era mai stato sensibile al freddo, anzi, tutto il contrario; indossava una semplice t-shirt bianca, un jeans nero e un paio di Clark nere.
Alcuni passanti lo riconobbero e lo salutarono allegramente; ci furono, poi, due ragazze che gli chiesero una foto e l'autografo. Si mostrò felice anche se non lo era.
Si era fatto notare grazie ad un concorso lanciato dai Pendulum, dove il gruppo chiedeva di remixare la loro canzone "The Island", Quella di Hugo fu la versione migliore. La sua fama aumentò quando pubblicò sul suo canale di youtube il mashup di trentanove canzoni, intitolato "Pop Culture", il suo singolo più famoso.
E ora? Aveva un blocco che non riusciva a rompere.
Si diresse in un parco poco conosciuto della periferia di Nantes; ci andava quando voleva stare da solo, o quando si sentiva triste. Era il suo rifugio sin da quando era piccino.
Si accovacciò alle radici di un albero, ben nascosto dalla vista del lago che vi era di fronte. Iniziò ad osservare e ad ascoltare ogni singolo, minuscolo dettaglio o rumore di quel luogo che conosceva meglio di qualunque altro.
Cercava un punto d'appiglio per ispirarsi. Aveva tanto bisogno d'ispirazione.
Rimase così, fermo, per venti minuti, finché non venne distratto dalle sonore risate di un gruppo di ragazze. Erano cinque; due di loro indossavano pantaloncini corti e canotte, le altre jeans e t-shirt. Alcune si sedettero sul prato, altre si buttarono in acqua sorridenti pur avendo i vestiti addosso. Erano cinque pazze turiste. 
Hugo sentiva il loro forte accento irlandese inondargli le orecchie, rimandandolo alla vecchia musica celtica.
Poi la vide, e fu come un fascio di luce nel buio più totale. Nel vederla smise di essere cieco su quel pezzo di carta; l'ispirazione stava tornando. 
Aveva la pelle pallida, un poco rosata; i capelli rossi volpini le ricadevano in ciocche appena mosse sulla schiena; leggere lentiggini vagavano sul suo viso e delineavano i lineamenti di una rosea sedicenne; e poi, i suoi occhi. Occhi di un rosso-viola intenso; occhi che mai Hugo aveva visto; occhi che esprimevano la profonda maturità di quella giovane irlandese, costretta a rinchiudersi in un corpo tutelato dalle apparenze. Era straordinaria. Ed era diversa.
Guardava le sue compagne divertirsi, ma nel suo viso era presente quella curva sempre all'ingiù, che ormai Hugo aveva imparato a conoscere: la curva della depressione, che a differenza da quella della tristezza e più difficile da far tornare su.
La giovane si alzò e camminò lontana dalla felicità che sguazzava nel suo gruppo; finì non troppo distante da lui. Si mise nella sua stessa posizione, solo che lui guardava lei, mentre lei guardava il mondo. E poi arrivò quel momento, quel momento in cui ella si voltò e vide quel ragazzo misterioso osservarla. Non sapeva chi fosse, nè perché la guardasse, ma percepiva qualcosa che la attraeva. Si guardarono per minimo dieci minuti, e poi si decisero a parlare.
- Ciao. - sentenziò lei, e per la prima volta Hugo sentì la sua calda voce percorrergli le osse e fargli il solletico. Quella voce si trasformò in suoni, e note, e musica.
- Scusami. - disse imbarazzato, e come un fulmine disegnò un pentagramma un poco storto; scrisse a raffica una nota dopo l'altra; mai aveva scritto così tanta musica in un solo colpo.
Lei era sorpresa, curiosa e invaghita. - Scusa di che? - Hugo smise di scrivere; poggiò carta e penna e si dedicò solo a lei.
- Guardandoti mi è venuta l'ispirazione.
- Per cosa? - lo guardava sorridente, anche se non sapeva il perché.
- Musica. 
- Componi? E di che genere?
- Sono un DJ. Davvero non mi conosci?
- Dovrei?
- No. - risero.
- Eileen. Eileen O'Byrne, comunque.
- Hugo Leclercq.
- E qual'è il tuo nome d'arte?
- Eh?
- Quasi tutti i DJ hanno un nome d'arte. Devi avercelo per forza.
- "Madeon".
- Madeon ... - si fissarono ancora; sentivano qualcosa che li costringeva a stare lì, insieme, nonostante la misera chiaccherata.
- Hai degli occhi bellissimi.
- Davvero lo pensi? A non molti piacciono, li definiscono ... "infernali".
- Chiunque la pensi così è uno stupido. - fecero entrambi un timido sorriso.
- Io scrivo. Scrivo storie.
- Lo immaginavo. Hai l'aria di chi vive per mezzo della fantasia.
- Non sono molto diversa da te. Musica e scrittura sono da sempre andati a braccetto. Nel passato, scrittori e musicisti erano considerati "fuori dal normale".
- Così sarei pazzo? - chiese quasi divertito lui.
- No, solo diverso. Vedo dai tuoi gesti, da come ti esprimi che non sei un DJ qualsiasi. Qualunque musica tu abbia composto, l'hai fatta col cuore. Ho occhio per certe cose.
- Potrei dire lo stesso di te.
A interrompere la loro povera, ma ricca, conversazione ci pensarono le amiche di Eileen, bagnate fradice e succubi da intense risate. Quando trovarono la loro piccola irlandese parlare col diciassettenne francese, rimasero di soppiatto e sorrisero bisbigliandosi nell'orecchio l'una con l'altra. 
- Scusami Eilee, ma dobbiamo andare alla festa di Luc, ricordi?? Quel tipo così ..-
- ... palestrato, superfigo, abbronzato, e macho che abbiamo incontrato ieri sera. Sì, mi ricordo. Stavo per andarmene, infatti. - prima che se ne andassero, però, una delle ragazze parlò.
- Be' comunque, non ci presenti il tuo amico? - le solite amiche curiose, vogliose di sapere tutto di tutti.
- Mi chiamo Hugo; abito qui.
- Piacere, ... Hugo. - pronunciarono in coro tutte quante - Scusaci, eh, ,ma dobbiamo proprio scappare. - la ragazza prese Eileen di scatto e la trascinò via, mentre lei cercava di dare un ultimo saluto a quel giovane così speciale.
Hugo la guardò per l'ultima volta e la tenne nella sua mente, precisa com'era. Pelle pallida, capelli rossastri, viso lentigginoso, occhi rosso-violacei. Tornò poi al suo misero pezzo di carta, dove aveva scarabocchiato le emozioni che quella cretaura gli aveva procurato. Restò lì ancora una buona ora; aggiunse note, tolse note, e infine inserì le parole. Ed è così che nacque il suo nuovo singolo, "Finale".
Di Eileen, però, non seppe più niente

