The Promise

di confidentina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Una tazza di caffè – Bellatrix ***
Capitolo 2: *** 2. L’ora del tè – Narcissa ***
Capitolo 3: *** 3. Vino e candele – Severus ***
Capitolo 4: *** Epilogo. Una mattina d’inverno – Draco ***



Capitolo 1
*** 1. Una tazza di caffè – Bellatrix ***


I personaggi presenti in questa storia appartengono a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Non scrivo a scopro di lucro e nessuna violazione del copyright è intesa.
Per citare, riprendere, tradurre questa storia in parte o in toto dovete avere il mio esplicito permesso.




1. Una tazza di caffè – Bellatrix

La tazza bianca e a strisce gialle, che tieni sul tavolo, è calda. Il liquido bollente che contiene è scuro e profumato; ne puoi percepire l’aroma forte ed amaro dalla tua postazione, seduta sulla poltrona vicino alla portafinestra.
La crema chiara che galleggia sul caffè si addensa vicino alla ceramica; una mezzaluna fa intravedere il colore scuro al di sotto. L’osservi incantata; via via si allarga, si allunga e poi si restringe di colpo, sotto la scossa del vento flebile che soffia dal balcone. Le minuscole bollicine che si sono attaccate al bordo si scuotono e vengono rimescolate, fino a riprendere la forma originaria.
Sospirando stacchi lo sguardo da questo fenomeno sempre interessante e degno di attenzione. Allunghi la mano sinistra.
È pallida e sottile, raffinatamente allungata. Le falangi strette sono un dono dei tuoi genitori. Due Black. Così come le unghie pulite ed ordinate, mai troppo lunghe, ti ricordano tanto quelle di tua sorella Andromeda. Lo sguardo ti cade, senza volerlo veramente, ad osservare le sottili increspature che iniziano a vedersi nelle zone intorno alle nocche; sono corte e si diradano verso le dita. Trascini quest’ultime, pigramente, verso il manico della tazza riempita di caffè. Adori il caffè. Nonostante tua madre abbia sempre voluto convertirti al sapore del ben più femminile tè, continui a bere quest’insulsa bevanda da uomini.
Non ci hai mai fatto caso.
Il caffè è ciò che più ti si addice. L’aroma denso e forte ti inebria ogni volta che ne puoi annusare l’odore.
Non come quella leziosa di Narcissa.
Già, Narcissa.
Birichinamente ti chiedi cosa farà ora la tua amata sorellina. Non sei mai riuscita a capirla fino in fondo. Tutta la sua fiducia smisurata negli altri. Così credulona.
Prima si fidava ciecamente dei suoi – dei vostri – genitori. Illusa.
Quindi è stato il turno di innamorarsi di suo marito. Un Malfoy. Una delle casate più pure ed antiche del Mondo Magico.
Ed ora che anche Lucius è via, ad Azkaban, e che tutte le sue convinzioni - lui non sbaglia mai - sono crollate, su cosa si appoggerà?
Ridi sommessamente a questo pensiero. La tua risata è rauca, così come la tua voce. Non è mai stata melodiosa, nemmeno lontanamente, per quanto tu possa ricordare.
Non è mai stata come quella acuta e fin troppo trillante di Andromeda, o come quella dolce e ingannevole di Narcissa.
Ne sei talmente fiera che rischi quasi di soffocarti con il caffè.
Reprimendo un pensiero poco carino nei confronti di tua sorella scuoti il capo.
Il plaid pesante che porti sulle ginocchia è talmente freddo che ti chiedi perché lo tieni ancora con te.
Non sai darti una risposta e ne sfiori il bordo morbido con la mano. Inizi ad accarezzarlo senza fretta; socchiudi gli occhi scuri e sbatti un paio di volte le ciglia.
Le rughe che stanno cominciando a formarsi intorno alle sopracciglia e sulle tempie non ti preoccupano. Sai che non è importante tutto ciò. Non il vento o il grande quadro che riempie la parete di fronte a te; né gli alberi frastagliati dipinti sopra.
Tutto quello che potrebbe avere valore, per te, è il potere.
Il silenzio non è mai stato tanto gelido, per quanto tu possa ricordare. Il silenzio, per te, è sempre stato aggressivo e denso di aspettativa. O di stupore. Solo stupore. Tu sapevi, quando il tuo Signore Oscuro cadde per la prima (e l’ultima) volta che sarebbe tornato. Tu sì. Tu sì, anche quando coloro che si erano sempre proclamati servi fedeli lo abbandonarono. Tu lo hai sempre saputo. Il Signore Oscuro è sempre stato troppo astuto, troppo intelligente per farsi sconfiggere così da un bimbo inerme. Hai avuto fiducia in lui anche quando gli altri ne ebbero così poca…
Sei orgogliosa anche di questo.
A volte ti fermi a pensarci. Forse sei troppo orgogliosa. È una considerazione che ti coglie quasi sempre impreparata. Sai che l’orgoglio è un sentimento onorevole. Orgoglio; una delle parole chiave per un Slytherin. Una Slytherin, in questo caso. Ecco perché rimani sempre perplessa davanti a certe riflessioni: non dovrebbero nemmeno venirti in mente.
E ogni volta passi a riflettere su qualcosa di più importante, cioè a come fare in modo che il caffè continui a venire prodotto nonostante i progetti di Voldemort – più che giusti – di far sparire la razza babbana dalla faccia della Terra. Allora pensi che forse potreste tenerne un paio allo scopo.
Chiudi definitivamente gli occhi, cadendo in un vortice di sogni sconclusionati ed incubi senza logica.
Ma, ancora, perché dovrebbero essere logici?
Tu sei illogica. Quindi va tutto bene.

