IL CANTO DEGLI ANGELI

di ladyxaldin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2: Un nuovo sentimento ***
Capitolo 2: *** 3 Quando due cuori in realtà sono uno... ***
Capitolo 4: *** 4 Una sera di mezz' estate ***



Capitolo 1
*** 1 ***


IL CANTO DEGLI ANGELI

 

Dolore.

Disperazione.

Lacrime.

Candide lacrime scesero sul delicato volto dell’angelo.

Niente potrà essere come prima.

Nana questo era il suo nome.

La vita per lei non era altro che un sogno, ormai…intrappolata tra i ghiacci e i ricordi, non sapendo cosa fosse peggio:se la vita ormai perduta o il ricordo dell’inevitabile.

“ gli angeli non soffrono…noi non sentiamo dolore,lascia queste cose agli esseri inferiori!”,a queste parole rivide suo padre,dall’aria severa,ma allo stesso tempo molto umana…

Lei non sentiva dolore,almeno non quello fisico…non possedeva più un corpo di questo ne era cosciente. Il suo corpo era intrappolato tra i ghiacci,ma la sua anima era libera di vagare nel vuoto assoluto…il tempo,in quel luogo,non esisteva,forse non era mai esistito o forse il concetto di tempo per lei si era fermato. L’unica cosa che percepiva era il suo dolore,badate bene non dolore fisico,ma percettivo! Il ricordo di chi amava le attanagliava il cuore…era un angelo,eppure provava dolore,lo sentiva. Voleva piangere,ma aveva paura. Paura di chiudere gli occhi e di rivedere quella notte.

Sentì una stretta al cuore.

Strinse le mani, cominciò a tremare.

Inevitabilmente chiuse gli occhi,quando li riaprì un uomo con una tuta sgargiante,i capelli rossi tenuti a spazzola col gel e gli occhi verdi le faceva un bellissimo sorriso.

“Nana…”

Lei rimase muta a fissarlo.

“…non piangere…”disse con aria serena.

“Max…”

L’uomo in tuta,lentamente ed inesorabilmente, cominciò a perdere sangue dal ventre. La tuta si macchiò di sangue,il suo volto si distorse,in una smorfia di muto orrore,le tese una mano,ma la sua mano era irraggiungibile.

Per quanto ci provasse,Nana non poteva aiutarlo era bloccata da qualcosa,poteva solo invocare il suo nome. Max .

“…Nana..aiutami…”

“E’ colpa tua se sono morto,TUA!”

Poi quando l’incubo terminava,lei cantava…cantava gli inni degli angeli.

Però i ricordi,il dolore,la disperazione rimanevano.

Questa era la sua punizione.

Ogni giorno che passava era sempre lo stesso. Piangeva,urlava,si disperava,ma nessuno la poteva sentire…nessuno…

Poi improvvisamente,non sa quando,non sa come,una vecchia conoscenza le comparve davanti,un angelo senz’ali dai lunghi capelli bianchi e gli occhi d’argento. Però allo stesso modo non era un angelo come lei…il luogo in cui era imprigionata la confondeva,passato e presente molte volte si confondevano così come la realtà dai sogni.

Quell’essere rimase in silenzio per molti giorni,rimase fermo,sembrava non fosse reale,ma solo un'altra immagine dei suoi incubi…

Toma era il suo nome. Un angelo delle tenebre. Ritenuto un essere inferiore.

Ora ricordava…l’essere davanti a lei era un suo servo,ma prima di ogni altra cosa era un suo amico.

Rimase ferma ad osservarlo,sembrava diverso…cambiato…il ragazzo che aveva conosciuto non esisteva più,lo si vedeva dagli occhi…sembrava quasi che la compatisse. Tutto il suo mondo era sparito,la sua ragione di vita,gli affetti più cari li aveva persi in una notte. In pochi attimi la sua storia,le sue convinzioni,tutto ciò in cui credeva furono sparite in un attimo.

Toma le si avvicinò,la chiamò per nome…la chiamò col nome che più preferiva:Nana!

Scoprì di provare sentimenti contrastanti…fin da quando l’aveva conosciuta aveva riconosciuto in lei l’emblema della bellezza,della perfezione…nei suoi occhi vi aveva sempre potuto leggere la vita stessa,la gioia, la felicità,ma ora…la perfezione era sparita,la bellezza si era tramutata in degrado,la gioia in disperazione e la felicità in orrore,tutto per colpa sua…anche lui come gli altri l’aveva tradita. Provava rabbia,odio verso se stesso e verso gli altri.

Aveva un ultimo compito da assolvere come servo della famiglia di Nana,poi sarebbe tutto finito.

Ancora uno sforzo.

Le si avvicinò lentamente.

Era l’unico che poteva raggiungerla nel mondo in cui era piombata,o meglio nel mondo in cui l’avevano spedita,essendo l’unico angelo delle tenebre rimastale accanto.

La guardò intensamente,ma stavolta con aria distaccata,come se stesse pensando ad altro.

Lui le doveva la vita…per questo le era stato grato…avrebbe voluto avere la possibilità di ricambiare,ma il fato era stato crudele…e l’aveva spinto fin dove lui non avrebbe voluto spingersi…provava vergogna per se stesso.

Nana cominciò a piangere e a tremare…aveva freddo…paura…il timore che l’immagine di Toma potesse sparire da un momento all’altro.

Però si sbagliava,Toma non era solo un’immagine della sua mente,ma era reale,concreto. Lo capì solo quando sentì che l’angelo l’abbracciò.

Sentì il suo corpo,il suo profumo,sentì per la prima volta da chissà quanto tempo, un po’ di serenità.

“Ti hanno concesso la grazia…potrai,finalmente riposare”

Toma senza capire il perché sentì il bisogno di spiegarsi,scusarsi,ma non poteva. Il tempo concessogli era poco e comunque non esistevano parole o fatti che potessero scagionarlo o farsi perdonare da lei,il suo comportamento,le sue azioni erano state imperdonabili…quella notte non potrà mai dimenticarla.

“Nana”

le sussurrò all’orecchio:accetta,ciò che ti offro!

“se accetterai ,potrai dormire e fare sogni senza incubi…tutto quello che hai passato ti sembrerà soltanto un lontano ricordo…quasi non te ne ricorderai più…”

L’angelo senz’ali la strinse a se,adesso con più forza e vigore, quasi volesse imprimersi nella memoria la donna che tanto aveva ammirato e forse…anche amato…

“ti prego…raccontami tutto dall’inizio,così tutto avrà fine!”

 

*

 

“Michael…aspettami,non ce la faccio più!”

“RALLENTA!” disse la ragazzina dalle ali bianche come la neve,quasi rispecchiassero il suo essere come persona,mentre volava i lunghi capelli biondi si agitavano tanto da intrecciarsi e giocare tra loro. Il suo corpo era snello e delicato,con forme armoniose,senza per questo essere perfetto nel minimo particolare. Era bella proprio perché non era perfetta,come tanti angeli Celesti cercavano di fare,ad esaltare le sue forme era una veste semi-trasparente che le copriva tutto il corpo. Era composto da una stoffa leggerissima e candida,unita in vita da una cintura e legata ai polsi…il resto era lasciato libero!

“Michael…rallenta..Michi…”

“sorellina!”

Le si avvicinò con uno scatto che la fece sobbalzare!

“non hai più fiato neanche per dire il mio nome completo?”

Lui, si chiamava Michael figlio di Sachiel,un ragazzo allegro e gioioso, Nana l’aveva sempre rispettato e poi era suo fratello,perciò gli aveva sempre voluto bene,in più da pochi mesi era divenuto un arcangelo,proprio come il loro papà e questo l’aveva riempita d’orgoglio.

Anche se il ragazzo era sempre indaffarato e impegnato trovava,però,sempre un momento per giocare assieme a lei,proprio come stavano facendo in questo preciso momento.

“sei lenta!!!”

iniziò a prenderla in giro. ”proprio una tartaruga!!!”

I due ragazzi si trovavano ad Atlantia…un mondo costruito nei cieli della Terra,perché unico posto degno di ospitarli.

Non esistevano prati in cui i ragazzi potessero giocare,ma solo città,con alti palazzi,che dominavano il paesaggio e spesse mura di cinta,perché nessuno potesse scendere sulla Terra,chiamata molto spesso con il nome di Atlantia Inferiore.

Michael prese a driblare i palazzi che gli stavano davanti e si fermò soltanto quando arrivò alle mura della città. Intanto la sorella cercò di seguirlo con tutte le sue forze…lei non era una tartaruga!!!si ripeteva. Ricopiò le mosse del fratello,in cuor suo pensava di averle fatte con più eleganza di lui e di avergli così dimostrato di potersela cavare da sola,sia nella vita che nel volo.

“Nana sei diventata brava a volare…non sarai mica andata a prendere lezioni senza dirmi niente?”

Nana sentì i complimenti fatele dal fratello,però si accorse di avere un piccolo problemino…stava andando talmente veloce che…

“NANA BLOCCATI…FERMATIIIIIIIIIII!!!”le intimò. Ma Nana continuava a prendere velocità e sembrava non saper cambiare direzione…quel che era peggio si stava dirigendo a grande velocità contro la barriera posta oltre le mura della città,un ulteriore difesa contro il mondo esterno.

Si trattava di un barriera d’energia e chiunque ci andasse contro si sarebbe fulminato o comunque fatto male seriamente.

Michael senza pensarci su due volte si mise sulla traiettoria della sorella così non si sarebbe fatta tanto male…però Nana riuscì all’ultimo secondo a virare,non voleva che suo fratello si facesse male per colpa sua! Cercò di sferzare l’aria così da rallentare,ma non riuscì ad ottenere l’effetto sperato,anzi incrementò la velocità,così da finire contro la barriera!

Ne seguì un’esplosione.

Michael ne rimase scioccato…la sua adorata sorellina…non era possibile!

“NANA”

Si diresse contro la barriera,cercando di disperdere la polvere…non riusciva a vedere niente. Poi,quando la polvere si diradò,non vide nulla…sua sorella non c’era più.

Il panico l’avvolse…si guardò attorno,ma nulla. Nana non c’era.

“Michael…………”

L’angelo alzò lo sguardo al cielo e li vide.

Nana era sana e salva,tra le braccia del forzuto angelo delle tenebre,che si accingeva a riportarla da Michael.

Lei ringraziò di cuore Apollonius,servo della sua famiglia,ormai da tanti anni,lo ringraziò e per ricompensa gli diede un bacio sulla guancia. Ma un gesto tanto innocente come questo scatenò l'ira e la gelosia del fratello,che la strattonò.

"non ha bisogno delle tue lodi..."

Nana non riusciva a capire cosa volesse dire.

"è solo un servo...niente più e come tale tu lo devi considerare..."mentre diceva ciò vide negli occhi di lei la delusione...l'aveva delusa parlando a quel modo.

"sei divenuto arcangelo del fuoco...sei diventato un rappresentante dello stato...MA QUESTO NON TI DA IL DIRITTO DI TRATTARE GLI ALTRI COME MEGLIO CERDI!!!"

"ipocrita..."dicendo questo,con le lacrime agli occhi se ne andò via,lasciando il povero Michael a criogiolarsi nel suo brodo.

Quando era stato prmosso arcangelo,Michael ne fu orgoglioso e felice,ma sua sorella non sembrava tanto entusiasta come lui. Allora le si avvicinò e le chiese perchè non era felice per lui. Non ottenne una risposta,perchè il motivo lui lo conosceva bene!

le disse.

seguì il silenzio...tutto ciò che aveva detto non era servito che a farla rattristire di più...

Quella sera lui le sorrise e le fece la promessa che le cose non sarebbero mai cambiate,ma ora si rendeva conto che il tempo e soprattutto lui erano cambiati.

"Apollonius seguila e riportala a casa"

Quel giorno,quando entrò in camera sua,sentì il peso delle sue parole come fossero state getti di acqua gelata sulla pelle. Si sdraiò sul suo letto,chiuse gli occhi. Non voleva pensare a niente,ma sua sorella aveva ragione era un ipocrita!

Scivolò nel mondo dei sogni,turbato dall'immagine di Nana,che continuava a ripetere:"ipocrita"

"IPOCRITA!!!"

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Capitolo 2
*** 2: Un nuovo sentimento ***


2°CAPITOLO:UN NUOVO SENTIMENTO.

Era furiosa.

Non avrebbe mai pensato che suo fratello...proprio lui...potesse condividere e credere in quel che aveva detto!

Un ipocrita e un bugiardo...nient'altro.

D'altronde che si poteva aspettare da un arcangelo?

Volò per tutto il giorno,senza mai fermarsi. Sentiva il vento infrangersi sul volto,il vestito appiattirsi sul suo corpo e,infine acquisire velocità. Dispiegò le grandi ali,poi le ritrasse a se e poi le riaprì di nuovo. Piangeva,si sentiva confusa e non riusciva a capire cosa le avesse preso...in fondo...si ripeteva...Micahel aveva ragione. Gli angeli delle tenebre erano diversi,nell'aspetto,nei poteri e nell'animo. Loro non provavano sentimenti...o almeno così le avevano detto.

Immagini,pensieri,frasi le vorticavano in testa. Le mancò il fiato. Era esausta. Perse il controllo e cominciò a perdere quota,per fortuna trovò una corrente ascensionale,stabilizzò il volo,difatti le bastò aprire le ali e farsi trasportare dal vento. Un vecchio trucco insegnatole da suo padre all'età di sei anni.

Planò,così facendo,ai piedi del grande albero della vita.

Si era allontanata parecchio da casa!

Quel pensiero la fece rattristire e si abbandonò ai piedi del grande albero. Intorno a lei si avvicinarono tante piccole fatine. Com'erano carine!Una le si avvicinò al volto.

La fatina la guardò e si rattristì,le accarezò la guancia,prendendo così una lacrima dell'angelo,che le bagnò il braccio. Nana rimase in silenzio,la raccolse tra le mani e cominciò a piangere.

