Jenny and Pitch: two lives... one destiny

di Fairyceltica
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un dolce arrivo ***
Capitolo 2: *** Una grande rivelazione ***
Capitolo 3: *** Una svolta imprevista ***
Capitolo 4: *** L'incontro ***



Capitolo 1
*** Un dolce arrivo ***


L'autunno era ormai alle porte.
La neve scendeva silenziosamente sui vecchi tetti della città e, di tanto in tanto, piccoli cumuli di neve cadevano giù dai rami degli alberi.
Nel parco della città, una figura magra e snella camminava lungo la stradina, lasciando dietro di sè una scia di fiocchi di neve.
Jack Frost seguì il sentiero assorto nei suoi pensieri, come spesso gli accadeva.
Ventiquattro anni...
Ventiquattro anni erano passati da quando aveva affrontato e sconfitto Pitch, il malvagio Guardiano degli Incubi...
Ventiquattro anni anni da quando era partito sulla slitta di Nord, assieme a Dentolina, Calmoniglio e Sandman...
Ventiquattro anni da quando aveva visto per l'ultima volta il piccolo Jamie...
E in tutto quel tempo non era mai andato a trovarlo neanche una volta.
Dopo la vittoria su Pitch, molte cose erano cambiate: ora che era un Guardiano, aveva molte responsabilità sullle spalle e non aveva mai il tempo di andare trovare nessuno, neanche i suoi amici Guardiani, anche loro molto più indaffarati di prima.
Tuttavia quella sera, finalmente, era riuscito a procurarsi un pò di tempo libero e il suo primo pensiero fu quello di far visita a Jamie.
Ma... si sarebbe ricordato di lui, anche se non si erano più visti da tanto tempo?
Ma soprattutto... credeva ancora in lui?
Scacciò via quel pensiero e si alzò in volo, sprigionando uno sbuffo di vento gelido.
Volò per qualche minuto quando poi vide la casa di Jamie.
Atterrò sul piccolo giardino incrostato di brina, salì i gradini e bussò alla porta.
Quando si aprì, Jack trattenne il fiato.
Ad aprire la porta fu un uomo alto e magro e dai capelli castano chiaro.
Aveva il naso dritto e portava gli occhiali... e da dietro quegli occhiali, un paio di occhi chiari fissarono quelli grigi di Jack.
Quel volto era assomigliava tanto a...
- Jamie?- sussurrò incredulo lo Spirito della Neve.
L'uomo, stupito, fece un passo verso di lui.
- Jack... da quanto tempo...- disse Jamie.
Sorrise.
- Oh Jack!- urlò abbracciandolo.
Si strinsero forte come non mai, come si erano mancati!
- Sapevo che saresti tornato- disse Jamie, lasciandolo andare.
A quelle parole Jack si commosse.
- Avrei voluto venirti a trovare tutti i giorni, ma sai com'è, sono un Guardiano e la mia agenda è sempre piena di impegni- sorrise Jack.
Jamie scoppiò a ridere.
Dopo averlo fatto entrare in casa, si diressero nel salotto dove un allegro fuocherello scoppiettava dentro il camino.
Jack si guardò intorno curioso quando una figura attirò la sua attenzione.
Un giovane donna dormiva sul divano.
Si ricordò di lei, si chiamava Kate ed era una delle amiche d'infanzia di Jamie.
Una di quelle poche persone che, assieme all'amico, credevano in lui.
Ma la cosa che lo sbalordì... fu il pancione.
- Jamie... stai per diventare padre!- esclamò commosso.
- Mia figlia verrà al mondo fra tre mesi- sorrise lui.
 Jack si sentì pietrificato.
Jamie, che era solo un bambino buffo e simpatico quando lo aveva conosciuto, ora era diventato un uomo... e stava per diventare padre.
Gli occhi cominciarono a inumidirsi, ma riuscì a trattenere le lacrime.
- Sono contento per te- riuscì a dire.
A un tratto Kate cominciò a muoversi nel sonno e si svegliò.
Quando vide Jack sgranò gli occhi.
- Jack... sei tu... sono... yawn... felice di rivederti...- disse sorridendo.
- Sono felice anch'io di rivederti, Kate- rispose Jack.
I nostri amici passarono il resto della serata a chiaccherare, a raccontare tutte le cose erano successe, risero, scherzarono... e dopo molti anni di solitudine, Jack si sentì la persona più felice del mondo.

