Amore in cucina

di Ammie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Muffin al cioccolato... Fondente. ***
Capitolo 2: *** Delizia. ***
Capitolo 3: *** Quando pensare troppo fa... ***
Capitolo 4: *** È complicato. ***
Capitolo 5: *** Verità o cioccolato? ***
Capitolo 6: *** Noi. ***
Capitolo 7: *** Incontrarsi dopo anni... ***
Capitolo 8: *** Buonanotte Tadashi. ***
Capitolo 9: *** Vecchie conoscenze creano nuovi problemi. ***
Capitolo 10: *** Preoccupazioni, Pensieri e Progetti. ***
Capitolo 11: *** Chalet. ***
Capitolo 12: *** Sei la mia donna orso preferita. ***
Capitolo 13: *** E shopping sia. ***
Capitolo 14: *** Ritorno alla realtà. ***
Capitolo 15: *** Per la gelosia, niente è più tremendo della risata… ***
Capitolo 16: *** Amore è guerra. ***
Capitolo 17: *** Le brave ragazze finiscono sempre nell’ufficio della preside. ***
Capitolo 18: *** Una notte d'inferno. ***
Capitolo 19: *** Nottataccia anche per lui. ***
Capitolo 20: *** L'ostacolo più difficile... ***
Capitolo 21: *** I primi passi indietro. ***
Capitolo 22: *** Un pugno per ogni lacrima… ***
Capitolo 23: *** Serata di beneficenza. ***
Capitolo 24: *** Due tipi di rivalità. ***
Capitolo 25: *** Sempre più vicini, ma… ***
Capitolo 26: *** La nostra notte stellata. ***



Capitolo 1
*** Muffin al cioccolato... Fondente. ***


Muffin al cioccolato… Fondente.
 
 
Akira Todou, figlia del presidente di una rinomata compagnia aerea, fremeva della voglia di entrare in cucina e dare sfogo all’immaginazione preparando qualche leccornia per Hikari. Fortunatamente mancavano ancora due ore all’ennesima sfida che il suo angelo aveva lanciato a Kei Takishima, aveva tempo.
Il mostro, lo spregevole e insensibile Takishima. Al pensiero che loro fossero fidanzati, le vennero le lacrime agli occhi. Il suo amato angelo… In compagnia di quel bruto! Anche se era ormai passato un anno dal viaggio a Londra, non era ancora riuscita ad abituarsi all’idea.
Preparerò qualcosa di delizioso… Qualcosa che aiuterà Hikari a vincere la sfida!, pensò euforica.
Stava per raggiungere il suo paradiso, dove avrebbe certamente dato il meglio di sé cucinando qualcosa di delizioso, quando sentì una voce familiare chiamare il suo nome.
-Akira! Ehi, Akira!-
Immediatamente si girò verso Jun e sorrise. -Buongiorno, Jun. Ah, e buongiorno anche a te, Megumi-. Quest’ultima, non volendo parlare per far tesoro della sua voce da cantante, scrisse sulla lavagnetta giocattolo: “Akira, posso farti una domanda?” Vedendo l’amica dai capelli viola annuire, scrisse di nuovo: “C’è qualche cosa che ti turba? Jun ti ha chiamato più volte e tu non hai risposto fino ad ora…”
-Perdonatemi, mi sono lasciata trasportare dai pensieri e non ho sentito…- disse in modo educato come le avevano insegnato fin quando era bambina.
A questa risposta, il ragazzo chiese -Stavi pensando a cosa preparare per la sfida di Kei e Hikari, vero?-
È impressionante il modo i cui riesce a leggere nella mente delle persone!
-Sì, ma non ho ancora in mente un dolce di preciso... Credo che consulterò qualche libro- rispose sempre sorridendo.
-A questo proposito… Avrei una piccola richiesta. Sai, Sakura mi ha detto che verrà a vedere la sfida e mi stavo chiedendo se… Beh…- Akira, vedendolo un po’ in difficoltà, disse -C’è qualcosa che vorresti in particolare?- e con un sorrisetto compiaciuto aggiunse subito -Anzi, qualcosa che vorresti in particolare per lei?-
-Beh, ecco… Ultimamente non ne combino una giusta. Anche se il mio “problema” sta moderando, il nostro ultimo appuntamento è finito con una dozzina di ragazze che urlavano e litigavano per avere le attenzioni del mio alter-ego… Io… Vorrei solo vederla sorridere-
“Sakura va pazza per il cioccolato” terminò Megumi.
Akira annuì. –Sakura. Cioccolato. Nessun problema- disse infine.
All’improvviso qualcosa si accese nella mente della ragazza.
Una lampadina? No, era più potente. Era come un’illuminazione dal Dio dei dolci in persona.
-Ho trovato!- esclamò felice. L’ultima volta che aveva preparato i muffin al cioccolato, ed era passato un bel po’ di tempo, Hikari ne aveva mangiati a bizzeffe e persino Kei si era leccato le dita. -Sorriderà, te lo prometto!-
A quelle parole, Jun arrossì e la sorella si mise a ridere. -Grazie, non sai quanto mi rende felice-
“Allora ti lasciamo andare nel tuo paradiso, Akira” scrisse Megumi nella lavagnetta.
-vedrete, vi piaceranno!- disse prima di salutare e chiudere la porta alle sue spalle.
 
“Mischiare e setacciare la farina con il cacao amaro, il lievito, il bicarbonato e il sale.” lesse dal libro. Cacao, cacao… eccolo qui.
Preparare dolci, la metteva sempre di buonumore. Se poi era per rendere felice qualche fanciulla, tanto meglio! Hikari stavolta vincerà, e tutto grazie a queste piccole delizie. Tutto in quel paradiso, in quella cucina metteva serenità in Akira. Era il suo regno.
Da bambina, ogni volta che i genitori erano fuori dal paese per motivi di lavoro e quando Kei e Yahiro non erano in vena di giocare si rifugiava nella cucina della cuoca di casa, la signora Tomoko. Col passare degli anni era diventata quasi una seconda mamma per Akira, tanto che un giorno le aveva chiesto se le andava di cucinare qualcosa assieme. Nonostante fosse una donna stravagante e avesse una strana ossessione per i vestiti a pois, era una cuoca davvero eccezionale, che sapeva infondere gioia pura con il suo cibo. E presto era diventata un punto di riferimento per la bambina.
Girò pagina e seguì le istruzioni: “Unire al composto ottenuto le uova e in seguito versare latte a temperatura ambiente, poi aggiungere il cioccolato.”
Mmm... cioccolato al latte o fondente?
Indaffarata e sovrappensiero non sentì la porta aprirsi e chiudersi alle sue spalle. L’unica cosa che percepì furono due forti braccia che la abbracciarono da dietro.
-Buongiorno, donna orso- le sussurrò all’orecchio Tadashi, dopo aver schioccato un bacio nella guancia della ragazza.
A quel punto, Akira lo sentì. Sentì quel brivido salire lungo la colonna vertebrale e arrivare fino al cuore, che iniziò a battere con più velocità.
Sentì il cinguettio degli uccellini all’esterno farsi sempre più debole, fino a quasi scomparire.
Sentì il profumo degli ingredienti davanti a lei dissolversi per lasciar spazio all’odore di Tadashi, selvaggio, unico e speciale, che le ricordava la natura dopo una forte giornata di pioggia.
Sentì nuovamente la sua voce: -Akira… stai bene?-
-Quante volte ti ho detto che non hai il permesso di entrare qui?!- gli urlò staccandosi dall’abbraccio. -non arrabbiarti, volevo solo vedere la mia fidanzata!- disse sorridendo, sapendo che con quella frase sarebbe arrossita e si sarebbe girata nascondendo quelle labbra rosa che tanto bramava.
E così fece. -erm… ora l’hai vista, puoi andare!- disse sempre più imbarazzata. Riprese a lavorare sui muffin, ma le riuscì difficile sentendo su di sé gli occhi scuri del fidanzato. Dopo un po’ di silenzio, il primo a parlare fu Tadashi. -ho fame, che cucini di bello oggi?- seguito da un brontolio proveniente dalla pancia del ragazzo. Akira, con voce palesemente irritata ma ancora a disagio per il ricordo di quelle braccia attorno a sé, rispose –muffin al cioccolato. E no, non sono ancora pronti per poterli assaggiare.- rispondendo all’ovvia domanda che il ragazzo stava per fare.
-Ho caldo- continuò poi. –potresti aprire una finestra?-
Subito Tadashi si avviò verso una di esse e la aprì, lasciando entrare aria fresca.
-Se hai caldo non dovresti raccogliere i capelli?- chiese Tadashi.
-Dovevo tagliarli, ma la parrucchiera è malata e tornerà solo tra qualche giorno.- rispose Akira cercando di spostare i capelli dagli occhi, che le impedivano di vedere l’impasto del dolce.
Subito dopo la voce ferma del fidanzato si fece sentire. -non farlo.- una voce troppo ferma per Tadashi Karino. La ragazza si girò cercando quei bellissimi occhi scuri e li trovò, a pochi centimetri di distanza. Non erano mai stati così vicini. Mai.
Certo, erano diventati una coppia da più di un anno, ma il massimo cui erano arrivati era stato un bacio sulla guancia, come quello di poco prima…
…basta pensarci!
-Non farlo…?- domandò dubbiosa e notevolmente a disagio per la vicinanza del fidanzato. -non tagliare i capelli. Sei così…- deglutì, e rosso in viso continuò. -…Così bella con i capelli lunghi- riuscì a dire infine con lo sguardo fisso sugli occhi di Akira, pregando mentalmente di non ricevere una padella o cos’altro in testa. La ragazza invece non reagì. Mantenne lo sguardo su quegli occhi scuri e profondi che la facevano sempre sprofondare in un abisso.
Ma ecco che lo stomaco di Tadashi si fece nuovamente sentire, e Akira si trasformò… Nella solita Akira. Il ragazzo non la guardò più con amore, ma con terrore. -Tadashi, controlla questi odiosi rumori!- gli urlò innervosita.
A quel punto gli occhi del ragazzo girarono nella stanza alla ricerca di una via di fuga o, perlomeno, di un aiuto. La finestra in precedenza aperta poteva essere un’opzione, ma venne subito scartata perché, lui lo sapeva bene, non si può superare la velocità di un oggetto lanciato dalla fidanzata.
Inevitabilmente ti colpisce.
La porta… scartata anche quella.
E poi trovò una soluzione, la soluzione: avrebbe unito l’utile al dilettevole.
Mentre tutte queste idee giravano nella mente di Tadashi, Akira continuò a sgridarlo dicendogli che ormai, a diciassette anni, dovrebbe essere in grado di contenersi.
Ma notando che non la stava ascoltando chiese –Tadashi Karino, hai sentito ciò che ho appena detto?- e, quando il ragazzo prese un cucchiaio di cioccolato e lo alzò, continuò.
-Ma che stai…- Akira non riuscì a finire la frase, perché un delizioso sapore le invase la bocca.
Vedendo gli occhi della fidanzata chiudersi dal piacere, il ragazzo assaggiò anche lui. -Cioccolato fondente…- sussurrò avvicinando alla bocca un secondo cucchiaio. -Il mio preferito-
Finalmente lei aprì gli occhi e ciò che vide la ipnotizzò: Tadashi, il suo fidanzato, ancora più vicino di prima. Arrossì violentemente mentre attese che anche lui si risvegliasse dal meraviglioso gusto di quel cioccolato.
Quando poi li riaprì, tutto attorno a lei si fermò: stava di nuovo sprofondando in quegli occhi di abisso. Subito dopo si perse completamente in un mondo dal sapore di cioccolato e di… Selvaggio.
Il mio primo bacio.

 
 
Questa è la mia primissima fanfiction, dedicata a Tadashi e Akira. Vi è piaciuta?
Nel segreto spero di sì!
Grazie mille a chi ha perso cinque-dieci minuti della sua vita per leggere il mio scritto. Spero non sia stato uno spreco.
Commenti, critiche e consigli sono bene accetti, perciò non esitate!
Un bacio a tutti, Maddie.

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Capitolo 2
*** Delizia. ***


Delizia.
 
 
Finalmente lei aprì gli occhi e ciò che vide la ipnotizzò: Tadashi, il suo fidanzato, ancora più vicino di prima. Arrossì violentemente mentre attese che anche lui si risvegliasse dal meraviglioso gusto di quel cioccolato.
Quando poi li riaprì, tutto attorno a lei si fermò: stava di nuovo sprofondando in quegli occhi di abisso. Subito dopo si perse completamente in un mondo dal sapore di cioccolato e di… Selvaggio.
Il mio primo bacio.
 
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Tutto ciò che circondava Akira svanì nel momento in cui le sue labbra incontrarono quelle di Tadashi.
Il mondo intero avrebbe potuto assistere alla Terza guerra mondiale, a uno tsunami o chissà cos’altro.
Lei non si sarebbe mossa. Non aveva mai provato una simile sensazione.
Oh mio Dio, oh mio Dio, oh mio Dio…
Subito rimase sconvolta ma poi, sentendo un meraviglioso calore diffondersi nel corpo, rispose al bacio, prima in modo timido e impacciato, poi chiedendo sempre di più. Si avvicinò sempre più al fidanzato e tirandogli la giacca della divisa scolastica lo attirò a sé, fino a quando non sentì un forte torace premere contro il suo petto. Mentre una mano di Tadashi iniziò ad accarezzarle i capelli e l’altra proseguì fino alla schiena, si rese conto di una cosa: era cambiato molto.
Era passato solo poco più di un anno, ma il ragazzo era diventato più alto di lei, aveva sviluppato dei muscoli sulle braccia che la facevano impazzire e la voce era diversa, più profonda.
Certo, il carattere era sempre quello di un bambino quando si trattava di cibo, ma era diventato più serio.
Forse per i ricatti di bungee jumping da parte della madre, chissà.
-Ugh…- avevano bisogno di aria.
Il ragazzo si staccò controvoglia dalle tanto amate labbra rosa della fidanzata e la guardò arrossire. Quando poi anche Akira aprì gli occhi, si sentì avvampare.
Il mio primo bacio, pensò ancora la ragazza.
Non riusciva a pensare ad altro. –Akira…- sussurrò lui con la voce spezzata dall’emozione e guardandola con occhi pieni di amore. –Delizioso…-
Lei, non riuscendo a reggere quegli occhi scuri che ogni volta la scuotevano fino in fondo all’anima, avvicinò la testa al suo petto. Rimase stupita dal cuore del fidanzato che batteva all’impazzata.
Tadashi.
La faceva sorridere, la faceva ridere, la faceva imbestialire. Con lui si sentiva sicura, apprezzata e… Desiderata da impazzire.
Le mani di lui indugiarono alcuni minuti sulla morbidezza di quei capelli viola, mentre quelle di lei lo strinsero in un forte abbraccio.
Akira non avrebbe potuto descrivere quelle emozioni solo con parole. Percepì un senso di serenità, di attesa, di felicità, di gioia indescrivibile invadere ogni cellula del suo corpo.
Sciogliendosi dall’abbraccio, Tadashi avvicinò alla bocca della fidanzata un altro cucchiaio di quel delizioso cioccolato e subito dopo assaggiò anche lui.
Dalla bocca di lei.
Questa volta senza esitazione, Akira aprì le labbra all’impaziente fidanzato che voleva assolutamente scoprire il sapore dell’amata. Entrambi ebbero un fremito quando le lingue si toccarono per la prima volta.
Delizioso…
Incontrollabili, le mani della ragazza raggiunsero i capelli del fidanzato e iniziarono a giocarci, mentre lui con un braccio spostò le cose sopra il bancone della cucina e ce la fece sedere, senza staccarsi da quella meravigliosa sensazione. Lei non se ne accorse, troppo impegnata a gustare il fidanzato.
Era tutto così fantastico… Come se che la sua razionalità fosse appesa a un filo, un filo molto sottile. Se quel filo si fosse spezzato, sarebbe di nuovo sprofondata in quell’abisso dal colore di quegli occhi scuri che tanto amava guardare.
Le lingue combattevano, le mani esploravano intrepide e il cervello lentamente stava smettendo di pensare con lucidità. Lui approfittò della necessità di ossigeno per iniziare a spargere una lunga scia di baci sensuali sul dolce collo della fidanzata.
-Ta… daaashi…- disse Akira, sentendosi sempre più eccitata per la miriade di nuove sensazioni.
Delizioso…
Il ragazzo aveva bisogno di guardarla. Aveva bisogno di costatare che anche lei aveva bisogno di lui come lui di lei. Si allontanò da quell’intenso e straordinario odore, che ogni volta gli faceva girare la testa.
Si allontanò giusto un po’, per cercare una conferma ai suoi pensieri, e la trovò: Akira aveva i capelli in disordine, gli occhi semichiusi, le gote arrossate, le labbra ora rosse per via dei baci ancora umide e dischiuse e il respiro affannoso.
Era…
-Deliziosa…- disse il ragazzo che, prima di avventurarsi nuovamente su quelle labbra, notò una piccola traccia di cioccolato su un angolo della bocca della fidanzata. Prima la guardò intensamente e poi, sempre con le mani sulla sua schiena, con la lingua raggiunse quella goccia scappata dall’unione delle bocche.
Akira arrossì violentemente e chiuse gli occhi, sperando in un altro assaggio di Tadashi. Nemmeno lui non voleva fermarsi, ma venne bloccato dal bussare alla porta.
-Tadashi? Sei in cucina?- chiamò una voce maschile.
Ryuu?!
Subito diede una spinta al ragazzo e scese dal bancone per rimettersi a posto i capelli, mentre lui la guardò con fare divertito e si girò verso l’amico. –Ehi, Ryuu, buongiorno! Cercavi me?- chiese sorridente ma anche un po’ imbarazzato.
Il ragazzo dai capelli verdi entrò e sorrise anche lui. -Buongiorno! Sì, volevo informarti dell’appuntamento di oggi pomeriggio: non potrò accompagnarti in quel negozio, ma dirò al proprietario di aiutarti per la tua moto, in fondo sei mio amico- spiegò Ryuu.
-Ah, davvero? D’accordo allora. Ma dove…-
Mentre la conversazione continuava Akira si girò e continuò a preparare i muffin, per quanto ci riuscisse dopo simili emozioni.
È stato così meraviglioso…
Ripensare a quelle labbra, alla loro morbidezza, al loro sapore… A quelle mani, forti e curiose di scoprire… A quell’odore, selvaggio, stuzzicante e inebriante…
Riprenditi!
Si destò dai suoi pensieri giusto in tempo per salutare Ryuu che usciva dalla cucina. -Allora ci vediamo dopo, durante la sfida!- disse il ragazzo sventolando in aria la mano.
-Erm… sì, a dopo, Ryuu- rispose lei.
-Ciao!- intervenne Tadashi.
Dopo che la porta venne chiusa, un silenzio imbarazzante calò in cucina. Dopo alcuni minuti, il ragazzo prese parola, sentendosi a disagio per essere nuovamente solo con lei: -Allora Akira… credo sia meglio lasciarti lavorare in pace, o Hikari non avrà la sua dose di fortuna-
-D’acc… D’accordo.- rispose.
Deglutì a fatica quando sentì ancora le braccia del fidanzato stringerla in un abbraccio e sussurrarle all’orecchio -Ci vediamo dopo, donna orso- seguito da un bacio sulla guancia.
Il ragazzo, ora tutto contento, si avvicinò alla porta per sentirsi poi chiamare con fermezza.
-Tadashi- disse Akira.
-Sì? Ouch! Perché mi hai tirato una pentola addosso?- domandò lui appoggiandosi alla porta.
-Donna orso a chi?!- urlò rossa sia per la rabbia, sia per i pensieri di poco prima.
Dopo che il fidanzato ebbe chiuso la porta ridendo riprovò a concentrarsi sui muffin.
-Allora… Dov’eravamo?- parlò tra sé e sé, cercando di calmarsi.
“Unire al composto ottenuto le uova e in seguito versare latte a temperatura ambiente, poi aggiungere il cioccolato.”
Cioccolato…
Senza esitazione, prese quello fondente.

 
 
Di nuovo ciao!
Secondo capitolo della storia di Tadashi e Akira… Cosa ne pensate? La continuazione è stata di vostro gradimento?
Ancora segretamente spero mi diate una risposta positiva!
Di nuovo vi chiedo di non esitare per consigli o quant’altro.
Ci vediamo al prossimo capitolo!
Un bacio grande grande, Maddie.
 
P.S.
Un grazie speciale lo devo a Kao e Nadynana, che per prime hanno recensito la mia fanfiction, regalandomi due splendide opinioni.
Grazie ancora!

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Capitolo 3
*** Quando pensare troppo fa... ***


Quando pensare troppo fa…

 
Dopo che il fidanzato ebbe chiuso la porta ridendo riprovò a concentrarsi sui muffin.
-Allora… dov’eravamo?- parlò tra sé e sé, cercando di calmarsi.
“Unire al composto ottenuto le uova e in seguito versare latte a temperatura ambiente, poi aggiungere il cioccolato.”
Cioccolato…
Senza esitazione, prese quello fondente.
 
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Stava percorrendo il lungo corridoio che portava alla luminosa serra dove la SA era solita trascorrere il tempo tra lezioni e sfide.
Spingendo il carrello allestito con invitanti muffin e circondata dal gradevole e dolce aroma del the, accompagnato da un raffinato sevizio di porcellana, ripensò a pochi minuti prima.
Si fermò nel mezzo del corridoio e chiuse gli occhi solo per un istante.
Per sentire di nuovo quel sapore sciogliersi in bocca.
Per essere ancora avvolta nell’inconfondibile odore del suo fidanzato.
Per sentire un’altra volta quelle forti mani che l’avevano accarezzata, rassicurata, stretta e coccolata attorno a sé.
Scosse la testa.
Basta con questi pensieri!
Non doveva assolutamente lasciare che questo suo lato emotivo emergesse, non di nuovo.
La vecchia Akira si sarebbe comportata come una vera e propria fidanzatina alle prese con la sua prima infatuazione: sorrisi, coccole… Tutto rosa e fiori, insomma.
Ma questa Akira non si sarebbe lasciata trasportare troppo.
Non dopo ciò che era successo con Yahiro quando era bambina.
Si era fidata di lui e gli aveva voluto bene, fino a quando non capì che il ragazzino faceva tutto quello che era in suo potere per allontanare gli altri da lei.
Aveva detto di volerla solo proteggere dagli approfittatori, ma in realtà in questo modo le stava facendo del male.
Da allora era cambiata: era sempre la stessa bambina educata, gentile e composta, ma faticava a lasciarsi andare per paura di soffrire come un tempo.
Con Tadashi però, era diverso.
Da quando si erano conosciuti al party di Yahiro non aveva mai avuto difficoltà a parlare o timore che la facesse soffrire, niente.
L’aveva capito subito, di lui si sarebbe potuta fidare.
Con la sua voglia di scherzare, avendo sempre il sorriso sulle labbra, la rallegrava come nessun altro riusciva.
E ora è il mio fidanzato…
Destandosi dai suoi pensieri, continuò a spingere il carrello fino a trovarsi di fronte alla porta laterale della serra, dalla quale sentiva già le urla degli amici.
Aprì e sorrise ai compagni, spostando il carrello vicino al tavolo dove erano tutti riuniti, aspettando di assaggiare le sue creazioni.
Kei, il bruto, cingeva affettuosamente con il braccio le spalle di un’imbarazzata Hikari, il suo angelo.
Lui non era cambiato molto, a parte l’altezza e le spalle più larghe aveva sempre quello sguardo da… Bruto.
Hikari, invece, era cambiata molto da Londra. Aveva tagliato i capelli scuri che ora arrivavano solo fino metà schiena e ultimamente li portava raccolti in una coda alta, che metteva in risalto la dolce forma del viso.
Ryuu stava nutrendo il pappagallo rosso e giallo appoggiato alla sua spalla, sotto lo sguardo aggressivo di Megumi.
Anche loro erano diversi rispetto un anno fa, soprattutto la cantante.
Era diventata una bellissima ragazza, con gli occhi color nocciola leggermente nascosti da una frangetta, una lunga treccia che scendeva di lato e le guance che si colorivano non appena incontrava Yahiro.
Com’era strano pensare a loro come coppia.
Ryuu era diventato il più alto tra i ragazzi e gli erano cresciuti i capelli, ma aveva ancora quest’ossessione o, come diceva lui, amore incondizionato per gli animali.
Non aveva dato nessun segnale di miglioramento nonostante uscisse con Finn, una ragazza straniera dai grandi occhi verdi.
Jun stava ascoltando Sakura, che gli teneva dolcemente la mano.
Anche lui era cresciuto, era diventato più alto, mentre lei aveva recentemente optato per un taglio a caschetto.
E poi…
Tadashi, pensò.
Proprio il suo fidanzato che, seduto sulla sedia di vimini, sembrava non volerle staccare gli occhi di dosso. La guardava rapito e quasi estasiato, nonostante avesse ricevuto una pentola in testa proprio da lei poco prima, quando stavano…
Riprenditi, Akira!
-Ehm… Ecco qui- disse cercando di non arrossire di fronte a tutti, che subito si mostrarono molto interessati a scoprire il dolce del giorno.
Alzando il coperchio continuò: –Oggi per voi ho preparato dei meravigliosi muffin al cioccolato fondente, accompagnati dal miglior thè alla vaniglia del paese-
Ecco che vide gli occhi dei compagni brillare mentre esprimevano il loro apprezzamento con frasi del tipo “Che profumino!” oppure “Ho già l’acquolina in bocca!” e, come ogni chef che si rispetti, si rallegrò subito con quei complimenti.
Anche Tadashi come i compagni era stato catturato dal magnifico aroma che lo spuntino emanava, e perciò allungò la mano per prendere un muffin.
Ma doveva fare i conti con la fidanzata.
-Che cosa pensi di fare?- gli urlò infatti. –Non sai che il primo assaggio spetta al mio angelo Hikari?!- disse in procinto di tirargli qualcosa addosso.
Il ragazzo non fece a tempo a replicare che intervenne Kei.
-Non è il tuo angelo, Akira. Non è tua-
-Invece sì, è mia-, ribatté prontamente la ragazza.
-No-
-Sì-
-No. È mia- proclamò infine.
-E chi lo dice questo?!- chiese Akira scocciata, mentre tutti alzavano gli occhi al cielo e Hikari prendeva il primo assaggio dello spuntino.
-Quell’anello- disse indicando con nonchalance la mano della fidanzata.
Umpf.
Akira stava per rispondere, quando sentì la sua dolce Hikari rivolgersi a lei.
-Akira è delizioso! Con quest’energia vincerò di certo la sfida Takishima, perciò stai all’erta!-
-Ma certo, numero due- disse il ragazzo.
-Non chiamarmi numero due!-
Le piacciono! Al mio angelo piacciono i muffin! pensò estasiata mentre intanto loro discutevano.
Nel frattempo tutti si erano serviti e stavano mangiando con gusto, soprattutto Sakura, che sembrava più felice del solito.
-Oh, Akira, sono buonissimi! Davvero eccezionali!- disse infatti lei, mentre Jun la ringraziava con un cenno del capo. “Concordo!” scrisse Megumi sulla lavagna.
Sorrise. –sono felice che vi piacciano- rispose educatamente, sedendosi e prendendo una tazza di thè.
Ryuu, che prima era rimasto silenzioso per nutrire il pappagallo, prese un muffin anche per sé.
-Come mai il cioccolato fondente stavolta, Akira?- chiese.
A quella domanda Tadashi quasi soffocò per i troppi muffin in bocca. Iniziò a tossire ma venne poi prontamente aiutato da Jun, che gli dava dei colpetti sulla schiena.
-Tutto bene?- chiese.
-Uhm… Sì, Jun… Grazie- disse il ragazzo, cercando lo sguardo di Akira.
Le sue guance, ora vivacemente colorite di rosso, sembravano essere in fiamme mentre cercava una risposta sensata per l’amico.
-Ehm…-
L’altro cioccolato era finito… voglia di cambiare… Sì!
-Volevo solo cambiare un po’ la ricetta, Ryuu…- disse in modo stranamente convincente, anche se era ancora rossa per la domanda.
-Hai fatto bene! Sono deliziosi, vero Takishima?- chiese Hikari raggiante.
-Non posso che essere d’accordo, numero due- rispose ammiccando.
-Ehi! Io…-
Mentre tutti ridevano per l’ennesimo battibecco tra i fidanzati-rivali, Akira guardò il fidanzato che, a quanto pare, la stava fissando già da un po’. Nei suoi occhi riuscì a leggere imbarazzo, ma anche dolcezza e… passione?
Certo, dopo ciò che era successo in cucina l’imbarazzo ci stava tutto.
Loro non erano mai andati oltre all’abbraccio o al bacio sulla guancia, anzi, fino a poco fa non avrebbe mai capito cosa significasse oltre.
In quanto a dolcezza, non rimase sorpresa: Tadashi era un tipo affettuoso, anche se rozzo, troppo avventuriero e povero di buone maniere. Pochi giorni prima aveva aiutato una bambina che inciampando si era fatta male, facendola poco dopo sorridere di nuovo.
Cos’altro…
Passione? In effetti, in cucina è stato così…
…Ma a cosa sto pensando?!
Prima che potesse distogliere lo sguardo, l’orologio scoccò le dieci del mattino e l’urlo di Hikari riecheggiò per la serra.
-La sfida! Takishima, stavolta ti batterò e sarà merito di questi muffin!-
-Staremo a vedere- rispose sicuro di sé mentre si alzava dalla sedia di vimini.
-Aspettami!-
-Ehi, veniamo anche Jun e io- disse Sakura stringendo il braccio del fidanzato che, intanto, sorrideva.
Il pappagallo li seguì, a sua volta rincorso da Ryuu.
“Voi non venite?” scrisse Megumi.
-Ehm… Sì, Megumi, metto un po’ in ordine e ti raggiungo- rispose Akira, ancora un po’ rossa.
-Già- intervenne deciso Tadashi.
“Okay” scrisse prima di chiudere alle sue spalle la porta della serra.
Erano rimasti soli.
Oh cavolo.
Come in cucina, il suo cuore iniziò a battere più velocemente. Nervosa, iniziò a sistemare sul carrello tazze e piattini, sentendo addosso lo sguardo del fidanzato che a quanto pare era di nuovo serio, come in…
Basta pensare alla cucina!
-Akira…-
-Ehm… Sì?- chiese agitata.
-Posso chiedere una cosa?- disse il ragazzo.
-Basta che non sia una domanda sciocca- rispose.
-Hai scelto il cioccolato fondente per… Il bacio, non è vero?-
Sì, sì!
Akira, imbarazzata, si girò, trovando gli occhi del fidanzato fissi sui suoi.
-Non dire cose del genere!- disse rossa e accaldata.
Lui si corrucciò, anche se era ugualmente in imbarazzo. –Vuoi dire che non ti è piaciuto?-
Non sapendo come rispondere alla domanda improvvisa, si girò.
-Non ho detto questo- disse a voce bassa, continuando a riordinare le tazzine.
Tadashi, capendo che la fidanzata non riusciva a esprimersi, ruppe il silenzio.
Deglutì cercando il coraggio di parlare e di cacciare il nervosismo. -Akira… per me è stato…-
È stato…? Avanti!
-…Meraviglioso- disse infine dopo una pausa.
A quelle parole la ragazza si bloccò, non sapendo cosa dire o fare, cosa pensare o immaginare.
Notando che lei era ancora girata, tentò di nuovo. –Akira…- disse.
Nessuna risposta.
Anche per me è stato fantastico, bellissimo, stupendo…
A quei pensieri, scosse  leggermente la testa.
…Io penso troppo!
Solo quando il ragazzo usò una voce ferma e decisa si girò, cercando gli amati occhi scuri.
Ed eccolo lì, che nonostante l’evidente rossore delle guance la guardava intensamente. La guardava, la scrutava, faceva attenzione a ogni piccolo movimento cercando di capire cosa pensava.
La ragazza rimase a fissare i suoi occhi per un po’ senza aprire bocca, ma si lasciò sfuggire un fremito quando vide il fidanzato muovere un passo verso di lei. Il cuore si ridestò improvvisamente, come se fosse stato addormentato per tutto il tempo.
Finalmente arrivò davanti a lei.
La abbracciò, facendole sentire il suo cuore battere all’impazzata nel forte torace.
Stingendola nell’abbraccio le accarezzò i capelli lentamente, facendola sussultare.
Con una mano scese verso il fianco, che prontamente strinse a sé, rendendole difficile pensare.
Con estrema lentezza sciolse l’abbraccio andando poi ad appoggiare la fronte su quella della fidanzata, in modo da poter incrociare lo sguardo nel suo.
Akira era estasiata. Ogni volta che Tadashi la toccava, andava in fibrillazione, il cervello smetteva di lavorare e il respiro diventava più affannoso.
Per non parlare della magnifica sensazione di calore che si diffondeva nel corpo, o delle strette al cuore quando erano particolarmente vicini.
Com’è bello stare tra le sue braccia…
Non era un sogno: lui era lì, davanti a lei, mentre la stringeva teneramente.
-Allora?- chiese nuovamente.
Solo dopo un’altra pausa rispose. –Non è stato male…-
Sorrise. -Beh, ne sono felice, donna orso-
…Cosa?!
-Ehi! Come…-
Ma prima che se ne rendesse conto, le labbra del fidanzato erano incollate alle sue, impegnate in un bacio così dolce da far sciogliere il cuore.
La baciò con infinita lentezza, assaporandola pian piano, strappandole tanti piccoli gemiti di piacere. Quando poi anche lei iniziò a partecipare al bacio, rispondendo con uguale passione, il ragazzo si sentì esplodere.
Le mani di lei salirono fino ai suoi capelli stringendoli, mentre era circondata dall’odore di Tadashi, del suo Tadashi.
Stavolta Kei non avrebbe potuto protestare.
Bellissimo... Pensò inebriata Akira.
Con interminabile lentezza ma con altrettanta bramosia di assaporarsi l’un l’altro, le bocche si aprirono, lasciando spazio alle lingue.
Prima con calma, poi aumentando la velocità si trovarono entrambi a corto di ossigeno.
-Mnnn…-
È così… Buono…
Così, mentre lui la stringeva a sé facendola gemere ogni volta che la toccava e mentre lei disordinava i suoi capelli, pregarono che quel momento potesse durare per sempre. Le lingue combattevano, si cercavano e assaporavano con avidità, senza voler smettere.
Erano tutti e due così presi e coinvolti nella passione di quel dolce ma intenso bacio che non si accorsero la maniglia della serra scendere lentamente…
 

 
 
Eccomi qui!
Perdonate il ritardo di questo capitolo, le mie difese immunitarie non sono state abbastanza forti da proteggermi contro il raffreddore.
Un raffreddore che mi voleva particolarmente bene a quanto pare, dato che ha trasformato il suo amore nella cifra 38.1 del termometro.
Ad ogni modo, spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto!
Ho cercato di scrivere il meglio possibile, perciò ditemi se ci sono errori, ve ne sarei grata.
Grazie, grazie, grazie, grazie mille ad AgelessIce, Hisa e Nadynana.
Quando ho scoperto che la mia storia era seguita da qualcuno mi sono sentita… Potente.
Quando poi ho realizzato che era addirittura tra le preferite Hisa (un bacio!) e Zelda69 (ti adoro!)… Come sidice? My heart skipped a beat <3
Alla faccia tua, cara professoressa d’italiano.
Un grande bacione a tutti!
Con affetto, Maddie.

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Capitolo 4
*** È complicato. ***


È complicato.
 
 
Così, mentre lui la stringeva a sé facendola gemere ogni volta che la toccava e mentre lei disordinava i suoi capelli, pregarono che quel momento potesse durare per sempre. Le lingue combattevano, si cercavano e assaporavano con avidità, senza voler smettere.
Erano tutti e due così presi e coinvolti nella passione di quel dolce ma intenso bacio che non si accorsero la maniglia della serra scendere lentamente…
 
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-Mnn…- mugugnò Akira.
Tadashi si staccò da lei solo per una frazione di secondo, giusto il tempo di guardarla: labbra rosse e invitanti, gote calde e colorite, respiro affannoso. Proprio come in cucina.
Quando anche la ragazza aprì gli occhi rivelando quindi due pupille che brillavano di passione, sorrise.
La ragazza non riusciva a trovare parole per descrivere ciò che era appena successo, perciò cercò di nascondere l’ormai troppo evidente rossore delle guance nel petto del fidanzato, il quale ricambiò stringendola a sé teneramente.
-Akira…- disse con voce roca ed estremamente sensuale.
-S… Sì?- chiede lei a fatica.
Tornò ad accarezzarle i morbidi capelli viola, sentendo le mani della fidanzata stringere la camicia scolastica.
-Tu… Mi piaci…- continuò Tadashi, cercando il coraggio per proseguire. Tornò a cercare gli occhi viola dell’amata prima di riprendere il discorso. -…Tanto. Tantissimo, Akira- disse infine con le guance rosse, anch’egli in evidente imbarazzo.
A quelle parole si sciolse completamente. Nessuno le aveva mai detto una cosa del genere.
Le vennero quasi le lacrime agli occhi, ma le trattenne.
Era una cosa stupenda sapere che il ragazzo per cui ha sempre provato qualcosa ricambiasse i suoi sentimenti, nonostante si meritasse qualche padellata in testa ogni tanto.
Lo guardò intensamente. Sapere che lui la accettava completamente, con pregi e difetti, che gradiva anche il suo carattere aggressivo, che la supportava ogni giorno con il sorriso sulle labbra…
Sei meraviglioso, Tadashi.
A un tratto, sorprendendo il fidanzato, si allungò cercando un altro bacio.
-Ehm, ehm…- tossicchiò qualcuno.
Subito i due ragazzi si staccarono da quell’avvolgente abbraccio e si stupirono di chi era entrato nella serra: Yahiro Saiga, recentemente dichiaratosi fidanzato ufficiale di Megumi.
-…Scusate se interrompo, stavo cercando Megumi…- disse a disagio per la situazione, evitando di guardare le loro facce rosse.
Akira, non sapendo che fare, tornò a poggiare le ultime tazze da thè nel carrello nervosamente.
Tadashi, sebbene ancora imbarazzato prese parola: -Yahiro! Non dovevi tornare in città tra un paio di giorni?-
-Ho terminato gli affari del gruppo prima del previsto e volevo farle una sorpresa- rispose con fare sbrigativo.
Anche lui, ogni volta che nominava la sua amata, diventava tutto rosso e impacciato.
Akira, ritrovato il coraggio per girarsi, parlò. -È andata con gli altri in palestra…-
-Un’altra sfida?- chiese il ragazzo dai capelli rosa.
-…Già- intervenne Tadashi sospirando.
-Beh, allora la raggiungo… Ci vediamo lì- disse infine sparendo dalla vista dei due fidanzati.
Poi, per alcuni minuti, nessuno dei due osò emettere un suono.
C’è troppo silenzio, dì qualcosa!
-È stato…- iniziò Akira, ma si fermò perché non sapeva come completare la frase.
Quindi la aiutò il fidanzato: -...Imbarazzante al massimo?- azzardò.
-Qualcosa del genere- rispose con un mezzo sorriso.
Il ragazzo, non volendo stare con le mani in mano, decise di aiutarla a raggruppare le gli ultimi piattini in totale silenzio.
A ripensarci, Akira si accaldò di nuovo: era stata beccata a baciare con foga il suo fidanzato. Anzi, ad assaporarlo con foga.
Iniziò a vagare col pensiero, ma venne quasi subito bloccata dal rumore della pancia del fidanzato.
-Come fai ad avere ancora fame?!- urlò.
Tadashi, avendo intuito che le cose per lui non si mettevano bene, cercò di calmare la fidanzata: -Ma Akira… Senti… Non è colpa mia…- disse incerto, indietreggiando il più possibile.
-Sei un maleducato!- affermò infine dopo avergli lanciato addosso la caraffa del thè, colpendolo in testa.
-Ah! Ha fatto male!- disse con un sorriso sulle labbra accarezzandosi il punto dove sapeva sarebbe cresciuto presto un bernoccolo. Poi, contento di non trovarsi più immerso in quell’imbarazzante silenzio, uscì facendo l’occhiolino alla fidanzata, che puntualmente arrossì.
-Ci vediamo in palestra-
-Sì…- rispose Akira.
 
