Le sette lettere

di theGan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First step ***
Capitolo 2: *** Second step ***



Capitolo 1
*** First step ***


I personaggi non sono purtroppo miei (lacrimuccia) ma appartengono a Mamma Marvel e questa ff non pretende né di essere perfet

I personaggi non sono purtroppo miei (lacrimuccia) ma appartengono a Mamma Marvel e questa ff non pretende né di essere perfettamente calzante agli eventi del fumetto ( in quanto sembra essere come gli Exiles: scardinata dalla linea temporale).

In ogni caso spero che riuscirete a divertirvi e mi permetterete di strapazzare un po’ alcuni personaggi ( che io adoro/ oh ma quanto sono pucciosi!!!)

Sentite ed anticipate scuse a Jean-Paul Beaubier…

 

 

Le sette lettere…

 

 

 

Emma Frost accavallò pigramente una gamba facendo aderire con un tocco di felina grazia il ginocchio allo spesso tavolo di mogano su cui scintillava la targa in ottone “ Preside”.

Per un attimo gongolò soddisfatta accoccolandosi in vaghe fantasie che includevano lei, Scott ed un bel po’ di panna montata, in effetti ormai nella scuola era difficile trovare dei single.

La sua bionda testolina indugiò su alcune di quelle che ormai potevano definirsi le “coppie storiche”: Gambit e Rogue, Kitty e Colosso, lei e Scott

Ad un visitatore esterno l’istituto Xavier per giovani dotati poteva rassomigliare fortemente ad una sorta di agenzia matrimoniale.

Ma in tutto questo rifiorire di coppie e coppiette un piccolo, quasi insignificante dettaglio si ostinava a stonare come un sfolgorante neon in un negozio di antiquariato: questo dettaglio aveva un nome: Jean-Paul.

Dagli Alpha-flight canadesi alla scuola di Westchester il velocista ne aveva coperta di strada, eppure nonostante fosse il primo mutante nella storia ad aver dichiarato apertamente la propria omosessualità, nonostante fosse uno tra i più bei bocconcini che la scuola potesse offrire, nonostante il carattere spigliato e le numerosi doti: era da anni che Jean-Paul non batteva chiodo.

All’adamantina mutante pareva quasi paradossale che al contrario due giovani superumani alle soglie di uno stravolgimento sessuale come Hulkling e Wiccan avessero potuto “trovarsi” così celermente, in questo contesto la vista di un solitario Northstar diventava talmente deprimente da suscitare perfino la compassione di un cuore duro come quello della severa direttrice al punto da spingerla a prendere “seri provvedimenti” per il caso Jean-Paul.

Non che il velocista le avesse chiesto qualcosa, notare bene, anzi: probabilmente se avesse anche solo subodorato cosa la Frost aveva intenzione di fare, le avrebbe opposto un deciso rifiuto.

Perché Jean-Paul, oltre ad un carattere decisamente irritante, aveva stile, insomma, non era il tipo ad abbassarsi a degli incontri al buio soltanto a causa della prolungata astinenza, non era mica un senza classe e senza Dio come Logan, per amor del cielo!

Fu dunque all’oscuro dell’incauto xmen che il sordido piano ideato dall’ex regina del club infernale prese a delinearsi, fino a giungere al suo compimento una mattina d’autunno.

Quando Jean-Paul vide la sua lezione mattutina interrotta da una Rhane piuttosto concitata, un leggero sudario di preoccupazioni calò sulle sue robuste spalle: la direttrice desiderava riceverlo nel suo studio… adesso.

Una simile convocazione da parte di Emma non poteva fargli presagire nulla di buono, o almeno del tutto positivo, possiamo dunque facilmente immaginare quale sollievo lo invase quando seppe di cosa si trattava.

<< E’ un semplice lavoro di propaganda Jean niente di più>>.

<< Non capisco però per quale motivo debba consegnare io questi, questi, questi cosi!>> Jean Paul lanciò un’occhiata di sbieco ad una serie di depliant illustrativi della scuola coi suoi corsi, poteva capire che bisognasse sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del valore sociale dei mutanti e su quanto potesse in questo senso l’istituto Xavier porgere una mano, ma quello che proprio non capiva era perché affidare a lui un tale incarico: era un xmen accidenti, e per di più un insegnante, abbassarsi al ruolo di fattorino gli pareva talmente degradante.

