Nel buio, io ti vedo di Soly_D (/viewuser.php?uid=164211)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1^ parte ***
Capitolo 2: *** 2^ parte ***
Capitolo 1 *** 1^ parte ***
Nel
buio, io ti vedo
(1^ parte)
Rudi aveva trovato la lettera di Alice lo
stesso pomeriggio del giorno in cui lei era partita, leggendola con il
cuore in gola e con il battito cardiaco accelerato. Ne aveva imparato a
memoria ogni singola riga, ogni parola, ogni virgola e perfino ogni
spazio. Ne aveva fatto tesoro, quasi quelle parole alleviassero la
sofferenza e sollevassero la speranza. Ma quale speranza aveva di
rivedere Alice se aveva letto la lettera troppo tardi? Si diede dello
stupido, per non essersi accorto del turbamento della sorellastra negli
ultimi giorni.
Alice era arrivata a scrivere ciò che provava per lui su un
foglio di carta, per indurlo a compiere un’ultima mossa e
bloccare quel meccanismo così frenetico che si era attivato
dall’incontro con Francesco. E probabilmente Rudi sarebbe
riuscito a fermarlo, a riportare la situazione al punto di partenza, e
magari avrebbe passato quello stesso pomeriggio con lei, ricordando i
vecchi tempi e alternando i baci alle risate.
Ma il destino aveva deciso diversamente per loro, e una folata di vento
provocata dalla porta che si apriva avrebbe annullato ogni
possibilità di stare insieme. Rudi era devastato dal dolore,
non tanto quello di non poter avere Alice tra le braccia, quanto quello
di essere stato lo stesso l’artefice di quel suo dolore. Del loro dolore. Era
colpa sua se la lettera di Alice era finita sotto il letto,
esclusivamente colpa sua se lei avrebbe passato l’intera
estate nella confusione più totale, solo colpa sua se non
sarebbe mai riuscita a trovare le risposte ai dubbi che attanagliavano
la sua mente e il suo cuore.
E ora Rudi se ne stava lì, con la lettera in una mano e il
cellulare nell’altra.
Ogni tanto lanciava occhiate fugaci alle parole del foglio, scorrendo
velocemente tra le righe e cogliendo qualche nuovo dettaglio che a una
prima lettura non aveva notato.
...perché io
all’improvviso vacillo.
E lui non si era accorto di niente, credendo che lei si sentisse la
persona più felice del mondo accanto a Francesco, credendo
che avesse trovato il ragazzo perfetto.
...non
era più possibile starti accanto sapendo che non mi amavi.
Ma lui la amava, forse l’aveva sempre amata e non
se ne era mai accorto fino a quel momento.
...non posso partire senza
sapere esattamente cosa provi per me.
E invece Rudi non si era presentato.
Così passavano i minuti, passavano le ore, e lo sguardo del
ragazzo saettava dalle parole della lettera alla rubrica del cellulare,
sul nome Alice.
Gli occhi fissi su quelle cinque lettere che spiccavano nella lista dei
numeri familiari, il dito che sfiorava appena la superficie del display
ma che era pronto a premere il tasto in qualunque momento.
Ma se avesse provato a chiamarla, cosa le avrebbe detto?
«Ehi Alice,
come stai? Io da schifo. Ho trovato la tua lettera solo ora e mi
chiedevo se ti andasse di tornare qui perché ho fatto una
cazzata, ma mi manchi troppo. Ah, dimenticavo: e ti amo».
Rudi sorrise, un sorriso amaro. Una ragazzina innamorata non avrebbe
certamente retto il confronto.
Magari avrebbe potuto chiamarla e dirle tutto in maniera leggera e
scherzosa: sarebbe stato semplice e naturale per uno come lui. Poi si
rendeva conto che, in quel modo, Alice avrebbe dubitato della
sincerità dei suoi sentimenti e poi lui si sarebbe ritrovato
di nuovo a piangere, con una cazzata in più da aggiungere
nella sua lunga lista personale.
E allora pensava di proporle un discorso serio, con frasi dolci e un
po’ smielate che la colpissero dritta al cuore. Ma il
romanticismo andava contro la sua natura e il risultato sarebbe stato
un patetico sforzo di convincerla a tornare indietro.
Rendendosi conto che ogni ipotesi risultava sconveniente, decise che
avrebbe parlato di getto e che le avrebbe detto tutto ciò
che gli passava per la testa in quel preciso istante. Premette, quindi,
il dito sul display e la chiamata partì. Si portò
il cellulare all’orecchio, rimanendo in ascolto con il cuore
in tumulto e il respiro mozzato.
«Bip... bip... bip...».
E dai, rispondi!,
la incitò mentalmente il ragazzo.
«Bip... bip... bip...».
Magari è con
Francesco e ha già messo una pietra sopra la nostra storia.
Ma quale storia?, si disse, correggendo
all’istante le ultime parole. Tra loro non c’era
mai stato niente di serio: un paio di baci rubati nel corso degli anni
e una scappatella alle terme.
