Il passato di Murtagh

di fundimurtagh
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Murtagh si slanciò con impeto contro il suo avversario, la spada stretta in pugno. Tornac fu alquanto veloce e riuscì a parare il colpo con facilità. Murtagh si avventò nuovamente sul suo maestro, le lame dei due guerrieri si scontrarono violentemente provocando uno sprizzo di scintille.
-Per oggi può bastare. Complimenti ragazzo, ogni giorno ci sono ulteriori miglioramenti. Sei un ottimo allievo!- disse Tornac separando la sua spada da quella di Murtagh.
Il ragazzo annuì e si passò una mano tra i ricci castani, cercando di liberare la fronte madida di sudore. –E voi siete un eccellente maestro!-
Tornac sorrise compiaciuto. Allenava Murtagh dal primo giorno che quest’ultimo riuscì a brandire la lama di una spada, aveva quattro anni. Erano passati più di tredici anni da allora, e Tornac amava il giovane Murtagh come un figlio e da lui era amato come un padre.
-Maestro, perché Galbatorix mi tiene rinchiuso nel suo castello? Con lui non ho alcun tipo di rapporto, non so nemmeno come sia la sua voce. Ci deve essere un motivo per cui mi concede di avere un tetto sulla testa.- chiese Murtagh che da tempo era alla ricerca della risposta.
-Galbatorix è un uomo molto scaltro e non ti tiene qui solo perché sei il figlio del suo più grande alleato e amico, se lo si può definire tale. Ma non crogiolarti, prima o poi scoprirai il motivo.-
-E se non dovesse piacermi?- Murtagh lo guardò con cipiglio.
-Hai una grande forza interiore, ma quei solchi diagonali tra le sopracciglia indicano dei grandi dolori che non sei ancora riuscito a superare.- la bocca da cui erano uscite tali parole era quella di una giovane donna, la terza delle figlie di Tornac.
Murtagh si inchinò al suo arrivo e le baciò la mano.
-Xenia, le vostre parole mi colpiscono. Sono dovute al vostro studio della magia?- disse Murtagh fissandola dolcemente. Erano cresciuti insieme e tra loro c’era una grande sintonia.
-Mio caro Murtagh, la magia non c’entra nulla. Il viso può raccontare molto della personalità di un essere umano.- si affrettò a rispondere la ragazza.
Murtagh accennò un sorriso e abbassò il capo in segno di assenso. Poi Xenia informò il padre che il pranzo era pronto in tavola. Tornac salutò il suo allievo e prima di andarsene gli ricordò della lezione del giorno successivo.
-Se vi interessa qualche lezione di magia ho il pomeriggio libero dagli impegni del palazzo.- propose Xenia, forse troppo avventatamente. Non si addiceva ad una ragazza avanzare simili proposte verso un uomo, per di più se rimanendo da soli. Murtagh non era solito osare tanto con nessuna delle ragazze che gli avevano chiesto una tale intimità, ma certamente non rifiutò l’invito di un’amica con la quale aveva condiviso i momenti più belli della vita vissuta fino ad allora.
-Vi aspetto in giardino, non vedo l’ora di imparare qualcosa sul “viso e la personalità degli uomini”-
Questa volta fu Xenia ad inchinarsi prima di dirigersi verso casa. Così Murtagh si diresse verso una fonte nelle vicinanze, si tolse la camicia insudiciata e si passò dell’acqua fresca sul torso. Mentre passò le mani dietro la schiena si accorse della ferita e ricordò chiaramente come gli era stata provocata. Xenia aveva ragione, c’erano dei dolori che egli non aveva ancora superato né perdonato a colui che glieli aveva inflitti …

