Floricienta: Una cenerentola moderna.

di _Fy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Capitolo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Avviso ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 (Prima parte) ***
Capitolo 8: *** Capitolo 6 (seconda parte) ***



Capitolo 1
*** 1 Capitolo ***


Era da più di due ore che Federico era immerso nella lettura delle varie scartoffie di lavoro; purtroppo ne aveva accumulate fin troppe per quel mese e ora doveva assolutamente correre ai ripari. Gli occhi iniziarono a bruciargli, così, decise di interrompere per qualche minuto la sua lettura; si portò una mano sulle tempie massaggiandole per riuscire a trovare un po’ di sollievo ed il suo sguardo cadde sulla cornice messa in bella mostra sulla scrivania del suo studio: c’erano proprio tutti, sua madre, suo padre, lui, i gemelli, la principessina della casa, il piccolo Freud e per ultimo, ma non per questo meno importante,Thomas.

Si soffermò maggiormente sui volti sorridenti dei suoi genitori che si guardavano con amore e devozioni, con il dito ne tracciò i contorni e per un momento sperò di sentire ancora una volta la morbidezza della loro pelle e non il liscio e freddo vetro.

La sua attenzione venne catturata da un’altra figura, un ragazzo che sorrideva felice, i suoi occhi non mostravano alcuna traccia di tristezza; purtroppo però aveva dovuto smettere di sognare troppo presto, la vita poteva colpire forte e Federico lo sapeva bene, alla tenera età di 17 anni aveva dovuto farsi carico sia dell’azienda del padre che della sua numerosa famiglia dimenticando così i suoi sogni,aveva dovuto imparare a decidere con la testa accantonando così le vie del cuore.

Greta, la governante della casa, entrò nello studio di Federico tutta trafelata; la povera donna non era più giovane e vitale e badare a tutti i fratelli Fritzenwalden le costava non poca fatica.

“Herr Federica,mi dispiace interrompere il suo lavoro ma me parlare di questione dei picciononi” Federico impiegò più del necessario per capire a cosa si riferisse la donna,un po’ per il suo modo di parlare,un po’ perché la sua testa era piena di pensieri negativi.

“Tranquilla Greta,ho sparso la voce e molto presto qualcuno si farà vivo per il posto da bambinaia” Greta annuì più tranquilla anche se un lampo di incertezza ottenebrava i suoi occhi scuri; salutò il suo datore di lavoro con un lieve cenno  del capo e sparì velocemente proprio come era arrivata.



Poco più lontano,una ragazza camminava in sella alla sua bicicletta; aveva appena perso il lavoro ma nonostante tutto il sorriso sulle sue labbra non si era mai spento. Era perfettamente conscia che per lei c’era di meglio, che le sue fatine e la sua mamma che la guardava dal cielo, le avevano riservato altro; la sua mamma, quanto le mancava? Troppo. Più di una volta era stata sul punto di cedere per il troppo dolore ed era solo merito delle sue fatine se, nonostante tutto, riusciva a trovare la sua solita allegria, grazie a loro che in ogni momento buio le ricordavano che le persone che si amano non vanno mai realmente via, che la sua mamma la guardava orgogliosa del cielo e che in un modo o nell’altro continuava a vivere nel suo cuore. Per un momento il suo pensiero cadde su suo padre, che, spinto dal troppo dolore causato dalla perdita,aveva preso le vie del mare, forse troppo codardo o egoista per pensare anche al suo di dolore; una lacrima le solcò la guancia e velocemente la cacciò via, non aveva voglia di tristezza, sentiva che quel giorno per lei avrebbe riservato grandi sorprese, così, armata di un sorriso e di tanta speranza si recò da sua zia Titina.


Titina, era la parrucchiera del passaggio dei baci, era una donna alquanto stramba con la matta convinzione di possedere dei poteri magici, tuttavia nonostante questo, era una donna buona e gentile; Flor arrivò in poco tempo al negozio della donna, che, appena la vide le regalò un sorriso materno che scaldò il cuore della ragazza.

“Zia!” le andò incontrò e la strinse a sé con affetto.

“Flor da quanto tempo,io e Damian ci stavamo chiedendo che fine avessi fatto!” la rimproverò bonariamente con ancora il sorriso sulle labbra carnose; Damian era suo figlio, nonché cugino di Flor, era un bravo ragazzo, dolce e simpatico, circondato da tanti amici dai quali si faceva chiamare Bata per via della sua passione per la batteria. Le due donne si staccarono da quell’abbraccio intriso di affetto sincero ma continuarono a esprimere tale sentimento attraverso i loro occhi che si guardavano gioiosi e realmente commossi; Titina sapeva bene quanto la ragazza avesse sofferto e quanto sola fosse al mondo e questo in lei scaturiva un moto di tenerezza talmente grande da non poter essere contenuto ogni qual volta riusciva a vederla.

“Perdonami zia ma ho avuto  a mala pena il tempo di respirare nelle ultime settimane,sono riuscita a farti visita solo perché sono stata licenziata” un lampo di tristezza ombrò gli occhi della donna ma venne subito scacciato via quando si ricordò che in casa Fritzenwalden cercavano qualcuno da assumere come bambinaia.

“Se ti può interessare,poco distante da qui,c’è una casa di ricconi che cercano una bambinaia,sono una famiglia numerosa e la governante da sola non riesce a fare poi molto” gli occhi della ragazza acquistarono nuova luce; a lei i bambini erano sempre piaciuti e vivere in una famiglia allargata era sempre stato il sogno della sua giovane vita. Salutò la zia con un bacio sulla guancia paffuta e senza emettere alcun suono montò in sella alla sua vecchia bici, compagna di avventure ma soprattutto di sventure, e si misi alla ricerca della famiglia Fritzenwalden.