Il tempo passò e Jack trascorse molte giornate (non tutti i giorni, ovviamente) assieme a Jamie e Kate.
Gli altri Guardiani, quando potevano, andavano a trovare i due umani e furono ben felici della notizia che sarebbero diventati genitori.
Tutto proseguì tranquillamente... quando poi arrivò il grande giorno.
Jamie, con le mani in tasca, camminava avanti e indietro lungo il corridoio dell'ospedale, con le orecche ben dritte, in attesa di sentire le grida della sua bambina che ancora non arrivava.
- Non essere agitato, andrà tutto bene- lo consolò Jack, un pò spazientito.
Era da ben mezz'ora che Jamie camminava a quel modo!
- Sono in ansia, Jack! E se non sarò un buon padre? E se mia figlia non sarà orgogliosa di me? E se...-
Degluitì.
- E se Pitch dovesse tornare?-
- Non preoccuparti, amico mio, Pitch non si è più fatto vivo da quando quei cavalli-incubo lo hanno trascinato nel suo Regno, e se dovesse tornare lo prenderò a calci nel...-
A un certo punto la porta si aprì e il dottor Johnson si avvicinò a Jamie.
- Avete una figlia bellissima, signore- disse il dottore con un sorriso.
Jamie si sentì mancare.
Entrò lentamente nella stanza seguito da Jack (che il dottore non poteva vedere).
Kate era seduta sul letto e, tra le sue braccia, una neonata dormiva serena.
Si avvicinò alla moglie, con le lacrime agli occhi.
Gli sorrise e gliela porse.
- E' bellissima amore mio- disse Jamie.
Jack rimase incantato dalla visione della nuova arrivata.
- A-avete deciso co-come chia-chiamarla?- balbettò.
- Jenny- disse Kate.
- Un bel nome- rispose, cominciando a sentirsi un pò imbarazzato.
Non gli piacevano le situazioni così sdolcinate!
- Jack- fece poi Jamie, serio.
- Sì?-
- Io e Kate abbiamo pensato... vorresti essere il suo padrino?-
Lo Spirito della Neve rimase sconvolto.
Non si aspettava una domanda del genere.
- Cosa!? Cioè... ecco... sarebbe... sarebbe fantastico!- riuscì a dire, tant'era emozionato.
- Posso prenderla in braccio?-
- Certo che puoi!- disse l'uomo, allegro.
Quando Jack ebbe Jenny tra le braccia, provò un caldo al cuore come non lo aveva mai provato prima in vita sua.
- Ciao piccola... ehm... quando sarai abbastanza grande t'insegnerò a fare i pupazzi di neve, e a costruire dei bellissimi castelli di ghiaccio... Ti piacerebbe?- domandò.
La bambina si accoccolò contro il suo petto e un leggero sorriso nacque sul suo piccolo volto.

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Capitolo 2
*** Una grande rivelazione ***


Buio.
Solo il buio e la paura regnava in quel luogo oscuro e inquietante, dal quale nessuno, neanche i più coraggiosi, avrebbero mai osato metterci piede.
Un uomo molto alto, vestito di nero e dalla pelle grigiastra, osservava inespressivo il mappamondo dorato che fluttuava sopra un piedistallo di pietra.
Tutte quelle lucine dorate... tutti quei bambini che avevano sogni e speranze... e che credevano nei Guardiani...
Fece una smorfia carica di amarezza.
Come gli mancavano i Secoli Bui.
A quei tempi era lui a governare sulle menti dei mortali, e come adorava terrorizzarli nel mondo dei sogni, luogo dove potevano estraniarsi dalla realtà... diventando più vulnerabili.
Come andava in brodo di giuggiole quando li vedeva svegliarsi di sopprassalto, madidi di sudore e con la paura negli occhi...
Ma tutto cambiò quando arrivarono i Guardiani...
Da quel momento in poi fu costretto a rifugiarsi in ridicoli antri bui, sotto i letti delle sue vittime...
Ma poi col passare del tempo era diventato più potente, potente a tal punto da attaccare i Guardiani, indebolendoli quasi fino a farli sparire... tutto stava procedendo secondo i suoi piani... quando poi era arrivato Jack Frost.
E ora si trovava rinchiuso nel suo stesso Regno e privo di forze!
- Non preoccupatevi, piccoli mortali...i Guardiani potranno anche avermi sconfitto, ma io esisterò sempre... e non sarete mai al sicuro da me...neanche loro- sibilò.
Fece per volare via quando poi sentì un strano calore al petto, come se una freccia di fuoco lo avesse colpito.
Spaventato, si portò la mano nel punto esatto dove ci sarebbe dovuto essere il cuore.
- Che cosa...?- disse, sconvolto.
Sentì poi un un rumore regolare e calmo...
Il battito di un giovane cuore... che veniva dal mondo degli umani...
Pitch fece un gesto con la mano e una sfera, avvolta da nubi nere, apparve davanti a lui.
La prima cosa che vide fu un edificio color bianco sporco... sembrava un ospedale.
La scena cambiò e delle persone presero il posto dell'immagine precedente.
C'era una donna seduta su un letto con accanto un uomo dal volto familiare, e vicino... c'era Jack Frost!
Ma la cosa che attirò Pitch fu quella piccola creaturina che lo Spirito della Neve teneva tra le braccia.
Provò una strana sensazione quando la vide.
Si sentì... legato a lei...confortato.
Ma cosa poteva significare?
Un sorriso malvagio e inquietante nacque sul suo volto, mostrando i denti affilati come quelli di uno squalo.
Schioccò le dita e, dal nulla, apparve un incubo spaventoso che trotterellò al suo fianco.
- Osserva questa piccola creatura, e se scopri qualcosa di interessante torna subito qui- ordinò.
Il cavallo nitrì e si alzò in volo, galoppando con leggerezza via dalla piazza.
Pitch tornò poi alla sfera e sorrise.
- Ciao, bambina mia- sussurrò con dolcezza - benvenuta nel mondo della vita... ho l'impressione che ci incontreremo, un giorno...-
Dalla sua bocca uscì una risata fragorosa, cupa e agghiacciante, che rimbombò in ogni angolo del suo Regno.