Oh. Tu sai su cosa si appoggerà Narcissa.

Ti sembra quasi di essere finita in un Pensatoio. Solo che i Pensatoi non sono così vividi. Non sembrano mai così reali. C’è sempre quella patina polverosa che separa te dal ricordo, dalla rimembranza; soprattutto, tu non riesci a farti vedere dal tuo ricordo.
C’è Narcissa nel tuo sogno. La riconosci, nonostante tutto sia buio e tutto sia totalmente chiaro allo stesso tempo, per i suoi singhiozzi sommessi che si alternano ai gemiti.
Apprezzi molto che piangano, quando stai per torturarli. Che strillino, gemino, urlino dalla paura. Ti rendono più incline a prendere gioia dal torturarli.
Narcissa.
La riconosci soprattutto perché è la prima volta che la senti – l’hai sentita – implorare qualcuno. La prima volta non si scorda mai, ha detto qualcuno prima di te. Implorare, o qualcosa del genere.
C’è anche Severus. Lui, lo riconosci dal suo solito mantello nero svolazzante. Ne hai sempre ammirato la capacità – secondo te innata – di farlo vorticare sottilmente.
E probabilmente – ma questo non lo rivelerai a nessuno – è più bravo anche del Lord stesso.
Le sopracciglia perennemente aggrottate, poi, lo rendono unico nel mondo. Hanno quella linea arcuata verso la fronte, folte e scurissime come i suoi capelli, che rendono i suoi occhi ancora più intensi e penetranti.
Insieme a loro, poi, ci sei anche tu. Curioso. Probabilmente stai sognando quella notte.
Non sai perché hai dato corda a Narcissa.
Probabilmente perché eri curiosa di sapere in prima linea cosa ne avrebbe pensato Severus.
Il caro, buon Severus.
Avresti dovuto sapere fin da subito che avrebbe assecondato le idee folli di tua sorella, la tua carissima sorella.
Hai sempre sospettato avesse un debole per lei. Sospetto che si è acuito ancora di più da quella notte.
La sua mano si è tesa a stringere, fisicamente e metaforicamente, quella di Narcissa, così fragile e debole. Onestamente, hai sempre pensato che Severus non fosse mai stato completamente dal Lato Oscuro.
Troppo legato all’Ordine della Fenice; ordine il cui nome repelli in modo più assoluto. Hai sempre pensato i Gryffindor non avessero il minimo gusto.
L’hai sempre visto così… ma quella notte uno dei tuoi sospetti è caduto. Magari non è completamente dalla parte dell’Oscuro, ma ci è tanto vicino che basterà trascinarlo un po’ per farlo cadere completamente nei magnifici abissi. Da qualcuno come Narcissa.
Te lo ricordi benissimo, a quanto pare, quel che successe. O forse è solo il sogno che riesce a far risalire a galla particolari che, normalmente, penseresti di aver dimenticato.
Il Voto Infrangibile che fu sigillato.
Sbuffi, cercando di non farti sentire. La polvere e l’aria drammatica sono patetiche. È tutto così patetico.

