Il mio raggio di Sole

di Violet Tyrell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 - La ciocca ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 - Segreti da non rivelare ***
Capitolo 3: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 - La ciocca ***


Il mio raggio di Sole Angolo di benvenuto: Salve! Del fandom sono nuovissima - ho finito solo da alcuni giorni di leggere la prima serie della saga - ma sono sempre piena di idee e spero di deliziarvi con questa storia :=)
Qualunque commento/critica costruttiva è ben accetto. Buona lettura
!




Il mio raggio di Sole


Nel silenzio dell'alba mi hai stregato
e nella luce del tramonto abbandonato tu mi hai...



Chapter 1 - La ciocca


Al Campo Mezzosangue ben pochi avevano idea di chi fosse Kirsten Beaumont.
Di certo c'era solo che - come tanti prima di lei - aveva soggiornato per un paio di estati nella casa di Ermes; con l'affluenza di semidei in quel periodo, una ragazzina bionda dagli occhi ambrati e l'aria non particolarmente portata per la guerra non era certo la persona di cui ricordarsi.
Sedeva solitaria in un angolo, si intrecciava piccoli gigli tra i capelli - anche quando era spettinata - e seguiva le lezioni. Era particolarmente dotata con l'arco ma quando l'insegnante la elogiava, lei si faceva piccola e timida e cercava di defilarsi.  Gli unici a sapere qualcosa di lei erano i satiri e le creature dei boschi: Kirsten amava la natura e cercava rifugio lì quando era sola o derisa dai suoi compagni.
Un altro che la conosceva meglio di quanto non credesse lei stessa era il signor D. Nonostante fosse sempre pronto a metterla in ridicolo, in realtà la teneva particolarmente d'occhio: non la riteneva adatta a stare in mezzo a tutti quei ragazzini-eroi pieno di convinzioni, ma allo stesso tempo non era al sicuro neppure a casa propria. In un certo senso le era affezionato ma non l'avrebbe mai rivelato. Meglio altri cinque secoli di Diet Coke piuttosto. Il nome di Kirsten, comunque, venne dimenticato in fretta quando non tornò più al Campo e non diede nessuna notizia di sé.


Percy Jackson lo sentì associare a un drappo. La battaglia contro Chrono era terminata da un anno ormai e si era recato all'Olimpo dietro richiesta di suo padre, Poseidone. Giunto in cima lo aveva visto discutere a bassa voce con Ermes: non si era azzardato ad avvicinarsi troppo - non voleva certo dare l'idea di origliare, cosa che neppure lo interessava -, tuttavia qualche parola era trapelata. Il Messaggero degli Dei aveva però troncato la conversazione non appena si era accorto della presenza di Percy, limitandosi a un asciutto saluto prima di allontanarsi.
"A cosa vi può servire un drappo?" Il ragazzo azzardò la domanda solo alla fine dell'incontro con Poseidone: in realtà tutti conoscevano l'uso dei drappi ma non gli era giunta voce di una nuova morte. Quelle dell'anno precedente erano state sufficenti per parecchi decenni secondo lui: adesso le imprese erano più rare, tuttavia non mancavano. I mostri non erano stati sterminati e ogni tanto spuntavano, specie se sentivano puzza di semidio da qualche parte.
Il Dio del mare aspettò di essere certo che nessuno li osservasse o ascoltasse prima di rispondere; in verità avrebbe potuto anche tacere, o cambiare argomento, ma sapeva che prima o poi si sarebbe  saputo tutto. O almeno una parte di quanto accaduto. Sospirò profondamente.