Murtagh pranzò da solo in una sala del castello, servito da una decina di cameriere che il Re aveva messo a sua disposizione per qualsiasi mansione, ma egli non osò mai approfittarne per trarne piacere, era un ragazzo educato che credeva nei valori insegnatigli da sua madre. Di lei ricordava molto, nonostante il tempo passato insieme fosse stato pochissimo. Aveva una lunga chioma riccia di colore nero come la notte e degli occhi grandi, scuri e penetranti. Era davvero una bella donna sua madre e lui le assomigliava molto, forse troppo. A volte Murtagh pensava che fosse a causa di quella somiglianza che Morzan, suo padre, non era mai riuscito ad amarlo, tanto era il disprezzo verso la donna che aveva messo incinta e usato solo per scopi personali. Al giovane mancava molto sua madre e mai nessuno era riuscito a prendere quel posto nel suo cuore, nemmeno la balia a cui era stato affidato, Mahìra, nonostante provasse per lei un gran bene e molta riconoscenza. Di madre ne esiste solo una e questo Murtagh lo capiva meglio degli altri perché l’amaro destino aveva deciso di portargliela via precocemente.
Murtagh fu risvegliato dai suoi pensieri dallo stridio di un uccello che volava nelle vicinanze. Stava calando la sera e Xenia lo aspettava nel giardino del palazzo, come promesso.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Anche durante il tragitto verso la Tana Segreta (così era chiamato il luogo dove Xenia e Murtagh si riunivano segretamente fin da bambini), Murtagh fu sommerso nuovamente da altri pensieri, anche questa volta non molto lieti. Ricordava ancora il primo giorno che aveva incontrato la sua giovane amica: erano molto piccoli allora, appena tre anni. Murtagh era stato appena colpito alla schiena dalla spada scagliatagli contro dal padre, giaceva a terra sanguinante mentre il padre senza provare né dolore né rancore, si era allontanato abbandonandolo lì, quasi come se per lui non avesse avuto nessuna importanza la vita di suo figlio. Fortunatamente una bambina camminava nei paraggi e vedendo Murtagh steso a terra, aveva raggruppato tutte le sue forze per trascinarlo verso la casa del guaritore più vicino nonché suo nonno.
-Nonno vi prego aiutatelo!- urlava la piccola impaurita. Bashir, il vecchio guaritore, si affrettò verso il bambino e si apprestò a curarlo con la massima prudenza. Intanto la nipote lo guardava incuriosita e angosciata.
Passarono molte ore prima che Murtagh riuscì ad aprire gli occhi e a parlare. Il viso di Xenia era stata la sua prima visione dopo tanto tempo di buio.
-Ciao, mi chiamo Xenia e tu?- chiese l’ingenua bambina. Murtagh riuscì a balbettare il suo nome e a chiedere cosa fosse successo. Bashir accorse verso di lui non appena sentì la sua debole voce e gli raccontò come Xenia lo avesse trovato in fin di vita sul terreno.
-Ricordi come possa essere accaduto?- chiese infine il guaritore.
I pensieri del bambino erano ancora molto confusi, ma aveva ben presente nella memoria l’accaduto, però ci volle un po’ prima che riuscì a confidarsi con qualcuno.
Da quel giorno Xenia e Murtagh non si erano più divisi.
-Ah finalmente! Credevo non venisse più! Le cameriere del Re sembrano tenervi molto occupato- esclamò Xenia vedendo arrivare il suo amico.
Murtagh arrossì dalla vergogna e Xenia parve pentirsi di una simile insinuazione. –Nient’affatto! Le cameriere non possono offrirmi una dolce compagnia come la vostra né delle interessanti lezioni di filosofia e magia- si affrettò a rispondere Murtagh per nascondere l’imbarazzo.
Xenia sorrise e Murtagh la osservò attentamente. Era cresciuta, stava diventando una giovane donna e somigliava molto a Selena. Il suo viso delicato, dai lineamenti pronunciati, era incorniciato da una chioma di boccoli castani che le scendevano giù fino alla schiena. Gli occhi colori nocciola le donavano un’aria enigmatica e forte che la distingueva da tutte le altre ragazze che Murtagh conosceva. La sua bellezza era rara, disarmante, poteva anche eguagliare quella degli elfi.
-A quale lezione ci dedicheremo quest’oggi, my lady?- scherzò Murtagh. In situazioni ufficiali era d’obbligo dare del voi all’interlocutore anche se parente o amico, ma nel privato ci si poteva permettere un linguaggio più confidenziale.
-Mostrami la mano, ti insegnerò le tecniche principali per leggere il destino di un uomo grazie alla sua semplice osservazione-.
Murtagh la porse alla ragazza, la quale la prese con tocco leggero quasi come se la sfiorasse soltanto. Murtagh sentì un brivido a quel contatto e si chiese di quale natura potesse essere una tale sensazione mai provata prima.
Xenia si protrasse a lungo nella spiegazione e ogni qualvolta intendeva far comprendere il significato di una linea la toccava dolcemente sul palmo di Murtagh per mostrargliela, un gesto che provocava in lui degli ulteriori brividi di piacere e profonda sicurezza.
Xenia teneva molto allo studio della magia e si infastidiva facilmente quando Murtagh la interrompeva per prenderla in giro e smontare le sue teorie.
-Ma non puoi dire che la lunghezza della linea della vita non ha importanza! Se è lunga vuol dire che vivi molti anni e se è corta significa che la tua vita è destinata a finire presto. È logico!- interruppe Murtagh.
Xenia incrociò le braccia sul petto e spazientita rispose: -La magia non è logica! La magia viene dall’animo, dalla nostra forza interiore; bisogna saper interpretare i segni che ci manda senza soffermarci alle apparenze. Ma, a quanto vedo, la vita di corte restringe la visuale dei tuoi occhi alla semplice manifestazione esteriore priva di reale sostanza-.
Murtagh alzò un sopracciglio. –Non credo a ciò che non si può toccare con mano. La vita mi ha insegnato ad essere più realista …- questa volta la sua risposta fu seria.
Xenia si sentì un po’ delusa, e irritata smise di parlare. Murtagh si dispiacque di come si era rivolto all’amica e accarezzandole il viso la esortò a continuare, promettendole maggiore attenzione:
-Forse riuscirai a convincermi del contrario. Come posso negarti qualcosa se mi guardi con il tuo splendido viso, mia cara amica? Ti prego, continua!-
Xenia sospirò. –Sei sempre il solito! Ma ho deciso di aver pietà della tua ignoranza procedendo con i miei insegnamenti.- Xenia sorrise e Murtagh fece lo stesso.



