La profezia della rinascita

di _Pan_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un bambino abbandonato ***
Capitolo 2: *** Nuovo arrivo alla Daeva ***
Capitolo 3: *** In viaggio ***
Capitolo 4: *** L'erede al trono ***
Capitolo 5: *** La rinascita ***
Capitolo 6: *** Ritorno alla base ***
Capitolo 7: *** Suona l'allarme ***
Capitolo 8: *** Il nuovo nemico ***
Capitolo 9: *** La pietra di Ebe ***
Capitolo 10: *** Battaglia ***
Capitolo 11: *** L'enigma ***
Capitolo 12: *** Il risveglio ***
Capitolo 13: *** L'inizio della battaglia ***
Capitolo 14: *** Per vendetta ***
Capitolo 15: *** Una proposta interessante ***
Capitolo 16: *** E vissero per sempre felici e contenti? ***



Capitolo 1
*** Un bambino abbandonato ***


Non ammazzatemi perchè non ho ancora finito quella su TMM, ma questa l'avevo scritta da un casino di tempo.

1 - Un bambino abbandonato

Ormai sono passati degli anni da quando Apollo, Sirius e Toma si sono sacrificati per la salvezza del pianeta. Silvia ora ha circa vent'anni anni ed abita ancora all'interno della Daeva, ovviamente non combatte più come, del resto, tutti gli altri.
Stava passeggiando per il roseto, ricordando Sirius. “Oh.. fratello” sospirò, poi le vennero in mente tutti i litigi tra lui e Apollo e sorrise.
Si sedette sull'erba, aspettando che Chibiko tornasse alla Daeva. “Quella bambina non cambierà mai!” pensò la bionda. “Silvia!” esclamò una voce squillante, che riconobbe.
“Chibiko!” rispose la ragazza “Sono qui!”
“Finalmente” si sedette vicino all'amica “Quei bambini sono delle pesti”
Silvia sorrise “Pensa” le disse “Che eri anche tu come loro!”
“Non ci voglio credere. Crescere con una 'mamma' come te ti rende impossibile essere scalmanato!”
“Perchè?”
“Hai una calma disarmante, Silvia!” rispose “Anche se mi sembra strano da quello che raccontano tutti su te e Apollo!”
Silvia rimase in silenzio e Chibiko capì che aveva toccato un tasto terribilmente dolente. “Accidenti alla mia linguaccia!” pensò “Sai, domani quei bambini mi hanno chiesto di tornare, mi chiedono quando tornerai a fargli una visitina.”
“Non lo so!”
“Avanti!” disse Chibiko, tirandola per un braccio “Non puoi rimanere rintanata qui per sempre a perderti dentro i ricordi! Me l'hai sempre detto che non ritorneranno!”
“Ma.. non è così semplice!”
“Cos'era quella allora? Ipocrisia per farmi sentire meglio quando ero piccola? Ho quattordici anni adesso, Silvia, ti capisco, ma non puoi stare rinchiusa per sempre tra queste quattro mura, io credo che Apollo quando ti ha lasciata non volesse questo per te!”
“Mi ha chiesto di prendermi cura di voi, Chibiko, non di rifarmi una vita!”
“Beh!” rispose semplicemente la ragazzina “Non te l'ha nemmeno vietato!”
Silvia si alzò e si allontanò da lei, un po' arrabbiata. Non riusciva a pensare a rifarsi una vita senza Apollo, lo trovava inconcepibile. E era anche indispettita dalle parole dell'amica.
“Ma come può dire cose del genere?” si chiese “Si può dire che lei non lo conosce nemmeno!”
Decise di uscire dalla Daeva, aveva bisogno d'aria. Camminò a lungo e decise che già che c'era poteva andare a trovare i bambini che si nascondevano dove una volta c'era un supermercato.
“Bambini?” disse lei, scrutando il buio del posto
“SILVIA!” uscirono tutti insieme, senza dare il tempo a Silvia di accorgersi di quello che stava succedendo. Le saltarono addosso e la fecero cadere.
“Ci hai portato roba da mangiare?” chiese una bambina, speranzosa.
“Mi dispiace!” disse lei, sincera “Non era nei miei programmi venirvi a trovare, sono passata di qui e ho pensato di farvi un salutino!”
“Senti Silvia!” le disse una bambina.
“Dimmi tutto”
“Abbiamo trovato un bambino da un po' di tempo, ma non vuole giocare con noi!”
“Dove si trova?”
“Beh.. di solito sta sempre vicino ai bidoni della spazzatura. Mi ha detto solo il suo nome, ha detto di chiamarsi Rudolf, ma che gli amici e i parenti lo chiamavano Rudy!”
“Fammi vedere” disse Silvia, preoccupata, progendo la mano alla bambina. Lei la condusse fino al famoso cassonetto e la lasciò perchè disse:
“Senti, io ho paura di lui!”
“Perchè mai?”
“Non lo so, è strano, non sembra che viva da sempre per strada come noi! Sembra che ci disprezzi!”
“Sciocchezze!” rispose la giovane donna “È un bambino esattamente come te!”
Ma lei non volle sentire ragioni e ritornò dai suoi amici. “Ehilà” disse, vedendolo rannicchiato sulle ginocchia “Qualcosa non va?”
“Chi sei tu?”
“Silvia” rispose “Silvia de Alisia. Abito qui vicino in un posto chiamato Daeva. Mi hanno detto di te e volevo vederti!”
“Mhph..” rispose “Io sono Rudy”
“Quanti anni hai?”
“Cinque e mezzo..”
“Dov'è la tua mamma?”
“Non lo so. È stata lei a dirmi di venire qui. Mi ha detto che dovevo andarmene.”
“E perchè?”
“Non lo so” rispose lui “Ma non ho ubbidito subito. Mi sono nascosto in casa e ho visto i miei genitori che discutevano con delle persone e poi i miei si sono addormentati. Ho cercato di svegliarli ma non ci sono riuscito, così sono scappato”
Silvia abbracciò il bambino, pensando a quanto dovesse soffrire.
“Senti” gli disse “Ti va di venire con me?”
“Dove?”
“Vedi..” disse lei “In questi ultimi anni ho accudito dei bambini come te. Forse ti farebbe piacere conoscerli!” porse la mano a Rudy, che vi mise sopra la sua.
“E invece, dov'è la tua mamma?”
“Io l'ho persa in un incendio..” rispose “Insieme al mio papà. Ci salvammo solo io e mio fratello!”
“Hai un fratello?”
“Avevo, anche lui se n'è andato. Ma non ti preoccupare, sono felice!”
“Allora anch'io sarò felice!” rispose il bambino. Aveva i capelli castani e gli occhi azzurri come il fondo dell'oceano.
Silvia accompagnò Rudy alla Daeva e come promesso, lo fece conoscere a tutti.
“Ehi, Rudy!” esclamò Chibiko
“Ciao!” rispose il bambino.
“Lo conosci?” chiese stupita Silvia
“Beh.. visto che stava sempre isolato, ci ho parlato qualche volta. Ma non ha mai voluto venire, come sei riuscita a convincerlo?”
“Eh?” chiese Silvia, e non sapendo che rispondere disse: “Non te lo dirò mai!”
La ragazzina gonfiò le guance come faceva quando era piccola e prese a rincorrersi con Silvia.

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Capitolo 2
*** Nuovo arrivo alla Daeva ***


2 - Nuovo arrivo alla Daeva

Ormai erano giorni che Silvia si dedicava completamente a Rudy, che voleva sapere tutto sui vector e sulla storia dell'Aquarion.
“La mia mamma diceva che l'Aquarion ha salvato il mondo più di una volta! Me la raccontava sempre quella storia!” disse il piccolo.
“Ah si?” chiese
“Si, lei diceva che anche se gli Angeli delle Tenebre erano cattivi, alla fine uno di loro dodicimila anni fa ha aiutato l'umanità!”
“Apollonius..” disse Silvia. “Ma anche qualche anno fa c'è stata una cosa simile!”
“Si, ma lei ha detto che stavolta a fare la fusione ci fu un Angelo malvagio!”
“Beh.. non ti so dire.. non so se fosse davvero malvagio!”
“Ho fame!” disse Rudy
“Vieni” disse Silvia, prendendolo per mano “Ti porto in cucina, vediamo cosa possiamo rimediare!”

Nel frattempo, davanti alla Daeva, una donna scendeva da una macchina e si apprestava ad entrare nell'edificio. Aveva lunghi capelli biondi e mossi e gli occhi azzurri, nascosti dietro ad un paio di occhiali da sole. Tra le mani teneva un contenitore di plastica nel quale si trovava un rotolo di pergamena molto antico, riposto con cura. Arrivò all'entrata e si tolse gli occhiali. Il comandante Fudo le venne incontro.
“Molto bene” disse “Vedo che sei arrivata!”
“Avevo bisogno di parlarti, Gen!” fu la risposta della donna. “Mio padre dice che tu sei l'unico che possa comprendere il significato delle parole di questo scritto! Abbiamo tradotto il testo, ma non ne apprendiamo il senso”
“Fammi vedere” disse Fudo, prendendo il contenitore. “Vedrò cosa posso fare”
“Grazie!”
“Nel frattempo alloggerai qui alla Daeva, fatti mostrare da Reika dove dormire!” disse, Reika la condusse nel dormitorio femminile, e la fece sistemare nella stanza adiacente a quella di Silvia.

La ragazza in questione intanto era in cucina a provvedere che il piccolo Rudy non morisse di fame, ma poi si accorse che era un pozzo senza fondo.
“Senti” disse “Prima che il cuoco mi venga a cercare per affettarmi, vado in camera mia, quando ti senti sazio raggiungimi!”
Così lei salì ed entrò nella sua stanza. La prima cosa che le saltò all'occhio fu la statuetta che le aveva dato Apollo. La prese e scese in giardino, senza neanche rendersene conto. Continuava ad osservare quell'oggetto fino a che non si accorse di piangere come una fontana.
“E pensare” si disse “Che mi ero detta basta con le lacrime” strinse più forte a sè quell'angelo (o quello che è).
“Non possiamo condizionare i nostri sentimenti” disse una voce dal roseto.
“Chi è?” chiese Silvia, voltandosi ancora con le lacrime che le rigavano il viso.
“Molto piacere” disse “Mary!”
“Silvia!” tendendole la mano, che questa non prese, così Silvia la ritirò “Diceva sui sentimenti?”
“Noi non possiamo controllarli. Purtroppo forse!”
Silvia guardava la donna con aria interrogativa. “Lei quand'è arrivata?”
“Stamattina!” rispose lei “Dovevo parlare urgentemente con il comandante Fudo.”
“Capisco!”
“Silvia!” la chiamò Rudy “Silvia dove sei?”
“Mi scusi” disse la ragazza andando a prendere in braccio il bambino che aveva cominciato a disperarsi. Silvia ci mise dieci minuti per calmarlo e aveva pianto tanto che si addormentò tra le braccia della ragazza. Poi Silvia tornò dalla sua nuova conoscenza.
“Ma.. non è possibile!” esclamò Mary “Rudy!”
“Lei lo conosce?” chiese Silvia, incredula
“Certamente!” rispose quella, come se fosse la cosa più ovvia del mondo “È il mio nipotino. Il figlio di mia sorella, ma perchè si trova qui?”
“Lui.. mi ha detto che sua madre gli ha detto di scappare! E mi ha detto anche che.. i suoi genitori.. beh.. ecco.. loro sono..”
“Sono?” chiese Mary, preoccupata
“Morti” disse Silvia, come se si fosse tolta un peso.
Mary sembrava pensosa, ma non addolorata, questo parve a Silvia. Mary sospirò “L'avevo detto a mia sorella di stare attenta!”
Silvia non ci capiva un'acca e avrebbe tanto voluto chiedere se non fosse stato un momento alquanto delicato. Il bambino si svegliò e vedendo il volto della zia, rimase sorpreso.
“Zia?” chiese
“Oh, piccolino, ti sei svegliato!” disse Mary
“Sei venuta a prendermi?” chiese Rudy, con una vena di paura e tristezza nella voce, stringendosi di più a Silvia.
“Beh.. ecco.. pensavo che adesso che la tua mamma e il tuo papà.. si insomma.. che volessi tornare a casa!”
“Ma verrà anche Silvia, vero?”
“Ma tesoro! Non puoi chiedere a una persona di lasciare tutto per partire con te!”
“Allora io resto qui!”
“Va bene” disse Silvia, se per lei non è un disturbo Mary e Rudy vuole che io venga, io.. posso benissimo venire, Chibiko e gli altri ormai sono grandi e non vedono l'ora di avere un po' di indipendenza. E poi si tratterà di un breve periodo di tempo, no? Fino a che il bambino non si abitua a tutti i suoi parenti!”
“Più che giusto” disse Mary “Allora è deciso. Partiremo tutti tra dieci giorni!”
Il piccolo Rudy avrebbe saltato fino alle nuvole se avesse potuto. “Evviva! Silvia viene con noi!”

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Capitolo 3
*** In viaggio ***


3 - In viaggio

Dieci giorni dopo, Silvia, Mary e Rudy erano pronti a partire. Stavano salutando gli amici:
“Ciao Reika!” disse abbracciandola “Tsugumi, Pierre, Jun, Rena. Kurt, Chloe” abbracciò tutti tranne Pierre, conoscendolo. “Mi raccomando Chibiko, prenditi cura di loro, io tornerò il prima possibile!”
“Non ti preoccupare!” rispose lei, abbracciandola “Assaggeranno il mio pugno di ferro!”
Così si diressero verso l'uscita della Daeva. Fudo arrivò proprio prima che oltrepassassero il cancello, portando con se il famoso rotolo di pergamena.
“Sono riuscito a capire” disse “Vieni dentro un momento, devo parlarti!”
Mary disse a Silvia di aspettarla che avrebbe finito in cinque minuti. Ma Silvia non potè stare ferma senza sapere niente così da una finestra riuscì a sbirciare nella stanza (naturalmente a piano terra), tuttavia, per sua sfortuna non riusciva a sentire nulla vedeva solo Mary annuire ogni tanto e Fudo parlare.
“Chissà che si stanno dicendo!” disse Silvia, curiosa come una scimmia.
“Silvia.” disse Rudy
“Dimmi”
“La mamma mi diceva sempre che è da maleducati origliare!”
Silvia rimase un attimo spiazzata dalla frase del bambino. “Ehm..” cercò di dire “Ecco io..”
“Non ti preoccupare!” rispose Rudy “Fra amici non si fa la spia!” e si mise a origliare con Silvia.
“Stai attento, Rudy!” gli disse Silvia, vedendo che saliva su un sasso pericolosamente scivoloso.
“Oh.. aiuto..” disse, cadendo, il bambino. Silvia lo prese al volo.
“Che ti avevo detto?”
“Scusa, Sil..”
“Silvia, Rudy!” li chiamò Mary “Ma che fate lì?”
“Ehm.. ecco.. noi..” Silvia stava cercando una scusa plausibile.
“Stavamo giocando!” esclamò Rudy, col tono più sincero del suo repertorio.
Mary sospirò, capendo perchè erano lì, alzò gli occhi al cielo e si avviò verso l'automobile con la quale era venuta.
Silvia si sentiva incredibilmente stupida. Non riuscì ad alzare lo sguardo sulla donna durante un bel pezzo di viaggio, finchè quest'ultima non parlò:
“E così” disse tenendo in braccio Rudy “Vuoi sapere qualcosa in più su di me!”
Silvia annuì, guardandola attraverso la frangia che le ricopriva gli occhi per via della posizione della sua testa.
“Ebbene, io provengo dal Pharen (scusate la fantasia carente, ma è il primo nome che mi è venuto in mente), un regno che fu fondato dodicimila anni fa dal fratello di Celiane.”
Silvia alzò la testa, sentendo quella notizia. Non ricordava che Celiane, o meglio, lei nel passato, avesse un fratello.
“Questa pergamena fu donata alla nostra famiglia proprio da lui. Dicendo che avremmo dovuto custodirla e far sì che arrivasse fino ad oggi anche a costo della vita. Tuttavia” continuò Mary “Siamo solo riusciti a tradurre il testo senza capirne il senso. Per questo sono venuta alla Daeva. Corre voce che il comandante Fudo fosse un tempo un Angelo delle Tenebre, essendo scritta nella loro lingua, ho pensato che forse avrebbe capito qualcosa più della nostra gente!”
“Il comandante un Angelo delle Tenebre? Impossibile!”
“Si dice che ci fosse lui sull'Aquarion quando Apollonius e Celiane salvarono il mondo!”
“Ma come può essere vivo, allora?”
“Beh.. non me lo chiedere! Hai vissuto con lui sette anni e non hai mai pensato di chiederglielo?”
“Ma io non lo sapevo! Comunque, lasciando perdere, cos'ha di speciale quella pergamena?”
“Il suo nome è Profezia della rinascita ed è appunto una profezia che annuncia la modalità, il tempo e il luogo della rinascita dei tre combattenti leggendari!”
“I tre combattenti leggendari?”
“È stato predetto dal veggente reale che un nuovo pericolo sconvolgerà il nostro pianeta di questi tempi, e la pergamena è stata tirata fuori da mio padre!”
“Ma questo non è possibile! Tre persone, sette anni fa, hanno lottato per la salvezza di questo pianeta!” disse Silvia, tra le lacrime “Il loro sacrificio è stato inutile, quindi?”
“Non ti so dire, può darsi che riusciremo a scongiurare questo pericolo, avranno dato comunque la possibilità all'umanità di rinascere e di non ripetere gli stessi errori del passato, senza sapere che non ne siamo capaci!”
Silvia rimase silenziosa a piangere.
“Stasera” disse Mary “Alloggeremo in una locanda poco lontano da qui, domani, se non ci sono grossi problemi, dovremmo arrivare nel Pharen!”