«Bip... bip... Rudi?».
Oh cazzo.
La sua mente si svuotò di qualunque altro pensiero e si
concentrò sulla voce di Alice: c’era qualcosa di
strano nel tono con il quale aveva pronunciato il suo nome,
c’era attesa e c’era sollievo. È contenta di sentirmi,
pensò Rudi, accennando un sorriso.
«Alice, come stai?».
Ci fu un momento di pausa in cui Rudi si chiese se lei fosse ancora
lì, al telefono. Poi avvertì distintamente il
respiro della ragazza farsi un po’ più frenetico e
allora tirò un sospiro di sollievo.
«Tu come stai?», gli chiese lei, e il ragazzo non
si lasciò sfuggire la preoccupazione insita in quelle
parole. Alice aveva scandito ogni singola parola, ma con tono un
po’ più basso rispetto all’inizio.
«Te l’ho chiesto prima io», rispose Rudi,
teso.
La sentì sorridere e nella sua mente si
materializzò il viso luminoso della sorellastra.
«Sto bene», rispose lei, semplicemente, ma Rudi
capì che stava mentendo. «Però starei
meglio se tu mi dicessi il vero motivo per cui mi hai
chiamata».
Rudi deglutì a vuoto, sorpreso dalla reazione della ragazza.
«Non ci siamo salutati prima della tua partenza».
Il ragazzo rimase in attesa di una risposta, risposta che
tardò qualche secondo ad arrivare.
«Io ti ho aspettato fino all’ultimo, ma
tu...».
«Ho trovato la lettera solo poco fa», si
affrettò a precisare lui.
«Oh».
Oh? Rudi
abbassò lo sguardo, cercando di trovare le parole giuste.
«Perché hai aspettato così tanto prima
di farmi sapere quelle cose?».
«E me lo chiedi pure?!».
Il ragazzo sussultò a quelle parole e si diede una manata
sulla fronte, maledicendosi.
«Dovrei essere io a chiederti perché hai aspettato
così tanto prima di dirmi che sei inn...», si
bloccò improvvisamente.
Fantastico, non riesce nemmeno a pronunciare quella parola!,
pensò Rudi, prendendo in considerazione la malsana idea di
sbattere la testa contro il muro.
«Sembravi così sicura di Francesco che non volevo
confonderti e rovinarti l’estate».
«Be’, ci sei riuscito ugualmente»,
rispose lei, il tono lievemente stizzito. «Avrei voluto
sentirmelo dire di persona, invece che venirlo a sapere attraverso
degli stupidi post-it».
Rudi serrò il pugno sul ginocchio, frustrato.
«Mi stai dicendo che trovi stupido quello che ho scritto nei
post-it?».
Si pentì subito delle sue ultime parole. Sapeva che Alice
non pensava niente del genere.
«No! Non intendevo questo...».
«E allora cosa?».
«E dai Rudi, non complicare le cose!».
Il ragazzo respirò profondamente e chiuse gli occhi in un
tentativo di calmarsi.
«Sei felice?», le chiese di botto. In fondo, era
ciò che più gli stava a cuore.
«Non cambiare discorso», lo rimproverò
lei, incrinando la voce.
«L’hai detto tu di arrivare al dunque, quindi
riformulo la domanda: sei felice?».
I secondi scorrevano lenti e interminabili.
«Non lo so», concluse lei, sospirando.
«Vorrei capire cosa ti passa per la testa»,
confessò lui, con tono triste. «Un attimo prima
sei talmente entusiasta di partire con Francesco che a nessuno
passerebbe per la testa di obbligarti a restare qui e
l’attimo dopo non sai nemmeno cosa pensare».
Altri secondi di silenzio.
«Forse, se tu mi avessi parlato sinceramente in questi
giorni, ora non starei qui a chiedermi se partire con Francesco
è stata la cosa giusta», sbottò lei,
infastidita.
«Fantastico, quindi ora sarebbe colpa mia!».
Rimase in attesa di una risposta altrettanto forte, invano.
Uno... due... tre... dieci secondi... Un minuto.
«Alice?», ma non gli arrivò nessuna voce
all’orecchio.
«Alice?», ripetè, più serio.
«Non te la sarai presa, vero?».
Un altro minuto passato in silenzio.
«Alice, sei ancora lì?», chiese,
deglutendo a vuoto. «Comincio a preoccuparmi».
Ma Alice non rispondeva. Sembrava che avesse lasciato il cellulare
incustodito e che se ne fosse andata senza nemmeno degnarlo di un
saluto.
«Alice», non era una domanda, «non farmi
scherzi, non sono proprio in vena».
Quanto tempo era passato da quando aveva sentito la sua voce per
l’ultima volta?
«Cazzo, Alice, mi stai spaventando!».
«R-Rudi, ho un problema».
E il ragazzo non potè nemmeno tirare un sospiro di sollievo,
perché il tono di voce della sorellastra non trasmetteva
niente di buono. Anzi, Rudi vi scorse paura e agitazione.