Il giorno dopo Kate e Jamie lasciarono l'ospedale e, felici come non mai, mostrarono alla piccola Jenny la sua nuova casa.
Jack, invece, volò alla velocità della luce verso il Polo Nord per riferire ai suoi amici la bella notizia.
Quando scorse in lontananza il Palazzo di Nord, si lasciò traportare dai ricordi...
Era passato molto tempo dall'ultima volta che era entrato in quel palazzo allegro e colorato, con i suoi Yeti e Folletti che lavoravano freneticamente, con il grande mappamondo al centro del grande salone, ricoperto di lucine dorate...
Quando atterrò davanti al grande portone di legno, bussò due o tre volte e quando la porta si aprì, apparve un piccolo folletto col cappello rosso.
Quando vide Jack Frost, fece un balzo di gioia e iniziò a battere le mani.
- Sono contento anch'io di vederti- sorrise il ragazzo - Nord è per caso impegnato?-
Il folletto gli fece cenno di seguirlo e percorsero un lungo corridoio per poi raggiungere una porta di legno d'acero.
Jack fece per ringraziare il folletto, ma quando si girò lo vide fuggire via.
- Ehi, aspetta!- urlò lo Spirito della Neve.
Quando il folletto scomparve, alzò un sopracciglio con aria interrogativa.
- Folletti...- commentò.
Afferrò la maniglia e la girò, emettendo un dolce scricchiolio.
Ma all'improvviso...
- CHI SI RIVEDE!!!!!-
Quell'urlo fece fare a Jack un balzo impressionante e il bastone gli sfuggì di mano.
Al centro della sala del mappamondo Nord, Dentolina, Calmoniglio e Sandman tenevano in mano un bicchiere di idromele e sorridevano al nuovo arrivato.
- Congratulazioni, ragazzo!- urlò il bonario Nord dandogli un'affettuosa pacca sulla spalla.
- Come fai sapere che...- fece Jack, stupito.
- La mia pancia, giovanotto, te ne sei dimenticato?- gli ricordò il vecchio.
Calmoniglio si avvicinò.
- A furia di svolazzare nella brezza gelida, ti sei raffreddato la memoria- commentò con la sua voce calma ma irritante.
- Calmoniglio, non essere scortese con lui- lo rimproverò Dentolina.
- Non preoccuparti, è il suo modo per dire che è felice di rivedermi- rispose Jack.
Calmoniglio alzò gli occhi al cielo, ma sorrise.
Sandman creò una serie di palloncini dorati che cominciarono a svolazzare allegramente sul soffito.
Dentolina poi abbracciò Jack.
- Sono felicissima per te! Sei padrino, ora! Allora raccontaci tutto!-
Jack bevve un sorso di idromele, si schiarì la voce e inziò il suo racconto.
- Allora... ero in sala con Jamie che mi stava insegnando a giocare a scacchi, quando Kate ha cominciato ad avvertire dei dolori allo stomaco, e così, in fretta e furia, l'abbiamo portata in macchina e siamo corsi in ospedale il prima possibile. La bambina tardava ad arrivare, e Jamie era più preoccupato che mai. Tuttavia il dottor Johnson lo ha rassicurato dicendogli che sarebbe andato tutto bene. E così, alle tre del pomeriggio, è nata Jenny!-
- Mi piace moltissimo il nome!- disse Dentolina, eccitata.
- E com'era?- domandò Nord.
- Bhè, i capelli sono di un bel castano nocciola come quelli di Jamie, gli occhi invece ce li ha grigi come Kate... e non ha fatto altro che sorridere!-
- Non vedo l'ora di vederla!- disse poi la Fata dei Denti.
- Vedessi com'è piccola- continuò Jack con un sorriso - quando l'ho presa in braccio le ho parlato e mi ha sorriso e poi...-
Jack non riuscì a finire la frase perchè i suoi amici si pietrificarono, come se avesse detto qualcosa di spaventoso.
E per giunta, a Nord andò di traverso l'idromele e comiciò a tossire.
Sandman gli tirò qualche pacca sulla schiena, tutto preoccupato.
Quando il vecchio recuperò il respiro, guardò Jack con gli occhi sbarrati.
- Cos'è che ha fatto la piccola?- domandò.
- Bhe... l''ho presa in braccio, le ho parlato e mi ha sorriso... perchè?-
- Ragazzo- disse Nord con voce scioccata - non ti sei reso conto che la bambina riesce a sentirti, nonostante sia una neonata?-
Jack si sentì ghiacciare (si fa per dire).
Non ci aveva mai pensato.
- C-com'è possibile... che una neonata riesca già a vederci...?- balbettò incredulo Calmoniglio.
- Hmmm- fece Nord, pensieroso - forse il libro antico potrà aiutarci-
Detto questo si avvicinò alla scrivania, aprì un cassetto e tirò fuori un vecchio libro impolverato.
Quando lo appoggiò sulla scrivania, si alzò una nuvoletta di polvere.
Mentre sfogliava le pagine concentrato, gli altri si avvicinirarono al libro incuriositi.
Ci furono diversi minuti di silenzio.
A un certo punto Nord fece un urlo di sorpresa, spaventando Calmoniglio, questa volta.
- Che hai scoperto, che hai scoperto?- domando Dentolina con le ali che battevano velocissime.
Il vecchio continuò a leggere qualche riga, e la sua espressione diventava sempre più sorpresa.
Jack gli si avvicinò ancora di più, preoccupato per il suo comportamento.
- Nord?-
Il vecchio guardò il ragazzo dritto negli occhi.
- Jack... Jenny è una bimba speciale-
- Che vuoi dire?- domandò confuso.
Nord chiuse il libro e, con il viso serio ma allo stesso tempo carico di meraviglia, si voltò verso gli altri Guardiani.
- Jenny ha il Dono della Vista... può vederci anche senza credere nella nostra esistenza-
A quelle parole, i nostri amici rimasero sconvolti.
- Quindi... Jenny può vedere anche... tutte le altre creature leggendarie?- sussurrò Calmoniglio.
- Sì... banshee, fate, folletti, boggart, elfi... tutti loro. Ma come tutti i poteri, anche questo dono ha un prezzo- rispose Nord.
Sospirò.
Jack Frost fece per domandargli che tipo di prezzo fosse, ma bastò guardare gli occhi del vecchio per capire...