Non avrebbe mai creduto,che suo fratello avesse potuto dire una cosa del genere...non riusciva a capire perchè gli angeli celesti,persone come lei odiassero così tanto quelli delle tenebre,in fondo erano simili...anche se i secondi erano il prodotto dell'albero della vita...esseri creati dalla sua razza per servirli,esseri,anzi automi fatti a immagine e somiglianza degli angeli...però...ora quegli esseri provavano sentimenti,provavano dolore. Non trovava giusto considerarli inferiori,solo per la loro diversa origine,molti di loro nascevano dall'albero della vita e poi venivano modificati, attraverso amputazioni,arti metallici,a secondo del piacere e del gusto degli angeli SUPERIORI,oltretutto aveva scoperto, che Apollonius non era un vero angelo delle tenebre, anzi lui era nato dall'unione delle due razze,cosa però inaccettabile dalla sua comunità.

Si sentiva sola.

Da quando era morta sua madre,non le era rimasto nessuno. Lei le aveva insegnato ad amare e rispettare ogni essere vivente,anche se questo era diverso da chiunque conoscesse...continuava a piangere.

Pianse fino a quando non finì le lacrime.

 

 

*

 

 

 

Michael fissava il soffitto della sua stanza.

Cercava di non pensare a niente,ma questo gli riusciva difficile il volto della sorella,le parole ,che gli aveva detto,non poteva dimenticarle.

Come mai non l'ha ancora riportata a casa? si ripeteva tra se.

Era sdraiato sul suo letto,ormai da un'eternità.Le lenzuola erano soffici e leggere,si sorprese del suo interesse per la stoffa e della sensazione che gli dava,strinse nel palmo della mano un lembo di stoffa e lo fissò...fissò pure la mano.

"IPOCRITA"

diede fuoco al lembo del lenzuolo,rimase in silenzio,non fiatò,restò muto e impassibile mentre il fuoco avanzava lentamente e si mangiava i motivi e i colori della stoffa. Le fiamme sembravano stessere giocando tra loro.

Poi come se qualcuno l'avesse scosso,pose la mano sul fuoco ed esso sparì come se non fosse mai stato acceso,lasciando solo un'unica traccia...

Pensò,che fosse giunto il momento di cambiare le lenzuola.

 

*

 

Nana rimase a fissare il vuoto per ore,non si accorse che ormai era buio pesto.

Le fatine dormivano sulle piume delle sue ali.Intorno a lei aleggiava una tranquillità surreale, così come il silenzio. Il continuo pulsare dell'albero della vita la tranquillizzava come nessun'altro,quel pulsare così lento e ritmato le sembrava il battito del cuore materno.

Se la ricordava appena e a volte si scopriva piangere al ricordo dimenticato...sospirava...piangeva più delle volte silenziosamente...e nessuno sapeva come si sentisse in realtà.

Lei era sola.

Di questo oggi ne aveva avuto conferma.

La visione della luna e le piccole lucine che emanavano le aluccie delle fatine rendevano l'atmosfera ancora più malinconica e triste di quel che doveva essere.

Un angelo,titubante sul da farsi si fece avanti il più silenziosamente possibile. Non voleva che si accorgesse della sua presenza,sapeva fin troppo bene cosa volesse dire sentirsi soli,lui,però,non potè capire quanto il suo cuore ne soffrisse.

Le si sedette accanto,scivolando come un obra ai piedi dell'albero.

"era l'ultimo posto dove avrei immaginato di trovarti..."

"..."

"mi hai fatto prendere uno spavento"

L'angelo le cinse le spalle e rimase in attesa,che Nana ultimasse il filo dei suoi pensieri o smetesse di sentirsi appagata da quel silenzio.

La strinse a se,scoprì che i suoi capelli biondi odorassero di rose...se ne sentì spaventato,terrorizzato,lui non poteva provare ciò che sentiva,lui non ne era degno,in quanto angelo delle tenebre e se ne rattristì.

"Grazie"

"Apollonius non smetterò mai di dirtelo,finchè tu sarai sempre così come sei..."

"presente,gentile,di un animo così puro,capace di amare...come quello della mia mamma"

A quelle parole lui non potè che sorridere,capendo solo allora cosa lui sentisse veramente per quella ragazzina,così dolce e premurosa:amore. Ma non l'amore che lega due amanti,ma un amore che lega padri e figli,si proprio così lui la vedeva come la figlia,che non gli sarà mai concesso avere.

I due si strinsero in un forte abbraccio,così che lei ne rimase rassenerata e si sentì quasi protetta!

"devi tornare a casa,Michael sarà preoccupato...e tuo padre pure!"

"figurati lui a casa non c'è mai e mio fratello...almeno stasera non lo voglio vedere"

"però lui ti vuole bene,anche se..."

"allora perchè non è venuto lui a cercarmi?"

Improvvisamente urla agghiaccianti,pervasero le radici e il tronco dell'albero della vita,così tanto da farlo tremare.

Apollonius e Nana si guardarono negli occhi,tanto che lei capisse che qualcosa di orrendo e agghiacciante stesse per accadere.

L'albero fu scosso da altri tremiti,le fatine che giacevano tra le piume di lei, addormentate,si svegliarono e presero fuoco per auto combustione.Nana ne sentì il dolore come se quella che stesse bruciando fosse lei.

Apollonius capì cosa stava accadendo...doveva risparmiarle quel dolore...doveva.L'avrebbe portata a casa con il suo pore di teletrasporto...doveva sbrigarsi.

Nana si sentiva un gran dolore alle ali e alle tempie,aveva un gran mal di testa,l'angelo delle tenbre la stava per abbracciarla così facendo l'avrebbe riportata a casa in un attimo,ma improvvisamente sentì una voce...dapprima lontana,poi via via si fece sempre più limpida e chiara:

qualcuno le stava chiedendo aiuto e lei non poteva tirarsi indietro!

Un vero angelo deve aiutare e proteggere anche chi non conosce...anche se non ricordava più il volto di sua madre,ma una cosa più importante le aveva lasciato e che non avrebbe mai dimenticato: il suo cuore!

Nana sciolse l'abbraccio,lasciando Apollonius più che mai sbigottito.

"non posso...qualcuno ha bisogno di me"

Lui li per lì non seppe come ribattere,ma guardando i suoi occhi capì che non poteva fermarla. Sperava soltanto,che ne rimanesse illesa dopo l'esperienza in cui stava per immergersi,anche se sapeva che questo sarebbe stato impossibile.

Nana seguì un po' le urla e un po' il suo istinto,per la prima volta non potè fare affidamento sul suo amico,perchè sembrava volerla depistare,non capiva.

Ancora non ne conosceva il motivo.

Dopo aver attraversato,quasi di corsa l'immensa zona dove risiedeva l'albero della vita,arrivò in un casolare...dalla forme strane e bizzare,quel che era certo,era che quel posto le faceva rizzare le piume delle ali dalla paura.

Una volta valicata la porta d'ingresso il tanfo di carne andata a male la investì e allo stesso tempo le urla divennero nitide,ma sempre più agghiaccianti.

Qualcosa di veramente orribile stava succedendo in quel posto.

Cominciò a correre a perdifiato.

Le urla provenivano dalla stanza in fondo al corridoio,lì avrebbe capito cosa stava succedendo.

Arrivò alla fine del corridoio,la porta era chiusa.

Stava per girare la maniglia,quando ebbe un ripensamento...forse lei non doveva trovarsi lì...forse era sbagliato.

"Dimmi come posso voltare le spalle alla persona che mi chiede aiuto?"

Non sentendo nessuna risposta,si voltò,ma Apollonius era sparito...

"Apollonius..."

Ne rimase spaventata.

Urla.Ne sentì ancora.

Stavolta però erano disperate. Qualcuno era nei guai.

Inspirò decisa. Prese il coraggio a due mani ed entrò.

Lo spettacolo che le si parò davanti fu glaciale.

Mai aveva pensato una cosa tanto orribile e distruttiva,come quella a cui stava,ora assistendo.

Un angelo...essere,o mostro era più giusto definirlo.Si trovava disteso e legato su un lettino,diviso a metà. Il bambino non parlava...era muto,molto probabilmente per la paura,lo sciock. Un angelo celeste si trovava sopra di lui,gli aveva asportato la parte inferiore del corpo...il sangue scendeva copioso a terra.

Non era il bambino a urlare,ma un altro angelo...era legato ad un muro,con pesanti catene,la cosa che l'impressionò di più fu che non possedeva ali. Quest'ultimo,della sua età più o meno,urlava,perchè la smettesse di torturare il suo amico a quel modo...

Nessuno si accorse della presenza di Nana che si aggirava libera nella stanza,cercando di non scoppiare a urlare o a piangere.

La stanza era rettangolare,molto ampia,per raggiungere l'angelo legato al muro dovette sorpassare delle bottiglie contenenti resti di arti ed ali. Sentì salirle il voltastomaco.

Su un tavolo vide delle chiavi,le prese.

L'angelo celeste era intento a lavorare sul malcapitato,dal quale ogni tanto si sentiva qualche gemito o urlo soffocato dalla tosse.

Si avvicinò al prigioniero al quale fece segno di far silenzio.

I due si fissarono per qualche secondo,però a loro parve un'etrnità,fece scivolare la chiave nella serratura dei polsini di ferro e fece scattare il clack delle manette,segno che era riuscita a liberarlo.

Lei in quel momento,le sembrò la ragazza più bella che avesse mai visto,le sembrò quasi illuminarsi e risplendere di una luce propria.

L'attimo fu interrotto dalla carica dell'aguzzino con un coltello da macellaio in mano.

Lui istintivamente la protesse con il suo corpo e proprio in quell'istante comparve Apllonius e Michael.

Suo fratello vide quel tanto che bastò per prendere a pugni quell'angelo bassetto e custode degli angeli delle tenebre.

L'angelo senz'ali cadde a terra privo di sensi.

Quella notte ritornarono a casa in quattro persone.

Il giorno dopo Nana si occupò del suo nuovo amico e l'avvenimento appena trascorso le servì per riavvicinarsi al fratello.

Dopo parecchie settimane l'ultimo arrivato si svegliò e cominciò a prendere conoscenza con la nuova casa e i nuovi padroni a cui avrebbe servito,scoprì che essi non lo avrebbero sottoposto a interventi o non gli avrebbero dato delle protesi per essere sprovvisto di ali.

Possedeva un volto dai tratti quasi femminili e da lunghi capelli bianchi,lisci come la seta. Il suo nome era Toma,non ricordava nient'altro...un pomeriggio raccontò ai due fratelli e ad Apollonius che il suo unico legame con la sua vita era quel fanciullo...ma ormai chissà che fine aveva fatto...

"è stato affidato al progetto alfa,come angelo di tipo D" disse freddamnte Miachael.

"cioè???"

"non posso dire altro"

Nana sembrava molto incuriosita da Toma, era molto diverso da tutti gli altri angeli che lei aveva mai visto in vita sua.

Toma si accorse,degli sguardi insistenti di Nana e dovette abbassare il capo,perchè capì il motivo di tanta curiosità...

"sono nato senz'ali...sono così da quando sono nato,se è questo che ti stai chiedendo"

Lei arrossì di colpo,così che cambiò subito argomento!

"Michael come hai fatto a intervenire così velocemente l'altra sera?"

L'angelo dai capelli rossi sembrò annoiato...ma rispose dicendo che era merito di Apollonius che l'aveva avvertito al momento giusto.

 

*

Toma nei giorni seguenti fu indaffaratissimo,doveva seguire passo per passo Michael e dimostrare della sua fedeltà,inoltre gli venivano affidati incarichi minori,come ad esempio fare compere e cose del genere e non avendo le ali impiegava il doppio del tempo.

Una mattina come tante altre seguì Miachael al lavoro,e come ogni giorno gli toccava correre per stargli al passo. Comunque quella mattina l'angelo del fuoco doveva presenziare ad una noiosissima riunione.Dovevano discutere su come affrontare il rpoblema UOMINI,che pretendevano ogni giorno che passava,un territorio sempre maggiore.

Toma gli toccò aspettare fuori dalla sala riunioni. Si ritrovò a pensare a lei e ai loro innumerevoli discorsi. Gli tornò alla mente,senza nessun motivo apparente e senza capirne il motivo:una frase.

"io vedo le vedo...hai delle ali bellissime...solo che tu non le vedi ancora...fidati io le vedo e sono bellissime!"

 

*

Arrivò finalmente il giorno del compleanno di Nana,giorno più atteso.Michael non se ne ricordò.Finalmente compiva 16 anni,data che segnava la loro magiore età e la loro indipendenza.

Nana si svegliò alle sei in punto quella mattina,come ogni anno corse in cucina con la speranza di rivedere sua madre,ma come ogni anno le sue speranze furono annullate dall'inutile attesa. Rimaneva ad aspettare per ore fissando l'uscio della cucina,fino a quando non compariva suo fratello che l'abbracciava forte e le intonava la canzone del perdono e del grazie...

I due quella mattina si sedettero e aspettarono,loro padre...che arrivò in ritardo,mangiò velocemente,le fece gli auguri e si scusò,ma doveva proprio scappare alla sede centrale avevano proprio bisogno di lui,essendo il secondo arcangelo più importante di tutta Atlantia.

"Michael, sistema tu la sua sorpresa... ci siamo intesi?"

Nana scoprì così che le avevano fatto una sorpresa ne fu felice,ma allo stesso tempo era delusa,perchè nel suo giorno più bello lui non c'era.

Il pomeriggio di quello stesso giorno,Toma fu chiamato al loro cospetto,Miachael doveva discutere con lui e con Nana degli ultimi dettagli del regalo di compleanno.

Michael prese ad andare avnti e indietro mettendo a dura prova i nervi di Toma,che non era abituato agli strani,snervanti comportamenti che a volte assumeva il rosso.

"io e papà avevamo pensato di regalarti un'esperenzia simile a quella vissuta da nostra madre...se ti ricordi ti aveva promesso che avresti fatto pure tu il suo stesso viaggio...ricordi?"

Lei scosse la testa in segno di negazione.

"potrai andare sulla Terra e vivere per un po' di tempo lì,conoscere fantastici luoghi e prenderti una vacanza da Atlantia...al tuo ritorno però dovrai decidere cosa vorrai fare della tua vita."

Il volto di lei si illuminò,non ricordava quando fosse stata più felice.

"non ho finito...però non possiamo lasciarti andare da sola,non è sicuro! Apollonius non potrà seguirti in questo tuo viaggio e..."

indicò Toma.

"lui non ha ali"

Toma si rattristì e si sentì impotente.

"Fratello...Toma...però è più che adeguato! In fondo mi ha protetto e salvato già una volta e pure lui non...e poi l'ha fatto senza pensarci e se ti ricordi si era pure fatto male!"