Alice si trovava sul divano, da sola, nella villa sulla spiaggia che
Francesco aveva affittato per la loro vacanza. Guardava un punto
indefinito davanti a lei, con le gambe rannicchiate al petto e il fiato
mozzato. Sentiva il battito frenetico del cuore rimbombarle nelle
orecchie.
«R-Rudi, ho un problema».
«Oh, finalmente hai risposto! Che genere di
problema?».
Alice sospirò e si guardò intorno.
L’oscurità nascondeva ogni angolo della casa,
donandole un’atmosfera tetra e inquietante. O forse era solo
a causa della mente annebbiata che lei la vedeva in quel modo. Si
raggomitolò su se stessa e si sistemò meglio il
cellulare vicino all’orecchio.
«C’è stato un black out».
«E allora?».
«Ho paura! Vedo ombre che non dovrebbero esserci e sento
rumori strani».
Udì Rudi scoppiare a ridere e mormorare qualcosa del tipo
«Oh, questa è bella!» e «A
diciott’anni hai ancora paura del buio, non ci posso
credere!».
Alice brontolò stizzita.
«È come quando eravamo in vacanza al mare prima
degli esami, però questa volta non ci sei tu».
La risata di Rudi si affievolì gradualmente, lasciando il
posto ad un imbarazzante e opprimente silenzio. «E allora fai
finta che ci sia io lì con te», le propose lui,
sorridendo.
Alice sospirò ancora, con il cuore un po’
più leggero.
«Ma non è la stessa cosa...».
«Tu provaci, vedrai che funziona!».
Alice chiuse gli occhi e immaginò il viso sorridente di
Rudi. Un ricordo confuso, poco nitido e frammentario, le fece capire
che non era proprio una buona idea.
«Non ci riesco, e ho ancora più paura di prima!
Vedo forme strane nel buio!».
A Rudi scappò una risata silenziosa. «Nel buio non
c’è niente e io sono lì, vicino a
te».
Alice annuì, sforzandosi di rielaborare mentalmente le
parole del fratellastro.
«Dove ti trovi?».
«Sono seduta sul divano».
«Bene, ci sono anche io. E mi stai guardando».
Alice arricciò le labbra, scettica.
«Mi guardi e sei felice».
Quelle parole la portarono istintivamente a sorridere, mentre davanti
ai suoi occhi si materializzava l’immagine del ragazzo, molto
più nitida della precedente. I capelli sparati in alto, un
lieve strato di barba e il sorriso stampato sul volto. Era seduto
proprio accanto a lei e la scrutava con attenzione.
«Mi sto avvicinando a te».
Alice sgranò gli occhi quando le braccia di Rudi –
quel Rudi surreale e immaginato dalla sua mente – provarono a
cingerle le spalle. Avvertì un sensazione di calore
invaderle il petto e diramarsi in tutto il corpo, mentre il busto del
fratellastro aderiva al suo in una morsa piacevole e confortante.
«Ti sto abbracciando», continuò Rudi
– quello vero, che le parlava al telefono.
Le braccia del riflesso
dei suoi ricordi si erano appena posate sulle spalle
della ragazza e l’avevano stretta forte. Alice
poggiò la testa contro il petto del ragazzo e chiuse gli
occhi, arrendendosi di fronte alla realisticità di quelle
sensazioni.
«Ti stringo forte».
L’abbraccio si fece più intenso e Alice si
sentì a casa.
«Siamo così vicini che...».
«...che sento il tuo profumo», fu Alice a
continuare. «Fa decisamente troppo caldo così
appiccicati, ma non ho più paura ed è questo che
conta». Sentì che l’abbraccio si stava
lentamente sciogliendo e riaprì gli occhi, ma
l’immagine di Rudi – così luminosa e
reale – non accennava ad andarsene.
«Ci siamo staccati e ora mi stai sorridendo di nuovo. Ed
è rassicurante».
Rudi, dall’altro cavo del telefono, rimase in silenzio ad
ascoltarla.
«Ma non basta», ammise Alice, con voce dolce.
«Questa volta sono io ad avvicinarmi a te, ti sfioro il collo
con la braccia e ti accarezzo i capelli». Sembrava tutto
così reale che la ragazza riusciva perfino a sentire la
consistenza di quella massa castana sotto le dita. «Te
l’ho mai detto che somigli a un porcospino conciato in questo
modo?».
Lo sentì ridere al telefono, mentre accarezzava con le mani
il viso del ragazzo che le stava davanti.
«Ma mi piaci», affermò convinta. Lo
afferrò per le guance e gli si avvicinò
lentamente, ruotando la testa da un lato. Sentiva il suo respiro
solleticarle il viso, mentre le loro labbra si univano in un bacio
dolce e intenso.
«Alice?», il vero Rudi reclamava di essere messo al
corrente degli sviluppi della situazione.
Ma Alice era in un altro mondo, con il frutto della sua fantasia.