grazie a tutte per i commenti, sono molto felice che la mia ff vi piaccia e mi fa piacere che alcune di voi l'abbiano già letta. spero di non deludervi, un bacio!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Poco dopo si sentirono dei rumori tra i cespugli e un calpestio di foglie. Murtagh afferrò l’elsa della sua spada pronto ad attaccare qualsiasi intruso, ma allentò la presa non appena vide un bianco destriero affiorare dal luogo da cui erano provenuti i rumori.
-È straordinario! Non avevo mai visto un Unicorno in tutta la mia vita!- esclamò Murtagh sbalordito. Ma il magnifico Unicorno si diresse verso Xenia, si accasciò a terra e posò dolcemente il suo capo sul grembo della ragazza, la quale ammirava la scena senza fiato.
Pian piano avvicinò la mano alla criniera del destriero e lo accarezzò lentamente.
-Abbiamo già parlato di queste bestie rare, amico mio. Credo ti sia accorto di stare assistendo ad una scena poco frequente.- Xenia si rivolse a Murtagh il quale ricordava bene la lezione e cominciò a ripeterla:
-L’Unicorno è un animale molto scaltro e veloce. Nessun uomo è in grado di catturarlo né di avvicinarlo. Ha delle grandi doti curative e il suo corno è molto ricercato perché guarisce dai mali più grandi. Ne esistono pochi esemplari al mondo e sono delle creature tanto belle quanto misteriose. Hanno un solo punto debole: sono affascinati dalla purezza di una vergine. In questo modo l’Unicorno diventa più corruttibile in quanto perde la sua divinità abbandonandosi completamente al grembo della vergine che ha scelto. Solo ella è in grado di comandarlo.-
Xenia annuì ed espresse la sua opinione:
-Ciò che dici è giusto, ma sarebbe una malvagità rendere schiavo un esemplare così bello. È giusto lasciare che torni a vagare libero tra i boschi.-
L’Unicorno rimase al fianco della ragazza ancora per un po’ mentre Murtagh tentava di tenersi lontano per non spaventarlo. Ma quando la luna diventò alta nel cielo Xenia ordinò all’animale di allontanarsi e di correre nella radura. Questo avvenimento determinò anche la fine delle lezioni.
Murtagh accompagnò l’amica fino a casa per proteggerla da eventuali malintenzionati che errano di notte in cerca di una giovane donna a cui rubare l’innocenza.
Sulla soglia della porta, prima di chiuderla alle sue spalle e congedarsi, Xenia si sporse verso Murtagh e lo baciò sulla guancia, molto vicino alla sua bocca e gli augurò una buonanotte. Era una ragazza audace e conoscendo bene la riservatezza del suo compagno sapeva bene che egli anche se avesse voluto non avrebbe mai osato tanto.
Murtagh rimase qualche secondo fuori dalla porta anche dopo che Xenia la chiuse per coricarsi nella sua camera. Ripensò a quel bacio e sentì il cuore battere tanto forte quanto mai prima d’allora. Tornò nella sua stanza da letto ancora stordito da quella sera e allungatosi sul letto, poggiò una mano sul petto. Si addormentò così, mentre ascoltava la dolce melodia del suo cuore.