Dopo la fine delle lezioni…
 
-Stavolta è andata così, ma la prossima volta ti batterò, Takishima!- urlò Hikari di fronte al cancello dell’istituto.
-Non è la prima volta che dici così, numero due- ribatté il suo rivale. –Dovresti aver capito che sono imbattibile- continuò.
-Non chiamarmi numero due!- disse Hikari imbronciata, mentre il pappagallo che fino a poco prima stava comodamente appoggiato sulla spalla di Ryuu si avvicinò.
-Nuumero due. Nuumero due- ripeté il volatile.
-Anche tu, adesso?- urlò esasperata. Cercò di dire qualcos’altro, ma venne fermata dalle scuse di Ryuu. –Mi dispiace, Hikari. Kei deve averlo ripetuto troppe volte e lui ha imparato a dirlo…-
La ragazza mise il broncio, di fronte alle risate di Yahiro.
-Non cambierai mai, Hikari!- disse tenendo la mano alla fidanzata felice per il suo ritorno, che subito dopo scrisse sulla sua lavagnetta. “Hikari ha ragione! Quell’animale è cattivo!”
-Non dire così, Megumi…- cercò di convincerla Ryuu.
-Mia sorella ha detto la verità!- s’intromise Jun che, come Megumi, non sopportava gli animali.
-Sono d’accordo con Jun- sentenziò una sorridente Sakura.
Mentre gli altri continuavano il dibattito, gli sguardi di Akira e Tadashi si evitavano nervosamente.
-Sentito, Takishima? Il pappagallo ha torto!- ribatté Hikari.
-Va bene, diciamo pure che ha torto- sospirò con un mezzo sorriso, abituato alle scene delle fidanzata. –Ora scusami, ma devo andare a studiare per il prossimo test- disse Kei congedandosi.
-Ehi, aspetta! Non ho finito!- continuò la sua fidanzata seguendolo e tentando di sorpassare la folla di studenti.
Che confusione...
In effetti era vero: quel giorno c’erano più studenti del solito. Era giorno di visite per l’istituto Hakusenkan, quindi ragazzi e ragazze da tutto il paese si recavano in città per fare un giro della prestigiosa scuola che probabilmente nei prossimi anni avrebbero frequentato.
A un tratto qualcuno la urtò: un gruppetto di ragazzi, con qualche anno in meno rispetto a lei.
-Ah, scusa, non…- iniziò uno di loro, ma la frase gli morì in bocca non appena lei si girò. Un altro del gruppo s’intromise.
–Oddio, la Todo! Scappa, prima che ti picchi come fa col suo fidanzato- sussurrò.
Mentre i ragazzi si allontanavano con passo svelto, lei rimase immobile. Era un sussurro, ma lo aveva sentito benissimo.
Prima che ti picchi come fa col suo fidanzato.
Con una semplice frase i dubbi la assalirono, come affamati di distruggerla.
“Ouch! Perché mi hai tirato una pentola addosso?”
Le incertezze si fecero strada dentro di lei, scavando nel profondo.
“Ah! Ha fatto male!”
Ripensò a tutte le volte che gli aveva scaraventato contro qualche oggetto, facendo comparire sulla sua testa un’infinità di bernoccoli.
Avendo già sentito parole simili a quelle del ragazzo, le stesse domande che da un po’ la assillavano ricomparvero nella sua mente.
Io… Sono la sua fidanzata. Non dovrei fargli male. Non dovrei insultarlo, dovrei sorridergli amorevolmente come fanno tutte le ragazze felici e spensierate.
Io… Io… Sono orribile. Mentre tu sei fantastico, Tadashi.
Chissà se ti stai stancando di me, o se te ne sei già stancato. Forse mi ha baciata perché è l’unico modo per tenermi a bada.
Forse mi ha baciata perché non vuole essere picchiato.
Forse l’ha fatto per farmi stare zitta… Perché non sopporta la mia voce.
Forse…
La voce di Yahiro la svegliò dai suoi pensieri. -…Allora noi andiamo- disse il ragazzo.
“A domani!” scrisse Megumi sulla lavagnetta, diventando rossa in viso quando il fidanzato le aprì la porta della limousine come un cavaliere.
-Ci vediamo- disse infine lui scomparendo poi nel traffico stradale.
Nessuno ha sentito quella frase…
Ryuu, che a quanto pare aveva terminato una telefonata, prese parola: -Scusate ragazzi, ma devo proprio scappare…-
-Non ti preoccupare, Ryuu! Ci vediamo domattina- disse Jun sorridendogli.
-D’accordo allora- disse salutando con la mano mentre si allontanava accompagnato dall’adorato pappagallo.
-Ciao!- aggiunsero Sakura e Tadashi all’unisono.
-Ciao…- disse Akira, triste.
Solo Tadashi parve notarlo, perché gli altri due fidanzatini si stavano già abbracciando.
Akira, con gli occhi bassi, non aveva coraggio di guardare il fidanzato, ma delle forti dita le sollevarono il mento.
-Ehi, tutto bene?- le chiese dubbioso.
-S… Sì, tutto a posto- rispose. Rendendosi conto di quanto si fosse avvicinato a lei, si allontanò dal fidanzato di nuovo rossa in volto, ma sempre con quei tormenti che vagavano nella mente.
Lui non fece in tempo a replicare che Sakura entrò nel discorso: -Allora, Akira! Andiamo?-
-Dove?- chiese Tadashi incuriosito.
È vero… Dove?
-Dobbiamo comprare il vestito per il ballo scolastico! Sono così emozionata!- disse la ragazza tutta emozionata all’idea.
Giusto! Tra un mese c’è il ballo…
-Ehm, sì… Dobbiamo proprio andare ora…- disse Akira con fare sbrigativo.
-Ci vediamo domani, Sakura- disse a un tratto Jun con gli occhi brillanti, guardando la sua amata.
-A domani, tesoro- rispose lei schioccandogli un bacio sulla guancia.
Tadashi voleva parlare, ma non poté: Sakura aveva già trascinato Akira all’interno della sua limousine.
Aspettando di arrivare a destinazione, iniziarono a parlare del più e del meno. La ragazza raccontò che Jun le aveva chiesto di accompagnarlo al ballo, che lei aveva felicemente accettato e che, nonostante a volte facesse ancora capolino l’alter ego del fidanzato, era molto innamorata di lui.
Akira ascoltò tutto con attenzione, esprimendo poi le sue congratulazioni all’amica, sentendo però dentro di sé una strana sensazione.
Non mi ha ancora chiesto di andare al ballo con lui…
È colpa mia! Per tutte le volte che gli ho fatto male!
Sakura, notando gli occhi di Akira incupirsi, le fece una domanda: -Akira, senti… Come va con Tadashi? Tutto bene?-
No.
Lui sta con me, ma io lo picchio. Sono la sua fidanzata… Ma non mi comporto come tale.
Non merita queste cattiverie.
-È complicato- rispose invece.
 
 
 
Ciao di nuovo!
Per farmi perdonare ho già scritto il nuovo capitolo… Che ne pensate?
Spero vi piaccia!
Un grazie speciale (ma davvero speciale) lo devo a Nadynana, che mi ha inserito tra i suoi autori preferiti! Un bacio grande, grande.
Guarisci in fretta, mi raccomando! Ci sono passata anch’io e… Ora sono miracolosamente sana! Grazie anche a tutti coloro che, con o senza recensire, hanno il coraggio di leggere questi capitoli.
Vi mando un abbraccio con tanto affetto. Vostra,
Maddie.

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Capitolo 5
*** Verità o cioccolato? ***


Verità o cioccolato?
 
 
Sakura, notando gli occhi di Akira incupirsi, le fece una domanda: -Akira, senti… Come va con Tadashi? Tutto bene?-
No.
Lui sta con me, ma io lo picchio. Sono la sua fidanzata… Ma non mi comporto come tale.
Non merita queste cattiverie.
-È complicato- rispose invece.
 
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Quel giorno la città era più affollata del solito.
Migliaia di auto sfrecciavano indomite nell’autostrada, sorpassando noncuranti il limite di velocità. Enormi camion venivano continuamente sorpassati da moto di ogni genere sotto il sole pomeridiano.
Anche Tadashi aveva superato il limite di velocità. Doveva fare in fretta e raggiungere uno dei negozi di articoli sportivi del padre di Ryuu: la sua moto aveva bisogno di un pezzo di ricambio e l’amico gli aveva suggerito dove andare.
Imboccò la prima uscita, ma dopo aver visto la lunghissima fila di auto aspettare di poter proseguire, decise di prendere una scorciatoia.
Con un salto riuscì sorprendentemente a uscire dall’autostrada iniziando così a guidare tra la vegetazione che circondava la strada.
In fondo era un avventuriero, lui.
Doveva sbrigarsi, altrimenti non sarebbe arrivare a casa in tempo per la cena. Era un avventuriero, d’accordo, ma preferiva non sfidare sua madre e le sue punizioni di bungee jumping.
 
Più tardi…
 
-Grazie ancora, arrivederci!- disse il ragazzo salutando un uomo all’interno del negozio. Velocemente s’incamminò per il marciapiede e, girando un angolo, andò a sbattere contro qualcuno, facendolo cadere.
Anzi, facendola cadere.
-Ouch…- borbottò la sconosciuta.
-Oh, scusa! Non volevo farti male!- disse Tadashi allarmato mentre le dava una mano ad alzarsi da terra.
-Non preoccuparti, a volte non guardo dove metto i piedi…- rispose sorridendogli. -…È tutto a posto- continuò.
Il ragazzo la guardò: alta, lunghissimi capelli rossi, occhi azzurri e… Con curve fin troppo apprezzate dai passanti che le lanciavano occhiate maliziose.
Lui, però, non la guardava in quel modo.
Dopotutto aveva certa una donna orso a cui pensare e che lo faceva impazzire con il suo umore altalenante: prima arrabbiata, poi imbarazzata e specialmente oggi avida.
Avida sia per quel fantastico cioccolato fondente, sia per lui.
Bastò solo il ricordo di quel sapore, un concentrato di dolcezza e di… Beh, di Akira, per fargli venire ancora più fame.
-Sicura?- chiese poi riemergendo dai suoi pensieri, mentre le raccoglieva la borsa.
-Grazie- disse lei, prendendola. –E sì, sono sicura- continuò sorridendo.
Una voce s’intromise: -Signorina, dobbiamo andare- disse un uomo di mezz’età.
Tadashi allora riprese parola. –Accidenti, anch’io devo scappare, sono in ritardo…-
La ragazza si rivolse all’uomo. -D’accordo, andiamo- sospirò, e poi si voltò verso Tadashi.
-Ora che hai avuto prova che sto bene, puoi andare- disse lei scherzando.
Lui rise, divertito. -Ci si vede!- le rispose allontanandosi e salutando con la mano.
-Prima di quanto immagini- disse a bassa voce, con un ghigno stampato in faccia.
 
L’indomani…                
 
Sono in ritardo…
-Scusi, non potrebbe andare più veloce?- chiese Akira all’autista.
-Come desidera, Miss Todo- rispose educatamente.
Non aveva dormito molto.
Quei problemi e quei dubbi l’avevano tormentata per tutta la notte tenendola desta e quando era riuscita a prendere sonno era così stanca che non aveva nemmeno sentito la sveglia suonare; inoltre aveva preso un po’ più di tempo per il trucco: non poteva presentarsi a scuola con delle occhiaie così spaventose.
Sbadigliando chiuse gli occhi stanchi e pesanti, cercando di pensare positivo.
In fondo mi ha chiesto lui di essere la sua ragazza.
Se non mi accettasse così come sono non lo avrebbe mai fatto.
Tuttavia non funzionò a lungo, perché subito i dubbi tornarono in superfice.
E se lo avesse fatto perché gli piace il mio cibo?
Se mi avesse chiesto di essere la sua ragazza solo perché vuole che cucini per lui?
Inquieta, ripensò alle parole che l’amica le aveva rivolto il giorno prima durante lo shopping, cercando di tranquillizzarla e di rallegrarla un po’.
“Dai, Akira! Si vede benissimo che tu gli piaci, non preoccuparti per delle sciocchezze simili! E poi sono sicura che fai bene a maltrattarlo ogni tanto… Altrimenti non imparerà mai le buone maniere!”
-…Signorina? Signorina, siamo arrivati- la svegliò la voce dell’autista.
Subito aprì gli occhi ancora un po’ frastornata e iniziò a camminare velocemente verso la serra dove la SA era riunita. Arrivata di fronte alla porta, stanca per la nottata trascorsa, sbadigliò di nuovo e aprì la porta.
-Akira! Finalmente sei arrivata!- disse Ryuu mentre stava accarezzando una piccola tartaruga.
-Che fine avevi fatto?- le chiese Hikari.
Dopo che Akira si avvicinò al gruppo, Megumi prese la sua lavagnetta e iniziò a scrivere qualcosa: “È successo qualcosa? Sembri stanca…”
Dopo aver appoggiato la borsa vicino la sedia di vimini, si sedette, visibilmente esausta.
-Niente di che, ho solo dormito poco…- spiegò con un sorriso tirato.
Kei, che finora aveva osservato la scena in silenzio, parlò. –Si vede benissimo, hai delle occhiaie da far paura- disse, bruto come al solito.
Portò le mani sul suo viso toccandosi le guance allarmata.
Che cosa? Credevo di aver risolto tutto con il trucco!
-Non ha urlato a Kei per ciò che le ha detto… Ragazzi, questo è preoccupante- disse Jun con voce impensierita.
Tadashi, guardandola stranito, entrò nel discorso. -Concordo- affermò.
Al suono della sua voce alzò lo sguardo per incontrare i suoi occhi scuri… E anche gli occhi degli altri. Tutti tranne Kei, il cui sguardo rimaneva impassibile come sempre, la guardavano come sorpresi.
Iniziarono poi a farle un centinaio di domande:
-Akira, c’è qualcosa che non va?- chiese gentilmente Hikari.
“Siamo amici, puoi parlarne con noi se vuoi!” scrisse premurosamente Megumi sulla sua lavagnetta.
-Mia sorella ha ragione, puoi fidarti- ribadì Jun.
-Ragazzi, davvero. Ho dormito poco e mi sento molto stanca, tutto qui…- tentò di spiegare Akira, risultando tuttavia poco convincente.
Per un paio di minuti echeggiò il silenzio, ma poi Ryuu riprese parola. -Lo sai che puoi sempre contare su di noi, vero?- disse rivolgendole un caloroso sorriso.
Le vennero quasi le lacrime agli occhi. Era meraviglioso avere degli amici come loro, sempre pronti ad aiutarla e sostenerla nel momento del bisogno.
Sono proprio fortunata.
Anche se nell’infanzia non aveva avuto modo di crescere in compagnia degli altri bambini, ne era certa: con la SA aveva recuperato il tempo perso.
-Lo so, Ryuu, e ve ne sono grata. Tutto ciò che vorrei però è un letto!- cercò di sdrammatizzare Akira.
A quella battuta gli altri sorrisero divertiti, facendo sì che lei si sentisse più a suo agio.
-Akira…- sussurrò Tadashi, mentre il resto del gruppo conversava tranquillamente -…Posso parlarti un secondo?-
La ragazza si morse le labbra, incerta sul da farsi. Si era accorta che lui stava indugiando sulle sue labbra e non riusciva a rispondere.
-Non so, tra poco iniziano le lezioni…- gli rispose dubbiosa.
-Solo un minuto, prometto- ribadì il ragazzo che, vedendo la sua fidanzata ancora indecisa, scelse di cambiare tattica.
Sapeva che dire una cosa del genere lo avrebbe sicuramente messo nei guai, ma doveva capire la causa dello strano comportamento di Akira.
-Ragazzi, che fame! Ora vado a vedere che c’è in cucina- disse alzandosi.
Tutti lo guardarono stupiti, soprattutto Akira.
…In cucina? Come osa?!
-Tadashi, non peggiorare le cose…- iniziò a parlare Jun, notando uno sguardo diverso negli occhi della ragazza.
“Ti caccerai nei guai!” scrisse Megumi.
A quel punto Kei s’intromise: -Lasciatelo fare, è un masochista- spiegò con il solito tono neutro.
Dopodiché la voce di Akira si fece sentire, zittendo tutte le altre.
-Tadashi…- disse -…Non ti azzardare-
Il ragazzo sapeva che quella era l’ultima possibilità che aveva per non ricevere un pugno (e non solo) dalla fidanzata, ma non se ne curò. Continuò a camminare verso la il corridoio che conduceva direttamente la serra alla cucina.
-Tadashi!- continuò la ragazza visibilmente irritata.
Le vuole proprio prendere, eh?
Per tutta risposta lui si fermò, si girò verso di lei e con un sorriso compiaciuto disse iniziando a correre: -Prova a prendermi!-
Akira non poteva fare altrimenti, e subito iniziò a seguire il fidanzato che continuava a ridere a squarciagola, lasciando nella serra il resto del gruppo che li guardava rincorrersi divertiti.
-Tadashi! Fermati subito!- urlò la ragazza al fidanzato, che intanto continuava a ridere.
Perché si comporta così? Mi fa impazzire!
Dopo aver corso ancora qualche metro, arrivarono in cucina caldi e accaldati come non mai.
Tadashi lentamente si avvicinò al bancone, dove il giorno prima Akira si era impegnata a preparare i muffin per il suo angelo, diventando serio tutto d’un tratto.
Lei, stanca per la corsa e per tutte le urla che aveva lanciato al fidanzato, si appoggiò al bancone guardando il fidanzato fissare intensamente quel mobile.
E poi capì: quel mobile non aveva assistito solo alla preparazione dei muffin, ma anche a qualcosa di speciale.
Come un bacio, il nostro bacio.
Al pensiero diventò rossa e quando notò che Tadashi aveva spostato quegli splendidi occhi scuri verso di lei, cercò di girarsi.
-Akira… Che c’è che non va?- iniziò a parlare.
Lei, che gli dava le spalle, non sapeva cosa dire per evitare l’argomento. Aveva paura della risposta che lui le avrebbe dato, temeva per ciò che le avrebbe detto.
-Ma… Niente, davvero. Non ho dormito abbastanza e… E…- deglutì.
La ragazza ebbe quasi un colpo al cuore sentendo le mani di Tadashi posarsi sulle sue spalle, facendola girare completamente verso i suoi occhi scuri. –Ehi, da quanto tempo ci conosciamo? Puoi dirmi tutto, lo sai- le disse con infinita dolcezza.
Le vennero nuovamente le lacrime agli occhi.
Tadashi…
Il suo fidanzato le stava parlando con così tanto affetto e aveva uno sguardo così amorevole che con un gesto istintivo si avvicinò a lui e lo abbracciò.
Lui, ovviamente, non poté fare a meno di stringerla a sua volta con forza, sentendosi avvolgere dallo stuzzicante odore della sua Akira, che dopo qualche secondo parlò.
-Grazie, davvero- disse stringendolo di più a sé.
-Akira… so che qualcosa ti turba. L’hanno capito tutti quando non hai iniziato a sbraitare contro Kei, cosa che fai sempre- si sciolse dall’abbraccio e la guardò intensamente.
-Io…- tentò di giustificarsi, ma venne bloccata da Tadashi.
-Sei la mia fidanzata, e voglio sapere come toglierti quei brutti pensieri dalla testa- le disse.
Lei cercò di eludere la risposta spostando la testa verso il basso e borbottando qualcosa d’incomprensibile, ma lui con un tocco delle dita alzò il viso della fidanzata.
Per altri minuti rimasero in silenzio, guardandosi intensamente negli occhi, come se aspettassero quel momento da sempre.
Come se la loro vita dipendesse da quel momento.
Come se… Se fosse più necessario dell’aria per respirare.
Poi Akira se ne rese conto: lui era davvero più necessario dell’ossigeno, era sempre nei suoi pensieri, nei suoi sogni.
Nel suo cuore.
Sì, era il suo mondo.
Chissà che avrebbe fatto senza di lui, senza il suo affetto, le sue premure, i suoi sorrisi, i suoi abbracci o i suoi baci.
Un pensiero spiccò subito nella mente della ragazza, sovrastando gli altri: una volta aveva chiesto a Finn, la ragazza di Ryuu, come facesse a sopportare l’enorme distanza che li separava.
“Sì, lo so… Abitiamo in due continenti diversi e bla bla bla. Ma vedi… Lo penso sempre, quindi è come se fosse con me ogni momento della giornata. Ogni volta che abbiamo l’occasione di vederci, o anche solo parlando al telefono, il mio cuore impazzisce. Anche solo un messaggio da parte sua rende la mia giornata migliore.
Confesso: sono innamorata pazza!”
Con Tadashi la sua vita era diventata a colori e sì, migliore, anche se qualche volta le prendeva.
Devo dirglielo. Troverò il coraggio e…
Aprì la bocca per liberarsi da quel peso, ma non uscì una parola.
…Ma che sto pensando? Non ce la farò mai.
-Dobbiamo proprio parlarne?- chiese nervosa.
-Sì- ribatté con un tono che non ammetteva repliche.
-Tra poco inizieranno le lezioni, possiamo almeno discuterne più tardi?- continuò speranzosa di una risposta affermativa.
-Mmm… D’accordo. Ad una condizione, però- disse il ragazzo con un sorriso compiaciuto.
Akira si preoccupò, ma provò a non pensarci. –Quale condizione?- chiese.
Tadashi avvicinò al viso della fidanzata, molto lentamente, e a pochi millimetri dalle sue labbra sussurrò: -Voglio mangiare ancora quel cioccolato, ma voglio mangiarlo come ieri- disse aprendo il barattolo di cioccolato fondente lì vicino e porgendolo ad Akira.
-Ta… Tadashi, non essere ridicolo io…- tentò di finire la frase deglutendo e arrossendo leggermente, ma il ragazzo la batté sul tempo, acquisendo d’un tratto una grande sicurezza.
-Allora puoi dirmi cosa c’è che non va. Come preferisci- le disse accarezzandole la guancia.
Akira era con le spalle al muro e continuava a spostare lo sguardo dal fidanzato al cioccolato dall’odore invitante.
Glielo dico? Oppure…?
Notò il suo sguardo, dolce e bramoso allo stesso tempo.
Prese un cucchiaino, lo affondò in quella meravigliosa crema e la portò alla bocca.
Lui sorrise, prima che le sue labbra incontrarono quelle al sapore di cioccolato della fidanzata.
 

 
Ciao a tutti!
Mi scuso se ci ho messo tanto, ma non ho proprio trovato tempo.
Mi dispiace anche se questo capitolo risulterà noioso e scritto male, ho avuto molte cose in testa in questo periodo!
Il prossimo sarà più piccante, promesso.
Ah, recensioni sono bene accette!
Un grazie a chiunque s’impegna a leggere ciò che scrivo, ma soprattutto…
Buonanotte!
Un bacio, Maddie.

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Capitolo 6
*** Noi. ***


Noi.
 
 
Akira era con le spalle al muro e continuava a spostare lo sguardo dal fidanzato al cioccolato dall’odore invitante.
Glielo dico? Oppure…?
Notò il suo sguardo, dolce e bramoso allo stesso tempo.
Prese un cucchiaino, lo affondò in quella meravigliosa crema e la portò alla bocca.
Lui sorrise, prima che le sue labbra incontrarono quelle al sapore di cioccolato della fidanzata.
 
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Quando si staccarono, Akira notò gli occhi scuri del fidanzato splendere come due gemme lucenti, e si eccitò tantissimo quando lo vide avvicinarsi di nuovo.
Gli mise una mano sul petto, percependo il battito fuori controllo di Tadashi.
-No, aspetta…- gli disse.
-Okay- rispose, mentre prendeva un altro cucchiaino di quel dolce sapore.
Lei, arrossendo violentemente, aprì la bocca per protestare, ma lui fece scivolare il cioccolato tra labbra della ragazza, rosa e invitanti.
Il calore della bocca sciolse quella delizia mentre Akira chiudeva gli occhi lasciando che il piacere si espandesse ovunque.
Quando li riaprì, lui era lì.
Tadashi…
Si chinò verso di lei e la baciò dolcemente, procurandole un brivido di estasi così intenso da farle tremare le gambe.
Sentì il suo calore, il calore del suo Tadashi, e leccò alcune tracce di cioccolato dalla sua bocca, riconoscendo poi la lingua del ragazzo contro la sua, bollente e meravigliosamente sconvolgente.
Tutti e due a corto di ossigeno, si staccarono, vedendo che a entrambi mancava il respiro.
Le mani lui la strinsero ancora di più, mentre quelle di lei passarono dai capelli, diventati ormai disordinati, al collo, accarezzandolo lievemente con le unghie.
Cosa che a Tadashi fece molto piacere.
-Mmm…- disse infatti lui, appoggiando la testa sulla spalla della fidanzata, immergendosi in quell’odore che lo faceva impazzire di desiderio ogni volta.
-Tadashi…- disse lei d’un tratto, richiamando l’attenzione del ragazzo che subito alzò la testa.
Non le bastava, voleva di più.
-Ancora- disse infatti.
Lui fece per prendere altro cioccolato, ma lei lo fermò scuotendo la testa.
-No… Te- gli disse con voce spezzata dall’emozione, tirandolo per la maglia. Lo baciò con forza, portando una mano ai capelli del fidanzato. Akira, circondata dal selvaggio odore del fidanzato, perse ogni controllo.
Sentì la pressione di una calda mano accarezzarle il fianco, per poi farsi strada sotto la camicia della divisa dell’istituto, facendole sentire il sangue impazzire nelle vene e il cervello avere sempre meno potere su di lei.
Mentre lei aveva aperto le labbra lanciando un invito alla lingua di Tadashi che, ovviamente, iniziò ad esplorare la bocca calda dell’amata, il ragazzo cominciò a tracciare dei piccoli cerchi sulla liscia e morbida pancia di Akira, facendole così emettere un mugolio di piacere.
-Mmm…-
Akira era estasiata, per nessuna ragione al mondo avrebbe voluto che quel momento terminasse.
Fantastico…
Tuttavia il risveglio dal mondo del piacere arrivò poco dopo, perché Tadashi aveva lentamente fatto scorrere la mano verso l’alto. Eccitata ma anche imbarazzatissima da ciò, si decise ad abbandonare i capelli del fidanzato per portare le mani sul suo petto, spingendolo via.
Lui, confuso dalla reazione di Akira, la guardò allontanarsi da lui, per poi arrossire raggiungendo una nuova tonalità di rosso e infine infilare accidentalmente le dita nel cioccolato fondente aperto poco prima.
 Tutto ciò era troppo divertente per lui, che subito iniziò a ridere, non curandosi del fatto che avrebbe potuto ricevere qualcosa addosso.
-Guarda… Guarda cos’hai combinato…- disse lei ansimante.
Tadashi smise di ridere e la guardò divertito. Stava per allungare la mano per prendere la carta per pulirsi, ma lui le bloccò il polso.
-Rimedio subito- le annunciò, più intrepido del solito.
Tadashi è impazzito.
Senza staccarle gli occhi di dosso, con uno sguardo carico di passione e amore, portò con una lentezza straziante la mano della fidanzata alla sua bocca, leccando con altrettanta calma un dito ricoperto di cioccolato tra le labbra.
Akira si ritrovò con la bocca asciutta: il suo fidanzato era solo con lei, e stava leccando quella meravigliosa glassa scura dalle sue dita.
Sentì la sua lingua circondare l’indice della sua mano e succhiare, assaporare e gustare quel sapore di cui tanto andava pazzo.
Sto per morire… Di piacere.
-Ah…- sussurrò la ragazza quando si sentì mordere leggermente un altro dito.
Tadashi aprì gli occhi, trovando Akira letteralmente immersa nel piacere, con gli occhi socchiusi e lucenti, le labbra rosse e invitanti come non mai.
La guardò per quella che a lei sembrò un’eternità, sospirò e posò le sue mani su entrambe le guance bollenti dell’amata, lasciandola senza fiato quando posò le sue labbra su quelle di lei.
Fu un bacio a fior di labbra, dolce ma allo stesso tempo sensuale, che provocò ad Akira un brivido straordinario.
Le braccia della ragazza caddero lungo i fianchi con un gesto di resa che lo fece impazzire ancora di più, fino a quando si staccarono.
-Akira…- disse piano.
-Mmh…?- fu tutto ciò che le uscì dalla bocca dopo una simile performance.
Deglutì, prima di continuare il discorso, diventando tutto d’un tratto nervoso e rosso in volto.
–Io… Io ti…- ma non poté continuare, perché si sentì la campana risuonare in lontananza.
Dannate lezioni!
 
 
 
Allora? Vi è piaciuto?
Spero di sì, anche se sono consapevole di quanto corto sia.
Volevo un capitolo pienamente incentrato su Akira e Tadashi, e spero sia stato di vostro gradimento.
Un grazie a chi legge ciò che scrivo, recensendo o non (meglio se recensite, va’!).
Ah, a proposito, nelle recensioni potreste scrivere se avete trovato errori e cosa ne pensate del mio stile di scrittura?
Ne sarei lieta, tra poco la prof. d’italiano ci consegnerà i temi.
Mi devo ancora preparare psicologicamente a ricevere vagonate di carne, se avete capito ciò che voglio dire.
Ad ogni modo, un bacione a tutti!
Maddie.

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Capitolo 7
*** Incontrarsi dopo anni... ***


Incontrarsi dopo anni…
 

 
 
Fu un bacio a fior di labbra, dolce ma allo stesso tempo sensuale, che provocò ad Akira un brivido straordinario.
Le braccia della ragazza caddero lungo i fianchi con un gesto di resa che lo fece impazzire ancora di più, fino a quando si staccarono.
-Akira…- disse piano.
-Mmh…?- fu tutto ciò che le uscì dalla bocca dopo una simile performance.
Deglutì, prima di continuare il discorso, diventando tutto d’un tratto nervoso e rosso in volto.
–Io… Io ti…- ma non poté continuare, perché si sentì la campana risuonare in lontananza.
Dannate lezioni!
 
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E anche questa giornata è finita.
Sospirò, stanca per le preoccupazione che l’avevano tenuta sveglia durante la notte e per le  continue urla che aveva rivolto a Kei.
Come fa Hikari a stare insieme a un bruto del genere?
Dopotutto litigano e si sfidano in continuazione. E poi...
-Aki! Ehi, Aki!- si sentì chiamare.
No, non poteva essere lui.
-Shou!- disse girandosi verso l’amico d’infanzia.
Lui la guardò raggiante, mostrandole il suo più bel sorriso.
-Aki, a che stavi pensando? È da un pezzo che ti chiamo!- disse ansimando. -Ho dovuto fare la lotta con tutti quei ragazzini per poterti raggiungere!- aggiunse ridacchiando.
-Oh mio Dio, Shou! Come sei diverso!- disse abbracciandolo calorosamente.
Da quanto non si vedevano? Sei, sette anni? E com’era diventato alto!
Pelle chiara, occhi blu mare e… -Da quando hai i capelli neri?- gli chiese.
-Oh, è una cosa recente, un paio di mesi… Come sto?- domandò tenendola ancora stretta.
Akira lo osservò qualche secondo, non potendo fare a meno di constatare che era diventato molto… Attraente.
E con il fatto che aveva due anni più di lei, non si stupiva che tutte le ragazze lì presenti lo guardavano con malizia.
Cavolo, Akira! Sei fidanzata, ricordalo!
-…Allora?-
-Stai davvero bene, Shou- gli rispose sinceramente.
In compenso il sorriso del ragazzo si fece ancora più largo, regalando alla vista di Akira due adorabili fossette sulle guance, cosa che fece molto piacere alla folla di ammiratrici.
Accidenti…
-Senti, Aki… Adesso devo andare, ma promettimi che ci incontreremo di nuovo. Ho così tante cose da raccontarti e poi… Mi sei mancata.Davvero.- aggiunse con voce diversa, più profonda.
Akira, che non poteva negare di passare del tempo in sua compagnia, accettò con grande gioia.
-Mi farebbe molto piacere, l’ultima volta che ti ho visto eravamo alle elementari!- rispose.
-Allora siamo d’accordo! Passo da te domani sera, va bene?- chiese con occhi emozionati.
Lei si sorprese. -Ti ricordi ancora dove abito?-
-Certo.- disse prendendole la mano e portandola alla bocca. Poi alzò gli occhi. -Ne dubitavi per caso?- finì di dire con voce roca, prima di baciarle il palmo come facevano da bambini.
Akira non poté fare a meno di arrossire. –Erm… Allora d’accordo, a domani.- disse deglutendo.
-A domani.- rispose Shou, felice di aver ottenuto una risposta positiva.
Solo quando si allontanò le ragazze presenti iniziarono a lodarlo ed elogiarlo ad alta voce:
-Oddio, hai visto quel ragazzo?- disse una.
-Così bello! Proprio l’uomo giusto per me!- urlò un’altra.
-E quegli occhi!- aggiunse un’altra ancora.
Nel frattempo, Akira rimase lì, mentre molti bei ricordi le riaffioravano in mente.
 
Intanto…
 
-Ehi, Hikari, hai visto Akira per caso?- chiese Tadashi.
-Beh… Appena è terminata la lezione mi ha detto di essere molto stanca e di voler tornare subito a casa.- rispose Hikari pensierosa. -Oggi sembrava più stanca del solito… oltre ad essere in pensiero per qualcosa. Te ne ha parlato?- chiese la ragazza.
-A dire il vero no… Dovevamo parlarne, ma a quanto pare sta già andando a casa.- disse Tadashi. -Comunque ora la raggiungo! Grazie Hikari, a domani!
-Ciao!-rispose lei, tornando poi a mettere i libri nello zaino.
Tadashi provò a correre per raggiungere la fidanzata, ma l’enorme massa di visitatori era un grande ostacolo. Decise di prendere une scorciatoia, come il suo solito, riuscendo a raggiungere il cortile scendendo dalla finestra di un corridoio.
E poi la vide camminare in mezzo alla folla di ragazzini che si spingevano e facevano battute.
Sorrise.
Stava per chiamarla, ma la voce si fermò quando sentì un ragazzo urlare il suo nome e poi lo vide raggiungerla.
E abbracciarla.
Tadashi fece qualche passo indietro. Questo non andava bene, affatto bene.
Si avvicinò abbastanza per poter sentire la conversazione, ma non troppo da essere visto.
Chi era questo Shou? E perché chiama la sua Akira Aki?
Certo, aveva il suo fascino, dato che tutte le ragazze lo guardavano ammaliate.
Come si permetteva? Non era la sua ragazza.
Si fidava di Akira, ma se lui fosse rimasto lì nascosto ancora per un po’, avrebbe scoperto chi era quel tizio senza magari scatenare l’ira della fidanzata.
-Allora siamo d’accordo! Passo da te domani sera, va bene?- lo sentì dire.
-Ti ricordi ancora dove abito?- rispose la sua Akira.
-Certo.- disse il ragazzo guardandola intensamente e baciandole il palmo della mano. -Ne dubitavi per caso?-
Vide Akira arrossire. -Erm… Allora d’accordo, a domani.- la sentì rispondere.
-A domani.- disse infine lui, quel Shou, prima di andarsene.
Akira prima deglutì, e poi rimase ferma con lo sguardo nel vuoto, mentre attorno a lei le altre ragazze urlavano al mondo quanto fosse bello.
Era furioso.
Non solo Akira, la sua Akira, era gentile con lui, ma ricambiava anche i sorrisi ed era arrossita. Perché cominciava a sentire una sensazione così strana?
Strinse i pugni. Era qualcosa che non aveva mai provato prima d’ora.
Per caso era... Geloso?
 
 
 
Scusatemi, excuse me, excusez-moi, discúlpeme, entschuldigen Sie mich, elnézést, извините!
Ora, so che vi sembrerà una frase fatta, ma la scuola (quella maledetta!) mi ha tenuta molto impegnata e ancora devo recuperare delle materieD:
Ma ce la farò, devo farcela!
Come vi è sembrato il capitolo? Vi aspettavate un nuovo personaggio?
E, soprattutto, la reazione di Tadashi?
Come sempre vi chiedo di essere sinceri e, se dovete essere brutali (se proprio, proprio, proprio dovete) allora d’accordo.
Per favore, recensite e ditemi se vi piace o meno, se avete trovato errori o quello che volete!
Altrimenti è inutile continuare la storia!
Un bacione a tutti‼
Maddie.

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Capitolo 8
*** Buonanotte Tadashi. ***


Buonanotte Tadashi.
 
 
 
Era furioso.
Non solo Akira, la sua Akira, era gentile con lui, ma ricambiava anche i sorrisi ed era arrossita. Perché cominciava a sentire una sensazione così strana?
Strinse i pugni. Era qualcosa che non aveva mai provato prima d’ora.
Per caso era... Geloso?
 
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Dopo due intense ore, Akira chiuse i libri di scuola.
Finalmente!
Si allungò sulla sedia della scrivania, stiracchiandosi e sbadigliando, mentre le tornava in mente il volto di Shou.
Com’era cambiato durante gli anni! Se lo ricordava magrolino, timido e soprattutto biondo! Ora invece era alto, solare, allegro… E molto, molto bello.
A quel pensiero aprì di scatto gli occhi: d’accordo che era un bel ragazzo, ma lei era già impegnata.
Non significava niente il fatto che ancora prima di Tadashi, lei fosse cotta di Shou…
Vero?
-Scusi, signorina Todo…- disse una voce al di fuori della stanza.
-Ehm, sì?- chiese dopo aver sbadigliato.
-Ha una visita…-
A quest’ora? Chi può essere?
-Il signor Karino ha urgenza di parlarle- continuò la voce.
Tadashi?!
-…Va bene, lo faccia entrare- disse Akira un po’ incerta.
Mise a posto i libri e si guardò un attimo allo specchio.  Il trucco riusciva ancora a coprire le occhiaie, ma ciò che la tradiva erano i continui sbadigli.
Tentò di sistemarsi i capelli, ma si girò subito non appena udì la porta aprirsi.
-È permesso?- chiese Tadashi.
-Uhm… Certo- gli rispose.
-Scusa per l’ora, ma dovevo vederti…- mormorò imbarazzato.
-...Figurati- disse Akira dopo una pausa.
-Akira… C’è qualcosa che non va, lo so. Eri così strana oggi… Non sembravi nemmeno tu-
Sospirò, passandosi le mani tra i lunghi capelli per trovare una risposta adatta.
-Ecco… So di averti promesso che ne avremmo discusso, ma ora proprio non me la sento... Sono stanca- disse infine, accompagnando la frase dall’ennesimo sbadiglio.
-Va bene… Scusa se insisto, ma sei la mia fidanzata. Mi preoccupo per te- confesso Tadashi, guardando verso il basso.
Akira arrossì.
Non poteva evitarlo, non poteva farne a meno.
Certo, era sempre la persona che dopo aver mangiato quattro torte giganti aveva ancora fame, ma dopotutto era il suo fidanzato. Lei lo adorava così.
Tadashi…
-Vieni qui- disse a un tratto avvicinandosi velocemente a lei.
La abbracciò, gustando lentamente il delicato profumo che emanava.
Akira ricambiò, mentre anche lei si perdeva in quell’odore deciso, caratteristico del fidanzato.
Tadashi la tenne stretta, ma non appena sentì un altro sbadiglio un’idea gli balenò in mente.
-Ah! Che stai facendo?- urlò Akira, non riuscendo a capire le sue intenzioni.
-Sei stanca, devi dormire- rispose semplicemente.
L’aveva presa tra le braccia come una sposa e, notando quel meraviglioso rossore nelle guance della fidanzata, ridacchiò divertito.
Si avvicinò all’enorme letto da principessa e la posò sopra con una dolcezza che non si usa nemmeno per le bambole di porcellana, dandole poi un bacio in fronte.
-…Grazie- sussurrò la ragazza imbarazzata.
Tadashi però aveva altri piani: doveva ancora chiederle una cosa importante.
Dopo essersi tolto le scarpe, si levò anche la giacca nera della moto e la posò su una sedia, rimanendo quindi in maglietta.
Con quel gesto, Akira si agitò ancora di più, quindi ruppe il silenzio titubante.
-Ta… Tadashi, cosa fai?-
-Beh… pensavo di restare ancora un po’, finché non ti addormenti- le rispose, guardandola dritta negli occhi.
Da quando è così deciso?
-Ehm… Non so se…- tentò di ribattere, ma venne subito interrotta dalla profonda voce del fidanzato.
-Non sono un malintenzionato- le rispose divertito, mentre si stendeva sul morbido letto.
A quelle parole lei si girò e arrossì furiosamente, raggiungendo di nuovo una tonalità rossissima.
-Ehi, dormi con Mr. Tadashi?-
Si voltò nuovamente, vedendo il suo ragazzo tenere tra le mani il pupazzo che lo rappresentava.
-…Mmh- fu l’unica cosà che riuscì a dire.
-Vieni qui- sussurrò Tadashi tirandola verso di sé, dopo aver messo il pupazzo su un altro cuscino.
Dopo un altro sbadiglio, Akira decise di restare accoccolata tra le forti braccia del fidanzato.
Lui la strinse di più a se, facendo sì che posasse la testa sul suo petto.
Tutto ciò permise alla ragazza di poter ascoltare il cuore del fidanzato che batteva forte, regalandole una bellissima sensazione di tranquillità.
Chiuse gli occhi assaporando il momento, mentre lui le accarezzava lievemente i capelli.
-Sii la mia dama-
-Co… Cosa?- gli chiese, cercando di respirare normalmente.
-Al ballo. Sii mia- sussurrò lui.
A quelle parole il cuore di Akira sembrò voler uscire dal petto, non tanto per il significato della frase in sé, ma per il tono intenso e allo stesso tempo dolce con il quale si era rivolto a lei.
Sii mia.
Era felicissima. Alzò lo sguardo verso quello di lui, notando gli occhi scuri che brillavano per l’emozione.
-Sì- fu l’unica cosa che uscì dalla sua bocca, perché subito dopo Tadashi la chiuse con un bacio estremamente dolce.
Stavolta però, le mani di Akira non tentarono di scompigliargli i capelli, ma s’intrecciarono con quelle del fidanzato.
Mentre lo stava baciando, si ricordò delle parole di Finn.
“Confesso: sono innamorata pazza!”
Può l’amore rendere le persone così vulnerabili? Così vogliose di stare insieme?
Ritornò poi al loro primo bacio: la sensazione più intensa che abbia mai provato.
Era tutto così perfetto… Lo amava da impazzire, su questo ne era certa.
Continuando a muovere le labbra con tenerezza decise si aprire gli occhi, trovandosi davanti uno spettacolo a dir poco eccitante.
Anche lui la stava baciando con infinita lentezza… Ma allo stesso tempo teneva gli occhi aperti, proprio come lei.
Gli sguardi s’incrociarono.
Quello di Tadashi risplendeva come mai prima d’ora. Si era completamente dimenticato che poche ore prima un ragazzo la aveva abbracciata.
Quello di Akira era imbarazzato ma anche ammaliato dagli occhi del ragazzo. Subito si scordò degli occhi blu di Shou.
Quindi, dopo un altro meraviglioso bacio e dopo essersi staccati, ritornarono col fiato corto alla posizione precedente.
-Buonanotte Akira- le disse, con voce rotta dalle forti sensazioni che il momento aveva procurato a entrambi.
-…Buonanotte Tadashi- sussurrò col cuore impazzito, prima di chiudere gli occhi.
 