“Grazie, le faremo sapere” questa era la centesima volta che dalla sua bocca usciva quella frase, Federico non era riuscito a trovare nessuna che lo convincesse per davvero,ad ognuna era riuscito a trovare il difetto più nascosto; si stropicciò gli occhi mentre la stanchezza iniziava a farsi sentire, per quel giorno erano  terminate le selezioni per la scelta della possibile bambinaia di casa Fritzenwalden,eppure si dovette ricredere quando Greta si affacciò nel suo studio avvertendolo che un’altra ragazza chiedeva un colloquio con lui per il posto di lavoro. Con poca voglia Federico acconsentì di riceverla; Flor entrò nella stanza dove si trovava il padrone di quella casa immensa, le sembrava di essere la povera cenerentola spaurita che si preparava ad entrare nel castello dei suoi sogni, si guardò intorno incantata facendo soffermare il suo sguardo più del dovuto su ogni singolo oggetto della stanza. Federico, dal canto suo, osservava quella ragazza incantato, qualcosa si era mosso nel suo cuore quando aveva fatto il suo ingresso; scosse la testa come ad eliminare un cattivo pensiero e si schiarì la voce per richiamare l’attenzione della giovane che aveva di fronte; Flor portò lo sguardo sul Signor. Fritzenwalden, rimase sorpresa nel costatare quanto in realtà fosse giovane,eppure l’ombra di tristezza nei suoi occhi caldi e i tratti del viso induriti, forse dalla troppa sofferenza,gli davano un’aria più vecchia.

“Buongiorno” cercò di sorridere nonostante il grande disagio che sentiva dentro.

“Buongiorno, lei è?” la ragazza sorrise cordiale mostrando una schiera di denti bianchi,avanzò di un passo e strinse con più forza l’amuleto che teneva ben saldo nella mano sinistra.

“Mi chiamo Florencia Fazzrino”Federico accennò un lieve sorriso che scomparve nel giro di pochi secondi.

“Mi parli di lei” forse la sua era stata una richiesta eccessiva,infondo gli sarebbe bastato sapere le sue esperienze lavorative,eppure,un’insana curiosità si era formata nel suo cuore.

”Come ho già detto,mi chiamo Florencia,ma preferisco essere chiamata Flor,lavoravo nel negozio di frutta e verdura del passaggio dei baci ma mi hanno licenziata proprio stamani, non ho molte esperienze con i bambini ma mi piacciono molto ed è sempre stato un mio sogno vivere in una famiglia allargata, purtroppo però non ne ho avuto la possibilità” non seppe il motivo che lo spinse a dire quelle parole, se per  l’alone di tenerezza che sembrava emanare, se per la nota di malinconia che aveva sentito nella sua voce o per i suoi occhi ,pieni di gioia e dolcezza ma comunque ottenebrati da un’infinita tristezza, forse la stessa che aveva visto nei suoi occhi ogni qual volta vedeva il suo riflesso in uno specchio, ma quelle parole uscirono quasi senza permesso dalla sua bocca “Lei è assunta!"

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Capitolo 2
*** Capitolo 3 ***


"Io sono Delfina Santillan, la fidanzata di Federico".

Gli occhi della ragazza andarono immediatamente alla ricerca di quelli del maggiore dei fratelli Fritzenwalden, trovandoli subito; non seppe decifrare con preciosione quello che vi lesse dentro, le sembrò di scorgere un misto di timore, dolcezza e preoccupazione.

A Federico sembrò che il tempo si fosse cristallizzato, ancora immerso negli occhi di Florencia, ebbe la sensazione di essersi perso.

Delfina, dal canto suo, continuava ad osservare, con aria altezzosa, la nuova bambinaia di casa Fritzenwalden; aveva capito bene quali sentimenti si agitassero nel cuore della ragazza, così, non aveva perso tempo a marcare il territorio. 

A spingere la giovane donna, però, non erano di certo stati i suoi sentimenti sinceri: Delfina Santillan era un'arrivista sociale per eccellenza, pronta a qualsiasi cosa pur di arrivare ai suoi scopi.

La delusione nel cuore di Flor era vivida e reale e per quanto bruciasse, si impose di ingoiare il dolore e farsi forte. 

"Che piacere conoscerla signorina Delfina"

 

Allungò una mano nella sua direzione mentre tentava con ogni mezzo di non far trasparire alcuna emozione dai suoi gesti.

Un sorriso di scherno increspò le labbra della donna mentre gli occhi, ancora fissi sulla figura della bambinaia, si acceserò di disgusto.

"Buongiorno a tutti"

Un uomo fece il suo ingresso in sala, smorzando, così, la tensione che si era venuta a creare.

"Matias, buongiorno!" 

Federico gli si avvicinò accogliendolo con un caldo sorriso e qualche pacca sulla spalla.

Matias Ripamonti, questo era il suo nome; il giovane avvocato era ormai un caro amico di famiglia, cresciuto insieme ai Fritzenwalden sin dall'infanzia, era ormai noto come il miglior amico del maggiore dei fratelli.

"Buongiorno Federico!" 

L'attenzione del ragazzo venne ben presto catturata dalla nuova componente di casa Fritzenwalden.

"E tu chi sei?" le sue labbra si piegarono in un sorriso aperto, lasciando intravedere una fila di denti bianchi, ed i suoi occhi si acceserò di curiosità.

"Mi chiamo Florencia Fazzarino, sono la nuova bambinaia dei fratelli Fritzenciuccen"

Matia scoppiò, inevitabilemnete, in una sonora risata trasciando con sé l'intera famiglia Fritzenwalden ad eccezione delle due Santillan e di Federico, il quale osservava il suo migliore amico con aria sospettosa.

Flor si grattò la nuca imbarazzata mentre un tenue rossore le imporporava le guance.

"Cosa c'è da ridere tanto?" sbottò stizzita la ragazza non riuscendo a tenere per sé le sue emozioni.
Anche Federico si ritrovò a sorridere della scena; lo rendeva immensamente felice vedere i suoi fratelli ridere, per loro voleva solo il meglio, per questo si era impegnato nella ricerca delle migliori scuole e tentava di impartir loro una rigida disciplina.

Lo aveva giurato a se stesso, lo aveva giurato sulle tombe dei suoi genitori.

I suoi occhi tornarono su Florencia e gli venne quasi da ridere quando si accorse del tenero broncio che aveva messo su la ragazza; un moto di tristezza lo colse quando si rese conto di aver quasi dimenticato quanto bello fosse concedersi una risata sincera.

Flor fu l'unica ad accorgersi del cambio d'umore del principe dagli occhi tristi, per un attimo si era beata del suo sorriso e della nota divertita che aveva illuminato il suo sguardo; eppure adesso, quegli stessi occhi, le sembravano così spenti.

Il suo cuore si strinse in una morsa dolorosa e, tacitamente, chiese alla sua mamma di stargli vicino.

" Per favore mamma, aiutami ad accendere di gioia gli occhi del mio principe triste, vederlo così abbattuto mi fa male al cuore"

Flor strinse con più forza la sua piccola noce d'argento, durante tutto quel lasso di tempo non l'aveva mai abbandonata, sapeva perfettamente che quel piccolo regalo simboleggiava il legame profondo che aveva con sua madre.