Arrivò la sera e si fermarono alla locanda, dove cenarono. Il piccolo Rudy mangiò quanto un orso che è appena uscito dal letargo mentre Silvia non toccò cibo.
“Silvia!” disse Mary “Devi mangiare qualcosa, o sverrai prima di arrivare a destinazione”
“Eh?” chiese lei, un attimo assente
“Non mangi da stamattina! Ti sentirai male!” la riprese “Mangia!”
“Scusatemi” disse lei a Rudy e Mary “Ma proprio non ho fame e sono stanca. Vado a dormire!”
Per la notte si erano sistemati alla meno peggio visto che la presenza di Silvia non era in programma e avevano fatto aggiungere un letto nella stanza. Silvia si mise il pigiama e si stese sul letto, pensando a suo fratello e ad Apollo si addormentò.

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Capitolo 4
*** L'erede al trono ***


4 - L'erede al trono

Quando Silvia si svegliò trovò nei letti vicini al suo Rudy e Mary, all'inizio le sembrò assurdo poi si ricordò del viaggio che aveva intrapreso il giorno prima.
“Che mal di testa” disse, poi tirò fuori dalla sua borsa i vestiti, insieme a loro cadde un portafoto in cui c'era una foto di lei con suo fratello, si sbrigò a rimetterla dentro il borsone, prima di rimettersi a piangere. Quando finì tutte le operazioni di toilette notò che si erano svegliati anche gli altri due e che Rudy si lamentava del fatto che aveva fame, in piedi sul letto.
“Ma uffa! Io ho fame!” diceva.
“Mi ricordi terribilmente una persona che conoscevo!” disse Silvia, uscendo dal bagno.
“Davvero?” disse il piccolo, scendendo dal letto. “Come si chiamava?”
“Apol..”
Ma bussarono alla porta della loro camera. Mary andò ad aprire e si trovò davanti il suo autista.
“Mi scusi il disturbo” disse questo.
“Parli!” disse lei, senza troppi preamboli.
“Ecco.. vede signorina.. abbiamo avuto notizie dal Pharen.. e.. beh.. ecco.. siamo stati attaccati!”
“Cosa?” chiese lei, preoccupata “Danni?”
“Danni al palazzo reale, pare fosse l'obiettivo dei nemici!”
“Morti, feriti? Mi dica!”
“Ecco.. pare che.. l'unico ferito è una guardia che ha protetto i sovrani. Il re e la regina stanno bene”
“Oh!” sospirò Mary “Menomale, che sollievo!”
Silvia e Rudy guardavano i due senza capirci un'acca. “Che succede?” chiese Silvia
“Dobbiamo portare l'erede a palazzo, mia signora!” disse l'uomo.
“Beh, noi siamo ancora qui, dobbiamo muoverci!”
“Non si fa colazione?” chiese Rudy, ma come prima fu per Silvia, anche la sua richiesta fu deliberatamente ignorata.

In cinque minuti furono tutti pronti a partire, salirono in macchina più veloci della luce e partirono alla volta del Pharen.
“A cosa serve l'erede?” chiese Silvia, sempre curiosa come una scimmia.
“Per il trono, Silvia, a cosa serve solitamente un'erede? Il nostro re ormai è vec.. avanti con l'età!”
“Capisco! E per quale motivo dobbiamo esserci anche noi?”
“Che sciocchina!” disse Mary, ridendo “Senza di noi non possono fare niente perchè se non ci siamo noi non c'è nemmeno l'erede al trono!”
Silvia non ci capiva niente, la guardava solo con aria interrogativa. Se si poteva avere un'immagine di Silvia era certamente la sua faccia con un punto interrogativo gigante.
“Possibile che tu non capisca? È Rudy l'erede al trono!”
“COSA?!?!?!?!” urlò Silvia “E cosa.. come.. quando.. cioè..”
“Calmati. Lui è l'unico figlio della mia sorellina! Visto che non ne ho, è l'unico erede!”
“Capisco, quindi provenite dalla famiglia reale..”
“Precisamente” rispose Mary “E alla nascita di questo bambino c'è stato detto della maledizione che affligge da sempre la famiglia che custodisce questo scritto.”
“Una maledizione?” chiese Silvia, sempre più interessata.
“Esattamente”
“Che genere di maledizione?”
Ma Mary non ebbe tempo di rispondere, perchè dietro di loro c'erano ospiti indesiderati che non avevano problemi a farsi notare. Infatti, proprio mentre Mary stava per spiegare a Silvia della maledizione, qualcosa di pericolosamente somigliante a della melma venne sparato da un'arma degli inseguitori.
“Ma cos'è questa roba?” chiese Silvia, spostandosi dall'altro lato della macchina, schifata oltre ogni dire.
“Temo sia melma.” rispose Mary, tranquilla come un pesce nel mare. “Beh, direi che ci stanno attacando”
“Ma va'!” disse Silvia
“Premi su quel maledetto acceleratore! Insomma, non vedi che siamo nei guai?” disse Mary, parlando all'autista. La macchina partì a tutta velocità, non riuscendo comunque a seminare gli inseguitori. “A quanto pare” disse la donna “Dovremo usare qualcosa di più convincente!”
“Per esempio?”
“Questo!” disse, mostrando a Silvia una collana che aveva al collo “Non mi guardare così! È arrivato tutto insieme all'iscrizione della profezia. Il fratello di Celiane aveva previsto proprio tutto, quel dannato! Proprio a noi doveva dare questo cardo!”
“Beh..” disse Silvia, sentendosi un po' chiamata in causa “Magari, si fidava della tua famiglia!”
“Forse!” rispose, e, pronunciando alcune parole e mettendo fuori la mano con il ciondolo dal finestrino, fece brillare di una luce fortissima il medaglione, facendo dissolvere i loro nemici. “E io che pensavo stupidamente che, per una volta in vita mia, avrei potuto fare un viaggio tranquillo!”
“Come potevi pensare che potesse essere un viaggio tranquillo col casino che ti porti dietro?”
Mary sorrise e non disse più niente.

Quella sera arrivarono nel Pharen, e a notte inoltrata nella capitale: Winphen (che razza di nome.. non me lo ricorderò mai). Silvia si sentiva stanca morta, come se il tragitto, invece che in macchina, lo avesse fatto correndo.
“Mamma mia..” disse “Sono così stanca che dormirei anche per strada”
“Te lo sconsiglio” disse Mary “In questa città non sai mai chi puoi trovare in giro di notte!”
Silvia, appena sentì quelle parole, cominciò a guardarsi intorno, circospetta, camminando a meno di due centimetri dalle spalle di Mary che teneva in braccio Rudy.
“Non mi sento affatto tranquilla” disse Silvia, cominciando a deglutire rumorosamente.
“Tranquillizzati, siamo arrivati a palazzo!” disse, facendo aprire i cancelli.

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Capitolo 5
*** La rinascita ***


5 - La rinascita

Erano alcuni giorni che Silvia si trovava nel Pharen e comunicava via e-mail con Chibiko che si lamentava di quanto gli altri la facessero disperare, perfino quelli più grandi di lei.
“Silvia” disse Mary, aprendo la porta, senza neanche bussare.
'La finezza qui è di casa' pensò Silvia. “Cosa c'è?”
“Sapevi di essere la reincarnazione di Celiane, la principessa di dodicimila anni fa?”
“Certamente” rispose lei
“Dannata” disse Mary “Perchè diamine non me l'hai detto?”
“Non ne vedevo il motivo!”
“Come... come sarebbe non ne vedevi il motivo? Io ti parlo della profezia, del medaglione, del fratello di Celiane e tu non mi dici di essere la sua reincarnazione? Mai pensato che io avessi bisogno di te? E che ce l'ho tutt'ora?”
“No, se non me lo dici, ma come hai fatto a saperlo?”
“Me l'ha detto lui” rispose lei, indicando Rudy.
“Rudy?” disse Silvia “Come facevi a saperlo?”
“Non lo so, io lo so e basta”
Mary scosse la testa. “Proprio non sai darci una spiegazione?” chiese Silvia
“No”
“Vieni con me, Silvia. Tu, Rudy, rimani qui!” disse Mary
“Posso andare in cucina?” chiese lui, speranzoso
“Ma hai mangiato adesso!”
“Si, ma io ho ancora fame!”
Mary sospirò. “Vai”
“EVVIVA!” si mise a strillare il bambino.
Silvia lo guardò saltellare via verso il piano inferiore. “Dove vuoi portarmi?” chiese all'amica.
“Beh, lo vedrai presto!”

Silvia seguì Mary per le scale, uscirono dal castello e si ritrovarono in cortile. Dopodichè Mary condusse la ragazza nell'unica parte in cui non era cresciuta erba del cortile, che era piuttosto consistente.
“Ehm..”
“Tranquilla.” disse Mary “Non ti mettere in agitazione per ogni piccola cosa che succede!”
“Piccola.. cosa?” chiese Silvia, vedendo le schiere di maghi e stregoni attorno al terreno incolto.
“Beh.. non hai visto i riti di protezione che fecero alla nascita di mia sorella”
“Direi... di no” rispose Silvia, non riuscendo a distogliere lo sguardo dai maghi.”Che ci facciamo qui?”
“Mamma mia! Quanto sei curiosa!” disse Mary “Siamo qui per la profezia, adesso che Fudo ha tradotto la pergamena, non ci resta altro che.. beh.. non ci resta altro che resuscitare i tre combattenti leggendari!”
“E chi sarebbero?”
“E chi può saperlo, Silvia!” rispose Mary “Magari vengono da un tempo lontano e dovremo spiegargli come funziona la nostra epoca! Sarebbe terribile! Non voglio neanche pensarci!”
“Potrebbero essere i combattenti che erano dentro l'Aquarion sette anni fa?”
“Ne dubito!”
Silvia sospirò, effettivamente c'aveva sperato “Senti ma.. quanto ancora dobbiamo aspettare?”
“Sai, i maghi, devono sempre fare cose assurde prima di cominciare seriamente a lavorare!”
“Si ma non possiamo stare qui tutto il giorno!”
“SIAMO PRONTI!” urlò uno dei maghi. “Serve... etciù!” poi si riprese “Serve... il sangue di... Celiane!”
“Eh?” chiese Silvia indietreggiando quando vide che i maghi erano tutti girati verso di lei.
“Beh.. Silvia! Tuo fratello ha imposto il sigillo, col tuo sangue si dovrebbe aprire!” disse Mary
“Ah, si dovrebbe! Non mi farò dissanguare per una cosa che non sappiamo neanche se funziona!”
“Ma che sciocchina!” rise Mary “Devono solo farti un taglietto! Servono tre gocce di sangue!”
“Ah! Menomale...” disse porgendo un braccio ad un mago col coltello. Le fecero un piccolo taglio sul dito da cui uscirono esattamente tre gocce di sangue.
Ogni mago pronunciò la sua strana e assurda formula in una lingua che Silvia non aveva mai sentito, pensò che fosse quella degli Angeli delle Tenebre, l'unica altra alternativa era l'arabo.
Dopo una giornata di chiacchiere, il rito era concluso, aspettavano solamente di veder sbucare tre persone dal terreno incolto.
Cinque minuti, dieci minuti, venti minuti e così via.
“Però..” disse Silvia, sarcastica “Se la prendono comoda questi leggendari combattenti”
“Per la miseria, Silvia” disse Mary “Se ti sente anche solo uno di quelli sei morta!”
“Ma che esagerazione!” rispose “Ho detto solo quello che penso!”
“Certo” le disse l'altra “Lo so, ma a loro non fa piacere fare buchi nell'acqua, soprattutto se c'è qualcuno che glielo fa notare..”
“Capisco.. senti.. io vado a dormire” disse Silvia, sbadigliando “Svegliatemi se succede qualcosa!”
“Beh.. allora dillo a uno di loro, perchè vado a dormire anch'io”
Piano piano, si dileguarono anche tutti i maghi, catalogando il loro esperimento come il fallimento più clamoroso della storia. Silvia salì in camera sua e si addormentò come una pera cotta, appena appoggiò la testa sul cuscino.

A mezzanotte, qualcosa si mosse su quel terreno incolto, o meglio, sotto. Da lì tre sfere di luce, contenenti tre uomini scavarono la terra e si portarono in superficie e si aprirono. Dalla prima uscì un ragazzo, sui vent'anni, capelli rossi tutti arruffati, ancora addormentato. Dalla seconda, invece, ne uscì un altro, capelli biondissimi e lunghi, anche lui dormiva come il precedente e dalla terza (udite udite) un Angelo delle Tenebre, con i capelli (ali più che altro) bianchi e il suo vestito assurdo che imitava gli altri due.
Il primo a svegliarsi fu il ragazzo dai capelli rossi alle cinque del mattino, mezz'ora prima dell'alba. “Dove sono?” si chiese “Ehi, sveglia principino!”
“Mhph.. animale!” disse “Non sai proprio.. ma dove siamo?”
“Boh.. sveglia quel pazzo, va'” disse, quello che ormai abbiamo capito essere Apollo. “Sirius, non ti rimettere a dormire porcaccia la miseriaccia!”
“Uff.. che seccatura!” si alzò, dirigendosi verso il terzo uomo, Toma. “Svegliati, Toma, che dobbiamo capire dove siamo!”
“Eh? Non siamo sotto terra?” chiese
“Macchè!” disse Apollo “Sei fuori di testa! Siamo.. in un prato!”
“Beh..” disse Toma, girandosi dall'altro lato “Magari siamo morti!”
“Bella forza! Eravamo morti anche prima!”
“Smettetela!” disse Sirius, sfiorandosi i capelli con le dita “Inguardabili!”
Apollo annusò l'aria. “Ehi.. sniff sniff.. questo sembra.. sniff sniff.. l'odore sniff sniff della principessa fessa!”
“Ti si è annebbiato il cervello, animale?” chiese Sirius “O le vie nasali? È chiaro che non siamo alla Daeva, come potrebbe mia sorella essere qui? E poi.. come l'hai chiamata?”
“Pfui.. smettila!” disse Apollo, continuando ad annusare. “Eh si.. è proprio il suo odore!”
“Potreste parlare più piano?” chiese Toma “Sapete qualche Angelo potrebbe cercare di dormire”
“Ah, alzati, scansafatiche!” disse Apollo, tirandolo su “Non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo capire dove siamo”
“Senti, Apollo” disse Sirius “Perchè non vediamo dove ci porta l'odore di mia sorella?”
“Sono d'accordo!” disse Apollo “Seguitemi”
Ma il segugio Apollo si mise a correre troppo velocemente e Sirius e Toma, che non riusciva a far funzionare le ali, non riuscirono a stargli dietro. Lui, invece, seguendo la pista lasciata da Silvia, si ritrovò nella sua stanza.
“Ma.. sniff sniff.. eh si, pare proprio che sia tu: la mia principessa fessa”

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Capitolo 6
*** Ritorno alla base ***