Michael fece segno di si con la testa.

"E' per questo che ti ho fatto venire qui. Giuri sulla tua vita di proteggerla?"

"Certamente!"

 

 

Il pomeriggio di quello stesso giorno, Nana e Toma valicarono i cancelli di Atlantia.

Una nuova avventura l'attendeva e forse per la prima volta era chiamata a vivere.

 

*

 

Michael decise di non accompagnarla fino ai cancelli,anzi rimase seduto vicino un vaso di rose, a bere una miscela di acqua e vodka. Il pensiero di Nana così lontana lo turbava,forse,anzi ne era certo,era la prima volta che avrebbero trascorso un periodo così lungo da solo,non avrebbe potuto contare sul suo appoggio.

Bevve un sorso e prese in mano una rosa e si punse.

Osservò scivolare via dal suo corpo alcune goccie di sangue...Nana...finì il suo drink.

Per due mesi non l'avrebbe più riabbracciata e improvvisamente l'idea che Toma le stesse sempre vicino gli diede fastidio...tanto da fargli lanciare il vaso contro la porta vetro della cucina.

Guardò il suo volto trasformato dall'ira riflesso nel bicchiere.

Lo frantumò.

Restò a fissare il taglio profondo,che si era procurato nella mano...Nana...si sentì confuso tanto da non capire cosa stesse facendo o cosa gli fosse preso.

Poi,quasi come se ne fosse stato fulminato, capì.

Si fasciò la mano come meglio poteva,si alzò in volo e si diresse verso i cancelli del loro mondo. Quando arrivò fu tardi sua sorella li aveva superati da tempo,lanciò un pugno contro la barriera,subendone le conseguenze...urlò a squarciagola il suo nome...non capiva cosa stesse provocando la sua rabbia...una rabbia così cieca da offuscargli le menti...la confusione si impadronì di lui.

Improvvisamente si calmò e cominciò a tremare...riuscì a pensare lucidamente e se ne spaventò.

Era geloso.

Avrebbe voluto accompagnare Nana nel suo viaggio.

 

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Capitolo 2
*** 3 Quando due cuori in realtà sono uno... ***


3°CAPITOLO:QUANDO DUE CUORI IN REALTÀ SONO UNO.

Nana si sentiva al settimo cielo!Stava volando verso la Terra a grande velocità,ogni tanto rallentava sentendo Toma urlarle qualcosa del tipo:rallenta o -MAMMAAAA-scatenando il riso in lei.

Lui non possedendo delle ali proprie,dovette tenersi aggrappatto al collo della sua adorata padrona,che sembrava non curante della velocità...anzi il vento che le sferzava il volto le procurava una gioia immensa e profonda da farle dimenticare gli anni di solitudine e di tristezza che il suo cuore teneva rinchiusi dentro di sè,con tanta difficoltà.

Il viaggio fu breve e veloce e tanto piacevole da far loro dimenticare,che da lì a pochi minuti avrebbero dovuto affrontare un mondo a loro sconosciuto e forse anche ostile nei loro confronti. Nana si divertiva a farsi trasportare dal vento,principalmente per due motivi:uno perchè era meno faticoso e secondo,ma non per qusto meno importante,era perchè le piaceva tantissimo farsi cullare dal dolce vento,quasi se esso possedesse delle forti braccia e la portasse con se fino a farne diventare una parte di sè stesso. Improvvisamente il vento cambiò direzione e senza alcun motivo incrementò la velocità e la forza. Lei alzò lo sguardo e vide che delle minacciose nubi si stavano scagliando furiose all'orizzonte,poco alla volta perdeva il controllo e la stabilità del volo,intanto una piccola parte del suo cuore cominciava a diperarsi.

"tranquilla..."sentì con difficoltà,sembrava che la voce di Toma fosse lontana mille miglia. Tutto il suo corpo era teso nell'immane sforzo del volo e quello del suo amico nell'atto di stringersi al suo collo e al suo petto per non cadere. Lo sentì di nuovo ripetere stai tranquilla e poi un bisbiglio del quale capì soltanto stai calma...come se fosse facile,si ripetè,non è mica lui che deve volare!!!

Il vento crebbe di intensità e la direzione in cui soffiava si moltiplicò. Ora si trovava controvento e poi veniva trasportata da una parte all'altra come fosse stata una foglia caduta da un ramo secco ,di un albero vestito di rosso. La pioggia cominciava a cadere forte e le feriva il viso,era talmente fredda e gelata che la fece tremare,cercava disperatamente di vedere,osservare dove si trovasse,o almeno di distinguere il cielo dalla terra,o di trovare un riparo sicuro. Però il cielo era talmente grigio,che lei non riuscì a distinguerla dalla terra...in quell'istante le parve,che il mondo stesse per abbandonarla,sentiva il soffocante peso di Toma sul suo corpo,quasi desiderò liberarsene,ma rabbrividì a quel pensiero,se lo avesse fatto veramente...lui sarebbe morto...cercò di concentrarsi,doveva pensare a una qualche soluzione. Cinse ancora più forte il suo amico con un braccio e con l'altro si protesse gli occhi.

Pensava che doveva riuscire a sorpassare le nubi e resistere. Doveva farlo.

Comiciò a ripiegare le ali verso se stessa,doveva diminuire l'attrito,se si fosse trovata da sola le avrebbe,invece,distese e si sarebbe distesa parallelamente al vento,invece ora doveva curasi di Toma e lui non poteva volare,era un peso morto da trasportare.

"molla le BORSE!!!"gli urlava alle orecchie,"ma Nana poi...come..." ma le sue parole si perdettero al vento,così fu costretto ad obbedire .

Si sentiva molto più leggera,il vento sembrava calmarsi e così anche il suo animo. Dispiegò di nuovo le ali e poi pian piano ricominciò a batterle con nuova forza. Il tempo però sembrò giocarle un brutto scherzo,perchè il vento ricominciò a soffiare con molto più violenza di prima e la trascinò violentamnte in direzioni diverse,le mani di Toma si allentarono...cominciarono a scivolare. Per istinto affondò le sue unghie nella tenera carne di lei.

I due vennero sbattuti contro una parete di roccia.

Il dolore fu lancinante per entrambi. Toma lasciò la presa. Nana gli tese la mano,ma tutto fu inutile.Poi fu avvolta dal buio.

 

Quando si svegliò,si trovava in una calda ed accogliente stanza,dalle forme e dai colori insoliti. Era stesa su un letto o almeno così le parve. Una coperta di colore lilla le cingeva il corpo e un'altra con i fiori bianchi e lo sfondo rosso, la copriva sino alle gambe. Era starno,pensò,come dei dettagli così futili potessero rapire la sua attenzione! sollevò lo sguardo e vide accanto a sè una finestra con appese due paia di tende arancioni,legate tra di loro da un nastro di seta rosso, accanto alla finestra si trovavano due scaffali,distanti tra loro circa l'altezza di un libro...contò i libri...!-2-3-4-6...ricominciò1-2-3-4-5-6...contava lentamente,sollevando il dito per aiutarsi nella conta,cosa che le risultò difficile dato che la vista tendeva ad annebbiarsi o a volte vedeva doppio o accavallava gli oggetti. Sentì una fitta alla testa.Si portò,con un gesto automatico,la mano alle tempie. Sentì sotto di essa il bendaggio e si rese conto di essere ferita e di essere stata bendata. Da chi ancora non lo sapeva. Ipotizzò suo fratello,forse si era accorto della bufera e l'aveva raggiunta in caso di necessità,ma abbandonò quasi subito quest'idea...era impossibile che fosse stato lui,perchè ora si trovava in un posto a lei sconosciuto. Di una cosa era certa...non si trovava ad Atlantia!

Cercò di alzarsi,facendo leva sul braccio,che teneva sotto le coperte. Sentì un dolore lancinante lungo il braccio,fino ad arrivare alla spalla.Ricadde nel letto. Respirava affannosamente come se qualcuno la stesse soffocando. Si rese conto che un dolore così forte non l'aveva mai provato,sua madre le aveva sempre ripetuto che quella era un'esperienza molto educativo sotto ogni aspetto! Capì solo allora cosa volesse dirle sua madre.

Teneva stretta i denti,era un dolore soffocante e insopportabile,aveva voglia di piangere,ma non lo fece...per un attimo ebbe timore,paura,per la prima volta in vita sua era sola.

Il dolore non fu eterno,dopo qualche ora le passò...e rimase in silenzio ad ascoltare il suo respiro. Si sentiva confusa,aveva la nausea,come se il suo corpo si ribellasse a questi attimi di staticità. Cominciò a piangere. Voleva Michael o suo padre accanto a lei. Aveva paura di tutto:di quella solitudine forzata,di muoversi se lo avrebbe fatto avrebbe di nuovo sofferto e di restare sola. Cominciava ad odiare quella stanza,è vero sembrava così calda e accogliente,ma non c'era nessuno...era...sola.

Si,sola.

Ad Atlantia amava restare in mezzo alla gente,fare lunghe passeggiate,incontrare vecchi amici e farne di nuovi.

Però,per quanto lei cercasse di attorniarsi di gente,lei era sempre sola.

Il suo cuore lo era.

Pensò,che lo sarebbe stato per sempre dopo la morte di sua madre.

Aveva paura,solo questo pensò.

Le facevano male le ali.

Questo le fece allontanare i cattivi pensieri. Doveva rimanere lucida e pensare a cosa le fosse accaduto. Non ci riusciva.

La portà si aprì,facendo entrare nella stanza un profume delizioso...ci pensò su e capitolò che doveva trattarsi sicuramente di cibo. Il suo stomaco reagì come se non avesse mangiato per giorni. La porta veniva spinta attimo dopo attimo sempre di più,fino a fare entrare una donna grassoccia e dalle caviglie gonfie,questo notò in quei pochi attimi. La donna teneva in grembo una bacinella d'acqua,dalla quale traboccavano degli stracci. Prese una sedia e l'avvicinò al letto. Si sedette."dove ti fa male, piccola?" disse con la voce più dolce,che avesse mai sentito. Non le rispose era intimorita,ma allo stesso tempo sapeva di essere al sicuro.

La donna le asciugò il viso, bagnato dalle lacrime,le carezzò la testa e le liberò il volto dai capelli. Mi chiamo Susanna,diceva con un fil di voce e lo ripeteva pacatamente,come se volesse rassicurarla. "dove ti fa male?",Nana cercò di alzarsi,ma venne respinta a letto."è ancora presto" le ripeteva.

Era confusa e affamata. Avrebbe giurato che la donna che la stava medicando non avesse le ali,le sembrava assurdo...ad Atlantia tutti avevano...ma sulla Terra no...sulla Terra nessuno aveva le ali,quindi doveva ttrovarsi per forza sulla Terra.

Riflettè a lungo,si poneva il quesito di come fosse arrivata in quella casa e perchè le facesse male dappertutto. Ricordò il giorno del compleanno,suo fratello,il dono,i cancelli della sua città e poi...poi il nulla,ricordi confusi e tanta paura. "mi senti?"continuava la donna,ma lei era come rapita dai suoi pensieri.

"mi capisci?"le disse alzando il tono della voce e mettendole una mano sulla spalla. L'angelo trasalì,quasi si spaventò. "senti dolore?dove?".

Nana le fece capire di volersi mettere a sedere,così la donna l'aiutò."mi fanno male le ali...fitte acute...strazianti..." la donna la lasciò parlare,senza però darle peso.

Disse ridendo:intendevo il braccio e la testa ti fanno male?

"confronto alle ali no,è un dolore sopportabile"rispose con un fil di voce.

Improvvisamente Nana capiva il motivo di quella reazione,possibile che la donna non vedesse le sue bellisime ali?

Susanna si divertiva a prendersi cura di una ragazza tanto dolce come quella che stava medicando in questo istante,era ingenua e buffa."delle ali,che cosa stramba..."la prendeva in giro a quel modo. Le cambiò le bendi che le fasciavano la testa e il braccio. Controllò,che quest'ultimo fosse ben legato al corpo,poi controllò le pupille della ragazza,era tutto a posto.

"hai fame?"

"molta,mi sembra che non mangio da giorni..."

"in effetti hai dormito per due lunghi giorni!!!"

Nana rimase interdetta,mai aveva dormito così tanto. Si aggrappò al forte braccio della signora Susanna e insieme si dirissero in cucina. La donna la fece sedere su una sedia e li da brava bambina, Nana aspettava.

La sua attesa non durò a lungo,un piatto colmo di pasta e fagioli,le comparì davanti."mangia tutto!!!che ti fa bene!"

Mentre mangiava,un ragazzo aprì la porta di casa,facendola sbattere dal vento di qua e di là.

"allora?"

"niente...in paese nessuno la conosce!!!mi sono spinto fino a valle e al paese vicino,ma nada de nada" rivolgendosi alla ragazza continuò dicendo :"sei un fantasma!"

Quella,che doveva essere una battuta,scatenò invece un pianto silenzioso e disperato,che le invadeva il petto,fino a farle perdere l'appetito.Susanna gli si avvicinò e gli diede un sonoro coppino con il mestolo di legno."AHI"

La donna era furiosa e poi le si avvicinò,cercando di consolarla. Il ragazzo,le si avvicinò timidamente:"non era un'offe...sa"

"s-sai qui scherziamo tutti...puoi farlo pure tu se vuoi!!!"

ma ciò non riusciva acalmarla. Ciò che la tormentava non era la battuta,ma la pioggia...il vento...la bufera...TOMA.

Rivide il suo vano tentativo di salvarlo,la disperazione della presa mancanta...si mise la mano sul collo come a voler cercare i graffi,che Toma le aveva lasciato.

"piccola te li ho medicati,avevi dei brutti graffi sul collo" Susanna le chiese il motivo di tanta disperazione e lei spiegò a quella grassa donna e a quel ragazzo dai capelli rossi,appena arrivato,cosa fosse successo e perchè lei piangeva tanto.

Quando ebbe terminato,la donna la strinse forte a sè. Sentiva la sua forza nell'abbracciarla,poi Nana parve sentire e carpirne fino in fodo all'anima,l'odore e il profume di quella donna così gentile con lei. Quell'abbraccio,che doveva servire a farla rassenerare,le sembrò di ritornare indietro negli anni,fino a darle l'impressione,che la donna che la stava abbracciando,non era più Susanna,ma sua madre. A quel pensiero si sentì felice.