*Testo di Finale*

(Aahoo hoo hoo)
Brace yourself
Brace yourself
(Whoo hoo hoo)

Your last chance, 
Last summer, 
Your last dance, 
Beating your own drummer.
Go out fighting.
Go out young.
A flash of lighting.
Brace yourself.
(2x)
[ Lyrics from: http://www.lyricsmode.com/lyrics/m/madeon/finale.html ]
Brace yourself, brace yourself.
Brace yourself, brace yourself.

(Brace yourself for the grand finale! )

Your last chance, last summer, your last dance, beating your own drummer.
Go out fighting.
Go out young.
A flash of lighting.
Brace yourself.

Brace yourself, 
Brace yourself

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Brace Yourself ***


Ciao! Ecco un nuovo capitolo, anche più lungo del primo xD Questa volta ho parlato poco di Eileen, ma ho introdotto nuovi personaggi; sono altri DJ amici di Madeon anche nella realtà. Spero vi piaccia anche questo! :)

Madeon(Hugo)                                                                                                                                             Zedd(Anton)

Madeon(Hugo) 
Porter Robinson                                                                                                                                          Dillon Francis






I loro sguardi si intrecciarono e si capirono all'istante; Hugo vide quei profondi occhi verde smeraldo arrivargli davanti al viso e delle calde braccia avvolgerlo.
- Hugo! Mein Kind, era ora che venissi! - gli urlò Anton, alias Zedd, nelle orecchie.
- Mon ami ... sono felice di essere qui. - i due amici si diressero verso un SUV nero posteggiato di fronte all'aeroporto e vi entrarono, posando nel bagagliaio la valigia e l'attrezzatura del giovane DJ Madeon.
- Porter e Dillon?
- Sono a casa a ... riordinare. - Zedd ammiccò un sorriso divertito, come se quel «riordinare» nascondesse qualcosa di più.
- Che significa ''riordinare''? Che avete fatto ieri sera?? - Hugo sembrava alquanto spaventato a pensare che cosa due americani e un russo-tedesco abbiano potuto fare la notte prima che un loro amico, non ancora ventunenne, li raggiungesse lì, nel Colorado; probabilmente la risposta la sapeva già.
- Ehm ... - Zedd si passò la mano calda dietro la nuca; il solito gesto che sta ad indicare «Ops abbiamo fatto un casino» - Hai presente quella canzone di Taio Cruz che dice, ''I got an hangover, wo-oh! I've been drinking too much for sure ...'', be' ... forse ... - Ecco. Hugo lo sapeva.
- Un'altra volta?! Sarà almeno la quarta volta che vi ubriacate da fare schifo! Meno male che ora è arrivato ''il minorenne'' in casa Robinson. - pronunciò alla fine solenne Mr. Leclercq.
- Seriamente Hugo, ci devi dare una sistemata perché io, Porty e Dillon non possiamo più stare da soli! Ahahaha. - l'autista del grosso SUV, un omone di colore tale e quale a Will Smith in Men In Black, fece un cenno con la testa a Zedd ed egli aprì poi il finestrino che stava sul tetto dell'auto per poi urlare con tutta la voce che aveva - POOOOOOORTEEEER, DIIIIIIIILLOOOOOON!!! SIAMO QUIIIIIIIII!!! - I due americani sbriciarono dalla finestra della cucina nascosti dietro le tende e poi uscirono correndo come due gorilla sbronzi verso la macchina, inciampando ogni tanto.
- Hey Baguette! - urlarono insieme DJ Porter Robinson e DJ Dillon Francis - Homme! Sei qui finalmente!
Madeon uscì dall'auto, mentre il grosso autista prendeva la sua roba e la portava dentro l'enorme casa di Porter.
- Cavoli man, non mi avevi detto di avere un rifugio così grande! - esclamò sorpreso Hugo.
- E come facevano a starci uno stecchino come te, un casinista come Zedd, uno Yankee come me e un ciccione come Dillon in una casa più piccola?? - Dillon si lanciò su Porter, e i due cominciarono una buffissima lotta impacciata.
- Daaai ragazzi! Basta fare i children. Piuttosto: dove andiamo? - intervenne Zedd. 
I due gorilla ubriachi smisero di picchiarsi e si ricomposero di tutta fretta, ma con un infantile sorriso ancora tra le labbra.
- Al parco che ti dicevo due giorni fa, quello dove è caduta tutta la neve!
- Come al parco?! - chiese Hugo sempre più confuso.
- Perché? Pensavi di restare a casa?? QUANDO SI E' NELLA ZONA DI PORTER ROBINSON, O FAI QUELLO CHE TI DICE LUI O QUELLO CHE TI DICO IO, CHE SONO SEMPRE PORTER ROBINSON! - gli urlò a squarciagola - Quindi, tutti al parco!
Fortunatamente, Madeon era coperto abbastanza da poter «giocare nella neve» come volevano i suoi pazzi coinquilini Disc Jokey che non gli lasciavano un minuto di pace, nemmeno dopo un viaggio faticoso come quello da Nantes a Denver. 
Indossava un semplice cappotto nero e dei jeans blu con delle Adidas nere, quasi nuove perché non le usava mai; un cappellino a tenergli calda la testa e una morbida sciarpa attorno al collo, anch'essi neri. Abbigliamento adatto per inizio Novembre.
Raggiunsero tutti questo famoso parco, che a Hugo ricordò il suo di Nantes d'inverno; anche lì vi era un lago, ma era ghiacciato per il freddo.
I due gorilla si buttarono a peso sulla soffice distesa bianca e cominciarono a fare una battaglia a palle di neve; altro che nella fascia dei vent'anni questi ragazzi!
Zedd e Madeon li raggiunsero poco dopo e fecero lo stesso. 
Dopo un quarto d'ora di guerra, i quattro si misero seduti sotto un grande albero nei pressi del lago e cominciarono a parlare del più e del meno.
- Così l'ho mollata. Non la sopportavo più. - dichiarò Dillon senza pudore; Anton e Porter risero divertiti, mentre Hugo sembrava contrario.
- Quindi, l'hai mollata soltanto perché aveva detto di essersi «innamorata» e perché insisteva a stare con te più spesso??
- Esattamente. Lo sai che non voglio storie serie; quando si innamorano vuol dire che vogliono qualcosa di importante. 
- Non ti capirò mai Dillon .. - disse Hugo muovendo la testa contrarariato.
- Nemmeno io capirò mai te, se per questo! Da quant'è che non hai una ragazza, baguette??
- Da quando avete incominciato a chiamarmi in quel modo.
- Ahahahaha, no seriamente. Che io sappia, non ti ho mai visto freq uentarne una .. Devo dedurre che tu sia gay? - Zedd e Porter si allontanarono da Hugo ridendo.
- No, certo che no! Voglio solo trovare quella giusta...
- ''Quella giusta''?
- Sì, insomma ... - Hugo si ricordò, infine, di Eileen, dei suoi lunghi capelli rossi, dei suoi splendidi occhi «infernali», delle sue timide lentiggini, e dei suoi sguardi fugaci che lo colpivano dritto al cuore - Quella ragazza che mi faccia sentire ... vivo.
Dillon era perplesso e cercava risposta tra le facce perse di Porter e Anton, ma purtroppo loro erano sconvolti ugualmente; infine Zedd si riprese e parlò.
- HEY! DOVE TIENI NASCOSTO IL MIO HUGO, TU STRANGER?! DOVE LO HAI NASCOSTO, EH?? - scosse il piccolo francese con le braccia, prendendolo per le spalle; Hugo abbozzò un tenero sorriso. - Mate, non sappiamo cosa ti sia successo là a Nantes, ma si vede che è qualcosa che non ti fa stare felice, quindi non toccherò più l'argomento, ma ora sei qui con noi, e NOI VOGLIAMO VEDERTI RIDERE E DIVERTIRTI E BASTA!- tutti e tre i DJ lo abbracciarono e gli diedero una pacca sulla schiena come per confortarlo.
- Grazie ragazzi; significa molto per me avervi come amici! - poi iniziarono a canticchiare canzoni e a ridere insieme come quattro uniti fratelli.
Dopo mezz'ora di stupido chiacchericcio tornarono a casa; Zedd e Dillon sprofondarono nel comodo divano di pelle nera e presero due birre dal mini-frigo lì a fianco; Porter stette in cucina a trafficare con bicchieri e piatti sporchi nel lavandino, probabilmente rimasti lì dalla «notte brava»; Hugo si diresse nella camera predisposta per lui. Vide che la sua roba era stata adagiata sul comodo letto rosso, rosso come i folti capelli della sua Eileen; quanto gli mancava!
Prese il suo Mac dalla valigia e lo accese; inserì la password e si collegò a twitter per aggiornare i suoi amati fan: ''A casa di @porterrobinson con @Zedd e @DILLONFRANCIS''; poi controllò le menzioni:

- @faiience 3 ore fa: ''@madeon hey bb come te la passi?? Have a great day! 
- @deadlyclaris 1 ora fa: ''@madeon ma non vuoi più parlarmi? sei arrabbiato?                                    
- @DILLONFRANCIS ora: ''@madeon asshole vieni in sala e non fare l'asociale!'' - e tante, tante altre che non stette a controllare.

Hugo rise e raggiunse gli altri nel grande salone.
- Molto simpatico Fran. - poi prese una red-bull analcolica dal mini-frigo e si sedette affianco ad Anton.
- Non eri mica tu il nostro angelo Castiel che ci doveva aiutare a bere di meno?? - disse il russo bevendo, intanto, un'altro sorso.
- Sarò pure il vostro Castiel, ma anche lui si dava da fare ogni tanto! Non l'hai vista la quinta stagione? - ammiccò sorridente Madeon.
- Amo Supernatural. - aggiunse, infine, Porter tornando dalla cucina - Quella sì che è una cazzo di serie tv che merita!
- Woh-woh, ragazzi! - urlò all'improvviso Dillon con gli occhi quasi incollati allo schermo del suo blackberry - Calvin Harris mi ha twittato.
- E cosa dice lo scottish?
- Dice che starà qui a Denver per pochi giorni insieme alle Nervo Twins; gli piacerebbe vederci.
Tutti guardarono Porter che quasi non impazziva per ciò che aveva appena sentito - HAI DETTO PROPRIO LE NERVO?! - mezzo mondo sapeva che lui aveva un debole per le bionde DJ Nervo; perfino esse.
- Yeup! Miriam e Olivia Nervo; Cal ha detto di farci trovare al Denver Nightlife alle 10 p.m.
- Che ore sono ora? - chiese Zedd.
- 7.45 p.m.
- Bene, allora abbiamo tutto il tempo per prepararci. Intanto Porty, cuciniamo qualcosa che sto morendo di fame e scommetto di non essere l'unico.
Mentre si dirigevano in cucina. Hugo avvertì qualcosa allo stomaco. Non sapeva cosa fosse. ma sentiva che quella serata avrebbe riservato qualcosa ...
Non lo sapeva, ma lo sentiva.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** I can feel the heartbeat underneath the concrete. ***



Ciao a tutti! Scusate la mia assenza ... Comunque! Non perdo tempo e vi auguro BUONA LETTURA! :D

P.S.
Ho inserito nuovi personaggi! :3


Miriam e Olivia Nervo                                                                                                                                 Calvin Harris