6 - Ritorno alla base

Silvia si rigirò nel letto, in modo che Apollo la potesse vedere in faccia, così lui si avvicinò a lei e si abbassò per guardarla un po' meglio.
“Non è cambiata poi molto dall'ultima volta che l'ho vista..” pensò Apollo, scostandole una ciocca dal viso.
“Mhph.. Apollo” disse Silvia, nel sonno.
“Eh?” disse lui, quando le braccia di Silvia gli afferrarono la testa e la fecero finire sul suo petto. “Si.. Silvia.. che.. che cavolo fai?”
Ma la poverina ancora dormiva. Apollo si trovava a due centimetri dal mento della ragazza, l'unica cosa visibile dalla sua postazione.
“Mamma mia.. che stretta.. sto soffocando..” disse Apollo “Ehi, svegliati! Silvia, che cavolo!”
Niente. Silvia dormiva ancora. Si svegliò circa due orette dopo trovandosi il muso di Apollo a qualche centimetro di distanza.
“AAAAAAAAAAAHHHHHHHHHH!” urlò, scaraventando il ragazzo dall'altro lato della stanza.
“Ma che fai? Pazza di una fessa!” si lamentò lui, massaggiandosi la testa, che aveva sbattuto contro il muro.
“A.. Apollo?” disse lei, aprendo gli occhi, che aveva chiuso per la paura.
“No, tua nonna! Si, ti aspettavi qualcun altro forse?” “Sei stata tu a trascinarmi addosso a te! Mentre dormivi!”
“TROVANE UN'ALTRA, ANIMALE!”urlò di nuovo, alzandosi dal letto “Oh, Apollo!” e corse verso di lui, buttandogli le braccia al collo.
“Ehi.. ma.. ma che fai?” disse Apollo, ricambiando comunque l'abbraccio “Quant'è che manco?”
“Sette anni, no!” disse lei, poi vedendo che cercava di staccarsi “Rimaniamo ancora un po' così!”
“Sette anni? Poffarbacco!” disse lui “Senti Silvia co...”
“SILVIA!” urlò Mary, spalancando la porta “È forse successo qualc.. ok.. magari ripasso più tardi”
“Ehm..” disse Silvia, accorgendosi nella posizione compromettente in cui era, quindi, si rialzò immediatamente “Aspetta, cosa c'è?”
“Una chiamata dalla Daeva ma.. aspettiamo la colazione, rimani col tuo bel fusto, ci vediamo dopo!”
“Mio.. bel.. fusto? Mary! Mary aspetta un attimo, dalla Daeva?”
“Si, ha chiamato Fudo, ieri gli avevo detto che il rituale è stato un buco nell'acqua e così rivuole te e la pergamena alla Daeva”
“Il rituale un buco nell'acqua? Ma Apollo è qui!”
“Apollo?”
“Si, e se c'è lui anche Sirius e Toma dovrebbero essere qui, no, Apollo?”
“Esatto, e non sapete che fatica ho fatto per svegliarli, comunque.. ho sentito parlare di colazione.. quand'è che si mangia?” chiese Apollo.
“Tu non ti smentisci mai” disse Silvia, disperata. “Il solito pozzo senza fondo!”
“Apollo, Sirius e Toma.. sono tre!” esclamò Mary, dopo averli contati sulle dita “A quanto pare siete voi i tre combattenti leggendari!”
“Combattenti leggendari? Ma che cavolo blateri?” chiese Apollo, grattandosi la testa.
“Oh non importa te lo spiegherà lei durante il viaggio, benissimo cerchiamo gli altri due e andiamo a fare colazione” disse Mary, uscendo dalla stanza saltellando.
“Quella donna è proprio strana” disse Apollo.
Dopo ore di ricerca, decisero tutti e tre che era meglio andare a rifocillarsi, soprattutto perchè ora sentivano tutti i morsi della fame.
“Se li prendo li strozzo!” esclamò Apollo “Farmi arrivare tardi al mio primo pasto dopo sette anni!”
“Ma guarda tu!” disse Silvia, entrando nella sala da pranzo. “Guardali!”
Apollo si voltò verso l'enorme tavolo. “MALEDETTI TRADITORI!” urlò.
“Eh?” chiese Sirius con un panino in bocca, in quel momento aveva perso tutto il suo ego principesco “Animale.. Silvia?”
“Fratello!” disse, abbracciandolo talmente forte, che avendo ancora il panino in bocca, il poveretto stava quasi per soffocare.
“Silv.. Silvi..” poi ingoiò, sebbene con fatica “Silvia, mi stavi strozzando!”
“Oh, scusami Sirius” disse lei, ricomponendosi. “E tu Toma?”
“Oh, benissimo, grazie Celiane!” rispose, tornando a bere la sua tazza di te'
“NON MI CHIAMARE CELIANE! IL MIO NOME È SILVIA!”
“Educazione, sorella!” l'ammoni Sirius, anche lui bevendo te'
“Che barba!” fu il commento di Apollo che, nel frattempo, si era seduto e aveva cominciato a ingurgitare tutto ciò che era commestibile secondo i suoi criteri, avrebbe divorato anche i piatti se Silvia non gliel'avesse impedito con delle urla inumane. Soltanto il piccolo Rudy faceva concorrenza ad Apollo, il quale fu felicissimo di fare la sua conoscenza.
“Ehi!” disse Apollo “Va forte il piccoletto!”
Sirius scosse la testa “Cosa mi tocca sentire, sorella, come puoi passare del tempo con una persona che usa questo tipo di linguaggio?”
“Sempre meglio” disse Apollo, masticando “Di passarlo con uno che declama solo e solamente poesie sulle rose!”
Silvia si mise una mano sugli occhi, erano tornati da qualche ora e già ricominciavano a comportarsi come cane e gatto.
Dopodichè erano tutti pronti a partire, nonostante tutte le proteste di Rudy, che aveva appena conosciuto i suoi nuovi amici e non voleva che partissero così presto.
“La mia automobile” disse Mary “Vi porterà fino alla Daeva, quando arrivate, chiamatemi”
“Lo faremo” la rassicurò Silvia.

Il viaggio durò complessivamente due giorni, dopo i quali arrivarono alla Daeva, stanchi morti ma vivi e senza aver avuto intoppi.
“Ah!” esclamò Silvia, scendendo dalla macchina “Casa!”
“Già” disse Apollo, seguendola a ruota. Dopo di loro scesero gli altri due. “Voglio vedere Chibiko e gli altri quanto sono cresciuti”
Detto fatto, tutti i suoi vecchi amici uscirono dalla porta dell'edificio, convinti di dover salutare solo Silvia, ma poi saltarono tutti addosso ad Apollo, facendolo cadere a terra.
“Ragazzi.. ragz...” l'avevano completamente sepolto.
“Ragazzi!” disse Silvia “È tornato da poco! Lasciatelo respirare un po'”
“Giusto” dissero tutti in coro. Apollo ritrovò l'agognata aria, e perciò fece un respiro profondo.
“Sono felice di vedervi!” disse, poi.
Tutti i ragazzi gioirono e saltellarono, prendendo per mano Apollo e tutti gli altri e conducendoli dentro dove li aspettava un lauto pranzetto.
“Che bello” esclamò Apollo “SI MANGIA!” e si fiondò al tavolo
“Inguardabile!” fu il commento di Sirius, che come al solito si sistemava i capelli.
Tutti gli altri element avevano le mascelle per terra per via della sorpresa nel vedere ancora vivi i loro vecchi amici. Silvia ne approfittò per dare la pergamena a Fudo.
“Ragazzi..” disse Tsugumi, sbattendo più volte le palpebre per paura che fosse una visione “Siete vivi?”
“A meno che non siamo fantasmi” disse Apollo “Ma non credo” e si tastò la pancia “No, direi proprio di no!”
“Devo andare a dirlo a Sempai Reika!”
“Ehi Silvia” disse Apollo, masticando del pollo a bocca aperta “Ma perchè la chiama ancora Sempai?”
“Boh” rispose lei, alzando le spalle.
“Sciocco animale!” disse Sirius, sedendogl accanto non con poco disgusto “È semplice rispetto!”
“Ah.. capisco” disse annuendo lui, con una coscia di pollo tra i denti.
“Mi meraviglio di te, Silvia” disse Sirius, voltandosi verso di lei “In questi sette anni hai dimenticato le buone maniere che ogni buona principessa deve conoscere?”
“Ah!” disse Apollo, infastidito “Che barba! Sempre con questa storia, tu e la nobiltà, andate a farvi friggere!”
“Come osi?” chiese inorridito, Sirius, puntandogli contro la spada.
“Ora basta!” sentenziò Fudo “Bene, vedo che non vi siete fatti problemi a farvi notare.”
Apollo, Sirius e Silvia abbassarono il capo, imbarazzati. “Ci scusi..”
“Sono qui” disse Fudo “Per dirvi che ci sono problemi con la sistemazione delle camere”
“In che senso?” chiese Apollo, che, intanto, aveva addentato una pagnotta.
“Nel senso” rispose, guardandolo divertito “Che non ci sono abbastanza letti”
“Perchè..” cominciò Pierre “Vedi.. Apollo.. quando tu sei.. ehm.. morto.. dopo un po' abbiamo dato via il tuo letto perchè intralciava e non ci serviva.. così.. non c'è più il letto per te!”

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Capitolo 7
*** Suona l'allarme ***


7 - Suona l'allarme

“Come sarebbe?” chiese Apollo, sconcertato “Non c'è più il letto per me? Chi vi ha dato il permesso di darlo via?”
“Beh..” cercò di giustificarsi Jun “Sai.. di solito quelli che muoiono non ritornano in vita, non credevamo che ti sarebbe più servito”
“Non ci sono problemi” disse Tsugumi, con un sorriso a trentadue denti “Dato che tu sei la reincarnazione di Apollonius, non vedo perchè tu non debba dormire con quella di Celiane”
Potete immaginare le colorazioni che assunsero Apollo e Silvia.
“Non ci avevo pensato” ammise Pierre (il che è tutto dire), portando due dita al mento, con aria maliziosa. Nel frattempo Fudo scuoteva la testa, in segno di dissenso e disperazione.
“Non se ne parla” fu la risposta di Sirius (sempre in mezzo quello). “Mia sorella non può dormire con questo.. coso”
“Coso a chi?” chiese Apollo, offeso. “Eh, principino?”
“Comandante” arrivò Sophia “Succedono delle cose strane nell'hangar dei vector”
“Arrivo subito” rispose lui “Sirius, mi spiace, ma devi accontentarti, dormirai nella tua stanza, portandoti dietro Toma”
“Uff..” si lamentò Toma “Devo dormire nella stessa stanza con la reincarnazione di Celiane..”
“E non me lo ricordare” sbottò Sirius “Tu” indicò Apollo “Prova a toccare mia sorella, e quella sarà la buona volta che ti infilzo!”
Fudo scosse la testa, non aveva mai visto cose simili e seguì Sophia nell'hangar, ma non fu il solo, anche tutti gli element erano curiosi di vedere i 'problemi'.
“Comandante” disse, di nuovo, Sophia “Cosa significa, secondo lei?”
“Non lo so” ammise, per la prima volta, il comandante.
“Forte” fu il commento di Apollo. Silvia gli diede una gomitata, guardandolo male.
“Beh..” disse Fudo, con l'intenzione di tirare fuori una delle sue perle di saggezza “L..”
“I vector!” esclamò Pierre, l'ultimo arrivato “Voglio dire.. quelli vecchi!”
“Però..” disse Apollo “Sei arrivato primo”
“Oh!” esclamò il ragazzo, ignorandolo “Quanto mi sei mancato Vector Mars!” e accarezzò il metallo della navicella. “Non preoccuparti, i vector dell'esercito non sono nemmeno paragonabili a te! A dirla tutta mi sono anche trovato male..” e continuò a sproloquiare.
Tutti gli altri sospirarono. “Pierre è impazzito” disse Silvia. “Sta parlando con una macchina!”
Dopodichè arrivò Reika, e qui Sirius si parò la testa con le mani, non voleva che la sfortuna della ragazza lo colpisse, gli altri no.
“Fratello” disse Silvia “Reika non porta più sfortuna, e anche se fosse stato, questo gesto non è stato molto cortese da parte tua!”
“Oh” disse Reika “Non importa Silvia, lui non lo sapeva!” sorrise a Sirius “Bentornato!”
“Grazie, Reika!” rispose.
“Beh..” disse Apollo, grattandosi il mento “Qui ci vorrebbe un bell'abbraccio!”
Silvia, che, si sa, non sopporta di vedere il fratello tra le braccia di Reika, pesta un piede di Apollo, rompendogli tutte le dita.
“Ahia!” urlò il ragazzo, massaggiandosi il piede. “Ma che ti salta in testa, brutta stupida?”
“Così impari! Animale!”
“Ma che ho detto di male?”
“La verità è che tu non capisci mai niente!”
I due continuarono a litigare per lungo tempo, sotto lo sguardo di tutti gli altri, che sembrava dicessero: “Strano che non abbiano cominciato prima”.

Più tardi, Silvia fu costretta dal comandante a curare il povero piede di Apollo, che si lamentava come un bambino.
“Vuoi stare un po' fermo, per favore?”
“Cosa vuoi? Brutta antipatica! Guarda che se tu non mi pestavi il piede a quest'ora non dovevi stare qui a fasciarmi!”
“Tu sei tornato per farmi arrabbiare” disse lei, puntandogli contro un dito “Confessa!”
“No!” esclamò lui, prendendole le mani, tirandola a sé e abbracciandola “Veramente pensavo a qualcosa di meglio!” e si mise a giocare con una ciocca di capelli della ragazza. “Maiale!” esclamò lei, senza, però, staccarsi da lui, che sorrise.
Apollo alzò la testa e quella di Silvia. Si fissarono per un interminabile lasso di tempo, finchè Apollo non decise che era finito il tempo di limitarsi a guardare e baciò Silvia. Poi decise di approfondire il bacio e su questo Silvia fu molto d'accordo, la fece stendere sotto di sé e cominciò a baciarle il collo, però, quando cominciò a mettere le mani dove non doveva, Silvia disse:
“No, Apollo, basta!” e lo scostò, delicatamente.
“Perchè?” chiese lui, con aria interrogativa.
“Perchè ho fatto una promessa a me stessa, semplice!”
“Una promessa?”
“Esattamente!”
“Di che genere?”
“Mi sono ripromessa che sarei rimasta vergine fino alla prima notte delle mie nozze!”
“E perchè mai?”
Silvia sospirò, cercando parole semplici per spiegargli il concetto. “Come faccio, sennò, a capire se un uomo mi ama davvero o sta con me solo per il sesso?”
“Ma..”
“Niente ma!” disse lei, guardandolo male “Ora mi dirai che siccome sei la reincarnazione del mio amato di dodicimila anni fa non ci dovrebbero essere problemi. Ma io non mi fido!”
Apollo si alzò, visibilmente offeso. “E così” disse “Non ti fidi di me”
“Apol..”
“No, lasciami finire” la fermò. “I miei sentimenti ti sono chiari da anni, e tu ne dubiti?”
“Beh! Tu eri morto! Sapevo che non avrei trovato un altra persona da amare, per questo l'ho fatto!”
“Si” disse lui “Ma io che c'entro? Non sono forse qui, ora?”
“Lascia perdere” disse lei “Non puoi capire!”
“Oh, no!” sbottò lui “Certo! L'animale non può comprendere i pensieri della principessina” e detto questo, uscì dalla camera, lasciando Silvia sull'orlo delle lacrime.
Ma mentre stava per dire qualcosa, un suono fin troppo familiare raggiunse le loro orecchie. Era proprio l'allarme che annunciava nemici in arrivo.

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Capitolo 8
*** Il nuovo nemico ***


8 - Il nuovo nemico

“Apollo: Vector Sol; Toma: Vector Luna; Sirius: Vector Mars” disse la voce dell'allarme.
“Che cosa?” chiese Silvia, indispettita, alzandosi e asciugandosi il viso “Avrei potuto capire Reika, ma perchè proprio quel pulcioso di Toma?”
Intanto Apollo stava andando verso la sala comandi della Daeva, da dove si diresse nell'hangar dei vector e prese posto nel Vector Sol.
“Tutti pronti?” chiese poi, vedendo arrivare gli altri due.
“Tu sai di che si tratta?” chiese Sirius ad Apollo.
“No” rispose “Non ne ho idea!”
“Fate attenzione, element” la voce di Chloe si sentiva chiaramente nei vector “Questo soldato Kerubin (si scrive così?) è diverso da quelli che abbiamo affrontato in passato.”
“Beh..” disse Apollo, passandosi un dito sotto al naso “Lo batteremo anche stavolta!”
“Ma hai sentito quello che ha detto?” chiese Sirius, infastidito.
“Che barba..” sbuffò Apollo “Vector Sol, partenza immediata!”
E così fecero anche gli altri due. Il loro obiettivo si trovava nel Pharen, e i villaggi vicini furono evacuati. “Dov'è questo coso?” chiese Apollo, guardandosi intorno. La risposta non tardò ad arrivare, infatti un colpo sorprese alle spalle il Vector Sol.
“Fate la fusione” consigliò Fudo “Vector Luna in testa!” Annuirono tutti e tre e si prepararono alla fusione.
“Concentrazione” disse Sirius
“Fusione” disse Apollo, a sua volta.
“Go, Aquarion!” urlò Toma. Con sottofondo, naturalmente, la solita musichina.