 
 
Lo so che sono in super ritardo e che volete mettermi al rogo.
Ho avuto dei problemi con la scuola e con la famiglia, uffa.
Cosa ne pensate? Sono troppo dolci così?
Confesso che prima dell’incontro tra i fidanzatini ho costretto Akira a bere una vagonata di camomilla, ecco perché era così docile!
Correzioni, errori? Andava tutto bene?
Tra oggi e domani scriverò il prossimo capitolo. Cosa pensate scriverò?
Un bacione a tutte,
Maddie.
 
P.S. Ho detto tutte… Non penso proprio ci siano maschietti che leggano queste cose-.-

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Capitolo 9
*** Vecchie conoscenze creano nuovi problemi. ***


Vecchie conoscenze creano nuovi problemi.
 
 
Quindi, dopo un altro meraviglioso bacio e dopo essersi staccati, ritornarono col fiato corto alla posizione precedente.
-Buonanotte Akira- le disse, con voce rotta dalle forti sensazioni che il momento aveva procurato a entrambi.
-…Buonanotte Tadashi- sussurrò col cuore impazzito, prima di chiudere gli occhi.
 
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Mentre si avvicinava alla serra della S.A. Akira tornò a pensare alla serata precedente, come aveva fatto da quando si era svegliata.
Si era trovata coperta dal leggero e raffinato lenzuolo del suo letto, vicino a Mr. Tadashi e a un biglietto del fidanzato.
“Riposati, altrimenti domani non potrai cucinare per me!”
Che ingordo.
Che gesto carino.
Doveva averla messa lui sotto il lenzuolo, perché quando si era addormentata era accovacciata contro all’ingordo.
Avanzò ancora qualche metro fino a trovarsi di fronte la porta della serra. Sentì delle allegre risate provenire dall’interno, quindi sorridendo tirò giù la maniglia.
Tuttavia il sorriso le morì sulle labbra.
Il suo angelo Hikari, Ryuu e i gemelli si stavano divertendo molto, mentre Tadashi stava mangiando il cibo offerto da una ragazza.
Anzi, non una ragazza: la ragazza.
-…Cosa...?- sussurrò, prima di venire trascinata tra le piante.
-Finalmente sei arrivata!- le disse Kei sottovoce -Bene, nessuno ti ha ancora vista entrare-
-Perché lei è qui?- chiese infuriata.
-Per lavoro: tra un paio di giorni parteciperà a una sfilata importante e…-
-…e non poteva perdere l’occasione di rincontrare la sua amica Akira- terminò lei.
-Già- annuì lui.
Si avvicinò alle piante, scostandole un po’ per riuscire a vedere il gruppo.
-…Stai bene?- chiese Kei dopo un paio di minuti.
-Adesso ti preoccupi per me?- domandò lei leggermente scettica.
-Sai cosa voglio dire. Non sarebbe la prima volta che ti fa visita- ribatté lui.
-…-
Non sapeva cosa dire, non riusciva a pensare.
Perché Lydia è qui?
Quell’antipatica era figlia di una bellissima donna, in passato modella molto apprezzata e famosa. Sin da bambina le aveva creato dei problemi, ma non era mai riuscita a capire perché.
Cosa le aveva fatto di tanto male per avere in cambio il suo odio?
Nonostante cercasse di essere sempre gentile e disponibile, Lydia non la apprezzava mai.
Col tempo persino Kei e Yahiro le avevano consigliato di star lontana da quella bambina, e dopo alcuni spiacevoli avvenimenti Akira si era decisa a seguire il loro consiglio.
Poi Lydia era tornata al suo paese d’origine, l’America.
Per vari anni, nonostante alcune visite amichevoli, tutto si era calmato.
Cos’ha in mente stavolta?
-…Akira?- la interruppe una voca maschile.
-Sì?- rispose un po’ spaesata.
-Ho chiesto cosa pensi di fare- le disse con voce dura. Lei ci pensò su, ma la soluzione più ovvia era una sola.
-Intanto chiederle il motivo della visita- disse semplicemente.
-E secondo te finalmente dirà la verità?- chiese Kei dubbioso.
-No, ma è un buon inizio- sentenziò, uscendo dalle piante con l’amico d’infanzia alle sue spalle.
 
Alla fine della giornata…
 
Akira si distese sul grande letto.
Una giornata così era proprio da dimenticare: Lydia era stata ammessa a frequentare l’istituto.
Nonostante la classe era diversa, non riusciva a togliersi di dosso un pesante senso d’ansia.
Anche se il padre era giapponese, lei aveva sempre detestato la vita qui. Perché ora aveva deciso di frequentare il suo stesso istituto?
Cosa voleva combinare?
Era rimasta di stucco quando le aveva sussurrato “Lo capirai”.
Mai prima d’ora due parole l’avevano fatta sentire così vulnerabile… Ad eccezione del “Sii mia” di Tadashi.
Tadashi!
Si era scordata di doverlo chiamare per spiegare perché oggi lo aveva evitato.
Quando era uscita dalle piante si era seduta al suo posto, cercando di sembrare il più calma possibile sebbene il suo ragazzo continuasse a gioire nel mangiare il cibo di Lydia.
A lezione si era seduta in prima fila accanto al suo angelo che, a quanto pare, doveva aver capito che qualcosa non andava.
Durante la pausa aveva sperato di tranquillizzarsi, ma la vista di quella vipera attaccata al braccio del suo fidanzato la face esplodere, lanciando con forza per aria lo zaino di uno studente.
Sentì il cellulare vibrare, quindi lo prese e lesse il messaggio.
“Non so cosa ti sia preso, donna orso. Perché mi hai ignorato tutto il giorno? Tadashi.”
Sospirò. Era vero quello che le aveva detto: non sembrava nemmeno lei.
Di solito si sarebbe infuriata per una risposta del genere, ma con Lydia in città e con i pensieri sull’essere o meno una brava fidanzata era sfinita.
Stava per rispondere, quando una delle domestiche la avvertì che aveva una visita.
Chi… Shou!
-Prego, prego- aveva detto ad alta voce, rallegrandosi per il fatto che l’amico l’avrebbe tirata un po’ su di morale.
-Spero di non disturbare- disse una voce femminile.
Akira subito si girò, trovando di fronte a sé Lydia.
-…Cosa? Che ci fai qui?- chiese innervosendosi.
-Aspettavi qualcun altro? Beh, sarò breve- disse sedendosi sul bordo del letto -Tu mi hai sempre chiesto perché ti detesto, giusto?-
-…Mmh- concordò dubbiosa.
-Fin da piccola ho avuto una cotta segreta. Tuttavia ero troppo timida per confessargli ciò che provavo… Quindi rimanevo nascosta, a osservarlo da lontano-
Mentre continuava a parlare, la rossa aveva preso in mano Mr. Tadashi, infastidendo notevolmente Akira.
-Lui però non aveva occhi che per te, ecco perché non ti sopportavo… E non ti sopporto ancora- terminò con uno sguardo di disprezzo puro.
-Allora…- cominciò a dire Akira.
Oh mio… Ecco perché.
-Ti porterò via Tadashi, stanne certa- disse Lydia, alzandosi dal letto e porgendo il pupazzo ad Akira.
Dopodiché uscì, lasciandola senza parole.
Ora tutto aveva un senso. Tutto si spiegava.
Non era una modella come Lydia, però nell’ultimo anno era diventata molto bella.
Però l’antipatica riceveva continue occhiate per le sue curve… E in più non aveva un carattere così aggressivo: agli occhi di tutti era dolce, bella e simpatica.
Solo Akira l’aveva conosciuta veramente.
Per una decina di minuti rimase a guardare impassibile fuori dalla finestra, poi il telefono vibrò un’altra volta, quindi lo prese e controllò il messaggio.
“Tutto a posto? Tadashi.”
Tadashi e… Lydia. Starebbero così bene insieme.
Lui, l’affascinante avventuriero e lei, la bellissima modella.
Anche lei sapeva cucinare bene, ne aveva avuto la prova nella mattinata. Inoltre era simpatica e non lanciava oggetti addosso al fidanzato, come faceva invece Akira.
Agitandosi ripensò alle parole di quel ragazzino col quale si era scontrata.
Non avrebbe potuto fermarle, quindi lasciò che le lacrime scendessero dalle guance. Portò le mani agli occhi, cercando invano di calmarsi. Si accucciò a terra e, disperata pianse per quella che le parve un’eternità.
Con gli occhi ancora gonfi e rossi per le lacrime, prese il telefono decisa a rimandare l’incontro con Shou.
Dopo aver scritto il messaggio, però, non fece a tempo a premere invio perché qualcuno stava bussando.
-Non… Non ora- riuscì a dire tra i singhiozzi.
-Aki? Posso…-
Shou! Diamine!
-Shou, non… non o-ora, davvero…- balbettò Akira.
-Cosa ti è successo?- chiese il ragazzo ad alta voce. Era agitato, lo si poteva benissimo leggere negli occhi.
-Io… Lascia stare…- sussurrò lei in imbarazzo, mentre tentava di coprirsi il viso.
Shou, non sapendo che fare, chiuse di scatto la porta alle sue spalle. Si avvicinò lentamente a lei e iniziò a farle domande.
-Aki, dimmi che cos’hai. Chi ti ha fatto piangere? Perché stai così?- chiese lui, innervosendosi per il fatto che lei non rispondeva.
Gli venne poi un’idea, quindi si sedette proprio di fronte a lei.
-Aki…- mormorò dolcemente.
-…Mmh…- mugugnò la ragazza, prima di sentire l’amico prendere con forza le sue mani.
Alzò lo sguardo, vedendolo preoccupato. Lo guardò portare le sue mani alla bocca, baciandole i palmi non curandosi delle lacrime.
-Shou…-
-Shh… Ci sono io adesso, va tutto bene- le sussurrò all’orecchio.
Dopo queste parole, non poteva evitare di piangere. Si strinse con forza alla camicia del ragazzo, che in risposta la strinse maggiormente a sé.
Rimasero così per parecchi minuti, finché Akira si calmò.
-Mi dispiace che tu mi abbia vista così…- gli disse piano.
-Non dirlo neanche per scherzo. Mi ha fatto piacere averti confortata- ammise Shou, lievemente imbarazzato.
Che gentile…
-Grazie- disse lei a bassa voce.
Lui stava per aprire bocca, ma un cellulare glielo impedì. Akira lo prese e guardò chi la stava chiamando.
Tadashi?
Non sapeva bene come gestire la situazione: il suo attuale fidanzato la stava chiamando, e in quel preciso istante era sola nella sua stanza con un bellissimo ragazzo.
-Ehm, ti dispiace se…?- domandò un po’ incerta.
-…Certo- assentì dopo poco.
Asciugandosi sbadatamente il volto, aprì la porta della terrazza e uscì.
-…Sì?- chiese con voce tremante.
-Akira, perché non hai risposto? Mi stavi facendo preoccupare- disse Tadashi.
-Ehm… Scusa…- si voltò, notando che ora Shou era seduto sul letto e la stava osservando intensamente. -…Ero impegnata- liquidò il tutto.
Beh, in fondo è vero. Anche se non specifico in che modo ero impegnata.
Non poteva dirgli che era stata tenuta stretta, cullata e accarezzata da un altro ragazzo, e per giunta nella sua stessa camera.
Non avevano fatto niente di male, ma comunque aveva paura della reazione che avrebbe potuto avere il suo fidanzato.
-Perché oggi mi hai evitato? Anche se come figlio della preside dovevo  mostrare a Lydia la scuola, avremmo potuto passare del tempo… Insieme- continuò lui, mettendo in evidenza l’ultima parola col tono della voce.
-Tadashi…- cercò di spiegare la ragazza, ma inutilmente.
-E poi dobbiamo ancora affrontare l’altro discorso- continuò lui.
Sospirò pesantemente, stanca di parlare.
Stanca di preoccuparsi, di aver timore di perdere la persona che amava.
-Ora non è il momento, davvero- tagliò corto, con voce leggermente infastidita.
-Mmh… Va bene- si arrese il ragazzo.
Forse aveva usato un tono un po’ duro, ma non aveva alcuna voglia di tirare ancora in ballo l’argomento, non dopo la visita che aveva ricevuto e la conseguente reazione.
Sospirò.
-Buonanotte, ci vediamo domani- gli disse, mente il venticello notturno le procurava un brivido.
-A domani Akira. Sogni d’oro- mormorò poi con voce roca.
Si spaventò un po’ quando nello stesso momento in cui stava chiudendo la chiamata, la voce di Shou si fece sentire all’improvviso.
-So che non sono affari miei, ma posso chiedere chi era? Sembravi a disagio mentre parlavi…-
-Il mio…- arrossì. -…Fidanzato-
Di certo Akira non si aspettava una reazione del genere: il ragazzo prima aprì la bocca come per dire qualcosa, ma la richiuse subito dopo. Strinse i pugni, facendo diventare bianche le nocche e spostò lo sguardo altrove.
-Non è il momento…- sussurrò lui.
-Scusa? Non ho sentito- chiese lei con sguardo curioso.
-No, niente. Ora però va’ a dormire. Riposati e non pensare al perché stavi piangendo- le sussurrò, allacciando nuovamente gli sguardi.
-Sì, d’accordo- annuì lei.
Una bella dormita mi farà solo bene.
Poi, sorprendendola, la abbracciò con impeto. Lei rimase inizialmente ferma, ma dopo alcuni attimi ricambiò l’abbraccio.
Una cosa in particolare notò: l’odore di Shou.
Non era un odore intenso e selvaggio come quello di Tadashi. Era forte, ma allo stesso tempo si riconosceva una delicata colonia francese.
-Devo dirti una cosa, una cosa molto importante…- le sussurrò all’orecchio. -…Ma è meglio aspettare-
Importante?
La staccò dall’abbraccio di qualche centimetro, in modo da poterle parlare guardandola direttamente negli occhi.
Chiunque li avesse visti in quella posizione avrebbe potuto pensare “Che bella coppia!”.
Akira arrossì ancora di più quando la baciò sulle guance, tenendola ancora così vicina a sé.
-Aki… Buonanotte- disse infine prima di andarsene.
La ragazza si girò e lo guardò uscire dal grande cancello, consapevole di avere ancora addosso il delicato profumo di quella colonia.

 
 
Ho aggiornato presto, ero piena d’ispirazione! Spero che la storia vi piaccia.
Please ditemi se avete trovato errori o qualcosina che non va.
Il prossimo capitolo verrà raccontato interamente da Tadashi: scopriremo i pensieri del goloso avventuriero riguardo Akira, Lydia e…
Leggete e RECENSITE, per favore!
Un bacione,
Maddie.

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Capitolo 10
*** Preoccupazioni, Pensieri e Progetti. ***


Preoccupazioni, Pensieri e Progetti.


La staccò dall’abbraccio di qualche centimetro, in modo da poterle parlare guardandola direttamente negli occhi.
Chiunque li avesse visti in quella posizione avrebbe potuto pensare “Che bella coppia!”.
Akira arrossì ancora di più quando la baciò sulle guance, tenendola ancora così vicina a sé.
-Aki… Buonanotte- disse infine prima di andarsene.
Akira si girò e lo guardò uscire dal grande cancello, consapevole di avere ancora addosso il delicato profumo di quella colonia.
 
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-So che non sono affari miei, ma posso...-
Tadashi stava iniziando a preoccuparsi. Aveva chiamato Akira, e poco prima che la telefonata terminasse aveva sentito chiaramente la voce di un ragazzo.
Un ragazzo. Con Akira.
A casa sua, a quest'ora della sera.
Con Akira.
Dopo qualche attimo di panico si ricordò del tipo dagli occhi blu che l'aveva abbracciata vicino al cancello dell'istituto.
Era lui, ne era più che sicuro. La voce era la stessa.
Si dovevano incontrare proprio a casa sua? Anzi, si dovevano proprio incontrare?
Non aveva mai avuto un atteggiamento così nervoso e spaventato prima d'ora, ma da quando MisterA Me Gli Occhi Ragazze si era avvicinato alla sua fidanzata era sempre più agitato.
Aveva provato a parlarle per tutta la mattina, ma lei lo aveva sempre ignorato, spostandosi addirittura di banco per le lezioni. L'aveva cercata quindi durante la pausa ma Lydia lo aveva catturato.
Letteralmente.
Non si sarebbe mai aspettato di ritrovare la ragazza con la quale si era scontrato in città nello stesso istituto.
Lei era simpatica, una buona cuoca e molto, molto bella, questo non poteva negarlo. Tutti i maschi della scuola non avevano fatto altro che fissarla ammaliati.
A lui però non piaceva il lato apprensivo di Lydia. Non ne era abituato: anche se Akira era una donna orso, nel vero senso della parola, gli lasciava i suoi spazi, il suo tempo... Lo lasciava respirare.
Sua madre gli aveva ordinato di mostrare alla nuova arrivata la scuola, ma raggiunta la pausa il giro era già terminato.
Perché si era attaccata al suo braccio senza più volerlo lasciar andare?
Aveva notato Akira camminare da sola, quindi staccandosi da Lydia si era avvicinato alla sua fidanzata, dicendole di voler passare del tempo insieme.
Aveva sottolineato insieme con troppa enfasi, ma d'altronde lei era la sua ragazza.
Poi però la modella era tornata all'attacco, e questa volta era riuscita a trascinarlo via con sé.
Non poteva mandarle un altro messaggio, magari Akira si era già addormentata.
Magari si era addormentata con quel tipo proprio com’era successo con lui.
La sera prima l'aveva presa in braccio come una sposa stringendola contro di sé, l'aveva abbracciata e coccolata. L'aveva posata sul letto con delicatezza e aveva visto le stelle quando lei arrossendo si era imbarazzata perché si era sfilato la giacca.
Quel bacio... Quello era stato la ciliegina sulla torta. L'aveva assaporata lentamente, senza mai lasciare l'intreccio con le sue morbide mani.
Quando si era addormentata aveva continuato ad accarezzarle i lunghi capelli, rimanendo estasiato dal loro naturale e dolce odore.
Dall'odore di Akira.
Dall’odore della ragazza che…
Prima di andarsene l'aveva coperta con un lenzuolo, le aveva dato un ultimo leggero bacio e infine aveva spento le luci, rimanendo quasi bloccato per la bellezza della sua fidanzata che riposava sotto la luce della luna.
Avrebbe voluto restare con lei, passare tutta la notte assieme a lei.
Tadashi si alzò di scatto dal letto, arrossendo per i pensieri che aveva fatto.
Si portò le mani tra i capelli scompigliandoli sbadatamente e poi sbuffò, facendo rumore.
-Ah, Tadashi... Cosa vai a pensare- disse a sé stesso.
Non aveva per niente sonno, quindi iniziò a fantasticare sulla sua fidanzata.
Pensò a come trovare del tempo da passare soli, escludendo perciò la presenza di Lydia.
La serra era diventata ormai un ritrovo non solo per i membri della S.A., ma anche per Yahiro, Sakura e Finn, quando aveva tempo per una visita.
Pensò alla cucina, ma dato che era collegata alla serra rinunciò.
Cambiò posizione, stendendosi a pancia in giù.
Dove altro potevano andare? La città era molto frequentata, quindi non avrebbero avuto un attimo di pace.
-Mmh...- mugugnò Tadashi pensieroso.
Il giorno seguente sarebbe stato venerdì, quindi avrebbero potuto passare assieme tutto il weekend.
-Ci sono!- esclamò dopo vari minuti.
Contento dell'idea prese il telefono e con voce allegra chiamò varie persone: l’avrebbe portata fuori città.
Sarebbe stato tutto perfetto.
 
 
Ciao a tutte!
Inizio questo mio piccolo spazio personale con il ringraziare tutti voi, lettori segreti e recensori.
Un applauso in particolare va a Nadynana, la mia designer di orrori grammaticali. Spero tu non sia ancora in punizione!
Il prossimo capitolo tratterà solo di Tadashi e Akira, ma ci vorrà un po’ prima di poterlo pubblicare: devo pur iniziare i compiti estivi!
Credo che riuscirete a leggerlo verso i primi-metà di agosto… O almeno spero.
A proposito, mie adorate veneratrici di TadAkira, ho una confessione da fare.
Non so se è per il caldo che mi dà al cervello oppure per l’inspiegabile botta nera che mi sono ritrovata sul braccio, ma un’idea mi brullica in testa.
Un’altra storia della S.A. con Akira e… Yahiro!
Come ho già detto a qualcuno, non tradirei mai Karino, ma m’intriga una possibile relazione tra questi due personaggi.
Ecco… Se io la pubblicassi… Voi la leggereste e mi dareste il vostro parere?
Io spero davvero di sì!
Ora però vado a mangiare la pizza, sto morendo di fame.
Un bacione a tutte, fate anche voi i compiti!
Maddie<3

 

P.S. Non chiedetemi il perché del “brullica”, è solo che mi piace come suona!

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Capitolo 11
*** Chalet. ***


Chalet.
 
 
-Mmh...- mugugnò Tadashi pensieroso.
Il giorno seguente sarebbe stato venerdì, quindi avrebbero potuto passare assieme tutto il weekend.
-Ci sono!- esclamò dopo vari minuti.
Contento dell'idea prese il telefono e con voce allegra chiamò varie persone: l’avrebbe portata fuori città.
Sarebbe stato tutto perfetto.

 
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Chissà dove mi sta portando...
Stava tranquillamente uscendo da scuola, quando sentì la voce di Tadashi chiamare il suo nome. Dopo alcuni attimi si girò e lo vide solo.
Solo, senza Lydia.
La cosa la sollevò notevolmente, considerato che quell'arpia era rimasta attaccata al suo ragazzo tutto il giorno, persino durante le pause tra le varie lezioni. Durante la pausa pranzo poi... Avrebbe voluto scaraventarla per aria.
Come si era permessa di stare così vicino a Tadashi? Tutti quei sorrisi, quelle risate, tutti quei maledetti complimenti...
Dovrei vivere io quei momenti con lui.
-Akira, tutto bene?- la voce di Tadashi si fece sentire, distraendola dai suoi pensieri.
-Sì, tutto a posto- rispose in fretta lei.
-Ancora mezz'ora circa e siamo arrivati- annunciò il ragazzo, iniziando a sentire brividi per il freddo che pian piano avanzava.
-Mezz'ora? Così tanto?- domandò poi Akira, un po’ sorpresa.
A quelle parole un'idea balenò nella mente del ragazzo, sapendo però che se l'avesse messa in pratica avrebbe passato ventisette minuti in compagnia delle urla della fidanzata.
-Tieniti forte- disse dopo qualche attimo.
-Cosa? Perc...- iniziò a dire Akira, ma le parole le morirono in bocca quando il fidanzato accelerò improvvisamente.
Iniziò a urlare con tutto il fiato che aveva, e nel frattempo si strinse ancora di più a lui.
Tadashi come risposta rise sonoramente, e mentre le braccia della sua ragazza lo avvolgevano si accorse di non avere più tanto freddo.
 
-Dove siamo?- chiese Akira, meravigliata da ciò che vedeva.
-Questo è lo chalet di famiglia- disse per poi mettersi di fronte alla ragazza e aprire le braccia in segno di sorpresa -Ti piace?- continuò.
-...É bellissimo- rispose lei dopo una piccola pausa.
-Forza, andiamo dentro. Si muore di freddo qui fuori- continuò poi il ragazzo, prendendo la mano di Akira e trascinandola dentro, provocandole un'intensa scossa al cuore.
Appena entrarono, lui prese della legna per accendere il camino, mentre lei si guardò attorno: un luogo semplice ma accogliente. Il legno regnava dappertutto, accompagnato dal chiaro e lussuoso marmo del pavimento. Alle pareti c'erano molte foto che ritraevano Tadashi nel corso degli anni insieme ai suoi genitori, e alcune delle quali erano molto vecchie.
Dopo aver fissato per qualche minuto il sorridente bambino sopra una moto giocattolo, notò che Tadashi aveva trovato la legna e stava accendendo il camino, quindi decise di curiosare in giro.
Nonostante fosse uno chalet di montagna, c'erano molte stanze. Alcune erano camere da letto, altre stanze svago, ma comunque in tutte si poteva riconoscere il ricco patrimonio della famiglia che possedeva l'abitazione.
Chiuse la porta di una bellissima camera che aveva una spettacolare vista sulla vegetazione coperta dalla neve, e si diresse verso l'ultima stanza del corridoio.
-Akira...- disse Tadashi sorprendendola -...Che stai facendo?- continuò.
-Ero solo curiosa di vedere lo chalet...- rispose lei, con tono quasi mortificato.
-Ehi, non c'è problema- disse poi avvicinandosi a lei -Non sei entrata in quella stanza, vero?- domandò a un tratto.
-No, perché?- chiese subito dopo, molto incuriosita.
-É una sorpresa. Adesso vieni però, dobbiamo scaldarci- e le porse la mano sorridendo.
Non poteva più avercela con lui, non ci sarebbe davvero più riuscita.
Non dopo quel sorriso.
Arrossendo, prese la mano del fidanzato e lo seguì fino all'ingresso, ora illuminato dal caldo colore del fuoco che scoppiettava.
-Dovresti togliere il giaccone, o ti prenderai qualcosa- disse per rompere il silenzio.
-Ehm... Sì- asserì lei, ancora lievemente rossa in viso.
Qualche secondo più tardi erano comodamente seduti nel grande divano, uno accanto all'altro.
-Sono felice che lo chalet ti piaccia, perché resteremo qui... Per il weekend- annunciò poi Tadashi con tono un po’ imbarazzato.
Akira strabuzzò gli occhi, sorpresa per quella frase.
-Un intero weekend? E i miei genitori...?- tentò di chiedere.
-Ci hanno dato il permesso di restare- poi arrossì furiosamente -...Ma se fanno domande, dì loro che ti sei divertita molto, con tutti i membri della S.A.- spiegò, guardando il fuoco davanti a loro.
Akira a questo punto non poté fare a meno di ridere con gusto, mettendo ancora più a disagio il ragazzo.
-Che c'è da ridere?- domandò con occhi confusi.
Come risposta lei lo guardò con espressione tenera e si avvicinò ancora di più a Tadashi, sfiorando col naso la sua guancia.
Non si curò da dove proveniva quell'improvviso coraggio, quindi senza timore appoggiò una mano sul petto del fidanzato, sentendo perciò i forti muscoli.
Mentre lui era completamente immobile, lei portò l'altra mano ai suoi capelli, massaggiandoli lentamente.
-Grazie, Tadashi- sussurrò all'orecchio di Tadashi, notandolo subito chiudere i pugni come per trattenersi.
Dopo aver detto le due magiche parole abbassò la testa, portandola nell'incavo del collo del ragazzo e si lasciò invadere dal suo meraviglioso odore di selvaggio.
-A... Akira?- mormorò lievemente.
-Mmh?- borbottò senza esitare.
Dopo qualche secondo incrociarono gli sguardi e il cuore di Akira si fermò per un momento.
Tadashi aveva in volto un bellissimo rosso, forse dovuto al caldo della stanza, forse a qualcos'altro…
Gli occhi, quei magnifici occhi scuri brillavano molto intensamente, facendo sì che lei si perdesse ancora di più in quelle buie profondità.
-Cos...- fu tutto ciò che riuscì a dire, perché il suo fidanzato le chiuse la bocca con un bacio.
Il cuore le batteva così velocemente che provava quasi dolore al petto. Ebbe una scossa così potente da farla fremere fino alla punta dei piedi. Un senso di calore la pervase, lasciandola senza pensieri.
Le mani di Tadashi intanto la raggiunsero: una iniziò a massaggiare dolcemente i lunghi capelli, l'altra le carezzò la guancia.
Dopo alcuni minuti di baci lenti e pieni di passione, il ragazzo chiese il permesso con la lingua, cosa che lei offrì senza esitazione.
Sempre con la massima ed estenuante lentezza, si assaporarono, tra gemiti e forti sensazioni.
Intanto, attorno a loro, il rumore del vento si fece più forte.
Il primo a staccarsi dalle morbide labbra dell'altro fu Tadashi, che subito guardò Akira con un sorriso che la fece arrossire.
-Vieni- le disse dopo essersi alzato dal divano, porgendole la mano come poco prima.
Per alcuni secondi lo guardò senza staccare lo sguardo da quelle labbra, quelle rosse e morbide labbra che adorava sentire contro le sue. Poi accettò, seguendolo fino a trovarsi davanti alla porta che conteneva la sorpresa.
-Aspetta un attimo...- le disse, sparendo dietro quella misteriosa porta e riapparendo poi con un pacchetto in mano -...Questo è per te. Quando hai finito sono qui dentro- spiegò con un cenno della testa.
Nulla avrebbe potuto calmare Akira che, sentendosi così piena di attenzioni, non poté fare a meno di sorridere calorosamente.
-Ti aspetto, donna orso- le sussurrò all'orecchio, schioccandole poi un bacio sulla guancia e infine scappando nella stanza della sorpresa.
-Ehi!- disse Akira, sentendo Tadashi ridacchiare a gran voce.
Curiosa, studiò il pacchetto che aveva tra le mani e non appena lo aprì rimase di stucco.
 
Aveva appena finito di sistemare la stanza e di cambiarsi, quando sentì la sua fidanzata bussare alla porta.
-Ehm... Tadashi?- mormorò lei, entrando timidamente nella stanza.
Al suono della sua voce il ragazzo si girò, trovandosi di fronte a uno spettacolo assolutamente meraviglioso: Akira aveva addosso il costume che alcune settimane prima aveva adocchiato durante lo shopping insieme a lui, e le stava benissimo.
Un due pezzi, di un rosa molto simile al colore delle sue guance quando arrossiva. La parte superiore era una semplice ma incantevole fascia, con alcuni brillanti sparsi qua e là.
Alzò lo sguardo, notando che aveva raccolto i capelli in un morbido chignon e che alcune ciocche le incorniciavano il viso.
-Sei bellissima- disse senza fiato, provocando quel delizioso rossore che tanto amava.
-Grazie- ammise sorridendo lievemente -Hai fatto tutto questo... Per noi?- domandò poi, guardandosi attorno.
-Sì... Che ne pensi?- le chiese speranzoso.
Non aveva avuto molto tempo per preparare tutto, e di certo chiamare solo la sera precedente non aveva aiutato. Però non poteva lamentarsi: la grande vasca idromassaggio al centro della stanza era circondata da candele profumate, che regalavano un'atmosfera rilassante e confortevole.
Sistemati a terra c'erano alcuni vasi con molti fiori colorati e infine, sempre attorno la vasca, c'erano dei vassoi con frutta fresca e dei bicchieri con qualche bibita esotica.
Le tende erano chiuse, come previsto.
-...É bellissimo- rispose dopo una pausa, con sguardo ancora meravigliato.
-E non è tutto- continuò lui, aprendo di colpo le tende.
Fuori era iniziata una tormenta: il forte vento muoveva incessantemente la poca neve, strappando ad Akira un altro sorriso estasiato.
Sullo sfondo si vedevano le montagne, rigorosamente coperte da un sottile strato di neve.
Era bellissimo guardare il freddo e la neve all’esterno mentre dentro contrastava l’atmosfera calda e tranquillizzante.
-So che probabilmente hai visitato posti migliori…- iniziò a dire, entrando nella vasca dall'acqua calda -...Ma questo chalet è importante per me- ammise.
-Importante?- gli chiese lei, avvicinandosi alla finestra per ammirare il paesaggio esteriore.
Per alcuni minuti ci fu totale silenzio, poi Tadashi rivelò ciò che non aveva mai detto a nessuno.
-Quando ero piccolo io e la mia famiglia trascorrevamo qui le vacanze, era il luogo preferito di mio padre. Poi quando se n'è andato di casa non ci siamo più tornati... É l'unico posto dove ci sono delle foto della mia famiglia ancora riunita- sussurrò a malincuore.
La ragazza si girò, non si aspettava che parlasse di suo padre.
-Tadashi, mi dispiace…- tentò di dire, con gli occhi fissi su quelli del fidanzato.
-Non ti preoccupare. Ora però entra, ti perderai lo spettacolo- disse sorridendo, proprio come il suo solito.
Ad Akira tornò l'imbarazzo. Non aveva mai sperimentato una cosa del genere, niente di così intimo, e ciò la fece arrossire notevolmente.
-Ehm... D'accordo…- mormorò immergendo un piede nell'acqua, sotto lo sguardo a dir poco infuocato del fidanzato.
 
 

 
Eccomi!
Sono davvero molto felice: quanti lettori! E quante persone che adorano la mia storia!
In questo capitolo ringrazio in modo particolare Hilda_chan, che in pochi giorni ha letto tutta la storia e mi ha regalato dei bellissimi complimenti. Spero ti stia divertendo in vacanza!
La storia tra Akira e Yahiro è in fase di costruzione, devo ancora modificare qualcosina…
Ora, lo so che questo capitolo è abbastanza serio, anche se molto dolce… Ad ogni modo, il prossimo sarà più “leggero” ma ugualmente intenso.
Per favore, RECENSITE in molti! Ho bisogno dei vostri pareri, sono il mio ossigeno.
Vebbeh, non proprio…
Un bacione, grazie mille.
Maddie<3

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Capitolo 12
*** Sei la mia donna orso preferita. ***


Sei la mia donna orso preferita.
 
 
La ragazza si girò, non si aspettava che parlasse di suo padre.
-Tadashi, mi dispiace…- tentò di dire, con gli occhi fissi su quelli del fidanzato.
-Non ti preoccupare. Ora però entra, ti perderai lo spettacolo- disse sorridendo, proprio come il suo solito.
Ad Akira tornò l'imbarazzo. Non aveva mai sperimentato una cosa del genere, niente di così intimo, e ciò la fece arrossire notevolmente.
-Ehm... D'accordo…- mormorò immergendo un piede nell'acqua, sotto lo sguardo a dir poco infuocato del fidanzato.
 
