I personaggi non sono
purtroppo miei (lacrimuccia) ma appartengono a Mamma
Marvel e questa ff non pretende né di essere
perfettamente calzante agli eventi del fumetto ( in quanto
sembra essere come gli Exiles: scardinata dalla linea
temporale).
In ogni caso spero che
riuscirete a divertirvi e mi permetterete di strapazzare un po’ alcuni
personaggi ( che io adoro/ oh ma quanto sono pucciosi!!!)
Sentite ed anticipate
scuse a Jean-Paul Beaubier…
Le sette lettere…
Emma Frost accavallò pigramente una gamba facendo aderire con
un tocco di felina grazia il ginocchio allo spesso tavolo di mogano su cui
scintillava la targa in ottone “ Preside”.
Per un attimo gongolò soddisfatta accoccolandosi in vaghe
fantasie che includevano lei, Scott ed un bel po’ di
panna montata, in effetti ormai nella scuola era
difficile trovare dei single.
La sua bionda testolina indugiò su alcune di quelle che
ormai potevano definirsi le “coppie storiche”: Gambit
e Rogue, Kitty e Colosso,
lei e Scott…
Ad un visitatore esterno l’istituto Xavier per giovani
dotati poteva rassomigliare fortemente ad una sorta di agenzia
matrimoniale.
Ma in tutto questo rifiorire di coppie e coppiette un
piccolo, quasi insignificante dettaglio si ostinava a stonare come un sfolgorante neon in un negozio di antiquariato: questo
dettaglio aveva un nome: Jean-Paul.
Dagli Alpha-flight canadesi alla
scuola di Westchester il velocista ne
aveva coperta di strada, eppure nonostante fosse il primo mutante nella
storia ad aver dichiarato apertamente la propria omosessualità, nonostante
fosse uno tra i più bei bocconcini che la scuola potesse offrire, nonostante il
carattere spigliato e le numerosi doti: era da anni che Jean-Paul non batteva
chiodo.
All’adamantina mutante pareva quasi paradossale che al contrario due giovani superumani alle soglie di uno
stravolgimento sessuale come Hulkling e Wiccan avessero potuto “trovarsi” così celermente, in
questo contesto la vista di un solitario Northstar
diventava talmente deprimente da suscitare perfino la compassione di un cuore
duro come quello della severa direttrice al punto da spingerla a prendere “seri
provvedimenti” per il caso Jean-Paul.
Non che il velocista le avesse chiesto qualcosa, notare
bene, anzi: probabilmente se avesse anche solo subodorato
cosa la Frost aveva intenzione di fare, le avrebbe opposto un deciso
rifiuto.
Perché Jean-Paul, oltre ad un carattere decisamente
irritante, aveva stile, insomma, non era il tipo ad abbassarsi a degli incontri
al buio soltanto a causa della prolungata astinenza, non era mica un senza
classe e senza Dio come Logan, per amor del cielo!
Fu dunque all’oscuro dell’incauto xmen che il sordido piano
ideato dall’ex regina del club infernale prese a delinearsi,
fino a giungere al suo compimento una mattina d’autunno.
Quando Jean-Paul vide la sua
lezione mattutina interrotta da una Rhane piuttosto
concitata, un leggero sudario di preoccupazioni calò sulle sue robuste spalle:
la direttrice desiderava riceverlo nel suo studio… adesso.
Una simile convocazione da parte di Emma
non poteva fargli presagire nulla di buono, o almeno del tutto positivo,
possiamo dunque facilmente immaginare quale sollievo lo invase quando seppe di
cosa si trattava.
<< E’ un semplice lavoro di propaganda Jean niente di più>>.
<< Non capisco però per quale motivo debba consegnare
io questi, questi, questi cosi!>> Jean Paul lanciò un’occhiata di sbieco ad una serie di depliant
illustrativi della scuola coi suoi corsi, poteva
capire che bisognasse sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del
valore sociale dei mutanti e su quanto potesse in questo senso l’istituto
Xavier porgere una mano, ma quello che proprio non capiva era perché affidare a
lui un tale incarico: era un xmen accidenti, e per di più un insegnante,
abbassarsi al ruolo di fattorino gli pareva talmente degradante.
Emma Frost inarcò un sopracciglio, Jean-Paul
poteva percepire il vago sentore di una strage imminente. << Come
ti ho detto poc’anzi,
Paolino, l’Xget ha avuto un guasto tecnico e mancano
giusto da recapitare queste sette lettere al gruppo di mutanti>> accennò
ad un foglio accuratamente piegato sulla sua scrivania << segnati su
questa lista. Ora non si tratta di fare il “fattorino”, Jean-Paul queste
persone hanno bisogno di una mano amica, qualcuno di sensibile ed intelligente
che sappia informarli senza essere invadente della
scelta di vita che offre il nostro istituto. A noi invece
serve una persona che possa coprire lunghe distanze nel minor tempo possibile.