Miriam e Olivia Nervo



Sembravano quattro agenti dell'FBI in borghese. Tutti con i loro soliti vestiti, ma con quegli orrendi occhiali scuri per non farli riconoscere.
Quando entrarono nel locale, il Denver Nightlife, la musica era trionfante,  quasi aspettassero tutti il loro arrivo. Notarono subito i ciuffetti biondi delle teste dello scozzese Calvin Harris e delle gemelle Miriam e Olivia Nervo, di cui nessuno, a parte i genitori si spera, sapeva l'età.
- Guys! - esclamò Calvin - Che cazzo sono questi occhiali? - domandò con fare comico sfilandoli dal viso di Zedd.
- Per passare inosservati.
- Sembrate dei coglioni! Avanti, toglieteli! - e tutti eseguirono diligentemente; le Nervo intanto se la ridevano di gusto, nascondendosi con le mani e bisbigliando qualcosa nelle orecchie.
Arrivò il cameriere poi, un ragazzino smidollato con le braghe che fra poco arrivavano a terra, e chiese loro cosa volevano da bere:
- Tre chupiti: uno per me, e due per le signore - ordinò Cal avvolgendo le sorelle tra le braccia.
- Tre Beck's per noi - aggiunse Dillon - e una birra analcolica per lui - indicò il povero Hugo.
- Allora, vi piace Denver? - chiese Porter cercando di usare il tono più seducente che avesse rivogendosi alle due bionde musiciste.
- Bah... preferisco New York. - dichiarò seccata Olly.
- Los Angeles. - disse quasi sprezzante Miriam.
- Be', neanche a me piace questo cumulo di neve! - si intromise Dillon agguantando il suo compare.
- Ehi Madeon! Come va con la musica? - Calvin volle staccarsi dal resto del gruppo e si avvicinò al giovane francese - Ho sentito "Finale" e "The City" e, amico lasciamelo dire, sono delle bombe! Droghe! Le ascolto in continuazione, non posso farne a meno! - il viso del piccolo DJ si riempì di gioia nel sentire ciò. Era una gioia che provava solo quando la sua musica riusciva ad emozionare le persone.
Gli capitava a volte di digitare il suo nome su Google e di leggere con mera curiosità quello che fan, o critici, o chiunque scrivesse su di lui. C'era chi dichiarava di «rimanere incinta solo nel sentire il suo 'Hello' nelle interviste»; chi diceva che «ha un viso troppo da bambino per fare il DJ»; o chi scriveva di «piangere per ogni suo brano, perché arriva propio lì, al cuore ». Ecco. Questi tipi di commenti lo facevano sempre lacrimare dalla felicità.
Ci era riuscito. CI - E - RA - RIU - SCI - TO!
Era questo, il suo sogno. Fare musica, farla ascoltare alle persone, farla apprezzare al mondo perché esso si emozionasse e lo comprendesse.
Ci era riuscito.
- Amico, dimmi, usi qualche tipo di sostanze stupefacenti mentre scrivi queste wonderful shits?? - disse Cal sempre più gasato, col sorriso a trentasei denti e gli occhi spalancati dall'allegria; effetti degli alcolici sugli scozzesi, si sa.
Hugo rise e poi lo ringraziò dicendo, 'Sì Cal, ho usato un bel po' di ecstasi, si si!'.
Bevvero altre birrette il trio Anton - Porter - Dillon, mentre le Nervo si rimpinzavano di olive fregate dai bicchieri lasciati al bancone; Cal si recò alla toilette, mentre Hugo decise di prendere una boccata d'aria da quella tinozza ubriaca.
Uscì fuori nel retro del locale e poggiò la schiena sul muretto al fianco della porta; respirò profondamente, chiuse gli occhi, li riaprì, e fu in quel momento che anche lei lo raggiunse dalla parte opposta in cui lui sostava col telefono in mano che squillava - casualmente eh - "Masta Blasta" del vecchio Dillon.
- Pronto? Alex? Ma dove sei finito?! Ti stanno aspettando tutti qui!! Ti conviene sbrigarti perché Richie sta già dando di matto dopo neanche un bicchiere, e Nic-... Cosa? - la sua squillante voce si fece timida e spezzata da un improvviso timore; si fece vacillante - Alex... stai scherzando? M-ma.. Cosa accidenti significa?! - tornò squillante, ma carica di rabbia e forza, e dubbio - Alex.. non puoi dirmi questo. Sono tredici cazzo di anni che ci conosciamo! TU SEI IL MIO MIGLIORE AMICO! - ed è lì che Hugo fu più preso dalla conversazione; girò il viso e la vide: appoggiata al muro, piegata verso lo stomaco con una mano sul ventre e l'altra che stringeva il telefono vicino all'orecchio destro. 
Era alta più o meno come lui - se non avesse indossato i tacchi; aveva i capelli lunghi fino alle spalle color nocciola con una frangetta asimmetrica; timide gocce d'acqua dolce le bagnavano il viso rigandole le rosse guance, che delinevano la faccia di una ragazza troppo matura per un corpo ancora acerbo. Un po' come lui.
Doveva avere tra i quindici o i diciassette anni.
Indossava un lungo vestito blu elettrico; delle collant del colore della sua pelle rosea; una fluorescente giacca lime che finiva appena sotto il seno - poco più abbondante di una terza, e delle luminose décolléte giallo lime; alla vista dei vertiginosi tacchi, Madeon abbandonò l'idea che fosse tra i quindici e i sedici anni: doveva essere maggiorenne.
Smise di osservarla, tornò a guardare davantu a sè, ma sempre ascoltando il pianto isterico di quella ragazza che stava perdendo il suo migliore amico.
- Alex, Alex ti prego! Non puoi farmi questo... Io ti sono sempre stata accanto, porca miseria! - gridava contro l'apparecchio e veniva scrutata dal giovane DJ, di cui forse non si era ancora accorta.
- Ma almeno mi vuoi spiegare "perché"? - pregava il suo Alex - COSA?! Alex, io.. - la ragazza spostò la mano libera dal ventre ai suoi capelli, e li strinse tra le dita con un gesto disperato; poi si accasciò seduta sul muretto cui prima poggiava.
Era distrutta, triste, persa, sola e sofferente.
Iniziò a piangere singhiozzando, e quella mano che prima strizzava i suoi capelli, raggiunse il suo viso e le strofinò gli occhi asciugandoli dalle lacrime e sbavandole il pesante trucco.