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Akira entrò nell’acqua: era calda e profumata. Sapeva di vaniglia, che lei amava.
L’ha fatto per me, per noi.
-Sono felice- disse a un tratto Tadashi, attirando la sua attenzione. -Davvero- continuò poi, girandosi verso di lei.
-Per cosa?- gli domandò, sentendo il suo cuore battere più forte del normale quando mise il braccio attorno alla sua spalla, attirandola verso di lui.
-Perché sei qui, perché… Sarai la mia dama al ballo- si girò verso di lei, allacciando il suo sguardo con quello della fidanzata. -Per tante cose…- disse teneramente.
Gli sorrise, stavolta senza imbarazzo. Posò le mani ai lati del suo viso, mentre la vasca continuava a sfornare milioni di bollicine che pizzicavano la loro pelle. Si avvicinò alle sue labbra piano, proprio con quella lentezza che le permise di cogliere un lampo di emozione negli occhi del suo ragazzo.
Poi, quando posò le labbra sulle sue, tutto il resto si dissolse nel nulla. C’erano solo lei e lui. Senza Lydia, senza Shou: solo loro.
Continuò a tenere le mani sulle sue guance, mentre lui con una delle sue iniziò ad accarezzarle la schiena, procurandole brividi di piacere.
Era tutto così meraviglioso… Tutto perfetto.
Aprì la bocca, facilitando l’ingresso alla sua lingua che iniziò subito a danzare con quella di Akira. Dopo alcuni secondi lo sentì muoversi: cercò di staccarsi per un attimo, ma lui glielo impedì. Sentì le mani del ragazzo arrivare alla sua schiena, toccandola appena per farla gemere mentre il bacio continuava con eguale passione. Spostandola la fece sedere su di lui, costringendola quindi a mettere le gambe attorno ai suoi fianchi.
-Tadashi…- disse staccandosi dal bacio per riprendere fiato.
-Mmh…?- lo sentì dire.
Lei appoggiò la fronte sulla sua spalla, portando le sue mani prima nei suoi morbidi capelli scuri, poi scese lentamente, schioccando un leggero bacio nell’incavo del collo. Mormorò appena il suo nome, con voce roca e spezzata d’emozione.
Scese sul suo petto, massaggiandolo con la punta delle dita, salì di nuovo sulle sue spalle e infine arrivò ai forti bicipiti.
Lo guardò: aveva il labbro inferiore gonfio e rosso, probabilmente lo aveva morso durante il suo massaggio.
-Sei bellissima…- disse, mentre la sua bocca s’incurvava in un sorriso sospetto. -…Donna orso- sussurrò, infatti, all’orecchio di Akira.
A quelle parole cercò di calmarsi, respirando lentamente. Strinse leggermente le sue braccia con le unghie, per poi lasciarle andare sospirando.
-Ti prego, ti prego- disse guardandola ancora, stavolta però con occhi imploranti. -Dimmi che c’è che non va- aggiunse.
-Io… Va tutto bene- mormorò, mentre le lacrime si formavano ai suoi occhi.
-Non è vero, l’ho capito. Qualcosa ti turba… Parliamone- continuò lui, dandole un leggero bacio sulle labbra.
Oddio, la Todo! Scappa, prima che ti picchi come fa col suo fidanzato!
Tornarono di nuovo in mente tutte quelle frasi che pensava fossero acqua passata, soprattutto dopo il dolce comportamento del fidanzato.
Una lacrima le rigò la guancia, sotto lo sguardo preoccupato di Tadashi.
-Ehi…- tentò di dire, ma venne bloccato da lei.
-No… Loro… Avevano ragione…- iniziò a singhiozzare.
-Loro?- le chiese, abbracciandola stretta per calmarla.
-Io ti… Ti faccio male… Non merito di essere la tua fi… Fidanzata… Se ti lancio addosso cose!- esplose.
Per tutta risposta, lui rise leggermente. -È questo che ti turba?-
Annuì, mentre altre lacrime iniziavano a bagnare anche lui.
Le prese il viso tra le mani, asciugando delicatamente le guance della fidanzata con i pollici per poi appoggiare la sua fronte contro quella di Akira.
-Mi sembra di avertelo già detto- sussurrò, per subito dopo alternare piccole frasi a dolci baci a fior di labbra. -Tu… Mi piaci… Così… Come sei… Capito?- le chiese dolcemente, notandola più calma di prima.
-Sì, ma…-
-Non dire nulla- la bloccò. –E poi ogni tanto me le merito, non credi?- domandò scherzoso.
Lei arricciò il naso, cosa che lui adorava. Faceva sempre così quando aveva la battuta pronta. -…Solo ogni tanto?- disse.
Tadashi rise con gusto, seguito quasi subito dalla fidanzata.
-Vedi…?- continuò lui, dopo essersi ripreso. -Se non mi piacesse anche quel tuo lato, non saresti la mia fidanzata- terminò con un ampio sorriso, che fece aumentare i battiti del suo cuore.
-Grazie…- rispose, rossa come un peperone, con gli occhi ancora umidi ma soprattutto contenta.
-Sei la mia donna orso preferita, non dimenticarlo mai- riprese il discorso, per poi tuffarsi ancora una volta sulle meravigliose e morbide labbra di Akira. Le solleticò i fianchi in modo che lei si arcuasse verso il suo petto, spingendo quindi il seno cresciuto contro i pettorali del ragazzo. Percependo la loro morbidezza lui divenne paonazzo, ma il bacio lo trasportò con passione lontano con la mente.
Pura estasi.
Ecco l’unica cosa che la ragazza riuscì a pensare, perché poi uno stomaco si fece sentire.
Si staccarono da quell’incastro perfetto, mentre Tadashi scoppiò in un’altra rumorosa risata, mettendo in imbarazzo la fidanzata.
-Sempre il solito- commentò lei a disagio.
-Dai, non fare così- disse il ragazzo prendendo una fragola da uno dei vari vassoi. -Apri- ordinò.
Akira obbedì, con il cuore che sembrava volerle uscire dal petto. Ne mangiò un pezzetto, mentre il resto lo mise in bocca Tadashi che, nel frattempo, non aveva lasciato gli occhi della fidanzata neanche per un secondo.
-Tadashi?-
-Mmh?- rispose, leccandosi le dita.
-Noi… Non siamo mai stati così...- tentò di spiegarsi meglio. -Non ci siamo mai comportati così… Ehm…-
-Non sono mai stato così meravigliosamente romantico?- chiese spavaldo.
-Neanche lontanamente- gli rispose per le rime, arricciando nuovamente il naso.
Tuttavia lui non ci cascò, ma al contrario le fece una domanda che la fece accaldare ancora di più di quanto non lo fosse già. -Quindi vuoi che io sia sempre così?- domandò furbo.
-Uhm…- era in imbarazzo. –Beh, qualche volta non mi dispiacerebbe- ammise.
-Affare fatto- proclamò lui che intanto aprì la bocca.
Akira lo notò, quindi allungò il braccio per prendere stavolta delle ciliegie e poi lo imboccò con cura.
Il ragazzo le morsicò un paio di volte le dita: voleva stuzzicarla un po’.
-Ehi!- disse lei scherzosa.
Tadashi sorrise, vivendo quel momento con il cuore pieno di felicità.

 
 
Ho adorato scrivere questo capitolo, davvero.
Li amo, sono così teneri… A voi è piaciuto? Ditemi che ne pensate, RECESITE in molti, mi raccomando!
Ah, magari buttate l’occhio anche su Imprevisto Saiga e lasciatemi un pensierino.
Grazie a tutti, sul serio. La mia storia piace alla gente, quindi mi sento contenta dentro!
Un bacio, notte.
Maddie.

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Capitolo 13
*** E shopping sia. ***


E shopping sia.
 
 
-Quindi vuoi che io sia sempre così?- domandò furbo.
-Uhm…- era in imbarazzo. –Beh, qualche volta non mi dispiacerebbe- ammise.
-Affare fatto- proclamò lui che intanto aprì la bocca.
Akira lo notò, quindi allungò il braccio per prendere stavolta delle ciliegie e poi lo imboccò con cura.
Il ragazzo le morsicò un paio di volte le dita: voleva stuzzicarla un po’.
-Ehi!- disse lei scherzosa.
Tadashi sorrise, vivendo quel momento con il cuore pieno di felicità.
 
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Il modo migliore per iniziare la giornata è quando l’invitante odore della colazione ti sveglia.
La sera precedente insieme ad Akira aveva mangiato molta frutta, ma nemmeno lo spuntino notturno era riuscito a saziarlo. Ripensò alla serata che avevano trascorso: la vasca idromassaggio, le candele, la bufera, i baci… Il bacio della buonanotte, poi, era stato spettacolare, perché Akira aveva molto sonno e si è lasciata coccolare dal suo ragazzo come una bambola. Dopo essere tornato nella sua camera, aveva persino faticato ad addormentarsi per tutte quelle emozioni.
-Alziamoci, dai…- disse a se stesso.
Si cambiò e in fretta raggiunse la cucina, guidato da quello stuzzicante odore. Aprì la porta, trovandosi di fronte Akira in versione cuoca. Spostò lo sguardo verso il tavolo, dove frittelle, pancakes, torte e altri sfiziosi dolcetti regnavano. Tornò nuovamente a concentrarsi sulla sua fidanzata, che aveva lasciato cadere i lunghi capelli sulle spalle. I pantaloncini rosa gli ricordavano il colore delle sue guance quando era in imbarazzo, mentre notò che il top rosa che indossava era particolarmente stretto e… Rivelatore. Un brivido gli percorse la schiena quando la sentì canticchiare a bassa voce.
-Buongiorno- esordì lui.
Akira si girò, mostrando al suo ragazzo quanto il top bianco fosse effettivamente rivelatore. -Oh, buongiorno- rispose sorridendo allegramente.
-Che odorino- continuò lui, mentre Akira posava a tavola il caffè come una vera donna di casa.
Si sedettero attorno al grande tavolo di legno chiaro uno di fronte all’altro, mentre iniziavano a gustare tutte quelle squisitezze.
-Che si fa oggi?- gli domandò poi curiosa, leccandosi le labbra per catturare la crema di un dolce.
A Tadashi non sfuggì quel gesto provocante, quindi posò gli occhi sulla grande vetrata per calmarsi un po’. -Uhm…- mugugnò. -Pensavo di lasciar decidere a te, in fondo sei l’ospite- concluse.
Bevve un sorso di caffè prima di parlare, seguendo lo sguardo del fidanzato che stava osservando il paesaggio innevato. -Cosa c’è in zona d’interessante?-
-Vediamo… Qui attorno ci sono molti ristoranti di lusso, un teatro e varie palestre. Poi una decina di minuti da qui c’è un grande centro commerciale e…-
-Centro commerciale?- chiese con occhi brillanti. -Shopping!- esultò poi felice.
Dopo la decisione della ragazza, si abbandonò sullo schienale della sedia chiudendo gli occhi per qualche secondo. Sapeva che avrebbe fatto il portaborse.
 
Shopping.
Tutto ciò che Akira riusciva a pensare non appena scese dalla moto del fidanzato era questo.
-Vieni- le disse a un tratto Tadashi, porgendole la mano.
Arrossendo la prese, e subito intrecciò le dita con quelle forti del suo ragazzo.
-Eccoci arrivati- sospirò lui, passando la mano libera tra i capelli.
-È enorme- disse Akira meravigliata.
Il ragazzo sospirò ancora, conscio del proprio destino. -Lo so…-
Trattenne una risata: era troppo buffo. Come tutti i maschi era allergico alle compere e non faceva altro che lamentarsi, eppure la accompagnava in qualunque negozio lei desiderasse.
A un tratto abbassò lo sguardo, arrossendo e iniziando a sussurrare. -Dobbiamo comprare il vestito…-
-Mmh?- chiese lui. -Non l’hai già comprato assieme a Sakura?- domandò incerto.
Rise. -Intendevo il tuo- disse trascinandolo in un negozio che poco prima aveva attirato la sua attenzione. -Non ci avevi ancora pensato, non è così?-
Come risposta Tadashi abbassò la testa, e sconfitto entrò nell’atelier con la sua fidanzata.
-Bonjour, messieurs, avete bisogno d’aiuto?- disse un uomo baffuto.
-Uno smoking nero, per favore- rispose Akira, a suo agio nonostante lo sfarzo e il lusso superbo dell’uomo.
-Da questa parte- sorrise, avviandosi verso degli abiti.
-Akira…- mormorò poi Tadashi. -Non dovrò provarne sfilze infinite, vero?- chiese speranzoso.
-Dipende…- gli rispose ammiccando.
Il ragazzo strabuzzò gli occhi sbalordito. -Che intendi?-
-Dobbiamo trovare lo smoking perfetto, altrimenti non ti valorizzerà abbastanza…- arrossì. -E se ti comporti bene ti prometto che avrai una ricompensa- gli sussurrò poi all’orecchio, facendolo diventare paonazzo e accaldare in un solo secondo.
-Mi segua, s'il vous plaît- s’intromise di nuovo l’uomo, trascinandolo in un camerino.
Rimasta sola Akira iniziò a guardare in giro, soffermandosi sulle parole che aveva detto poco prima. Da quando era diventata così audace? Non aveva ancora in mente con che tipo di ricompensa gratificarlo, ma avrebbe sicuramente pensato a qualcosa.
-Ahi!- sentì a un tratto. -Mi sta pungendo con quell’ago!- disse Tadashi.
-Calmer, calmer… è necessario- replicò l’uomo noncurante.
Dopo pochi minuti uscirono entrambi, facendola sobbalzare.
-Che ne dice?-
Accidenti.
Stava molto bene, anche se la camicia sembrava un po’ troppo stretta sulle spalle.
-Secondo me…- iniziò a dire, notando però Tadashi scuotere la testa in segno di diniego da dietro l’uomo. -Ehm… Forse possiamo fare meglio- concluse, vedendo il suo ragazzo tirare un sospiro di sollievo.
-Oui, in effetti c’è un’ottima base su cui lavorare. Vado a prenderne un altro- continuò con enfasi.
-La camicia è un po’ piccola…- disse lei, mentre si avvicinava al camerino.
-Akira…- iniziò lui. -Ti prego, sai quanto non mi piaccia fare shopping!-
-Ma non stai facendo il portaborse- puntualizzò arricciando il naso, mentre cercava di sistemare il collo dell’indumento.
-Infatti è peggio!- continuò.
Akira sospirò, alzandosi con le punte dei piedi fino a schioccargli un bacio sulla guancia. -La ricompensa…- gli ricordò.
Nello stesso momento in cui l’uomo arrivò con un altro capo da provare, lui sbuffò. -D’accordo…- disse, ottenendo come risposta un sorriso della fidanzata.
 
Era passata più di mezz’ora, ma lo smoking perfetto non si faceva vedere.
-Mmh…- pensò l’uomo con i baffi. -C’è un altro modello che vorrei provasse… Un momento solo, s'il vous plaît- disse, sparendo poi chissà dove nel grande atelier.
Non appena sentì le tendine muoversi si voltò. -Ma cosa…?- mormorò lei, prima di iniziare a ridere con gusto.
Tadashi si girò verso lo specchio del camerino, notando che aveva abbottonato la camicia nel modo sbagliato. Borbottò qualcosa imbarazzato e fece per mettersi a posto, ma la dolce voce di Akira lo fermò.
-Aspetta- gli disse dolcemente, ancora col sorriso per via delle risate. -Faccio io- continuò, entrando nel camerino.
Gli sbottonò la camicia bottone per bottone, senza però mai incrociare lo sguardo con quello di Tadashi. Sapeva che se avesse incontrato i suoi bellissimi occhi scuri sarebbe arrossita. Rimasto a petto nudo, un rossore colorò improvvisamente le guance del ragazzo. Abbassò lo sguardo, notando che Akira aveva aperto la camicia e poi chiuso gli occhi per l’imbarazzo. Con un rapido gesto della mano chiuse le tendine dietro la sua ragazza che, sorpresa, lanciò un piccolo gridolino.
Aveva aperto gli occhi e ora lo fissava curiosa. -Che stai…- tentò di dire, ma le parole le morirono in bocca quando le labbra del fidanzato s’incurvarono in un sorriso sospetto.
La abbracciò e la strinse a sé facendo aderire i loro corpi alla perfezione. -Shh… Donna orso- sussurrò poi contro il suo collo.
-Tadashi, non qui…- poi realizzò come l’aveva chiamata. -Aspetta. Donna orso a…-
Le tappò le labbra con un bacio. Forte, famelico e passionale. Come al solito Akira ebbe le vertigini e la testa iniziò a girare, facendole dimenticare tutto.
-Mnnn…- gemette lei, mentre una mano di Tadashi le stringeva un fianco e l’altra le carezzava la schiena. Appena si separarono per necessità di ossigeno lei tentò di replicare, ma lui fu più furbo: la spinse contro la parete, inchiodandola mentre la assaggiava con voracità. Con il petto nudo riusciva a sentire meglio la morbidezza dei suoi seni, quindi avvampò di colpo e si staccò dal bacio per guardarla.
Ancora…
Stavolta fu Akira a passare all’azione: tirò il collo della camicia ancora aperta e lo baciò bramosa. La sua lingua incontrò quella di Tadashi e subito iniziarono a duellare. Fece scorrere le mani tra i capelli scuri del ragazzo, mentre lui con un impeto di coraggio e ardore la sollevò da terra, costringendola ad allacciare le gambe attorno al suo bacino.
Ovunque lui la toccava, lei andava in fiamme. Dovunque lui sfiorava, lei aveva i brividi.
Liberò una mano dai capelli scompigliati per farla scorrere sul forte petto del fidanzato, il tutto mentre lui la teneva ancora saldamente incollata a sé.
-Madame, era questo il… Madame?- disse all’improvviso l’uomo, facendo sbiancare la coppia come un lenzuolo.
-Cavolo, cavolo- brontolò Akira con le labbra rosse per via dei baci, mentre Tadashi la rimetteva giù.
-Mmh… Non mi sembra tu ti sia lamentata- sussurrò lui, ricevendo un pugno della ragazza sulla spalla. -Ahi! Che male…- borbottò, cercando di non fare troppo rumore.
-È qui, madame?- continuò insistente, mentre si allontanava pian piano.
Non appena sentì che il rumore di passi era abbastanza lontano lei uscì, sistemandosi i vestiti e i capelli velocemente.
-Uhm…- disse col fiatone. -Sono qui- urlò.
-Ah, eccola- sorrise l’uomo con i baffi. -Alors… Questo è il modello che le dicevo prima.  Excusez-moi se ci ho messo tanto, non riuscivo a trovarlo…- continuò mortificato.
-Non si preoccupi- rispose educatamente.
Poteva tardare un altro po’!
Scosse la testa per i pensieri che da alcuni giorni la assillavano, mentre l’uomo porgeva a un Tadashi rosso come non mai il modello che doveva essere perfetto. Dopo qualche minuto il ragazzo uscì, mostrandosi in tutto il suo fascino.
-È perfetto- disse Akira, mentre il fidanzato annuiva convinto.
-Oui, très bien!-
 
Tadashi aveva previsto tutto sin dall’inizio: la aveva accompagnata in tutti i negozi del centro commerciale senza fiatare, portando un'infinita di borse, pacchi e pacchetti. Ora, tornati allo chalet, il ragazzo stava aspettando pazientemente nella sua stanza la ricompensa che Akira gli aveva promesso prima che… Prima del travolgente bacio nel camerino. Ripensando a tutto ciò diventò rosso e si sentì nuovamente accaldato. Si portò le mani tra i capelli, quando sentì la voce della fidanzata chiamarlo.
-Arrivo!- rispose emozionato.
Velocemente arrivò in cucina, dove trovò un vero e proprio banchetto regale.
-L’hai… L’hai fatto tu?- chiese allibito e contemporaneamente felice.
-Certo- disse arricciando il naso. -Chi altri altrimenti?-
Aveva preparato tutto, ma proprio tutto quello di cui andava matto. Tutti i suoi cibi preferiti in una sera. Ancora sorpreso, continuò a spostare lo sguardo dalla tavola alla sua ragazza.
-Grazie- continuò lei dandogli un leggero bacio sulla guancia.
-Per cosa?- domandò.
Lei arrossì. -Beh, per tutto questo… Per oggi…- mormorò.
-La mia ricompensa?-
Come risposta annuì, mostrandogli poi il suo sorriso più bello. Stava per prendere posto, ma Tadashi la fece sedere come un vero cavaliere. Iniziarono a mangiare, parlando del più e del meno: Kei e il suo essere bruto verso il povero piccolo angelo Hikari; Ryuu e la sua relazione a distanza con Finn, che aveva promesso di volare in Giappone il prima possibile; ricordarono la faccia gelosa di Jun quando aveva appreso che il suo alter ego aveva baciato Sakura, quindi finirono a ridere a più non posso; arrivati all’argomento Yahiro la ragazza si scaldò, dicendo che se avesse fatto piangere Megumi se la sarebbe vista con lei, ma alla fine di una piccola discussione si ritrovò a concordare che in fondo quel ragazzo era cambiato.
Passarono ore fantastiche a ridere, scherzare e ricordare avvenimenti buffi, fino a quando lo squillo del telefono della ragazza non ruppe l’atmosfera gioiosa, generando uno strano silenzio.
-Chi è?- chiese Tadashi.
-Uhm…- nel prendere il cellulare la vide assumere un’espressione cupa, per poi tornare tranquillamente a sorridere. -Nessuno d’importante- rispose.
Inizialmente lui si accigliò, ma poi decise di non fare troppe pressioni. Dopotutto questo era il loro weekend e non voleva litigare, non dopo i passi avanti che avevano fatto e che stavano continuando a fare. Sbadigliò, mentre Akira stava raccogliendo i piatti.
-Non dirmi che sei già stanco- scherzò lei, mentre iniziava a sistemare la tavola.
-Lo shopping è molto stancante- noto lui, fingendo di essere serio.
-Non preoccuparti- continuò lei, con una risata pronta a esplodere. -Ci alleneremo a fare shopping ancora per molto, molto tempo-
A quelle parole il ragazzo sbiancò come un lenzuolo, lasciando Akira ridere con gusto per la faccia che aveva fatto. Solo dopo qualche minuto si calmò riuscendo a sistemare tutto, mentre Tadashi la stava ammirando comodamente sdraiato sul divano.
Sbadigliò anche lei, effettivamente stanca per l’intensa giornata di compere. Cercò un orologio, restando poi sbalordita per l’ora.
-Tadashi- disse. -È quasi mezzanotte…- sospirò stanca, facendo schioccare le dita.
-Di già?- aprì gli occhi che poco prima aveva chiuso, sbadigliando ancora. -Meglio andare a dormire, domani dovremo ripartire- concluse.
-Va bene…-
 
Forse Tadashi aveva ragione riguardo lo shopping.
Stava tornando nella sua stanza, dopo essere andata in cucina per bere qualcosa. Posò la mano sulla maniglia della porta, ma non fece a tempo ad aprirla che il suo ragazzo la stava chiamando con voce assonnata. Si avvicinò piano, quasi in punta di piedi. Aprì leggermente la porta della stanza dove lui dormiva, restando però sempre sulla soglia.
-Niente bacio della buona notte?- domandò con voce maliziosa.
Dopo aver sentito le sue parole arrossì furiosamente, mentre intanto lui la stava osservando dal grande letto. Portava ancora quei pantaloncini rosa e quel top rivelatore, e i lunghi capelli cadevano con leggerezza sulle spalle.
-Tadashi, non hai più cinque anni- replicò lei all’improvviso, facendolo ritornare sul pianeta Terra.
-Ma oggi…- sbadigliò. -Ho sopportato gli aghi del francese dell’atelier e ti ho portato le borse. Un solo bacio mi farà solo star meglio- disse scompigliandosi i capelli, cercando di suonare convincente.
-Io…- tentò di ribattere, ma quando si accorse di quell’espressione da bambino implorante si bloccò. Borbottò qualcosa, ma alla fine si avvicinò. Raggiuse il letto e senza indugi gli diede un morbido e tenero bacio a fior di labbra, mentre lui rimaneva immobile per assaporare quel fantastico incontro di labbra. Dopo il bacio restò ferma a pochi centimetri dal volto del ragazzo e lo guardò dritto negli occhi, notando come le iridi scure brillavano nonostante l’oscurità. All’improvviso si scostò, mormorando buonanotte. Tentò di allontanarsi, ma lui la bloccò quasi subito.
-Resta- sussurrò con sguardo supplicante, tenendola per la mano. -Ti prego-
Akira ci pensò un po’ prima di guardarlo con occhi incerti sul da farsi. -Ecco…-
-Akira, non ti devi preoccupare. Non farò niente, lo sai- si mosse per farle spazio spostando le morbide coperte.
-Uhm…- bifonchiò. Lo guardò, notando la sua espressione dolce che era anche un misto di stanchezza ed emozione. -D’accordo- si arrese.
Lentamente si sedette e poi si distese, mentre il fidanzato la copriva dal freddo notturno. Sistemò meglio il cuscino e si mise comoda, quando sentì Tadashi muoversi e avvicinarsi.
-Ta… Tadashi?- chiese titubante.
-Mmh…? Ho solo freddo- rispose in modo innocente.
La strinse a sé, facendo aderire la schiena della ragazza al suo petto e infine la abbracciò completamente, facendole aumentare i battiti cardiaci. Dormire con lui era una vera e propria esperienza: poteva benissimo sentire il calore che emanava, che la rendeva più serena e la faceva sentire più al sicuro; l’odore, quell’inconfondibile odore di selvaggio che la stordiva ogni volta. Anche solo il fatto di avere le dita intrecciate a quelle del fidanzato la faceva stare meglio.
Bellissimo.
Nonostante l’iniziale imbarazzo alla fine si calmò e, mentre ascoltava i respiri regolari del ragazzo che dormiva abbracciandola, sussurrò impercettibilmente: -Così è questo l’amore-

 
 
Ecco il nuovo capitolo!
Sapete, non avrei mai immaginato che la mia storia potesse avere 11 preferiti. E poi tutte quelle 40 e passa recensioni… Grazie.
Non lo dico perché questo è l’angolo dell’autrice e bisogna ripetere grazie fino all’infinito.
Lo dico perché senza tutto il vostro appoggio e sostegno la storia probabilmente non sarebbe andata avanti.
Quindi recensite, mi raccomando! Ci tengo ai vostri pareri.
Un bacione e buona notte,

Maddie.
 
P.S. Non so se riuscirò ad aggiornare entro settembre… Dipende dai compiti che mi danno i professori!

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Capitolo 14
*** Ritorno alla realtà. ***


Ritorno alla realtà.
 
 
Dormire con lui era una vera e propria esperienza: poteva benissimo sentire il calore che emanava, che la rendeva più serena e la faceva sentire più al sicuro; l’odore, quell’inconfondibile odore di selvaggio che la stordiva ogni volta. Anche solo il fatto di avere le dita intrecciate a quelle del fidanzato la faceva stare meglio.
Bellissimo.
Nonostante l’iniziale imbarazzo alla fine si calmò e, mentre ascoltava i respiri regolari del ragazzo che dormiva abbracciandola, sussurrò impercettibilmente: -Così è questo l’amore-
 
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-Allora, Akira…- disse la ragazza dai capelli rosa mentre sorseggiava pian piano il delizioso thè dell’amica. -Che hai fatto di bello questo weekend?-
Rischiò di strozzarsi per via di quella domanda, ma alla fine riuscì a calmarsi e diventò rossa come un peperone. -Uhm…- si ricompose. -Ho fatto un viaggio fuori città- rimase vaga.
-Davvero?- chiese Hikari sorridendo. -È stato divertente?-
Molto più che divertente…
-Sì, è stato bello- disse rispondendo educatamente al sorriso.
-Mmh… Fuori città, eh?- disse all’improvviso Sakura, con un’espressione strana in volto.
“Che c’è?” scrisse Megumi curiosa.
-Questa mattina ho fatto la stessa domanda a Tadashi, e ha reagito esattamente come te- spiegò, notando che Akira si stava intanto agitando. -Cosa c’è sotto?-
-Ecco…-
-Ragazze!- esclamò una voce all’improvviso.
Tutte si girarono verso l’entrata della serra, dove una meravigliosa ragazza dagli occhi verdi e dai lunghi capelli biondi si era fermata con un grande sorriso sulle labbra.
-Finn!- esclamarono tutte all’unisono. -Finalmente sei arrivata!-
-Mi siete mancate tantissimo- sorrise la bionda.
-Anche tu ci sei mancata- disse Hikari. -Vieni a bere del thè, Akira l’ha appena preparato-
Si passò le mani tra i lunghi capelli, per poi sospirare pesantemente. -Sì, ci vorrebbe proprio una bella tazza- disse avvicinandosi alle sedie in vimini. -Non vedo l’ora di incontrare Ryuu-
Megumi strabuzzò gli occhi, mentre anche le altre del gruppo prendevano posto. “Sa che sei qui?” scrisse.
Come risposta ottenne un segno di diniego. -È una sorpresa. Ho ottenuto il permesso di restare in Giappone fino al ballo!- esclamò entusiasta, battendo le mani.
-Che bello! E dove ti fermerai?- continuò Sakura, mentre Akira versava del thè alla nuova arrivata.
-In un hotel non molto lontano dalla scuola- disse brevemente, per poi gustare quel delizioso liquido color ambra.
-Ad ogni modo…- disse sempre Sakura, che era tornata a guardare con sguardo malizioso la cuoca del gruppo.
Non guardare me, non guardare me…
-Non hai risposto alla mia domanda, mia cara Akira- concluse.
-Uhm… non abbiamo fatto niente di che- rispose, mentre si torturava le unghie per il nervosismo.
-Abbiamo?- chiese Hikari sorpresa.
“Akira, stai bene? Sei tutta rossa…” scrisse Megumi.
Cercò una scusa che potesse spiegare il colorito vivace delle guance, ma non era così brava a mentire. -Certo, è solo che qui dento fa caldo-
-Di che state parlando?- domandò poi Finn, curiosa di sapere le ultime novità.
-Akira e Tadashi sono fuggiti per il weekend!- rispose Sakura divertita dall’improvvisa timidezza dell’amica, provocando nelle altre reazioni di stupore e d’interesse.
 Akira in un primo momento pensò di fuggire per via dell’imbarazzo, ma poi ci ripensò: erano sue amiche, che c’era di male di male nel passare dei bellissimi giorni col proprio fidanzato? Niente.
-D’accordo…-
 
Tadashi era il ragazzo più felice del pianeta. Aveva passato un weekend assolutamente perfetto con la sua ragazza, anzi, con la sua donna orso preferita. Era stato bellissimo svegliarsi accanto ad Akira. Lei stava ancora dormendo profondamente quando lui aveva aperto gli occhi, ed era meravigliosa, anche con i capelli un po’ in disordine. L’aveva osservata in silenzio, spostandole poi una ciocca di capelli che le copriva il volto illuminato dal sole. Aveva un’espressione di pura beatitudine. Evidentemente durante la notte aveva avuto freddo, perché era letteralmente appiccicata a lui; ma a Tadashi non importava, anzi. Si era goduto ogni singolo attimo di quello strepitoso weekend, dal bagno estremamente piacevole alla cena intima, fino a ripensare a quel bacio in quel camerino. Tutto perfetto. Continuò a pensare e pensare senza far molto caso a dove stava andando, tanto era perso nelle sue fantasticherie. Sorpassò un gruppo di studenti fino ad arrivare allo spogliatoio, dove incontrò il resto della S.A. che si stava cambiando. Non  seguì i loro discorsi, ma comunque li salutò con un cenno del capo.
-Guarda chi si vede- disse dopo un po’ Yahiro, entrando in fretta.
-E tu che ci fai qui?- chiese Ryuu.
-Kei mi ha informato dell’allenamento- strinse le spalle. -Volevo partecipare-
-Ma non fai neanche parte di questa scuola!- si lamentò Jun, seguito da un segno di approvazione dell’amante degli animali.
-Non ti crucciare, avrò modo per legare col mio adorato cognato- rispose.
Dopo un sospiro alquanto rassegnato dei due ragazzi, si concentrò su un nuovo obiettivo.
-Karino, qual buon vento- lo punzecchiò, senza però ottenere risposta.
Infatti, mentre Yahiro chiamava l’avventuriero più e più volte, Tadashi stava pensando a tutt’altro. La sua mente si era concentrata su un’unica cosa: alcuni giorni fa aveva visto, anzi, spiato la sua fidanzata in compagnia di un ragazzo che, a quanto pare inconsciamente, aveva attirato gli sguardi di tutte le ragazze che passavano lì vicino. Doveva assolutamente scoprire chi era. Se pensava che aveva sentito la sua voce a casa della sua Akira, a quell’ora di sera…
-Karino!- sentì urlare il suo nome.
-Yahiro, non è necessario urlare!- sbottò, mentre intanto Kei e gli altri due s’avviarono verso la palestra.
 Come risposta l’altro strabuzzò gli occhi. -A che diavolo stavi pensando?-
-Uhm, a niente di particolare…- disse con fare sbrigativo.
Tuttavia l’altro non se la bevve. -Amico, non sembravano molto piacevoli i pensieri che stavi facendo- sottolineò.
Tadashi sapeva che prima o poi avrebbe ceduto di fronte all’insistenza tipica dei Saiga, quindi iniziò a raccontare tutto dal principio.
-Allora…-
 
Non si era ancora resa conto di cosa le era appena successo: Shou l’aveva chiamata nel bel mezzo del racconto dettagliato che Sakura aveva preteso, per poi pregarla di incontrarsi per qualche minuto nonostante lei fosse a scuola. Inizialmente accettò con riluttanza, ma aveva fatto bene perché, si rese conto, era davvero curiosa di sapere ciò che le voleva dire.
-Aki!- disse il ragazzo una volta arrivato accanto a lei.
-Ciao- sorrise Akira.
-Non volevo disturbare, ma…- si portò una mano tra i capelli, scompigliandoli sbadatamente. –Dovevo vederti- disse. -Questo weekend ti ho chiamata…-
Diamine.
-Giusto. La chiamata- sospirò socchiudendo gli occhi. –Devi scusarmi, ma in quel momento ero davvero impegnata e poi mi sono scordata di richiamare…-
-Ehi, ehi- la rassicurò. –Non c’è problema, davvero- sorrise, mostrando il solito sorriso perfetto. -A proposito, come va?-
Senza riflettere troppo rispose con un “bene”, ma evidentemente non aveva capito ciò che lui le stava davvero chiedendo.
-Intendevo… Hai risolto tutto? Quando sono venuto a trovarti eri davvero disperata…-
-Oh…- intendeva quel come va. -Beh, ho risolto tutto, non devi stare in pensiero per me- rispose dolcemente.
Dopo aver sentito quella parole , l’espressione di Shou si fece tenera. -C’è un posto dove possiamo chiacchierare qualche minuto? Se sei occupata fa niente-
A questo punto Akira aveva due possibilità: tornare alle incessanti domande delle sue amiche oppure passare pochi ma piacevoli minuti a parlare del più e del meno con un amico che non vedeva da moltissimo tempo. Alla fine propose di sedersi in una panchina del grande giardino dietro l’edificio principale, cosa che lui accettò molto volentieri.
-Allora, Aki…- iniziò lui, una volta seduti all’ombra degli alberi di ciliegio. –Raccontami di te. Dopo il mio trasferimento non ho più avuto tue notizie-
Ci rimuginò un po’, ma alla fine decise cosa dire. -Niente di che. Dopo le elementari non ho avuto molti altri amici, a parte Kei… Fino a quando sono arrivata in questo istituto- sorrise.
-E Saiga? Si è più fatto vivo?- domandò curioso.
-Oh, è tutto a posto. Non so se possiamo essere definiti amici, ma ci parliamo senza problemi. S’è impegnato con una mia cara amica- lo informò, stupendolo.
-Beh, bene direi- sorrise ancora una volta, mostrandole quel sorriso da rubacuori. –E… Uhm…- bifonchiò imbarazzato.
-Cosa?- chiese gentilmente.
Shou deglutì e subito strinse le mani a pugno, quasi in modo nervoso. –Il tuo ragazzo?- disse tutto d’un fiato.
Anche se avesse voluto, Akira non sarebbe riuscita a fermare il rossore che assalì le sue guance, attirando su di sé uno sguardo da parte del giovane sempre più interessato. Non era abituata a questo tipo di discorsi, non con il ragazzo per il quale anni prima aveva avuto una cotta. Spostò lo sguardo e lo portò di fronte a se, iniziando a osservare l’acqua che usciva dalla grande fontana molti metri più avanti a loro.
-Sì- sussurrò, prima di riacquistare un po’ più di voce. -Ehm, va bene-
Mentre il silenzio e soprattutto l’imbarazzo si facevano largo attorno ai due ragazzi, un forte vento portò l’odore dolce e distinto di Akira verso Shou, che rimase estasiato senza però farlo molto notare.
-Aki… Ti ricordi cosa ti ho detto quella sera?- disse poi all’improvviso.
-Uhm- pensò. –Mi dovevi dire una cosa, ma non era il momento…-
-Esatto- sospirò, accompagnato dal suono della campana.
-Shou, dovrei rientrare ora…- gli sussurrò come poteva fare una donna col suo amante.
L’unica differenza era che Shou non era assolutamente il suo amante segreto. Lui era un amico d’infanzia, anche se un tempo aveva perso la testa per lui...
Akira, calmati ragazza.
Si alzò dalla panchina, questa volta però guardandolo dritto negli occhi, in quegli inconfondibili occhi blu. -È stato carino da parte tua venirmi a trovare, Shou- sorrise.
Come risposta il giovane rispose al sorriso ricambiandolo. –So che posso sembrare insistente, ma potremmo trovarci per parlare… di questa cosa?- domandò speranzoso.
-Certo- disse lei, mentre intanto si avviava. -Quando vuoi-
-Perfetto- rispose lui, attirandola poi a sé per un forte abbraccio. -Ti chiamo io- le sussurrò all’orecchio, scoccandole subito dopo un bacio sulla guancia che qualunque altra ragazza avrebbe ammazzato per ricevere.
 
-Beh, io prima scoprirei chi è questo tizio. In che rapporti è con Akira…- fece segno di continuazione con la mano. -E poi deciderei che fare- concluse Yahiro, fermandosi alla linea dell’arrivo. Controllò l’orologio. -Meno di sei minuti. Non male-
All’arrivo Tadashi si buttò per terra. -E se poi si arrabbiasse? Non è che non mi fido di lei- disse. -Voglio solo essere sicuro-
-Io dico che è più che naturale- si sedette a terra anche lui. -Ma toglimi una curiosità: per caso aveva i capelli scuri?-
Tadasahi riflettè un momento prima di rispondere. -Sì, erano neri. Perché?-
-Occhi blu? Comportamento da Mister A Me Gli Occhi Ragazze?-
Si passò una mano tra i capelli sudati. Se i suoi ragionamenti stavano diventando come quelli di Yahiro c’era da preoccuparsi. -…Sì-
-Forse so chi è… E ora so esattamente dov’è- disse poi con un tono strano.
-Mmh?- chiese distratto, chiudendo gli occhi. -E dov’è?-
-Laggiù, sta abbracciando la tua ragazza-

 
 
Inizio questo mio piccolo spazio col dire mi dispiace.
Moltissimi di voi si aspettavano un capitolo mesi fa, ma non ho potuto postare. È successa una cosa, di cui non mi va ancora di parlare, che mi ha destabilizzato molto. Non è una cosa bella, mi ha turbata e per questo non sono riuscita ad aggiornare sino a ora.
Spero che mi possiate scusare.
Avevo rivelato delle anticipazioni ad alcune di voi, e mi dispiace se non le ho rispettate, ma avevo bisogno di cambiare alcune cose… E alla fine ho “stravolto” il progetto che avevo in mente per il capitolo.
Come vi è sembrato? Come al solito opinioni sono bene accette, vi aspetto in numerose.
Un bacio grande a tutte coloro che mi seguono. Spero di leggere molte recensioni.
Spero di tornare allegra come prima.
Buonanotte,
Maddie.