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Capitolo 3
*** Una svolta imprevista ***


Era una splendida domenica autunnale.
Le collinette del bosco erano ricoperte di foglie gialle e arancioni, e gli alberi spogli e scheletrici davano al paesaggio un non so che di magico e misterioso.
Una bambina di otto anni, con un sacchetto in mano, osservò con cura le foglie che erano intorno a lei e, dopo qualche minuto, raccolse una grande foglia di quercia.
- Questa andrà benissimo- disse, mettendola nel sacchetto.
Gironzolò in mezzo alla radura in cerca di altre foglie, quando poi vide Jack Frost svolazzare tra gli alberi.
- Hmmm... questa ti va bene, Jenny?- domandò il ragazzo mostrandole una foglia lunga e seghettata.
- Sì, è perfetta!- esclamò lei.
Jack sorrise, soddisfatto.
Jenny continuò a esplorare la radura, quando poi vide in lontananza delle piccole lucciole.
Piena di curiosità, si avvicinò sempre di più e si rese conto che non erano lucciole... ma fatine!
Quando le creature fatate si resero conto che la piccola le poteva vedere, invece di scappare cominciarono a danzare intorno a lei, ridendo con le loro voci cristalline.
- Ciao, sono Jenny e voi chi siete?- domandò con un sorriso che le andava da un orecchio all'altro.
- Sono le Fate dell'Autunno- spiegò Jack dopo averla raggiunta.
- Wow... sono bellissime! Quindi anche loro amano raccogliere le foglie come me?- domandò.
Jack scoppiò a ridere.
- Non solo, Jenny: loro le usano per fabbricare vestiti, per creare aromi squisiti e per proteggersi dal freddo. A volte le usano anche come paracadute se sono ancora piccole per volare!-
Le sue parole pietrificarono la bambina e, una volta ripresa, fece dietrofront e cominciò a raccogliere le foglie più grandi che riusciva a trovare.
- Che hai intenzione di fare?- domandò divertito lo Spirito della Neve.
- Ho deciso che creerò il più grande paracadute del mondo! Così potrò volare quando voglio!- disse Jenny, allegra.
Quella risposta, così ingenua ma sincera, fece ridere Jack così tanto che dovette appoggiarsi al bastone per evitare di afflosciarsi sul terreno.
- Che c'è da ridere?- chiese Jenny inarcando un soppracciglio, con fare interrogativo.
- Niente, Jenny, niente... sù, sbrighiamoci a raccogliere queste foglie, che è quasi ora di pranzo!-rispose lui, trattenendo i risolini.