Emma Frost inarcò un sopracciglio, Jean-Paul poteva percepire il vago sentore di una strage imminente. << Come ti ho detto poc’anzi, Paolino, l’Xget ha avuto un guasto tecnico e mancano giusto da recapitare queste sette lettere al gruppo di mutanti>> accennò ad un foglio accuratamente piegato sulla sua scrivania << segnati su questa lista. Ora non si tratta di fare il “fattorino”, Jean-Paul queste persone hanno bisogno di una mano amica, qualcuno di sensibile ed intelligente che sappia informarli senza essere invadente della scelta di vita che offre il nostro istituto. A noi invece serve una persona che possa coprire lunghe distanze nel minor tempo possibile. Insomma Jean-Paul: ci servi tu>>.

Non era da Beaubier cedere così facilmente alle lusinghe, specialmente le lusinghe di una donna, ma c’era qualcosa quel giorno nello sguardo della direttrice che non ammetteva repliche, qualcosa che sussurrava nell’orecchio a Jean-Paul che sarebbe stato auspicabile accettare anche per il suo bene, ma forse furono semplicemente i poteri mentali della Frost a farlo capitolare oltremodo velocemente anche per un velocista.

Quando Jean-Paul uscì dal suo studio con la borsa piena e la lista salda in mano, la direttrice si stiracchiò soddisfatta, tutto sembrava procedere secondo il suo progetto, ora il compito più piacevolmente gravoso spettava solo a Beaubier, era un peccato però non poter assistere alla piega che avrebbe assunto l’intera faccenda.

Un sorriso assassino si delineò nell’incavo delle sue fossette, in effetti aveva a disposizione un modo per accertarsi della situazione, si alzò leggiadramente dalla sedia in pelle nera a cui una volta il professore era tanto affezionato, per dirigersi verso Cerebra.

Spiare cosi sfacciatamente la vita di Jean-Paul senza alcun riguardo per la sua privacy, avrebbe potuto sollevare dei seri problemi etici alla maggior parte delle persone, ma si sa, che le regole della convivenza civile non si adattano quasi mai a telepati.

Intanto il velocista si trovava nei pressi di Los Angeles, provando dei sentimenti contrastanti verso la dea bendata che gli aveva conferito sì dei poteri talmente straordinari che gli avevano consentito di coprire in così breve tempo una così grande distanza, ma a causa dei quali era finito per accettare l’odioso incarico impostogli dalla direttrice.

Muovendosi tra i vicoli con ostentata sicurezza, frutto di quella famosa settimana in cui Remy aveva deciso di fare una sortita con Rogue a Las Vegas causando il travaso di bile della direttrice, ma soprattutto di Mistica, ed il conseguente recupero forzato dei due piccioncini impostogli da Hank, che quando voleva sapeva essere una vera bestia, Jean Paul identificò ben presto la casa del mutante “a cui porgere una mano amica”, per l’amor del cielo!

Suonò al brillante campanello senza troppa convinzione, mentre il suo sguardo si posava ossessivamente sulla raccapricciante vista che gli offrivano una serie di nanetti da giardino, lampeggianti come un semaforo e dai medesimi accesi colori, nell’anticamera di quella che si prospettava al xmen come la prova più difficile che avrebbe incontrato nella sua vita.

<< Cosa desidera>> una voce sepolcrale trillò dalla parte opposta del battente che si ostinava a rimanere chiuso,  esattamente davanti al naso di Jean-Paul, cosa che il velocista considerava un grandissimo affronto.

<< Salve, faccio parte dell’istituto…>>

<< Testimoni di Geova?>> la voce vacillava pericolosamente dall’infastidita all’allarmata.

<< No, sono dell’Istituo Xavier e…>>

La porta si spalancò all’improvviso, esattamente ad un centimetro dal naso di Jean-Paul che ringraziò simultaneamente gli dei di ogni sperduta religione del Sudan per avergli conferito dei riflessi così pronti. << Potevi dirlo subito, accidenti, entra, la tua capa mi ha telefonato giorni fa>>.

Qualsiasi persona normale sarebbe trasalita nel trovarsi di fronte ad un uomo che sembrava la coppia chitch di Warren Worringhton, con piume che spaziavano dal lillà acceso al verde acido, ma quello che sconcertò maggiormente Jean-Paul, abituato ad una scuola di mutanti, fu la pessima educazione e l’estrema volgarità del suo ospite.