"Ermes? Ho trovato questo... oh, ciao George, Martha!" Poseidone si rivolse ai due serpenti, ricordando che si facevano beffe anche di lui quando venivano ignorati oppure considerati solamente dopo il Dio. Non c'era nessuno in quel momento nella sala del trono ed Ermes si stava occupando di alcuni pacchi da inviare: il mittente erano i genitori divini e i destinatari i loro figli mezzosangue.
"Scusa, sono impegnato, puoi passare più tardi? Se devi inviare un pacco abbi pazienza: Ares mi sta riempiendo di lavoro, non ho un attimo di tregua, e persino Zeus ha..." Ermes aveva alzato lo sguardo solo nel preciso momento in cui uno scintillio dorato aveva attirato la sua attenzione più delle parole di Poseidone; si aspettava di vedere un gioiello oppure un prezioso amuleto, invece tra le dita del Signore dei Mari c'era una ciocca di capelli bionda. Rimase a fissarla per alcuni istanti: non erano semplici capelli biondi, parevano talmente fini e perfetti da sembrare puro oro. Ermes, del tutto dimentico dei pacchi, allungò una mano e con le dita li sfiorò; al tatto erano morbidi.
"Li ho trovati ieri sera sul fondale marino, ho pensato di aspettare a farti visita... Sai che appartengono a K..." Poseidone non riuscì a finire quello che stava dicendo perchè Ermes era impallidito e lui non aveva avuto il coraggio di terminare la frase, timoroso di sferrare una ferita dolorosa. Lo aveva immaginato che sarebbe stato uno shock e non si stupida del silenzio del suo interlocutore.
"Non è l'unica ragazza con i capelli biondi..." La voce di Ermes era solo apparentemente sicura, Poseidone ne intuì la forte fragilità ma non pensò di esprimere ad alta voce il suo pensiero. "No, hai ragione. Vuoi che cerchi a chi appartengono?" Ma era un tentativo sciocco e lo sapeva: Kirsten si era sempre distinta per la particolare tonalità di biondo, così simile a oro da renderla una preda persino per i comuni mortali. Una volta aveva sentito dire che dei ladruncoli l'avevano bloccata e picchiata proprio per la sua chioma, e questo in piena Manhattan; se non le avevano portato via i capelli per venderli e specularci sopra era stato merito dell'intervento tempestivo di Zoe, che non aveva esitato a farli allontanare. Un po' bruscamente ma senza ferirli.
"No." La risposta di Ermes giunse secca ma decisa; adesso il suo sguardo sembrava assente, lontano nel tempo, perso in ricordi che poteva vedere solo lui. Il silenzio tra i due durò a lungo finchè Poseidone decise che era giunto il momento di andarsene e lasciare Ermes al suo dolore. Doveva provarne tanto. Proprio mentre si voltava l'altro parlò.
"Dovrei farle un drappo..." La voce era incrinata al punto che sembrava sul punto di spezzarsi; il Signore dei Mari osservò Ermes che era girato e mostrava la schiena. Gli sembrava che stesse tremando e si chiese quanto terribile fosse perdere dei figli, specialmente a così breve distanza. E in un modo tanto misterioso... "Possiamo aspettare, non è obbligatorio... In fondo non hai neppure il corpo, sarebbe..."
Squallido? Poco rispettoso nei confronti della defunta o magari dello stesso Ermes? Poseidone non espresse a parole ciò che pensava, facendo mentalmente nota di scandagliare il fondale marino e i relitti naufragati in cerca di qualunque indizio.