Fatto l'Aquarion Luna, decisero di cercare il loro nemico, che continuava ad attaccarli, senza che loro riuscissero a vederlo. Quando l'oggetto delle loro attenzioni si fermò, poterono notare che non era come i soldati Kerubin che avevano affrontato fino ad allora.
“Sembra..” cominciò a dire Apollo.
“L'Aquarion..” finì Sirius per lui.
“Lunatic Arcery” disse Toma, tirando fuori il suo arco.
Cercò di prendere il nemico, ma la sua mira era simile a quella di Kagome in Inuyasha. Il nemico fece volare dalle mani dell'Aquarion l'arco che venne scagliato lontano.
“Ma che cavolo fai?” chiese Apollo. “Dove miri?”
“Guarda che non piloto da tanto!” si giustificò Toma.
“Bell'idea mettere te in tes..” stava dicendo Apollo, quando il loro avversario si scagliò contro l'Aquarion, causando danni non indifferenti e facendo svenire Toma.
“Ahia..” disse Sirius, che aveva sbattuto il gomito.
“Però.. questo angelo ha la stessa resistenza della carta velina” constatò Apollo, massaggiandosi la testa.
Nel frattempo alla base, Silvia chiedeva insistentemente al comandante Fudo di essere mandata al posto di Toma.
Dopo dieci minuti nei quali il comandante era arrivato al limite della sopportazione, ma soprattutto anche Jerome aveva cominciato ad insistere per non sentirla più, le fu accordato il permesso per il Teleport Change. Toma arrivò alla Daeva, ma era così tanto in pessime condizioni che dovettero portarlo in infermeria. Al posto suo arrivò, quindi, Silvia.
“Ehi” disse Apollo “Che ci fai qui?”
“Ho diritto anch'io a combattere, no?” rispose lei, un po' arrabbiata.
“Beh.. ma..” poi annusò l'odore di Silvia, odorava anche di lacrime -Ma allora.. ha pianto.. e per colpa mia..- pensò.
“Smettila, Apollo!” gli disse “Dobbiamo concentrarci sul combattimento!”
Apollo annuì, sapeva che non l'avrebbe convinta. “E va bene”
“Cambiamo combinazione” suggerì Silvia “Trasformiamoci in Solar Aquarion”
“D'accordo” le risposero gli altri due.
Rifecero la fusione con Apollo in posizione di testa e dopo aver gridato il nome dell'Aquarion, decise di sferrare il suo attacco.
“Mugen (Infinity) Punch!” sferrò il suo pugno. Ma il soldato si scompose in tre più piccoli, sembrava che fosse una fusione, proprio come l'Aquarion. I tre element rimasero del tutto stupiti.
“Come diamine è possibile?” chiese Sirius, che per la prima volta in vita sua aveva usato un linguaggio più spinto. “Una fusione?”
Il nemico fece nuovamente la fusione e scagliò uno dei suoi attacchi contro l'Angelo Meccanico che cadde rovinosamente a terra.
“E così” disse una voce che non proveniva dall'interno del soldato Kerubin “Gli Angeli delle Tenebre si sono lasciati sconfiggere da mezze cartucce come voi..” rise, e si sentì chiaramente “Se voi siete veramente i più forti, sarà facile, per me, conquistare voi stupidi esseri umani!”
Dopodichè si alzò in volo, aprendo le ali nere come la notte e scomparve nel nulla. L'Aquarion era ridotto veramente male, e in quelle condizioni i vector non avrebbero mai potuto riportarli alla Daeva, e già che erano nel Pharen, decisero di andare a fare una visitina a Mary per chiedere ospitalità.
Quando arrivarono a Winphen era già notte inoltrata e Mary si sorprese non poco nel vederli lì.
“Che ci fate qui?” chiese, ancora un po' assonnata, andò lei ad aprire perchè i domestici si erano dati tutti alla fuga, e il palazzo era in pessime condizioni.
“Veramente.. cercavamo un posto dove passare la notte e far riparare i vector” disse Silvia, appoggiandosi allo stipite della porta, stanca morta.
“Entrate” disse Mary, lasciando libero il passaggio. “Avete delle facce!”
“Abbiamo perso il combattimento” sussurrò Apollo “Che facce dovremmo avere?”
“Avete perso?” chiese, scioccata.
“Quel coso è troppo forte” fu Sirius a parlare. “Non ce la facciamo da soli”
“Forse” disse Mary “È il caso che vi dica tutto ciò che è scritto nella pergamena.”
“Ci sono ancora cose che non sappiamo?” chiese Silvia, non credendo alle proprie orecchie.
“Esattamente!” rispose Mary, tranquillamente. “Riguardano un Angelo delle Tenebre dalle ali nere e una pietra e la maledizione della nostra famiglia, tutto è cominciato quando..”

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Capitolo 9
*** La pietra di Ebe ***


9 - La pietra di Ebe

“Esattamente!” rispose Mary, tranquillamente. “Riguardano un Angelo delle Tenebre dalle ali nere e una pietra e la maledizione della nostra famiglia, tutto è cominciato quando.. dodicimila anni fa, anno più, anno meno, il fratello di Celiane ci regalò la pergamena che contiene la profezia della rinascita. Per la precisione, la pergamena contiene tutte le informazioni che ci sono servite per la vostra rinascita, parla anche di un pericoloso nemico che voi tre avreste dovuto sconfiggere e della nostra famiglia oltre che di una pietra dalla luce simile a quella del sole.”
I tre ragazzi avevano un'aria molto più che interrogativa, nessuno riusciva a capire di cosa stesse parlando Mary.
“E perchè...” disse Silvia “...tutte queste cose non ce le hai dette prima?”
“Non le sapevo nemmeno io. Ti ho fatto riportare indietro la pergamena perchè Fudo la analizzasse un'altra volta. E mi ha fatto un colpo di telefono”
“Capisco” disse Sirius, con aria di superiorità “Ma noi che c'entriamo con questo nuovo nemico?”
“Siete stati chiamati per combatterlo!”
“Ma Toma è svenuto..” disse Apollo. “Come facciamo?”
“Beh.. avete Silvia, combatterà lei” la soluzione era inevitabile.
“Dicci di più sulla pergamena” insistette Silvia. “Cos'è tutta quella roba?”
“Allora.. da dove comincio? In quella pergamena, è segnato il destino del mondo. Voi tre dovete salvarlo, altrimenti succederà qualcosa di terribile. Riguardo all'Angelo dalle ali nere è ovvio che è il vostro nuovo nemico. Erano in tanti una volta ed erano alleati degli Angeli delle Tenebre, tuttavia, loro, temendo la loro forza, li sterminarono. L'unico sopravvissuto fu questo Angelo del Male, così si chiamavano, di nome Ravhen. Parla della nostra famiglia come destinataria della pergamena, in quanto essa ci avrebbe dato una miriade di problemi. Primo tra tutti quello dei cacciatori di taglie, la pergamena era ricercata dodicimila anni fa, e poi, quello della maledizione, la pergamena dà a ogni membro maschio della nostra famiglia un potere straordinario, difficile da controllare, che, se scatenato nel modo sbagliato, può distruggere il nostro pianeta. Questo finchè non nasce un secondo erede maschio, con cui il primo divide il potere e così via. Ora, noi abbiamo Rudy, l'erede al trono, e mio padre come membri maschi della mia famiglia ancora in vita, per questo Rudy ha potuto percepire il fatto che tu fossi la reincarnazione di Celiane. E poi.. ah.. la pietra dalla luce solare. Si dice che Apollonius ne fosse il custode, tuttavia, nessuna pietra di questo genere fu mai trovata dentro o fuori Atlandia, pensiamo che Apollonius l'abbia distrutta, se è così, beh.. allora siamo rovinati!”
“Perchè mai?” chiesero tutti e tre, all'unisono.
“Perchè sembra sia l'unica arma in grado di sconfiggere Ravhen”
“E perchè è così speciale?” chiese Silvia.
“Vedi..” stava dicendo Mary.
“Questo posso dirtelo io..” disse Apollo. “Ho dei ricordi su questo argomento, anche se non ricordo di averne mai parlato a Celiane. Tuttavia, quella pietra è unica perchè lì dentro è racchiuso lo spirito della madre di Apollonius, lei era la personificazione del sole prima di me, o meglio, di lui. Si sacrificò per la salvezza di Atlandia, così una parte di lei si era trasferita in quella pietra.”
“Quindi..” disse Silvia “..Apollonius non può averla distrutta!”
“Che ne sai?” chiese Sirius, scettico.
“C'era lo spirito di sua madre là dentro! Come puoi pensare che Apollonius o qualsiasi altro angelo o essere umano distruggerebbe una cosa simile?”
“Sua madre, si chiamava Ebe, questa pietra, infatti, si chiama Pietra di Ebe” disse Mary, interrompendoli.
“Come la moglie di Ercole?” chiese Sirius, amante della letteratura.
“Ma che ti frega?” chiese Apollo, esasperato “Che c'entra, soprattutto, adesso?”
“Assolutamente niente, infatti. Comunque, una sola cosa può sperare di controllare la Pietra di Ebe ma dev'essere in possesso di Apollonius, ed è questo medaglione (quello del cap. 4)” disse Mary. “Credo che attaccheranno di nuovo tra un paio di giorni, perciò, riposatevi bene! E RIPRENDETEVI QUELL'ARCO CHE HA DISTRUTTO CASA MIA! E prendetevi i sacchi a pelo, tutte le stanze libere erano da quella parte, e il vostro arco le ha distrutte completamente, fate più attenzione la prossima volta; se la salvezza del mondo non fosse nelle vostre mani vi ammazzerei!”
Annuirono tutti e tre e andarono a prendere i sacchi a pelo dove Mary gli aveva indicato. Si sistemarono in salotto, vicino al tavolino.
Apollo ne approfittò per avvicinarsi a Silvia. “Scusami” le sussurrò, pensando che dormisse. Lei, invece, era completamente sveglia, e proprio mentre stava per andarsene lo tirò e lo abbracciò.
“Scemo” disse, sempre bisbigliando “Anzi, scemi tutti e due” sorrisero entrambi e dopo un leggero bacio sulle labbra, si addormentarono, sempre abbracciati.

“SIETE INGUARDABILI!” disse a mo' di buongiorno Sirius “Sorella, cosa stai facendo?”
Silvia sbadigliò e si stiracchiò. “Eh?” chiese, poi.
“Sorella cosa ti ha fatto questo animale?” chiese, poi, vedendola abbracciata ad Apollo.
“Niente, non ti preoccupare..” disse lei, pensando si riferisse al litigio “Tutto risolto”
“Ah.. hai deciso di dirgli addio per sempre, menomale”
“Ma che hai capito?” chiese Silvia “No, no.. tutto il contrario”
“Oh, così mi deludi, Silvia!”
Apollo, invece, dormiva ancora della grossa. Fu svegliato da Silvia, in un modo che di delicato aveva poco.
“Ahia.. principessa fessa.. accidentaccio.. ti muovi come un'elefante!”
“Ma come ti permetti? Stupido ani..” stava rispondendo la ragazza.
“Adesso basta!” sentenziò Sirius “Dobbiamo chiedere di riparare i nostri vector e togliere quell'arco della casa!”
“Mica ce l'abbiamo messo noi!” disse Apollo, grattandosi il mento “Chiedi a Toma!”
“Toma è mezzo morto all'ospedale della Daeva.”
“Che barba” sbuffò per l'ennesima volta il rosso.

Andarono da Mary che li portò in una sala sotterranea nella quale sarebbero stati riparati i vector, fatto questo, i tre element avrebbero potuto riprendere l'arco. Pochi giorni dopo, i vector erano come nuovi, e dei macchinari stavano sollevando l'arco per rimetterlo sul Vector Luna.
“Ci mette sempre nei casini quello!” sbottò Apollo, con le braccia incrociate dietro la testa, come da copione.
“Che ti devo dire” disse Sirius, sognante, ammirando il roseto immenso (quasi del tutto rovinato, peraltro) che gli si parava davanti. “Che belle rose”
“Ma se è tutto marcio..” fu il commento di Apollo, che venne zittito da Sirius con un:
“Che ne puoi sapere tu”
“Fossi scemo..” disse Apollo, continuando per la sua strada. Dopo un po' sentì l'odore di Silvia e decise di andare a vedere che stava combinando. Si stava avvicinando alla stanza di Mary, seguendo il suo odore. Aprì la porta senza bussare e non trovò nessuno, infatti, l'odore dell'oggetto delle sue attenzioni proveniva dal bagno. Lui, non se n'era accorto e spalancò la porta, trovando una Silvia terrorizzata nella vasca da bagno.
“ANIMALE PERVERTITO!” urlò “MA COME TI È SALTATO IN TESTA?” gli tirò lo shampoo in testa.
“Ahia..” disse lui, massaggiandosi “Che ne sapevo che ti facevi il bagno!”
“Che cosa fa uno in bagno, di solito? Capisco che non hai familiarità con questa stanza, ma almeno un po' di ingegno!”
“Ehi” disse lui, sentendosi insultato “Non offendere! Per tua informazione io mi faccio il bagno molto spesso!”
Silvia era veramente stupita. “Davvero non lo credevo possibile!”
“Tsk.. fessa e malfidata, eh?”
“MA COM..” un'esplosione bloccò le sue parole e fece tremare la casa e le vicinanze, sbilanciando Apollo che cadde rovinosamente nella vasca da bagno, addosso a Silvia.

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Capitolo 10
*** Battaglia ***