<< Allora damerino, cosa stai aspettando? Un invito scritto forse.>>

Per un attimo Jean-Paul fu seriamente tentato di prendere dalla sacca il depliant in questione e sbatterlo in faccia a quella insopportabile versione distorta di un Logan più alto e meno peloso. Questo genere di pensieri indugiò nella sua mente per più tempo di quanto non fosse disposto ad ammettere, ma il raccapricciante presupposto di cosa gli avrebbe fatto Emma Frost se avesse saputo del suo comportamento gli bastava per stemperare i venti di guerra, dopotutto lui era pur sempre una persona civile.

L’interno dell’abitazione era in studiata concomitanza con quello che era stato il suo primo giudizio dell’abitazione vista dall’esterno: raccapricciante, come il suo proprietario infondo, per quanto Jean-Paul si imponesse di non fissare quelle orripilanti ali multicolor e di tenere lo sguardo fermo sul viso del suo interlocutore, ostinatamente finiva per fissarle.

Intanto le sue labbra snocciolavano con paventata sicurezza una notizia dietro l’altra riguardo alla scuola, come se il suo apparato orale fosse completamente scollegato dal suo cervello che continuava ostinatamente a fissarsi su un pensiero fisso “ Ti prego Signore mio Dio fa che questa, questa, questa cosa, non venga mai nella suola dove insegno, ti prego”.

Senza contare che la “creatura” non pareva neppure lontanamente interessata alle parole che con tanta leggerezza uscivano dalla bocca del velocista, a Jean-Paul pareva quasi che si concentrassero principalmente sul suo… sedere?! In un contesto simile la divisa attillata da xmen non aiutava di certo.

Jean-Paul resistette, ci provò davvero, sinceramente a non sbottare, a non reagire in alcun modo offrendo al suo interlocutore oltre che l’altra guancia ( o in questo caso l’altra chiappa) anche la sua resistenza passiva, ma proprio quando era al limite dell’umana e mutante sopportazione ci pensò “l’omuncolo” a rompere il ghiaccio.

<< Insomma quella capra della direttrice mi aveva detto che sarebbe venuto qualcuno di carino, però è una palla se continui a parlare, io pensavo di poter fare “altro”>>.

Prego?

I neuroni di Jean-Paul presero a vorticare talmente velocemente nella sua povera testa tanto da rimbalzare da una parte all’altra della scatola cranica, cosa si era messo in testa quella sorta di camoscio scamosciato? Jean-Paul lanciò un muta sequela di imprecazioni rivolte ad Emma Frost, al suo triste fato, ed alla stupidità di affermazioni obsolete e catartiche quali quella attinente ai camosci scamosciati, che rimane tuttavia un divertente costrutto sintattico.

Beaubier non era una persona esattamente dal carattere facile, tanto che il giorno del suo funerale i suoi stessi amici diranno che “non si era mai visto al mondo un uomo più altezzoso e pieno di sé”, si può ben capire come il suo brillante quanto estremamente striminzito self-control fosse andato, in questa occasione, tranquillamente a farsi fottere, come sembrava essere anche l’intenzione di quel suo così sfacciato interlocutore.

Jean-Paul non capì mai quindi come fosse riuscito a raccogliere con una tranquillità che rasentava il surreale le sue poche cose ed a girare, nel silenzio in cui era piombata la stanza, i tacchi fino ad uscire dalla porta al neon ed allontanarsi in strada.

La consapevolezza di essere davanti alla porta “dell’indiziato numero due” della sua lista lo colse all’improvviso come la Fenice nella vita di Scott.

Emma Frost dall’interno di Cerebra ciondolava la testa in modo sinistro in un goffo tentativo di trattenere simultaneamente uno scoppio di ilarità e di bile repressa, aveva progettato un piano semplicemente perfetto che rischiava ora di andare a monte perché uno stupido gallinaccio dopato soffriva di una pericolosa dissolutezza verbale.

Northstar non doveva assolutamente accorgersi di cosa fosse la lista, o almeno non ancora, altrimenti rischiava che l’estremo amor proprio del velocista imponesse a Jean-Paul di buttare i depliant alle ortiche, interrompendo la lunga sequela di appuntamenti al buio che gli aveva programmato.