Il sapore della sua bocca, la consistenza delle labbra, il suo profumo,
la sua stretta: era tutto così dannatamente reale!
Ma non era destinato a durare in eterno.
«Amore!», la voce di Francesco arrestò
tutto.
Alice si rese conto che la luce era tornata e che l’immagine
di Rudi – quella accuratamente creata dalla sua fervida
fantasia – si era dissolta nel nulla e le aveva lasciato un
vuoto nel cuore.
«Scusami, ci sentiamo dopo», poi chiuse la chiamata
e mise da parte il cellulare.
Nella sua mente, ancora l’immagine del fratellastro che per
pochi secondi era stato lì con lei.
Quando Rudi udì la voce di Francesco al cellulare e subito
dopo quella di Alice che lo salutava, allontanò
l’oggetto dall’orecchio e lo gettò sul
materasso, irritato. Era rimasto in silenzio per tutta
l’ultima parte della chiamata, incantato dalle parole di
Alice che lo facevano quasi sentire lì con lei.
Il telefono vibrò e Rudi si gettò sul letto per
leggere il messaggio.
Grazie,
ma avrei voluto che ci fossi stato davvero tu con me.
Da:
Alice
Quelle parole fecero crollare tutte le sue difese. Alice aveva bisogno
di lui, lui aveva bisogno di lei e non sarebbe stato di certo qualche
chilometro di mare a fermarlo. Sarebbe corso da lei, anche a costo di
percorrere quella distanza a nuoto.
Grecia, arriva Rudi
Cesaroni!
Note dell'autrice:
Bene, bene, beeeeene :D Io continuo a sognarmeli la notte, 'sti due, e
quando l'ispirazione arriva... be', non posso mica ignorarla! Non ho
nulla da precisare, visto che - credo - si capisce in che contesto
è ambientata la storia e cosa succederà in
seguito. Spero solo che l'idea vi piaccia, gradirei sapere la
vostra opinione. Ci sentiamo al prossimo e ultimo capitolo
^^
Soly Dea
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Capitolo 2 *** 2^ parte ***
Nel
buio, io ti vedo
(2^ parte)
Era passato solo un giorno da quando aveva visto per l’ultima
volta Rudi, ma già Alice cominciava a rendersi conto che
passare l’estate con Francesco per poi andare a viverci
insieme non era la scelta giusta per lei. Le sembrava di aver lasciato
una parte del suo cuore proprio lì, a Roma, accanto al
fratellastro. E la chiamata di quella sera non aveva fatto altro che
scombussolarle ancora di più le idee. Cosa avrebbe dovuto
fare ora? Certo, non poteva mica fare in fretta e furia le valigie e
sparire dalla Grecia! Solo in quel momento si rendeva conto di essere
stata troppo avventata nell’accettare l’invito di
Francesco: le era sembrato tutto così semplice,
così giusto, così perfetto, che non aveva tenuto
in conto le azioni commesse in passato. La notte trascorsa alle terme con
Rudi aveva segnato profondamente la sua vita, ma lei –
accecata dall’idea di amore perfetto che Francesco era
disposto a farle vivere – si era lasciata alle spalle tutto
ciò che avrebbe potuto ostacolare quella sua nuova vita e
ora ne pagava le conseguenze. Rudi era entrato nel cuore di Alice e
Francesco aveva solo colmato quel vuoto che il rifiuto iniziale del
fratellastro le aveva provocato all’altezza del petto.
L’idea del ragazzo perfetto, dell’amore perfetto,
della vacanza perfetta e della futura vita perfetta l’avevano
accecata solo per poco tempo, fin quando non si era resa conto che di
perfetto – in realtà – lì
c’era solo il sorriso di Rudi. Quel sorriso che, negli ultimi
tempi, non l’aveva lasciata un attimo in pace. Quel sorriso
che avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi, se solo Rudi avesse
trovato in tempo la lettera che gli aveva scritto.
«Buongiorno, amore mio».
Alice sospirò con gli occhi fissi sul soffitto, poi si
voltò dall’altro lato.
«Buongiorno», rispose semplicemente, e il sorriso
di Francesco le perforò l’anima. Quel sorriso era
bello, sincero e pregno di sentimento, ma non le trasmetteva niente delle
emozioni che provava in compagnia di Rudi. Persino la telefonata della
sera precedente l’aveva turbata non poco, soprattutto per il
fatto che – seppur per pochi attimi – lui era stato con
lei.
E ora il vero Rudi le mancava ancora di più.
«Da oggi siamo ufficialmente in vacanza»,
affermò Francesco, stringendo forte le mani di Alice e
avvicinando il proprio viso a quello della ragazza. Cercò di
baciarla, ma lei prontamente si ritrasse e scese dal letto, mormorando
un «Vado a preparare la colazione». Non ce la
faceva proprio a baciarlo, ora che cominciava ad avere in chiaro cosa
provasse realmente.