"Non sembra che sia poi così bravo con i figli... Prima Luke, adesso Kirsten... Mi abbandonano tutti, proprio come sono costretto a fare quando nascono..." Martha e George non avevano ancora commentato ma parevano tristi anche loro: si erano arrotolati parte della ciocca attorno ai loro corpi, un po' come a voler dimostrare a Ermes che non era solo. Poseidone non fu colpito dal senso di colpa che trasudava da quelle parole anzi, si sarebbe meravigliato del contrario,tuttavia pensò che non fosse il caso nè di infierire e neppure di negare. In fondo tutti loro non si prendevano abbastanza cura dei loro figli, lui compreso. Appoggiò una mano sulla spalla del Dio e amico per provare a tirarlo su di morale.
"Non essere troppo severo, ora... Si potrebbe parlare con Ade, sai, magari per evitarle delle sofferenze... e poi fare la cerimonia al Campo. Sono sicuro che le piacerebbe e..." Ma Ermes stava scrollando la testa. A Kirsten non piaceva il Campo Mezzosangue, aveva più volte fatto capire di non gradire andarci... anche se poi lo aveva fatto, per un paio di anni, finchè era scomparsa. Nel nulla, senza lasciare traccia, per ricomparire solo alla morte di sua madre.
Ermes sapeva che Alicia Beaumont era troppo apprensiva nei confronti di Kirsten: avrebbe fatto qualunque cosa per tenerla nella bambagia e per un certo periodo ci era anche riuscita. L'isola di Saint George, in Florida, era un piccolo luogo abitato soprattutto da inglesi residenti in America, poco adatto a una bambina che rischiava di restare sempre da sola. Non era servito a nulla convincerla a trasferirsi a New York ed Ermes si era dovuto accontentare di vedere la piccola un paio di volte durante un anno. Ma anche crescendo Kirsten non era diventata socievole anzi, sembrava perfettamente felice nel suo piccolo mondo etereo: giocava, disegnava e danzava con molta grazia, pur senza essere perfetta. Era un piccolo angelo biondo sceso in Terra e anche se non era portata per la guerra, lui l'aveva ugualmente portata al Campo. Era il suo posto, o così credeva.
Alla scomparsa di Kirsten, Alicia Beaumont era praticamente uscita di senno: lo aveva costretto a seguire piste assurde, sentirla parlare di rapimenti, stupri e chissà quali catastrofi. Ermes l'aveva sopportata solo perchè pure lui era preoccupato: caso strano però nessuno ne aveva avuto più notizia, e dopo un paio di anni di inutile attesa, Alicia era stata trovata morta. Mentre la polizia brancolava ancora alla ricerca di un movente, Ermes sapeva che si era suicidata e lui aveva intensificato le ricerche. Improvvisamente era comparsa, più grande e matura, quasi quindicenne, ed era tornata a vivere a Saint George, rifiutando qualunque contatto con i semidei e anche con lui.
E poi più nulla, fino a quel momento... fino all'anno prima, quando qualcuno lo aveva informato di averla vista imbarcata sulla Princess Andromeda. Lo aveva molto colpito che fosse assieme a Luke ma in un certo senso aveva sperato che ciò servisse a suo figlio per capire; invece la nave era esplosa, portando con sè innocenti... e anche lei.
Osservando quella ciocca, si disse che avrebbe dovuto immaginare un epilogo del genere... ma quanto faceva male? Almeno aveva potuto dire addio a Luke,invece gli sembrava che il suo piccolo angelo fosse volato via troppo presto, senza la possibilità di spiegare.
"No...  la porterò a Saint George. Quella è casa sua...grazie per l'aiuto, comunque."
Poseidone osservò Ermes allontanarsi in fretta, provando anche lui un senso di vuoto incolmabile.