In quella stanza, l'unica che ancora non aveva espresso alcuna emozione era la signora Malala, si limitava ad osservare tacitamente ogni gesto ed ogni emozioni dei presenti; lei lo aveva visto, aveva visto lo strano fuoco che sembrava accendersi negli occhi di Federico e di Florencia ogni volta che i loro occhi si posavano sull'altro, aveva visto i sorrisi e i piccoli sguardi lanciati segretamente.


Doveva intervenire.


* SPAZIO AUTRICE*
Ciao a tutte ^ ^
Volevo ringraziare chi legge e chi recensisce.
So bene che il mio stile può essere estremamente noioso e che i capitoli iniziali non sono proprio il massimo ma cercherò di fare di meglio.
Inoltre, se nutrite qualche dubbio o qualcosa non è chiara, sono sempre disponibile per dei chiarimenti.
Un bacione a tutte e grazie! ^ ^

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


 

Capitolo 2
Flor osservava felice la sua nuova stanza, era ancora tutto in disordine e la polvere si era posata un po’ dappertutto, ma a lei non importava, finalmente aveva un posto sicuro dove dormire.
Sistemò il letto, decorandolo con delle lenzuola colorate e sul comodino vi appoggiò in bella mostra la fotografia della sua mamma.
“ Mamma, hai visto dove sono finita?  Nel castello del principe di Cenerentola.”
La ragazza sorrise tra sé e sé  con aria sognante, il principe dagli occhi tristi l’aveva colpita fin da subito, le era sembrato indifeso, un uomo travolto dagli eventi, costretto ad abbandonare i suoi sogni fino a morire dentro.
Eppure lei aveva scorto infinita dolcezza in quei suoi occhi così spenti.
Chiuse gli occhi in attesa che il sonno arrivasse, ma le emozioni che sentiva dentro erano troppo forti per poterle permettere di riposare; l’indomani mattina avrebbe dovuto conoscere l’intera famiglia Fritzenwalden  e la gioia mischiata al timore di non piacere le provocavano il batticuore e le farfalle nella pancia. 

Capitolo 2

Flor osservava felice la sua nuova stanza, era ancora tutto in disordine e la polvere si era posata un po’ dappertutto, ma a lei non importava, finalmente aveva un posto sicuro dove dormire. Sistemò il letto, decorandolo con delle lenzuola colorate e sul comodino vi appoggiò in bella mostra la fotografia della sua mamma.

“ Mamma, hai visto dove sono finita?  Nel castello del principe di Cenerentola.”

La ragazza sorrise tra sé e sé  con aria sognante, il principe dagli occhi tristi l’aveva colpita fin da subito, le era sembrato indifeso, un uomo travolto dagli eventi, costretto ad abbandonare i suoi sogni fino a morire dentro.

Eppure lei aveva scorto infinita dolcezza in quei suoi occhi così spenti.

Chiuse gli occhi in attesa che il sonno arrivasse, ma le emozioni che sentiva dentro erano troppo forti per poterle permettere di riposare; l’indomani mattina avrebbe dovuto conoscere l’intera famiglia Fritzenwalden  e la gioia mischiata al timore di non piacere le provocavano il batticuore e le farfalle nella pancia. 


Federico,dal canto suo, non riusciva proprio a chiudere occhio. Continuava a rigirarsi tra le lenzuola mentre dalle sue labbra uscivano dei lamenti sconnessi.

Il suo pensiero era rivolto alla ragazza che dormiva al piano superiore; le era sembrata così sola, dietro tutta quella gioia e dolcezza, nei suoi occhi era riuscito a scorgere anche un grande dolore.

Con la mente rivisse le mille sensazioni che aveva sentito dentro quando l'aveva vista entrare: si era guardata intorno con aria ammirata e sognante e quando i suoi occhi avevano finalmente incontrato i suoi, era riuscito a sentire il suo cuore battere mentre un brivido lo aveva attraversato dentro. 

Razionalmente si rese conto di quanto fossero sbagliati quei pensieri, lui possedeva già una fidanzata, eppure il suo cuore sembrava volerlo convincere del contrario, sembrava implorarlo di non smettere, come se l'immagine di quella ragazza e il ricordo di quelle dolci sensazioni, potessero curarlo dal male che sentiva dentro.

Flor quella mattina si era alzata di buon ora, aveva impiegato più del solito per prepararsi; voleva apparire al meglio, un pò per scaramanzia un pò per fare bella figura davanti al principe e i suoi fratelli.

Tentò invano di calmarsi e sciogliere tutta l'ansia che sentiva dentro, eppure nonostante tutto, il sorriso non aveva mai abbandonato le sue labbra.

"Ci siamo mamma" pensò, mentre nella mano stringeva una piccola noce d'argento, un regalo speciale che la sua mamma le aveva fatto prima di morire.

La famiglia Fritzenwalden era riunita in sala da pranzo per fare colazione; come ogni mattina, ognuno era assorto nei propri pensieri, non vi era dialogo tra loro, tutto appariva spento, rigido, quasi anormale.

Flor fece il suo ingresso nella stanza salutando tutti con un bacio sulla guance, favorendo, così, il clima di confusione che già si era venuto a creare non appena aveva fatto il suo ingresso.

Federico, troppo scosso dalle sue emozioni aveva dimenticato di fare le presentazioni ufficiali, ma a tutto questo pose rimedio il più piccolo dei fratelli.

"Lei chi è?" domandò con un sorriso, lasciando intravedere i piccoli denti bianchi.

Thomas era un bambino sveglio e intelligente; aveva conosciuto troppo presto il dolore perdendo la sua mamma ancor prima di averla conosciuta, era morta quando lui era ancora troppo piccolo e di lei non conservava alcun ricordo.

Gli sarebbe piaciuto vedere un volto o rivivere una sensazione quando pensava alla sua mamma ed invece era costretto a sentire sempre il solito vuoto, quel vuoto che cercava di colmare attraverso le burle e i dispetti alle due streghe di casa Fritzenwalden.

"Sono Florencia o meglio, Flor, la vostra nuova bambinaia" Thomas si sentì subito rassicurato dalle parole della ragazza mentre un misto di gioia e sicurezza si facevano man mano largo dentro di lui; forse era stato il sorriso materno che gli aveva rivolto a scatenare tutto ciò nel giovane Fritzenwalden oppure era dovuto all'aura di bontà che sembrava avvolgerla tutta, eppure non fu l'unico della sua famiglia a provare quelle sensazioni.