Aveva ricquistato un po' di serenità.

"lo vado a cercare!"disse il rosso riprendendo il giubotto,che aveva gettato sul divano,dietro al tavolo.

Le due si voltarono verso di lui,come se volessero pretendre ulteriori spiegazioni.

"non è detto che sia morto.Che cosa te lo fa pensare? l'hai visto tu cadere e picchiare la testa?non bisogna mai perdere le speranze!...Vado!!!"

Nana fu scossa da quelle parole,la testa le sembrava facesse meno male e le consentisse così di riflettere con più lucidità."ha ragione"

Si divincolò dall'abbracciò e lo seguì.

I due però furono bloccati sull'uscio.

"Uno tu sei ferita e hai bisogno ancora di riposo,due...DOVE VOLETE ANDARE CON QUESTO TEMPO? STA GRANDINANDO!!!"

I due ebbero paura della voce cavernosa della signora,così accettarono senza riserve.

"Andrete domani,se il tempo migliora ovviamente!" disse con più calma.

"Adesso a letto! "

 

 

La mattina seguente Nana faticò ad alzarsi,sentiva la spalla pulsarle,le faceva male,un male atroce. Si alzò di colpo,ma dovette sedersi,perchè le era venuto un violento capogiro. Si ricordò solo allora della ferita alla testa e se la toccò con la mano,le bende erano state legate bene e durante la notte non si erano sciolte. Poi con la mano scese fino a toccare il braccio bendato. Ebbe un sussulto. Le faceva male. Un po' meno,però,del giorno prima,questo la consolava.

Provò ad alzarsi nuovamente,ma stavolta con più calma di prima,fece il risvolto alle coperte,le mise di lato,si sedette e poi posò i piedi a terra,adesso veniva la parte più difficile:alzarsi! Si fece forza col braccio sano,ora appoggiandolo al materasso e ora alla sedia vicino al letto. Aveva freddo! Gli abiti che indossava non erano consoni al luogo dove si trovava,con la mano accarezzava il suo vestito di lino banco...era appartenuto alla sua mamma...sospirò,era troppo bello,ma ora sentiva freddo. Si voltò verso la porta e vide una piccola stufetta,dapprima non capì cosa fosse,ma poi avvicinandosi,sentì... Quello strano oggetto emanava calore. Era una simile a una pentola,ma possedeva uno sportello gratinato. Avvicinò le mani per riscaldarsi,si sentiva appagata ."come sto bene..." ma la stufa smise si mandare calore...lei non riusciva bene a capirne il motivo. Allora presa dalla voglia di capirne il meccanismo,tirò verso di se lo sportello,ma si bruciò la mano."ahi". Pensò a Toma,al braccio,alla ferita che le faceva male alla testa e ora la mano...voleva tornare a casa quel posto era orribile,le era ostile in tutto. Ogni cosa che faceva le procurava dolore,ferite non sapeva neppure se si sarebbero rimarginate. Pianse.

Aveva paura di tutto.

Si alzò e se ne andò in cucina. Notò che la casa in cui era ospitata era davvero piccola. La cucina era adibita anche come ingresso e salotto,c'era un piccolo tavolo nel centro della stanza,lo guardava con interesse,come se fosse la prima volta che ne vedesse uno,lo sfiorò con la mano,era di legno massello. Dalla fattura potè azzardare che l'avessere costruito loro. La cucina era piccolo,c'erano giust'appunto i fornelli,la cappa,il lavandino e un piccolo frigo. Sentiva degli strani rumori provenire da dietro il tavolo,li seguì e vide il ragazzo dalla capigliatura rossa dormire sul divano.

Nana alzò lo sguardo sorpresa,costui non possedeva un letto? nella stanza però,c'erano solo tre porte:una dava alla stanza della signora grassa,l'altra dove aveva passato lei la notte e l'altra al bagno...ma allora...pensò,le aveva ceduto il letto. Per la prima volta,qualcuno si stava prendendo cura di lei e non il contrario...lei un angelo celeste...figlia e sorella di due arcangeli...era stata costretta a fare un lungo viaggio per imparare cosa fosse la gratitudine. Lei aveva avuto una vita agiata,si era sempre presa cura degli altri,come le aveva detto e insegnato la sua mamma,ma era sempre stata sola...qui,invece,qualcuno era disposto a fare,anche se pur piccoli,dei sacrifici per lei.

Fu felice.

Prese da terra le coperte del ragazzo e lo ricoprì. La sera prima l'aveva incoraggiata,le aveva dato la speranza...una speranza che lei aveva abbandonato.

Rimase a fissarlo per parecchie ore.

Si stupì che in casa ancora nessuno si fosse svegliato...eppure era così tardi...si ripeteva,ma guardando la finestra,il cielo non dava segno di cedere la notte al giorno.

Si stancava molto facilmente in quel mondo...il suo orologio biologico girava diversamente da quello terrestre,o almeno doveva ancora abituarcisi,d'altronde un giorno terrestre corrispondeva a sette di quelli d'Atlantia. Fece due calcoli le rimanevano solo quattro giorni...così poco...prese una sedia e si sedette.

Nana aveva lo sguardo rivolto verso la finestra,era intenta ad osservare i fiocchi di neve che cadevano impetuosi sul vetro della finestra.

Improvvisamente sentì il soffice peso di una coperta sulle sue spalle,si voltò spaventata. Era il ragazzo che poco prima dormiva alle sue spalle.

"stavi tremando"

...

"poi chiederò alla mia vecchia di darti qualche vestito e...delle scarpe!"

La ragazza arrossì,crecò di nascondersi il volto con la mano.

"COS'HAI FATTO?"

le urlò,indicandole la bruciatura.

"ho toccato...toccato...la stufa e..."

"e TI SEI BRUCIATA!!!a cosa pensavi?...almeno l'hai messa sotto l'acqua fredda?"

La ragazza negò timidamente,non capiva,perchè quel ragazzo se la prendesse tanto. Lo vide andare verso il frigo,aprirlo e prendere del ghiaccio,poi ritonò da lei prese una sedia,la posizionò davanti a lei e le si sedette di fronte.

"dammi la mano."

La ragazza ubbidì,le mise il ghiaccio sulla mano,dapprima Nana la voleva ritrarre verso se stessa,ma sentendo la resistenza di lui lo lasciò fare."fa male lo so,ma te la sei cercata"si sentiva come una bambina,che veniva rimproverata dalla mamma. A quell'idea sorrise,era da tanto tempo,che non si sentiva tanto protetta.

"scusami se ti ho alzato la voce..."cominciò il rosso timidamente."il fatto è...che sei così aggrazziata e delicata...SCUSA...non so quel che dico"

Scese un silenzio imbarazzante,lei non capiva cosa volesse dirle e lui non sapeva cosa gli fosse preso.

"l'altro giorno...quando ti ho trovato...mi sono spaventato"

"perchè?"

"...mi hai spaventato...cioè...l'altro giorno..no questo l'ho già detto..."

"calmati..."disse Nana sorridendo.

"hai proprio un bel sorriso..."i due si guardarono negli occhi,pian piano recuperarono il loro autocontrollo. Quel ragazzo le raccontò dello spavento che aveva avuto,quando l'avesse trovata distesa a terra priva di sensi,era caduta da un'altezza incredibile. Quando la vide per la prima volta gli era sembrato di vederle attacate due ali,ma questo non glielo disse. Era davvero contento di vederla,così serena e calma,era davvero molto bella.

Però quando il vento fece aprire la finestra,lui non si accorse dell'ombra,che le velò il volto .

La chiuse subito . "putroppo la bufera non è ancora passata...dovremo aspettare a cercarlo..."

Nana non capì il perchè,ma cominciò a piangere,tremare e piangere ancora,erano solo lacrime,non una parola. Poi le braccia di lui le cinsero il petto e questo la riempì di forza e di sicurezza...dopo la morte di sua madre non era stata più la stessa era sola,nessuno la comprendeva,emarginata da un modo,che non le era congeniale. "piangi..."si sentì sussurrare "poi ti sentirai meglio" o come erano vere quelle parole. Aveva sempre desiderato sentirle,specialmente il giorno che lei perì...suo padre gliel'aveva proibito...non era consono aveva detto...gli animali piangono,gli angeli delle tenebre piangono, gli uomini piangono...noi no! Nana affondò il suo volto nella canotta del ragazzo e cominciò a parlare,a sfogarsi...si sorprese di come la sua vita potesse essere raccontata tanto velocemente...la scomparsa della sua adorata mamma,la sua solitudine divenuta con gli anni insopportabile,del giorno del suo compleanno e del suo regalo-vacanza qui sulla Terra...poi gli raccontò del viaggio turbolento e di come aveva perduto Toma...e di come si sentiva in colpa! Il ragazzo rimase in in silenzio,l'ascoltava senza interromperla. Era palese,che lei avesse bisogno di sfogarsi. Non l'interruppe neppure quando cominciò a parlare di una città abitata dagli angeli Celesti e da quelli delle Tenebre, della loro diatriba e che lei stessa fosse uno di loro,ma allo stesso tempo era tanto diversa. Lui non potè non pensare a lei con passione ardente...una passione,che va ogni oltre comprensione razionale.

Sei il mio piccolo angelo,pensò teneramente.

Quando Nana terminò il suo racconto,rimasero abbracciati a lungo,poteva sentire il suo calore fino in fondo all'anima e con esso riscaldarsi. Tra quelle braccia così forti,per la prima volta potè sentirsi sicura e protetta e forse,cominciava a crescere in lei...dapprima lievemente e poi secondo dopo secondo...un sentimento nuovo e inaspettato. L'amore.

Nana non riusciva a riscaldarsi nemmeno con le coperte sulle spalle,così il ragazzo sparì in camera sua per ritornare con in mano un maglione e dei pantaloni.

"lo so non sono bellissimi,ma riscaldano!!!fammi vedere il braccio."

Tornò a sedersi sulla sedia. Le sciolse le bende con molta professionalità."sai io sono appena diventato medico...ho imparato il mestiere dalla mia vecchia..."

"La Signora Susanna è un medico?"

"Si...piega il braccio..."-"Ahi..."

"così ti faccio male?no...bene...e così...uhmmm..."

"non essere così preoccupata...non ho mai visto delle ossa rigenerarsi così velocemente...comunque ora sei solo un po' indebolita e dovrai tenere solo una fasciatura per qualche altro giorno"

"grazie,ma la testa ogni tanto mi fa male..."

"è normale...hai preso una brutta botta e poi sei rimasta digiuna per due giorni...ti basterà fare dei buoni pasti e ti passerà tutto...FIDATI!!!"

La tormenta sembrava non volesse mai finire,i giorni passarrono lentamente,al contrario invece delle emozioni provate dai due ragazzi...giorno dopo giorno scoprivano,qualcosa di nuovo.

Erano piccole esperienze,ma per Nana avevano un valore immenso. Nessuno le avrebbe potuto strappare quei momenti di felicità. Loro si amavano,lo sapevano,ma non avevano il coraggio di dichiararsi l'uno con l'altra.

Nana era felice di quello che provava e per la prima volta non pensava nè a suo fratello nè a Toma nè a nessun altro...solo sè stessa...com'era felice.

Il settimo giorno la tormenta di neve cessò la sua vita. Era arrivato il tempo di cercare Toma e di tornare a casa.

I due si alzarono presto quella mattina.

Percorsero il sentiero in cui il ragazzo l'aveva vista la prima volta. "qui vicino vive un vecchio...molto probabilmente sarà lì...sai è un buonsamaritano...qui tendiaomo tutti a darci una mano...la montagna a volte è traditrice"

Camminarono per ore senza sosta,lui le teneva la mano,come se avesse paura di perderla da un momento all'altro.

"ti piace vivere qui?" gli chiese. "si...è rilassante,tu invece?"

"dove vivo io non ci sono alberi...almeno non come questi"

"ma sono sempre alberi!"

"già...non c'avevo pensato"

"ti...vi fermerete a casa nostra,dopo?"

La domanda prese Nana di sorpresa e la riportò inevitabilmente alla realtà. Quel giorno stesso avrebbe dovuto dirgli addio per sempre. Non voleva farsi vedere,anzi ricordare da quel ragazzo piangere,così represse le lacrime nel suo cuore.

"no...non voglio disturbare ancora..." e abbazzò un sorriso,ma era talmente finto che il ragazzo se ne accorse subito.

Arrivarono alla casa del vecchio samaritano. Il quale avendo capito subito di chi stessero parlando,rispose che Toma era stato chiuso con lui per tutta la durata della bufera,ma una volta finita si era precipitato nel bosco a cercare la sua padrona...se si sbrigavano potevano raggiungerlo!!!

I due presero allora la via del bosco...e lui ricominciò a farle domande.

"continuerai il tuo viaggio?"

"ehmm si..."

"andrai in paese?"

"probabile" ad ogni domanda lei era sempre più depressa,ad ogni bugia che gli diceva,lei stava sempre più male.

Lui capì cosa stesse facendo e se ne addolorò,era la prima volta che lui avesse provato un sentimento tanto denso e profondo da poterlo definire amore,non un amore qualsiasi,ma un amore con la a maiuscola!!! Non capiva perchèlei gli stesse dicendo tante bugie.

"stai mentendo...perchè?"

Lei non rispose. Proseguirano il viaggio così in silenzio.

"Dimmi almeno il tuo nome..."le disse.

Lei non capì era come rapita in un altro mondo.

"Come ti chiami?"

"Chi io?"rispose ingenuamente Nana,si sentiva in imbarazzo per come stavano finendo le cose "...E tu?"

"Non si risponde ad una domanda con un'altra!!!"

"Scusa",rispose sempre più imbarazzata,"io mi chiamo Nana e...e tu?"

"Max",rispose sorridendo,"come hai detto che si chiama il tuo amico?...TOMA giusto?"

"Si..."

I due camminarono a lungo alla sua ricerca...l'angelo si era perso e non avevano più tracce di lui,ormai da tutto il giorno.

Lo trovarono,che era sera inoltrata,si trovava vicino un fiume,era seduto sulla riva a fissare un piccolo fiore bianco. Riflettè sulla bellezza,e la perfezione di quel fiore...ma niente e nessuno poteva però eguagliare la sua padrona.

"Nana forse è quello laggiù"

Si sporse a vedere e annuì.