"Ma nessuno la conosceva?" Percy stava discutendo con Annabeth dell'accaduto o meglio, di quello che suo padre gli aveva detto alcune ore prima. La ragazza scrollò la testa incerta. "Non lo so, però è sicuro che nessuno sapeva che era sua figlia: sai, prima stavano tutti da Ermes, si faticava a distinguere i suoi figli dagli ospiti."
Lo sapevano entrambi, in fondo le cose erano cambiate da poco; Annabeth sembrava pensierosa e silenziosa.
"In realtà io le ho parlato... sai, non è tanto strano che nessuno sapesse che era figlia di Ermes. Può essere che l'abbia portata di persona, oppure che l'abbia riconosciuta solo in presenza di Chirone, o del signor D. E poi", la ragazza osservò un momento il giovane prima di parlare di nuovo "... non ha mai parlato. Era muta, e può darsi che questo sia sempre dispiaciuto a suo padre. Insomma, non poteva neanche chiamarlo papà. Non è tremendo?"



"Stai bene?"La voce gentile di Apollo era  rivolta a Rachel; la ragazza teneva lo sguardo fisso - e vitreo - rivolto al soffitto, persa in pensieri da molto tempo. Di solito Apollo non si recava in visita al suo Oracolo molto spesso, tuttavia aveva avuto un sentore strano ed era arrivato: la sua Maserati era parcheggiata fuori e aveva la sua aria da modello come sempre, allegro e gioviale.
Rachel annuì meccanicamente ma i suoi occhi erano assenti e il Dio fece spallucce: probabilmente l'Oracolo stava per pronunciare un'altra delle sue profezie e la cosa neppure lo sorprendeva. Se fosse stato per lui sarebbe andato in un localino chic a divertirsi e guardando l'orologio vide che effettivamente non era ancora tardi anzi, c'era ancora molto tempo. Squadrò Rachel che stava disegnando freneticamente, mossa da un impulso involontario e decise di rimanere: quando si comportava così c'era qualcosa che lo induceva a non abbassare la guardia, e poi poteva sempre ascoltare qualcosa di importante anche se avrebbe preferito che non ci fossero spargimenti di sangue per un bel po'.
"Ecco, questo è per voi, divino Apollo." Rachel ora parlava con voce normale mentre gli porgeva il foglio: lui lo guardò e il sorriso scomparve rapidissimo. Alzò di nuovo lo sguardo sull'Oracolo. "Mi ha chiesto di metterla in contatto con voi e l'ho fatto. Penso che stia chiedendo aiuto."
Il disegno di Rachel, notò sgomento Apollo, era una raffigurazione talmente perfetta di Kirsten da lasciarlo senza fiato. Dai capelli color oro agli occhi ambrati, gli sembrava di avere di nuovo di fronte la ragazza. Come avrebbe voluto che fosse vero... E, proprio come diceva Rachel, la sua espressione era sofferente e tipica di una persona in difficoltà.
Cosa ti è accaduto mio piccolo raggio di sole? Aveva l'impressione che il suo pensiero non fosse più solo un suo segreto e che davvero quel disegno gli chiedesse aiuto.



Angolo Autrice_

Bene, piacere a tutti di conoscervi :=) come ho già detto sono nuova del fandom ma spero di trovarmici molto bene u.u
Ho diviso il capitolo per darvi molte informazioni in modo - spero - non noioso ^^ Kirsten Beaumont è una OC e, come avrete capito, è una figlia di Ermes. Personalmente lo adoro dalla sua prima apparizione, forse anche per via dei serpenti XDDD, e caso ha voluto che gli appioppassi una figliola u.u
Kirsten è un po' diversa dai mezzosangue che ci sono al Campo, difatti non a caso lei non si sente a suo agio^^ Sua madre è una pazzoide .__. sapete quelle tutte apprensive che non fan uscire i figli di casa per paura che si faccian male?ecco u.u difatti lei ha preso dal papino anche se ora non si vede xd
Ho scelto di usare Poseidone perchè mi piace molto pure lui e poi si collegava all'idea dell'esplosione della nave^^ cioè indirettamente XD
Luke indubbiamente è morto - fans, me ne dispiace, ma di solito rispetto queste cose degli autori - ma comparirà tra flashback, allusioni e quant altro u.u inoltre ho calcolato l'età e lei è più piccina rispetto a lui ma vi darò tutto esatto nel prossimo capitolo :=)
Apollo... muaahahahahah non dico niente ma FORSE avete capito qualcosa?
La storia è ambientata circa un anno dopo la sconfitta di Chrono... beh spero che vi piaccia^^ fatemi sapere, ok? :=) Un bacione!
Ah, ho inserito un'immagine di Kirsten qua sotto: più o meno è così u.u

Kirsten - immagine scelta per rappresentarla  


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Capitolo 2
*** Chapter 2 - Segreti da non rivelare ***