Si era addirittura dovuta scomodare dal suo scranno argentato per impedire al velocista di commettere un’azione particolarmente infelice che comprendeva i suoi poteri, una mano stretta a pugno e la faccia del suo interlocutore. Dio, adorava la telepatia, specialmente il giochetto che Charles Xavier tanto ipocritamente biasimava che si chiama “controllo mentale”, infondo dov’era il bello di essere una tra le più potenti menti del pianeta se non in questi piccoli piaceri quotidiani.

<< Emma, tesoro, sembra che Mojio stia cercando di attaccare la scuola, ci occorre il tuo aiuto. E hai visto Northstar in giro? E’ tutto il giorno che non si vede>>.

<< Scott, amore, scommetto che puoi benissimo risolvere la situazione da solo e non hai bisogno del mio aiuto né di quello di Jean-Paul>>

<< N-o-n h-o b-i-s-o-g-n-o d-i t-e e J-e-a-n-P-a-u-l r-i-s-o-l-v-o d-a s-o-l-o

Controllo mentale, ti adoro.

 

La conclusione nel prossimo capitolo

 

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Capitolo 2
*** Second step ***


I personaggi non sono purtroppo miei (lacrimuccia) ma appartengono a Mamma Marvel e questa ff non pretende né di essere perfet

I personaggi non sono purtroppo miei (lacrimuccia) ma appartengono a Mamma Marvel e questa ff non pretende né di essere perfettamente calzante agli eventi del fumetto ( in quanto sembra essere come gli Exiles: scardinata dalla linea temporale).

In ogni caso spero che riuscirete a divertirvi e mi permetterete di strapazzare un po’ alcuni personaggi ( che io adoro/ oh ma quanto sono pucciosi!!!)

Sentite ed anticipate scuse a Jean-Paul Beaubier…

 

 

Le sette lettere…

 

 

 

Il campanello lo fissava in un modo che Jean-Paul riteneva alquanto insistente, lo stava sfidando e di questo ne era sicuro ed era una di quelle sfide che il canadese non accettava mai volentieri: “suonare o non suonare”.

Alla fine tutto si riduceva a questo, ma Jean-Paul Beaubier, reduce da un’esperienza traumatizzante, cercava e trovava una giusta consolazione nella constatazione che almeno quel giardino non presentava gli aberranti nani semaforo.

Non potè mai sapere quale dio o auguro disceso dal cielo, o almeno schiantasi a terra, lo spinse poi a premere quell’odioso pulsante e farlo attendere, tremante, il suo destino.

<< Desidera…>> Almeno questa volta si erano degnati di aprirgli la porta, santificate gli dei!

<< Sono dell’Istituto Xavier per giovani dotati, la mia direttrice dovrebbe già averla contattata>> lo disse velocemente, senza pause, cosa sorprendente anche per un velocista, la sua indomita capacità di snocciolare elaborati costrutti sintattici aveva messo in difficoltà persino Pietro quando Emma, “ oh come si annoiava quella volta Emma”, gli aveva lanciato quell’assurda sfida di “ vediamo chi è più veloce tra voi due”. Aveva vinto lui, naturalmente, anche se Pietro si ostinava a sostenere che la buca che aveva osato scavare sulla sua parte del percorso annullava la sfida, ma, lo sanno tutti, che Quicksilver con i suoi sfavillanti poteri mutanti è solo un bambino piagniuccoloso.

Mentre il cervello del canadese intratteneva i suoi saltellanti neuroni in complicate evoluzioni che sfidavano quelle dei trapezisti di Moira Orfei, la sua bocca e buona parte del suo essere razionale, in quel momento misteriosamente scollegato dalla sua scatola cranica, si preoccupava di sorseggiare civilmente e solo con una punta di leggero disappunto inerente ad una tazza troppo grande, il thè che il suo grazioso ospite era stato così celere ad offrirgli.

<< … e questo in sintesi è ciò che può offrirle il nostro istituto…>>. Un altro discorso da manuale, il canadese si congratulò con se stesso per la sua parlantina che sarebbe stata in grado di convincere un papa a farsi buddista, seduta stante.

<< Mi scusi, ma non sono interessato.>>

Come?

C’era sicuramente un errore, Jean-Paul raddrizzò le sue orecchie a punta, che evidentemente dovevano dare i primi segni di una disfunzione auricolare visto che era impossibile che quell’individuo avesse potuto dire quello che aveva appena detto.