"Io sono Thomas" esordì infine.

Florencia non potè che sorridere entusiasta davanti a tutta quella dolcezza.

Una ragazza le si avvicinò; la guardava con curiosità, le labbra erano distese in un sorriso sincero ed i suoi occhi la scrutavano giocosi.

"Io sono Maya" 

Maya, era la principessina di casa Fritzenwalden, forse l'unica a cui l'algido Federico non era mai riuscito a dire no,forse perchè dotata di sconfinata dolcezza o forse perchè vista come la più fragile.

"Il piacere è tutto mio Maya" Flor le sorrise nuovamente, lasciando, con ogni suo gesto, nuovo calore.

Pian piano anche il resto della famiglia le si avvicinò incuriosito.

"Piacere di fare la tua conoscenza Flor, io mi chiamo Martin" 

Martin, il piccolo Freud di casa Fritzenwalden, era un adolescente in piena crisi ormonale; anche lui, come gli altri, aveva risentito della grande perdita dei suoi genitori e forse, spinto dal bisogno di aiutare se stesso e la sua famiglia, si era gettato corpo e anima nello studio della psicologia umana. 

"Piacere mio Martin" Flor gli accarezzò il capo scompigliando i capelli del giovane biondino.

Ben presto anche l'ultimo Fritzenwalden si avvicinò alla ragazza.

"Ehm, io sono Nicolas" il ragazzo si grattò la nuca imbarazzato.

Nicolas era quello con più problemi al livello di autostima; messo sempre a confronto con Franco, il suo fratello gemello in viaggio per il mondo per via del tennis, lui era quello che partiva più svantaggiato: troppo brutto, troppo impacciato, troppo goffo...

Così, aveva finito per rinchiudersi in una realtà cibernetica piuttosto che vivere la realtà di tutti i giorni, stare nel mondo reale lo faceva sentire troppo scomodo.

Flor, aveva intuito il disagio del ragazzo, così, tentò di trasmettergli quanta più serenità possibile.

"Ciao Nico" il ragazzo accennò un sorriso mentre le sue guance si imporporarono.

Delfina e Malala, rispettivamente madre e figlia, erano rimaste a guardare la scena dal loro posto guardando la ragazza con estremo disgusto; la più giovane delle streghe, soprannominata così dai fratelli Fritzenwalden per via della cattiveria che la donna trasudava,le si avvicinò con passo felpato, un sorriso maligno dipinto sul viso.

"Io sono Delfina Santillan, la fidanzata di Federico".

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

L’arrivo di Florencia in casa Fritzenwalden aveva portato con sé alcuni cambiamenti, a partire dall’umore dei suoi componenti: Martin, adolescente tendenzialmente chiuso il cui unico passatempo era lo studio, iniziava a manifestare desideri più simili a quelli dei suoi coetanei.

 

Thomas, appariva più sereno; il bambino aveva iniziato ad associare il volto della sua bambinaia alla figura di una madre, tutto ciò riusciva a colmare parzialmente quel vuoto che tanto lo opprimeva.

 

Maya, aveva trovato finalmente una sorella con cui confidare i suoi dubbi e le sue paure.

 

Nicolas iniziava ad aprirsi, frequentava dei nuovi amici che la stessa Florencia gli aveva presentato.

 

Federico, nonostante non lo desse a vedere, si sentiva più leggero; quel piccolo tornado lo aveva trascinato con sé nella sua follia.

Nonostante ne fosse affascinato però, Federico ne era anche spaventato, provava timore ogni qual volta si rendeva conto di quanto la sua vita stesse cambiando, gli faceva paura costatare che i suoi sentimenti stavano man mano mutando.

 

“Quello che non conosciamo ci fa paura” era una frase che suo padre ripeteva spesso; Federico sentiva ormai sue quelle parole.

 

Più si sforzava di capire cosa gli stesse accadendo, più non trovava risposte, più il suo timore aumentava.

 

A peggiorare la situazione poi, ci pensava il suo migliore amico; Matias, affascinato anch’egli dalla giovane ragazza, le riservava attenzioni particolari suscitando in Federico un fastidio immane.

 

Greta era più rilassata, il peso della famiglia Fritzenwalden finalmente non gravava più sulle sue sole spalle, nonostante Flor si ritrovasse a combinare qualche pasticcio qua e là.

 

Le uniche che non avevano beneficiato della presenza della giovane ragazza erano Delfina e Malala, al contrario erano profondamente contrariate e più di una volta avevano tentato di mettere in cattiva luce la ragazza.

 

Quel giorno Florencia stava approfittando dell’assenza dei bambini per aiutare la governante in cucina.

 

“Greta, credo di aver combinato un pasticcio” la donna, ormai abituata ai guai della bambinaia, le andò incontro rassegnata.

 

Flor, dal canto suo, osservava imbarazzata la piccola torta bruciacchiata; nonostante le piacesse cimentarsi in varie attività, la cucina per lei era un territorio sconosciuto.

 

Greta sospirò, lasciando una delicata carezza sul viso dispiaciuto della ragazza.

 

“Non importa Floricienta”

 

Flor sorrise sentendo quel dolce appellativo con cui la governante di casa era solita chiamarla; le piaceva molto, le sembra il nome di una cenerentola elegante.

 

Proprio in quel momento il telefono di casa Fritzenwalden iniziò a suonare e la ragazza si precipitò a rispondere:

 

“Pronto, casa Fritzenciuccen, con chi parlo?”.

 

“Buongiorno, chiamo dalla scuola, potrebbe passarmi il signor Fritzenwalden?”.

 

“Ehm, il signor Fritzenwalden è impegnato nel suo studio”.

 

Buttò lì la prima scusa che riuscì a trovare.

 

“Può riferire a me, sono la bambinaia della casa”

 

“Sono la signorina Domenech, la direttrice dell’istituto, chiamo per informarla che vorrei un colloquio con il signor Fritzenwalden a causa di un problema avuto con il giovane Thomas Fritzenwalden”

 

“ Va bene, a presto”

 

Flor interruppe la comunicazione senza aspettare alcuna risposta dalla sua interlocutrice; la sua mente iniziò a viaggiare nella disperata ricerca di un buon piano per evitare che il suo principale venisse a sapere della piccola marachella compiuta dal più piccolo dei fratelli.