- Alex.. scusa.
Quelle nove lette più due punti di sospensione e un ounto fermo furono gli ultimi suoni emessi dalle sue labbra prima che il suo tanto amato migliore amico attaccasse la cornetta e l'abbandonasse definitivamente.
La ragazza fece cadere il telefono sul ventre e poi si cinse la testa con le mani, ormai entrambe libere, per assecondare il pianto.
Hugo sentiva i suoi singhiozzi e avrebbe voluto tanto avere la sua attrezzatura e suonarle qualcosa per farla sentire meglio. Voleva dirle qualcosa, ma ci pensò prima lei.
- So cosa stai per chiedermi.
Il francese fu sorpreso di quella frase; si girò di scatto a guardarla, e l'unica cosa che gli venne fuori di dire fu un imbarazzato, 'Chi? Io?'.
- Sì, tu. "Come stai?", no? Be', mentirei se ti dicessi che sto bene, probabilmente. - si alzò a fatica e si diresse di fronte a Hugo, e lui vide finalmente i suoi splendidi occhi arancioni come il tramonto autunnale; il suo piccolo e semplice viso imbottito di phard, e poi le sue splendide, rosse, labbra.
Gli protese la mano, con le unghie smaltate di verde fluo, in un gesto formale.
- Aaliyah Stacey. E tu sei..? - gli occhi della bella mora si illuminarono come avesse visto l'arsilvichingo; e invece aveva davanti a sè il suo più grande idolo. - OH MERDA. - esclamò scioccata. - Scusami. - lui le fece un cenno con la testa, come per indicarle un 'Tutto ok'.
- M-ma, ma.. tu sei Hugo Leclercq! Madeon! - le lacrime tornarono sul viso dell'americana, ma questa volta erano quelle lacrime che Hugo sperava sempre di portare sulle facce delle persone: lacrime di gioia.
- Io.. tu.. DIO MIO, IO TI ADORO! - quello che il nostro DJ non si aspettava era il forte abbracciò che lei gli diede; pieno di energia come solo dei veri fan possono fare.
Pochi secondo dopo, lei si staccò dall'esile corpicino della persna che ammirava di più sulla terra, e cominciò a parlare come un missile infiorettando lui e la sua musica di splendidi e dolci aggettivi,
Si incamminarono allontanadosi dal locale, senza badare agli amici che ivi avevano lasciato.
- Sembri piuttosto piccola per quei tacchi.. - azzardò Hugo.
- Quanti anni mi dai? - lui ripensò alle sue ipotesi, e disse 'venti'.
- Sbagliato. Fai trenta meno venticinque più tredici. - Madeon ci pensò su giusto sei secondi e poi capì.
- Diciotto.
- Esatto. Diciotto. Compiuti il mese scorso.
- Wow. Abbiamo la stessa età.
- Lo so. E non sembriamo entrambi così grandi! - in effetti era così: di Hugo dicevano tutti sembrasse un tredicenne.
- Se posso chiedere... cos'è successo con quell'Alex?
Il viso di Aaliyah si arrestò in una morsa di dolore, il sorriso scomparve e una delle due mani corse automaticamente a toccare la zona in cui si trovava il suo piccolo, tormentato cuore.
- Niente. Gli amici vanno e vengono; un po' come le mestruazioni, ma più dolorosi. - certo Madeon non aveva la più pallida idea di quanta sofferenza potesse causare la perdita di sangue mensile che tocca alle donne, ma poteva immaginare cosa significasse perdere un caro amico. Gli venne in mente Zedd, ma non seppe perché.
Raggiunsero un parco su cui la neve non aveva trovato alloggio, illuminato da pochi lampioni dalla luce fioca; l'erba era secca e la terra asciutta; decisero di sdraiarsi su quel prato, ancora un poco estivo, con gli sguardi rivolti verso il cielo blu costernato di stelle che brillavano sopra le loro giovani teste.
Per un bel po' rimasero in silenzio.
- Ti è mai mancata una persona a cui volevi tanto bene? - domandò all'improvviso lei, rompendo il silenzio che con un patto non detto si erano accordati.
- ..Sì. - all'inzio Hugo pensò ad Eileen, ma poi si ricordò del suo primo vero amore: Genevieve Moulint.
L'aveva conosciuta  in un'età in cui la musica non faceva ancora parte delle sue giornate; quando non faceva concerti fino a mattina presto; quando dormiva più di due ore a notte; l'aveva conosciuta all'età di sei anni, quando ancora non sapeva cosa significasse la parola «amore».
Aveva i capelli color miele, gli occhi azzurri e le labbra di un rosa molto accentuato. Se n'era innamorato a prima vista, un po' come con Eileen, ma quella volta era stato diverso. Era stata Genevieve a insegnarli cosa fosse realmente l'amore. Ma un brutto giorno lei se ne andò da Nantes per trasferirirsi a Lille, e lui non la vide più. Ne sentì motlo la mancanza, ma poi la dimenticò col passare del tempo. La rivide una volta sola quando ebbe suonato a Coachella mesi prima; gli erano venute quasi le lacrime nel rivederla!
Era ancora bella come se la ricordava.
- Allora saprai che è la sensazione più triste che si possa avere. - sentenziò infelice Aaliyah sospirando.
- Non è la più triste - Hugo si portò le braccia dietro la nuca a fargli da cuscino - ma è solo una brutta sensazione che, prima o poi passa, fidati.
La giovane yankee alzò la testa sorpresa e si girò a guardare il suo idolo, DJ Madeon, che era proprio lì al suo fianco. Sorrise. Anche se dentro si sentiva morire. Hugo la notò mentre assorta lo osservava e si girò anch'esso a guardarla.
- Cosa c'è? - le chiese dolcemente.
- Niente. - e sorrise ancora di più - E' che.. tu mi rendi felice. Per quanto triste o disperata io possa essere, tu mi rendi sempre felice. Mi fai sorridere, sempre. La tua musica è la mia sopravvivenza.
Hugo Leclercq rimase di soppiatto a quelle parole. Non sapeva cosa dire, fare.
La abbracciò. La strinse tra le sue braccia, così, teneramente. Sentì il suo profumo inondargli le vie nasali, ed era buono. Il viso era coperto dai suoi folti capelli che odoravano di cocco.
Era unica.
Non si dissero più una parola, ma nel loro cuore lo sapevano che il loro legame d'amicizia sarebbe cresciuto di secondo in secondo.