"Grazie"

"no grazie a ..." Max rimase un attimo in silenzio,come se aspettase,che lei dicesse o facesse qualcosa,ma non accadde nulla,"ci incontreremo ancora!!!Ciao". La salutò e si voltò verso casa sua. "se passerai di nuovo da queste parte sai dove abito...sono stato bene con te"

Max ripensò a tutte le serate passate sul divano aspettando la sera mano per mano,agli sguardi fugaci,ai suoi sorrisi. Perchè ora lontano dalla sua casa era diventata così fredda e distante? Forse era stata tutta un'illusione. Si incamminò verso casa dando un'ultimo saluto alzando velocemente la mano...addio Nana...pensò.

Quando lui sparì dalla vista,lei cadette sulle sue ginocchia...non voleva che questo fosse il loro ultimo ricordo insieme.

Toma le si avvicinò e capì cosa le stesse accadendo.

"Vai...gli angeli non piangono rcordi?"

Toma le stava lanciando un messaggio...ma quale?

"mia padrona ti ho tanto cercata...fra pochi minuti i cancelli si apriranno e noi dovremo andare...fai quello che devi io ti aspetterò su quel promontorio...sono pochi passi"

"Toma..."

"durante la bufero,io, Toma ho sentito il tuo cuore,pieno di gioia e purezza,eri così bella assieme a quell'uomo...tu sei la perfezione...e se per essere perfetta dovrai...fa quello che devi...io non ti odierò e nemmeno tuo fratello..."

"Ma..."

Non fece a tempo a terminare la frase che lui già era sparito tra gli alberi. Perchè le aeva dato tale possibilità? Non capiva.

Si alzò. Non perse tempo. Raggiunse Max correndo con quanto più fiato aveva. "MAAAX"

"aspetta"

il ragazzo si fermò e le intomò di recuperare fiato...calmati...

"Non è vero...anf...anf"

"non è vero"

"cosa?"

"che vado in paese..."lo disse con le lacrime agli occhi.

"lo so"le si avvicinò lasciando tra loro la distanza di un passo. "lo so"

"non ti rivedrò più?"

"..." Nana non riusciva più a parlare,era come se la voce e le parole di quel ragazzo l'avessero bloccata.

Max le carezzò la guancia dolcemente. Lei cominciò a piangere...non voglio,disse con la voce soffocata dal pianto.

"io...i...in ..."abassò lo sguardo,doveva dire qualcosa,ma riusciva solo a balbettare.

"shhh...tranquilla..."lui la strinse forte a sè,sapeva cosa lei cercasse di dirgli...si guardarono per un tempo,che sebrò interminabile. "lo so" le ripeteva,ma lei non riusciva a smettere di piangere.

"non voglio...ma.." lo guardava,era come se volesse ricordarselo per sempre con quello sguardo...sentì come se lui la volesse baciare, ma lei si ritrasse.

"SCUSAMI!!!" si voltò e corse in direzione di Toma.

Max le corse dietro e la bloccò per un braccio."fermati"

I due si fermarono sotto una grande quercia ricoperta di neve.

"perchè?"

Lei fissava le radici,non voleva guardarlo in faccia,sapeva che se l'avesse fatto non avrebbe avuto la forza di andarsene. "perchè cosa?"

Il ragazzo le strinse il polso. Si sentiva confuso.

"GUARDAMI IN FACCIA!!!"

"..."

Le cinse le spalle."rispondimi...ti prego..." lo disse con le lacrime agli occhi.

"..."

"avevi detto due mesi...due mesi...avevo sperato,che tu...che noi potessimo..."

"in realtà mi sono stati concessi sette giorni terrestri...nel mio mondo equivale a dire due mesi...mi dispiace...vorrei,ma..."

"RESTA CON ME!!!"

"non posso" gli rispose con un fil di voce.

"PERCHE' ?" e lo ripetè finchè non fosse stato sicuro che lei avesse capito.

"Max...io...io..."

"Nana RESTA CON ME! "

"NO!!!",ma fece l'errore di guardarlo negli occhi...fu come se tutto quello che si fossero detti pochi istanti prima,non fosse mai accaduto...rimasero in silenzio...contavano solo le lacrime dell'altro,come se quello che provassero l'una per l'altro fosse misurabile con la quantità delle lacrime versate.

Max prese l'iniziativa e la baciò intensamente.

Ti amo...più di quanto non avessi mai immagginato...resta con me.

Ti amo...per la prima volta ho amato e continuerò a farlo...ACCANTO A TE.

Fu come se lui la vedesse per la prima volta:vide le sue ali...e le sue piume candide come la neve volteggiare attorno a loro...fu come un sogno,con l'unica differenza che non sarebbe svanito con l'arrivo del giorno dopo.

 

 

Toma era giunto al promontorio ormai da 30 minuti.

Rimase lì ad aspettare...sperava vedere la sua padrona arrivare di corsa da dietro quegli alberi laggiù,ma non fu così.

Sapeva cosa Nana avesse deciso...eppure un velo di tristezza coprì il suo cuore. Non avrebe mai dovuto lasciarla andare,era colpa sua!

I cancelli di Atlantia si aprirono e raccolsero l'angelo delle tenebre tra le loro braccia lucenti.

Mentre veniva trasportato in cielo,riuscì a sentire la felicità della sua padrona e pensò,che ormai,avesse raggiunto la perfezione. Ne fu felice.

 

Michael aspettava impaziente,il ritorno della sua sorellina. Difatti l'aspettava ai cancelli della città. Non voleva ripetere l'errore,che aveva commesso due mesi prima,questa volta sarebbe stato presente,l'avrebbe accolta e non l'avrebbe lasciata sola un attimo,le avrebbe chiesto di raccontagli ogni particolare del suo viaggio. Si avrebbe fatto così.

La barriera si illuminò,segno che si era aperta per far passare i viaggiatori. Poi perse d'intensità.

Nana e Toma erano rientrati. Pensò eccitato.

Ora,vide aprirsi lentamente il portone di una lega sconosciuta,persino agli angeli Celesti.

Vide Toma oltrepassarla. Pensò subito di quanto fosse sfacciato,doveva far entrare prima sua sorella.

L'angelo delle tenebre attraversò lo spiazzo e si diresse verso di lui...ma Nana dov'era?

L' angoscia lo avvolse ed ebbe un terribile presentimento.

Gli corse incontro.

"Nana?"

Il portone dietro le spalle dell'angelo si chiuse.

"LEI DOVE' ?"

Lo buttò a terra come se fosse solo un oggetto.

"lei..."

"non ...lei è felice così!" trovò,Toma , il coraggio di dire. "adesso è perfetta"

Michael fu come attraversato da odio puro. Fece apparire una sfera di fuoco...la scagliò contro Toma...poi un'altra e un'latra ancora...era colpa sua se Nana non c'era...non avrebbe mai dovuto affidarla a lui...

"TU..."si rivolse all'addetto dei cancelli della città.

"APRI!!! MIA SORELLA E' RIMASTA GIU'...FALLO O TI AMMAZZO!!!"

Quel giorno ci vollero sette angeli e tre arcangeli per riportarlo alla calma.

Niente sarà più come prima.

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Capitolo 4
*** 4 Una sera di mezz' estate ***


4°CAPITOLO:UNA SERA DI MEZZ'ESTATE.

La vita trascorreva quieta e tranquilla nella piccola località di montagna,dove Nana cinque anni prima aveva conosciuto una signora un po' grassa e dai modi di fare rudi era la sua seconda mamma, e il suo amato Max,per lui aveva rinunciato alla sua famiglia,alla sua città,aveva voltato le spalle a tutto ciò che conosceva,per imbarcarsi in un viaggio dove conosceva solo la purezza del cuore del suo amato. Chissà quanti avrebbero il coraggio di fare lo stesso?

Si erano sposati quasi subito,ma attesero quattro anni per avere un figlio. Era un bellissimo maschietto,lei insistette per chiamarlo Michael,come suo fratello.

Diceva che così si sentiva più vicina alle persone,che aveva lasciato,inoltre secondo le usanze di Atlantia dare il nome di un parente al neonato era segno di rispetto e di onore. Ogni tanto,quando il suo piccolo piangeva o non voleva dormire lo prendeva in braccio,lo stringeva a sè,chiudeva gli occhi e ripensava alla sua vecchia vita con un po' di nostalgia...ricordando,però solo i momenti di gioia e di felicità che aveva vissuto insieme a sua madre,suo padre,suo fratello,Apollonius e Toma...erano la sua famiglia e lo sarebbero sempre stati,anche se ora vivevano in luoghi distanti...lo sarebbero sempre stati...infine cominciava a intonare una vecchia melodia insegnatele dalla madre per farla addormentare,quando lei era ancora piccola. In quei momenti le sembrava che il mondo si fermasse, e per un istante potesse tornare indietro e rivederla lì davanti a lei,con il suo abito di lino,lo scialle bianco con le frange che le cadeva lungo la schiena e sentiva anche la leggera brezza che provocavano le sue ali. Poi quando terminava il canto le sue spalle venivano cinte dalle forti braccia di Max,che le sorrideva e la pregava di tornare a letto. Sentiva proprio in quei momenti di essere arrivata al culmine della felicità,quella che tanto aveva cercato.

Era felice.

 

Michael percorreva con passo svelto e sicuro,i lunghi corridoi del palazzo centrale di Atlantia. Lui preferiva definirlo il Palazzo del governo o più propriamente il Palazzo del Potere.

Mancava poco... si ripeteva,presto avrebbe preso in mano le sorti di Atlantia.

Da quando sua sorella era sparita...era stata rapita, ingannata dagli esseri umani non si era mai arreso all'idea di recuperarla. Sarebbe stata di nuovo sua.

Questo gli aveva dato la forza in quei lunghi 35 anni di lontananza.

Avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per recuperarla e il suo potere ora stava per aumentare.

Percorse l'infinito corridoio della conoscienza. Arrivò davanti la grande porta d'oro che custodiva la sala dell'onore. Essa era protetta da due guardie marmoree.

Come era fragile la vita degli angeli delle tenebre in confronto alla sua razza. Le guardie si animarono e gli bloccarono il passo.

Michael senza battere ciglio sorpassò le lance che le guarde tenevano,poggiò le mani sulle loro teste, e le fece esplodere evocando la potenza del fuoco. Le guardie rovinarono al suolo.

In 35 anni Michael era divenuto più forte,ma la sua forza fisica era cresciuta di pari passo con la sua pazzia. Fu arrestato diverse volte,aveva cercato più volte di superare la barriera astrale che lo divideva col mondo esterno,aveva tentato con la forza di ottenere un permesso speciale,ma tutto fu vano. Anzi fu rinchiuso,etichettato come pazzo, perse la sua nomina di arcangelo, suo padre Sachiel sembrava essersi dileguato nel nulla, l'unico contatto che teneva col figlio era attraverso un giovane di nome Zeus a capo di una setta che bramava prendere il controllo di Atlantia.

La città conobbe presto le sue ore più buie. La zona centrale subiva continui attacchi da gruppi barmosi di potere. Dagli angeli delle tenebre che cominciavano a ribellarsi,difatti costituirono un gruppo di ribelli,sabotavano i laboratori e liberavano chiuque lo avesse chiesto, e presto si rifugiarono nei pressi dell'albero della vita. Quest'ultimo alimentato dalla forza e dalla volontà degli angeli celesti cominciò ad appassire...nessuno ne capiva il vero motivo.

Michael durante gli anni di prigionia fu liberato e salvato da Zeus al quale aveva giurato fedeltà. In cambio l'ex-arcangelo avrebbe avuto la possibilità di salvare la sorella,secondo le idee distorte di Zeus sarebbe stata condotta sotto l'ala malefica dei demoni usurpatori del loro mondo, gli uomini. Presto sarebbero stati sterminati,e avrebbero così puirficato il sacro suolo della Terra con il loro sangue,lavando così vecchie ferite profonde quanto la storia della creazione umana.

Si ripulì il vestito e spostò di lato i frammenti delle guardie di marmo. Poi con calma guardò davanti a sè.

La porta d'oro rifletteva una luce immensa,quasi feriva gli occhi.

Doveva varcare la porta e il potere sarebbe stato suo.

Per un attimo esitò,ciò che stava per fare avrebbe segnato la sua esistenza in maniera definitiva e non gli sarebbe stata concessa una seconda opportunità,era ancora in tempo per tornare indietro e percorrere una vita normale.

Una lunga e grossa spada gli pendeva lungo il fianco sinistro,il peso di essa lo distolse dai suoi pensieri. Non aveva avuto bisogno di utilizzarla contro le guardie...poi gli sovenne alla mente il ricordo di sua madre...lei non sarebbe stata contenta.

Si allontonò dalla porta.

"cosa sto facendo?" si guardò le mani terrorizzato,quante vite aveva tolto? e per cosa poi, per uno che gli prometteva la luna?

Mentre si allontanava dalla vista della porta d'oro,guardava inorridito i corpi marmorei che giacevano a terra. "cosa ho fatto?"

Si coprì gli occhi con le mani per evitare di vedere lo scempio che aveva compiuto. Era un assassino. Quando era successo? Quando lo era diventato? Questo non lo ricordava.

Poi senza alcun preavviso,senza alcuna motivazione una voce si insinuò nella sua testa. Gli occhi gli si riempirono di immagini surreali: di lui,di una vita che non avrebbe mai potuto vivere e..di lei: avvolta dalle tenebre,torturata,trattenuta contro la sua volontà,vedeva ogni genere di violenza che le poteva essere inferta...aiutami...sentiva. Le mani erano tese,come se cercassero di prendere una figura che non esisteva. Gli occhi gli si velarono di lacrime. Cercava inutilmente di afferrarla,poi però si ridestava e i suoi occhi si ricoprivano d'odio. Sfilò la spada dalla custodia. Si girò e si scagliò con tutta la sua forza contro la porta d'oro. L'avrebbe fatto per lei.

Per Nana.

Per nessun altro,solo per lei.

L'avrebbe salvata.

Sarebbe stata sua.

La porta cedette con facilità sotto il suo peso. Ne rimase quasi sorpreso.

Entrò in una stanza dalla pianta ovale. Non era mai stato in quel luogo,almeno non fisicamente.

Si guardò attorno con fare circospetto.