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Capitolo 15
*** Per la gelosia, niente è più tremendo della risata… ***


Per la gelosia, niente è più tremendo della risata…
 
 
-Occhi blu? Comportamento da Mister A Me Gli Occhi Ragazze?-
Si passò una mano tra i capelli sudati. Se i suoi ragionamenti stavano diventando come quelli di Yahiro c’era da preoccuparsi. -…Sì-
-Forse so chi è… E ora so esattamente dov’è- disse poi con un tono strano.
-Mmh?- chiese distratto, chiudendo gli occhi. -E dov’è?-
-Laggiù, sta abbracciando la tua ragazza-
 
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-Che diavolo sta succedendo laggiù?- scattò in piedi.
-Calma…- disse Yahiro, notando l’umore dell’amico alterarsi notevolmente in pochi secondi. -Karino, aspetta un attimo- continuò alzandosi come aveva fatto lui. Si piazzò proprio di fronte a Tadashi, impedendogli così di vedere la sua ragazza stretta a un altro. -D’accordo che sei geloso, ma non puoi impedirle sempre di parlare con tutti i maschi dell’istituto-
Strinse i pugni fino a far diventare le nocche bianche -Mi da’ fastidio… E molto- sussurrò le ultime parole quasi con vergogna. -Perché è lui- lo indicò.
Vide Yahiro girarsi verso di loro e subito lo sentì mormorare qualcosa. -Come?-
-Mi ero scordato con chi avevi a che fare-
Strabuzzò gli occhi e si sentì ribollire di rabbia quando, spostandosi leggermente, vide anche lei ricambiare l’abbraccio. -Adesso basta-
-Ehi, ragazzi!- irruppe Jun all’improvviso, seguito da Kei e Ryuu.
Cercò di andarsene, ma Saiga lo tenne ben fermo. -Lasciami andare- disse poi un Tadashi molto, molto nervoso. -Parlo sul serio-
-Cosa sono quelle facce?- proruppe l’amante degli animali.
Jun si avvicinò al suo compagno che, in quel momento, sembrava arrabbiato come non mai e lo fissò per qualche secondo.
-Che sta succedendo?- chiese Ryuu, avvicinandosi. -Tadashi…- sussurrò poi, quasi spaventato. -Non ti avevo mai visto così…-
L’avventuriero sbottò, non riuscendo a stare fermo. -Lasciami!- e, dopo qualche scossa e spinta, riuscì a liberarsi. Percepì distrattamente qualche domanda del numero uno dell’istituto, ma le ignorò e continuò verso Akira e Shou.
-Ehi…- disse avvicinandosi. -Ehi!- disse poi con voce più alta e più minacciosa.
A pochi metri di distanza la coppia si sciolse e Akira, con sguardo preoccupato, si mise davanti all’amico d’infanzia perché temeva in qualche reazione esagerata da parte del fidanzato.
-Tadashi, lui…- disse solo questo, perché il fidanzato la prese per il polso e la trascinò con forza al suo fianco.
-Chi diavolo sei tu? Perché la stringevi? E soprattutto…-
-Amico, calma. Non stavamo…- cercò di difendersi, ma non volle ascoltarlo.
-Non chiamarmi amico!- gli urlò in faccia.
La ragazza cercò di calmarlo e chiarire la situazione, ma non ci fu verso. Il suo fidanzato era furioso come non mai. Non lo aveva mai visto così: narici dilatate, occhi paurosamente spalancati e soprattutto la metteva in forte soggezione l’alone minaccioso che ronzava tutt’attorno a loro.
-Chiariamo una cosa…- disse Tadashi con tono perentorio. Alzò il braccio di Akira e la indicò. -Lei è la mia Akira, la mia fidanzata e specialmente la mia donna orso!- concluse.
Inutile dire che il discorso ad alta voce del ragazzo aveva attirato il gruppo che poco prima cercava di trattenerlo dal compiere gesti di cui, sicuramente, si sarebbe pentito.
Lei cercò con lo sguardo aiuto da parte di Yahiro che negli ultimi mesi aveva legato parecchio con Tadashi, ma non lo ricevette. Si sentì anzi tirare e fu costretta a camminare, mimando poi con la bocca delle scuse a Shou. Vide tutti allontanarsi e diventare sempre più piccoli, fino a diventare puntini minuscoli.
Il ragazzo intanto, ancora nervoso,  la trascinò dentro la serra della S.A. e non appena notò le ragazze ancora al suo interno optò per la cucina, ignorando le domande delle altre. Notò con stupore che lei era rimasta  zitta per tutto il tempo, ma non se ne curò più di tanto.
Una volta arrivati, chiuse la porta e si girò verso la sua ragazza che sembrava sul punto di piangere da un momento all’altro. -Akira- disse deciso, sospirando stancamente. -Parlami. Dimmi che sta succedendo-
Per un momento rimase in silenzio, ma subito si affrettò a spiegare come stavano realmente le cose. -È un amico d’infanzia… Ci siamo rivisti per la prima volta pochi giorni fa perché alle elementari si è trasferito e…- si massaggiò piano il polso, leggermente rosso per la salda stretta del fidanzato.
-Scusa- le disse infatti, notando il movimento dell’amata. -Non volevo farti male… Non volevo reagire così- continuò poi passandosi le mani tra i capelli come per tranquillizzarsi. -Ma vi ho visti e…- la guardò dritta negli occhi cercando una qualche reazione, trovando però solo due occhi che lo fissavano. Senza rabbia, timore o qualsiasi emozione potessero esprimere.
-Io…- balbettò lei, nonostante in realtà non sapesse che dire.
-Cosa?- disse con tono straziato. -Vuoi dirmi che non avevi il tempo di dirmi che avevi incontrato un tuo vecchio amico?-
Akira, quasi come ipnotizzata, restò con la bocca aperta.
Vedendola in questo stato, le si avvicinò e le prese le mani. -Ti prego- le sussurrò.
-Avevo paura-
-E di cosa?- chiese sorpreso.
-Di quello che avresti pensato… Non lo so- sospirò pesantemente, lasciando le mani del fidanzato e allontanandosi. -Non è successo assolutamente nulla- disse subito dopo per rassicurarlo.
Tadashi sorrise debolmente. -Lo so-
Lei lo guadò accigliata: non si era mai comportato in questo modo.
A un tratto si sentirono dei passi avvicinarsi verso la cucina, quindi Akira mise momentaneamente da parte ciò che voleva dire. I passi si fecero sempre più pesanti e veloci, fino a quando non raggiunsero la porta. Un totale silenzio invase la cucina mentre la coppia attendeva di scoprire chi li aveva seguiti fino a lì. Bussarono.
-Akira? Tadashi?- risuonò la voce di Sakura. -Siete qui?- disse per poi entrare.
-Fuori- disse a un tratto la voce del ragazzo, minacciosa e ostile nei confronti di estranei a quella conversazione.
Akira lo ammonì per il tono che aveva usato, ma non servì a molto.
-Ehi, che hai?- gli chiese la nuova arrivata. -Sembra che abbiate visto un…-
-Sakura, lasciaci soli- continuò all’improvviso, spaventandola per via dello sguardo che aveva.
Lei, a questo punto, non poté far altro che assentire e tornare dal resto del gruppo.
Lei riprese subito parola. -Se lo sai, perché hai fatto…-
-Io di te mi fido- mise subito in chiaro il punto principale. -Ma perché non me lo hai detto prima?-
A questa domanda, Akira si agitò. -Perché temevo avresti frainteso! E poi avevo anche altro per la testa- mormorò, abbassando il capo e torturandosi le unghie.
Tadashi strinse gli occhi. -Ad esempio? Aspetta- la bloccò subito dopo, tornando ad avvicinarsi a lei. -Ti eri bloccata per via di ciò che mi hai detto allo chalet? Del tuo comportamento nei miei confronti?-
Akira si morse le labbra, pensando a come rispondere adeguatamente per non peggiorare ancora di più la situazione. Avevano già bisticciato molte volte, ma non voleva litigare per davvero con lui.
-Anche per…- rimase zitta per qualche secondo, cercando il coraggio di parlare. -Lydia- disse soltanto.
-Lydia?- domandò sconcertato.
Anche lei, ora iniziava a scaldarsi. -Quella sera, quando mi hai chiamato… Lei è passata a casa mia. Mi ha detto delle cose che mi hanno turbata molto… - sospirò con misto di rabbia e frustrazione. -Per una specie di vendetta nei miei confronti ti vuole- disse quelle ultime due parole con imbarazzo.
-Che stai dicendo? Dovrei essere io quello in pensiero!-
Sospirò. -Tadashi…-
Lui non alzò il tono della voce, ma s’innervosì ancora. -Ti chiamo perché sono preoccupato per te e poco prima che la telefonata cada, sento la voce di quel… Di quel tipo! A quell’ora della sera e a casa tua, poi!- e, non vedendola reagire, riprese a parlare con però più compostezza. -Akira, te lo ripeto: io mi fido di te. Ma vorrei che tu mi dicessi ciò che pensi, che ti succede…-
-Mi spiace, Tadashi- disse, rendendosi conto dell’errore che aveva commesso. Aveva temuto di perdere il suo ragazzo per il suo rapporto con Shou, che Lydia lo allontanasse da lei… Non si era resa conto che non affrontando subito i problemi aveva però solo creato danni ancora più grandi. -Dopo che se n’è andata è arrivato Shou… E mi ha consolata perché le parole di Lydia mi avevano fatto male- concluse.
-A lei penserò io- la rassicurò.
Di nuovo un imponente silenzio regnò nella stanza.
-Akira- sussurrò poi piano il suo nome. Era deciso e convinto ad ammetterlo di fronte a lei. Non poteva tirarsi indietro: questo era un momento di chiarimento e voleva che tra lui e la sua ragazza le cose andassero bene. -Non hai mai pensato che io potrei essere…- avvampò dalla testa ai piedi e chiuse gli occhi, diventando paonazzo. -Geloso?-
Tutto quello che sentì subito dopo fu la voce della sua fidanzata che gli rideva in faccia.
-Ma ti prego!- disse, continuando a ridere in modo però nervoso e strano. Quando poi vide Tadashi aprire gli occhi e mostrare un’espressione che le strinse il cuore, si calmò. Si avvicinò ancora un po’ a lui, iniziando a sussurrare. -Tu non hai motivo di essere geloso-
Per alcuni attimi, che a entrambi sembrarono interminabili, si guardarono negli occhi intenti a studiare qualsiasi piccolo movimento dell’altro.
-D’accordo, lo riconosco: ho reagito in modo esagerato- ammise lui sconfitto. -Ma per favore, Akira, confidati con me-
La ragazza annuì quasi impercettibilmente e si fiondò tra le braccia del suo ragazzo che, stranamente, ci misero un po’ a stringerla.
A quel punto Tadashi non riusciva a capire come o perché, ma aveva la sensazione che qualcosa tra di loro si stesse incrinando.

 
 
Buon Natale!
Spero abbiate ricevuto tutto ciò che era di vostro desiderio, bei tosi compresi!
Adesso devo letteralmente scappare, ma intanto mi scuso per il ritardo enorme: sono andata in gita e non ho più aggiornato, e poi le vacanze, le feste, i parenti… La ricerca dei regali quest’anno è stata una particolare tortura!
RECENSITE, grazie!
Ah, come vi è sembrato il comportamento di Tadashi? Troppo lontano dall’originale? Fatevi sentire!
Un bacio a tutte coloro che mi continuano a seguire nonostante il mio periodo buio.
Grazie,

Ma Maddie<3

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Capitolo 16
*** Amore è guerra. ***


Amore è guerra.
 

-D’accordo, lo riconosco: ho reagito in modo esagerato- ammise lui sconfitto. -Ma per favore, Akira, confidati con me-
La ragazza annuì quasi impercettibilmente e si fiondò tra le braccia del suo ragazzo che, stranamente, ci misero un po’ a stringerla.
A quel punto Tadashi non riusciva a capire come o perché, ma aveva la sensazione che qualcosa tra di loro si stesse incrinando.
 
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-Non preoccuparti, Shou- dissi per l'ennesima volta. -Abbiamo chiarito e ora è tutto come prima-
-Ne sei sicura?- chiese posando la tazzina.
-Sì. E adesso parliamo dell'incontro- sorrisi, con un mix di emozione e nervosismo dentro di me. -In fondo incontrerai Tadashi. In modo amichevole, stavolta- puntualizzai.
Rise, mostrando i denti splendenti. -Lo spero!-
Per alcuni minuti parlammo del più e del meno, senza tornare sull'argomento di prima. Probabilmente anche lui era nervoso, eppure non lo dava a vedere. Dopo un po' guardai l'orologio, continuando comunque ad ascoltare Shou: Tadashi avrebbe dovuto essere già qui. Ci eravamo dati appuntamento alla serra dato che Hikari, Kei e gli altri erano impegnati in una sfida. Ma come al solito... Era in ritardo.
-Aki, ti sto annoiando?-
Alzai lo sguardo velocemente, incontrando gli occhi del mio amico fissi sui miei. -Ehm, scusa?- chiesi, versandomi dell'altro the.
Strinse le spalle. -Ho notato che continui a guardare l'ora... Avrà avuto un contrattempo- tentò di rassicurarmi.
-Mmh-
-Piuttosto...- disse, abbassando la voce, fino a ridurla a un sussurro. -L'altra sera... Ricordi che ti dovevo dire una cosa?-
Ripensai solo vagamente a quel momento, perché in realtà mi stavo chiedendo dove potesse essere il mio ragazzo. -Uhm, sì-
Tutto a un tratto si alzò dalla sua poltrona in vimini per sedersi accanto a me, nel divanetto. Il suo odore di colonia mi circondò, mentre avvicinava il suo volto al mio.
Mi sentii improvvisamente nervosa, anche se non riuscivo a spiegarmi il perché.
Probabilmente è per la cotta che avevo avuto anni prima.
-È una cosa importante, ma non credo che te la dirò-
Strabuzzai gli occhi sorpresa: una cosa importante, ma non vuole dirmela? -Scusa, non penso di aver capito-
Una volta che posai la tazzina, prese le mie mani e mi guardò con due occhi che esprimevano dolcezza allo stato puro. -È per il tuo bene. Ora che ti sei riappacificata con Tadashi, forse è meglio non...-
-Aspetta, che centra il mio ragazzo?-
Abbassò lo sguardo, lasciando poi le mie mani e alzandosi. -Lasciamo perdere- sospirò, liquidando il tutto. -Andiamo- continuò poi, avviandosi sorridente verso la porta della serra. -Andiamo a cercare il tuo ragazzo-
Io non potei fare altro che seguirlo, mentre mille domande mi frullavano in testa. Era davvero strano il suo comportamento, ma evidentemente durante gli anni in mia assenza era cambiato profondamente. Per certi versi, riconoscevo nel suo sguardo il ragazzino giovane e sorridente di un tempo, mentre dall'altra parte vedevo il suo carattere molto più forte e sicuro, tipico di un giovane uomo.
Girammo incerti per alcuni corridoi, per poi arrivare di fronte a un'aula inutilizzata. Mi avvicinai, riconoscendo subito la voce del mio ragazzo. Facendo gesto a Shou di raggiungermi, feci per aprire la porta ancora chiusa quando... La voce di Lydia mi bloccò.
-Mmh?- mugugnò Shou curioso.
-Ssh- lo zittii, avvicinandomi alla porta per ascoltare.
 
Svoltai per il corridoio ed entrai in classe, trovandola seduta accanto a una finestra. Vari ragazzi continuavano a girarle intorno da alcuni giorni, ma sorprendentemente lei non prestava loro molta attenzione. -Lydia- la chiamai. -Hai un minuto?-
Non appena mi vide notai il suo sguardo accendersi, e abbandonando i suoi ammiratori mi seguì fuori dalla classe con un sorriso sulle labbra. -Sì, Tadashi?-
Dovevo andare dritto al sodo se volevo salvare la mia relazione con Akira. -Cos'hai detto alla mia ragazza?-
-Ehi, cos'è quest'aria seria?- mi prese una mano, prima di trascinarmi dentro un'altra stanza. -Ecco, qui abbiamo un po' di privacy. Possiamo parlare tranquillamente-
-Ora rispondimi-
La vidi strabuzzare gli occhi, sedersi e torturarsi le unghie nervosa. -Te l'ha detto, non è così?-
Per un momento rimasi a guardarla: in meno di dieci secondi era passata da civettuola a... Timida? Mentre evitava il mio sguardo la osservai bene, cercando di capire cos'aveva. -Detto cosa?- chiesi sedendomi di fronte a lei. -A che ti riferisci?-
Per un po' indugiò incerta, ma alla fine rispose. -Tu mi piaci, Tadashi. E molto- disse portandosi i capelli dietro l'orecchio.
Non capivo perché, ma rimasi come scioccato da quelle parole. Non pensavo di poterle piacere... Come più di un amico. -Lydia, non so cosa tu abbia detto esattamente ad Akira, ma chiariamo un cosa: io sto con lei- provai un forte senso di calore e benessere nel dirlo. -Lei è la mia ragazza... È mia. Mi dispiace, Lydia, ma le cose non cambieranno- conclusi sospirando come se mi fossi liberato di un peso.
-Davvero? Come puoi esserne sicuro?- chiese. -Come puoi dire dire una cosa del genere quando lei ti tratta in quel modo?- continuò, alzandosi in piedi alterata.
Sospirai. -Lydia...-
-Dai, Tadashi! Ti tratta come una pezza! É davvero una...-
-Ehi- la bloccai subito mentre anch'io mi innervosivo. -Attenta a come parli. É la mia fidanzata-
-Non ti rendi conto che con me... Anzi, che con qualunque altra ragazza potresti essere trattato come un principe?-
-Lydia, davvero. Non ho più voglia di...-
-E come se non bastasse, la tua amata fidanzata ti ha mentito su quel ragazzo... Chissà perché...-
Strabuzzai gli occhi sorpreso. Com'era possibile che sapesse una cosa del genere? -Come fai a...?-
-La tua scenata dell'altro giorno è ancora sulla bocca di tutti- spiegò impassibile, abbassando lo sguardo.
Dopo le sue parole, un improvviso silenzio cadde tra di noi. Lei era tornata a sedersi mentre io, confuso, mi passai una mano tra i capelli. Si stava complicando tutto. Dovevo chiarire assolutamente la situazione, prima che la cosa mi sfuggisse di mano e rovinasse la mia storia con Akira. -Allora, Lydia- dissi, guardandola dritta negli occhi. -Io sto con Akira. Se non mi piacesse tutto di lei e del suo carattere, avrei già scelto un'altra.
-Ma...-
-Troverai sicuramente qualcuno. Sei bella, divertente...-
-Potrei avere tutti i ragazzi dell'istituto, ma io voglio te!- urlò a un certo punto con gli occhi quasi in lacrime, prendendomi alla sprovvista. -Come fai a non notarmi? Cos'ha lei in più di me?- continuò con tono di voce disperato.
-Lydia, calmati...- tentai inutilmente di dire. -Siete entrambe ragazze meravigliose-
-No! Non lo accetto...- iniziò a dire, portando le mani a nascondere il viso. -Io... Io ti amo...- sussurrò a un certo punto, sorprendendomi con la sua prossima e inaspettata mossa: rapidamente si avvicinò a me e, prima che me ne rendessi conto, posò le sue labbra sulle mie.
 
Arrivammo in cucina, ancora senza aver aperto bocca.
Dopo quel "ti amo" rivolto al mio ragazzo, me ne andai silenziosamente. Scioccata, sorpresa. Non pensavo Lydia avrebbe agito così... Anche se Tadashi le aveva ripetuto più volte che ero io la sua ragazza e che voleva me... Non riuscii a evitare quello strano senso d'inquietudine che si stava facendo largo dentro di me: era troppo forte. Scuotendo la testa per i troppi pensieri, al lavello iniziai a pulire le cose usate poco prima.
La tensione iniziava a salire a livelli impressionanti mentre Shou, senza che me ne accorgessi, si avvicinò a me, fino a quando solo un paio di centimetri separavano la mia schiena dal suo petto.
Lo sentivo proprio dietro di me: la colonia aveva un odore molto più intenso. Deglutii, cercando di calmarmi. All'improvviso due mani fecero capolino da dietro, cercando le mie. Non appena le trovarono, le strinsero, noncuranti dell'acqua corrente, come se non volessero più lasciarle andare.
-Tutto okay?- mi domandò Shou.
-...Certo...- mormorai.
-Ehi- disse, girandomi. -Tutto okay?- ripetè.
-Sei tutto bagnato...-
Feci per prendere un pezzo di carta così da asciugarlo, ma lui non volle sentire ragioni: -Non m'importa dell'acqua, Aki. Quello che hai sentito poco fa...-
Sembrava incerto sul da farsi. I suoi occhi brillavano mentre portava le mie mani contro il suo petto. Mi strinse maggiormente a sé, mentre il mio cervello mi urlava di allontanarmi. -Shou, per favore...-
-Non posso stare a guardare mentre soffri. Lo capisci?-
-Mi ha difesa- a fatica soffocai un singhiozzo disperato, ma ci riuscii. -Lo hai sentito, no? Era dalla mia parte- presi le distanze, allontanandomi di qualche metro. Mi sedetti su una sedia e sospirai, stanca e frustrata per la piega che stavano avendo questi giorni e soprattutto stanca della strana situazione con Tadashi. Strabuzzai gli occhi sconcertata: come si era arrivato a tanto? Solo una settimana prima avevamo passato una fantastica vacanza nello chalet tra le montagne, mentre ora mi ritrovai a pensare alla crepa che stava minacciando le fondamenta della nostra relazione. Passai le mani tra i capelli.
-Non è questo- disse, avvicinandosi e accovacciandosi a terra, di fronte a me. -Ho sentito benissimo come la pensa il tuo ragazzo... Ma allora perché reagisci così?- mi prese nuovamente le mani, baciandone i palmi.
Lo guardai. Era davvero troppo buono con me.
Mi alzai. -Grazie, Shou. Grazie davvero- sorrisi, anche se debolmente.
Lui imitò il mio gesto, per poi abbracciarmi. -Tutto per...- per un po' rimase in silenzio, quasi fosse indeciso sulla scelta di parole.
-Shou?-
Mi baciò la fronte con un lungo sospiro. -...Una cara amica. Andrà tutto bene-
 
-Akira? Che ci fai qui?-
-Che accoglienza, Yahiro- biascicò. -Spero di non disturbare-
Sorrisi. -Tu non disturbi mai, Akira- dissi, portandola nel grande soggiorno di casa Saiga.
Ci sedemmo rilassati nel grande divano, o almeno io mi sedetti rilassato. La guardai: sembrava l’ansia fatta persona. I capelli ora molto lunghi le ricadevano ai lati del volto, rendendo quasi impossibile guardarla in viso. Solo quando la feci entrare in casa notai le guance paffute e umide… E gli occhi leggermente arrossati.
-Qualcosa non va?-
-Sì- disse sospirando. Smise per un attimo di torturarsi le unghie, ma riprese l'attimo dopo, morendosi le labbra. -So che è strano per entrambi che io sia qui, ma non sapevo a chi altro rivolgermi-
-Te l'ho detto: non c'è problema- e, vedendo che non si decideva a parlare, feci qualche domanda. -Akira, hai... Pianto?- nonostante il passato ora eravamo amici, ma di certo il legame che ci univa non era così personale. Tuttavia vederla in questo stato mi provocava un moto d'ansia, e quando qualcuno a cui tenevo soffriva, ero solito intervenire. Ossia fare a pezzi la causa dei mali della ragazza di fronte a me. -È stato Karino? Adesso siamo amici, è vero, ma se ha osato...-
-No- tagliò corto. -Non è lui. È complicato-
La guardai, tremante come una foglia mentre portava i capelli dietro le orecchie. -Mi sembri nervosa. Vuoi qualcosa da bere?- era strano vederla così vulnerabile, soprattutto conoscendo la sua indole violenta.
-No. No, grazie. Devo solo parlare con qualcuno... Perché sto per diventare matta-
Sgranai gli occhi per la sorpresa. Da quando in qua ammetteva che qualcosa in lei non era perfetto? Il problema doveva essere molto serio. -Ti ascolto-
Esalò un profondo respiro. Sembrava quasi sollevata da un grosso peso. -Lydia. Quella serpe-
-Wow. Non ti eri mai lamentata di una ragazza prima d'ora. Cosa succede?-
-È tutta colpa sua. È lei che sta facendo il lavaggio del cervello al mio ragazzo, mentre lui sta solo cercando di proteggermi-
-Lui chi?-
Per un po’ mi guardò trovo, come se avessi appena detto una stupidaggine. -Non mi stavi ascoltando?-
Alzai le mani in segno di resa. -È una domanda legittima, soprattutto con il tuo caro amico Shou che ha fatto ritorno in città-
Ansimò, quasi scioccata da quell'affermazione. Subito dopo però, i suoi occhi si rianimarono, facendomi capire che avevo fatto pressione sulla giusta leva. -Questo non riguarda Shou. È solo...- sbuffò. -Complicato-
Mi avvicinai a lei, cercando di farle capire come stavano le cose. -Se tu reagisci così per Lydia, che dovrebbe dire Tadashi di te e il tuo amico?-
Era scandalizzata. -Non è successo niente!-
-Ne sono certo, ma devi tener conto che i maschi sono possessivi-
-Anche Tadashi?- Sembrava confusa.
-Sì. È un ragazzo, fino a prova contraria-
Le strappai un piccolo sorriso divertito. -Stupido-
Sospirai. A quanto pare dovevo proprio spiegarle tutto. -Quel giorno, quando Tadashi ti ha vista abbracciata a Shou... La sua reazione ti dice niente?-
-Sai...- ci rimuginò un po’ sopra, ma con mia insistenza riprese il discorso. -Quando mi ha trascinata via, mi ha detto... Anzi, mi ha fatto capire di essere stato geloso, ma...- Si bloccò.
-Ma...? Akira, sono fantastico, ma non so ancora leggere nel pensiero- tentai di strapparle un altro sorriso, ma questa volta inutilmente. Lentamente la vidi alzarsi, muovendo i capelli e scoprendo quindi il viso. Continuando a torturarsi le mani si avvicinò a un grande quadro, ammirandolo in silenzio per vari minuti, prima di decidersi a spiegare meglio la situazione che la preoccupava. -Shou è solo un carissimo amico. Per quanto riguarda Lydia... Non lo so- sospirò pesantemente. -Qualcosa sta cambiando. Sento che le cose tra me e Tadashi non stanno andando bene-
Mi accigliai. -Che intendi?-
Si girò, permettendomi di vedere gli occhi velati da paura, stanchezza e preoccupazione.
-Ci sono state così tante sorprese in questi giorni, che non so nemmeno come spiegarlo- tornò a girarsi, continuando con l'accurata ispezione al quadro. -Potrebbero essere semplicemente dei fraintendimenti, ma credo che qualcosa stia minacciando la nostra relazione-
Mi alzai anch’io, raggiungendola. -Parlane con lui, digli ciò che hai appena detto a me- fu il mio consiglio. -Ma digli tutto, eh-
-D’accordo... Lo farò- sospirò, avanzando verso la porta. -Ah, Yahiro, un'ultima cosa- si girò nuovamente verso di me, mostrando un diabolico sorriso. -Se dici a qualcuno che tu mi hai vista in questo stato, ti apro in due-
A mia volta sorrisi, abbracciandola. -Questa è la Akira che conosco-

 
 
Non ho abbandonato la storia.
 So che è una frase fatta, ma mi dispiace.
Ho avuto tanti problemi ma ora sono tornata, anche se il lavoro non mi lascia respirare neanche per un minuto.
Grazie dell’appoggio e delle recensioni, grazie a tutte.
Ma Maddie.

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Capitolo 17
*** Le brave ragazze finiscono sempre nell’ufficio della preside. ***


Le brave ragazze finiscono sempre nell’ufficio della preside.
 
 
-Potrebbero essere semplicemente dei fraintendimenti, ma credo che qualcosa stia minacciando la nostra relazione-
Mi alzai anch’io, raggiungendola. -Parlane con lui, digli ciò che hai appena detto a me- fu il mio consiglio. -Ma digli tutto, eh-
-D’accordo... Lo farò- sospirò, avanzando verso la porta. -Ah, Yahiro, un'ultima cosa- si girò nuovamente verso di me, mostrando un diabolico sorriso. -Se dici a qualcuno che tu mi hai vista in questo stato, ti apro in due-
A mia volta sorrisi, abbracciandola. -Questa è la Akira che conosco-
 
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 -Non lo so, Tadashi…- sbuffò Akira.
-Sarà divertente, te lo prometto- le sorrise, cercando d’infonderle sicurezza. -E poi abbiamo chiarito, no?-
La ragazza sospirò. Aveva fatto come le aveva suggerito Yahiro, ossia confessare i suoi dubbi al fidanzato. Tuttavia non si sentiva al sicuro, anzi: temeva di aver aperto una questione troppo difficile da risolvere, e tutto solo perché non si fidava di Lydia. -C’è già il ballo di fine anno… E poi mi spieghi perché dovremmo mettere dei costumi?- chiese, versando il thè.
-Perché sarà molto più divertente! Ho parlato con mia madre, che è già d’accordo-
-Ha acconsentito a dare un’altra festa? Che le succede?-
Mangiò un pasticcino, prima di rispondere alla fidanzata. -Ha detto che nell’ultimo test la S.A. e la classe A hanno ottenuto degli ottimi risultati, quindi la festa sarà riservata a queste due sezioni-
Annuì. Forse una festa in maschera era quello che ci voleva per calmare le acque e divertirsi un po’ con gli amici. Solo la questione Shou era rimasta irrisolta… Le sue parole l’avevano turbata, ma decise di affrontarlo più avanti. Con la serpe fuori città per un servizio, poi, si sarebbe rilassata. -Va bene… Sì, ci vuole un po’ di divertimento- disse risoluta.
Tadashi la guardò: la sua Akira lo stupiva ogni giorno di più. Nonostante lui le avesse confessato che Lydia aveva detto di amarlo, lei non aveva avuto alcuna reazione esagerata e gli aveva creduto senza battere ciglio. Solo… Non le aveva detto nulla del bacio, perché in fondo per lui non aveva significato niente. Non era il caso di farla stare ancora più in pensiero. -Quindi mancano solo i costumi, giusto?- disse, aiutandola a portare le tazzine nell’immensa cucina di casa Todou.
-Mmh... Ci penserò su. In fondo ci sono così tante possibilità- sorrise emozionata.
Per alcuni minuti la osservò in silenzio mentre lavava il servizio da the, ma poi un’idea gli balenò in mente. -Facciamo così- propose. -Sceglierò io il tuo vestito. Ho già un’idea molto interessante…- sussurrò, girandola e posandola sul banco della cucina. La baciò, stringendola a sé e inalando il suo dolce profumo.
La ragazza sorrise nel bacio, contenta di questi attimi di spensieratezza in compagnia del suo amato. -E quale sarebbe quest’idea?-
-Sorpresa: riceverai il tuo vestito poche ore prima del ballo, così avrai comunque del tempo per prepararti- le baciò il collo, noncurante dei passi che si avvicinavano. -Abbiamo un accordo?-
-Abbiamo un accordo- assentì lei, prima di ricominciare a baciarlo con trasporto. Si fece largo tra i suoi capelli, indomiti e ribelli come sempre, mentre pian piano il bacio da passionale si fece più tenero e dolce.
-Ehm- disse una voce autoritaria, che costrinse Tadashi ad allontanarsi di scatto dalla sua ragazza.
-Papà…- arrossì mentre scendeva dal bancone. -Sei tornato…-
-So che avresti preferito restare con Karino tutta sola- scherzò lui, mentre Tadashi rimaneva zitto e immobile come una statua. -Ma ogni tanto ho nostalgia di casa- sospirò, poggiando la valigetta e stringendo la figlia tra le braccia. Arrivò poi il turno del ragazzo, ancora immobile e in imbarazzo perché il suocero li aveva trovati in quel modo. -Non ci vediamo da un bel po’. Come vanno le cose a scuola?-
-Bene, signore- disse, stringendogli la mano con fare impacciato.
-E con la mia Akira? La stai trattando bene, non è vero?-
-Papà!-
Tadashi cercò di ricomporsi. -Certo! Sto facendo del mio meglio-
Il signor Todou sorrise a quell’affermazione. -Bene, bene. Sono lieto di sentirlo. Che ne dici di restare a cena, Karino?-
La ragazza s’illuminò: adorava le cene di famiglia. -Sì! Dai, Tadashi. Resta- lo supplicò.
-Uhm…- guardò la sua amata. Sapeva che per lei la famiglia era molto importante, e non voleva assolutamente deluderla. E poi forse, più tardi, avrebbe potuto strapparle qualche altro bacio. -Perché no- sorrise.
 
-Akira, come ti vestirai stasera?- chiese Finn emozionata. -Io sarò una gitana, mentre Ryuu sarà Zorro-
-A dire il vero non lo so…- ammise, sfogliando una rivista di moda. -Tadashi vuole farmi una sorpresa, quindi non so ancora niente-
Megumi batté le mani e sorrise, poi scrisse qualcosa sulla sua lavagnetta. “Che bella idea! È davvero dolce!”
Nel leggere ciò che l’amica aveva scritto, la ragazza si mise a ridere. -Già… Sono proprio curiosa. E tu, Megumi?-
-Giusto! Non ci hai ancora detto niente- intervenne Finn, mettendo da parte la lettura del suo romanzo. -Su, non farti pregare e racconta-
“Io e Yahiro ci vestiremo da pirati!” scrisse. “Secondo me il vestito è un po’ troppo corto, ma lui dice che è già perfetto…”
-Il solito- sospirò Akira. -Ad ogni modo, avete sentito Sakura o Hikari?-
-Hanno detto che ci vedremo direttamente alla festa. Erano ancora indecise per i costumi e…- disse la bionda, prima di venire interrotta da una delle cameriere.
-Signorina Todou, è arrivato un pacco per lei-
La ragazza si alzò e corse alla porta per prenderlo, seguita a ruota dalle due amiche. -C’è un biglietto: Se indosserai questo, starò molto meglio. T- lesse ad alta voce.
“Aprilo! Sono troppo curiosa!”
La ragazza non si fece ripetere e, con sorpresa, si trovò davanti un abitino bianco con tanto di cappellino a croce rossa. Lo tirò fuori dalla scatola per osservarlo meglio, arrossendo subito dopo.
“Un’infermiera!”
-Infermiera sexy, vorrai dire- precisò Finn. -Guarda che scollatura!-
-L’ho notata…- disse scioccata. -Non è troppo, ragazze? Queste cose non sono affatto da me-
Finn riprese parola, spalleggiando Tadashi. -Akira, è un costume bellissimo! Indossalo e fa’ felice il tuo ragazzo!- sorrise. -Vestiti, tra un paio d’ore c’è la festa!-
-Ma…- tentò di replicare, ma venne bloccata da Megumi che la scortò dietro il separé. -Ho capito! Mi vesto- disse Akira.
-E lascia stare la scollatura, capito?-
La ragazza sbuffò, anche se divertita. -Certo, sua Maestà- continuò, cercando di fare in fretta. Le ci vollero alcuni minuti per convincersi che il costume le piaceva: certo, forse mostrava un po’ più pelle di quanto era abituata, ma stasera voleva divertirsi. Voleva smettere di pensare, dare un bacio al suo fidanzato ed essere la ragazza spensierata dello chalet. Non appena fu pronta si mostrò alle amiche, che in risposta alzarono il pollice entusiaste.
“Wow!” scrisse la piccola Megumi.
 
A suo parere Hikari e Kei avevano i costumi migliori: angelo e diavolo. Appropriato. In lontananza scorse Jun e Sakura, elfo e fata, che ridevano accanto al tavolo delle bibite. Aveva incontrato tutti, tranne Tadashi. Il suo accompagnatore non si era ancora fatto vivo, e lei continuava a domandarsi dove diavolo fosse finito. E com’era vestito, ovviamente. S’incamminò tra la folla alla ricerca del suo ragazzo, ma finì per sbattere contro qualcuno dal cappello piumato.
-Ehi, stai… Akira?-
-Scusa, Yahiro- sorrise divertita: era la prima volta che lo vedeva mascherato. -Per caso hai visto Tadashi?-
In un primo momento l’amico si mostrò imbarazzato per via del vestito della ragazza, ma poi scosse la testa. -Uhm…- si guardò intorno, per poi indicare un punto ben preciso. -Ah, eccolo lì. Sta parlando col dj-
Akira senza farselo ripetere seguì la direzione del suo sguardo, rimanendo a bocca asciutta non appena lo vide. Indossava dei jeans stracciati e macchiati di rosso e una canotta per metà ridotta a brandelli, anch’essa con varie chiazze rosse. Aveva i capelli scompigliati e le braccia muscolose ricoperte da bende o cerotti, e trasudava mascolinità da tutti i pori… Tanto da far voltare ogni ragazza che gli passava accanto. Non era più il ragazzino gracile di un tempo, ora il suo corpo atletico si faceva davvero notare.
-Vi siete dati da fare stasera- commentò malizioso Yahiro, risvegliandola dai suoi pensieri.
Stava per rispondere, quando una piccola piratessa comparve al suo fianco. -Megumi?- la osservò meglio: con il suo vestitino nemmeno lei era da sottovalutare. -È davvero molto…- Corto. -Bello!- le sorrise, prima di scambiare qualche parola e raggiungere velocemente il suo fidanzato.
-Allora, usa questa…- stava dicendo lui al dj. -E poi questa, ma solo quando…-
-Tadashi- lo interruppe.
Non appena udì la voce di Akira si voltò e, istintivamente, la accarezzò con lo sguardo, indugiando sulla scollatura. Un sorriso furbo si fece largo tra sue labbra, scusandosi poi con il dj e trascinandola a parlare in un angolo del grande salone. La mise con le spalle al muro, sentendo il cuore battere più forte quando il rossore s’impossessò delle guance della sua amata.
-Ti piace la festa?- disse al suo orecchio per farsi sentire nonostante la musica, posandole subito dopo una mano sul fianco.
-Sì- gli rispose.
-E che mi dici del tuo costume?- chiese ancora, avvicinandosi col corpo a quello di lei. -Ti piace?-
Un’ondata di calore invase la ragazza quando Tadashi unì i loro corpi. Poteva sentire il suo forte petto contro di lei, mentre la mano le solleticava il fianco il modo irregolare. -Molto- ammise. -Quindi tu sei ferito ed io sono la tua infermiera?­- Domandò, sorridendogli come non ci fosse un domani.
Le morse il lobo dell’orecchio prima di continuare. -Esatto… Sei davvero stupenda questa sera-
Felice di quel complimento, lei si fece coraggio e si alzò in punta di piedi, portando le braccia dietro il suo collo e baciandolo con passione. Ovviamente, lui non aspettò nemmeno un secondo per chiedere il permesso con la lingua… Che lei subito offrì. La schiacciò contro quel muro, intrappolandola tra le sue braccia e nascondendola agli occhi degli altri ragazzi, mentre una mano si posò cautamente sulla schiena di Akira e scese con estenuante lentezza. Si staccarono per qualche secondo in modo da riprendere fiato, ma poi lui le prese la mano e la portò fuori dal salone, arrivando velocemente in un piccolo stanzino e chiudendo la porta alle loro spalle. Appena varcarono la soglia ripresero il bacio con più ardore di prima.
-Ahh…- gemette.
-Meglio qui con me, che sotto gli occhi di tutti quei ragazzi- sussurrò, leccando poi le sue morbide labbra. -Dico bene?-
Sorrise, avvinghiandosi a lui e inalando quell’odore di selvaggio. -Benissimo- rispose, facendo poi scorrere le sue mani lungo le forti braccia del fidanzato. -Ancora- ordinò.
A lui non servì altro, perché appena sentì quella parola, si tuffò di nuovo tra le sue labbra, stringendola maggiormente sé. -Sissignora-
Il bacio continuò per una buona manciata di minuti, ma nonostante il cuore stesse per scoppiarle dal petto per tutte quelle meravigliose sensazioni, si costrinse ad allontanarlo di alcuni centimetri. -Dovremmo tornare di là… Ci staranno cercando- mormorò.
Il ragazzo scosse la testa, sollevandola e costringendola ad allacciare le gambe attorno a sé… Proprio come in quel camerino. -Non voglio-
Lei sussultò per la sorpresa, ma non poteva dire di non apprezzare quella posizione. Si aggrappò alle sue spalle, mentre intanto lui le baciava dolcemente il collo. -Tadashi…-
Alla fine, lui cedette. -Facciamo così: un paio di balli e poi…-
-E poi- promise. Gli diede un altro bacio focoso, prima di rimettersi a posto l’uniforme da infermiera e tornare dagli amici.
Li trovarono tutti seduti nella grande terrazza dove, lontano dalla musica, potevano concedersi un po’ di relax e chiacchiere.
-Finalmente ci degnate della vostra presenza- scherzò Kei, nonostante fosse totalmente concentrato sul suo angelo.
Sakura, la fata del gruppo, prese parola. -Esatto! Capisco che vogliate intimità, ma…-
Per fortuna ci fu Ryuu che salvò la coppia. -Ragazzi, vi va di ballare?- propose, guardando poi dolcemente la sua ragazza. -Che ne dici, Finn?- mormorò.
Lei annuì, sorridendo timidamente. -Perché no- disse, prendendolo per mano. Gli altri li seguirono a ruota, tranne Hikari e Kei… Lei era troppo impegnata ad arrossire ogni volta che il suo diavolo le sussurrava qualcosa all’orecchio.
-Allora…- disse Tadashi, stringendo la sua Akira tra le sue braccia appena vide uno studente guardarla un po’ troppo. -Si balla?-
-Andiamo- sorrise, intrecciando le sue dita con quelle del fidanzato e raggiungendo la pista da ballo.
 
-Lydia… Uhm… Ti va di ball…-
-Sparisci- tagliò corto la ragazza, muovendo la mano con superficialità. Si fece largo tra la folla, individuando un ragazzo alto e dai capelli scuri che stava ballando.
Tadashi. Finalmente ti ho trovato.
Si avvicinò a lui nonostante tutti quegli studenti e, in men che non si dica, si trovò alle sue spalle. Indossava un costume da pompiere. -Tadashi- lo chiamò, toccandogli la spalla.
Il ragazzo si girò, ma Lydia rimase delusa. -Scusa, hai sbagliato persona…- disse, guardandola avvolta in quel mini vestito da indiana. -Ma puoi restare a ballare, se ti va-
-Non essere ridicolo- ribatté acida. -Lo hai visto da qualche parte?-
-No- brontolò, allontanandosi.
Non sapendo che fare, si allontanò da tutte quelle persone e si diresse verso il tavolo delle bibite. Cercò con lo sguardo il ragazzo che desiderava, ma venne colta di sorpresa da una voce familiare.
-Tu- disse Akira.
 L’indiana sorrise. -Ma che piacere rivederti- ironizzò.
-Che ci fai qui?- chiese, iniziando a scaldarsi. -Non dovevi lavorare?-
L’altra alzò le spalle. -Ho annullato il servizio. Te l’ho detto: voglio Tadashi e non mi fermerò finché non lo avrò-
-Smettila- ribatté. -So quello che hai detto al mio ragazzo. Ci siamo già chiariti- si avvicinò, portandosi faccia a faccia con la sua rivale. -Ha scelto me. Lasciaci in pace, Lydia-
 Un sadico sorriso comparve nelle labbra della modella. -Avete davvero chiarito? Allora…-  fece una pausa. -Ti ha detto del bacio?-
Spalancò gli occhi. -Bacio?-
-Ecco, allora non sai proprio tutto-
L’infermiera era ancora scioccata da quell’affermazione, tanto che non riuscì nemmeno a risponderle.
Ridendo, Lydia riprese a parlare. -Ora scusa, devo andare a rubarti il ragazzo…- sussurrò nel suo orecchio, togliendole il cappellino con la croce dalla testa e buttandolo a terra. -A presto, donna orso-
E quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Non poteva sopportare una cosa del genere da lei, quindi le tirò i capelli e la schiaffeggiò con forza. Sebbene la guardasse sbalordita, l’indiana non tirò indietro e la schiaffeggiò a sua volta, per poi spingerla a terra. Gli studenti le guardarono interdetti, allontanandosi dalle due che nel frattempo si scambiavano pesanti insulti. Erano entrambe stese a terra e continuavano a schiaffeggiarsi, darsi morsi e pizzicotti o tirarsi i capelli.
-Fermatevi- tuonò all’improvviso una voce. -Alzatevi, ora-
Senza il bisogno di ripeterlo, le due ragazze fecero come voluto.
-Ha iniziato lei!-
-Signora Karino, io…-
Sebbene cercarono una giustificazione, la donna le zittì subito. -La prossima settimana vi voglio vedere nel mio ufficio- disse la preside con tono autoritario. -Non voglio sentire alcuna scusa, e ora andatevene. La festa per voi termina qui-
Dopo uno sguardo carico d’odio, le ragazze seguirono gli ordini senza aprire bocca. In men che non si dica si ritrovarono davanti tutti gli studenti che, senza sosta, chiedevano loro spiegazioni. Lydia si rifugiò nei bagni, mentre Akira uscì dal salone, cercando di nascondere le lacrime.
 