10 - Battaglia

Sirius si stava dirigendo ai Vector, quando non vide né Silvia né Apollo, così cercò Mary.
“Scusami” le disse “Ma Silvia e Apollo dove sono?”
“Silvia è a fare un bagno in camera mia” rispose lei “Vado a chiamarla, Apollo non lo so.. vallo a cercare, dovete affrettarvi, prima che quel coso distrugga tutto!”
I due poveretti in questione erano pietrificati (nel vero senso della parola) uno sopra l'altro, nella vasca da bagno. Silvia aveva messo le mani sulle spalle di Apollo, per riflesso condizionato, quando era caduto e lui aveva appoggiato le sue sul bordo dietro Silvia, insomma, si trovavano a un pelino di distanza, tanto che le loro labbra avevano cominciato a sfiorarsi, sfociando in un bacio che di casto aveva veramente poco.
Proprio in quel momento, Mary spalancò la porta del bagno. “Sil... via..” disse, con gli occhi fuori dalle orbite. “Ehm.. scusatemi tantissimo.. ma.. ci sono dei problemi..”
“Ehm..” disse Apollo, alzandosi “Si.. arriviamo” e uscì dal bagno quasi di corsa.
“Però..” disse Mary “Vedo che non te la passi poi tanto male..”
“Smettila” disse Silvia, imbarazzata fino all'inverosimile. “Sbrigati, non possono partire senza di te!”
Silvia si vestì velocemente come mai in vita sua e in due minuti era già davanti al suo vector.
“Bene” disse “Ce l'ho fatta!”
“Muoviti, sorella” le disse Sirius
“HO CAPITO! TUTTI CHE MI DITE DI SBRIGARMI!” salì sul Vector Luna e partirono per il centro della città, seguiti in macchina da Rudy e Mary, che aveva portato con sé il medaglione, pensando che sarebbe servito.
“Finalmente!” una voce arrivò a tutti e tre i vector “Pensavamo di non ritrovare il segnale!”
“Jun..” disse Silvia “Menomale!”
“Che state aspettando?” chiese Fudo “Fate la fusione, stavolta Acquarion Mars.”
Apollo storse il muso e sbuffò. “Concentrazione” disse, privo di sentimento.
“Fusione” disse Silvia.
“Go Aquarion” ulrò Sirius.
Ecco l'Aquarion Mars. Sirius cercò di ingaggiare un duello con il soldato Kerubin nemico, tuttavia quest'ultimo aveva sempre la meglio. “Io non sono mai stato battuto con la spada!” protestò Sirius, ripartendo all'attacco, non considerando le opinioni degli altri due piloti.
“Che razza di idiota!” fu il gentile commento di Apollo.
“Smettila Apollo.” lo rimbeccò Silvia.
“Mandi me, comandante!” disse Pierre a Fudo
“Niente da fare” rispose quello, serafico. “Sirius è stato riportato in vita per questo combattimento”
“Anche Toma!” ribattè Pierre “Eppure non mi sembra che abbia fatto un gran bel lavoro!”
Fudo stavolta evitò proprio di rispondere. E Pierre, vedendo che non otteneva risultati e che non ci sarebbe riuscito nemmeno tra un milione di anni, decise di mettersi a sedere.
Nel frattempo Sirius era ancora impegnato nel combattimento contro il soldato Kerubin e non stava andando per il verso giusto.
“Accidenti” disse Mary, stingendo il medaglione.
“Non preoccuparti” disse Rudy, sorridendo “Ce la faranno”
“Ehi Sirius!” disse Apollo, dal suo vector “Cambiamo”
“E per cosa?” chiese lui “Non mi sembra che tu l'altra volta abbia fatto di meglio!”
Apollo storse il muso, un'altra volta. “Perchè non riprovare? Tanto stai perdendo”
“Se tu continui a distrarmi!”
“Smettetela!” si intromise Silvia “Non mi sembra il momento di litigare!”
Sirius sbuffò. “E va bene”
La combinazione fu cambiata e Apollo tornò in posizione di testa, come sempre. “Bene” disse Silvia “Che facciamo?”
“Ci stavo giusto pensando” disse Apollo, sfoderando il suo pugno migliore “Mugen Punch!” ma, come previsto, non andò a segno.
“Finchè fanno queste scemenze!” disse Mary nella macchina “Non credo che riusciranno a vincere!”
“Hai ragione” disse il piccolo Rudy, così si trasferì, grazie ai suoi poteri, nel vector Sol, in braccio ad Apollo.
“E tu che ci fai qui?” chiese lui, visibilmente sorpreso.
“Ti aiuto!” rispose lui, semplicemente “Ho visto l'anima di Apollonius in te, come ho visto Celiane in Silvia”
Apollo lo guardava stranito, ma annuì.
“Devi usare la Pietra di Ebe, se vuoi sconfiggere il tuo nemico!”
“Ma che bella notizia!” rispose il rosso, sarcastico “E dove la trovo?”
“Qui” disse lui, mettendogli una mano sulla fronte.
Apollo cominciò a sentire dolore, sopportabile, ma faceva pur sempre male. Dopo circa due minuti, il dolore cominciò a farsi insopportabile, facendo urlare il ragazzo.
“Apollo” urlò a sua volta Silvia “Che succede?”
Alla posizione di testa tornò Sirius che si era preoccupato di parare i colpi del nemico.
Ma torniamo ad Apollo, che, sopportando il dolore, riuscì a non svenire del tutto, e così si ritrovò davanti Rudy e tra le sue mani la Pietra di Ebe.
“Che cosa..” chiese lui, ancora intontito.
“Devi usarla” rispose il bambino, tornando vicino a Mary, che era uscita dalla macchina.
Apollo non sapeva come usarla e questo diede tempo al nemico di attaccare nuovamente, colpendo le gambe dell'Aquarion e quindi Silvia.
“Silvia!” gridò Apollo, rendendo visibile l'immagine di Apollonius, risvegliando così la sua anima tanto da far emettere alla Pietra una luce abbagliante che permise a Sirius di assestare il suo colpo e sconfiggere il soldato Kerubin.
“Dannati ragazzini” disse Ravhen, comparendo davanti a tutti. “Stavolta mi hai battuto, Apollonius.. ma.. come dovresti ricordare bene, io non me ne vado mai via senza aver preso qualcosa dal mio nemico!” così dicendo, afferrò Rudy, prima che Mary potesse reagire “Ci vediamo quando vieni a riprendere il marmocchio”
“Perchè?” chiese Silvia.
“Perchè è l'unico che sa come far funzionare appieno la Pietra, ovviamente, l'ho cercato così a lungo, questo moccioso.. ho ucciso i suoi genitori, l'ho inseguito quando stava tornando qui, non è servito, ma comunque.. ora è mio!” sorrise malignamente e scomparve.

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Capitolo 11
*** L'enigma ***


Importante (almeno credo):
Ho appena finito di leggere le Cronache del Mondo Emerso (per questo non aggiornavo, ero immersa nella lettura) e mi sono accorta che il nome del mio angelo con la mania dei rapimenti ha lo stesso nome del Supremo Generale dell'Accademia dei Cavalieri di Drago con l'aggiunta di un'acca (dove peraltro non si sente). Vorrei solo dire che non l'ho fatto apposta.

11 - L'enigma

“Oh no” disse Silvia, sconvolta “Rudy..”
Scesero dai vector e si avvicinarono a Mary che guardava il punto in cui Rudy era scomparso insieme al loro nemico. “Porca miseria” esclamò.
“Mary..” chiese Silvia “Perchè ha rapito Rudy?”
“In qualità di erede al trono di questo paese, è l'unico che sappia come si usa la Pietra di Ebe, e questo quel maledetto Angelo lo sa bene, l'ha cercato fino ad oggi. Te l'ha detto anche lui, no?”
“Credo che fossi troppo sconvolta per ascoltarlo..”
“Dobbiamo andarlo a riprendere!” disse Apollo, con fermezza.
“Già..” disse Mary, tristemente “Come pensi di fare? Solo due persone, per così dire, potrebbero aprire il portale per la dimensione che Ravhen si è costruito!”
“E chi sarebbero?”
“Apollonius e sua madre, ma per quanto ne so, sono morti tutti e due, e le loro reincarnazioni non ricordano come usare il loro potere!”
“Perchè..” disse Sirius “Anche Ebe si è reincarnata?”
“Ovvio”
“E perchè non ce l'hai detto prima?” chiesero Apollo e Silvia, in coro.
Mary sospirò. “Ci sono cose che non posso dire ai quattro venti, ragazzi”
“Portaci da lei” propose Sirius.
“Ma.. veramente..” rispose lei “Io non credo che sia una buona idea..”

Fatto sta, che dopo dieci minuti, si stavano incamminando per i corridoi del palazzo reale. Mary continuava a sospirare.
“Lo sapevo che non dovevo dirvelo”
“E per quale strano motivo?” chiese Silvia, curiosa, sempre come la solita scimmia.
“Perchè non credo proprio che possa aiutarci, e poi se Ravhen venisse a scoprirlo rapirebbe anche lei, così, tanto per non lasciarci nessuna speranza di salvare il mondo”
“Non essere così pessimista!” disse Apollo, annusando l'aria.
“Sono solo realista!” rispose lei, sospirando ancora.
Continuarono a camminare per un bel pezzo, finchè Mary non disse ai ragazzi di fermarsi difronte a una camera. “La chiamo io, non le fa piacere vedere estranei”
“Come mai?” chiese Sirius
“Fratello!” lo ammonì Silvia “Fatti gli affari tuoi!”
“Lascia stare, Silvia, non è niente di scandaloso” disse Mary “Lei ha paura del suo potere, l'ultima volta che si è fatta vedere in pubblico è arrivata ad un passo dal distruggere la città. Non è in grado di controllare i suoi poteri senza la pietra, dopotutto, è una parte del suo spirito.”
Dopo pochi minuti Mary uscì dalla stanza e fece cenno di no ai ragazzi. “Le ho anche detto che c'erano le reincarnazioni di Apollonius e Celiane, ma non ha voluto sentire ragioni!”
I tre sospirarono, delusi, e infine tornarono alle loro sistemazioni: i tre ragazzi nel salone e Mary in camera sua.

Il giorno dopo, Mary si recò di nuovo dalla donna, che questa volta accettò di vederli. Mary corse subito dai ragazzi per dare loro la notizia.
“Davvero?” chiese Silvia, incredula.
“Davvero.” le rispose Mary, sorridendo.
“Perfetto” disse Sirius “Andiamo, no?”
“Ha detto che vuole vedere solo voi due” disse Mary a Silvia e Apollo. “O così, o niente”
“Va beh.. dai fratello.. ti racccontiamo tutto dopo..” gli disse Silvia, per rincuorarlo.
Sirius si mise di nuovo a sedere, sconfitto. “Impensabile!”
Apollo se la rideva da matti, sotto i baffi, ma poi trattenere le risate divenne un'impresa ardua e scoppiò a ridere fragorosamente.
“Apollo!” lo rimbeccò Silvia. “Non è carino da parte tua!”
“Ok..” rispose, cercando di darsi un contegno. “Hai ragione”
Dopodichè si fecero guidare da Mary, che aveva assistito a quella scena storcendo il muso e con le braccia incrociate al petto. “Bambini” era stato il suo unico commento.
“Bene” disse ancora lei “Ci siamo. Cercate di non fare troppe domande a raffica e di non farla confondere, anche la minima mutazione del suo stato d'animo può.. come dire.. far esplodere qualcosa. Ed è, sinceramente, quello che vorrei evitare!”
“Non preoccuparti!” esclamò Apollo “Sappiamo gestirci, noi”
“Oh si..” rispose lei, ironicamente “L'ho visto almeno due volte!”
Silvia aveva trovato molto interessanti le sue scarpe, a quell'affermazione. “Beh? Entriamo?” disse, per interrompere quell'imbarazzante conversazione.
“Certo” disse Mary, aprendo la porta.
La donna che trovarono dentro era decisamente diversa da come se la immaginavano, soprattutto per Silvia, che pensava che la madre di Apollo avesse i suoi capelli rossi.
“E così” disse la donna “Voi siete le reincarnazioni dei due leggendari amanti di dodicimila anni fa..”
Apollo e Silvia si limitarono ad annuire, mentre notavano come i capelli biondissimi della donna si muovevano grazie al venticello che entrava dalla finestra.
“Sorella” disse la donna a Mary “Chiudi la porta, per favore”
“Sorella?” chiesero Apollo e Silvia, in coro.
“Beh.. ecco.. effettivamente si” disse Mary, obbedendo. “Non ve l'ho detto prima perchè pensavo che.. insomma.. la vicinanza della reincarnazione di suo figlio, per Eve potesse significare un cambiamento nel suo stato d'animo e avevo paura che qualche parte della città esplodesse”
“Capisco..” disse Apollo. “Ma.. a cosa serve questa pietra?” e gliela mostrò, l'aveva tenuta tra le mani dal momento in cui grazie a Rudy l'aveva trovata.
“Ravhen è un Angelo delle Tenebre, che fu scacciato dagli altri per via delle sue ali nere, erano gli Angeli più potenti, questo prima della tua nascita. Fratellastro di Toma, è l'ultimo rimasto della sua stirpe. La luce solare concentrata in un oggetto e usata come arma è l'unica cosa che può sconfiggerlo. Io ero la personificazione del Sole, Apollonius, e se non ti avessi affidato la Pietra, sapendo che uno di loro era sopravvissuto, probabilmente il mondo sarebbe sull'orlo della distruzione.”
“Come si usa?” chiese Apollo.
“Rudy sa, potresti chiedere a lui. Io ho poche memorie di questo.”
“Beh.. ecco.. Rudy..” stava dicendo Silvia.
“Sta poco bene” disse Mary, intromettendosi “E noi non abbiamo molto tempo, immagino che Ravhen adesso che sa che Rudy non è una minaccia per lui.. ecco.. immagino che attaccherà. Dobbiamo sconfiggerlo il prima possibile”
“Tu non sei mai stata brava a mentire, Mary. Non sento la presenza del nostro nipotino in questo palazzo. Ravhen l'ha portato via, vero?” sorrise, ma il suo era un sorriso triste e amaro. “Se non lo salviamo lo ucciderà.”
“Ce la faremo” esclamò Apollo, convinto. “Devo solo sapere come si usa”
“Nessuno lo sa con certezza, oltre Rudy, unico essere umano che potrebbe interpretare l'enigma. Nella profezia, la pergamena che Mary, immagino abbia portato al comandante Fudo, ultimo angelo delle Tenebre, effettivamente esistente, c'è un'enigma a proposito dell'uso della Pietra. Naturalmente è per non farla usare a chiunque”
“Cosa dice?” chiese Apollo.
“La pergamena cita:

Quando le anime perdute
riprenderanno i ricordi,
il Sole e la Luna
uniranno i loro spiriti
e una luce sorgerà dalla roccia,
così Sole e Luna
sconfiggeranno il nemico
e restituiranno la vita...

Tuttavia non è completa, ragazzi” disse Eve “Lo scritto era troppo rovinato perchè potessimo leggere l'ultima frase”
“Non preoccuparti” le dissero Apollo e Silvia, stringendole le mani. “Salveremo Rudy e sconfiggeremo Ravhen.”
Dopo aver compiuto quel gesto, Apollo sentì una strana sensazione, come se la sua anima stesse richiedendo qualcosa.

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Capitolo 12
*** Il risveglio ***


Eccomi tornata fresca fresca dalle vacanze :P ed ecco il nuovo capitolo. Mentre ero lì mi è venuta l'ispirazione e l'ho scritta tutta, per cui pubblicherò ogni martedì. Ditemi cosa ne pensate, tipo se è carina o faccio prima a buttarla nel water e tirare lo sciacquone (non lo farò mai *.*).
Il delirio è finito, comunque, ho dovuto cambiare l'ordine della Profezia, perchè, non avendola sottomano, ho scritto gli eventi in un ordine sbagliato. Adesso (come nel capitolo precedente) cita così:

Quando le anime perdute
riprenderanno i ricordi,
il Sole e la Luna
uniranno i loro spiriti
e una luce sorgerà dalla roccia,
così Sole e Luna
sconfiggeranno il nemico
e restituiranno la vita..

Buona lettura.

12 – Il risveglio

Dopo aver compiuto quel gesto, Apollo sentì una strana sensazione, come se la sua anima stesse richiedendo qualcosa. Anche Silvia avvertì qualcosa di simile ma non proveniva dalla sua anima: sentiva una voce che la chiamava, disperata, per lungo tempo, fino a che non scomparve e si disse di averla immaginata. Dopo lasciò la mano di Eve, insieme ad Apollo, a causa di una nuova esplosione.

Sirius stava ancora aspettando la sorella e Apollo quando anche lui sentì l'esplosione. Corse immediatamente nell'hangar e salì sul Vector Mars; ben consapevole di non poter tener testa a Ravhen, doveva dare il tempo ai suoi compagni di raggiungerlo. Cercò il suo nemico per un po' di tempo che a lui parve interminabile, ma alla fine ci riuscì, o meglio, Ravhen lo attaccò alle spalle con il suo soldato Kerubin; Sirius venne scaraventato qualche metro più in là. Si rialzò, cercando di reagire, ma il nemico era troppo veloce. Sirius si chiese come fare: non vedeva il suo nemico e non sapeva come evitare i suoi attacchi, e in queste condizioni non sapeva se avrebbe resistito ancora a lungo.

Dopo l'esplosione, Silvia, Mary e Apollo si precipitarono fuori dalla camera di Eve per recarsi anche loro nell'hangar dove si trovavano i Vector.
“Ehi” disse Silvia “Secondo te, Mary, si tratta di Ravhen?”
“Chi altri?” rispose lei “Sbrigatevi: Sirius è da solo”
“C'è solo un problema.” intervenne Apollo, guardando la Pietra che teneva tra le mani. “Non so come si usa la Pietra di Ebe e quella profezia che ha detto Eve di certo non mi aiuta!”
“Non so cosa dire” disse Mary “Pensavo che lei avrebbe potuto aiutarti!”
“Vedrai che troveremo un modo” lo rassicurò Silvia “Dopotutto, non l'avresti avuta tu se al momento giusto non sapresti come usarla!”
Apollo le rispose sorridendo e salì sul Vector Sol, anche Silvia si avvicinò al suo.
“Silvia” la chiamò Mary, poco prima di salire sul Vector Luna “Tieni”
“Cos'è?”
“Il medaglione che, come scritto nella profezia, accompagna da sempre la Pietra di Ebe”
Silvia lo prese e le sorrise, dopodiché, mentre saliva sul Vector Luna, se lo mise al collo.
“Buona fortuna” disse Mary, prima di vederli sfrecciare verso il Vector Mars.