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Capitolo 2
*** 2. L’ora del tè – Narcissa ***


2. L’ora del tè – Narcissa



Il fattore che colpisce di più, appena si accosta la porta, è il profumo insistente di tè. È normale. L’intera stanza è piena di ogni genere di tè. Non è un profumo unico, questo lo sai. Non è semplicemente odore di tè verde, o tè all’arancia, o ancora di earl grey, o di tè alla mela e alla vaniglia. È semplicemente un forte odore di tè, un miscuglio, profumo di tè denso e unicamente tè. Il tè, nel suo modo di essere più dolce. Tè.
Il grande tavolo circolare, al centro della stanza, è decisamente piccolo. Naturale. La stanza in sé è dannatamente minuscola, in confronto a tutte le altre.
Non te ne importa.
Tutto quel che ha valore, per te, sono i grandi barattoli che vi hai posto sopra. Dannatamente belli, dalla forma esagonale, alcuni più alti e altri più tozzi. Ma tutti, assolutamente tutti, contengono tè.
Tu adori il tè.
Ne è la prova la grande varietà di miscele che custodisci gelosamente, e in primis, la cura con cui le smisti e le tieni.
Urleresti istericamente per lo sconforto se qualcuno confondesse l’Orange Tea dello Sri Lanka con quello cinese. Per Merlino, sono totalmente differenti! Il primo ha un sapore più dolce e meno secco, il secondo leggermente più aspro. Ti strapperesti i capelli… E questo è quel che succede ogni volta con Bellatrix.
Le grandi scatole ben visibili, però, non sono che uno specchietto per le allodole. Se vogliamo metterla così. Non entra nessuno in questa stanza, Narcissa, men che meno le allodole.
Nascoste nel cassetto del tavolo ci sono tutte le preziose scatoline intagliate in legno, che contengono i tè più pregiati e costosi.
Una Black, una Malfoy, una Slytherin vuole sempre il meglio. Tutto il resto le sta stretto, oppure troppo largo.
Ma non è questo che ti preme, oggi. Oggi come ieri, come domani. Tutto quello a cui riesci a pensare è la tua famiglia.
Draco. Lucius.
Il primo è talmente ingenuo… Somiglia così tanto alla te stessa di qualche tempo fa.
Così fiducioso nel prossimo; talmente tanto che ti vien quasi da sorridere intenerita. Quasi. Una Black non può essere intenerita. L’unica cosa che può provare è l’orgoglio. L’orgoglio di sentirsi superiore e a ragione. Sei talmente fiera di tuo figlio.
Ma non puoi non provare preoccupazione, allo stesso tempo. Hai paura per tuo figlio. È così… ingenuo. Così fiducioso nel mondo e, precisamente, in lui. Nel Signore Oscuro.
Ma sarebbe facile, per te, accettare che tuo figlio – tuo figlio! – possa uccidere per la prima volta qualcuno a sedici anni?
Nel tuo cuore di madre ti ripeti che no, non è ammissibile. Lui è comunque tuo figlio. Sangue del tuo sangue. L’unico degno discendente di due Casate Purosangue di lunghissima data.
Nel tuo cuore di Mangiamorte convinta ti rassicuri che, sì, lui ci riuscirà. Se il Signore Oscuro ha deciso che può farcela, ce la farà.
Però… c’è sempre quel “però”.
Sempre quel “però” che ti ha portato a chiedere aiuto a Severus. Il caro, buon vecchio Severus.
Sai che puoi fidarti di lui.
Lui aiuterà Draco. Ne sei totalmente certa.
Draco. Il tuo caro, meraviglioso figlio.
Ripensi al suo sguardo fiero e sicuro di sé quando l’hai visto l’ultima volta, prima della sua partenza per Hogwarts.
L’orgoglio non è mai una brutta bestia; ti soffermi su questo, fiera delle tue origini e delle tue discendenze.
L’orgoglio è una brutta bestia nelle mani sbagliate.
Questo è tutto quello che solitamente ti si affaccia in mente quando ti rilassi annusando e sistemando le varie, grandi o piccole, buone o meno buone, scatoline di tè.
Oltre il tavolo centrale, l’altro posto in cui conservi i tuoi tesori è la credenza.
La credenza lontano dalla porta e vicino alla finestra, in legno chiaro, così intonato alla stanza in sé.
In ogni caso, è il tè che fa da re in questa stanza.

«Lucius – commenti tu scostandoti una ciocca di capelli dalla fronte – ti amo.» Gli sorridi, sicura di ciò che provi e certa dei suoi sentimenti.
«Come vorresti chiamare nostro figlio?» Continui poi, passandoti una mano delicata sulla pancia sporgente. È sempre così calmo, il piccino. Come suo padre.
«Vorrei chiamarlo… Draco.»
«È un bellissimo nome,» bisbigli. Il tramonto è appena calato.

Oh, pensi stupita. Non avresti mai creduto che ricordare momenti passati fosse così doloroso.
Ti scosti una lacrima dalla guancia, sbattendo un paio di volte le palpebre.
Lucius tornerà con te, ne sei certa.