Conosceva bene il carattere burbero del suo principe dagli occhi tristi, e nonostante nel suo sguardo riuscisse a scorgere quanto amore nutrisse per la sua famiglia, riusciva comunque ad essere glaciale; Flor aveva da subito intuito quanto fosse difficile per Federico esternare i suoi sentimenti e quanto il peso di quella situazione gli facesse male.


Nella sua mente iniziò a farsi spazio un'idea e seppur rischiosa decise di metterla in atto.

Salutò la povera Greta con un bacio su di una guancia paffuta e si diresse verso la porta di casa ignorando i richiami della donna.

"Dove stai andando?"

La voce del suo principe dagli occhi tristi la richiamò proprio nel momento in cui stava per mettere il primo piede fuori dalla lussuosa abitazione; strinse gli occhi facendo una smorfia con le labbra prima di girarsi verso di lui con il miglior sorriso innocente che potesse trovare.

Federico la osservava sospettoso ancora in attesa di una risposta.

"Oh, signor Federico, io devo fare una cosa che... Vado da ma zia."

Federico alzò il sopracciglio perplesso lasciando intuire il suo disappunto.

"Va bene" acconsentì.

"Ma torna presto!" continuò poi.

Florencia annuì con vigore mentre l'ansia accumulata iniziò a diminuire; si dileguò velocemente, sparendo dietro la porta prima che Federico potesse cambiare idea e una volta lontana da casa si lasciò scappare un sospiro di sollievo.

La scuola frequentata dai ragazzi di casa Fritzenwalden non distava poi molto da casa, così, impiegò poco tempo per raggiungerla; una volta al suo interno domandò della direttrice, la quale, la aspettava nel suo studio.

Flor si incamminò tra i corridoio vuoti dell'istituto; la scuola sembrava deserta per quanto risultasse silenziosa, talmente silenziosa che l'unico rumore che Flor riusciva a sentire era quello dei suoi passi.

Una volta arrivata davanti alla porta della signora Domenech,bussò:

"Chi è?"

Flor prese un profondo respiro prima di rispondere.

"Sono, ehm, sono la signorina Lucrezia! Vengo per Thomas"

La porta della piccola stanza si aprì e da essa ne uscì una donna piuttosto bassina, con dei capelli biondi raccolti in uno chignon e un paio di occhi azzurri nascosti dalla lunga frangia.

"Salve, lei è?"

"Sono Lucrezia, una parente dei Fritzenwalden"

La donna la osservò scettica facendo temere il peggio alla povera ragazza.

"Strano, Il signor Federico non mi ha mai parlato di lei, cosa siete con precisione?"

Flor indugiò più del previsto prima di rispondere.

"Io sono la cugina della zia, cioè no, la zia della cugina di.." Florencia sbuffò infastidita dalle sue stesse parole; possibile che non riuscisse mai a farne una giusta?

"Magari un giorno le spiegherò meglio, ora vorrei sapere cosa ha combinato il piccolo Thomas"

La Domenech annuì convinta, nonostante i tratti del suo volto esprimessero la sua enorme confusione.

"Il piccolo ha creato scompiglio nella classe durante l'ora di ricreazione" 

"Oh andiamo signora direttrice, Thomas è poco più che un bambino, oggi parlerò con lui e vedrà che tenterà di comportarsi un pò meglio"

La donna annuì per niente convinta, sapeva bene quanto potesse essere pestifero quel bambino.

"Ora la devo lasciare purtroppo, arrivederci" Florencia sorrise alla donna la quale ricambiò con un piccolo cenno del capo.

Non appena le porte del suo studio si chiuserò, la ragazza potè rilassare i muscoli tesi e lasciarsi andare ad un lungo sospiro di sollievo.


Federico sbatteva ritmicamente un piede sul pavimento; erano ormai dieci minuti che continuava a rileggere la stessa frase del contratto senza mai capirne il senso, la sua mente riusciva solo a pensare alla giovane ragazza che, ormai, sembrava avergli scombussolato l'intera vita.

Non aveva minimamente creduto alle parole di Florencia e nel suo cuore un senso di ansia e preoccupazione sembravano non lasciargli tregua.

Sbuffò accantonando i vari documenti; si era reso conto che quel giorno era troppo distratto per concludere qualcosa di buono.

Si prese la testa tra le mani ciondolandola da desta a sinista quando, improvvisamente, bussarono alla porta del suo ufficio.

"Avanti"

"Federico, amore!"

Delfina avanzava verso di lui con passo felpato e una volta arrivata al suo capezzale si sedette sulle sue gambe.

"Ti sono mancata?" domandò con voce civettuola.

Federico indugiò molto prima di rispondere.

"S-si" le sue parole non risultarono sincere nemmeno alle sue orecchie.

La donna sorrise maliziosa mentre avvicinava il suo viso a quello del suo fidanzato ma il rumore della porta e la voce di Florencia lo fecero scattare in piedi come una molla facendo cadere, così, la povera Delfina.

"Amore,scusami!" mormorò dispiaciuto, l'aiutò a rimettersi in piedi mentre quest'ultima sbuffava infastidita.

"Vado un attimo di là a... Torno subito" 

Si dileguò velocemente lasciando la sua fidanzata da sola e in poche falcate raggiunse il salotto dove Florencia stava conversando allegramente con il suo migliore amico Matias.

"Allora Flor, ti va di venire a fare una passeggiata con me?" 

Matias guardava speranzoso una Florencia restia ad accettare il suo invito, nonostante fosse chiaro il suo scarso interesse verso di lui, aveva comunque deciso di non arrendersi.

"No, lei non può!".

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Capitolo 5
*** Avviso ***


 

Ciao, purtroppo con l'inizio della scuola e le varie attività a cui sono solita prendere parte non ho molto tempo per scrivere perciò nell'attesa vi lascio questo spoiler:



Ancora voltato verso la porta, chiuse gli occhi e prese un profondo respiro per darsi coraggio; la situazione continuava a sfuggirgli dalle mani, si sentiva perennemente in bilico, come se stesse disperatamente tentando di rimanere in equilibrio su una fune, eppure, tutti i suoi sforzi erano vani, prima o poi sarebbe caduto da una delle due parti.

 

Doveva solo scegliere.

 

“Nulla, non c’è niente da spiegare. Credo che tu abbia fatto bene a chiedere a Flor di uscire, è una brava ragazza e potrebbe essere quella giusta per te”.