“Come sei ridotto?” chiese Apollo, vedendo il Vector di Sirius ridotto a brandelli.
“Non riuscivo a vedere da dove colpiva” si giustificò lui. “Come diavolo potevo fare, secondo te?”
“Basta adesso” li interruppe Silvia “Abbiamo cose più importanti da fare, non vi sembra?”
“Giusto” dissero gli altri due, in coro.
“Come attacca, fratello?”
“Non saprei dirti, Silvia..” le rispose “È troppo veloce”
“Beh.. potremmo sempre ricorrere alla Pietra” disse Silvia, tranquilla.
“Non la prendere così alla leggera!” la ammonì Apollo “Non sappiamo se funzionerà!”
Dopodichè arrivò l'attacco del soldato Kerubin, e tutti e tre vennero scaraventati lontani l'uno dall'altra.
“Accidenti!” imprecò Sirius “Così non possiamo tentare la fusione!”
Il soldato Kerubin si recò verso Sirius, cominciando ad attaccarlo a raffica, mentre i comandi dei Vector di Silvia e Apollo non rispondevano.
“Ma cosa sta succedendo?” chiese Apollo. “Perchè non rispondono?”
“Dev'essere opera del soldato Kerubin” disse Silvia. “Fratello!”
Sirius riuscì ad uscire dal suo Vector prima che esplodesse, anche se il contraccolpo lo spedì a terra, svenuto.
“Come lo battiamo, questo coso?” chiese Silvia, che cominciava a perdere la pazienza.
“Non potete” disse Ravhen, che comparve sotto i loro occhi. “Questo soldato Kerubin è perfetto, non può essere battuto, se non, ovviamente, dalla Pietra di Ebe, ma fortunatamente per me, non esiste più nessuno che sappia come usarla” rise.
“Che cosa intendi dire?” chiese Silvia, che cominciava a preoccuparsi seriamente.
“Non lo immagini?” chiese l'angelo dalle ali nere.
“Poche storie, Ravhen, parla!” disse Apollo.
“Il moccioso.” rispose quello, annoiato. “Era una minaccia, adesso non più”
“L'hai ucciso?” chiese Silvia, titubante, poi capì che la voce che aveva sentito chiamarla era quella di Rudy.
“In che altro modo si può togliere di mezzo qualcuno, mia cara?” chiese, come se stesse parlando ad un bambino “Ma ora basta con le chiacchiere” e fece un gesto stizzito con la mano “È ora che tolga di mezzo anche voi, siete dei moscerini fastidiosi, esseri umani.”
Prese il comando del suo soldato e prese anche ciò che restava del Vector Mars. Li avvertì di prepararsi a combattere:
“Preparatevi. Sarò più lento, tanto per darvi una falsa speranza”
E si lanciò all'attacco. Mirava su Apollo mentre volava, poi, proprio quando stava per schiantarsi contro di lui, deviò verso Silvia.
“Maledetto” disse Apollo.
Silvia, che non si aspettava una mossa simile non ebbe il tempo di prepararsi e venne travolta dall'attacco del nemico.
“SILVIA!” urlò Apollo, e la sensazione che aveva provato poco prima dell'esplosione prese il sopravvento su di lui, non riusciva più a controllare le sue sensazioni. “Che mi succede?”
Un dolore lancinante lo sorprese in tutto il suo corpo, non si rese conto del fatto che stesse urlando e anche Silvia cominciava a preoccuparsi. Una luce intensa avvolse il Vector Sol, facendo indietreggiare Ravhen e allontanandolo da Silvia.
“Che diavolo succede?” chiese l'Angelo.
“Succede che ora sono tornato per batterti” disse una voce molto più profonda di quella di Apollo, che proveniva dal Vector Sol. “Come sei stato battuto l'ultima volta.”
“A.. Apollo?! Che sta succedendo?” chiese Silvia, che non riusciva a prendere il contatto visivo con il suo compagno.
“Fate silenzio” disse Ravhen, categorico. “E adesso, muori, ragazzina!”
Tornò alla velocità di prima e si diresse verso Silvia, i comandi dei Vector ancora non rispondevano e il Vector Sol ci mise più del previsto per muoversi e non potè evitare niente. Silvia venne sbalzata fuori dal Vector Luna che venne spedito in aria.
“Oh no..” disse Silvia, pensando che sarebbe caduta e si sarebbe schiantata a terra. Tuttavia, venne presa al volo. “Ma cosa..”
“Tutto a posto?” le chiese la voce di prima.
“Oh si, grazie, AHH!” urlò. “Ma.. tu.. tu.. sei.. sei..”
Il suo interlocutore alzò un sopracciglio. “Sei..?” le chiese.
“A.. Apol...” cercò di dire Silvia, con la lingua bloccata per lo stupore “Apollonius!”
“Beh?” chiese lui, come se quella fosse una cosa ovvia “Chi ti aspettavi?”
“Beh.. veramente tu sei morto più di diecimila anni fa!” gli rispose, notando che era tornato in vita con le ali, nonostante gli fossero state strappate poco tempo prima di morire.
“Lascia perdere. Non possiamo fare una fusione” disse lui “I Vector, quindi, sono inutili. Lascia il posto a Celiane, per favore, ho bisogno di lei, ora”
“Guarda che non si può cambiare solo perchè si vuole!” gli rispose Silvia, un po' arrabbiata.
“Senti: il tuo amico, o meglio, la mia reincarnazione mi ha lasciato il posto per salvarti, non sono sicuro che fosse cosciente di quello che ha fatto, ma l'ha fatto. Dovresti farcela anche tu”
“Beh.. ma non so se..”
“Provaci!” disse Apollonius, con un tono che non ammetteva repliche. Tuttavia la questione si concluse lì, Ravhen si lanciò all'attacco e Apollonius venne colpito di striscio. “Non sei in grado di combattere a tal punto che devi per forza colpire alle spalle, Ravhen?”
“Tu lo conosci?” chiese Silvia.
“Sta' buona.” disse, in tono gentile. “Beh?” si rivolse a Ravhen, cambiando il suo tono che diventò brusco.
“Ma tu trattavi sempre così Celiane?” chiese lei, ma Apollonius non le rispose. “Maleducato.”
A un certo punto Silvia vide tutto buio, come se stesse per svenire, poi più nulla. Ravhen guardava accigliato i suoi due avversari.
“Speri di battermi, caro Apollonius, con una semplice umana?” gli chiese, sorridendo.
“Io non riderei fossi in te.” rispose lui. “Stavolta ti batteremo una volta per tutte.”
“Se lo dici tu.” rispose Ravhen, con noncuranza.

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Capitolo 13
*** L'inizio della battaglia ***


Il brodo si è allungato, ora sono sedici capitoli invece dei quattordici che mi ero prefissata. ^.^

13 – L'inizio della battaglia

Ravhen fronteggiava Apollonius con il suo sorriso di scherno, come se fosse sicuro di riuscire a battere l'Angelo.
“Non riuscirai a battermi, Apollonius” disse. “Ho appreso da quel bambino tutte le potenzialità di quel dannato pezzo di roccia. Adesso so tutto, e come fronteggiare un tuo attacco.”
Apollonius non rispose, si girò verso Silvia. “Oh” disse l'Angelo coi capelli rossi “Ce ne hai messo di tempo”
“Che cosa vuoi? Non si può cambiare spirito come un calzino!” gli rispose una Celiane che cercava di sistemarsi in qualche modo.
“Sei sempre la solita, eh?” le rispose “Non ti hanno fatto proprio niente questi undicimila novecento ottantacinque anni!”
“Che ti aspettavi, eh?” esclamò lei, girandosi dall'altra parte.
“Si può sapere perchè ce l'hai tanto con me?” le chiese.
“Tornerò, non ti preoccupare, ci rivedremo!” rispose lei, cerando di imitare la sua voce “E poi chi ti ha sentito più dopo che sei morto? E mi chiedi anche perchè ce l'ho con te?!”
Apollonius aprì la bocca per risponderle ma qualcuno li interruppe:
“Avete finito?” chiese Ravhen, guardandoli come se stesse fissando una scena patetica. “Ti comporti come un bambino, Apollonius, e pensi anche di avere una minima possibilità di battermi?”
“Guarda che lui non è mica solo!”sibilò Celiane, disturbata dal fatto di essere ignorata, ma Ravhen si comportò come se nessuno avesse parlato “Maleducato.”
“Ti brucia ancora il fatto di essere stato battuto da una donna, tanto che hai deciso di ignorarle, Ravhen?” chiese Apollonius, ironico.
“Tua madre, mio caro, ha avuto solo fortuna!” rispose quello, infastidito.
“O magari sei tu che non sei capace a fare un bel niente?!” chiese Celiane. “Menomale che voi Angeli con le ali nere dovreste essere più forti, come mai allora è bastata solo la madre di Apollonius per spedirti in quel buco di dimensione che ha creato per te?”
Ravhen stavolta non riuscì ad ignorarla, ma non le rispose, creò con la magia degli Angeli dalle piume nere una sfera blu intenso che lanciò a velocità supersonica contro Celiane; tuttavia venne intercettata da Apollonius che prese la ragazza e la portò via.
“DANNATO PENNUTO! GIURO CHE QUANDO SCENDO TI AMMAZZO!” urlò lei
“Tutto bene?” le chiese Apollonius.
“Si, tutto a posto. Lasciami che devo accoppare quel brutto porco!”
“Beh.. se ti lasciassi adesso faresti un brutto volo, Celi'”
“Spiritoso!” gli rispose lei, ironicamente. “Alla mia reincarnazione che non servono mai le tue stupide piume ce le ha sempre, non è che me ne potresti darmene qualcuna?”
“Si adesso me le strappo e te le do una ad una!”
“La smetti di fare spirito non richiesto? Abbiamo un avversario da battere, e giuro che se muori anche questa volta brucerò il tuo corpo, ma non prima di averti rotto tutte le ossa. Se invece resti vivo, ti ammazzo io per non essere tornato, come avevi promesso!”
“E quale delle due mi consigli, cara?”
“Quella più dolorosa per te, caro, quindi la seconda!”
“Sei sempre la solita principessa con la forza di un gorilla!”
“E tu sei sempre il solito Angelo con il cervello di un gorilla!”
“Pensi che nei prossimi cinque minuti riusciremo ad andare d'accordo?”
“No.” rispose lei “Non credo proprio, e adesso mettimi giù che devo mantenere una promessa!”
“Come desideri” disse, lasciandola cadere, nonostante fossero ad un'altezza considerevole.
“MA SEI SCEMO?” urlò lei, mentre cadeva. Lui le sorrise divertito e scese a riprenderla a qualche metro da terra.
“A quanto pare...” constatò Ravhen, annoiato “...vi piace perdere tempo. Chiamatemi quando avete finito di giocare”
“Noi non stiamo, giocando” spiegò Celiane, sistemandosi, una volta a terra. “Un giorno sono morta e poi mi ritrovo viva e davanti di nuovo questo barbagianni, che mi aveva promesso la luna, e ti aspetti che sia lucida come prima?”
“Basta, ora!” disse Apollonius. “Purtroppo, ha ragione lui dob...”
“Ah” disse lei, offesa “Adesso ha ragione lui”
“Celiane, ascoltami” disse lui, la voce era dura e Celiane sapeva che quando chiamava il suo nome per intero era qualcosa di serio o pericoloso. “Smettiamola di fare gli idioti e cominciamo a combattere!”
“Ah, finalmente lo ammazziamo!” rispose lei, e nella sua mano comparve la sua fida lancia. “Allora, Ravhen, dov'eravamo rimasti?”
“Celiane, non giocare con lui” le consigliò Apollonius.
“Perchè?” chiese lei, sorridendo maliziosa “Sei geloso?”
“Basta!” disse lui, serio.
“Possiamo cominciare, immagino” disse Ravhen, cercando di ignorarli e di colpire Celiane, che come prima fu salvata in extremis da Apollonius.
“Lo vedi?” le disse lui “Devi fare più attenzione invece di fare la stupida.”
Lei, invece di ribattere, accorgendosi della situazione delicata, fece un'espressione di scuse. “Cercherò di fare come dici” rispose, un po' infastidita dal fatto che le spiegasse come combattere, dopotutto era sempre stata una guerriera.
“Un'altra cosa!” disse Apollonius, sorridendole “Non mi piace che ti comporti in quel modo con Ravhen, oltre al fatto che è pericoloso, non nego che mi dia un po' fastidio”
“Geloso, eh?”
“Forse.”
Scesero nuovamente a terra, stavolta Apollonius decise di fare la prima mossa, usando la Pietra di sua madre. Si concentrò, come lei gli aveva insegnato, attraverso la Pietra, e pensò alla persona più cara che aveva, al primo impulso, il suo pensiero andò a Celiane. La pietra pulsò e mandò un'ondata di luce verso Ravhen, che, dapprima ne fu sorpreso, poi, ricordando ciò che aveva appreso dal piccolo Rudy, contrattaccò, e la cosa andò a segno.
“Dannazione!” disse Celiane, furiosa “Ma a cos'hai pensato? A una carota?”
Apollonius non considerò nemmeno le parole della compagna, anche se le avrebbe volentieri detto che aveva pensato a lei, almeno sarebbe stata in silenzio.
“Celi', non cominciare a parlare troppo. Non è il momento adatto per litigare e... dannato.” disse prendendola in braccio e portandola più lontano.
“Come si fa?” chiese lei, ignorandolo. “Non vale che lui sappia come contrattaccarci e noi no.”
“Pensiamo.”
“Come funziona questa cosa?” gli chiese.
“Bisogna pensare alla persona più importante che si ha nel momento in cui si ha nel momento in cui si usa.”
“E tu a chi hai pensato?”
“Ma indovina un po'?” chiese lui, ironico. “Magari proprio a..”
“Oh! Chi se ne frega!” lo interruppe “Me lo dirai dopo!”
Apollonius sospirò, disperato, proprio prima di avvertire che Ravhen stava per lanciare un altro attacco.
“Spostiamoci” le disse, prendendola con quel poco preavviso.
“Che modi! Ti sembra questo il modo di trattare una ragazza?”
“Ragazza.. hai qualcosina in più di dodicimila anni!”
“Vorresti insinuare che sono vecchia, forse?” chiese lei, offesa “Allora tu cosa sei, eh, furbone?”
“Scappi, Apollonius?” gli urlò Ravhen, stavolta seguendolo in aria. “Hai paura per quella donna o per le tue penne?” poi sorrise “Ma in fondo non ha importanza, ti voglio fare un favore, vecchio amico mio”
Apollonius inarcò un sopracciglio. “Vecchio, amico, mio? Ravhen, stai bene?”
Il suo interlocutore lo ignorò. “Voglio cominciare da lei, almeno quando sarà morta non dovrai preoccuparti di salvarla e potrai pensare a te stesso, se invece non accetti, morirai nel tentativo e lei morirà comunque dopo di te, non sembra anche a te che uno che si salvi sia meglio di nessuno?”
“Effettivamente...” gli risponde Apollonius, con tono pensieroso. “No.”
“Come ti pare.” disse lui. “Bene, preparati Celiane, perchè questa volta il tuo adorato Apollonius non riuscirà a salvarti, finora ho giocato con voi due, adesso finiamola!”
Un'altra sfera luminosa si formò nella sua mano, questa volta era verdognola, Ravhen sorrise, e lanciò la sfera in direzione di Celiane, purtroppo, Apollonius, essendo in aria, non poteva sfuggire alla sfera di energia e allora decise di proteggere Celiane con il suo corpo.
“Sapevo che l'avresti fatto!” fu ciò che disse Ravhen prima che la sfera di energia colpisse Apollonius. “Infatti era per te, e ci sei cascato con tutte le scarpe”
Apollonius si accorse solo di quello che era successo, se ne accorse solo quando si rese conto di non riuscire a muoversi, infatti, precipitarono a terra.
“Maledizione!” imprecò.
“Non ti preoccupare” disse lei, cercando di calmarlo “Ho la pellaccia dura io!”

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Capitolo 14
*** Per vendetta ***


Non picchiatemi se la fine non è una delle migliori e secondo le aspettative. No.. ragazzi.. posate quelle mazze chiodate.. magari ci ripensate dopo che avete letto. Inutile, non sono brava a descrivere le battaglie, ma d'altra parte mi servivano, se volevo finire la storia.