Il mio raggio di Sole Angolo di benvenuto: Ciao ancora a tutti :=) eccoci con il secondo capitolo. Ringrazio chi ha letto e recensito il primo^^ spero sia di vostro gradimento anche questo :=) vi avviso solo che da qui le cose cominceranno a infittirsi, a farsi meno chiare, e che è tutto voluto U__U




Il mio raggio di Sole
 

Chapter 2 - Segreti da non rivelare



Tutto sommato aveva ragione chi diceva che le divinità non erano granchè materne o paterne, con i loro figli semiumani ovviamente; Ermes varcò la soglia dell'elegante villetta in cui era nata la sua piccola Kirsten e in cui aveva vissuto con la sua madre mortale per molti anni. Lui per primo non ricordava quando fosse stata l'ultima volta che era venuto lì in visita: tra i mille messaggi da inviare, gli impegni e i complotti a cui dover prestare attenzione, Ermes non era affatto convinto di essere stato un bravo genitore. Bene o male Kirsten l'aveva conosciuta e si era anche legato a lei, ma ad altri suoi figli non era andata così bene: alcuni non lo avevano neppure sentito nominare.
"Che buio!"
"Ci sono dei ratti?"
Non badò troppo alla conversazione di Martha e George ma mettendo piede in quella casa doveva convenire che il buio era tetro: Alicia non aveva avuto altri parenti in vita, forse era per questo che alla scomparsa di sua figlia aveva perso completamente il senno.
Eppure lui non se la sentiva di incolpare la ragazza, non era colpa sua se desiderava essere libera dalle troppe e forse indesiderate premure della madre; a volte pensava di essere lui il colpevole, invece! Sarebbe stato tanto più semplice se l'avesse seguita fin dall'inizio, pur sapendo che non avrebbe potuto comunque fare molto. Con un sospiro si limitò a passare da una stanza all'altra, osservando la polvere che ricopriva i mobili: c'erano anche alcune fotografie nelle cornici e lui ne prese in mano una, che raffigurava Alicia e Kirsten. Era significativo che nessuna delle due sorridesse: Ermes aveva imparato a leggere negli occhi della figlia il suo senso di inadeguatezza, spesso e volentieri era stata proprio Alicia a farle notare il peso di chi non poteva parlare.
Quello era strano ed Ermes spesso si chiedeva da cosa derivasse: all'inizio aveva avuto il dubbio che la mancanza della parola fosse dovuta a un dono celeste ma con il tempo nulla di questo era trapelato. Era semplicemente muta, cosa che la rendeva ancora più sola; lui aveva fatto del suo meglio per mandarla ogni anno al Campo Mezzosangue ma anche lì non si era ambientata. Faceva ciò che le dicevano ma non aveva uno scopo e questo aveva preoccupato molto Ermes; parlarne con Alicia poi era stata un'assurdità.
La donna non sopportava il pensiero di avere una figlia pressocchè stupida anche se in realtà l'assenza della parola la rendeva sola e basta, ma di certo non inferiore a nessuno psicologicamente; c'erano state numerose liti finchè non aveva acconsentito a lasciarla istruire... tra i suoi simili. Aveva detto proprio così. Ermes però era consapevole che Alicia non aveva ceduto volontariamente: difatti lui si era limitato a prendere Kirsten e a portarla con sè non appena aveva avuto il sentore che alcuni mostri fossero alla sua ricerca.
"Che bella stanzetta gialla, sembra di essere a casa di Apollo."
"Già, dove non c'è neanche un ratto!"
La stanza di Kirsten, quella più in alto di tutte, era arredata con toni chiari, quasi tutti derivati del giallo, mostrando un contrasto incredibile con il resto della casa; Ermes sorrise involontariamente mentre si guardava attorno, ricordando chiaramente come a Kirsten piacesse circondarsi di quel colore. A parte le finestre chiuse, sembrava davvero che un tempo il sole avesse abitato quella stanza. Si sedette su un pouf più che altro per riflettere; non gli piaceva l'idea di dover di nuovo dire addio a uno dei suoi figli, ma entrare in quella stanza vuota lo aveva aiutato a capire che era necessario farlo. Aveva cercato ovunque ma non c'era traccia della ragazza, se non per quella ciocca...
Il suo sguardo cadde sulla scrivania: c'erano ancora sparsi in disordine alcuni libri che Kirsten doveva probabimente avere letto, assieme a fogli con schizzi di personaggi immaginari. Ermes trovò un comune denominatore: il sole. In qualunque disegno c'erano i colori del sole, ma la sua attenzione venne attratta dal cassetto semi aperto in basso a sinistra.
"Forse non dovrei..." Non aveva mai pensato di giungere lì per spiare o frugare nelle cose di Kirsten al contrario, desiderava solo conoscere qualcosa in più di lei... Solo che sollevando quel minuscolo diario con il lucchetto rotto, gli sembrava di violare qualcosa di estremamente privato.
"Non farti troppi problemi, a lei non darà alcun fastidio."
Le parole di Martha erano vere, eppure Ermes rimase alcuni minuti incerto, finchè non lo aprì a una pagina a caso.