Insomma Jean-Paul: ci servi tu>>.
Non era da Beaubier cedere così facilmente alle lusinghe,
specialmente le lusinghe di una donna, ma c’era qualcosa quel giorno nello
sguardo della direttrice che non ammetteva repliche, qualcosa che sussurrava
nell’orecchio a Jean-Paul che sarebbe stato auspicabile accettare anche per il
suo bene, ma forse furono semplicemente i poteri mentali della Frost a farlo
capitolare oltremodo velocemente anche per un velocista.
Quando Jean-Paul uscì dal suo
studio con la borsa piena e la lista salda in mano, la direttrice si stiracchiò
soddisfatta, tutto sembrava procedere secondo il suo progetto, ora il compito
più piacevolmente gravoso spettava solo a Beaubier, era un peccato però non
poter assistere alla piega che avrebbe assunto l’intera faccenda.
Un sorriso assassino si delineò
nell’incavo delle sue fossette, in effetti aveva a disposizione un modo per
accertarsi della situazione, si alzò leggiadramente dalla sedia in pelle nera a
cui una volta il professore era tanto affezionato, per dirigersi verso Cerebra.
Spiare cosi sfacciatamente la vita di Jean-Paul senza alcun
riguardo per la sua privacy, avrebbe potuto sollevare dei seri problemi etici
alla maggior parte delle persone, ma si sa, che le regole della convivenza
civile non si adattano quasi mai a telepati.
Intanto il velocista si trovava nei pressi di Los Angeles,
provando dei sentimenti contrastanti verso la dea bendata che gli aveva conferito sì dei poteri talmente straordinari che gli
avevano consentito di coprire in così breve tempo una così grande distanza, ma
a causa dei quali era finito per accettare l’odioso incarico impostogli dalla
direttrice.
Muovendosi tra i vicoli con ostentata sicurezza, frutto di
quella famosa settimana in cui Remy aveva deciso di
fare una sortita con Rogue a Las Vegas causando il
travaso di bile della direttrice, ma soprattutto di Mistica, ed il conseguente
recupero forzato dei due piccioncini impostogli da Hank,
che quando voleva sapeva essere una vera bestia, Jean
Paul identificò ben presto la casa del mutante “a cui
porgere una mano amica”, per l’amor del cielo!
Suonò al brillante campanello senza troppa convinzione,
mentre il suo sguardo si posava ossessivamente sulla raccapricciante vista che
gli offrivano una serie di nanetti da giardino, lampeggianti come un semaforo e
dai medesimi accesi colori, nell’anticamera di quella che si prospettava al xmen come la prova più difficile che avrebbe incontrato
nella sua vita.
<< Cosa desidera>> una
voce sepolcrale trillò dalla parte opposta del battente che si ostinava a
rimanere chiuso, esattamente davanti al
naso di Jean-Paul, cosa che il velocista considerava un grandissimo affronto.
<< Salve, faccio parte dell’istituto…>>
<< Testimoni di Geova?>>
la voce vacillava pericolosamente dall’infastidita all’allarmata.
<< No, sono dell’Istituo
Xavier e…>>
La porta si spalancò all’improvviso, esattamente ad un
centimetro dal naso di Jean-Paul che ringraziò simultaneamente gli dei di ogni sperduta religione del Sudan per avergli conferito
dei riflessi così pronti. << Potevi dirlo subito,
accidenti, entra, la tua capa mi ha telefonato
giorni fa>>.
Qualsiasi persona normale sarebbe trasalita nel trovarsi di
fronte ad un uomo che sembrava la coppia chitch di Warren Worringhton, con piume che
spaziavano dal lillà acceso al verde acido, ma quello che sconcertò
maggiormente Jean-Paul, abituato ad una scuola di mutanti, fu la pessima
educazione e l’estrema volgarità del suo ospite.
<< Allora damerino, cosa stai aspettando? Un invito
scritto forse.>>
Per un attimo Jean-Paul fu seriamente tentato di prendere
dalla sacca il depliant in questione e sbatterlo in faccia a quella
insopportabile versione distorta di un Logan
più alto e meno peloso. Questo genere di pensieri indugiò nella sua mente per
più tempo di quanto non fosse disposto ad ammettere, ma il raccapricciante
presupposto di cosa gli avrebbe fatto Emma Frost se avesse saputo del suo
comportamento gli bastava per stemperare i venti di guerra, dopotutto lui era
pur sempre una persona civile.