Rudi era appena arrivato in Grecia, si trovava in aeroporto e si faceva
strada attraverso una mappa della città che aveva scaricato
da Internet. Aveva lasciato Roma, la sua famiglia e i suoi amici, solo
per raggiungere Alice e confessarle una volta per tutte cosa provava
per lei. La telefonata della sera prima gli aveva fatto comprendere che
era ora di darsi una mossa: la lettera di Alice era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, e ora
toccava a lui fare in modo che le parole di quel foglio di carta non
andassero perdute.
Aveva lasciato la sua famiglia con un bigliettino in cui diceva che
aveva deciso all’ultimo momento di trascorrere una vacanza
con degli amici e che non c’era stato tempo di salutare tutti
personalmente. Forse suo padre e Lucia si sarebbero preoccupati, ma in
quel bigliettino aveva affermato apertamente di non stare in pensiero
per lui perché avrebbe fatto solo ciò che era
giusto, ma in quel momento non gli importava poi così tanto
dell’opinione della famiglia. Alice era diventata il centro
della sua vita e mai più, per nessuna ragione al mondo, se
la sarebbe fatta sfuggire. E ora si trovava lì, sulla strada
che portava alla villa di Francesco, pensando alle parole giuste da
usare e alle possibili reazioni della sorellastra.
Inspirò profondamente una boccata di aria salmastra, spostando
lo sguardo sulla distesa marina e osservando le onde infrangersi contro
gli scogli. Magari arrivava lì, suonava alla porta, Alice
gli apriva e gli saltava al collo per baciarlo, dicendo di volersene
andare con lui. No,
non sarebbe andata così. Forse Alice lo avrebbe accolto con
un sorriso, lui le avrebbe confessato tutto e lei gli avrebbe detto che
era troppo tardi per le scuse e le dichiarazioni. No, sarebbe stato
assurdo dopo quello che si erano detti al telefono. E allora come
sarebbe andata?
Rudi si convinse ancora una volta di agire d’istinto,
affrontando i problemi a testa alta ed uscendone con un sorriso. Ma se
Alice lo avesse rifiutato davvero, lui sarebbe riuscito a sopportare
anche quella nuova fitta al cuore? Scosse la testa, convincendosi di
restare calmo, e notò che aveva raggiunto la casa in
questione: una deliziosa villetta bianca che dava direttamente sul
mare, con tanto di colonnine in perfetto stile classico e circondata da
qualche alberello.
Percorse la viottola fino all’ingresso e si
ritrovò davanti alla porta in legno chiaro.
Esitò qualche secondo, deglutendo a vuoto quasi volesse
mandare giù anche l’agitazione. Poggiò
lentamente il dito sul citofono e lo premette, mentre quello emetteva
un fastidioso suono sordo.
Rimase qualche attimo in attesa, poi la porta si aprì e
davanti ai suoi occhi si materializzò l’immagine
di un Francesco raggiante e pieno di vita. L’espressione del
giovane cambiò totalmente quando realizzò chi era
venuto a trovarlo, lasciando il posto a uno sguardo perplesso e a un
sorriso forzato. «Ehi, che sorpresa!», disse,
poggiando un braccio sullo stipite della porta.
Rudi fu lì per parlare, ma la voce di Alice gli fece puntare lo sguardo
all’interno della stanza e sorridere di fronte alla figura
della sorellastra che accorreva nell’ingresso.
«Francesco, chi è?». I capelli le
ricadevano mossi sulle spalle scoperte, incorniciando il viso ornato da
un lieve strato di trucco. Indossava un vestito colorato e sembrava felice. Rudi si
ritrovò a sorridere di fronte a tanta bellezza e a pensare
che mai
avrebbe voluto rovinare l’espressione allegra sul viso della
sorellastra. «Rudi!», le brillarono gli occhi e
sorrise. Il ragazzo ricambiò lo sguardo e Alice si
scostò da Francesco, per oltrepassare la porta e abbracciare
il fratellastro. Solo allora Rudi capì quanto gli fosse
realmente mancata.
«Ciao Alice», le sussurrò,
accarezzandole i capelli.
La ragazza si staccò delicatamente da lui.
«Allora, cosa ci fai qui?».
«Sono venuto a salutarvi, prima di partire. Passo
l’estate a New York».
Lo sguardo di Alice si spense e i suoi occhi mostrarono una malcelata
delusione. Rudi quasi si pentì di quella bugia, ma era
necessaria affinché capisse se lei provava i suoi stessi
sentimenti.
«Be’, ma allora rimani qui da noi per
oggi!», propose Alice, sforzandosi di sorridere.
Guardò Francesco per ottenere il suo consenso e lui,
nonostante fosse poco d’accordo all’idea di dover
dividere la casa con un altro, accettò a malincuore
l’idea della fidanzata.
Rudi sorrise e i due lo accolsero in casa.
Sarebbe stata una lunga giornata. Lunga e interessante.
Rudi addentò un biscotto, guardando di sottecchi Alice e
Francesco che parlavano tra di loro.
