Il vero dolore

di gingerfox
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ciccio ***
Capitolo 2: *** Cincia ***



Capitolo 1
*** Ciccio ***


Stuart “Ciccio” Wall era seduto mollemente su una sedia della cucina, con il braccio a penzoloni e la testa rivolta verso il soffitto.
Non stava ad ascoltare ciò che Cubicolo- ciò che suo padre stava dicendo per rassicurarlo.
Non è colpa tua.
Non sono morti per te.
Abbiamo preferito non farti andare al funerale perché sei troppo coinvolto emotivamente, ora.
Le parole gli scivolavano via e, nel remoto caso in cui riuscisse a cogliere il senso di una frase, quella rimaneva impigliata nella fitta rete di pensieri che si era formata nella sua testa.
A sconvolgerlo non erano le bare che aveva visto o la mano che Colin gli aveva poggiato sulla spalla (il primo gesto d’affetto dopo anni), ma il rimorso e il dolore che lo attanagliavano.
Non importava quanto Tessa continuasse a dire che lui non aveva nessuna colpa tranne quella di essere stato un po’ troppo ragazzino, lui lo sapeva di essere l’assassino di due persone.
Per tutta la vita aveva preso in giro Sukhvinder per la sua debolezza: ora quello senza difese era lui.
Si era anche permesso di odiare Arf perché si sarebbe trasferito di li a poco, e in quel momento avrebbe pagato a peso d’oro chiunque lo avesse strappato via da quella casa.
 
Infondo, Stuart lo sapeva.                                                          
Era sempre stato debole, a ripararsi offendendo con i suoi modi taglienti, e il karma lo aveva semplicemente ripagato di tutto il dolore che aveva sparso.

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Capitolo 2
*** Cincia ***


Sukhvinder “Cincia” Jawanda si era conficcata le unghie nei palmi delle mani così tante volte che avevano iniziato a sanguinare.
Era tornata a scuola qualche giorno dopo il funerale di Krystal, trovandosi in un luogo molto diverso da quello che aveva lasciato.
Innanzitutto, quando passava per i corridoi riceveva sguardi differenti da quelli carichi di beffe a cui era abituata.
Nessuno l’aveva offesa perché era nera.
Nessuno aveva menzionato i suoi baffetti, né il suo “non essere magra”, né la sua somiglianza ad un qualche animale di cui non sapeva l’esistenza.
Stuart Wall non si era presentato a scuola, e per quanto Sukhvinder potesse capire come si sentiva non sarebbe mai andata alla sua porta per tirargli su il morale.
In quel momento si stava rigirando la lametta tra le mani.
I suoi parenti dormivano -sentiva suo padre russare- e lei aveva colto l’occasione per sfogare un po’ di quella tristezza che la attanagliava.
Pensando a Ciccio, al funerale e alle due bare, però, si era bloccata.
C’era chi soffriva molto più di lei.
Terri, la madre di Robbie e Krystal, aveva urlato e pianto per due giorni di fila da quando l’avevano portata via dalla chiesa.
Non si era informata molto, ma aveva sentito dire da qualcuno che aveva cacciato via da casa un certo Obbo e che andava a mettere dei fiori freschi ogni tanto sulle tombe.
Sukhvinder mollò la lametta dove l’aveva trovata, ripromettendosi di buttarla quanto prima possibile.
Non si sarebbe più tagliata, ma avrebbe lottato perché Bellchapel fosse rimasto aperto.
Per Barry.
Per Krystal e Robbie.
Per Terri, che aveva smesso di drogarsi -o, almeno, lo faceva più raramente- in ricordo dei figli.
Per se stessa, per dimostrare che nessuna offesa l’avrebbe più buttata giù ora che aveva capito cos’era il vero dolore. 



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