Doveva fare qualcosa, qualunque cosa. Forse aveva fatto male a non raccontarle proprio tutto, ma dato che quel bacio non contava nulla per lui, non voleva allarmare troppo la sua ragazza… Non dopo i passi avanti che avevano fatto. Non poteva perderla. -Akira, aspetta- le prese un braccio, fermandola. -Per me non…-
-Lasciami- disse con tono piatto.
Erano arrivati al vialetto d’ingresso, quando alcuni loro amici S.A. accorsero preoccupati.
Ryuu, Finn e Yahiro li guardarono scioccati: non li avevano mai visti in quello stato, non avevano mai litigato veramente.
Tadashi la tenne ferma mentre lei iniziò a piangere. -Come hai potuto?- urlò furiosa e contemporaneamente addolorata. -Con lei? Perché proprio con lei?- Si portò le mani agli occhi e singhiozzò disperatamente.
Lui la guardò piangere e angosciarsi, consapevole del fatto che quel dolore era causato da lui. Per alcuni minuti non fece altro che restare immobile di fronte a lei, stringendo i pugni fino a far sbiancare le nocche. -Ti prego. Ti prego- la supplicò, sentendo il suo cuore stringersi dal senso di colpa. Non poteva sopportare di vederla così… Non voleva essere la ragione del suo dolore. -Dammi un pugno. Colpiscimi-
-No!- gli urlò contro. -Non ti colpirò per farti sentire meglio. Non meriti i miei pugni-
Tadashi cercò di spiegarle l’accaduto, ma lei non volle sentire ragioni. Tentò più volte di calmarla ma non ottenne alcun risultato. Nel frattempo      arrivò tutta la S.A. che, da lontano, li guardava ancora senza parole.
-Ascolta, Akira- tentò un’ultima volta, avvicinandosi a lei. -Io cercavo solo di…-
-Risparmiatela- disse alla fine, prima di sparire nel buio della strada.
Il ragazzo rimase immobile per vari minuti, prima che qualcuno osasse raggiugerlo.
-Ehi…- disse Yahiro, posandogli una mano sulla spalla.
Nonostante il gesto di conforto, Tadashi sentì il mondo crollargli sotto i piedi. -Dimmi che non è mai accaduto- mormorò, tenendo gli occhi fissi davanti a sé. Quando poi l’amico rimase zitto, lui ebbe la conferma che stava cercando: Akira se n’era andata… E lui si sentiva più solo che mai.

 
 
Su, leggete qui sotto!
Scusate l’ennesimo ritardo, ma ho trovato un lavoro per questo periodo e alla sera torno a casa sfinita…  Secondo il mio piano iniziale, il finale avrebbe dovuto essere diverso. Questa mattina, però, mi è venuta un’illuminazione e ho aggiunto un bel po’ di testo!
Spero vivamente che vi piaccia.
Ora avrei un favore da chiedervi: nelle recensioni (oltre a conoscere i vostri pareri sul capitolo, ovviamente), vorrei che mi diceste come secondo voi si è evoluto il mio stile di scrittura… Se è maturato in meglio o in peggio, se col passare del tempo notate più errori nei miei capitoli... Cose del genere. Tempo fa una persona ha fatto una riflessione su questa cosa, quindi ora vorrei sapere cosa ne pensano le mie seguaci della S.A.!
Recensite, dai!
 
Bacioni,
Ma Maddie.
 
P.S. A breve cambierò ancora il nickname.
SPOILER! Potrete leggere il prossimo capitolo tra circa due settimane. Akira sparisce in quella strada buia… Quella notte non tornerà nel suo letto. “Una notte d’inferno” vi aspetta, mi raccomando!

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Capitolo 18
*** Una notte d'inferno. ***


Una notte d’inferno.
 
 
-Ascolta, Akira- tentò un’ultima volta, avvicinandosi a lei. -Io cercavo solo di…-
-Risparmiatela- disse alla fine, prima di sparire nel buio della strada.
Il ragazzo rimase immobile per vari minuti, prima che qualcuno osasse raggiugerlo.
-Ehi…- disse Yahiro, posandogli una mano sulla spalla.
Nonostante il gesto di conforto, Tadashi sentì il mondo crollargli sotto i piedi. -Dimmi che non è mai accaduto- mormorò, tenendo gli occhi fissi davanti a sé. Quando poi l’amico rimase zitto, lui ebbe la conferma che stava cercando: Akira se n’era andata… E lui si sentiva più solo che mai.
 
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Continuava a chiamarlo, ma lui non rispondeva. Il cellulare non era spento, eppure, nemmeno dopo dieci chiamate, lui non dava segno di vita. Gli mandò un messaggio, ma ancora non successe nulla. Akira sospirò pesantemente: i piedi le dolevano, aveva freddo e probabilmente il trucco si era rovinato, ma non le importava. L’unica cosa che aveva in mente mentre camminava in quella strada buia e silenziosa era l’immagine del suo ragazzo, il suo Tadashi, e Lydia che si baciavano. Avevano avuto dei problemi alcune settimane prima ma lui, portandola allo chalet, l’aveva tranquillizzata, confessandole che gli piaceva anche il suo lato di donna orso. Se avevano chiarito perché lui l’aveva baciata? Certo, non gli aveva dato modo di spiegarsi, ma quelle parole erano state come una pugnalata al cuore e Akira, sotto sotto fragile e insicura, era crollata. Camminava da una decina di minuti e iniziava a inquietarsi: l’unica luce proveniva da alcuni lampioni malfunzionanti che si trovavano a vari metri di distanza l’uno dall’altro. Ogni tanto sentiva dei rumori strani, ma non appena spostava lo sguardo tutto sembrava normale. Nonostante fossero le undici di sera, non sarebbe tornata a casa. Probabilmente il suo ragazz… Tadashi sarebbe corso subito lì, e non aveva alcuna intenzione di vederlo. Non subito, almeno. Si spaventò quando all’improvviso il suo cellulare prese a squillare, ma subito si riprese e rispose. -Sì…?-
-Aki! Maledizione, cos’è successo? Dove sei?-
La ragazza sospirò di sollievo appena sentì la sua voce. Gli diede le informazioni necessarie, ma si lasciò sfuggire ancora qualche lacrima di dolore. -Shou, fa paura qui…-
-Ho letto il messaggio. Sono per strada, non preoccuparti- le disse, con una nota agitata della voce. Non gli piaceva saperla in giro, al buio e soprattutto sola. -Continua a parlarmi. Cos’è successo? Non avevi quella festa…?-
Un brivido di freddo le percorse la schiena. -Abbiamo litigato. Sul serio, stavolta- Sentì un altro rumore. Si girò di scatto, ma di nuovo nulla. -Fa’ presto-
-Arrivo. Non accadrà nulla, sta’ calma. Respira- continuò, sperando di calmarla.
La ragazza fece come detto, ma non riuscì a scrollarsi di dosso quel senso d’inquietudine. -Loro… Si sono baciati- disse poi, sedendosi a terra.
Sentì silenzio per alcuni secondi, ma alla fine Shou aprì bocca. -Stupido!- inveì. -Come diavolo ha potuto farti questo?- sbottò, accelerando.
-Non ora, non voglio pensarci…- disse, asciugandosi un’altra lacrima. -Voglio solo fare una doccia calda e andare a letto-
-Mmh…-
Akira indugiò su ciò che voleva chiedergli. Tornare a casa era fuori discussione, e aveva il sospetto che se fosse rimasta a dormire da un’amica, la mattina seguente si sarebbe trovata di fronte Tadashi. Alla fine, comunque, non rimase altra scelta. -Posso restare da te questa notte…?- domandò, con voce tremante.
-Puoi restare da me quanto vuoi, Aki- disse dolcemente.
Il vento si alzò, procurandole un altro brivido di freddo. -Shou, se ci sono problemi, però, io…-
-No- la bloccò, vedendo in lontananza qualcuno seduto a terra. -Starai nel mio appartamento- decise.
Nonostante un’altra lacrima le rigò il volto, lei forzò un sorriso, notando pochi secondi dopo una macchina che si avvicinava molto velocemente. Spense il telefono non appena il ragazzo scese dall’auto, correndole incontro preoccupato. Ricominciò a piangere quando lui la strinse forte a sé, mormorandole frasi di conforto e accarezzandole piano i capelli.
-Sei freddissima…- disse, avvolgendola con la sua giacca e strabuzzando gli occhi per la scollatura del costume.
-Andiamo via…- lo supplicò tra i singhiozzi.
-Sì- continuò, stringendola maggiormente a sé per scaldarla. -Andiamo a casa-
 
Non poteva crederci. Come aveva potuto quel ragazzino far soffrire la sua Akira? La ragazza per cui provava qualcosa? Spostò lo sguardo verso l’orologio: le due e mezza di notte. Appena varcata la porta si era fatta un bagno caldo e lui le aveva preparato del thè, ma non era servito a molto, dato che aveva pianto fino a pochi minuti prima. Sospirò, scostando una ciocca di capelli dal suo viso. Com’era bella nel suo letto, sotto la luce della luna che penetrava dalla finestra… E con la sua maglietta addosso. Aveva ancora gli occhi rossi e gonfi per tutte le lacrime che aveva versato, eppure Shou non poteva trovarsi di fronte a spettacolo migliore.
Sentì improvvisamente un cellulare squillare nella stanza accanto, quindi velocemente uscì per lasciarla riposare in pace. Guardò lo schermo: Tadashi. Non poteva rispondere, non era giusto… Ma quanto avrebbe voluto farlo. Avrebbe voluto rispondere a quel telefono e informare il suo caro fidanzato che era un vero idiota. Che Aki era con lui, nel suo appartamento. Nel suo letto. Tuttavia scosse la testa: lui non era un cattivo ragazzo, e non lo sarebbe diventato ora. No, ora doveva solo pensare alla bellissima ragazza che gli aveva rubato il cuore molti anni prima e che grazie al destino forse sarebbe diventata sua.
-Akira… E Shou…- sussurrò fiducioso, posando il telefono e tornando da lei. Si distese accanto alla ragazza, sperando di non svegliarla, e la osservò. Osservò quelle labbra rosa e morbide che voleva sentire contro le sue da quando l’aveva rivista. Si avvicinò pian piano, ma poi scosse nuovamente la testa. Avrebbe aspettato che fosse ben sveglia e consapevole per quel momento, anche se desiderava con tutto il cuore strapparla un bacio.
Oh, come lo desiderava.
 
Akira aprì gli occhi, meravigliandosi della stanza in cui si trovava. Shou aveva un gusto tipicamente occidentale in fatto di arredamento, con alcuni accorgimenti che però facevano intendere l'origine giapponese. Si tastò gli occhi, e sentendoli ancora un po' gonfi andò al bagno per darsi una rinfrescata. Si guardò allo specchio: per via dell'umidità i lunghi capelli avevano le punte arricciate, gli occhi erano stanchi e le guance più paffute del solito. Indossava ancora la maglietta che il suo amico d'infanzia le aveva prestato. Arrivando a metà coscia era troppo grande per lei, ma aveva quello stesso profumo di colonia che lei aveva avvertito quando si erano abbracciati nel terrazzo di camera sua.
-Aki?- irruppe una voce. -Sei in bagno?-
-Sì- rispose, aprendo la porta. A quel punto spalancò gli occhi, trovandosi davanti uno Shou in soli pantaloni. Pantaloni. Niente maglia. -Ehm... Che c'è?-
-Volevo solo sapere come stavi-
-È tutto okay...- sospirò. -Grazie ancora per l'ospitalità, Shou- mormorò imbarazzata, cercando di sistemarsi i capelli il meglio possibile.
-Sei sempre la benvenuta qui- Sorrise calorosamente, facendola arrossire. -Dormito bene?- domandò appoggiandosi alla parete.
La ragazza lo guardò in silenzio per poi abbassare la testa. -Non proprio...- sospirò. Aveva pianto così tanto che poi aveva dormito come un sasso, ma nei suoi sogni aveva visto Tadashi e Lydia, mano per mano, sorridenti. Scosse la testa: non era il momento di abbattersi e darla vinta a quella serpe. Avrebbe chiarito le cose, decise, ma solo quando si sarebbe sentita pronta.
Shou fremette, riconoscendo quello sguardo velato di tristezza che l'aveva accompagnata per tutta la sera e la nottata precedente. Era meglio cambiare discorso. -Ho pensato di prepararti qualcosa, anche se in cucina sei tu l'esperta- disse, prendendole affettuosamente la mano e trascinandola in cucina. -Che ne dici?-
La piccola tavola di cristallo era imbandita da una tipica colazione all'inglese, proprio come piaceva a lei. -C'è un odorino delizioso- ammise sedendosi di fronte all'amico, che intanto gioiva internamente nel vederla ancora coperta da un suo indumento. Portò alla bocca il primo assaggio, complimentandosi con il cuoco per l'eccellente lavoro. Portò alla bocca il secondo, chiedendosi cosa stesse facendo il suo ragazzo in quel momento. Con il terzo ricordò i giorni felici trascorsi allo chalet tra le montagne e con il quarto ricominciò a sentirsi triste e sconsolata. Scusandosi con l'amico d'infanzia, dopo alcuni minuti si ritirò in bagno per un'altra doccia calda. Prima però, decise di controllare il cellulare, trovando molti messaggi e chiamate, la maggior parte di essi da parte di Tadashi. Ascoltò un messaggio in segreteria, ritrovandosi in lacrime poco dopo: la voce del suo ragazzo era rotta, disperata.
"Akira, ascoltami. Ho fatto tanta fatica a confessarti ciò che provo... Quella notte, te la ricordi quella notte, vero? Un anno fa... Ero così felice che la notte quasi non ho chiuso occhio. Non posso perderti per un errore... Mi ha baciato senza che me ne rendessi conto, Akira, e quanto mi pento di non averla fermata in tempo. Ma l'ho allontanata subito, sai?" Si sentì un singhiozzo, che fece stringere il cuore della ragazza così tanto che fu costretta a portarsi una mano sul petto. "Appena ho realizzato cosa stava facendo l'ho allontanata... E non te l'ho detto prima perché non è importante, perché non conta nulla per me, Akira. Io..." Un rumore di qualcosa di rotto catturò l'attenzione della giovane, ma poi alla voce del fidanzato prese posto quella di Hikari. "Takishima, reggilo!  Akira? Stai bene? Siamo così preoccupati, sei sparita nel nulla! Ryuu e Jun ti hanno cercata per ore, ma non ti hanno trovata... Ti prego, dimmi che non ti è successo niente! Tadashi è stravolto e non abbiamo ancora capito bene il perché... Se avete litigato c'è sempre un modo per sistemare le cose!" Sorprendentemente si ritrovò a sorridere. La solita Hikari. "Appena puoi chiamaci!"
Ancora scossa e incredula per quanto aveva sentito si tolse i vestiti con mani tremanti, pregando perché l'acqua bollente potesse chiarirle le idee. Probabilmente la sera prima avrebbe dovuto avvisare qualcuno, chiamare e rassicurare gli amici... Ma non ce l'aveva fatta. Era rimasta troppo addolorata dal fatto che loro di fossero baciati. Credeva fosse tutto passato, come dopo una tempesta... Credeva di averla trovata, la quiete. Dopo il commento di quello studente sulle sue maniere brusche, Tadashi l'aveva consolata. Dopo la crisi dovuta all'arrivo di Lydia lui c'era stato, anche se aveva trovato difficile ammettere una cosa del genere. Forse era vero.  Anzi, ripensandoci era effettivamente vero: non aveva mai sentito la voce del suo ragazzo così carica di dolore. Tadashi non l'aveva veramente tradita, eppure il fatto che quella serpe avesse toccato la bocca che Akira tanto adorava, sembrava una battaglia persa. Una sconfitta –da un certo punto di vista- non troppo grave, ma che comunque lasciava una sorta d'inquietudine nel suo cuore. Per quanto riguarda i suoi dubbi sull'essere troppo donna orso, poi... No, non ce l'avrebbe fatta a guardarlo negli occhi.
Che succederebbe, se Tadashi si rendesse conto che era Lydia la sua ragazza ideale? Così bella e -quasi- altrettanto brava in cucina, che non gli scagliava addosso le cose... Era vero che allo chalet le aveva confessato di essere la sua donna orso preferita, ma se cambiasse idea?
Per lei sarebbe stata la fine.

 
 
Eccomi!
Scusate di nuovo il ritardo, ma il mio computer ha avuto dei problemi e non ho potuto usarlo per ben OTTO GIORNI. Uffa.
A tal proposito avrei bisogno di un favore: potete -sia nelle recensioni come allegato o come messaggio personale- consigliarmi un valido antivirus o comunque una protezione per pc? Ve ne sarei davvero grata.
Passando ad altro, grazie per le meravigliose recensioni che mi avete lasciato! Appena sarò libera dal lavoro e dal Boss Tiranno risponderò con calma… Aggiungendo qualche dettaglio sul prossimo capitolo. Quindi, se siete curiose, leggete le mie risposte!
Altra novità è una storia un po’ “lunga” su Kei e Hikari… A rating rosso.
OMG!
Una mia carissima e absolutely lovely fan me l’ha chiesto… E siccome sapete -sì, ormai lo sapete- che sono, ehm, un po’ perv, ho deciso di accettare la sfida. E se vi state chiedendo perché ho usato il termine sfida, beh… È perché quella coppia non mi fa impazzire, lo ammetto. Diciamo che non mi hanno colpito particolarmente né nel manga che nell’anime. Dato che il Red Rating sta diventando quasi il mio pane quotidiano (adesso non spaventatevi però!) ho deciso di provarci. Voglio vedere se, nonostante la mia coppia preferita sia un’altra, riesco a esprimere sensazioni e attimi degni di strapparvi qualche lacrima. Mi seguirete?
Una delle ultime cose da mettere a punto è il titolo, che mi sta dando non poche difficoltà.
Infine, parliamo di noi: come vi è sembrato questo capitolo? Avrebbe dovuto essere più lungo, ma dopo aver detto bye bye per un po’ al pc non ho potuto scrivere a mano perché il lavoro mi ha completamente distrutta…
Ad ogni modo, fatemi sapere cosa ne pensate! Lasciatemi recensioni, tante recensioni, tantissime recensioni! Ci conto, eh, quindi non deludetemi.
Un bacio e un grazie a tutte le mie dolci lettrici.
 
Ammie.
 
P.S. Evviva Halloween!

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Capitolo 19
*** Nottataccia anche per lui. ***


Nottataccia anche per lui.
 
 
Tadashi non l'aveva veramente tradita, eppure il fatto che quella serpe avesse toccato la bocca che Akira tanto adorava, sembrava una battaglia persa. Una sconfitta –da un certo punto di vista- non troppo grave, ma che comunque lasciava una sorta d'inquietudine nel suo cuore. Per quanto riguarda i suoi dubbi sull'essere troppo donna orso, poi... No, non ce l'avrebbe fatta a guardarlo negli occhi.
Che succederebbe, se Tadashi si rendesse conto che era Lydia la sua ragazza ideale? Così bella e -quasi- altrettanto brava in cucina, che non gli scagliava addosso le cose... Era vero che allo chalet le aveva confessato di essere la sua donna orso preferita, ma se cambiasse idea?
Per lei sarebbe stata la fine.
 
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Tadashi era disperato. Camminava avanti e indietro da più di due ore, torturandosi i capelli e borbottando frasi senza senso. Era ancora lì, di fronte al cancello che la sua ragazza aveva varcato prima di sparire nel nulla, nel buio. Da sola. Alcuni erano andati a cercarla, ma inutilmente. L'aveva chiamata un'infinità di volte, ma sebbene il cellulare fosse acceso non dava segno di voler rispondere. Non voleva parlare con lui. Forse non lo voleva più? Avrebbe voluto rendersi utile, eppure qualcosa lo bloccava e gli impediva di andare a cercarla, attirarla a sé e baciarla dolcemente per farle dimenticare quel tipo. Qualcosa era cambiato tra di loro, comprese. Bevette un altro sorso di quel liquore scadente che si era procurato per schiarirsi le idee, vedendo poi tutto girare attorno a sé. Non era abituato a bere alcolici, quindi anche solo un paio di bicchieri avevano un effetto devastante su di lui. Stavolta, però, si era scolato quasi metà bottiglia da solo.
-Tadashi, smettila! E dammi quella bottiglia!- Finn e Sakura tentarono, anche se con scarso successo, di togliergli quella dannata bottiglia dalle mani, mentre Yahiro tentò di farlo sedere a terra per calmarsi un attimo, nella speranza che lui raccontasse l'intero accaduto.
-Karino, basta! Non ti reggi quasi in piedi!- disse il giovane, preoccupato per l'amico e anche per Akira. -Ma che diavolo è successo? Perché Akira e Lydia...?-
-Lydia... E Shou!- sbottò a qual punto l'avventuriero, stanco e in pensiero per la sua ragazza. -È tutta colpa loro! Tutta colpa loro!- ripeté più volte, barcollando per poi lanciare in lontananza la bottiglia. Si portò una mano sul cuore, serrando la mascella. Si sentì sopraffare dal dolore che ultimamente lo tormentava, tanto forte che dopo pochi minuti si lasciò cadere a terra. Sentiva il cuore battere all'impazzata contro il suo petto, solo che stavolta non era la sua Akira, la causa di tutto ciò… Bensì l'ansia e la paura di perderla per uno stupido errore, di non essere abbastanza per lei, di vederla assieme a...
Yahiro cercò di fermarlo, ma non ci riuscì. -Tadashi, sta’ fermo. Ehi!- urlò, prima di vederlo scomparire traballante all'interno dell'edificio.
Ormai però, l'altro era già lontano per sentire quelle parole. Si nascose dentro uno stanzino, anzi, nello stanzino dove poche ore prima l'aveva stretta tra le sue braccia, baciandola e accarezzandola con passione. Prese il telefono e la chiamò, ma niente. Decise quindi di lasciare un messaggio alla segreteria, pregando perché lo ascoltasse e capisse che tutto era solo un grosso malinteso.
 
Tadashi si svegliò all’improvviso, trovandosi in una stanza non familiare, ma dall’arredamento lussuoso. Dalle tende chiare trapelavano i caldi raggi del sole, che illuminavano la grande camera da letto e il viso del giovane. Si portò una mano tra i capelli disordinati, accarezzandoli in modo dolce e affettuoso, proprio come faceva la sua Akira. Quanto avrebbe voluto svegliarsi e trovarla a letto, insieme a lui, mentre dormiva. Le avrebbe scostato leggermente i capelli lunghi e morbidi e solo dopo averla osservata per vari minuti l’avrebbe svegliata con un bacio. Abbozzò un sorriso: di sicuro gli avrebbe allontanato la mano perché avrebbe preferito dormire…
Da quanto tempo non lo colpiva? Dopo la frase che gli aveva detto in lacrime la sera prima, lui aveva sentito un dolore al petto forte come mai prima d’ora. Non gli aveva mai concesso il beneficio del dubbio, eppure, dopo una serata come quella, lui non sapeva più dire se meritasse o meno i suoi pugni. Era strano, ma loro s’intendevano così. Era sempre stata lei a tirare le fila del gioco, ma quando si trattava di passione -che ultimamente stavano sperimentando con molta gioia da parte di entrambi- spesso era lui a prendere il sopravvento. E a lei poteva solo fare piacere.
-Tadashi? Sveglia- disse una voce familiare.
-Mi hai portato tu qui?-
-Io e Ryuu, sì- annuì Kei. -Che diavolo è successo fra te e Akira?-
Il ragazzo sbuffò, massaggiandosi il mento ispido per via della ricrescita. -Da quando ti preoccupi delle relazioni degli altri?- domandò stanco. Stanco della situazione in cui si trovava, del fatto di sentirsi sempre più lontano dalla sua ragazza… E  soprattutto imbarazzato del suo comportamento. -Comunque per ieri sera… Ho esagerato davvero- spostò lo sguardo verso il basso          . -Mi spiace-
L’altro, che finora era rimasto a guardarlo dalla porta della stanza, si avvicinò e si sedette sul bordo del grande letto. -Hai fatto una sciocchezza- riconobbe Kei, che non si smentiva mai. -E per la tua domanda… Anche se ci rimbecchiamo sempre, ci tengo a lei. Mi preoccupo per i miei amici, sai?-
Tadashi sospirò. Era andato nel panico e aveva terribilmente temuto di perderla, quindi non aveva pensato troppo a quello che stava facendo. -Grazie dell’aiuto, Kei- disse, alzandosi per raggiungere il bagno e fare una doccia. Sarebbe andato da lei, le avrebbe chiesto di ascoltarlo e finalmente l’avrebbe presa tra le braccia. L’avrebbe baciata fino a eliminare qualsiasi dubbio.
-Aspetta- lo bloccò Kei. -Non mi hai ancora spiegato cos’è successo-
A quelle parole, il ragazzo trasalì. Doveva spiegargli l’accaduto… Ma lui non era Akira. Non sarebbe corso via in lacrime, lui avrebbe fatto molto peggio. Alla fine con poche parole, ma comunque ripetendo fino allo sfinimento che era stato solo un errore, raccontò del bacio con Lydia. Gli assicurò più e più volte che lui inizialmente era rimasto fermo perché sbalordito e scioccato dalle azioni della modella, e non perché effettivamente stava provando piacere da quel gesto. L’altro per tutto il tempo aveva continuato a guardarlo in silenzio e senza muovere un muscolo, cosa che all’avventuriero non piaceva affatto.
-È tutta colpa di Lydia- sentenziò poi severo. -Non potevi prevederlo, ma da un certo punto di vista capisco anche Akira-
-Lo so, ma…-
-Fammi finire- continuò con sguardo inflessibile. -Probabilmente non sai quante ne ha passate da piccola- disse, riferendosi ovviamente all’amica d’infanzia. Si passò una mano tra i capelli, cosa che faceva spesso in situazioni delicate. -Prima che io, lei e Yahiro conoscessimo te e il resto della S.A. andammo negli Stati Uniti per un incontro con un importante affarista. Dato il viaggio molto lungo, i nostri genitori decisero di portarci con loro-
Tadashi si accigliò. -Che cosa centra con la mia situazione?- chiese, tornando a sedersi sul letto.
L’amico riprese a spiegare. -L’uomo era il marito di una famosa modella. Una donna dai capelli rossi- puntualizzò.
-La madre di Lydia- comprese. -Quindi vi siete conosciuti in quell’occasione-
Kei annuì. -Conoscemmo anche Shou- disse, notando poi l’amico assumere un’espressione infastidita. -Credo che avesse un debole per Akira già allora… Così come Lydia ne aveva uno per il tuo caro amico- lo schernì.
-Credi?- domandò, noncurante della provocazione.
L’altro alzò le spalle. -Io e Yahiro passavamo più tempo a seguire gli affari, e non il loro strano triangolo-
Appena udì quelle parole spalancò gli occhi sorpreso. Un triangolo? Questo poteva significare solo una cosa… -Anche ad Akira…?-
-Non ne sono sicuro-
Il moro si alzò in piedi, i battiti del cuore sempre più veloci. Davvero da ragazzina le piaceva Shou? O la cotta era continuata nel corso degli anni? -Come fai a non esserlo? Sei la persona più perspicace che io conosca!-
Per tutta risposta, si limitò a ripetere che all’epoca non aveva avuto tempo per quelle futili faccende. -Lydia si è ingelosita molto, vedendo il ragazzo che le piaceva dare tutte le sue attenzioni ad Akira… È iniziato tutto da lì. E col passare del tempo la gelosia si è fatta sempre più forte, fino a quando non divenne odio- sospirò pesantemente, passandosi di nuovo le mani tra i capelli. -Nel corso degli anni io e Yahiro abbiamo cercato di allontanarla il più possibile, ma a volte è riuscita ad arrivare ad Akira…-
Adesso capiva. Quando le aveva confessato i suoi sentimenti, di cui tra l’altro dubitava la validità, Lydia si era vista di nuovo sconfitta e sola. Non aveva retto e quindi se l’era presa con lei. Con la sua amata Akira. A proposito, dov’era ora? Nella sua stanza, a piangere ancora a causa sua? Oppure era già pronta a voltare pagina con quell’ebete dal profumo costoso? Mille domande gli frullavano in mente senza sosta, domande a cui era deciso a rispondere. Si tolse in fretta la maglia, gettandola a terra e raggiungendo il bagno per una doccia.
-Che pensi di fare?- chiese poi Kei, spuntando dalla porta.
-Devo darmi una pulita e correre da lei- spiegò. -Devo chiarire. Parlarle. Farmi perdonare-
Invece che assecondarlo, però, l’amico chiuse improvvisamente l’acqua. Allo sguardo indagatore di Tadashi, si decise a parlare. -È meglio se ti lavi più tardi. A volte non la sopporto, è vero. Ma è una delle mie più care amiche e tu l’hai fatta soffrire, anche se inconsapevolmente- La sua voce ormai era ridotta a un sussurro, ma i suoi occhi parlavano da soli: erano spaventosi, sembrava quasi che generassero del fuoco, tanto il ragazzo era arrabbiato.
-Kei…- deglutì Tadashi. Sapeva di aver fatto star male la persona a cui teneva di più al mondo, e sapeva anche che meritava una lezione per questo. Ma proprio lui? -Kei, i tuoi occhi…- mormorò terrorizzato. -So di essere bello, ma ardere così per me… Non mi sembra il caso- cercò di sdrammatizzare per impietosirlo. Se doveva essere colpito da qualcuno, quel qualcuno doveva essere Akira. Da lei avrebbe accettato la lezione, ammise a sé stesso. Si appiattì addosso alla parete del bagno e rabbrividì per quel freddo contatto, mentre l’altro avanzava lentamente. Per sua fortuna, però, dopo pochi metri si fermò e ghignò furbesco. -Ho avuto un’idea migliore- disse. -Sakura ci sa fare meglio di me con le arti marziali- sentenziò allontanandosi, lasciando però nella stanza un’atmosfera tesa.
In quell’attimo, proprio quando Kei chiuse la porta alle sue spalle, pregò perché fosse tutto uno scherzo e tornasse indietro, deciso a dargli un pugno in faccia. Tutto, ma non Sakura.
 
Con sua grande soddisfazione, se la cavò in un’ora. Certo, un suo pugno gli aveva rotto il labbro inferiore, ma in fondo se lo meritava. Si era ripromesso di non far mai piangere la sua Akira, anche se per sbaglio. Stava raggiungendo casa Todou con la moto e per accelerare i tempi aveva infranto un po’ di regole stradali, ma ne sarebbe valsa la pena. In fondo era solo un malinteso. Per Lydia non provava niente e glielo avrebbe fatto capire con pazienza, dedizione e soprattutto passione. Quanto gli mancava il suo profumo, il suo sorriso… I suoi baci, il suo sapore. Nonostante fosse passato meno di un giorno, lui ne voleva ancora. La voleva ancora. Con la situazione in cui si era cacciato, gli sembrava di esserle stato lontano per settimane, tanto aveva sofferto. In lontananza vide la casa della sua ragazza, e sorrise. Si guardò un momento nello specchietto per verificare che il taglio non si fosse nuovamente aperto. Non voleva preoccuparla o inorridirla in alcun modo.
Tornò subito a fissare la strada, ma pian piano, metro dopo metro, il sorriso svanì dalla bocca del giovane. I cancelli erano rigorosamente chiusi, e una macchina sconosciuta era parcheggiata di fuori. Scese dalla moto e si tolse il casco, senza mai staccare gli occhi dalla vettura. Dopo alcuni secondi d’ispezione, spostò lo sguardo verso la porta d’entrata a vari metri di distanza dai cancelli, riconoscendo Shou e Akira. Stavano salendo lentamente gli scalini, e mentre lui portava in mano un sacchetto, lei non indossava i suoi soliti vestiti… Ma indumenti maschili. La maglia era così grande che poteva fungere da mini abito, se non avesse indossato anche dei pantaloncini. Perché aveva addosso quella roba? Erano forse vestiti di quel tipo? Al solo pensiero ribollì di collera e strinse i pugni per evitare di correre da loro urlando. Aveva già fatto una figuraccia, forse stavolta sarebbe stato meglio riflettere prima di agire.
Passarono un paio di minuti di conversazione, ma poi Akira prese il sacchetto dalle mani di Shou ed entrò in casa frettolosamente, lasciando Shou sulla porta… Deluso, a quanto pare. Era troppo lontano per capire bene cosa si fossero detti. Aspettò in silenzio l’arrivo del suo rivale, appoggiandosi alla vettura che con ogni probabilità era sua.
 
Non appena gli sguardi s’incrociarono, in lui scattò qualcosa. Si era sempre considerato un bravo ragazzo, eppure il tipo che si trovava di fronte a lui, con un casco in mano e l’espressione furiosa, non meritava il suo buon cuore. Aveva fatto soffrire la ragazza che amava e non l’avrebbe perdonato per questo. -Cosa vuoi? Non sei desiderato- disse bruscamente, incrociando le braccia al petto. -Ma forse questo lo hai già capito-
-Che ci faceva con te? E perché indossava quegli stracci?- domandò Tadashi, anche lui con tono sprezzante.
Anche se voleva con tutto il cuore evitare di sorridere, non ci riuscì. Shou era troppo contento della piega che stava avendo la conversazione. -Quelli sono i miei vestiti. Non poteva tornare a casa con il costume di ieri sera-
-Non poteva…- mormorò Tadashi, elaborando le parole. La realizzazione poi, lo lasciò senza fiato.
L’altro annuì. -Esatto, ha passato la notte da me- disse sornione, sorridendo prepotentemente.
L’avventuriero si avvicinò a lui come una furia, rimanendo a pochi centimetri di distanza. -Se l’hai anche solo sfiorata mentre dormiva…-
-Abbiamo dormito nello stesso letto- alzò le spalle innocentemente. -È ovvio che nel sonno ci siamo sfiorati- sottolineò apposta le ultime parole per farlo arrabbiare ancora di più. Sebbene avessero effettivamente dormito insieme, lui non l’aveva toccata in quel modo. Si era limitato a bearsi della sua vicinanza, ma il ragazzo di fronte a lui non doveva necessariamente saperlo. Non dopo quello che aveva fatto al cuore della sua Aki. -Allontanati, o non sarà solo il labbro inferiore quello rotto- ordinò. -Non le farebbe piacere, e lo sai-
Quell’avvertimento sembrava aver funzionato, perché si fece da parte lentamente, serrando la mascella e stringendo i pugni fino a far sbiancare le nocche. -Sei proprio meschino. Akira è la mia ragazza- sentenziò, visibilmente irritato.
-Allora perché l’hai fatta soffrire in quel modo?- sbottò l’altro. -Secondo te, perché è venuta a piangere da me e non è andata a casa sua? Perché?- ripeté. Poi, quando l’altro gli disse che era stato tutto solo un errore, lui scoppiò a ridere amaramente. -Il danno è stato fatto. L’hai fatta soffrire…- disse, entrando in macchina. Abbassò il finestrino prima di partire. -Adesso vado a riposare. Stanotte non ho quasi chiuso occhio- continuò ammiccando maliziosamente.

 
 
Sono abbastanza fusa, quindi vi lascio in pace.
Solo una cosa… Il capitolo precedente non vi è proprio piaciuto? Nessuna recensione, né messaggi privati… Oddio, ho scritto con i piedi? Datemi il vostro parere, eddai! Ne ho bisogno! Ho notato che negli ultimi capitoli ci sono meno recensioni… Ma sono io che scrivo cavolate? La storia non vi piace più? Spiegatemi, per piacere!
Ammie.
 
P.S. Notare “eddai!”

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Capitolo 20
*** L'ostacolo più difficile... ***


L’ostacolo più difficile…
 
Quell’avvertimento sembrava aver funzionato, perché si fece da parte lentamente, serrando la mascella e stringendo i pugni fino a far sbiancare le nocche. -Sei proprio meschino. Akira è la mia ragazza- sentenziò, visibilmente irritato.
-Allora perché l’hai fatta soffrire in quel modo?- sbottò l’altro. -Secondo te, perché è venuta a piangere da me e non è andata a casa sua? Perché?- ripeté. Poi, quando l’altro gli disse che era stato tutto solo un errore, lui scoppiò a ridere amaramente. -Il danno è stato fatto. L’hai fatta soffrire…- disse, entrando in macchina. Abbassò il finestrino prima di partire. -Adesso vado a riposare. Stanotte non ho quasi chiuso occhio- continuò ammiccando maliziosamente.
 
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-Non pensavo ti presentassi oggi, Akira- disse la sig. Karino.
-Beh… Questa mattina non mi sentivo bene, è per questo che ho saltato le lezioni. Ma mi sono ripresa in fretta e quindi ora sono qui- guardò con la coda dell’occhio la sua rivale. Non aveva smesso neanche per un secondo di guardare fuori dalla finestra.
-Domani tornerai a frequentare normalmente?-
-Certo-
Ad un tratto la preside si alzò, avvicinandosi alla libreria di mogano dietro la sua scrivania. –Ho pensato a quello che è successo durante la festa e non sono affatto contenta. Non me lo sarei mai aspettato da due ragazze come voi- si girò, lo sguardo implacabile fisso su di me. -È la prima volta che agite in modo maleducato, dunque vi darò solo alcune ore di lezioni extra.  Tuttavia vorrei che ricordaste che questo è un istituto d’eccellenza: se vi comporterete ancora una volta in modo anche solo lontanamente scorretto, i provvedimenti saranno molto più severi- posò le mani sulla scrivania lentamente ma sempre con uno sguardo severo. –Tutto chiaro?-
-Sì- risposero le ragazze.
-Per i prossimi cinque giorni dovrete fermarvi a scuola due ore più del necessario- spiegò, tornando a sedersi. -Fuori- ordinò poi la preside.
Entrambe uscirono in fretta dall’ufficio, ma non appena varcata la porta si separarono senza dire una parola.
Fantastico.
Akira sospirò pesantemente: da giorni rifiutava le chiamate di Tadashi e il giorno dopo avrebbe dovuto rivederlo. Non si sentiva pronta. Senza contare che Lydia era una vera serpe e avrebbe fatto tutto il possibile per mettere di nuovo zizzania tra di loro, e questo la disturbava parecchio. Neanche si accorse di una voce maschile che la chiamava.
-Aki!-
Shou era vestito in modo molto elegante, con una camicia bianca che metteva in risalto i suoi occhi. Non appena lo vide sorrise d’impulso, avvicinandosi a lui velocemente. –Che ci fai qui?-
Fece spallucce. –Ho pensato di venire a prenderti- disse raggiante. –E poi c’è questo invito per una mostra d’arte…- tirò fuori dalla tasca dei jeans un volantino e glielo porse.
-Van Eyck?- strabuzzò gli occhi sorpresa –L’arte fiamminga è così…-
-Sottovalutata?- finì per lei. –Lo so…- sospirò, passandosi una mano tra i capelli.
-C’è un problema però: domani a quest’ora sarò ancora in punizione…- disse con rammarico. –Per te sarebbe un problema se tardassimo di una ventina di minuti?-
Lui la guardò dolcemente, avvicinandosi alla sua auto per poi aprirle la porta. –Nessun problema. Quando avrai terminato le ore di punizione sarò qui ad aspettarti-
 
Akira era agitatissima: stava per aprire la porta della serra della S.A. e il cuore le batteva all’impazzata. Da giorni evitava Tadashi e ai suoi amici rispondeva con messaggi frettolosi. Il giorno prima Shou e il suo invito l’avevano aiutata a distrarsi per un po’, ma poi l’ansia tornava ad avere la meglio. Non sapeva come comportarsi.
-Dai Akira, via il dente e via il dolore- sussurrò a stessa come incoraggiamento. Fece un bel respiro. Un altro bel respiro. Aprì la porta di scatto, rivelando però una serra silenziosa e vuota. Si avvicinò al tavolo in vimini, dove era appoggiato un biglietto.
 