Quel pomeriggio Jamie e Kate avevano un colloquio di lavoro, per cui Jenny andò a casa di zia Sophie, che abitava a qualche isolato da lei.
Sophie Bennett era una giovane professoressa di storia dell'arte, dai capelli lunghi e biondi raccolti in una treccia, e i suoi occhi verdi brillavano sempre di allegria.
La bambina adorava la sua casa, con il suo ingresso pieno di quadri dai colori blu cobalto, turchese e lilla, la cucina che profumava di lavanda, la camera da letto e quella per gli ospiti dalle pareti aracioni e marroni...
- Allora che cosa facciamo oggi, tesoro?- domandò la zia andando nel salotto, seguita dalla nipote.
- Non lo so, ecco... hmmmmm... mi racconti la storia della Bella e la Bestia, per favore?- chiese Jenny.
Jack, che si era seduto sulla poltrona, trattenne una smorfia esasperata.
Quella storia la conosceva ormai a memoria!
Sophie prese dei cuscini, li mise per terra e si sedette.
Dopo aver preso fiato, cominciò a raccontare la storia preferita di Jenny.
Il tempo sembrò volare e in un batter d'occhio arrivò l'imbrunire.
Jack gettò uno sguardo alla finestra.
Jamie e Kate non erano ancora tornati.
Molto probabilmente la riunione era ancora in corso, oppure era appena finita e stavano tornando a casa.
Verso l'ora di cena mangiarono una pizza e guardarono un documentario sui cavalli, della National Geographic.
A Jenny piacevano quegli animali selvaggi che trasmettevano libertà e forza, gli erano sempre piaciuti.
Ma il suo preferito era il Friesian, con il suo mantello nero come la notte, fisico possente e con la criniera ondulata, all'apparenza inquietanate ma buono d'animo.
Quella tranquillità venne poi interrotta da uno squillo.
- Vado io, restate pure seduti!- disse Sophie precipitandosi nell'ingresso.
Quando portò la cornetta del telefono all'orecchio, una voce maschile parlò.
Jack aguzzò le orecchie.
- Pronto?- domandò.
- Buonasera Sophie, sono Karl- disse la voce maschile.
- Oh, ciao! Come stai?- chiese Sophie.
Il signor Karl Rebosky era un collega e amico di Jamie.
- Io sto bene, grazie. E tu?-
- Bene anch'io, sono a casa che sto guardando un documentario con la mia nipotina. Com'è andata la riunione? E Jamie e Kate?-
Quando Karl rispose...
Il sorriso di Sophie svanì come il fumo, e Jack si immobilizzò.
- E' proprio per questo che ti ho chiamata. Tuo fratello e Kate... ecco... non si sono presentati. Volevo chiederti se per caso li hai visti, è tutto il pomeriggio che cerco di chiamarli, ma non mi hanno risposto neanche una volta-
Le parole di Karl la colpirono come uno schiaffo.
Sbattè gli occhi un paio di volte e quandò parlò, la sua voce si fece incrinata.
- Karl... non ho la minima idea di dove possano essere finiti, credevo fossero con te... forse saranno a casa, ma è improbabile. Ti chiamo se li trovo-
- Ok, allora. Stammi bene-
Finita la conversazione, Sophie s'infilò un cappotto e prese le chiavi della macchina.
Jack, facendo attenzione a non svegliare Jenny che si era addormentata sul divano, prese il bastone e raggiunse la donna.
- Non è da Jamie sparire in questo modo, dev'essere successo qualcosa- disse Sophie - Vado a cercarlo-
- Forse è meglio che vada io- rispose Jack - io sono più veloce e posso volare, in questo modo farò a presto a trovarli-
Sophie ci riflettè un pò, e alla fine acconsentì.
- Hai ragione, è meglio che vada tu. Buona fortuna- disse mordendosi il labbro, come spesso le succedeva quando era preoccupata.
- Stai tranquilla, sono certo che staranno bene- la rassicurò lui.
Quando uscì di casa, si alzò in volo e si diresse verso la casa di Jamie e Kate.
A quell'ora della notte, si divertiva a vedere la città rivestita di luci, ma in quelle circostanze non aveva alcuna intenzione di divertirsi.
Dopo un quarto d'ora atterrò sul vialetto e raggiunse la porta principale, dopodichè creò una piccola stalattite per forzare la serratura.
Quando entrò trovò l'ingresso completamente in ordine.
Controllò la cucina, la sala degli ospiti, il bagno, il salone...
Niente.
Sentendo il cuore che cominciava a battere sempre più forte dal panico, Jack uscì di casa velocemente, senza neanche chiudere la porta.
- JAMIE! KATE! DOVE SIETE?- urlò mentre volava di strada in strada, di quartiere in quartiere...
Ma non trovò nè loro nè la loro macchina.
Stanco morto, atterrò nel parco pubblico e si lasciò cadere su una panchina arrugginita.
- Dove siete?- continuò a domandarsi, ansimando.
Per un attimo provò un brivido di paura.
E se i suoi amici si trovassero davvero in pericolo?
- Impossibile- si disse ad alta voce, come per rincuorarsi - la loro macchina si sarà guastata e adesso saranno... saranno... forse nei pressi del bosco! Una delle strade principali passa di lì!-
Con la speranza nel cuore, il ragazzo spiccò il volo e , veloce come un colibrì, ispezionò la strada che passava vicino al grande bosco, dove aveva trascorso la mattinata con Jenny.
Ogni attimo che passava, sperò di intravedere l'auto dei suoi amici in mezzo alla strada.
Ma ogni attimo che passava, la speranza svanì lentamente, lasciandolo in preda allo sconforto.
E alla paura.


Erano passate due ore, ma Jack non era ancora tornato e Sophie, per tranquillizzarsi, decise di preparare un pò di the.
Il documentario era finito da un pezzo, per cui prese il telecomando e cominciò a navigare di canale in canale, nella speranza di trovare qualcosa che la distrasse.
Ogni dieci minuti guardava fuori dalla finestra della cucina, aspettandosi di vedere Jack tornare.
- Zia Sophie?-
La vocina assonnata di Jenny la fece sobbalzare.
- Tesoro, non riesci a dormire?- domandò la zia, avvicinandosi a lei.
La piccola fece di sì con la testa.
- Mamma e papà sono tornati?-
Sophie rispose dopo qualche secondo.
- Non ancora... ma non preoccuparti, saranno qui fra poco- la rassicurò lei.
Poi l' accompagnò in camera da letto e, mentre le rimboccava le coperte, la bambina fece un sorrisino.
- Non vedo l'ora che tornino presto- disse.
- Arriveranno, Sophie. Buonanotte-
- Buonanotte-
Dopo aver chiuso la porta, Sophie scese le scale e andò in salotto.
Si sedette sul divano e sospirò.
Le sue parole erano riuscite a tranquillizzare Jenny, ma non avevano fatto altro che aumentare la sua angoscia.
E quando Jack tornò, sperò di vedere il viso allegro di Jamie e quello sorridente di Kate.
Ma non fu così.