Oggi l'ho rivisto! Quasi non riuscivo a credere che fosse davvero lui, eppure so che potrei distinguerlo tra mille! Spero che mamma non l'abbia visto, non esiterebbe a urlare contro anche a lui: ho sentito come si è infuriata con papà quando ha voluto portarmi alla maratona di New York. Ho pensato che crollassero le mura di casa! C'è un vantaggio a non parlare, non credi?


Ermes considerò quelle frasi: aveva portato Kirsten a New York nell'anno in cui aveva compiuto quindici anni, era certo di non sbagliare dal momento che l'aveva fatto una volta soltanto. E sì, la figlia aveva ragione sostenendo che c'era stata una litigata: Alicia lo riteneva un incapace e non mancava mai di ricordarglielo, e per una volta anche lui aveva ceduto alla rabbia rispondendole per le rime.
"Oh, aveva un innamorato!"
"Forse era un ratto, lo dicevo che la piccola aveva buon gusto."
"Ma non dire scemenze..."
Ermes colse solo una parola di quel piccolo battibecco tra i serpenti, e tornò a scorrere il testo: sì, di certo parlava di un uomo... o per meglio dire, di un ragazzo che l'aveva molto colpita. Una cotta senza dubbio, normale anche per la sua età, visti i termini entusiastici con cui lo descriveva: non c'era nessun nome ma solo elogi. Beata gioventù! Tornò indietro di alcune pagine: cronologicamente non c'erano molte date ma gli episodi descritti gli consentivano di mettere comunque in ordine quello che leggeva.



Zoe ha detto che dovrei unirmi alle Cacciatrici di Artemide: è vero che le trovo molto simpatiche, e mi piace molto usare l'arco, ma sento di non poterlo fare. C'è qualcosa dentro di me che mi dice no, anche se sarebbe una vita... eterna. Forse dovrei chiedere a papà come ci si sente a vivere per sempre.
In ogni caso è molto gentile Zoe, mi piacerebbe che fosse anche lei al Campo... Se non altro ci andrei più volentieri; oggi ho capito quanto sia rischioso per me stare qui, eppure non sopporterei di stare lontana da lui anche se non saprà neppure che esisto.
Oggi però è stato davvero gentile e poetico: mi ha rimessa in sesto in pochissimo tempo e mi ha persino sorriso e anche dedicato una piccola poesia. A me!