“Bentornata Akira! Siamo sul retro della scuola per una sfida, tanto per cambiare.
Ah, la prima ora è stata cancellata: il professore ha avuto un imprevisto in famiglia.
                                                                                  Jun”
 
-Beh… Almeno avrò un po’ di pace- sospirò leggera. Lasciò la borsa con i libri su una delle sedie e si ravvivò i capelli, per poi avviarsi verso la cucina. Aveva voglia di preparare un dolce per Hikari, il suo piccolo angelo che si sarebbe rattristata dall’ennesima sfida persa. A Tadashi avrebbe pensato più tardi o addirittura il giorno dopo. Aveva ben due ore di punizione da passare assieme a Lydia e non voleva innervosirsi ascoltando altre storie su quello che era successo. Tuttavia, non appena aprì la porta della cucina si trovò di fronte proprio lui, seduto su un bancone a sfogliare distrattamente un libro di scuola. Non si era accorto che qualcuno era entrato, e continuando a girare le pagine con ozio si lasciò scappare uno sbadiglio.
La ragazza lo guardò: i capelli erano più disordinati del solito e il volto era segnato da leggere occhiaie. Chiuse la porta assicurandosi di farsi sentire, catturando la sua attenzione.
 
Tadashi alzò lo sguardo, incontrando gli occhi della sua Akira. Non la vedeva e sentiva da giorni… da quella sera, per esattezza. Il cuore prese a battere un po’ più velocemente e il sangue prese a scorrere velocemente nelle vene. Strinse i pugni mettendo da parte il libro che teneva in mano. Avrebbe voluto baciarla con ardore, per poi dirle che lei era sua. Sua, e non di Shou. All’inizio aveva pensato che in un paio di giorni si sarebbe risolto tutto, ma più i giorni passavano e più lei non rispondeva al telefono. Aveva bisogno di tempo, questo lo aveva capito, ma a volte la mancava così tanto che Yahiro era quasi diventato la sua baby-sitter.
-Buongiorno- disse lei, senza rabbia né enfasi, dirigendosi verso il frigorifero.
-Possiamo parlare?- chiese, ignorando il suo bisogno di tranquillità.
Sospirò. -Che c’è?-
Scese dal bancone. –Ho saputo che saresti tornata a scuola da mia madre. Mi ha detto della punizione…- si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli ancora di più. –Mi dispiace, Akira. Io non te l’ho detto perché…-
-Basta- lo interruppe, la voce ferma e decisa. –Non voglio parlarne adesso- continuò, prendendo l’impasto per la torta che aveva in mente.
-La prima ora non si fa-
-Lo so-
-Perché non mi hai mai risposto? O mandato un messaggio? So che ti ho fatto arrabbiare parecchio, ma la sera della festa era buia… Ci hai fatti preoccupare tutti, Akira. Almeno avresti potuto dire a qualcuno che stavi bene- puntualizzò.
–Hai ragione. Mi scuserò con tutti più tardi- smise di muovere l’impasto e lo guardò per qualche secondo. Fece per dire qualcosa, ma si bloccò subito e tornò al suo lavoro.
Era bellissima. Probabilmente perché non la vedeva da giorni, ma la trovava splendida. I capelli erano mossi e perfetti per essere accarezzati. Si avvicinò a lei lentamente, quasi senza riflettere, e fece aderire la schiena della ragazza contro il suo forte petto. Posò le mani sul bancone, intrappolandola, e poi si abbassò per sussurrarle all’orecchio. –Mi sei mancata moltissimo, Akira-
La ragazza rabbrividì. Lasciò quello che stava facendo e si girò, trovandosi faccia a faccia con lui, le sue labbra a pochi centimetri da quelle dell’avventuriero. –Tadashi…-
-Voglio baciarti. Ho bisogno di baciarti. Me lo permetterai?- sussurrò di nuovo, la voce bassa e roca, calda e sensuale. Non smise di guardarla negli occhi neanche per un secondo. –Ti prego-
-Io…-

 
 
Non mollerò questa storia, è la prima che ho iniziato a scrivere su efp. Mi dispiace solo per tutto questo tempo trascorso.
Per il prossimo capitolo almeno un paio di recensioni.
 
Ammie.

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Capitolo 21
*** I primi passi indietro. ***


I primi passi indietro.
 
Posò le mani sul bancone, intrappolandola, e poi si abbassò per sussurrarle all’orecchio. –Mi sei mancata moltissimo, Akira-
La ragazza rabbrividì. Lasciò quello che stava facendo e si girò, trovandosi faccia a faccia con lui, le sue labbra a pochi centimetri da quelle dell’avventuriero. –Tadashi…-
-Voglio baciarti. Ho bisogno di baciarti. Me lo permetterai?- sussurrò di nuovo, la voce bassa e roca, calda e sensuale. Non smise di guardarla negli occhi neanche per un secondo. –Ti prego-
-Io…-
 
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-Ti prego-
-Io…-
 La guardò supplicante. Aveva così tanto bisogno del suo sapore. La vide mordersi le labbra incerta, per poi distogliere lo sguardo e indietreggiare fino a toccare con la schiena il bancone della cucina, allontanandosi quindi da lui. In quel momento provò un forte dolore al petto. Non pensava avrebbe fatto un passo indietro. Non poteva aver fatto un passo indietro. D’istinto abbassò la testa, sconfitto. Si allontanò da lei e si girò dandole le spalle, per poi portare una mano sul punto del petto che gli doleva. Il cuore prese a battere ancora più forte, scatenando il panico dentro di lui. Com’era possibile? –Voglio sapere perché ti comporti in questo modo- disse in tono piatto. Poi realizzò: l’ultima volta che avevano litigato lei era finita a casa di Shou e poi lo aveva evitato per giorni. Doveva essere successo qualcosa, probabilmente un bacio. Rabbrividì di collera al solo pensiero che quel tipo avesse posato le mani sulla sua ragazza.
-Mi dispiace…- mormorò lei all’improvviso. –Tadashi?- lo chiamò, avvicinandosi a lui. Gli toccò una spalla, ma lui scansò via la sua mano.
-Non farlo, Akira. Non adesso. Sono molto…- strinse i pugni. –Arrabbiato. E frustrato- si girò, tornando a guardarla negli occhi. –So che ti ho fatta soffrire, anche se è stato tutto un incidente. Avresti potuto urlarmi contro, lanciarmi addosso tutto ciò che volevi. Anche evitarmi, come poi hai fatto. Ma l’unica cosa… L’unica cosa- ripeté quelle parole. –…che non dovevi fare era passare la notte con quel tipo!- finì la frase urlando.
La ragazza sbarrò gli occhi: non aveva mai alzato la voce con lei. Poi capì. –Mi hai vista tornare a casa con Shou la mattina dopo la festa in maschera-
-Sì… Ero venuto a parlarti, a scusarmi. Mi sarei anche messo in ginocchio per farmi perdonare, ma quando ti ho vista con i suoi vestiti…- colpì alcune pentole sopra il tavolo, facendole cadere a terra.
Lei sobbalzò. –Non è successo…-
-Niente? D’accordo. Ho capito. Comunque non avevi alcun bisogno di andare a dormire a casa sua. Perché non hai chiamato il tuo autista?- continuò, senza abbassare il tono della voce. Il cuore gli batteva all’impazzata, tanto era nervoso.
-Casa mia sarebbe stato il primo posto dove mi avresti cercata e avevo bisogno di tranquillità…- spiegò. –Non è successo niente, Tadashi. Appena siamo arrivati a casa sua ho fatto un bagno e mi sono addormentata poco dopo- disse, con gli occhi che iniziavano a inumidirsi.
Prima di quel litigio l’avrebbe tenuta stretta, cullata e rassicurata, fino a cacciare via tutte le lacrime. Ora, purtroppo, non trovava la forza per farlo. –Dimmi: hai dormito nello stesso letto con lui?-
Aprì la bocca ma la richiuse subito dopo. –Mi ha consolata, questo è vero, ma poi ho preso sonno e al mattino ero in stanza da sola- una lacrima le rigò il volto. –Da bambina avevo una cotta per lui, ma ora è un mio caro amico e nulla di più- prese a torturarsi le unghie.
Forse aveva esagerato. Akira stava piangendo di fronte a lui, guardandolo con uno sguardo triste. L’aveva fatta piangere. L’unica cosa che si era promesso di non fare. Lentamente si avvicinò a lei, fino a trovarsi a un metro di distanza. Aveva iniziato a singhiozzare, nascondendo il volto tra i capelli morbidi. Se prima, quando lei si era allontanata, aveva sentito un sordo dolore al petto, adesso il cuore stava chiedendo pietà. Era troppo. Con un gesto rapido l’avvicinò a se, stringendola forte e sussurrandole parole dolci per farla calmare. –Mi dispiace, Akira. Ho avuto una brutta reazione. Non volevo spaventarti…-
La ragazza per tutta risposta pianse ancora più forte, lasciandosi coccolare dal fidanzato. Pochi minuti dopo, però, si costrinse ad allontanarsi di nuovo, asciugandosi il viso.
Non era certo su da farsi, ma ad un certo punto Tadashi, spinto da un moto impulsivo, l’attirò a sé ancora una volta, aderendo le sue labbra a quelle vellutate della giovane.
 
Yahiro Saiga fremeva all’idea di ricevere uno di quei bellissimi sorrisi di Megumi. Aveva ottenuto un permesso per saltare le prime ore di lezione, era andato a comprare delle bellissime rose e ora stava per fare una piacevole sorpresa alla sua ragazza. Entrò cautamente nella serra, che però trovò vuota. Riconobbe la borsa di Akira, che a quanto pare si era finalmente decisa a tornare a scuola. Meditò sul fatto di aspettare la fine della solita gara su una di quelle comodissime sedie in vimini, quando un sordo rumore catturò la sua attenzione. Proveniva dalla cucina: forse Akira aveva fatto erroneamente cadere a terra qualcosa, tuttavia per tranquillizzarsi decise di andare a controllare. Si bloccò a pochi passi dalla porta chiusa, riconoscendo la voce di Karino più arrabbiata che mai. Una seconda persona, probabilmente Akira, iniziò a piangere e pochi attimi dopo prese a singhiozzare disperata. Sapeva che origliare non era una cosa da bravo ragazzo, tuttavia lui non si era mai definito tale. Si avvicinò alla porta, la aprì leggermente senza fare rumore e si appoggiò al muro spiando quel poco che riusciva. Karino stava stringendo tra le braccia una Akira in lacrime, ma dopo pochi secondi la stava già baciando con foga. Inizialmente lei rimase ferma, ma poi iniziò a divincolarsi.
-Tadashi, smettila…-
-Non rifiutarmi, Akira-
-Non ci riesco! Come fai a non capirlo?- prese a urlare, allontanandosi da lui. –Non riesco a smettere di pensare a te e Lydia!-
-Te l’ho detto, non conta niente per…-
-Ho capito che è stato un incidente, ma c’è qualcosa che ancora mi blocca…-
-So che avrei dovuto allontanarla subito, ma ero così sorpreso… così scioccato che non mi sono nemmeno mosso! Quando poi ho realizzato, l’ho allontanata immediatamente-
-E allora perché non sei stato sincero? Perché non me lo hai detto?- sospirò ancora in lacrime. –Un bacio è un bacio: non si può cancellare!-
-Vogliamo parlare di sincerità? Perché ogni volta che cerco di mettere a posto le cose c’è sempre quel maldetto di mezzo?- Urlò.
Yahirò sgranò gli occhi: non lo aveva mai sentito alzare la voce in quel modo, non con lei. L’aveva sempre trattata meglio di una regina, e adesso le stava urlando contro? Poteva significare solo una cosa: se lui reagiva in quel modo, la faccenda era seria.
-Ho già detto che…-
-No! Sei stata tu a parlare di sincerità, giusto? Quando avevi intenzione di dirmi che hai passato la notte con lui?-
Se prima era sbalordito, adesso Yahiro era decisamente sotto shock. Akira aveva dormito con Shou?
-Mi ha solo offerto un posto dove dormire!-
-Per me è uguale- disse il moro, stringendo i pugni. Poi, in un attimo, fece volare a terra anche le altre pentole che si trovavano sul bancone centrale. Questo suo gesto violento fece sobbalzare ancora di più la povera Akira, che si allontanò di qualche passo.
-Scusa…- sussurrò, per metà ancora molto arrabbiato e metà dispiaciuto del proprio comportamento. Fece qualche passo verso di lei, ma Akira indietreggiò ulteriormente.
-Non ti avvicinare- disse, con le gote tutte bagnate.
-Sono molto arrabbiato, è vero, ma non con te…-disse, quasi come se stesse per crollare. –Non retrocedere ancora. Ti prego, non mettere ancora più distanza tra di noi- la supplicò.
-Tadashi, fermati!-
-No…-
Yahiro non era certo su cosa fare. Sapeva benissimo che non le avrebbe mai fatto del male, ma era spaventato dalla sua reazione. Quei gesti così violenti non erano da lui. Ad un certo punto e uscirono dalla visuale del ragazzo, che quindi si limitò ad ascoltare la conversazione.
 
-Non mi fermerò- disse Tadashi, riuscendo a bloccarla contro il muro in fondo alla cucina. –Guardami- continuò con dolcezza, prendendole una ciocca di capelli e portandola dietro l’orecchio. Il cuore gli batteva come mai prima d’ora. Non aveva mai avuto reazioni così impulsive e non voleva certo continuare a spaventare la sua ragazza, ma tutta questa storia era così problematica… Forse doveva riprendere la boxe. Si sarebbe scaricato e avrebbe riversato l’energia positiva sulla sua bellissima Akira.
La ragazza finalmente alzò lo sguardo, trovandosi di fronte due occhi stanchi ma pieni di tenerezza. –Non fare mai più una cosa del genere…- mormorò, una lacrima che le rigava il volto.
Lui con il pollice seguì la goccia e la catturò, portandosela alle labbra. –Mai più- disse, trovando conforto nell’incavo del collo della giovane.
Lei aspettò alcuni secondi prima di divincolarsi. –Mi dispiace…- disse, prima di correre via dalla cucina, lasciandolo solo con la sua rabbia che stava ricominciando a bollire.
Disperato, non poté fare altro che lascarsi cadere sul pavimento, chiudendo gli occhi per l’imminente emicrania che stava per esplodere. Quando sentì dei passi lenti avvicinarsi a lui, non si mosse di un millimetro. Aprì un occhio, trovandosi davanti Saiga con uno sguardo più preoccupato che mai.
-Non parlare, ho mal di testa- riuscì a dire, prima di chiudere nuovamente gli occhi.
 
-Aki, durante la mostra sei stata molto silenziosa- dissi alla ragazza che amavo, aprendole la porta della mia auto. –Non ti è piaciuta l’esposizione? O forse la cena…?-
-No, non è questo… Non ti preoccupare, Shou- mi rivolse un sorriso forzato.
Non mi convinceva. –So che ti è successo qualcosa oggi- le accarezzai i capelli.
Le sgranò gli occhi. –Come hai fatto a capirlo?-
-Beh, ogni volta che ho menzionato la scuola hai subito cambiato argomento…-
La sentii sospirare mentre si appoggiava ai cancelli della sua villa. –Ho avuto una lite con Tadashi… E non è proprio finita bene- spiegò.
-Cos’è successo? Ti ha fatta piangere di nuovo?-
-Non voglio parlarne, Shou. E ti prego di non forzarmi- disse, torturandosi le unghie. –È solo una lunga giornata da dimenticare-
D’istinto mi avvicinai a lei e la abbracciai. La strinsi forte a me, inalando il suo dolce profumo che mi mandava in estasi ogni volta. Pensai di rubarle un bacio, ma poi rinunciai: lei era visibilmente stanca e nervosa, probabilmente a causa di questa pesante lite. Feci scorrere lentamente le mani lungo la sua schiena stringendola maggiormente a me, mordendomi la lingua per evitare di pensare al morbido seno schiacciato contro il mio petto.
-Dai, va’ a riposare- mi costrinsi a dire. –Ma se hai bisogno di parlare, io ci sono-
-Grazie per l’abbraccio, Shou- sorrise. Un sorriso vero.
-Buonanotte, Aki- dissi ancora eccitato dal nostro contatto, vedendola scomparire all’interno della sua casa.

 
Buonasera. Ho avuto la febbre ed è per questo che ho tardato ad aggiornare.
Per il prossimo capitolo un paio di recensioni.
 
Ammie.

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Capitolo 22
*** Un pugno per ogni lacrima… ***


Un pugno per ogni lacrima…
 
Pensai di rubarle un bacio, ma poi rinunciai: lei era visibilmente stanca e nervosa, probabilmente a causa di questa pesante lite. Feci scorrere lentamente le mani lungo la sua schiena stringendola maggiormente a me, mordendomi la lingua per evitare di pensare al morbido seno schiacciato contro il mio petto.
-Dai, va’ a riposare- mi costrinsi a dire. –Ma se hai bisogno di parlare, io ci sono-
-Grazie per l’abbraccio, Shou- sorrise. Un sorriso vero.
-Buonanotte, Aki- dissi ancora eccitato dal nostro contatto, vedendola scomparire all’interno della sua casa.
 
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Tadashi era sfinito. Aveva passato le ultime tre ore a prendere a pugni una grossa sacca malandata mentre Ryuu e Finn, dall’altra parte della stanza, lo guardavano sconcertati.
-Dovresti fare una pausa, Tadashi- disse la bionda. –Non ti sei fermato neanche per un attimo-
-Finn ha ragione, amico-
Finalmente il moro si decise ad ascoltarli, quindi lasciò cadere a terra i guantoni e si avvicinò a loro. –Grazie per avermi procurato l’attrezzatura- Bevve un sorso d’acqua, poi si sedette e si portò le mani tra i capelli.
-Di nulla- sospirò l’altro preoccupato. –Adesso mi puoi dire perché ieri tu e Akira eravate così strani?-
Scrollò le spalle. –Abbiamo litigato-
-È tutto qui? Sai dire solo questo?- chiese Finn stizzita.
-Che altro dovrei dire? Stasera proverò a parlarle, ma non sono sicuro che andrà tanto bene…- mormorò. Si vergognava immensamente per la reazione che aveva avuto il giorno prima, ed era intenzionato a chiarire le cose, ora più che mai. Tuttavia era nervoso: non aveva idea di cosa avrebbe detto Akira, era molto spaventato che lo rifiutasse di nuovo.
-Perché dici così?- chiese Ryuu, porgendogli un asciugamano pulito.
Fece schioccare il collo. –Ho avuto un comportamento piuttosto acceso durante la lite…- sospirò, stanco e desideroso solo di una doccia fresca. –Sono preoccupato, ragazzi- rivelò.
-Devi farle capire che tieni a lei- disse all’improvviso la ragazza. –Falle un regalo. Non sarà sufficiente per risolvere la situazione, ma sai quanto le piacciono le sorprese…-
 
-La mamma è ancora a lavoro?-
-Sì, Akira- disse il Sig. Todou. –Non dirmi che ti dispiace cenare con il tuo vecchio- scherzò, allentandosi il nodo della cravatta.
La ragazza rise: suo padre era stato assente per alcuni giorni ed ora era felice di passare del tempo in sua compagnia. Portò in bocca dell’ottimo filetto, ripensando agli avvenimenti degli ultimi giorni. Non si sarebbe mai aspettata una reazione così impulsiva da parte di Tadashi, ma dopotutto che avrebbe dovuto fare? Si era accorta troppo tardi dell’errore che aveva commesso e aveva capito che la sfuriata del suo ragazzo era più che comprensiva. Certo, si era spaventata per i suoi scatti d’ira, ma era certa che non le avrebbe fatto nulla. Se fosse stato lui a dormire a casa di un’altra probabilmente non gli avrebbe più rivolto la parola.
Si sono baciati, ricordò a se stessa. Aveva capito che si era trattato di un incidente, tuttavia qualcosa la tratteneva dal dimenticare del tutto la faccenda. Lydia aveva di sicuro in mente qualcosa, quindi era necessario tenere gli occhi bene aperti… E soprattutto starle alla larga il più possibile.
-Tesoro, tutto bene?-
Akira scosse leggermente la testa. –Uhm… Certo-
-Ti ho chiesto come va con Karino- disse. –Ultimamente sei più strana del solito e mi chiedevo se ci fossero problemi-
La ragazza sospirò. –Beh… Abbiamo avuto un piccolo diverbio, ma niente di che, papà-
L’uomo non sembrò molto convinto. –Davvero, cara?-
-Sì, non preoccuparti. E poi c’è lo studio che mi tiene molto occupata…-
-Perché non ti prendi un paio di giorni di riposo? Dopotutto hai un’ottima media scolastica-
-Oh no- sorrise. –Non è necessario-
-E Shou come sta?- chiese, sorprendendola.
Per un istante ripensò a quegli occhi intensi e al delicato aroma della colonia che l’amico adorava. Ripensò a come un tempo fantasticava nell’immaginarsi sposata, con una casa sul mare circondata da fiori di ogni genere. A come le sarebbe piaciuto aspettarlo nella loro veranda con the e pasticcini, dopo un lunga giornata di lavoro. A come sarebbe stata la sua vita senza Tadashi.
Poi, all’improvviso, al posto della casa con veranda le venne in mente lo chalet dove avevano riso, si sono baciati e hanno dormito insieme. Quel bacio nella vasca idromassaggio… In costume, con quella luce tenue e la frutta fresca… Stretta da quelle braccia forti e sicure… Arrossì.
-Akira?-
-Oh, scusa papà. Mi sono ricordata che più tardi dovrei ripassare un argomento per il test di domani…- improvvisò. –Dicevi?-
Il padre continuò a mangiare come se niente fosse. –Shou. Come sta, il ragazzo? È cambiato molto?-
Alzò le spalle. –Sì. È  normale quando si cresce- replicò secca.
Improvvisamente un cellulare squillò. Mr. Todou fece per alzarsi, ma prima ricordò una cosa alla figlia. –Oh, prima che mi dimentichi, domani sera c’è la serata di beneficenza della compagnia-
-Non vedo l’ora- mormorò sarcastica, una volta rimasta sola nella sala.
 
Una volta terminata la cena, la ragazza salì in camera sua e sostituì la divisa della scuola con una vecchia maglia di Tadashi che, essendo troppo lunga, le fungeva da vestito, lasciandole scoperta buona parte delle cosce. Si stese sul letto, girandosi più volte tra i morbidi cuscini.
-Posso?- disse una voce all’improvviso.
La ragazza si alzò rapidamente dal letto. –Tadashi, cosa…- tentò di dire, prima di vedere il meraviglioso mazzo di fiori che il ragazzo teneva in mano. –Wow-
-Sono per te- le sorrise dolcemente, posandoli sulla scrivania e lasciando cadere distrattamente il casco sul pavimento. –So che probabilmente sei ancora arrabbiata con me…- si avvicinò alla giovane, divorandola con lo sguardo. –Ma devo fare una cosa importante adesso, e ho bisogno di te-
Akira arrossì. Era bellissimo con quel giubbotto in pelle nera. Le sembrava un vero e proprio ragazzaccio, pronto per una bella lezione. Scosse la testa: che diavolo aveva appena pensato? –Uhm… Dimmi. Perché…- deglutì, notando il suo sguardo. –Perché ti serve il mio aiuto?-
Doveva agire in fretta, se non voleva essere rifiutato di nuovo. –Per questo- Con pochi e veloci passi la raggiunse fino a trovarsi a pochi centimetri da lei. Le prese saldamente i fianchi lanciandola sul letto, poi in un attimo fu sopra di lei e prima che potesse sgranare gli occhi la baciò. La baciava con ardore, passione e avidità, come se non ne avesse mai abbastanza di lei e del suo odore dolce e invitante.
La ragazza all’iniziò cercò di restare calma, ma non appena sentì la sua lingua chiedere permesso si lasciò trasportare dal piacere, senza pensare agli ultimi giorni di tensione. Le sue mani raggiunsero i capelli ribelli mentre la bocca agiva di volontà propria. Allacciò le gambe attorno ai fianchi di Tadashi, sentendolo gemere di piacere.
All’improvviso lui interruppe il bacio, abbassandole la scollatura della maglia e mostrando la candida pelle appena sopra il seno. Vide che la sua amata si stava agitando, ma non la lasciò parlare. –Ssh…- disse, prima di iniziare a succhiare e mordicchiare un punto preciso, lasciandole poi un segno rosso. –Ecco- sorrise soddisfatto, accarezzando il segno. –Adesso sei ufficialmente mia-
Akira sapeva benissimo cosa voleva dire il moro, quindi decise di restare zitta e assaporare quel delizioso momento. L’odore fresco dei fiori che le aveva portato Tadashi aleggiava nella stanza, ricordandole quante volte lui le aveva inviato foto di bellissimi paesaggi durante le sue scampagnate in montagna. Le sue mani la stavano toccando con dolcezza, suscitandole emozioni fortissime. Lo guardò negli occhi, carezzandogli poi la guancia con sguarso amorevole. –Grazie- sussurrò.
Il giovane sentì il cuore battere più velocemente quando poi la fidanzata l’attirò a sé, baciandolo con la stessa intensità che lui aveva usato poco prima. La mia donna orso, pensò.

 
 
Buon Natale e Felice 2016! Ecco il mio regalo per voi!
Per il prossimo capitolo un paio di recensioni.
 
Ammie

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Capitolo 23
*** Serata di beneficenza. ***


Serata di beneficenza.
 
Akira sapeva benissimo cosa voleva dire il moro, quindi decise di restare zitta e assaporare quel delizioso momento. L’odore fresco dei fiori che le aveva portato Tadashi aleggiava nella stanza, ricordandole quante volte lui le aveva inviato foto di bellissimi paesaggi durante le sue scampagnate in montagna. Le sue mani la stavano toccando con dolcezza, suscitandole emozioni fortissime. Lo guardò negli occhi, carezzandogli poi la guancia con sguardo amorevole. –Grazie- sussurrò.
Il giovane sentì il cuore battere più velocemente quando poi la fidanzata l’attirò a sé, baciandolo con la stessa intensità che lui aveva usato poco prima. La mia donna orso, pensò.
 
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Ogni anno la compagnia Todou organizzava una serata di beneficenza e puntualmente raccoglieva grosse somme di denaro destinate a sostenere molte cause importanti. Tadashi non voleva arrivare in ritardo, non quella sera. Ma nonostante avesse promesso ad Akira che sarebbe arrivato ad un orario decente, il suo senso di puntualità non era migliorato affatto negli ultimi anni. Arrivò di fronte al cancello, si passò una mano tra i capelli e con passo rapido raggiunse la grande sala di ricevimento che la compagnia aveva affittato per la serata.
Trovò subito Kei e Hikari, intenti a stuzzicarsi a vicenda. Scambiò qualche parola con loro, ma la sua testa era concentrata solo su una persona.
-Dov’è Akira?-
-Uhm…- Hikari si guardò attorno. –Prima stava parlando con quel signore laggiù…-
Guardò dove l’amica indicava, ma lei non c’era.
La trovò solo dopo qualche minuto: era bellissima, mozzafiato. Indossava un lungo ed elegante abito nero con delle spalline molto sottili, la schiena completamente nuda. Il vestito fasciava il suo delizioso corpo alla perfezione, come una seconda pelle. Aveva raccolto i capelli in un ordinato chignon e gli orecchini lunghi e luminosi mettevano in risalto il morbido collo che improvvisamente aveva voglia di baciare. Stava parlando con due uomini, i cui sguardi maliziosi lo infastidirono parecchio. Quella era la sua ragazza, diamine, e nessuno poteva permettersi di guardarla in quel modo.
Senza indugi abbandonò Kei e Hikari, e camminò verso di lei, verso la sua splendida donna orso. -Buonasera, Akira...- le sussurrò all'orecchio, facendo scivolare lentamente la mano sulla schiena e lanciando un'occhiataccia ai due uomini. Lei è mia. -Mi vuoi presentare?-
-Oh... Michael, Jake, this is... This is my boyfriend. Karino Tadashi-
I due si allontanarono dopo qualche parola cordiale, senza più guardare con malizia la giovane Todou. Nel frattempo, Tadashi aveva ancora la sua mano sulla delicata schiena della fidanzata, marcando il territorio.
Lei si girò, trovandosi a pochi centimetri dell'avventuriero. -Ti pare il modo?-
L'altro fece spallucce. -Ti stavano guardando con troppa...- Si leccò le labbra, come per ricordare il bacio appassionato della sera prima. -...Insistenza-
Arrossì. -Mi pare tu abbia chiarito la questione- sorrise lievemente.
Quanto gli erano mancati i suoi sorrisi. –Sono contento che tu mi abbia definito come tuo fidanzato- ammise.
Lei arricciò il naso. –Avrei dovuto presentarti come Mister Puntualità?- lo stuzzicò, prendendo un calice di champagne al tavolo vicino. –Oppure potresti chiamarti Orologio Svizzero. Che ne dici? Ti piace come nome?-
Si lasciò sfuggire una risata. -Non mi provocare, Akira-
-Altrimenti?-
Tadashi si avvicinò ancora, lasciando solo pochi centimetri di distanza tra di loro. Poi si abbassò per parlarle sottovoce. –Se trovassi un posto tranquillo, senza tutte queste persone attorno a noi… Ci metterei un secondo a rovinare quell’ordinato chignon- disse, strappandole un bacio veloce. –E poi non credo che il tuo rossetto resisterebbe a lungo-
Akira strinse il calice, sentendo un brivido piacevole lungo il corpo. –Sono contenta che tu sia qui- disse, notando poi l’eleganza del suo ragazzo. Indossava un completo scuro, senza cravatta, la camicia bianca leggermente aperta. Quelle spalle larghe la facevano impazzire.
-Anch’io- sorrise calorosamente. –Abbiamo fatto dei passi avanti rispetto a qualche giorno fa, non ti pare?-
La ragazza annuì, bevendo un sorso di champagne. –Già…-
Tadashi sapeva che però c’era un argomento di cui dovevano ancora parlare, tuttavia quella non era il momento più adatto. Voleva soltanto passare una bella serata in compagnia della sua splendida donna orso, come un tempo, e magari rubarle qualche altro bacio lontano da quella confusione. Certo, aveva notato gli sguardi indiscreti di giovani ricconi posarsi sul morbido decolté che la giovane esibiva, ma la cosa non lo preoccupava, anzi. Gli altri la guardavano con insistenza e poi posavano lo sguardo su di lui, molto probabilmente invidiosi. Tutto questo lo rendeva estremamente soddisfatto. Con un sorriso sghembo la accompagnò dolcemente verso Kei, Hikari e sorprendentemente, Yahiro.
-Come mai in ritardo? E Megumi?- chiese a quest’ultimo, mentre le due ragazze iniziarono una conversazione tutta loro.
-Infatti- s’intromise Kei. –Non è da te-
-Sono tornato tardi dal viaggio d’affari- prese un calice. –E Megumi doveva fare qualcosa con suo fratello…-
-Mmh…- mugugnò l’avventuriero, lanciando un’occhiataccia a un giovane biondino fin troppo interessato alla sua ragazza.
-Avete affrontato quel discorso?- chiese Yahiro, notando le due amiche avvicinarsi al sig. Todou.
Kei diede un ultimo, amorevole sguardo verso la sua ragazza, prima di concentrarsi sulla conversazione. -Di che stai parlando? Quale discorso?-
-Akira ha…-
-Non è niente di che- minimizzò Tadashi. –Stiamo finalmente facendo dei passi avanti. Non rovinare la serata- continuò, rivolgendosi a Yahiro.
-Qualcuno mi può spiegare?-
-Akira, la notte della festa in maschera, ha dormito con Shou-
-Non con Shou, ma da Shou. A casa sua. Non è successo niente- lo corresse il moro.
-Se Megumi dormisse a casa di un ragazzo, anche se fossero in due stanze diverse, organizzerei un incontro per chiedergli gentilmente- mentì -spiegazioni. Gli tirerei fuori tutta la verità, stanne certo-
-A suon di pugni?- domandò Kei, bevendo un sorso di champagne. –Ad ogni modo non credo che sia successo qualcosa. La conosciamo tutti. È Akira-
-Lo so- sospirò Tadashi. –Però non mi piace quel tipo. È fin troppo perfetto-
Yahiro prese di nuovo parola. -Se ti serve una mano a tenerlo d’occhio, conosco qualcuno che fa per te-
-Mmh?- fece il moro, leggendo poi il biglietto che gli diede l’amico. –Un investigatore privato? Sei fuori di testa?-
-E perché mai?-
-Tadashi ha ragione: è come non fidarsi. E se Akira lo dovesse scoprire…-
-Non lo scoprirà. È il migliore in circolazione- bevve un sorso di champagne. –Vuoi dormire sonni tranquilli o stressarti per i dubbi?-
-Yahiro…-
-La scelta è tua-
Il giovane divenne pensieroso. -Kei, tu cosa faresti al posto mio?-
-Penserei alle conseguenze- fece spallucce. –E se lo scoprisse e tornaste a non parlarvi per giorni? Tu reggeresti?-
-No- ammise subito. –No, non voglio rischiare di nuovo. Non posso farlo dopo tutto questo…- diede il biglietto all’amico.
-D’accordo- sospirò Yahiro. Poi, all’improvviso, assunse un’espressione scioccata e divertita allo stesso tempo. –Ricorda che sono sempre disponibile. Buon divertimento- disse, prima di nascondere il biglietto e dileguarsi in mezzo alla folla.
I due rimasti si girarono e, con sorpresa, videro in lontananza Shou parlare con alcune ragazze. Tadashi strinse i pugni e sentì un forte fastidio prendere il sopravvento.
-Shou… Credi l’abbia invitato Akira?-
-No. Me lo avrebbe detto…- rispose, anche se non ne era del tutto certo. Poi, senza ulteriori indugi, raggiunse velocemente la sua ragazza, prendendole il polso e trascinandola dall’altra parte della sala, accanto a una grande finestra. –Lo hai invitato tu?-
La giovane, ancora confusa, aggrottò la fronte. –Di cosa stai parlando?-
-Il tuo… Amico- disse con tono leggermente sprezzante. –Perché è qui?-
-Cos… Shou, vuoi dire?- chiese. –È qui?-
-Perché? Tu non lo sapevi?- continuò con le domande, ma la reazione stupita della sua ragazza lo tranquillizzò: non aveva idea che lui fosse lì. –Scusami- mormorò poi.
 
-Scusami- mormorò Tadashi.
Akira incrociò le braccia al petto: davvero pensava che fosse stata lei a invitarlo? –Per chi mi hai presa? Te l’avrei detto, lo sai- disse.
-E allora chi…-
-Non lo so- lo batté sul tempo. Non aveva alcuna voglia di rivedere Shou. Certo, erano amici, ma voleva trascorrere la serata con il suo fidanzato a scherzare e nascondersi di qua e di là, senza il rischio di avere altri problemi o di sentirsi a disagio per la situazione. A un tratto strinse di nuovo le braccia al petto: aveva sentito una corrente d’aria fredda che probabilmente proveniva dalla finestra. D’istinto si avvicinò al moro.
 
Tadashi rimase estasiato dalla vista di quel morbido seno a pochi centimetri di distanza e improvvisamente sentì il desiderio bruciante di averlo contro il suo petto. Strinse i pugni, ma quando una delle sottilissime spalline dell’abito le cadde lungo la spalla e lei lo guardò con i suoi bellissimi occhi, non poté più resistere e la prese per mano, allontanandola passo dopo passo dal suo rivale. Ignorò le sue proteste, arrivando finalmente in un piccolo stanzino pieno di scartoffie.
-Tadashi! Non possiamo stare q…- tentò di dire, ma l’altro le tappò la bocca con un bacio.
Chiuse a chiave la porta, schiacciandola poi contro di essa e approfondendo il bacio con la lingua. Fece scorrere le mani lungo i fianchi, poi sulla schiena nuda e infine le posò sulle sue guance delicate. La sentì gemere. A quel suono, il suo cuore batté più veloce.
-Ta… Tadashi…- mormorò, quando il ragazzo prese a baciarle sensualmente il collo.
-Hai nascosto bene il mio succhiotto- notò, sorridendole.
-Non sai quanto trucco ho dovuto usare…- sorrise di rimando, ansimando e guardandolo con amore.
La guardò intensamente, prima di darle un altro bacio rovente. La strinse forte contro il suo corpo, meravigliandosi di come quello morbido e sinuoso della sua ragazza fosse perfetto per lui. –Non voglio che ti avvicini troppo a lui- sussurrò, iniziando poi a leccarle il collo con passione. –Hai capito, Akira?-
Portò le braccia attorno al suo collo. -Mmh…- mugugnò estasiata. –Sì…-
Le diede qualche altro bacio lungo il collo, fino ad arrivare alle spalle. -Dimmi che hai capito-
-Ho capito…- sospirò beata, chiudendo gli occhi.
Il moro fece cadere anche l’altra spallina, tornando a baciarla dolcemente. –Sei bellissima questa sera, donna orso- sussurrò dopo qualche attimo.
Lei arrossì: quel gesto e le sue parole, specialmente donna orso, lo doveva ammettere, l’avevano emozionata tanto che il cuore le batteva all’impazzata. Prese la mano di Tadashi, portandola al petto. –Lo senti?-
-Sì…- posò la sua fronte contro quella di Akira. Chiuse gli occhi. –Voglio essere l’unico ad avere quest’effetto su di te…-

 
 
Aggiornerò quando riceverò due o più recensioni.

Ammie.

 

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Capitolo 24
*** Due tipi di rivalità. ***


Due tipi di rivalità.
 