L'indomani cominciarono le ricerche, e quasi tutti gli abitanti della città vi parteciparono.
- Non preoccupatevi, signorina Bennett, la mia squadra è fra le migliori del distretto. Li troveremo- disse l'ispettore Warrington.
Sophie si strinse nelle spalle.
Jenny, che era accanto a lei, fece un passo verso l'uomo.
- Mamma e papà stanno bene, vero?- domandò con gli occhi lucidi.
L'ispettore guardò per un secondo Sophie, poi Jenny.
- Li riporteremo a casa- si limitò a dire.
Quando si allontanò da casa, Jack posò la mano sulla spalla della bambina.
- Vuoi che andiamo a fare un giro?- le domandò, cercando di rallegrarla.
Jenny scosse la testa con tristezza.
- Non ne ho molta voglia- sussurrò.
- Hmmm.... e se andassimo a raccogliere qualche foglia? Ci divertiremo!- suggerì il ragazzo.
Jenny fece un sorrisino.
Mentre attraversavano il vialetto, Jack si girò per guardare Sophie.
Era rimasta sulla soglia della porta.
I suoi occhi erano carichi di angoscia.
L'unica consolazione era che Jenny si sarebbe distratta un pò.
Poi entrò in casa.


Passarono tre giorni, ma la polizia non scoprì niente.
Jenny chiese più di una volta a Jack e Sophie se poteva partecipare anche lei alle ricerche, ricevendo sempre un no come risposta.
- E' una cosa che possono fare solo gli adulti, non i bambini- spiegò Jack, con i gomiti appoggiati su davanzale del salone.
Jenny sospirò e, per ingannare il tempo, prese un libro e cominciò a leggere.
Era così triste e angosciata da non prestare attenzione ai significati delle parole.
Jack, invece, cominciò a creare dei piccoli fiocchi neve che scesero silenziosamente sul pavimento.
Ora che ci pensava, l'autunno era ormai finito e poi sarebbe dovuto andare via per portare l'inverno in tutto il mondo.
Ma non voleva lasciare Jenny in quelle condizioni.
Più di una volta l'aveva sentita singhiozzare nel cuore della notte, e al mattino non faceva colazione oppure mangiava pochissimo.
Avrebbe voluto stare con lei, e sperò che Jamie e Kate venissero ritrovati presto e sani e salvi, così, almeno, sarebbe potuto partire con la certezza che Jenny tornasse felice.
E che i suoi amici stessero bene.
Ma il richiamo si faceva sempre più incessante.
Non sarebbe potuto rimanere ancora per molto.
Continuò a tormentarsi...quando poi...
Knock!
Knock!
Knock!
Qualcuno aveva bussato alla porta.
Jenny sobbalzò e, seguita da Jack, raggiunse l'ingresso e aprì la porta.
Sulla soglia c'era l'ispettore Warrington.
Un piccolo barlume di speranza si riaccese nel suo piccolo cuore.
- Oh, ciao piccola. Ehm... tua zia è in casa?- domandò.
La piccola fece per aprir bocca, quando Sophie corse loro incontro.
- Buongiorno ispettore, stavo lavando i piatti e non ho sentito bussare- disse, mettendosi a posto il grembiule.
L'uomo fece un cenno con fare comprensivo, poi si schiarì la voce.
Aprì la bocca ma la richiuse.
Capendo la situazione, Sophie disse a Jenny di salire in camera sua.
La nipote sarebbe voluta restare ma non si oppose.
Salì le scale assieme a Jack e, arrivati in camera, si addormentò.
Lo Spirito della Neve le rimboccò le coperte e, attento a non far rumore, aprì leggermente la porta, quel tanto che bastava per dare un'occhiata al piano di sotto.
L' ispettore sembrava non riuscire a trovare le parole giuste da dire.
Sia Jack che Sophie rimasero con il fiato sospeso.
Poi l'uomo parlò.
- Singorina Bennett... abbiamo trovato la loro auto, in un bosco non lontano da qui. Devono aver avuto in un incidente mentre stavano tornando a casa.
Purtroppo non ce l'hanno fatta-

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Capitolo 4
*** L'incontro ***