Per un momento Ermes si chiese chi fosse questo misterioso cavaliere; di rado esistevano persone così gentili come quelle parole invece lo descrivevano, eppure il suo lato più legato a Kirsten lo faceva sentire contento di quell'entusiasmo adolescenziale. Sapeva già che Artemide aveva cercato di persuaderla a unirsi a loro, e anche che Zoe l'aveva aiutata una volta, ma ignorava del tutto la presenza di un estraneo subito dopo. Ermes riflettè che probabilmente aveva avuto a che fare con un medi
co, o un infermiere... Riusciva a spiegarselo solamente così, anche se il pensiero che potesse esistere un altro esagitato che inventava le poesie come Apollo, lo faceva ridere.
Fece per rimettere a posto il volume quando si accorse che a terra, poco lontano dal letto, c'era un pezzo di foglio a; lo prese in mano e a prima vista gli diede l'idea di non essere mai stato neppure letto.  era liscio e poi si accorse che era stato strappato con violenza, e che una delle parole era scritta in greco antico.
Ermes avrebbe voluto capire chi aveva scritto quella lettera, se lettera poi era dato che non trovava i pezzi: per alcuni istanti aveva pensato - o sperato - che fosse stato Luke ma allo stesso tempo non sapeva spiegarsi perchè ma escludeva questa pista.