14 – Per vendetta

“Non ti preoccupare” disse lei, cercando di calmarlo “Ho la pellaccia dura io!” “Spero tanto che tu abbia ragione” le disse, come meglio poteva, essendo paralizzato, tuttavia era riuscito ad attutire la caduta, per entrambi.
“Spero che vi stiate scambiando le ultime dichiarazioni, perchè credo proprio che sarà l'ultima volta che vi vedrete in questo mondo, nell'altro.. chissà..” li interruppe Ravhen “Solo.. fate in fretta.. non ho molto tempo da perdere!”
“Lo odio” disse Celiane a bassa voce, in modo che solo Apollonius la sentisse. Se lui avesse potuto avrebbe sorriso.
“Beh.. preparati” le consigliò Apollonius “Non potrò aiutarti!”
“Ho esperienza alle spalle, al contrario di quanto tu pensi! Sono una guerriera, cresciuta in una famiglia di guerrieri che ha combattuto per tutta la vita. Credo di potermela cavare!”
“Non prenderla così alla leggera.”
“Non la prendo affatto alla leggera! Ho la mia lancia, quindi, ho tutto quello che mi serve, mamma!”
“Si, come quella volta in cui mi hai detto che potevi farcela da sola contro Toma, io te l'avevo sconsigliato ma mi sono girato e non ti ho trovata, se non arrivavo io non ti saresti salvata, e non chiamarmi mamma!”
“Dettagli, e ora sta' zitto, lo vedi che non ce la fai a parlare? Lascia fare a me!” e si allontanò da lui.
“Molto bene” disse Ravhen “Vedo che avete fatto relativamente in fretta!”
“Sta' zitto e combatti, dannato pennuto!” disse Celiane, brandendo la sua lancia.
“Spero vivamente che tu non pensi di battermi con quella ferraglia!”
“Te la faccio vedere io questa ferraglia!” disse lei, dirigendosi con la punta della lancia rivolta verso di lui.
“So volare, stupida umana!” disse sollevandosi di qualche centimetro e volando all'indietro per schivare la lancia. “Dovresti apprendere una tecnica d'attacco più efficace”
“Sei bravo a parole” rispose lei, continuando a cercare di affondare la lama nel corpo del suo avversario “Ma mettici i fatti”
Apollonius stava cominciando a sudare, Celiane non sapeva cosa stava dicendo, Ravhen si stava solo divertendo, se avesse voluto l'avrebbe uccisa in pochissimo tempo.
“Come vuoi” disse lui. “Esaudirò la tua richiesta.”
E con una nuova sfera colpì Celiane, stavolta non c'era nessuno che potesse salvarla volando e così la sfera d'energia la colpì in pieno. Tuttavia, lei rimase illesa.
“Cosa diavolo..” si chiese Ravhen.
“Forte” fu il commento di Celiane, che si guardava “Devo ringraziare quella tizia quando la rivedo!”
“Come hai fatto, umana?”
“Beh.. è una storia lunga..”
“Parla!” disse, infuriato.
“Il medaglione che mio fratello regalò alla famiglia a cui affidò la Profezia, carino!”
Ravhen si diede mentalmente dello stupido, non aveva minimamente calcolato il medaglione. “Non importa” disse, più che altro a sé stesso. “Rimedierò.” Con un incantesimo evocò anche lui una lancia. “Adesso siamo ad armi pari!”
“Tu hai sempre le piume!” disse lei, ironica.
Lui la ignorò. “Combatti!” e ingaggiarono un duello. Però Ravhen non mirava propriamente a Celiane in sè.
“Fregata!” disse solamente, e puntò la lancia sul medaglione, la barriera fece resistenza, ma prendeva energie dalla povera Celiane, che non ne aveva in quantità esagerata. La barriera si ruppe e il medaglione andò in frantumi. Apollonius aveva ancora la Pietra di Ebe tra le mani e i frammenti del medaglione andarono ad unirsi sulla sua superficie, mentre l'onda d'urto spinse Celiane molto lontana da Ravhen, impedendogli di trafiggerla, ma facendola svenire. Apollonius urlò il nome della compagna:
“CELIANE!” e si accorse di potersi muovere, furono movimenti meccanici: allungò le braccia davanti a sé e la luce che uscì dalla Pietra fu talmente forte che diede noia anche a lui.
Ravhen si nascose dietro la sua lancia che rispediva indietro i fasci di luce, che andavano a ricongiungersi con la Pietra e, attraverso di lei, entravano in Apollonius insieme a dei frammenti di spirito di Celiane, rimasti incastonati nei frammenti del medaglione.
“Dannazione” disse Ravhen, la luce lo disturbava più di quanto potesse pensare. “Con tutta questa luce non riuscirò ad attaccarlo.”
Il soldato Kerubin fu polverizzato, nonostante Ravhen non lo avesse usato dopo il risveglio di Apollonius e Celiane, il Vector Mars si riparò e, dopo, la luce si dissolse.
“Finalmente” disse Ravhen, più sollevato “Pensavo che non la finissi più”
“Fossi in te” disse Apollonius, circondato da un alone di luce. “Starei zitto!”
“Credi di farmi paura?” chiese, con un tono di voce tranquillo, tuttavia lui non lo era affatto. Il fatto che avesse assorbito i poteri della Pietra di Ebe poteva significare complicazioni per lui.
“Direi di si, vecchio amico mio” rispose Apollonius, scandendo bene l'ultima parte della frase.
“Non te la sarai presa per l'umana, vero?” chiese, cercando di usare un tono ironico, ma che infastidì solamente il suo interlocutore.
“Spero tanto per te che tu non l'abbia uccisa” disse, guardandolo male. “Perchè altrimenti, non ti ucciderò molto velocemente come mi ero ripromesso”
“Non capisco perchè a mio fratello piacevi tanto..” disse Ravhen, disgustato. “E tu l'hai anche tradito. L'avevo messo in guardia da te.. ma non ha mai voluto ascoltarmi, solamente perchè eravamo fratellastri e perchè ero diverso da lui.”
“Toma era un idiota!”
“E per questo mi ha fatto bandire, lui non mi temeva, anche perchè comunicavo con lui dalla dimensione in cui tua madre mi ha rinchiuso. Temeva mio padre. La nostra famiglia era la prima ad aver sperimentato le unioni tra angeli differenti. Sono sempre stato scansato, prima di essere rinchiuso. Dagli angeli dalle ali nere e da voi altri. Non ero riconosciuto in nessun gruppo. Ma poi tutti gli altri sono stati banditi!”
“E per questo ce l'hai con me?” chiese Apollonius, inarcando un sopracciglio.
“Niente affatto.” rispose l'altro, sorridendo maligno. “Voglio solamente sterminare tutti gli angeli delle Tenebre. Per questo ho messo fuori combattimento Toma al primo attacco, sapevo che sarebbe salito sull'Aquarion. Ho usato un Kerubin speciale, rinforzato con un materiale che gli Angeli delle Tenebre non possono toccare, per questo è svenuto. Mi sono appropriato del suo spirito ed è per questo che non si risveglia. Non voglio vederlo morire, non velocemente, se l'avessi affrontato mi sarei fatto prendere la mano e l'avrei ucciso subito, senza torturarlo, mentre, avendo il suo spirito, nonostante il suo corpo sia nutrito e idratato dalla Daeva, senza spirito non può sopravvivere troppo a lungo. Ecco la morte che volevo per lui, lenta e dolorosa. Così ho scelto anche per te. Ferire le persone che ti stanno più a cuore, quella donna per prima. Voglio vedervi morire, soffrendo per atroci dolori, come sono morti quelli come me.”
Apollonius stette a sentire, ma non con molta attenzione, essendo preoccupato per Celiane. Non capiva il senso di vendetta verso di lui. Non era stato lui a bandire la sua gente, lui aveva tradito prima gli Angeli delle Tenebre e li aveva combattuti. Probabilmente lui avrebbe fatto lo stesso, ma per adesso sperava solo che Celiane stesse bene.
“Adesso basta” disse Apollonius, con voce ferma. “Dodicimila anni fa, la tua stirpe è stata bandita, perchè sei venuto a cercare vendetta solo ora?” cercò di avvicinarsi
“Non avvicinarti!” gli disse Ravhen, allontanandosi. “Perchè solo ora ho trovato un portale per questo mondo dalla dimensione in cui tua madre mi ha rinchiuso, perchè sono diventato più forte. So bene che tu non c'entri con lo sterminio della mia famiglia, ma tua madre, fu lei a rinchiudermi nella mia prigione dove sono rimasto per più di dodicimila anni!”
Apollonius si era stufato della conversazione. Non aveva tempo da perdere. Sentiva che lo spirito di Apollo si stava risvegliando e non avrebbe avuto speranza di battere Ravhen.
“Con la vendetta” disse “Non si ottiene mai molto”
“Credo che rivedrai la tua versione, quando ti batterò e ti rinchiuderò in una di quelle dimensioni dove sono stato io.”
“Prima ci dovrai riuscire!”
Ravhen raccolse la sua ascia e si gettò all'attacco contro Apollonius, che si scostava, e gli bastava toccarlo per bruciarlo. Perciò Ravhen dovette allontanarsi.
“Lo vedi?” gli disse Apollonius. “Forse sarai tu che dovrai rivedere la tua versione!”
E la spada che usava quando era in vita comparve tra le sue mani; quando la toccò, anch'essa assorbì il potere della Pietra di Ebe e ora poteva avvertire che Celiane era viva perchè sentiva il suo spirito dentro di sè.
Ripresero a combattere, stavolta fu Apollonius a prendere l'iniziativa. Ravhen rispondeva bene ai colpi, non era un avversario da sottovalutare, ma avere dalla sua parte il potere della Pietra di Ebe per Apollonius era un aiuto considerevole. Infatti, in un momento di distrazione dell'avversario, Apollonius riuscì a colpirlo al braccio.
“Non hai ancora vinto” disse Ravhen, come se non sentisse il dolore, tanta era la rabbia che covava dentro. “Riuscirò nel mio intento.”
Ma dopo un combattimento così lungo e una ferita cadrebbe chiunque, e quando se ne accorse, Ravhen si allontanò da Apollonius.
“Ci rivedremo” disse e il portale per la sua dimensione cominciò ad aprirsi, tuttavia non abbastanza da permettergli di passare, le sue energie non bastavano per allargarlo ancora. “Dannazione.” e cadde a terra, la ferita bruciava anche la pelle intorno. “Mi spiace, ma non ti darò la soddisfazione di uccidermi”
“Beh.. non puoi scappare!”
Ravhen ispirò profondamente. “No, hai ragione, non posso. I miei simili sono stati sterminati dagli Angeli delle Tenebre, io non voglio essere l'ultimo.” detto questo si trafisse con la sua lancia. Così moriva Ravhen, ultimo Angelo dalle ali nere.

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Capitolo 15
*** Una proposta interessante ***


Ecco il penultimo capitolo :) Non so perché ma questi ultimi mi sono venuti più lunghi degli altri... questo insieme al prossimo è il più lungo di tutta la storia :P

15 – Una proposta interessante

Apollonius non si diede nemmeno il tempo di pensare che, in un certo senso, aveva vinto, che corse subito da Celiane. L'Angelo non emanava più la luce della Pietra, e le sue energie si stavano rapidamente esaurendo.
Sollevò la ragazza per le spalle e l'avvicinò a sè. Stava per cedere il posto alla sua reincarnazione, lo sentiva, ma non voleva andarsene prima di sapere che lei stava bene.
“Celiane..” la chiamò, col fiatone. “Svegliati”
La pietra si era ricomposta e la teneva nella mano sinistra, perchè con l'altra stava tenendo Celiane. I frammenti del suo spirito che erano nel medaglione tornarono al loro posto e Celiane si svegliò.
“Che mal di testa, miseriaccia..” disse, sollevandosi un po' e massaggiandosi la testa. “Quel tizio non sa come si trattano le ragazze!”
Apollonius sorrise. Pensò che non era cambiata affatto, come se tutto quel tempo non fosse mai passato, era sempre stato così dopo le battaglie.
“Ehi.. mio salvatore” disse lei, di nuovo. “Sempre pensoso? Se sei vivo l'altro e morto e se l'altro è morto noi abbiamo vinto e se noi abbiamo vinto..”
“Ti prego” le disse, mettendole un dito sulle labbra. “Almeno quando sei stanca, non parlare. Abbiamo un'ultima cosa da fare prima di lasciare il posto alle nostre reincarnazioni.”
“Ma che diamine blateri?” chiese lei, sconcertata “Sono così stanca che non riuscirei a sollevare nemmeno un capello e tu mi chiedi di fare qualcos'altro? Che ci pensino le nostre reincarnazioni, che diaminaccio!”
“Celi'” disse lui. “Lo sai, la Profezia parla chiaro.”
“Beh, uomo.. anzi.. Angelo delle Tenebre forzuto, aiutami ad alzarmi e forse combineremo qualcosa!”
“Ai suoi ordini, Milady!” disse lui, porgendole la mano.
“Si..” disse lei, scettica “E secondo te ho la forza di fare tutta questa fatica? Ti sei bevuto il cervello, caro?”
“Tu sei una persona... impossibile” disse, prendendola in braccio. “Sei comoda?”
“Sto perfettamente, possiamo andare.”
Dal portale per la dimensione di Ravhen, che era rimasto aperto anche dopo la sua morte, uscì il corpo di un bambino, senza vita, dopodichè il portale si richiuse, senza possibilità di aprirlo nuovamente.
“Questo bambino..” disse Celiane “La mia reincarnazione è molto affezionata a lui.”
“Questa è la reincarnazione di mio fratello. Quello che è morto a causa della guerra contro gli angeli della razza di Ravhen, è stato la prima vittima di quel bastardo.” le spiegò Apollonius
“Sembra che sia il suo destino.”
Apollonius sorrise mesto, ricordando la sua infanzia, ma poi si voltò verso Celiane e, prendendole la mano la condusse vicino al corpo di quello che abbiamo capito essere Rudy.
“Ti ho detto che abbiamo un lavoro da fare no?”
“Che intendi?” chiese lei.
“Le nostre reincarnazioni sono andate da quella di mia madre, in questo tempo porta il nome di Eve, non molto diverso, effettivamente dal suo di tempo fa. Comunque, la Profezia diceva che dopo che Sole e Luna sconfiggevano il nemico dovevano ridare la vita al bambino sacrificato, ovviamente loro non lo sapevano perchè quel pezzo era rovinato. Comunque sia, noi dobbiamo salvare la vita di questo bambino, Celi'”
“È chiaro.” disse Celiane, sorridendogli.
“Bene” disse lui. “Dammi anche l'altra mano.”
Lei fece come gli diceva e si misero ai lati del corpo di Rudy e la pietra gliela misero tra le mani, che prima erano lungo i fianchi, si concentrarono su di lui e la pietra cominciò a brillare.
“Funziona?” chiese Celiane.
“Concentrati” disse Apollonius. “Ne parliamo dopo”
Dopo pochi minuti la Pietra smise di brillare e sia Apollonius che Celiane sentirono le forze abbandonarli. E Apollonius non potè mantenere l'impegno preso poco prima con Celiane perchè svennero entrambi.

Rudy fu il primo a risvegliarsi dei tre, e la prima cosa che vide fu Mary che correva verso di lui. Si alzò a sedere e si guardò intorno cercando di capire dove si trovasse, era confuso.
“Stai bene, tesoro?” chiese Mary, abbracciandolo. “Per fortuna ti hanno salvato!”
“Ehi.. ma.. cos'è successo?”
“Niente di importante” disse Apollo, massaggiandosi la testa.
“Che mal di testa!” esclamò Silvia. “Accidenti..”
“Credo di aver già sentito questa frase..” disse Apollo pensieroso.
“Davvero? Anche a me sembra di averla già detta!” e tutti e due scoppiarono a ridere. “Mio fratello, va portato in infermeria. È svenuto”
“Ho già fatto” la rassicurò Mary, “ho trovato prima lui di voi, sapete quanto ci ho messo?”
“No, mi spiace” disse Apollo, prendendo in braccio Rudy, che barcollava “Eravamo svenuti. Ho una domanda e una fame da lupi”
“Provvediamo alla domanda mentre camminiamo!” propose Mary.
“Siamo d'accordo!” dissero tutti e tre in coro.
“Beh?” chiese Mary ad Apollo. Ma il suo stomaco lo precedette dando segni di lamentela.
“Chi ha vinto?” chiese, grattandosi la testa.
“Immagino che abbiate vinto voi, visto che la terra non è distrutta, e siete tutti vivi. E comunque, abbiamo trovato il cadavere di Ravhen, pare si sia trafitto da solo con la sua lancia.”
“Magari si è pentito” disse Silvia.
“Non lo so” le rispose Apollo, dubbioso “Non so perchè ma non mi sembra plausibile!”
“La verità è che tu pensi sempre male di tutti!”
“Ma non sarà un po' il contrario, principessa fessa?”
“Come mi hai chiamata?”
“Ti ho chiamata per come sei veramente, una fessa!”
“Brutto animale con il cervello di un gorilla!”
“ORA BASTA!” urlò Mary, spazientita. “Scommetto che Apollonius e Celiane non facevano i bambini come voi due! Insomma avete vent'anni! Datevi una regolata!”
Non sapevano bene perchè ma Apollo e Silvia avrebbero avuto da ridire su quell'ultima affermazione.

Arrivarono poco dopo alla reggia. Silvia propose di andare da Eve per darle la bella notizia e per ridarle la sua Pietra ma Apollo aveva già preso la direzione delle cucine.
“Magari dopo” le disse. “E comunque, sono sicuro che sa già che abbiamo vinto, in quanto alla pietra, non essendo più utilizzabile.. credo che possiamo anche aspettare, nessuno verrà a rubarcela!”
“Ma si! Mangiamo!” disse Silvia. E appena arrivarono al tavolo, imbandito apposta per loro, si gettarono sulle pietanze come squali su una vittima ferita.
“Sembra che non mangiate da anni..” notò Mary.
“Sai..” disse Silvia, cercando di ricordare gli avvenimenti. “Ho visto Apollonius, oggi. Mi ha detto che sei stato tu a chiamarlo per venirmi ad aiutare!”
Apollo per poco non si soffocò con la coscia di pollo che stava ingurgitando. “Eh?” le chiese
“Parlo sul serio. Non so come facesse Celiane a sopportarlo, un maleducato da non augurarselo! Io parlavo e lui mi ignorava deliberatamente dicendomi solo che aveva bisogno di Celiane.”
“Magari perchè la situazione era critica e non poteva permettersi di perdere tempo?” chiese Apollo, sempre con la bocca piena.
“SEMPRE RAGIONE DEVI AVERE, EH?”
“Guarda che è solo la risposta più logica. Che gli hai chiesto?”
“Come faceva a sopportarlo Celiane.. e poi gli chiedevo come fare per diventare Celiane”
“E ti aspettavi anche che ti rispondesse con un nemico da fronteggiare?”
“Uomini!” disse Silvia, girandosi dall'altro lato e continuando a mangiare.