<< Prego, non credo di aver compreso appieno la natura della sua affermazione precedente>>

Chiedere di ripetere suona sempre così stupido.

<< Sono molto spiacente, ma vede ci deve essere stato un errore: io non sono un mutante.>>

Cosa?

Northstar soffocò un principio di soffocamento da the.

 

COSA?!!!

Emma Frost sobbalzò sul sedile freddo di cerebra, troppo stupita per imprecare sull’ostinato diniego di Xavier che le aveva impedito di imbottire quello scomodo quando duro seggiolino.

 

Era possibile soffocare un principio di soffocamento? Una tale affermazione pareva veleggiare sui mari della bonaccia sintattica o ardere nel girone degli illetterati iperattivi, condannati a scrivere per l’eternità su una nera lavagna scioglilingua senza logica.

Jean-Paul Beaubier si era sempre vantato della sua pronta capacità di ripresa, che Satiro associava ai suoi poteri mutanti, ma che lui preferiva considerarla come una superba elasticità mentale, che gli permetteva di adattarsi repentinamente ad ogni cambiamento meglio di come avrebbe potuto fare Darwin.

Durante la breve digressione sui soffocamenti soffocati i neuroni di Jean-Paul avevano quindi già elaborato, catalogato, assimilato e formulato alla velocità della luce, ciò che avrebbe dovuto fare da quel momento in poi.

<< Sono spiacente per l’equivoco generatosi, signore, indi per cui penso sia più che giusto che io me ne va…>>

<< Vede il mio ex ragazzo lo era.>>

Quindi ora avrebbe fatto meglio ad andars… no, un momento.

Ormai Jean-Paul aveva imparato a proprie spese che riporre un’estrema fiducia nel proprio impianto uditivo poteva provocare dei fastidiosi effetti indesiderati, come prendere Roma per toma, o, come in quel caso, rimanere bloccato a metà strada tra la porta e la poltrona, interdetto.

<< La sua direttrice al telefono non mi ha lasciato il tempo di dirlo, ma non può trovare Jonathan qui>>. Emma , di nuovo.

I neuroni di Northstar iniziarono a ronzare pericolosamente nel suo cervello: ora, quante probabilità c’erano che un xmen e che lui in particolare venisse mandato in una missione di arruolamento delegabile persino a quel fetente di Keller; ora quante probabilità c’erano che due su due presunti mutanti di una presunta lista per una presunta campagna di informazioni fossero gay?

A volte le probabilità hanno un nome, ed in alcuni casi preferiscono fregiarsi pure di un cognome ed una carica: Emma Frost, preside, presto cadavere.

Il suo povero ospite lo fissava stralunato, dei celesti, cosa gli doveva aver detto quella pazza al telefono per traumatizzarlo in quel modo?! Jean-Paul Beaubier fu stranamente tentato, come era successo sin troppe volte in quella singola giornata, di prendere ogni suo avere terreno e fuggire in un’isola lontana, non importava che fosse Genosha o Malibù, ma avrebbe fatto di tutto pur di fuggire a quel dilagare di insanità mentale prima di finirne lui stesso vittima.

E’ in situazioni come queste: quando un povero ragazzo, che di questa faccenda ci ha capito poco o nulla, ti guarda con un faccino da cucciolo bastonato che farebbe invidia a quello di Bobby Drake, che la coscienza di Jean-Paul, miracolosamente, si ricorda di esistere.

Forse, ma dico forse, si sarebbe potuto permettere di rimanere ancora lì, per qualche minuto, giusto il tempo di un’altra tazza di quel the mediocre e qualche parola di incoraggiamento, tanto da uscirne pulito e non sentirsi in colpa dopo.

Già, per non…sentirsi.. in colpa…

dopo…

 

Se qualcuno avesse potuto osservare l’espressione di più completa e beata soddisfazione che in quel momento si dipinse sul volto di Emma Frost, avrebbe potuto affermare che la direttrice era ormai giunta al punto di non ritorno e che presto li avrebbe costretti tutti a volteggiare per i lunghi corridoi della scuola in allegri tutù rosa.

Ormai non c’era molto da guardare e c’erano lati di Jean-Paul che preferiva non conoscere, non che non volesse, ma in qualche atavico modo presagiva che Scott non ne sarebbe stato troppo felice.