"Ti giuro che con quegli occhiali mi accechi!" Poseidone borbottò rivolto ad Apollo: il Dio del Sole se ne stava tranquillo sullo sdraio, come se non avesse alcuna preoccupazione al mondo. "Dovresti saperlo che li porto, in ogni caso sei stato gentile a invitarmi a questa crociera: l'aria è un po' fresca ma la giornata è fantastica. Tuo figlio sta ancora facendo il sub?"
Per qualche strana ragione Poseidone aveva mandato Percy a controllare all'interno del mare ed era già più o meno trascorsa un'ora senza che fosse riemerso; Apollo non ignorava che sicuramente il giovane fosse in grado di respirare sott'acqua ma gli avrebbe fatto più piacere la sua presenza, almeno lui rispondeva alle domande se voleva chiacchierare un po'. Poseidone era - doveva dare un po' ragione a Zeus - troppo orso certe volte.
"Sì. Sai che cosa ho trovato l'altro giorno in acqua?"  Apollo fece cenno di no con la testa più per educazione che per reale interesse; in fondo lui non riusciva a tranquillizzarsi da quando aveva visto il disegno di Rachel e sperava che quella specie di vacanza sui mari gli servisse per ripristinare la calma. Tuttavia non era preparato alle parole di Poseidone, tanto che rischiò di cadere dallo sdraio.
"Ne sei sicuro?" Apollo lo domandò con una leggera esitazione, consapevole che avrebbe avuto una risposta
positiva: aveva la netta impressione che il disegno non fosse solo una coincidenza e per la prima volta aveva una pista concreta da cercare, anche se... perchè nei mari? Lui non aveva mai creduto che fosse perita con gli altri della nave, aveva sempre avuto la certezza che si fosse salvata prima ma negli ultimi tempi aveva cominciato a esaurire le ipotesi.
Poseidone raccontò anche del dialogo con Ermes e della decisione di bruciare un drappo; Apollo avrebbe voluto dire che era una sciocchezza ma persino lui doveva ammettere che si trattava di una decisione sensata. Che cosa avrebbe fatto lui al posto di Ermes, se si fosse trattato di uno dei suoi figli? "Quanto senso pensi che abbia continuare a nascondere a Ermes la verità?"
La voce di Poseidone interrupe i pensieri del Dio del Sole che pareva sul punto di volergli lanciare un'occhiataccia; lui aveva scoperto casualmente la storia ma non aveva mai parlato perchè all'epoca la ragazza era ancora viva e Apollo aveva assicurato che era sua intenzione parlarne con Ermes il prima possibile. Ma di cosa? Per dirgli oh caro amico, posso dirti che ho una storia con tua figlia
? Mi dai la tua benedizione prima che mi stanchi di lei e vada in cerca di qualche altra preda? Del resto se c'era qualcuno incapace di essere fedele quella era una divinità, di chiunque si trattasse; Apollo poteva blaterare quanto voleva ma alla fine sarebbe successo quello, ne era convinto.
"E quanto senso avrebbe dirgli la verità? Preferisco che non ne sappia nulla, non voglio creare altri disordini e neanche essere frainteso..." Apollo era certo che ci sarebbero stati problemi e se era vero che il suo piccolo raggio di sole era scoparso per sempre...Scrollò la testa, gli faceva male anche solo pensare a quelle parole; per fortuna proprio in quel momento ricomparve Percy e fu contento di avere una distrazione. Il ragazzo assicurò che tutto era calmo e Poseidone parve un po' deluso, pur senza ammetterlo.
Dopo alcune ore l'aria cominciò a farsi più fresca e pensarono di ritornare tutti ai propri doveri, quando l'enorme nave superò un punto in cui l'acqua era più scura. "Sembra sangue" disse Percy osservadola con attenzione; tutti lo trovarono strano dal momento che non avevano avuto alcun sentore di battaglie e neppure di animali marini feriti. "E lì, sotto il pelo dell'acqua, c'è qualcosa..."
Apollo si sporse per vedere meglio: sembrava un corpo umano, sicuramente femminile, rivoltato a schiena in alto e apparentemente immobile. Solo alcuni istanti più tardi vide distintamente due segni rossi, profondi, sulla schiena ma fu solo quando posò lo sguardo su quei capelli color oro che si sentì mancare il cuore.
"Kirsten... ma come...?" Avrebbe dovuto essere felice per essere lì, per essere presente proprio nel momento in cui l'avrebbe infine trovata, ma sentiva puzza di morte. Sarebbe stato terribile trovarla... morta. No, lui non l'avrebbe permesso! Si accorse che Poseidone si era già mosso: facendo appello al suo immenso potere e al controllo sulle acque, aveva innalzato un'onda che gli spedì direttamente in braccio la ragazza. Era proprio da lei che proveniva il sangue, dalla schiena, eppure il dio dei Mari poteva percepire distintamente la vita nel corpo della fanciulla.
La appoggiò delicatamente a schiena in su sullo sdraio che poco prima Apollo utilizzava per abbronzarsi. "Percy! Fila a cercare Ermes, digli che abbiamo trovato sua figlia e che gliela porteremo il prima possibile!" Poseidone aveva appena finito di parlare che suo figlio aveva annuito, facendosi dare un passaggio da un delfino di passaggio per raggiungere la costa. Poi si voltò di nuovo verso la ragazza che versava in condizioni critiche: a parte quei due segni preoccupanti sulla schiena, doveva aver ingurgitato troppa acqua ed era estremamente esile e pallida. Indossava un vestitino tutto rotto che pareva di alloro, o comunque di pianta. Solo i suoi capelli erano vivi e splendenti come sempre.
"Bene, sono contento di non avere recuperato un cadavere... Figlia di Ermes, ci prenderemo noi cura di te, riposa e basta. Beh Apollo, da quant'è che non eserciti un po' di sana dottrina cerusica?" Poseidone non aveva però bisogno di dire niente perchè il dio era già all'opera; per lui sarebbe stato uno scherzo curare qualcuno oltre che un piacere visto che si trattava di Kirsten. Aveva già fatto qualcosa lui con l'acqua ma il dio della medicina era il più indicato.
Restava solo il problema di dove portare la ragazza, almeno temporaneamente; fece muovere rapidamente la nave e gli sembrava che soffiassero anche venti favorevoli ad aiutarlo. Il drappo avrebbe dovuto attendere.



Angolo Autrice_



ciao, vi chiedo scusa se scrivo poco ma ieri mi son fratturata un dito e la mano è out, perciò ci sentiremo minimo tra un mese e nezzo, un bacio a tutti!


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Capitolo 3
*** AVVISO ***


Miei cari lettori, questo sarà soltanto un avviso: dal momento che questa storia vegeta da mesi, ho scelto di riscriverla. Nella trama c'é qualcosa che non funziona, ovvero l'ho impostata male, perciò la riscriverò da capo. Ci risentirem presto con Kirsten, Ermes, Apollo e gli altri! Grazie a tutti!

Violet.

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