Era una fresca mattina di settembre.
Gli alberi erano già spogli, e lungo le strade c'erano già montagnole di foglie gialle e arancioni.
Una ragazza camminava tranquilla sul marciapiede e, di tanto in tanto, il suo sguardo si posava su qualche foglia che svolazzava silenziosamente, per poi posarsi sull'asfalto.
Indossava dei jeans con le bretelle, una maglietta arancione a mezze maniche e un paio di dottor martins neri.
Aveva i capelli castano chiaro un pò corti,dalla chioma leonina, mentre gli occhi erano grigi e trasmettevano dolcezza... ma vi era nascosta anche una vena di malinconia.
Malinconia che riusciva sempre a nascondere dietro un dolce sorriso.
Attraversò poi la strada e si diresse verso la biblioteca.
Quando aprì la porta, il suono della campanella riecheggiò nel grande salone silenzioso.
Patty Bwister, la bibliotecaria, alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo e, quando la vide, fece un sorrisetto.
Jenny era... diciamo... una "cliente abituale".
Ed era vero.
Amava leggere e in quell'edificio poteva sprofondare nella lettura di romanzi e libri.
Un altro posto che amava era il bosco della città, dove le creature fatate e leggendarie, invisibili agli occhi della gente, vivevano in armonia e nel silenzio.
E lei si sentiva a suo agio nel loro mondo... invece che nel suo.
Salutò la bibliotecaria con un sorriso e raggiunse gli scaffali.
Ispezionò tutta la sezione "Letteratura" ma non trovò nulla di nuovo, così come nella sezione "Storia delle scienze".
Fece per andarsene quando si accorse che, dall'altra parte della sala, era stata inserita una nuova sezione.
"Folklore, Leggende e Miti"
Rapita dalla curiosità, vi si avvicinò e lesse alcuni titoli, quando poi il suo sguardo venne attirato da un libro color arancione scuro, dal titolo " Le creature del Mondo Invisibile".
Lo prese, si sedette e sprofondò nella lettura, senza accorgersi del tempo che scorreva...
Dopo averlo letto, guardò l'orologio appeso al muro.
Era mezzogiorno e mezzo.
Zia Sophie sarebbe tornata a casa tra mezz'ora.
Mise a posto il libro, uscì dalla biblioteca e s'incamminò su per il marciapiede.
A un tratto il cellulare squillò.
- Pronto?- fece Jenny.
- Pronto? Jenny sono io- disse Sophie - volevo dirti che alla fine non ci sarò per tutto il pomeriggio perchè c'è un colloquio molto importante. Sarò a casa verso le cinque e mezza-
- Va bene, buon divertimento!- sorrise la nipote.
- Spiritosa. Ti voglio bene, tesoro-
- Anch'io, zia-
Mise il cellulare in tasca e riflettè per qualche secondo.
Hmm... dato che aveva tutto il pomeriggio libero, quasi quasi avrebbe fatto una visitina al suo bosco preferito.
Camminò per un bel pò fino a raggiungere l'uscita della città, poi prese un vecchio sentiero di pietra e, dopo quindici minuti, si ritrovò il grande bosco davanti a sè.
Sentì il cuore colmare di tranquillità, effetto che provava sempre quando ci entrava.
Passeggiò in mezzo agli alberi, osservando con felicità piccole fatine che giocavano con le libellule, le cui ali scintillavano ai raggi del sole, velati dai rami.
Si sedette poi sotto una quercia secolare e sospirò.
Poi, per qualche attimo, il vento si fece molto freddo.
Jenny guardò il cielo e sorrise.
Conosceva quel segnale.
Fin da piccola, quando sentiva quell'insolita brezza fredda, esplodeva di gioia perchè significava una sola cosa: che Jack Frost sarebbe arrivato presto.
Lo aveva sempre considerato come un fratello maggiore, non come un padrino... e definirlo con quel nome le risultava stonato.
Insomma, non era comune avere un padrino che aveva l'aspetto da eterno ragazzo!
Si lasciò cullare dalla melodia del bosco... e poi chiuse gli occhi.



CIP! CIP! CIP! CIP! CIP!
Uno stormo spvaventato di rondini fece svegliare di soprassalto Jenny.
Si stiracchiò e guardò il cielo.
Era già arrivato l'imbrunire!
- Oh cavolo! Se zia Sophie non mi vede rientrare, si prenderà un colpo!- esclamò mentalmente.
Si alzò e cominciò a correre verso l'uscita.
Ma mentre correva... notò una cosa che la lasciò inquieta.
A quell'ora le lucciole, le fate e i folletti della notte uscivano dalle loro tane a giocare e a ballare tra i rami degli alberi... e invece il bosco era silenzioso e vuoto.
Ma non era un silenzio naturale.
Era quel tipo di silenzio che calava... quando c'era un pericolo all'orizzonte.
- Non è niente- si rassicurò Jenny... ma allora perchè continuò a sentirsi inquieta?
E perchè a ogni un passo si sentiva sempre più osservata, nonostante non ci fosse nessuno?
Per la prima volta il bosco le fece paura.
Dopo lunghi minuti di corsa ininterrotta, sentì le gambe urlare per il dolore, e fu costretta a fermarsi per riprendere fiato.
Ma un rumore dietro di lei la costrinse a voltarsi...
E quando lo fece...
Cacciò un grido di paura.
Una figura alta e muscolosa, con indosso un' armatura e un elmo color nero bluastro, la osservava.
- C-chi sei?- balbettò Jenny, indietreggiando.
Lo sconosciuto non rispose e cominciò ad avvicinarsi... sempre di più... poi si lanciò verso di lei.
La ragazza cominciò a correre con la forza della disperazione, svoltando tra gli alberi e superando con un balzo alcuni tronchi d'albero distesi sul terreno.
Nonostante il percorso un pò pieno di ostacoli, riuscì ad allontanarsi di una decina di metri dall'inseguitore.
Ma la speranza si spense come una candela.
Lo sconosciuto fece un gran balzo, salì su un albero e cominciò a saltare di ramo in ramo, riuscendo ad accorciare la distanza che lo separava dalla sua preda.
Jenny, stremata e spaventata, cercò di aumentare la corsa, ma il suo corpo non obbediva ai suoi comandi.
All'improvviso lo sconosciuto balzò su di lei... e la prese per un piede.
Jenny urlò, cadde in avanti e finì distesa sul terreno.
Scalciò innumerevoli volte, ma l'inseguitore non mollò la presa.
Scalciò ancora...
E ancora...
Riuscì poi a liberarsi, si alzò a fatica e riprese la corsa, con la creatura alle calcagna.
Continuò a correre... quando poi vide un dirupo.
Si fermò appena in tempo, raggiungendo il bordo.
Doveva essere profondo una quindicia di metri.
Un brivido le percorse la schiena.
Sentì i passi dello sconosciuto che si stava avvicinando lentamente.
Era in trappola.
Si girò, tremante di paura.
La creatura la osservava immobile, e dal suo elmo uscì un ghigno spaventoso.
- Chi sei? Che cosa vuoi da me?- domandò Jenny, cercando di rimanere lucida.
- L'aldilà ti aspetta- sussurò lui... ed estrasse una spada.
Si avvicinò alla ragazza, sentendo la vittoria ormai imminente.
Jenny si sentì paralizzata dalla paura.
Ripensò a zia Sophie, che in quel momento era a casa e la stava aspettando, e a Jack... che non vedeva l'ora di rivedere la sua figlioccia...
Lo sconosciuto era ormai a qualche centimetro da lei...
Ma all'improvviso...
Da dietro, un tentacolo di sabbia nera come la pece prese la creatura per un piede... e lo scaraventò giù dal dirupo.
La creatura precipitò, ma anzichè sfracellarsi per terra... si dissolse in una nube blu.
Almeno era sparito.
Jenny si guardò intorno, in cerca dell'autore di quel salvataggio tanto spettacolare quanto misterioso.
E fu allora... che lo vide.
Un uomo alto e vestito di nero, in piedi sul possente ramo di una quercia, le sorrideva.
Aveva i capelli neri e la sua pelle era di un color bianco grigiastro.
Ma la cosa che la incuriosì di più fu il suo volto.
I suoi occhi color ambra erano limpidi e profondi, come un oceano misterioso accarezzato dalla luce della luna.
Volò giù dal ramo senza fare il minimo rumore e le si avvicinò.
- Stai bene?- le chiese con dolcezza.
Jenny sentì la testa girare, cominciò a vedere tutto offuscato...
Sentì poi le gambe vacillare...
E prima di sprofondare nel buio, vide l'uomo volare verso di lei per prenderla.
Dopo averla presa in braccio, Pitch schioccò le dita e, davanti a lui, apparve un destrieo nero.
Ci salì sopra e ordinò - Portami a casa sua-.
Il cavallo nitrì, fece un' impennata e si alzò in volo, galoppando alla velocità della luce verso la meta.
Durante il volo Jenny cominciò a muovere la testa da destra a sinistra, come se stesse sognando, poi si accoccolò sul petto di Pitch.
Il Guardiano degli Incubi si irrigidì.
Provò una strana sensazione... era tenerezza, ma non riuscì a capirlo.
A un certo punto il cavallo nitrì e col muso indicò una casetta che era sotto di lui.
Scese in picchiata e si avvicinò a una finestra aperta.
Pitch entrò nella stanza e appoggiò la ragazza sul letto.
Prima di andarsene le sussurrò all'orecchio - Tornerò... Jenny-
Sorrise, poi salì in groppa al cavallo incubo e volò via, verso il il suo Regno.