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Capitolo 3
*** 3. Vino e candele – Severus ***


3. Vino e candele – Severus

È vino. Più precisamente, un bicchiere di vino. Sono belle le sfumature rosse, tendenti al nero. Vetro che luccica splendendo alla luce di una candela; luce di una candela che rende brillante un bicchiere liscio; candela che brucia e luce che non riscalda.
Il tuo braccio, allungato di fronte a te, scuote leggermente il calice che tieni in mano. Il suo contenuto traballa.
Stai pensando.
Non è una buona cosa. L’hai capito tanto tempo prima.
Ma questa volta, forse, non sarà cosa cattiva.
Da giovane non sapevi perché pensare troppo fosse male.
Ed ora che l’hai capito, sembri quasi volere non averlo mai scoperto.
Ora odi pensare. Perché il pensiero porta ricordo. E i ricordi, ora come ora, non sono molto felici.
Anzi.
Il ricordo è passato. E il passato, ora come ora, non è molto felice. Non lo era nemmeno quand’era presente…
Non lo era nemmeno quando era presente e non è cambiato adesso.
Forse immaginavi un futuro diverso, per te.
Magari pensavi ad una vita… diversa.
Solo che ora non riesci a concepire un te stesso diverso da quel che sei al momento.
È difficile credere che avresti potuto essere una persona diversa.
Forse migliore. Forse no.
In ogni caso, qualunque cosa tu possa credere o essere, sei quel che sei ora. Niente di più e niente di meno.
Sei comunque la persona che sta stringendo forse troppo forte il bicchiere che sta tenendo in mano. Sei comunque la persona che deve insegnare la nobile, troppo delicata, arte delle Pozioni ad alunni recalcitranti.
Sei comunque tu, Severus, in ogni tua sfaccettatura e personalità.
E non ti si riconosce solo dal vago stupore che coglie quando si osserva il tuo mantello svolazzare elegante.
È la luce nei tuoi occhi… O forse si dovrebbe dire non-luce?
Perché non brillano, Severus.
Al contrario, sono spenti.
Come se sapessi quel che succederà.
Tu lo sai.
Narcissa no.
Narcissa. La donna che hai sempre amato. La donna che è innamorata di un tuo amico. Da cui ha avuto un figlio. Draco. Già, Draco.
Dimenticare.
Ora finisci di bere il vino. Cerchi di ubriacarti e di dimenticare.
Tanto, domani sarà un altro giorno.

La notte era inoltrata, così come le finestre erano sbarrate.
Ecco, vedi? Non è difficile ricordare quella sera.
Le finestre erano sbarrate, nulla sembrava nascondere nulla.
L’apparenza inganna sempre, Severus… Tu lo sai meglio di altri.
Giusto. Se si fosse entrati dalla finestra, con circospezione, passando per il salotto che avrebbe potuto essere distrutto ma forse era intatto; se ci si fosse diretti verso il luogo del delitto, che forse era senza sangue né tracce di lotta, ma non lo era, non lo era; se si fosse osservata attentamente la stanza, l’unica con le finestre spalancate e le tapparelle non sbarrate…
Ecco, se si fosse fatto tutto questo, solo tutto questo…
In questo modo qualcuno avrebbe potuto scoprire qualcosa.
Due morti?
E un bambino sopravvissuto.
E tu lo hai fatto, Severus, ti sei addentrato nella casa di chi odiavi e di chi non riuscivi a odiare, hai potuto vedere… Ma quando l’hai fatto, il bambino non c’era più.
Il rombo di una moto aveva assordato le tue orecchie.

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Capitolo 4
*** Epilogo. Una mattina d’inverno – Draco ***


Epilogo. Una mattina d’inverno – Draco

C’è tanta neve e c’è tanta sabbia. Polvere. Sangue. Neve macchiata di sangue e polvere mischiata a sabbia. O il contrario? Non ha importanza. Tutto quel che importa, dopotutto, è il potere. E tu ne sei felice, anzi: oseresti dire più che felice.
Hai il potere di decidere della tua sorte.

«Silente – singhiozzo – ti aveva offerto protezione. Noi sappiamo bene che, nonostante le apparenze, tu sei solo un’altra delle tante vittime innocenti di questa guerra… Perché ci credeva anche lui. Anche Silente. Quindi noi rinnoviamo a nome suo e di tutto l’Ordine della Fenice un posto in cui potrai stare sicuro, salvo dalle grinfie di Tu-sai-chi…»

Basta. Non hai più bisogno di ascoltare. Lanci un fuggevole sguardo al cadavere di Severus, orribilmente deturpato da maledizioni atroci.

Forse non lo sai, ma ora i tuoi occhi sono spalancati. Forse sei scioccato. Forse non ti aspettavi gli Auror – gli Auror che hanno poi ucciso senza pietà Severus, gli stessi che ora ti stanno chiedendo troppo – in agguato. E forse non sai che le tue iridi sono di un grigio più intenso di quando eri al tuo primo, doloroso, bivio. Silente. Chiaro-scuro. Bianco-nero. Grigio.

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