Avviso importante: Chiunque leggerà e commenterà i prossimi capitoli, riceverà una piccola anteprima nella casella di posta. 

Scusate l'assenza, spero di riuscire a postare presto.

Un bacione a tutte. 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


“ No,  lei non può!”

 

Flor e Matias, sbalorditi,  si girarono  verso un Federico ancora confuso e scosso da quelle poche parole che,  inconsciamente, si era lasciato sfuggire.

 

Nonostante la sua avversione verso la nuova bambinaia, era ben conscio di quanto fosse impossibile per lui provare determinati sentimenti; non era un uomo libero e il suo senso della morale era troppo elevato e solido per potergli permettere un passo falso, inoltre, come se non bastasse, il suo migliore amico sembrava realmente interessato a quella ragazza capace di sciogliere anche un cuore freddo come il suo.

 

I due ragazzi continuarono ad osservare il giovane Fritzenwalden in attesa di un chiarimento; Florencia guardava confusa e speranzosa il suo principe dagli occhi tristi,  razionalmente sapeva bene quanto fosse sbagliato desiderare che il suo principale fosse interessato a lei, ma il cuore non voleva farsene una ragione, continuava a battere veloce, talmente veloce che le sembrò potesse uscirle dal petto.

 

“Ehm volevo dire che, si insomma Florencia ha molto lavoro con i bambini e non vorrei che… “

 

Federico si grattò la nuca imbarazzato; era finito in un bel pasticcio e non sapeva proprio come uscirne.

 

Matias arcuò un sopracciglio lasciando intravedere il suo scetticismo; cominciava a pesargli tutto quel silenzio e temeva che dietro quello sproloquio senza alcun nesso logico e quella reazione spropositata vi era molto più di quanto in realtà trasparisse. 

 

“Matias verresti con me nello studio? Devo parlarti”

 

Il ragazzo acconsentì con un leggero cenno del capo e seguì Federico nel suo studio sotto gli occhi vigili di una Florencia del tutto smarrita.

 

 

Federico, dopo aver fatto entrare il suo avvocato, chiuse la porta con un tonfo.

 

“Allora, mi spieghi che succede?”

 

Ancora voltato verso la porta, chiuse gli occhi e prese un profondo respiro per darsi coraggio; la situazione continuava a sfuggirgli dalle mani, si sentiva perennemente in bilico, come se stesse disperatamente tentando di rimanere in equilibrio su una fune, eppure, tutti i suoi sforzi erano vani, prima o poi sarebbe caduto da una delle due parti.

 

Doveva solo scegliere.

 

“Nulla, non c’è niente da spiegare. Credo che tu abbia fatto bene a chiedere a Flor di uscire, è una brava ragazza e potrebbe essere quella giusta per te”.

 

Nonostante sentisse di star facendo la scelta migliore, non poteva ignorare il peso allo stomaco che lo aveva colpito, tuttavia, il danno era ormai fatto, aveva scelto da che parte cadere e nonostante il dolore era deciso ad andare su quella strada.

 

Matias sorrise raggiante nonostante il sospetto che dietro potesse nascondesi altro non gli lasciava tregua, tuttavia, decise di ignorare quella sensazione sgradevole e concentrarsi solo sui suoi obiettivi.

 

Dopo una pacca sulla spalla e un sguardo complice, Matias, abbandonò lo studio di Federico, lasciando quest’ultimo in balia dei sui sentimenti contrastanti: rabbia, fastidio, senso di impotenza, affetto, senso del dovere.

 

Un mix perfetto per farlo impazzire.

 

Florencia non si era mossa dalla sua posizione, continuava a volgere il suo sguardo verso la porta dello studio dove Matias e il suo principe dagli occhi tristi stavano parlando di chissà cosa, magari proprio di lei, e quel piccolo pensiero bastava a metterla in agitazione più del dovuto.

 

Ad interrompere il flusso incessante dei suoi pensieri ci pensò il piccolo Thomas che, vedendola completamente assente, le si avvicinò incuriosito.

 

“Flor, va tutto bene?”

 

La ragazza si riscosse da quel tepore in cui le sembrava di essere caduta e sorrise al piccolo ometto che la fissava preoccupato.

 

“Certo tesoro”

 

“Allora perché avevi quell’aria strana? “

 

“Nulla, pensavo” La ragazza si chinò leggermente verso il bambino e gli schioccò un piccolo bacio tra la sua chioma bionda.

 

“Va a giocare adesso”

 

Thomas annuì e corse via più sereno.

 

Federico, ancora nel suo studio, non riusciva a trovare pace; la conversazione che aveva avuto con il suo migliore amico continuava a vorticarli nella testa non lasciandogli tregua.

Si sentiva dannatamente in colpa, una parte del suo cuore, continuava a sperare che Florencia non fosse affatto interessata alle avance di Matias e per quanto questo fosse sbagliato non riusciva a non desiderarlo con tutto se stesso.

 

D’un tratto al suo orecchio giunsero le voci sommesse del suo più caro amico e di Florencia e preso da un senso di ansia mista a curiosità e timore si avvicinò alla porta socchiusa per osservare e sentire meglio la scena:

 

“Scusa l’interruzione di poco fa”

 

“Non preoccuparti”

 

Matias prese le mani della ragazza tra le sue e di riflesso Federico strinse lo stipite della porta talmente forte da far diventare bianche le nocche della sua mano.

 

“Volevo chiederti se ti andrebbe di uscire con me questa sera”

“Si”

 

E gli sembrò che il mondo gli fosse caduto addosso.

 

 

Flor e Matias erano comodamente seduti in uno dei ristoranti più chic del momento, nell’aria però si riusciva a leggere solo imbarazzo.

 

“Allora, ti piace questo posto?”

 

“Meraviglioso, davvero meraviglioso”

 

Un pudico rossore si dipinse sulle guance della ragazza; non si sentiva a suo agio in quella situazione, nonostante il suo bell’accompagnatore e il luogo romantico in cui si trovava, si sentiva scomoda, fuori luogo.

 

Eppure aveva sempre sognato di poter vivere una serata così magica, sentirsi, per una sera, una principessa; capì qual’era il problema solo quando alzando lo sguardo incontrò gli occhi chiari di Matias, così diversi da quelli del suo principe dagli occhi tristi.

 

Federico non era proprio riuscito a resistere alla tentazione di seguire i due giovani; sapeva quanto fosse sbagliato quel suo modo di fare ma la gelosia gli stava divorando il cuore.