Fu una notte tranquilla per Murtagh, il quale aveva sognato continuamente il viso di Xenia. Erano sensazione nuove quelle che aveva provato, nonostante da giorni si era accorto che l’affetto che provava verso quella ragazza stava mutando. Non sapeva se poteva già definirlo amore, ma certamente si era sviluppato dentro di lui da molto tempo prima che i segni cominciassero a farsi notare. Tale sentimento era nato anche in Xenia, ma da molto più tempo, precisamente da un anno. Era inevitabile innamorarsi di un giovane così affascinante ed enigmatico come Murtagh. Il passato doloroso lo aveva segnato in eterno, ma provocava in lui un misterioso magnetismo che attirava sempre più ragazze. Murtagh era sempre stato un ragazzo precoce in molte cose, ma non in amore. La colpa poteva facilmente essere attribuita all’uomo che tanto odiava, suo padre. Morzan non gli aveva mai donato l’affetto di cui hanno bisogno tutti i bambini. Abituato ai maltrattamenti e ai duri allenamenti per diventare il grande Cavaliere che suo padre avrebbe tanto voluto, non aveva mai scoperto il vero significato della parola amore. Provava affetto per molte persone, tutte quelle che gli erano state accanto, ma il vero amore, il sentimento profondo che nasce nell’animo destinato a non abbandonarlo mai, non lo conosceva ancora. Non lo provava nemmeno verso sua madre. In verità una parte del suo cuore le voleva bene, ma un’altra non riusciva a perdonarla per aver permesso a suo padre di lasciarlo nelle mani di una balia. Era suo figlio, sangue del suo sangue, questo valeva pur qualcosa! Se lo ripeteva in continuazione il giovane Murtagh, arrabbiandosi e facendosi del male nell’animo e nel cuore.
Questa volta però, grazie alla presenza di Xenia nella sua vita, cominciava a provare qualcosa di molto simile che ben presto avrebbe potuto riconoscere come amore … vero amore.



grazie per i complimenti, mi rendete molto felice. l'idea dell'Unicorno mi è venuta perchè ha una particolare importanza nel seguito che ho scritto di questa ff, ma nel caso non dovessi postarlo saprete lo stesso cosa accadrà grazie alle mie parole.
x elweren: si, murtagh è attratto da Xenia molto più di quanto si possa pensare ...
x elva95: l'idea era quella di dare prima un'idea della situazione generale e poi partire con la storia vea e prorpria ed è vero che Murtagh e Xenia sono GRANDI amici e anche di più da qurello che si capisce con questa nuova parte ...