Nella piazza del Regno degli Incubi, un gruppo di Goblin chiaccherava con enfasi.
- Perchè Pitch Black non è ancora tornato? Cosa avrà mai avuto d'importante da fare?-
- Non vedo l'ora di uscire e rapire bambini!-
- Smettila di fare il moccioso e passami la tua spada! Devo affilare la mia-
- A proposito di spade: qualcuno di voi ha vista la mia arma?-
- Ragazzi conoscete per caso...-
Il Goblin non finì la frase perchè una voce glaciale zittì il gruppo.
Una figura scheletrica ma muscolosa avanzò verso di loro.
Aveva la pelle grigio-verde, il naso adunco, e al posto dei capelli aveva foglie e lunghi fili d'erba.
Era Haderus, il leader dei Goblin.
Il gruppo fece un inchino.
- Haderus, mio signore- lo salutarono.
Il Goblin li guardò con freddezza.
- Dunque siete riusciti a custodire il covo del nostro sovrano mentre ero in missione? Sono stupito- sibilò.
In quel momento la piazza diventò più buia, come se una mano invisibile ci avesse gettato un telo nero.
Comparvero nubi oscure come la notte... e da quelle nubi apparve un Incubo... cavalcato da Pitch Black.
Atterrò sulla piazza, scese dal destriero e si avvicinò alle creature.
Quest'ultime fecero un inchino.
- Allora Haderus, hai trovato il Primo Frammento?- chiese.
- Certo, mio signore. Devo ammettere che gli Elfi sono stati una seccatura... ma hanno perso- sghignazzò lui, dopodichè gli porse una scheggia metallica dalla forma irregolare.
Il Guardiano degli Incubi fece un risolino.
- Andate adesso, e trovate l'ubicazione del Secondo Frammento- ordinò.
Haderus e i suoi scagnozzi lasciarono la piazza, uscirono dal covo e si addentrarono nella foresta.
Pitch si avvicinò al bordo della piazza. Ne mancavano due...
Solo due...
E il suo piano si sarebbe realizzato...
I suoi pensieri andarono poi alla fanciulla spaventata che aveva salvato nel bosco.
Com'era cresciuta...
La prima e ultima volta che l'aveva vista era stato quando era un batuffolo tra le braccia del suo nemico Jack Frost.
Poi una domanda gli s'insinuò nella mente: chi era la creatura che aveva cercato di ucciderla?
Se lo avesse rivisto, se si fosse riavvicinato a lei, lo avrebbe ucciso.
Voleva rivederla, ma doveva stare attento a non farsi riconoscere dai suoi nemici, e poi uscire sempre dal suo Regno lo indeboliva.
Certo, grazie ai suoi nuovi servitori aveva riacquistato le forze, ma non del tutto.
Ma voleva rivedere Jenny.
E così prese una decisione.
Ora che aveva i Goblin come alleati, aveva assimilato un potere molto interessante...
I suoi nemici lo avrebbero visto con un altro aspetto, ma Jenny no...

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