Nascosto dietro una colonna, osservava tacitamente il suo amico e la bambinaia.

 

“Non posso stare così senza fare nulla, non riesco!”

 

Poi un’idea gli balenò nella testa; velocemente si diresse nelle stanza riservate al personale e una volta al suo internò cercò una divisa da cameriere e una volta trovata la indossò.

Curiosò un po’ dappertutto fino a trovare qualcosa per camuffarsi in modo da non essere riconosciuto.

 

Matias, per spezzare l’atmosfera resa ormai pesante, decise di ordinare.

 

“Flor, ordiniamo?”

 

La ragazza lo ringraziò con lo sguardo.

 

“Si”

 

Matias le sorrise comprensivo e allungò una mano verso la sua in modo da rassicurarla con il suo tocco.

 

“Cameriere!”

 

In poche falcate, un uomo dall’aspetto un po’ ambiguo, si avvicinò al loro tavolo.

 

“Buonasera signori, cosa posso portarvi?”


Ricordo a tutte che chi recensisce riceverà uno spoiler nella sua casella dei messaggi, buona lettura. ^ ^

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 (Prima parte) ***


“Buonasera signori, cosa posso portarvi?”

Solo dopo aver pronunciato quelle parole Federico si rese conto del pasticcio in cui si era messo; infondo, cosa gli importava se il suo migliore amico era uscito con la bambinaia? Era un pensiero che non avrebbe dovuto infastidirlo, anzi, avrebbe dovuto renderlo felice. Eppure una strana ansia mista a preoccupazione si era impossessata di lui, rendendolo inquieto e nervoso.

Matias, appena voltatosi verso Florencia, non poté fare a meno di sorridere vedendola con il naso appiccicato al menù, l'incertezza nei suoi occhi e quella strana smorfia che si dipingeva sulle sue labbra; la trovava così buffa. Era proprio quello che l'aveva colpito, il suo essere così spontanea, la sua sincerità, così visibile dai suoi occhi tanto da rendere le parole superflue.

Rise, mascherando il tutto con un colpo di tosse; non voleva di certo mettere a disagio la sua dama.

"Magari, potrebbe consigliarci qualcosa" annunciò con ancora il sorriso che gli incurvava le labbra.

Federico si sarebbe volentieri preso a schiaffi ma per sua grande sfortuna, la situazione non glielo concedeva. Cercando di non entrare nel panico più assoluto, tentò di entrare alla meglio nella sua parte.

"Potrei consigliare ai signori degli antipasti tanto per cominciare, magari qualcosa di semplice o preferite qualcosa di più sfizioso?"

Forse, sarebbe stato tutto più facile se davanti ai suoi occhi non ci fosse stato un Matias mezzo imbambolato ad una Florencia del tutto imbarazzata; con fare poco sospetto, si avvicinò quel tanto al tavolo da permettergli di pestagli un piede.

"Ahia!" protestò Matias.

Federico riuscì a stento a nascondere il ghigno soddisfatto sotto quello strato di peluria che aveva indossato per rendersi irriconoscibile, non che l'idea di fare del male al suo migliore amico lo facesse felice ma l'istinto aveva prevalso. Infondo, doveva preservare la sua bambinaia, se si fosse distratta troppo con l'amore, non sarebbe stata efficiente sul lavoro, si, quella era la sua scusante, più che valida ai suoi occhi, più che plausibile per giustificare quel moto di stizza che lo affliggeva ogni qual volta lo sguardo di Matias si poggiava sulla figura di Florencia.

"Ci affidiamo a lei" rispose una Florencia fin troppo taciturna, almeno per quella sera lo era stata. Si sentiva così imbarazzata dalla situazione, quel piccolo giochetto per non pensare al bel principe dagli occhi tristi, le si stava rivoltando contro; non che le dispiacesse la compagnia di Matias, era un bell'uomo ed aveva un carattere solare, era il suo sguardo però a trasmetterle timore, non erano quegli gli occhi in cui voleva specchiarsi.
Ignorare ciò che provava, non era mai stato il suo forte, ma per quella sera, aveva deciso di imporselo: cosa avrebbe potuto fare altrimenti? Conosceva bene la situazione in cui si stava ingarbugliando e non avrebbe portato a nulla di buono a lungo andare.
Congiunse le sue mani e se le accarezzò come per cercare conforto da se stessa, alzò lo sguardo verso il suo accompagnatore e puntò i suoi occhi nei suoi, infine sorrise.

A Federico non era sfuggito nulla, violentò se stesso per riuscire ad acconsentire con un cenno del capo e fare retromarcia per andare a consegnare le ordinazioni nella vana speranza che nessuno si accorgesse della sua presenza e del suo camuffamento.

"Allora Flor, parlami di te" le chiese d'un tratto Matias risvegliandola dalle macchinazioni del suo cervello. "Uhm, non saprei proprio cosa dirti... Oh ma, guarda quelli là" disse indicando una giovane coppia intenta in una degustazioni di formaggi "Stanno mangiando del formaggio con la muffa, bisogna avvertirli. Ehi voi at-te" non riuscì a terminare la sua frase, Matias le aveva coperto le labbra con la sua mano.
"Nessuno ti ha mai detto che non si indicano le persone?" la riprese bonariamente, poi sospirando continuò "E' proprio così tranquilla, non avranno nessuna intossicazione alimentare" finì il suo discorso con un sorriso.

"Oh" esclamò sorpresa la bambinaia mentre le sue guance si intinsero di un rosso scarlatto "Che figuraccia" mormorò poi, notando che tutta la sala, personale compreso, si era girata ad osservarla curiosa.
Abbassò lo sguardo in un attimo di vergogna, facendosi scudo con la frangia che le celava gli occhi.

Federico, nascosto dietro il bancone dei dolci, riusciva a stento a trattenere le risa: da quanto non rideva così? Un lampo di tristezza ottenebrò i suoi occhi scuri quando si rese conto di aver smesso dopo la morte dei suoi genitori, eppure per un attimo era riuscito ad assaporare ancora quella leggerezza che lo aveva avvolto come una coperta negli anni della sua giovinezza, anni privi di responsabilità, quando tutto il peso non gravava sulle sue spalle, quando loro c'erano ancora.