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


La mattina seguente Murtagh si alzò di buon’ora per il solito allenamento con il suo maestro. Ci mise un attimo a vestirsi. Non usava gli abiti pregiati ed eleganti regalatigli dal Re, ma negli allenamenti preferiva usare una camicia bianca che gli stava un po’ larga e dei pantaloni marroni un po’ corti per il suo 1,80 m di altezza.
Scese frettolosamente le scale del palazzo e raggiunse la mensa dove la balia Mahìra gli porse la colazione. La baciò frettolosamente sulla guancia in segno di ringraziamento e corse fuori tenendo con i denti un tozzo di pane che mangiò per strada. Era una scena che si ripeteva continuamente da anni.
Tornac aspettava pazientemente in un campo dietro il castello dove, la sera, solevano allenarsi i ragazzi prelevati dalle campagne per servire l’Impero. Galbatorix era alla continua ricerca di soldati perché nelle molteplici spedizioni contro i rivoltosi il numero di morti tra i suoi alleati erano molti, per non parlare di quelle tra gli abitanti dei villaggi.
Murtagh non aveva mai partecipato alle spedizioni contro le sommosse degli abitanti dell’Impero in difesa del suo Re, e Galbatorix non aveva mai preteso che lo facesse. Probabilmente aveva paura di perderlo. Per lui aveva progettato grandi gesta che lo avrebbero portato al potere assoluto, in modo che potesse governare l’Impero sotto il suo sigillo. Un uovo, dei tre che erano nascosti nei sotterranei del palazzo, era destinato a lui e chissà se forse sapendolo prima le cose sarebbero andate diversamente …
-Sono pronto maestro, possiamo cominciare!- Murtagh sfoderò la sua spada e si mise in posizione di attacco. Molleggiò sulle gambe pronto a difendersi. Tornac lo scrutò attentamente e sferrò il primo colpo. Murtagh si allontanò schivandolo e con una semi-rotatoria a sinistra attaccò Tornac alle spalle. Ancora una volta, con furbizia, era riuscito a ingannare l’avversario. Tornac provò soddisfazione nel riconoscere la bravura del suo allievo. Improvvisamente si girò e attaccò nuovamente Murtagh, il quale parò il colpo e provò varie volte un affondo senza riuscire nell’intento di colpire l’avversario.
Continuarono così per ore, fino all’ora di pranzo quando Xenia avvisò il padre del pasto pronto in tavola. Quel giorno Murtagh sentì una stretta al cuore quando la vide arrivare, ma cercò di non farlo notare mantenendo il contegno di sempre. Si inchinò all’arrivo della ragazza e la salutò dandole del voi. Quando il padre si avviò verso casa, Xenia fece per seguirlo senza fissare alcun appuntamento con l’amico, ma Murtagh la fermò.
-La magia è un arte molto interessante my lady, mi farebbe piacere imparare di più-
Xenia sorrise maliziosamente e decise di tenerlo sulle spine per un po’. Erano già andati oltre ciò che si doveva, inoltre gli impegni a palazzo la occupavano per tutto il pomeriggio così rifiutò l’implicita richiesta e se ne andò salutandolo con un inchino. Murtagh rimase allibito. La delusione gli era disegnata in volto, ma si riprese subito pensando fosse meglio tenere le distanze ancora per un po’.
Passò il pomeriggio nella biblioteca del castello. Adorava leggere e il Re aveva una gran scelta di libri e pergamene molto antiche. Alcuni testi erano scritti nell’antica lingua, ma Murtagh non era in grado di comprenderla.
Fu affascinato da un libro sui draghi e i cavalieri e cominciò a leggerlo. I draghi erano creature maestose e affascinanti, Murtagh ne era molto attratto. Sognava di averne uno tutto per se fin da bambino. L’unico drago che aveva visto era quello di suo padre, ma non gli era stato mai permesso di avvicinarsi troppo a lui.
Al calare della sera Murtagh si diresse nella stalla e andò a far visita al suo cavallo. Lo aveva chiamato Tornac in onore del suo maestro, tanta era la stima che provava nei suoi confronti. L’animale era cresciuto a vista d’occhio ed ora era pronto per essere cavalcato.
Fissò la sella sul dorso del suo grigio destriero, gli salì in groppa e uscì dal palazzo. Corse su per le colline per ore intere, fino a quando i morsi della fame non cominciarono a farsi sentire e con loro la nostalgia della dolce Xenia. Ogni minuto lontano da lei sembrava essere diventato insopportabile.
Lasciò il cavallo nella stalla e andò in mensa dove Mahìra lo aspettava preoccupata. -Murtagh, mio signore, dove siete stato fino a quest’ora? Non mi avete avvisata e sono stata molto in ansia per voi.-
-Cara balia, non preoccuparti per me, non sono più un bambino. Ora sono perfettamente in grado di regolare la mia vita come voglio. Piuttosto, cosa c’è per cena? La fame mi acceca …- rispose Murtagh sedendosi, un po’ stordito per la lunga cavalcata.
Mahìra gli mise davanti un piatto di zuppa bollente che Murtagh divorò in pochi secondi nonostante gli bruciasse la bocca.
-Noto con piacere che siete affamato. Mi rendete molto felice nel vedervi mangiare con tanto gusto, siete troppo magro mio signore, dovreste mettere su qualche chilo- naturalmente ciò che diceva la balia non era vero in quanto Murtagh era in piena forma e aveva dei possenti muscoli. Egli mangiava sempre molto, ma Mahìra come ogni buona madre che si preoccupa per i figli, esigeva di vederlo sempre più in carne.
Murtagh rispose con una sonora risata e chiese altra zuppa. La seconda porzione la bevve con più calma gustandone ogni sorso.
Si coricò a tarda notte e pensò al giorno seguente, quando non avrebbe permesso di farsi sfuggire Xenia. In quel momento era tanto grande il desiderio di rivederla che se non fosse stato per la sua compostezza sarebbe stato capace anche di correrle incontro nel cuore della notte.





a quanto pare Xenia ha deciso di fare un po' la preziosa in questo capitolo ... ed ecco finito e pronto per voi il quarto capiutolo della mia fan fiction. grazie mille a elweren ed elva95 perchè leggete la mia storia capitolo per capitolo lasciando sempre un commento. mi rendete molto felice e gioisco del fatto che vi piaccia la mia storia.

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