Così, Hugo Leclercq conobbe la sua migliore amica: Aaliyah Stacey.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** I don't wanna lose you. ***







Respirò profondamente e l'aria gli entrò fresca e potente nei polmoni; scricchiolò le dita e il collo, come per prepararsi ad una lunga sessione di esercizi, mentre invece si stava scaldando per un altro concerto.
Erano le 6.48 p.m del giorno 1 Dicembre 2012 e al Magdalena di Berlino c'erano solo lui, la troupe e il suo caro amico Anton, alias Zedd, che lo avrebbe aiutato nella serata.
Non erano rimasti molto a Denver, a casa Porter Robinson; giusto tre settimane di spasso, ma anche di lavoro, poi tornarono per due giorni nelle loro rispettive case.
Dillon a Los Angeles, Anton a Kaiserslautern, Hugo a Nantes.
 E Aaliyah? Aaliyah era dovuta rimanere là, a Denver. Non poteva certo abbandonare gli studi per un diciottenne spocchioso che dorme poco, beve tanto e vive solo per mezzo di musica, elettronica per giunta.
Aveva pregato Hugo di farla venire con lui, ma egli insistette per il contrario; lui aveva abbandonato gli studi tre anni prima per agguantare un sogno che non era sicuro di poter raggiungere; non si reputava un buon esempio da seguire, perciò voleva che lei restasse per continuare a vivere la sua vita così come l'aveva programmata. Tuttavia, si sentivano spesso, anzi molto, tramite Skype, Twitter o Whatsapp. A volte si chiamavano per delle ore, e Dio solo sapeva che cosa li trattenesse così a lungo a sprecare le loro voci per il bisogno disperato di sentirsi, necessariamente e inevitabilmente. 
Parlavano di tutto, dalla letteratura, al cinema, ai gossip più stupidi, fino alla cartaccia di un hamburger, ma mai di quella cosa chiamata 'amore'.
Non lo avevano mai fatto per ragioni che potevano essere ovvie o meno, ma Hugo aveva notato che al solo nominare di quella parola Aaliyah si spegneva nel profondo del suo animo e diventava più gelida del Polo Artico.
Chissà cosa la infastidiva di quel sentimento così normale e insano, pubblico e al contempo privato, bello e brutto, reale.. o no? Se lo chiedeva sempre quando le parlava; la immaginava seduta sul divanetto verde del salotto di casa Stacey, con una mano nei folti capelli e il sorriso  dai bianchi denti che non perdevano tempo a mordicchiarsi le labbra sempre velate da rossetto di qualsiasi colore che sia rosso, rosa, viola, arancione, giallo, verde, azzurro..
Pensava, a volte, al modo in cui l'aveva conosciuta; in quel locale, tra le lacrime, mentre il suo migliore amico le diceva addio. Si domandava se forse era proprio lui il motivo per cui non voleva parlare di 'sentimenti'.. d'altronde, quando aveva provato ad aprire l'argomento la seconda volta - cioè, due settimane prima - lei aveva istintivamente iniziato a parlare di nachos, e di cucina messicana in generale. Così Hugo, decise di non chiederle mai più nulla al riguardo.
- Ehi amico, stasera si baaaalla! - proruppe Zedd saltando addosso il suo gracile corpo - Ci divertiremo un casino, me lo sento. E quando avremo finito, ci ubriacheremo come pazzi, hai capito mon Hugò?
Quello annuì col capo, ma con la mente altrove, persa nei propri pensieri confusi e frastornati.
- Allora, qual'è la scaletta, mate?- Madeon tornò alla vita reale, e trafficando col suo Mac, aprì un file contenente il programma della serata.
- All'inizio farò partire Technicolor in automatico, con le tre launchpad allineate - è un esperimento che metto in atto per la prma volta, quindi dopo lo proviamo prima dello show; subito dopo io entro e suono Technicolor giusto quel poco che serve come anteprima di questo prossimo singolo; dopo parto con la nuova versione di The City, che comprende alcune variazioni soprattutto nella parte del ritornello; proseguo con la tua Stache - ovviamente senza la traccia vocale di Lady Gaga - e Dovregubben; poi con Walkman di SebastiAn - infilandoci qualche verso da 99 Problems di Jay-Z -; poi The Way We See The World di Afrojack, Dimitri Vegas e Like Mike; un Mashup di Bangarang di Skrillex e DJ di Alphabeat; un altro Mashup di  Maths di Deadmau5 e Technologic dei Daft Punk; una variazione di Katy On A Mission di Katy B; un mix tra Girl On Boy di Wolfgang Gartner con Standing In The Way Of Control dei The Gossip; Robot Rock e Harder Better Faster Stronger dei Daft Punk; Genesis e D.A.N.C.E. dei Justice; il mio nuovo brano Ubelkeit; i miei Icarus e Pop Culture; il mio remix di Raise Your Weapon di Deadmau5; e infine la versione di Finale remixata da Netsky.
- WOW. Poca roba, eh? E quand'è che dovrei entrare io? - rise scherzando.
- Tu entri all'intervallo tra The Way We See The World e il Mashup di Skrilla e Alphabeat, ok?
- Ja, amigo.
Si spostarono dall'impalcatura della postazione da DJ e entrarono nel backstage; si sedettero nella sala tra i due camerini nominati rispettivamente 'Madeon' e 'Zedd'.
- Ma come va con quella tua amica.. Aallion?
- Aaliyah. Bene, ci sentiamo alcune volte.
- Mm.. E siete solo amici??- aguzzò il tedesco, strizzandogli l'occhio sinistro.
- Esattamente. Solo amici, non farti strane idee, russo pervertito.
- Ahahaha, io non mi faccio nessuna idea, IO SO. Aaavanti, ammettilo: è sexy.
- Sì, è carina, ma non è quello ad interessarmi.
- Ohh ma smettila! Il giorno che finirete entrambi nello stesso letto penserai a me e dirai, 'Ecco, quel figlio di puttana di Anton me l'aveva detto'- Hugo rise a crepapelle, non riuscendo a trattenere le lacrime si piegò in due e quasi Zedd ebbe paura che vomitasse - Faceva così ridere?
- No, ma il modo in cui l'hai detto.. HAHAHAHAHAHA.- era un miracolo veder ridere quel francesino così tanto in una volta sola; Zedd se ne compiacque.
- Ma.. posso farti una domanda?- chiese Anton inaspettatamente; Hugo ne fu sorpreso.
- Certo!- Zedd si avvicinò davanti al suo viso, così da ritrovarsi faccia a faccia, e Madeon non era sicuro di poter trattenere le risate ancora per molto.
- Ma davvero non hai una ragazza, Baguette?
Basta. Scoppiò a piangere dal ridere.
- E che cazzo ti prende ora?? Sei impazzito?!
Ci vollero ben dieci minuti perché Hugo la piantasse di fracassarsi le budella dalle risate, dieci minuti in cui Anton cercava di capire cosa lo avesse fatto tanto sbellicare; quando finalmente il ragazzo si era ripreso, i due tornarono nello stage.
- Si può sapere cosa ti ha fatto così ridere???
- Non lo so.. ahaha - si asciugò le lacrime con i palmi delle mani - So solo che sei troppo comico con quella faccia... Ahahaha!
Sentì vibrare il telefono nell tasca destra del suo jeans blu scuro: Aaliyah.
- Ohhh allora vi lascio da soli! Come si dice.. 'C'est l'amourr!'- e così dicendo, il ventitrenne Anton Zaslavski si allontanò coi suoi pensieri perversi.
- Aaly.
- Hugo!- la voce della giovane americana era squillante e gioiosa, ma spenta allo stesso tempo - Come stai?? Ti stai preparando per il concerto?
- Sì, io e Zedd abbiamo letto la scaletta.
- Ah c'è anche lui? Salutamelo.. - disse sempre con tono allegro.
- Lo farò. - promise lui - Allora, come vanno lì le cose?
- Bene, suppongo. Non ho voglia di studiare.. 
- Devi Aaly, me lo hai promesso.
- Lo so.. Ma è talmente una rottura di palle!
- Perché credi che ho abbandonato?- rise, ma più pacatamente di prima.
- Ah-ah. Ma almeno tu avevi un sogno da inseguire, io no.
- Sì che ce l'hai.
- E sarebbe?
- La tua vita.
- Wow, che filosofo Hugo, davvero. Potevi fare questo invece che il Disc Jokey!- ammiccò comicamente.
Ci fu un minuto di silenzio, e poi arrivò una domanda che Hugo non pensava avrebbe mai udito, specialmente da quel pulpito.
- Hugo, tu credi nell'amore?- il tono della sua felice voce aveva assunto un che di strano, quasi ambiguo, e per un momento Hugo provò paura.
 