Così preso dai suoi pensieri non si rese conto del cameriere che sostava al suo fianco, accucciato com'era poteva solo vedere il piede del ragazzo muoversi ritmicamente. Alzò lo sguardo e si ritrovò sovrastato dalla figura di un ragazzo, poco più piccolo di lui, che lo guardava severamente, un cipiglio irritato sul volto e una mano posta sul fianco.
"Cosa ci fai qui invece di lavorare? Muoviti, nei sei pagato per oziare" gli avrebbe volentieri dato una lezione ma avrebbe mandato tutto all'aria in quel modo "Muoviti, servi quel tavolo" continuò, indicando proprio il tavolo dove il suo migliore amico e la bambinaia stavano amabilmente conversando.
Con sommo orrore si accorse della mano di lui protesa verso quella di lei; con uno scatto fulmineo prese tra le sue mani la brodaglia che portava con sé quel cameriere tanto antipatico e con passo deciso, ignorando il ragazzo che gli gridava contro di aver sbagliato ordinazione, si avvicinò al tavolo della coppia e con finta sbadataggine rovesciò l'intero contenuto sui pantaloni di Matias.

"Oh, mi scusi" mormorò con falso dispiacere.

Scusate l'assenza ma quest'anno ci sono gli esami e non ho tempo libero, non prometto aggiornamenti regolari ma farò del mio meglio per non abbandonare questa storia, sempre che ci sia qualcuno disposto a leggerla. Un bacione ^^

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Capitolo 8
*** Capitolo 6 (seconda parte) ***


Matias si alzò di scatto scottato; strisciò la sedia sul pavimento ecru del ristorante e velocemente alzò la sottile stoffa dei pantaloni per evitare che il liquido bollente venisse ancora a contatto con la pelle chiara delle sue gambe.

 

- Non sa quanto mi dispiace!

 

In effetti un pò gli era dispiaciuto ma era stato più forte di lui; sapeva quanto fosse irrazionale e illogico tutto ciò che stava facendo e più volte in quella serata si era domandato il motivo di tanto baccano da parte sua, ma più se lo chiedeva, più le risposte non gli piacevano.

 

Così, allontanò la questione e i rimorsi di coscienza e seguì la strada delle sue emozioni.

 

- Che disastro! Che orrore! Matias vuoi una mano?!

 

Florencia si avvicinò al ragazzo ancora intento ad osservarsi la grande macchia che faceva bella mostra di sé poco più in basso del cavallo dei pantaloni.

 

- Tieni, prendi questo fazzoletto!

 

- Grazie Flor!

 

Matias protese le mani verso il tovagliolo color panna che la sua accompagnatrice gli stava porgendo, nel farlo le sfiorò le mani e un dolce sorriso si dipinse sulle labbra del giovane.

 

Federico si schiarì la gola attirando su di sé lo sguardo dei due commensali.

 

- Forse sarebbe meglio andare in bagno o a casa a cambiarsi, non crede? Io le consiglierei di tornare a casa signore, così non rimarrà con il pantalone macchiato.

 

Matias arcuò un sopracciglio perplesso, in lui iniziò a sorgere il sospetto che quell'incidente increscioso non fosse poi così casuale, d'altronde, si ritrovò a pensare, quel cameriere era stato troppo spesso il protagonista di quella cena disastrosa.

 

- La ringrazio dell'interessamento ma va bene così!

 

Flor osservava il cameriere assorta, gli occhi di lui l'avevano colpita profondamente; le ricordavano quelli del suo caro principe, stesso colore, stesso alone di tristezza, solo una cosa sembrava distinguerli, gli occhi dell'uomo che aveva di fronte erano accesi, quando lui la guardava, quegli occhi erano vivi.

 

Brillavano, come se in lei avessero trovato qualcosa per cui valeva vivere e combattere.

 

Si diede dell'idiota per averci pensato.

 

Si diede della stupida perchè ancora una volta i suoi pensieri erano tornati a Federico; era sbagliato e Florencia ne era consapevole, Federico era il principe di una un'altra principessa e a lei non rimaneva che accettarlo una volta per tutte.

I suoi occhi tornarono a Matias e si domandò se fosse davvero lui il principe della sua favole, se con lui sarebbe mai potuta essere felice o se invece il destino dovesse ancora bussare alla sua porta, lo stesso destino che l'aveva condotta in casa Fritzenwalden.

Federico ghignò soddisfatto, aveva un obiettivo e lo avrebbe portato a termine; ancora una volta il suo cervello elaborò quella fastidiosa domanda riguardante le motivazioni dei suoi gesti e ancora una volta la scacciò così come era arrivata, non voleva pensarci, non doveva o sarebbe impazzito.

Matias si avvicinò a Flor, una sua mano si posò sulle sue spalle e con il sorriso sul volto la condusse al suo posto, le spostò la sedia e la invitò con lo sguardo a sedersi.

La ragazza ubbidì colpita da tanta cavallerie ma quel gesto non le scaldò il cuore come avrebbe voluto, come non lo fecero gli occhi di lui che la guardavano dolci e colmi di ammirazione.

Federico ghignò da sotto la coltre nera di baffi che gli coprivano la bocca; non si sarebbe arreso, nonostante quello seduto sulla sedia fosse il suo migliore amico, nonostante la parte razionale del suo cervello gli urlava che ciò era sbagliato, nonostante il cuore fosse diviso in due parti, si divideva e si straziava tra la consapevolezza dei suoi gesti e l'irrazionalità delle sue emozioni.

Avrebbe escogitato qualcos'altro.

Se Florencia non poteva essere sua, se non poteva dividere con lei qual che sentiva nascere dentro sè, allora non sarebbe stata di nessuno.

Sapeva di essere sbagliato ed egoista e forse tornando a casa quella sera si sarebbe pentito ma non riusciva a trovare la forza di allontanarsi da lei e da quel piccolo gioco che stava mettendo su.

Dopo la morte dei suoi genitori, per proteggersi dal dolore, aveva imparato a chiudere il suo cuore e congelare le sue emozioni.

Fino a non saper più tornare indietro.

Con l'arrivo di quella ragazza qualcosa dentro di lui stava cambiando, un tenue calore stava spazzando via il freddo inverno del suo animo portando invece la primavera.

Per lui, era piacevole.

Si sarebbe aggrappato a quella piccola gioia con tutte le sue forze, con tutta la determinazione.


Nel frattempo, un giovane ragazzo dagli occhi chiari e vispi era seduto comodamente su una scomoda sedia dell'aeroporto; aspettava il suo volo insieme al suo agente, aspettava di poter finalmente tornare a casa per rivedere la sua famiglia.

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