Era riuscito ad entrare,la parte più complicata iniziava ora. Avrebbe avuto solo una possibilità. Si avvicinò al centro della stanza. Era vuota,o almeno così gli era parso. Il pavimento era un mosaico,rappresentava un labirinto. Appena toccò col piede il piccolo ovale disgnato sul pavimento,si materializzò attorno a lui il fatidico labirinto. Era uno dei sistemi di sicurezza più avanzati che Atlantia possedesse. Quando entrava in azione poteva avere diverse conseguenze sull'intruso...aveva la capacità di condannare l'essere impuro a vagare per l'eternità nei suoi corridoi oppure se esso aveva la fortuna di uscirne illeso,avrebbe perduto la persona che più amava,condannandola a morte certa e la sua anima si sarebbe persa nell'oscurità...un destino simile era accaduto alla madre. La madre di Nana era morta per la scerrellatezza del padre. Ma Michael non aveva più niente da perdere,anzi aveva tutto da guadagnare.

Proseguì per un'ora senza raccapezzarsi,teneva sempre in mano la spada.

Era in allerta,non sapeva cosa gli potesse accadere e quali trappole gli erano state celate.

"Aiutami...Michael sbrigati..." Quella voce continuava ad assillarlo..."Michael ora! Davanti a te"

"COSA...DOVE..." Urlava. "Davanti a te..." Sentiva. Era esausto,non capiva e cominciava ad avere paura e a perdere la calma.

Poi quando non potè più sopportare urlò:"COSA DIAMINE SIGNIFICA???" Dicendo questo fece fuoriuscire da lui un'energia pura...l'energia del fuoco.

Si aprì così la strada abbattendo muri e scavalcando macerie,la stanza sembrò dapprima ingrandirsi e poi richiudersi su sè stessa. Poi dopo tanto vagare arrivò alla fine del labirinto.

Come aveva previsto c'erano due angeli ad aspettarlo: uno era il motivo per cui si era spinto a varcare la porta d'oro, l'altro era la guardia.

Avanzò a grandi passi fino a trovarsi a faccia a faccia con la guardia.

"non farai un passo di più"

Michael alzò la sua spada leccò il sangue secco delle sue precedenti vittime e rise. "questo è quello che dici tu!" Dicendo questo attaccò la guardia,prima che essa ebbe il tempo di estrarre la sua arma. Cadde al suolo tramortita. L'ex-arcangelo senza mostrare alcuna pietà gli si avvicinò e lo decapitò. Poi si rivolse al secondo angelo,colui che aveva di fronte era il presidente di Atlantia colui che gli aveva impedito di andare sulla Terra e che gli aveva revocato la nomina di arcangelo.

"odialo..." sentiva. Gli si avvicinò. Non poteva più tirarsi indietro,la sua spada era coperta da sangue ancora caldo.

"Sei il primo ad essere riuscito...come hai fatto....non...puoi..."

Michael,però,era come se non lo stesse ascoltando la sua testa era piena di quella voce:"Uccidilo!Non avere paura...Uccidilo" Alzò la spada,le tremava in mano.

"Non puoi farlo...ti..ti darò tuto quello che vuoi...ma non far" Le parole si fermarono qui,perchè Miachael gli tagliò la testa di netto,come aveva fatto in precedenza con la guardia.

"E' troppo tardi...tardi". Disse con tristezza. "Dovevi pensarci prima..non ora" Le lacrime scesero sulle sue guancie,quasi a voler lavare via il sangue che lo copriva.

Si asciugò la faccia e recuperò il suo autocontrollo,poteva passare all'ultima fase.

"Apollonius ora!" disse col linguaggio della mente.

Si diresse al centro della stanza e rimase in attesa.

Il suo fedele angelo si materializzò alle sue spalle portando con sè un giovane dallo sguardo crudele e spietato.

"ben fatto Michael...hai fatto proprio un bel lavoro con tutte quelle guardie!"

"già ora potranno riposare...per sempre" rispose con distacco.

Il giovane analizzò la stanza con fare minuzioso,possedeva un paio d'ali troppo piccole per la sua statura,ciò lo rendeva irrequieto. La sua attenzione fu catturata da una parete,battè le mani. Il suono prodotto da esse abbattè la parete che lasciò incustodito il prezioso tesoro.

Dietro le macerie si nascondevano la corona e lo scettro del cahos. Chiunque se ne ppropriasse sarebbe divenuto il nuovo sovrano.

Atlantia andava così verso la sua rovina.

"IO ZEUS MI PROCLAMO SOVRANO ASSOLUTO DI OGNI TERRA CONOSCIUTA..."

"chiunque tradirà la purezza e la magnificenza degli angeli celesti,verrà punito..."

"CON LA MORTE"

Detto questo Zeus si voltò verso Michael.

"Come ti avevo promesso..." gli prese una mano. La mise in posizione supina. Poggiò il suo pollice sul palmo e gli fece un sigillo. "questo ti aiuterà a pensare più lucidamente"

"cos'è?"

"lo scoprirai a tempo debito...ora va,la barriera ti lascerà passare..."

L'ex-arcangelo ripose la spada al suo fianco. Si voltò.

"...un'altra cosa Apollonius ti affiancherà come sempre..."

"lo so!" gli rispose col sorriso. "come sempre".

"ancora una cosa"

"cosa?" chiese meravigliato...

"Toma"

Michael sentendo quel nome si fermò. Aveva cercato di dimenticarselo nel corso degli anni,ma era sempre stato presente...un pensiero fisso. Non poteva fare a meno di pensare che fosse stata tutta colpa sua. All'epoca lo voleva uccidere nel modo più atroce possibile.

Adesso lui si chiedeva perchè Zeus lo avesse nominato.

"Toma verrà con te." lo disse con un tono talmente gelido che colpì l'ex-arcangelo.

"cos..."

Zeus gli si avvicinò.

"mi hai servito bene...hai ucciso senza esitazione chi mi intralciava...hai fatto tutto ciò che ti ho chiesto...ora..."

Michael fece un passo indietro.

"farai ciò che ti dico,perchè è un ordine!"

"un angelo senz'ali e senza alcun potere particolare a che pro? Mi sarà solo d'impiccio!"

"non preoccuparti di questo...ti sarà molto utile,fidati,ti ho mai deluso?"

"no...signore...d'Atlantia..."disse con un'umiltà che non si sarebbe mai aspettato di dimostrare. Si inchinò e se ne andò.

"vedrai che ti piacerà!!!" sentì in lontananza.

Michael uscì dal palazzo con passo svelto. Apollonius lo raggiunse sul piazzale del potere.

Insieme si diressero verso i cancelli di Atlantia. Li superarono. Ad aspettarli c'era Toma. Alla sua vista si inginocchiò,quando si alzò,mostrò uno sguardo assente,gelido,freddo e distaccato. Non teneva nessun vestito sul corpo,fatta eccezione di un perizoma. Dai fianchi fuoriscivano degli arti meccanici,dal modo in cui erano uniti al corpo si vedeva quanto avesse sofferto e sulla schiena c'erano due ali semi meccaniche unite alla schiena subito dopo le scapole. Il corpo era pieno di ferite cicatrizzate e non,alcune sanguinavano ancora.

Alla sua vista Michael non potè fare altro che sorridere e godere,chissà quante volte quell'angelo avrà desiderato morire sotto i ferri del sadico che l'aveva operato.

Gli arti meccanici si muovevano per conto loro. Lo sguardo era sempre fisso,come se stesse osservando qualche evento particolare,che solo lui potesse vedere.

"sono qui per servirvi..."

"... mio signore!!!"

Non lo degnò di una risposta,gli passò davanti e gli fece segno di seguirlo.

Michael attraversò la barriera astrale senza problemi, come gli aveva assicurato Zeus .

Apollonius e Toma lo seguirono.

 

Un bambino dai capelli biondi si avvicinò a Nana . Si vedevano delle piccole piume fuoriuscire dagli avanbracci.

Le si aggrappò alla gonna e gliela tirò. Voleva attirare la sua attenzione.

"mamma..."

"MAMMA!!!"

Nana se ne accorse e si accovacciò. "Che c'è piccolo mio?"

" ho sonno..." disse sbadigliando.

Lei gli passò una mano tra i capelli e sorrise.

Lo prese in braccio. "adesso torniamo a casa...abbi pazienza..."

"cerchiamo papà e ce ne andiamo...hai tanto sonno ?"

Il bambino si strofinò gli occhi e disse di si con la testa. Lo prese in braccio e si alzò.

"scusatemi devo andare...il bambino non ce la fa proprio più...arrivederci...grazie per la serata!" disse rivolgendosi ad un gruppo di signore.

"Signora Ruggeri"

Nana si sentì chiamare,proprio mentre stava per andarsene.

"Signora Ruggeri...volevo solo dirle buona fortuna..."

"cosa?"

"anche se lei più di una volta,in queste riunioni di paese,si è dimostrata contraria alla guerra...volevo dirle che non la odio..." La signora teneva un paio di occhialetti a mezzaluna sul naso e le si avvicinò. "..." Si guardarono negli occhi molto intensamente.

"non si preoccupi...lo so..." disse Nana .

"è che la guerra contro quegli esseri..."

"angeli" La corresse Nana.

"angeli..quel che è...comunque le continue battaglie ci hanno sfibrato,ogni giorno speriamo che non raggiungano questo paese,ma...con la guerra non si sa mai..."

"ma gli angeli non sono un nemico...possono diventare degli amci...non dobbiamo attaccarli con le armi,basta la parola...in fondo siamo entrambi esseri civili" Disse Nana e lo disse quasi con le lacrime agli occhi,ma tutto ciò che diceva o che che avrebbe continuato a dire fino alla fine dei tempi,non sarebbe servito a nulla. Gli umani si sentivano feriti,braccati,avevano perse tante persone care e mentre la loro vita trascorreva lenta,gli angeli invece inventavano nuovi mezzi,nuove armi,la loro tecnologia evolveva velocemente,perchè se per la terra voleva dire una settimana per loro erano due mesi. Presto, pensava amaramente,si sarebbe arrivati al triste epilogo. Molto presto! Che ne sarebbe stata della sua famiglia? Non lo sapeva. Era felice,ma allo stesso tempo angosciata. Speriamo almeno...ma non riusciva mai ad ultimare quel pensiero,anche se aveva compiuto la scelta di vivere accanto a Max,molte cose non le erano chiare. Chissà cosa stesse facendo Michael...si ritrovava a pensare,oppure i suoi pensieri e le sue speranze si volgevano ad Apollonius e Toma. Loro sicuramente stavano vivendo una vita non facile,ma sperava almeno in parte di avergli regalato un po' di felicità e speranza.

Si congedò dal gruppo delle signore,intente a discutere,ancora,su una possibile resistenza.

Prima di andarsene sentì un'ammonimento. "stia attenta sulla strada di casa..." Ma li per lì non ci fece caso,anzi proseguì senza dargli molta importanza.

Il bambino si era addormentato in braccio a lei,era così tenero,le ispirava proprio una sensazione di pace interiore e di una grossa felicità.

Ci mise poco a trovare Max con lo sguardo. Era proprio buffo,stava provando diverse tute da combattimento...era stato scelto come medico della compagnia. Se gli angeli avessero attaccato il paese,gli abitanti si sarebbero difesi. Avrebbero difeso tutto ciò che amavano anche al costo della morte.Lei,però non riusciva a capire,perchè si dovesse arrivare a morire per proteggere qualcosa...non capiva perchè qualcuno dovesse doverli attaccare...quando si trovava ad Atlantia non capiva perchè gli angeli attaccassero la Terra...dicevano che dovevano proteggere la loro terra,la loro città e le loro famiglie...sulla Terra era lo stesso. Entrambi avevano ragione,ma entrambi in egual modo avevano torto.

Era una guerra inutile.

Per questo ne era addolorata.

Max si accorse della sua presenza e le si avvicinò.

Le diede un bacio e poi accarezzò il bimbo.

"dorme..." Le disse sottovoce. I due si guardarono e lei ricambiò il bacio ricevuto. Era in momenti come quelli,quando le persone a lei più care al mondo si trovavano vicino a lei, che lei sentiva di essere arrivata alla felicità. Non avrebbe saputo desiderare altro.

Era felice.

Felice.

Vedendo Michy dormire tanto decisero di tornare a casa. Max si congedò dagli amici e insieme alla sua amata moglie e a suo figlio presero la strada di casa.

Casa loro si trovava in alta montagna e per raggiungela dovevano prendere dei sentieri molto ripidi.

La via era sterrata e il ciglio confinava con un solco di circa un metro di terra,esso lo divideva dal bosco circostante. I due camminavano svelti,ma non troppo. Volevano godersi quella stupenda passaggiata.

Il bambino improvvisamente cominciò a piangere disperatamente.

Nana non risuciva a consolarlo in nessun modo,provò anche Max,ma non c'era verso di calmarlo.

"perchè piangi,pccolino?" Chiese.

"PAPA'A'A'...."

I due genitori si guardavano negl occhi,non era mai successo che il piccolo Michy piangesse a quel modo. Poi il bimbo porse le braccia verso la sua mamma,facendole capire che le voleva tornare in braccio. Max glielo diede.

"mamma..BUAAAAAAAA"

"che c'è...su non piangere...hai fatto un brutto sogno..." Mentre diceva quelle semplici parole ebbe un brutto presentimento. Si ricordò di quando era piccola. Di quando aveva manifestato i suoi poteri...poteva guarire le ferite...le era stato utile,negli ultimi anni stando accanto a un medico...poi ritornò con la mente al giorno in cui saprì misteriosamente sua madre...l'aveva sognato..sapeva se pur incosciamente cosa era accaduto...ora capiva a distanza di anni...capiva...suo padre...allontonò questo pensiero per dedicarsi a suo figlio.

"su non piangere...era solo un brutto sogno...racconta alla tua mamma ...su non avere paura..."

Il bimbo tirò su col naso e abbracciò forte la mamma,nascondendo il volto tra i suoi seni.

"sigh"

"su" venne accarezzato dalla mano forte e sicura del padre.

""ho...nel sogno voi morivate...uno con le ali vi faceva tanto male...aveva i capelli rossi e diceva che la mamma doveva tornare a casa..."

Nana rimase stupita dalla descrizione dell'incubo...sembrava quasi stesse parlando di suo fratello. Lo strinse più forte,che potè.