La bionda testolina di Emma indugiò un attimo, esitante, Scott prima era entrato sbraitando qualcosa che in quel momento non riusciva proprio a ricordare. Scrollò le spalle.

Dopotutto non doveva essere nulla di importante.

 

Da qualche parte imprecisata nella scuola.

Scott: <>.

 

 

 

 

Epilogo_ Il giorno dopo

 

Lo studio della direttrice in quel momento era rinfrescato dalla piacevole corrente d’aria causata dallo spostamento d’aria del velocista tornato a far rapporto.

Emma sogghignò maliziosamente all’indirizzo di un perfettamente calmo Jean-Paul.

<< Non mi sembra poi che tu abbia avuto troppi problemi con quell’incarico che ti ho affidato, mi sorprende solo quanto tempo tu abbia dovuto impiegare.>>

<< E’ stato un vero piacere essere obbligato a condurre una missione così umiliante, miss Frost, quindi ora, se non le dispiace, e anche se fosse non me ne importa, vorrei ritirarmi.>>.

Il sorriso di Emma si fece solo più acuto, mostrando gli affilatissimi canini.

<< Bhé, se la metti così sono certa che dopo tanta “fatica” persino a te occorra un po’ di riposo, quindi puoi anche riconsegnarmi quei depliant che non hai fatto in tempo a distribuire… cinque giusto?>>.

I passi del franco-canadese si arrestarono proprio sulla soglia con uno scintillio sinistro e malizioso, Beaubier si voltò ad affrontare la regina bianca.

<< Riconsegnare? Mi dispiace preside, ma dovrebbe stare al passo coi tempi, li ho consegnati tutti>>.

In quella giornata piena di soddisfazioni la maggiore fu sicuramente quella di lasciare Emma Frost senza parole.

 

 

                                                                                                                      The end

 

 

 

X Spoiler

 

Non sai quanto la tua recensione mi abbia riempita di felicità ^^ Se devo essere sincera quando ho pubblicato questa ff non mi aspettavo di ricevere molte recensioni poiché appunto, ho preferito basarmi sui fumetti ( senza i quali neanche io potrei sopravvivere :-P) ed in particolare investire Jean-Paul ( personaggio poco conosciuto e completamente estraneo al maxischermo) del ruolo di protagonista. Ti ringrazio per i complimenti che mi rivolgi e spero che il capitolo finale non ti abbia deluso eccessivamente in quanto l’ho scritto in due momenti distinti e non mi è parso brillante come il primo ( anche se sicuramente è più corto).

Riguardo a Logan non lo odio, ma a lui preferisco una vasta rosa di personaggi in particolare ho una spiccata predilizione per Jean-Paul ( cosa che penso traspaia dalla ff :-P), Quicksilver, Gambit ed il Professore.

Per passare alla presunta relazione tra Wiccan ed Hulkiling è effettivamente esistente, se vuoi saperne di più ti consiglio di leggere il Marvel Mix numero 62 dedicato ai Giovani Vendicatori J l’ho letto di recente e devo dire che è sorprendente la qualità grafica e la piacevolezza della storia.

Purtroppo il fatto che non esistano numerose ff incentrate sui fumetti rappresenta un ostacolo anche per me, con questo non voglio assolutamente denigrare gli autori che si interessano ai film che scrivono ff molto interessanti, ma condivido appieno i tuoi sentimenti in proposito ed il fatto di “mangiarsi le mani”. Mi piacerebbe molto poter leggere più racconti dedicati ai fumetti marvel, in particolare qualcosa riguardo a Gambit ( personaggio tristemente ignorato nei film) ed alla sua relazione con Rogue.

Riguardo a siti che presentino ff ispirate ai fumetti devo dire che purtroppo non ho trovato molto, prova su www.ysal.it ( almeno se ti interessa il genere yaoi/shonen ai) ma soprattutto se mastichi bene l’inglese vai su www.fanfiction.net e ti assicuro che non rimarrai delusa ;-)

Graditissimo è il commento riguardo a Civil War, reputo che sia il crossover più bello realizzato dalla marvel, magari avessero fatto una cosa del genere anche per House of M, e se hai letto l’ultimo numero degli Incredibili Xmen Jean-Paul è ritornato ( per mia somma gioia) in prima linea e spero che ci resti per un bel po’ di tempo.

Ancora grazie per il graditissimo commento. IT’S CIVIL WAR BABIES. ( non ho potuto resistere).

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