Partirono da Winphen quel pomeriggio, dopo aver salutato Eve e averle consegnato la Pietra e arrivarono pochi giorni dopo, di sera alla Daeva, dove vennero sommersi dai loro vecchi compagni. “Ehi!” disse Tsugumi “Ho sentito che ce l'avete fatta! Purtroppo io ero in infermeria a fare la guarda a Toma in caso si fosse svegliato quando è successo tutto e me lo sono perso, però gli altri hanno visto tutto dai Vector! Alla fine, Apollonius e Celiane ci hanno salvati un'altra volta! A proposito, Toma si è svegliato e sta bene.”
“Tsugumi” disse Silvia, stordita dalla velocità delle parole dell'amica e dalla stanchezza “Ne parliamo domattina, qualunque cosa tu abbia detto.”
“Concordo” disse Apollo, con uno sbadiglio colossale.
Così anche le chiacchiere di sottofondo degli altri element si fermarono, facendoli salire nelle loro camere. Apollo, non avendone ancora una tutta sua, fu costretto a seguire Silvia. Troppo stanchi per pensare a cose maliziose, appena appoggiarono la testa sul cuscino si addormentarono.
Il dramma, per così dire, avvenne la mattina dopo. Apollo si svegliò per primo, veramente riposato per la prima volta in vita sua. L'occhio gli cadde su Silvia e non potè far altro che pensare a quanto fosse diversa quando dormiva da quando era sveglia. Dopodichè si svegliò anche lei, con uno sbadiglio che avrebbe fatto impallidire quello di Apollo della sera prima.
“Che hai da guardare?” chiese lei, fissandolo.
“No.. niente.. è che sei così poco animalesca quando dormi, non credevo nemmeno che fossi tu”
“Eh?” chiese lei, sorpresa per la risposta “Come ti permetti?” cominciava ad arrabbiarsi “Maleducato.”
“Sei sempre la solita, eh?”
“Che cosa vuoi dire? Brutto animale con il cervello di un gorilla!” da lì iniziò la lotta con i cuscini. “Me la pagherai, per tutte le offese che mi hai detto finora”
“E tu non sarai da meno.” le rispose, armandosi anche lui di cuscino.
Dopo una buona mezz'ora di cuscinate, decisero che era meglio smetterla, anche perchè Silvia si era stancata e per dare una lezione al suo coinquilino gli si buttò letteralmente addosso.
“Sono decisamente più pesante di un cuscino.” gli disse
“L'ho notato.” disse lui, con voce fintamente soffocata “Però, adesso sei mia”
“Che hai intenzione di fare?” chiese lei, divertita, vedendo che si apprestava a farle il solletico “Non ci provare, Apol.. Apollo..” e scoppiò a ridere.
Poi Apollo smise di farle il solletico e la baciò, senza preavviso, e lasciò di stucco perfino Silvia, che però rispose.
“Stavolta” le disse, staccandosi di poco “Non ce la fai a fregarmi”
“Apollo..” disse lei, come se non volesse tornare su quell'argomento. “Che ti ho detto?”
“Che non vuoi fare niente prima...”
“Di essermi sposata.”
Apollo si avvicinò al suo orecchio, e sussurrando le disse: “Sposami, allora”

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Capitolo 16
*** E vissero per sempre felici e contenti? ***


Ecco l'ultimo capitolo!!! T^T. Ma non preoccupatevi! Ho un'altra fanfiction su Aquarion in programma! Per la gioia dei vostri catini!

16 – E vissero per sempre felici e contenti?

“A.. Apol..” cercò di dire la ragazza
“No..” le disse, mettendole un dito sulle labbra “Non qui e non adesso, seguimi”e le prese una mano.
“Dove mi porti?”
“Sta' buona”
-Questa l'ho già sentita- pensò Silvia, ricordando che erano le stesse parole che le aveva detto Apollonius.
Insieme entrarono nella mensa. “Qui.” disse lui.
“Qui?” chiese lei, sorpresa. “Prima mi chiedi di sposarti e poi vieni qui perchè vuoi riempirti la pancia senza che io ti abbia risposto? Ma che modi sono? Certo che tu non sai proprio come si tratta una ragazza”
“Vieni” le disse e la condusse al centro della sala. “Ferma qui.”
“D'accordo..” disse lei e si fermò.
“Un momento d'attenzione!” disse Apollo, dopo ottenne ciò che voleva. “Molto bene.”
“Bene, cosa, esattamente?” chiese Silvia, che continuava a non capire.
Apollo tirò fuori qualcosa dalla tasca e si inginocchiò davanti a Silvia. “Silvia de Alisia” cominciò a dire, poi prese fiato “Mi vuoi sposare?”
Silvia era pietrificata. Tutto avrebbe pensato meno che quello, le era sembrato più normale che Apollo fosse andato in mensa per riempirsi lo stomaco, ma non quello della dichiarazione pubblica, lui che non aveva mai voluto che gli altri sapessero cosa provava. Sorrise, per tutta la gioia che provava.
“Sì!” rispose, in modo che potessero sentirla tutti, poi si inginocchiò per abbracciarlo. “Sì” e lo ripetè fino a che non si staccarono e Apollo le mise l'anello di fidanzamento.
“Per fortuna” disse il ragazzo “Sirius è in ospedale perchè ha delle ossa rotte!”
Lei sorrise e gli diede uno schiaffetto scherzoso. “Scemo.”

Mesi dopo ci furono le nozze. Le ossa di Sirius non erano ancora guarite e lui era stato costretto in ospedale ancora per altro tempo. Apollo e Silvia erano stati d'accordo sul fatto di non dirgli niente, almeno fino a che non fossero stati in viaggio di nozze, o lui li avrebbe ammazzati prima che potessero anche solo pensare di partire.
Comunque sia: era il giorno delle nozze, una bella mattina del 24 luglio dell'anno corrente (nella fanfiction). Silvia era nella sua stanza, impegnata con Reika e Chloe nell'impresa titanica di infilarle il vestito da sposa.
“Accidenti” disse Silvia, abbassando la testa per vedere che il corpetto non le entrava.
“Silvia, miseriaccia!” disse Chloe “Dovevi mangiare di meno in questi mesi, a meno che tu non sia incinta!”
“Ma che vai dicendo?” chiese Silvia, disperata per essere ingrassata due chili. “Apollo non mi ha toccata con un dito, in questi sei mesi!”
“Cavolo..” esclamò Reika, per metà assente “E ti aspetti che sarà diverso dopo il matrimonio?”
“Gliel'avevo chiesto io.” spiegò la ragazza, in bilico sullo sgabello davanti a uno specchio gigante che riusciva a rifletterla per intero.
“Ah.. ora si spiega tutto.” disse Reika, col solito tono.
“Miseria che autocontrollo” notò Chloe con voce sforzata per via della fatica che stava facendo nell'infilare il corpetto a Silvia. Poi sospirò. “Non ci riesco. Anche perchè Reika non si decide a darmi una mano!”
“Pensavo che ce la facessi da sola!” si giustificò l'altra.
“Sono due ore che mi lamento che non ci riesco e tu mi dai questa scusa campata in aria? Senti, o mi dai una mano o te ne vai.”
Reika sospirò. “Il fatto è che.. credo che la sfortuna sia tornata da un paio di giorni.. sono andata a trovare Sirius e quando ero in stanza con lui il dottore è arrivato a dirgli che sarebbe dovuto rimanere ancora per tre settimane, mi sono sentita in colpa. E non voglio che Silvia sia una vittima della mia sfortuna che è tornata a perseguitarmi!”
“Smettila, Reika.” disse Silvia. “L'acconciatura è planata, e l'ho fatta due ore fa, non trovo la collana che avrei dovuto mettere, il velo si è sporcato e il corpetto non mi entra perchè sono ingrassata. Dunque, alla luce di questi eventi, chi è la più sfortunata tra le due?”
“È tutta colpa mia Silvia.” disse Reika “Se ti fossi stata lontana non sarebbe accaduto.”
“ECCOMI” esordì Tsugumi, entrando nella stanza con il velo pulito e una collana in mano in mano. “Ce l'ho fatta”
“Oh, menomale!” disse Silvia, ringraziando il cielo. Chloe corse verso di lei e prese il velo che mise in testa a Silvia.
“Molto bene” commentò la ragazza, alzando i pollici in direzione dello specchio, perchè anche Silvia potesse vederla. “Perfetta!”
“E ora il corpetto” disse Tsugumi, vedendo che era ancora sganciato, tirandosi su le maniche.
“Sei sicura di riuscirci?” chiese Chloe. “Io mi sono ridotta uno straccio.”
“Silvia, dovresti mangiare di meno” le consigliò Tsugumi, cercando di legare il corpetto. “Oppure, imparare a non respirare”
Dopo due ore, Tsugumi era riuscita nell'impresa in cui tutti avrebbero fallito: aveva finito, l'ultimo gancio del corpetto era sistemato. Si asciugò il sudore della fronte con il dorso della mano e disse per la seconda volta in quella mattinata:
“CE L'HO FATTA!”
“Ragazze..” disse Chloe “È mezzogiorno”
“CHE COSA?” urlò Silvia.

Apollo aspettava da due ore. La cerimonia era alle dieci e lei stava tardando troppo, che avesse cambiato idea?
“Non preoccuparti” disse Fudo, come in risposta ai suoi pensieri “Una cosa desiderata che si fa aspettare, fa diventare più lieto il momento in cui arriva, fidati, ragazzo, verrà!”
“Lei ha ragione. Di solito le sue perle di saggezza sono incomprensibili. Si vede che anche lei è invecchiato!”
Fudo non rispose, in fondo era vero, un po' vecchio era, considerato che era vissuto anche ai tempi di Apollonius e Celiane.
“Apollo..” disse Pierre, sbadigliando e sventolandosi per via del caldo e dello smoking. “Sicuro che abbia detto di sì? Non è che, due ore fa, Silvia ha deciso di non voler avere niente a che fare con te e che noi siamo qui perchè tu stai aspettando che ci ripensi?”
“Pierre, non voglio dire parolacce oggi, perciò userò un'espressione più delicata. Vai a quel paese!” gli rispose lui.
“Ma ho caldo!”
“Spogliati!”
“Solo quando verrà Chloe. Sono sette anni che cerco di combinarci qualcosa, ma lei sembra essere cieca!”
“O forse è semplicemente intelligente”
“Magari anche Silvia ha avuto un attacco di furbizia e ha deciso di mollarti sull'altare!”
“Taci!” fu quello che disse Apollo prima di vedere le porte della cappella che si spalancavano.
“Dicevi?”
Pierre sbuffò. “Ma perchè non va mai come dico io?”
Gli arrivò uno schiaffone da dietro. “Sei un cafone, Pierre”
“Chloe?” chiese lui
“La cerimonia non è nemmeno iniziata e tu cominci già a spogliarti?”
Pierre si guardò, effettivamente il papillon era slegato e gli ricadeva sulla camicia, l'unica cosa che non gli permetteva di cadere a terra era il fatto che era ancora trattenuto dal colletto della camicia, che era, in parte, fuori dai pantaloni e la giacca era per terra.
“Ops..” fu l'unica cosa che riuscì a dire.

La cerimonia durò qualche ora e alla fine Silvia tirò il bouquet che prese Mary, nonostante Chloe, Tsugumi e Reika se lo fossero litigato poco prima che Silvia dicesse sì.
“E io che ci devo fare, con questo?” chiese Mary.
“Puoi sposare me” si propose Pierre, avvicinandosi a lei. Ma, detto questo, gli arrivò una gomitata nello stomaco e un calcio nei gioielli di famiglia.
“Porco!”
“Non ti preoccupare, Chloe, lo sai che ci sei solo tu per me”
“Porco!” disse di nuovo e gli dette uno schiaffo
“Ma che giorno è oggi?” chiese lui, massaggiandosi la guancia dolorante, oltre alle altre parti lese.
“Sta' zitto, Pierre!” gli disse Tsugumi, dandogli un pugno in testa “Te lo meriti, e poi, dobbiamo sbrigarci, o Apollo e Silvia arriveranno al rinfresco prima di noi.”
“Si mangia?” chiese Rudy, stupito “Allora che stiamo aspettando?”

Anche il ricevimento durò un sacco di tempo, e, dopo il taglio della torta e tutto il resto, Apollo e Silvia decisero di scrivere una lettera al fratello perchè non ce l'avrebbero mai fatta a passare in ospedale prima di partire per il viaggio di nozze.
“Allora” spiegò Silvia “Consegnate questa lettera a Sirius da parte nostra, solamente quando noi saremo arrivati a Parigi, chiaro?”
“Chiarissimo” confermò Chibiko, sorridendo a trentadue denti. “Non preoccupatevi, anche se si vorrà alzare dal letto noi e le sue ossa rotte saremo lì a fermarlo!”
“Ci contiamo” disse Apollo. Silvia, intanto, continuava a scrivere.
“Ehi” disse Pierre “Perchè non gli mettete anche qualche foto del matrimonio? Avevo una macchina a sviluppo istantaneo. Potrebbe fargli piacere”
Nessuno considerò l'idea. Sirius non avrebbe mai permesso che la sua sorellina vestisse alla maniera dei plebei con quel semplice abito da sposa; soprattutto considerando lo sposo, quella non sembrava una felice idea.
“Meglio di no” dissero in coro tutti gli altri.
“Finito.” disse Silvia, alzandosi “Tieni, Chibiko, contiamo su di te e Reika, che ha un incredibile potere calmante su mio fratello.”
“E ora..” disse Apollo, prendendo Silvia in braccio. “Andiamo, che è già tardi!”
“Eh?” chiese lei, guardandolo sorpresa.
“Ciao, ragazzi, ci vediamo tra un mese!” disse lui e cominciò a saltellare come quando aveva quattordici (?.?) anni, per arrivare in tempo alla macchina che li avrebbe portati in aeroporto.

Due settimane dopo, Chibiko e Reika entrarono nella stanza di Sirius con la lettera da parte della sorella.
“Ecco..” disse Chibiko, cercando di trovare le parole giuste. “Ehm..”
“Questa è per te, da parte di Silvia, che non può venire”
“Sta poco bene?” chiese lui, preoccupato.
“No.. sta benissimo è che..” cercò di dire Chibiko, mentre Sirius la guardava stranito. “Oh, insomma! Leggi!” e gli consegnò la lettera.
Sirius la aprì, titubante, non sapendo cosa avrebbe dovuto aspettarsi. Lesse la prima riga e corrugò la fronte, lesse la seconda e inarcò le sopracciglia, a mano a mano che leggeva la sua espressione peggiorava sempre di più. Quando arrivò alla fine, per la rabbia, strappò la lettera in mille pezzettini, e Chibiko e Reika fecero appena in tempo a correre fuori per non essere vittime delle sue grida e dei suoi istinti omicidi.
Mentre Silvia e Apollo erano lontani chilometri da lì.

Caro Sirius,
oggi è il giorno più bello della mia vita, non fraintendere, non è come pensi tu. Oggi è il giorno del mio matrimonio, e non immaginerai mai chi è lo sposo. Lo so, la cosa non ti piacerà affatto, ma magari un giorno imparerai ad accettarlo: ebbene, lo sposo è proprio Apollo.
Immagino che quando leggerai questa lettera noi saremo in un lussuoso albergo francese, siamo partiti per il viaggio di nozze prima che tu lo sapessi, perchè sospettavamo che piuttosto che vederci partire insieme saresti morto. Il matrimonio è stato un successone, ci siamo sposati nella cappella della Deava, che è sempre stata casa nostra. Torneremo tra un mese, spero che non sarai arrabbiato.
Abbiamo in programma un sacco di bambini, perciò penso proprio che diventerai presto zio, non te lo scrivo per farti venire un infarto prima del tempo, è solo per prepararti psicologicamente.

Silvia

P.S. Apollo voleva mandarti delle foto del matrimonio, perchè Pierre aveva la macchina fotografica a sviluppo istantaneo, ma.. avevamo già chiuso la busta.. ci vediamo quando ritorno!

Silvia

FINE

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