Lei lo aveva invitato a fare colazione con loro, ma Rudi non immaginava
che avrebbe dovuto sorbirsi tutte quelle smancerie e fare da terzo
incomodo. In realtà, se ci fosse stato lui al posto di
Francesco, avrebbe reputato quella situazione semplicemente perfetta e
si sarebbe sorbito più che volentieri la dolcezza di Alice.
L’unica consolazione era il fatto che la sorellastra gli
rivolgesse di tanto in tanto qualche occhiata fugace e qualche mezzo
sorriso, a cui Rudi rispondeva con lo stesso sguardo sognante.
Finita la colazione, i tre uscirono in spiaggia per godersi il resto
della mattinata fino all’ora di pranzo. Il mare era limpido e
tranquillo, l’ideale per una giornata di relax.
«Io mi tuffo! Venite anche voi?»,
esclamò Francesco, spogliandosi velocemente ed entrando in
acqua. «Io preferisco prendere il sole»,
affermò Alice, posizionando l’ombrellone nella
sabbia.
Rudi notò che era in difficoltà e le si
avvicinò. «Lascia fare a me», le
propose, afferrando l’ombrellone, e in quell’attimo
le loro mani si sfiorarono appena. Si guardarono negli occhi per
qualche istante, i volti illuminati dai raggi del sole estivo. Poi
Alice spostò lo sguardo dall’altro lato,
imbarazzata, e Rudi sorrise soddisfatto mentre terminava il suo lavoro.
«Com’è che vai a New York?»,
gli chiese lei ad un certo punto, guardandolo di sottecchi mentre
frugava nella borsa alla ricerca della crema solare.
Rudi, seduto sulla sdraio, si voltò verso di lei e la
osservò incantato mentre si disfaceva del vestito e mostrava
soddisfatta il costume nuovo. Alla vista di quelle forme perfette, la
sua mente prese a fantasticare e ricordò la notte passata
alle terme, le sensazioni provate con Alice tra le braccia.
Sentì improvvisamente caldo, molto caldo. «Una
vacanza con Diego, Budino e gli altri», si limitò
a rispondere, togliendosi la maglia. Alice lo raggiunse e si stese
sulla sua sdraio, accanto a lui.
«Per quanto tempo?», chiese titubante.
«Tutta l’estate», rispose lui, sospirando.
Alice si sistemò su un lato, per guardarlo meglio. Il suo
sguardo si posò inevitabilmente sulle spalle del ragazzo e
sul ventre piatto, poi spostò – di nuovo
– gli occhi sul mare, per nascondere l’imbarazzo.
«Ma perché proprio New York?».
«Perché è lontano e abbiamo bisogno di
staccare la spina».
«Abbiamo?»,
chiese Alice, scettica.
«Ho
bisogno di staccare la spina», si corresse Rudi, abbassando
lo sguardo.
Alice si mise a sedere sulla sdraio, sporgendosi verso il ragazzo. Gli
prese il viso fra le mani e lo costrinse a guardarla negli occhi.
«Rudi, mi spieghi cosa ci sei venuto a fare qui?».
Il ragazzo la guardò negli occhi, le mani di lei che gli
accarezzavano il viso. Era il solito deficiente: partiva in quarta per
raggiungerla e ora non sapeva nemmeno cosa dirle. Perché
l’amore doveva essere così incasinato?
«Alice, vieni a farti il bagno!».
La voce di Francesco alleviò la tensione.
«Arrivo», disse lei prontamente, poi rivolse
un’ultima occhiata a Rudi e raggiunse il fidanzato in acqua.
Dopo l’ora di pranzo, i tre passarono il pomeriggio per la
città.
Alice e Francesco camminavano mano nella mano, sotto lo sguardo geloso
di Rudi che faceva di tutto pur di attirare l’attenzione
della sorellastra. Alice gli rivolgeva occhiate fugaci, gli sorrideva,
a volte gli sfiorava per
sbaglio una mano. E Rudi si sentiva in paradiso e allo
stesso tempo all’inferno, perché ogni secondo
passato accanto a lei lo rallegrava e rattristiva allo stesso tempo.
Perché, se lui non avesse fatto niente, Alice sarebbe
rimasta tra le braccia di Francesco.
L’occasione giusta si presentò quella stessa
notte. Dopo un pomeriggio passato in giro per i negozi e una cena in
pizzeria, i tre tornarono a casa e si misero a letto: Alice e Francesco
nella loro stanza, Rudi in quella degli ospiti.
Steso sul letto, Rudi osservava distrattamente il soffitto, chiedendosi
quale fosse la cosa giusta da fare con Alice. Avrebbe potuto aspettare
che passasse la notte e parlarle apertamente il mattino dopo, o magari
andarsene e lasciarle una lettera per evitare tutto
l’imbarazzo. Non
hai dodici anni, quindi smettila di pensarci e domani mattina si
risolverà tutto!, era questo che continuava a
ripetersi nel tentativo di dormire.