-Ho capito…- sospirò beata, chiudendo gli occhi.
Il moro fece cadere anche l’altra spallina, tornando a baciarla dolcemente. –Sei bellissima questa sera, donna orso- sussurrò dopo qualche attimo.
Lei arrossì: quel gesto e le sue parole, specialmente donna orso, lo doveva ammettere, l’avevano emozionata tanto che il cuore le batteva all’impazzata. Prese la mano di Tadashi, portandola al petto. –Lo senti?-
-Sì…- posò la sua fronte contro quella di Akira. Chiuse gli occhi. –Voglio essere l’unico ad avere quest’effetto su di te…-
 
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-Scusa, Shou- domandò Akira. La ragazza si avvicinò all’amico d’infanzia, seguita ovviamente da Tadashi. –Posso disturbarti un attimo?-
-Certo, Aki- le sorrise, allontanandosi dalle ragazze con cui stava chiacchierando.
-Non vorrei essere maleducata, ma…- si morse il labbro, nervosa. –Ecco, non sapevo che anche tu fossi stato invitato…-
-Beh, ne ho sentito parlare e ho pensato di venire spontaneamente- guardò il moro, sorridendo falsamente. –È per una buona causa, non credi?-
-Certo- rispose. –Ma credo che a volte si debba riflettere sul perché di serate come questa- si avvicinò a lui, senza troncare il contatto visivo. –Lo scopo di questa serata è di aiutare i meno fortunati, non esibirsi e fare colpo- Era sottinteso che gli stesse chiedendo di farsi da parte.
Shou sorrise, guardando la sua amica dolcemente. –A proposito- prese la mano della ragazza e le baciò il palmo, come facevano da piccoli. –Sei bellissima questa sera- disse, sfidando la pazienza dell’altro.
-Grazie…- sorrise imbarazzata e a disagio per la situazione. Si trovava letteralmente tra due fuochi, ne era consapevole. Tuttavia ciò che la spaventava di più era la mostra d’arte che aveva visto insieme a Shou: temeva che se fosse venuto fuori l’argomento, lei e Tadashi sarebbero ripiombati nel caos, a causa di un’altra lite. Forse avrebbe dovuto dirglielo prima, in modo da evitare altre inutili incomprensioni. I due nel frattempo avevano ripreso a parlare, ma lei, troppo assorta nei suoi pensieri, non aveva prestato attenzione.
-A dire il vero no- disse Shou. –Non so cosa tu voglia insinuare, ma io aiuto le persone. Quando c’è qualcosa che non va, bisogna estirpare l’erba secca. Capisci cosa intendo?- fece un ghigno.
-Hai mai pensato che quell’erba può tornare di nuovo verde?- Tadashi bevve un sorso del suo champagne, gustandosi lentamente le frecciatine velenose che gli tirava.
L’altro, però, non era da meno. –A volte si è offuscati da ciò che si vuole, senza pensare a cos’è meglio realmente-
-Se allargassi di più i tuoi orizzonti, potresti vedere altra erba da annaffiare… Senza concentrarti su una sola-
-Io credo che…
-Tadashi- irruppe la ragazza. Non ne poteva più di quella stupida conversazione. –Potremmo andare fuori, nella terrazza? Avrei bisogno di tranquillità, e in mezzo a tutta questa gente…- lo supplicò. Avrebbe raccontato al suo ragazzo della mostra e lui avrebbe capito. Almeno sperava. –Scusaci, Shou. Andiamo a prendere una boccata d’aria- sorrise educatamente.
-Nessun problema- disse, lanciando poi uno sguardo fugace al decolté della giovane.
I due si allontanarono velocemente dalla sala, Tadashi con la mano sulla schiena della fidanzata. Appena chiusero le porte alle loro spalle, il silenzio della notte e la bellezza delle stelle li accolsero a braccia aperte, lasciandoli di stucco come al solito. La terrazza dell’edifico non era molto grande, ma le piante rampicanti le davano quel fascino a metà tra antico e romantico.
Lei si appoggiò alla ringhiera, alzando lo sguardo verso il cielo. Sospirò. –Siete proprio amici, voi due-
Tadashi la seguì a ruota, ammirando la notte come lei. –Scusami…- finì il calice, prima di posizionarsi dietro ad Akira e circondarle la vita con le braccia. –Vieni qui. Fa freddo-
Si girò, accettando di buon grado l’abbraccio del moro. poggiò le testa sul suo petto e prese un respiro profondo. Lei non aveva fatto niente di male a quella mostra, ma il suo ragazzo cosa avrebbe detto? –Tadashi, ti devo dire una cosa-
-Dimmi- sussurrò, stringendola a sé. Dal tono che stava usando non si preannunciava niente di buono.
-Giorni fa sono andata con Shou a una mostra- nascose di più il volto nel suo petto, agitata. –So che probabilmente avrei dovuto dirtelo prima, ma abbiamo solo parlato d’arte e non mi sembrava niente di che-
Il ragazzo restò momentaneamente immobile: non sapeva cosa dire. Conosceva la sua grande passione per la materia, ma non si aspettava che fosse uscita con lui. Tuttavia stavolta era calmo: se glielo aveva detto di sua volontà, allora non era accaduto nulla per cui preoccuparsi. Lei voleva essere trasparente, e di questo ne era più che felice.
-Tadashi?- lo chiamò. Aveva il cuore a mille nell’attesa di una sua risposta. Stava iniziando a preoccuparsi, ma non sapeva che fare.
L’altro sorrise, continuando ad abbracciarla. –Com’è stata?-
Akira lo guardò cercando qualche traccia di pericolo, ma niente. Sorrise di rimando. –Bella- disse semplicemente, felice per le sue parole calme e non sospettose.
A un tratto le porte si aprirono, rivelando alcune coppie che, come loro, erano uscite per cercare un po’ d’intimità.
-Torniamo dentro- disse il moro. –Ti va di mangiare qualcosa?-
La coppia sciolse l’abbraccio, ma non si lasciarono le mani.
Akira arrossì. Quel gesto aveva molto potere su di lei. –D’accordo-
 
Akira Todou non era di buon umore quella mattina. Nonostante alcuni giorni prima, alla serata di beneficenza, fosse tornata a sorridere come un tempo, quella mattina si era svegliata con il piede sbagliato. Non sapeva perché, ma nemmeno preparare lo spuntino alla S.A. non l’aveva aiutata. La causa di tutto era Lydia, che aveva ricominciato a stuzzicarla come al solito. Non stava più addosso Tadashi: stavolta se la prendeva direttamente con lei. Anche durante le lezioni pomeridiane obbligatorie non faceva altro che scocciarla, ma almeno adesso non se la prendeva come settimane prima.
Alzò lo sguardo, trovandola disgustosamente civettuola sia nel modo di fare, che in quello di vestire: nonostante la scuola obbligasse gli studenti a indossare una divisa, lei riusciva sempre ad attirare l’attenzione, aprendo alcuni bottoni della camicetta o accorciando giorno dopo giorno la gonna. Lei non era il tipo da ricorrere a questi trucchi per esibirsi, eppure invidiava quel suo fare seduttore e il sentirsi a proprio agio con il suo corpo. Spostò lo sguardo su di se. La camicetta allacciata fino al penultimo bottone non era certo di aiuto. Non aveva mai provato disagio nel guardarsi allo specchio, ma non aveva neanche mai avuto la sensazione di sfruttare al meglio le sue curve, se non per le occasioni davvero importanti.
Dopo qualche minuto la campanella finalmente suonò, liberando la povera Akira dal caldo cocente di quell’aula. Non appena uscì dal cancello della scuola ordinò al suo autista di portarla nel centro città. Un po’ di compere l’avrebbero certamente tirata su di morale.
 
Sebbene dopo due ore si trovasse in una lussuosissima boutique dallo stile ricercato, Akira non sapeva che fare: aveva provato più di trenta capi in diversi negozi della zona, ma nulla era riuscita a colpirla davvero. E nemmeno ora, con uno dei vestiti più costosi in circolazione, si sentiva a suo agio.
-Assolutamente no! Ma che cos’hai in testa?-
Una voce squillante attirò la sua attenzione costringendola a girarsi. Nientemeno che Lydia, le braccia incrociate al petto, la stava fissando con attenzione.
Akira sbuffò. –Che ci fai qui?-
Le mostrò alcune buste che teneva in mano. –Shopping. Non si vede?-
-Mmh…- mugugnò, tornando a guardarsi allo specchio e ignorandola.
La rossa però non dava cenno di resa. –Devi andare in una casa di riposo, forse?-
Ebbe quasi la tentazione di girarsi, ma non lo fece. –Lasciami in pace-
-Scusa!- alzò le mani in segno di resa. –Guarda un po’, quando si prova ad aiutare una persona…-
-Tu che aiuti me?- domandò irritata.
-Smettila di fare la vittima. Tutti hanno capito che Tadashi ha occhi solo per te- sbuffò, ravvivandosi i capelli. –Comunque, quel coso che hai addosso è orribile-
-Questo è un…-
-Si, lo so. È una marca molto famosa- rise. –Ma non è quello che vuoi, a giudicare dalla tua espressione-
La giovane cuoca rimase stupita. –Beh…- tornò a guardarsi allo specchio incerta. –A me piace-
-Certo- disse sarcastica.
-In ogni caso…- riprese a parlare. –Non sono affari tuoi-
Lydia le si avvicinò, studiando l’abito che l’altra indossava. –È troppo largo sui fianchi e decisamente troppo lungo per i tuoi trent’anni-
-Ne ho diciassette-
La rossa si scusò ironicamente. -Ops! Errore mio. Ora muoviti- Poi, come un lampo, la fece tornare nella divisa scolastica e la trascinò fuori dal negozio, portandola poi in un piccolo negozio in cui non era mai entrata.
-Dove siamo?- chiese spaesata.
La fece entrare in un camerino. -La principessa è troppo abituata alle boutique d’alta classe?-
-Lydia…- la ammonì.
-Zitta e provati questi- ordinò, dandole alcuni capi.
 Akira sospirò ma si cambiò ugualmente, un po’ perché era curiosa di vedere cosa aveva scelto Lydia, un po’ perché si era rassegnata a quella giornata di shopping con il nemico. Uscì dal camerino poco dopo, strabuzzando gli occhi: davvero si era provata una cosa del genere? Si guardò allo specchio più e più volte, incredula del risultato. -Perché lo stai facendo?- chiese a un tratto, guardandola di riflesso nello specchio.
L’altra restò un momento immobile, ma poi fece spallucce. –Mi annoio- Le sistemò attentamente  il vestito. –E poi…-
Akira la guardò immobile, aspettando le sue parole.
-Ormai ho capito: Tadashi ha chiarito la questione. Un altro due di picche per me- sorrise poi in modo triste.
Deglutì. Un po’ le dispiaceva, perché solo ora riusciva a sentire la malinconia nella sua voce. –Io… Mi spiace che tu stia così male…- disse, non sapendo che altro fare.
Ci pensò su prima di aprire bocca. –Non fa niente. Stai molto bene. Abbinaci queste scarpe- continuò, mostrandole un paio di tacchi vertiginosi.
-Uhm…- Akira la guardò stupita, ma poi l’istinto le disse di sorridere sinceramente. –Grazie, Lydia-
All’inizio la ragazza ricambiò il sorriso, ma poi prese le sue cose di fretta. -Non mi ringraziare. Noi due siamo sempre rivali- borbottò. –Più corto è, meglio è- le ricordò, prima di uscire dal negozio.
Akira rimase sbalordita: aveva capito che in fondo anche Lydia era una brava persona, a modo suo. La giornata iniziava finalmente a migliorare.
 
Tadashi era seduto su una panchina del centro, aspettando che la sua ragazza si facesse vedere. Poche ore prima lo aveva chiamato, dicendogli che quella sera aveva voglia di uscire. Lui era subito rimasto colpito dal suo modo di fare perché Akira adorava programmare le cose in anticipo, ma non si era affatto lamentato: aveva la possibilità di passare del tempo in più con lei. Sorrise a quel pensiero, passandosi una mano tra i capelli. Aveva optato per dei pantaloni scuri e una camicia bianca, abbinata al solito giubbetto in pelle. Aveva persino notato le occhiate di alcune ragazze, ma a lui non importava.
A un tratto, da lontano, notò un volto familiare, quello di Akira. Il cuore accelerò il ritmo, gli occhi fissi su di lei. Si alzò sorridendo, muovendo la mano per farsi notare tra la folla. Era semplicemente sensazionale: i capelli erano mossi, liberi di scivolare sulle spalle nude; le labbra rosse supplicavano di essere baciate il prima possibile; un vestito nero e corto, anzi cortissimo, la fasciava sensualmente; i tacchi alti le mettevano in risalto le gambe magre e perfette. Attirò in breve tempo lo sguardo di vari ragazzi.
-Ciao- disse, deliziosamente arrossita.
-Ehi…- abbassò in modo furtivo lo sguardo sul morbido seno, ma poi trovò i suoi occhi. - Chi devo ringraziare per tutto questo?- domandò attirandola a se, incendiando con lo sguardo un tipo dietro di lei.
Gli schioccò un bacio sulle labbra. –Lydia. Ti spiego dopo, a cena- continuò, tirandogli la mano.
Per un attimo Tadashi rimase incantato dalla vista del suo fondoschiena, ma poi si costrinse a seguirla. Avrebbe dovuto aspettare il dessert per certe cose.

 
 
 
Aggiornerò quando riceverò due o più recensioni.

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Capitolo 25
*** Sempre più vicini, ma… ***


Sempre più vicini, ma…


-Ciao- disse, deliziosamente arrossita.
-Ehi…- abbassò in modo furtivo lo sguardo sul morbido seno, ma poi trovò i suoi occhi. - Chi devo ringraziare per tutto questo?- domandò attirandola a se, incendiando con lo sguardo un tipo dietro di lei.
Gli schioccò un bacio sulle labbra. –Lydia. Ti spiego dopo, a cena- continuò, tirandogli la mano.
Per un attimo Tadashi rimase incantato dalla vista del suo fondoschiena, ma poi si costrinse a seguirla. Avrebbe dovuto aspettare il dessert per certe cose.
 
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-Allora…- sfogliò distrattamente una rivista di moda. –Hai fatto colpo, vero?-
Akira uscì dalla sua enorme cabina armadio, con almeno dieci diversi abiti tra le mani. Li poggiò sul letto prima di sospirare. –Quando ho accettato il tuo aiuto per la ricerca del vestito giusto credevo mi avresti effettivamente aiutato, Lydia-
La rossa alzò lo sguardo annoiato. –Ti sto aiutando, mia cara. Più di quanto tu non creda-
-Ma se non ti sei mai alzata da quella poltrona!-
-È molto comoda-
-Oh mio Dio!- si lasciò cadere esasperata sul materasso. Non riusciva a credere quanto avessero legato negli ultimi giorni. Certo, aveva un carattere difficile e le sue battute erano ancora un po’ acide, ma aveva capito che in fondo persino la sua scorza dura nascondeva una generosità invidiabile. Aveva messo da parte la cotta per Tadashi e, a causa dell’improvvisa noia degli ultimi giorni, era diventata la sua stilista personale.
-Te l’ho detto: devi metterti qualcosa di stretto. Ciò che hai qui non serve a niente, se non per andare alla casa di riposo-
Sospirò un’altra volta e chiuse gli occhi, ripensando alla serata che aveva trascorso con il suo ragazzo. Il dolce in particolare era stato di suo gradimento. Alzandosi e piazzandosi di fronte allo specchio, scoprì di essere parecchio arrossita. –Con chi andrai al ballo?-
Chiuse improvvisamente la rivista. –Credevo che stessimo parlando di te, fino a poco fa-
-Non lo so, Lydia. Ti comporti in modo strano ultimamente e…- strabuzzò gli occhi sorpresa. –Tu stai pensando a un ragazzo- disse, voltandosi a guardarla.
Lydia arrossì furiosamente. –Basta. Sono qui per aiutare te, ricordi? E ora provati quel vestito blu-
Akira non mollò. Voleva saperne di più. –Andrai con lui al ballo?-
La rossa si alzò e uscì nella terrazza, in cerca di aria fresca. –Non è così facile- disse, sentendo dei passi fermarsi dietro di lei. –Non mi sopporta. È evidente. Eppure non riesco a smettere di…- si bloccò.
-Lydia…-
-È più grande di me e non fa altro che guardarmi male. Non lo capisco-
-Quindi la noia di questi giorni…-
-Sì, avevo bisogno di fare qualcosa per distrarmi- sbuffò.
Akira non aveva la minima idea che il suo comportamento fosse dettato da qualcosa di così importante. Forse avrebbe dovuto prestarle più attenzione, ma Lydia, d’altro canto, non era mai stata una persona tranquilla, dunque aveva creduto che il problema si sarebbe risolto da solo. –Andiamo in città. Facciamo compere e pranziamo assieme- propose.
Si voltò, trovandosi faccia a faccia con la sua recente amica. –Come mai sei così gentile, dopo tutto ciò che ti ho fatto?-
-La verità? Non ne sono sicura. Ma ultimamente ho visto una Lydia gentile e stranamente disponibile e… Non lo so- alzò le spalle. –Non sei così cattiva come vuoi far credere-
-Mmh… Sarà meglio andare. Non voglio tardare troppo dato che offri tu-
-Certo- sospirò ancora.
 
Davanti a un bel pranzo italiano, l’atmosfera si era decisamente rilassata. Erano sedute accanto alle finestre, vicino ai fiori profumati, e la pasta aveva un aspetto deliziosamente invitante. –Allora- disse Akira. –Abbiamo fatto shopping, ma non ho trovato l’abito giusto…-
-Ci sono ancora un paio di negozi in cui vorrei andare-
-Okay…-
-A proposito, dovresti evitare di raccogliere i capelli in questi giorni. Si vede il succhiotto-
Akira reagì imbarazzata, sciogliendo la coda di cavallo e lasciando che i morbidi capelli nascondessero la fine della serata con Tadashi. Arrossì vistosamente. –Non potevi dirmelo prima?-
-Quanto vi siete spinti?- domandò tranquilla.
-Lydia!-
La rossa rise. –Non siete più all’asilo. Questo è l’anno del diploma, sai?- posò la forchettata di pasta. –Dovresti avere un po’ d’esperienza, ormai-
Se avesse saputo che il pranzo si sarebbe trasformato in un interrogatorio a luci rosse, avrebbe volentieri fatto a meno di uscire. –Sono cose private- sussurrò.
-Uffa. Va bene, la smetto- disse. Poi alzò lo sguardo verso l’alto. –Scommetto che il collo non è l’unico punto in cui ti ha lasciato dei succhiotti-
-Lyd…-
-Ho le allucinazioni? O vuoi due state davvero pranzando assieme?-
 
-Allora…?- domandò Tadashi.
-Mi ha offerto il pranzo, sì- annuì la rossa.
Lentamente, la sua ragazza si girò, mostrandosi in tutta la sua imbarazzata bellezza. Un forte desidero si fece largo in lui. –Come mai sei tutta rossa?-
-La tua ragazza è sensibile a certi argomenti- disse, riprendendo a mangiare.
Si abbassò arrivando al suo livello. –Tutto bene?- chiese dolcemente, carezzandole il ginocchio libero dalla gonna.
Alla ragazza vennero i brividi, tanto quel contatto le provocava piacere. –Sì…-
-Mi è venuta fame- poi prese a sussurrare. –Ma non solo di pasta…- sorrise.
 
Akira ridacchiò impacciata. –Tadashi, non credo che sia il mom…- ma si bloccò quando sentì la mano del ragazzo scivolare sotto la gonna, stringendole piano la coscia.
-C’è uno sgabuzzino là dietro, se avete così tanta voglia d’intimità- disse improvvisamente Lydia, facendoli arrossire entrambi.
Tadashi ritirò subito la mano e con un gesto veloce si raddrizzò, portandosi la mano tra i capelli. Non aveva idea di che cosa gli fosse preso. Se non fossero in un luogo pubblico probabilmente l’avrebbe già presa tra le braccia. –Non volevo…-
-Era solo…-
-Risparmiatevi le scuse. È ovvio che siete in calore. Potreste almeno farmi finire la pasta senza…- si zittì. Il suo sguardo vagò dietro all’avventuriero, prima di alzarsi, mormorare qualche parola di scusa e uscire dal locale.
-Che le è preso?-
La giovane alzò le spalle, ancora rossa in volto. –C’è un ragazzo che le piace. O a cui non va a genio. Non ne sono sicura…- si mordicchiò il labbro.
Tadashi la guardò dolcemente, prima di sedersi al posto di Lydia e continuare a mangiare la pasta rimasta sul piatto. –A proposito, come mai hai tutti i capelli arruffati?-
-Ti ci metti anche tu?!-
 
Nella serra della S.A. c’era un odore delizioso. Akira aveva appena sfornato la sua torta alla frutta ed era contenta che il suo ragazzo, Yahiro e Finn la stessero apprezzando. Si mise a sedere nella sua solita poltrona in vimini, osservando Ryuu e i due gemelli avviarsi verso l’uscita, per avvertire i professori dell’assenza di due studenti.
-Quindi Kei e Hikari sono partiti?- domandò Tadashi ad Akira.
-Il bruto aveva da fare a Londra e Hikari ha insistito per accompagnarlo. Altro dolce, Finn?-
-Oh, no. Grazie.- sorrise.
-Come mai a me non lo chiedi mai?- domandò l’avventuriero.
Yahiro prese parola. –Perché sa benissimo che ne mangeresti un’altra fetta comunque, che lei te lo chieda oppure no-
Alzò un sopracciglio irritato. –Disse l’uomo che ha già mangiato tre fette di torta-
-Io non ingrasso-
-Nemmen…-
-Basta voi due! Ecco- disse poi, posando il vassoio con il restante della torta di fronte a Tadashi. –È tutta tua-
-A proposito, Akira- la bionda riprese a parlare, mentre i due ricominciarono il duello per il dolce. –Hai trovato il vestito giusto?-
-Non ancora…-
-Ma il ballo è domani sera!-
-Lo so…- si torturò le mani. –Ma non ho trovato nulla che mi convincesse-
-Mmh. Avresti dovuto iniziare prima la ricerca…-
Chiuse gli occhi e si appoggiò allo schienale. Certo, Finn aveva ragione, ma ultimamente aveva avuto un po’ da fare tra la sua relazione e Shou. –Lydia mi ha dato l’indirizzo di un negozio… Spero di trovare ciò che sto cercando-
-Da quando tu e Lydia siete amiche?- chiese Yahiro.
-Oh, già. L’altro giorno le ho trovate a pranzare insieme- deglutì. –È stato scioccante, in un certo senso-
-Che cosa vuole fare?-
-Niente- rispose Akira. –Siamo più o meno amiche, credo…- sospirò. –Non è così male-
La bionda era sorpresa. -Davvero?-
-Davvero- sospirò nuovamente, quando sentì la campana suonare.
 
Era perfetto, era l’abito giusto per il ballo.
Aveva seguito i consigli della sua più recente amica e questo era il risultato: un vestito totalmente di pizzo nero, così stretto che prima di provarlo temeva le sarebbe stato decisamente troppo piccolo. Era un tessuto che lasciava quasi trasparire il suo corpo, coprendolo però sulle zone più intime. Era incantevole, seducente e favoloso. La stringeva silenziosamente in vita rendendole i fianchi sottili ma sensuali; le fasciava il fondoschiena in modo tremendamente erotico; cadeva sulle sue gambe perfettamente. Adorava lo scollo: non era molto profondo, ma era sufficientemente stretto, quel che bastava per permettere al seno di essere messo in primo piano, prosperoso e invitante.
Forse era un po’ troppo per la festa dell’ultimo anno, ma proprio perché era l’ultimo anno, voleva mettersi un po’ in mostra, per il suo ragazzo ma soprattutto per se stessa.
Stava per tornare nel camerino, quando un applauso catturò la sua attenzione. Si girò, notando come Shou, appoggiato a un muro, sorridesse guardandola.
-Sei… Wow- disse, non togliendole gli occhi di dosso. -Andrai al ballo vestita così?- disse avvicinandosi.
Akira reagì imbarazzata, coprendosi come meglio poteva. Quella situazione la metteva a disagio. –Shou, potresti evitare di…-
-Credevo di potermi tenere tutto dentro, ma non ci riesco. Sei troppo bella e non voglio sprecare altre occasioni o perdere altro tempo- continuò verso di lei.
-Ascolta, Tadashi sta venendo a prendermi e vorrei evitare altre situazioni complicate…- si morse le labbra, non sapendo che altro dire. Pregò mentalmente che Shou si allontanasse e la smettesse di guardarla in quel modo strano.
-Mi piaci, Akira. Non faccio altro che pensare a te. Giorno e notte- le prese una mano e le baciò i palmi, facendola arrossire per l’eccessivo gesto di affetto. –Voglio che tu sia la mia ragazza. Lo desidero davvero-
-Shou, io…-
-Ssh. Io tengo a te, e non ce la faccio a vederti soffrire a causa di quello stupido-
Akira strabuzzò gli occhi in un mix di rabbia e shock. –Non parlare così del mio ragazzo! Abbiamo risolto tutto e…-
-Non riesci a capire che non ti renderà mai felice quanto me? E non coprirti- disse rude, prendendole i polsi e allontanandoli dal suo corpo.
Con quel gesto, Akira si sentì improvvisamente in panico. Shou, né nessun altro, si era spinto così tanto in sua presenza, e la forza con cui le stringeva i polsi la spaventava. –Lasciami, Shou. Lasciami- ripetè.
-Akira, ascoltami- disse serio, bloccandola contro la parete. –Diventa la mia ragazza, io…-
-No- iniziò a tremare lievemente. –Io sto con Tadashi. Mi dispiace, ma non c’è altro da dire-
Il ragazzo la spinse ancora sulla parete. –Dammi una possibilità-
-No, io sto con Tadashi- ripeté. -Lasciami andare. Mi stai spaventando, Shou- lo guardò dritto negli occhi, sperando di convincerlo.
L’altro, tuttavia, fece qualcosa che la immobilizzò dallo stupore: la baciò. Premette le sue labbra su quelle della ragazza, avido e brusco, bloccandole sempre i polsi e premendosi addosso a lei.
La paura si fece largo in lei, sentendosi bloccata sia fisicamente che mentalmente: non sapeva che fare. Ma quando sentì Shou entrare con la lingua, continuando a baciarla senza dar cenno di volersi fermare, capì che doveva reagire. Cercò di dimenarsi quanto più le era concesso, ma lui era più forte. La teneva saldamente schiacciata tra se stesso e la parete, impedendole qualsiasi via di fuga. Si liberò solo un attimo dal bacio, giusto il tempo di riprendere fiato.
-Lasc… Mmh!-
Riprese a baciarla, stavolta facendo scivolare una gamba tra quelle della ragazza per aumentare il contatto fisico.
Akira cercava di ribellarsi, ma non riusciva a liberare le braccia e il panico si faceva sempre più forte, facendole cadere qualche lacrima sulle guance. Poi, accadde tutto in un attimo.
-Che diavolo pensi di fare alla mia ragazza?!-
All’improvviso si sentì libera. Aprì gli occhi solo per vedere Tadashi che lo staccava a forza da lei, facendolo cadere a terra con un pugno in pieno volto. Non l’aveva mai visto così arrabbiato. Era davvero furente, accecato dall’ira. Lo vide abbassarsi e dargli un secondo pugno, poi un terzo…
-Ta… Tadashi- lo chiamò piano.
Al suono della sua voce si rialzò e andò verso di lei, prendendola tra le braccia e stringendola a sé. La guardò negli occhi, per studiare fino a che punto quell’essere l’avesse spaventata. –Ssh… Sono qui con te- disse, riportandola tra le sue braccia.
A quel punto, Akira liberò un pianto che non sapeva nemmeno di avere trattenuto così a lungo.

 
 
Ho deciso di riprendere questa storia grazie a un messaggio di una vecchia amica, a cui dedico un enorme ‘grazie’. Il prossimo sarà l’ultimo capitolo.
 
Spero vi possa piacere.

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Capitolo 26
*** La nostra notte stellata. ***


La nostra notte stellata.
 
 
-Che diavolo pensi di fare alla mia ragazza?!-
All’improvviso si sentì libera. Aprì gli occhi solo per vedere Tadashi che lo staccava a forza da lei, facendolo cadere a terra con un pugno in pieno volto. Non l’aveva mai visto così arrabbiato. Era davvero furente, accecato dall’ira. Lo vide abbassarsi e dargli un secondo pugno, poi un terzo…
-Ta… Tadashi- lo chiamò piano.
Al suono della sua voce si rialzò e andò verso di lei, prendendola tra le braccia e stringendola a sé. La guardò negli occhi, per studiare fino a che punto quell’essere l’avesse spaventata. –Ssh… Sono qui con te- disse, riportandola tra le sue braccia.
A quel punto, Akira liberò un pianto che non sapeva nemmeno di avere trattenuto così a lungo.
 
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-Sig.ra Karino, la prego…-
-Mi dispiace, Akira, ma Tadashi ha attaccato un ragazzo. Se gli permettessi di partecipare al ballo, che messaggio lancerei? Non posso lasciar correre solo perché è il figlio della preside, capisci?-
La ragazza provò a obbiettare, ma Tadashi la interruppe. –Akira, non fa niente- alzò le spalle, mantenendo lo sguardo verso il basso. Non appena uscirono dalla stanza, riprese parola. –E poi è solo un ballo. Ci saranno molte altre occasioni, vedrai-
Era sconsolata. -Lo so, ma era il nostro ballo-
-Ehi- si piazzò di fronte a lei, allacciando lo sguardo. –Ti divertirai anche senza di me. Credi che gli altri ti lasceranno in un angolo senza far niente?- rise. –Probabilmente ti faranno ballare fino allo sfinimento!-
Akira annuì distrattamente. Si era spaventata molto per il comportamento di Shou ma ora, in compagnia del suo ragazzo, si era tranquillizzata: il giorno prima l’aveva portata a casa, stringendola e mormorando parole dolci e affettuose. Le aveva dato una bevanda calda e aveva scelto un vecchio film mentre, sdraiati sul divano, le accarezzava piano i capelli. Non voleva rimanere sola al suo ultimo ballo scolastico, ma in quel momento non sapeva che cosa fare. Non osava far nulla, né raccontare al padre il vero motivo dell’occhio nero di Shou, né svelare ai suoi amici il perché dell’assenza del suo ragazzo. Triste, si avviò alla limousine senza dire altro. Senza nemmeno guardarlo un’ultima volta prima del ballo.
 
Akira non si stava divertendo. Tutti erano allegri, sorridenti e vivaci, ma nonostante la musica ritmata, gli addobbi sfarzosi e l’atmosfera gioviale, dentro di sé provava solo una grande tristezza. Prima c’erano stati nervosismo e irrequietudine, ora… Si guardò intorno: i suoi amici stavano già ballando, mentre lei era appoggiata a un muro, accanto al tavolo degli stuzzichini. Stava sorseggiando il suo drink con lentezza, sperando che nessuno si avvicinasse per parlarle o le chiedesse di ballare. Le mancava Tadashi: questa avrebbe dovuto essere la loro serata, ma a causa di Shou il suo ragazzo non era lì con lei a chiamarla donna orso, a stringerla o a rubarle qualche bacio. Non aveva nemmeno comprato quel bel vestito di pizzo, così sensuale e perfetto per una serata come questa.
-Che cosa ti sei messa addosso?-
Si voltò verso la voce che l’aveva strappata ai suoi pensieri. –Lydia… Ehi…-
La rossa mise le mani sui fianchi. –Rispondi alla mia domanda-
-Non ho cattivo gusto, dai- disse, esasperata. Si guardò. Il vestito che indossava non era male, ma forse era troppo semplice, in confronto a quella meraviglia che aveva provato alla boutique.
Lydia cercò di trattenere una risata. -Lasciamo perdere. Come mai non stai ballando?-
-Non ne ho alcuna voglia. Sinceramente non vedo l’ora di tornare a casa-
-Akira! Non puoi andartene sul più bello!-
Si girò nuovamente, restando sconvolta dalla bellezza della voce di Megumi. Sgranò gli occhi. –Stai parlando…?-
-Ha voluto lasciare a casa la sua lavagnetta, solo per questa sera- intervenne Yahiro. –E per rispondere alla tua domanda, Lydia, ha passato l’ultima ora appoggiata a questo muro. Non credo ci sia nulla di peggio-
-Te l’ho detto che non mi va di ballare- Akira alzò gli occhi al cielo. Qualcosa di peggio c’era: stare a sentire i suoi amici lamentarsi della sua serata penosa, quando l’unica cosa che voleva fare era non pensare alla suddetta serata penosa. –E poi, Megumi, non me ne sto andando adesso. Magari tra un po’…-
-Non pensarci nemmeno!- stavolta fu la rossa a parlare. –Non ti lascerò qui a fare la statua. Tu adesso vieni con me e stai zitta. Mi hai capita?-
Non osò protestare a quel tono autoritario, a cui non era abituata. Nessuno dei tre osò parlare. Rimase in silenzio mentre veniva trascinata lontano dalla sala, dalla musica, vedendo i suoi amici diventare sempre più piccoli, ancora con un’espressione attonita in volto. Uscendo dall’edificio, tentò di parlare all’amica. –Dove stiamo andando?-
Rise. -A fare shopping. Mi pare ovvio-
-A quest’ora i negozi sono chiusi- obbiettò. –E poi, tu non partecipi al ballo? Non avevi qualcuno che…-
-Akira, smettila- il tono che aveva usato era triste e sofferente. –A quanto pare sono diventata una collezionista di due di picche- sospirò, fermandosi a pochi metri dal cancello dell’istituto e guardandola negli occhi. –Ma non credere che mi arrenderò. Stavolta lo conquisterò- disse, per poi guardare alle spalle dall’altra. –E tu che ci fai qui?-
Non appena Akira capì a cosa si stava riferendo, sobbalzò. –Shou?-
 
-Va bene. Ti aspetto in auto. E tu- puntò il dito contro il ragazzo dall’occhio nero. –Fa’ presto. Non abbiamo tutta la nottata-
Rimasti soli, Akira prese parola, sempre mantenendo una certa distanza. –Allora, di cosa volevi parlarmi?-
Il moro sorrise debolmente. –Scusa. Non so che altro dire- guardò a terra, sinceramente dispiaciuto. –Non so cosa mi sia preso… Ma non ti devi preoccupare-
-Ah no?- serrò i pugni, alzando la voce. –Credevo fossi mio amico. Come hai potuto fare una cosa del genere? È stata una fortuna che Tadashi ti abbia fermato-
-Lo so. Me ne rendo conto solo adesso. Ed è per questo che sono venuto a cercarti- le porse una lettera.
Akira la aprì. -Australia? Stai partendo?-
-Mi hanno proposto un’ottima offerta ed ho accettato. Volevo dirtelo, ma poi… Non lo so, quel vestito mi ha fatto perdere la testa. Non è una giustificazione, ma eri mozzafiato- riprese la lettera e sospirò nervosamente. -Sono innamorato di te, Akira. Da tempo, ormai. Ma so già che il tuo cuore appartiene a un altro-
-Shou…- si morse il labbro. Da bambina aveva sognato così tante volte questo momento, ma ora aveva il cuore così pieno di Tadashi, delle sue risate, dei suoi baci, delle sue parole, che non poteva rispondere a quella dichiarazione. –Hai ragione, appartiene a qualcun altro-
-Mi dispiace per il mio comportamento. Spero tu possa essere felice e…- fece un passo verso di lei, le prese la mano e le baciò il palmo, sotto il silenzioso sguardo della ragazza. –Spero che un giorno potrai perdonarmi e magari tornare a essere mia amica- fece qualche passo indietro, per poi sparire dalla sua vita.
 
-Quindi se n’è andato?-
-Sì. Ha accettato un lavoro ed è andato via…-
-Lo rivedrai mai?-
Scese dall’auto, scrollando le spalle. –Chi può dirlo? Io…- disse, prima di restare sorpresa. –Hai fatto aprire la boutique a quest’ora della sera?-
Sbuffò sonoramente. –La smetti di lamentarti? Sto cercando di fare qualcosa di buono qui…-
Akira entrò nel negozio con passo tremante. Solo il giorno prima con Shou e Tadashi si era scatenata una vera e propria lite, mentre ora c’era Lydia, suscettibile riguardo un uomo misterioso e ancora un po’ acida con le sue battute. –Da quando t’interessano le buone azioni?- chiese, seguendola.
La rossa la ignorò completamente, cercando tra gli scaffali. -Dov’è il famoso vestito?-
Sospirò. Ultimamente lo faceva spesso. –Qui…- disse, porgendolo all’altra. –Che ne pensi?-
-Non si direbbe che l’abbia scelto proprio tu. Non con quella cosa addosso-
-Devo provarlo?- La guardò, anche se sapeva già la risposta.
-Vedo che inizi a capirmi-
 
Tadashi sospirò mentre ravvivava il fuoco dello chalet. Il ballo era iniziato da un paio d’ore e per non passare la serata a casa, tutto solo, aveva deciso di dormire nello chalet in cui aveva portato Akira qualche tempo prima. Lì almeno c’erano dei bei ricordi a tenergli compagnia, mentre a casa sua, nella sua camera, avrebbe pensato soltanto alla sua ragazza... E al piacere che aveva provato nel dare un pugno a Shou. Sorrise debolmente, seduto comodamente di fronte al fuoco. Avrebbe voluto stringere la sua dama e farla roteare a più non posso, ma gli eventi del giorno prima glielo avevano impedito. A quest’ora l’avrebbe già baciata almeno un paio di volte, l’avrebbe stretta a sé e si sarebbe beato della morbidezza di quel corpo. –Ah, Karino…- si disse. Già da un po’ di tempo desiderava la sua Akira, ma ultimamente le sue voglie e i suoi desideri si stavano trasformando sempre più in bisogni e necessità: le sue labbra, il suo morbido seno, le sue gambe... Tutte cose che voleva assaporare lentamente, con minuziosa cura. Arrossì, sbuffando. Doveva darsi una calmata, altrimenti non sarebbe riuscito ad addormentarsi tanto facilmente. Fortunatamente il suo cellulare prese a squillare, costringendolo a mettere da parte certi pensieri.
-Hikari?-
-Tadashi, sai dov’è finita Akira?-
Strabuzzò gli occhi. –Akira? Che vuoi dire?-
-Yahiro ha detto che Lydia l’ha trascinata via dal ballo e non risponde al telefono-
Non ci capiva più niente. -Io… Aspetta, qualcuno ha bussato- disse, mentre andava ad aprire. Ma non appena vide chi era alla porta tutto combaciò. –Non ti preoccupare, sono entrambe qui da me- continuò, chiudendo la telefonata.
La rossa parlò per prima, sfacciata come sempre. –Il tuo pacco è arrivato. E poi non dire che non faccio mai buone azioni-
La guardò tornare nell’auto e partire, prima di far entrare la sua ospite e posare lo sguardo su quella meraviglia semi trasparente che sembrava cucita sulle sue curve. Era deliziosamente arrossita, i capelli arruffati in modo sensuale. Spostò lo sguardo verso il basso. Del pizzo nero la ricopriva in una fusione così terribilmente sexy, che Tadashi dovette costringersi a tenere le mani a posto con tutte le sue forze. Il tessuto lasciava intravedere la pancia e le gambe, mentre nelle zone più intime si faceva più spesso, così da nasconderle. Non aveva mai visto nulla di così perfetto… Nemmeno i suoi piatti gli facevano venire l’acquolina in bocca quanto questa vista.
-Tadashi…-
Tornò ai suoi occhi, così carichi d’imbarazzo, ma allo stesso tempo così pieni di desiderio… Le sorrise. -Sei bellissima-
Sorrise di rimando. –Grazie-
-Dovresti mettere più spesso abiti del genere- disse, malizioso. Poi le prese la mano, avvicinandola di più al suo corpo, avvolti dall’intenso calore del fuoco nel camino. Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, tanto era bella…
 
Quando la prese per mano, un intenso brivido di piacere la scosse. Non pensava di poter desiderare tanto una persona, eppure in quel momento fremeva dall’idea di sentire quel corpo muscoloso contro il suo. Lo desiderava in modo più intimo da poco tempo, ma quel desiderio, da timido e innocente, era diventato rapidamente qualcosa di più bruciante. E quando fu tra le sue braccia, Akira lo accolse a braccia aperte, intrecciando le labbra con le sue, gemendo con lui, lasciandosi trascinare verso la camera da letto. Quando arrivarono al morbido materasso, i loro occhi s’incrociarono per un attimo, colmi di trepidazione ma anche di voglie nascoste, desideri sussurrati e tocchi finora soltanto sognati. Erano pronti. Erano innamorati. Erano in procinto di fare l’amore.
-Ti amo- mormorò Tadashi una volta nudo, sopra di lei, facendole sussultare il cuore per la dolcezza del tono che aveva usato.
-Ti amo anch’io- sussurrò Akira, gemendo di dolore e di piacere nel momento in cui il ragazzo le prese l’innocenza, ricoprendola di baci e parole di conforto.
I loro ritmi ben presto andarono all’unisono, dapprima in modo tenero e lento, poi in modo più veloce e passionale, con carezze, baci, e sguardi languidi che avevano atteso fin troppo. Poi, all’improvviso, il loro amore esplose in mille e più frammenti, facendoli raggiungere onde di puro piacere, lasciandoli entrambi sazi e ansanti, appagati ma indolenziti, in un connubio così perfetto che nel momento in cui tornarono a guardarsi, capirono subito che il loro amore sarebbe stato per sempre.

 
 
 
Fine

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