"dovevi seguirlo...per andare a casa...la casa in cielo...e poi morivate e io rimanevo solo...BUAAAA"

"shh era solo un brutto sogno nessuno rimarrà solo...vero papà?" Disse rivolgendosi a Max.

"Si,lo prometto...adesso basta piangere...sei o non sei un ometto?"

Il bimbo fece cenno di si con la testa e si strofinò gli occhi con le mani. "papà?"

"si?"

"mi fai volare?"

La domanda lo preso in contropiede. Non capiva. Come doveva farlo volare? Come volava Nana? Ma lui non era capace! Lei capì cosa stesse pensando. Ma la voce del bambino li interruppe. Si fece mettere a terra,prese la mano del papà e quella della mamma.

"adesso!"

I due si misero a ridere...un po'per l'espressione decisa del bambino e un po' per la pretesa...voleva che lo facessero saltare tenendolo per le mani.

"ok...cominciamo allora!!!"

Il bambino così cominciò a saltellare dicendo:"vola vola vola" e intanto si diregevano verso casa.

La vita era così per loro.

Semplice e casta.

Sembrava che nulla potesse guastarla,e nessuno potesse rovinare quella vita così serena e tanto agoniata da Nana e Max.

Michy si staccò dalle mani dei genitori e corse lungo il sentiero.

Max gli corse subito dietro. Anche se quella via era sicura,non si poteva mai sapere cosa la montagna celasse...

La luna era alta in cielo.

Poi Michy urlò.

Max e Nana corsero il più velocemente possibile. Quell'urlo li spaventò a morte.

"MICHYYY...COSA..." Gli urlò il suo papà.

"Michael..." Disse sottovoce Nana. Suo figlio correndo era andato a sbattere contro un angelo Celeste. Era in tenuta da battaglia e alla cinta portava una spada.

Suo fratello era lì davanti a lei e l'osservava,con uno sguardo impenetrabile.

Le salirono le lacrime agli occhi. Piangeva di felicità. Nemmeno nei suoi sogni più belli,aveva mai pensato di rivedere suo fratello.

"ARGHHHH" Il bambino era in preda alla paura e più vedeva l'angelo che si stagliava alto sopra di lui,più aveva paura.

Nana gli si avvicinò seguita a ruota dal marito.

Il bimbo si rifugiò nell'abbraccio sicuro della madre. Lei non riusciva a parlare era molto emozionata,non sapeva scegliere le parole,che potessero descrivere la sua immensa gioia, per un attimo scorse anche negli occhi di Michael gli stessi sentimenti.

"tutto a posto?" le chiese Max,senza ricevere però risposta.

"calmati...lui non è cattivo..."

Lo guardò ancora in volto. Sembrava cambiato,ma non sapeva dire esattamente come.

Gli si avvicinò, voleva presentargli la sua famiglia. Spiegargli perchè non fosse più tornata,ma questo pensò ci aveva già pensato Toma.

"Michael..."

L'uomo voltò la testa per guardare i suoi immensi occhi,poi guardò il bambino che teneva in mano,possedeva delle piume su entrambe le bracia e delle aluccie sulla schiena...erano impercettibili,era ancora un bambino pensò.

"questo..." Disse Nana.

"è tuo nipote!" Glielo disse col sorriso in faccia.

Non poteva essere. Aveva avuto un figlio.

"Lui è mio marito! Si chiama Max...e se vieni con NOI ti presento anche la nonna di questo bellissimo bambino..."

Non poteva essere.

Non ci credeva.

Sua sorella non era stata tenuta lì con la forza.

Non era stata torturata.

Non aveva cicatrici sulla faccia.

Non piangeva disperatamente per essere salvata.

Niente di tutto questo.

Aveva ucciso per nulla allora?

Aveva subito torture per niente?

35 anni buttai via?

No,non poteva essere.

Se Zeus l'avesse scoperto,Nana morirebbe di certo per mano sua.

Aveva detto che chiunque li tradisse sarebbero stati condannati a morte.

Anche sua sorella, lo sarebbe stata.

No,lei non aveva colpa.

La colpa era loro.

Di quell'uomo che le stava accanto.

E di quel bambino.

Sua soerella amava solo una persona.

Di questo ne era certo.

Glielo aveva svelato la voce in sogno.

Ma ora cosa doveva fare?

Non lo sapeva.

Non farti ingannare...non è felice,mente...loro l'hanno costretta...per far in modo che tu te ne vada...loro sapevano...loro sanno quanto voi vi amiate...non vogliono che siate felici...

...

Voce che devo fare?

Come posso salvarla?

Dimmi!

Ti scongiuro non sparire.

Uccidili.

Specialmente il più piccolo!!!

Lui è il più potente.

Lui ha organizzato il rapimento.

Lui deve soffrire,più dell'adulto.

Vedrai poi lei ti rigrazierà.

Ora, però...che sono qui...hanno abbassato la guardia.

Vai.

Non te ne pentirai.

Segui alla lettera tutto ciò che ti dico.

Fallo...ORA!!!

Michael obbedì.

Colpisci il bambino.

Ma così colpirò pure lei...

Vedrai che ti lascierà fare...altrimenti perchè si è avvicinata?

Su...è semplice.

Ti basterà un colpo solo.

Nana vide il fratello alzare il pugno destro...voleva colpire suo figlio. Era forse impazzito? Non capiva,sapeva solo che doveva proteggerlo.

La colpì in faccia con la mano chiusa. Cadde a terra. Max le corse subito vicino.

"Michy stai bene?"disse.

"si" Rispose il fratello,ma lei non lo degnò di uno sguardo. Si rivolgeva al piccolo. "michy,tutto a posto? Piccolo mio,non piangere"

"L'ha chiamato come me..."

"Quel bambino ha il mio nome..."

"Non è possibile..."

L'ex-arcangelo arretrava,era scioccato.

Calmati stolto! Sentì.

E' una menzogna,non vedi come stanno ridendo di te?

Loro ti stanno prendendo in giro...anche tua sorella...

"NON E' VERO!!!"

Si che lo è...

Calmati.

Ragiona.

Tua sorella è stata costretta qui...non poteva scegliere il nome del suo bambino...lei è stata torturata...ricorda...

tu lo sai!

L'hai visto in sogno...

stai calmo...

puoi risolvere tutto uccidendo il moccioso e il padre di quel moccioso...

Tutto si sistemerà.

Nana non capiva. Le faceva male la mascella. Michael l'aveva colpita.

Lo guardò negli occhi. Era diverso. Urlava frasi senza senso. Max l'aiutò ad alzarsi,aveva voglia di spaccare il muso a quell'uomo e non gli importava nulla che fosse un' angelo e che fosse molto più forte di lui. L'aveva toccata e questo gli bastava.

"Max no...lascia che gli parli..." La lasciò fare,che scelte aveva?

"Michael..."

"non capisco che ti è preso?"

L'angelo le si avvicinò.

"o Nana quanto ti ho desiderata..."

"cosa stai..." Max era geloso e le prese le spalle,non gli piaceva lo sguardo di quell'angelo,sembrava un folle. Il piccolo Michy era terrorizzato e ascoltava in silenzio.

"Nana...Nanael...figlia di Sachiel...tu fai parte di me...Io ti ho sempre voluta...ti ho sempre amata..."

"come SORELLA...e chiamami Nana...nessuno mi chiama a quel modo...nessuno nemmeno tu! Perchè sei venuto? Mi sembra fin troppo ovio che non sei venuto fin qui per una visita di cortesia..."

"sono venuto a liberarti...dalle catene che ti hanno imposto..." Dicendo questo sfilò la spada.

"Che loro ti hanno imposto..."

Nana trasalì e Max si interpose subito tra i due. "Ma quali catene? Posa la spada e ne parliamo con calma..." disse lui.

"Ma sta zitto!!!" Lo colpì con l'elsa della spada sullo stomaco. Lo fece cadere a terra,il quale vomitò anche l'anima. Il bambino cominciò a piangere.

"Nana sono venuto qui per riportarti a casa. Ad Atlantia."

Il piccolo Michy a quelle parole si disperò. Era tutto come il suo sogno.

"vedrai torneremo a casa,ma prima..."

Nana si sentiva come svuotata...aveva paura di suo fratello...aveva paura di cosa potesse dire o fare.

"Prima,però dovrò ucciderli...sai loro devono pagare per quello che ti hanno fatto..."

Diede una serie di calci al povero Max. Sputava sangue. Molto probabilmte gli aveva rotto delle costole e ora gli premevano sui polmoni.

Tossì.

Rimase fermo come se fosse svenuto.

"MAAAAAX" Urlò disperata,cercava di risparmiare il piccolo Michy a quell'atroce visione. Gli premeva il volto contro il suo seno. Non doveva vedere."Maaax...rispondimiiii" Lo disse con le lacrime agli occhi. "Ti prego,non lasciarmi...MICHAEL PIANTAAAALA. PER L'AMOR DEL CIELO BAAASTA." Lo scongiurò,pianse e poi urlò di nuovo..."PERCHE'???"

Non capiva.

"Papa?" cercava di chiedere,ma la sua mamma non lo sentiva. Cominciò a piangere,anche la sua mamma lo faceva...lo sentiva. Stava piangendo.

Michael poi, si fermò.

Si voltò e la guardò intensamente.

Perchè stava piangendo? Sembrava disperata.

NO. Non vedi che piange di gioia?

"Lascia che lo uccida e poi sarà tutto finito..." Indicava il bambino.

Lei lo strinse con forza.

"NO" e fece dieci passi indietro. "no" ripeteva.

Suo faretello le si avvicinava,con la spada in pugno. Aveva un'aria quasi rassenerante.

"NO" Urlò Max,che si aggrappò a Michael,"non farai loro del male" Gli bloccò le braccia e una gamba.

L'angelo non poteva muoversi.

"NANA VAI...VAI DA SUSANNA...TI AIUTERA'...QUI CI PENSO IO!!!"

"no non voglio...Max..." Disse tra le lacrime...

"VOLAAAAAA"

Non se lo fece ripetere ancora,spiccò il volo e si diresse in direzione della loro casa. Lì ci sarebbe stata Susanna e lei avrebbe risolto tutto...sempre ammesso che qualcuno,potesse risolvere una situazione tanto assurda.

"Max..."

Improvvisamente vide materializzarsi davanti a lei Apollonius,anche lui brandiva una spada. Ne rimase sorpresa.

"Anche tu Apollonius? Perchè?"disse tra le lacrime.

L'angelo delle tenebre non le rispose,sapeva che ciò che stava facendo era sbagliato,ma...

"Non ho scelta..."

Era disperata,chissà se Max ce l'avrebbe fatta...Apollonius doveva lasciarla andare...se non altro per i vecchi tempi...

"tutti possono scegliere...tutti"

"35 anni sono lunghi Nana...le persone cambiano...le cose cambiano...tutto cambia..."

"Apollonius...perchè?" Era disperata,il suo bambino aveva un anno...piangeva ed entrambi non capivano.

L'angelo delle tenebre la fissò negli occhi,non l'aveva mai vista in quel modo...lo stava supplicando e quando lo superò,non la fermò.

Tutti hanno la possibilità di scegliere.

Nana volò più velocemente possibile, si sentiva il cuore in gola. Max ti prego non morire...si ripeteva...non morire...

Una volta arrivata a casa atterrò nel suo giardino.

"SUSANNA...SUSANNA..." Ma non sentì la solita voce risponderle. Solo un infinito e odioso silenzio.

Aveva paura.

"mamma...è colpa mia?"

"no...cosa dici?"

"papà dov'è?è morto?"

"NO!!!" Gli urlò.

"senti...adesso dobbiamo cercare la tua nonna e poi andiamo ad aiutare papà..." Le tremò la voce."OK?" Cominciò a piangere. Michy le asciugò le lacrime."mamma hai paura?"

"si piccolo mio...ho paura di perdervi..."

"mamma no...noi staremo sempre insieme..."e l'abbracciò forte. "nessuno ti farà niente mamma!! Ci penserò io!!!"

Dopo essersi ricomposta entrò in casa.

"Susanna dove...?"

"Nonna Susy dove sei? A papà gli hanno fatta tanta bua..."

Quando entrò vide che in casa c'erano segni di lotta. Prese in braccio il piccolo.

Controllò il bagno,la camera da letto...e infine la camera di Susanna.

Le si congelò il sangue.

Per terra c'erano delle macchie di sangue.

Erano ancora fresche...anzi continuavano ad avanzare come fossero state un fiume.

Le seguì.

"arrgh" Urlò il bambino.

"NONNA!!!"

Era stata crocifissa al muro.

Le erano stati conficcati due coltelli nei polsi.

Susanna vedendola disse:"mi...dispiace"

Poi morì.

Le si gelò il sangue,chi aveva potuto fare una cosa del genere?

"chi?"

Non possedeva più lacrime,era stata come svuotata,non riusciva più a pensare, a muoversi ad alzare un muscolo.

Poi lentamente,le si parò davanti Toma...

ma...

ne rimase turbata.

Non possedeva più lo sguardo innocente e spaurito di quando si erano conosciuti ora era diverso.

In qualche modo cambiato,diverso.

Era Toma,ma allo stesso tempo non lo era.

Il suo corpo era pieno di ferite,gli erano stati applicati delle braccia e delle ali.

Il suo sguardo era freddo e distaccato.

"Toma che ti hanno fatto?"

"no...quello che mi hai fatto tu!!!"

"Zeus non ti vuole nel suo regno...Michael presto lo capirà"

La voleva uccidere. Non aveva bisogno di armi...lui...aveva sete di sangue.

Nana uscì di corsa dalla casa,ma presto lui le si avventò di sopra. Le strappò il bambino dalle mani e le si allontanò.

"LASCIALO...CHE VUOI FARE!!!PIANTALA!!!"

Nana cercò di fermarlo,ma fu fermata da una sfera di fuoco lanciata dal fratello.

L'aveva raggiunta e teneva dal collo Max.

Intanto Toma si avvinghiò al bambino. Era come se non sentisse le urla imploranti di Nana. Aprì la bocca e morse le teneri carni del bambino,per succhiarne via la forza vitale.

"ma...mma aiuta..."

Poi quando divenne anemico lo lasciò cadere sul prato.

"MICHAEL...NOOOOOOOO"

Lo raccolse tra le braccie, Nana non riusciva a sentire più la vita scorrere nelle vene del suo piccolo.