L’interno dell’abitazione era in studiata concomitanza con
quello che era stato il suo primo giudizio dell’abitazione vista dall’esterno:
raccapricciante, come il suo proprietario infondo, per
quanto Jean-Paul si imponesse di non fissare quelle orripilanti ali multicolor e di tenere lo sguardo fermo sul viso del suo
interlocutore, ostinatamente finiva per fissarle.
Intanto le sue labbra snocciolavano con paventata sicurezza
una notizia dietro l’altra riguardo alla scuola, come
se il suo apparato orale fosse completamente scollegato dal suo cervello che
continuava ostinatamente a fissarsi su un pensiero fisso “ Ti prego Signore mio
Dio fa che questa, questa, questa cosa, non venga mai nella suola dove insegno,
ti prego”.
Senza contare che la “creatura” non pareva neppure
lontanamente interessata alle parole che con tanta leggerezza uscivano dalla
bocca del velocista, a Jean-Paul pareva quasi che si concentrassero
principalmente sul suo… sedere?! In un contesto simile
la divisa attillata da xmen non aiutava di certo.
Jean-Paul resistette, ci provò davvero, sinceramente a non
sbottare, a non reagire in alcun modo offrendo al suo interlocutore oltre che
l’altra guancia ( o in questo caso l’altra chiappa) anche la sua resistenza
passiva, ma proprio quando era al limite dell’umana e
mutante sopportazione ci pensò “l’omuncolo” a rompere il ghiaccio.
<< Insomma quella capra della direttrice mi aveva
detto che sarebbe venuto qualcuno di carino, però è
una palla se continui a parlare, io pensavo di poter fare “altro”>>.
Prego?
I neuroni di Jean-Paul presero a vorticare
talmente velocemente nella sua povera testa tanto da rimbalzare da una parte
all’altra della scatola cranica, cosa si era messo in testa quella sorta
di camoscio scamosciato? Jean-Paul lanciò un muta sequela
di imprecazioni rivolte ad Emma Frost, al suo triste fato, ed alla stupidità di
affermazioni obsolete e catartiche quali quella attinente ai camosci
scamosciati, che rimane tuttavia un divertente costrutto sintattico.
Beaubier non era una persona esattamente dal carattere
facile, tanto che il giorno del suo funerale i suoi stessi amici diranno che “non si era mai visto al mondo un uomo più
altezzoso e pieno di sé”, si può ben capire come il suo brillante quanto
estremamente striminzito self-control fosse andato, in questa occasione,
tranquillamente a farsi fottere, come sembrava essere
anche l’intenzione di quel suo così sfacciato interlocutore.
Jean-Paul non capì mai quindi come fosse riuscito a
raccogliere con una tranquillità che rasentava il surreale le sue poche cose ed
a girare, nel silenzio in cui era piombata la stanza, i tacchi fino ad uscire
dalla porta al neon ed allontanarsi in strada.
La consapevolezza di essere davanti alla porta
“dell’indiziato numero due” della sua lista lo colse all’improvviso come la
Fenice nella vita di Scott.
Emma Frost dall’interno di Cerebra
ciondolava la testa in modo sinistro in un goffo tentativo di trattenere
simultaneamente uno scoppio di ilarità e di bile
repressa, aveva progettato un piano semplicemente perfetto che rischiava ora di
andare a monte perché uno stupido gallinaccio dopato
soffriva di una pericolosa dissolutezza verbale.
Northstar non doveva assolutamente
accorgersi di cosa fosse la lista, o almeno non
ancora, altrimenti rischiava che l’estremo amor proprio del velocista imponesse
a Jean-Paul di buttare i depliant alle ortiche, interrompendo la lunga sequela
di appuntamenti al buio che gli aveva programmato.
Si era addirittura dovuta scomodare
dal suo scranno argentato per impedire al velocista di commettere un’azione
particolarmente infelice che comprendeva i suoi poteri, una mano stretta a
pugno e la faccia del suo interlocutore. Dio, adorava la telepatia,
specialmente il giochetto che Charles Xavier tanto
ipocritamente biasimava che si chiama “controllo mentale”, infondo dov’era il
bello di essere una tra le più potenti menti del pianeta se non in questi
piccoli piaceri quotidiani.
<< Emma, tesoro, sembra che Mojio
stia cercando di attaccare la scuola, ci occorre il tuo aiuto. E hai visto Northstar in giro? E’
tutto il giorno che non si vede>>.
<< Scott, amore, scommetto
che puoi benissimo risolvere la situazione da solo e non hai bisogno del mio aiuto né di quello di Jean-Paul>>
<< N-o-n h-o b-i-s-o-g-n-o d-i t-e e J-e-a-n-P-a-u-l
r-i-s-o-l-v-o d-a s-o-l-o
Controllo mentale, ti adoro.
La conclusione nel
prossimo capitolo