'Mm.. E siete solo amici??'
 
- Non saprei.. - gli mancò l'aria, e gli occhi iniziarono a non vederci bene; vedevano rosso, solo rosso.
- Io non ci credo.- che cosa intendeva?- Io odio quella parola. La detesto. Quella maledetta parola.
La paura di Hugo si trasformò in angoscia, e poi in terrore: ma che diavolo le stava prendendo?!
- Una volta amavo un ragazzo, nei tempi in cui quella schifosa parola aveva ancora un barlume di senso per me.- fece una pausa in cui cercò di respirare affannosamente - Amavo quello stronzo con tutta me stessa. Hai presente, no? Io lo amavo.- Sì, aveva presente ma non capiva.- Poi lui mi ha abbandonata. E io ho smesso di crederci in quel 'sentimento'; per me divenne solo una brutta parola. Un tabù, come 'sesso' o che altro.- Madeon la sentì piangere e in cuor suo avrebbe voluto aiutarla, ma non sapeva cosa dire.
 
- Scusa.- sibilò infine Aaliyah Stacey. La chiamata terminata.
 
Zedd tornò, e trovò un Hugo sconvolto e impietrito davanti al proprio iPhone.
- Stai bene?- gli chiese mollandogli una pacca sulla spalla destra.
- Sì, credo.. Tirami uno schiaffo.
- Cosa?!
- Fallo e basta!!
 
BAAM!
 
Hugo chiuse e riaprì gli occhi, come se fosse rimasto in uno stato di trance; abbandonò un incredulo Anton lì e si recò in camerino.
-Heyyy!! Ma che ti prende???- urlava quello, ma la voce si affievoliva man mano che Madeon si allontanava.
Si chiuse a chiave nella stanza, andò in bagno e si buttò dell'acqua addosso.
 
'Hugo, tu credi nell'amore?'
 
- Hugo, tu credi nell'amore?- si domandò da solo.
In quella stanzetta vi era una radio che trasmetteva ad alto volume Metropolis Pt. II dei vecchi amici di Hugo The M Machine, e in quel momento pensò fosse la canzone più triste del mondo, nonchè la più adatta a quel momento di completa desolazione e confusione.
Ci vedeva ancora rosso; forse gli era venuta la congiuntivite? Di solito però non è così che funziona..
 
Capelli rossi volpini, lentiggini sparse per quelle guance bianche e pallide, occhi rosso-viola.
 
Era un nome.
Era un nome
Era un nom
Era un no
Era un n
Era un
Era u
Era 
Er
E
Ei
Eil
Eile
Eilee
Eileen
Eileen.
 
Eileen O'Byrne.
 
Alla radio Metropolis era finita da un pezzo, e ora imperversava Mr. Brightside dei The Killers remixata da Jaques Lu Cont. Grande canzone.
 
'Hugo, tu credi nell'amore?'
 
- Hugo, tu credi nell'amore?- si domandò nuovamente - Eileen O'Byrne.- disse, assaporando ogni singola lettera come fossero state solide zollette di zucchero sulle sue labbra.
 
Capelli rossi volpini, lentiggini sparse per quelle guance bianche e pallide, occhi rosso-viola.
 
No. Vedeva rosso per qualcos'altro; aveva un brutto presentimento.
Chiamò Porter, quasi inconsciamente, e gli chiese un piccolo favore.
- Ehi amico.
- Fratello, dimmi tutto!- il vecchio Porty gli mancava più di tutti, era il suo amico più caro.
- Ho bisogno che mi aiuti.. Ecco, Aaliyah..
- Si?
- Credo non stia bene.
- Davvero?? Vuoi che vada a vedere come sta?
- Ne sarei felice.. Ovviamente, solo se non hai nulla da fare.
- Ma no, figurati. Ci penso io a lei!- Hugo poteva vedere l'occhio di Porter fargli un cenno rassicurante e, anche se lo immaginava soltanto, già il suo cuore si sentiva più sollevato.
- Ti ringrazio davvero tanto. Chiamami se c'è qualcosa che non va, prima del concerto però.
- Certo certo. Ah, buona fortuna! E salutami quel tedesco peloso che hai deciso di portarti dietro.
- Ahaha sicuro! Ciao Porty.
- Ciao Hugo.
Chiuse la chiamata e sospirò due, tre volte.
Cos'era tutta questa angoscia improvvisa?
Si strofinò gli occhi e dal vedere rosso passò al vedere opaco; si sciaquò un'altra volta il viso con acqua gelida e finalmente inziò a rivedere perfettamente.
Si accasciò sul divanetto e chiuse gli occhi per scrollarsi di dosso tutto.
 