"Michael..." Si sentì come se le avessero tolto l'aria dai polmoni il suo piccolo non...non era possibile.

Pianse,urlò.

Cercò invano di curarlo coi suoi poteri.

Apollonius le corse incontro era arrivato tardi.

Michael non la vide,la sorpassò e gettò il corpo martoriato di Max vicino la porta di casa.

"n...a..n..a..." gli scese una lacrima, cercò di tendergli una mano. La vide piangere...e tenere stretto tra le braccia loro figlio.

Capì.

Pianse.

"perchè?"

Michael con tutta risposta gli conficcò la lama della spada nell'addome.

L'aria era piena delle urla di Nana.

"PERCHE'?"

Non capiva perchè stava accadendo tutto questo.

Michael rideva.

Toma era perso nei suoi pensieri.

Apollonius piangeva assieme a lei. Cercava di fermarla,ma era tutto inutile.

Toma improvvisamente la colpì. Non sopportava le sue urla. La voleva uccidere.

L'angelo delle tenebre dai capelli rossi divenne furioso.

"ORA BASTA"

Gli bloccò un braccio meccanico,lo tirò verso di sè,fino a strapparglielo del tutto.

I due ingaggiarono una delle lotte più feroci mai viste.

Tutti avevano scelta...persino loro...e questo lui doveva capirlo.

Doveva pentirsi.

Doveva provare dolore perciò che le aveva fatto.

Lei era sempre stata buona con loro.

Era stata lei a salvare quell'angelo senz'ali da una fine orrenda.

E ora quello stesso angelo l'aveva tradita,aveva fatto a pezzi tutto ciò a cui teneva.

Lei era la su piccola bambina,aveva promesso a sua madre che non le sarebbe mai accaduto niente,che sarebbe cresciuta sana e forte. Le aveva detto che sarebbe stata felice.

Le aveva dato la sua parola.

Apollonius sembrava ricordarsi ogni parola ad ogni colpo che infieriva a Toma.

Doveva pagare.

Gli staccò l'altro braccio.

Toma sanguinava,aveva due buchi all'altezza delle costole. La carne era aperta,i muscoli squarciati, i tendini metallici ancora uniti all'arto tiravano la carne,procurandogli dolore.

Poi le ali vennero tagliate dalla grossa spada di Apllonius.

L'angelo senz'ali cadde a terra,ai piedi di Nana che ancora tentava di rianimare il suo piccolo.

Toma non riusciva a capire di chi era la voce disperata che urlava. Una voce nella sua testa gli diceva: uccidila,ma ormai il suo corpo non gli obbidiva più.

"Michyy..."

"parlami,piccolo mio parlami...MICHYYYY"

L'angelo pian piano capì a chi apparteneva la voce,in fine la vide.

Fu come se un incantesimo si fosse spezzato.

Si ricordò di quando Michael se la fosse presa con lui,dell'incontro con Zeus e dell'ordine ricevuto. Cosa aveva fatto?

Le urla della persona, che l'aveva salvato da ragazzo,lo riportarono alla realtà.

La chiamò,la toccò con una mano,ma niente,non rispondeva. Continuava a stringere tra le braccia quel bambino.

"Nana..."

Niente non rispondeva.

Non riusciva a capire perchè lei piangesse così,cos'era successo.

Poi come se qualcuno gli avesse fatto una doccia fredda. Capì.

"Cos'ho fatto?"

L'angelo strisciò sulla nuda terra,non aveva la forza di camminare,si aggrappò alle bianche ginocchia della sua padrona. Fece forza sulle braccia.

"Mi dispiace" le disse. Ma lei non lo sentì.

"MI DISPIACEEEEEE"

Nana alzò lo sguardo. Non capiva cosa le stesse dicendo. Non capiva chi fosse. Aveva solo un grande vuoto dentro di lei.

Disperazione, nient'altro.

"..i-il mio bi-imbo..." piegò la testa di lato "non...respira...i-i-i miei po-po...teri non servono a nulla?"

"Michy svegliati...la ma-amma è qui...Michy..."

Vedendole il viso stravolto capì solo allora cosa le avesse fatto. "mi dispiace..." ma nessuna parola,poteva giustificarlo.

Apollonius decise di risparmiarlo,la vita sarebbe stata la sua punizione.

La sua attenzione fu catturata da Michael,le si era avvicinato e nessuno l'aveva notato.

Lui al contrario di Toma non si era ravveduto,anzi la sua pazzia perversava.

Le prese il bambino dalle braccia. Lo teneva per i capelli.

Distruggilo...

Tagliali le ali...

così sarai sicuro della sua morte...

Michael obbedì,dal corpo del bimbo cadeva copioso il sangue. Poi evocò una sfera d'energia,la lanciò contro la casa,che per lei era stato un simbolo di felicità e serenità,per tanti anni.

La casa prese fuoco e così tutto ciò che si trovasse all'interno.

Poi l'ex-arcangelo lo gettò dentro,si era finalmente liberato da un pesante fardello. Ciò che non si era aspettato era lo slancio della sorella protesa a recuperare il suo bambino.

Corse veloce,ma non fece in tempo.

Il suo Michy ora stava bruciando tra le fiamme.

Apollonius sparì usando il teletrasporto.

Lei inciampò sul corpo di Max.

Gli cadde addosso.

Gli mise l'indice e il medio sulla giugulare,proprio come le aveva insegnato. Rise.

"ho imparato...adesso ho capito dove dovevo mettere le dita..."

Respirava ancora.

"Max..." Piangeva.

Gli sollevò la testa. e la poggiò sul suo grembo. "Max..."

Aveva perso molto sangue.

Gli rimaneva poco da vivere.

Lei aveva esaurito tutto il suo potere nel tentativo di salvare il loro piccolo Michy.

Lui aprì debolmente gli occhi,era felice di averla accanto per l'ultima volta, le sorrise.

Un'ultima lacrima gli scese sul volto,cercò di accarezzarle la guancia,ma non ci riuscì.

Chiuse gli occhi,per non riaprirli mai più.

"MAAAAAAX"

"NON MI LASCIARE ANCHE TU..."

Ma ormai non ne rimaneva che il corpo senza vita.

Le fiamme avanzavano,sembravano pretendessero quel corpo.

Michael la prese e la portò lontano dal calore.

Sentiva le mani di suo fratello cingerle la vita. Provò ribrezzo.

Gli diede una spinta. Lo voleva lontano dalla sua vita...ormai distrutta.

Nel tentativo cadde a terra.

Era debole.

Svuotata di ogni forza,di ogni certezza,di ogni legame che la teneva legata a questa vita.

Toma sentiva e capiva il peso delle sue azioni...non riusciva a perdonarsi per quello che aveva appena compiuto.

Michael le si avvicinò con calma e con gaiezza...

era felice,la sua missione si era compiuta.

Le tese una mano.

"Finalmente,potrai tornare a casa...ti ho salvata...prendi la mia mano...ti aiuterò io d'ora in poi..."

Nana cominciò a tremare,non piangeva più.

Quelle parole l'avevano portata alla realtà.

Gli sputò sui piedi.

Alzò lo sguardo trattenendo il respiro.

Voleva guardarlo negli occhi.

"La morte piuttosto..."

Michael ne rimase disorientato,perchè gli aveva risposto così?

Non era forse felice? Non l'aveva forse liberata?

"Tu-u non sei mio ..." Si alzò in piedi. "FRATELLO...lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere..."gli passò accanto e si avvicinò alla casa in fiamme.

"lui...mi voleva bene..."

"infa-atti te ne voglio...sono tuo fra"

"NO...non voglio crederci...LUI SA...LUI sapeva cosa provavo...QUANTO ero felice con loro"

"Co...Nana... io credevo..."

"Mio fratello è MORTO,la MIA famiglia è MORTA..."

Improvvisamente cominciò a correre. Voleva lanciarsi tra le fiamme.

Venne bloccata a terra dall'ex-arcangelo.

Lei si disperò.

Urlò.

Voleva morire non le restava più niente.

Michael non capiva.

Perchè le si era rivoltata così?

Non aveva fatto forse la cosa più giusta?

Allora perchè lei...

Non capiva.

Poi,senza alcun preavviso, la solita voce parlò.

Tu non hai colpa...hai tentato,ma lei non ha voluto essere salvata...

La devi...

NO...NON LA UCCIDERO'...

Poi lentamente capì,era stato ingannato,quella voce l'aveva ingannato...aveva pensato fosse Nana,ma non era lei...

Lei non avrebbe voluto che lui uccidesse,invece la voce...

STAI ZITTA...

Calmati...non dovrai ucciderla,ma salvarla...

BASTAAAA

Manda la sua anima all'oblio,là si salverà!

Non è vero! Lì le anime si perdono,sono condannate a un continuo senzo di colpa...il corpo coperto dai ghiacci eterni e l'anima...l'anima condannata a un continuo errarre...STAI ZITTA!!!

Zitto stolto...fai come ti dico...

NO

Lo farai comunque..che tu voglia o no!

Il sigillo che gli era stato imposto sulla mano cominciò a brillare.

La mano si poggiò sulla schiena di Nana e la sua bocca pronunciò per conto di un altro la maledizione.

"Fuoco dell'eternità,tramutati in ghiaccio e accompagna quest'anima maledetta verso l'oblio eterno..."

Lei vide i ghiacci appropriarsi velocemente del suo corpo. Perchè si domandava.

Non sentiva più dolore era come se i fatti appena accaduti non la riguardassero,non sentiva dolore. Non sentiva più niente.

Prima che i ghiacci le avvolgessero il volto,vide Apollonius materializzarsi davanti a lei. Teneva tra le braccia i corpi esanimi di Max e Michy. Il suo volto era talmente emozionato che non capì cosa le volesse dire,ma qualunque cosa fosse,loro sarebbero stati al sicuro. I loro corpi avrebbero ricevuto una degna sepoltura.

Ne era sicura.

In quell'istante fu contenta. Il su cuore si era rassenerato,almeno un po'.

I ghiacci l'avvolsero completamente,tramutandola in una statua di ghiaccio.

Michael cominciò a piangere,gli era sembrato di tornare bambino.

Abbracciò la statua.

"mi dispiace...non volevo..."

"non avevo capito...scusami...Nana..."

Pianse.

Apollonius gli si avvicnò coi corpi in mano.

"sei soddisfatto di quello che hai fatto?"

"..."

"RISPONDI!!! Sei contento?"

"NO ...non doveva finire così..."

"MALEDETTA CHI SEI?" Brandiva la spada al vento.

Stremato cadde a terra e continuò a piangere.

"chi sei?"

Sentì qualcuno ridere,aveva già udito quella risata...

Ben fatto Michael,hai fatto proprio un bel lavoro...ti dice niente?

Tu e tuo padre siete proprio simili...

Michael strinse i pugni.

Suo padre come lui era stato la causa della morte di colei che amava.

Non è possibile...

Farai bene a non ribellarti...ricordi?

Ora sono il nuovo re di Atlantia ed è stato grazie a te...

Ah Ah AH

"Alla fine tutti possono scegliere..."Disse Apollonius,poi si alzò in volo.

"dove vai?" Gli domandò Toma.

"Tutti hanno scelta...bisogna avere coraggio e scegliere...lei ha avuto coraggio...io ora ce l'ho!"

"...questo è stato il suo ultimo dono per me...mi unirò ai ribelli...con loro troverò la strada..."

Michael era stremato.

Disperato.

Si accovacciò ai piedi della statua.

"Tutti possono sciegliere...perchè non l'ho fatto?" Si addormentò piangendo.

 

 

*

 

"Brava...piangi quanto vuoi...ti fa bene..." Toma la guardò commosso e mosso da grande pietà la strinse ancora più forte a sè.

"Nana...mi dispiace solo ora ho capito...io..."

"schh...non puoi dire nulla che io già non sappia...o che tu non conosca...non esistono parole per ripagarmi di quello che ho perso...solo i fatti...li potrò rivedere?"

"No..." Disse addolorato. "Però potrai riposare...farai un sonno senza sogni...per l'eternità...mi dispiace"

"shh..."

Toma cominciò a piangere.

"E' ORA!"

Lei prima di essere accolta dalle ombre volle fargli un regalo.

"Toma...prendi le mie ali...le mie piume...mostreranno a tutti ciò che è celato..."

"LE TUE ALI SONO BELLISSIME..."

L'angelo vide le piume di lei posarsi sui sui capelli bianchi come latte.

Pian piano si formarono due stupende ali...Le vedeva.

Aveva ragione lei.

ERANO BELLISSIME.

"tienile...ormai a me non servono più..."

 

Michael aspettava il ritorno di Toma da due ore.

Finalmente uscì dalla statua di ghiaccio.

Si trovavano nella piazza pubblica di Atlantia.

Nana era stata utilizzata come monito a chiuque volesse tradire il nuovo sovrano.

Michael rimase sorpreso vedendo le piume al posto dei capelli sull'angelo delle tenebre.

I due si guardarono.

"Tutti possono scegliere" disse improvvisamente l'angelo delle tenebre.

"mi ha fatto un regalo..." Disse all'angelo celeste.

"...lei mi ha chiesto di non dimenticarla,ma credo che mi sarà impossibile...ora posseggo le sue ali..."

Camminò lasciando interdetto colui che era stato suo padrone.

Toma si voltò verso la statua. Le tese una mano.

"Michael ti ricordi quando mi avevi fatto giurare che l'avrei protetta a costo della vita?"

"ehmm.si" Non capiva dove volesse arrivare.

"Ho fallito...sono stato un codardo...ma ora posso rimediare!"

Quando disse quelle parole la statua di ghiaccio sparì nel nulla.

"La proteggerò, ora che è tardi...lo farò ora."

Ci fi un attimo di silenzio eToma proseguì dicendo.

"Devo dirti una cosa...lei non ti ha mai odiato...mai una volta...voleva che tu lo sapessi..."

"Dove vai?" Chiese Michael.

"Dove vado?...vado dove potrò annientare te e quelli come te..."

 

"Io sono un angelo delle tenebre...mi chiamo Toma e ho sete...

una sete che si estenguirà solo

con la caduta degli angeli celsti.

Atlantia sarà mia.

Sarà degli angeli delle tenebre.

Non importa se per ottenere ciò verranno sacrificate delle vite.

Nana è morta...

Nient'altro ormai mi importa."

 

 

FINE

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