Qualche minuto dopo, però, sentì un rumore di
passi leggeri nel corridoio. Uscì dalla stanza incuriosito e
vi trovò Alice, con una camicia da notte che le arrivava a
metà coscia, mentre raggiungeva la cucina. La
seguì senza fare rumore e rimase ad osservarla dietro la
porta.
La ragazza raggiunse il frigorifero e prese una bottiglietta
d’acqua, per poi berne qualche sorso e poggiarsi al mobile
del lavandino. Era così bella, avvolta in quella leggera
camicia bianca, che Rudi si sarebbe fiondato da lei
all’istante e le avrebbe confessato tutto.
Si posizionò davanti allo specchio del salone e
respirò profondamente.
Okay Rudi, questa
è la volta buona. Fatti coraggio e vai da lei!
Si mise a contare fino a venti e, alla fine, strinse i pugni lungo i
fianchi e avanzò verso la cucina.
«Rudi», disse Alice, quando lo vide sulla soglia
della porta, «che ci fai lì?».
Il ragazzo la raggiunse. «Ehm... avevo sete anche
io».
Alice sorrise e gli preparò un bicchiere d’acqua,
che Rudi bevve tutto d’un sorso.
«Grazie», disse, poggiando il bicchiere sul
lavandino. Alice si limitò ad un’alzata di spalle
e fece per andarsene, attraversando lentamente la cucina.
Sperò con tutto il cuore che Rudi la fermasse, mentre
oltrepassava la porta e si inoltrava nel salone.
Rudi rimase imbambolato a guardarla allontanarsi, indeciso o no se
richiamarla.
Poi si fece improvvisamente tutto chiaro: bastavano due parole per
ribaltare la situazione.
Le corse incontro, prima che potesse raggiungere Francesco in camera da
letto, e la trovò intenta a percorrere il corridoio.
«Alice, io ti amo», lo disse tutto d’un
fiato, con il cuore in tumulto.
La ragazza era sul punto di aprire la porta della sua stanza, quando
quelle parole le perforarono l’anima e le arrivarono dritte
al cuore. Si voltò lentamente, con gli occhi sgranati e la
bocca aperta in un’espressione di totale sbalordimento.
Finalmente glielo aveva detto!
«Alice, è così, io ti amo. Altrimenti
non sarei qui».
Rudi attraversò il corridoio e le si avvicinò.
Alice era ancora immobile, quando il ragazzo le cinse i fianchi con le
braccia e fece aderire i loro corpi. Si abbassò
all’altezza del suo viso e le sfiorò appena le
labbra, abbattendo finalmente il muro che si era costruito fra di loro.
«Rudi, io...», mormorò lei, contro la
sua bocca.
«Sssh, non dire niente...», le disse lui, con un
mezzo sorriso.
Sciolse l’abbraccio e si chinò maggiormente su di
lei, per poterla prendere in braccio e portarla nella stanza degli
ospiti, dal momento che nella camera da letto dormiva Francesco.
Alice scrutava Rudi con sguardo ammaliato e lievemente imbarazzato.
Poggiò la testa contro il petto del ragazzo, senza smettere
di guardarlo, e si lasciò trasportare fino in camera dalle
sue braccia forti e sicure. Rudi entrò e si chiuse la porta
alle spalle, accendendo la luce. Alice la rispende prontamente.
«Ma non avevi paura del buio?».
«Questa volta ci sei tu». E non sei un semplice riflesso,
aggiunse mentalmente, ricordando ciò che aveva immaginato il
giorno prima durante la telefonata.
Rudi sorrise e adagiò Alice sul letto, sistemandosi su di
lei. «Sei bellissima», le sussurrò,
osservando incantato quelle forme dolci e sinuose che si intravedevano
attraverso la stoffa chiara della camicia. La baciò con
trasporto e questa volta Alice non ci pensò due volte prima
di mettergli le braccia al collo e rispondere al bacio con la stessa
passione. Le loro bocche si cercavano e si modellavano, le loro mani si
intrecciavano, i loro respiri si mescolavano.
Fu solo quando Rudi le scostò la stoffa da una spalla e
iniziò a seminarle una scia di baci lungo il collo, che
Alice si rese conto di ciò che stava realmente accadendo.
«Rudi, noi... non possiamo... non sarebbe
giusto...».
«Fermami», la incitò lui, mentre le
sbottonava la camicia.
Alice mise le mani su quelle di Rudi, in un vano tentativo di
bloccarlo. Ma finì solo per aiutarlo con i bottoni e
affrettare l’impresa, perché fermarlo era
effettivamente l’ultima cosa che avrebbe voluto fare in quel
momento. E avrebbe dato tutta se stessa, pur di trascorrere la notte
con Rudi e non con Francesco. Perché amava il suo
fratellastro come non aveva mai amato e poco importava se, nella stanza
accanto, Francesco dormiva inconsapevole di quello che lei stava
facendo.
«Rudi...», mormorò tra un bacio e
l’altro. «Come faccio con Francesco?
Noi...».