'E io ho smesso di crederci in quel 'sentimento'; per me divenne solo una brutta parola. Un tabù, come 'sesso' o che altro.'
 
Ma che diamine le era successo?
Il cellulare vibrò e Hugo ebbe paura fosse Porter.
Invece aveva ricevuto una mail.
Era lì per lì per non leggerla; ne riceveva a migliaia in continuazione e non aveva sempre voglia di leggerle tutte. Invece lo fece, la aprì, e ci mancava poco che svenisse.
 
 
 
Data: Sabato 1 Dicembre 2012.
          7.13p.m
 
To:     its.madeon@gmail.com
 
From: eilee.byrne@gmail.com
 
''Ok, dimmi che sei tuo Hugo! Se si, ciao sono Eileen, ti ricordi di me? :)
Mi ricordavo il tuo nome d'arte fosse Madeon, e quindi ti ho cercato ovunque ma non ti ho trovato. Le mie amiche mi hanno detto che se mi fossi iscritta a Twitter probabilmente ti avrei trovato lì.. Ero scettica verso questa specie di Social Network, ma poi ha incominciato a piacermi! Ho ritrovato tanti miei vecchi amici e star che adoro, incluso te ovviamente. Ho provato a twittarti ma non mi hai risposto :( ho pensato - e sperato - che fosse solo perché ricevi molti tweet.. In ogni caso mi hanno detto che questa è la tua mail, e quindi volevo provare a scriverti qui, anche se probabilmente so che non risponderai - sicuro ricevi moltissime mail!
Be', ho ascoltato le tue canzoni e i tuoi remix, e ho anche visto qualche video live su youtube.
Te lo posso dire? Sei magico. Mi sono innamorata di questa musica, della tua sopratutti. Non riesco ancora a capire come non l'abbia conosciuta prima, bah. Pazienza, prima ho incontrato te e questo è stato più che sufficiente.
Mi piacerebbe tanto rivederti.. Dimmi che farai un concerto anche qui in Irlanda!! Così potrò venire :)
Bene, credo di aver scritto tutto ciò che ritenevo necessario.. 
Il mio numero è +353852678097
Fatti sentire, miraccomando 
x
 
Eileen O'Byrne''
 
Capelli rossi volpini, lentiggini sparse per quelle guance bianche e pallide, occhi rosso-viola.
 
Rimase spiazzato, immobilizzato.
Era lei, lei, lei, lei.
Lei.
Rispose alla velocità della luce e con l'imbarazzo di non sapere cosa dire.
 
 
 
Data: Sabato 1 Dicembre 2012.
          7.14p.m
 
To:     eilee.byrne@gmail.com
 
From: its.madeon@gmail.com
 
''Ciao Eileen! Si, sono io e mi ricordo perfettamente di te :)
Mi spiace di non averti risposto.. Ricevo veramente molti tweet e non riesco a vederli tutti :(
Hai fatto bene a scrivermi qui !
Ti ringrazio molto per aver ascoltato la mia musica, per me è importante sapere l'opinione degli altri. Grazie, davvero.
Credo che farò un concerto in Irlanda, se no mi impegnerò personalmente perché io venga lì.. Vorrei rivederti anche io :)
Mi farò sentire presto, ma ora non posso perché ho uno show !
Grazie di avermi cercato.. non sapevo come trovarti.
 
Passa una buona giornata
 
Hugo Leclercq''
 
BAAM!
 
Premette il tasto d'invio e il cuore gli saltò in gola.
Lei
Gli
Aveva
Scritto
Immaginava ancora quei suoi lunghi capelli rossi ricadergli sulla schiena e quegli occhi «infernali» penetrargli l'anima, e quegli sguardi intrepidi e misteriosi lambirgli il cuore.
 
Il cellulare vibrò.
 
'Eileen'
 
- Hugo..
- Dimmi Porter.
- Ecco.. E' successa una cosa terribile.- la paura di Hugo tornò a farsi spazio nei suoi pensieri, facendo scivolare via l'emozione per quella semplice e improvvisa mail.
- Spiegati!
- Aaliyah.. Sono all'ospedale con lei.
- Come all'ospedale?! Che è successo???
- Ha tentato di uccidersi.- Hugo credette di svenire; non riusciva a connettere la realtà e la finzione. Cercò di appoggiarsi allo schienale del divano con tutto il suo corpo, ma prima o poi sarebbe sprofondato in un lago di goccie amare e salate, come la morte. Desiderava ardentemente avere dei tappi per le orecchie e non sentire quello che realmente stava accadendo. Non voleva crederci.
 
A A L I Y A H.
 
- Arrivo immediatamente.
- Ma Hugo il con-..
Madeon fece cadere il suo iPhone sul solido pavimento senza preoccuparsi dei graffi sullo schermo. 
Aprì la porta di quel camerino che portava il suo nome; corse in direzione di Zedd e lo abbracciò più forte che potè.
- Ehi, ma che succede?
- Aaliyah.
- Cosa?
- Aaliyah.. Aaliyah.. - Hugo Leclercq, DJ francese di diciotto anni, scoppiò in amare lacrime, lacrime che durarono per tutto il viaggio da Berlino a Denver; lacrime che il suo buon amico Anton Zaslasvki, DJ tedesco di ventitrè anni, asciugò pian piano con dei fazzolettini per tutto il viaggio; lacrime che non potevano essere contenute.
 
'E quando avremo finito, ci ubriacheremo come pazzi, hai capito mon Hugò?'
 
Oh sì che aveva capito, e l'avrebbe fatto. Poco, ma sicuro.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1429545