Il ragazzo le sfilò completamente la camicia e la
gettò per terra, mentre Alice gli toglieva la maglia e i
pantaloni con movimenti veloci e impazienti.
«Non pensare a lui, pensa a quello che vuoi davvero
tu».
«Ma non è giusto... noi... un altro
incidente...».
«Quello alle terme non era un incidente, Alice, e lo sappiamo
benissimo tutti e due», rispose il ragazzo, mentre la baciava
lungo la spalla e l’incavo del seno. La ragazza
inarcò la schiena e gettò la testa indietro,
intrufolando le dita tra i capelli di lui. «Né
tantomeno questo
sarà un incidente», concluse Rudi, slacciandole il
reggiseno.
«Ma non stavo con Francesco quando successe quello e invece
ora...».
Rudi risalì lungo il corpo della sorellastra e la
baciò ancora, seguendo il contorno di quelle labbra morbide.
Alice gli afferrò il viso tra le mani, accarezzandolo quasi
con rabbia, e lo baciò avidamente. «Dimmi che non
mi ami», la stuzzicò ancora una volta Rudi,
scendendo con le mani lungo il corpo della ragazza. Ne
accarezzò i fianchi e le gambe, giocando con
l’orlo dell’intimo in attesa di una risposta.
Risposta che, ovviamente, non arrivò.
«Visto?», le chiese con un sorriso. Il cuore di
Alice batteva forte e sembrava volesse scoppiarle dal petto. Stava
tradendo Francesco, lo stava facendo davvero, eppure non avrebbe mai
voluto separarsi da Rudi. Perché sì, lei lo amava.
Il ragazzo le sfilò anche l’ultimo indumento che
copriva la sua nudità e Alice fece lo stesso con lui,
finché si ritrovarono nudi ed eccitati in quel letto che
sapeva d’amore e di proibito.
Rudi le sorrise di nuovo, accarezzandole piano il volto e baciandola
delicatamente, poi la fece sua per
la seconda volta e comprese che era quello il suo posto
nel mondo, accanto a lei, che lo faceva sentire a casa ovunque fosse.
Gemiti e sospiri erano gli unici rumori udibili in quella stanza,
mentre i due corpi si muovevano all’unisono, come fossero
stati creati per appartenersi. Si amarono fino allo sfinimento e si
addormentarono l’uno tra le braccia dell’altro, con
un «Ti amo» sussurrato al silenzio e una promessa
fatta con il cuore. «Torna con me a Roma, domani
mattina», le aveva sussurrato Rudi, abbracciandola, prima di
cadere tra le braccia di Morfeo.
Quella mattina, Rudi si svegliò in un letto che non era il
suo e i ricordi nella notte precedente lo investirono come un fiume in
piena. Sorrise, allungando un braccio verso l’altra parte del
letto, ma Alice non c’era e allora pensò che fosse
tornata da Francesco per non destare sospetti prima del dovuto.
Si alzò, quindi, per prepararsi al ritorno in Italia, ma
scoprì che la casa era deserta.
Alice e Francesco sembravano spariti.
Lui, la sua mossa l’aveva fatta: aveva trovato il coraggio
per dimostrarle quanto la amava e le aveva chiesto di ripartire con
lui, quindi ora spettava a lei fargli capire cosa aveva intenzione di
fare.
Prese la valigia e uscì da quella casa, ripercorrendo a
ritroso il vialetto che portava in spiaggia. Fu allora che
trovò Alice, seduta sulla sabbia, che guardava il mare. I
capelli mossi dal vento e la valigia a fianco. Le si
avvicinò, sfiorandole la testa con una carezza.
«Se n’è andato»,
sussurrò lei, stringendosi le gambe al petto.
«Gli hai detto...».
«...tutta la verità. E se n’è
andato».
Rudi si inginocchiò accanto a lei e notò che
aveva lo sguardo perso nel madre. Possibile che fosse triste per come
erano andate le cose? La abbracciò forte. «Mi
dispiace».
«A me no», rispose lei. «E questo mi fa
capire tante cose».
«Tipo?».
«Tipo che ti amo e non vedo l’ora di rivedere
Roma».
Rudi sorrise e le allungò una mano, per aiutarla a mettersi
in piedi.
Si baciarono cullati dal fruscio delle onde e poi si incamminarono
verso l’aeroporto.
Con te sono stata bene,
Francesco, ma
è lui che amo, si disse mentalmente Alice,
mentre stringeva forte la mano di Rudi, pronta ad andare perfino in
capo al mondo.
Il Deficiente e la Sardina: chi l’avrebbe mai detto?
Note dell'autrice:
Credetemi, avrei voluto aggiornare tra qualche giorno. Ma questa
mattina ho provato a scrivere l'inizio del capitolo e le parole mi sono
venute automaticamente. Comunque, spero che questa storiella vi sia
piaciuta e ringrazio le anime
pie che hanno recensito il primo capitolo. Me lo lasciate
un commentino anche questa volta? Grazie a tutti, alla prossima storia!
*___*
Soly Dea
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